RsA_PS_QC_4.6 Aspetti naturalistici

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RsA_PS_QC_4.6 Aspetti naturalistici
COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO
PIANO STRUTTURALE
QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO
ANALISI DEI CARATTERI NATURALI
4.6.1 USO DEL SUOLO
RELAZIONE FINALE
Aprile 2013 (rilievi 2011)
Raggruppamento Temporaneo d’Imprese:
NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI
Gruppo di lavoro:
Michele Giunti
Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica)
Cristina Castelli
Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS)
Alberto Chiti Batelli
Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche)
Linda Colligiani
Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS)
Barbara Lastrucci
Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS)
1.
LA CARTOGRAFIA DELL'USO DEL SUOLO
La mappa dell’uso del suolo del territorio comunale di Rignano sull’Arno, in scala 1:10.000, è stata
elaborata a partire dai files georiferiti della recente cartografia dell’uso del suolo provinciale (20092010). Come base topografica sono stati utilizzati i vettoriali della Carta Tecnica Regionale.
Tale cartografia, che possiede un’ottima precisione di restituzione dei confini dei differenti tipi di
uso del suolo, è stata revisionata soprattutto nell’attribuzione dei tipi forestali e, in parte, anche dei
tipi extrasilvatici.
La revisione si è articolata in due fasi: fotointerpretazione di immagini aeree e sopralluoghi in
campo. Inizialmente è stata effettuata una interpretazione di fotogrammi aerei a colori (anni 2007 e
2010), raddrizzati e georiferiti. Purtroppo la qualità delle immagini è risultata non ottimale: le foto
del 2010 perdono molti dettagli ad elevati ingrandimenti, oltre ad avere in molte aree una tonalità
meno contrastata che altera la percezione dei colori. La scarsa nitidezza delle foto del 2007 e la loro
ripresa in periodo di inizio primavera determinano l’impossibilità di interpretare la copertura
forestale di latifoglie presenti sopra i 400-500 m (per assenza di chiome) e rendono difficile
interpretare correttamente le formazioni boscate a quote inferiori ma possiedono il vantaggio di
permettere l’efficace distinzione della presenza di sempreverdi (conifere, lecci) e quella degli
uliceti, in fioritura. Il confronto fra le due foto ha inoltre permesso di riconoscere con certezza le
aree percorse da tagli di governo dei boschi.
Il processo tecnico di elaborazione della carta è passato attraverso la revisione dello “strato”
vettoriale di poligoni della cartografia provinciale, sulla base dell’interpretazione delle foto aeree,
che ha consentito di distinguere in molti casi fra boschi di latifoglie, boschi di conifere e boschi
misti di latifoglie e conifere e di individuare unità extrasilvatiche di uso del suolo differenti da
quelle attribuite dalla cartografia provinciale. Allo strato vettoriale è stato quindi associato un
database che contiene le informazioni riguardanti la tipologia assegnata ad ogni poligono (codice di
uso del suolo e nome della categoria) e la superficie in ettari. Tutto il lavoro in studio è stato
eseguito in ambiente GIS (ArcGis 9.1 e 10).
Una volta redatta una prima bozza cartografica, si è proceduto ad un suo collaudo in campo. Tale
verifica ha permesso di affinare la tecnica di fotointerpretazione, correggere gli errori di
valutazione, attribuire le corrette tipologie di uso del suolo ai poligoni che non era stato possibile
fotointerpretare in studio.
La successiva restituzione cartografica dei risultati dei sopralluoghi e la fotointerpretazione
conclusiva hanno portato all’elaborazione della cartografia dell’uso del suolo aggiornata alla
situazione attuale (luglio 2011).
La legenda adottata (tab. 1) è stata elaborata sulla base di quella della cartografia provinciale e del
progetto CORINE Land Cover III livello (European Commission, 1997; European Environment
Agency, 2002), ma si discosta da questa per approfondimenti su alcune tipologie, soprattutto quelle
forestali e arbustate.
2
Tabella 1 - Tipologie di uso del suolo presenti nel territorio comunale.
Codice
Descrizione
111
Zone residenziali a tessuto continuo
112
Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado
121
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati
122
Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche
131
Aree estrattive
133
Cantieri
141
Aree verdi urbane
142
Aree ricreative e sportive
211
Seminativi in aree non irrigue
221
Vigneti
222
Frutteti e frutti minori
223
Oliveti
224
Arboricoltura da legno
231
Prati stabili (foraggere permanenti)
241
Colture temporanee associate a colture permanenti
242
Sistemi colturali e particellari complessi
243
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti
244
Elemento arboreo/arbustivo lineare o piccola superfice boscata (< 0.2 ha) di specie autoctone
249
Incolti
311
Boschi di latifoglie
312
Boschi di conifere
313
Boschi misti di conifere e latifoglie
321
Aree a pascolo naturale e praterie
322
Brughiere e cespuglieti
324
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione
333
Aree con vegetazione rada
511
Corsi d'acqua
512
Bacini d'acqua
Di seguito forniamo specificazioni solamente su alcune tipologie di uso del suolo.
Zone residenziali a tessuto continuo (cod. 111): comprende il capoluogo e gli abitati di Rosano,
Volognano, Torri, Bombone, Le Corti, Troghi, Cellai, San Donato in Collina.
Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado (cod. 112): comprende le case sparse, le case
coloniche dei poderi, con le rispettive pertinenze circostanti l'edificato (aie, piazzali, cortili,
parcheggi, giardini e orti recintati).
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati (cod. 121): le maggiori estensioni
sono presenti a Pian dell’Isola e, secondariamente, a Rosano; sono inoltre presenti poche altre
aree, isolate, di minor estensione.
Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche (cod. 122): la carta dell’uso del suolo
provinciale comprende in un unico poligono tutta la rete stradale e ferroviaria, compresa la rete
3
delle strade poderali e dei sentieri. La sede autostradale è stata successivamente da noi separata
in un poligono a sé stante, ma la corretta restituzione dell’intera rete stradale, per la complessità
dell’operazione, esula dai compiti di questa parte analitica.
Aree estrattive (cod. 131): l’unica area estrattiva è quella, ormai abbandonata, presente nella cava
Bruschi, a monte del capoluogo. Altre aree individuate sono esterne al confine comunale.
Aree verdi urbane (cod. 141): sono presenti solo due aree, una a Rignano e una nel Monastero di
Santa Maria a Rosano.
Aree ricreative e sportive (cod. 142): presenti a valle di Rignano, a Meleto (pista per cavalli), a
Troghi, a Torre Giulia.
Colture temporanee associate a colture permanenti (cod. 241): seminativo associato a vigneto,
frutteto od oliveto; la copertura della coltura permamente insiste su almeno il 10% della
superficie.
Sistemi colturali e particellari complessi (cod. 242): mosaico di appezzamenti singolarmente non
cartografabili, con varie colture temporanee, prati stabili e colture permanenti, occupanti
ciascuna meno del 75% della superficie totale.
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti
(cod. 243): Le colture agrarie occupano più del 25% e meno del 75% della superficie totale del
poligono, le restanti porzioni (a percentuali invertite) sono occupate da boschi o arbusteti.
Elemento arboreo/arbustivo lineare o piccola superficie boscata (< 0.2 ha) di specie autoctone
(cod. 244): siepi di specie prevalentemente autoctone, con estensione continua e di lunghezza
non inferiore a 50 metri e larghezza tra 5 e 20 metri.
Incolti (cod. 249): terreno agricolo non utilizzato in tempi recenti, neppure per il pascolo, in cui il
processo di naturalizzazione è limitato a specie erbacee ruderali e/o ad arbusti sparsi (< 40% di
corpertura).
Boschi di latifoglie (cod. 311): comprende boschi a dominanza di castagno, di querce (roverella,
cerro, leccio), di carpino nero, di pioppi e salici, di ontano nero, di robinia.
Boschi di conifere (cod. 312): comprende pinete a dominanza di pino marittimo o di pino
domestico, cipressete, rimboschimenti di douglasia o di cedro dell’Atlante.
Brughiere e cespuglieti (cod. 322): comprende le brughiere a ginestrone ed eriche, derivanti dalla
degradazione dei boschi per effetto di pascolo intenso o incendi.
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione (cod. 324): comprende gli arbusteti di
colonizzazione di ex coltivi, a dominanza di prugnolo, ginestra odorosa, rosa canina, ginepro
comune, ecc.,
Corsi d'acqua (cod. 511): comprende il tratto comunale del fiume Arno e i fossi delle Formiche e
del Selceto
Bacini d'acqua (cod. 512): sono compresi sei piccoli invasi artificiali ad uso irriguo o di pesca
sportiva.
4
2.
ANALISI E VALUTAZIONE DEI DATI
La mappa dell’uso del suolo comunale è costituita da 2.456 poligoni che coprono una superficie
complessiva di 5.426 ettari. L'ampiezza mediana dei poligoni è pari a 0,61 ettari. Tali valori sono
determinati principalmente dall’articolazione delle rete stradale, così come è stata riportata nella
carta dell’uso del suolo provinciale, in quanto comprende in un unico poligono, come già accennato,
anche la rete delle strade poderali e dei sentieri, frammentando notevolmente la restituzione
cartografica. La corretta restituzione della rete stradale, per la complessità dell’operazione, esula dai
compiti di questa parte analitica. Va sottolineato comunque il dettaglio fotointerpretativo, espresso
soprattutto nella corretta individuazione degli arbusteti e delle tipologie agrarie.
Dalla distribuzione delle superfici nelle varie tipologie (tabella 2) emerge il carattere rurale del
territorio comunale: le aree naturali (boschi, arbusteti) e semi-naturali (prati da sfalcio, colture
erbacee ed arboree) occupano l’89,4% della superficie comunale (figura 1). Le aree urbanizzate
(centri urbani, borghi, aree industriali, strade) occupano il 10,6% della superficie comunale; dalla
lettura della tabella 2 emerge il valore della superficie occupata dal tessuto urbano discontinuo
(edifici sparsi nella matrice agricola) che risulta piuttosto elevato (194 ha) e superiore a quello
relativo ai centri urbani propriamente detti.
Come già accennato, il dato della superficie occupata dalle infrastrutture viarie, considerevole in
rapporto alla superficie comunale (3,6%), è fuorviante, in quanto comprende anche la rete delle
strade poderali e dei sentieri, con larghezze che in molti casi vanno a comprendere altri terreni,
occupati in realtà da colture agrarie, da boschi e da arbusteti. Se si eccettuano l’autostrada A1 e le
strade provinciali, la rete stradale ha uno sviluppo medio basso (41,1 km, in rapporto a quello di
Comuni limitrofi (ad es. Bagno a Ripoli 82,5 km), in particolare per le strade di grande scorrimento.
Notevole l’estensione delle tipologie forestali, che coprono il 40,9% del territorio (2.219,9 ha). I
boschi sono in gran parte (37,0%) formati da latifoglie a dominanza di querce (roverella, cerro) e,
solo a quote superiori ai 400-500 m, di castagno; secondariamente sono presenti boschi misti di
latifoglie e conifere (3,3%), rappresentate dal pino marittimo e, in modo molto più localizzato, da
cipresso e da pino domestico; rari e localizzati i boschi di conifere (27,8 ettari), rappresentate da
pinete di pino marittimo o di pino domestico.
Significativo, anche per le implicazioni economiche e paesaggistiche, lo sviluppo di oliveti e
vigneti, che coprono insieme oltre il 21% del territorio (1.167,7 ha), e quello delle colture erbacee,
costituite da seminativi (grano, girasole, foraggere), che coprono il 12,0% del territorio (650,1 ha).
Gli arbusteti coprono 270,8 ettari (5,0%) e sono rappresentati da arbusteti di colonizzazione su ex
colture (a dominanza di prugnolo, rovo e ginestra odorosa); di importanza ecologica e biogeografica
la presenza di 35 ettari di uliceti, sul Poggio di Firenze.
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Figura 1 – Macrocategorie di usi del suolo e percentuali di copertura del territorio comunale
Tabella 2 - Categorie di uso del suolo nel Comune di Rignano sull’Arno, superfici relative e percentuali di
copertura, in ordine decrescente di copertura.
Area
Codice
1
Descrizione
(ha)
(%)
2.007,92
37,00
311
Boschi di latifoglie
223
Oliveti
694,93
12,81
211
Seminativi in aree non irrigue
650,07
11,98
221
Vigneti
472,74
8,71
241
Colture temporanee associate a colture permanenti
303,16
5,59
324
Aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione
238,09
4,39
112
Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado
191,33
3,53
1
122
Reti stradali, ferroviarie e infrastrutture tecniche
188,92
3,48
313
Boschi misti di conifere e latifoglie
178,77
3,29
231
Prati stabili (foraggere permanenti)
118,87
2,19
111
Zone residenziali a tessuto continuo
113,16
2,09
121
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati
40,55
0,75
511
Corsi d'acqua
39,00
0,72
322
Brughiere e cespuglieti
32,73
0,60
243
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti
29,86
0,55
L’estensione della rete stradale senza la viabilità minore e il tracciato ferroviario, comprendente pertanto solo
l’autostrada e le strade provinciali, risulta di 57,1 ha, pari allo 0,9% del territorio comunale.
6
Area
Codice
Descrizione
(ha)
(%)
312
Boschi di conifere
27,77
0,51
142
Aree ricreative e sportive
23,97
0,44
242
Sistemi colturali e particellari complessi
20,63
0,38
222
Frutteti e frutti minori
14,35
0,26
133
Cantieri
7,68
0,14
333
Aree con vegetazione rada
6,74
0,12
244
Elemento arboreo/arbustivo lineare o piccola superficie boscata (< 0.2 ha) di specie autoctone
5,45
0,10
131
Aree estrattive
4,94
0,09
249
Incolti
4,21
0,08
141
Aree verdi urbane
3,91
0,07
512
Bacini d'acqua
2,83
0,05
321
Aree a pascolo naturale e praterie
2,63
0,05
224
Arboricoltura da legno
1,06
0,02
7
Figura 2 – Superfici e ripartizione percentuale cumulata delle tipologie di uso del suolo, in ordine decrescente di frequenza.
