Dott. Salvatore Sechi Dipartimento di Pediatria Salus Pueri
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Dott. Salvatore Sechi Dipartimento di Pediatria Salus Pueri - Padova Il volontariato nell’animazione: una risorsa da valorizzare In questo contesto vorrei parlare del volontariato di tipo animativo, in ambiente pediatrico, snocciolando l’argomentazione da due punti di vista. Il primo quello culturale e politico del “volontariato”, quindi legato all’identità, alla legislazione e alla storia (l’etimologia del volontariato). Il secondo punto di vista parte dall’attore primario del volontariato che è il volontario, analizzando nello specifico dimensioni quali motivazione, formazione e rapporti volontariato/istituzioni. Infatti nel nostro progetto “Curare con il sorriso” finanziato dalla Regione Veneto ci siamo posti come obiettivo quello di Definire requisiti ottimali dell’operatore volontario relativamente alle regolamenti della struttura sanitaria e soprattutto alle esigenze psicorelazionali del bambino ricoverato VOLONTARIATO Ci siamo interrogati su “Cos’è oggi il volontariato?” e l’abbiamo fatto cercando di cogliere il senso profondo del volontariato, legato alle relative fasi storiche e la legislazione di competenza. Ci siamo immersi nei significati delle parole, nei messaggi chiari della legislazione, nei significati profetici di un volontariato che parla a se stesso e alla cittadinanza, dichiarando i proprio valori. Il volontariato continua a costituire una risorsa fondamentale per il benessere del bambino ospedalizzato. Non snaturando la propria identità di fornitore di “risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione” (Carta dei valori del volontariato), negli anni il volontariato ha ampliato i propri orizzonti diventando soggetto critico e riconoscendosi un ruolo politico; cioè “con le sue organizzazioni sollecita la conoscenza ed il rispetto dei diritti, rileva i bisogni e i fattori di emarginazione e degrado”(ibidem). In altre parole il V. svolge un ruolo profetico quando è portatore del cambiamento sociale, culturale, politico, superando gli approcci di assistenzialismo, beneficenza e perbenismo, concetti in decrescita in un V. moderno. Il volontario con una mano offre accompagnamento a chi è in stato di necessità, con l’altra indica i bisogni e una nuova strada per sradicarne le cause. Nella Costituzione Italiana viene fatto cenno ai fondamenti del volontariato nell’art 2 e nel art 118 L’art. 2 della Costituzione italiana riconosce la centralità della persona umana – dei suoi valori e dei suoi bisogni, non solo materiali, ma anche spirituali. Lo Stato diviene perciò strumento posto al servizio della persona. Nell’art 118 comma 4 viene sancito invece il Principio di sussidiarietà orizzontale Art 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 118 Stato, Regioni, città metropolitane, Province, Comuni, favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà Legge 266 L'approvazione della legge 266 (Legge quadro del Volontariato) risale all'11 agosto 1991. La sua emanazione tuttavia rende ancora più urgente la comprensione di tutto quello che avviene nel complesso "universo volontariato", sempre più fenomeno associativo. Attraverso questa Legge lo Stato Italiano “riconosce il valore sociale e la funzione dell'attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l'autonomia” e lo chiama a partecipare alla riprogettazione dello Stato sociale dopo il declino del vecchio modello e la necessità di promuovere un welfare mix di tipo comunitario. Dalla seconda metà degli anni ottanta si avvia una fase di progressiva professionalizzazione e specializzazione del volontariato, mostrandosi così più affidabile e competente con l’amministrazione pubblica. Nella legge 266, infatti, si ribadisce il carattere non professionale ma bensì il carattere qualificato delle azioni volontarie. Carta dei valori del volontariato I promotori della prima Carta dei valori del Volontariato l’hanno chiamata "Un punto di arrivo, per una nuova partenza " quando hanno presentato il testo definitivo del documento che, redatto