nel magico mondo delle geishe - EtnomondiWeb
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“Oceano senz’acqua, il Sahara è fascinoso come una donna velata.” Cosi lo descriveva la viaggiatrice e scrittrice inglese Freya Stark. “La vita è un ponte. Attraversalo e non costruirvi alcuna casa.” Proverbio indiano “Il vero viaggio non consiste nel vedere paesaggi nuovi ma nell’avere nuovi occhi.” Marcel Proust Giornale autoprodotto senza scopo di lucro. Etnomondi Maggio, Giugno 2008, Anno 12, n° 25, 3 euro / Mondi lontani Ed. Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti. Redazione: Mamdouh e Willy. Ringraziamo : Giada, i “lettori invisibili”, Ahui ed infine Aissa del Gambia. SOMMARIO EDITORIALE P. 3 ETNOSITI P. 38 NEWS FROM…EL ALAM P. 5 VOCI DAL NILO P. 40 ARTE CINESE: I PAESAGGI DI MOU-K’I P. 8 IL FASCINO DEL MISTERO: IL FESTIVAL DEI TESCHI P. 44 L’INTERVISTA: COME SONO NATE LE COPERTINE? P. 9 FIUMI DI VITA: NIGER P. 45 RISTORANTI ETNICI P. 15 IL MANICHEISMO P. 45 VIAGGIO IN ARABIA SAUDITA P. 19 GAMBIA P. 46 METROPOLI MULTIETNICA P. 21 RITORNO IN EGITTO P. 24 DAL SOL LEVANTE: NEL MAGICO MONDO DELLE GEISHE P. 48 TRACCE SULLA SABBIA P. 27 IL TERREMOTO IN CINA P. 49 LO SCHERMO ETNICO: L’ETNICO IN TV E DVD P. 31 ANIME GIAPPONESI: L’UOMO TIGRE P. 50 MUHAMMAD: L’ARTISTA PAKISTANO…E SCOZZESE P. 32 I NINETI P. 52 RADIO NI HAO P. 33 LE PORTE DELL’ORIENTE: MYANMAR, LA TERRA DELLE 1000 PAGODE P. 53 MOSTRE E RASSEGNE P. 36 BAB ZUWEILA: ALGERIA P. 55 La copertina “Nel giardino etnico” e il retro “Notizie racchiuse in una scatola di tè alle spezie” sono di: Mamdouh Errata corrige: nel numero scorso, rubrica “Voci dal Nilo”, abbiamo erroneamente omesso il nome dell’autore del libro “Il Negus – Vita e morte dell’ultimo dei re”: si tratta di Angelo Del Boca. http://etnomondi1.splinder.com [email protected] 3 Editoriale Siamo giunti al 25esimo numero del giornale, esattamente il decimo come “Etnomondi”, per i più distratti si chiamava prima “Mondi lontani”. Cari lettori, per questo numero “Intervistando” torna a chiamarsi “L’intervista” dove vi racconteremo aneddoti sulle copertine di tutti i numeri da noi realizzate. La rubrica “Radio Khan el Khalili” di cd diventa “Radio Ni hao” e “L’Uomo tigre” è il protagonista di “Anime Giapponesi”. “Bab Zuweila” vi porta questa volta in Algeria e “Le porte dell’Oriente” in Myanmar, la terra delle mille pagode. Questo numero è nato tra un viaggio in Arabia Saudita ed un altro in Egitto, che ci ha permesso di raccogliere ancora più informazioni per le rubriche e di scrivere due articoli “Viaggio in Arabia Saudita” e “Ritorno in Egitto”. Il Niger è il fiume in “Fiumi di vita” e il Manicheismo è la religione da noi raccontata come nei primi numeri del giornale quando vi spiegavamo le religioni nel mondo, racchiuse successivamente in un libro – “Mondi religiosi”-. Conoscete la storia del Gambia? La leggerete in questo numero, come la vera storia sulle geishe e il recente terremoto in Cina –ricordate “Terremoto in Pakistan” del n. 14?- . L’artista di questo numero è il giovanissimo Muhammad Milad Raza Qadri di origine pakistana, nato in…Scozia. Buona lettura e ancora una volta buon viaggio… negli Etnomondi! La Redazione Moschea in Bangladesh 5 - Scossa di terremoto di magnitudo 7,8 gradi della scala Ritcher ha colpito il Sichuan , nel sud- ovest della Cina il 12 Maggio. Oltre 10 mila i morti. Continua a salire il numero delle vittime. - Adesso i clandestini in Italia rischiano da 6 mesi a 4 anni di prigione, pena da scontare anche per chi affitta a loro una casa. È giusto bloccare nuovi flussi ed arrestare i delinquenti, ma i clandestini che sognano il permesso di soggiorno da oltre 5 anni e che non l’hanno mai potuto avere per via di sanatorie inesistenti? - Sulle rive di Kochin (India) prima del tramonto,si svolge un’improvvisata, animata e caratteristica asta del pesce appena pescato dai pescherecci. -Curiosa notizia dalla Cina: ben 1 milione di cd invenduti di “Rude Box”, flop di Robbie Williams, verranno mandati al macero e riciclati per progetti di edilizia urbana come ad esempio la pavimentazione delle strade…un disco sotto ai piedi! -Il terremoto dello Shaanxi (Cina, 23-1-1556) fu il più terribile della storia: furono probabilmente 830mila le vittime! -Inaugurata a San Alfonso Del Mar (Cile) la piscina più lunga del mondo: oltre un chilometro con una profondità massima di 35 metri! -Gli Intha sono una popolazione birmana che abita presso il lago Inle: ai loro bambini insegnano a nuotare prima che a camminare nei primi mesi di vita, servendosi di rudimentali braccioli ricavati da zucche vuote. -Sono stati rubati nella sede dell’ex radio nazionale della Giamaica i master di varie registrazioni originali di Bob Marley e Peter Tosh: il valore era inestimabile. -La Festa Nazionale dei Pescatori si svolge ogni anno a Mar del Plata (Argentina): coloratissima ma anche sacra, in onore dei pescatori deceduti sul mare nel corso dell’anno, si conclude con un’offerta all’Oceano Atlantico. -Gli U2 hanno allestito uno studio musicale a Fèz (Marocco) dove hanno trovato ispirazione per le registrazioni del nuovo album con la collaborazione di Gnawa e Sufi, due musicisti locali. -Giro di vite contro il fumo a Bollywood: il Ministro della Salute indiano ha infatti chiesto agli attori-icone Shah Rukh Khan e Amitabh Bachchan di dare il buon esempio smettendo di fumare nei film. -L’Africa conta ben 3000 etnie e 2000 lingue. 6 -È morto a 91 anni il guru indiano Maharishi Manesh Yogi, famoso per aver convertito, tra gli altri, i Beatles alla meditazione. -Curiosità…mondiale: durante i primi mondiali di calcio disputati nel 1930 in Uruguay squadra che se li aggiudicò - gli arbitri non avevano una tenuta sportiva, anzi, erano in campo in giacca e cravatta con pantaloni alla zuava! -Egitto campione d’Africa: per la seconda volta consecutiva la nazionale di calcio egiziana ha vinto la Coppa d’Africa sconfiggendo in finale il forte Camerun. Tutti gli immigrati egiziani in Italia non si sono persi una partita! -Moneta..pesante quella antica delle Isole Yap (Pacifico Occidentale): il fè poteva infatti essere largo fino a 4 metri e pesare anche 4 tonnellate! -È stato probabilmente l’incendio appiccato da un folle piromane la causa della distruzione della parte superiore in legno della storica porta del 1398 chiamata “Grande Porta del Sud” (Sungnyemun o Namdaemun, 숭례문 / 남대문) collocata nel cuore di Seoul e simbolo della Corea. -Youssou N’Dour (di recente in concerto anche da noi) aiuta il microcredito “Birima” nel suo Senegal con l’omonimo pezzo del 2000 ri-registrato con vari ospiti per l’occasione e messo in vendita via web per beneficenza. -Aleppo, in Siria, con Damasco è ritenuta da alcuni studiosi come uno dei centri abitati più antichi del mondo. - La Israeli Pro Wrestling Association è l’ unica federazione di wrestling israeliana, che, con lo show Summer Splash VII, chiuderà quest’estate per mancanza di fondi. -Ha chiuso a Città del Messico El Nivel, il bar più antico della città, aperto 150 anni fa, ai cui tavoli avevano bevuto anche presidenti e rivoluzionari come Che Guevara. -Nonostante per i cinesi sia l’anno del Topo, la municipalità di Pechino perseguita questo animale con uno straordinario programma di derattizzazione in vista delle prossime Olimpiadi! Il Governo cinese sta anche organizzando corsi per fare imparare l’inglese agli abitanti di Pechino. Intanto, prese di mira proprio le Olimpiadi, proseguono le polemiche e i boicottaggi di tutto il mondo contro la repressione cinese verso il Tibet. -Milano è il capoluogo d’Italia con il record per il più alto numero di permessi di soggiorno: nel 2007 circa 236.000 gli stranieri regolarizzati, 94.000 i permessi rilasciati, ma molti anche i distratti: ben 5.500 i permessi pronti ma non ancora ritirati: sveglia! -I giapponesi alla ricerca del” pianeta fantasma”: non è un film di fantascienza, ma uno studio spaziale sui campi gravitazionali da parte degli astronomi di Kobe che avrebbero individuato ma non ancora localizzato un pianeta, ai confini del sistema solare, con una massa pari a metà della Terra. -Problemi con lo Stato Cinese per due artiste. La cantante Björk, durante un concerto in Cina, ha inneggiato alla libertà del popolo tibetano provocando sconcerto e la promessa di nuove regole severe per i cantanti rock e pop stranieri da parte del Governo. Tang Wei, criticatissima in patria per l’interpretazione nel film “Lussuria” (vedi numero scorso), già bloccato, tagliato e censurato, ora ha visto il suo volto bandito da parte dello Stato. -The Great Khali, superstar indiana del wrestling originario del villaggio Himachal Pradesh nel Punjabi, è un “cattivo” sul ring ma talmente amato in patria che la WWE evita di trasmettere in India gli incontri dove subisce sconfitte! In India Il wrestling è ancora considerato reale al 100% e la federazione vi sta investendo molto. Inoltre Khali aprirà in patria una scuola di questa disciplina e sarà presto protagonista a Bollywood 7 di varie pellicole, prima di tutto nel film per bambini “Ramaa - The Saviour” che sarà girato in Vietnam e a Burma. -Il pugile nigeriano Samuel Peter è diventato il nuovo campione del mondo dei pesi massimi WBC, battendo in Messico il russo Olg Maskaev. -L’unicorno, animale mitologico, per i cinesi viene rappresentato tradizionalmente come un cervo ricoperto di squame con coda di bue e un corno sulla fronte ricoperto di peli. Rappresenta l’indulgenza e la fortuna. -La Children’s development bank è un progetto posseduto e gestito dai bambini e lavoratori e di strada: la prima banca per minorenni, nata in India nel 2001 e oggi in grande sviluppo in diversi paesi asiatici. -Antonio Inoki, leggendario ex wrestler giapponese ed ora proprietario nel Sol Levante della IGF, ha aperto nel quartiere Nakasu di Fukuoka un pub in puro stile wrestling. Corde stile ring circondano il locale, sui muri foto storiche e menù con nomi dei piatti e delle bevande che si rifanno a questa disciplina-spettacolo. -Si è disciolto in meno di 80 anni il ghiacciaio di Viedna Santa Cruz (Patagonia). Colpa del surriscaldamento terrestre. -In Giappone si potrà rimanere “in contatto con i defunti” coi cellulari per vedere foto e altre informazioni sui propri cari…le solite speculazioni! -Follie dal mondo: un turista finlandese rischia molto dopo aver avuto la poco felice idea di staccare un orecchio ad uno dei millenari Moai dell’Isola di Pasqua; in Australia, intanto, è iniziata la costruzione – a scopi turistici – di un’esatta copia del complesso megalitico inglese di Stonehenge. -Wrestlers etnici: hanno riscontrato il favore del pubblico, negli ultimi mesi, due “wrestlers etnici” della WWE: il nuovo arrivato Kofi Kingston, giamaicano sempre sorridente e spettacolare, e il giapponese (ma in realtà è nato in Corea) Jimmy Wang Yang, noto in precedenza come Akio, che interpreta il simpatico personaggio del “cowboy orientale”, cioè gli immigrati operai dei tempi del far west che costruivano le ferrovie e cercavano di occidentalizzarsi. -Ürümqi (o Urumchi), nella regione cinese del nord-ovest dello Xinjiang, è la città più lontana da qualsiasi mare della Terra ad una distanza di 2500 chilometri (1400 miglia) dalla più vicina costa del Mar Giallo. -L’ex lottatrice Juana Barraza, messicana, nota sul ring come “Silent Lady” è stata condannata a morte e giustiziata per aver assassinato 11 signore anziane dal 2000 al 2006, anno dell’arresto. Forse la serial killer aveva ucciso almeno altre 40 persone! -Presentato ad Hanoi (Vietnam) l’album fotografico più grande del mondo con le foto “Donne del Vietnam” del giapponese Hitomi Toyama: le pagine misurano 4 metri per 3 e il peso è di oltre una tonnellata! -Yi So-Yeon, partita con la navetta Soyuz Tma-12, è la prima astronauta sudcoreana e la seconda asiatica ad andare nello spazio dopo la giapponese Chiaki Mukai. -La quinceañera è l’ambita festa che, nella tradizione latinoamericana, al compimento dei 15 anni segna il passaggio all’età adulta. -Dopo i robot infermieri, impiegati (per lavori pesanti),commessi e guardiani, grazie alla Seiko in Giappone arriva anche il robot 8 contadino, capace -anche di notte!- di distinguere e raccogliere i frutti maturi dagli acerbi; per ora è in via sperimentale. -È esplosa la Don Zauker mania?! Abbiamo notato che il semiincosciente meganoide capo dei cattivi dell’anime Daitarn III (vedi N.scorso) ha ispirato molte persone: esistono molti nicknames con questo nome, oltre a giochi di ruolo, blog,siti, e un irriverente fumetto italiano. -Temakeria e Koni Express sono i fast food sulla spiaggia in stile orientale che vanno tanto di moda oggi in Brasile. Passata la mania dei ristoranti chic, in questi baretti si mangiano semplici coni di alghe pieni di riso e pesce. In Cina, invece, tornano di moda i negozi e ristoranti biologici e vegetariani. ARTE CINESE: I PAESAGGI DI MOU-K’I Mou-k’i è un artista cinese poco conosciuto: fu un monaco vissuto nel XIII sec. che faceva parte di una setta buddhista che si dedicava interamente alla meditazione e che viveva ritirata nei luoghi più solitari. Mou-k’i, per le sue opere minimaliste,era ispirato dai paesaggi che vedeva intorno a se’, e rifletteva cercando un significato più profondo di quello che i suoi occhi vedevano. Non si accontentava infatti delle apparenze ma cercava di imprimere sui suoi rotoli di carta l’anima segreta della natura. Una sorta di “pittore-filosofo” che conosceva tutti i particolari dei paesaggi e della realtà che vedeva di fronte a sé ogni giorno, ma sapeva cogliere sfumature e atmosfere, più che i singoli dettagli e particolari. I mezzi che utilizzava erano semplicissimi: un rotolo di carta, inchiostri colorati e un piccolo pennello di paglia. Le sfumature che crea rendono le sue opere, solo in apparenza semplici, davvero suggestive. Anche noi dovremmo imparare a soffermarci su ciò che vediamo quotidianamente magari da anni e a cui non facciamo più caso: sapere vedere per cogliere profondità e intimità stupendoci delle singole cose che ci sembrano comuni e ripetitive. Vedere la realtà con gli occhi dello spirito. Abbiamo trattato l’arte cinese in generale sul N.12 o su Mondi Lontani 1996-2006. 9 L'INTERVISTA DI GIADA A MAMDOUH E WILLY COME SONO NATE LE COPERTINE? Nel numero 13 del 2005 del giornale, Willy - uno dei redattori di Etnomondi - ha intervistato Mamdouh - redattore e fondatore - che ha raccontato la storia del progetto, nato con il nome di “Mondi lontani”. In questo numero i due redattori ci racconteranno le storie delle copertine del giornale da loro create. -Ho cominciato a seguirvi da poco tempo e devo dire che le copertine del vostro giornale mi hanno subito colpito positivamente. Molto originali. Ci potete raccontare come nascono le copertine di Etnomondi? - Volentieri! Le copertine dei primi 3 numeri – spiega Mamdouh- erano immagini già esistenti. Nel numero 1 due mani che mostrano i suoi arabeschi disegnati o tatuati con l’hennè davano il benvenuto al lettore. Le copertine sono sempre il biglietto da visita di un libro, di un cd, o di un giornale, come nel nostro caso. Non ricordo bene se è un’immagine marocchina o indiana. La copertina del secondo numero è sicuramente indiana: tante polverine colorate che usano gli indiani per colorarsi il viso; messe così in fila ci vengono in mente i budini, per la loro forma. - La copertina del numero 3 è una mia idea -spiega Willy-. Trovai l’immagine dei due cammelli nel deserto al tramonto, dove? su un tram, ero con Mamdouh e gli dissi: “Perché non usarla per il prossimo numero?”. Così fece. Il faraone Tutankhamon in alto a sinistra e sotto di lui l’immagine dei due cammelli. Ma è con il quarto numero che cominciammo ad usare la nostra fantasia - Bene. Di chi è l’idea di quel collage del numero 4? Molti sono i particolari in quella copertina che si fa fatica a concentrarsi su un oggetto che subito l’attenzione di sposta su un altro. - L’idea è mia –spiega Willy-. Diventai il secondo redattore del giornale con il terzo numero e così decisi di preparare la copertina del quarto. Mamdouh mi confidò in seguito che quasi pensò di chiudere il giornale con il terzo numero, ma così non è stato. L’idea della copertina è nata dalla mescolanza di immagini esotiche-tropicali: trovai su una rivista di moda un collage già esistente che ben si addiceva ai nostri temi, e ne integrai altri particolari: amo molto quella copertina così psichedelica!!! - Più minimalista è la copertina successiva. - E’ la mia prima vera copertina- spiega Mamdouh-. Per il numero 5 volevo qualcosa di più normale, ah ah ah (ride). Una pagoda orientale nel centro, e un lunghissimo sitar sulla destra, con due bambine cinesi che si arrampicano. Ti piace come idea? 10 - Molto. Però con il numero 6 si torna al collage in stile Willy, l’hai creata tu quella copertina, vero? - Certo. Ho accostato molte immagini dal mondo, stavolta non in modo disordinato, ma vere e proprie piccole foto rettangolari ritagliate da riviste e depliants di viaggi, che spesso utilizzo per trovare immagini. - E per il numero 7? Immagino Mamdouh, è tua quella idea? - L’idea veramente è di Willy, non mia. Mi disse “Perchè non usiamo questa immagine particolare di case marocchine prese dall’alto come copertina? Sembrano un alveare!”