2500,00
100
2000,00
80
superficie (ha)
% cumulata
1500,00
60
1000,00
40
500,00
20
0,00
0
311
223
211
221
241
324
112
122
313
231
111
121
511
322
243
312
142
242
222
133
333
244
131
249
141
512
321
224
8
La Figura 2, costruita sui dati della tabella 2, mostra la ripartizione in ordine decrescente della
superficie delle varie tipologie di uso del suolo (indicate dai codici CORINE Land Cover) e la
ripartizione della copertura percentuale cumulata (linea curva blu). Tale curva “fotografa” il
paesaggio del territorio comunale, permettendo di fornire informazioni sintetiche sulla diversità
degli usi del suolo a livello comunale. La curva mostra che alla copertura del 50% territorio
concorrono solo due tipologie, i boschi di latifoglie e gli oliveti; gran parte del territorio comunale
(80,5%) è costituito da sole 6 unità di uso del suolo: boschi di latifoglie, oliveti, seminativi in aree
non irrigue, vigneti, colture temporanee associate a colture permanenti, aree a vegetazione boschiva
ed arbustiva in evoluzione (arbusteti).
Raggruppando i dati di superficie e percentuali in base a quattro macrocategorie possono essere fatti
interessanti confronti. Il confronto con i dati provenienti dal progetto CORINE Land Cover del 2006
(tabella 3) premia la significativa minor urbanizzazione del territorio comunale di Rignano (2,3%)
rispetto alle medie provinciale (5,7%) e regionale (4,4); le aree agricole comunali, con quasi il 60%
di superficie secondo il CLC, sono di 15 punti percentuali sopra la media regionale. Interessanti
anche i confronti con dati più reali, provenienti dal presente studio, con gli analoghi dati medi di
due Comuni limitrofi dell’area metropolitana fiorentina, Bagno a Ripoli e Pontassieve, per i quali
sono disponibili recenti (2007 e 2002 rispettivamente) cartografie dell’uso in scala 1:10.000. L’uso
del suolo comunale è in linea con quello degli altri due Comuni (tabella 4): meno urbanizzato e più
boscato del territorio comunale di Bagno a Ripoli, risulta al contrario con una percentuale superiore
di aree urbanizzate e di aree agricole rispetto al terriorio comunale di Pontassieve.
Per rendere più realistici i dati comunali di Rignano e quindi i relativi confronti della tab.4, alle aree
urbanizzate sono state sommate solo le superfici occupate dalla ferrovia, dall’autostrada e dalle
strade provinciali. Al totale delle superfici e delle percentuali andrebbero pertanto aggiunti 131,8 ha
(pari al 2,4%) relativi al poligono della viabilità minore (vedi il primo paragrafo del cap.2), che
nella realtà comprende, in proporzioni sconosciute, la rete viaria minore (strade comunali, sentieri,
strade poderali), aree agricole e aree naturali (in prevalenza boschi).
Tabella 3 - Confronto tra macrocategorie di uso del suolo (CORINE Land Cover 2006, livello 1) del Comune di
Rignano sull’Arno, della provincia di Firenze e della Toscana.
Rignano
Tipologia
Prov. FI
Toscana
ha
%
%
%
124,6
2,3
5,7
4,4
Aree agricole, prati, incolti
3.227,5
59,5
43,6
44,9
Boschi, arbusteti, ed altre aree ad evoluzione naturale
2.074,2
38,2
50,2
50,0
-
-
0,3
0,4
Aree urbanizzate, strade principali
Corpi idrici
9
Tabella 4 - Confronto tra macrocategorie di uso del suolo di Rignano sull’Arno, di Bagno a Ripoli (2007) e di
Pontassieve (2002).
Rignano
Tipologia
Bagno a Ripoli
Pontassieve
ha
%
%
%
442,7
8,4
13,4
6,8
Aree agricole, prati, incolti
2.312,5
43,7
51,2
34,5
Boschi, arbusteti, ed altre aree ad evoluzione naturale
2.497,5
47,2
34,6
58,2
41,8
0,8
0,8
0,6
Aree urbanizzate, strade principali
Corpi idrici
10
COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO
PIANO STRUTTURALE
QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO
ANALISI DEI CARATTERI NATURALI
4.6.2 VEGETAZIONE
aprile 2013 (rilievi 2011)
Raggruppamento Temporaneo d’Imprese:
NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI
Gruppo di lavoro:
Michele Giunti
Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica)
Cristina Castelli
Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS)
Alberto Chiti Batelli
Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche)
Linda Colligiani
Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS)
Barbara Lastrucci
Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS)
Metodologia
La mappa della vegetazione del territorio comunale di Rignano sull’Arno, in scala 1:10.000, è stata
elaborata a partire dalla mappa dell’uso del suolo (tav. 4.1 vedi relazione tecnica).
Il procedimento ha avuto inizio con la raccolta e l’analisi della bibliografia esistente relativa alla
vegetazione del territorio indagato e/o di aree limitrofe, ed in particolare alla vegetazione del
territorio comunale di Rignano sull’Arno (Montelucci, 1943), alla vegetazione del territorio
comunale di Bagno a Ripoli (Chiti Batelli, 2003ab; Venturi, 2007), alla vegetazione del territorio
comunale di Pontassieve (Lombardi, 2002), alla vegetazione del Poggio di Firenze (Montelucci,
1971). Informazioni generali di riferimento per la caratterizzazione della vegetazione sono state
tratte anche da Arrigoni (1998) sulla vegetazione forestale toscana, da Mondino e Bernetti (1998)
sugli aspetti fisionomici della vegetazione forestale toscana e da Arrigoni e Menicagli (1999) per la
carta della vegetazione forestale della Toscana.
Successivamente, nel corso dei sopralluoghi per il collaudo in campo della prima bozza cartografica
dell’uso del suolo comunale, ad un elevato numero di poligoni della bozza cartografica sono state
attribuite appropriate tipologie di vegetazione. La successiva fase in studio ha permesso di attribuire
le tipologie di vegetazione ai restanti poligoni, sulla base dei sopralluoghi di collaudo in campo,
tramite fotointerpretazione di fotogrammi aerei a colori (anni 2007 e 2010), raddrizzati e georiferiti.
Tutto il lavoro in studio è stato eseguito in ambiente GIS (ArcGis 9.1 e 10).
Come specificato nella relazione relativa all’uso del suolo, la qualità delle immagini aeree
purtroppo è risultata non ottimale: le foto del 2010 perdono molti dettagli ad elevati ingrandimenti,
oltre ad avere in molte aree una tonalità meno contrastata che altera la percezione dei colori. La
scarsa nitidezza delle foto del 2007 e la loro ripresa in periodo di inizio primavera determinano
l’impossibilità di interpretare la copertura forestale di latifoglie presenti sopra i 400-500 m (per
assenza di chiome) e rendono difficile interpretare correttamente le formazioni boscate a quote
inferiori, ma possiedono il vantaggio di permettere l’efficace distinzione della presenza di
sempreverdi (conifere, lecci) e quella degli uliceti, in fioritura. Il confronto fra le due foto ha
permesso inoltre di riconoscere con certezza le aree percorse da tagli di governo dei boschi.
Per la restituzione cartografica delle informazioni raccolte, come ben espresso nella carta forestale
della Toscana (Regione Toscana, Direzione Generale dello Sviluppo Economico, 2008), poiché le
informazioni sulla vegetazione “sono più legate ad attività amministrative…che a studi di carattere
scientifico”, è stata utilizzata una legenda di natura tecnico-giuridica, basata cioè su quanto indicato
da leggi e regolamenti.
Per rispettare infatti quanto disposto dal Programma Forestale Regionale 2007-20111 al fine di
uniformare i documenti cartografici allegati agli strumenti di pianificazione territoriale, la
definizione delle tipologie di vegetazione forestale ha seguito quanto indicato nelle “Specifiche
tecniche regionali”2 e nel “Regolamento forestale della Toscana”3, entrambi basati sulla
1
Approvato con D.C.R. 13 dicembre 2006, n.125; le disposizioni citate sono contenute nel cap. 3.2.9.1.
Decreto n.3212 del 15 luglio 2008 “Specifiche tecniche per l’acquisizione in formato digitale dei dati geografici
tematici – La carta forestale della Toscana – L.R. 39/2000”.
3
D.P.G.R. 8 agosto 2003 n. 48/R “Regolamento forestale della Toscana”.
2
2
pubblicazione “I Tipi forestali” (Mondino e Bernetti, 1998) del secondo volume della collana
“Boschi e macchie di Toscana”. Rispetto a quanto indicato in questi documenti, nel database sono
presenti tre descrittori - classe di interesse forestale, categoria forestale, tipo forestale - cui sono
stati aggiunti anche i codici CORINE Land Cover (European Commission, 1997; European
Environment Agency, 2002), CORINE Biotopes (Commission of the European Communites, 1991)
e Natura 2000.
Come accennato, allo strato vettoriale è stato quindi associato un database che contiene le
informazioni riguardanti la tipologia assegnata ad ogni poligono e la superficie in ettari.
La restituzione cartografica finale ha portato all’elaborazione della cartografia della vegetazione
aggiornata alla situazione attuale (luglio 2011).
Tale cartografia, realizzata in scala 1:10.000, fornisce indicazioni fisionomico-strutturali relative
alle specie dominanti delle formazioni boschive seminaturali, delle formazioni arboree ed erbacee
riparie e delle varie forme di vegetazione arbustiva ed erbacea. Sono state inoltre distinte le
fondamentali tipologie colturali presenti: coltivazioni erbacee, coltivazioni arboree (frutteti e
vigneti) e oliveti.
Le unità di vegetazione individuate sono state classificate secondo la codifica europea CORINE
Biotopes (Commission of the European Communites, 1991) e sono state inquadrate dal punto di
vista fitosociologico (Braun-Blanquet, 1932).
3
Le tipologie vegetazionali
Nel territorio comunale di Rignano sull’Arno sono state individuate 48 differenti tipologie
vegetazionali, riportate nella Carta della vegetazione (Tav. 4.2) in scala 1:10.000, allegata alla
presente relazione. L’elenco completo di tutte le tipologie (comprendenti anche quelle non
vegetazionali) è riportato nella tabella sottostante:
Tab. 1 Tipi di vegetazione presenti nel territorio comunale
CODICE
CORINE
BIOTOPES
24.1\24.2
44.3
44.614\83.324\24.2
45.318
41.731
43.731
41.714
41.73
43.73
43.73
41.74
41.74
43.74
41.74
41.74
41.81
41.9
43.9
42.823
43.823
42.823
43.823
TIPO FORESTALE
43.731
83.3112
83.3113
83.312
83.312
83.324
84.1
31.81
32A
31.841
31.841
87.1
82.3
82.3
82.3
82.3
83.11
83.15\83.21\83.3
85.1
81
86.14
86.12
5.6
5.5
7.1
19
23.2
15
9.2
9.1
1.3
10.1
10.1.Cipresso
10.5
10.5
10.5.Cipresso
10.5.Pino domestico
10.2
10.4
10.4.Pino marittimo
11.3
11.6
13.5
14.3
14.3.Pino marittimo
6.2
6.2.Castagno
6.3
6.3.Castagno
20.2
20.3
20.5
DESCRIZIONE
Corsi d'acqua
Alneto ripario di ontano nero
Saliceti e pioppeti ripari
Orno-leccete con roverella delle zone interne
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso)
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (xeromorfi)
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (mesomorfi)
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con cipresso)
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con pino domestico)
Querceti mesofili di roverella e cerro
Querceti acidofili di roverella e cerro
Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo)
Cerrete mesoxerofile
Cerrete acidofile submediterranee a eriche
Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius
Castagneti acidofili
Castagneti acidofili (con pino marittimo)
Pinete sopramediterranee di pino marittimo
Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno)
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con
castagno)
Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto
Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti
Cipressete a roverella e Spartium junceum
Impianti di douglasia
Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante
Robinieti
Formazioni lineari arboree di specie autoctone
Pruneti
Ginestreti collinari di Spartium junceum
Ginestreto di Cytisus scoparius
Uliceti
Prati, pascoli, incolti e terreni a riposo colturale
Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea
Colture temporanee associate a colture permanenti
Seminativi e colture erbacee estensive
Sistemi agricoli complessi
Oliveti
Vigneti, frutteti e piantagioni da legno
Parchi
Aree ricreative e sportive
Aree ruderali e cantieri
Centri urbani (tessuto continuo)
4
86.2
86.3
86.41
86.43
89.23
Villaggi, centri abitati di piccole dimensioni
Aree industriali
Cave
Strade
Bacini d'acqua
Descrizione sintetica del paesaggio vegetale
La vegetazione naturale del territorio di Rignano sull’Arno è costituita principalmente da boschi
termofili a dominanza di roverella e/o di leccio; sui versanti del Poggio di Firenze prevalgono i
boschi mesofili a dominanza di cerro e/o di castagno. Numerosi ed abbastanza estesi sono anche i
boschi misti di conifere e latifoglie, dove compaiono pino marittimo, pino domestico e cipresso.
Lungo molti tratti del corso dell’Arno e lungo alcuni tratti dei principali affluenti sono presenti
boschi ripariali a dominanza di pioppi (pioppo nero, pioppo bianco) e di salici, in cui spesso è
presente con una copertura significativa anche una specie aliena, la robinia o cascia, che in alcuni
tratti diventa la specie forestale ripariale prevalente. Boschi ripariali a dominanza di ontano nero
sono presenti solo su tre corsi d’acqua sui versanti del Poggio di Firenze.
Diffusi nella matrice agraria e forestale sono gli arbusteti, quasi ovunque di limitata estensione per
colonizzazione di ex coltivi. Una formazione arbustata relativamente estesa e continua a dominanza
di ginestrone e di eriche è presente sulla sommità del Poggio di Firenze.
Formazioni vegetali a dominanza di specie erbacee sono molto ridotte e frammentate e si ritrovano
nei prati pascolati, negli incolti e negli oliveti a conduzione più estensiva.
