46° Congresso Nazionale della Società Italiana di
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46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 46° Congresso Nazionale della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC - Medicina di Laboratorio) Roma, 13-15 ottobre 2014 Riassunti Poster Codice Poster Argomento • P001-P011 Varie • P012-P016 Patologie autoimmuni • P017-P018 Allergia • P019-P026 Analisi decentrate • P027-P030 Malattie infettive • P031-P033 Sport e nutrizione • P034-P088 Tecnologia, strumentazione e valutazione metodi • P089-P100 Patologia oncologica • P101-P118 Patologia cardiovascolare • P119-P130 Patologie renali • P131-P153 Ematologia • P154-P164 Coagulazione • P165-P188 Biologia molecolare clinica • P189-P195 Patologie genetiche • P196-P198 Farmacogenetica • P199-P210 Endocrinologia • P211-P215 Diabete e sindrome metabolica • P216-P219 Patologie epatiche • P220-P227 Controllo di qualità, standardizzazione, tracciabilità • P228-P236 Gestione del laboratorio, automazione e applicazioni informatiche • P237-P281, P305 Casi clinici • P282-P293 Farmacologia e tossicologia • P294-P299 Gravidanza, neonatologia e pediatria • P300-P303 Patologie neurologiche • P304 Patologie osteoarticolari Nota dell’Editore: i riassunti sono stati riprodotti senza alcuna revisione dal materiale direttamente fornito dagli autori. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 429 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P001 DEFINITION OF A MINIMUM DATA SET TO ACCOMPANY INDICES OF BIOLOGICAL VARIATION 1,9 2,9 3,9 A. Carobene , F. Braga , C. Abdurrahman , R. 4,9 5,9 6 Prusa , P. Fernandez-Calle , T. Røraas , S. Sandberg 7 8,9 , W. Bartlett 1 Osp. San Raffaele, Milano, Italy Osp. Sacco, Milano, Italy 3 Acibadem University, School of Med, Gülsuyu, Maltepe, Istanbul, Turkey 4 University Osp. Motol, Prague, Czech Republic 5 Osp. Universitario La Paz, Madrid, Spain 6 Norwegian Quality Improvement of Primary Care Laboratories (NOKLUS) 7 Haukeland University Osp., Bergen, Norway 8 Blood Sciences, Ninewells Osp. & Med. School, Scotland, UK 9 Biological Variation WG, EFLM 2 Biological variation data are used by laboratory professionals globally to enable interpretation of clinical laboratory test results and to set quality standards. The data are derived from varying populations with studies utilising a variety of experimental models and approaches. The data are of varying quality and sometimes poorly characterised. These data are effectively reference data and users of them need to be aware of the attributes of the data that impact upon the transferability of data across populations and time. There is a further need for users to understand the uncertainty applying to the estimates of published biological variation. The Biological Variation Working Group (BVWG), set up by the EFLM, have undertaken work to identify a minimum data set (MDS) to accompany published indices of within and between subject biological variations to enable critical appraisal of their utility to prospective users. The BVWG, as part of their remit to establish a critical appraisal checklist for publication of biological variation data, has studied existing literature and databases and undertaken discussions to identify the MDS required by users to enable transferability of biological variation data safely, accurately and effectively. Results: Six main data domains were identified with sub categories. The domains with example sub categories are: - Target - analyte and measurand, sample matrix, method characteristics. Population characteristics- demographics, state of well being, physical/physiological characteristics, medication. Study Characteristics- study duration and design, power of study to detect BV indices, model assumptions, statistical approach. Data Characteristics- indices of biological variability, confidence intervals, tests for model assumptions. Publication Details- links to the original publication. Data rating- new concept to be developed to indicate the quality of the BV data against a set of key criteria. The group has identified that wherever possible international coding systems (e.g. LOINC, SNOMED) should be used to facilitate the accurate transmission of the relevant data. An MDS has been identified for further development to enable safe, accurate and effective transmission of biological variation data. 430 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P002 GRANULOCYTE MACROPHAGE COLONYSTIMULATING FACTOR (GM-CSF) NEL LAVAGGIO NASALE DI PAZIENTI CON FLOGOSI EOSINOFILA CRONICA 1 1 2 2 E. De Corso , D. Lucidi , C. Autilio , R. Morelli , R. 2 1 1 Penitente , M. Battista , M. Romanello , G. 1 2 2 Paludetti , C. Zuppi , S. Baroni 1 Dipartimento di Scienze Chirurgiche della Testa e del Collo, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli, Roma 2 Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli, Roma Introduzione: Numerose infezioni croniche delle vie aeree superiori sono caratterizzate dalla presenza di ipereosinofilia tissutale. Diverse citochine, molecole d’adesione, chemoattrattori e recettori sono implicati nella regolazione del traffico e del reclutamento degli eosinofili nel tessuto infiammatorio, ma i meccanismi fisiopatologici appaiono complessi e non del tutto chiariti. In questo studio abbiamo dasato il GM-CSF nel liquido di lavaggio nasale di pazienti affetti da diversi tipi di flogosi rinosinusale eosinofila cronica, per ricercare una possibile correlazione tra questa citochina, l’entità dell’infiltrazione eosinofila ed il quadro clinico. Metodi: Sono stati selezionati 70 pazienti (età media 41.8) con ipereosinofilia nasale cronica, distinti in: rinite allergica persistente (gruppo 1), rinite non-infettiva nonallergica con sindrome eosinofila (gruppo 2), rino-sinusite cronica con polipi (gruppo 3); 20 soggetti sani come gruppo controllo. I pazienti sono stati sottoposti a questionario per i “symptoms score”, endoscopia nasale e test allergici, oltre al lavaggio nasale eseguito anche ai controlli. I liquidi dopo centrifugazione, sono stati conservati a -80°C fino al dosaggio, eseguito in una singola seduta. Il GM-CSF è stato dosato con Quantikine Human ELISA kits. La conta differenziale delle cellule è stata effettuata con esame citologico microscopico del tessuto nasale prelevato dal turbinato inferiore. Risultati: Il GM-CSF era presente nel lavaggio nasale di 34/70 (48.57%) pazienti con una concentrazione media di 2.67±0.8 pg/mL; invece, in tutti i controlli eccetto uno era indosabile. L’infiltrazione tessutale eosinofila è risultata maggiore proprio nei 34 pazienti con GM-CSF dosabile (49.4% vs. 39.28%; p <0.05) e la percentuale di eosinofili correlava significativamente con i livelli della citochina. Il GM-CSF mostrava nel gruppo 2, rispetto ai gruppi 1 e 3, valori medi più alti (2.9 pg/mL vs.1.6 pg/mL e 1.8 pg/mL; p <0.05) che correlavano significativamente anche con lo score clinico. Conclusione: I nostri dati confermano il ruolo del GMCSF nella complessa regolazione del reclutamento degli eosinofili nel tessuto infiammatorio e nello sviluppo della ipereosinofilia nasale nei disordini rino-sinusali eosinofili cronici. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P003 SUPAR NEL LIQUIDO SEMINALE: POSSIBILE BIOMARKER DI FLOGOSI? 1 1 2 2 R. Morelli , C. Autilio , D. Milardi , G. Grande , C. 1 1 Zuppi , S. Baroni 1 Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli, Roma 2 Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI di Ricerca sulla Fertilità ed Infertilità Umana, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli, Roma Introduzione: Le patologie infiammatorie del sistema riproduttivo maschile rappresentano una possibile causa di infertilità, ma sono spesso clinicamente silenti e difficili da diagnosticare. Per la diagnosi eziologica, infatti, la spermiocoltura non è sufficiente in quanto le contaminazioni da commensali uretrali possono causare falsi positivi. Individuare nel liquido seminale un biomarcatore di flogosi potrebbe, pertanto, essere utile al clinico per l’inquadramento diagnostico e terapeutico di pazienti con spermiogrammi patologici. Il suPAR (soluble urokinase-type plasminogen activator receptor), considerato marker di infiammazione sistemica, sembrerebbe coinvolto nella regolazione di alcune funzioni spermatiche. Nel nostro studio abbiamo valutato la presenza di suPAR nel plasma seminale come possibile marker di infezione/infiammazione del tratto genitale. Metodi: Abbiamo arruolato 96 soggetti sottoposti a spermiogramma (linee guida WHO, V edizione) e spermiocoltura. Dopo centrifugazione, il plasma seminale è stato conservato a -80°C per poi dosare il suPAR (suPARnostic ELISA, ViroGates), le proteine totali (PT) e la proteina C-reattiva (PCR) (Roche), la procalcitonina (PCT) (Brahms) e la perossidasi leucocitaria (PL) (ADVIA 2120i). I valori di suPAR sono stati espressi come ratio suPAR/PT. Risultati: La spermiocultura è risultata positiva in 40/96 soggetti. In tutti i campioni analizzati le concentrazioni di PCR, PCT e PL non variavano. I valori di suPAR erano significativamente più elevati (p <0.001) nelle spermiocolture positive (M: 2.26 ng/g, Perc.25–75: 1.64-3.64 ng/g) rispetto a quelle negative (M: 1.21 ng/ g, Perc.25-75: 1.01-1.41 ng/g). Abbiamo selezionato un sottogruppo (33/96), con colture positive e pH<7.6 o colture negative e pH>8.0, in cui i valori di suPAR (p <0.001) cadevano in un range intermedio (M: 1.59 ng/g; Perc. 25-75: 1.33-1.88 ng/g), suggerendo una possibile correlazione con lo stato flogistico. Conclusioni: Lo studio, sebbene preliminare, suggerisce una diretta correlazione tra i livelli di suPAR e l’infezione / flogosi del sistema riproduttivo maschile. Ulteriori studi sono comunque necessari per meglio chiarire il suo ruolo fisiopatologico nel liquido seminale e la sua utilità clinica e terapeutica. P004 TAURINE IN THE INTERPHOTORECEPTOR MATRIX M.C. Gueli Dip. di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche (BIONEC), Università di Palermo Taurine (Tau) is the most abundant amino compound free in the retina. It is concentrated in the photoreceptor inner segment, in the outer nuclear layer and in the synapses. The retina synthesizes and receives Tau from choroidal blood via the pigment epithelium (PE). The high content in the retina suggest the possibily of verifying whether it was present in the interphotoreceptor matrix (IPM), which occupies the subretinal space. In this study we have determined the Tau level in the IPM, separating it from other soluble amino compounds. Bovine eyes were obtained from local slaughterhouses and were bisected in darkness. After removal of the vitreos body, the eye cup was washed with 0.14 M NaCl-5mM sodium phosphates, pH 7.4. Preparation of the IPM was carried out by detaching the retina from eye cup using the method of Pfeffer,1983. PE were collected using the method of Feeney-Burns, 1982. Retinas deprived of IPM were homogenized using 0.32 M sucrose-50 mM phosphates, pH 7.2. Free amino compounds in the various preparations were separated using the procedure described by Borum, 1985. Levels of Tau in bovine IPM; PE (homogenate and sonicated); retina (homogenate and sonicated) were (804.10 ± 79.22; 83.91 ± 7.90 and 85.30 ± 8.20; 5,170.50 ± 314.82 and 5,209.00 ± 498.00 nmoles/eye), respectively. The chromatographic profile of a.a. in the IPM was qualitatively more similar to that of retina than to that of PE. As expected, GABA was absent in the PE preparations. It was not surprising to find Tau and amino compounds in the IP space because of the transit role of this retinal area. We believe that three sites could be considered for the origin of Tau in the IPM. One is the PE, which takes up Tau from the blood and accumulates it avidly, to send it via the membrane apical process to photoreceptor cells. The other possible sources are Mùller cells and photoreceptor cells, which have the largest Tau pool. In conclusion, the great similarity between the amino acid profile in the IPM and in the retina suggests that a pool of amino compounds and Tau might be present in the subretinal space. Among the roles suggested for the IPM is that of a route by which nutrients and other small molecules reach the retinal photoreceptor from the apical process of the PE cells. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 431 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P005 MECHANISM OF ALUMINIUM BIO-MINERALIZATION IN THE APOFERRITIN CAVITY 1 1 2 4 M. Chiarpotto , G. Ciasca , M. Vassalli , G. Campi , A. 5 6 6 6 3 Ricci , B. Bocca , A. Pino , A. Alimonti , P. De Sole , M. 1 3 Papi , C. Rossi 1 Physics Institute, Catholic University, Rome, Italy Institute of Biophysics, National Research Council Genoa, Italy 3 Departement of Clinical Biochemistry, Catholic University, Rome, Italy 4 Institute of Crystallography, CNR, Monterotondo Rome, Italy 5 Deutsches Elektronen-Synchrotron DESY, Hamburg, Germany 6 Applied Toxicology Laboratory, National Health Institute Rome, Italy 2 The frequent isolation of Al-ferritin complexes, especially from Alzheimer Disease (AD) patients, contributes to strengthen the suggested role for ferritin in metal toxicity. The observed increase of Al bound to brain ferritin has been indeed proposed as a detoxification mechanism which protects the brain metabolism from Al that cannot be cleared by other mechanisms. By the way, the mechanism behind the Al complex formation in vivo is still controversial. In this work, we investigated the in vitro Al-apoferritin binding, with the aim to elucidate the mechanism behind the formation of Al-ferritin complexes in-vivo [1]. To this purpose, we studied the mineralization of Al in its ionic and complexed form with citrate demonstrating that high Al levels found in clinical studies can be obtained only conveying Al by small physiological ligands. The binding of Al to apoferritin was been investigated by Sector Field Inductive Coupled Mass Spectroscopy (SFICP-MS) and Small-Angle X ray Scattering (SAXS). In biological systems, aluminum can be found in its ionic form or complexed with small ligands which increase its solubility. Therefore, we focus on both cases, ionic Al and Al complexed with citrate, the most likely Al ligand in blood. To account for the latter, we incubated apoferritin 0.3 lM in the presence of different concentrations of Al-citrate ranging from 0.125mM to 2mM and in the presence of Fe 0.45 mM. The number of mineralized Al atoms per apoferritin molecule increases linearly with the Al-citrate concentration in the reaction solution up to an Al content of about 1250 atoms per apoferritin molecule. Such an elevated Al amount is similar to that recently found in-vivo in the serum ferritin extracted from AD patients [1]. These results suggest that this high amount of aluminum present in the apoferritin is likely conveyed by small ligands, such as citrate, which increases its solubility in physiological condition. 1. De Sole P, Rossi C, Chiarpotto M, et al. Possible relationship between Al/Ferritin complex and Alzheimer's disease. Clin Biochem 2013;46:89-93. 432 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P006 VALORE PROGNOSTICO DEI ROMS NEI PAZIENTI CRITICI RICOVERATI IN RIANIMAZIONE 1 1 2 3 C. Rossi , P. De Sole , M.A. Pennisi , M. Calabrese , A. 1 2 2 Minucci , M. Antonelli , L. Montini 1 Dip. di Medicina di Laboratorio, Lab. di Biochimica Clinica, Università Cattolica, Roma 2 Ist. di Anestesia e Rianimazione, Università Cattolica, Roma 3 Dip. di Medicina Vascolare, Università Cattolica, Roma Introduzione: Nei pz con processi infiammatori acuti e danno d’organo c’è aumento dello stress ossidativo e quindi della produzione dei ROMs (specie reattive dell’ossigeno e dei suoi metaboliti). E’ stato osservato che i ROMs hanno un ruolo nel regolare la risposta dell’organismo verso insulti patogeni. Lo scopo di questo studio è quello di valutare la correlazione tra produzione temporale dei ROMs e il tempo di sopravvivenza nei malati critici ricoverati in rianimazione. Materiale e metodi: Nello studio sono stati inclusi 33 pazienti: 12 con sepsi grave e 21 con shock settico. Per ogni paziente sono state eseguite in media 4 determinazioni dei Roms. In corrispondenza di ogni determinazione è stato determinato un indice di danno d’organo (SOFA score: sequential organ failure assessment). Il livello plasmatico è stato determinato con un kit in commercio della Diacron-Italia, automatizzato su Olympus AU640. Risultati: L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando il Mann-Whitney test, il t-test e la regressione lineare,un p<0.005 è stato considerato statisticamente significativo. Il valore mediano dei ROMs e del SOFA nei pz deceduti era statisticamente diverso da quello dei vivi, rispettivamente: 164 U.Carr vs 325 (p=0.0023) e 9 vs 7 (p=0.0066). Prendendo in considerazione il valore assoluto dei ROMs (<150 U.Carr) oppure una riduzione dei ROMS il numero dei pz con tale caratteristica è di 1/13 nel gruppo dei vivi e di 15/20 nel gruppo dei deceduti. Nei pz deceduti, in cui il valore dei ROMs si abbassa oltre 150 U.Carr (N=15), il tempo con cui si raggiunge tale valore correla con il tempo di sopravvivenza (r2= 0.87, p <0.001); nello specifico abbiamo individuato un sottogruppo di 10 pz in cui il valore dei ROMs era <150 già alla prima determinazione e di questi 8 avevano un tempo di sopravvivenza inferiore ad 1 settimana. Nei pz deceduti il coefficiente di variazione del SOFA era di 39.2% vs 63.84% dei sopravvissuti, mentre il coefficiente di variazione dei ROMs nei deceduti era del 78.1% vs 41.5% dei sopravvissuti. Discussione: Concludendo, i ROMs esprimono qualitativamente la stessa informazione del SOFA però hanno una potenza significativamente maggiore nel discriminare il gruppo dei sopravvissuti dai deceduti. Magder S. Reactive oxygen species: toxic molecules or spark of life? Crit Care 2006;10:208. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P007 BONE TURNOVER MARKERS IN MULTIPLE MYELOMA PATIENTS: AN EVIDENCE BASED METHOD FOR CLINICAL LABORATORY P008 DIAGNOSTIC UTILITY OF PROCALCITONIN DOSAGE AND APPROPRIATENESS IN THE REQUESTS IN AOSTA HOSPITAL V. Pecoraro , L. Roli , L. Germagnoli , G. Banfi E. Perri, R. Daniele, M. Di Benedetto 1 S. C. Analisi Cliniche, Osp. "U. Parini", Aosta 1 2 3 1 IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Milano 2 Laboratorio di Patologia Clinica, Azienda USL Modena, Modena 3 Laboratorio Unilabs Ticino, Breganzona, Svizzera Background: Multiple Myeloma(MM) is characterized by the progressive destruction of bone tissue due to the uncontrolled immunoglobulin proliferation. Bone turnover markers(BTMs) may represent a non-invasive method to assess the bone involvement and to predict the risk of 1 bone morbidity. Objective:This systematic review evaluated the impact of changes in BTMs levels and evaluate the prognostic role in MM patients. Methods: We searched Medline, Embase, WOS and Scopus. All eligible articles were examined and the risk of bias was evaluated by the QUIPS checklist. Results about C- and N-terminal telopeptide type I collagen (PICP, PINP), osteocalcin (OC), bone alkaline phosphatase (BAP), C- and N-terminal cross-linking telopeptide type I collagen (CTX, NTX), C-terminal crosslinked telopeptide type I collagen (ICTP), tumor necrosis factor related activation induced cytochine (RANKL) and osteoprotegerin (OPG) were extracted. We recorded design and experimental characteristics. Weighted mean difference and hazard ratios were pooled. Results: We included 30 studies and more than 2500 patients. The majority of studies (50%) used ELISA, 10 studies used RIA and only 4 studies not reported the laboratory methods. In MM patients, the concentration of NTX and ICTP increased by about 45% and 36% respectively. Instead, the concentrations of BAP and OC reduced by about 43% e 27% respectively. High levels of ICTP were predictive of bone events (HR 1.18) and they were associated with poor survival (HR 1.08). NTX correlated with progression disease, but it was not statistically significant (HR 1.02). Most of the included studies were considered to be at high risk of bias, in fact the majority of studies did not reported essential information about the methodology, the reporting of the results is often incomplete too. Withinstudies heterogeneity was high. Conclusions: BTMs measurement may be very useful in the management of MM patients, but better method standardization is needed for implementing in clinical practice. Further high-quality randomized trials are needed to conclusively establish their utility. 1. Terpos E, Dimopoulos MA, Sezer O, et al. The use of biochemical markers of bone remodeling in multiple myeloma: a report of the International Myeloma Working Group. Leukemia 2010;24:1700-12. Procalcitonin (PCT) is a peptide consisting of 116 amino acids with a molecular weight of 14 kDa. The PCT belongs to the family of proteins called calcitonin gene-related peptide-amylin-procalcitoninadrenomedullin family (CAPA). In physiological conditions plasma concentrations of PCT are below 0.05 ng/mL, whereas in the presence of bacterial infection and sepsis the PCT levels increase quickly. The PCT values found in plasma correlate whit the severity of the infection and with the response to antibiotic treatment. In addition, low PCT values allow to exclude the presence of bacterial infection. The aim of this study is to evaluate the diagnostic utility of PCT and the appropriateness in the use by the clinicians of the Aosta “U. Parini” Hospital. In 2013 departments requiring more PCT dosages were Intensive Care Unit, Oncology, Medicine, Infectious Diseases and Coronary Care Unit. From 2009 to 2013 we observed an important increase in the majority of departments (96% in Coronary Care Unit, 279% in Infectious Diseases department and 636% in Medicine where the requests were 35 in 2009 and 273 in 2013). Only in very few cases (below 1%) low PCT values were associated to positive bacterial cultures confirming the negative predictive value of procalcitonin already reported in literature. As regards the diagnostic utility, there was a rapid increase of PCT starting before than other markers of infection. In detail, in all clinical cases considered during the early stage of bacterial infection PCT values were very high (over 50 ng/mL) while the C-reactive protein (CRP) values did not show significant raises comparing with the previous ones and the bacterial researches were negative. In conclusion, it is necessary a more appropriate request of PCT by our clinicians and it should be encouraged the use of IPAT (Individual, Patient-adapted, Antibiotic Treatment), i.e. an antibiotic therapy guided by PCT whose effectiveness has been recently assessed. Clearly, this new approach is possible only in departments achieving already a good experience in the PCT use and a proper interpretation of results. Simon L, Gauvin F, Amre DK, et al. Serum Procalcitonin and C-Reactive Protein Levels as Markers of Bacterial Infection: A Systematic Review and Meta-analysis. Clin Infect Dis 2004;39:206-17. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 433 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P009 CUTOFF VALUES FOR SIGNIFICANT BACTERIURIA USING UF1000 FLOW CYTOMETER ANALYZER F. De Gregorio, A. De Stefano, M. Pieri, F. Duranti, S. Bernardini, R. Zenobi, M. Dessi Department of Experimental Medicine and Surgery, "Tor Vergata" University Hospital, Rome (Italy) Several studies suggested that urinary tract infections (UTI) are the most frequent infections in the community and in the hospitals. Urine culture is essential to confirm that the patient has UTI and to ensure that the causative agent is identified so an appropriate therapy can be started. This study was undertaken to evaluate urine constituents, including bacteria, by means of the UF-1000i™ flow cytometer (1). In this study we have analyzed urine samples and determined bacteria levels in order to establish a cut off to reduce the number of specimens cultured. We have performed the urine screening of 1583 healthy non-hospitalized patients. All these urine samples were tested by using a Sysmex UF-1000i analyzer. The UF-1000i is a fluorescence flow cytometer based on diode laser technology together with hydrodynamic focusing conductometry. Moreover all urine specimens included in this study were tested at the same time by culture. Statistical analysis has been performed by ROC curve analysis to determine cutoff value, diagnostic sensitivity and specificity of bacteriuria. The results obtained with urine screening by Sysmex UF-1000i for UTI showed a cut-off value of 800 bacteria/ µL with diagnostic performance in terms of sensitivity and specificity of 76% and 90% respectively. The bacterial screening generated using this flow cytometer, may be useful to exclude UTI and may contribute to the reduction of unnecessary urine cultures and empirical antibiotic prescriptions. Furthermore the screening by Sysmex UF-1000i could have an important impact in the reduction of National Healthcare System costs. 1. Manoni F, Fornasiero L, Ercolin M, et al. Cutoff values for bacteria and leukocytes for urine flow cytometer SysmexUF-1000i in urinary tract infections. Diagn Microbiol Infect Dis 2009;65:103-7. 434 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P010 DOSAGGIO DI PEPSINOGENO I E II, UTILIZZO DEL LORO RAPPORTO NELLA VALUTAZIONE DI GASTRITE ATROFICA CRONICA M. Brugia, V. Viola, F. Balducci, M. Piaggesi, G. Ciarrocchi, M. Tocchini Lab. di Biochimica Clinica e Microbiologia, azienda Ospedali Riuniti, Ancona Premesse e scopo dello studio: La Gastrite Atrofica è definita come un processo infiammatorio cronico a livello della mucosa gastrica, che conduce alla progressiva perdita delle cellule ghiandolari dello stomaco. È considerata una condizione pre-cancerosa, e pertanto la sua diagnosi precoce risulta particolarmente importante. Lo scopo dello studio è stato di valutare l’utilizzo di marcatori sierologici quali pepsinogeno I; pepsinogeno II; il loro rapporto, gastrina e anticorpi anti-Helicobacter pylori possano essere introdotti in un approccio preliminare. Recenti studi hanno dimostrato una correlazione tra la diminuzione dei livelli di Pepsinofeno e del rapporto PEPI/PEPII quando la gastrite atrofica del corpo-fondo peggiora. Materiali e metodi: Sono stati analizzati retrospettivamente 84 campioni di sangue, mantenuti congelati a -20°C, di 79 pazienti (33 maschi e 46 femmine, età media 56,5 anni) pervenuti presso il nostro laboratorio. I marcatori biologici utilizzati nello studio sono: PGI e PG II dosati con metodo chemiluminescente (CMIA) (Abbott Architect i2000); la gastrina con metodo chemiluminescente (Immulite 2000, Siemens HealthCare Diagnostics); gli anticorpi anti-Helicobacter pylori (antiHp) con metodo ELISA (DSX Automated ELISA System Diamedix Dynex). I cut-off utilizzati nella valutazione dei dati sono stati: Pepsinogeno I (PGI) <70 ng/mL PG I/PG II <3 GASTRINA >115 pg/mL anti-Helicobacter pylori IgG >11,6 IA ; IgA >10 U/ml. Risultati: Dei 79 pazienti 5 avevano valori PG I, PG II, PGI/PGII, gastrina inferiori ai cut-off e non presentavano infezioni da H. pylori 2 PG I, PG II, PGI/PGII, gastrina inferiori ai cut-off, presentavano infezioni da H. pylori; 38 PG I <70 ng/mL e/o rapporto PGI/PGII <3, gastrina elevata e infezione da H. pylori 8 PG I <70 ng/mL e/o rapporto PGI/PGII <3, gastrina elevata non presentavano infezioni da H. pylori Conclusioni: I risultati ottenuti mostrano che il quadro sierologico può fornire, a fonte di quadri clinici riferibili alle prime vie digestive, utili informazioni della presenza di gastrite, di H. pylori e del funzionamento della gastrina che governa la produzione di acido cloridrico. Si può ritenere pertanto che l’utilizzo dei marcatori sierologici possa aumentare l’appropriatezza di esami invasivi come la gastroscopia. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P011 GASTROPANEL: BIOPSIA GASTRICA SIEROLOGICA... FUNZIONALE! M.A. Isgro', A. Giannace, C. Zuppi, T. De Michele Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Policlinico Gemelli, Roma Il GastroPanel® (EuroClone®, BIOHIT HealthCare) è un innovativo test di laboratorio in grado di fornire utili informazioni riguardo allo stato funzionale della mucosa gastrica, mediante un semplice prelievo di sangue venoso. Il test prevede la misura di Pepsinogeno I e II, Gastrina 17 rapida ed Anticorpi IgG anti Helicobacter pylori. I risultati vengono poi elaborati mediante il software GastroSoft®, una rete neurale in grado di fornire le seguenti indicazioni diagnostiche: mucosa sana e normale, gastrite non atrofica, gastrite atrofica, infezione da H. pylori, predisposizione allo sviluppo di ulcera peptica e degenerazione neoplastica. Nonostante le numerose informazioni che il GastroPanel è in grado di fornire, non sono state ancora formulate specifiche linee guida riguardo al suo utilizzo clinicodiagnostico, facendo ritenere erroneamente il suddetto test una valida alternativa alla gastroscopia. Sulla base della nostra esperienza, riteniamo che il GastroPanel andrebbe effettuato, al fine di valutare lo stato funzionale della mucosa gastrica: 1) in soggetti giovani, senza familiarità per cancro gastrico, in presenza di sintomi clinici quali dispepsia, reflusso, pirosi; 2) come screening di popolazione per infezione da H. pylori e 3) nel followup del paziente 6 mesi dopo terapia di eradicazione per H. pylori. Può risultare inoltre un utile complemento alla gastroscopia quando i dati istologici dell’esame endoscopico non siano in grado di dare una spiegazione alla sintomatologia del paziente. Di contro, pazienti con anemizzazione, anoressia, calo di peso, sarcofobia, ematemesi, familiarità per ulcera peptica e cancro gastrico, dovrebbero essere indirizzati direttamente alla gastroscopia. Concludendo, in alternativa alla definizione di GastroPanel data da Di Mario et al. nel 2003 di “biopsia sierologica”, alla luce delle informazioni clinico-funzionali che il test GastroPanel è in grado di fornire, proponiamo una definizione in termini di “biopsia sierologica funzionale”, al fine di sottolinearne il duplice aspetto di complementarietà ed al contempo autonomia rispetto alla gastroscopia. P012 ORMONE ANTI-MULLERIANO E RISERVA OVARICA IN PAZIENTI ADULTE AFFETTE DA LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO E IN PAZIENTI ADULTE AFFETTE DA ARTRITE IDIOPATICA GIOVANILE 1 1 2 2 C. Di Mario , S. Canestri , A. Barini , A. Barini , L. 1 1 1 1 Messuti , M.R. Gigante , B. Tolusso , M.C. Miceli , E. 1 Gremese 1 Istituto di Reumatologia e Scienze Affini, Divisione di Reumatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC), Roma 2 Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Istituto di Biochimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC), Roma Introduzione: I livelli sierici di ormone anti-Mulleriano (AMH), prodotto nell’ovaio dalle cellule della granulosa sono proporzionali al numero dei follicoli preantrali e rappresentano un ottimo marcatore predittivo della riserva ovarica. Scopo dello studio è quello di confrontare i livelli sierici di AMH in pazienti con Lupus Eritematoso Sistemico (LES), in pazienti con Artrite Idiopatica Giovanile (AIG) e nei controlli sani, per valutare se la malattia o le terapie effettuate possano influenzare la riserva ovarica. Materiali e metodi: Sono state valutate 75 pazienti con LES (età media: 30.2±6.3 anni, durata di malattia 8.4±5.1 anni e il 33% con coinvolgimento d’organo severo) e 29 con AIG (età media 21.6±2.8 anni e durata di malattia 12.0±6.1 anni, DAS: 1.25±0.65), con controlli sani paragonabili per età e sesso alle due coorti separatamente. Le concentrazioni di AMH sono state misurate su siero con metodica ELISA utilizzando il kit AMH Gen II (Beckman Coulter). Risultati: Nei pazienti con LES i livelli sierici di AMH erano sovrapponibili ai controlli (4.3±3.3 vs 5.2±3.2 ng/ mL; p=0.15). Le pazienti con impegno d’organo maggiore presentavano concentrazioni di AMH inferiori rispetto ai controlli (3.4±2.7 ng/mL; p=0.04). Nessuna differenza è stata riscontrata tra pazienti con impegno d’organo minore (4.7±3.4 ng/mL) e controlli (p=0.45). Le pazienti trattate con ciclofosfamide presentavano livelli di AMH inferiori rispetto ai controlli (3.3±4.0 ng/mL; p=0.04) e tendenzialmente più bassi rispetto ai pazienti non trattati con ciclofosfamide (4.5±3.0 ng/mL; p=0.09). Le pazienti con AIG presentavano livelli di AMH simili ai controlli di pari età e sesso(6.1±2.3 vs 6.3±2.4 ng/ mL; p=0.77). Venti pazienti (69%) sono state trattate con methotrexate (periodo 4.2±3.6 anni) e 15 (51.7%) con farmaci anti TNF (periodo 4.9±1.9 anni), 12 (41.3%) con terapia di combinazione; non sono emerse differenze significative nei livelli di AMH tra i diversi sottogruppi di trattamento. Conclusioni: La riserva ovarica sia nelle pazienti con LES sia con AIG era in generale paragonabile ai controlli sani. Una riduzione si osserva nelle pazienti con LES trattate con ciclofosfamide e con malattia più severa mentre nelle AIG i livelli di AMH non sembrano essere compromessi dalla presenza e dalla durata di malattia e dalle terapie assunte. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 435 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P013 ASSOCIAZIONE DI AUTOANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI CON DIFFERENTI SPECIFICITA' ANTIGENICHE E CORRELAZIONE CON LE MANIFESTAZIONI CLINICHE P014 EMA BIOPSY IN SUSPECTED COELIAC DISEASE: CORRELATION WITH SEROLOGICAL MARKERS AND HISTOPATHOLOGICAL FINDINGS 1 1 1 1 G. Lobreglio, S. Serra, M. Renis G. Mazzei , L. Ferrari , R. Casnici , M.E. Manfredini , M. 1 1 2 1 Arrigoni , P. Nolli , E. Iiritano , S. Testa U.O. Patologia Clinica, Presidio Ospedaliero "Vito Fazzi", ASL Lecce 1 Introduzione e obiettivi: La sindrome da anticorpi anti fosfolipidi (APS) è caratterizzata dalla presenza simultanea e/o dalla progressiva comparsa nello stesso paziente di autoanticorpi con specificità diretta verso differenti antigeni cellulari rappresentati da fosfolipidi, proteine associate o dalla loro combinazione. L’associazione tra anticorpi anti fosfolipidi (aPL), evidenziati dalla positività del test per il Lupus Anticoagulant (LAC) e/o del test per gli anticorpi anticardiolipina (aCL) e/o anti-β2-glicoproteina I (antiβ2GPI) correla maggiormente con eventi trombotici e patologie della gravidanza. Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare la tipologia di anticorpi presenti, eventuali associazioni e correlazioni con le manifestazioni cliniche. Materiali e metodi: Lo studio è stato condotto su 70 pazienti, provenienti dai diversi dipartimenti di un ospedale di medie dimensioni, in un periodo di 17 mesi: da Ottobre 2012 a Marzo 2014. L’età media dei soggetti esaminati era di 51 anni (range: da 16 a 85 anni), 25 (35,7%) di sesso maschile e 45 (64,3 %) di sesso femminilee. Nei campioni di siero la ricerca degli anticorpi aCL e antiβ2GPI è stata eseguita con metodica EIA (DIA MEDIX anti-Cardiolipin IgG/IgM e anti-β2-Glycoprotein I IgG/IgM), mentre la ricerca qualitativa e la conferma della presenza del LAC su plasma citratato è stata eseguita con il test integrato HemosIL dRVVT Screen e HemosIL dRVVT Confirm (I L), basati sul Tempo di Veleno di Vipera Russel diluito. Risultati e conclusioni: Dei 70 pazienti esaminati, 27 (38,6%) erano negativi alla ricerca degli anticorpi aPL e 43 (61,4%) positivi. Di questi ultimi: 19 risultavano positivi solo al LAC e 4 solo ad aCL. 13 presentavano doppia positività, di cui: 8 verso LAC e aCL, 2 verso il LAC e antiβ2GPI e 3 verso aCL e antiβ2GPI. 7 manifestavano positività per tutti i tipi di aPL ricercati. Alla verifica degli esiti clinici tutti i pazienti con tripla positività presentavano eventi trombotici arteriosi e/o venosi (frequenza 100%) e perdita fetale ricorrente. Dei 13 soggetti con doppia positività, 7 presentavano eventi tromboembolici o patologie ostetriche (frequenza 53,8%); tra i 19 soggetti con singola positività solo 3 presentavano manifestazioni cliniche (frequenza 15,8%). 436 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 U.O Lab. Analisi, Az. Ist. Osp. Cremona U.O. Gastroenterologia, Az. Ist. Osp. Cremona 2 Background: EMA antibodies can be detected in the supernatants of cultured intestinal biopsies from CD patients with Ema biopsy (EB) Eurospital® kit. Material and methods: 46 patients (12M/26F, mean age 38.4 years) with a CD clinical suspect underwent antitTG, IgA serum assay and upper endoscopy with biopsy. Duodenal biopsies were performed in order to collect 4 biopsies for histological examination and 2 biopsies for EB. These specimens were cultured for 72 hours at 37 °C with EMA biopsy Eurospital® kit and next detection in IFA. Results: 15 of 46 patients had positive serological markers with villous atrophy at histological examination (Marsh IIIA or more). 13 of these 15 patients had positive EB findings (86.7%); 28 of 46 patients had both serological markers and histological findings (including Marsh I with H. pylori infection) negative. All of these 28 patients had negative EB findings (100%). 3 of 46 patients had discordance between serological markers and histopathology. EB was positive in 1 patient with negative anti-TTG and Marsh IIIB at histological findings; EB was also positive in 1 patients with both anti-tTG and histology negative; EB was negative in 1 patient with positive serological markers and negative histology. Conclusions: In our series EB well agrees with serological and histological findings. EB is an useful tool and it could increase the diagnostic rate of CD especially in patients on gluten-free diet, negative serological profile or discordance between serological markers and histopathological findings. © 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P015 VARIAZIONE DEI LIVELLI PLASMATICI DELLE CITOCHINE IN PAZIENTI AFFETTI DA LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO 1 1 1 2 S. Pinna , S. Pasella , E. Canu , P. Pileri , V. 1 1 2 3 Ventura , I. Vidili , A. Masala , M. Deiana , A. 1 1 Zinellu , L. Deiana 1 Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Dip. Scienze Biomediche, Università di Sassari 2 Patologia Medica, AOU Sassari 3 Ass. "Isola dei centenari", Sassari Il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) è una malattia autoimmune sistemica nella quale vengono coinvolti diversi organi. In questa patologia si osserva un’elevata produzione di autoanticorpi e deposizione di immunocomplessi, che danno luogo al successivo fenomeno autoimmune. Da diversi studi presenti in letteratura è emerso un ruolo cruciale di varie citochine nella patogenesi del LES. Le citochine sono fattori solubili, coinvolti nella differenziazione, maturazione e attivazione delle diverse cellule immunitarie. Una migliore comprensione del loro funzionamento e della loro espressione potrebbe essere utile per la progettazione di biomarcatori e agenti terapeutici. In collaborazione con la clinica di Patologia Medica dell’AOU di Sassari sono stati arruolati 21 pazienti affetti da LES, 12 pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) e 21 controlli sani abbinati per sesso ed età. Sono stati determinati i livelli plasmatici di 18 citochine simultaneamente per ogni campione tramite lo strumento Bio-Plex MAG PIX Multi Reader (Biorad, tecnologia Luminex). L'analisi statistica è stata effettuata con il Kruskall Wallis Test e il metodo di Dunn; sono state considerate solo le citochine statisticamente significative (p-values <0,05). Abbiamo osservato una differente espressione di 13 citochine, di cui 7 (MIP-1ß, IL-5, IL-7, IL-1ra, IP-10, IFN-γ, IL-1ß) iperespresse solo nei pazienti LES, 5 (IL-6, IL-9, IL-10, TNFα, IL-13) solo nei pazienti AR e 1 (MCP-1) sia nei pazienti LES che AR rispetto ai controlli sani. Sebbene non esista una omogeneità dei risultati riportati in letteratura, i nostri dati al momento confermano quelli presenti in alcuni lavori scientifici per quanto riguarda gli aumentati livelli di IP-10, MCP-1, IL-1ra e IFN-γ. Il completamento dello studio prevede l’ultilizzo di curve R.O.C (Receiver Operating Characteristic) per l’analisi dei dati che ci permettano di discriminare tra soggetti sani e pazienti affetti da LES con una performance diagnostica significativa. Crediamo che questo tipo di studio possa essere utile per definire meglio i complessi meccanismi di alterazione nella produzione delle citochine che si osservano nel LES. P016 IMPATTO DELL’APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA MINISTERIALI PER LA DIAGNOSI SIEROLOGICA DI CELIACHIA SULL’ATTIVITA' DEL LABORATORIO ANALISI DELL’AZIENDA ISTITUTI OSPITALIERI DI CREMONA G. Mazzei, L. Ferrari, R. Casnici, M.E. Manfredini, P. Nolli, M. Arrigoni, S. Testa Lab. Analisi, Az. Ist. Osp. Cremona Background: L’applicazione delle linee guida Ministeriali, per la diagnosi sierologica della Malattia Celiaca è stata applicata rigidamente, all’interno della nostra U.O., da ottobre 2010, prevedendo in fase diagnostica il dosaggio delle Transglutaminasi IgA e delle IgA totali. Le richieste non appropriate sono commentate con brevi note che motivano la variazione prescrittiva. Si è voluto pertanto valutare l’impatto sia dei dati qualitativi (nuovi casi di possibili celiaci), che quantitativi (n° di esami totali per la diagnosi sierologica di MC) rispetto agli anni precedenti, 2008 e 2009, al nuovo approccio. Materiali e metodi: Prima del 2010 per la diagnosi sierologica di malattia celiaca si eseguivano esclusivamente gli esami prescritti. Successivamente all’applicazione delle linee guida vigenti, vengono testate le Transglutaminasi IgA e le IgA totali, con esecuzione degli anticorpi anti-Endomisio IgA solo come test di conferma dei valori dubbi o positivi della tTG. Nei casi di deficit delle IgA totali si effettuano gli anticorpi antiEndomisio di classe IgG e i Peptidi deamidati IgG. Nei bambini fino a 2 anni, si testano in aggiunta i Peptidi deaminati IgA e IgG. Risultati: L’analisi dei dati ha evidenziato che il numero totale di esami per la diagnosi di celiachia eseguiti prima e dopo l’applicazione delle linee guida è diminuito del 25% con una migliore definizione dei pazienti con sospetta celiachia. Conclusioni: L’appropriatezza del percorso diagnostico indicato anche dalle Linee guida Ministeriali risulta essere molto più efficace sia in termini di una migliore razionalizzazione delle richieste, che per l’andamento della sensibilità per patologia. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 437 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P017 SENSIBILIZZAZIONE AL LATTICE NEI NEOASSUNTI: UTILITA' DELLA CRD P018 ANAFILASSI INTRAOPERATORIA: RUOLO DELL'OSSIDO DI ETILENE B. Cinti, G. Ciarrocchi, T. Santini, M. Tocchini B. Cinti , M.F. Brianzoni , L. Antonicelli , M. Tocchini Laboratorio Analisi, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona 1 Le reazioni allergiche causate dall’esposizione a prodotti in lattice di gomma sono notevolmente aumentate negli ultimi anni, soprattutto nel settore sanitario. La prevalenza di sensibilizzazione al lattice negli operatori sanitari va dal 3 al 17%. Nella gestione delle criticità del rischio lavorativo l’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona prevede dal 01/01/2010 per gli operatori obbligati ai DPI (dispositivi di protezione individuale) un pannello di esami ematochimici da testare al momento dell’assunzione. In questo pannello è inserito il dosaggio delle IgE specifiche (sIgE) per il lattice (k82). Solo in caso di sIgE >0,10 KU/L, si procede con la ricerca delle sIgE verso le singole molecole allergeniche per fornire un preciso profilo di sensibilizzazione. Nel periodo compreso dal 01/01/2010 al 10/06/2014 sono state dosate le sIgE per il lattice sui sieri di 1150 operatori assunti anche a tempo determinato (ausiliari, infermieri, tecnici di laboratorio, medici, biologi,.) inviati al Laboratorio dal DSTB (Ufficio Medico Competente). Il dosaggio delle sIgE è stato eseguito su UniCap 250 ThermoFisher. Dei 1150 campioni testati, 37 (3,2%) sono risultati positivi al k82 (0,27 KU/L–14,9 KU/L); nei positivi, la ricerca di sIgE verso le singole molecole allergeniche ha evidenziato in 26 campioni la sola positività verso la profilina, rHev b8 e in 6 campioni verso i determinanti carboidratici cross-reattivi, i CCD. Tre operatori sanitari riportavano sIgE per rHev b5 (0,28 KU/L - 4,77 KU/L), mentre le sIgE di altri due operatori sono risultate positive per rHev b 6.01(0,80 KU/L - 1,32 KU/L) e rHev b 6.02 (0,72 KU/L - 1,49 KU/L). In questo studio quindi la prevalenza di vera sensibilizzazione al lattice di gomma negli aspiranti operatori sanitari scende al 0,43%. Conclusioni. La CRD nella diagnostica allergologica in vitro è fondamentale per smascherare le cross-reattività. In particolare, nella sensibilizzazione al lattice di gomma, la CRD permette di distinguere una sensibilizzazione alla profilina o ai CCD, panallergeni comuni all'ambiente vegetale di scarso significato allergologico, da una più grave verso componenti molecolari, quali rHev b5 e rHev b6, che rivestono una rilevanza clinicamente significativa soprattutto negli operatori sanitari esposti al lattice. 438 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 1 2 2 1 Laboratorio Analisi, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona SOD Allergologia, A.O.U. Ospedali Riuniti Ancona 2 Introduzione: L’ossido di etilene (EtO) è il più semplice composto eterociclico contenente ossigeno; è un gas incolore dall’odore dolciastro, estremamente infiammabile, esplosivo se mescolato all’aria, tossico per inalazione. L’EtO, utilizzato per sterilizzare presidi medici e farmaceutici non in grado di sopportare la tradizionale sterilizzazione ad alta temperatura (dispositivi che includono componenti elettronici, imballaggi o contenitori di plastica, drenaggi, membrane biologiche, materiali di sutura …), è stato in passato associato a reazioni allergiche importanti, in particolare in pazienti dializzati. Il conseguente minore utilizzo di EtO e lo sforzo delle industrie produttrici per rimuovere la maggior parte di EtO residuo hanno contribuito ad una netta riduzione delle reazioni avverse. Caso clinico: Un ragazzo K.R., di anni 21, affetto da idrocefalo congenito e quindi sottoposto sin dai primi mesi di vita ad interventi chirurgici, aveva manifestato una reazione allergica intraoperatoria nel 93, all’età di 6 mesi, con riscontro di sensibilizzazione IgE mediata al lattice di gomma. Il conseguente allontanamento da materiali a rischio e l’utilizzo di camera operatoria latex-safe hanno evitato reazioni anafilattiche negli anni successivi. Recentemente, in corso di un intervento chirurgico volto alla sostituzione di una valvole da deflusso, il ragazzo ha avuto una seconda grave reazione anafilattica intraoperatoria; è stato richiesto il dosaggio delle IgE specifiche (sIgE) per lattice, farmaci (penicilline e cefalosporina), gelatina, formaldeide, ossido di etilene. Il dosaggio delle sIgE, eseguito su un analizzatore UniCap 250- metodo FEIA (Thermo Fisher), oltre a confermare la già nota sensibilizzazione al lattice (k82) = 5,9 KU/L ed in particolare alle molecole rHev b5 = 0,82 KU/L, rHev b 6.01 = 4,15 KU/L, rHev b 6.02 = 4,17 KU/L, ha evidenziato un elevato livello di sIgE per l’ossido di etilene (k78) = 6,9 KU/L. Conclusioni: In soggetti sottoposti a numerosi interventi chirurgici o in soggetti sottoposti ad interventi di posizionamento di valvole, drenaggi,.., l’insorgenza di reazioni anafilattiche intraoperatorie, non imputabili a farmaci o ad esposizione al lattice, può essere correlata ad una sensibilizzazione all’ossido di etilene. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P019 INDICATORI DI QUALITÀ NEI POINT OF CARE TESTING (POCT): SONO EFFICACI? P020 LA CONSULENZA DEL LABORATORIO NELLA GESTIONE DEL POINT OF CARE TESTING (POCT) A. Aita, E. Babetto, P. Carraro, L. Sciacovelli, M. Plebani A. Aita, E. Babetto, P. Carraro, L. Sciacovelli, M. Plebani Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera-Universitaria di Padova Il ruolo del professionista di laboratorio risulta cruciale nella riduzione del rischio d’errore e nella ricerca delle soluzioni più idonee a migliorare il processo. Il POCT costituisce un esempio significativo di come la difficoltà a conciliare le necessità cliniche, quelle del laboratorio e le aspettative del paziente possa generare problemi nei flussi operativi se non sono implementate adeguate procedure e sistemi di assicurazione per la qualità che garantiscano la qualità dei risultati. L’adozione di appropriati Indicatori di Qualità (IQs) può risultare uno strumento efficace per identificare e monitorare gli eventi indesiderati e valutare l’efficacia delle azioni di miglioramento intraprese. Scopo di questo lavoro è riportare i risultati, raccolti dal 2009 ad aprile 2014, relativi a 3 IQs- risultati non accettabili nel CQI (PNA); coefficiente di variazione fuori target (VCV); mancanza/ritardo di manutenzione o sostituzione degli elettrodi per emogasanalizzatori (RIT)identificati per il monitoraggio dei problemi dei POCT (54 glucometri e 37 emogasanalizzatori) sotto il controllo del nostro Dipartimento. I risultati ottenuti dimostrano un generale miglioramento delle prestazioni. In particolare: Glucometri. La percentuale di PNA è diminuita nel corso degli anni, da 8,6 (2009) a 1,5 (2013), e pari a 1,1 nei primi mesi del 2014. La percentuale dei VCV è diminuita da 1,6 (2010), per entrambi i livelli di CQI, a 0,3 e 0 (2013) rispettivamente per il livello 1 e 2. Nei primi mesi del 2014 è pari a 0,7 per il livello 1 e a 0 per il livello 2. Emogasanalizzatori. Il numero medio annuale di RIT risulta costante nel tempo (3,68), dal 2009 al 2013, ma ridotto (1,50) nei primi mesi del 2014. Il miglioramento osservato dimostra l’efficacia delle azioni correttive intraprese (sostituzione dei glucometri in uso con glucometri più efficienti; sostituzione anticipata degli elettrodi degli emogasanalizzatori in caso di deriva del CQI) e l’utilità degli IQs come strumento di assicurazione per la qualità. Inoltre l’uso degli IQs si è dimostrato fondamentale nel migliorare la collaborazione tra il personale clinico, che deve segnalare i problemi evidenziati, ed i professionisti di laboratorio suggerendo le più opportune azioni di miglioramento. La piena responsabilità del Laboratorio ed il costante supporto del personale del laboratorio alla gestione dei POCT sono elementi strategici per garantire la sicurezza del Paziente. Fra i compiti del personale del laboratorio riguardo alla gestione dei POCT vi è la definizione delle modalità di segnalazione dei problemi e la consulenza alla loro risoluzione. Lo scopo di questo lavoro è riportare i dati relativi alle richieste di suggerimenti/interventi (RSI) inoltrate telefonicamente dal personale che gestisce i POCT nei reparti clinici al personale del laboratorio, o individuate dal personale di laboratorio stesso attraverso il monitoraggio giornaliero, mediante software di connessione dedicati, delle prestazioni del controllo interno di qualità e delle calibrazioni. Sono riportati le RSI raccolte nel mese di marzo e novembre, dal 2009 al 2013: guasti strumentali (GS), 5%; irregolarità (I), 25%; prestazioni non accettabili (PNA) del Controllo Interno di Qualità (CQI), 39%; problemi di calibrazione, 7%; altro, 4%. Il 70% delle RSI riguarda gli emogasanalizzatori (EG), il 27% i glucometri (GM) ed il 3% i coagulometri (CM). Il numero delle RSI relative agli EG, è diminuito da 44 (2010) a 21.5 (2013): 53%, PNA; 20%, I; 17%, GS; 10%, altro. L’87% delle PNA è dovuto alla deriva del livello basso del CQI del lattato, che mostra una diminuzione da 15 (2010) a 4.5 (2013). Per i GM, il trend è variabile nel tempo: 12 (2009); 17 (2010); 23 (2011); 6 (2012); 11 (2013). I GS (37%) ed I (34%), mostrano un incremento nel 2011, seguito da un decremento negli ultimi due anni (rispettivamente da 11.5 e 15, nel 2011, a 0.5 e 6, nel 2013). In generale i risultati dimostrano che le azioni correttive suggerite dal laboratorio (per esempio: sostituzione degli elettrodi degli EG alla deriva del CQI; sostituzione dei GM in uso con GM più performanti, alla fine del 2011) si sono dimostrate efficaci confermando l’utilità del monitoraggio delle RSI e l’importanza laboratorio nella gestione dei processi di miglioramento della qualità dei POCT. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 439 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P021 APPLICATION OF THE GUIDELINES FOR THE MONITORING OF POCT: THE CASTELFRANCO VENETO EXPERIENCE P022 EMOGASANALIZZATORI (EGA) IN REGIME DI POINT-OF-CARE TESTING (POCT): GESTIONE CENTRALIZZATA E CONTENIMENTO DEI COSTI G. Visconti, P. Clemen, L. Zardo, G. Piaserico B. Bernardi, N. Jordaney, A. Panetto, G. Bonfant, P. Belfanti, M. Di Benedetto Laboratory Medicine, ULSS 8, General Hospital “San Giacomo”, Castelfranco Veneto, Treviso, Italy POCT is a solution that permits the rapid acquisition of laboratory information at the point of need. Errors in POCT are due to little attention on quality assurance issues and insufficient training of personnel. The aim of this work is to highlight the application of the guidelines (SIBioC) on the management of POCT and the production of internal quality control (IQC) and non-compliance periodical reports. We monitor 8 POCT analyzers for blood gas used by more than 20 departments. They perform about 4,800 tests per year. A multi-disciplinary committee was formed. It has been implemented a course of training that consisted in a basic course and periodic refresher sessions for all staff. Specific training courses are built to the Supervisor of the Ward and the Nurse Coordinator of the instrument. They respectively have the task of monitoring the process in their unit and performing the IQC. The laboratory POCT referent provides all departments documentation for the execution, evaluation and corrective actions of IQC. The laboratory is responsible for the evaluation of IQC data in the medium and long term. The laboratory also monitors the noncompliance of the entire POCT process (acceptance, identification codes, sending data to the LIS, printing of the report). The development of IQC charts has enabled Laboratory to have control of the performance of POCT, to compare the results obtained by the various departments and to schedule actions to resolve situations of poor performance. The graphic details of non-compliance are sent to the Supervisor. The report of non-compliance has allowed us to identify what are the most common errors and to monitor the entire path. In 2013, the POCT in the emergency department (ED) has performed about 2,300 requests for blood gas and has performed 14 sessions of IQC at the opening of each new batch of cartridges. None of these had an out of control. The most frequent non-compliances were: request ID input errors (29%), operator ID entry errors (18%), errors in sending data to the LIS (15%). The ED has reported 71% of completed jobs properly. The statistical analysis of the data has allowed us to define the state of the art of the decentralized activities and create a starting point to encourage continuous quality improvement. 440 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 S.C. Analisi Cliniche, Osp. U. Parini, Aosta Dal 2012 all’interno della SC Analisi Cliniche opera il Gruppo POCT, che ha preso in carico la gestione di tutti gli EGA decentrati aziendali, ha organizzato la formazione degli operatori e la realizzazione di un network di referenti nelle diverse sedi, e ha verificato la possibilità di migliorarne l’efficienza senza incidere sulla qualità delle prestazioni. Metodi: predisposizione di un modulo informatizzato personalizzato per strumento (scorte minime, tipologia di prodotti) che impedisce le richieste superiori al fabbisogno minimo stabilito su dati storici, compilato mensilmente dalle sedi POCT e approvato dal Gruppo. Gestione membrane: dal 2013, considerando il prezzo singolo elevato e il confezionamento multiplo che comporterebbe stoccaggi eccessivi nelle varie sedi POCT, il Gruppo le ordina e distribuisce in funzione del consumo dei singoli EGA, mantenendo scorte di 1 membrana per tipo in ogni POCT. Spesa membrane nel triennio 2012-14 (6 EGA in attività per l’intero periodo considerato): esaminando gli acquisti, rispetto al 2012 risulta una significativa variazione della spesa sia nel 2013 (-16,2%) sia nella previsione per il 2014 (-9,1%), a fronte di una variazione di campioni rispettivamente del -7,4% e del -2,7%. Campioni/anno: totale 57.704 (per singolo strumento, range 1.302-20.793) nel 2012, 53.456 (983-17.690) nel 2013, 56.153 nel 2014 (proiezione sui primi 5 mesi). La spesa media/ campione per reattivi e membrane nei primi 5 mesi di ogni anno appare costante (rispettivamente 3,1, 3,0 e 3,1 €/campione), ma esaminando i singoli strumenti tale valore si situa in un range tra 18,6 e 1,56 €/campione, con un effetto “massa critica” dipendente dal numero di campioni processati. La spesa/campione presenta un andamento inversamente proporzionale al numero di campioni e, superato il n° di circa 10.000 campioni/anno/ strumento tende asintoticamente ad una spesa stabile, compresa tra 1,5-2,9 €/campione. Nel triennio di gestione il Gruppo è riuscito a ridurre significativamente la spesa per le membrane senza variare la tipologia e il numero di controlli di qualità, mantenendo buoni risultati per CQI e VEQ. Magny E, Beaudeux JL, Launay JM. Point care testing in blood gas and electrolyte analysis: examples of implementation and cost analysis. Ann Biol Clin 2003;61:344-51. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P023 INTEGRAZIONE DEI REFERTI OTTENUTI DA EMOGASANALIZZATORI POCT 1 1 1 1 G. Tiraboschi , B. Saladino , C. Perani , A. Panna , L. 1 2 Auriemma , Z. Rizzi 1 Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate 2 Servizio Informatico, Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate L’azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate è composta dai presidi di Piario, Lovere, Alzano L.do, Gazzaniga, Seriate, distribuiti in un’area geograficamente vasta e disomogenea. Scopo: avviamento di una nuova modalità operativa di integrazione dei referti di emogasanalisi ottenuti in modalità Point of Care (POCT) che garantisca la completa tracciabilità delle diverse fasi che portano alla produzione del referto. Metodologia: N. 14 emogasanalizzatori modello GEM Premier 3000/4000 installati nei reparti dei vari Presidi, sono stati interfacciati tramite Software gestionale GEM web Plus al LIS aziendale (BCS) per ottimizzare tutte le fasi del flusso di lavoro: generazione automatica delle richieste, acquisizione delle anagrafiche e dei risultati, trasmissione e stampa dei referti. Si è realizzato un sistema integrato POCT/LIS dopo un’attenta pianificazione, esecuzione prove in ambiente di test, formazione del personale e monitoraggio dell’attività degli emogasanalizzatori nei reparti. Conclusioni: il sistema integrato ha permesso la completa automazione nella produzione del flusso dati POCT/ LIS: dalla generazione della richiesta, alla produzione e archiviazione del referto con un miglioramento nella sicurezza del dato sia dal punto di vista dell’utilizzo del codice di cartella/nosologico per l'identificazione del paziente, che dall’identificazione univoca dell’operatore oltre che nella fruibilità del dato analitico. Di Serio F, Trenti T, Carraro P, per il Gruppo di Studio SIBioC "Point-of-care testing". Raccomandazioni per l'implementazione e la gestione del "point-of-care testing" (POCT). Biochim Clin 2011;35:242-52. P024 POINT OF CARE ANALYSIS OF ELECTROLYTES AND CALCIUM IN CRITICALLY ILL PATIENTS: COMPARISON WITH CENTRAL LABORATORY INSTRUMENTS DATA 2 2 1 1 F. Marciano , M. Fumi , A. Del Rio , M. Galdiero , M. 1 Savoia 1 D.A.I. Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli 2 Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica, Università degli Studi di Napoli Federico II Introduction: Last generation Point of Care Testing (POCT) emogas-analyzers provide measurements of 2+ electrolytes and Ca . Therefore the appropriate use of POCT systems assume a very important clinical significance, allowing a continuous monitoring of those parameters in critically ill patients. Verifying the alignment of POCT results with those obtained from Central Laboratory (CLab) instruments is essential. In this study + + - 2+ we compared POCT Na , K , Cl , Ca results with those measured with CLab instruments. Materials and methods: Instruments: A (RapidPoint500, Siemens), B (DxC880, BeckmanCoulter), C (Modular, Roche) used in POCT, emergency Lab and routine Lab, + + - respectively. Methods: Na , K , Cl by direct ion-selective electrode (ISE) method in A and by indirect ISE method in 2+ B and C; Ca by direct ISE method in A, while B and C measured total calcium by colorimetric method, then the 2+ Ca values were calculated. Samples: 36 serum samples were collected and analyzed by A, B and C; for the same 36 patients also heparin plasma samples were collected and analyzed by A. Statistics: Passing-Bablok regression, Bland-Altman, R coefficient. + Results of comparison studies: Na : slope=1.06, 1.07, 1.05; intercept=-9.83, -11.4, -6.18; R=0.96, 0.96, 0.93; Syx=1.0, 1.09, 1.44 for AvsB, AvsC and CvsB respectively. + K : slope=1.04, 1.02, 1.0; intercept= -0.13, -0.12, 0.1; R=0.99, 0.99, 0.99 Syx=0.045, 0.045, 0.073 for AvsB, - AvsC and CvsB respectively. Cl : slope=0.98, 1.0, 1.03; intercept=1.05, 1.0, -4.87; R=0.90, 0.89, 0.93; Syx=1.28, 1.22, 1.07 for AvsB, AvsC and CvsB, respectively. 2+ Ca slope=1.09, 0.91, 1.29; intercept=-0.41, 0.37, -1.30; R=0.75, 0.76, 0.85; Syx=0.20, 0.21, 0.13 for AvsB, AvsC and CvsB, respectively. Plasma vs serum correlations: + + - 2+ Na , K , Cl and Ca R=0.98, 0.98, 0.93, 0.82 respectively. Conclusion: Correlations data between A, B and C serum + samples showed an excellent result for K , a good result + - 2+ for Na and Cl and a less acceptable value for Ca . In addition, we observed a good correlation between plasma + + - 2+ and serum samples for Na , K and Cl , but less for Ca . We consider that verifying the correlation between POCT and CLab instruments and informing clinicians about the observed results is essential to reduce errors and improve quality and patient safety. Price CP. Point of care testing. BMJ 2001;322:1285–8. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 441 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P025 PERFORMANCE EVALUTATION BETWEEN DIFFERENT LABORATORIES OF NEW MONITOR FOR PT INR TESTING 1 2 3 G. Dirienzo , N. Ciavarella , C. Di Punzio , F. Di 4 5 5 6 Serio , C.P. Ettorre , G. Malcangi , C. Mangione , L. 7 8 9 Ria , A. Santoro , R. Triggiani 1 Patologia Clinica Ospedale della Murgia, Altamura Tavolo Tecnico Trombosi Regione Puglia 3 Patologia Clinica, Ospedale Manduria 4 Patologia Clinica, Policlinico Bari 5 Centro Emofilia , Policlinico Bari 6 Centro Trasfusionale, Galatina 7 Medicina Interna, Ospedale Gallipoli 8 Patologia Clinica, Ospedale Perrino Brindisi 9 Patologia Clinica, Ospedale di Triggiano 2 Background: The monitors are increasingly used for to perform PT-INR test on capillary blood, to monitor vitamin K antagonists (AVK). Several studies have shown that the monitoring systems on capillary whole blood are well-correlated with the values obtained using the in vitro methods of the laboratory.The technology has enabled in recent years to improve the performance of these devices with systems of quality control. Methods: A comparative study has evaluated in six centers of Oral Anticoagulant Theraphy of Puglia in order to value the system microINR (Instrumentation Laboratory SpA), a portable coagulometer for the determination of prothrombin time (PT) by means of capillary blood. PT INR was performed on the portable monitor microINR using human thromboplastin with ISI of 1.00. In the six centers for PT-INR determination from venous blood specimens a several coagulation analyzers were used (ACL TOP System,IL–Sysmex CA&CS System,Siemens) with two different recombinant thromboplastins (HemosIL RecombiPlasTin 2G–Innovin). A total of 689 data were collected, of which approximately 10% of normal patients to improve the statistical significance.538 patients with PT INR ranging from 2–4,5.In the same daily session venous blood samples were collected, centrifuged and capillary PT-INR test was performed on the monitor. Statistical analysis was performed by linear regression and Bland Altman method. Results: The correlation among different systems was good showing: the Pearson coefficients calculated for the individual centers were in a range from 0.8627 to 0.9861. The average of differences for all the centers was -0,0592 with a DS of 0,3992. Over 95% of data in the range of INR 2-4,5 were observed differences less then 30% between results from monitoring system and results from the reference measurement. In some centers the differences in PT INR >±0.5 were observed in less of the 5% of the total patient population. Conclusion: The multicenter Puglia tried the good correlation of the monitor microINR with laboratory systems, even if they use several reagents. Of course, as already demonstrated in other studies, comparing the coagulation instruments, the correlations are more accurate when comparing similar systems and in the present study has confirmed this feature. 442 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P026 SCREENING DEL PROFILO CARDIODISMETABOLICO. VALUTAZIONE PLURIENNALE DI UNA APPLICAZIONE POINT OF CARE TESTING (POCT) NEL MONITORAGGIO DEL PROFILO LIPIDICO 1 2 3 L. Rossi , G. Pellegrini , L. Della Bartola , O. 3 3 Giampietro , E. Matteucci 1 Laboratorio Patologia Clinica, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana 2 Laboratorio Analisi Chimico Cliniche, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana 3 Dipartimento Clinica e Medicina Sperimentale, Università degli Studi di Pisa La prevenzione cardiovascolare richiede un approccio diagnostico nello screening rivolto all’identificazione precoce dei fattori di rischio, come la dislipidemia. Il POCT può rappresentare una integrazione alla diagnostica tradizionale, con risultati immediati per il processo decisionale clinico, se la qualità strumentale è sovrapponibile al laboratorio. CardioChek PA (CCPA, PTS, Indianapolis, USA), è un analizzatore di sangue intero portatile per misurazione rapida di colesterolo, HDL, trigliceridi. Obiettivo: risoluzione problemi alle prestazioni analitiche del CCPA, nei confronti della diagnostica standard. Materiali e metodi: Ultimi tre anni: valutati più volte accuratezza, precisione e discrepanze tra CCPA (riflettanza; diversi lotti di strisce reattive, diversi strumenti) e metodo di riferimento del laboratorio (colorimetrico, Cobas 6000, Roche Diagnostics, Italia). Analizzati 783 pazienti diabetici venosi a digiuno,152 pazienti sani (gruppo controllo). Precisione: 10 ripetizioni analitiche di alcuni pazienti, sullo stesso strumento. Risultati: All’inizio CCPA sottovalutava il colesterolo totale (bias di 6,5%) e forniva CV intra-assay > 6% per tutte le frazioni lipidiche. Risultati preliminari, poco performanti, sollecitavano miglioramenti sequenziali, attuati dal produttore. Prestazioni Cholesterol Reference Method Laboratory Network (CRMNL) 2013: errore totale 1,3% colesterolo totale; 3,1% colesterolo HDL. Valori capillari di colesterolo totale, colesterolo HDL, e trigliceridi ben correlavano con risultati su sangue venoso (0,95-1,0 r, p <0.001). CV intra-assay colesterolo totale (114-276 mg/dL): 1,7 ± 0,6%; colesterolo HDL (27-90 mg/dL): 4,3 ± 1,7%; trigliceridi (65-209 mg/dL): 3,1 ± 1,5%. Conclusioni: I POCT necessitano di supervisione e controllo di qualità, per monitorare il processo analitico. Una sorveglianza esterna continua (ultimi 3 anni) ha fornito informazioni utili, con miglioramento delle prestazioni. Risultati su diversi CCPA, con lotti di strisce diverse, erano coerenti tra loro e col laboratorio. Valutazione finale: nessuna differenza significativa tra misure portatili dei lipidi e risultati tradizionali. Il dispositivo risulta adeguato per l'uso in programmi di screening volti al controllo metabolico e alla diagnosi precoce dei disturbi lipidici. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P027 CAN THREE DIMENSIONAL CYTOLOGICAL ANALYSIS HELP IN INFECTIOUS MONONUCLEOSIS DIAGNOSIS ? P028 IMMUNOFENOTIPIZZAZIONE LINFOCITARIA IN UNA POPOLAZIONE LONGEVA SARDA 1 2 1 2 F. Fiorini, A. La Gioia, G. Badalassi, A. Barsotti, M. Fastame, L. Francioni, R. Grazzini, G. Tarrini, P. Valentini, F. Bonini G. Rocca , A. Muredda , A. Zinellu , M. Mura , M. 3 4 1 1 Deiana , A. Marchisio , M. Pescatori , C. Carru , L. 1 Deiana U.O. Patologia Clinica, Osp. "F. Lotti" Pontedera - Pisa 1 Infectious mononucleosis (IM) is common in adolescents and young adults. Although the disease is often associated with Epstein-Barr virus (EBV), several agents can cause IM. Diagnosis is based on clinical, hematological and serological findings. When the etiologic agent is EBV, serological findings include heterophilic and EBV-specific antibodies. We studied 34 cases of EBV positive IM, compared with 13 neoplastic and 18 reactive lymphocytosis, without heterophilic and EBVspecific antibodies. All samples were examined using the BC-6800 hematologic analyzer (Mindray, China). This analyzer employed SF-Cube Technology (3D Cube) that produce two three-dimensional cytograms (DIFF and NRBC). The three dimension are the forward scatter, the side scatter and the fluorescence for size, complexity and, respectively, for nucleic acid content. In the program “RUO” each cytogram can be enlarged and rotate in every direction. This allow to study all samples that need it. Microscopic reviews of peripheral blood smears were performed in agreement with review rules used in the laboratory. The microscopic counting was performed according to Guidelines H20-A2. In all IM cases we observed in DIFF cytogram a modified lymphocytic cluster, looks like stretched drop. In 3D Cube, after left-right or bottom-up rotations, we can observe only in IM (not in others lymphocytosis) a new cluster previously hidden. Microscopic review showed in all IM samples variable percentage of activated lymphocytes and, among these, many lymphocytes with sign of cytolysis (deconstructed chromatin, vacuolization and reduced size).The IM diagnosis can be very easy or very difficult, depending on the severity of the clinical features as well as on the morphologic changes of activated lymphocytes. In some cases, its various manifestations are often mistaken as leukemic malignancies. In addition, the adult form of IM by EBV can be different from the disease in children and adolescents (1). Although we need other observation, it is reasonable to assume that the additional cluster seen by 3D cube only in cases of IM, can be helpful to suggest a diagnosis and guide the microscopic observation. 1. Vetsika EK, Callan M. Infectious mononucleosis and Epstein-Barr virus. Expert Rev Mol Med 2004;6:1-16. Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Dip. Scienze Biomediche, Università di Sassari 2 Istituto di Malattie infettive-Università di Sassari 3 Ass. "Isola dei centenari", Sassari 4 ASL n°1-Sassari Durante la senescenza si verificano altera-zioni immunologiche aventi per effetto il decadimento delle funzioni di difesa. Non solo si assiste ad una diminuzione del turnover dei linfociti T citotossici, ma anche di quelli ad azione modulatrice (T helper e T suppressor). Da ciò consegue un'alterazione dell'immunità cellulomediata e delle funzioni dei linfociti B. Nel soggetto anziano sano più che un decadimento in senso lato si ha un rimodellamento del sistema immunitario, con alcune funzioni immunitarie compromesse e altre, soprattutto nei centenari, straordinariamente conservate o addirittura attivate. Lo studio valuta il contributo del sistema immunitario al buon invecchiamento e alla longevità, i-dentificando le principali sottopopolazioni linfocitarie (SPL), (linfociti B, linfociti T vergini e di memoria e cellule NK). L’analisi delle SPL è stata eseguita con citofluorimetria a flusso, su 9 soggetti, età mediana 93 anni, reclutati nel progetto AKeA, e su 5 controlli apparentemente sani età mediana 36 anni. Per l’indagine sugli stadi di differenziazione e maturazione dei linfociti memoria, è stata utilizzata una miscela di 8 anticorpi monoclonali direttamente marcati. Dalla primissima osservazione è emerso che nei soggetti anziani,senza patologie di rilievo e/o pregresse infezioni virali, l’espressione dei differenti clusters cellulari rimane ben conservata. Infatti i CD4Naive, mostrano una lieve diminuzione delle percentuali tra soggetti anziani e gruppo di con-trollo del 32.4% vs 40%. E’interessante notare come all’interno dei CD4Naive, la stratificazione in CD4/CD25 (marker stato di attivazione dei CD4), in CD4/CD95 (marker di apoptosi) e CD4/ CD127 (marker di vitalità/capacità di ricostituzione) ha messo in evidenza i seguenti valori me-diani tra soggetti anziani e controllo: CD4/CD25 1344vs1467; CD4/CD95 324vs333; CD4/CD127 2832vs2871. Questi primi dati sembrano dimostrare una minore attivazione dei linfociti CD4 nei pazienti anziani, ma apoptosi e vitalità/capacità di ricostituzione sovrapponibile ai controlli, a dimo-strazione che il contributo del sistema immunitario nella longevità gioca un ruolo fondamentale. Lavoro supportato da SIBioC “Progetto Adotta una tesi” e L.R. 7/2007-Regione Autonoma della Sardegna. Franceschi C, Monti D, Barbieri D, et al. Intern Rev Immunol 1995;12:57-74. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 443 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P029 LA DETERMINAZIONE DELLA GLICOPROTEINA SOLUBILE sCD14-ST(PRESEPSINA): SUA UTILITA' NELLA DIAGNOSI PRECOCE DI SEPSI 1 1 1 2 F. Puggioni , A. Gigante , M. Lilliu , G. Orru' , M. 1 1 1 Pautasso , G. Melis , F. Coghe 1 Laboratorio di Chimica Clinica e Microbiologia AOU di Cagliari 2 Laboratorio SPOKE sequenziamento AOU di Cagliari Introduzione: La sepsi, la sepsi grave e lo shock settico sono tra le patologie più impegnative affrontate nei dipartimenti di emergenza. La diagnosi precoce è uno degli obiettivi strategici per migliorare l’outcome dei pazienti. Uno dei biomarcatori utilizzati per la diagnosi e il monitoraggio della sepsi è la procalcitonina (PCT), che correla con la presenza di infezioni, ma presenta questo limite: una specificità limitata. Si vuole valutare l’utilità della molecola CD14 solubile, quale marker a maggiore specificità che correla con la presenza di numerose infezioni. La CD14 è una glicoproteina che viene espressa sulla membrana dei monociti e macrofagi con ruolo di recettore per i complessi di lipopolisaccaridi e per le proteine di legame per LPS. La CD14 attiva la cascata proinfiammatoria e durante i processi infettivi le proteasi plasmatiche originano la frazione solubile di CD14 (SCD14) e il suo sottotipo il SCD14 (sCD14-ST) o PRESEPSINA. Scopo del lavoro: valutare la maggiore significatività della presepsina in pazienti settici piuttosto che in pazienti con SIRS (reazione infiammatoria sistemica) VS la popolazione sana (controllo). Evidenziare l’ efficacia diagnostica e il ruolo prognostico in pazienti che presentano sintomi di SIRS associato o meno a un sospetto di sepsi grave o shock settico. Materiali e metodi: Si sono studiati i valori di sCD14-ST in 518 pazienti ricoverati presso i reparti di cura intensiva dell’AOU di Cagliari, nel periodo tra Aprile 2013 e Aprile 2014. La concentrazione di presepsina è stata misurata col metodo immunoenzimatico in chemiluminescenza su PATHFAST PRESEPSIN COMPACT IMMUNO ANALYZER (MITSUBISHI CHEMICAL MEDIENCE CORPORATION LTD JAPAN). Oltre alla presepsina, sono stati considerati altri parametri quali PCT ed emocolture. Risultati: Si è valutata la stretta correlazione tra la clinica e risultati di laboratorio nella stratificazione prognostica. Conclusioni: non esiste un test diagnostico per sepsi, tuttavia sCD14-ST è un marker precoce di sepsi che performa anche meglio della PCT, garantisce il monitoraggio della terapia grazie alla sua breve emivita, oltre a individuare infezioni che la PCT non riesce a screenare. 444 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P030 DIAGNOSTIC ACCURACY OF PRESEPSIN FOR PREDICTION OF BACTERIAL INFECTIONS IN CRITICAL CARE PATIENTS 1 2 3 V. Sargentini , G. Ceccarelli , M. D'Alessandro , D. 3 4 3 Collepardo , A. Morelli , A.M. Nicoletti , B. 3 5 2 1 Evangelista , A. Angeloni , M. Venditti , A. Bachetoni 1 Lab. Patologia Clinica, Dip. Medicina Sperimentale, Sapienza Univ. di Roma 2 Dip. Salute Pubblica e Malattie Infettive, Sapienza Univ. di Roma 3 Lab. Patologia Clinica, Dip. di Chirurgia, Sapienza Univ. di Roma 4 Dip. Anestesia e Rianimazione, Sapienza Univ. di Roma 5 Dip. Medicina Molecolare, Sapienza Univ. di Roma Systemic bacterial infection carries a high risk of mortality in critical care patients. Improvements in diagnostic procedures are required for effective management of sepsis. We studied presepsin, recently described as reliable marker of bacteremia, as predictor of sepsis in critical care patients identifying the references values able to discriminate SIRS from bacterial infections and the different stages of sepsis’ severity. 21 patients admitted to intensive care without clinical signs of infection were recruited and categorized according to their diagnosis and the severity of their illness; specimens were collected from different clinical cases: systemic inflammatory response syndrome (SIRS), localized bacterial infection, sepsis and severe sepsis. The severity and clinical diagnosis criteria were those recommended by the ACCP/SCCM. Presepsin levels were measured using a PATHFAST® analyzer. The accuracy of presepsin measurements in the diagnosis of bacterial infections were assessed with a ROC curve analysis, comparing the infection group (sepsis+severe sepsis+localized infection) with the non-infection group (controls+SIRS). The AUCs calculated from ROC curve were 0.888 (95% CI 0.683-0.904) and p <0.0001. The best diagnostic cut-off value, to discriminate between infection and no infection, was 600 pg/mL. Sensitivity and specificity were 85.96% (95% CI 74.21-93.74) and 72.09% (95% CI 56.33-84.67) respectively. The mean (± standard error) presepsin concentrations in plasma (pg/ mL) were 456±24.9 in the control group, 737±92.8 in the SIRS group, 2145±541.7, 2286±645.2 and 3338±628.6 in patients affected by localized bacterial infection, sepsis and severe sepsis, respectively. These data confirm presepsin as a reliable marker of sepsis. References values can be set also to discriminate different stages of the illness’ severity, in particular: controls <500 pg/mL; SIRS 750 pg/mL; sepsis 2150 pg/ mL and severe sepsis >3000 pg/mL. This could be useful to implement a more specific antibiotic therapy, preventing the onset of antibiotic resistance and increasing the success of therapeutic interventions or, on the contrary, suspend it and thereby save on medical costs. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P031 EFFECT OF ONE YEAR B AND D VITAMINS SUPPLEMENTATION ON TELOMERE LENGTH IN ELDERLY 1 1 2 1 I. Pusceddu , S.H. Kirsch , C. Werner , R. Obeid , U. 1 3 1 2 Hübner , M. Herrmann , M. Bodis , U. Laufs , J. 1 1 Geisel , W. Herrmann 1 Department of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, Saarland University Hospital, Germany 2 Department of Cardiology, Saarland University Hospital, Germany 3 Department of Clinical Pathology, District Hospital Bolzano, Italy Background: Telomeres are essential for the maintenance of genomic integrity. Telomere length declines with age and telomere shortening/dysfunction has been proposed as a biomarker for age-related diseases. B and D vitamins are essential cofactors for numerous cellular processes including the synthesis of purines and nucleotides, DNA methylation, cell differentiation, proliferation and apoptosis. B and D vitamin deficiencies are risk factors for the development of age-related diseases. The aim of this study was to evaluate the effects of B and D vitamin supplementation on telomere biology in elderly people. Methods: In a double-blind study 60 subjects (>54 years) were randomly assigned to receive a daily combination of vitamin D3 (1200 IU), folic acid (0.5 mg), vitamin B12 (0.5 mg), vitamin B6 (50 mg) and calcium carbonate (456 mg) (Group A) or vitamin D3 and calcium carbonate alone (Group B) for 1 year. Blood concentrations of 25-hydroxy-vitamin D, vitamin B12, folate forms and several metabolites were measured. Furthermore, LINE-1 methylation and telomere length in peripheral blood were analyzed at baseline and after 1 year of supplementation. Results: Baseline gender- and age-adjusted telomere length correlated with methyl-tetrahydrofolate (r=0.35), 5,10-methenyl-tetrahydrofolate (r=0.36) and total folate (r=0.33). At the end of the study gender- and age-adjusted telomere length showed the following correlations: Group A: methylmalonic acid (r=-0.46) and choline (r=0.39); Group B: 5,10-methenyltetrahydrofolate (r=-0.57), dimethyl-glycine (r=-0.39), and LINE-1 methylation (r=-0.43). Conclusions: The present results provide evidence for an association between vitamin B status and telomere length in elderly subjects. One year of B and/or D vitamin supplementation substantially changes the pattern of correlations observed at baseline. This suggests an active involvement of these vitamins in telomere biology and genomic stability. The inverse relationship between telomere length and DNA methylation could be an appealing explanation that links telomere length with B vitamins. P032 DNA-POLYMORPHISMS AND BIOCHEMICAL PROFILING EVALUATED IN A YOUNG NATIONAL SOCCER TEAM: PRELIMINARY DATA G. Canu, A. Minucci, M. De Bonis, E. Fabbro, B. Giardina, M.C. Mele, E. Capoluongo Dep. of Diagnostic and Laboratory Medicine, CriBeNS: Centro di Ricerca in Biochimica e Nutrizione dello Sport, Catholic University, “A. Gemelli” Hospital, Rome, Italy Introduction: Human athletic performance is dependent on a highly complex phenotype considered a multifactorial polygenic trait. Muscle energy production and metabolism, blood and tissue oxygenation, vitamins metabolism, bone mineral density are genetically determined, playing an essential role in determining athletic performance. Knowledge of the status of genes encoding factors influencing athlete capabilities, could allow the elaboration of individualized training programs, nutritional planning and supplementation, to achieve optimal performance, especially in young elite players. Environment and quality of nutrition may influence athletic performance. The aim of this study was to evaluate some SNPs involving endurance/sprint and vitamin metabolism: p.R577X, I/D polymorphism, p. A222V and FokI/BsmI polimorphisms in ACE, ACTN3, MTHFR and VDR genes, respectively. In addition, to provide also a biochemical profile related to athletic performance, folate and 25-OH vitamin D were measured. Methods: 20 players of the under 18 Lega Pro National Soccer Team were studied during a training stage. Genomic DNA and serum samples were obtained to perform genetic and biochemical tests, respectively. Molecular genotyping assays were performed as reported in literature. Folate and 25-OH vitamin D were performed on serum by chemiluminescence immunoassay methods. Results: DNA profiling showed: 2 athletes with I/I polymorphism (10%), 3 athletes with p.X577X (15%), 4 athletes with p.V222V (20%), 9 athletes with FokI polymorphism (45%) and 7 athletes with BsmI polimorphism for ACE, ACTN3, MTHFR and VDR genes. For biochemical tests, 18 athletes (90%) have 25-OH vitamin D levels under cutoff (<30 ng/mL) and 6 athletes (30%) have serum folate under cutoff (<3 ng/mL). Conclusion: the objective of this study was to verify if genetic ACE and ACTN3 polymorphisms might influence sprint and/or endurance in this elite soccer players, in order to better modulate training and recovery strategies. Moreover, folinic acid and vitamin D supplementation are needed to ameliorate their individualized nutritional programs, possibly resulting in an improvement of athletes’ wellbeing and consequently resulting in a better performance. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 445 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P033 PRESERVED CORTISOL CIRCADIAN RHYTHM IN UNDER 18 LEGA PRO NATIONAL SOCCER TEAM C. Carrozza, G. Canu, A. Arcuri, L. Basso, E. Fabbro, B. Giardina, E. Capoluongo, M.C. Mele Department of Diagnostic and Laboratory Medicine, CriBeNS: Centro di Ricerca in Biochimica e Nutrizione dello Sport, Catholic University, “A. Gemelli” Hospital, Rome, Italy Background: Due to the effects of physical training on hormonal homeostasis, cortisol assay has gained attention in sports because altered secretion, either increased or decreased, might affect health, fitness and athletic performance. Acute intense exercise activates the Hypotalamus-Pituitary-Adrenal (HPA) axis, while continuous intense physical training, by acting as a chronic repeated stress, leads to a reduced responsiveness of the HPA axis. The cortisol measurement is frequently used to assess the risk of overtraining syndrome in athletes. Increased secretion of this hormone can be detrimental to physical performance of athletes mainly due to the negative effects on protein catabolism. Methods: During a stage in which a double training session per day was performed, sera were obtained from 20 males of the under 18 Lega Pro National Soccer Team at different times (T0=basal at 8.00 am; T1=posttraining at 12 am; T2=basal at 8 am the day after) within two consecutive days. Serum cortisol was performed by electrochemiluminescence immunoassay (ECLIA) on Architect 4000 (Abbott). Results: mean serum cortisol concentration was 155 ± 21 ng/mL, 79 ± 28 ng/mL, 159 ± 25 ng/mL at different times T0, T1 and T2, respectively. No statistically significant difference was found between basal serum cortisol concentration at T0 and T2 (at 8 am), whereas a statistically significant difference was found between serum cortisol concentration at T0 (basal) and T1 (post training) at 8 am and at 12 am. Conclusion: The cortisol circadian rhythm was preserved, as shown by the decrease of the cortisol concentration at 12 am, despite the stress induced by the intensive training session. This finding was confirmed by the cortisol values in T2 (basal at 8 am the day after) which is not different from T0, although the double training session performed the day before. The physical stress neither induced a cortisol increase in post-training, nor an HPA activation by overtraining showing a good training adaptation in a young elite soccer team. 446 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P034 EFFECT OF CITRATE-CAPPED LANTHANIDE DOPED CaF2 NANOPARTICLES ON PLATELET AGGREGATION 1 2 1 E. Danese , I.X. Cantarelli , G.L. Salvagno , M. 2 2 1 1 Pedroni , A. Pucci , M. Gelati , M. Benati , G. Lima1 2 1 Oliveira , A. Speghini , G.C. Guidi 1 Dip. di Scienze della Vita e della Riproduzione, Sez. di Biochimica Clinica, Università di Verona 2 Dip. di Biotecnologie, Università di Verona e Unità di Ricerca INSTM Aim: The study on nanoparticles (NPs) for medical applications, in particular for biomedical diagnostics, is nowadays increasing rapidly. Recently, lanthanide doped luminescent nanoparticles have attracted considerable attention for in-vitro and in-vivo bioimaging. Among the available types of fluoride-based hosts, citrate capped lanthanide doped CaF2 NPs have proved to be very promising optical and MRI contrast agents. Nevertheless, a comprehensive evaluation of the biocompatibility of such NPs is still under investigation. We studied the effect of citrate capped CaF2 NPs on platelet aggregation. Methods: Platelet aggregation in the presence and absence of NPs was monitored using an impedance aggregometer (Multiplate, Dynabyte) and a Light Transmission Aggregometer (LTA; model 700, ChronoLog). NPs suspensions in saline were mixed with hirudin (or citrate) blood and platelet-rich plasma (PRP) at a 1:10 (v/v) ratio and incubated at 37°C for 15 min under constant stirring. Data were recorded 6 min after the addition of agonists and expressed as arbitrary aggregation units (U) and percentage of maximal light transmission. The results were reported as means±SD of at least five independent experiments. Results: citrate capped CaF2 NPs significantly inhibited collagene-induced platelet aggregation as determined by impedence analysis. Mean U values in the presence of 0.12, 0.25 and 0.5 mg/mL of NPs were 54.4±9.9, 32±9.5 and 12.6±4.9 U respectively. All values were significantly lower than that obtained in the absence of NPs (77.2±11.8; p<0.05 for all t-tests). Similar results were obtained by LTA. Multiplate analysis performed on re-calcified citrate blood showed a significant but less marked inhibition of collagene-induced platelet aggregation by NPs. NPs showed almost no effect on platelet aggregation in the presence of other agonists. Conclusion: citrate capped CaF2 NPs inhibit platelet aggregation induced by standard concentrations of collagen (3.2 mg/mL for impedence aggregometry and 2 mg/mL for LTA). The observed effect seems to be only partially due to the antiplatelet agent (citric moiety), which constitutes the nano-surface. Dong NN, Pedroni M, Speghini A, et al. NIR-toNIR two-photon excited CaF2:Tm3+,Yb3+ nanoparticles: multifunctional nanoprobes for highly penetrating fluorescence bio-imaging. ACS Nano 2011;11:8665-71. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P035 DNAZYME SWITCHING PROBES FOR THE QUANTITATIVE DETECTION OF DNA-BINDING PROTEINS 1 1 1 P036 DETECTION OF HEMOGLOBIN FRACTIONS IN CELLULAR LYSATES FROM ERYTHROID CULTURES BY CAPILLARYS 2 FLEX PIERCING® ANALYZER (SEBIA) G. Adornetto , A. Porchetta , G. Palleschi , K.W. 2 1 Plaxco , F. Ricci A. Aprile , G. Passerini , G. Ferrari , F. Ceriotti 1 1 In recent years, switched-based biosensors, proteins or nucleic acids that reversibly shift between two or more conformations in response to the binding of a specific target ligand, have drawn great attention due to their specific attributes. In particular, the bindingspecific conformational changes offer a robust means of transducing a binding event into an output signal that is not easily mimicked by non-specific effects. Furthermore, it is possible to describe the ligand-induced biomolecular switches via a 3-state population-shift mechanism in which the observed affinity depends on the intrinsic affinity of our receptor modulated by the switching constant (Ks) [1]. It is possible to control the Ks and then tune, extend, or narrow the dynamic range of biomolecular receptors with different strategies, as, for example, mutational approach outside the binding site. In this work, we present a new class of DNAzyme switching probes for the detection of DNA binding proteins. DNAzymes are auto-catalytic DNA molecules able to show a signal output. In particular, we used a DNAzyme with a peroxidase mimicking a catalytic activity, formed by specific G-quadruplex structures in association with the cofactor Hemin. DNA binding proteins (Transcription Factors, TFs) play often a crucial role in the control of gene expression. Misregulations in these patterns are involved in different diseases, as tumors. After the binding with a TF, the induced switch of the probe releases a tail of the molecule able to form the DNAzyme. After the addition of a HRP-substrate (TMB + H2O2), the activity of DNAzyme that is proportional to the concentration of TF is measured. We show here some results on the detection of different TFs, as TATAbinding protein (TBP) and Microphthalmia-associated transcription factor (MITF). 1. Vallée-Bélisle A, Ricci F, Plaxco KW. Thermodynamic basis for the optimization of binding-induced biomolecular switches and structure-switching biosensors. Proc Natl Acad Sci U S A 2009;106:13802-7. Detection of hemoglobin (Hb) variants and thalassemias represents an important issue for diagnosis and treatment of hemoglobinopathies. The Capillarys 2 Flex Piercing analyzer by Sebia is employed for routine use in our clinical laboratories to detect Hb variants in peripheral blood (PB). This automated method allows to separate Hb fractions by capillary electrophoresis and to give a spectrophotometric measure of their relative proportion, expressed as percentage of total Hb. The scientific research in the field of hemoglobinopathies needs robust procedures, in order to evaluate efficacy of experimental therapies, such as gene transfer strategies for ß-thalassemia. Thus, we investigated for the first time the feasibility to employ Sebia Capillarys instrument to separation and relative quantification of Hb in cellular lysates, derived from in vitro erythroid cultures, which reproduce the human erythroid differentiation steps, although with a limited output of terminally differentiated reticulocytes or RBCs. The total Hb concentration in hemolysates from PB ranges between 10 and 28 g/ L, whereas the concentration in erythroid cell lysates might be as less as 1-3 g/L, depending on the culture protocol and mature cells contribution. We analyzed PB hemolysates at low level of Hb, thanks to the manual mode included in the Capillarys setting, and we compared analytical precision, sensitivity and specificity of this procedure to the automatic method, routinely used in diagnostics. It was estimated analytical precision of hemolysates both within the same run (CV 0.2% for HbA fraction) and between different series (CV 0.3% for HbA). Imprecision is related to relative Hb concentration: the manual mode is less robust for detection of Hb <3%. Analytical sensitivity was evaluated at 1, 1.5, 2 and 3 g/L of Hb concentration. At Hb levels <2 g/L irregular background in electrophoretic profile causes higher imprecision and shift of Hb peaks. Specificity was assessed by analyzing PB samples with a high percentage of HbF HbA2 HbS and HbC. The results obtained by manual and automatic mode were equivalent. To conclude, we demonstrated that the manual method is comparable to the automatic one. Our data showed that Capillarys 2 Flex Piercing allows a robust analysis of Hb fractions also at very low concentration of total Hb, representing a useful tool in the research field. Dip. di Scienze e Tecnologie Chimiche, Università di Roma Tor Vergata, via della Ricerca Scientifica, 00133 Roma, Italia 2 Department of Chemistry and Biochemistry, University of California, Santa Barbara, California 93106, United States 1 2 1 2 San Raffaele Scientific Institute, Division of Regenerative medicine, Stem cells and Gene therapy - HSR-TIGET - The San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy, Gene transfer into stem cells Unit 2 Servizio di Medicina di Laboratorio, Ospedale San Raffaele, Milano, Italy biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 447 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P037 CFTR GENE ANALYSIS BY CONVENTIONAL REVERSE DOT BLOT KIT MAY BENEFIT OF MASSIVE PARALLEL PYROSEQUENCING IN CASE OF FALSE POSITIVE RESULTS S. Palumbo, R. Molinario, S. Rocchetti, R. Rizza, A. Minucci, E. Capoluongo Laboratory of Clinical Molecular and Personalized Diagnostics, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University, Rome, Italy Background: To date, more than 1900 cystic fibrosis transmembrane conductance regulator (CFTR) mutations are reported. Currently there are different methods which can be successfully used for molecular CF diagnosis. Methods: A 36 years old female referred to our laboratory for CFTR screening. Genomic DNA was extracted using a manual method based on commercial kit (High Pure PCR Template Preparation Kits, Roche Diagnostics, USA). The first step of molecular analysis was performed using two different screening programs: 1) the line probe reverse dot blot assay based-method on for the identification of 57 CFTR mutations (INNOLiPA CFTR17+Tn, CFTR19 and CFTR Italian Regional, Innogenetics, Belgium); 2) NanoCHIP 400 platform, using CF70 kit. Finally, DNA sample was analyzed using CFTR MASTR v2 assay (Multiplicom, Molecular Diagnostics) on the pyrosequencer 454 GS Junior (Roche Diagnostics). Results: INNO-LiPA assay showed the presence of a missing signal for 852del22 mutation, suggesting a heterozygous condition. To confirm this genotype, the same DNA was analyzed by NanoCHIP CF70 platform which genotyped as wild-type our sample. These discordant results were clarified using massive parallel sequencing (MPS), confirming the wild-type status. Moreover, MPS also detected the 875+11A/T, in heterozygosis: this variant is reported as causing false positive reaction with the probe specific for 852del22 mutation. This finding clearly explained the crossreactivity found by INNO-LiPA assay. Conclusions: We highlight as the 852del22 mutation, detected by INNO-LiPA, may be misinterpreted due to the possible interference given by presence of 875+11A/ T. Using of an alternative technology, as NanoCHIP platform, can provide a correct genotyping. In this context, only the second level analysis on entire coding sequence CFTR gene was able to detect the 875+11A/T variant, explaining the cause of this interference and allowing the final laboratory clinical reporting. Miolo G, Crovatto M, Manno M, et al. Heterozygous variant at nucleotide position 875+11A>T in exon 6A cystic fibrosis transmembrane conductance regulator gene induces 852del22 mutation false-positivity by line probe assay. Fertil Steril 2011;95:1121.e1-4. 