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LIFE09NAT/IT/000160 ARCTOS PRIMO REPORT DI AVANZAMENTO 30.06.2012 ALLEGATO 5 Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell’orso – Azione A2 LIFE09 NAT/IT/000160 “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”- ARCTOS Azione A2: “Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” www.life-arctos.it Premessa I risultati delle relazioni tecniche sullo stato sanitario delle popolazioni di domestici e selvatici nelle aree di presenza dell’Orso bruno nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nella Regione Lombardia e i relativi sistemi di monitoraggio e controllo sanitario hanno delineato sostanzialmente due scenari profondamente diversi, se letti nell’ottica della conservazione del plantigrado. In entrambe le aree di studio l’analisi dello stato di fatto si è concentrata sull’efficienza ed efficacia dei sistemi di monitoraggio e su una valutazione della diffusione di 13 agenti patogeni che potrebbero potenzialmente mettere a rischio la sopravivenza dell’Orco bruno. Nell’area appenninica sinteticamente è emerso che: a) la sovrapposizione fra aree di frequentazione degli ambienti naturali e dei pascoli fra domestici e selvatici è molto elevata, e si risolve in una “partecipazione collettiva” al mantenimento del patogeno; l’analisi porta a concludere che nel territorio indagato sussistono 13 patogeni a rischio per l’orso, di cui 7 prioritari; b) Il sistema di monitoraggio e le tecniche utilizzate, in base ai dati disponibili analizzati, risultano inefficaci; c) Esistono delle criticità in merito all’attendibilità della diagnosi. d) Sussiste una scarsa coerenza fra le banche dati esistenti; e) Si è sviluppata, nell’area di studio una zootecnia molto estensiva, con prevalenza di bestiame grosso allevato allo stato brado, poco gestita; In Regione Lombardia è invece emerso che: a) I 7 patogeni prioritari potenzialmente rischiosi per l’orso hanno una presenza scarsa o controllata in Regione Lombardia. b) Regione Lombardia ha effettuato comunque una analisi di come certe patologie, che coinvolgono potenzialmente l’orso, vengono gestite a livello regionale, in termini di normativa vigente, regolamenti, procedure adottate e controlli. Tale analisi non era stata precedentemente effettuata dal punto di vista della conservazione dell’orso, in quanto i regolamenti e le normative si pongono obiettivi decisamente differenti. Dalla analisi tuttavia emerge che lo stato della pratica sanitaria che si è sviluppata in Lombardia per far fronte a problematiche quali l’aviaria, la rabbia, il controllo del bestiame pascolate ecc, concorre probabilmente a mantenere basso il livello di rischio sanitario anche per l’orso. I dati emersi dalle due relazioni tecniche vanno poi letti e analizzati alla luce di considerazioni strettamente legate alla conservazione dei due nuclei, essendo le strategie necessarie a garantire un adeguato livello di attenzione per la conservazione dell’orso marsicano e della popolazione di orso sulle Alpi orientali, fortemente diverse. Infatti, nel caso dell’orso marsicano, cioè di una popolazione a forte rischio di estinzione, a causa di una serie di fattori concomitanti quali: isolamento genetico, numero esiguo di individui, scarsa sopravvivenza dei piccoli, forte pressione venatoria, ecc., anche il rischio sanitario a cui è esposta la popolazione assume un’importanza cruciale. Nel secondo caso ci si trova invece di fronte ad una popolazione al momento in espansione, che non presenta, allo stato attuale fattori di rischio intrinseci: la popolazioni è dinamica, proviene da un nucleo di fondatori rilasciato in trentino, provenienti dalla Slovenia, e da questo nucleo, che non è forse al momento ancora ecologicamente corretto chiamare popolazione, provengono gli individui che saltuariamente, ma con sempre crescente assiduità, raggiungono il territorio lombardo. www.life-arctos.it 2 Allo stato attuale le criticità maggiori per la conservazione dell’orso risiedono principalmente nella conflittualità con le attività antropiche, resa ancora più evidente laddove la memoria della presenza dell’orso sulle montagne si è oramai persa e si presenta il rischio che l’uomo arrivi a superare la propria soglia di tollerabilità nei confronti del plantigrado, visto come elemento ostativo alle proprie attività. Se si considerano quindi congiuntamente i risultati della relazione tecnica, interpretati alla luce dello stato delle popolazioni appenniniche e alpine emerge chiaramente che il rischio sanitario riveste un ruolo cruciale per la conservazione dell’orso appenninico, mentre è minima per l’orso delle Alpi. In tale contesto emerge sicuramente una forte necessità di realizzare delle linee guida per la gestione della pratica sanitaria in Appennino. In Regione Lombardia risultano superflue visto il basso livello di persistenza dei patogeni potenzialmente a rischio per l’orso, correlato all’elevato standard tenuto in Regione in tema di monitoraggio e controllo sanitario. 3 www.life-arctos.it Azione A2: “Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” Relazione Tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell’Orso nell’areale appenninico A cura di: Massimo FENATI Leonardo GENTILE Paolo SANTINI Raffaela CORRAIN Paolo CIUCCI www.life-arctos.it 4 Sommario Premessa ........................................................................................................................................................................................................ 2 Sommario....................................................................................................................................................................................................... 5 Ringraziamenti ............................................................................................................................................................................................... 6 Riassunto esecutivo ....................................................................................................................................................................................... 7 Introduzione .................................................................................................................................................................................................. 9 Metodi .................................................................................................................................................................................................... 11 AREA DI STUDIO ................................................................................................................................................................................ 11 RACCOLTA DEI DATI .......................................................................................................................................................................... 12 BANCA DATI SANITARIA ................................................................................................................................................................... 12 BANCA DATI ANAGRAFICA ............................................................................................................................................................... 12 ANALISI STATISTICA .......................................................................................................................................................................... 13 LEGENDA ........................................................................................................................................................................................... 15 Struttura sanitaria e normativa vigente ................................................................................................................................................ 16 STRUTTURA SANITARIA COMPETENTE ............................................................................................................................................ 16 NORMATIVA SANITARIA ................................................................................................................................................................... 17 BRUCELLOSI BOVINA (Brucella abortus) .......................................................................................................................................... 18 BRUCELLOSI OVI-CAPRINA (Brucella melitensis ed ovis) ................................................................................................................ 19 BRUCELLOSI SUINA (Brucella suis) ................................................................................................................................................... 19 TUBERCOLOSI.................................................................................................................................................................................... 19 BLUE TONGUE O FEBBRE CATARRALE DEGLI OVINI ........................................................................................................................ 20 MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA ..................................................................................................................................... 21 LEPTOSPIROSI.................................................................................................................................................................................... 22 TRICHINELLOSI .................................................................................................................................................................................. 22 TOXOPLASMOSI ................................................................................................................................................................................ 23 FEBBRE Q (Coxiella burnetii) ............................................................................................................................................................ 23 CHLAMIDIOSI .................................................................................................................................................................................... 24 BORRELIOSI DI LYME......................................................................................................................................................................... 24 LEISHMANIOSI................................................................................................................................................................................... 24 BOTULISMO....................................................................................................................................................................................... 24 PARATUBERCOLOSI........................................................................................................................................................................... 25 RABBIA .............................................................................................................................................................................................. 25 ROGNA SARCOPTICA ........................................................................................................................................................................ 25 ENC EFALITI VIRALI EQUINE.............................................................................................................................................................. 26 TULAREMIA ....................................................................................................................................................................................... 26 PESTE (Yersinia pestis) ...................................................................................................................................................................... 27 ANTRACE O CARBONCHIO EMATICO (Bacillus anthracis) ............................................................................................................... 27 SARCOSPORIDIOSI ............................................................................................................................................................................ 27 NORMATIVA DI PROTEZIONE DELL’ORSO BRUNO MARSICANO .................................................................................................... 27 Risultati dell’analisi dei dati sanitari nelle specie domestiche e selvatiche ........................................................................................ 29 RACCOLTA DATI SANITARI ................................................................................................................................................................ 29 ANALISI DEI DATI SANITARI E DEMOGRAFICI .................................................................................................................................. 37 ANALISI DEI PROTOCOLLI DI MONITORAGGIO ................................................................................................................................ 70 Discussione e Conclusioni ...................................................................................................................................................................... 78 BIBLIOGRAFIA.................................................................................................................................................................................... 83 APPENDICE A.1 – Dati sanitari bestiame IZS “G. Caporale” ................................................................................................................. 84 APPENDICE A.1 – Dati sanitari bestiame IZS “G. Caporale” ................................................................................................................. 84 APPENDICE A.2 – Dati sanitari bestiame IZS Lazio e Toscana .............................................................................................................. 86 APPENDICE A.3 – Dati sanitari selvatici PNALM.................................................................................................................................... 87 APPENDICE A.4 – Dati sanitari selvatici P.R. Simbuini .......................................................................................................................... 88 APPENDICE B – Protocollo di raccolta dati sanitari e censuari............................................................................................................. 89 APPENDICE B.1 – Calendario riunioni Azione A2 ................................................................................................................................ 111 APPENDICE B.2 – Verbali riunioni Azione A2 ...................................................................................................................................... 112 APPENDICE C – Sintesi analisi bibliografica per Progetto Zootecnia ................................................................................................. 123 www.life-arctos.it 5 Ringraziamenti Un doveroso e sentito ringraziamento va al Dr. Romano Marabelli Capo del Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute del Ministero della Salute, al DIrettore Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari, Dr.ssa Gaetana Ferri e a suoi collaboratori, D.ri Luigi Ruocco e Andrea Maroni Ponti, Dirigenti Veterinari, per l’immediato interesse dimostrato alla conservazione dell’Orso bruno e per l’insostituibile collaborazione nel coinvolgere, guidare e coordinare tutti gli Enti diversamente coinvolti, sia nella produzione dei dati che nelle successive discussioni e condivisioni del presente lavoro. La redazione della presente relazione tecnica ha richiesto la ricerca, la produzione e l’organizzazione di dati sanitari sul bestiame domestico, che sono stati forniti dai D.ri Paolo Calistri e Daria Di Sabatino dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale d’Abruzzo e Molise “G. Caporale” e dal Dr. Francesco Scholl dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana, ai quali va il nostro sentito ringraziamento, esteso anche al Dr. Riccardo Orusa Direttore del Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli animali selvatici (C.E.R.M.A.S.), per la collaborazione al perfezionamento della presente relazione. Per la produzione dei dati sanitari sulla fauna selvatica delle Aree Protette della Regione Lazio, si ringrazia la Direzione Ambiente e il personale del Parco Regionale dei Monti Simbruini e della Riserva Regionale dei Monti della Duchessa. 6 www.life-arctos.it Riassunto esecutivo L’azione A2 del LIFE09 NAT/IT/000160 “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico” formalizza in sostanza la gestione sanitaria quale strumento per la conservazione dell’Orso bruno in Italia. Infatti, questa azione del progetto connotata come “valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” si articola in 2 fasi che prevedono la valutazione del monitoraggio sanitario e l’analisi dei risultati da questo scaturiti e la redazione delle linee guida specifiche con le quali si forniranno indicazioni per l'implementazione di un programma di monitoraggio sanitario realmente efficace e funzionale alla conservazione dell'orso e delle altre specie prioritarie (in primis il lupo). L’azione A2 poggia le proprie fondamenta su una precedente analisi, il progetto zootecnia commissionato dalla Regione Abruzzo al Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Roma la Sapienza. In questo studio sono state individuate, attraverso un’analisi del rischio semi-quantitativa, le priorità sanitarie in termini di infezioni trasmissibili per l’orso marsicano. I risultati di questa analisi hanno permesso di focalizzare ed ottimizzare le risorse, indirizzando l’azione A2 nel senso di una migliore contestualizzazione del “problema sanitario” definito a priori ( Tabella 1). Questa relazione riporta i risultati preliminari della prima fase prevista dall’Azione A2, ovvero la raccolta e l’analisi delle informazioni sanitarie ed anagrafiche riguardanti specie selvatiche e domestiche che vivono in simpatria con l’orso marsicano. L’Area di studio oggetto della presente relazione è individuata nel Progetto stesso e riguarda i territori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la sua Zona di Protezione Esterna, Il Parco Naturale Regionale di Monti Simbruini e il Corridoio Riserva della Duchessa. Nell’ambito del suddetto territorio si è attivata una raccolta dati relativamente agli aspetti sanitari e demografici (censuari) delle popolazioni animali presenti, domestiche e selvatiche, allo scopo di verificare scientificamente lo stato sanitario rispetto alle priorità identificate nel progetto zootecnia. A seguito di una richiesta ufficiale indirizzata a tutti gli enti sanitari competenti per territorio, sono state identificate 4 banche dati sanitarie, 2 riguardanti gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali competenti per territorio (IZS dell’Abruzzo e del Molise ed IZS di Lazio e Toscana) che contengono informazioni sanitarie relative a specie sia domestiche sia selvatiche, una banca sanitaria del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) ed un’altra relativa al Parco Regionale dei Monti Simbruini, entrambe specificamente riferite alle specie selvatiche presenti nel territorio del parco. I dati censuari relativi al bestiame domestico nell’area di studio, sono stati raccolti in sinergia con l’azione A1 di questo stesso progetto ed aggregati diversamente in base alle esigenze dell’azione A2 ed hanno interessato la specie bovina, ovina, caprina, suina, equina e canina (fonti: Sistema Informativo Veterinario del Ministero della Salute, Anagrafe Bovina Nazionale, Anagrafe degli Equidi, Anagrafe canina Regionale e ASL). I dati sanitari e censuari sono stati raccolti su base comunale. In totale sono state raccolte informazioni sanitarie per 35.905 animali appartenenti a 51 comuni, 29 specie e 17 patogeni. I singoli patogeni sono stati messi in relazione alle diverse specie animali, all’area e all’anno di prelievo per verificare possibili associazioni statisticamente rilevanti. Dall’analisi emerge che i primi 10 patogeni individuati come prioritari dal progetto zootecnia (Brucella, CDV, CPV, Pseudorabbia, Leptospirosi, CAV 1, Toxoplasma, Chlamydia, Febbre Q e BTV) risultano tutti presenti nell’area del PNALM e molti di questi lo sono anche nella popolazione dell’orso marsicano (Tabella 65). L’elevato numero di specie che possono condividere gli stessi patogeni mette in luce la possibilità che per molti di questi possa esistere una comunità di mantenimento, una metapopolazione, caratterizzata da un continuum epidemiologico tra diverse popolazioni di specie differenti. Purtroppo i dati analizzati non permettono né di verificare né di confutare tale ipotesi o più semplicemente di definire il ruolo epidemiologico rivestito dalle singole specie suscettibili. Infatti notevoli difficoltà interpretative sono sorte soprattutto a causa di un campionamento frammentato, spesso numericamente insufficiente e/o poco rappresentativo dell’area di studio e/o del periodo di prelievo. Inoltre anche le notevoli incertezze diagnostiche legate all’applicazione di metodiche sierologiche non standardizzate nella fauna selvatica hanno generato risultati non sempre affidabili e quindi di limitata utilità epidemiologica. In ultimo la scarsa sovrapponibilità dei dati appartenenti alle differenti www.life-arctos.it 7 banche dati e riferibili presumibilmente agli stessi animali, ha complicato ulteriormente l’analisi generando confusione ed incertezze riguardo l’affidabilità delle informazioni. In conclusione, la conservazione dell’orso marsicano sembra fortemente minacciata dagli aspetti sanitari che caratterizzano l’area di studio. L’interazione epidemiologica tra diverse specie (domestiche e selvatiche) suggerisce la necessità di chiarire per quanto possibile queste dinamiche allo scopo di definire ed applicare, ove possibile, le opportune misure gestionali. Per queste ragioni occorre stabilire un piano straordinario di sorveglianza che comprenda un monitoraggio attivo delle infezioni prioritarie ( Tabella 1) o almeno di quelle a maggiore rischio (Brucella, Cimurro, Parvovirus, Pseudorabbia, Leptospira, Epatite infettiva e Toxoplasma) nelle popolazioni animali domestiche (bovini, ovicaprini, cani e suini) ma anche in alcune specie selvatiche (Ungulati). A questo monitoraggio si dovrebbe accompagnare per quanto possibile un piano di profilassi vaccinale in tutti i cani ad elevato rischio di interazione ecologica con l’Orso marsicano, almeno nella core area (PNALM). A queste attività occorrerebbe affiancare anche una sorveglianza passiva sulla fauna selvatica sempre legata alle infezioni della Tabella 1 che permetta di fornire informazioni aggiuntive sull’andamento e la presenza delle stesse nell’area di studio. Tutte le informazioni raccolte necessariamente dovrebbero essere canalizzate in una banca dati centralizzata che permetta la condivisione tra tutti gli attori coinvolti nella gestione sanitaria (Ministero della Salute, Istituti zooprofilattici sperimentali, ASL ed ente parco) evitando problemi di integrità ed affidabilità delle informazioni inserite. Per la sua attuazione, il piano necessiterà di essere definito con attenzione attraverso un preciso disegno dello studio che contemperi le indicazioni emerse dal presente studio (soprattutto sul campionamento e diagnosi), le risorse disponibili e la reale fattibilità del progetto. In ultimo, ma non in termini di importanza, sarebbe molto importante coinvolgere tutte le associazioni di categoria coinvolte direttamente o indirettamente dal piano di sorveglianza per garantire la massima collaborazione e condivisione delle azioni da intraprendere. 8 www.life-arctos.it Introduzione Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) si contraddistingue per la presenza di importanti popolazioni di specie selvatiche “vulnerabili” tra cui alcuni grandi predatori come l’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) e il Lupo Appeninico (Canis lupus) che sono incluse nella lista rossa delle specie minacciate della Unione Internazionale per la conservazione della Natura e delle Risorse Naturali (I.U.C.N.), nell’allegato II della Convenzione di Berna (19 settembre 1979) e sono considerate dalla Direttiva 92/43/CEE (recepita dal DPR n. 357 del 1997) “specie prioritarie” oggetto di una protezione rigorosa da parte degli stati membri che ne garantiscono la sorveglianza. La convivenza tra popolazioni di fauna selvatica e domestica presuppone la definizione di modelli gestionali che contemperino attività economiche e di conservazione. La gestione sanitaria appartiene a questo complesso di misure gestionali e, come riportato dal Regolamento attuativo della Dir 92/43/CEE (D.P.R n. 357 del 1997), viene considerata tra le misure necessarie a mantenere o ripristinare la sopravvivenza o il benessere delle specie selvatiche. In questa direzione, nell’ambito del progetto comunitario LIFE09 NAT/IT/000160 “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”- ARCTOS, è stata inserita l’azione A2 relativa alla “valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” che in sostanza formalizza la gestione sanitaria quale strumento per la conservazione dell’Orso bruno in Italia. L’azione A2 poggia le proprie fondamenta su una precedente analisi, il progetto zootecnia commissionato dalla Regione Abruzzo al Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Roma la Sapienza. Nell’ambito di tale studio sono stati valutati, attraverso un’analisi del rischio semiquantitativa, i potenziali rischi e quindi le priorità dal punto di vista sanitario per l’orso marsicano (Fenati 2010). La prima fase dello studio delle priorità ha permesso di individuare, attraverso l’analisi bibliografica di oltre 90 pubblicazioni scientifiche, 27 agenti patogeni ai quali l’orso è risultato recettivo e che sono quindi stati inquadrati come potenziali problemi sanitari. La successiva applicazione di punteggi, che considerassero congiuntamente i parametri dell’infezione (patogenicità, contagiosità, morbilità, etc.) e quelli demografici (mortalità e riproduzione), ha permesso di formulare una scala di rischio per tutti i patogeni considerati. Dalla tabella 1 emergono alcuni patogeni prioritari da considerare nella gestione sanitaria dell’orso, in particolare la Brucella ed il Cimurro (5 punti), la Pseudorabbia ed il Parvovirus canino (4 punti), la Leptospira (3,5 punti), l'Epatite infettiva canina ed il Toxoplasma (3 punti). L’analisi è stata eseguita sulla base di dati bibliografici presenti nella letteratura scientifica disponibile (oltre 90 pubblicazioni) e nelle banche dati accessibili al pubblico (report degli Istituti zoo profilattici, ministero della salute, OIE, etc.). L’analisi effettuata nel progetto zootecnia costituisce di fatto la base informativa di partenza sulla quale si è sviluppata l’azione A2 del LIFE09 NAT/IT/000160, attraverso l’inquadramento dei principali rischi sanitari per la popolazione di orso marsicano relativamente alle malattie trasmissibili. L’azione A2 si propone in sostanza di riformulare, approfondendo gli aspetti quantitativi e gestionali, l’analisi delle priorità contestualizzandola specificamente all’area di studio ed alla biocenosi presente. Dal punto di vista operativo, l’azione A2 riconosce due fasi: 1. Valutazione dei protocolli per il monitoraggio sanitario in vigore nelle aree di presenza dell'orso e delle serie storiche di dati sanitari riguardanti gli animali domestici ed eventualmente selvatici relativi agli ultimi anni, allo scopo di verificare sia che il sistema risponda alla necessità di monitorare e bloccare l'eventuale diffusione di patologie trasmissibili dagli animali domestici/selvatici all'orso, sia l'andamento e l'evoluzione nel tempo delle principali patologie di interesse per l'orso. 2. Redazione delle linee guida specifiche con le quali si forniranno indicazioni per l'implementazione di un programma di monitoraggio sanitario realmente efficace e funzionale alla conservazione dell'orso e delle altre specie prioritarie (in primis il lupo). Le linee guida saranno adottate dal Ministero per l'Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare con apposito provvedimento e sottoposte agli enti gestori delle aree protette per il loro recepimento. Lo stesso documento, inoltre, verrà adottato dalle regioni Lazio e Abruzzo, dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dall’Autorità di Gestione del Piano d'azione interregionale per la tutela dell'Orso marsicano (PATOM). www.life-arctos.it 9 Il presente rapporto riguarda la prima fase dell’azione A2 del progetto ed è da considerarsi preliminare nella forma e nei contenuti, almeno per quanto riguarda gli aspetti legislativi che verranno in maniera più dettagliata integrati successivamente. Malattia Brucellosi Cimurro e Morbillivirus Parvovirus (CPV) Pseudorabbia Leptospirosi Epatite infettiva (CAV1) Toxoplasma Chlamydia Febbre Q Bluetongue Borreliosi di Lyme Tubercolosi Leishmania Demodicosi Trichinella Parainfluenza canina Clostridium botulinum Paratubercolosi Coronavirus canino Sarcoystis Rogna sarcoptica Encefaliti virali Francisella tularensis Bacillus anthracis Rabbia Calicivirus Yersinia pestis Punteggio 5 5 4 4 3,5 3 3 2,5 2,5 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 Tabella 1. Priorità sanitarie per la gestione dell’Orso marsicano. www.life-arctos.it 10 Metodi AREA DI STUDIO L’Orso bruno marsicano, diverso morfologicamente (Bologna e Vigna, 1992, Vigna 2003, Loy et al, 2008) e geneticamente (Randi et al, 1994) dall’altra popolazione appenninica di Orso bruno presente in Italia nella zona alpina e frutto di una nota opera di reintroduzione, è presente in una ristretta zona centroappenninica con una piccolissima popolazione residua, isolata geograficamente e che pertanto va considerata come una unità evolutiva e conservazionistica a se stante (PATOM, 2009). L’areale di distribuzione attuale dell’Orso bruno marsicano è riportato nella figura 1a interessa una superficie complessiva di 1500 – 2500 kmq e riconosce la sua Core area nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, e la sua Zona di Protezione Esterna, mentre presenze sporadiche ma significative sono state osservate in alcune aree protette della Regione Lazio attigue alla zona di Protezione Esterna del Parco (PATOM, 2009). La consistenza di questa popolazione residua, determinata geneticamente, si aggira intorno ai 40 individui (Gervasi et al.). 11 Figura 1a. Area di studio L’Area di studio della presente relazione tecnica è individuata nel Progetto stesso e riguarda i territori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la sua Zona di Protezione Esterna, Il Parco Naturale Regionale di Monti Simbruini e il Corridoio Riserva della Duchessa. In particolare sono stati inclusi nell’area di studio i territori Comunali che rientrano totalmente o parzialmente nelle suddette aree che, pur non essendo geograficamente confinanti, rappresentano sicuramente un continuum geografico, data l’uniformità di caratteristiche faunistiche e zootecniche. Relativamente alla presenza dell’Orso i territori del Lazio sono sporadicamente frequentati da questa specie ma rappresentano possibili zone di espansione dell’attuale areale. Il Parco Nazionale si estende per circa 50.000 ettari e nel suo territorio vige il divieto di caccia. La Zona di Protezione Esterna al parco ha una superficie di circa 70.000 ettari e la caccia è permessa ma sottoposta a specifiche regolamentazioni. L'altitudine varia da 800 a 2200 m s.l.m. circa. Dal punto di vista vegetazionale, i fondovalle sono costituiti principalmente da praterie ed è presente una vasta copertura boschiva, soprattutto a faggio (Fagus sylvatica) che, ad altitudini comprese tra i 1100 e 1900 m s.l.m., prevale sulla presenza della quercia o del pino (Pinus nigra). Nelle zone più alte, sono presenti vaste praterie di www.life-arctos.it altitudine e pareti rocciose. I boschi, a tutti i livelli di altitudine, sono ampi e continui anche se sono numerose le piccole radure. Complessivamente la foresta ricopre poco più del 50% dell’intera superficie. Nel territorio del Parco sono compresi 5 centri abitati, ciascuno con una popolazione residente che si aggira dalle 300 alle 2000 persone, che diventano 1000-9000 nei periodi turistici, mentre la Zona di Protezione Esterna comprende totalmente o in parte, i territori di altri 35 Comuni, per un totale complessivo di 40 Comuni. Tra gli ungulati selvatici presenti nel Parco si annovera il cervo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), reintrodotti negli anni’70 ed il cinghiale (Sus scrofa) che è stato reintrodotto per scopi venatori tra gli anni ’70 e ’90. E’ inoltre presente una popolazione di Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) che occupa una ristretta area di alta quota. Tra i predatori è presente il Lupo (Canis lupus), la volpe (Vulpes vulpes), nonché alcune specie di Mustelidi (Tasso, Faina, Martora, Puzzola). Tra le attività umane più significative nella conservazione dell’orso occorre annoverare l’attività zootecnica che nel Parco e nella Zona di Protezione Esterna vede lo sfruttamento estensivo dei pascoli da parte di molte specie da reddito, quali bovini, equini, ovi-caprini e suini. RACCOLTA DEI DATI Allo scopo di uniformare e standardizzare la richiesta delle informazioni necessarie allo svolgimento del presente studio, è stato formulato un protocollo specifico di raccolta dati nel quale sono state definite le seguenti caratteristiche: - tipologia di dati richiesti - modalità della richiesta - tempistica Il protocollo di raccolta è stato integralmente riportato nell’appendice B. La richiesta dei dati è stata formalizzata attraverso l’invio di una lettera a tutti gli attori coinvolti nel progetto, ovvero le Aziende Sanitarie Locali (ASL), gli Istituti Zooprofilattici Sperimentiali (Abruzzo e Molise, Lazio e Toscana) competenti per territorio ed il Ministero della Salute. La richiesta si è poi concretizzata e formalizzata attraverso diverse riunioni di coordinamento (nell’appendice B.1 si allega il calendario delle riunioni). BANCA DATI SANITARIA I dati sanitari relativi alle malattie della Tabella 1 sono stati raccolti sia per gli animali domestici sia per i selvatici presenti nel territorio del Parco e nelle aree adiacenti ad esso. Le fonti informative riguardano le banche dati degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali competenti per territorio, nello specifico l’IZS di Abruzzo e Molise (IZS AB) (appendice A.1) e IZS di Lazio e Toscana (IZS LT) (appendice A.2), la banca dati del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM) (appendice A.3), e quella del Parco Regionale dei Monti Simbruini (PRS) (appendice A.4). BANCA DATI ANAGRAFICA I dati censuari relativi al bestiame domestico nell’area di studio, sono stati raccolti in sinergia con l’azione A1 di questo stesso progetto ed aggregati diversamente in base alle esigenze dell’azione A2. In totale hanno interessato 48 Comuni ed una superficie di 1.622,74 Kmq (Tabella 2). I dati censuari del bestiame domestico sono stati ricavati per quanto riguarda le specie bovina, ovina, caprina e suina dal Sistema Informativo Veterinario – Ministero della Salute, alla sezione Anagrafi Zootecniche Nazionali – Anagrafe Bovina Nazionale, gestita dall’IZS dell’Abruzzo e Molise, mentre per gli equidi, sono stati ricavati dall’Anagrafe degli Equidi, istituita dalla Legge n. 200 del 1 agosto 2003 e successivamente regolamentata dai D.M. 5 maggio 2006 e 9 ottobre 2007 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministero della salute. I dati così ottenuti sono stati aggregati su base Comunale, confrontati con l’anagrafica degli allevatori esistente nel Database del Servizio veterinario del PNALM, dal quale sono state estratte anche delle informazione aggiuntive per quanto riguarda la residenza amministrativa dell’azienda (stanziale/transumante). Tale informazione è stata ulteriormente verificata presso i Servizi veterinari ASL. I dati censuari relativi ai cani da lavoro invece, sono stati ottenuti grazie alla collaborazione delle dei Servizi Veterinari delle ASL alle quali è stato richiesto di quantificare i cani iscritti alle Anagrafi Canine Regionale, associati alle Aziende zootecniche ricomprese nell’area di studio, su base Comunale. www.life-arctos.it 12 Area Protetta PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PR Monti Simbruini PR Monti Simbruini PR Monti Simbruini PR Monti Simbruini PR Monti Simbruini PR Monti Simbruini PR Monti Simbruini RR M. della Duchessa Comune ALFEDENA ANVERSA DEGLI ABRUZZI BALSORANO BARREA BISEGNA CASTEL DI SANGRO CIVITA D'ANTINO CIVITELLA ALFEDENA COCULLO COLLELONGO GIOIA DEI MARSI LECCE NEI MARSI LUCO DEI MARSI OPI ORTONA DEI MARSI ORTUCCHIO PESCASSEROLI ROCCARASO SAN VINCENZO VALLE ROVETO SCANNO SCONTRONE TRASACCO VILLALAGO VILLAVALLELONGA VILLETTA BARREA ALVITO CAMPOLI APPENNINO PESCOSOLIDO PICINISCO SAN BIAGIO SARACINISCO SAN DONATO VAL DI COMINO SETTEFRATI VALLEROTONDA CASTEL SAN VINCENZO COLLI A VOLTURNO FILIGNANO MONTENERO VAL COCCHIARA PIZZONE ROCCHETTA A VOLTURNO SCAPOLI FILETTINO TREVI NEL LAZIO CAMERATA NUOVA CERVARA DI ROMA JENNE SUBIACO VALLEPIETRA BORGOROSE Regione ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO ABRUZZO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO MOLISE MOLISE MOLISE MOLISE MOLISE MOLISE MOLISE LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO Tabella 2. Territori Comunali in cui sono stati raccolti i dati censuari. Provincia L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA L'AQUILA FROSINONE FROSINONE FROSINONE FROSINONE FROSINONE FROSINONE FROSINONE FROSINONE ISERNIA ISERNIA ISERNIA ISERNIA ISERNIA ISERNIA ISERNIA FROSINONE FROSINONE ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA RIETI Codce ISTAT 13066003 13066004 13066007 13066010 13066011 13066028 13066034 13066035 13066037 13066039 13066046 13066050 13066051 13066061 13066063 13066064 13066068 13066084 13066092 13066093 13066094 13066102 13066103 13066106 13066107 12060004 12060016 12060049 12060050 12060061 12060062 12060072 12060084 14094012 14094017 14094019 14094029 14094036 14094042 14094048 12060034 12060080 12058014 12058028 12058048 12058103 12058108 12057007 Superficie Km2 39,79 13,41 18,09 86,75 46,43 20,14 3,36 29,38 12,63 49,32 44,11 60,88 5,34 49,72 40,95 15,63 90,83 8,80 0,87 133,41 20,64 15,30 27,58 73,42 20,45 14,47 18,31 34,72 55,25 18,68 20,58 41,31 13,90 21,79 10,97 18,25 21,57 33,35 22,94 18,86 77,37 38,11 40,22 24,83 26,48 37,74 52,72 33,13 ANALISI STATISTICA Orso Ai fini della presente indagine, lo stato sanitario dell’orso marsicano nel PNALM è stato investigato valutando le possibili associazioni esistenti tra lo stato sierologico degli individui e diverse variabili esplicative, quali età , sesso, area geografica ed anno di campionamento. L’analisi statistica è stata eseguita www.life-arctos.it 13 attraverso l’applicazione di un modello di regressione logistica multivariata ad effetti misti (Gelman and Hill, 2007). Per evitare problemi nella stima dei coefficienti e dei rispettivi errori, dovuti alla presenza di separazione perfetta e frequenze pari a zero per alcuni livelli o combinazioni delle diverse variabile esplicative, è stato utilizzato un approccio Bayesiano (Hadfield, 2010). La presenza di misurazioni ripetute relative agli stessi soggetti, ricatturati più volte tra il 1990 ed il 2009, è stata controllata con l’introduzione di un effetto random sull’intercetta del modello di regressione, assumendo la seguente forma: l = Xβ + Zu + e dove l è la variabile latente (logit link), X è la design matrix relativa agli effetti fissi e Z è la design matrix relativa all’effetto random sull’intercetta. I vettori β e u sono i parametri associati ad X e Z rispettivamente, mentre e è il vettore dei residui. Si assume che i coefficienti (β, u ed e) abbiano una distribuzione normale multivariata descritta dalla seguente espressione: β 0 B 0 β u ≈ N 0 , 0 G 0 0 0 e 0 0 R dove β0 è il valore medio stabilito a priori (priors) per la media degli effetti fissi, e B la sua matrice di covarianza. Invece, G e R rappresentano le co(varianze) attese relative, rispettivamente, all’effetto random ed ai residui. L’assenza di dati preliminari sull’orso ci ha indotto ad utilizzare dei priors non informativi, in accordo con quanto descritto da Hadfield (2010): B è stato assunto con media uguale a 0 e varianza pari a 2+π2/3, la varianza residua (R) è stata fissata (1 per la varianza e 0 per la covarianza), mentre per l’effetto random (G) è stata impiegata una distribuzione gamma-inversa con valore α = 0.001. Le variabili esplicative sono state scelte poiché forniscono indicazioni utili relativamente all’ecologia dell’infezione nella popolazione selvatica. L’età ed il sesso possono eventualmente suggerire l’esistenza di specifici pattern di trasmissione del patogeno (coefficiente di trasmissione costante o dipendente da sesso ed età), l’area geografica potrebbe suggerire l’esistenza di specifici fattori di rischio legati su base spaziale, mentre l’anno di campionamento permetterebbe di individuare possibili pattern temporali. Come suggerito da Harrell (2001), tutte le variabili descritte sono state inserite nel modello finale e valutate contemporaneamente. Tutte le variabili esplicative sono state ricodificate, con l’eccezione dell’anno di campionamento, in n - 1 variabili categoriche (dummies) dove n è il numero di livelli. Le nuove variabili possono assumere solo 2 valori, 1 o 0. Quando assumono il valore 1 identificano un dato livello della variabile, mentre assumono il valore 0 per tutti gli altri livelli della variabile nativa. Ogni livello codificato dalla nuova variabile è confrontato con una variabile di riferimento, il cui valore viene incorporato nell’intercetta del modello, ed è codificata quando tutte le n-1 variabili assumono un valore pari a 0. Il sesso e l’area geografica sono trattati come variabili dicotomiche (rispettivamente SEX e AREA), nelle quali il sesso femminile ed il nord del PNALM rappresentano i livelli di riferimento. L’età è stata categorizzata in 3 livelli (< 5, 5-10, e > 10 anni di età) e codificata in 2 nuove variabili, rispettivamente AGE1 e AGE2, assumendo come livello di riferimento quello corrispondente alla categoria di età inferiore. La categorizzazione della variabile età è stata fatta in accordo con le caratteristiche ecologiche dell’orso, cercando di isolare le fasce di età che potrebbero evidenziare un diverso grado di esposizione ai patogeni indagati. Relativamente all’anno di campionamento si è scelto di categorizzare comunque la variabile (a causa del ridotto numero di campioni) attraverso un disegno che permettesse di confrontare la media di ciascuna categoria con la media della precedente. In questo senso, il coefficiente di regressione rappresenta la differenza tra la media del secondo ed il primo livello (DAT1), tra il terzo ed il secondo (DAT2), e tra il quarto ed il terzo (DAT3). Complessivamente l’anno www.life-arctos.it 14 di campionamento è stato suddiviso nelle seguenti categorie: 1990- 1995, 1996-2001, 2002-2005 e 20062009. La distribuzione a posteriori relativa alle stime ottenute dall’analisi Bayesiana sono caratterizzate da un intervallo credibile (CRI) al 95% di probabilità analogo all’intervallo di confidenza, che matematicamente si definisce come la regione della distribuzione contenente almeno il 95% dell’area sotto la curva. L’ipotesi relativa ad ogni coefficiente di regressione può essere verificata osservando il CRI. Se questo intervallo comprende lo 0, allora i dati non supportano la presenza di un effetto legato alla specifica variabile o livello testati. Domestici ed altri selvatici L’analisi dei dati relativi alle altre specie esaminate, trattandosi di valori aggregati su base comunale, non permette di verificare le stesse ipotesi dell’Orso. Tra le variabili esplorate sono state prese in considerazione, ove possibile, la specie animale esaminata, l’anno e l’area di campionamento ed è stato quindi utilizzato un modello multivariato di regressione logistica (Hosmer e Lemeshow, 2000). Vista la grande disomogeneità relativa ai dati, l’analisi è stata applicata con differenze anche sostanziali tra i patogeni, ai quali si rimanda per maggiori dettagli. Valutazione del piano di monitoraggio L’efficacia del campionamento in termini statistici è stata valutata stimando la probabilità (o capacità) di un dato campione di rilevare almeno un individuo positivo nella popolazione esaminata. La classica teoria del campionamento prevede che tutte le unità statistiche siano prelevate nello stesso momento, assumendo che le condizioni legate sia alla popolazione sia all’infezione si mantengano assolutamente costanti nel tempo e che i soggetti debbano essere campionati in successione per una sola volta. Poiché nella fauna selvatica non è possibile, salvo rarissime eccezioni, prelevare tutti i campioni in un tempo relativamente breve, la stima di efficacia potrebbe risultare distorta ed eccessivamente ottimistica. Per tentare di ridurre queste problematiche e rendere più accettabile l’approssimazione, la probabilità di trovare almeno un individuo positivo tra quelli campionati, è stata ottenuta attraverso un sistema di boostrap-resampling with replacement (Ripley, 1987) in cui vengono ricampionati per almeno 100000 volte un numero di campioni pari a quello da esaminare, estratti da una popolazione di dimensione nota (Tabella 9) ed assumendo un dato livello di prevalenza dell’infezione (Tabella 65). Un secondo aspetto che è stato valutato relativamente all’efficacia del campionamento ha interessato l’affidabilità delle stime di prevalenza che, nella fauna selvatica, sono quasi sempre misure di periodo e non puntuali. Questo significa che l’affidabilità di tali misure dipende principalmente da quanto si mantengono costanti nel tempo le condizioni epidemiologiche che determinano la frequenza dell’evento morboso. Inoltre, anche l’eterogeneità spaziale può causare distorsioni delle stime qualora il campione non sia rappresentativo dell’intera popolazione. LEGENDA Vengono di seguito riportate le definizioni degli acronimi utilizzati nel presente rapporto. Acronimo AGL ELISA FDC IF IFI IZS AM IZS LT PCR PNALM PRS SAR SN Definizione Agglutinolisi Enzyme Linked Imunosorbent Assay Fissazione del Complemento Immunofluorescenza Immunofluorescenza Indiretta Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Abruzzo e Molise Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana Polymerase Chain Reaction Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise Parco Regionale Monti Simbruini Sieroagglutinazione rapida Sieroneutralizzazione www.life-arctos.it 15 Struttura sanitaria e normativa vigente STRUTTURA SANITARIA COMPETENTE L’organizzazione territoriale nazionale dei Servizi Veterinari Pubblici riconosce tre livelli: 1. livello centrale: il Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria Alimenti e Nutrizione del Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità. Il Ministero è organizzato in Dipartimenti e Direzioni Generali, tra le quali quella di Sanità Pubblica Veterinaria. Esiste inoltre L’Istituto Superiore di Sanità che rappresenta l’organo tecnico che tra le altre competenze ha il laboratorio di Medicina Veterinaria. Le norme emanate dal Ministro hanno efficacia su tutto il territorio Nazionale; 2. livello regionale: i Servizi Veterinari Regionali che coordinano i Servizi Veterinari locali nelle loro attività. Inoltre, in non tutte le Regioni, sono presenti i cosiddetti Presidi Multizonali che si occupano di igiene e disinfezione, gestione di canili, distruzione di spoglie animali. Le norme emanate dal Presidente della Regione hanno efficacia sul territorio Regionale o in una sua parte; 3. livello locale: i Servizi Veterinari locali nell’ambito delle aziende Sanitarie locali. Le competenze sono state suddivise in tre Aree Funzionali: A – Sanità Animale, B – igiene degli alimenti di origine animale, C – Igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche. La competenza sulla fauna selvatica è stata assegnata in modo abbastanza generico all’Area Funzionale C. A livello locale l’autorità sanitaria è il Sindaco al quale competono le autorizzazioni ed ordinanze sanitarie aventi efficacia sul territorio Comunale. La competenza tecnica è stata assegnata agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, che hanno competenza sul territorio di una o più Regioni. Sono Enti Sanitari erogatori di servizi e rappresentano strumenti tecnicioperativi del Servizio Sanitario Nazionale nel campo della Sanità animale, nel controllo e salubrità degli alimenti di origine animale, nell’igiene degli allevamenti. Va inoltre segnalata la presenza e l’attività anche di carattere sanitario, sul territorio delle Aree Protette Nazionali, dei Servizi Veterinari degli Enti Parco, i quali operano in base alla 394/91 “Legge quadro sulle Aree Protette e alla normativa sanitaria vigente, in stretto raccordo con i livelli Locale, Regionale e Centrale del Servizio Sanitario Nazionale. Ai fini della presente relazione, sono state inquadrate le competenze delle emanazioni del Servizio Sanitario Nazionale nell’area di studio, che risultano nella Tabella 3. Servizio Area Protetta Veterinario Regionale PNALM+ZPE PNALM+ZPE ABRUZZO PNALM+ZPE PNALM+ZPE MOLISE PNALM+ZPE PNALM+ZPE PR Monti Simbruini RR M. della Duchessa LAZIO IZS competente ASL Competente per i Comuni ASL 1 AZ SL AQ Alfedena, Barrea, Castel di Sangro, Civitella Alfedena, Opi, Distretto Castel di Pescasseroli, Roccaraso, Scontrone, Villetta Barrea Sangro ASL 1 AZ SL AQ Distretto Anversa degli Abruzzi, Cocullo, Scanno, Villalago Sulmona IZS Abruzzo Balsorano, Bisegna, Civita d'Antino, Collelongo, Gioia dei e Molise ASL 1 AZ SL AQ Distretto Marsi, Lecce nei Marsi, Luco dei Marsi, Ortona dei Marsi, Ortucchio, San Vincenzo Valle Roveto, Trasacco, Avezzano Villavallelonga Castel San Vincenzo, Colli al Volturno, Filignano, Montenero ASREM Distretto Isernia Val Cocchiara, Pizzone, Rocchetta al Volturno, Scapoli Alvito, Campoli Appennino, Pescosolido, Picinisco, San Biagio AUSL FR Distretto Sora Saracinisco, San Donato val di Comino, Settefrati AUSL FR Distretto Vallerotonda IZS Lazio e Cassino Toscana Filettino, Trevi nel Lazio, Camerata Nuova, Cervara di Roma, ASL RM/G Jenne, Subiaco, Vallepietra Borgorose AUSL RI Tabella 3. Emanazioni del Servizio Sanitario Nazionale nell’area di studio. www.life-arctos.it 16 NORMATIVA SANITARIA La notifica dei