Leggi il programma di sala del prossimo concerto

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Martedì 7 marzo 2017, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Quartetto Meta4
Antti Tikkanen violino
Minna Pensola violino
Atte Kilpeläinen viola
Tomas Djupsjöbacka violoncello
Focus Schubert - III
- Quartetto n. 12 in do minore D 703 “Quartettsatz”
- Trio per archi n. 2 in si bemolle maggiore D 581
- Quartetto n. 13 in la minore D 804 “Rosamunde”
15
Di turno
Liliana Konigsman
Marco Bisceglia
Direttore artistico
Paolo Arcà
5 minuti prima di ascoltare: Oreste Bossini
Con il contributo e il patrocinio di
Franz Schubert
(Vienna 1797 - 1828)
Quartetto n. 12 in do minore D 703 “Quartettsatz” (ca. 11’)
Allegro assai
l Anno di composizione: 1820
l Anno di pubblicazione: Lipsia, 1870
Trio per archi n. 2 in si bemolle maggiore D 581 (ca. 20’)
I. Allegro moderato II. Andante III. Menuetto. Allegretto IV. Rondò. Allegretto
l Anno di composizione: 1817
l Anno di pubblicazione: Lipsia, 1872
Quartetto n. 13 in la minore D 804 “Rosamunde” (ca. 35’)
I. Allegro ma non troppo II. Andante III. Menuetto. Allegretto - Trio
IV. Allegro moderato
l Anno di composizione: 1822
l Anno di pubblicazione: Vienna, 1855
«Ho fatto poco di nuovo nel Lied – scrive Schubert al pittore Leopold Kupelwieser il 31 marzo 1824 – dal momento che mi sono dedicato a pezzi per più
strumenti. Ho composto due Quartetti e un Ottetto, e voglio scrivere ancora
un Quartetto, soprattutto mi voglio incamminare in questa maniera sulla strada della grande Sinfonia». Il percorso era stato tracciato da Beethoven, che in
quel torno di tempo stava preparando l’esecuzione della Nona Sinfonia, come
racconta un altro passo della lettera: «Le ultime di Vienna sono che Beethoven
sta per dare un concerto, nel quale presenterà la sua nuova Sinfonia, tre numeri
della nuova Messa e una nuova Ouverture. A Dio piacendo, anch’io sto pensando
di dare un concerto simile l’anno prossimo». Certo, il sofferto idealismo della
Nona, con i suoi appelli alla fratellanza universale proclamati nel segno di un
kantiano ottimismo della volontà, sembra lontano anni luce dalla concreta realtà
psicologica di Schubert, in quella crudele primavera vissuta sotto la cappa di
un umore cupo e depresso. «Mi sento l’essere più infelice, più misero al mondo.
Immaginati un uomo la cui salute è definitivamente compromessa e che, anziché
migliorare, continua a peggiorare a causa della sua disperazione, un uomo, dico,
che ha visto svanire nel nulla le sue più brillanti speranze, cui le gioie dell’amore
e dell’amicizia non offrono null’altro che sofferenze, cui l’entusiasmo (quantomeno stimolante) per la bellezza minaccia di scomparire, e domandati se non
sia proprio un uomo misero, infelice». Con il fiasco di Rosamunde, Fürstin von
Cypern di Helmine von Chésy, per il quale Schubert aveva scritto le musiche di
scena, le porte del teatro si chiudono definitivamente. Le grandi opere Alfonso
und Estrella e Fierrabras sono rimaste nel cassetto quasi fino ai nostri giorni,
mentre le musiche di Rosamunde hanno trovato un riflesso nella musica strumentale, l’ultima utopia di Schubert. Dopo la grande crisi del 1824, la forma
della variazione su un tema tratto dalla propria produzione assume un ruolo
rilevante nella sua musica, come per un desiderio di esprimere in maniera allusiva un sentimento poetico attraverso un linguaggio privo di parole. Anche il
Quartetto in la minore, come il gemello della “Morte e la fanciulla”, comprende
un movimento di variazioni, su un tema tratto dalle musiche di scena per Rosamunde, che in seguito fornirà anche un altro tema per le variazioni del terzo
Impromptu della serie dell’op. 142.
