Teorie delle subculture
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Teorie delle subculture Si dicono teorie delle subculture tutte quelle teorie che inseriscono la devianza all’interno di una subcultura: la società è composta da un pluralismo culturale ovvero un numero infinito di subculture i cui portatori condividono valori, credenze, espressioni linguistiche, regole di comportamento, ruoli sociali, stili di vita, ecc., in parte rinvenibili nella cultura dominante della società. All’interno di queste teorie, la droga è letta come mezzo illegittimo usato per astenersi dal resto della società, o come forma di adattamento dell’individuo al gruppo dei pari, o come segno inserito in un universo simbolico e come pratica culturale che riflette uno stile di vita. 1. Subcultura come subcultura delinquente, o controcultura, o subcultura astensionista In questo ambito troviamo quelle teorie che vedono le subculture come radicalmente opposte alla cultura dominante: un sistema di valori, credenze, modelli di comportamento e stili di vita soggettivamente inteso e oggettivamente contrapposto al sistema della cultura dominante di una società. Queste si manifestano con stili di vita nomadico o comunitario, pratiche irrazionali, abbigliamento pittoresco, musica rock, libertà sessuale, uso di droghe, ecc. A. K. Cohen ha studiato le pratiche sociali delle bande giovanili criminali dove il consumo di droghe è attribuito a condizioni di marginalità sociale, mancanza di opportunità e di mezzi legittimi, rifiuto dei valori elaborati dalla cultura dominante. La scelta di consumare sostanze dipende: dall’influenza negativa o positiva dei gruppi di riferimento significativi per l’individuo; dall’affiliazione ad una subcultura che appaghi una necessità dell’individuo; una conoscenza delle dinamiche del commercio illegale. Quindi la comunità dei drogati è una comunità morale che sta alla base di una cultura che dà significato all’azione, legittima lo status e lo stile di vita del drogato. R. A. Cloward e L. E. Ohlin, in riferimento ai consumatori di sostanze, parlano di subcultura astensionista: l’astensionismo è una forma di adattamento individualistico che implica isolamento dagli altri significativi; l’astensionismo è causato dal doppio fallimento, ossia il fallimento nel raggiungere le aspettative sociali sia con mezzi legittimi che illegittimi. I drogati consumano per ricercare piacere, questo loro consumo porta alla rottura dei legami con coloro che non consumano, dei legami con altri consumatori quando è ostacolato l’accesso alla sostanza. Nello stesso tempo, il consumatore deve imparare le tecniche di assunzione e le dinamiche di funzionamento del mercato; questo avviene all’interno della subcultura della droga. 2. Subcultura come subcultura resistente Negli anni ’70 in Inghilterra il Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham sviluppa un nuovo concetto di subcultura, differente a quello proveniente dai sociologi americani di stampo delinquenziale: P. Cohen cerca di diffondere un'idea di subcultura non legata a quella di delinquenza e di patologia. La subcultura è un “insieme di relazioni immaginarie”, le subculture giovanili sono paragonate al linguaggio, ovvero a strutture simboliche dove il significato dello stile è immaginario. Queste strutture simboliche riflettono le posizioni sociali di chi le incarna: la classe sociale di appartenenza è una lente per individuare le relazioni sociali. Inoltre, le subculture rispecchiano alcuni tratti della cultura dominante mentre se ne differenziano per altri. La subcultura della devianza è in opposizione ad alcuni valori comuni dominanti. Inoltre, uno stesso individuo può appartenere ed agire in diverse subculture. Un altro studioso, Stanley Cohen, riporta l’interesse per il mondo giovanile denunciando come i media tendano a definire i giovani come una minaccia, li presentino fortemente stereotipizzati portando l’opinione pubblica ad ergere delle barriere morali: si diffonde un'idea falsa dei gruppi informali di giovani. Gli effetti, S. Cohen li chiama “panico morale”. La subcultura giovanile, o stile di vita giovanile, è da intendere come coerenza fra abbigliamento, consumi culturali, gusti musicali, comportamenti, stile di vita. Questi sociologi inglesi, quando parlano di subcultura giovanile, intendono un universo simbolico produttore di significati da comprendere e interpretare. Gli anni ’90 vedono la diffusione di nuovi stili di consumo (anche di droghe), il passaggio da subculture diversificate e all’interno omogenee alla globalizzazione degli stili di vita che porta al superamento delle differenze di genere, classe, etnia, status sociale. In tal senso le subculture giovanili oggi sono trasversali e si sono frammentate; il consumo di sostanze si è desubculturalizzato.
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