La Risonanza Fabio Bonizzoni direttore Roberta Invernizzi soprano
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La Risonanza Fabio Bonizzoni direttore Roberta Invernizzi soprano
Con il patrocinio e sostegno di Comune di Milano Cultura Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Con il patrocinio e il contributo di Regione Lombardia In collaborazione con Provincia di Milano Con il sostegno di Fondazione CARIPLO Settimane 14 novembre 2006 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio La Risonanza Fabio Bonizzoni direttore Roberta Invernizzi soprano Händel - Esecuzione integrale delle cantate italiane con strumenti In collaborazione con I - Le Cantate per il Cardinal Pamphili (1706-1707) – Cantata “Tra le fiamme” HWV 170 – Concerto in si bemolle maggiore per oboe e archi HWV 301 – Cantata “Figlio d’alte speranze” HWV 113 – Cantata “Da quel giorno fatal” (Delirio amoroso) HWV 99 Consiglieri di turno Prof. Alberto Conti Avv. Marco Janni Con il patrocinio e il sostegno di Con il contributo di Con il patrocinio e il contributo di In collaborazione con Settore cultura Con il sostegno di FONDAZIONE CARIPLO Sponsor istituzionali Si ringrazia per il ciclo “Settimane Bach” Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo eccezioni consentite dagli artisti. La Risonanza Fabio Bonizzoni clavicembalo e direzione Roberta Invernizzi soprano Georg Friederich Händel (Halle 1685 – Londra 1759) Tra le fiamme (Il consiglio) HWV 170 Cantata per soprano, 2 oboi, 2 flauti, viola da gamba, archi e basso continuo Concerto in si bemolle maggiore per oboe, archi e basso continuo HWV 301 Figlio d’alte speranze HWV 113 Cantata per soprano, archi e basso continuo Intervallo Da quel giorno fatale (Delirio amoroso) HWV 99 Cantata per soprano, oboe, flauto, archi e basso continuo Con il patrocinio di Georg Friederich Händel Tra le fiamme (Il consiglio) HWV 170 Cantata per soprano, oboe, 2 flauti dolci, viola da gamba, archi e basso continuo 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Aria: Tra le fiamme Recitativo: Dedalo già le fortunate penne Aria: Pien di nuovo e bel diletto Recitativo: Sì, sì, pur troppo è vero Aria: Voli per l’aria Recitativo: L’uomo, che nacque per salire Aria: Tra le fiamme Concerto in si bemolle maggiore per oboe, archi e basso continuo Adagio Allegro Siciliano Vivace Figlio d’alte speranze HWV 113 Cantata per soprano, archi e basso continuo 1. 2. 3. 4. 5. 6. Recitativo: Figlio d’alte speranze Aria: Troppo costa Recitativo: Era conforto il suo penar Aria: Sia guida, sia stella Recitativo: In così dire Aria: Brillava protetto Da quel giorno fatale (Delirio Amoroso) HWV 90 Cantata per soprano, oboe, flauto, archi e basso continuo 1. Sonata 2. Recitativo: Da quel giorno fatale 3. Aria: Un pensiero voli in ciel 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. Recitativo: Ma fermati, pensier Aria: Per te lasciai la luce Recitativo: Non ti bastava, ingrato Aria: Lascia ormai le brune vele Recitativo: Ma siamo giunti in Lete Entrée Arietta: In queste amene Recitativo e Minuet: Sì, disse Clori Hendel, come si firmava lui stesso. O anche Endel, come risulta da qualche documento del tempo. E non certo Händel alla maniera tedesca oppure Handel all’inglese. Almeno per il periodo 1706-1710 vale la pena di italianizzare il nome del grande compositore, di valorizzare anche in questo modo un’esperienza che avrebbe orientato in modo definitivo gli straordinari svluppi successivi, il breve ritorno in Germania e il lungo soggiorno inglese. In Italia, infatti, Hendel (sic) trovò davvero il suo linguaggio, riuscendo a far fiorire la sua arte sul fertilissimo terreno concessogli da Madre