. Ero un po’ titubante, poi per renderla più particolare ho scritto in blu in arabo il nome del giornale, che si chiamava “Mondi lontani”. In arabo significa “Alam Ba’id” e sotto in rosso il nome in italiano. Forse è per questo che non attirò molto l’attenzione del pubblico, non so. Willy mi disse: “Speriamo che non lo scambino per un giornale estremista” ah ah ah. Dal numero 6 cominciammo a scrivere i titoli delle copertine e i nomi di chi le realizzava, sempre i nostri naturalmente. La numero 6 si chiamava semplicemente “Mondi lontani 1” e la numero 7 “Alam Ba’id”. Con quel numero iniziai a creare anche i retro copertina, forse in questo caso era meglio usarla come copertina. - E’ vero! È un peccato, è davvero molto bella! - Per questo l’ho riutilizzata per il primo “The best”. Sono le etnie diverse sulla Luna. Due donne indiane che aspettano assieme a tre egiziani il bus giapponese. Sullo sfondo tre torri: una faraonica, l’altra induista ed in mezzo la torre del Cairo. Al centro della copertina in alto un viso, forse di una divinità Jaina, non so. Si intitola la copertina “Around the world” che significa “Intorno al mondo”. Anche Willy aggiunge “È vero, per il numero 7 sarebbe stata più adatta questa, pazienza. All’epoca ne creammo anche una maglietta!” - Dalla luna, alla terra con il numero 8. - E’ mia –spiega Mamdouh-. È il Cairo in bianco e nero, con volti di cantanti famosi egiziani a colori. Si intitola “Al Misr” cioè “l’Egitto”. Il retro copertina “Egitto totale” è di Willy. - Una ragazza bionda -spiega Willy- con le tre piramidi che si specchiano nei suoi occhiali. Nel resto della copertina: francobolli egiziani, biglietti di musei, monete, pietre antiche e il volto del nostro amico e collaboratore Sayed, anche lui egiziano. Il titolo è “Egitto totale”, vista la mania dell’epoca sull’Egitto misterioso e i nostri tanti amici di quel paese che ci ispiravano. La realizzai di getto, in pochi minuti. - Guardando le copertine ci si accorge dei vostri due stili differenti: Willy più concentrato con i collage di tante immagini e Mamdouh con collage più minimalisti. - Si, forse è così- spiega Mamdouh- personaggi che guardano altri personaggi, ognuno con personalità completamente differenti. Luoghi in altri luoghi. Ma anche Willy non scherza: 11 - Certamente! Nella copertina del numero 9, denominata “Mondi Lontani 3”, simile alla numero 6, ho accostato molte immagini colorate di vari angoli e volti dal mondo. Ricordo che ci misi un po’ a farla, per la difficoltà a trovare immagini delle dimensioni giuste, poi per la scritta fatta a mano del titolo, e per aver colorato tutto il bordo con un pastello verde! - Anche questa è arte, complimenti! La numero 10 immagino che è opera di Mamdouh. - Si. Una ballerina indiana a destra, che osserva un derviscio danzante al centro e sulla sinistra il pugile Prince Naseem Hamed che guarda da un’ altra parte . Il tutto fuori da un tempio buddista. - Perchè la copertina non ha un nome? - Non lo so perchè. - E con l’11 torna Willy con la sua arte. - Grazie per il complimento, sempre nel nostro piccolo naturalmente. Quasi tutte le nostre copertine sono create senza l’aiuto del computer, fatte in modo artigianale, questa tecnica continua a divertirci e a piacerci ancora oggi. L’11 è l’ultimo numero degli anni ‘90 e la copertina è anch’essa senza titolo, forse per dimenticanza… Anche stavolta utilizzai uno sfondo verde ed inserii diverse immagini, soprattutto orientali e tropicali, ma anche statue, arazzi, costumi e cartoni animati: un vero festival d’immagini per invogliare la gente che, come noi, ama l’esotismo. In seconda di copertina, curiosamente, viene riproposto in bianco e nero il retrocopertina del numero 7: evidentemente ci sentivamo ancora in colpa per non averlo privilegiato! - Con il numero 12 si arriva al nuovo millennio, ma ben 6 anni dopo, a parte il primo “The best” del 2002 con la copertina un po’ modificata del retro copertina del numero 7. - Il numero 12 è del 2005 –spiega Mamdouh- un ritorno rimandato più volte, ognuno di noi si è dedicato a progetti diversi in quell’arco di tempo. La copertina è di Willy con mie aggiunte, si può dire che è la prima copertina di tutti e due. Anche se è da attribuire soprattutto a lui e si chiama “Cielo etnico”. Willy la voleva completamente in orizzontale, per cambiare, ma a me l’idea non piaceva, così ne ho stampata una più piccola al centro e in verticale, effetto “specchio”. - “Cielo etnico –spiega Willy- rappresenta un cielo su cui si aprono quattro finestre ricche di bellissime immagini. Sono contento di averla realizzata, e mi ha soddisfatto da subito. - Il cielo la numero 12 e la terra il numero 13. 12 - Brava! Sei una grande osservatrice. È mia –spiega Mamdouh- e si intitola “Una finestra aperta sul mondo” come uno dei miei articoli. È tra le mie preferite. Due gemelli africani in alto a sinistra guardano dietro una specie di tenda il resto del mondo. Anche la 14 è mia ed è un po’ in stile Willy, più minimalista, a volte ci ispiriamo l’uno dall’altro. È senza titolo ed è una delle pochissime create con computer. Una mano di un uomo di colore stringe l’altra di un bianco per formare il mondo, non ho creato io quella foto, però mi è piaciuta. - Come mai alcune sono senza titolo, altre si chiamavano semplicemente “Mondi lontani 1, 2, 3? - Non so come spiegartelo, tu conosci il motivo Willy? - Credo per non sembrare ripetitivi coi soliti titoli “Etnomondi”, “Mondi Lontani” N. 6-7-8, ecc. Spesso le nostre copertine sono un’insieme d’immagini diverse tra loro per cultura e provenienza, che finiscono per amalgamarsi; quando non hanno un tema di fondo è difficile dar loro un titolo…. - Molto bella e solare la numero 15, immagino opera di Willy. - Esatto, si chiama “Ethnic collage 2006” e mi ha impegnato per parecchio tempo con tutte quelle immagini piccolissime! Uno sfondo giallo che potrebbe rappresentare un tappeto disteso, ci offre una visione totale di popoli e culture. Molte le scritte e i cartelli che ho voluto inserire e mescolare volutamente: Marrakech sul soldato di Pechino, “Miraggio inca” sul faraone, “safari” di fianco all’ombra di un ninja ecc…, proprio per rappresentare la multietnicità! Ci sono vari richiami anche a “Tracce sulla sabbia”, la nostra rubrica di cinema, con fotogrammi di pellicola originali. Una mano al centro con scritto all’interno il numero 15, attira la nostra attenzione: è Mamdouh che ha voluto dare importanza a questo tragurdo storico. La mano è il post-it del logo del film “Kung fusion”, uno dei nostri preferiti, che in quel periodo tappezzavano la città. - Con il numero 15, c’è una grande sorpresa, in allegato il numero 16 con un nuovo nome, non più “Mondi lontani” ma “Etnomondi” più moderno e originale del precedente. - La copertina del 16 è mia –spiega Mamdouh- è del 2006 e senza….titolo! In centro un arabo con un gilè di due colori diversi, metà in un modo e metà in un altro e mostra a tutti a mani alzate un’enorme foto con raffigurati ragazzi giapponesi egocentrici e un cammello che sorride. Lo sfondo è bianco e nero come nel numero 8, con un ragazzino africano che si guarda alle spalle, come dire “Dietro di me il passato, io cammino verso il futuro” è questo lo spirito di Etnomondi. Willy è letteralmente impazzito per quella copertina, così per il numero 17 si ispirò a me. - Molto bella, con tanto di retro copertina. Raccontaci Willy com’è nata l’idea. 13 - Sono partito da uno sfondo ligneo con decorazioni dorate, che poi è una…carta da regalo – spesso le ho utilizzate per le copertine-. Stavolta ci sono poche immagini, tutte trovate casualmente e assemblate di getto. Le due mani alzate che invitano a prendere “Etnomondi” ricorda la copertina precedente di Mamdouh. C’è poi il richiamo al cibo etnico col ragazzo che fa capolino dal chiosco indiano, vari tappeti e arazzi sulla destra, un musicista africano in una vecchia immagine, e un bonzo-bambino che indica una ragazza orientale che sembra tenere in grembo un plastico che rappresenta una zolla di terra o di deserto. Nel retro, lo stesso sfondo col titolo del giornale e,incolonnate, altre immagini dal mondo.. Da notare, in alto, lo sguardo del vecchio cubano e, in basso, lo sguardo del bimbo africano che si volta, passato e presente. - E con quei soldati del numero 18, come la mettiamo? - Non sono soldati – spiega Mamdouh- ma guardie, adesso non ricordo di cosa. Personaggi a colori con sfondo in bianco e nero. L’occidentale al centro l’ho vestito io da arabo. - E la numero 19 fra passato e futuro? - Volevo creare- spiega Mamdouh- qualcosa di nuovo e diverso. La copertina l’ho anche disegnata, colorata, come si fa con un quadro. Un megaschermo su una spiaggia con su scritto il nome del giornale. Seduta a fianco, sulla destra una ragazza orientale e sulla sinistra un indiano sikh che ascolta ad occhi chiusi. Entrambi usano la fantasia, come i personaggi in alto, tra cui il regista cinese Wong Kar Wai . Il bimbo in centro lotta con una mazza contro il fuoco. Forse è la mia preferita in assoluto ed appartiene ad un numero sperimentale. “Spirito immaginario audiovisivo” è il nome della copertina. - Immagino che la numero 20 è ancora di Mamdouh. - Sbagliato, è mia –spiega Willy- e si chiama “Carta di riso” ricorda un po’ il passato. Se il numero 19 porta al futuro il 20 ci riporta un po’ indietro nel tempo, come è successo con il numero 15, a partire dal sorriso della ragazza araba rivolto al logo del giornale, immagine presa dai primi numeri. Lo sfondo ricorda proprio la Cina con le scritte e il tipo di carta di colore giallo tenue. Cartelli indicano diverse parti del mondo, mentre diversi personaggi interagiscono tra di loro: dal percussionista africano che si guarda con la colorata divinità indù, ai popoli in movimento nel centro, ecc., più nello stile di Mamdouh. - La numero 21 ricorda la copertina del primo numero. È un caso oppure è stata studiata apposta? - Non è un caso – racconta Mamdouh-. Volevo una copertina che ricordasse il numero 1. E’ un’immagine tunisina e si intitola “Bigiotteria magrebina”. - Innovativa è la 22, molto particolare! 14 - Tu non sai –racconta Mamdouh- la fatica per me nel creare quella copertina. Volevo qualcosa di diverso ed inusuale per noi, come è successo con la numero 19. Ho girato disperatamente Milano alla ricerca di quotidiani o giornali indiani, arabi, cinesi e giapponesi. Per l’arabo e il cinese è stato abbastanza facile, con l’indiano e il giapponese invece il contrario. Le scritte parlano di sport, calcio in particolare, per le foto invece: il ragazzo egiziano è un mio amico di nome Mahmoud, che ho avvisato quando ormai la copertina era già presente su internet, ne è rimasto soddisfatto, contento. L’indiano è un cantante, gli altri non so. Si chiama “Etnie riunite”. “Etnomondi” ha compiuto il decennale con quel numero. - Molto belle anche la numero 23 e 24: la prima con colori forti, la seconda quasi completamente in blu. - Sono entrambe mie –spiega Willy-. La prima si chiama “Verso la Cina” e la seconda è “Etno- sogno in blu”. Molto difficoltosa la realizzazione della prima, modificata diverse volte: ho stampato una cartina della Cina e dell’area dell’estremo Oriente su una carta da regalo lucida e molto sottile. Il risultato è particolare: l’immagine risulta volutamente sbiadita, mentre intorno confluiscono vari simboli, decorazioni e personaggi, tra cui la cantante Lura che guarda verso l’alto, sognante. Ci sono anche dei cd di world music mescolati che richiamano il nostro amore per le musiche etniche. La 24 è stata più semplice, avevo già l’idea di un tema più minimalista e interamente in blu. Mi è piaciuto subito il fondale stile antico ma stampato con grafica da computer, a cui ho aggiunto le “sculture galleggianti”, il grattacielo Taipei 101, i ragazzi di colore e poco altro. - Siamo arrivati all’ultima, al numero 25 - Un momento -interviene Mamdouh- dimenticavamo le copertine delle tre ristampe dei primi tre numeri e del “The best 2”. Per le ristampe ho deciso per copertine più minimaliste e ho utilizzato immagini e scritte ritoccate al computer, stavolta non c’è stato l’uso di collage “artigianali”. Per il “The best 2” volevo una copertina completamente nuova, come se appartenesse ad un numero qualsiasi di Mondi. Un arabo in groppa ad un enorme pesce giallo con il solito giapponese pronto a scattargli una foto. Sotto al pesce, l’attrice cinese Ziyi Zhang che domina un leone più assonnato che pericoloso: con la sua lancia cerca di infilzare una grossa papaya. Willy l’aveva definita “la più bella”. Ti ricordo che i due “The best” si intitolano: “Mondi lontani: 1997/ 1999” e “Mondi lontani:1999/ 2006” e presto ci sarà il terzo. Sarà il primo con il nome “Etnomondi”. - E’ vero! Chissà cosa ci preparerete. Spiegaci adesso la numero 25. - E’ una mia idea- spiega Mamdouh-. Il retro copertina doveva essere usato come copertina per il nuovo numero, poi ho pensato di crearne un’altra che mi è piaciuta di più e che ho scelto. Cestinare la copertina originale mi dispiaceva così l’ho utilizzata come retro. Entrambi ricordano la n. 22. Nel retro le notizie sono prese dai vecchi numeri di “Etnomondi”con al centro la scatola di un tè cingalese e un ulivo. La copertina si intitola “Nel giardino etnico” e il retro “Notizie racchiuse in una scatola di tè alle spezie” . 15 * RISTORANTE JAPPONESE KIMURA, era da tempo che volevamo provarlo e possiamo dire che non ha deluso le aspettative. Locale accogliente, alcuni del personale parlano l’italiano perfettamente. Varietà di pesce, noi abbiamo preferito fare il bis di sushi di due belle portate. Molto buono, tra l’altro dicono che il sushi per chi è a dieta va benissimo: ti riempie, soddisfa il palato, senza farti ingrassare. Solo una cosa: perché Japponese con la J e non con la G? In viale Monza 4 a Milano. Chiuso il lunedì sera e domenica a pranzo. * SHING YANG CHINESE RESTAURANT Se andate in Arabia Saudita a Medina, non dimenticate di fare un salto in questo curioso ristorante… cinese del nostro amico egiziano Taher Said Muhmed Abdaleh. Sembra strano trovare in un paese arabo la cucina orientale, eppure da quelle parti non è impossibile. Potrete gustare prelibate specialità. Tra il personale simpatici filippini. Ecco l’intero indirizzo: Almadina Almonwara- Al SahaCenter – Khalid Bin Alwleed St. P.O. Box: 20330 * RISTORANTE INDIANO E PAKISTANO HIMALAYA, specialità Tandoori e curry, gradita la prenotazione. Ve lo consigliamo, anche se apparentemente piccolo, in realtà è molto accogliente carino e si mangia davvero bene. Molto buono il riso basmati dai diversi colori. Il personale è pakistano, sempre cordiale e disponibile. In Via Trivulzio Antonio Tolomeo 16 a Milano, aperto tutti i giorni dalle 10 alle 24, tra le fermate della Metro Gambara e De Angeli. * RISTORANTE GIAPPONESE TOMOYOSHI L’avevamo sempre snobbato perché ci sembrava troppo occidentalizzato, falso giapponese gestito da cinesi e per di più “modaiolo”. In realtà si mangia molto bene ed andrete via soddisfatti. Abbiamo assaporato nuove specialità, un po’ frequente è l’uso delle uova, il tutto senza esagerare. Personale gentile, anche se in cucina abbiamo visto cuochi… non proprio orientali. Ma non fermatevi alle apparenze. In Via L. Sacco 4 a Milano, zona De Angeli. * RISTORANTE USMAN E TAKE AWAY E’ un altro ristorante che dall’esterno non invoglia molto ad entrare. Non fatevi tradire anche questa volta dalle apparenze, all’interno è molto carino e più grande di quanto possa sembrare da fuori. Specialità indiane, turche ma anche…pakistane, il personale proviene dal Pakistan. Se snobbate i Take Away vi consigliamo in questi casi di non farlo, poiché il cibo è cucinato quasi subito ed è fresco. Unica nota stonata per chi è musulmano: prima il ristorante non serviva bevande alcoliche e per questo meritava di essere fra i pochissimi ristoranti halàl pakistani in circolazione. Adesso è uno fra i tanti. In Via Panfilo Castaldi 27 a Milano. * MO’MEN Sparsi per l’Egitto la catena di ristoranti “Mo’men” nati da un’idea dei fratelli Mo’men nel lontano 1988. Sono Take Away con una svariata scelta di panini e non solo, si mangia bene. È dal 1999 che li frequentiamo. http://www.momen-restaurant.com/ 16 * BERIMBAU Churrascaria brasiliana aperta da diverso tempo, stranamente non abbiamo mai avuto modo di parlarne. Caratterisca ed elegante, vista anche la zona abbastanza chic. Un po’ caro ma si mangia in abbondanza a buffet, prezzo fisso e niente menù: il cibo è squisito, soliti spiedoni ricchi e abbondanza di cocktail. Per la cronaca, il nome del locale viene da uno strumento musicale brasiliano. Milano, Via Marghera, 43, zona De Angeli/Wagner. * LISCA Con un nome così non puo’ che essere un locale specializzato in piatti di pesce! Aperto da poco, stile osteria, unisce il passato con il contemporaneo. Cucina italiana e giapponese ricca di sushi e sashimi e c’è anche il cous cous…interessante, ma attenzione al giorno di chiusura, la domenica. Roma, Via G.Calderini, 64, zona Flaminio. * PAPAS AND BEER Caratteristico ristorante messicano molto caldo e accogliente che esiste da diversi anni. Il personale è multietnico e cordiale e consiglia le migliori specialità messicane.Meglio prenotare, è molto frequentato. Un ristorante gemello si trova a Es Pujol, nell’isola spagnola di Formentera; il sito con tanto di foto del locale (parzialmente all’aperto) fanno venir voglia di partire! Milano, C.so Italia, 40 angolo Via Molino delle Armi (tra il Centro e il Parco delle Basiliche). www.papasandbeer.it * ISSO Locale ambizioso che ospita anche mostre d’arte, l’arredamento è in stile antico. Non proprio un ristorante etnico, ma propone dei piatti tipici brasiliani a buffet che cambiano quasi ogni sera. Roma,Via Di San Cosimato, 7, zona Trastevere. * UMAMI Apre solo la sera, però chiude piuttosto tardi il nuovo giapponese Umami, nome che si potrebbe tradurre con “saporito”. Minimalista, oltre ai piatti tipici nipponici si possono trovare anche..le pizze! Torino, Via delle Orfane, 19. * BUSSARAKHAM Nuovo locale tailandese dal nome complicato dove si possono gustare diversi menù con piatti tradizionali, non troppo piccanti, ma un po’ cari, attenzione a cosa ordinate! Bello l’arredamento esotico stile giungla. Aperto ogni giorno, ma