5
0,00
Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con
cipresso)
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila
Bacini d'acqua
Robinieti
Cerrete mesoxerofile
Cerrete acidofile submediterranee a eriche
Formazioni lineari arboree di specie autoctone
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con cipresso)
Querceti mesofili di roverella e cerro
Castagneti acidofili (con pino marittimo)
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con
castagno)
Pinete sopramediterranee di pino marittimo
Ginestreti a Cytisus scoparius
Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti
Alneto ripario di ontano nero
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con pino domestico)
Cipressete a roverella e Spartium junceum
Uliceti
Ginestreti collinari di Spartium junceum
Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del pruneto
Corsi d'acqua
Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo)
Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius
Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno)
Saliceti e pioppeti ripari
Orno-leccete con roverella delle zone interne
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (mesomorfi)
Castagneti acidofili
Prati pascoli e incolti
Pruneti
Querceti acidofili di roverella e cerro
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (xeromorfi)
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens
Figura 1 – Superfici e ripartizione percentuale cumulata delle tipologie di vegetazione, in ordine decrescente di frequenza.
900,00
100,00
720,00
80,00
540,00
superficie (ha)
% cumulata
60,00
360,00
40,00
180,00
20,00
0,00
6
Il grafico nella Figura 1 e la Tabella 2 mostrano la ripartizione, in ettari, delle varie tipologie di
vegetazione in ordine decrescente (istogrammi) e la ripartizione cumulata percentuale (linea curva).
Tralasciando considerazioni sulla composizione della copertura del territorio comunale, trattate
nella relazione sull’uso del suolo, cui rimandiamo, appare utile evidenziare che poco meno della
metà del territorio (48,9%) è composto da vegetazione naturale: boschi (compresi i
rimboschimenti), arbusteti, prati e incolti, corsi d’acqua. Il 67% delle vegetazione naturale è
rappresentato da querceti di roverella di varia natura (anche associati ad altre latifoglie o a
conifere); tali querceti rappresentano l’80% dell’intera copertura forestale comunale.
In ordine di importanza, seguono gli arbusteti (10,8% della copertura naturale), rappresentati
soprattutto da pruneti, i prati e gli incolti e altre tipologie forestali.
7
Tab 2. Tipi di vegetazione naturale presenti nel teritorio comunale e loro superficie
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens
26,56
superficie
(ha)
704,51
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (xer.)
23,04
611,23
41.714
Querceti acidofili di roverella e cerro
11,88
315,22
41.74
Pruneti
7,24
192,17
31.81
Prati, pascoli, incolti e terreni a riposo colturale
4,70
124,74
87.2
Castagneti acidofili
3,70
98,09
41.9
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (mes.)
2,78
73,72
41.713
Orno-leccete con roverella delle zone interne
2,55
67,55
45.318
Saliceti e pioppeti ripari
2,33
61,74
44.614\83.324\24.2
Pinete sopramedit. di pino marittimo (con castagno)
1,69
44,75
43.823
Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius
1,59
42,09
41.81
Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo)
1,53
40,58
43.74
Corsi d'acqua
1,49
39,59
24.1\24.2
Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti
1,42
37,70
43.731
Ginestreti collinari di Spartium junceum
1,24
33,01
32A
Uliceti
1,23
32,70
32.27
Cipressete a roverella e Spartium junceum
0,96
25,40
833.113
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con pino dom.)
0,58
15,26
43.73
Alneto ripario di ontano nero
0,43
11,43
44.3
Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti
0,38
10,00
833.112
Ginestreti di Cytisus scoparius
0,36
9,61
31.841
Pinete sopramediterranee di pino marittimo
0,33
8,83
42.823
Pinete medit. di pino marittimo su macchia acid. (con castagno)
0,28
7,56
43.823
Castagneti acidofili (con pino marittimo)
0,28
7,34
43.9
Querceti mesofili di roverella e cerro
0,26
6,82
41.74
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (con cipresso)
0,23
6,20
43.73
Formazioni lineari arboree di specie autoctone
0,20
5,17
84.1
Cerrete acidofile submediterranee a eriche
0,19
5,13
41.74
Cerrete mesoxerofile
0,15
4,02
41.74
Robinieti
0,12
3,25
83.324
Bacini d'acqua
0,10
2,71
89.23
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila
0,06
1,69
42.823
Querceti mesotermofili di roverella (con cipresso)
0,05
1,40
43.731
Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante
0,03
0,72
83.312
Impianti di douglasia
0,02
0,52
83.312
Tipi di vegetazione naturale
Totale complessivo
%
Codice
CORINE Biotopes
41.731
2.652,46
8
Descrizione delle tipologie di vegetazione
CORSI D'ACQUA
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
-
24.1\24.2\24.4
Nell’alveo di numerosi tratti del corso dell’Arno, in prossimità delle sponde, sono presenti
popolamenti di idrofite radicate quali Potamogeton crispus, Potamogeton natans e Myriophyllum
spicatum. Altre specie facilmente riscontrabili sono le alghe filamentose del genere Cladophora e
Chara. Questi ambienti possono essere ricondotti dal punto di vista fitosociologico alle alleanze
Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion. Se pur in forma degradata, tali popolamenti
corrispondono ad un habitat d’interesse regionale e comunitario (cod. Natura 2000 3260 “Fiumi
delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion”) e
conseguentemente di elevato valore naturalistico.
La vegetazione dell’alveo dei fossi e dei torrenti comunali è invece poco caratterizzata,
principalmente per le loro scarse portate e per lo spiccato regime torrentizio, che provoca lo
sradicamento ed il trasporto a valle delle piante eventualmente presenti in alveo.
ALNETO RIPARIO DI ONTANO NERO
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
9.2
44.3
Questa tipologia di vegetazione si ritrova lungo due rami del fosso del Faeto, sui versanti orientali
del Poggio di Firenze, e lungo il borro di Favalli, sui versanti sud-occidentali del Poggio di
Casalmonte. Altrove è localizzato e solo in mosaico con altre tipologie boschive ripariali come
formazioni di robinia, carpino nero, pioppi e salici.
Il sottobosco erbaceo, dominato da Carex pendula, Circaea lutetiana, Rumex sanguineus, nocciolo
(Corylus avellana), sambuco (Sambucus nigra), può far considerare tali fitocenosi come interessanti
relitti vegetazionali. Si tratta di formazioni vegetali, seppur non tipiche e di ridotte dimensioni, in
cui è presente l’habitat prioritario d’interesse regionale e comunitario (“Foreste alluvionali di Alnus
glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)” cod. Natura 2000
91E0*); risultano conseguentemente di elevato valore naturalistico.
Dal punto di vista fitosociologico, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, la tipologia può
essere attribuita ai seguenti raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
Querco-Fagetea sylvaticae
ORDINE
ALLEANZA
Salicetalia purpureae
Salicion albae
Populetalia albae
Alnion glutinosae, Alno-Ulmion
9
SALICETI E PIOPPETI RIPARI
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
9.1
44.614\83.324\24.2
Lungo lunghi tratti ripariali dell’Arno ed alcuni brevi tratti del fosso di Castiglionchio e del sistema
fosso delle Formiche-fosso del Selceto, è presente vegetazione ripariale arborea ed arbustiva a
dominanza di salici e pioppi. Si tratta in gran parte di fasce ripariali assai esigue, fortemente ridotte
nel tempo dallo sviluppo delle aree agricole, delle zone urbanizzate e dalla presenza di assi di
collegamento viario, spesso degradate dalla presenza di robinia o cascia (Robinia pseudacacia).
Al di fuori del contatto diretto delle acque è presente una copertura discontinua di salici arborei e
arbustivi pionieri (Salix alba, S. purpurea,).
Tale formazione si localizza sulle rive costituite da suoli minerali poco evoluti o da depositi
alluvionali interessati periodicamente da fenomeni di piena del fiume. Questi saliceti formano la
prima fascia di vegetazione lungo le sponde del fiume occupando spesso anche gli isolotti
affioranti. Tali formazioni si localizzano in modo chiuso solo su limitate estensioni, sia per
l’intervento antropico che per la naturale dinamica morfologica dell’alveo. Gli arbusteti ripariali a
Salix purpurea e Salix alba presentano una flora erbacea molto eterogenea dal punto di vista
fitosociologico, probabilmente per i continui processi di apofitizzazione che hanno fatto immigrare
elementi da altri ambienti naturali. Probabilmente la forte eterogeneità floristica è la conseguenza
del rimaneggiamento periodico del sottobosco operato dalle acque di piena; in alcuni casi si
possono addirittura costituire popolamenti erbacei quasi puri di specie nitrofile o avventizie. Tra le
specie erbacee più comuni troviamo Agrostis stolonifera, Xanthium italicum, Pulicaria dysenterica,
Lythrum salicaria, Urtica dioica, Artemisia verlotorum e Helianthus tuberosus, specie che non si
rinvengono nei saliceti arborei più stabili.
I saliceti arborei a salice bianco (Salix alba) sono localizzati a breve distanza dall’acqua, presentano
uno strato arboreo con altezze medie sui 15 m, costituito anche da pioppo nero (Populus nigra) e
salice fragile (Salix fragilis). I saliceti arborei si presentano spesso fortemente degradati con un
sottobosco costituito prevalentemente da specie ruderali ed ubiquitarie (generi Artemisia, Urtica,
Agrostis e Bromus).
Dal punto di vista fitosociologico la formazione vegetale discontinua di salici arborei e arbustivi
pionieri appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Salicetalia purpureae
Salicion albae
La tipologia a salici arbustivi, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, è probabilmente riferibile
all’associazione fitosociologica Saponario-Salicetum purpureae.
I saliceti arborei a salice bianco, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente
riferibili all’associazione Salicetum albae.
10
Nella fascia ripariale più esterna rispetto ai saliceti e meno influenzata dalla falda acquifera si
localizza una vegetazione arborea ripariale, spesso in non ottimale stato di conservazione, costituita
soprattutto da Populus nigra, Populus alba e Salix alba. Tale cenosi, che dovrebbe rappresentare la
situazione vegetazionale più evoluta dell’ambiente di ripa, è costituita da pioppo bianco (Populus
alba), pioppo nero (Populus nigra), olmo campestre (Ulmus minor) e, sporadicamente, ontano nero
(Alnus glutinosa), con sottobosco che, nella situazione fisionomicamente più matura, presenta una
ricca componente arbustiva con sanguinello (Cornus sanguinea), ligustro (Ligustrum vulgare),
biancospino (Crataegus monogyna), vitalba (Clematis vitalba), pervinca (Vinca major) e con Carex
pendula presso le rive.
Come già accennato, in molti tratti le cenosi ripariali originarie a pioppi, salici e ontano nero
risultano alterate dall’ingresso di robinia (Robinia pseudoacacia), che in alcune fasce ripariali
diventa prevalente. Grazie alla sua estrema facilità di propagazione, la robinia è in grado di
sostituirsi all’originaria vegetazione ripariale, soprattutto dove i processi di trasformazione
antropica sono stati più intensi.
Il valore naturalistico di queste formazioni, dove esse non sono modificate dall’ingresso della
robinia, risulta essere elevato per la fauna che ospitano, per la composizione floristico-vegetazionale
e per la relativa rarità a livello regionale e comunitario. I tratti meglio conservati corrispondono ad
un habitat d’interesse regionale e comunitario (“Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba” cod.
Natura 2000 92A0) e conseguentemente di elevato valore naturalstico.
Dal punto di vista fitosociologico la fascia arborea ripariale a pioppi e salici appartiene ai seguenti
raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Populetalia albae
Populion albae
Questa tipologia, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, è probabilmente riferibile
all’associazione fitosociologica del Populetum albae (Br.-Bl., 1931) Tchou, 1946.
11
ORNO-LECCETE CON ROVERELLA DELLE ZONE INTERNE
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
1.3
45.318
QUERCETI TERMOFILI DI ROVERELLA CON LECCIO E CERRO
xeromorfi / mesomorfi - con cipresso, con pino domestico
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
10.5 - 10.5.Cipresso - 10.5.Pino domestico
41.714 - 41.73 - 43.73
Il leccio costituisce una specie relativamente presente nel paesaggio vegetale comunale; solo
raramente però genera popolamenti in cui è dominante. Tale rarità è strettamente legata alle
caratteristiche climatiche e altitudinali del territorio comunale e alla evoluzione del locale
paesaggio: in particolare, i terreni e le esposizioni potenzialmente adatti sono divenuti luogo di
insediamento urbano, sono stati messi a coltura (soprattutto a oliveto) o ancora sono stati oggetto di
rimboschimenti di conifere.
Il leccio si ritrova in consociazione con la roverella e/o il cerro e/o l’orniello, nei confronti dei quali
riesce a diventare codominante solo sporadicamente, nelle esposizioni più calde e favorevoli; risulta
molto diffuso nei rimboschimenti di cipresso comune e/o di pini mediterranei, sui versanti in
esposizione meridionale alle quote più basse, dove in assenza delle conifere tenderebbe a formare
popolamenti dominanti.
Nel territorio comunale le orno-leccete e i querceti termofili di roverella con leccio e cerro sono
molto diffusi e coprono il 29,5% delle aree naturali.
Le orno-leccete, più rare (2,5%), si localizzano prevalentemente in stazioni con esposizioni
settentrionali, nelle porzioni nord-occidentali del territorio comunale.
I querceti termofili di roverella con leccio e cerro, anche in associazione con conifere, sono diffusi
in tutto il territorio (27,0%), rappresentandone una delle due tipologie forestali e naturali dominanti.
Dal punto di vista fitosociologico entrambe le tipologie appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Quercetea ilicis
Quercetalia ilicis
Quercion ilicis
I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili alle
associazioni Fraxino orni-Quercetum ilicis e Viburno-Quercetum ilicis.
Il sottobosco dei querceti termofili di roverella con leccio e cerro è caratterizzato da arbusti e specie
erbacee sempreverdi, quali Arbutus unedo, Erica arborea, Erica scoparia, Rhamnus alaternus,
Viburnum tinus, Asparagus acutifolius, Rubia peregrina, Ruscus aculeatus e altri.
Il sottobosco delle orno-leccete è caratterizzato da arbusti e specie erbacee, quali Crataegus
monogyna, Ligustrum vulgare, Lonicera sp. pl.; possono esser presenti anche esemplari delle specie
sopra menzionate.