448 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P038 EVALUATION OF A NEW METHOD FOR STEM CELL ENUMERATION USING AN AUTOMATED HEMATOLOGY ANALYZER (SYSMEX XN1000) 1 2 3 F. Dima , F. Benedetti , M. Montagnana , D. De 2 3 3 4 Sabata , E. Danese , G. Lima-Oliveira , G. Lippi , G.C. 3 Guidi 1 Lab. Analisi dU, AOUI Verona U.S.O. Centro Trapianto Midollo Osseo, AOUI Verona 3 Sez. di Biochimica Clinica, Dip. Di Scienze della Vita e della Riproduzione, Università degli Studi di Verona 4 Unità Operativa Diagnostica Ematochimica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma 2 Background: Monitoring of peripheral blood stem cells is critical to establish the optimal time for starting aphaeresis. This study is aimed to assess a prototype application for stem cells enumeration in peripheral blood transplantation (PBSCT) patients, using a Sysmex XN1000 equipped with the prototype Hematopoietic Progenitor Cell (HPC) application, not yet officially released by the company. The new method has been compared with the reference technique for enumeration of CD34+ cells, based on flow cytometry and monoclonal antibodies. Materials and methods: The HPC count is based on flow cytometry of cells labelled with a fluorochrome targeting nucleic acids after selective lysis of the cells according to their maturity. The value of HPC was compared with the count of CD34+ cells obtained with BD Stem Cell Enumeration kit on the flow cytometer FACScalibur (BD), by means of the protocol ISHAGE. A total number of 22 samples of peripheral blood pre-apheresis and 13 collected by apheresis from patients undergoing autologous PBSCT were studied. The methods were compared with Deming fit, analysis of bias by BlandAltman plots and ROC curves. Results: The values of HPC (median: 84.0, range: 3.0-10456.0 x10^9/L) have similar distribution to that of CD34+ cells (median: 93.0, range: 2.6-10942.0 x 10^9/ L; p=0.09). Using regression analysis we obtain a r = 0.96 (p <0.0001). The Bland-Altman plots showed a mean bias of -26 HPC x10^9/L (95% CI: -257 to 206 x10^9/ L) calculated over the entire series, and HPC -4 x10^9/L (95% CI: -11 to 2 x10^9/L) in 18 samples with a CD34+ cell count <100x10^9/L. At the cut-off of 20 x10^9/L CD34+ cells, the ROC curve displayed an AUC value of 1.00. Conclusions: The results of this evaluation using the prototype application for stem cells enumeration on Sysmex XN1000 show that this method can be a reliable approach for stem cells identification and enumeration in patients undergoing apheresis procedures. Due to its rapidity, ease of use and possibility of combination with the complete blood cell count (CBC), the XN1000 represents a reliable approach to implement flow cytometry with CBC in this clinical setting Tanosaki R, et al. Int J Lab Hematol 2013 Dec 27. doi: 10.1111/ijlh.12182. [Epub ahead of print] 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P039 CATENE LEGGERE LIBERE SIERICHE: DUE METODI A CONFRONTO K. Proko, D. Ciubotaru, M. Seguso, S. Altinier, M. Varagnolo, M. Zaninotto, M. Plebani U.O.C. Medicina di Laboratorio, Az. Osp. -Università degli Studi, Padova Introduzione: La determinazione delle catene leggere libere nel siero (FLC) viene utilizzata nel monitoraggio e nella valutazione prognostica di soggetti affetti da disordini linfoproliferativi (Dispenzieri A. et al., Leukemia, 2009). Obiettivi: Confrontare i risultati dei due metodi oggi disponibili in commercio per la valutazione delle FLC: Freelite, Binding Site e N Latex FLC, Siemens. Materiali e metodi: Sono stati analizzati 120 campioni di pazienti (pz) di età compresa tra 35 e 91 anni, pervenuti al nostro laboratorio con richiesta di FLC. Di questi, 28 campioni appartenevano a 4 pz monitorati: due con componente monoclonale lambda (n=19) e due con componente monoclonale kappa (n=9). I campioni sono stati analizzati con entrambi i metodi sul nefelometro BNII (Siemens). Per la valutazione di ciascun metodo è stato utilizzato un unico lotto di reagenti con controlli dedicati forniti dalle ditte produttrici su cui è stata valutata l’imprecisione in 12 sedute analitiche. Per la valutazione statistica è stato utilizzato il programma Analise-it. Risultati: -Imprecisione, controlli dedicati low e high: Freelite κ CV 5.8%, 9.7%; Freelite λ CV 8.5%, 9.6%, N latex κ CV 7.5%, 11.9%; N latex λ CV 3.6%, 4.8%. -Confronto tra metodi: κ N Latex=3.67+0.72κ Freelite (regressione di Passing Bablok, correlazione di Pearson. r=0.97, n=116, range 1.46-4060 mg/L), λ N Latex=0.52+1.28λ Freelite (r=0.47, n=119, range 1.33-2550 mg/L). Scostamenti maggiori si osservano per concentrazioni elevate: bias% κ N Latex vs κ Freelite da -85 a -39% (n=9) e per λ da -72 a +185% (n=9), di cui 8 appartenevano a pz monitorati. Conclusioni: Le prestazioni analitiche, in termini di imprecisione sono risultate buone e confrontabili per entrambi i metodi. La correlazione risulta soddisfacente per κFLC per valori <200 mg/L, ma non accettabile per λFLC e per valori molto elevati (>200 mg/L) di entrambe. L’evidenza che la maggior parte dei risultati significativamente diversi appartengono a pz monitorati, fa supporre che i diversi anticorpi utilizzati dai due metodi riconoscano in modo diverso i diversi cloni monoclonali. Tali risultati dimostrano che, a prescindere dalla scelta iniziale del metodo, va assicurata una continuità di fornitura perché è essenziale monitorare i pz sempre con lo stesso metodo. P040 TM COMPARAZIONE DI N LATEX FLC E FREELITE PER LA VALUTAZIONE DELLE CATENE LEGGERE LIBERE NEL SIERO 1 1 1 2 L. Bani , F. Cappellini , C. Sarto , P. Brambilla 1 Servizio Universitario di Medicina di Laboratorio, A. O. di Desio e Vimercate, Desio (MB) 2 Dip. di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano – Bicocca, Monza (MB) Introduzione: L’analisi delle catene libere leggere k e λ sieriche (sFLC) e del loro rapporto (k/λ) è uno strumento importante per lo screening, il monitoraggio e la prognosi dei pazienti con disordini proliferativi plasmacellulari. Scopo: Comparazione delle performance analitiche del TM metodo N Latex FLC rispetto al metodo Freelite . Materiali e metodi: Nel periodo compreso tra Aprile e Maggio 2014 sono state analizzate le concentrazioni di FLC k e λ su 81 campioni di siero di soggetti con diverse discrasie plasmacellulari. I dosaggi sono stati effettuati con strumentazione ® SPAPLUS (Binding Site) e sullo strumento BNII (Siemens). E’ stata effettuata l’analisi di regressione secondo Passing-Bablock ed è stata elaborata una “Medical Decision Chart” confrontando bias ed imprecisione del metodo N Latex rispetto ai traguardi analitici di ETa basati sulla variabilità biologica intra- ed interindividuale riportati in letteratura (1). Risultati: La regressione di Passing-Bablock, ha indicato: pendenza ed intercetta (con rispettivi intervalli di confidenza al 95%) per le FLC k rispettivamente di 0,69 (0,58-0,82) e 5,02 (2,18-8,89); per le FLC λ rispettivamente di 1,47 (1,28-1,74) e -2,67 (6,67-0,76). Al livello decisionale di 19,4 mg/L per le FLC k il bias TM % di N Latex rispetto a Freelite è risultato essere di 4,68 e l’imprecisione (CV%) di 1,7; per le FLC λ (livello decisionale di 26,3 mg/L) il bias % è stato pari a 37,05 e l’imprecisione (CV%) pari a 1,8. Conclusioni: Dalla regressione di Passing-Bablock i due metodi non sono confrontabili. Per le FLC k si riscontra un errore sistematico significativo sia di tipo proporzionale che costante. Per le FLC λ l’errore sistematico riscontrato è stato di tipo proporzionale. Dalla MEDx chart risulta che ai livelli decisionali considerati, N Latex soddisfa le specifiche di qualità per le FLC k (3 σ) ma non per le λ (σ pari a 1). 1. Braga F, Infustino i, Dolci A, et al. Biological variation of free light chains in serum. Clim Chim Acta 2013;415:10-1. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 449 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P041 ANALYTICAL EVALUATION OF A NEW LIQUID STABLE IMMUNOTURBIDIMETRIC ASSAY FOR THE DETERMINATION OF FERRITIN IN SERUM R. Molinario, P.D. Daloiso, C. Autilio, K. Pocino, S. Di Leva, C. Zuppi, M. Antenucci U.O.C. Analysis I , Policlinico Universitario “A. Gemelli ”, Rome Background: Ferritin is a multifunctional protein that acts as the soluble storage form of iron in tissue. A decrease in the amount of stored iron is the only known cause for a low serum ferritin result. Increased stored iron is associated with raised serum ferritin levels (e.g. massive blood transfusions, hemochromatosis and chronic inflammatory disease). This study reports the evaluation of a new immunoturbidimetric assay (Ferritin-Latex BioSystems S.A.) on the analytical platform BA 400 LED technology for the determination of ferritin in human serum. The results were compared with a chemiluminescent microparticle immunoassay on Architect c4000 (Abbott Diagnostics). Methods: The principle of the assay is immunoturbidimetric. A latex agglutination complex is formed between ferritin and antibody coated latex particles. Within-run imprecision (CLSI EP-15A2) was conducted by testing control sample (Protein Control serum level I and II, n.lot.118) at low and high concentration levels and was expressed as CV%. The inter-assay imprecision was evaluated by carrying out the controls, at defined levels, supplied by the manufacturer (Protein Control serum level I and II, n.lot.117), over a period of 30 days. Correlation studies (samples=100) were assessed using an immunoassay on Architect c4000. Results: Linearity was excellent (r =1.00). The % recovery values ranged from 96 to 98. The within-run imprecision, expressed as CV%, was at 2.13 (concentration level 47.0 µg/L) and 0.73 (concentration level 71.8 µg/L). The between-run imprecision was 2.47% (concentration level 41.7 µg/L) and 4.70% (concentration level 82.9 µg/L).The range values were from 4.0 to 1480 µg/L. Passing-Bablok regression analysis revealed an intercept of -3.45 µg/ L (95% CI -4.880/-1.820), a slope of 0.980 (95% CI 0.960/1.010) and a regression coefficient (r) of 0.998, suggesting that values obtained by the new method had a very good correlation compared with matched assay. The Bland Altman plot analysis shows very limited bias. Conclusions: Our evaluation indicates that the immunoturbidimetric assay exhibits high accuracy, reproducibility and correlates favourably with other methodology. It is applicable to a variety of automated analyzer and represents an improvement for use in the accurate determination of ferritin human serum. 450 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P042 EVALUATION OF THE PERFORMANCE OF AN IMMUNOTURBIDIMETRIC HBA1C REAGENT APPLIED TO THE SIEMENS ADVIA 2400 AUTOMATIC ANALYZER 1 1 2 A. Carobene , M. Barbaro , C. Ku-Chulim , R. 3 3 1 1 Cochrane , F. Rota , G. Passerini , E. Guerra , F. 1 Ceriotti 1 Servizio di Med. di Lab., Osp. San Raffaele, Milano, Italy 2 Hospital Centro Médico de las Américas, Mèrida, Yucatán, México. Supported by IFCC Professional Scientific Exchange Programme 3 Axis-Shield Laboratories, Technology Park, Dundee, UK Introduction: Glycated Hemoglobin (HbA1c) is recognized as the gold standard for long-term glycemic control. Moreover, in the last years, the use of HbA1c to screen and diagnose diabetes mellitus has increased, leading to the suggestion of a HbA1c level of 48 mmol/mol (6.5%) as a diagnostic cut-off. Our aim was to evaluate a new immunochemical reagent based on latex particles (Axis Shield), using Siemens ADVIA 2400. Design and Methods: Intra-assay and total imprecision, interferences studies (bilirubin ~850 µmol/L, triglycerides ~16.9 mmol/L, total protein ~140 g/L, sodium cyanate ~50 mg/dL, ascorbic acid ~50 mg/dL, urea ~24.99 mmol/L, glucose ~105.46 mmol/L, rheumatoid factor ~700 U/mL), method comparison vs Sebia Capillary Electrophoresis, lot to lot reproducibility, linearity and carry over were conducted on Advia 2400 according to CLSI protocols. Additionally, 40 NGSP certified samples and 24 certified Hb variants were measured by the two methods. Results: CVs % obtained by intra-assay imprecision, on 3 human specimens at different concentrations (low <48, medium between 48-64, and high >64 mmol/mol) in 20 replicates, were <4%.CVs% by total imprecision, performed in 20 days with 4 calibrations on 5 materials [control low 41 mmol/mol, high 85 mmol/mol 3 human samples (<48; 48-64, >65 mmol/mol HbA1c], resulted <4%. Interferences were studied on two human samples (42-53, >64 mmol/mol) without obtaining significant biases (<10%). Methods comparison, performed on 120 samples ranging 23–137 mmol/mol, obtaining r=0.9809 as regression coefficient and a mean bias at decisional level (48 mmol/mol) <2.0%. The results obtained with the 40 NGSP samples has allowed the certification of the new reagent. The biases on 24 NGSP certified Hb variants measured were <10% for A2, AC and F variants. Conclusions: The availability fully automated, economical high throughput analysis, for the determination of HbA1c will not be only desirable but will become an important clinical need. The ADVIA 2400 is able to perform the analysis in 10 minutes for each sample. Furthermore, this method showed good performance in our evaluation, robustness with respect to endogenous interference, and a good correlation when compared with routinely used CE especially against NGSP certified materials. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P043 AN ULPC MS/MS METHOD COUPLED WITH AUTOMATED ON-LINE SOLID PHASE EXTRACTION FOR QUANTIFICATION OF TACROLIMUS IN PBMC SAMPLES 1 1 2 2 D. Pensi , A. De Nicolò , M. Pinon , P.L. Calvo , G. Di 1 1 Perri , A. D'Avolio 1 Lab. di Farmacologia Clinica e Farmacogenetica, Osp. Amedeo di Savoia, Dip. di Scienze Mediche, C.U. di Malattie Infettive, Uni. degli Studi di Torino, Torino 2 S.C. di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica, Osp. Regina Margherita "Città della Salute e della Scienza", Uni. degli studi di Torino, Torino Background and Aims: Tacrolimus (TAC) is used to treat pediatric patients undergoing liver transplant. Therapeutic drug monitoring of TAC in whole blood by ultra or high performance liquid chromatography (U-HPLC) with tandem mass spectrometry (MS/MS) is the new gold standard (1), but it does not necessarily reflect its concentration at the active site. Our aim was to develop and validate a new method for TAC quantification into the target cells (peripheral blood mononuclear cells, PBMCs), and apply this to patients samples. Methods: PBMCs were collected using CPT tubes; cells count and the mean cellular volume (MCV) were evaluated with a coulter counter. TAC was quantified, after cell lyses, using UPLC-MS/MS in positive ion mode, coupled with the new automated on-line solid phase extraction (OSM®, Waters) technology; XBridge® C8 10µm(1x10mm) OSM cartridges were used. Chromatographic run was performed on an Acquity UPLC® BEH C18 1.7µm(2,1x50mm) column heated at 45°C for 5 min at 0.5 mL/min, with a gradient of H2O and methanol (both with 2mL/L ammonium acetate and 1mL/L formic acid). These phases were used also to elute OSM cartridges. 6,7-Dimethyl-2,3-di(2-pyridyl)quinoxaline was used as internal standard (IS). Results: Full validation following FDA guidelines was performed: the method have high sensitivity (LOQ of 0.039 ng/mL) and specificity. Intra- and inter-day imprecision and inaccuracy (RSD) are lower than 15%. Moreover, absence of matrix effect was observed, with a good recovery for TAC and IS (both>80%). This fast method was applied to more than 100 PBMCs samples from 40 pediatric patients. All concentrations resulted within calibration range (0.039-10 ng/mL, mean r2=0.998). Concentrations from each patient were standardized using their real MCV: the observed intraPBMCs concentration was meanly 12.7 times higher than the blood one. Conclusions: Using UPLC-MS/MS coupled with the new OSM, we developed a simple, specific, sensitive, precise, rapid and accurate method according to FDA guidelines. It might be useful in the clinical routine for TAC quantification in PBMCs samples to help clinicians to improve therapy on the basis of data obtained from the target cells. 1. Taylor PJ, et al. J Chromatogr B Analyt Technol Biomed Life Sci 2011;883-884:108-12. P044 CONTEGGIO CELLULARE AUTOMATICO NEI LIQUIDI BIOLOGICI: ANALISI COMPARATIVA XN 9000 VS XE 5000 M.T. Comberlato, G. Mezzena, A. Bedin, S. Consolaro, G. Ruggero, L. Scarparo, A. Rauli, S. Indico, D. Giavarina Lab. di Biochimica Clinica, Osp. S.Bortolo, Vicenza Lo scopo di questo lavoro e stata la valutazione delle prestazioni analitiche (imprecisione, linearità, carry-over) e le sue prestazioni di accuratezza relative a conteggio e differenziazione leucocitaria del nuovo modulo del sistema Sysmex serie XN dedicato all’analisi dei liquidi biologici, rispetto al precedente contaglobuli XE-5000. Imprecisione: sono stati esaminati 6 campioni di liquido diversi (peritoneale, PRT, pleurico PLR, cerebrospinale, LCR, broncolavaggio alveolare, BAL, da drenaggio cerebrale, NCH, pleurico diluito, PLRdil), in 10 replicati consecutivi per ciascun campione. Entrambi i sistemi hanno mostrato CV < 20% per bianchi totali, WBC, fino a 12 x10^6/L, mononucleati MN# fino a 7 x10^6/L, polimorfonucleati, PMN# e linfociti, LY#, fino a 4 x10^6/ L, monociti fino a 9 x10^6/L. Maggiore imprecisione per gli eosinofili. Nessuna differenza significativa tra i due strumenti. Linearità: sono state esaminate sette diluizioni scalari 1:2 di un campione con 500 x10^6/L WBC. La regressione è risultata R^2 >0.95 per WBC, MN#, PMN# per XN, mentre XE-5000 accusa una R^2 = 0,85 per i mononucleati (conteggio di partenza molto basso, di 18 x10^6/L ). Carry over: analisi in triplicato un campione ad elevata cellularità (WBC >500/µL) High1, High2, High3, seguito da un triplicato a bassa cellularità (WBC < 20/µL), Low1, Low2, Low3. Calcolo della K di Broughton: Carryover %= (Low1-Low3)/(High3-Low3)*100. WBC, MN#, PMN#, LY#, MO#, NEUT#, hanno mostrato tutti un Carryover < 1% su entrambi gli strumenti. XE-5000 spesso non è in grado di misurare correttamente gli eosinofili. Confronto dei metodi: Confronto tra XN-9000, XE-5000 e analisi morfologica su cytospin su 50 campioni consecutivi. L’analisi di Bland-Altman e la Regressione di Passing Bablok hanno dimostrato limiti di concordanza e correlazioni ottimali, con bias di 0 per WBC, MN#, PMN# e MO#. Maggiore discordanza per i linfociti e limiti analiti per gli eosinofili su XE-5000. Lo strumento XN-9000 nella citometria dei liquidi biologici ha buone performance rispetto al gol-standard microscopia ottica. La nuova serie XN, grazie alla possibilità di lavorare con tappo chiuso, permette inoltre all’operatore di effettuare le determinazioni in completa sicurezza, riducendo notevolmente il rischio biologico. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 451 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P045 VALUTAZIONE DELLA PROVETTA KIMA 13X100MM LITIO EPARINA+GEL SU ESAMI IMMUNOMETRICI P046 ANALYTICAL PERFORMANCE OF THE NEW AUTOMATED ISYS CTX-I® (CROSSLAPS) F. Fortuna, D. Urbani, L. Urbani, F. Fabbi, G. Rossettini, D. Giavarina G.L. Salvagno, M. Meneghello, L. Stefani, M. Voi, G. Brocco, G.C. Guidi Lab. di Biochimica Clinica, Osp. S. Bortolo, Vicenza Sezione di Biochimica Clinica, Dipartimento di Scienze della Vita e della Riproduzione, Università di Verona, Italy Introduzione: Il nostro ospedale sta attualmente utilizzando la provetta Vacuette, Greiner Bio-One, cod. 454046, su strumentazione Dimension Vista (Siemens), oltreché per gli esami di chimica clinica, anche per alcuni esami immunometrici: Alfa feto Proteina (AFP), Peptide Natriuretico Ventricolare, frammento NT (NTBNP), Marcatori tumorali mucinici (CEA, CA19-9, CA125, CA15-3), Ferritina (FERRI), Ormoni tiroidei (fT3, fT4), ormone tireotropo (TSH), Troponina I (cTnI), Mioglobina (MIOG), Prolattina (PRL). In previsione di un cambio di provetta per diversa fornitura regionale, sono state valutate le nuove provette per questi costituenti, al fine di validare l’uso di plasma e del separatore gel di diverso produttore. Materiali e metodi: campioni appaiati, raccolti su provetta Vacuette, Greiner Bio-One, cod. 454046, 5mL, 3 provetta KIMA 13x100 mm litio eparina + gel, cod. 12570, sono stati raccolti da 15 volontari. I campioni sono stati centrifugati contemporaneamente oltre 90 minuti dalla raccolta ed analizzati sullo stesso strumento Dimension Vista, per gli esami elencati in introduzione. Per ogni parametro sono stati calcolati Bias (differenza tra le medie dei 15 campioni, Greiner – KIMA, in % sulla media Greiner), differenza media ±DS, differenza minima e massima, nonché coefficiente di correlazione (R), pendenza (p) ed intercetta (i). Risultati: bias%; differenza media, minima e massima; R, p sono risultati rispettivamente: AFP(0.0%; 0.02, -0.1 e 0.3 µg/mL; 1.0,1.04,-0.13); NT-BNP (-0.26%; -0.40,-6 e 7 pg/ mL; 1.00,0.99,0.89); CA125 (2.53%; 0.07, -1.10 e 1.00 U/ mL; 1.0, 0.96, 0.43); CA15-3 (1.35%; 0,23, -1.2 e 2.7 U/ mL; 0.99, 0.98, 0.56); CA19-9 (0.35%; -0.03, -0.6 e 0.3 U/mL; 1.00, 0.98, 0.08); CEA (0.42%; 0.02, 0.0 e 0.1 U/ mL; 1.00, 1.00, 0.01); FERRI (-0.12%; -0.18, -21.4 e 9.0 ng/mL; 1.00, 0.98, 1.68); fT3 (-0.37%; 0.01, -0.3 e 0.19 pg/mL; 0.88, 0.98, 0.07); fT4(1.32%; 0.01, -0.1 e 0.1 ng/ dL; 0.98, 1.08, -0.07); MIOG (-0.29%; -0.13, -2.0 e 2.0 ng/ mL; 1.00, 0.98, 0.90); PRL (1.45%; 0.23, -0.2 e 1.1 ng/mL; 1.00, 1.04, 0.20); TSH (-1.12%; 0.12, -2.0 e 0.06 mUI/L; 1.00, 0.99, 0.03). Conclusioni: La provetta KIMA 13x100 mm litio eparina + gel non determina variazioni significative rispetto alla provetta Vacuette, Greiner Bio-One, cod. 454046 per la determinazioni degli esami immunometrici eseguiti in automazione qui considerati. 452 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 Background: Serum biochemical bone turnover markers have shown considerable promise for prediction of the risk of osteoporosis and accurate assessment of the clinical progression of the disease. The measurement of C-telopeptide cross-link of type 1 collagen (sCTX) is a highly sensitive indicator of bone turnover and become the reference markers of bone resorption. The aim of this study was to compare the analytical performances of new iSYS CTX-I® automated immunoassay assayed on iSYS (Immunodiagnostic Systems, Boldon, UK) according to the manufacturer's specifications with the first automated version of the CTX performed on the Roche/Hitachi COBAS 6000 System ROCHE E170 immunoassay analysers (Roche Diagnostics, Penzberg, Germany). The iSYS CTX-I® assay uses two monoclonal antibodies against the amino acid sequence EKAHD-b-GGR from the a1 chain of human collagen type I. Methods: Two serum aliquots were assayed simultaneously with the current reference ROCHE COBAS E 170 assay and the novel new iSYS CTX-I® automated immunoassay. Results: The within run coefficients of variations of iSYS CTX-I® concentrations at low (0.242 ng/mL), medium (0.769 ng/mL) and high (2.312 ng/mL) were: 4.82%, 3.85% and 3.53%, respectively. The assay was proven linear in a range of iSYS CTX-I® concentrations comprised between 0.266 ng/mL and 2.458 ng/mL, as confirmed by the linear regression analysis (y = 1.01x + 0.06) and the relative correlation coefficient (r=0.997, p <0.001). Results of Serum samples (n=88) were compared with those of the reference commercial ROCHE CTX assay. The median values (2.5-97.5 percentiles) of the samples were: 0.406 ng/mL (0.067-1.337 ng/ mL) for iSYS CTX-I® and 0.365 ng/mL (0.089-1.296 ng/mL) for ROCHE CTX. The nonparametric regression according to the method of Passing & Bablok and the relative Spearman’s correlation coefficient showed excellent performance for iSYS CTX-I® (iSYS CTX-I® = 1.46 x ROCHE CTX – 0.11; r= 0.960, p <0.001). Conclusion: We conclude that the analytical performance and the technical features of new iSYS CTX-I® make it a suitable assay for the rapid quantification of sCTX. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P047 MOLECULAR DIAGNOSIS OF CYSTIC FIBROSIS (CF): COMPARISON OF THREE DIFFERENT TECHNOLOGIES ROUTINELY USED FOR THE FIRST LEVEL SCREENING P048 NUOVE OPPORTUNITÀ STRUMENTALI NELLA DIAGNOSTICA TIROIDEA: AIA-2000 R. Molinario, S. Palumbo, S. Rocchetti, R. Rizza, E. Capoluongo U.O.C. Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Università, Padova Laboratory of Clinical Molecular and Personalized Diagnostics, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University, Rome, Italy Scopo dello studio: Valutazione delle caratteristiche di praticabilità, robustezza meccanica dello strumento AIA-2000(Tosoh Bioscience-Italia),strumento immunoenzimatico in fluorescenza, con attenzione ai marcatori biochimici per la valutazione delle patologie della tiroide: Tireoglobulina (Tg), anticorpi antiperossidasi tiroidea (anti-TPOAb) e anticorpi antitireoglobulina (antiTgAb). Materiali e metodi: Le determinazioni sono state eseguite su 100 campioni di siero di pazienti inviati presso il nostro laboratorio. Le prestazioni analitiche in termini di imprecisione sono state valutate utilizzando campioni di controllo a tre livelli di concentrazione (Biorad Lyphochek Immunoassay Plus Control) e pool di sieri a concentrazioni adeguate per ambiti specifici di applicazioni cliniche. Per tutti gli analiti sono stati eseguiti test di linearità per verificare limiti di sensibilità analitica e funzionale. I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti sugli strumenti utilizzati di routine: DXI800(Beckman Coulter) per la Tg e LIASON (Diasorin) per AbTg e AbTPO. Risultati: Imprecisione: Tg-CV% tra serie: 10,2-4,7 (pool 0,26-0,79 ng/mL rispettivamente; 2.5-3.2%, intervallo di concentrazioni 13.70-189.98 ng/ mL. Anti-TPOAb -CV% tra serie: 9.46-3.60, intervallo di concentrazioni: 2.05-6.99 UI/mL. Anti-TgAb - CV % tra serie: 10.21-4.11, intervallo di concentrazioni: 59.19-334.10. Test di Linearità: Tg: R2 =1,00 range: da 59,09 a 0,233 ng/ml; Anti–TPOAb: R2 da 0,873 a 0,999 range: da 965 a 0,94 UI/mL; Anti – TgAb: R2 da 0,889 a 0,9991; range: da 6592 a 6,74 UI/mL. Per il metodo di misura della Tg, sono stati calcolati il limite del bianco(LOB) ed il limite di rilevabilità (LOD) che sono risultati rispettivamente 0,105 e 0.207 ng/mL. Confronto tra metodi (media, range; Bland-Altman, Passing-Bablok): Tg: 10.25 ng/mL [0.1-236.8]; [+ 3.739 (- 1.13 – +8.61)], y=1.71x-0.06; Anti–TPOAb: 168.95 UI/mL [5.63-1049.3]; [- 50.208 (- 84,511 – +15,905)], y= 0.83x -3.95; Anti– TgAb: 221.08 UI/mL [6.23-1204.13]; [-174.879 (- 256.223 – 93,535)], y= 0.57x-1.92. Conclusioni: La stabilità delle calibrazioni, la praticabilità di utilizzo, oltre alle buone prestazioni analitiche, l’adeguata sensibilità per test critici, quali la Tg, oltre alla confrontabilità dei risultati con metodologie diffuse, dimostrano la validità di questa nuova proposta tecnologica. Background: CF is one of the most common lifethreatening autosomal recessive disorders among Caucasians. The large number of different mutations found within populations reflects their genetic heterogeneity. To provide a cost-effective CF test and optimize the CF detection rate, the selection of a mutation panel should be considered for covering the population disease risk. The simplest and rapid laboratory approach for mutational screening generally involves using of a panel of mutations. The aim of this study was to evaluate and to compare the performance of three different analytical CF molecular assays: 1) INNO-LiPA kit (Innogenetics), 2) NanoCHIP CF70 Kit (Savyon Diagnostic) and xTAG Cystic Fibrosis kit (Luminex Molecular Diagnostics). All three mutation panels showed a good detection rate regarding our geographical area. Methods: We analyzed 100 DNA samples with INNOLiPA kit (57 CFTR mutation) and NanoCHIP CF70; 50 of these samples were also analyzed with xTAG 91 EU Luminex (Panel A, B and C). All tests included most frequent CF mutations and Poly-T screening. To clarify the discordant results, some samples were submitted to CFTR massive parallel sequencing (MPS) with MASTR v2 assay (Multiplicom, Molecular Diagnostics) run on 454 GS Junior (Roche). Results: INNO-LiPA and NanoCHIP were concordant for 99/100 samples. Only 1 out of 100 (0.01%, 852del22 mutation) resulted as discordant: MPS confirmed the wild-type genotype previously obtained on NanoCHIP. Contrastingly, in a sample genotyped by INNO-LiPA and MPS as compound heterozygote (3272-26 A/G; 621+3 A/G), the NanoCHIP only detected the 3272-26 A/G mutation. Finally, 47/50 samples were correctly genotyped by INNO-LiPA and Luminex. The latter does not include three mutations (3272-26 A/G; 621+3 A/G and 852del22). For Tn polymorphic tract, concordant results were obtained using the three different platforms. INNOLiPA and Luminex had full concordance for Poly-t (50/50). Conclusions: The choice of a molecular diagnostics technology should take into account different factors, including the coverage of the specific risk population and the possibility to automate the complete workflow. In our laboratory, Nanochip platform meets all these criteria, due to the good mean CFTR mutation detection rate (84%) for Italian Regions, and being the complete workflow automated and traceable. C. Cosma, D. Faggian, M. Zaninotto, M. Plebani biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 453 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P049 HOW MORPHOLOGICAL ANALYSIS IMPROVES DIAGNOSTIC SIGNIFICANCE OF URINARY STONES ANALYSIS? 1 1 2 A. Primiano , S. Persichilli , G. Gambaro , P.M. 2 1 1 1 Ferraro , A. Cocci , A. Schiattarella , C. Zuppi , J. 1 Gervasoni 1 Dipartimento di Diagnostica e medicina di laboratorio, Pol. A. Gemelli, Roma 2 Dipartimento di Scienze Mediche, Divisione di Nefrologia Complesso Integrato Columbus, Pol. A. Gemelli, Roma Background: Nephrolithiasis is a common condition, with the prevalence varying by age and sex. Associations between nephrolithiasis and systemic diseases have been recognized, including subclinical atherosclerosis, hypertension, diabetes, metabolic syndrome and cardiovascular disease. The study of the chemical composition of urinary stones is important for understanding their etiology. The clinical guidelines recommend to analyze the calculi with infrared spectrometry (IR) and X-ray diffraction that are considered the gold standard techniques. FT-IR technology is routinely used in our clinical laboratory since february 2013. Aim of this study was to compare the results obtained with KBr-FT-IR with those obtained using stereoscopic microscopy for morphological analysis and to evaluate the improvement of this approach in the urinary stones management. Method: We analyzed 18 calculi with Perkin Elmer Spectrum One FT-IR Spectrometer for KBr-FT-IR analysis and morphological analysis with Wild M3z Heerbrug Stereo Microscope in accordance with the protocol published by Daudon et al. All KBr-FT-IR spectra of kidney stones were then computer matched against a library of spectra (NICODOM IR Library) to generate a report of the various components. Results: The results obtained with both methods showed a good concordance between KBr-FT-IR and morphological analyses. Discussion: The knowledge of the origin of the stone and the factors involved in the lithogenic process is helpful to prescribe a diet or therapy for reducing the risk of recurrence. Moreover morphological analysis offers additional information and permits a stone classification. Both methods can be combined for a better understanding of the mechanisms involved in lithogenesis and provide more information to our clinicians. 454 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P050 CARDIAC TROPONIN T (CTNT) AND CARDIAC TROPONIN I (CTNI) LEVELS IN PATIENTS AFFECTED BY MYOTONIC DISTROPHY TYPE 1 (DM1) AND TYPE 2 (DM2) 1 1 2 B. Rampoldi , R. Panella , R. Valaperta , F. 2 3 4 1 Lombardi , R. Cardani , B. Fossati , R. Rigolini , P. 1 4 4 1 Gaia , S. Gallo Cassarino , G. Meola , E. Costa 1 Service of Laboratory Medicine, IRCCS Policlinico San Donato, San Donato Milanese (MI) 2 Research Laboratories-Molecular Biology, IRCCS Policlinico San Donato, San Donato Milanese (MI) 3 Lab. of Muscle Histopathology and Molecular Biology, IRCCS Policlinico San Donato, San Donato Milanese (MI) 4 Dept. of Neurology, IRCCS Policlinico San Donato, Univ. of Milan, San Donato Milanese (MI) Introduction: Myotonic dystrophy (DM) is the most common adult muscular dystrophy, characterized by autosomal dominant progressive myopathy, myotonia and multiorgan involvement. Two distinct forms caused by similar mutations have been identified: DM1 and DM2. Conduction disturbances and tachyarythmias occur commonly in these patients. Cardiac Troponins I (cTnI) and T (cTnT) represent the biomarkers for the diagnosis of myocardic injury. While cTnT and cTnI are both absent in healthy adult skeletal muscle, cTnT but not cTnI is present in fetal skeletal muscle. Objectives: To evaluate cTnT and cTnI serum levels in patients affected by DM. Methods: A cohort of 58 patients (35 M and 23 F; age 45.9±14.8) attending the Neuromuscolar Unit were subjected to the molecular analysis for DM detection (48 DM1, 10 DM2) in a previous time. Most of them underwent cardiac investigations. cTnT and cTnI were measured by high-sensitivity assays (Roche Diagnostics and Abbott Diagnostics, respectively). N-terminal pro Btype natriuretic peptide (NT-proBNP) (Roche Diagnostics) were performed in only 26 patients. Results: DM patients were characterized by persistent elevation of circulating cTnT (44.74±70.06 pg/mL) not accompanied by cTnI (7.87±17.7 pg/mL) increase and in the absence of clinical evidence of myocardial injury. Hs-cTnT was elevated (>14 pg/mL) in 91.4% (53/58) of the patients, while hs-cTnI was elevated (>26.2 pg/ mL) in only 3.4% (3/58) of the patients. 11.5% (3/26) of the patients had NT-proBNP abnormal levels (>300 pg/ mL). One quarter of our patients had abnormal ECGs (PR intervals >200 msec; QRS >120 msec) however not related to an increase of cTnT. Conclusions: The obtained data show that DM patients have elevated cTnT serum levels in the absence of increases in cTnI. No evidence was found between the increased levels of cTnT and clinical cardiology. This increase could be attributed to the re-expression of cTnT in skeletal muscle of patients with DM as previously observed in patients with other neuromuscular diseases. Other studies will be needed to clarify whether the causes of elevated serum cTnT may be correlated to cardiac fibrosis. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P051 PERFORMANCE NEL RICONOSCIMENTO DI CELLULE ATIPICHE NELL'ESAME URINE MEDIANTE SISTEMA DI LETTURA A CATTURA DI IMMAGINE: IMPATTO CLINICO DEL REFERTO COMMENTATO P052 UN CASO DI INTERFERENZA NELLA DETERMINAZIONE DI FARMACI IMMUNOSOPPRESSORI ELIMINATA DAL PRETRATTAMENTO R. Anderlini , F. Torricelli , F. Zambelli , L. 1 1 1 1 Giampaolo , D. Guerri , G. Patelli , M. Varani , T. 1 3 2 2 Trenti , P. Morandi , C. Lucchi , G. Manieri C. Lo Cascio, L. Perobelli 1 Scopo del lavoro: Il lavoro riporta il caso di una interferenza multipla nella determinazione di farmaci immunosoppressori con un metodo immunometrico che non richiede pretrattamento manuale del campione Materiali e metodi: Soggetto: adulto trapiantato di fegato in terapia con tacrolimus. Reattivi TACR, SIRO, CSA (Siemens) applicati su Dimension ExL (Siemens), determinazione con metodica ACMIA in cui il campione di sangue intero viene caricato come tale sullo strumento. Come controllo di qualità interno viene utilizzato MORE Risultati: Le determinazioni di tacrolimus sui campioni di sangue intero del soggetto in studio davano risultati persistentemente elevati (28 ug/L) senza modificazioni della terapia in atto, mentre successivamente alla sospensione della somministrazione di tacrolimus, la sua concentrazione con metodo ACMIA risulta di 18 ug/L. Verifiche con metodo LC-MS/MS hanno riportato concentrazioni indosabili. La stessa sovrastima si osservava nella determinazione di ciclosporina (61 ug/L) e di sirolimus (8,8 ug/L), entrambi non somministrati e risultati indosabili con LC-MS/MS. Alla ripresa della terapia con everolimus prima e tacrolimus poi, sono state effettuate determinazioni di everolimus con un metodo immunometrico con pretrattamento (CDx-90) e di tacrolimus con un metodo immunometrico con pretrattamento (ECLIA Roche), che risultavano allineate con LC/MS-MS. Discussione e conclusioni: nel caso in esame si è verificato come il pretrattamento del campione per la lisi e la estrazione del farmaco porti a risolvere alcune interferenze che si riscontravano in tutte le determinazioni effettuate con un metodo diretto, potendo quindi il metodo con estrazione essere utilizzato alla pari della LC-MS/MS. 1 1 1 Dip.Interaziendale ad attività integrata di Medicina di CoreLab AUSL Modena 2 U.O Patologia clinica e Citopatologia Osp.Mirandola AUSL Modena 3 Dip.Interaziendale integrato di Lab.e Anat. Pat. AOU Policlinico di Modena Premessa: Nel nostro Laboratorio l’esame urine si effettua su Menarini AUTION MAX 4030 (analisi chimica) e la valutazione morfologica con IRIS iQ200 Beckman. Il volume annuale di test analitici urinari è di circa 450.000. La microscopia automatizzata a cattura d’immagine consente di recuperare nella categoria Non Squamous Epithelial (NSE) elementi dell’urotelio, a fronte di una personalizzazione delle regole di validazione. In quest’ambito l’operatore esperto può riconoscere atipie a carico delle cellule uroteliali, pertanto si è ritenuto opportuno inserire un commento al referto come di seguito riportato: “ATIP: presenza di cellule transizionali con note di atipia. Si consiglia approfondimento diagnostico con citologia urinaria”. Scopo del lavoro: Verificare l’appropriatezza e l’efficacia clinica della nota “ATIP” attraverso una revisione critica retrospettiva della casistica. Materiali e metodi: Studio condotto su 70 pazienti (età 50-85 aa, 63 m-7 f) attraverso una selezione retrospettiva di campioni con nota “ATIP”. In collaborazione con le U.O. di Anatomia Patologica e Citopatologia è stato verificato l’avvenuto approfondimento citopatologico e la concordanza con il sospetto diagnostico iniziale. Risultati: 17 utenti non hanno eseguito l’approfondimento; 10 hanno eseguito citologia urinaria con esito negativo; 33 utenti sono risultati positivi alla citologia urinaria e/ o esame istologico da biopsia; 10 sono risultati con anamnesi positiva per K vescicale (al momento della segnalazione). Discussione: La percentuale di veri positivi (81%), pur nella limitata casistica, rafforza l’efficacia clinica delle indicazioni contenute nel commento “ATIP”; i falsi positivi (19%), derivando da indagine citologica di minore (non ottimale) sensibilità per forme a basso grado di malignità, non escludono in via definitiva la possibilità di una patologia misconosciuta. La valutazione dei risultati ottenuti in un Laboratorio ad elevato numero di esami ci induce a implementare le performance di riconoscimento di elementi atipici. Il grado elevato di concordanza con i risultati degli approfondimenti indotti conferma da un lato l’impatto clinico del commento in ragione dell’adesione del curante alle indicazioni suggerite e dall’altro l’outcome positivo di anticipazione diagnostica. Laboratorio di Analisi dO, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 455 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P053 CONFRONTO TRA METODI TURBIDIMETRICO "Full Range C-Reactive Protein" E NEFELOMETRICO "CardioPhase hs-CRP" PER IL DOSAGGIO AD ALTA SENSIBILITA' DELLA PROTEINA C REATTIVA 1 1 1 2 F. Cappellini , L. Bani , C. Sarto , P. Brambilla 1 Servizio Univ. di Medicina di Laboratorio, A.O. di Desio e Vimercate, Desio (MB) 2 Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano - Bicocca, Monza (MB) Introduzione: La Proteina C Reattiva (PCR) è il marcatore d’elezione per la valutazione di stati infiammatori, in particolar modo acuti, e riveste un ruolo chiave nello sviluppo di patologie cardiovascolari rappresentando un importante fattore prognostico e di stratificazione del rischio. In quest’ultimo caso il dosaggio della proteina con metodi ad alta sensibilità analitica è di grande utilità poiché consente di rilevare concentrazioni della proteina inferiori a 0,3 mg/L. Materiali e metodi: E’ stato effettuato il confronto del metodo turbidimetrico “Full Range C-Reactive Protein®” (Binding Site, strumentazione SPAPLUS) con il metodo nefelometrico “CardioPhase® hsCRP” (Siemens, strumentazione BNII) in uso presso il Laboratorio Analisi dell’Ospedale di Desio per il dosaggio della PCR ad alta sensibilità. Seguendo il protocollo di comparazione di metodi (versione preliminare) elaborato dal Gruppo di Studio Sibioc “Statistica per il Laboratorio” sono stati analizzati in 2 sedute analitiche 53 campioni con concentrazioni di PCR tra 0 e 10 mg/L. Sono state effettuate la regressione Passing-Bablock e l’analisi Bland-Altman per verificare la confrontabilità dei due metodi. Successivamente è stata eseguita la valutazione del bias e dell’ imprecisione ottenute con “Full Range C-Reactive Protein®” rispetto ai traguardi analitici desiderabili per PCR (ETa=66%) mediante creazione di una Medical Decision Chart. Risultati: La regressione Passing-Bablock ha evidenziato un’intercetta di 0,01 (95% CI -0,13-0,03), non significativamente diversa da “0” ed un coefficiente angolare di 1,06 (95% CI 1,01-1,11), statisticamente diverso da 1. L’analisi Bland-Altman ha indicato un BIAS % medio di 2,33 (95% CI -1,34-6,01) e il 95% delle differenze % tra i 2 metodi (BIAS medio±1,96 DS) si è attestato tra -23,80 (95% CI -30,12-(-)17,48) e 28,46 (95% CI 22,14-34,78). La valutazione Medical Decision Chart ha riportato un valore “σ” relativo al metodo in prova superiore a 6. Conclusioni: La regressione Passing-Bablock, l’analisi Bland-Altman e la Medical Decision Chart hanno fornito indicazioni omogenee riguardo all’ottima comparabilità dei risultati forniti da “Full Range C-Reactive Protein®” di Binding Site rispetto a “CardioPhase® hs-CRP” di Siemens per il dosaggio ad alta sensibilità della PCR. 456 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P054 OPTISCANNER™ 5000 SYSTEM: EVALUATION OF THE ANALYTICAL PERFORMANCES 1 2 1 A. Barassi , M. Umbrello , C.A.L. Damele , F. 1 1 1 2 Ghilardi , R. Stefanelli , A. Flaminio , G. Iapichino , G.V. 1 Melzi d'Eril 1 Laboratorio di Analisi, Ospedale San Paolo, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano, Milano, Italy 2 UO Anestesia e Rianimazione, Polo Universitario San Paolo e Dipartimento di Fisiopatologia MedicoChirurgica e dei Trapianti, Università degli Studi di Milano, Milano, Italy Background: Mid-infrared spectral technology has shown a high degree of promise in detecting glucose in plasma. OptiScan Biomedical has developed a glucose monitor based on mid-infrared spectroscopy that withdraws blood samples and measures plasma glucose. Objectives: The objective of this study was to evaluate the accuracy and performance of the OptiScanner™ 5000 system on different pools of blood. Methods: The OptiScanner™ 5000 system consists of a cuvette and onboard spectrometer that uses 25 wavelengths to estimate glucose. Specifically, 11 of the filters are between 7 and 8 µm, 6 of the filters are between 8 and 9 µm and 8 of the filters are between 9 and 10 µm. The device is intended to connect to an existing blood access port of the patient, requiring no additional cannula insertion. A small sample of venous blood is withdrawn, the plasma is separated using a centrifuge within the system, and a glucose reading is produced every 15 min. This study was performed to validate the blood glucose measurements obtained with the OptiScanner™ 5000 by comparing them to Central Laboratory glucose measurements (VITROS® 5600 Integrated System) across a broad range of glucose values over a three day period to obtain 80-90 paired measurements. The comparison between Central Laboratory glucose determinations was performed with simple linear regression and Bland Altman analysis. A Clarke Error Grid (CEG) was built to quantify the clinical accuracy of blood glucose determinations generated by the OptiscannerTM 5000 as compared to Central Laboratory measurements. Results: A total of 81 paired measurements, distributed between 33 and 320 mg/100 mL of glucose, were performed. The aggregate data points were within International Organization for Standardization standards, with 100% of the glucose values within ±20%. Conclusions: The current study suggests that a midIR fixed-wavelength (OptiScanner) can measure glucose accurately across a wide range of glucose values, particularly, in plasma of Intensive Care Unit patients. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P055 PROTEINURIA DI BENCE-JONES: SCREENING CON ANTISIERO BIVALENTE KAPPA E LAMBDA FREE BIOCI E ANTISIERO PENTAVALENTE SEBIA 1 2 2 1 E. De Santis , G. Illuminati , M. Attanasio , F. Gulli , E. 3 3 1 2 Longhi , A. Vernocchi , U. Basile , L. Conti , G. 2 Cigliana 1 Dip. Medicina di Laboratorio Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma 2 U.O. Patologia Clinica, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” IRCCS, Roma 3 Servizio di Medicina di Laboratorio IRCCS, Multimedica, Milano Per la ricerca delle componenti monoclonali nelle urine (Proteinuria di Bence Jones) risulterebbe molto utile utilizzare un metodo di screening che consenta di individuare accuratamente i campioni negativi e di processare solamente quelli dubbi o positivi con la metodica di riferimento IFE. Lo scopo di questo studio è stato quello di confrontare due protocolli di screening per la ricerca della proteinuria di Bence-Jones con l’immunoelettroforesi urinaria: uno con antisiero pentavalente IgG, IgA, IgM, k e λ totali della Sebia (IFEPenta) e l’altro con l’antisiero bivalente k e λ free della Bioci. Entrambe le metodiche sono state applicate sullo strumento Hydrasys della Sebia (Hydragel 2/4 BJ-UP MS/ MD). Per il confronto delle metodiche, 240 campioni di urine delle 24 ore sono stati testati con entrambi i protocolli di screening. Per la valutazione della sensibilità degli antisieri e della necessità di concentrare o meno le urine delle 24 ore, sono stati utilizzati degli standard da 5-10-20 mg/L di catene leggere libere sia k che λ. In base alla sensibilità osservata il protocollo di screening IFE Penta della Sebia è stato effettuato su urine concentrate tra 10 e 25x con concentratori Viva-Spin 6 (Sartorius), il fissativo e l’antisiero pentavalente con un totale di 12 campioni per ogni seduta mentre il protocollo di screening Bioci è stato effettuato su urine non concentrate, utilizzando solo l’antisiero bivalente per un totale di 24 campioni a seduta. I risultati ottenuti hanno evidenziato che circa il 47% dei campioni negativi con entrambi gli screening sono stati confermati tali con la metodica di riferimento IFE (ELP, GAM, k-tot, λ-tot, k-free, λ-free) mentre per circa il restante 53% dei campioni dubbi/positivi è stata osservata con il protocollo Bioci una riduzione del 5% dei campioni da mandare in conferma con il metodo di riferimento. In conclusione il protocollo di screening con l’antisiero Bioci, essendo a maggiore avidità e diretto verso le catene leggere libere, risulta utile ad una maggiore ottimizzazione dei tempi e dei costi evitando la concentrazione delle urine, permettendo l’analisi di 24 campioni su un unico gel e riducendo il numero dei campioni da mandare in conferma con il metodo di riferimento. P056 SVILUPPO E VALIDAZIONE DI UN METODO PER LA QUANTIZZAZIONE DELLE ACILGLICINE SU SPOT DI SANGUE PERIFERICO 1 2 1 M.G. di Girolamo , E. Scolamiero , M. Ruoppolo 1 Dip. di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università degli Studi di Napoli "Federico II”, Napoli 2 CEINGE Biotecnologie Avanzate scarl, Napoli La diagnosi precoce di acidemie organiche e deficit di β-ossidazione degli acidi grassi, è resa possibile tramite il profilo di acilcarnitine su spot di sangue periferico essiccato (Dried Blood Spot, DBS) e su 1 siero . Tuttavia tali analiti possono essere alterati in più difetti metabolici o come conseguenza di una terapia farmacologica e/o nutrizionale. Pertanto, sono necessari test di approndimento, quali il dosaggio degli acidi organici ed aciglicine nelle urine, per una diagnosi differenziale corretta. Recentemente presso il nostro laboratorio è stato messo a punto un metodo per la determinazione delle aciglicine nelle urine usando la cromatografia liquida 2 accoppiata alla spettrometria di massa (LC-MS/MS) . Obiettivo di questo lavoro è stato quello di applicare questo metodo per DBS al fine di sviluppare un test di secondo livello utile sia per il programma di screening neonatale sia per la corretta interpretazione del profilo di acilcarnitine richiesto per un sospetto clinico. Due DBS di 3,2 millimetri sono stati estratti con 200 µL di metanolo per 15 minuti dopo l'aggiunta di standard interni deuterati. L'estratto è stato essiccato sotto flusso di azoto a 45 °C per 8 minuti e, infine,ricostituito con 100 µL di acqua distillata. La curva di calibrazione è stata usata per la quantificazione di ciascun acilglicina.I valori di riferimento sono stati determinati su DBS raccolti tra le 48 e 72 ore di vita di 120 neonati potenzialmente sani. Il metodo è stato validato processando una serie di campioni che in precedenza avevano mostrato un profilo di acilcarnitine negativo o alterato. Il metodo per DBS ha mostrato un elevata sensibilità e specificità. DBS è la matrice di elezione per il dosaggio di un numero crescente di metaboliti e presenta diversi vantaggi quali semplicità di raccolta, spedizione e il piccolo volume di sangue che richiede. L'aspetto innovativo dello studio presentato è che l'individuazione di questi marcatori può essere eseguita sul cartoncino di screening raccolto nei primi giorni di vita dei neonati fornendo quindi un grande contributo alla diagnosi presintomatica di malattie potenzialmente mortali. 1. Catanzano F, et al. J Inherit metab Dis 2010; DOI10.1007/s10545-009-3. 2. Ombrone D, et al. Anal Biochem 2011;417:122-8. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 457 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P057 STATISTICAL APPROACHES FOR MALDI-TOF/ MS DATA ANALYSIS AND PROSTATE CANCER BIOMARKERS IDENTIFICATION IN URINE 1 1 1 A. Padoan , M. La Malfa , D. Basso , T. Prayer2 3 3 4 Galetti , A. Di Chiara , G. Pavanello , R. Bellocco , F. 2 1 Zattoni , M. Plebani 1 Department of Medicine (DIMED), University of Padova, Padova, Italy 2 Department of Surgical, Oncological and Gastroenterological Sciences (DISCOG), University of Padova, Padova, Italy 3 SIPRES, Gruppo Pavanello, Padova, Italy 4 Department of Statistics and Quantitative Methods, University of Milano-Bicocca, Milan, Italy Background: MALDI-TOF/MS can be a valuable technology for urine biomarkers identification. We studied the urinary MALDI-TOF/MS peptidome reproducibility, and we proposed strategies for dealing with measurement errors (ME) and signal limit of detection (sLOD). We also evaluated urine collected after digital rectal examination of patients that underwent to prostate biopsy, to identify prostate cancer (PCa) biomarkers. Methods: Intra- and inter-assay MALDI-TOF/MS features reproducibility was evaluated by pooled urine, spiked with an internal standard peptide (IS). Features variability was estimated by coefficient of variations (CVs). After estimating features sLOD, we adjusted data to reduce variability, also by 6 normalization methods (mean, median, IS, relative intensity, total ion current and linear rescaling). Alternatively, a feedback signal detection approach was used. ME was estimated from an external dataset. Urine from 106 References and 72 PCa patients were analysed to identify features associated with PCa. Intra-class correlation coefficient (ICC), Regression Calibration (RCAL) and SIMEX were used to estimate unbiased regression coefficients. Monte Carlo was used to verify biases in ICC estimations. Results: Intra- and inter-assay pooled features CVs were elevated (above 100%), also after data normalizations. IS normalization CVs were the worst (132% and 212%, respectively). After sLOD adjustment, CVs were reduced, especially by median normalization (CVs: 50%, 63% for intra- and inter-assay). By optimizing the peaks signal, the overall variability further decreased and median normalization, after sLOD adjustment, remained the advisable (CVs: 20%, 23% for intra- and inter-assay). Evaluating the ME, we found that urine has a high intrasubject variability. By using substitution of below sLOD values by sLOD/2, simulations showed that ICCs were poorly affected by sLOD. Comparing results from naïve logistic regression, RCAL and SIMEX, the latter seemed to correct for a smaller amount of bias than RCAL. Overall, we found eight MALDI-TOF/MS features associated with positive biopsy results. Conclusions: sLOD adjustment and median normalization of MALDI-TOF/MS features aids in increasing data reproducibility. RCAL appeared a valuable approach to adjust ME. 458 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P058 A SIMPLE AND RAPID HPLC METHOD FOR SIMULTANEOUS DETERMINATION OF PLASMA 7DEHYDROCHOLESTEROL A. Cocci, A. Schiattarella, S. Persichilli, A. Primiano, C. Zuppi, J. Gervasoni Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Pol. A. Gemelli, Roma Background: Smitz–Lemli–Opitz syndrome (SLOS), is an autosomal recessive disorder of cholesterol biosynthesis characterized by multiple congenital malformations and mental retardation. Patients show a characteristic plasma neutral sterol pattern with low cholesterol levels combined with elevation of its precursors 7- and 8dehydrocholesterol. The diagnosis is performed by quantification of 7-dehydrocholesterol in plasma. We describe a HPLC-PDA method for 7-DHC determination in plasma samples. Methods: Human blood samples were collected in EDTA tubes. An aliquot of 200 µl of plasma was transferred in to a glass tube and 200 µl of ethanol was added then extracted with 1.5 ml of hexane containing 12.5 mg/l of butylhydroxytoluene. The organic phase was collected, and evaporated. The dry residue was solubilized with 200 µl of methanol and 25 µl were injected into the HPLC apparatus.For chromatographic separation, a reversed phase BetaBasic-18 column (150×2.1; 5 µm) delivered at o a flow rate of 300 µl/min at 30 C and conditioned with 60/40 methanol/ethanol was used. PDA wavelengths was 282 nm for 7-DHC. Total chromatographic run was 8 minutes. Calibration curves were prepared by adding different concentrations of 7-DHC standard to a negative plasma, covering the range 0.125 to 50 µg/mL. A positive plasma pool was prepared by enriching the negative plasma pool with 7-DHC to obtain a final concentration of 50 µg/ mL. The method was fully validated according to EMA international Guidelines. Results: The method was linear from 0.125 mg/L to 20 mg/ L. Total imprecision was lower than 10%. Recovery was higher than 90% for the three level tested. Discussion: Our HPLC method represents a reliable alternative to the commonly used GC–MS technique allowing the determination of 7-DHC in a short time. The recovery, precision and the linearity were satisfactory for the clinical pourpose. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P059 TRANSFERRINA CARBOIDRATO CARENTE NEL MISUSO ALCOLICO: CONFRONTO TRA METODICHE ALTERNATIVE DI DOSAGGIO E RIVALUTAZIONE DEGLI INTERVALLI DI RIFERIMENTO 1 2 5 G. Ferraguti , C. Codazzo , M. Santonicola , F. 1 2 2 3 Ceci , M. Ceccanti , G. Battagliese , P. Spanedda , R. 6 4 1 Pascone , A. Angeloni , M. Lucarelli 1 "Sapienza" Univ. di Roma, Dip. Biotecnologie Cellulari ed Ematologia 2 "Sapienza" Univ. di Roma, Policlinico Umberto I, Centro di Riferimento Alcologico Regione Lazio 3 "Sapienza" Univ. di Roma, Dip. Medicina Sperimentale 4 "Sapienza" Univ. di Roma, Dip. Medicina Molecolare 5 "Sapienza" Univ. di Roma, Policlinico Umberto I, UOC Immunoematologia e Medicina Trasfusionale 6 "Sapienza" Univ. di Roma, Dip. Pediatria e Neuropsichiatria infantile La diagnosi oggettiva di abuso alcolico è di grande importanza in medicina clinica e legale. Sono di uso comune, attualmente, diversi metodi analitici per la misura della transferrina carboidrato carente (CDT). Oggetto del nostro studio è quello di rivalutare gli intervalli di riferimento per il dosaggio della CDT con metodica NLatex (N-Latex – SIEMENS, su analizzatore BN Pro Spec®) ed in elettroforesi capillare (EC) (Capillarys, Sebia) in una popolazione di 130 donatori, afferenti al Centro Trasfusionale del Policlinico Umberto I, astemi o moderati bevitori (1 Unità Alcolica/die per la donna e 2 per l’uomo). Si vogliono inoltre confrontare i due differenti metodi analitici su 100 campioni, selezionati in base al loro valore di CDT in EC (negativo: ≤1,3%, n=41; incerto: >1,3% e ≤1,6%, n=25; positivo: >1,6%, n=34) da soggetti alcolisti afferenti al Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio (Roma, Policlinico Umberto I). Si intende infine considerare l’influenza del dosaggio della transferrina totale sul risultato della determinazione percentuale della CDT nel test N-Latex, sostituendo la misura della transferrina totale eseguita in nefelometria con quelle eseguite con metodo immunoturbidimetrico Siemens (TNRF, Flex® reagent cartridge, Dimension) e Roche/Hitachi (TRSF2, Tina-quant Transferrin, Cobas C). Gli intervalli di riferimento ottenuti come 95% unilaterale sinistro della distribuzione vanno per il metodo N-Latex dall’1,08% all’1,68%; per il metodo in EC dallo 0,3% all’1,0%. Utilizzando l’intervallo di riferimento Siemens (1,19%-2,47%), l’85,3% dei pazienti selezionati con CDT in EC >1,6% ha un valore N-Latex > 2,47% ed il 34,3% dei soggetti negativi ha valori di CDT in EC >1,3% e ≤1,6%. Utilizzando i nostri intervalli di riferimento, tutti i pazienti selezionati con CDT in EC >1,6% hanno un valore NLatex >1,69% ed il 34,3% dei pazienti positivi ha valori di CDT in EC >1,3% e ≤1,6%. Per il metodo N-Latex suggeriamo di riconsiderare l’intervallo di riferimento e di introdurre una fascia di risultati non conclusivi. Dai nostri dati i livelli di concordanza tra metodo SEBIA ed NLatex non cambiano utilizzando dosaggi alternativi della transferrina totale. P060 CREATININE COMPARATIVE EVALUATION OF TWO POINT-OF-CARE ANALYZERS A. Schiattarella, A. Primiano, L. Colacicco, C. Zuppi, D. Scribano Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Policlinico A. Gemelli, Roma Background: Measurement of creatinine levels is a key indicator of kidney function. We compared two whole blood creatinine methods (point-of-care blood gas analyzers-POCT BGAs) with one plasma reference method (Roche). The BGAs were the pHOx Ultra (NOVA Biomedical) and ABL 837 FLEX (Radiometer Medical). The central laboratory analyzer was Roche Cobas 8000. Methods: 100 whole blood samples collected with dry heparin precoated syringes from critically ill patients, were measured alternately on the two POCT BGAs. After their centrifugation, creatinine was measured in plasma samples on Cobas 8000. In order to assess the method differences in creatinine values, we compared the POCT BGAs results with those obtained on Cobas 8000, within the following relevant clinical ranges: ≤0.7 mg/dL, ≤0.7-1.3 mg/dL, ≥1.3 mg/dL. The statistical analysis of results was performed using linear regression analysis and BlandAltman plots. Results: Both POCT BGAs showed a CV<5%. By the 2 comparison with Cobas 8000 we observed R = 0.974 for 2 ABL creatinine results and R = 0.911 for those of pHOx Ultra. However, the pHOx Ultra whole blood creatinine values were lower than those of the Roche analyzer, with a mean difference approximately of -0.12 mg/dL, more evident for creatinine levels ≤0.7 mg/dL and ≥1.3 mg/dL. Conclusions: The Radiometer device, respect to NOVA, demonstrated the best overall correlation to plasma creatinine level and best clinical concordance for creatinine values. Instead 19 of 26 samples that would have been classified as over range by central laboratory (plasma) analysis, would have been classified as intermediate range by NOVA device (whole blood). This could be particularly problematic if the first measurement was performed on a point-of-care platform and a followup measurement successively performed in the central laboratory. In conclusion with the prevalence of Chronic Kidney Disease (CKD) increasing across the world, a good screening need for identifying CKD risk is more and more becoming important and it is mandatory for POCT devices good analytical performance specifications to correctly categorise CKD risk. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 459 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P061 DEVELOPMENT OF A TURBOFLOW-LC-MS/ MS METHOD FOR THE SIMULTANEOUS QUANTIFICATION OF A STEROID HORMONES PANEL IN HUMAN SERUM A. Schiattarella, S. Persichilli, A. Cocci, A. Primiano, C. Zuppi, J. Gervasoni Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Policlinico A. Gemelli, Roma Background: The simultaneous quantification of a steroid hormones panel provides more valuable clinical information than single steroid assay, to clarify physiological and pathological hormone status. Traditionally, steroids have been quantified with immunoassays, however these methods are characterized by high rate of positive results. The aim of this work, was to develop a TurboFlow-LC-MS/MS method for the simultaneous quantification of four steroids (17-hydroxyprogesterone, androstenedione, cortisol and testosterone) in human serum. Methods: To 100 µL of serum sample, 100 µL of internal standards were added in order to displace the binding protein. After centrifugation of 5 minutes at 14000 rpm the supernatant was directly injected in the TurboFlow™ system (Thermo Scientific), equipped with Cyclone TurboFlow column, for further purification. The chromatographic separation was obtained with a Kynetex C-18 column equilibrated with water and methanol containing 0.05% formic acid. Hormone steroids were determined by LC-MS/MS using a TSQ Vantage triple quadrupole tandem mass spectrometry operating with an atmospheric pressure chemical ionization (APCI) source in the positive mode. Calibration curves were prepared in water:methanol 50:50. Linearity, imprecision, limit of detection (LOD) and limit of quantification (LOQ) were evaluated. Moreover, the comparison among our method and immunoassays (RIA and ECLIA), currently used in our laboratory, are in progress. In addition, for monitoring the analytical procedure we have analyzed the quality controls purchased from PerkinElmer (CHSTM MSMS steroids kit) and from BIOCRATES (AbsoluteIDQ stero17 Kit). Results: Linearity, imprecision, limit of detection (LOD) and limit of quantification (LOQ) are adequate for the proposed method. For all the quality controls analyzed we have obtained values within the range provided by the manufacturers. Conclusions: TurboFlow analysis provides a simple and effective clean-up procedure minimizing the interference of the matrix. The presented method, selective, precise, and sensitive, is suitable in a clinical laboratory for quantification of steroids in whole range of physiopathological values and may offer a new approach for solving the shortcomings of immunoassays. 460 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P062 CISTINURIA AL FOSFOTUNGSTATO: NUOVO DOSAGGIO FOTOMETRICO A TRE REAGENTI 1 1 1 G. Cangiano , C. Paradisone , E. Di Maina , G. 1 1 1 1 Buccino , A. Errico , P. Improta , A. Silvestro , M.M. 1 1 2 1 D'Ambrosio , M. Iappelli , M. D'Amora , A. Sarappa 1 Lab. Patologia Clinica, Osp. dei Pellegrini, ASL Napoli 1 Centro 2 Direzione Generale, ASL Napoli 3 Sud La determinazione fotometrica della cistina praticata nel nostro Laboratorio viene richiesta dalle Nefrologie Aziendali, dall’Utenza esterna e dalle Aziende Pediatriche viciniore. Col nostro lavoro si propone un dosaggio a tre reagenti adattabile su Viva E della ditta Siemens ed utilizzante reattivi praticamente stabili nel tempo. L’analizzatore miscela 30 µL di urina con 220 µL di primo reattivo (5 parti tampone acetato 2M e 3,5 parti di acqua). Dopo un’attesa di circa 3 minuti lo stesso preleva 30 µL di secondo reattivo (solfito di sodio 0,1 M) e successivamente, dopo quasi 2 minuti, aggiunge 120 µL di terzo reattivo (acido fosfotungstico al 30%). La lettura a 660 nm (formazione di blu di tungsteno) di una reazione a termine si effettua dopo ulteriori 7 minuti. La calibrazione (spine cubico modificata) necessita di sette punti, da 0 a 60 mg/dL di cistina. La metodica “bianco” si effettua semplicemente utilizzando l’opzione strumentale “riesegui” sugli stessi campione precedentemente testati e cambiando il primo reattivo con un reagente preparato al momento (3 mL di primo reattivo e 50 µL di cloruro mercurico 0,1 M). La concentrazione di cistina si ottiene per differenza tra i valori ottenuti prima e dopo la riesecuzione dei campioni urinari. La LOD e la LOQ hanno valori rispettivamente di 1,60 e 2,96 mg/dL. Il profilo di precisione mostra dei CV compresi tra 0,79 e 6,74% nel range tra 0,77 e 55,07 mg/dL di cistinuria. Le prove di recupero evidenziano valori compresi tra il 91,6 ed il 108,6% (recupero medio del 101,6%). Le prove di precisione (n=21) nella e tra le serie evidenziano valori di CV inferiori al 5% . Buona è la correlazione con il metodo fotometrico a due reagenti (y = 0,9753.x + 0,3105; r = 0,9949) precedentemente comparato con quello cromatografico. La delicata preparativa e la celerità di esecuzione caratterizzanti la vecchia determinazione fotometrica della cistinuria vengono ben risolte proponendo il dosaggio a 3 reagenti sull’analizzatore Viva E. Il test è facilmente eseguibile, estremamente rapido (dopo 20 minuti il primo risultato) ed ampiamente affidabile proprio per l’utilizzo di reagenti stabili da noi costruiti. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P063 DIAGNOSTIC AND PROGNOSTIC ROLE OF PRESEPSIN AND GALECTIN-3 IN THE MANAGEMENT OF SEPSIS IN THE EMERGENCY DEPARTMENT 1 1 2 2 M. Lucchiari , S. Raso , C. Galluzzo , E. Pizzolato , M. 1 2 2 1 Rende , M. Ulla , S. Battista , G. Mengozzi 1 Clinical Biochemistry, Città della Salute e della Scienza Hospital of Turin 2 Emergency department, Città della Salute e della Scienza Hospital of Turin Introduction: Sepsis (S), Severe sepsis and Septic Shock (SS) are among the most common conditions handled in the Emergency Department (ED) and their early diagnosis is one of the keys to improve survival. Procalcitonin (PCT) is one of the diagnostic marker of sepsis but it has limited specificity. Recent studies identified new biomarkers like Presepsin, the soluble fraction of CD14-L and Galectin-3, a lectin that takes part to the inflammatory response and fibrosis process. The aim of this study is to investigate the diagnostic and prognostic role of presepsin and galectin-3 in comparison with PCT in patients with SIRS (Systemic Inflammatory Response Syndrome) presenting to the ED of the “Molinette” Hospital of Turin. Materials and method: 108 patients were enrolled from June 2013 to December 2013: 37 with S, 39 with SS and 32 with secondary SIRS. All the samples were analyzed using the Pathfast® Presepsin assay for sCD14, Elecsys® Brahms PCT (Roche Diagnostics) and Vidas® Galectin-3 assay (bioMèrieux). Results: Higher concentrations of presepsin at presentation were observed in patient with S,SS compared to controls (p=0.036); the same trend was observed for mean values of PCT. Higher levels of Galectin-3 were observed in patients affected by SS compared to S group. In patients with severe prognosis Galectin-3 values are higher (p=0,0238) than S population. ROC curve result significant for all three biomarkers.Best values of sensitivity and specificity were observed for Presepsin values = 600 pg/mL (sens =78,9% and spec=55,8%) and for Galectin-3 >20.7 ng/ mL (sens=73.7% and spec=55.6%). The best prognostic predictive value was obtained with a combination of levels of Galectin-3 >20.7 ng/mL and Presepsin >1000 pg/mL (p=0.0185). Conclusion: The results demonstrate that Presepsin is a promising biomarker to discriminate septic patients in a population affected by SIRS. Furthermore Galectine-3 may have a prognostic role to identify severe cases of sepsis associated with Multiple Organ Failure. 1. Bone RC, Balk RA, Cerra FB, et al. Definitions for sepsis and organ failure and guidelines for the use of innovative therapies in sepsis. The ACCP/SCCM Consensus Conference Committee. Chest 1992;101:1644-55. P064 ALBUMINA URINARIA: VALUTAZIONE DI DUE METODI ANALITICI K. Pocino, R. Molinario, P.D. Daloiso, A. Giannace, C. Zuppi, M. Antenucci U.O.C. Analisi 1, Policlinico Universitario "A. Gemelli", Roma Introduzione: Il dosaggio quantitativo della albumina urinaria è un fattore predittivo indipendente di danno renale, nefropatia diabetica e insufficienza cardiovascolare. Negli ultimi anni sono stati proposti diversi metodi per l'analisi dell’albumina urinaria non essendoci una procedura di riferimento. Scopo del lavoro è valutare la performance analitica di un metodo immunoturbidimetrico sulla piattaforma Cobas 8000 (Roche Diagnostics) e correlare i risultati con quelli ottenuti con il metodo nefelometrico implementato sullo strumento Siemens Dade Behring BN II Nephelometer. Materiali e metodi: Sono stati raccolti 100 campioni di urina random e conservati in provette di polipropilene a -80 °C. Successivamente sono stati scongelati, centrifugati a 650xg per 10 minuti e dosati utilizzando il reattivo Tina-quant Albumin Gen.2 (Roche). La linearità, le prove di recupero, l’imprecisione, l’accuratezza e la correlazione sono stati valutati utilizzando i protocolli CLSI. Risultati: La linearità è eccellente (r=1.00). Il LOD (2 mg/L) e il LOQ (3 mg/L) coincidono con quelli dichiarati dalla ditta produttrice. La percentuale media di recupero è risultata ottimale (98%). L’imprecisione intra-serie (protocollo 3x5, CLSI EP15-A2), effettuata con i controlli a due livelli (UrichemGol I e II, BioDev) ha mostrato un CV% di 0.87 e di 0.61 rispettivamente ad una concentrazione di 29.9 e 174.2 mg/L. Il CV% inter-serie è di 2.7 ad un livello di concentrazione di 33 mg/L e di 2.6 ad una concentrazione di 185 mg/L, raggiungendo i goals analitici ottimali basati sulla variabiltà biologica. 2 Il coefficiente di regressione lineare di Pearson (R =0.99), su un range di valori tra 2.0 e 207.5 mg/L, è soddisfacente. Questi risultati sono stati confermati dall’analisi di regressione lineare di Passing–Bablok: intercetta -1.873 (C.I. -2.76 -1.32) slope 1.091 (C.I. 1.06-1.12). Inoltre il plot di Bland-Altman mostra un bias di 0.98 (C.I. 0.14-1.82). Conclusioni: I nostri risultati dimostrano un totale raggiungimento della qualità del metodo analitico testato. Il metodo turbidimetrico risulta essere un’ottima alternativa a quello nefelometrico e di facile implementazione su una piattaforma analitica di un laboratorio clinico centralizzato, facilitando così la misurazione dell’ACR (rapporto albumina/creatinina) nei campioni di urine. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 461 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P065 CONTRIBUTO ALLA VALUTAZIONE DI UN METODO NON RADIOIMMUNOLOGICO PER IL DOSAGGIO DELL'ALDOSTERONE PLASMATICO G. Barbina, U. Qualizza, A. Colatutto, R. Ganzini, D.E. Fontana , B. Marcon, M. Orzan, S. Mazzolini , P. Sala Scopo del lavoro: L’aldosterone, ormone steroideo secreto dalla corticale del surrene, è attivo principalmente sul tubulo renale distale aumentandone la capacità di riassorbimento di sodio e l’escrezione di potassio. Il suo dosaggio risulta fondamentale nella valutazione dell'omeostasi idro-salina e pressoria dell’intero organismo. Scopo del presente lavoro è il confronto tra una metodica interamente manuale radioimmunologica (RIA) ed una metodica interamente automatizzata immunochemiluminescente (CLIA). Materiali e metodi: Sono stati raccolti e congelati a – 20C fino all’analisi 54 campioni di plasma di pazienti. Tali campioni sono stati analizzati in duplicato sia con la metodica radioimmunologica (ALDO-CTK DiaSorin s.p.a. Saluggia VC Italy) che con quella chemiluminescente (LIAISON Aldosterone DiaSorin s.p.a. Saluggia VC Italy). Risultati: L’analisi dei dati mostra un intervallo di concentrazione da 1.0 a 61 ng/mL per la metodica RIA e da 3.0 a 39.5 per la metodica CLIA, le medie rispettive 2 erano 15.92 ng/mL e 12.0 ng/mL con correlazione R = 0.8138. Assumendo come cut-off di positività i rispettivi range consigliati dalle ditte produttrici è stata rilevata una concordanza nel 87% dei dati. La precisione analitica totale ha evidenziato un CV di 6.2% per il metodo RIA e 4.4% per l’immunochemiluminescenza. Discussione e conclusioni: La comparazione tra le due metodiche, pur con caratteristiche analitiche diverse, risulta accettabile sia in termini statistici che clinici, infatti i bassi CV riscontrati indicano che i prodotti offrono garanzia di efficacia analitica. La nostra esperienza suggerisce una superiorità della metodica chemiluminescente in quanto, grazie alla eliminazione della fase manuale, aumenta la velocità di analisi in completa automazione ed infine, utilizzando reagenti non radioattivi, è accessibile anche a laboratori non attrezzati in tal senso. Williams GH. Aldosterone biosynthesis, regulation, and classical mechanism of action. Heart Fail Rev 2005;10:7-13. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 1 1 1 1 E. De Santis , F. Gulli , U. Basile , M.T. Dell' Abate , E. 1 1 2 2 2 Torti , C. Zuppi , G. Illuminati , L. Conti , G. Cigliana 1 Dipartimento di Diagnostica di Laboratorio, Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia, Udine. 462 P066 QUANTIFICATION OF SERUM-FREE LIGHT CHAIN ANALYSIS: BINDING SITE VERSUS SIEMENS Dep. of Laboratory Medicine and Diagnostics, Policlinico Universitario A. Gemelli, Rome 2 Clinical Pathology, Regine Elena National Cancer Institute, IFO, Rome Immunoglobulin Free Light Chains (FLC) κ and λ are normally produced by B-Cells and can be found in the serum of healthy subjects. In patients with Monoclonal Gammopathies, FLC are overproduced by the neoplastic Plasma cell clone, and the International Myeloma Working Group (IMWG) recommend FLC measurement with Freelite™ (Human Kappa and Lambda Free Kits, The Binding Site, polyclonal antibody based assay) for the diagnosis, prognosis and monitoring of patients. Recently, another test was introduced for FLC measurement: N Latex (monoclonal antibody based assay, Siemens) Data available in the literature report major differences in their analytical performance and their clinical accuracy, and advise the use of the same method especially for patient monitoring. Our aim is to analyse the differences between the two methods, by comparing serum samples from 301 Multiple Myeloma patients. Samples were collected and stocked at -80 °C until analysis. Each sample was tested with both Freelite™ (The Binding Site) and N Latex FLC (Siemens Healthcare Diagnostics Ltd) assays, according to the manufacturers’ instructions. Each test was performed on the producer’s platform (BNTMII - Siemens and SPAplus - The Binding Site) in order to minimize discrepancies and to evaluate specificity and sensitivity separately. FLC κ/λ ratios were evaluated and compared as well. Inter and Intra batch variation analysis was performed in order to assess reproducibility. Controls were interchanged between analyzing platforms to test for differences in analyzing systems, the results were analyzed by BlandAltman curves, in order to evaluate comparability of the two techniques. As expected, MM samples results were discrepant and significant differences were observed among methods, confirming that the two tests are not clinically equivalent and should not be used interchangeably. When control samples were interchanged among the two platforms, the results were significantly diffrent, confirming discrepancies between both systems, and unreliable interchangeability among controls. Dispenzieri A, Kyle R, Merlini G, et al. International Myeloma Working Group guidelines for serum-free light chain analysis in multiple myeloma e related disorders. Leukemia 2009;23:215-24. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P067 ARE COMMERCIAL EXTRACTION DEVICES IN FAECAL CALPROTECTIN DETECTION INTERCHANGEABLE? R. Rizza, F. Corrente, C. Morlacchi, C. Zuppi, T. De Michele Laboratorio Analisi I, Policlinico Universitario A. Gemelli, Roma Background: The analysis of faecal calprotectin (FC) presents several problems related to the preanalytical phase. Since the different operators, extraction procedures, consistency of stools and their heterogeneity, we compared two commercial devices: Smart Prep Device (Roche) and EliA Calprotectin Extraction Device (Thermo Fisher). Methods: 100 routine samples for FC detection, were assessed by both devices according to the manufacturer’s instructions and detected by fluorescence enzyme immunoassay (FEIA) on Phadia 250 (Thermo Fisher Scientific). Using the recommended cut-off (50 mg/kg), the comparison of both devices was performed for the whole (0-3000 mg/kg), the negative (<50 mg/kg) and the positive (>50 mg/kg) ranges. For method comparison, Passing-Bablok regression analysis, Bland-Altman plots and Spearman’s correlation were performed. Results: Regression analysis for the whole range resulted in a proportional difference between both devices: slope 1.51 (95% CI from 1.19 to 1.91); intercept -7.71 (95% 2 CI from -13.7 to 2.86); R 0.89. For the negative range, there is no a linear relationship. However, a Spearman’s 2 correlation showed a R of 0.73. Regression results for the positive range confirmed a small proportional difference between the two devices: slope 1.50 (95% CI from 1.01 to 1.98); intercept of -35.46 (95% CI from -85.73 to 21.80), 2 with a R 0.88. Bland-Altman analysis for EliA vs Roche devices in the whole range showed a mean difference of 37.36 mg/kg (95% CI from -260.1 to 334.8 mg/kg). The mean difference in the negative range was 15.11 mg/kg (95% CI from -49.99 to 79.72 mg/kg), whereas the mean difference in the positive range was 75.06 mg/kg (95% CI from -400.9 to 551 mg/kg). Extraction of FC samples with EliA device in comparison with Roche device resulted in a qualitative discordance of 15% (15/100). 2/100 (2%) samples were positive with Roche and negative with EliA devices, whereas 13/100 (13%) samples were negative with Roche and positive with EliA devices. Conclusions: Since we observed differences between the two devices, in our laboratory we routinely use Roche device that assures a better standardization of extraction procedure. However, we need to correlate our data to clinical findings to evaluate each extraction method. P068 VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI ANALITICHE DELL’ANALIZZATORE HELENA BIOSCIENCES' V8® NELLA DETERMINAZIONE DI TRANSFERRINA CARBOIDRATO-CARENTE 1 1 1 2 S. Baggio , M. Marinova , C. Artusi , G. Antonelli , L. 1 1 2 Brugnolo , M. Zaninotto , M. Plebani 1 UOC Medicina di Laboratorio, Azienda OspedalieraUniversità degli Studi, Padova 2 Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Padova Introduzione: La determinazione di transferrina carboidrato-carente (CDT) svolge un ruolo fondamentale nella valutazione della glicosilazione della Transferrina (Tf). Le glicoforme CDT correlate (disialo- e asialo-Tf) aumentano in percentuale nel siero umano in seguito ad un inefficiente processo di glicosilazione causato da un consumo eccessivo e continuativo di alcool etilico. Attualmente, la CDT è il parametro cardine nella gestione dei disordini legati all’abuso alcolico cronico, sia per finalità cliniche, sia medico-legali. Recentemente è stato introdotto in commercio, Helena Biosciences' V8 E-class, un sistema automatico di elettroforesi multi-capillare per la separazione e la quantificazione della CDT. Obiettivi: Valutare le prestazioni analitiche dello strumento Helena Biosciences' V8 E-class nella determinazione della CDT e confrontare i risultati con quelli ottenuti dal metodo attualmente in uso nella routine . Materiali e metodi: Per la valutazione dell’imprecisione sono stati utilizzati quattro materiali di CQI disponibili in commercio e due pool di sieri a differenti concentrazioni di CDT (1.2% - 3.7%). Il confronto fra i metodi è stato eseguito analizzando contemporaneamente con Helena Biosciences' V8 E-class e con HPLC Bio-Rad Ready-Prep CDT, campioni di siero da 133 soggetti scelti casualmente di età compresa tra 18-68 anni I risultati sono stati elaborati statisticamente con Analyse-it Software (Ltd, Leeds, UK). Risultati: I risultati ottenuti dalle prove di imprecisione tra le serie secondo il protocollo CLSI EP5-A2 ridotto (n=10), mostrano un CV max < 11.2%. I due metodi, messi a confronto attraverso la regressione lineare e l’analisi di Bland-Altman, presentano un’ottima correlazione (r=0.970), CDT [V8 capillary electrophoresis]= 0.84 x CDT [HPLC] + 0.03 e un bias di -0.03 mmol/mol (-0.4 a-0.22, 95% CI), statisticamente significativo. L’accuratezza valutata mediante la partecipazione alla VEQ è tra -5.8% e +1.2% in confronto al gruppo omogeneo. Conclusioni: Le prestazioni analitiche, sia in termini di imprecisione che correlazione con il metodo di riferimento, sono risultate molto soddisfacenti. La facilità d’uso, la robustezza e la produttività oraria attestano la possibile applicazione nella diagnostica clinica di laboratorio. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 463 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P069 QUANTIFICAZIONE DEGLI AMMINOACIDI AROMATICI FENILALANINA, TRIPTOFANO E TIROSINA IN PLASMA MEDIANTE ELETTROFORESI CAPILLARE UV DETECTION 1 1 1 M. Forteschi , S. Assaretti , D. Cambedda , M.A. 1 1 1 3 1 Pinna , D. Caddeo , S. Ena , F. Sanciu , A. Zinellu , C. 1 Carru 1 Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Sassari 2 Servizio Controllo di Qualità, Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari 3 Laboratorio di Immunometria, Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari La fenilalanina (PHE), il triptofano (TRP) e la tirosina (TYR) sono amminoacidi aromatici (AAA) con importanti funzioni fisiologiche. Alterazioni nelle concentrazioni plasmatiche degli AAA possono essere riscontrate in diverse patologie. Pazienti nefropatici, ad esempio, possono mostrare livelli ridotti di TYR con valori normali o leggermente aumentati di PHE, con conseguente riduzione del rapporto TYR/PHE. In generale la misurazione degli AAA è considerato uno strumento valido per lo studio delle patologie legate al sistema renale ed epatico. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di sviluppare un metodo per la quantificazione simultanea PHE TYR e TRP nel plasma mediante elettroforesi capillare (EC) UV detection. L’analisi veniva condotta in un capillare uncoated di silice fusa (50 µm I.D. x 85 cm di lunghezza) in presenza di TRIS fosfato 80 mmol/L a pH 1.4 come BGE, ad un voltaggio di 30 KV e ad una temperatura di 25°C La fase preanalitica prevedeva la diluizione di 50 µl di plasma con 50 µl di H2O, la successiva aggiunta di 20 µl metiltriptofano (200µmol/L) come standard interno, e quindi la deproteinizzazione con 25µl di SSA (15% ). Dopo la centrifugazione il surnatante veniva direttamente caricato in EC. L’applicabilità del metodo è stata testata misurando il livello degli AAA in 30 pazienti con CKD sia a livello basale sia dopo trattamento con simvastatin/ ezetimibe. Sono state rilevate differenze significative nei livelli di TRP plasmatico, ed un trend positivo del rapporto TYR/ PHE durante il trattamento con ipolipidemizzante con simvastatin/ezetimibe. In conclusione il metodo sviluppato offre caratteristiche di sensibilità e riproducibilità tali da renderlo indicato all’applicazione su larga scala sia in ambito clinico che di ricerca biomedica. 464 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P070 QUANTIFICAZIONE DI KYNURENINA E TRIPTOFANO IN PLASMA MEDIANTE ELETTROFORESI CAPILLARE 1 1 1 1 D. Arru , B. Scanu , E. Pisanu , M. Sanna , F. 1 1 3 1 2 Chiscuzzu , G. Pira , L. Puddu , A. Zinellu , C. Carru 1 Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Sassari 2 Servizio Controllo di Qualità, Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari 3 Laboratorio di Chimica Clinica, Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari Scopo del lavoro: Il Triptofano (Trp) è un aminoacido essenziale importante per la sintesi delle proteine e come precursore di diverse sostanze biologicamente attive quali la serotonina. La degradazione del Trp avviene nel fegato, nei reni e nel cervello attraverso tre vie cataboliche: via della chinurenina (Kyn), via della triptamina e via della 5-idrossitriptamina. Tra queste la via della Kyn è quella maggiormente attiva. Una diminuzione dei livelli sierici di Trp, con concomitante aumento dei livelli di Kyn è correlato a diverse patologie associate all’attivazione della risposta immunitaria cellulo-mediata. In questo lavoro abbiamo sviluppato la prima metodica in elettroforesi capillare (CE) per la misurazione simultanea di Kyn e Trp in campioni di plasma. Materiali e metodi: I campioni di sangue sono stati prelevati in provette con EDTA e immediatamente centrifugati. A 100 µL di plasma venivano aggiunti 50 µL di metiltriptofano (mTrp) come standard interno e 1 mL di acetonitrile per eliminare le proteine. Dopo centrifugazione 1 mL di surnatante veniva essiccato ed il residuo veniva risospeso in 100 µL di acqua ed iniettato in CE. Risultati: La separazione di Kyn, Trp e mTrp può essere effettuata in tampone sodio fosfato a pH 10 in cui i due analiti risultano carichi negativamente. Tuttavia nel plasma esistono contaminanti che, in queste condizioni, si sovrappongono alla Kyn. Per questo motivo si è deciso di provare la separazione degli analiti a valori di pH acidi nei quali gli analiti si mostrano carichi positivamente. Al fine di ottimizzare la separazione elettroforetica sono stati eseguiti degli esperimenti preliminari sul tipo, sulla concentrazione e sul pH del tampone di corsa. In ultima analisi le condizioni ideali per la separazione prevedono l’utilizzo di un capillare “uncoated” di silce fusa (75 µm ID e 30 cm di lunghezza) e l’impiego di un tampone bis-trispropano fosfato 100 mmol/L a pH 2,15, un voltaggio di 12 kV ed una temperatura di 20°C. In queste condizioni gli analiti venivano separati alla base in meno di 9 minuti. Conclusioni: I tempi ridotti, sia della fase preanalitica che analitica, la buona sensibilità e i bassi costi rendono questo metodo particolarmente adatto per l’applicazione su larga scala sia in ambito clinico che di ricerca biomedica. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P071 VALUTAZIONE DI SENSIBILITA' E SPECIFICITA' DELLE METODICHE 'FILMARRAY' E RT-PCR MEDIANTE IMPIEGO DI CEPPI DI RIFERIMENTO NTCP E ATCC Z. Napoli, M. Donati, A. Cafissi , C. Sebastiani, M. Niccolai, R. Lari , L. Bianchi Lab. Analisi Chimico-Cliniche e Microbiologiche, Osp. S. Jacopo, Pistoia Introduzione: Nel management della meningite batterica la metodica Real-Time (RT) PCR aumenta l'efficacia diagnostica rispetto ad esami batteriologici quali batterioscopico Gram (BG), colturale (EC), emocoltura (EM) ed estrazione degli antigeni solubiliEA). Obiettivi: Scopo di questo studio è stato valutare: 1) la sensibilità della tecnologia FilmArray (TFA) verso la RTPCR, il loro valori predittivi positivo (VPP) e negativo (VPN) e l’efficacia nella gestione della meningite in urgenza. Metodi: La sensibilità della TFA (Biofire, DID) e della RT-PCR (EusepScreen, Eurospital) è stata valutata con l'impiego di ceppi di riferimento quantitativi (NTCP) e qualitativi (ATCC) ed espressa come copie/µl o ciclo soglia (Ct). I liquor risultati positivi (LP) in RT-PCR (22/210) sono stati ritestati con la TFA. Risultati: Per L.monocytogenes (LM), E.coli (EC), N.meningitidis (NM), S.pneumoniae (SP), H.influenzae (HI) e S.agalactiae (SA) la sensibilità rilevata è stata di 0.5-5copie/µl (range Ct: 36-39) e 50-500copie/µl (range Ct: 30-33) per RT-PCR e TFA rispettivamente. Tutti i liquor negativi alla RT-PCR sono risultati negativi a BG, EA, esame colturale(EC) ed emocoltura(EM). Per RTPCR il VPN rilevato è del 100% per i patogeni rilevati. Gli LP presentavano glucorrachia <45 mg/dL e globuli bianchi (WBC) >100/µl (neutrofili >60%). EA e BG sono risultati positivi rispettivamente nel 33% (5/15) e 55% (12/22) dei casi. Il 67% (6/9), 57% (4/7), 67% (2/3) e 33% (1/3) dei LP rispettivamente per SP, LM, EC e HI sono stati riconfermati con la tecnologia FilmArray con una sensibilità del 60% rispetto alla RT-PCR. I liquor discordanti (40%) presentavano un Ct>31 ed EA, BG, EC ed EM erano negativi nel 78% (7/9)dei casi. Conclusioni: 1) la glucorrachia e la differenziazione fra elementi mono o polinucleati hanno alto VPP di infezione batterica; 2) La RT-PCR è la metodica più sensibile per la gestione delle meningiti batteriche ma ha il limite del ridotto numero di patogeni rilevati; 3) la metodica TFA mostra una buona concordanza con la RT-PCR anche se quest'ultima ha sensibilità e VPN più elevati; 4) la TFA ha sensibilità più elevata rispetto a BG ed ES e la facilità di allestimento del test (2 min tempo operatore) e il suo TAT di 1 h la rendono una tecnica efficace nella gestione del liquor in urgenza. P072 ALBUMINA SIERICA E URINARIA: CONFRONTO TRA DUE METODI M. Lorubbio, S. Rapi , B. Salvadori , F. Morandini , V. Sbolci , D. Borgi , G. Salerno, F. Daniele , F. Angiolini , G. Marrani , A. Ognibene Laboratorio Generale, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze Introduzione: Le attuali evidenze scientifiche disponibili attribuiscono alla misura dell’albumina sierica e urinaria un ruolo clinico importantissimo per la valutazione prognostica di molteplici patologie. La presenza dell’albumina nelle urine è utilizzata non solo per monitorare la perdita della funzionalità renale, ma anche come potenziale marker di rischio cardiovascolare e di disfunzione endoteliale. Di seguito riportiamo il confronto di 2 metodiche strumentali attraverso il dosaggio dell’albumina sierica e urinaria. Materiali e metodi: I dosaggi dell'albumina sierica in 112 pazienti (71F - 41 M) e dell'albumina urinaria in 224 pazienti (102 F-122 M) sono stati eseguiti con metodi nefelometrici su Immage 800 (Beckman Coulter) e su Dimension Vista® (Siemens). E’ stata dosata anche la creatinina urinaria per il calcolo dell’ACR (Albumin Creatinine Ratio) rapporto albumina urinaria (mg/L) e creatinina urinaria (g/L). Le differenze sono state analizzate utilizzando il metodo di Bland Altman e la regressione lineare di Passing e Bablok. Risultati: La regressione lineare mostra una correlazione di r=0,99 e r=0,98 per l'albumina sierica quella urinaria rispettivamente. Le analisi statistiche di confronto per l’albumina urinaria sono state eseguite su 167/222 campioni i rimanenti 55/222 sono risultati sotto la soglia di sensibilità dei metodi. All’analisi Bland Altman è stata dimostrata una costante sovrastima dei risultati ottenuti su Dimension Vista® di circa il 20%. Dei 55 campioni sotto la linearità dei metodi 21/55 erano concordanti 34/55 discordanti. Conclusioni: Per l’albumina sierica i metodi studiati mostrano una buona performance anailitica. Per la determinazione dell’albumina urinaria la discordanza in circa il 15% dei casi dimostra, al di là dell’estrema variabilità biologica dell’analita e del campione biologico ai quali si aggiunge la diversa sensibilità dei metodi, quanto sia necessario un programma di standardizzazione di questo dosaggio. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 465 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P073 IL CONTEGGIO DEI GLOBULI BIANCHI NEL LIQUIDO CEFALORACHIDIANO IN UN LABORATORIO D'URGENZA: CONFRONTO TRA CONTA AUTOMATICA SU SYSMEX XE-2100 E ANALISI MICROSCOPICA 1 1 1 2 M.G. Alessio , L. Paterna , V. Rizza , B. Trezzi , F. 1 Lavarda 1 Lab. di Chimica Clinica e di Ematologia A.O.Osp.San Carlo Borromeo, Milano 2 U.O. di Nefrologia e Dialisi A.O.Osp.San Carlo Borromeo, Milano Introduzione e scopo: Nei pazienti con disordini neurologici infiammatori acuti è richiesta tra le misure urgenti la conta dei globuli bianchi (WBC) nel liquor (LCR). Il conteggio al microscopio ottico (MO) possiede scarse performance metodologiche in quanto soggetto a variabilità analitica e richiede esperienza da parte dell’operatore. Scopo del nostro lavoro è stato valutare le caratteristiche del sistema Sysmex XE-2100 in alternativa all’analisi microscopica. Metodi: Su 72 campioni di LCR è stato eseguito il conteggio dei WBC in automazione su Sysmex XE-2100 e al MO in camera di Nageotte. L’analisi statistica è stata eseguita con il programma MedCalc. Risultati: La mediana dei valori ottenuti al MO è 5 WBC/µL (5 percentile: 0; 95 percentile: 1910). Il conteggio WBCDiff è stato confrontato con il metodo MO e, considerando il cut-off di 5 WBC/µL, ha evidenziato 7 falsi positivi (17%), viceversa prendendo come riferimento lo strumento usando lo stesso cut-off il conteggio al M.O. non ha evidenziato nessun falso negativo. La retta di regressione secondo Passing-Bablok di 54 campioni con valori inferiori a 50 WBC/µL è la seguente: MO=0+0.78XE-2100. Il test di Wilcoxon per dati appaiati ha evidenziato una p=0.0054. Conclusioni: Come atteso i due metodi di conteggio dei globuli bianchi nel liquor presentano delle differenze statisticamente significative come evidenziato dal test di Wilcoxon. La retta di regressione rileva una sovrastima del 22% da parte del sistema XE-2100. L’analisi della concordanza per un valore strumentale di 5 WBC/µL ha dimostrato che non ci sono falsi negativi. Dai dati raccolti è verosimile affermare che l’utilizzo del conteggio strumentale dei globuli bianchi del liquor è praticabile con valori strumentali ≤ a 5 WBC/µL, al di sopra di tali valori è opportuno il controllo microscopico. Dobbiamo però aggiungere che XE-2100 possiede una buona affidabilità metodologica, minor impegno di risorse e soprattutto validi suggerimenti strumentali per l’analisi morfologica. Infatti in campioni con WBC>20/µL abbiamo trovato una perfetta concordanza nella differenziazione degli elementi. E’ tuttavia sempre necessaria una valutazione microscopica per casi con scattergram anomali e/o allarmi strumentali. Seehusen DA, Reeves MM, Fomin DA. Cerebrospinal fluid analysis. Am Fam Physician 2003;68:1103-8. 466 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P074 DOSAGGIO DELLA PROCALCITONINA: CONFRONTO TRA METODI R. Panella, B. Rampoldi, E. Perfetti, S. Mazza, A. Pettinato, P. Giubbilini, R. Rigolini, E. Costa Servizio di Medicina di Laboratorio, I.R.C.C.S. Policlinico San Donato, San Donato Milanese (MI) Introduzione e scopo: La procalcitonina (PCT) è una proteina costituita da 116 aminoacidi (14kDa) generata mediante proteolisi intracellulare di un precursore peptidico, la pre-procalcitonina. È prodotta selettivamente in presenza di infezioni batteriche sistemiche, di sepsi e di shock settico; non compare in presenza di infezioni virali, di infezioni batteriche localizzate, di patologie autoimmuni e disordini allergici. La PCT può essere usata per la diagnosi differenziale di sepsi e per il monitoraggio di pazienti in terapia antimicrobica (1). Scopo di questo lavoro è confrontare i dosaggi di PCT effettuati con il test Elecsys BRAHMS PCT su Cobas e601 Roche Diagnostics e con il test Vidas BRAMHS PCT su Vidas Biomérieux. Materiali e metodi: Sono stati arruolati 71 soggetti con sospetta sepsi ricoverati in vari reparti dell’IRCCS Policlinico San Donato ai quali è stato effettuato il dosaggio della PCT con strumentazione Roche e Biomérieux. Il test eseguito su Cobas è un saggio in elettrochemiluminescenza(ECLIA) mentre il test eseguito su Vidas usa la tecnica ELFA (Enzyme Linked Fluorescent Assay). L’analisi statistica è stata effettuata mediante il test di Wilcoxon-Mann-Whitney che valuta la differenza tra le medie, il calcolo del coefficiente di correlazione di Pearson ed il test di Bland-Altman. Risultati. La differenza tra le medie dei due gruppi (media±errore standard) (3,29 ng/mL ± 1,42 per PCT Vidas vs 2,5 ng/mL±1,04 per PCT Cobas; p=0,73) non è statisticamente significativa. Il coefficiente di correlazione è risultato di 0,998 (IC95%=0,996-0,998 e p <0,0001) e mostra un’ottima correlazione tra i due metodi considerati. L’analisi di Bland-Altman evidenzia una buona correlazione con un bias di 0,79 (IC 95% da -5,65 a 7,23). L’imprecisione nella serie, valutata su un pool di sieri dosato sia con Vidas che con Cobas, ha mostrato sempre un CV <10%. Conclusioni: L’analisi statistica mostra un’ottima correlazione tra le due metodiche. La scelta tra i saggi può basarsi sul modello organizzativo di ciascun laboratorio; in particolare la metodica su Cobas consente l’utilizzo di un volume inferiore di siero, caratteristica non trascurabile vista l’importanza del dosaggio della PCT in età pediatrica. 1. Pezzati P, Balboni F, Piazzini T, et al. Biochim Clin 2013;37:15-22. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P075 COMPARISON OF FULLY AUTOMATED CAPILLARYS WITH AGAROSE GEL ELECTROPHORESIS FOR THE IDENTIFICATION AND CHARACTERIZATION OF MONOCLONAL IMMUNOGLOBULINS 1 2 3 V. Sargentini , M. Berretti , M. D'Alessandro , A. 4 1 Angeloni , A. Bachetoni 1 Lab. di Patologia Clinica, Dip. di Medicina Sperimentale, Sapienza Università di Roma 2 Interlab srl, Roma 3 Lab. di Patologia Clinica, Dip. di Chirurgia, Sapienza Università di Roma 4 Dip. di Medicina Molecolare, Sapienza Università di Roma Introduction: In clinical chemistry laboratories, serum protein electrophoresis is usually performed using the “gold standard” agarose gel as a migration support (AGE). Within the last decade, capillary electrophoresis (CE) has been adapted for use in clinical laboratories for its advantages like rapid separation and automation. Recently a fully automated AGE technique has been developed and the real innovation is the availability of immunofixation electrophoresis (IFE) kits designed for use with the automated instruments. This study compare interindividual interpretations of the CE with the new AGE with respect to sensitivity and specificity, also considering ease of use, rapidity and costs. Methods: Patients admitted to the Surgical Units of Policlinico Umberto I were recruited independently from their history of multiple myeloma. 