fronte armato per le immagini 7

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fronte armato per le immagini 7
FRONTE ARMATO PER
LE IMMAGINI 7
THOMAS ENRICO CARRIERO – 21 –
“Qualcuno” aveva bisogno di una piccola pausa, il fatto che alcuni
informatori si fossero infiltrati, era per lui il segno di una debolezza intrinseca,
non si potevano accogliere tutti, anche quelli senza garanzie, coloro che non erano
mai stati colleghi e che manifestamente, non sapevano nulla di cinema, cosa
c'entravano col Fronte...
Decise di passare un giorno al Vittoriale, sul lago di Garda, altre volte si era
rifugiato in quel luogo, per pensare, per dimenticare, la prima volta fu da ragazzo
e da allora si sentì sempre legato a quel posto. Partì di mattina, avrebbe avuto
tutto il pomeriggio, da lontano si vedevano i cipressi della villa, parcheggiò ed
entrò subito, si fermò nel piccolo anfiteatro dal quale si poteva ammirare uno
stupendo paesaggio, e poi fu dentro, più che la casa, di quel posto amava il
giardino, passeggiò tra il "fiume dell'acqua savia e dell'acqua pazza", si deterse le
mani, andò a vedere il glorioso MAS, salì sulla nave Puglia...era il giardino dei
sogni, infine il mausoleo dei Legionari, nel silenzio ricco d'ideali di quella cripta,
riepilogò i suoi doveri....
Rientrò in città, all'alba sarebbe decollato dal piccolo aeroporto di Bresso per
spargere i dvd, altrettanto avrebbero fatto Sentenzio e il Lupo, era un piccolo
gesto, peraltro poetico, ma che nulla avrebbe portato, di questo “Qualcuno” ne era
certo...
Era l'imbrunire quando arrivò al casello, non aveva voglia di star solo, e
facendosi coraggio, chiamò la sua ex-cliente preferita, la cricetina, per cenare con
lei, era tempo che non la vedeva, e forse rimpiangeva la sua videoteca anche per
l'incontro quasi quotidiano con quella ragazza, veramente appassionata di cinema,
che aveva sempre seguito i suoi consigli, era stata decisamente la sua cliente più
attenta, e quando lui chiuse, ella pianse, l'immagine di quel viso eterno, rigato di
lacrime, era rimasto in lui, come "buona uscita", un sentito apprezzamento per
quello che per un periodo era stato il suo lavoro, suggerire incanti, nuove ipotesi,
angolazioni diverse, pensieri nascenti...sarebbe stata una cena piacevole, compose
il numero...
Rispose una voce lieve, che non faticò a riconoscerlo, Grazia era il suo nome,
sembrava contenta di sentirlo, e senza troppe remore accettò l'invito, “Qualcuno”
per un attimo, solo per un attimo, si dimenticò la sua guerra e il Fronte e tutto il
resto, volò verso casa, doveva cambiarsi e fare una doccia, prima però doveva
incontrare Emma per avere i verbatim da lanciare, si diedero appuntamento
presso una discarica dove molti colleghi, anni prima, avevano depositato lì i loro
ingombranti distributori, assieme a vecchi pc esausti, monitor consunti e arredi e
locandine...e speranze...
Emma arrivò radiosa con in braccio uno scatolone, ci saranno state almeno
diecimila copie de "I quattrocento colpi", tranne una che aveva tenuto per sé, gli
riferì anche che il Lupo e Sentenzio avrebbero avuto problemi per la mattina
successiva, l'azione veniva così rimandata. Si salutarono ed Emma sorrise ancora
mentre s'immetteva nella strada col suo maggiolone.
“Qualcuno” ebbe un'idea, le copie sarebbero state sparse di notte, sopra le
strade della movida cittadina, sperava che le nuove generazioni potessero
apprezzare un film così importante...chiamò Adele e chiese l'autorizzazione alla
commissione Dolly.
Arrivò a casa, si sbarbò e si docciò, prese una delle copie del film da
regalare a Grazia, avrebbe avuto in anteprima ciò che gli altri non sapevano,
quello si che era un vero dayone, pensò mentre sorrideva davanti allo specchio...