12
QUERCETI MESOTERMOFILI DI ROVERELLA A ROSA SEMPERVIRENS
anche la variante con cipresso
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
10.1 - 10.1.Cipresso
41.731 - 43.731
Si tratta di boschi a dominanza di roverella (Quercus pubescens) a cui si associano l’orniello
(Fraxinus ornus) e il carpino nero (Ostrya carpinifolia). Si tratta della formazione forestale più
diffusa nel territorio comunale (25,6%), al cui interno occupa gran parte dell’orizzonte
submediterraneo, prevalentemente su suoli e substrato calcarei (formazione di Monte Morello) e,
localmente sui versanti del Poggio di Firenze, su suoli a reazione acida che si formano su substrato
silicatico (membro di Montalto delle arenarie del Monte Falterona).
La roverella vegeta tendenzialmente su suoli poco evoluti e aridi e dà luogo a cenosi abbastanza
aperte, con infiltrazione di una notevole quantità di specie arbustive: tra quest’ultime si riscontrano
Coronilla emerus, Rubia peregrina, Juniperus communis, Rosa canina, Crataegus monogyna,
Rubus ulmifolius, Brachypodium rupestre.
Sui versanti del Poggio di Firenze il sottobosco è caratterizzato dalla presenza di arbusti acidofili,
quali eriche (Erica arborea, E. scoparia), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), felce aquilina
(Pteridium aquilinum).
Dal punto di vista fitosociologico la tipologia prevalente su substrato calcareo appartiene ai seguenti
raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
Querco-Fagetea sylvaticae
ORDINE
ALLEANZA
Quercetalia pubescenti-petrae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
Quercetalia roboris
Quercion roboris
I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili
(rispettivamente alle alleanze della tabella soprastante) all’associazione Roso sempervirentisQuercetum pubescentis per le formazioni prevalenti, su substrato calcareo; i querceti a roverella dei
versanti del Poggio di Firenze sono probabilmente riferibili all’associazione Erico scopariaeQuercetum pubescentis.
QUERCETI MESOFILI DI ROVERELLA E CERRO
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
10.2
41.74
Questi querceti, rari nel territorio comunale, sono distribuiti a monte di Rosano, alla base dei rilievi
posti a sud-ovest del centro abitato, su versanti con esposizioni settentrionali. Insieme al cerro e alla
roverella si trovano altre specie quali carpino nero, acero campestre, orniello. Lo strato arbustivo è
composto dalle stesse specie citate per i querceti a roverella, a cui si aggiunge una percentuale
maggiore di elementi meno termofili (corniolo Cornus mas, sanguinella Cornus sanguinea, berretta
da prete Euonymus europaeus, ecc.).
Dal punto di vista fitosociologico la tipologia appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali:
13
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Quercetalia pubescenti-petraeae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili
all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis.
QUERCETI ACIDOFILI DI ROVERELLA E CERRO
anche con pino marittimo
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
10.4 - 10.4 pino marittimo
41.74 - 43.74
Questi querceti sono distribuiti prevalentemente lungo i versanti del Poggio di Firenze,
costituendone la vegetazione dominante; si collocano al terzo posto, per estensione (13,41%), tra i
tipi di vegetazione forestale e naturale del territorio comunale. Si sviluppano su suoli a reazione
acida, su rocce silicatiche (membro di Montalto delle arenarie del Monte Falterona).
Questi boschi, per lo più cedui, presentano un sottobosco con un contingente floristico simile a
quello dei boschi di roverella, ma con un notevole arricchimento di specie erbacee mesofile. Lo
strato arbustivo è dominato da eriche (Erica scoparia, Erica arborea), ginestra dei carbonai
(Cytisus scoparius), con presenza sporadica anche di ginestrone (Ulex europaeus) e di brugo o
calluna (Calluna vulgaris), e da uno strato erbaceo con specie acidofile quali Festuca heterophylla,
Genista pilosa, Luzula forsteri, Stachys officinalis. La componente arborea è costituita localmente
anche da castagno (Castanea sativa), Acer campestre e Ostrya carpinifolia; nel sottobosco sono
presenti, tra le specie più comuni, Euonymus europaeus, Primula vulgaris, Euphorbia amygaloides,
Ajuga reptans, Anemone apennina, Daphne laureola, Melica uniflora e Ligustrum vulgare.
Dal punto di vista fitosociologico la tipologia appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
Querco-Fagetea sylvaticae
ORDINE
ALLEANZA
Quercetalia pubescenti-petraeae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
Quercetalia roboris
Quercion roboris
I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili
(rispettivamente alle alleanze della tabella soprastante) alle associazioni Erico arboreae-Quercetum
cerridis e Erico scopariae-Quercetum pubescentis.
14
PINETE COLLINARI DI PINO DOMESTICO A ERICHE E CISTI
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
5.5
83.3112
Le uniche due formazioni forestali ascrivibili a questa tipologia, per 10 ha complessivi, sono
presenti sui suoli a reazione acida che si formano su substrato silicatico sulle pendici del Poggio di
Firenze, nei pressi di un tratto autostradale. Sono originate da rimboschimenti su querceti degradati
a roverella o a cerro. Oltre a queste specie, presenti nel piano arboreo, sono presenti specie
arbustive ed erbacee dei querceti mesotermofili di roverella e dei castagneti.
PINETE COLLINARI DI PINO DOMESTICO E ROVERELLA CON ARBUSTI DEL PRUNETO
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
5.6
43.731
Nei querceti termofili a roverella sono talora presenti esemplari di pino domestico (Pinus pinea)
d’introduzione artificiale. Laddove questa presenza è più rilevante, viene indicata la presente
tipologia, nel complesso poco comune nel territorio comunale (1,42%), con i nuclei di maggior
dimensioni presenti a nord della Villa di Torre a Cona e a sud-ovest di Sarnese.
Lo strato arbustivo del sottobosco è tipicamente costituito da specie del Pruneto, quali ginestra
odorosa (Spartium junceum), Coronilla emerus, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus,
Prunus spinosa, Rosa canina, Rubus ulmifolius.
Dal punto di vista fitosociologico la tipologia appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Quercetalia pubescenti-petraeae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
I boschi in esame, in assenza di rilievi vegetazionali specifici, sono probabilmente riferibili
all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis.
CERRETE MESOXEROFILE
CERRETE ACIDOFILE SUBMEDITERRANEE A ERICHE
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
11.3 – 11.6
41.74
Le cerrete sono molto rare nel territorio comunale e occupano una superficie assai ridotta nel
complesso (0,34), per meno di dieci ettari totali. L’unica cerreta mesoxerofila è situata a sud-est di
Tutignano; due cerrete acidofile sono presenti sulle arenarie della parte inferiore dei versanti del
Poggio di Firenze. Insieme al cerro, nelle cerrete acidofile si trovano altre specie arboree quali
carpino nero e acero campestre; lo strato arbustivo è composto dalle stesse specie citate per i
querceti a roverella, a cui si aggiunge una percentuale maggiore di elementi meno termofili
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(corniolo Cornus mas, sanguinella Cornus sanguinea, berretta da prete Euonymus europaeus, ecc.)
o più acidofli (eriche, ginestra dei carbonai).
Nelle cerrete mesoxerofile lo strato arboreo comprende anche roverella e orniello; lo strato
arbustivo è composto dalle stesse specie citate per i querceti a roverella, ed in particolare da ginestra
odorosa (Spartium junceum), Coronilla emerus, Euonymus europaeus, Juniperus communis, Prunus
spinosa, Rosa canina, Crataegus monogyna, Rubus ulmifolius.
Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Quercetalia pubescenti-petraeae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, le cerrete mesoxerofile sono probabilmente riferibili
all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis; le cerrete acidofile submediterranee
ad eriche sono probabilmente riferibili alle associazioni Erico arboreae-Quercetum cerridis.
OSTRIETI TERMOFILI DEI CALCARI MARNOSI AD ASPARAGUS ACUTIFOLIUS
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
13.5
41.81
Carpinete a carpino nero (Ostrya carpinifolia) sono localizzate su poco più di 42 ha presso
Terenzano, sui versanti ad esposizione nord-orientale che degradano verso l’Arno. Al carpino nero
si associano il cerro, la roverella e l’orniello. La componente erbacea del sottobosco è poco
differenziata rispetto a quella dei querceti; la componente arbustiva vede la prevalenza di edera
(Hedera helix), alloro (Laurus nobilis), robbia selvatica (Rubia peregrina), tamaro (Tamus
communis), caprifoglio (Lonicera sp. pl.).
Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Quercetalia pubescenti-petraeae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, gli ostrieti termofili sono probabilmente riferibili
all’associazione Asparago acutifolii-Ostryetum.
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CASTAGNETI ACIDOFILI
anche con pino marittimo
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
14.3 - 14.3.Pino marittimo
41.9 - 43.9
Sui versanti del Poggio di Firenze, sui suoli a reazione acida che si formano su substrato silicatico
(membro di Montalto delle arenarie del Monte Falterona), sono presenti nuclei boscati a dominanza
di castagno di significativa estensione (105 ha), solo in piccola parte in associazione con conifere
(pino marittimo).
Questi boschi cedui di castagno, frammisti ad altre tipologie forestali, in particolare ai querceti di
roverella e cerro, costituiscono testimonianza dei processi di abbandono e della successiva
rinaturalizzazione dei boschi altocollinari comunali, che un tempo comprendevano sicuramente
castagneti molto più estesi. La presenza di questa formazione è infatti in gran parte derivante dalla
diffusione dei castagneti da frutto operata dalle comunità rurali fin dal Medioevo. La coltivazione
del castagneto da frutto ha rappresentato in passato una delle principali risorse alimentari e una utile
fonte di legname da opera. La trasformazione in cedui è derivata anche dalla notevole richiesta di
paleria per i numerosi usi agricoli, in particolare per la coltivazione dei vigneti della zona collinare
(Sartini, Mantovani, 1993); a tale trasformazione hanno inoltre contribuito la diffusione del cancro
corticale (Endothia parasitica) e del mal dell’inchiostro (Phytophtora cambivora), che hanno
colpito i castagneti da frutto di gran parte della nostra regione, e la diffusione di conifere dai vicini
rimboschimenti. Nonostante questa notevole diffusione antropica, il castagno è considerato una
specie spontanea dei boschi mesofili della Toscana, come dimostrano numerosi studi (Arrigoni e
Nardi, 1975; De Dominicis e Casini, 1979; Ferrarini, 1981; Ferrarini e Covella, 1985; Hruska,
1995).
I castagneti cedui presentano un piano arboreo composto anche da altre latifoglie, spesso assai rade,
quali Quercus cerris, Quercus pubescens, Pyrus piraster e, conifere (in particolare pino nero Pinus
pinaster). Nelle stazioni meglio conservate, nel sottobosco sono presenti numerose specie erbacee
caratteristiche, quali Deschampsia flexuosa, Teucrium scorodonia, Luzula nivea, Hieracium
racemosum, Pteridium aquilinum, Luzula forsteri, Melittis melissophyllum, Solidago virgaurea,
Poa nemoralis, Physospermum cornubiense e Rubus hirtus, accompagnate da altre specie presenti
maggiormente nei cedui più degradati quali Erica scoparia, Rubus ulmifolius, Cistus salvifolius,
Genista pilosa, Calluna vulgaris e Cytisus scoparius.
Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Quercetalia roboris
Quercion roboris
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, i castagneti sono probabilmente riferibili alle
associazioni Erico scopariae-Castanetum sativae o Teucrio scorodoniae-Castanetum sativae.
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PINETE SOPRAMEDITERRANEE DI PINO MARITTIMO
anche con castagno
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
6.2 - 6.2.Castagno
42.823 - 43.823
Sulle pendici del Poggio di Firenze, sui suoli a reazione acida che si formano su substrato silicatico,
sono presenti pinete di pino marittimo (Pinus pinaster), in gran parte in associazione con il
castagno, a testimonianza dell’evoluzione storica della vegetazione, come sinteticamente descritto
poco sopra per i castagneti acidofili: il pino marittimo è stato infatti introdotto nei castagneti
abbandonati o in querceti cedui di roverella e cerro, e probabilmente si è ulteriormente diffuso a
seguito di incendi. Piccoli rimboschimenti di pino marittimo sono presenti anche nelle restanti
porzioni del territorio comunale.
Il sottobosco è caratterizzato dalla presenza di arbusti acidofili, quali eriche (in particolare Erica
arborea), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), felce aquilina (Pteridium aquilinum). Lo strato
arboreo, oltre al pino marittimo dominante, comprende, come già specificato, anche castagno, cerro
e roverella.
Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Quercetalia pubescenti-petraeae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, queste pinete di pino marittimo sono probabilmente
riferibili all’associazione Erico arboreae-Quercetum cerridis.
PINETE MEDITERRANEE DI PINO MARITTIMO SU MACCHIA ACIDOFILA
anche con castagno
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
6.3 - 6.3 Castagno
42.823 - 43.823
Questa tipologia occupa ridotte porzioni forestali (7,56 ha), con soli 5 piccoli nuclei boscati. Ad
eccezione di una stretta pineta in associazione a castagno alla base del Poggio di Firenze, nei pressi
della loc. Bisticci, le altre due tipologie miste sono in associazione con latifoglie e ricadono su
substrato calcareo.
Il sottobosco della pineta alla base del Poggio di Firenze è caratterizzato dalla presenza di arbusti
acidofili, quali eriche (in particolare Erica arborea), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), felce
aquilina (Pteridium aquilinum). Lo strato arboreo, oltre al pino marittimo dominante, comprende,
come già specificato, anche castagno. Lo strato arbustivo del sottobosco è costituito da specie del
Pruneto, quali ginestra odorosa (Spartium junceum), Coronilla emerus, Crataegus monogyna,
Euonymus europaeus, Prunus spinosa, Rosa canina, Rubus ulmifolius.
L’attribuzione a questa tipologia dei quattro nuclei di pinete su suoli calcarei meriterebbe conferme
a seguito di visite in campo ad ogni distinto nucleo: è infatti possibile, seppur improbabile, che la
18
fotointerpretazione o i rilievi sul campo svolti a distanza abbiano attribuito erroneamente tali nuclei
a questa formazione e non a pinete collinari di pino domestico e roverella (vedi pagine precedenti).
Dal punto di vista fitosociologico i boschi in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Querco-Fagetea sylvaticae
Quercetalia pubescenti-petraeae
Lonicero etruscae-Quercion pubescentis
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, la pineta di pino marittimo alla base del Poggio di
Firenze è probabilmente riferibile all’associazione Erico arboreae-Quercetum cerridis. Le altre
quattro pinete sono probabilmente riferibili all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum
pubescentis.