196 serum specimens sent to the laboratory for the routine serum protein electrophoresis has been analyzed. All the sera were analyzed on the CE Capillarys 2® (Sebia, France) and, consequently, on the Agarose Gel Easy Interlab G26 electrophoresis (Interlab, Italy). The biologist interpreting AGE results had no knowledge of the CE data, and when observed a monoclonal immunoglobulin, went on with IFE analysis, on the same fully automated platform to confirm the monoclonal band and to identify the type of paraprotein. Results: The performance characteristics of AGE and CE were determined by comparing each with IFE. The sensitivity of AGE in detecting monoclonal immunoglobulins was 100%, higher than that for CE (60%). In particular it has been observed that half of the 40% false negative specimens, resulted from CE, were post gamma proteins (25%) or IgM paraproteins (25%). The specificity of the two methods was comparable: 100% and 98% for AGE and CE respectively. Conclusion: This study is the first evaluation of two systems that combine the advantages of full automation quickness, easy to use, bar code traceability and costs with high analytical performances. Our data confirm the fully automated AGE technique as a suitable routine alternative to CE for serum protein analysis in clinical practice, also considering the usefulness of the automated IFE availability. McCudden CR, et al. Am J Clin Pathol 2008. P076 MEASUREMENT OF 25-HYDROXYVITAMIN D BY A NOVEL SANDWICH IMMUNOASSAY METHOD C. Autilio, G. Canu, C. Zuppi, C. Carrozza Department of Diagnostic and Laboratory Medicine, “A.Gemelli” Hospital, Catholic University, School of Medicine, Rome, Italy Introduction: Vitamin D plays an important role in bone metabolism and its insufficiency has been associated with increased risk and progression of several diseases, including rickets in children, osteomalacia, cancer and diabetes. There are two basic methods for measuring serum vitamin D: immunoassays and chromotography. In our study we compared a new chemiluminescence sandwich immunoassay (FUJIREBIO 25-OH vitamin D kit on LUMIPULSE® G1200) with DiaSorin 25-OHD competitive immunoassay on Liaison® XL. Materials and methods: We selected 240 serum samples from outpatients (age 18 to 79 years old) sent to the laboratory for routine 25-OHD testing on Liaison® XL instrument. Serum samples represented a range of 25OHD levels (deficient, insufficient, sufficient and potential toxicity levels), as defined by Endocrine Society Clinical Pratice Guidelines: <19.9 ng/mL (24 samples), 20-29.9 ng/mL (130 samples), 30-100 ng/mL (84 samples), >100 ng/mL (2 samples). For statistical analysis we combined values of deficient and insufficient levels in a single group (154 samples). All samples were tested in one week using a single lot of 25-OHD reagents. Controls were run at the beginning of each analytical run. Results: The statistical analysis showed a good correlation between the two methods. Regression coefficient (R) was 0.849 for samples ≤29.9 ng/mL and 0.819 for the range between 30-100 ng/mL. Passing Bablok equation [y= (bias slope)x + bias intercept] and means [Mean ± SD Liaison/ Mean ± SD Lumipulse] are shown below: -(≤29.9 ng/mL): y = 1.17(95% CI, from 1.085 to 1.280)x -1.85(95% CI, from -4.24 to -0.02); mean 22.8 ± 5.4/ 24.5 ± 6.13. -(30-100 ng/mL): y = 1.29(95% CI, from 1.06 to 1.56)x -9.02(95% CI, from -18.67 to -1.11); mean 37.1 ± 8.7/37.9 ± 9.8. The concordance of the two methods (percentage of data which belong to the same reference range) was 87% in the insufficient range and 92% in the normal range. The two toxicity samples were also concordant. Conclusions: In all ranges evaluated methods comparison shows a good correlation between the two immunoassay methods and a reliable clinical performance. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 467 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P077 VALUTAZIONE DELL'AFFIDABILITÀ DELLE DILUIZIONI NEL DOSAGGIO DELLA TROPONINA I CARDIACA ACCUTNI+3 BECKMAN COULTER CON VALORI SUPERIORI AL VALORE PIU’ ALTO DELLA CURVA DI CALIBRAZIONE S. Storti, M.S. Parri, S. Cau, D. Chicchi , E. Battipaglia, A. Baroni, N. Botto, S. Vittorini, M.G. Colombo, A. Clerico 1 1 2 Sclavo Diagnostics International SRL, Sovicille (SI) Dasit Group, Cornaredo (MI) 3 Lab. Clinica ed Ematologia, Osp. San Bortolo ULSS6, Vicenza 2 Il dosaggio immunometrico della troponina I cardiaca (cTnI) AccuTnI+3 Beckman Coulter è un sistema “sandwich” in chemiluminescenza che utilizza come fase legante particelle paramagnetiche. La ditta commercializza due differenti kit dedicati alle piattaforme DXI800 e Access2, raccomandando di non diluire campioni con valori di cTnI maggiori di 80 ng/mL per il sistema DXI800 e 100 ng/mL per Access2, che rappresentano i valori più alti della calibrazione, ma di refertare i valori come maggiori del cut-off indicato (80 o 100 ng/mL a seconda del sistema). Tale raccomandazione di fatto impedisce uno studio cinetico completo dei valori di cTnI dopo infarto acuto del miocardio (IMA) STEMI, dopo angioplastica per IMA NO-STEMI o dopo interventi di bybass aortocoronarico, settings clinici in cui è importante valutare il picco massimo della cTnI che è correlato con l’area di necrosi, a sua volta importante predittore di rischio di mortalità a breve-medio termine e di scompenso cardiaco. Scopo del nostro studio è stato verificare se le diluizioni di campioni con valori al di sopra del cut-off indicato dalla ditta forniscano un’affidabile valutazione della cinetica della cTnI. Materiali e metodi: Diluizioni seriali fino a 1:256 con soluzione fisiologica di 2 campioni con valori di cTnI fra 300 e 400 ng/mL e di 3 campioni tra 5 e 10 ng/mL sono state analizzate in parallelo su strumentazione Access 2 e DXI800. Per campioni a concentrazione alta di cTnI è stato ottenuto un CV medio di 7.9% su DXI800 e 7.0% su Access2, mentre per i campioni con concentrazioni inferiori d cTnI il CV medio è stato del 5.8% per DXI800 e 6.3% per Access2. E’ stata sempre ottenuta un’ottima risposta al test di diluizione su entrambe le piattaforme, 2 con R compreso fra 0.997 e 0.999. Un campione con alta concentrazione di cTnI (circa 350 ng/mL) è stato serialmente diluito con un siero a concentrazione di cTnI 2 < 0.02 ng/mL, ottenendo una eccellente correlazione (R = 0.999), con CV% di 9.9 per DXI800 e 8.8 per Access2. Conclusioni: I nostri dati indicano che la diluizione di campioni con concentrazione di cTnI>76 ng/mL per DXI800 e >104 ng/mL per Access2, che rappresentano per di due sistemi i valori più alti della curva di calibrazione usata nelle nostre prove, fornisce una stima affidabile della concentrazione di cTnI. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 1 A. Calabrò , B. Daviddi , T. Maggi , C. Ottomano , D. 3 1 Giavarina , C. Musitelli 1 Fondazione Toscana G. Monasterio, Massa, Pisa, Italia 468 P078 GLI INDICI DI SIERO DA AUSILIO OPERATIVO A CRITERIO DISCRIMINANTE PER I MODERNI ANALIZZATORI Scopo di questo progetto è l'implementazione e la validazione della procedura automatica per il monitoraggio degli Indici di Siero sull'analizzatore DIRUI CS1200, prodotto dalla DIRUI Industrial Co.,Lt e distribuito in Italia dalla DASIT SPA. Nel corso del lavoro abbiamo misurato gli Indici di Siero in modo quantitativo in Unità Arbitrarie e, considerandoli come normali substrati, abbiamo applicato gli stessi protocolli internazionali impiegati normalmente. Abbiamo misurato la sensibilità analitica, la precisione e correlato i tre indici con le concentrazioni della Bilirubina, della Emoglobina e dei Trigliceridi dei campioni. Gli Indici DIRUI si sono dimostrati pratici, funzionali, sensibili (LOD (UA) Icte=0.09, Heme=3.3, Lipe=1.2) e precisi (CV(%) Icte=1.7, Heme=2.0, Lipe=3.3). Abbiamo verificato l'assenza di interferenze reciproche. Le correlazioni con la Bilirubina (n=117, r=0.99, y=0.944x-0.509) e con l'Emoglobina (n=115, r=0.90, y=2.57x-6.77) hanno palesato un’ottima corrispondenza. Critica invece, come ci aspettavamo, quella con i Trigliceridi (n=120, r=0.54, y=0.32x+7.24). La mancanza di una scala di un riferimento per l'indice Lipe rende difficile verificarne l'attendibilità. Ma l'affidabilità della tecnica impiegata, turbidimetria, e l'ottima corrispondenza trovata con l'esame visuale dimostrano la validità della soluzione proposta. Il confronto DIRUI/Vista, condotto utilizzando una scala semiquantitativa, ha evidenziato una buona concordanza per gli indici Icte(3 discordanze su 63 campioni) e Heme(3 su 63). Il successivo dosaggio della BLT e dell'Hb ha confermato i risultati DIRUI. L'indice Lipe ha mostrato un numero maggiore di discordanze (14 su 63), 11 in classe 1L e tre campioni positivi al Vista (2 e 3L) ma negativi al DIRUI e limpidi all'esame visuale. Il problema è imputabile all'utilizzo dell'acqua come diluente da parte del Vista invece della fisiologica utilizzata dagli altri sistemi. La forza ionica di quest'ultima inibisce infatti i fenomeni di precipitazione di natura proteica Il confronto DIRUI/ESAME VISUALE su 120 campioni, nonostante la forte soggettività di questa ultima procedura, ha mostrato una buona concordanza per tutti gli indici. Lippi G, Giavarina D, Gelati M, et al. Clin Chim Acta 2014;429:143-6. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P079 VALUTAZIONE DI UNO STRUMENTO POCT PER LA DETERMINAZIONE DELL’EMOGLOBINA GLICATA IN PRESENZA DI VARIANTE EMOGLOBINICA DI TIPO S 1 1 1 2 C. Artusi , M. Marinova , L. Brugnolo , G. Antonelli , M. 1 2 Zaninotto , M. Plebani 1 UOC Medicina di Laboratorio, Azienda OspedalieraUniversità degli Studi di Padova 2 Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Padova Introduzione: la misura dell’emoglobina glicata, parametro biochimico d’elezione per il monitoraggio dello stato glicemico a lungo termine nei pazienti diabetici, è stata recentemente raccomandata come ulteriore strumento per la diagnosi di diabete. Pertanto, è necessario garantire che la precisione e l'accuratezza dei metodi di misurazione siano adeguati . L’analizzatore B-analyst è uno strumento POCT basato sulla tecnologia µ-TAS (Micro Total Analysis System) in grado di analizzare l’emoglobina glicata. Il campione di sangue intero viene inserito in un chip ed analizzato con metodo immunoturbidimetrico mediante agglutinazione al lattice con anticorpi monoclonali. Il tempo di misurazione per campione è di 7’30”. È noto come la presenza di varianti emoglobiniche possa interferire nella determinazione dell’emoglobina glicata. L’emoglobina S rappresenta l’emoglobina principale negli individui affetti da anemia falciforme, ed è la variante più diffusa nella popolazione afferente al nostro servizio. Scopo dello studio: valutare le prestazioni analitiche dell’analizzatore B-analyst per la misurazione dell’emoglobina glicata in presenza della variante emoglobinica di tipo S. Materiali e metodi: sono stati raccolti 45 campioni di sangue di pazienti afferenti all’UOC Medicina di Laboratorio con richiesta di HbA1c che presentavano una variante emoglobinica di tipo S (confermata con il test di sickling). I campioni sono stati analizzati con Banalyst S1 (A. Menarini Diagnostics) e confrontati con Adams HA8160 (A. Menarini Diagnostics), strumento HPLC utilizzato nella routine. Risultati: i due sistemi diagnostici sono stati messi a confronto attraverso la correlazione di Pearson, la regressione di Passing Bablok e l’analisi di BlandAltman. Essi presentano un’ottima correlazione (y=1.00x, r=0.994) e un bias non significativo (bias: 0.0; 95%IC: -0.6 a 0.6). Conclusioni: la correlazione con il metodo HPLC di confronto è risultata ottima. La semplicità d’uso, la robustezza e l’elevata accuratezza attestano la possibile applicazione come strumento POCT nel monitoraggio del paziente diabetico anche in presenza di varianti emoglobiniche di tipo S. P080 VALUTAZIONE DEL DOSAGGIO DEL 5FLUOROURACILE: L'INFLUENZA DELLA FASE PREANALITICA V. Pecoraro, R.M. Russo, S. Granata Lab Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia – S.S. di Biochimica Clinica, A.O. Niguarda Ca’Granda, Milano Background: Il 5-fluorouracile(5FU) è un farmaco antitumorale utilizzato per il trattamento di tumori solidi tra cui quelli del tratto gastro-intestinale. La disponibilità del 5FU nelle cellule dipende dal suo catabolismo ad opera dell’enzima diidropiridina deidrogenasi. Il 5FU viene somministrato come bolo endovenoso, la sua emivita nel plasma è di 10 minuti. Molti studi hanno indagato la concentrazione del 5FU nel monitoraggio terapeutico di 1 pazienti oncologici. Obiettivo:Implementare una nuova metodica di immunodosaggio per la determinazione plasmatica del 5FU e valutare l’influenza della raccolta del campione. Metodi: Il protocollo sperimentale prevede il dosaggio con metodo immunochimico (Saldax) su Cobas 8000 (Roche). Sono stati raccolti campioni di plasma in EDTA, ed è stata definita una rigorosa procedura di raccolta e conservazione dei campioni, nonché di raccolta dati. È stata valutata la precisione del metodo e calcolato il valore di AUC. Risultati: Sono stati arruolati 10 pazienti con tumore del colon retto, sottoposti a protocollo chemioterapico Folfox o De Gramat. Entrambi prevedono 3 cicli di infusioni continue, ogni ciclo di 44 ore di infusione del farmaco. In 7 pazienti (80%) si è riscontrato un aumento dei livelli di 5FU ad ogni ciclo ai quali corrisponde anche un aumento dei livelli di AUC. Quando non è stata rispettata la corretta procedura di raccolta, si sono rilevati livelli di 5FU e di AUC non valutabili (3 pazienti). La concentrazione media del 5FU è di 206,3 mg/L (SD=57,6). La variabilità biologica intra-individuale è di 30%, mentre il CV inter-individuale è di 27%. CV intra-individuale è maggiore tra la prima e la seconda infusione. I valori di AUC vanno da 4,2 della prima infusione a 16,1 nella terza infusione. Nessun paziente ha riportato gravi segni di tossicità (p <0.001). Conclusioni: Il dosaggio immunometrico è un metodo veloce e preciso per la determinazione plasmatica del 5FU. La fase critica è quella pre-analitica, infatti il risultato è influenzato dalla modalità di raccolta del campione. I valori di AUC <30 mg/Lxh sono associati ad una minore tossicità, questo consente di poter adottare un miglior regime chemioterapico specifico per il paziente. 1. Sorrentino MF, Kim J, Foderaro AE, et al. 5-fluorouracil induced cardiotoxicity: Review of the literature. Cardiol J 2012;19:453-8. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 469 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P081 VALUTAZIONE DELL’ATTENDIBILITÀ DEGLI INDICI LIQUORALI IN CASI DI DUBBIA INTERPRETAZIONE DI BANDE OLIGOCLONALI IN ISOELETTROFOCUSING M.T. Dell'Abate, A. Giannace, C. Zuppi, T. De Michele Laboratorio Analisi I, Policlinico Universitario A. Gemelli, Roma Introduzione: Molte malattie del sistema nervoso centrale sono associate ad un aumento della concentrazione delle proteine nel liquor. La diagnostica liquorale prevede il dosaggio nefelometrico, nel liquor e nel siero, di albumina ed immunoglobuline IgG per la valutazione dello stato della barriera emato-liquorale, ed il calcolo di indici che rappresentano l’espressione quantitativa di sintesi intratecale di IgG. Solo l’isoelettrofocusing permette di avere un’espressione qualitativa di sintesi intratecale di IgG con una sensibilità del 95%. Scopo del lavoro è di valutare, in casi di dubbia interpretazione del tracciato ottenuto in isoelettrofocusing, i dati di sintesi intratecale calcolati con gli indici al fine di ottimizzare la metodica. Materiali e metodi: Lo studio ha riguardato 100 pazienti positivi per bande oligoclonali analizzate con sistema isoelettrofocusing (HYDRASYS Focusing, SEBIA) e confermate da reperti radiodiagnostici. Di questi è stata effettuata una selezione di 74/100 pazienti con danno di barriera negativo e, per ciascun caso, sono stati, poi, calcolati gli indici liquorali con sistema Protis rev 1.0.0 previo dosaggio delle proteine mediante strumento Siemens BN II. Sono stati, analogamente, studiati, 22 soggetti con “alterazioni borderline” nei tracciati. Risultati: Dai dati è emerso che nei casi di dubbia interpretazione dei tracciati, gli indici non forniscono informazioni utili per una migliore interpretazione dei risultati ottenuti in isoelettrofocusing. Inoltre, in 23/74 casi di pazienti con un pattern positivo per bande oligoclonali, gli indici liquorali risultano negativi. Conclusioni: Questa discussione vuole essere solo un lavoro preliminare ad un’analisi più ampia di casi con il fine di operare una ulteriore sintesi critica circa l’interpretazione e la correlazione dei dati disponibili nella diagnostica liquorale. Deisenhammer F, Bartos A, Egg R, et al. Guidelines on routine cerebrospinal fluid analysis. Report from an EFNS task force. Eur J Neurol 2006;13:913-22. 470 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P082 DOSAGGIO PROCALCITONINA: CONFRONTO TRA DUE METODI AUTOMATIZZATI M. Brugia, V. Viola, F. Balducci, M. Piaggesi, M. Tocchini Lab. di Biochimica Clinica e Microbiologia, Azienda Ospedali Riuniti Ancona Premesse e scopo dello studio: La diagnosi precoce e l’adeguata terapia della sepsi costituiscono una sfida quotidiana per i reparti di pronto soccorso e per le unità di terapia intensiva (1). Evidenze scientifiche hanno dimostrato che la procalcitonina (PCT ) è un marker molto utile oltre che nelle sepsi anche nella diagnosi differenziale tra infezioni fungine e batteriche, nel prevedere le complicanze dopo intervento chirurgico di bypass aorto-coronarico e nelle infezioni pediatriche e neonatali (3-4). Lo scopo dello studio è di valutare le performance analitiche di due dosaggi automatizzati di PCT in chemiluminescenza e confrontare i valori ottenuti in relazione alle condizioni cliniche dei pazienti studiati. Materiali e metodi: Nel periodo 01/11/2013 al 01/12/2013 sono stati analizzati rettrospettivamente 96 campioni di sangue, mantenuti congelati a -20 °C, di 75 pazienti ricoverati presso le varie Unità Operative dell’Azienda Ospedaliera con sospette infezioni o sepsi. La procalcitonina è stata dosata mediante il metodo Vidas- Biomerieux (ELFA) e Thermo Fisher Modular E170 Roche (ECLIA). Risultati e conclusioni: Il confronto tra i due metodi mostra una buona correlazione con coefficiente R2 =0,9931 soprattutto a concentrazioni >10 ng/mL. Dei 75 pazienti studiati 46 avevano PCT <0,5 ng/mL e non presentavano infezioni, 18 avevano valori PCT >2 ng/mL e identificazione microbiologica dell’infezione, 11 pazienti erano stati sottoposti ad interventi di cardio-chirurgia. Nello studio si evidenzia che la PCT è un indicatore affidabile di infiammazione o infezione in pazienti critici e la sua misura nel tempo, in aggiunta ai criteri clinici, può essere utilizzata per adattare la durata della terapia antibiotica e per verificare un eventuale fallimento terapeutico. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P083 VALUTAZIONE ANALITICA DEL POCT HORIBA MEDICAL MICROSEMI CRP: CONFRONTO CON GLI ANALIZZATORI UTILIZZATI IN ROUTINE G. Bourlot, V. Granero, E. Zanotto, M.R. Cavallo S.C. Lab. Analisi di Pinerolo ASL TO3 Scopo del lavoro: Il dosaggio della Proteina C reattiva (CRP), associato con la valutazione del numero dei globuli bianchi, riveste un’essenziale importanza per stabilire la presenza e l’entità di un processo infiammatorio acuto, nonché per monitorare la sua progressione e l’efficacia della terapia. Utilizzare un POCT in grado di determinare la CRP e l’esame emocromocitometrico può rivelarsi di grande efficacia, quando sia inevitabile l’utilizzo di ridotti volumi ematici, usuali per i prelievi dei pazienti di Neonatologia e di Pediatria. Il nostro lavoro ha lo scopo di valutare l’accuratezza dello strumento Microsemi CRP Horiba, con l’analisi combinata dell’emocromo e della CRP, a confronto con i sistemi analitici utilizzati in routine. Materiali e metodi: A. Qualità analitica dei due metodi: Confronto eseguito utilizzando “Protocollo Rapido 3*5”: tre livelli di concentrazione, ripetuti in triplicato quotidianamente, per 5 giorni. B. Analisi di regressione: Analisi statistica con programma Med Calc grafici di Box & Wisker, analisi di Bland & Altman, correlazione di Passing e Bablok eseguita su 99 campioni scelti casualmente dalla routine. Risultati: • CV combinato: Livello: 1°: PCR: 8,8; WBC: 4,94; RBC: 2,27; Hb: 2,22; Hct: 2,71; PLT: 5,95. 2°: PCR: 8,2; WBC: 4,96; RBC: 1.63; Hb: 2,08; Hct: 2,58; PLT: 8,10. 3°: PCR: 6,3; WBC: 4,31; RBC: 2,71; Hb: 2,18; Hct: 2,75; PLT: 3,75. • Passing & Bablok: Intercept (IN); Slope (SL) PCR: Y=-0,0100+1,0000X [95%CI: IN da -0,0106 a 0,0004; SL da 0,9962 a 1,0055]. WBC: Y=0,0686+0,9929X [95%CI: IN da 0,0000 a 0,2175; SL da 0,9750 a 1,0000]. Hct: Y=-0,1948+1,0174X [95%CI: IN da -1,8171 a 1,1898; SL da 0,9774 a 1,0610]. RBC: Y=-0,1015+1,032X [95%CI: IN da -0,2609 a 0,0350; SL da 1,0000 a 1,0698]. Hb: Y=0,0000+1,0000X [95%CI: IN da -0,2018 a 0,0000; SL da 1,0000 a 1,0182]. PLT: Y=2,7873+0,9902X [95%CI: IN da 0,0000 a 6,7711; SL da 0,9759 a 1,0000]. Conclusioni: Buona correlazione, in quanto i dati sono inferiori al livello massimo d’errore accettabile, prefissato nei coefficienti di variabilità biologica intra-individuali. Innovativo POCT, ideale per i reparti di neonatologia poichè le caratteristiche dei pazienti rendono critica la raccolta dei campioni. Bibliografia: Protocollo operativo comparazione GdS SIBioC «Statistica per il Laboratorio». P084 BENCE-JONES NEPHELOMETRIC EVALUATION: A STEP FORWARD IN QUANTITATIVE ASSESSMENT? A. De Stefano, F. De Gregorio, M. Pieri, V. Dinallo, F. Duranti, R. Zenobi, S. Bernardini, M. Dessì Department of Experimental Medicine and Surgery, "Tor Vergata" University Hospital, Rome (Italy) Bence Jones (BJ) protein is an important marker for identifying and managing patients with monoclonal plasmaproliferative disorders. Free light chains (FLCs) are produced in excess by plasmacells and their production must increase many times before urine contains significant amount of FLCs. Despite FLCs are more frequently abnormal in serum than in urine because of renal metabolism, urine FLCs analysis can probably still be useful as supportive evidence for minimal tumor burden in patients with Multiple Myeloma, AL Amyloidosis and related disorders. To date, immunoelectrophoresis (IFE) is the gold standard method to determine BJ, whereas immunochemical methods such as nephelometry are less recommended due to lack of International standardization. Quantitative analysis today can be made by nephelometric/turbidimetric immunometric assay or by computing densitometry of the IFE’s BJ band. The densitometric quantization can be made difficult by the different affinity of monoclonal free light chains for the dyes used, by the coincident migration of other proteins and also is operator dependent. Moreover it could be useful to perform BJ protein quantitative evaluation, during the follow-up in order to evaluate therapy response. The aim of our study was to correlate the BJ presence evaluated by an automated nephelometric assay and by IFE agarose gel. We used a nephelometric assay on BN ProSpec® System (Siemens Healthcare Diagnostics) based on a mixture of monoclonal antibodies (N Latex FLC kit) (1) and the electrophoresis Hydrasis system (Sebia Italy) as reference method for the best detection of urinary monoclonal FLCs. FLCs urine determination was performed on 211 patients presented to the Tor Vergata University Hospital of Rome. Our data show a significant correlation (r> 0.9, p <0.001) between the two methods. We conclude that both methods were highly comparable for BJ determination, but nephelometric assay is quantitative, rapid and not operator depending. Furthermore nephelometric assay could be useful in monitoring patients’ therapy response during the follow-up, considering the difficulty in densitometry measurement of BJ band. 1. Hoedemakers RM, Pruijt JF, Hol S, et al. Clin Chem Lab Med 2011;50:489-95. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 471 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P085 LA MISURA DEL TESTOSTERONE TOTALE: CONFRONTO TRA UN METODO RIA E UN METODO IMMUNOMETRICO AUTOMATIZZATO P086 EFFETTO DEL TEMPO DI CONTATTO TRA SIERO E COAGULO SU 57 METABOLITI IDENTIFICATI MEDIANTE SPETTROMETRIA DI MASSA C. Guiotto, D. Marranca, L. Erroi, M. Di Grazia, R. Cerruti, E. Cocciardi, M. Vizzini, M. Migliardi A. Angiolillo, A. Cristofano , N. Sapere, A. Di Costanzo Lab. di Ormonologia, S.C. Laboratorio Analisi, A.O. Ordine Mauriziano di Torino Obiettivi: La misura del testosterone totale (T) viene effettuata per lo studio della pubertà precoce, della sindrome virilizzante nelle donne e dell’infertilità maschile. In molte di queste situazioni la concentrazione del T può essere molto bassa e i metodi immunometrici sovente non presentano livelli di esattezza e precisione pari a quelli ottenibili nel caso della misura del T nei maschi adulti. Scopo del lavoro è il confronto dei livelli di T ottenuti con un metodo RIA estrattivo triziato sviluppato in laboratorio, e un metodo immunometrico automatizzato su strumentazione Architect i2000. Obiettivo ulteriore è la valutazione delle misure del T effettuate su Architect i2000, precedute o meno da un processo di estrazione dell’analita. Materiali e metodi: Sono state confrontate le misure di T ottenute con i due metodi su campioni di plasma di 100 pazienti (50 femmine e 50 maschi). Sono stati presi in considerazione successivamente 31 campioni di plasma di donne con concentrazioni comprese tra 0.14 ng/mL e 0.91 ng/mL; ogni campione è stato dosato con Architect i2000 previa estrazione con etere dietilico effettuata in fase solida su colonne Extrelut® NT 1 (VWR). I risultati ottenuti sono stati confrontati con il metodo diretto. Risultati: La retta di regressione di P&B mette in luce una sottostima del metodo automatizzato (y) rispetto al metodo RIA (x) (y=0.821x-0.19); la correlazione tra i due metodi è ottima (r di Pearson 0.98, p <0.0001). Per quanto riguarda il confronto tra i risultati ottenuti su Architect i2000 senza (x) e con estrazione (y) si osserva una lieve sottostima del metodo estrattivo (y=0.853x-0.02), mentre l’associazione tra le due misure è molto buona (r di Pearson 0.93, p <0.0001. Conclusioni: I metodi studiati non mostrano significative differenze nelle prestazioni analitiche. Il metodo RIA estrattivo richiede tempo, doti di manualità ed è quindi applicabile a un numero limitato di campioni. Il metodo automatizzato su Architect i2000 è rapido, semplice, eseguibile su ampie serie di campioni e di conseguenza è di più semplice utilizzo in laboratorio. 472 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 Dip. di Medicina e Scienze della Salute, Università del Molise La variabilità dei valori degli analiti presenti nel siero può essere dovuta a fattori preanalitici, analitici o biologici. Grazie ai notevoli progressi tecnologici degli ultimi anni, la variabilità analitica è stata ridotta a livelli tali da non influenzare l’interpretazione clinica dei risultati. Il contributo della variabilità preanalitica è, oggi, il problema principale per l'affidabilità dell'intero processo analitico: la raccolta e il trattamento dei campioni, nonché il loro trasporto e stoccaggio, possono avere un effetto sul risultato dei test. Per identificare i reali risultati fisiopatologici nei pazienti, gli artefatti dovrebbero essere, quindi, ridotti al minimo. Cambiamenti nei valori biochimici sierici in funzione del tempo di contatto tra siero e coagulo sono già stati studiati per diversi analiti comunemente usati negli esami di routine. La metabolomica viene sempre più utilizzata in una varietà di applicazioni inerenti la salute, tra cui test farmaceutici, screening tossicologico, monitoraggio dei trapianti, screening neonatale. Questo approccio consente di quantificare in maniera specifica piccoli metaboliti endogeni a basso peso molecolare, fornendo una "impronta metabolica" degli individui. In questo studio sono state indagate le variazioni nel siero di 57 metaboliti, utilizzando la spettrometria di massa. Il sangue venoso è stato prelevato da quattordici soggetti sani, impiegando il sistema vacutainer, e centrifugato a tempi diversi. I campioni di siero sono stati deposti su carta da filtro dopo centrifugazione del sangue a 0h, 2h e 6h. I metaboliti (36 acilcarnitine e 21 aminoacidi) sono stati misurati mediante spettrometria di massa utilizzando un'API 4000 AB Sciex. Le concentrazioni degli analiti sono state calcolate con il software Chemoview. I risultati ottenuti hanno mostrato che la concentrazione di alcuni metaboliti, principalmente degli amminoacidi, è alterata da un contatto prolungato con il coagulo. In particolare aspartato, glutammato, fenilalanina, metionina, glicina e ornitina hanno mostrato un incremento lineare di concentrazione con il tempo. I risultati suggeriscono che sarebbe auspicabile far intercorrere un lasso di tempo di un massimo di due ore dalla raccolta alla separazione. Tuck MK, Chan DW, Chia D, et al. J Proteome Res 2009;8:113-7. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P087 E’ POSSIBILE ESEGUIRE L’ELETTROFORESI DELLE PROTEINE URINARIE IN TECNICA CAPILLARE? 1 1 1 1 M. Falcone , S. Petti , M. Angiolilli , M.G. Bonfitto , A. 1 1 1 2 Prencipe , A. Natale , F. Simone , M. Codonesu , D. 2 2 1 Giodice , F. Tosello , L. Lavilla 1 Azienda Ospedaliero Universitaria OO. RR. di Foggia, 1° Laboratorio Analisi Cliniche, Foggia 2 Medical Systems, Genova L’elettroforesi delle proteine urinarie (EPU) ha un posto preponderante nella diagnostica delle nefropatie. Una proteinuria oltre i 150 mg/urine 24h necessità di approfondimenti clinici. Lo scopo del presente lavoro è tentare di eseguire anche con la tecnica in capillare (Capillare Elettroforesi CE) l’EPU. Le motivazioni che spingono a tentare ciò, sono le stesse delle proteine sieriche, la misura delle bande non sarebbe vincolata alla affinità per un colorante, ma una misura diretta delle proteine presenti nelle urine. Attualmente non si esegue l’EPU in CE perché, il tracciato si presenta con picchi aspecifici che lo rendono non interpretabile. Materiali e metodi: Presso il 1° Laboratorio di Analisi sono installati sia il sistema in Gel d’Agarisio (AGE) SAS, che il sistema in capillare V8 della Ditta Helena Biosciences Europe (in Italia Medical Systems, Genova). Mentre per l’EPU in AGE non è previsto alcun trattamento del campione; per l’EPU in CE si attua un trattamento di purificazione: a 1 ml di urina si aggiungono 50 ul di “SPE buffer” (tampone a forte pH alcalino del sistema CE V8), da questo si prelevano 0,5 ml di urina e si dispensano in provetta eppendorf con tappo, contente circa 90 mg di “carbone attivo granulare”, breve agitazione per 5 minuti, centrifugazione a 5000 rpm per 5 minuti e inserimento dell’eppendorf, stappata, sui rack del V8. Si selezionare su V8 la modalità “SPE urine”, in questo modo, la macchina esegue esami per liquidi con basso contenuto proteico, come urine e liquido cefalorachidiano. Risultati: Sono stati esaminati in EPU n. 19 campioni di urine, provenienti da raccolte di 24 ore e 1 siero diluito 1/61 (controllo), con valori da 29 a 500 mg/dl, sia in CE che in AGE, durante agosto settembre 2013. Entrambe le tecniche hanno quantizzato le frazioni proteiche in modo coincidente e classificato le 19 proteinurie secondo questa tipologia: Proteinuria glomerulare non selettiva:8. Proteinuria glomerulare selettiva: 3. Rilevante CM proteinuria da overflow: 5. Proteinuria glomerulare selettiva e CM: 3. 1 Siero diluito 1/61 (controllo). Il metodo attuato in questo lavoro vuole porsi come prototipo per l’Elettroforesi delle proteine urinarie in capillare. P088 VALUTAZIONE DI UNA NUOVA STRUMENTAZIONE NEFELOMETRICA PER IL DOSAGGIO DI PROTEINE SIERICHE E URINARIE 1 2 1 2 T. Lupo , G. Salerno , M. Calcagno , M. Fumi 1 DAI di Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli 2 Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica, Università degli Studi di Napoli Federico II Scopo del lavoro: Dopo la valutazione preliminare del nefelometro EasyNeph(Sclavo) con reagenti dedicati(luglio-settembre 2013), è stata pianificata una rivalutazione della strumentazione e delle metodiche secondo i criteri Clinical and Laboratory Standard Institute (CLSI), in funzione delle migliorie apportate al software di gestione e ai reagenti in uso. Metodi: Sono state rivalutate le metodiche: transferrina sierica, microalbumina e catene leggere κ/λ urinarie. In accordo alle linee guida CLSI–EP è stata verificata: precisione intra e inter-serie(EP05-A;EP15-A2); linearità(EP06-A) e carry-over da campione(EP10-A2). La correlazione tra metodi (EP09-A2) è stata effettuata con il nefelometro BNProspec(SIEMENS), in uso presso il DAIMed Lab, su 50 campioni in duplicato. Risultati: Per i 3 pool in studio la ripetibilità intraserie ha mostrato un CV% tra 1.44-4.50 per le proteine urinarie e tra 2.20-3.25 per la transferrina; per la ripetibilità interserie un CV% tra 1.0 e 5.0 per le proteine urinarie e tra 3.5-3.6 per la transferrina. La linearità è stata verificata tra 9.3-169.7 mg/L per la microalbuminuria; tra 11.0 e 227.6 mg/L per le C.L.κ; tra 18-135 mg/L per le C.L.λ e tra 1.73-7.88g/L per la transferrina. Tutte le determinazioni analitiche sono esenti da carry-over da campione. Nel confronto strumentale la microalbumina ha mostrato uno slope di 0.74 e R^2:0.97; le C.L.κ uno slope 0.76 e R^2:0.98; le C.L.λ uno slope 1.38 e R^2:0.96; la transferrina uno slope 1.21 e R^2:0.97. Conclusioni: L’imprecisione intra e inter-serie sono risultate soddisfacenti; la linearità per la microalbuminuria e le C.L.κ e λ è risultata accettabile, anche se lievemente inferiore al limite dichiarato; per la transferrina non è stato possibile testare il range dichiarato per mancanza di campioni ad elevata concentrazione, tuttavia il range valutato e clinicamente utile, risulta soddisfacente. Nel confronto con il BNProspec si osserva una leggera e costante sottostima per C.L.κ e microalbuminuria e una lieve e costante sovrastima per C.L.λ e transferrina che comunque non influisce sull’outcome clinico del paziente. In conclusione il nuovo sistema analitico EasyNeph(Sclavo) fornisce dati precisi ed accurati consentendo un corretto follow-up dei pazienti per gli analiti valutati. Bibl:NCCLS biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 473 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P089 ANALYTICAL EVALUATION AND CLINICAL UTILITY OF PIVKA II IN PATIENTS WITH CHOLANGIO OR HEPATOCELLULAR CARCINOMA: A PRELIMINARY STUDY 1 1 1 P090 COMPONENTI MONOCLONALI IGAλ TIPIZZATE CON LA IMMUNOSOTTRAZIONE IN ELETTROFORESI CAPILLARE DOVE LA IMMUNOFISSAZIONE FALLISCE G.L. Salvagno , O. Ruzzenente , E. Danese , A. 2 2 1 Ruzzenente , S. Pachera , M. Gelati , A. 2 1 Guglielmi , G.C. Guidi A. Pocognoli, A. Frezzotti, M. Galeazzi, R. Mazzoni, G. Pennesi, M. Tocchini 1 Introduzione: L’elettroforesi rileva la presenza di una componente monoclonale (CM) che viene poi tipizzata con la immunofissazione (IFE), che è il metodo di riferimento, o con la immunosottrazione in elettroforesi capillare (ISE). Materiali e metodi: Vengono descritti due casi in cui l'elettroforesi con metodo capillare (CE) (CapillarysSebia) ha evidenziato un picco anomalo a cui ha fatto seguito la tipizzazione con IFE (Hydrasys-Sebia) e ISE (Capillarys-Sebia). Risultati: Paziente 1: CE evidenzia ipergammaglobulinemia e una lieve anomalia in zona beta; IFE rileva una banda costituita da catene pesanti α non associata a catene leggere; ISE rileva una CM, IgAλ. La diagnosi clinica è di mieloma allo stadio iniziale. Dopo un anno CE evidenzia un picco ben definito in zona beta e IFE identifica una CM, IgAλ. Paziente 2: CE evidenzia un picco in zona beta; IFE rileva una CM, IgAλ. La diagnosi clinica è di mieloma. Dopo chemioterapia CE evidenzia ipogammaglobulinemia e una lieve anomalia in zona beta, IFE rileva una banda costituita da catene pesanti α non associata a catene leggere; ISE evidenzia una CM, IgAλ. Conclusioni: Le nostre osservazioni indicano che l’antisiero anti-catene leggere λ, usato nella IFE, non è in grado di rilevare le catene leggere λ quando la CM è di modesta entità; si può supporre che gli anticorpi anticatene leggere λ, impiegati da IFE, abbiano una bassa sensibilità o avidità o che gli epitopi verso cui sono diretti siano in parte alterati; solo quando la CM è presente in più elevata concentrazione l’antisiero è in grado di legare gli epitopi delle catene leggere λ e quindi evidenzia la immunoglobulina completa. IFE, identificando solo le catene pesanti α senza catene leggere associate, suggerisce erroneamente una diagnosi di malattia da catene pesanti. Considerando che le immunoglobuline monoclonali IgAλ si osservano nel 20-25% dei mielomi e che la dimensione del picco non esclude un mieloma è bene procedere alla identificazione della CM con ISE quando IFE evidenzia solo le catene pesanti per orientare verso una corretta diagnosi. Sezione di Biochimica Clinica, Dipartimento di Scienze della Vita e della Riproduzione, Università di Verona, Italy 2 Divisione di Chirurgia Generale A, Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Università di Verona, Italy Background: Cholangiocarcinoma (CCA), is typically suspected in the presence of signs of biliary obstruction, with ultrasonography compatible with bile stricture or mass. Ultrasonography and Computed tomography (CT) are the first examinations, whereas the significance of serum tumor markers remains controversial. Protein induced by vitamin K absence or antagonist-II(PIVKA-II) is an abnormal prothrombin protein that is found in the serum of patients with Hepatocellular carcinoma (HCC). PIVKAII is an abnormal protein and some reports have indicated the improved specificity of PIVKA-II in the diagnosis of HCC. Few reports investigated the role of PIVKA II in the management of CCA. Aim of this study was to evaluate the performance of PIVKA-II in patients with CCA and HCC undergoing radical tumour ablation. Methods: The expression of PIVKA-II in serum samples from 35 patients (mean age 70 y) with histologically confirmed CCA, 14 patients (mean age 65 y) with histologically confirmed HCC and 20 patients (mean age 58 y) with choledocholithiasis (i.e., controls) were assessed using the commercial PIVKA-II on Lumipulse G1200 (Fujirebio, Japan) All sample were collected 1 week before tumor ablation. Results: The within run coefficients of variations of PIVKAII at different concentrations (a=30 AU/L, b=46 AU/L, c=201 AU/L, d=807 AU/L, e=7496 AU/L), were: 3.51%, 1.78%, 1.75%, 1.45%, 1.26% respectively. The assay was proven linear in a range of PIVKA-II concentrations comprised between 5 and 600 AU/L, as confirmed by the linear regression analysis (y = 1.01x -7.2) and the relative correlation coefficient (r=0.9998, p <0.001). The geometric mean ± standard error of the mean (SEM) of PIVKA-II concentrations measured in CCA, HCC and controls patients were 64±206 AU/L, 1011±1883, 52±48 AU/L respectively. When compared to healthy controls, PIVKA concentration appeared significantly increased in HCC patients (p<0.01). No significant differences were observed between CCA patients and controls (p=0.20) Conclusion. The PIVKA-II test is simple to perform, reproducible, and could be a promise tool in the management of HCC patients and probably helpful for detecting cholangiocarcinoma only in a selected high-risk group patients. 474 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 Lab. Analisi, Ospedali Riuniti, Ancona 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P091 PANCREATIC DISEASES AND VITAMIN D DEFICIENCY 1 1 1 A. Barassi , C.A.L. Damele , R. Stefanelli , A. 1 2 1 Flaminio , R. Pezzilli , G.V. Melzi d'Eril 1 Central Laboratory, Department of Health Sciences, San Paolo Hospital, University of Milan, Milan, Italy 2 Pancreas Unit, Department of Digestive Diseases and Internal Medicine Sant’Orsola-Malpighi Hospital, University of Bologna, Bologna, Italy Background: There are no extensive data on the comparative evaluation of 25-hydroxyvitamin D (VIT D) serum levels in patients with chronic benign and malignant pancreatic diseases. We evaluated serum VIT D levels in patients with chronic pancreatitis (CP), pancreatic adenocarcinoma (PA) and in healthy subjects (HS). Methods. Sixty-nine consecutive subjects were studied: 20 patients with a firm diagnosis of CP (12 M, 8 F; mean age 56.0 yrs, range 25-74; 14 were alcohol drinkers and 12 were smokers; 12 had calcifications and 5 diabetes mellitus; 6 were studied during a flare of CP), 20 histologically confirmed PA (11 M, 9 F; age 63.5 yrs, range 47-80; 5 patients were alcohol drinkers, 3 were smokers 11 had diabetes; all patients had pancreatic pain); 29 HS (13 M, 16 F; mean age 59.5 yrs, range 44-75). Serum VIT D levels were measured using chemiluminescence assay (CLIA)(DiaSorin, Italy). VIT D levels were normally distributed and ANOVA test was applied to analyse the data. In addition, fecal pancreatic elastase-1 (FE), as marker of exocrine pancreatic insufficiency (ScheBo Biotech AG, Germany), was also measured in patients with pancreatic diseases. Results. The 3 groups of subjects were comparable for sex (P=0.554) and age (P=0.107); exocrine pancreatic insufficiency (FE <200 µg/g) was present in 14 patients with CP and in 1 patient with PA (P <0.001). Serum VIT D was significantly different among the 3 groups of patients studied (mean ±SD; 10.9±8.1 ng/mL in CP patients, 12.5±5.6 ng/mL in PA patients and 23.6±8.3 ng/mL in HS; P <0.001). CP and PA patients had similar VIT D serum levels (P=0.258) and these levels were significantly lower than those of HS (P <0.001). Taking into consideration clinical parameters such as the disease (CP, PA, HS), sex, exocrine pancreatic insufficiency, alcohol, smoking habit, pancreatic calcifications, pain and diabetes mellitus, only the type of the disease (i.e. CP or PA) at univariate analysis was significantly associated with low VIT D levels (P=0.036). Conclusions. Low VIT D levels are associated with chronic diseases of the pancreas, but the mechanism should be elucidated because these low levels are not associated with sex, exocrine pancreatic insufficiency, alcohol and smoking habit, pancreatic calcifications, pain and diabetes mellitus. P092 SMAD-4 RELATED AND UNRELATED SOLUBLE FACTORS AND EXOSOMES CO-OPERATE IN DETERMINING PDAC IMMUNOEVASION 1 1 1 1 E. Gnatta , A. Aita , P. Fogar , A. Padoan , G. 1 1 1 1 Pantano , D. Bozzato , S. Moz , F. Navaglia , E. 1 1 2 1 Greco , C. Zambon , S. Pedrazzoli , M. Plebani , D. 1 Basso 1 Department of Medicine – DIMED, University of Padova, Italy 2 Associazione Wirsung Onlus, Padova, Italy Context: Genetic aberrations, including Smad4 inactivation, and tumor-piloted immunoevasion, characterized by myeloid derived suppressive cells (MDSCs) expansion and dendritic cells (DCs) inhibition, concur in worsening PDAC prognosis. Objective: To verify whether PDAC affects immune cells in a Smad4-dependent manner and whether tumor-derived exosomes (Ex) play a part. Methods: Two pancreatic cancer cell lines were used: BxPC3 (Smad4 Homozygous Deletion, HD) and Smad4-transfected BxPC3 (BxPC3-Smad4+). 1%FCSConditioned media (CM) were obtained from these cell lines. Peripheral blood mononuclear cells from 10 blood donors were cultured (4 days) in unfractioned control medium, BxPC3/CM and BxPC3Smad4+/CM, and in Ex-enriched (pellet), or Ex-free (supernatant) media (ultracentrifugation at 100000 g for 1h). CD4+,CD8+,CD4+CD25+ T-cells, DCs (CD11b +CD14+DR-) and two MDSCs subsetes (CD11b+CD14DR+=mMDSCs; CD11b+CD14-DR-=gMDSCs) were FACS analysed. Exosomes enrichement and deprivation were confirmed by western blot (Alix and tsg 101). Results: BxPC3/CM and BxPC3-Smad4+/CM decreased CD8+ with respect to control (p <0.05) and BxPC3/CM (p <0.05). Ex-enriched BxPC3-Smad4+/CM replicated the inhibitory effects on CD4+ cells (p <0.05). With respect to control, BxPC3-Smad4+/CM reduced mMDSCs (p <0.05) and expanded gMDSCs (p <0.05). The effect on mMDSCs was not reproduced by Ex-free or Ex-enriched media. By contrast, the whole media stimulatory effect on gMDSCs was reproduced by Ex-enriched (p <0.05), not by Exfree media (p:ns). Ex-enriched BxPC3/CM also expanded gMDSC (p <0.05), while Ex-free BxPC3/CM reduced the same cellular population (p <0.05). Whole BxPC3/CM was ineffective on gMDSC (p:ns). DCs were unaffected by both BxPC3 and BxPC3-Smad4+ entire and fractionated CM. Conclusions: Smad4-associated exosomes modulate PDAC effects on immune cells. PDAC inhibition of CD4+ T-cells is Smad4-dependent and Ex-mediated. Exosomes transfer also PDAC-associated signals leading to gMDSC expansion, which is counteracted by soluble mediators released by cells with Smad4 HD. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 475 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P093 AUTOMATED ANALYSIS OF DNA DOUBLE STRAND BREAKS IN HUMAN LYMPHOCYTES BY INDIRECT IMMUNOFLUORESCENCE: A NEW EVALUATION OF DNA DAMAGING CANCER THERAPY 1 2 2 3 C. Bonaguri , A. Melegari , T. Trenti , S. Buti , M. 3 4 1 1 Bersanelli , D. Campioli , A. Russo , R. Buonocore , A. 1 1 2 1 Picanza , R. Perini , B. Venturelli , G. Lippi 1 Diagnostic Lab. Dep., Parma Hospital, Parma, Italy Diagnostic Lab. Dep., NOCSAE Hospital, Modena, Italy 3 Oncology Dep., Parma Hospital, Parma, Italy 4 Diagnostic Lab. Dep., Policlinico Hospital, Modena, Italy 2 Background: The analysis of γ-H2AX foci is a technique that allows to reliably identify DNA double-strand breaks (DSBs). The indirect immunofluorescent analysis of γH2AX foci in cell nuclei is available as a complete manual procedure, but is time consuming and poorly reproducible. Aim: We aimed to assess the γ-H2AX foci in a pilot study for identifying patients with DSB repair deficiencies, which may be oversensitive to DNA invasive chemotherapy. Methods: The evaluation included 11 patients with solid tumour compared with 11 age-matched controls. DSBs were assessed by counting γ-H2AX foci in blood lymphocytes, after optimisation of isolation method. The measurement of γ-H2AX foci was performed on AKLIDES platform using a proprietary software, specifically developed for automated analysis of cell-based immunofluorescence assays. Quantitative parameters that characterized the degree of cell damage included the average number of foci per cell and the percentage of cells with foci. The following drugs cancer therapies were studied: carboplatin (n=4), sunitinib (n=4) and irinotecan (n=3) in association with 5FU and cetuximab or bevucizumab. We also tested etoposide “ex vivo”, aiming to standardize the AKLIDES assay and hence confirming the “in vivo “effect as dose and time– dependent in foci formation. Results: As formerly described in “in vitro”studies, we observed no significant influence of “in vivo” treatment with carboplatin or sunitinib and the average number of DSBs in cancer patients compared to age-matched controls . Conversely, we detected a significant increase in foci formation after treatment with irinotecan. It is noteworthy that in sequential treatment the number of damaged cells increases remarkably after administration of the second cycle of chemotherapy, thus making it difficult to precisely identify the number of DSBs. This phenomenon is similar to that observed in “ex vivo” studies based on administration of increasing doses of etoposide. Conclusions: These findings pave the way for application of γ-H2AX focus assay to estimate individual drug sensitivity in patients undergoing chemotherapy. We also confirmed the need for standardization and automation of γ-H2AX foci analysis, thus making it possible to translate laboratory data into clinics. 476 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P094 VALIDATION OF PROSTATE CANCER BIOMARKERS AND INFLAMMATION: A PROTEOMICS STUDY 1 1 1 S. Bergamini , E. Bellei , A. Cuoghi , L. Reggiani2 4 4 4 Bonetti , F. Borelli , M.C. Sighinolfi , G. Bianchi , T. 3 1 Ozben , A. Tomasi 1 Department of Diagnostic Medicine, Clinic and Public Health, (Proteomics) Univ. of Modena e Reggio Emilia 2 Department of Diagnostic Medicine, Clinic and Public Health, (Pathology), Univ. of Modena e Reggio Emilia 3 Dep. of Biochemistry, Medical Faculty, Akdeniz Univ., Antalya, Turkey 4 Division of Urology, Univ. Hospital of Modena and Reggio Emilia Background: In this study serum protein profiles were analyzed in order to investigate possible confounding parameters in the discrimination between prostate cancer (PCa) and benign prostatic hyperplasia (BPH). Methods: Patients with clinical suspect of PCa and candidates for trans-rectal ultrasound guided prostate biopsy (TRUS) were enrolled. Histological specimens were examined in order to identify PCa, BPH and detect inflammation. Surface Enhanced Laser Desorption/ Ionization-Time of Flight-Mass Spectrometry (SELDIToF-MS) and two-dimensional gel electrophoresis (2DE) coupled with Liquid Chromatography-MS/MS (LCMS/MS) were used to analyze immuno-depleted serum samples from patients with PCa and BPH. Results: The comparison between PCa (in the presence or absence of inflammation) and BPH (also in the presence or absence of inflammation) serum samples performed by SELDI-ToF-MS analysis, did not show differences in protein profiles. Differences became evident when the presence of inflammation was taken into consideration. When samples with histological sign of inflammation were excluded, 20 significantly different protein peaks were detected. Subsequent comparisons (PCa with inflammation vs PCa without inflammation, and BPH with inflammation vs BPH without inflammation) showed that 16 proteins appeared to be differently expressed in the presence of inflammation, while 4 protein peaks were not modified. With 2-DE analysis, comparing PCa without inflammation vs PCa with inflammation, and BPH without inflammation vs the same condition in the presence of inflammation, were identified 29 and 25 differentially expressed protein spots, respectively. Excluding samples with inflammation the comparison between PCa vs BPH showed 9 unique PCa proteins, 4 of which overlapped with those previously identified in the presence of inflammation, while other 2 were proteins, not identified in the previous comparisons. Conclusions: This study indicates that inflammation might be a confounding parameter during the search of candidate proteomic biomarkers of PCa. The results indicate that inflammation represents a significant confounding factor, hence, only a well-selected protein pattern should be considered as a potential biomarker of PCa. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P095 AN ACCURATE DIAGNOSIS BY CALCITONIN MEASUREMENT IN ASPIRATION NEEDLE WASHOUT 1 1 2 M. Monari , R. Assandri , L. Cozzaglio , M. 2 3 1 Gusmeroli , L. Di Tommaso , A. Montanelli 1 Clinical Investigation Laboratory, Humanitas Clinical and Research Center, Rozzano (MI) 2 Division of Surgical Oncology, Humanitas Clinical and Research Center, Rozzano (MI) 3 Department of Medical Biotecnologies and Translational Medicine, University of Milan School of Medicine and U.O. Anatomia Patologica, Clinical and Research Center, Rozzano (MI) Objective: Serum Calcitonin (CT) is a highly sensitive marker for medullary thyroid carcinoma (MTC), but for value <100 pg/mL, this accuracy decreases. Furthermore fine needle aspiration (FNA) for cytology has a poor sensitivity in detecting MTC, ranging from 45 to 63%. Aim of this case presentation is to show the role of Calcitonin measurement in aspiration needle washout (FNA-CT) in special clinical setting when serum Calcitonin and cytology give a doubt of MTC in a multi nodular goiter. Material and methods: We report the story a 73 years old female with an accidental diagnosis of thyroid goiter. Ultrasonography showed of the right lobe 3 centimeter isoechoic, solid nodule, with microcalcifications, IIIb pattern of vascularization; the left lobe was interested by multiple hypoechoic nodules, the largest being 8 millimeters. The biochemical test showed: normal thyroid function, negative antibodies against thyroid antigens, persistent elevated level of basal CT (154 and 169 pg/ mL). Serum calcitonin (CT) and FNA-CT were performed by CMIA assay (Calcitonin II-Generation Diasorin®, Saluggia, Torino, Italy). Results: FNA showed ephitelial cells with abundant cytoplasm, hyperchromatic nuclei, arranged in clusters. After aspiration, needle and syringe were washed in 1 ml of normal saline solution, and the resulting samples were employed for CT measurement: it was 7.62 pg/mL suggesting the probably presence of MTC. Patient underwent total thyroidectomy and lymph node central neck dissection. The pathological specimen demonstrated a follicular carcinoma of the right lobe (pT2) and a medullary carcinoma of the left lobe (pT1). During the thyroidectomy a new FNA-CT of the nodule at the right lobe was performed and the level of CT was again elevated: 4.68 pg/mL. Conclusions: Our case shows that FNA-CT is an useful tool in differential diagnosis of MTC in presence of multinodular goiter when serum CT and cytology are not fully exhaustive. Furthermore intraoperative FNA-CT can be performed in order to obtain a rapid interpretation about the nature of suspected nodules. Trimboli P, Cremonini N, Ceriani L, et al. Calcitonin measurement in aspiration needle washout fluids has higher sensitivity than cytology in detecting medullary thyroid cancer: a retrospective multicentre study. Clin Endocrinol (Oxf) 2014;80:135-40. P096 DETECTION OF BRAFP.V600E AND P.V600K MUTATIONS IN MALIGNANT MELANOMA: DO MUTATIONS LEAD TO DISTINCT IMMUNOHISTOCHEMICAL AND CLINICAL FEATURES? 1 3 3 3 G. Ponti , G. Pellacani , M. Maccaferri , L. Benassi , A. 2 2 1 Maiorana , A. Cesinaro , A. Tomasi 1 Dept. of Diagnostic Medicine, Clinic and Public Health, University Hospital of Modena, University of Modena and Reggio Emilia 2 Div. of Pathology, University Hospital of Modena, University of Modena and Reggio Emilia 3 Div. of Dermatology, University Hospital of Modena, University of Modena and Reggio Emilia BRAF mutations have been detected in about 60% malignant melanomas. The most common mutations are BRAFV600E (80%) and BRAFV600K (10-30%). The assessment of BRAF pV600 mutational status has become necessary for evaluating molecular targeted treatment options of patients with advanced malignant melanoma using BRAF/MEK inhibitors. BRAF mutational status is usually determined by direct sequencing. Although the detection of Vp600E mutation by immunohistochemistry (IHC) was clearly described in melanoma and other tumor types, discordant evidences were reported for the detection of V600K and V600R BRAF mutations. The aim of the study was to evaluate the efficacy of BRAFp.V600E, V600K and V600R detection by immunohistochemistry in melanoma. Moreover, we tried to investigate the distinctive clinical features of those more common mutations. IHC with VE1 antibody was performed on tissue samples taken from 18 patients with metastatic melanomas with known BRAF mutational status: p.V600E (n.6), p.V600K (n.7), p.V600R (1), and wt (n.4). Sanger sequencing analyses was performed on all samples to determine the BRAF mutational status. Two independent pathologists, blinded to all biomolecular data, evaluated all immunostained slides. In this cohort, the concordance rate between IHC analyses was 100% (5/5) for V600E mutation. The only BRAF V600R mutated melanoma was reported as positive. Differently, the 7 BRAF p.V600K mutated melanomas were scored as VE1 negative by both observers. Regarding immunohistochemistry, all cases had a very high inter-observer reproducibility. From the clinical point of view, V600K mutated melanomas were significantly associated with older age, male sex and worst clinical outcome. Our findings suggest that immunohistochemistry could be proficiently adopted as a first step for the detection of BRAFV600E and V600R mutation in the initial selection of patients with advanced melanomas as candidates for BRAF inhibitors. This should be followed by molecular biology techniques in V600E negative melanomas, for the specific search of potential V600K and other nonV600E BRAF mutations. Immunohistochemistry allows a quick and cost-effective screening for BRAF mutations, compared to molecular sequencing. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 477 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P097 PROFILO SIEROPROTEOMICO E VALUTAZIONE SIERICA DELLA GALECTINA 3 IN PAZIENTI CON PATOLOGIA NODULARE TIROIDEA TIR 3 P098 STUDIO DEI LIVELLI DI MARCATORI TUMORALI NEL LIQUIDO PLEURICO 1 1 2 3 V.M. Garrisi , G. Achille , S. Russo , V. Cafagna , A. 1 1 2 1 Atlante , M.D. Carbonara , L. Grammatica , I. Abbate A. De Stefano , S. Elia , U. Morandi , A. Vetrani , S. 4 1 2 1 Griffo , R. Massoud , A. Stefani , C. Cortese , P. 1 1 Casalino , G. Petrella 1 1 1 2 2 1 U.O.S.D. Patologia Clinica e Sperimentale, IRCCS Istituto Tumori "Giovanni Paolo II", Bari 2 U.O.C. Otorino Laringoiatria e Chirurgia Cervico-Maxillo Facciale, IRCCS Istituto Tumori "Giovanni Paolo II", Bari L’agoaspirato (FNA) eco-guidato per lo studio citologico è la metodica diagnostica più accurata nella definizione della patologia nodulare tiroidea. Il referto del citoaspirato è determinante per decisioni sul trattamento chirurgico. Circa il 70% delle FNA sono classificate come benigne (Tir 2), il 5% maligne (Tir 5) o sospette (Tir 4), il 10% indeterminate (Tir 3) ed il 10-20% come non diagnostiche (Tir 1). Si definiscono “indeterminati” i preparati citologici che non consentono di distinguere in modo netto la natura benigna o maligna della lesione. Il 20% circa dei TIR3 si rivela di natura maligna all’esame istologico. La ripetizione della FNA non è raccomandata perché può creare confusione e non fornisce informazioni ulteriori utili alla gestione clinica. La proteomica studia la componente proteica dell’organismo umano con particolare attenzione alla frazione peptidica a basso PM. Tra queste piccole molecole o prodotti di degradazione di proteine originate dalla neoplasia o dal microambiente peritumorale potrebbero celarsi potenziali biomarcatori tumorali. A questo scopo, abbiamo studiato, con tecnologia SELDI TOF - Mass Spectrometry, il profilo proteomico nel range 0-30 KDa su 96 campioni di cui 28 pazienti TIR 1-3, 48 TIR 2 e 20 TIR 5. Per questi stessi campioni abbiamo valutato con tecnica ELFA (BIOMERIEUX) anche la Galectina 3 una glicoproteina derivata dai macrofagi, il cui ruolo in immunositochimica delle patologie tiroidee è stato già ampiamente descritto. Il profilo proteomico di tutti i 96 campioni analizzati in doppio, ha rivelato la presenza di 8 picchi differenzialmente espressi in maniera statisticamente significativa. Di questi, il picco proteico con PM 17068 Da aveva la ROC - AUC migliore (P-value <0,05; AUC=0,64). Sulla base del cut-off di espressione (0,228 µA) di tale peptide, 7 su 8 pazienti TIR1-3 confermati poi come neoplastici dall’esame istologico, avevano un valore superiore (88%). L’espressione sierica di Galectina–3 negli stessi campioni non è sembrata correlata significativamente (Pvalue=0,09) nè con le dimensioni del nodulo, nè con l’interessamento linfonodale. Ulteriori studi di purificazione e caratterizzazione del picco con PM 17068 Da permetteranno di chiarirne identità e ruolo nella patologia nodulare tiroidea. Garrisi VM, et al. Expert Rev Proteomics 2008;5:779-85. 478 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 Dip.di Medicina Sperimentale e Chirurgia, Università Tor Vergata di Roma 2 Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Modena e Reggio Emilia 3 Dip. di Scienze Biomorfologiche, Università Federico II di Napoli 4 Dip. di Scienze Chirurgiche, AnestesiologicheRianimatorie e dell'Emergenza, Università Federico II di Napoli I Versamenti pleurici maligni rappresentano una causa importante di mortalità e morbilità associata al cancro del polmone. Una diagnosi precoce mediante procedure miniinvasive rappresenta un punto essenziale nella gestione evolutiva della malattia. L’applicazione di un pannello di marcatori tumorali è stata proposta come alternativa meno invasiva per la caratterizzazione dei versamenti pleurici (1). Lo scopo di questo studio multicentrico è di individuare cut-off diagnostici mediante determinazione di biomarcatori neoplastici nel liquido pleurico e nel siero per identificare i pazienti con cancro del polmone. Applicando criteri di esclusione i campioni di liquido pleurico e di plasma erano ottenuti da 112 pazienti consecutivi (46 con neoplasia maligna e 66 con patologia benigna) ricoverati in tre ospedali universitari italiani sono stati analizzati per la determinazione dei livelli di Ca 125, Cyfra 21.1, NSE, CEA, M2PK. La diagnosi di versamento maligno o non maligno è stata effettuata mediante citologia, biopsia pleurica, toracoscopia e chirurgia toracica videoassistita (VATS). Lo studio di curve ROC è stato utilizzato per individuare cut-off analitici, sensibilità e specificità per ciascun marcatore. Dai dati ottenuti risulta che I livelli dei marcatori tumorali presi in considerazione sono significativamente più elevati nei versamenti maligni rispetto ai versamenti non maligni. Il valore delle aree sotto la curva (AUC) dei campioni di liquido pleurico è superiore all’ AUC nel plasma per tutti i casi maligni. Il marcatori con la miglior perfomance diagnostica in entrambe le matrici biologiche sono risultati il Cyfra 21.1 (0,91 vs 0,695) e il CEA (0,836 vs 0,681). Lo studio suggerisce che il dosaggio di un pannello di marcatori tumorali nel liquido pleurico per le neoplasie del polmone potrebbe completare l’iter diagnostico insieme all’esame citologico, evitando di sottoporre i pazienti con sospetta neoplasia a procedure invasive. Inoltre una corretta applicazione di questi indicatori potrebbe essere utilizzata come indice prognostico nel follow up di pazienti con nota malignità già sottoposti a chirurgia e/o a chemioradioterapia. 1. Elia S, Massoud R, Guggino G, et al. Eur J Cardiothorac Surg 2008;33:723-7. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P099 EVALUATION OF URINARY NICOTINAMIDE N-METHYLTRANSFERASE: A NON-INVASIVE DIAGNOSTIC TEST FOR BLADDER CANCER P100 INTERFERENZA DA IOPAMIRO NELLA IMMUNOSOTTRAZIONE IN ELETTROFORESI CAPILLARE G. Di Ruscio, G. Muzzonigro , V. Pozzi, D. Sartini , A. Vici, P. Fulvi, G. Milanese, M. Emanuelli V. Viola, M. Galeazzi, A. Frezzotti, P. Caprini, S. Galeazzi Dip. di Scienze Cliniche Specialistiche e Odontostomatologiche, Università Politecnica delle Marche, Ancona Lab. Analisi, Ospedali Riuniti, Ancona Urothelial carcinoma (UC) of the bladder represents the most common malignant neoplasm of the urinary tract and is a major cause of cancer-related death. Currently, cystoscopy and urine cytology are the “gold standard” for monitoring bladder UC. However, both procedures have drawbacks and limitations. Conventional cystoscopy is highly sensitive for most tumors but has high costs and may lead to patient discomfort. Although urine cytology has high specificity, its sensitivity is relatively low, especially for low-grade tumors. Therefore, the search for new and reliable biomarkers that could be used for early and non-invasive detection of bladder UC are urgently needed. Nicotinamide N-methyltransferase (NNMT) is a cytosolic enzyme that catalyzes the N-methylation of nicotinamide, pyridines and other structural analogs, and has been found to be overexpressed in several neoplasms. We recently demonstrated NNMT upregulation in tumor tissue samples and in a small cohort of urine specimens obtained 1 from patients with bladder UC . In the present study, we evaluated NNMT expression level in urinary exfoliated cells obtained from 55 patients with bladder UC and 107 healthy donors, using RealTime PCR. The correlation between NNMT expression levels and clinicopathological characteristics of patients were determined using the Kruskal–Wallis and the Mann– Whitney U test. Receiver operating characteristic (ROC) curves and the area under the curves (AUC) were used to identify the best cut-off value to discriminate bladder UC patients from healthy subjects, and to evaluate the diagnostic accuracy of the urine-based NNMT test. Results obtained demonstrated that urinary NNMT expression levels were significantly (p <0.05) higher in patients with bladder UC compared with controls. Moreover, a statistically significant (p <0.05) inverse correlation was found between NNMT expression and the histological grading. The ROC analysis showed that a ∆Ct of 13.3 is the best cut-off value for NNMT, associated with the highest combination of sensitivity (84%) and specificity (84%). The AUC value was 0.913 (p <0.05), indicating the excellent diagnostic accuracy of the urine-based NNMT test. Our data indicate that NNMT may represent a useful biomarker for the early and non-invasive detection of bladder cancer. 1. Sartini D, et al. Cell Biochem Biophys 2013;65:473-83. Introduzione: L'elettroforesi capillare (CE) separa le frazioni proteiche, sotto influenza di in un campo elettrico, con assorbanza a 200nm. I mezzi di contrasto, utilizzati in alcune indagini strumentali che assorbono alla stessa lunghezza d’onda, possono interferire causando la presenza di un picco anomalo. L'immunosottrazione in elettroforesi capillare (ISE) viene spesso utilizzata per escludere in questi casi la presenza di una componente monoclonale (CM). Materiali e metodi: In due pazienti sottoposti a indagine strumentale con mezzo di contrasto iodato, iopamiro 300 (iopamidolo), la CE (Capillarys Sebia) evidenzia un picco anomalo; la caratterizzazione del picco viene eseguita con ISE (Capillarys Sebia) e con immunofissazione (IFE) (Hydrasys Sebia). Risultati: Paziente sottoposto a coronarografia: dopo circa un giorno CE evidenzia un picco anomalo in zona gamma; ISE rileva due CM, IgAk e IgMk. IFE identifica una CM, IgMk. Dopo due giorni CE evidenzia lo stesso picco anomalo e sia ISE che IFE rilevano una CM, IgMk. Paziente sottoposto ad arteriografia: dopo circa un giorno CE evidenzia un picco anomalo in zona beta; ISE rileva due CM, IgAk e IgMk. IFE non evidenzia nessuna CM. Dopo tre giorni CE non evidenzia nessun picco anomalo e sia ISE che IFE risultano negative. Conclusioni: I picchi evidenziati da CE in zona gamma e beta sono da attribuire alla permanenza in circolo di iopamiro e alla coincidenza del tempo di eluizione e dello spettro di assorbanza con la frazione proteica; i risultati prodotti da ISE che identificano due CM, non sono stati confermati da IFE che ha escluso la presenza di una CM, IgAk, nel primo caso e non ne ha evidenziata nessuna nel secondo. Si può supporre che il mezzo iodato ha ritardato il tempo di eluizione dei complessi con anticorpo anti-catene pesanti α e µ e con anticorpo anti-catene leggere k. La interferenza da iopamiro può essere confusa con una immunoglobulina monoclonale se a CE fa seguito solo ISE. Considerando che Il tempo di dimezzamento dello iopamiro è di 90-120 min con eliminazione per via renale del 90% in circa 24 ore, è bene fornire istruzioni precise che indichino di non prelevare campioni di sangue per elettroforesi almeno nel giorno successivo ad esami strumentali che utilizzano iopamiro come mezzo di contrasto. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 479 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P101 NEUTROPHIL/LYMPHOCYTE RATIO AS PREDICTOR OF NEW-ONSET ATRIAL FIBRILLATION IN MYOCARDIAL INFARCTION WITH ST ELEVATION PATIENTS 1 2 2 N. Botto , A. Mazzone , U. Paradossi , M. 2 1 1 2 Francini , M.S. Parri , S. Storti , F. Marchi , C. 2 2 2 1 Palmieri , S. Maffei , S. Berti , A. Clerico 1 U.O.C. Medicina di Laboratorio, Fondazione G. Monasterio CNR-Regione Toscana, Osp. del Cuore, Massa 2 U.O.C. Cardiologia Adulti, Fondazione G. Monasterio CNR-Regione Toscana, Osp. del Cuore, Massa Background: The Neutrophil/Lymphocyte ratio (N/L) stands for the balance between neutrophil and lymphocyte counts in the body and can be utilized as an index for systemic inflammatory status. Recently, the inflammatory status has been associated with new-onset atrial fibrillation (NOAF) in acute myocardial infarction with ST Elevation (STEMI). Purpose. We evaluated the relation between admission metabolic, inflammatory, ischemic biomarkers and newonset AF in a large STEMI population. Methods: We retrospectively examined clinical and laboratory data of 1071 consecutive STEMI patients (ranging from 21 to 99 years) admitted to our Cardiology Care for primary PCI from 2006 to 2011. The NOAF was defined as AF that occurred during the index hospitalization. Results: New-onset AF was documented in 89 patients with STEMI (8.3%; mean age 73.9±9.9 years; 67% men). The NOAF group was older (p <0.0001) and presented higher frequency of hypertension (p=0.009), higher levels of troponin-I (p=0.02) and BNP (p <0.0001). Regarding inflammatory markers, ESR (p=0.001), fibrinogen (p=0.001), CRP (p <0.0001) and the N/L ratio (p <0.0001) resulted significantly higher in the NOAF group. After adjustment of confounding factors, the independent predictors of NOAF were higher N/L ratio (OR=3.9, p=0.01) and old age (OR=3.4, p=0.02). Conclusions: Our results suggest that acute inflammatory status and, in particular, admission elevated N/L ratio is a strong predictor of new-onset AF in STEMI. The use of this simple routine biomarker of systemic inflammation may have potential therapeutic implication in preventing the atrial arrhytmia and improving prognosis in STEMI revascularized patients. Parashar S, Kella D, Reid KJ, et al. New-onset atrial fibrillation after acute myocardial infarction and its relation to admission biomarkers (from the TRIUMPH registry). Am J Cardiol 2013;112:1390-5. 480 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P102 EVALUATION OF VITAMIN D IN PATIENTS WTH ERECTILE DYSFUNCTION 1 2 1 G.V. Melzi d'Eril , p. Raffaele , C.A.L. Damele , R. 3 1 4 Stefanelli , G.M. Colpi , M. Corsi Romanelli , A. 1 Barassi 1 Lab. di Analisi, Osp. San Paolo, Dip. di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano, Milano, Italy 2 Dip. di Malattie dell’Apparato Digerente e Medicina Interna, Osp. Sant'Orsola-Malpighi, Alma Mater Studiorum, Univ. degli Studi di Bologna, Bologna, Italy 3 ISES – Istituto per la Sterilità e la Sessualità, Milano, Italy 4 U.O. Medicina di Laboratorio -1 Patologia Clinica, IRCCS Policlinico San Donato, San Donato Milanese, Milano, e Dip. di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano, Milano, Italy Introduction: Endothelial dysfunction has been demonstrated to play an important role in pathogenesis of erectile dysfunction (ED) and vitamin D deficiency is deemed to promote endothelial dysfunctions. Objectives. We aimed to evaluate the status of serum vitamin D in a group of patients with ED. Methods: Diagnosis and severity of ED was based on the International Index of Erectile Function Score (IIEF-5) and its aetiology was classified as arteriogenic (A-ED), nonarteriogenic (NA-ED) and borderline (BLED) with penile echo-colour Doppler in basal condition and after intracaversous injection of prostaglandin E1. Serum vitamin D levels were measured using by radioimmunoassay (RIA) double antibody assay (DiaSorin, Italy) and serum PTH levels were measured using 1-84 PTH chemiluminescence immunoassay (DiaSorin, Italy). Results: Fifty patients were classified as A-ED, 65 as NAED and 28 as ED-BL, for a total of 143 cases. Mean vitamin D level was 21.3 ng/mL; vitamin D deficiency (<20 ng/mL) was present in 45.9% and only 20.2% had optimal vitamin D levels. Patients with severe/complete ED had vitamin D level significantly lower (p=0.02) than those with mild ED. Vitamin level was negatively correlated with PTH and the correlation was more marked in subjects with vitamin D deficiency. Vitamin D deficiency in A-ED was significantly lower (p=0.01) than in NA-ED patients. Penile echo-colour-Doppler revealed that A-ED (PSV ≤25 cm/ sec) was more frequent in those with vitamin D deficiency as compared to those with vitamin > 20 ng/dL (45% vs 24%; p <0.05) and in the same population median PSV values were lower (26 vs 38; p <0.001) in vitamin D subjects. Conclusion: Our study shows that a significant proportion of ED patients has a vitamin D deficiency and that this condition is more frequent in patients with the arteriogenic etiology. Low levels of vitamin D might increase the ED risk by promoting endothelial dysfunction. Men with ED should be analyzed for vitamin D levels and particularly to A-ED patients with a low level a vitamin D supplementation is suggested. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P103 ROLE OF SERUM GALECTIN-3 TO RENAL FUNCTION IN PATIENTS WITH HEART FAILURE: PRELIMINARY DATA 1 2 2 2 F. Di Serio , M. Iacoviello , V. Paradies , M. Leone , V. 2 2 2 2 Antoncecchi , F. Monitillo , A. Doronzo , G. Citarelli , R. 3 4 5 6 Valle , P. Caldarola , L. Gesualdo , N. Aspromonte 1 Clinical Pathology Unit, University-Hospital of Bari, Italy 2 Cardiology Unit, Department of Emergency and Organ Transplantation, University-Hospital of Bari, Bari, Italy 3 Cardiology Unit, Chioggia Hospital, Chioggia, Italy 4 Cardiology Unit, “San Paolo” Hospital, Bari, Italy 5 Nephrology Unit, Department of Emergency and Organ Transplantation, University-Hospital of Bari, Bari, Italy 6 Cardiology Unit, “San Filippo Neri” Hospital, Rome, Italy Galectin-3 (Gal-3) is a novel biomarker which has been demonstrated to be related to inflammation status, fibrosis and worse prognosis in patients affected by chronic heart failure (CHF). Moreover, it has been shown an independent relationship between Gal-3 and glomerular filtration rate (GFR). In order to better clarify define the role of Gal-3 in renal impairment, we sought to evaluate its relationship with microalbuminuria in a ® group of CHF outpatients. Biomerieux VIDAS serum Galectin-3 (Enzyme-Linked Fluorescent Assay/ELFA) method, was used. We enrolled outpatients with CHF, in stable clinical conditions and in conventional therapy. All patients underwent a clinical evaluation, a routine chemistry and an echocardiogram. Normalbuminuria, microalbuminuria and macroalbuminuria were defined as the urinary Albumin/Creatinine Ratio (UACR) of <30, 30 to 299, and ≥300 mg/g. Out of seventy patients, 6 (9%) were excluded because of the presence of macroalbuminuria (UACR >300 mg/g). The remaining 64 patients (91% males, 64±13 years, NYHA class 2.4±0.7, LVEF 32±9%) were enrolled. Forty-four percent among these were affected by ischemic cardiomiopathy, 28% by diabetes mellitus, 59% by arterial hypertension and 19% by atrial fibrillation. Mean estimated glomerular filtration rate (eGFR, CKD-EPI Creatinine Equation) was 73 ± 26 mL/min/1,73 m2, mean NT proBNP value 1876±2397 pg/mL and mean Gal-3 level 16,7±7,7 ng/ mL. Patients with microalbuminuria, when compared to patients with normoalbuminuria, showed significantly higher levels of Gal-3 serum levels (21.9±10.3 vs 14.1±4.1 ng/mL; p <0.001). Moreover, at multivariate Cox regression analysis only log-Gal-3 (OR 1.51, 95% CI: 1.11-2.08; p: 0.009) remained significantly associated to microalbuminuria but not the other univariate predictors (i.e. ischemic cardiomyopathy, left ventricular ejection fraction, GRF and NTproBNP). Our findings suggest that Gal-3 serum levels are significantly and independently correlated to microalbuminuria in CHF outpatients, thus providing new data useful to better clarify the association between Gal-3 and chronic kidney disease in these patients. Van Kimmenade RRJ, Januzzi JL. Emerging biomarkers in heart failure. Clin Chem 2012;58:127-38. P104 ASSESSING THE ROLE OF BNP IN THE RISK PREDICTION IN PEDIATRIC CARDIAC SURGERY 1 1 1 1 S. Storti , M. Cantinotti , M.S. Parri , A. Andrenelli , V. 1 1 1 1 Zanetti , R. Lombardi , B. Murzi , R. Moschetti , S. 2 2 Molinaro , A. Clerico 1 Fondazione Toscana G. Monasterio, Massa, Italy Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Italy 2 Background: Brain natriuretic peptide (BNP) use in pediatrics is still controversial. Aim: to test whether BNP may improve risk prediction in pediatric cardiac surgery. Methods: BNP was measured in 587 pediatric patients (318 males, 269 females, median age 6.3 months, 1.2-35.9 months), BNP preoperatively, every postoperative day in ICU and before discharge. Primary outcome: major complications and ventilator assistance >15 days. A base risk prediction model was fitted using Cox proportional hazards model with age, Aristotle-score and body surface area (BSA) as continuous predictors. A second model was build adding to the base model cardiopulmonary-bypass time and arterial lactate at the end of operation. At both the models was then added peak post-operative log-BNP. Analysis to test discrimination, calibration, and reclassification has been performed. Results: Expressing age into two categories, neonates (aged 0-30 days) and children (aged 1 month-18 years), two patterns of BNP kinetics were observed: in neonates BNP significantly dropped after surgery (p <0.001) remaining below baseline values (p <0.001); in older children BNP increased post-surgery peaking at 60h (p <0.001) decreasing thereafter and remaining still higher than baseline level (p <0.001). In the overall population, both preoperative and postoperative BNP values were significantly correlated with BSA, Aristotle score, and with outcome parameters, including intubation and inotropic time, duration of ICU stay. Furthermore, a significant association between BNP value before and after surgery (at 12 hours) was found (rho=0.69, p <0.001). Hazard ratios (HR) for peak-BNP were highly significant (base-model HR=1.40, p=0.006, second model HR=1.44, p=0.008), log-likelihood improved with the addition of BNP at 12 hours (p=0.006; p=0.009). The adjunction of peak-BNP also significantly improved the area under the ROC curve (base-model and secondmodel: p <0.001). The adjunction of peak-BNP also resulted a net gain in reclassification proportion (base model NRI=0.089, p <0.001; second model NRI=0.139, p=0.003). Conclusions: BNP may improve the risk prediction in pediatric cardiac surgery and help the development of new guidelines supporting the routine use of BNP in pediatric cardiac surgery. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 481 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P105 VALUTAZIONE DELL’INTERFERENZA DELL’EMOLISI SUL NUOVO DOSAGGIO DI TROPONINA I AccuTnI+3 (BECKMAN-COULTER) P106 NEUROHORMONAL BIOMARKERS AND GALECTIN-3 IN NON-ISCHEMIC DILATED CARDIOMYOPATHY R. Dittadi, M. Gion A. Del Franco , G. Vergaro , S. Cardile , S. Masotti , M. 2 1 2 1 Franzini , C. Prontera , A. Clerico , M. Emdin Lab. Analisi, Osp. dell'Angelo, Mestre - Venezia L’arrivo in laboratorio di campioni emolizzati è un evento che si presenta con relativa frequenza. Il dosaggio della Troponina è generalmente considerato moderatamente sensibile a questo tipo di problematica analitica, ma con effetti fortemente metodo-dipendenti (1). Scopo dello studio è stato quello di valutare il grado di influenza dell’emolisi sulla nuova release del dosaggio della Troponina I (AccuTnI+3) recentemente messo in commercio da Beckman Coulter. Sono stati utilizzati 13 campioni in plasma eparinato con un range di Troponina I da 0.02 a 5.01 ng/L. Aliquote con diversi gradi di emolisi per ciascun campione (da 0.2 a 11 g/L di emoglobina) sono state preparate per aggiunta di emolisato, ottenuto mediante un ciclo di congelamentoscongelamento e successiva centrifugazione di sangue intero autologo dove è stata misurata la concentrazione di emoglobina (Hb). Per ogni campione i risultati sono stati confrontati con il dato del campione non emolizzato (valore base), e le differenze sono state considerate significative se superavano la variazione "analitica" (valore base ± 2ds) calcolata sulla base dell’imprecisione attesa secondo il profilo di imprecisione del metodo, e/o la variazione "biologica" valutata come bias desiderabile sulla base della variabilità biologica su campioni di plasma (2). A qualsiasi grado di emolisi i risultati rientrano all’interno della variazione biologica. L’intervallo di variazione è stato +12% / -16%, tranne in due casi (nelle aliquote con Hb >4 g/L). A livelli di Hb >1g/L, 4 casi mostrano una diminuzione significativa sulla base del criterio più restrittivo della variazione analitica. Sono 4 dei 6 casi con valori di Troponina I maggiori di 0.7 ng/L. In conclusione sembra che il metodo AccuTnI+3 sia particolarmente robusto all’interferenza da emolisi. Nessuno dei campioni valutati ha superato il bias desiderabile, e solo in caso di campioni con forte emolisi può essere opportuno consigliare la ripetizione del campione per avere la sicurezza di rientrare nell’ambito della imprecisione analitica. 1. Lippi G, Caputo M, Banfi G, et al. Raccomandazioni di consenso SIBioC-SIMeL per la rilevazione e gestione dei campioni emolisati e utilizzo dell’indice di emolisi. Biochim Clin 2011;35:481-90. 2. http://www.westgard.com/biodatabase1.htm (ultimo accesso: 10 giugno 2014). 482 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 1 2 1 2 1 Fondazione Toscana G. Monasterio, Pisa Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa 2 Background: Galectin-3, a β-galactoside binding lectin, is involved in the mechanisms of cardiac fibrosis and remodelling. In recent years, galectin-3 has shown to be a useful prognostic marker in chronic heart failure (HF) patients, but clear data are currently lacking on the relation between galectin-3 and neurohormonal profile in patients with systolic HF. Our aim was to test the association between galectin-3 and a panel of neurohormonal biomarkers in a cohort of patients with non-ischemic dilated cardiomyopathy (DCM). Materials and methods: One hundred-fifty consecutive patients with non-ischemic DCM (age 58±14 years; males 73%, NYHA class I-II: 83%, LVEF 35±13%) were enrolled. Subjects with malignancies, systemic inflammatory diseases, autoimmune disorders and severe renal failure were excluded. All patients were on guideline recommended medical treatment and underwent a comprehensive clinical and biohumoral assessment, including the assay of galectin-3 (Architect, Abbott), NTproBNP (Roche Diagnostics), C-reactive protein high sensitive (CRPH) (Beckman Coulter), plasma renin activity (PRA) (Diasorin), aldosterone (Diasorin) and troponin I (Beckman Coulter). Results: Median galectin-3 value was 14.4 ng/mL (IQR 11.70-19.05). At linear regression analysis high galectin-3 levels were associated with increased CRPH (R 0.35, p <0.001), troponin I (R 0.25, p=0.012), aldosterone (R 0.20, p=0.038) and NT-proBNP (R 0.28, p=0.001) plasma levels; composing a multivariable setting, only CRPH (p=0.001) and NT-proBNP (p=0.027) maintained their predictive value for increased galectin-3 levels. Discerning the whole population for the median value of left ventricular ejection fraction (LVEF: 35%), galectin-3 remained associated with CRPH (p=0.040) and NTproBNP (p=0.047) in patients with LVEF <35%, but with CRPH (p=0.001) and PRA (p=0.037) in the other subset. Conclusions: Galectin-3 value was correlated with NTproBNP level in non-ischemic DCM patients. Moreover, in the subset with LVEF >35% a correlation between galectin-3 and a marker of the renin-angiotensinaldosterone system, such as PRA, was observed. De Boer RA, Voors AA, Muntendam P, et al. Galectin-3: a novel mediator of heart failure development and progression. Eur J Heart Fail 2009;11:811-7. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P107 RELATIONSHIP BETWEEN CYTOCROME P 450 EICOSANOIDS AND HYPERTENSION IN OBESE CHILDREN 1 1 1 M. Montagnana , E. Danese , M. Benati , S. 2 3 3 Bonafini , A. Tagetti , M.V. Benetti , F. Dalle 2 3 2 4 Vedove , F. Antoniazzi , P. Minuz , M. Rothe , W. 5 1 2 Schunck , G.C. Guidi , C. Fava 1 Dep. of Life and Reproduction Sciences, Clinical Biochemistry Section, University of Verona, Verona 2 Dep. of Medicine, Internal Medicine Section C, University of Verona, Verona 3 Dep. of Life and Reproduction Sciences, Pediatry Section, University of Verona, Verona 4 Lipidomix GmbH, Berlin, Germany 5 Max Delbrueck Center for Molecular Medicine, Berlin, Germany Aim: Obesity and hypertension are widespread health problems involving also children and young adolescents. Epoxyeicosatrienoic acids (EETs) and 20hydroxyeicosatetraenoic acid (20-HETE), derived from arachidonic acid (AA) via cytocrome P 450 (CYP450), are vasoactive and natriuretic compounds involved in blood pressure (BP) control and vascular function. EETs are further metabolized to dihydroxyeicosatrienoic acids (DHETs). Omega-3 fatty acids (n-3 FA) may compete with AA, an Omega-6 fattv acid (n-6 FA), for the metabolism via CYP450, thus modulating eicosanoids production. The aim of our study was to investigate the role of AA metabolites via CYP450 in BP control and vascular function. Methods: 46 obese children (BMI≥95° percentile for sex and age) without comorbidities were enrolled. Vascular function was measured by ultrasound (flowmediated dilation, FMD; carotid distendibility, DC) and digital photoplethysmography (Stiffness Index, SI). In a subsample of 26 subjects, plasma and urinary EETs, 20HETE and DHETs were measured by LC-MS/MS, as well as eicosapentaenoic (EPA) and docosahexaenoic acid (DHA), the main n-3 FA, in red blood cell membranes. Results: About one third of subjects resulted hypertensive. Hypertensive obese children had a higher urinary excretion of DHETs compared to normotensive (1684±766 vs 1051±426 ng/24 h; p=0.03), without significant differences in the four regioisomers. Plasma EETS, DHETs, 20-HETE and urinary 20-HETE did not show any difference between the two groups, as well as Omega-3 Index. We did not find any significant correlation between CYP450 eicosanoids and BP levels. SI showed an inverse correlation with Omega-3 Index (r=-0.39, p <0.05). Only in males, a correlation between FMD and plasma EETs was found (r=0.52, p <0.05). Conclusions: These preliminary data suggest an effect of AA metabolites via CYP450 on haemodynamic control in obese children and a possible influence of n-3 FA levels on elastic properties of vessels. Capdevila JH, Falck JR, Imig JD. Roles of the cytochrome P450 arachidonic acid monooxygenases in the control of systemic blood pressure and experimental hypertension. Kidney Int 2007;72:683-9. P108 ADMISSION LEVELS OF GALECTIN-3 AND RISK OF DEATH IN ELDERLY PATIENS AFTER ACUTE NON ST ELEVATION MYOCARDIAL INFARCTION (IMANSTEMI) 1 2 1 1 S. Suppressa , M. Brugia , F. Olivieri , A. Procopio , M. 2 Tocchini 1 Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari di Ancona 2 Laboratorio analisi, Osp. Ancona Galectin-3 (Gal-3) has been the most widely-studied member of the galectin protein family and the major effects is its role in the promotion of fibrosis. The determination of Gal-3 is useful as a predictor of prognosis in patient with acute or chronic heart failure(CHF). Only few studies have highlighted the potentiality of this test in patient with IMANSTEMI. The galectin-3 levels were categorized according to the following three risk categories as previously defined for the BGM Galectin-3 microplate assay (BG Medicine): low risk = Gal-3≤ 17.8 ng/mL; intermediate risk = Gal-3> 17.8 and ≤ 25.9 ng/mL; high risk = Gal-3> 25.9 ng/mL. The purpose of the present study was to determinate the association between Gal-3 level and risk stratification of death in elderly patient after NSTEMI. All consecutive 108 elderely patients (>63 years, mean 80.74 years) who presented to the Coronary Care Unit (CCU) of the Italian National Research Center on Aging (INRCA) Hospital in Ancona, Italy, from January 2009 to January 2010 with a diagnosis of NSTEMI were examined by the same medical team and enrolled in the study. Gal-3 concentrations were measured using the ELFA (Enzyme-Linked Fluorescent Assay) technique in baseline banked plasma (EDTA) samples on the VIDAS automated immunoassay instrument (Biomerioux). In our IMA cohort, the mean and median plasma Gal-3 level were 19.1 and 14.3 ng/mL, respectively. Higher Gal-3 levels (36.4%), identified by adding the moderate to severe risk, were associated with lower age (79.87 vs 81.25 years), lower BMI (25.09 vs 26.14) and higher TnI level (1.14 vs 0.57 ng/mL). After 1 years of follow-up period of our chronic IMA cohort, the previous higher Gal-3 levels were associated with higher all-cause mortality age adjusted (p=0.049); also the survival function of this cohort classified in the three previous risk categories instead of the two ones, the Gal-3 levels were correlated to better long-term survival (p=0.022). Despite the numerical limitation of the samples analyzed, our data suggest that Gal-3 provides additional and complementary risk information in the prognosis of elderly patient IMANSTEMI affected; in particular, elevated admission Gal-3 levels result the best independent predictor of long term mortality (1 year) age adjusted. Widera C, Pencina MJ, Bobadilla M, et al. Clin Chem 2013;59:1497-505. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 483 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P109 DIAGNOSTIC UTILITY OF COPEPTIN IN ADDITION TO HIGH-SENSITIVITY CARDIAC TROPONIN FOR THE EARLY DIAGNOSIS OF NON ST-ELEVATION ACUTE CORONARY SYNDROMES 1 1 1 1 I. Cataldo , I. Griffo , F. Paolini , S. Martinotti , F. 2 2 Ricci , R. De Caterina 1 Patol. Clin. Osped. Clin. SS. Annunziata, Chieti 2 Insit. of Cardiology University of Chieti Rapid and reliable exclusion of NSTEMI during an Emergency Department (ED) triage is a major unmet clinical need. We aimed at verifying the non inferiority of a single sampling strategy of high sensitivity cardiac troponinI (hscTnI) and copeptin compared with the dual hscTnI sampling for the early diagnosis of NSTEMI versus Non Coronary Chest Pain. Methods: Copeptin (CP) hscTnI, CK-MB and myoglobin levels were measured in 196 consecutive patients admitted to the ED for non traumatic chest pain with onset within the previous 6 hours and without ST elevation. The diagnostic accuracy and the predictive value were assessed using both ROC curve and Net Reclassification Improvement analysis (NRI). A margin to define non-inferiority the ROC curves (AUC) was set at <0,05. Result: The adjudicated final diagnosis of NSTEMI was done in 29 patients(14.8%).At the time of admission/ first blood sampling analysis,a CP level <14 pmol/L in combination with a hscTnI <0.045 ng/mL safely ruled out NSTEMI with both a sensitivity and a negative predictive value of 100%. The combination of hscTnI and CP generated an AUC of 0,91 (95%CI:0.88-0.94), which was non-inferior with respect to the 3 hours interval hscTnI serial sampling when compared with the 0.89 (95%CI:0.81-0.97) for hscTnI alone, 0,86 (95%CI: 0.77-0.92) for hscTnI/CK-MB, 0.83 MB, (95%CI: 0.73-0.90) for hscTnI/myoglobin. When compared with hscTnI alone, the combination of hscTnI and CP yielded a significant positive NRI of 0,459 (P=0,043). Conclusions: The combined single sampling use of CP and hscTnI is non-inferior to dual hs-cTnI sampling to allow a rapid and reliable ruling-out of NSTEMI in patients within 6 hours from chest pain onset, the diagnostic utility of single sampling CP/hscTnI may result in a substantial cost-saving benefit compared with dual hscTnI sampling by reducing the total treatment cost of chest pain management in the ED. Keller T, Tzikas S, Zeller T, et al. Copeptin improves early diagnosis of acute myocardial infarction. J Am Coll Card 2010;55:2096-106. 484 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P110 RUOLO PROGNOSTICO DELL'ALDOSTERONE NELLE SINDROMI CORONARICHE ACUTE: FOLLOW-UP A BREVE E MEDIO TERMINE A. Mignano, E. Corrado, G. Novo, G. Coppola, S. Novo U.O. di Cardiologia, A.U.O.P. Paolo Giaccone, Palermo Background: Elevati livelli di aldosterone in pazienti con infarto miocardico acuto, sia con persistente sopraslivellamento del segmento ST (STEMI) che senza sopraslivellamento del segmento ST (N-STEMI) sono associati a una peggiore prognosi a breve termine e medio termine. Tuttavia, rimane ancora incerto il ruolo dell’aldosterone come fattore prognostico a lungo termine. Materiali e metodi: Sono stati determinati i livelli di aldosterone, all’ingresso, in un totale di 101 pazienti arruolati consecutivamente con la diagnosi di STEMI (75 pazienti) ed N-STEMI (26 pazienti). Sono state registrate le eventuali complicanze intraospedaliere (aritmie maggiori, insufficienza cardiaca, morte per cause cardiovascolari e per tutte le cause) ed è stato eseguito un follow-up della durata di due anni con raccolta di informazioni attraverso intervista telefonica, riguardanti il verificarsi di eventuali eventi avversi (mortalità cardiovascolare e per tutte le cause, reospedalizzazione). Risultati: La popolazione globale è stata divisa in tre gruppi di pazienti, in accordo con i terzili dei livelli di aldosterone plasmatico (≤22,0, da 23,0 a 85,9, ≥86 pg/mL). Livelli più elevati di aldosterone sono risultati positivamente correlati con l’insorgenza di complicanze intraospedaliere (131,7 ± 116,5 vs 66,1 ± 87,3 pg/mL, p <0,0001) e con l’insorgenza di eventi durante il followup (140±15 vs 56±68; p=0,0002). Inoltre, 20 pazienti sono stati trattati con antialdosteronici in aggiunta al trattamento standard; in questo gruppo di pazienti è stata dimostrata una minore incidenza di eventi avversi. Conclusioni: I risultati dello studio mostrano la presenza di un’associazione statisticamente significativa tra livelli plasmatici di aldosterone in acuto e l’insorgenza di eventi avversi, fatali e non fatali in pazienti con STEMI ed NSTEMI. Sulla base di tali evidenze, il trattamento con antialdosteronici, somministrati acutamente ai pazienti con infarto che presentano un aumento dei livelli dell’ormone, potrebbe influenzare favorevolmente la prognosi a breve e medio termine. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P111 EVALUATION OF HIGH SENSITIVE TROPONIN IN PATIENTS WITH ERECTILE DYSFUNCTION P112 ACIDO URICO ED OUTCOME IN PAZIENTI CON INFARTO MIOCARDICO ACUTO G.V. Melzi d'Eril , R. Pezzilli , C.A.L. Damele , R. 1 1 3 Stefanelli , A. Flaminio , G.M. Colpi , M.M. Corsi 4 1 Romanelli , A. Barassi A. Mignano, O.F. Triolo, E. Corrado, G. Novo, G. Coppola, S. Novo 1 Obiettivi: Lo studio si propone di valutare se l’acido urico può avere un ruolo nella valutazione dell’outcome dei pazienti con infarto del miocardio. Pertanto è stata valutata l’associazione tra livelli plasmatici di acido urico e l’incidenza di scompenso cardiaco congestizio, aritmie, shock, re-infarto e morte. Metodi: E’ stato dosato l’acido urico in 81 pazienti ricoverati presso la nostra cardiologia con diagnosi di infarto acuto del miocardio. Sono state registrate le complicanze intraospedaliere manifestatesi (insufficienza cardiaca, aritmie e morte per cause cardiovascolari) ed è stato eseguito un follow-up della durata di un anno con raccolta di informazioni su re-infarti, re-ospedalizzazioni, insorgenza di scompenso cardiaco congestizio e morte. Risultati: Tra le variabili analizzate, livelli più elevati di acido urico sono risultati correlati in maniera significativa con l’insorgenza di fibrillazione o tachicardia ventricolare durante la degenza ospedaliera (4,94±1,99 vs 7,24±1,31 pg/ml, p=0,0035). All’analisi multivariata la significatività è stata mantenuta dopo correzione per i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare (età, sesso, fumo, ipertensione, familiarità per malattie cardiovascolari, diabete mellito, dislipidemia ed obesità) (OR=3,03; CI 1,11-8,28; p=0,031). Per le altre variabili analizzate (scompenso cardiaco congestizio, fibrillazione atriale, shock, re-infarto e morte per cause cardiovascolari e non) non sono state riscontrate correlazioni statisticamente significative. Un trend positivo è stato riscontrato con l’insorgenza di scompenso cardiaco post-ischemico. Conclusioni: I risultati dello studio mostrano la presenza di un’associazione statisticamente significativa tra livelli di acido urico e l’insorgenza di aritmie maggiori quali fibrillazione ventricolare e tachicardia ventricolare. Inoltre, sebbene non sia stata raggiunta la significatività statistica, probabilmente a causa del ridotto numero del nostro campione e del follow-up di breve durata, all’analisi univariata è stato riscontrato un trend tra livelli di acido urico ed incidenza di scompenso cardiaco. Riteniamo quindi che il dosaggio dell’acido urico possa dare importanti informazioni sulla prognosi dei pazienti con infarto miocardico acuto. 1 2 1 Lab. di Analisi, Ospedale San Paolo, Dip. di Scienze della Salute, Univ. degli Studi di Milano, Milano, Italy 2 Dip. di Malattie dell’Apparato Digerente e Medicina Interna, Ospedale Sant'Orsola-Malpighi, Alma Mater Studiorum, Univ. degli Studi di Bologna, Bologna, Italy 3 ISES – Istituto per la Sterilità e la Sessualità, Milano, Italy 4 Dip. di Scienze Biomediche per la Salute, Univ. degli Studi di Milano, Milano, Italy e Unità Operativa Medicina di Laboratorio -1 Patologia Clinica, IRCCS Policlinico San Donato, San Donato Milanese, Milano, Italy Introduction: Evidence is accumulating in favour of a link between erectile dysfunction and coronary artery diseases. Cardiac troponin with a new high-sensitivity (hsTn) assay has a strong association with coronary artery diseases, mortality, and heart failure. Objectives: The aim of the study was to investigate the presence of cardiac injury in patients who have had arteriogenic and non arteriogenic erectile dysfunction for less than one year using the hs-Tn levels. Methods: The diagnosis of erectile dysfunction was based on the International Index of Erectile Function 5questionnaire and patients were classified as arteriogenic (no. 40), non arteriogenic (no. 48), and borderline (no. 32) patients in relation to the results of echo-color-doppler examination of cavernous arteries in basal conditions and after an intracavernous injection of 10 #g prostaglandin E1. Hs-TnT and hs-TnI levels were measured in 120 men with a history of erectile dysfunction of less than one year with no clinical evidence of cardiac ischemic disease. Serum concentration of hs-TnT (Troponin T immunoassay; Roche Diagnostics, Switzerland) and of hs-TnI (Troponin I immunoassay; Johnson & Johnson, Italy) were measured according to the manufacturer’s recommendations. The 99th percentile value for our normal reference population was 18.3 pg/mL for hs-TnT and 37 pg/mL for hs-TnI measured with a CV <10%. Results: The levels of both hs-TnT and hs-TnI were all within the reference range and there was no significant (P<0.05) difference between patients of the three groups. The hs-CRP values were higher in A-ED men compared with NA-ED (P=0.048), but not compared with BL-ED (P=0.136), and negatively correlated with International Index of Erectile Function questionnaire (r=-0.480; P=0.031). Conclusion: This study shows that the measurement of hs-TnT or hs-TnI levels allows us to exclude the presence of cardiovascular disease in patients with ED. The reason is probably the short history of ED, which was of less than one year. Longitudinal study is currently in progress to follow the level of hs-Tn (I and T) in this selected group of men, particularly in A-ED, in order to recognize when the heart begins to be affected by the process of atherosclerosis, before clinical symptoms. U.O. di Cardiologia, A.U.O.P. Paolo Giaccone, Palermo biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 485 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P113 VALORE PROGNOSTICO DOPO SFORZO DELLA TROPONINA T AD ALTA SENSIBILITA’ (hs-cTNT) IN PAZIENTI CON CARDIOPATIA ISCHEMICA 1 2 2 2 C. Autilio , D. Del Prete , L. Capaldi , D. Marsiliani , F. 2 1 2 1 Franceschi , R. Morelli , G. Zuccalà , C. Zuppi , S. 1 Baroni 1 Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli, Roma 2 Dipartimento di Emergenza e Accettazione, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli, Roma Introduzione: I dosaggi delle troponine di ultima generazione hanno migliorato la performance analitica e diagnostica, evidenziando anche piccoli danni miocardici, ma inevitabilmente hanno determinato positività biochimiche non sempre riferibili a danno ischemico. La maggiore sensibilità analitica potrebbe, infatti, evidenziare sofferenze subcliniche del miocardio e fornire nel paziente con cardiopatia ischemica indicazioni prognostiche di stratificazione del rischio. Abbiamo valutato in pazienti con dolore toracico acuto, risultati positivi a test ergometrico, il valore predittivo della hs-cTnT, dosata 6 ore dopo lo sforzo, sulle recidive ischemiche a tre mesi. Metodi: Sono stati selezionati 53 pazienti (50-87 anni) giunti al Pronto Soccorso del nostro Policlinico per dolore toracico acuto, con hs-cTnT <0.014 ng/mL e che, sottoposti a test ergometrico secondo Bruce, risultavano positivi per cardiopatia ischemica; 6 ore dopo lo sforzo è stato effettuato un secondo dosaggio della troponina e successivamente un esame coronarografico. I dosaggi della hs-cTnT sono stati eseguiti su Cobas Roche. A 3 mesi dalla dimissione sono stati ricontattati i pazienti/ familiari e registrati gli episodi di dolore toracico acuto o l’exitus; in base a tali dati i soggetti sono stati suddivisi in 2 gruppi: A(n=28):no eventi, B(n=25):sì eventi. Risultati: I valori della hs-cTnT a 6 ore dallo sforzo rimanevano inferiori al cut-off di normalità nel gruppo A (mediana=0.012 ng/mL), mentre nel gruppo B (p <0.05) erano maggiori di 0.014 ng/mL (mediana=0.022 ng/ mL). Nei pazienti del gruppo B, inoltre, la troponina a 6 ore aumentava significativamente (p <0.033) rispetto al basale ed in 6/25 pazienti il delta di variazione era superiore al 50% (57-320%). Dall’analisi statistica delle hs-cTnT a 6 ore dallo sforzo è risultato 0.058 ng/mL il valore predittivo di eventi a 3 mesi con una specificità di 89,3% ed una sensibilità di 40%. Tale valore è interessante e promettente se si considera l’esiguo numero di pazienti. Conclusioni: Lo studio, anche se preliminare, suggerisce un nuovo utilizzo della hs-cTnT come marker indipendente di rischio cardiovascolare ed in particolare evidenzia il suo ruolo prognostico dopo test da sforzo nel predire recidive a breve termine in pazienti con cardiopatia ischemica. 