dedicato a Giorgio Perlasca - estense.com, 6

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Il figlio di Perlasca al Meis
Maisto: “Una visita che ci riempie di orgoglio”
di Francesco Altavilla
Il coraggio di una scelta e l’umiltà di una vita. Si potrebbe sintetizzare in queste poche parole
l’esistenza di Giorgio Perlasca. Probabilmente però, non si renderebbe giustizia a quanto di
straordinario c’è stato nella sua vicenda.
Tra il dicembre del 1944 e il gennaio dell’anno successivo, Giorgio Perlasca, fingendo di essere il
console spagnolo insediato in Ungheria, all’epoca occupata dalle truppe del Terzo Reich tedesco,
rilasciò migliaia di salvacondotti falsi, salvando la vita a circa 5200 cittadini ungheresi di religione
ebraica. Un’azione straordinaria, se si considera che Perlasca lasciò l’Ungheria poco prima
dell’arrivo dei reparti dell’Armata Rossa, fece ritorno in Italia, dove riprese la sua attività di
commerciante senza raccontare mai la sua incredibile storia di eroe. Soltanto nel 1988, alcune
cittadine israeliane di origine ungherese da lui salvate riuscirono a rintracciarlo, e resero pubblica la
vicenda. L’anno successivo, il 23 settembre 1989 Giorgio Perlasca venne insignito dal governo
Israeliano del titolo di Giusto tra le Nazioni, inserendo il suo nome nell’elenco degli oltre 26000
Giusti di tutto il mondo, 610 dei quali cittadini italiani. Nel museo di Yad Vashem a Gerusalemme è
ora conservata una stele di pietra nera con il suo nome ed è stato piantato un albero, che nella
tradizione ebraica indica l’intenzione di ricordare in eterno una persona cara.
La testimonianza della vicenda di Giorgio Perlasca, da lui custodita per anni, viene ora divulgata e
portata in giro per l’Italia dal figlio Franco, ideatore della fondazione “Giorgio Perlasca” e ospite
nella giornata di ieri, giovedì 5 febbraio, dei Rotary Club dell’Area Estense. Nel pomeriggio,
Franco Perlasca, i presidenti dei Rotary Club, il vicesindaco Massimo Maisto e un nutrito gruppo di
ospiti, si sono recati in visita al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, in via
Piangipane. Per l’occasione, in via del tutto eccezionale, ha svolto il ruolo di “cicerone” proprio
l’assessore alla cultura Maisto, che ha condotto i convitati alla scoperta della storia, e dei tesori del
Meis
di
Ferrara.
«La visita di Franco Perlasca ci riempie di orgoglio, ed è per la città e per il Museo importantissima
– ha detto Maisto – trovo l’iniziativa dei Rotary Club della città e della provincia, più che lodevole,
un’utilissimo spunto per dare visibilità al Meis, che è ad ora un cantiere aperto, sia a livello
“strutturale” sia per quanto riguarda i contenuti, ed è anche l’occasione per mostrare alla
cittadinanza che il Museo c’è, è aperto, esiste davvero».
La visita si è snodata tra i due piani accessibili della struttura, ed è stata l’occasione per mostrare ai
presenti il progetto architettonico del Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah, che
dovrebbe vedere un primo termine dei lavori di ristrutturazione nella primavera del 2017. Maisto ha
tenuto a precisare che il Meis sarà l’unico “museo nazionale” cui si affiancheranno le esperienze del
Memoriale della Shoah di Roma e quello di Milano, il “Binario 21”. Un’esperienza cui il Comune
di Ferrara ha garantito le risorse di base per la realizzazione, affidando però alle iniziative di privati,
gestite tramite gare di appalti tutti i lavori di ampliamento e modifica della struttura principale.