Natura oltre che sull’eccellente formazione avuta dall’illustre maestro Frideric Wilhelm Zachow nella natia Halle e collaudata nei primi anni di attività ad Amburgo. Ricordo che nella città anseatica Händel si era rivelato precocissimo, prima come eccellente clavicembalista e subito dopo come abile compositore. Non a caso era stato subito notato e reclutato come assistente da Reinhardt Kaiser, il fondatore e direttore del più importante teatro lirico nella Germania del tempo. Un assaggio di quei suoi primi anni ci viene proposto anche dal programma di stasera, con il Concerto in si bemolle maggiore per oboe e archi, scritto attorno al 1703 e probabilmente il primo lavoro strumentale che il genio diciottenne riuscì a completare: classico nella sua struttura “alla maniera italiana”, con il solista in bella evidenza e in corretta alternanza con il “tutti”, secondo la migliore tradizione italiana (romana, veneziana) da tempo diffusa in tutta Europa, articolato in quattro tempi secondo il modello della seriosa “sonata da chiesa” però con l’intrusione del danzante “Siciliano” che porta una gustosa contaminazione profana “da camera”. Negli stessi primi anni amburghesi nacquero una Passione secondo Giovanni nel 1704 e due opere (Almira e Nero), entrambe del 1705. Che avesse, oltre a talento musicale, carattere spiccato è testimoniato dal famoso episodio della sfida a duello con il bravo coetaneo e futuro musicografo Johann Mattheson. Causa della lite una questione di precedenza nel ruolo di cembalista a teatro. Da buon carrierista, sapeva ingraziarsi i nobili e i mecenati, soprattutto quelli di passaggio. Si fece notare dal principe Gian Gastone de’ Medici, che prontamente lo invitò in Italia. Qualche mese per decidere ed ecco che Händel si mise in viaggio. Passando forse da Venezia, nell’autunno del 1706 fu alla corte fiorentina del granduca di Toscana Cosimo III e divenne grande amico del di lui primogenito principe Ferdinando, fratello di Gian Gastone. Ferdinando gli fece gran festa, gli commissionò una nuova opera e di sicuro non si oppose alla prosecuzione del viaggio verso Roma. Nella città dei papi, il giovane musicista si fece subito notare. Gli offrirono ospitalità, protezione e prebende i massimi mecenati del tempo, tutti appassionati di musica. In prima fila il Cardinale Benedetto Pamphili, che subito si mise a sua disposizione come autore di testi per musica, e il Cardinale Pietro Ottoboni, che fra le altre (!) cose musicali, finanziava una magnifica orchestra di corte guidata da Arcangelo Corelli. Divenne amico anche del marchese Francesco Maria Ruspoli e di Carlo Colonna, nei cui palazzi romani e varie residenze di campagna fu ospite fisso. Per prima cosa, Händel si occupò del genere che più piaceva ai suoi augusti protettori, la cantata da camera per voce sola accompagnata da strumenti. Il talentoso musicista si mise subito all’opera e nel giro di pochi mesi nacquero una ventina di lavori di varia intensità artistica ed espressiva. Con il concerto di stasera inizia appunto un ciclo che si propone di eseguire tutte queste cantate, in un arco di tempo pluriennale, articolando gli appuntamenti fra la nostra Società e la Fondazione Arcadia. Interpreti fissi il soprano Roberta Invernizzi e il gruppo strumentale La Risonanza, con al cembalo e alla direzione Fabio Bonizzoni, cui si deve la paternità dell’idea, il rigore delle ricerca filologica, l’entusiasmo nella realizzazione. Scrive Bonizzoni: “I programmi concertistici proposti sono sette e raggruppano le cantate seguendo un duplice criterio: quello cronologico e quello delle famiglie, meglio, dei mecenati per i quali furono composte. A Roma questi