L'ultima notte di “Qualcuno” (così avrebbe potuto essere)
Lasciò lo specchio che ancora tratteneva un immagine di sé, provò una
spiacevole sensazione, si vestì, mise una camicia come si deve ed una giacca, e poi
jeans e college, metteva le stesse cose da una vita, del resto suo padre era stato più
che intransigente, per quanto riguardasse l'aspetto di un gentleman, andò verso la
porta e vide la Glock, ma no, ad un appuntamento galante si va disarmati...si
na'volta, ricordò suo nonno, che reduce dalla prima guerra, girava sempre armato,
anche al cenone di natale della famiglia, non puoi mai sapere dove sono i
nemici...mise la pistola dietro i jeans ed il silenziatore con due caricatori nelle
tasche, comoda la giacca, pensò...
L'appuntamento era in centro città, davanti ai rimasugli di un cinema
d'essai, la vide ed accostò, lei era proprio bella, jeans, camicia bianca ed un
giubbetto di pelle nera, piccolo ed aderente e delle scarpe nere con i tacchi e i lacci,
salì e si salutarono, rimasero alcuni attimi in silenzio, con lei che lo guardava,
come a capire cosa fosse accaduto...”Qualcuno” fece capire che molte cose erano
cambiate, troppi morti, uno stato sempre più invadente, giorno dopo giorno...gli
passò il film che presto avrebbero lanciato sulle città, era uno dei pochi Truffaut
che lei non aveva visto...”Qualcuno” propose di andare al Mullighan's, da
mangiare facevano solo il Gulash, ma era strepitoso. Lei acconsentì...
Arrivarono ed entrarono, appena passato l'uscio, Qualcuno sentì: Tom,
Tom, era Ugo, in compagnia di Cà e Claude, che batteria...
Venite qui. Eià!
Dai Grazia ti faccio conoscere dei miei amici.
Si sedettero con loro, erano reduci da un funerale di un loro collega e quindi
un poco tristi ma non sarebbero mancate le ghignate. Si presentarono, anche se i
colleghi avevano già sentito parlare dell'amica di “Qualcuno”, il quale li osservò
greve, per evitare battute fuori luogo. Trascorsero veloci un paio d'ore, uscirono
tutti insieme e d'improvviso sentirono una raffica di colpi, d'istinto si nascosero
dietro le macchine parcheggiate, per fortuna erano tutti armati, Claude inizio a
sventagliare i palazzi dai quali gli sembrava provenissero i colpi, Ugo e Cà si
portarono sotto, “Qualcuno” rimase di copertura, aveva la cricetina, si sporse e
tirò una manciata di colpi, poi sentì un botto e cadde all'indietro, si sentiva sudato,
si toccò la faccia ed era sangue, ma non sentiva niente, strano pensò, Grazia
strillava, in pochi attimi arrivarono Cà e Ugo con la macchina, buttarono
“Qualcuno” sui sedili posteriori, Claude gettò un paio di fumogeni e si diressero
verso il bosco, Tom(Qualcuno) perdeva sangue, ma non troppo, la cricetina gli
morse il naso e lui sorrise...
MAURIZIO MANZO – 26 –
XXXVII
Il rumore copriva le voci delle persone. Molti avevano già indosso la
maglietta con stampato il viso di “Qualcuno”e sotto la sua firma: Hasta! Nell’icona
stampata sulle magliette era somigliante al conduttore Bonolis. Il che non gli dava
un forte carisma come rivoluzionario, però dava l’impressione di uno che si
conosceva. Il cigolio delle ruote del carro condotto da Sentenzio si faceva sempre
più forte e vicino. Sdraiato sulle tavole c’era sicuramente il corpo di “Qualcuno”.
Fate largo! Fate largo! Urlò Sentenzio che non riusciva più a schivare le
persone che si assemblavano davanti al carro. Sentenzio tirò forte le briglie e con
l’aiuto dei suoi quattro fanti bloccò il carro. Tutti guardavano verso il cassone del
carro, coperto da una coperta celeste.