focolai di malattia negli animali è prevista e regolamentata dalla normativa nazionale, da quella comunitaria e dalla legislazione internazionale. A livello nazionale il pilastro legislativo sul quale si fondano le norme di profilassi e lotta delle malattie trasmissibili negli animali è il Regolamento di Polizia Veterinaria - RPV (DPR n, 320, 8 febbraio 1954) che ha subito nel corso del tempo un processo continuo di integrazione ed armonizzazione con la normativa internazionale. Questo processo ha portato alla definizione di un elenco di malattie o infezioni di rilevante interesse economico e sanitario per le quali è prevista, in caso di accertamento sul territorio nazionale, la segnalazione obbligatoria (denuncia o notifica) alle autorità competenti che provvedono ad adottare tutte le misure di profilassi e lotta previste dalle specifiche normative. Ad oggi le malattie a denuncia obbligatoria indicate nella lista dell'art. 1 del Regolamento di Polizia Veterinaria sono più di 60. A livello Europeo il provvedimento di riferimento per la notifica delle malattie è rappresentato alla Direttiva 82/894/CEE, modificata successivamente dalla Decisione della Commissione 2008/650/CE, che stabilisce i criteri di notifica da parte dei paesi membri sia alla Commissione Europea sia agli altri Stati membri qualora siano accertati focolai di una delle malattie indicate dalla norma stessa. Le normative internazionali che regolamentano gli aspetti zoosanitari ed i metodi di profilassi della malattie degli animali fanno riferimento all' Office International des Epizooties (OIE), ora Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale sorto da un accordo internazionale di 28 stati aderenti, tra cui l’Italia. L’OIE è un'organizzazione intergovernativa che ha tra i suoi obiettivi fondamentali quello di garantire la massima trasparenza circa lo status sanitario degli animali nei paesi membri e promuovere gli strumenti di prevenzione e di lotta necessari a ridurre la diffusione internazionale delle malattie infettive degli animali. A tal proposito l'OIE si avvale di un codice zoosanitario il Terrestrial Animal Health Code (TAHC) ed un sistema informativo il World Animal Health Information System (WAHIS) che assicurano una corretta gestione dei servizi veterinari di sanità animale. A partire dal 2004 le malattie notificabili secondo i criteri stabiliti dall'OIE sono descritte nel TAHC in forma di lista unica, soggetta a modifiche annuali, e caratterizzata da suddivisioni per specie animale (http://www.oie.int/eng/maladies/en_classification2010.htm). Nell'ambito di tale lista la notificazione rapida (entro le 24 ore) è prevista per i seguenti eventi: a) comparsa di infezione o malattia in un'area prima indenne; b)ricomparsa di infezione o malattia in un'area in cui era stata precedentemente ed ufficialmente accertata l'eradicazione; c) comparsa di un nuovo”ceppo” di un patogeno in una data area; d) comparsa di un inaspettato incremento nella morbilità o mortalità di una malattia preesistente in un'area; e) comparsa di una malattia emergente con significativa morbilità/mortalità o potenziale zoonosico; f) evidenza di una variazione nell'epidemiologia di una malattia (ospite, patogenicità, etc.) soprattutto se possiede un impatto zoonosico. Relativamente alle malattie notificabili occorre sottolineare che attualmente in Italia esistono diversi programmi sanitari mirati ad eliminare (eradicare), limitare la diffusione (controllare), monitorare ed analizzare lo status epidemiologico di alcune di queste importanti malattie (sorveglianza). I piani di risanamento “storici” sono rappresentati dai programmi di eradicazione della brucellosi bovina ed ovicaprina, della tubercolosi bovina e della leucosi bovina enzootica, ma ne esistono attualmente molti altri che interessano diverse specie animali, principalmente ma non solo, domestiche (es West NIle, Blue Tongue, etc.). Contestualizzando la vigente normativa sanitaria nell'ambito di un programma integrato di conservazione dell'Orso bruno marsicano si ottiene, come per molte altre specie selvatiche, un quadro parziale e poco definito. Infatti, se da un certo punto di vista la normativa potrebbe garantire un controllo indiretto di alcuni agenti patogeni nelle specie domestiche, dall'altro non esistono norme che assicurino una qualsiasi azione diretta sulle specie selvatiche (salve rarissime eccezioni). Inoltre, per alcuni patogeni di interesse conservazionistico nell'orso non è nemmeno prevista alcuna misura di sorveglianza, controllo o eradicazione nelle specie domestiche, come il Cimurro, il Parvovirus canino, l’Epatite infettiva, la Demodicosi, il virus della Parainfluenza canina, il Coronavirus canino ed il Calicivirus. Di seguito viene descritta sinteticamente la normativa sanitaria vigente prevista per i patogeni della Tabella 1. www.life-arctos.it 17 BRUCELLOSI BOVINA (Brucella abortus) Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Principali fonti legislative: • Direttiva 64/432/CEE e s.m.; • Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 12), art.5, art.105, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112.; • Legge 615/64 e s.m.: Bonifica sanitaria degli allevamenti dalla tubercolosi e dalla brucellosi; • D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive; • D.M. 651/94 piano nazionale di eradicazione della brucellosi bovina; • Direttiva 97/12/CE e il suo recepimento D.L.vo 196/99; • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • O.M.14/11/2006: Misure straordinarie di Polizia Veterinaria, in materia di Tubercolosi, Brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, Leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; • Provvedimenti regionali: Decreto commissariale n.4 6/5/2008 e s.m.. Piano operativo per il rischio brucellosi in provincia di Caserta. SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: bovini, bufalini, ovini, caprini e uomo e in tutti i casi di aborto e ritenzione placentare, convalidati dalla diagnosi diretta dell'agente, in tutti gli animali recettivi di un allevamento. MISURE PER SPECIE SELVATICHE: art. 20 del D.M. 651/94 recita “nei casi in cui l'unità sanitaria locale competente per territorio ritenga che l'eventuale presenza di animali infetti di altra specie possa compromettere l'esito dei programmi di eradicazione della brucellosi dei bovini, dovrà adottare nei confronti di ciascuna specie, le misure previste dalle specifiche norme vigenti, integrate se necessario dalle misure previste dal presente regolamento”. La legge non prevede comunque alcuna obbligatorietà di denuncia per le specie selvatiche. SPECIE PER CUI E' PREVISTO UN PIANO DI ERADICAZIONE: bovini OBIETTIVO: eradicazione da tutto il territorio italiano dell'agente eziologico (Brucella abortus). PRINCIPALI MISURE SANITARIE previste dal piano di eradicazione: - controllo sierologico annuale di tutti i capi di età superiore ai 12 mesi precedentemente identificati, - sorveglianza al macello e identificazione dell'agente a partire da lesioni anatomo-patologiche - controllo sierologico su latte di massa per le aziende da latte. Nelle province indenni, devono essere sottoposti ad esami sierologici solo il 20% delle aziende ed i capi superiori ai 24 mesi, in modo tale che in 5 anni vengano testati tutti gli allevamenti. TEST UFFICIALI PER IDENTIFICARE I CASI: - S.A.R. (Sieroagglutinazione rapida) e FC (Fissazione del complemento) come conferma. - ELISA su latte massale - identificazione del batterio su organi o tessuti DEFINIZIONE DI CASO: - capo positivo alla FC se il veterinario ufficiale lo conferma in base alla situazione epidemiologica - positivo alla diagnosi diretta. I capi positivi vengono marcati e macellati entro 30 giorni (7 giorni nel caso in cui si osservino manifestazioni cliniche). www.life-arctos.it 18 Essendo una zoonosi, il D.L.vo 191 la considera tra quelle patologie da sottoporre annualmente a sorveglianza, così come le altre brucellosi, la tubercolosi causata da Mycobacterium bovis, le trichinellosi. BRUCELLOSI OVI-CAPRINA (Brucella melitensis ed ovis) Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Principali fonti legislative: • Dir. 64/432/CEE e s.m.; • Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 12), art.5, 107, 109, 110, 111, 112; • Legge 615/64 e s.m.: Bonifica sanitaria degli allevamenti dalla tubercolosi e dalla brucellosi; • D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive; • D.M. n. 453 del 1992 e s.m. (D.M. 292/95 e D.M. 429/97): Regolamento concernente il piano nazionale per la eradicazione della brucellosi negli allevamenti ovini e caprini; • DIR 2003/50/CE sul rafforzamento dei controlli sui movimenti di ovini e caprini; • D.L.vo 193/2005; • D.L. 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • O.M.14/11/2006: misure straordinarie di Polizia Veterinaria, in materia di Tubercolosi, Brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, Leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: bovini, bufalini, ovini, caprini e uomo e in tutti i casi di aborto e ritenzione placentare, convalidati dalla diagnosi diretta dell'agente, in tutti gli animali recettivi di un allevamento. MISURE PER SPECIE SELVATICHE. L'art.20 del D.M. 453 dispone che “nei casi in cui l'U.S.L. competente per territorio ritenga che l'eventuale presenza di animali infetti di altra specie possa compromettere l'esito dei programmi di eradicazione della brucellosi degli ovini e dei caprini, potrà adottare nei loro confronti, tutte o in parte, le misure previste dal presente regolamento”. Non vi è quindi nessun obbligo di denuncia nel caso in cui si riscontrino casi di brucellosi in specie selvatiche. SPECIE PER CUI E' PREVISTO UN PIANO DI ERADICAZIONE: ovini e caprini OBIETTIVO: eradicazione da tutto il territorio italiano dell'agente eziologico PRINCIPALI MISURE SANITARIE previste dal piano di eradicazione: - controllo sierologico annuale di tutti i capi, sia da riproduzione sia da macello, di età superiore ai 6 mesi precedentemente identificati. I capi positivi all'esame sierologico e/o batteriologico vengono identificati e macellati entro 30 giorni. TEST UFFICIALI PER IDENTIFICARE I CASI: - S.A.R. (Sieroagglutinazione rapida) e FC (Fissazione del complemento) come conferma. - identificazione del batterio su organi o tessuti BRUCELLOSI SUINA (Brucella suis) Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Fonti legislative: • Dir. 64/432/CEE e s.m.; • Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 12), art.5, art.105, 108, 110; • D.L. 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; Per la specie suina i legislatori non hanno previsto alcuno piano di eradicazione. TUBERCOLOSI Malattia compresa nella lista OIE come Tubercolosi bovina www.life-arctos.it 19 Fonti legislative: • Dir. 64/432/CEE e s.m.; • Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 11 ), art.5, 29, 102, 103, 104; • Legge 615/64 e s.m.: Bonifica sanitaria degli allevamenti dalla tubercolosi e dalla brucellosi; • D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive; • D.M. n.592 del 1995: Piano nazionale di eradicazione della tubercolosi negli allevamenti bovini e bufalini; • Dir 97/12/CE e D.Lvo 196/99 che la recepisce; • D.L. n.191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici. Le misure di sorveglianza sono previste per Mycobacterium bovis e per altre micobatteriosi (per queste ultime solo in funzione della situazione epidemiologica); • O.M.14/11/2006: Misure straordinarie di Polizia Veterinaria, in materia di Tubercolosi, Brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, Leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: bovini, bufalini, tutti gli animali lattiferi con forma clinica manifesta (art.5 del RPV n.320), cani, gatti, scimmie e psittacidi con forma clinicamente manifesta. Per questi ultimi, se confermata la diagnosi clinica, si deve procedere alla soppressione in appositi locali. Per la specie umana, il piano di eradicazione prevede che, qualora si sospetti che le persone, alle quali è affidata la custodia degli animali o che hanno contatti diretti o indiretti con essi, rappresentino un pericolo di diffusione del contagio, il servizio veterinario della unità sanitaria locale competente per territorio deve darne comunicazione al servizio di igiene pubblica. MISURE PER SPECIE SELVATICHE. Il piano di eradicazione all'articolo 16, prevede che “Nei casi in cui l'unità sanitaria locale competente per territorio ritiene che l'eventuale presenza di animali infetti di altra specie può compromettere l'esito dei programmi di eradicazione della tubercolosi, deve adottare nei confronti di ciascuna specie le misure previste dalle specifiche norme vigenti”. Tuttavia, specifiche norme vigenti per le specie selvatiche non esistono. PRINCIPALI MISURE SANITARIE previste dal piano di eradicazione: - identificati tutti i capi non destinati all'ingrasso con età superiore alle 6 settimane di età; - esecuzione di prove di intradermotubercolinizzazione annuali. DEFINIZIONE DI CASO: - intradermotubercolinizzazione unica: inoculazione singola di tubercolina PPD bovina e/o comparativa con tubercolina aviare - identificazione di lesioni anatomopatologiche con tecniche immunoistochimiche, di patologia molecolare e di isolamento e di identificazione dei micobatteri I capi bovini, sono ritenuti casi se positivi alla prova della intradermotubercolinizzazione, se il veterinario ufficiale li ritiene infetti senza ulteriori accertamenti, se risultano positivi ai test per la diagnosi diretta o se le carcasse hanno lesioni anatomo-patologiche tipiche, se il veterinario ufficiale le ritiene tali senza ulteriori approfondimenti. I capi bovini ritenuti casi devono essere marcati e macellati entro 30 giorni. BLUE TONGUE O FEBBRE CATARRALE DEGLI OVINI Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Fonti legislative: • Direttiva. 2000/75/CE e D.L.vo 225/2003 che la recepisce: stabilisce disposizioni specifiche relative alle misure di lotta e di eradicazione della febbre catarrale degli ovini; • O.M. del 11 maggio 2001: misure urgenti di profilassi vaccinale obbligatoria contro la febbre catarrale degli ovini (Blue tongue); • Decisione 2005/393/CE: istituisce zone di protezione e di sorveglianza per la febbre catarrale degli ovini e stabilisce condizioni applicabili ai movimenti da o attraverso tali zone; www.life-arctos.it 20 • • • • Regolamento 1266/2007/CE in applicazione della Direttiva 2000/75/CE; Circolare n.10317 del 1 giugno 2009; Manuale operativo (circolare ministero della salute n.608/bt/4184); Regolamento di Polizia veterinaria n. 320 del 1954: art.1 (comma 40). SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: la legge definisce come animale recettivo tutti i ruminanti, fatta eccezione per i selvatici per i quali le decisioni vengono demandate al art.5 e art.7 della decisione 1999/468/ CE. MISURE PER SPECIE SELVATICHE. Secondo la decisione 1999/468/ CE qualora sussistano problemi nella fauna selvatica la commissione europea deve sottoporre al comitato un progetto di misure da adottare. Non vi sono quindi leggi specifiche in proposito ma le decisioni vengono prese caso per caso. PRINCIPALI MISURE SANITARIE. Poiché è una malattia trasmessa da vettori (Culicoides imicola e altre specie di culicoidi) e dal 2000 si è endemizzata in molte regioni italiane e in altri paesi europei, le misure sanitarie sono diverse rispetto alle altre infezioni fin qui citate. Il manuale operativo prevede un sistema di sorveglianza uniforme in tutti i paesi membri. Esiste quindi un piano di sorveglianza sierologico annuale che prevede, fuori dalle zone oggetto di restrizione (zone in cui si sono verificati dei casi) un campionamento annuale dei bovini (specie sentinella) sufficiente a svelare una prevalenza uguale o superiore a 0,5%. Nelle zone di restrizione vengono devono invece eseguiti piani di sorveglianza sierologica mensile. Oltre alla sorveglianza sierologica viene applicato un piano di sorveglianza entomologico con un programma attivo di catture dei vettori con trappole fisse. In Italia si è deciso di dividere il territorio in 3 zone: - Zona A (nord Italia fatta eccezione per la Liguria): area a minor rischio - Zona B (centro Italia): area a maggior rischio - Zona C (sud Italia e isole): area endemica DEFINIZIONE DI CASO - sintomi clinici - sieroconversione - isolamento del virus - positività a test sierologici o di ricerca dell'acido nucleico Nel caso della Blue tongue, gli animali ritenuti casi non devono essere necessariamente abbattuti, ma solo se si ritiene che l'abbattimento possa ridurre la diffusione dell'infezione e tuttora viene applicato solo in casi particolari. MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA Malattia compresa nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Fonti legislative: • Decisione 2008/185/CE che stabilisce garanzie supplementari per la malattia di Aujeszky negli scambi intracomunitari di suini, e fissa i criteri relativi alle informazioni da fornire su tale malattia; • OM del 29 luglio 1982; • DM 1997 e sm (DM del 30 dicembre 2010) Piano nazionale di controllo della malattia di Aujeszky nella specie suina; • Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.1 comma 47). SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: tutte le specie recettive. Tuttavia il piano di controllo è previsto solo per i suidi allevati. MISURE PER SPECIE SELVATICHE Non esistono leggi specifiche a riguardo. www.life-arctos.it 21 PRINCIPALI MISURE SANITARIE. La normativa nazionale è tuttora in contrasto con quella comunitaria, che prevede il divieto della vaccinazione. In Italia la vaccinazione è obbligatoria (a spese dell'allevatore) e prevede l'utilizzo di un vaccino deleto effettuato con scadenze diverse in base alla tipologia di allevamento (suidi da ingrasso o da riproduzione). Per verificare che il piano vaccinale sia efficace, si eseguono controlli sierologici annuali. Nel caso in cui si verifichi un focolaio si devono eseguire trattamenti immunizzanti e si deve procedere alla distruzione delle carcasse di animali morti con interramento o con trattamento termico. LEPTOSPIROSI Non è compresa nelle liste dell'OIE Principali fonti legislative: • Decisione 2000/96/CE relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete comunitaria; • D.L.vo 191/2006 in recepimento della Direttiva 2003/99/CE (sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici) e s.m.; • D.L.vo n.81 del 2008: Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro; • Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.1 comma 39) e art.5. SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA. Uomo e secondo il regolamento di polizia veterinaria gli animali in generale. Nessuna legislazione a livello comunitario menziona animali vivi come specie in cui deve essere applicato un sistema di notifica, tuttavia nella decisione 2000/96 classifica la leptospirosi come zoonosi di origine alimentare, idrica e ambientale. MISURE PER SPECIE SELVATICHE: Non esiste nessuna legislazione. PRINCIPALI MISURE SANITARIE: la leptospirosi appartiene a quelle zoonosi da sottoporre a sorveglianza in funzione della situazione epidemiologica. Esiste un sistema di sorveglianza europeo sulle zoonosi per cui il Ministero della salute annualmente deve trasmettere alla Commissione europea una relazione sulle tendenze e le fonti delle zoonosi. Devono essere specificati i sistemi di sorveglianza (metodi di campionatura, frequenza della campionatura, tipo di campioni, definizione del caso, metodi diagnostici utilizzati), se si applica la vaccinazione o altre misure di prevenzione, e le misure da adottare in presenza di casi. TRICHINELLOSI E' compresa nella lista OIE (patologie che comprendono più specie) Principali fonti legislative: • Regolamento (CE) N. 2075/2005: definisce norme specifiche applicabili ai controlli ufficiali relativi alla presenza di Trichine nelle carni; • D.L.vo n.191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici"; • Direttiva (91/495/CEE) relativa ai problemi sanitari e di polizia sanitaria in materia di produzione e di commercializzazione di carni di coniglio e di selvaggina d'allevamento; • Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete comunitaria; • D.M. 15 dicembre 1990 Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive. SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: sono le specie che sono oggetto del campionamento al mattatoio quindi suidi domestici, equidi, cinghiali e altre specie animali d'allevamento o selvatiche. Essendo una zoonosi anche per l'uomo è prevista la denuncia nel caso si osservino dei casi. MISURE PER SPECIE SELVATICHE: cinghiali e altre specie a rischio di contaminazione. www.life-arctos.it 22 PRINCIPALI MISURE SANITARIE. Per la legge vigente si intende per Trichina qualsiasi specie appartenente al genere Trichinella, quindi non solo quelle legate al suino domestico ma anche la T. britovi (presente nelle carcasse di diverse specie selvatiche). Il piano prevede un campionamento individuale per le carcasse di suini domestici, equidi, cinghiali e altre specie allevate o selvatiche a rischio di contaminazione da trichine con delle eccezioni. Nel caso dei suini domestici, è possibile non effettuare il campionamento se: • le carcasse vengono congelate secondo l'allegato II del reg. N. 2075/2005; • se le carni appartengono a suini domestici destinati all'ingrasso o alla macellazione che provengono da un'azienda o una categoria di aziende riconosciute ufficialmente esenti da trichinellosi; • se i suini provengono da una regione in cui è stato giudicato trascurabile il rischio di presenza di trichine nei suini domestici. Nel caso delle carni di equidi, cinghiali e altre specie d'allevamento o selvatiche è possibile non eseguire il campionamento se le autorità competenti hanno stabilito che il rischio di contaminazione trascurabile. Nelle regioni in cui l'autorità competente considera il rischio trascurabile devono essere comunque eseguiti dei piani di monitoraggio sia sui suini domestici, sia sugli equidi e altre specie animali sensibili. Per ottenere il riconoscimento di azienda esente da trichine è necessario che vengano attuate delle procedure per ridurre il rischio di infestazione. Le principali regole da adottare sono: • impedire l'accesso nell'azienda di roditori, mammiferi e grandi uccelli carnivori; • effettuare un programma di lotta contro i parassiti che deve essere documentato • l'azienda deve utilizzare mangimi provenienti da stabilimenti di produzione che rispettano il reg. 183/2005 (CE). Tali mangimi devono essere conservati in silos chiusi o in altri contenitori inaccessibili ai roditori; • Le carcasse di animali morti devono essere rimosse entro 24 ore dal decesso; • i suini devono essere identificati in modo tale che sia garantita la tracciabilità fino ad arrivare all'azienda di origine. La Decisione 2000/96/CE inserisce la trichinellosi tra le zoonosi di origine alimentare, idrica e ambientale. Per questa patologia (come per la brucellosi, la tubercolosi causata da Mycobacterium bovis e per altre infezioni) esiste un sistema di sorveglianza europeo per cui il Ministero della salute annualmente deve trasmettere alla Commissione europea una relazione sulle tendenze e le fonti delle zoonosi. Devono essere specificati i sistemi di sorveglianza (metodi di campionatura, frequenza della campionatura, tipo di campioni, definizione del caso, metodi diagnostici utilizzati), se si applica la vaccinazione o altre misure di prevenzione, e le misure da adottare in presenza di casi. Il D.M. 15 dicembre 1990 aveva già inserito la trichinosi tra le malattie della classe prima (patologie che richiedono una segnalazione immediata o perché soggette al Regolamento sanitario internazionale o perché rivestono particolare interesse). TOXOPLASMOSI NON presente nella lista OIE Principali fonti legislative: • Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete comunitaria; • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; La legislazione europea è indirizzata esclusivamente alla sorveglianza epidemiologica sui casi umani. Viene classificata come zoonosi di origine alimentare, idrica e ambientale nella Decisione 2000/96. Il D.l.vo 191 la classifica come zoonosi batterica per la quale la sorveglianza epidemiologica viene messa in atto in funzione della situazione epidemiologica. FEBBRE Q (Coxiella burnetii) E' compresa nella lista OIE (patologie che comprendono più specie) Principali fonti legislative: • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle www.life-arctos.it 23 • zoonosi e degli agenti zoonotici; Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.1 comma 24), art. 141 e art. 143. Viene considerata nel D.L.vo come altra zoonosi, quindi non viene classificata. Come per la leptospirosi e la toxoplasmosi la sorveglianza epidemiologica viene messa in atto solo in funzione della situazione epidemiologica. CHLAMIDIOSI E' compresa nella lista OIE tra le patologie che colpiscono gli ovi- caprini ( Chlamydophyla abortus che causa aborto enzootico degli agnelli) e gli uccelli (Chlamydophyla psittaci agente della psitaccosi negli psittacidi e ornitosi nelle altre specie di uccelli). Principali fonti legislative: • Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete comunitaria • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici • Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.5) L'infezione non viene esplicitamente annoverata tra le malattie denunciabili nel regolamento di polizia veterinaria. Tuttavia, nell'art.5 del regolamento, viene menzionata assieme ad altre infezioni come segnalabile se è ravvisabile il rischio di infezione umana. Nella decisione 2000/96 è classificata come malattia di origine sessuale (in caso di infezione da Chlamydia trachomatis). La legislazione europea la menziona tra le zoonosi di origine batterica per cui è prevista una sorveglianza epidemiologica solo in funzione della situazione epidemiologica. BORRELIOSI DI LYME NON è presente nella lista OIE Principali fonti legislative: • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici. Viene classificata tra zoonosi batteriche per cui è prevista la sorveglianza epidemiologica solo in funzione della situazione epidemiologica. LEISHMANIOSI E' presente nella lista OIE (altre patologie) Principali fonti legislative: • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive; • Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954 (art.5). Il D.L.vo sulla sorveglianza delle zoonosi non la annovera esplicitamente anche se potrebbe essere compresa nella lista “altre zoonosi ed agenti zoonotici” per cui è prevista la sorveglianza solo in funzione della situazione epidemiologica. Nel D.M.del 1990 viene compresa tra le malattie di classe II (Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo). La denuncia obbligatoria è quindi prevista solo nell'uomo benché, secondo il regolamento di polizia veterinaria, deve essere segnalata anche negli animali se esiste il rischio di trasmissione all'uomo. BOTULISMO NON è presente nella lista OIE Principali fonti legislative: • Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete comunitaria (è annoverata tra le malattie di origine idrica, alimentare ed ambientale); www.life-arctos.it 24 • • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive. Nel D.Lvo viene classificata tra le zoonosi batteriche che richiedono una sorveglianza epidemiologica solo in funzione della situazione epidemiologica, mentre dal D.M. è classificata tra le patologie di classe I (malattie per le quali si richiede segnalazione immediata o perché soggette al Regolamento sanitario internazionale o perché rivestono particolare interesse). PARATUBERCOLOSI E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Non esiste una legislazione europea e non viene citata nel regolamento di polizia veterinaria. RABBIA E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Principali fonti legislative: • Regolamento (CE) n. 998/2003 relativo alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia ; • Decisione (CE) 2003/803 che stabilisce un modello di passaporto per i movimenti intracomunitari di cani, gatti e furetti; • Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete comunitaria; • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • Legge n. 281 del 199: Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo; • D.M. 15 dicembre 1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive; • D.M. 116 del 1969: disciplina sanitaria per l'importazione, l'esportazione e il transito degli animali al seguito dei viaggiatori; • O.M. 26 novembre 2009 recante misure per prevenire la diffusione della rabbia nelle regioni del nord-est italiano; • Regolamento di Polizia veterinaria n.320 del 1954: art 1 (comma 5), art.5, 52, 83, 86, 90. SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: tutte le specie sensibili compreso l'uomo. MISURE PER SPECIE SELVATICHE. Dal 2009 in Friuli Venezia Giulia è iniziata la campagna vaccinale per le volpi. PRINCIPALI MISURE SANITARIE. Le principali misure sanitarie previste attualmente sono il riconoscimento tramite transponder e vaccinazione obbligatoria antirabbica in cani, gatti e furetti che viaggiano all'interno della comunità europea. Dopo i focolai di rabbia nel nord-est (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e alcune province del Veneto) verificatisi nel 2008 è obbligatoria la vaccinazione di tutti i cani, i gatti, e degli erbivori domestici a rischio risiedenti in queste aree e per cani e gatti che vi risiedono solo per villeggiatura. Come zoonosi, viene compresa dal D.L.vo 191 del 2006 tra le zoonosi virali che devono essere sottoposte a sorveglianza in funzione della situazione epidemiologica. Il D.M. Del 1990 la inserisce tra le patologie di classe I, che devono essere segnalate dal medico entro 12 ore all'azienda sanitaria locale. ROGNA SARCOPTICA NON è presente nella lista dell'OIE Principali fonti legislative: • Regolamento di Polizia veterinaria n.320 1954 (art.1 comma 27), art.11, 146, 147, 149). La legge si riferisce in generale alla rogna degli equini, dei bovini, dei bufalini, degli ovini e dei caprini; www.life-arctos.it 25 ENC EFALITI VIRALI EQUINE Sono presenti nelle liste OIE (l'encefalite equina dell'Est, quella giapponese e la West Nile fever nella lista delle patologie che coinvolgono più specie mentre l'encefalite equina venezuelana nella lista delle patologi e che colpiscono gli equidi). Principali fonti legislative: • O.M. 05/11/2008 (obbligo di notifica della WND e piano di sorveglianza nazionale); • D.M. 29/11/2007: Approvazione del Piano di sorveglianza nazionale per la encefalomielite di tipo West Nile (W ND); • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • Regolamento di Polizia veterinaria n 320 del 1954 (tutte le encefaliti equine, anche quella venezuelana). La legislazione italiana si è concentrata principalmente sulla West Nile fever poiché dal 2008 si è endemizzata. Il Piano di sorveglianza della WND prevede: 1. sorveglianza su uccelli stanziali di specie “sinantropiche”; oppure in allevamenti avicoli rurali e sorveglianza su gruppi di polli sentinella; 2. sorveglianza negli equidi; 3. sorveglianza entomologica; 4. sorveglianza dell’avifauna selvatica di specie migratorie. Il piano di sorveglianza divide il territorio in base al livello di rischio in 3 aree: • Area di circolazione virale (area ad alto rischio situata sul delta del Po, che comprende parte della Lombardia, dell'Emilia Romagna e del Veneto); • Area di Sorveglianza, comprendente la fascia di 20 chilometri attorno all'area di circolazione virale • resto del territorio nazionale. Come zoonosi non è esplicitamente inserita nelle liste del D.L.vo 191 del 2006, anche se si potrebbe considerare come “altra zoonosi”. TULAREMIA E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Principali fonti legislative: • D.M. 7 dicembre 2000: Norme sanitarie per l'importazione di lepri destinate al ripopolamento. • Regolamento di polizia veterinaria n. 320 del 1954 (art.5 e art.52); • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • D.M. 15 dicembre 1990: sistema informativo delle malattie infettive e diffusive. SPECIE PER CUI E' PREVISTA LA DENUNCIA OBBLIGATORIA: non è esplicitamente annoverata nella lista delle malattie denunciabili del regolamento di polizia veterinaria. Tuttavia, deve essere segnalata se si ravvisa il rischio di trasmissione all'uomo. MISURE PER SPECIE SELVATICHE Esistono misure specifiche destinate all'importazione delle lepri che prevedono la quarantena, analisi per la ricerca di Francisella tularensis se la mortalità supera il 5% e su lepri rinvenute morte. Per quanto riguarda l'aspetto zoonotico, non viene elencata tra le patologie del D.L.vo 191 del 2006, anche se potrebbe essere compresa nel capitolo “altre zoonosi” per cui si deve attuare una sorveglianza in funzione della situazione epidemiologica. Il D.M. Del 1990 la inserisce tra le patologie di classe II (Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo), che devono essere segnalate dal medico entro due giorni dall'osservazione del caso all'azienda sanitaria locale. www.life-arctos.it 26 PESTE (Yersinia pestis) NON è presente nella lista OIE. Principali fonti legislative: • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • Decisione 2000/96/CE e s.m. (2009/312/CE) relativa alle malattie trasmissibili da inserire progressivamente nella rete comunitaria; • D.M. 15 dicembre 1990: sistema informativo delle malattie infettive e diffusive. Il D.M. del 1990 fa rientrare la peste tra le patologie di classe I, insieme al colera, febbre gialla, botulismo, tetano ed altre ancora, che devono essere segnalate entro 12 ore all'azienda sanitaria locale. Il D.L.vo del 2006 non la inserisce esplicitamente nelle liste delle zoonosi, ma potrebbe essere inquadrata come “altra zoonosi” per cui è si dovrebbe richiedere una sorveglianza epidemiologica in funzione della situazione epidemiologica. La decisione 2000/96/CE la inserisce tra le malattie gravi importate. Non c'è nessun riferimento legislativo esplicito né agli animali domestici né a quelli selvatici. ANTRACE O CARBONCHIO EMATICO (Bacillus anthracis) E' presente nella lista OIE (patologie che coinvolgono più specie) Principali fonti legislative: • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • Regolamento di polizia veterinaria n.320 del 1954: art 1 (comma 14), art.5, 11,114, 115,124; • D.L.vo 286 del 1994: norme concernenti l'importazione degli animali, attuazione della direttiva 91/497/CE e 91/498/Ce concernenti problemi sanitari in materia di produzione ed immissione sul mercato di carni fresche. Non è annoverata tra le zoonosi, tuttavia potrebbe entrare a far parte del gruppo “altre zoonosi” per cui la sorveglianza deve essere attuata in funzione della situazione epidemiologica. La legislazione vieta l'utilizzo delle carni carbonchiose per il consumo umano. SARCOSPORIDIOSI NON è presente nella lista OIE. Principali fonti legislative: • D.L.vo 191 del 2006: Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici; • D.L.vo 286 del 1994: norme concernenti l'importazione degli animali, attuazione della direttiva 91/497/CE e 91/498/Ce concernenti problemi sanitari in materia di produzione ed immissione sul mercato di carni fresche. Per le specie trasmissibili all'uomo (Sarcocistys hominis, S. suishominis, etc.) può essere compresa nella lista “altre zoonosi ed agenti zoonotici per cui è prevista la sorveglianza epidemiologica in funzione della situazione epidemiologica. Per gli animali da macelli, per il D.L.vo 286 è vietato ammettere al consumo umano carni che presentino lesioni compatibili con sarcosporidiosi manifesta. NORMATIVA DI PROTEZIONE DELL’ORSO BRUNO MARSICANO In Italia sia l’Orso bruno (Ursus arctos) che l’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus, Altobello G., 1921) risultano specie particolarmente protette da una vasta normativa, derivata in gran parte o da Direttive Comunitarie o da apposite Convenzioni. La norma più vecchia di tutela dell’Orso marsicano è un Regio Decreto del 1939, n° 1016 del 5 Giugno che lo inseriva tra le specie non cacciabili. Nel dettaglio, l’Orso bruno è una specie di interesse comunitario inserita sia nella Convenzione di Berna, ratificata dall’Italia con la Legge n.503/81, quale specie di fauna rigorosamente protetta (Allegato II), sia nella Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (Normativa CITES), resa esecutiva dall’Italia con Legge n.150/92 e modificata dalla Legge www.life-arctos.it 27 n.59/93, integrata dal decreto legislativo 275/01, quale specie il cui commercio è regolamentato per evitare uno sfruttamento incompatibile con la propria sopravvivenza (Appendice II). Inoltre la specie è contemplata anche nella Direttiva Habitat 92/43/CEE (recepita dall’Italia con DPR 8 settembre 1997 n.357, modificato e integrato dal DPR 12 marzo 2003 n.120) quale specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa (Allegato IV). Sostanzialmente le norme di cui sopra, ispirate da un principio di conservazione sia della specie che dei propri habitat, vietano sicuramente la cattura, l’uccisione e la detenzione di esemplari di Orso bruno e regolamentano, mediante apposite deroghe debitamente autorizzate, la cattura per scopi scientifici e la detenzione in cattività di esemplari appartenenti alla specie. Inoltre la Legge nazionale 11 febbraio 1992 n.157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” inserisce l’Orso bruno tra le specie particolarmente protette (Art. 2, comma 1), sia sotto il profilo della tutela, che sotto il profilo sanzionatorio. Il quadro normativo comunitario e nazionale impone dunque allo Stato Italiano la responsabilità di assicurare uno stato di conservazione soddisfacente alle popolazioni di Orso bruno presenti sul territorio nazionale ed ai loro habitat, ed impegna le Regioni a mettere in atto le azioni di tutela, gestione e monitoraggio delle stesse. In questo contesto si inquadra l’impegno assunto attivamente dalla Direzione Protezione della Natura e del Mare (DPNM) per la conservazione delle due popolazioni di Orso bruno attualmente presenti sul territorio italiano ed entrambe a forte rischio di estinzione (come emerge dalla scheda di valutazione della Lista rossa della IUCN). Nelle Alpi centrali è presente una popolazione ridotta (si stimano circa 30 individui) ma in costante crescita, frutto di una reintroduzione operata tra il 1999 ed 2002. Negli Appennini centrali è presente una piccola popolazione (si stimano circa 40 individui nell’ area di presenza) che rappresenta, per il suo prolungato isolamento genetico, un’unità evolutiva e conservazionistica unica (Ursus arctos marsicanus). Per entrambe queste popolazioni la DPNM ha avviato una fase di concertazione e collaborazione attiva con tutti gli Enti territorialmente competenti, formalizzata attraverso due specifici Protocolli d’Intesa, che ha portato alla realizzazione di due Piani d’Azione: il Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali denominato PACOBACE e il Piano d’azione per la Tutela dell’Orso marsicano denominato PATOM. Il PATOM identifica uno schema della strategia di conservazione dell’Orso marsicano basata su sedici punti e ricomprende il rischio sanitario per l’Orso, al punto 9 “Controllo del comparto zootecnico, mentre tra gli “obiettivi specifici con carattere di urgenza”, prende in considerazione di nuovo la revisione completa del comparto zootecnico nell’areale dell’Orso, non accennando minimamente al rischio sanitario per la specie. Questo lavoro invece, mette ben in evidenza l’urgenza strategica di indagare approfonditamente il rischio sanitario per l’Orso in genere, o quantomeno relativamente ad una decina di malattie, delle quali è fondamentale conoscere il comportamento epidemiologico sul territorio in tutte le specie animali che vi insistono. Questa urgenza implica, sia il coinvolgimento fattivo e responsabile di tutte le amministrazioni sanitarie e di protezione competenti nell’areale di presenza dell’Orso, sia una revisione ed aggiornamento della normativa vigente, nella quale si prenda in considerazione l’intero insieme: habitat/territorio/animali. www.life-arctos.it 28 Risultati dell’analisi dei dati sanitari nelle specie domestiche e selvatiche RACCOLTA DATI SANITARI Nel presente studio per dato sanitario si intende un indice numerico che definisce lo status di salute relativamente ad un agente patogeno di quelli indicati nella Tabella 1. La natura del dato può essere individuale oppure aggregata. Nel primo caso le informazioni si riferiscono ad un singolo animale e riguardano l’esito di un esame diagnostico in termini qualitativi (presenza o assenza di positività) e, se possibile, quantitativi (titolo anticorpale), associati all’indicazione del comune e dell’anno di prelievo. Nel caso di dati aggregati per ogni singola specie animale è stato definito il comune come prima variabile di aggregazione e l’anno di campionamento come seconda variabile, ottenendo in tal modo il numero di animali risultati positivi alla ricerca di un dato patogeno sul totale di animali esaminati per strato (comune ed anno). Il periodo minimo di estensione delle serie storiche richieste è 5 anni , mentre quello massimo di 10, a partire dal 2009-10. La richiesta formale dei dati sanitari è avvenuta in data 16/03/2011 ed è stata seguita da diversi incontri formali culminati nella riunione di coordinamento del 13 maggio 2011 presso il Ministero della Salute che ha visto il coinvolgimento di tutti gli enti sanitari competenti per territorio ed i responsabili delle diverse azioni del progetto LIFE in oggetto (Il verbale della riunione è allegato nell’Appendice B.2). A seguito della riunione sono stati forniti i dati richiesti con modalità e tempi diversi per le diverse istituzioni coinvolte: - Banca dati IZS di Abruzzo e Molise (AM): Dati in forma aggregata per ogni patogeno su base comunale ed annuale. E’ presente per quasi tutti i patogeni l’indicazione della specie esaminata e del test diagnostico utilizzato. I dati sono stati forniti con un unico file digitale in formato Microsoft Word. Dati ricevuti in data 1-06-2011. - Banca dati IZS di Lazio e Toscana (LT): Dati in forma aggregata per ogni patogeno su base comunale ed annuale. Mancano dettagli sulle specie esaminate ed i test diagnostici utilizzati. I dati sono stati forniti con un unico file digitale in formato Microsoft Excel. Dati inviati in due fasi: la prima il 15-62011, la seconda il 5-9-2011. - Banca dati PNALM: tutte le informazioni sanitarie sono state acquisite in data 13-5-2011. Il database contiene tutti i dati con dettaglio individuale relativo a specie, sesso, età stimata, data di prelievo, laboratorio di analisi, Comune di provenienza, tipo di analisi, identificativo del soggetto e tipo di campione. I dati sono stati forniti con 21 files divisi per specie esaminata e gruppi di patogeni, tutti in formato Microsoft Excel. - Banca dati Parco Naturale Regionale di Monti Simbruini PRS: le informazioni sono state acquisite in data 10-10-2011. Il database contiene tutti i dati con dettaglio individuale relativo a specie, sesso, età stimata, data di prelievo, laboratorio di analisi, Comune di provenienza, tipo di analisi, identificativo del soggetto e tipo di campione. I dati sono stati forniti con due files, rispettivamente in formato Microsoft Excel e Word. Sono stati complessivamente forniti i dati sanitari relativi a 35.905 animali appartenenti a 51 Comuni, 29 specie animali delle quali 7 domestiche e 22 selvatiche, e 17 patogeni. Nella Tabella 4, Tabella 5,Tabella 6 e Tabella 7 sono riportati i dati disponibili delle 4 banche dati, aggregati per specie, comune e patogeno. La banca dati dell’IZS AM ha permesso di estendere la valutazione a molte specie selvatiche esaminate unitamente alle specifiche banche dati dei parchi (PNALM e PRS). L’IZS LT ha invece concentrato alle specie domestiche le informazioni fornite. In sostanza gli enti sanitari competenti per territorio hanno risposto positivamente alla richiesta dei dati che sono stati forniti nei modi richiesti, anche se con alcune differenze in termini di qualità dell’informazione. www.life-arctos.it 29 Maggiori informazioni e dettagli relativi alle diverse banche dati sono allegati nell’Appendice A. Patogeno Brucella Blue Tongue (btv) Coronavirus canino (ccv) Cimurro Chlamydia Epatite Infettiva del Cane Erlichia Febbre Q Leishmania leptospirosi Malattia di Lyme Mycobacterium Paratubercolosi Parvovirus Pseudorabbia Rabbia Rickettsia Tubercolosi Toxoplasma Trichinella Totale complessivo IZS LT IZS AM 16510 8015 218 392 10 459 8 15 8 114 1988 19 160 40 1391 6 4 16819 3590 188 1536 17852 PNALM PRS 283 55 20 68 2 196 68 25 238 21 63 8 26 5 79 2 88 25 5 1273 2 6 totale 24808 665 20 70 665 68 25 360 2024 71 27 186 5 81 1519 25 5 3590 194 1542 35950 Tabella 4. Campioni esaminati per patogeno relativamente alle diverse banche dati (per le specie animali esaminate vedi Tab. 3). www.life-arctos.it 30 Specie BOVINO BOVOVICAP* CAMOSCIO AP. CANE CAPRA CAPRIOLO CAVALLO CERVO CINGHIALE DAINO FAINA FALCO P. GATTO S. GHEPPIO GUFO ISTRICE LEPRE LINCE** LUPO MAIALE MARTORA MULO ORSO OVICAPRINI PECORA POIANA PUZZOLA SPARVIERO SUIDI TASSO VOLPE SCONOSCIUTO Totale complessivo IZS LT 16510 218 40 51 16819 IZS AM 7334 92 58 1956 57 93 11 324 213 3 3 1 2 1 1 16 8 4 192 2578 5 1 293 4165 338 2 1 1 PNALM PRS 497 33 144 21 109 6 469 34 65 17852 1273 6 totale 7334 16602 555 1956 57 126 11 468 234 3 3 1 2 1 1 16 8 4 307 2578 5 1 762 4383 338 2 1 1 40 34 65 51 35950 Tabella 5. Campioni esaminati per specie relativamente alle diverse banche dati. * Si riferisce al database del IZS LT in cui mancano le indicazioni per specie animale analizzata e che si ritiene appartenere a quella BOVINA ed OVICAPRINA.** esemplari in cattività. www.life-arctos.it 31 Comune ALFEDENA ALVITO ANVERSA DEGLI ABRUZZI AVEZZANO BALSORANO BARREA BISEGNA BORGOROSE CAMERATA NUOVA CAMPOLI APPENNINO CASTEL DI SANGRO CASTEL SAN VINCENZO CERVARA CERVARA DI ROMA CIVITA D'ANTINO CIVITELLA ALFEDENA COCULLO COLLELONGO COLLI A VOLTURNO FILETTINO FILIGNANO GIOIA DEI MARSI JENNE LAMA DEI PELIGNI LECCE NEI MARSI LUCO DEI MARSI MONTENERO VAL COCCHIARA OPI ORTONA DEI MARSI ORTUCCHIO PESCASSEROLI PESCOSOLIDO PICINISCO PIZZONE ROCCARASO ROCCHETTA A VOLTURNO SAN BIAGIO SARACINISCO SAN DONATO VAL DI COMINO SAN VINCENZO VALLE ROVETO SCANNO SCAPOLI SCONTRONE SETTEFRATI SUBIACO TRASACCO TREVI NEL LAZIO VALLEPIETRA VALLEROTONDA VILLALAGO VILLAVALLELONGA VILLETTA BARREA SCONOSCIUTO TOTALI www.life-arctos.it IZS LT 1493 IZS AM 255 1327 106 PNALM 10 PRS 18 1104 109 35 2940 1260 99 44 109 443 1545 170 6 425 269 25 159 1718 224 324 998 290 435 22 603 370 1652 140 596 838 1180 310 619 553 201 186 116 1529 602 415 178 537 285 270 459 355 453 185 234 439 87 84 57 81 3 150 12 1210 2548 853 824 16819 241 10 152 99 17852 66 206 1273 6 Totale 265 2820 106 18 1104 153 144 2940 1260 542 1545 170 6 425 269 349 159 1718 224 998 290 457 603 87 394 619 553 258 186 116 1610 972 2070 328 537 285 410 1055 355 465 185 234 1277 1180 1210 2548 853 1065 10 152 165 206 35950 32 Tabella 6. Campioni esaminati per comune relativamente alle diverse banche dati. Anno 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 TOTALE IZS LT 3875 5735 4265 2944 16819 IZS AM 3044 2838 2830 3208 3259 2673 PNALM 63 85 132 55 63 29 89 24 28 18 19 69 5 21 26 68 52 118 173 136 17852 1273 PRS 3 1 2 6 Tabella 7. Campioni esaminati per relativamente alle diverse banche dati. totale 63 85 132 55 63 29 89 24 28 18 19 69 8 21 3070 2906 2882 7201 9167 7075 2946 35950 anno 33 www.life-arctos.it RACCOLTA DATI CENSUARI (O DEMOGRAFICI) Il censimento delle specie domestiche aggiornato al mese di giugno del 2011 è illustrato nella Tabella 8. Dal punto di vista storico, nel corso degli ultimi decenni si è registrata una costante diminuzione delle attività zootecniche nell’Appennino centrale. Nonostante questo l’area di studio è attualmente occupata da un cospicuo numero di aziende zootecniche, la maggior parte delle quali sono residenti nell’area di studio. Le aziende che esercitano invece la transumanza durante la stagione pascoliva provengono in gran parte da una delle tre regioni interessate dal Progetto (Abruzzo, Lazio e Molise) ad eccezione di una piccola parte proveniente dalla provincia di Caserta (Campania). L’allevamento tradizionale degli ovini nell’area di studio, caratterizzato da sfruttamento dei pascoli di alta e media quota esclusivamente nella stagione estiva (giugno – ottobre) e con presenza costante di personale al seguito del bestiame, ha visto negli ultimi anni sia un ridimensionamento a vantaggio dell’allevamento dei Bovini e degli Equini, sia un forte mutamento nella gestione del bestiame e dei pascoli, come di seguito illustrato: - - incremento esponenziale dell’allevamento bovino ed equino da carne, condotto allo stato brado, con tendenza a sfruttare il pascolo senza personale al seguito, ma spesso con cani liberi di vagare, durante l’intero anno, compatibilmente con la copertura nevosa; netta diminuzione dell’allevamento ovino tradizionale, cioè con sfruttamento stagionale del pascolo e presenza di personale con elevata esperienza e cani adeguatamente addestrati, aggravato dalla maggiore presenza di caprini, specie più rustica, che danneggia più intensamente i pascoli; dilatazione temporale eccessiva della stagione pascoliva con presenza di bestiame di grossa taglia (equidi e bovini da carne) con conseguenze negative sulla rigenerazione dei pascoli e sulla possibile contaminazione parassitaria ed infettiva degli stessi; forte riduzione dei tempi di trasporto per il bestiame transumante, con aumento del rischio di trasferire nei pascoli, insieme al bestiame, anche agenti patogeni da altre zone del territorio nazionale; uso indiscriminato di cani da lavoro, sia dal punto di vista numerico, sia dal punto di vista gestionale e sanitario; incremento della presenza di personale di nazionalità estera non adeguatamente preparato (esclusivamente per l’allevamento ovicaprino). Relativamente al censimento dei cani, appare evidente che il numero dei cani da lavoro iscritti alle anagrafi canine regionali (966 in tutto) risulta sottostimato. E’ purtroppo ancora molto frequente la pratica di non iscrivere i cani all’anagrafe canina e di mantenerli in uno stato di semirandagismo caratterizzato da: a) libertà di vagare e di riprodursi ovunque, b) scarsa alimentazione che spinge gli animali a manifestare atteggiamenti aggressivi sia contro il bestiame sia contro la fauna selvatica (Orso compreso), c) assenza pressoché totale di qualsiasi intervento farmacologico o profilattico diretto al controllo delle più comuni malattie infettive e parassitarie, d) abbandono delle cucciolate e di individui non ritenuti idonei al lavoro alla chiusura della stagione di pascolo. I dati censuari relativi alla fauna selvatica sono stati forniti dalle Aree Protette derivando, o da appositi Database, oppure sono stati estrapolati da pubblicazioni scientifiche (Tabella 9). www.life-arctos.it 34 Area Protetta Regione Prov Comune PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PNALM ZPE PR SIMBRUINI PR SIMBRUINI PR SIMBRUINI PR SIMBRUINI PR SIMBRUINI PR SIMBRUINI PR SIMBRUINI RR Duchessa Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Abruzzo Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Molise Molise Molise Molise Molise Molise Molise Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ AQ FR FR FR FR FR FR FR FR IS IS IS IS IS IS IS RM RM FR RM RM FR RM RI Alfedena Anversa degli Abruzzi Balsorano Barrea Bisegna Castel di Sangro Civita d'Antino Civitella Alfedena Cocullo Collelongo Gioia dei Marsi Lecce nei Marsi Luco dei Marsi Opi Ortona dei Marsi Ortucchio Pescasseroli Roccaraso San Vincenzo Valle Roveto Scanno Scontrone Trasacco Villalago Villavallelonga Villetta Barrea Alvito Campoli Appennino Pescosolido Picinisco San Biagio Saracinisco San Donato Val di Comino Settefrati Vallerotonda Castel San Vincenzo Colli a Volturno Filignano Montenero Val Cocchiara Pizzone Rocchetta a Volturno Scapoli Camerata Nuova Cervara di Roma Filettino Jenne Subiaco Trevi nel Lazio Vallepietra Borgorose TOTALI GENERALI Totale Aziende 27 12 118 55 22 84 28 19 13 19 142 16 95 56 80 64 92 30 21 113 41 172 11 17 35 111 58 63 69 29 57 56 46 34 33 30 48 18 30 20 37 32 20 29 94 88 38 293 2.715 Az Stanz 26 12 118 54 22 84 28 19 13 19 142 15 95 56 79 64 92 30 21 111 41 172 10 17 35 109 57 62 59 26 55 53 45 34 33 30 48 17 30 20 37 32 20 29 94 88 38 292 2.683 Az Trans 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 2 0 0 1 0 0 2 1 1 10 3 2 3 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 32 Bovini Ovini 368 3 221 116 90 653 94 2 173 167 565 182 91 45 596 41 142 114 242 174 97 473 0 167 46 848 96 321 658 575 725 754 401 14 29 290 1.025 238 302 219 202 101 205 152 233 731 237 1.024 14.242 247 1.275 878 906 348 1.127 285 135 237 160 220 2.203 789 531 124 319 1.176 1.448 513 3.627 95 768 935 410 62 1.304 134 582 4.295 309 1.257 705 376 73 146 85 152 53 186 151 802 0 169 40 191 134 147 4.116 34.225 Caprini Equini 44 254 418 36 39 115 25 5 2 113 34 334 46 192 5 0 51 83 112 575 90 26 163 64 8 201 248 192 1.238 384 39 637 184 7 29 3 80 0 55 0 31 0 0 45 20 19 57 64 6.367 109 58 169 274 12 232 7 94 84 16 43 6 63 235 37 29 461 37 42 324 120 83 14 6 118 92 55 103 85 82 53 187 172 21 14 34 582 119 46 3 93 121 105 179 162 316 90 654 6.041 Suini Cani 35 1 13 0 0 45 11 0 3 4 178 7 442 0 35 62 37 37 5 36 22 143 0 1 5 8 4 2 10 2 5 2 1 1 5 1 0 0 6 6 0 0 0 0 0 0 0 60 1.235 Tabella 8. numero di animali da reddito presenti nell’area di studio, relativamente alle specie: bovina, ovina, caprina, equina, suina e canina. I dati sono aggiornati al mese di giugno del 2011. www.life-arctos.it 13 39 17 24 0 51 15 2 8 14 78 16 44 55 8 17 76 13 0 39 15 92 8 2 10 26 48 23 47 35 18 51 0 18 0 17 9 7 10 1 0 0 0 0 0 0 0 0 966 35 Specie Bovino Ovino Caprino Equino Suino Cane Camoscio appenninico Capriolo Cervo Lupo Orso Cinghiale Volpe Capi presenti nell'area di studio 14.242 34.225 6.367 6.041 1.235 966 700 500 2000 36-42 37 ubiquitario ubiquitario n° allevamenti 793 626 207 964 477 352 0 0 0 0 0 0 0 Fonte questo studio questo studio questo studio questo studio questo studio questo studio Servizio Scientifico PNALM Servizio Scientifico PNALM Servizio Scientifico PNALM Ciucci P. com pers. Gervasi et al. in stampa Servizio Scientifico PNALM Servizio Scientifico PNALM Tabella 9. Consistenza delle diverse specie domestiche e selvatiche nell’area di studio. I dati sono aggiornati al 2011. 