RsA_PS_QC_4.6 Aspetti naturalistici
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RsA_PS_QC_4.6 Aspetti naturalistici
COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO PIANO STRUTTURALE QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO ANALISI DEI CARATTERI NATURALI 4.6.1 USO DEL SUOLO RELAZIONE FINALE Aprile 2013 (rilievi 2011) Raggruppamento Temporaneo d’Imprese: NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI Gruppo di lavoro: Michele Giunti Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica) Cristina Castelli Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS) Alberto Chiti Batelli Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche) Linda Colligiani Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS) Barbara Lastrucci Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS) 1. LA CARTOGRAFIA DELL'USO DEL SUOLO La mappa dell’uso del suolo del territorio comunale di Rignano sull’Arno, in scala 1:10.000, è stata elaborata a partire dai files georiferiti della recente cartografia dell’uso del suolo provinciale (20092010). Come base topografica sono stati utilizzati i vettoriali della Carta Tecnica Regionale. Tale cartografia, che possiede un’ottima precisione di restituzione dei confini dei differenti tipi di uso del suolo, è stata revisionata soprattutto nell’attribuzione dei tipi forestali e, in parte, anche dei tipi extrasilvatici. La revisione si è articolata in due fasi: fotointerpretazione di immagini aeree e sopralluoghi in campo. Inizialmente è stata effettuata una interpretazione di fotogrammi aerei a colori (anni 2007 e 2010), raddrizzati e georiferiti. Purtroppo la qualità delle immagini è risultata non ottimale: le foto del 2010 perdono molti dettagli ad elevati ingrandimenti, oltre ad avere in molte aree una tonalità meno contrastata che altera la percezione dei colori. La scarsa nitidezza delle foto del 2007 e la loro ripresa in periodo di inizio primavera determinano l’impossibilità di interpretare la copertura forestale di latifoglie presenti sopra i 400-500 m (per assenza di chiome) e rendono difficile interpretare correttamente le formazioni boscate a quote inferiori ma possiedono il vantaggio di permettere l’efficace distinzione della presenza di sempreverdi (conifere, lecci) e quella degli uliceti, in fioritura. Il confronto fra le due foto ha inoltre permesso di riconoscere con certezza le aree percorse da tagli di governo dei boschi. Il processo tecnico di elaborazione della carta è passato attraverso la revisione dello “strato” vettoriale di poligoni della cartografia provinciale, sulla base dell’interpretazione delle foto aeree, che ha consentito di distinguere in molti casi fra boschi di latifoglie, boschi di conifere e boschi misti di latifoglie e conifere e di individuare unità extrasilvatiche di uso del suolo differenti da quelle attribuite dalla cartografia provinciale. Allo strato vettoriale è stato quindi associato un database che contiene le informazioni riguardanti la tipologia assegnata ad ogni poligono (codice di uso del suolo e nome della categoria) e la superficie in ettari. Tutto il lavoro in studio è stato eseguito in ambiente GIS (ArcGis 9.1 e 10). Una volta redatta una prima bozza cartografica, si è proceduto ad un suo collaudo in campo. Tale verifica ha permesso di affinare la tecnica di fotointerpretazione, correggere gli errori di valutazione, attribuire le corrette tipologie di uso del suolo ai poligoni che non era stato possibile fotointerpretare in studio. La successiva restituzione cartografica dei risultati dei sopralluoghi e la fotointerpretazione conclusiva hanno portato all’elaborazione della cartografia dell’uso del suolo aggiornata alla situazione attuale (luglio 2011). La legenda adottata (tab. 1) è stata elaborata sulla base di quella della cartografia provinciale e del progetto CORINE Land Cover III livello (European Commission, 1997; European Environment Agency, 2002), ma si discosta da questa per approfondimenti su alcune tipologie, soprattutto quelle forestali e arbustate. 2 Tabella 1 - Tipologie di uso del suolo presenti nel territorio comunale. Codice Descrizione 111 Zone residenziali a tessuto continuo 112 Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado 121 Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati 122 Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche 131 Aree estrattive 133 Cantieri 141 Aree verdi urbane 142 Aree ricreative e sportive 211 Seminativi in aree non irrigue 221 Vigneti 222 Frutteti e frutti minori 223 Oliveti 224 Arboricoltura da legno 231 Prati stabili (foraggere permanenti) 241 Colture temporanee associate a colture permanenti 242 Sistemi colturali e particellari complessi 243 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti 244 Elemento arboreo/arbustivo lineare o piccola superfice boscata (< 0.2 ha) di specie autoctone 249 Incolti 311 Boschi di latifoglie 312 Boschi di conifere 313 Boschi misti di conifere e latifoglie 321 Aree a pascolo naturale e praterie 322 Brughiere e cespuglieti 324 Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione 333 Aree con vegetazione rada 511 Corsi d'acqua 512 Bacini d'acqua Di seguito forniamo specificazioni solamente su alcune tipologie di uso del suolo. Zone residenziali a tessuto continuo (cod. 111): comprende il capoluogo e gli abitati di Rosano, Volognano, Torri, Bombone, Le Corti, Troghi, Cellai, San Donato in Collina. Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado (cod. 112): comprende le case sparse, le case coloniche dei poderi, con le rispettive pertinenze circostanti l'edificato (aie, piazzali, cortili, parcheggi, giardini e orti recintati). Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati (cod. 121): le maggiori estensioni sono presenti a Pian dell’Isola e, secondariamente, a Rosano; sono inoltre presenti poche altre aree, isolate, di minor estensione. Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche (cod. 122): la carta dell’uso del suolo provinciale comprende in un unico poligono tutta la rete stradale e ferroviaria, compresa la rete 3 delle strade poderali e dei sentieri. La sede autostradale è stata successivamente da noi separata in un poligono a sé stante, ma la corretta restituzione dell’intera rete stradale, per la complessità dell’operazione, esula dai compiti di questa parte analitica. Aree estrattive (cod. 131): l’unica area estrattiva è quella, ormai abbandonata, presente nella cava Bruschi, a monte del capoluogo. Altre aree individuate sono esterne al confine comunale. Aree verdi urbane (cod. 141): sono presenti solo due aree, una a Rignano e una nel Monastero di Santa Maria a Rosano. Aree ricreative e sportive (cod. 142): presenti a valle di Rignano, a Meleto (pista per cavalli), a Troghi, a Torre Giulia. Colture temporanee associate a colture permanenti (cod. 241): seminativo associato a vigneto, frutteto od oliveto; la copertura della coltura permamente insiste su almeno il 10% della superficie. Sistemi colturali e particellari complessi (cod. 242): mosaico di appezzamenti singolarmente non cartografabili, con varie colture temporanee, prati stabili e colture permanenti, occupanti ciascuna meno del 75% della superficie totale. Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti (cod. 243): Le colture agrarie occupano più del 25% e meno del 75% della superficie totale del poligono, le restanti porzioni (a percentuali invertite) sono occupate da boschi o arbusteti. Elemento arboreo/arbustivo lineare o piccola superficie boscata (< 0.2 ha) di specie autoctone (cod. 244): siepi di specie prevalentemente autoctone, con estensione continua e di lunghezza non inferiore a 50 metri e larghezza tra 5 e 20 metri. Incolti (cod. 249): terreno agricolo non utilizzato in tempi recenti, neppure per il pascolo, in cui il processo di naturalizzazione è limitato a specie erbacee ruderali e/o ad arbusti sparsi (< 40% di corpertura). Boschi di latifoglie (cod. 311): comprende boschi a dominanza di castagno, di querce (roverella, cerro, leccio), di carpino nero, di pioppi e salici, di ontano nero, di robinia. Boschi di conifere (cod. 312): comprende pinete a dominanza di pino marittimo o di pino domestico, cipressete, rimboschimenti di douglasia o di cedro dell’Atlante. Brughiere e cespuglieti (cod. 322): comprende le brughiere a ginestrone ed eriche, derivanti dalla degradazione dei boschi per effetto di pascolo intenso o incendi. Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione (cod. 324): comprende gli arbusteti di colonizzazione di ex coltivi, a dominanza di prugnolo, ginestra odorosa, rosa canina, ginepro comune, ecc., Corsi d'acqua (cod. 511): comprende il tratto comunale del fiume Arno e i fossi delle Formiche e del Selceto Bacini d'acqua (cod. 512): sono compresi sei piccoli invasi artificiali ad uso irriguo o di pesca sportiva. 4 2. ANALISI E VALUTAZIONE DEI DATI La mappa dell’uso del suolo comunale è costituita da 2.456 poligoni che coprono una superficie complessiva di 5.426 ettari. L'ampiezza mediana dei poligoni è pari a 0,61 ettari. Tali valori sono determinati principalmente dall’articolazione delle rete stradale, così come è stata riportata nella carta dell’uso del suolo provinciale, in quanto comprende in un unico poligono, come già accennato, anche la rete delle strade poderali e dei sentieri, frammentando notevolmente la restituzione cartografica. La corretta restituzione della rete stradale, per la complessità dell’operazione, esula dai compiti di questa parte analitica. Va sottolineato comunque il dettaglio fotointerpretativo, espresso soprattutto nella corretta individuazione degli arbusteti e delle tipologie agrarie. Dalla distribuzione delle superfici nelle varie tipologie (tabella 2) emerge il carattere rurale del territorio comunale: le aree naturali (boschi, arbusteti) e semi-naturali (prati da sfalcio, colture erbacee ed arboree) occupano l’89,4% della superficie comunale (figura 1). Le aree urbanizzate (centri urbani, borghi, aree industriali, strade) occupano il 10,6% della superficie comunale; dalla lettura della tabella 2 emerge il valore della superficie occupata dal tessuto urbano discontinuo (edifici sparsi nella matrice agricola) che risulta piuttosto elevato (194 ha) e superiore a quello relativo ai centri urbani propriamente detti. Come già accennato, il dato della superficie occupata dalle infrastrutture viarie, considerevole in rapporto alla superficie comunale (3,6%), è fuorviante, in quanto comprende anche la rete delle strade poderali e dei sentieri, con larghezze che in molti casi vanno a comprendere altri terreni, occupati in realtà da colture agrarie, da boschi e da arbusteti. Se si eccettuano l’autostrada A1 e le strade provinciali, la rete stradale ha uno sviluppo medio basso (41,1 km, in rapporto a quello di Comuni limitrofi (ad es. Bagno a Ripoli 82,5 km), in particolare per le strade di grande scorrimento. Notevole l’estensione delle tipologie forestali, che coprono il 40,9% del territorio (2.219,9 ha). I boschi sono in gran parte (37,0%) formati da latifoglie a dominanza di querce (roverella, cerro) e, solo a quote superiori ai 400-500 m, di castagno; secondariamente sono presenti boschi misti di latifoglie e conifere (3,3%), rappresentate dal pino marittimo e, in modo molto più localizzato, da cipresso e da pino domestico; rari e localizzati i boschi di conifere (27,8 ettari), rappresentate da pinete di pino marittimo o di pino domestico. Significativo, anche per le implicazioni economiche e paesaggistiche, lo sviluppo di oliveti e vigneti, che coprono insieme oltre il 21% del territorio (1.167,7 ha), e quello delle colture erbacee, costituite da seminativi (grano, girasole, foraggere), che coprono il 12,0% del territorio (650,1 ha). Gli arbusteti coprono 270,8 ettari (5,0%) e sono rappresentati da arbusteti di colonizzazione su ex colture (a dominanza di prugnolo, rovo e ginestra odorosa); di importanza ecologica e biogeografica la presenza di 35 ettari di uliceti, sul Poggio di Firenze. 5 Figura 1 – Macrocategorie di usi del suolo e percentuali di copertura del territorio comunale Tabella 2 - Categorie di uso del suolo nel Comune di Rignano sull’Arno, superfici relative e percentuali di copertura, in ordine decrescente di copertura. Area Codice 1 Descrizione (ha) (%) 2.007,92 37,00 311 Boschi di latifoglie 223 Oliveti 694,93 12,81 211 Seminativi in aree non irrigue 650,07 11,98 221 Vigneti 472,74 8,71 241 Colture temporanee associate a colture permanenti 303,16 5,59 324 Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione 238,09 4,39 112 Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado 191,33 3,53 1 122 Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche 188,92 3,48 313 Boschi misti di conifere e latifoglie 178,77 3,29 231 Prati stabili (foraggere permanenti) 118,87 2,19 111 Zone residenziali a tessuto continuo 113,16 2,09 121 Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati 40,55 0,75 511 Corsi d'acqua 39,00 0,72 322 Brughiere e cespuglieti 32,73 0,60 243 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti 29,86 0,55 L’estensione della rete stradale senza la viabilità minore e il tracciato ferroviario, comprendente pertanto solo l’autostrada e le strade provinciali, risulta di 57,1 ha, pari allo 0,9% del territorio comunale. 6 Area Codice Descrizione (ha) (%) 312 Boschi di conifere 27,77 0,51 142 Aree ricreative e sportive 23,97 0,44 242 Sistemi colturali e particellari complessi 20,63 0,38 222 Frutteti e frutti minori 14,35 0,26 133 Cantieri 7,68 0,14 333 Aree con vegetazione rada 6,74 0,12 244 Elemento arboreo/arbustivo lineare o piccola superficie boscata (< 0.2 ha) di specie autoctone 5,45 0,10 131 Aree estrattive 4,94 0,09 249 Incolti 4,21 0,08 141 Aree verdi urbane 3,91 0,07 512 Bacini d'acqua 2,83 0,05 321 Aree a pascolo naturale e praterie 2,63 0,05 224 Arboricoltura da legno 1,06 0,02 7 Figura 2 – Superfici e ripartizione percentuale cumulata delle tipologie di uso del suolo, in ordine decrescente di frequenza. 2500,00 100 2000,00 80 superficie (ha) % cumulata 1500,00 60 1000,00 40 500,00 20 0,00 0 311 223 211 221 241 324 112 122 313 231 111 121 511 322 243 312 142 242 222 133 333 244 131 249 141 512 321 224 8 La Figura 2, costruita sui dati della tabella 2, mostra la ripartizione in ordine decrescente della superficie delle varie tipologie di uso del suolo (indicate dai codici CORINE Land Cover) e la ripartizione della copertura percentuale cumulata (linea curva blu). Tale curva “fotografa” il paesaggio del territorio comunale, permettendo di fornire informazioni sintetiche sulla diversità degli usi del suolo a livello comunale. La curva mostra che alla copertura del 50% territorio concorrono solo due tipologie, i boschi di latifoglie e gli oliveti; gran parte del territorio comunale (80,5%) è costituito da sole 6 unità di uso del suolo: boschi di latifoglie, oliveti, seminativi in aree non irrigue, vigneti, colture temporanee associate a colture permanenti, aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione (arbusteti). Raggruppando i dati di superficie e percentuali in base a quattro macrocategorie possono essere fatti interessanti confronti. Il confronto con i dati provenienti dal progetto CORINE Land Cover del 2006 (tabella 3) premia la significativa minor urbanizzazione del territorio comunale di Rignano (2,3%) rispetto alle medie provinciale (5,7%) e regionale (4,4); le aree agricole comunali, con quasi il 60% di superficie secondo il CLC, sono di 15 punti percentuali sopra la media regionale. Interessanti anche i confronti con dati più reali, provenienti dal presente studio, con gli analoghi dati medi di due Comuni limitrofi dell’area metropolitana fiorentina, Bagno a Ripoli e Pontassieve, per i quali sono disponibili recenti (2007 e 2002 rispettivamente) cartografie dell’uso in scala 1:10.000. L’uso del suolo comunale è in linea con quello degli altri due Comuni (tabella 4): meno urbanizzato e più boscato del territorio comunale di Bagno a Ripoli, risulta al contrario con una percentuale superiore di aree urbanizzate e di aree agricole rispetto al terriorio comunale di Pontassieve. Per rendere più realistici i dati comunali di Rignano e quindi i relativi confronti della tab.4, alle aree urbanizzate sono state sommate solo le superfici occupate dalla ferrovia, dall’autostrada e dalle strade provinciali. Al totale delle superfici e delle percentuali andrebbero pertanto aggiunti 131,8 ha (pari al 2,4%) relativi al poligono della viabilità minore (vedi il primo paragrafo del cap.2), che nella realtà comprende, in proporzioni sconosciute, la rete viaria minore (strade comunali, sentieri, strade poderali), aree agricole e aree naturali (in prevalenza boschi). Tabella 3 - Confronto tra macrocategorie di uso del suolo (CORINE Land Cover 2006, livello 1) del Comune di Rignano sull’Arno, della provincia di Firenze e della Toscana. Rignano Tipologia Prov. FI Toscana ha % % % 124,6 2,3 5,7 4,4 Aree agricole, prati, incolti 3.227,5 59,5 43,6 44,9 Boschi, arbusteti, ed altre aree ad evoluzione naturale 2.074,2 38,2 50,2 50,0 - - 0,3 0,4 Aree urbanizzate, strade principali Corpi idrici 9 Tabella 4 - Confronto tra macrocategorie di uso del suolo di Rignano sull’Arno, di Bagno a Ripoli (2007) e di Pontassieve (2002). Rignano Tipologia Bagno a Ripoli Pontassieve ha % % % 442,7 8,4 13,4 6,8 Aree agricole, prati, incolti 2.312,5 43,7 51,2 34,5 Boschi, arbusteti, ed altre aree ad evoluzione naturale 2.497,5 47,2 34,6 58,2 41,8 0,8 0,8 0,6 Aree urbanizzate, strade principali Corpi idrici 10 COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO PIANO STRUTTURALE QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO ANALISI DEI CARATTERI NATURALI 4.6.2 VEGETAZIONE aprile 2013 (rilievi 2011) Raggruppamento Temporaneo d’Imprese: NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI Gruppo di lavoro: Michele Giunti Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica) Cristina Castelli Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS) Alberto Chiti Batelli Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche) Linda Colligiani Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS) Barbara Lastrucci Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS) Metodologia La mappa della vegetazione del territorio comunale di Rignano sull’Arno, in scala 1:10.000, è stata elaborata a partire dalla mappa dell’uso del suolo (tav. 4.1 vedi relazione tecnica). Il procedimento ha avuto inizio con la raccolta e l’analisi della bibliografia esistente relativa alla vegetazione del territorio indagato e/o di aree limitrofe, ed in particolare alla vegetazione del territorio comunale di Rignano sull’Arno (Montelucci, 1943), alla vegetazione del territorio comunale di Bagno a Ripoli (Chiti Batelli, 2003ab; Venturi, 2007), alla vegetazione del territorio comunale di Pontassieve (Lombardi, 2002), alla vegetazione del Poggio di Firenze (Montelucci, 1971). Informazioni generali di riferimento per la caratterizzazione della vegetazione sono state tratte anche da Arrigoni (1998) sulla vegetazione forestale toscana, da Mondino e Bernetti (1998) sugli aspetti fisionomici della vegetazione forestale toscana e da Arrigoni e Menicagli (1999) per la carta della vegetazione forestale della Toscana. Successivamente, nel corso dei sopralluoghi per il collaudo in campo della prima bozza cartografica dell’uso del suolo comunale, ad un elevato numero di poligoni della bozza cartografica sono state attribuite appropriate tipologie di vegetazione. La successiva fase in studio ha permesso di attribuire le tipologie di vegetazione ai restanti poligoni, sulla base dei sopralluoghi di collaudo in campo, tramite fotointerpretazione di fotogrammi aerei a colori (anni 2007 e 2010), raddrizzati e georiferiti. Tutto il lavoro in studio è stato eseguito in ambiente GIS (ArcGis 9.1 e 10). Come specificato nella relazione relativa all’uso del suolo, la qualità delle immagini aeree purtroppo è risultata non ottimale: le foto del 2010 perdono molti dettagli ad elevati ingrandimenti, oltre ad avere in molte aree una tonalità meno contrastata che altera la percezione dei colori. La scarsa nitidezza delle foto del 2007 e la loro ripresa in periodo di inizio primavera determinano l’impossibilità di interpretare la copertura forestale di latifoglie presenti sopra i 400-500 m (per assenza di chiome) e rendono difficile interpretare correttamente le formazioni boscate a quote inferiori, ma possiedono il vantaggio di permettere l’efficace distinzione della presenza di sempreverdi (conifere, lecci) e quella degli uliceti, in fioritura. Il confronto fra le due foto ha permesso inoltre di riconoscere con certezza le aree percorse da tagli di governo dei boschi. Per la restituzione cartografica delle informazioni raccolte, come ben espresso nella carta forestale della Toscana (Regione Toscana, Direzione Generale dello Sviluppo Economico, 2008), poiché le informazioni sulla vegetazione “sono più legate ad attività amministrative…che a studi di carattere scientifico”, è stata utilizzata una legenda di natura tecnico-giuridica, basata cioè su quanto indicato da leggi e regolamenti. Per rispettare infatti quanto disposto dal Programma Forestale Regionale 2007-20111 al fine di uniformare i documenti cartografici allegati agli strumenti di pianificazione territoriale, la definizione delle tipologie di vegetazione forestale ha seguito quanto indicato nelle “Specifiche tecniche regionali”2 e nel “Regolamento forestale della Toscana”3, entrambi basati sulla 1 Approvato con D.C.R. 13 dicembre 2006, n.125; le disposizioni citate sono contenute nel cap. 3.2.9.1. Decreto n.3212 del 15 luglio 2008 “Specifiche tecniche per l’acquisizione in formato digitale dei dati geografici tematici – La carta forestale della Toscana – L.R. 39/2000”. 