riforme, renzi incassa il sì del cdm. ma i senatori
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d’Italia RIFORME, RENZI INCASSA IL SÌ DEL CDM. MA I SENATORI DEM AFFILANO I COLTELLI ANNO LXII N.75 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Corrado Vitale Renzi ha annunciato che il Consiglio dei ministri ha approvato allʼunanimità il ddl di riforma del Senato e conferma che lʼAssemblea di Palazzo Madama non sarà elettiva, aggiungendo poi che si tratta di «una grandissima svolta per la politica e le istituzioni». Sembra quindi rientrato il dissenso del ministro dellʼIstruzione Stefania Giannini, che in mattinata aveva tentato un altolà: i«Qualche momento di riflessione e maturazione in più». Il superamento dello scoglio in Cdm non fa comunque stare tranquillo Renzi. Se il presidente del Senato Pietro Grasso ribadisce il suo diritto allʼesternazione, il Pd si presenta diviso. Una non tanto velata minaccia a Renzi è partita ad esempio dai senatori dem. «Vogliamo riformare il Senato ma non possiamo accettare un progetto a scatola chiusa. Serve confronto e spero che Renzi lo accetti». Ad affermarlo è stata la senatrice Pd Angelica Saggese, la WWW.SECOLODITALIA.IT quale ha rivelato che il gruppo dei 25 senatori Pd contro la riforma Renzi «potrebbe essere anche più ampio». E i numeri di Renzi in Senato sono, come è noto, piuttosto precari. E del rischio sembra consapevole lo stesso Renzi quando dice di non essere certo sul«lieto fine» ancorché lʼapprovazione del ddl costituzionale in Consiglio dei ministri sia un «buon inizio». Il tema riforme sʼè infiammato nella giornata anche per le perplessità manifestate da Forza Italia, che hanno fatto emergere il rischio di unʼincrinatura del patto Berlusconi-Renzi. Ed è stato lo stesso Berlusconi a denunciare i rischi del cambiamento di pro- gramma del premier invitando Renzi a «coerente» e di accelerare sullʼItalicum. Uno dei punti che non piace agli azzurri è infatti la precedenza accordata alla riforma del Senato rispetto a quella elettorale. Ma anche il merito della riforma della Camera Alta è fortemente criticato dai parlamentari di FI. Molto dura è la crtica di Maurizio Gasparri: «Il Senato che vuole Renzi, fatto di amici suoi non eletti direttamente dal popolo, è inaccettabile. Vuole abolire la Camera Alta perché a suo dire inutile e onerosa e poi si inventa un simil Senato con una super casta scelta dal Presidente della Repubblica di turno, libero di scegliere sodali e protetti. Un abominio che non consentiremo». «La sinistra – continua lʼesponente di FI – la smetta di dire sciocchezze e sia seria. Lʼimbroglio è chiaro e non passerà. Intanto si approvi rapidamente la legge elettorale perché bisogna creare le condizioni per permettere al Paese di andare in qualsiasi momento alle elezioni». Abusi sessuali sui minori: giudici troppo “buoni” con i colpevoli, lo dimostrano i dati Francesco Signoretta Che fine fanno i pedofili, i molestatori, chi colpisce i minori? Non quella che meritano perché la giustizia italiana ha corridoi imprevedibili e scorciatoie improvvise. Così da una parte ci inventiamo i sacrosanti telefoni azzurri e dallʼaltra consentiamo che le piccole vittime continuino a vivere, in molti casi, a stretto contatto con i propri carnefici. Un incubo. Unʼingiustizia colossale, che la dice lunga sullo stato di salute dei nostri tribunali. Archiviazioni, condanne modeste, troppe attenuanti e grossi benefici: gli abusi sessuali sui minori, quando vengono denunciati – in ritardo e con grande difficoltà da parte della vittima – spesso non trovano in sede di giudizio una sanzione adeguata allʼorrore che viene perpetrato ai danni di bambini e bambine al di sotto dei 14 anni. E così allʼorrore della violenza si aggiunge quello del mancato “castigo“ dei carnefici. Questo è ciò che emerge da una ricerca (resa nota da un Focus dellʼAnsa) effettuata da Giuliana Olzai che ha analizzato i 288 procedimenti giudiziari del Tribunale penale di Roma nel quadriennio 2000-2003. Gli esiti dello studio, inseriti nel volume Abuso sessuale sui minori. Scenari, dinamiche e testimonianze (Antigone edizioni) rivelano un fenomeno inquietante sotto tutti gli aspetti, da quello giudiziario a quello sociale e psicologico. Le drammatiche storie, raccontate attraverso le evidenze processuali e i racconti delle vittime nel corso dellʼiter giudiziale, aprono squarci sulle dinamiche familiari sottese a questi casi, sul ruolo della madre nellʼabuso, sugli atteggiamenti di omertà e i silenzi allʼinterno della famiglia. Le sentenze impongono più di un interrogativo. La legge prevede lʼinasprimento delle pene, ma anche il riconoscimento allʼimputato della circostanza attenuante a effetto speciale per casi definibili “di minore entità“, lasciando ampia discrezionalità ai giudici di merito. Lʼanalisi rivela che il 37% circa delle denunce viene archiviato. La percentuale dei condannati tra i rinviati a giudizio è piuttosto alta (77%), ma le pene sono in genere alquanto modeste: al di sotto dei due anni nel 61% dei casi, superiori ai 4 anni in meno del 10%. Per oltre la metà dei condannati (il 51,7%), inoltre, «sussistono le condizioni e i presupposti della sospensione condizionale della pena, in genere