36 www.life-arctos.it ANALISI DEI DATI SANITARI E DEMOGRAFICI Tutti i dati sanitari appartenenti ai patogeni indicati nella Tabella 1, relativa alle priorità sanitarie identificate per l’Orso, e raccolti secondo le modalità descritte nel paragrafo Metodi, sono stati analizzati per specie. I risultati dell’analisi sono illustrati di seguito. Brucella spp. Orso Dal 1990 al 2009 sono stati esaminati 60 campioni si sangue appartenenti a 37 orsi. Gli esami sierologici eseguiti sono indicati nella Tabella 10 e sono stati eseguiti da diversi laboratori di analisi: IZS AM sede di Teramo (N=20), IZS AM sede di Avezzano (N=19), mentre mancano informazioni relativamente a 21 campioni. Tutte le informazioni analizzate sono relative alla banca dati del PNALM ( L. Gentile, com. pers.). Test SAR RBPT FDC N. campioni 58 20 55 Tabella 10. Test sierologici impiegati per la diagnosi di Brucella spp nell’Orso marsicano (banca dati PNALM) Gli animali campionati sono stati classificati sierologicamente sulla base delle indicazioni fornite dal Terrestrial Animal Health Code (OIE, 2010) come segue: - Positivo: positivo ad entrambi i test (SAR + FDC) oppure negativo alla SAR e positivo alla FDC - Negativo: negativo ad entrambi i test (SAR+FDC) - Dubbio: positivo a SAR e negativo a FDC oppure positivo a SAR e potere anticomplementare a FDC - Potere anticomplementare: negativo alla SAR e potere anticomplementare a FDC. Non esistendo riferimenti relativi ai cut-off utilizzati per l’Orso, i laboratori di analisi hanno considerato positivi gli animali con titoli anticorpali ≥ 1:10 (Tabella 11). I risultati complessivi della sierologia sono invece riassunti nella Tabella 12. Titoli anticorpali 1:10 1:20 ND n. campioni 1 2 2 Tabella 11. Campioni di Orso sottoposti ad FdC e considerati reattivi: descrizione dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM). Esito Negativi Positivi Dubbi Anticomplementari N. campioni 50 5 3 2 Tabella 12. Risultati della sierologia sull’Orso (banca dati PNALM). La prevalenza complessiva di periodo (1990-2009) stimata sul totale dei campioni esaminati e non sugli individui, è pari al 9,1% (95% IC: 3,4% - 21%) ed è pari a 5 campioni positivi su 55. La prevalenza invece riferita agli individui è pari al 8,3% (95% IC: 2,2% - 24%) pari a 3 orsi su 36 totali. Gli animali positivi sono stati catturati nel 1998, 2005-06, 2009 nei comuni di Civitella Alfedena, Pizzone e Barrea. www.life-arctos.it 37 Dall’analisi multivariata eseguita su questa specie non emergono associazioni significative tra lo stato sierologico ed alcuni importante variabili considerate, quali età, sesso, area geografica ed anno di campionamento. Domestici (bovini ed ovicaprini) Dal 2005 al 2010 sono stati controllati 7755 allevamenti dall’IZS AM e 16510 individui dall’IZS LT. Di questi solo 2 allevamenti di bovini sono risultati positivi nel 2009 entrambi presenti nel comune di Roccaraso con una prevalenza di periodo nei bovini pari al pari al 0,06% (95% IC: 0,01% - 0,22%). Altri selvatici I risultati dei test effettuati nelle altre specie selvatiche che vivono in simpatria con l’orso sono indicati nella Tabella 13. Specie Camoscio app. Capriolo Cervo Cinghiale Istrice Lepre Lince* Lupo Tasso Volpe Test Ab Ag Ab Ag Ab Ag Ab Ag Ag Ag Ab Ab Ag Ag Ag Tot 168 10 8 27 46 44 1 36 8 6 1 21 38 4 10 Pos 0 0 0 0 0 3 0 3 0 0 0 0 0 0 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 0 0 0 0 0 6,8% (2%-20%) 0 8,3% (2,2-24%) 0 0 0 0 0 0 0 anni campionamento 1990-97, 2002, 2009 2005-06, 2008 2002, 2008, 2010 2005-06, 2009-10 2003, 2005-06, 2008-10 2002, 2005, 2009-10 2007 2005, 2009-10 2008, 2010 2008, 2010 2009 2007-10 2005, 2009-10 2008 2005, 2009-10 tot anni di campionamento 10 3 3 4 6 4 1 3 2 2 1 4 3 1 3 Comune positivi Pescasseroli Pescasseroli - Anno positivi 2005, 2010 2005 - Tabella 13. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Brucella spp. sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi (FDC); Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR). * esemplari in cattività. Distribuzione spaziale Considerando tutti i campioni raccolti sia su specie domestiche sia su quelle selvatiche dopo il 2005, periodo che permette la comparazione tra specie diverse, si può osservare la distribuzione spaziale delle segnalazioni di presenza (indiretta e diretta) nella figura 1. In termini di prevalenza grezza complessiva, i valori oscillano tra l’1% ed il 2% (figura 2). I rilievi delle positività sembrano interessare maggiormente le aree di centro-sud dell’area di studio. Un confronto tra la segnalazione di Brucella spp., sempre riferita al periodo successivo al 2005 e relativa a tutti gli animali campionati (domestici e selvatici), e la densità delle popolazioni domestiche di bovini, ovini e caprini è riportata nella figura 2. Apparentemente non sembra presente alcun trend spaziale legato alla densità di animali domestici delle specie sensibili, almeno su scala comunale. E’ comunque interessante verificare l’intensità del campionamento sulle specie selvatiche sia nell’intero periodo di studio (1990-2010) sia dopo il 2005 che mette in luce una disomogeneità notevole tra le diverse microaree considerate e che raggiunge il suo massimo valore dopo il 2005, periodo durante il quale la maggior parte delle aree conta meno di 10 campioni raccolti nelle specie selvatiche (figura 3). Ne deriva una oggettiva difficoltà nel definire una prevalenza di periodo accettabile, almeno nelle specie selvatiche. Analisi complessiva E’ stata analizzata l’eventuale associazione tra sieroprevalenza e la densità di ruminanti domestici presenti nel PNALM. La densità è stata categorizzata in 4 classi utilizzando i quartili come valori discriminanti tra le diverse classi. Non è stato evidenziato alcun risultato significativo. Non sono state eseguite altre analisi a causa della elevata frammentazione dei dati e della differente tipologia di dati disponibili tra specie diverse. www.life-arctos.it 38 La Brucella spp. è presente nel PNALM ed è anche segnalata nell’orso. I dati disponibili non permettono di chiarire l’epidemiologia della Brucella nel parco per ragioni legate sia al campionamento sia agli strumenti diagnostici utilizzati. Relativamente a questi ultimi, la possibilità di osservare false positività nell’Orso (Godfroid, 2002) e la mancata tipizzazione delle Brucelle isolate attraverso PCR nel cervo e nel cinghiale rappresentano un limite notevole alla comprensione del ruolo giocato dalle specie selvatiche nell’ecologia del patogeno. Anche se positività al patogeno sono state osservate in diversi anni di campionamento non è possibile stabilire l’andamento temporale e spaziale dell’infezione. La prevalenza media nelle specie selvatiche è pari al 8% (95% CI: 4%-15%). Brucella spp. assenza presenza b Prevalenza grezza ( Brucella spp.) 0 0.001 - 0.01 0.01 - 0.02 N a N Figura 1. Presenza di campioni positivi (a) e prevalenza (b) relativi a Brucella spp. in tutte le specie campionate nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2010. 39 Presenza di Brucella spp. Densità bovini ( capi/kmq) 0 0.001 - 2.27 2.27 - 5.47 5.47 - 12.94 12.94 - 19.25 19.25 - 46.48 presenza di Brucella spp. Densità ovini ( capi/kmq) 0 1.58 - 8.18 8.18 - 17.57 17.57 - 40.55 40.55 - 84.05 84.05 - 209.95 N N a www.life-arctos.it b Presenza di Brucella spp Densità caprini ( capi/kmq) 0 0.001 - 0.58 0.58 - 1.46 1.46 - 3.08 3.08 - 5.03 5.03 - 7.83 7.83 - 19.91 N c Figura 2. Confronto tra presenza di Brucella spp. e la densità di Bovini (a), Ovini (b) e Caprini (c) nell’area di studio nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2010. Area campionamento domestici Presenza brucella spp. Area campionamento domestici presenza Brucella spp. Campioni fauna selvatica 1- 2 3- 8 9 - 18 19 - 32 33 - 88 89 - 194 Campioni fauna selvatica 2005-10 1 - 10 11 - 15 187 N N a b Figura 3. Numero di campioni raccolti in specie selvatiche dal 1990 al 2010 (a) e dopo il 2005 (b) nell’area di studio ed aree di presenza di Brucella spp. Cimurro e Morbillivirus (CDV) Orso Sono stati complessivamente analizzati 55 campioni appartenenti a 34 orsi facenti parte della banca dati del PNALM dal 1991 al 2010. I campioni sono stati sottoposti a diverse tipologie di esami sierologici da parte di differenti laboratori: IZS AM sede di Teramo (N=20) e di Avezzano (N=15). Per 20 campioni non è stato possibile identificare il laboratorio di analisi. I campioni sono stati esaminati attraverso IFI e SN. Relativamente ai campioni per i quali manca l’indicazione del laboratorio esaminatore, è stata utilizzata una metodica sierologica non meglio definita indicata con l’acronimo EDV. Tutti i campioni antecedenti al 2003 sono stati esaminati mediante EDV, mentre successivamente a tale data è stata impiegata sistematicamente la SN e l’IFI. Tenuto conto dell’accuratezza dei singoli test, i dati ottenuti attraverso le diverse metodiche hanno seguito la seguente priorità: SN>IFI>EDV. Ove riportato, lo stato di reattività (positività) dei campioni analizzati è stato stabilito dal laboratorio per titoli anticorpali ≥ 1:2 (Tabella 15). I risultati mostrano una prevalenza di periodo (1990-2009) pari al 27% (95% CI: 17%-41%) (Tabella 14). Si osserva la sieronegativizzazione in 2 orsi. L’analisi multivariata mette in luce un’associazione tra lo stato sierologico e l’anno di prelievo, con una progressiva e significativa diminuzione della probabilità di trovare animali sierologicamente positivi dopo il 2000. Prima di questa data i dati mostrano un trend positivo che però non risulta significativo. Specificamente l’analisi stima che la comparsa di CDV nell’orso sia 14 volte maggiore tra il 1995-1999 ed il www.life-arctos.it 40 1990-1994 (OR 14.3; 95% CI: 0,5-324), 20 volte inferiore tra il 2000-2004 ed il 1995-1999 (OR 0.05; 95%CI: 0.002 - 0.892) ed 11 volte inferiore tra il 2005-2009 ed il 2000-2004 (OR 0.011; 95%CI: 0.0003 - 0.1891). Anche se non è chiara la situazione prima del 2000, successivamente al 2005 non sono stati più trovati campioni positivi per CDV. Una possibile spiegazione a queste differenze potrebbe riguardare l’utilizzo delle metodiche sierologiche utilizzate. Infatti dal 1990 al 2002 i campioni sono stati esaminati con EDV, mentre dopo il 2005 gli unici test impiegato sono stati SN ed IFI. La valutazione della relazione tra stato sierologico ed analisi di laboratorio evidenzia una forte associazione tra queste due variabili (OR 0.02; 95% CI: 0.0020.14) con una probabilità per la SN di trovare animali sieropositivi 50 volte inferiore rispetto all’EDV. Purtroppo la mancata sovrapposizione delle diverse metodiche (EDV e SN) nel corso del tempo rende difficile il controllo di un eventuale effetto di confondimento, mascherando reali trend temporali. Esito del test n. campioni negativo 38 positivo 15 citotossico 2 Tabella 14. Risultati per CDV nell’Orso (banca dati PNALM). Titoli anticorpali n. campioni 1:2 (EDV) 2 1:4 (EDV, SN) 4 1:8 (EDV) 3 ND (EDV, SN) 6 Tabella 15. Campioni di Orso considerati reattivi per CDV: descrizione dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM). 41 Domestici Nessun dato relativo al CDV nei cani presenti nell’area di studio è risultato disponibile. Selvatici La presenza del CDV è stata verificata solo su campioni ematici e tissutali di Lupo (Tabella 16). Specie Lupo Test Tot Pos Ab Ag 9 9 2 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 22% (4%-60%) 0% anni campionamento 2007-11 2005, 2009-10 tot anni di campionamento 4 3 Comune positivi Pescasseroli - Anno positivi 2007,2009 - Tabella 16. Risultati della ricerca diretta e indiretta di CDV sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.) Distribuzione spaziale I campioni analizzati mostrano una discreta omogeneità spaziale, anche se numericamente risultano insufficienti a rappresentare le differenti aree dell’area di studio. Si evidenzia pure scarsa sovrapposizione tra le aree di campionamento dell’orso e del lupo (Figura 4). La presenza indiretta del CDV interessa buona parte delle aree interne al PNALM, mentre la prevalenza oscilla tra lo 0% ed il 100% (Figura 5). Analisi complessiva www.life-arctos.it Non sono state eseguite ulteriori analisi comparative a causa della forte incertezza dovuta alla diagnosi nell’orso. Il CDV è presente nel PNALM ed anche nell’orso, circolando con elevate prevalenze (22% nel lupo). Esistono comunque dubbi relativamente alle tecniche sierologiche utilizzate nell’orso che sembrano condizionare fortemente i risultati dell’analisi in questa specie. Inoltre, i bassi titoli anticorpali riscontrati con la SN, mai superiori a 1:4, non permettono una chiara interpretazione e non permettono di stabilire che il virus canino circoli realmente nella popolazione di orsi del PNALM. Nel lupo non sono disponibili informazioni relative ai metodi diagnostici ed ai titoli anticorpali rilevati. Purtroppo non sono disponibili dati sul cane e nemmeno su altri canidi selvatici che aiuterebbero a chiarire meglio l’epidemiologia del patogeno nel PNALM. Campioni totali 1 2- 3 4- 6 7- 9 10 - 20 N 42 a Campioni Lupo Campioni Orso 0 1-2 3-4 1 2 3-4 5-7 8-20 N b N c Figura 4. Numero di campioni raccolti complessivamente (a) e nelle singole specie selvatiche: Lupo (b) ed Orso (c) nell’area di studio per la ricerca di CDV. www.life-arctos.it presenza CDV Campioni totali 1- 4 5- 9 10 - 20 Prevalenza grezza 0 0 - 0.333 0.333 - 0.4 0.4 - 0.667 0.667 - 1 N Figura 5. Presenza (a) e prevalenza (b) di CDV nell’area di studio. Parvovirus canino (CPV) Orso Sono stati esaminati 57 campioni appartenenti ad una totale di 38 animali estratti dalla Banca dati del PNALM dal 1990 al 2010. I laboratori di analisi deputati all’esecuzione dei test diagnostici sono stati L’IZS AM sede di Avezzano (N=19) e di Teramo (N=18). Per i restanti 20 campioni non è indicato il laboratorio di riferimento. E’ stata esclusivamente impiegata la SN come metodica diagnostica i cui risultati sono riportati nella tabella 8. Il cut-off utilizzato dal laboratorio per definire lo stato di reattività di un campione è stato stabilito pari ad un titolo anticorpale ≥ 1:4 (Tabella 18) e la prevalenza di periodo è pari al 25% (95% CI: 15%39%) (Tabella 17). Un individuo sieropositivo manifesta la perdita dell’immunità umorale, poi seguita da una nuova sieroconversione. Le aree geografiche in cui sono trovati campioni positivi interessano i comuni di Barrea, Bisegna, Civitella Alfedena, Lecce nei Marsi e Pizzone. L’analisi multivariata non mette in evidenza alcuna associazione tra lo stato di sieropositività e le variabili esplicative (età, sesso, area ed anno di campionamento). Esito del test n. campioni negativo 41 positivo 14 citotossico 2 Tabella 17. Risultati per CPV nell’Orso (banca dati PNALM) Titoli anticorpali n. campioni 1:4 1 1:8 1 1:16 2 1:32 2 1:64 1 1:256 1 ND 6 Tabella 18. Campioni di Orso considerati reattivi per CPV: descrizione dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM). www.life-arctos.it 43 Domestici Nessun dato relativo a CPV nei cani presenti nell’area di studio erano disponibili. Selvatici I dati riferibili al Lupo sono indicati nella Tabella 19. Specie Lupo Prevalenza di periodo (95% IC) anni campionamento tot anni di campionamento Test Tot Pos Ab 9 6 67% (31%-91%) 2003, 2007-10 5 Ag 14 0 0% 2005-07, 2009-10 5 Comune positivi Lecce nei Marsi, Opi, Pescasseroli, Cervara - Anno positivi 2007-10 - Tabella 19. Risultati della ricerca diretta e indiretta di CPV sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi (SN); Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (ME e TC.) Distribuzione spaziale Il campionamento ha interessato due specie selvatiche Orso e Lupo ed ha coinvolto buona parte dell’area di studio anche se il campione non risulta numericamente molto consistente (Figura 6) e si evidenzia scarsa sovrapposizione delle aree di campionamento tra le due specie (dati non mostrati). La presenza dell’infezione sembra coinvolgere uniformemente l’area del PNALM. La prevalenza grezza nelle diverse aree di campionamento oscilla tra lo 0% ed il 66% ed apparentemente non sembrano esistere pattern spaziali. Analisi complessiva Non sono presenti differenze significative tra le specie esaminate (orso e lupo) relativamente alla prevalenza sierologica di CPV (p = 0.18). L’esiguo numero di campioni e la frammentazione dei dati non permette ulteriori analisi. Il CPV è presente nel PNALM e sembra circolare endemicamente nelle popolazioni di orso e di lupo. La mancanza di pattern sierologici legati in particolare all’età, associata alla moderata sieroprevalenza ed al riscontro della perdita dell’immunità umorale da parte di un individuo più volte ricatturato nel corso del tempo, sembrano suggerire una elevata circolazione del virus nelle popolazioni esaminate. Comunque la mancanza di dati relativi al cane ed altri canidi selvatici limita, almeno parzialmente, la conoscenza epidemiologica del CDV nel PNALM. Si potrebbe comunque sospettare l’esistenza di un reservoir complesso, caratterizzato da una comunità di mantenimento costituita da popolazioni di canidi, domestici e selvatici, all’interno della quale anche l’orso potrebbe in qualche modo contribuire, ma i dati non sono sufficienti ad avvallare tale ipotesi. La prevalenza sierologica totale è apri al 31% (95% IC: 21%-44%). www.life-arctos.it 44 Campioni eseguiti su specie selvatiche 1- 2 3 4- 6 7 - 11 12 - 19 Prevalenza grezza CPV 0 0 - 0.167 0.167 - 0.375 0.375 - 0.5 0.5 - 0.667 N N a b Figura 6. Campioni eseguiti su Lupo e Orso per la ricerca di CPV (a) e prevalenza complessiva (b). Pseudorabbia Orso Dai dati estratti dalla Banca dati del PNALM, nessuno dei 55 campioni di orso esaminati dal 1990 al 2010 è risultato positivo al virus della pseudorabbia (n= 55). I campioni sono stati esaminati attraverso un test ELISA eseguito nei laboratori dell’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=17). Per 20 campioni non è indicato il laboratorio diagnostico che ha effettuato le analisi. Domestici Sono stati esaminati 1326 suini domestici dal 2005 al 2010 dall’IZS AM, di questi 42 sono risultati sierologicamente positivi (3,2%; 95% CI: 2,3%-4,3%). Per quanto riguarda i dati trasmessi dall’IZS LT, non è stato possibile scorporare quelli relativi a suini domestici o selvatici, e la prevalenza complessiva è pari al 5% (95% CI: 0,8%-18%), corrispondente a 2 campioni positivi su 40 esaminati. Selvatici Sieropositività per il virus della pseudorabbia sono state rilevate in alcuni campioni di cinghiale (Tabella 20). Specie Cinghiale Lince* Lupo Prevalenza di periodo (95% IC) Test Tot Pos Ab 3 2 66% (13%-98%) Ag Ab Ab Ag 6 1 21 14 0 0 0 0 0 0 0 0 anni campionamento tot anni di campionamento 2007-08 2 2007-10 2009 2007-10 2005-07, 2009-10 3 1 4 5 Comune positivi Pescasseroli, Castel di Sangro - Anno positivi 2007, 2008 - Tabella 20. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Pseudorabbia sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.). * esemplari in cattività. Distribuzione spaziale Il campionamento interessa il PNLM in maniera uniforme solo per quanto riguarda i suidi domestici. (Figura 7). La pseudorabbia è presente nell’area di studio con prevalenze che sono comprese tra 0% e 33% (Figura 8). Apparentemente non si evidenziano pattern spaziali, anche se esistono aree di sovrapposizione in cui contemporaneamente si osservano positività nei suini domestici e nei cinghiali (es. Castel di Sangro). Analisi complessiva www.life-arctos.it 45 Sono stati valutati congiuntamente nel modello di regressione logistica gli effetti dell’anno e località di prelievo sulla prevalenza sierologica relativa a Pseudorabbia nei suini domestici. L’analisi esplorativa ci ha suggerito di aggregare i comuni di prelievo in due sole macroaree per rendere numericamente più omogeneo il campionamento (areaA: comuni a Sud di Pescasseroli; areaB: comuni rimanenti), mentre per l’anno di campionamento sono state costituite 3 classi biennali (anno1: 2005-06; anno2: 2007-08; anno3: 2009-10). I risultati dell’analisi statistica multivariata effettuata sui suini domestici mette in evidenza l’esistenza di differenze temporali e spaziali relativamente all’occorrenza di campioni sieropositivi (Tabella 21). La probabilità di trovare animali positivi risulta 14 volte inferiore nel Sud ed, a parità di area, risulta 8 volte maggiore nel biennio 2007-08 rispetto al 2005-06 e 3 volte inferiore nel biennio 2009-10 rispetto a quello precedente. Le differenze temporali non mostrano un trend costante, ma piuttosto oscillazioni che tendono comunque a mantenere costante la prevalenza nell’intero territorio. Invece le differenze relative alle macroaree descrive l’esistenza di un possibile pattern spaziale che andrebbe meglio indagato. Variabile OR IC 95% p value anno2-anno1 8.23 2.48 - 27.32 < 0.001* anno3-anno2 0.29 0.12 - 0.72 0.007* areaA 0.049 0.017- 0.14 < 0.001 * Tabella 21. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Pseudorabbia. OR = Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla. La pseudorabbia è presente nel PNALM sia nei Suidi domestici sia nei cinghiali. Purtroppo il campionamento in questi ultimi appare assolutamente non rappresentativo della popolazione sia in termini numerici, sia dal punto di vista geografico. Il cinghiale potrebbe rivestire un ruolo importante nell’epidemiologia dell’infezione che andrebbe investigato allo scopo di definire l’interazione sanitaria esistente tra Suidi domestici e selvatici. In particolare andrebbe chiarito il ciclo di infezione che potrebbe essere unico oppure, come ipotizzato in altre realtà italiane, potrebbero esistere due cicli tra loro indipendenti in ambito domestico e selvatico, che riconoscerebbero specifici reservoir, rispettivamente il maiale ed il cinghiale, ed anche virus diversi (Muller et al. 2000). Congiuntamente andrebbero anche comparati i dati spaziali relativi ai suidi domestici per verificare l’effettiva esistenza di una eterogeneità spaziale. Campioni in suidi domestici e selvatici 0- 8 9 - 49 50 - 84 85 - 165 166 - 585 Campionamento Cinghiali Campionamento IZS Lazio Toscana Campioni Suini Domestici 0- 8 9 - 49 50 - 84 85 - 165 166 - 585 N N a b Figura 7. Campioni eseguiti su Suidi domestici e selvatici (a) e differenziato per le diverse banche dati (b). www.life-arctos.it 46 Presenza di pseudorabbia IZS Lazio e Toscana Presenza di Pseudorabbia in Cinghiali Prevalenza Suini domestici 0 0.001 - 0.067 0.067 - 0.321 N Maiali positivi Cinghiali positivi Suidi positivi ( IZS Lazio Toscana) Densità suini domestici ( capi/kmq) 0 1 2 3-4 5-10 N Figura 8. Presenza e prevalenza della Pseudorabbia in suidi domestici e selvatici (a) e comparazione con la densità di suini allevati (b). Leptospirosi spp. Orso Dalla banca dati del PNALM si evince come sia stata valutata la presenza di anticorpi diretti contro diversi sierogruppi di Leptospira interrogans (australis/bratislava, ballum/ballum, canicola/canicola, grippotyphosa/ grippotyphosa, icterohemorragie/ copenhageni, pomona/pomona, sieroe/hardjo ) in 29 campioni appartenenti a 23 orsi catturati tra il 2006 ed il 2009 (Tabella 22). I laboratori che hanno effettuato l’analisi sono stati l’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=11). Il test di riferimento utilizzato è stata l’agglutinolisi (AGL) ed il cut-off scelto dai laboratori è pari ad un titolo anticorpale ≥ 1:100 (Tabella 23). Complessivamente sono stati trovati 3 campioni positivi per L. australis/Bratislava pari ad una prevalenza del 10,3% (95%CI: 3%-29%). L’analisi multivariata non mette in luce alcuna significativa associazione tra sieropositività ed età, sesso, area e anno di campionamento. Esito del test negativo positivo citotossico n. campioni 29 3 2 Tabella 22. Risultati sierologici per Leptospira australis/Bratislava nell’Orso marsicano (banca dati PNALM) Titoli anticorpali n. campioni 1:100 1 1:200 2 Tabella 23. Campioni di Orso considerati reattivi per Leptospira australis/bratislava: descrizione dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM). Domestici Non sono presenti dati relativi alla Leptospira spp. negli animali domestici. Selvatici Il campionamento ha interessato in tutto 5 specie selvatiche per un numero di campioni pari a 63 (Tabella 24). Nessun campione è risultato sieropositivo. www.life-arctos.it 47 Specie Camoscio Capriolo Cervo Lupo Test Tot Pos Ab Ab Ab Ab 8 2 15 9 0 0 0 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 0 0 0 0 anni campionamento tot anni di campionamento 2008 2010 2008-10 2008-10 1 1 3 3 Comune positivi Anno positivi - - Tabella 24. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Leptospira spp. sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.) Distribuzione geografica La distribuzione spaziale degli animali campionati è abbastanza uniforme anche se il numero di campioni per comune è piuttosto esiguo ed insufficiente a fornire una stima attendibile della presenza e della prevalenza sierologica dell’infezione. La Leptospira spp. è presente nel PNALM. Il campionamento, insufficiente sia numericamente sia dal punto di vista delle specie esaminate, non permette di valutare la reale circolazione e diffusione dell’infezione. Campioni selvatici 1- 2 3- 5 6- 7 8- 9 10 - 11 Presenza di Leptospira presenza assenza 48 N N Figura 9. Campionamento eseguito sui selvatici (a) e presenza di Leptospira nei campioni di orso (b). Epatite infettiva canina (CAV-1) Orso Sono stati esaminati 58 campioni appartenenti a 38 animali presenti nella Banca dati del PNALM dal 19902009. I risultati dell’esame sierologico sono indicati nella tabella 16 ed evidenziano una prevalenza di periodo pari al 22% (95% CI: 13%-36%) (Tabella 25). I laboratori di riferimento che hanno eseguito le indagini diagnostiche sono stati l’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=20). Per 20 campioni non è stato possibile risalire al laboratorio esecutore degli esamini diagnostici. Il test sierologico di riferimento utilizzato è stata la SN ed il cut-off scelto dai laboratori per discriminare i campioni positivi è pari ad un titolo anticorpale ≥ 1:2 (Tabella 26). Positività sierologiche sono state rilevate nel 1998, 2000, 2002, 2004-06, 2008-09 ed hanno interessato le i comuni di Barrea, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Pizzone e Villetta Barrea. Nessuna associazione tra la sieropositività e variabili esplicative (età, sesso, area geografica ed anno di campionamento) emerge dall’analisi multivariata. Esito del test n. campioni negativo 45 positivo 13 Tabella 25. Risultati sierologici per CAV1 nell’Orso (banca dati PNALM) www.life-arctos.it Titoli anticorpali n. campioni 1:2 1 1:4 4 1:8 2 1:16 1 1:32 3 1:128 1 ND 1 Tabella 26. Campioni di Orso considerati reattivi per CAV1: descrizione dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati del PNALM). Domestici Nessun dato relativo alla presenza di CAV1 è disponibile. Selvatici Solo nel lupo è stata indagata la presenza di CAV1 che ha mostrato una elevata sieroprevalenza (Tabella 27). Specie Lupo Test Tot Pos Ab 10 5 Prevalenza di periodo (95% IC) 50% (24%-76%) anni campionamento 2007-10 tot anni di campionamento 4 Comune positivi Lecce nei Marsi, Opi, Pescasseroli Anno positivi 2008-10 Tabella 27. Risultati della ricerca diretta e indiretta di CAV1 sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi (SN) Distribuzione geografica Il campione, seppur numericamente esiguo, appare abbastanza omogeneo nell’area di studio almeno per quanto riguarda l’Orso (Figura 10). Anche la presenza dell’infezione da CAV1 sembra mostrare una discreta omogeneità compatibilmente con lo scarso numero di campioni analizzato. Le sieroprevalenze rilevate oscillano nelle diverse aree campionate tra lo 0% ed il 66% (Figura 11). Analisi complessiva Non emergono differenze significative tra orso e lupo relativamente alla prevalenza sierologica (p = 0.29). Il comportamento epidemiologico del CAV1 nel PNALM sembra molto simile a quello descritto per il CPV. L’infezione è presente e circola in forma endemica nel territorio del PNALM, ma la mancanza di campioni di cani o altri canidi selvatici impedisce una valutazione sulla definizione del reale reservoir dell’infezione. Nell’orso non si evidenzia alcun pattern legato all’età relativamente alla sieroprevalenza probabilmente dovuto alla presenza di una immunità di breve durata che, associata alla discreta prevalenza osservata, suggerirebbe una notevole circolazione del virus nell’ambiente. La prevalenza osservata nell’orso è pari al 22%. www.life-arctos.it 49 Campioni complessivi 1 2- 3 4- 6 7 - 11 12 - 21 N a Campioni orso 0- 1 2- 3 4- 6 7- 9 10 - 21 Campioni Lupo 0 1- 2 3- 4 N N b c Figura 10. Campioni esaminati per la ricerca di CAV-1 in totale (a) e nelle singole specie: orso (b) e lupo (c). Prevalenza grezza 0 0 - 0.25 0.25 - 0.286 0.286 - 0.333 0.333 - 0.667 Presenza CAV 1 nell'orso Presenza nel Lupo presenza nell'Orso N a Figura 11. Prevalenza grezza complessiva relativa al CAV1. N b Toxoplasma Orso Non ci sono dati disponibili riguardo la presenza di Toxoplasma nell’Orso. Domestici I dati disponibili nei domestici presenti nell’area di studio riguardano le specie indicate nella Tabella 28. Nei ruminanti domestici la prevalenza complessiva è pari al 50% (95% CI: 42%-59%). www.life-arctos.it 50 6 Prevalenza di periodo (95% IC) 25% (11%-47%) anni campionamento 2005, 2009-10 114 66 58% (48%-67%) 2005-10 6 Ab 6 1 17% (0.8%-64%) 2005, 2007, 2008, 2010 4 Cane Ab 7 2 29% (5%-70%) 2005-07 3 Cavallo Ab 1 0 0 2010 4 Specie Test Tot Pos Bovino Ab 24 Ovino Ab Capra tot anni di campionamento 3 Comune positivi Anno positivi Filignano Anversa degli Abruzzi, Lecce nei marsi, Ortucchio, Roccaraso, S. Vincenzo V. R., Scanno 2005 Lecce nei Marsi 2005 Trasacco, Lecce nei Marsi Lecce nei Marsi, Opi, Pescasseroli 2006-08; 2010 2005, 2007 2008-10 Tabella 28. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Toxoplasma sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.) Selvatici Animali sieropositivi sono stati trovati anche tra i Ruminanti ed i Carnivori selvatici con prevalenze relativamente elevate (Tabella 29). Specie Test Tot Pos Camoscio Capriolo Cervo Istrice Lince* Lupo Ab Ab Ab Ab Ab Ab 1 3 23 1 1 7 0 0 2 0 1 2 Prevalenza di periodo (95% IC) 0 0 9% (2%-30%) 0 100% (5%-100%) 29% (5%-70%) anni campionamento 2009 2010 2007-10 2010 2009 2008-10 tot anni di campionamento 1 1 4 1 1 3 Comune positivi Anno positivi Pescasseroli Pescasseroli Pescasseroli 2009 -2009 2009-10 Tabella 29. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Toxoplasma sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.). *esemplari in cattività. Distribuzione Spaziale Complessivamente i campioni non risultano rappresentativi dell’intero territorio del PNALM (figura 12), in particolare nelle specie selvatiche, nelle quali i campioni esaminati provengono da sole 2 aree (Pescasseroli e Castel di Sangro). La presenza del toxoplasma interessa molte delle aree campionate prevalenze grezze che oscillano dallo 0% al 100% (figura 13). Analisi complessiva Dopo una prima analisi esplorativa, le specie sono state raggruppate in due classi (Ruminanti e Carnivori), l’anno è stato aggregato in 3 classi biennali (anno1: 2005-06; anno2: 2007-08; anno3: 2009-10), mentre i comuni sono stati aggregati in 3 macroaree sulla base dell’omogeneità di campioni e specie esaminate (area A: Lecce nei Marsi, Ortona nei Marsi, Ortucchio, S. Vincenzo V.R., e Trasacco; Area B: Castel di S., Filignano, Roccaraso e Rocchetta a V.; Area C: Anversa degli A., Bisegna, Pescasseroli e Scanno). I risultati sono mostrati nella Tabella 30 ed evidenziano l’effetto legato alla località e all’anno di prelievo. La probabilità di trovare animali sieropositivi si riduce di più di 3 volte nell’ area C rispetto all’area A ed, a parità di area geografica, nel secondo biennio rispetto al primo. Non si osservano invece differenze legate a gruppi di specie. Variabile anno2-anno1 anno3-anno2 areaB www.life-arctos.it OR 0.26 0.49 0.66 IC 95% 0.068 - 0.95 0.14- 1.73 0.24- 1.79 p value 0.041* 0.266 0.414 51 areaC 0.27 0.08- 0.90 0.033* Rum 1.44 0.34- 6.22 0.622 Tabella 30. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Toxoplasma. OR = Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla. Il Toxoplasma è presente nel PNALM e circola in forma endemica in molte specie domestiche e selvatiche. Pur essendo la specie felina il vero ospite definitivo, la trasmissione attraverso l’ingestione di carne infetta, potrebbe spiegare l’elevata prevalenza nei carnivori, domestici e selvatici. La possibile eterogeneità osservata dall’analisi statistica andrebbe indagata e verificata su scala spaziale. Inoltre il campionamento andrebbe intensificato ed esteso, soprattutto per i selvatici, alle stesse aree di campionamento dei domestici allo scopo di poter identificare controllare potenziali effetti di confondimento. La prevalenza totale è pari al 44% (95% IC: 36%-51%). Campioni domestici e selvatici 1- 2 3- 6 7 - 11 12 - 16 17 - 47 52 N a Campioni in specie selvatiche 1- 2 3 - 34 Campioni in specie domestiche 1- 2 3 4- 8 9 - 12 13 - 46 N b N c Figura 12. Campioni esaminati per Toxoplasma, totali (a), nelle specie domestiche (b) e selvatiche (c). www.life-arctos.it Toxoplasma nei domestici Presenza Assenza Prevalenza grezza 0 0 - 0.147 0.147 - 0.574 0.574 - 1 Presenza in selvatici N N a b Figura 13. Presenza (a) e prevalenza (b) di Toxoplasma nelle specie domestiche e selvatiche. Chlamydia psittaci var. Ovis Orso Dal 2005 al 2008 sono stati esaminati 26 campioni dei quali 10 risultano positivi alla ricerca di anticorpi diretti contro Chlamydia (38%; 95% CI: 21%-59%). I dati sono stati ottenuti dalla banca dati dell’IZS AM e quindi non è possibile risalire ai dettagli relativi ai singoli campioni esaminati. La tecnica utilizzata dal laboratorio dell’IZS AM è la FDC, ma non è indicato il cut-off utilizzato. Le positività sono state rilevate in tutti e 3 gli anni di campionamento (2005-08) e sono riferite tutte al comune di Pescasseroli. Relativamente all’area di prelievo emergono alcuni dubbi poiché la banca dati del PNALM indica che solo 4 orsi sono stati catturati dal 2005 al 2009 nel comune di Pescasseroli. Domestici Nella Tabella 31sono riportati i risultati e le specie domestiche esaminate per la presenza diretta o indiretta di Chlamydia. Complessivamente nei Ruminanti domestici la prevalenza è pari al 33% (95% CI: 28%-38%). Specie Bovino Ovino Capra Cane 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 0 anni campionamento 2005, 2007-08 124 18 15% (9%-22%) 2005-10 6 Ag 31 1 3.2% (0.1%-19%) 2005-06, 2010 3 Ab 184 86 47% (39%-54%) 2005-10 6 Ag 14 3 21% (6%-51%) 2005, 2007, 2009-10 4 Ab 33 9 27% (14%-46%) 2006-08, 2010 4 Ag 2 0 0 2009 1 Test Tot Pos Ag 4 Ab tot anni di campionamento 3 Comune positivi Alfedena, Collelongo, Castel di S., Rocchetta a V., Scanno Civitella Alfedena Alfedena, Anversa degli Abruzzi, Gioia dei Marsi, Lecce nei marsi, Ortucchio, Pescasseroli, Roccaraso, S. Vincenzo V. R., Scanno Opi, Scanno, Scontrone Lecce nei Marsi, Scontrone, Scanno - Anno positivi 2006, 2009-10 2005 2005-10 2010 2006, 2010 - Tabella 31. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Chlamydia sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR) Selvatici www.life-arctos.it 53 Positività sierologiche sono state rilevate solo nei Ruminanti selvatici (Camoscio e Cervo) con prevalenze che oscillano tra 0.6% ed il 5% (Tabella 32). Specie Test Tot Pos Camoscio Ab 166 1 Capriolo Cervo Lupo Ab Ab Ab 11 59 1 0 3 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 0.6% (0.06%4%) 0 5% (1%-15%) 0 anni campionamento tot anni di campionamento Comune positivi Anno positivi 1990-97, 2002, 2008-09 11 Pescasseroli 2009 2000, 2002, 2008, 2010 2003, 2007-10 2007 4 5 1 Pescasseroli - 2009 - Tabella 32. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Toxoplasma sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.) Distribuzione geografica La distribuzione dei campioni esaminati appare uniforme nell’area di studio se si considerano complessivamente le specie domestiche e selvatiche, mentre analizzandole separatamente si può osservare una disomogeneità di grado moderato (Figura 14). L’infezione è comunque presente in tutta l’area di studio (Figura 15) e, solo negli ovini, è presente in tutte le aree di campionamento (Figura 16). Analisi complessiva L’analisi multivariata ha considerato congiuntamente l’effetto della specie, dell’anno e dell’area di prelievo relativamente allo status sierologico riferito a Chlamydia psittaci var. Ovis. Sono state incluse nell’analisi solo le specie in cui almeno un campione positivo è stato trovato nel periodo successivo al 2004, anno in cui è possibile la comparazione tra le diverse popolazioni. L’orso è stato altresì eliminato dall’analisi per le incertezze relative all’area di prelievo che comunque non permetterebbe una valutazione multivariata. L’anno è stato aggregato in 3 classi biennali (anno1: 2005-06; anno2: 2007-08; anno3: 2009-10), mentre i comuni sono stati aggregati in 3 macroaree sulla base dell’omogeneità di campioni e specie esaminate (area A: tutti i comuni a Nord ovest di Pescasseroli e Scanno; Area B: Pescasseroli, Scanno, Campoli A., Civitella A., Opi, Villetta B.; Area C: i rimanenti comuni a Sud). I risultati mostrano un chiaro effetto della specie e dell’area considerata (Tabella 33). La probabilità di trovare animali sieropositivi negli ovini risulta 6 volte maggiore rispetto ai bovini, 2 volte maggiore che nei caprini, 8 volte maggiore che nel camoscio e 18 volte maggiore che nel cervo. A parità di specie la probabilità risulta dipendente anche dalla macroarea considerata. In particolare l’area Nord mostra una probabilità doppia di trovare animali sieropositivi rispetto all’area centrale. Variabile OR IC 95% p value anno2-anno1 1.70 0.91- 3.17 0.09 anno3-anno2 1.77 0.8- 3.89 0.16 areaB 0.48 0.24- 0.96 0.038* areaC 0.82 0.41- 1.65 0.58 Bovino 0.16 0.068- 0.36 <0.001* Camoscio 0.12 0.014- 0.98 0.048* Capra 0.47 0.22- 0.99 0.047* Cervo 0.06 0.017 -0.23 <0.001* Tabella 33. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Chlamydia. OR = Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla. www.life-arctos.it 54 La Chlamydia psittaci var. ovis è presente e circola endemicamente nel PNALM. Negli ovini la prevalenza dell’infezione è significativamente superiore alle altre specie esaminate ed è pari al 47% (95% IC: 39%54%). Anche nell’orso sono state trovate sieropositività nel 38% degli animali campionati. La presenza di possibili eterogeneità spaziali, emerse con l’analisi multivariata, necessita di un successivo approfondimento. Il forte legame tra il patogeno e la popolazione ovina è ulteriormente confermato dalla presenza dell’infezione in tutte le aree in cui sono stati campionati individui di questa specie. Campioni totali 1- 3 4- 9 10 - 14 15 - 56 57 - 94 N Campione domestici 0 1- 3 4 - 11 12 - 30 31 - 41 42 - 73 a Campioni nei selvatici 0 1- 3 4- 7 8 - 11 12 - 29 30 - 87 55 N N b c Figura 14. Campionamento su animali domestici (a) e selvatici (b) Prevalenza Domestici 0 0.026 - 0.2 0.2 - 0.342 0.342 - 0.571 0.571 - 0.714 0.714 - 0.8 N www.life-arctos.it Prevalenza selvatici 0 0.192 N Figura 15. Prevalenza grezza per Chlamydia nei domestici (a) e nei selvatici (b). Presenza Chlamidya negli ovini Presenza Chlamydia Densità Ovini 2 - 18 19 - 41 42 - 84 85 - 210 Ovini campionati 1 - 69 0 N N Figura 16. Presenza di Chlamydia in specie domestiche e selvatiche e densità di ovini (a) e comparazione tra presenza ed area di campionamento degli ovini (b) Febbre Q Orso Sono stati esaminati complessivamente 55 campioni appartenenti a 34 animali dal 1990 al 2009 estratti dalla banca dati del PNALM. I risultati sono mostrati nella Tabella 34 ed evidenziano una sola positività anticorpale nel 2009 con una prevalenza di periodo pari al 2% (95% CI: 0.1%-12%). I laboratori esaminatori sono stai l’IZS AM sede di Avezzano (N=18) e di Teramo (N=18). Per 19 campioni non è stato possibile risalire al laboratorio che ha esaminato i sieri. Come test di riferimento è stata utilizzata la FDC ed il cut-off stabilito dal laboratorio è stato fissato ≥ 1:5 (Tabella 35). Nessuna associazione è stata osservata tra sieropositività nell’orso ed altre variabili, quali età, sesso, area geografica e anno di campionamento. I dati forniti dall’IZS AM comprendono altri campioni di orso, valutabili solo in forma aggregata, che mostrano la presenza di 6 campioni positivi su un totale di 50 (12%; 95% CI: 5%-25%) nel periodo compreso tra il 2005 ed il 2010. Non si conosce il test sierologico esaminato e non è possibile capire la relazione con i campioni appartenenti alla banca dati del PNALM. Esito del test n. campioni negativo 50 positivo 1 dubbi 2 anticomplementari 2 Tabella 34. Risultati sierologici per Febbre Q nell’Orso (banca dati PNALM) Titoli anticorpali n. campioni 1:5 1 Tabella 35. Campioni di Orso considerati reattivi per Febbre Q: descrizione dei titoli. ND = campioni ritenuto positivo dal laboratorio ma senza l’indicazione del titolo virale (banca dati PNALM). Domestici I dati disponibili riguardano solo un esiguo numero di Capre e Pecore (Tabella 36). Nessun campione positivo è stato rilevato. Specie Capra Pecora Test Tot Pos Ab Ab 4 9 0 0 www.life-arctos.it Prevalenza di periodo (95% IC) 0 0 anni campionamento 2007, 2010 2010 tot anni di campionamento Comune positivi Anno positivi 2 1 - - 56 Tabella 36. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Febbre Q sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi. Selvatici Nella Tabella 37 sono riportate le specie ed i risultati relativi ad i campioni esaminati per la presenza della Febbre Q. Oltre l’Orso anche in Cervo e Lupo sono state trovate positività sierologiche. Specie 0 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 0 0 1990-97, 2002, 2008-09 2002, 2008, 2010 11 3 47 8 17% (8%-31%) 2003, 2006-10 6 17 2 11% (2%-38%) 2007-10 4 Test Tot Pos Camoscio Capriolo Ab Ab 166 8 Cervo Ab Lupo Ab anni campionamento tot anni di campionamento Comune positivi Civitella Alfedena, Pescasseroli Pescasseroli Anno positivi 2006, 2009-10 2007, 2009 Tabella 37. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Febbre Q sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.) Distribuzione spaziale Solo in tre aree comunali sono stati rilevati campioni positivi ma il campionamento risulta geograficamente e numericamente insufficiente (Figura 17). Analisi complessiva L’analisi multivariata include anno e area di prelievo, e specie esaminata. Per il ridotto numero di campioni e specie risultate positive è stata scelta una classificazione dicotomica per l’anno (anno1: 2006-07; anno2: 2008-10), mentre per le aree sono stati scelti gli stessi criteri descritti per il toxoplasma con la sola differenza che l’area centrale comprende solo Pescasseroli e Scanno. I risultati non mostrano associazioni significative tra nessuna delle variabili esplicative e lo status sierologico riferito alla Febbre Q. La Febbre Q è presente nel PNALM e anche nell’orso. Nelle specie sierologicamente positive, l’infezione sembra circolare senza grandi differenze o trend temporali e spaziali di rilievo. La prevalenza totale è pari al 11% (95% IC: 6%-20%). Apparentemente si potrebbe ipotizzare una circolazione endemica nell’ambito silvestre, ma la conferma richiederebbe una intensificazione numerica del campionamento ed un ampliamento ad altre specie recettive che coinvolgesse pure le popolazioni domestiche. Campioni Totali 1- 6 7 - 13 14 - 19 20 - 31 32 - 114 Campioni esaminati positivi negativi Densità Ruminanti domestici ( kmq) 4 - 14 15 - 26 27 - 57 58 - 98 99 - 220 N N Figura 17. Campionamento e presenza della Febbre Q nelle specie selvatiche. www.life-arctos.it 57 Blue Tongue Virus (BTV) Orso Dalla banca dati del PNALM si evidenzia che dal 2004 al 2005 sono stati esaminati complessivamente 6 campioni appartenenti a 6 differenti orsi. Di questi uno è risultato positivo (17%; 95% CI: 0.8%-64%). Il laboratorio che ha eseguito l’analisi diagnostica è stato l’IZS AM sede di Teramo che ha impiegato un test ELISA senza nessuna indicazione relativa al cut-off impiegato. Relativamente al BTV, i dati forniti dalla banca dati dell’IZS AM includono anche l’Orso e mostrano la presenza di positività sierologiche al BTV, sia con il test ELISA sia con la SN, ma la presenza di incongruenze tra le due banche dati lascia adito a qualche dubbio interpretativo. Sono segnalati due sierotipi: 9 e 16. Domestici Sono stati esaminati in totale 310 aziende che allevano ovini dal 2005 al 2011 e, di questi, 13 risultano sierologicamente positive, pari ad una prevalenza del 4,2% (95% CI: 2,4%-7,2%). I sierotipi identificati sono i seguenti: 2, 9 e 16. Selvatici Dei Ruminanti selvatici campionati, solo il cervo mostra positività sierologiche alla ricerca di anticorpi diretti contro il BTV, in particolare per i sierotipi 2 e 16 (Tabella 38). Specie Camoscio Capriolo Cervo Daino 0 0 0 0 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 0 0 0 0 0 2005, 2008-09 2002, 2008-09 2005-06, 2008-10 2008-10 2005, 2008-10 3 3 5 3 4 131 20 15% (10%-23%) 2005, 2007-10 7 1 0 0 2010 1 Test Tot Pos Ag Ab Ag Ab Ag 9 23 42 14 48 Ab Ag anni campionamento tot anni di campionamento Comune positivi Anno positivi Castel di S., Civitella A., Pescasseroli, Villetta B. -2006, 2009-10 Tabella 38. Risultati della ricerca diretta e indiretta di BTV sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR, isolamento, etc.) Distribuzione spaziale Il campionamento complessivo (domestici e selvatici) pur coprendo buona parte del PNALM evidenzia una maggiore intensità solo in alcune aree comunali (Figura 18). Apparentemente, almeno al punto di vista spaziale, non sembra esistere una chiara relazione tra positività sierologica al BTV e densità di ruminanti domestici, mentre andrebbe indagata una possibile clusterizzazione dell’infezione che sembra interessare in particolare alcune aree centrali e meridionali del PNALM, con buona sovrapposizione della presenza sia nei domestici sia nei selvatici (Figura 19). Analisi complessiva Viste la difficoltà di comparare i dati ottenuti tra specie domestiche e selvatiche, a causa delle evidenti differenze di campionamento (periodo di prelievo e unità di misura dei dati), sono state fatte due valutazioni separate. La prima analisi multivariata è stata fatta considerando le aree come positive o negative in funzione del rilevamento o meno di capi sieropositivi (domestici o selvatici) sul proprio territorio. L’anno di campionamento è stato aggregato in 4 classi (anno1: <2005, anno2: 2006-2007, anno3: 2008-2009, anno4: > 2009), mentre per le aree sono state create due classi basate più su criteri di omogeneità numerica che spaziale propriamente detti (areaA: tutti i comuni di centro-nord compresi Villetta Barrea, Opi e Civitella A.; areaB: Alfedena, Barrea, Castel di S., Montenero V., Picinisco, Pizzone, Roccaraso, Rocchetta a V., S. Biagio S, Settefrati) . Il modello logistico non si evidenzia alcuna associazione significativa tra status sanitario relativo al BTV e le due variabili considerate: anno e località di prelievo. www.life-arctos.it 58 La seconda analisi ha interessato solo le specie domestiche ed ha incluso l’anno categorizzato in tre classi (anno1: < 2007, anno2: 2007-2009, anno3: >2009) e 2 macroaree (AreaA: Alfedena, Castel di S., Montenero V., Picinisco, Rocchetta V., S. Biagio S.). Il modello di regressine logistica non mette in evidenza alcuna associazione significativa. Il BTV è presente nel PNALM nei ruminanti domestici e selvatici (in particolare il cervo). Anche l’orso manifesta sieroconversione agli stessi sierotipi isolati nelle specie domestiche. Il virus sembra circolare endemicamente nel territorio del parco ed i dati analizzati non supportano l’esistenza di trend temporali o spaziali (almeno riferiti alle macroaree). La condivisione degli stessi sierotipi tra specie domestiche e selvatiche indica la presenza di un elevato grado di sovrapposizione tra gli ecosistemi, rispettivamente domestico e selvatico. La prevalenza nei domestici è pari al 4,2% (95% CI: 2,4%-7,2%) di aziende sieropositive, mentre nel cervo è pari al 15% (95% CI: 10%-23%). Campioni complessivi 1- 3 4- 9 10 - 17 18 - 62 63 - 189 59 N a Campioni in specie Domestiche 1- 9 10 - 15 16 - 61 62 - 158 Campioni in specie Selvatiche 1- 7 8-23 24-50 51-182 N b N c Figura 18. Numero di campioni analizzati per la ricerca di BTV in specie domestiche e selvatiche. www.life-arctos.it Presenza di BTV Presenza assenza Campioni 1- 5 6 - 17 18 - 62 63 - 189 BTV Presenza assenza Densità Ruminanti Domestici 4 - 26 27 - 57 58 - 98 99 - 220 N N a b Presenza nei selvatici Presenza nei domestici aree campionate senza campioni positivi N c Figura 19. Presenza sierologica del BTV nei domestici (a), nei selvatici (b) e comparazione tra le due specie (c). Borreliosi di Lyme (Borrelia Burgorferi) Orso e domestici Nessun dato è disponibile relativamente alla B. burgdorferi. Selvatici Nessun campione esaminato risulta positivo, ma il campionamento appare numericamente poco rappresentativo (Tabella 39). La ricerca anticorpale è stata eseguita attraverso l’IF. Specie Capriolo Cervo Lince* Lupo Test Tot Pos Ab Ab Ab Ab 3 9 1 14 0 0 0 0 Prevalenza di periodo (95% IC) 0 0 0 0 anni campionamento 2008, 2010 2007-08, 2010 2009 2009-10 tot anni di campionamento 2 3 1 2 Comune positivi - Anno positivi - Tabella 39. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Borreliosi di Lyme sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi. * esemplari in cattività. La dimostrazione della presenza della Borreliosi di Lyme nel PNALM non è confermata. Il campione risulta insufficiente, sia quantitativamente sia qualitativamente. Tubercolosi (TBC) e Micobacterium spp. Orso www.life-arctos.it 60 Dall’analisi della banca dati dell’IZS AM emerge che 2 Orsi, campionati nel 2008 nel Comune di Lecce nei Marsi, sono stati esaminati per la presenza di Mycobacterium spp. e sono risultati entrambi negativi alla ricerca eziologica. Il laboratorio di riferimento è quello dell’IZS AM ma non è possibile risalire al tipo di test impiegato.. Domestici Nessuno dei 3590 allevamenti campionati dal 2005 al 2010 risulta positivo alla TBC. Selvatici E’ stata effettuata la ricerca eziologica relativa al Mycobacterium spp. in alcune specie selvatiche presenti nel PNALM. I campioni positivi sono stati trovati in Ungulati e carnivori selvatici (Tabella 40). Test Tot Pos Camoscio Capriolo Cervo Ag Ag Ag 4 3 42 0 1 2 0 33% (2%-88%) 5% (0.8%-17%) 2008 2010 2002, 2008-10 tot anni di campionamento 1 1 3 Cinghiale Ag 64 15 23% (14%-36%) 2004-10 7 Daino Istrice Lepre Tasso Volpe Ag Ag Ag Ag Ag 2 7 2 22 6 0 0 0 4 0 0 0 0 18% (6%-41%) 0 2010 2008-10 2008 2005, 2007-09 2005, 2010 1 3 1 3 2 Lupo Ag 32 6 19% (8%-37%) 2006-07, 2009-10 2 Specie Prevalenza di periodo (95% IC) anni campionamento Comune positivi ND ND Colli a V., Pescasseroli, Pizzone Pescasseroli Catsel di S., Pescasseroli Anno positivi 2010 2009 2004-06, 2008-09 2008 2006, 2009, 2010 Tabella 40. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Mycobacterium spp. sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (test non specificato) Distribuzione spaziale Il campionamento non sembra interessare omogeneamente l’area di studio e risulta numericamente consistente solo nel comune di Pescasseroli (Figura 20). La presenza dell’infezione da Mycobacterium spp. è stata rilevata nei selvatici in 4 delle 10 aree comunali campionate complessivamente. La prevalenza oscilla tra lo 0% ed il 63% (Figura 21). Analisi complessiva La frammentazione dei dati e la mancanza di informazioni relative all’area di prelievo limitano notevolmente l’analisi statistica. A titolo puramente preliminare sono quindi stati formulati due modelli. Il primo considera congiuntamente l’effetto della specie e dell’anno di campionamento, relativamente allo stato di infezione da Mycobacterium spp.. Il secondo invece inserisce anche l’area di prelievo. L’anno di campionamento è stato aggregato in 2 classi (anno1: 2005-07, anno2: 2008-10), mentre l’area è stata suddivisa i 2 soli aggregati omogenei per numero di specie esaminate e campioni prelevati (AreaA: Collelongo, Gioia dei Marsi, Opi e Pescasseroli, ovvero tutti i comuni centro settentrionali; AreaB: i rimanenti comuni meridionali). Nel secondo modello sono stati esclusi i campioni di cervo e capriolo a causa della mancanza di informazioni relative all’area di prelievo. I risultati del primo modello non mostrano alcuna associazione tra presenza di Mycobacterium spp. e le diverse specie esaminate a parità di anno di prelievo. Nel secondo modello invece si evidenzia una disomogeneità tra le due macroaree che mette in luce una probabilità tripla di trovare il patogeno nell’area meridionale del PNALM (Tabella 41). www.life-arctos.it 61 Variabile OR IC 95% p value anno2-anno1 0.83 0.37-2.5 0.93 areaB 3.01 1.09-8.35 0.03* Lupo 0.47 0.15-1.5 0.20 Tasso 0.78 0.22-2.79 0.7 Tabella 41. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Mycobacterium spp.. OR = Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla. Gli allevamenti bovini presenti nel PNALM non risultano infetti da TBC. L’isolamento di Mycobacterium spp. in molte specie selvatiche non è di per se un reperto di grande rilievo tenuto conto che esistono più di 50 specie diverse del genere Mycobcterium, la maggior parte delle quali sono apatogene (Grange, 1996). La circolazione di questi patogeni sembra uniforme in molte specie selvatiche, sia di Ungulati sia di Carnivori. Anche se l’analisi suggerisce la possibile esistenza di una eterogeneità spaziale, la manipolazione dei dati necessaria al trattamento degli stessi, potrebbe avere influito sui risultati che pertanto non possono essere considerati conclusivi. Campioni in specie selvatiche 2 - 10 11 - 30 31 - 50 51 - 80 80 - 95 62 N Figura 20. Campionamento nelle specie selvatiche per la ricerca di Micobacterium spp. www.life-arctos.it Prevalenza grezza 0 0.001-0.29 0.3-0.65 Presenza di Mycobacteriumspp. Campioni in specie selvatiche 2 - 10 11 - 30 31 - 50 51 - 80 80 - 95 N N a b Figura 21. Presenza (a) e prevalenza (b) di Mycobacterium spp. nell’area di studio. Leishmania Orso Dalla banca dati del PNALM emerge che sono stati esaminati 21 campioni di orso appartenenti a 15 animali catturati tra il 1990 ed il 2007. I laboratori che hanno eseguito le analisi sono stati l’IZS AM sede di Teramo (N=1) e di Avezzano (N=1). Per la maggior parte dei campioni non è stato possibile risalire al laboratorio diagnostico esaminatore (N=19). Nessun campione esaminato è risultato e non è stato specificato il test sierologico impiegato. L’analisi della banca dati dell’IZS AM evidenzia che sono stati inoltre esaminati nei propri laboratori 31 campioni di orso per la ricerca antigenica di Leishmania, tramite PCR, ma nessun campione è risultato positivo. Domestici La ricerca sierologica (IF) ed antigenica, relativamente a Leishmania spp. sono state eseguite su 1947 cani campionati tra il 2005 ed il 2010 (Tabella 42). Specie Cane Test Tot Pos Prevalenza di periodo (95% IC) anni campionamento tot anni di campionamento Comune positivi Ab 1946 90 5% (4%-6%) 2005-10 6 Castel di S., Castel S. V., Collelongo, Filignano, Gioia dei M., Lecce nei M., Luco dei M., Opi, Ortona dei M., Ortucchio, Pizzone, Roccaraso, Rocchetta a V., S. Vincenzo V., Scapoli, Trasacco Ag 1 1 100% (6%-100%) 2006 1 Pescosolido Anno positivi 2005-10 2006 Tabella 42. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Lesihmania spp. sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ab = test sierologico per la ricerca di anticorpi IF; Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (PCR) Selvatici Oltre all’orso sono stati esaminati 10 campioni di Lupo raccolti tra il 2007 ed il 2010. Nessuno di questi è risultato positivo sia alla sierologia mediante IF (n=3), sia alla ricerca eziologica con PCR (n=7). Distribuzione spaziale Il campionamento ha interessato buona parte della zona di studio almeno per quanto riguarda i Cani. Al contrario, nel Lupo le aree di campionamento sono solamente due: Pescasseroli e Scanno (Figura 22). Con www.life-arctos.it 63 rare eccezioni, in tutte le aree in cui sono stati campionati più di 10 cani è stato trovato almeno un campione positivo. Anche se in alcune aree si osservano prevalenze vicine al 100%, dovute allo scarso numero di campioni raccolti nelle stesse, nelle aree in cui il campionamento è numericamente più consistente la prevalenza stimata è compresa tra il 4% ed il 20% (Figura 23). Analisi complessiva L’analisi multivariata è stata eseguita allo scopo di verificare eventuali associazioni tra lo stato sierologico relativo a Leishmania spp. e due variabili esplicative: l’anno ed l’area di campionamento. Il primo è stato categorizzato in 3 classi (anno1: 2005-06, anno2: 2007-08, anno3: 2009-10), mentre i comuni sono stati accorpati in 2 macroaree (areaA: tutti i comuni settentrionali del parco; areaB: tutti i comuni centromeridionali inclusi Pescasseroli e Scanno). Il modello logistico finale mostra un’associazione significativa tra area di campionamento e presenza si sieropositività a Leishmania spp. (Tabella 43). Nell’area centro meridionale la probabilità di trovare individui sieropositivi è doppia rispetto all’area settentrionale. Comunque la forte disomogeneità di campionamento osservata tra le aree ed in particolare a Collelongo, in cui sono stati raccolti il 75% dei campioni totali, potrebbero avere un peso sulle stime ed i risultati del modello. Infatti inserendo Collelongo come terza macroarea si osservano cambiamenti assolutamente non trascurabili: la probabilità di trovare animali sieropositivi al sud diventa la metà rispetto al nord (OR: 0.5; 95% IC: 0.27-0.87), mentre a Collelongo diventa addirittura 5 volte inferiore alle altre aree del Nord (OR: 0.17; 95% IC: 0.1-0.29). Nessun trend temporale è stato osservato. Variabile anno2-anno1 anno3-anno2 AreaB 1.2 0.74 1.9 OR IC 95% 0.73-2.0 0.44-1.26 1.16-3.1 0.47 0.27 0.01* p value Tabella 43. Risultati del modello di regressione logistica multivariata relativo a Leishmania spp.. OR = Odds Ratio; IC 95% = intervallo di confidenza relativo al 95% di probabilità; p value = probabilità associata alla possibilità di osservare il fenomeno sotto l’ipotesi nulla. La Leishmania è presente nel PNALM e circola endemicamente nella popolazione canina. Lo stato sierologico di altre specie selvatiche non è noto a causa del campionamento numericamente insufficiente e poco rappresentativo delle specie potenzialmente recettive. La recettività dell’orso a tale patogeno non è nota e non può essere confermata. L’assenza di rilievi positivi nei 15 orsi esaminati non può escludere la presenza dell’infezione nella popolazione e potrebbe essere compatibile statisticamente con una prevalenza massima del 15% (assunto un livello di confidenza pari al 95%). La prevalenza media nel cane è pari al 5% (95%IC: 4%-6%), ma l’analisi multivariata evidenzia possibili eterogeneità spaziali che andrebbero indagate. www.life-arctos.it 64 Campioni totali 1- 9 10 - 34 35 - 75 76 - 133 134 - 1453 N a Campioni totali 1- 9 10 - 34 35 - 75 76 - 133 134 - 1453 Campioni Lupo 0 1-5 6-10 65 N N b c Figura 22. Numero di campioni complessivi (a), solo nel cane (b) e solo sul Lupo (c) Presenza Leishmania spp. Campioni dicani 1- 9 10 - 34 35 - 75 76 - 133 134 - 1453 Prevalenza grezza cani 0 0.001 - 0.118 0.118 - 0.278 0.278 - 0.429 0.429 - 1 N a Figura 23. Presenza (a) e prevalenza (b) sierologica nel cane. www.life-arctos.it N b Trichinella Orso Dall’analisi della banca dati del IZS AM emerge che, tra il 2008 ed il 2010, sono stati esaminati nei propri laboratori 4 campioni di Orso risultati tutti negativi alla ricerca di Trichinella spp. Domestici Diverse specie domestiche sono state esaminate per la ricerca di Trichinella spp. ma nessun campione è risultato positivo (Tabella 44). Specie Test Bovino Cavallo Maiale Mulo Ag Ag Ag Ag Tot 2 10 1252 1 Pos 0 0 0 0 tot anni di campionamento anni campionamento 2007 2007-09 2005-10 2008 1 3 6 1 Tabella 44. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Trichinella spp. sulla fauna domestica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (test non definito) Selvatici La ricerca eziologica di Trichinella spp. ha avuto esito positivo in tre specie: Lupo, Volpe e Martora (Tabella 45). Test Tot Pos Capriolo Cervo Cinghiale Faina Falco P. Gatto S. Gheppio Gufo Ag Ag Ag Ag Ag Ag Ag Ag 3 1 124 3 1 2 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2005, 2010 2010 2005-10 2009-10 2006 2005 2007 2007 Lupo Ag 67 21 31% (21%-44%) 2003, 2005-11 8 Martora Poiana Puzzola Sparviero Tasso Ag Ag Ag Ag Ag 5 2 1 1 8 2 0 0 0 0 40% (7.3%-83%) 0 0 0 0 2005, 2010 2007-08 2010 2008 2005, 2009-10 2 2 1 1 3 Volpe Ag 49 8 16% (8%-30%) 2005-06, 2008-10 5 Specie anni campionamento tot anni di campiona mento 2 1 6 2 1 1 1 1 Prevalenza di periodo (95% IC) Comune positivi Castel di S., Cervara, Collelongo, Pescasseroli, Pizzone, s. Vincenzo V.R. Pescasseroli Pescasseroli Alfedena, Luco dei M., Pescasseroli Anno positivi 2003, 200507, 2009-11 2005 2008 2005-06, 2009-10 Tabella 45. Risultati della ricerca diretta e indiretta di Trichinella spp. sulla fauna selvatica in condizioni di simpatria con l’orso nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ag test diretto alla ricerca dell’agente eziologico (test non definito) Distribuzione spaziale Limitatamente alle specie infette (Lupo, Martora e Volpe), il campionamento non rappresenta omogeneamente il PNALM ed appare numericamente limitato. La presenza dell’infezione sembra interessare buona parte delle aree campionate (Figura 24). www.life-arctos.it 66 Analisi complessiva L’analisi multivariata ha permesso di verificare congiuntamente l’anno e l’area di campionamento con la positività alla Trichinella spp nel PNALM. Non è stato invece possibile valutare l’effetto della specie esaminata a causa dell’eccessiva dipendenza con le aree campionate. L’anno è stato categorizzato in 2 classi triennali (anno1: 2005-07, anno2: 2007-10), mentre per le aree, a causa della grande concentrazione di campioni in pochi comuni (Pescasseroli include più del 66% dei campioni complessivi), sono stati creati due soli aggregati (AreaA: Pescasseroli, AreaB: tutti gli altri comuni). Il modello logistico non mette in luce alcuna associazione significativa e comunque l’aggregazione delle aree di campionamento, necessaria per le ridotte frequenze osservate, produce semplificazioni eccessive e viene a “pesare” sulle stime dei singoli effetti legati ai diversi predittori. La Trichinella spp. è presente nel PNALM e sembra circolare endemicamente almeno nei carnivori selvatici. La forte relazione con queste specie, associata al mancato interessamento suidi, domestici e selvatici, potrebbe suggerire la presenza di T. britovi che risulta endemica anche in molte altre aree dell’Italia (Pozio, et al. 2009). La prevalenza totale è pari al 26% (95% IC: 18%-35%). Nessun rilievo positivo è stato trovato nell’orso. Campioni totali ( Lupo, Martora e Volpe) 1-10 11-20 21-40 41-80 67 N a Presenza Trichinella spp. Campioni totali 1 - 10 11 - 20 21 - 40 41 - 80 Prevalenza grezza totale 0 0-0.19 0.19-0.5 0.5-1 N b N c Figura 24. Numero di campioni esaminati (a), presenza (a) e prevalenza grezza (b) di Trichinella spp. per le tre specie selvatiche esaminate (Lupo, Volpe e Martora). www.life-arctos.it Clostridium botulinum Orso e Selvatici Nessun evento di malattia riferibile a C. botulinum è stato riportato per l’orso ed i selvatici. Domestici Da quanto emerge dalla banca dati del IZS AM, l’unico campione esaminato per la presenza di tossine botuliniche è stato eseguito nel 2010 in un suino domestico di Luco dei Marsi. Non è stata confermata la presenza in vivo del C. botulinum nel PNALM. Comunque questo patogeno, unitamente alle altre clostridiosi, rappresenta più un problema legato alle condizioni ambientali che non alle popolazioni animali e deve pertanto essere considerato potenzialmente presente anche nel territorio del PNALM. Paratubercolosi (ParaTBC) Orso e Domestici Nessuna informazione è disponibile relativamente all’orso ed alle specie domestiche Selvatici I dati disponibili riguardano solo due specie selvatiche: Capriolo (n=2) e Cervo (n=3). In entrambe le specie sono stati trovati campioni positivi con una prevalenza rispettivamente del 50% (95% CI: 9,5%-91%) e 33% (95% CI: 2%-87). Le località di prelievo non sono definite, mentre il periodo di campionamento riguarda il 2006 ed il 2009 per il capriolo, ed il 2002 e 2009 per il cervo. Come test di laboratorio per la diagnosi eziologica di ParaTBC nei campioni esaminati è stata impiegata la PCR. La paraTBC è presente nel PNALM ma non ci sono dati sufficienti a descrivere con maggiore dettaglio il fenomeno morboso, sia in termini di prevalenza sia in termini di andamento nello spazio e nel tempo. Coronavirus Canino (CCV) Orso Dalla banca dati del PNALM si evidenzia che tra il 1990 ed il 2002, sono stati esaminati per la ricerca di CCV 20 campioni appartenenti a 13 orsi. Nessun campione è risultato sieropositivo. Nessuna informazione relativa al laboratorio diagnostico, al test sierologico ed al cut-off utilizzati è stata riportata. Domestici e Selvatici Nessun dato relativo al CCV è stato fornito per altre specie domestiche e selvatiche Non è possibile escludere la presenza del CCV nel PNALM a causa del campionamento che è limitato all’orso. Parainfluenza canina, Sarcocystis, Rogna sarcoptica, Encefaliti virali, Francisella tularensis, Bacillus antracis, Calicivirus e Yersinia pestis Orso, Domestici e Selvatici Nessun dato è disponibile, eccezion fatta per il lupo nel quale la presenza di questa infestazione è stata più volte sospettata a seguito di avvistamenti e catture in vivo di soggetti con lesioni suggestive di rogna sarcoptica (Ciucci, com. pers.). Rabbia Orso La banca dati del PNALM mostra che 32 campioni appartenenti a 23 individui, catturati tra il 1990 ed il 2009, sono stati esaminati per la ricerca anticorpale relativamente al virus della Rabbia. Di questi campioni, 12 sono stati esaminati nei laboratori dell’IZS AM sede di Avezzano e 20 non hanno alcuna indicazione www.life-arctos.it 68 relativa al laboratorio che ha emesso il referto diagnostico. Come test sierologico è stata utilizzata la SN ed il cut-off è stato fissato dal laboratorio per valori ≥ 0.5 UI/ml. Domestici e Selvatici Non si ha conoscenza di segnalazioni di Rabbia nelle specie domestiche e selvatiche presenti nell’area di studio. La rabbia può essere ragionevolmente esclusa tra le malattie presenti nel PNALM. 69 www.life-arctos.it ANALISI DEI PROTOCOLLI DI MONITORAGGIO Il monitoraggio sanitario prevede due fasi fondamentali: la definizione del piano di campionamento (numerosità, rappresentatività, casualità, etc.) e la definizione delle metodiche diagnostiche più adeguate (per accuratezza, obiettivo, etc.). Analisi Del Campionamento La valutazione dei protocolli di campionamento prevede l’analisi per specie di tutte e 4 le banche dati disponibili (IZS M, IZS LT, PNLM e PRS) espressa, ove possibile, in termini di efficacia , ossia della capacità di raggiungere l’obiettivo prefisso. Bovini Come si può osservare dalla Tabella 46 solo per le infezioni soggette a Piani nazionali di Eradicazione, come Brucella abortus (D.lgs n. 651 del 1994, modificato dal D.lgs n. 429 del 1997) e Mycobacterium bovis (DM n. 592 del 1995), il campionamento risulta essere numericamente consistente ed efficace pur mancando le informazioni relative alla proporzione di allevamenti controllati sui controllabili. Relativamente agli altri patogeni esaminati solo la Trichinella non ha dato esito positivo, ma il prelievo di soli 2 campioni, anche ammettendo una prevalenza attesa dell’1%, avrebbe una capacità (probabilità) non superiore al 2% di poter rilevare l’infestazione nella popolazione. Sono invece risultati positivi i campioni esaminati per Chlamydia e Toxoplasma anche se la forte frammentazione spaziale e numerica del campionamento costituisce un limite all’attendibilità delle stime e non permette una valutazione quantitativa del fenomeno morboso nell’area di studio (Tabella 47 e Tabella 48). Se per il Toxoplasma sono assenti continuità e numerosità complessiva del campione, per Chlamydia si osserva una eccessiva variabilità annuale (media annua = 21 campioni; DS = 20) Patogeno Brucella Chlamydia TBC Toxoplasma Trichinella 2005 593 34 593 6 2006 603 6 603 2007 599 6 599 2008 585 4 585 2009 603 25 603 8 2010 607 53 607 10 70 2 Tabella 46. Campionamento per il Bovino per i diversi patogeni esaminati. Per Brucella e TBC l’unità di campionamento è rappresentata dagli allevamenti e non dai singoli capi (i dati si riferiscono solo alla Banca dati del IZS AM perché in quella dell’IZS LT risultano aggregati agli ovicapini). Comune ALFEDENA CASTEL DI SANGRO COLLELONGO FILIGNANO GIOIA DEI MARSI ROCCHETTA A VOLTURNO SCANNO SCAPOLI TRASACCO 2005 2006 2007 2008 2009 2010 20 1 25 5 1 6 32 2 1 6 18 10 1 Tabella 47. Campionamento di bovini per comune ed anno relativamente alla ricerca della Chlamydia. www.life-arctos.it Comune FILIGNANO ORTONA DEI MARSI ROCCHETTA A VOLTURNO 2005 2009 2010 6 10 8 Tabella 48. Campionamento di bovini per comune ed anno relativamente alla ricerca del Toxoplasma. Ovi-caprini Gli ovini ed i caprini sono stati considerati complessivamente per cercare di rendere omogenee le diverse Banche dati. Come per il bovino anche negli ovi-caprini il campionamento è avvenuto secondo logiche ben codificate dal punto di vista normativo per le infezioni soggette a piani di sorveglianza ed eradicazione, come la Brucella melitensis (DM n. 453 del 1992) e la BTV (D.lgs 225 del 2003). Tra gli altri patogeni esaminati solo la febbre Q non è stata rilevata nella popolazione campionata. Tenuto conto della numerosità annuale del campione e di una prevalenza attesa del 10%, la stima più ottimistica dell’efficacia del campione oscilla tra l’1.5% ed il 72%. Relativamente alle stime della prevalenza di periodo e dei relativi intervalli fiduciali, alcuni problemi potrebbero emergere per Toxoplasma e Chlamydia a causa del campionamento frammentato e numericamente poco consistente per le diverse aree considerate soprattutto se valutate su scala annuale (Tabella 50 e Tabella 51). Dal punto di vista temporale la forte variabilità del campionamento può essere desunta dagli elevati valori osservati per le deviazioni standard delle medie stimate per anno: Toxoplasma 44 campioni (sd=33), Chlamydia 20 campioni (sd=21). Patogeni Brucella BTV (IZS LT) BTV (IZS AM) Chlamydia Toxoplasma Febbre Q 2005 631 2006 678 2007 703 2008 733 11 101 59 11 65 20 19 32 3 1 17 23 13 2009 742 56 16 11 1 2010 678 127 18 30 24 12 2011 35 71 Tabella 49. Campionamento per gli Ovi-caprini per i diversi patogeni esaminati. Per Brucella l’unità di campionamento è rappresentata dagli allevamenti e non dai singoli capi (i dati si riferiscono solo alla Banca dati del IZS AM perché in quella dell’IZS LT risultano aggregati ai bovini). Per BTV sono sati scorporati i dati derivanti dalle due banche dati a causa nel diverso periodo di riferimento e per la diversa unità di campionamento usata: individuo per IZS LT ed allevamento per IZS AM. Comune ANVERSA DEGLI ABRUZZI CASTEL DI SANGRO LECCE NEI MARSI ORTUCCHIO ROCCARASO SAN VINCENZO VALLE ROVETO SCANNO 2005 2006 2007 2008 9 2009 2010 1 1 16 18 12 2 7 36 2 4 12 Tabella 50. Campionamento di ovicaprini per comune ed anno relativamente alla ricerca del Toxoplasma. www.life-arctos.it Comune ALFEDENA ANVERSA DEGLI ABRUZZI BALSORANO CAMPOLI APPENNINO CASTEL DI SANGRO CIVITELLA ALFEDENA GIOIA DEI MARSI LECCE NEI MARSI OPI ORTUCCHIO PESCASSEROLI ROCCARASO SAN VINCENZO VALLE ROVETO SCANNO SCONTRONE VILLAVALLELONGA 2005 2006 2007 2008 10 9 2009 2010 2 2 1 1 1 38 36 18 1 13 2 2 21 7 53 1 3 4 5 8 8 14 1 1 Tabella 51. Campionamento di ovicaprini per comune ed anno relativamente alla ricerca del Chlamydia. Suino Il campionamento dei suini risulta dall’attività di controllo della Pseudorabbia (DM del 1 aprile 1997) e della Trichinella (Reg CE n. 2075/2005), ma si osservano notevoli differenze in termini di variabilità tra anni (Tabella 52). Infatti, mentre la media annua risulta simile per i due patogeni (rispettivamente 221 e 208 campioni), la variabilità è nettamente superiore per la pseudorabbia (sd = 172) rispetto alla Trichinella (sd = 52). Anche se nessuna indicazione relativamente all’unità di campionamento è fornita nelle diverse banche dati, tenuto conto del numero di allevamenti presenti nell’area di studio (Tabella 52) presumibilmente il dato dell’IZS AM è riferito agli allevamenti e non ai singoli individui. Relativamente alla Trichinella l’efficacia del campionamento raggiunge il 94% se si assume una prevalenza pari all’1%. Dal punto di vista spaziale il campione appare uniformemente distribuito su tutta l’area di studio. Patogeno Pseudorabbia IZS AM Pseudorabbia IZS LT Trichinella 2005 29 2006 314 2007 484 2008 294 252 180 159 286 2009 83 5 215 2010 122 31 160 2011 4 Tabella 52. Campionamento di suini domestici per i diversi patogeni esaminati. Cane La leishmania è stato l’unico agente esaminato su larga scala nella popolazione presente nell’area di studio (Tabella 53). Su base annua il campionamento risulta numericamente consistente anche se abbastanza variabile (media = 325; sd = 199). Al contrario il campione risulta assolutamente inefficace per le altre infezioni esaminate. L’assenza di positività per Chlamydia potrebbe essere giustificata dalla scarsa numerosità del campione la cui efficacia è pari ad una probabilità del 19% se si assume una prevalenza attesa del 10%. Relativamente al Toxoplasma invece la presenza di campioni positivi potrebbe testimoniare la grande circolazione del parassita, ma la ridotta numerosità e rappresentatività spaziale del campione non fornisce alcuna informazione quantitativa affidabile sul fenomeno morboso. Comune Leishmania Chlamydia Toxoplasma Equini 2005 487 2006 249 2007 101 4 1 2 2008 447 2009 555 2 Tabella 53. Campionamento di Cani per i diversi patogeni esaminati. www.life-arctos.it 2010 108 72 I dati forniti dalle Banche sanitarie disponibili mostrano un campionamento assolutamente privo di significato sia in termini di efficacia sia in termini di efficienza (Tabella 54). Infatti la capacità di trovare almeno un individuo infestato da Trichinella sarebbe pari al 4% ed al 34% se si assume rispettivamente una prevalenza dell’1% e 10%. Nel caso del Toxoplasma invece essendo stato esaminato un solo individuo la probabilità di trovare almeno un capo positivo è pari alla prevalenza presunta. Comune Trichinella Toxoplasma 2007 2008 3 2009 3 2010 4 1 Tabella 54. Campionamento nel Cavallo per i diversi patogeni esaminati. Camoscio Fatta eccezione per la Chlamydia, nessun altro patogeno è stato rilevato nella popolazione di Camoscio ma non è possibile stabilire con un livello accettabile di probabilità se la popolazione sia realmente esente da queste infezioni. Infatti il campionamento è frammentato (per anno, Comune e patogeno) e numericamente poco rappresentativo della popolazione (Tabella 55). Se valutiamo l’efficacia del campionamento in termini di capacità di rilevare l’infezione nella popolazione si può osservare una grande variabilità per patogeno ed anno di campionamento. In sostanza si passa da una probabilità minima del 9% ad una massima del 95% di trovare almeno un campione positivo su base annuale. Poiché l’anno è un periodo troppo lungo per poter accettare gli assunti descritti nel paragrafo dei Metodi, le stime risultano eccessivamente ottimistiche e vanno valutate con attenzione. Infatti, se consideriamo gli anni di campionamento in cui esiste anche il dettaglio della data precisa di prelievo (Banca dati PNALM) si può osservare che l’efficacia del campione diminuisce già del 30% passando dal 95% al 65%. Se poi si utilizzasse una scala temporale ancora inferiore la probabilità si ridurrebbe ancor più drasticamente. Un altro problema interessa invece la precisione della prevalenza stimata per Chlamydia che è stata calcolata su un periodo pari a 20 anni. Come descritto nel paragrafo dei Metodi per essere affidabile, la prevalenza di periodo deve prevedere l’assenza di eterogeneità spaziali e temporali legate alla frequenza (prevalenza) dell’infezione nella popolazione. In sostanza occorre molta cautela nel giudicare affidabili le stime (prevalenza e intervalli di confidenza) calcolate per Chlamydia nel Camoscio. Patogeno brucella btv chlamydia febbre Q leptospira Mycobact. spp Toxoplasma 1990 18 18 18 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 2002 2005 2006 2008 2009 20 28 18 21 2 26 8 10 2 2 22 1 6 6 17 3 20 28 18 21 2 26 8 10 14 1 20 28 18 21 2 26 8 10 14 1 8 4 1 Tabella 55. Campionamento nel Camoscio per i diversi patogeni esaminati. Patogeno brucella btv chlamydia febbre Q leptospira Mycobact. spp Toxoplasma Prevalenza attesa (fonte) 10% (media totale selvatici) 4% (ovini) 10% (media selvatici) 10% (orso) 7% (media ruminanti selvatici) 9% -58% (cervo e ovini) Probabilità (pos): min-max 10%-95% 12%-50% 10%-95% 57% 25% 9%-58% Tabella 56. Prevalenza attesa e probabilità annuale minima e massima di poter trovare almeno un animale positivo nel campione. www.life-arctos.it 73 Capriolo Il campionamento del capriolo risulta occasionale e sporadicamente distribuito nel tempo e nello spazio. Dati i valori di prevalenza attesi indicati nella Tabella 56, i valori minimi e massimi dell’efficacia annuale del campionamento risultano essere i seguenti: 19%-79% per la Brucella spp, 19%-59% per BTV, 5%-23% per Chlamydia (prevalenza attesa pari al 5% come nel cervo), 10%-41% per la Febbre Q, 19% per Leptospira, 5%-10% per lyme (prevalenza attesa pari al 5%), 25%-93% per Toxoplasma (relativamente alle due prevalenze indicate nella Tabella 56) e 5%-10% per Trichinella (prevalenza attesa pari al 5%). Per quanto concerne la precisione delle stime di prevalenza, le ridotte dimensioni campionarie relativamente al Mycobacterium ed alla ParaTBC (rispettivamente pari a 3 e 2 capi) non permettono in nessun modo una valutazione quantitativa dei fenomeni morbosi considerati. Patogeno Brucella BTV Chlamydia Febbre Q Leptospira Lyme Mycobacterium ParaTBC Toxoplasma Trichinella 2000 2002 2005 3 1 2006 15 22 2008 3 5 2009 2 5 2 2 3 1 2010 7 17 5 7 5 5 2 2 3 1 1 1 3 1 2 Tabella 57. Campionamento nel Capriolo per i diversi patogeni esaminati. Cervo Dalla Tabella 58 emerge una sostanziale intensificazione del monitoraggio a partire dal 2009, soprattutto per alcuni patogeni. Infatti prima di questa data il campionamento appare rarefatto e frammentato nel tempo e nello spazio. Comunque dei 10 patogeni esaminati, solo Leptospira, la Borrelia burgorferi (agente della Borreliosi di Lyme) e la Trichinella non sono stati rilevati nella popolazione. Assumendo valori di prevalenza attesa identici a quelli utilizzati nel capriolo, l’efficacia minima e massima del campionamento stimata risulta pari al 10%-57% per Leptospira, 10%-18% per Lyme e 5% per Trichinella. Tenendo conto degli assunti descritti nel paragrafo dei Metodi l’attendibilità delle stime di prevalenza risulta particolarmente fragile per l’elevata frammentazione del campionamento dal punto i vista spaziale. Considerando ad esempio il BTV ci sono aree in cui è stato esaminato un solo campione in tutto il periodo di campionamento ed altre in cui sono stati prelevati fino 130 campioni. Il dato finale e complessivo di prevalenza potrebbe quindi risultare distorto. Patogeni Brucella BTV Chlamydia Febbre Q Leptospira lyme Mycobacterium ParaTBC Toxoplasma Trichinella 2002 2003 1 2005 1 2 1 2006 15 21 1 2007 2008 2 2 2 1 13 2 2 2 2 2 2 2009 4 30 2 4 1 3 2 3 2010 25 91 29 22 5 17 1 14 42 24 21 16 8 4 21 4 1 Tabella 58. Campionamento nel Cervo per i diversi patogeni esaminati. Cinghiale Anche per il cinghiale il campionamento appare poco costante e numericamente poco rappresentativo della popolazione di origine ad eccezione della Trichinella. La dimostrazione della circolazione di 3 dei 4 www.life-arctos.it 74 patogeni ricercati non può essere accompagnata da una valutazione quantitativa affidabile vista la notevole rarefazione del campionamento eterogeneo sul piano temporale e spaziale. La Trichinella risulta assente e l’efficacia massima del campione risulta pari al 77% se si considera una prevalenza attesa pari al 5%. Patogeno Brucella Mycobacterium Pseudorabbia Trichinella 2004 2005 1 2006 2007 14 28 4 29 10 2008 1 5 3 22 2009 2010 10 10 1 24 4 2 28 12 12 3 11 Tabella 59. Campionamento nel Cinghiale per i diversi patogeni esaminati. Lupo Dato il numero di individui presenti nell’area di studio (Tabella 8), la popolazione è stata oggetto di una intensa opera di campionamento anche se con una certa variabilità nel tempo e nello spazio essendo essenzialmente legata ad altre attività di ricerca. A fronte di questa variabilità e della frequenza con cui gli stessi soggetti sono stati campionati più volte nel corso del tempo, le stime quantitative andrebbero trattate con cautela. Per quanto concerne il mancato rilievo della positività ad alcuni patogeni dai campioni esaminati, le stime più ottimistiche di efficacia minima e massima del campionamento risulta essere pari al: 27-94% per Brucella spp. (prevalenza attesa pari al 10%), 5%-15% per Chlamydia (prevalenza attesa rispettivamente pari al 5%-15%), 5%-27% per Leishmania (prevalenza attesa pari al 5%), 19-36% per Leptospira (prevalenza attesa pari al 10%) e 47-57% per Lyme (prevalenza attesa pari al 10%) e 5%-49% per pseudorabbia (prevalenza attesa pari al 5%). Patogeni Brucella Cimurro Chlamydia CAV 1 Febbre Q Leishmania Leptospira Lyme Mycobacterium CPV Pseudorabbia Toxoplasma Trichinella 2003 2005 2006 2007 17 1 2008 3 1 1 1 3 1 2 1 1 10 3 3 3 5 1 10 10 21 Tabella 60. Campionamento nel Lupo per i diversi patogeni esaminati. 2009 2010 2011 75 4 1 9 5 26 9 1 2 2 1 2 4 6 6 4 6 1 5 9 2 6 3 6 2 3 8 15 8 13 4 14 1 6 1 4 1 4 Orso Da quanto è possibile osservare nella Tabella 61, anche per l’orso valgono le stesse considerazioni fatte per il lupo, sia in termini di numerosità ed uniformità dei campioni, sia per l’occorrenza di campioni ripetuti sugli stessi individui. Il periodo di campionamento è molto lungo e quindi le stime di periodo potrebbero non garantire una grande affidabilità. L’efficacia minima e massima del campione relativamente alla capacità di trovare almeno un individuo positivo risulta pari a: 5%-27% per Erlichia (prevalenza attesa del 5%), 5%-23% per Leishmania (prevalenza attesa del 5%), 30%-50% per Trichinella (prevalenza attesa del 30%), 5%-23% per CCV (prevalenza attesa del 5%). Un discorso a parte meritano la rabbia e la pseudorabbia, la prima perché storicamente assente nell’area di studio durante il periodo di campionamento e la seconda perché nell’orso non è mai stata rilevata sieroconversione a causa dell’elevata letalità dell’infezione. www.life-arctos.it Patogeno 1990 1991 1992 1993 1995 1996 1998 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 3 5 1 2 1 3 4 2 3 1 3 2 10 5 9 11 2 4 Brucella BTV CDV 1 3 5 2 1 3 2 2 2 3 4 8 5 2 8 3 4 8 5 9 9 8 8 CAV 1 1 3 5 2 1 3 1 2 2 Erlichia 1 2 5 2 1 3 1 2 2 Febbre Q 1 2 5 2 1 3 1 2 2 Leishmania 1 2 5 2 1 3 1 2 2 2010 1 6 3 2 7 4 2 Leptospira 5 9 9 CPV 1 3 5 2 1 3 2 2 2 3 4 8 3 6 12 1 Pseudorabbia 1 3 5 2 1 3 1 2 2 3 2 8 4 9 11 2 Trichinella 1 2 1 Mycobacterium 2 Chlamydia 4 CCV 1 3 5 2 1 3 1 2 2 Rabbia 1 3 5 2 1 3 1 2 2 6 11 5 6 4 8 Tabella 61. Campionamento nell’Orso per i diversi patogeni esaminati. Altre specie FAINA. Nel 2009 e 2010 sono stati campionati rispettivamente 1 e 2 individui (esaminati per Trichinella). GATTO S. Nel 2005 campionato un esemplare (esaminato per Trichinella) LINCE. Nel 2009 campionato 1 individuo (esaminato per Brucella spp., Lyme, pseudo rabbia e toxoplasma), MARTORA. Nel 2005 e 2010 sono stati campionati rispettivamente 3 e 2 individui (esaminati per Trichinella). PUZZOLA. Nel 2010 campionato 1 individuo (esaminato per Trichinella). DAINO. Nel 2010 sono stati campionati 2 individui (1 esaminato per BTV e 2 per Mycobacterium). RAPACI (Gheppio, Gufo, Poiana, Sparviero). Tra il 2007 ed il 2008 sono stati prelevati rispettivamente 1, 3 e 2 campioni (esaminati tutti per Trichinella). MULO. Nel 2008 campionato 1 individuo (esaminato per Trichinella). LEPRE. Nel 2008 campionati 4 individui (4 esaminati per Brucella e 2 per Mycobacterium) e 2 nel 2010 (esaminati sempre per Brucella) TASSO. Vedi Tabella 62. Patogeni Brucella Mycobacterium Trichinella 2005 11 5 2007 2 4 6 2008 2009 2010 3 2 1 Tabella 62. Campionamento nel Tasso per i diversi patogeni esaminati. VOLPE. Vedi Tabella 63 Patogeni Brucella Mycobacterium Trichinella 2005 7 4 9 2006 2008 2009 2010 1 12 3 2 2 7 18 Tabella 63. Campionamento nella Volpe per i diversi patogeni esaminati. ISTRICE. Vedi Tabella 64 Patogeni Brucella Mycobacterium Toxoplasma 2008 6 4 2009 2010 2 Tabella 64. Campionamento nell’Istrice per i diversi patogeni esaminati. www.life-arctos.it 2 1 1 76 In tutte queste specie il campionamento, che risulta sporadico e senza alcuna rappresentatività, fatta eccezione per la Trichinella nella Volpe. 77 www.life-arctos.it Discussione e Conclusioni L’analisi dei patogeni identificati attraverso lo studio delle priorità (Tabella 1) è stata sintetizzata nella Tabella 65. Il primo dato rilevante che emerge è rappresentato dalla presenza nell’area di studio di tutti i 10 patogeni prioritari indicati nella Tabella 1, molti dei quali sono stati rilevati pure nella popolazione dell’Orso marsicano. Ne deriva che il rischio sanitario per la conservazione dell’Orso marsicano è reale nell’area di studio (si rimanda all’appendice C per maggiori dettagli sulla patogenicità delle singole infezioni). Un secondo dato fondamentale che può essere estrapolato dal presente studio è rappresentato dall’elevato numero di specie, domestiche e selvatiche, in grado di condividere gli stessi patogeni. La recettività di una data specie ad un patogeno rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente a permettere il mantenimento dello stesso nell’ambiente. Infatti in un dato ecosistema una popolazione animale diviene serbatoio epidemiologico di un dato “parassita” (termine genericamente riferito ad un agente di malattia di natura biologica) solo quanto una moltitudine di fattori legati al patogeno, alla popolazione ospite e all’ambiente concorrono al suo mantenimento. Gli agenti patogeni indicati nella Tabella 1 riconoscono per la maggior parte gli animali domestici come serbatoio epidemiologico. Se ad esempio si considerano le prime 7 infezioni, tutte riconoscono le specie domestiche come serbatoi accertati in forma completa (Brucella, cimurro, parvovirus canino, epatite infettiva) o parziale (leptospira e toxoplasma). I risultati del presente studio invece mostrano una situazione molto più complessa e difficilmente generalizzabile che fa ipotizzare l’esistenza di interazioni epidemiologiche e dinamiche anche complesse tra le differenti popolazioni coinvolte. La possibilità che possa esistere per molti patogeni una comunità di mantenimento, una metapopolazione, caratterizzata da un continuum epidemiologico tra diverse popolazioni di specie differenti, rappresenta una ipotesi che andrebbe attentamente valutata. Infatti i “classici” serbatoi epidemiologici definiti per molti patogeni della Tabella 1 dovrebbero essere riverificati nell’ambito del PNALM e delle aree appenniniche in cui esiste un elevato grado di interazione ecologica tra popolazioni selvatiche e domestiche che vivono in simpatria e che manifestano recettività quasi analoghe agli stessi agenti infettivi. E’ ad esempio il caso del cane che potrebbe trovare nel Lupo un possibile e valido “alleato” nel mantenimento e nella diffusione di infezioni quali il CPV, il CAV1 ed il CDV. Oppure la pseudorabbia che sembra trovare nei Suidi, sia essi selvatici o domestici, le popolazioni ideali al proprio mantenimento nell’ambiente. Altri patogeni, quali Chlamydia, Febbre Q e Toxoplasma, presentando un ampio range di specie recettive (domestiche e selvatiche, erbivori e carnivori) che a vario titolo possono essere coinvolte nella loro epidemiologia, possono trovare la loro massima espressione in ambienti come il PNALM in cui la ricchezza di specie e la densità delle popolazioni suscettibili sono piuttosto elevate. Ancora, alcune specie di Trichinella possono stabilire cicli di infezione complessi in ambito silvestre che coinvolgono molte specie differenti. Questa infestazione, riconoscendo una trasmissione di tipo orale che si concretizza attraverso l’ingestione di carni parassitate, può subire una stratificazione a diversi livelli della catena alimentare raggiungendo la massima prevalenza ai vertici della stessa (es. nel Lupo). In alcune situazioni le complesse dinamiche che governano l’epidemiologia di una data infezione potrebbero avere importanti riflessi di sanità animale come nel caso della Brucella e del BTV. Entrambe queste infezioni, per la loro rilevanza economica, sono sottoposte a sistemi di sorveglianza continua almeno nelle specie domestiche e la loro presenza accertata in diverse specie selvatiche, tra le quali l’orso, rappresenta un duplice problema che vede il contrapporsi di interessi legati alla conservazione delle specie a quelli meramente economici legati alla produzione zootecnica. Il monitoraggio di tutti i patogeni indicati nella Tabella 1 è stato, con riferimento agli anni in cui si hanno informazioni disponibili, per larga parte inefficiente ed inefficace a garantire la conoscenza e quindi il controllo degli stessi patogeni nell’area di studio. Se infatti da un lato la fauna domestica è stata sottoposta a piani di profilassi obbligatori (Brucella, BTV, Pseudorabbia, TBC, Trichinella) non c’è stata intensificazione alcuna nella compagine silvestre con il risultato che molte infezioni sono ancora presenti nel territorio oggetto dello studio (es. Brucella). Inoltre il monitoraggio sembra essere stato pianificato ed eseguito senza tenere conto della dimensione della popolazione, delle ipotesi da verificare (stimare la prevalenza, trovare un’infezione, verificare la differenza tra prevalenze, etc.), e del livello di confidenza e della precisione tollerabili, tutti elementi indispensabili ad un corretto campionamento. Pur accettando le difficoltà e le www.life-arctos.it 78 problematiche relative alla realizzazione di un monitoraggio nelle specie selvatiche (ma anche domestiche) in termini sia di risorse disponibili sia di applicabilità (nei modi e nei tempi idonei), il presente studio mette in luce uno sbilanciamento a favore delle difficoltà con il risultato di ottenere informazioni scarsamente rappresentative delle popolazioni indagate e poco affidabili. Le principali problematiche riscontrate nell’analisi del monitoraggio sono sintetizzate di seguito: - il numero di patogeni indagati nelle specie domestiche è di molto inferiore rispetto alle specie selvatiche, e quindi risulta difficile impostare una indagine comparativa tra di esse. - Basandosi essenzialmente su dati ottenuti attraverso un monitoraggio passivo, non sono chiari gli obiettivi della maggior parte dei campionamenti effettuati sulle specie selvatiche; di conseguenza, i dati ottenuti sono frammentati e le corrispondenti stime sono da ritenere poco affidabili e difficili da trattare dal punto di vista quantitativo. - Manca o risulta insufficiente il campionamento di alcune specie “chiave” relativamente ad alcuni patogeni, essenziale per poter verificare le dinamiche epidemiologiche esistenti tra le diverse specie. E’ ad esempio il caso della pseudorabbia nel cinghiale la cui ricerca è stata limitata a 4 campioni, oppure delle classiche malattie del cane (CDV, CCV, CPV o CAV 1) che non sono state indagate nella popolazione canina, pur essendo state segnalate nel lupo e nell’orso. - La discontinuità temporale e la variabilità spaziale del campionamento produce sia una scarsa affidabilità delle stime di prevalenza sia una riduzione dell’efficacia del campione (probabilità di rilevare l’infezione). A causa della frammentazione del campionamento le stime possono essere distorte dipendendo eccessivamente dai campioni numericamente più rappresentativi. - In molti casi anche quando il campionamento “esplorativo” (passivo) è risultato informativo non si è evidenziata alcuna intensificazione nel monitoraggio negli anni successivi (es. isolamento della Brucella nel cervo e nel cinghiale nel 2005). Tutte le considerazioni appena fatte relativamente al monitoraggio sono valide se si suppone l’esistenza di un’accuratezza (sensibilità e specificità) degli esami diagnostici pari al 100%. Mentre nelle specie domestiche le tecniche diagnostiche risultano standardizzate e sono noti i valori di sensibilità e specificità delle stesse, negli animali selvatici l’applicazione in toto di tali metodiche non garantisce lo stesso risultato in termini di affidabilità. Allo stesso modo, la scelta del cut-off (la soglia che permette di discriminare tra un risultato positivo ed uno negativo) risulta difficile da stabilire ed arbitraria. Si viene quindi a creare un problema non trascurabile anche sul fronte della corretta diagnosi. Un esempio classico è rappresentato dalla FDC utilizzata per la diagnosi sierologica di Brucella, per la quale è nota la possibilità di avere risultati falsamente positivi a causa delle reazioni crociate dovute ad infezioni con altri patogeni conosciuti (es. Yersinia) o sconosciuti (Godfroid, 2002). Ne deriva che senza una opportuna verifica della metodica impiegata e delle possibili cross-reazioni, il 10% di orsi sieropositivi per Brucella spp. potrebbe avere un valore epidemiologico trascurabile. Un altro esempio eclatante sempre nell’Orso è rappresentato dal CDV per il quale emergono dubbi relativamente alla validità della tecnica sierologica utilizzata prima del 2002. Infatti prima di tale data è stata applicata una metodica non ben definita che ha coinciso con una significativa eccedenza di sieropositività rispetto agli altri periodi di campionamento. Rimane quindi difficile stabilire se lo status sierologico sia stato determinato da un problema diagnostico oppure dalla presenza di reali trend temporali coincidenti con il cambio della metodica sierologica utilizzata. Infine, l’utilizzo nella maggior parte dei casi di tecniche sierologiche limita le informazioni sanitarie disponibili non potendo verificare direttamente l’avvenuta infezione e rendendo talvolta difficile la tipizzazione del patogeno indagato. La positività sierologica fornisce solo l’indicazione di un’avvenuta esposizione tra l’ospite ed il www.life-arctos.it 79 patogeno e risulta fortemente legata allo sviluppo, durata e specificità dell’immunità umorale acquisita dall’ospite. L’accuratezza delle tecniche diagnostiche rappresenta quindi il primo passo nella gestione sanitaria della fauna selvatica poiché determina la qualità delle informazioni e dei dati sanitari che saranno poi processati ed elaborati. Se il dato di partenza risulta errato, i risultati delle elaborazioni epidemiologiche perderanno qualsiasi affidabilità e la gestione sanitaria sarà impostata sulla base di uno scenario artefatto e distorto. La necessità di curare l’aspetto diagnostico nella fauna selvatica rappresenta pertanto una priorità gestionale che deve essere sempre attivamente considerata e non data per scontata. In ultimo, occorre spendere alcune parole relativamente alla mancanza di una banca dati centralizzata con dati univoci e coerenti. La mancata corrispondenza tra dati appartenenti presumibilmente agli stessi animali (ad esempio Febbre Q e BTV nell’orso tra le due banche dati: PNALM e IZS AM), l’utilizzo di voci non univoche (ad esempio la presenza di differenti termini indicanti lo stesso stato sierologico, vedi banca dati PNALM) crea confusione, genera inutili ripetizioni ed impedisce confronti o analisi affidabili. Alla luce di quanto fin qui discusso, dal presente studio sono emerse molte domande relative ai patogeni per i quali è stata dimostrata la presenza nell’area di studio alle quali però non è stato possibile rispondere. Infatti i limiti riscontrati nel monitoraggio (campionamento ed uso delle tecniche diagnostiche) non hanno permesso di trarre conclusioni o confutare le ipotesi epidemiologiche emerse durante l’analisi dei dati sanitari. Il campionamento che, con rare eccezioni, risulta qualitativamente e quantitativamente non rappresentativo delle popolazioni studiate, non permette studi quantitativi affidabili. Mentre l’incertezza diagnostica dovuta all’utilizzo di tecniche e di criteri (es. cut-off) non sufficientemente validati nella fauna selvatica riduce il valore del dato grezzo di partenza inficiando per buona parte l’affidabilità del monitoraggio. A prescindere dagli aspetti tecnici appena descritti, il presente studio mette in luce due livelli di rischio per la gestione sanitaria dell’orso marsicano. Il primo livello è legato alla presenza di specie domestiche (soprattutto bovini, ovi-caprini e cani) che può favorire l’introduzione, la diffusione e/o il mantenimento di infezioni tipicamente legate a queste specie (come Brucella, BTV, CDV, CPV, CAV 1, Chlamydia, etc.). Il secondo livello riguarda invece la ricchezza di specie selvatiche nel territorio e le possibili interazioni ecologiche esistenti tra loro che possono favorire l'instaurarsi di cicli criptici di infezione, unici (patogeni non condivisi dalle specie domestiche; es. Trichinella), paralleli (patogeni condivisi con i domestici ma con cicli ben separati che non si sovrappongono; es. pseudorabbia) o sinergici (patogeni condivisi con cicli che vedono una comunità di mantenimento costituita da molte popolazioni ospiti di specie diverse domestiche e selvatiche; es. CPV). In questo contesto le priorità operative devono necessariamente considerare lo stato di emergenza sanitaria che sta vivendo la popolazione di orso marsicano. Si ravvisa pertanto la necessità di adottare un piano straordinario di sorveglianza nei confronti delle infezioni prioritarie indicate nell’analisi del rischio (Tabella 1). Il numero dei patogeni da indagare dipenderà dalle risorse disponibili e comunque dovrebbe considerare almeno i primi 7, ossia quelli con punteggio uguale o superiore a 3 (Brucella, Cimurro, Parvovirus, Pseudorabbia, Leptospira, Epatite infettiva e Toxoplasma). Il piano si dovrebbe articolare in due principali azioni, il monitoraggio e la profilassi indiretta, e prevedere l’istituzione di una banca dati comune con flussi informativi tra tutti i principali attori coinvolti nella gestione dell’orso. Relativamente al monitoraggio, questo prevederà un controllo attivo ed uno passivo. Il monitoraggio attivo dovrebbe prevedere la raccolta di campioni ematici e la successiva indagine sierologica. Con riferimento ai 7 patogeni prioritari, le specie da monitorare dovrebbero essere le seguenti: - Brucella abortus e melitensis: bovini, ovicaprini, cani presenti negli allevamenti ed Ungulati selvatici; Cimurro (CDV), parvovirus (CPV), epatite (CAV 1): cani vaganti o di proprietà (non vaccinati) presenti negli allevamenti o nelle aree ritenute più a rischio di interazione con l’orso. Pseudorabbia: Suini domestici e cinghiali. Toxoplasma: bovini, ovicaprini ed Ungulati selvatici. www.life-arctos.it 80 - Leptospira: cani e bestiame in funzione dei principali sierogruppi patogeni (es. australis, icterohaemorragiae, pomona, etc), e Ungulati selvatici. Il monitoraggio dovrebbe avvenire integrando le normali attività istituzionali svolte nell’ambito dei piani di profilassi obbligatori e, nei selvatici dovrebbe considerare i capi abbattuti nelle aree in cui l’attività venatoria è consentita (es. Zona di Protezione Esterna al parco). Sempre nell’area di studio, dovrebbe essere anche attivato un sistema di monitoraggio passivo sugli animali selvatici, che preveda la segnalazione da parte degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali competenti per territorio di tutti i casi di infezione indicati nella Tabella 1. Nella specie canina occorrerebbe intensificare la campagna di identificazione degli individui di proprietà e randagi con l’applicazione del microchip e l’iscrizione all’anagrafe specifica. Conseguentemente andrebbe proposta una vaccinazione di massa nei confronti di Cimurro, Parvovirus canino, Epatite infettiva e Leptospira (sierotipi vaccinali) in grado di coinvolgere soprattutto i cani ad elevato rischio di interazione ecologica con l’orso marsicano (cani associati alle greggi, etc.), almeno di quelli presenti nella Core area del PNALM. La connessione di tutti i flussi informativi generati dal piano di sorveglianza dovrebbe poter contare sull’istituzione di una banca dati centralizzata, fruibile da tutti gli attori coinvolti nella gestione sanitaria dell’Orso marsicano, in particolare il Ministero della Salute, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e le ASL coinvolte nell’area di studio, l’ente parco del PNALM, dei Monti Simbruini e della Riserva della Duchessa. Il vantaggio di poter disporre di una banca dati centralizzata è legato sia ad una esigenza pratica di evitare continui passaggi di dati che determinano frammentazione, errori e ripetizioni delle informazioni, sia alla possibilità di gestire uniformemente ed in maniera standardizzata le informazioni sanitarie per una gestione unica e condivisa. L’applicazione del piano e quindi i dettagli quali-quantitativi che caratterizzano il disegno dello studio dovrebbero contemperare le indicazioni emerse dal presente studio (relative soprattutto al campionamento e ai test diagnostici), le risorse disponibili ed il grado di fattibilità del piano. In ultimo, ma non in ordine di rilevanza, si ritiene indispensabile il coinvolgimento di tutte le associazioni di categoria interessate dal piano (allevatori, veterinari, etc.) allo scopo di permettere un’applicazione il più possibile condivisa nei tempi e modi previsti. www.life-arctos.it 81 Malattia Presenza prevalenza ORSO (95%CI) prevalenza DOM (95%CI) prevalenza SELV (95%CI) Brucellosi sì 9% (3%-21%) bovino: 0,1%(0,01%-0,22%) cervo: 7% (2%-20%) cinghiale: 8% (2-24%) sì 27% (17%-41%) ND lupo: 22% (4%-60%) sì sì sì sì 25% (15%-39%) 0% * 10% (3%-29%) 22% (13%-36%) lupo: 67% (31%-91%) cinghiale: 66% (13%-98% 0% (n=34) 50% (24%-76%) Toxoplasma sì ND Chlamydia sì 38% (21%-59%) ND suini: 3% (2%-4%) ND ND Bovino: 25% (11%-47%) cane: 29% (5%-70%) capra: 17% (1%-64%) ovino: 58% (48%-67%) bovino: 15% (9%-22%) ovino: 47% (39%-54%) capra: 27% (14%-46%) Febbre Q sì 2%-12% (0.1%-25%) 0% (capra n=4; pecora n=9) Bluetongue Borreliosi di Lyme sì ? 