solo per cena. Milano, Via Valenza,13, zona Navigli. * THE DHABA Ricordate lo storico indiano Sukrity, il primo indiano di Milano? Beh, non esiste più, al suo posto questo The Dhaba, che lo ha soppiantato molto di recente con nuova gestione (quella del Rangoli, vedi N.5), siamo in attesa che qualcuno lo provi, altrimenti lo faremo noi. Pare che sia esclusivamente vegetariano, una scelta coraggiosa. Milano, Via Panfilo Castaldi, 22, zona P.ta Venezia. * NAMI Si autodefinisce “pure asian cuisine”. Locale di atmosfera e calore, non si spende molto e i menù sono vari, ne parlano bene! Milano, C.so di Porta Ticinese,6, zona Colonne di San Lorenzo/Navigli. www.namisushi.it * CURRY ZONE Bello il nome di questo indo-pakistano della zona del Kashmir, sorto al posto del libanese Cedro, ben presto sparito. Lo stile è casalingo, la cucina propone molte carni e il costo è contenuto. È anche aperto tutti i giorni, cosa volete di più?? Torino, Via Gioberti, 4, zona Porta Nuova. * CURRY HOUSE Nome simile al precedente, questa nuovissima “Casa del curry” indiana propone menù economici sia a pranzo che a cena, alcuni piatti sono nuovi per i nostri palati, e offre anche piatti da asporto, cosa non da poco. Specialità tandoori, karai e balti. Milano, Via Varese, 1 (ang. L.go La Foppa, zona Moscova). www.curryhouse.it 17 * SUSHI CLUB.IT Nome “internettiano” per questo giapponese che apre solo alla sera. Su uno schermo si proiettano filmati dal Giappone e si può mangiare al bancone con la piastra a vista, oppure su dei tavolini. Minimal e adatto anche per gli aperitivi o per stuzzicare qualcosa. Bologna, Via Del Pratello, 53. * CHIKUTEI Interessante giapponese/malese dove si mangia su tavoli bassi tipici o sul terrazzo. Leggermente caro¸ ha anche il teppanyaki, il tavolo attorno alla piastra dove lo chef cucina sotto gli occhi dei commensali. Roma¸ Via Luigi Luciani, 21. * JIN YONG Non ci eravamo ancora occupati di questo Jin Yong, ristorante tradizionale cinese a Chinatown, con tanto di doppio menù: uno “per italiani”, coi classici piatti, l’altro “per cinesi” molto ricco e decisamente consigliato, con tante specialità, alcune anche italiane, con vari tipi di spaghetti. Non si spende molto. Milano, Via P.Sarpi,2 (ang.P.le Baiamonti,1). * HIGUMA Vicino al Taiwan (vedi numero scorso), un giapponese con tanto di stupenda armatura da samurai in vetrina. Un sushi bar-ristorante niente male coi classici del genere, oltre a vari piatti al vapore e alla griglia. Milano, Via Bordoni ang. Via Adda,12, zona Staz.Centrale. * KUKAI Il solito locale modaiolo e minimal alla giapponese che necessita di prenotazione perché piccolo e sempre pieno, anche in orario aperitivo. Chiude la domenica ma ha dalla sua che fa da take away e che si spende poco. Napoli, Via Carlo Da Cesare, 55. * KUKAI NIBU Il gemello del precedente, si trova di fronte ed è ancora più “stiloso” del primo: ha anche una “saletta tatami” per sole sei persone. Fa riposo ben due giorni (domenica e lunedì). Napoli, Via Carlo Da Cesare, 52. * NASSAR Resiste da diversi anni questa pizzeria-ristorante italo-egiziana con veranda esterna. Fa’piatti d’asporto e consegna a domicilio. La cucina egiziana, che consigliamo, è su prenotazione. Ottime anche le pizze. Milano, Via Cadore, 5, zona P.ta Vittoria. * SAMSON Ristorante eritreo stile trattoria, forse anche troppo..non invoglia molto ad entrare anche perché lì intorno ci sono tutti gli altri. Servono il solito zighinì di carne morbida e gustosa, guarnita di verdure. Frequentato anche da eritrei. Riposa al martedì. Milano, Via Melzo, 28, zona P.ta Venezia. * SPICE SETTECUPOLE Nuovo ristorante tailandese, genere prima poco conosciuto, ora in espansione, anche se la gestione è la giapponese dello Zen. Luci soffuse e piatti tradizionali thai, a volte molto piccanti! Interessante il menù Chang Mai: ciotoline con piccoli assaggi come si usa nei templi buddhisti in festa. Attenzione all’apertura solo serale e al riposo la domenica, peccato! Milano, Via I.Nievo, 33, zona Fiera. * IL FARAONE NERO Nuovo ristorante pizzeria italo-egiziano dal nome mistico un po’ inquietante che offre ben 50 tipi di pizze. Interessanti gli antipasti egiziani piccanti o speziati. Economico e con clientela giovanile. Roma, Via di Donna Olimpia, 44. * SOLE D’ORIENTE Ci piace molto il nome di questo ristorante cinese nella media. Milano, Viale Tibaldi, 37. La zona è multietnica, infatti troviamo a pochi passi altri due locali simili che,evidentemente, non temono la concorrenza– che siano della stessa gestione?-. Ecco allora LE FONTANELLE al numero 18 26, nome che probabilmente deriva dalla precedente gestione italiana. E il poco fantasioso e minimalista…RISTORANTE CINESE al numero 37! Spostandoci ad Alba (CN) dove non eravamo mai stati prima d’ora, ci imbattiamo nell’altrettanto minimalista e nella norma ORIENTE di Via S.Teobaldo,7/a. * JAP_ONE Dal nome curioso, questo giapponese ci dicono sia il migliore a Napoli, difatti è sempre strapieno ed occorre prenotare. I prezzi sono un po’ più alti della media ma poi ci si può rilassare e dimenticare il conto “spaparanzati” sui divani con in sottofondo la musica giapponese. Napoli, Via S.Maria A Cappella Vecchia, 30/1 * HIMALAYA Conosciamo da diversi anni l’Himalaya ristorante-pizzeria adatto a un pranzo o cena tranquilli, accanto al Parco Formentano di L.go Marinai d’Italia. Personale cinese, niente di eccezionale, ci sono i soliti menù tipici economici o la pizza. Milano, P.zza Cappelli zona P.ta Vittoria. * LO ’ S Un take away cinese in pieno centro: passando lo abbiamo visto spesso chiuso, però ci dicono sia ancora aperto. Da provare! Milano, Via Mercato, 16. * PIATTO ARABO e PASCIÀ KEBAP Due piccole rosticcerie a Milano per pasti veloci per gente di passaggio, niente di particolare da rilevare, se non il nome minimalista per il primo di P.le Cuoco, 3 (zona Corvetto) e il nome buffo del secondo di Via Vitruvio, 38, zona Staz.Centrale. * DON JIJUNA Nuovo ristorante tipico peruviano dove si possono gustare piatti piccanti, carni, pesce, parrillada mista, birra locale e sangria. È aperto da mezzogiorno fino alle 23,30, chiude al martedì. Milano, Via Bolzano, 23 zona Rovereto. * MIDO Come il nome del calciatore famoso, un ristorante egiziano di vecchia data (esiste dal 1992) dove gustare i tipici piatti egiziani. Non è caro, non servono alcolici e chiudono la domenica. Milano, Via Custodi, 4, zona Ticinese. * TROPICAL PARADISE Qui andiamo un po’ lontano…in California! Locale tipico africano che offre servizio di catering e consegna a domicilio. L’ambientazione è tropicale. 2021 University Ave, Berkeley, CA (U.S.A.). 19 Viaggio in Arabia Saudita 1 Aprile 2008: destinazione Arabia Saudita. Non ero mai stato in questo paese, avevo programmato la partenza per questo periodo pensando di trovare un caldo sopportabile, ed invece? Ben 40 gradi! In tutta la mia vita non ho mai fatto un’esperienza del genere, non mi riferisco solo al caldo incredibile, soprattutto a fare un viaggio nella Terra Santa della Mecca, un viaggio che sognavo da tempo. Per me che sono musulmano non è difficile entrarvi, il mio scopo era quello di fare il mio primo Pellegrinaggio minore (Omra) che si svolge in qualsiasi momento dell’anno, il Pellegrinaggio maggiore (Hajj) invece si svolge in un periodo ben preciso che corrisponde con la festa del sacrificio di Abramo del figlio Ismaele – per i cristiani ed ebrei è Isacco-. Per chi non è musulmano non è vietato l’accesso di entrare in Arabia Saudita, molti sono anche gli italiani che vivono per lavoro a Jeddah, o Riadh, però Mecca e Medina è un’altra cosa. Cari lettori, approfittate di questo mio articolo, per entrare insieme a me –anche solo leggendo- in questo paese e di vivere questa che per me è stata l’esperienza più meravigliosa che mi fosse mai capitata in tutta la mia vita, il viaggio più bello. Credevo di trovare poca gente ed invece molti erano i Pellegrini provenienti da: Turchia, Iran, Malesia, Indonesia, Filippine, India, Pakistan, Bangladesh, Egitto, Marocco, ed ho visto anche qualche occidentale. La prima tappa è stata Medina, la città dove emigrò e morì il Profeta Muhammad. Ebbene, sono entrato nella grande moschea proprio dove si trova la tomba del Profeta, visitatissima, l’emozione è stata grande. Accanto a lui il posto dove verrà sepolto Gesù e le tombe dei due califfi e compagni di Muhammad: Abu Bakr e Omar. Più in là si trova un pezzo del Paradiso denominato (Rauda) dove ho pregato. In quel punto sul soffitto ho notato molta più decorazione di arte islamica, che nel resto della moschea, che è davvero enorme. All’esterno la grande piazza, molto ampia con il pavimento di marmo, che da quel 20 senso di freschezza soprattutto quando fa caldo. Dopo qualche giorno sono partito per la Mecca, mi sono vestito da pellegrino –due asciugamani bianchi che coprono la parte inferiore e superiore del corpo-, l’arrivo è a notte inoltrata. Dopo mille imprevisti – leggi il mio libro “Il mio primo Pellegrinaggio (Omra) alla Mecca”- mi avvio verso la grande Moschea per fare il mio Pellegrinaggio. L’esterno è immenso, l’interno non è da meno, piano terra più altri tre piani, gli ultimi si raggiungono con l’ascensore o con la scala mobile e danno un’immagine suggestiva dall’alto della Mecca e della Kabah –costruzione cubica-. Durante le mie 7 circoambulazioni attorno alla Kabah non sono mai riuscito a vedere la pietra nera, talmente tanti erano i Pellegrini. Ho fatto il mio percorso tra le colline di Safa e Marwa, dove Hajar cercò l’acqua per il figlio Ismaele, un grande esempio d’amore materno e di fede in Dio. Buonissima e veramente curativa l’acqua di Zam-zam. Si conclude il Pellegrinaggio con il taglio o rasatura dei capelli. Ho pianto molto quando ho visto la Mecca dall’alto, mi sentivo vicino a Dio. Ho notato molti bangladesi che vivono per lavoro alla Mecca nei vari negozi di abbigliamento fuori dalla moschea, nei fast food, negli hotel ecc. Dagli unici che si mangia meglio sono i turchi e gli egiziani. Pensate, sono riuscito a mangiare cinese persino a Medina, in un ristorante cinese musulmano immerso quasi nel deserto, sorrido se ci penso. Tutti i negozi chiudono prima di ogni preghiera ed aprono dopo che la preghiera sia terminata. 5 rial equivalgono ad 1 euro e purtroppo anche qui bisogna fare attenzione ai commercianti e tassisti che alzano i prezzi. Molto bello è l’enorme centro commerciale all’esterno della Grande Moschea il Abraj Al Bait Center di quattro piani. I turchi sono molto simili a noi italiani, infatti mi hanno spesso scambiato per uno di loro, particolari sono i veli delle donne malesi ed indonesiane, con tanto di pizzi e merletti. Sogno da tempo di indossare un giorno l’abito tradizionale islamico malese o indo-pakistano, molto bello: camicia, pantaloni in tinta unita di un tessuto particolare, con decorazioni e cappello islamico davvero affascinanti. Ognuno alla Mecca parla l’arabo con il suo accento di provenienza. Un amico mi ha portato in giro per la città della Mecca in macchina ed ho visto vicino alle montagne cammelli con ghirlande di fiori, decorati in stile indiano, mi hanno riferito che li usano per far salire i bambini per farci un giro. Il rientro in Italia non è stato facile. Mi sentivo come rinato, come se dovessi ricominciare tutto da capo e trasportato da una dimensione spirituale altissima, ad una più terrena. Non pensavo che rivedendo la Mecca in Tv al mio ritorno sarei scoppiato in lacrime. Bello davvero. Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo 21 METROPOLI MULTIETNICA NEGOZI: Iniziamo, per stupirvi, dalla lontana Taipei (Taiwan)segnalando Eslite, una catena di librerie con ben 41 negozi, alcuni aperti 24h su 24: 300mila titoli di tutti i generi, la maggior parte in inglese. Ricorda molto i numerosi negozi e librerie che trovate nei paesi arabi. Di fronte alla grande moschea della Mecca, all’esterno c’è il grande centro commerciale Abraj Al Bait Shopping Center di 4 piani, dove poter non solo consumare dei pasti, anche acquistare cose utili per la casa ecc, attenti ai prezzi! http://www.abrajalbait.com/ Più in là c’è un’altra catena il Bin Dawood. http://www.bindawood.com/ Prodotti Alimentari: nome ultrasemplice per questo negozio in V.le Romagna, 12 con cibi africani,indiani,asiatici,filippi ni, ecc. Millennium Grossary è un negozio di alimentari etnici in Via Imbonati, 89; stessa cosa per E.B Euroasia in Via A.Doria, 20. Pasticceria Faji in Via Canonica, 38, è gestita e frequentata dai cinesi: molti i dolci che sforna; all’ingresso campeggia un’enorme torta nuziale (finta) a più strati. New light nella vicina Via Paolo Sarpi, 59, è un negozio cinese di elettricità,lampadine di tutti i tipi e piccoli elettrodomestici. Fioccano un po’ ovunque i negozietti alimentari cingalesi: in Via Cesare Da Sesto al 21 c’è il Lanka Grocery, e, proprio di fronte, il Food Land. Ci hanno detto dell’esistenza del Mercatino, un mercatino etnico al chiuso in Via Brioschi 44 angolo Via Tibaldi. Twiga esiste dal ’94 e ha tre sedi (a Milano in Via De Amicis ang. Via Ausonio, poi a Porto Rotondo - OL - e a Roma)e tratta tessuti, pietre preziose e gioielliindiani.www.twigashop.com . Mexico Line si trova a Lissone (MI) Str. Nuova Valassina, 4, vi trovate il vero mobile rustico per arredare case, pub, ristoranti, locali, ecc. Sapete che proprio a Milano, in Via Savona, 4 c’è Design Library è il negozio del progettista La noche de Cuba è un negozio on line specializzato in abbigliamento, scarpe da ballo e musicalatinoamericana.www.lanoche decuba.it Artorient sorge nel palazzo omonimo, è un grande magazzino in Via Pogliaghi,1 dove trovare una vastissima gamma di tappeti orientali. La Libreria Iman in Via Varanini 12 a Milano è aperta da diversi anni, ma solo ora abbiamo l’opportunità di consigliarvela per il fatto che è una tra le rarissime librerie islamiche in Italia. Il negozio è grande, ha due piani, si possono acquistare anche abiti islamici, soprattutto per donna. Troverete libri sull’Islam in italiano, ma quelli che riteniamo più interessanti sono proprio in lingua araba – numerosissimi nel negoziofrancese ed inglese. Le uniche librerie nel genere in Italia di solito sono quelle nelle moschee. Macelleria Al Mulk Viale Tibaldi, 8, una delle tante macellerie arabe. 22 giapponese Makio Hasuike, noto per aver fondato il celebre marchio MH Way? www.designlibrary.it. Fate un salto nei negozi Il Libraccio, sono molti i libri (ma anche cd) etnici nuovi e usati, in particolare nel negozio di V.le Vittorio Veneto,22 dove c’è il loro negozio L’ultima spiaggia, ampio settore remainder’s con titoli introvabili e scontatissimi.Se amate i rettili esotici c’è Rettil Jungle in Via Copernico, 47 con animali,insetti e accessori. www.rettiljungle.com Sunshine Etnoart è un negozio di gioielli in stile etnico in Via Castel Morrone,21.Freddo d’Oriente: particolare il nome di questa pescheria cinese all’ingrosso di Via Sammartini, 68.Il Bazar d'Oriente in Via Padova,invece, vende artigianato e articoli da regalo orientali. PALESTRE: G.S.Yama Arashi in Via Luini, 12 a Usmate Velate (MI) è una palestra dove si pratica lo judo e le arti marziali, anche per disabili. Judo Club Kurihara, Via Sismondi, 34, è una storica palestra per chi vuole praticare lo judo. RELAX & BENESSERE: Marrakech, in Viale Tibaldi, 10 è il solito parrucchiere economico marocchino.Stesso discorso in zona P.ta Venezia col Cor di Via Panfilo Castaldi,20. Se invece volete un taglio alla cinese, magari di quelli moderni dei ragazzi, c’è il Ciao Ciao di Via Niccolini, 22. LOCALI & DISCOTECHE: È bello nelle stagioni più calde fermarsi nel giardinetto all’aperto del Chiringuito,un baracchino di Piazza Risorgimento dove si servono drink tropicali.Se poi volete ballare musica sudamericana c’è il colorito ma mal frequentato Polaris Dancing di Via Massarani,6 ang.C.so Lodi. VIDEOTECHE: Filipino Video Viale Tibaldi, 18 Milano, una videoteca filippina. Xin Hua in Via Paolo Sarpi al 29, è un negozio a due vetrine tutte tappezzate di poster di film, l’insegna indica una libreria, siamo entrati e all’interno ci sono cd e dvd,è infatti una videoteca cinese. Purtroppo ci hanno guardati con sospetto perché italiani e controllati a vista con mille domande,increduli della nostra visita,mah! RADIO: Il Radio Caribe sui 96.25,è una radio della zona di Milano per i latinoamericani in Europa. RIVISTE: Il giornale Il Sole 24 ore propone la serie turistica I viaggi del sole con riviste tematiche dedicate a: Maldive,Caraibi,Brasile e Marocco per gli “etnomondi”, più altre. Tropical Vip è una rivista dedicata al gossip del mondo dello spettacolo latinoamericano. Tu Noche Latina sempre latinoamericana, si occupa di arte, spettacolo e cultura. www.tunochelatina.it.Internaziona le è un settimanale che offre il meglio, tradotto in italiano, dai giornali di tutto il mondo. La Walt Disney ha prodotto per la prima volta avventure dei suoi eroi ispirate alla grafica dei manga.Disney Manga è un mensile 23 che ripropone grandi storie e personaggi dei fumetti e dei cartoni Disney reinterpretati da artisti del Sol Levante. www.disneymanga.it.Viene reinterpretata anche la Bibbia a fumetti in The Manga Bible, opera-manga di Siku,per ora ancora inedita in Italia.Esce dal 1997 per la Bonelli Editore,è Magico Vento,fumetto western con protagonista un pellerossa. ASSOCIAZIONI,CENTRI,CORSI,RELIGIO NE:Yamambò è una scuola con corsi di ballo.www.yamambo.com.Dansalsa,as sociazione sportiva dilettantistica nonché scuola di ballo con vari corsi compresa la danza del ventre,il tango argentino e i balli latinoamericani,è in Via Pasteur,17.Proseguono anche quest’anno le iniziative dell’IBRIT(IstitutoBrasileItalia) con seminari e corsi di danze e di lingue.Per i tesserati è possibile noleggiare film.Hanno