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Bailo-Vist verso il concordato TRENTO — Finisce con un concordato preventivo il sogno di due storiche aziende della regione, l'altoatesina Vist di Elmar Stìmpfl e la trentina Bailo di Bruno Zotta Bailo e della figlia Paola, di sfondare insieme nel mercato internazionale dell'abbigliamento sportivo di qualità. A novembre 2011 la Vist di Caldaro, specializzata in abbigliamento da sci di alto livello e attacchi da sci (joint venture con la Autotest di Fortezza), e la Bailo di Pieve Tesino, rinomata per i capi di alpinismo, outdoor e escursioni, avevano pensato in grande: una fusione nella newco Officina Italiana alla quale conferire i marchi Bailo, Vist e Silvy Tricot tramite contratto di affitto delle due «old company», 70 dipendenti tra le due province, 36 milioni di fatturato come obiettivo nel 2016, l'apertura di 36 negozi monomarca nel Nord Italia, l'ampliamento dello stabilimento di Roncegno da 3.600 a 6mila metri quadrati. L'obiettivo strategico era fare massa critica, aggredendo la concorrenza con unica base produttiva e unica struttura commerciale, riducendo i costi e allargando le quote di mercato in Europa, puntando soprattutto su Austria e Svizzera, e in Asia. Uffici commerciali, marketing e showroom a Caldaro, parte hardware (piastre, attacchi e sci) a Mussolente nel vicentino, prodotti tessili delocalizzati all'estero. La crisi ha reso irrealizzabili i progetti, limitando il potere d'acquisto delle classi me- dio-alte e riducendo anche il numero di praticanti di sci e alpinismo. Lo scorso ottobre, inoltre, la Bailo era finita anche nel mirino dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza di Trento per un presunto mancato versamento Iva di 750.000 euro nel 2010. Martedì c'è stato incontro-fiume tra proprietà, sindacalisti della Femca-Cisl (Maurizio Albrigo per Bolzano e Marco Ravelli per Trento) e i 42 dipendenti rimasti (7 a Caldaro e 35 a Pieve Tesino). Le parti si rivedranno giovedì 27 per firmare la mobilità. Ma non tutte le speranze sembrano svanite: ci sarebbe una trattativa con un'azienda svizzera interessata a rilevare i tre marchi e for- se parte della forza lavoro. «L'ennesimo pezzo dell'industria tessile rischia di sparire — spiega Maurizio Albrigo — stavolta insieme a importanti investimenti anche per produrre attacchi da sci e caschi. La proprietà ci ha assicurato di aver fatto tutto il possibile per resistere alla crisi, ma di fronte ai cali imprevisti di vendite è costretta a ricorrere al concordato preventivo. I lavoratori andranno in mobilità a scaglioni il 31 dicembre, 31 gennaio e 28 febbraio, così sarà possibile vendere tutto quel che rimane in magazzino. Confidiamo nelle trattative in corso per dare continuità ai dipendenti e ai tre marchi prestigiosi Bailo, Vist e Silvy Tricot». Felice Espro
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