17% (0.8%-64%) ND ovino: 4% (2%-7%) ND Tubercolosi solo Mycobacterium spp. 0% (n=2) 0% (n= 3590 allevamenti) Leishmania Demodicosi sì ? 0% (n=21) ND cane: 5% (4%-6%) ND Trichinella sì 0% (n=4) 0% (n suino = 1252) Parainfluenza canina Clostridium botulinum ? ? ND ND ND 0% (n=1) Paratubercolosi sì ND ND Coronavirus canino Sarcoystis Rogna sarcoptica Encefaliti virali Francisella tularensis Bacillus anthracis Rabbia Calicivirus Yersinia pestis ? ? ? ? ? ? ? ? ? 0% (n=20) ND ND ND ND ND 0% (n=32) ND ND ND ND ND ND ND ND ND ND ND Cimurro (CDV) e Morbillivirus Parvovirus (CPV) Pseudorabbia Leptospirosi Epatite infettiva (CAV1) cervo: 9% (2%-30%) Lince: 100% (5%-100%) lupo: 58% (48%-67%) camoscio: 0.6% (0,06%-4%) cervo: 5% (1%-15%) Cervo: 17% (8%-31%) Lupo: 11% (2%-38%) cervo: 15% (10%-23%) n tot per 4 specie = 27 capriolo: 33% (2%-88%) cervo: 5% (1%-17%) cinghiale: 23% (14%-36%) tasso: 18% (6%-41%) lupo: 19%(8%-37%) 0% (n lupo = 10) ND lupo: 31% (21%-44%) martora: 40% (7%-83%) volpe: 16% (8%-30%) ND ND capriolo:50% (10%-91%) cervo: 33% (2%-87%) ND ND ND ND ND ND ND ND ND Tabella 65. Presenza e prevalenza dei patogeni della tabella 1 relativamente alle popolazioni animali presenti nel PNALM. ND = non definito per mancanza di campioni. * l’assenza di anticorpi potrebbe essere comunque giustificata dall’elevata letalità del patogeno in questa specie. www.life-arctos.it 82 BIBLIOGRAFIA AA.VV. 2009 – Piano di Azione Nazionale per la Conservazione dell’Orso marsicano – PATOM – MATTM, Documenti Tecnici. Bologna M.E., and A. Vigna Taglianti.1992 – Osservazioni nell’Area dell’Orso marsicano con particolare riferimento al Gran Sasso e ai Monti della Laga. Hystrix 4:75-80. Fenati 2010. Gelman A., Hill J. (2007). Data Analysis using regression and multilevel/hierarchical models. Cambridge University Press. Gervasi V., P. Ciucci, J.B. Boulanger, M. Posillico, C. Sulli, S. Focardi, E. Randi, e L. Boitani. 2008. A preliminary estimate of the Apennine brown bear population size based on hair-snag sampling and multiple data source mark-recapture Hugging model. Ursus 19:105-121. Godfroid J. (2002). Brucellosis in wildlife. Rev. sci. tech. Off. int. Epiz. 21(2), 277-286. Grange J.M. 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Roth. 1994 – Mitochondrial DNA sequence divergence among some west European Brown Bear (Ursus arctos L.) populations. Lesson for Conservation. Heredity 73:480-489. Ripley, B. D. (1987) Stochastic Simulation. Wiley. www.life-arctos.it 83 APPENDICE A.1 – Dati sanitari bestiame IZS “G. Caporale” Dati sanitari forniti dall’IZS dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” Infezione Brucella Blue Tongue Borrelia Coxiella b. Chlamidia Leishmania Mycobacterium spp www.life-arctos.it Serie storica 2005-10 2008-09 2008-10 2005, 2006-09 2007 2009 2007-10 2005-10 2005-10 2005, 2006, 2008 2005, 2006, 2009-10 2005, 2009, 2010 2005, 2009, 2010 2008, 2010 2008-10 2005, 2009-10 2009 2008 2005, 2009, 2010 2005-10 2008-09 2008-09 2005,2007-09 2005, 2009 2005, 2008, 2009 2005-06, 2008-10 2005,2008-10 2010 2009 2008-09 2007-08, 2010 2009 2009-10 2008-09 2007-10 2008-10 2006-10 2007-10 2005-10 2010 2005-10 2008-09 2006-08, 2010 2008, 2010 2005-07, 2009-10 2007 2005-08 2005-10 2005, 2007, 2008 2009 2005, 2007, 2009-10 2010 2005-06, 2010 2005 -10 2008-09 2006-10 2007, 2009-10 2006 2008 2010 2008-10 Specie bovino camoscio capriolo cervo cinghiale lince lupo orso ovi-caprini camoscio capriolo cervo cinghiale istrice lepre lupo orso tasso volpe bov-ovcaprini camoscio capriolo cervo orso camoscio capriolo cervo daino orso capriolo cervo lince lupo camoscio capra capriolo cervo lupo orso pecora bovino camoscio capra capriolo cervo lupo orso pecora bovino cane capra cervo pecora cane lupo orso lupo cane camoscio capriolo cervo N 3590 9 4 26 1 1 12 48 4165 10 24 33 30 8 6 32 2 4 10 92 9 11 117 77 9 36 36 1 4 2 7 1 9 8 4 4 28 11 50 9 124 8 33 4 26 1 26 184 4 2 14 2 31 1946 2 31 8 1 4 2 25 P 2 0 0 0 0 0 0 11 0 0 0 2 3 0 0 0 0 0 0 13 0 0 18 9 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 6 2 6 0 18 1 9 0 3 0 10 86 0 0 3 0 1 90 0 0 0 1 0 0 0 Tipo ricerca (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ab) (ab) ELISA e SN (ab) ELISA e SN (ab) ELISA e SN (ab) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) (ab) FdC (ab) FdC (ab FdC (ab FdC (ab FdC (ab FdC (ab FdC (ab FdC (ab PCR (ag) PCR (ag) PCR (ag) PCR (ag) PCR (ag) IF (ab) IF (ab) PCR (ag) PCR (ag) PCR (ag) (ag) (ag) (ag) 84 Infezione Pseudorabbia Toxoplasma Trichinella TBC www.life-arctos.it Serie storica 2005-10 2010 2008, 2009, 2010 2008 2006-2007, 2009-10 2008 2005, 2007-09 2005, 2010 2007, 2008 2009 2007-10 2005-10 2005-10 2010 2005-10 2005-07 2005, 2007, 2008, 2010 2005, 2009-10 2007-10 2009 2010 2010 2009 2008-10 2007 2005-10 2007-09 2010 2005-10 2009-10 2006 2005 2007 2007 2005-10 2005-10 2008 2008-10 2007-08 2010 2008 2005-10 2005, 2009-10 2005-06, 2008-10 2005-10 Specie cinghiale daino istrice lepre lupo orso tasso volpe cinghiale lince lupo suino orso cavallo pecora cane capra bovino cervo camoscio capriolo istrice lince lupo bovino capriolo cavallo cervo cinghiale faina falco pellegrino gatto selv gheppio gufo lupo martora mulo orso poiana puzzola sparviere suino tasso volpe bovino N 56 2 7 2 32 2 22 6 2 1 13 1326 49 1 114 7 6 24 25 1 3 1 1 7 2 3 10 1 124 3 1 2 1 1 65 5 1 4 2 1 1 1252 8 49 3590 P 14 0 0 0 6 0 4 0 2 0 0 42 0 0 66 2 1 6 2 0 0 0 1 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 19 2 0 0 0 0 0 0 0 8 Tipo ricerca (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) ELISA (ab) ELISA (ab) ELISA (ab) (ab) ELISA (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) IF (ab) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) (ag) 85 APPENDICE A.2 – Dati sanitari bestiame IZS Lazio e Toscana Dati sanitari forniti dall’IZS delle Regioni Lazio e Toscana Infezione Brucella Blue Tongue Chlamidia Coxiella b Leishmania Leptospira Pseudorabbia Toxoplasma Trichinella Serie storica 2008-2011 2009-2011 2009-2011 2010-2011 2008-2011 2008-2009 2009-011 2010-2011 2009-2010 Specie bovino ed ovicaprini ovi-caprini nd nd nd nd suidi nd nd N 16510 218 10 8 15 8 40 6 4 P 0 0 0 0 2 0 2 2 1 Tipo ricerca (ab) (ab) nd nd nd nd nd nd nd 86 www.life-arctos.it APPENDICE A.3 – Dati sanitari selvatici PNALM Dati sanitari propri del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) Infezione Brucella Serie storica 1990-97, 2002,2008 2002, 2008 2003, 2006, 2008-2010 2007-2010 1990-92, 1995-96, 1998, 2000-2002, 2004-2009 2005-2006, 2009 2002, 2009-10 2009-10 2009-10 2000, 2002-03, 2009 2002-2008 2006, 2008-10 2008-10 2004-05 2006, 2008-10 2008-10 2007-10 1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-2009 2005, 2009-10 2000, 2008-10 1990-97, 2002-08 2000, 2002, 2008, 2010 2003, 2006, 2008-10 2007-10 1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09 2010 1995-98, 2000-02, 2007 1990-97, 2002, 2008 2003, 2006, 2008-10 2007-10 1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09 2008 2010 2006, 2008-10 2008-10 2006-09 Specie camoscio capriolo cervo lupo orso capriolo cervo cinghiale lupo orso camoscio capriolo cervo orso capriolo cervo lupo orso lupo orso camoscio capriolo cervo lupo orso lupo orso camoscio cervo lupo orso Camoscio capriolo cervo lupo orso Esaminati 159 4 20 9 58 3 11 6 6 7 14 3 14 6 6 12 7 48 9 4 158 7 31 8 58 2 25 158 19 6 51 8 2 15 9 29 Positivi 0 0 0 0 6 0 1 0 0 0 0 0 2 1 0 0 2 15 0 0 0 0 0 5 13 0 0 0 2 0 1 0 0 0 0 3 Tipo ricerca FdC (ab) FdC (ab) FdC (ab) FdC (ab) FdC (ab) PCR (ag) PCR (ag) PCR (ag) PCR (ag) PCR (ag) SN (ab) SN (ab) SN (ab) SN (ab) TC (ag) TC (ag) SN (ab) SN (ab) IFD (ag) IFD (ag) FdC (ab) FdC (ab) FdC (ab) SN (ab) SN (ab) TC (ag) IF (ab) FDC (ab) FDC (ab) FDC (ab) FDC (ab) AGL (ab) AGL (ab) AGL (ab) AGL (ab) AGL (ab) Lyme 2010 2010 2009-10 capriolo cervo lupo 1 2 5 0 0 0 IF (ab) IF (ab) IF (ab) Mycobacterium spp. 2010 2002, 2009-10 2004, 2007, 2009-10 2006, 2009 2002, 2009 2007-10 1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09 2005-07, 2009-10 2000, 2009-10 2007 2007-10 1990-92, 1995-96, 1998, 2000-02, 2004-09 2007-10 2005-07, 2009-10 2008-10 2008-10 capriolo cervo cinghiale capriolo cervo lupo orso lupo orso cinghiale lupo orso cinghiale lupo orso lupo 1 17 8 2 3 7 54 14 4 1 7 55 6 14 4 5 1 2 1 1 1 6 14 0 0 1 0 0 0 0 0 0 (ag) PCR e BACTEC (ag) PCR e BACTEC (ag) PCR e BACTEC (ag) isol e PCR (ag) isol e PCR (ab) SN (ab) SN (ag) ME e TC (ag) ME e TC ELISA (ab) ELISA (ab) ELISA (ab) IFD (ag) IFD (ag) IFD (ag) IF (ab) Blue Tongue Cimurro Chlamidia Epatite infettiva Erlichia Coxiella b. Leptospira spp. Paratubercolosi Parvovirus canino Pseudorabbia Rickettsia sp.. www.life-arctos.it 87 APPENDICE A.4 – Dati sanitari selvatici P.R. Simbuini Dati sanitari propri del Parco Regionale dei Monti Simbruini Infezione Cimurro Parvovirus canino Trichinella Clostridium spp Clostridium perfringens Clostridium perfringens Serie storica 2010-11 2003 2003, 2011 2010 2010 2010 Specie lupo lupo lupo Capriolo Capriolo Lupo Esaminati 2 2 2 1 1 1 Positivi 0 0 2 1 1 1 Tipo ricerca (ab) (ab) (ag) (ag) (ag) (ag) 88 www.life-arctos.it APPENDICE B – Protocollo di raccolta dati sanitari e censuari Si allega il protocollo di raccolta dei dati sanitari e censuari elaborato per la realizzazione dell’azione A2. 89 www.life-arctos.it 90 www.life-arctos.it 91 www.life-arctos.it 92 www.life-arctos.it 93 www.life-arctos.it 94 www.life-arctos.it 95 www.life-arctos.it 96 www.life-arctos.it 97 www.life-arctos.it 98 www.life-arctos.it 99 www.life-arctos.it 100 www.life-arctos.it 101 www.life-arctos.it 102 www.life-arctos.it 103 www.life-arctos.it 104 www.life-arctos.it 105 www.life-arctos.it 106 www.life-arctos.it 107 www.life-arctos.it 108 www.life-arctos.it 109 www.life-arctos.it 110 www.life-arctos.it APPENDICE B.1 – Calendario riunioni Azione A2 Calendario delle riunioni effettuate per la redazione, l’illustrazione e la condivisione della presente Relazione Tecnica: data sede oggetto verbale 29/04/2011 Ministero della Salute - Roma illustrazione Progetto e richiesta collaborazione no 13/05/2011 Ministero della Salute - Roma pianificazione lavoro e sviluppo collaborazione si 19/01/2012 Ministero della Salute - Roma Calendarizzazione riunioni - Tavolo Tecnico si 25/01/2012 Servizio Veterinario Abruzzo - Pescara Regione illustrazione Progetto, Relazione Tecnica e richiesta collaborazione si 31/01/2012 Servizio Veterinario Molise - Campobasso Regione illustrazione Progetto, Relazione Tecnica e richiesta collaborazione si 02/02/2012 Ministero della Salute - Roma discussione bozza Relazione Tecnica si 20/02/2012 Ministero della Salute - Roma illustrazione Relazione Tecnica e bozze Linee Guida si www.life-arctos.it 111 APPENDICE B.2 – Verbali riunioni Azione A2 Verbali delle riunioni effettuate per la redazione della Presente Relazione Tecnica: Progetto Life Arctos- Azione A2 RIUNIONE DI COORDINAMENTO PRESSO IL MINISTERO DELLA SALUTE (13/05/2011) Nell’ambito delle attività previste dall’azione A2 (Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali) del progetto Life Arctos (LIFE09 NAT/IT/000160 “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”- ARCTOS ), e come da richiesta del Ministero della Salute, Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario, in data 13 maggio 2011 si sono riuniti presso la sede del Ministero stesso: Luigi Ruocco, Ministero della Sanità ([email protected]) Giandomenico Di Vito, Ministero della Sanità ([email protected]) Francesco Sholl, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana Paolo Calistri, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e Molise ([email protected]) Daria Di Sabatino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e Molise ([email protected]) Leonardo Gentile, Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ([email protected]) Paolo Santini, Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ([email protected]) Massimo Fenati, Ente Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ([email protected]) Paolo Ciucci, Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, Sapienza Università di Roma ([email protected]) Come da precedente riunione preliminare del 29/04/2011, l’ordine del giorno della riunione odierna era chiarire gli aspetti tecnici relativi alla richiesta di condivisione dei dati presentata dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM) ai distretti ASL, agli IZS di zona e, per conoscenza, al Ministero della Sanità. In sintesi, il Ministero ha confermato il vivo interesse per l’iniziativa, intravvedendo in questa opportunità la possibilità di mettere a punto procedure e modalità di collaborazione per lo studio ed il monitoraggio sanitario della fauna domestica ed in particolare selvatica con i parchi nazionali e le aree protette in generale; questo percorso prevede alcuni passaggi preliminari mirati alla condivisione di protocolli comuni e al rafforzamento di un quadro sanitario più esaustivo e completo che interessi le popolazioni di animali selvatici. L’esperienza maturata nell’ambito del Life Arctos con il PNALM e in relazione all’orso potrebbe poi servire da esperimento e modello da esportare altrove e sui selvatici più in generale. Lo staff del progetto Life Arctos hanno quindi brevemente relazionato sul senso, la genesi e le fasi previste dal progetto Life, ed in particolare dell’azione A2. È stato inoltre illustrato il lavoro preliminare sulla zootecnia svolto dalla Sapienza nell’area del PNALM, ed in particolare la sezione relativa all’analisi del rischio sanitario relativa alle condizioni sintopiche del bestiame domestico con l’orso (Dott. M. Fenati); da questa analisi scaturisce l’elenco di agenti patogeni di prioritario interesse per la prosecuzione dell’azione nell’ambito del Life Arctos (Azione A2) che, tra le altre cose, è mirata all’elaborazione di linee guida per il controllo e monitoraggio sanitario eventualmente da adottare nell’areale di presenza del plantigrado. Viene sottolineato inoltre il carattere straordinario implicito nell’eventuale rivisitazione dei piani sanitari che, dato il numero particolarmente esiguo della popolazione residua di orso bruno marsicano, dovrebbe essere mirati ad una riduzione particolarmente efficace di qualsiasi rischio di natura sanitaria. Le linee guida saranno ovviamente sviluppate in seno al progetto Life in sinergia ed accordo con il gruppo di lavoro oggi presente presso il Ministero, la cui composizione, mandato e procedura decisionale saranno presto definite in ambito ministeriale. Gli IZS concordano sull’utilità dell’operazione e si rendono collaborativi, facendo del resto notare che i dati eventualmente a disposizione sono spesso raccolti su base accidentale e/o opportunistica, e quindi offrono scarso valore per analisi quantitative. Differente è il caso di patogeni oggetto di piani standardizzati (es. brucellosi) , sebbene anche in questo caso il solo dato di laboratorio si reputa sia di scarsa interpretazione se non affiancato da informazioni sulla prassi sanitaria (ASL). Si decide comunque di procedere con i dati eventualmente disponibili, dapprima con un’analisi quali/quantitativa, se il dato strutturale risulta essere debole, e poi eventualmente valutare in un secondo momento (anche oltre le scadenze Life Arctos) la richiesta di dati integrativi ai fini di analisi quantitative (se possibili). Si rimane quindi con un programma operativo che prevede: la raccolta dei dati (come da richiesta ufficiale del PNALM) entro 2 settimane; lo scambio, via E-mail e tra i presenti alla riunione odierna, dei dati raccolti entro il 24-25 maggio p.v. per una prima valutazione della loro potenzialità analitica; aggiornare la riunione, per una più puntuale e condivisa valutazione della potenzialità dei dati disponibili, in data 31 maggio p.v. discutere ulteriormente e definire le modalità per allargare la partecipazione e la collaborazione al gruppo di cui alla riunione odierna (es. Regioni Abruzzo, Lazio e Molise) con l’obiettivo comune di arrivare, in prima istanza, perlomeno ad una razionalizzazione e condivisione dei protocolli di monitoraggio sanitario. Verbale redatto da PC, LG e MF il 13/05/2011 www.life-arctos.it 112 Verbale riunione presso il Ministero della salute – Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II Life Arctos – Azione A2 Roma, 19 Gennaio 2012, ore 12.00 Sono presenti alla riunione: Nome Cognome Dr. Andrea Maroni Ponti Dr. Paolo Ciucci Dr. Leonardo Gentile Dr. Paolo Santini Ente di appartenenza Ministero della Salute Università Roma PNALM PNALM La riunione è stata indetta al fine di discutere il seguente ordine del giorno: 1. aggiornare il Ministero sulla evoluzione del lavoro per la redazione della Relazione tecnica prevista nel’azione A2 del Progetto e consegna della bozza della relazione 2. modalità di costituzione del Tavolo Tecnico Sanitario 3. individuare delle date di massima per l’effettuazione delle riunioni del Tavolo Tecnico Sanitario previsto nella Azione A2 di cui il Ministero della Salute è parte integrante; Punto 1. è stato illustrato il lavoro svolto nella relazione anche grazie alla disponibilità del Ministero e alla produzione dei dati sanitari sul bestiame domestico messi a disposizione dagli IIZZSS del’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. Dalla Bozza della relazione emergono delle criticità che andranno discusse nell’ambito del Tavolo Tecnico. Il Dr. Maroni Ponti ha ribadito l’interesse della Direzione generale di sanità Animale a partecipare al Tavolo Tecnico sanitario. E’ stata consegnata al Dr. A. Maroni Ponti un PDF della bozza della Relazione tecnica con preghiera di anticiparla ai Referenti per i due IIZZSS (D.ri Paolo Calistri e Francesco School) in modo da poterla esaminare per tempo. Punto 2. È stato concordato che dovranno essere parte del Tavolo Tecnico le seguenti Amministrazioni: Partner del progetto Life – parte appenninica, Ministero della Salute - Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II, Centro di referenza per la fauna selvatica IZS della Liguria, Piemonte e valle d’Aosta, Ministero per l’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ex INFS: Dr. Vittorio Guberti) Servizi Veterinari Regionali dell’Abruzzo, Lazio e Molise, Istituti Zooprofilattici Sperimentali dell’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. E’ stato concordato che le convocazioni delle amministrazioni sanitarie di cui sopra verranno effettuate dal Ministero della Salute. Inoltre, per quanto riguarda i Responsabili della Sanità Animale delle seguenti Aziende Sanitarie Locali: ASL 01 Avezzano-Sulmona-Aquila Distretti di Avezzano, Sulmona, Castel di Sangro, Azienda Sanitaria Regione Molise Distretto di Isernia, AUSL di Frosinone Distretti di Sora e Cassino, per il PNALM, ASL RM/G per il Parco regionale dei Monti Simbruini, AUSL Rieti per la Riserva Regionale Monti della Duchessa, le convocazioni dovranno essere effettuate o dai Servizi Veterinari Regionale o dall’Ente Parco. Per poter affrontare al meglio le problematiche è stato deciso che per ogni amministrazione dovrà essere presente un rappresentante. Punto 3. Sono stati individuati i seguenti periodi di massima in cui effettuare gli incontri: 1° incontro: verrà effettuato in maniera ristretta, nella prima settimana di febbraio 2012, presso la sede del Ministero della Salute, con la partecipazione del Ministero della Salute, del PNALM e degli II.ZZ.SS dell’Abruzzo e del Molise e del Lazio e della Toscana e dell’Università di Roma - Dipartimento di Biologia e Biotecnologie "Charles Darwin", ed ha lo scopo di illustrare lo stato biologico e sanitario attuale dell’Orso marsicano ai rappresentanti del Ministero della Salute e di concordare le linee guida degli altri incontri plenari; 2° incontro: plenario, nella seconda metà di febbraio 2012, presso la sede del Ministero della Salute ed ha lo scopo sia di discutere e condividere la “Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso”, nonché di discutere una bozza preliminare delle “Linee guida per un monitoraggio sanitario in linea con le esigenze di tutela delle popolazioni di orso bruno” www.life-arctos.it 113 3° incontro: plenario, verso la metà di marzo 2012, presso la sede del Ministero della Salute ed ha lo scopo di approvare, condividere e sottoscrivere i due documenti di cui al punto precedente, previste nel Progetto Life Arctos. Roma, 19 gennaio 2010 Letto, confermato e sottoscritto Verbale dell’incontro presso il Servizio Veterinario della Regione Abruzzo Life Arctos – Azione A2 Pescara, 25 Gennaio 2012, ore 10.30.00 Con nota n. 158/Segr.Terr. del 30 giugno 2011 l’assessore regionale Giuliante, competente per materia, aveva chiesto al Componente la Giunta preposto alla Sanità veterinaria una collaborazione per realizzare, in maniera coordinata, l’Azione C2. In considerazione dell’ormai imminente definizione delle linee guida per il monitoraggio sanitario del bestiame domestico, a cura dell’Ente Parco nazionale d’Abruzzo, è stato chiesto un incontro con il dott. Bucciarelli, dirigente del Servizio veterinario della Regione. All’incontro erano presenti: dott. Giuseppe Bucciarelli, dott. Gianmarco Ianni, dott. Angelo Cameli, tutti del Servizio veterinario; dott. Annabella Pace e dott. Pasquale Casale dell’Ufficio Conservazione della natura. La riunione inizia alle 10.30. Viene anzitutto illustrato l’obiettivo del progetto LIFE ARCTOS e le azioni che si stanno svolgendo ad opera dei diversi partner. In particolare s’illustra l’Azione C2 il cui svolgimento è in capo alla Regione. Si sottolinea la necessità di una collaborazione con il Servizio competente per l’implementazione del programma di gestione sanitaria del bestiame domestico. Si comunica che sarà a breve emanato il bando previsto per la nomina di un consulente veterinario che possa svolgere le attività previste. Inoltre, si chiede la disponibilità anche ad intervenire agli incontri che dovranno essere attuati con le organizzazioni di categoria. Al dott. Bucciarelli vengono consegnate una copia del progetto e una copia della relazione sulla zootecnia che, su incarico della Regione, è stata elaborata nel 2010 dall’Università La Sapienza di Roma. Il dott. Bucciarelli, nell’assicurare la collaborazione del proprio Servizio, esprime alcune perplessità in ordine alla possibilità di implementare i protocolli sanitari qualora siano previste azioni e/o modalità non contemplate dalle norme vigenti, che discendono anche da direttive europee. Il dott. Bucciarelli si chiede se sia possibile dirigere le attività verso la formazione di una guida per la gestione sanitaria degli allevamenti ma per gli allevatori in cui siano contenute anche le misure di biosicurezza per gli allevamenti ricompresi nelle zone protette. Sembra difficilmente praticabile una guida per i Medici Veterinari ASL che già svolgono le attività nnel rispetto delle norme e neppure possono fare cose extra poiché la gestione dei LEA esclude la possibilità di occuparsi di attività non ricomprese. In ogni caso la decisione del ministero potrebbe alleviare tali preoccupazioni. Poiché l’azione a carico della Regione è immediatamente successiva alla conclusione del lavoro svolto dal Parco, si ritiene, allo scopo di pianificare in maniera opportuna il prossimo programma , di organizzare un incontro con lo stesso parco. Alle ore 12.00 intervengono all’incontro, da loro preventivamente richiesto, il dott. Leonardo Gentile, veterinario del Parco, e il dott. Paolo Santini. Si coglie quindi l’occasione di questa fortunata coincidenza per concertare fin da ora i prossimi adempimenti. Il dott. Gentile comunica che sono stati concordati due incontri (a febbraio e a marzo) con il Ministero della salute, il cui coinvolgimento consentirà di raggiungere più facilmente lo scopo dell’Azione C 2 per quanto riguarda il recepimento di eventuali modifiche agli attuali protocolli, che riguarderanno certamente il controllo di alcune patologie attualmente non contemplate ma molto gravi in quanto trasmissibili all’orso. Fin qui il verbale redatto dall’Ufficio Conservazione della natura. In considerazione della contemporaneità di una parte dell’incontro, di seguito si allega il verbale predisposto dal dott. Gentile riferito all’incontro richiesto dall’Ente Parco. www.life-arctos.it 114 Verbale dell’incontro presso il Servizio Veterinario della Regione Abruzzo Life Arctos – Azione A2 Pescara, 25 Gennaio 2012, ore 12.00 Sono presenti alla riunione: Nome Cognome Dr. Giuseppe BUCCIARELLI Dr. Giammarco IANNI Dr. Angelo CAMELI Dr. Annabella PACE Dr. Pasquale Casale Dr. Leonardo Gentile Dr. Paolo Santini Tel 335321946 3336734378 0857672725 3356769555 0862 363228 3400035992 3347276651 e-mail [email protected] [email protected] [email protected]. it [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] Ente di appartenenza Resp. Serv Vet.Regione Abruzzo Serv vet. Regione Abruzzo Serv vet. Regione Abruzzo Uff. Conservaz. natura Reg. Abr. “ “ “ “ “ PNALM PNALM La riunione è stata richiesta nelle vie brevi al Dr. G. Bucciarelli al fine di discutere il seguente ordine del giorno: 1. aggiornare il Servizio Veterinario della Regione Abruzzo sulla evoluzione del lavoro per la redazione della Relazione tecnica prevista nel’azione A2 del Progetto e consegna della bozza della relazione tecnica 2. imminente convocazione del Tavolo Tecnico Sanitario presso il Ministero della Salute 3. ottenere un’adesione di massima del Servizio veterinario Regionale al Progetto Life Arctos in genere e più specificamente sia all’azione A2 “Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” di cui è responsabile il PNALM, sia all’azione C2 “Implementazione del programma di gestione sanitaria del bestiame domestico” di cui è responsabile la Regione Abruzzo (Annabella Pace). Punto 1. è stato illustrato il lavoro svolto nella relazione anche grazie alla disponibilità del Ministero della Salute e alla produzione dei dati sanitari sul bestiame domestico messi a disposizione dagli IIZZSS del’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. Dalla Bozza della relazione emergono delle criticità che andranno discusse nell’ambito del Tavolo Tecnico. Il Dr. Bucciarelli ha osservato che per l’attuazione di eventuali misure non previste attualmente dalla normativa vigente è opportuna una sue revisione e/o aggiornamento. Comunque il Responsabile del Servizio Veterinario Regionale ha assicurato la sua partecipazione al Tavolo Tecnico Sanitario, dove dovranno essere coinvolte anche le ASL di sua competenza. . E’ stata consegnata al Dr. G. Bucciarelli un PDF della bozza della Relazione tecnica con preghiera di anticiparla eventualmente anche ai Responsabili delle ASL Abruzzesi, prima della eventuale convocazione in modo da poterla esaminare per tempo. La dott.ssa Annabella Pace inoltre ha richiesto al servizio Veterinario Regionale un impegno anche per l’attuazione della successiva azione C2 che inizierà ad aprile e dovrà attuare sul territorio quanto individuato nelle linee guida prodotte dall’azione A2 Punto 2. Il Dr. Bucciarelli è stato messo al corrente dei precedenti contatti con Ministero della Salute - Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II e dell’adesione che la Direzione Generale ha dato sia al Progetto, sia ai prodotti specificamente sanitari previsti nel’azione A2, cioè : Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso”, e “Linee guida per un monitoraggio sanitario in linea con le esigenze di tutela delle popolazioni di orso bruno”. In Base a questo sono stati concordati presso il Ministero della Salute, altri due incontri (uno nella seconda metà de febbraio c.a e l’atro nella seconda metà di marzo c.a.) di discussione e condivisione dei prodotti di cui sopra e di una approvazione e sottoscrizione degli stessi. A tali incontri del Tavolo tecnico Sanitario sono coinvolti anche il Servizio Veterinario e le ASL della Regione Abruzzo. Punto 3. Dopo un’attenta discussione sulle eventuali problematiche che potranno insorgere nell’attuazione eventuale di quanto messo in evidenza nei documenti prodotti nel’Azione A2 e nella prosecuzione della stessa con l’azione C2, è stato manifestato dal personale del Servizio Veterinario della ragione Abruzzo a partecipare fattivamente al proseguimento del Life Arctos sul territorio di competenza. Pescara, 25 gennaio 2010 Letto, confermato e sottoscritto www.life-arctos.it 115 Verbale riunione presso il Servizio Veterinario della Regione Molise Life Arctos – Azione A2 Campobasso, 31 Gennaio 2012, ore 11.00 Sono presenti alla riunione: Nome Cognome Dr. Mauro DI MUZIO Dr. Pasquale PIZZUTO Dr. Leonardo Gentile Dr. Paolo Santini Tel 0874424667 3351882290 0874424691 330738100 3400035992 3347276651 e-mail [email protected] Ente di appartenenza Resp. Serv Vet.Regione Molise [email protected] Serv Vet. Regione Molise [email protected] [email protected] PNALM PNALM La riunione è stata richiesta nelle vie brevi al Dr. M. DI MUZIO al fine di discutere il seguente ordine del giorno: 1. aggiornare il Servizio Veterinario della Regione Molise sulla evoluzione del lavoro per la redazione della Relazione tecnica prevista nel’azione A2 del Progetto e consegna della bozza della relazione tecnica 2. imminente convocazione del Tavolo Tecnico Sanitario presso il Ministero della Salute 3. ottenere un’adesione di massima del Servizio veterinario Regionale al Progetto Life Arctos in generale e più specificamente sia all’azione A2 “Valutazione del rischio sanitario legato alla presenza del bestiame domestico, dei protocolli di monitoraggio in vigore e definizione di linee guida in collaborazione con i principali attori territoriali” di cui è responsabile il PNALM, sia successivamente all’azione C2 “Implementazione del programma di gestione sanitaria del bestiame domestico” di cui è responsabile la Regione Abruzzo (Annabella Pace). Punto 1. è stato illustrato il lavoro svolto nella relazione anche grazie alla disponibilità del Ministero della Salute e alla produzione dei dati sanitari sul bestiame domestico messi a disposizione dagli IIZZSS del’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. Dalla Bozza della relazione emergono delle criticità che andranno discusse nell’ambito del Tavolo Tecnico. Il Dr. DI MUZIO ha assicurato la sua partecipazione al Tavolo Tecnico Sanitario, dove dovranno essere coinvolte anche le ASL di sua competenza. E’ stata consegnata al Dr. M. DI MUZIO un PDF della bozza della Relazione tecnica con preghiera di anticiparla eventualmente anche ai Responsabili delle ASL Molisane, prima della eventuale convocazione in modo da poterla esaminare per tempo. Punto 2. Il Dr. DI MUZIO è stato messo al corrente dei precedenti contatti con Ministero della Salute - Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II e dell’adesione che la Direzione Generale ha dato sia al Progetto, sia ai prodotti specificamente sanitari previsti nel’azione A2, cioè: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso”, e “Linee guida per un monitoraggio sanitario in linea con le esigenze di tutela delle popolazioni di orso bruno”. In Base a questo sono stati concordati presso il Ministero della Salute, altri due incontri (uno nella seconda metà de febbraio c.a e l’atro nella seconda metà di marzo c.a.) di discussione e condivisione dei prodotti di cui sopra e di una approvazione e sottoscrizione degli stessi. A tali incontri del Tavolo tecnico Sanitario sono coinvolti anche il Servizio Veterinario e la ASL della Regione Molise. Punto 3. Dopo un’attenta discussione sulle eventuali problematiche che potranno insorgere nell’attuazione eventuale di quanto messo in evidenza nei documenti prodotti nel’Azione A2 e nella prosecuzione della stessa con l’azione C2, è stato manifestata dal personale del Servizio Veterinario della Regione Molise la volontà di partecipare fattivamente al proseguimento del Life Arctos sul territorio di competenza. Campobasso, 31 gennaio 2010 Letto, confermato e sottoscritto www.life-arctos.it 116 Verbale riunione presso il Ministero della salute – Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II Life Arctos – Azione A2 Roma, 02 febbraio 2012, ore 12.00 Sono presenti alla riunione: Nome Cognome Dr. Andrea Maroni Ponti Dr. Luigi Ruocco Dr. Paolo Calistri Dr. Daria Di Sabatino Dr. Riccardo ORUSA Dr. Goffredo Grifoni Dr. Paolo Ciucci Dr. Massimo Fenati Dr. Leonardo Gentile Dr. Paolo Santini Ente di appartenenza Ministero della Salute Ministero della Salute IZS Abruzzo e Molise IZS Abruzzo e Molise IZS Cermas Aosta IZS Lazio e Toscana Università Roma PNALM PNALM PNALM e-mail [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] La riunione è stata indetta al fine di discutere il seguente ordine del giorno: 1. Introduzione della riunione (Luigi Ruocco) 2. Il progetto LIfe ARCTOS e l'area di progetto (Gentile) 3. Stato attuale della popolazione dell’Orso (Paolo Ciucci) 4. Illustrazione relazione tecnica Status sanitario dell’Orso e bestiame (Fenati) 5. Attività e scadenze Life ARCTOS 6. Discussione: costituzione del Tavolo Tecnico Sanitario, mandato, scadenze e modalità di lavoro (su proposta dello staff LIfe ARCTOS Per i punti 1, 2 3,4 sono stati illustrati sia con delle apposite presentazioni che riguardavano lo stato del lavoro ad oggi, sia mediante discussione ed interventi che sostanzialmente concordano con quanto messo in evidenza nella relazione tecnica sulle priorità sanitarie per l’Orso marsicano e sulla strutturazione delle linee guida. Nel punto 5 sono state ribadite le scadenze del Progetto per ciò che riguarda l’azione A2, cioè: entro il 31 marzo dovranno essere prodotte in via definitiva sia la relazione tecnica, sia le linee guida per la gestione sanitaria dell’Orso marsicano. Tali linee guida dovranno poi essere implementate sul territorio dalla Regione Abruzzo. Per Il punto 6 sulla costituzione del Tavolo Tecnico, mandato, scadenze e partecipanti, il PNALM ritiene strategica la composizione già individuata nella precedente riunione, cioè : Partner del progetto Life – parte appenninica, Ministero della Salute - Direzione Generale della sanità animale e del farmaco veterinario-ufficio II, Centro di referenza per la fauna selvatica IZS della Liguria, Piemonte e valle d’Aosta, Ministero per l’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ex INFS: Dr. Vittorio Guberti) Servizi Veterinari Regionali dell’Abruzzo, Lazio e Molise, Istituti Zooprofilattici Sperimentali dell’Abruzzo e Molise e del Lazio e Toscana. I rappresentanti del Il Ministero della Salute, pur facendo presente la mancanza di risorse economiche, ribadiscono l’interesse dello stesso, sia a partecipare sia al Tavolo tecnico, sia a coordinare eventuali monitoraggi, che dovrebbero comunque essere inseriti in attività già previste e se è il caso, da integrare con ulteriori misure più specifiche. Infine, è stata ribadita la calendarizzazione degli ulteriori incontri da tenersi entro il 31 marzo c.a., cioè uno plenario entro la fine di febbraio dove verranno discussi i due documenti tecnici, cioè la versione definitiva della Relazione Tecnica e la bozza delle Linee Guida e l’ultimo entro la fine di marzo c.a. in cui verranno condivisi, approvati e sottoscritti i due documenti. Roma, 02 febbraio 2012 www.life-arctos.it 117 118 www.life-arctos.it 119 www.life-arctos.it 120 www.life-arctos.it 121 www.life-arctos.it 122 www.life-arctos.it APPENDICE C – Sintesi analisi bibliografica per Progetto Zootecnia Vengono riassunti brevemente i risultati dell’analisi bibiografica effettuata nel progetto zootecnia (Fenati 2010) in cui si mettono in evidenza gli effetti delle infezioni della Tabella 1. Legenda: (d) = malattia dimostrata nell’orso; (s) = malattia dimostrata solo in specie diverse dall'orso. Infezione Virus Rabbia Pseudorabbia Cimurro e Morbillivirus Epatite infettiva (CAV1) Parvovirus (CPV) Parainfluenza canina Coronavirus canino Calicivirus Bluetongue Encefaliti virali Batteri Brucellosi Leptospirosi Specie Sintomi Bibliografia Orso Ursus arctos Ursus americanus Ursus arctos horribilis Ursus maritimus Ursus arctos Ursus americanus Ursus arctos isabellinus Ursus arctos middendorffi Ursus maritimus Ursus maritimus Ursus arctos horribilis Ursus arctos marsicanus Alterazioni del SNC; prognosi infausta (d). Tabel et al., 1974; Rausch, 1975; Loewen et al., 1990; Taylor et al., 1991; Walroth et al., 1996; Mutinelli et al, 2001 Alterazioni respiratorie e del SNC; prognosi infausta (d) Schultze et al., 1986; Pirtle et al., 1986; Zanin et al., 1997; Banks et al., 1999 Polmoniti, gastro-enteriti ed encefaliti; prognosi potenzialmente infausta (s) Ursus maritimus Ursusamericanus Ursus arctos horribilis Ursus arctos marsicanus Ursus arctos Ursus arctos marsicanus Ursus americanus Ursus americanus Alterazioni del SNC (encefalite), vomito, diarrea ed ittero (epatite); prognosi potenzialmente infausta (d) Schonbauer e Schonbauer-Langle, 1984; Follmann et al., 1996; Marsilio et al., 1997; Chomel et al., 1998; Dunbar et al., 1998; Cattet et al., 2004; Tryland et al., 2005; Gentile L. comunic. pers. Chaddok e Carlson, 1950; Pursell et al, 1983; Collins et al., 1984; Foreyt et al., 1986; Chomel et al., 1998; Zarnke e Evans, 1989; Dunbar et al., 1998; Gentile L. comunic. pers. Ailuropoda melanoleuca (Panda gigante) Ailurus fulgens (Panda rosso) Ursus maritimus Ursus americanus Ursus americanus Ursus arctos horribilis Ursus americanus Ursus arctos horribilis Ursus arctos marsicanus Ursus maritimus Ursus Ursus arctos Ursus americanus Tubercolosi Ursus americanus Paratubercolosi Ursus arctos Febbre Q Ursus americanus Ursus arctos Ursus thibetanus Ursus americanus Borreliosi di Lyme Bacillus anthracis Ursus americanus Clostridium botulinum Yersinia pestis Ursus americanus Francisella tularensis Ursus arctos horribilis Ursus americanus Clamidia Ursus arctos Ursus americanus Parassiti www.life-arctos.it Sintomi gastro-enterici acuti (vomito, diarrea e disidratazione) ed alterazioni riproduttive; prognosi infausta nei giovani (s) Forma respiratoria e possibile encefalite; prognosi raramente infausta (s) Due forme distinte: respiratoria e digerente; prognosi a volte letale per la forma digerente (s/d) Madic et al., 1993; Marsilio et al., 1997; Dunbar et al., 1998; Gentile L. comunic. pers. Aborto e lesioni vescicolari (s) Aborto, ulcere buccali ed edema; prognosi potenzialmente infausta (s) Encefalite e febbre; prognosi potenzialmente infausta (s) Tryland et al., 2005 Dunbar et al., 1998 Aborto, mortalità neonatale e disturbi della riproduzione; prognosi generalmente buona (s) Neiland, 1975; Binninger et al., 1980; Neiland e Miller, 1981;Zarnke e Yuill, 1981; Zarnke, 1983; Drew et al., 1992; Colli, 1997; Chomel et al., 1998; Tryland et al., 2001; Rah et al., 2005; Zarnke et al, 2006; Gentile L. comunic. pers. Nefrite, Epatite (ittero), aborto ed altre alterazioni riproduttive; prognosi generalmente buona (s) Asintomatica, peggioramento delle condizioni generali, polmonite; prognosi potenzialmente infausta (s) Scadimento delle condizioni generali, diarrea cronica ed emaciazione; prognosi potenzialmente infausta se si manifestano i sintomi (s) Febbre, polmonite e aborto; prognosi buona (s) Kleinchmidt, 1967; Matula et al., 1980; Binninger et al., 1980; Ruppaner et al., 1982; Karlovic et al., 1985 e 1990; Slavica et al., 2008 Fox, 1923, Bruning et al 2001 Alterazioni SNC, renali e cardiache; prognosi generalmente buona (s) Polmoniti, lesioni cutanee, e morte improvvisa; prognosi potenzialmente infausta (d) Paralisi muscolare ed alterazione del SNC; prognosi spesso infausta (s) Linfoadenopatia, vomito e febbre (forma Bubbonica), polmonite, setticemia; prognosi potenzialmente infausta (s) Linfoadenite, polmonite; prognosi generalmente buona nei mammiferi diversi da roditori e lagomorfi (s) Aborto, polmonite ed artrite; prognosi generalmente buona (s) Kazmierczak et al., 1988 Philippa et al., 2004 Mainka et al., 1994; Qin et al., 2007 Binninger et al., 1980; Zarnke te al., 1983; Dunbar et al., 1998; Farajollahi et al., 2003 Kopecna et al., 2006 Binninger et al., 1980; Ruppaner et al., 1982; Madic et al., 1993; Ejercito et al., 1993; Dunbar et al., 1998 Gates et al., 1995 Ruppanner et al., 1982 Ruppanner et al., 1982; Clover et al., 1989 Chase et al., 1980; Binninger et al., 1980; Chomel et al., 1998 Madic et al., 1993 123 Infezione Toxoplasma Specie Ursus americanus Ursus arctos Ursus maritimus Sintomi Polmonite, aborto, setticemia (d) ed alterazioni nervose; prognosi da buona ad infausta (s)(d) Trichinella Ursus arctos Ursus americanus Ursus maritimus Anemia, perdita di peso ed enterite; prognosi generalmente buona (s), ma anche fatale (d) Leishmania Ursus arctos marcinanus Sarcoystis Rogna sarcoptica Ursus arctos Ursus americanus Ursus maritimus Ursus americanus Lesioni cutanee, febbre, insufficienza renale, linfoadenomegalia, amiotrofia; prognosi da buona ad infausta (s) Da asintomatico a forme di epatite necrotica letale; prognosi da buona a infausta (d) Demodicosi Ursusamericanus Lesioni cutanee (alopecia, croste, ipercheratosi) (d); prognosi potenzialmente infausta (s) Da asintomatico a forme cutanee (alopecia, dermatite, etc.); prognosi buona (d) Bibliografia Orso Tizard et al., 1976; Quinn et al., 1976; Burridge et al., 1979; Binninger et al., 1980; Ruppanner et al., 1982; Briscoe et al., 1993; Dubey et al., 1994; Chomel et al., 1995; Zarnke et al., 1997; Nutter et al., 1998; Zarnke et al., 2000; Dubey et al., 2004; Philippa et al., 2004; Rah et al., 2005; Sedlak e Bartova, 2006; Oksanen et al., 2009 Babbott e Day, 1968; Harbottle et al., 1971; Emson et al., 1972; Rogers e Rogers, 1974; Rogers, 1975; Smith, 1978; Ruppanner et al., 1982; Yamaguchi, 1991; Duffy et al., 1994; Chomel et al., 1998; Appleyard e Gajadhar, 2000; Pozio et al., 2001; Oivanen et al., 2002; Schellenberg et al., 2003; Rah et al., 2005; Ancelle et al., 2005; Kanai et al., 2007; Blaga et al, 2009 Tiscar et al., 1997 Crum et al., 1978; Reman et al., 1993; Garner et al., 1997; Dubey et al., 1998; Foreyt et al., 1999; Cheadle et al., 2002; Dubey et al., 2007; Dubey et al., 2008b Yunker et al., 1980; Schmitt et al., 1987 Yunker et al., 1980; Forrester et al., 1993 124 www.life-arctos.it LIFE-NATURE PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160 Azione A2 Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia 2 versione – maggio 2012 125 www.life-arctos.it LIFE-NATURE PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160 Azione A2 Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia 2 versione – maggio 2012 A cura di: Franco Milani Eugenio Carlini Brunella Visaggi Istituto Oikos srl Con la collaborazione di: Antonio Tagliaferri Elisabetta Rossi Elena Tironi Andrea Farioli Regione Lombardia Indice Normativa di riferimento nazionale ..................................................................................................... 3 Normativa di riferimento comunitaria ................................................................................................. 3 Normativa generale .......................................................................................................................... 3 Sicurezza alimentare ........................................................................................................................ 3 Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo ....... 3 Sanità animale .................................................................................................................................. 6 Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale ......................................................................... 6 Descrizione delle principali malattie che vengono monitorate in regione Lombardia e che posso essere di rilevanza per la specie orso ................................................................................................. 10 Contesto zootecnico ....................................................................................................................... 10 Brucellosi bovina bufalina ............................................................................................................. 11 Descrizione................................................................................................................................. 11 Eziologia .................................................................................................................................... 11 Patogenesi e lesioni .................................................................................................................... 11 Caratteristiche di resistenza del batterio .................................................................................... 12 Sintomatologia ........................................................................................................................... 12 Diagnosi ..................................................................................................................................... 12 Esami di laboratorio ................................................................................................................... 12 Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 13 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 14 TBC (Mycobacterium bovis) .......................................................................................................... 14 Descrizione................................................................................................................................. 14 Eziologia .................................................................................................................................... 14 Patogenesi e lesioni .................................................................................................................... 14 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 15 Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 15 Rilevanza per L’orso .................................................................................................................. 16 Malattia di Aujeszky o pseudorabbia ............................................................................................. 16 Descrizione (Patologia) .............................................................................................................. 16 Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni ........................................................................... 