3 D.P.G.R. 8 agosto 2003 n. 48/R “Regolamento forestale della Toscana”. 2 2 pubblicazione “I Tipi forestali” (Mondino e Bernetti, 1998) del secondo volume della collana “Boschi e macchie di Toscana”. Rispetto a quanto indicato in questi documenti, nel database sono presenti tre descrittori - classe di interesse forestale, categoria forestale, tipo forestale - cui sono stati aggiunti anche i codici CORINE Land Cover (European Commission, 1997; European Environment Agency, 2002), CORINE Biotopes (Commission of the European Communites, 1991) e Natura 2000. Come accennato, allo strato vettoriale è stato quindi associato un database che contiene le informazioni riguardanti la tipologia assegnata ad ogni poligono e la superficie in ettari. La restituzione cartografica finale ha portato all’elaborazione della cartografia della vegetazione aggiornata alla situazione attuale (luglio 2011). Tale cartografia, realizzata in scala 1:10.000, fornisce indicazioni fisionomico-strutturali relative alle specie dominanti delle formazioni boschive seminaturali, delle formazioni arboree ed erbacee riparie e delle varie forme di vegetazione arbustiva ed erbacea. Sono state inoltre distinte le fondamentali tipologie colturali presenti: coltivazioni erbacee, coltivazioni arboree (frutteti e vigneti) e oliveti. Le unità di vegetazione individuate sono state classificate secondo la codifica europea CORINE Biotopes (Commission of the European Communites, 1991) e sono state inquadrate dal punto di vista fitosociologico (Braun-Blanquet, 1932). 3 Le tipologie vegetazionali Nel territorio comunale di Rignano sull’Arno sono state individuate 48 differenti tipologie vegetazionali, riportate nella Carta della vegetazione (Tav. 4.2) in scala 1:10.000, allegata alla presente relazione. L’elenco completo di tutte le tipologie (comprendenti anche quelle non vegetazionali) è riportato nella tabella sottostante: Tab. 1 Tipi di vegetazione presenti nel territorio comunale CODICE CORINE BIOTOPES 24.1\24.2 44.3 44.614\83.324\24.2 45.318 41.731 43.731 41.714 41.73 43.73 43.73 41.74 41.74 43.74 41.74 41.74 41.81 41.9 43.9 42.823 43.823 42.823 43.823 TIPO FORESTALE 43.731 83.3112 83.3113 83.312 83.312 83.324 84.1 31.81 32A 31.841 31.841 87.1 82.3 82.3 82.3 82.3 83.11 83.15\83.21\83.3 85.1 81 86.14 86.12 5.6 5.5 7.1 19 23.2 15 9.2 9.1 1.3 10.1 10.1.Cipresso 10.5 10.5 10.5.Cipresso 10.5.Pino domestico 10.2 10.4 10.4.Pino marittimo 11.3 11.6 13.5 14.3 14.3.Pino marittimo 6.2 6.2.Castagno 6.3 6.3.Castagno 20.2 20.3 20.5 DESCRIZIONE Corsi d'acqua Alneto ripario di ontano nero Saliceti e pioppeti ripari Orno-leccete con roverella delle zone interne Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso) Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (xeromorfi) Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (mesomorfi) Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con cipresso) Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con pino domestico) Querceti mesofili di roverella e cerro Querceti acidofili di roverella e cerro Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo) Cerrete mesoxerofile Cerrete acidofile submediterranee a eriche Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius Castagneti acidofili Castagneti acidofili (con pino marittimo) Pinete sopramediterranee di pino marittimo Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno) Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno) Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti Cipressete a roverella e Spartium junceum Impianti di douglasia Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante Robinieti Formazioni lineari arboree di specie autoctone Pruneti Ginestreti collinari di Spartium junceum Ginestreto di Cytisus scoparius Uliceti Prati, pascoli, incolti e terreni a riposo colturale Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea Colture temporanee associate a colture permanenti Seminativi e colture erbacee estensive Sistemi agricoli complessi Oliveti Vigneti, frutteti e piantagioni da legno Parchi Aree ricreative e sportive Aree ruderali e cantieri Centri urbani (tessuto continuo) 4 86.2 86.3 86.41 86.43 89.23 Villaggi, centri abitati di piccole dimensioni Aree industriali Cave Strade Bacini d'acqua Descrizione sintetica del paesaggio vegetale La vegetazione naturale del territorio di Rignano sull’Arno è costituita principalmente da boschi termofili a dominanza di roverella e/o di leccio; sui versanti del Poggio di Firenze prevalgono i boschi mesofili a dominanza di cerro e/o di castagno. Numerosi ed abbastanza estesi sono anche i boschi misti di conifere e latifoglie, dove compaiono pino marittimo, pino domestico e cipresso. Lungo molti tratti del corso dell’Arno e lungo alcuni tratti dei principali affluenti sono presenti boschi ripariali a dominanza di pioppi (pioppo nero, pioppo bianco) e di salici, in cui spesso è presente con una copertura significativa anche una specie aliena, la robinia o cascia, che in alcuni tratti diventa la specie forestale ripariale prevalente. Boschi ripariali a dominanza di ontano nero sono presenti solo su tre corsi d’acqua sui versanti del Poggio di Firenze. Diffusi nella matrice agraria e forestale sono gli arbusteti, quasi ovunque di limitata estensione per colonizzazione di ex coltivi. Una formazione arbustata relativamente estesa e continua a dominanza di ginestrone e di eriche è presente sulla sommità del Poggio di Firenze. Formazioni vegetali a dominanza di specie erbacee sono molto ridotte e frammentate e si ritrovano nei prati pascolati, negli incolti e negli oliveti a conduzione più estensiva. 5 0,00 Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso) Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila Bacini d'acqua Robinieti Cerrete mesoxerofile Cerrete acidofile submediterranee a eriche Formazioni lineari arboree di specie autoctone Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con cipresso) Querceti mesofili di roverella e cerro Castagneti acidofili (con pino marittimo) Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno) Pinete sopramediterranee di pino marittimo Ginestreti a Cytisus scoparius Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti Alneto ripario di ontano nero Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con pino domestico) Cipressete a roverella e Spartium junceum Uliceti Ginestreti collinari di Spartium junceum Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del pruneto Corsi d'acqua Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo) Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno) Saliceti e pioppeti ripari Orno-leccete con roverella delle zone interne Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (mesomorfi) Castagneti acidofili Prati pascoli e incolti Pruneti Querceti acidofili di roverella e cerro Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (xeromorfi) Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens Figura 1 – Superfici e ripartizione percentuale cumulata delle tipologie di vegetazione, in ordine decrescente di frequenza. 900,00 100,00 720,00 80,00 540,00 superficie (ha) % cumulata 60,00 360,00 40,00 180,00 20,00 0,00 6 Il grafico nella Figura 1 e la Tabella 2 mostrano la ripartizione, in ettari, delle varie tipologie di vegetazione in ordine decrescente (istogrammi) e la ripartizione cumulata percentuale (linea curva). Tralasciando considerazioni sulla composizione della copertura del territorio comunale, trattate nella relazione sull’uso del suolo, cui rimandiamo, appare utile evidenziare che poco meno della metà del territorio (48,9%) è composto da vegetazione naturale: boschi (compresi i rimboschimenti), arbusteti, prati e incolti, corsi d’acqua. Il 67% delle vegetazione naturale è rappresentato da querceti di roverella di varia natura (anche associati ad altre latifoglie o a conifere); tali querceti rappresentano l’80% dell’intera copertura forestale comunale. In ordine di importanza, seguono gli arbusteti (10,8% della copertura naturale), rappresentati soprattutto da pruneti, i prati e gli incolti e altre tipologie forestali. 7 Tab 2. Tipi di vegetazione naturale presenti nel teritorio comunale e loro superficie Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens 26,56 superficie (ha) 704,51 Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (xer.) 23,04 611,23 41.714 Querceti acidofili di roverella e cerro 11,88 315,22 41.74 Pruneti 7,24 192,17 31.81 Prati, pascoli, incolti e terreni a riposo colturale 4,70 124,74 87.2 Castagneti acidofili 3,70 98,09 41.9 Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (mes.) 2,78 73,72 41.713 Orno-leccete con roverella delle zone interne 2,55 67,55 45.318 Saliceti e pioppeti ripari 2,33 61,74 44.614\83.324\24.2 Pinete sopramedit. di pino marittimo (con castagno) 1,69 44,75 43.823 Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius 1,59 42,09 41.81 Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo) 1,53 40,58 43.74 Corsi d'acqua 1,49 39,59 24.1\24.2 Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti 1,42 37,70 43.731 Ginestreti collinari di Spartium junceum 1,24 33,01 32A Uliceti 1,23 32,70 32.27 Cipressete a roverella e Spartium junceum 0,96 25,40 833.113 Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con pino dom.) 0,58 15,26 43.73 Alneto ripario di ontano nero 0,43 11,43 44.3 Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti 0,38 10,00 833.112 Ginestreti di Cytisus scoparius 0,36 9,61 31.841 Pinete sopramediterranee di pino marittimo 0,33 8,83 42.823 Pinete medit. di pino marittimo su macchia acid. (con castagno) 0,28 7,56 43.823 Castagneti acidofili (con pino marittimo) 0,28 7,34 43.9 Querceti mesofili di roverella e cerro 0,26 6,82 41.74 Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con cipresso) 0,23 6,20 43.73 Formazioni lineari arboree di specie autoctone 0,20 5,17 84.1 Cerrete acidofile submediterranee a eriche 0,19 5,13 41.74 Cerrete mesoxerofile 0,15 4,02 41.74 Robinieti 0,12 3,25 83.324 Bacini d'acqua 0,10 2,71 89.23 Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila 0,06 1,69 42.823 Querceti mesotermofili di roverella (con cipresso) 0,05 1,40 43.731 Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante 0,03 0,72 83.312 Impianti di douglasia 0,02 0,52 83.312 Tipi di vegetazione naturale Totale complessivo % Codice CORINE Biotopes 41.731 2.652,46 8 Descrizione delle tipologie di vegetazione CORSI D'ACQUA TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES - 24.1\24.2\24.4 Nell’alveo di numerosi tratti del corso dell’Arno, in prossimità delle sponde, sono presenti popolamenti di idrofite radicate quali Potamogeton crispus, Potamogeton natans e Myriophyllum spicatum. Altre specie facilmente riscontrabili sono le alghe filamentose del genere Cladophora e Chara. Questi ambienti possono essere ricondotti dal punto di vista fitosociologico alle alleanze Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion. Se pur in forma degradata, tali popolamenti corrispondono ad un habitat d’interesse regionale e comunitario (cod. Natura 2000 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion”) e conseguentemente di elevato valore naturalistico. La vegetazione dell’alveo dei fossi e dei torrenti comunali è invece poco caratterizzata, principalmente per le loro scarse portate e per lo spiccato regime torrentizio, che provoca lo sradicamento ed il trasporto a valle delle piante eventualmente presenti in alveo. ALNETO RIPARIO DI ONTANO NERO TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 9.2 44.3 Questa tipologia di vegetazione si ritrova lungo due rami del fosso del Faeto, sui versanti orientali del Poggio di Firenze, e lungo il borro di Favalli, sui versanti sud-occidentali del Poggio di Casalmonte. Altrove è localizzato e solo in mosaico con altre tipologie boschive ripariali come formazioni di robinia, carpino nero, pioppi e salici. Il sottobosco erbaceo, dominato da Carex pendula, Circaea lutetiana, Rumex sanguineus, nocciolo (Corylus avellana), sambuco (Sambucus nigra), può far considerare tali fitocenosi come interessanti relitti vegetazionali. Si tratta di formazioni vegetali, seppur non tipiche e di ridotte dimensioni, in cui è presente l’habitat prioritario d’interesse regionale e comunitario (“Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)” cod. Natura 2000 91E0*); risultano conseguentemente di elevato valore naturalistico. Dal punto di vista fitosociologico, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, la tipologia può essere attribuita ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE Querco-Fagetea sylvaticae ORDINE ALLEANZA Salicetalia purpureae Salicion albae Populetalia albae Alnion glutinosae, Alno-Ulmion 9 SALICETI E PIOPPETI RIPARI TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 9.1 44.614\83.324\24.2 Lungo lunghi tratti ripariali dell’Arno ed alcuni brevi tratti del fosso di Castiglionchio e del sistema fosso delle Formiche-fosso del Selceto, è presente vegetazione ripariale arborea ed arbustiva a dominanza di salici e pioppi. Si tratta in gran parte di fasce ripariali assai esigue, fortemente ridotte nel tempo dallo sviluppo delle aree agricole, delle zone urbanizzate e dalla presenza di assi di collegamento viario, spesso degradate dalla presenza di robinia o cascia (Robinia pseudacacia). Al di fuori del contatto diretto delle acque è presente una copertura discontinua di salici arborei e arbustivi pionieri (Salix alba, S. purpurea,). Tale formazione si localizza sulle rive costituite da suoli minerali poco evoluti o da depositi alluvionali interessati periodicamente da fenomeni di piena del fiume. Questi saliceti formano la prima fascia di vegetazione lungo le sponde del fiume occupando spesso anche gli isolotti affioranti. Tali formazioni si localizzano in modo chiuso solo su limitate estensioni, sia per l’intervento antropico che per la naturale dinamica morfologica dell’alveo. Gli arbusteti ripariali a Salix purpurea e Salix alba presentano una flora erbacea molto eterogenea dal punto di vista fitosociologico, probabilmente per i continui processi di apofitizzazione che hanno fatto immigrare elementi da altri ambienti naturali. Probabilmente la forte eterogeneità floristica è la conseguenza del rimaneggiamento periodico del sottobosco operato dalle acque di piena; in alcuni casi si possono addirittura costituire popolamenti erbacei quasi puri di specie nitrofile o avventizie. Tra le specie erbacee più comuni troviamo Agrostis stolonifera, Xanthium italicum, Pulicaria dysenterica, Lythrum salicaria, Urtica dioica, Artemisia verlotorum e Helianthus tuberosus, specie che non si rinvengono nei saliceti arborei più stabili. I saliceti arborei a salice bianco (Salix alba) sono localizzati a breve distanza dall’acqua, presentano uno strato arboreo con altezze medie sui 15 m, costituito anche da pioppo nero (Populus nigra) e salice fragile (Salix fragilis). I saliceti arborei si presentano spesso fortemente degradati con un sottobosco costituito prevalentemente da specie ruderali ed ubiquitarie (generi Artemisia, Urtica, Agrostis e Bromus). Dal punto di vista fitosociologico la formazione vegetale discontinua di salici arborei e arbustivi pionieri appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Salicetalia purpureae Salicion albae La tipologia a salici arbustivi, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, è probabilmente riferibile all’associazione fitosociologica Saponario-Salicetum purpureae. I saliceti arborei a salice bianco, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili all’associazione Salicetum albae. 