La traviata ( ) Sinfonia
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La traviata ( ) Sinfonia
La traviata di Giuseppe Verdi ( 1) Sinfonia Parigi 1850. Questa è la romantica storia di “La signora delle camelie”. ( 2) È tutto incominciato una notte… durante una festa. I saloni di Violetta aprono le porte agli ospiti. CORO I: Dell'invito trascorsa è già l'ora... Voi tardaste... CORO II: Giocammo da Flora, e giocando quell'ore volar. VIOLETTA: Flora, amici, la notte che resta d'altre gioie qui fate brillar... fra le tazze più viva è la festa... FLORA E MARCHESE: E goder voi potrete? VIOLETTA: Lo voglio; al piacere m'affido, ed io soglio col tal fàrmaco i mali sopir. CORO: Si, la vita s'addoppia al gioir. (2) ( 3) Le signore brillano di bellezza e tra loro Violetta. Alfredo, il poeta di lei innamorato, la osserva da lontano, mentre tutti quanti parlano e fanno commenti. E al momento di brindare Alfredo, particolarmente ispirato, innalza il suo calice all’amore che gli occhi di Violetta hanno acceso nel suo cuore. ALFREDO: Libiamo, libiamo ne' lieti calici che la bellezza infiora, e la fùggevol, fùggevol ora s'inebri a voluttà. Libiam ne' dolci fremiti che suscita l'amore, poiché quell'occhio al core onnipotente va. Libiamo, amore, amore fra i calici più caldi baci avrà. TUTTI: Libiamo, amor fra i calici più caldi baci avrà. VIOLETTA: Tra voi, tra voi saprò dividere il tempo mio giocondo; tutto è follia, follia nel mondo ciò che non è piacer. Godiam, fugace e rapido è il gaudio dell'amore; è un fior che nasce e muore, ne più si può goder. 1 Godiam c'invita, c'invita un fervido accento lusinghier. TUTTI: Godiamo la tazza, la tazza e il cantico la notte abbella e il riso; in questo, in questo paradiso ne scopra il nuovo dì. VIOLETTA: La vita è nel tripudio. ALFREDO: Quando non s'ami ancora. VIOLETTA: Nol dite a chi l'ignora. ALFREDO: È il mio destin così. TUTTI: Godiamo la tazza, la tazza e il cantico la notte abbella e il riso; in questo, in questo paradiso ne scopra il nuovo dì. ne scopra il dì.(2) ne scopra (2) ne scopra il nuovo dì. ( 4) Violetta è una donna frivola e civettuola e non prende sul serio Alfredo. Preferisce bere e cantare e, per animare la festa, invita tutti a ballare. E tutti ballano meno Violetta che adesso si sente male. Tutti ballano tranne Alfredo che con amore vuole prendersi cura di lei. Ma Violetta ha paura dell’amore che le canta Alfredo, questo amore romantico che dà allegria e dolore e che muove il mondo intero. Violetta preferisce le sue feste, preferisce la sua libertà. Però Violetta, senza volerlo, si è innamorata di Alfredo. Per lui lascia le lussuose feste e la vita di città. E i due innamorati, ormai soli nella campagna, vivono la loro felicità. VIOLETTA: Sempre libera degg'io folleggiar di gioia in gioia, vo' che scorra il viver mio pei sentieri del piacer. Nasca il giorno, o il giorno muoia, sempre lieta ne' ritrovi a diletti sempre nuovi dee volare il mio pensier. dee volar (2) dee volare il mio pensier. dee volar (2) il pensier. ALFREDO: Di quell'amor, amore ch'è palpito dell'universo, dell’universo intero, misterioso, misterioso altero, croce, croce e delizia, croce e delizia, delizia al cor. VIOLETTA: Follie!... Follie!... 