Pensavano avessero messo il cielo sopra Qualcuno. Sentenzio scese dal carro
senza mai separarsi dal suo fucile e sollevò la coperta con un gesto plateale. Ogni
cosa che lui compiva gli creava attorno un alone di eroismo. Una volta aveva
raccontato di aver liquidato dei rondisti con la frase: “andate e arrivederci!” come
di una grande azione di sfida, di affronto. Tant’è che i rondisti riposero gli scanner
subliminali e salutarono: “arrivederci a lei.”
Sotto la coperta e steso sulle tavole non c’era il corpo freddato di
“Qualcuno”, a dire la verità non c’era nessuno corpo, anzi se vogliamo c’erano
milioni di corpi stesi e milioni di sogni infranti. Il carro era stracolmo di pizze
cinematografiche, che Sentenzio assieme ai suoi quattro fanti e a “Qualcuno”, era
riuscito a sottrarre al rogo già fissato nella piazza della città.
Con un motorino scalcinato e un casco a metà, arrivò trafelato “Qualcuno”
applaudito dalla comunità del Bosco, e le uniche ferite che portava erano sul viso,
morsi affettuosi lasciatogli dalla sua cricetina e si sentiva rasente tra le foglie degli
alberi del Bosco delle Immagini Dette, squittire la felicità, sfilare la solidarietà.
THOMAS ENRICO CARRIERO – 22 –
Qualcuno lasciò cadere a terra il vecchio ciao, e si rivolse alla comunità che
aveva lasciato un grugno storto, per aprirsi in una risata liberatoria, raccontò loro
gli ultimi avvenimenti, l'agguato all'uscita del pub, la dura reazione dei Leoni
Morti, che in fondo non volevano certo morire. Era servito un mese buono perché
le ferite si rimarginassero, un proiettile di piccolo calibro lo aveva colpito proprio
sopra lo zigomo ed era fuoriuscito, senza lasciare danni, quasi un miracolo, come
quello che accadde a Serpico...
La cricetina lo aveva accudito e protetto, in una segreta grotta del bosco,
solo pochissimi sapevano la verità, erano ancora alla ricerca degli infiltrati, che
avevano sicuramente contribuito all'imboscata. Era ora di fare pulizia, una nuova
notte di luce chiara stava per imporsi, adesso la comunità aveva anche donne e
bambini,civili da difendere,ci si preparava per un nuovo salto...
Nel frattempo i dvd dei "400 colpi"erano stati gettati sulle zone della movida
romana, milanese e catanese, Sentenzio con i Fanti, il Lupo con i suoi e i Leoni,
avevano sorvolato a bassa quota le città, spargendo dischi come farfalle
luminescenti, si dice che, pur essendo un sabato sera, migliaia di ragazzi
raccolsero quei dvd, e a gruppi corsero a casa per vedere quell'antico lavoro in
b/n, e verso l'alba, manipoli d'ignoti lanciarono delle bottiglie incendiare, nelle
caserme, verso gli arsenali civili, abbatterono alcuni ripetitori, il governo disse che
erano solo "ragazzate"...i cambiamenti, tante volte iniziano dalle ragazzate.
MAURIZIO MANZO – 27 –
XXXVIII
Federico era stato svegliato da un urlo. Aveva sul petto la testa di Adele e il
suo respiro strofinava la sua pelle, dolcemente. Le urla continuavano, e anche
Adele si svegliò. Uscirono dalla loro stanza di corsa. Non era passato molto tempo
da che era stato bruciato il Bosco delle Immagini Dette con il napalm, e tutti erano
ancora scossi.
Fuori dal loro alloggio costruito in legno, si trovarono davanti una scena
raccapricciante. Alcuni uomini videofilm si stavano sciogliendo sotto il rado sole
che filtrava nel bosco. La loro pelle assumeva da prima il colore della pellicola
cinematografica e poi iniziava a diramarsi l’ulcera creata dal sole. Alcuni fecero in
tempo a dire che non sentivano alcun dolore, e che l’urlo scaturiva dal terrore di
vedersi scomparire. Non rimaneva nemmeno cenere.