La strada per la grande Sinfonia, tuttavia, non era soltanto il frutto di una crisi
spirituale. Schubert aveva già imboccato qualche anno prima una via nuova e
originale nella scrittura di musica da camera con un Quartetto in do minore rimasto incompiuto, cosa frequente nella sua produzione. Il lavoro, iniziato di getto nel dicembre del 1820, si ferma dopo qualche decina di battute del movimento
lento, lasciando intatto però l’intero tronco del primo movimento “Allegro assai”, eseguito di norma con il titolo di Quartettsatz, movimento di quartetto. Le
novità dello stile maturo di Schubert, conclamate nei grandi lavori strumentali
del 1824, sono già presenti in embrione in questo frammento, che forse Schubert ha lasciato in una forma incompiuta per aver intuito troppo precocemente
in quale direzione si sarebbe sviluppato il suo linguaggio, in altre parole senza
essere ancora pronto a risolvere sul piano formale ed espressivo i problemi posti
dalle premesse poetiche.
Il primo elemento di rottura rispetto alla tradizione classica è la scrittura orchestrale dell’inizio. Il tema è rappresentato in pratica da un motivo cromatico
discendente, ripetuto ossessivamente a note ribattute e incrementato a ogni
ripetizione dall’ingresso di un nuovo strumento, fino a toccare il picco sonoro
con una strappata a tutta forza sull’accordo di re bemolle maggiore, che nel
vocabolario della teoria musicale sarebbe la sesta napoletana, un accordo particolarmente espressivo. Bruciata tutta la disperazione nel parossismo del furore,
il motivo cromatico discendente si ripresenta in forma più morbida e il tempestoso scroscio di note iniziale si distende in un ritmo fluente di 6/8, che schiude
le porte al dolce cantabile del secondo tema. La tonalità però non è quella “regolare” del relativo maggiore mi bemolle, bensì quella più lontana e melanconica
di la bemolle maggiore. La bellezza della melodia induce il quartetto a ripetere
il tema all’ottava superiore, arricchito la seconda volta dal contrappunto cantabile della voce tenorile del violoncello. Questo duetto amoroso viene interrotto
bruscamente da una nuova esplosione di angoscia, che raggiunge il colmo dell’esasperazione sull’accordo dominante di sol maggiore, confermato con sferzanti
scudisciate degli archi, prima di placarsi di nuovo, come spossato, in una sorta
di atarassia spirituale. La descrizione dell’esposizione sottolinea come il carat-
tere privato e introspettivo dell’espressione musicale prevalga ormai sul disegno formale della sonata, mostrando come il nuovo ideale del linguaggio, anche
nell’ambito della musica strumentale, abbia per fulcro l’altalena delle emozioni
personali.
I fertili germi annidati in questo torso incompiuto fioriscono in pieno nei grandi
Quartetti del 1824. La grave malattia venerea, contratta tra il 1822 e il 1823,
indusse Schubert a considerare in maniera nuova il significato della propria musica. I lavori strumentali degli anni successivi recano l’impronta di questa nuova
coscienza, che proietta l’arte di Schubert sullo sfondo del dramma psicologico.
Schubert è il primo autore a trattare la forma di variazione in una dimensione
autoreferenziale. Nel Quartetto in la minore il tema proviene dall’Entr’act n. 5 di
Rosamunde. Il teatro era stata la grande illusione di Schubert, che reagisce con
una violenta ondata creativa alle cocenti sconfitte incassate in quegli anni. La
strada verso la Sinfonia, dunque, è lastricata di amarezza, risentimento e solitudine, che si rovesciano come un diluvio sulla musica strumentale. Il nuovo stile
assomiglia a quello della musica vocale, con la quale il Quartetto si confonde fin
dalle battute iniziali. La melodia, introdotta da un paio di battute d’accompagnamento, sembra presa di peso da un Lied, ma sottopelle è turbata da un fremito
degli archi, come se il destino l’avesse segnata. Anche in questo caso, come nel
Quartetto in do minore, Schubert sottolinea con enfasi la sesta napoletana, che
guida la cadenza verso il secondo tema. Sebbene illuminati da una luce diversa,
i due temi sono chiaramente figli dello stesso genitore. La forma sonata si sviluppa in maniera ambigua, con la sensazione di ruotare attorno a un’unica idea
musicale in perenne trasformazione armonica. Nella ripresa il secondo tema
respira in maniera più aperta, ma è un’illusione di breve durata, perché alla fine
il movimento si ripiega di nuovo su se stesso e termina con un accesso d’ira e di
cupo pessimismo.