personaggi furono tre: il Cardinal Pamphili, il Cardinal Ottoboni ed il Marchese Ruspoli. Cronologicamente, probabilmente, le prime cantate con cui Handel si presentò al pubblico romano furono commissionate dal Cardinal Pamphili ed è con un programma a lui intitolato che il progetto dell’integrale si apre. Tre sono le composizioni che vi spiccano: Figlio d’alte speranze, Tra le fiamme ed il cosiddetto “Delirio amoroso”. La prima delle tre non è, in realtà, associabile a Pamphili, e viene presentata in questo programma solo perché è sicuramente una delle prime opere scritte in Italia, forse ancora prima dell'arrivo a Roma di Handel, gli altri due capolavori, invece, furono sicuramente scritte per il Cardinal Pamphili. Si tratta di opere straordinarie. Entrambe per soprano, fanno ricorso ad un organico strumentale non ampio ma molto vario e dai colori molto particolari. Tra le fiamme, per esempio, ha un uso assolutamente straordinario della viola da gamba. Handel utilizzò questo strumento in due occasioni nel corso del suo soggiorno italiano: nell’oratorio La Resurrezione e, appunto, in questa cantata. Sappiamo che in entrambi i casi il compositore scrisse per un esecutore specifico, Ernst Christian Hesse nel caso de La Resurrezione ed un ignoto Sciarli nel caso di Tra le fiamme. È interessante osservare la profonda differenza della scrittura di queste due partiture: mentre, nell’oratorio, alla viola da gamba - con ogni probabilità uno strumento di stile francese a 7 corde - vengono affidate arie dal carattere elegiaco in cui la sonorità dello strumento va a toccare le corde più intime della sensibilità, nella cantata Tra le fiamme il violista, che suona uno strumento a 6 corde, verosimilmente di liuteria italiana, è chiamato a gareggiare in virtuosismo con la voce. Scrittura estroversa, giocosa, virtuosa, con continui intrecci tra i due solisti, sono le caratteristiche salienti della prima aria, cui la presenza dei due flauti dolci da un colore strumentale particolare. Nella seconda aria, che acquista un colore più tipicamente orchestrale per la presenza dell'oboe e dei violini unisoni, sono i frequenti salti discendenti ad essere la caratteristica saliente mentre la terza aria, che descrive il volo di un nuovo Icaro, è un puro azzardo. Voce e viola da gamba si rincorrono con un virtuosismo senza pari affrontando difficoltà tecniche al limite del possibile e che ben raffigurano, in musica, il battere d’ali e piume di un inesperto volatile. E veniamo alla più ampia delle cantate in programma, il cosiddetto “Delirio Amoroso”. Aperta da un'ardita sinfonia, la cantata riprende, liberamente, alcuni temi del mito di Orfeo ribaltandone però i ruoli essendo qui Clori che, in sogno, scende agli inferi per cercare il perduto Tirsi. Trovatolo - sempre in sogno - è questi stesso però a negarsi e a celarsi alla vista di lei che, disperata, tenta di convincerlo a salire agli Elisi. Le prime due arie di questa cantata sono, forse, le più rilevanti. La prima spicca subito per le dimensioni e per il ruolo preponderante del violino solista cui sono affidati lunghi e virtuosistici “soli” che raffigurano i voli pindarici della mente di Clori che, in preda appunto ad un delirio amoroso, si immagina di poter vincere l’invalicabilità del confine tra regno dei vivi e dei morti. La voce, dal canto suo, alterna audaci agilità a note tenute su cui il violino, e l'orchestra, ricamano. L’ aria successiva è invece di colore opposto e affida la descrizione della disperazione di Clori, oltre che alla voce, al violoncello solista, strumento da sempre usato per sottolineare i momenti più patetici per il suo colore caldo e sensuale. Il