10 Nella fascia ripariale più esterna rispetto ai saliceti e meno influenzata dalla falda acquifera si localizza una vegetazione arborea ripariale, spesso in non ottimale stato di conservazione, costituita soprattutto da Populus nigra, Populus alba e Salix alba. Tale cenosi, che dovrebbe rappresentare la situazione vegetazionale più evoluta dell’ambiente di ripa, è costituita da pioppo bianco (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra), olmo campestre (Ulmus minor) e, sporadicamente, ontano nero (Alnus glutinosa), con sottobosco che, nella situazione fisionomicamente più matura, presenta una ricca componente arbustiva con sanguinello (Cornus sanguinea), ligustro (Ligustrum vulgare), biancospino (Crataegus monogyna), vitalba (Clematis vitalba), pervinca (Vinca major) e con Carex pendula presso le rive. Come già accennato, in molti tratti le cenosi ripariali originarie a pioppi, salici e ontano nero risultano alterate dall’ingresso di robinia (Robinia pseudoacacia), che in alcune fasce ripariali diventa prevalente. Grazie alla sua estrema facilità di propagazione, la robinia è in grado di sostituirsi all’originaria vegetazione ripariale, soprattutto dove i processi di trasformazione antropica sono stati più intensi. Il valore naturalistico di queste formazioni, dove esse non sono modificate dall’ingresso della robinia, risulta essere elevato per la fauna che ospitano, per la composizione floristico-vegetazionale e per la relativa rarità a livello regionale e comunitario. I tratti meglio conservati corrispondono ad un habitat d’interesse regionale e comunitario (“Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba” cod. Natura 2000 92A0) e conseguentemente di elevato valore naturalstico. Dal punto di vista fitosociologico la fascia arborea ripariale a pioppi e salici appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Populetalia albae Populion albae Questa tipologia, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, è probabilmente riferibile all’associazione fitosociologica del Populetum albae (Br.-Bl., 1931) Tchou, 1946. 11 ORNO-LECCETE CON ROVERELLA DELLE ZONE INTERNE TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 1.3 45.318 QUERCETI TERMOFILI DI ROVERELLA CON LECCIO E CERRO xeromorfi / mesomorfi - con cipresso, con pino domestico TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 10.5 - 10.5.Cipresso - 10.5.Pino domestico 41.714 - 41.73 - 43.73 Il leccio costituisce una specie relativamente presente nel paesaggio vegetale comunale; solo raramente però genera popolamenti in cui è dominante. Tale rarità è strettamente legata alle caratteristiche climatiche e altitudinali del territorio comunale e alla evoluzione del locale paesaggio: in particolare, i terreni e le esposizioni potenzialmente adatti sono divenuti luogo di insediamento urbano, sono stati messi a coltura (soprattutto a oliveto) o ancora sono stati oggetto di rimboschimenti di conifere. Il leccio si ritrova in consociazione con la roverella e/o il cerro e/o l’orniello, nei confronti dei quali riesce a diventare codominante solo sporadicamente, nelle esposizioni più calde e favorevoli; risulta molto diffuso nei rimboschimenti di cipresso comune e/o di pini mediterranei, sui versanti in esposizione meridionale alle quote più basse, dove in assenza delle conifere tenderebbe a formare popolamenti dominanti. Nel territorio comunale le orno-leccete e i querceti termofili di roverella con leccio e cerro sono molto diffusi e coprono il 29,5% delle aree naturali. Le orno-leccete, più rare (2,5%), si localizzano prevalentemente in stazioni con esposizioni settentrionali, nelle porzioni nord-occidentali del territorio comunale. I querceti termofili di roverella con leccio e cerro, anche in associazione con conifere, sono diffusi in tutto il territorio (27,0%), rappresentandone una delle due tipologie forestali e naturali dominanti. Dal punto di vista fitosociologico entrambe le tipologie appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Quercetea ilicis Quercetalia ilicis Quercion ilicis I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili alle associazioni Fraxino orni-Quercetum ilicis e Viburno-Quercetum ilicis. Il sottobosco dei querceti termofili di roverella con leccio e cerro è caratterizzato da arbusti e specie erbacee sempreverdi, quali Arbutus unedo, Erica arborea, Erica scoparia, Rhamnus alaternus, Viburnum tinus, Asparagus acutifolius, Rubia peregrina, Ruscus aculeatus e altri. Il sottobosco delle orno-leccete è caratterizzato da arbusti e specie erbacee, quali Crataegus monogyna, Ligustrum vulgare, Lonicera sp. pl.; possono esser presenti anche esemplari delle specie sopra menzionate. 12 QUERCETI MESOTERMOFILI DI ROVERELLA A ROSA SEMPERVIRENS anche la variante con cipresso TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 10.1 - 10.1.Cipresso 41.731 - 43.731 Si tratta di boschi a dominanza di roverella (Quercus pubescens) a cui si associano l’orniello (Fraxinus ornus) e il carpino nero (Ostrya carpinifolia). Si tratta della formazione forestale più diffusa nel territorio comunale (25,6%), al cui interno occupa gran parte dell’orizzonte submediterraneo, prevalentemente su suoli e substrato calcarei (formazione di Monte Morello) e, localmente sui versanti del Poggio di Firenze, su suoli a reazione acida che si formano su substrato silicatico (membro di Montalto delle arenarie del Monte Falterona). La roverella vegeta tendenzialmente su suoli poco evoluti e aridi e dà luogo a cenosi abbastanza aperte, con infiltrazione di una notevole quantità di specie arbustive: tra quest’ultime si riscontrano Coronilla emerus, Rubia peregrina, Juniperus communis, Rosa canina, Crataegus monogyna, Rubus ulmifolius, Brachypodium rupestre. Sui versanti del Poggio di Firenze il sottobosco è caratterizzato dalla presenza di arbusti acidofili, quali eriche (Erica arborea, E. scoparia), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), felce aquilina (Pteridium aquilinum). Dal punto di vista fitosociologico la tipologia prevalente su substrato calcareo appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE Querco-Fagetea sylvaticae ORDINE ALLEANZA Quercetalia pubescenti-petrae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis Quercetalia roboris Quercion roboris I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili (rispettivamente alle alleanze della tabella soprastante) all’associazione Roso sempervirentisQuercetum pubescentis per le formazioni prevalenti, su substrato calcareo; i querceti a roverella dei versanti del Poggio di Firenze sono probabilmente riferibili all’associazione Erico scopariaeQuercetum pubescentis. QUERCETI MESOFILI DI ROVERELLA E CERRO TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 10.2 41.74 Questi querceti, rari nel territorio comunale, sono distribuiti a monte di Rosano, alla base dei rilievi posti a sud-ovest del centro abitato, su versanti con esposizioni settentrionali. Insieme al cerro e alla roverella si trovano altre specie quali carpino nero, acero campestre, orniello. Lo strato arbustivo è composto dalle stesse specie citate per i querceti a roverella, a cui si aggiunge una percentuale maggiore di elementi meno termofili (corniolo Cornus mas, sanguinella Cornus sanguinea, berretta da prete Euonymus europaeus, ecc.). Dal punto di vista fitosociologico la tipologia appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: 13 CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Quercetalia pubescenti-petraeae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis. QUERCETI ACIDOFILI DI ROVERELLA E CERRO anche con pino marittimo TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 10.4 - 10.4 pino marittimo 41.74 - 43.74 Questi querceti sono distribuiti prevalentemente lungo i versanti del Poggio di Firenze, costituendone la vegetazione dominante; si collocano al terzo posto, per estensione (13,41%), tra i tipi di vegetazione forestale e naturale del territorio comunale. Si sviluppano su suoli a reazione acida, su rocce silicatiche (membro di Montalto delle arenarie del Monte Falterona). Questi boschi, per lo più cedui, presentano un sottobosco con un contingente floristico simile a quello dei boschi di roverella, ma con un notevole arricchimento di specie erbacee mesofile. Lo strato arbustivo è dominato da eriche (Erica scoparia, Erica arborea), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), con presenza sporadica anche di ginestrone (Ulex europaeus) e di brugo o calluna (Calluna vulgaris), e da uno strato erbaceo con specie acidofile quali Festuca heterophylla, Genista pilosa, Luzula forsteri, Stachys officinalis. La componente arborea è costituita localmente anche da castagno (Castanea sativa), Acer campestre e Ostrya carpinifolia; nel sottobosco sono presenti, tra le specie più comuni, Euonymus europaeus, Primula vulgaris, Euphorbia amygaloides, Ajuga reptans, Anemone apennina, Daphne laureola, Melica uniflora e Ligustrum vulgare. Dal punto di vista fitosociologico la tipologia appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE Querco-Fagetea sylvaticae ORDINE ALLEANZA Quercetalia pubescenti-petraeae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis Quercetalia roboris Quercion roboris I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili (rispettivamente alle alleanze della tabella soprastante) alle associazioni Erico arboreae-Quercetum cerridis e Erico scopariae-Quercetum pubescentis. 14 PINETE COLLINARI DI PINO DOMESTICO A ERICHE E CISTI TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 5.5 83.3112 Le uniche due formazioni forestali ascrivibili a questa tipologia, per 10 ha complessivi, sono presenti sui suoli a reazione acida che si formano su substrato silicatico sulle pendici del Poggio di Firenze, nei pressi di un tratto autostradale. Sono originate da rimboschimenti su querceti degradati a roverella o a cerro. Oltre a queste specie, presenti nel piano arboreo, sono presenti specie arbustive ed erbacee dei querceti mesotermofili di roverella e dei castagneti. PINETE COLLINARI DI PINO DOMESTICO E ROVERELLA CON ARBUSTI DEL PRUNETO TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 5.6 43.731 Nei querceti termofili a roverella sono talora presenti esemplari di pino domestico (Pinus pinea) d’introduzione artificiale. Laddove questa presenza è più rilevante, viene indicata la presente tipologia, nel complesso poco comune nel territorio comunale (1,42%), con i nuclei di maggior dimensioni presenti a nord della Villa di Torre a Cona e a sud-ovest di Sarnese. Lo strato arbustivo del sottobosco è tipicamente costituito da specie del Pruneto, quali ginestra odorosa (Spartium junceum), Coronilla emerus, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus, Prunus spinosa, Rosa canina, Rubus ulmifolius. Dal punto di vista fitosociologico la tipologia appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Quercetalia pubescenti-petraeae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis. CERRETE MESOXEROFILE CERRETE ACIDOFILE SUBMEDITERRANEE A ERICHE TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 11.3 – 11.6 41.74 Le cerrete sono molto rare nel territorio comunale e occupano una superficie assai ridotta nel complesso (0,34), per meno di dieci ettari totali. L’unica cerreta mesoxerofila è situata a sud-est di Tutignano; due cerrete acidofile sono presenti sulle arenarie della parte inferiore dei versanti del Poggio di Firenze. Insieme al cerro, nelle cerrete acidofile si trovano altre specie arboree quali carpino nero e acero campestre; lo strato arbustivo è composto dalle stesse specie citate per i querceti a roverella, a cui si aggiunge una percentuale maggiore di elementi meno termofili 15 (corniolo Cornus mas, sanguinella Cornus sanguinea, berretta da prete Euonymus europaeus, ecc.) o più acidofli (eriche, ginestra dei carbonai). Nelle cerrete mesoxerofile lo strato arboreo comprende anche roverella e orniello; lo strato arbustivo è composto dalle stesse specie citate per i querceti a roverella, ed in particolare da ginestra odorosa (Spartium junceum), Coronilla emerus, Euonymus europaeus, Juniperus communis, Prunus spinosa, Rosa canina, Crataegus monogyna, Rubus ulmifolius. Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Quercetalia pubescenti-petraeae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis In assenza di rilievi vegetazionali specifici, le cerrete mesoxerofile sono probabilmente riferibili all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis; le cerrete acidofile submediterranee ad eriche sono probabilmente riferibili alle associazioni Erico arboreae-Quercetum cerridis. OSTRIETI TERMOFILI DEI CALCARI MARNOSI AD ASPARAGUS ACUTIFOLIUS TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 13.5 41.81 Carpinete a carpino nero (Ostrya carpinifolia) sono localizzate su poco più di 42 ha presso Terenzano, sui versanti ad esposizione nord-orientale che degradano verso l’Arno. Al carpino nero si associano il cerro, la roverella e l’orniello. La componente erbacea del sottobosco è poco differenziata rispetto a quella dei querceti; la componente arbustiva vede la prevalenza di edera (Hedera helix), alloro (Laurus nobilis), robbia selvatica (Rubia peregrina), tamaro (Tamus communis), caprifoglio (Lonicera sp. pl.). Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Quercetalia pubescenti-petraeae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis In assenza di rilievi vegetazionali specifici, gli ostrieti termofili sono probabilmente riferibili all’associazione Asparago acutifolii-Ostryetum. 16 CASTAGNETI ACIDOFILI anche con pino marittimo TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 14.3 - 14.3.Pino marittimo 41.9 - 43.9 Sui versanti del Poggio di Firenze, sui suoli a reazione acida che si formano su substrato silicatico (membro di Montalto delle arenarie del Monte Falterona), sono presenti nuclei boscati a dominanza di castagno di significativa estensione (105 ha), solo in piccola parte in associazione con conifere (pino marittimo). Questi boschi cedui di castagno, frammisti ad altre tipologie forestali, in particolare ai querceti di roverella e cerro, costituiscono testimonianza dei processi di abbandono e della successiva rinaturalizzazione dei boschi altocollinari comunali, che un tempo comprendevano sicuramente castagneti molto più estesi. La presenza di questa formazione è infatti in gran parte derivante dalla diffusione dei castagneti da frutto operata dalle comunità rurali fin dal Medioevo. La coltivazione del castagneto da frutto ha rappresentato in passato una delle principali risorse alimentari e una utile fonte di legname da opera. La trasformazione in cedui è derivata anche dalla notevole richiesta di paleria per i numerosi usi agricoli, in particolare per la coltivazione dei vigneti della zona collinare (Sartini, Mantovani, 1993); a tale trasformazione hanno inoltre contribuito la diffusione del cancro corticale (Endothia parasitica) e del mal dell’inchiostro (Phytophtora cambivora), che hanno colpito i castagneti da frutto di gran parte della nostra regione, e la diffusione di conifere dai vicini rimboschimenti. Nonostante questa notevole diffusione antropica, il castagno è considerato una specie spontanea dei boschi mesofili della Toscana, come dimostrano numerosi studi (Arrigoni e Nardi, 1975; De Dominicis e Casini, 1979; Ferrarini, 1981; Ferrarini e Covella, 1985; Hruska, 1995). I castagneti cedui presentano un piano arboreo composto anche da altre latifoglie, spesso assai rade, quali Quercus cerris, Quercus pubescens, Pyrus piraster e, conifere (in particolare pino nero Pinus pinaster). Nelle stazioni meglio conservate, nel sottobosco sono presenti numerose specie erbacee caratteristiche, quali Deschampsia flexuosa, Teucrium scorodonia, Luzula nivea, Hieracium racemosum, Pteridium aquilinum, Luzula forsteri, Melittis melissophyllum, Solidago virgaurea, Poa nemoralis, Physospermum cornubiense e Rubus hirtus, accompagnate da altre specie presenti maggiormente nei cedui più degradati quali Erica scoparia, Rubus ulmifolius, Cistus salvifolius, Genista pilosa, Calluna vulgaris e Cytisus scoparius. Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Quercetalia roboris Quercion roboris In assenza di rilievi vegetazionali specifici, i castagneti sono probabilmente riferibili alle associazioni Erico scopariae-Castanetum sativae o Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae. 17 PINETE SOPRAMEDITERRANEE DI PINO MARITTIMO anche con castagno TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 6.2 - 6.2.Castagno 42.823 - 43.823 Sulle pendici del Poggio di Firenze, sui suoli a reazione acida che si formano su substrato silicatico, sono presenti pinete di pino marittimo (Pinus pinaster), in gran parte in associazione con il castagno, a testimonianza dell’evoluzione storica della vegetazione, come sinteticamente descritto poco sopra per i castagneti acidofili: il pino marittimo è stato infatti introdotto nei castagneti abbandonati o in querceti cedui di roverella e cerro, e probabilmente si è ulteriormente diffuso a seguito di incendi. Piccoli rimboschimenti di pino marittimo sono presenti anche nelle restanti porzioni del territorio comunale. Il sottobosco è caratterizzato dalla presenza di arbusti acidofili, quali eriche (in particolare Erica arborea), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), felce aquilina (Pteridium aquilinum). Lo strato arboreo, oltre al pino marittimo dominante, comprende, come già specificato, anche castagno, cerro e roverella. Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Quercetalia pubescenti-petraeae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis In assenza di rilievi vegetazionali specifici, queste pinete di pino marittimo sono probabilmente riferibili all’associazione Erico arboreae-Quercetum cerridis. PINETE MEDITERRANEE DI PINO MARITTIMO SU MACCHIA ACIDOFILA anche con castagno TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 6.3 - 6.3 Castagno 42.823 - 43.823 Questa tipologia occupa ridotte porzioni forestali (7,56 ha), con soli 5 piccoli nuclei boscati. Ad eccezione di una stretta pineta in associazione a castagno alla base del Poggio di Firenze, nei pressi della loc. Bisticci, le altre due tipologie miste sono in associazione con latifoglie e ricadono su substrato calcareo. Il sottobosco della pineta alla base del Poggio di Firenze è caratterizzato dalla presenza di arbusti acidofili, quali eriche (in particolare Erica arborea), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), felce aquilina (Pteridium aquilinum). Lo strato arboreo, oltre al pino marittimo dominante, comprende, come già specificato, anche castagno. Lo strato arbustivo del sottobosco è costituito da specie del Pruneto, quali ginestra odorosa (Spartium junceum), Coronilla emerus, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus, Prunus spinosa, Rosa canina, Rubus ulmifolius. L’attribuzione a questa tipologia dei quattro nuclei di pinete su suoli calcarei meriterebbe conferme a seguito di visite in campo ad ogni distinto nucleo: è infatti possibile, seppur improbabile, che la 18 fotointerpretazione o i rilievi sul campo svolti a distanza abbiano attribuito erroneamente tali nuclei a questa formazione e non a pinete collinari di pino domestico e roverella (vedi pagine precedenti). Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Querco-Fagetea sylvaticae Quercetalia pubescenti-petraeae Lonicero etruscae-Quercion pubescentis In assenza di rilievi vegetazionali specifici, la pineta di pino marittimo alla base del Poggio di Firenze è probabilmente riferibile all’associazione Erico arboreae-Quercetum cerridis. Le altre quattro pinete sono probabilmente riferibili all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis. CIPRESSETE A ROVERELLA E SPARTIUM JUNCEUM TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 7.1 83.3113 All’interno del territorio comunale, su suoli superficiali e ricchi di scheletro, sono diffusi piccoli nuclei di boschi in cui il cipresso prevale su altre latifoglie, in particolare la roverella; la superficie complessiva coperta è comunque bassa (25,4 ha), pari a poco meno dell’1% del territorio comunale. Questi boschi sono il frutto di rimboschimenti di fasi di degradazione di originali boschi di roverella, in particolare, nel territorio in esame, di boschi di Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens e di Querceti termofili di roverella con leccio e cerro. Le specie vegetali presenti sono in gran parte quelle delle due tipologie sopra citate, con particolare frequenza di ginestra odorosa (Spartium junceum) e di specie di gariga quali elicrisi (Helichrysum sp. pl.), lavanda (Lavandula sp. pl.), cisti (Cistus sp. pl.). IMPIANTI DI DOUGLASIA IMPIANTI DI SPECIE NON SPONTANEE (CEDRO DELL'ATLANTE) TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 19 – 23.2 83.312 Un piccolo rimboschimento (0,5 ha) ad abete di Douglas o douglasia verde (Pseudotsuga menziesii) è presente in loc. Il Bacio, sui versanti del Poggio di Firenze. Un piccolo rimboschimento (0,7 ha) a cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica) è presente in loc. Falcinella, alle spalle dell’abitato di Rosano. 19 ROBINIETI TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 15 83.324 Nell’area golenale di Meleto la fascia arborea ripariale dell’Arno è dominata dalla presenza della robinia o cascia (Robinia pseudacacia), specie arborea di origine nordamericana introdotta in Italia nella seconda metà del 1600 e oggi ampiamente naturalizzata. La robinia è presente, senza assumere la prevalenza, anche in altre formazioni arboree, quali soprattutto i saliceti e i pioppeti ripari e i querceti termofili e mesoigrofili. La notevole affermazione della specie è un fenomeno che sta interessando, in modo preoccupante, la vegetazione ripariale di numerosi corsi d’acqua della Toscana e di altre regioni italiane. La ragione di tale capacità propagativa è da ricercare nell’elevata efficacia di propagazione per via vegetativa (polloni radicali), nel rapido accrescimento, dovuto al notevole sviluppo dell’apparato radicale e al vantaggio derivante dalla capacità azotofissatrice. FORMAZIONI LINEARI ARBOREE DI SPECIE AUTOCTONE TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES - 84.1 Il paesaggio agricolo risulta povero di elementi vegetazionali residuali, quali boschetti, filari alberati e siepi, che in molti casi risultano di difficile restituzione cartografica in quanto di limitatissima ampiezza e, spesso, anche di scarsa lunghezza. Risultano maggiormente diffusi nella porzione comunale meridionale, contribuendo ad aumentarne il valore naturalistico e paesaggistico. Le specie più tipiche presenti nelle siepi alberate sono acero campestre (Acer campestre), olmo capestre (Ulmus minor), roverella (Quercus pubescens), orniello (Fraxinus ornus), prugnolo (Prunus spinosa), biancospino (Crataegus monogyna), sanguinello (Cornus sanguinea), berretta da prete (Euonymus europaeus), ligustro (Ligustrum vulgare), rosa (Rosa canina) e rovo (Rubus ulmifolius). Non cartografati, ma di significato storico-paesistico, risultano i filari costituiti da conifere, in particolare del cipresso comune Cupressus sempervirens, quale tipico elemento dei filari alberati e delle alberature lungo assi stradali secondari, strade vicinali e strade di accesso a ville e coloniche. Sussistono, inoltre, filari di acero campestre Acer campestre, antiche testimonianze dei vitigni maritati all’acero campestre, comunemente conosciuto come testucchio o oppio. 20 ULICETI GINESTRETO DI CYTISUS SCOPARIUS TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 2.2 (uliceto) 20.5 (ginestreto) 32.27 31.841 Tra il Poggio di Firenze e Poggio di Casalmonte, sui versanti occidentali e sui suoli a reazione acida che si formano su arenarie, è presente una formazione arbustiva continua a dominanza di ginestrone e di eriche; querceti acidofili separano questo nucleo principale da un secondo uliceto, nei pressi dell’abitato di Casalmonte. Nelle porzioni poste a quote più elevate, nei pressi del crinale, il ginestrone risulta dominante, altrove è disposto a mosaico con altre specie dal portamento arbustivo, arboreo e fruticoso. Si tratta quindi generalmente di macchie arborate, con arbusti e frutici che, oltre a al ginestrone (Ulex europaeus), comprendono altri arbusti quali eriche (Erica scoparia, Erica arborea), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), rosa (Rosa canina), biancospino (Crataegus monogyna), rovi (Rubus canescens, R. ulmifolius), specie arboree quali cerro, roverella, pino marittimo e, fra le specie erbacee, Teucrium scorodoniae, Anthoxanthum odoratum, Brachypodium sylvaticum, Rubia peregrina. Su alcune porzioni dei versanti del Poggio di Firenze, ugualmente sui suoli a reazione acida che si formano su arenarie, sono presenti arbusteti a dominanza di ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), in associazione con brugo o calluna (Calluna vulgaris), eriche (Erica scoparia, Erica arborea), e felce aquilina (Pteridium aquilinum). Questi arbusteti acidofili di degradazione dei boschi di castagno e di querce, dei prati secondari e dei pascoli abbandonati, sono fasi intermedie di ricolonizzazione, che nell’area in esame hanno un dinamismo lento ma progressivo verso la ricostituzione del bosco. Dal punto di vista fitosociologico gli uliceti e i ginestreti in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Cytisetea scopario-striati Cytisetalia scopario-striati Sarothamnion scoparii In assenza di rilievi vegetazionali specifici, gli uliceti del Poggio di Firenze, sulla base di quanto proposto da Angiolini et al. (2007), sono probabilmente riferibili all’associazione Cytiso villosiUlicetum europei, i ginestreti a ginestra dei carbonai all’associazione Pteridio aquilini-Ericetum scopariae o al Calluno-Sarothamnetum. 21 PRUNETI TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 20.2 31.81 Molto diffusi nel territorio comunale, gli arbusteti a dominanza di prugnolo (Prunus spinosa) sono la quarta formazione naturale per estensione (7,2%). A fronte dei 190 ha di estensione complessiva, la superficie dei singoli nuclei è relativamente ridotta: il nucleo più esteso è di 10,8 ha, la superficie media di 1,47 ha. I motivi della notevole frammentazione di questa tipologia sono da ricercarsi nell’origine di questa formazione. Gran parte dei pruneti si sviluppano infatti come fasi di ricolonizzazione di aree agricole (prati, pascoli o seminativi) da lungo tempo inutilizzati e, secondariamente, come fasi di ricolonizzazione di aree boschive degradate in seguito a taglio o incendio. La riduzione delle attività agricole verificatasi negli ultimi decenni ha comportato una profonda alterazione del paesaggio vegetale di tutta l’area collinare e montana comunale: le aree coltivate hanno subìto, con l’abbandono delle pratiche colturali, un’invasione di specie arbustive ed arboree, che costituiscono gli stadi iniziali o intermedi della serie dinamica locale, tesa alla ricostituzione della originaria copertura forestale. Solo in alcune zone con suolo superficiale e roccia affiorante, questi arbusteti possono costituire dei climax edifici. In relazione alle condizioni edafiche e alle suddette modalità di origine, variano in una certa misura la composizione specifica e la copertura relativa delle diverse specie all’interno di tali formazioni. Sono comunque caratteristici di queste formazioni arbusti, oltre al prugnolo, quali sanguinello (Cornus sanguinea), biancospino (Crataegus monogyna), ligustro (Ligustrum vulgare), rosa (Rosa canina). Negli stadi di successione ecologica più avanzati si formano arbusteti alberati dove alle specie precedenti si associano vitalba (Clematis vitalba), olmo campestre (Ulmus minor), acero campestre (Acer campestre), roverella (Quercus pubescens), cerro (Quercus cerris). Dal punto di vista fitosociologico gli arbusteti in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Rhamno-Prunetea Prunetalia spinosae Pruno spinosae-Rubion ulmifolii In assenza di rilievi vegetazionali specifici, i pruneti non sono riferibili a nessuna specifica associazione fitosociologica. 22 GINESTRETI COLLINARI DI SPARTIUM JUNCEUM TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES 20.3 32A Gli arbusteti a ginestra odorosa sono molto meno diffusi dei pruneti (1,2% delle aree naturali), forse perché costituiscono lo stadio iniziale di colonizzazione dei coltivi abbandonati, in particolare su suoli asciutti ad esposizione soleggiata. Presenti con una maggior diffusione relativa nella porzione comunale nord-occidentale, queste formazioni sono raramente dense ma risultano spesso a mosaico con prati secondari, con presenza di specie erbacee quali Bromus erectus, Potentilla hirta, Sanguisorba minor, Dorycnium hirsutum, Lotus corniculatus, Onobrychis viciaefolia, Trifolium stellatum, Sherardia arvensis, Plantago lanceolata, Teucrium chamaedrys, Stachys germanica, Thymus pulegioides, Polygala flavescens, Hieracium piloselloides, Ophrys sp., Orchis sp., Carex flacca, Dactylis glomerata, Poa bulbosa; sono presenti anche suffrutici, quali l’elicriso (Helichrysum italicum). Poiché gli stadi più evoluti ospitano numerose specie dei pruneti (quali prugnolo, biancospino, rose, sanguinello), la distinzione tra queste due tipologie non è sempre agevole, in particolare da fotointerpretazione e pertanto la distribuzione dei ginestreti a Spartium junceum può essere stata sottostimata. Dal punto di vista fitosociologico gli arbusteti in esame sono difficilmente classificabili, anche in ragione del loro dinamismo vegetazionale. Le formazioni prative appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Festuco-Brometea Brometalia erecti Mesobromion In assenza di rilievi vegetazionali specifici, le formazioni prative di questi ginestreti non sono riferibili a nessuna specifica associazione fitosociologica. PRATI, PASCOLI, INCOLTI E TERRENI A RIPOSO COLTURALE TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES - 87.1 La tipologia, seppur molto frammentata, ha una significativa distribuzione nel territorio comunale, tanto da rappresentare, con 124 ha, poco meno del 5% delle aree a vegetazione naturale. Da segnalare un nucleo di aree incolte o a riposo vegetativo di oltre 57 ettari, poste a cavallo della S.P. 69 del Bombone a ovest dell’abitato delle Corti. La vegetazione comprende specie erbacee ruderali e nitrofile, quali Avena barbata, Bromus hordeaceus, Hordeum murinum, Poa trivialis, Plantago lanceolata, Plantago major, Convolvulus arvensis, Veronica persica, Sonchus asper, Taraxacum sp., Tordylium apulum, Trifolium repens, Rumex crispus, Potentilla reptans, Euphorbia helioscopia, Sherardia arvensis. La vegetazione dei prati e degli incolti prative appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: 23 CLASSE ORDINE ALLEANZA Artemisietea vulgaris Artemisietalia vulgaris - Stellarietea mediae Chenopodietalia albi - In assenza di rilievi vegetazionali specifici, queste formazioni non sono riferibili a nessuna specifica associazione fitosociologica. OLIVETI TIPO FORESTALE CODICE CORINE BIOTOPES - 83.11 Tra le unità cartografiche caratterizzate da prevalenza di colture agrarie, merita citare la vegetazione erbacea presente negli oliveti. Gli oliveti rappresentano infatti una delle tipologie di uso del suolo che più caratterizzano il territorio comunale, sia per estensione che per il loro significato ecologico e paesaggistico. Gli oliveti sono in gran parte a carattere estensivo e ospitano una flora erbacea piuttosto ricca. Fra le specie erbacee che crescono negli oliveti sono ad esempio presenti Papaver rhoeas, Plantago lanceolata, Plantago major, Hippocrepis comosa, Medicago cfr. orbicularis, Trifolium stellatum, Vicia sativa, Foeniculum vulgare, Tordylium apulum, Sherardia arvensis, Calamintha nepeta, Crepis vesicaria, Tragopogon porrifolius, Urospermum dalechampii, Leopoldia comosa, Avena barbata, Bromus hordeaceus, Bromus sterilis, Poa trivialis. Negli oliveti trovano solitamente un ambiente ideale molte specie di orchidee (diffuse ad es. Orchis pupurea e Orchis morio), anemoni (Anemone hortensis e A. coronaria) e gladioli (Gladiolus sp. pl.), tutte specie di interesse estetico e conservazionistico. L’inquadramento fitosociologico delle cenosi erbacee presenti negli oliveti fa riferimento a quanto riportato nel paragrafo relativo alla vegetazione degli incolti. Descrizione delle altre tipologie agrarie seminaturali Nel territorio comunale è evidente la netta corrispondenza tra le aree agricole e le zone caratterizzate da minore acclività e migliore esposizione e condizioni edafiche, con suoli derivanti in gran parte da calcari argillosi. Le aree a maggiore acclività, coincidenti con gli affioramenti di arenarie, sono invece state lasciate in gran parte a bosco. Il territorio comunale presenta una vasta superficie destinata alle colture agrarie (45% circa). In particolare sono presenti seminativi, coltivazioni arboree da frutto (olivo, vite, pesco, ecc.), seminativi arborati ed orti. Nelle aree agricole si localizza una caratteristica flora infestante, costituita per lo più da specie cosmopolite, che ben si adatta alla successione degli interventi agronomici, alle particolari condizioni edafiche e, in parte, anche ai trattamenti diserbanti. 24 In questi ambienti sono state rinvenute numerose specie nitrofile quali Chenopodium album, Conyza canadensis, Capsella bursa-pastoris, Senecio vulgaris, Sonchus asper, Urtica dioica e Euphorbia helioscopia, specie infestanti dei cereali quali Papaver rhoeas, Legousia speculumveneris, Viola arvensis, Anagallis arvensis, Vicia sativa e Myosotis arvensis e specie più tipiche delle aree ruderali quali Daucus carota, Picris hieracioides, Bromus sterilis, Cichorium intybus, Artemisia vulgaris e Agropyron repens. Le vegetazione delle colture agrarie appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali: CLASSE ORDINE ALLEANZA Chenopodietea - - Secalinetea - - Artemisietea vulgaris - - 25 Emergenze vegetazionali L’individuazione delle emergenze vegetazionali è stata realizzata con riferimento alla presenza di habitat inclusi nelle Direttive 92/43/CEE e successive modifiche e/o presenti nella Legge Regionale 56/2000, che ha ampliato la lista degli habitat per valorizzare le emergenze vegetazionali presenti nella nostra regione. Tab. 3 Emergenze vegetazionali (P = Habitat prioritario) HABITAT DI INTERESSE REGIONALE (tra parentesi il nome di cui alla Direttiva 92/43/CEE) Codice CORINE Biotopes Codice NATURA 2000 P Lande e brughiere dei substrati silicei o decalcificati del piano collinare e montano (Lande secche europee) 31.841 4030 Lande e brughiere di tipo atlantico, a dominanza di Ulex europaeus, presenti nel settore submontano quale degradazione di castagneti e cerrete su suoli acidi (crinale Poggio di Firenze - Poggio di Casalmonte). Boschi a dominanza di castagno (Foreste di Castanea sativa) 41,9 9260 Formazione forestale distribuita sui orientali del Poggio di Firenze, anche in mosaico con altre tipologie Boschi ripari mediterranei a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba) 44,17 92A0 Vegetazione arborea ripariale con salici e pioppi distribuita, in modo discontinuo, lungo le sponde dell’Arno, del fosso delle Formiche-fosso di Salceto e fosso del Molinuzzo) Boschi palustri a ontano (Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) 44,2-44,3 91E0 si DISTRIBUZIONE Ontanete ripariali dei corsi d’acqua collinari e montani (sui versanti orientali del Poggio di Firenze, lungo due rami del fosso del Faeto, e sui versanti sud-occidentali del Poggio di Casalmonte, lungo il borro di Favalli), altrove in mosaico con l’habitat precedente. 26 Sono stati inoltre considerati di interesse conservazionistico alcuni tipi forestali rari a livello provinciale o regionale: TIPO FORESTALE DISTRIBUZIONE Cerrete acidofile submediterranee a eriche Due cerrete acidofile sono presenti sulle arenarie della parte inferiore dei versanti del Poggio di Firenze: attorno al nucleo abitato di Case Il Fico e presso Case Busignalla. In Toscana sono diffuse soprattutto nella porzione meridionale ed orientale. Cerrete mesoxerofile L’unica cerreta mesoxerofila è situata a sud-est di Tutignano, nella porzione comunale nord-orientale. In Toscana è relativamente comune ma con distribuzione spesso frammentata. 