Il carattere privato del lavoro viene rafforzato da una sottile strategia di citazioni. Oltre al tema dell’“Andante”, Schubert usa nel “Menuetto” la musica di un
Lied su testo di Schiller, Die Götter Griechenlands, con l’inquietante domanda
senza risposta: “Schöne Welt, wo bist du?” (O mondo di bellezza, dove sei?).
Il “Menuetto” non ha nulla del carattere capriccioso e ironico degli scherzi di
Haydn e di Beethoven, solo una bellezza velata e un languor mortale, per dirla
con Manzoni. La tonalità di la maggiore irradia una serenità pastorale sul finale,
“Allegro moderato”. La forma di rondò sonata si sviluppa a partire da un tema
di grazia rococò, impreziosito con gesti leggiadri dagli accenti sul tempo debole
e dalle acciaccature. La tonalità di do diesis minore invece avvolge in un velo di
melanconia il secondo tema, che suggerisce per questo finale il nome di Mozart.
Anche se offuscata qua e là da un’ombra di nostalgia, la luce del movimento non
perde mai del tutto la luminosa qualità dell’inizio e la forma settecentesca non
viene mai squassata dal soffio impetuoso delle passioni romantiche. La bellezza
del mondo forse si è rintanata in un angolino nascosto, ma non è ancora scomparsa del tutto.
Nel giugno del 1816 Schubert riceve la sua prima commissione come musicista.
«Oggi per la prima volta ho scritto musica dietro compenso», scrive con orgoglio
nel diario. L’occasione era il compleanno del professore di Legge e Scienze politiche all’Università di Vienna Heinrich Joseph Watteroth, inviso alle autorità
per il suo radicalismo libertario, ma proprio per questo amatissimo dai suoi studenti. Tra di essi figuravano diversi amici di Schubert come Spaun, Mayrhofer
e Schober, che in accordo con l’appassionato di musica Josef Witteczek incaricarono il musicista di scrivere una cantata, purtroppo perduta, intitolata Prometheus, su testo dello studente di legge Philipp Draxler. Era un passaggio
importante nella vita di Schubert, che comincia a coltivare l’idea d’imboccare la
professione di musicista. Questa prospettiva cambia anche la sua visione della
musica da camera, che fino a quel momento rappresentava in primo luogo solo
un piacevole passatempo. In settembre Schubert abbozza un trio per archi in
si bemolle maggiore, che rimane a uno stadio embrionale, il primo movimento
per intero e qualche decina di battute del tempo lento, in maniera analoga al
Quartettsatz. Nel settembre dell’anno successivo, 1817, Schubert torna sulla
scrittura per trio d’archi con un nuovo lavoro nella stessa tonalità, questa volta
però non solo completando l’opera, ma addirittura con una seconda versione
scritta a caldo per mettere a punto la composizione. L’intenzione forse era di
perfezionare la mano con un tipo di scrittura particolarmente scomoda come
quella per il trio d’archi. Questa formazione infatti copre lo spazio sonoro come
una tovaglia troppo corta, rispetto al quartetto, costringendo gli strumenti a
una scrittura abbastanza virtuosistica e intricata. Non a caso si trovano pochi
esempi precedenti nella letteratura classica, anche se Mozart e soprattutto
Beethoven avevano raccolto la sfida con lavori di grande qualità. Schubert parte
da qui, cercando di spremere il massimo dal linguaggio settecentesco, nel solco
dei maestri precedenti. Lo stile dell’esposizione, in cui si distinguono a stento i
due temi principali della forma sonata, riprende l’idea monotematica di Haydn,
mentre l’indulgenza verso le fioriture in stile galante ricorda il decoro finissimo