di recente organizzato anche il Carnevale in C.so Garibaldi.L’Egitto gnostico è una serie di incontri e conferenze presso Sincrasi,Via P.Marocco,14.www.igasl.it.Interes sante iniziativa quella di Passport too che organizza aperitivi con corsi in lingua originale per italiani e per stranieri in vari pub.Lezioni di conversazione di un’ora e mezza con madrelingua,inclusi aperitivo e buffet.www.passport.too.it Kriya Yoga Maharishi Sathyananda ,Via Menabrea,24, ha diverse sedi nelle zone di Brescia,Milano,a Pavia e in Veneto.Organizzano corsi di yoga ad ogni livello www.kriyayoga.mi.it Zaghridì è un’associazione Arci al femminile che organizza interessanti catering multietnici,cene di quartiere,mostre,feste per bambini e spettacoli teatrali.In Via Borsieri,2.www.zaghridi.org Il nome A ke lei naa significa “grazie”in kante,una lingua dell’AfricaOccidentale.Quest’asso ciazione si propone al servizio della creatività,della sensibilità e della libertà d’essere;ha diversi corsi di vari tipi di danza,oltre alle arti marziali aikido e taijiquan:ViaImbonati,7b.www.akel einaa.it 24 Ritorno in Egitto E’ la sesta volta che decido di prendere l’aereo per il Cairo ed ogni volta che mi reco in questo paese immenso mi sorprendo sempre più. Il Cairo non me lo ricordavo così caotico, l’Egitto non era –se la mia memoria non mente- così immerso nella miseria. Credo che l’aumento dei prezzi e quindi del costo della vita abbia impoverito sempre di più le persone. Nel n. 14 del 2006 avevo scritto per “Etnomondi” un articolo dal titolo “L’Egitto che sta cambiando” ebbene, oggi potrei benissimo scrivere “L’Egitto che non cambia per niente… se non in peggio”. Ho sempre amato questo paese, per la storia, per la gente, per il cibo e soprattutto per le moschee –chi scrive è musulmano- però una miseria simile e soprattutto un traffico allucinante –quello del Cairo, ma dicono anche ad Alessandria- non me li ricordavo davvero. Non solo ci si mette il traffico, anche il caldo torrido verso i 40 gradi, impensabile per essere nel mese di Maggio. Mi dicono che sarà così fino ad Agosto… posso immaginarlo. Al Cairo è un continuo correre, verso il lavoro, verso i soldi, è uno strombettare continuo, si sentono solo clacson fino alla nausea, ed il caldo, più il traffico aumenta, diventa davvero insopportabile. L’unica quiete la trovo solo in moschea, quasi lontana dallo smog, da tutto quel rumore. C’è vita, anche troppa al Cairo, quasi 24 ore su 24, tutto si calma solo poco prima della preghiera dell’alba “Al Fajr” dalle 5 di mattina fino alle 7, per poi riprendere di nuovo. Ed aumenta così il caldo, il traffico e quello strombettare continuo che quasi quasi agli egiziani non dispiace affatto. Suonano il clacson forse quasi per divertimento, non so. Stanno svegli tutta la notte, fino alle 5, anche i bambini, già in vacanza dalla scuola davanti alla Tv che trasmette cartoon anche a notte inoltrata –impazziscono per “Sonic” e i mostri-. È proprio un altro tipo di vita, che io non amo e che non centra nulla con l’Islam. Come il mangiare abbondantemente e più volte al giorno: colazione ultra-abbondante a base di crema di fave (ful), uova (sode o frittata), falafel, formaggio; pranzo qualche ora dopo anch’esso abbondante e cena a mezzanotte. Io ovviamente salto la cena. Ho notato che fanno molto uso di uova, carne e burro. Ho visto gente che chiede l’elemosina, purtroppo anche ladri, in questo modo non ho goduto il mio ritorno ai mercatini di Khan el Khalili (foto sotto al titolo) e Bab Zuweila. Dieci anni fa non era così e nemmeno cinque anni fa, tutto cambia velocemente, in pochissimo tempo ed io mancavo dall’Egitto dal 2005, solo tre anni fa. Ovviamente troverete lì anche molta polvere, mosche, cani e gatti denutriti, spazzatura –Napoli vi assicuro che supera il Cairo in questo-. 25 Ci sono anche le zone più benestanti come Medina Nasr e Masr Jedida, ma l’Egitto vera – soprattutto il Cairo- è quella più povera, quella dei quartieri popolari. Ecco, la gente lì è generosa, gli egiziani sono simpatici di solito, buoni. Nei paesi arabi si trova la sporcizia, il disordine, la disorganizzazione –tutte cose che non centrano con la religione- e l’arte di arrangiarsi, però non manca la cosa più importante… che è la spiritualità. In Occidente al contrario c’è l’organizzazione, la perfezione, l’igiene, l’alta tecnologia ma manca la cosa più importante,quella che i paesi più poveri hanno… la spiritualità. Se si unissero le due cose sarebbe tutto perfetto, forse troppo? Se qualcuno si avvicina a voi per chiedere soldi fate attenzione, potrebbe essere un ladro, ed attenzione anche dai soliti venditori e tassisti che aumentano i prezzi. Vi consiglio di girare il Cairo di sera, un po’ più respirabile ed affascinante, evitate le ore più calde. Se vi dovesse venir in mente di affittare una casa al Cairo o ad Alessandria scordatevelo, purtroppo l’affittano quasi esclusivamente agli egiziani, voi perché siete stranieri – me compreso- dovete per forza comprarla. Al Cairo costa sulle 50 mila euro, un po’ fuori sulle 20 o 30 mila euro. 8 pounds (ghenì) egiziane equivalgono ad 1 euro, e non confondete 50 piastres -pochi centesimi- con 50 pounds come è successo a me. Evitate l’acqua del rubinetto che proviene dal Nilo, comprate sempre acqua minerale imbottigliata e sigillata per bene come AquaFina associata con la Pepsi. Se volete sposare un’egiziana spesso vi chiedono la casa, il lavoro, l’età, il titolo di studio, tutte cose non richieste nell’Islam, purtroppo i tempi sono cambiati. Se volete lavorare in Egitto altro problema, di solito c’è più opportunità proprio al Cairo. Per voi che non siete egiziani potrete lavorare tramite qualche ditta italiana in Egitto, ma quanto potrebbero pagarvi? Gli egiziani per guadagnarsi da vivere fanno spesso due o tre lavori, ecco perché molti di loro scappano verso l’Europa. Altro problema per noi non egiziani è che una volta trovato un lavoro dobbiamo iscriverci all’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’Estero) tramite il consolato italiano al Cairo o in Alessandria. Sappiate però che perderemo molti dei nostri diritti, non solo non avremmo mai la pensione sia in Italia che in Egitto, anche la tessera sanitaria. L’unico diritto che non perderemmo è quello di poter votare in Italia… capirai… L’unico paese arabo dove non perderete i vostri diritti è la Tunisia, vi sembra giusto? Se amate il Caos andate al Cairo, se amate il mare andate ad Alessandria, lì si mangia un buon pesce, se volete stare in mezzo ad una marea d’italiani allora andate a Sharm El Shaikh, sembrerà quasi di essere a Riccione, se amate la campagna andate nei paesini in Egitto, occhio alle zanzare però, se volete visitare qualche moschea anche se non siete musulmani potrete farlo, andate alla Moschea università Al Azhar – troverete molti libri gratuiti anche in italiano- o alla Moschea di Muhammed Alì, se volete pregare nelle chiese potrete farlo, ci sono molte chiese copte al Cairo e in Alessandria, se volete girare il Cairo con la metro, fatelo, occhio alle ore di punta però. La metro è molto più moderna della nostra, regalata dai francesi, comprate un biglietto dicendo in arabo semplicemente “Taskara” lo pagherete 1 ghenì pound –una bottiglia di acqua grande è 2 ghenì- . Per andare al centro del Cairo scendete alla fermata della metro Attaba, poi prendete un taxi diretto a Khan el Khalili e pensate a noi. E le piramidi? Basta prendere la linea gialla e scendere a Giza (vedi foto nella pagina seguente). Non dimenticate però che ci sono i vagoni della metro solo per donne e solo per uomini. Cos’altro dire? Buon Viaggio! Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo 26 27 In questo numero per la prima volta ci occupiamo di film filippini e di Singapore, oltre a una breve incursione nel cinema malese. È tornato il Samsung Korea Film Fest a Firenze, dal 7 al 15/3 con la presenza di registi, tanti nuovi film e cortometraggi. Il Far East Film Festival di Udine compie invece 10 anni con la recente edizione: nato in sordina, orà è richiamo di cinefili ed è la rassegna di cinema popolare asiatico più noto in Europa. Al Cinema Gnomo di Milano a marzo è passata la rassegna con dibattito L’ebraismo al cinema con vari film molto diversi tra di loro,e, a fine aprile, Obiettivo Argentina,con le produzioni contemporanee. Il Festival del Cinema Africano, sempre affollatissimo, si è sviluppato in diverse sale cittadine. THE KILLER (喋血双雄 / Die xue shuang xiong), azione, Hong Kong, 1989, di John Woo, dur.: 111’. Con: Chow Yun-Fat, Danny Lee, Sally Yeh Distr.: BIM. Un classico dei film polizieschi di H.Kong, fortemente voluto da John Woo dopo “A better tomorrow” (vedi N. 12). Noir ironico e super-violento, vede un malinconico killer dal cuore d’oro prendersi cura di una cantante che ha reso cieca accidentalmente, nonostante un cocciuto poliziotto sia sulle sue tracce. LA SFIDA DEL SAMURAI (用心棒 / Yojimbo), azione, Giappone, 1961, di Akira Kurosawa, dur.:110’. Con: Toshirô Mifune, Tatsuya Nakadai, Isuzo Yamada, Daisuke Katô. Distr.: Cineriz. L’arrivo di Sanjuro Kuwabatake, un samurai ronin, in un villaggio dove si combattono due clan, porta lo scompiglio. Egli si allea prima con una delle due parti, poi deciderà di distruggerle entrambe. Il famoso film copiato da Sergio Leone in “Per un pugno di dollari” (vedi N. 5 o ristampa 5-8) LA BANDA (The band’s visit), commedia, Israele/Francia, 2007, di Eran Kolirin, dur.: 90’. Con: Ronit Elkabetz, Sasson Gabai, Uri Gavriel. Distr.: Mikado. Piccolo film minimalista che sta avendo grande successo al cinema anche da noi: è il film etnico del momento questa storia di tolleranza tra palestinesi e israeliani adatta ai nostri giorni. Una banda musicale della polizia egiziana causa la burocrazia e altri imprevisti, si perde in una città israeliana dispersa nel nulla. LETTERE DA IWO JIMA (Letters from Iwo Jima), guerra, U.S.A., 2006, di Clint Eastwood, dur.: 140’. Con: Ken Watanabe, Kazunari Ninomiya, Shido Nakamura. Distr.: Warner Bros. Dopo “Flags of our fathers”, Eastwood narra ancora la storica battaglia di Iwo Jima della II Guerra Mondiale, stavolta dal punto di vista dei giapponesi. L’idea intelligente del generale Kuribayashi, che, costruendo una fitta rete di cunicoli e caverne, riuscì a costruire una strategia difensiva con la quale tenere testa alla più numerosa armata statunitense. Emozionante e intenso: non è mai troppa la riflessione sulla stupidità della guerra. DIO DORME ANCORA (Natutulong pa ang diyos) dramm., Filippine, 1988, di Lino Brocka, dur.: 118’. Con: Ricky Davao, Lorna Tolentino. Distr.: Seiko Films. Girato in lingua filippina e tagalog e basato su un fumetto, è una saga famigliare che ruota attorno a due famiglie, una ricca e una povera, e a due dei loro figli, gli infelici Gillian e Andrew, scambiati tra di loro alla nascita dalla coppia povera ad insaputa di tutti: la verità verrà a galla… 28 JALLA! JALLA! (Jalla! Jalla!) comm., Svezia, 2000, di Josef Fares, dur.: 88’. Con: Fares Fares, Torkel Petersson, Tuva Novotny. Distr.:Lucky Red. Un film divertente e leggero che è piaciuto anche da noi, dove ha avuto un discreto successo. Il titolo significa, in arabo “presto, presto!”.Storia di famiglie di immigrati libanesi in Svezia tra fughe da matrimoni combinati conditi da un'irresistibile sequenza di guai, risse e incidenti. YIN*YANG MASTER (陰陽師 / Onmyoji) fantastico/azione, Giappone, 2001, di Takita Yojiro, dur.: 112’. Con: Mansai Nomura, Hideaki Ito, Eriko Imai. Distr.: Dynamic. Il regista, noto in patria per le commedie, stavolta si dedica ad un fantasy epico in costume uscito anche da noi ma solo in video. Maggiore incasso giapponese nel 2001, narra del risveglio di una maledizione sulla capitale imperiale da parte di un principe ingiustamente giustiziato. Magie, intrighi e vendette intorno all’Imperatore e all’ordine dei mistici maestri dello Yin-Yang. Tratto dalle novelle di Baku Yumemakura, ha avuto anche un seguito – ancora inedito da noi – e una trasposizione manga. Dedicato a chi ama questo genere che si mescola anche un po’ con l’horror. L' ARTICOLO 2 (L’articolo 2) drammatico, Italia, 1993, di Maurizio Zaccaro, dur.: 100’. Con: Mohamed Miftah, Rabia Ben Abdallah. Distr.: Mikado. Storie dai contenuti sociali di dignità e di integrazione o mancata integrazione da parte di immigrati arabi in italia. Interessante ma uscito in sordina al cinema e dimenticato, visto che non è ancora disponibile in dvd. TRE, DUE, UNO… (Tatlo,dalawa,isa…) documentario, Filippine, 1974, di Lino Brocka, dur.: 155’. Con: Jay Llagan, Hilda Koronel. Distr.: Cinemanila Corporation. Particolare questo lungo film diviso in tre parti e ambientato nel severo reparto di terapia intensiva di un centro per la disintossicazione di Bahay-Pag-Asa. Le storie dei ragazzi ricoverati tra sofferenze e riscatto. APARTMENT 1303 (Apartment 1303) horror, Giappone, 2007, di Ataru Oikawa, dur.: 94’. Con: Eriko Hatsune, Yuka Itaya. Distr.: DNC. Stavolta il fulcro dell’ennesimo horror orientale - uscito da noi solo in dvd – è un appartamento con vista sul mare teatro in passato di una tragedia. La presenza che lo infesta spinge al suicidio tutte le donne che lo abitano. Le idee sono poche e un po’ riciclate ma qualche brivido è garantito agli amanti del genere. FURYO (Merry Christmas, Mr. Lawrence) dramm./guerra, Giap./GB/N.Zelanda, 1983, di Nagisa Oshima, dur.: 118’. Con: David Bowie, Tom Conti, Ryuichi Sakamoto,Takeshi Kitano. Distr.: Medusa. Ambientato nel 1942 tra gli orrori di un campo di prigionia giapponese dell’isola di Giava, è un film difficile che vanta la presenza di due protagonisti come Bowie e Sakamoto, popstar che spesso si sono cimentate nel mestiere d’attore, con successo. TARDA PRIMAVERA (晩春 / Banshun) drammatico, Giappone, 1949, di Yasujiro Ozu, dur.: 108’. Con: Chishu Ryu, Setsuko Hara. Distr.: Shochiku. Un classico del vecchio cinema giapponese: i rapporti tra un anziano padre e la figlia che vive ancora con lui nonostante sia in età da marito. Nel 1960 il regista ne farà una sorta di remake con “Tardo autunno”. ASOKA (Asoka) storico/azione, India, 2001, di Santosh Sivan, dur.: 155’. Con: Shahrukh Khan, Kareena Kapoor. Distr.: Arclightz and Films Pvt. Un filmone epico indiano in cinemascope girato in lingua hindi, dedicato alle vicende del guerriero di nome Asoka che rinuncerà alla guerra per convertirsi al buddhismo. La versione originale di questo fastoso melodramma storico dura 3 ore, quella internazionale un po’ di meno. ABJAD, LA PRIMA LETTERA (Abjad, la première lettre) drammatico, Iran/Francia, 2003, di Abolfazl Jalili, dur.: 113’. Con: Mehdi Morady, Abdolreza Akbar. Distr.: Novem. Una pellicola autobiografica, riflessiva e 29 matura su un quattordicenne iraniano degli anni ’70 che sogna di dedicare la sua vita al cinema, nonostante la censura e l’opposizione dell’autorità e dei genitori. DOLLS (ドールズ / Dolls) drammatico, Giappone, 2002, di Takeshi Kitano, dur.: 113’. Con: Miho Kanno, Hidetoshi Nishijima, Tetsuya Mihashi. Distr.: Mikado. Che dire di “Dolls”, 10° film di Kitano che abbiamo rivisto di recente? Un capolavoro “autunnale” di poesia, disperazione e simbolismo, adatto alle anime più sensibili. C’è anche il tradizonale minimalismo giapponese e le marionette del teatro Bunkaru a cui i protagonisti, trascinati dagli eventi, assomigliano.Molto belle anche le musiche di Joe Hisaishi. Tre storie malinconiche che s’incrociano nel Giappone di oggi: una ragazza tenta il suicidio dopo che il suo fidanzato è spinto a sposare un’altra per interessi di famiglia; un boss della yakuza ha nostalgia della sua giovinezza e del primo amore, che ancora lo attende; una popstar caduta in disgrazia viene raggiunta dal suo più grande fan. VALZER FINALE PER UN KILLER (One last dance) thriller, Singapore, 2006, di Max Makowski, dur.: 106’. Con: Francis Ng, Ti Lung, Vivian Hsu, Joseph Quek, Harvey Keitel. Distr.:Dolmen. T è un killer professionista di Singapore che riceve i nomi delle sue vittime in buste rosse e riesce ad ottenere qualsiasi informazione da coloro che sta per uccidere. Dovrà fare una scelta dolorosa e profonda quando sarà venuto a capo dell’ultimo, complicato caso che gli è stato affidato C’è anche il grande H.Keitel nella piccola parte di un capo mafioso italiano.Un discreto e atipico thriller con spunti ironici e originali. LA VITA E' UN FISCHIO (La vida es silbar) commedia, Cuba/Spagna, 1999, di Fernando Pérez, dur.: 106’. Con: Luis Alberto Garcia, Claudia Rojas. Distr.: Mikado. Un film onirico con tre protagonisti che si muovono nell’Avana del 2000 alla ricerca della felicità. Stranamente ha avuto anche una distribuzione italiana. THE SPARROW (文雀 / Man Jeuk) poliziesco, Hong Kong, 2008, di Johnnie To, dur.: 87’. Con: Simon Yam, Kelly Lin. Distr.:Universe. Da un prolifico regista hongkonghese, una divertente e curiosa commedia musicale su un borseggiatore-fotografo appena vista al Far East Film Festival e al Festival di Berlino. È stato girato in cantonese e nel corso di ben tre anni. PAPRIKA * SOGNANDO UN SOGNO (パプリカ/ Paprika) animazione, Giappone, 2006, di Satoshi Kon, dur.: 90’. Distr.: Sony Pictures. Finalmente arriva anche da noi il capolavoro onirico di Satoshi Kon, noto autore di “Perfect blue” e “Tokyo godfathers” (vedi N. 13), una vera esplosione di fantasia e di colore, un cartoon adulto e incantevole che segue le vicende di Atsuko Chiba, psicoterapeuta che di notte diventa una detective del sogno entrando nelle coscienze e che tenta di recuperare un pericoloso prototipo di “inibitore delle personalità” che è stato rubato. Non perdetelo! FRUTTI DI MARE (Haixian) dramm., Cina/Hong Kong, 2001, di Wen Zhu, dur.: 86’. Con: Jinzi, Chen Taisheng. Distr.: ?. Premio Speciale della Giuria al Festival di Venezia, è l’opera prima scritta,diretta e montata dal regista stesso. Il tragico destino di due personaggi: un poliziotto, e una prostituta, tra solitudine e degrado. Il sacrificio involontario dell’uomo, salverà la vita della donna. Peccato che da noi non sia arrivato: interessante e un po’ diverso dai soliti film “esistenzialisti” orientali. 