368 Angkor Wat, il paradiso dei Khmer costruito sullíacqua_Layout 1
Transcript
n° 368 - gennaio 2015 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it Angkor Wat, il paradiso Khmer costruito sull’acqua Una delle sette meraviglie del mondo, riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, testimonia il livello della civiltà, dell’architettura e dell’arte nell’altra metà del pianeta Il primo visitatore occidentale che ne parla, nel 1586, fu Antonio da Magdalena, un monaco portoghese che stupefatto affermò: «è una costruzione così straordinaria che è impossibile da descrivere con una penna, poiché non c’è un edificio simile al mondo. Ha delle torri e delle decorazioni e quanto di più raffinato che il genio umano possa immaginare». Il monaco si era imbattuto nel tempio di Angkor Wat, nel nord della attuale Cambogia. E il tempio non è che uno, anche se decisamente il più grande, tra gli oltre mille presenti in quella che fu la capitale dell’impero Khmer, compresa in un area di circa 400 km2. La fondazione dell’Impero Khmer è datata intorno all’802 d.C., allorché a lato una banconota da 500 riel (valuta Cambogiana) riproducente il tempio di Angkor Wat; anche nella bandiera della Cambogia è presente il profilo del tempio sotto Una panoramica del tempio Jayavarman II, impegnato in un’opera di riunificazione dei regni Chenla tramite conquiste militari, matrimoni e vassallaggi, si proclamò chakravartin (sovrano universale, o “re le ruote del cui carro sono inarrestabili”). La stele di fondazione del sito di Sdok Kok Thom, di circa 250 anni posteriore, costituisce la fonte principale per la storia della dinastia fondata da pag. 2 Jayavarman, che regnò su Angkor per due secoli circa. Proveniente da Vyadhapura, Jayavarman II, intorno al IX secolo si stabilì nella pianura del grande lago, che garantiva per la sua fertilità abbondanza di raccolti di riso e di pesce nelle acque del lago. Per qualche tempo la capitale del regno fu Amarendrapura. La posizione esatta non è conosciuta, ma si ipotizza potesse trovarsi proprio nella zona di Angkor, in prossimità del lato ovest del baray occidentale. Poco dopo la sua ascesa al trono nell’889, a seguito di una lotta violenta per la successione, Yasovarman I spostò la capitale da Hariharalaya ad Angkor, attorno alla collina di Phnom Bakheng, che fece terrazzare e adornò di santuari, creandovi il suo tempio di stato. Edificò inoltre il primo grande bacino idrico di Angkor, il baray orientale. La mancanza di una regola chiara di successione diretta da padre a figlio, caratteristica dei regni khmer, e la complessa rete di relazioni e parentele tra le famiglie nobili, erano spesso all’origine di dispute violente tra gli eredi diretti e pretendenti che potevano vantare diritti alla successione. Da un periodo di guerra civile durato un decennio, attorno all’anno Mille emerse la figura di Suryavarman I. Egli apparteneva ad una nuova dinastia, probabilmente correlata con stirpi regali precedenti. Grande costruttore, Suryavarman I, celebrò la conquista del potere con una vasta serie di opere nella capitale. Il suo tempio di stato fu il Phimeanakas, mentre del grandioso palazzo reale, costruito in materiali deperibili, restano solo residui delle fondazioni e mura perimetrali in laterite. Fu un’epoca di grande prosperità e pace interna, mentre verso l’esterno sanguinose guerre di espansione spinsero i confini dell’impero nei territori degli odierni Laos e Thailandia. Il complesso di Angkor Wat (letteralmente “Tempio della città”), situato nella pianura del fiume Mekong, venne eretto fra il 1113 e il 1150 da Suryavarman II. È il più grande edificio religioso che mai sia stato edificato: compreso in un area sopra La Biblioteca all’interno di Angkor Wat a lato Veduta della sommità del tempio di 1.500 metri per 1.300, racchiuso da un amplissimo fossato e mura quadrate di circa 800 metri di lato, riconosciuto