CIPRESSETE A ROVERELLA E SPARTIUM JUNCEUM
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
7.1
83.3113
All’interno del territorio comunale, su suoli superficiali e ricchi di scheletro, sono diffusi piccoli
nuclei di boschi in cui il cipresso prevale su altre latifoglie, in particolare la roverella; la superficie
complessiva coperta è comunque bassa (25,4 ha), pari a poco meno dell’1% del territorio comunale.
Questi boschi sono il frutto di rimboschimenti di fasi di degradazione di originali boschi di
roverella, in particolare, nel territorio in esame, di boschi di Querceti mesotermofili di roverella a
Rosa sempervirens e di Querceti termofili di roverella con leccio e cerro.
Le specie vegetali presenti sono in gran parte quelle delle due tipologie sopra citate, con particolare
frequenza di ginestra odorosa (Spartium junceum) e di specie di gariga quali elicrisi (Helichrysum
sp. pl.), lavanda (Lavandula sp. pl.), cisti (Cistus sp. pl.).
IMPIANTI DI DOUGLASIA
IMPIANTI DI SPECIE NON SPONTANEE (CEDRO DELL'ATLANTE)
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
19 – 23.2
83.312
Un piccolo rimboschimento (0,5 ha) ad abete di Douglas o douglasia verde (Pseudotsuga menziesii)
è presente in loc. Il Bacio, sui versanti del Poggio di Firenze.
Un piccolo rimboschimento (0,7 ha) a cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica) è presente in loc.
Falcinella, alle spalle dell’abitato di Rosano.
19
ROBINIETI
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
15
83.324
Nell’area golenale di Meleto la fascia arborea ripariale dell’Arno è dominata dalla presenza della
robinia o cascia (Robinia pseudacacia), specie arborea di origine nordamericana introdotta in Italia
nella seconda metà del 1600 e oggi ampiamente naturalizzata.
La robinia è presente, senza assumere la prevalenza, anche in altre formazioni arboree, quali
soprattutto i saliceti e i pioppeti ripari e i querceti termofili e mesoigrofili.
La notevole affermazione della specie è un fenomeno che sta interessando, in modo preoccupante,
la vegetazione ripariale di numerosi corsi d’acqua della Toscana e di altre regioni italiane. La
ragione di tale capacità propagativa è da ricercare nell’elevata efficacia di propagazione per via
vegetativa (polloni radicali), nel rapido accrescimento, dovuto al notevole sviluppo dell’apparato
radicale e al vantaggio derivante dalla capacità azotofissatrice.
FORMAZIONI LINEARI ARBOREE DI SPECIE AUTOCTONE
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
-
84.1
Il paesaggio agricolo risulta povero di elementi vegetazionali residuali, quali boschetti, filari
alberati e siepi, che in molti casi risultano di difficile restituzione cartografica in quanto di
limitatissima ampiezza e, spesso, anche di scarsa lunghezza.
Risultano maggiormente diffusi nella porzione comunale meridionale, contribuendo ad aumentarne
il valore naturalistico e paesaggistico. Le specie più tipiche presenti nelle siepi alberate sono acero
campestre (Acer campestre), olmo capestre (Ulmus minor), roverella (Quercus pubescens), orniello
(Fraxinus ornus), prugnolo (Prunus spinosa), biancospino (Crataegus monogyna), sanguinello
(Cornus sanguinea), berretta da prete (Euonymus europaeus), ligustro (Ligustrum vulgare), rosa
(Rosa canina) e rovo (Rubus ulmifolius).
Non cartografati, ma di significato storico-paesistico, risultano i filari costituiti da conifere, in
particolare del cipresso comune Cupressus sempervirens, quale tipico elemento dei filari alberati e
delle alberature lungo assi stradali secondari, strade vicinali e strade di accesso a ville e coloniche.
Sussistono, inoltre, filari di acero campestre Acer campestre, antiche testimonianze dei vitigni
maritati all’acero campestre, comunemente conosciuto come testucchio o oppio.
20
ULICETI
GINESTRETO DI CYTISUS SCOPARIUS
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
2.2 (uliceto)
20.5 (ginestreto)
32.27
31.841
Tra il Poggio di Firenze e Poggio di Casalmonte, sui versanti occidentali e sui suoli a reazione acida
che si formano su arenarie, è presente una formazione arbustiva continua a dominanza di ginestrone
e di eriche; querceti acidofili separano questo nucleo principale da un secondo uliceto, nei pressi
dell’abitato di Casalmonte. Nelle porzioni poste a quote più elevate, nei pressi del crinale, il
ginestrone risulta dominante, altrove è disposto a mosaico con altre specie dal portamento
arbustivo, arboreo e fruticoso. Si tratta quindi generalmente di macchie arborate, con arbusti e
frutici che, oltre a al ginestrone (Ulex europaeus), comprendono altri arbusti quali eriche (Erica
scoparia, Erica arborea), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), rosa (Rosa canina),
biancospino (Crataegus monogyna), rovi (Rubus canescens, R. ulmifolius), specie arboree quali
cerro, roverella, pino marittimo e, fra le specie erbacee, Teucrium scorodoniae, Anthoxanthum
odoratum, Brachypodium sylvaticum, Rubia peregrina.
Su alcune porzioni dei versanti del Poggio di Firenze, ugualmente sui suoli a reazione acida che si
formano su arenarie, sono presenti arbusteti a dominanza di ginestra dei carbonai (Cytisus
scoparius), in associazione con brugo o calluna (Calluna vulgaris), eriche (Erica scoparia, Erica
arborea), e felce aquilina (Pteridium aquilinum).
Questi arbusteti acidofili di degradazione dei boschi di castagno e di querce, dei prati secondari e
dei pascoli abbandonati, sono fasi intermedie di ricolonizzazione, che nell’area in esame hanno un
dinamismo lento ma progressivo verso la ricostituzione del bosco.
Dal punto di vista fitosociologico gli uliceti e i ginestreti in esame appartengono ai seguenti
raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Cytisetea scopario-striati
Cytisetalia scopario-striati
Sarothamnion scoparii
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, gli uliceti del Poggio di Firenze, sulla base di quanto
proposto da Angiolini et al. (2007), sono probabilmente riferibili all’associazione Cytiso villosiUlicetum europei, i ginestreti a ginestra dei carbonai all’associazione Pteridio aquilini-Ericetum
scopariae o al Calluno-Sarothamnetum.
21
PRUNETI
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
20.2
31.81
Molto diffusi nel territorio comunale, gli arbusteti a dominanza di prugnolo (Prunus spinosa) sono
la quarta formazione naturale per estensione (7,2%). A fronte dei 190 ha di estensione complessiva,
la superficie dei singoli nuclei è relativamente ridotta: il nucleo più esteso è di 10,8 ha, la superficie
media di 1,47 ha. I motivi della notevole frammentazione di questa tipologia sono da ricercarsi
nell’origine di questa formazione.
Gran parte dei pruneti si sviluppano infatti come fasi di ricolonizzazione di aree agricole (prati,
pascoli o seminativi) da lungo tempo inutilizzati e, secondariamente, come fasi di ricolonizzazione
di aree boschive degradate in seguito a taglio o incendio. La riduzione delle attività agricole
verificatasi negli ultimi decenni ha comportato una profonda alterazione del paesaggio vegetale di
tutta l’area collinare e montana comunale: le aree coltivate hanno subìto, con l’abbandono delle
pratiche colturali, un’invasione di specie arbustive ed arboree, che costituiscono gli stadi iniziali o
intermedi della serie dinamica locale, tesa alla ricostituzione della originaria copertura forestale.
Solo in alcune zone con suolo superficiale e roccia affiorante, questi arbusteti possono costituire dei
climax edifici.
In relazione alle condizioni edafiche e alle suddette modalità di origine, variano in una certa misura
la composizione specifica e la copertura relativa delle diverse specie all’interno di tali formazioni.
Sono comunque caratteristici di queste formazioni arbusti, oltre al prugnolo, quali sanguinello
(Cornus sanguinea), biancospino (Crataegus monogyna), ligustro (Ligustrum vulgare), rosa (Rosa
canina). Negli stadi di successione ecologica più avanzati si formano arbusteti alberati dove alle
specie precedenti si associano vitalba (Clematis vitalba), olmo campestre (Ulmus minor), acero
campestre (Acer campestre), roverella (Quercus pubescens), cerro (Quercus cerris).
Dal punto di vista fitosociologico gli arbusteti in esame appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Rhamno-Prunetea
Prunetalia spinosae
Pruno spinosae-Rubion ulmifolii
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, i pruneti non sono riferibili a nessuna specifica
associazione fitosociologica.
22
GINESTRETI COLLINARI DI SPARTIUM JUNCEUM
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
20.3
32A
Gli arbusteti a ginestra odorosa sono molto meno diffusi dei pruneti (1,2% delle aree naturali), forse
perché costituiscono lo stadio iniziale di colonizzazione dei coltivi abbandonati, in particolare su
suoli asciutti ad esposizione soleggiata.
Presenti con una maggior diffusione relativa nella porzione comunale nord-occidentale, queste
formazioni sono raramente dense ma risultano spesso a mosaico con prati secondari, con presenza
di specie erbacee quali Bromus erectus, Potentilla hirta, Sanguisorba minor, Dorycnium hirsutum,
Lotus corniculatus, Onobrychis viciaefolia, Trifolium stellatum, Sherardia arvensis, Plantago
lanceolata, Teucrium chamaedrys, Stachys germanica, Thymus pulegioides, Polygala flavescens,
Hieracium piloselloides, Ophrys sp., Orchis sp., Carex flacca, Dactylis glomerata, Poa bulbosa;
sono presenti anche suffrutici, quali l’elicriso (Helichrysum italicum).
Poiché gli stadi più evoluti ospitano numerose specie dei pruneti (quali prugnolo, biancospino, rose,
sanguinello), la distinzione tra queste due tipologie non è sempre agevole, in particolare da
fotointerpretazione e pertanto la distribuzione dei ginestreti a Spartium junceum può essere stata
sottostimata.
Dal punto di vista fitosociologico gli arbusteti in esame sono difficilmente classificabili, anche in
ragione del loro dinamismo vegetazionale.
Le formazioni prative appartengono ai seguenti raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Festuco-Brometea
Brometalia erecti
Mesobromion
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, le formazioni prative di questi ginestreti non sono
riferibili a nessuna specifica associazione fitosociologica.
PRATI, PASCOLI, INCOLTI E TERRENI A RIPOSO COLTURALE
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
-
87.1
La tipologia, seppur molto frammentata, ha una significativa distribuzione nel territorio comunale,
tanto da rappresentare, con 124 ha, poco meno del 5% delle aree a vegetazione naturale. Da
segnalare un nucleo di aree incolte o a riposo vegetativo di oltre 57 ettari, poste a cavallo della S.P.
69 del Bombone a ovest dell’abitato delle Corti.
La vegetazione comprende specie erbacee ruderali e nitrofile, quali Avena barbata, Bromus
hordeaceus, Hordeum murinum, Poa trivialis, Plantago lanceolata, Plantago major, Convolvulus
arvensis, Veronica persica, Sonchus asper, Taraxacum sp., Tordylium apulum, Trifolium repens,
Rumex crispus, Potentilla reptans, Euphorbia helioscopia, Sherardia arvensis.
La vegetazione dei prati e degli incolti prative appartengono ai seguenti raggruppamenti
vegetazionali:
23
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Artemisietea vulgaris
Artemisietalia vulgaris
-
Stellarietea mediae
Chenopodietalia albi
-
In assenza di rilievi vegetazionali specifici, queste formazioni non sono riferibili a nessuna specifica
associazione fitosociologica.
OLIVETI
TIPO FORESTALE
CODICE CORINE BIOTOPES
-
83.11
Tra le unità cartografiche caratterizzate da prevalenza di colture agrarie, merita citare la vegetazione
erbacea presente negli oliveti.
Gli oliveti rappresentano infatti una delle tipologie di uso del suolo che più caratterizzano il
territorio comunale, sia per estensione che per il loro significato ecologico e paesaggistico. Gli
oliveti sono in gran parte a carattere estensivo e ospitano una flora erbacea piuttosto ricca. Fra le
specie erbacee che crescono negli oliveti sono ad esempio presenti Papaver rhoeas, Plantago
lanceolata, Plantago major, Hippocrepis comosa, Medicago cfr. orbicularis, Trifolium stellatum,
Vicia sativa, Foeniculum vulgare, Tordylium apulum, Sherardia arvensis, Calamintha nepeta,
Crepis vesicaria, Tragopogon porrifolius, Urospermum dalechampii, Leopoldia comosa, Avena
barbata, Bromus hordeaceus, Bromus sterilis, Poa trivialis. Negli oliveti trovano solitamente un
ambiente ideale molte specie di orchidee (diffuse ad es. Orchis pupurea e Orchis morio), anemoni
(Anemone hortensis e A. coronaria) e gladioli (Gladiolus sp. pl.), tutte specie di interesse estetico e
conservazionistico.
L’inquadramento fitosociologico delle cenosi erbacee presenti negli oliveti fa riferimento a quanto
riportato nel paragrafo relativo alla vegetazione degli incolti.
Descrizione delle altre tipologie agrarie seminaturali
Nel territorio comunale è evidente la netta corrispondenza tra le aree agricole e le zone
caratterizzate da minore acclività e migliore esposizione e condizioni edafiche, con suoli derivanti
in gran parte da calcari argillosi. Le aree a maggiore acclività, coincidenti con gli affioramenti di
arenarie, sono invece state lasciate in gran parte a bosco.
Il territorio comunale presenta una vasta superficie destinata alle colture agrarie (45% circa). In
particolare sono presenti seminativi, coltivazioni arboree da frutto (olivo, vite, pesco, ecc.),
seminativi arborati ed orti.
Nelle aree agricole si localizza una caratteristica flora infestante, costituita per lo più da specie
cosmopolite, che ben si adatta alla successione degli interventi agronomici, alle particolari
condizioni edafiche e, in parte, anche ai trattamenti diserbanti.