del Divertimento di Mozart. L’“Andante” in fa maggiore sprigiona pure un profumo di Haydn, grazie alla miscela eterogenea di semplicità, arguzia, sorpresa
e galanteria ottenuta dal più banale dei temi. Più mozartiano invece il “Menuetto”, che nelle pieghe degli inchini e degli sguardi in tralice nasconde squarci di
poesia, senza contare il debito con il Divertimento della lunga frase della viola
all’interno del “Trio”. Il delizioso “Rondò. Allegretto” mette in luce l’anima teatrale di Schubert, che potrebbe aver scritto il tema come musica di scena per
un Singspiel. La vitalità e il buon umore di questo finale sono la degna eredità
ricevuta dai maestri viennesi, ma il Trio in si bemolle non è soltanto una copia
d’autore. La personalità dell’autore viene comunque a galla nella sbalorditiva
fantasia armonica, che consente di accostare in maniera naturale e mai banale
tonalità dal colore anche lontano.
Oreste Bossini
Schubert: rapporto privilegiato con la parola
Il programma di questa sera include il Quartetto n. 13 in la minore di Franz
Schubert, il cui “Andante” ha un tema ripreso dalle musiche di scena che il
compositore scrisse per il dramma romantico Rosamunde, Principessa di
Cipro di Wilhelmine von Chézy, rappresentato a Vienna il 20 dicembre 1823 al
Theater an der Wien, un ennesimo fiasco che segna la fine della carriera
teatrale di Schubert. Noto come op. 29 n. 1, è l’unico quartetto per archi
pubblicato (1824) durante la breve esistenza del compositore.
La produzione schubertiana per il teatro occupa un minuscolo spazio all’interno
dell’immenso catalogo delle opere curato da Otto Erich Deutsch, nel quale,
naturalmente, i “Lieder e arie a voce sola” fanno la parte del leone. Eppure, è
legittimo sospettare l’esistenza di una attrazione naturale verso l’opera e la
drammaturgia da parte di un musicista capace come pochi di conferire sublimità
alla parola: nei suoi Lieder, gli studiosi sono concordi, la melodia sa portare alla
luce il significato più profondo del testo poetico, restituendo contenuto e forza
espressiva persino ai versi più banali.
Ancora giovanissimo, Schubert compose Singspiele, genere teatrale tedesco
che consta di parti cantate e parti recitate; negli anni Venti, nel pieno della
maturità stilistica, arrivò a dare forma compiuta a due opere nel senso vero e
proprio del termine, cioè interamente cantate, Alfonso und Estrella del 1821-22
e Fierrabras, di circa un anno posteriore. Questi ultimi sforzi non ebbero però
alcun riconoscimento in una Vienna post-Congresso (dominata, peraltro, da una
censura attiva soprattutto nei confronti del teatro contemporaneo) dove l’opera
italiana la faceva ancora da padrona. Né Alfonso und Estrella, né Fierrabras,
scritte in uno stile proprio al compositore, vennero infatti accettate dai teatri
cittadini; le prime rappresentazioni avverranno decenni più tardi, e non sempre
in forma integrale. In quegli anni ancora si stava formando e consolidando
l’idea di un’opera “tedesca”, da contrapporre a quelle italiana e francese. Il
Freischütz di Carl Maria von Weber, considerata il prototipo dell’opera
romantica tedesca, viene rappresentato a Berlino nel 1821. Ma a prevalere nei
repertori resta, fino alla metà del secolo, la tradizione: nei primi mesi del 1822
Rossini visita proprio Vienna e, grazie al fatto che Domenico Barbaja, il famoso
impresario del San Carlo di Napoli, assume in quell’anno anche l’appalto del
teatro di corte di Porta Carinzia, ben sei opere del genio pesarese vengono
rappresentate nella capitale dell’impero asburgico, riscuotendo un grande
successo.