flauto dolce partecipa all’aria successiva e l’orchestra torna al completo per un’ulteriore sinfonia e per l’aria finale. Il “Delirio Amoroso” è ritenuta da alcuni musicologi la prima cantata di Handel eseguita a Roma, una sorta di biglietto da visita del compositore presso la nobiltà e il clero romani: il giovane sassone non avrebbe potuto iniziare con maggiore splendore il suo breve soggiorno nella città eterna”. Negli anni romani, Hendel scrisse anche tanta altra musica, ispirandosi per la tecnica strumentale ai grandi Arcangelo Corelli e Bernardo Pasquini, per quella vocale al non meno prestigioso Alessandro Scarlatti. Spiccano gli oratori Il trionfo del Tempo e del Disinganno (1707) e La Resurrezione (1708), le opere teatrali perdute Florindo e Daphne (1708) e Rodrigo (1707-1708). Iniziò probabilmente anche Agrippina destinata però a Venezia. Siamo nell’autunno del 1709, quando il felicissimo soggiorno romano giunse alla fine. Passando forse da Siena e fermandosi a Firenze, s’incamminò verso Venezia, dove la nuova opera venne rappresentata con clamoroso successo al teatro di San Crisostomo il 26 dicembre. Fu il sigillo ultimo dell’esperienza italiana di Hendel. Ai primi di marzo del 1710 lasciò Venezia, passò le Alpi, si fermò un poco a Innsbruck e alla fine di maggio s’insediò nel nuovo incarico di maestro di cappella del principe elettore di Hannover. Vi rimase fino al 1713, riprendendo il nome tedesco di Händel, in attesa di trasferirsi stabilmente a Londra col nome (definitivo?) di Handel. Enzo Beacco G.F. Händel Tra le fiamme HWV 170 Aria Tra le fiamme tu scherzi per gioco, o mio core per farti felice, e t’inganna una vaga beltà. Cadon mille farfalle nel foco, e si trova una sola fenice che risorge se a morte sen va. Recitativo Dedalo già le fortunate penne tessea con mano ardita, e con tenera cera piuma a piuma aggiungea. Icaro, il fanciulletto, sovente confondea l’ingegnoso lavoro; ah, così mai trattato non avesse e cera e piume; per chi non nacque augello , il volare è portento, il cadere è costume. Aria Pien di nuovo e bel diletto, sciolse l’ali il giovinetto, e con l’aure già scherzando. Ma del volo sì gradito troppo ardito, l’onda ancor va mormorando. Recitativo Si si, purtroppo è vero: nel temerario volo molti gl’Icari son, Dedalo un solo. Aria Voli per l’aria chi può volare, scorra veloce la terra il mare, parta, ritorni né fermi il piè. Voli ancor l’uomo ma coi pensieri, che delle piume ben più leggieri e più sublimi il ciel gli dié. Recitativo L’uomo che nacque per salire al cielo, ferma il pensier nel suolo, e poi dispone il volo con ali che si finge e in sé non ha. Aria Tra le fiamme… Figlio d’alte speranze HWV 113 Recitativo Figlio d’alte speranze, Abdolonimo nacque all’imper di Sidonia; si disse un dì la fama, e poi si tacque; lo spirto suo godere tra disastri vedete, qual che possa nocchier fra le tempeste. Aria Troppo costa ad un’alma che intende la sua sorte, del regno il contento. Quel fulgore che alletta e risplende per conforto, e non è che tormento. Recitativo Era conforto il suo penar tra i fiori, mentre al soglio pensando rimirava la palma e pace a voler scendeva nell’alma. Aria Sia guida, sia stella quest’una al decor Fortuna sì bella fa certo l’onor. Recitativo In così dire previde qual amico sembiante la sorte allor vestisse per farlo di meschin alto regnante. Aria Brillava protetto da speme gustata nel core il dolor. Girava soletto con pena allungata in mente l’ardor. Da quel giorno fatale (Delirio amoroso) HWV 99 Recitativo Da quel giorno fatale, che tolse morte il crudo Tirsi a Clori ella per duolo immenso, sciolto il crin, torvo il guardo, incerto il piede, par