inizialmente su una traccia proposta dalla FIVOL ( la Fondazione italiana del volontariato) e dal Gruppo Abele, è stato “successivamente integrato, discusso e condiviso dall’apporto di diverse organizzazioni di volontariato, di singoli volontari, di studiosi”. La carta dei valori aveva come obiettivo quello di fotografare gli aspetti essenziali del volontariato auspicando una sempre più forte consapevolezza del suo duplice ruolo: la dimensione attiva, attraverso la gratuita presenza nel quotidiano e la dimensione politica che riveste un soggetto sociale che partecipa alla rimozione degli ostacoli che generano svantaggio, esclusione, degrado e perdita di coesione sociale. Carta di Leida Al fine di garantire piena attuazione dei suggerimenti degli esperti, sul diritto alla presenza dei genitori e sulla creazione di un ambiente ospedaliero adatto alle esigenze psico-fisiche dei bambini, in diversi Paesi si costituirono associazioni di volontariato, che nel 1987 si riunirono a Leida, in Olanda, per il primo convegno sul tema “Bambino e ospedale”. In quella sede si discusse sull’effettivo compimento, all’interno dei vari Stati, della risoluzione del Parlamento Europeo in merito ai diritti del bambino degente in ospedale (Gazzetta ufficiale delle comunità Europee”, 16 giugno 1986); nacque quindi la cosiddetta “Carta di Leida” e si definirono i settori di intervento per il benessere del bambino ospedalizzato: la presenza dei genitori, la preparazione al ricovero, il gioco e l’ambiente. La Carta di Leida si convertì in Carta di EACH quando le stesse associazioni che la sottoscrissero si riunirono in European Association for Children in Hospital (EACH). Questa fu una grande occasione per il volontariato per fare massa critica e offrire alla sanità pubblica una via giusta per l’accoglienza e la cura del bambino in ospedale, avvalendosi del proprio ruolo politico. Carta dei diritti del bambino in ospedale Nel maggio del 1986, il Parlamento Europeo adottò una risoluzione su una proposta di “Carta Europea dei bambini degenti in ospedale” (risoluzione A2-25/86), che in Italia venne introdotta con una mozione della Camera dei deputati (n° 1-00105 del 3 settembre 2002, seduta 185) presentata dall’On. Bolognesi. Nel 2002, in Italia, venne adottata la “Carta dei diritti del bambino in ospedale”, ancora una volta ispirata ai principi della Convenzione delle Nazioni Unite. Nell’art 14 leggiamo “L’ospedale promuove iniziative finalizzate al miglioramento della qualità delle prestazioni erogate, coinvolgendo attivamente i bambini, le famiglie e le Associazioni di Volontariato”, stabilendo il ruolo attivo delle associazioni di volontariato. Viene dunque evidenziato il ruolo fondamentale e fondante delle associazioni di volontariato nel processo di umanizzazione delle cure e di garanzia dei diritti dei bambini in ospedale. Regolamento di partecipazione – Azienda Ospedaliera di Padova e Associazioni Sempre più la partecipazione delle associazioni di volontariato è legata alla costruzione di un benessere collettivo. E anche a livello locale, nelle varie istituzioni pubbliche si parla di partecipazione del volontariato. “L'Azienda Ospedaliera di Padova garantisce ed assicura la partecipazione degli Organismi di Volontariato e di Tutela dei Diritti, in attuazione di quanto disposto dall'art. 14 del D.Lgs. 502/92, dalla Carta dei Servizi Sanitari Nazionale e dalle direttive emanate dalla Regione Veneto: L. R. 56/94 e dalla Delibera della Giunta Regionale n. 2132 del 19.4.1995” Carta di rappresentanza – CSVnet In questa carta si sottolinea la “Dinamica interazione con le istituzioni pubbliche e con tutte le componenti della società, allo scopo di condividere azioni e servizi di interesse generale, informati da comuni regole vincolanti, dirette a produrre beni di utilità sociale”. Ancora una volta al volontariato viene attribuito il compito di concertare con l’amministrazione pubblica, in un ottica sempre più paritetica. STUDIO SPECIFICO DEGLI ANIMATORI VOLONTARI DELLA PEDIATRIA All’interno del nostro progetto regionale abbiamo portato a termine uno studio sulla figura