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Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 194 194 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica 6 Abitare in un’insula BRACIERI PER CUCINARE. Nei cenacoli non c’erano focolari, né caminetti (il caminetto è un’invenzione medievale). Per cucinare e per scaldarsi si usava accendere un fuoco in un braciere come quello che vedi qui sopra: un contenitore di metallo simile a quello che usano ancor oggi i venditori di caldarroste. UN’INSULA. Nel I secolo a.C. Roma ospitava ormai un milione di persone e le sue strutture non erano assolutamente in grado di dare a tutti una sistemazione comoda e dignitosa. Nelle zone signorili della città i grandi edifici pubblici si alternavano a residenze unifamiliari circondate da orti e giardini, ma nelle zone popolari come la Suburra, dove abitò anche Giulio Cesare, le strade strette e piene di traffico erano fiancheggiate da palazzoni di quattro o cinque piani chiamati insulae, “isole”, da cui deriva la parola “isolato”. Le insulae appartenevano ai nobili e ai patrizi, i quali le costruivano con legname non stagionato e mattoni fatti in serie; poi si arricchivano chiedendo affitti alti e non eseguendo mai lavori di manutenzione. Molte proteste della plebe erano rivolte proprio contro il caro-affitti. Questi edifici erano soggetti a crolli rovinosi con morti e feriti e a incendi, causati dalle alte temperature estive e dal fatto che le strutture portanti degli edifici (oggi in acciaio o in cemento armato) erano in legno. Dopo gli incendi arrivavano gli speculatori, che compravano l’insula a basso prezzo dai precedenti proprietari, la restauravano affinché rimanesse in piedi fino al prossimo crollo e la riaffittavano. Crasso, il triumviro, era diventato uno degli uomini più ricchi di Roma con questo sistema, ma anche Cicerone, senatore, principe del foro e campione di moralità, possedeva e affittava appartamenti fatiscenti. Le insulae erano divise in appartamenti di due stanze chiamati cenacoli, “posti per cenare”, nei quali si ammassavano famiglie spesso numerose. In una delle stanze gli inquilini collocavano un braciere sul quale cucinavano ma, poiché non esistevano camini, il fumo invadeva tutto l’appartamento. Ed era da lì che spesso nascevano gli incendi, perciò molti inquilini tenevano a portata di mano enormi giare piene d’acqua per spengerli sul nascere. Le finestre non avevano vetri, perché si conosceva la tecnica del vetro soffiato per modellare vasi e bicchieri, ma non quella necessaria a renderlo liscio e piatto; perciò o restavano aperte oppure venivano chiuse con persiane di legno pieno, simili a quelle delle nostre vecchie case contadine. I letti erano in muratura ed erano addossati alle pareti. Sopra vi veniva steso un materasso di paglia. Non esistevano gabinetti; nei quartieri popolari la gente usava un vaso per i propri bisogni corporali e poi ne gettava il contenuto dalle finestre, direttamente sulla strada. Quest’ultima aveva al centro un canaletto di scolo che gli edili, i magistrati addetti alla manutenzione delle vie, facevano pulire con getti d’acqua. Una curiosa abitudine impediva un ulteriore inquinamento delle strade. I follatori, cioè gli artigiani tessili che producevano tessuti di feltro per i cappelli, usavano tenere una giara fuori del negozio, dove i passanti potevano comodamente urinare. L’urina, infatti, entrava nel processo di produzione facendo appunto “infeltrire” la stoffa. Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 195 7 - La civiltà repubblicana 195 L’INSULA Le finestre non hanno vetri, ma solo persiane di legno. Quando arriva l'inverno, la gente deve scegliere tra il freddo pungente (se le tiene aperte) o il buio (se le chiude). Gli inquilini più ricchi hanno appartamenti più confortevoli. Gli inquilini dell’insula attingono l’acqua dalle fontane più vicine e per l’igiene intima dipendono dalle terme o dai gabinetti pubblici. Le stanze al pianoterra possono essere adibite a negozi o taverne. A volte la famiglia del bottegaio dorme su un soppalco. Quasi tutti tengono un vaso sotto la tavola per i bisogni più urgenti e poi lo vuotano rovesciandolo fuori della finestra quando cala la sera. I piani inferiori, di solito costruiti in pietra, erano riservati agli inquilini più benestanti. Misure antincendio Per tutta l’Età repubblicana, quando scoppiava un incendio, erano gli inquilini a doversela sbrigare da soli. L’imperatore Augusto fu il primo a istituire un corpo di pompieri costituito da sette brigate di vigiles, formate ciascuna da 1000 uomini. Essendo la città divisa in 14 “regioni”, ogni brigata era responsabile di due di esse. Il problema dei vigiles, tuttavia, fu sempre quello della scarsità d’acqua e di attrezzature e spegnere un incendio restò sempre una sfida persa in partenza. I vigiles avevano in dotazione pompe manovrate a mano collegate a serbatoi d’acqua. La parti dell’edificio che non erano ancora state toccate dal fuoco venivano inumidite con secchiate d’acqua (i “secchi” erano in realtà contenitori di cuoio) o con spugne, anch’esse imbevute d’acqua. Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 196 196 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica 7 Vivere in una domus LE COPIE DEI CAPOLAVORI GRECI. La massima aspirazione dei romani ricchi era di avere nel parco o sotto i portici delle loro ville i capolavori della scultura greca. Quando non potevano avere l’originale essi ne facevano fare una copia. Le copie del Discobolo di Mirone ci sono giunte in ben due esemplari. Uno ora è ai Musei Vaticani, l’altro al Museo delle Terme di Roma. Con la conquista dell’Impero, la differenza tra la qualità della vita della plebe e quella dei patrizi aumentò notevolmente: arrivò il lusso e di esso potè approfittare solo un piccolo numero di privilegiati. Finché le conquiste avvennero in Italia, le città inserite nell’ordinamento scalare furono complessivamente rispettate, ma devi immaginare che cosa si verificava quando invece i Romani entravano in una città siciliana, greca o orientale destinata a far parte di una provincia: le case venivano saccheggiate, gli edifici pubblici spogliati delle loro statue e di tutte le opere d’arte che contenevano; dalle botteghe dei ceramisti, degli orafi, dei bronzisti come dalle fucine dei fabbri veniva razziata tutta la produzione. Poi, se la popolazione aveva fatto resistenza, veniva fatta schiava e la città veniva bruciata. Tutto ciò che era stato trovato di prezioso, uomini e donne compresi, veniva radunato fuori delle mura e venduto all’asta ai mercanti che seguivano le legioni e che poi lo rivendevano ai ricchi della capitale. La parte migliore, però, veniva accantonata dal console vittorioso e dai suoi ufficiali superiori. Il saccheggio, quindi, era la nuova fonte di ricchezza della classe dirigente romana. Con questo sistema le case dei nobili si riempirono di oggetti preziosi. Le leggende narrano che nei primi tempi della Repubblica a Roma esisteva un solo servizio da tavola in argento e che, quando arrivava qualche ospite straniero, le famiglie patrizie se lo passavano per apparecchiare la tavola senza fare brutta figura. Dal II secolo a.C. in poi, invece, bronzi, statue, argenti, gioielli, quadri, tende, tappeti entrarono a far parte dell’arredo delle case dei potenti che facevano a gara per stupire amici e ospiti con esibizioni sempre più straordinarie. La casa di lusso era la domus, che poteva trovarsi al pianoterra dei grandi edifici a più piani oppure era una residenza unifamiliare principesca, circondata da orti e giardini. Abitare al pianoterra era essenziale per avere acqua corrente a domicilio; la pressione delle condutture, infatti, non era sufficiente a far salire l’acqua anche ai piani alti. A Roma, nel I secolo a.C., vi erano circa 1800 domus e 46 600 insulae. Lo schema tipico della domus era quello che vedi nel disegno della pagina a fronte. APPARECCHIATURA DI LUSSO. Un servizio da tavola in argento. Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 197 7 - La civiltà repubblicana 197 LA DOMUS Le case di città delle famiglie ricche erano spaziose e confortevoli. Erano costruite in mattoni o in travertino, la “pietra tiburtina” delle cave di Tivoli. Erano di uno o due piani e le finestre erano affacciate all’interno per evitare i rumori della strada. Una protezione extra contro i rumori era costituita dal fatto che tutti i locali che davano sulla strada venivano spesso affittati ad artigiani e negozianti. Gli ospiti vengono ricevuti nell’atrio. Il tetto di tegole dell’atrio spiove su un’apertura quadrata centrale: il compluvio. D’inverno, a volte, questa zona viene coperta da teloni. L’acqua piovana si raccoglie in un bacino poco profondo chiamato impluvio e, quando supera un certo livello, viene convogliata in una cisterna (serbatoio) posta al disotto della casa. La vita domestica della famiglia romana si svolge nelle stanze sul retro della casa. Gli ambienti che si affacciano sulla strada vengono spesso affittati e diventano botteghe. Studiolo e archivio. La sala da pranzo è chiamata triclinio, dal nome dei letti a tre posti su cui ci si sdraia per mangiare. Cucina. Nel peristilio, oppure nell’atrio, è posto un sacrario dedicato ai Lari: gli dèi protettori della casa. Quando il clima è mite le finestre sono aperte e, altrimenti, vengono protette soltanto con imposte di legno, pelli di animali oppure con sottili lastre di pietra semitrasparente. Il giardino cinto da un muro si chiama peristilio. I pavimenti. Nelle domus i pavimenti erano spesso decorati con splendidi mosaici. In questo sono raffigurati coccodrilli, ippopotami e altri animali di un fiume che affascinava i Romani: il Nilo. (Pompei, Casa del fauno.) Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 198 198 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica 8 L’abbigliamento Come vestirsi da romano • Che un romano sia patrizio oppure plebeo, il suo unico vestito è la tunica di lino o di lana, identica al chitone greco. La porta dalla mattina alla sera e se la toglie solo per dormire. Sotto tutti indossano un “perizoma”, una fascia che passa intorno ai fianchi e sotto l’inguine e che è l’equivalente delle nostre mutande. Il perizoma è di lana o di lino. La gente comune porta tuniche di diversi colori. LA TOGA VIRILIS. Questo adolescente (il futuro imperatore Nerone) ha appena avuto il diritto di indossarla. Al collo porta l’amuleto che indica la sua condizione di “nato libero” (Roma, Museo della Civiltà romana). La toga è formata da una stoffa semicircolare lunga circa 5 metri e mezzo. • Alla semplicità della tunica fa riscontro un indumento complicatissimo. Appena diventati adulti, infatti, i giovani romani acquistano il diritto di portare sopra la tunica un mantello chiamato toga che è costituito da un semicerchio dal diametro di 2 metri e 70 centimetri. La toga è così complicata da indossare che bisogna farsi aiutare dalla propria moglie o da uno schiavo. Anche quando finalmente si riesce ad arrotolarla intorno alla vita, a sistemarne I sandali sono di cuoio. 5,5 m 2,2 m Ciò che avanza viene gettato sulla spalla sinistra. L’estremità sinistra si appoggia sulle spalle. un lembo sulla spalla destra e ad appoggiarne un altro sul braccio sinistro, i poveri romani continueranno a esserne impacciati per tutto il giorno. Uno scrittore antico, Tertulliano, la definì così: «Non è un indumento; è un incubo». • Nonostante la scomodità, la toga può tornare utile contro qualche rapinatore o se scoppiano disordini nel Foro; la parte avvolta nel braccio sinistro, infatti, forma un tale spessore che la si può usare come scudo contro sassate, bastonate e pugnalate. • Il colore e il nome della toga dipendono dalla posizione sociale. Per un semplice cittadino o un magistrato di grado inferiore, è bianca e si chiama toga virilis (“toga virile”, cioè del maschio adulto). I romani ci tengono molto, perché essa li distingue dagli stranieri e dai sudditi delle province. Per un senatore o un sacerdote, la toga sarà ornata di una striscia color porpora proveniente dalla Fenicia e si chiamerà toga praetexta. • Ai piedi, quando si resta in casa, si indossano dei sandali; uscendo, si usano stivaletti allacciati sul davanti da stringhe. La stoffa è poi fatta girare intorno alla schiena, arrotolata e fermata sotto la cintura. Una parte viene appoggiata sul braccio sinistro e stretta in mano. I soldati calzano scarpe alte con la suola rinforzata da chiodi. Le pantofole sono di pelle morbida o di stoffa. Viaggiatori, pastori e montanari indossano stivali di pelle imbottiti di pelliccia. Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 199 7 - La civiltà repubblicana 199 Come vestirsi da romana • Come biancheria intima le donne usano il perizoma e una fascia intorno al seno, che chiamano “mamillare”. • La moda è terribilmente uniforme: l’unico tipo di vestito che si confeziona a Roma è la tunica, identica a quella maschile. Tuttavia ci si può moderatamente sbizzarire scegliendo stoffe e colori particolari: cotone indiano e sete cinesi, magari ornate con frange dorate. • Quando, sposandosi, una giovinetta diventa “matrona”, sulla tunica può portare una stola, cioè una veste lunga fino alle caviglie e stretta alla vita da una cintura, e la palla, un ampio mantello che copre spalle e braccia. In diverse occasioni molte si coprono la testa con un velo. IL MAKE-UP Spilloni per le acconciature. Per ondulare i capelli si usano pinze scaldate sul fuoco. È di moda apparire più pallide possibile, perciò le signore si passano sul viso e sulle braccia polvere di gesso. Per colorarsi le labbra e le guance di rosso si usano i fondi del vino o una pianta chiamata fucus. LE RAGAZZE “IN BIKINI”. Le palpebre vengono scurite con cenere o con una sostanza chiamata antimonio. Vasetto per il trucco. Pettine. BARBA E CAPELLI. Durante la Repubblica gli uomini portano i capelli corti e si radono le guance. Le donne ondulano i capelli, ma non usano ancora acconciature elaborate come quelle dell’Età imperiale. Sandali femminili eleganti. LA MATRONA. Una matrona romana con stola e palla. (Statua del II secolo d.C., Roma, Museo Nazionale Romano.) Questo mosaico, conservato nella villa romana di Piazza Armerina, in Sicilia, raffigura due ragazze che giocano a palla vestite solo di perizoma e mamillare. Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 200 200 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica Pagine operative 1 Collega il nome di ciascun dio alle sue caratteristiche specifiche. Venere Dea del grano e delle messi. Giove Dio della medicina. Lari Protettore dei viaggiatori, dei mercanti e dei ladri. Minerva Dea della caccia. Apollo Padre degli dèi. Diana Protettrice delle nascite e dei matrimoni. Giunone Protettori dell’interno della casa. Cerere Dea della sapienza, delle arti e della guerra. Mercurio Dio della soglia di casa. Giano Protettore delle arti, circondato dalle Muse. Bacco Dea dell’amore e della bellezza. Esculapio Spiriti degli antenati defunti. Marte Dio del vino e delle feste. Penati Dio della guerra. Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 201 7 - La civiltà repubblicana 201 Indica con una crocetta se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F). 2 Il potere del paterfamilias era enorme. V F Il paterfamilias poteva condannare a morte i suoi figli. V F Il paterfamilias aveva il dovere di riconoscere il proprio figlio neonato. V F A Roma non esisteva la pratica dell’adozione. V F Il parricidio era un delitto abbastanza frequente. V F Le donne romane erano più rispettate di quelle greche. V F Le leggi romane non concedevano il divorzio. V F 3 Rispondi alle seguenti domande. Come era organizzato l’esercito romano? ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ Che cosa distingueva i soldati romani da quelli di Cartagine? ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ In che cosa consistette la riforma dell’esercito effettuata dal console Mario nel 107 a.C.? Gli schiavi romani restavano di proprietà del loro padrone per tutta la vita. potevano essere liberati. Il “villico” e la “villica” erano sorveglianti di un’azienda agricola stipendiati dal proprietario. schiavi particolarmente capaci che sorvegliavano un’azienda agricola. 5 Completa il brano inserendo correttamente i termini riportati sotto. La prima via consolare fu iniziata nel ............... e fu chiamata ............................ . Andava da Roma a ............................, in ............................... . Era lunga ................................., una distanza che a piedi veniva percorsa in cinque o sei giorni. Su di essa passarono le legioni che andavano a combattere contro ..............., il re dell’..............., ma in tempo di pace vi transitavano anche centinaia di mercanti e di viaggiatori. I .................................... perfettamente rettilinei che precedevano l’arrivo a ............................ erano fiancheggiati da un ......................................, in modo che i viaggiatori più ricchi potessero percorrerli comodamente in ..................., provando un po’ di sollievo dopo tante scosse subite nei carri. Nei decenni successivi la via Appia fu estesa fino a ........................, da dove salpavano le navi dirette verso la .................. . Brindisi – Grecia – canale artificiale - Terracina – barca – Epiro – 28 chilometri – via Appia – Pirro – 312 a.C. – Capua – 200 chilometri - Campania ............................................................................ ............................................................................ ............................................................................ Per ognuna delle seguenti frasi, indica con una crocetta il completamento corretto. 6 Descrivi le caratteristiche principali di un’insula e di una domus. 4 Insula .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. Domus .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. Gli schiavi romani erano proletari adottati dalle famiglie romane. lavoratori privi della libertà. Gli schiavi romani potevano unirsi e avere figli. sposarsi. Modulo 4 IMP. (170-203) 28-09-2004 12:31 Pagina 202 202 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica 7 Completa la tabella seguente. Abbigliamento maschile Abbigliamento femminile ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... Al termine di questa Unità ti proponiamo di comporre un breve testo scegliendo l’argomento che preferisci e seguendo la scaletta che ti suggeriamo. 8 1. La famiglia romana – I culti familiari – Il potere del paterfamilias – Il rapporto tra padri e figli e l’adozione – Il rapporto tra madri e figli 2. Gli schiavi – Come venivano trattati – Quali lavori svolgevano – Gli schiavi delle “ville” ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................
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