24
In questi ambienti sono state rinvenute numerose specie nitrofile quali Chenopodium album,
Conyza canadensis, Capsella bursa-pastoris, Senecio vulgaris, Sonchus asper, Urtica dioica e
Euphorbia helioscopia, specie infestanti dei cereali quali Papaver rhoeas, Legousia speculumveneris, Viola arvensis, Anagallis arvensis, Vicia sativa e Myosotis arvensis e specie più tipiche
delle aree ruderali quali Daucus carota, Picris hieracioides, Bromus sterilis, Cichorium intybus,
Artemisia vulgaris e Agropyron repens.
Le vegetazione delle colture agrarie appartiene ai seguenti raggruppamenti vegetazionali:
CLASSE
ORDINE
ALLEANZA
Chenopodietea
-
-
Secalinetea
-
-
Artemisietea vulgaris
-
-
25
Emergenze vegetazionali
L’individuazione delle emergenze vegetazionali è stata realizzata con riferimento alla presenza di habitat inclusi nelle Direttive 92/43/CEE e
successive modifiche e/o presenti nella Legge Regionale 56/2000, che ha ampliato la lista degli habitat per valorizzare le emergenze vegetazionali
presenti nella nostra regione.
Tab. 3 Emergenze vegetazionali (P = Habitat prioritario)
HABITAT DI INTERESSE REGIONALE
(tra parentesi il nome di cui alla Direttiva 92/43/CEE)
Codice
CORINE
Biotopes
Codice
NATURA
2000
P
Lande e brughiere dei substrati silicei o decalcificati del piano collinare
e montano (Lande secche europee)
31.841
4030
Lande e brughiere di tipo atlantico, a dominanza di Ulex europaeus,
presenti nel settore submontano quale degradazione di castagneti e cerrete
su suoli acidi (crinale Poggio di Firenze - Poggio di Casalmonte).
Boschi a dominanza di castagno (Foreste di Castanea sativa)
41,9
9260
Formazione forestale distribuita sui orientali del Poggio di Firenze, anche
in mosaico con altre tipologie
Boschi ripari mediterranei a dominanza di Salix alba e/o Populus alba
e/o P.nigra (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba)
44,17
92A0
Vegetazione arborea ripariale con salici e pioppi distribuita, in modo
discontinuo, lungo le sponde dell’Arno, del fosso delle Formiche-fosso di
Salceto e fosso del Molinuzzo)
Boschi palustri a ontano (Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus
excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)
44,2-44,3
91E0
si
DISTRIBUZIONE
Ontanete ripariali dei corsi d’acqua collinari e montani (sui versanti
orientali del Poggio di Firenze, lungo due rami del fosso del Faeto, e sui
versanti sud-occidentali del Poggio di Casalmonte, lungo il borro di
Favalli), altrove in mosaico con l’habitat precedente.
26
Sono stati inoltre considerati di interesse conservazionistico alcuni tipi forestali rari a livello
provinciale o regionale:
TIPO FORESTALE
DISTRIBUZIONE
Cerrete acidofile submediterranee a eriche
Due cerrete acidofile sono presenti sulle arenarie della parte inferiore dei
versanti del Poggio di Firenze: attorno al nucleo abitato di Case Il Fico e
presso Case Busignalla.
In Toscana sono diffuse soprattutto nella porzione meridionale ed
orientale.
Cerrete mesoxerofile
L’unica cerreta mesoxerofila è situata a sud-est di Tutignano, nella
porzione comunale nord-orientale.
In Toscana è relativamente comune ma con distribuzione spesso
frammentata.
27
COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO
PIANO STRUTTURALE
QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO
ANALISI DEI CARATTERI NATURALI
4.6.3 VALORE NATURALISTICO
RELAZIONE FINALE
Aprile 3013 (elaborazione su dati e rilievi 2011)
Raggruppamento Temporaneo d’Imprese:
NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI
Gruppo di lavoro:
Michele Giunti
Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica)
Cristina Castelli
Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS)
Alberto Chiti Batelli
Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche)
Linda Colligiani
Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS)
Barbara Lastrucci
Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS)
Introduzione
La Carta del valore naturalistico è, assieme alla carta delle Reti ecologiche, il punto conclusivo del
processo di analisi ecologico-naturalistica del territorio.
È stata elaborata sulla base di esperienze condivise da altri Autori, ed in particolare sulla
metodologia utilizzata per l’individuazione delle priorità di conservazione dei target considerati nel
Piano Regionale per la Biodiversità della Regione Toscana, attualmente in fase di ultimazione
(Regione Toscana, WWF Italia) e che fornirà linee guida per una metodologia standard utile per la
redazione di piani di azione per la conservazione della biodiversità a scala regionale. Si vedano
inoltre come esempio anche i contributi di Amadei et al. (2003) sul progetto Carta della Natura, di
Amadei e Onori (2001) e Onori et al. (2001) sui rapporti tra Carta della Natura e Carta della
Biodiversità.
Si basa sulle tipologie di vegetazione, a cui vengono attribuiti dei punteggi relativamente a cinque
differenti parametri:

Naturalità del tipo di vegetazione;

Biodiversità del tipo di vegetazione;

Rarità del tipo di vegetazione;

Rarità delle specie vegetali e animali presenti nel tipo di vegetazione;

Ampiezza e continuità della vegetazione
La somma dei cinque punteggi fornisce il valore naturalistico di ogni tipologia vegetazionale.
È opportuno precisare che tale metodo non intende valutare il rischio dei tipi vegetazionali, vale a
dire le pressioni delle attività umane e la relativa vulnerabilità dei differenti tipi di vegetazione. A
tal fine è stata prodotta un’apposita cartografia, relativa alla sola Vulnerabilità, inserita nella
mappa del Valore naturalistico.
Attribuzione dei valori
NATURALITÀ
Il procedimento ha inizio dall’esame della Carta della Vegetazione e della carta dell’Uso del Suolo.
Le differenti tipologie vengono raggruppate in categorie di naturalità, utilizzando la rielaborazione,
effettuata da Arrigoni e Foggi (1988), della metodologia indicata da Long (1974) e Pirola (1981): a
tali categorie sono stati cioè attribuiti valori relativi a differenti gradi di naturalità (secondo una
scala a 9 classi, da 0 a 1), utilizzando in ordine inverso la scala proposta dagli Autori citati. Tale
scala si basa sulla distanza tra la vegetazione attuale e la vegetazione potenziale, che rivestirebbe le
varie porzioni del territorio comunale in assenza di influenze antropiche.
È stato pertanto attribuito un valore nullo di naturalità alle aree urbane e alle strade e un valore
massimo agli ambienti naturali privi di influenze antropiche, dove la vegetazione è allo stadio
2
climax. Si tratta quindi di valori di naturalità assoluti, relativi alla distanza dallo stadio climax degli
ecosistemi vegetali presenti.
I valori di naturalità sono stati poi uniformati riferendoli all’unità (sette classi da 0 a 0,88).
Gradi di naturalità e corrispondenti tipologie di vegetazione (da Arrigoni e Foggi, 1988, modificato).
Valore di
naturalità
0,88
Grado di
naturalità
7
Tipologia di vegetazione
Corsi d'acqua
0,75
6
Alneto ripario di ontano nero, Castagneti acidofili, Castagneti acidofili (con pino
marittimo), Cerrete acidofile submediterranee a eriche, Cerrete mesoxerofile, Cipressete a
roverella e Spartium junceum, Orno-leccete con roverella delle zone interne, Ostrieti
termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius, Pinete collinari di pino domestico
e roverella con arbusti del Pruneto, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia
acidofila (con castagno), Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno),
Querceti acidofili di roverella e cerro, Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino
marittimo), Querceti mesofili di roverella e cerro, Querceti mesotermofili di roverella a
Rosa sempervirens, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con
cipresso), Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (tutte le sottotipologie),
Saliceti e pioppeti ripari
0,63
5
Formazioni lineari arboree di specie autoctone, Aree a pascolo naturale e praterie, Prati
pascoli e incolti, Ginestreti collinari di Spartium junceum, Pruneti, Uliceti, Vegetazione
delle aree ruderali e delle discariche, Aree ruderali, cantieri
4
0,5
0,38
0,25
0,13
0
Bacini d'acqua, Impianti di douglasia, Impianti di specie non spontanee - Cedro
dell'Atlante, Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti, Pinete mediterranee di pino
marittimo su macchia acidofila, Pinete sopramediterranee di pino marittimo, Robinieti
3
Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea, Colture temporanee
associate a colture permanenti
2
Aree ricreative e sportive, Colture arboree, Parchi, Seminativi e colture erbacee estensive,
Sistemi agricoli complessi
1
0
Cave, Villaggi, centri abitati di piccole dimensioni
Aree industriali, Centri urbani (tessuto continuo), Strade
BIODIVERSITÀ
La biodiversità esprime la ricchezza di specie viventi (flora erbacea, flora arborea, invertebrati,
vertebrati, ecc.), presente in ogni tipologia di vegetazione. A differenza di quanto elaborato per la
naturalità, i valori di biodiversità sono da intendersi come valori relativi al territorio comunale e non
assoluti, anche se appare evidente la difficoltà di assumere informazioni sui reali locali valori di
biodiversità. L’attribuzione di questi valori si è basata pertanto su elementi bibliografici, sullo stato
di conservazione e di naturalità degli habitat, sulle personali conoscenze e su sopralluoghi in campo,
e può quindi risultare parzialmente soggettiva.
I punteggi sono stati distribuiti in 5 classi, da “molto bassa” a “alta”, indicate con le sigle: BB, B,
M, MA, A. Analogamente al procedimento effettuato per i valori di naturalità, abbiamo quindi
riferito tali valori all’unità, secondo il prospetto seguente:
3
Classi di valore
Sigla
Valore di biodiversità
Alta
A
1
Medio-Alta
MA
0,8
Media
M
0,6
Bassa
B
0,4
Molto bassa
BB
0,2
RARITÀ DI VEGETAZIONE
Il valore viene attribuito in base a quattro parametri: distribuzione a livello europeo, rarità a livello
regionale e provinciale e presenza, nel tipo di vegetazione, di habitat di interesse comunitario e/o
regionale (rarità assoluta di vegetazione). Per l’attribuzione dei punteggi è stato fatto riferimento,
con opportune modifiche, allo schema concettuale ed ai valori definiti nell’ambito del progetto
RENATO (Repertorio Naturalistico Toscano; Università di Firenze, Museo di Storia Naturale,
2003).
Parametri di rarità e corrispondenti punteggi. In nero i parametri presenti nel territorio comunale, in grigio quelli
assenti.
Distribuzione complessiva
Regionale
1,0 endemismo toscano
Italiana
0,8 endemismo italiano
Europea o mediterranea 0,6 infrequente o in diminuzione
Europea o mediterranea 0,4 comune
Europea o mediterranea 0,2 molto comune
Rarità regionale
molto raro
localizzato
infrequente o in diminuzione
comune
molto comune
1,0
0,8
0,6
0,4
0,2
Rarità provinciale
molto raro
localizzato
infrequente o in diminuzione
comune
molto comune
1,0
0,8
0,6
0,4
0,2
Per ogni tipo di vegetazione è stata calcolata la media dei tre punteggi di rarità; al valore medio
risultante è stato successivamente sommato un punteggio (0/1) in base alla presenza di habitat di
interesse comunitario e/o regionale. Il valore medio risultante rappresenta il valore di rarità di
vegetazione.
RARITÀ DI SPECIE
Il valore del parametro è espresso in base allo stato di conservazione, a livello regionale, italiano ed
europeo, delle specie di flora e di fauna presenti (presenza certa o potenziale) in ogni tipologia. Tale
parametro tiene pertanto conto delle specie presenti nel territorio comunale (rarità relativa di
specie), rapportandole al loro stato di conservazione in Italia e in Europa, che è indipendente dalla
località in esame (rarità assoluta di specie); il parametro si può pertanto considerare di valore misto.
Analogamente a quanto specificato per il parametro “biodiversità”, appare evidente la difficoltà di
assumere informazioni sulle reali presenze vegetali e animali. L’attribuzione di questi valori si è
basata pertanto su elementi bibliografici, sulle personali conoscenze e su sopralluoghi in campo, e
può quindi risultare parzialmente soggettiva. Anche per questo parametro i punteggi sono stati
distribuiti in 5 classi, da “molto bassa” a “alta”, analogamente a quanto indicato per il parametro
“biodiversità”.
Attribuzione dei punteggi e definizione del valore naturalistico
Per giungere ad attribuire un valore naturalistico alle differenti unità di vegetazione individuate,
sono stati sommati aritmeticamente i contributi relativi a naturalità, biodiversità, specificità e rarità.
4
Il valore naturalistico è stato quindi espresso mediante valori compresi tra 0 (valore naturalistico
nullo) e 3,08 (alto valore naturalistico). I valori sono stati infine raggruppati in 5 differenti classi di
valore naturalistico, secondo la tabella e il prospetto seguenti.