dell’animatore volontario puntando a coglierne gli aspetti motivazionali, le caratteristiche, la formazione e le criticità nel rapporto con le istituzioni di riferimento. Gli animatori volontari sono coloro che si occupano dell’attività animativa nella fascia pomeridiana e serale, e in situazioni di gruppo. Coordinati e formati dai professionisti si occupano della ricognizione nei reparti dei bambini, dell’accoglienza nelle sale di gioco e nell’accompagnamento dei bambini durante i momenti di gioco. Salturiamente gli animatori volontari si occupano di seguire i bambini Questo studio è stato portato a termine con due strumenti; un questionario strutturato in auto somministrazione e colloqui individuali. Il questionario è composto da domande aperte e domande chiuse e dei colloqui individuali. Le domande aperte le abbiamo utilizzate per investigare la motivazione senza offrire ai soggetti rispondenti risposte preconfezionate e per lasciare maggiore libertà di scegliere forma, contenuto e lunghezza della risposta. Le domande chiuse, invece, le abbiamo utilizzate invece perché ci hanno permesso di caratterizzare e poi di classificare le opinioni entro delle precise categorie di analisi, da noi scelte; Per analizzare più a fondo alcune argomentazioni abbiamo effettuato dei colloqui individuali su un campione casuale e interno al campione originario (10 volontari). Seppur il questionario studiasse diverse dimensioni quali Conoscenze, Abilità, Motivazioni, Finalità, Obiettivi, Ruolo nell’equipe multidisciplinare, Etica in questa relazione ci siamo soffermati sulle prime tre. MOTIVAZIONE La complessità del fenomeno volontaristico ci porta a pensare che la sua spinta motivazionale sia legata a varie componenti. Queste componenti della “motivazione” a fare volontariato le ho ricercate nelle risposte ai questionari somministrati. Cercherò di elencare queste componenti, citando per ognuna di esse le risposte-tipo che le rappresentano. Per offrire un dato anche quantitativo ho riportato la percentuale di presenza nella risposta di frasi che riportino a quella particolare componente. Riporto le due domande del questionario utilizzate per la mia analisi, rispettivamente del proprio concetto di volontariato e della motivazione specifica a fare l’animatore in Pediatria (che come vedremo più avanti si pregna di caratteristiche specifiche): 1. Che cosa ti ha spinto a diventare un volontario? 2. Cosa ti ha spinto a scegliere la tua attività come animatore in pediatria? Nell’analisi mi sono fatto aiutare dalla descrizione delle componenti motivazionali del volontariato fatta dal sociologo Ranci (Ranci C. Il volontariato. 2006). Secondo l’autore esistono tre motivazioni principali a prestare un servizio volontario: 1. Dare concretezza alle proprie credenze morali e religiose. (“componente Etica”): è la componente degli ideali, del sogno di una società migliore che ognuno di noi ha dentro. È la componente dei buoni principi che spingono la maggior parte dei nostri comportamenti. Il volontariato, nella sua caratteristica di servizio all’altro o servizio alla collettività è un buon mezzo per la messa in pratica di tali principi. Risposte sulla “componente Etica” Tendendo la mano verso una persona che ha bisogno di aiuto Il desiderio di poter essere utile in qualche modo per migliorare la qualità di vita di persone meno fortunate Il desiderio di aiutare e sentirmi utile Volevo fare qualcosa per gli altri Credo quindi ho voglia di portare speranza 2. Interesse a sviluppare relazioni significative, fondate sull’aiuto e sulla condivisione di esperienze. (“componente relazionale”): il volontariato si pregna di valori come la condivisione, la visione di gruppo e il bisogno di relazioni significative. Sottostante all’idea di associazione c’è il bisogno di “relazione/i” e l’unione di intenti e comportamenti per raggiungere uno scopo. Risposte sulla “componente relazionale” Voglia di relazionarmi con altre persone Sperimentare nuove amicizie Solo insieme a persone che condividono il tuo stesso sogno possiamo raggiungerlo Ho conosciuto persone interessanti Il volontariato