“ITACA” di Eva Cantarella Recensione a cura di Enrico Selvaggi
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“ITACA” di Eva Cantarella Recensione a cura di Enrico Selvaggi
“ITACA” di Eva Cantarella Recensione a cura di Enrico Selvaggi L’opera “ Itaca ” è un vero e proprio saggio sulla Grecia del VIII sec. a. C. in genere, sulla poli nascente di Itaca e sul suo re Ulisse, in particolare. L’opera è stata scritta da Eva Cantarella, docente di diritto greco antico all’Università di Milano. Accanto ad Itaca, altre opere ben note di questa stessa autrice sono: Secondo natura. La bisessualità nel mondo greco (1987, 2006 ), I supplizi capitali. Origini e funzioni della pena di morte in Grecia e a Roma ( 1991, 2005 ) e infine Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell’antica Roma ( 2009 ). Il saggio Itaca, edito da Feltrinelli si basa sui miti e le leggende dell’Odissea, poema omerico che narra del nostos di Ulisse, sovrano di Itaca e inoltre illustra i fondamenti della cultura greca ( etica sessuale, concezione della divinità, della morte, dell’amicizia, della donna, dello stesso viaggio, amministrazione di un territorio ) attorno ai quali ruota il significato di tutte le opere scritte dai massimi autori ellenici. Ed è questa la vera specialità ed originalità dell’opera: gli avvenimenti dell’Odissea sono perfettamente incanalati in una società, quella descritta, spiegata minuziosamente e fin troppo bene. Il libro è composto di tre diverse parti: “ Itaca senza Ulisse ”, “ Ulisse verso Itaca ” e “ Ulisse ad Itaca ”. nelle ultime pagine del saggio l’autrice ha scelto ancora una volta, lo aveva già fatto in altre occasioni, di porre delle note bibliografiche , affinché il lettore, soprattutto se si tratta di uno studente o di uno specialista, possa esercitare una lettura più approfondita. Nella Premessa, la Cantarella abbozza e poi riprende la funzione del viaggio di Ulisse, quasi purificatore, e introduce le diverse parti che andranno a comporre il suo libro. L’introduzione storica rappresenta un gran bell’espediente per cominciare ad introdurre i fondamenti della cultura greca , la concezione dell’agathos, della hybris, dell’epos omerico, la sacralità dell’ospitalità e le sue leggi, la suddivisione della donne, la diffidenza verso quest’ultime. Le tre grandi parti che compongono il suo libro trattano, invece, di Itaca e di Ulisse: la prima di Itaca e degli Itacesi in particolare, abbandonati dal loro sovrano, la seconda del nostos di Ulisse e l’ultima dell’arrivo e della permanenza del sovrano nella sua Patria. In queste tre parti del libro vengono, inoltre, analizzate alcune figure femminili, le più importanti dell’Odissea (quali quella di Circe, di Calipso, dell’ambigua Penelope ), tutte le concezioni del mondo greco, la forza o la debolezza della metis ( efficace se maschile, inefficace se femminile), la suddivisione dei cantori. E ancora particolarmente importante e per questo evidenziata da un punto di vista narrativo è la concezione del corteggiamento dei Proci, i principi delle altre poleis o della stessa Itaca nonché i pretendenti di Penelope. Oserei definire straordinario questo corteggiamento perché di massa e duraturo; straordinario perché seppur così tanto insistente è inefficace di fronte alla psicologia ferma di Penelope, che ancora attende il suo sposo ( simbolo di un ruolo assegnatole da Omero, impensabile, che si è guadagnata solamente perché è toccato a lei rappresentare lo stereotipo della moglie fedele ); straordinario perché rispecchia in tutto e per tutto una società, quella micenea, che oramai ha cominciato il suo lento e inarrestabile declino, percepibile nella figura pulsante e irrompente dei nobili ( logoi ) vogliosi di impossessarsi del potere del wanax, il sovrano. Questa realtà, però, viene quasi nascosta dalla stessa Odissea, che termina con il trionfo di Ulisse, anche se la vera conclusione può essere considerata un’altra. Tutto sommato il libro risulta essere un’analisi accurata della Grecia del tempo, delle sue culture e della psicologia della sua gente. Ammirevole è il lavoro eseguito dalla Cantarella, che è riuscita ad assemblare quasi come pezzi contigui di un puzzle la generalità della Grecia descritta assieme alla vera centralità di questo racconto: Itaca. Apprezzabile è inoltre, la suddivisione in capitoli che facilita la comprensione dell’stico argomento trattato e che suddivide e pone nel giusto ordine alcuni concetti indispensabili per la comprensione del saggio e altrimenti incomprensibili. Degno di riconoscimento è il riporto di alcuni passi dell’Iliade e dell’Odissea, perfettamente inseriti nel contesto, accompagnati da un breve ma interessante commento. Il linguaggio è perfettamente comprensibile nonostante l’argomento trattato sia piuttosto arcaico e lontano dai giorni nostri ( ma solamente su questioni temporali, per niente su questioni psicologiche, linguistiche e culturali ). Infine, anche le citazioni in greco ( translitterate in alfabeto latino) non possono essere tralasciate, perché sono capaci di trasportare la mente del lettore in altri luoghi, quelli trattati, in altre mentalità e stili di vita, facilitando l’immaginazione e la presa di coscienza, da parte del lettore, di una realtà esistita e non ancora del tutto estintasi. È su quest’ultimo concetto che intendo porre le mie conclusioni di questa recensione: in Itaca, la Cantarella ha saputo riportare alla luce più intensa la mentalità del mondo greco e le leggi morali che ne regolavano gli stili di vita, dimostrando che questo passato non è del tutto scomparso e che, anzi, vive assorto e silenzioso tra noi, influenzando ancora la psicologia, la lingua e la cultura odierne.
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