Comune Di Padova – Settore servizi sociali Centri di animazione

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Comune Di Padova – Settore servizi sociali Centri di animazione
STAGE 2012
Comune Di Padova – Settore servizi sociali
Centri di animazione territoriale
“Skooossa”
Per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni
Classe 5C - Valentina LAZZARO
Premessa
Con la seguente relazione di stage intendo documentare per iscritto al Supervisore, al
Corso di Diploma e agli operatori di comunità, che hanno seguito da vicino la nostra
formazione, l’attività didattica svolta tra Febbraio e Maggio 2012.
Il contenuto è finalizzato a illustrare:
a.
Una mappatura di come il Settore Servizi Sociali è attivo nel territorio di
Padova;
b.
Le attività da me svolte;
c.
Le personali riflessioni in merito a tale attività, evidenziando in
particolar modo l’importanza dell’esperienza da un punto di vista formativo.
Obiettivi e modalità dello stage:
•
affiancamento agli operatori con compito di osservazione attiva alle
diverse attività;
•
favorire lo sviluppo di relazioni positive nei gruppi di riferimento
dell'ente;
•
sviluppare comportamenti positivi centrati sul rispetto e la solidarietà
promuovendo i valori di tolleranza e rispetto della diversità;
•
conoscenza della struttura e delle diverse figure professionali e le loro
specifiche competenze.
Questa relazione presenterà sostanzialmente quella che sarà la mia risposta a due
domande: cosa ho fatto durante lo stage?
Cosa ho imparato da questa attività?
Contesto istituzionale: progetti per sostenere la famiglia
Comune di Padova – Settore Servizi Sociali
Progetti
L’ufficio infanzia, adolescenza e famiglia – azioni progettuali – del Settore Servizi
Sociali del Comune di Padova è impegnato nell’ideazione e realizzazione di progetti
per la famiglia. Questi progetti interessano attualmente quattro quartieri del Comune
di Padova, scelti a seconda delle peculiarità e delle esigenze del territorio.
OBIETTIVI GENERALI
Sostenere la famiglia in condizioni di normalità e disagio;
Attivare forme di partecipazione attiva nella comunità locale.
OBIETTIVI SPECIFICI
Promuovere, attivare e sostenere un gruppo di rete territoriale;
Definire una progettualità condivisa a favore di minori e famiglie;
Dare attuazione agli interventi previsti nella progettualità;
Monitorare e valutare lo sviluppo della progettualità.
Sviluppo
I progetti sono il risultato di un percorso di lavoro, che prevede il coinvolgimento dei
diversi soggetti significativi del territorio, per condividere sapere, percezioni e
pratiche al fine di costruire e gestire azioni e interventi che rispondano ai bisogni
delle persone.
FASI DI LAVORO
Individuazione dell’ambito di intervento – area problema e del territorio;
Individuazione dei soggetti significativi;
Promozione/attivazione dei soggetti;
Costituzione del gruppo i cui presupposti sono lo scambio di
informazioni, il reciproco riconoscimento, l’aumento della conoscenza del
territorio di riferimento.
Condivisione dei problemi del territorio;
Costruzione di una possibile convergenza rispetto a:
a.
Obiettivi da raggiungere,
b.
Priorità,
c.
Cose da fare.
Attivazione degli interventi;
Monitoraggio e verifica delle attività.
Attraverso questo percorso si cerca anche di promuovere e sostenere anche:
La costruzione di relazioni collaborative;
La costruzione di reti che comportano lo sviluppo del senso di
appartenenza;
La costruzione di comunità.
Soggetti coinvolti:
ENTE LOCALE
Nel lavoro di comunità l’ente locale svolge il ruolo di promotore del progetto, di
attivatore dei soggetti pubblici e del privato sociale del territorio di riferimento, di
coordinatore degli incontri di lavoro; gestisce, quindi, la regia complessiva delle
azioni progettuali.
Si occupa di:
Effettuare “l’ascolto attivo” del territorio partendo dal presupposto che è
fondamentale riconoscere e valorizzare le competenze dei diversi soggetti della
comunità locale;
Integrare il sapere dei professionisti con quello della comunità, dando
vita così a un sapere condiviso: dal sapere di pochi al sapere di comunità;
Ricercare e realizzare soluzioni flessibili e innovative attraverso la
modalità della progettazione partecipata. Passaggio da una logica
autoreferenziale a una logica condivisa.
La progettazione realizzata all’interno del lavoro di comunità implica l’utilizzo di
specifici strumenti della ricerca sociale, come il focus group e la mappatura delle
risorse, nonché la metodologia della progettazione e della valutazione partecipata.
Attraverso queste modalità vengono individuati i bisogni delle famiglie e le
principali azioni da attivare per rispondere a tali bisogni.