ch’abbia in sè due volontà due cori. E del chiaro intelletto, per gran fiamma d’amor, turbato il raggio, ora s’adorna, ora del crin negletto fa dispettoso oltraggio; e varia nel pensier, ma sempre bella, agitata, così seco favella. Aria Un pensiero voli in ciel, se in cielo è quell’alma bella, che la pace m’involò. Se in Averno è condannata per avermi disprezzata, io dal regno delle pene il mio bene rapirò. Recitativo Ma fermati, pensier, pur troppo è vero che fra l’ombre d’Averno è condannato per giusta pena, e per crudel mio fato. Sì, sì, rapida io scendo a rapir il mio bene dell’arsa Dite alle infocate arene. Ma che veggio? rimira il mio sembiante dispettosa, poi fugge, un’ombra errante. Tirsi, ah Tirsi, ah! crudele! Aria Per te lasciai la luce, ed or che mi conduce amor per rivederti, tu vuoi partir da me. Deh! ferma i passi incerti, o pur se vuoi fuggir, dimmi, perché? Recitativo Non ti bastava ingrato, d’avermi in vita lacerato il core? Dopo l’ultimo fato, siegui ad esser per me furia d’amore; anzi ti prendi a scherno ch’io venga teco ad abitar l’inferno. Ma pietà per rigore ti renderò. Su, vieni al dolce oblio di Lete; indi daranno pace gli Elisi al già sofferto affanno. Aria Lascia omai le brune vele, negro pin di Flegetonte. Io farò che un zeffiretto, per diletto, spiri intorno a te fedele, e che mova i bianchi lini pellegrini in Acheronte. Recitativo Ma siamo giunti in Lete; odi il suono soave degli Elisi beati. Aria In queste amene piagge serene, da sé ridente nasce ogni fior. Tra suoni e canti, sempre clemente, spiran gli amanti aura d’amor. Recitativo Sì, disse Clori, e se d’un sole estinto più non vide il bel lume, lo vide almen per fantasia dipinto. Fabio Bonizzoni clavicembalo e direzione Fabio Bonizzoni, milanese, ha studiato in Olanda al Conservatorio Reale dell’Aia ottenendo, nella classe di Ton Koopman, il diploma in organo barocco e quello di solista in clavicembalo. Dopo aver collaborato con alcune delle principali orchestre barocche (Amsterdam Baroque Orchestra con Ton Koopman, Le Concert des Nations con Jordi Savall, Europa Galante con Fabio Biondi), si dedica all’attività solistica e alla direzione del suo ensemble La Risonanza. In questa duplice veste tiene concerti nelle più importanti sale e nei principali festival di musica antica di tutto il mondo. È inoltre docente di clavicembalo al Conservatorio di Musica di Trapani, al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano e, da quest’anno, al Conservatorio Reale dell’Aia in Olanda. È presidente dell’Associazione Händel che promuove studi e ricerche sulla musica di Händel in Italia. Dopo aver realizzato alcuni dischi come solista, registra ora per la casa discografica spagnola Glossa per la quale ha inciso opere di Giovanni Salvatore, Giovanni Picchi (“Preis der Deutchen Schallplattenkritik”), Francesco Geminiani (Premio “ffff ” di Télérama), Bernardo Storace (disco del mese di Amadeus) e Domenico Scarlatti (Premio “Eccezionale” di Scherzo). La sua ultima pubblicazione è dedicata alle Variazioni Goldberg di J.S. Bach. Con La Risonanza ha intrapreso la registrazione di tutte le cantate italiane con strumenti di Händel che si concluderà nel 2009. Direttore e ensemble sono stati ospiti della nostra Società nel 2003 e 2004 nel ciclo di Musica e poesia a San Maurizio. La Risonanza Fondata nel 1995 da Fabio Bonizzoni come ensemble vocale e strumentale, La Risonanza è oggi sempre più frequentemente un gruppo da camera che suona su strumenti originali. L’organico varia da tre a quindici musicisti. Il repertorio è quello della musica italiana e, più in generale, della musica influenzata dallo stile italiano nel XVII e XVIII secolo