27 COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO PIANO STRUTTURALE QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO ANALISI DEI CARATTERI NATURALI 4.6.3 VALORE NATURALISTICO RELAZIONE FINALE Aprile 3013 (elaborazione su dati e rilievi 2011) Raggruppamento Temporaneo d’Imprese: NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI Gruppo di lavoro: Michele Giunti Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica) Cristina Castelli Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS) Alberto Chiti Batelli Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche) Linda Colligiani Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS) Barbara Lastrucci Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS) Introduzione La Carta del valore naturalistico è, assieme alla carta delle Reti ecologiche, il punto conclusivo del processo di analisi ecologico-naturalistica del territorio. È stata elaborata sulla base di esperienze condivise da altri Autori, ed in particolare sulla metodologia utilizzata per l’individuazione delle priorità di conservazione dei target considerati nel Piano Regionale per la Biodiversità della Regione Toscana, attualmente in fase di ultimazione (Regione Toscana, WWF Italia) e che fornirà linee guida per una metodologia standard utile per la redazione di piani di azione per la conservazione della biodiversità a scala regionale. Si vedano inoltre come esempio anche i contributi di Amadei et al. (2003) sul progetto Carta della Natura, di Amadei e Onori (2001) e Onori et al. (2001) sui rapporti tra Carta della Natura e Carta della Biodiversità. Si basa sulle tipologie di vegetazione, a cui vengono attribuiti dei punteggi relativamente a cinque differenti parametri: Naturalità del tipo di vegetazione; Biodiversità del tipo di vegetazione; Rarità del tipo di vegetazione; Rarità delle specie vegetali e animali presenti nel tipo di vegetazione; Ampiezza e continuità della vegetazione La somma dei cinque punteggi fornisce il valore naturalistico di ogni tipologia vegetazionale. È opportuno precisare che tale metodo non intende valutare il rischio dei tipi vegetazionali, vale a dire le pressioni delle attività umane e la relativa vulnerabilità dei differenti tipi di vegetazione. A tal fine è stata prodotta un’apposita cartografia, relativa alla sola Vulnerabilità, inserita nella mappa del Valore naturalistico. Attribuzione dei valori NATURALITÀ Il procedimento ha inizio dall’esame della Carta della Vegetazione e della carta dell’Uso del Suolo. Le differenti tipologie vengono raggruppate in categorie di naturalità, utilizzando la rielaborazione, effettuata da Arrigoni e Foggi (1988), della metodologia indicata da Long (1974) e Pirola (1981): a tali categorie sono stati cioè attribuiti valori relativi a differenti gradi di naturalità (secondo una scala a 9 classi, da 0 a 1), utilizzando in ordine inverso la scala proposta dagli Autori citati. Tale scala si basa sulla distanza tra la vegetazione attuale e la vegetazione potenziale, che rivestirebbe le varie porzioni del territorio comunale in assenza di influenze antropiche. È stato pertanto attribuito un valore nullo di naturalità alle aree urbane e alle strade e un valore massimo agli ambienti naturali privi di influenze antropiche, dove la vegetazione è allo stadio 2 climax. Si tratta quindi di valori di naturalità assoluti, relativi alla distanza dallo stadio climax degli ecosistemi vegetali presenti. I valori di naturalità sono stati poi uniformati riferendoli all’unità (sette classi da 0 a 0,88). Gradi di naturalità e corrispondenti tipologie di vegetazione (da Arrigoni e Foggi, 1988, modificato). Valore di naturalità 0,88 Grado di naturalità 7 Tipologia di vegetazione Corsi d'acqua 0,75 6 Alneto ripario di ontano nero, Castagneti acidofili, Castagneti acidofili (con pino marittimo), Cerrete acidofile submediterranee a eriche, Cerrete mesoxerofile, Cipressete a roverella e Spartium junceum, Orno-leccete con roverella delle zone interne, Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius, Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno), Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno), Querceti acidofili di roverella e cerro, Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo), Querceti mesofili di roverella e cerro, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso), Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (tutte le sottotipologie), Saliceti e pioppeti ripari 0,63 5 Formazioni lineari arboree di specie autoctone, Aree a pascolo naturale e praterie, Prati pascoli e incolti, Ginestreti collinari di Spartium junceum, Pruneti, Uliceti, Vegetazione delle aree ruderali e delle discariche, Aree ruderali, cantieri 4 0,5 0,38 0,25 0,13 0 Bacini d'acqua, Impianti di douglasia, Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante, Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila, Pinete sopramediterranee di pino marittimo, Robinieti 3 Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea, Colture temporanee associate a colture permanenti 2 Aree ricreative e sportive, Colture arboree, Parchi, Seminativi e colture erbacee estensive, Sistemi agricoli complessi 1 0 Cave, Villaggi, centri abitati di piccole dimensioni Aree industriali, Centri urbani (tessuto continuo), Strade BIODIVERSITÀ La biodiversità esprime la ricchezza di specie viventi (flora erbacea, flora arborea, invertebrati, vertebrati, ecc.), presente in ogni tipologia di vegetazione. A differenza di quanto elaborato per la naturalità, i valori di biodiversità sono da intendersi come valori relativi al territorio comunale e non assoluti, anche se appare evidente la difficoltà di assumere informazioni sui reali locali valori di biodiversità. L’attribuzione di questi valori si è basata pertanto su elementi bibliografici, sullo stato di conservazione e di naturalità degli habitat, sulle personali conoscenze e su sopralluoghi in campo, e può quindi risultare parzialmente soggettiva. I punteggi sono stati distribuiti in 5 classi, da “molto bassa” a “alta”, indicate con le sigle: BB, B, M, MA, A. Analogamente al procedimento effettuato per i valori di naturalità, abbiamo quindi riferito tali valori all’unità, secondo il prospetto seguente: 3 Classi di valore Sigla Valore di biodiversità Alta A 1 Medio-Alta MA 0,8 Media M 0,6 Bassa B 0,4 Molto bassa BB 0,2 RARITÀ DI VEGETAZIONE Il valore viene attribuito in base a quattro parametri: distribuzione a livello europeo, rarità a livello regionale e provinciale e presenza, nel tipo di vegetazione, di habitat di interesse comunitario e/o regionale (rarità assoluta di vegetazione). Per l’attribuzione dei punteggi è stato fatto riferimento, con opportune modifiche, allo schema concettuale ed ai valori definiti nell’ambito del progetto RENATO (Repertorio Naturalistico Toscano; Università di Firenze, Museo di Storia Naturale, 2003). Parametri di rarità e corrispondenti punteggi. In nero i parametri presenti nel territorio comunale, in grigio quelli assenti. Distribuzione complessiva Regionale 1,0 endemismo toscano Italiana 0,8 endemismo italiano Europea o mediterranea 0,6 infrequente o in diminuzione Europea o mediterranea 0,4 comune Europea o mediterranea 0,2 molto comune Rarità regionale molto raro localizzato infrequente o in diminuzione comune molto comune 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 Rarità provinciale molto raro localizzato infrequente o in diminuzione comune molto comune 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 Per ogni tipo di vegetazione è stata calcolata la media dei tre punteggi di rarità; al valore medio risultante è stato successivamente sommato un punteggio (0/1) in base alla presenza di habitat di interesse comunitario e/o regionale. Il valore medio risultante rappresenta il valore di rarità di vegetazione. RARITÀ DI SPECIE Il valore del parametro è espresso in base allo stato di conservazione, a livello regionale, italiano ed europeo, delle specie di flora e di fauna presenti (presenza certa o potenziale) in ogni tipologia. Tale parametro tiene pertanto conto delle specie presenti nel territorio comunale (rarità relativa di specie), rapportandole al loro stato di conservazione in Italia e in Europa, che è indipendente dalla località in esame (rarità assoluta di specie); il parametro si può pertanto considerare di valore misto. Analogamente a quanto specificato per il parametro “biodiversità”, appare evidente la difficoltà di assumere informazioni sulle reali presenze vegetali e animali. L’attribuzione di questi valori si è basata pertanto su elementi bibliografici, sulle personali conoscenze e su sopralluoghi in campo, e può quindi risultare parzialmente soggettiva. Anche per questo parametro i punteggi sono stati distribuiti in 5 classi, da “molto bassa” a “alta”, analogamente a quanto indicato per il parametro “biodiversità”. Attribuzione dei punteggi e definizione del valore naturalistico Per giungere ad attribuire un valore naturalistico alle differenti unità di vegetazione individuate, sono stati sommati aritmeticamente i contributi relativi a naturalità, biodiversità, specificità e rarità. 4 Il valore naturalistico è stato quindi espresso mediante valori compresi tra 0 (valore naturalistico nullo) e 3,08 (alto valore naturalistico). I valori sono stati infine raggruppati in 5 differenti classi di valore naturalistico, secondo la tabella e il prospetto seguenti. Valore naturalistico Naturalità Biodiversità Rarità di specie Rarità di vegetazione Classi e punteggi di Valore Naturalistico Corsi d'acqua 3,08 0,88 0,8 0,8 0,6 Castagneti acidofili 2,95 0,75 0,8 0,6 0,8 Saliceti e pioppeti ripari 2,95 0,75 0,8 0,6 0,8 Alneto ripario di ontano nero 2,75 0,75 0,8 0,4 0,8 2,75 0,75 0,8 0,6 0,6 Cerrete acidofile submediterranee a eriche 2,75 0,75 0,8 0,6 0,6 Cerrete mesoxerofile 2,75 0,75 0,8 0,6 0,6 Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto 2,65 0,75 0,6 0,6 0,7 Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno) 2,65 0,75 0,8 0,6 0,5 Uliceti 2,63 0,63 0,6 0,6 0,8 Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno) 2,55 0,75 0,8 0,6 0,4 Cipressete a roverella e Spartium junceum 2,45 0,75 0,6 0,4 0,7 Prati, pascoli e incolti 2,33 0,63 0,6 0,6 0,5 Orno-leccete con roverella delle zone interne 2,25 0,75 0,6 0,4 0,5 Querceti acidofili di roverella e cerro 2,25 0,75 0,6 0,4 0,5 Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo) 2,25 0,75 0,6 0,4 0,5 Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (tutti i sottotipi) 2,25 0,75 0,6 0,4 0,5 Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti 2,2 0,5 0,6 0,4 0,7 2,2 0,5 0,6 0,6 0,5 Pinete sopramediterranee di pino marittimo (anche con castagno) 2,2 0,5 0,6 0,6 0,5 Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius 2,15 0,75 0,6 0,4 0,4 Querceti mesofili di roverella e cerro 2,15 0,75 0,6 0,4 0,4 Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens 2,15 0,75 0,6 0,4 0,4 Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso) 2,15 0,75 0,6 0,4 0,4 Formazioni lineari arboree di specie autoctone 2,13 0,63 0,6 0,4 0,5 Ginestreti collinari di Spartium junceum 2,13 0,63 0,8 0,4 0,3 Pruneti 2,13 0,63 0,8 0,4 0,3 Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante 2 0,5 0,4 0,4 0,7 1,9 0,5 0,6 0,4 0,4 1,78 0,38 0,6 0,6 0,2 classe Castagneti acidofili (con pino marittimo) Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila Impianti di douglasia Oliveti I II III 5 Valore naturalistico Naturalità Biodiversità Rarità di specie Rarità di vegetazione Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea 1,68 0,38 0,4 0,4 0,5 Aree ruderali e cantieri 1,43 0,63 0,4 0,2 0,2 Robinieti 1,4 0,5 0,4 0,2 0,3 Bacini d'acqua 1,2 0,5 0,2 0,2 0,3 Colture temporanee associate a colture permanenti 1,08 0,38 0,2 0,2 0,3 0,85 0,25 0,2 0,2 0,2 Vigneti, frutteti e piantagioni da legno 0,85 0,25 0,2 0,2 0,2 Parchi 0,85 0,25 0,2 0,2 0,2 Seminativi e colture erbacee estensive 0,85 0,25 0,2 0,2 0,2 Sistemi agricoli complessi 0,85 0,25 0,2 0,2 0,2 Cave 0,73 0,13 0,2 0,2 0,2 Villaggi, Centri abitati di piccole dimensioni 0,63 0,13 0,2 0,2 0,1 0,5 0 0,2 0,2 0,1 Centri urbani (tessuto continuo) 0,5 0 0,2 0,2 0,1 Strade 0 0 0 0 0 classe Aree ricreative e sportive Aree industriali IV V Aree di alto valore naturalistico. Formazioni vegetali con valori di naturalità, di biodiversità e di rarità di vegetazione medio-alti e con valori medi di rarità di specie. Tipologie comprese: Corsi d'acqua, Saliceti e pioppeti ripari, Alneto ripario di ontano nero, Castagneti acidofili, Castagneti acidofili (con pino marittimo), Cerrete acidofile submediterranee a eriche, Cerrete mesoxerofile, Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno), Uliceti Aree di valore naturalistico medio-alto. Formazioni vegetali con valori di naturalità medio-alti e con valori medi di biodiversità. Tipologie comprese: Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno), Aree a pascolo naturale e praterie, Cipressete a roverella e Spartium junceum, Prati stabili, Orno-leccete con roverella delle zone interne, Querceti acidofili di roverella e cerro, Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo), Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (tutti i sottotipi), Incolti, Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila, Pinete sopramediterranee di pino marittimo, Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius, Querceti mesofili di roverella e cerro, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso), Formazioni lineari arboree di specie autoctone, Ginestreti collinari di Spartium junceum, Pruneti 6 Aree di medio valore naturalistico. Aree con medi valori di naturalità e con valori medio-bassi degli altri parametri. Tipologie comprese: Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante, Impianti di douglasia, Oliveti, Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea Aree di basso valore naturalistico. Aree con parametri di valore medio-basso, rappresentate da tipologie vegetazionali naturali o semi-artificiali molto comuni in Toscana e in Italia. Tipologie comprese: Aree ruderali e cantieri, Robinieti, Bacini d'acqua, Colture temporanee associate a colture permanenti, Vigneti, frutteti e piantagioni da legno, Seminativi e colture erbacee estensive, Sistemi agricoli complessi, Parchi, Aree ricreative e sportive Aree di valore naturalistico molto basso. Aree semi-artificiali o artificiali, ad elevata influenza antropica, con tutti i parametri di valore basso o molto basso. Tipologie comprese: Cave, Centri urbani (tessuto continuo), Villaggi e centri abitati di piccole dimensioni, Aree industriali, Strade Al termine delle fasi precedenti, sulle sole tipologie naturali (classi I e II di valore naturalistico), sono state effettuate elaborazioni GIS in base ad un quinto parametro, l’ampiezza e la continuità della vegetazione naturale. AMPIEZZA E CONTINUITÀ DI VEGETAZIONE Tale parametro è stato assegnato solo a macrotipologie naturali ed in particolare ai boschi e agli arbusteti. Il valore del parametro è espresso in base alla dimensione del poligono. Poiché “una maggiore superficie, a parità di altre condizioni, offre maggiori garanzie di sopravvivenza per le specie in essa presenti” (Laureti et al., 2009), e considerato che la frammentazione di tipologie simili determina “un’alterazione della connettività a scala di paesaggio” (With et al, 1997), è stato ritenuto corretto unire poligoni forestali o arbustati contigui, in quanto la funzione ecologica sopra descritta non è diminuita o interrotta al cambiamento di tipologia1. Sono stati ritenuti contigui tutti i complessi forestali o arbustati non interrotti da altre tipologie, dall’autostrada, da strade provinciali o dalla linea ferroviaria; sono stati ritenuti contigui poligoni separati da strade comunali, poderali o da sentieri. I nuovi poligoni sono stati raggruppati in classi di ampiezza (quattro per i boschi, due per gli arbusteti), escludendo tutti i poligoni forestali con superficie inferiore a 5 ettari e tutti gli arbusteti con superficie inferiore a 10 ettari, ampiezze ritenute, in base a dati bibliografici, misure soglia per svolgere una efficiente funzione di collegamento all’interno di reti ecologiche (per approfondimenti vedi la relazione 4.4). I punteggi sono stati distribuiti in 4 classi, da “bassa” a “molto-alta”, secondo il prospetto seguente: 1 Ad esempio, contigui poligoni forestali a dominanza di castagno, di roverella e di leccio formano un unico complesso forestale favorevole a gran parte delle specie forestali vegetali e faunistiche. 7 Classi di valore di ampiezza-continuità e relativi punteggi. Classi di valore Valore di ampiezza Valore di ampiezza (boschi) (arbusteti) Alto 1 - Medio Alto 0,8 - Medio 0,6 0,6 Basso 0,4 0,4 La differenza nel numero e nel tipo di classi tra boschi e arbusteti è relativa alle dimensioni inferiori dei nuovi poligoni arbustati (massima ampiezza 29,15 ha) rispetto a quelli forestali (massima ampiezza 938,08 ha). Riguardo le restanti due macrotipologie naturali, corsi d’acqua e aree aperte (escluse le aree coltivate), ai corsi d’acqua è stato attribuito un valore di ampiezza medio (0,6) per correttezza metodologica, in quanto i poligoni sono naturalmente contigui e, altrimenti, sarebbero risultati penalizzati rispetto ai poligoni forestali e arbustati. Non sono stati invece valutati i pochi poligoni prativi, in quanto di dimensioni inferiori al valore soglia di 5 ettari (vedi sopra). I valori sopra indicati, relativamente ai soli nuovi poligoni creati in questa fase, sono stati sommati ai punteggi di valore naturalistico precentemente assegnati. Con tutta evidenza, i valori del parametro “ampiezza e continuità di vegetazione” sono relativi al territorio comunale e non valori assoluti. Riassumendo, la metodologia ha cercato di coniugare valutazioni possibilmente “oggettive” di valori assoluti e valutazioni “soggettive” relative alle reali condizioni ecologiche dell’area in esame: parametri di valore assoluto naturalità rarità di vegetazione parametri di valore relativi al territorio comunale biodiversità ampiezza e continuità di vegetazione parametri di valore misto rarità di specie I valori relativi mettono in evidenza caratteristiche ecologiche proprie della vegetazione del territorio comunale. I valori assoluti mettono in evidenza il ruolo ecologico del territorio comunale rispetto ad una scala molto più ampia, di livello regionale, nazionale e continentale. 8 Conclusioni Come si evidenzia dall’esame della cartografia (tavola 4.3), ma anche da un semplice confronto tra le superfici delle varie classi di valore naturalistico (tabella sottostante), il territorio comunale è caratterizzato da un valore naturalistico medio-alto (poco meno della metà del territorio), in quanto comprende formazioni di naturalità medio-alta e ben rappresentati, quali i boschi, molto estesi, ricadenti quasi ovunque in una matrice forestale continua, con formazioni di ampiezza media di quasi 5 ettari, i corsi d’acqua, gli oliveti, gli arbusteti e le formazioni lineari arbustive e arboree; emerge anche il valore naturalistico molto basso delle aree coltivate ed urbane, che coprono il 10% del territorio. Valore Naturalistico Alto Medio Alto Medio Basso Molto Basso Superficie (ha) 411,7 2.659,7 784,1 1.742,1 628,3 % 6,6 42,7 12,6 28,0 10,1 9 Figura 2. Punteggi massimi e minimi per classe di valore naturalistico Valore Naturalistico I II max classi di valore II min III max III min IV max IV min V 0,5 1,02 1,54 2,06 2,58 3,1 3,62 valore Tale lettura è avvalorata dalla constatazione che la classe di valore medio (vedi fig. 2) è più “vicina” a quella di valore naturalistico superiore che non a quella di valore medio basso. Il massimo punteggio della classe di valore medio (pari a 2) è infatti molto più vicino al punteggio minimo della classe di valore medio alto (pari a 2,13, differenza pari a 0,07) di quanto lo sia il minimo valore della medesima classe media (pari a 1,68) alla classe di valore medio basso (pari a 1,43, differenza pari a 0,25), come è evidenziato dal grafico. L’elaborazione in base all’ampiezza e alla continuità di vegetazione ha permesso di far emergere nella tavola 4.3 le aree boscate e arbustive di più alto valore ecologico, rappresentate dai maggiori complessi boscati comunali (Poggio di Firenze, Montecucco, valle di Castiglionchio, boschi tra Le Corti e Lavacchio) e da alcuni boschi minori, dagli arbusteti a ginestrone ed eriche del Poggio di Firenze, dall’Arno e da alcuni corsi d’acqua di miglior qualità. 