con la presunzione che, nel futuro, queste persone possano astenersi dal commettere» nuovamente vio- martedì 1/4/2014 lenza. Inoltre, quasi un terzo (30,8%) di coloro ai quali è stata sospesa la pena, cioè il 16,8% dei condannati, ha avuto il beneficio della non-menzione. «Molto spesso agli abusanti che compiono sui bambini atti sessuali diversi dal congiungimento carnale viene riconosciuta lʼattenuante speciale del caso di minore gravità: così capita che un padre, uno zio, un amico di famiglia o un vicino di casa che ha abusato per anni di un bambino o di una bambina venga condannato alla stregua di un molestatore in autobus», commenta lʼautrice. E la famiglia, invece di svolgere una funzione protettiva, si trasforma in un inferno dal quale è difficile per il bambino difendersi, come ha evidenziato lo psichiatra Luigi Cancrini. E la chiamano giustizia giusta. Piemonte: gli azzurri lanciano Pichetto. FdI e Lega reagiscono: niente forzature 2 Gabriele Farro Ancora acque agitate nel centrodestra per le elezioni regionali in Piemonte. Forza Italia insiste, anticipa i tempi e lancia come candidato Gilberto Pichetto. Ma questa mossa provoca lʼimmediata reazione delle altre forze politiche della coalizione, che non accettano forzature. «Spero che anche gli altri partiti della coalizione convergano sulle nostre posizioni, altrimenti si rischia di consegnare la Regione alle sinistre», ha detto Pichetto in conferenza stampa. Nessun accenno, invece, alle primarie invocate da Ncd e FdI, che le hanno indette per il 6 aprile: «Dobbiamo tutti concentrarci sul territorio e sulle sue necessità più impellenti, partendo non tanto da mere promesse, ma da quanto questa Regione ha fatto in questi anni, queste sono le nostre migliori credenziali. Punteremo su serietà ed equilibrio – ha concluso – e mi auguro che tutte le forze del centrodestra oggi al governo in Piemonte ritrovino le ragioni per andare avanti insieme e rivincere. Ci sono stati sicuramente disguidi e fraintendimenti, ed è giusto che le Secolo d’Italia varie anime della colazione abbiamo voce, si potrebbe, per esempio, per fare una similitudine calcistica, pensare ad un programma centrato sulle quattro punte, per raccogliere i contributi di tutti». Richiamo, quello a continuare con «il buon governo del centrodestra» raccolto da Fratelli dʼItalia. Il portavoce piemontese, Agostino Ghiglia, però, ha avvisato che perché que- sto si possa verificare è necessario «preservare lʼunità della coalizione». «FdI è nato proponendo un modo diverso di far politica – ha detto – e una scelta popolare, meritocratica e, per quanto possibile, oggettiva dei candidati migliori a tutti i livelli. Per questo motivo continuiamo a chiedere agli alleati, a cominciare da quello più importante, di non voler sfasciare la coalizione facendo vincere la sinistra, ma di scegliere un metodo condiviso che ci porti allʼindividuazione del candidato migliore per battere “Indebitator“ Chiamparino. Per mettere in campo la squadra più forte non basta lʼimposizione di un presidente, ma occorre un allenatore che scelga i giocatori più in forma». Anche la Lega ha lanciato segnali. «Se non si troverà una soluzione – ha affermato Roberto Cota – correremo da soli». Sul tavolo cʼè sempre il problema delle primarie che, ovviamente, non possono essere primarie delle singole forze politiche, ma consultazioni che interessano lʼintero centrodestra. «Fino a oggi però – argomenta Cota – non si sono fatte e mi sembra che il tempo per questo sia finito». duro”, già delfino di Chavez, niente di tutto questo. La morte di Roberto è stata silenziata sul nascere. Il giovane italo-venezuelano, originario di Molfetta, doppio passaporto, cugino dellʼex presidente della camera di commercio di Maracaibo, si trovava insieme ad altri giovani in una “guarimba” (barricata) durante le manifestazioni anti-governative. Roberto è stato raggiunto al petto da un colpo dʼarma da fuoco esploso in una zona dove si trovava un gruppo armato. Alcuni media riferiscono che a sparare sono stati uomini della polizia regionale della città. «Lʼuomo è stato ucciso alle 4,40 di sabato mattina raggiunto da una pallottola nel quartiere El Naranjal», dove era residente, afferma il giornale La Verdad de Maracaibo. Dopo aver visto il gruppo di uomini armati che si avvicinavano sul posto «i giovani sono saliti sul tetto di una casa dove hanno cercato riparo: è stato lì che Annese è stato colpito. I suoi compagni – ha precisato il quotidiano – sono subito scesi per aiutarlo ed alcuni di loro sono stati arrestati». La versione del governo? Annese è morto mentre cercava di preparare un mortaio artigianale. Insomma, si sarebbe sparato da solo. Il giovane italiano non è stato lʼunica vittima in queste ore, nellʼambito dei disordini che sta vivendo il Paese visto che, nella città di san Cristobal, ha perso la vita anche un venezuelano di 44 anni, Omar Busto, rimasto fulminato da un cavo elettrico – è questa la versione data dal governo – mentre cercava insieme ad alcuni compagni di smantellare un posto di blocco. Ancora più crude e drammatiche le immagini fornite dalla Cnn che, proprio dalla città dove Annese è stato assassinato, ha mostrato il tentativo di stupro da parte delle forze