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la Repubblica MARTEDÌ 13 OTTOBRE 2009 @ L’ANNIVERSARIO Un compleanno importante per una marca che più di molte altre ha segnato la storia dell’automobile moderna PER SAPERNE DI PIÙ www.citroen.it www.ds3.citroen.com ■ 41 Dalla 2Cv alla DS, così la casa francese è riuscita a imporre il suo credo: costruire auto raffinatissime in ogni segmento di mercato Citroen 2Cv Citroen DS L’intervista FRANCESCO PATERNÒ el maggio del 1955, un giornalista della rivista francese “L’Automobile” rivela al pubblico il nome dello stilista che ha creato la Traction Avant, il primo modello-simbolo della Citroen, nome fin lì tenuto nascosto dai vertici aziendali. «E se i giornalisti scrivono sovente male la storia – annota il collega – è perché chi la detiene è troppo modesto per farsi valere e quelli che la conoscono troppo rigorosi per rivelarla». Per scrivere oggi dei primi 90 anni della Citroen, e non farlo male, andrebbe sciolto l’ultimo dilemma: è una storia più di uomini o di automobili? Sicuramente è una storia in cui gli uomini contano, e parecchio. Il fondatore del marchio si chiama André, resta poco con noi nascendo nel 1878 e morendo nel 1935, però lascia insieme al marchio del Double Chevron un’impronta inimitabile che va oltre il mondo dell’automobile: l’invenzione della star strategy, delle marche trattate come stelle. André Citroen rimane al timone della sua azienda soltanto sedici anni, quando viene sopraffatto dai debiti e dalla delusione, ma fa in tempo a creare alcune opere prime che segneranno il marchio. Macchine e non solo. Nel 1919, nasce la Tipe A, destinata a essere ricordata perché è la prima automobile costruita in gran serie in Europa, sul modello di quanto fa Henry Ford in America già da un po’ di anni. Nel 1934 ecco la 7 A, la Traction Avant, che è insieme innovazione tecnica e design. Con lei, Citroen inaugura in Europa il telaio monoscocca, le sospensioni con barra di torsione, una carrozzeria aerodinamica. Questo “vestito” è opera di un italiano, Flaminio Bertoni, che non fa il sarto ma lo scultore. E anche il pittore, l’ingegnere, l’architetto. È l’artista che successivamente creerà la 2 CV e la DS, ma di cui l’azienda ritiene di non dover divulgare il nome. Bertoni se ne lamenta fortemente con i vertici aziendali. Scrive loro in questi termini nel gennaio del 1952, tre anni prima di essere “scoperto” da “L’Automobile”: «Una sola persona – scrive in una lettera amara - è stata non solo obliata, ma privata di quello che gli si doveva, colui a cui va il merito di aver creato la forma della vettura che da più di 20 anni ha fatto la fortuna della casa». Bertoni avrà presto il riconoscimento pubblico che si merita, ma prima torniamo un momento su André Citroen. Il suo intuito per il marketing fa parte ormai dei libri di storia. Nel 1924 è sua la “citroenette”, la macchinetta a pedali e poi a motore N 1878 1948 L’INIZIO LA 2CV Il fondatore del marchio, André, nasce nel 1878 e muore giovane nel 1935, ma lascia un segno indelebile nel mondo dell’auto Non è solo un’utilitaria ma un pezzo di storia dell’auto moderna. Rimarrà in produzione fino al 1990 segnato il secolo di André. Ma se il nuovo millennio rilancia finalmente la creatività della Citroen – dalla piccola C3 arrivata alla seconda generazione, alla famiglia Picasso, fino all’intrigante prototipo Revolte visto al recente Salone di Francoforte - restano due le pietre miliari del costruttore: la 2 CV del 1948 e la DS 19 del 1955, firmate naturalmente da Bertoni. Due auto del futuro, due modelli nati su un format e affermatisi sul format opposto, quasi a dire un successo loro malgrado. Il format della prima si chiama Toute Pétite Voiture. La TPV, pensata per le campagne francesi, motorizzerà le nostre città fino all’ultimo modello uscito di produzione nell’estate del 1990 da una fabbrica in Portogallo. Il format della seconda si chiama Véhicule de Grande Diffusion. La VDG, (dea, la ribattezzano i francesi da veri esperti di grandeur), ideata