16 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 16 Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 16 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 18 Leptospirosi .................................................................................................................................... 18 Descrizione (Patologia) .............................................................................................................. 18 Eziologia .................................................................................................................................... 18 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 18 Patogenesi e lesioni .................................................................................................................... 19 Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 19 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 19 Febbre Q (Coxiella burnetii) .......................................................................................................... 19 Descrizione ed Eziologia ........................................................................................................... 19 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ........................................................ 19 Situazione in Regione Lombardia .............................................................................................. 19 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................... 20 Normativa di riferimento ........................................................................................................... 20 Malattie da zecche.......................................................................................................................... 20 Ciclo biologico ........................................................................................................................... 20 Malattie trasmissibili .................................................................................................................. 21 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi ......................................................................... 22 Importanza per l’orso ................................................................................................................. 22 Valutazione del rischio per la specie orso ...................................................................................... 22 Monitoraggio Sanitario non invasivo ................................................................................................. 24 Conclusioni e suggerimenti................................................................................................................ 25 Bibliografia ........................................................................................................................................ 27 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Normativa di riferimento nazionale Il regolamento di polizia veterinaria è lo strumento che dal 1954 (RPV- DPR 320 8 febbraio 1954) permette al medico veterinario di conoscere le azioni di profilassi e eradicazione da mettere in atto nel caso di accertamento di focolai di malattie infettive . Lo strumento viene aggiornato in modo continuo in funzione della situazione epidemiologica nazionale e norme comunitarie. Sulla base di questo strumento il veterinario e o detentore degli animali ha l’obbligo di segnale o denunciare alle autorità territoriali competenti (ASL) il sospetto o presenza di malattia infettiva. A seguto di tale segnalazione la ASL (Dipartimento di Prevenzione Veterinario) provvede ad adottare le misure necessarie a contenere, limitare, monitorare o eradicare la malattia riscontrata. Storicamente i piani più importanti per il controllo e l’eradicazione delle malattie infettive riguardano la brucellosi (ovi-caprina e bovina) e la TBC bovina (tubercolosi). Normativa di riferimento comunitaria Normativa generale L’importanza di tutelare il patrimonio zootecnico comunitario dalle malattie infettive più pericolose e in grado di determinare le maggiori perdite economiche portò il Legislatore a produrre già nel 1954 il citato RPV, uno specifico atto normativo, che nel tempo è stato doverosamente aggiornato molteplici volte. Con il progressivo allargamento dell’Unione Europea e il rafforzamento delle sue Istituzioni, in relazione alla continua evoluzione non solo del suo diritto primario (Trattati, Costituzione), ma anche di quello derivato (tutto il complesso normativo Comunitario: Direttiva 82/894/CEE e 2008/650/CE) si è consolidato il concetto che, fra gli obiettivi primari delle normative che riguardano le produzioni, ci sia sempre quello di uniformare il più possibile i caratteri produttivi in modo da avere la migliore concorrenza all’interno dell’Unione: per questo motivo l’applicazione dei piani di profilassi dalle malattie infettive previsti dalla UE prevale oggi su quelli nazionali, e il recepimento dei relativi atti è divenuto obbligatorio (in Italia, per esempio, la Direttiva sulla TBC e le sue principali modifiche sono state recepite dal D.Lgs. 196/99, integrato successivamente da quanto previsto nel Regolamento CE 1226/2002). Per ottenere il riconoscimento sanitario Comunitario, quindi, i piani di polizia veterinaria di ciascun Paese membro devono rispettare quanto sancito dalla regolamentazione UE, e l’ottenimento dello status viene ufficializzato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. (Giuliani A. et al., 2005). La tutela sanitaria del patrimonio zootecnico non può prescindere dal concetto di Sicurezza Alimentare, nel caso specifico, la sicurezza alimentare dei prodotti di origine animale. Pertanto il quadro di riferimento normativo generale, che origina i regolamenti e le procedure che attengono specificatamente alla sanità animale, va ricercato le quadro legislativo che riporta i controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo. Per chiarire tale quadro è necessario quindi preliminarmente sintetizzare le indicazioni che emergono dal quadro legislativo inerente la Sicurezza alimentare. Sicurezza alimentare Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo Nell’ambito della revisione della legislazione sull’igiene dei prodotti alimentari ("pacchetto igiene"), l’Unione europea definisce un quadro comunitario per i controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano e stabilisce norme specifiche per le carni fresche, i molluschi bivalvi, il latte e i prodotti lattieri. Pagina 3 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Il "pacchetto igiene" è pertanto un insieme di atti che istituiscono regole di igiene per i prodotti alimentari. Ciò comprende, gli atti seguenti: • Regolamento (CE) N. 854/2004, che stabilisce norme specifiche per l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano [Cfr atti modificativi; • Regolamento (CE) N. 852/2004, che definisce gli obiettivi da raggiungere in materia di sicurezza alimentare, lasciando agli operatori del settore alimentare la responsabilità di adottare le misure di sicurezza da applicare al fine di garantire l'innocuità dei prodotti alimentari; • Regolamento (CE) N. 853/2004, che stabilisce regole specifiche di igiene per i prodotti alimentari di origine animale, al fine di garantire un elevato livello di sicurezza alimentare e di salute pubblica. Inoltre, gli atti seguenti completano la legislazione comunitaria in materia di igiene dei prodotti alimentari: • Regolamento (CE) N. 178/2002, contenente principi generali di legislazione alimentare. Tale regolamento stabilisce le procedure relative alla sicurezza dei prodotti alimentari e istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare; • Regolamento (CE) N. 882/2004, che riorganizza i controlli ufficiali dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, in maniera da integrare i controlli in corrispondenza di tutte le fasi della produzione e in tutti i settori; • Direttiva CE 2002/99, che stabilisce le condizioni per l'immissione sul mercato dei prodotti di origine animale e le restrizioni applicabili ai prodotti provenienti da regioni o da paesi terzi sottoposti a restrizioni di polizia sanitaria. Ai fini della presente relazione, il regolamento di maggior attinenza e sostanziale è il Regolamento (CE) N. 854/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche per l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano [Cfr atti modificativi], di cui si riporta una sintesi. SINTESI Gli stabilimenti comunitari e le importazioni sono soggetti ai controlli previsti dal presente regolamento. Stabilimenti comunitari Le autorità competenti concedono l'autorizzazione agli stabilimenti che rispettano i regolamenti comunitari in materia di igiene dei prodotti alimentari. Gli operatori del settore alimentare devono fornire all’autorità competente tutta l’assistenza richiesta nell’esecuzione del controllo, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai locali e la presentazione dei documenti o dei registri. I controlli ufficiali comprendono l’audit di buone prassi di igiene e procedure basate sui principi HACCP (analisi dei rischi e controllo dei punti critici), nonché controlli specifici le cui esigenze sono definite per settore (carni fresche, molluschi bivalvi, prodotti della pesca, latte e prodotti lattieri). Carni fresche Veterinario ufficiale Nominato e autorizzato dall'autorità competente, il veterinario ufficiale dispone di solide qualifiche professionali accertate tramite una prova attitudinale nei settori di sua competenza. Il veterinario ufficiale svolge i seguenti compiti: • verifica dell’applicazione permanente delle buone prassi igieniche (manutenzione della struttura e degli impianti di produzione, igiene della produzione e del personale, formazione, trattamento dei sottoprodotti animali non destinati al consumo umano, ecc.); • verifica delle procedure basate sul sistema HACCP di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici, in particolare nei settori seguenti: conformità dei prodotti di origine animale ai criteri microbiologici, assenza di sostanze vietate, di contaminanti, o di residui chimici a tassi eccessivi, assenza di rischi fisici come i corpi estranei, assenza di anomalie o di alterazioni fisiopatologiche, assenza di contaminazione. Pagina 4 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 I compiti rispettivi del veterinario ufficiale vertono sui seguenti aspetti: • le informazioni sulla catena alimentare che forniscono dati sanitari sugli animali inviati o destinati ad essere inviati al macello; • le ispezioni ante mortem (tranne che per la selvaggina cacciata). Entro 24 ore dall'arrivo degli animali al macello e prima del loro abbattimento, tutti gli animali devono essere oggetto di un'ispezione ante mortem. Il veterinario ufficiale verifica l’esistenza di segni che indicano che il benessere degli animali è stato compromesso o di segni di un qualsiasi stato che possa nuocere alla salute umana o animale; • il benessere degli animali durante il trasporto e l'abbattimento; • le ispezioni post mortem. La carcassa e le frattaglie degli animali abbattuti vengono sottoposte ad un esame visivo nonché ad incisioni obbligatorie. Per emettere una diagnosi definitiva o determinare la presenza di una malattia animale o di altri fattori che rendono le carni non idonee al consumo, il veterinario ufficiale può effettuare un esame supplementare e prelevare campioni per l'analisi scientifica in laboratorio. Devono essere prese precauzioni sufficienti per evitare qualsiasi contaminazione al momento dell’esame; • i materiali specifici a rischio. In conformità alla normativa comunitaria sulle encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST), i materiali specifici a rischio vengono rimossi, separati ed eventualmente marchiati; • le prove di laboratorio. Il veterinario ufficiale preleva campioni per rilevare l'eventuale presenza di zoonosi, di EST, di altre malattie o di sostanze non autorizzate; • la bollatura sanitaria nel caso di animali da macello, di selvaggina d’allevamento e selvatica di grosse dimensioni. In esito all'ispezione post mortem, un bollo sanitario viene impresso, con l’inchiostro o a fuoco, sulle carni idonee al consumo. Il bollo è ovale, leggibile, indelebile, facilmente visibile per le autorità di controllo e contiene le informazione relative, in particolare, al nome del paese di origine e al numero di riconoscimento dell'azienda. Secondo il tipo di carne e di imballaggio, sono previste disposizioni particolari relative alla natura e al contenuto della bollatura. I risultati dell'ispezione vengono trascritti e incorporati nelle basi di dati specifiche. Allorquando si manifesta un problema, è opportuno informarne il gestore dell'impianto di trasformazione delle carni, l'autorità competente e i responsabili dell'azienda di produzione primaria. Al fine di impedire il propagarsi di un'eventuale agente infettivo, il veterinario ufficiale adotta tutte le misure e le precauzioni necessarie, come ad esempio la chiusura dello stabilimento e/o il divieto di spostamento degli animali. Decisioni successive ai controlli Allorquando i controlli rivelano carenze o irregolarità, è opportuno adottare le misure necessarie. Queste comprendono: • le decisioni riguardanti le informazioni sulla catena alimentare. Gli animali non vengono ammessi alla macellazione destinata al consumo umano nei casi seguenti: se provengono da una regione oggetto di restrizioni di movimento, se non sono state rispettate le prescrizioni relative ai medicinali veterinari, se esiste un rischio per la salute umana o animale. Qualora le informazioni sugli animali fornite dall’operatore non corrispondano alla realtà, l’autorità competente può adottare provvedimenti nei confronti dell’operatore, ad esempio controlli supplementari a carico di quest’ultimo; • le decisioni riguardanti gli animali vivi. Se non può esserne stabilita l’identità, gli animali devono essere abbattuti separatamente e dichiarati non idonei al consumo umano. Lo stesso vale per gli animali affetti da una malattia trasmissibile, che devono essere sottoposti ad un esame approfondito ante mortem. Il veterinario ufficiale stabilisce le condizioni di macellazione degli animali nel quadro di un regime specifico di eradicazione di malattie (EST, brucellosi, tubercolosi, salmonellosi); • le decisioni riguardanti il benessere degli animali. Il veterinario ufficiale controlla che vengano rispettate le norme in materia di benessere degli animali durante il trasporto e la macellazione e, se del caso, adotta i provvedimenti correttivi necessari; • le decisioni riguardanti le carni. Sono dichiarate non idonee al consumo tutte le carni che possono presentare un pericolo per la salute umana. In particolare: le carni di animali non sottoposti a un'ispezione ante mortem (ad eccezione della selvaggina cacciata), le carni provenienti da animali le cui frattaglie non sono state sottoposte ad un'ispezione post mortem, le carni di animali morti prima dell'abbattimento, nati morti o abortiti o macellati prima dei sette giorni di età, le carni di animali affetti da epizoozie soggette a dichiarazione, le carni non conformi ai criteri microbiologici e di radioattività, carni contenenti materiale specifico a rischio, residui chimici o di medicinali veterinari in quantità eccessiva. Il veterinario può inoltre imporre prescrizioni riguardo all’utilizzazione delle carni provenienti da animali sottoposti a macellazione d’urgenza al di fuori del macello. Responsabilità e frequenza dei controlli L’autorità nazionale competente garantisce un controllo ufficiale ed adeguato delle imprese di trasformazione della carne. La natura e l'intensità dei controlli ufficiali devono essere basate su una valutazione regolare dei rischi per la salute dell'uomo e degli animali, nonché sugli aspetti connessi al benessere degli animali. È opportuno garantire, in particolare, che almeno un veterinario ufficiale sia presente durante le ispezioni ante e post mortem, tenendo conto di una certa flessibilità per taluni macelli o stabilimenti di lavorazione della selvaggina. Per svolgere i controlli ufficiali è richiesta una serie di qualifiche professionali. Il veterinario deve superare un esame organizzato dall’autorità competente, che confermi le conoscenze dei candidati in tutti i settori relativi all’esercizio delle loro funzioni (in particolare, la normativa nazionale e comunitaria in materia sanitaria, le buone prassi d’igiene e di allevamento, i principi HACCP, gli aspetti pertinenti per quanto riguarda l’epidemiologia e le EST). Prima di poter lavorare autonomamente, tutti i veterinari devono inoltre seguire una formazione pratica di 200 ore. Pagina 5 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Per lo svolgimento dei controlli il veterinario ufficiale può essere coadiuvato da assistenti ufficiali posti sotto la sua autorità. Gli assistenti, i cui compiti sono chiaramente definiti, devono aver seguito una formazione preliminare (teorica per almeno 500 ore e pratica per almeno 400 ore) verificata per mezzo di un esame che verte sull’insieme dei settori di loro competenza. Gli Stati membri possono inoltre autorizzare il personale dei macelli di pollame e di conigli a compiere alcune attività spettanti agli ausiliari ufficiali. Tale personale deve in tal caso aver ricevuto una formazione specifica. Riferimenti Atto Regolamento (CE) n.854/2004 Data di entrata in vigore 20.5.2004 Gazzetta ufficiale GU L 139 del 30.4.2004 Atto(i) modificatore(i) Regolamento (CE) n.882/2004 Regolamento (CE) n.219/2009 Data di entrata in vigore 20.5.2004 20.4.2009 Gazzetta ufficiale GU L 165 del 30.4.2004 GU L 87 del 31.3.2009 Modifica degli Allegati Allegato I – Carni fresche Regolamento (CE) n. 2074/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del Regolamento (CE) n. 2076/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del Regolamento (CE) n. 1663/2006 [Gazzetta ufficiale L 320 del Regolamento (CE) n. 1791/2006 [Gazzetta ufficiale L 636 del Regolamento (CE) n. 1021/2008 [Gazzetta ufficiale L 277 del 22.12.2005]; 22.12.2005]; 18.11.2006]; 20.12.2006]; 18.10.2008]. Sanità animale Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale Nella Tabella seguente si riportano le malattie infettive di animali domestici e in alcuni casi selvatici che potenzialmente possono interessare l’orso. E’ indicata la malattia, le specie che tipicamente questa colpisce o comunque quella per la quale è prevista una normativa sia a livello locale solitamente regionale che nazionale. Nella stessa tabella si trova appunto anche il riferimento legislativo che norma i piani di sorveglianza e controllo, della malattia stessa. In ultima colonna è indicata, infine, in quale strumento (RPV = Regolamento di Polizia Veterinaria; CE = lista comunitaria che fa riferimento alla direttiva 82/894/CE poi modificato in 650/CE del 2008). Del RPV si è già parlato, basti ricordare che si tratta dello strumento che a livello nazionale indica e norma i comportamenti da tenere da parte del veterinario di fronte all’evidenza o sospetto di malattie infettive del bestiame domestico. Per quanto riguarda invece le norme internazionali che regolamentano gli aspetti diffusivi e zoonosici (che in questa sede non affrontiamo) delle malattie infettive, esse fanno riferimento ad un organo internazionale OIE (Office International des Epizozies) Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale che ha anche stilato una lista. L’OIE si occupa principalmente di assicurare la trasparenza sulla situazione delle malattie degli animali e in particolari sulle zoonosi, migliorare e formare i servizi sanitari nazionali, divulgare a livello scientifico le conoscenze sulle malattie degli animali domestici, promuovere la sicurezza nella movimentazione degli animali e dei prodotti derivati tra gli stati membri (tra cui l’Italia). La stessa organizzazione individua due tipologie di malattie infettive: quelle per le quali è prevista una notifica immediata entro 24 ore (ex lista A OIE) e quelle per le quali è previsto un rapporto annuale (ex lista B OIE). A livello regionale le norme in materia di sorveglianza e controllo delle malattie infettive posso tenere in considerazione anche della situazione epidemiologica e del contesto zootecnico locale. Di seguito si riporta il link relativo al manuale operativo per il controllo ufficiale, il piano delle Prevenzione veterinaria regionale per il triennio 2012-2014 con i report relativi agli anni precedenti relativo alla sorveglianza delle malattie infettive. Pagina 6 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 • http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/197/402/Manuale_operativo.pdf (Manuale operativo per il controllo ufficiale) • http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/942/660/Piano%20Regionale%20della%20Pr evenzione%20Veterinaria.pdf (Piano regionale della prevenzione veterinaria) Tabella 66 – Quadro sinottico delle malattie e dei riferimenti normativi Malattia Brucellosi Specie di origine Bovini e Bufalini, ovicaprini, ungulati selvatici Normativa di riferimento Decreto legislativo n 651 del 27/08/1994 Azione Lista prevista Eradicazione RPV,CE Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano di controllo e sorveglianza nei confronti della Tubercolosi bovina, della Brucellosi bovina e Leucosi bovina enzootica in regione Lombardia; revoca del DDS 2825 del 15/03/2006. Decreto 101 del 12/01/2011. Disciplina dello spostamento degli animali per ragioni di pascolo (alpeggio, transumanza, pascolo vagante) in Regione Lombardia. D.M 2/07/1992 N° 453 “Piano nazionale per l’eradicazione della brucellosi negli allevamenti ovini e caprini” TBC Bovidi, ungulati selvatici D.M. 27/08/1994 N° 651 “Piano nazionale per l’eradicazione della brucellosi negli allevamenti bovini” D.M 15/12/1995 N° 592 “Regolamento concernente l’eradicazione della tubercolosi dagli allevamenti bovini e bufalini” Direttiva 64/432/CEE, recepita in Italia con D.Lgs. 196/99 Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano di controllo e sorveglianza nei confronti della Tubercolosi bovina, Brucellosi bovina e Leucosi enzootica bovina, in Regione Lombardia; revoca del DDS 2825 del 15/03/2006. Pagina 7 di 155 Eradicazione RPV-CE Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Malattia Aujeszky Specie di origine Suidi domestici e selvatici Normativa di riferimento D.M. l aprile 1997; “Piano di profilassi e vaccinazione” Azione prevista Controllo Lista RPV-CE Decreto 30 Dicembre 2010. Modifiche ed integrazioni al decreto 1 aprile 1997;Nota ministeriale DGSA 3414. Chiarimenti e modifiche al decreto 30 dicembre 2010; Nota ministeriale DGSA 12534. Chiarimenti al decreto 30 dicembre 2010 DDUO 10784/2011 “piano regionale di controllo della malattia di Aujeszky” Leptospirosi O.M. 4 settembre 1985 N° 479(obbligo di denuncia) Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Decreto ministeriale del 15.12.1990 Febbre Q Denuncia obbligatoria RPV-CE Denuncia obbligatoria RPV-CE nessuna nessuna nessuna nessuna Controllo RPV-CE Nessuna RPV Decreto ministeriale - 15.12.1990 pubblicato su G.U. n. 6 del 8.1.1991 Parvovirosi Cimurro Rabbia Cane Mustelidi, canidi Tutti i mammiferi Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Nessuna Focolaio nell’alta Valtellina 2009-2011 ma nessun regolamento Regolamento CE 998/2003 del 26 maggio 2003 relativo alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia e che modifica la direttiva 92/65/CEE del Consiglio D.M. 8 maggio 2002: istituzione centri di referenza nazionali (Rabbia). OM 26/11/2009 “ regolamento e misure in relazione alla diffusione della rabbia nelle regioni del Nord est” DDUO 13996/2009 “Piano di sorveglianza straordinario della rabbia” Teniasi Trichinella Ovicaprini, roditori Suidi, Carnivori Nessuna Regolamento Ce n. 2075/2005 Commissione Denuncia del 5 dicembre 2005 obbligatoria RPV-CE RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Diphillobotrium pesci Balysascaris Regolamento 852/2004 e 853/2004 Nessuna Nessuna Pagina 8 di 155 Nessuna Nessuna RPV nessuna Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Malattia Epatite infettiva Rotavirus Toxoplasma Malattie da Zecche Specie di origine Normativa di riferimento Nessuna Nessuna Direttiva 2003/99/EC ha reso obbligatoria per gli Stati membri la notifica di Toxoplasma ed altre zoonosi 90/424/EEC Azione prevista Nessuna nessuna Nessuna Notifica nessuna RPV Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006. D.M.S. 15.12.1990 (GU 08.01.1991): “Modalità Denuncia di notifica di malattie infettive e diffusive”. obbligatoria Lista RPV D.M.S. 18.05.2001 n. 279: “Regolamento di istituzione rete nazionale malattie rare e di esenzione dalla partecipazione delle relative prestazioni sanitarie, ai sensi dell’art. 5 comma 1, lettera b), del Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n. 124” Decr.Min.Lav.Prev.Soc.14.01.08: Elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia per gli effetti dell’art.139 DPR30.06.1965 n.1124. Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Carbonchio ematico Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Denuncia obbligatoria RPV-CE RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Dermatophilus Rogna sarcoptica West Nile Disease DDUO 3328/2012 “ Profilassi del carbonchio ematico. Vaccinazione obbligatoria degli animali recettivi in alcuni comuni della provincia di Brescia” Nessuna RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Decreto ministeriale del 29 Novembre 2007. Approvazione del Piano di sorveglianza nazionale per la encefalomielite di tipo West Nile (West Nile Disease); DECRETO 15 settembre 2009 .Procedure operative di intervento e flussi informativi nell’ambito del Piano di sorveglianza nazionale per la Encefalomielite di tipo West Nile (West Nile Disease).Nota della Regione Lombardia (H1.2009.30149 del 19/08/2009)West Nile Disease (WND) - Conferma circolazione virale nella provincia di Mantova RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Pagina 9 di 155 Nessuna Nessuna Denuncia RPV obbligatoria Sorveglianza RPV-CE Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Descrizione delle principali malattie che vengono monitorate in regione Lombardia e che posso essere di rilevanza per la specie orso Contesto zootecnico Tutti gli allevamenti di bovini, ovi caprini, suini, volatili, equini sono registrati nella Anagarfe bovina informatizzata. Ciascun allevamento è anche georiferito. Avicoli Ovi-Caprini Suini Equini Cunicoli Apistici Cervidi Ittici Volatili per richiami vivi Altri gruppi Totale Bergamo 3898 342 2803 1958 2669 1702 742 57 10 26 18 14225 Brescia 4639 781 1641 1953 2194 191 775 22 44 236 12 12488 Como 1536 66 1939 854 1306 16 404 11 12 0 2 6146 Cremona 1549 220 218 576 536 33 167 2 9 40 4 3354 Lecco 991 57 1211 432 820 8 360 6 4 9 2 3900 Lodi 661 53 65 285 334 22 56 3 6 23 0 1508 Mantova 2538 596 328 872 1170 67 152 16 24 138 5 5906 Milano 27 75 42 14 181 13 40 0 0 0 1 393 Milano 1 549 52 198 167 572 19 151 8 8 11 1 1736 Milano 2 372 45 134 110 286 5 121 3 5 2 4 1087 Monza Brianza 276 41 215 133 332 4 156 7 0 2 1 1167 Pavia 1152 425 324 550 850 174 380 7 5 138 5 4010 Sondrio 2079 46 2818 428 913 10 320 5 5 0 0 6624 Vallecamonica e Sebino 1126 14 1321 250 929 5 268 2 2 1 3 3921 Varese 909 147 1197 451 1127 93 463 12 6 42 4 4451 2.362 4.555 161 140 668 62 70.916 ASL Bovini Tabella 67 -Numero allevamenti zootecnici registrati in BDR/BDN. Totale 22.302 2.960 14.454 9.033 14.219 Figura 1 - Distribuzione degli allevamenti bovini Pagina 10 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Brucellosi bovina bufalina Descrizione La brucellosi è una zoonosi causata da batteri appartenenti al genere Brucella. La sua diffusione è a livello mondiale, ma in modo particolare nei paesi del Mediterraneo, in India, nei paesi mediorientali, nell'Asia centrale e in America Latina. La malattia colpisce diversi tipi di animali, fra cui vacche, capre, pecore, cervi, maiali, cavalli, roditori, lagomorfi cani e altri carnivori tra cui l’orso. Responsabili dell'infezione sono sei specie di batteri Gram negativi appartenenti al genere Brucella: B. abortus, B. melitensis, B. suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae. Le prime quattro specie sono in grado di provocare malattia anche nell'uomo. Eziologia L'agente eziologico è un microrganismo Gram negativo di forma bacillare o coccobacillare, molto piccolo (0,6-2,0 x 0,3-0,5 µm), asporigeno, immobile, privo di capsula. Il batterio è aerobio, con limiti di sviluppo compresi tra 20° e 40° C e optimum a 37°C. Tuttavia bisogna ricordare che numerosi stipiti di B. abortus (generalmente in primo isolamento) e tutti gli stipiti di B. ovis (sempre) richiedono, per la crescita, una certa tensione di CO2(5-10%). Patogenesi e lesioni In condizioni naturali l'infezione avviene per via digerente (mucosa orale e tonsille, mucosa gastrointestinale). La penetrazione del batterio può avere luogo attraverso la mucosa oculocongiuntivale o vaginale o, più raramente respiratoria oppure attraverso soluzioni di continuo della cute. Dopo penetrazione nell'organismo B. abortus si localizza inizialmente nei linfonodi regionali e da qui generalizza nei tessuti dell'ospite. Attraverso il torrente circolatorio si localizza nella milza, nel fegato, nel midollo osseo e nei linfonodi. A questo punto l'andamento dell'infezione varia a seconda che l'animale sia pubere o impubere, gravido o non. Negli animali impuberi i batteri vengono inattivati dalla reazione immunitaria Pagina 11 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 tuttavia gli animali rimangono del tutto recettivi nei confronti di una eventuale successiva reinfezione. Se la prima infezione colpisce femmine gravide di non oltre 4-5 mesi, le brucelle rimangono quiescenti, a partire dal 5° mese di gestazione però attraverso una batteriemia secondaria, raggiungono gli organi bersaglio (placenta e feto), dove si moltiplicano intensamente. Nel caso in cui l'infezione avvenga oltre il 5° mese, si ha batteriemia primaria con disseminazione delle brucelle nell'utero gravido e nelle altre sedi. Per quel che riguarda le femmine puberi non gravide e in lattazione i microrganismi con la batteriemia primaria arrivano anche nella mammella generando focolai di "micromastite". Le lesioni più significative si riscontrano a livello placentare con membrane più o meno infiltrate e ispessite, i cotiledoni sono ingrossati ed emorragici. A livello di invogli si evidenzia edema gelatinoso tra corion ed allantoide. Il feto è mummificato e putrefatto e presenta fenomeni asfittici. Le lesioni a livello testicolare sono caratterizzate da sclerosi a livello di parenchima, l'organo è ingrossato e le tuniche ispessite ed aderenti. Caratteristiche di resistenza del batterio Temperatura Il calore umido le inattiva in 3h a 55° C, in 1,5h a 60° e in 15 min a 65°C. Non resistono alla pastorizzazione. Conservano piena vitalità per mesi e anni alle basse temperature. ph ph variabile da 6,6 a 7,4 Disinfettanti Vengono rapidamente inattivate dai più comuni disinfettanti. Sopravvivenza materiale biologico B. abortus nelle carni bovine conservate tra i 3 e 5°C, si mantiene infettante per oltre due settimane e tale infettività raggiunge 18 mesi a temperatura di -27°C; B.suis nella milza, nei linfonodi e nel fegato di suini naturalmente infetti, sopravvive oltre 40gg a temperature comprese tra -10 e -40°C; in carni salate e affumicate B. abortus può mantenersi viva e infettante per un periodo dalle 4 alle 11 settimane. Negli insaccati da consumarsi crudi la stessa B. abortus è stata ritrovata virulenta dopo 58 gg. Sintomatologia Nel bovino la malattia ha decorso cronico, spesso inapparente ed è caratterizzata da aborto nelle femmine e da processi infiammatori a livello di genitali nei maschi. L'aborto si manifesta tra il 4° e 8° mese di gravidanza, con prevalenza tra il 6° e il 7°. I segni clinici sono di solito poco appariscenti e l'espulsione del feto avviene senza interessare lo stato generale dell'animale. All'aborto spesso può seguire ritenzione placentare con problemi talvolta di metrite acuta o cronica, e nella gravidanza successiva è comunque evento raro il ripetersi di episodi abortivi.Per quel che riguarda la mastite brucellare non si hanno sintomi particolari, se non una modica diminuzione della secrezione lattea ed alterazioni chimico-fisiche della stessa. Nel maschio la sintomatologia è a carico di epididimo e testicoli con andamento per lo più di tipo cronico. Diagnosi Le ritenzioni di placenta, gli aborti, i parti prematuri, i casi di mortinatalità la presenza di alterazioni a carico del feto e degli invogli sono tutti elementi su cui basare una diagnosi presuntiva. Solo però gli esami di laboratorio sono in grado di confermare l'esatta natura di questi processi morbosi. Esami di laboratorio Colturale: rappresenta uno dei metodi più affidabili e come materiale si utilizzano invogli fetali, latte, tamponi, feto, tamponi vaginali, ecc. Pagina 12 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Prova biologica: vi si ricorre solo in particolari casi e richiede la disponibilità di materiale fresco non eccessivamente contaminato. Test sierologici: rappresentano la parte fondamentale per la diagnosi. Sieroagglutinazione lenta: è il metodo più tradizionale e prevede la diluizione dei sieri per raddoppio e l'impiego, come antigene, di una sospensione di brucelle preventivamente titolata in presenza di siero standard internazionale. Rose bengala test: si è affermato come metodo di screening di massa e utilizza un antigene fortemente acido in cui le brucelle sono colorate con rosa bengala. Si effettua ponendo a contatto 0,03 ml di siero con la stessa quantità di antigene, mescolando attentamente con bastoncino apposito e leggendo dopo 4 minuti. Le reazioni positive danno luogo a seconda della loro intensità a fenomeni d'agglutinazione appena percettibili oppure dalla formazione di fini o grossi agglutinati di colore rosso-rosa. La fissazione del complemento viene ritenuto fra i metodi tradizionali quello più sensibile e specifico. Ring test: è una prova di agglutinazione in grado di svelare la presenza di anticorpi specifici nel latte di vacche infette e trova particolare applicazione nel controllo del latte proveniente da più animali della stessa azienda (latte di massa). Situazione in Regione Lombardia La Regione Lombardia è riconosciuta Ufficialmete Indenne da Brucellosi con Decisione della Commissione 2010/391/CE dati riportati in seguito sono presenti sia sul portale della Sanità di Regione Lombardia sia sul portale dell’istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia (IZSLER), di cui si riporta, di seguito, il riferimento. http://www.sanita.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Page&childpagename=DG_Sanita%2FDGLayout&cid =1213287313273&p=1213287313273&pagename=DG_SANWrapper Tabella 68 - Dati relativi ai controlli effettuati dai Dipartimenti di Prevenzione Veterinari (DPV) in regione Lombardia dal 2000 al 2010 e all'andamento della prevalenza e dell'incidenza della brucellosi negli allevamenti bovini. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Patrimonio controllabile 16.40 3 15.49 7 15.11 1 14.52 1 14.01 9 13.45 6 12.69 1 12.50 8 12.11 6 11.58 8 11.08 3 Patrimonio controllato 16.40 3 15.49 5 15.11 1 12.28 7 7.744 8.044 6.524 6.314 6.653 6.678 6.038 Ufficialment e indenni 16.39 6 15.49 2 15.10 9 14.52 1 14.01 9 13.45 6 12.69 1 12.50 8 12.11 2 11.58 8 11.08 3 risultati infetti 13 11 2 4 0 0 0 0 0 1 1 nuovi infetti 13 9 1 4 0 0 0 0 0 1 1 già infetti 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Prevalenza 0,08 0,07 0,01 0,03 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,01 0,01 Incidenza 0,08 0,06 0,01 0,03 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,01 0,01 Figura 2 - Andamento delle positività in regione Lombardia nel decennio 2000-2010 Pagina 13 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Rilevanza per l’orso Fino ad oggi sono noti solo casi di positività sierologica nell’orso con siero prevalenze del 0,8-1,5 % in studi effettuati in Nord America su grizzly (Ursus arctos horribilis) e orso nero americano (Ursus americanus) e prevalenze fino al 5% nell’orso polare (Ursus maritimus). Infezioni sperimentali su orsi adulti e giovani hanno portato ad avere segni clinici transitori riferibili a vomito e febbre, lesioni a rene e milza ed eliminazione del batterio tramite urine. Può dare aborto. TBC (Mycobacterium bovis) Descrizione M. bovis è responsabile di una patologia infettiva contagiosa dei bovidi e di altri mammiferi caratterizzata da lesioni nodulari di tipo granulomatoso trasmissibile all’uomo; per tale motivo riveste notevole rilevanza economica e sociale. L’evoluzione della malattia è solitamente cronico e azione depauperante ma in qualche caso può assumere andamento acuto rapidamente progressivo anche in soggetti adulti o anziani. Potenzialmente le lesioni si possono ritrovare in ogni distretto e organo ma sono maggiormente colpiti i polmoni, la milza, i linfonodi e le sierose peritoneali e pleuriche. Eziologia M. bovis è un agente asporigeno, immobile privo di capsula, sottoposto a colororazione Ziehl-Neelsen assume colorazione rossa caratteristica. Strettamente aerobio cresce con lentezza nei terreni solidi di coltura. Non è nota una produzione di tossine batteriche o altri fattori di virulenza e viene regolarmente inattivato dalla pasteurizzazione , M. bovis è in grado di rimanere vitale per 4 anni in terreni fortemente contaminati e 2 dopo interramento di carcasse infette. Patogenesi e lesioni La patologia in seguito ad esposizione all’agente può avere un decorso lento a carattere cronico evolutivo con coinvolgimento di tessuti differenti e disseminazione oppure una generalizzazione acuta-precoce. La propagazione all’interno dell’organismo avviene sia per contiguità che per via linfoematogena con interessamento dei linfonodi. Dove il micobatterio si localizza e viene inglobato dai macrofagi abbiamo una reazione tissutale di tipo granulomatoso. All’interno dei macrofagi poi il batterio raggiunge la circolazione sanguigna e linfatica disseminando e coinvolgendo organi differenti da quello di partenza. Pagina 14 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) I mammiferi sensibili a questa patologia sono molti. La trasmissione può avvenire attraverso numerose vie: via congenita, via alimentare, via diretta respiratoria, via genitale e via cutanea. Negli animali domestici il contagio avviene essenzialmente per frequentazione di pascoli contaminati o utilizzo di foraggi infetti, introduzione in allevamento di animali malati o comunque infetti, contiguità con allevamenti nei quali sono presenti animali portatori oppure attraverso personale vettore o direttamente infetto. In natura l’importanza della via respiratoria diretta, della via alimentare e congenita sono le più importanti con le prime due che interessano ovviamente la propagazione extraspecifica della malattia. Situazione in Regione Lombardia Anche nei confronti della tbc, la Regione Lombardia è riconosciuta territorio ufficialmente indenne, con Decisione della Commissione 2010/391/CE. Di seguito è riportata la situazione epeidemiologia nei confronti della TBC, frutto della attività di sorveglianza e controllo dei DPV. E’ inoltre in atto un monitoraggio trans nazionale per il monitoraggio della patologia nelle specie selvatiche cervo (Cervus elaphus) e cinghiale (Sus scrofa) nell’arco alpino (Progetto EMIDA-era.net) Tabella 69 - Controlli effettuati dai DPV per TBC in regione Lombardia (2000-2010) TUBERCOLOSI Patrimonio controllabile Patrimonio controllato (n° IDT) Ufficialmente indenni Infetti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 16.788 15.818 15.313 14.567 14.021 13.456 12.703 12.519 12.132 11.605 11.085 14.772 15.818 13.561 12.526 6.776 6.608 7.031 6.839 6.078 16.776 15.809 15.305 14.566 14.014 13.455 12.699 12.517 12.131 11.605 11.085 11 13 2 4 22 26 24 14 8.670 19 8.487 11 14 Figura 3 - Andamento di prevalenza e incidenza negli allevamenti per TBC in Lombardia (2000-2010) Di seguito si riportano i riferimenti. http://www.emida-era.net/ Pagina 15 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/73/Focolai2006-2010.pdf L’Istituto è anche Centro di Referenza Nazionale per la tubercolosi bovina http://www.izsler.it/izs_bs/s2magazine/index1.jsp?idPagina=1570 Sul sito dell’istituto è possibile visualizzare le carte epidemiologiche http://www.izsler.it/pls/izs_bs/www.izsler.it/pls/izs_bs/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pag ina=1824 http://www.izsvenezie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1142:progetto-europeoemida-sulla-tubercolosi-nei-cervi-dellarco-alpino&catid=160:-brevi-dai-laboratori-&Itemid=765 Rilevanza per L’orso Questa patologia non sembra avere un reale impatto sulla popolazione a vita libera. Neppure negli orsi americani simpatrici ad alcune popolazioni di cervi coda bianca (Odocoileus virginianus) nei quali la patologia è endemica. Sono invece stati riscontrati casi di tubercolosi in orsi polari in alcuni zoo (zoo svizzero e di Francoforte- Dollinger, P., Baumgartner, R., Pagan, O. & Weschler, B. Husbandry and pathology of polar bears (Thalarctos maritimus) in Swiss zoos European Association of Zoo and Wildlife Veterinarians First Scientific Meeting, Rostock, Germany, May 16-18,1996.) Malattia di Aujeszky o pseudorabbia Descrizione (Patologia) Malattia contagiosa del suino in altri carnivori tra cui canidi, mustelidi e ursidi da una encefalite costantemente letale. L’agente è un virus di tipo Herpes (Suid Herpesvirus 1 – HV1). Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni Nelle specie diverse dal suino il virus causa una patologia il cui decorso varia da specie a specie e si presenta nei canidi e negli ursidi come una encefalite iperacuta grave rapidamente mortale in pochi giorni i cui sintomi dolore encefalico depressione del sensorio e un caratteristico intenso prurito. Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) HV1 possiede un notevole ampiezza d’ospite anche se nelle specie differenti dal suino il virus cambia molto il suo comportamento risultando affatto diffusivo. E’ molto stabile nei materiali biologici può risultare infettante anche dopo alcune settimane in ambiente, nel suino l’infezione avviene infatti sia per via indiretta che diretta. Nelle specie diverse dal suino invece la trasmissione avviene esclusivamente per via orale. La patologia è diffusa nelle popolazioni selvatiche di cinghiale con prevalenze variabili e funzione sia dell’area che della condizione demografica della popolazione. Nelle varie realtà Italiane si parla di prevalenze che vanno da 0 al 9 % (Ercolini C., Ferrari A., et al., 1993) fino al 51% (Lari A., Lorenzi D., et al 2002). Situazione in Regione Lombardia In Tabella 5 sono riportati i risultati dei piani di monitoraggio 2008 e 2009 in Lombardia. Il monitoraggio viene fatto contestualmente alla attività di sorveglianza nei confronti della malattia vescicolare (MVS). Dove il cinghiale è cacciato esistono dei piani di monitoraggio anche nella specie selvatica. In passato sono state Pagina 16 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 rilevate prevalenze nulle nella provincia di bergamo e più recentemente prevalenze del 16% in un totale di 2977 campioni esaminati provenienti da varie provincie lombarde (positivi 562), di seguito il riferimento. http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/695/RelazioneannualeCdRAujeszky_2009.pdf Tabella 70 - Aziende suinicole da riproduzione controllate e positive per MA periodo gennaio-settembre in Lombardia, suddivise per ASL ASL Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano città Milano 1 Milano 2 Monza Brianza Pavia Sondrio Valcamonica Varese Totale Aziende controllate ciclo aperto 55 219 5 64 6 40 85 0 7 12 2 40 3 4 10 552 Aziende positive ciclo aperto 14 127 0 31 2 12 32 0 0 3 1 7 0 0 2 231 Aziende controllate ciclo chiuso 15 29 11 41 7 34 25 1 2 4 2 8 1 3 8 191 Aziende Aziende positive ciclo controllate chiuso ingrasso 1 36 19 93 2 3 30 37 1 6 19 21 14 134 0 0 0 2 2 3 0 1 2 9 0 2 0 5 0 5 90 357 Aziende positive ingrasso 16 42 0 15 0 6 49 0 0 2 0 1 0 3 0 134 Tabella 71 - Aziende suinicole indenni per MA nel periodo gennaio-settembre 2011, suddivise per ASL ASL N° aziende indenni Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano città Milano 1 Milano 2 Monza Brianza Pavia Sondrio Varese Valcamonica Totale 5 55 8 16 30 6 20 1 1 10 2 6 10 13 13 196 Pagina 17 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Figura 4 - Andamento della sieroprevalenza aziendale per MA in Lombardia (1997- settembre 2011) Rilevanza per l’orso Teoricamente la patologia risulta molto pericolosa per la specie orso in quanto non è infrequente che il plantigrado possa nutrirsi di carcasse di suidi domestici o selvatici infetti. In realtà non sono noti di decessi di orso a vita libera ma gli unici casi di infezione riportati riguardano esemplari detenuti in giardini zoologici e accidentalmente alimentati con carne di maiale cruda (Zanin E., et al., 1997). Questo fatto può anche essere dovuto al fatto che la patologia è rapidamente mortale (24 ore) nella specie tanto da rendere poco probabile rinvenire un soggetto durante la fase clinica della patologia. Leptospirosi Descrizione (Patologia) La leptospirosi è una patologia causata da microrganismi chiamati leptospire che vede come organo bersaglio il rene. La patologia decorrere in forma leggere non apparente o esitare in setticemia con comparsa di febbre alta, ittero ed emorragie che portano a morte. Eziologia Le leptospire sono batteri di piccole dimensioni provviste di sottile spiralatura ed estremità ripiegate ad uncino. Ne esistono numerose sierogruppi a loro volta suddivisi in siero varianti ognuno dei quali possiede con tropismo positivo nei confronti di alcune specie ospite ma non assoluta specie specificità. La variante molto comune Icterohemorragiae oltre ad essere una zoonosi è quella che presenta un maggiore spettro d’ospite. Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) Le leptospire non presentano una particolare resistenza ambientale e devono la loro diffusione alla infettività e alla persistenza nelgli ospiti che ne divengono serbatoi eliminatori. Gli animali maggiormente coinvolti nella propagazione della leptospirosi sono principalmente i muridi ma anche altri vertebrati selvatici e domestici. Pagina 18 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Patogenesi e lesioni Il decorso della malattia è molto variabile e può presentare andamento iperacuto, cronico o addirittura asintomatico. Di solito è presente una febbre importante accompagnata nei casi gravi da interessamento epatico e soprattutto renale. Il soggetto colpito oltre a debolezza e abbattimento può presentare vomito e diarrea emorragica. La compromissione epatica porta poi all’insorgenza di ittero. Nei casi gravi in mancanza di terapia si può arrivare al decesso quasi sempre imputabile ad insufficienza renale acuta. Situazione in Regione Lombardia Il Centro di Referenza Nazionale per la Leptospirosi si occupa di tenere monitorata la situazione relativa alle leptospirosi sin dalla sua istituzione con D.M. 4 ottobre 1999, sulla base di una unità interna all'Istituto preesistente da diversi anni; esso opera all'interno della sede centrale di Brescia dell’IZSLER. Rilevanza per l’orso La patologia potenzialmente è molto importante per la specie orso. Numerosi studi mostrano come l’orso presenti siero prevalenze piuttosto importanti in ambiente naturale (fino al 40% in croazia: Slavica A., et ali., 2010). Indagini svolte invece su animali detenuti in ecoparchi hanno mostrato che l’orso tende a non sviluppare la forma clinica della patologia anche se può presentare quadri anatomopatologici significativi con danni evidenti all’emuntorio renale. E’ bene dunque considerare la leptospirosi una patologia importante per l’orso. Sierovarianti riscontrate nell’orso: Leptospira copenhageni, Leptospira mankarso, Leptospira autumnalis, Leptospira icetrhaemorrhagiae. Febbre Q (Coxiella burnetii) Descrizione ed Eziologia Infezione diffusa su scala mondiale ad evoluzione sub clinica in molte specie animali tranne che nei piccoli ruminanti nei quali può dare broncopolmonite, oftalmite e aborto. Si tratta di un microrganismo appartenente al gruppo delle Rickettsie (Coxiella bruneii) ma a differenza di queste non necessita di un atropode come vettore in quanto è molto resistente nell’ambiente. L’infezione si osserva preferibilmente negli ovicaprini cani con minore frequenza altri mammiferi tra cui equini, bovini, bufalini, gatti etc. Una parte molto importante nell’infezione la svolgono le zecche appartenenti a molti generi tra cui Dermacentor, Rhiphicefalus, Hyalomma, Ixodes. Esiste anche una via diretta di infezione che è tipica ad esempio del passaggio della patologia da ovicaprino a cane e avviene nel momento in cui i cani da pastore si nutrono delle placente o degli aborti degli animali del gregge. La patologia si presenta come una febbre simil influenzale anche autolimitante. La batteriemia porta alla disseminazione dell’agente e al conseguente riscontro di lesioni a livello renale, cardiaco e epatico. Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) L’infezione è molto diffuso nel territorio nazionale risulta dunque endemica sia nei mammiferi domestici (Cabassi C.S. et al., 2006) che selvatici. Situazione in Regione Lombardia Infezione costantemente presente in prevalenze anche importanti ( fino al 10%) tra gli ovicaprini. Mentre nel latte bovino di 400 aziende lombarde sono state riscontrate positività del 40% (Magnino S. et al., 2009) quale è la fonte di tali dati….?. E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia sulle malattie trasmesse da zecche. Il piano di monitoraggio è stato intrapreso dall’Istituto Zooprofilattico della Pagina 19 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Lombardia e dell’Emilia ma fattivamente al momento è praticato nella sua completezza solo dal territorio Emiliano. Rilevanza per l’orso Positività sono state rilevate negli orsi croati con prevalenze del 9% (Madic J. et al., 1993). Probabilmente nell’adulto ha un andamento sub clinico senza ma potrebbe avere un impatto significativo in alcuni momenti fisiologici particolari nella vita dell’orso come infanzia, gravidanza o risveglio da letargo. Normativa di riferimento La patologia è soggetta a denuncia obbligatoria (RPV 320/54). Anche L’ufficio internazionale delle Epizozie (OIE) richede una notifica in caso di riscontro. Essendo anche una zoonosi possono essere richieste misure speciali di sorveglianza (D.L. 191/06). Malattie da zecche Le zecche sono acari succhiatori di sangue, sono invertebrati molto resistenti e possono vivere e sopravvivere in condizioni ambientali anche molto difficili. Hanno cicli riproduttivi molto variabili sia per numero di passaggi su ospite che per lunghezza del ciclo (da un mese a tre anni). In alcune regioni d’Italia il ciclo è praticamente continuo senza interruzioni invernali sebbene sia presente una alternanza di periodi di grande attività e di relativa quiete. In genere i periodi di maggior presenza sono il primaverile (aprilemaggio) e l’autunnale (settembre-ottobre). Le zecche preferiscono le aree boscose o quanto meno erbose, zone nelle quali possano trovare dei microclimi caldo umidi senza troppo sole diretto; questo non impedisce loro di sopravvivere anche in zone meno idonee. Ciclo biologico La zecca esce dall’uovo deposto in forma di larva che si riconosce per le dimensioni molto ridotte e per avere solo 3, al posto di 4 arti per lato. In questa forma può vivere fino ad un anno, la muta può avvenire solo a seguito del primo pasto ematico sul primo ospite a sangue caldo che incontra, che in genere dura 5 gg. Successivamente la larva si stacca dall’ospite e scende a terra dove può rimanervi da pochi giorni ad un anno, muta diventando una ninfa (di dimensioni minori dell’individua adulto, ma in cui sono presenti 4 arti per lato) in attesa del passaggio di un altro ospite. Il ciclo appena descritto si ripete e la ninfa ricaduta a terra può trasformarsi in zecca adulta che a sua volta riattende un passaggio per ripetere un ultimo pasto di sangue, accoppiarsi e riscendere e, nel caso si tratti di una femmina, deporre le uova. L’esistenza di larve, ninfe e adulti giustifica l’esistenza di zecche di molti tipi e dimensioni diverse. Pagina 20 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Il ciclo della zecca appena descritto insieme al fatto che non sono parassiti specie-specifici è un punto nodale che spiega la pericolosità di questi acari e la loro efficacia come trasmettitori di malattie infettive. Una stessa zecca prima di morire può aver fatto un pasto ematico su tre ospiti diversi appartenenti a tre specie differenti, veicolando e movimentando in questo modo molte patologie presenti in un territorio. Malattie trasmissibili Paralisi da morso di zecca. E’ una paralisi progressiva, migrante-ascendente flaccida dovuta ad un abnorme reazione dell’organismo alla “saliva” anestetica dell’acaro. La paralisi aumenta nel corso dei giorni la propria gravità. Dapprima coinvolgendo la muscolatura nella zona di morsicatura poi salendo verso la testa. Si notano debolezza, sonnolenza e febbre, la paralisi dei muscoli respiratori può portare a morte l’animale. La sintomatologia scompare con la rimozione della zecca ed è quasi immediata. Malattia di Lyme. E’ un’antropozoonosi causata da spirochete (Borrellia burgdorferi) presente in Europa e Nord America Asia ed Africa. Dal punto di vista clinico la malattia di Lyme si presenta suddivisa in tre fasi. La fase precoce localizzata, nei primi 30 giorni dalla puntura ed è caratterizzata dalla comparsa dell’Eritema Migrante (EM) nella sede cutanea colpita dalla zecca; è una arrossamento che si espande lentamente fino a formare un’ampia area tondeggiante che tende a risolvere al centro lasciando un margine periferico in espansione centrifuga. La fase precoce disseminata, che compare dopo poche settimane e può risultare evidente per mesi dall’infezione, è caratterizzata da dolore agli arti colpendo a volte in modo alternato alcune articolazioni. La fase tardiva, a distanza di mesi o anni dall’infezione, è caratterizzata da alterazioni a carico dell'apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso centrale e periferico (meningite, encefalomielite, atassia cerebellare, polineuropatie sensitivo–motorie, disturbi del sonno e comportamentali), della cute (acrodermatite cronica atrofica) e dell'apparato cardiovascolare (miopericardite, cardiomegalia). Ehrlichiosi. Le Ehrlichie appartengono alla famiglia delle Rickettsiacee e, come le Rickettsie, sono parassiti intracellulari obbligati, da tempo conosciuti come agenti patogeni di interesse veterinario. L’agente eziologico dell’ehrlichiosi è Erhrlichia spp infezione il periodo di incubazione varia da 7 a 21 giorni. Anche in questo caso esistono varie forme: acuta, subclinica e cronica. La fase acuta dura circa 3 settimane presenta segni clinici aspecifici febbre, depressione, emorragie aumento di volume dei linfonodi ed anemia (rigenerativa e non). La fase subclinica è asintomatica. La fase cronica presenta alterazioni della coagulazione petecchie emorragiche cutanee e sangue dal naso, dimagramento, pallore delle mucose, aumento di volume dei linfonodi e debolezza. Pagina 21 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Piroplasmosi. Il protozoo responsabile di questa malattia è il piroplasma (Babesia spp). Il piroplasma si introduce nei globuli rossi del cane dove subisce alcune trasformazioni e viene ingerito dalla zecca durante il pasto di sangue. Nella zecca femmina migra addirittura a livello di uova dalle quali nasceranno migliaia di piccole larve di zecca già infette e pronte a propagare la malattia. L'incubazione, dura da due giorni a due settimane circa. Durante questa fase nessun piroplasma è presente nel sangue. Al termine di questa fase i parassiti raggiungono il sangue e quasi contemporaneamente si manifestano i sintomi. Nella forma acuta della malattia l’animale presenta una notevole ipertermia, accompagnata da stanchezza. La febbre dura 10 giorni circa. In Contemporaneamente l’animale va in contra ad una crisi anemica dovuta alla distruzione di globuli rossi durante la riproduzione dei parassiti Lo stato generale si può aggravare evolvendo in coma e morte. Esiste una forma cronica, che colpisce generalmente gli adulti e può seguire una fase acuta. La febbre è meno marcata o talvolta assente e lo stato generale è globalmente buono. L'anemia è sempre presente e ben marcata. L'evoluzione di questa forma di piroplasmosi è lenta ed esistono possibilità di complicazioni. Le probabilità della trasmissione di agenti patogeni per mezzo della puntura di zecche sono direttamente proporzionali alla permanenza di queste sull’ospite (con eccezioni rappresentate dalla Febbre ricorrente da zecche e da TBE), e sono in generale basse se la zecca rimane attaccata all’ospite per meno di 36-48 ore. Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia attuato dall’IZS LER sulle malattie trasmesse da zecche ma al momento attivo solo nel territorio Emiliano Importanza per l’orso Le malattie trasmesse da zecche a causa della loro diffusione e dell’eterogenicità eziologica e dell’habitat occupato dal vettore possono avere molta importanza sugli aspetti sanitari dell’orso che risulta molto esposto ad eventuali infezioni. Valutazione del rischio per la specie orso Per la valutazione del rischio sanitario per l’orso in Lombardia dobbiamo considerare innanzitutto che non esiste al momento una popolazione stabile per quanto ridotta. L’orso in questo periodo storico e prevedibilmente anche nell’immediato futuro sarà presente in modo discontinuo con esemplari in dispersione, generalmente maschi, provenienti dalla popolazione Trentina. I parametri presi in considerazione indicati in tabella sono stati scelti ed è stato loro attribuito una valenza attraverso l’uso dei simboli + e – (enendo conto anche della demografia della specie. • • Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici: Si riferisce ai dati ottenuti in letteratura o da fonti ufficiali messe a disposizione dagli organi deputati al monitoraggio delle malattie infettive (D.G. Sanità Regione Lombardia, IZSLER etc). E’ stato scelto di attribuire il simbolo – (meno) nel caso la malattia non sia presente in regione, il simbolo +/- nel caso sia presente in forma sporadica o comunque rara, + nel caso in cui la malattia sia presente ma non diffusa, ++ nel caso in cui la diffusione sia importante. Probabilità di contatto: Questo parametro identifica la probabilità che l’orso possa attraverso le tipiche e note vie di trasmissione delle varie patologie venire in contatto con l’agente eziologico. Anche in questo caso il simbolo – riferisce una probabilità di incontro bassissima o prossima allo zero. Sia per l’eventuale assenza dell’agente eziologico sia in relazione alle abitudini di utilizzo delle risorse trofiche e del territorio. +/- nel caso in cui ci sia effettivamente la possibilità potenziale di un incontro anche se remoto con l’agente eziologico e dunque di un contagio. + nel caso in cui il contagio sia possibile. ++ nel caso di contagio probabile nel caso di incontro con l’agente eziologico. Pagina 22 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 • • • • Ovviamente non basta prevedere l’incontro tra un organismo complesso come l’orso e un agente infettivo per prevedere se avverrà o meno l’evento morboso, ne di che gravità sarà quest’ultimo. Molti fattori giocano un ruolo importante che può essere determinante nell’insorgere o meno del fatto morboso. Il parametro in esame non tiene conto di questo ma solo della possibilità di incontro con la noxa patogena. Letalità e gravità delle lesioni: Indica il grado di gravità dell’evento morboso(in base ai dati disponibili in letterattura) nella specie orso. Segno – nel caso la sintomatologia risulti del tutto inapparente, +/- in caso in cui i sintomi sono lievi e i danni ad organi e apparati nulli, + nel caso in cui la patologia possa portare ad un impatto sull’omeostasi dell’individuo con lesioni ad organi anche durature che possano compromettere il benessere dell’animale infettato non solo nella fase acuta, ++ patologia che può portare a morte l’orso. Effetti sulla dinamica di popolazione: in questo caso si intende effetti diretti e indiretti sulla fecondità o sul tasso riproduttivo. E’ il caso di alcune patologie abortigene o che compromettono la fertilità dei soggetti colpiti. Forse è questo, per il momento, un parametro meno interessante degli altri per la Regione Lombardia in quanto non è presente un popolazione riproduttiva. E’ però vero che i maschi in dispersione presenti al momento ed in futuro sul territorio regionale sono destinati a tornare in seno alla popolazione riproduttiva trentina. Da qui la scelta di inserire anche questo parametro nel giudizio di criticità. In questo caso si attribuisce il simbolo – alle patologie che non hanno impatto sui tassi riproduttivi, +/- a quelle che possono in rari casi averlo, + a quelle i cui effetti sono sovente a carico dell’apparato riproduttivo e ++ per quelle malattie i cui effetti negativi sulla riproduzione sono caratteristici e frequenti. Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno: in questo caso si è inteso in popolazioni studiate. E’ una voce che dovrebbe rappresentare la reale diffusibilità in condizioni “normali” di una patologia ed è ricavata dai dati forniti dalla letteratura. In questo caso il simbolo – indica che la patologia anche dove presente nella fauna simpatrica non ha mai dato effettive sieropositività nell’orso. +/- indica prevalenze molto basse ma rilevate, + indica prevalenze importanti, ++ indica una morbilità elevata. Rischio potenziale per l’Orso in Lombardia: è il risultato dei fattori che precedono e tiene conto sia delle probabilità di contagio che della gravità della patologia. Si riferisce quindi al livello di attenzione che va posto nei confronti di quella patologia. In questa tabella sono riassunti i punteggi attribuiti ad ogni patologia analizzata. In Grassetto sono evidenziate le malattie che hanno raggiunto uno score tale da farle considerare “importanti” e che meritano dunque una grande attenzione. In Corsivo sottolineato sono evidenziate le malattie infettive che hanno ricevuto un attribuzione di punteggio tale da renderle comunque interessanti per la specie orso nel contesto Regionale Lombardo ma per le quali non è emersa una effettiva urgenza nell’analisi. Malattia Brucellosi TBC Aujewsky Leptospirosi Clamidiosi Febbre Q Parvovirosi Parainfluenza I Epatite infettiva CAV1 Cimurro/ morbillivirus Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici Probabilità di contatto Letalità e gravità delle lesioni Effetti sulla dinamica di popolazione +/+/+ ++ +/+ +/+ ++ + ++ + + + ++ + +/+ +/+ +/+ ++ + - Pagina 23 di 155 Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno Rischio potenziale per l’orso in Lombardia +/+/+ + ++ + +/- +/+/+ Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Malattia Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici Probabilità di contatto Letalità e gravità delle lesioni Effetti sulla dinamica di popolazione Coronavirus canino Rabbia Teniasi Trichinella Diphillobotrium Balysascaris Rotavirus Toxoplasma Paratubercolosi Malattie da Zecche Tularemia Antracosi Dermatophilus Rogna sarcoptica/demodectica + +/+/+/+ ++ - (+/-) +/+/- + +/+/+ + +/+/+/- +/++ + +/+ + + +/+ +/- Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno Rischio potenziale per l’orso in Lombardia +/+/+/+/+/+/+/- +/+/+ +/- Monitoraggio Sanitario non invasivo Al momento non esistono progetti di monitoraggio diretto o indiretto degli aspetti sanitari della specie orso. Questo anche perché al momento non sono previste catture pianificate ma solo interventi, nei casi di emergente necessita, per radiocollarare orsi dannosi o problematici. Le catture permettono tra le altre cose di raccogliere campioni biologici per analisi sanitarie dall’animale sedato. Esiste anche un'altra possibilità. Il cosiddetto “Metodo non-invasivo” che consiste nella raccolta di campioni biologici senza dover maneggiare l’animale direttamente. Si deve individuare il materiale biologico che interessa e tramite alcune metodologie raccoglierlo, collezionarlo e processarlo. Nel caso dell’orso sarebbe interessante utilizzare due canali di raccolta già esistenti e comunque previsti nell’ambito del progetti Life ARCTOS, e cioè la raccolta di feci e di peli. Di seguito si riportano le informazioni di tipo sanitario e non che si possono ottenere da questo tipo di campione biologico, auspicando un futuro interessamento da parte del mondo scientifico a questo tipo di indagine sanitaria. Feci Tipo di analisi possibili Analisi inserite nel piano di monitoraggio dell’orso si no no no no si no no no no Alimentare Parassitosi Infestazioni Protozoi Cortisolo basale Titolazione basale ormone sessuale Genetica Titolazione delle immunoglobuline Ricerca delle tossine batteriche-micotiche Ricerca dei metalli pesanti Infezioni enteriche (virali e batteriche) Pagina 24 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Conclusioni e suggerimenti Le malattie potenzialmente pericolose per la specie orso note e riportate in letteratura sono numerose. Di queste è stato deciso di prenderne in considerazione 27 di cui 4 (malattie trasmesse da zecche) raggruppate in un capitolo unico come anche le due rogne (sarcoptica e demodectica). Alcune di queste malattie sono presenti sul territorio regionale in modo stabile altre in modo sporadico, mentre alcune non sono presenti. Questo è stato il primo parametro per definire il reale rischio epidemiologico per la specie presente in Regione Lombardia. L’analisi degli altri parametri ha portato comunque ad individuare 9 malattie trasmissibili su cui appare dunque importante porre l’attenzione. Di queste quelle che possono potenzialmente costituire un pericolo elevato per la specie orso sono: • • • • Leptospirosi, il cui reservoir tipico sono i roditori ma è presente anche in altre specie selvatiche (Cinghiale ad esempio) e in minor misura in quelle domestiche (Cane). E’ in atto un progetto dell’IZSLER sul monitoraggio della patologia (Progetto di ricerca corrente 2002 su "Studio epidemiologico sulla leptospirosi suina nella regione Lombardia" (PRC 2002 008). Unità operativa) Secondo l’analisi condotta è una delle patologie cui prestare maggiore attenzione in funzione del potenziale rischio di contagio per la specie orso. E’ una patologia potenzialmente, e con tutta probabilità effettivamente, presente in molti mammiferi che l’orso consuma sia predando attivamente che rinvenendo carcasse tra cui roditori, suini, ungulati selvatici etc. Le leptospire inoltre si possono trovare anche in ambiente nelle pozze d’acqua stagnante o a lentissimo scorrimento. Il monitoraggio viene effettuato in prevalenza sulle specie domestiche o in base al sospetto sugli animali selvatici rinvenuti morti e conferiti agli IZS. La situazione epidemiologica sembra al momento sotto controllo anche se manca un monitoraggio estensivo applicato alle specie serbatoio che frequentano gli ambienti meno antropizzati Cimurro/morbillivirus, presente non solo nei cani domestici non vaccinati ma anche nella volpe e nei mustelidi. (Rilievo di focolaio epizootico di cimurro in volpi rosse (Vulpes vulpes) e tassi (Meles meles) nell'alta e media Valtellina; Irene Bertoletti; Alessandro Bianchi; Alessia Catella). Questa patologia insieme alla parvovirosi canina merita una maggiore attenzione da parte delle autorità sanitarie competenti in ottica di conservazione della specie orso. Le malattie infettive provocate da questi agenti virali infatti non sono oggetto di alcun monitoraggio. In Italia non esistono piani di monitoraggio attivi, ma potrebbe risultare utile proporre ai veterinari liberi professionisti di segnalare i casi accertati all’interno delle loro strutture. Stesso procedimento potrebbe essere esteso alle strutture pubbliche di accoglienza temporanea (Canili municipali). Pseudorabbia (morbo di Aujeszky), il cui serbatoio naturale e tipico è il suino sia domestico (Maiale) che selvatico (Cinghiale). La patologia è stata riscontrata sporadicamente negli anni passati negli allevamenti della Ragione e nei cinghiali prelevati a caccia. Il monitoraggio attualmente in atto in regione sembra soddisfare l’esigenza di una sorveglianza mirata anche alla specie orso Malattie da zecche, ovviamente importanti in questo caso sono i vettori che sono diffusi in modo disomogeneo in funzione dei microambienti ma presenti su tutto il territorio regionale. Gli agenti eziologici invece presentano una distribuzione più localizzata e limitata ad alcune aree. Esiste un programma di monitoraggio attivo delle malattie trasmesse da zecche patrocinato dall’IZS LER ma al momento attuato solo dalla regione Emilia Romagna. Appare necessario incentivare la raccolta delle zecche e il conferimento delle stesse agli IZS regionali informando di questa possibilità gli operatori e i tecnici faunistici e i veterinari sia di animali da reddito che di animali da compagnia. Nella classificazione di patologie pericolose per la specie orso le altre malattie infettive hanno mostrato un indice di rischio medio alto. Per queste non appare urgente l’attivazione di un livello di attenzione : • Toxoplasmosi, il diffusore tipico è il gatto ma le cisti infettanti sono anche presenti negli organi e nei tessuti di molti altri animali domestici (Ovini e Caprini etc) e selvatici (Ungulati etc). Questa Pagina 25 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 • • • patologia di fatto non viene cercata attivamente, non vi sono dunque progetti di monitoraggio attivi. La situazione epidemiologica nella Regione Lombardia dunque non è conosciuta e le segnalazioni che giungono agli IZS e alle ASL derivano dalle denunce obbligatorie in caso di sospetto clinico formulato dal veterinario aziendale e da eventuali riscontri. Non vengono invece denunciati i casi accertati di toxoplasmosi negli animali da compagnia che quindi sfuggono completamente all’analisi epidemiologica. Parvovirosi, serbatoio naturale è il cane (Parvovirus canino) specie i cuccioli di importazione su cui non è stato eseguito un regolare protocollo vaccinale e l’orso (Parvovirus orsino). In italia non esistono piani di monitoraggio attivi, ma potrebbe risultare utile come già evidenziato nel caso del Morbillivirus proporre ai veterinari liberi professionisti di segnalare i casi accertati all’interno delle loro strutture. Stesso procedimento potrebbe essere esteso alle strutture pubbliche di accoglienza temporanea (Canili municipali). Febbre Q, molte le specie coinvolte sia domestiche (Ovini e Caprini etc) che selvatiche. In questo caso esiste un piano Regionale di monitoraggio attivo. Trichinella, presente nelle due forme T. spiralis e T. britovi rispettivamente presenti anche se sporadicamente nei suidi e nei carnivori. Anche per questa parassitosi è presente un monitoraggio Regionale sulle specie sensibili sia domestiche (maiali) che selvatiche (cinghiali e volpi). Alla luce delle considerazioni sopra riportate appare evidente che in Regione Lombardia a fronte di una popolazione di orsi, allo stato attuale, rappresentata da pochi animali in dispersione e quindi presenti temporaneamente sul territorio sia già in atto un buon monitoraggio sanitario delle malattie trasmissibili di importanza per la specie orso. Le malattie di notevole interesse per la specie orso sono di fatto tutte monitorate o monitorabili senza eccessivi sforzi economici ma sfruttando canali di informazione già esistenti (come per le malattie trasmesse da zecche) o coinvolgendo i veterinari dei piccoli animali e chiedendo loro di trasmettere le informazioni agli organi deputati al controllo epidemiologico delle malattie infettive degli animali ovvero le ASL e gli ZS Regionali. Unica patologia che risulta discostarsi da questa situazione è la Toxoplasmosi per la quale non esistono al momento studi o programmi di monitoraggio. Pagina 26 di 155 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Bibliografia Aitken I.D. (1993): Ovine chlamydial abortion. In: Z. Woldehiwet and M. Ristic, Editors, Rickettsial and Chlamydial Diseases of Domestic Animals, Pergamon Press Ltd., Oxford (1993), pp. 349–360. Alexander K.A., Maclachlan N.J., Kat P.W., House C., O’Brien S.J., Lerche N.W., Sawyer M., Frank L.G., Holekamp K., Smale L., McNurr W., Laurenson M.K., Mills M.C.L., Osburn O.B.I. (1994): Evidence of bluetongue virus infection among African carnivores. Am. J. Trop. Med. Hyg. 5: 568-576. Alton G.C., Jones L.M., Angus R.D:, Verger J.M. (1988): Techniches for the brucellosis laboratory. Paris: Institut National de la Recherche Agronimic, 190,pp. Ancelle T., De Bruyne A., Poisson D., Dupouy-Camet J. (2005): Outbreak of Trichinellosis due to consumption of bear meat from Canada, France, September 2005. Euro Surveill. 10(41): pii = 2809. Appel M.J., Summers B.A. (1995): Pathogenicity of morbilliviruses for terrestrial carnivores. 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Pagina 29 di 155 LIFE-NATURE PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160 Azione A2 Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia 2 versione – maggio 2012 www.life-arctos.it LIFE-NATURE PROGETTO LIFE ARCTOS NAT/IT000160 Azione A2 Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia 2 versione – maggio 2012 A cura di: Franco Milani Eugenio Carlini Brunella Visaggi Istituto Oikos srl Con la collaborazione di: Antonio Tagliaferri Elisabetta Rossi Elena Tironi Andrea Farioli Regione Lombardia INDICE NORMATIVA DI RIFERIMENTO NAZIONALE .............................................................................................................. 1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO COMUNITARIA.......................................................................................................... 1 NORMATIVA GENERALE ........................................................................................................................................................ 1 SICUREZZA ALIMENTARE ....................................................................................................................................................... 2 Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo ..................................... 2 SANITÀ ANIMALE................................................................................................................................................................. 5 Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale ....................................................................................................... 5 DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI MALATTIE CHE VENGONO MONITORATE IN REGIONE LOMBARDIA E CHE POSSO ESSERE DI RILEVANZA PER LA SPECIE ORSO .............................................................................................................. 9 CONTESTO ZOOTECNICO ....................................................................................................................................................... 9 BRUCELLOSI BOVINA BUFALINA ............................................................................................................................................ 10 Descrizione .............................................................................................................................................................. 10 Eziologia .................................................................................................................................................................. 10 Patogenesi e lesioni ................................................................................................................................................. 11 Caratteristiche di resistenza del batterio ................................................................................................................ 11 Sintomatologia ........................................................................................................................................................ 12 Diagnosi ................................................................................................................................................................... 12 Esami di laboratorio ................................................................................................................................................ 12 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 13 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 14 TBC (MYCOBACTERIUM BOVIS) ........................................................................................................................................... 14 Descrizione .............................................................................................................................................................. 14 Eziologia .................................................................................................................................................................. 14 Patogenesi e lesioni ................................................................................................................................................. 14 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 14 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 15 Rilevanza per L’orso ................................................................................................................................................ 16 MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA .............................................................................................................................. 17 Descrizione (Patologia) ............................................................................................................................................ 17 Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni ......................................................................................................... 17 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 17 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 17 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 19 LEPTOSPIROSI ................................................................................................................................................................... 19 Descrizione (Patologia) ............................................................................................................................................ 19 Eziologia .................................................................................................................................................................. 20 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 20 Patogenesi e lesioni ................................................................................................................................................. 20 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 20 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 20 FEBBRE Q (COXIELLA BURNETII) ........................................................................................................................................... 21 Descrizione ed Eziologia .......................................................................................................................................... 21 Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) ...................................................................................... 21 Situazione in Regione Lombardia ............................................................................................................................ 21 Rilevanza per l’orso ................................................................................................................................................. 21 Normativa di riferimento ........................................................................................................................................ 22 MALATTIE DA ZECCHE ........................................................................................................................................................ 22 Ciclo biologico ......................................................................................................................................................... 22 Malattie trasmissibili ............................................................................................................................................... 23 2 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi ....................................................................................................... 24 Importanza per l’orso .............................................................................................................................................. 25 VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LA SPECIE ORSO ....................................................................................................................... 25 MONITORAGGIO SANITARIO NON INVASIVO ......................................................................................................... 27 CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI ............................................................................................................................ 28 BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................................................................ 30 NORMATIVA DI RIFERIMENTO NAZIONALE Il regolamento di polizia veterinaria è lo strumento che dal 1954 (RPV- DPR 320 8 febbraio 1954) permette al medico veterinario di conoscere le azioni di profilassi e eradicazione da mettere in atto nel caso di accertamento di focolai di malattie infettive . Lo strumento viene aggiornato in modo continuo in funzione della situazione epidemiologica nazionale e norme comunitarie. Sulla base di questo strumento il veterinario e o detentore degli animali ha l’obbligo di segnale o denunciare alle autorità territoriali competenti (ASL) il sospetto o presenza di malattia infettiva. A seguto di tale segnalazione la ASL (Dipartimento di Prevenzione Veterinario) provvede ad adottare le misure necessarie a contenere, limitare, monitorare o eradicare la malattia riscontrata. Storicamente i piani più importanti per il controllo e l’eradicazione delle malattie infettive riguardano la brucellosi (ovi-caprina e bovina) e la TBC bovina (tubercolosi). NORMATIVA DI RIFERIMENTO COMUNITARIA NORMATIVA GENERALE L’importanza di tutelare il patrimonio zootecnico comunitario dalle malattie infettive più pericolose e in grado di determinare le maggiori perdite economiche portò il Legislatore a produrre già nel 1954 il citato RPV, uno specifico atto normativo, che nel tempo è stato doverosamente aggiornato molteplici volte. Con il progressivo allargamento dell’Unione Europea e il rafforzamento delle sue Istituzioni, in relazione alla continua evoluzione non solo del suo diritto primario (Trattati, Costituzione), ma anche di quello derivato (tutto il complesso normativo Comunitario: Direttiva 82/894/CEE e 2008/650/CE) si è consolidato il concetto che, fra gli obiettivi primari delle normative che riguardano le produzioni, ci sia sempre quello di uniformare il più possibile i caratteri produttivi in modo da avere la migliore concorrenza all’interno dell’Unione: per questo motivo l’applicazione dei piani di profilassi dalle malattie infettive previsti dalla UE prevale oggi su quelli nazionali, e il recepimento dei relativi atti è divenuto obbligatorio (in Italia, per esempio, la Direttiva sulla TBC e le sue principali modifiche sono state recepite dal D.Lgs. 196/99, integrato successivamente da quanto previsto nel Regolamento CE 1226/2002). Per ottenere il riconoscimento sanitario Comunitario, quindi, i piani di polizia veterinaria di ciascun Paese membro devono rispettare quanto sancito dalla regolamentazione UE, e l’ottenimento dello status viene ufficializzato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. (Giuliani A. et al., 2005). La tutela sanitaria del patrimonio zootecnico non può prescindere dal concetto di Sicurezza Alimentare, nel caso specifico, la sicurezza alimentare dei prodotti di origine animale. Pertanto il quadro di riferimento normativo generale, che origina i regolamenti e le procedure che attengono specificatamente alla sanità animale, va ricercato le quadro legislativo che riporta i controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo. Per chiarire tale quadro 1 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 è necessario quindi preliminarmente sintetizzare le indicazioni che emergono dal quadro legislativo inerente la Sicurezza alimentare. SICUREZZA ALIMENTARE Controlli ufficiali dei prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell'uomo Nell’ambito della revisione della legislazione sull’igiene dei prodotti alimentari ("pacchetto igiene"), l’Unione europea definisce un quadro comunitario per i controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano e stabilisce norme specifiche per le carni fresche, i molluschi bivalvi, il latte e i prodotti lattieri. Il "pacchetto igiene" è pertanto un insieme di atti che istituiscono regole di igiene per i prodotti alimentari. Ciò comprende, gli atti seguenti: Regolamento (CE) N. 854/2004, che stabilisce norme specifiche per l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano [Cfr atti modificativi; Regolamento (CE) N. 852/2004, che definisce gli obiettivi da raggiungere in materia di sicurezza alimentare, lasciando agli operatori del settore alimentare la responsabilità di adottare le misure di sicurezza da applicare al fine di garantire l'innocuità dei prodotti alimentari; Regolamento (CE) N. 853/2004, che stabilisce regole specifiche di igiene per i prodotti alimentari di origine animale, al fine di garantire un elevato livello di sicurezza alimentare e di salute pubblica. Inoltre, gli atti seguenti completano la legislazione comunitaria in materia di igiene dei prodotti alimentari: Regolamento (CE) N. 178/2002, contenente principi generali di legislazione alimentare. Tale regolamento stabilisce le procedure relative alla sicurezza dei prodotti alimentari e istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare; Regolamento (CE) N. 882/2004, che riorganizza i controlli ufficiali dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali, in maniera da integrare i controlli in corrispondenza di tutte le fasi della produzione e in tutti i settori; Direttiva CE 2002/99, che stabilisce le condizioni per l'immissione sul mercato dei prodotti di origine animale e le restrizioni applicabili ai prodotti provenienti da regioni o da paesi terzi sottoposti a restrizioni di polizia sanitaria. Ai fini della presente relazione, il regolamento di maggior attinenza e sostanziale è il Regolamento (CE) N. 854/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche per l’organizzazione di controlli ufficiali 2 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano [Cfr atti modificativi], di cui si riporta una sintesi. SINTESI Gli stabilimenti comunitari e le importazioni sono soggetti ai controlli previsti dal presente regolamento. Stabilimenti comunitari Le autorità competenti concedono l'autorizzazione agli stabilimenti che rispettano i regolamenti comunitari in materia di igiene dei prodotti alimentari. Gli operatori del settore alimentare devono fornire all’autorità competente tutta l’assistenza richiesta nell’esecuzione del controllo, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai locali e la presentazione dei documenti o dei registri. I controlli ufficiali comprendono l’audit di buone prassi di igiene e procedure basate sui principi HACCP (analisi dei rischi e controllo dei punti critici), nonché controlli specifici le cui esigenze sono definite per settore (carni fresche, molluschi bivalvi, prodotti della pesca, latte e prodotti lattieri). Carni fresche Veterinario ufficiale Nominato e autorizzato dall'autorità competente, il veterinario ufficiale dispone di solide qualifiche professionali accertate tramite una prova attitudinale nei settori di sua competenza. Il veterinario ufficiale svolge i seguenti compiti: verifica dell’applicazione permanente delle buone prassi igieniche (manutenzione della struttura e degli impianti di produzione, igiene della produzione e del personale, formazione, trattamento dei sottoprodotti animali non destinati al consumo umano, ecc.); verifica delle procedure basate sul sistema HACCP di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici, in particolare nei settori seguenti: conformità dei prodotti di origine animale ai criteri microbiologici, assenza di sostanze vietate, di contaminanti, o di residui chimici a tassi eccessivi, assenza di rischi fisici come i corpi estranei, assenza di anomalie o di alterazioni fisiopatologiche, assenza di contaminazione. I compiti rispettivi del veterinario ufficiale vertono sui seguenti aspetti: le informazioni sulla catena alimentare che forniscono dati sanitari sugli animali inviati o destinati ad essere inviati al macello; le ispezioni ante mortem (tranne che per la selvaggina cacciata). Entro 24 ore dall'arrivo degli animali al macello e prima del loro abbattimento, tutti gli animali devono essere oggetto di un'ispezione ante mortem. Il veterinario ufficiale verifica l’esistenza di segni che indicano che il benessere degli animali è stato compromesso o di segni di un qualsiasi stato che possa nuocere alla salute umana o animale; il benessere degli animali durante il trasporto e l'abbattimento; le ispezioni post mortem. La carcassa e le frattaglie degli animali abbattuti vengono sottoposte ad un esame visivo nonché ad incisioni obbligatorie. Per emettere una diagnosi definitiva o determinare la presenza di una malattia animale o di altri fattori che rendono le carni non idonee al consumo, il veterinario ufficiale può effettuare un esame supplementare e prelevare campioni per l'analisi scientifica in laboratorio. Devono essere prese precauzioni sufficienti per evitare qualsiasi contaminazione al momento dell’esame; i materiali specifici a rischio. In conformità alla normativa comunitaria sulle encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST), i materiali specifici a rischio vengono rimossi, separati ed eventualmente marchiati; le prove di laboratorio. Il veterinario ufficiale preleva campioni per rilevare l'eventuale presenza di zoonosi, di EST, di altre malattie o di sostanze non autorizzate; la bollatura sanitaria nel caso di animali da macello, di selvaggina d’allevamento e selvatica di grosse dimensioni. In esito all'ispezione post mortem, un bollo sanitario viene impresso, con l’inchiostro o a fuoco, sulle carni idonee al consumo. Il bollo è ovale, leggibile, indelebile, facilmente visibile per le autorità di controllo e contiene le informazione relative, in particolare, al nome del paese di origine e al numero di riconoscimento dell'azienda. Secondo il tipo di carne e di imballaggio, sono previste disposizioni particolari relative alla natura e al contenuto della bollatura. I risultati dell'ispezione vengono trascritti e incorporati nelle basi di dati specifiche. Allorquando si manifesta un problema, è opportuno informarne il gestore dell'impianto di trasformazione delle carni, l'autorità competente e i responsabili dell'azienda di produzione primaria. Al fine di impedire il propagarsi di un'eventuale agente infettivo, il veterinario ufficiale adotta tutte le misure e le precauzioni necessarie, come ad esempio la chiusura dello stabilimento e/o il divieto di spostamento degli animali. Decisioni successive ai controlli Allorquando i controlli rivelano carenze o irregolarità, è opportuno adottare le misure necessarie. Queste comprendono: le decisioni riguardanti le informazioni sulla catena alimentare. Gli animali non vengono ammessi alla macellazione destinata al consumo umano nei casi seguenti: se provengono da una regione oggetto di restrizioni di movimento, se non sono state rispettate le prescrizioni relative ai medicinali veterinari, se esiste un rischio per la salute umana o animale. Qualora le informazioni sugli animali fornite 3 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 dall’operatore non corrispondano alla realtà, l’autorità competente può adottare provvedimenti nei confronti dell’operatore, ad esempio controlli supplementari a carico di quest’ultimo; le decisioni riguardanti gli animali vivi. Se non può esserne stabilita l’identità, gli animali devono essere abbattuti separatamente e dichiarati non idonei al consumo umano. Lo stesso vale per gli animali affetti da una malattia trasmissibile, che devono essere sottoposti ad un esame approfondito ante mortem. Il veterinario ufficiale stabilisce le condizioni di macellazione degli animali nel quadro di un regime specifico di eradicazione di malattie (EST, brucellosi, tubercolosi, salmonellosi); le decisioni riguardanti il benessere degli animali. Il veterinario ufficiale controlla che vengano rispettate le norme in materia di benessere degli animali durante il trasporto e la macellazione e, se del caso, adotta i provvedimenti correttivi necessari; le decisioni riguardanti le carni. Sono dichiarate non idonee al consumo tutte le carni che possono presentare un pericolo per la salute umana. In particolare: le carni di animali non sottoposti a un'ispezione ante mortem (ad eccezione della selvaggina cacciata), le carni provenienti da animali le cui frattaglie non sono state sottoposte ad un'ispezione post mortem, le carni di animali morti prima dell'abbattimento, nati morti o abortiti o macellati prima dei sette giorni di età, le carni di animali affetti da epizoozie soggette a dichiarazione, le carni non conformi ai criteri microbiologici e di radioattività, carni contenenti materiale specifico a rischio, residui chimici o di medicinali veterinari in quantità eccessiva. Il veterinario può inoltre imporre prescrizioni riguardo all’utilizzazione delle carni provenienti da animali sottoposti a macellazione d’urgenza al di fuori del macello. Responsabilità e frequenza dei controlli L’autorità nazionale competente garantisce un controllo ufficiale ed adeguato delle imprese di trasformazione della carne. La natura e l'intensità dei controlli ufficiali devono essere basate su una valutazione regolare dei rischi per la salute dell'uomo e degli animali, nonché sugli aspetti connessi al benessere degli animali. È opportuno garantire, in particolare, che almeno un veterinario ufficiale sia presente durante le ispezioni ante e post mortem, tenendo conto di una certa flessibilità per taluni macelli o stabilimenti di lavorazione della selvaggina. Per svolgere i controlli ufficiali è richiesta una serie di qualifiche professionali. Il veterinario deve superare un esame organizzato dall’autorità competente, che confermi le conoscenze dei candidati in tutti i settori relativi all’esercizio delle loro funzioni (in particolare, la normativa nazionale e comunitaria in materia sanitaria, le buone prassi d’igiene e di allevamento, i principi HACCP, gli aspetti pertinenti per quanto riguarda l’epidemiologia e le EST). Prima di poter lavorare autonomamente, tutti i veterinari devono inoltre seguire una formazione pratica di 200 ore. Per lo svolgimento dei controlli il veterinario ufficiale può essere coadiuvato da assistenti ufficiali posti sotto la sua autorità. Gli assistenti, i cui compiti sono chiaramente definiti, devono aver seguito una formazione preliminare (teorica per almeno 500 ore e pratica per almeno 400 ore) verificata per mezzo di un esame che verte sull’insieme dei settori di loro competenza. Gli Stati membri possono inoltre autorizzare il personale dei macelli di pollame e di conigli a compiere alcune attività spettanti agli ausiliari ufficiali. Tale personale deve in tal caso aver ricevuto una formazione specifica. Riferimenti Atto Regolamento (CE) n.854/2004 Data di entrata in vigore 20.5.2004 Gazzetta ufficiale GU L 139 del 30.4.2004 Atto(i) modificatore(i) Regolamento (CE) n.882/2004 Regolamento (CE) n.219/2009 Data di entrata in vigore 20.5.2004 20.4.2009 Gazzetta ufficiale GU L 165 del 30.4.2004 GU L 87 del 31.3.2009 Modifica degli Allegati Allegato I – Carni fresche Regolamento (CE) n. 2074/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del 22.12.2005]; Regolamento (CE) n. 2076/2005 [Gazzetta ufficiale L 338 del 22.12.2005]; Regolamento (CE) n. 1663/2006 [Gazzetta ufficiale L 320 del 18.11.2006]; Regolamento (CE) n. 1791/2006 [Gazzetta ufficiale L 636 del 20.12.2006]; Regolamento (CE) n. 1021/2008 [Gazzetta ufficiale L 277 del 18.10.2008]. 4 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia SANITÀ ANIMALE Normativa Comunitaria, Nazionale e Regionale Nella Tabella seguente si riportano le malattie infettive di animali domestici e in alcuni casi selvatici che potenzialmente possono interessare l’orso. E’ indicata la malattia, le specie che tipicamente questa colpisce o comunque quella per la quale è prevista una normativa sia a livello locale solitamente regionale che nazionale. Nella stessa tabella si trova appunto anche il riferimento legislativo che norma i piani di sorveglianza e controllo, della malattia stessa. In ultima colonna è indicata, infine, in quale strumento (RPV = Regolamento di Polizia Veterinaria; CE = lista comunitaria che fa riferimento alla direttiva 82/894/CE poi modificato in 650/CE del 2008). Del RPV si è già parlato, basti ricordare che si tratta dello strumento che a livello nazionale indica e norma i comportamenti da tenere da parte del veterinario di fronte all’evidenza o sospetto di malattie infettive del bestiame domestico. Per quanto riguarda invece le norme internazionali che regolamentano gli aspetti diffusivi e zoonosici (che in questa sede non affrontiamo) delle malattie infettive, esse fanno riferimento ad un organo internazionale OIE (Office International des Epizozies) -Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale che ha anche stilato una lista. L’OIE si occupa principalmente di assicurare la trasparenza sulla situazione delle malattie degli animali e in particolari sulle zoonosi, migliorare e formare i servizi sanitari nazionali, divulgare a livello scientifico le conoscenze sulle malattie degli animali domestici, promuovere la sicurezza nella movimentazione degli animali e dei prodotti derivati tra gli stati membri (tra cui l’Italia). La stessa organizzazione individua due tipologie di malattie infettive: quelle per le quali è prevista una notifica immediata entro 24 ore (ex lista A OIE) e quelle per le quali è previsto un rapporto annuale (ex lista B OIE). A livello regionale le norme in materia di sorveglianza e controllo delle malattie infettive posso tenere in considerazione anche della situazione epidemiologica e del contesto zootecnico locale. Di seguito si riporta il link relativo al manuale operativo per il controllo ufficiale, il piano delle Prevenzione veterinaria regionale per il triennio 2012-2014 con i report relativi agli anni precedenti relativo alla sorveglianza delle malattie infettive. http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/197/402/Manuale_ope rativo.pdf (Manuale operativo per il controllo ufficiale) http://www.sanita.regione.lombardia.it/shared/ccurl/942/660/Piano%20Regi onale%20della%20Prevenzione%20Veterinaria.pdf (Piano regionale della prevenzione veterinaria) 5 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Tabella 1 – Quadro sinottico delle malattie e dei riferimenti normativi Malattia Brucellosi Specie di origine Bovini e Bufalini, ovicaprini, ungulati selvatici Normativa di riferimento Azione Lista prevista Eradicazione RPV,CE Decreto legislativo n 651 del 27/08/1994 Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano di controllo e sorveglianza nei confronti della Tubercolosi bovina, della Brucellosi bovina e Leucosi bovina enzootica in regione Lombardia; revoca del DDS 2825 del 15/03/2006. Decreto 101 del 12/01/2011. Disciplina dello spostamento degli animali per ragioni di pascolo (alpeggio, transumanza, pascolo vagante) in Regione Lombardia. D.M 2/07/1992 N° 453 “Piano nazionale per l’eradicazione della brucellosi negli allevamenti ovini e caprini” TBC Bovidi, ungulati selvatici D.M. 27/08/1994 N° 651 “Piano nazionale per l’eradicazione della brucellosi negli allevamenti bovini” D.M 15/12/1995 N° 592 “Regolamento concernente l’eradicazione della tubercolosi dagli allevamenti bovini e bufalini” Eradicazione RPV-CE Direttiva 64/432/CEE, recepita in Italia con D.Lgs. 196/99 Aujeszky Suidi domestici e selvatici Decreto regionale 97 del 12/01/2011. Piano di controllo e sorveglianza nei confronti della Tubercolosi bovina, Brucellosi bovina e Leucosi enzootica bovina, in Regione Lombardia; revoca del DDS 2825 del 15/03/2006. D.M. l aprile 1997; “Piano di profilassi e Controllo vaccinazione” RPV-CE Decreto 30 Dicembre 2010. Modifiche ed integrazioni al decreto 1 aprile 1997;Nota ministeriale DGSA 3414. Chiarimenti e modifiche al decreto 30 dicembre 2010; Nota ministeriale DGSA 12534. Chiarimenti al decreto 30 dicembre 2010 Leptospirosi DDUO 10784/2011 “piano regionale controllo della malattia di Aujeszky” O.M. 4 settembre 1985 N° 479(obbligo di denuncia) Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 6 di Denuncia obbligatoria RPV-CE Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia Malattia Febbre Q Specie di origine Normativa di riferimento Decreto ministeriale del 15.12.1990 Azione prevista Denuncia obbligatoria Lista RPV-CE Decreto ministeriale - 15.12.1990 pubblicato su G.U. n. 6 del 8.1.1991 Parvovirosi Cimurro Rabbia Cane Mustelidi, canidi Tutti i mammiferi Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Nessuna Focolaio nell’alta Valtellina 2009-2011 ma nessun regolamento Regolamento CE 998/2003 del 26 maggio 2003 relativo alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia e che modifica la direttiva 92/65/CEE del Consiglio D.M. 8 maggio 2002: istituzione centri di referenza nazionali (Rabbia). nessuna nessuna nessuna nessuna Controllo RPV-CE OM 26/11/2009 “ regolamento e misure in relazione alla diffusione della rabbia nelle regioni del Nord est” Teniasi Trichinella Ovicaprini, roditori Suidi, Carnivori DDUO 13996/2009 “Piano di sorveglianza straordinario della rabbia” Nessuna Nessuna Regolamento Ce n. 2075/2005 Commissione Denuncia del 5 dicembre 2005 obbligatoria RPV RPV-CE RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Diphillobotrium pesci Balysascaris Epatite infettiva Rotavirus Toxoplasma Regolamento 852/2004 e 853/2004 Nessuna Nessuna Nessuna Nessuna Direttiva 2003/99/EC ha reso obbligatoria per gli Stati membri la notifica di Toxoplasma ed altre zoonosi 90/424/EEC Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006. 