di Maduro ai danni di una manifestante. Una situazione esplosiva che si è estesa anche a Caracas con scene di guerriglia per le strade. Oltre allʼOnu, nelle ultime ore è intervenuto anche il segretario di Stato vaticano, monsignor Parolin, che ha offerto la sua disponibilità a fare da mediatore tra Maduro e le forze di opposizione. Prima che si scateni una vera e propria guerra civile. Sullʼitaliano ucciso dalla polizia venezuelana il silenzio dei media: fosse accaduto in Russia? Redazione Si chiamava Roberto Annese, era italiano, aveva 33 anni, ed è stato assassinato in una piazza venezuelana perché chiedeva libertà. La notizia è passata pressoché sotto silenzio sui nostri media (poche righe confinate nella pagina degli esteri) e dimenticata dai nostri telegiornali. Ignorata perché il Venezuela è troppo lontano o, semplicemente, perché il regime di Caracas è di sinistra? Il dubbio non è peregrino. Provate solo a cambiare latitudine allʼepisoodio: immaginate fosse accaduto nella Russia di Putin. Sarebbe stata la notizia principale di tutti i tg e la ministra degli Esteri Mogherini avrebbe già fatto sentire la sua voce con Mosca. Con il regime del “compagno Ma- MARTEDì 1 APRILE 2014 Processo Kabobo: sit in di Fratelli dʼItalia per chiedere la certezza della pena MARTEDì 1 APRILE 2014 Valter Delle Donne Ad Adam Kabobo, il ghanese che lo scorso 11 maggio uccise tre passanti a colpi di piccone a Milano, deve essere inflitta «una pena severa, giusta e certa». Lo ha affermato il deputato di Fratelli d'Italia - Alleanza nazionale, Ignazio La Russa, nel corso di un sit-in davanti al Tribunale del capoluogo lombardo, organizzato dal partito per chiedere «giustizia per le vittime» e per manifestare contro «l'ingiustizia per tutte quelle sentenze che umiliano le vittime e i loro parenti». Per Kabono il pm nelle scorse settimane ha chiesto una condanna a 20 anni di carcere e a 6 anni di casa di cura e custodia come misura di sicurezza. I tre omicidi commessi dal ghanese, secondo l'ex ministro La Russa, sono «reati da ergastolo», ma il pm, ha spiegato ancora il deputato, «ha correttamente applicato la legge», chiedendo 20 anni (il massimo della pena con lo sconto del rito abbreviato e il riconoscimento della semi-infermità mentale). Per il capogruppo Fdi al Consiglio comunale di Milano, Riccardo De Corato, «se non merita l'ergastolo Kabobo che ha ammazzato tre persone a sangue freddo, chi lo merita?». Per La Russa, «questa non è una mani- Secolo d’Italia Scoperto un nuovo gene che contrasta le cellule tumorali festazione contro la giustizia, noi chiediamo il massimo del garantismo per gli imputati e il massimo della severità per i condannati. Guai - ha concluso La Russa - a privilegiare chi commette reati e ad abbandonare le famiglie delle vittime». Nel processo con rito abbreviato a porte chiuse il pm nella sua requisitoria, si è richiamato principalmente alla perizia psichiatrica depositata lo scorso ottobre che aveva riconosciuto la seminfermità mentale ma aveva anche sottolineato che la capacità di intendere del ghanese non era «totalmente assente» e quella di volere era «sufficientemente conservata». Il pm ha indicato in particolare tre elementi come moventi delle atroci aggressioni: il rancore verso la società da parte di Ka- bobo che nei colloqui con lo psichiatra parlava anche di un odio verso i ''bianchi'' dettato dalle voci che avrebbe sentito, una finalità depredatoria che si è manifestata nel rubare i cellulari alle vittime; l'esigenza da parte di Kabobo «di attirare su di sé l'attenzione» attraverso quegli omicidi, proprio perché non si sentiva accettato dalla società. Inoltre, secondo il pm, malgrado Kabobo soffra di una forma di schizofrenia, avrebbe agito con lucidità perché ad esempio quando uno dei passanti che aveva cercato di aggredire si è riparato all'interno di un portone, il ghanese se ne è andato cercando altri obiettivi per le sue aggressioni. Tre passanti infatti quel giorno erano riusciti a salvarsi dalla sua follia. così ampia. Non è il caso - ha concluso Lombardi - di fare prematuramente delle previsioni precise, lasciamogli valutare serenamente». Sui pellegrini attesi in occasione di questo evento straordinario, il portavoce vaticano ha spiegato che quando la gente arriva dalla piazza a tutta via della Conciliazione, gli organizzatori valutano alcune centinaia di migliaia di persone, che - ha detto Lombardi - «è già una bella cifra, se si considera che Roma una città di tre milioni e settecentomila persone». «Non ci sono cifre - ha concluso - venite pure tranquilli, e la Prefettura della casa pontificia ribadisce che l'ingresso è libero, non ci sono biglietti da richiedere». In vista del 27 aprile è particolarmente attiva la diocesi di Bergamo, sede di pro- venienza di Angelo Roncalli. Come ha spiegato monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della curia di Bergamo, sono state avviate, in vista della canonizzazione, iniziative benefiche per alcuni paesi del terzo mondo, in particolare in Albania, per le famiglie più bisognose del territorio e per delle borse di studio a beneficio dei giovani tra i 18 e i 35 anni. Analoghe iniziative di carità sono state illustrate dal vicario di Roma, il