Per Schubert l’aspirazione a tradurre in musica il significato più intimo del testo
scritto trova comunque la sua manifestazione per eccellenza nel Lied, forma che
bene si accorda all’atmosfera raccolta dei salotti in cui egli ritrova l’affetto e il
sostegno (anche materiale) di una cerchia di amici e protettori a lui indispensabili.
Perché, come ha osservato Renato Di Benedetto tracciando un parallelo
squisitamente viennese fra le vicende mozartiana e schubertiana, per tutta la
vita di questo musicista consensi e riconoscimenti s’incrociano con sistematiche
frustrazioni dei suoi tentativi di essere ammesso a pieno diritto nella vita
artistica della capitale asburgica (“Romanticismo e Scuole Nazionali
nell’Ottocento”, Torino, EDT 1982). Protettori ed amici, incluso il cantante
dell’opera di corte Johann Michael Vogl, fanno così della sua musica il fulcro di
vivaci serate, le “schubertiadi”, contribuendo a far conoscere alla buona società
Lieder, danze, sonate.
Il Lied è un filo conduttore della vicenda creativa di Schubert, e ciò sembra
essere ancora vero quando, nella fase più matura, il compositore rivolge i propri
sforzi a forme strumentali. In una lettera del 31 marzo 1824 all’amico Leopold
Kupelwieser, quattro anni prima di morire, lui stesso racconta di non avere
dedicato molto del proprio lavoro a nuovi Lieder, ma di essersi invece cimentato
in alcune composizioni strumentali, in particolare due quartetti e un ottetto. Il
musicista rivela l’intenzione di scrivere un altro quartetto, volendo in tal modo
preparare la strada alla creazione di una “grande sinfonia”. Fra i due quartetti
ai quali Schubert fa riferimento nella corrispondenza c’è quello in la minore,
contenente appunto la citazione delle musiche per Rosamunde e ancora, nel
“Minuetto”, un tema tratto da un precedente Lied (“Schöne Welt, wo bist du”)
costruito su un frammento poetico di Schiller. L’altro quartetto è quello in re
minore, anch’esso del 1824. Pure quest’ultimo, nell’“Andante”, propone
variazioni costruite sul tema di un Lied del 1817, intitolato “La morte e la
fanciulla” (da cui il nome del quartetto), testo di Matthias Claudius. Pur non
udibili, testo e parola poetica diventano così l’anima silente di queste opere
dell’ultimo periodo.
Lo stesso linguaggio musicale di Schubert, col suo andamento apparentemente
erratico – così lontano dalla logica linearità dello stile classico, incatenata al
dualismo tonica-dominante – utilizza modalità più affini alla poesia: le
concatenazioni fra diversi episodi sono guidate, piuttosto, come scrive Di
Benedetto, da “associazioni, affinità, reminiscenze”. È la nuova, divina
emanazione del sentimento.
Paola Rossetti
Allieva del Biennio di Musicologia del Conservatorio “G. Verdi” di Milano
Quartetto Meta4
Fondato nel 2001 il Quartetto Meta4 ha studiato con Hatto Bayerle e Johannes
Meissl alla European Chamber Music Academy (ECMA), l’accademia
internazionale per la musica da camera fondata su iniziativa di Hatto
Bayerle con l’intento di offrire a giovani ensemble corsi di perfezionamento di
altissima qualità.
Nel 2004 il Quartetto Meta4 ha meritato il primo premio al concorso
internazionale Šostakovič di Mosca oltre al premio speciale per la migliore
esecuzione del brano di Šostakovič. Nel 2007 ha vinto il concorso internazionale
per musica da camera Joseph Haydn di Vienna. Nello stesso anno, il
Ministero della Cultura finlandese ha assegnato al Meta4 il Premio annuale
per la Cultura. Dal 2008 al 2010 ha fatto parte del progetto “New Generation
Artists” della BBC; nel 2013 ha meritato il premio speciale della Fondazione
Jenny e Antti Wihuri. Al Quartetto è stato inoltre assegnato il premio che la
Società del Quartetto ha messo a disposizione per festeggiare i cento anni di
Maria Teresa Bazzi (1905-2006), storica figura della nostra Società della quale
è stata fervida protagonista per oltre mezzo secolo.