Valore naturalistico
Naturalità
Biodiversità
Rarità di specie
Rarità di vegetazione
Classi e punteggi di Valore Naturalistico
Corsi d'acqua
3,08
0,88
0,8
0,8
0,6
Castagneti acidofili
2,95
0,75
0,8
0,6
0,8
Saliceti e pioppeti ripari
2,95
0,75
0,8
0,6
0,8
Alneto ripario di ontano nero
2,75
0,75
0,8
0,4
0,8
2,75
0,75
0,8
0,6
0,6
Cerrete acidofile submediterranee a eriche
2,75
0,75
0,8
0,6
0,6
Cerrete mesoxerofile
2,75
0,75
0,8
0,6
0,6
Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto
2,65
0,75
0,6
0,6
0,7
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno)
2,65
0,75
0,8
0,6
0,5
Uliceti
2,63
0,63
0,6
0,6
0,8
Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno)
2,55
0,75
0,8
0,6
0,4
Cipressete a roverella e Spartium junceum
2,45
0,75
0,6
0,4
0,7
Prati, pascoli e incolti
2,33
0,63
0,6
0,6
0,5
Orno-leccete con roverella delle zone interne
2,25
0,75
0,6
0,4
0,5
Querceti acidofili di roverella e cerro
2,25
0,75
0,6
0,4
0,5
Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo)
2,25
0,75
0,6
0,4
0,5
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (tutti i sottotipi)
2,25
0,75
0,6
0,4
0,5
Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti
2,2
0,5
0,6
0,4
0,7
2,2
0,5
0,6
0,6
0,5
Pinete sopramediterranee di pino marittimo (anche con castagno)
2,2
0,5
0,6
0,6
0,5
Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius
2,15
0,75
0,6
0,4
0,4
Querceti mesofili di roverella e cerro
2,15
0,75
0,6
0,4
0,4
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens
2,15
0,75
0,6
0,4
0,4
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso)
2,15
0,75
0,6
0,4
0,4
Formazioni lineari arboree di specie autoctone
2,13
0,63
0,6
0,4
0,5
Ginestreti collinari di Spartium junceum
2,13
0,63
0,8
0,4
0,3
Pruneti
2,13
0,63
0,8
0,4
0,3
Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante
2
0,5
0,4
0,4
0,7
1,9
0,5
0,6
0,4
0,4
1,78
0,38
0,6
0,6
0,2
classe
Castagneti acidofili (con pino marittimo)
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila
Impianti di douglasia
Oliveti
I
II
III
5
Valore naturalistico
Naturalità
Biodiversità
Rarità di specie
Rarità di vegetazione
Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea
1,68
0,38
0,4
0,4
0,5
Aree ruderali e cantieri
1,43
0,63
0,4
0,2
0,2
Robinieti
1,4
0,5
0,4
0,2
0,3
Bacini d'acqua
1,2
0,5
0,2
0,2
0,3
Colture temporanee associate a colture permanenti
1,08
0,38
0,2
0,2
0,3
0,85
0,25
0,2
0,2
0,2
Vigneti, frutteti e piantagioni da legno
0,85
0,25
0,2
0,2
0,2
Parchi
0,85
0,25
0,2
0,2
0,2
Seminativi e colture erbacee estensive
0,85
0,25
0,2
0,2
0,2
Sistemi agricoli complessi
0,85
0,25
0,2
0,2
0,2
Cave
0,73
0,13
0,2
0,2
0,2
Villaggi, Centri abitati di piccole dimensioni
0,63
0,13
0,2
0,2
0,1
0,5
0
0,2
0,2
0,1
Centri urbani (tessuto continuo)
0,5
0
0,2
0,2
0,1
Strade
0
0
0
0
0
classe
Aree ricreative e sportive
Aree industriali
IV
V
Aree di alto valore naturalistico. Formazioni vegetali con valori di naturalità, di biodiversità e
di rarità di vegetazione medio-alti e con valori medi di rarità di specie.
Tipologie comprese: Corsi d'acqua, Saliceti e pioppeti ripari, Alneto ripario di ontano nero, Castagneti acidofili,
Castagneti acidofili (con pino marittimo), Cerrete acidofile submediterranee a eriche, Cerrete mesoxerofile, Pinete
collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia
acidofila (con castagno), Uliceti
Aree di valore naturalistico medio-alto. Formazioni vegetali con valori di naturalità medio-alti
e con valori medi di biodiversità.
Tipologie comprese: Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno), Aree a pascolo naturale e praterie,
Cipressete a roverella e Spartium junceum, Prati stabili, Orno-leccete con roverella delle zone interne, Querceti
acidofili di roverella e cerro, Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo), Querceti termofili di
roverella con leccio e cerro (tutti i sottotipi), Incolti, Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti, Pinete
mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila, Pinete sopramediterranee di pino marittimo, Ostrieti termofili
dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius, Querceti mesofili di roverella e cerro, Querceti mesotermofili di
roverella a Rosa sempervirens, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso), Formazioni
lineari arboree di specie autoctone, Ginestreti collinari di Spartium junceum, Pruneti
6
Aree di medio valore naturalistico. Aree con medi valori di naturalità e con valori medio-bassi
degli altri parametri.
Tipologie comprese: Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante, Impianti di douglasia, Oliveti, Colture
erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea
Aree di basso valore naturalistico. Aree con parametri di valore medio-basso, rappresentate da
tipologie vegetazionali naturali o semi-artificiali molto comuni in Toscana e in Italia.
Tipologie comprese: Aree ruderali e cantieri, Robinieti, Bacini d'acqua, Colture temporanee associate a colture
permanenti, Vigneti, frutteti e piantagioni da legno, Seminativi e colture erbacee estensive, Sistemi agricoli
complessi, Parchi, Aree ricreative e sportive
Aree di valore naturalistico molto basso. Aree semi-artificiali o artificiali, ad elevata influenza
antropica, con tutti i parametri di valore basso o molto basso.
Tipologie comprese: Cave, Centri urbani (tessuto continuo), Villaggi e centri abitati di piccole dimensioni, Aree
industriali, Strade
Al termine delle fasi precedenti, sulle sole tipologie naturali (classi I e II di valore naturalistico),
sono state effettuate elaborazioni GIS in base ad un quinto parametro, l’ampiezza e la continuità
della vegetazione naturale.
AMPIEZZA E CONTINUITÀ DI VEGETAZIONE
Tale parametro è stato assegnato solo a macrotipologie naturali ed in particolare ai boschi e agli
arbusteti. Il valore del parametro è espresso in base alla dimensione del poligono. Poiché “una
maggiore superficie, a parità di altre condizioni, offre maggiori garanzie di sopravvivenza per le
specie in essa presenti” (Laureti et al., 2009), e considerato che la frammentazione di tipologie
simili determina “un’alterazione della connettività a scala di paesaggio” (With et al, 1997), è stato
ritenuto corretto unire poligoni forestali o arbustati contigui, in quanto la funzione ecologica sopra
descritta non è diminuita o interrotta al cambiamento di tipologia1. Sono stati ritenuti contigui tutti i
complessi forestali o arbustati non interrotti da altre tipologie, dall’autostrada, da strade provinciali
o dalla linea ferroviaria; sono stati ritenuti contigui poligoni separati da strade comunali, poderali o
da sentieri. I nuovi poligoni sono stati raggruppati in classi di ampiezza (quattro per i boschi, due
per gli arbusteti), escludendo tutti i poligoni forestali con superficie inferiore a 5 ettari e tutti gli
arbusteti con superficie inferiore a 10 ettari, ampiezze ritenute, in base a dati bibliografici, misure
soglia per svolgere una efficiente funzione di collegamento all’interno di reti ecologiche (per
approfondimenti vedi la relazione 4.4). I punteggi sono stati distribuiti in 4 classi, da “bassa” a
“molto-alta”, secondo il prospetto seguente:
1
Ad esempio, contigui poligoni forestali a dominanza di castagno, di roverella e di leccio formano un unico complesso
forestale favorevole a gran parte delle specie forestali vegetali e faunistiche.
7
Classi di valore di ampiezza-continuità e relativi punteggi.
Classi di valore
Valore di ampiezza
Valore di ampiezza
(boschi)
(arbusteti)
Alto
1
-
Medio Alto
0,8
-
Medio
0,6
0,6
Basso
0,4
0,4
La differenza nel numero e nel tipo di classi tra boschi e arbusteti è relativa alle dimensioni inferiori
dei nuovi poligoni arbustati (massima ampiezza 29,15 ha) rispetto a quelli forestali (massima
ampiezza 938,08 ha).
Riguardo le restanti due macrotipologie naturali, corsi d’acqua e aree aperte (escluse le aree
coltivate), ai corsi d’acqua è stato attribuito un valore di ampiezza medio (0,6) per correttezza
metodologica, in quanto i poligoni sono naturalmente contigui e, altrimenti, sarebbero risultati
penalizzati rispetto ai poligoni forestali e arbustati. Non sono stati invece valutati i pochi poligoni
prativi, in quanto di dimensioni inferiori al valore soglia di 5 ettari (vedi sopra).
I valori sopra indicati, relativamente ai soli nuovi poligoni creati in questa fase, sono stati sommati
ai punteggi di valore naturalistico precentemente assegnati.
Con tutta evidenza, i valori del parametro “ampiezza e continuità di vegetazione” sono relativi al
territorio comunale e non valori assoluti.
Riassumendo, la metodologia ha cercato di coniugare valutazioni possibilmente “oggettive” di
valori assoluti e valutazioni “soggettive” relative alle reali condizioni ecologiche dell’area in
esame:
parametri di valore assoluto
naturalità
rarità di vegetazione
parametri di valore relativi al territorio comunale
biodiversità
ampiezza e continuità di vegetazione
parametri di valore misto
rarità di specie
I valori relativi mettono in evidenza caratteristiche ecologiche proprie della vegetazione del
territorio comunale.
I valori assoluti mettono in evidenza il ruolo ecologico del territorio comunale rispetto ad una scala
molto più ampia, di livello regionale, nazionale e continentale.
8
Conclusioni
Come si evidenzia dall’esame della cartografia (tavola 4.3), ma anche da un semplice confronto tra
le superfici delle varie classi di valore naturalistico (tabella sottostante), il territorio comunale è
caratterizzato da un valore naturalistico medio-alto (poco meno della metà del territorio), in quanto
comprende formazioni di naturalità medio-alta e ben rappresentati, quali i boschi, molto estesi,
ricadenti quasi ovunque in una matrice forestale continua, con formazioni di ampiezza media di
quasi 5 ettari, i corsi d’acqua, gli oliveti, gli arbusteti e le formazioni lineari arbustive e arboree;
emerge anche il valore naturalistico molto basso delle aree coltivate ed urbane, che coprono il 10%
del territorio.
Valore Naturalistico
Alto
Medio Alto
Medio
Basso
Molto Basso
Superficie (ha)
411,7
2.659,7
784,1
1.742,1
628,3
%
6,6
42,7
12,6
28,0
10,1
9
Figura 2. Punteggi massimi e minimi per classe di valore naturalistico
Valore Naturalistico
I
II max
classi di valore
II min
III max
III min
IV max
IV min
V
0,5
1,02
1,54
2,06
2,58
3,1
3,62
valore
Tale lettura è avvalorata dalla constatazione che la classe di valore medio (vedi fig. 2) è più “vicina”
a quella di valore naturalistico superiore che non a quella di valore medio basso. Il massimo
punteggio della classe di valore medio (pari a 2) è infatti molto più vicino al punteggio minimo
della classe di valore medio alto (pari a 2,13, differenza pari a 0,07) di quanto lo sia il minimo
valore della medesima classe media (pari a 1,68) alla classe di valore medio basso (pari a 1,43,
differenza pari a 0,25), come è evidenziato dal grafico.
L’elaborazione in base all’ampiezza e alla continuità di vegetazione ha permesso di far emergere
nella tavola 4.3 le aree boscate e arbustive di più alto valore ecologico, rappresentate dai maggiori
complessi boscati comunali (Poggio di Firenze, Montecucco, valle di Castiglionchio, boschi tra Le
Corti e Lavacchio) e da alcuni boschi minori, dagli arbusteti a ginestrone ed eriche del Poggio di
Firenze, dall’Arno e da alcuni corsi d’acqua di miglior qualità.
10
Vulnerabilità
Per completezza di elaborazioni, al fine di fornire informazioni utili ad una corretta gestione del
territorio extraurbano comunale, è stata anche elaborata una mappa della vulnerabilità della
vegetazione.
Anche questa mappa è stata elaborata sulla base della metodologia utilizzata per l’individuazione
delle priorità di conservazione dei target considerati nel Piano Regionale per la Biodiversità della
Regione Toscana, attualmente in fase di ultimazione (Regione Toscana, WWF Italia); per
l’attribuzione dei punteggi è stato fatto riferimento, con opportune modifiche, allo schema
concettuale ed ai valori definiti nell’ambito del progetto RENATO (Repertorio Naturalistico
Toscano).
L’attribuzione dei valori di vulnerabilità a livello regionale è stata effettuata in base a quattro
parametri: contrazione di areale, rischio di scomparsa, condizionamento antropico e
condizionamento da specie aliene (vulnerabilità assoluta di vegetazione, a livello regionale).
Parametri di vulnerabilità e corrispondenti punteggi.
Contrazione di areale
Forte regressione
Leggera regressione
Areae costante o in aumento
Rischio
3
2
1
di
scomparsa Influenza antropica
Alto
Medio
Basso
3
2
1
Alta
Media
Bassa
3
2
1
Alterazione da specie aliene
Alta
Media
Bassa
3
2
1
Tipo di vegetazione
valore di
vulnerabilità
contraz. areale
rischio scomparsa
influenza antrop.
alteraz. da sp. aliene
I punteggi sono stati sommati e successivamente uniformati riferendoli all’unità, per analogia con i
parametri di valore naturalistico, ed espressi in quattro classi di vulnerabilità: alta (A), media (M),
bassa (B), nulla (N).