cardinale Agostino Vallini. Circa le iniziative per accompagnare spiritualmente la canonizzazione, la diocesi ha puntato su un incontro per i giovani con i postulatori delle cause, monsignor Slavomir Oder e padre Giovangiuseppe Califano. Inoltre ci sarà una notte bianca di preghiera, il sabato precedente la canonizzazione, e le chiese del centro di Roma saranno aperte e sarà possibile pregare e confessarsi. Alla canonizzazione di Roncalli e Wojtyla atteso anche Ratzinger Redazione Due pontefici in San Pietro per la canonizzazione di due papi. L'incrocio, senza precedenti nella storia del cristianesimo, potrebbe verificarsi il prossimo 27 aprile, in concomitanza con la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. «È chiaro che c'è una certa attesa» per una eventuale presenza di Benedetto XVI alla canonizzazione di Roncalli e Wojtyla «dopo che - ha ricordato padre Federico Lombardi - lo abbiamo visto al concistoro e papa Francesco ha detto che è una istituzione per la Chiesa. Possiamo dare per chiaro - ha proseguito padre Lombardi - che è stato invitato, però manca ancora un mese, è una possibilità aperta, ma non c'è alcuna sicurezza, a una distanza di tempo 3 Redazione Si annuncia una svolta storica nella lotta ai tumori. E' stato scoperto che c'è un “Drago“ a fare la guardia al nostro genoma, ed è importantissimo, proprio per evitare che si sviluppino i tumori. Si tratta di un nuovo gene, che si chiama proprio come l'animale mitologico, ed è appena stato scoperto grazie ad uno studio dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the National Cancer Institute. Il gene Drago, spiegano gli esperti, è un inibitore di cellule tumorali: «La struttura e la sequenza sono simili nelle diverse specie animali, e questo fa pensare a un suo ruolo importante. Il gene coopera con p53, una proteina coinvolta nel ciclo cellulare e quindi nella loro proliferazione. E in animali geneticamente modificati in cui mancano sia p53 sia Drago si sviluppano tumori in un tempo molto più rapido rispetto agli animali privati della sola p53». Come spiega Massimo Broggini, responsabile del Laboratorio di Farmacologia Molecolare del Mario Negri, «in diversi tumori la diminuzione dei livelli di Drago è direttamente correlata all'aggressività del tumore, a conferma del suo potenziale ruolo come onco-soppressore. I risultati ottenuti - conclude l'esperto - aggiungono un importante tassello alle funzioni antitumorali di p53 e, vista la regolazione molto stretta dei livelli di Drago, la prossima sfida è trovare strategie per ripristinarne la sua presenza in tumori dove è venuta meno la sua funzione di contrasto della crescita tumorale». Si allenta la tensione al confine russo-ucraino: Mosca sta progressivamente ritirando le truppe 4 Secolo d’Italia Antonio Pannullo Si allenta la tensione in Ucraina: la Russia sta ritirando progressivamente le truppe alla frontiera: lo ha detto alla France Presse un portavoce del ministero ucraino della Difesa, Olexii Dmytrashkivski, secondo cui i movimenti potrebbero essere legati o «a un avvicendamento dei militari oppure ai negoziati tra Russia e Stati Uniti». Che la situazione sul confine orientale dell'Ucraina sia stabile e che sia diminuito il numero di soldati russi alla frontiera lo ha confermato il vice comandante dello Stato maggiore ucraino, Oleksandr Rozmaznin, senza tuttavia fornire una cifra dei militari russi nei pressi del confine. L'Ucraina deve cercare il dialogo con la Russia, ma non sulla questione della Crimea né sull' integrazione europea. Ad affermarlo è Petro Poroshenko, l'oligarca che ha sostenuto la rivolta antigovernativa di Maidan e che i sondaggi danno nettamente in testa per le presidenziali di maggio. «Il Paese sostiene Poroshenko - non potrà sentirsi sicuro finché non avrà un dialogo trasparente con la Russia». Ma sull'annessione a Mosca della Crimea non transige: «Ricorreremo alla Corte internazionale di giustizia, alla Corte europea per i diritti dell'Uomo e alle sanzioni». Intanto si apprende che sono 46 i cittadini ucraini che hanno annunciato di volersi candidare alle presidenziali del prossimo 25 maggio, ma appena scaduto il termine per la presentazione delle domande, i candidati registrati sono al momento sette, mentre a 12 è stata negata la candidatura e sui restanti 27 la Commissione elettorale centrale si pronuncerà entro il 4 aprile. Sembra però che, a parte i sette già registrati, solo altri 17 aspiranti candidati abbiano presentato tutti i documenti richiesti, incluso un deposito da 165.000 euro. Tra i pretendenti alla poltrona di presidente ci sono il "re del cioccolato" Petro Poroshenko, l'oligarca ed ex ministro dato nettamente per favorito nei sondaggi, e la ex pasionaria della Rivoluzione arancione Iulia Timoshenko. Si è invece ritirato dalla corsa alla presidenza Vitali Klitschko, che pure un recente sondaggio dava al secondo posto con l'8,9% dei suffragi: l'ex pugile ha deciso di appoggiare Poroshenko e di puntare a diventare sindaco di Kiev alle elezioni comunali che si terranno sempre il 25 maggio. Il partito delle Regioni dell'ex presidente Viktor Ianukovich ha invece il suo candidato ufficiale in Mikhail Dobkin, ex governatore della regione di Kharkiv (nell'est