2 Ah! Ah! Ah! Ah! Gioir, gioir, ah! ah! ah! Sempre libera degg'io folleggiare di gioia in gioia, vo' che scorra il viver mio pei sentieri del piacer. Nasca il giorno, o il giorno muoia, sempre lieta ne' ritrovi a diletti sempre nuovi dee volare il mio pensier. Dee volare (2) dee volare il mio pensier. dee volare (2) Ah! Ah! Ah! Ah! il pensier. Ah! Ah! Ah! Ah! il mio pensier! Ah! Ah! Ah! Ah! dee volar il mio pensier. (3) ( 5) Ma quando è tutto amore e pace compare Germont, il padre di Alfredo che è un uomo molto severo. Viene per parlare con Violetta, la guarda molto serio e con grande autorità le chiede di fare un terribile sacrificio: -Tu sei stata frivola e non ti vogliamo nella nostra famiglia! Devi lasciare Alfredo! Vattene dalla sua vita! VIOLETTA: Ah, comprendo… dovrò per alcun tempo da Alfredo allontanarmi... doloroso fora per me... pur... GERMONT: Non è ciò che chiedo. VIOLETTA: Cielo, che più cercate? Offersi assai! GERMONT: Pur non basta... VIOLETTA: Volete che per sempre a lui rinunzi? GERMONT: È d'uopo! VIOLETTA: Ah, no... Giammai! (2) Non sapete quale affetto vivo, immenso m'arda in petto? Che né amici, né parenti io non conto tra i viventi? E che Alfredo m'ha giurato che in lui tutto troverò? Non sapete che colpita d'atro morbo è la mia vita? Che già presso il fin ne vedo? 3 Ch'io mi separi da Alfredo? Ah, il supplizio è si spietato, il supplizio è si spietato, che a morir a morir preferirò. a morir preferirò (2) preferirò morir. GERMONT: E grave il sacrifizio, ma pur tranquilla uditemi... ( 6) E per rispetto della famiglia di Alfredo, perché veramente lei lo ama,Violetta alla fine accetta. E lasciando solo una lettera di addio si separa da Alfredo. Rinuncia al suo amore sincero, lascia la felicità della campagna e torna alla città… VIOLETTA: Sarò là, tra quei fior presso a te sempre, sempre, sempre presso a te. Amami, Alfredo, amami quant'io t'amo. Amami, Alfredo, quant'io t'amo quant'io t'amo. Addio. ( 7) Adesso Alfredo abbandonato piange sulle spalle del padre che vuole portarselo nella sua casa in Provenza affinché laggiù il mare e il sole possano curare le sue pene d’amore. GERMONT: Di Provenza il mar, il suol chi dal cor ti cancello? Chi dal cor ti cancello di Provenza il mar, il suol? Al natio fulgente sol qual destino ti furò? Qual destino ti furò al natio fulgente sol? Oh, rammenta pur nel duol ch'ivi gioia a te brillò. E che pace colà sol su te splendere ancor può. E che pace colà sol su te splendere ancor può. Dio mi guidò! (3) ( 8) È carnevale e a Parigi a casa di Flora questa notte c’è festa grande. Le signore sono tutte molto belle e c’è anche Violetta. Ma Violetta non è più la stessa, adesso ha l’aria triste e malata. Questa sera lei è molto irrequieta perché c’è anche Alfredo che si diverte standole lontano e non la guarda neppure. FLORA: Avrem lieta di maschere la notte n’è duce il viscontino… Violetta ed Alfredo anco invitai MARCHESE:: La novità ignorate? 4 Violetta e Germont sono disgiuni DOTTORE E FLORA: Fia vero? MARCHESE: Ella verrà qui col barone. DOTTORE: Li vidi ieri ancor parean felici. FLORA: Silenzio udite? TUTTI: Giungono gli amici. 9 ( ) ZINGARE: Noi siamo zingarelle venute da lontano; d'ognuno sulla mano leggiamo l'avvenir. Se consultiam le stelle (2) null'avvi a noi d'oscuro, (2) e i casi del futuro possiamo altrui predir Se consultiam le stelle null'avvi a noi d'oscuro i casi del futuro possiamo altrui predir i casi del futuro (3) possiamo altrui possiamo altrui predir i casi del futuro (3) possiamo altrui possiamo altrui predir. CORO I: Vediamo! Voi, signora, rivali alquante avete. CORO II: Marchese, voi non siete model di fedeltà. FLORA: Fate il galante ancora? Ben, vo’ me la paghiate. MARCHESE: Che dianci vi pensate? L'accusa è falsità. FLORA: La volpe lascia il pelo, Non abbandona il vizio Marchese mio, giudizio o vi farò pentir. 