Figure professionali
OPERATORI DI COMUNITA’
Psicologi, educatori professionali e animatori lavorano per favorire il collegamento e
la collaborazione dei soggetti della comunità locale in modo che siano in grado di
progettare e gestire azioni che rispondano ai bisogni del territorio.
Ho potuto constatare che l’attività degli operatori si caratterizza per: competenza,
disponibilità, continuità nella presenza del territorio, legittimazione del loro ruolo e
soprattutto molta passione.

Territorio
COMUNITA’ LOCALE
I soggetti pubblici e del privato sociale (quartiere, scuole, gruppi di genitori,
parrocchie, associazioni di volontariato etc.) presenti nel territorio, attivati dall’ente
locale partecipano a tutte le fasi del lavoro, a partire dalla lettura dei bisogni fino allo
sviluppo delle attività progettate fino alla loro verifica.
Interventi nel territorio:

Progetto rione Stanga

Progetto rione Guizza

Progetto quartiere Arcella

Progetto rione Brusegana

Centro per le famiglie

Centri di animazione territoriale
Normativa di riferimento

Deliberazione di Giunta regionale n.35 del 30 dicembre 2010 “Piano
Infanzia, Adolescenza e Famiglia”.

L. n.285 del 28 agosto 1997 “Disposizioni per la promozione di diritti e
opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”.
CENTRI DI ANIMAZIONE TERRITORIALE
Per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni
Il Comune di Padova – Settore Servizi Sociali – in collaborazione con diversi soggetti
operanti del territorio (Istituti comprensivi statali, associazioni, parrocchie) ha
attivato in alcuni quartieri della città degli spazi aggregativi ed educativi per bambini
e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 14 anni.
Negli spazi messi a disposizione gli educatori forniscono il loro supporto nello
svolgimento dei compiti e propongono attività di socializzazione, giochi e laboratori.
Nel territorio sono presenti sei centri di animazione territoriale:

Skooossa, Quartiere 2 Nord

Gig – Generazioni in gioco, Quartiere 2 Nord

PR – Pianeta ragazzi, Quartiere 3 Est

Janadaya, Quartiere 4 Sud-Est

Centro per cento, Quartiere 4 Sud-Est

Matita Matta, Quartiere 6 Ovest
Io ho avuto la possibilità di fare un’esperienza come stagista presso il centro
“Skooossa” (seguendo i bambini provenienti dalle scuole primarie dell’Arcella) che,
in collaborazione con la cooperativa La Bottega dei Ragazzi e il sostegno del
Comune di Padova – Settore Servizi Sociali -, offre uno spazio aggregativo in cui i
bambini trovano supporto nello svolgimento dei compiti e vengono proposte attività
di socializzazione, giochi e laboratori di fondamentale importanza educativa.
Il centro, che è nato dal Progetto di sviluppo di comunità del rione Arcella, si trova
presso il centro ludico “Mappaluna” situato in via Bernina 18, Padova.
La Bottega dei Ragazzi
La Cooperativa “La Bottega dei Ragazzi” promuove e realizza progetti e
interventi educativi, di aggregazione e animazione per bambini e ragazzi e
attività di formazione e sostegno per gli adulti che stanno loro accanto.
Racchiude in sé l'esperienza maturata dall'Associazione omonima, che dal
1991 ha operato nel campo della ricerca e dell'intervento educativo. Nel 2004 il
gruppo di persone impegnate all'interno dell'Associazione ha sentito l'esigenza
di dotarsi, attraverso la creazione della cooperativa, di uno strumento operativo,
finalizzato principalmente all'intervento, pur mantenendo vivo uno specifico
interesse alla riflessione, allo studio e alla ricerca in ambito educativo.
La finalità della cooperativa puó essere sintetizzata nella volontà di
promuovere una cultura dell'infanzia supportando le realtà che operano in
questo ambito, offrendo un contributo di riflessione, studio, progettazione,
impegno nella realizzazione di proposte di aggregazione e animazione per i
ragazzi e di formazione per gli adulti che vivono con loro. La Cooperativa é
costituita da professionisti che operano nel campo dell'educazione,
dell'animazione e delle formazione - educatori, psicologi, psicopedagogisti e
artisti.
Rispondere in modo "sufficientemente buono" ai bisogni dei minori e di chi ne
sostiene la crescita prevede l'impegno a mettersi in "ascolto" nel desiderio
autentico di comprendere. Lavora con strumenti di osservazione e
documentazione che consentano di offrire a chi opera all'interno della
cooperativa - collaboratori, committenti, utenti, partner, nodi della rete occasioni di confronto oltre che opportunità per far memoria e acquisire una
sempre maggiore consapevolezza del contesto e del servizio in cui ci si colloca.
I più importanti interlocutori sono i bambini e i ragazzi, a cui la cooperativa si
rivolge con proposte di animazione, educazione e partecipazione orientate al
benessere loro e della comunità in cui vivono.
Sede dello stage: Mappaluna
Via Bernina 18 – Centro Skooossa
Il Mappaluna è nato dall’esigenza di creare uno spazio dove i bambini possano
dare libero sfogo alle loro iniziative ed ai loro giochi, lontano da ogni pericolo.
Mappaluna persegue la promozione di attività ricreative, sportive e culturali
legate al mondo dell’infanzia, tese al raggiungimento di un corretto rapporto
dei ragazzi e dei loro genitori con il proprio tempo libero.
In questi anni ha cercato di soddisfare le nuove e diffuse richieste di: sostegno
alle attività scolastiche e sostegno alla genitorialità, momenti
di riflessione, conoscenze diverse da quelle scolastiche altrettanto sistematiche
ed importanti diventando un soggetto importante per la prevenzione del disagio
urbano che incide specificamente sulle famiglie con minori.
L’evolversi di questa iniziativa ha contribuito a far conoscere ed associare
persone diverse tra loro ma accomunate dall’obiettivo di svolgere attività utili
ai ragazzi e alla collettività, sviluppando un centro ricreativo a disposizione di
tre diverse fasce di età.
L’ambiente è grande, riscaldato, sicuro, pulito ed attrezzato con giochi
assolutamente non pericolosi. In questo contesto è inserito uno spazio per i più
piccini allestito con attrezzature pedagogiche, innovative e ludiche di grande
qualità.
Le figure professionali
Durante i tre mesi di stage sono stata affiancata nelle attività da due educatrici ,
Cinzia e Monica, entrambe competenti, gentili e molto disponibili nei miei
confronti e da un ragazzo che prestava servizio civile.