486 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P114 PLASMA LEVELS OF GALECTIN-3 AND NT-PROBNP: CORRELATION WITH LATE GADOLINIUM ENHANCEMENT IN HYPERTROPHIC CARDIOMYOPATHY AND RELATIONSHIP OF GALECTIN-3 TO RENAL FUNCTION 1 1 2 2 L. Erroi , D. Cosseddu , K. De Rosa , T. Forni , S. 2 2 1 1 Bongioanni , B. Mabritto , I. Rodolico , S. Musolino , R. 1 2 1 Ronchi , M.R. Conte , M. Migliardi 1 Clinical Laboratory Dept, Umberto I Mauriziano Hospital, Torino 2 Cardiology Dept, Umberto I Mauriziano Hospital, Torino Background: Galectin-3 (Gal-3) is a recently discovered marker for myocardial fibrosis. Cardiac magnetic resonance (CMR) with Late Gadolinium Enhancement (LGE) can identify the presence of fibrosis areas in patients with hypertrophic cardiomyopathy (HCM). Aim of our study was to correlate Gal-3 and N-terminal pro-Brain Natriuretic Peptide (NT-proBNP) plasma levels with LGE in CMR results obtained in a cohort of patients affected by HCM. Materials and methods: The study was approved by Ethic Committee and all patients gave written informed consent. Patients were carefully enrolled by Cardiology Department’s physicians. Lithium heparin plasma tubes were used for the collection of samples. Gal-3 and NT-proBNP were measured using commercial assays (VIDAS Biomérieux, France). Plasma creatinine (Roche Diagnostics, Germany) and estimated glomerular filtration rate (eGFR CKD-EPI) were measured for all patients. Gal-3, NT-proBNP and eGFR were measured also in healthy subjects (HS) and in renal failure (RF) patients (3-5 stage). Results: 55 patients with HCM (65.5% males; mean age 50 years) were enrolled: 25 patients (45.5%) were asymptomatic (NYHA class I); 28 patients (50.9%) were NYHA class II and two (3.6%) were NYHA class III. Gal-3 median concentration in HCM patients was 9.8 ng/mL (range 4.5-22.0); two patient with medium/high Gal-3 (16.2 and 22 ng/mL) showed a creatinine of 1.8 and 1.4 mg/dL, respectively. NT-proBNP and creatinine median levels in HCM patients were respectively 562 pg/ mL (range 25-5532) and 0.9 mg/dL (range 0.6-1.8). Gal-3 levels were not significantly different between NYHA II and asymptomatic patients. On the contrary, a significant difference was observed between NT-proBNP of two groups of patients (Mann-Whitney test U=197, Z=2.726, p <0.007). No significant correlation was observed between Gal-3 and LGE results and also between NT-proBNP and LGE. We observed a significant nonlinear regression between Gal-3 and eGFR in HS and RF patients p<0.0001. The same significant relationship was found in HCM patients p <0.0001. Conclusions: In HCM patients of NYHA classes I and II, no correlation was found between Gal-3/Nt-proBNP and LGE. In our patients medium/high Gal-3 values could be motivated by a mild renal failure. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P115 COMPARISON BETWEEN A HIGH SENSITIVE AND A CONTEMPORARY SENSITIVE ASSAY FOR CARDIAC TROPONIN I 1 1 2 3 C. Barranco , C. Volpi , G. Bartesaghi , C. Galli 1 Laboratorio, Ospedale "Moriggia Pelascini", Gravedona (CO) 2 Cardiologia, Ospedale "Moriggia Pelascini", Gravedona (CO) 3 Scientific Affairs, Abbott Diagnostici, Roma Background: Cardiac troponin is the primary biomarker for the diagnosis of acute myocardial infarction (AMI). High sensitive assays for troponin I (hsTnI) guarantee an increased diagnostic sensitivity, especially in females, and a shorter interval for ruling in and out AMI. We aimed to evaluate a hsTnI assay in comparison with a contemporary sensitive method. Methods: Consecutive, unselected routine samples sent for the determination of TnI have been assayed in parallel with the current ARCHITECT TnI and the new ARCHITECT hsTnI assays (Abbott Laboratories, Wiesbaden, Germany). The correlation of the two assays and the percentage of samples in which TnI levels could be measured were evaluated along with the rate of results exceeding the 99th percentile by the hs method. Results: A total of 72 patients have been examined (33 males, 39 females). On the 96 available plasma samples, the correlation between TnI and hsTnI was very high (Pearson; r2= 0.991) and the Bland-Altman difference plot indicated that the hs assay gave lower values on samples with TnI levels <40 pg/mL, i.e. the diagnostic threshold of the contemporary assay. Overall, 80,2% and 99% of samples had detectable levels of TnI by the current and the hs assay, respectively, with non-significant genderspecific differences (86.7% vs. 100% in males, 74.5% vs. 98% in females). Levels exceeding the 99th percentile with the hs assay were detected in 75.6% of males, in 62.7% of females and in 68.8% overall. On the 16 patients (22.2%) with multiple determinations, the patterns of percentage increase/decrease with the two assays were almost identical at all levels. Repeat testing on 25 specimens with TnI levels ranging from 2.2 to 32,753 pg/ mL indicated a very good reproducibility of the hs assay, with CVs <10% at TnI concentrations higher than 5 pg/mL. Conclusions: Though only a limited number of patients/ specimens could be evaluated so far, our data confirm the increased detection of cardiac troponin by a hs method, that showed a very good precision also at low values. The analytical performances of the new assay will enable to shorten from 6 to 3 hours the time for a second draw in order to rule in/out AMI, as suggested by the recent recommendations1. 1. Casagranda I, Cavazza M, Clerico A, et al. Clin Chem Lab Med 2013;51:1727-37. P116 COMPARISON OF BRAIN NATRIURETIC PEPTIDE (BNP) AND AMINO-TERMINAL PROBNP (NTPROBNP) IMMUNOASSAYS : A STATISTICAL ANALYSIS IN DIFFERENT GROUPS OF PATIENTS 1 2 3 M.P. D'Errico , E. Gianicolo , M.F. Petruzzelli , R. 1 3 Placella , M. Portaluri 1 Department of Laboratory Medicine “A. Perrino” Hospital, Brindisi, Italy 2 Clinical Physiology Institute–National Research Council (IFC-CNR), Pisa-Lecce, Italy 3 Department of Radiation Oncology “A. Perrino” Hospital, Brindisi, Italy Background: Radiotherapy (RT) could induce cardiotoxicity, but often these patients are asymptomatic,with normal electrocardiogram and left ventricular ejection fraction. Biochemical markers, such as BNP and NTproBNP,may be sensitive markers for the detection of early signs of cardiovascular disease. Our aim was to study the relationship between the two variables in groups of patients differing in terms of levels of both biomarker concentrations. Methods and Materials: Immunoassays “ECLIA” Roche for NTproBNP, Triage BIOSITE for BNP were used in 79 left-sided breast cancer patients (RT group; mean age 58 years, range 40-76) asymptomatic after comprehensive transthoracic echocardiography examinations at rest, and in a group of 46 patient- admitted to the Cardiologic Intensive Therapy Department with cardiac failure diagnosis (UTIC group; mean age 60 years, range 35-75) Statistical analysis was performed using SAS statistical software,versions 8.2 per Microsoft Windows. Results: A close positive correlation was found between the results of ECLIA Roche and Triage Biosite methods (correlation coefficient: all patients: 0.93; RT group: 0.86; UTIC group: 0.86); analytic concordance was 86%. The molar ratio NTproBNP/BNP ranged from 0.52 to 72.04,RT group: mean 2.49(0.52-5.38); UTIC group: mean 8.33(1.87-72.03). After log-transformation,considering logNTproBNP as dependent variable and logBNP as independent, a significant linear regression was found (All patients R2=0.87, RT group R2=0.75, UTIC group R2 =0.73). The significant difference of the slopes represents a faster increase of logNTproBNP in UTIC subgroup rather than in RT subgroup. Discussion: Despite deriving from a proteolytic cleaveage of the same precursor,an increase in natriuretic peptide concentrations always matches the increase in NTproBNP/BNP ratio,up to 10-20-fold in patients with cardiomyopathy. Moreover recent studies suggest that other biochemical mechanisms,different from those able to induce the release from cardiomyocytes,could affect the circulating levels of NTproBNP, which may be relevant in some clinical settings (Jensen 2011). Which natriuretic peptide forms are circulating physiologically is still a not completely clear issue that certainly require further studies. Jensen J, Ma LP, Fu ML, et al. Clin Res Cardiol 2010;7:445-52. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 487 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P117 NTproBNP IDENTIFIES PATIENTS AT HIGH RISK OF POSTOPERATIVE ATRIAL FIBRILLATION SUITABLE OF PREVENTIVE THERAPY 1 2 1 3 M. Salvatici , D. Cardinale , G. Facchi , A. Colombo , L. 4 1 Spaggiari , M.T. Sandri 1 Div. di Medicina di Laboratorio, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 2 U. di Cardioncologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 3 U. di Cardiologia, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 4 Div. di Chirurgia Toracica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano Background: Postoperative atrial fibrillation (AF) is one of the most frequent complications of thoracic surgery for lung cancer, with an incidence ranging from 8 to 42%. In some studies, postoperative AF has been found to be a benign and self-limiting complication, whereas, in others, it has been related to significantly increased morbidity and mortality. The development of postoperative AF is associated with a prolonged length of hospitalization and high related costs. The identification of patients at high risk that could benefit from preventive strategies, represents a clear need. Several risk indexes have been evaluated, and recently the N-terminal pro-BNP (NT-proBNP) has emerged as an early marker predictive of post-operative AF in different surgical settings. This study was aimed at the evaluation of the efficacy of treatment with a betablocker or angiotensin receptor blocker, in patients with elevated perioperative values of Nt-proBNP at higher risk for AF. Methods: We conducted a prospective randomized controlled study in patients undergoing elective thoracic surgery for lung cancer. Patients with elevated perioperative values of NT-proBNP were randomized to receive a cardio protective therapy (Metoprolol or Losartan) or no therapy (control subjects). The primary end point was a decrease of the incidence of postoperative AF. Results: Of the 1116 cancer patients undergoing thoracic surgery enrolled from April 2008 to June 2013, 315 showed a perioperative NT-proBNP increase and were randomized to receive Metoprolol n=104 or Losartan n=101, while 110 represented the control group. All patients remained under continuous ECG monitoring until discharge. Sixty-three patients (20%) develop a postoperative AF. A significant reduction of postoperative AF events was observed in treated patients: 7% (=7 patients) and 11% (=12 patients) in the groups receiving metoprolol or losartan respectively, compared to 40% (n=44) in the control group (P <0.001). Conclusions: In patients undergoing elective thoracic surgery for lung cancer, a perioperative increased value of Nt-proBNP could represent an early marker useful to candidate patients to receive a therapy with betablocker or angiotensin to prevent the development of a postoperative AF. Rodseth RN, Biccard BM, Le Manach Y, et al. J Am Coll Cardiol 2014;63:170-80. 488 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P118 SOSPETTO IMA: QUALI GLI ESAMI APPROPRIATI? 1 1 1 2 M. Vitiritti , M. Monica , B. Mancuso , F. Crocco , E. 1 1 1 Filicetti , B. Modello , S. Vaccarella 1 U.O.C. Laboratorio Analisi Cliniche, Biomolecolari e Genetica* 2 U.O.C. Pronto Soccorso** Abbiamo voluto valutare l’appropriatezza delle richieste di determinazione dei Marcatori di Danno Miocardico (troponina, mioglobina e CK-MB) nei pazienti che giungono al Pronto Soccorso con sintomi da sospetto Infarto Miocardico Acuto (IMA). La determinazione dei marcatori MDM per sospetto IMA è stata richiesta in 1.511 su 7.750 (19.50%) accessi al P.S. dell’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza nel periodo compreso tra il 07/01/14 e il 07/02/14. Per 357 pazienti era stata richiesta soltanto la determinazione della troponina (TnI), per gli altri 1136 pazienti era stata richiesta, invece, la determinazione di TnI, Mioglobina (Mb) e CK-MB. Tra questi ultimi pazienti solo 37 (3,26%) sono risultati affetti da IMA. Abbiamo, quindi, valutato la sensibilità e la specificità di ogni singolo marcatore, ottenendo per la Mb una sensibilità del 35,13% e una specificità dell’ 87,80%, per il CK-MB una sensibilità del 51,35% e specificità del 91,90% e per la TnI una sensibilità del 91,98% e una specificità dell’ 89,90%. Solo 3 dei 37 pazienti affetti da IMA sono risultati TnI negativi, e solo 1 di questi presentava CK-MB e Mb positiva. In questi 3 casi la diagnosi di IMA è stata effettuata mediante ECG. In conclusione, l’elevata sensibilità diagnostica della troponina (91,98%) determinata con metodi di ultima generazione rispetto a quella del CK-MB e della Mb e l’elevato VPN del test (99,70%), non solo rende ragione del cospicuo numero di richieste di TnI in emergenza in Pronto Soccorso rispetto ad un numero esiguo di malati di IMA (VPP= 23,45%) in quanto marcatore precoce di esclusione di ischemia miocardica, ma rende anche inappropriata la richiesta concomitante di altri marcatori MDM. Parsonage WA, Greenslade JH, Hammett CJ, et al. Validation of an accelerated high-sensitivity troponin T assay protocol in an Australian cohort with chest pain. Med J Aust 2014;200:161-5. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P119 NGAL URINARIO PER VALUTARE IL POSSIBILE DANNO RENALE INDOTTO DALLA LITOTRISSIA (SWL) 1 2 1 1 S. Baroni , M. Vittori , M. Nicosia , A. Primiano , P.F. 2 1 2 Bassi , C. Zuppi , A. D'Addessi 1 Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A.Gemelli, Roma 2 Clinica Urologica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A.Gemelli, Roma Introduzione: La shock wave lithotripsy(SWL) è una procedura efficace e non invasiva, abitualmente utilizzata nel trattare le urolitiasi, ma non è del tutto esente da effetti collaterali e complicanze soprattutto di tipo vascolare. Sebbene vari studi non abbiano evidenziato dopo litotrissia variazioni del GFR, non è del tutto chiaro se tale procedura sia comunque in grado di provocare lesioni renali, non evidenziabili dai valori di creatininemia. L’NGAL (Neutrophil Gelatinase-Associated Lypocalin) è il più promettente marker biochimico renale, più specifico e precoce della creatinina; aumenta nelle urine già dopo 2-4 ore dal danno ed avrebbe proprietà diagnostiche e predittive non solo nel danno renale acuto, ma anche nella sofferenza tubulare subclinica. Pertanto in questo studio abbiamo misurato l’NGAL in pazienti sottoposti a SWL extracorporea, per ricercare e monitorare una eventuale sofferenza renale, in fase precoce e tardiva, provocata dal trattamento. Metodi: Sono stati arruolati 21 pazienti, con singola calcolosi radiopaca in situ, pielica o caliceale, di dimensioni ≤15mm. La SWL era effettuata con litotritore Siemens Lithoskop:3500 shock waves, frequenza 90 SW/ min, potenza 60 Joules. Sono stati dosati: creatinina siero e urine (kit enzimatico Roche su Cobas 8000) e NGAL urine (kit Abbott su Architect2000i), prima della SWL, dopo 3 e 24 ore e dopo 30 giorni. NGAL è stato espresso come NGAL/crea, per meglio confrontare i dati longitudinali e correggere le variazioni da diversa osmolarità urinaria. Risultati: I valori basali di creatininemia e di NGAL/crea erano nei limiti di riferimento e considerando tutti i pazienti, non variavano significativamente prima e dopo SWL. Solo in 7/21 pazienti è stato trovato a 3 ore un aumento intraindividuale (p <0.05) di NGAL/crea (mediana:50.05 vs 25.60 ng/mg), con ritorno ai valori basali già a 24 ore (19.6 ng/mg), riconfermato a 30 giorni. Conclusioni: I nostri dati sebbene preliminari, hanno evidenziato che la SWL può causare in alcuni soggetti, un delta di incremento di NGAL a 3 ore, come indice di sofferenza tubulare precoce, ma in ogni caso transitoria. Un singolo trattamento di SWL non sembra indurre danno renale significativo, ma il dosaggio di NGAL potrebbe fornire nuovi approcci clinici e terapeutici. P120 IDENTIFICATION OF REVERSIBLE RENAL DAMAGE AND EARLY MARKERS OF RESPONSE TO CHEMOTHERAPY IN AL AMYLOIDOSIS: A STUDY ON 732 PATIENTS 1 1 2 2 P. Milani , G. Palladini , U. Hegenbart , C. Kimmich , A. 1 2 1 3 Foli , A.D. Ho , M. Vidus Rosin , R. Albertini , R. 4 1 2 Moratti , G. Merlini , S. Schönland 1 Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche, Dip. di Medicina Molecolare, Univ. di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia 2 Amyloidosis Center, Department of Internal Medicine V, Division of Hematology / Oncology / Rheumatology, Univ. of Heidelberg, Heidelberg, Germany 3 Analisi Chimico Cliniche, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia 4 Direzione Scientifica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia The kidney is involved in 70% of patients with AL amyloidosis, but little is known on factors affecting progression and potential reversibility of renal damage, and the criteria for renal response have never been validated. We systematically searched the databases of the Pavia and Heidelberg amyloidosis canters for previously untreated patients with renal AL amyloidosis diagnosed between 2004 and 2012. Italian patients (n=461) were used as testing cohort and Germans (n=271) as validation cohort. All the patients gave written informed consent. The study endpoint was time from diagnosis to dialysis initiation (renal survival). Patients who died off-dialysis were censored. Seventy-one (15%) patients required dialysis in the Italian group and 84 (31%) in the German series after a median time of 85 and 69 months, respectively. Baseline proteinuria >5 g/24 hours and estimated glomerular filtration rate (eGFR) <50 mL/min per 1·73 m2 were associated with poorer renal survival. Patients with proteinuria below and eGFR above the thresholds were at low-risk of dialysis (0 and 4% at three years in the testing and validation cohorts, respectively), whereas subjects with both high proteinuria and low eGFR were at high-risk (60% at three years in the Italian and 85% in the German series). Patients with either proteinuria above the cutoff or eGFR below the threshold were at intermediate-risk of progression (18% and 31% at three years in the testing and validation cohorts, respectively). The difference in renal survival between the three stages was significant (P<0.001 in both groups). Response and progression were assessed at three and six months. A decrease in eGFR by ≥25% was associated with poor renal survival in both cohorts and was adopted as the criterion for renal progression. A decrease in proteinuria by ≥30% or below 0.5 g/24 hours in the absence of renal progression was the criterion for renal response, being associated with longer renal survival in both series. Hematologic very good partial or complete remission improved renal outcome. We identified and validated a staging system for renal involvement and criteria for early assessment of renal response and progression in AL amyloidosis which should be used in routine clinical practice and clinical trial design. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 489 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P121 MODALITA' DI REFERTAZIONE DELLA STIMA DEL FILTRATO GLOMERULARE (eGFR) NEI LABORATORI ITALIANI 1 1 2 2 S. Secchiero , L. Sciacovelli , M. Zaninotto , M. Plebani 1 Centro di Ricerca Biomedica, Azienda OspedalieraUniversità, Padova 2 Dip. di Medicina di Laboratorio, Azienda OspedalieraUniversità, Padova biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 2 Laboratorio Analisi IFCA Firenze U.O. Nefrologia e Dialisi IFCA Firenze 3 Geriatria per la Complessità Assistenziale - AOU Careggi Firenze 2 2 e nel 10% solo per valori <90 mL/min/1,73m . Nel 71% dei casi il valore di eGFR è accompagnato da Intervalli di Riferimento e nel 49% anche da un commento. f) I laboratori trovano interessante (36%), utile (49%) indispensabile (9%) la partecipazione ad un programma VEQ che includa l’eGFR. Conclusioni: Il CRB già dal 2013 ha incluso nel Programma di VEQ per Biochimica Clinica la creatinina con valore target e l’eGFR. 490 2 1 Introduzione: Nel 2013 il Centro di Ricerca Biomedica (CRB) ha condotto un’indagine tra i laboratori italiani volta a conoscere le modalità di refertazione dell’eGFR. Metodi: Il questionario, disponibile sul sito web del CRB, includeva 7 domande sui seguenti aspetti: a) provenienza delle richieste, b) metodo utilizzato per la determinazione della creatinina, c) utilizzo o meno di formule per il calcolo dell'eGFR, d) modalità di espressione dei risultati e f) interesse a partecipare ad un Programma VEQ. E' stata spedita una mail a 1080 professionisti inclusi nella mailing list dei 652 laboratori partecipanti ai programmi VEQ del CRB. Risultati: La percentuale di risposte è stata del 32,2 per un totale di 210 laboratori (62,4% pubblici, 10,5% Case di Cura, 6,2% IRCCS e 20,9% privati) provenienti da 18 delle 20 Regioni, con prevalenza di risposte dal Veneto (49), Lombardia (35), Lazio (22), Piemonte e Friuli Venezia Giulia (20). a) Le richieste di esami provengono principalmente da: medici di medicina generale per il 52%, medici dei reparti di cura per il 37%, medici specialisti per il 11%. b) I metodi per la determinazione della creatinina sono: Enzimatico = 25%, IDMS tracciabile = 17%, IDMS tracciabile con compensazione = 16%, Jaffè = 37%, chimica secca = 5%. c) Il 74% dei laboratori esegue il calcolo dell'eGFR mediante l'applicazione di una formula e lo riporta nel referto mentre il 26% non lo referta. d) Le formule utilizzate per il calcolo dell'eGFR sono: MDRD = 69%, CKD-EPI = 15%, Cockcroft & Gault = 7%, Schwartz = 1%, altro = 8%. e) Il 55% dei laboratori referta l'eGFR solo quando richiesto, il 43% sempre quando è richiesta la creatinina, il 2% ai pazienti ricoverati con profilo d'ingresso. Nel 75% dei laboratori l’eGFR viene riportato indipendentemente dal valore ottenuto, nel 16% il dato 2 2 F. Balboni , M. Gallo , S. Bandini , G. Monzani , D. 2 1 1 3 3 Sacchi , B. Morrocchi , D. Veggi , B. Salani , A. Marsilii 1 numerico è riportato solo per valori <60 mL/min/1,73m P122 FOLATO SIERICO VS FOLATO INTRAERITROCITARIO: QUALE PARAMETRO È PIÙ SENSIBILE NELLA VALUTAZIONE DELLO STATO DEI FOLATI NEL PAZIENTE IN EMODIALISI? Scopo del lavoro e materiali e metodi: L’anemia iporigenerativa è tipica nell’insufficienza renale cronica e la carenza di acido folico può essere una delle determinanti. Per individuare quali pazienti necessitassero della supplementazione di acido folico abbiamo determinato i folati intraeritrocitari (FIE), i folati sierici (FS), la vitamina B12 (B12) e l’omocisteina (HCY) in 29 pazienti emodializzati, a 12 e 24 mesi (T12 e T24) dall’interruzione della supplementazione settimanale con Calcio Levofolinato e Cianocobalamina. La determinazione dei folati sierici, eritrocitari e vitamina B12 è stata effettuata con il sistema Access Beckman con metodica CLIA; quella dell’HCY con metodica immunoturbidimetrica Axis-Shield su AU480 Olympus Beckman. Il valore di folato intraeritrocitario è stato calcolato correggendolo per il valore dell'ematocrito. Risultati: I livelli di B12 al T24 si sono ridotti del 97% pur mantenendosi tutti al di sopra dei limiti di normalità. Analogamente si è evidenziata una riduzione significativa del FIE, con una riduzione netta del 94%, (t di Student per dati accoppiati p <0.001) del FS con una riduzione netta del 84% (p <0.001), associata ad un incremento dell’HCY dell'84% (p <0.001). A fine follow up solo il 7% dei pazienti al T12 e il 28% al T24 presentavano valori di FIE al di sotto del range di normalità (>237 ng/mL) mentre l’83% dei pazienti al T12 e al T24 mostravano valori di FS inferiori ai limiti della norma (>5,21 ng/mL). Come descritto in letteratura il FS sembra essere più sensibile, rispetto al FIE, nell’evidenziare deficit di folati in soggetti non sottoposti a supplementazione e risulta facilmente correlabile all’omocisteina. Per contro, i folati intraeritrocitari più tardivamente rilevano l’instaurarsi di un deficit, oltre ad essere soggetti a maggiori variabili preanalitiche dovute al trattamento del campione. Conclusioni: In accordo con i dati della letteratura, pur nell’esiguità del campione, ma dopo un follow-up di 24 mesi, il folato sierico potrebbe rappresentare un marker più precoce e predittivo, rispetto al FIE, del reale deficit di folati nel paziente uremico in emodialisi. Farrell CJ, Kirsch SH, Herrmann M. Red cell or serum folate: what to do in clinical practice?. Clin Chem Lab Med 2013;51:555-69. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P123 CYSTATIN C BASED ESTIMATION OF GLOMERULAR FILTRATION RATE IN AL AMYLOIDOSIS 1 1 2 2 P. Milani , A. Foli , T. Bosoni , L. Pirolini , M. Vidus 1 2 1 1 Rosin , R. Albertini , V. Valentini , M. Basset , G. 1 1 Palladini , G. Merlini 1 Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche, Dip. di Medicina Molecolare, Università di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia 2 Analisi Chimico Cliniche, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia Cystatin C-based eGFR (eGFR-cy) has been proven superior to creatinine based eGFR (eGFR-cr) in predicting death and progression to end stage renal disease in general populations and in patients with chronic kidney disease. The kidney is involved in approximately 70% of patients with AL amyloidosis, and is responsible for significant morbidity and treatment limitations. We compared eGFR-cr, eGFR-cy, and the estimation based on both creatinine and cystatin C (eGFR-cr/cy) in 362 consecutive newly-diagnosed (between 2004 and 2012) patients with renal AL amyloidosis. Serum creatinine was measured with an enzimathic method and cystatyin C with a commercial assay. All the patients gave written informed consent. Sixty-five percent had also cardiac involvement (cardiac stage III in 30%). Patients who died off-dialysis were censored for the analysis of renal survival. Median (interquartile range) creatinine was 1.11 mg/dL (0.65-1.62 mg/dL) and cystatin C 1.2 mg/L (1.0-1.8 mg/L). Fortynine percent of patients died and 15% initiated dialysis. Median survival was 43 months. There was no difference between the equations in predicting progression to dialysis. However, Cystatin C-based estimations were predicors of patients’ survival, while eGFR-cr had no impact on survival. Subjects with eGFR-cy <90 mL/min had shorter survival (median 28 months vs. not reached, P <0.001). Comparing patients (n=33) with eGFR-cr but not eGFR-cy <90 mL/min with patients (n=39) with eGFRcy but not eGFR-cr <90 mL/min there was no difference in progression to dialysis, while the latter had shorter survival (P <0.001). At multivariate analysis cardiac stage III (HR 3.34, P <0.001) and eGFR-cy (but not eGFRcr) <90 mL/min (HR 2.51, P=0.001) were independent prognostic determinants. The different eGFR formulas perform similarly in assessing risk of progression to dialysis. However, eGFR-cy is an independent marker of patients’ survival. P124 REFERENCE CHANGE VALUE FOR SERUM CREATININE: THE NEW LIFE OF OLD MARKER 1 1 2 1 1 F.B. Ronchi , G. Demuro , G. Serra , M. Meli , S. Caria 1 Clinical Pathology Service, Dept. of Services, P. O. San Gavino M.le, ASL Sanluri (CA), Italy 2 Dept. Biomedical Sciences, Clinical Pathology, University of Cagliari, Italy Background: Healthy renal function is essential to homeostasis. Despite several proposals of new markers and the widespread professional misconception, serum creatinine remains the most used biomarker to assess glomerular filtration rate (GFR). Normal creatinine levels can be observed in patients with early compromise GFR. Changes in serial individual results are not accuracy monitored with conventional reference interval (RI). An alternative way is the use of the reference change value (RCV) for creatinine thanks to its marked biological individuality (index of individuality <0.6). The aim of this study was to assess if RCV is more sensitive than estimated GFR (eGFR) to identify early kidney injury. Methods: We derived the RCV using our analytical imprecision (CVA) and current Ricos’s database on biological variation (CVB). We performed daily measurement of creatinine with human serum based quality control (QC) (Bio-Rad Laboratories) by a modified Jaffe method with Architect i2000SR (Abbott) traceable to IDMS. We calculated monthly CVA and kept continued vigilance for quality outcomes by a QC program (UNITY Interlaboratory Program, Bio-Rad) during one year. We compared CVA with analytical goals (AG) derived from CVB and calculated by Fraser’s formula. We evaluated 62 patients (36 M; 26 F) that showed at the beginning at least 2 consecutive creatinine values within the RI and above the upper reference limit in serial results. We compared RCV with MDRD and CKD-EPI eGFR in all cases. Results: The mean concentration of QC creatinine and its annual average CVA were respectively 0.59 mg/dL and 1.5% (optimal AG: 1.5%). RCV of creatinine was 17.2% (z=1.96 for bidirectional changes; p <0.05). The RCV calculated for all results of creatinine showed a significant change (>17.2 %) in 34 patients (55 % of cases) even when their creatinine levels were inside the RI and eGFR 2 >60 mL/min/1.73m . Conclusions: Our results shows that the application of RCV for creatinine was more sensitive than MDRD and CKD-EPI eGFR to predict early changes in renal function even with normal creatinine levels. RCV of creatinine is a useful tool in personalized medicine, thus it should be calculated by laboratories and used in their reporting systems in addition at the RI and eGFR. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 491 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P125 COULD REFERENCE CHANGE VALUE FOR SERUM CREATININE BE A USEFUL TOOL IN SPECIAL CLINICAL CONDITIONS WHEN eGFR IS NOT APPROPRIATE? 1 2 1 1 F.B. Ronchi , G. Serra , G. Demuro , S. Caria , E. 2 Laconi 1 Clinical Pathology Service, Dept. of Services, P.O. San Gavino Monreale, ASL Sanluri (CA), Italy 2 Dept. Biomedical Sciences, Clinical Pathology, University of Cagliari, Italy Background: The NKDEP guideline and SIBioC recommendation suggest reporting estimated glomerular filtration rate (eGFR) associated to serum creatinine results. However there are clinical conditions in which eGFR is not appropriate: age over 70 years, pregnancy, patients with comorbidities, persons with extreme body size, different nutritional status. The aim of our study was to evaluate the correlation between RCV for creatinine and eGFR in early detection of kidney disease and as well as the use of RCV as appropriate tool in patients over 70 years in place of eGFR. Methods: We defined the RCV using biological variation (CVB) from Ricos’s database and we calculated our analytical imprecision (CVA). Daily measurements of creatinine in human serum based quality control (QC), Bio-Rad Laboratories, has been collected from a modified Jaffe method by Architect i2000SR (Abbott) traceable to IDMS. During one year we calculated monthly CVA and kept continued vigilance on quality outcomes by a QC program (UNITY Interlaboratory Program, Bio-Rad). We compared CVA with analytical goals (AG) derived from CVB and calculated through Fraser’s formula. We assessed 60 adult patients, 16 below 70 years and 44 over 70 years that started at least with 2 serial creatinine values within the RI and then increased over the upper reference limit. We derived RCV and applied MDRD and CKD-EPI eGFR to all cases. Results: The mean concentration of QC creatinine and its annual average CVA were respectively 0.59 mg/dL and 1.5% (optimal AG: 1.5%). RCV of creatinine was 17.2% (z=1.96 indentifies a probability level of 95 % for bidirectional changes). RCV correlated with MDRD and CKD-EPI eGFR in all cases. The application of the RCV showed a significant change in 50% of all 60 cases (median creatinine = 1.10 mg/dL) (8 patients <70 years, 22 patients >70 years) when their creatinine was within 2 the RI and eGFR was >60 mL/min/1.73m . Conclusions: From the present findings, we conclude that: 1) RCV correlates with eGFR in patients below 70 years when eGFR is appropriate 2) RCV provides an opportunity for monitoring patients also over 70 years when eGFR is inappropriate. 3) RCV should be used in reporting system in addition to serum creatinine value for patients over 70 years old as well. 492 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P126 PUO' L'ANALISI AUTOMATIZZATA DELLE URINE RIDURRE LE RICHIESTE NON NECESSARIE DI UROCOLTURA? 1 1 2 M.F. Borghi , I. Frambolli , T. Trenti 1 Lab. Patologia Clinica, Osp. B.Ramazzini, Carpi (MO) Dip. Patologia Clinica SC Patologia Clinica Tossicologia Diagnostica Avanzata, Nuovo Osp. S. Agostino Estense, Modena 2 Le infezioni delle vie urinarie (UTI) rappresentano una delle prime cause di infezione nosocomiale. La tecnologia adottata da IRIS iQ200 (CA,USA) prevede l’analisi automatizzata in microscopia a flusso.La combinazione di iQ200 e l’analisi chimica (Aution Max AX-4280 MN USA) si può paragonare a una iQ200 Workstation. Abbiamo voluto comparare i risultati ottenuti con iQ200 e Aution Max con i risultati dell’esame colturale eseguito dal Lab. di microbiologia dell’H.NOCSAE di Modena. Questo studio vuole esaminare il potere discriminante della combinazione dell’analisi chimica e la lettura automatizzata del sedimento nella individuazione di UTI ed identificare la combinazione di parametri capaci di massimizzare la sensibilità e nello stesso tempo limitare la perdita di specificità.Lo studio viene condotto nel Lab. Pat. Clin. H. Ramazzini Carpi (MO). Noi abbiamo analizzato in maniera retrospettiva i dati di 4333 pazienti (41%M 59% F) consecutivi (età 64.7±19.5) nel periodo GiugnoDicembre 2013. Il 50% di questi pazienti aveva 61-80 anni. Il 15% dei paz. era esterno e l’85% interno.L’analisi chimica comprendeva esterasi leucocitaria e nitriti e quella microscopica WBC, ASP (piccole particelle) e batteri. Le urine che presentavano una flora mista da inquinamento (n°51) sono state escluse dallo studio. Un singolo patogeno era trovato in 258 (92.5%) colture, 2 patogeni in 21 (7.5%). I microrganismi isolati:E.coli 56%,Enterococco 5.7%, Klebsiella 11.1%. Totale campioni esaminati 4333 Totale richieste urocolture 615 (14.2%) Totale urocolture positive 279 (≥10³ CFU/mL) 45.3% Totale urocolture negative 336 54.6%. VP e VN sono determinati in confronto con“reference standard”urocoltura. Per l’analisi statistica si è usato Stata (StataCorp, Release 11.0;TX).Sensibilità = 89.8%- Specificità = 59.4% - NPV = 98.2% Lo strumento può, quindi, inserirsi adeguatamente in una strategia diagnostica che combini la striscia reattiva e il sedimento automatizzato, con revisione dei patologici e/o discrepanti. Ottimo NPV come screening di UTI. Dall’analisi statistica emerge come possa risultare discriminante la massima sensibilità e NPV in quanto l’errore analitico che sfocia in un FN è drammatico la Sensibilità è da prediligere alla specificità tipica della urocoltura. Parta M, Hudson BY, Le TP, et al. Diagn Microbiol Infect Dis 2013;75:5-8. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P127 DETERMINAZIONE DELLA CISTATINA C FINALIZZATA ALLA DIAGNOSI PRECOCE DI IRA 1 1 1 2 M. Lilliu , F. Puggioni , A. Gigante , G. Orru' , M. 1 1 1 Pautasso , P. Ferraguti , F. Coghe 1 Laboratorio di Chimica Clinica e Microbiologia AOU di Cagliari 2 Laboratorio SPOKE sequenziamento AOU di Cagliari Introduzione: il progressivo, generalizzato e irreversibile declino della funzione renale determina l’insufficienza renale che, se non diagnosticata tempestivamente, porta alla dialisi, al trapianto renale e, nei casi più gravi, alla morte del paziente. L’individuazione in fase precoce dell’insufficienza renale consente l’adozione di interventi terapeutici e non volti a impedirne o ritardarne la progressione. La GFR, intesa come somma della capacità filtrante di ogni glomerulo funzionante, è stata fino ad oggi il migliore e più utilizzato indice di valutazione della funzionalità renale. Il dosaggio della creatinina è stato l’esame più utilizzato per studiare la funzione renale; tuttavia, a causa delle numerose variabili che possono interferire su di esso, non può essere considerato un marcatore ideale soprattutto nelle fasi iniziali di compromissione reanale. Recentemente è stato standardizzato il dosaggio della cistatina C, una proteina a basso P.M., prodotta dalle cellule nucleate dell’organismo a ritmo costante e non influenzata da massa muscolare, età e sesso, che viene eliminata attraverso il filtrato glomerulare. Scopo del lavoro: valutare l’utilità della cistatina C vs Creatininemia come marcatore precoce di insufficienza renale sulla popolazione sarda studiata nel nostro Laboratorio. Materiali e metodi: su tutti i campioni è stata dosata la creatinina con metodo colorimetrico (reazione di Jaffè) su Olympus AU640 –Beckman – con valori di riferimento per la nostra popolazione sana compresi tra 0.7 e 1.2 mg/dL. La concentrazione della cistatina è stata ottenuta con metodo nefelometrico su BN PROSPEC SIEMENS e valori di riferimento per la popolazione sana studiata compresi tra 0.53-0.95 mg/L. Risultati: dall’elaborazione dei dati emerge l’esistenza di una correlazione positiva tra cistatina C e insufficienza renale acuta e risulta essere un marker più sensibile rispetto alla creatinina. Conclusioni: la cistatina C rappresenta un importante biomarcatore precoce di danno renale acuto in grado di favorire una diagnosi rapida e finalizzata all’adozione di misure terapeutiche tempestive e adeguate. P128 GAMMOPATIA MONOCLONALE DI INCERTO SIGNIFICATO (MGUS) DOPO TRAPIANTO DI RENE 2 1 2 V. Sargentini , M. D'Alessandro , M.T. Piccolo , R. 1 1 1 1 Pretagostini , F. Nudo , B. Evangelista , P. Berloco , A. 2 2 Angeloni , A. Bachetoni 1 Dip. Chirurgia Generale "P.Stefanini", Sapienza Università di Roma 2 Dip. Medicina Diagnostica, Sapienza Università di Roma Introduzione: Il riscontro di MGUS nella popolazione è un evento frequente con prevalenza legata all’età e bassa tendenza di progressione. La MGUS è aumentata nei trapiantati di rene come conseguenza dell’immunosoppressione e del maggior rischio di infezioni.(1) Scopo di questo studio è stato analizzare il significato clinico delle alterazioni elettroforetiche nella fase post-trapianto definendone la prevalenza e l‘evoluzione. Metodi: Dei 138 pazienti trapiantati di rene dal 2010 al 2013 presso l’Unità Trapianti del Dipartimento “P.Stefanini” del Policlinico Umberto I, 75, (età media 56 anni, terapia immunosoppressiva in prevalenza Tacrolimus.), con un follow-up di almeno 6 mesi e la presenza del tracciato elettroforetico, sono stati inclusi nello studio. L’elettroforesi è stata eseguita con metodologia capillare. Su 21 campioni è stata eseguita immunofissazione su gel di agarosio. Risultati: 38 pazienti (età media 50 anni) hanno evidenziato una condizione di sospetta MGUS, con una prevalenza pari al 50,6%, superiore (p <0,05) sia rispetto alla popolazione di pazienti con malattia renale cronica (12%) sia rispetto alla popolazione di età superiore ai 50 anni (3.3%). Non è stata evidenziata correlazione tra MGUS ed infezioni da EBV e/o CMV; le infezioni batteriche sono risultate significativamente più frequenti. Il picco monoclonale sospetto di MGUS “de novo” compare a circa 5 mesi dal trapianto. Il 27.8% dei pazienti presenta una MGUS transitoria. L'immunofissazione ha evidenziato che dei 21 pazienti 7 sono risultati negativi; la distribuzione degli isotipi nei 15 pazienti positivi è risultata: IgG/K: 28,6%, IgG/L: 28,6%, IgM/K: 14,3%, IgM/L: 14,3%, IgG/L + IgA/L: 7,1%, Lambda free: 7,1%. Conclusioni: I risultati confermano l'alta incidenza di MGUS “de novo” dopo trapianto di rene. Si rileva una associazione tra presenza di MGUS ed infezioni batteriche. La tipizzazione evidenzia una distribuzione eterogenea degli isotipi: IgG/K e IgG/L rappresentano il 57.2%, IgM/K e IgM/L rappresentano il 28.6%. E’ presente un caso di gammopatia biclonale (IgG/L,IgA/L) e un caso di lambda free. I risultati ribadiscono la necessità del controllo a lungo termine. 1. Naina HV, Harris S, Dispenzieri A, et al. Am J Nephrol 2012;35:365-71. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 493 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P129 INSUFFICIENZA RENALE CRONICA: L’INTERVALLO DI RIFERIMENTO PER LE FREE LIGHT CHAIN 1 1 1 1 P130 IPOTIROIDISMO IN PAZIENTI IN EMODIALISI IN TERAPIA CON SEVELAMER O CARBONATO DI LANTANIO C. Salemi , C. Sarto , C. Siracusa , E. Reginella , P. 2 Brambilla A. Perfetti , D. Capone , G. Palmiero 1 1 S.C. Analisi Chimico Cliniche Desio/Carate/Giussano – AO di Desio e Vimercate (MB) 2 Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano – Bicocca, Monza (MB) Introduzione: Si definisce malattia renale cronica (IRC) ogni condizione patologica che interessi il rene e che possa provocare perdita progressiva e completa della funzionalità renale o complicanze derivanti da esse; questo si riflette sul metabolismo delle catene leggere libere monoclonali (FLC). Infatti la loro concentrazione sierica dipende dall’equilibrio fra produzione plasmacellulare ed eliminazione renale, compromessa nei pazienti con IRC. Scopo: Indagare se per i pazienti affetti da IRC seguiti all’Ospedale di Desio deve essere modificato il range di normalità per il dosaggio delle FLC nel siero da 0.26-1.65 a 0.37-3.10 come suggerito da Hutchison [1]. Materiali e metodi: In 22 pazienti seguiti per 3 anni, affetti da IRC (Stadio IV e V), con picco monoclonale visibile nel tracciato elettroforetico, un alterato ratio delle FLC, e una immunofissazione su siero negativa. Risultati e conclusioni: Tutti i 22 pazienti che mostravano un ratio k/l alterato nell’intervallo 0.26-1.65, con l’intervallo di riferimento nefrologico sono risultati normali. In conclusione l’intervallo k/l 0.37-3.10 per i pazienti con IRC permette di discriminare tra un incremento policlonale delle FLC, rispetto ad un incremento monoclonale dovuto ad una discrasia plasmacellulare. 1. Hutchison CA, Harding S, Hewins P, et al. Quantitative assessment of serum and urinary polyclonal free light chains in patients with chronic kidney disease. Clin J Am Soc Nephrol 2008;3:1684-90. 494 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 2 1 3 Dip. di Farmacologia Universita' Federico II,Napoli Ceinge-Biotecnologie avanzate, Napoli 3 Nefrocenter Blue e Rosso, Napoli 2 Introduzione: Scopo dello studio è stato quello di valutare l’effetto di due chelanti del fosforo, sevelamer (S) e carbonato di lantanio (CL), sui livelli sierici degli ormoni tiroidei in pazienti in emodialisi affetti da ipotiroidismo in trattamento con L-tiroxina (LT). Per concomitante presenza di iperfosforemia e/o aumentato prodotto CaxP, i pazienti necessitavano dell’aggiunta di un chelante del fosforo. Materiali e metodi: Nello studio sono stati arruolati 40 pazienti, 20 sono stati trattati con S alla dose di 2400 mg/ die somministrata alle ore (h)8, alle h14 ed alle h20 mentre altri 20 sono stati trattati con CL alla dose di 2000 mg/die suddivisa in due dosi somministrate alle h14 ed alle h20. Tutti i valori sono stati espressi come media±deviazioni standard e comparati rispetto al valore basale usando il test t di Student per dati appaiati. Risultati: Dopo due mesi di trattamento con S si è registrato un incremento dei livelli sierici di TSH ed una corrispondente diminuzione dei livelli sierici di FT4 per diminuito assorbimento della LT somministrata per os. A questo punto si è provveduto ad una modifica dei tempi di somministrazione del farmaco (1600 mg alle ore 14 e 800 mg alle ore 20) e ciò ha consentito un ritorno ai valori basali dei livelli sierici di TSH e FT4 confermando la nostra ipotesi di un’interferenza del S1 sull’assorbimento di LT. Al contrario il CL non determinava modificazioni dei livelli sierici di TSH e FT4. La fosforemia rientrava sempre nei valori di riferimento con entrambi i chelanti per l’intera durata dello studio. Conclusioni: IL CL non interferisce con la somministrazione contemporanea di LT, mentre per il S è necessaria una modifica dei tempi di somministrazione, al fine di evitare l’insorgenza di una sua possibile interferenza sull’assorbimento della LT. 1. John-Kalarickal J, Pearlman G, Carlson HE. New medications which decrease levothyroxine absorption. Thyroid 2007;17:763-5. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P131 CAN 24-HOUR URINE COLLECTION BE REPLACED BY AN EARLY MORNING SAMPLE FOR BENCE JONES PROTEIN DETECTION AND QUANTIFICATION? 1 1 4 1 P. Milani , G. Palladini , C. Klersy , V. Valentini , F. 1 1 2 3 Lavatelli , M. Nuvolone , L. Zanolla , G. Righetti , V. 5 3 1 Meneghini , M.S. Graziani , G. Merlini 1 Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche, Dip. di Medicina Molecolare, Univ. di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia 2 Dip. di Cardiologia, Osp. Civile Maggiore, Az. Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona, Italia 3 Lab. Analisi Chimico Cliniche, Osp. Civile Maggiore, Az. Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona, Italia 4 Direzione Scientifica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia 5 Dip. di Ematologia, Osp. Civile Maggiore, Az. Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona, Italia Background: Detection and quantification of Bence Jones protein (BJP) is necessary in multiple myeloma, AL amyloidosis, and other monoclonal gammopathies. For BJP quantification a 24h urine collection is required; however, this can be inconvenient and subject to errors, particularly in the outpatient setting. Total protein excretion can be measured in an early morning void (EMV) and expressed as protein-to-creatinine ratio. Methods: In the present study we tested if an EMV sample could be used to detect and quantify BJP in 337 outpatients from two hematology Clinics. Two-hundred four had AL amyloidosis, 56 MGUS, 51 MM, 17 SMM, 9 WM. All the patients gave written informed consent. Patients were asked to provide the 24h urine collection and the early morning void (EMV) obtained at the end of the collection. The BJP was detected by agarose gel immunofixation. The BJP quantification was performed by densitometric scanning of the electrophoretic monoclonal peak. Results: In 132 patients BJP was detected in both samples, in 13 only in the EMV, and in 1 only in the 24h sample (agreement 96%, Kappa-statistic 0.91 in the overall population). When the BJP was visible at electrophoresis (68 pairs of samples) it was quantified and expressed in mg/24h or mg/g-creatinine. There was very good agreement between BJP expressed as mg/24h and mg/g-creatinine in the 24h samples (Lin’s correlation coefficient [cc] 0.95), mg/g-creatinine in the 24h and EMV samples (cc 0.95), and mg/24h in the 24h sample and mg/g-creatinine in the EMV (cc 0.91). In 25 patients with #2 measurements, agreement between changes in BJP expressed in mg/24h in the 24h sample and in mg/gcreatinine in the EMV was suboptimal (cc 0.72). However, agreement between BJP changes expressed in mg/gcreatinine in the 24h sample and in the EMV was better (cc 0.85). Conclusions: An EMV can be used for BJP detection and measurement. The better agreement in BJP changes between the 24h and EMV samples when BJP is expressed in mg/g-creatinine probably reflects patients’ errors in timed urine collection. P132 MINDRAY BC-6800 HEMATOLOGIC ANALYZER. CAN THREE-DIMENSIONAL CYTOGRAMS IMPROVE CLINICAL INFORMATION PROVIDED BY LABORATORY? F. Fiorini, a. La Gioia, G. Badalassi, A. Barsotti, M. Fastame, L. Francioni, R. Grazzini, G. Tarrini, P. Valentini, F. Bonini U.O. Patologia Clinica, Osp. "F. Lotti" Pontedera - Pisa Cytograms are the graphical representation of the interaction between circulating peripheral blood cells and the methodology used by each analyzer to recognize those. Because all analyzers use different counting methodology, as well as different methodology mix, all cytograms are so different each other, that each binding instrument-cytogram is easily and unequivocally recognizable. The Mindray BC 6800 analyzer use to perform Leukocyte Differential Count (LDC) as well as Nucleated Red Blood Cells (NRBC) counting the SF Cube Technology (3D Cube) (1). The three dimension are the forward scatter for cellular size, the side scatter for cellular complexity and the fluorescence for nucleic acid content. The instrumental results is represented by two cytograms: DIFF for LDC and NRBC for erythroblasts. From November 2013 to April, 2014 we used the BC-6800 Analyzer in our laboratory to evaluate 3D Cube performances in different hematological neoplastic or reactive diseases. We studied 1642 normal samples and 64 abnormal samples. In most of studied samples, 3D Cube allow us to acquire additional information to improve the microscopic review quality. Particularly: • In three samples with granulocytic dysplasia, the neuthrophils cluster in DIFF cytogram and upper cluster in NRBC cytogram were splitted in two sub-cluster corresponding to double granulocytic population; • In 34 cases of infectious mononucleosis (IM) we observed after left-right rotation an additional lymphocytic cluster hidden behind the “usual” lymphocytic/monocytic clusters. None of 31 reactive or neoplastic lymphocytosis was characterized by additional clusters in any 3D Cube position, except for • Five cases of circulating plasma cells with an additional cluster in High Fluorescence Cells (HFC) zone, very far and very different on shape from IM additional cluster. In addition, we observed interesting three dimensional cytograms changes in two cases of acute myeloid leukemia and in three cases of chronic myeloid leukemia. These last cases, compared with neoplastic/ non neoplastic lymphocytosis, allow us to distinguish true basophilia from pseudobasophilia. 1. Lippi G, Cattabiani C, Bonomini S, et al. Preliminary evaluation of complete blood cell count on Mindray BC-6800. Clin Chem Lab Med 2013;51:65-7. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 495 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P133 CONTENUTO EMOGLOBINICO RETICOLOCITARIO (CHr): UN UTILE INDICATORE DELL’EFFICACIA DELLA TERAPIA MARZIALE NELL’ANEMIA SIDEROPENICA 1 1 1 1 F.B. Ronchi , P.P. Porcu , G. Demuro , S. Caria , G. 2 Serra 1 Servizio di Patologia Clinica, Dip. dei Servizi, P.O. San Gavino M.le, ASL Sanluri (CA), Italia 2 Dip. Scienze Biomediche, Patologia Clinica, Università di Cagliari, Italia Introduzione: Il Contenuto Emoglobinico reticolocitario (CHr) è considerato un efficace biomarker di deficit funzionale marziale. A differenza dei più classici parametri (es. sideremia, ferritina) esprime la capacità dell’emopoiesi di sintetizzare l’emoglobina (Hb) reticolocitaria utilizzando il ferro in modo efficace. Considerando che i reticolociti sono le prime cellule della serie rossa rilasciate nel sangue con un’emivita di 24 h, la misura del CHr rappresenta un precoce e puntuale indicatore di efficacia della terapia marziale e di ripresa della normale emopoiesi (CHr > 28 pg). L’obiettivo dello studio è quello di monitorare il CHr per valutare l’efficacia della terapia marziale in due casi clinici. Metodi: Donna di 74 (paziente A) e di 45 anni (paziente B). Gli esami di laboratorio sono stati eseguiti con gli strumenti Advia 2120i Siemens e Architect 8200i Abbott. Risultati: Le pazienti (pz) ricoverate per astenia marcata e segni di anemia hanno presentato, all’esordio, un quadro di laboratorio indicativo di anemia sideropenica severa (Pz A: Hb 6.2 g/dL, MCV 70 fL, sideremia 10 µg/dL, ferritina < 1 ng/mL, CHr 21.2 pg; Pz B: Hb 5.1 g/dL, MCV 60 fL, sideremia < 5 µg/dL, ferritina < 1 ng/mL; CHr 14.5 pg). Le pz hanno praticato terapia marziale (150 mg/die) sino al ripristino delle riserve di ferro. Il monitoraggio è stato effettuato in diverse giornate (gg) evidenziando i valori seguenti. Pz A: gg II, VI, X, XIII, XXX, LX rispettivamente per Hb (g/dL) di 6.4, 7.9, 8.1, 8.5, 10.7, 12.8 e per CHr (pg) di 25.5, 27.6, 28.7, 29.9, 29.1, 28.1. Pz.B: gg II, IV, VI, VIII, XXX per Hb (g/dL) di 5.1, 5.3, 6.7, 7.9, 9.5, 11.8 e per CHr (pg) di 18.2, 24.7, 27.1, 29.7, 32.0. Conclusioni: Il CHr rappresenta un parametro puntuale, precoce e predittivo di efficacia della terapia marziale per la risoluzione dell’anemia sideropenica. Nel pz A, il CHr ha raggiunto il valore di normalità in X giornata mentre la Hb è risalita a livelli accettabili dal giorno LX. Nel pz B, il CHr è normale in VIII giornata con Hb accettabile in giorno XXX. La determinazione del CHr ha permesso di evitare la terapia emotrasfusionale per la precocità nel valutare l’efficacia della terapia marziale (aumentato già in II giornata) e la conseguente predittività indicativa di risoluzione dell’anemia. 496 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P134 VALUTAZIONE DEL TEST Hevylite® NELLA QUANTIFICAZIONE DELLE COMPONENTI MONOCLONALI IgA 1 2 1 2 M. Berardi , C. Nozzoli , A. Terreni , M. Staderini , T. 1 1 2 1 Biagioli , M. Brogi , A. Bosi , A. Caldini 1 Laboratorio Generale, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze 2 Ematologia, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze Nei pazienti affetti da gammopatia monoclonale (GM) la quantificazione della componente monoclonale (CM) è utile nella diagnosi differenziale, nella stratificazione del rischio e nella valutazione della risposta alla terapia. L’elettroforesi delle sieroproteine (SPE) è la tecnica d’elezione per la rilevazione e la misura della CM, tramite proporzione diretta del picco monoclonale. Qualora la CM non sia quantificabile tramite SPE si ricorre alla misura immunochimica della catena pesante coinvolta, metodica però non priva di limiti: influenza del background policlonale, mancato parallelismo e possibile mancato riconoscimento dell’antigene. Il test immunochimico Hevylite® (HLC, Binding Site,UK) permette la misura di Ig intere discriminando sia l'isotipo che la catena leggera associata, fornendo così un indice di clonalità tramite il rapporto Ig’κ/Ig’λ. Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare l’utilizzo del test HLC nella quantificazione delle CM IgA in pazienti affetti da GM. Sono state effettuate 132 determinazioni in 122 pazienti, selezionati in base a immunofissazione (IFE) positiva per CM IgA. In 119 casi i valori ottenuti dalla somma delle componenti IgAκ e IgAλ sono stati confrontati con la misura nefelometrica delle IgA totali. Nei casi in cui è stato possibile misurare densitometricamente la CM (26%), questo dato è stato confrontato con il risultato del test HLC relativo alla catena leggera coinvolta. I risultati ottenuti hanno mostrato una buona corrispondenza tra la misura nefelometrica delle IgA totali e la somma delle componenti IgAκ e IgAλ quantificate 2 tramite test HLC (y= -0.482+1.070x; R =0.95; p <0.0001). Anche la correlazione tra la misura densitometrica della CM e il risultato del test HLC è risultata 2 soddisfacente (n=34; y=-0.519+1.162x; R = 0.98; p <0.0001). In entrambi i casi l’analisi di Bland-Altman non ha evidenziato differenze significative. Va però osservato che in 26 casi (20%) con IFE positiva, caratterizzati da CM di lieve entità, non è stata trovata alcuna alterazione del rapporto IgAκ/IgAλ. I risultati ottenuti in questo studio preliminare suggeriscono che il test HLC può essere un valido ausilio per la misura di CM IgA non quantificabili tramite SPE. Ludwig H, Milosavljevic D, Zojer N, et al. Leukemia 2013;27:213-9. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P135 DIAGNOSI DI MALATTIA DEPRANOCITICA IN PAZIENTE DI ETA’ PEDIATRICA: EMOGLOBINOPATIA S-C 1 1 2 P136 TROMBOCITOSI SECONDARIA AD ANEMIA SIDEROPENICA. UN CASO CLINICO 1 3 V. Letizia , V. Panetta , S. Costanzo , A. Castaldo , M. 1 1 1 1 Di Lorenzo , E. Esposito , D. Vitelli , M. Schioppa 1 UOC Patologia clinica, Osp. "S'anna e San sebastiano" di Caserta 2 Scuola di Spec. Patologia clinica, Univ. Federico II, Napoli 3 V anno Medicina e chirurgia, Univ. SUN di Napoli La malattia drepanocitica (SCD) é la più frequente emoglobinopatia presente in Italia. Essa è presente sia nella forma omozigote (SS) che nella forma di eterozigosi composta (S-βth), interazione del gene dell'Hb S e il gene β talassemico e, in una minoranza di casi, come Hb S e altra emoglobina (HbC, HbLepore, Hb D). Si descrive il caso di un paziente di età pediatrica (m, 6 anni), di origine africana, con segni clinici di anemia, malessere diffuso e splenomegalia. Gli esami ematochimici mostrano un’anemia di grado medio, microcitemia, neutrofilia, indici infiammatori aumentati e studio del metabolismo del ferro nella norma. Il sospetto clinico di emoglobinopatia è stato confermato dall’analisi di I livello, eseguita in HPLC, dell’assetto emoglobinico che ha mostrato la compresenza di due varianti emoglobine β, di tipo S (44%) e di tipo C (42%), HbF (5%) e con valori aumentati di HbA2 (4%) che sono una caratteristica costante nei portatori di HbS. L’osservazione microscopica dello strisco di sangue ha rilevato una significativa presenza di cellule a bersaglio; rare emazie falciformi. La falcizzazione è stata dimostrata con l’esecuzione dello “sickling test”. La diagnosi di Emoglobinopatia S-C è stata successivamente confermata con tecniche di Biologia molecolare che hanno caratterizzato le due varianti emoglobiniche ed escluso la presenza di beta-talassemia. Le analisi di I e II livello, sono state allargate ai genitori del paziente (e ai fratelli) dimostrando che la variante betaemoglobinica tipo S è stata ereditata dalla madre, mentre quella di tipo C dal padre, con un probabilità, quindi, del 25% di generare un doppio eterozigote S-C (12,5 se consideriamo anche il sesso). In conclusione, poiché le varianti emoglobiniche accertate a tutt’oggi sono oltre 800, esiste la possibilità che diverse emoglobine possano condividere lo stesso tempo di ritenzione. Pertanto non è sufficiente il dosaggio quali-quantitativo fornito dalla HPLC, ma è necessario combinare più tecniche per raggiungere una identificazione certa. Ciononostante, per l’identificazione di varianti diffuse, quali la HbS e la HbC, può essere sufficiente la sola combinazione di diversi test meno costosi rispetto a quelli di tipo molecolare, demandando al II livello solo i quadri più complessi. 1 1 1 F.B. Ronchi , P.P. Porcu , G. Demuro , S. Caria , G. 2 Serra 1 Servizio di Patologia Clinica, Dip. dei Servizi, P.O. San Gavino M.le, ASL Sanluri (CA), Italia 2 Dip. Scienze Biomediche, Patologia Clinica, Università di Cagliari, Italia Introduzione: L’anemia sideropenica è una delle cause di trombocitosi secondaria. I pazienti affetti da anemia ferro carenziale mostrano nella maggioranza dei casi valori di piastrine (PLT) normali, piastrinopenia in una piccola percentuale dei casi e trombocitosi (PLT > 500 3 x10 /µL) nel 10% dei casi. Quest’ultima raramente supera 3 la soglia di 700 x10 /µL PLT. I meccanismi fisiopatologici che stanno alla base della trombocitosi reattiva alla carenza di ferro non sono ancora chiari. La similitudine strutturale tra l’eritropoietina (aumentata nell’anemia ferro carenziale) e la trombopoietina sembra giocare un ruolo determinante. In questo studio abbiamo valutato una donna con anemia sideropenica e trombocitosi severa 3 (PLT >1.000 x10 /µL), valore decisamente superiore a quelli mediamente descritti in letteratura. Metodi: Donna di 45 anni. Gli esami ematochimici sono stati eseguiti con gli strumenti Advia 2120 Siemens e Architect 8200i Abbott. Risultati: La paziente (pz), ricoverata per astenia marcata, ha presentato all’esordio un quadro di laboratorio indicativo di anemia sideropenia e trombocitosi: Hb 5.1 3 mg/dL; PLT 1.600 x 10 /µL; sideremia <5 µg/dL; ferritina <1 ng/mL; PCR 0.02 mg/dL. Per la severa anemia sideropenica la pz ha praticato terapia marziale e.v. (150 mg/die) per una settimana, proseguita per o.s. allo stesso dosaggio sino al ripristino delle riserve di ferro (giorno 30). La pz è stata monitorata nei giorni 1, 2, 4, 6, 8 e 30 riportando i seguenti risultati: Hb (g/dL) 5.1, 5.3, 6.7, 7.9, 3 9.5, 11.8 e PLT (10 /µL) 1.600, 1.300, 800, 400, 350, 300 rispettivamente. Conclusioni: Il caso clinico mostra una correlazione del livello di gravità tra anemia sideropenica e trombocitosi sia all’esordio che durante la terapia marziale, con la risoluzione della trombocitosi più repentina rispetto a quella dell’anemia (giorno 6 e 8). Tuttavia la risoluzione della trombocitosi severa con la sola terapia marziale conferma la sua natura reattiva esplicata attraverso il coinvolgimento dei meccanismi biologici e di compenso che stanno alla base della stessa anemia sideropenica. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 497 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P137 VALUTAZIONE DEL CONTEGGIO DEI GRANULOCITI IMMATURI OTTENUTO CON GLI ANALIZZATORI EMATOLOGICI MINDRAY BC6800, SYSMEX XN1000, XE5000 e XE2100 F. Spolaore, E. Piva, M. Plebani UOC di Medicina di Laboratorio, Azienda OspedalieraUniversità, Padova Scopo: Clinicamente utili nelle condizioni flogistiche, sepsi compresa, e nelle patologie ematologiche, normalmente non presenti nel sangue periferico, il conteggio automatizzato dei granulociti immaturi (IGs, comprensivo di metamielociti, mielociti e promielociti) rappresenta il prototipo dell’applicazione in ematologia automatizzata del conteggio differenziale esteso. Metodi: Campioni della routine anticoagulati con EDTA, prelevati da 156 pazienti presentanti IGs tra 0,1 e 29%, sono stati analizzati con tre sistemi Sysmex della serie X, XE2100, XE5000 ed XN1000, e con il Mindray BC6800. Sommariamente, con le varie tecnologie i granulociti immaturi sono individuati e quantificati in una specifica area del citogramma mediante analisi simultanea delle caratteristiche bidimensionali (forward and side scatter) e di fluorescenza rilevate nel canale DIFF con software dedicati. XN 1000 dispone di un nuovo canale, progettato per un miglior riconoscimento di IGs. I valori sono espressi in percentuale e in numero assoluto. Per la comparazione l’analisi statistica è stata effettuata con la regressione lineare di Passing-Bablock (MedCalc®, versione 11.0.1.0). Risultati: I valori della media±DS per i conteggi IGs in percentuale sono stati i seguenti: BC6800 Mindray: 3,63±4,71; XN: 4,33±3,99; XE2100: 3,34±2,35; XE5000: 2,84±3,30. I valori della media±DS per i conteggi IGs 9 in valore assoluto (10 /L) sono stati i seguenti: BC6800 Mindray: 0,46±0,93; XN: 0,48±0,55; XE2100: 0,59±1,30; XE5000: 0,32±0,44. Relativamente ai parametri della retta, sono riportati il valore dell’intercetta a e del coefficiente angolare b, entrambi con il loro intervallo di confidenza al 95%. Il confronto tra BC6800 ed XN100 ha quindi dimostrato: a= -0,24 (IC al 95% da -0,39 a -0,08), b = 0,79 (IC al 95% da 0,72 a 0,85); tra BC6800 e XE2100: a= 0,04 (IC al 95% da -0,14 a 0,10), b = 1,06 (IC al 95% da 1,0 a 1,14); tra BC6800 e XE5000: a= 0,07 (IC al 95% da -0,04 a 0,18), b = 1,13 (IC al 95% da 1,08 a 1,2). Conclusioni: Sebbene preliminare e senza confronto con il metodo microscopico di riferimento, la valutazione di queste tecnologie ha dimostrato una concordanza statisticamente ottimale tra i conteggi ottenuti con BC6800, XE2100 e XE5000, e di una lieve sovrastima di XN1000. 498 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P138 HEMORHEOLOGICAL PROFILE OF HEALTHY AND DISEASED RED BLOOD CELLS UNDER CONTROLLED FLOW CONDITIONS P. Caprari, S. Panicale, E. Bakalli, L. Diana, D. Di Silvio Department of Hematology, Oncology and Molecular Medicine, Istituto Superiore di Sanità, Rome The red blood cells (RBCs) are the most prominent haematological factor influencing hemoreology. Diseases characterized by alterations in RBC are generally associated with hemorheological abnormalities. The contribution of RBCs to flow behaviour of blood is linked to cell deformability and aggregation. RBCs survive in the hemodynamic environment of the circulation in vivo because of their deformability, which plays an essential role in the delivery of oxygen to the tissues. In response to fluid shear forces RBCs deform from the resting biconcave into ellipsoid shapes and align themselves to the fluid stream. Cytoplasmic viscosity, high surface area/ cell volume ratio, and membrane viscoelasticity are the main features that allow RBCs to be flexible. In certain pathological conditions where membrane stability and cellular deformability are compromised, the lifespan of the RBCs can be drastically reduced or their function severely compromised. Physiological RBC aggregation is characterised by the formation of multi-cell structures, initially rouleaux, followed by clustering and branching of rouleaux. RBC aggregation is mainly determined by plasma protein composition and surface properties of RBCs. However cellular shape and deformability also affect the extent of aggregation so that any change from the normal biconcave shape and normal deformability may interfere with physiological rouleaux aggregate formation. Clinical studies fail to demonstrate a correlation between RBC deformability changes and altered aggregation and further studies are needed to clarify the basic differences in the characteristics of physiological and pathological RBC aggregation. The flow behaviour of RBCs affected by different genetic disorders (e.g. thalassemia, hereditary spherocytosis and hereditary elliptocytosis) has been analysed by a Rheo-Microscope system that simultaneously allows erythrocyte rheological characterization and direct imaging. Rheological profiles of diseased RBCs have been related to the images showing different aggregation-disaggregation patterns in the congenital erythrocyte disorders. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P139 STUDIO IN VITRO DELLE INTERFERENZE DA FARMACI ANTINEOPLASTICI NELLE TECNICHE ELETTROFORETICHE E IMMUNOFISSATIVE 1 2 1 G. Illuminati , E. De Santis , M. Attanasio , A. La 3 4 4 1 1 Malfa , E. Longhi , A. Vernocchi , L. Conti , G. Cigliana 1 U.O. Patologia Clinica, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” IRCCS, Roma 2 Dip. Medicina di Laboratorio, Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma 3 U.O. Farmacia Ospedaliera IFO, IRCCS, Roma 4 Servizio di Medicina di Laboratorio, IRCCS Multimedica, Milano Lo studio della letteratura sulla discordanza tra i dati ottenuti con l’elettroforesi sierica e quelli ottenuti con l’immunofisazione ha messo le basi per uno studio retrospettivo dei tracciati elettroforetici ottenuti con metodica capillare presso l’ospedale oncologico IRCCS Regina Elena di Roma. Dall’analisi di 4692 tracciati elettroforetici (circa il 20% annui) è stato osservato che delle 856 sospette componenti monoclonali riscontrate in elettroforesi capillare 612 sono state confermate in immunofissazione mentre le restanti 244 non confermavano la sospetta componente monoclonale. Analizzando la provenienza dei pazienti abbiamo osservato, inoltre, che i falsi positivi erano per lo più pazienti interni provenienti dalle divisioni oncologiche. Suddividendo i pazienti in due gruppi: pazienti interni oncologici e pazienti esterni afferenti alla sala prelievi abbiamo osservato che, nel gruppo dei pazienti esterni, le sospette componenti non confermate all’immunofissazione erano il 20,2%; mentre quelle dei pazienti oncologici rappresentavano, all’interno del gruppo, il 59.3%. Abbiamo quindi ipotizzato che un aumento così marcato delle false componenti monoclonali e delle alterazioni sul tracciato potesse essere attribuibile ad una interferenza causata dalle chemioterapie alle quali questi pazienti sono normalmente sottoposti. Dei ventisei farmaci testati in vitro nove antineoplastici (Paclitaxel, Irinotecan, Gemcitabina, Docetaxel, Vinorelbina, Etoposide, Bevacizumab, Cetuximab e Trastuzumab) hanno dato una netta interferenza, mimando perfettamente una componente monoclonale. Dei nove farmaci risultati positivi in metodica capillare solo i farmaci biologici hanno dato una chiara componente monoclonale in elettroforesi su gel di agarosio. Questi stessi farmaci sono stati testati attraverso immunofissazione per tipizzare il tipo di componente e tutti e tre hanno dato una componente monoclonale IgG Kappa, come da formulazione. I dati emersi dallo studio in vitro sono alla base dello studio in vivo, attualmente in corso di ultimazione condotto in collaborazione con il centro MULTIMEDICA di Milano, che ha come obiettivo quello di osservare le eventuali interferenze dei farmaci antineoplastici considerandone anche gli aspetti di farmacocinetica. P140 A CASE OF MYELODISPLASTIC SYNDROME IN A YOUNG BLACK FEMALE 1 2 2 2 P. Piccioni , F. Sorà , L. Laurenti , S. Sica , M.L. 1 Gozzo 1 Laboratorio di Patologia generale, Ospedale MG Vannini, Roma 2 UOC Ematologia, Policlino A. Gemelli, Roma Myelodysplastic syndromes (MDS) are heterogeneous bone marrow diseases of acquired clonal stem cell disorders that cause ineffective and dysplastic production of blood cells and can transform in acute myeloid leukemia. Cytomorphological alterations in peripheral blood films as well as bone marrow aspirates remain valid key elements for setting the diagnosis of MDS. Whereas diagnosis can be made quite easily in advanced MDS this is much more difficult in early MDS, especially in cases with cytopenias or dysplasias of uncertain significance (ICUS and IDUS). MDS are extremely rare in adults under 60 years old. We reported a case of a black female 21 years old affected by acute myeloid leukemia NPM 1 exon 12: positive, FLT3 negative. Clinical history started 4 years early with sideropenic anemia and neutropenia (Hb 7.1 gr/dl, MCV 62.5 fl, N 570 /mmc, sideremia 15 (mcg/dl), ferritina 5(ng/ml) in woman with metrorrhagia for uterine fibromatosis. Moreover, she was eterozigosis for C hemoglobinopathy. She was submitted to oral marzial therapy with discrete benefit. (Hb 11.8 g/dl, MCV 77.7 fl), but not resolving neutropenia. She was monitored with follow up for persistent isolated neutropenia of III grade (N 840/mmc). With progressive worsening of neutropenia (130 /mmc) in association of the onset of suddenly severe thrombocytopenia (35000/mmc) it was decided to perform a bone marrow aspirate wich documented presence of dysplasia and increase of blasts’ count. At peripheral blood film no increase of blats’s count was seen but on the morphological study of bone marrow was documented 30% myeloid blasts with CD117, CD33 positivity, CD34 and MPO low expression. As diagnosis, management and therapy of MDS evolving significantly in recent years, primar care physicians play an important role to refer patients to hematologists for a correct early diagnosis. Also in absence of increase blast’s peripheral count, a bone marrow aspirate was perform for correct counting and identification of medullar blasts and define features of dysplastic morphological alterations in all three cell lineages. That’s allowing an early MDS diagnosis and specialistic follow-up and adapted risk stratification for a targeted therapy, especially in low risk groups. Samiev D, Bhatt VR, Armitage JD, et al. A primary care approach to myelodisplastic syndromes. Korean J Fam Med 2014;35:111-8. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 499 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P141 IMAGING ECOGRAFICO NELLA DIAGNOSI DI AMILOIDOSI INTESTINALE P142 IMAGING ECOGRAFICO NELLA DIAGNOSI DI AMILOIDOSI EPATICA V. Russo v. Russo Dipartimento di Ematologia, A.O.U. Federico II, Napoli Dipartimento di Ematologia, A.O.U. Federico II, Napoli Introduzione: L’amiloidosi primitiva da catene leggere lambda (AL) è una patologia rara nella popolazione generale, con un incidenza attorno al 5,1-12,8 milioni di persone/anno. I disturbi dell’apparato gastroenterico sono dovuti all’infiltrazione di sostanza amiloide nella parete intestinale . L’esame ecografico dell’addome nell’AL a localizzazione intestinale consente di visualizzare rapidamente l’ispessimento delle anse intestinali. Descriviamo il caso di un uomo con inappetenza , diarrea e scadente stato nutrizionale. Presentazione del caso: Riportiamo il caso di un uomo di 53 anni, con peso corporeo di 61 Kg (IMC=16,9 Kg/ m2), inappetente, con decremento ponderale di circa 7 Kg avvenuto negli ultimi mesi, che si ricovera per una colica addominale. Gli esami bioumorali risultavano nella norma tranne per bilirubina totale 4,15 mg/dL, ALT 66 U/L, γGT 89 U/L. L’elettroforesi capillare del siero mostrava proteine totali 6,6 g/dL,albumina 4,3 g/dL, γglobuline 0,6 g/dL; e l’ immunofissazione del siero mostrava la presenza di una componente monoclonale IgG lambda pari a 1,16 g/dL. L’ecografia dell’addome visualizzava anse intestinali con parete di spessore aumentato e prive di vascolarizzazione al color-doppler. Nello stesso periodo è insorta diarrea. Fu eseguito un’ecocardiografia che documentava SIV 14 mm, PP 14 mm ed FE 50% , una successiva RMN cardiaca mostrava un quadro sospetto per amiloidosi. Un aspirato ed in seguito una biopsia del grasso periombelicale risultava positiva per la ricerca di sostanza amiloide. L’agoaspirato midollare documentava un infiltrato plasmacellulare in media del 22%. I dati ottenuti permettevano di porre diagnosi di amiloidosi AL (catene leggere libere lambda). Discussione: L’AL a localizzazione intestinale come l’amiloidosi AL comportano un malassorbimento primitivo causato da sostanza amiloide che infiltra i tessuti, causando una perdita cospicua con le feci di acqua ed elettroliti. Nell’AL, l’ecografia del tratto intestinale mostra anse intestinali con parete di spessore aumentato, prive di vascolarizzazione al color-doppler. Introduzione: L’amiloidosi primitiva da catene leggere lambda (AL) è una patologia rara nella popolazione generale, con un incidenza attorno al 5,1-12,8 milioni di persone/anno. L’AL a localizzazione epatica è dovuta a infiltrazione di sostanza amiloide che imbottisce i tessuti. L’esame ecografico dell’addome nell’AL a localizzazione epatica mostra lesioni iperecogene con aree prive di vascolarizzazione al color doppler. Discutiamo il caso di un uomo con inappetenza, con scadente stato nutrizionale. Presentazione del caso: Riportiamo il caso di un uomo di 65 anni inappetente, con peso corporeo di 55 Kg (IMC= 19,5 Kg/m2), decremento ponderale di circa 10 Kg avvenuto negli ultimi 6 mesi. Gli esami bioumorali erano nella norma tranne per bilirubina totale 4,15 mg/dL (V.N. <1,1 mg/dL), bilirubina diretta 4,36 mg/dL (V.N. <0,25 mg/dL), ALT 144 U/L (V.N. <40 U/L), AST 180 U/L (V.N. <137 U/L), γGT 3158 U/L (V.N. <50). L’elettroforesi capillare del siero mostrava proteine totali 6,5 g/dL,albumina 3,6 g/dL, γglobuline 0,7 g/dL; e l’ immunofissazione del siero mostrava la presenza di una componente monoclonale IgG lambda pari a 1,73 g/dL. L’ecografia dell’addome evidenziava aree iperecogene, prive di vascolarizzazione al color doppler. Una RMN dell’addome ha riscontrato fegato aumentato di volume con segnale fibro-nodulare del IV, VI segmento. Un ecocardiografia documentava SIV 16,1 mm, PP 12,7 mm ed FE 61%, riscontrando un quadro di amiloidosi cardiaca. Un’aspirato ed una biopsia del grasso periombelicale hanno dato positività alla colorazione rosso Congo per la ricerca di sostanza amiloide. L’aspirato midollare ha documentato un infiltrato plasmacellulare del 10%. I dati ottenuti permettevano di porre diagnosi di amiloidosi AL (catene leggere libere λ). Discussione: Il caso clinico evidenzia come l’ecografia pur non rappresentando l’esame d scelta nell’AL epatica, sia stata la prima indagine a sospettare malattia e successivamente a permettere una completa stadiazione. 500 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P143 HEMATOLOGIC RESPONSE TO LENALIDOMIDE IN JAK2 V617F-POSITIVE ESSENTIAL THROMBOCYTEMIA (TE) ASSOCIATED TO DEL(5q) MYELODYSPLASTIC SYNDROME: A CASE REPORT P144 STUDIO IN VIVO DELLE INTERFERENZE DA FARMACI ANTINEOPLASTICI BIOLOGICI NELLE TECNICHE ELETTROFORETICHE E IMMUNOFISSATIVE V. Russo G. Illuminati , E. De Santis , M. Attanasio , F. 3 4 5 5 Pisani , C. Garufi , E. Longhi , A. Vernocchi , L. 1 1 Conti , G. Cigliana Dipartimento di Ematologia, A.O.U. Federico II, Napoli Introduction: The JAK2 V617F somatic mutation is the molecular marker most frequently detected in the BCR/ABL negative myeloproliferative neoplasms (MPN). Deletion of long arm of chromosome 5 (del5q) is one of the most common cytogenetic abnormalities in Myelodysplastic Syndromes (MDS). Here we describe simultaneous occurrence of JAK2 V617F mutation and del(5q) in a case of MDS successfully treated with lenalidomide. Methods: A 62-year-old woman had been treated with hydroxyurea for 5 years because of a diagnosis of Essential Thrombocytemia (ET) before admission to our hospital for normocytic anemia (Hb 9,5 g/dL) thrombocytosis (PLT 853x109/L) and mild leucopenia (WBC 2,9x109/L). Bone marrow aspirate showed increased number of megakaryocytes with dysplastic features, dyserythropoiesis and dysgranulopoiesis, no ringed sideroblast was observed; polymerase chain reaction (PCR) was positive for JAK2 V617F mutation. Results: Treatment with lenalidomide (10 mg/day on days 1 through 21 of repeated 28 days cycles) was started after red blood cell transfusions. Conclusions: Several authors have already reported the presence of del(5q) in MPN as well as MDS with JAK2 V617F somatic mutation, furthermore some cases of ET with concurrent presence of del(5q) and JAK2 mutation have been referred and finally Ingram and coll. have described six cases of MDS arboring del(5q) and JAK2 alteration. There is not yet an univocal evaluation of the prognostic significance concerning the association of JAK2 mutation and del(5q) in MDS or in MPN, in future probably new entities will be identified with the more extensive application of molecular investigation. 1 2 1 1 U.O. Patologia Clinica Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” IRCCS, Roma 2 Dip. Medicina di Laboratorio Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma 3 U.O. Ematologia e Trapianti, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” IRCCS, Roma 4 U.O. Oncologia Medica A, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” IRCCS, Roma 5 Servizio di Medicina di Laboratorio IRCCS Multimedica, Milano Viste le interferenze da antineoplastici dallo studio in vitro, è stato ideato e approvato dai rispettivi Comitati Etici un protocollo di studio multicentrico in vivo nel quale sono stati testati quattro farmaci biologici, frequentemente utilizzati nei protocolli terapeutici (Bevacizumab, Cetuximab, Trastuzumab e Rituximab) allo scopo di evidenziare le loro interferenze nelle metodiche di elettroforesi e di immunofissazione sierica. Le tecniche utilizzate per il nostro studio sono l’EF zonale su supporto solido, costituito da gel di agarosio (AGE), l’EF zonale in fase liquida, rappresentata dalla EF zonale capillare (CZE) e l’immuonofissazione (IF). Sulla base dell’emivita dei quattro farmaci sono stati definiti diversi tempi di prelievo. Per Cetuximab e Rituximab, a più breve emivita, sono stati eseguiti un primo prelievo prima della somministrazione, un secondo al termine della somministrazione, un terzo dopo 1 giorno ed un quarto dopo 3 giorni. Per il Bevacizumab e il Trastuzumab, a emivita più lunga, sono stati eseguiti un primo prelievo prima della somministrazione, un secondo al termine della somministrazione, un terzo dopo 7 giorni ed un quarto dopo 15 giorni. I farmaci a più breve emivita, testati dall’istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, hanno dato solo una lieve interferenza in vivo, la quale scompariva del tutto dopo 72 ore dall’infusione; al contrario, i dati ottenuti con Bevcizumab e Trastuzumab, testati dall’istituto MULTIMEDICA di Milano, dimostrano la chiara presenza di un componente monoclonale, tipizzata IgG Kappa, rilevabile in elettroforesi e dipendente dal dosaggio somministrato. I dati emersi dal nostro studio dimostrano come la segnalazione di una “falsa” e confondente componente monoclonale o di un’alterazione del tracciato possa interferire con il processo diagnostico terapeutico assistenziale del paziente esaminato, aumentando i costi relativi alla diagnostica di laboratorio e per immagini, sottolineando l’importanza dell’appropriatezza prescrittiva e interpretativa delle analisi elettroforetiche nonché la necessità di fornire ai medici di laboratorio notizie cliniche relative ai trattamenti in atto nei pazienti esaminati. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 501 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P145 THREE DIMENSIONAL CYTOLOGICAL ANALYSIS: A NEW OPPORTUNITY IN HEMATOLOGIC DIAGNOSIS. FIVE CASES OF CIRCULATING PLASMA CELLS F. Fiorini, A. La Gioia, G. Badalassi, A. Barsotti, M. Fastame, L. Francioni, R. Grazzini, G. Tarrini, P. Valentini, F. Bonini U.O. Patologia Clinica, Osp. "F. Lotti" Pontedera - Pisa In hematological diagnosis, the advent of analyzers capable to count Red Blood Cells, White Blood Cells and Platelets, measuring Hemoglobin level, performing Leukocyte Differential Count and, sometimes the morphofunctional analysis of the various cellular populations, has strongly impacted the quality of diagnostic information. Automated hematology analyzer BC 6800 (Mindray, China) is characterized by use of the SF Cube technology (3D Cube) in analysis of circulating blood cells. Circulating leukocytes and Erythroblasts, evaluated by laser scatter and fluorescence, are plotted in two three-dimensional cytograms (DIFF and NRBC) that can be rotate to observe complexity, size and nucleic acids content. We studied three-dimensional DIFF scattergram in five cases of circulating plasma cells to evaluate if the 3D cube rotation can help to improve microscopic quality review. All samples present in two-dimensional DIFF scattergram (fluorescence on X axis, forward scatter on Y axis) a unique cluster extending from lymphocytic zone to the high fluorescence cell (HFC) zone. On the contrary, threedimensional cytogram, after left-right rotation result very different because the an HFC cluster is clearly shifted long the cellular size axis, well separated from the monocytes/ lymphocytes cluster. The additional clusters differ each other only by extension and density but they have the same shape. The microscopic review demonstrated in all cases circulating plasma cells between 11% and 1%. The dislocation of circulating plasma cells into three-dimensional cytogram it look compatible with their important nucleic acid content due to nuclear DNA and to cytoplasmic RNA as well as with their variable cellular size. Although we cannot exclude a reactive cause, circulating plasma cells are a sign that should be evaluated with attention. In fact, circulating plasma cells can report a previously unknown plasma cells dyscrasia or, in cases of know plasma cells disease, they can mark a progression of the disease and its transformation in Plasma Cells leukemia. The threedimensional evaluation of 3D cytogram can we help to improve microscopic review quality. 1. McKenna RW, Kyle RA, Kuehl W-M, et al. Plasma cell neoplasm In: Swerdlow SH, Campo E, Lee Harris N. et al WHO classification of tumours of haematopoietic and lymphoid tissues. Lyon: IARC, 2008:200-2013 502 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P146 STANDARDIZATION AND OPTIMIZATION OF HEMOGLOBINOPATHY SCREENING IN THE GREATER ROMAGNA AREA: AUDIT OF 2011-2013 ACTIVITY 1 1 2 1 M. Rosetti , G. Poletti , N. Tommasini , L. Baldrati , M. 1 1 4 5 Rondoni , M.S. Filippone , A. Mondaini , V. Polli , L. 1 3 1 Morotti , A. Sensi , R.M. Dorizzi 1 U.O Corelab, AUSL della Romagna, Lab. Unico di Area Vasta Romagna, Pievesestina (FC) 2 U.O. Gestione Amministrativa Servizi Territoriali e Ospedalieri, Settore Statisitco, AUSL della Romagna, Lab. Unico di Area Vasta Romagna, Pievesestina (FC) 3 U.O. Genetica Medica, AUSL della Romagna, Lab. Unico di Area Vasta Romagna, Pievesestina (FC) 4 Corso di Laurea in Scienze Biologiche, Univ. degli Studi di Bologna 5 Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica, Univ. degli studi di Siena The Central Laboratory of Greater Romagna Area (AVR) is a “Shared Resource Laboratory” (SRL) that since 2009 provides diagnostic activity for more than one million inhabitants. The hemoglobinopathy screening, previously carried out by four local laboratories, has been consolidated and laboratory supervisors standardize and optimize the results validation using a dedicated software (DNLab, Noemalife, Bologna). Thirty (median) HbA2 and HbF assays/day were carried in the haematology area that integrates standard and specialized haematology tests (including flow cytometry and coagulation) and collaborates with the Medical Genetics Unit. The analytical results obtained with HPLC analyzer (Tosoh HLC723G8, Tosoh Corporation, Tokyo, Japan) were firstly assessed for the presence of any Hemoglobin (Hb) variant and the suspected presence of a new case of HbS was confirmed by sickle test. The results obtained in the years 2011-2013 have been downloaded from the LIS (DNLab) for verifying the HbA2 and HbF intervals. 7700 results have been selected in subjects with MCV>80<91fl and MCH>28<32pg, HbA2>1.3% and HbF<4% to exclude most of thalassemia and HPFH defects. We obtained the following reference limits respectively for HbA2 (2.5-97.5 percentiles): 1.9-3.2% and HbF (97.5 percentile): <1.7%. Moreover in the years 2012-2013, adopting an algorithm including HbA2, HbF, Red Blood Cell parameters and Iron status, we detected 6.2% (962 cases) of thalassemia (4.3% of ß and 1.6% suspected α or δ) and 2.5% (390 cases) of Hb-variants (1.5% of HbS, 0.4% of suspected HbC). The integration of HPLC graphs, hematological parameters and Iron status adoption appropriate reference limits can optimize the hemoglobinopathy screening. In the SRL of AVR this aim has been obtained using a software capable to display in a single PC screen all these information including several notes to the report. Furthermore, the hemoglobinopathy diagnostic service consolidation improved the standardization of laboratory procedures, and the collection of a large amount of data is a very useful condition for professional training and statistical data analysis. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P147 IMMATURE PLATELET FRACTION (IPF) PARAMETRO UTILE NEL MONITORAGGIO NEI SOGGETTI IN TERAPIA INTENSIVA? DATI PRELIMINARI 1 2 1 S. Apassiti Esposito , P. Gabriele , L. Cerutti , G. 1 1 3 2 Azzarà , T. Mecca , C. Ottomano , G. Marchesi , A. 1 1 Crippa , S. Buoro 1 USC Laboratorio Analisi Chimico Cliniche A. O. Papa Giovanni XXIII, Bergamo 2 USC Terapia Intensiva III A. O. Papa Giovanni XXIII, Bergamo 3 UO Diagnostica Ematochimica Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma, Parma Scopo: Il valore della frazione di piastrine immature (IPF) può essere utile per valutare lo stato settico dei pazienti critici (1). L’obiettivo è seguire l’andamento di IPF % nei pazienti in Terapia Intensiva (UTI), durante il ricovero e l’eventuale sviluppo di sepsi, e valutare la correlazione con l’indice SOFA (Sequential Organ Failure Assessment). Materiali e metodi: Sono stati indagati 63 soggetti tra 21 e 90 anni senza malattie ematologiche di cui 18 con epatopatia, ricoverati per più di 48 ore in UTI. Il conteggio di IPF è stato eseguito su 566 campioni, utilizzando SYSMEX XN (Sysmex, Kobe, Japan). I dati sono stati elaborati con software Analyse-it 2.30. Risultati: Il valore mediano di IPF % nei pazienti non settici (n=41) è risultato pari al 4.1%. Nei pazienti settici l’andamento dei valori mediani di IPF% è risultato: nei giorni (gg) prima dello sviluppo di sepsi 4.0% a -3 gg, 4.4% a -2 gg, 5.4% a -1 gg e 5.4% il giorno della diagnosi. I valori mediani di IPF% nei giorni successivi alla diagnosi sono risultati 5.9% a + 1 gg, 6,0% a + 2 gg, 6.9% a +3 gg e 6.7 a +4 gg senza tuttavia significatività. Se dall’elaborazioni escludiamo i soggetti epatopatici, i valori mediani di IPF% sono rispettivamente 4.1% a -3 gg, 4.5% a -2 gg, 5.3% a -1 gg e 5.3% il giorno della diagnosi, mentre nello stesso gruppo di soggetti i giorni successivi alla diagnosi i valori mediani di IPF% sono 5.8% a + 1 gg, 6.0% a +2 gg, 6.9% a +3 gg e 4.4% a +4gg. Nonostante si confermi il trend in crescita non sono state rilevate differenze significative. Si evidenzia invece un’elevata significatività fra indice SOFA e IPF% (p <0.0001). Il valore mediano di IPF% varia nei soggetti con SOFA <5, fra 6 e 10, tra 11 e 15 e >15 e risulta rispettivamente pari a 3.9%, 5.9%, 7.8% e 13.2%. Conclusioni: I valori di IPF % sono più elevati nei pazienti settici rispetto ai non settici. Nei pazienti settici si osserva un incremento progressivo di IPF%, l’assenza di differenze significative può essere dovuta alla numerosità del campione. L’elevata correlazione tra IPF% e SOFA indica che questo parametro potrebbe essere utilizzato come fattore prognostico sfavorevole nei pazienti critici. 1. De Blasi RA, Cardelli P, Costante A, et al. Immature platelet fraction in predicting sepsis in critically ill patients. Intensive Care Med 2013;39:636-43. P148 SYSMEX XN: INTERVALLI DI RIFERIMENTO DEI RETICOLOCITI NELLA POPOLAZIONE DELLA PROVINCIA DI BERGAMO G. Azzarà, S. Apassiti Esposito, T. Mecca, E. Lochis, P. Dominoni, A. Crippa, S. Buoro USC Laboratorio Analisi Chimico Cliniche A.O. Papa Giovanni XXIII, Bergamo Scopo: L’esame emocitometrico corredato dal conteggio dei Reticolociti totali (RET) con indici maturativi (LFR, MFR, HFR, IRF), dal contenuto medio di emoglobina dei RET (RET-He) e dalla differenza tra il contenuto emoglobinico dei reticolociti e quello degli eritrociti (Delta-He) concorre all’inquadramento e al monitoraggio dell’anemia. Per contestualizzare i risultati è necessario disporre dei relativi intervalli di riferimento (IR). Questo studio si propone di valutare gli IR per RET, le frazioni LFR, MFR, HFR, RET-He e Delta-He nella popolazione locale. Materiali e metodi: La determinazione di tutti i parametri è stata eseguita utilizzando l’analizzatore SYSMEX XN (Sysmex, Kobe, Japan) con App RET, secondo le specifiche del costruttore. 110 soggetti non consecutivi (53 donne e 57 uomini), di età compresa tra i 19 e i 61 anni (media 42), sono stati reclutati con il criterio di selezione a priori per assenza di malattie conclamate, valori di emocromo e formula, creatinina, AST, ALT, LDH, glucosio, proteina C reattiva e ferritina nella norma. I dati sono stati elaborati mediante software Analyse-it vers. 2.3. Risultati: Dall’analisi dei dati si è ottenuto un valore mediano di RET (%) pari a 1,09 con IR 0,6-1,9; per gli indici maturativi sono stati ottenuti rispettivamente un valore mediano per IRF% di 6,75 con IR 3,5-12,7, per LFR% di 93,5 con IR 87,2-96,5, per MFR% di 6.20 con IR 3.4-11.1. Per tutti gli altri parametri sono state osservate differenze statisticamente significative (p <0.05) fra i gruppi “femmine” e “maschi”, rispettivamente 9 con i seguenti valori mediani: RET (#) 49,0*10 /L vs 58,0; RET-He 32,9 pg vs 33,8; Delta-He 2,6 pg vs 3,0; HFR% 0,5% vs 0,8. Discussione e conclusioni: I risultati della determinazione dell’emoglobina e dei principali parametri derivati dell’emocromo correlano con i dati della letteratura, così come il valore di RET% e delle frazioni immature. Le differenze statisticamente significative tra generi per il conteggio RET#, per la frazione HFR%, per RET-He e per Delta-He (p<0.05) sono attese e spiegabili proprio nella diversa fisiologia di genere. I dati sono comunque preliminari e sarà necessario ampliare la casistica per confermare i risultati ottenuti e i rispettivi IR. Piva E, et al. Clin Chem Lab Med 2010. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 503 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P149 INFLUENZA DELL’EMOLISI IN VITRO SUL CONTEGGIO DELLE PIASTRINE IN QUATTRO ANALIZZATORI EMATOLOGICI P150 SYSMEX XN: CONFERMA INTERVALLI DI RIFERIMENTO PIASTRINE (PLT) E IMMATURE PLATELET FRACTION (IPF) NEI SOGGETTI ADULTI E. Grimaldi, P. Carandente Giarrusso, E. D'Addio, M. Amalfitano , A. Pirone E. Apassiti , G. Azzarà, T. Mecca, P. Dominoni, P. Gherardi, A. Crippa, S. Buoro D.A.I. di Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, Napoli USC Laboratorio Analisi Chimico Cliniche A.O. Papa Giovanni XXIII Bergamo Il riscontro di campioni emolizzati ha una prevalenza vicina al 3% di tutti i campioni ricevuti in laboratorio e,in quest’ambito,l’emolisi in vitro è la principale causa di non idoneità. Mentre per i campioni di siero o plasma l’emolisi è evidenziabile visivamente,per i campioni di sangue intero destinati all’esame emocromocitometrico ciò non è possibile e quindi poco si conosce degli effetti dell’emolisi su questo esame.Scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’influenza dell’emolisi in vitro sul conteggio delle piastrine eseguito da quattro analizzatori ematologici: Siemens ADVIA2120,Horiba PENTRA DX120,Beckman-Coulter LH750 e Abbott CD SAPPHIRE. Sono stati prelevati 20 campioni di sangue, ognuno diviso in diverse aliquote;è stato effettuato un esame emocromocitometrico su ciascuno dei campioni e successivamente è stata misurata l’emoglobina plasmatica. Le diverse aliquote sono state sottoposte ad emolisi meccanica secondo il metodo descritto da Dimeski (2004) mediante un numero crescente di passaggi attraverso un ago sottile al fine di produrre quantità scalari di emolisi. Le aliquote così trattate sono stati analizzate e successivamente centrifugate per misurarne l’emoglobina plasmatica per la valutazione del grado di emolisi ottenuta.In nessuno dei campioni originari era presente emolisi significativa,mentre il passaggio attraverso l’ago ha determinato un’emolisi crescente proporzionale al numero di passaggi (Hb plasmatica da 0.23 a 10.7g/L). Di tutti gli analizzatori testati solo ADVIA2120 ha mantenuto un bias inferiore a quello desiderabile per il conteggio delle piastrine (6%) fino ad una concentrazione di Hb plasmatica di 4 g/L, corrispondente a circa il 6% di lisi eritrocitaria.Gli altri analizzatori hanno evidenziato valori di bias >6% già per livelli di Hb plasmatica tra 0.5 e 1.0 g/L, rispettivamente corrispondenti circa a 0.8 e 1.6% di lisi.Il nostro studio conferma che in caso di emolisi gli analizzatori ematologici, indipendentemete dal metodo utilizzato per la conta delle piastrine, tendono alla loro sovrastima,non riuscendo a distinguerle dai frammenti eritrocitari. Solo ADVIA2120, valutando anche l’indice di rifrazione e non solo la dimensione,riesce, entro il limite del 6% di lisi,a fornire una conta piastrinica più accurata. Dimeski G. Clin Chem 2004;50:976-7. Scopo: Il conteggio delle piastrine (PLT), associato a parametri come la Frazione di Piastrine Immature(IPF# e %), il Volume Piastrinico Medio (MPV), la distribuzione volumetrica (PDW) e la percentuale di piastrine grandi (P-LCR%), può essere utile per l’inquadramento e il monitoraggio delle piastrinopenie e delle piastrinosi. L’obiettivo è quello di verificare gli intervalli di riferimento (IR) dei principali parametri piastrinici forniti da XN nella popolazione adulta considerata. Materiali e metodi: Per il conteggio delle PLT e la determinazione dei parametri sopra citati è stato impiegato l’analizzatore Sysmex XN (Sysmex, Kobe, Japan) secondo le specifiche del costruttore. Sono stati indagati 110 campioni di soggetti (57 maschi e 53 femmine) con età compresa fra 19 e 61 anni, reclutati con criteri di selezione a priori per assenza di malattie conclamate, valori di emocromo e formula, creatinina, AST, ALT, LDH, glucosio, proteina C reattiva e ferritina nella norma. I dati sono stati elaborati con il software Analyse-it 2.30. Risultati: Per tutto il campione preso in esame si è 504 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 9 ottenuto un valore mediano di PLT di 229,5*10 /L con IR 157,6-340,8. I valori mediani nel gruppo di sesso maschile 9 e femminile, rispettivamente di 222*10 /L e di 236*109/ L, danno evidenza di una differenza statisticamente significativa con p <0.05. Mentre non sono state rilevate differenze significative di genere per i seguenti parametri 9 e relativi IR: IPF# mediana di 7,1*10 /L e IR di 2,4-14,48, IPF% mediana di 3% e IR di 1,2-6,66%, MPV mediana di 11,2 fL e IR di 9,5 -12,67, PDW mediana di 13,75 fL e IR di 10,61-17,3 e P-LCR% mediana 35,25 fL e IR di 21,11-48,04. Conclusioni: I valori mediani e gli IR di IPF% e degli altri parametri analizzati con XN concordano con quelli riportati in letteratura per XE-2100 e XE-5000 (1). Si confermano il valore mediano per le PLT e per i parametri morfologici piastrinici precedentemente ottenuti nella popolazione adulta della provincia di Bergamo con XE2100. È necessario comunque confermare i dati su una più ampia popolazione. Appare utile completare lo studio valutando soggetti di aree geografiche diverse. 1. Briggs C. Quality counts: new parameters in blood cell counting. Int J Lab Hematol 2009;31:277-97. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P151 UN CASO DI ANEMIA MEGALOBLASTICA IN UNA PAZIENTE ANORESSICA P152 IMAGING ECOGRAFICO DELLA POLICITEMIA VERA NELLA DIAGNOSI DI TROMBOSI EPATICA V. Russo V. Russo Dipartimento di Ematologia, A.O.U. Federico II, Napoli Dipartimento di Ematologia, A.O.U. Federico II, Napoli Introduzione: L’Anoressia Nervosa (AN) è una malattia caratterizzata da severa malnutrizione. Nelle persone malnutrite si possono riscontrare carenze vitaminiche (vitamina B12 e folati) ed una significativa riduzione nei livelli sierici porta ad un quadro ematologico di anemia megaloblastica. Descriviamo un caso di una ragazza anoressica con deficit di vitamina B12 e folati. Presentazione del caso: Riportiamo il caso di una giovane donna, di 24 anni, con diagnosi di AN posta secondo i criteri del DSM IV. In particolare erano presenti: Riduzione del peso corporeo a livelli minori dell’85% del limite inferiore del peso atteso per la statura; Immagine distorta del proprio corpo, con estremo timore di guadagnare peso; Comportamento alimentare compulsivo di tipo anoressico-bulimico con autoinduzione del vomito. La paziente giunse alla nostra osservazione con astenia e pallore di cute e mucose. Negli ultimi due mesi aveva iniziato una progressiva restrizione alimentare culminata in un vero e proprio digiuno. Presso l’ambulatorio del Dipartimento di Ematologia dell’Università di Napoli Federico II, erano stati eseguiti esami bioumorali che risultavano nella norma tranne per Hb 9,4 g/dl (V.N. 12-16 g/dL); G.R. 3.940.000 µl (V.N. 4/5,4 µl); MCV 120 fl (V.N. 80-97 fl); vitamina B12 195,6 pg/dl (V.N. 197-866 pg/dl); folati 1,39 ng/ml (V.N. 3-16,5 ng/dl). Discussione: Sintomi caratterizzanti in questa paziente erano l’astenia e il pallore di cute e mucose. L’insieme dei dati clinici ed ematochimici evidenziava la presenza di una anemia secondaria a malnutrizione in paziente con AN. L’esame emocromocitometrico della nostra paziente documentava un valore di emoglobina inferiore alla norma ed un MCV >100 fl; il dosaggio di vitamina B12 e folati confermava la carenza, orientando per un quadro di anemia megaloblastica. Le cause principali di anemia megaloblastica sono le carenze dietetiche come quelle riscontrate in pazienti con AN. Questo caso evidenzia come in pazienti particolarmente delicate come le anoressiche, i deficit di vitamina B12 e/ o folati se non identificati precocemente, concorrono ad aggravare il quadro clinico. Introduzione: La policitemia vera (PV) è una malattia mieloproliferativa cronica caratterizzata dall’aumento della massa eritrocitaria, stimata dai valori di ematocrito ed emoglobina. La trombosi delle vene sovraepatiche è una complicanza vascolare della PV. All’esame ecografico B-mode il trombo pùò apparire come lesione ipoecogena ed il color doppler registra assenza di flusso. Descriviamo il caso di un paziente con PV con epatomegalia e trombosi delle vene sovraepatiche. Presentazione del caso: Riportiamo il caso di un uomo di 67 anni, che giunge presso il nostro ambulatorio per il riscontro occasionale all’esame emocromocitometrico di eritrocitosi. Il paziente era asintomatico e l’esame obiettivo riscontrava organomegalia con fegato a circa 2 cm dall’arcata costale. Presso l’ambulatorio del Dipartimento di Ematologia dell’Università degli studi di Napoli Federico II furono eseguite indagini ematochimiche che riscontravano un aumento del LDH (720 U/L), un aumento del fibrinogeno (400 mg/dL), un emocromo con Hb 18 g/dL (V.N. 14-17,5 g/dL) ed ematocrito 48% (V.N. 38,8-46,4). L’ecografia dell’addome mostrava la presenza di una formazione ipoecogena all’ottavo segmento epatico di circa 3 cm con vene sovraepatiche di calibro aumentato; il color-doppler confermava una trombosi con assenza di flusso. In seguito il paziente risultava positivo alla valutazione da sangue periferico per la mutazione JAK2V617F ed inoltre erano soddisfatti i criteri diagnostici aggiuntivi di policitemia vera. Discussione: Il paziente con PV, può essere asintomatico; quando sono presenti dei sintomi, essi possono essere dovuti all’aumentata massa eritrocitaria, legati all’iperviscosità ed alle trombosi, sia venose che arteriose. La trombosi delle vene sovraepatiche è una complicanza vascolare del paziente con PV. Nei casi di trombosi recente, come il nostro paziente, il trombo può apparire ipoecogeno difficilmente evidenziabile in ecografia B-mode. Il color-doppler, come nel nostro caso, assume preminente importanza nel sospetto di trombosi recente delle vene sovraepatiche, biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 505 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P153 UN CASO DI CARENZA DI ZINCO IN UNA PAZIENTE ANORESSICA V. Russo Dipartimento di Ematologia, A.O.U. Federico II, Napoli Introduzione: L’Anoressia Nervosa (AN) è una malattia caratterizzata da severa malnutrizione con riduzione del tessuto adiposo ed ipotrofia delle masse muscolari. Si tratta di una malnutrizione proteico-energetica (MPE) che si associa a numerose alterazioni biochimiche, coinvolgendo molti oligoelementi, tra i quali lo zinco, del quale causa una significativa riduzione nei livelli sierici. Descriviamo un caso di una ragazza anoressica con deficit di zinco. Caso clinico: Riportiamo il caso di una giovane donna con diagnosi di AN posta secondo i criteri del DSM IV (5). In particolare erano presenti: Riduzione del peso corporeo a livelli minori dell’85% del limite inferiore del peso atteso per la statura; Immagine distorta del proprio corpo, con estremo timore di guadagnare peso; Comportamento alimentare compulsivo di tipo anoressico-bulimico con autoinduzione del vomito. La paziente giunse alla nostra osservazione con questa storia clinica: astenia e ipogeusia, inoltre non si alimentava correttamente ed era in uno scadente stato nutrizionale (Peso Kg 48; h m 1,83; BMI: 14,1 Kg/m2). Presso l’ambulatorio del Dipartimento di Ematologia dell’Università di Napoli Federico II (Direttore prof. F. Pane) erano stati eseguiti esami ematochimici che risultavano nella norma tranne per zinchemia = 48 µg/ dL (V.N. 75-120 µg/dL). La paziente ha inoltre eseguito ecografia dell’addome, radiografia standard del torace ed ECG che sono risultati nella norma. Successivamente è stata intrapresa terapia con integratori multivitaminici contenenti oligoelementi, tra i quali lo zinco per correggere il deficit. Discussione: Questo caso evidenzia come la MPE in pazienti particolarmente delicate come le anoressiche, può contribuire all’instaurarsi di deficit di oligoelementi, tra i quali lo zinco. Non è semplice sospettare una lieve carenza di zinco (Zn <70 mg/dL), perché molti dei segni e sintomi che essa provoca non sono specifici. Essi includono: anoressia, ipogeusia, letargia mentale. L’identificazione precoce e la correzione del deficit di zinco evita che si aggravi un quadro clinico già delicato come quello delle anoressiche con MPE. 506 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P154 ANTI PHOSPHATIDYLSERINE–PROTHROMBIN ANTIBODIES (aPT/PS) REFERENCE RANGES AND ASSOCIATION WITH MANIFESTATIONS OF THE ANTIPHOSPHOLIPID SYNDROME (APS) 1 1 1 1 E. De Luna , B. Montaruli , L. Erroi , C. Marchese , D. 1 2 2 1 Cosseddu , M.T. Bertero , A. Kuzenko , M. Migliardi 1 Laboratory Analysis, AO Ordine Mauriziano, Turin, Italy Immunology Department AO Ordine Mauriziano, Turin, Italy 2 Aim of study: Aim of our study were to determine upper limit reference ranges (99th percentile) of IgG and IgM aPT/PS with a new commercial immunoassay, to evaluate the analytic performances of these reference ranges and to study their clinical significance in 118 consecutive patients referred to our laboratory investigated for APS associated pregnancy and/or thrombotic complications and/or autoimmune diseases. Material and Mehtods: To obtain reference ranges (calculated 99th percentile) we assayed IgG and IgM aPT/PS (QUANTA Lite-INOVA Diagnostics, Inc.) in 104 serum samples of patients asymptomatic for thrombosis, pregnancy morbidity, tumors, infections and autoimmune diseases (34 males and 70 females). To investigate the analytical performances of our new cut-off limits, we studied 118 consecutive patients (20 males and 98 female) investigated for APS clinical findings and/ or autoimmune diseases. IgG and IgM anticardiolipin (aCL) antibodies and their b2-glycoprotein I (b2GPI) dependency were also evaluated by ELISA. Lupus Anticoagulant (LA) was tested by 2 different methods. Results: 99th percentile were calculated: IgG aPT/PS = 41 U/mL and IgM aPT/PS = 51 U/mL. Sensitivity and specificity for the immunoassay used with the manufacturer’s and 99th percentile cut-off values for IgG and IgM aPT/PS were evaluated in patients with (n=54) and without (n=64) APS For classification of patient samples as far as the clinical features are concerned, in house and insert cut-off values gave, comparable conclusions. A significant clinical association was observed only between clinic features (pregnancy and/or thrombotic complications) and IgG aPT/PS positivity with both in house and manufacturer’s cut offs [manufacturer’s cut (30 U/mL) off OR = 3.0; p=0.0087 and 99th (41 U/mL) percentile cut off OR=3.3; p=0.0083] and aPS/PT antibodies were as specific as b2GPI-dependent aCL for APS (82.8% for IgG aPT/PS and 80.6% for b2GpI IgG). IgG aPS/PT strongly correlated with the presence of LA (OR 8.75, p <0.0001). Conclusions: In conclusion we observed that 99th percentile and the manufacturer’s cut-offs of ELISAs aPT/PS are similar and have similar performances. The presence of IgG aPS/PT significantly correlated with clinical manifestations of APS and with LA. Therefore testing for aPT/PS can contribute to a better identification of APS patients. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P155 DISFIBRINOGENEMIE: UN RISCONTRO OCCASIONALE DI LABORATORIO O ANCHE UN PROBLEMA CLINICO SOTTOVALUTATO? 1 2 1 1 L. LoCoco , S. Siragusa , M. Ciaccio , C. Colletti , S. 1 1 1 1 2 Vitale , S. Vitale , E. Zora , F. Nicolosi , M. Napolitano 1 U.O.C. - Analisi Chimico-Cliniche – CoreLab; Policlinico “P.Giaccone”, Palermo 2 U.O. C. Ematologia con Trapianto-Centro di Riferimento Regionale per le Emocoagulopatie, Policlinico “P.Giaccone”, Palermo Obiettivi: Il termine “disfibrinogenemia” si riferisce ad anomalie congenite o acquisite del fibrinogeno. Pazienti affetti da disfibrinogenemia congenita possono aver eventi trombotici, emorragici o essere del tutto asintomatici. Obiettivo del presente lavoro è stato studiare otto famiglie con riscontro occasionale di ridotti livelli di fibrinogeno funzionale Materiali e metodi: Sono stati arruolati nel presente studio sedici pazienti appartenenti a otto nuclei familiari, visitati presso la UO di Ematologia del Policlinico “P.Giaccone” per riscontro pre-operatorio di bassi livelli di fibrinogeno funzionale. Sul plasma di ciascun soggetto sono stati determinati PT, aPTT, TT e TR nonchè dosaggio di fibrinogeno funzionale (fibrinogeno Clauss), e immunologico (nefelometrico). Sono state inoltre escluse eventuali cause secondarie di disfibrinogenemia tramite determinazione di indici di funzionalità epatica, dosaggio di alfa-fetoproteina, elettroforesi delle proteine sieriche, dosaggio di immunoglobuline. In tutti i pazienti, in presenza di risultati anomali, il test è stato ripetuto per conferma. Risultati: I pazienti arruolati erano tutti affetti da disfibrinogenemia, presentavano nel 31.2% (5/16) dei casi una anamnesi personale (3/16) o familiare (2/16) positiva per eventi trombotici. I risultati dei test effettuati (media +/- deviazione standard) sono stati: Fibrinogeno sec. Clauss: 97.38+/-47.57 mg/dL; Fibrinogeno antigenico: 254.75+/-90.3 mg/ dL; TT: 31.48+/-11.91 sec; RT=29.84+/-10.02 sec. Nessun soggetto presentava cause secondarie di disfibrinogenemia. Tutti i casi indice studiati(n=6) sono stati sottoposti a procedura chirurgica (4 interventi di chirurgia minore e 2 di chirurgia maggiore) con indicazione a profilassi antitrombotica in coloro che avevano storia di trombosi. Un intervento chirurgico minore (per cisti sebacea) è stato complicato da sanguinamento, controllato con terapia topica. Conclusione: Una valutazione clinico-laboratoristica accurata di pazienti con ipofibrinogenemia rappresenta un importante strumento per escludere eventuali disfibrinogenemie che possono essere associate a sintomi clinici (trombosi, emorragie) in una percentuale non trascurabile di casi. de Moerloose P, Casini A, Neerman-Arbez M. Congenital fibrinogen disorders: an update. Semin Thromb Hemost 2013;39:585-95. P156 POLIABORTIVITA E MUTAZIONI DI MTHFR R. Lanzano, M.P. Bruno, N. Napolitano, I. Gargano, A. Morello, A. Lanzano Laboratorio di Biochimica Clinica econda Universita' di Napoli (SUN) Una delle maggiori cause di poliabortività e' associata con trombofilie in sede utero-placentare.Esiste un' associazione tra abortività ricorrente e stati trombofilici legati alla presenza di anticorpi antifosfolipidi o deficit degli inibitori fisiologici della coagulazione (2)deficit di AT III,deficit di prot.S e/o C. Non c'e'ancora chiarezza riguardo al ruolo giocato dal Fattore V Leiden (FV G1691A), dalla mutazione della protrombina G20210A (PT G20210A) e dalla variante C677T della metilen tetraidrofolato reduttasi (MTHFR C677T) nel determinare l’aborto precoce ricorrente. Le regioni geniche, in cui sono localizzate le mutazioni G1691A del fattore V, G20210A della protrombina e C677T della MTHFR amplificate con PCR , mediante l’impiego di specifiche coppie di oligonucleotidi; successivamente i prodotti amplificati sono digeriti con specifici enzimi di restrizione (MnlI, HindIII e HinfI – DASIT). In tutte le pazienti è stata eseguita la ricerca degli anticorpi anticardiolipina ed il lupus anticoagulante per escludere la sindrome da anticorpi antifosfolipidi; inoltre, sono stati dosati la proteina C, la proteina S e l’antitombrina III (Roche) per escludere il deficit da inibitori fisiologici della coagulazione. La maggior parte delle pazienti (301) ha presentato aborto nel primo trimestre, solo 5 pazienti hanno riferito almeno un aborto nel secondo trimestre. 26 pazienti portatrici del Fattore V Leiden in eterozigosi e 16 portatrici della mutazione G20210A del gene della protrombina, sempre in eterozigosi. La variante C677T della MTHFR è stata osservata in 205 donne, 141 in eteroz.e 64 in omoz, con una frequenza rispettivamente del 46,1% e del 21%. Tra le 5 pazienti con una storia di aborto nel secondo trimestre non sono state riscontrate le alterazioni gen. studiate. Tra le pazienti portatrici del Fattore V Leiden in eterozigosi 9 sono risultate eterozigoti e 4 omozig. per la variante C677T della MTHFR. La mutazione G2021A del gene della PT è risultata associata in 10 pazienti con la variante C677T della MTHFR in eteroz. ed in 3 pazienti in omozig. Le restanti 16 pazienti presentano la variante wild type della MTHFR I risultati suggeriscono che lo screening per le 3 varianti gen. è utile nelle donne che hanno avuto episodi di poliab. le prevalenze riscontrate sono significativamente superiori a quelle della popolazione generale. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 507 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P157 CASE REPORT OF LABORATORY COAGULATION PARAMETERS AND HEMODIALYSIS OF A 85-YEAROLD MAN WITH DABIGATRAN OVERDOSE 1 1 2 2 B. Montaruli , L. Erroi , C. Vitale , S. Berutti , D. 1 3 4 Cosseddu , P. Sivera , R. Coglitore , M. 2 1 Marangella , M. Migliardi 1 Laboratory Analysis Department, AO Ordine Mauriziano, Turin, Italy 2 Nephrology and Dialysis Department, AO Ordine Mauriziano, Turin, Italy 3 Haematology Department, AO Ordine Mauriziano, Turin, Italy 4 Cardiovascular Intensive Care Unit. AO Ordine Mauriziano, Turin, Italy Dabigatran is an oral direct oral inhibitor indicated for stroke prevention in patients with atrial fibrillation. Unlike warfarin, dabigatran’s observed therapeutic window and minimal drug to drug interaction suggest that laboratory test and dose adjustment is not necessary; nevertheless circumstances of excessive anticoagulation, decreased kidney function, instances of significative bleeding and thrombosis, require laboratory assessment. In order to gather experience in the management of global [Activated Partial Thromboplastin Time (APTT) and Thrombin Time (TT) with extended end point] and specific [(Ecarin Chromogenic Assay (ECA) and diluted Thrombin Time (dTT)] laboratory coagulation tests in patients receiving Dabigatran with untoward effects, we describe a case in which hemodialysis was used in attempt to remove dabigatran in a patient with excessive anticoagulation, rectal bleeding and severe anemia. Our experience confirmed that APTT is an unreliable method for assessment of dabigatran in patients with acute complications because was often normal in spite of therapeutic drug plasma levels. Both ECA and dTT showed a linear correlations with dabigatran levels over a broad range and identified therapeutic and supratherapeutic levels. TT assay, with is highly sensitivity to dabigatran, correlated well and linearly not only with low drug levels, but also, because of the introduction of the extended endpoint (400 seconds), with high concentrations of the drug and demonstrated to be a simple and reliable alternative to ECA and dTT to assess dabigatran in patients with acute complications. 508 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P158 MONITORING OF COAGULATION STATUS IN A PATIENT WITH RENAL FAILURE AND DABIGATRAN TREATMENT P. Ranieri, R. Lovero, R. Contino, A. Lamanna, S. Petruzzellis, F. Di Serio U.O. Patologia Clinica I, Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Consorziale, Bari In patient with atrial fibrillation (AF) an ideal anticoagulant should not require monitoring and its pharmacokinetic should be well defined also in patients with renal or hepatic disease. Dabigatran etexilate, a direct thrombin inhibitor, has an anticoagulant activity of 2-3 hours after ingestion and half-life of 14-17 hours in patients with creatinine clearance (CrCl) normal or superior to 30 mL/ min. The half-life increased to 27 hours in patients with CrCl less than 30 mL/min (1). Thus, the renal impairment increases the risk of stroke and bleeding in patients with AF. Since some patients with renal failure may accumulate the drug, we wish to know how long the dabigatran effects are detectable in the plasma patient, and how the drug influences the screening coagulation tests. Methods: An 83-year-old woman treated with dabigatran 75 mg twice/daily for AF and CrCl <30 mL/ min was programmed for parotidectomy surgery when her coagulation parameters were normalized. To measure PT, APTT and thrombin time (TT) Innovin, Actin FSL, and Thromboclotin (Siemens) were used respectively. The dabigatran plasma concentrations were assayed with diluted TT (dTT), a sensitive dabigatran-calibrated TT. All tests were performed on the CS5100 Siemens. Results: The coagulation times (seconds) were: PT 39, aPTT 74, TT >100 and dTT 84 (dabigatran plasma = 231 ng/ mL) during dabigatran treatment; PT 12, aPTT 38, TT >100 and dTT 41 (dabigatran plasma = 131 ng/mL) after one week by drug suspension; PT 11, aPTT 29, TT 68 and dTT 28 (dabigatran plasma 40 ng/mL) after two weeks; PT 11, aPTT 32, TT 21 and dTT 23 (dabigatran plasma < 30 ng/mL) after three weeks. Conclusions: Our case report shows that APTT and TT normalize slowly after suspension of dabigatran and to exclude the anticoagulant effect of drug, dTT represents a valuable tool. Accurate considerations should be taken before surgery in patients with renal impairment. 1. van Ryn J. Thromb Haemost 2010 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P159 PERSISTENTE ALLUNGAMENTO DI INR NORMALIZZATO DALLA CONTEMPORANEA SOMMINISTRAZIONE DI VITAMINA K E STEROIDI 1 2 1 2 L. LoCoco , S. Siragusa , M. Ciaccio , P. Arfò , L. 1 1 1 2 Schillaci , A. Caruso , R. Gnoffo , M. Napolitano 1 U.O.C. - Analisi Chimico-Cliniche – CoreLab; Policlinico “P.Giaccone”,Palermo; 2 U.O. C. Ematologia con Trapianto-Centro di Riferimento Regionale per le Emocoagulopatie, Policlinico “P.Giaccone”,Palermo Obiettivi: Riportiamo il caso di una paziente improvvisamente sintomatica per ecchimosi ed ematomi diffusi in cui è stato riscontrato notevole allungamento di INR, scarsamente responsivo al solo trattamento con vitamina k ma con brillante risposta alla terapia steroidea Materiali e metodi: Una paziente dell’età di 55 anni si è rivolta al nostro PS per la improvvisa comparsa di ecchimosi, ematoma gluteo sinistro e epistassi. In anamnesi, la paziente riferiva artrite reumatoide e ipertensione arteriosa. Sono stati effettuati emocromo con esame dello striscio periferico,indici di funzionalità epatica e renale, indagini di coagulazione di I livello (PT, aPTT, fibrinogeno) e successivamente indagini di II livello [mixing test, dosaggio fattori della coagulazione, Antitrombina, Proteina C e S anticoagulante, Lupus Anticoagulant (LAC), Anticorpi anti-cardiolipina, anticorpi anti beta2-glicoproteina1]. Sono stati inoltre determinati gli stessi parametri coagulativi a distanza di 1 e 24 ore dopo somministrazione endo-venosa di vitamina k e successivamente, in considerazione della scarsa risposta, in seguito ad aggiunta di steroide a dosi immunosoppressive. Risultati: Alle indagini di coagulazione basali si evidenziava: PT (INR) non misurabile e sensibile allungamento dell’aPTT (86.6 sec), livelli molto ridotti di Fattori II (7.8%), VII (1.4%), IX (14.3%), X (9.7%) con normalità del FV (98.3%), riduzione dei livelli di Proteina C (9%) e Proteina S (17.7%) anticoagulante,positività per LAC, ACA (IgM=113 U/mL, IgG=31.7 U/mL) e anticorpi anti-beta2Gp1 (IgG=63.8 U/ml, IgM=52.2 U/mL). Tali parametri venivano corretti solo parzialmente al mixing test, e dopo vitamina k mentre risultavano normalizzati dalla combinazione di steroide e vitamina k con i seguenti risultati, a distanza di 24 ore dal trattamento: INR:1.18, aPTT=36 sec, FII=30%, FVII=38%, FIX=90.6%, FX=35.2%, PC=46%, PS=40.1%. La paziente dopo steroide presentava sanguinamenti. Conclusioni: La presenza di anticorpi incompleti può interferire come già noto con i test di coagulazione,in particolare fosfolipide dipendenti, nel caso riportato l’allungamento di INR e aPTT è stato controllato dalla somministrazione combinata di trattamento steroideo e vitamina k. Kershaw G, Favaloro EJ. Laboratory identification of factor inhibitors: an update. Pathology 2012;44:293-302. P160 WHICH COAGULATION TEST SHOULD BE PERFORMED IN EMERGENCY DURING DABIGATRAN TREATMENT? P. Ranieri, L. Loiodice, E. Mascolo, P. Colasuonno, A. Sollecito, F. Di Serio U.O. Patologia Clinica I, A.O.U. Policlinico Consorziale, Bari Antithrombotic treatment represents a wide spectrum of drugs with marked differences in pharmacologic effects. The oldest indirect drug is the unfractionated heparin (UFH) which interacts with antithrombin, dabigatran, a new oral anticoagulant (NOA), on the contrary, is a direct thrombin inhibitor (DTI) with a more predictable anticoagulant response than UFH. Although routine laboratory monitoring is not required during treatment with NOA, global coagulation assays are performed after drugs administration for perioperative management. Published studies show a linear relationship between the aPTT and dabigatran plasma or UFH concentration. The aim of the study is to know which coagulation test should be performed in emergency, and how the aPTT ranges in patients subjected to UFH or dabigatran treatment. Methods: The study included 10 patients hospitalized in dabigatran treatment and 10 patients in UFH iv. treatment, analyzed before surgery or an invasive procedure. Patients were 75-years-old (average) with glomerular filtration rate (GFRe) <90 mL/min. The time for blood sampling, after dabigatran ingestion, was not yet standardized. The screening tests were PT, aPTT, TT and diluted TT (dTT) a calibrated thrombin inhibitor assay (Innovin, Actin FSL, Thromboclotin and Hemoclot). They were performed on the CS 5100 Siemens. Results: All patients had TT incoagulable. In dabigatran patients group PT-Ratio (R) = 1.25±0.12, aPTT-R = 1.5±0.2; in UFH patients group PT-R = 1.24 ± 0.26 (p=0.8), aPTTR = 2.9 ± 0.98 (p <0.0001). The dabigatran plasma concentration (dTT assay) ranged 30 to 230 ng/mL and correlated with aPTT (r2 0.75). Conclusion: Our data show that TT is too sensitive for monitoring the dabigatran and UFH plasma effects and the aPTT may not accurately reflect the concentration of DTI. So, aPTT and TT can reflect the presence or the absence of dabigatran, but only dTT assay is directly correlated to drug concentration. It can be used in emergency laboratory to evaluate the bleeding patient’s risk. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 509 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P161 LABORATORY AND DIRECT ORAL INHIBITORS: PIEMONTE AND VALLE D’AOSTA REGIONAL RECOMMENDATIONS 1 2 3 4 B. Montaruli , A. Bairo , M.S. Demicheli , A. Insana , C. 5 6 7 8 Linari , L. Marini , E. Muccini , A. Pantano , M. 9 10 7 11 Penna , P. Pergolini , L. Sancinito , S. Stella , R. 7 Romagnoli 1 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), AO Ordine Mauriziano (Torino) 2 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), Ospedale Koelliker (Torino) 3 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), AO SS Antonio e Biagio (Alessandria) 4 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), Ospedale Santa Croce (Moncalieri) 5 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), OIRM Città della Salute (Torino) 6 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), Ospedale Regionale (Aosta) 7 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), Baldi e Riberi Città della Salute (Torino) 8 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), Ospedale Martini (Torino) 9 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), ASL Asti (Asti) 10 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), Ospedale Maggiore (Novara) 11 GEPAL (Gruppo Emostasi Piemonte e valle d’Aosta Laboratorio), AO San Giovanni Bosco (Torino) Introduction: The direct oral anticoagulants (DOA) dabigatran etexilate (Pradaxa), rivaroxaban (Xarelto), and apixaban (Eliquis) have predictable pharmacokinetic and pharmacodynamic profiles and are alternatives to warfarin. These long-awaited agents are appealing because they are easy to use, do not require laboratory monitoring, and have demonstrated equivalence, or in some cases, superiority to warfarin in preventing stroke or systemic embolism in at-risk populations. However, it has now been realized that in routine clinical settings, there are several situations where it may be prudent to assess the level of DOA anticoagulation: circumstances of excessive anticoagulation, decreased kidney function, instances of significative bleeding and thrombosis. Aim: Aim of “Gruppo Emostasi Piemonte e Valle d’Aosta Laboratorio” (GEPAL) was to introduce regional recommendations in order to detect and report DOA according to proposed guidelines. Methods: GEPAL group discussed with clinicians the available literature in order to suggest practical strategies for management based on an understanding of the pharmacokinetic and pharmacodynamic effects of these drugs and our current knowledge of the coagulation tests. Conclusion: With a particular focus on dabigatran, rivaroxaban and apixaban GEPAL group introduced regional recommendations on measuring the anticoagulant effect of DOAs, as well as their methodological limitations and the restrictions in transferring their results into clinical context. 510 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P162 VISCOELASTIC AND AGGREGOMETRIC POINTOF-CARE TESTING (POCT) IN PATIENTS WITH SIRS (SYSTEMIC INFLAMMATORY RESPONSE SYNDROME) 1 1 1 2 S. Raso , M. Lucchiari , A.R. Vitale , C. Galluzzo , E. 2 2 2 1 Pizzolato , M. Ulla , S. Battista , G. Mengozzi 1 Clinical Biochemistry, Città della Salute e della Scienza Hospital of Turin 2 Emergency department, Città della Salute e della Scienza Hospital of Turin Introduction: Thromboelastometry (Rotem, Tem) has shown to be useful in the management of bleeding disorders, in trauma, as well as in surgical patients.The multiplate electrode aggregometry platelet function analyser (MULTIPLATE, Roche Diagnostics) can provide rapid information on the state of aggregation of the patient. The aim of this study is to investigate the diagnostic role of viscoelastic and aggregometric POCT to test early coagulative and platalet-aggregation alterations in patients with infectious and non infectious SIRS. Methods: The pilot study was conducted on 72 patients (51 with sepsis and 19 with severe sepsis or septic shock and 21 multiple trauma.) Viscoelastic POCT in citrated whole blood was performed with ROTEM (Extem, intem, fibtem, aptem tests) The parametres recorded were: clotting time (CT), clot formation time (CFT), maximal clot firmness (MCF) and lysis index at 30 min (Li30). Aggregometric poct was performed with Multiplate. Platelets were stimulated in various ways (ASPI, ADP, COL, RISTO, TRAP tests). The area under the aggregation curve (AUC) was calculated. Results: Comparison were performed between trauma (T) sepsis (S) and severe sepsis/septic shock (SS) groups and non infectious SIRS (trauma), and infectious SIRS (SS). A significant difference was observed in CT Intem mean values in T, S, SS groups (p=0.031). The statistical significance was maintened (p=0.012) when comparing the T population with the S,SS group. The SS group showed higher CT values in Ap-tem than the other groups (P=0.018). Significant differences were observed in the analysis of MCF in T,S,SS groups in ex-tem (p=0.016) and fib-tem (p <0.0001). The analysys of platelet aggregation confirmed significant differences between the two populations with a tendency of low platelet aggregation in the septic conditions, for ADP (P=0,036), COL (p=0.0003) and TRAP (p=0.0057) tests. Conclusions: The results observed in the studies of the population with suspected infectious SIRS demostrate how alterations in blood coagulation and platelet system can accurately identify the difference between these conditions and those of non infectious origines. Peculiar alterations has been early observed in the coagulation system and in platelet aggregation in patients with S, SS. 1. Rahe-Meyer N, Winterhalter M, Boden A, et al. Acta Anaesthesiol Scand 2009;53:168-75. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P163 INFLUENCE OF AGE ON THE LOSS OF D-DIMER CUT-OFF LEVEL SPECIFICITY: RESULTS OF A STUDY ON ELDERLY PATIENTS P164 PRE-ANALYTICAL VARIABLES IN COAGULATION TESTING: PIEMONTE AND VALLE D'AOSTA REGIONAL RECOMMENDATIONS R. Galeazzi, F. Marchegiani, A. Marziali, F. Moroni, S. Giovagnetti, S. Appolloni, F. Busco D. Cabodi , A. Appiani , V. Conterio , E. De Marco , F. 3 6 2 5 Molinari , B. Montaruli , R. Portalupi , S. Prestigio , N. 6 5 4 Renzi , P. Rossetto , R. Romagnoli Clinical Laboratory and Molecular Diagnostic, INRCA Natl Inst Hosp, Ancona Introduction: D-dimer (DD) test combined with clinical scores is usually used to diagnose suspected deep vein thrombosis (DVT) and pulmonary embolism (PE). However, as DD levels are physiologically higher in elderly patients, these tests lose clinical specificity. To improve the clinical specificity of DD an age adjusted DD cut-off level was proposed [ADC=(patient’s age x 0.01) µg/mL]. The aim of our study was to investigate in a community of very old people how DD levels change during aging. Materials and Methods: The sample was composed of 1618 patients (mean age±SD; 962 females, 83,8±9,9 and 656 males, 81,8±10,5) consecutively admitted to the Geriatric Emergency Care Department (GECD) between January 2013 and February 2014 and for which results of DD were available. The DD assay was performed on cs-2100i Sysmex Siemens using a conventional cut-off level of 0,5 µg/mL. Statistical analyses were performed using SPSS 11.5. Results: In our sample, the mean level of DD was 3,35±0,18 µg/mL (mean±SE) and the percentage of patients with DD concentrations below cut-off value was only 22,1% (358 patients). The mean of DD in our sample is six times higher than that of reference. As expected, a significant age related increase of DD was found (p <0,05), also when gender was considered. Conclusions: The main limit of DD for the diagnosis of DVT and PE is its poor specificity, especially in elderly patients; using the conventional cut-off of 0,5 µg/mL, the proportion of our patients with abnormal DD findings is 78%. Clearly, this percentage is too high and it is not plausible that all of these patients have DVT and/ or PE. Likely, these high values of DD depend on other causes rather than DVT and/or PE. Thus, frequently, only a minority of patients with a positive DD (>0,5 µg/ mL) are finally diagnosed with DVT and PE. This implies an increase in the overcrowding in GECD and to carry out expensive and often inappropriate invasive tests for elderly patients. Also, if we apply the ADC formula the percentage of patients with a pathological level of DD doesn’t change significantly. Based on this study, we suggest a revision of the standard DD cut-off to find a new value able to improve the specificity for this test, especially for geriatric patients. 1 2 3 4 1 S.C. Laboratorio Analisi Chimico, Cliniche e Microbiologiche, Osp. S.G. Bosco, ASLTO2, Torino 2 Laboratorio di Ricerche Chimico Clinice, A.O.U. "Maggiore della Carità", Novara 3 S.O.C. Laboratorio Analisi Chimico, Cliniche e Microbiologiche, ASLCN2, Alba-Bra 4 Laboratorio Analisi Chimica Clinica "Baldi e Riberi" A.S.O. San Giovanni Battista, Torino 5 S.O.C. Medicina Trasfusionale, ASLTO4, Ivrea 6 S.C. Laboratorio Analisi, A.O. Mauriziano "Umberto I" , Torino Introduction: The use of modern laboratory instrumentation with high levels of test reliability and appropriate quality assurance measures will lead to very few analytical errors within hemostasis testing. Nevertheless, incorrect or inappropriate test results are still reported, often due to events outside the control of the laboratories performing the tests. This is due primarily to pre-analytical events associated with sample collection and processing. Aim: Because of reorganization of laboratories network in Piemonte and therefore in order to obtain appropriate samples collection, processing and storage, aim of “Gruppo Emostasi Piemonte e Valle d’Aosta Laboratorio” (GEPAL) was to introduce regional recommendations on the pre-analytical phase and providing suggestions on how problems can be minimized or prevented, thereby improving the likelihood that reported test results actually represent the true clinical status of the patient rather than that of an inappropriate sample. Methods: GEPAL group discussed the available literature in order to suggest practical strategies for pre-analytical phase in hemostasis. Conclusion: With a particular focus on samples collection, processing and storage GEPAL group introduced regional recommendations on pre-analytical phase in hemostasis. These recommendations should be of value to laboratory personnel, clinicians and administrative personnel because an appreciation of these issues will enable the optimal clinical management of patients. Adcock DM, Hoefner DM, Kottke-Marchant K, et al. Collection, transport ad processing of blood specimens for testing plasma-based coagulation assays and molecular hemostasis assays: approved guidelines - fifth edition. Clinical and Laboratory Standard Institute. Wayne PA: CLSI Document H21-A5,2008. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 511 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P165 MOLECULAR DIAGNOSIS OF FAMILIAL HYPERCHOLESTEROLEMIA IN PEDIATRIC COHORT 1 1 1 A. Ruotolo , M.N. D'Agostino , A. D'Angelo , M.D. Di 2 3 4 Taranto , O. Guardamagna , B. Malamisura , A. De 4 5 5 6 Matteo , M.R. Licenziati , S. Lenta , G. Marotta , G. 1 Fortunato 1 CEINGE S.C.a r.l. Biotecnologie Avanzate, Napoli e Dip. di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli 2 IRCCS Fondazione SDN, Napoli 3 Amb. Dislipidemie e Prevenzione cardiovascolare, Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino 4 Amb. per lo Studio delle Dislipidemie, Dip. di Pediatria, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli 5 UOC Auxologia ed Endocrinologia, Dip.di Pediatria Sistematica e Specialistica, AORN SantobonoPausilipon, Napoli 6 Dip. di Medicina Clinica e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli Familial Hypercholesterolemia (FH) is a severe monogenic hyperlipidemia leading to very high levels of LDL cholesterol, associated with increased cardiovascular risk and in some cases with the presence of tendinous xanthomatosis. Causes of FH include defects in the LDL receptor (LDLR) gene in its ligand Apoliprotein B (ApoB) and in the Proprotein Convertase Subtilisin/ Kexin-type 9 (PCSK9)gene. The early identification of FH patients can be useful to establish of an adequate therapy and the prevention of cardiovascular accidents. Performing a genetic screening in a paediatric population. 87 unrelated patients <16 years were enrolled in different Italian clinics, 56 of whom were clinically diagnosed as possible and 7 as definite FH based on the Simon Broome criteria. The LDLR, APOB and PCSK9 genes were amplified by PCR and directly sequenced. MLPA was performed to identify large rearrangements in LDLR gene. The screening of candidate genes revealed mutations in 65/87 FH patients (mutation rate 74.7%). In 65 FH-mutation positive (FH-M+) we found 62 mutations in the LDLR gene (71.3%) 2 of which are novel, in the APOB gene we found one new mutation (1.1%) and in the PCSK9 gene 2 mutations (2.3%) one of which novel. The presence of the new variants was excluded in 160 chromosomes from healthy subjects and in Exome Sequencing Project (ESP). Four algorithms (SIFT, PolyPhen, PMut and Mutation tasting) were used to predict the effect of the novel variants. Three patients are compound heterozygotes (3.4%) and 62 are heterozygotes (71.2%). Among heterozygote patients the presence of a radical mutation leads to higher values of LDL cholesterol (6.6±1.2 mmol/L) compared to carriers of missense mutations (5.8±1.3 mmol/L) with p <0.0001. The screening of LDLR, APOB, PCSK9 genes revealed a mutation rate equal to 74.7%. This result showed a high mutation rate in paediatric patients, although their diagnosis was predominantly not definite because the lack of xanthomatosis due to the young age. Four new variations were identified, suggesting the whole screening of candidate genes. 512 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P166 STABILITÀ DEI MIRNA IN CAMPIONI DI PLASMA CONGELATI 1 1 2 1 F. Balzano , A. Mannu , M. Deiana , A.M. Posadino , P. 1 1 1 3 1 Mele , B. Porcu , I. Vidili , P. Pippia , E. Canu , L. 1 Deiana 1 Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Dip. Scienze Biomediche, Università di Sassari 2 Ass. "Isola dei centenari", Sassari 3 Fisiologia,Dip. Scienze Biomediche, Università di Sassari I miRNA sono piccole molecole endogene di RNA non codificante, a singolo filamento di 20-22 nucleotidi principalmente attivi nella regolazione trascrizionale e post-trascrizionale dell'espressione genica. In questo studio abbiamo esaminato la quantità e la stabilità di otto miRNA, (miR-125b, miR-425, miR-200b, miR-200c, mir-579, mir-212, mir- 126 e mir-21) nel plasma di sette soggetti (controlli sani) prima e dopo il congelamento (6 mesi a -80 °C). Inoltre, abbiamo esaminato il plasma di 5 campioni congelati da 15 anni, 5 campioni congelati da 10 anni, 5 campioni congelati da 5 anni e valutata la quantità di microRNA ancora disponibili. L'RNA totale è stato isolato usando le colonnine Mirvana miRNA. Sono stati utilizzati sonde TaqMan per analizzare i profili di espressione dei miRNA di interesse. I primer e le sonde sono stati acquistati da Life Technologies (Jin Wang et al. 2009). I livelli di espressione sono stati quantificati usando l'IQ5 BIORAD. La real-time PCR è stata eseguita in triplo. I risultati sono stati normalizzati con u6snRNA. L'espressione relativa dei miRNA è stata analizzata utilizzando il software REST. Il test per analizzare i dati è un test non parametrico (bootstrap) ed è stato utilizzato per valutare le differenze di espressione dei miRNA tra casi e controlli.In questo lavoro, i miRNA hanno mostrato una stabilità ed un’emivita relativamente lunga post congelamento. Tutti i miRNA studiati non hanno mostrato differenze significative di abbondanza relativa tra i campioni freschi e quelli sottoposti a congelamento per 6 mesi ed oltre, (5 anni). In particolare, il miRNA-212 ha mostrato essere notevolmente resistente al tempo di congelamento (15 anni). La concentrazione degli altri miRNA diminuisce dopo lunghi tempi di congelamento, ma la loro presenza è ancora rilevabile, mostrando una resistenza elevata. Tutti i miRNA studiati mostrano differenze di stabilità in relazione al numero delle sequenze AU o UA Sethi P, Lukiw WJ, et al. Neurosci Lett 2009;459:100-4. Ricerca supportata dalla Regione Autonoma della Sardegna L.R. 7/2007 e dall'Ass. "Isola dei Centenari", Sassari 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P167 USE OF METHYLATION SENSITIVE POLYMERASE CHAIN REACTION (MS-PCR) IN FRAGILE X SYNDROME 1 1 1 1 P168 COMPARISON OF GENETIC AND EPIGENETIC ALTERATIONS BETWEEN PRIMARY TUMORS AND PLASMA IN COLORECTAL CANCER 1 1 2 M. Benati , G. De Matteis , T. Bonetti , E. Danese , M. 1 1 1 Montagnana , M. Mazzon , E. Meneghelli , F. 2 1 Boscaini , G.C. Guidi E. Danese , M. Benati , A.M. Minicozzi , M. 1 1 3 3 Montagnana , E. Paviati , M. Gusella , F. Pasini , G. 4 1 Lippi , G.C. Guidi 1 1 Dep. of Life and Reproduction Sciences, Clinical Biochemistry Section, University of Verona 2 Dep. of Life and Reproduction Sciences, Infantile Neuropsychiatry Section, University of Verona Background: Fragile X syndrome (FXS) is the most common form of inherited intellectual and developmental disability in males. This disorder is associated with an unstable expansion of a polymorphic CGG repeat of the fragile X mental retardation 1 (FMR1) gene, The full mutation (FM) is an expanded allele containing more than 200 CGG repeats and is accompanied by hypermethylation of the promoter region. Molecular diagnosis traditionally includes two methods: PCR, combined with capillary electrophoresis, to accurately size normal and smaller premutation alleles, and Southern Blot (SB) analysis to detect larger premutations, FM and to assess methylation status. Methylation status of FMR1 promoter can be evaluated by MS-PCR. Aims: (a) to develop and optimize a simple and fast protocol of MS-PCR; (b) to evaluate the utility of MS-PCR method in the molecular diagnosis of FXS. Methods: In order to develop and optimize the MS-PCR assay, 15 male patients affected by FXS confirmed by PCR and SB, were included in the study. Successively, 3 male patients with a family history of FXS and a female subject who showed the absence of methylation status by SB, were investigated. In all subjects, purified genomic DNA extracted from peripheral blood was modified with bisulphite using the EpitectBisulfite kit (Qiagen). Bisulphite-modified DNA was used for MS-PCR. The primers for MS-PCR were designed using the software MethPrimer. Results: MS-PCR results were in perfect agreement with that obtained by PCR and SB. Of the three patients investigated by MS-PCR, two evidenced a FM and one a methylation mosaicism. The aberrant methylation of the FMR1 promoter was confirmed by SB analysis, with the exception of patient with mosaicism. In the female patient, MS-PCR analysis showed the unmethylated status of both FMR1 alleles as confirmed by SB. Cytogenetic analysis revealed in this patient a complex chromosomal rearrangement. Conclusion: The MS-PCR assay requires less DNA than SB analysis and only two working days to obtain a conclusive molecular diagnosis compared with five or more days for SB. Moreover, MS-PCR discriminates not only normal, premutation and FM-affected males but also is able to detect a methylation mosaicism. MS-PCR is thus a quick and accurate method that could be used for the rapid screening of FXS. Karunasagar A, et al. Indian J Med Res 2005;122:429-33. Dep. of Life and Reproduction Sciences, Clinical Biochemistry Section, University of Verona 2 First division of general surgery, University of Verona 3 Dep. of Oncology, ULSS 18-Rovigo, S. Maria della Misericordia Hospital, Rovigo 4 Lab. of Clinical Chemistry and Hematology, Academic Hospital of Parma Aim: The finding that tumor specific genetic and epigenetic alterations can be detected in circulating (cell-free) DNA (cfDNA) extracted from plasma of cancer patients has shown promise for improving early diagnosis, prognostication and disease monitoring. cfDNA fragments carrying tumor specific alterations represent a variable and generally small fraction of the total cfDNA which leads to a high variability in the rate of concordance between alteration patterns detectable in tissue of primary tumors and corresponding plasma. The aim of the present work was to compare the status of KRAS mutation and SEPT9 methylation between the primary tumors and the matched plasma samples in patients with colorectal cancer (CRC). Methods: plasma and tumor tissues were collected from 85 patients (64±14 years, 56 males). KRAS and SEPT9 alterations were examined by ARMS allele-specific realtime PCR and quantitative methylation-specific PCR respectively. For KRAS analysis six of the most common point mutations at codon 12 and 13 were investigated. Correlations were tested with Spearman’s correlation. Results: KRAS mutations and SEPT9 promoter methylation were present in 34.1% (29/85) and in 95.3% (81/85) of the primary tumor tissue samples. Patients presented with both genetic and epigenetic alterations in tissue specimens (31.8%, 27/85) were considered for further analyses on cfDNA. In 4 primary tumors with KRAS mutations, identical mutations were not observed in the corresponding plasma samples. The median methylation rate in tumour tissues and plasma samples was 64.5% (12.2–99.8%) and 14.5% (0–45.5%), respectively. The median KRAS mutation load (for matched mutations) was 33.6% (1.2-86%) in tissues and 4% (0-17.0) in plasma samples. A statistically significant correlation was found between tissue and plasma SEPT9 methylation rate (r=0.407, p=0.035), whereas no association was found between tissue and plasma KRAS mutation load (r=0.092, p=0.651). Conclusion: These data show a discrepancy in epigenetic vs. genetic alterations detectable in cfDNA as markers for tumor detection. Many factors could affect the mutant cfDNA analysis including the sensitivity of the detection method and the presence of tumor clonal heterogeneity. Danese E, Minicozzi AM, Benati M, et al. Br J Cancer 2013;109:807-13. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 513 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P169 RICERCA E CARATTERIZZAZIONE DI MACRODELEZIONI E MACRO-DUPLICAZIONI DEL GENE CFTR IN PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI CISTICA, MEDIANTE UNA METODOLOGIA COMBINATA DI MLPA E ANALISI DELL’RNA 1 2 1 S.M. Bruno , S. Pierandrei , G. Testino , S. 3 2 Quattrucci , M. Lucarelli 1 1 1 D. Guarino , C. Santonocito , A. Minucci , P. Concolino 1 1 2 2 , A. Costella , I. Saggese , F. Mignone , C. 1 1 1 Zuppi , G.L. Scaglione , E. Capoluongo 1 1 Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Sapienza Università di Roma 2 Dip. di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Istituto Pasteur – Fondazione Cenci Bolognetti, Sapienza Università di Roma 3 Dipartimento di Pediatria, Centro di Riferimento Regione Lazio per la Fibrosi Cistica, Sapienza Università di Roma La Fibrosi Cistica (FC) è la malattia genetica recessiva, cronica, più frequente nella popolazione caucasica. Il gene responsabile codifica per la proteina Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator (CFTR) espressa negli epiteli secretori di vari organi dove media il trasporto transmembrana dello ione cloruro (Lucarelli et al. 2012, Cystic Fibrosis - Renewed Hopes Through Research, Chap. 5, InTech Open Publisher). Nonostante il miglioramento dei metodi di ricerca mutazionale, parte delle mutazioni del CFTR sfuggono ai più comuni protocolli. Scopo dello studio è l’individuazione e la caratterizzazione degli alleli mutati del CFTR non facilmente individuabili anche dopo ricerca mutazionale estesa. In uno studio precedente, abbiamo applicato a 492 pazienti affetti da forma classica di FC una strategia di ricerca mutazionale multistep nel CFTR basata sull'applicazione, in sequenza e se necessario, di: pannelli di mutazioni frequenti; sequenziamento di tutti gli esoni, zone introniche adiacenti e 5’-flanking prossimale; ricerca delle macro-delezioni più frequenti. In 14 dei 984 alleli mutati analizzati (1,4%) non è stata evidenziata alcuna mutazione tra quelle analizzate. In tale studio è stata quindi applicata, ai 14 pazienti con una mutazione non ancora individuata, una metodologia basata su MLPA (multiplex ligation - dependent probe assay) e analisi dell'RNA, estratto da brushing nasale, mediante saggio in RT-PCR. Tale approccio è potenzialmente in grado di individuare mutazioni non rilevabili con tecniche più comuni. All’MLPA sono state finora individuate 2 macroduplicazioni e 2 macro-delezioni, in 6 pazienti: 1 macro-duplicazione dell’esone 19 (HGVS, esone 22) (2 pazienti), 1 macro-duplicazione dall’esone 6b al 16 (HGVS, esone 7- esone 18) (1 paziente), 1 macrodelezione dall’esone 14b al 17b (HGVS, esone 16 esone 20) (1 paziente) e 1 macro-delezione dell’esone 3 (HGVS, esone 3) (2 pazienti). Per la macro-duplicazione dell’esone 19 e per entrambe le macro-delezioni è stato anche completato lo studio a livello di RNA. L'individuazione di tali alterazioni molecolari, mediante metodologie specifiche, è importante, oltre che ai fini della diagnosi e della consulenza genetica, anche per una più chiara valutazione della patogenesi della malattia. 514 P170 INNOVATIVE WORKFLOW FOR NEXT GENERATION SEQUENCING (NGS) APPLICATIONS IN THE MOLECULAR ANALYSIS OF BRCA1/2 GENES biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 Lab.di Diagnostica Molecolare Clinica e Medicina personalizzata, Ist.di Biochimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica di Roma 2 Dip. della Scienza e Innovazione Tecnologica, Univ. del Piemonte Orientale, Italia Background: About 3-5% of inherited breast cancers are caused by germline mutations in the breast cancer BRCA1/2 genes. After the BRCA1/2 genes were identified (1994-95) genetic testing has become available and it is now routinely offered to women with familial high-risk. In this regard we set-up a new workflow to assess single point mutations, small insertion and deletion (indels), as well as indels in stretches of homopolymeric nucleotide sequences of BRCA1/2 genes. Methods: This novel workflow was validated on 80 samples and is based on: 1) PCR-library amplification followed by target-specific PCR amplification 2) fragment analysis on ABI 3500 Genetic Analyzer (Applied Biosystems) to ensure both enrichment efficacy and evaluation of amplicons carrying indels; 3) GS Junior 454 (Roche) sequencing run; 4) standard flow file (SFF) data analysis by a novel ad hoc bioinformatics tool (“Amplicon Suite”). BRCA1/2 coding regions amplicon libraries were generated with BRCA-MASTR v2.0 kit (Multiplicon) and pyrosequenced on 454. The DNA sequences were analyzed by both 454 Amplicon Variant Analyzer (AVA) Software and the “Amplicon Suite”. Two 454 runs (16 samples previously tested with Sanger method) allowed to validate NGS procedure and to set bioinformatics tool. The last eight runs were performed to assess 64 unknown BRCA1/2 profiles. Results: All mutations detected in the 16 samples previously analysed by Sanger were correctly identified by 454. Ten samples with indels were promptly identified by fragment analysis and confirmed by Sanger. NGS results of the remaining 54 unknown samples were subsequently confirmed by Sanger. Amplicon Suite software firstly ensured 454 run quality control and, secondly, it was able to unequivocally assign each mutation with correct nomenclature. Conclusions: This study represents an innovative workflow for NGS applications for analyzing BRCA1/2 genes. The main concern regards the identification of indels associated to homopolymers: we have solved this issue by using fragment analysis. Finally, the ad hoc bioinformatics tool was completely reliable in terms of: 1) run quality control on 454, 2) rapid identification and annotation of mutations, allowing an easy elaboration of laboratory report. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P171 NO STATISTICALLY SIGNIFICANT DIFFERENCE IN THE EXPRESSION LEVELS OF CIRCULATING MIR-21 BETWEEN PATIENTS AFFECTED BY COLORECTAL POLYPS AND CANCER 1 1 1 M. Montagnana , M. Benati , E. Danese , A.M. 2 1 3 3 Minicozzi , E. Paviati , M. Gusella , F. Pasini , G. 4 1 Lippi , G.C. Guidi 1 Dep. of Life and Reproduction Sciences, Clinical Biochemistry Section, University of Verona, Italy 2 First division of general surgery, Univ. of Verona, Italy 3 Dep. of Oncology, ULSS 18-Rovigo, S Maria della Misericordia Hospital, Rovigo, Italy 4 Lab. of Clinical Chemistry and Hematology, Academic Hospital of Parma, Parma, Italy Aim: MicroRNAs have been suggested to play an important role in the pathogenesis of cancer. MiR-21 results up-regulated in tissues of colorectal cancer (CRC) and its overexpression is closely associated with tumor proliferation and migration. Moreover, its expression could be progressively increased in the adenomacarcinoma-advanced carcinoma sequence. Our aim was to investigate differences in microRNA-21 expression in plasma between patients with CRC in different stages and patients affected by polyps. Methods: Expression levels of miR-21 were investigated by quantitative reverse transcription polymerase chain reaction assay (TaqMan MicroRNA Assay, Applied Biosystems, Foster City, California) in plasma from CRC patients (n=76) and from patients affected polyps (n=20). Plasma samples were collected prior to definitive surgical management and miRNA plasma extraction was performed by using the miRNeasy Serum/Plasma Kit (Qiagen, GmbH, Hilden, Germany). All reactions were run in triplicate on the ABI Prism 7500 Sequence Detection System (Applied Biosystems, Foster City, California). The expression levels of miRNAs were normalized to miR-16, and were calculated utilizing the 2-#Ct method. Fold change in gene expression between different groups was calculated by using the 2-##Ct method. MannWhitney test and Kruskal-Wallis test for non-parametric samples were used to evaluate differences between groups. Results: No significant differences were observed in the expression levels of miR-21 in plasma of CRC patients and subjects affected by polyps (p >0.05). Moreover, in CRC patients miR-21 expression levels resulted not significant higher in advanced (III-IV) respect to early stages (I-II) (p >0.05). The fold change in miR-21 gene expression in advanced CRC respect polyps was 1.35. Conclusion: This study did not confirm the hypothesis that circulating miR-21 expression is progressively increased in the adenoma-carcinomaadvanced carcinoma sequence. Accordingly, it can not be considered an useful tool to discriminate patients affected by colorectal polyps and different stages of CRC. Ng EK, Chong WW, Jin H, et al. Differential expression of microRNAs in plasma of colorectal cancer patients: a potential marker for colorectal cancer screening. Gut 2009;58:1375-81. P172 MOLECULAR DIAGNOSIS OF GILBERT'S SYNDROME: SPOILED OF CHOICE M. De Bonis, G. Canu, P. Concolino, A. Costella, C. Zuppi, G.L. Scaglione , A. Minucci , E. Capoluongo Lab. of Clinical Molecular Diagnostics and Personalized Medicine, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University of Rome Background: In Caucasians, a single TA insertion into the TATA-box promoter region of UGT1A1 gene determines GS: the genotype (UGT1A1*28) exhibits 7TA repeats instead of the wild-type 6TA ones, leading to a 70% reduction of bilirubin glucuronidation. Molecular diagnosis of GS is important to allow the clinicians the diagnosis of benign forms of hyperbilirubinemia. For these reasons it is very important to perform a correct molecular diagnosis. In view of this, we used four different molecular methods for UGT1A1 TATA-box repeats screening, comparing the advantages and disadvantages among them. Methods: We analyzed 30 patients [10 wild-types (6TA/6TA), 10 heterozygotes (6TA/7TA) and 10 homozygotes (7TA/7TA)], previously genotyped by direct sequencing, with the following methods: 1) High Resolution Melting Analysis (HRMA) on the LightCycler 480 Real-Time PCR System (Roche Diagnostic) previously published, 2) fragment analysis by Gilbert Syndrome kit FL by Experteam on 3500 Genetic Analyzer (Applied Biosystems®) and 3) a new “home made” Next Generation Sequencing (NGS) technology on 454 Junior System (Roche Diagnostics). Results: All patients previously genotyped by direct sequencing were confirmed using all methods. Comparing the four methodologies we underline that 1) 1X conventional sequencing presents the difficulty of identifying heterozygous samples, 2) HRMA needs a “dedicated” DNA extraction followed by accurate DNA quantification and 3) fragments analysis has the limitation of being expensive. On the contrary, “home made” targeted-NGS offers the possibility of genotyping TATA-box with an average of~80×median coverage per sample, decreasing the possibility of inaccurate molecular genotyping. Discussion: We evaluated four alternative molecular methods for (TA)n repeats genotyping. Since all methods showed a superimposability of 100%, we underline that, depending on the facilities and organization of each molecular diagnostic laboratory, we can choose each as a valid alternative. Minucci A, Concolino P, Giardina B, et al. Rapid UGT1A1 (TA)(n) genotyping by high resolution melting curve analysis for Gilbert's syndrome diagnosis. Clin Chim Acta 2010;411:246-9. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 515 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P173 GELOFUSINE MAYBE IMPLICATED IN RENAL DYSFUNCTION IN CARDIAC SURGERY 1 2 4 5 E. Koni , S. Storti , E. Macchia , D. Haxhiademi , E. 3 5 2 5 Koni , A. Guadagnuci , V. Zanetti , P. Del Sarto , M. 5 6 6 7 2 Solinas , C. Palmieri , S. Berti , S. Maffei , G. Rossi , S. 1 2 Cau , A. Clerico 1 Scuola Superiore Sant'Anna Pisa, Fondazione Toscana G. Monasterio - U.O.C Cardiologia Interventistica-Osp. del Cuore - Massa 2 Fondazione Toscana G. Monasterio - Dipartimento di Laboratorio - Osp. del Cuore - Massa 3 Dip. della Patologia Clinica - Università di Pisa 4 Dip. della Rianimazione e della Terapia Intensiva Università di Pisa 5 Fondazione Toscana G. Monasterio - Dip. di Cardiochirurgia - Osp. del Cuore - Massa 6 Fondazione Toscana G. Monasterio - U.O.C Cardiologia Interventistica-Osp. del Cuore - Massa 7 Fondazione Toscana G. Monasterio - U.O.C Patologie Mediche e Chirurgiche del Cuore-Osp. del Cuore Massa Priming solution is an important component of cardiopulmonary bypass pump (CPB). Colloids are frequently used for extracorporeal circuit priming. Some studies, based on creatinine changes, raise concern about negative effects of colloids on renal function. It would be of interest involving new biomarkers of acute kidney injury (AKI) in this setting. Neutrophil gelatinase-associated lipocalin (NGAL) is emerging as an early and reliable biomarker of AKI. To investigate the renal impact of colloid solutions assessed by NGAL, in patients undergoing cardiac surgery. 35 patients undergoing cardiac surgery were randomly assigned to Gelofusine (GF 18 patients) versus Ringer solution (17 patients) as priming fluid for cardiopulmonary bypass (CPB). Urinary NGAL was sampled at baseline, 2 hours after CPB initiation, on Intensive Care Unit (ICU) arrival, and 2, 6, 12 hours thereafter. Serum creatinine and cystatin C were sampled at baseline, 12, 24,48 and 72 hours after intervention. All continous data were checked for normal distribution using Kolmogorov-Smirnov test. There were no statistically significant differences in patient characteristics (demographics, hemodynamics, and CPB variables) between two groups. ANOVA revealed a statistically significant difference on NGAL levels 2 h after CPB initiation (GF 27.6±29.1 ng/mL vs control 13±14.2, p=0.019) and on arrival in ICU (GF 548.2±858 ng/mL vs control 71.6±119, p = 0.029). NGAL levels return to baseline after 12 h in both groups. Changes on serum creatinine and cystatine C were not statistically significant between groups. Administration of GF is associated with a significant increase in NGAL levels in comparison with crystalloids in patients undergoing cardiac surgery. These findings suggest an implication and detrimental effects of Gelofusine on renal performance. Further studies are needed in order to clarify the significance and clinical outcomes in patients that respond with high levels of kidney injury biomarkers when colloid solutions are administered. 516 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P174 TERAPIA MOLECOLARE MEDIANTE GENE TARGETING: RUOLO DEI MECCANISMI DI RIPARAZIONE DEL DNA E DEL CICLO CELLULARE 1 2 2 S. Pierandrei , A. Luchetti , F. Sangiuolo , G. 2 1 Novelli , M. Lucarelli 1 Dip. di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Istituto Pasteur – Fondazione Cenci Bolognetti, Sapienza Università di Roma; 2 Dip. di Bio-Medicina e Prevenzione, Università di Roma “Tor Vergata" Il possibile uso di terapie molecolari mirate ha esteso i campi di applicazione dell’indagine mutazionale dall’area diagnostica a quella terapeutica. Il gene targeting è un approccio di terapia genica basato sulla correzione in situ del difetto genetico che, probabilmente, usa i meccanismi molecolari della ricombinazione omologa (HR). Tra i protocolli di gene targeting lo Small Fragment Homologous Replacement (SFHR) utilizza piccoli frammenti di DNA (SDF) come templato per la modificazione nelle cellule riceventi (Luchetti et al., 2012. PLoS ONE 7 (2):e30851). Lo scopo del lavoro è chiarire i meccanismi molecolari alla base dell’SFHR focalizzando l’attenzione sui principali pathway coinvolti nella difesa contro l’invasione da DNA esogeno e nel mantenimento dell’integrità genomica. Cloni cellulari di una linea di fibroblasti embrionali murini (MEF) immortalizzata, sono stati modificati stabilmente integrando nel genoma la proteina EGFP wild type (wtEGFP) o la sua controparte mutata (mutEGFP). Dopo trasfezione e correzione con un SDF omologo alla sequenza wild type della proteina EGFP, la fluorescenza delle cellule MEF-mutEGFP può essere ripristinata. Mediante array di Real Time PCR quantitativa è stato indagato il pathway d’espressione di 84 geni coinvolti nella riparazione del danno al DNA e di 84 geni coinvolti nel controllo del ciclo cellulare di cellule MEF-mutEGFP. I geni influenzati dall’SFHR appartengono a differenti pathway coinvolti nella riparazione del danno al DNA, non solo alla ricombinazione omologa. Dopo trattamento con l’SDF la maggior parte di questi geni mostra un precoce incremento di espressione. Inoltre l’SFHR incrementa l’espressione di molti geni attivatori dei checkpoint e regolatori negativi del ciclo cellulare verosimilmente per permettere l’individuazione e la riparazione di eventuali danni al DNA. Tali risposte cellulari possono costituire parte della base molecolare per la correzione. I risultati evidenziano il coinvolgimento e l'interconnessione dei pathway studiati nella risposta all’invasione cellulare da parte di DNA esogeno e forniscono un contributo alla comprensione dei meccanismi molecolari alla base dell’SFHR e al miglioramento della sua efficienza. Il progetto è finanziato dall’Istituto Pasteur-Fondazione Cenci Blognetti. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P175 ROLE OF INTERLEUKIN-28B rs1297860 IN THE NATURAL HISTORY OF CHRONIC INFECTION WITH HEPATITIS C VIRUS 1 1 2 C. Santonocito , D. Guarino , E. Annichiarico , M. 1 1 1 Scapaticci , C. Zuppi , E. Capoluongo 1 Lab. di Diagnostica Molecolare Clinica e Medicina personalizzata, Ist. di Biochimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma 2 Dipartimento di Scienze Mediche, Medicina Interna e Gastroenterologia, Poiliclinico Univerisitario "A. Gemelli", Roma Background: Chronic hepatitis C (HCV) is the main cause of liver disease with a prevalence of 3% in the world. The standard therapy provides for the administration of PEGIFN and ribavirin, that however is unsuccessful in 50% of individuals with chronic infection. Recent studies have shown the role of some variants of the IL-28 gene, which encodes the IFN-α, spontaneous healing and infection in response to antiviral therapy. Methods: In this study we have evaluated the association of polymorphism rs 1297860 (C>T) localized in the in the IL28-B gene with the response to antiviral treatment for the chronic infection C virus and with the development of epatic disease after the treatment in patients affected by liver cirrhosis. We enrolled 139 patients affected by liver cirrhosis treated with PEG-IFN and ribavirin and exposed to the followup between 2001 and 2013 and divided into four groups based on disease severity. Patients that undergoing to antiviral therapy were further divided into two groups based on the achievement or otherwise of SVR (survival virological response). The genotypes were detected using High Resolution Melting analysis (HRMA). Results: The results obtained in this study demonstrated that there is a close association of polymorphism with response to antiviral therapy even in patients with liver cirrhosis. A significant difference was observed in IL-28B rs1297860 genotypic frequencies: the frequency of allele C was 0.55 while the frequency of allele T 0.45. The genotype CC was present in 27.3% of patients, the genotype CT in 55.1% and the genotype TT in 16.5%. The CC genotype showed an association with the SVR, giving increased survival and a reduced frequency of interruptions of antiviral therapy. Conclusions: Our results confirm the usefulness of rs 1297860 (C>T) molecular assay since it provides prognostic information regarding the evolution of HCV cirrhosis under the antiviral treatment. P176 TRATTAMENTO ALTERNATIVO DELLA FIBROSI CISTICA: LA TERAPIA EPIGENETICA 1 2 1 1 R. Raso , N. Cifani , G. Ferraguti , S.M. Bruno , F. 2 3 Ascenzioni , M. Lucarelli 1 Dip. di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Sapienza Università di Roma 2 Dip. di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”, Sapienza Università di Roma 3 Dip. di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Sapienza Università di Roma - Istituto Pasteur – Fondazione Cenci Bolognetti, Sapienza Università di Roma La Fibrosi Cistica (FC) è una malattia autosomica recessiva causata da mutazioni nel gene “Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator” (CFTR) che codifica per un canale dello ione cloruro, espresso nelle cellule epiteliali di diversi tessuti. L’alterata funzionalità del CFTR determina, nei polmoni dei pazienti FC, una riduzione della secrezione del cloruro e un iperassorbimento dello ione sodio, per una mancata repressione del canale epiteliale per lo ione sodio (ENaC) (Gentzsch et al., J. Biol. Chem, 2010, 285:32227-32). ENaC è composto da tre subunità, α, ß e γ codificate rispettivamente dai geni SCNN1A, SCNN1B e SCNN1G. Studi precedenti suggeriscono che la metilazione del DNA possa controllare la trascrizione dei geni ENaC. Lo scopo del presente lavoro è quello di ridurre l’espressione dei geni ENaC mediante manipolazioni epigenetiche. Come modello di epitelio FC umano in coltura abbiamo utilizzato le cellule CFBE41o- (F508del / F508del) trattate con agenti ad azione ipermetilante sul DNA, come la SAM (S-adenosil-metionina) e ad azione ipercondensante sulla cromatina, come la curcumina (un inibitore dell’istone acetiltransferasi p300). L’espressione dei geni ENaC è stata valutata quantitativamente mediante real time PCR. Nelle cellule CFBE41o-, i trattamenti con SAM o curcumina riducono significativamente l’espressione dei geni SCNN1A e SCNN1B. Il trattamento combinato con SAM + curcumina determina una riduzione media dell’espressione dei geni SCNN1A e SCNN1B rispettivamente del 29% e 25% (ma fino al 36% e 60% in alcuni esperimenti). Inoltre, questi trattamenti non sembrano influenzare negativamente l’espressione del CFTR. Il gene SCNN1G risulta espresso a livelli troppo bassi perché la sua modulazione possa essere valutata in maniera attendibile. I nostri risultati suggeriscono che l’espressione dei geni SCNN1A e SCNN1B possa essere ridotta con l’utilizzo di trattamenti epigenetici e che approcci sinergici, che agiscono sia sulla metilazione del DNA sia sulla condensazione della cromatina, siano particolarmente efficienti. E’ in corso l’estensione di questi risultati anche a colture primarie di cellule epiteliali polmonari umane isolate da pazienti FC. Questo studio è finanziato dalla Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi Cistica (Progetto #3/2012). biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 517 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P177 VALUTAZIONE DELLO STATO MUTAZIONALE DEI GENI KRAS, NRAS E BRAF IN PAZIENTI CON KRAS ESONE 2 WILD-TYPE 1 1 1 1 P178 CLINICAL UTILITY AND PROGNOSTIC VALUE OF PROSTATE CANCER GENE 3 (PCA3): A PROSPECTIVE STUDY 5 1 1 1 C. Siracusa , S. Costa , S. Besana , S. Signorini , E. 2 2 2 2 Beretta , P. Nova , G. Giaccon , D. Fagnani , P. 3 Brambilla L. Tomao , R. Merola , A. Antenucci , S. Masi , C. 1 1 3 1 Mandoj , G. Orlandi , I. Sperduti , R. Fontinovo , S. 4 1 2 1 Sentinelli , G. Cigliana , M. Gallucci , L. Conti 1 1 S.C. Analisi Chimico Cliniche Desio/Carate/Giussano – AO di Desio e Vimercate (MB) 2 S.C. Oncologia - AO di Desio e Vimercate (MB) 3 Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano – Bicocca, Monza (MB) Introduzione: La terapia del carcinoma del colonretto metastatico (mCRC) include l'utilizzo di anticorpi monoclonali (MAbs) contro Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR). L’attivazione di EGFR coinvolge la via di trasduzione del segnale mediata dal gene RAS (KRAS e NRAS) che attiva BRAF e controlla la trascrizione genica. L’attivazione costitutiva dell’oncogene KRAS, dovuta a mutazioni nell’esone 2, è stata riscontrata nel 40% dei pazienti mCRC non responsivi a terapia con MAbs. L'analisi dello stato mutazionale di KRAS diviene un marcatore predittivo della risposta al trattamento. Tuttavia solo il 20% dei pazienti KRAS esone 2 wild-type (WT) ha mostrato una risposta oggettiva al trattamento con Mabs. Alterazioni nei geni che codificano per effettori più a valle nel pathway di EGFR possono indipendentemente dare origine a resistenza al trattamento. L’evidenza dello stato mutazionale di RAS (KRAS e NRAS) WT è ora richiesta prima di iniziare il trattamento (Informativa AIFA Gennaio 2014). Scopo: Valutare efficacia del trattamento con MAbs e prognosi in pazienti con mCRC e KRAS esone 2 WT, in relazione allo stato mutazionale dei geni KRAS (esoni 3, 4), NRAS (esoni 2, 3, 4) e BRAF (esone 15). Materiali e metodi: Nel 2013 sono stati analizzati 90 campioni di DNA, estratto da tessuti di pazienti mCRC, per le mutazioni dell’esone 2 di KRAS. Sui 50 campioni (55%) risultati WT, da Febbraio 2014 è stata eseguita l’analisi degli esoni 3, 4 di KRAS e 2, 3, 4 di NRAS (Sequenziamento diretto) e l’analisi dell’esone 15 del gene BRAF (RT-PCR). Risultati e conclusioni: Dei 50 campioni KRAS esone 2 WT, 14 presentano le seguenti mutazioni: 2 nell’esone 3 e 1 nell’esone 4 di KRAS (6%); 2 nell’esone 3 di NRAS (4%) e 9 nell’esone 15 di BRAF (18%). Nessun campione presenta mutazioni negli esoni 2 e 4 di NRAS. Dal nostro studio si evince che il 28% dei pazienti KRAS esone 2 WT presenta mutazioni in altri geni (RAS e BRAF) e che i nostri dati sono in linea con quelli riportati in letteratura. Questi 14 pazienti mostrano di non rispondere alla terapia per tempo di sopravvivenza globale, tempo di sopravvivenza libero da progressione e tasso di risposta obiettiva [1]. 1. Douillard JY, Oliner KS, Siena S, et al. PanitumumabFOLFOX4 treatment and RAS mutations in colorectal cancer. NEJM 2013;369:1023-34. 518 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 Clinical Pathology, "Regina Elena" National Cancer Institute, IRCCS, Rome 2 Urology Dep., Regine Elena National Cancer Institute, IFO, Rome 3 Biostatistic Div., "Regina Elena" National Cancer Institute, IRCCS, Rome 4 Pathological Anatomy, "Regina Elena" National Cancer Institute, IRCCS, Rome 5 Dep. of Sciences, "Roma Tre" University, Rome Introduction: Prostate cancer (PCa) is the most common male cancer in Europe and the US. The early diagnosis relies on prostate specific antigen (PSA) serum test, even if it showed clear limits. Among the new tests currently under study, one of the most promising is the urine prostate cancer gene 3 (PCA3), a non-coding mRNA whose level increases up to 100 times in PCa tissues when compared to normal tissues. Objective: To assess the clinical utility and diagnostic accuracy of the PCA3 test in a population of men with two or more PCa risk factors and a previous negative biopsy; secondly, to evaluate the correlation between PCA3 score and the malignancy aggressiveness, expressed as Gleason score (Gs), in subjects who underwent a postPCA3 biopsy. Patients and methods: 407 men who entered the Urology Unit of “Regina Elena” National Cancer Institute were tested for PCA3 and total PSA (tPSA) markers. Out of the 407 men tested, 195 were positive for PCa and 114 of them recieved an accurate bioptic staging, so PCA3 score was correlated to biopsy outcome and its diagnostic or prognostic values were compared to those obtained from tPSA. Results: Out of the 407 biopsies performed after PCA3 test, 195 (48%) resulted positive for PCa and PCA3 score was significantly higher in this population (p <0.0001), differently to tPSA (p=0.87). Sensitivity (94.9) and specificity (60.1) for PCA3 test showed a better balance for a threshold of 35 (when compared to 20). Finally, comparing PCA3 values between two subgroups with increasing Gs (Gs ≤7 vs Gs ≥8) and mantaining a threshold of 35, a significant association between PCA3 score and Gs was found (p=0.03). Conclusions: In this study PCA3 test showed the best diagnostic performance, thereby facilitating the rational selection of patients that may benefit from the repetition of a prostatic biopsy when the risk for this pathology persists. Moreover it showed also a prognostic value, as lower PCA3 score are associated to lower Gs and the higher values match with the higher aggressiveness. Day JR, Jost M, Reynolds MA, et al. PCA3: from basic molecular science to the clinical lab. Cancer Lett 2011;301:1-6. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P179 METABOLIC AND MORPHOLOGICAL VISCERAL ADIPOSE TISSUE (VAT) CHANGES DURING OBESITY WITH AND WITHOUT PREGNANCY 1,2 2 1,2 C. Nardelli , L. Iaffaldano , V. Capobianco , A. 3 4 2 2,5 Sirico , G. Labruna , D. Montanaro , A. Baldi , N. 6 7 6 8 Carlomagno , V. Pilone , A. Renda , P. Forestieri , P. 3 1,2 Martinelli , L. Sacchetti 1Dip. di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Univ. di Napoli Federico II; 2CEINGE-Biotecnologie Avanzate S.C.a R.L., Naples; 3Dip. di Neuroscienze e Scienze Riproduttive ed Odontostomatologiche, Univ. di Napoli Federico II; 4IRCCS Fondazione SDN–Istituto di Ricerca Diagnostica e Nucleare, Naples; 5Dip. Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche, Seconda Univ. di Napoli, Caserta; 6Dip. di Scienze Chirurgiche, Anestesiologiche-Rianimatorie e dell’Emergenza, Univ. di Napoli Federico II; 7Dip. di Medicina e Chirurgia, Univ. di Salerno; 8Dip. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate, Univ. di Napoli Federico II The increased incidence of obesity in pregnant women in the last decades has paralleled that observed in the general population. Although maternal fat stores increase during pregnancy, irrespective of pre-pregnancy weight, the storage capacity of subcutaneous adipose tissue is impaired, and fat predominantly accumulates in VAT. VAT is an important risk factor for metabolic imbalance in human subjects, also during pregnancy. Maternal obesity is related to offspring obesity, and there is an increased risk of adverse outcomes for both mother and child. Moreover, the risk of childhood obesity was quadrupled if the mother was obese before pregnancy, which suggests that the in uterus environment could be obesogenic. Adipose tissue dysfunctions are the primary defects in obesity and may link obesity to such disorders as type 2 diabetes, dyslipidemia and cancer. To further our knowledge about VAT morphology (cell size distribution and presence of inflammatory cells) and serum biochemical parameters in obese and control women either pregnant or not we enrolled two cohorts of obese and control women. We collected VAT and serum samples from 10 obese and 10 control, pregnant or not, 2 women (mean BMI >30 and <25 kg/m , respectively). Biochemical parameters were measured by routine laboratory methods, and leptin and adiponectin by ELISA assay. Five-micron sections were prepared from all paraffin-embedded VAT blocks. Slides were then stained with hematoxylin & eosin. Macrophagic infiltration were evaluated by CD68 immunohistochemical analysis. Glucose and lipid metabolism, liver markers and the leptin/adiponectin ratio were significantly higher in obese vs control women irrespective of pregnancy (p <0.05). The number of VAT adipocytes was greater and their size smaller in obese vs control women irrespective of pregnancy (p <0.05). Furthermore, the CD68 score, a VAT inflammation marker, was significantly lower in control vs obese women irrespective of pregnancy (p <0.05). Lastly, the morphological characteristics and CD68 score of VAT adipocytes did not differ between pregnant and not pregnant obese women. The morphological characteristics and the inflammation status in VAT was essentially influenced by pre-existing obesity and not by pregnancy status. P180 A NOVEL BRCA2 MUTATION IN A PATIENT WITH BILATERAL BREAST CANCER: A CASE REPORT 1 2 3 1 M. Greco , G. Ronzino , M. Pellegrino , L. Schirosi , F. 1 1 1 Storelli , P. Tarantino , S. Mauro 1 Lab. of Medical Genetics, Vito Fazzi Hosp., Lecce Oncology Unit, Vito Fazzi Hosp., Lecce 3 Pathologic Anatomy Unit, Vito Fazzi Hosp., Lecce 2 Hereditary breast and ovarian cancer (HBOC) syndrome accounts for a 5-10% of breast and 10% of ovarian cancer. Majority of HBOC cases have underlying cause in germline mutations in the BRCA1 and BRCA2 susceptibility genes. Carriers of known deleterious mutations in the BRCA genes have a lifetime risk of approximately 60 to 80% for development of breast cancer (BC) and a 15 to 40% lifetime risk for ovarian cancer (OC) and are also at a heightened risk for some other cancer type. It is crucial to identify carrier individuals to offer appropriate cancer management and understand the contribution of BRCA1 and BRCA2 mutation associated risks. Almost 3,500 cancer associated muta¬tions, spread throughout the two genes, have so far been reported in the Breast Cancer Information Core (BIC) database (http:// research.nhgri.nih.gov/bic). The present report describe a newly identified germline mutation in BRCA2 gene in a proband with bilateral breast cancer. A 44 year old non-Ashkenazi Italian female diagnosed with breast cancer (at 39 years old) and controlateral breast cancer (at 44 years old) was screened for mutation in BRCA1 and BRCA2 genes by automated sequencing. The results were compared to the consensus wild-type sequences. An heterozygous 7480delCA/c.7252delCA frameshift mutation was identified in exon 14 of BRCA2, which creates a premature truncated protein at codon 2419. Same mutation was identified in tumor tissue of both cancer episodes and percentage of mutation correlates with percentage of tumor cells in the tissue. Interestingly tissue obtained from second cancer surgery showed a clear prevalence of mutated sequence which correlates with the percentage of tumor cells in the tumor selected area thus appearing as a Loss Of Heterozigosity in the tumor. The newly identified frameshift mutation creates the same stop codon as other previously reported pathogenetic mutations. By these two observations it can be argued that the newly identified 7480delCA/c.7252delCA molecular alteration in BRCA2 is a predisposition mutation to breast cancer development. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 519 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P181 CORRELAZIONE TRA PAZIENTI IN ETA’ ADULTA E PAZIENTI PEDIATRICI AFFETTI DA PANCREATITE ACUTA E POLIMORFISMO DEL GENE CFTR 1 2 3 1 M. Schioppa , R. Iodice , S. Costanzo , D. Vitelli , V. 1 Panetta 1 U.O.S. di Genetica e Biologia Molecolare A.O.R.N. Sant'Anna e San Sebastiano, Caserta 2 Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica Federico II, Napoli 3 Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica Federico II, Napoli Introduzione: Mutazioni del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator) sono da sempre associate a pancreatiti croniche e ricorrenti. Lo scopo del nostro lavoro è stata la ricerca di eventuali mutazioni del gene CFTR in pazienti affetti da pancreatite acuta, al fine di stabilire la presenza di una correlazione tra questa patologia e mutazioni di questo gene. E’ noto che la lunghezza del tratto T condiziona il buon funzionamento del gene e quindi la produzione di una normale quantità di proteina CFTR. Materiali e metodi: Sono stati analizzati 95 pazienti di cui 71 affetti da pancreatite acuta. Su tutti è stata eseguita la ricerca delle mutazioni più frequenti dei geni CFTR mediante Reverse dot blot utilizzando i kit INNOLIpa CFTR19, INNO-LIpa CFTR17+Tn che consente di determinare il polimorfismo dell’introne 8 e INNO-LIpa CFTR Italian Regional. Risultati: Dei pazienti affetti sottoposti a screening del gene CFTR (49 maschi e 22 femmine) soltanto 2 hanno rilevato la presenza di mutazioni. Per quanto concerne il polimorfismo del T la frequenza osservata è stata per il 5T del 10%, per il 7T del 69% e per il 9T del 21% valori che si discostano da quelli riscontrati nella popolazione caucasica nella quale le frequenze sono rispettivamente del 5%, 15% e 80%. I nostri risultati riconfermano anche in misura maggiore i nostri precedenti studi. Sono noti lavori in cui la ricerca delle mutazioni del gene CFTR è stata effettuata in pazienti pediatrici affetti da pancreatite idiopatica nei quali il polimorfismo più osservato è stato il 5T. Conclusioni: Il differente polimorfismo riscontrato tra pazienti adulti e pazienti in età pediatrica potrebbe essere messo in relazione ad una insorgenza più precoce della patologia negli individui che presentano la variante 5T essendo comunque questa sicuramente la variante associata ad altre manifestazioni cliniche. 520 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P182 FEBBRE MEDITERRANEA FAMILIARE: CASE REPORT 1 1 1 D. Dell'Edera , M. Benedetto , M. Leo , M.L. 2 2 3 Pisaturo , G. Di Pierro , A. Angione , M. 1 4 1 Zaccagnino , M. Pilato , A. Uccelli , C. 1 4 Santacesaria , A.A. Epifania 1 U.O.D. di Citogenetica e Genetica Molceolcare, Osp. Madonna delle Grazie, Matera 2 U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia, A.O.R. San Carlo, Potenza 3 Centro Regionale per la Farmacovigilanza, Regione Basilicata 4 U.O.C. di Patologia Clinica, Osp. Madonna delle Grazie, Matera Introduzione: La febbre mediterranea familiare (FMF) è una malattia rara che appartiene al gruppo delle febbri periodiche e sindromi auto infiammatorie e si trasmette con modalità autosomica recessiva. Il gene malattia (MEFV) codifica per una proteina chiamata pirina/marenostrina la quale espressa principalmente dai granulociti neutrofili sembra giocare un ruolo nella regolazione dei meccanismi infiammatori. La FMF è caratterizzata da episodi febbrili ricorrenti di breve durata (1-4 giorni), i quali possono essere accompagnati da dolori addominali e toracico, da pleurite, interessamento articolare, manifestazioni cutanee tipo erisipela. La colchicina rappresenta l’unico farmaco efficace per il trattamento dei pazienti con FMF. Una terribile complicanza della FMF non adeguatamente trattata è rappresentata dalla amiloidosi (AA). La progressione della amiloidosi può causare una insufficienza renale irreversibile. Caso clinico: Il piccolo GC giunge alla nostra osservazione in quanto presentava accessi febbrili ricorrenti preceduti da dolori addominali e diarrea. Per tale motivo il clinico di riferimento ha richiesto lo studio molecolare del gene MEFV. L’analisi molecolare da noi eseguita prevede la ricerca di 12 mutazioni del gene MEFV ed individua oltre il 90% di tutte le mutazioni finora riscontrate. L’analisi molecolare ha rilevato la presenza nel gene MEFV, della mutazione P369S/V726 entrambe in eterozigosi. Pertanto, il piccolo GC risulta essere affetto da FMF. Successivamente abbiamo esteso l’indagine molecolare anche ai genitori ed alle sorelle. L’analisi molecolare del gene MEFV, effettuata sulle due sorelle e sulla madre, ha accertato che queste sono portatrici sani della mutazione V726A. Il padre risulta ovviamente portatore sano della mutazione P369S. Conclusioni: La FMF è una patologia poco conosciuta perché ritenuta rara e perché è relativamente recente la scoperta del gene MEFV. Se misconosciuta, la FMF è spesso altamente invalidante, con impatto negativo sulla qualità di vita di giovani pazienti e con potenzialità evolutiva. Come sempre conoscere vuole anche dire riconoscere una particolare condizione, ciò potrà significare diagnosi precoci, prevenzione delle complicanze, impatto enorme sulla qualità della vita dei pazienti e riduzione dei costi sociali di una malattia potenzialmente invalidante. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P183 IL DEFICIT DI 5 ALFA REDUTTASI, ASPETTI CLINICI E MOLECOLARI: CASE REPORT 1 1 1 P184 IL DEFICIT DI 5 ALFA REDUTTASI, ASPETTI CLINICI E MOLECOLARI 1 1 1 D. Dell'Edera , M. Benedetto , M. Leo , A. 1 2 2 3 Allegretti , M.L. Pisaturo , G. Di Pierro , A. Angione , M. 1 1 1 Zaccagnino , M. Pilato , C. Santacesaria , A.A. 1 Epifania D. Dell'Edera , M. Benedetto , M. Leo , A. 1 2 2 3 Allegretti , M.L. Pisaturo , G. Di Pierro , A. Angione , M. 1 4 1 Zaccagnino , M. Pilato , C. Santacesaria , A.A. 4 Epifania 1 1 UOD di Citogenetica e Genetica Molecolare, Osp. Madonna delle Grazie, Matera 2 UOC di Ostericia e Ginecologia, AOR San Carlo, Potenza 3 Centro Regionale per la Farmacovigilanza, Regione Basilicata Introduzione: I disordini della differenziazione sessuale (DSD) con cariotipo maschile normale (46,XY) sono condizioni cliniche rare, nelle quali individui con gonadi disgenetiche o differenziatesi in testicoli presentano un fenotipo caratterizzato da vari gradi di ambiguità dei genitali interni e/o esterni. Una condizione di questo tipo può rendersi evidente in epoca neonatale, potendo determinare anche dei dubbi sull’attribuzione del sesso. Fra i difetti della differenziazione sessuale presentiamo un caso di un neonato affetto da deficit di 5 alfa reduttasi. La modalità di trasmissione è di tipo autosomico recessivo. Caso clinico: C.M. giunge alla nostra osservazione al decimo giorno di vita per sottoporsi allo studio del cariotipo in quanto alla nascita si sono riscontrate, a livello dei genitali, le seguenti anomalie: micropene, scroto bifido, persistenza del seno urogenitale. Lo studio del cariotipo evidenzia che CM presenta un cariotipo maschile normale (46,XY). In seguito, il neonato è stato sottoposto alle seguenti indagini ormonali: testosterone basale (77,6 ng/dL), DHT basale (5,8, ng/dL), T/DHT basale (13,4); dosaggio del testosterone dopo stimolazione con hCG (496,3 ng/dL), del DHT (38,2 ng/dL) e rapporto T/ DHT (12,99). Successivamente si è proceduto all’analisi molecolare del gene SRD5A2 attraverso sequenziamento automatico (3130 Genetic Analyzer Applera) degli esoni 1,2,3,4,5 del gene SRD5A2. L’indagine molecolare ha confermato che il piccolo CM presenta nel gene SRD5A2 la trasversione da A a T al nucleotide 704 dell’esone 5 in omozigosi. A livello della proteina la mutazione descritta determina la sostituzione aminoacidica della Tirosina con una Fenilalanina in posizione 235 (Y235F). Successivamente l’indagine molecolare è stata estesa ai genitori; confermando che entrambi sono eterozigoti (portatori sani) per la mutazione Y235F. Conclusioni: In situazioni come quella descritta, è fortemente importante che la diagnosi venga posta precocemente, anche per l’aspetto psico-relazionale del paziente e della famiglia. Ostrer H. Disorders of Sex Development (DSDs): An Update. J Clin Endocrinol Metab 2014;99:1503-9. U.O.D. di Citogenetica e Genetica Molceolcare, Osp. Madonna delle Grazie, Matera 2 UOC di Ostericia e Ginecologia, AOR San Carlo, Potenza 3 Centro Regionale per la Farmacovigilanza, Regione Basilicata 4 U.O.C. di Patologia Clinica, Osp. Madonna delle Grazie, Matera Introduzione: I disordini della differenziazione sessuale (DSD) con cariotipo maschile normale (46,XY) sono condizioni cliniche rare, nelle quali individui con gonadi disgenetiche o differenziatesi in testicoli presentano un fenotipo caratterizzato da vari gradi di ambiguità dei genitali interni e/o esterni. Una condizione di questo tipo può rendersi evidente in epoca neonatale, potendo determinare anche dei dubbi sull’attribuzione del sesso. Fra i difetti della differenziazione sessuale presentiamo un caso di un neonato affetto da deficit di 5 alfa reduttasi (sindrome di Imperato-McGinley). Nei soggetti maschi affetti da deficit di 5 alfa reduttasi non si verifica la conversione del testosterone in DHT, ormone responsabile della mascolinizzazione del seno urogenitale. La modalità di trasmissione del difetto genetico è di tipo autosomico recessivo. Caso clinico: C.M. giunge alla nostra osservazione al decimo giorno di vita per sottoporsi allo studio del cariotipo. L’indagine citogenetica è stata richiesta in quanto si sono riscontrate, a livello dei genitali, le seguenti anomalie: micropene, scroto bifido, persistenza del seno urogenitale. Lo studio del cariotipo evidenzia che CM presenta un cariotipo maschile normale (46,XY). In seguito al riscontro del cariotipo il neonato è stato sottoposto alle seguenti indagini ormonali: testosterone basale (77,6 ng/dL), DHT basale (5,8, ng/dL), T/ DHT basale (13,4); dosaggio del testosterone dopo stimolazione con hCG (496,3 ng/dL), del DHT (38,2 ng/dL) e rapporto T/DHT (12,99). Successivamente si è proceduto all’analisi molecolare del gene SRD5A2 attraverso sequenziamento automatico (3130 Genetic Analyzer Applera) degli esoni 1,2,3,4,5 del gene SRD5A2. L’indagine molecolare ha confermato che il piccolo CM presenta nel gene SRD5A2 la trasversione da Adenina a Timina al nucleotide 704 dell’esone 5 (c.704 A>T Genebank accession number L03843) in omozigosi. L’indagine molecolare sui genitori ha confermato che entrambi sono eterozigoti per la mutazione Y235F. Conclusioni: Un corretto iter diagnostico deve richiede un approccio multidisciplinare specialistico. In situazioni come quella descritta, è fortemente importante che la diagnosi venga posta precocemente, anche per l’aspetto psico-relazionale del paziente e della famiglia biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 521 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P185 A VDR POLYMORPHISM AS RISK FACTOR FOR MALIGNANT MELANOMA IN ITALIAN PATIENTS 1 1 1 V. Maione , G. Stinco , S. Cauci 1 Dermatology Clinic, Dip. Experimental and Clinical Medical Sciences, Univ. Udine 2 Dip. Medical and Biological Sciences, Univ. Udine, Italy Background: Skin cancer is currently the most common cancer worldwide, including Italy. Melanoma (M) is one of the most aggressive human skin cancers. Genetic, environmental, and behavioural factors have been implicated in melanoma susceptibility and possibly in prognosis. However, so far, biomarkers associated to the development of malignant metastatic melanoma (MM) remain elusive, inconsistent findings may partly derive from heterogeneous ethnic background. Recent evidence indicates vitamin D and vitamin D receptor (VDR) implication in melanoma. Methods: In a case-control study, we explored the association of BsmI polymorphism (rs 1544410, in intron 8 of VDR) and smoke habits among 84 M cases (47 nonmetastatic M grade 1 or 2, and 37 MM grade 3 or 4) and 84 controls from white population resident in Friuli-VeneziaGiulia Region in the North East Italy. Results: We did not find a different frequency of BsmI genotypes between cases and controls. However, the bb genotype was 3 times more frequent in MM than in non-metastatic M (OR = 2.97, CI 1.08-8.15), this association remained significant after adjustment for potential confounders. Moreover, the bb genotype combined with lifelong smoking for ≥ 20 years had adjusted OR = 9.17 (CI 1.03-81.9) for MM. Conclusions: To our knowledge, this is the first geneenvironment study attesting that a genetic trait associated to vitamin D combined with lifelong smoking habits was a prognostic marker among melanoma patients. Our study suggests that homogeneous genetic background and lifestyles should be considered to evaluate MM risk. However, further enlarged studies are warranted to substantiate our findings. 522 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P186 CORRELAZIONE DELLA TRANSTIRETINA CON I PARAMETRI EMATOCHIMICI IN UNA POPOLAZIONE LONGEVA SARDA 1 1 1 1 S. Pasella , A. Baralla , S. Pinna , E. Canu , A. Mannu 1 1 2 1 1 , V. Ventura , M. Deiana , B. Porcu , S. Sotgia , L. 1 Deiana 1 Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Dip. Scienze Biomediche, Università di Sassari 2 Ass. "Isola dei centenari", Sassari La transtiretina (TTR) è una proteina globulare extracellulare presente sia nel plasma sia nel liquido cerebrospinale coinvolta nel trasporto degli ormoni tiroidei e del retinolo. Ridotti livelli plasmatici di TTR sono comunemente associati a stati di infiammazione e di malnutrizione proteica sebbene non esista un’alta specificità di ridotte concentrazioni di questa proteina per la diagnosi di malnutrizione calorico-proteica. Inoltre le misurazioni delle variazioni di TTR durante stati di infiammazione dovrebbero essere sempre effettuate insieme a quelle della proteina C-reattiva (PCR). Nel presente lavoro viene descritta la variazione dei valori di concentrazione plasmatica di TTR di una popolazione sarda di 264 individui suddivisa per fasce d’età (range 20-108 anni, rapporto maschi:femmine 1:1) e la correlazione tra questi valori e i parametri ematochimici esaminati nella medesima popolazione. La concentrazione di TTR è stata valutata mediante il kit Assay Max Human Prealbumin ELISA (Assaypro); la determinazione dei parametri ematochimici è stata effettuata nel laboratorio generale di base dell’ASL n°1 di Sassari. L’analisi statistica dei dati è stata fatta mediante il test Kruskal Wallis e Spearman Rank OrderCorrelation. I risultati mostrano una diminuzione dei livelli plasmatici di TTR con l’avanzamento dell’età, in particolare nella fascia dei centenari, con nessuna importante differenza tra maschi e femmine. La TTR risulta correlata in maniera statisticamente significativa (pvalue <0.001) con differenti parametri ematochimici (antitrombina III, VES, sideremia, HDL, prot.totali, bilirubina totale, transaminasi GPT, fosfatasi alcalina, calcio, PCR, RBC, HGB); tuttavia nessuno dei parametri esaminati mostrava un coefficiente di correlazione >0.05. La PCR ad esempio mostra una correlazione negativa con ρ= -0.28. I dati ottenuti confermano la scarsa chiarezza del ruolo della TTR nell’infiammazione, suggerendo la necessità di ulteriori studi per una migliore conoscenza do questo complesso rapporto. Ricerca supportata dalla Regione Autonoma della Sardegna L.R. 7/2007 e dall'Ass. "Isola dei Centenari", Sassari 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P187 STUDIO DELLA LUNGHEZZA TELOMERICA NELLA POPOLAZIONE SARDA 1 1 1 1 A. Mannu , I. Marchesi , S. Pinna , S. Pasella , V. 1 1 1 2 Bulla , V. Ventura , F. Pudda , M. Deiana , A. 1 1 Zinellu , L. Deiana 1 Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Dip. Scienze Biomediche, Università di Sassari 2 Ass. "Isola dei centenari", Sassari I telomeri sono strutture nucleoproteiche all’estremità dei cromosomi.Nell’uomo misurano tra le 5 e le 15 Kb, e sono costituiti da unità esameriche con sequenza TTAGGG.I telomeri proteggono le estremità cromosomiche da danni a carico del DNA, e sono associati alla membrana nucleare per mantenerne l’organizzazione. Sono caratterizzati da un filamento 3'- protrudente, che si ripiega ed invade la regione a doppio filamento, formando il “T-loop”, dato da appaiamenti non-Watson e Crick tra residui di guanina.Il “T-loop” protegge le estremità cromosomiche da danni a carico delle esonucleasi.La lunghezza telomerica decresce all’aumentare dell’età, come risultato dell’incompleta replicazione delle estremità cromosomiche ad ogni divisione cellulare.La telomerasi stabilizza l’accorciamento telomerico aggiungendo ripetizioni esameriche alle estremità cromosomiche. E’ stato proposto che l’accorciamento telomerico possa giocare un ruolo importante nel processo di “Senescenza cellulare”. La senescenza quindi, potrebbe rappresentare la manifestazione dei processi di invecchiamento cellulare.In questo lavoro, è stata analizzata la lunghezza telomerica nella popolazione sarda in relazione all’età ed al sesso.L’età dei soggetti arruolati nel progetto di ricerca AKeA era compresa tra i 20 ed i 105 anni. La lunghezza telomerica è stata determinata utilizzando la metodica di real time messa a punto da Cawthon nel 2002.I dati sono stati analizzati mediante il metodo di quantificazione relativa comparativa, in cui la quantità del target viene normalizzata rispetto al controllo endogeno ed espressa relativamente ad un campione comparatore che diventa il campione 1x, mentre tutte le altre quantità vengono espresse come (n) volte relativamente al campione.I risultati hanno mostrato una correlazione negativa tra lunghezza telomerica ed età.Inoltre, la media della lunghezza telomerica nelle donne è risultata inferiore rispetto agli uomini, in disaccordo con i risultati di altri lavori scientifici.Infine, alcuni centenari hanno mostrato una lunghezza telomerica insolitamente alta. Cawthon RM. Telomere measurement by quantitative PCR. Nucleic Acids Res 2002;30:e47. Ricerca supportata dalla Regione Autonoma della Sardegna L.R. 7/2007 e dall'Ass. "Isola dei Centenari", Sassari P188 MICRODELEZIONI DEL CROMOSOMA Y IN SOGGETTI INFERTILI 1 2 1 G. Niro , M. Magri , R. Gigli 1 U.O.S. Biologia Molecolare, P.O. A.Cardarelli, Campobasso 2 U.O.C. Medicina di Laboratorio, P.O. A.Cardarelli, Campobasso È oggi noto che il 10-15% delle azoospermie e gravi oligozoospermie riconosce una base genetica rappresentata dalla sindrome di Klinefelter e dalle microdelezioni del cromosoma Y. La spermatogenesi viene regolata attraverso un complesso meccanismo da alcuni geni che si trovano sul braccio lungo del cromosoma Y in una regione chiamata AZF (Azoospermia Factor) suddivisa in tre sub regioni AZFa, AZFb e AZFc. Nei lavori presenti in letteratura i valori di incidenza delle microdelezioni variano da 1,3% a 28%. Questa variabilità è legata a vari fattori (accuratezza dell’analisi, inquadramento clinico, etnia) ma il più importante risulta la presenza di pazienti azoospermici rispetto a quelli oligozoospermici nel gruppo di studio. MATERIALI E METODI Il kit impiegato, PCR multiplex con rilevazione dei prodotti amplificati tramite elettroforesi su gel agarosio, utilizza un pannello di diverse STS (Sequenze Tag Sites) che permette l’amplificazione di 13 loci AZF e 2 geni di controllo. Un ulteriore kit è a disposizione per la determinazione dell’estensione delle microdelezioni del cromosoma Y in pazienti risultati deleti alla prima analisi analizzando 8 STS localizzate alle estremità prossimali e distali delle regioni AZFa e AZFb. RISULTATI Presso il nostro laboratorio ad oggi sono stati analizzati 81 pazienti, di questi la maggior parte provenivano da centri di PMA altri all’esame del liquido seminale mostravano un oligo/ azoospermia. I risultati evidenziavano un unico paziente con la delezione gr/gr, tale delezione coinvolge più della metà della regione AZFc rimuovendo 9 unità trascrizionali con espressione testicolo-specifica che è alla base della ridotta produzione di spermatozoi. CONCLUSIONI Il test delle microdelezioni del cromosoma Y è oggi nell’iter diagnostico per la ricerca delle cause genetiche dell’infertilità maschile ed è all’interno del protocollo di preparazione alla fecondazione assistita. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 523 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P189 PREVALENCE AND SPECTRUM OF MUTATIONS IN A COHORT OF UNRELATED ITALIAN PATIENTS WITH HYPERTROPHIC CARDIOMYOPATHY 1 1 1 2 P190 SINDROME DA IPERFERRITINEMIA CATARATTA CONGENITA: DIAGNOSI MOLECOLARE DI UNA FAMIGLIA 1 1 1 2 N. Botto , S. Vittorini , M.S. Parri , L. Ait-Ali , M.G. 1 1 1 1 Colombo , F. Bernieri , S. Storti , A. Clerico A.P. Capra , E. Ferro , M.A. La Rosa , S. Briuglia , C. 3 4 4 Salpietro , F. De Luca , G. Zirilli 1 1 U.O.C. Medicina di Laboratorio, Fondazione G. Monasterio CNR-Regione Toscana, Osp. del Cuore, Massa 2 U.O.C. Cardiologia Pediatrica, Fondazione G. Monasterio CNR-Regione Toscana, Osp. del Cuore, Massa Background: Hypertrophic Cardiomyopathy (HCM), an autosomal dominant disorder characterized by unexplained ventricular myocardial hypertrophy and a high risk of sudden cardiac death, is mostly caused by mutations in sarcomeric genes. Interestingly, two or more sequence alterations present either in the same or in different sarcomeric genes were demonstrated to occur in 3–5% of HCM patients. Aim: To report the frequency of single and multiple gene mutations in an Italian cohort of HCM to evaluate the distribution of the disease genes, and to determine the best molecular strategy in clinical practice. Methods: We report the molecular screening of 42 unrelated index cases with familial or sporadic HCM by direct sequencing of all coding regions and intron-exon boundaries of the MYBPC3, MYH7, and TNNT2 genes (CEQ 8800 Beckman Coulter, Germany). Results: Disease-causing mutations were identified in 14 index patients (33%), and 12 different mutations, including 4 novel ones, were identified. MYBPC3 mutations (86%) represent the most prevalent cause of HCM. Missense mutation was identified in 57% of our HCM population; two were nonsense mutations and the MYBPC3 IVS5+5G>C splice mutation was also identified. Interestingly, of the 4 novel MYBPC3 mutations three were frameshift mutations leading to a premature stop codon. Moreover, a mutation was found in 7 of 21 index cases with sporadic HCM (33%). Finally, more than one mutation was identified in one young proband, and clinical evaluation suggested a more severe phenotype in this patient. Conclusions: This results emphasizes once again the genetic complexity of HCM and might have implications for genetic diagnosis strategy and, subsequently, for genetic counselling. First, our experience highlighting the importance of screening other HCM-causing genes even after a first mutation has been identified, particularly in young patients with a severe phenotype. Second, this finding has relevant implications for clinicians because even in sporadic cases, a genetic cause should be suspected. Maron BJ, Maron MS, Semsarian C. Genetics of hypertrophic cardiomyopathy after 20 years: clinical perspectives. J Am Coll Cardiol 2012;60:705-15. 524 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 UOC di Genetica ed Imm. Ped., Dip. Materno Infantile, AOU G. Martino Messina 2 UOC Pediatria, Dip. Materno Infantile, AOU G. Martino Messina La ferritina è la proteina responsabile del deposito e della distribuzione del ferro a livello intracellulare,costituita da H-ferritina e L-ferritina, trascritte da due differenti geni localizzati sui cromosomi 11q13 e 19q13. La loro sintesi è regolata a livello post-trascrizionale. La sindrome da iperferritinemia-cataratta ereditaria (HHCS) è una rara malattia a trasmissione autosomica dominante, caratterizzata da valori elevati di ferritina sierica, con normale saturazione della transferrina, a cui si associa insorgenza precoce di cataratta. Il caso in oggetto riguarda una bambina di 6 anni, con un riscontro occasionale di iperferritinemia senza apparente causa (1400 ng/mL costante nel tempo) senza alcun segno di sovraccarico marziale. Anamnesi perinatale e familiare negative ad eccezione della presenza di cataratta congenita. Esame clinico, parametri auxologici, test di funzionalità epatica ed ecografia addome risultavano nella norma. Il dato anamnestico di cataratta congenita rendeva suggestiva l’ipotesi diagnostica di HHCS. Dall'anamnesi familiare emergeva che anche la madre era affetta da cataratta e la sorella minore e altri componenti della linea materna. E' stato avviato lo studio familiare da campioni di sangue, prelevati previo consenso informato, ed è stata analizzata l’intera sequenza IRE del gene della L-ferritina. Nella probanda, così come in altri 6 familiari risultati affetti, è stata riscontrata in eterozigosi la mutazione +32G>C nella regione IRE di FTL. Ciò determina un considerevole aumento della concentrazione di ferritina, mentre lo sviluppo della cataratta sembra sia determinato dal progressivo deposito della proteina a livello del cristallino. L’analisi molecolare ha permesso di confermare la diagnosi di HHCS nella probanda, sottolineando l’importanza di una attenta valutazione dei casi di iperferritinemia isolata, affinché si evitino inutili esami come la biopsia epatica, o approcci terapeutici dannosi come i salassi. In sede di consulenza genetica si è informata la famiglia sull'alto rischio di ricorrenza e è stato intrapreso un follow-up oculistico per valutare la gravità della cataratta. Millonig G, Muckenthaler MU, Mueller S. Hyperferritinaemia–cataract syndrome: Worldwide mutations and phenotype of an increasingly diagnosed genetic disorder. Hum Genomics 2010;4:250-62. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P191 DUE NUOVE MUTAZIONI IN FAMIGLIE CON POLIPOSI ADENOMATOSA FAMILIARE 1 1 1 G. Caliendo , G. D'Elia , A.L. Gambardella , G. 2 1 1 2 Pellino , A.M. Molinari , M. Cioffi , F. Selvaggi , M.T. 1 Vietri 1 Dip. di Biochimica, Biofisica e Patologia Generale, Seconda Università di Napoli 2 Dip. di Scienze Mediche, Chirurgiche, Neurologiche, Metaboliche e dell'Invecchiamento, Seconda Università di Napoli La Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP) è una patologia autosomica dominante caratterizzata da polipi adenomatosi intestinali, che variano da 100 a 1000 e che predispone al carcinoma del colon. I pazienti con FAP possono presentare anche manifestazioni extracoliche, come tumore desmoide, osteoma, anomalie dentali, ipertrofia congenita dell’epitelio pigmentato retinico e altri tumori. In un’alta percentuale di casi la FAP è dovuta a mutazioni del gene APC. La localizzazione delle mutazioni nel gene può influenzare il fenotipo clinico. In particolare, mutazioni tra i codoni 1250 e 1464 sono associate alla FAP profusa, mutazioni nella regione N-terminale (codone 1-157 e 216-412) e nella C-terminale (codone 1595-2843) predispongono alla FAP attenuata, mentre mutazioni che ricadono nelle rimanenti regioni sono associate alla forma intermedia. La localizzazione della mutazione, inoltre, influenza l’insorgenza delle manifestazioni extraintestinali della malattia. Obiettivo del nostro studio è stato valutare la presenza di mutazioni del gene APC in pazienti con FAP. L’analisi molecolare è stata eseguita su DNA estratto da sangue periferico di 6 pazienti (4F e 2M), amplificando e sequenziando i 15 esoni del gene APC. L’analisi di sequenza ha permesso di identificare mutazioni patogenetiche in 3/6 (50%) pazienti. Due delle tre mutazioni frameshift sono state identificate nel nostro laboratorio mentre la terza è stata precedentemente descritta nella popolazione cinese. In particolare, la mutazione c.3927_3931delAAAGA, già descritta, ricade nel codone 1309 e determina un codone di stop in posizione 1311. È stata identificata in un paziente con FAP profusa. La mutazione c.1605_1606delTG genera un prematuro codone di stop in posizione 538, è stata identificata in una paziente di 56 anni con FAP intermedia e tumore desmoide. La mutazione c.510_511insA determina la formazione di un prematuro codone di stop in posizione 176. Tale mutazione è stata identificata in una paziente con FAP intermedia. I nostri dati sono in accordo con la correlazione genotipofenotipo suggerendo che l’identificazione delle mutazioni di APC può rivelarsi utile per un diverso approccio clinico nei pazienti affetti da FAP e per il monitoraggio delle manifestazioni extracoliche. P192 STUDIO DEL DEFICIT DI ALFA-1 ANTITRIPSINA NELLA POPOLAZIONE SARDA 1 1 1 2 A. Gigante , F. Puggioni , M. Lilliu , G. Orru' , M. 1 1 1 Pautasso , R. Faa , F. Coghe 1 Laboratorio di Chimica Clinica e Microbiologia AOU di Cagliari 2 Laboratorio SPOKE sequenziamento AOU di Cagliari Introduzione: L’AATD e’ una forma genetica abbastanza comune di malattia epatica nel bambino e di enfisema polmonare ed epatopatia nell’adulto, e fa parte delle malattie rare. Si manifesta spesso con sintomatologia clinica aspecifica, con tempi e modalità variabili, e spesso non sono utilizzati i test molecolari per una diagnosi definitiva. La diagnosi di laboratorio spesso casuale e puo’ essere posta partendo dall’assenza del picco delle α1-globuline all’EPS. Tale carenza induce a sospettare l’AATD, che deve essere prima confermata con il dosaggio sierico e quando necessario deve essere studiato il profilo genico. Per questi motivi, e’ragionevole pensare che l’AATD sia una condizione clinica sottostimata, da considerarsi probabilmente non una malattia rara, ma raramente diagnosticata. In Sardegna i casi di AATD sono correlati ad una mutazione nota come MMalton/M-Cagliari, rarissima nelle altre popolazioni, o alla mutazione S. Non disponiamo ancora di dati attendibili circa la frequenza di questa mutazione. Scopo del lavoro: individuare i soggetti con AATD e calcolare la frequenza della mutazione nella popolazione da noi considerata, trovare un cut-off decisionale di laboratorio da utilizzare per decidere quali pazienti studiare per la mutazione. Materiali e metodi: Si sono considerate le foresi di pazienti studiati nel periodo compreso dal 18 marzo al 18 giugno 2014. Sono stati selezionati i sieri con picchi bassi di α1-globuline e si e’proceduto al dosaggio dell’AAT. La foresi e’stata eseguita su gel di agarosio mediante strumento Interlab G26. Il dosaggio di AAT e’ stato eseguito con metodo immuno-turbidimetrico su analizzatore OLYMPUS AU640. I dati sono stati confrontati con altri indici di flogosi quali PCR e VES. Risultati: I dati preliminari confermano la prevalenza della variante M-Malton/M-Cagliari nei portatori, e la presenza della mutazione S e il cut-off e’risultato leggermente maggiore di quello indicato in metodica (103 vs 90). Conclusioni: si dimostra che il controllo costante e attento dei picchi di α1 anomali consente al clinico di individuare precocemente i pazienti con AATD che ancora non presentano i sintomi della malattia e/o che non sanno di essere portatori di questo deficit. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 525 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P193 UN ESEMPIO DI DIAGNOSI DI EMOFILIA … UN SECOLO DOPO 1 1 2 3 P. Nardiello , R. Ingino , A. Rocino , A. Coppola , P. 4 3 5 Gresele , G. Di Minno , G. Castaldo 1 CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli 2 Centro Emo#lia e Trombosi, Osp. S.G. Bosco, Napoli 3 Centro di Coordinamento Regionale Emocoagulopatie, Dip. di Medicina Clinica e Chirurgia, Univ. degli Studi di Napoli Federico II, Napoli 4 Dip. di Medicina Interna, Univ. degli Studi di Perugia 5 CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli; Dip. di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Univ. degli Studi di Napoli Federico II, Napoli In genere, la richiesta di diagnosi molecolare per l’Emofilia riguarda bambini con sintomatologia clinica suggestiva, o soggetti in età riproduttiva per l’identificazione delle portatrici. In alcuni casi la diagnosi molecolare viene richiesta a livello prenatale. Negli ultimi anni, l’attenzione alla malattia permette di identificare le forme di Emofilie A e B di tipo moderato e lieve (attraverso l’analisi funzionale del fattore VIII o del fattore IX), e di porre diagnosi in pazienti in età non pediatrica con sintomi meno severi di malattia. Lo sviluppo di metodologie di sequenziamento massivo consente di identificare i difetti genetici responsabili di queste forme meno severe, confermando la diagnosi. Tuttavia, è stato sorprendente dover firmare un referto (positivo!) di analisi molecolare per Emofilia B (HB) moderata in un paziente di 101 anni. Leggendo la data di nascita sul referto, il primo pensiero è stato quello di un errore di sovrastima di … circa 100 anni nella data di nascita. Ma discutendo il caso clinico con i Colleghi di corsia, abbiamo confermato l’età, ma anche la diagnosi. Si tratta di una forma moderata di malattia (cioè associata a valori di attività del fattore IX compresi tra 1 e 5%) che in genere è sintomatica, mentre l’accurata anamnesi … remota nel nostro paziente ha escluso episodi maggiori di sanguinamento, intervenuti soltanto in questi ultimi mesi, giustificando quindi l’avvio dell’iter diagnostico. Inoltre, non avendo mai subito interventi chirurgici di rilievo, l’eventuale diagnosi basata sulla discordanza tra PT (normale) ed aPTT (allungato) non è mai stata effettuata. Tra l’altro, si deve trattare di un signore ben attento ai problemi di “spending review” che ha preferito evitare, nella sua lunga vita, esami di laboratorio non necessari! In realtà, il difetto emorragico di tipo moderato, pur rappresentando uno stato di malattia per il longevo paziente, potrebbe addirittura avere agito da gene modulatore positivo (Franchini M, Favaloro EJ, Lippi G. Hemophilia, cancer and cardiovascular disease. Blood Coagul Fibrinolysis 2010;21:1-2), proteggendolo da eventi di tipo trombotico e favorendo il suo ingresso tra gli ultracentenari. Ringraziamenti: Ministero della Salute, Ricerca finalizzata, annualità 2008. 526 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P194 PENETRANZA INCOMPLETA ED ESPRESSIVITA' VARIABILE IN HFE-HH : CASE REPORT P. Olivieri, G. Grande, M. Calabtrese, C. Langella, R. Amantea, A. Tafuri, R. Tortora, G. Pacifico, M. Ingenito Lab. di Genetica Molecolare e Citogenetica, Osp. Tortora, Pagani L’emocromatosi ereditaria è un disordine del metabolismo del ferro, caratterizzato da un progressivo sovraccarico marziale nei tessuti. L’emocromatosi HFE-HH, o emocromatosi di tipo 1 è autosomico recessiva caratterizzata da penetranza incompleta, non tutti i soggetti omozigoti manifestano la malattia, ed espressività variabile delle manifestazioni cliniche in individui con lo stesso genotipo. Le due principali mutazioni del gene HFE sono la H63D e la C282Y. Riportiamo il caso di una famiglia campana giunta alla nostra osservazione per valori elevati di ferritina e di saturazione della transferrina in un suo componente. Il probando,dell’età di 33 anni, riferiva iperferritinemia 1910 ng /ml trattata con salassi, dall’età di 26 anni. L’anamnesi evidenziava talassemia minor (HGB 11,6 g/dl, MCV 61 fl), sindrome da anticorpi antifosfolipidi e lupus eritematoso sistemico.Il DNA del probando era estratto da sangue periferico in EDTA. Venivano amplificate con una Multiplex PCR, le sequenze target dei geni HFE,TFR2,FPN1, responsabili di Emocromatosi ereditaria, presenti nel pannello della Nuclear Laser Medicine.Seguiva Reverse dot blot.L’analisi molecolare veniva estesa ai genitori ed al fratello del probando.La madre risultava wild type, il padre omozigote H63D/ H63D, il fratello eterozigote H63D come il probando. Il padre dell’età di 64 anni, risultava asintomatico.Il fratello presentava iperferritinemia ma assenza di manifestazioni cliniche.La ferritina gioca un ruolo nell’insorgenza e progressione di differenti patologie tra cui anche quelle autoimmuni. L’iperferritinemia che nel nostro probando aveva raggiunto valori > a 1000 nanogrammi/ml prima dei salassi, può aver innescato un feedback positivo che ha favorito la comparsa delle patologie autoimmuni. Oggi si tende a ritenere che l’ espressività variabile dell’emocromatosi ereditaria sia dovuta a geni modificatori che hanno anch’essi un ruolo nel metabolismo del ferro ed influenzano la severità del fenotipo. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P195 SINDROME DI KARTAGENER E FERTILITA' IN PMA R. Lanzano, V. Calamiello, T. Nicolò, r. Ianniello U.O.C. di Patologia Clinica e Molecolare Tutti i soggetti affetti dalla Sindrome di Kartagener o Sindrome delle ciglia immobili, hanno disturbi della fertilità (sub-fertili) in quanto associano quasi sempre , ipo-astenozoospermia, idrocele ed oligospermia; solo raramente sono normocinetici ed in tal caso i parametri seminali sono normali.Nei casi di disturbi della motilita', si ricorre a tecniche di fecondazione assistita Ins. Intracit. Sperm. (ICSI)."La sindrome delle ciglia Immobili" si associa alla carenza dell'enzima CarbossiMetilasi (COCH3). Le donne con Sindr. di K. presentano ipofertilita' ed aumentato rischio di gravidanze ectopiche. P196 ANALISI DELLA MUTAZIONE DPYDIVS14+1G>A NEL GENE DIIDROPIRIMIDINA DEIDROGENASI (DPYD) IN PAZIENTI ONCOLOGICI 1 2 2 2 E. Saba , A. Pinna , R. Serra , P.A. Manchia , E. 2 Rimini 1 Dip. di Scienze Biomediche, Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Università di Sassari 2 ASL N.1 Sassari, Lab. Analisi chimico-cliniche e Microbiologia, Osp. SS.ma Annunziata, Sassari L'enzima Diidropirimidina Deidrogenasi (DPD) riveste un ruolo critico nel catabolismo del 5-fluorouracile (5-Fu), farmaco utilizzato per pazienti oncologici. Il gene DPYD è altamente polimorfico, in particolare il polimorfismo DPYD IVS+1 G>A risulta associato allo sviluppo di tossicità elevata in seguito a terapia con 5-Fu (Van Kuilenburg et al. 2002). La mutazione riguarda la sostituzione di una guanina con una adenina nel sito di giunzione dell'esone 14. Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare la frequenza della mutazione DPYDIVS+1G>A in eterozigosi in pazienti oncologici prima di essere sottoposti alla terapia col 5-Fu. Il test di farmacogenomica per il polimorfismo del gene DPYD è stato messo a punto nel 2011 presso il settore di Biol. Mol. del Lab. di Analisi dell’Osp. Civile SS.ma Annunziata di Sassari; in questo lavoro riportiamo i dati relativi al triennio 2011-2013. Sono stati analizzati 658 pazienti oncologici sottoposti a terapia con 5-Fu. Il DNA genomico è stato estratto da sangue periferico, successivamente è stato amplificato utilizzando la tecnica di Real Time PCR. Il pirosequenziamento è stato condotto utilizzando una miscela di primers specifici per la sequenza da analizzare. Sono stati individuati due individui eterizigoti per la mutazione G/A e nessun individuo omozigote per la mutazione A/A. La frequenza del polimorfismo G/A è risultata dello 0,3% contro quella del polimorfismo G/G pari al 99,7%. La frequenza trovata è risultata inferiore a quella riportata in letteratura (1%); questo dato può essere spiegato considerando sia il numero dei campioni che la loro provenienza, poiché si riferisce ad una popolazione costituita solo da pazienti oncologici. Un caso particolare ha riguardato un paziente che ha sviluppato tossicità in seguito a trattamento con 5-Fu nonostante il suo genotipo per la mutazione fosse G/G. Le reazioni avverse ai farmaci possono riguardare sia enzimi diversi, sia polimorfismi differenti per lo stesso gene. Recenti studi dimostrano che il numero di varianti alleliche associate allo sviluppo di reazioni avverse alle fluoropirimidine è aumentato, evidenziando la necessità di implementare il pannello di mutazioni da analizzare per poter elaborare un trattamento farmacologico che sia più idoneo al singolo paziente. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 527 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P197 SLC29A1 POLYMORPHISM AND PREDICTION OF ANEMIA SEVERITY IN PATIENTS WITH CHRONIC HEPATITIS RECEIVING TRIPLE THERAPY 1 1 2 2 F.S. Falvella , S. Cheli , C. Magni , S. Landonio , C. 3 4 2 4 Mazzali , A.M. Peri , G. Rizzardini , M. Galli , E. 1 4 Clementi , L. Milazzo 1 L. Sacco University Hospital, Unit of Clinical Pharmacology, Milan, Italy 2 L. Sacco University Hospital, I Unit of Infectious Diseases, Milan, Italy 3 Università degli Studi di Milano, Department of Clinical Sciences, Section of Biostatistics, Milan, Italy 4 Università degli Studi di Milano, Department of Biomedical and Clinical Sciences L. Sacco, Milan, Italy Hepatitis C virus (HCV) is one of the main cause of chronic liver disease worldwide. The combination of a new protease inhibitor boceprevir or telaprevir with pegylated interferon-α and ribavirin (RBV) has increased significantly the rates of virological response but also the frequency and severity of anemia. Polymorphisms in inosine triphosphatase (ITPA) gene have been correlated with accumulation of inosine triphosphate in red blood cells and protection against the decline in Hb concentration during anti-HCV treatment. The main protein involved in RBV cellular uptake is the transporter ENT1, encoded by “the solute carrier family 29, member 1 (SLC29A1)”. Polymorphisms of SLC29A1 gene were associated with higher mRNA levels. In this study, we investigated the role of ITPA and SLC29A1 polymorphisms on RBV induced anemia, in patients treated with triple therapy. Methods: Genomic DNA was extracted from whole blood samples using Maxwell 16 (Promega). All genotypes (rs7270101 and rs1127354 in ITPA and rs760370 in SLC29A1) were determined by Real-Time PCR, using LightSNiP (Roche). Results: We enrolled 40 patients starting anti-HCV triple therapy with telaprevir. A significant Hb reduction (>3 g/ dL) within week 12 of treatment was observed in 87.5%; Hb levels dropped below 10 g/dL in 42.5% and 40% showed a Hb decline >5 g/dL from pretreatment value. The onset of severe anemia (defined by Hb decline >5 g/dL and/or EPO use or blood transfusion) was most frequently seen from weeks 8 to 12. All genotypes are in HWE. No association was found with ITPA SNPs. SLC29A1 rs760370 GG genotype was associated with the severity of hemoglobin decrease as expressed by the Hb nadir delta from baseline (p=0.05) and by the Hb decrease > 5 g/dL (p=0.006). Patient with GG genotype at rs760370 developed severe anemia more frequently and at an earlier time point (log-rank, p=0.01). Conclusion: We present the first study on the association between SNP in SLC29A1 gene and RBV-induced anemia. If our observation is confirmed, the identification of SLC29A1 risk genotype should be introduced into the clinical practice as a tool to aid physicians in the decision making process of reducing the dose of the RBV during the anti-HCV triple therapy. 528 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P198 DETERMINAZIONE DELLA MUTAZIONE V600E DI BRAF NEL CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE E NELLE METASTASI LINFONODALI A.L. Gambardella, G. Caliendo , G. D'Elia , M.C. Guerra, M. Cioffi, M.T. Vietri Dip. di Biochimica, Biofisica e Patologia Generale, Seconda Università di Napoli La mutazione somatica V600E di BRAF rappresenta l'evento genetico prevalente nel carcinoma papillare tiroideo (PTC). Diversi studi indicano che la mutazione V600E si associa a caratteristiche clinico-patologiche più severe, quali maggiore invasività, rischio di ripresa di malattia e variante istologica tall cell. Inoltre tale mutazione si associa alla perdita della capacità di captare 131 lo I e quindi ad una scarsa risposta terapeutica. L’obiettivo del nostro studio è stato valutare la presenza della mutazione V600E di BRAF in tessuti di pazienti affetti da PTC con metastasi linfonodali laterocervicali. Lo studio è stato condotto su 5 pazienti (4F e 1M). L’analisi mutazionale è stata eseguita sul DNA estratto sia dal tessuto tumorale tiroideo sia dal tessuto linfonodale. L’esone 15 del gene BRAF è stato amplificato e sequenziato. Nessun paziente presentava la mutazione V600E nel tessuto tiroideo, mentre è stata ritrovata in 1 dei 5 tessuti linfonodali analizzati. La paziente con mutazione nel tessuto linfonodale presentava un PTC plurifocale con variante tall cell, mentre dei quattro pazienti con tessuto tiroideo e linfonodi negativi alla mutazione V600E, tre presentavano un PTC con variante istologica classica e un paziente PTC con variante follicolare. In accordo con quanto già descritto, la mutazione si trova associata alla variante tall cell. La presenza della mutazione nel linfonodo e la sua assenza nel tumore primario può essere causata dalla multicentricità del PTC o dalla possibilità che la mutazione nella lesione primaria vada ad interessare un ristretto clone cellulare. La valutazione di BRAF V600E nel tessuto tiroideo è importante per la sua associazione con le caratteristiche clinico-patologiche della neoplasia e la resistenza alla terapia, infatti, i pazienti con V600E potrebbero essere sottoposti a protocolli terapeutici alternativi che prevedono l’uso di BAY43-9006 (Sorafenib e Nexavar) un inibitore di RAF, VEGFR e PDGFR. I nostri dati suggeriscono che nei pazienti con PTC e metastasi l’analisi genetica deve essere condotta sia sul tessuto neoplastico che su tessuto metastatico per la corretta progettazione di approcci terapeutici mirati. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P199 HARMONIZATION OF TOTAL 25OH VITAMIN D IMMUNOASSAYS: A MULTICENTER STUDY 1 2 3 1 G. Lippi , G.L. Salvagno , A. Fortunato , M. Dipalo , R. 1 4 3 Aloe , G. Da Rin , D. Giavarina 1 Laboratory of Clinical Chemistry and Hematology, Academic Hospital of Parma, Parma, Italy 2 Laboratory of Clinical Chemistry and Hematology, Academic Hospital of Verona, Verona, Italy 3 Laboratory of Clinical Chemistry and Hematology, San Bortolo Hospital, Vicenza, Italy 4 Service of Laboratory Medicine, Hospital of Bassano del Grappa, Bassano del Grappa (VI), Italy Background: The assessment of total 25OH vitamin D (25OH-D) is constantly growing, since its deficiency is associated with several human disorders. Although a number of automated immunoassays is now available, inter-laboratory comparability remains an unresolved challenge. Methods: One hundred and twenty outpatient serum samples (58 males and 72 females; mean age 54±18 years) referred to the local service of laboratory medicine with a specific request for total 25OH-D testing were centrifuged, divided in aliquots, frozen and then shipped to four Italian laboratories. Total 25OH-D was measured with a reference chromatographic method (Chromsystems Instruments & Chemicals GmbH) adapted to a simple isocratic HPLC systems with UV detection (Gilson Aspec XL), as well as with seven automated commercial immunoassays (Roche Cobas E601, Beckman Coulter Unicel DXI 800, Ortho Vitros ES, DiaSorin Liaison, Siemens Advia Centaur, Abbott Architect I System and IDS iSYS). Data were compared with the reference HPLC system before and after harmonization by means of coefficients obtained by linear regression analysis of individual data plotted against the results of the HPLC. Results: Before harmonization, the mean value of 25OHD obtained with all seven immunoassays was significantly different from that of the HPLC (all p <0.01), but the difference was no longer significant after harmonization (all p >0.5). Even more importantly, the general agreement of data between the seven immunoassays and the HPLC according to different thresholds of 25OH-D (i.e., <20; 20-30; 30-50; >50 ng/mL) increased from 0.68 (95% CI, 0.61-0.76) to 0.74 (95% CI, 0.71-0.78; p=0.049) after harmonization. Substantial improvement of comparability with HPLC was found for six out of seven methods. Conclusions: The results of this multicenter study clearly show that inter-assay harmonization of 25OH-D measurement is effective to improve the comparability of data across different laboratories, and should hence be regarded as a primary target by the different manufacturers. P200 SIMULTANEOUS SALIVARY CORTISOL AND CORTISONE MEASUREMENT BY SPE-LC-MS/MS IN A CLINICAL LABORATORY PRACTICE 1 2 2 2 G. Antonelli , C. Artusi , M. Marinova , L. Brugnolo , M. 2 1 Zaninotto , M. Plebani 1 Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Padova 2 UOC Medicina di Laboratorio, Azienda OspedalieraUniversità degli Studi, Padova Introduction: Salivary cortisol (sF) and cortisone (sE) measurements are used in the investigation of disorders of the hypothalamic-pituitary-adrenal (HPA) axis. Latenight salivary cortisol (namely 11pm) is recommended as a frontline test for the diagnosis of Cushing’s syndrome. Salivary cortisol at the awakening (namely 8am) could be useful in the hypocortisolism and during the hormone replacement therapy. A highly sensitive and specific method is mandatory to analyse two very similar compounds such as F and E in the very low levels found in saliva. LC-MS/MS can provide the necessary sensitivity and the specificity required to eliminate interference by steroids related to cortisol. Aim: To develop and to validate a SPE-LC-MS/MS method for F and E in saliva, suitable for a routine clinical laboratory. Methods: After SPE with HLB cartridge, chromatographic separation of F and E was achieved on Zorbax Eclipse XDB-C18 (4.6 mm x 50 mm, 1.8 µm), using on-line SPE. F, E, d4F and d7E were detected in the multiple-reaction monitoring mode. Both quantitative and qualitative m/z transitions were used to monitor F (363-121, 363-327) and E (361-163, 361-145), with single transitions for the internal standards (d4F 367-121, d7E 369-169), with positive ESI. Linearity, imprecision and recovery were evaluated. Reference sF, sE were determined in 80 apparently adult volunteers (36 males, 44 females; age range 22-88 yrs) at 8am and 11pm. Results: Calibration curves were linear throughout the studied ranges (F: 0.5-51.0 nmol/L, E: 0.5-55.4 nmol/L) 2 with r >0.998 for both analytes. LOQ were 0.5 nmol/L for F and E. The intra- and inter-day imprecisions were <10% for both analytes. Recoveries ranged from 87 to 115%. Non parametric reference intervals were 3.0-21.1 nmol/ L and 10.2-42.5 nmol/L at 8am and 0.5-2.6 nmol/L and 1.6-13.2 nmol/L at 11pm for F and E, respectively. Conclusions: The proposed method demonstrated satisfactory linearity, analytical sensitivity, imprecision and accuracy for F and E. Diagnostic performances have to be evaluated in Cushing’s syndrome, but also in other pathological conditions. So, we could conclude that the method can be proposed for the application in the routine clinical laboratory. Inder WJ, Dimeski G, Russell A. Clin Endocrinol (Oxf) 2012;77:645-51. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 529 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P201 SIMULTANEOUS DETERMINATION OF 6 SERUM STEROIDS BY LC-MS/MS: COMPARISON WITH ROUTINE IMMUNOASSAYS 1 2 3 P202 PERFORMANCE CLINICA DEL CORTISOLO SALIVARE NOTTURNO NELLA DIAGNOSTICA DELLA SINDROME DI CUSHING 2 1 G. Antonelli , C. Artusi , R. Bozic , M. Marinova , L. 2 2 2 1 Brugnolo , D. Faggian , M. Zaninotto , M. Plebani 1 Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Padova 2 UOC Medicina di Laboratorio, Azienda OspedalieraUniversità degli Studi, Padova 3 PerkinElmer Italia, Monza TM precipitation protocol based on IVD reagent kit (CHS MSMS Steroids Kit-PerkinElmer). We analysed 50 serum samples from our routine analyses (28 males, 47±12 yrs). LC-MS/MS was compared with immunoassay measurements performed on COBAS 6000 (Roche) for T and P, Immulite 2000 (Siemens) for F, A, DHEAS and by manual ELISA method (DRG diagnostics) for 17OHP. The Passing-Bablok fit was applied to account for the imprecision of both methods; Bland-Altman test was drawn for agreement estimation. Results: The obtained Passing-Bablok fits were: y=1.16x +0.06 for DHEAS, y=1.36x-47.65 for F; y=2.43x-1.56 for A; y=7.21x-1.63 for P; y= 1.00x+0.18 for T; y=0.90x+0.55 for 17OHP. By Bland-Altman test we obtained a bias of 19% (95%CI:16% to 22%) for DHEAS; 21% (95%CI:16% to 26%) for F; 52% (95%CI:39% to 64%) for A; 84% (95%CI:53% to 115%) for P; 7% (95%CI:2% to 13%) and 14% (95%CI:6% to 22%) for T; 15% (95%CI:-1% to 31%) for 17OHP. The bias for T below 1.2 nmol/L was 28% (95%CI:6% to 50%). Conclusions: The comparison of UPLC-MS/MS method with routine immunoassays revealed acceptable agreement for DHEAS, F and T above 1.2 nmol/L and poor agreement for A, P, 17OHP and testosterone below 1.2 nmol/L. Studies are compelling in order to evaluate the possibility to replace immunoassays in the clinical routine with a mass spectrometry based method. Couchman L, Vincent RP, Ghataore L, et al. Challenges and benefits of endogenous steroid analysis by LC-MS/ MS. Bioanalysis 2011;3:2549-72. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 3 1 Introduction: The simultaneous quantitative measurement of circulating steroids is an important research tool, as well as in diagnosis and management of the disorders related to their synthesis and metabolism. HPLC-MS/MS has the potential to become a competitor for widely used immunoassays for steroid analysis for high selectivity, specificity, sensitivity and accuracy. Aim: To compare the results of 6 serum steroids (DHEAS, cortisol-F, androstenedione-A, testosteroneT, progesterone-P, 17 hydroxyprogesterone-17OHP) obtained by LC-MS/MS with those provided by immunoassays employed in our routine laboratory. Methods: Analysis was performed on a UPLC tandem mass spectrometer system (Acquity UPLC-TQD Waters) in positive mode electrospray ionization and Multiple Reaction Monitoring acquisition after a simple protein 530 2 C. Carrozza , P. Locantore , P. Campanella , S. Di 1 2 2 2 Leva , E. Cumbo , R.M. Paragliola , S.M. Corsello , C. 1 Zuppi Dip. di Diagnostica e Medicina di Laboratorio Università Cattolica - Policlinico Agostino Gemelli Roma 2 U.O.C. di Endocrinologia Università Cattolica Policlinico Agostino Gemelli - Roma 3 Dipartimento di Sanità Pubblica – Università Cattolica Policlinico Agostino Gemelli - Roma Introduzione: Il cortisolo salivare notturno (ore 23) è un test di primo livello per lo screening della Sindrome di Cushing (SC). Le misurazioni del cortisolo salivare riflettono accuratamente le concentrazioni di cortisolo libero plasmatico. Il cortisolo salivare ha numerosi vantaggi legati alla stabilità del campione, alla semplicità della procedura di raccolta, che può essere eseguita a domicilio ed è priva di stress, condizione che può inficiare il risultato del test. Obiettivo: Verificare la performance clinica del cortisolo salivare notturno nella diagnosi di SC, valutandone il relativo cut-off. Pazienti e metodi: Sono stati studiati 56 pazienti con diagnosi confermata di SC pervenuti nella nostra struttura da gennaio 2010 a maggio 2014. I pazienti hanno raccolto un campione di saliva alle ore 23 mediante tamponcini in cotone (Salivette Cortisol, Sarstedt®). Sono stati inoltre valutati 30 campioni di saliva delle ore 23 di volontari sani come controllo. Le provette sono state centrifugate a 4000 giri a 4°C per 10 minuti e congelate a -80 °C sino al dosaggio, che è stato eseguito con metodo ECLIA su Cobas e411 (Roche Diagnostic), senza alcun pretrattamento del campione. La sensibilità analitica del metodo è di 0.02 µg/dL. Risultati: I pazienti affetti da SC presentavano valori di cortisolo salivare più elevati rispetto al gruppo di controllo (p <0.01). Il valore di cortisolo salivare nel gruppo CS è stato di (media ± DS) 0.95 ± 1.1 µg/dL (valore minimo 0.3 µg/dL; massimo 7.9 µg/dL; mediana 0.6 µg/dL). L’analisi della curva ROC ha mostrato un’area sotto la curva pari a 1, identificando così il cortisolo salivare notturno come test altamente predittivo. Basandosi su tale curva, il valore di cut-off prescelto è stato 0,3 µg/dL fornendo una sensibilità del 100% ed una specificità del 100%. Conclusioni: I nostri dati confermano l’utilità del cortisolo salivare come test di primo livello ad elevata accuratezza diagnostica nella valutazione della sindrome di Cushing. È opportuno che ogni laboratorio calcoli il proprio cutoff diagnostico e validi l’accuratezza clinica in base del metodo di dosaggio utilizzato. Raff H. Utility of salivary cortisol measurements in Cushing's syndrome and adrenal insufficiency. J Clin Endocrinol Metab 2009;94:3647-55. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P203 ISOLATED HYPOGLYCEMIA, IN ADDITION TO TYPE A INSULIN-RESISTANCE SYNDROME, IS A CLINICAL PHENOTYPE OF PATIENTS WITH HETEROZYGOUS MUTATIONS IN THE TYROSINE KINASE DOMAIN OF THE INSULIN RECEPTOR GENE 1 2 1 1 V. Grasso , S. Innautato , F. Pastacaldi , F. Barbetti 1 Dip. Medicina Sperimentale e Chirurgia, Università Tor Vergata, Roma 2 SOC di Pediatria, Az. ULSS 18, Rovigo Mutations of the insulin receptor (INSR) gene cause three clinical phenotypes of severe insulin resistance: Donohue syndrome (DS), Rabson-Mendenhall syndrome (RMS) and type A insulin resistance (TypeA-insR)(1). The lifethreatening conditions DS and RMS are associated with biallelic mutations of INSR gene, whilst TypeA-insR can be caused by biallelic mutations as well as by dominantnegative mutations in the tyrosine kinase domain of the receptor (1). In addition, a large Danish family suffering from HYPOglycemia and carrying the INSR mutation R1201Q (tyrosine kinase domain) has been described in 2004. The congenital DS and RMS share common metabolic features, with alternance of HYPER and HYPOglycemia; TypeA-insR is usually diagnosed in adolescent females with signs of hyperandrogenism (hirsutism), menstrual cycle disturbances, and acanthosis nigricans (1). We screened the 22 exons of the insulin receptor gene by polymerase chain reaction amplification of genomic DNA and DNA direct sequencing in 13 patients with clinical and metabolic evidence of severe insulin resistance (extreme fasting and postprandial hyperinsulinemia in the absence of obesity). We found biallelic INSR mutations in 2 patients with the clinical diagnosis of DS, in 5 patients with the clinical diagnosis of RMS, and in 1 patient with an intermediate phenotype between DS and RMS. In one of the three patients with TypeA-insR, who presented with episodes of postprandial “faintness”, the heterozygous INSR mutation R1201Q was identified. The same mutation was also detected in an adult patient with hyperinsulinism who was referred to us for recurrent hypoglycemic episodes. A novel mutation in the tyrosine kinase domain of the INSR was also identified in a proband with hyperinsulinemia and severe hypoglycemic crisis. We conclude that mutations in the tyrosyne kinase domain of INSR are an emerging cause of HYPERinsulinemic HYPOglycemia. 1. Taylor SI, Cama A, Accili D, et al. Mutations in the insulin receptor gene. Endocr Rev 1992;13:566-95. P204 DIAGNOSTIC ACCURACY OF CALCITONIN ASSAY ON FINE-NEEDLE ASPIRATE WASHOUTS IN MEDULLARY THYROID CARCINOMA 1 2 2 2 G. Canu , D. Maccora , M. Raffaelli , R. Bellantone , C. 1 1 Zuppi , C. Carrozza 1 Dep. of Diagnostic and Laboratory Medicine, “A.Gemelli” Hospital, School of Medicine, Catholic University of Rome, Italy 2 Dep. of Endocrine and Metabolic Surgery, “A.Gemelli” Hospital, School of Medicine, Catholic University of Rome, Italy Background: The prevalence of Medullary Thyroid Carcinoma (MTC) varies from 5 to 10% among all thyroid tumors and from 0.4 to 1.4% among thyroid nodules. Ultrasound-guided fine-needle aspiration biopsy cytology (FNA-C) is the most common procedure to confirm the diagnosis of primary or metastatic MTC but the sensitivity of FNA-C is not very high (about 45-63%). In the last years, the calcitonin (CT) measurement in the needle wash-out (FNA) combining to cytology has been proposed to improve the diagnostic accuracy. Methods: We collected FNA-C and FNA-CT samples from 62 thyroid nodules or lymph nodes of 38 patients with suspicious MTC before initial surgery or during post-surgery follow up. Samples for serum CT (sCT) measurement were obtained in all the patients before performing FNA-C. After obtaining a FNA-C specimen, the needle was washed with 0.5 mL of saline solution. ROC analysis was performed to determine the absolute FNA-CT cut-off and the cut-off ratio between FNA-CT and sCT with the highest sensitivity and accuracy. Diagnostic accuracies of the established cut-offs were compared with that of FNA-C. Results: Primary or metastatic MTC was found at final pathology examination in 18 cases (29.0%). sCT and FNA-CT values were 217.5 pg/mL ± 599.1 (range 3.0-3110.0 pg/mL) and 317.9 pg/mL ± 687.4 pg/mL (range 1.6-2000.0 pg/mL), respectively. ROC analysis indicated absolute levels of FNA-CT >10.4 pg/mL and FNA-CT/sCT ratio >1.39 as the more accurate cutoffs. Sensitivity, specificity, overall accuracy, positive and negative predictive values were: respectively for FNA-C 50%, 100%, 85%, 100 and 83%; for FNA-CT 89%, 100%, 97%, 100% and 96%; for FNA-CT/sCT ratio 83%, 93%, 90%, 83% and 93%. One out 2 patients with false negative FNA-CT result and one out 3 patients with false negative FNA-CT/sCT ratio were correctly diagnosed by FNA-C. Eight out 9 non-diagnostic FNA-C were correctly classified by FNA-CT and 7 by FNA-CT/sCTratio. Conclusion: FNA-CT level alone seem more accurate (97%) than FNA-CT/sCTratio (90%). FNA-CT should integrate but not substitute FNA-C to detect primary or metastatic MTC. FNA-CT is particularly useful in presence of non diagnostic FNA-C because the biochimical variation is ahead of time than cytological diagnosis. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 531 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P205 TESTOSTERONE LIBERO O BIODISPONIBILE: QUAL'È L'INFORMAZIONE CORRETTA? A. Fortunato, G.F. Pinaffo, C. Marchetti Laboratorio di Chimica cliinica ed Ematologia - Ospedale "San Bortolo" Vicenza Il testosterone (TST) circola nel sangue per la maggior parte legato a proteine di trasporto a causa della sua insolubilità in soluzioni acquose; in particolare è legato ad alta affinità con SHBG e a bassa affinità con albumina. Solo una modesta frazione di testosterone è libero da legami (LTST) e quindi in grado di espletare la propria attività biologica. Comunemente si considera come testosterone biodisponibile (bioTST) la frazione libera sommata alla frazione legata all’albumina. Dal punto di vista clinico il dosaggio del TST, e in particolare della frazione libera, sono utili nella diagnostica dell’ipoganadismo maschile. Per questo steroide sono utilizzati diversi metodi di dosaggio (RIA, CLIA, ELISA), ma si considera la spettrometria di massa come metodo di riferimento. La determinazione della frazione libera può essere eseguita tramite dialisi all’equilibrio (considerata come metodo di riferimento) o metodi immunometrici, in alternativa si possono stimare le quote di LTST o bioTST tramite l’uso di algoritmi che integrano valori di TST, SHBG e ALB. Abbiamo valutato un totale di 103 soggetti con età tra 8 e 70 anni, di cui 57 maschi e 46 femmine, in cui sono stati dosati TST (Siemens Advia CentaurXP), LTST (RIA Immunotech), SHBG (Roche Cobas E411), ALB (Siemens Dimension Vista) e si è utilizzato per i calcoli di LTST e bio-TST il calcolatore messo a disposizione dalla International Society for the Study of the Aging Male (ISSAM). La popolazione maschile presa in esame ha evidenziato valori nella norma per il 95% dei campioni misurati per TST e LTST, mentre l’89% dei soggetti risulta al di sopra dell’intervallo di normalità se applicato l’LTST calcolato, utlizzando invece il bioTST la quota dei patologici scende al 28% con il 65% dei campioni classificati come normali. La popolazione femminile ha evidenziato valori nella norma, o addirittura inferiori all’intervallo di riferimento,nella quasi totalità dei campioni misurati per LTST e del 60% per TST; mentre il LTST calcolato evidenzia il 9% di valori elevati. In conclusione i metodi calcolati sembrano correlare meglio ai metodi misurati nella popolazione femminile rispetto alla maschile, ma una più accurata valutazione dei risultati dovrebbe essere subordinata ad una più ampia valutazione dei limiti di riferimento utilizzati. 532 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P206 RESULTS OF A SURVEY ON THE USE OF BIOCHEMICAL MARKERS OF BONE METABOLISM IN ITALY 1 2 2 3 F. Pagani , U. Basile , C. Callà , R. Dittadi , A. 4 5 6 7 Fortunato , S. Gelsumini , A. Terreni , A. Vernocchi 1 Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Fondazione Poliambulanza Istituto Ospedaliero, Brescia 2 Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Policlinico A. Gemelli, Roma 3 Lab. Biochimica Clinica, Osp. dell'Angelo, Venezia 4 Lab. Chimica Clinica ed Ematologia, Osp. San Bortolo, Vicenza 5 Lab. Analisi, Osp. di Circolo e Fondazione Macchi, Varese 6 Lab. Generale, AO-Universitaria Careggi, Firenze 7 Servizio di Medicina di Laboratorio, IRCCS Multimedica, Milano 53 laboratories spread across the country (21 north, 19 middle, 13 south) responded to a survey on the use of biochemical markers of bone metabolism sent to the members of SIBioC. Bone markers are required especially in post-menopausal and secondary osteoporosis and neoplasms, for the follow-up of the therapy, the therapeutic decision making but also for diagnostic purposes. The high biological and analytical variability are considered limits for their use in clinical practice. 84% (43/51) performs the vitamin D and parathyroid hormone, 2 also perform 1-25 OH vitamin D. 37 laboratories perform markers of remodeling, of these 62% performs both markers of bone formation and bone resorption (one or more), 24% only markers of formation, 14% only markers of resorption. The most commonly used is a marker of formation, osteocalcin (70% of the laboratories), followed by bone alkaline phosphatase (65%), the urinary crosslinks of pyridinium (deoxipyridinoline) are performed by 46% of laboratories, the telopeptide C-terminal of collagen of type I (CTXI) by 40%, only 3 laboratories performing the peptide N-terminal of procollagen type I (PINP), 2 performing the telopeptide N-terminal of collagen of type I (NTX-I) and 2 osteoprotegerin. About the type of urinary sample required half of laboratories used the sample of 24 hours while the remaining half the extemporaneous urine; in most cases the result is reported to the concentration of urinary creatinine. The IQC is performed in 96% of laboratories, 83% in each run, 69% over 2 levels and 19% over three levels. 70% use control materials supplied by the manufacturer of the kit. 73% participate in VEQ. With respect to the methods used for the assay the automation with chemiluminescent is by far the most represented (75%) followed by immunoenzymatic methods (11%), RIA (8%) and HPLC (6% ). Only one laboratory determined the bone isoform of alkaline phosphatase by electrophoresis. Compared to a similar survey conducted in 2007 we observed an increase of laboratories carrying out the bone markers with a more distribution throughout the country, an increase of laboratories performing CTX-I (40 vs 30%) and a greater diffusion of the automatic methods. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P207 LE IPONATREMIE: LE STRATEGIE E IL RUOLO DEL LABORATORIO CLINICO 1 2 1 1 A. Ognibene , A. Peri , B. Salvadori , M. Lorubbio , S. 1 1 1 1 Rapi , C. Gattini , R. Girolami , A. Baldi 1 Laboratorio Generale, Azienda OspedalieroUniversitaria Careggi, Firenze 2 Unità di Endocrinologia, Dipartimento di Fisiopatologia Clinica, Università di Firenze Introduzione: La sindrome da inappropriata secrezione di ADH (SIADH) è causata dalla mancata regolazione della secrezione dell'ormone ipofisario che promuove il riassorbimento di acqua nella parte distale del nefrone con conseguente iponatremia. L’iponatremia è spesso associata a sintomi neurologici come i deficit di attenzione, cadute che sono spesso i motivi di ospedalizzazione del paziente anziano, inoltre una severa iponatremia (<130 mEq/L) è responsabile di scompensi motori e cognitivi talvolta con esiti fatali. Il laboratorio riveste un ruolo importante per la diagnosi e la stratificazione del rischio dei soggetti affetti da SIADH, alcuni esami di chimica clinica sono sufficienti per indirizzare la diagnosi. In questo studio, utilizzando dati retrospettivi, verifichiamo se una diversa strategia potrebbe migliorare l’identificazione e la stratificazione del rischio dei soggetti affetti da SIADH. Materiale e metodi: Sono stati estratti dal database i dati relativi alla determinazioni del sodio effettuati dal laboratorio dal 01/01/2012 al 30/06/2012. I dati così estratti sono stati elaborati per ottenere le seguenti informazioni: risultati esami ematici (sodio, glucosio, urea, ac. urico, creatinina), esami urinari (chimico-fisico, sodio, osmolarità), dati anagrafici, reparto richiedente. I dati raccolti su un file di Excel (Microsoft), sono stati elaborati utilizzando SPSS (ver. 11.5). Risultati: Su 71.126 determinazioni di Sodio plasmatico come primo accesso, 787 sono risultate <130 mEq/L ( 1.1 %). Dei 787 (M 388-F399) con età compresa tra 19 e 101 anni (M 73±15.6) il 50% proveniva dal PS (Na 125±4.3 mEq/L), il 44 % erano degenti (Na 127±2.8 mEq/L), il 2% dagli ambulatori specialistici (Na 128±1.4 mEq/L) e il 4% dal CUP(Na 127±2.4 mEq/L). I test per il calcolo dell’osmolarità plasmatica erano presenti solo nel 55% dei casi, il campione di urina solo nel 10%. Discussione e conclusioni: La maggior parte dei soggetti con iponatremia severa pervengono dal Pronto Soccorso o sono ospedalizzati. L’individuazione dei campioni biologici da parte del laboratorio, di questi soggetti e la configurazione di reflex test sia plasmatici che urinari (urina estemporanea) possono guidare verso una tempestiva diagnosi, prima che questa possa in qualche modo essere impedita da terapie correttive (diuretici, infusioni iperosmolari etc). P208 25(OH) VITAMINA D: STANDARDIZZAZIONE E VALORI DI RIFERIMENTO M. Lorubbio, B. Salvadori, S. Rapi , D. Tinalli , R. Palumbo , D. Deninno , T. Tuzzi, A. Ognibene Laboratorio Generale, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze Introduzione: Il NIH Office of Dietary Supplements (ODS) in collaborazione con la CDC National Center for Environmental Health (NCEH), il National Institute of Standards and Technology (NIST) e la Ghent University, nel Novembre 2010 hanno costituito il Vitamin D Standardization Program (VDSP). Recentemente le ditte produttrici di reagenti del dosaggio della Vitamina D (25-OH-VitaminaD) stanno aderendo al programma di standardizzazione. In questo contributo presentiamo i valori di riferimento ottenuti nella popolazione generale utilizzando un metodo standardizzato. Materiali e metodi: I valori di riferimento sono stati ottenuti da 222 campioni provenienti da una popolazione di donatori presumibilmente sani. La determinazione della 25-OH-VitaminaD è stata effettuata su Advia Centaur XP (Siemens) con i reagenti ADVIA Centaur Vitamina D Totale riformulati con la procedura di riferimento ID-LC/ MS/MS. Il ID-LC/MS/MS è il metodo di riferimento del programma VSDP (Vitamin D Standardization Program). Per i calcoli statistici dello studio è stato usato SPSS (versione 11.5). Risultati: I campioni sono dello studio sono stati esaminati durante i mesi di maggio e giugno. La popolazione studiata (80 F e 142 M) e’ risultata avere un’età mediana di 35 anni compresa nel range 18-62 anni. La concentrazione media della Vitamina D nella popolazione studiata è risultata di 16.6 ng/mL (95% C.I. 16.7-18.2 ng/ mL), non è risultata nessuna correlazione significativa con età e sesso (P >0.5). I valori di riferimento sono risultati compresi tra 9.8 e 28.5 ng/mL, rispettivamente al 5° e il 95° percentile. Discussione: I risultati ottenuti sono in linea con le dichiarazioni dell’ Institute of Medicine (IOM) che identifica, in presenza di un normale apporto di calcio con la dieta, il rischio di rachitismo per livelli di 25(OH) Vitamina D inferiori a 10 ng/mL e 16 ng/mL il rischi di fratture. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 533 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P209 RIVALUTAZIONE DEI LIMITI DI RIFERIMENTO DEI PARAMETRI ORMONALI DOSATI PRESSO IL LABORATORIO CENTRALIZZATO BALDI E RIBERI DELLA AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA CITTA' DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA DI TORINO 1 2 2 A.T. Bertagna , P. Massarenti , C. Ambrogio , A.M. 1 2 2 Barberis , M. Lucchiari , G. Martinasso , C. 1 2 1 2 Niceforo , G. Priolo , M. Taliano , G. Mengozzi , E. 1 Ghigo 1 S.C.Endocrinologia,Diabetologia e Metabolismo, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino 2 S.C. Biochimica Clinica, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino Scopo: L’obiettivo di questo studio consiste nella rivalutazione sperimentale e monocentrica degli effettivi limiti di riferimento e/o decisionali per i principali ormoni dosati routinariamente presso il laboratorio confrontandoli con gli attuali esistenti e con quelli proposti dai produttori dei reagenti utilizzati per i dosaggi. Metodo: I dosaggi sono stati effettuati in una popolazione di donatori di sangue (200 uomini e 200 donne) arruolata nell’arco di un anno, secondo criteri predefiniti di inclusione ed esclusione, previa sottoscrizione del consenso informato. Sono stati valutati i seguenti ormoni: TSH, fT4, calcitonina, TRAb, AbTPO, ACTH, cortisolo, DHEAS, PRL, FSH, LH, estradiolo (se femmine), testosterone totale, aldosterone, PRA, PTH, inibina B, SHBG, IGF-1, AMH , androstendione, 17 OH progesterone, vit.D. I dosaggi sono stati eseguiti con i metodi utilizzati nella routine: chemiluminescenza, RIA-IRMA ed ELISA. I risultati sono stati classificati secondo i criteri previsti dalla letteratura, ed elaborati mediante statistica descrittiva non parametrica: mediana e 2.5-97.5mo percentile. Risultati: Tra i parametri esaminati, i limiti di riferimento sono stati confermati per calcitonina e testosterone nelle donne, mentre per vitamina D e Ab anti TPO è stata considerata la necessità di sostituire l’intervallo di riferimento con i limiti decisionali a conferma di quanto indicato dalla letteratura; una distribuzione differente da quella adottata è stata rilevata per 13 parametri che comporterebbe una variazione degli attuali valori. Ulteriori valutazioni si rendono invece necessarie per 12 parametri. Conclusioni: I risultati ottenuti rispecchiano in modo più preciso la popolazione di riferimento, anche in considerazione dei criteri di elaborazione utilizzati, più dettagliati rispetto alla situazione precedente. La valutazione analitica dei limiti di riferimento costituisce solo il primo passo nel percorso di revisione ed eventuale modifica degli intervalli, che, soprattutto in ambito endocrinologico, non può prescindere dalla collaborazione con gli specialisti per una corretta interpretazione nel contesto clinico più appropriato. 534 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P210 PENTRASSINE (PTX3) E LEPTINA MARCATORI DI QUALITA' OVOCITARIA R. Lanzano, C. Saporito, A. Lanzano, T. Pagano, G. Pagano Dipartimento di Biochimica Clinica e Patologia Generale UNINA2 Nei protocolli tradizionali di fecondazione in vitro (FIV) gli ovociti ritenuti più idonei ad essere fecondati sono scelti in relazione ad una valutazione morfologica, i successivi zigoti da essi ottenuti dopo fecondazione, la loro ulteriore analisi morfologica può essere indicativa di successo. Da tale premessa si evince che uno scoring combinato che tiene conto dello score dei gameti, dello zigote da esso ottenuto e dallo stato degli embrioni pre-transfer può rappresentare un sistema predittivo di qualità ovocitaria, embrionaria e del prosieguo della gravidanza. Negli ultimi tempi la tendenza a cercare dei marcatori molecolari associabili allo stato di maturazione ovocitaria ci ha portato a questo studio. Si sono valutati i livelli intrafollicolari dei relativi ovociti associati di PTX3 e Leptina nei pazienti sottoposti a procedure di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) e verificare se possono rappresentare degli indici prognostici di fecondazione sicuramente certa di gravidanza. Lo studio è stato effettuato su 60 pazienti. La percentuale di successo della tecnica riscontrata è stata del 54% delle pazienti che sono giunte, e proseguito con gravidanza. In queste pazienti la concentrazione delle pentrassine e della leptina, eseguite su fluido follicolare con tecnica immunometrica, sembrano correlare con lo stato di qualità dell'ovocita e dell'indice di successo delle gravidanze ottenute. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P211 DETERMINATION OF REFERENCE VALUES OF HbA1c: A MULTICENTER STUDY 1 1 1 2 M. Pieri , S. Pignalosa , F. Duranti , C. Calla , F.G. 3 1 1 Martino , S. Bernardini , M. Dessi 1 Department of Experimental Medicine and Surgery, "Tor Vergata" University Hospital, Rome (Italy) 2 Department of Laboratory Medicine, “Policlinico Gemelli” University Hospital, Rome (Italy) 3 Radiological Sciences and Laboratory Medicine Department, S. Filippo Neri Hospital, Rome (Italy) Hemoglobin A1c (HbA1c) is the major fraction of glycated hemoglobin and is characterized by the non-enzymatic binding of glucose on N-terminal valine residues of hemoglobin β chains. HbA1c is considered the gold standard of diabetic survey, since its evaluation provides retrospective information on the glycemic balance of patients for the past 6–8 weeks (1). Elevated HbA1c values are associated with the development of long-term complications in both type 1 and type 2 diabetes. In 2010, the International Expert Committee proposed use of HbA1c level of 6.5% (48 mMol/mol) or higher as a new threshold for diagnosing diabetes; this threshold was subsequently adopted by the American Diabetes Association and the World Health Organization. However, this recommendation did not differ for gender and age, so the aim of this study was to redefine the cut-off values of on the basis of gender. It can help clinicians to better assess the pharmacological therapy and reduce the risk due to diabetic complications. We analyzed data from three Hospitals of Rome ("Tor Vergata" University Hospital, “Policlinico Gemelli” University Hospital, S. Filippo Neri Hospital) to evaluate a possible HbA1c differences for gender using the capillary electrophoresis technique (capillarys 2 flex piercing; SEBIA). We collected blood samples (300) from healthy donors. Our data show a significant difference in gender (male 31,5 ± 4,1 mMol/Mol; female 29,9 ± 3,5 mMol/Mol; mean ± SD; p<0,05; Anova with Bonferroni test post hoc). Specific HbA1c cutoff points may identify patients in diabetes early stages and also aid the clinician to maintain a good glycemic control; also it can reduce the development and progression of diabetic complications such as retinopathy, nephropathy and neuropathy. Future studies on an increased cohort of patients and age stratification of HbA1c values, may improve the accuracy of the cut off. 1. Sacks DB, Arnold M, Bakris GL, et al. Guidelines and recommendations for laboratory analysis in the diagnosis and management of diabetes mellitus. Diabetes Care 2011;34:e61-99. P212 CLARKE AND PARKES ERROR GRIDS: WHICH IS THE BEST? M.A. Isgro', R. Morelli, C. Zuppi, D. Scribano Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Policlinico Gemelli, Roma Background: Blood glucose monitoring systems (BGMS) require a high level of accuracy, as reliable results are prerequisite for ensuring adequate therapeutic decisions for diabetic patients. In this context, it should be kept in mind that a range of endogenous and exogenous substances can adversely affect BGMS performance. The aim of this study was to evaluate the different ability of Clarke and Parkes error grids in assessing and predicting the clinical outcome of eventual analytical errors of BGMS, in the presence of interfering substances. Methods: Tested BGMS included StatStrip Glucose (Menarini), Accu-Chek Inform II (Roche) and Freestyle Optium (Abbott) as hospital blood glucose meters, and Breeze 2 (Bayer) as a self-monitoring blood glucose meter. Accuracy studies were performed according to CLSI EP7. The effects of high concentrations of interfering substances and different haematocrit levels were assessed in whole blood specimens at low, intermediate and high glucose concentrations and results compared to those obtained by hexokinase automated method. The relevance of therapeutic decisions due to clinically critical/uncritical errors of BGMS results was first evaluated independently by means of Clarke and Parkes error grids. Then, an analysis based on the comparison between the two methods allowed us to identify the most reliable clinical tool. Results: The analytical accuracy of BGMS assessed was influenced by several of the interfering substances. Clarke error grids detected 10 clinically critical errors, 2 of which falling in zone C, 7 in D and 1 in E. Among these, Parkes grid analysis detected only 3 clinically critical errors, of which 2 falling in zone C and 1 in D. Moreover, the severity of errors detected by Parkes error grids was always underestimated, determining an altered risk assessment. Conclusions: Not all analytical errors will determine a potential adverse event for the patient. In this scenario, a tool useful to discriminate the “clinical severity” of BGMS inaccuracy is mandatory. Comparing Clarke and Parkes error grid analyses, the former seems to be more clinically reliable than the latter, which underestimates potentially life-threatening analytical errors. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 535 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P213 RUOLO DELLA TAURINA E DEL SUO TRASPORTATORE NEI PAZIENTI AFFETTI DA DIABETE DI TIPO I: CORRELAZIONE CON MARCATORI DI DANNO OSSIDATIVO 1 1 3 3 Z. Napoli , S. Donati , A. Berti , R. Anichini , G. 3 2 1 1 Seghieri , F. Franconi , R. Lari , L. Bianchi 1 Lab. Analisi Chimico-Cliniche e Microbiologiche, Osp. S. Jacopo, Pistoia 2 Dipartimento di Biotecnologie, Università degli Studi di Cagliari 3 Diabetologia,Ospedale S. Jacopo, Pistoia Introduzione: La taurina (Tau) ha proprietà protettive verso lo stress ossidativo del diabete e gioca un ruolo fondamentale nella funzione retinica. Il suo trasportatore TauT viene down-regolato da alte concentrazioni di glucosio, e la sua espressione è aumentata di 4 volte nelle cellule mononucleate del sangue (MBC) di diabetici tipo 2. Scopo: Scopo di questo studio è valutare il grado di espressione di TauT nei pazienti diabetici di tipo 1 e la sua relazione col compenso metabolico (HbA1c) e con marcatori di stress ossidativo o di danno endoteliale in MBC di diabetici tipo 1. Metodi: L’espressione di TauT è stata valutata mediante PCR real-time in MBC di 30 diabetici tipo 1 e in 30 soggetti di controllo appaiati per età e sesso, e confrontata mediante metodo ∆∆Ct con l’espressione del gene housekeeping HPRT. Risultati: L’espressione di TauT è risultata invariata nei pazienti diabetici rispetto ai controlli (media ∆Ct = 3.9±0.24 vs 4.3±0.28), così come i valori di Tau nel plasma e intracellulari (51 vs 47 µmoli/l e 38 vs 54 nmoli/106cellule rispettivamente). L’espressione di TauT è risultata raddoppiata nei pazienti con valori di HbA1c > 10 (∆Ct=5.02±1.71) ed inversamente correlata alla durata di malattia (p=0.02). Inoltre l’espressione di TauT correla inversamente con i valori di omocisteina plasmatica (p=0.04), risultando quasi raddoppiata nei pazienti con omocisteina ≤10 (media ∆Ct=4.66±0.51) e debolmente aumentata (1.52 volte) nei pazienti senza retinopatia (IC 95%: 1.24-1.85). Conclusioni: Anche se l’espressione di TauT nelle MBC dei pazienti di tipo 1 risulta correlata direttamente con diversi marcatori di danno ossidativo (livelli di HbA1c, retinopatia) ed inversamente con la durata della malattia e i livelli di omocisteina, non risulta in media significativamente più elevata come osservato nei pazienti di tipo 2 (1.32 vs 3.9). Questo suggerisce l’ipotesi di un diverso meccanismo di regolazione del trasportatore, in accordo con la diversa natura patogenetica della malattia diabetica. Bianchi L, Lari R, Anichini R, et al. Taurine transporter gene expression in peripheral mononuclear blood cells of type 2 diabetic patients. Amino Acids 2012;42:2267-74. 536 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P214 EFFICACY OF SITAGLIPTIN IN INSULIN DEFICIENT TYPE 1 AND TYPE 2 DIABETIC PATIENTS. RESPONSE OF BIOMARKERS 1 2 3 L. Rossi , G. Pellegrini , L. Della Bartola , O. Giampietro 3 3 , E. Matteucci 1 Clinical Pathology Laboratory, University Hospital of Pisa 2 Clinical Chemistry Laboratory, University Hospital of Pisa 3 Department of Clinical and Experimental Medicine, University of Pisa Background: Sitagliptin has been proven to be effective and safe as add-on to insulin in adult patients with type 2 diabetes and absolute insulin deficiency. Recently, it has been suggested to extend the use of dipeptidylpeptidase-4 inhibitors to type 1 diabetes. The aim of this study was to evaluate and compare the effects of a longterm, fixed-dose combination of sitagliptin and metformin as add-on to insulin on body mass index, fasting plasma glucose, fructosamine, HbA1c, lipids (cholesterol, triglycerides, HDL and LDL), and daily dose of insulin in both type 1 diabetes and insulin-treated type 2 diabetes. Material and methods: We recruited 25 patients with type 1 diabetes (mean age 51 ± 10 years, mean disease duration 26 ± 13 years) and 31 insulin-treated type 2 diabetic patients (mean age 66 ± 8 years, mean disease duration 19 ± 9 years), who received sitagliptin with metformin as a fixed-dose combination (50/1000 mg once or twice daily) or sitagliptin (100 mg once daily, if intolerant to metformin) in addition to ongoing insulin therapy for 46 ± 19 weeks and 56 ± 14 weeks, respectively. Results: After 21 ± 9 weeks, patients with type 1 diabetes had a significantly lower body mass index, fasting plasma glucose, fructosamine, HbA1c, and daily insulin requirement. After 49 ± 17 weeks, they maintained their weight loss and total daily insulin dose and showed a significant reduction in low-density lipoprotein cholesterol levels, whereas their HbA1c had returned to baseline values. In patients with type 2 diabetes, long-term treatment remained weight-neutral but had persistent beneficial effects on short-term, intermediate-term, and long-term biomarkers of metabolic control, as well as on low-density lipoprotein cholesterol levels and insulin requirement. Conclusion: Clinical outcomes differed according to type of diabetes in terms of quality and over time. In type 2 diabetes, the combination therapy significantly improved metabolic control and the lipid profile, and decreased insulin requirements, even in the absence of clinically significant weight loss. In type 1 diabetes, the combined therapy only temporarily improved metabolic control, but significantly decreased body weight, low-density lipoprotein cholesterol levels, and insulin requirements. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P215 VARIABILITY OF HBA1C IN DIABETICS CORRELATED WITH EGFR TO EVALUATE THE CARDIOVASCOLAR RISK L. Loiodice, E. Mascolo, L. Nisi, M. Pasculli, T. Troiano, A. Colacicco, T. Calabria, G. Ferrara, A.M. Rutigliano, F. Di Serio Azienda Ospedaliera - Universitaria Policlinico Consorziale Bari U.O. Clinic Pathology Introduction: In the time the Glycosilate Haemoglobin changes in patients with glycemic intollerance and in diabetics. Every repetition of HbA1c would have to reduce the value until the glycemic control is optimal. The values have different variations of mean (µ) and deviation standard (SD); in this patients the diet or the therapy becomes really necessary. On the contrary, a better changed metabolism produces a reduction of HbA1c until the normal value has been reached. The oscillations of HbA1c, considerated as µ or SD, can be related to the eGFR that decreases if the metabolic balance has been lost: in the renal diabetic disfunction, the eGFR evaluates the grade of CVD risk. Material and methods: The HbA1c has been measured in 38 intollerant or diabetic subject, average age 60 years old, followed up in our operative unit and chosen for our study: 21 cases with reduced eGFR including the interval of values 33 –89; 17 cases with normal eGFR. The HbA1c (reference interval: 20-42 mmoli/moli) has been mesaured on EDTA whole blood: the DS value has been correlated with the relative eGFR calculated with MDRD (normal value >90). The interval of oscillations of HbA1c has happened in a period of 3 years. Results: The increased or decreased eGFR (respectively mean: 65±15.8 and 105.7±11.38) has been found statistically significant if it has been related with SD HbA1c value: respectively, in the two groups, the mean of SD is 4.7±5 and 6.34±8.16; P Student paired samples and P Wilcoxon are <0.001. In diabetic nephropathy with hypertriglyceridemia and in monoclonal gammopathy the correlation is, also, statistically significative. The Odds Ratio is 1: therefore, the therapeutic choice is correct in both groups; the bias correction factor Cb for accuracy is 0.039. Discussion and conclusion: the significative correlation, between oscillations (SD) of HbA1c and eGFR, evidences that the CVD risk becomes lower when there is a correct metabolic balance and HbA1c improves if the patient is a good respoder after therapeutic treatment. P216 SCREENING PER L'IDENTIFICAZIONE DI MALATTIE AUTOIMMUNI O LINFOPROLIFERATIVE ALL'ESORDIO IN PAZIENTI HCV NAIVE A TRATTAMENTI ANTIVIRALE 1 1 2 1 F. Gulli , U. Basile , N. De Matthaeis , L. Colacicco , P. 3 2 Cattani , G. Rapaccini 1 Dipartimento di Medicina di Laboratorio Policlinico A. Gemelli Università Cattolica del S. Cuore Roma 2 Istituto di Medicina Interna Policlinico A. Gemelli Università Cattolica del S. Cuore Roma 3 Istituto di Microbiologia Policlinico A. Gemelli Università Cattolica del S. Cuore Roma Introduzione: Il virus dell’epatite C (HCV) seppur epatotropo, è responsabile di un ampio spettro di manifestazioni extra-epatiche. In particolare, l'infezione cronica delle cellule immunocompetenti è alla base della proliferazione “benigna”, dei linfociti B tipica della crioglobulinemia mista. La parte innovativa dello studio consiste nel cercare dei markers che identifichino il passaggio tra uno stato silente di malattia linfoproliferativa o autoimmune ed una franca patologia. Materiali e metodi: Sono stati reclutati 33 pazienti HCV positivi naive a trattamento antivirale con assenza di sintomi di patologie autoimmuni e linfoproliferative. La ricerca degli anticorpi antinucleo (ANA) è fatta in immunofluorescenza indiretta (IFI), in immunodot quella gli autoanticorpi diretti verso gli antigeni M2, Gp210, Sp100, LKM1, LC1, SLA, F-actina. La ricerca delle Free light chain (FLC) in turbidimetria. La ricerca delle crioglobuline è effettuata in tubi di Wintrobe a 37 °C. La ricerca del criofibrinogeno è effettuato in provette con E.D.T.A. a 37°C. Risultati: I risultati evidenziano la presenza di crioglobulinemia nell’84% dei pazienti, una positività agli ANA per circa il 27% di essi, una trascurabile positività agli autoanticorpi epatopatici e la negatività alla presenza di criofibrinogeno. Il dato rilevante è il riscontro di elevati dosaggi di FLC per il 73% dei pazienti, dei quali il 21% presentano una ratio elevata che mostra uno sbilanciamento a favore delle catene leggere libere Kappa. Lo studio statistico eseguito incrociando i risultati ottenuti hanno mostrato che i pazienti aventi crioglobuline e ratio delle FLC superiore a 1.7 risultano positivi alla ricerca degli ANA. Discussione e Conclusioni: Un’analisi critica dei risultati evidenzia come la positività agli anticorpi antinucleo sia indice della presenza di uno stimolo persistente antigenico. La presenza di crioglobulinemia suggerisce la persistenza della stimolazione linfocitaria. Il dato interessante rilevato riguarda la presenza di valori elevati di FLC e la possibilità che un valore di cut off possa identificare il passaggio tra un probabile stato silente di malattia linfoproliferativa o autoimmune ad una franca patologia. Terrier B, Sene D, Saadoun D, et al. Ann Rheum Dis 2009;68:89-93. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 537 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P217 ELF TEST AS A NEW DIAGNOSTIC TOOL FOR NON-INVASIVE DIAGNOSIS OF LIVER FIBROSIS IN PATIENTS WITH NONALCOHOLIC FATTY LIVER DISEASE 1 2 3 4 M.A. Isgro' , L. Miele , C. Caldarella , C. Cefalo , A. 1 1 2 Giannace , C. Morlacchi , G.L. Rapaccini , A. 4 4 1 1 Gasbarrini , A. Grieco , C. Zuppi , T. De Michele 1 Dept. of Diagnostic and Laboratory Medicine, "A. Gemelli" Hospital, Rome 2 Dept. of Medical Sciences, "A. Gemelli" Hospital, Rome; Clinical Division of Internal Medicine, Gastroenterology and Liver Unit, "Complesso Integrato Columbus" Hospital, Rome 3 Institute of Nuclear Medicine, Dept. of Radiological Sciences, "A. Gemelli" Hospital, Rome 4 Dept. of Medical Sciences, "A. Gemelli" Hospital, Rome Background: The identification of fibrosis in patients with nonalcoholic fatty liver disease (NAFLD) is important for prognosis and selection of patients candidates for therapeutic interventions. The reference standard for detecting liver fibrosis is liver biopsy; however, such an invasive procedure, it can be painful and hazardous, and assessment subjective and prone to sampling error. Recently, the serum Enhanced Liver Fibrosis (ELF) Test has been developed for staging liver fibrosis in patients with chronic liver diseases. The aim of our study was to evaluate the ELF Test performance in predicting fibrosis stage in an independent adult cohort of NAFLD patients. Methods: 82 patients (mean age 46 years) with suspected NAFLD were enrolled undergoing percutaneous liver biopsy and serum sampling. Fibrosis was assessed and scored by using the modified Brunt classification (F0=no fibrosis; F1=perisinusoidal/periportal; F2=perisinusoidal and portal/periportal; F3=bridging fibrosis; F4=cirrhosis). The ELF Test was determined in all patients by means of an algorithm combining hyaluronic acid, aminoterminal propeptide of type III collagen and tissue inhibitor of metalloproteinase 1. Diagnostic accuracy was assessed determining the area under receiver operating characteristic curves (AUCs). Results: The distribution of fibrosis stages in our cohort was as follows: F0 = 7.3% (n=6), F1 = 39.0% (n=32), F2 = 35.4% (n=29), F3 = 6.1% (n=5), F4 = 12.2% (n=10). The ELF Test had an AUC of 0.988 (95% Confidence Interval C.I. 0.967-1.008; P <0.001) for distinguishing cirrhosis, 0.948 (C.I. 0.883-1.014; P <0.001) for severe fibrosis, 0.682 (C.I. 0.568-0.797; P=0.005) for significant fibrosis and 0.658 (C.I. 0.401-0.915; P=0.200) for any fibrosis. ELF scores were significantly higher in patients with severe fibrosis/cirrhosis in respect to ones with no/ mild/moderate fibrosis (median 11.26 vs. 8.53; P <0.001). Severe fibrosis and cirrhosis were correctly identified in 91% of patients. Conclusions: In our cohort of NAFLD patients, the ELF Test was able to discriminate severe fibrosis and cirrhosis with an excellent diagnostic accuracy. It may result useful for the selection of cases with more advanced fibrosis stage and for therapeutic follow-up, thus avoiding liver biopsy. 538 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P218 CRYOGLOBULINS AND AUTOANTIBODIES: ANTI-NUCLEAR ANTIBODIES DETECTION IN CRYOPRECIPITATES OF AN HCV-POSITIVE COHORT 1 1 3 2 U. Basile , F. Gulli , E. Torti , N. De Matthaeis , L. 3 4 2 Colacicco , P. Cattani , G. Rapaccini 1 Dip.di medicina di laboratorio, Università Cattolica del S. Cuore, Pol. A. Gemelli, Roma 2 Istituto di Medicina Interna, Università Cattolica del S. Cuore, Pol. A. Gemelli, Roma 3 Istituto di Biochimica, Università Cattolica del S. Cuore, Pol. A. Gemelli, Roma 4 Istituto di MIcrobiologia, Università Cattolica del S. Cuore, Pol. A. Gemelli, Roma Anti-nuclear antibodies (ANAs) are immunoglobulins (Igs) specific for self-antigens contained within the nucleus of cells. ANA levels are especially elevated in a subset of autoimmune diseases. ANAs are also found in HCV-positive (HCV+) patients, indicating an association between chronic HCV infection and the onset of several autoimmune diseases. Moreover, Mixed Cryoglobulinemia (MC) often accompanies autoimmune diseases and HCV. Despite recent advances in research, early discrimination of HCV+ patients at risk of autoimmune disease development is not clear. Our study therefore aims at comparing ANA detection in cryoprecipitates of HCV+ versus RA-positive patients, but also analyzes the differential content of Ig subclasses in cryprecipitates of each cohort in order to assess their predictive value for the onset of extrahepatic diseases in HCV affected individuals. Materials and methods - 40 HCV+ patients with no symptoms of autoimmune diseases were recruited along with 50 HCV-negative controls with Rheumatoid Arthritis (RA). All patients had Type III MC. Samples were processed at 37°C and serum was transferred to Wintrobe tubes for storage (15 days at 4°C). An aliquot was retained for RF testing (AXA Diagnostics, Italy). Supernatant and resuspended cryoprecipitate were tested for ANA by Indirect Immuno Fluorescence (IIF) on HEp-2 cells (INOVA, USA), and analysed by microscopy. Ig subclasses were assessed by Immunofixation (Sebia, France). Results and Conclusions – Differential IIF patterns suggest a discrepancy between Ig subclasses in cryoprecipitates from HCV+ patients as opposed to RA controls. Moreover, most HCV+ patients who were also ANA+ were IgG3 positive. IgG3 are autoreactive clones which are not specifically directed to the viral capside but can activate several cell clones: this implies they are likely to constitute the decisive factor for activation of autoimmune mechanisms These results may be a valid diagnostic tool for early detection of autoimmune onset in HCV-affected patients. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P219 NEW BIOCHEMICAL MARKERS FOR LIVER FIBROSIS: RELATIONSHIP BETWEEN SERUM VALUES AND LIVER BIOPSY P220 VALUTAZIONE ESTERNA DI QUALITÀ PER IL SANGUE OCCULTO NELLE FECI: OTTO ANNI DI ATTIVITÀ V. Pecoraro, R.M. Russo, S. Granata L. Sciacovelli, S. Secchiero, M. Plebani Lab Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia – S.S. di Biochimica Clinica, A.O. Niguarda Ca’Granda, Milano Centro di Ricerca Biomedica, Azienda Ospedaliera Università di Padova Background: There has lately been an increasing interest in non-invasive methods that could replace liver biopsy in the evaluation of liver fibrosis. Immunoenzymatic assays using monoclonal antibodies have been recently developed to investigate the diagnostic utility of serum L’accuratezza dei risultati del Sangue Occulto nelle feci (FOBT) ha un forte impatto sulla gestione e sugli esiti del paziente con sospetto di carcinoma colon-rettale. La valutazione ed il monitoraggio delle prestazioni del laboratorio è uno strumento importante per evidenziare gli errori e garantire la sicurezza del paziente. In questo contesto il Centro di Ricerca Biomedica ha implementato uno Schema di Valutazione Esterna di Qualità (VEQ) per il FOBT. Lo scopo di questo lavoro è descrivere le specifiche dello Schema e riportare i risultati ottenuti dal 2006 al 2013. Nel corso di un anno sono distribuiti 8 campioni di controllo in 4 esercizi. I risultati quantitativi sono elaborati con procedura non parametrica ed il valore di consenso (mediana, VA) ed il coefficiente di variazione percentuale (CV%) sono calcolati per gruppo omogeneo di metodi/sistemi diagnostici, dopo esclusione dei valori aberranti. Un differente giudizio è assegnato alla prestazione del laboratorio sulla base dello scostamento del risultato dal VA ed in riferimento a limiti definiti sulla base dello stato dell’arte (media dei CV%). Di seguito è riportato il giudizio ed i limiti: ottima, 0-6%; buona, 6%-12%; accettabile, 12%-18%; non accettabile, >18%. I risultati qualitativi (positivo, negativo, dubbio) sono conteggiati ed è riportata la percentuale. La percentuale delle prestazioni analitiche ottenute dai laboratori partecipanti, nel 2006 e 2013, sono riportate in relazione al giudizio ottenuto (56 campioni, circa 90 partecipanti): non accettabile, 35%-21%; accettabile, 14%-12%; buona, 22%-24%; ottima, 27%-43%. Il CV% risulta strettamente dipendente dalla concentrazione del campione: alta per concentrazioni inferiori a 30 µg/L (da 30% a 70%), stabile (circa 10%) per concentrazioni uguali o più alti di 100 mg/L. I risultati evidenziano un generale miglioramento delle prestazioni analitiche soddisfacenti (63% nel 2006, 79% nel 2013) dimostrando che la continua valutazione delle informazioni fornite nei rapporti di VEQ è un elemento strategico nella gestione della qualità. I laboratori possono, infatti, monitorare le loro prestazioni, evidenziare le criticità dove focalizzare i progetti di miglioramento, conoscere e monitorare le prestazioni dei sistemi diagnostici disponibili in commercio. 1 biomarkers in patients with hepatitis. Objective: The aims of our work are: to assess the applicability, accuracy and repeatability of the Maglumi 2000 instrument (Snibe), to determine variability and clinical significance of markers, to evaluate the relationship between serum values and staging obtained by liver biopsy. Methods: We considered the following markers: coliglicin (CG), hyaluronic acid (HA), procollagen III peptide (PIIIP), CIV and laminin (LN). All markers were analyzed by a new chemiluminescence immunoassay. We enrolled 16 patients with chronic hepatitis with available liver biopsy results. Additionally, we compared the serum marker levels of patients with the serum markers levels of 11 healthy volunteers. The accuracy tests were performed for all markers using three serum pools at two concentration levels. Results: Preliminary results showed a significant increase in the levels of HA (p=0.015), CIV (p=0.02), CG (p=0.012) and PIIIP (p <0.001) in patients with liver fibrosis compared with healthy controls. The difference between markers levels in early and advance liver fibrosis was not statically significant. For LN, a significant difference was observed only when comparing patients with advanced fibrosis and healthy volunteers (p=0.015). Intra-assay CVs were 3.6% for CG, 4.9% for HA, 14.6% for CIV and 22.8% for PIIIP. Conclusions: The major advantages of the Maglumi 2000 instrument are its operating speed and full automation, user-friendly software and ready-to-use reagents. Biochemical markers seem promising in the assessment of fibrosis in patients with chronic hepatitis, although further studies are needed to conclusively establish their utility. 1. Baranova A, Lal P, Birerdinc A, et al. Non-Invasive markers for hepatic fibrosis. BMC Gastroenterology 2011;11:91. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 539 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P221 CREATININA E eGFR: RISULTATI DEL PROGRAMMA DI VALUTAZIONE ESTERNA DI QUALITA’ (VEQ) DEL CENTRO DI RICERCA BIOMEDICA S. Secchiero, L. Sciacovelli, M. Plebani Centro di Ricerca Biomedica, Azienda OspedalieraUniversità, Padova Introduzione: L’accuratezza dei risultati della Creatinina impatta sulla stima del Filtrato Glomerulare (eGFR) e conseguentemente sull’outcome dei pazienti con malattia cronica renale (CKD). Il Programma di VEQ per Biochimica Clinica del CRB dal ciclo 2013 ha incluso la creatinina con valore target e l’eGFR. Scopo: Valutare l’accuratezza dei metodi per la determinazione della creatinina e confrontare i valori di eGFR forniti dai laboratori vs l’eGFR calcolato con valore target (VT) di creatinina. Metodi: Sono stati analizzati i risultati di creatinina di 210 laboratori relativi ai 12 campioni di controllo degli ultimi 6 esercizi di VEQ. I VT della creatinina, assegnati con Metodo di Riferimento GC-IDMS dall’Instand e.V., erano: 58,9; 60,7; 67,5; 68,3; 84,5; 100,3; 113,3; 130,6; 174,3, 179,3; 320,2; 492,0 µmol/L, con un’incertezza di misura espansa = 1%. Per ciascun campione è stato calcolato il valore di eGFR con VT di creatinina (maschio di 50 anni, razza caucasica), con formula CKD-EPI: 10,9; 17,9; 35,0, 36,1; 50,4; 59,4, 68,4; 83,3; 106,5, 108,0; 121,9; 126,4 mL/ 2 min/1,73m e con formula MDRD: 11,0; 18,5; 37,2; 38,5; 54,5; 64,7; 75,0; 92,3; 105,7; 106,2; 110,9; 112,3 mL/ min/1,73m2 ed è stato analizzato il bias dei risultati forniti da 51 laboratori. Risultati: E’ riportato il bias come media e (range). Creatinina = metodo enzimatico (n=50): -2,0 (-4,8 –1,1); metodo IDMS tracciabile (n=40): -3,8 (-13,5–5,7); metodo IDMS tracciabile con compensazione (n=40): -6,1 (-18,5– 2,2); metodo Jaffè (n=65 ): +2,8 (-6,6–9,6); chimica secca (n=15): -6,8 (-16,8–3,1). eGFR = CKD-EPI (n=17): -0,5 (-6,4–4,0); MDRD (n=34): 2,5 (-2,8–6.8). Discussione: creatinina: tutti i metodi presentano un bias in relazione alla concentrazione; negativo fino a 113 µmol/ L ad eccezione del metodo jaffè con bias positivo fino a 130 µmol/L. Il metodo enzimatico è quello che presenta bias inferiori. Il calcolo dell’eGFR con CKD-EPI presenta bias più contenuti rispetto al calcolo con MDRD. Conclusioni: Creatinina: il metodo enzimatico è risultato il più accurato anche rispetto ai “cosiddetti” metodi IDMS tracciabili. eGFR: la formula MDRD è la più utilizzata, tra i partecipanti alla VEQ, nonostante la sovrastima rispetto alla CKD-EPI e la non comparabilità per valori > 90 mL/ 2 min/1,73m . 540 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P222 UTILIZZO DEI DATI OTTENUTI DAI LABORATORI PARTECIPANTI A PROGRAMMI DI VEQ PER LA MESSA A PUNTO DI UN PROCESSO DI ARMONIZZAZIONE PER I METODI DI DOSAGGIO IMMUNOMETRICI PER IL TSH 1 2 1 2 M. Franzini , A. Ripoli , S. Masotti , C. Prontera , M. 3 3 3 1 Pierini , S. Giovannini , G. Zucchelli , A. Clerico 1 Scuola Superiore Sant'anna, Pisa Fondazione Toscana Gabriele Monasterio, Pisa 3 QualiMedLab & Istituto di Fisiologia Clinica CNR, Pisa 2 I dati raccolti nei programmi di verifica esterna di qualità (VEQ) sono comunemente utilizzati per confrontare i risultati forniti da differenti metodi immunometrici di analiti come gli ormoni tiroidei o i peptidi natriuretici. Per questi test non è ancora disponibile un processo di standardizzazione, tuttavia i dati VEQ possono essere utilizzati per promuovere il processo di armonizzazione tramite il calcolo della media di consenso e la valutazione della variabilità intra- e inter-metodo mediante una comune analisi della varianza (ANOVA). E’ però possibile utilizzare tecniche più complesse di analisi statistica per valutare il bias tra metodi, come ad esempio l’analisi fattoriale che permette sia la valutazione delle componenti di variabilità che il calcolo di un valore corrispondente alla media di consenso, detto “variabile latente random” (VLR). Scopo di questo studio è applicare l’analisi fattoriale delle componenti principali per il calcolo della variabilità tra metodi di misura del TSH e la loro ricalibrazione. Sono stati analizzati i dati raccolti nello studio ImmunoCheck di QualiMedLab relativi ai cicli VEQ 2012-2014 (30385 misure di TSH effettuate su 42 campioni di controllo, da mediamente circa 80 laboratori, con 10 metodi diversi). La ricalibrazione matematica è stata ottenuta utilizzando un metodo di regressione lineare pesato su VLR; il coefficiente di variazione tra metodi (CV) è stato calcolato prima e dopo ricalibrazione per valori di TSH corrispondenti a 2; 4; 8 e 16 mUI/L. Dopo ricalibrazione i valori di CV sono significativamente più bassi mediamente del 45% (P=0.0033; 2 mUI/L: 8.8% vs. 4.7%; 4 mUI/L: 7.3% vs. 3.9%; 8 mUI/L: 6.1% vs. 3.3%; 16 mUI/L: 5.1% vs. 2.7%). La relazione tra la concentrazione di TSH e il CV può essere descritta con un’equazione esponenziale, i coefficienti della quale sono modificati dalla ricalibrazione: CV (pre-calibrazione)=10.526 -0.265 TSH -0.263 ; CV (post- calibrazione)=5.662 TSH . In conclusione l’analisi fattoriale delle componenti principali dei dati VEQ raccolti per l’analisi del TSH è un utile strumento per promuovere l’armonizzazione dei metodi immunometrici in commercio. Stöckl D, Van Uytfanghe K, Van Aelst S, et al. A statistical basis for harmonization of thyroid stimulating hormone immunoassays using a robust factor analysis model. Clin Chem Lab Med 2014;52:965-72. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P223 “MODELLO DI INDICATORI DI QUALITÀ” DELL’IFCC WG-LEPS : RISULTATI ED EVOLUZIONE DEL PROGETTO L. Sciacovelli, A. Aita, A. Padoan, M. Plebani Dipartimento Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Università di Padova Il progetto implementato dal gruppo di lavoro dell’IFCC “Laboratory Errors and Patient Safety” (WG-LEPS) ha lo scopo di diminuire il tasso di errore e migliorare la sicurezza dei pazienti rendendo disponibile a livello internazionale: un Modello di Indicatori di Qualità (MQI) condiviso; un sistema di raccolta dati che garantisca la comparabilità dei dati; un rapporto che descrive il confronto tra i dati del singolo laboratorio e quelli degli altri partecipanti. Gli indicatori di qualità (IQs) proposti nel 2013 riguardano tutte le fasi del processo, analitico ed extraanalitico, e sono: 34 per la fase pre-, 7 per la intra- e 15 per la post-analitica e 3 per i processi di supporto. Il laboratorio può partecipare, gratuitamente, fornendo i risultati per tutti gli IQs proposti o solo per alcuni. La trasmissione dei risultati è effettuata per via telematica nell’area riservata del sito web dedicato (www.ifccmqi.com) alla quale si accede mediante username e password confidenziali. Periodicamente i laboratori ricevono i rapporti comprensivi dell’elaborazione dei risultati. La valutazione dei dati di ogni singolo laboratorio è effettuata mediante l’applicazione della metrica sixsigma o altri strumenti statistici (media, mediana, ecc.). Da gennaio 2014, MQI è stato aggiornato sulla base dei risultati raggiunti nella recente Consensus Conference organizzata a Padova nell’ottobre 2013. Scopo di questo lavoro è descrivere le informazioni fornite nel rapporto periodico e riportare i risultati raccolti nell’anno 2013. A titolo di esempio è riportato il range dei valori sigma degli IQs relativi ad alcune fasi del processo: identificazione del paziente, 4.4-5.1; inserimento della richiesta, 3.5-4.4; raccolta del campione, 4.8-5.4; trasporto del campione, 3.7-5.4; accettazione del campione, 3.3-5.0; tempestività della refertazione dei risultati, 4.2-4.6; accuratezza della refertazione dei risultati, 3.8-5.1. L’uso degli IQs all’interno di un programma interlaboratorio permette ai laboratori di: monitorare le proprie prestazioni; conoscere il valore sigma e le relative necessità di miglioramento; definire le priorità di intervento; confrontare i propri risultati e condividere i progetti di miglioramento con quelli degli altri partecipanti stimolando le attività di benchmarking. P224 FIT E ...NUVOLE 1 1 1 F. Torricelli , R. Corradini , F. Zambelli , A.R. 1 2 3 4 Soliera , R. Colla , P. Menozzi , M. Boni , E. 4 6 1 5 Montanari , P. Selva , F. Giovannini , A. Camoni , F. 7 8 Marandini , C. Naldoni 1 AUSL di Modena AUSL di Reggio Emilia 3 AOSP di Reggio Emilia 4 AUSL di Ferrara 5 AUSL di Piacenza 6 AUSL di Bologna 7 AUSL di Parma 8 Regione Emilia Romagna 2 Introduzione: Il test del sangue occulto è l'indagine di primo livello del programma di screening del Cancro del colon-retto(CCR.), importante iniziativa di Sanità pubblica della Regione Emilia Romagna(RER). I referenti dei 9 Laboratori del Gruppo di Riferimento Regionale(GRR) definiscono e verificano la qualità del percorso analitico. Scopo: “ Sperimentare”un modello innovativo di condivisione/confronto in rete delle performance analitiche dei singoli laboratori del GRR, in particolare degli indicatori di qualità condivisi nel PDT (Piano diagnostico terapeutico) regionale. Materiali e metodi: Il metodo immunologico al lattice FIT è comune a tutti i laboratori partecipanti. Gli indicatori di qualità individuati sono 1) Errore Totale sperimentale per CQI: accettabilità secondo criteri indicati dall’Ente VEQ 2) Partecipazione VEQ massimo 1 risposta fuori accettabilità/anno 3) restituzione risposte VEQ accettabile 1 invio mancato. Per consentire un confronto dei risultati nel modo più omogeneo possibile è stato concordato con la ditta fornitrice del controllo di terza parte, liofilo, l'invio di un unico lotto per un anno. Il foglio di calcolo necessario alle elaborazioni dei dati, inseriti con cadenza mensile, è stato collocato in una nuvola informatica (Cloud-computing).Ogni partecipante inserisce la propria media e CV % sul QCI calcolati da Dicocare e il proprio risultato VEQ Careggi. Vengono calcolati BIAS e errore totale dal GRR. Risultati: I dati preliminari mostrano che la nuvola consente condivisione e confronto puntuale degli indicatori tra laboratori, da cui può scattare un alert precoce per eventuali difformità cui fare seguire una azione correttiva tempestiva. Nel confronto si è verificata la instabilità del controllo liofilo ricostituito fonte di maggiore variabilità: per questo motivo si è ritenuto di modificare l’ accettabilità dell’indicatore ETs, aumentandola. Discussione e conclusioni: Il modello sperimentato si è dimostrato un utile strumento per la costruzione di un unico laboratorio virtuale, con l'obiettivo di una maggiore concordanza dei risultati del test di primo livello in ambito regionale, garanzia di equità di trattamento per il cittadino. Inoltre questa modalità di lavoro, in rete, può essere esportabile anche in altri campi analitici. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 541 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P225 VALUTAZIONE DEL SISTEMA PROTUBE DI INPECO NEL PROCESSO DEL PRELIEVO DI SANGUE F. Tosato, E. Piva, G. Vecchiato, D. Basso, D. Bernardi, L. Billeri, N. Divitofrancesco, M.G. Epifani, P. Fogar, N. Gallo, M.C. Sanzari, M. Varagnolo, M. Plebani P226 GESTIONE DELLE NON CONFORMITÀ DEI PRELIEVI TERRITORIALI: DALLA SEGNALAZIONE AL MIGLIORAMENTO S. Schiavon, L. Zardo, L. De Valentin, R. Turrini, G. Piaserico Dipartimento Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Università di Padova Laboratorio Analisi, Ospedale “San Giacomo” – ULSS 8, Castelfranco V.to (TV) Introduzione: Il sistema ProTube (Inpeco, Lugano, Svizzera) garantisce la tracciabilità del processo del prelievo attraverso la completa automazione delle fasi effettuata per singolo paziente, in particolare: identificazione del paziente con tessera sanitaria e/o codice specifico di accettazione, visualizzazione su tablet della tipologia di provette per test prescritti, etichettatura delle provette e check-out. Metodi: ProTube è stato valutato per 20 settimane nel Centro Prelievi dell’UOC di Medicina di Laboratorio di Padova, in 2 ambulatori dedicati a pazienti pediatrici e con età maggiore di 70 anni. I dispositivi sono di ridotte dimensioni e permettono con efficacia funzionale di organizzare ogni fase per singolo paziente in ciascun punto di prelievo. Sono stati analizzati: i dati di gestione del flusso, i tempi del processo, la prevenzione e la gestione degli errori e degli eventi avversi. Risultati: ProTube ha consentito di completare correttamente il processo del prelievo per 5588 pazienti con etichettatura di 16804 provette. I tempi del processo non sono stati significativamente superiori ai sistemi precedenti. Con ProTube per i prelievi pediatrici la media ±DS è stata di 3.21±1.13 minuti rispetto a 3.37±1.19, mentre per i prelievi nei pazienti >70a., la media con ProTube è stata di 2.47±0.38 minuti rispetto a 2.31±0.57. La gestione del singolo paziente con ProTube permette i seguenti vantaggi: identità inequivocabile del paziente con conseguente abbattimento degli errori d’identificazione; abbattimento degli errori di tipologia di provette per l’associazione con i test richiesti e il checkout a fine prelievo; corretta apposizione dell’etichetta sul 100% delle provette, rilevata in precedenza nell’86% delle provette, garantendo l’ispezione del livello di riempimento. Nel periodo di valutazione, gli interventi tecnici sono stati 7, dovuti a problematiche di riconoscimento di specifiche tipologie di provette. Conclusioni: Il sistema ProTube costituisce una valida soluzione per la corretta gestione del processo del prelievo, nel rispetto delle raccomandazioni SIBioCSIMeL e degli standard internazionali definiti da Joint Commission, WHO, IHE, CLSI, ISO. Plebani M, Sciacovelli L, Aita A, et al. Quality indicators to detect pre-analytical errors in laboratory testing. Clin Chim Acta 2014;432:44-8. Gli errori nella fase di accettazione ed esecuzione del prelievo rappresentano la maggior parte degli errori di laboratorio e aumentano nei punti prelievo extraospedalieri, dove la formazione del personale e il monitoraggio delle performance è più difficile. L’esigenza di gestire al meglio i pazienti sul territorio dell'ULLS n.8 ha portato alla messa a punto di un sistema di segnalazione rapida delle non conformità (NC) dei campioni di questi pazienti. Le NC che comportano la necessità di ripetere il prelievo, vengono riportate in referto e segnalate in giornata, via mail, al referente del punto prelievo, consentendo un richiamo veloce del paziente. Scopo del lavoro è vedere quali sono le NC riscontrate e la loro frequenza monitorandone l’andamento nel tempo. Sono stati elaborati i dati relativi alle NC segnalate da luglio 2011 a maggio 2014 e riguardanti i 7 Centri Prelievo Territoriali (CPT), i 2 Servizi Cure Domiciliari di Castelfranco V.to e di Montebelluna (SCD-CFV e SCDMB) e le 11 Case di Riposo (CDR): data di rilevamento, tipologia di provetta affetta da NC e natura della NC. L'attività di prelievo per ogni servizio si è mantenuta costante nel tempo. Sono state segnalate in totale 471 non conformità, col seguente andamento semestrale dal 2011 al 2014: 57, 85, 125, 94, 64, 46. Le NC riguardano 204 provette tappo azzurro (43,4%), 258 tappo lilla (54,6%) e 9 di altro tipo (2,0%). Il tipo di NC riscontrate sono state: campione coagulato 184 (39,0%), campione insufficiente 153 (31,8%), provetta errata 75 (15,9%), campione non pervenuto 51 (10,8%), errore di accettazione 8 (1,7%), altro 4 (0,8%). L'analisi nel tempo delle NC dimostra, dopo un iniziale aumento dei casi, una stabilizzazione e quindi una progressiva diminuzione di segnalazioni che riguarda tutti i servizi e tutte le tipologie di NC: Asolo -12,5%, Crespano del Grappa -11,7%, Giavera -29,2%, Pederobba -32,8%, Riese Pio X -14,3%, Valdobiadene -5,8%, Vedelago -23,8%, SCD -13,3%, CDR -15,6%. La segnalazione rapida delle NC al territorio, oltre a consentire una più rapida disponibilità del dato necessario alla gestione della terapia, ha portato a una maggior attenzione da parte degli operatori nella gestione del prelievo con la conseguente riduzione degli errori in questa fase del processo analitico. 