10 Vulnerabilità Per completezza di elaborazioni, al fine di fornire informazioni utili ad una corretta gestione del territorio extraurbano comunale, è stata anche elaborata una mappa della vulnerabilità della vegetazione. Anche questa mappa è stata elaborata sulla base della metodologia utilizzata per l’individuazione delle priorità di conservazione dei target considerati nel Piano Regionale per la Biodiversità della Regione Toscana, attualmente in fase di ultimazione (Regione Toscana, WWF Italia); per l’attribuzione dei punteggi è stato fatto riferimento, con opportune modifiche, allo schema concettuale ed ai valori definiti nell’ambito del progetto RENATO (Repertorio Naturalistico Toscano). L’attribuzione dei valori di vulnerabilità a livello regionale è stata effettuata in base a quattro parametri: contrazione di areale, rischio di scomparsa, condizionamento antropico e condizionamento da specie aliene (vulnerabilità assoluta di vegetazione, a livello regionale). Parametri di vulnerabilità e corrispondenti punteggi. Contrazione di areale Forte regressione Leggera regressione Areae costante o in aumento Rischio 3 2 1 di scomparsa Influenza antropica Alto Medio Basso 3 2 1 Alta Media Bassa 3 2 1 Alterazione da specie aliene Alta Media Bassa 3 2 1 Tipo di vegetazione valore di vulnerabilità contraz. areale rischio scomparsa influenza antrop. alteraz. da sp. aliene I punteggi sono stati sommati e successivamente uniformati riferendoli all’unità, per analogia con i parametri di valore naturalistico, ed espressi in quattro classi di vulnerabilità: alta (A), media (M), bassa (B), nulla (N). Colture temporanee associate a colture permanenti 0,9 3 3 2 1 Corsi d'acqua 0,8 1 2 2 3 Bacini d'acqua 0,8 1 1 3 3 Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea 0,8 3 2 2 1 Saliceti e pioppeti ripari 0,6 1 1 2 2 Formazioni lineari arboree di specie autoctone 0,6 2 1 2 1 Castagneti acidofili 0,5 1 1 2 1 Castagneti acidofili (con pino marittimo) 0,5 1 1 2 1 Cerrete acidofile submediterranee a eriche 0,5 1 1 2 1 Cerrete mesoxerofile 0,5 1 1 2 1 Cipressete a roverella e Spartium junceum 0,5 1 1 2 1 Orno-leccete con roverella delle zone interne 0,5 1 1 2 1 Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius 0,5 1 1 2 1 Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto 0,5 1 1 2 1 classe A M 11 Tipo di vegetazione valore di vulnerabilità contraz. areale rischio scomparsa influenza antrop. alteraz. da sp. aliene Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno) 0,5 1 1 2 1 Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno) 0,5 1 1 2 1 Querceti acidofili di roverella e cerro 0,5 1 1 2 1 Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo) 0,5 1 1 2 1 Querceti mesofili di roverella e cerro 0,5 1 1 2 1 Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens 0,5 1 1 2 1 Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso) 0,5 1 1 2 1 Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (tutti i sottotipi) 0,5 1 1 2 1 Uliceti 0,5 2 1 1 1 Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti 0,5 1 1 2 1 Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila 0,5 1 1 2 1 Pinete sopramediterranee di pino marittimo 0,5 1 1 2 1 Oliveti 0,5 1 1 2 1 Alneto ripario di ontano nero 0,4 1 1 1 1 Ginestreti collinari di Spartium junceum 0,4 1 1 1 1 Pruneti 0,4 1 1 1 1 Aree ruderali e cantieri 0,4 1 1 1 1 Prati, pascoli e incolti 0,4 1 1 1 1 Impianti di douglasia 0,4 1 1 1 1 Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante 0,4 1 1 1 1 Robinieti 0,4 1 1 1 1 Vigneti, frutteti e piantagioni da legno 0,4 1 1 1 1 Parchi 0,4 1 1 1 1 Seminativi e colture erbacee estensive 0,4 1 1 1 1 Sistemi agricoli complessi 0,4 1 1 1 1 Cave 0,4 1 1 1 1 Aree ricreative e sportive 0 0 0 0 0 Villaggi, centri abitati di piccole dimensioni 0 0 0 0 0 Aree industriali 0 0 0 0 0 Centri urbani (tessuto continuo) 0 0 0 0 0 Strade 0 0 0 0 0 classe B N Nella relativa mappa, per chiarezza di lettura ed utilità di informazione, sono state evidenziate solamente le cinque tipologie a vulnerabilità alta. Di seguito sono elencate le trentatre tipologie a vulnerabilità alta o media, suddivise per i quattro parametri di vulnerabilità. 12 Aree con alta vulnerabilità per alta contrazione di areale e alto rischio di scomparsa: Colture temporanee associate a colture permanenti. Aree con alta vulnerabilità per alta contrazione di areale: Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea, Prati, pascoli e incolti. Aree con alta vulnerabilità per alta influenza antropica e alta alterazione da specie aliene: Bacini d'acqua. Aree con alta vulnerabilità per alta alterazione da specie aliene: Corsi d'acqua. Aree con media vulnerabilità per alta contrazione di areale e rischio di scomparsa medio: Prati stabili. Aree con media vulnerabilità per alta influenza antropica e per alterazione media da specie aliene: Parchi o Aree verdi urbane. Aree con media vulnerabilità per alta influenza antropica: Seminativi e colture erbacee estensive. Aree con media vulnerabilità per leggera contrazione di areale: Uliceti, Formazioni lineari arboree di specie autoctone. Quest’ultimi anche per influenza antropica media . Aree con media vulnerabilità per media influenza antropica e alta alterazione da specie aliene: Saliceti e pioppeti ripari Aree con media vulnerabilità per influenza antropica media: Castagneti acidofili, Castagneti acidofili (con pino marittimo), Cerrete acidofile submediterranee a eriche, Cerrete mesoxerofile, Cipressete a roverella e Spartium junceum, Orno-leccete con roverella delle zone interne, Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius, Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del pruneto, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno), Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno), Querceti acidofili di roverella e cerro, Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo), Querceti mesofili di roverella e cerro, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso), Querceti termofili di roverella con leccio e cerro, Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila, Pinete sopramediterranee di pino marittimo, Sistemi agricoli complessi, Oliveti. 13 COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO PIANO STRUTTURALE QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO ANALISI DEI CARATTERI NATURALI 4.6.4 RETI ECOLOGICHE RELAZIONE FINALE Aprile 2013 (elaborazioni su dati e rilievi 2011) Raggruppamento Temporaneo d’Imprese: NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI Gruppo di lavoro: Michele Giunti Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica) Cristina Castelli Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS) Alberto Chiti Batelli Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche) Linda Colligiani Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS) Barbara Lastrucci Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS) Premessa: Reti ecologiche Per tutelare la biodiversità è stata da tempo riconosciuta l’importanza degli interventi in grado di riqualificare gli ecosistemi degradati, riducendo la frammentazione degli habitat e la locale impermeabilità del territorio, ricostituendo le interconnessioni attraverso le quali permettere flussi di animali, di piante e di nutrienti. Tenuto conto della diffusa presenza di condizionamenti umani sull’ambiente naturale, senza una Rete ecologica efficiente si riduce la possibilità di scambio di individui (piante, animali) e nutrienti, mettendo a rischio la conservazione a lungo termine delle popolazioni, soprattutto di quelle relegate in aree isolate e di estensione ridotta. Qualunque perturbazione che riduca fortemente il numero di individui di una specie può, ad esempio, non essere seguita da un ingresso di nuovi individui, tramite pollini, semi o movimenti di animali, che riporterebbero la popolazione a livelli numerici ed ecologici adeguati; così accadendo, la popolazione, già decurtata dalla perturbazione, non ha possibilità di ripresa e negli anni a seguire va verso la locale estinzione. Insieme alla tutela degli habitat e delle stazioni di specie rare tramite l’istituzione di Aree Protette, è pertanto sempre più evidente la necessità di intervenire sui collegamenti ecologici, attraverso la conservazione di quelli esistenti, la riqualificazione dei collegamenti ecologicamente non efficienti (ad es. fiumi con acque parzialmente inquinate o con scarsa vegetazione ripariale, aree ad agricoltura intensiva, ecc.) e la creazione ex novo di nuovi collegamenti. Studi effettuati in proposito hanno dimostrato l’utilità della connessione ecologica come strumento di conservazione di singole specie, applicando i dovuti accorgimenti per limitare la diffusione delle sempre più frequenti specie “indesiderate”, per lo più alloctone e dotate di elevata competitività sulle specie indigene. Esempi di progetti e di interventi su Reti ecologiche sono relativi prevalentemente a Paesi nordeuropei o dell’Europa dell’est (Liro, 1995). Soprattutto dagli anni ’80 sono state svolte numerose ricerche a livello europeo nel settore delle Reti ecologiche, cui l’Italia si è unita solo nell’ultimo decennio del secolo scorso (Pungetti, 1998). Le esperienze italiane riguardano la partecipazione dell’Italia al gruppo IENE (Infra-Eco-Network of Europe), il progetto PLANECO (Planning in ecological network; vedi ad es. Properzi et al., 1998; Filpa e Romano, 2003), promosso dalle Università dell’Aquila, di Camerino e di Chieti, i progetti REN (Rete Ecologica Nazionale) e APE (Appennino Parco d’Europa), promossi dal Ministero dell’Ambiente la realizzazione di alcuni contributi scientifici e metodologici, soprattutto da parte di Corrado Battisti, Matteo Guccione, Sergio Malcevschi, Bernardino Romano (vedi ad es. Battisti, 2003, 2004, 2008; Battisti e Teofili, 2004; Battisti e Romano, 2007; Bianconi et al., 2005; Bologna e Carpaneto, 1999; Guccione et al., 2003; Guccione e Schilleci, 2010; Malcevschi et al., 1996; Malcevschi 1999; Reggiani et al., 2000; Romano, 1997ab). Negli ultimi anni hanno visto la luce studi e progetti di Reti ecologiche a scala regionale, come ad esempio nelle Regioni Valle D’Aosta, Lombardia, Marche, Umbria, Sicilia, Calabria. Progetti di Reti ecologiche a scala provinciale sono stati avviati da numerose Province, tra le quali a vario titolo significativi appaiono quelli delle province di Bologna, Cremona, Firenze, Latina, Lucca, Milano, Novara, Padova, Prato, Ravenna, Roma, Vicenza. Impossibile conoscere la realizzazione di studi per Reti ecologiche a livello locale. Per le affinità con il territorio comunale, ricordiamo le elaborazioni effettuate per i territori comunali di Bagno a Ripoli e di Incisa val d’Arno. 2 Norme comunitarie. Anche a livello comunitario è stata ribadita, attraverso atti di indirizzo e documenti ufficiali, la necessità di passare da una protezione attraverso un modello "a isole" ad una protezione "a rete". Strumenti comunitari che si pongono come obiettivo anche la costituzione delle reti ecologiche sono ad esempio la Direttiva 2009/147/CE (Direttiva “Uccelli”), la Direttiva 92/43/UE (Direttiva “Habitat”) e il programma EECONET (European Ecological Network). Tra le strategie europee merita segnalare la Convenzione di Berna, la Strategia Pan-Europea sulla Diversità Biologica e Paesistica e la Convenzione di Kiev sulla Biodiversità. Gli ultimi due documenti prevedevano la costituzione di una Rete ecologica paneuropea da realizzarsi entro il 2006. Norme italiane. Il D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 e il successivo DPR 120/2003 ribadiscono la necessità di realizzare “aree di collegamento ecologico funzionale” al fine di tutelare la fauna e la flora selvatiche. Nel 2003 l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio (APAT) e l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) hanno preparato un Manuale che contiene indirizzi e modalità operative per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale, ai fini della costruzione di reti ecologiche a scala locale. Recenti documenti nazionali che promuovono la realizzazione di Reti ecologiche, sia a livello nazionale che locale, sono la Strategia Nazionale per la Biodiversità 2011–2020 e il Piano Strategico Nazionale (PSN) dello Sviluppo Rurale 2007-2013. Norme regionali. In Toscana, la L.R. 56/2000 definisce i corridoi ecologici “Aree di collegamento ecologico – funzionale”, di cui fornisce la definizione all’art. 2, comma 1, lettera a); all’art. 10 detta norme sull’individuazione, sulla ricostituzione e sulla tutela di tali aree. Successivamente, la deliberazione regionale 1148/20021 ha dettato “Indicazioni tecniche per l’individuazione e la pianificazione delle aree di collegamento ecologico”. Tra le azioni di conservazione previste dal Piano regionale per la conservazione della biodiversità in Toscana, in fase di ultimazione, l’Azione 13 prevede il completamento del progetto di una Rete ecologica regionale, l’approvazione del progetto ed il suo inserimento nell’ambito del quadro conoscitivo del PIT, la redazione di norme di gestione degli elementi della Rete ecologica e il loro recepimento negli strumenti pianificatori provinciali e comunali. Metodologia Nella pianificazione del territorio, e in particolare dei paesaggi frammentati, si stanno sempre più affermando i principi della connectivity conservation, in base ai quali gli Enti Pubblici realizzano Piani di Rete ecologica. Si evidenzia però un elemento di debolezza di questi Piani, rappresentato dalla mancanza sia di obiettivi specifici definiti a priori che di indicatori che possono essere monitorati nel tempo al fine di valutarne la reale efficacia nell’obiettivo di arrestare o diminuire sensibilmente il tasso di perdita di biodiversità (Battisti, 2003; Boitani et al., 2007). 1 Giunta Regionale Toscana. Deliberazione 21 ottobre 2002 n.1148. L.R. 56/2000 – Indicazioni tecniche per l’individuazione e la pianificazione delle aree di collegamento ecologico. B.U.R.T. n.46, parte seconda, Suppl. n.199, 13 novembre 2002. 3 Obiettivo primo del lavoro è stato quello di realizzare un prodotto completo dal punto di vista analitico, scientifico e pianificatorio e rispettoso al massimo delle linee guida APAT, delle indicazioni tecniche regionali e degli altri riferimenti metodologici riconosciuti dalla comunità scientifica nazionale. Al fine di rispettare quanto indicato nel cap. 6 della Deliberazione G.R. 1148/2000, è stato deciso di individuare Reti ecologiche specifiche per otto tipologie ambientali, che comprendono le tipologie ambientali di collegamento indicate nella Deliberazione citata (in corsivo nel testo) 1. RETE DEI BOSCHI (reti dei boschi maturi; dei boschetti, delle macchie e dei grandi alberi isolati; aree boscate con funzione di collegamento); 2. RETE DELLE AREE APERTE (reti delle praterie e delle radure; dei corridoi aperti tra dorsali e fondovalle; rete dei muretti a secco); 3. RETE DEI CORSI D’ACQUA (corsi d’acqua); 4. RETE DEGLI ARBUSTETI (rete delle siepi e dei filari alberati in zone agricole) Il processo di individuazione delle Reti si dovrebbe prima di tutto basare su sufficienti conoscenze sulla reale distribuzione delle specie, sulle loro dinamiche e tendenze in atto, sulle relative condizioni di frammentazione e su aggiornate basi cartografiche dei tipi vegetazionali. Gran parte di queste informazioni non sono disponibili, per il territorio comunale come per l’intera regione Toscana. È stato pertanto necessario cercare di sopperire, almeno parzialmente, a tali lacune, con elaborazioni GIS delle informazioni disponibili sull’uso del suolo e sulla presenza di specie. L’individuazione delle Reti ecologiche provinciali rappresenta il risultato di un processo analitico a livello prevalentemente strutturale (individuazione degli elementi geomorfologici, idrografici, di uso del suolo, di frammentazione, ecc.) e funzionale, individuando nodi, nuclei di connessione, aree di connessione e zone cuscinetto in funzione specifica, riferita cioè ad un gruppo di specie guida, valorizzando peraltro anche la funzione di tali aree nel senso ecologico più ampio, inteso come possibilità di serbatoio e di scambio di individui, di materia, di pool genetico, di energia. Le Reti ecologiche della Provincia di Firenze L’attuale bozza della revisione e adeguamento del PTC della Provincia di Firenze contiene, nella sezione QC-02 e QC-22 del Quadro conoscitivo, le tavole e la relazione tecnica delle Reti ecologiche provinciali (Castelli et al., 2009), individuate con uno studio biennale conclusosi nel 2007. A tale lavoro abbiamo ovviamente fatto particolare riferimento, definendo a maggior dettaglio le unità funzionali individuate a livello provinciale e apportando, ove ritenuto opportuno, lievi modifiche migliorative, come spiegato nei relativi, successivi paragrafi. Importanti indicazioni sono state tratte dalle tavole e dalle relazioni su Reti ecologiche comunali contenute nei Quadri conoscitivi dei Piani Strutturali di due Comuni confinanti, Bagno a Ripoli (Chiti Batelli et al., 2006) e Incisa val d’Arno (Chiti Batelli, 2004), cui abbiamo anche in questo caso fatto riferimento, pur essendo precedenti allo studio sulle Reti ecologiche provinciali. In base alle Reti ecologiche provinciali e ad altre analisi a livello regionale, italiano ed europeo, l’individuazione delle Reti ecologiche comunali prevede: 4 l’individuazione di zone ad elevata biodiversità, in grado non solo di autosostenersi ma anche con funzione di serbatoio di diversità, materia, energia per le altre aree ad esse collegate (nodi o core aeras); l’individuazione di zone cuscinetto, limitrofe ai nodi. Hanno funzione protettiva nei confronti di queste ultime riguardo agli effetti di degrado operati dalla matrice antropica (effetto margine) sulle specie più sensibili (zone cuscinetto o buffer zones); l’individuazione di aree naturali isolate ad elevato interesse naturalistico (nuclei di connessione o stepping stones); l’individuazione di aree di collegamento ecologico (corridoi ecologici o ecological corridors), tra i nodi provinciali; Definizioni Di seguito forniamo le definizioni di tutte le unità funzionali individuate nel territorio comunale, afferenti alle quattro principali tipologie di unità funzionale sopra indicate. rete ecologica (ecological network) sistema reale e potenziale di habitat interconnessi, in cui salvaguardare la biodiversità (APAT e INU, 2003); insieme di unità ecosistemiche di alto valore naturalistico (nodi), interconnesse da un sistema di elementi connettivi (le aree di collegamento ecologico), con funzione di mantenimento delle dinamiche di dispersione degli organismi biologici e della vitalità di popolazioni e comunità; comprendono anche ecosistemi isolati funzionali alla dispersione di specie appartenenti a gruppi particolarmente vagili e aree cuscinetto con funzione di mitigazione dell’effetto della matrice sugli ecosistemi naturali. nodo (core area) zona di grandi dimensioni ad elevata biodiversità, in grado non solo di autosostenersi ma anche di svolgere una funzione di serbatoio di diversità, di materia e di energia per le altre aree ad esse collegate. nodo primario: area che presenta tutte le caratteristiche dell’unità funzionale. nodo secondario: area che non rientra nella categoria precedente per uno o più fattori di pressione che alterano, ma non in maniera significativa, le funzioni ecologiche (ad es. lieve inquinamento delle acque, gestione forestale a ceduo di elevate superfici, presenza di colture agrarie intensive, frammentazione di parte della sua estensione). Per la Rete di corsi d’acqua sono costituiti da fiumi e torrenti che non rientrano tra i nodi primari per più fattori di pressione (ad es. inquinamento delle acque, artificializzazione degli argini, pressione infrastrutturale) che ne alterano, ma non in maniera significativa, funzioni ecologiche di importanza regionale. nodo potenziale: area omogenea priva di disturbi antropici che presenta molte caratteristiche dell’unità funzionale ma per la quale mancano riscontri sulla presenza di specie guida e sul valore ecologico delle tipologie naturali di uso del suolo. zona cuscinetto o filtro (buffer zone) 5 zona limitrofa a un nodo, con funzione protettiva nei confronti di quest’ultimo riguardo agli effetti di degrado operati dalla matrice antropica (effetto margine) sulle specie più sensibili (Delib. 