Il Meta4 è stato direttore artistico del Festival di Oulunsalo dal 2008 al 2011,
dal 2008 è “in residence” al Festival di Kuhmo.
Suona regolarmente in tutte le più importanti sale dal concerto del mondo.
Recentemente è stato ospite del Konzerthaus di Vienna, Wigmore Hall e
King’s Place di Londra, Auditorio Nacional di Madrid, Cité de la Musique di
Parigi e Konserthus di Stoccolma. Nella stagione in corso suonerà tra l’altro,
oltre che in Finlandia, a Londra, Bonn, Stoccarda, Israele e in Australia.
In ambito discografico ricordiamo la registrazione dei Quartetti op. 55 di
Haydn (Echo Classics 2010), i Quartetti n. 3, 4 e 7 di Šostakovič (Record of the
Year 2012), il Quartetto “Voces Intimae” di Sibelius. Nel 2014 ha registrato i
Quartetti n. 1 e n. 5 di Bartók.
È stato ospite della nostra Società nel 2007.
Musica
nel tennis
Villa Necchi Campiglio
via Mozart, 14 - Milano
2017
Sabato 28 gennaio 2017 ore 17.30
Sabato 4 febbraio 2017 ore 17.30
Sabato 11 febbraio 2017 ore 17.30
Quartetto Noûs
Leonardo Colafelice
Marco Gialluca
Beethoven - Sonata n. 5 in do minore
op. 10 n. 1
Schubert - Moments musicaux
in do diesis minore op. 94 n. 4 D 780
Beethoven - Sonata n. 26 in mi bemolle
maggiore op. 81a “Les Adieux”
Mendelssohn - Variations sérieuses
in re minore op. 54
Čajkovskij-Pletnev - Lo Schiaccianoci, Suite
Annalisa Orlando
Sabato 18 febbraio 2017 ore 17.30
Sabato 11 marzo 2017 ore 17.30
Sabato 25 marzo 2017 ore 17.30
Trio Metamorphosi
Alessandro Taverna
Quartetto Guadagnini
pianoforte
Tiziano Baviera violino
Alberto Franchin violino
Sara Dambruoso viola
Tommaso Tesini violoncello
Dvořák - Quartetto n. 10
in mi bemolle maggiore op. 51
Mendelssohn - Quartetto n. 6
in fa minore op. 80
violino
pianoforte
Brahms - Scherzo in do minore
dalla Sonata F.A.E.
Schubert - Sonatina in re maggiore
op. 137 n. 1 D 384
Schubert - Rondò brillante in si minore
op. 70 D 895
Brahms - Sonata n. 3 in re minore op. 108
ROMANTICISMO!
pianoforte
Mauro Loguercio violino
Francesco Pepicelli violoncello
Angelo Pepicelli pianoforte
Martucci - Trio n. 1 in do maggiore op. 59
Schumann - Trio n. 1 in re minore op. 63
Chopin - Scherzo n. 1 in si minore op. 20
- Scherzo n. 2 in si bemolle minore op. 31
- Scherzo n. 3 in do diesis minore op. 39
- Scherzo n. 4 in mi maggiore op. 54
- Sonata n. 3 in si minore op. 58
Fabrizio Zoffoli violino
Giacomo Coletti violino
Matteo Rocchi viola
Alessandra Cefaliello violoncello
Carpi - Due movimenti per quartetto d’archi
Dvořák - Quartetto n. 12 in fa maggiore
op. 96 “Americano”
Brahms - Quartetto n. 1 in do minore
op. 51 n. 1
Biglietti
Interi: € 10
Ridotti: € 5, riservati a chi è Socio o della Società del Quartetto
o dei FAI, su prenotazione, sino a esaurimento dei posti.
Gratuiti: riservati a chi è Socio sia della Società del Quartetto,
sia del FAI, su prenotazione, sino a esaurimento dei posti.