ritengo sia la più bella forma di incontro, in una società nella quale prevale sempre di più l’individualismo 3. Mettere alla prova se stessi e le proprie capacità, di acquisire un esperienza pratica trasferibile in altri contesti, anche lavorativi (“componente esperienziale/personale”): nella ricerca di sempre maggiore efficienza, col tempo, il volontariato sta cambiando identità, cercando di abbandonare la sola spinta di cuore e affinando le proprie capacità organizzative. Risposte sulla “componente esperienzale-personale” Vivere un esperienza che posso utilizzare un domani nel mio lavoro Ho deciso di diventare volontaria per impiegare meglio il mio tempo Il desiderio di mettermi in discussione la voglia di superare questa mia maledetta timidezza Credo di voler tirare fuori una parte di me che fatica ad uscire per il mio carattere timido Più che altro ha migliorato la mia capacità di stare con i bimbi ricoverati 4. La “componente identificativa/empatica” si basa su un principio di identificazione che “rappresenta quel processo mediante il quale un individuo costituisce la propria personalità assimilando uno o più tratti di un altro individuo e modellandosi su di essi. Molto spesso capita con una persona che è stata ospedalizzata potrebbe avere una sorta di “ferita empatica” che la porta a far qualcosa per i bambini ospedalizzati. Risposte sulla “componente identificativa/empatica” Ho conosciuto dei volontari quando ero in un lettino di ospedale… Devo affrontare e gestire nuove situazioni rispetto al mio vissuto Ho perso mia madre di cancro alcuni anni fa. L’ho assistita nel corso delle sedute di chemio e dei conseguenti ricoveri in ospedale, dove ho trascorso gran parte del mio tempo. Lì ho capito quanto fosse importante la “compagnia” per le persone ricoverate, ma soprattutto quanto fosse importante fare in modo che non pensassero, anche solo per un attimo, a quello che stavano vivendo. 4. La “componente gratificante” La caratteristica peculiare del volontariato è quella della gratuità e proprio questa accresce il livello dell’impegno e la disponibilità a partecipare e a cooperare. Questo perché, più che per un lavoratore salariato, la soddisfazione del volontario dipende strettamente dal raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione. A mio parere la gratuità è solo il punto di partenza. L’esistenza di una significativa gratificazione personale costituisce il requisito necessario per mantenere nel tempo la gratuità dell’azione volontaria (“Componente gratificante”). Stando a queste condizioni posso dire che entrambi gli attori del volontariato (chi lo fa e chi ne riceve il servizio) hanno il loro appagamento e proprio questo appagamento bidirezionale è la condizione necessaria per una consapevole azione volontaria. Solo il 15% dei volontari sottolinea questa componente. Risposte “componente gratificante”: scegliere di spendere del tempo e delle energie a favore di uno scopo che si reputa degno di tale azione ricevendo in cambio gratificazione morale il bisogno egoistico di dimostrare che sono utile Mi appaga a livello morale Per me volontariato significa donarsi agli altri ma soprattutto significa ricevere da chi ti permette di uscire dall’egoismo e dall’individualismo facendoti sentire utile 6. Componente “Attenzione al bambino” La fascia d’età dei bambini è sempre quella che attira più la nostra attenzione soprattutto se si tratta di momenti di sofferenza. La magia, la leggerezza e la fragilità dei bambini ci induce a non poter star fermi a guardare. Potremo chiamarlo molto semplicemente “amore per i bambini”. Il 90% delle risposte riportano frasi conducibili a questa componente. Componente “Attenzione al bambino” l’amore per i bambini perché mi piacciono i bambini, so instaurare un buon rapporto con loro. Ho già lavorato con i bambini in altri campi. mi relazioni volentieri con i bambini i bambini mi hanno sempre sorpreso Motivazione multifattoriale Come abbiamo visto le motivazione è un fattore dinamico e multifattoriale. È dinamico perché subisce nel tempo grosse modificazioni. È tipica la frase “ho iniziato