1148/2002); sono pertanto zone soggette ad una gestione attiva, finalizzata al contenimento degli impatti esterni rispetto alle aree centrali di maggior valore. Per i corsi d’acqua tale zona comprende l’area di pertinenza ecologica fluviale. aree di collegamento ecologico (connection areas): configurazione spaziale di habitat (non necessariamente lineari o continui) che facilita i movimenti, lo scambio genetico all’interno delle popolazioni e/o la continuità dei processi ecologici nel paesaggio (Delib. 1148/2002). Comprendono: corridoio ecologico area di collegamento ecologico tra i differenti nodi. Può presentare discontinuità di collegamento per presenza di zone coltivate o di elmenti di frammentazione (centri urbani, strade di grande comunicazione); nel caso dei fiumi può presentare vere e proprie interruzioni di collegamento per la scadente qualità delle acque. È stata definita come corridoio provinciale un’area di dimensioni e di qualità tali da consentire di svolgere funzioni di collegamento fra i nodi provinciali, e come corridoio comunale un’area di minori dimensioni, che svolge funzioni di collegamento principalmente a livello comunale. Per la Rete di corsi d’acqua, che rispetto alle altre Reti presenta la singolarità del continuum fluviale, sono state individuate più tipologie di collegamento: potenziale continuo: tratto di un corso d’acqua che attraversa zone di media o alta naturalità (boschi, prati o pascoli) e che presenta caratteristiche potenziali di un corridoio (contiguità con tratti di miglior qualità, reale o potenziale) ma per il quale mancano dati sulla qualità delle acque e le informazioni sui popolamenti faunistici sono molto scarse o assenti; potenziale da riqualificare: tratto di un corso d’acqua che attraversa zone antropizzate (aree agricole, centri urbani) e presenta caratteristiche potenziali di un corridoio (contiguità con tratti di miglior qualità, reale o potenziale) ma per il quale mancano dati sulla qualità delle acque e le informazioni sui popolamenti faunistici sono molto scarse o assenti; probabile interruzione: tratto di un corso d’acqua che attraversa zone antropizzate (aree agricole, centri urbani), non è contiguo a tratti di miglior qualità, reale o potenziale oppure di lunghezza superiore a 500 metri, per il quale mancano dati sulla qualità delle acque e le informazioni sui popolamenti faunistici sono molto scarse o assenti; varco di connessione area di discontinuità all’interno di ampie fasce antropizzate, relativamente ristretta, di fondamentale importanza per la connessione fra ambiti territoriali di elevata ampiezza. In alcuni casi svolge già attualmente questa funzione (varco di connessione da conservare), in altri casi necessita di interventi di riqualificazione e miglioramento della funzione di connettività. nucleo di connessione (pietra da guado, stepping stone) area isolata e di limitata dimensione, immersa in una matrice paesistica antropizzata, che per posizione geografica e/o per composizione specifica rappresenta un elemento strategico di collegamento ecologico discontinuo e di elevato interesse naturalistico per alcuni organismi (animali e vegetali) relativamente mobili (uccelli, insetti, chirotteri). È stata definita come nucleo di connessione provinciale un’area di dimensioni e di qualità tali da consentire di svolgere funzioni di collegamento discontinuo a livello provinciale, e come nucleo di 6 connessione comunale un’area di minori dimensioni, che svolge funzioni di collegamento discontinuo principalmente a livello comunale. elemento residuale di connessione area di elevata idoneità per le specie guida, di limitate dimensioni, che svolge pertanto in modo non ottimale la funzione di connessione. area agricola di connessione secondaria area di scarsa idoneità per le specie guida, di varia dimensione, che svolge in modo non ottimale la funzione di connessione per la Rete delle aree aperte oppure dei boschi e, secondariamente, degli arbusteti. Seguendo lo schema concettuale presente nella relazione tecnica sulle Reti ecologiche provinciali, il processo di analisi che ha portato alla definizione della Mappa delle reti ecologiche (tavola 4.4) può essere schematizzato in fasi successive, che hanno portato all'individuazione di: 1. Scala, base topografica e carta tematica di riferimento 2. Tipologie ambientali di collegamento 3. Specie indicatrici 4. Fattori di frammentazione ecologica 5. Aree ad elevata importanza naturalistica presenti nel territorio regionale: i nodi (core areas) 6. Principali aree di collegamento ecologico, esistenti o da riqualificare, e direttrici di connessione 7. Aree isolate ad elevato interesse naturalistico: le pietre da guado (stepping stones) 8. Carta delle Reti Ecologiche 1. SCALA, BASE TOPOGRAFICA E CARTA TEMATICA DI RIFERIMENTO Base topografica e scala di riferimento. È stata utilizzata la Cartografia Tecnica Regionale (CTR) prodotta in formato vettoriale. Le aree individuate dal progetto sono state restituite in formato cartaceo e digitale alla scala 1:10.000, per utilizzare un dettaglio cartografico sufficiente a individuare compiutamente le unità funzionali delle Reti ecologiche; sono state effettuate analisi anche a scale di minor dettaglio, per evitare il rischio di non riconoscere a pieno i collegamenti a scala sovracomunale o provinciale. Per l’individuazione corretta degli elementi delle Reti ecologiche presenti all’interno del territorio comunale, l’analisi degli aspetti vegetazionali, faunistici e geomorfologici si è infatti estesa ai rapporti ecologici con i territori comunali confinanti: Pontassieve a nord, Reggello a est, Bagno a Ripoli a ovest, Greve e Incisa in Val d’Arno a sud. Cartografia tematica di riferimento. Come riferimento cartografico, vale a dire la mappatura della copertura naturale o artificiale del suolo, è stata utilizzata la cartografia della Vegetazione, realizzata alla scala 1:10.000 per il Quadro conoscitivo del Piano Strutturale. 7 2. TIPOLOGIE AMBIENTALI DI COLLEGAMENTO Come già indicato, sono state individuate quattro tipologie ambientali di sintesi. Di seguito indichiamo i tipi di vegetazione inclusi in ogni tipologia ambientale: Boschi La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Boschi a dominanza di ontano nero; Boschi a dominanza di robinia; Mosaico di boschi di ontano nero con boschi di pioppo nero e salici, di carpino nero e di robinia; Mosaico di boschi misti di pioppo nero e salici e vegetazione erbacea dei greti fluviali; Boschi a dominanza di roverella; Boschi misti di roverella e pini mediterranei; Boschi misti di roverella e altre latifoglie decidue; Boschi misti di roverella e altre latifoglie decidue (carpino nero e/o castagno) con pini mediterranei; Boschi a dominanza di carpino nero; Boschi a dominanza di cerro; Boschi misti di cerro e roverella; Boschi misti di cerro e altre latifoglie (carpino nero e/o castagno); Boschi misti di cerro e pini mediterranei (pino marittimo e/o pino domestico); Boschi a dominanza di castagno; Boschi misti di castagno e pini mediterranei (pino marittimo e pino domestico); Boschi di conifere (pino marittimo, pino domestico e cipresso comune); Formazioni lineari arboree Corsi d’acqua La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Corsi d’acqua naturali (alveo di morbida); Corsi d’acqua naturali (greti fluviali privi di vegetazione). Zone Aperte La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Vegetazione erbacea degli incolti; Mosaico di arbusteti a ginestra odorosa e praterie perenni a Bromus erectus. Arbusteti La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Arbusteti a ginestra odorosa, prugnolo, rovi, ecc.; Arbusteti a ginestrone ed eriche 3. SPECIE GUIDA Quali specie guida sensibili alla frammentazione, su cui impostare l’individuazione delle Reti ecologiche comunali, sono state utilizzate quelle selezionate per le Reti ecologiche provinciali, che qui riproponiamo. Per le AREE BOSCATE sono state individuate nove specie: un anfibio, quattro specie di uccelli e quattro mammiferi. Per le ZONE APERTE sono state individuate quattordici specie: un anfibio e tredici specie di uccelli. Per gli ARBUSTETI sono state individuate sette specie di uccelli. Per i CORSI D’ACQUA sono state individuate sedici specie: tre crostacei, undici pesci e due mammiferi. 8 C = criterio conservazionistico (All. A L.R. 56/2000) E = criterio ecologico (specie sensibile alla frammentazione e/o che svolge un ruolo chiave nella funzionalità dei sistemi ecologici) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. BOSCO nome scientifico Salamandra salamandra Nyctalus noctula Eliomys quercinus Muscardinus avellanarius Canis lupus Picoides major Turdus philomelos Sitta europea Certhia brachydactyla nome italiano Salamandra gialla e nera Nottola comune Topo quercino Moscardino Lupo Picchio rosso maggiore Tordo bottaccio Picchio muratore Rampichino comune archivio Renato Renato Renato Renato Renato COT Mito COT Mito COT Mito COT Mito criterio C C C C C E E E E 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. ZONE APERTE nome scientifico Bufo viridis Circaetus gallicus Circus pygargus Aquila chrysaetos Falco tinnunculus Coturnix coturnix Lullula arborea Anthus campestris Oenanthe oenanthe Monticola saxatilis Lanius collurio Lanius senator Alauda arvensis Emberiza calandra nome italiano Rospo smeraldino Biancone Albanella minore Aquila reale Gheppio Quaglia Tottavilla Calandro Culbianco Codirossone Averla piccola Averla capirossa Allodola Strillozzo archivio Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato COT Mito COT Mito criterio C-E C-E C C C- E E C-E C C C C-E C E E 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. ARBUSTETI nome scientifico Caprimulgus europaeus Sylvia undata Lanius collurio Lanius senator Sylvia communis Sylvia cantillans Hippolais polyglotta nome italiano Succiacapre Magnanina Averla piccola Averla capirossa Sterpazzola Sterpazzolina Canapino archivio Renato Renato Renato Renato COT Mito COT Mito COT Mito criterio C C–E C–E C E E E 9 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. CORSI D'ACQUA nome scientifico Austropotamobius pallipes Potamon fluviatile Paelemonetes antennarius Barbus meridionalis Barbus plebejus Leuciscus souffia Rutilus rubilio Esox lucius Padogobius nigricans Neomys anomalus Neomys fodiens Tinca tinca Anguilla anguilla Barbus tyberinus Cobitis taenia Rutilus erythrophtalmus nome italiano Gambero di fiume Granchio di fiume Gamberetto d’acqua dolce Barbo canino Barbo Vairone Rovella Luccio Ghiozzo di ruscello Toporagno di Miller Toporagno d'acqua Tinca Anguilla Barbo tiberino Cobite Triotto archivio Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Renato Nocita Nocita Nocita Nocita Nocita criterio C–E E C-E C C C C C–E C E E E E C E E Purtroppo i dati bibliografici reperiti per il territorio comunale sono risultati molto scarsi e non hanno permesso di differenziare, se non per pochissime aree, i caratteri ecologici del territorio comunale. 4. NODI Nelle Reti ecologiche dei Corsi d’acqua provinciali il tratto dell’Arno tra Rosano e la confluenza della Sieve è stato individuato come un nodo primario, unico nodo primario di tutto il tratto provinciale del corso dell’Arno; il successivo tratto a monte, fino alla confluenza del t. Vicano di Sant’Ellero, è stato individuato come un nodo secondario. Nel territorio comunale sono inoltre presenti tre nodi potenziali: l’ultimo tratto dell’Arno, a valle di Rosano, un tratto del sistema fosso di Troghi-fosso delle Formiche, a valle di Cellai, e un tratto subterminale del fosso del Selceto. All’interno del territorio comunale le Reti ecologiche provinciali non includono altri nodi. La scarsità di segnalazioni di presenza di specie guida e la relativa ridotta dimensione delle aree di maggior idoneità potenziale di vegetazione non ha permesso di modificare tale risultato e pertanto non sono state individuate ulteriori aree di elevata biodiversità che potessero svolgere la funzione ecologica di nodo. L’area di maggior estensione, rappresentata dai boschi a dominanza di castagno e di cerro del Poggio di Firenze, non ha le caratteristiche ecologiche (capacità di autosostenersi, funzione di serbatoio di specie e materia per le aree circostanti) per essere classificata come nodo. 10 5. ZONE CUSCINETTO Le Reti ecologiche provinciali non individuano alcuna area di protezione o filtro (area cuscinetto) per i nodi fluviali dell’Arno. Per le Reti ecologiche del Comune di Rignano sull’Arno abbiamo ritenuto opportuno modificare tale cartografia, anche a seguito di ulteriori esperienze di individuazione di Reti ecologiche (vedi ad es. Castelli et al., 2011), che prevedono questa unità funzionale anche per i corsi d’acqua. L’individuazione delle zone cuscinetto è da considerarsi solo indicativa, in quanto basata unicamente su un parametro, la distanza entro la quale sono prevedibili significativi effetti negativi causati da fonti puntuali o diffuse di impatto. Non è stato pertanto tenuto conto della morfologia del territorio né delle singole realtà territoriali, per l’onerosità in termini di elaborazioni GIS e di ricerca di forme documentali in grado di supportare una più dettagliata perimetrazione di queste aree, con una metodologia “nodo-specifica”. In base al criterio sopra indicato, le zone cuscinetto o filtro si estendono su una fascia omogenea di 100 m esterna ai nodi dell’Arno. Poiché l’efficacia della funzione di protezione e di filtro dalle pressioni antropiche esterne al nodo è in relazione alle differenti tipologie di uso del suolo presenti all’interno della fascia individuata, sulle mappe finali delle Reti sono state evidenziate le principali “criticità” interne alle aree cuscinetto, rappresentate dalla presenza di aree urbane e industriali. 6. PRINCIPALI AREE DI COLLEGAMENTO ECOLOGICO, ESISTENTI O DA RIQUALIFICARE, E DIRETTRICI DI CONNESSIONE Sono state individuate differenti tipologie di area di collegamento ecologico, rappresentate da configurazioni spaziali di habitat (non necessariamente lineari o continui) che facilitano i movimenti, lo scambio genetico all’interno delle popolazioni e/o la continuità dei processi ecologici nel paesaggio: corridoi ecologici; nuclei di connessione (pietre da guado nelle Reti ecologiche provinciali); varchi di connessione (da conservare o da riqualificare); elementi residuale di connessione; area agricola di connessione secondaria; direttrici di connessione; passaggio faunistico. 6.1 Corridoi ecologici. Il territorio comunale è attraversato da corridoi ecologici di collegamento tra nodi boscati posti al di fuori del territorio comunale, ed in particolare dal corridoio che connette il nodo secondario boscato di Monte Giovi – Monte Senario con il nodo secondario boscato dei Monti del Chianti, e dal corridoio boscato che connette il nodo primario di Vallombrosa e Sant’Antonio ai due nodi precedenti. I corridoi boscati sono stati perimetrati più in dettaglio rispetto a quelli presenti nella Rete provinciale, utilizzando le tipologie di vegetazione forestale incluse interamente o parzialmente 11 nella fascia di collegamento di un chilometro. Tale fascia, puramente indicativa di direzioni connessione intraprovinciale, pertanto non compare più nella Rete comunale dei Boschi. Per la Rete dei Boschi sono stati individuati anche corridoi comunali, ambiti forestali (per lo più attestati su fondivalle fluviali) che svolgono funzioni di collegamento ecologico principalmente a livello comunale. Nella Rete di Corsi d’acqua sono presenti corridoi fluviali continui lungo due brevi tratti del corso dell’Arno, lungo un tratto intermedio e il tratto finale del fosso del Selceto, lungo il tratto terminale del fosso di Castiglionchio e due tratti a monte. Corridoi potenziali da riqualificare sono presenti lungo quattro tratti dell’Arno e del fosso del Selceto. Tratti fluviali che vedono probabilmente interrotte le loro funzioni di collegamento ecologico sono presenti sull’Arno a monte dell’abitato di Rignano, lungo il fosso di Troghi fino a Cellai, lungo un tratto de fosso delle Formiche e lungo tre tratti del fosso di Castiglionchio. La ridotta presenza numerica e la frammentazione delle Aree Aperte e degli Arbusteti di maggior valore e l’assenza di Zone Umide di importanza naturalistica permette di confermare l’assenza di corridoi ecologici per queste tipologie. È utile specificare che per queste tipologie ambientali la presenza di corridoi ecologici di connessione tra i nodi pare essere ininfluente o controproducente, se in assenza di altre unità di connessione sufficientemente distribuite. Le specie legate alle Aree aperte in Italia sono ad esempio adattate da millenni a vivere in ambienti aperti discontinui, in assenza di vaste steppe presenti nel centro Europa o in Africa: risulta pertanto ecologicamente più idoneo prevedere aree estese con efficienti collegamenti discontinui (nuclei di connessione di idonea dimensione, varchi di connessione) piuttosto che corridoi lineari all’interno di matrici territoriali non idonee. L’abbandono delle colture, fenomeno particolarmente sensibile in ambito collinare e montano, ha inoltre portato all’incremento degli Arbusteti, ambienti “di transizione ecologica”, a seguito della colonizzazione dei terreni coltivati da parte della vegetazione spontanea; queste tipologie di vegetazione sono in generale diffuse ed in espansione a livello non solo comunale e le specie ad esse legate non hanno bisogno di collegamenti continui. Anche gran parte delle specie di flora e di fauna legate alle Zone umide sfrutta prevalentemente collegamenti discontinui. Gli unici corridoi continui funzionalmente efficaci per alcune specie guida sono quelli delle rete idrografica, ma la lontananza dai nodi provinciali, posti molto più ad ovest (Piana fiorentina e Padule di Fucecchio), esclude il territorio comunale e in particolare il tratto dell’Arno che vi ricade, da funzioni di collegamento tra i nodi della Rete provinciale delle Zone umide. 6.2 Nuclei di connessione. Sulla base della mappa della vegetazione e delle fotoaeree, sono state individuate in maniera più esatta le analoghe unità funzionali (pietre da guado) delle Reti provinciali delle aree aperte e degli arbusteti, in particolare quelle “indicative”. A seguito di questo processo di revisione e di analisi, è stata esclusa una pietra da guado provinciale della Rete degli arbusteti, per mancata corrispondenza con la vegetazione reale, ed un’altra pietra da guado, della medesima Rete, è stata fortemente ridotta. Oltre ai nuclei di connessione provinciali, sono stati individuati anche nuclei di connessione comunali. Per l’individuazione di tali nuclei di connessione sono stati utilizzati metodi più oggettivi possibili, al fine di rendere omogeneo fra le differenti tipologie ambientali il criterio di individuazione di 12 queste unità e di limitare al massimo la soggettività dell’individuazione. Per la loro individuazione, è stato adottato un unico criterio di suddivisione del territorio in base all’idoneità potenziale; le aree potenzialmente idonee sono state selezionate per la validità ecologica e per l’ampiezza delle tipologie di uso del suolo. La metodologia è stata adattata alle differenti caratteristiche ecologiche delle tipologie ambientali: 1. Boschi. Sono stati selezionati tutti poligoni forestali esterni ai corridoi, con una superficie uguale o superiore a 5 ettari; quando poligoni di boschi idonei erano separati ma assai vicini tra loro (entro 6 m) sono stati considerati un unico poligono. 