30 IL CINEMA IN MALESIA La Malesia, paese del sud est asiatico, ha un mercato in crescita per quel che riguarda il cinema: sono oggi oltre 300 gli schermi, in maggioranza distribuiti nei molti centri commerciali. Qui il clima è particolarmente caldo-umido e torrido durante tutto l’anno con brevi e intense piogge, e favorisce sempre una grande presenza nelle sale cinematografiche malesi, al contrario di quello che succede da noi d’estate. Ma cosa amano guardare gli amici di questo paese? Qui convivono tre differenti etnie (la malese, la cinese e l’indiana), ognuna con le proprie esigenze e i propri film: sono molte le singole pubblicazioni e i canali in cui vengono pubblicizzate le loro pellicole, oltre alla lingua inglese, rimasta dopo la colonizzazione. Al cinema soprattutto ci vanno gli adolescenti o comunque i giovani sotto i 30 anni; vanno molto i film popolari, molti provenienti dagli U.S.A. (quelli più di cassetta) e molti quelli degli altri paesi asiatici, diversissimi da quelli che arrivano qui e che siamo abituati a vedere noi. Piacciono molto i tanti horror asiatici, i film comici e d’azione. I film stranieri in Malesia guadagnano moltissimo, ma dobbiamo considerare che la moneta locale, il ringgit, è molto debole rispetto alle altre; c’è poi il problema della censura, piuttosto sentita in Malesia, per cui diversi film stranieri qui famosissimi, lì nessuno osa distribuirli per timore di problemi, tagli e divieti. Qui vengono dall’estero per girare diversi film, ma si producono almeno una quindicina di film locali all’anno, grazie alla diffusione recente delle videocamere digitali e alla voglia di fare cinema dei giovani. Esiste il cosiddetto movimento del “Piccolo cinema della Malaysia”, anche se la piccola industria cinematografica malese è piuttosto vecchia: nata intorno agli anni ’30, ha avuto poi una rinascita a metà anni ’70. Tratteremo nei prossimi numeri qualche film prodotto in Malesia. 31 LO SCHERMO ETNICO: l’etnico in tv e in dvd TV Ninja Warrior, nella migliore tradizione giapponese, è una trasmissione (nota in patria come Sasuke e trasmessa ora da noi su GXT) in cui i concorrenti affrontano prove fisiche e di concentrazione in quattro livelli crescenti di difficoltà. Mondo Islam è trasmesso da Discovery Travel & Living ogni sabato e ci fa vedere i molteplici aspetti del mondo islamico.Sorgente di vita, trasmesso da diverso tempo su Rai 2, è un programma quindicinale di cultura ebraica. 4 Real è un viaggio in paesi come Brasile e Kenya, lo trasmette Nat Geo Adventure. Ogni tanto il canale Cult ripropone il documentario Geisha Girl, che segue la storia di Yukina e del suo tirocinio per diventare una moderna geisha. City Hunter torna su Cultoon, canale tematico di cartoni animati: le indagini di Ryo Saeba, detective che corre dietro al rischio e…alle donne! Nuovo (per noi) è invece l’anime del 2001, Najica Blitz Tactics importato da MTV di recente che narra le avventure di una sexy agente segreto. È americano Samurai Jack, ironico cartone di Cartoon Network su un eroico combattente del Sol Levante con una spada benedetta. Per i documentari: Viaggio in Amazzonia su Nat Geo Wild, Verso Pechino su Marco Polo, una serie dedicata a un’avventura on the road da Venezia a Pechino, Sorvolando l’Africa su Nat Geo Adventure, Sudamerica, serie di documentari dedicati alla natura su Animal Planet, Vieux Farka Touré per la serie Geosessions su Nat Geo Music, documentario dedicato al musicista del Mali Ali Farka Touré. Hirohito: l’imperatore del Giappone è un documentario biografico trasmesso da History Channel. Lo stesso canale propone Baghdad Express, storia di una famosa ferrovia tra oriente e occidente. Africa estrema e Transoceania sono due serie da non perdere, su MarcoPolo. Da tenere d’occhio i misteri della trasmissione Voyager su Rai 2, con Roberto Giacobbo, che spesso si occupa, con competenza, di luoghi e popoli etnici come l’antico Egitto, Atlantide, i Maya, ecc. C’è anche una striscia, la domenica mattina, dedicata ai giovani e alle loro domande sui misteri, si chiama Ragazzi, c’è Voyager!. Continua con la nuova serie di documentari proposta da Alberto Angela, Ulisse su Rai 3: fra i temi trattati: la Patagonia, il Museo Egizio a Torino e le antiche civiltà. Torna Velisti per caso, il megaviaggio in barca attraverso il mondo sul canale Rai Click Culture – Viaggi. Strano ma vero! A anni di distanza torna la serie anime cult di Lady Oscar, sempre su Italia 1: chissà se le puntate saranno ancora censurate? Intanto compie 30 anni Goldrake, il primo anime di robot ad essere trasmesso in Italia: perché non riproporlo? DVD Sul N.22 parlavamo di Overland, longeva trasmissione della Rai, ora la De Agostini pubblica in una serie di dvd i resoconti di quei fantastici viaggi in camion. Da tenere d’occhio la serie Made in Japan con gli anime come Cowboy Bebop in vendita con il giornale Panorama. Se siete interessati al mondo dei nativi americani, ripescate i dvd Quanah Parker: l’ultimo comanche e Geronimo e il popolo apache: il primo è la storia di un figlio di una prigioniera bianca e di un capo indiano comanche, il secondo è la biografia di Geronimo, il leggendario capo che resistette disperatamente all’invasore bianco. Messico – Nel cuore di Juquila per la serie “Destinazione: ai confini del mondo”, dedicato alle spedizioni in luoghi remoti e selvaggi della Terra. GIOCHI Yu-gi-oh! World Championship 2008, è il nuovissimo gioco di duelli per Nintendo DS che ha spopolato in Oriente. Serie per i più piccoli tratta da un noto anime, è amatissima anche da noi. Sempre dal sapore orientale, Xiaolin Showdown con le avventure di 4 ragazzi tra arti marziali, spiriti, misteri e magie…per Nintendo DS. 32 Muhammad: l’artista pakistano e…scozzese! Muhammad Milad Raza Qadri è davvero una scoperta per noi, anche se in realtà canta nasheed ed incide cd da un pò di anni. E' giovanissimo, ha solo 18 anni, è nato il 25 Marzo del 1990 in Scozia, ma è di origine pakistana, infatti la maggior parte dei suoi nasheed sono in pakistano. Ha cominciato a soli 3 anni e recita spesso il Corano, ama in particolar modo le recitazioni dello Shaykh-ul-Islam Dr Muhammad Tahir-ul-Qadri, suo maestro. Il giovane Muhammad cominciò a recitare il Sacro Corano davanti allo Shiekh da quando aveva 5 anni. Ancora oggi recita le Sure in diversi luoghi, come: le moschee, alla radio ecc. Il suo primo CD di Nasheed risale al 2005. Discografia: "Nasheeds of Milad" "Yaad-e-Hussain" "Nasheeds of mawlid" "May talian nabi diya chumda-qtv" "Rukh say kakul hata diah tu nay" "Amaan Nee Amaan" I titoli dei nasheed tratti da "Amaan Nee Amaan": Amaan Nee Amaan Durood Sharif Ham Nain Seenay Hey Dil Main Ishq-e-Nabi Ka Jalwa Mein Taliyan Nabi Diyan Choomda Merey Dil Main Basee Hey Sagree Rein Yeh Chamak Yeh Dhamak La nostra preferita è "Mein Taliyan Nabi Diyan Choomda" davvero molto bella. Siti: www.miladrazaqadri.com e www.milad.co.uk u 33 DONA EDITH DO PRATO “Vozes da purificação” (Quitanda) Melodie tradizionali per i 13 brani di questa cantante popolare brasilana piuttosto anziana che canta sfregando ritmicamente un piatto con un coltello, secondo la più genuina tradizione brasiliana dell’uso di strumenti di fortuna nella produzione musicale spontanea. Prodotta dalla più famosa Maria Bethania. GUSSIE CLARKE “Dread at the controls dub” (Auralux/Goodfellas) Viene rimasterizzato un classico del dub giamaicano a 30 anni dalla sua pubblicazione. Sono versioni strumentali di classici reggae. ZIGGY MARLEY “Love is my religion” (Tuff Gong) Ancora reggae, stavolta col figlio maggiore del grande Bob Marley, che da anni ne è il successore anche musicalmente. Grammy Award per il miglior album reggae del 2006, a cui è seguito un megatour mondiale di 18 mesi - che ha portato Ziggy solista anche in Cina - e un dvd dal vivo. Temi sociali e politici per 12 brani di puro reggae. V.V.A.A. “Boogaloo – Latin dance with New York attitude” (World Music Network) Sono ben 18 le tracce di questo cd dedicato al multietnico genere del boogaloo, che mescolava suoni caraibici e statunitensi negli anni ’60 e ’70, quando era molto in voga. Tito Puente, Ray Barretto e Bobby Valentin tra gli interpreti. V.V.A.A. “2 Sisters” (Radiofandango) Compilation ethno beat in 2 cd, denominati Charme e El Sheik con: Radiodervish, Govinda, Maghrebika, Mercan Dede, Amira Saqati, ecc, assemblata da DJ El Muezzin per beneficenza: mescola diverse sonorità meticce. RICKY MARTIN “Ricky Martin MTV Unplugged” (Panda Local Label) Si è sempre parlato troppo di Ricky Martin, ci occupiamo solo ora del cantante portoricano più famoso al mondo, che torna con un disco acustico di 12 successi e con la vittoria di Miami di due premi a Lo Nuestro, manifestazione dedicata alle stelle sudamericane. Ricky è impegnato da alcuni anni per la difesa dei diritti dell’infanzia. V.V.A.A. “World Percussion” (E2) Un po’ vecchiotta questa compilation in cd (è del 1999), che avevamo acquistato in un centro commericale, ma ci offre una suggestiva carrellata di brani strumentali basati sulle percussioni. Dal Giappone a vari paesi africani, dal Brasile a Bali, dai Caraibi fino alle regioni del Mar Nero. HAPPA-TAI “Yatta!” (Pony Canyon) Finta boyband giapponese, parodia proprio delle boybands di oggi, sorta di sei emuli dei Village People che si presentano seminudi con una foglia di fico davanti – da qui il nome -. Partiti come sketch con la canzone Yatta!, qualche anno fa questi comici hanno finito per vincere il triplo platino in poche settimane. Lo stile del singolo è la disco music anni ’70 e i Pet Shop Boys. Ecco il video: http://www.youtube.com/watch?v=rW6M8D41ZWU OMAR SOSA “Afreecanos” (Incipit) Molto bello già dalla copertina, con le radici (africane) sul volto dell’autore, questo disco è stato presentato di recente dal vivo alla Fnac di Milano: un mix di sonorità jazz 34 latine, musica cubana e world music. Omar Sosa è un virtuoso pianista cubano: nelle sue canzoni, anche percussioni africane, reminiscenze di musica classica e di rap. MIKA NAKASHIMA “True” (Sony) Il primo album (2002) della Nakashima (中島美嘉), pop star giapponese venticinquenne anche attrice e modella, originaria dell’isola di Kyūshū inizia con la curiosa cover di “Amazing grace”, inno settecentesco, ma decisamente migliore è la successiva, romantica “Will”. Mika canta in giapponese e mescola soft pop e jazz nei successivi 11 brani, con un suono sofisticato, adulto e decisamente maturo, diverso dai soliti dischi j-pop. Mika si è vista recentemente anche nel film live action “Nana” tratto dall’omonimo manga. Dall’album sono stati tratti 5 singoli di grande successo. OMAR SOULEYMAN “Highway to Hassake” (Sublime Frequencies) Altro Omar, questo siriano sospeso tra tradizione araba e modernismo suona un pop quasi psichedelico in cui si fondono l’oud, il darbuka e le percussioni mediorientali con i suoni più commericali e moderni. AVENTURA “Kings of bachata live 2006" (Premium Latin Music) Vi ricordate del gruppo di “Obsesiòn”, insopportabile tormentone latinoamericano di qualche anno fa? Il giovane gruppo newyorkese di origine dominicana propone sempre il suo mix di successo di bachata e rhythm’n’blues dal sapore giovane e moderno. Hanno pubblicato di recente questo doppio cd live+dvd. PIZZICATO FIVE “Bossa Nova 2001”e“Playboy & Playgirl” (Sony Japan e Matador Records) Presi dalla nostalgia, abbiamo cercato e trovato due album degli ormai sciolti Pizzicato Five (ピチカート・ファイヴ, Pichikāto Faibu, in giapponese): il primo del 1993, il secondo del 1998: ne esistono anche diverse ristampe successive. Parecchi sono infatti i dischi pubblicati dal gruppo, spesso in doppie versioni internazionale e giapponese, più varie ristampe e raccolte uscite solo per il mercato occidentale. 16 e 13 brani rispettivamente: nel primo album c’è anche una divertente “Halleluja Hare Krishna”. Un po’ stancante il vizio di inserire spesso nei loro dischi la voce di un narratore che, tra un brano e l’altro, parla in giapponese della vita del “duo più cool del Giappone” Definiti neo lounge, li ricordiamo sempre con affetto per il loro mix di indie pop e kitscherie revival del passato in salsa cinematografica. Sempre simpatiche e molto anni ’60 anche le copertine. KODÒ “The best of Kodò” (Tristar) I Kodò (鼓童) sono un ensemble di percussionisti giapponesi, il più famoso al mondo, nato in una scuola musical-spirituale dell’Isola di Sado (1988). Il nome può significare due cose: “battito di cuore” o “bambini del taiko”(i tamburi giapponesi). Le melodie antiche prese da vari luoghi le inseriscono nei loro pittoreschi spettacoli con enormi tamburi grandi anche 2 metri e mezzo. Sono spesso in tour e hanno avuto un buon successo anche in Italia, specie negli anni ’90. Nella loro vasta discografia iniziamo a consigliare questa prima raccolta del 1993 che dovreste riuscire a trovare nei nostri negozi. ZANKO Vero nome Zuhdi Zanko, dentista-rapper ventisettenne italo-siriano nato a Milano. Zanko canta in arabo, francese e italiano e utilizza la tecnica del beat box. Canta in “Straniero in ogni nazione”: “Per me è meglio l’interculturalità, integrato non vuol dire assimilato”. Voglio dimostrare che noi figli dell’immigrazione valiamo molto di più di quello che la gente potrebbe pensare. Dopo varie collaborazioni e live, sta lavorando al primo album insieme ad altri artisti di “seconda generazione”.http://profile.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewprofile&friendID=191531737 TESTAMENT “The gathering” (Spitfire) Chuck Billy, gigantesco cantante metal nativoamericano, ha sempre sostenuto la causa dell'integrazione degli indiani d'America nella società ed è fiero delle sue origini. Due brani dei Testament, “Trail of Tears” e “Allegiance” (quest’ultima è su questo album), sono un tributo di Chuck al suo popolo. “The gathering” del ’99 è uno dei migliori lavori della band trash metal californiana, sulle scene da oltre 20 anni. GOVINDA “Atom Heart Madras” (EMI) Gruppo italo-indiano che, col titolo e la copertina, prende in giro (o omaggia?) un famoso disco dei Pink Floyd. Le sonorità sono elettroniche, una hindu-trance moderna che mescola vari stili e alla lunga puo’ stancare, ma vale qualche ascolto. 35 V.V.A.A. “Buddha Bar X” (George V Rec.) Ormai famosissimo, il ristorante modaiolo parigino Buddha Bar del dj franco-marocchino Claude Challe ha generato negli anni un’interminabile moda di queste compilation ethno beat, lounge e chillout dal gusto esotico che pescano sonorità da tutto il mondo. Esce ora il decimo volume, che festeggia giusto il decennale: due cd per un totale di 32 pezzi. ALICIA VILLARREAL “Orgullo de Mujer” (Universal) Alicia è una trentatreenne cantante messicana di grande successo in patria. Il suo ultimo album mescola folk messicano e ballate in 10 brani in spagnolo. TIEMPO LIBRE “Arroz con mango” (Shanachie) Giovane e originale gruppo di latin jazz di Miami, ma di origine cubana. 10 brani di ritmi afro-cubani, rumba e salsa. MATISYAHU MILLER “Youth” (Epic/Sony BMG) Cos’è l'hasidic reggae (reggae cassidico)? Sembrerebbe il nuovo genere inventato da questo artista ebreo ortodosso ma anche un po’ ribelle che sta avendo buon successo in America. 13 brani in inglese di ritmi reggae ma anche hip hop con messaggi religiosi e di pace. C’è anche una “Shalom / Salaam”. EFTEKASAT ”Mouled Sidi El-Latini” (Incognito) Chi sono questi Eftekasat (in arabo ?)اف ت كا ساتUn gruppo egiziano indipendente di jazz di stile orientale, formatosi pochi anni fa. Mescolano diversi stili e sfiorano anche il progressive rock in questo primo album strumentale. Il secondo è in preparazione. WUST EL BALAD “Wust el balad” (Star Gate Records) Sempre dal Cairo, i Wust El Balad (che si potrebbe tradurre in “bassifondi”), giovane gruppo di 8 elementi che esce finalmente dai soliti schemi proponendo un primo album di soft rock in arabo. Perennemente impegnati live - forse per questo hanno pubblicato un solo album in quasi 10 anni di attività - stanno avendo grande seguito tra i giovani. YU ZHOU “The art of chinese erhu” (Arc) Un disco dalle atmosfere mistiche e sognanti: sono musiche classiche cinesi suonate con l’erhu, il tipico violino a due corde, accompagnato da pipa e ruan (liuti), yang qin (dulcimer) ed altri strumenti acustici della tradizione cinese. 2R “2R New + Best selection” (Universal) Non c’è solo il j-pop, ma anche il cosiddetto cantopop (pop cantonese) con moltissimi gruppi. Iniziamo ad occuparcene: le 2R sono Race e Rosanne Wong, due sorelle di Hong Kong che fanno anche le attrici - hanno recitato insieme nell’horror “Ab-normal beauty”, uscito anche da noi -. Questa è una raccolta di pop in cantonese in cd+dvd, con, rispettivamente, 16 e 10 brani dei loro singoli più noti e qualche inedito. GACKT “The sixth Day" e “The seventh night” (Crown Japan) Consigliamo una raccolta anche a chi ci chiede un parere per accostarsi all'ottima voce giapponese Gackt, che ormai ha pubblicato almeno una decina di album, introvabili in Italia. I primi 14 singoli della sua esperienza solista iniziata dopo i Malice Mizer, dall'orientaleggiante "Oasis” ai divertenti ritmi ska di “Vanilla”, da “Lu:na” alla malinconica, stupenda “Kimi ga oikaketa yume”. Esiste anche una successiva versione doppia in cd o dvd intitolata “The sixth day & The seventh night”: il secondo disco è un intimista live unplugged reperibile anche singolarmente. FAYE WONG “Jiāng Ài” (EMI) Faye Wong (王菲) trentottenne pechinese è una tra le più famose cantanti pop cinesi, popolare in Oriente e in minima parte anche in Occidente; ha pubblicato un’intricatissima discografia con molte raccolte ed edizioni. Il titolo di quest’album del 2003, forse il più recente, significa “verso l’amore”. Curiosamente, il brano in cantonese “Ga ngoi ji ming” è stato escluso dall’edizione cinese in quanto il testo menzionava l’oppio! 