per questo però poi…”. Quel che ho bisogno di sottolineare è il carattere multifattoriale della motivazione. Nella scelta e nella motivazione di ognuno di noi a fare delle azioni volontarie convergono fattori diversi. L’azione volontaria si attiva solo nel momento che le componenti della motivazione siano presenti in giusta quantità e convergono. Ho creato una figura esplicativa di quello che è il mio concetto di multifattorialità della motivazione a fare volontariato. FORMAZIONE La formazione nel volontariato è un argomento molto importante per la già citata necessità di un volontariato qualificato. Sempre più il volontariato sta investendo in quella che vuole essere la formazione iniziale/reclutamento e in quella continua, utile per il rinnovo continuo delle competenze. Il rischio che si corre in alcune associazioni di volontariato è che una volta effettuata la formazione base al volontariato non si dia la possibilità di crescere e qualificare la propria azione volontaria. Nella nostra ricerca abbiamo voluto investigare su cosa pensano i volontari della possibilità o no di avere una formazione permanente e quali sono i contenuti formativi che desiderano approfondire. Abbiamo chiesto ai volontari quanto fossero d’accordo o no con questa affermazione: “E’ importante prevedere una formazione continua per i volontari dell’animazione?”. Il 85% del campione si è dimostrato d’accordo e invece solo il 4% si è ritenuto non d’accordo (l’11% mediamente d’accordo). Nel nostro campione abbiamo indagato quali conoscenze teoriche e abilità pratiche sono da considerarsi di maggiore importanza per l’esercizio dell’attività di animatore. Questo è stato il primo passaggio per sondare e investigare le esigenze formative in ambiente volontaristico pediatrico. Come si evince dai grafici per quanto riguarda le conoscenze teoriche: Le conoscenze relazionali e animative-ricreative sono considerate maggiormente importanti (30%) , invece quelle educative leggermente meno importanti (26%) fino ad arrivare alle conoscenze medico-assistenziali che vengono considerate rispetto alle altre tre sostanzialmente meno importanti (14%). Questo ultimo dato ci riporta ad un argomento importante e dibattuto sia per i volontari sia per il personale dell’area educativa cioè quello sulla “necessità di rendere consapevoli o no della malattia del bambino”. Nella bibliografia del settore psico-pedagogico abbiamo sempre sentito parlare di “valorizzare e considerare la parte sana del bambino” e questo ci porta senza nessuna risposta ad alcune domande, è possibile ciò? Possiamo accogliere veramente un bambino senza guardare anche alla parta “malata”?. Non avendo la possibilità di dare alcuna risposta definita rimandiamo a future analisi. Come si evince dai grafici per quanto riguarda le abilità pratiche: Le abilità relazionali sono percepite maggiormente come importanti (42%) e quelle animative-ricreative leggermente sottostimate (34%), invece quelle educative sono percepite importanti sostanzialmente meno importanti (22%) FORMAZIONE CONTINUA La formazione continua ha finalità di fornire sia informazioni o istruzioni tecniche (sul che cosa e il come fare nello specifico) sia di stimolare prese di coscienza, indurre a rivedere convincimenti, modificare atteggiamenti, stimolare lo sviluppo di sensibilità, rafforzare le motivazioni e migliorare i comportamenti quotidiani per migliorare l'efficacia dell'azione. Nel questionario abbiamo chiesto ai volontari di indicarci il grado di accordo sulla necessità di affrontare nella formazione le seguenti argomentazioni: Psicologia del bambino malato, Aspetti comunicativi della relazione, Bisogni del bambino ricoverato e della sua famiglia, Abilità di tipo grafico-pittorico, Abilità di tipo animativo-ricreativo, Conoscenze di tipo medico-assistenziale, Etica e deontologia, Abilità organizzative-gestionali. Come di evince dai grafici i nostri volontari maggiormente preferirebbero partecipare a corsi di formazione sulla Psicologia del bambino malato (22%), altri argomenti maggiormente scelti sono Abilità di tipo grafico-pittorico (18%) , Bisogni