2. Aree aperte. Sono stati selezionati i poligoni di prati, pascoli, incolti e occupati da colture agrarie con spazi naturali importanti, esterni ai nuclei di connessione secondaria, con una superficie uguale o inferiore a 5 ettari. 3. Arbusteti. Sono stati selezionati tutti i poligoni arbustati con una superficie uguale o inferiore a 10 ettari (anche derivanti dalla somma di tipi idonei diversi ma contigui) e superiori a 2 ettari. 6.3 Varco di connessione (da conservare o da riqualificare). Sono stati individuati e perimetrati quattro ambiti territoriali che svolgono una strategica funzione di connessione in quanto situati in una matrice ambientale con forti elementi di pressione (centri urbani, assi stradali e/o autostradali o ferroviari). Sono stati individuati quattro varchi da conservare per le specie forestali: 1. nei pressi di San Donato in Collina, in corrispondenza del tratto autostradale in galleria e del fosso di Gamberaia; 2. tra gli abitati di Troghi e di Cellai, in corrispondenza di due sovrapassi autostradali di strade secondarie sterrate e di una soluzione di continuità dell’edificato; 3. delle Valli (lungo il fosso del Massone), in corrispondenza del tratto autostradale su viadotto. 4. a sud di Rignano, nei pressi di Torre dell’Isola, in corrispondenza di una soluzione di continuità dell’edificato e di un sottopasso ferroviario. La perimetrazione di tali varchi ha seguito criteri soggettivi, tesi comunque a includere il più oggettivamente possibile tutte le aree necessarie al mantenimento delle funzioni di connessione; per facilitare l’applicazione di norme, i limiti di questi ambiti hanno seguito discontinuità di vegetazione. Nelle mappe i varchi di connessione sono stati evidenziati con apposita simbologia, a simboleggiare le direttrici di connessione utilizzate con molta probabilità da molte specie animali e vegetali. 6.5 Elemento residuale di connessione. Sono state individuate tutte le aree naturali di piccole dimensioni, in grado di svolgere funzioni di connessione, seppur in modo non ottimale. Anche boschi sotto 5 ettari Gli arbusteti isolati e con dimensioni inferiori a 2 ha sono stati individuati come. La loro individuazione è stata realizzata durante il processo di selezione dei nuclei di connessione (punto 6.2), in base all’idoneità potenziale. Una volta individuate le aree potenzialmente idonee per validità ecologica e per ampiezza, tutte le aree non selezionate come nucleo di connessione sono state attribuite alla presente unità funzionale. In particolare sono elementi residuali di connessione tutte le aree aperte semi-naturali e tutti i boschi esterni ai corridoi e ai nuclei di connessione con una superficie inferiore a 5 ettari (Rete dei boschi e delle aree aperte) e tutti gli arbusteti isolati e con dimensioni inferiori a 2 ha (rete degli arbusteti). 13 6.6 Area agricola di connessione secondaria. L’unità comprende differenti tipologie ambientali semi-artificiali che, pur non essendo “idonee” ad ospitare un significativo numero di specie guida, possiedono una permeabilità medio-alta o alta per le specie delle aree aperte o dei boschi, tale da fare svolgere a queste aree una funzione di connessione secondaria, complementare e di supporto a quella svolta dalle altre aree di collegamento ecologico. Le tipologie ambientali che costituiscono l’unità sono: per le specie delle aree aperte: i seminativi semplici, gli oliveti, i frutteti, i vigneti, le colture temporanee associate a colture permanenti, i sistemi colturali e particellari complessi; per le specie dei boschi: arboricoltura da legno (pioppete, nocete, ecc.). Gli oliveti svolgono anche una funzione connettiva di supporto per la Rete degli arbusteti. 6.7 Direttrici di connessione. In corrispondenza dei corridoi boscati e fluviali sono state evidenziate con apposita simbologia (frecce bidirezionali a contorno nero continuo) le direttrici di connessione con tipologie ambientali extracomunali. Le principali discontinuità da frammentazione interne ai corridoi sono state evidenziate con analoga simbologia (frecce bidirezionali a contorno nero tratteggiato). 7. FATTORI DI FRAMMENTAZIONE ECOLOGICA Per una corretta definizione del livello di frammentazione dei sistemi ecologici e dei fattori che limitano la presenza delle specie guida, è stata presa in esame la distribuzione attuale delle tipologie vegetazionali e le trasformazioni del territorio comunale avvenute negli ultimi decenni. Sono stati inoltre individuati gli elementi lineari e diffusi esistenti che possono costituire per la loro ridotta permeabilità un ostacolo (effetto barriera) allo scambio di individui e di materia all’interno delle tipologie ambientali oppure alla riqualificazione degli attuali corridoi ecologici. Una discontinuità fisica è costituita dal gradiente climatico subumido-umido del Poggio di Firenze, in particolare per gli arbusteti a ginestrone e eriche e per i boschi a dominanza di castagno. Per tutte le tipologie, il fiume Arno rappresenta una discontinuità biologica lineare. I centri urbani ed industriali rappresentano barriere antropiche diffuse, per tutte le tipologie; i tratti ferroviari e il reticolo stradale a maggior scorrimento, ed in particolare l’autostrada A1, costituiscono barriere antropica lineare per tutti i tipi ambientali. L’effetto di frammentazione differisce non solo in base alle specie o ai gruppi biologici considerati, oppure in base al fattore di frammentazione considerato, ma anche secondo la scala territoriale presa in esame. Per specie in grado di muoversi su ampie superfici, come gli uccelli o alcune piante (grazie a disseminazione anemofila), l’effetto barriera è minore a scala provinciale o regionale, maggiore a scala comunale o subcomunale; per specie poco mobili (anfibi, alcune piante bulbifere) gli effetti sono sensibili a tutte le scale considerate. Le discontinuità antropiche infine, soprattutto se estese (ad es. aree urbanizzate), hanno un effetto di frammentazione ben maggiore delle discontinuità biologiche e, ancor più, di quelle climatiche. 14 8. CARTA DELLE RETI ECOLOGICHE Le risultanze di questo processo di analisi sono confluite nella Carta delle Reti ecologiche, (tavola 4.4), che ha restituito in forma grafica le differenti unità funzionali individuate. Dalla lettura di tale carta è possibile sintetizzare le seguenti conclusioni sulla struttura delle Reti ecologiche per le differenti tipologie ambientali esaminate. Boschi Struttura e Frammentazione: tipologia con una soddisfacente distribuzione continua all’interno del quadrante comunale centro-occidentale ed in particolare nelle porzioni alto-collinari e con una distribuzione ridotta all’interno delle restanti porzioni comunali, dove risulta localizzata lungo i corsi d’acqua (fossi di Castiglionchio, delle Formiche, dell’Albiera, di Verrazzano, di Ischieto, di Roniacale) e frammentata altrove, con il nucleo di maggor estensione tra Rosano e Terenzano, distribuito in parte lungo i fossi di Ricciofani e dell’Avello. Fattori limitanti: governo del bosco (ceduazione), presenza o aumento della diffusione di specie esotiche (robinia Robinia pseudacacia, Ailanto Ailanthus altissima), assenza di interventi di selvicoltura naturalistica nei boschi di latifoglie e nei rimboschimenti di conifere. Rapporti con l’area vasta: continuità forestale verso ovest (Monte Cucco, versanti occidentali del Poggio di Firenze e nord-orientali di Poggio Alberaccio) e verso sud (Monti del Chianti); verso est il corso e la stretta pianura alluvionale dell’Arno separano i frammentati boschi a nord di Rignano dai rilievi boscati in destra idrografica e dalle più estese formazioni boscate delle pendici occidentali del Pratomagno. Collegamenti ecologici continui (corridoi): I complessi boscati più estesi, nella porzione centrooccidentale, sono stati individuati come aree di collegamento ecologico tra i nodi provinciali dei Monti del Chianti e quello di Monte Giovi – Monte Senario. I boschi del territorio comunale fungono da collegamento, seppur discontinuo, anche con le foreste di Vallombrosa (nodo primario provinciale). Corsi d’acqua Struttura e Frammentazione: nel territorio comunale ricade un tratto del corso dell’Arno in buone condizioni ecologiche complessive. In particolare è presente l’unico nodo primario di tutto il corso provinciale dell’Arno, un ampio nodo secondario e un nodo potenziale, seppure siano presenti anche tratti con arginature artificiali, che interrompono il collegamento con l’ambiente circostante. Il sistema fluviale interno è discretamente caratterizzato, soprattutto a ovest con il sistema fosso di Troghi-fosso delle Formiche-fosso del Selceto, in cui ricadono due nodi potenziali, e a nord con quello fosso di Castiglionchio-fosso del Molinuzzo, entrambi bene anastomosati; corsi d’acqua di minor portata e lunghezza sono affluenti in sinistra idrografica dell’Arno. I corsi d’acqua scorrono quasi tutti, ad eccezione dell’alto corso dei fossi di Troghi e di Castiglionchio, in una matrice agraria; i corsi d’acqua della zona del 15 capoluogo sono separati dal corso dell’Arno da discontinuità antropica lineare (strade) e diffusa (area urbane e commerciale). Fattori limitanti: discontinuità o assenza della vegetazione ripariale, inquinamento delle acque, presenza di specie animali e vegetali aliene, artificializzazione degli argini, captazioni idriche. Rapporti con l’area vasta: il fiume Arno è in evidente collegamento con i tratti a monte (Valdarno e Valdisieve) e a valle (piana fiorentina) e con i relativi affluenti; tutti gli altri corsi d’acqua defluisco in Arno direttamente. Zone aperte Frammentazione: le aree aperte naturali e seminaturali (prati, pascoli, praterie arbustate, incolti) sono molto frammentate e di ridotte dimensioni. All’estremità settentrionale del territorio comunale sono presenti due nuclei di connessione provinciali, individuati per presenza di specie di guida più che per l’idoneità delle tipologie vegetazionali (colture agrarie); le aree coltivate (colture erbacee ed arboree) costituiscono una matrice di connessione secondaria per tutte le specie guida e, parimenti, elemento di discontinuità biologica per le unità funzionali di maggior valore; le aree boscate centro-occidentali rappresentato un elemento di discontinuità biologica diffusa per le specie legate alle aree aperte. Fattori limitanti: abbandono dell’attività agricola, ristrutturazione di edifici rurali. Rapporti con l’area vasta: i seminativi della piana di Rosano e quelli del settore meridionale sono in continuità ambientale con analoghe colture rispettivamente del territorio comunale di Bagno a Ripoli e di Greve; gli oliveti della porzione comunale occidentale sono in continuità ambientale con analoghe colture del territorio comunale di Bagno a Ripoli. Il corso dell’Arno e i centri urbani e commerciali separano le aree aperte comunali dalle colture erbacee ed arboree del Comune di Reggello. Arbusteti Frammentazione: il sistema si presenta molto frammentato. Le superfici più estese di arbusteti, a dominanza di ginestrone e di eriche, sono presenti sul Poggio di Firenze (nucleo di connessione provinciale); due altri nuclei provinciali, di arbusteti a dominanza di prugnolo e di rovi, sono presenti a nord di Rignano e sulle pendici orientali di Poggio Alberaccio; la matrice agraria e le formazioni boscate costituiscono le principali discontinuità biologiche. Fattori limitanti: gli arbusteti a dominanza di ginestrone e di eriche sono minacciati dalle ridotte dimensioni e dall’isolamento dei popolamenti animali e vegetali; l’evoluzione naturale (ingresso e dominanza di specie arboree) è un fattore limitante per tutti gli altri arbusteti, comunque in espansione nel territorio comunale e regionale. Rapporti con l’area vasta: gli arbusteti a ginestrone e eriche sono separati da una discontinuità biologica (boschi a dominanza di castagno o di querce) da analoghe formazioni, di minor estensione, sul versante occidentale del Poggio di Firenze (Bagno a Ripoli) e, a sud, di M. Masso e M. Muro (Greve). Gli arbusteti a dominanza di ginestra odorosa, di prugnolo e di rovi delle pendici di Poggio Alberaccio sono in continuità con analoghe formazioni estese sul crinale Poggio Alberaccio-Poggio san Romolo, nel territorio comunale di Bagno a Ripoli. 16 9. INDICAZIONE DELLE PRINCIPALI COLLEGAMENTO ECOLOGICO MISURE DI GESTIONE DELLE AREE DI Quest’ultima fase ha riguardato la verifica dei rapporti ecologici tra le aree di spiccata valenza naturalistico-ambientale (nodi, corridoi, nuclei di connessione) e le aree a naturalità intermedia, e la definizione di uno scenario ecologico ideale, o di riferimento finale, del territorio comunale, al fine di assicurare una continuità ecologica all’interno del territorio comunale e tra questo sistema territoriale e l’intera area vasta. Scenario ecologico ideale o di riferimento finale In base alle analisi effettuate si può delineare un futuro scenario ambientale di riferimento, che veda almeno in parte superati gli elementi di criticità emersi dalle fasi analitiche e riesca a conservare e a incrementare le risorse naturali esistenti. All’interno di tale scenario “i rilievi del Poggio di Firenze e di Montecucco sono coperti da dense formazioni boscate d’alto fusto, a dominanza di latifoglie, governate secondo i principi della selvicoltura naturalistica. Sul crinale tra il Poggio di Firenze e il Poggio di Casalmonte è presente una brughiera continua a ginestrone ed eriche. Lungo le rive dei principali corsi d’acqua è presente una fascia continua di vegetazione ripariale, ampia una decina di metri. Le formazioni boscate si interrompono nella fascia pedecollinare, dove sono sostituite da un agroecosistema formato da colture arboree (a prevalenza di oliveti non specializzati), da seminativi e da prati pascolati, condotti prevalentemente con metodi biologici, biodinamici o integrati; gli appezzamenti sono separati da elementi vegetali lineari (siepi, alberature), così come l’ecotono bosco-area agricola è segnato da una fascia di vegetazione arbustiva. Sparsi nel tessuto agricolo sono presenti boschetti, pozze e piccoli invasi semi-naturali, contornati da una fascia esterna, discontinua, arborea. Lungo il tratto comunale dell’Autostrada del Sole sono presenti tre varchi di connessione formati da alberature a macchie, da aree prative seminaturali e da oliveti.” Si è proceduto quindi a determinare la fattibilità, almeno teorica, della: 1. 2. 3. 4. 5. diminuzione della frammentazione delle zone aperte (incolti, prati) di più alto valore ecologico; riqualificazione di alcune aree agricole; riqualificazione dei corridoi ecologici fluviali di bassa funzionalità ecologica; conservazione attiva degli arbusteti del Poggio di Firenze conservazione attiva dei complessi boscati di maggior valore ecologico. Il processo analitico sintetizzato nella presente relazione e la relativa cartografia di sintesi consentono di individuare alcune principali linee di interventi di deframmentazione, meritevoli di progettazione nel territorio comunale e nell’intera area vasta, di seguito sintetizzate. 17 Aree boscate Miglioramento del valore ecologico delle formazioni boscate collinari e alto-collinari, favorendo l’ingresso di latifoglie nei boschi a prevalenza di conifere, avviando all’alto fusto i boschi cedui delle stazioni più fertili e quelli invecchiati, incrementando la presenza di alberi da frutto. Fiumi e torrenti Ricostituzione delle formazioni arboree ed arbustive ripariali degradate o scomparse dei medi e bassi corsi fluviali, privilegiando le latifoglie di maggior pregio (ontano nero, salici, pioppo bianco) a scapito di specie esotiche (robinia, ailanto). L’ampiezza minima di tale fascia arbustiva e arborea è di 6 metri, ma è auspicabile ottenere, almeno localmente, fasce di ampiezza uguale o superiore a 10 metri. Zone aperte Conversione di almeno una parte significativa delle produzioni agricole tradizionali a forme di produzione biologica , biodinamica o integrata, favorendo forme di conduzione agricola a prati falciati e il rilascio di terreni a riposo colturale, in particolare nei sistemi agricoli dell’ansa dell’Arno a Meleto e attorno a Le Corti e a San Martino, per creare le condizioni ecologiche ottimali all’incremento delle popolazioni delle specie ombrello e per diminuire il grado di frammentazione delle aree agricole di maggior valore naturalistico e paesaggistico. In questo sistema è necessario progettare interventi di riqualificazione ecologico-funzionale per altre tipologie, tramite l’incremento di siepi e altri elementi arbustivi e arborei lineari e attraverso la creazione di pozze e altri piccoli invasi. Arbusteti Mantenimento ed incremento delle attuali superfici a ginestrone ed eriche tra il Poggio di Firenze e il Poggio di Casalmonte tramite tagli selettivi dei nuclei e degli esemplari arborei di maggior dimensione. 18 COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO PIANO STRUTTURALE QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO ANALISI DEI CARATTERI NATURALI 4.6.5 BIBLIOGRAFIA Aprile 2013 (fonti bibliografiche 2011) Raggruppamento Temporaneo d’Imprese: NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI Gruppo di lavoro: Michele Giunti Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica) Cristina Castelli Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS) Alberto Chiti Batelli Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche) Linda Colligiani Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS) Barbara Lastrucci Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS) 1 USO DEL SUOLO E VEGETAZIONE ANGIOLINI, C., FOGGI, B., VICIANI, D., GABELLINI, A., 2007 - Acidophytic shrublands in the northwest of the Italian peninsula: Ecology, chorology and syntaxonomy. Plant Biosystems, 141, 2: 134 – 163. ARRIGONI P.V., 1998 - La vegetazione forestale. Boschi e macchie di Toscana. Regione Toscana, Giunta Regionale. Edizioni Regione Toscana, Firenze. ARRIGONI P.V., MENICAGLI E., 1999 - Carta della vegetazione forestale. Boschi e macchie di Toscana. Regione Toscana, Giunta Regionale. S.EL.CA., Edizioni Regione Toscana, Firenze. ARRIGONI P.V., NARDI E., 1975 - Documenti per la carta della vegetazione del Monte Amiata. Webbia, 29: 717 - 785. BRAUN-BLANQUET J., 1932 - Plant sociology. Mc Graw Hill, New York and London. CASINI S., CHIARUCCI A. & DE DOMINICIS V., 1994 - Phytosociology and ecology of the Chianti woodlands. Fitosociologia 29. CHITI BATELLI A., 2003A (INED.) - ANPIL Antella – Fontesanta. 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