Federico e Adele rientrarono di nuovo all’interno della loro camera. Erano
terrorizzati perché vedevano a vicenda la loro pelle cambiare colore. Il calore del
sole li avrebbe consumati lasciandogli solo il terrore, come ultimo istante.
Riuscirono dall’alloggio, questa volta dal retro. Fecero un percorso il più possibile
sotto la vegetazione degli alberi più fitta.
Incontrarono alcuni colleghi che stranamente non si erano trasformati.
Dylan Leg e Sentenzio e i suoi quattro fanti erano bianchissimi e a volte si
scostavano nel vedere i colleghi colorarsi di scuro. La maggior parte degli uomini
videofilm erano diventati color cioccolata al latte. La parte del Bosco che adesso
era la dimora dei volontari del Fronte Armato per le Immagini, aveva una
vegetazione fittissima, e il sole filtrava solo in poche zone. Era molto strano ma
per gli uomini videofilm si stava prospettando una vita sempre più nell’ombra,
sempre più illuminata dal fascio di luce su cui camminano i sogni, gli amori
impossibili, i salti nel vuoto, gli slanci di gioia, la morte serena, la nascita attesa, la
vita miraggio, il canto e suono della resa, il cammino della fiducia.
LE ANSE DISLOCATE E LE BOBINE RIAVVOLTE
MAURIZIO MANZO – 28 –
XXXIX
Pigsconi aveva quasi vinto. Quasi tutte le video del territorio nazionale
avevano chiuso. Gli uomini videofilm che non erano riusciti a salire nella parte
più alta del Bosco delle Immagini Dette, erano stati catturati e portati in aree
periferiche diversamente dislocate nella città. Gli uomini videofilm avevano
subito tutti la mutazione della pelle. Il loro corpo aveva sviluppato un metodo per
resistere al sole. Si era ricoperto di squame, gli studi del nucleo HLI che teneva
sotto chiave gli uomini videofilm, aveva appurato che poteva trattarsi di triacetato
di cellulosa. Un’evoluzione della cellulosa, resistente al calore che non si
incendiava sotto il sole.
Gli uomini videofilm si sfogliavano lo squame a vicenda, così come gli
scimpanzé usavano spulciarsi. Apparentemente sembrava facessero prendere aria
alla pelle, però per loro far scorrere le dita sulle squame, era come animare un
film.
Alcune voci avevano sparso briciole di speranza. Anche i magazzini che
distribuivano le pellicole cinematografiche, avevano ceduto alla tecnologia e
passavano agli esercenti dei cinema i trailer nelle pen drive. Molti uomini
videofilm aveva sentito dire di un nuovo movimento nato dai reduci del Fronte
Armato per le Immagini che erano sopravissuti nel Bosco a tutto: al passaggio del
napalm, al mutamento iniziale in cui il sole ti scioglieva, agli scanner subliminali
che riconoscevano l’essenza interiore intarsiata di film, al mondo che non aveva
più rispetto di se stesso, al gelo che non faceva più scorrere i sogni!
In tutte le anse create dalla ghettizzazione di quell’universo che dispensava
emozioni e mostrava i sogni e l’alba e la notte e il mare e il cielo e l’erba e la terra e
la luna e il sole e l’odio e l’amore e la vita e la morte come appartenenti agli
uomini, si era riaccesa la voglia di battaglia e di riscatto, si erano riavvolti come
bobine di film terminati, pronti a riniziare.
XL
Per gli uomini videofilm rinchiusi in casermoni recintati da rete metallica
alta 2 metri e 50, con una greca di filo spinato, era ormai sempre giorno. Il Nucleo
HLI, heads lost images, che studiava le teste perse per le immagini, aveva scoperto
che sfogliando in maniera veloce il loro squame a vicenda, prendevano vita delle
immagini. Chi aveva bambini scorreva in continuazione i cartoni animati, per
tenere un po’ a bada i loro piccoli. Questo era possibile con un riflesso particolare
della luna. Allora il nucleo HLI illuminò il ghetto a giorno, e ogni uomo videofilm
era seguito e mega illuminato.