russofono) arrestato a inizio mese con l'accusa di aver tentato di violare l'integrità territoriale dell'Ucraina non riconoscendo le nuove autorità filo-occidentali della capitale. Ma altri politici che erano vicini a Ianukovich si sono candidati, evidenziando la spaccatura interna al partito. Tra loro l'ex vice premier Iuri Boiko. Redazione Dopo la disfatta alle amministrative, il presidente francese socialista François Hollande prova a correggere la rotta del governo e procede al rimpasto. È quindi ormai questione di ore, il candidato numero uno a sostituire il primo ministro Jean-Marc Ayrault è il ministro dell'Interno, Manuel Valls. Il quale era atteso lunedì mattina all'Eliseo, ma l'appuntamento è stato posticipato. C'erano giornalisti e fotografi alle 10 davanti alla presidenza ad attendere Valls, ma l'esponente della destra socialista - popolare tra i francesi ma non troppo nel partito - non è uscito dal suo ufficio, che si trova esattamente di fronte all'Eliseo. Non si era presentato neppure alle 8:30 ad un appuntamento con Ayrault, del quale potrebbe prendere il posto. Entrambe le scadenze, secondo i servizi di Manuel Valls, sono state posticipate. L'ambizioso ministro dell'Interno - che alcuni paragonano a Matteo Renzi - è la personalità favorita dai francesi per sostituire l'attuale premier francese Jean-Marc Ayrault alla guida del governo: è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall'istituto Bva per Le Parisien/Aujourd'hui en France, dopo la dèbacle socialista nelle elezioni municipali. Secondo lo studio, quasi tre quarti degli intervistati, il 74%, non vogliono che Ayrault resti primo ministro. Valls arriva in testa, con il 31%, molto avanti a Martine Aubry (17%) e Laurent Fabius (16%), Bertrand Delanoë (8%), Jean-Yves Le Drian (6%), Claude Bartolone (5%) e Michel Sapin (3%). Hollande si è intrattenuto per oltre un'ora e mezza con Ayrault all'Eliseo. Resta in piedi l'ipotesi che Hollande possa rivolgersi con un discorso in tv ai francesi per spiegare la sconfitta già nelle prossime ore. Cambio di uomini e cambio di programma, questo chiede ormai non soltanto l'opposizione ma anche buona parte della maggioranza. I Verdi, ad esempio, hanno intimato il ritiro immediato del Patto di responsabilità, l'intesa con gli industriali per il rilancio che è stato il pilastro della politica economica di Hollande negli ultimi mesi ma che comporterebbe nuovi sacrifici per i francesi. «Il Front National ha superato gli obiettivi che si era fissato - ha dichiarato da parte sua Marine Le Pen alla tv Bfm - sia in termini di liste, sia in numero di consiglieri, sia per quantità di città conquistate». Per l'Ump, l'opposizione uscita vincente dai ballottaggi conquistando 151 nuove città, ha parlato il sindaco di Bordeaux (già rieletto al primo turno con il 60%), Alain Juppé, da molti indicato come il "grande vecchio" atteso per una riconquista dell'Eliseo nel 2017: «Adesso dobbiamo preparare l'alternanza - ha dichiarato ai microfoni di Europe 1 - Hollande dovrà realizzare un cambiamento profondo, inserendo politici esperti». Francia, dopo la disfatta della sinistra, Hollande procede al rimpasto di governo MARTEDì 1 APRILE 2014 La Corte dell'Aja proibisce la caccia alle balene in Antartide Redazione La Corte internazionale di Giustizia dell'Aja ha deciso che la caccia alle balene sostenuta dal Giappone nell'oceano Antartico «è illegale» e, non riconoscendo i fini scientifici, ha disposto la sospensione. Lo ha riferito la tv pubblica Nhk. La Corte dell'Aja dell'Onu ha così risolto il duro contenzioso sollevato nel 2010 dall'Australia che aveva citato il Giappone in giudizio chiedendo una pronuncia sulla caccia alle balene ritenuta «mera attività commerciale». L'accusa, infatti, era di aggirare con la scappatoia della ricerca scientifica il divieto di caccia alle balene del 1986. «Il Giappone deve revocare i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell'ambito del Jarpa II (il piano sulla ricerca, ndr) e di non concedere eventuali nuove licenze nell' ambito dello stesso programma», ha detto il giudice Peter Tomka, nel corso dell'udienza al Palazzo della Pace all'Aja. Il Giappone, pur notando rammarico e delusione, si atterrà alla sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aja sullo stop e il carattere illegale della caccia alle balene in quanto «Stato che pone grande importanza all'ordinamento giuridico internazionale e allo Stato di diritto come fondamento della comunità internazionale». Lo si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Tokyo che riprende un commento rilasciato da Koji Tsuruoka, rappresentante nipponico davanti alla Corte. Il Giappone tuttavia si dice molto «deluso e si rammarica che la Corte abbia dichiarato che la Jarpa II non rientrava nell'ambito di applicazione dell'articolo VIII, par.1,» della International Whaling Commission (Iwc), vale a dire nel caso di caccia a fini scientifici. Tokyo, si legge ancora, ha aderito alla Iwc oltre 60 anni fa e malgrado «le profonde divisioni in seno alla Commissione stessa e l'incapacità negli ultimi anni a funzionare in modo efficace, ha accettato di rimanere all'interno della Iwc e tentare di trovare soluzioni generalmente accettabili ai