542 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P227 I COSTI DELLA QUALITÀ 1 1 1 1 F.B. Ronchi , S. Caria , G. Demuro , G.B. Scrocco , G. 2 Serra 1 Laboratorio Unico Logico, Servizio di Patologia Clinica, Dip.dei Servizi, P.O. San Gavino M.le, ASL Sanluri (CA), Italia 2 Dip. Scienze Biomediche, Patologia Clinica, Università degli Studi di Cagliari, Italia Introduzione: È opinione comune che la qualità richieda un aumento delle risorse. Le linee guida SIBioC del 2009, pur nel tentativo di ridurre il gap tra efficacia ed efficienza, affermano che “il controllo di qualità (CQ) comporta un dispendio economico di non poco conto per esami eseguiti e tempo dedicato”. Il percorso intrapreso dal Laboratorio Unico Logico (LUL) dimostra che l’utilizzo appropriato del CQ permette di limitare le spese. Metodi: Il LUL utilizza CQ Bio-Rad gestiti dal programma UNITY Interlaboratory Program, Bio-Rad, Laboratories. La valutazione qualitativa dei risultati giornalieri è effettuata tramite confronto interlaboratorio del Controllo Qualità Allargato (CQA) che permette la verifica del mantenimento dei traguardi analitici d’imprecisione e di errore totale basati sulla variabilità biologica/analitica. Risultati: Il percorso intrapreso, iniziato nel 2011, si è concretizzato in tre azioni: 1. Appropriatezza della richiesta; 2. Gestione adeguata del CQA; 3. Riorganizzazione delle attività. Per effetto delle tre azioni, il costo medio/test si è ridotto, a parità di numero (n.) di esami eseguiti, da 3,5 € nel 2010 (anno in cui non erano applicate le tre azioni) a 2,4 € nel 2013. Considerando i soli esami immunometrici, l’azione 1 ha portato ad una riduzione del n. test (-9842) con un risparmio/anno di 35.706 €. L’azione 2 ha permesso di ridurre il n. delle calibrazioni (-615) e degli esami ripetuti (-2080) con una valorizzazione/anno pari a 23.071 €. Idem per le attività di chimica clinica (risparmio 14.877 €) per un totale, nell’intero settore, di 37.948 € che si aggiunge a una minore necessità di personale tecnico (-0,8 unità FTE) con risparmio di 32.000 €. Conclusioni: Per effetto della gestione adeguata del CQA, nel settore di immunometria e biochimica, si è ottenuto un risparmio nel 2013 pari a 69.948 €. È consuetudine che, in molti laboratori, l’attendibilità del risultato sia garantita da ripetizioni esami, calibrazioni e sostituzioni reattivi non necessari. L’utilizzo appropriato del CQA ha modificato, nel LUL, l’approccio culturale favorendo la riduzione degli sprechi e delle operazioni non necessarie e permettendo di raggiungere, nel contempo, obiettivi di efficacia (attendibilità) e di efficienza (risparmio economico). P228 ACCURATEZZA ED ERRORI CASUALI DI ALCUNI TEST IMMUNOLOGICI SU PIATTAFORMA SIEMENS AD ALTA AUTOMAZIONE B. Salvadori, A. Finizio , M. Pellegrini, M. Tonelli, F. Martone, A. Ognibene, S. Rapi Laboratorio Generale, Azienda OspedalieroUniversitaria Careggi, Firenze Introduzione: Una attenta analisi delle caratteristiche e delle prestazioni dei sistemi analitici e la stima degli errori casuali nel flusso di lavoro è un target estremamente significativo per la valutazione delle performance del singolo laboratorio. Alla fine del 2013 è stata implementata nel Laboratorio Generale dell’Ospedale Careggi di Firenze una piattaforma ad alta automazione fornita da Siemens Healthcare Diagnostics USA, che gestisce 4 analizzatori Dimension Vista 1500, e 2 Advia Centaur XP. Scopo di questo studio è stata la stima degli errori casuali e dell’accuratezza del sistema analitico secondo le nostre condizioni operative. Materiali e metodi: Per raggiungere lo scopo dello studio sono stati selezionati alcuni dei più importanti test immunometrici eseguiti sui Dimension VISTA (Troponina I, TSH, hCG) ed investigati preferenzialmente i range analiticamente più significativi (troponina 0.04–0.1 ug/ L; TSH, 0.005-0.3; hCG 1 – 50 mUI/mL). Dopo aver predisposto e controllato gli strumenti secondo le normali procedure operative, sono stati selezionati alcuni campioni biologici già refertati ed ancora conservati nel magazzino refrigerato del sistema (T=4-8°C, tempo conservazione <24 h), ed è stata richiesta la ripetizione di un test su uno strumento diverso da quello utilizzato per il primo dosaggio. Le differenze sono state analizzate utilizzando il metodo di Bland Altman considerando significativa la variazione >/= 10% dal valore medio delle due ripetizioni. Il numero di campioni inclusi nello studio risulta quindi legato al numero di strumenti utilizzati giornalmente per l’esecuzione del lavoro (4, 3 e 2 strumenti rispettivamente per Troponina, TSH e hCG). Risultati: Sono state effettuate complessivamente 730 ripetizioni e sono emersi 23 errori casuali (3.15%). La distribuzione degli errori è risultata significativamente diversa nei tre metodi: Trop 12 su 330 (3.6%), TSH 10 su 240 (4.2%) e 1 su 160 per hCG (0.62%) (p <0.01). Non sono stati osservati bias tra gli strumenti. Discussione. L’incidenza degli errori casuali nel flusso di lavoro quotidiano è significativa anche per sistemi ad alta automazione. L’utilizzo di campioni biologici sembra essere uno strumento valido per il monitoraggio della precisione inter-strumentale e delle prestazioni generali del sistema. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 543 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P229 RIDUZIONE DEI TEMPI DI ATTESA AI CENTRI PRELIEVI ATTRAVERSO UN SERVIZIO CLOUD PER LA PRENOTAZIONE DELLA CHIAMATA ALLO SPORTELLO A. Bevilacqua, A. Paternoster, A. Tomasini, U. Pizzolato, B. Faresin, E. Marotto, D. Giavarina Lab. di Biochimica Clinica, Osp. S. Bortolo, Vicenza Introduzione: Nell’ambito delle direttive regionali Venete, molti laboratori hanno da anni eliminato le prenotazioni di accesso, garantendo l’accesso diretto e immediato alle prestazioni. Tale procedura elimina le liste di attesa ma determina sovente lunghe attese nelle sale per ottenere la prestazione. Al fine di migliorare l’organizzazione del servizio di accoglienza è stato implementato un servizio Cloud per la prenotazione degli accessi, che consente agli utenti di prenotare via web la data e l’ora in cui verranno chiamati allo sportello (denominato Zero Coda Lab), con un ritardo massimo di 4 minuti. Abbiamo valutato la riduzione dei tempi di attesa a distanza di un anno dallo star-up. Materiali e Metodi: Il sistema è stato applicato su 4 centri prelievi dell’ULSS n.6 di Vicenza, pari all’85% di tutta l’attività ambulatoriale: Ospedale S. Bortolo (8 sportelli), 147.893 accessi; Struttura Polispecialistica Territoriale - Vicenza - (2 sportelli), 25.991 accessi; Ospedale di Noventa Vicentina (4 sportelli) 44.020 accessi; Ex Ospedale di Sandrigo (3 sportelli), 35.147 accessi, per un totale di circa 253.000 accessi/anno. Attraverso il sistema informativo di chiamata allo sportello (eliminacode) sono stati misurati i tempi dall’emissione del numero alla chiamata, prima dell’introduzione del sistema di prenotazione “cloud” e dopo un anno di esercizio. Risultati: Prima dell’introduzione del sistema i tempi medi di attesa, compresi gli accessi prioritari, erano di 42,6 minuti. Dopo un anno, la prenotazione via web è utilizzata da circa il 40% degli utenti. I tempi medi di attesa, rispetto all’ora prenotata, sono mediamente di 2,5 minuti. I tempi medi di attesa degli utenti non prenotati sono di 30,32 minuti. Nel primo anno di esercizio si sono risparmiate circa 60.000 ore di attesa, (pari a 1/3 del totale), a parità di layout e di risorse. Conclusioni: Il sistema Zero Coda Lab riduce a quasi zero i tempi di attesa per l’accesso agli sportelli dei centri prelievi. La distribuzione ordinata degli arrivi, determinata dagli slots di prenotazione disponibili consente di diminuire drasticamente il sovraffollamento della sala d'attesa, con una riduzione dei tempi anche per i non prenotati, di oltre il 50%. 544 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P230 E’ POSSIBILE LA COLLABORAZIONE TRA LABORATORIO E CONTROLLO DI GESTIONE AZIENDALE? APPLICAZIONE DEL METODO HEALTH ACTIVITY BASED COSTING (HABC) AL LABORATORIO ANALISI 1 1 1 1 N. Jordaney , B. Bernardi , R. Daniele , G. Bonfant , S. 2 2 1 Grumolato , L. Noto , M. Di Benedetto 1 S.C. Analisi Cliniche, Osp. U. Parini, Aosta S.C. Controllo di Gestione, Az. U.S.L. Valle d'Aosta, Aosta 2 L’attuale contesto socio-economico impone l’uso di strumenti per elaborare, analizzare e valutare i costi, soprattutto per confrontarsi con realtà analoghe, anche attraverso la produzione dei costi standard. Per sapere cosa effettivamente accade in una data realtà ospedaliera è indispensabile conoscere il costo realmente sostenuto per una prestazione sanitaria e l’eventuale divario con quello di riferimento. E’ stato costituito un Gruppo di lavoro multidisciplinare (Laboratorio-Controllo di Gestione) per riesaminare tariffario e codifiche, valutare l’appropriatezza economica e prescrittiva, ed agire sull’organizzazione. Si è utilizzato il metodo Health Activity Based Costing (HABC), che collega risorse e risultati con determinanti di costo per attività/prestazione/fattore produttivo. Tappe dello studio: 1-analisi organizzativa per settori, con suddivisione delle prestazioni per grado di automazione e livello di urgenza. 2-associazione settore/prestazione/ fattori produttivi (personale, attrezzature e materiale). 3inserimento dei parametri nel programma HealthCare Performance Costing. 4-calcolo, per ogni prestazione, di Costi Specifici, tempi di lavoro delle figure professionali e Costi Pieni (comprensivi di Costi Comuni Aziendali). Risultati: analisi del risultato economico specifico (differenza tra il Tariffato, derivante dalla valorizzazione definita a livello regionale, e il Costo Pieno); il Tariffato Totale copre il totale dei Costi Specifici e parte dei Costi Comuni. Esempi (valori medi/settore): Urgenze 20,5% del numero totale di esami, Tariffato 18,5%, Costo Pieno 25,6% (servizio H24); Ematologia 6,4%, Tariffato 6,0%, Costo Pieno 6,8%; Chimica Clinica 52,3%, Tariffato 27,9%, Costo Pieno 20,3%. Grazie alla collaborazione tra le figure del Gruppo, sono stati analizzati la copertura dei costi totali rispetto alla tariffa, i costi di attrezzature/ materiali, la distribuzione delle risorse nella struttura. Abbiamo così riorganizzato l’attività in funzione dei dati ottenuti, ponendo le basi per estendere il lavoro alle altre strutture del Dipartimento. Auspichiamo che la metodologia sia adottata da altri laboratori per effettuare un benchmarking. Burnett L, Wilson R, Pfeffer S, et al. Benchmarking in pathology: development of an activity-based costing model. Pathology 2012;44:644-53. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P231 L'IMPATTO DI VINCOLI ALLE RICHIESTE DI LABORATORIO NELL'ATTUALE SCENARIO ECONOMICO P232 THE NEW PERKINELMER’S HB DELFIA IMMUNOASSAY FOR FAST AND RELIABLE NEWBORN SCREENING OF SICKLE CELL DISEASE F. Martinelli, M. Lucchiari, S. Incerdona, G. Mengozzi C. Ialongo , R. Colletti , L. Vestri , J. Alessandroni , I. 1 1 Antonozzi , P. Ialongo Laboratorio di Biochimica Clinica "Baldi & Riberi" ospedale Molinette, Città della Salute e delle Scienza di Torino. Introduzione: Nel 2011 la Spesa Sanitaria Pubblica italiana ammontava a circa 112 miliardi di euro, pari al 7,1 % del PIL nazionale. Tale sistema rende intollerabile l'uso inappropriato di procedure diagnostiche. Il 70% delle diagnosi mediche dipende da esami di laboratorio. Ciononostante, percentuali rilevanti (20-40%) di esami sono richiesti senza motivazione e senza utilità. Le motivazioni che conducono all'abuso dei test diagnostici sono molteplici: interesse industrie, disinformazione su caratteristiche dei test, insistenza del paziente(Consumerismo), sottovalutazione costi reali per l‘Azienda, eccesso di prudenza del medico per tutelarsi(Medicina difensiva). Scopo del lavoro: L’obiettivo di questo lavoro è valutare la riduzione dei costi diretti del laboratorio e quelli di ribaltamento sugli altri centri di costo con la riduzione del numero di esami di laboratorio richiesti attraverso l'utilizzo del software Prometeo (NoemaLife S.p.a.) che prevede l'impostazione di Vincoli o Gating-rules alla prenotazione di test di laboratorio. Materiali e metodi: Lo studio è di tipo osservazionale: vengono riportati il numero di esami eseguiti presso il Laboratorio durante tutto il 2012 e i relativi costi associati da Tariffario. Successivamente, in modo retrospettivo, con l'applicazione dei Vincoli ai test già richiesti nel 2012, verrà quantificato il numero e il costo degli esami che possono essere risparmiati. Il Numero di esami inappropriati estrapolati dal database a nostra disposizione è stato moltiplicato X la Tariffa corrispondente al test, ottenendo così il totale dei costi dovuti ai test richiesti inappropriatamente. Per questo motivo abbiamo creato 4 diversi tipi di avviso suddividendo i vincoli in base a : Ridondanza nel dosaggio dell'analita legata all'invarianza nel tempo (MRI: Minimum Re-testing Interval), Associazioni errate di 2 o più test all'interno della stessa richiesta del paziente, Età del paziente, Sesso del paziente. Da questi calcoli sono stati esclusi reparti come trapianti, urologie, oncologie, neurologie che per motivi clinici posso scavalcare i vincoli. Risultati: Il numero totale delle richieste esaminate è di 965.290 di cui 241.794 (25% ) erano inappropriate, il che riconduce ad uno spreco di 1.115.628 euro tra materiale sanitario e personale di laboratorio mal allocato. 2 1 1 3 1 Dep. of Experimental Medicine, University of Rome "Sapienza", Rome 2 Dep. of Laboratory Medicine, University of Rome "Tor Vergata", Rome 3 IRCCS San Raffaele - Pisana, Rome Background: Sickle cell disease (SCD) is the most common inherited blood disorder affecting approximately one out of every 500 newborns. In Italy its incidence is increasing due to migration from Africa, Middle East and Asia. Subject affected by SCD are susceptible to infections (S. Pneumoniae) and to spleen infarction, thus all newborns resulting positive at the screening should be started on prophylactic penicillin as early as possible. In times of spending revue, we have decided to test limitedly expensive but highly efficient test to screen the newborns in Latium Aim: this study is aimed to test the new PerkinElmer ‘s HbS immunoassay based on the analytical Delfia platform to carry on a fast and reliable newborn screening on dried blood spot (DBS) Materials and methods: A total number of 4,950 neonatal DBSs were tested. For each sample, calculating the A to S haemoglobins ratio according to the individual percentage results. If the ratio was <1, then the sample was recognized as being SCD positive. Conversely, if the ratio was >4, the sample was reported to be normal. For all those samples were HbA% was considerably low even in absence of a clear HbS signature, the test was repeated for further confirmation. In some cases, a high HbA/ HbS ration was given by the presence of some common variants (namely HbC or HbD), even in absence of HbS. Control samples were FA, FAS and FSS haemoglobins respectively. Results: Of the 4950 DBSs tested, 13 were reported to be SCD carriers (FAS phenotype). These results were fully confirmed by the PerkinElmer IEF Resolve testing, with neither false positive nor false negative. Discussion and conclusions: Delfia platform is accredited to produce an output of 1 sample each 4 minutes, which results in a total throughput of more than 400 samples in an overnight run (5 microplates of 96 wells). If we consider that the platform also integrates the Wallac DBS Puncher, which automates the punching and recording of the IDI number and position of each DBS tested, then we can consider it as a suitable solution for a high throughput routine. Furthermore, given that the system can ensures the same analytical performances as the reference method (no false positives or negatives), then we can say that such diagnostic solution is fully compliant with the requirements of a screening procedure. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 545 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P233 PROCEDURA INTERDIPARTIMENTALE PER L'ESECUZIONE DELL'ANALISI CELLULARE DEL LIQUIDO DI LAVAGGIO BRONCOALVEOLARE 1 2 2 1 R. Pajola , R. Di Gaetano , B. Callegari , E. Daddio , M. 2 1 2 De Benedetto , F. Sicurella , G. Tagariello , G. 1 Piaserico 1 Lab. Analisi, Osp. San Giacomo, Castelfranco Veneto (TV) 2 Centro Trasfusionale e di Immunologia, Osp. San Giacomo, Castelfranco Veneto (TV) L'analisi cellulare del BAL (liquido di lavaggio broncoalveolare) supporta la diagnosi di molte patologie polmonari. Nell’ULSS 8 il prelievo per BAL è eseguito in due presidi (Castelfranco e Montebelluna), mentre l'analisi cellulare è svolta in Unità differenti con sede a Castelfranco (la conta cellulare totale e differenziata in Laboratorio Analisi, lo studio citofluorimetrico al Centro Trasfusionale). Tale situazione, visto le numerose variabili preanalitiche, determinava campioni spesso inadeguati. Per limitare le cause di errore e facilitare l'integrazione di un test eseguito in sedi diverse, è stata proposta una procedura interdipartimentale con indicazioni sulla gestione del campione dalla raccolta al referto in ottemperanza alle linee guida IFCC. La stesura della procedura ha richiesto più audit delle Unità coinvolte per valutare le esigenze e organizzazioni di ogni reparto e per pianificare le diverse fasi di esecuzione del test. E' stato proposto un apposito modulo da compilare con sospetto diagnostico, dati anamnestici, ora, volumi e sede. Sono stati fissati giorni e orari di esecuzione, modalità e tempi di trasporto e definita una refertazione unica. Dal periodo di transizione ad oggi sono stati analizzati 54 BAL, dei quali 25 dopo emissione della procedura, la quale ha ridotto i campioni pervenuti senza informazioni da 86% (25/29) a 8% (2/25), ha contenuto i tempi di trasporto e ha azzerato il 34% (11/29) dei BAL non completamente adeguati all'analisi. La procedura ha determinato una maggiore adeguatezza facilitando la conservazione della cellularità con riduzione dei debris, la precisione nella conta totale e microscopica, l'allestimento di vetrini più consoni alla valutazione di anomalie e di cellule contaminanti, la definizione del rapporto fra le popolazioni, il mantenimento di elementi cellulari meno resistenti, una più proficua valutazione citofluorimetrica per conservata espressione antigenica. La sinergia tra Unità e la collaborazione dei pneumologi hanno portato a maggiore standardizzazione del campionamento, alla riduzione di campioni inadeguati, alla riduzione dei tempi e modi di esecuzione e validazione, ad approfondimenti diagnostici sulla base dei dati clinici e alla realizzazione di un referto unico dipartimentale più completo ed efficace. 546 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P234 IL LABORATORIO DI PATOLOGIA CLINICA E GLI ESAMI IN URGENZA. UN TREND IN CONTINUO AUMENTO B. Palma, G. Candido, N. Colasanto, V. De Simone, G. Madonia Laboratorio di Patologia Clinica Ospedale Civico A.R.N.A.S. Civico-Di Cristina - Palermo Introduction: Clinical Pathology Laboratory (CPL) Ospedale Civico, A.R.N.A.S. Civico-Di Cristina Palermo performed in the course of 2013 2,274,513 assays, with a total of 228946 hits. Assays carried out under "Urgency" were 998428 (44% of the total). Our data show a steady increase in requests for urgency. Methods: We conducted a survey of workflows in urgency reached in March 2014, in order to better evaluate our activity related to the Daily Time Bands. Results: Data highlight a significant increase in requests for urgency with a trend of increase estimated +20.2%. The greatest number of exams per Time Bands has been detected in the 20:00 to 8:00 Time Band: 1380 tests (42.6%). Then the 8:00 to 14:00 Time Band: 1122 tests (34.7%). Slightly below the 14:00 to 20:00 Time Band: 734 tests (22.7%). Conclusions: Our data showed a significant increase in “Urgency” requests. This increase, however, does not seem to fully attributable to clinical-diagnostic-therapeutic reasons. The excessive use of the laboratory in urgency can certainly be content with a better organization of the departments, with a more rigorous demands of an urgency and with a significant increase in the reversal of costs for urgent requests to departments that require urgency. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P235 DOWN SINDROME PRENATAL SCREENING GUIDELINES 1 1 1 E. Pavanello , D. Dall'Amico , V. Guaraldo , E. 1 2 2 2 Muccinelli , E. Viora , I. Dusini , V. Ruggeri 1 Laboratorio Screening Prenatale e Neonatale, AOU Citta della Salute e della Scienza, Torino 2 Centro di Ecografia e Diagnosi Prenatale, AOU Citta della Salute e della Scienza, Torino The guideline (printed on Biochimica clinica, 2011, vol. 35, n. 3 -229) formulated by SIBioC, ELAS (European Ligand Assay Society), AOGOI (Italian OBGYN Association) and SIEOG (Italian OBGYN Ultrasound Society) reviewed the options available for non-invasive screening and made recommendations for patients and health care workers. Piedmont applied guidelines and introduced in 2009 the “Pregnancy Agenda”. All the samples of pregnant women of Piedmont and Aosta Valley are proceeded in our centre on the basis of a defined procedure reported in a specified document. This paper reports the results obtained from 2007 to 2012. The data were obtained from 3 sources: regional flows of specialistic activity outpatient, delivery assistance certificates (CEDAP) and clinical audits produced from our screening center. They were divided in two threeyears period, with approximately the same number of birth (around 107,000 birth each). We analyzed the effects of the introduction of a defined procedure. In the second three-year period we found an increased number of women who underwent prenatal screening, with better awareness in the choice of the test and an enhancement of the integrated test. We also improved the enrolment of foreign and elder women. The management of the whole procedure, also reporting performances audits with pregnancies outcomes, allowed the laboratory to enhance best performance tests (integrated test) and to improve their effectiveness. We propose here an example of upgrade with the active participation of the laboratory staff which is involved non only in the analytical test, but also in the management of the whole procedure. P236 REORGANIZATION, RATIONALIZATION, RECONVERSIONS, PLAIN OF REENTRY, CLINICAL GUIDELINE, APPROPRIATENESS, SANITARY CONSUMERISM: WHICH ROLE AND ASSIGNMENT FOR THE MODERN MEDICINE OF LABORATORY? M. D'Amora, G. Gentile Asl Napoli 3 Sud in this job it is faced in the order: 1-a synthesis of the most meaningful aspects in theme of sanitary politics of Italy reported to the last decade, 2- some reflections on the relationship question and offer of the sanitary performances with a particular attention to the diagnostic one of laboratory, 3- the examination of the process of improvement of the "Clinical Governance" with the necessary share of the Medicine of Laboratory 4- finally discusses some role of a scientific society, the Italian Society of Clinical Biochemistry and Biology Molecular Clinic (SIBioC), in the analyzed context. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 547 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P237 POEMS SYNDROME: HEAVY LIGHT CHAINS VS FREE LIGHT CHAINS MEASUREMENTS 1 1 1 1 M. Seguso , K. Proko , D. Ciubotaru , S. Altinier , M. 1 1 2 1 Varagnolo , M. Zaninotto , F. Adami , M. Plebani 1 Dept. of Laboratory Medicine, University-Hospital, Padova 2 Dept. of Medicine, Hematology Unit, University of Padova Background: POEMS syndrome is a rare paraneoplastic, multisystemic, plasma cell dyscrasia characterized by polyneuropathy, organomegaly, endocrinopathy, skin changes and monoclonal gammopathy. Most patients have been reported to have high serum free light chains (sFLC) concentrations but a normal sFLC ratio (sFLCR) (Katzmann et al, Clin Chem 2009). HevyLite (HLC) is a new method that allows separated quantification of the kappa- and lambda- bounded levels of the six isotype-specific immunoglobulins. In this study HLC and sFLC provided by Binding Site were measured on BNII nephelometer. Case 1: A 54 years old man was diagnosed as myeloma multiple IgA lambda and POEMS syndrome. He was treated with the standard chemotherapy, having an initial remission followed by a relapse two years later. Then radiation and chemotherapy were started with just a partial remission followed by autologous transplant. Five months later biochemical markers and PET/TC total body evidenced a complete remission. During this period 14 serum samples were collected to measure sFLC and HLC. All the results of the sFLCR were within the reference range: 0,15-3,35. The abnormal values of the serum HLC ratio (HLCR) re-entered the normal range (IgA k/l: 0,8-2,04) four months after the therapy was started and continued to be normal until the therapy was stopped. The subsequent relapse was indicated by abnormal HLCR (0,26) several months before the clinical worsening. After the autologous transplant the HLCR returned to the normal range. Case 2: A 49 years old woman was diagnosed as POEMS syndrome with amyloidosis AL, which resulted in a severe cardiomyopathy condition excluding autologous transplant. She was treated with standard chemotherapy for a year resulting in a partial remission. During this period 10 serum samples were collected to measure sFLC and HLC. All the results of the sFLCR were within the reference range, whereas the HLCR was abnormal before the therapy and re-entered the normal range six months after, reflecting the disease course. Currently, the HLCR continues to be normal and the patient is asymptomatic. Conclusions: The sHLCR may provide additional informations to assess residual disease, allowing detection of relapse earlier than clinical status in patients with POEMS syndrome. 548 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P238 ANTICORPI ANTI-HMGCOA REDUTTASI: MARCATORI PER LA MIOPATIA AUTOIMMUNE NECROTIZZANTE INDOTTA DA STATINE 1 1 2 M.G. Giudizi , R. Biagiotti , E. Vivarelli , D. 3 2 4 1 Cammelli , A. Ferraro , M. Mahler , F. Almerigogna 1 Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università di Firenze 2 Scuola di Specializzazione di Allergologia e Immunologia Clinica, Università di Firenze 3 SOD Immunoallergologia - DAI Biomedicina, AOU Careggi Firenze 4 Inova Diagnostics Inc, San Diego CA - USA Introduzione: E’ noto che l’assunzione di statine può provocare la comparsa di miopatie (1) ma solo recentemente è stata descritta la Miopatia autoimmune necrotizzante associata a statine (MANAS). Questa malattia è caratterizzata a livello istologico da estesa mionecrosi con scarso infiltrato flogistico e da autoanticorpi anti-3-idrossi-3-metil-glutaril-CoA (HMGCoA) reduttasi. Caso clinico: Un uomo di 76 anni, con anamnesi positiva per adenocarcinoma del colon, glaucoma bilaterale, diabete mellito tipo II ed ipertensione, è giunto alla nostra osservazione per comparsa di marcata astenia e mialgie ai muscoli prossimali degli arti con fascicolazioni diffuse, associate ad incremento dei marcatori di danno muscolare. Il paziente assumeva atorvastatina da 6 anni per dislipidemia. Risultati: Nonostante la sospensione dell’atorvastatina dopo il rilievo di segni e sintomi di danno muscolare, gli enzimi muscolari rimanevano elevati (CPK>2000 U/L). L’elettromiografia dei quattro arti documentava miosite in fase di attività. La biopsia muscolare mostrava marcata sofferenza muscolare di natura infiammatoria ad impronta necrotizzante. L’immunofluorescenza su Hep2 rilevava modesta fluorescenza citoplasmatica, con negatività a livello nucleare. Negative tutte le specificità autoanticorpali studiate, ad eccezione degli anticorpi antiHMGCoA reduttasi. La tipizzazione HLA documentava l’allele HLA-DRB1*11, che presenta associazione con la patologia. Il paziente è stato trattato con glicocorticoidi, methotrexate e immunoglobuline per via endovenosa con buona risposta clinica. Conclusioni: La diagnosi di MANAS è supportata dalla comparsa del quadro dopo anni di terapia con atorvastatina (in letteratura esposizione media di alcuni anni), dalla mancata regressione dopo sospensione del farmaco, dall’istologia e dalla presenza di anticorpi antiHMGCoA reduttasi e dell’allele HLA DRB1*11. 1. Mohassel P, Mammen AL. The spectrum of statin myopathy. Curr Opin Rheumatol 2013;25:747-52. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P239 USEFULNESS OF THE HEVYLITE ASSAY IN DIAGNOSIS AND FOLLOW UP OF AN AL AMYLOIDOSIS PATIENT WITH BICLONAL GAMMOPATHY 1 1 1 2 P240 “LOW-COST” REMOVAL OF FREE LIGHT CHAINS IN CHRONIC RENAL DIALYSIS PATIENTS: POLIMETHYL METHACRYLATE (PMMA) VS. HAEMOFILTRATION WITH ENDOGENOUS REINFUSION (ONLINE HFR) V. Valentini , F. Lavatelli , P. Milani , T. Bosoni , L. 2 2 2 1 Pirolini , F. Li Bergolis , G. Sarais , G. Palladini , G. 1 Merlini P. Parisi , M. Sarma , R. Mancini , P. Selva , E. 2 2 3 2 Hoxha , G. Donati , A. Marchetti , G. La Manna 1 1 Introduction: AL amyloidosis patients often have small monoclonal components (MCs), difficult to quantify by densitometry. IgA are most problematic, due to anodic migration and masking under ß-zone proteins. Hevylite assays separately quantify the different light chain types of each immunoglobulin class and infer clonality from their ratio. We evaluated the usefulness of Hevylite to quantify the MCs, at diagnosis and during follow up, in an AL amyloidosis patient with a biclonal gammopathy. Patient and methods: A 50-year-old woman was referred to the Pavia Amyloidosis Center due to suspicion of cardiac amyloidosis. Amyloid deposits were demonstrated by Congo red staining on subcutaneous fat and typed by immuno-electron microscopy (IEM). Serum MCs were characterized, at diagnosis and during followup, through protein electrophoresis and immunofixation (SPE-IFE), quantification of free light chains (FLC, Freelite assay) and Hevylite assay. Results: Amyloid deposits were typed as λ by IEM. Echocardiography was suggestive for amyloid deposition and cardiac biomarkers were elevated (NT-proBNP 17408 ng/L, cTnI 0.342 ng/mL). IFE identified a small IgGλ band in γ region and an IgAλ one in ß2, not quantifiable at SPE. Lambda FLC (26 mg/L) were within the normal range, with abnormal κ/λ ratio (0.19). Hevylite assay showed increased IgGλ (7.49 g/L) with abnormal IgGκ/ IgGλ ratio (0.26). IgAλ were also elevated (8.45 g/L), with abnormal IgAκ/IgAλ ratio (0.02). After two cycles of CyBorD treatment, λ FLC persisted within normal range (21.8 mg/L), with normalization of κ/λ ratio. Cardiac response was documented by NT-proBNP decrease (8007 ng/L). A 27% decrease in IgGλ (5.46 g/L, IgGκ/IgGλ 0.39) and a 56% in IgAλ concentration (3.74 g/L; IgAκ/IgAλ 0.09) were documented by Hevylite. Conclusions: Hevylite assay was the only mean to quantify the monoclonal components in this AL amyloidosis patient with biclonal gammopathy. In particular, it allowed assessment of treatment hematological response, which would not be measurable by free light chain quantification. This case shows the usefulness of Hevylite in the clinical setting, expecially emphasized in case of IgA-type MCs. Introduction: Removal of κ and λ free light chains (FLC), regardless of their monoclonality, is one of the objectives in patients with chronic renal insufficiency in order to reduce intoxication by medium molecules and to improve patient inflammation condition.1 Aim of the study: To compare the PMMA filter (Toray 26 euro per filter) vs. the online HFR technique (Bellco – 64 euro per filter) in FLC removal in 16 chronic dialysis patients. Materials and methods: criteria for the inclusion of patients in the study are an abnormal electroforetic pattern in region of gamma-globulin zone and dosable FLC in serum.Type of study: randomised crossover (A and B groups).3 dialysis sessions a week for 4 weeks (12 sessions). Group A: 2 weeks of dialysis with PMMA filter followed by 2 weeks of dialysis with HFR filter. Group B: 2 weeks of dialysis with HFR filter, followed by 2 weeks of dialysis with PMMA filter. Dialyses n.5 and n.11: FLC dosing at the beginning, 120', end of dialysis Amyloidosis Research and Treatment Center, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italy and Department of Molecular Medicine, University of Pavia, Italy 2 Clinical Chemistry Laboratories, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italy 1 1 1 1 Central Laboratory, S.Orsola Malpighi University Hospital, Bologna 2 Nephrology, Dialysis and Transplanation Unit, Dep. of Experimental, Diagnostic and Specialty Medicine, S.Orsola Malpighi University Hospital, Bologna 3 Dep. of Medicine and Public Health, Bologna University TM (Freelite , The Binding Site – Instrument: IMMAGE Beckman Coulter). Results: 11 of 16 treated patients presented polyclonal FLC while the other 5 presented monoclonal FLC. The depuration effeciency of the 2 filters on the tested molecules seems to be comparable and no significant differences have been found between online HFR and PMMA among time 0' and time 240'. On the opposite, the values of FLC result more decreased by PMMA filter among time 0’ and time 120’, with the possibility to increase the depuration capacity of each dialysis session by the replacement with a new PMMA filter at 2nd hour. Furthermore, no loss of albumine has been observed with any of the 2 filters used. Conclusions: Patients in chronic dialysis with increase of FLC independently of their monoclonality, have been studied for the removal of FLC in few retrospective studies. The crossover randomisation design preceded by a wash out stage permits to ascribe completely the results at the 2 filters. The comparison of the 2 filters shows comparable depuration capabilities, with early depuration effect of PMMA filter. 1. Lamy T, Henri P, Lobbedez T, et al. Comparison between On-Line High-Efficiency hemodiafiltration and Conventional High-Flux Hemodialysis for Polyclonal Free Light Chain Removal. Blood Purif 2014;37:93-8. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 549 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P241 Ig-FREE LIGHT CHAINS KAPPA-INDUCED DYSFIBRINOGENEMIA: A CASE REPORT 1 1 1 P242 EARLY ASSESSMENT OF MULTIPLE MYELOMA RELAPSE WITH THE HEVYLITE™ ASSAY 2 M. Martelloni , L. Caponi , A. Paolicchi , N. Cecconi , M. 2 Petrini 1 S.D. Laboratorio di Patologia Clinica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana 2 U.O. Ematologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana Despite several disease are associated with free-light (FLC) chains deposition in human tissues, only few cases are described of human disease dependent on the specific binding activity of monoclonal FLC (Dear A et Al. Acquired dysfibrinogenemia caused by monoclonal production of immunoglobulin λ light chain. Haematologica 2007;92:e111-e117). A 65-year old, male patient, with prolonged thrombin time (TT ratio >5.0), activated partial thromboplastin time (42 sec) prothrombin time (16.4 sec) and undetectable functional fibrinogen was admitted to the Hemathology Clinic of the University Hospital of Pisa. After excluding all potential causes of acquired dysfibrinogenemia we performed immunofixation of serum and plasma samples: while serum did not show detectable monoclonal bands, immunofixation of plasma revealed the presence of FLCk co-migrating with fibrinogen. The serum FLC-k levels (24.3 mg/dL) were far lower than plasma levels (203 mg/dL), thus suggesting that most of the Ig-FLC were bound to fibrinogen and remained associated to fibrin after clotting. Only the FLC purified from the patient, but not from a group of 20 patients with multiple myeloma, inhibited the functional fibrinogen assay on a control plasma pool, thus confirming their role in inhibiting fibrinogen polymerization. The hypothesis that the light chain may interfere with the active sites of fibrinogen necessary for the binding with platelets, were excluded because the patient showed the absence of hemorrhagic manifestations and a normal platelet function documented by the aggregation test. Bone marrow biopsy showed monoclonal plasma cells with k light chains. The patient was diagnosed with MGUS-k. After two courses of dexamethasone (20 mg/day for 4 days repeated after 15 days), the level of FLC-k decreased and coagulation tests except for thrombin time, normalized. Studies are ongoing to verify at which level the FLC-k may interfere with polymerization phase. 550 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 G. Di Noto, L. Paolini, D. Ricotta Dept. Molecular and Translational Medicine, University of Brescia A 60-years-old woman was admitted in the Hemathology ward. The diagnosis was IIIA IgAK multiple myeloma (MM) with a bone plasmocytoma in D9. After 4 cycles of chemotherapy (Vincristin, Doxorubicine, Dexamethasone) and autologous bone marrow transplantation MM completely remitted. After 2 years the patient presented lower back pain. Serum and urine immunofixation showed the presence of an IgAK monoclonal component (MC). MC quantification was not possible due to its migration in the β region of serum protein electrophoresis (SPE) densitogram. IgA nephelometric measurement (IgAtot) was out of the reference ranges (2710 mg/dL). Serum Freelite assay (FLC) showed a normal k FLC value (k 14.5 mg/L), λ FLC < 0.01 mg/L, so the k/λ FLC ratio was not computable (NQ). In order to to quantify the MC, laboratorists decided to perform the Hevylite IgG and IgA assay. The IgAk/IgAλ ratio was strongly altered (IgAk/IgAλ 184.88) while the IgGk/IgGλ ratio was normal (IgGk/IgGλ 2.32) confirming the presence of an IgAk MC. Hematologists decided to start a new cycle of treatment with bortexomib 1 mg/m2 and dexamethasone 20 mg/day, twice a week. After 2 weeks of treatment the clinical picture did not change with elevated IgAtot (2752 mg/dL), k/λ FLC ratio NQ (k FLC 13.96 g/L, λ FLC< 0.01 mg/L), altered IgAk/IgAλ ratio (IgAk/IgAλ 253.27) and MC migrating in β in SPE. During the following weeks IgAtot decreased (511 mg/ dL), k/λ FLC ratio normalized (k/λ FLC ratio 1.63) and only IgAk/IgAλ ratio remained altered (IgAk/IgAλ 48.89, IgAk 9.04 g/L, IgAλ 0.185 g/L). After the third and forth cycle of therapy, according to IgAtot (IgAtot 89 mg/dL, 43 mg/dL) and k/λ FLC ratio (k/λ FLC ratio 1.53, 1.60), the clone seems to respond to treatments and only the IgAk/ IgAλ ratio highlighted the suspect of therapy resistance (IgAk/IgAλ ratio 2.38, 2.04). At the end of the fifth cycle of chemotherapy this suspect was confirmed because all monitored parameters increased again (IgAtot 511 mg/dL, k/λ FLC ratio 2.31, IgAk/IgAλ 24.49) and clinicians decided to re-discuss the therapeutic approach. In conclusion the Hevylite assay helped laboratorists to quantify the MC during all therapy process. This value and the IgAk/IgAλ ratio helped hematologists to monitor the MC response to therapy being the only parameter that constantly pointed out a therapy resistance. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P243 CARATTERIZZAZIONE CLINICA E MOLECOLARE DI UNA PAZIENTE CON DELEZIONE 18q22.1-q23 DE NOVO 1 1 2 P244 MONITORAGGIO CON IL TEST FREELITE DI UN CASO ALTAMENTE AGGRESSIVO DI MIELOMA MULTIPLO MICROMOLECOLARE LAMBDA CON AMILOIDOSI ASSOCIATA B. Mancuso , M. Miraglia , R. Camodeca , D. 2 1 1 1 Sperlì , M. Vitiritti , C. De Rosa , S. Vaccarella F. Abud Mussad , A. Pascarella , D. Ferrante , M. Arini 1 1 UOC Laboratorio Analisi Cliniche, Biomolecolari e Genetica, A.O. di Cosenza 2 UOC Pediatria Questo è il caso di una bambina di 14 mesi di vita che presenta ritardo di crescita, ritardo psicomotorio, ipotonia, ipermetropia e anteriorizzazione dell’ano. E’ stata eseguita l’analisi del cariotipo su coltura di linfociti da sangue periferico che ha evidenziato una monosomia 18q22.1-q23. Per confermare la presenza della delezione e per la ricerca di eventuali altre delezioni/duplicazioni non visibili con la citogenetica convenzionale è stata eseguita l’analisi array-CGH, utilizzando un vetrino Agilent con risoluzione 4*44Kb e come software di analisi il MULTIFUSE della Blugnome. L’analisi array-CGH ha confermato la delezione definendo precisamente l’estensione, la quale è di 12.8 Mb, si estende dalla posizione genomica 63,338,194 a 76,110,994 e comprende 19 geni OMIM. Per definire se la delezione è de novo o ereditata è stato eseguito il cariotipo anche sui genitori della bambina che ha rilevato due cariotipi normali, quindi si tratta di una delezione de novo. La monosomia 18q è una sindrome da delezione da geni contigui, dovuta alla perdita di una porzione del braccio lungo del cromosoma 18. È un’ anomalia autosomica compatibile con la vita che ha un’incidenza stimata di 1 su 40000 nati vivi. Classicamente, i pazienti con tale sindrome presentano ritardo di crescita, microcefalia, ipotonia, dimorfismi facciali, malformazioni genito-urinarie, anomalie neurologiche ed oculari, ritardo dello sviluppo, ritardo mentale, atresia aurale congenita con danni uditivi e anomalie degli arti. La presenza o l’assenza di queste caratteristiche cliniche potrebbe dipendere dall’estensione e dalla posizione della regione deleta. Il grado di severità della sindrome 18q- risulta essere variabile. Questo studio aggiunge preziose informazioni per la correlazione genotipo-fenotipo per la sindrome 18q- e il confronto dei nostri dati con quelli riportati in letteratura contribuisce a delineare la presenza di regioni critiche e quindi l’identificazione di geni candidati responsabili delle diverse manifestazioni fenotipiche. Kline AD, et al. 1993. 1 2 1 1 Lab. Analisi Chimico Cliniche, Osp. dell'Angelo, Mestre Venezia 2 U.O. Ematologia, Osp. dell'Angelo, Mestre Venezia 3 Lab. Analisi Chimico Cliniche, Osp. dell'Angelo, Mestre Venezia 4 Lab. Analisi Chimico Cliniche, Osp. dell'Angelo, Mestre Venezia Una paziente di 43 anni è giunta in osservazione per astenia ingravescente, dispnea, grave anemia e focolai di osteolisi. Ulteriori indagini hanno evidenziato un'elevata proteinuria (33 g/die), una componente monoclonale costituita da catene leggere lambda libere amiloido genetiche e un tessuto midollare completamente sostituito da elementi plasmacellulari atipici, con una ratio freelite di 0,0004(Lambda 8550 mg/L). Gli accertamenti eseguiti hanno permesso di porre la diagnosi di Mieloma multiplo micromolecolare lambda stadio III A. La paziente pur trattata con bortezomid-desametazone presentava progressione di malattia con Freelite in aumento (Lambda 23.000). Le Freelite sono state decisive per il passaggio alla terapia di seconda linea (DT-PACE) e la pianificazione di autotrapianto con staminali. Dopo la chemioterapia si è ottenuta una risposta parziale (protenuria 9 g/die, Lambda libere 4500 mg/L e plasmacellule midollari intorno al 30%). La prima mobilizzazione non ha ottenuto cellule in quantità sufficiente, possibile solo dopo due ulteriori mobilizzazioni. La rivalutazione post trapianto ha dimostrato un quadro di remissione con risposta stringente completa con Freelite normalizzate quindi si decide per una terapia di mantenimento con Lenalidomide. Vista la giovane età e l'elevata aggressività della malattia è stata eseguita la tipizzazione HLA dei fratelli che non sono risultati compatibili, pertanto è stata avviata la ricerca di un donatore da registro presso il centro trapianti di Vicenza che ha dato esito positivo. Dopo 2 mesi le Freelite evidenziano una ratio normale. Dopo 1 anno viene eseguito con successo il trapianto allogenico di cellule staminali da donatore non familiare (MUD) HLA compatibile. In conclusione l'esame Freelite aiuta i laboratoristi a confermare il sospetto di Mieloma e i clinici a definire la migliore terapia e il monitoraggio del decorso della malattia. A differenza della proteinuria, che si è mantenuta su valori modicamente alterati, il normalizzarsi dell'esame Freelite in linea con l'Immunofissazione sierica e urinaria (negative per componenti mono e oligoclonali) ha permesso di stabilire un quadro di remissione con risposta completa stringente. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 551 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P245 SERUM AND CSF ANALYSIS OF IMMUMOGLOBULINS AND FREE LIGHT CHAINS (FLC) IN A PATIENT WITH A NEW DISCOVERED AUTOINFLAMMATORY DISEASE TREATED WITH STERIODS AND TOCILIZUMAB 1 1 2 1 A. Rizzo , F.L. Sciacca , E. Salsano , M. Lazzaroni , D. 2 1 Pareyson , G. Bernardi 1 U.O. Lab. di Patologia Clinica e Genetica Medica, Fondazione IRCCS INN Besta, Milano 2 U.O. Neurologia VIII, Fondazione IRCCS INN Besta, Milano We recently reported a case of a young patient with a new phenotype that sheds light on the emerging field of the auto-inflammatory syndromes (Salsano et al, 2013). Although the aetiology is yet undetermined, a selective IL6 overproduction occurs in serum and CSF. Disease is characterized by meningitis, progressive hearing loss, persistently raised inflammatory markers and diffuse leukoencephalopathy on brain MRI. Syndrome is characterized by anaemia, hyperleukocytosis, elevated VES and PCR, repeat CSF studies showed fluctuating pleocytosis, increased Albumin ratio, high IgG indices, fluctuating oligoclonal bands. Main marker was persistent increase in IL6 levels in CSF and serum, but no increase in IL1-beta and TNF-alpha. Sequencing of IL6 gene and its promoter region, array-CGH, total-body 18FDGPET, were negative. Search for mutations in genes associated with interleukin-1-pathway demonstrated a novel NLRP3 mutation and a previously described MEFV mutation, but their combination was found to be nonpathogenic. In vitro IL-6 production from monocytes suggest that the deregulation of IL-6 occurs primarily in CNS. We observed a marked clinical improvement using Tocilizumab, a IL6-receptor targeting drug. As Tocilizumab is blocked by blood brain barrier, neurological symptoms were slightly reduced. Under treatment serum levels of VES and PCR turned to normal values, serum IL-6 concentration significantly increased, serum immunoglobulin decreased. CFS Albumin ratio decreased, IgG Indices became normal, oligoclonal bands disappeared, IL-6 level remained very high. Serum and CSF Kappa and Lambda FLC were measured. Before treatment we found normal serum Kappa FLC, low serum Lambda FLC levels with high K/L ratio, in absence of monoclonal gammapathy. In CSF we found very high Kappa and Lambda indices, confirming CSF inflammation. After treatment serum FLC dramatically fall down near to undetectable values. CSF FLC values were reduced, but FLC indices remained very high, confirming persistent CSF inflammation. This is the first report on Tocilizumab and Prednisone treatment effects in serum and CSF FLC parameters: as suggested by this case report FLC measurement both in serum and CSF may be a very useful marker both for diagnosis and therapeutic drug monitoring. 552 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P246 FREELITE ASSAY SOLVED A PUZZLING DIAGNOSIS OF NONSECRETORY MULTIPLE MYELOMA: A CASE REPORT 1 2 1 1 C. Caprioli , F. Malberti , A. Rambaldi , M. Galli 1 U.O. Ematologia, Ospedale Papa Giovanni XXIII, Bergamo 2 U.O. Nefrologia e Dialisi, A.O. Istituti Ospitalieri, Cremona The serum immunoglobulin free light chain (FLC) Freelite assay (Binding Site) measures levels of free κ and λ chains by immunonephelometry and has undoubtedly exhibited clinical utility in the management of plasma cell (PC) disorders. In fact, it has been shown to improve sensitivity at screening, to assess prognosis and treatment response, and to monitor residual disease in oligo-nonsecretory Multiple Myeloma (MM) [1]. However, the test has both technical and economic limitations because of potential fluctuations in reproducibility and additional costs, impacting on the actual cost-effectiveness in clinical practice. For these reasons, its use should be carefully weighted and limited to defined clinical situations. We describe a case in which Freelite assay was used to reach a correct diagnosis of nonsecretory MM in a patient who presented with severe renal failure (serum creatinine 2.9 mg/dl, creatinine clearance 22.8 ml/min) and hypogammaglobulinemia (IgA 20, IgG 279 and IgM 7 mg/dl) of uncertain origin. A PC disorder was suspected, but a preliminary screening showed neither measurable monoclonal protein in serum nor Bence Jones proteinuria and the bone marrow biopsy revealed 15% monoclonal κ PC proliferation without amyloid deposition detectable by Congo red staining. On these bases, a diagnosis of MM according to IMWG criteria could not be reached. Meanwhile, a kidney biopsy was performed, revealing a histological picture of focal segmental glomerulosclerosis along with monoclonal κ PC involvement of the renal interstitium. Therefore, Freelite assay was used, which demonstrated an abnormal FLC ratio (7.38) in serum with an involved κ chain of 172 mg/L. This solved the diagnostic uncertainty and allowed to conclude for nonsecretory MM. Moreover, Freelite determination provided a baseline value for subsequent evaluation of IMWG Response Criteria, overall response rate and progression free survival upon initiation of treatment. In conclusion, Freelite assay confirms its powerful role in difficult diagnostic processes of PC disorders. 1. Dispenzieri A, Kyle R, Merlini G, et al. International Myeloma Working Group guidelines for serum-free light chain analysis in multiple myeloma and related disorders. Leukemia 2009;23:215–24. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P247 PARAGANGLIOMA VESCICALE DI TIPO FAMILIARE SECERNENTE NORADRENALINA 1 1 2 A. Calcinari , A.M. Gambini , G. Giacchetti , M. 1 Tocchini 1 Lab. Analisi Osp. Riuniti Ancona Clinica di Endocrinologia e malattie del metabolismo, Osp. Riuniti Ancona 2 Paziente di 24 anni con crisi ipertensiva (220/120 Hg) associata a cefalea,sudorazione giunge al pronto soccorso.Gli esami richiesti sono stati: emocromo, funzionalità renale, ed epatica, metabolismo glico-lipidico, elettroliti sierici, PTH e calcitonina risultati nella norma; cromogranina, catecolamine urinarie e plasmatiche patologiche. Il paziente viene ricoverato presso la clinica di endocrinologia. All’anamnesi risulta che il paziente è stato sottoposto ad intervento chirurgico all’età di 7 anni per paraganglioma vescicale. Anamnesi familiare: 2 fratelli e la mamma in buona salute, padre con pregresso infarto del miocardio e familiarità per malattie cardiovascolari, la linea materna presenta uno zio affetto da paraganglioma carotideo non secernente. Il paziente è stato sottoposto ad esami strumentali: RMN collo torace addome e a scintigrafia ossea. I risultati della RMN, della scintigrafia ossea, il monitoraggio delle catecolamine plasmatiche e urinarie e delle metanefrine urinarie hanno portato alla diagnosi di paraganglioma vescicale, con localizzazioni multiple, di tipo familiare secernente noradrenalina. Il 10-50% dei casi di paragangliomi del capo e del collo e circa il 10% dei feocromocitomi hanno una storia familiare positiva. Il paziente e suoi familiari sono stati quindi sottoposti ad analisi genetica e presentavano una mutazione a carico del gene della SDH di tipo B, forma che viene trasmessa come difetto autosomico dominante a penetranza incompleta con imprinting materno. Le concentrazioni delle catecolamine urinarie prima dell’introduzione della terapia erano: norepinefrina 2021 mcg/24h; epinefrina 18 mcg/24h; dopamina 322.2 mcg/24h. Il paziente è sottoposto da subito a terapia con doxazosina, metoprololo e somatostatina Sono state determinate le concentrazioni delle catecolamine plasmatiche ed urinarie e delle metanefrine urinarie periodicamente (più frequentemente nel primo anno di osservazione e più raramente negli anni successivi). Le concentrazioni della norepinefrina urinaria (927.3±570.6 mgc/24h), della norepinefrina plasmatica (6750.7±3136 pg/ml) e della normetanefrina urinaria (2358.3±2415.3 mcg/24h) continuano ad essere altamente patologiche, nonostante una diminuzione del 54% della norepinefrina. Le condizioni del paziente sono soddisfacenti. P248 ALTERED FREE LIGHT CHAIN LEVEL AND RATIO PREDICTED THE RELAPSE AFTER AUTOLOGOUS STEM CELL TRANSPLANTATION: A CASE REPORT 1 1 1 C. Ferraris Fusarini , F. de Liso , I. Silvani , R. 1 2 1 Maiavacca , F.G. Rossi , E. Torresani 1 Lab. of Clinical Chemistry and Microbiology, Fondazione IRCCS Ca' Granda Osp. Maggiore Policlinico, Milano 2 Div. of Hematology 1/CTMO, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Osp. Maggiore Policlinico, Milano Serum free light chain (FLC) measurement can be used for diagnosis and management of plasma cells disorder, according to International Myeloma Working Group (IMWG) guidelines. We present a case of a 53 years-old woman diagnosed for λ light chain myeloma in 2011. She arrived at our department with the following clinical history: diffuse bone pain with lytic lesions evidenced by total body XRay; hematological evaluation highlighted anemia (Hb 9.4 g/dL) and polyclonal immunoglobulin depression; urinary assay showed λ Bence Jones proteinuria (BJP) along with massive 24h proteinuria (13 g). After several investigations such as backbone RMN, bone marrow aspirate (25% plasma cells, PC) and biochemical assessment (immunofixation (IF): monoclonal free λ chain; FLC k: 20.12 mg/L and FLC λ: 5582 mg/ L; turbidimetric method, Freelite ™, The Binding Site Ltd, Birmingham, UK) clinicians diagnosed lambda light chain myeloma III stage based on international staging system. She was submitted to chemotherapy (Velcade, Thalidomide and Desametasone, VTD) and, after CD34+ collection, to autologous stem cell transplantation (SCT). After SCT, total body X-Ray and backbone RMN showed no worsening; bone marrow aspirate: <5% plasma cells; serum analysis normalized (IF: negative; FLC k: 10 mg/L, FLC λ: 5.37 mg/L, FLC k/λ ratio: 1.86 [reference interval 0.26-1.65]; BJP: negative; 24h proteinuria: 0.14 g). According to IMWG criteria, the treatment lead to a near complete response (nCR). After nine months without bone lesions progression and relevant hematological alterations, FLC λ began to increase (28.94 mg/L) even if FLC ratio (0.44) was still within reference interval; then FLC ratio altered too (FLC k: 8.27 mg/L, FLC λ: 177.22 mg/L, FLC k/λ ratio: 0.04) with BJP still negative and 24h proteinuria of 0.22 g. Three months later, also λ BJP became positive together with glomerular and tubular proteinuria and an increase of 24h proteinuria (1.59 g). Based on these results new bone marrow evaluation was conducted (14% PC) and confirmed the relapse and the necessity of a new therapy. In this case report serum FLC level and its ratio were the first altered parameters predicting the relapse and lead clinician to carry out further investigations. Jenner E. Serum free light chains in clinical laboratory diagnostics. Clin Chim Acta 2014;427:15-20. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 553 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P249 ULTRASOUND IMAGING IN DIAGNOSIS OF SPLANCHNIC VENOUS THROMBOSIS AND SPLENIC INFARCTION IN A PATIENT WITH POLYCYTEMIA VERA P250 ATYPICAL PRESENTATION OF MULTIPLE MYELOMA IN YOUNG MAN WHO PRESENTED WITH NEPHROTIC SYNDROME DUE ONLY TO URINARY LIGHT CHAINS V. Russo L. de Galasso , T.V. Ranalli , M.T. Muratore , C. 4 5 1 Meschini , M. Montanaro , S. Feriozzi Dipartimento di Ematologia, A.O.U. Federico II, Napoli Introduction: Polycytemia vera (PV) is a myeloproliferative disorder that result from an acquired mutation of a single hematopoietic stem cell. The JAK2 V617F somatic mutation is the molecular marker most frequently detected and its presence excludes secondary polycytemia, according revision of the current WHO diagnostic criteria for PV. Thrombotic complications are the major cause of morbidity and mortality as splanchnic venous thrombosis in PV. Abdominal B-mode ultrasound (US) may showe the presence of hypoechoic lesions. Color doppler US may show an area with no blood supply, but CT scan is the diagnostic method wich has the highest sensitivity and specificity in these cases. Case: A 67-year-old man had been treated with hydroxyurea for 5 years because of a diagnosis of Polycytemia Vera (PV) before admission to our hospital for abdominal pain and severe erythrocytosis (Hb 19,5 g/dL). Bone marrow aspirate showed increased number of erythrocytes with dysplastic features, dysmegakaryopoiesis, no ringed sideroblast was observed; polymerase chain reaction (PCR) was positive for JAK2 V617F mutation. An abdominal B-mode US detected the presence of 2,3x4,1 cm hypoechoic lesion showing a roughly triangular shape with the base facing the splenic capsule. Color doppler US showed an area with no blood supply. CT scan confirmed a splanchnic venous thrombosis with splenic infarction. Discussion: Splanchnic venous thrombosis and splenic infarction is one of the leading causes of morbidity and mortality in patient with PV. The incidence of splenic infarction is 9,7%; infarction is caused by occlusion of the splenic vein thrombosis of the splenic sinusoids. Splenic infarction normally causes pain of varying intensity in the left upper quadrant. Abdominal B-mode ultrasound (US) may showe the presence of hypoechoic lesions. Color doppler US may show an area with no blood supply, but CT scan is the diagnostic method wich has the highest sensitivity and specificity in these cases. 554 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 1 2 3 1 U.O. Nefrologia e Dialisi, Osp. Belcolle, Viterbo U.O. Anatomia Patologica, Osp. Belcolle, Viterbo 3 U.O. Medicina di laboratorio, Osp. Belcolle, Viterbo 4 U.O. Medicina Interna, Osp. Civita Catellana 5 U.O. Ematologia, Osp. Belcolle, Viterbo 2 A previously healthy, 37-year-old man was admitted to our nephrology unit for worsening of serum creatinine and nephrotic proteinuria. Two weeks before he was admitted to hospital for asthenia, progressive slimming and chest pain with dyspnea. At hospital admission laboratory results revealed neutrophilic leucocytosis and elevated infiammatory tests, haemoglobin 12 g/dL, normal renal function and electrolytes, low serum proteins and albumin. Serum protein electrophoresis demonstrated hypogammaglobulinemia and a monoclonal component within the β-globulin band; quantification yielded decreased IgG, IgA and IgM. Urinalysis was significant for 1+ proteinuria. Pleural and pericardial effusions were detected. Serological tests for immunological and infective causes of pleuropericarditis were all negative. An empiric antibiotic therapy was started, followed by antiinflammatory drugs with no clinical improvement. At time of the presentation in nephrology ward his serum creatinine was 1,55 mg/dL and the spot urine protein/ creatinine ratio was 4.4 grams per day. A diagnosis of nephrotic proteinuria was made, and the patient underwent a renal biopsy. It unexpectedly revealed a cast nephropathy: numerous eosinophilic, fractured tubular casts, surrounded by macrophages and multinucleated giant cells were present within distal tubules. At immunofluorescence investigation there was not any deposition of immunoglobulins, complement components and light chains in the glomeruli. A positive staining for λlight chain was present on tubular casts. Serum immunofixation confirmed the presence of a IgG-λ type monoclonal component, serum light chain assay (Freelite®) revealed λ-light chain at 504 mg/dL. Urinalysis showed the presence of selective proteinuria and urine immunoelectrophoresis showed λ-light chain excretion of 5.4 g/day. At bone marrow aspirate there was 42% of atypical plasma cells. A diagnosis of IgG-λ multiple myeloma (MM) was made and chemotherapy was started. We describe an atypical presentation of MM in a young man. Renal biopsy, performed for unexplained renal disease, and serum and urinary light chain assay allowed the diagnosis of multiple myeloma. Wirk B. Renal failure in multiple myeloma: a medical emergency. Bone Marrow Transplant 2011;46:771-83. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P251 MONITORAGGIO DELLA RISPOSTA ALLA TERAPIA IN UNA PAZIENTE CON MIELOMA MICROMOLECOLARE CON IPOGAMMAGLOBULINEMIA E IMMUNOFISSAZIONE NEGATIVA 1 1 1 2 L. Bani , C. Salemi , C. Sarto , P. Brambilla 1 Servizio Universitario di Medicina di Laboratorio, A. O. di Desio e Vimercate, Desio (MB) 2 Dip. di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano – Bicocca, Monza (MB) Introduzione: Tra le gammopatie monoclonali, caratterizzate da proliferazione plasmacellulare nel midollo osseo con produzione di un solo tipo di immunoglobuline (CM - componente monoclonale) si annovera il Mieloma Micromolecolare (MM micro, 4% di tutti i casi di MM). Difficilmente diagnosticabile negli stadi iniziali per mancanza di sintomi e per negatività di alcuni parametri ematochimici, è caratterizzato da plasmacellule che producono un solo tipo di catene leggere (κ o λ), rilevabili con ricerca di proteine di Bence-Jones (BJ) nelle urine e con dosaggio delle catene leggere libere nel siero (sFLC) (1). In questo report descriviamo un caso di MM micro seguito nel tempo con dosaggio di sFLC. Case Report: In una donna di 84 anni ad un primo riscontro nel 1999 sono state rilevate: anemia microcitica e ipogammaglobulinemia (4,8 g/dL – IgG 388 mg/ dL, IgA 37 mg/dL, IgM 18 mg/dL), assenza di CM, immunofissazione negativa nel siero ma presenza di proteina di Bence-Jones costituita da catene leggere di tipo k che ha consentito la diagnosi di MM micro stadio IA. Dall’Ottobre 2011 è stato eseguito periodicamente il dosaggio delle sFLC. Nel Giugno 2013 la paziente ha iniziato un primo ciclo terapeutico con Alkeran e Deltacortene a seguito del peggioramento dei parametri ematochimici e all’aumento della concentrazione della sFLC coinvolta k (k 1000,5 mg/ L; λ 2,61 mg/L; k-λ 997,9 mg/L; k/λ 383,36). La terapia è stata sospesa per pancitopenia e ripresa a Marzo 2014 con nuovi farmaci (Revlimid e Desametasone) che hanno prodotto la riduzione delle catene leggere k a 44,9 mg/dL pari al 5% della concentrazione prima della terapia (2). Conclusioni: L’introduzione del dosaggio delle FLC e il calcolo della loro differenza κ-λ, in una paziente con componente monoclonale non dosabile con elettroforesi del siero, ha permesso all’ematologo di monitorare nel tempo la risposta alla terapia. 1. Derelli E, Donati E, Martinazzoli F, et al. Contributo del laboratorio alla diagnosi dimieloma micromolecolare. Descrizione di 5 casi. Quad Sclavo Diagn 1984;20:171. 2. Bradwell AR, Carr-Smith HD, Mead GP, et al. Serum Test For assessment of patients with Bence Jones myeloma. Lancet 2003;361:489-91. P252 EVALUATION OF SERUM FREE LIGHT CHAINS TM KAPPA AND LAMBDA BY THE FREELITE ASSAY: A CASE REPORT 1 2 1 R. Caracciolo , G. Di Cara , M.D. Scimone , G. 1 1 2 Cassata , R. Mangiapane , I. Pucci-Minafra 1 La Maddalena Hospital, Palermo, Italy Centro di Oncobiologia Sperimentale, La Maddalena Hospital, Palermo, Italy 2 The serum immunoglobulin free light chains (sFLC) represent useful serological markers for the diagnosis and the follow-up of Multiple Myeloma and other monoclonal gammopathies. Increased serological concentrations of monoclonal FLC are associated with increased levels of plasma cell proliferation. The dosage sFLC allows overcoming the limitations of the classical determinations on serum (higher sensitivity compared to assay of total proteins) and urine (poor patient compliance to the 24-hours urine collection and traceability of these proteins in the urine in advancedstage disease). The Freelite® kit (The Binding Site) is utilized to perform the quick and accurate turbidimetric quantification of the kappa and lambda FLC in serum. The present case report shows the results of the monitoring of a subject affected by MM carried out during the therapy, for which the Freelite™ determination of sFLC was fundamental. Indeed the detection of the serum proteins by the classical protein electrophoresis (SPE) and the immunofixation electrophoresis (IFE) did not allow the comprehensive evaluation of clinical parameters necessary for the diagnosis. The results of the latest assessments revealed the significant reduction of the concentration of κ chains (0.62 mg/L, Normal Range:3.3-19.4 mg/L) and the remarkable increase of the λ chains (1815.00 mg/L, NR: 5.71-26.9), with the κ/#λ ratio equal to zero (NR: 0.26-1.65). These findings confirmed the presence of a monoclonal component type λ (although slightly visible in the electrophoretic pattern) and were coherent with the hematologic determinations, previously performed on serum samples of the same patient. The integrated assessment of biochemical data and anamnesis performed by the onco-hematologist resulted in a diagnosis of "Multiple myeloma without mention of remission". On the basis of the diagnosis, the hospitalization of the patient was predisposed, in order to perform an accurate re-evaluation of the disease. In conclusion, the turbidimetry-based Freelite® assay has been proved, to date, be a useful tool for the determination of sFLC and therefore for the rapid and accurate assessment of the hematological profiles related to multiple myeloma, both in the diagnostic phase and in the monitoring of 'clinical evolution of the above mentioned pathology. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 555 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P253 SINDROME EMOFAGOCITICA IN CORSO DI MORBO DI STILL 1 1 1 1 M. Ruscio , V. Moretti , N. Franzolini , E. Fumolo , L. 1 Perale 1 Dipartimento Diagnostico e Strumentale, Ospedale di San Daniele del Friuli (Ud) 2 Dipartimento di Medicina Ospedale di San Daniele del Friuli (Ud) 3 Dipartimento di Medicina Ospedale di San Daniele del Friuli (Ud) 4 Dipartimento di Medicina Ospedale di San Daniele del Friuli (Ud) 5 Dipartimento di Medicina Ospedale di San Daniele del Friuli (Ud) Introduzione: La linfoistiocitosi emofagocitica è una sindrome iperinfiammatoria potenzialmente fatale caratterizzata da febbre, epatosplenomegalia e citopenia. E’ frequentemente associata all’artrite idiopatica giovanile, può presentarsi o come manifestazione d’esordio di una malattia reumatica misconosciuta o come complicanza di una malattia autoimmune nota. Caso clinico: donna di 33 anni con febbre da 3 giorni, diarrea e vomito. In Pronto Soccorso ipotesa e tachicardica. In anamnesi storia di episodi di febbre non meglio inquadrati da 15 anni con rilievo da 5 anni di splenomegalia. Agli esami di laboratorio leucocitosi neutrofila, anemia normocitica, piastrinopenia, incremento della PCR e della procalcitonina, rialzo della creatinina. Inizialmente nel sospetto di uno stato settico a partenza addominale si avviavano terapia antibiotica, supporto inotropo e idratazione. Il quadro clinico peggiorava. Comparivano successivamente eritema fugace e sierosite. Gli esami colturali erano negativi. L’evoluzione del quadro clinico ha consentito di porre diagnosi di morbo di Still complicato da sindrome emofagocitica e di avviare la terapia steroidea, con notevole miglioramento delle condizioni della paziente. Conclusioni: La sindrome emofagocitica è spesso un’entità clinica sottodiagnosticata, che può compromettere la prognosi del paziente. La presentazione clinica può essere difficilmente distinguibile dai sintomi delle malattie reumatiche. Il trigger infettivo dovrebbe sempre essere accuratamente ricercato e un trattamento antibiotico iniziato in caso di evidenza di infezione. 556 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P254 OCULO-FACIO-CARDIO-DENTAL SYNDROME (OFCDS): IDENTIFICATION OF A DELETION IN THE BCOR AND OTC GENES USING ARRAY COMPARATIVE GENOMIC HYBRIDIZATION IN A FEMALE CHILD 1 1 2 C. Fabbricatore , B. Lombardo , I. Caliendo , C. 1 1 3 4 Munno , L. Pastore , I. Franzese , G. Franzese , M. 2 3 Ergoli , C. Di Stefano 1 Ceinge-Biotecnologie Avanzate, Dip.di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università degli Sudi di Napoli “Federico II”, Naples, Italy 2 U.O.D. Diagnostica Ematologica, P.O. “Umberto I", Nocera Inferiore, Italy 3 U.O. Terapia Intensiva Neonatale P.O.“Umberto I", Nocera Inferiore, Italy 4 Dip.di Pediatria, Università degli Studi “Magna Grecia”, Catanzaro, Italy Background: Oculo-facio-cardio-dental syndrome (OFCDS) is an uncommon syndrome characterized by microphthalmia, congenital cataracts, facial dysmorphic features, congenital heart defects and dental anomalies. OFCD syndrome is an X-linked dominant trait, and it might be lethal in males. The syndrome is usually caused by mutations in the BCOR (BCL6 co-repressor) gene, which maps to Xp11.4 region. Clinical Report: We described a female child with a mild phenotype of OFCDS. She was born at term after a pregnancy characterized by ecografic features of right lens thickening and right heart dilatation. She had congenital anomalies, right mycrophtalmia and secondary cataract, DIA Type OS, restrictive muscular DIV, mild PDA and persistent left superior vena cava. Also she showed dismorhic features. Methods and Results: Conventional G-banding karyotype analysis, performed on amniotic fluid sample,was normal 46,XX. Array-comparative genomic hybridization (a-CGH) analysis revealed a de novo heterozygous deletion in Xp11.4,of approximately 2,3 Mbp, that includes BCOR and OTC (Ornithine Carbamoyl-transferase) genes. The deletion observed was subsequently confirmed by real time-PCR. Moreover, the proband showed a skewed X-chromosome inactivation (XCI) pattern for the X chromosome harboring the alteration in the region Xp11.4. Conclusions: Until now are described sixthy-four cases of OFCDS with missense, nonsense, frameshift and splicing mutations and five cases with deletions in the Xp11.4 region. All these mutations include BCOR gene. In this study, was observed, for the first time, in a female child with a mild phenotype of OFCDS a deletion covering both BCOR and OTC genes. 1. Hilton E, Johnston J, Whalen S. BCOR analysis in patients with OFCD and Lenz microphtalmia syndromes,mental retardation with ocular anomalies, and laterality defects. Eur J of Human Genet 2009;17:1325-35. 2. Hedera P, Gorski JL. Oculo-facio-cardio-dental syndrome: skewed X chromosome inactivation in mother and daughter suggest X-linked dominant inheritance. Am J Med Genet 2003;123A:261-6. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P255 A FALSE POSITIVE CASE OF CARDIAC TROPONIN I IDENTIFIED WITH CK-MB REFLEX TESTING 1 1 2 G. Lippi , R. Aloe , G. Cervellin 1 Unità Operativa Diagnostica Ematochimica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Italy 2 Unità Operativa Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Parma. Background: Although cardiospecific troponins are currently considered the biochemical gold standard for diagnosing myocardial injury, some false positive cases may occur due to the occurrence of a vast array of biological and analytical interference. Methods: We describe here the case of a 77 years old man, who was admitted to the emergency department (ED) with a suspect of acute myocardial infarction (AMI). The patient had suffered since the past 5 days from a moderate chest pain, accentuated by the cough. The results of testing upon admission to the ED revealed a non-diagnostic ECG and a modestly increased value of troponin I (i.e., 310 ng/L; 99th percentile of the reference range: 32 ng/L), measured with Beckman Coulter AccuTni +3. The generation of a diagnostic troponin value in our facility is always accompanied by the measurement of creatine kinase MB (CK-MB) by automatic reflex testing, in order to identify potential false positive cases. In this patient, the result of CK-MB (1.3 µg/L) was comprised within the normal reference range (i.e., <4.0 µg/L). Results: Due to the combination of an increased value of troponin I and non diagnostic results of both ECG and CKMB, the emergency physician contacted the laboratory in the suspect of a biological or analytical interference. Since the presence of hemolysis was excluded, the sample was treated with a heterophilic antibodies blocking reagent (HBR, Scantibodies Laboratory Inc, Santee, CA) and then tested for troponin I along with an untreated sample. The troponin value in the untreated sample was confirmed (i.e., 320 ng/L), whereas that in the HBR-treated specimen decreased to 20 ng/L, and thereby lower than the 99th percentile of the reference range. Conclusions: Heterophilic antibodies are relatively frequent causes of interference in immunoassays, including troponin I testing. The final clinical diagnosis of our patient was bronchitis. In our facility, the systematic implementation of CK-MB reflex testing in troponinpositive samples was proven to be a reliable means to promptly identify this interference and safeguard patient safety. P256 AN UNUSUAL CASE OF HYPONATREMIA AND HYPOKALEMIA IN THE EMERGENCY DEPARTEMENT 1 2 1 R. Aloe , G. Cervellin , G. Lippi 1 Laboratory of Clinical Chemistry and Hematology, Academic Hospital of Parma, Parma, Italy 2 Emergency Department, Academic Hospital of Parma, Parma, Italy Background: Hyponatremia and hypokalemia are medical emergencies that are frequently observed in patients admitted to the emergency department (ED). The prompt recognition of these conditions is as vital as the identification of the underlining cause. Methods: We describe here the case of a man in therapy with warfarin for atrial fibrillation, admitted to the ED with a severe gluteal haemorrhage. The results of laboratory testing upon admission revealed a dramatically elevated prothrombin time-international normalized ratio (PT-INR) of 29.8, a concomitantly increased value of activated partial thromboplastin time (APTT, 8.7, ratio), anemia, decreased glomerular filtration rate (GFR, 30 ml/min/1.73m2), along with values of serum sodium (60 mmol/L) and serum potassium (1.3 mmol/L) that were clearly incompatible with the clinical condition. Results: After consultation with the emergency physician, a second blood sample was collected 90 min after the former (both drawn in 13x100 mm, 5.0 mL BD Vacutainer® SST II Plus serum tubes). In the meanwhile, the patients had received a i.v. injection of vitamin K to restore a safe degree of anticoagulation. The test results on the second sample were almost unchanged, with the exception of a substantial reduction of both INR (3.5) and APTT (1.7), along with normal values of both serum sodium (144 mmol/L) and potassium (3.5 mmol/L). The visual analysis of the former specimen revealed the presence of a feeble clot in serum. The most reliable explanation for this unusual case of hyponatremia and hypokalemia can hence be brought back to partial aspiration of clot by the probe of the ion selective electrode module. This is likely attributable to the fact that the first patient sample was sent to the laboratory immediately after collection, and the severe degree of actual anticoagulation prevented optimal clotting of sample, which instead coagulated after the centrifugation process and with ineffective separation of fibrin clot from serum. Conclusions: Serum samples typically need to clot completely prior to centrifugation and processing. Although it is conventionally recommended that serum tubes should be allowed to clot for not less than 30 min, this time may be insufficient in frankly overcoagulated patients. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 557 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P257 UPPER LIMB HYPOESTHESIA IN A 28 YEARS OLD WOMAN: A POSSIBLE MULTIPLE SCLEROSIS? 1 1 1 2 F. Duranti , M. Pieri , Z. Rossella , F. Buttari , D. 2 1 1 Centonze , S. Bernardini , M. Dessi 1 Department of Experimental Medicine and Surgery, "Tor Vergata" University Hospital, Rome (Italy) 2 Department of Systems Medicine, “Tor Vergata” University Hospital & IRCCS Fondazione Santa Lucia, Rome (Italy) Free Light Chains (FLCs) have been detected in cerebrospinal fluid (CSF) in several Multiple Sclerosis (MS) studies. Although previous reports have shown that kFLCs might be suitable for the detection of intrathecal immunoglobulin synthesis, oligoclonal bands (OCBs) continue to be the gold standard for the diagnosis of intrathecal immunoglobulin synthesis. The recent application of nephelometric assay to determinate FLC in CSF makes it possible the use of this test in clinical routine to support diagnostic procedures in MS. The sensitivity of the nephelometric determination of kFLCs is known to be comparable with that of OCBs, furthermore an even higher sensitivity of kappa light chains compared with OCBs has been recently discussed in MS. We measured kFLCs in CSF and serum, using a nephelometric assay, in a MS patient who underwent lumbar puncture for diagnostic purposes. A healthy 28 years old Italian woman suddenly manifested left upper limb hypoesthesia in October 2012. Blood and urinary analysis were normal. CSF analysis revealed negative IgG index, borderline oligoclonal IgG expression and increased kFLC Index. Magnetic resonance imaging showed a demyelinating leukoencephalopathy without signs of disease activity. She was discharged four days after hospital admission with the diagnosis of clinically isolated syndrome (CIS). Five months later, the patient developed a lower extremity hyposthenia. She repeated brain and spinal cord MRI that showed increased lesion load. The diagnosis of Multiple Sclerosis was made. This case suggests that an altered kFLC Index may improve the accuracy of the current criteria for MS diagnosis (1), especially in CIS, and may be a predictive factor for prognosis. 1. Duranti F, Pieri M, Centonze D, et al. Determination of κFLC and κ Index in cerebrospinal fluid: a valid alternative to assess intrathecal immunoglobulin synthesis. J Neuroimmunol 2013;263:116-20. 558 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P258 A CASE OF SEPTIC SHOCK 1 1 1 1 A. Giacomini , P. Carraro , M. Miolo , H. Afshar , M. 2 2 3 1 Chiesa , C. Maifredini , G. Gagliardi , M. Plebani 1 Department of Laboratory Medicine, ULSS 16 - AOP University of Padova, Italy 2 Emergency Department, S. Antonio Hospital, Padova, Italy 3 Critical Care Unit , S. Antonio Hospital, Padova, Italy Introduction: Septic shock is defined as sepsis induced hypotension despite adequate fluid resuscitation. The time between hypotension onset and the commencement of antimicrobial therapy critically affects patient survival, therefore a quick diagnosis is very important. Clinical case: A 17 year-old male presented at our Emergency Department (ED) after three days of high temperature, mild abdominal pain and vomiting. His background was negative. Asked for risk factors he said that he canoed down a river 12 days before. On examination he was hyperthermic (38.2°C), tachycardic (110 bpm), hypotensive (60/110 mmHg), hypoxic (SatO2 94%), did not have positive fluid balance. Blood tests showed raised CRP (220 mg/L), leukocytosis (12x10.9/ L), low platelet count (115x10.9/L), no coagulation abnormality, elevation of plasma glucose (6.5 mmol/L) and creatinine (117 µmol/L), and abnormal liver function tests (AST 211 U/L, ALT 92 U/L). Positivity for protein, haemoglobin and bilirubin was evident on urinalysis. Chest X-ray was normal. Tests for infectious diseases were requested. Four hours later, blood cultures were taken and broad spectrum antibiotics (cephalosporin +ciprofloxacin) commenced for presumed sepsis. Seven hours after admission, procalcitonin (2.6 µg/L) and acid lactate (3.9 mmol/L) were determined; the patient was then hospitalized. Within a few hours the patient’s condition worsened: hypotension increased despite fluid resuscitation (60/35 mmHg, 120bpm), he was still hypoxic (SatO2 94%) and had developed a "white lung"; renal function also worsened (creatinine 173 µmol/L, contracted urine output) despite treatment with C-PAP, and vancomycin and dopamine being added to therapy. Twenty hours after ED admission the patient was moved to a Critical Care Unit (CCU) where his condition slowly improved. Two days after ED admission a diagnosis of septic shock and severe respiratory distress in anicteric Leptospirosis was made on a serological basis. The patient was discharged from the CCU five days later. Conclusion: This case demonstrates that Laboratory Medicine can contribute to the early diagnosis of septic shock through a multimarker approach, allowing effective antimicrobial therapy. Jones AE, Puskarich MA. The surviving sepsis campaign guidelines 2012: update for emergency physicians. Ann Emerg Med 2014;63:35–47. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P260 PRENATAL DIAGNOSIS OF A CASE OF SMITHLEMLI-OPITZ SYNDROME (SLOS) P259 CYP21A2 GENETICS: WHEN MOLECULAR DIAGNOSIS DOES NOT MEET THE CLINIC 1 2 1 1 1 1 1 C. Paola , R. Aurora , C. Cinzia , C. Alessandra , Z. 1 1 Cecilia , C. Ettore E. Pavanello , D. Dall'Amico , V. Guaraldo , E. 1 2 2 1 Muccinelli , E. Viora , I. Dusini , R. Fiorito 1 Lab. di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma 2 Dip. di Pediatria, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma 1 Congenital adrenal hyperplasia (CAH) is one of the most frequent inborn errors of metabolism and more than 90% of cases are due to 21-hydroxylase deficiency. In families with history of CAH, prenatal genetic diagnosis is offered. We present a case of an infant whose parents were identified to carry severe mutations on the CYP21A2 gene. The fetal DNA analysis, performed in an outside hospital, demonstrated that the fetus (46,XY) carried the paternal p.Q318X mutation and the maternal 655A/C›G mutation. In addition, the genetic laboratory report of paternal grandmother, performed in an another diagnostic center, showed the p.Q318X mutation in heterozygosis with a negative southern blotting for CYP21A2 gene duplication. Based on these analysis, we assumed the fetus affected with salt wasting CAH. However, his clinical presentation at birth was not consistent with the diagnosis since no macrogenitosomia and scrotal hyperpigmentation were observed. In the fourth and eleventh day of life, hormonal and biochemical examinations, including ACTH test, showed results within normal ranges. Based on these clinical data, no therapy was been administered, while diagnosis of classical CAH was questioned: therefore, we decided to perform a new genetic testing on the whole family. MLPA and sequencing analysis showed the CYP21A2 duplication on paternal chromosome with the p.Q318X mutation on CYP21A2 gene downstream of the TNXB gene and a CYP21A2 wild type copy downstream of the TNXA gene. The maternal allele carried the 655A/C›G mutation. The trimodular haplotype, containing two copies of CYP21A2 gene, was detected in the father and most probably was present also in paternal grandmother. The baby was established unaffected and his follow-up was clinically normal. In conclusion, the existence of rare trimodular haplotypes is a condition that must be strongly considered when CAH genetic analysis is offered at prenatal level since the correct molecular diagnosis represents a powerful tool for clinicians who have to make decision regarding therapy administration. Smith-Lemli-Opitz syndrome (SLOS) is a severe malformative autosomal recessive syndrome, resulting from mutations of the 7-dehydro-cholesterol reductase (DHCR7) gene. SLOS prevalence is: 1/20.000-40.000 among Caucasian women (Tint et al. 1994) Mutation in the gene DHCR7 causes SLOS by blocking the conversion of 7-DHC to cholesterol and consequently leading to low tissue content of cholesterol and increased content of 7-DHC. We report here the prenatal diagnosis of a case of SLOS, detected by a low maternal serum concentration of unconjugated estriol (0.14 MoM), elevated levels of 7DHC in the amniotic fluid (>1 mg/dL) and abnormal findings in the ultrasound scans. In the Prenatal Screening SLO risk were 1:2, evaluated with Alpha LMS software, the interpretive software used in antenatal screening for Down’s syndrome, open neural tube defects and pre-eclampsia. The prenatal data were: Karyotype: 46,XY 7-DHC:16.7 mmol/L (n.v.<0.26) Ultrasounds imaging: postaxial polydactyly, genital anomalies with sexual ambiguity Outcome Pregnancy termination at 22 weeks. Autoptic findings Fetus biometry corresponding to 21 week GA (400 gr, BPD 58 mm. Lenght 27 cm) Dysmorphic facial features (small upturned nose, sloping forehead, ipognatia, low-set ears, extra fingers (postaxial polydactyly), 2-3 syndactyly of the toes, genital anomalies with sexual ambiguity, kidneys malformations. Conclusions: Low maternal serum concentrations (<0.35 MoM) of unconjugated estriol (uE3) found during the second trimester serum screening must warrant further investigation, even if the screening test results negative for Down’s syndrome and/or ODTNs. Prenatal diagnosis of SLOS can be made biochemically by testing 7-DHC in the amniotic fluid. Laboratorio screening prenatale e neonatale, AOU Citta della Salute e della Scienza, Torino 2 Centro di Ecografia e Diagnosi Prenatale, AOU Citta della Salute e della Scienza, Torino biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 559 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P261 TWO NOVEL VARIANTS OF THE LPL GENE FOUND IN A YOUNG PATIENT WITH SEVERE HYPERTRIGLYCERIDEMIA 1 2 1 C. Giacobbe , M.D. Di Taranto , A. D'Ettore , M. 3 3 1 Malamisura , R. Auricchio , G. Fortunato 1 CEINGE S.C.a r.l. Advanced Biotechnology, Naples, and Department of Molecular Medicine and Medical Biotechnology, University Federico II, Naples, Italy 2 IRCCS Foundation SDN, Naples, Italy 3 Department of Translational Medical Sciences, Section of Pediatrics, University Federico II, Naples, Italy Introduction: Familial Severe Hypertriglyceridemia (HTG) is a rare autosomal recessive disorder characterized by high plasma levels of triglycerides (TG>10. mmol/L), eruptive xanthomas, lipaemia retinalis and recurrent pancreatitis, with a population prevalence of approximately one in a million. HTG is caused by mutations in five different genes: Lipoprotein lipase (LPL), Apolipoprotein A-V (APOA5), Apolipoprotein C-II (APOC2), Glycosyl-phosphatidyl-inositol-anchored HDLbinding protein (GPIHBP1), and Lipase maturation factor-1 (LMF1) (1) . Case Report: We present a seven-year-old patient, recruited at the Department of Translational Medical Sciences, Section of Pediatrics, University of Naples Federico II, with severe HTG. He had a lipid profile characteristic of the pathology (TG > 23 mmol/L). Following a therapy with ESKIM 1000 on alternate days, the patient shows poor dietary compliance and delayed growth. Methods: After genomic DNA extraction from peripheral blood samples, the LPL, ApoAV, ApoC2, GPIHBP1 and LMF1 genes, were amplified by PCR and directly sequenced. Results and Conclusions: We have found 2 different novel variants, at heterozygous state, in the LPL gene: c.1A>G (p. Met1Val) and c.821T>A (p.Leu274His) in exon 1 and exon 6 respectively. No other mutation was found in ApoAV, ApoC2, GPIHBP1 and the LMF1 genes. The presence of the two new variants was also found in the parents at heterozygous state; in fact the mother shows the variant c.821T>A while the father c.1A>G. The presence of the variant was excluded in 100 chromosomes from healthy subjects. These substitutions are predicted to be a “probably damaging” change, according to the algorithm SIFT, PMut, Poly-Phen2 and Mutation Taster. The assay on the measurement of mass and activity of LPL is being carried out to verify the effect of the mutations on the enzyme LPL. However, we can assume that mutation c.1A>G, affecting the start codon of the protein, has a deleterious effect on its synthesis, whereas the second c.821T>A mutation, that is to be close to the catalytic triad of the enzyme, can somehow alter its function. Genetic diagnosis confirms HTG; the patient will be subjected to a more stringent follow-up especially to prevent the onset of acute pancreatitis. 560 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P262 OVERTREATMENT PER VALORI FALSAMENTE ELEVATI DI CALCITONINA SIERICA C. Autilio, G. Canu, P. Lulli, R. Morelli, C. Zuppi, C. Carrozza Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Policlinico Universitario “A.Gemelli”, Roma Background: La calcitonina sierica (CT) ha un importante valore diagnostico e prognostico nel carcinoma midollare della tiroide (CMT). Sebbene la valutazione della CT sierica ha un’elevata sensibilità per la diagnosi di CMT, presenta una bassa specificità. E’ stato, infatti, dimostrato che solo il 10-40% di tutti i pazienti con elevati livelli di CT associati a nodulo tiroideo, presentano CMT. Inoltre, diversi autori hanno segnalato la presenza di anticorpi eterofili (AE) nel siero di pazienti con elevati livelli di CT. Pertanto, valori elevati devono essere valutati attentamente prima di un qualsiasi approccio terapeutico, considerando che nessun immunodosaggio è completamente libero da interferenze. Metodi: Presentiamo il caso di una donna di 38 anni con noduli tiroidei e ipercalcitoninemia, sottoposta a tiroidectomia totale. Alla diagnosi, la CT è stata dosata su IMMULITE 2000 (Siemens) in due differenti laboratori. Dopo l'intervento chirurgico, è stata rivalutata nei precedenti laboratori e anche nel nostro ospedale su Liaison XL (DiaSorin). Risultati: Prima della tiroidectomia, i valori di CT dosati su IMMULITE erano 843 e 860 pg/mL. L’istologico definitivo è risultato: "tiroide con aspetti isolati e focali di iperplasia nodulare, non associati con CMT ed iperplasia delle cellule C". Nonostante la tiroidectomia, entro un mese dall’intervento, gli alti livelli di CT sono stati riconfermati nei primi due laboratori in due dosaggi consecutivi (910 e 882 pg/mL). Nel nostro laboratorio, invece, la CT della paziente risultava indosabile in due misure consecutive (<3 pg/mL). Conclusioni: Il caso clinico discusso sottolinea l’importanza di una stretta collaborazione tra clinici e laboratoristi, per evitare diagnosi errate e trattamenti inadeguati. Infatti, l’ipercalcitoninemia, causata da un’interferenza nell’immunodosaggio, ha portato ad un’indicazione chirurgica per erronea diagnosi di CMT. In assenza di familiarità e conferma citologica, può essere utile assicurarsi dell’ipercalcitoninemia, ritestando il campione con un kit di un altro produttore. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P263 IDENTIFICAZIONE DI PARZIALE MONOSOMIA 21 IN SEGUITO A SCRENING PRENATALE EFFETTUATO SU PAZIENTE IN TERAPIA CORTISONICA 1 2 3 4 V. Guaraldo , E. Muccinelli , E. Pavanello , I. Dusini 1 Screening Anomalie Cromosomiche, Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Città della Salute, Torino 2 Screening Anomalie Cromosomiche, Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Città della Salute, Torino 3 Screening Anomalie Cromosomiche, Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Città della Salute, Torino 4 Scuola di Specializzazione Ginecologia ed Ostestricia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Torino La paziente di anni 28, affetta da Sclerosi Multipla, giunge alla nostra attenzione per eseguire test integrato. L’anamnesi farmacologica prossima evidenzia l’assunzione di Eutirox, insulina e cortisone a scalare da alcuni giorni. L’elaborazione del test fornisce un rischio per sindrome di Down 1/770, peggiorativo rispetto al rischio età (1/1100), e un estriolo libero al di sotto del cut-off previsto per l’attivazione del protocollo di indagine apposito (0.15 ng/ mL, 0.20 Mom; cut-off 0.35 Mom). In considerazione della pregressa terapia cortisonica, che potrebbe aver soppresso la produzione di estriolo, è stato proposto alla paziente, prima di affrontare una eventuale amniocentesi ai fini di valutazione del dosaggio del 7DHC, di ripetere il prelievo. Contestualmente ci si aspettava anche un miglioramento del rischio, legato all’aumento dell’analita. La ripetizione del prelievo evidenzia un aumento in termini assoluti e di Mom dell’estriolo (0.391 ng/mL, 0.38 Mom), ma anche un aumento del hCG totale, che peggiora il rischio per SD a 1/490. Il risultato interlocutorio del 2° test, ma soprattutto l’ulteriore peggioramento del rischio, ci spingono a proporre alla paziente una consulenza genetica per valutare comunque l’opportunità di una diagnosi invasiva, pur in presenza di un test integrato di basso rischio (cutoff per la SD: 1/350) e di un valore di estriolo libero tornato al di sopra del cut-off. La paziente, avendo compreso il significato statistico del test e in considerazione del suo stato di salute, opta per la diagnosi invasiva. La QF-PCR evidenzia trisomia a carico dei cromosomi del gruppo 21, ma l’analisi citogenetica diagnostica un cariotipo maschile a mosaico con due linee cellulari, una normale e l’altra con delezione parziale del braccio lungo di un cromosoma 21 e conseguente parziale monosomia 21. La successiva consulenza genetica non consente una precisa definizione del quadro clinico associato a tale alterazione citogenetica; la paziente decide pertanto di eseguire ITG. P264 REAL TIME PCR AND DIAGNOSTIC EFFECTIVENESS: A CLINICAL CASE OF MENINGOENCEPHALITIS WITH HERPETIC COINFECTION L. Bianchi, Z. Napoli , S. Donati, R. Giannecchini, F. Santoni, R. Lari Lab. Analisi Chimico-Cliniche e Microbiologiche, Osp. S. Jacopo, Pistoia Background: Diagnosis of meningoencephalitis requires multidisciplinary skills and integration between emergency and routine, with implementation of molecular technologies like Real Time (RT) PCR able to decrease cost/effectiveness ratio (1). Objectives: The choice of this clinical case has the purpose to highlight the importance of a RT-PCR platform in meningoencephalitis diagnosis, in order to increase therapeutic effectiveness, reducing Turn Around Time and increasing sensitivity and specificity of biochemical, serological and bacteriological tests. Methods: A 51 years old patient, previously affected by Burkitt’s lymphoma, arrived to the hospital emergency with high fever (38 °C), headache, mental confusion and vertigo. A mild leukocytosis and neutrophilia was detected, patient was hospitalized and empiric therapy was begun. After 24 h lumbar puncture was performed and cerebrospinal fluid (CSF) was tested for: physicalchemical, stained bacterioscopic (Gram) and cultural exams; virus (Biomérieux) and bacteria (Eurospital; DID) molecular detection. Results: CSF was mild turbid with hypoglycorrhachia (16 mg/dL), high protein level (125 mg/dL), numerous lymphocytes and absence of neutrophils. In serum no EBV IgM were detected. After 48 h of hospitalization EBV (3600 copies/mL) and HHV-6 (1240 copies/mL) were detected in CSF. Patient’s conditions deteriorated with behavioral disorders. After 10 days of corticosteroid therapy patient was discharged. Conclusions: 1) Glycorrhachia and CSF protein level don’t allow discrimination between bacterial and viral meningitis; 2) In cases of viral re-activation no information is provided by serum IgM; 3) RT-PCR is a powerful tool for a rapid and effectiveness diagnosis and quantification of pathogen load allow an appropriate patient’s followup; 3) there is a need of implementation of molecular screening methods like FilmArray to include in emergency regimen and their integration with RT-PCR methods will increase diagnostic effectiveness in meningoencephalitis and sepsis. Bianchi L, Niccolai M, Lencioni P, et al. Clin Chem Lab Med 2010;48:A128. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 561 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P265 SINDROME DI MILLER-FISHER: CASO CLINICO IN LABORATORIO B. Cinti, G. Ciarrocchi, S. Suppressa, M. d'Anzeo, L. Marinelli, M. Tocchini Laboratorio Analisi, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona Introduzione: La disponibilità di metodi sierologici per la diagnosi delle neuropatie periferiche autoimmuni ha assunto un ruolo rilevante per la differenziazione di tali patologie. Tali sindromi neurologiche, di cui la sindrome di Guillan-Barrè (SGB) costituisce una delle principali espressioni cliniche, inducono spesso danni per demielinizzazione o lesioni a diversi componenti neuronali. Il sospetto di SGB può essere confermato con test sierologici, in particolare con la ricerca di anticorpi specifici contro antigeni della cellula neuronale quali i gangliosidi. Caso clinico: Una donna, A.M. di 48 anni si presentava al Pronto Soccorso con rinolalia, difficoltà di pronuncia ed offuscamento del visus. La visita otorinolaringoiatrica, neurologica e gli esami strumentali (RMN) davano esito negativo. Gli esami ematochimici richiesti all’esordio, tra cui esame chimico fisico del liquor, ricerca di anticorpi antiacetilcolina, elettroforesi sieroproteica, risultarono negativi. In corso di approfondimento diagnostico la paziente riferiva disturbi gastrointestinali dopo ingestione di carne cruda nei giorni precedenti. Il quadro complessivo era compatibile con la SGB. Furono richiesti esami per anticorpi anti Campylobacter jejuni (metodo RFCDIESSE) e anti-gangliosidi tra i quali: sulfatidi, GQ1b, GT1a, GT1b, GD3, GD1b, GD1a, GM3, GM2 e GM1 (metodo DOT-BLOT,GA). Risultati: Anticorpi anti Campylobacter jejuni POSITIVO 1:16 (c.o. = 1:10) Anticorpi anti gangliosidi Ac. Anti-GQ1b IgG POSITIVO + +, Ac.Anti-GT1a IgG POSITIVO +++. I risultati erano compatibili con la Sindrome di Miller-Fisher (SMF) La paziente è stata sottoposta a trattamento con immunoglobuline e.v. a flusso continuo per 7 giorni con remissione dei sintomi e conseguente dimissione. Conclusioni: La SMF è una variante della Sindrome di Guillain-Barrè e generalmente insorge dopo un’infezione batterica (Campylobacter j., Micoplasma pneumoniae) o virale (Cytomegalovirus,.). Gli anticorpi diretti verso strutture simili ai gangliosidi di questi organismi possono cross-reagire con il rivestimento mielinico delle fibre nervose e indurre processi infiammatori e conseguente demielinizzazione. La rilevazione degli anticorpi antigangliosidi associata ad una evidenza clinica facilita la definizione diagnostica. 