36 FATIH ERKOC “Kör Randevu – Collection” (Rec By Saatchi) Erkoc è un cantante turco. Raccolta di ben 18 brani arabeggianti tra tradizione e romanticismo. Apre l’album la suggestiva trilingue "Mi Amor / Habibi / My Love". ASA “Asa” (Naive) Asa (si pronuncia “asha”) è una cantante parigina trasferitasi in Nigeria, il contrario di quello che si fa di solito. Sta avendo grande successo e recentemente si è esibita anche da noi. Il suo è un pop sofisticato venato di reggae, jazz e tradizione musicale nigeriana. Cina, artisti della nuova generazione Importante questa rassegna, non siamo riusciti a inserirla per tempo nel numero scorso, già in fase di stampa, ne parliamo solo adesso. Si è svolta a Milano dal 25/1 al 10/2 al Museo della Permanente con ingresso libero. Al seguente indirizzo trovate anche il catalogo da salvare in formato pdf: http://www.cinaartistidellanuovagenerazione.com/ Cina: alla corte degli imperatori Ancora Cina, stavolta a Palazzo Strozzi, a Firenze, dal 7/3 all’8/6 con oltre 200 opere delle corti imperiali dall’epoca Han Orientale (23-220) fino all’impero Tang (617-907). Nel cortile, in mostra, anche un’enorme statua di Buddha del peso di 3 tonnellate! Mona Hatoum Mostra personale dell’artista libanese con nuovi lavori su carta e installazioni inedite con temi come: la violenza, il nomadismo e il dislocamento. Si è svolta alla Galerie Chantal Crousel, Rue Charlot, 10, Parigi, dal 26/1 all’8/3. Lost Cinema Lost Mostra dell’anglo-bangladese Runa Islam con lo sloveno Tobias Putrih a Palazzo Santa Margherita di Modena dal 27/1 al 30/3. Lavori realizzati in varie parti del mondo e dedicati all’illusione cinematografica e all’architettura dei vecchi cinematografi. Za – Giovane arte dal Sudafrica Mostra collettiva di una ventina di lavori di poco conosciuti e giovani autori sudafricani. Palazzo delle Papesse, Siena, dal 2/2 al 4/5. China in London 2008 In diversi luoghi della capitale inglese, per due mesi, ci saranno feste, celebrazioni, danze, degustazioni di tè e proiezioni di film per onorare la Cina in attesa delle Olimpiadi estive. www.london.gov.uk Chen Zhen – The body as landscape Mostra - comprensiva anche di lavori incompiuti - dedicata all’artista cinese Chen Zhen, scomparso 8 anni fa, con tema il dialogo tra le culture. Alla galleria Martrovereto di Rovereto (TN), C.so Bettini, 43, fino al 1/6. 37 Africa On è una mostra di videoarte, una finestra sull’Africa osservata da tre prospettive diverse: apartheid sudafricano, guerra civile angolana e genocidio del Darfur. Alla Galleria Lia Rumma di Via Solferino, 44 a Milano fino al 15/3. Cina Cina Cina!!! Titolo eloquente per questa mostra sul fenomeno artistico cinese contemporaneo oltre il mercato globale. A Firenze, Centro Strozzina, dal 21/3 al 4/5. www.strozzina.org Look Around è una mostra con tema il territorio senza confini, da parte dell’egiziano Iman Issa e dell’indiano Shilpa Gupta: installazioni, video, fotografia alla Galleria Artericambi di Via A.Cesari, 10, Verona. Dal 23/2 al 24/4. www.artericambi.org Andrea Zucchi – Spaesamenti In mostra una ventina di olii su tela e fogli con piccoli disegni a biro blu con tema la mescolanza tra culture distanti tra loro. A Milano, Fondaz.Alessandro Durini, Via S.Maria Valle, 2, dal 6 al 31/3. Microcosm Il giapponese Satoshi Hirose ricrea la composizione di un microcosmo utilizzando vari materiali: mondi solo apparentemente lontani. A Napoli, Galleria Umberto Di Marino Arte Contemporanea, Via Alabardieri, 1, fino al 6/5. Mama Masai Dal 20/3 al 16/4 al negozio FNAC di Via Torino ang. Via Palla a Milano: sono 40 fotografie (poi in vendita per beneficenza) della svedese Ewa-Mari Johansson sui villaggi della Tanzania. L’arte dell’Asia. Giappone,Cina,India ciclo di sei mostre in collaborazione con il FAI al Centro Coscienza di C.so di P.ta Nuova,16, Milano. Lo spazio dell’uomo è una mostra della collezione di opere provenienti dal Museo De La Solidariedad di Santiago del Cile. Fino all’ 11 maggio a Torino presso la Fondazione Merz. BIT è sempre istruttivo e interessante fare un salto alla BIT (Borsa Internazionale del Turismo alla Fiera Campionaria di Milano) con stand dei principali paesi del mondo: si possono degustare anche cibi etnici. L’edizione 2008 si è appena conclusa, alla prossima tra un anno. www.bit.fieramilanoexpocts.it/ Atlanti – Musiche dal Mondo Nell’ambito di Atlanti-Festival di interazioni culturali, ad aprile due concerti etnici di cantastorie nomadi dell’Asia Centrale e di musicisti egiziani al Piccolo Teatro-Teatro Studio di Milano. Muga Miyahara - Tokonoma & A Memory of a Fish is There Mostra fotografica di due progetti di questo artista giapponese per la prima volta in Italia. Galleria Sozzani, Milano, dall’8/3 al 6/4. La notte delle percussioni Esibizione di danza e di percussionisti tradizionali da Senegal, Guinea, Togo e Congo al Teatro Guanella di Milano il 7/4. Miart è la fiera internazionale d’arte contemporanea e moderna, con in mostra oltre 220 espositori. Quest’anno è dedicata a Buenos Aires, capitale argentina. Si è svolata dal 4 al 7/4 alla Fiera di Milano. Oriente sui Navigli Solo due i giorni che sono stati dedicati alle tradizioni del Giappone con vestizione dei kimono, arti marziali e laboratori di origami. Il 12 e 13/4 al centro Asteria di Milano. 38 Shen Yun – Chinese Spectacular è un importante e attesissimo spettacolo tradizionale cinese che vuole rilanciare la cultura classica dell’Impero Celeste prima del comunismo, pubblicizzato nelle nostre vie anche dalle artiste in costume. La vera tradizione cinese con danze e musiche. All’Allianz Teatro (ex Teatro della Luna) di Assago (MI) il 15 e 16/4. Kimsooja Quest’artista coreana era già stata a Milano nel 2004 con una mostra di sculture di tessuti, ora torna con una mostra di fotografie scattate tra Oriente e Occidente. Ingresso gratuito: Galleria Raffaella Cortese, fino al 26/4. Da una Cina lontana è una mostra di colorati manifesti cinesi anni ’70 di propaganda maoista, testimonianza nostalgica di vita quotidiana di un’epoca che non esiste più. A Como, Palazzo del Broletto, dal 3 al 27/4 con ingresso libero. www.savethechildren.org.uk Indirizzo a cui potete trovare il racconto della ricostruzione virtuale della vita nella povertà di Kroo Bay, baraccopoli alla periferia di Freetown (Sierra Leone) www.leggicinesi.it www.italychina.org Siti utili per chi vuole aprire o espandere un’attività in Oriente. Il secondo è della Fondazione ItaliaCina www.italianihon.net http://japanforum.forumcommunity.net/ Siti dedicato agli italiani amanti del Sol Levante, il secondo è un forum, entrambi ricchi d’informazioni. http://7keyet-bouha.blogspot.com/ Blog del tunisino Amin Zayani, dedicato alla città del Cairo, dove vive. www.ambilcairo.esteri.it Sito dell’ambasciata egiziana in Italia. www.tobook.com/CityGuide/Cairo 39 Utile guida per chi vuole recarsi al Cairo. www.cairotourist.com Dedicato al Cairo con i locali e gli orari, oltre a una mappa con un viaggio virtuale nei luoghi di maggiore interesse. www.sharm.it Sito in italiano dedicato al turismo a Sharm El Sheik ma anche ai viaggi in Egitto. www.chow-sing-chi.com Sito non ufficiale dedicato a Stephen Chow(周星馳) – o Chow Sing Chi in cantonese - l’attoreregista di Kung Fusion. www.j-pop.it Un sito italiano dedicato agli anime www.asiatica.altervista.org Asiatica - Un ponte per l’Oriente è un sito italiano sulla cultura orientale: trovate davvero di tutto. 40 “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani, Tea, pagg. 432, € 8,60. Torniamo a parlare di Terzani dopo diverso tempo (vedi N.7 e 16): tutto parte dalla profezia di un indovino cinese nel 1976 che porta l’autore a viaggiare per un anno evitando gli aerei e vedendo i paesi asiatici da una prospettiva diversa. “Trastulli di animali” di Yukio Mishima, Feltrinelli, pagg.160, € 6,71. Il rapporto ossessivo di un uomo e una donna, due amanti tragici chiusi in una casa sul mare. Secondo molti, il migliore libro tra le oltre 400 opere dell’autore. Una curiosità, il vero nome di Mishima era Kimitake Hirakoa. “Maximum city – Bombay, città degli eccessi” di Suketu Mehta, Einaudi, pagg. 544, € 19,50. Un bel tomo, questo dedicato a Bombay (che dal 1996 si chiama Mumbay) con tutti i suoi vari e contrastanti aspetti. Una metropoli immensa vista dettagliatamente attraverso le interviste agli abitanti. “Softcore” di Tirdad Zelghadr, IBSN, pagg.224, € 14,40. Nuovo libro per questo scrittore iraniano che ci parla di una Teheran cosmopolita sospesa tra il mondo della moda e il vecchio regime. “Il libro dei viaggi” di autori vari, EDT, pagg.448, € 49. Dalla Lonely Planet, un bel volumone tradotto per la prima volta in italiano, dedicato ai viaggi in tutti i paesi del mondo, con foto a colori “Autostop con Buddha. Viaggio attraverso il Giappone” di Will Ferguson, Feltrinelli, pagg. 454, € 19. Interessante questo libro del “nipponologo” Ferguson, che ha viaggiato in autostop attraverso il paese, seguendo il flusso, da sud verso nord, della fioritura del ciliegio, oggetto di culto nazionale. Personaggi strani e diversità linguistiche lungo l’ironico percorso. “Non toccare la pelle del drago” di Giuseppe Genna, Mondadori, pagg.391, € 7,50. Uscito nel 2003 per la collana “Strade Blu”, un romanzo dedicato alla potenza economica cinese con intrighi e complotti tra Europa e Cina. “Viaggi in Asia” di Catherine Donzel, Touring Club, pagg.320, € 60. Un po’ caro, questo libro fotografico, ma curatissimo. Delle stesse edizioni c’è anche “Oriente sull’acqua” di Marco Casiraghi, pagg. 222, € 19,90, foto della vita galleggiante nel sud est asiatico. Sempre foto, ma dedicate al “continente India” in “IndiaColori di vita” di Luca Artioli, Mondadori, pagg.114, € 30. “La mia strada porta in Tibet” di Sabriye Tenberken, Tea, pagg.267, € 8. La storia di una tedesca nonvedente che si reca in Tibet per fondare la prima scuola tibetana per i molti bambini ciechi della zona. “Note su Hiroshima” di Kenzaburō Ōe, Alet, pagg.224, € 15. Nella collana Diorami, questo libro sul drammatico bombardamento su Hiroshima scritto dal giapponese Premio Nobel ’94 per la letteratura, di cui 41 consigliamo anche “Il grido silenzioso”, Garzanti, pagg. 271, € 9,81, dopo averlo solo citato sul N.9: storia di Mitsu e Taka, due fratelli dai caratteri contrastanti e un tema delicato come la malattia mentale. “Il daoismo” di Attilio Andreini e Maurizio Scarpari, Il Mulino, pagg.144, € 8,80. Un libro dedicato a una dottrina spirituale cinese millenaria, un movimento filosofico e religioso basato sulla polarità degli opposti. “Turismo” di Nirpal Singh Dhaliwal, Guanda, pagg.300, € 16. Per la collana “Narratori della Fenice”, un romanzo con protagonista un anglo indiano sikh. Multietnica e piccante, l’avvincente storia di un ragazzo di seconda generazione nella Londra di oggi. “Cina – Carnet di viaggio”, “Mali – Carnet di viaggio”, “India – Carnet di viaggio”, tutti di Stefano Faravelli, EDT, € 35. Questi tre volumi, un po’ cari, e di circa 100 pagine ognuno, sono viaggi in tre paesi affascinanti, ricchi di immagini e di informazioni utili. “Risvegli – 365 pensieri di maestri dell’Asia” di Danielle & Olivier Föllmi, Ippocampo, pagg.752, € 29,90. Un’immagine e un pensiero per ogni giorno dell’anno in questo libro fotografico sull’Oriente per la collana “Saggezze dell’umanità”. “Isole della sodade” di Orietta Mori, EDT, pagg. 96, € 7,50. Le isole in questione sono quelle dimenticate in mezzo all’Oceano, con la nostalgia di chi vi si è recato lasciando la propria patria. “Il tao dell’amore” di Jolan Chang, Mondadori, pagg. 196, € 8,40. Scritto da un filosofo taoista, spiega le tecniche dell’armonia e dell’arte erotica secondo la saggezza cinese. “Storie africane – Viaggio in Tanzania” di Andrea Berrini, EDT, pagg. 128, € 9,50. I personaggi e la vita di tutti i giorni con cui si confronta l’autore in viaggio nella poco conosciuta Tanzania. “Lettere dall’Egitto – Dal Cairo a Assuan 19..” di Hans Georg Berger & Hervé Guibert, EDT, pagg. 72, € 11,50. Il viaggio degli autori - simile alle spedizioni d’altri tempi - che risalgono il Nilo dal Cairo ad Assuan. “Il paese sottile. Viaggio in Cile” di Sara Wheeler, Neri Pozza, pagg.336, € 17. Sei mesi in Cile, un paese aspro ma anche vario, affascinante e misterioso. “Alle sorgenti del fiume giallo” di Leonard Clark, EDT, pagg. 368, € 15. Un libro avventuroso ambientato in Cina nel 1949: la spedizione dell’autore alla scoperta della misteriosa e inviolata cima montuosa Amne Machin. “Avventure in Africa” di Emilio Salgari, Mondadori, cofanetto di 3 volumi, € 9,20. Un’accurata edizione che raccoglie le esotiche avventure scritte da Salgari con illustrazioni d’epoca e un’appendice documentaria. “Lettere da Pechino” di Suzanne Bernard, EDT, pagg. 152, € 13. La trasformazione e occidentalizzazione di Pechino agli occhi dell’autrice, tornata in Cina alla fine del decennio scorso. “Ragazze fortunate” di Nell Freudenberger, Mondadori, pagg.277, € 16,50. L’autrice, newyorkese, alle prese con 5 racconti di ragazze con le loro esperienze di viaggio romantiche tra India e Vietnam. Non altrettanto fortunate sono “Le ragazze di Benin City” di Laura Maragnani e Isoke Aikpitanyi, Melampo, pagg.211, € 12, importante denuncia sulla tratta in schiavitù delle prostitute nigeriane in Italia: i proventi del libro sostengono le campagne ed iniziative omonime. “Capire e farsi capire in birmano,khmer,lao,vietnamita”, EDT, pagg.223, € 9. Frasario della Lonely Planet per comprendere le molte lingue negli itinerari del sud est asiatico. 42 “Cina dall’alto – Fascino e suggestioni del Celeste Impero” di K Sinclair, Mondadori, pagg.288, € 48,60. Un libro completamente illustrato a colori ci mostra una Cina insolita dall’alto. “Lussuria” di Zhang Ailing, Rizzoli, pagg. 176, € 9,20. Il libro di 3 racconti da cui è stato tratto il film di Ang Lee (vedi N.24). Per la prima volta tradotta in italiano e in Occidente, una scorrevole storia d’amore e spionaggio ambientata in una cupa Shangai anni ’40. “Le nuvole dell’Atakora” di Marco Aime, EDT, pagg. 112, € 11,50. Scritto da un antropologo, un racconto il cui fulcro è un piccolo mercato del Benin, che alcuni vorrebbero trasformare scontrandosi con le tradizioni. Dello stesso autore ed edizioni c’è anche “Le radici nella sabbia”, pagg. 160, € 9,50, reportage di un viaggio in Mali e Burkina Faso. “Ragazza di Pechino” di Chun Shu, Guanda, pagg.250, € 14. Scritto a 17 anni, fu un caso in Cina dove vendette moltissimo ma fu proibito. Molti adolescenti si sono immedesimati in questo libro dedicato alle loro problematiche. “Paradisi inquieti” di Guido Carlo Pigliasco, EDT, pagg.304, € 7,50. Per la Collana Orme, il resoconto dei viaggi dell’autore nelle paradisiache isole polinesiane: per sognare in terre sconosciute… “Storie del fiume Niger” di Muzi Jean, Fabbri, pagg.92, € 7. Sono racconti monografici che si svolgono presso il fiume Niger (vedi “Fiumi di vita” su questo numero) con tutti i suoi coloratissimi e controversi personaggi. “Cina – Il drago rampante” di Renata Pisu, Sperling & Kupfer, pagg. 292, € 16. Da anni inviata in Oriente per varie testate giornalistiche nazionali, l’autrice esamina la contraddittoria Cina attuale che, purtroppo, sembra voler distruggere il proprio passato in favore della corsa alla modernità, alla ricerca di una nuova identità. “Il sentiero del Buddha” di Tony Lowenstein, EDT, pagg. 184, € 15. Un libro dedicato a chi vuole saperne di più sul Buddha: filosofia, meditazione, luoghi sacri e strada per l’illuminazione. “Gli sciamani” di Piers Vitebsky, EDT, pagg. 184, € 200. Parlammo di questo argomento in questa rubrica sul lontano N.11: questo libro ricco di illustrazioni ci porta nel misticismo degli sciamani coi loro riti, i viaggi dell’anima e la trance. È uscito anche “La sciamana di Chatsil” di Kim Tong-Ni, ObarraO Edizioni, pagg.184, € 13. Storie di cerimonie, tradizionali riti d’iniziazione e racconti di Ulhwa, una sciamana di un villaggio coreano. “Fermenti in Medio Oriente” di William O.Douglas, Leonardo Da Vinci, pagg.299, € 9,00. Un libro storico dedicato ai resoconti dei viaggi dell’autore a contatto con le popolazioni mediorientali. “Algeria anno 7” di Mario Giovana, Avanti, pagg.212, € 4. Per la collana “Omnibus – Il Gallo” un saggio che tratta la guerra in Algeria dagli anni della colonizzazione francese alla rivoluzione. Interessante l’appendice con poesie e canti del popolo algerino. Dello stesso argomento, il libro fotografico “Algeria torturata” a cura di Aziz Izzet, Lerici (collana “Oggi nel mondo”), pagg.61, € 4,50. “Viaggio in Barberia” di Luciano Bianciardi, EDT, pagg. 168, € 13. Il viaggio nell’Africa settentrionale di cinque italiani. Nella stessa collana (“Viaggi e avventure”) anche “La rosa del deserto” (di Pep Subirós, pagg. 256, € 13) e “In Etiopia con un mulo” (di Dervla Murphy, pagg. 320, € 15): il primo è un viaggio in Marocco e Algeria del 1992, il secondo è un impegnativo e avventuroso trekking in Etiopia. 