La sua presenza come figura maschile è stata molto importante come modello
di riferimento per i numerosi maschietti presenti nel gruppo e per risolvere al
meglio alcune situazioni conflittuali tra loro.
Ho avuto l’opportunità di conoscere David Cerantola, il coordinatore de “La
Bottega dei Ragazzi”, la cooperativa che ha vinto il bando del comune di
Padova per la gestione del centro, e il dottor Cavinato, funzionario del CST2.
Il CST è il centro servizi territoriali presente in ogni quartiere del comune di
Padova dove ci sono gli uffici dell’anagrafe e le assistenti sociali di riferimento
di quella zona.
Resoconto delle attività svolte
Il mio stage è iniziato nel mese di febbraio e si è concluso a maggio. In questo
periodo di tempo sono stata impegnata un pomeriggio ogni settimana, dalle ore
15.30 alle ore 18.30, per un totale di 40 ore, nel centro educativo-ricreativo
“Skooossa”, presso la sede del Mappaluna in via Bernina 18, a Padova.
Mi è stato affidato il compito di affiancare due educatrici, Cinzia e Monica,
responsabili di un gruppo etereogeneo di circa 20 bambini (9 femmine e 11
maschi) di diversa etnia. C’erano ragazzini marocchini, somali, pakistani,
tunisini, cinesi e solo 3 italiani, di età compresa fra i 6 e 10 anni, frequentanti
le scuole primarie a tempo lungo o pieno del quartiere Arcella (Rosmini e
Muratori).
Il pomeriggio iniziava con l’accoglienza dei bambini che, appena usciti da
scuola, arrivavano al centro dalle 15.30 alle 16.30, a seconda del tempo scuola,
accompagnati da un genitore o da un insegnante, per svolgere i compiti
assegnati dalle maestre per il giorno seguente. Si aveva a disposizione una
spaziosa sala del Mappaluna arredata con tavoloni e sedie in cui i bambini
potevano accomodarsi liberamente per eseguire compiti lavorando
individualmente. Il mio incarico consisteva nel collaborare con le educatrici e
con Stefano, il ragazzo che prestava servizio civile, per aiutare i bambini in
difficoltà. Visto che l’utenza era prevalentemente straniera, gran parte del
nostro intervento didattico si concretizzava nel far capire ai bambini le
consegne dei compiti che dovevano svolgere, avendo loro una conoscenza
molto limitata della lingua italiana e un lessico ancora poco ricco. Superato
questo primo ostacolo, i ragazzini si mettevano al lavoro e noi educatori
dovevamo controllarli e supportarli, incoraggiandoli, nel caso in cui
manifestassero incertezze oppure motivarli ad impegnarsi nelle attività nel caso
in cui dimostrassero disinteresse o rifiuto verso di esse. Dopo un’ora e mezza
dedicata all’adempimento delle responsabilità scolastiche, c’era il momento
collettivo della merenda. Si invitavano i bambini a sedersi in cerchio per terra e,
quando tutti erano in silenzio, veniva distribuita da noi una merenda, offerta
dalla cooperativa “Skooossa”, merenda che variava di volta in volta: biscotti,
tortine confezionate….
Questo momento ricreativo era importante dal punto di vista educativo per
socializzare e rispettare le regole di una buona convivenza. Terminato lo
spuntino iniziava l’attività ludico-ricreativa, precedentemente programmata
dalle educatrici. L’offerta formativa per i bambini era molto varia e cambiava
di volta in volta. Venivano proposti laboratori di pittura, musica, danza e canto,
giochi di squadra e di stimolazione delle capacità logiche.
Il mio intervento in questa attività era di supporto alle educatrici
nell’organizzazione del lavoro e del materiale messo a disposizione dei
bambini e soprattutto nella gestione delle dinamiche di gruppo. Infatti grandi
energie venivano investite per gestire al meglio le relazioni fra bambini nel
superamento del conflitto, nel far rispettare regole, spazi e materiale in comune
e soprattutto nel far riconoscere loro l’autorevolezza dell’adulto
indipendentemente dal sesso.
Una regola della cooperativa era che tutti i bambini dovevano sempre
partecipare alle attività previste per il giorno, altrimenti non avrebbero ricevuto
il premio di giocare nell’ultima mezz’ora sui gonfiabili del Mappaluna.
Superare l’egocentrismo e adattarsi alle norme del contesto sociale in cui ci si
trova a vivere, anche per poco tempo, non è sempre facile per un bambino
soprattutto se ha una storia familiare difficile. Le educatrici, con fermezza e
dolcezza nello stesso tempo, di fronte a comportamenti scorretti cercavano di
far ragionare i bambini, di far prendere loro consapevolezza delle azioni