562 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P266 REAZIONE ANAFILATTICA IN CORSO DI MASTOPLASTICA ADDITIVA: RUOLO DELL'OSSIDO DI ETILENE 1 2 2 1 B. Cinti , M.F. Brianzoni , L. Antonicelli , M. Tocchini 1 Laboratorio Analisi, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona SOD Allergologia, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona 2 Introduzione: L’ossido di etilene (EtO) è il più semplice composto eterociclico contenente ossigeno; è un gas incolore dall’odore dolciastro, estremamente infiammabile, tossico per inalazione, esplosivo se mescolato all’aria. Il suo utilizzo come agente sterilizzante in ambito medico è stato largamente ridimensionato a causa della associazione a reazioni allergiche importanti, soprattutto in pazienti dializzati. Attualmente si mantiene l’uso dell’EtO per sterilizzare prodotti medici e farmaceutici non in grado di sopportare la tradizionale sterilizzazione ad alta temperatura, come dispositivi che includono componenti elettronici, imballaggi o contenitori di plastica, membrane biologiche, protesi in silicone, materiali di sutura. Le industrie produttrici garantiscono peraltro un periodo di degassaggio volto a rimuovere l’EtO residuo al fine di evitare l’insorgere di reazioni avverse. Caso clinico: Una donna russa, C.C, di anni 39, sottoposta in passato nel suo paese di origine ad interventi chirurgici per inserimento di protesi mammarie, ha avuto recentemente una grave reazione allergica intraoperatoria in corso di un ulteriore intervento per sostituzione di protesi. L’allergologo chiamato in consulenza ha richiesto il dosaggio delle IgE specifiche (sIgE) per lattice, succinilcolina, folcodina, gelatina, formaldeide, ossido di etilene. Il dosaggio delle sIgE, eseguito su un analizzatore UniCap 250- metodo FEIA (Thermo Fisher), ha evidenziato la presenza di sIgE per folcodina (c261) = 1,29 KU/L ed un elevato livello di sIgE per l’ossido di etilene (k78) = 33,1 KU/L. La folcodina è un amino alchil etere della morfina utilizzato in alcuni paesi come antitussigeno, che sembra indurre un aumento delle sIgE associato a reazioni a bloccanti neuromuscolari. Nel caso specifico la reazione anafilattica è verosimilmente da associare all’ossido di etilene evidentemente ancora presente, anche se in minime quantità, nelle protesi mammarie. Conclusioni: La sensibilizzazione all’ossido di etilene, in soggetti sottoposti ripetutamente ad interventi chirurgici o in soggetti sottoposti ad interventi per posizionamento di protesi, può assumere un ruolo rilevante in caso di reazione anafilattica intraoperatoria. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P267 FENOMENI EDTA-DIPENDENTI: UN CASO DI FAGOCITOSI PIASTRINICA DA PARTE DEI NEUTROFILI P268 RISCONTRO CASUALE DI COMPONENTE MONOCLONALE S. Sale, M. Fumi, Y. Pancione, V. Rocco C. Perani , D. Diano , M.C. Tumminello, V. Musitelli, F. Cuomo, S. Parisi, C. Gambarini, L. Auriemma U.O.C Patologia Clinica - A.O.R.N. G. Rummo di Benevento Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate Introduzione: Il “satellitismo piastrinico” è un fenomeno caratterizzato dall’adesione piastrinica sulla superficie dei neutrofili, anche se occasionalmente osservabile su monociti, eosinofili, nonché basofili e linfociti. Solitamente, nei casi di satellitismo piastrinico non vi è fagocitosi cellulare, tuttavia, raramente e solo da alcuni elementi cellulari, è possibile un’internalizzazione delle piastrine adese. Scopo: inquadramento della piastrinopenia riscontrata in un uomo di 42 anni, in buono stato di salute, da mesi in follow up per piastrinopenia non trattata farmacologicamente. Metodologie: CBC su sangue periferico raccolto in EDTA-3K e sodio citrato; striscio di sangue periferico e colorazione MMG. Risultati: L’esame emocromocitometrico su provetta EDTA-3K mostrava una piatrinopenia di grado medio (72x10^3/mcL), senza segnalazione della presenza di aggregati da parte dell’analizzatore (ADVIA 2120i Siemens). La valutazione dello striscio di sangue periferico evidenziava fenomeni di satellitismo e, in maniera inattesa, elementi granulocitari fagocitanti piastrine. Si effettuava quindi un time-course per il conteggio PLT a 0, 2 e 4 ore, con relativa esecuzione di striscio di sangue periferico per campioni raccolti sia in EDTA-3K che in sodio citrato. Su provetta EDTA-3K il CBC, mostrava una progressiva riduzione del conteggio piastrinico e, il controllo microscopico, un aumento dei fenomeni di fagocitosi piastrinica (T0: 178x10^3/ mcL, T2h: 99x10^3/mcL, T 4h: 65x10^3/mcL). Non si riscontravano variazioni della conta piastrinica su provetta con Sodio Citrato.L’anamnesi e la valutazione degli altri esami permetteva di escludere patologie di rilievo. Conclusioni: In letteratura sono riportati rari casi di fenomeni di fagocitosi piastrinica EDTA-dipendente sia in soggetti malati che sani. Il caso riportato si riferisce ad un soggetto sano, con anamnesi patologica remota negativa in cui, il riscontro sullo striscio di sangue periferico di elementi granulocitari fagocitanti piastrine, ha consentito il corretto inquadramento della condizione come“pseudopiastrinopenia EDTA-dipendente”, evitando ulteriori inutili e dispendiosi approfondimenti, nonché un eventuale iter terapeutico del paziente per piastrinopenia. Senzel L, Chang C. Platelet phagocytosis by neutrophils. Blood 2013;122:1543 Nel novembre 2013 la pediatria dell'Azienda Ospedaliera di Seriate invia una richiesta di Elettroforesi sieroproteica al laboratorio per un neonato di dieci giorni di età nato nell'Ospedale dell'Azienda. La richiesta di tale esame non è consueta in pazienti pediatrici ed in effetti scopriamo, dopo l'esecuzione dell'elettroforesi, che il codice dell'esame era stato digitato per errore al posto di quello delle proteine plasmatiche. Il tracciato elettroforetico evidenzia una componente monoclonale identificata all'immunofissazione come IgG Lambda (circa 0.6 g/dL). Si richiede quindi un nuovo prelievo nel sospetto di uno scambio di provetta e ,in presenza del tracciato che si riconferma , si decide di procedere ad indagine su sangue materno . Non risultava nessuna richiesta di elettroforesi sieroproteica in archivio dal 2008 per la mamma e nessuna nota anamnestica di discrasia plasmacellulare. L'elettroforesi su sangue materno ha evidenziato anch'essa una componente monoclonale identificata come IgG Lambda (circa 1.5 g/dL). La mamma è stata quindi indirizzata al reparto di ematologia . Al bambino viene ripetuta l'elettroforesi dopo quattro mesi: la componente monoclonale appare in tracce (circa 0.1 g/ dL). biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 563 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P269 FALSELY NORMAL PLATELET COUNT IN THROMBOCYTOPENIC PATIENT: PRE-ANALYTICAL ERROR? P270 VALUTAZIONE SU UN CASO DI ISOELETTROFOCUSIG DEL LIQUOR CON NUMEROSSIME BANDE ED ELETTROFORESI G. Lima-Ol#veira, F. Dima, M. Montagnana, G.L. Salvagno, G.C. Guidi M. Falcone , S. Petti , M. Angiolilli , M.G. Bonfitto , M.A. 1 1 2 Prencipe , F. Simone , D. Giodice Laboratory of Clinical Biochemistry, Department of Life and Reproduction Sciences, University of Verona, Italy This case report is aimed to describe a falsely normal platelet count in a thrombocytopenic inpatient. In the morning of January 1st 2014 we performed a complete blood count on the ADVIA2120i hematological analyzer, for a 79-year-old woman with a long history of thrombocytopenia (platelet count between 50 and 119 X 109/L) HCV related. Surprisingly, platelets resulted in the normal range (383 X 109/L). In the afternoon a new blood sample showed low count (87 X 109/ L). In the following morning a new platelet count was normal (282 X 109/L) and in the afternoon platelet count resulted low (60 X 109/L), both in K3EDTA and Na citrated anticoagulated blood specimens. The third day complete blood analysis was performed at room temperature and after heating the sample for 30 minutes at 37°C. Blood counts were performed using two different blood cell counters: ADVIA 2120i and Beckman Coulter UniCel® DxH 800. Both instruments reported falsely elevated platelet counts (282 and 337 X 109/L, respectively) in specimens at room temperature. Contrarily, in specimens incubated at 37°C platelet count resulted low (87 and 84 X 109/L, respectively). At room temperature the histogram of platelet volume distribution showed asymmetry in the platelet size histogram because the scatter of platelets detected cryoglobulins as small particles at the left of the diagram and both instruments highlighted with flags the presence of nucleated red blood cells. Blood film was prepared from specimen obtained at room temperature, stained according to the May-Grünwald-Giemsa technique and was examined at room temperature with a phase-contrast microscope. No precipitates of pale amorphous particles between red cells were macroscopically observed. Type II cryoglobulinemia HCV-related was confirmed by biochemical methods in serum sample. Accordingly, by immunofixation, the cryoglobulins precipitate contained monoclonal IgM, with κ light chains only, whereas IgGs components were polyclonal. In conclusion, since cryoglobulinemia is not a very rare phenomenon, especially in HCV patients, we recommend to identify and record affected patients and to perform CBC in specimens incubated at 37°C. 564 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 1 1 1 1 1 1° Laboratorio Analisi Cliniche, Azienda Ospedaliero Universitaria OO. RR. di Foggia, Foggia 2 Medical Systems, Genova Nel mese di marzo 2014 è giunto in Laboratorio un liquor dal Reparto di Malattie Infettive, di una donna di 52 anni. Gli esami di chimica clinica su siero evidenziavano lieve leucocitosi e GGT elevata. Il 1° campione di liquor è stato esaminato solo in Microbiologia, test Multiplex meningite: negativo per CMV, HHV6, EBV, HSV1-2, VZV; Positivo per Listeria monocytogenes; colturale: Positivo per Listeria monocytogenes. Dopo 12 giorni è stato inviato un altro liquor per esame chimico fisico; colore limpido, glicorachia 57 mg/dl, protidorachia 78,8 mg/dl, ac. lattico 30 mg/dl, n. di cellule 60 /ul, prevalenza di mononucleati. La paziente dopo qualche giorno dal secondo prelievo è stata dimessa in buone condizioni. Sul 2° campione di liquor è stata eseguita una elettroforesi delle proteine liquorali in capillare, su V8 Helena Biosciences Europe Inghilterra / Medical Systems Italia, Genova. L’elettroferogramma, disegnato da V8, ha mostrato le normali frazioni proteiche ed una tipica Componente Monoclonale (CM) in zona gamma. I dati numerici sono stati: prealbumina 5.26%, albumina 46.19%, alfa1 10.61%, alfa2 5.24%, beta 7.07%, gamma 25.63%, CM in gamma 13.57%. La CM espressa in mg/ dl ha dato 10.69. Sul siero del paziente, della medesima data, è stata eseguita una elettroforesi sierica in CE e l’elettroferogramma non ha mostrato alcuna CM. Questo e il liquor sono stati sottoposti ad Isoelettrofocusing (IEF), con kit SAS IgG IEF, costituito da un gel d’agarosio in gradiente di pH, anticorpo anti-IgG e colorante, della stessa Ditta. Questo test ha mostrato un pattern di tipo 2: presenza di bande oligoclonali nel liquor e assenza nel siero. L’aspetto peculiare è la estrema numerosità delle bande oligoclonali, oltre 20. Su V8 si è anche proceduto ad eseguire una Immunosottrazione (ISE) e la CM è stata tipizzata come IgG kappa. Questo caso evidenzia la specifica risposta immunologica non sistemica, non un danno di barriera, ma una sintesi intratecale di anticorpi di tipo IgG kappa. L’elettroforesi liquorale ha evidenziato subito la CM, l’ISE l’ha tipizzata in totale automazione. La CE potrebbe fornire dati di laboratorio utili alla clinica, minimizzando il TAT (Turn Aroun Time). 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P271 IL LAVAGGIO BRONCOALVEOLARE COME “BIOPSIA LIQUIDA”: UN CASO DI PROTEINOSI ALVEOLARE P272 FALSA POSITIVITA’ AL CONTEGGIO DELLE CELLULE LIQUORALI PER INTERFERENZA DA DEPOCYTE© (CITARABINA) M. Fumi, Y. Pancione, S. Sale, V. Rocco A. Motta , R. Milani , M. Trbos , M. Locatelli U.O.C. Patologia Clinica - A.O.R.N. G. Rummo di Benevento 1 Introduzione: Il Lavaggio Broncoalveolare può essere considerato una sorta di “biopsia liquida”, e pertanto “trasporta” con sé un potenziale diagnostico notevole. L’utilità clinica del BAL nella diagnosi e nella gestione dei pazienti con interstiziopatia polmonare è stata oggetto di dibattiti e controversie. Scopo: Dimostrare l’utilità della valutazione morfologica del BAL nell’inquadramento di una interstiziopatia in una donna di 79 anni ricoverata presso l’U.O. di Pneumologia per dispnea in trattamento da due mesi con cortisonici sistemici, senza risultati apprezzabili. Metodologie: CBC su ADVIA 2120i; Caratterizzazione immunofenotipica con MoAb CD3, CD19, CD4, CD8, CD16, HLADR, valutazione morfologica dello striscio con colorazione (MMG e PAS). Risultati: Il campione giunto in laboratorio presentava un aspetto opalescente. L’immunofenotipizzazione rilevava rapporti tra le popolazioni linfocitarie rispettati. Al controllo microscopico (colorazione MMG), oltre ad un aumento dei linfociti e dei neutrofili, si repertava la presenza di macrofagi schiumosi e di materiale amorfo basofilo extracellulare, poi risultato positivo alla colorazione PAS. I dati citomorfologici del BAL, risultavano compatibili con un quadro di proteinosi alveolare, pur in assenza del tipico aspetto lattescente del campione. Dopo un mese con terapia di supporto (antibiotici, steroidi sistemici, ecc.), a fronte di un notevole miglioramento della sintomatologia e dei parametri funzionali respiratori, si procedeva comunque ad un nuovo BAL che riconfermava la proteinosi alveolare. Conclusioni: Nelle interstiziopatie: a) la HRTC è assolutamente indicativa nella individuazione del sospetto diagnostico, b) il quadro immunofenotipico del BAL è specifico solo in pochi casi (sarcoidosi, istiocitosi, ecc.), c) al contrario, l’esame citomorfologico, anche se maggiormente operatore dipendente, può fornire dati inattesi e di elevata utilità diagnostica, d) laddove la diagnosi di proteinosi si associ ad un aspetto non lattescente, legato probabilmente ad un impegno minore, anche il BAL non a scopo terapeutico, può produrre miglioramenti clinici. Bibl: Borie R, Danel C, Debray MP, et al. Pulmonary alveolar proteinosis. Eur Respir Rev 2011;20:98-107. 1 2 1 1 Servizio di Medicina di Laboratorio Ospedale San Raffaele, Milano 2 Servizio di Imunnoematologia e Medicina Trasfusionale, Ospedale San Raffaele, Milano Il Depocyte© è un farmaco utilizzato per il trattamento delle meningiti linfomatose, mediante somministrazione per via intratecale (iniezione lombare o intraventricolare). La veicolazione del suo principio attivo (citarabina) avviene mediante liposomi e la sua emivita relativamente lunga (4-10 giorni) fanno si che si riscontri nel liquido cefalo-rachidiano anche dopo molti giorni dalla somministrazione. Attraverso le immagini presentate nel poster si evidenzia l’importanza della conoscenza delle terapie farmacologiche somministrate al paziente e la necessità di una stretta relazione tra clinica e laboratorio, al fine di evitare false errori nella conta della cellularità liquorale. Il Depocyte© determina infatti nel liquido cefalorachidiano la creazione di artefatti che facilmente possono essere confusi con strutture cellulari, Questi artefatti persistono in ragione della lunga sua emivita anche a molta distanza dalla somministrazione e possono indurre false diagnosi di ipercellularità liquorale. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 565 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P273 “TOO YOUNG TO DIE”: LUCI E OMBRE NELL’IDENTIFICAZIONE DI PAZIENTI A RISCHIO DI MORTE CARDIACA IMPROVVISA (MIC). UN CASO CLINICO EMBLEMATICO 1 1 1 1 L. Marinelli , G. Ciarrocchi , M. d'Anzeo , B. Cinti , I. 2 2 3 Battistoni , G.P. Perna , F. Alessandrini , M. Pesaresi 3 3 1 , A. Tagliabracci , M. Tocchini 1 Laboratorio Analisi, Ospedali Riuniti di Ancona Cardiologia Ospedaliera e UTIC, Ospedali Riuniti di Ancona 3 Medicina Legale, Università Politecnica delle Marche, Ancona 2 Introduzione: Le patologie cardiache rappresentano la principale causa di morte nel mondo occidentale. Nel giovane l’incidenza è più bassa, ma aumenta nello sportivo. La MIC rappresenta un evento inaspettato e drammatico, secondario a patologia coronarica, a cardiomiopatie o a sindromi aritmiche primarie (canalopatie). Le canalopatie ereditarie (LQTS, SQTS, Brugada, CPVT) sono sindromi associate a mutazioni genetiche a carico dei canali ionici, che alterano l’equilibrio delle correnti del potenziale d’azione cardiaco, innescando aritmie ventricolari potenzialmente letali. La diagnosi genetica, definendo la predisposizione e la suscettibilità individuale, riveste un’importanza strategica nel fornire le basi per nuove strategie di trattamento e prevenire gli eventi cardiovascolari. Caso clinico: K.Q., maschio, 18 anni giunto al P.S. per dolore toracico. Anamnesi familiare negativa per patologie cardiache. Non fumo e/o assunzione di alcool. Riferito, in anamnesi, episodio sincopale durante attività sportiva, complicato da arresto cardiaco per FV, trattata con CV esterna. Esami ematochimici ed Ecocardiogramma nella norma. All’ECG riscontro di un intervallo QT accorciato: 300 ms (QTc: 330). Viene deciso il ricovero per una valutazione approfondita del caso. Durante la degenza sono stati effettuati: un ECG dinamico che ha evidenziato episodi di onda T negativa a branche asimmetriche; un EEG con evidenza di alterazioni puntute; un Eco-doppler carotideo e un Tilt test entrambi negativi. E’ stata richiesta, inoltre, indagine genetica nel sospetto di SQTS. Tale indagine, in corso, è stata eseguita presso l’Istituto di Medicina Legale, utilizzando una NGS (Next generation sequencing) PGM Ion Torrent della Life Technologies. Conclusioni: SQTS è associato ad una elevata incidenza di MIC ed aritmie ventricolari. L’ereditarietà è di tipo AD con eterogeneità genetica. Sono state descritte anomalie “gain-of-function” nei canali del potassio (geni KCNH2 , KCNQ1 e KCNJ2) e un’anomalia “loss-offunction” nei canali CACNA1C, CACNB2b e CACNA2D1. Se identificati i pazienti hanno un decorso favorevole. Nei soggetti sintomatici, con pregressa sincope o AC, la terapia d’elezione è l’ICD, mentre nei pazienti asintomatici e nei bambini può essere proposta una terapia con idrochinidina. 566 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P274 IGM ANTI-CMV ASSENTI IN SIEROCONVERSIONE: EVENTO RARISSIMO? 1 1 1 1 G. Mazzei , L. Ferrari , R. Casnici , P. Nolli , M.E. 1 1 1 Manfredini , M. Arrigoni , S. Testa 1 Lab. Analisi, Az. Ist. Osp. Cremona U.O. Gastroent., Az. Ist. Osp. Cremona 2 Introduzione: L’infezione da Citomegalovirus acquisita in gravidanza, può essere trasmessa al feto in percentuale variabile a seconda del periodo di gestazione, dal quale dipende la gravità degli esiti clinici. Conoscere la condizione sierologica della madre all’inizio e durante tutta la gravidanza permette di effettuare le procedure più idonee che vanno dalle norme igienico-comportamentali nelle donne sieronegative ad un corretto counselling in caso di sieroconversione. La ricerca delle IgG e delle IgM anti-CMV costituisce lo strumento più utilizzato. Case report: Il 17/04/2013 viene testato, presso il Laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale di Cremona, il siero di una donna alla 35° settimana di gestazione per ricerca di anticorpi IgG e IgM anti-Citomegalovirus, risultata negativa al precedente controllo avvenuto in data 01/04/2013: si evidenziava una positività per IgG anti-CMV con IgM negative. La signora ripeteva il prelievo dopo 2 giorni con valore IgG raddoppiato e IgM negative. Contestualmente, riprocessando il primo campione analizzato in data 01/04/2013 e stoccato presso il laboratorio, si confermava la condizione di sieronegatività iniziale. In tutti i campioni analizzati con lo strumento Liaison-Diasorin utilizzato per lo screening le IgM anti-CMV rultavano assenti, dato confermato dal Vidas-BioMèrieux. Il test di avidità delle IgG anti-CMV eseguito su Liaison indicava infezione in atto con un indice basso di avidità pari a 0.0257. Sottoposta a valutazione infettivologica, la signora presentava una clinica silente. Al successivo controllo del 23/04/2013 si è evidenziata la comparsa di IgM anti-CMV e di DNA virale positivo. La signora partorisce il 23/05/2013 una bimba con infezione da CMV confermata in biologia molecolare su urine e sangue, ma per il momento asintomatica. Conclusioni: Nelle donne suscettibili al CMV, lo screening mensile per tutta la durata della gravidanza rappresenta l’unico strumento per diagnosticare precocemente sieroconversioni, anche con presentazioni anomale come quella qui illustrata, e attuare tempestivamente misure diagnostico-terapeutiche sul neonato. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P275 EPATITE FULMINANTE DA VIRUS C: RARA MA LETALE? 1 2 2 2 E. Vaccaro , N. Boffa , A. Caruso , L. Greco , R. 2 2 1 Punzi , R. Santoro , A. Massari 1 Dip. Patolgia Clinica e Medicina Trasfusionale, A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona, Salerno 2 U.O.C. Malattie Infettive, A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona, Salerno Il caso che descriviamo si riferisce ad una epatite a decorso fulminante HCV correlata di recente rilevazione.Paziente maschio, italiano, 69 anni. Moglie HCV positiva con carica virale 1.980.000 ui/ml (Cobas Ampliprep/Cobas Taqman,Roche Molecular Sistem) e genotipo 1b (Versant HCV Siemens Healthcare). Dal 20 aprile c.a. lamenta dolore periombelicale e cefalea frontale. Nei giorni successivi manifesta nausea, vomito, anoressia spiccata ed astenia. Il 27 aprile c.a. effettua controlli ematochimici con i seguenti risultati ALT 5398 U/L AST 5345 U/L BILIRIBINA TOTALE 10.84g/l BILIRUBINA INDIRETTA 6.80 POTASSIO 7.8 EMOCROMO: RBC 5.71MM/ul WBC 7.0 M/ul HB 18.2g/l PLT 142.000 M/ul, attività protrombinica 22% (30.2 secondi), INR 2.82, APTT 41.8 sec , Fibrinogeno 219.8 mg/dl AntiHCV negativo HBsAg negativo. Il 29 aprile è ricoverato presso la nostra A.O.U. a causa di uno stato itterico ingravescente: il quadro clinico-laboratoristico orienta per un’epatite probabilmente ad etiologia infettiva. Il paziente è comunque lucido, partecipe, autonomo e anche l’esame elettroencefalografico non rileva alterazioni. Nei giorni successivi si rileva incremento delle transaminasi, della bilirubina totale e diretta e della lattico deidrogenasi ed INR in progressivo aumento. Il 30 aprile si registra una debole positività per anticorpi anti-HCV (1.12 S/ CO ARCHITECT HCV, Abbott) con una carica virale di HCV-RNA >170.000.000 UI/ml genotipo 1b. I marcatori di epatite B mostrano una positività solo per HBcAb totale e HBsAb (19 ui/ml). Negativi anti-HIV e test treponemico per lue Il quadro siero-proteico non è ancora seriamente compromesso, ma l’incontrollabile e rapida alterazione dell’attività coagulativa (attività PT in decremento, INR in ascesa) impongono il trasferimento presso un centro di riferimento trapiantologico nell’ipotesi di epatite acuta fulminante, ma il paziente decede a tre giorni dal trasferimento. Abbiamo ritenuto interessante riportare questa nostra esperienza in virtù dell’eccezionalità di questi eventi,di cui si annoverano pochissimi casi in letteratura HCV correlati. Inoltre è rilevante considerare che si tratta di un’infezione primaria e non di una riattivazione di una pregressa infezione, come testimoniato dallo stato sierologico del paziente al momento del ricovero. P276 UNEXPECTED EVOLUTION OF HEPATITIS VIRUS B 1 1 2 2 E. Vaccaro , G. Coppola , N. Boffa , R. Santoro , R. 2 1 Punzi , A. Massari 1 Dip. Patolgia Clinica e Medicina Trasfusionale, A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona, Salerno 2 U.O.C. Malattie Infettive, A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona, Salerno Il caso che descriviamo è datato maggio 2011, allorchè presso la divisione di Malattie Infettive della nostra A.O.U. si ricovera un paziente maschio,italiano, 46 anni, affetto da epatite acuta B, con i segni tipici dell’infezione (iperbilirubinemia, ipertransaminasemia, positività per HBsAg, HBcAb IgM, HBcAb, HBeAg, HBV-DNA 773.000 UI/ml). Il contagio è probabilmente avvenuto per via sessuale a causa di occasionali rapporti mercenari. Si ritiene utile valutare lo stato sierologico della moglie per procedere alla vaccinazione. La partner, italiana 42 anni, risulta negativa a tutti i marcatori sierologici (ARCHITECT ABBOTT) ma positiva all'HBV-DNA con carica 23 UI/ ml(Cobas Ampliprep/Cobas Taqman,Roche Molecular Sistem). Si ripetono tutti gli esami dopo 7 giorni e si rileva sempre e solo HBV-DNA 98 UI/ml. Inizia un follow-up con controlli settimanali: la donna, asintomatica, senza alterazioni dei parametri ematochimici di funzionalità epatica mostra una viral load in progressivo lento incremento. Dopo circa 1 mese compare per la prima volta una debole positività per HBsAg (1.54 S/CO) senza altri marcatori e la carica virale raggiunge il valore di 1.330 UI/ ml. Il prelievo successivo (dopo 7 giorni) fa registrare un inizio di HBsAb (1.4 UI/ml) e una carica virale di 3.850 UI/ml, mentre tutti gli altri marcatori, compreso HBsAg, sono negativi. A due settimane da questo riscontro HBVDNA diventa negativo, compaiono HBcAb IgM e HBcAb e il titolo anti-S diventa 437 UI/ml. La rivalutazione a due mesi mostra lo stesso pattern sierologico ma il titolo diventa superiore a 1.000 UI/ml. La paziente è stata quindi monitorata ogni 3 mesi per un altro anno e il quadro è rimasto invariato fino all’ultimo controllo datato aprile 2013 in cui l’HBsAb è sempre >1.000 UI/ ml, persiste HBcAb IgM mentre HBeAg/HBeAb non sono mai comparsi. Questo caso ci è sembrato veramente “indimenticabile” per l’evoluzione così peculiare di una infezione asintomatica da virus B, ma soprattutto per la constatazione che lo stesso virus (dobbiamo ritenerlo tale con altissima probabilità) ha infettato due soggetti ed ha avuto una progressione totalmente diversa nei due pazienti, a dimostrazione che le espressioni patologiche delle infezioni sono relazionabili per la gran parte all’organismo ospite e in minor misura alle caratteristiche dell’agente infettante. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 567 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P277 COPEPTINA E TROPONINA NELLA DIAGNOSI PRECOCE DI SINDROME CORONARICA ACUTA (SCA) SENZA ELEVAZIONE ST. UN CASO CLINICO INDIMENTICABILE 1 1 1 1 I. Cataldo , I. Griffo , F. Paolini , S. Martinotti , F. 2 2 Ricci , R. De Caterina 1 Patol. Cli. Osped. Clin. SS. Annunziata, Chieti 2 Istituto di Card. Università Chieti Ogni anno nel nostro paese circa 15 milioni di pazienti si presentano al Pronto Soccorso (PS) con dolore toracico: il 40% di questi ha una SCA, mentre nel 17,6% la diagnosi finale è infarto miocardico acuto (IMA). E' quindi fondamentale una rapida valutazione di questi pazienti per indirizzare con più precisione le strategie diagnostiche e terapeutiche. Le linee guida prevedono, nel sospetto di IMA, l'utilizzo di marcatori cardiaci come la troponina (hscTnI) e l'esecuzione di un elettrocardiogramma (ECG), ma la hscTnI ha una bassa sensibilità all'esordio. La rapidità e la sicurezza nell'escludere un IMA rappresenta una grande necessità all'interno del PS ed è proprio in questo contesto che la copeptina, utilizzata come marcatore di stress endogeno,può essere di grande supporto. Caso clinico: un paziente maschio di 81 anni iperteso con pregresso infarto rivascolarizzato si presenta al PS dell'ospedale Clinicizzato Chieti con un dolore toracico di origine non traumatica insorto da almeno 6 ore. Viene sottoposto ad un ECG ed a un prelievo di sangue per il dosaggio della hscTnI e la copeptina. Il paziente è inserito in un protocollo di studio per la valutazione della copeptina nella diagnosi precoce della sindrome coronarica senza elevazione ST. Il protocollo prevedeva una valutazione del chest pain score che è risultato di 2 (=<4 basso rischio e >4 alto rischio) e un TMI RISK SCORE che era di 2. L'ECG è risultato negativo e il valore di hscTnI era di 0,018 ng/mL (cutoff 0,045 ng/ mL) mentre la copeptina era di 14,27 pmol/L (cutoff 14 pmol/L).Il paziente rifiuta il ricovero presso l'osservazione breve e firma per l'autodimissione. Ritorna nuovamente al PS a distanza di 6 ore circa per la persistenza della sintomatologia e viene ricoverato in Unita' di Terapia Intensiva Cardiologica per sindrome Coronarica Acuta (NSTEMI) e muore dopo poche ore. In questo caso clinico l'utilizzo della copeptina insieme alla troponina sarebbe stato di notevole utilità nell'inquadramento diagnostico del paziente. 568 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P278 RASH MACULOPAPULOSO ASSOCIATO A SIFILIDE SECONDARIA G. Lobreglio, S. Negro, F. Sicuro U.O. Patologia Clinica, Presidio Ospedaliero "Vito Fazzi", ASL Lecce Un uomo di 23 anni è giunto alla nostra osservazione per la presenza di un rash maculopapuloso insorto da tre settimane e tumefazioni linfonodali in sede laterocervicale, ascellare ed inguinale bilaterale. Le eruzioni cutanee erano diffuse su tutta la superficie cutanea, compresi i palmi delle mani e le piante dei piedi, ed erano costituite da maculo-papule rotondeggianti o ovalari di circa 2-3 mm di diametro, di colorito brunastro, alcune con iniziali segni di desquamazione e non erano pruriginose. I linfonodi erano di diametro variabile da 1 a 2 centimetri, di consistenza teso-elastica, mobili rispetto ai piani superficiali e profondi, e non dolenti. Il paziente era stato inviato in laboratorio per l'esecuzione di alcune prestazioni diagnostiche per il sospetto di eruzione cutanea da allergia o intolleranza alimentare e per l'accertamento diagnostico delle linfoadenopatie. La presenza del caratteristico rash maculopapuloso anche su palmo e pianta di mani e piedi e la storia clinica di multipli rapporti sessuali non protetti con partners di sesso femminile, ha fatto ipotizzare il sospetto diagnostico di sifilide, sebbene il paziente non ricordasse la presenza di lesioni primarie nodulari e/o ulcerose né nella regione anogenitale né sulle membrane mucose dell'orofaringe. É stata eseguita la ricerca degli anticorpi anti Treponema pallidum con un test in chemiluminescenza che utilizza antigeni ricombinanti di T. pallidum (LIAISON Treponema Screen, DiaSorin) che ha dato risultato fortemente positivo, con valore indice >70 (valore indice dei campioni negativi: < 0,9); in linea con le raccomandazioni delle LG internazionali (IUSTI: 2008 European Guidelines on Management of Syphilis) il risultato è stato confermato con il test di agglutinazione al lattice con antigene treponemico (TPPA) che è risultato positivo con titolo di 1:2560; come test per l'attività sierologica di sifilide è stata eseguita la RPR che è risultata fortemente reattiva (+++ +). Altri test di laboratorio per infezioni da Toxoplasma, Chlamydia, Gonococco e virus HIV, sono risultati negativi. E' stata posta diagnosi di sifilide in stadio II; il paziente è stato trattato con una singola dose intramuscolare di 2,4 MU di penicillina G benzatina che ha determinato la risoluzione completa del rash. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P279 ACCIDENTAL FINDINGS OF VARIANT HEMOGLOBIN DURING GLYCATED HEMOGLOBIN DETERMINATION P280 BIASED COAGULATION FACTOR DEFICIENCY IN A PATIENT WITH LIVER CIRRHOSIS AND LUPUS ANTICOAGULANT M. Teti, D. Scribano, C. Zuppi, T. De Michele P. Pradella , C. Abazia , P. Simioni , A. Simsig , R. 3 3 Patti , L.S. Crocè Dip. di diagnostica e di medicina di laboratorio, U.O.C. Analisi 1 Pol. A.Gemelli-Università Cattolica del Sacro Cuore Background: The glycated hemoglobin(HbA1c) is the gold standard for the assessment of glycemic control in diabetic patients and its measure has to do according to the ADA and IFCC standardization criteria. For improving the validation of HbA1c as data throughput rate and quality levels we put in validation algorithm software of our instrument Tosoh other warm flags respect to those already present (hemoglobin variants, area too low and too high)with the consequent stop of on-line result storage. Methods: We analyzed routine laboratory 14000 samples over a period of one year after the introduction of new flags in glycohemoglobin Tosoh Bioscience automated HPLC-723 analyzer (IFCC-NGSP standardized). These new flags are: foetal hemoglobin > 2.0%, HbA1c <20 mmol/mol and> 140 mmol/mol, theorethical plates numbers <250, HbA1c retention time 0.59±0.2 seconds. The instrument accuracy was provided by the daily CQI on 2 levels(CV <2%). Results: On the overall dosages, after the implementation of the validation algorithm, 292 results were not sent to LIS, with chromatogram visual inspection and manual report addition with suitable comment. 60 of these samples were stopped and studied for Hb Variants. After the chromatogram inspection we point out the variant presence suggesting hematological clinical tests. The HbA1c result is calculated for all detectable Hb heterozygous variants (HbD, HbS, HbC), except only for the HbE variant. One chromatogram with alert variant flag drowned our attention: In fact we observed an anomalous peak between the peaks of labile(LA1C+) and stable A1c (SA1C). The HbA1c result was 24 mmol/mol. The patient’s blood count showed microcytic ipochromic anaemia with glucose-6-PDH deficiency, which however did not justify the peak presence. After the notice to the haematologist, it was carried out a pathological hemoglobin research with diagnosis of suspect HBH disease; in corfirmation of this, it was mandatory to do molecular tests. Conclusion: Thanks to close chromatogram examination it is possible not only to observe the presence of Hb structural variants, even if infrequent, but to make critical analysis about the HbA1c results and to help hematologist colleagues to do very quickly a differential diagnosis of microcytic ipochromic anaemias. NGSP. HbA1c assay interferences; 2012. http:// www.ngsp.org/interf.asp. 1 3 2 1 1 Lab. di Patologia dell'Emostasi, Dip. di Medicina Trasfusionale, Azienda O.U. "Ospedali Riuniti", Trieste 2 Dip. Scienze Cardiologiche, Toraciche, Vascolari, Università di Padova 3 Cl. Patologie del Fegato, Dip. ad Attività integrata di Medicina Interna, Università di Trieste Case Report: During a follow up for a chronic liver injury, an 84-years-old woman was found with abnormal PT and APTT. She had a history of pulmonary carcinoid, diabetes and dyslipidemia with a fatty liver progressing to cirrhosis. Liver fibrosis without ascites was evident at the abdominal scan without any HBV and HCV infection. Laboratory test showed a platelet count of 3 128x10 /µl, AST of 48 U/L, ALT of 37 U/L , normal albumin level, PT-INR of 1.31 and APTT-Ratio of 2.99. Then the assays for Lupus Anticoagulant and antiphospholipid antibodies were performed with strongly positive results only for Lupus. The levels of natural anticoagulants Antithrombin, protein C and protein S were normal. Subsequently the patient reported a recent rectal hemorrhage and large hematomas at the right arm after a plaster. To assess an impaired synthesis and/or an acquired deficiency the activity of coagulation factors was tested with results quite normal for FII, FV, FVII and FX, in spite of FVIII very low (11%), but FIX, FXI and FXII undetectable. The parallel Line Bioassay with the onestage coagulation factor method, performed to neutralize the non-specific inhibition of Lupus Anticoagulant, was unsuccessful. Moreover searching for specific coagulation inhibitors was mystifying. A blood sample was sent to a Reference Laboratory to be tested by other reagents, where coagulation factor activities resulted normal. A virtual endoscopy revealed a gut angiodysplasy which could account for the rectal bleeding. Conclusions: In this patient the laboratory picture proper to the liver disease was affected by the presence of Lupus Anticoagulant with misleading results of some coagulation parameters such as factor activity. A probable explanation may be the nature of the APTT reagent used for the coagulation factor assay. Indeed in our Laboratory the APTT is based on synthetic phospholipids while in the Reference Laboratory a reagent with extracted phospholipids is used. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 569 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P281 A CASE OF KIKUCHI-FUJIMOTO DISEASE; MULTIDISCIPLINARY APPROACH R. Catania, M. Machi Studio di Medicina della Riproduzione e Pediatria Kikuchi-Fujimoto disease is a benign syndrome affecting young woman in reproductive age. It was supposed an autoimmune or viral cause (EBV, herpes virus, and other). Symptoms present painful cervical lymphadenopathy, with skin lesions, pain and less frequently weight loss, nausea, and vomiting. The result of a wide range of laboratory studies are normal. The diagnosis generally after histologic examination with excisional biopsy of the node. Therefore, in literature, recurrence rate of 3% to 4% has been documented, there are different opinions about autoimmune associated pathology. Here is a case described of a 37 year old woman, with KFD diagnosis 8 years ago. Dismissed in November, from an internal medicine department with Lupus and Antiphospholipid Syndrome therapy on low dose corticosteroids and diuretic. In July, after six months, the patient seeks care again. We reported at the clinical senologic examination in right axillar region a tender lymph nodes; an extranodal. Recognition of KFD is important, because it can be suspected malignant lesion like a lymphoma. The patient takes triphasic oral contraceptives and asked for better family reproductive planning. After laboratory research various professional specialists, such as hematologist, internist, dermatologist for a definitive diagnosis it is necessary, to exclude hidden malignancy. The reproductive age and better medical family planning. The well-being and acceptance must become first aim and preconception planning prophylaxis of thrombophilia complications in accordance with Branch 2011 must be applied. 570 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P282 STATE OF THE ART OF ITALIAN CLINICAL TOXICOLOGY LABORATORIES: RESULTS FROM THE FIRST NATIONAL SURVEY PROPOSED BY SIBIOC 1 2 2 M. Vidali , F. Evangelisti , G. Petricciani , I.M. 2 2 Sbarbaro , P. Bucchioni 1 Lab. Ricerche Chimico-Cliniche, Osp. Maggiore della Carità e Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Novara (NO) 2 Lab. Farmaco-Tossicologia, Osp. S. Bartolomeo, ASL 5 Liguria, Sarzana (SP) Background: Analyses for Workplace drug and substance abuse on the road testing represent a considerable part of the daily workload of the Pharmacotoxicology Laboratory. In the absence of specific rules directed by National or Regional Laws, Toxicology Laboratories have developed their own analytical drug testing procedures and, in turn, personalized reports and interpretations. The Toxicology Study Group of SIBioC in 2013 started a national survey to assess the situation of the Italian Pharmacotoxicology laboratories involved in drug testing. In this study, data from this first national survey are reported. Materials and Methods: The survey included two questionnaires aimed to clarify laboratory procedures used for, respectively, Workplace drug and drug and alcohol on the road. Results: Data clearly showed a very low response rate to the survey (<30 respondents) and a high heterogeneity of laboratory procedures, including pre-analytical (chain of custody, methods of collection, sample volume, sample adulteration check), analytical (instrumentation, analytical method, cut-off) and post-analytical aspects (qualitative or quantitative reporting), in some cases even different from procedures required by Italian Law, when available. Conclusion: To avoid subjective interpretations, which in turn could lead to unequal treatment of citizens, a careful revision of the analytical procedures used by the Italian Pharmacotoxicology Laboratories is mandatory. Pacifici R, Gori P, Martucci L, et al. Considerazioni sulle matrici biologiche idonee alla valutazione dell’“attualità d’uso di sostanze illecite” ai fini degli articoli 186 e 187 del nuovo Codice della Strada. Biochim Clin 2014;38:27-31. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P283 THERAPEUTIC DRUG MONITORING OF EVEROLIMUS BY LC-MS/MS: METHOD VALIDATION, EXTERNAL QUALITY PROGRAM RESULTS AND APPLICATION TO PEDIATRIC PATIENTS 1 2 1 1 S. Barco , S. Winter , P. Bonifazio , L. Barbagallo , A. 1 1 1 1 Maffia , D. Bugnone , M. Talio , G. Tripodi , G. 1 Cangemi 1 Laboratorio Centrale di Analisi, Istituto Giannina Gaslini, Genova 2 Novartis Pharma AG, Forum 1, Novartis Campus, CH-4056 Basel, Switzerland Everolimus (RAD-001) is an inhibitor of mammalian target of rapamycin (mTOR) which acts by suppressing cytokinedriven T-lymphocyte proliferation. It is currently used as an immunosuppressant to prevent rejection of organ transplants and treatment of renal cell cancer and other tumours. Therapeutic drug monitoring (TDM) is necessary to secure the therapeutic effect and avoid toxic exposure. Liquid chromatography tandem mass spectrometry (LCMS/MS) is the gold standard methodology for everolimus measurement because it ensures high specificity and sensitivity. The aim of this work is to describe the validation process that we have followed for the setting up of this new laboratory test in our laboratory. A method based on a modification of a commercially available kit (Chromsystems, Munich, GmbH) has been applied on a TSQ Quantum Access LC-MS/MS (ThermoScientific, Milano, Italy). The chromatographic separation and calibration range have been modified with the aim to improve the method performance. The new method has been validated following international guidelines and it is suitable for the determination of everolimus using deuterated everolimus as internal standard, over the range of 0.5 ng/mL (LLOQ) to 50 ng/mL starting from 100 µL whole blood with appropriate accuracy and reproducibility. A cross-check test has been successfully performed at the request of Novartis Pharma to ensure inter-laboratory reproducibility with the Novartis laboratory (Basel, Switzerland). In the period between October 2012April 2014 the LC-MS/MS method has been applied on 18 patients (age 4- 32 years) of the Istituto Giannina Gaslini under everolimus therapy. Everolimus concentrations measured on 148 samples were in the range 0.7-35 ng/ mL. The method has been routinely used in our laboratory by six different laboratory technicians. The international proficiency testing (IPT, Analytical Services International, London, UK) performed over the same period ensured a good accuracy over time with results being always within the ranges of acceptance. The new LC-MS/MS method provides high specificity, sensitivity, accuracy, precision and reproducibility for the measurement of everolimus and it is suitable for TDM in the routine clinical laboratory. P284 POSITIVITÀ NON CONFERMATE AL TEST DI SCREENING PER MDMA: IL CASO DEL FENOFIBRATO E. Rasio, C. Rota, E. Cariani, A. Veronesi, T. Trenti Dipartimento di Medicina di Laboratorio. Ospedale S. Agostino Estense, Modena Nell’arco del 2013 sono pervenuti, presso il Laboratorio di Tossicologia e Diagnostica Avanzata (AUSL di Modena) 2281 campioni urinari per il dosaggio di Ecstasy, 3,4-metilenediossimetanfetamina, (MDMA) con metodica semiquantitativa di screening EMIT (Architect ci8200 Abbott, Milano). 1362 campioni provenivano da lavoratori sottoposti a controllo nell’ambito della valutazione dell’idoneità al lavoro dei soggetti operanti con mansioni a rischio. Il limite inferiore di quantificazione del metodo è fissato a 22 ng/mL e il limite superiore a 1000 ng/mL. Il cutoff per i lavoratori è fissato per legge a 500 ng/mL. I soggetti risultati postivi al test di screening devono venire allontanati dalla mansione lavorativa fino all’esecuzione del test di conferma, è quindi importante escludere il più possibile la rilevazione di falsi positivi. 14 campioni dosati nel 2013 sono risultati positivi (MDMA >500 ng/mL), 9 derivanti da soggetti afferenti ai pronto soccorso della provincia (età media 26.2±4.9, MDMA >1000 ng/mL) e 5 provenienti da lavoratori con mansione a rischio (età media 55±4.7, MDMA = 570.4±55.1 ng/ mL). Nel periodo Ottobre 2009-Maggio 2014, 13 campioni derivanti da soggetti con mansione a rischio (8 lavoratori) sono risultati positivi al dosaggio immunometrico di MDMA (560.3±53.3 ng/mL). Tutti sono risultati negativi alla successiva conferma in gas cromatografia. Per indagare l’origine della falsa positività dello screening si sono valutati i farmaci assunti dai lavoratori. 12 dei 13 campioni falsamente positivi provenivano da soggetti che avevano dichiarato di essere in terapia con fenofibrato. In questo lavoro abbiamo valutato la possibile crossreattività del farmaco col dosaggio EMIT di MDMA: 7 campioni positivi (anni 2013 - 2014) sono stati dosati di nuovo col kit in uso e con un kit EMIT alternativo (Siemens, Milano). Tutti i campioni si sono confermati positivi nel primo caso mentre sono risultati ampiamente al di sotto del cut-off al dosaggio col secondo kit (6 su 7 con MDMA <100 ng/mL). In conclusione, è necessario valutare la possibilità che risultati positivi ma vicini al cut off del test di screening per MDMA siano dovuti in realtà all’utilizzo di fenofibrato. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 571 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P285 VALUTAZIONE DEL METODO QMS TEMA TACROLIMUS D. Leogrande, L. Varraso, R. Lovero, E. Mascolo, A. Massaro, R. Contino, P. Mastrolonardo, F. Di Serio Lab. Patologia Clinica I, Azienda OspedalieroUniversitaria Policlinico, Bari Il tacrolimus è un antibiotico macrolide di origine funginea, con una potente attività immunosoppressiva utile in pazienti sottoposti a trapianto d’organo. Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare il nuovo metodo QMS TEMA per il dosaggio ematico della concentrazione del Tacrolimus. I dosaggi sono stati eseguiti sugli analizzatori CDX 90 (TEMA) e VIVA (Siemens) rispettivamente. Materiali e metodi: Per la valutazione della precisione analitica del metodo, sono stati utilizzati materiali di controllo (QC), a tre livelli di concentrazione di Tacrolimus (More Diagnostics), testati per cinque giorni consecutivi sul CDX90. Per lo studio di comparazione e la valutazione della concordanza tra i metodi, 50 campioni di sangue intero sono stati analizzati sul CDX90 (range = 2.2 – 17.1 ng/ml) e sul VIVA. I dati sono valutati con la regressione di Passing and Bablok e l’analisi di Bland and Altman. Risultati: Studio di precisione CDX : QC Livello 1: media = 9.14 ng/mL, CV tra-serie= 3.2%; CV intra-serie=1.3%; QC Livello 2: media = 19.3 ng/mL, CV tra-serie=2.8%, CV intra-serie=0.7%; QC Livello 3: media = 28.6 ng/ mL, CV tra-serie=1.7%, CV intra-serie = 0.1%. Test di concordanza, (Passing and Bablok): y = 0.98 (95% CI, da 0.87 a 1.13)x + 0.84 (95% CI, da -1.1 a 0.98). Test di comparazione,(Bland-Altman): bias assoluto= 0.79 ng/mL (da CI 95% - 0.3 a CI 95% 1.60); limiti di agreement: lower = -4.81 upper = 6.38 Conclusione: I nostri dati preliminari mostrano che il nuovo metodo QMS TEMA è un metodo preciso e correla con il metodo EMIT2000. La presenza di un bias statisticamente significativo indica che i due metodi non possono essere interscambiabili. Al fine di ridurre il rischio di errori clinici derivanti da errori post-analitici, in caso di pazienti sottoposti a monitoraggio terapeutico, un appropriato commento sul referto dovrebbe indicare se un cambio di metodo sia subentrato. 572 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P286 PENTRASSINE : POSSIBILE FATTORE PROGNOSTICO DELLA VASCOLARIZZAZIONE E DELLE VASCULITI M. Papa, R. Lanzano, G. Lanzano Azienda Universitaria Policlinico SUN Si è indagato sul ruolo che può avere il sistema immunitario innato (attraverso i suoi fattori) in patologiche riguardanti il sistema vascolare. Le pentraxine lunghe (PTX) sono molecole appartenenti al sistema immunitario innato, prodotte da numerosi tipi di cellule, quali macrofagi, cellule dell'endotelio vasale, cellule detritiche, e del tessuto vidimale. In particolare entrano nei complessi meccanismi della risposta infiammatoria, esse sono complessi proteici circolanti di P.M. pari a circa 43 KDa costituiti da una catena di 360 aa. Tali proteine è stato scoperto che hanno un'importante funzione nelle cellule dell'endotelio vascolare agendo a livello di messaggeri di segnali che a livello strutturale delle stesse cellule; molto probabilmente coordinano la risposta all'infiammazione di origine vascolare, mediando sul processo di apoptosi (regolatori). PTX3 possiede ruolo di attivatore sia di PGF2alfa che di VEGF. A riguardo dell'azione angiogenetica esse regolano la formazione del "lumen" vascolare nelle cellule endoteliali staminali che dovranno formare il nuovo sistema vascolare. Materiali e metodi: 100 pazienti di cui 40 affetti da vasculite 40 da malattie vascolari di tipo misto e 20 rappresentanti popolazione sana E' stata eseguita una correlazione tra conc. di PTX3 sierico. Dosaggio effettuato con tecnica ELISA con anticorpi, standars e controlli specifici per PTX3 forniti DIAGNOSTICA SENESE (DS). Il coefficiente di correlazione r tra i valori delle variabili correlate è stato calcolato con la funzione di Pearson.(NO) I risultati derivanti da tale studio sembrano aprire buone prospettive nel capire se PTX3 possono avere un ruolo di indice prognostico in tali patologie. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P287 INTERACTIONS BETWEEN CHLORHEXIDINE AND SODIUM HYPOCHLORITE: CHEMICAL ANALYSIS 1 2 1 1 C. Calla' , A. Lupi , B. Giardina , G. Nocca 1 Ist. Biochimica e Biochimica Clinica, UCSC, Roma Ist. di Chimica del Riconoscimento Molecolare, CNR, Roma 2 Endodontic failure may occur in cases of persistent bacteria in the root canal system (RCS). Mechanical instrumentation alone is not able to obtain a complete cleaning of the RCS, so a commonly used method of disinfection in endodontic treatments consists in the use of sodium hypochlorite (NaOCl) followed by the use of chlorhexidine gluconate (CHX). After each irrigating solution, distilled water should be used to prevent possible reaction among the components. In fact, if NaOCl is present when CHX is added, a brown precipitate is formed with a possible negative effect on the outcome of the treatment. Some literature works reported the presence of 4-chloroaniline (PCA) in brown precipitate, other, on the contrary, didn’t observed its formation; in our study, we have tried to explain the reason of this discrepancy using HPLC-UV technique. To 1.0 mL of 2% CHX were added different volumes of 6.0% NaOCl (from 0.01 to 0.12 mL). Also the reaction mixtures between 6.0% NaOCl and PCA (5 mg /mL in methanol) were prepared. The specimens were centrifuged (13400 x g 5 min) and both supernatants (SNs) and precipitates (PTs) (resuspended in 1 mL of methanol) were analyzed. The column used was a Discovery HS C18 (250mm × 4.6mm, 5 µm) (SUPELCO, PA, USA), flow rate 0.7 mL/ min, detection 214 nm. Water (A) and acetonitrile (B) were used for the elution: from 50% (B) to 70% (B) in 10 min and to 85 % (B) in 5 min. The chromatograms of CHX showed a signal with a Retention Time (RT) 3.0 min. When NaOCl was added, many other signals appeared with RT between 20 and 25 min. Similar results were obtained in the PTs. The presence of PCA signal was not observed neither in PTs nor in SNs. The HPLC analysis of mixture between NaOCl and PCA showed the presence of signal with RT 9.1 min (PCA), its intensity decreases when NaOCl was added, and completely disappeared with 0.12 mL of NaOCl. Simultaneously signals with RT between 20 and 25 minutes are produced, similarly to what was observed for the CHX. In PTs are present many peaks with RT around 2-3 min and at 25-30 min. The obtained results showed that PCA is transformed in presence of NaOCl. Thus, the discrepancy of literature data could be due to the reaction conditions: the newlyformed PCA reacts with NaOCl and is transformed. P288 IMMUNOHISTOCHEMICAL EVALUATION OF ANDROGEN RECEPTOR IN HUMAN PREPUCE FROM PATIENTS WITH POST-FINASTERIDE SYNDROME AFTER FINASTERIDE USE FOR ANDROGENETIC ALOPECIA F. La Marra, C. Di Loreto, S. Cauci Dip. Medical and Biological Sciences, Univ. Udine, Italy Finasteride is an inhibitor of 5-α-reductase used against male androgenetic alopecia (AGA). Reported side effects of finasteride comprise sexual dysfunction including erectile dysfunction, male infertility, and loss of libido. Recently these effects were described as persistent in some subjects, this condition was definied as PostFinasteride Syndrome (PFS). Molecular events provoking PFS are unexplored. This study was designed as a retrospective case-control study to assess if androgen receptor (AR) and nerve density in foreskin prepuce specimens were associated with persistent sexual side effects including loss of sensitivity in the genital area due to former finasteride use against AGA. Cases were 8 males (aged 29-43 years) reporting sexual side effects including loss of penis sensitivity over 6 months after discontinuation of finasteride who were interviewed and clinically visited. After informed consent they were invited to undergo a small excision of skin from prepuce. Controls were 11 otherwise healthy matched men (aged 23-49 years) who undergone circumcision for phimosis, and who never took finasteride or analogues. Differences in AR expression in dermal prepuce were evaluated in the 2 groups. Density of nuclear AR in stromal and epithelial cells was higher in cases (mean 40.0%, and 80.6% of positive cells, respectively) than controls (mean 23.4%, and 65.0% of positive cells, respectively), P=0.023 and P=0.043, respectively. Conversely, percentage of vessel smooth muscle cells positive for AR were similar in the 2 groups. Our findings revealed that modulation of local AR levels might be implicated in long-term side effects of finasteride use. This provides the first evidence of a molecular objective difference between patients with long-term adverse sexual effects after finasteride use (i. e. PFS) versus drug untreated healthy controls in certain tissues. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 573 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P289 STUDIO PROSPETTICO DI FARMACOCINETICA DEL CHEMIOTERAPICO 5-FLUOROURACILE (5-FU) 1 1 1 2 V. Viola , M. Brugia , M. Tocchini , R. Berardi 1 Lab. Biochimica Clinica e Microbiologia, Osp. Riuniti di Ancona 2 Clinica di Oncologia Medica, Osp. Riuniti di Ancona Premesse e scopo dello studio: Il 5-fluorouracile(5FU) è uno dei farmaci antitumorali più utilizzati per il trattamento di neoplasie, quali cancro colonrettale, pancreatico, gastrico e della mammella. Studi hanno evidenziato che solo il 20-30% dei pazienti riceve una dose appropriata. La finalità dello studio è stato di valutare la variabilità individuale di assorbimento del 5-FU in pazienti oncologici trattati, seguiti presso la Clinica di Oncologia Medica. Materiali e metodi: Sono stati dosati in totale 21 campioni di sangue prelevati almeno 1 ora prima della fine dell’infusione, raccolti in provette contenente stabilizzante (Sample stabilizer Saladax), mantenuti congelati a -20°C. Il test utilizzato per la determinazione quantitativa di 5-FU nel plasma si basa su agglutinazione di nanoparticelle (5FU-PCM-Saladax Biomedical) eseguito su analizzatore CDx90Tema Ricerca. E’stata calcolata l’area sotto la curva (AUC) che tiene conto delle ore di infusione. Il cutoff utilizzato : AUC superiore a 20 - 25 h*mg/L. Risultati: I 21 pazienti studiati (13 maschi e 8 femmine, età media 61 anni) 5 avevano diagnosi di carcinoma gastrico, 8 carcinoma del colon, 5 carcinoma pancreaticoe 3 carcinoma del retto. Dei 21 pazienti: 7 (32%) AUC <20 h*mg/L, 3 (14%) AUC compreso tra 20-25 h*mg/L, 12 (55%) AUC >25 h*mg/L. Conclusioni: I dati preliminari ottenuti mostrano che il 55% dei pazienti ricevono dosi eccessive di 5FU che potrebbero provocare segni di tossicità importanti. Per questo motivo il monitoraggio dei livelli plasmatici, in combinazione agli altri dati clinici, offre al medico Oncologo uno strumento di supporto nella gestione del trattamento terapeutico ottimale. I nostri dati mostrano peraltro situazioni di sottodosaggio (32%) che potrebbero comportare una limitata efficacia terapeutica. La messa a punto di un immunodosaggio automatizzato risulterebbe un’alternativa pratica, economica e rapida rispetto all cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa (LC-MS/MS) attualmente usata. 574 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P290 A COMPARISON BETWEEN SERUM CARBOHYDRATE-DEFICIENT TRANSFERRIN AND HAIR ETHYL GLUCURONIDE IN DETECTING CHRONIC ALCOHOL CONSUMPTION 1 1 2 1 V. Bianchi , S. Premaschi , A. Raspagni , S. Secco , M. 3 Vidali 1 Toxicology Reference Laboratory, SS Antonio e Biagio e C. Arrigo Hospital, Alessandria 2 School of Medicine, Insubria University, Varese 3 Clinical Chemistry Unit, Maggiore della Carità Hospital and Dept. of Health Sciences, University Amedeo Avogadro of East Piedmont, Novara Aim: In heavy alcohol consumption laboratory tests represent an objective evidence. To this aim several biomarkers and different biological matrices may be evaluated. In this study we compared common alcohol biomarkers in blood and in hair. Methods: Carbohydrate-Deficient Transferrin (CDT), Ethyl Glucuronide (EtG), AST, ALT, GGT, MCV were measured in 562 subjects (M 92%, F 8%; median age 36y, IQR 29-45, min-max 19-79). All people declared no alcohol consumption within the last three months. Serum CDT was measured by kit CDT by HPLC (Bio-Rad, Milan) and expressed as relative amount of disialotransferrin (cut-off 1.7%). EtG was measured in hair by a validated homemade method in LC-MS/MS (cut-off 30 pg/mg). Results: Median %CDT, EtG, AST, ALT, GGT, MCV in the whole sample were respectively 1.1% (IQR 0.9-1.3), 8 pg/mg (IQR 6-20), 21 UI/L (IQR 18-25), 22 UI/L (IQR 17-31), 20 UI/L (IQR 14-32) and 92.4 fL (IQR 88.9-95.3). 42 (7.5%) and 76 (13.5%) subjects resulted positive, respectively, to %CDT and EtG. In particular, 30 (5.3%) subjects were positive to both tests, 12 (2.1%) positive only to %CDT, while 46 (8.2%) only to EtG. The agreement (positive and negative pairs) between %CDT and EtG was 89.7%. %CDT-positive subjects displayed significantly higher MCV (median 94.7 vs 92.3 fL; p=0.003) and EtG (median 46 vs 8 pg/mg; p <0.0005), but not AST, ALT and GGT, than %CDT-negative subjects. EtG-positive subjects displayed significantly higher MCV (median 94.0 vs 92.1 fL; p=0.001), GGT (28 vs 19 UI/L; p <0.0005) and %CDT (1.4% vs 1.1%; p <0.0005), but not AST and ALT, than EtG-negative subjects. Interestingly, up to 6 out of 12 (50%) only %CDT-positive subjects had EtG <15 pg/mg, whereas up to 27 out of 46 (59%) only EtG-positive subjects had %CDT<1.1%. Conclusion: Large variability exists between %CDT and EtG in detecting chronic alcohol consumption. To identify alcohol abuse in a forensic context, such as traffic medicine, the combination of different alcohol biomarkers and appropriate medical history is mandatory for the correct interpretation of individual cases. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P291 VALUTAZIONE DELL’USO ABITUALE DI ETANOLO MEDIANTE DETERMINAZIONE DI TRANSFERRINA DESIALATA IN SOGGETTI CON VALORI DI ETANOLEMIA ELEVATI A. Veronesi, C. Rota, E. Rasio, E. Cariani, T. Trenti Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Nuovo Ospedale S. Agostini Estense, Modena Nel Dipartimento di Medicina di Laboratorio di Modena, che risponde alle esigenze diagnostiche di tutta la provincia (700.000 abitanti), nel 2013 sono stati valutati per etanolemia 1422 campioni, 546 dei quali (38.3%) sono risultati positivi (>0.5 g/L). Al fine di conoscere la percentuale di soggetti utilizzatori abituali di etanolo tra i positivi per etanolemia, è stata analizzata la % di transferrina desialata (CDT), capace di identificare un consumo di etanolo >60-80 g/die per 10-15 giorni, mediante elettroforesi capillare (MDQ, Beckman), in 105 campioni selezionati in modo casuale. L’età media dei soggetti sottoposti a determinazione dell’etanolemia (83 maschi, 27 femmine) era di 37±14 anni. I livelli medi di etanolemia erano 2±1 g/L (range: 0.5-4.5), non erano correlati all’età ma erano superiori nei maschi (2.34±0.97 g/L) rispetto alle femmine (1.84±0.85 g/L, p=0.018). E’ stato possibile determinare la % di CDT (mediana 1.28, range: 0.68-11.1) in 98/105 campioni (93.3%). Dei rimanenti, 5 erano caratterizzati da varianti genetiche della transferrina e in 2 casi era presente un’interferenza analitica. I valori di CDT sono risultati positivi (>2%) in 22 su 98 campioni analizzabili (22.4%; età media dei soggetti: 42.7±10.6 anni, 4 femmine, 18 maschi). I valori positivi di CDT sono stati riscontrati in soggetti più anziani (età media 35.4±14.0 anni, p=0.026) e con etanolemia più elevata (2.81±0.98 contro 2.05±0.87 nei CDT negativi, p=0.0007). I valori di etanolemia erano correlati alla % di CDT (test di Spearman, r=0.3157, p=0.0015) e livelli superiori a 2.65 g/L erano predittivi di CDT >2% con una sensibilità del 68.2% e una specificità del 73.7% (AUC 0.73). In conclusione, nella casistica esaminata l’abuso alcolico occasionale è correlato ad uso cronico nel 22% circa dei casi e si associa significativamente con età più avanzata e valori elevati di etanolemia. Tale dato appare importante per meglio discriminare i consumatori cronici dagli occasionali e valutare l’eventuale successo di un percorso terapeutico. Per l'identificazione dell’abitudine etilica nel singolo soggetto e l'indirizzo all'ottimale percorso terapeutico appare utile suggerire l’esecuzione della CDT insieme all’alcolemia in caso di valori elevati. P292 TOXICOLOGICAL INVESTIGATIONS FOLLOWING BREACH OF MOTOR VEHICLES CODE. EXPERIENCES OF A HOSPITAL LABORATORY A. Motta, A. Soldarini, M. Trbos, M. Locatelli Servizio di Medicina di Laboratorio, Ospedale San Raffaele, Milano Objective: to evaluate incidence of narcotic substances presence in blood and urine samples delivered by the Traffic Police our service upon breach of article 187 of Street Code during the period 01/01/2013 -31/05/2014. Methods: 295 requests for presence in blood and/or urines of opiates, cocaine, methadone, amphetamines, methoxyamphetamines, cannabinoids, buprenorphine and metabolites thereof were received at the laboratory in the above mentioned period. Whenever possible for each individual 3 blood samples, (EDTAK3 and calcium oxalate) and 3 urine samples were collected. Urine samples were screened by immunoenzymatic method (Cobas C501, Roche Diagnostics). In the case of concentrations exceeding the limit of detection the related blood samples were analysed by using a liquid chromatography-mass spectrophotometry method (ABx API 4000). Results: 295 individuals undergone the controls (males 84%, females 16%), age 15-87 years (average 33 years). In 29 cases it was not possible to collect urine samples, whereas in 15 cases blood sample was not collected. 197 urine samples were found negative, as well as 221 blood samples. 69 urine samples (26% of the total) were positive with the LC-MS/MS, highlighting presence of THC-COOH (46) cocaine and its metabolites (37), morphine (8), methadone (3), amphetamine/metoxyamphetamine (2) buprenorphine (1). In 22 samples presence of more than one substance was detected. 59 blood samples (21% of the total), were found positive with the LCMS/MS to THC or THC-COOHH (30), cocaine and its metabolites (32), morphine and its metabolites (8), methadone (3), amphetamine/metoxyamphetamine (2), buprenorphine (1). In 14 samples presence of more than one substance was detected. A total of 23 subjects (8,2% of the investigated) reached the status of psychological and physical deterioration due to the presence of narcotic substances. Conclusions: the search for the presence of narcotic substances to identify violation of motor vehicles code (art.187) benefits from the availability of urine samples which give information on acute or chronic intake and help in the interpretation of the blood samples results for which great attention must be paid to the time lapse between request for investigation and sample collection. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 575 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P293 VALUTAZIONE AUTOMATIZZATA DELL’EMOLISI DEL CAMPIONE, LA NOSTRA ESPERIENZA A. Motta, M. Trbos, M. Locatelli Servizio di Medicina di Laboratorio; Ospedale San Raffaele, Milano La valutazione dell’entità dell’emolisi dei campioni inviati al laboratorio rappresenta un aspetto rilevante della qualità del dato prodotto dal Laboratorio Analisi. Spesso questo parametro viene valutato sulla base dell’esperienza dei singoli operatori che si affidano alla valutazione visiva del campione con conseguente non univocità della refertazione prodotta che in molti casi può determinare errate interpretazioni del risultato analitico quali ad es. valutazioni di normopotassiemia in campioni emolizzati. Nostro scopo è stato quello di adottare una procedura automatica, indipendente dall’operatore, capace di valutare il grado di emolisi dei campioni analizzati in modo standardizzato e di trasferire in modo automatico questa informazione nella refertazione del dato analitico. Per ottenere questo risultato, su tutti gli analizzatori in uso nel Laboratorio di Chimica Clinica (Siemens Advia 2400, Roche Cobas C501), si è provveduto a determinare l’indice di emolisi (SI) utilizzando diluizioni scalari di emoglobina libera (ottenuta da emolisi forzata di un campione). Su ogni singola diluizione si è determinato LDH e Potassio fotografando altresì il campione esaminato. Questo approccio ci ha permesso di produrre un documento per evidenziare e sensibilizzare gli operatori su come le variazioni di questi due parametri siano correlate alla variazione cromatica del campione, nonché di definire, con riferimenti bibliografici la gradazione dell’indice di emolisi (da 0 fino 4 +), così da implementare degli algoritmi automatici sul middleware del laboratorio (LabOnline prodotto da Omnilab) utilizzati per aggiungere commenti standardizzati sia ai test interferiti dall’emolisi anche lieve (es. LDH e Potassio), sia all’intero campione in caso di emolisi marcata. Secondo la nostra esperienza, questo tipo d’approccio, ha permesso di standardizzare le modalità di refertazione del campione emolizzato, eliminando il criterio di soggettività ed assicurando al clinico, un’univoca modalità interpretativa, evitando possibili errori di tipo diagnostico. 576 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P294 POTENTIAL VALUE OF CARTILAGE AND BONE SOLUBLE MARKERS IN EVALUATING JOINT DEMAGE IN JUVENILE IDIOPATHIC ARTHRITIS 1 2 4 1 S. Barco , S. Pederzoli , C. Malattia , C. Gatti , I. 1 3 2 2 Gennai , A. Pistorio , G. Consiglieri , M. Dellepiane , D. 2 2 4 1 Beleva , A. Buoncompagni , A. Martini , G. Tripodi , G. 1 Cangemi 1 Laboratorio Centrale di Analisi, Istituto Giannina Gaslini, Genova 2 Pediatria II, Istituto Giannina Gaslini, Genova 3 Servizio di Epidemiologia e Biostatistica, Istituto Giannina Gaslini, Genova 4 Dipartimento di Scienze Pediatriche, Istituto Giannina Gaslini, Genova The potential value of serum biomarkers of bone and cartilage turnover in Juvenile Idiopathic Arthritis (JIA) (a heterogeneous group of diseases characterized by arthritis of unknown origin with onset < 16 years) has never been explored. The objectives of this work were: 1) To examine associations between soluble biomarkers of bone (Collagen type I C-Telopeptides, CTX-1) and cartilage degradation (collagen type I and II cleavage, C1, 2C and collagen type II cleavage , C2C) and joint damage as assessed by Conventional Radiography (CR) and Magnetic Resonance Imaging (MRI) in patients with JIA 2) To investigate whether these biomarkers can predict structural damage progression. The clinically more affected wrist of 88 JIA patients was studied with CR according to adapted Sharp/van der Heijde score (SHS) method and MRI by using the OMERACT RAMRI-score, coupled with standard clinical assessment. One-year CR follow-up was available in 65 patients, whereas one-year MRI follow-up was available in 51 patients. Serum CTX-I , C1, 2C and C2C were measured by ELISA (serum crosslaps ELISA purchased by IDS, Technogenetics, Milano, Italy; C1, 2C and C2C ELISA by Ibex, Medicalsystems, Genova, Italy) in all patients at the enrolment and in gender- and age-matched healthy controls (N= 154). Unlike adults with Rheumatoid Arthritis (RA), CTX-I, C1,2C and C2C levels were significantly lower in JIA patients than healthy controls (P<0.0001). Biomarker levels did not correlate with clinical measure of disease activity and damage, disease duration and with Sharp/van der Heijde score (SHS), and RAMRIS bone erosion score. Median C1,2C and C2C were significantly higher in patients with structural damage progression according to JSN (joint space narrowing)-SHS score compared to patients without progression (C1,2C: 240 ng/ml vs 125 ng/mL, P=0.01; C2C: 133.7 ng/mL vs 65.7 ng/mL, P= 0.001). Unlike RA, patients with radiographic progression showed significantly lower levels of CTXI (1.03 ng/mL) compared to patients without structural damage progression (1.53 mg/ml P=0.03). Our results suggest an inhibition of bone and cartilage turnover in patients with JIA. Biomarkers of cartilage degradation are potential predictors of structural damage progression and severity of disease course. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P295 URINARY HOMOVANILLIC AND VANILLYLMANDELIC ACID IN HPLC: AGERELATED REFERENCE INTERVALS AND DIAGNOSTIC PERFORMANCE. REPORT FROM THE ITALIAN REFERENCE LABORATORY FOR THE BIOCHEMISTRY OF NEUROBLASTOMA G. Cangemi, S. Barco, I. Gennai, A. Maffia, L. Barbagallo, D. Bugnone, P. Bonifazio, M. Talio, G. Bazurro, G. Tripodi Laboratorio Centrale di Analisi, Istituto Giannina Gaslini, Genova Neuroblastoma (NB) is the most common extracranial solid cancer in childhood and the most common cancer in infancy, with an incidence of about 120 cases per year in Italy. The great majority of NB produces high levels of homovanillic acid (HVA) and vanillylmandelic acid (VMA), two catecholamine metabolites derived from dopamine and norepinephrine respectively. We reviewed the results of HVA and VMA obtained by the reference laboratory of the Italian Cooperative Group for NB (Clinical Pathology Laboratory, Istituto Giannina Gaslini) within a 7-year period. HVA and VMA were measured by High Performance Liquid Chromatography coupled to Electrochemical Detection (HPLC-EC) by using “HVAVMA by HPLC” kit (Bio Rad Laboratories, Milan, Italy). Internal quality controls (IQCs) were assayed at each analytical session by using two levels of Lyphocheck controls (Biorad Laboratories, Milan, Italy). Updated reference intervals based on age as a continuous variable were calculated by using a multivariate statistical analysis from 648 HVA and 671 VMA results from patients in which the diagnosis of neuroendocrine tumors was excluded. The diagnostic performance has been established by calculating their specificity and sensitivity and by receiver operating characteristics (ROC) curves for different ages and stages of disease from 169 HVA and 179 VMA results from confirmed NB patients at the onset of disease. An optimal threshold was obtained for each analyte according to the Youden’s index and AUCs were used to analyse their global performances. The best diagnostic performance was obtained in stage 4s tumors and in children < 18 months. By combination of the two biomarkers the AUCs considerably improved for all stages, in particular reaching the highest value (AUC=1) in stage 4s. The AUCs were significantly different in patients < or > 18 months (0.963 vs 0.923) (P <0.0001) with higher values for younger patients. This report provides some useful indications: it confirms the efficacy of HVA and VMA as diagnostic biomarkers for NB, it highlights the importance to consider appropriate age-related reference values and it underlines the importance to measure both HVA and VMA to improve the diagnostic performance in NB. P296 AN USEFUL METHOD FOR UREA NITROGEN ASSAY IN BRONCHOALVEOLAR LAVAGE FLUID OF NEONATES 1 1 1 2 K. Pocino , A. Minucci , R. Manieri , G. Conti , D. De 3 1 1 Luca , C. Zuppi , E. Capoluongo 1 Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University of the Sacred Heart, Rome 2 Pediatric Intensive Care Unit, Department of Critical Care University Hospital “A. Gemelli”, Catholic University of the Sacred Heart, Rome 3 Division of Pediatrics and Neonatal Critical Care, South Paris University Hospitals medical Center “A. Beclere”, Paris Background: Bronchoalveolar lavage (BAL) consists of the infusion of a definite volume of saline and the subsequent aspiration from a specific lung area. Aspiration will partially recover both the instilled saline and the epithelial lining fluid (ELF), which is the component of interest for the analysis, but a correction for a stable analyte is needed in order to know the amount of ELF recovered. In this regard, urea nitrogen is really useful and it has been proposed to calculate ELF. Currently, no official analytical method for analyzing urea nitrogen in BAL fluid has been narrowly described. The goal of the present study was to develop and validate a new spectrophotometric method to detect urea nitrogen in BALF. Methods: Study included 19 BALF samples obtained from neonates with different respiratory conditions. Samples were centrifuged and cell-free supernatants frozen at – 80°C and thawed only once for the experiments. The urea nitrogen assay was carried out on Cobas c311 analyzer (Roche Diagnostics). Results: Validation study shows that the method is 2 perfectly linear (R = 0.999), sensitive (LoD= 0.055 mg/dL; LoQ= 0.16 mg/dL), repeatable (Low= 0.15±0.02, 13.3%; High=1.80±0.02, 1.1%), reproducible (Low= 0.14 ± 0.02, 14.2 %; High= 1.76 ± 0.04, 2.2 %) with accuracy ranging between 93-96%. Conclusion: Our results support the robustness of validated procedure since the described method appears simple, precise, rapid and suitable for routine analysis, as required in pediatric clinical practice. Moreover, it can be implemented on other automated instruments for clinical biochemistry. The use of micro-volumes required by the method stand for a faultless characteristic to assay neonatal samples. Thus, it may be used to correct concentration of various non-cellular BAL component and calculate their ELF amounts. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 577 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P297 PEDIATRIC REFERENCE INTERVALS FOR SERUM COLLAGEN TYPE I C-TELOPEPTIDES (CTX-1) AND BONE ALKALINE PHOSPHATASE (BAP) 1 2 3 1 I. Gennai , N. Di Iorgi , G. Reggiardo , C. Gatti , E. 2 1 1 1 Bertelli , S. Barco , M. Maghnie , G. Tripodi , G. 1 Cangemi 1 Laboratorio Centrale di Analisi, Istituto Giannina Gaslini, Genova 2 Dipartimento di Scienze Pediatriche, Istituto Giannina Gaslini, Genova 3 Mediservice, Genova Bone markers reflect bone remodelling activity. Bone alkaline phosphatase (BAP) is produced by osteoblasts and released into the circulation. Serum Collagen Type I C-Telopeptides (CTX-1) are short fragments of Cterminal domains of collagen cleaved by osteoclasts. BAP and CTX-1 are specific and sensitive markers of bone formation and resorption respectively. The changes in bone markers are influenced by many physiological factors thus in children they are expected to have higher values due to high skeletal growth velocity and rapid bone turnover. The availability of age and sex matched reference intervals is an unmet need. To date, very few reports are available and they all suffer from heterogeneity of analytical methods or pre-analytical factors or consider very limited age ranges. Establishing reference intervals in children is challenging as it requires the collection of large numbers of samples from healthy individuals. To overcome this limitation we calculated age and sex related reference intervals by using the large cohort of laboratory results obtained in a 5-year period in a single centre obtained from the unselected population of patients. After accurate outlier selection the results were compared to those obtained from a population of normal subjects (86 M, 69 F) accurately selected for BMI and any absence of diseases or therapies that could interfere with bone resorption. Cases and controls were compared by using the General Linear Model (GLM) univariate procedure. Adjusting for age no significant difference exists between case and control groups in respect to the CTX-1or BAP both in M and in F. By using this approach we were able to find accurate reference intervals from a great number of subjects (2738 CTX-1: 1489 M, 1249 F; 3004 BAP, 1608 M, 1396 F) in children from 6 m to 14 y based on age as a continuous variable by using a multivariate statistical analysis. CTX-1 and BAP were measured by using the Serum Crosslaps and the Microvue BAP ELISA kit automated on a DSX system (Technogenetics- Bouty, Milano, Italy). In addition, the results obtained were validated on different classes of disease where bone mineralization is impaired. 578 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P298 VALUTAZIONE DEL VALORE PREDITTIVO DELLA MISURA DEL PROGESTERONE SIERICO IN CORSO DI STIMOLAZIONE OVARICA PER ICSI/FIVET 1 2 1 1 G. Grandi , L. Conti , A. Terreni , A. Ognibene , A. 1 2 Caldini , I. Noci 1 Lab. Generale, Dip. Diagnostica di Laboratorio, AOU Careggi, Firenze 2 Dip. Fisiopatologia della Riproduzione Umana, AOU Careggi, Firenze La principale tecnica di fecondazione assistita è l’Iniezione Intracitoplasmatica di Spermatozoi/Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer (ICSI/FIVET). L’analisi della letteratura evidenzia dati contrastanti circa la possibile associazione tra i livelli di progesterone (P) in fase follicolare tardiva e la probabilità di gravidanza clinica. Scopo del presente lavoro è quello di valutare retrospettivamente, in base all’esito della procedura (gravidanza/non gravidanza) in 434 cicli ICSI/FIVET, il valore predittivo della misura del P sierico (metodica ECLIA su Cobas 6000,Roche, Germany) effettuata il giorno di somministrazione dell’HCG (hCG-day). Dei 434 cicli, 91 hanno dato origine a gravidanze cliniche (21%). L’analisi delle caratteristiche dei due gruppi (rispettivamente gravidanze/non gravidanze), espresse come media±ds e significatività del t-test, è risultata: età della donna (aa) 35.2±4.1 e 36,4 ±4,7, p=0,006; P hCG day (nmol/L) 2.3 ±0.9, 2.3 ±1.1, p=0.365; embrioni trasferiti (n.) 2.3 ±0.8 e 1.9 ±0.8, p=0,001; età uomo (anni) 38.5 ±7.1 e 39.6 ±5,7, p=0.025; indice di massa corporea (Kg/m²) 22.4±3.4 e 22 ±3.9, p=0.253; spessore dell’ endometrio hCG day (mm) 10.4 ±1.9 e 10.5 ±1.9, p=0.495; ovociti ottenuti (n.) 7.5 ±4 e 6.5 ±4.2, p=0.015. Le percentuali delle cause di infertilità erano sovrapponibili nei due gruppi. La qualità degli embrioni trasferiti era così distribuita tra i due gruppi: qualità A 77% e 64.4%, qualità B 20.2% e 26.2%, qualità C 6% e 9.2%, qualità D 0% e 1%. L’analisi multivariata (Anova, SPSS), in base all’evento gravidanza/non gravidanza, ha mostrato i seguenti valori di significatività: età della donna p=0.031, qualità degli embrioni p=0,034, P hCG day p=0.420. La curva ROC relativa al P hCG day versus l’evento gravidanza/non gravidanza, ha evidenziato un’area sottesa di 0.53. Nella casistica studiata la misura del P hCG day non ha dimostrato avere un valore predittivo sull’evento gravidanza, al contrario dell’età della donna e della qualità degli embrioni trasferiti. Alla luce di questi risultati, la misura del P hCG day non è risultata appropriata nel monitoraggio di ICSI/FIVET ed è quindi stata eliminata dal pannello degli esami richiesti. Kolibianakis EM, Venetis CA, Bontis J, et al. Curr Pharm Biotechnol 2012;13:464-70. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P299 ASSETTO EMOGLOBINICO SU SANGUE CORDONALE IN EMILIA ROMAGNA:POSSIBILI RIFLESSIONI PER FUTURE APPLICAZIONI 1 2 2 1 M. Sarma , A. Ravani , B. Dolcini , P. Parisi , V. 1 3 1 1 Cerreta , M. Buzzi , R. Mancini , R. Motta 1 U.O., Lab.Centralizzato, Osp. S.Orsola Malpighi, Bologna 2 U.O., Genetica Medica, Azienda Ospedaliera Universitaria S Anna, Ferrara 3 U.O., Immunoematologia e Trasfusionale, Osp. Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna L'analisi dell'assetto emoglobinico è inclusa tra i test indispensabili all'idoneità al bancaggio del sangue cordonale Il nostro centro, in collaborazione con la banca dei tessuti, è il laboratorio di riferimento in Emilia Romagna dove viene effettuata tale determinazione Dal 2009 al gennaio 2014 sono stati esaminati 1385 cordoni con la tecnica diagnostica HPLC. La metodologia permette di rilevare le HbF,HbA2,HbA,HbS HbC e altre varianti in modo da identificare gli individui omozigoti o doppi eterozigoti per alcuni tipi di difetto emogloninico poiché tali cordoni non risultano idonei al bancaggio. La raccolta del sangue cordonale è sempre associata alla compilazione di informazioni anamnestiche sui genitori e sulla gravidanza. Dopo aver studiato 450 cordoni negativi, sono stati stabiliti intervalli di riferimento interni per identificare i possibili eterozigoti per alfa e beta talassemia. In particolare i criteri usati sono:HbA ≤10% e Hb Barts ≥1% che differiscono lievemente dagli intervalli di riferimento in uso nella maggior parte dei laboratori. Dei 1385 cordoni esaminati 151 (10,9% dei campioni totali) sono stati segnalati per effettuare l'esame di II livello di conferma molecolare. Di questi, 111 sono risultati negativi (73,5% dei campioni pari al 8% del numero totale di cordoni esaminati) e 40 positivi per mutazioni dei geni alfa e beta di cui 3HbS eterozigoti ed 1 HbS omozigote (rispettivamente il 26,5% dei campioni inviati e il 2,9% dei campioni totali). Questi risultati possono dare spunto di riflessione sulla necessità di istituire tale indagine in età neonatale. La percentuale di cordoni positivi rilevati nonostante l'anamnesi di coppia negativa indica che lo screening in età fertile non garantisce ancora una completa prevenzione per scarsa sensibilità a questo tipo di P300 MTHFR C677T ALLELIC VARIANT IS NOT ASSOCIATED TO PLASMA AND CEREBROSPINAL FLUID HOMOCYSTEINE IN AMYOTROPHIC LATERAL SCLEROSIS 1 1 1 1 C. Bellia , G. Bivona , B. Lo Sasso , A. Caruso , F. 1 1 1 2 Bazza , A. Pivetti , C. Scazzone , V. La Bella , M. 1 Ciaccio 1 Dip. Biopatologia e Biotecnologie Mediche e Forensi, Sez. Biochimica Clinica, Università degli Studi di Palermo 2 Dip. Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche, Università degli Studi di Palermo Aim: Cerebrospinal fluid (CSF) and plasma Homocysteine (Hcy) are higher in Amyotrophic Lateral Sclerosis (ALS) patients and they are linked to neurotoxicity by several mechanisms. The present study aims to evaluate the impact of MTHFR C677T variant on CSF and plasma Hcy levels, and investigate the potential association between MTHFR and ALS clinical variables. Methods: the study included 69 sporadic ALS patients and 79 neurological controls. CSF and plasma homocysteine were determined using HPLC; MTHFR C677T genotyping was performed by Real Time-PCR. Results: In ALS patients neither plasma nor CSF Hcy levels were different among CC, CT and TT MTHFR C677T genotypes (plasma: 11.3 [8.5-15.0], 9.8 [7.1-16.9] and 8.9 [7.0-12.0], respectively; P=0.36; CSF: 0.4 [0.3-0.6], 0.5 [0.4-0.8] and 0.5 [0.4-0.6], respectively; P=0.18). Plasma and CSF Hcy levels were correlated (r= 0.34, P=0.004). No association between MTHFR C677T and rate of progression, diagnosis according to ElEscorial/WFN criteria, site of onset, and severity of the disease was reported. Discussion: Although MTHFR C677T is a well-known genetic determinant of hyperhomocysteinemia, it is not associated to the high levels found in ALS, suggesting the existence of other mechanisms underlying increased Hcy levels. Valentino F, Bivona G, Butera D, et al. Elevated cerebrospinal fluid and plasma homocysteine levels in ALS. Eur J Neurol 2010;17:84-9. 1 patologia . Recentemente sono emerse anche indicazioni dalla AIEOP sulla necessità di istituire uno screening alla nascita orientato ad identificare individui con malattie ad HbS; le indagini potrebbero essere rivolte anche a tutti i bambini sotto l'anno di età mai esaminati precedentemente. 1. Giordano P. Prospective and retrospective primary prevention of Hemoglobinopathies in multiethnic societies. Clin Biochem 2009;42:1757-66. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 579 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P301 SERUM LIPID AND ANTIPHOSPHOLIPID ANTIBODIES PROFILES IN DIFFERENT PHASES OF MULTIPLE SCLEROSIS 1 2 1 C. Mandoj , T. Koudriavtseva , G. Cigliana , E. De 1 3 3 1 Santis , G. D’Agosto , P. Cordiali-Fei , L. Conti 1 Clinical Pathology, Regina Elena National Cancer Institute, IFO, Rome 2 Multiple Sclerosis Center, Neurology Unit, Regina Elena National Cancer Institute, IFO, Rome 3 Clinical Pathology and Microbiology, San Gallicano Dermatology Institute, IFO, Rome Background: Multiple sclerosis (MS) is an inflammatory demyelinating disease of the central nervous system. Cholesterol homeostasis is important for formation and maintenance of myelin and axonal membranes in the CNS. Emerging evidence indicates that there is an association between lipoproteins and cholesterol metabolism and MS disease progression. An increased frequency of immunological abnormalities including presence of antiphospholipid antibodies have shown in MS patients, nevertheless the pathogenic role of these antibodies remains not fully clarified. Objective: We aimed to investigate serum lipid profile and rate of positivity for anti-phospholipid antibodies in different MS phases, as well as to explore their relationships. Methods: We included 100 consecutive MS patients which were assigned to three groups: 16 secondaryprogressive patients (SPMS), 58 relapsing-remitting patients in remission (REM) and 26 patients in relapse (REL). Their sera were tested for total cholesterol (TC), high and low density lipoproteins (HDL, LDL), triglyceride (TG) and Lipoprotein(a) levels as well as for antibodies anti-cardiolipin, anti-beta2-glycoprotein-I, antiprothrombin, anti-annexinV (IgG and IgM) by enzyme immunoassays. SPSS software was used for all statistical evaluations. Results: High TC levels were more prevalent in SPMS patients than other patient groups (p=0.05). The REL group had significantly higher rates of positivity for aβ2GPI IgM (p<0.0001), aPT IgG and IgM (for both p=0.05) than the other patient groups. A significant positive correlation was found between age and both TC (p=0.006) and LDL-C (p=0.0001) levels, between EDSS and both TC (p=0.01) and LDL-C (p=0.007) levels, and between disease duration and LDL-C (p=0.024) levels. We found the presence of aAnV IgG to be significantly associated with high levels of TC (p=0.002) and LDL-C (p=0.03). Conclusions: Our results together with those of other studies support the working hypothesis that the thrombogenic mechanisms associated with an abnormal lipid pro#le could contribute to MS progression through diverse processes at vascular endothelium of the blood brain barrier. However, further studies with larger populations are needed to confirm our data. 580 biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 P302 ABNORMAL CYTOKINES LEVELS ARE RELATED TO VITAMIN D DEFICIENCY IN MYOTONIC DYSTROPHY TYPE 1 1 1 1 C. Terracciano , M. Nuccetelli , C. Russo , E. Rastelli 2 2 1 1 2 , M. Gibellini , M. Morello , R. Zenobi , R. Massa , S. 1 Bernardini 1 Dip. di Medicina Sperimentale e Chirurgia, Università di Tor Vergata, Roma 2 Dip. di Medicina dei Sistemi, Università di Tor Vergata, Roma Myotonic dystrophy type 1 (DM1) is the most common adult form of muscular dystrophy. DM1 is an inherited, multi-systemic disorder affecting skeletal muscle as well as eye, heart, central nervous and endocrine systems. We recently demonstrated a reduction of circulating 25hydroxyvitamin D (25(OH)D) in DM1 patients, which 1 correlates with genotype and proximal muscle strength . In vitro and animal studies suggest that vitamin D has modulating effects on pro-inflammatory cytokines; median circulating 24h levels of interleukin-6 (IL-6) and TNF-alpha (TNFα) has been found increased in DM1. To verify a relationship between vitamin D and proinflammatory cytokines in DM1, we measured serum levels of 25(OH)D, IL-6 and TNFα in 12 patients with DM1, at baseline and after 6 months of treatment with high doses (100.000 UI per month) of cholecalciferol, and in 10 healthy age-matched controls. A chemiluminescent immunoassay was used to assess 25(OH)D levels, while commercially available sandwich enzyme-linked immunosorbent assays (ELISA) were used to evaluate IL-6 and TNFα serum levels. In DM1 patients, levels of IL-6 and TNFα showed a significant increase compared to controls (p values <0.05) and when DM1 and controls groups were combined, there was a significant inverse correlation between vitamin D and both IL-6 and TNFα levels (r=-0.45 and -0.55, respectively, p values <0.05). The 6-month vitamin D supplementation did not modified IL-6 and TNFα levels in DM1 patients. In conclusion, in DM1 patients there is an increase of circulating pro-inflammatory cytokines and it seems to be related to vitamin D deficiency. A longer therapy with cholecalciferol need to be administrated to DM1 patients to verify a potential beneficial effect of vitamin D supplementation on pro-inflammatory cytokines levels. IL-6 and TNFα have been also linked to metabolic disorders (including obesity and insulin-resistance), so further studies are necessary to ascertain whether the high levels of IL-6 and TNFα might contribute to the metabolic-endocrine dysfunctions typical of the DM1 pathology. 1. Terracciano C, Rastelli E, Morello M, et al. Vitamin D deficiency in myotonic dystrophy type 1. J Neurol 2013;260:2330-4. 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P303 TAU AND pTAU ASSAY IN NASAL SECRET FROM PATIENTS WITH HYPOSMIA AND ANOSMIA 1 1 P304 GENDER-RELATED ASSOCIATION OF FOKI POLYMORPHISM IN THE VITAMIN D RECEPTOR GENE AND CONVENTIONAL RISK FACTORS WITH LUMBAR SPINE PATHOLOGIES 1 M. Nuccetelli , A. Crisanti , G. Sancesario , V. 1 1 1 2 Botteri , C. Terracciano , E. Xhemalaj , D. Passali , S. 1 Bernardini 1 2 3 A. Colombini , M. Brayda-Bruno , L. Ferino , G. 1 3 4 3 Lombardi , V. Maione , G. Banfi , S. Cauci 1 Dip. di Medicina Sperimentale e Chirurgia, Università di Tor Vergata, Roma 2 Dip. ENT, Università di Siena, Siena Hyposmia and anosmia are, respectively, partial and total affections of the olfactory tract related to neuronal damage and often associated to neurodegenerative diseases 1 such as Parkinson Disease and Alzheimer Disease . Tau protein and phosphoTau protein assays in Cerebro Spinal Fluid (CSF) are used as routine tests at Tor Vergata University Hospital for the diagnosis of Alzheimer Disease. Due to the difficulty and to the risk involved in the lumbar puncture, we tried to assay Tau and pTau levels from an easily available biologic fluid: nasal secret. Twenty-one patients with hypo/anosmia were enrolled by “Azienda Ospedaliera Universitaria Senese” (10 posttraumatic, 7 post-viral, 2 post-chemicals exposition, 2 Parkinson Disease) together with 13 sex and agematched healthy controls. Bilateral nasal wash was obtained by 5 ml phosphate buffer saline solution (PBS) nebulization through a Rinowash device. Samples were then analyzed with commercially available sandwich enzyme-linked immunosorbent assays (ELISA)(Innotest, Innogenetics, Ghent, Belgium). Results show that Tau and pTau levels in nasal wash were not detectable, except for a sample with a pTau concentration of 16 pg/mL that was surprisingly a control. These data could be explained by a total absence of the protein in the samples or by protein concentrations below the kit analytical limit (pTau: 15 pg/mL; Tau: 87 pg/mL). On the basis of one positive result, our future perspectives will be focused on the improvement of the samples suitability. For example we suggest to use smaller PBS solution volumes and to separate the nasal wash from each naris. Moreover, kit sensitivity could be increased by loading a higher quantity of samples on the Elisa plate and, above all, samples number should be increased especially with patients affected by neurodegenerative diseases. In conclusion, we can hypothesize that Tau and pTau protein Elisa assays on nasal washing solutions could be used as an early biomarker for the neurodegenerative diseases diagnosis and to evaluate the pharmacological therapy efficacy. Moreover, it is interesting to monitor the only sample with a detectable pTau value, to verify if it will develop a Tau-related pathology. 1. Albers MW, Tabert MH, Devanand DP. Olfactory dysfunction as a predictor of neurodegenerative disease. Curr Neurol Neurosci Rep 2006;6:379-86. 1 Lab. Experimental Biochemistry and Molecular Biology, I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi, Milano, Italy 2 Dept. Orthopedics and Traumatology – Vertebral surgery III – Scoliosis, I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi, Milano, Italy 3 Dept. Medical and Biological Sciences, University of Udine, Udine, Italy 4 Dept. Biomedical Sciences for Health, University of Milano, Milano, Italy Alterations in vitamin D homeostasis, mainly involving its nuclear receptor (VDR), could have a role in the pathophysiology of the spine. FokI polymorphism in the vitamin D receptor gene (VDR) and conventional behavioral and environmental risk factors were associated with spinal disorders in the Italian population, but, to our knowledge, no study explored the association of VDR-FokI polymorphism (rs2228570, wild F allele, C nucleotide; mutated f allele, T nucleotide) and conventional non-genetic risk factors predisposing to lumbar spine pathologies according to gender. The aim of this study was to evaluate in Italian males and females the VDR FokI polymorphism frequencies distribution in subjects with clearly defined lumbar spinal pathologies compared to asymptomatic controls and to analyze the interplay of genetic and conventional risk factors. 267 (149 males, 118 females) patients with lumbar spinal disorders assessed by Magnetic Resonance Imaging and 254 (127 males, 127 females) asymptomatic controls were enrolled. The exposition to putative risk factors was evaluated and FokI polymorphism was detected by PCRRFLP. In male patients only we observed an association between the pathological phenotype and higher age, overweight, family history, lower leisure physical activity, smoking habit, higher number of hours/day exposure to vibration and physical job demand more than sedentary or intense. Contrariwise in females only higher age, overweight, family history and lower leisure physical activity were risk factors. A major gender-related effect was evidenced also regarding VDR-FokI polymorphism. The FF genotype was a 2-fold risk factor to develop discopathies and/or osteochondrosis concomitant with disc herniation for both gender patients, while the heterozygous Ff was protective for females only. In males only, the ff genotype was protective for discopathies and/or osteochondrosis and the F allele was a 2-fold risk factor for hernia, discopathies, discopathies and/or osteochondrosis. In conclusion, the sex-related differences in voluntary behaviors, exposure to environmental risks and genetic background could be crucial for a gender differentiated management of patients with spine disorders. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5 581 46° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster P305 UN CASO “INDIMENTICABILE” DI AVVELENAMENTO TRANSCUTANEO DA SUPERWARFARINA: RUOLO E RESPONSABILITÀ DEL LABORATORIO Y. Pancione, M. Fumi, S. Sale, V. Rocco UOC Patologia Clinica, A.O.R.N. G. Rummo di Benevento Introduzione: I rodenticidi più usati sono le Superwarfarine che hanno potenza 100 volte superiore alla warfarina ed emivita plasmatica variabile da 20 a 60 giorni. La coagulopatia che deriva dall’avvelenamento con tali sostanze può essere prolungata per la lenta dismissione epatica. Negli adulti, le esposizioni possono essere intenzionali, accidentali o sconosciute. Scopo del lavoro: Corretto inquadramento di un paziente di 37a giunto in PS alle h 01.45 per gengivorragia ed ematuria. Metodologia: L’anamnesi non rilevava diatesi emorragica. I dati di laboratorio fornivano: PLT=228.000/mmc, PT INR >10.0; aPTT Ratio 2.38; Fibrinogeno 275 mg% (150-400mg%); AT III 98% (80-120%;D-Dimeri 61ng/ mL (<400 ng/mL). Alla luce di questi risultati, in PS veniva somministrata 1 fiala di vit. K (Konakion) e acido tranexamico. Alle h 7.00 un successivo controllo evidenziava un miglioramento dei parametri coagulativi (PT INR 1,5; aPTT ratio 1,29) che faceva supporre che la terapia era stata efficace e quindi il paziente fosse in TAO non riferita. Un controllo eseguito alle h 17.00 faceva rilevare un peggioramento dei tempi (PT INR 3,2; aPTT ratio 1,5) che non correlava con l’attesa correzione da vit. K. La responsabilità ed il ruolo del patologo clinico imponevano l’esecuzione del Test di Miscela che confermava il deficit di Fattore/i con successivo rilievo di un deficit dei Fattori Vit. K-dipendenti (FIX10%; FX5%; FII5%; FVII <1%). Veniva suggerita una più approfondita anamnesi per sospetto di ingestione(casuale?)di “veleno per topi”. Risultati: Mentre il paziente negava l’assunzione volontaria o accidentale del prodotto (Broditop: Brodifacoum 0,005%), rivelava che tuta e guanti con cui era stato sparso erano stati più volte usati senza essere lavati. Con il sospetto clinico e con la certezza del patologo della intossicazione, veniva instaurata una terapia quotidiana con Vit. K che portava alla correzione della coagulopatia. La interruzione graduale dopo 3 mesi confermava la guarigione con normalizzazione del PT. Conclusioni: In pazienti emorragici è importante considerare la possibilità di coagulopatie secondarie alla tossicità da superwarfarine, anche senza una nota esposizione o ingestione orale, anche in virtù di rarissimi casi riportati in letteratura. Bibl. Chua JD, Friedenberg WR. Superwarfarin poisoning. Arch Intern Med 1998;158:1929-32. biochimica clinica, 2014, vol. 38, n. 5
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