come auto di volume, diventa l’icona del lusso con le sue sofisticate sospensioni idrauliche e un design in cui il vetro sembra dominare l’acciaio. L’equivalente di una cattedrale gotica, sentenzia Roland Barthes. Per rifarla, potrebbero non bastare i prossimi 90 anni. ean Philippe Imparato è direttore generale di Citroen Italia dal gennaio del 2008. Nel gruppo Psa è entrato nel 1991, girando per il mondo dai mercati sudamericani a quello cinese. Il marchio compie 90 anni. Si è fatto un’idea di come potrebbero essere i prossimi 90 per Citroen? «Mi viene da dire: creatività e tecnologia. Citroen è passata da un lungo periodo di intensa innovazione durato fino agli anni Settanta a una crisi durata più di venti. Nel 1998 abbiamo finalmente recuperato la creatività che ci è propria, insieme alla qualità. Abbiamo riproposto un nome della tradizione Citroen per mandare un messaggio: siamo in grado anche noi di fare un’auto di questo tipo, senza per forza definirla premium». La DS è un’auto al femminile? «È il grande quesito. Nei primi incontri che ho avuto, pensavo che alcuni colori fossero preferiti dalle donne e invece è stato il contrario. Sicuramente è un’auto che piace. Abbiamo messo on line un sito dedicato e abbiamo venduto 250 macchine in 26 minuti. In una sola serata con dei concessionari, ho ricevuto 1.500 ordini. Un bel segno. Le confermo i miei obiettivi 2010: per C3, la vendita di 50.000 unità, per DS3 altre 10.000. Resta in listino anche la C3 classica che ha fatto +63% di vendite lo scorso agosto. Un run out che non immaginavo». Cosa prevede se il governo italiano non dovesse rinnovare gli incentivi al settore nel 2010? «Ritengo che l’industria in Italia abbia bisogno almeno di un altro anno di incentivi. Senza, un mercato da 2 milioni di auto può crollare a 1,6 o a 1,7 milioni. Con un impatto drammatico sulla rete dei concessionari, già in difficoltà per la scarsità del credito». Mercato Italia: la cosa più difficile e la cosa più facile. «La più facile è che questo paese è un mercato di appassionati di auto. Vuol dire che la novità viene premiata. La cosa più difficile è l’estrema competitività del mercato. La vendita nel segmento B è una partita che si gioca su 100 euro a macchina e sulla qualità del servizio. Infine, è un mercato che può cambiare in un mese. Vuol dire che ti alzi la mattina e non sai come finisce la sera». (f. p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 1919 1955 Nel 1919 nasce la Tipe A, la prima auto costruita in gran serie in Europa, sul modello di quanto fa Henry Ford in Usa già da tempo Tante innovazioni, così tutte insieme, non si erano mai viste in una macchina di serie: è il capolavoro assoluto di casa Citroen ARRIVA TIPE A LA DS 90 Citroen Quando fa elettrico ideata per i bambini ma che funge da incredibile gadget promozionale per i papà di Francia e di tutta Europa, prossimi acquirenti di un’automobile. Nel 1925 è sua l’idea di illuminare la Torre Eiffel con duecentomila lampadine a forma di Citroen, dopo che tre anni prima un aereo solca i cieli di Parigi scrivendo con il fumo il nome della marca. Nel 1931 è sempre di André l’idea di una “Creatività e tecnologia ecco il futuro” Parigi-Pechino, un viaggio sterminato in carovana con i mezzi e le strade di allora. Prodotto più di marketing, per una potente promozione del marchio francese. A raccogliere simile eredità e svilupparla per Citroen sarà diversi anni dopo Jacques Séguela, guru della pubblicità. Come? Indimenticabili tre spot del marchio negli anni ’80: la Citroen Visa GTI lanciata in mare dalla portaerei Clemenceau per atterrare su un sottomarino in emersione; la Citroen AX giù per la Grande Muraglia (mai il governo cinese aveva dato permessi in quest’area); la Citroen CX ingoiata da una Grace Jones ruggente. Anni vissuti ormai in “cohabitation” con Peugeot, che controlla Citroen dal 1974. Seguiti però da troppi altri in cui l’auto si appanna, non all’altezza di molti modelli che hanno J
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