In realtà i bambini sfibravano le squame anche la mattina, perché a loro non
era consentito fare alcun gioco. Si accontentavano di questi cartoni solarizzati.
Alcune voci davano per imminente una sommossa seguita dalla liberazione. Nella
città tutte le videoteche saccheggiate, perché abbandonate, venivano rimesse in
sesto e rimodernate, grazie a delle nuove prospettive tecnologiche, che il
presidente Pigsconi non aveva potuto immaginare. Lui pensava che nelle pennine
ci andassero ormai solo i book delle minorenni che a suo dire bramavano essere
sociocachetizzate dal suo sorriso.
Invece la tecnologia, che stava devastando ogni concetto umano, sembrava
porgere la svolta a quella comunità che era arrivata a subire una mutazione
corporale per l’attaccamento alla loro passione.
Le guardie per controllare usavano le gru Dolly, sequestrate agli operatori
cinematografici, perché a loro non servivano più. La rete metallica era controllata
per tutto il perimetro dai carrelli che un tempo riprendevano le scene in
movimento. Un bambino con il pigiama a righe, una sera era uscito dal ghetto
senza accorgersene, rincorrendo con gli occhi un aquilone, le ronde prima
l’illuminarono oltre la possibilità umana, poi, temendo il contagio per la
mutazione della pelle, una sorta di lebbra imagista, lo spinsero con dei forconi di
nuovo oltre il recinto. Gli perforarono alcune scaglie e perse tutto il miele del
cartone Winnie the Pooh, che il fratellino più piccolo vedeva sempre facendo
scorrere le squame. Forse presto tutto questo sarebbe finito. Forse presto sarebbero
stati di nuovo tutti liberi, nel Bosco delle Immagini Dette tra i loro simili. Forse
anche il resto degli umani, si sarebbero riaccorti di loro. Forse un giorno il mondo
li avrebbe accettati di nuovo.
Si dissero con lo sfregamento delle squame, gli uomini videofilm.
XCI
Erano cinque. Cinque ragazzine. Tra i quindici e i diciassette anni. Erano
figlie di videotecari caduti in dissesto. Il presidente Pigsconi si era offerto di
garantire il loro avvenire. Di tutelarne la crescita morale, culturale, fisica.
Le cinque ragazze date in affidamento, da genitori che non avevano più
neanche la possibilità di un respiro, genitori che oltre alle figlie avevano rilasciato
a Pigsconi le chiavi dei loro negozi, tra i più dedicati della nazione. Lui ti porge le
mani e ha cure dei tuoi affetti. I negozi sono stati trasformati in Point Card VOD.
Le ragazze furono trasferite in una sorta di convento scomunicato. Era stato
allestito secondo i gusti delle ragazze. Le loro stanze erano dei veri e propri rifugi
per le loro passioni. Ogni desiderio era esaudito.
Qualcuna di loro pensò, qualche volta, che questo interessamento appariva
esagerato. “solo per aver portato via il lavoro a mio padre, mi fanno vivere da
regina? Potevano assumere direttamente mio padre, mia madre, ma perché dare il
paradiso a me, e lasciare all’inferno i miei?” Però i pensieri a volte non si
trattengono abbastanza dentro di noi, mai il tanto da farci aprire gli occhi e
illuminarci.
Alcune si erano confidate la stranezza di certi esami e certe cure
ginecologiche. Avevano raccontato di stimolazioni quotidiane, lunghe e insistenti.
“Ti aiuterà nella tua vita!” le assicuravano.
Federico e Adele erano attentissimi, durante il rapporto che la Segreta
Commissione Dolly esplicava riguardo il progetto Rubini Perduti. La loro nuova
azione per il Fronte Armato per le Immagini era liberare le cinque ragazze tenute
apparentemente in un collegio scuola privato.
Bisognava fare in fretta. Erano già pronte. Le loro badanti parlavano già che
il loro desiderio di vita era pronto. E Pigsconi aveva sempre soddisfatto ogni
desiderio delle cinque ragazzine figlie di reietti videotecari estinti.