problemi». In leggero calo le bollette di luce e gas: 52 euro di risparmio annuo a famiglia MARTEDì 1 APRILE 2014 Secolo d’Italia Redazione Bollette in calo nel trimestre che parte il primo aprile. La boccata d'ossigeno per le famiglie italiane arriva dall'Autorità per l'energia, che ha stabilito la riduzione dell'1,1% per l'elettricità e del 3,8% per il gas, con un risparmio totale di 52 euro a famiglia su base annua. Soddisfatto il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, che lavora al taglio del 10% della bolletta elettrica per le Pmi (Piccole e Medie Imprese): taglio che – ha osser- vato il presidente dell'Autorità Guido Bortoni – il governo non intende scaricare sulle spalle delle famiglie. Nel dettaglio, quindi, per l'elettricità si pagheranno 18,975 centesimi per kilowattora, 0,214 centesimi in meno rispetto al trimestre in corso. La spesa media annua scende quindi a circa 512 euro (6 in meno su base annua): il grosso (circa il 50% della bolletta) è ovviamente da addebitare alla materia prima, cioè ai costi di approvvigionamento dell'energia e commercializzazione al dettaglio. Ma oltre un quinto della spesa, 110 euro pari al 21%, se ne andrà negli ormai famigerati “oneri generali di sistema", in cui la parte del leone la fanno le rinnovabili: questa voce sale anche nel prossimo trimestre (+0,5%) e in un anno ha visto l'aumento dell'11%. Meglio vanno le cose sul fronte del gas: la tariffa scenderà a 83,01 centesimi al metro cubo e la spesa annua scenderà quindi a 1.162 euro (46 in meno). Si tratta del frutto della riforma varata dall'Autorità, tutta centrata sui prezzi spot, che ha consentito il calo di circa 140 euro negli ultimi dodici mesi. Il taglio poteva essere ancora più sostanzioso, ma è stato in parte limitato dalla cosiddetta “assicurazione per la stabilità dei prezzi" (+1,6%), introdotta dall'Autorità per incentivare la rinegoziazione dei contratti a lungo termine, riducendo allo stesso tempo i rischi di volatilità delle bollette. L'Autorità ha infatti scelto di varare l'aumento in questo periodo di calo congiunturale dei prezzi piuttosto che in inverno, quando il mercato spot potrebbe evidenziare quotazioni ovviamente più alte. Redazione Si comincia solo ora a parlare di "internet delle cose", espressione con cui si descrive il fatto che tutti gli oggetti, dall'auto al frigorifero, si stanno man mano collegando al web, che già fa capolino l'"internet delle persone". Entro al massimo dieci anni, afferma Leslie Saxon, capo della divisione di cardiologia della University of Southern California, i bambini potrebbero avere il loro primo tatuaggio dopo poche ore di vita, contenente un microchip in grado di monitorare tutti i parametri vitali, dall'elettrocardiogramma in tempo reale allo status nutrizionale. «I dati potranno essere trasmessi direttamente allo smartphone dei genitori e dei pediatri – ha spiegato l'esperta durante una conferenza organizzata dall'Institute of Electrical and Electronic Engineers, la più grande associazione sull'innovazione al mondo – per monitorare la salute dei bimbi in tempo reale». Negli ultimi anni sono stati presentati diversi prototipi di chip. L'università dell'Oregon ne ha realizzato ad esempio uno in grado di monitorare i parametri vitali grande quanto un francobollo, ma ancora un po' troppo spesso per essere "iniettato", mentre l'università di Tokyo ha risolto il problema dello spessore e ora sta affrontando quello dell'alimentazione. L'azienda statunitense MC10 ha già realizzato un chip inseribile in un cerotto, mentre anche in Italia è disponibile da pochi mesi un chip impiantabile, più piccolo di una pila ministilo, che monitora il cuore del paziente inviando i dati in tempo reale al medico, mentre l'Fda ha approvato da poco un chip ingeribile che monitora la corretta assunzione dei farmaci. I dispositivi serviranno anche a sportivi, militari e persone "comuni". «Il 27% degli americani – nota l'esperta – indossa già qualche dispositivo che misura i dati corporei ed è connesso in rete, e la naturale evoluzione sarà impiantarli direttamente nel corpo. Si arriverà a una vera rivoluzione dell'interfaccia uomo-macchina: si pensi ad esempio a riuscire a fondere i propri sensori con quelli di un'automobile per un'esperienza di guida completamente nuova». Il campo principale di applicazione, sottolinea Saxon, sarà comunque la salute. “Internet persone”, un chip tatuato controlla la salute di bambini e malati 5 Gli architetti ricorrono al Tar contro il bancomat in studio Redazione Il Consiglio nazionale degli architetti ha presentato ricorso al Tar contro l'obbligo, per i professionisti, di dotarsi, entro il 30 giugno prossimo, di un Pos per l'incasso delle parcelle professionali. «Non possiamo accettare - affermano gli architetti - una imposizione meramente vessatoria che nulla ha a che fare con i principi di tracciabilità e trasparenza dei movimenti di denaro, realizzabili attraverso altri strumenti quali il bonifico elettronico. Si tratta di una vera e propria gabella dal sapore medioevale ingiustificatamente pagata alle banche. Il governo - prosegue il Consiglio degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori scandalosamente sordo ai nostri inviti a