7 Nessuna Nessuna Nessuna RPV nessuna nessuna Nessuna Notifica nessuna RPV Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Malattia Malattie da Zecche Specie di origine Normativa di riferimento Azione prevista D.M.S. 15.12.1990 (GU 08.01.1991): “Modalità Denuncia di notifica di malattie infettive e diffusive”. obbligatoria Lista RPV D.M.S. 18.05.2001 n. 279: “Regolamento di istituzione rete nazionale malattie rare e di esenzione dalla partecipazione delle relative prestazioni sanitarie, ai sensi dell’art. 5 comma 1, lettera b), del Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n. 124” Decr.Min.Lav.Prev.Soc.14.01.08: Elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia per gli effetti dell’art.139 DPR30.06.1965 n.1124. Carbonchio ematico Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 Denuncia obbligatoria RPV-CE RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Dermatophilus Rogna sarcoptica West Nile Disease DDUO 3328/2012 “ Profilassi del carbonchio ematico. Vaccinazione obbligatoria degli animali recettivi in alcuni comuni della provincia di Brescia” Nessuna RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Decreto ministeriale del 29 Novembre 2007. Approvazione del Piano di sorveglianza nazionale per la encefalomielite di tipo West Nile (West Nile Disease); DECRETO 15 settembre 2009 .Procedure operative di intervento e flussi informativi nell’ambito del Piano di sorveglianza nazionale per la Encefalomielite di tipo West Nile (West Nile Disease).Nota della Regione Lombardia (H1.2009.30149 del 19/08/2009)West Nile Disease (WND) - Conferma circolazione virale nella provincia di Mantova RPV 320/54 Denuncia obbligatoria Piano per le zoonosi D.lgs 191/2006 8 Nessuna Nessuna Denuncia RPV obbligatoria Sorveglianza RPV-CE Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI MALATTIE CHE VENGONO MONITORATE IN REGIONE LOMBARDIA E CHE POSSO ESSERE DI RILEVANZA PER LA SPECIE ORSO CONTESTO ZOOTECNICO Tutti gli allevamenti di bovini, ovi caprini, suini, volatili, equini sono registrati nella Anagarfe bovina informatizzata. Ciascun allevamento è anche georiferito. Avicoli Ovi-Caprini Suini Equini Cunicoli Apistici Cervidi Ittici Volatili per richiami vivi Altri gruppi Totale Bergamo 3898 342 2803 1958 2669 1702 742 57 10 26 18 14225 Brescia 4639 781 1641 1953 2194 191 775 22 44 236 12 12488 Como 1536 66 1939 854 1306 16 404 11 12 0 2 6146 Cremona 1549 220 218 576 536 33 167 2 9 40 4 3354 Lecco 991 57 1211 432 820 8 360 6 4 9 2 3900 Lodi 661 53 65 285 334 22 56 3 6 23 0 1508 Mantova 2538 596 328 872 1170 67 152 16 24 138 5 5906 Milano 27 75 42 14 181 13 40 0 0 0 1 393 Milano 1 549 52 198 167 572 19 151 8 8 11 1 1736 Milano 2 372 45 134 110 286 5 121 3 5 2 4 1087 Monza Brianza 276 41 215 133 332 4 156 7 0 2 1 1167 Pavia 1152 425 324 550 850 174 380 7 5 138 5 4010 Sondrio 2079 46 2818 428 913 10 320 5 5 0 0 6624 Vallecamonica e Sebino 1126 14 1321 250 929 5 268 2 2 1 3 3921 Varese 909 147 1197 451 1127 93 463 12 6 42 4 4451 4.555 161 140 668 62 70.916 ASL Bovini Tabella 2 -Numero allevamenti zootecnici registrati in BDR/BDN. Totale 22.302 2.960 14.454 9.033 14.219 2.362 9 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Figura 1 - Distribuzione degli allevamenti bovini BRUCELLOSI BOVINA BUFALINA Descrizione La brucellosi è una zoonosi causata da batteri appartenenti al genere Brucella. La sua diffusione è a livello mondiale, ma in modo particolare nei paesi del Mediterraneo, in India, nei paesi mediorientali, nell'Asia centrale e in America Latina. La malattia colpisce diversi tipi di animali, fra cui vacche, capre, pecore, cervi, maiali, cavalli, roditori, lagomorfi cani e altri carnivori tra cui l’orso. Responsabili dell'infezione sono sei specie di batteri Gram negativi appartenenti al genere Brucella: B. abortus, B. melitensis, B. suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae. Le prime quattro specie sono in grado di provocare malattia anche nell'uomo. Eziologia L'agente eziologico è un microrganismo Gram negativo di forma bacillare o coccobacillare, molto piccolo (0,6-2,0 x 0,3-0,5 µm), asporigeno, immobile, privo di capsula. Il batterio è aerobio, con limiti di sviluppo compresi tra 20° e 40° C e optimum a 37°C. Tuttavia bisogna ricordare che numerosi stipiti di B. abortus (generalmente in primo isolamento) e tutti gli stipiti di B. ovis (sempre) richiedono, per la crescita, una certa tensione di CO2(5-10%). 10 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia Patogenesi e lesioni In condizioni naturali l'infezione avviene per via digerente (mucosa orale e tonsille, mucosa gastrointestinale). La penetrazione del batterio può avere luogo attraverso la mucosa oculocongiuntivale o vaginale o, più raramente respiratoria oppure attraverso soluzioni di continuo della cute. Dopo penetrazione nell'organismo B. abortus si localizza inizialmente nei linfonodi regionali e da qui generalizza nei tessuti dell'ospite. Attraverso il torrente circolatorio si localizza nella milza, nel fegato, nel midollo osseo e nei linfonodi. A questo punto l'andamento dell'infezione varia a seconda che l'animale sia pubere o impubere, gravido o non. Negli animali impuberi i batteri vengono inattivati dalla reazione immunitaria tuttavia gli animali rimangono del tutto recettivi nei confronti di una eventuale successiva reinfezione. Se la prima infezione colpisce femmine gravide di non oltre 4-5 mesi, le brucelle rimangono quiescenti, a partire dal 5° mese di gestazione però attraverso una batteriemia secondaria, raggiungono gli organi bersaglio (placenta e feto), dove si moltiplicano intensamente. Nel caso in cui l'infezione avvenga oltre il 5° mese, si ha batteriemia primaria con disseminazione delle brucelle nell'utero gravido e nelle altre sedi. Per quel che riguarda le femmine puberi non gravide e in lattazione i microrganismi con la batteriemia primaria arrivano anche nella mammella generando focolai di "micromastite". Le lesioni più significative si riscontrano a livello placentare con membrane più o meno infiltrate e ispessite, i cotiledoni sono ingrossati ed emorragici. A livello di invogli si evidenzia edema gelatinoso tra corion ed allantoide. Il feto è mummificato e putrefatto e presenta fenomeni asfittici. Le lesioni a livello testicolare sono caratterizzate da sclerosi a livello di parenchima, l'organo è ingrossato e le tuniche ispessite ed aderenti. Caratteristiche di resistenza del batterio Temperatura Il calore umido le inattiva in 3h a 55° C, in 1,5h a 60° e in 15 min a 65°C. Non resistono alla pastorizzazione. Conservano piena vitalità per mesi e anni alle basse temperature. ph ph variabile da 6,6 a 7,4 Disinfettanti Vengono rapidamente inattivate dai più comuni disinfettanti. Sopravvivenza materiale biologico B. abortus nelle carni bovine conservate tra i 3 e 5°C, si mantiene infettante per oltre due settimane e tale infettività raggiunge 18 mesi a temperatura di -27°C; B.suis nella milza, nei linfonodi e nel fegato di suini naturalmente infetti, sopravvive oltre 40gg a temperature comprese tra -10 e -40°C; in carni salate e affumicate B. abortus può mantenersi viva e infettante per un periodo dalle 4 alle 11 settimane. Negli insaccati da consumarsi crudi la stessa B. abortus è stata ritrovata virulenta dopo 58 gg. 11 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Sintomatologia Nel bovino la malattia ha decorso cronico, spesso inapparente ed è caratterizzata da aborto nelle femmine e da processi infiammatori a livello di genitali nei maschi. L'aborto si manifesta tra il 4° e 8° mese di gravidanza, con prevalenza tra il 6° e il 7°. I segni clinici sono di solito poco appariscenti e l'espulsione del feto avviene senza interessare lo stato generale dell'animale. All'aborto spesso può seguire ritenzione placentare con problemi talvolta di metrite acuta o cronica, e nella gravidanza successiva è comunque evento raro il ripetersi di episodi abortivi.Per quel che riguarda la mastite brucellare non si hanno sintomi particolari, se non una modica diminuzione della secrezione lattea ed alterazioni chimico-fisiche della stessa. Nel maschio la sintomatologia è a carico di epididimo e testicoli con andamento per lo più di tipo cronico. Diagnosi Le ritenzioni di placenta, gli aborti, i parti prematuri, i casi di mortinatalità la presenza di alterazioni a carico del feto e degli invogli sono tutti elementi su cui basare una diagnosi presuntiva. Solo però gli esami di laboratorio sono in grado di confermare l'esatta natura di questi processi morbosi. Esami di laboratorio Colturale: rappresenta uno dei metodi più affidabili e come materiale si utilizzano invogli fetali, latte, tamponi, feto, tamponi vaginali, ecc. Prova biologica: vi si ricorre solo in particolari casi e richiede la disponibilità di materiale fresco non eccessivamente contaminato. Test sierologici: rappresentano la parte fondamentale per la diagnosi. Sieroagglutinazione lenta: è il metodo più tradizionale e prevede la diluizione dei sieri per raddoppio e l'impiego, come antigene, di una sospensione di brucelle preventivamente titolata in presenza di siero standard internazionale. Rose bengala test: si è affermato come metodo di screening di massa e utilizza un antigene fortemente acido in cui le brucelle sono colorate con rosa bengala. Si effettua ponendo a contatto 0,03 ml di siero con la stessa quantità di antigene, mescolando attentamente con bastoncino apposito e leggendo dopo 4 minuti. Le reazioni positive danno luogo a seconda della loro intensità a fenomeni d'agglutinazione appena percettibili oppure dalla formazione di fini o grossi agglutinati di colore rosso-rosa. La fissazione del complemento viene ritenuto fra i metodi tradizionali quello più sensibile e specifico. Ring test: è una prova di agglutinazione in grado di svelare la presenza di anticorpi specifici nel latte di vacche infette e trova particolare applicazione nel controllo del latte proveniente da più animali della stessa azienda (latte di massa). 12 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia Situazione in Regione Lombardia La Regione Lombardia è riconosciuta Ufficialmete Indenne da Brucellosi con Decisione della Commissione 2010/391/CE dati riportati in seguito sono presenti sia sul portale della Sanità di Regione Lombardia sia sul portale dell’istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia (IZSLER), di cui si riporta, di seguito, il riferimento. http://www.sanita.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Page&childpagename=DG _Sanita%2FDGLayout&cid=1213287313273&p=1213287313273&pagename=DG_SA NWrapper Tabella 3 - Dati relativi ai controlli effettuati dai Dipartimenti di Prevenzione Veterinari (DPV) in regione Lombardia dal 2000 al 2010 e all'andamento della prevalenza e dell'incidenza della brucellosi negli allevamenti bovini. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Patrimonio controllabile 16.403 15.497 15.111 14.521 14.019 13.456 12.691 12.508 12.116 11.588 11.083 Patrimonio controllato 16.403 15.495 15.111 12.287 7.744 6.314 8.044 6.524 6.653 6.678 6.038 Ufficialmente indenni 16.396 15.492 15.109 14.521 14.019 13.456 12.691 12.508 12.112 11.588 11.083 risultati infetti 13 11 2 4 0 0 0 0 0 1 1 nuovi infetti 13 9 1 4 0 0 0 0 0 1 1 già infetti 0 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 Prevalenza 0,08 0,07 0,01 0,03 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,01 0,01 Incidenza 0,08 0,06 0,01 0,03 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,01 0,01 Figura 2 - Andamento delle positività in regione Lombardia nel decennio 2000-2010 13 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Rilevanza per l’orso Fino ad oggi sono noti solo casi di positività sierologica nell’orso con siero prevalenze del 0,8-1,5 % in studi effettuati in Nord America su grizzly (Ursus arctos horribilis) e orso nero americano (Ursus americanus) e prevalenze fino al 5% nell’orso polare (Ursus maritimus). Infezioni sperimentali su orsi adulti e giovani hanno portato ad avere segni clinici transitori riferibili a vomito e febbre, lesioni a rene e milza ed eliminazione del batterio tramite urine. Può dare aborto. TBC (MYCOBACTERIUM BOVIS) Descrizione M. bovis è responsabile di una patologia infettiva contagiosa dei bovidi e di altri mammiferi caratterizzata da lesioni nodulari di tipo granulomatoso trasmissibile all’uomo; per tale motivo riveste notevole rilevanza economica e sociale. L’evoluzione della malattia è solitamente cronico e azione depauperante ma in qualche caso può assumere andamento acuto rapidamente progressivo anche in soggetti adulti o anziani. Potenzialmente le lesioni si possono ritrovare in ogni distretto e organo ma sono maggiormente colpiti i polmoni, la milza, i linfonodi e le sierose peritoneali e pleuriche. Eziologia M. bovis è un agente asporigeno, immobile privo di capsula, sottoposto a colororazione Ziehl-Neelsen assume colorazione rossa caratteristica. Strettamente aerobio cresce con lentezza nei terreni solidi di coltura. Non è nota una produzione di tossine batteriche o altri fattori di virulenza e viene regolarmente inattivato dalla pasteurizzazione , M. bovis è in grado di rimanere vitale per 4 anni in terreni fortemente contaminati e 2 dopo interramento di carcasse infette. Patogenesi e lesioni La patologia in seguito ad esposizione all’agente può avere un decorso lento a carattere cronico evolutivo con coinvolgimento di tessuti differenti e disseminazione oppure una generalizzazione acuta-precoce. La propagazione all’interno dell’organismo avviene sia per contiguità che per via linfoematogena con interessamento dei linfonodi. Dove il micobatterio si localizza e viene inglobato dai macrofagi abbiamo una reazione tissutale di tipo granulomatoso. All’interno dei macrofagi poi il batterio raggiunge la circolazione sanguigna e linfatica disseminando e coinvolgendo organi differenti da quello di partenza. Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) I mammiferi sensibili a questa patologia sono molti. La trasmissione può avvenire attraverso numerose vie: via congenita, via alimentare, via diretta respiratoria, via 14 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia genitale e via cutanea. Negli animali domestici il contagio avviene essenzialmente per frequentazione di pascoli contaminati o utilizzo di foraggi infetti, introduzione in allevamento di animali malati o comunque infetti, contiguità con allevamenti nei quali sono presenti animali portatori oppure attraverso personale vettore o direttamente infetto. In natura l’importanza della via respiratoria diretta, della via alimentare e congenita sono le più importanti con le prime due che interessano ovviamente la propagazione extraspecifica della malattia. Situazione in Regione Lombardia Anche nei confronti della tbc, la Regione Lombardia è riconosciuta territorio ufficialmente indenne, con Decisione della Commissione 2010/391/CE. Di seguito è riportata la situazione epeidemiologia nei confronti della TBC, frutto della attività di sorveglianza e controllo dei DPV. E’ inoltre in atto un monitoraggio trans nazionale per il monitoraggio della patologia nelle specie selvatiche cervo (Cervus elaphus) e cinghiale (Sus scrofa) nell’arco alpino (Progetto EMIDA-era.net) Tabella 4 - Controlli effettuati dai DPV per TBC in regione Lombardia (2000-2010) TUBERCOLOSI Patrimonio controllabile Patrimonio controllato (n° IDT) Ufficialmente indenni Infetti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 16.788 15.81 8 15.31 3 14.56 7 14.02 1 13.45 12.703 12.519 6 12.132 11.605 11.085 14.772 15.81 8 13.56 1 12.52 6 8.670 8.487 7.031 16.776 15.80 9 15.30 5 14.56 6 14.01 4 13.45 12.699 12.517 5 22 26 24 14 19 15 11 2006 6.776 14 2007 6.608 11 2008 2009 6.839 2010 6.078 12.131 11.605 11.085 13 2 4 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Figura 3 - Andamento di prevalenza e incidenza negli allevamenti per TBC in Lombardia (20002010) Di seguito si riportano i riferimenti. http://www.emida-era.net/ http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/73/Focolai2006-2010.pdf L’Istituto è anche Centro di Referenza Nazionale per la tubercolosi bovina http://www.izsler.it/izs_bs/s2magazine/index1.jsp?idPagina=1570 Sul sito dell’istituto è possibile visualizzare le carte epidemiologiche http://www.izsler.it/pls/izs_bs/www.izsler.it/pls/izs_bs/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mos tra_pagina?id_pagina=1824 http://www.izsvenezie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1142:pr ogetto-europeo-emida-sulla-tubercolosi-nei-cervi-dellarco-alpino&catid=160:brevi-dai-laboratori-&Itemid=765 Rilevanza per L’orso Questa patologia non sembra avere un reale impatto sulla popolazione a vita libera. Neppure negli orsi americani simpatrici ad alcune popolazioni di cervi coda bianca (Odocoileus virginianus) nei quali la patologia è endemica. Sono invece stati riscontrati casi di tubercolosi in orsi polari in alcuni zoo (zoo svizzero e di Francoforte- Dollinger, P., Baumgartner, R., Pagan, O. & Weschler, B. Husbandry and pathology of polar bears (Thalarctos maritimus) in Swiss zoos European Association of Zoo and Wildlife Veterinarians First Scientific Meeting, Rostock, Germany, May 16-18,1996.) 16 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia MALATTIA DI AUJESZKY O PSEUDORABBIA Descrizione (Patologia) Malattia contagiosa del suino in altri carnivori tra cui canidi, mustelidi e ursidi da una encefalite costantemente letale. L’agente è un virus di tipo Herpes (Suid Herpesvirus 1 – HV1). Sviluppo della malattia (Patogenesi) e lesioni Nelle specie diverse dal suino il virus causa una patologia il cui decorso varia da specie a specie e si presenta nei canidi e negli ursidi come una encefalite iperacuta grave rapidamente mortale in pochi giorni i cui sintomi dolore encefalico depressione del sensorio e un caratteristico intenso prurito. Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) HV1 possiede un notevole ampiezza d’ospite anche se nelle specie differenti dal suino il virus cambia molto il suo comportamento risultando affatto diffusivo. E’ molto stabile nei materiali biologici può risultare infettante anche dopo alcune settimane in ambiente, nel suino l’infezione avviene infatti sia per via indiretta che diretta. Nelle specie diverse dal suino invece la trasmissione avviene esclusivamente per via orale. La patologia è diffusa nelle popolazioni selvatiche di cinghiale con prevalenze variabili e funzione sia dell’area che della condizione demografica della popolazione. Nelle varie realtà Italiane si parla di prevalenze che vanno da 0 al 9 % (Ercolini C., Ferrari A., et al., 1993) fino al 51% (Lari A., Lorenzi D., et al 2002). Situazione in Regione Lombardia In Tabella 5 sono riportati i risultati dei piani di monitoraggio 2008 e 2009 in Lombardia. Il monitoraggio viene fatto contestualmente alla attività di sorveglianza nei confronti della malattia vescicolare (MVS). Dove il cinghiale è cacciato esistono dei piani di monitoraggio anche nella specie selvatica. In passato sono state rilevate prevalenze nulle nella provincia di bergamo e più recentemente prevalenze del 16% in un totale di 2977 campioni esaminati provenienti da varie provincie lombarde (positivi 562), di seguito il riferimento. http://www.izsler.it/izs_bs/allegati/695/RelazioneannualeCdRAujeszky_2009.pdf 17 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Tabella 5 - Aziende suinicole da riproduzione controllate e positive per MA periodo gennaiosettembre in Lombardia, suddivise per ASL ASL Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano città Milano 1 Milano 2 Monza Brianza Pavia Sondrio Valcamonica Varese Totale Aziende controllate ciclo aperto 55 219 5 64 6 40 85 0 7 12 Aziende positive ciclo aperto 14 127 0 31 2 12 32 0 0 3 Aziende controllate ciclo chiuso 15 29 11 41 7 34 25 1 2 4 Aziende positive ciclo chiuso 1 19 2 30 1 19 14 0 0 2 Aziende controllate ingrasso 36 93 3 37 6 21 134 0 2 3 2 40 3 4 10 552 1 7 0 0 2 231 2 8 1 3 8 191 0 2 0 0 0 90 1 9 2 5 5 357 Aziende positive ingrasso 16 42 0 15 0 6 49 0 0 2 0 1 0 3 0 134 Tabella 6 - Aziende suinicole indenni per MA nel periodo gennaio-settembre 2011, suddivise per ASL ASL N° aziende indenni Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano città Milano 1 Milano 2 Monza Brianza Pavia Sondrio Varese Valcamonica Totale 5 55 8 16 30 6 20 1 1 10 2 6 10 13 13 196 18 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia Figura 4 - Andamento della sieroprevalenza aziendale per MA in Lombardia (1997- settembre 2011) Rilevanza per l’orso Teoricamente la patologia risulta molto pericolosa per la specie orso in quanto non è infrequente che il plantigrado possa nutrirsi di carcasse di suidi domestici o selvatici infetti. In realtà non sono noti di decessi di orso a vita libera ma gli unici casi di infezione riportati riguardano esemplari detenuti in giardini zoologici e accidentalmente alimentati con carne di maiale cruda (Zanin E., et al., 1997). Questo fatto può anche essere dovuto al fatto che la patologia è rapidamente mortale (24 ore) nella specie tanto da rendere poco probabile rinvenire un soggetto durante la fase clinica della patologia. LEPTOSPIROSI Descrizione (Patologia) La leptospirosi è una patologia causata da microrganismi chiamati leptospire che vede come organo bersaglio il rene. La patologia decorrere in forma leggere non apparente o esitare in setticemia con comparsa di febbre alta, ittero ed emorragie che portano a morte. 19 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Eziologia Le leptospire sono batteri di piccole dimensioni provviste di sottile spiralatura ed estremità ripiegate ad uncino. Ne esistono numerose sierogruppi a loro volta suddivisi in siero varianti ognuno dei quali possiede con tropismo positivo nei confronti di alcune specie ospite ma non assoluta specie specificità. La variante molto comune Icterohemorragiae oltre ad essere una zoonosi è quella che presenta un maggiore spettro d’ospite. Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) Le leptospire non presentano una particolare resistenza ambientale e devono la loro diffusione alla infettività e alla persistenza nelgli ospiti che ne divengono serbatoi eliminatori. Gli animali maggiormente coinvolti nella propagazione della leptospirosi sono principalmente i muridi ma anche altri vertebrati selvatici e domestici. Patogenesi e lesioni Il decorso della malattia è molto variabile e può presentare andamento iperacuto, cronico o addirittura asintomatico. Di solito è presente una febbre importante accompagnata nei casi gravi da interessamento epatico e soprattutto renale. Il soggetto colpito oltre a debolezza e abbattimento può presentare vomito e diarrea emorragica. La compromissione epatica porta poi all’insorgenza di ittero. Nei casi gravi in mancanza di terapia si può arrivare al decesso quasi sempre imputabile ad insufficienza renale acuta. Situazione in Regione Lombardia Il Centro di Referenza Nazionale per la Leptospirosi si occupa di tenere monitorata la situazione relativa alle leptospirosi sin dalla sua istituzione con D.M. 4 ottobre 1999, sulla base di una unità interna all'Istituto preesistente da diversi anni; esso opera all'interno della sede centrale di Brescia dell’IZSLER. Rilevanza per l’orso La patologia potenzialmente è molto importante per la specie orso. Numerosi studi mostrano come l’orso presenti siero prevalenze piuttosto importanti in ambiente naturale (fino al 40% in croazia: Slavica A., et ali., 2010). Indagini svolte invece su animali detenuti in ecoparchi hanno mostrato che l’orso tende a non sviluppare la forma clinica della patologia anche se può presentare quadri anatomopatologici significativi con danni evidenti all’emuntorio renale. E’ bene dunque considerare la leptospirosi una patologia importante per l’orso. Sierovarianti riscontrate nell’orso: Leptospira copenhageni, Leptospira mankarso, Leptospira autumnalis, Leptospira icetrhaemorrhagiae. 20 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia FEBBRE Q (COXIELLA BURNETII) Descrizione ed Eziologia Infezione diffusa su scala mondiale ad evoluzione sub clinica in molte specie animali tranne che nei piccoli ruminanti nei quali può dare broncopolmonite, oftalmite e aborto. Si tratta di un microrganismo appartenente al gruppo delle Rickettsie (Coxiella bruneii) ma a differenza di queste non necessita di un atropode come vettore in quanto è molto resistente nell’ambiente. L’infezione si osserva preferibilmente negli ovicaprini cani con minore frequenza altri mammiferi tra cui equini, bovini, bufalini, gatti etc. Una parte molto importante nell’infezione la svolgono le zecche appartenenti a molti generi tra cui Dermacentor, Rhiphicefalus, Hyalomma, Ixodes. Esiste anche una via diretta di infezione che è tipica ad esempio del passaggio della patologia da ovicaprino a cane e avviene nel momento in cui i cani da pastore si nutrono delle placente o degli aborti degli animali del gregge. La patologia si presenta come una febbre simil influenzale anche autolimitante. La batteriemia porta alla disseminazione dell’agente e al conseguente riscontro di lesioni a livello renale, cardiaco e epatico. Distribuzione e frequenza della malattia (Epidemiologia) L’infezione è molto diffuso nel territorio nazionale risulta dunque endemica sia nei mammiferi domestici (Cabassi C.S. et al., 2006) che selvatici. Situazione in Regione Lombardia Infezione costantemente presente in prevalenze anche importanti ( fino al 10%) tra gli ovicaprini. Mentre nel latte bovino di 400 aziende lombarde sono state riscontrate positività del 40% (Magnino S. et al., 2009) quale è la fonte di tali dati….?. E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia sulle malattie trasmesse da zecche. Il piano di monitoraggio è stato intrapreso dall’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia ma fattivamente al momento è praticato nella sua completezza solo dal territorio Emiliano. Rilevanza per l’orso Positività sono state rilevate negli orsi croati con prevalenze del 9% (Madic J. et al., 1993). Probabilmente nell’adulto ha un andamento sub clinico senza ma potrebbe avere un impatto significativo in alcuni momenti fisiologici particolari nella vita dell’orso come infanzia, gravidanza o risveglio da letargo. 21 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Normativa di riferimento La patologia è soggetta a denuncia obbligatoria (RPV 320/54). Anche L’ufficio internazionale delle Epizozie (OIE) richede una notifica in caso di riscontro. Essendo anche una zoonosi possono essere richieste misure speciali di sorveglianza (D.L. 191/06). MALATTIE DA ZECCHE Le zecche sono acari succhiatori di sangue, sono invertebrati molto resistenti e possono vivere e sopravvivere in condizioni ambientali anche molto difficili. Hanno cicli riproduttivi molto variabili sia per numero di passaggi su ospite che per lunghezza del ciclo (da un mese a tre anni). In alcune regioni d’Italia il ciclo è praticamente continuo senza interruzioni invernali sebbene sia presente una alternanza di periodi di grande attività e di relativa quiete. In genere i periodi di maggior presenza sono il primaverile (aprile-maggio) e l’autunnale (settembreottobre). Le zecche preferiscono le aree boscose o quanto meno erbose, zone nelle quali possano trovare dei microclimi caldo umidi senza troppo sole diretto; questo non impedisce loro di sopravvivere anche in zone meno idonee. Ciclo biologico La zecca esce dall’uovo deposto in forma di larva che si riconosce per le dimensioni molto ridotte e per avere solo 3, al posto di 4 arti per lato. In questa forma può vivere fino ad un anno, la muta può avvenire solo a seguito del primo pasto ematico sul primo ospite a sangue caldo che incontra, che in genere dura 5 gg. Successivamente la larva si stacca dall’ospite e scende a terra dove può rimanervi da pochi giorni ad un anno, muta diventando una ninfa (di dimensioni minori dell’individua adulto, ma in cui sono presenti 4 arti per lato) in attesa del passaggio di un altro ospite. Il ciclo appena descritto si ripete e la ninfa ricaduta a terra può trasformarsi in zecca adulta che a sua volta riattende un passaggio per ripetere un ultimo pasto di sangue, accoppiarsi e riscendere e, nel caso si tratti di una femmina, deporre le uova. L’esistenza di larve, ninfe e adulti giustifica l’esistenza di zecche di molti tipi e dimensioni diverse. 22 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia Il ciclo della zecca appena descritto insieme al fatto che non sono parassiti specie-specifici è un punto nodale che spiega la pericolosità di questi acari e la loro efficacia come trasmettitori di malattie infettive. Una stessa zecca prima di morire può aver fatto un pasto ematico su tre ospiti diversi appartenenti a tre specie differenti, veicolando e movimentando in questo modo molte patologie presenti in un territorio. Malattie trasmissibili Paralisi da morso di zecca. E’ una paralisi progressiva, migrante-ascendente flaccida dovuta ad un abnorme reazione dell’organismo alla “saliva” anestetica dell’acaro. La paralisi aumenta nel corso dei giorni la propria gravità. Dapprima coinvolgendo la muscolatura nella zona di morsicatura poi salendo verso la testa. Si notano debolezza, sonnolenza e febbre, la paralisi dei muscoli respiratori può portare a morte l’animale. La sintomatologia scompare con la rimozione della zecca ed è quasi immediata. Malattia di Lyme. E’ un’antropozoonosi causata da spirochete (Borrellia burgdorferi) presente in Europa e Nord America Asia ed Africa. Dal punto di vista clinico la malattia di Lyme si presenta suddivisa in tre fasi. La fase precoce localizzata, nei primi 30 giorni dalla puntura ed è caratterizzata dalla comparsa dell’Eritema Migrante (EM) nella sede cutanea colpita dalla zecca; è una arrossamento che si espande lentamente fino a formare un’ampia area tondeggiante che tende a risolvere al centro lasciando un margine periferico in espansione centrifuga. La fase precoce disseminata, che compare dopo poche settimane e può risultare evidente per mesi dall’infezione, è caratterizzata da dolore agli arti colpendo a volte in modo alternato alcune articolazioni. La fase tardiva, a distanza di mesi o anni dall’infezione, è caratterizzata da alterazioni a carico dell'apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso centrale e periferico (meningite, encefalomielite, atassia cerebellare, polineuropatie sensitivo–motorie, disturbi del sonno e comportamentali), della cute 23 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 (acrodermatite cronica atrofica) e dell'apparato cardiovascolare (miopericardite, cardiomegalia). Ehrlichiosi. Le Ehrlichie appartengono alla famiglia delle Rickettsiacee e, come le Rickettsie, sono parassiti intracellulari obbligati, da tempo conosciuti come agenti patogeni di interesse veterinario. L’agente eziologico dell’ehrlichiosi è Erhrlichia spp infezione il periodo di incubazione varia da 7 a 21 giorni. Anche in questo caso esistono varie forme: acuta, subclinica e cronica. La fase acuta dura circa 3 settimane presenta segni clinici aspecifici febbre, depressione, emorragie aumento di volume dei linfonodi ed anemia (rigenerativa e non). La fase subclinica è asintomatica. La fase cronica presenta alterazioni della coagulazione petecchie emorragiche cutanee e sangue dal naso, dimagramento, pallore delle mucose, aumento di volume dei linfonodi e debolezza. Piroplasmosi. Il protozoo responsabile di questa malattia è il piroplasma (Babesia spp). Il piroplasma si introduce nei globuli rossi del cane dove subisce alcune trasformazioni e viene ingerito dalla zecca durante il pasto di sangue. Nella zecca femmina migra addirittura a livello di uova dalle quali nasceranno migliaia di piccole larve di zecca già infette e pronte a propagare la malattia. L'incubazione, dura da due giorni a due settimane circa. Durante questa fase nessun piroplasma è presente nel sangue. Al termine di questa fase i parassiti raggiungono il sangue e quasi contemporaneamente si manifestano i sintomi. Nella forma acuta della malattia l’animale presenta una notevole ipertermia, accompagnata da stanchezza. La febbre dura 10 giorni circa. In Contemporaneamente l’animale va in contra ad una crisi anemica dovuta alla distruzione di globuli rossi durante la riproduzione dei parassiti Lo stato generale si può aggravare evolvendo in coma e morte. Esiste una forma cronica, che colpisce generalmente gli adulti e può seguire una fase acuta. La febbre è meno marcata o talvolta assente e lo stato generale è globalmente buono. L'anemia è sempre presente e ben marcata. L'evoluzione di questa forma di piroplasmosi è lenta ed esistono possibilità di complicazioni. Le probabilità della trasmissione di agenti patogeni per mezzo della puntura di zecche sono direttamente proporzionali alla permanenza di queste sull’ospite (con eccezioni rappresentate dalla Febbre ricorrente da zecche e da TBE), e sono in generale basse se la zecca rimane attaccata all’ospite per meno di 36-48 ore. Situazione in Lombardia, Progetti, Programmi E’ in atto un programma di monitoraggio in Regione Lombardia attuato dall’IZS LER sulle malattie trasmesse da zecche ma al momento attivo solo nel territorio Emiliano 24 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia Importanza per l’orso Le malattie trasmesse da zecche a causa della loro diffusione e dell’eterogenicità eziologica e dell’habitat occupato dal vettore possono avere molta importanza sugli aspetti sanitari dell’orso che risulta molto esposto ad eventuali infezioni. VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LA SPECIE ORSO Per la valutazione del rischio sanitario per l’orso in Lombardia dobbiamo considerare innanzitutto che non esiste al momento una popolazione stabile per quanto ridotta. L’orso in questo periodo storico e prevedibilmente anche nell’immediato futuro sarà presente in modo discontinuo con esemplari in dispersione, generalmente maschi, provenienti dalla popolazione Trentina. I parametri presi in considerazione indicati in tabella sono stati scelti ed è stato loro attribuito una valenza attraverso l’uso dei simboli + e – (enendo conto anche della demografia della specie. Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici: Si riferisce ai dati ottenuti in letteratura o da fonti ufficiali messe a disposizione dagli organi deputati al monitoraggio delle malattie infettive (D.G. Sanità Regione Lombardia, IZSLER etc). E’ stato scelto di attribuire il simbolo – (meno) nel caso la malattia non sia presente in regione, il simbolo +/- nel caso sia presente in forma sporadica o comunque rara, + nel caso in cui la malattia sia presente ma non diffusa, ++ nel caso in cui la diffusione sia importante. Probabilità di contatto: Questo parametro identifica la probabilità che l’orso possa attraverso le tipiche e note vie di trasmissione delle varie patologie venire in contatto con l’agente eziologico. Anche in questo caso il simbolo – riferisce una probabilità di incontro bassissima o prossima allo zero. Sia per l’eventuale assenza dell’agente eziologico sia in relazione alle abitudini di utilizzo delle risorse trofiche e del territorio. +/- nel caso in cui ci sia effettivamente la possibilità potenziale di un incontro anche se remoto con l’agente eziologico e dunque di un contagio. + nel caso in cui il contagio sia possibile. ++ nel caso di contagio probabile nel caso di incontro con l’agente eziologico. Ovviamente non basta prevedere l’incontro tra un organismo complesso come l’orso e un agente infettivo per prevedere se avverrà o meno l’evento morboso, ne di che gravità sarà quest’ultimo. Molti fattori giocano un ruolo importante che può essere determinante nell’insorgere o meno del fatto morboso. Il parametro in esame non tiene conto di questo ma solo della possibilità di incontro con la noxa patogena. Letalità e gravità delle lesioni: Indica il grado di gravità dell’evento morboso(in base ai dati disponibili in letterattura) nella specie orso. Segno – nel caso la sintomatologia risulti del tutto inapparente, +/- in caso in cui i sintomi sono lievi e i danni ad organi e apparati nulli, + nel caso in cui la patologia possa portare ad un impatto sull’omeostasi dell’individuo con lesioni ad organi anche durature che possano compromettere il benessere dell’animale infettato non solo nella fase acuta, ++ patologia che può portare a morte l’orso. 25 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Effetti sulla dinamica di popolazione: in questo caso si intende effetti diretti e indiretti sulla fecondità o sul tasso riproduttivo. E’ il caso di alcune patologie abortigene o che compromettono la fertilità dei soggetti colpiti. Forse è questo, per il momento, un parametro meno interessante degli altri per la Regione Lombardia in quanto non è presente un popolazione riproduttiva. E’ però vero che i maschi in dispersione presenti al momento ed in futuro sul territorio regionale sono destinati a tornare in seno alla popolazione riproduttiva trentina. Da qui la scelta di inserire anche questo parametro nel giudizio di criticità. In questo caso si attribuisce il simbolo – alle patologie che non hanno impatto sui tassi riproduttivi, +/- a quelle che possono in rari casi averlo, + a quelle i cui effetti sono sovente a carico dell’apparato riproduttivo e ++ per quelle malattie i cui effetti negativi sulla riproduzione sono caratteristici e frequenti. Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno: in questo caso si è inteso in popolazioni studiate. E’ una voce che dovrebbe rappresentare la reale diffusibilità in condizioni “normali” di una patologia ed è ricavata dai dati forniti dalla letteratura. In questo caso il simbolo – indica che la patologia anche dove presente nella fauna simpatrica non ha mai dato effettive sieropositività nell’orso. +/- indica prevalenze molto basse ma rilevate, + indica prevalenze importanti, ++ indica una morbilità elevata. Rischio potenziale per l’Orso in Lombardia: è il risultato dei fattori che precedono e tiene conto sia delle probabilità di contagio che della gravità della patologia. Si riferisce quindi al livello di attenzione che va posto nei confronti di quella patologia. In questa tabella sono riassunti i punteggi attribuiti ad ogni patologia analizzata. In Grassetto sono evidenziate le malattie che hanno raggiunto uno score tale da farle considerare “importanti” e che meritano dunque una grande attenzione. In Corsivo sottolineato sono evidenziate le malattie infettive che hanno ricevuto un attribuzione di punteggio tale da renderle comunque interessanti per la specie orso nel contesto Regionale Lombardo ma per le quali non è emersa una effettiva urgenza nell’analisi. Malattia Brucellosi TBC Aujewsky Leptospirosi Clamidiosi Febbre Q Parvovirosi Parainfluenza I Epatite infettiva CAV1 Cimurro/ morbillivirus Coronavirus canino Rabbia Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici Probabilità di contatto Letalità e gravità delle lesioni Effetti sulla dinamica di popolazione +/+/+ ++ +/+ +/+ ++ + ++ + + + ++ - + +/+ - +/+ +/+ ++ +/++ + - 26 Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno Rischio potenziale per l’orso in Lombardia +/+/+ + ++ + +/- +/+/+ - Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia Malattia Diffusione sul territorio lombardo in domestici e selvatici Probabilità di contatto Letalità e gravità delle lesioni Effetti sulla dinamica di popolazione Teniasi Trichinella Diphillobotrium Balysascaris Rotavirus Toxoplasma Paratubercolosi Malattie da Zecche Tularemia Antracosi Dermatophilus Rogna sarcoptica/demodectica + +/+/+/+ ++ - (+/-) +/+/- + +/+/+ + +/+/+/- + +/+ + + +/+ +/- Effettiva diffusione in popolazioni di orso bruno Rischio potenziale per l’orso in Lombardia +/+/+/+/+/+/+/- +/+/+ +/- MONITORAGGIO SANITARIO NON INVASIVO Al momento non esistono progetti di monitoraggio diretto o indiretto degli aspetti sanitari della specie orso. Questo anche perché al momento non sono previste catture pianificate ma solo interventi, nei casi di emergente necessita, per radiocollarare orsi dannosi o problematici. Le catture permettono tra le altre cose di raccogliere campioni biologici per analisi sanitarie dall’animale sedato. Esiste anche un'altra possibilità. Il cosiddetto “Metodo non-invasivo” che consiste nella raccolta di campioni biologici senza dover maneggiare l’animale direttamente. Si deve individuare il materiale biologico che interessa e tramite alcune metodologie raccoglierlo, collezionarlo e processarlo. Nel caso dell’orso sarebbe interessante utilizzare due canali di raccolta già esistenti e comunque previsti nell’ambito del progetti Life ARCTOS, e cioè la raccolta di feci e di peli. Di seguito si riportano le informazioni di tipo sanitario e non che si possono ottenere da questo tipo di campione biologico, auspicando un futuro interessamento da parte del mondo scientifico a questo tipo di indagine sanitaria. Feci Tipo di analisi possibili Analisi inserite nel piano di monitoraggio dell’orso si no no no no si no no no Alimentare Parassitosi Infestazioni Protozoi Cortisolo basale Titolazione basale ormone sessuale Genetica Titolazione delle immunoglobuline Ricerca delle tossine batteriche-micotiche Ricerca dei metalli pesanti 27 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Tipo di analisi possibili Analisi inserite nel piano di monitoraggio dell’orso no Infezioni enteriche (virali e batteriche) CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI Le malattie potenzialmente pericolose per la specie orso note e riportate in letteratura sono numerose. Di queste è stato deciso di prenderne in considerazione 27 di cui 4 (malattie trasmesse da zecche) raggruppate in un capitolo unico come anche le due rogne (sarcoptica e demodectica). Alcune di queste malattie sono presenti sul territorio regionale in modo stabile altre in modo sporadico, mentre alcune non sono presenti. Questo è stato il primo parametro per definire il reale rischio epidemiologico per la specie presente in Regione Lombardia. L’analisi degli altri parametri ha portato comunque ad individuare 9 malattie trasmissibili su cui appare dunque importante porre l’attenzione. Di queste quelle che possono potenzialmente costituire un pericolo elevato per la specie orso sono: Leptospirosi, il cui reservoir tipico sono i roditori ma è presente anche in altre specie selvatiche (Cinghiale ad esempio) e in minor misura in quelle domestiche (Cane). E’ in atto un progetto dell’IZSLER sul monitoraggio della patologia (Progetto di ricerca corrente 2002 su "Studio epidemiologico sulla leptospirosi suina nella regione Lombardia" (PRC 2002 008). Unità operativa) Secondo l’analisi condotta è una delle patologie cui prestare maggiore attenzione in funzione del potenziale rischio di contagio per la specie orso. E’ una patologia potenzialmente, e con tutta probabilità effettivamente, presente in molti mammiferi che l’orso consuma sia predando attivamente che rinvenendo carcasse tra cui roditori, suini, ungulati selvatici etc. Le leptospire inoltre si possono trovare anche in ambiente nelle pozze d’acqua stagnante o a lentissimo scorrimento. Il monitoraggio viene effettuato in prevalenza sulle specie domestiche o in base al sospetto sugli animali selvatici rinvenuti morti e conferiti agli IZS. La situazione epidemiologica sembra al momento sotto controllo anche se manca un monitoraggio estensivo applicato alle specie serbatoio che frequentano gli ambienti meno antropizzati Cimurro/morbillivirus, presente non solo nei cani domestici non vaccinati ma anche nella volpe e nei mustelidi. (Rilievo di focolaio epizootico di cimurro in volpi rosse (Vulpes vulpes) e tassi (Meles meles) nell'alta e media Valtellina; Irene Bertoletti; Alessandro Bianchi; Alessia Catella). Questa patologia insieme alla parvovirosi canina merita una maggiore attenzione da parte delle autorità sanitarie competenti in ottica di conservazione della specie orso. Le malattie infettive provocate da questi agenti virali infatti non sono oggetto di alcun monitoraggio. In Italia non esistono piani di monitoraggio attivi, ma potrebbe risultare utile proporre ai veterinari liberi professionisti di segnalare i casi accertati all’interno delle loro strutture. Stesso procedimento 28 Azione A2: Relazione tecnica sulle procedure di controllo sanitario e status del bestiame domestico pascolante nelle aree di presenza dell'orso in Regione Lombardia potrebbe essere esteso alle strutture pubbliche di accoglienza temporanea (Canili municipali). Pseudorabbia (morbo di Aujeszky), il cui serbatoio naturale e tipico è il suino sia domestico (Maiale) che selvatico (Cinghiale). La patologia è stata riscontrata sporadicamente negli anni passati negli allevamenti della Ragione e nei cinghiali prelevati a caccia. Il monitoraggio attualmente in atto in regione sembra soddisfare l’esigenza di una sorveglianza mirata anche alla specie orso Malattie da zecche, ovviamente importanti in questo caso sono i vettori che sono diffusi in modo disomogeneo in funzione dei microambienti ma presenti su tutto il territorio regionale. Gli agenti eziologici invece presentano una distribuzione più localizzata e limitata ad alcune aree. Esiste un programma di monitoraggio attivo delle malattie trasmesse da zecche patrocinato dall’IZS LER ma al momento attuato solo dalla regione Emilia Romagna. Appare necessario incentivare la raccolta delle zecche e il conferimento delle stesse agli IZS regionali informando di questa possibilità gli operatori e i tecnici faunistici e i veterinari sia di animali da reddito che di animali da compagnia. Nella classificazione di patologie pericolose per la specie orso le altre malattie infettive hanno mostrato un indice di rischio medio alto. Per queste non appare urgente l’attivazione di un livello di attenzione : Toxoplasmosi, il diffusore tipico è il gatto ma le cisti infettanti sono anche presenti negli organi e nei tessuti di molti altri animali domestici (Ovini e Caprini etc) e selvatici (Ungulati etc). Questa patologia di fatto non viene cercata attivamente, non vi sono dunque progetti di monitoraggio attivi. La situazione epidemiologica nella Regione Lombardia dunque non è conosciuta e le segnalazioni che giungono agli IZS e alle ASL derivano dalle denunce obbligatorie in caso di sospetto clinico formulato dal veterinario aziendale e da eventuali riscontri. Non vengono invece denunciati i casi accertati di toxoplasmosi negli animali da compagnia che quindi sfuggono completamente all’analisi epidemiologica. Parvovirosi, serbatoio naturale è il cane (Parvovirus canino) specie i cuccioli di importazione su cui non è stato eseguito un regolare protocollo vaccinale e l’orso (Parvovirus orsino). In italia non esistono piani di monitoraggio attivi, ma potrebbe risultare utile come già evidenziato nel caso del Morbillivirus proporre ai veterinari liberi professionisti di segnalare i casi accertati all’interno delle loro strutture. Stesso procedimento potrebbe essere esteso alle strutture pubbliche di accoglienza temporanea (Canili municipali). Febbre Q, molte le specie coinvolte sia domestiche (Ovini e Caprini etc) che selvatiche. In questo caso esiste un piano Regionale di monitoraggio attivo. Trichinella, presente nelle due forme T. spiralis e T. britovi rispettivamente presenti anche se sporadicamente nei suidi e nei carnivori. Anche per questa parassitosi è presente un monitoraggio Regionale sulle specie sensibili sia domestiche (maiali) che selvatiche (cinghiali e volpi). 29 Progetto LIFE Arctos NAT/IT000160 Alla luce delle considerazioni sopra riportate appare evidente che in Regione Lombardia a fronte di una popolazione di orsi, allo stato attuale, rappresentata da pochi animali in dispersione e quindi presenti temporaneamente sul territorio sia già in atto un buon monitoraggio sanitario delle malattie trasmissibili di importanza per la specie orso. Le malattie di notevole interesse per la specie orso sono di fatto tutte monitorate o monitorabili senza eccessivi sforzi economici ma sfruttando canali di informazione già esistenti (come per le malattie trasmesse da zecche) o coinvolgendo i veterinari dei piccoli animali e chiedendo loro di trasmettere le informazioni agli organi deputati al controllo epidemiologico delle malattie infettive degli animali ovvero le ASL e gli ZS Regionali. Unica patologia che risulta discostarsi da questa situazione è la Toxoplasmosi per la quale non esistono al momento studi o programmi di monitoraggio. BIBLIOGRAFIA Aitken I.D. (1993): Ovine chlamydial abortion. In: Z. Woldehiwet and M. Ristic, Editors, Rickettsial and Chlamydial Diseases of Domestic Animals, Pergamon Press Ltd., Oxford (1993), pp. 349–360. Alexander K.A., Maclachlan N.J., Kat P.W., House C., O’Brien S.J., Lerche N.W., Sawyer M., Frank L.G., Holekamp K., Smale L., McNurr W., Laurenson M.K., Mills M.C.L., Osburn O.B.I. (1994): Evidence of bluetongue virus infection among African carnivores. Am. J. Trop. Med. Hyg. 5: 568-576. Alton G.C., Jones L.M., Angus R.D:, Verger J.M. (1988): Techniches for the brucellosis laboratory. Paris: Institut National de la Recherche Agronimic, 190,pp. Ancelle T., De Bruyne A., Poisson D., Dupouy-Camet J. (2005): Outbreak of Trichinellosis due to consumption of bear meat from Canada, France, September 2005. Euro Surveill. 10(41): pii = 2809. 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