con particolare attenzione alla musica con voci soliste. Per programmi di particolare ampiezza l’ensemble si avvale della collaborazione di formazioni corali di primo piano. Tra gli ospiti più frequenti dell’ensemble Roberta Invernizzi, Emanuela Galli e Nuria Rial, il baritono Fulvio Bettini e il mezzosoprano Marina De Liso. È ospite regolare dei più importanti festival di musica antica (Utrecht, Bruges, Festival di Cuenca, San Sebastian, Santander, Saint Michel en Tiérache) e di istituzioni musicali quali Bozar di Bruxelles, Rheingau Musik Festival di Wiesbaden, Styriarte di Graz e Arsenal di Metz. In campo discografico la registrazione della Missa non sine quare di Johann Caspar Kerll ha meritato il premio “CHOC” di “Le monde de la Musique”. Ha inoltre al suo attivo CD dedicati a Girolamo Frescobaldi, alle cantate di Luigi Rossi e ai concerti per organo di Haydn. Dal 2000 incide per la casa discografica spagnola Glossa per la quale sono stati pubblicati un disco dedicato a Barbara Strozzi ed un altro con i concerti per organo di Giuseppe Sammartini. Attualmente La Risonanza è impegnata nella registrazione integrale delle cantate italiane con strumenti di Händel. Emiliano Rodolfi oboe e flauto Isabel Lehmann flauto David Plantier, Olivia Centurioni, Elena Telò violini Gianni De Rosa viola Caterina Dell'Agnello violoncello e viola da gamba Rebecca Ferri violoncello Vanni Moretto violone Roberta Invernizzi soprano Roberta Invernizzi, nata a Milano, ha studiato pianoforte e contrabbasso prima di dedicarsi al canto sotto la guida di Margaret Hayward. Si è poi specializzata nel repertorio vocale antico diventando una tra le soliste più richieste nel campo della musica barocca. Ha cantato nei principali teatri italiani, europei e americani sotto la direzione di Nikolaus Harnoncourt, Ton Koopman, Gustav Leonhardt, Andrew Parrott, Jordi Savall, Christophe Coin, Anner Bylsma, Alan Curtis, Giovanni Antonini, Fabio Biondi, Antonio Florio, Rinaldo Alessandrini, Ottavio Dantone e in collaborazione con ensemble quali Concentus Musicus Wien, Il Giardino Armonico, Cappella della Pietà de’ Turchini, Sonatori de la Gioiosa Marca, Concerto Italiano, Europa Galante, La Risonanza, Archibudelli e la RTSI di Lugano. Ha partecipato a numerose produzioni operistiche quali Dido and Aeneas di Purcell, Rodrigo di Händel, La Senna festeggiante di Vivaldi, Orfeo di Monteverdi, La Dafne di Marco da Gagliano, La finta cameriera di Gaetano Latilla, Le zite n’galera di Vinci, e La colomba ferita di Francesco Provenzale. Per i prossimi mesi ha in programma la Messa in do minore di Mozart al Musikverein di Vienna con Harnoncourt, Ottavia nell’Incoronazione di Poppea a Ferrara, Ravenna, Pavia con Ottavio Dantone, l’incisione in prima mondiale per la Deutsche Grammophon del Dixit Dominus di Vivaldi, Partenope di Händel alla Citè de la Musique di Parigi, la Senna Festeggiante di Vivaldi al Lufthansa Festival di Londra con Ivor Bolton. Insegna canto barocco presso il Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini a Napoli. Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche che hanno meritato premi quali Diapason d’Or e Choc de la Musique. È stata ospite della nostra Società nel 1998, 2000 e 2002 nel ciclo di Musica e poesia a San Maurizio e delle Settimane Bach nel 2003. Prossimi concerti: martedì 21 novembre 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Heinz Holliger oboe e direttore - Muriel Cantoreggi violino Maurice Bourgue oboe - Diego Chenna fagotto Edicson Ruiz contrabbasso - Peter Solomon clavicembalo Ancora alla grande tradizione del Settecento e in particolare al mondo che ruota attorno alla figura di Johann