43 “Assiri e Babilonesi – Storia e tesori di un’antica civiltà” di Alfredo Rizza e Clelia Mora, White Star, pagg.208, € 29. Due storici ci fanno viaggiare attraverso “le poderose mura di Babilonia e i grandiosi palazi dei re assiri”. “El Yemen – Un viaggio a Sana’a 1877-1878” di Renzo Manzoni, EDT, pagg. 304, € 17,50. Il racconto del soggiorno del nipote di Alessandro Manzoni nell’affascinante Sana’a a dove si confronta con la mentalità degli arabi. “Cina – Viaggio nell’impero del futuro” di Rob Gifford, Neri Pozza, pagg. 377, € 20. L’autore è un reporter che parla della quotidianità della Cina attuale, tra contraddizioni moderne e antiche tradizioni. “L’ultimo chef cinese” di Nicole Mones, Giano, pagg. 320, € 16,50. Si parla di cucina cinese in questo divertente reportage:i cibi, il comportamento a tavola, ecc. “Ragazze di Riad” di Rajaa Al-Sanea, Mondadori, pagg. 331, € 18. Racconti a volte drammatici a volte divertenti di donne e pettegolezzi tra amiche nel mondo arabo. L’autrice è una 25enne saudita all’esordio con questo libro che ha avuto qualche problema in patria, nonostante sia divenuto un bestseller in Medioriente. “Il sole si spegne” di Osamu Dazai, Se, pagg. 160, € 14,46. Citammo questo classico sul lontano N.9: la caduta di una famiglia aristocratica giapponese e dei suoi valori tradizionali dopo la II Guerra Mondiale. “Tutto sotto il cielo” di Matilde Asensi, Sonzogno, pagg. 465, € 21. Un romanzo ambientato a Shangai con antiche mappe, mausolei, prove mortali ed enigmi cinesi. “La caverna di Ali Babà” di Ana M.Briongos, EDT, pagg. 168, € 9,50. L’Iran contraddittorio ma anche affascinante e complesso dei giorni nostri. Il volume fa parte della Collana Aquiloni. “Il cerchio senza fine” di Enzo Braschi, Mursia, pagg.280, € 18. Il libro analizza la spiritualità dei pellerossa dal loro punto di vista e soprattutto“dal vivo”, visto che Braschi ha vissuto con loro e partecipato alle cerimonie sacre. “Haiku – Il fiore della poesia giapponese da Bashō all’Ottocento” di autori vari, Mondadori, pagg. 270, € 6,80. Uscita dieci anni fa, una raccolta cronologica dell’haiku giapponese, la più piccola forma di poesia esistente. “A tu per tu con la paura” di Krishnananda, Feltrinelli, pagg.288, € 8,50. Un saggio di filosofie orientali sulla meditazione, i comportamenti, le relazioni e il malessere dell’uomo contemporaneo. 44 IL FASCINO DEL MISTERO: IL FESTIVAL DEI TESCHI Esiste, in Messico, una particolarissima festa tradizionale nota come Festival de las Calaveras, ovvero il Festival dei Teschi. È una sorta di carnevalesca commemorazione dei defunti, si tiene infatti nel periodo dei morti, tra fine ottobre e inizio novembre, per una durata di 10 giorni, nella cittadina di Aguascalientes, nella zona centro-occidentale del paese. Irriverente, folkloristica e coloratissima, ci ricorda la celebrazione celtica di Halloween. Per i messicani è una festa in cui la morte è il fulcro, per indicare che questa è soltanto un passaggio verso un infinito migliore. Una visione cattolica in cui la vita non termina, ma si trasforma. Per i messicani, la morte assume un significato molto particolare, triste ma al tempo stesso giocoso, ironico, irriverente. È una delle feste più tradizionali, dopo la Fiera di San Marco. La cittadina è una tipica località tradizionale messicana, che grazie a questa festa, è diventata oggi di forte richiamo turistico anche dall’estero. Al di là della festa, è molto interessante da visitare, con un bellissimo centro storico, le tipiche strade e quartieri, e i vari musei. Questo festival è nato una decina d’anni fa anche per rendere omaggio a un artista locale, José Guadalupe Posada, incisore e disegnatore che amava il genere macabro; “La Calavera Catrina”, patrona del Festival, è proprio una sua creazione. Durante questo periodo si svolgono varie attività artistiche, culturali e sportive, e una sfilata dei teschi con carri allegorici con molti gruppi e scuole, proprio come il nostro carnevale. Unico al mondo è “el Altar Vivente”, in cui i teschi prendono vita al suono della musica e della danza e il Teatro Callejero, un teatro di strada in cui ci sono teschi umoristici, proverbi e “coplas” (componimenti musicali), dedicati sia ai vivi che ai morti. C’è da sbizzarrirsi nella varietà di manifestazioni, davvero tante e interessanti. Famosi sono gli squisiti dolci tipici, tra cui il pane del morto e molti altri piatti. Nelle case e nei posti di lavoro degli abitanti della cittadina, vengono allestiti i tradizionali altari dei morti, delle vere e proprie opere d’arte in cui trovano spazio tutti gli elementi necessari a commemorare i fedeli defunti. 45 FIUMI DI VITA : NIGER Parliamo del Niger, il fiume principale dell’Africa Occidentale, e il terzo del continente per importanza dopo Nilo e Congo. Lungo circa 4200 km, nasce nei monti Loma, in Guinea, dal versante sudorientale del Futa Gialòn, non lontano dal confine con la Sierra Leone, e scorre in direzione Nord Est. Passa nel Sahara e sfocia nel Golfo di Guinea. Magnifico il paesaggio che si crea a valle di Onitsha, con il fiume che si suddivide in un immenso delta ricoperto da una fitta vegetazione di mangrovie. Il Niger ha come principale affluente il Benue ed ha una strana forma “a boomerang” a lungo studiata, probabilmente originata dall’antica fusione di due fiumi. Consta di diverse dighe e, negli anni Sessanta, ha visto la costituzione di una commissione a cui aderiscono tutti gli stati rivieraschi. La commissione ha funzioni consultive e si occupa della sistemazione integrata del bacino del fiume. Timbuctu è stata ed è ancora oggi un’importantissima città che si trova sulla grande ansa del fiume. Il nome Niger potrebbe provenire dai colonizzatori portoghesi, niger, cioè negro, o forse deriva dal berbero gber-n-igheren, cioè “il fiume dei fiumi”. IL MANICHEISMO Il Manicheismo è una religione nata in Persia nella seconda metà del III secolo d.C. Fu fondata da Mani o Manete (Mardinu, 25 aprile 215 – 276), un predicatore e teologo iraniano di stirpe meda, il cui vero nome è oggi dimenticato; più che un vero nome, Mani era una sorta di titolo che stava ad indicare una persona illustre. Mani e i suoi discepoli seguivano questa dottrina che univa principi cristiani a elementi presi da Zoroastro (o Zaratustra, un riformatore religioso dell’antico Iran) e da Buddha. Era basata sulla coesistenza e la lotta dei due principi opposti del bene e del male: il primo simbolizzato dalla luce e retto dal “padre della grandezza” e il secondo retto dal “principe delle tenebre” rappresentato dal buio e da identificare con la materia. La salvezza poteva arrivare solo attraverso la conoscenza. Il Manicheismo pretendeva di spiegare l'origine, la composizione, ed il futuro dell'universo, e aveva una risposta per ogni cosa; in questo senso, Mani era un vero gnostico. Questa era una religione che, come lo gnosticismo, era intellettuale e disprezzava la semplicità delle folle e la credulità del Cristianesimo con tutti i suoi dogmi, proponendosi come religione di pura ragione. Secondo il Manicheismo la salvezza si poteva raggiungere solo attraverso la conoscenza (gnosi), e l'ignoranza era considerata un grave peccato. Vasta è la produzione letteraria di Mani e dei suoi seguaci, ma oggi è andato tutto perduto e restano solo pochi frammenti e nessun trattato è sopravvissuto per intero. Essendo considerata una setta, fu perseguitata duramente, specialmente dagli imperatori Romani e Persiani, e finì con lo scomparire.Mani scrisse in sia in lingua persiana che in aramaico-babilonese, usando, entrambe le lingue con la stessa facilità. Il Manicheismo si diffuse soprattutto nella Persia, nell’India, nel Tibet, nella Cina, nel Turkestan (ove era fiorente ancora nell’XI sec.), nell’Africa settentrionale, e in Occidente persino nell’Italia meridionale, soprattutto in Sicilia, e nella Spagna. Oggi il Manicheismo è completamente scomparso, ma si può dire che la setta dei Catari fu una sorta di successione a questa dottrina. 46 GAMBIA Molti di voi lettori conosceranno sicuramente il Senegal, ma pochi sanno del Gambia. Cosa? È dove si trova, vicino dove? Il Gambia è praticamente circondata dal Senegal e ha ottenuto l’indipendenza dall’Impero Britannico nel 1965. Se nel Senegal parlano il francese per via della colonizzazione, nel Gambia parlano l’inglese. La capitale è Banjul, il Kaftan è l’abito tradizionale dell’uomo del Gambia, tipo il galabeya, il fiume Gambia di 475 Km sfocia nell’Oceano Atlantico, la religione di prevalenza è quella musulmana. Particolarissima è la moschea Djenn Mud, enorme la moschea di Faisal. La moneta è il Dalasi, le lingue –oltre all’inglese- sono: mandingo, wolof, peul ecc… Gli abitanti sono circa 1. 411.000 e il paese è governato da Yahya Jammeh. Volete sapere qualcosa sul calcio, sulla musica, sulla cinematografia? la nazionale di calcio è nominata The Scorpions “Gli Scorpioni”, Amie Dibba e Bajaly Suso sono due artisti affermati della musica del paese e Modou Lamin Manneh è l’attore vincitore del 2006. Il locale più piccolo che vende da mangiare si chiama “Chop Shop”, il benechin è una delle specialità del paese ed è un piatto di riso cucinato nella salsa di pesce e verdure. Il romanziere più famoso? Me è William Conton autore di “The African” e il poeta tra i più recenti è Tijan Salleh “Kora Land” è la sua raccolta di poesie. 47 Sopra la Moschea Djenn Mud e la Casa di Hassan Modernità e tradizione: giovane con occhiali da sole e tre in abito Kaftan Moschea in Gambia 48 NEL MAGICO MONDO DELLE GEISHE Finalmente parliamo della geisha, questa particolarissima categoria femminile tutta giapponese. Specifichiamo subito che, nonostante quello che molti credono qui in Occidente, le geishe non sono affatto delle prostitute di lusso in abiti tipici, ma delle intrattenitrici tradizionali, intese come vere e proprie artiste: nel Sol Levante è una professione quasi sacra! Geisha è infatti una parola che spesso ed erroneamente è stata travisata ed accostata alla prostituta o ad una donna orientale sottomessa e dedita completamente ai piaceri dell’uomo, che magari la mantiene per scopi sessuali, ma non è così. La parola geisha è stata parecchio confusa con il significato di prostituta già secoli fa, alla nascita di questa professione, e soprattutto in Cina, dove è tradotta come 艺妓 (yì jì), e 妓/jì che in cinese significa proprio prostituta, questo perchè nel periodo post-bellico dell'occupazione Americana del Giappone, purtroppo molte geishe vere e finte, si erano vendute per denaro ai soldati americani in cerca di sesso. Le geishe sono invece una condizione “privilegiata”: queste donne, dopo avere seguito con dedizione una lunga e sacrificante preparazione in un mondo chiuso e per noi sconosciuto, scelgono un nome d’arte e divengono geisha, 芸者in giapponese, una parola che potrebbe essere tradotta come “artista”, “esperta delle belle arti” o “persona d’arte”, essa infatti intrattiene, canta, danza, suona e recita versi tipici della cultura nipponica, ed è un’abile conversatrice e maestra nel servire il tè, che si esibisce categoricamente per una stretta cerchia di persone. La geisha o geiko è l’incarnazione dell’ iki, un canone estetico che è l’essenza stessa dell’essere giapponese, una concezione tutta nipponica di difficile comprensione per la nostra cultura. Formata ed educata in vere e proprie, durissime scuole con un lungo e costoso apprendistato, il lavoro della geisha sarà quello di allietare le riunioni pubbliche e private. Come dev’essere la vera geisha? si presenta con una silhouette snella, sottile e slanciata, il viso affilato, la pelle e le guance pallide, praticamente glaciali, è abile nelle espressioni del volto per esprimere i vari stati d’animo: dolcezza e civetteria insieme, e una voce da mezzo soprano che trasmette contemporaneamente qualcosa di profondo ed espressivo e il suo modo di parlare deve avere una particolarissima cadenza. I capelli sono corvini e non tinti di biondo - segno di pacchianaggine - e possono essere acconciati “a crocchia a foglia di gingko", "a crocchia da camerino di teatro", oppure "shimada schiacciata" e "shimada semplificata", due tipi di pagnottelle gonfie. Il suo aspetto (anche qui si crede il contrario) deve essere il meno appariscente possibile, con colori dell’abito delicati e sobri; la nuca deve essere scoperta perché è sinonimo di seduzione, i piedi devono essere nudi anche d’inverno, mentre il corpo è coperto per intero dal kimono, questo per esprimere la dualità della seduzione. Un rapporto fra il kimono e i piedi nudi che rappresenta l’opposto della sfacciataggine tipica occidentale, che fa indossare calze e scarpe a dei corpi nudi o quasi. Gli atteggiamenti e le posture di una geisha sono importantissimi e studiati: la grazia deve essere ciò che viene espressa maggiormente. La geisha è un raro esempio nella civiltà giapponese di donna emancipate e “libera", tutto il contrario di come era stata dipinta in Occidente. Una maestra di una spontaneità e di una seduzione spiritualizzata che recita una parte in cui è fondamentale rivelare la fragilità della carne e allo stesso tempo esprimere la forza dello spirito. C’è una teoria non del tutto accertata che indicherebbe che le oiran, cioè le antiche cortigiane di lusso, allacciavano sul davanti la fascia di seta (detta obi) che avvolge il kimono, mentre le maiko (apprendiste geisha) l'allacciano, come ancora oggi, per tradizione sulla schiena. Le regole morali ed estetiche a cui le geishe devono sottostare sono molto severe, dall'abbigliamento, al trucco, allo stile di vita. 49 Le geishe sono donne nubili, e le loro abitudini di vita sono piuttosto libere, ma non corrotte, a meno che la geisha, rigorosamente al di fuori del proprio lavoro, decida autonomamente di avere rapporti sentimentali o sessuali col cliente diventandone l’amante, con tanto di sottoscrizione di un contratto scritto, una cosa che avviene raramente perché equivale ad una relazione vera e propria. Se decidono di sposarsi devono ritirarsi da questa professione. Esiste ancora oggi la figura del danna o patrono, in genere un uomo molto ricco e sposato che mantiene la geisha per tutte le sue spese. Alcune curiosità: oggi l’apprendistato di una geisha e il suo mondo non sono cambiati quasi per nulla rispetto a quelli di cento anni fa e il tempo che viene loro pagato è misurato in base a quanti bastoncini di incenso bruciano durante la loro presenza. Le geishe e le loro scuole sono diminuite sensibilmente negli anni, e ai nostri giorni sono quasi soltanto un’attrazione turistica, pur riuscendo ancora a lavorare, ma oggi, tra tradizione e tecnologia, il loro mondo si sta aprendo ad internet con siti e annunci sul web. IL TERREMOTO IN CINA In un periodo in cui si parla tantissimo di Cina, quasi sempre in termini negativi, visti i tanti aspetti oscuri del paese che ci vengono sempre sbattuti in faccia dai mass media, a volte a torto e a volte a ragione, non possiamo non spendere qualche parola che vuole essere allo stesso tempo una preghiera silenziosa verso tutte le vittime del terribile cataclisma che ha sconvolto questa grande, controversa nazione di recente. Il 12 maggio scorso un terremoto della forza di magnitudo 7.8 della scala Richter ha colpito la contea di Wenchuan (汶川县), nella regione cinese del Sichuan (四川), con risonanze anche nei vicini Shaanxi e Gansu. Le vittime al momento superano le 70.000 persone, dato purtroppo destinato a salire, visto che il bilancio dei dispersi (ora sono quasi 18.000) è incalcolabile. Molte le polemiche a proposito degli edifici pubblici completamente crollati, come se fossero stati i più fragili, soprattutto le scuole: oltre 13.000 quelle gravemente danneggiate. Questo ha causato, purtroppo, un altissimo numero di vittime tra i bambini. Un pericolo costante è rappresentato anche dalle dighe, compresa la famosa Diga delle Tre Gole e l’emergenza laghi, con possibili cedimenti e inondazioni, nonché l’argomento poco trattato dal governo cinese di eventuali danni ad impianti nucleari o a fabbriche, che potrebbero avere conseguenze ancora più drammatiche con altri disastri ambientali. Oltretutto la zona, che è ricca di simboli legati alla storia e alla cultura cinese e al buddhismo, si presenta montagnosa, e, nei momenti successivi al disastro, è stata flagellata da piogge incessanti, quindi anche per questo i soccorsi sono stati tardivi e molto difficoltosi. La Cina ha avuto in passato molti terremoti devastanti: in precedenza, in periodi recenti, solo il terremoto del 1976 a Tangshan, era stato più devastante, con un numero di vittime mai accertato, ben 250.000, o addirittura 600.000 secondo altre fonti, un numero davvero impressionante. Il recente terremoto è stato sentito fino a Pechino e Shanghai dove gli edifici hanno ondeggiato, e addirittura in Pakistan, Tailandia e Vietnam. Ancora in questi giorni nuove scosse di assestamento, sebbene minori e senza vittime, stanno martoriando le zone vicine. Paradossalmente, il regime cinese ha deciso di sospendere in parte l'applicazione della normativa che impone alle famiglie di avere un solo figlio, introducendo eccezioni a favore dei terremotati che, in conseguenza del disastroso sisma del 12 maggio scorso nel sud-ovest del Paese, hanno perso il loro unico bambino, maschio o femmina: potranno averne dunque un altro, a condizione che presentino formale domanda. Gli aiuti internazionali non sono mancati ma bisogna fare ancora molto, non bisogna dimenticare tanta gente bisognosa. Significative alcune immagini e riprese come quella dell’uomo che trasportava in spalla, in bicicletta, il corpo probabilmente della moglie, morta, o le persone che sono riuscite a salvarsi e che venivano estratte dalle macerie dopo giorni con un sorriso in volto tra la felicità e la smorfia di dolore. È possibile inviare dei piccoli aiuti, tra l’altro, tramite l’UNICEF: www.unicef.it 50 ANIME GIAPPNESI Uno degli anime che ha maggiormente lasciato un segno nella nostra generazione, è sicuramente L’Uomo Tigre (キャッツ・アイ) noto anche internazionalmente come Tiger Mask. In origine ci fu il manga di Ikki Kajiwara (sceneggiatore) e Naoki Tsuji (character designer) pubblicato in Giappone nel 1968 dalla casa editrice Kodansha, manga