3 TUTTI: Su via, si stenda un velo sui fatti del passato; già quel ch'è stato è stato, badate all'avvenir. Su via, si stenda un velo sui fatti del passato; 5 già quel ch'è stato è stato, badate all'avvenir. già quel ch'è stato è stato, badate all'avvenir badate all'avvenir badate, badate all'avvenir. Sì, badate all’avvenir (2) 2 ( 10) GASTONE E MATTADORI: Di Madride noi siam mattadori, siamo i prodi del circo de' tori, testé giunti a godere del chiasso che a Parigi si fa pel bue grasso; ed una storia, se udire vorrete, quali amanti noi siamo saprete. GLI ALTRI: . Sì, si, bravi: narrate, narrate: con piacere l'udremo. GASTONE E MATTADORI: Ascoltate. È Piquillo un bel gagliardo biscaglino mattador: forte il braccio, fiero il guardo delle giostre egli è signor. D'andalusa giovinetta follemente innamorò; Ma la bella ritrosetta così al giovane parlò: Cinque tori in un sol giorno vo’ vederti ad atterrar; e, se vinci, al tuo ritorno mano e cor ti vo’ donar. Sì, gli disse, e il mattadore, alle giostre mosse il pie'; Cinque tori, vincitore sull'arena egli stendé. 2 GLI ALTRI: Bravo, bravo il mattadore, ben gagliardo si mostrò se alla giovane l'amore in tal guisa egli provò. CASTONE E MATTADORI: Poi, tra plausi, ritornato alla bella del suo cor, Colse il premio desiato tra le braccia dell'amor. GLI ALTRI: Con tal prove i mattadori san le belle conquistar! CASTONE E MATTADORI: Ma qui son più miti i cori; a noi basta folleggiar. TUTTI: Sì, allegri or pria tentiamo 6 della sorte il vario umor; la palestra dischiudiamo agli audaci giuocator Sì, allegri or pria tentiamo della sorte il vario umor; la palestra dischiudiamo agli audaci giuocator 2 2 ( 11) Alfredo è molto su di giri e beve e gioca a carte senza sosta. Gioca pieno di collera e vince. Ad un certo punto alza la voce e davanti a tutti insulta Violetta. Violetta cade priva di sensi e tutti si avvicinano per aiutarla. Con disprezzo guardano Alfredo e lui, pieno di vergogna, se ne va. ALFREDO: Or tutti a me. TUTTI: Ne appellaste?... Che volete? ALFREDO: Questa donna conoscete? TUTTI: Chi?...Violetta?... ALFREDO: Che facesse non sapete? VIOLETTA: Ah, taci TUTTI: No. ALFREDO: Ogni suo aver tal femmina per amor mio sperdea... Io cieco, vile, misero, tutto accettar potea. Ma è tempo ancora!... Tergermi da tanta macchia bramo... or testimon vi chiamo (3) che qui, che qui pagata io l'ho. TUTTI: Oh, infamia orribile tu commettesti! Un cor sensibile così uccidesti!... Di donne ignobile insultator, di qua allontanati, ne desti orror ( 12) Adesso Violetta sta molto male e non si può più alzare dal letto. Addio ai sogni del passato! Addio al suo amore più sincero! Ma Germont, il severo padre di Alfredo, si è pentito del suo atteggiamento e decide di raccontare tutta la verità al figlio: che separarsi è stato un sacrificio e che Violetta non ha mai smesso di amarlo. VIOLETTA: Addio, del passato bei sogni ridenti, le rose del volto già sono pallenti. L'amore d'Alfredo pur esso mi manca, conforto, sostegno dell'anima stanca conforto, sostegno. Ah, della traviata sorridi al desio; a lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio, Or tutto, tutto finì.(2) 7 ( 13) Alfredo torna vicino a Violetta per chiederle perdono e, di nuovo insieme, Violetta ed Alfredo sognano di poter vivere il loro amore. ALFREDO: Parigi, o cara noi lasceremo, la vita uniti trascorreremo: de' corsi affanni compenso avrai, la tua salute rifiorirà. Sospiro e luce tu mi sarai, tutto il futuro ne arriderà. VIOLETTA: Parigi, o caro noi lasceremo, la vita uniti trascorreremo: de' corsi affanni compenso avrai, la mia salute rifiorirà. Sospiro e luce tu mi sarai, Tutto il futuro ne arriderà. ALFREDO E VIOLETTA: Parigi, o cara/o noi lasceremo, la vita uniti trascorreremo: de' corsi affanni compenso avrai, la mia/tua salute rifiorirà.(2) rifiorirà. ( 14) Violetta, ammalata gravemente, muore tra le braccia di Alfredo. VIOLETTA: È strano! TUTTI: Che! VIOLETTA: Cessarono gli spasmi del dolore. In me rinasce, rinasce m'agita insolito vigore! Ah! io ritorno a vivere Oh gioia! TUTTI: O cielo! Muor! ALFREDO: Violetta! ANNINA E GERMONT: Oh Dio, soccorrasi DOTTORE: È spenta! TUTTI: Oh mio dolor! 8
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