Sebastian Bach è dedicato il prossimo concerto. Non ascolteremo infatti solo musica di Bach, ma anche del suo grande contemporaneo Jan Dismas Zelenka, il fondatore della scuola boema che tanta parte avrebbe avuto nello sviluppo della civiltà strumentale classica nella seconda metà del Settecento. La composizione del programma e l’interpretazione sono affidate al complesso guidato dal sommo oboista e direttore Heinz Holliger, già ospite della nostra Società e anche autore dei due lavori che rendono omaggio, con lingua moderna, alla tradizione barocca dello “strumento a solo”. Programma J.D. Zelenka Sonata n. 1 in fa maggiore ZWV 181.1 Sonata n. 3 in si bemolle maggiore ZWV 181.3 Sonata n. 5 in fa maggiore ZWV 181.5 (Soloisten Europa-Kammerorchester, Claves 50-9511/2-2) J.S. Bach Ciaccona dalla Partita in re minore BWV 1004 (Perlman, EMI 657-749 483-2) H. Holliger Trema per violino solo (Zehetmair, ECM 457 066-2) J.S. Bach Sonata in sol minore BWV 1020 Trio in fa maggiore BWV 1040 H. Holliger Unbelaubte Gedanken intorno al Tinian di Hölderlin per contrabbasso solo martedì 28 novembre 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Shlomo Mintz violino Dmitri Alexeev pianoforte Mozart, Šostakovič martedì 12 dicembre 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Andreas Staier pianoforte Erard, 1853 Schumann, Mozart PRIVILEGI E VANTAGGI PER I SOCI I Soci della Società del Quartetto per la stagione 2006/07 possono usufruire delle seguenti agevolazioni: Biglietti ridotti per i concerti - Ai Soci vengono riservati alcuni biglietti a prezzo ridotto, con un contingente limitato e variabile secondo la disponibilità residua dopo la vendita degli abbonamenti. Per i concerti più richiesti, i biglietti ridotti saranno destinati in prelazione ai Soci Protettori. Canto delle Muse - Ingresso libero per i Soci al ciclo “Il Canto delle Muse”, 7 incontri con il musicologo Emanuele Ferrari, che propongono un percorso complementare alla programmazione attraverso la musica e ciò che essa esprime. Biglietti omaggio per “Giovane Europa in Musica” – Fondazione Pro Musica Giancarlo ed Etta Rusconi - Per il ciclo dedicato ai giovani musicisti emergenti mettiamo a disposizione dei Soci biglietti omaggio che possono essere ritirati in sede da una settimana prima di ogni concerto. Giornale della Musica - I Soci della stagione 2006/07 possono sottoscrivere l’abbonamento annuale (11 numeri) al “Giornale della musica” al costo ridotto di € 15 anziché € 34. Gli interessati devono rivolgersi direttamente all’ufficio abbonamenti del giornale (e-mail: [email protected], tel. 011 5591831) indicando il numero di tessera associativa. Libri del “Quartetto” - I Soci possono richiedere, entro i limiti di disponibilità, i libri pubblicati negli ultimi anni dalla nostra Società. L’elenco completo dei titoli è disponibile sul sito (www.quartettomilano.it) nella sezione “Pubblicazioni”. Piccolo Teatro - Biglietti ridotti per tutti gli spettacoli inviando un e-mail all’indirizzo [email protected] - Riduzioni su tutti gli abbonamenti esibendo la tessera associativa 2006/07 alla biglietteria del Piccolo Teatro. Fondazione Mazzotta - Biglietti ridotti per tutte le mostre in programma. FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano - Sconto del 20% sul biglietto di ingresso a tutte le proprietà del FAI. Cinema Anteo - Il lunedì sera biglietto ridotto a € 4,50 anziché a € 7. Società del Quartetto di Milano Via Durini 24 - 20122 Milano Tel. 02.7600.5500 / 02.795393 Fax 02.7601.4281 e-mail: [email protected] www.quartettomilano.it © Copyright 2006 Società del Quartetto di Milano
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