Il biglietto dà diritto di visitare la Villa il giorno del concerto
o in altra data entro il 31 marzo 2017 con prenotazione
obbligatoria al n. 02 76340121 (da mercoledì a venerdì).
Informazioni e prenotazioni
Società del Quartetto di Milano
via Durini 24 - 20122 Milano
Tel. 02.795.393
[email protected]
www.quartettomilano.it
Con il contributo della
Con il contributo
e il patrocinio di
Sponsor istituzionali
Media partner
Con il contributo di
al progetto “Società del Quartetto:
dalle nostre radici, inventiamo il futuro”
Soggetto riconosciuto di rilevanza regionale
La Società del Quartetto partecipa a
In collaborazione con
Premio Sergio Dragoni a Casa Verdi
Quasi un talent show musicale
I giovani vincitori del Premio del Conservatorio di Milano 2016 in competizione
La giuria del concorso è formata dai musicisti Ospiti di Casa Verdi
I concerti si terranno a Casa Verdi, piazza Buonarroti 29, il giovedì dalle 17 alle 18
Biglietti € 2
9 febbraio 2017
16 marzo 2017
6 aprile 2017
4 maggio 2017
Francesco Granata
Ilaria Ronchi
Elisa Balbo
saxofono
pianoforte
Francesco Ronzio
flauto
soprano
Salvatore Castellano Luigi Denaro
Mozart - Sonata in si bemolle
maggiore K 333
Beethoven - Sonata n. 31 in
la bemolle maggiore op. 110
Schubert - Wanderer
Fantasie in do maggiore
op. 15 D 760
Damiano Afrifa
Davide Cavalli
pianoforte
Luigi Palombi
Schubert - Introduzione
e Variazioni sul Lied “Trockne
Blumen” D 802
Reinecke - Sonata per flauto
e pianoforte “Undine”
op. 167
Casella - Sicilienne
et Burlesque per flauto
e pianoforte
Martin - Ballade
Arie di Bellini, Tosti, Liszt,
Verdi e Puccini
Desenclos - Prelude,
Cadence et Finale
Villa-Lobos - Fantasia
Schulhoff - Hot-Sonate
Françaix - Cinq Danses
Exotiques
Jolivet - Fantaisie Impromptu
Woods - Sonata (I mov.)
Schubert - Sonata
in la minore op. 42 D 845
Chopin - Berceuse op. 57
in fa bemolle maggiore
- Barcarola op. 60
in fa diesis maggiore
Daniele Bonini
pianoforte
pianoforte
16 febbraio 2017
Valentina Vanini
mezzosoprano
Giuseppina Coni
pianoforte
23 marzo 2017
Arie di Quilter, CastelnuovoTedesco, Tosti, de Falla, Berio
Francesca Marini
2 marzo 2017
Chiara Borghese
violino
Yoko Kimura
pianoforte
Elgar - Sonata in mi minore
per violino e pianoforte op. 82
Wieniawski - Capricci op. 18
n. 3 e 4 per violino solo
Paganini - Capriccio
in si bemolle maggiore op. 1
n. 13 per violino solo
Sarasate - Zigeunerweisen
per violino e pianoforte op. 20
arpa
Tournier - Sonatine
pour Harpe op. 30
de Falla - Danza spagnola
n. 1 dall’opera La Vida breve
Patterson - The Red-backed
Spider
- The Black Widow
Chertok - Around the Clock
30 marzo 2017
Diego Petrella
pianoforte
pianoforte
20 aprile 2017
Giuseppe Grosso
fisarmonica
Pachelbel - Ciaccona
in fa minore
Angelis - Impasse
(I e II movimento)
Voitenko - Revelation
Semionov - Divertimento
Pozzoli - danza fantastica
mezzosoprano
Yuka Godha
Haydn - Sonata n. 62 in mi
bemolle maggiore Hob.XVI.52
Brahms - Variazioni sul tema
di Paganini op. 35, vol. I
Liszt - Rapsodia spagnola
S. 254
Prokof’ev - Sonata n. 7 op. 83
Mozart - Sonata
in re maggiore K 576
Beethoven - Sonata n.15
in re maggiore op. 28
Schumann - Papillons op. 2
Chopin - Notturno n. 2
in sol minore op. 37