rimuovere l'obbligo di utilizzo del Pos dalla disciplina attuativa del Decreto Sviluppo, sembra proprio non voler comprendere la difficile situazione in cui si trovano i professionisti italiani costretti ora a dover sostenere ulteriori costi. Il peso dell'imposizione fiscale e previdenziale sulle attività professionali, che nel nostro Paese è tra le più alte al mondo, da un lato, e dall'altro l'interruzione del credito da parte delle banche stanno mettendo letteralmente in ginocchio il mondo professionale sul quale, invece, si dovrebbe puntare per perseguire l'obiettivo di agganciare la ripresa ed uscire dalla crisi: ecco perché - concludono i professionisti - siamo costretti a questo passo». “Terra dei fuochi”: il ministro Martina favorevole alla proroga delle scadenze 6 Secolo d’Italia Redazione Torna in question time della Camera il grave inquinamento nellʼAversano e nel Casertano con unʼinterrogazione del deputato di Fratelli dʼItalia-Alleanza Nazionale Marcello Taglialatela al ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina. «Il decreto interministeriale – ha spiegato Taglialatela - prevede una serie di interventi e stabilisce modalità per i tempi di esecuzione delle analisi. La mappatura che ne è derivata rischia di peccare di genericità. Per questo sono convinto che sia necessario tener conto di tempistiche diverse per la diverse gradualità del rischio. Il gruppo Fratelli dʼItalia-An – ha aggiunto - ha votato a favore del decreto legge “terra dei fuochi", ciò non toglie che alcune modifiche sono assolutamente necessarie anche per tutelare la filiera agro-alimentare campana che è unʼeccellenza. Ci siamo battuti per una proposta di legge per la certificazione dei suoli agricoli. Se noi accedessimo a unʼidea della qualità del suolo sarebbe possibile arrivare anche alla etichettatura. Io ne ho fatto una proposta di legge che potrebbe essere inserita in un provvedimento del ministero dellʼAgricoltura». Il ministro Martina ha affermato che, «in ragione della complessità degli accertamenti, reputo necessario riflettere sullʼopportunità di una modifica della normativa anche per tempistiche diverse a seconda degli approfondimenti necessari». Come è noto, il decreto legge “terra dei fuochi" ha istituito un gruppo di lavoro che il 10 marzo 2014 ha consegnato la relazione finale inerente le indagini svolte e le metodologie utilizzate al fine dell'individuazione dei siti interessati da sversamenti e smaltimenti abusivi di rifiuti nel territorio della Campania. Nellʼarco di neppure tre mesi il gruppo di lavoro ha dovuto esaminare i dati provenienti dalle analisi condotte in 57 Comuni, suddividendoli in cinque classi di rischio e convivendo le informazioni con il maggior numero di organismi istituzionali come Noe, Nas, Cfs e altri. Secondo il deputato Taglialatela. i tempi previsti dal decreto interministeriale sono troppo stretti per poter verificare la salubrità e il livello di rischio di migliaia di siti. Redazione «Neanche due settimane e nella mensa di una scuola elementare di Monteverde sono tornati i biscotti "segatura". Simili a quelli ritirati recentemente, di qualità ugualmente scadente, disgustosi, color giallo paglierino, unti e con un retrogusto di segatura, avanzati in quantità perché nessun bambino è disposto a mangiarli. Chiedo che questi biscotti vengano ritirati da tutte le mense di Roma». Lo dichiara Marco Giudici, consigliere e presidente delle commissione Trasparenza del Municipio XII di Roma. «Su richiesta di numerosi genitori – prosegue Giudici - convocherò una seduta della commissione Trasparenza che si aprirà con la degustazione del biscotto da parte di tutti i consiglieri presenti. L'invito a colazione è aperto al sindaco e all'assessore alla Scuola Alessandra Cattoi, affinché tutti si rendano conto della gravità della situazione nelle nostre mense scolastiche. Roma Capitale deve tagliare gli sprechi e investire sull'efficenza della refezione, anche perché il nuovo appalto fa acqua da tutte le parti. Per l'ennesima volta affiora il problema della carenza delle dietiste nelle mense di tutta Roma e rende necessaria l'assunzione delle 57 vincitrici del concorso che l'amministrazione Marino ha lasciato a casa. Lavoratori indispensabili che devono rafforzare un organico insufficiente che ad oggi conta 52 delle 116 unità di cui Roma avrebbe bisogno. Grazie al nostro aiuto – conclude Giudici – anche la maggioranza di centrosinistra al Municipio XII ha avviato delle consultazioni con la categoria. Entro breve tempo mi auguro che ci riuniremo in Consiglio per discutere del tema». Nelle mense scolastiche di Roma tornati i biscotti-segatura MARTEDì 1 APRILE 2014 Milano, la Tasi di Pisapia farà impallidire l'Imu Redazione «La Giunta Pisapia ha fissato al 2,5 per mille l'aliquota della Tasi sulla prima casa, prevedendo una detrazione fissa di 84 euro per le abitazioni con rendita catastale fino a 350 euro». Lo ritiene Riccardo De Corato, di Fratelli d'Italia, vicepresidente del Consiglio comunale, in merito alla delibera della Tasi licenziata dalla Giunta di Milano il 28 marzo scorso. «Oltre tale valore – continua De Corato – per beneficiare delle riduzioni bisognerà avere un reddito lordo inferiore a 21.000 euro (la stessa soglia di esenzione che Palazzo Marino ha fissato per l'addizionale Irpef). Anzi, la Giunta aveva fissato a 18.000 euro la soglia per l'Irpef. È una vera mazzata sul ceto medio che viene nuovamente impoverito dalla manovra di Renzi e dalle aliquote fissate da Pisapia. Il ceto medio, i piccoli proprietari di case sono da spennare da parte di un Comune ogni anno sempre più vorace. A tale riguardo ricordiamo che per le seconde case, che sono il frutto di risparmi proprio del ceto medio, la somma di Imu e Tasi toccherà l'11,4%. Una famiglia di quattro persone con due bambini pagherà per un quadrilocale in una zona semi-centrale rendita 890 euro) 75 euro. Alla faccia di chi aveva assicurato che sulla prima casa non si sarebbe pagato più nulla. Queste le promesse dello scorso anno che la Giunta di centrosinistra non ha mantenuto. Senza parlare dei tagli alle spese correnti degli assessori – conclude De Corato – sui quali è sceso un silenzio assordante da parte della maggioranza». Le mitiche colonne sonore italiane incantano Washington e scrivono la storia del cinema Secolo MARTEDì 1 APRILE 2014 7 d’Italia Liliana Giobbi La grande e insuperabile magia delle colonne sonore italiane rivive a Washington con i Cameristi di Roma. Da Nino Rota a Ennio Morricone, da Nicola Piovani ad Armando Trovajoli. Le grandi colonne sonore italiane sono state protagoniste del concerto Italian Great Movie Classics, ospitato dall'Ambasciata d'Italia a Washington. A rievocare davanti a un folto pubblico la magia del cinema segnato dalle note dei nostri grandi compositori sono stati i Cameristi di Roma, ensemble formato da musicisti che hanno suonato con prestigiose orchestre, quali l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, oltre che da docenti presso vari Conservatori romani. L'orchestra di nove elementi si è esibita in una serie di arrangiamenti a cura di Giuseppe Cangialosi, Vincenzo Romano e Nicola Scardicchio. Impressionante, per vastità, il repertorio di colonne sonore proposte, che ha spaziato dai film di Totò a quelli di Alberto Sordi e Benigni, dalle pellicole di Fellini a quelle di Sergio Leone, dal “Padrino, Parte II” a “La Vita è Bella”, da “C'era una Volta in America” a “La Dolce Vita”. Incluse in scaletta anche le musiche di autori come Cicognini, Umiliani e Lavagnino. «Dalle celebri musiche da Oscar a quelle di film famosi in Italia ma forse meno noti all'estero, i Cameristi di Roma hanno offerto al pubblico di Washington una rara panoramica dell'arte musicale italiana legata al grande cinema», ha commentato il Vicario dell'Ambasciata Luca Franchetti Pardo, che ha fatto gli onori di casa in assenza dell'Ambasciatore Bisogniero, a Roma per la visita del presidente Obama. «Cinema italiano che – ha ricordato il diplomatico –- quest'anno ha meritato, con la “Grande Bellezza”, l'Oscar per il miglior film straniero, categoria in cui l'Italia detiene il primo posto a livello mondiale». Il concerto si è concluso con un toccante bis in memoria del Maestro Claudio Abbado, a cui i Cameristi hanno dedicato l'ouverture del Nabucco di Verdi. Lʼalta moda di Roma conquista Pechino con le grandi firme, da Capucci a Valentino Roberto Mariotti Capucci, Valentino, Sorelle Fontana, Sarli, Gattinoni, Schiaparelli, sono alcune delle grandi maison nate a Roma, protagoniste della mostra “Discovering Italian Fashion - Made in Roma” che si è aperta a Pechino. Una grande installazione artistica di 25 capi, che il pubblico visita durante la fashion week di Beijing presso la Tsinghua University, il più grande ateneo cinese. «L'evento celebra l'alta moda italiana raccontando, in particolare, l'espressione del fashion italiano che ha uno stretto legame con la città di Roma», ha spiegato Giampietro Baudo, direttore di Mf Fashion. Lo fa attraverso 25 abiti, di cui alcuni storici e altri moderni, e 20 accessori pregiati molto particolari che dialogheranno con le opere d'arte presenti all'interno del Bejing Tsinghua University Art Museum, dove l'esibizione terminerà il 30 marzo. Tra gli abiti esposti alcuni pezzi degli anni '60 di Roberto Capucci, delle Sorelle Fontana, le mises total red di Valentino Garavani, le creazioni di alta moda di Gattinoni, di Fausto Sarli e di Raffaella Curiel, le pellicce e le baguette di Fendi. Ma anche, a creare un filo di continuità con il passato, nella tradizione della moda romana, l'haute couture di Giambattista Valli, allievo di Capucci, le prime creazioni di Marco Zanini per la maison Schiaparelli (Elsa Schiaparelli era nata proprio a Roma nel 1890). Completano il quadro gli abiti di Antonio Grimaldi, quelli di Sylvio Giardina e una selezione di accessori e unicum artigianali realizzati da alcuni dei talenti nuovi del vivaio di Altaroma, nomi tra i quali Alessandro Di Cola, Benedetta Bruzziches, Charline De Luca, De Couture, Lucia Odescalchi, Move Of- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi ficine del Cappello. Nello stesso giorno dell'inaugurazione della mostra sarà presentato il China-Italy "Future Master", organizzato dalla Tsinghua University nell'ambito del Fashion Talent Cultivation Progam. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250
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