del bambino ricoverato e della sua famiglia (15%), Abilità di tipo animativo-ricreativo (15%). Le Conoscenze di tipo medico-assistenziale, gli Aspetti comunicativi della relazione e le Abilità organizzative-gestionali L’Etica e deontologia dai nostri dati viene considerato l’argomento di minor interesse (6%). OMOGENEITÀ DELLA FORMAZIONE In un nostro censimento regionale abbiamo scoperto che il 77% delle associazioni nelle Pediatrie del Veneto hanno una loro formazione specifica senza nessun intervento di professionisti dell’Azienda-Dipartimento-Reparto di riferimento. Questo dato è negativamente interessante in quanto fa una fotografia di un volontariato poco condotto e formato dal personale di competenza ospedaliera/pediatrica. A questo riguardo all’interno del M.I.Te.S. abbiamo ragionato sulla formazione comune tra associazioni di volontariato afferenti alla Pediatria e calendarizzato i prossimi eventi formativi sulla base delle indicazioni fuoriuscite da questa ricerca. La formazione comune alle associazioni di volontariato che si occupano di animazione serve per creare un bagaglio culturale minimo e condiviso tra volontari che, seppur offrendo interventi leggermente differente, si trovano a contatto con gli stessi bambini e vivono le stesse dinamiche psicologiche nella relazione col bambino. PUNTI CRITICI DEL VOLONTARIATO Proliferazione di associazioni che si occupano della stessa attività (Difficoltà di fare rete tra associazioni) Difficoltà di reperimento di modelli organizzativi in cui sia possibile coniugare l'azione sociale e solidaristica con criteri di efficacia ed efficienza. Turn-over molto alto causato nella maggior parte dei casi dalle crisi che i volontari devono attraversare ogni volta che le loro motivazioni all’aiuto si dimostrano contraddittorie rispetto alle situazioni concrete ogni volta che devono gestire un coinvolgimento emotivo a cui sono impreparati. CONCLUSIONE Questo lavoro è stato utile in quanto ci ha aiutato a comprendere bene le criticità della collaborazione tra ente pubblico e volontariato. Ci ha aiutato a comprendere quali possono essere i confini tra le due entità, inizializzando un percorso di creazione di un vero patto di collaborazione, orizzontale e leale. Nel nostro dipartimento il volontariato è qualcosa di estremamente importante, molto spesso ha anticipato i tempi sull’analisi dei bisogni, ha portato energie nuove e insostituibili e ha guadagnato una credibilità nei tavoli dove si discute su “cosa è meglio o no per il bambino ospedalizzato”. Concluderei questa relazione con una frase di Mons. Giovanni Nervo che in uno dei suoi scritti dice “Occorre che i volontari siano formati: sulle motivazioni del loro servizio, da rinnovare e ringiovanire sempre; su quello che non devono fare perché richiede competenze che non hanno; su quello che devono sapere fare”. Credo che questa frase sia proprio il riassunto di questa relazione che ha voluto affrontare i seguenti temi: l’etimologia del volontariato; per capire chi è il volontariato oggi dovevamo ripercorrere la storia e la legislazione che lo valorizza. La motivazione; quale motore del fenomeno volontaristico, motivazione che deve trovarsi in un continuo rinnovo. La formazione; quale spinta per un volontariato sempre meno “Dama della carità” e sempre più “azione qualificata”, seppur mantenendo l’originaria vocazione alla Relazione. BIBLIOGRAFIA Costituzione Italiana Legge 266 Carta dei valori del Volontariato Carta dei diritti del bambino in ospedale Carta di Leida Regolamento di partecipazione – Azienda Ospedaliera di Padova e Associazioni Carta della rappresentanza – CSVnet Ranci C., Il volontariato – Il Mulino - 2006 Tavazza L., - “L'uomo, il credente, il volontario - speranza che si fa storia”, Roma, 2010 Nervo G., La solidarietà – uno per tutti, tutti per uno, Edizioni messaggero Padova, 2008 "... operiamo con giustizia nella città attuale costruendo la città futura con tutto l´amore, la poesia, la bellezza e la qualità della vita di cui lo Spirito ci rende capaci..." (Luciano Tavazza)
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