Mendelssohn - Variations
sérieuses op. 54
18 maggio 2017
Oliviya Antoshkina
soprano
Michele Varriale
pianoforte
Arie di Händel, Purcell,
Bellini, Donizetti, Massnet,
Saint-Saëns, Mahler, Hahn,
Rachmaninov, Williams
pianoforte
Ravel - Sonatina in fa diesis
minore M. 40 arr. per sax
soprano e pianoforte
Poulenc - Sonata per oboe
e pianoforte FP 185 arr. sax
soprano e pianoforte
Albright - Sonata per sax alto
e pianoforte
Decruck - Sonata in do diesis
per sax alto e pianoforte
pianoforte
pianoforte
pianoforte
saxofono
Caterina Piva
Davide Ranaldi
Isa Trotta
16 novembre 2017
2 novembre 2017
11 maggio 2017
27 aprile 2017
Brahms - Sonata n. 3
in fa minore op. 5
Rachmaninov - Selezione
di Preludi e Studi
25 maggio 2017
Arie di Bellini, Bizet,
Saint-Saëns, Verdi, Barber,
Mozart, Tosti, Massenet,
Fauré
giovedì 9 novembre 2017
Guido Orso Coppin
pianoforte
Prokof’ev - Sonata n. 2 op. 14
Beethoven - Sonata n. 8 in
do minore op. 13 “Patetica”
Schubert - Wanderer
Fantasie in do maggiore
op. 15 D 760
Liszt - Studio in sol diesis
minore S. 141 n. 3
“La campanella”
23 novembre 2017
Riccardo Zangirolami
pianoforte
Rachmaninov - Preludi op. 23
n. 2, 4 e 5
Liszt - Ballata n. 2 in si minore
Brahms - Variazioni su un
tema di Paganini op. 35, vol. II
Gershwin - Three Preludes
Skrjabin - Sonata n. 2 op. 19
Kapustin - Toccatina op. 40
Dopo i concerti si può
partecipare alla visita
guidata della cripta e delle
sale museali di Casa Verdi
Biglietti
in vendita presso
Società del Quartetto
in orari di ufficio e, nei giorni
di concerto a partire
dalle 16.30, a Casa Verdi.
9 marzo 2017
Danilo Mascetti
pianoforte
Informazioni
Beethoven - Sonata
in la maggiore op. 2 n. 2
Schubert/Liszt - Gretchen
am Spinnrade, Barcarolle,
Erlkönig
Ravel - Miroirs
Società del Quartetto
Via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02 795393
[email protected]
www.quartettomilano.it
Tavola dal Progetto di Camillo Boito
per la Casa di Riposo per musicisti
“G. Verdi”
Il Premio Sergio Dragoni fa parte del progetto
“Società del Quartetto: dalle nostre radici, inventiamo il futuro”
sostenuto da
Sponsor istituzionali
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Con il contributo
e il patrocinio
del Comune di
Soggetto riconosciuto di rilevanza regionale
La Società del Quartetto
partecipa a
Prossimo concerto:
Martedì 14 marzo 2017, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Andrea Lucchesini pianoforte
Sandro Cappelletto voce narrante
Ancora un focus su Schubert, in questa stagione dedicata al 220° anniversario della
nascita. Questa volta l’attenzione si sposta sul ciclo delle ultime Sonate per
pianoforte, scritte in parallelo nell’estate del 1828, poche settimane prima della
scomparsa. I tre lavori, che rappresentano l’estrema propaggine del pianoforte di
Schubert, sono interpretati in una forma originale da Andrea Lucchesini, che intreccia
un dialogo serrato con il racconto di Sandro Cappelletto, in una maratona di parole
e note volta a restituire il quadro filosofico e psicologico che sta sullo sfondo di uno
dei più sbalorditivi testamenti spirituali della storia della musica.
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