che solo negli ultimi anni è giunto anche in Italia in 15 volumi dalla SaldaPress. Il cartone fu prodotto dalla Toei Animation e diretto da Takeshi Tamiya, e trasmesso per la prima volta in patria dal 2/10/1969 al 30/9/1971 in una lunga serie di ben 105 episodi disegnati da Keiichiro Kimura, e negli anni il cartoon è passato alla storia come uno dei più importanti nella produzione di anime. In Italia arrivò, naturalmente, anni dopo, trasmesso per la prima volta da Rete 4 nel 1982, col titolo “L’uomo tigre il campione”, per poi passare su molte emittenti private regionali, ancora fino ad oggi. Da noi non fu censurato nonostante l’eplicita violenza di alcuni episodi. L’edizione italiana è della Play World Film, distribuita da ITB - Italian TV Broadcasting e oggi da Doro TV Merchandising. Famosissima la sigla (presente identica anche nella seconda serie) registrata frettolosamente in una sola sessione – con tanto di stecca – da Riccardo Zara e I Cavalieri del Re, ed entrata nella leggenda. Il mistero e il fascino di questo personaggio hanno lasciato un segno indelebile in noi che eravamo bambini all’epoca…. La storia narra le vicende di Naoto Date dalla sua infanzia: un bambino che vive nell´orfanotrofio "Casa Dei Bambini" o "Casa Paradiso". Anche in questa serie i nomi sono tradotti frettolosamente e a volte sono storpiati o addirittura cambiano da episodio ad episodio o nell’episodio stesso! Naoto ha un carattere ribelle e ben presto sfugge ai suoi tutori: durante una visita allo zoo, spesso ripresa come flashback nella serie, si vede Naoto in lacrime che scappa dopo aver visto le tigri e aver combattuto contro dei piccoli teppisti, urlando la celeberrima frase: “Voglio essere come una tigre, voglio diventare una tigre”, cioè avere la forza, da grande, di combattere le ingiustizie causate dalla sua condizione sociale. Scopriremo che verrà avvicinato da un emissario di Tana delle Tigri, che lo farà entrare in questa misteriosa e diabolica organizzazione criminale sita in un luogo nascosto sulle Alpi, che addestra giovani, soprattutto orfani o poveri di tutto il mondo in massacranti allenamenti al limite della tortura, per forgiare cattivissimi lottatori professionisti coi cui proventi si arricchisce la Tana. Sopravvissuto e finito con successo il suo apprendistato, inizia a viaggiare per il mondo combattendo per l’organizzazione e diventando il crudele Uomo Tigre, lottatore mascherato noto anche come “Demone Giallo”. Tornato nel patrio Giappone, pero’, si riavvicina al suo vecchio orfanatrofio, ora gestito dai vecchi compagni, i fratelli Wakatsuki (tradotto da noi come Bazuki!) e Ruriko, fingendosi un ricco ereditiero che viene sbeffeggiato dai bambini e celando la sua doppia identità di crudele lottatore. Sarà l’amore per i bambini, soprattutto per il pestifero e insopportabile Kenta - che tanto ricorda a Naoto sé stesso nell’infanzia - per la dolce Ruriko (un amore però segreto che sboccerà nel finale della serie) e l’amicizia di grandi lottatori quali Baba e Inoki a fare cambiare Naoto, che prenderà coscienza e si rifiuterà di continuare ad essere un wrestler malvagio e di versare le somme a Tana delle Tigri, preferendo diventare onesto per aiutare economicamente l’orfanatrofio e altri bambini bisognosi di episodio in episodio, ribellandosi e venendo per questo condannato a morte. Mister X, indimenticabile, ambiguo personaggio emissario dell’organizzazione, ricorre in tutta la serie con subdoli tranelli, spesso anche solo psicologici, per fare crollare Naoto e tentare di sconfiggerlo o peggio ucciderlo sul ring e anche fuori, inviandogli una serie infinita di veri e propri sicari, avversari sempre più 51 cattivi e scorretti. La cosa curiosa è che spesso l’Uomo Tigre, più che da questio ultimi, è messo maggiormente in difficoltà dai normali lottatori che incontra nei vari incontri “normali” e tornei della sua carriera, che lo porteranno a diventare campione. Originali spesso le stipulazioni di match e i personaggi che gli vengono inviati, a volte ex amici, spesso con tristi storie simile a quella dell’Uomo Tigre alle spalle. Importanti anche le amicizie col Maestro di filosofie orientali Arashi e con alcuni avversari sconfitti e redenti, come Daigo Daimon e il giovane Ken Takaota. Ruriko capisce ben presto la doppia identità di Naoto preoccupandosi per lui, nonostante i goffi tentativi di far credere ai bambini di essere un ricco viziato. Bellissime le incursioni che di tanto in tanto ci fanno vedere la cupa Tana delle Tigri che architetta i suoi diabolici piani: dopo i continui fallimenti saranno gli stessi allenatori e poi i capi a salire sul ring contro Uomo Tigre: le famigerate “Tre tigri” o “lottatori fantasma”, i tre incappucciati che vediamo sempre durante la serie, e poi lo stesso capo supremo, il “Boss” chiamato semplicemente così. Nell’ultimo, epico e violentissimo combattimento che occupa le ultime due puntate, salirà sul ring con il nome di Grande Tigre. Molti i richiami alle tradizioni del Giappone e dell’Asia, al sociale e al momento difficile del Giappone di quegli anni. Una puntata è incentrata sulla tragedia di Hiroshima e Nagasaki, altre puntate poi sono dedicate a storici lottatori come Baba o Rikidozan: insomma, una serie molto particolare e curata, che solo all’apparenza sembra il solito cartoon incentrato su sport e violenza! Importanti anche i valori positivi, che, nonostante la violenza che a volte si manifesta, trasmette questo anime: moralità, giustizia, lealtà, amicizia, altruismo e generosità verso gli altri. La tristezza e malinconia della serie, certamente adatta più ad un pubblico adulto che ai bambini, sono note: Naoto è una persona solitaria, emarginata, sofferente e sensibile, il suo dramma è che è costretto a vivere in solitudine con una doppia personalità che verrà svelata alla maggior parte dei protagonisti solo nel finale della serie. Quello che colpisce è proprio l’umanità del protagonista, che non è certo un supereroe, coi suoi incubi, le sue paure, i suoi cedimenti e i pentimenti quando è costretto a ricorrere alla violenza, in alcuni episodi. Con ragione e freddezza alla fine Naoto riesce ad avere ragione degli avversari più temibili. È la lotta solitaria del singolo individuo sempre alla prova contro il destino ma anche contro se stesso e la sua doppia natura di buono/cattivo che viene a galla.Esiste una seconda serie, Uomo Tigre II° (タイガーマスク二世 / Tiger Mask Nisei / Tiger Mask II), 33 gli episodi: il secondo Uomo Tigre è Tommy Haku (Tatsuo Aku, in originale), un altro orfano della “Casa dei bambini” che ripercorre le orme di Naoto Date per continuarne l’opera. Dopo essersi duramente allenato nella rifondata Tana delle Tigri gira per il mondo accumulando esperienza anche spirituale, torna in Giappone dove conduce una doppia vita: 52 giornalista-imbranato che sfugge sempre ai suoi doveri, in realtà per impersonare Uomo Tigre II, in lotta contro la Federazione Spaziale, un’altra organizzazione che vuole impadronirsi di quella nipponica, guidata dal dittatore-petroliere arabo Hassan. Anche qui troviamo molti personaggi presi dal vero wrestling: ancora Inoki, ma anche André The Giant, Abdullah The Butcher, Tatsumi Fujinami, Stan Hansen e tanti altri. Decisamente migliore graficamente ma più deludente come trama: qui l’Umo Tigre sembra più un supereroe stile Uomo Ragno e le azioni di lotta sono ancora più irreali: è andata persa la magia della prima serie, pur essendo, nel complesso, la seconda, dignitosa. Da tempo si parla di una terza serie che sarebbe in cantiere, ma per ora non vi sappiamo dire niente. In Giappone e nel resto del mondo l’Uomo Tigre gode di un vero e proprio culto, esistono anche film live action! Intanto l’Uomo Tigre ha ispirato anche il vero mondo della lotta, come abbiamo già avuto modo di dire sul N. 14. Dopo il primo, mitico, Tiger Mask dei primi anni ’80, eccezionale e funambolico atleta impersonato da Satoru Sayama, e vari successori e imitatori, ora la stirpe sta continuando con Tiger Mask IV, un peso leggero allenato dallo stesso Sayama. Curioso che in quegli anni, noi bambini vedevamo simultaneamente per la prima volta sia i cartoni dell’Uomo Tigre che gli incontri del catch rimanendo folgorati da entrambi e pensando che il lottatore in carne ed ossa fosse un eroe che aveva ispirato il cartone e non viceversa, ignorando anche l’esistenza del manga! Ci sarebbero moltissime altre cose da analizzare: ne L’Uomo Tigre compaiono molti lottatori realmente esistiti: Antonio Inoki, Baba, Kintaro Oki, Mil Mascaras, Freddie Blassie e moltissimi altri, mentre molti personaggi creati per il manga/anime sono poi stati creati in carne ed ossa anche nel mondo del wrestling: oltre allo stesso Uomo Tigre/Tiger Mask anche Tigre Nera/Black Tiger, Mr.Nihon Kamikaze ed altri. La maschera che porta Uomo Tigre e molti dei suoi avversari, che non è solo un “oggetto” ma una vera e propria doppia identità, i combattimenti e le musiche che sono molto coinvolgenti. Il disegno della prima serie è piuttosto rozzo e stilizzato, anche la trama non è certo originale, ma non è mai banale; si perdonano alcune pecche e ingenuità ricordando che la serie è addirittura del 1969, altri tempi! I NENETI Gli indigeni Neneti, o Nenci, o Nenezi, poco conosciuti nel nostro “mondo”, sono una delle ultime popolazioni nomadi rimaste. Originari della Russia, sono di origine samoieda (stirpe finnica). Popolo della tundra, si muovono seguendo le stagioni e le esigenze delle loro renne. Una vita difficile, la loro, che vivono tra i ghiacci con i loro accampamenti che sorgono quasi sul Circolo Polare Artico, a nord degli Urali e a circa due ore di volo da Mosca. Qui, tuttavia, anche i bambini riescono a ritagliarsi uno spazio per divertirsi. I Neneti si possono dividere in tre gruppi distinti: i Nenci della Tundra, che vivono nel nord e vivono con l’allevamento delle renne; i Chandejar o Nenci della Foresta vivono invece di caccia e pesca; poi il terzo gruppo, i Neneci Kominized (gente di Yaran) che è emerso come il risultato dei matrimoni tra Nenci membri della tribù Ižma, di etnia Komi. Come religione, queste popolazioni seguono uno sciamanesimo fortemente influenzato dal cristianesimo ortodosso. Un tempo isolati dal resto del mondo, ora godono di qualche privilegio in più, anche se molti, con il progresso, sono stati costretti all’urbanizzazione. A tutt’oggi queste popolazioni superano complessivamente le 41.000 unità. 53 L E P O R T E D E L L ’ O R I E N T E : M Y A N M A R, LA TERRA DELLE 1000 PAGODE Tristemente noto per il suo regime militare e per la recente tragedia del ciclone Nargis, che, il 3 maggio si è abbattuto violentemente sul Myanmar causando 130.000 vittime, tra morti e dispersi, questo straordinario e sfortunato paese è detto “la terra delle mille pagode”. Il Myanmar ( ) si trova nell’Asia sudorientale, nell’Indocina dell’ovest. Si affaccia sul Golfo del Bengala e sul Mar delle Andamane, e confina da ovest a est con: Bangladesh, India, Cina, Laos e Thailandia. Si compone di sette divisioni e sette stati. La nuova capitale, dal 2005, è Naypyidaw (che significa “sede dei re”), che ha cambiato nome dal precedente Pyinmana, mentre la precedente capitale, Rangoon (o Yangon), è il porto principale del paese e possiede un aeroporto internazionale; altre città importanti sono Mandalay, Bagan e Moulmein. Dal 1989 lo stato noto come Birmania cambiò il suo nome in Myanmar, probabilmente la decisione del cambiamento del nome è stato pensato per attutire le proteste spesso violente delle minoranze Shan e Karen che reputano Birmania un nome che si riferisce solo all’etnia maggiore, la Bamar, trascurandoli, anche se il vecchio nome Birmania viene ancora preferito e spesso utilizzato all’estero. Ricordiamo anche che in inglese il paese era noto come Burma. Un po’ di storia: abitato anticamente da Mon e Pyu e da altri popoli, a cui seguirono i Birmani, provenienti dal Tibet, che crearono più volte un forte impero, ebbe come antica capitale Pagan, sotto il regno di Anoratha o Aniruddha, conquistata poi dai Mongoli nel 1287. Dopo lunghe lotte fu costituito uno Stato Birmano nel XVIII sec. Dopo aver resistito alle invasioni della Cina, tra il 1826 e il 1889 ci furono le “tre guerre birmane” in seguito alle quali il paese divenne possedimento inglese annesso all’impero indiano. Occupato dai Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, la Birmania divenne indipendente come Unione Birmana nel 1948. Un colpo di stato nel 1962 da parte del generale Ne Win la portò all’instaurazione di un regime autoritario rivoluzionario, seguito da un altro colpo di stato da parte di Maung Maung nel 1988 che la portò sotto l’attuale dittatura militare di Than Shwe. L’ex Birmania è da 20 anni in mano ai militari: un regime comunista che ha pochi rapporti con l’Occidente, basti pensare proprio alla recente catastrofe e alla chiusura verso l’esterno con l’assurdo rifiuto di ricevere aiuti, peggiorando la già tragica situazione. Solo ultimamente sembra esserci una leggera apertura agli aiuti umanitari. Il motivo? l’Occidente è accusato di non rispettare i diritti umani e di reprimere violentemente i nemici del governo. I monaci buddhisti, nel 2007, sollevarono la drammatica situazione in cui vivono le minoranze locali, ma le proteste e i cortei pacifici furono puniti e repressi nel sangue. 54 Circondato da catene montuose di difficile accesso, è uno dei paesi asiatici meno popolosi con meno di 50 milioni di abitanti. Importante l’artigianato locale e il commericio di legname – teak – e caucciù, mentre l’attività mineraria è in calo e il paese oggi è uno di quelli in via di sviluppo, essendo piuttosto povero, complice anche la chiusa dittatura militare. La recente tempesta rischia di peggiorare le quotazioni della ricchezza locale, cioè il riso, arrivate alle stelle. Intorno al fiume Irrawaddy, il principale del paese, c’è proprio la zona più florida, con i suoi ricchi ed estesi raccolti di riso. Il fiume attraversa il paese da nord a sud percorrendo circa 2200 Km. Il turismo potrebbe essere una grande risorsa per il paese, ma per il momento la situazione esclude tutto questo. Di rilievo l’arte birmana, che ha assimilato nei secoli influenze indiane e singalesi. Importanti sono la pagoda Ananda a Pagan, risalente al 1090, i monasteri di Ava e Mandalay e la pagoda Shwedagon a Rangoon, con una splendida cupola ricoperta di lamine d’oro. La cucina birmana è influenzata da quella indiana, dalla cinese e dalla tailandese con il riso come alimento principale. La popolazione birmana è composta da varie etnie: la birmana è la principale, seguita da quella indiana, pakistana, cinese e tailandese. La religione più praticata è la buddhista della setta Theravada, una “scuola” di origine cingalese. Il clima è monsonico sulla costa, le temperature sono abbastanza alte e le piogge abbondanti durante la stagione estiva, con caldo e umidità, mentre d’inverno i venti portano temperature fredde e secche. Nelle pianure centrali e sull'altopiano il clima è di tipo continentale, con scarse precipitazioni. In questo momento tutti nel mondo richiedono una svolta democratica del regime, ma intanto i birmani continuano a soffrire. La favolosa pagoda dorata Shwedagon 55 Bab Zuweila: Algeria Anche l’Algeria, come molti altri paesi ha subito il dominio di altre popolazioni. I primi a viverci furono i berberi, seguiti dai fenici nel XII secolo a.C dopo la fondazione di Cartagine nel 814 a.C e dai romani nel II secolo a.C. Nel V secolo la occuparono i vandali, scacciati dai bizantini nel 533, gli arabi la conquistarono verso al fine del VII secolo, la regina al-Kahina fu un ostacolo per loro, morì nel 709. Dopo l’impero dei califfi arabi, il Maghreb acquistò la sua autonomia. Riunito prima sotto l’impero dei fatimidi, poi degli almoravidi, degli almohadi ed infine dell’impero ottomano nel XVI secolo. Il Maghreb indica il nordafrica che si affaccia sul mar mediterraneo: Algeria, Marocco e Tunisia. La popolazione ancora oggi è formata da berberi e arabi, in questi paesi si parla il berbero, l’arabo dialettale e il francese. Nel 1989 è nata l’Unione del Maghreb: Tunisia, Marocco, Algeria, Libia e Mauritania. La presenza politica iniziò nel 1800, la Francia occupò Algeri (foto sotto al titolo) nel 1830, contro il volere della popolazione. Abd el Kader fece resistenza all’invasione fino al 1847, gli indigeni si sottomisero pochi anni dopo nel 1879. L’Algeria diventò indipendente dopo la caduta della Quarta Repubblica francese. L’indipendenza dell’Algeria fu dichiarata il 5 Luglio 1962. Nel 1986 una nuova costituzione approvata confermò le grandi linee di pensiero: scelta socialista, fedeltà all’Islam, non allineamento. Negli anni 80 ci fu una crisi economica, il Fronte Islamico di salvezza nazionale vinse le amministrative del 1990, boicottate dal Fronte delle forze socialiste, il Fronte islamico venne sciolto, ciò causò la censura dell’informazione e l’arresto degli oppositori. Da allora cominciarono le violenze, che durarono per anni. 56 Nel 1992 venne assassinato il presidente Muhammad Boudiaf, prese il suo posto Ali Khafi. L’anno 1994 fu un anno terribile di attentati agli stranieri. L’attuale presidente è Abdelaziz Bouteflika eletto nel 1999. Algeri è la capitale dell’Algeria, 1.661.mila sono gli abitanti. Sotto Algeri, un berbero e due musicisti berberi sotto il Maghreb Nei numeri precedenti: Tunisia (n. 13) Siria (n. 14) Egitto (n. 15) Iraq (n. 16) Turchia (n. 17) Marocco (n. 18) Yemen (n. 18), Palestina/ Israele (n. 19), Senegal (n. 20), Somalia (n. 20), Bangladesh/ India (n. 21), Arabia Saudita (n. 22) Pakistan ( n. 23), Iran (n. 23), Libia (n. 24). Nei prossimi numeri: Afghanistan, Libano, Giordania…
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