sin dal 1997 patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, raffigura perfettamente la cosmologia Indù, con le torri centrali che rappresentano il Monte Meru (la casa degli dei), i muri esterni che rappresentano le montagne che racchiudono il mondo, mentre il fossato rappresenta l’oceano oltre le montagne. L’opera è l’esempio più evidente del livello di civiltà e prosperità raggiunte dall’impero Khmer che primeggiava non solo nella potenza militare ed economica, ma anche nelle qualità dimostrate dai suoi architetti e scultori; il tempio infatti fu eretto superando problematiche ingegneristiche notevoli per le sue dimensioni e per il fatto che poggia le fondamenta sull’acqua e, nonostante questo (o forse proprio per questo), è in piedi da quasi mille anni. Infatti, in epoche recenti, a seguito del tentativo di ripulire il canale che lo circonda, fu deciso di svuotarlo per facilitare il lavoro, ma l’operazione dovette essere subito interrotta perché produceva cedimenti che avrebbero potuto portare alla disgregazione del tempio: si è capito allora che l’enorme fossato che circonda l’area non ha solo una valenza simbolica, ma è anche un deposito d’acqua perenne che garantisce la sua stabilità. pag. 3 Nell’analisi strutturale delle costruzioni di tutto il sito di Angkor, si nota come fosse sconosciuta la edificazione con il sistema delle “volte” che invece erano presenti nelle basiliche in Occidente anche in epoca romana; anche questo può essere spiegato con l’impossibilità di creare contrafforti stabili per la precarietà delle fondamenta, preferendo l’edificazione definita “in aggetto”: si trattava di sovrapporre due file di pietre sfalsandole fino a farle incontrare. Questo impediva la realizzazione di grandi locali, ma consentiva la costruzione di piccoli ambienti e di lunghi corridoi. Il tempio è realizzato in laterite (pietra presente in zone paludose), materiale leggero e facile da lavorare ma decisamente poroso e privo di qualità, e i raffinati progettisti Khmer vollero nobilitare ulteriormente il sito ricoprendolo interamente di pietra “arenaria” proveniente dalle colline a nord di Angkor. Questa pietra è decisamente più adatta per completare l’ambizioso progetto: infatti essa è facilmente lavorabile e di bell’aspetto, ideale per creare superfici levigate, adatte ad accogliere i raffinati bassorilievi presenti in tutto il tempio. Le scene che svelano le problematiche legate alla costruzione del in questa pagina dall’alto in senso orario Particolare di struttura edificata “in aggetto” Particolari dei bassorilievi con scene di danza e sotto di guerra tempio si alternano a quelle per glorificare le guerre di conquista, oltre alle rappresentazioni di feste e danze: tutto miscelato sapientemente per immortalare il re e celebrare il suo regno, attraverso un luogo costruito a immagine del Paradiso terrestre e perciò degno di ospitare i resti mortali del suo costruttore. lorenzo gualtieri
Documenti analoghi
1501_EASY CAMBOGIA
1° Giorno: Phnom Penh
Arrivo a Phnom Penh. Operazioni di sbarco e accoglienza della nostra guida locale per il trasferimento in hotel.
Nel pomeriggio visita al Palazzo Reale con la Pagoda d’Argento...
Day 1: Arrive Kilimanjaro International Airport from Italy with KLM
originale è conservata al Museo Nazionale di Phnom Penh). Infine il tempio hindu Phimeanakas fu
costruito alla fine del decimo secolo, durante il regno di Rajendravarman II (dal 941 al 968), fu poi...
programma partenze individuali
dal fascino orientale: particolarmente interessante il Mercato Russo, composto da miriadi
di bancarelle dove si trova davvero di tutto, e il Central Market, sul quale convergono i
principali viali ...
Programma di Viaggio
Prima colazione in hotel. Partenza per l’escursione al tempio di Banteay Srei, a circa 28 chilometri dalla città e considerato un vero gioiello dell’arte
khmer, è soprannominato “il Tempio delle Fe...