commesse, del fatto che erano parte di un gruppo in cui vigevano delle regole
uguali per tutti, che ognuno non poteva fare quello che voleva ma doveva
adattarsi alle richieste dell’adulto o della maggioranza.
E’ importante fare emergere anche nei bambini più vivaci e ribelli gli aspetti
positivi del loro comportamento, rinforzandoli con lodi per migliorare la loro
autostima e immagine di sè.
Personali riflessioni in merito alle attività svolte
L’esperienza dello stage per me è stata una piccola palestra di vita.
La realtà multietnica dell’utenza della cooperativa “Skooossa” mi ha messo di
fronte alle problematiche concrete che deve affrontare quotidianamente la
nostra società in cui convivono diverse etnie.
Perché si realizzi l’incontro fra culture e non una semplice coesistenzaindifferenza, si dovrebbe assumere un atteggiamento disponibile ed accogliente
verso l’”altro”. Lo straniero non deve essere vissuto come un ostacolo ma
come un’opportunità individuale e collettiva, una risorsa che può contribuire al
benessere della comunità. Per lavorare con i bambini ed aiutarli, anche quando
provengono da una realtà socio-culturale diversa dalla nostra, bisogna prima di
tutto liberarci da pregiudizi ed essere disposti alla loro conoscenza.
Con strategie basate sull’osservazione e il dialogo, la pazienza e la
disponibilità, ho visto dei piccoli cambiamenti, da febbraio a maggio, in alcuni
dei bambini che ho osservato: si sono resi più autonomi e indipendenti l’uno
dall’altro, ad esempio. Con il passare del tempo ho potuto verificare nuove
modalità di relazione basate sul rispetto e la collaborazione piuttosto che
prevaricazione o sottomissione.
Ho avuto soddisfazione dando il mio contributo per arricchire il vocabolario
italiano di alcuni bambini stranieri neo-arrivati o nati a Padova da genitori che
in casa parlano con i loro figli solo la lingua madre e non sono in grado di
seguirli nel loro percorso scolastico in cui è fondamentale una sufficiente
competenza della lingua italiana per la comunicazione di base. Ho capito come
spesso si dà per scontato da parte degli stranieri la comprensione di parole e
concetti per noi banali e il loro fallimento in un compito viene generalmente
considerato come il risultato di una mancanza di impegno mentre di frequente
è il segnale della presenza di un ostacolo linguistico.
La scuola, in tutti i suoi ordini, dalla scuola dell’infanzia all’università,
dovrebbe essere sensibile a questi problemi e favorire sempre di più la
mediazione culturale, la facilitazione linguistica e fornire strumenti
compensativi per questi alunni.
Ho apprezzato la professionalità di alcuni insegnanti dei bambini del centro,
frequentanti le scuole primarie del quartiere Arcella, perché hanno preso a
cuore i loro alunni in difficoltà informando le loro famiglie sull’opportunità di
poter usufruire gratuitamente del servizio educativo di dopo scuola offerto
dalla cooperativa Skooossa. Alcuni docenti si sono prestati ad accompagnare
loro stessi alla fine delle lezioni i loro alunni presso il Mappaluna, dando un
notevole sostegno ai genitori, impossibilitati a farlo per impegni lavorativi.
Le educatrici sulla base delle indicazioni provenienti dalla scuola e sulle loro
dirette osservazioni sul campo, con professionalità e passione hanno
programmato delle attività, laboratori e giochi strutturati per raggiungere
obbiettivi ben precisi.
Nell’arco delle 40 ore dello stage mi sono resa conto di come in ogni
pomeriggio trascorso insieme nulla sia stato affidato al caso: tutto è stato frutto
di un lavoro di osservazione e pianificazione finalizzato a conseguire
gradatamente precisi obbiettvi educativi e/o didattici. Ho ammirato la
disponibilità delle mie tutor a mettersi in gioco e la loro bravura come
animatrici cercando di venire incontro alle esigenze di tutti con flessibilità,
fermezza e simpatia.
Questa esperienza ha davvero lasciato un segno importante: mi ha fatto
riflettere e aprire la mente insegnandomi a guardare il mondo circostante con
occhi diversi scoprendo con soddisfazione che anche io posso contribuire a
migliorarlo con la mia personalità e impegno.
Consiglierei la scelta del centro “Skooossa” sia ad altri ragazzi della mia
scuola come opportunità di stage formativo, sia alle famiglie italiane e straniere
che hanno bisogno di un supporto pomeridiano gratuito per l’educazione dei
loro figli.
Valentina Lazzaro
Classe 5 C