Colture temporanee associate a colture permanenti
0,9
3
3
2
1
Corsi d'acqua
0,8
1
2
2
3
Bacini d'acqua
0,8
1
1
3
3
Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea
0,8
3
2
2
1
Saliceti e pioppeti ripari
0,6
1
1
2
2
Formazioni lineari arboree di specie autoctone
0,6
2
1
2
1
Castagneti acidofili
0,5
1
1
2
1
Castagneti acidofili (con pino marittimo)
0,5
1
1
2
1
Cerrete acidofile submediterranee a eriche
0,5
1
1
2
1
Cerrete mesoxerofile
0,5
1
1
2
1
Cipressete a roverella e Spartium junceum
0,5
1
1
2
1
Orno-leccete con roverella delle zone interne
0,5
1
1
2
1
Ostrieti termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius
0,5
1
1
2
1
Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del Pruneto
0,5
1
1
2
1
classe
A
M
11
Tipo di vegetazione
valore di
vulnerabilità
contraz. areale
rischio scomparsa
influenza antrop.
alteraz. da sp. aliene
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno)
0,5
1
1
2
1
Pinete sopramediterranee di pino marittimo (con castagno)
0,5
1
1
2
1
Querceti acidofili di roverella e cerro
0,5
1
1
2
1
Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino marittimo)
0,5
1
1
2
1
Querceti mesofili di roverella e cerro
0,5
1
1
2
1
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens
0,5
1
1
2
1
Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso)
0,5
1
1
2
1
Querceti termofili di roverella con leccio e cerro (tutti i sottotipi)
0,5
1
1
2
1
Uliceti
0,5
2
1
1
1
Pinete collinari di pino domestico a eriche e cisti
0,5
1
1
2
1
Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila
0,5
1
1
2
1
Pinete sopramediterranee di pino marittimo
0,5
1
1
2
1
Oliveti
0,5
1
1
2
1
Alneto ripario di ontano nero
0,4
1
1
1
1
Ginestreti collinari di Spartium junceum
0,4
1
1
1
1
Pruneti
0,4
1
1
1
1
Aree ruderali e cantieri
0,4
1
1
1
1
Prati, pascoli e incolti
0,4
1
1
1
1
Impianti di douglasia
0,4
1
1
1
1
Impianti di specie non spontanee - Cedro dell'Atlante
0,4
1
1
1
1
Robinieti
0,4
1
1
1
1
Vigneti, frutteti e piantagioni da legno
0,4
1
1
1
1
Parchi
0,4
1
1
1
1
Seminativi e colture erbacee estensive
0,4
1
1
1
1
Sistemi agricoli complessi
0,4
1
1
1
1
Cave
0,4
1
1
1
1
Aree ricreative e sportive
0
0
0
0
0
Villaggi, centri abitati di piccole dimensioni
0
0
0
0
0
Aree industriali
0
0
0
0
0
Centri urbani (tessuto continuo)
0
0
0
0
0
Strade
0
0
0
0
0
classe
B
N
Nella relativa mappa, per chiarezza di lettura ed utilità di informazione, sono state evidenziate
solamente le cinque tipologie a vulnerabilità alta. Di seguito sono elencate le trentatre tipologie a
vulnerabilità alta o media, suddivise per i quattro parametri di vulnerabilità.
12
Aree con alta vulnerabilità per alta contrazione di areale e alto rischio di scomparsa:
Colture temporanee associate a colture permanenti.
Aree con alta vulnerabilità per alta contrazione di areale:
Colture erbacee con presenza di vegetazione arborea spontanea, Prati, pascoli e incolti.
Aree con alta vulnerabilità per alta influenza antropica e alta alterazione da specie aliene:
Bacini d'acqua.
Aree con alta vulnerabilità per alta alterazione da specie aliene:
Corsi d'acqua.
Aree con media vulnerabilità per alta contrazione di areale e rischio di scomparsa medio:
Prati stabili.
Aree con media vulnerabilità per alta influenza antropica e per alterazione media da specie aliene:
Parchi o Aree verdi urbane.
Aree con media vulnerabilità per alta influenza antropica:
Seminativi e colture erbacee estensive.
Aree con media vulnerabilità per leggera contrazione di areale:
Uliceti, Formazioni lineari arboree di specie autoctone. Quest’ultimi anche per influenza antropica media .
Aree con media vulnerabilità per media influenza antropica e alta alterazione da specie aliene:
Saliceti e pioppeti ripari
Aree con media vulnerabilità per influenza antropica media:
Castagneti acidofili, Castagneti acidofili (con pino marittimo), Cerrete acidofile submediterranee a eriche, Cerrete
mesoxerofile, Cipressete a roverella e Spartium junceum, Orno-leccete con roverella delle zone interne, Ostrieti
termofili dei calcari marnosi ad Asparagus acutifolius, Pinete collinari di pino domestico e roverella con arbusti del
pruneto, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila (con castagno), Pinete sopramediterranee di pino
marittimo (con castagno), Querceti acidofili di roverella e cerro, Querceti acidofili di roverella e cerro (con pino
marittimo), Querceti mesofili di roverella e cerro, Querceti mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens, Querceti
mesotermofili di roverella a Rosa sempervirens (con cipresso), Querceti termofili di roverella con leccio e cerro, Pinete
collinari di pino domestico a eriche e cisti, Pinete mediterranee di pino marittimo su macchia acidofila, Pinete
sopramediterranee di pino marittimo, Sistemi agricoli complessi, Oliveti.
13
COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO
PIANO STRUTTURALE
QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO
ANALISI DEI CARATTERI NATURALI
4.6.4 RETI ECOLOGICHE
RELAZIONE FINALE
Aprile 2013 (elaborazioni su dati e rilievi 2011)
Raggruppamento Temporaneo d’Imprese:
NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI
Gruppo di lavoro:
Michele Giunti
Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica)
Cristina Castelli
Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS)
Alberto Chiti Batelli
Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche)
Linda Colligiani
Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS)
Barbara Lastrucci
Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS)
Premessa: Reti ecologiche
 Per tutelare la biodiversità è stata da tempo riconosciuta l’importanza degli interventi in grado di
riqualificare gli ecosistemi degradati, riducendo la frammentazione degli habitat e la locale
impermeabilità del territorio, ricostituendo le interconnessioni attraverso le quali permettere
flussi di animali, di piante e di nutrienti. Tenuto conto della diffusa presenza di condizionamenti
umani sull’ambiente naturale, senza una Rete ecologica efficiente si riduce la possibilità di
scambio di individui (piante, animali) e nutrienti, mettendo a rischio la conservazione a lungo
termine delle popolazioni, soprattutto di quelle relegate in aree isolate e di estensione ridotta.
Qualunque perturbazione che riduca fortemente il numero di individui di una specie può, ad
esempio, non essere seguita da un ingresso di nuovi individui, tramite pollini, semi o movimenti
di animali, che riporterebbero la popolazione a livelli numerici ed ecologici adeguati; così
accadendo, la popolazione, già decurtata dalla perturbazione, non ha possibilità di ripresa e negli
anni a seguire va verso la locale estinzione.
 Insieme alla tutela degli habitat e delle stazioni di specie rare tramite l’istituzione di Aree
Protette, è pertanto sempre più evidente la necessità di intervenire sui collegamenti ecologici,
attraverso la conservazione di quelli esistenti, la riqualificazione dei collegamenti
ecologicamente non efficienti (ad es. fiumi con acque parzialmente inquinate o con scarsa
vegetazione ripariale, aree ad agricoltura intensiva, ecc.) e la creazione ex novo di nuovi
collegamenti. Studi effettuati in proposito hanno dimostrato l’utilità della connessione ecologica
come strumento di conservazione di singole specie, applicando i dovuti accorgimenti per
limitare la diffusione delle sempre più frequenti specie “indesiderate”, per lo più alloctone e
dotate di elevata competitività sulle specie indigene.
 Esempi di progetti e di interventi su Reti ecologiche sono relativi prevalentemente a Paesi nordeuropei o dell’Europa dell’est (Liro, 1995). Soprattutto dagli anni ’80 sono state svolte
numerose ricerche a livello europeo nel settore delle Reti ecologiche, cui l’Italia si è unita solo
nell’ultimo decennio del secolo scorso (Pungetti, 1998). Le esperienze italiane riguardano la
partecipazione dell’Italia al gruppo IENE (Infra-Eco-Network of Europe), il progetto PLANECO
(Planning in ecological network; vedi ad es. Properzi et al., 1998; Filpa e Romano, 2003),
promosso dalle Università dell’Aquila, di Camerino e di Chieti, i progetti REN (Rete Ecologica
Nazionale) e APE (Appennino Parco d’Europa), promossi dal Ministero dell’Ambiente la
realizzazione di alcuni contributi scientifici e metodologici, soprattutto da parte di Corrado
Battisti, Matteo Guccione, Sergio Malcevschi, Bernardino Romano (vedi ad es. Battisti, 2003,
2004, 2008; Battisti e Teofili, 2004; Battisti e Romano, 2007; Bianconi et al., 2005; Bologna e
Carpaneto, 1999; Guccione et al., 2003; Guccione e Schilleci, 2010; Malcevschi et al., 1996;
Malcevschi 1999; Reggiani et al., 2000; Romano, 1997ab).
 Negli ultimi anni hanno visto la luce studi e progetti di Reti ecologiche a scala regionale, come
ad esempio nelle Regioni Valle D’Aosta, Lombardia, Marche, Umbria, Sicilia, Calabria.
Progetti di Reti ecologiche a scala provinciale sono stati avviati da numerose Province, tra le
quali a vario titolo significativi appaiono quelli delle province di Bologna, Cremona, Firenze,
Latina, Lucca, Milano, Novara, Padova, Prato, Ravenna, Roma, Vicenza. Impossibile conoscere
la realizzazione di studi per Reti ecologiche a livello locale. Per le affinità con il territorio
comunale, ricordiamo le elaborazioni effettuate per i territori comunali di Bagno a Ripoli e di
Incisa val d’Arno.
2
 Norme comunitarie. Anche a livello comunitario è stata ribadita, attraverso atti di indirizzo e
documenti ufficiali, la necessità di passare da una protezione attraverso un modello "a isole" ad
una protezione "a rete". Strumenti comunitari che si pongono come obiettivo anche la
costituzione delle reti ecologiche sono ad esempio la Direttiva 2009/147/CE (Direttiva
“Uccelli”), la Direttiva 92/43/UE (Direttiva “Habitat”) e il programma EECONET (European
Ecological Network). Tra le strategie europee merita segnalare la Convenzione di Berna, la
Strategia Pan-Europea sulla Diversità Biologica e Paesistica e la Convenzione di Kiev sulla
Biodiversità. Gli ultimi due documenti prevedevano la costituzione di una Rete ecologica paneuropea da realizzarsi entro il 2006.
 Norme italiane. Il D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 e il successivo DPR 120/2003 ribadiscono
la necessità di realizzare “aree di collegamento ecologico funzionale” al fine di tutelare la fauna
e la flora selvatiche. Nel 2003 l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio
(APAT) e l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) hanno preparato un Manuale che contiene
indirizzi e modalità operative per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale, ai
fini della costruzione di reti ecologiche a scala locale. Recenti documenti nazionali che
promuovono la realizzazione di Reti ecologiche, sia a livello nazionale che locale, sono la
Strategia Nazionale per la Biodiversità 2011–2020 e il Piano Strategico Nazionale (PSN) dello
Sviluppo Rurale 2007-2013.
 Norme regionali. In Toscana, la L.R. 56/2000 definisce i corridoi ecologici “Aree di
collegamento ecologico – funzionale”, di cui fornisce la definizione all’art. 2, comma 1, lettera
a); all’art. 10 detta norme sull’individuazione, sulla ricostituzione e sulla tutela di tali aree.
Successivamente, la deliberazione regionale 1148/20021 ha dettato “Indicazioni tecniche per
l’individuazione e la pianificazione delle aree di collegamento ecologico”. Tra le azioni di
conservazione previste dal Piano regionale per la conservazione della biodiversità in Toscana, in
fase di ultimazione, l’Azione 13 prevede il completamento del progetto di una Rete ecologica
regionale, l’approvazione del progetto ed il suo inserimento nell’ambito del quadro conoscitivo
del PIT, la redazione di norme di gestione degli elementi della Rete ecologica e il loro
recepimento negli strumenti pianificatori provinciali e comunali.
Metodologia
Nella pianificazione del territorio, e in particolare dei paesaggi frammentati, si stanno sempre più
affermando i principi della connectivity conservation, in base ai quali gli Enti Pubblici realizzano
Piani di Rete ecologica. Si evidenzia però un elemento di debolezza di questi Piani, rappresentato
dalla mancanza sia di obiettivi specifici definiti a priori che di indicatori che possono essere
monitorati nel tempo al fine di valutarne la reale efficacia nell’obiettivo di arrestare o diminuire
sensibilmente il tasso di perdita di biodiversità (Battisti, 2003; Boitani et al., 2007).
1
Giunta Regionale Toscana. Deliberazione 21 ottobre 2002 n.1148. L.R. 56/2000 – Indicazioni tecniche per
l’individuazione e la pianificazione delle aree di collegamento ecologico. B.U.R.T. n.46, parte seconda, Suppl. n.199,
13 novembre 2002.
3
Obiettivo primo del lavoro è stato quello di realizzare un prodotto completo dal punto di vista
analitico, scientifico e pianificatorio e rispettoso al massimo delle linee guida APAT, delle
indicazioni tecniche regionali e degli altri riferimenti metodologici riconosciuti dalla comunità
scientifica nazionale.
Al fine di rispettare quanto indicato nel cap. 6 della Deliberazione G.R. 1148/2000, è stato deciso di
individuare Reti ecologiche specifiche per otto tipologie ambientali, che comprendono le tipologie
ambientali di collegamento indicate nella Deliberazione citata (in corsivo nel testo)
1. RETE DEI BOSCHI (reti dei boschi maturi; dei boschetti, delle macchie e dei grandi alberi
isolati; aree boscate con funzione di collegamento);
2. RETE DELLE AREE APERTE (reti delle praterie e delle radure; dei corridoi aperti tra
dorsali e fondovalle; rete dei muretti a secco);
3. RETE DEI CORSI D’ACQUA (corsi d’acqua);
4. RETE DEGLI ARBUSTETI (rete delle siepi e dei filari alberati in zone agricole)
Il processo di individuazione delle Reti si dovrebbe prima di tutto basare su sufficienti conoscenze
sulla reale distribuzione delle specie, sulle loro dinamiche e tendenze in atto, sulle relative
condizioni di frammentazione e su aggiornate basi cartografiche dei tipi vegetazionali. Gran parte di
queste informazioni non sono disponibili, per il territorio comunale come per l’intera regione
Toscana. È stato pertanto necessario cercare di sopperire, almeno parzialmente, a tali lacune, con
elaborazioni GIS delle informazioni disponibili sull’uso del suolo e sulla presenza di specie.
L’individuazione delle Reti ecologiche provinciali rappresenta il risultato di un processo analitico a
livello prevalentemente strutturale (individuazione degli elementi geomorfologici, idrografici, di
uso del suolo, di frammentazione, ecc.) e funzionale, individuando nodi, nuclei di connessione,
aree di connessione e zone cuscinetto in funzione specifica, riferita cioè ad un gruppo di specie
guida, valorizzando peraltro anche la funzione di tali aree nel senso ecologico più ampio, inteso
come possibilità di serbatoio e di scambio di individui, di materia, di pool genetico, di energia.
Le Reti ecologiche della Provincia di Firenze
L’attuale bozza della revisione e adeguamento del PTC della Provincia di Firenze contiene, nella
sezione QC-02 e QC-22 del Quadro conoscitivo, le tavole e la relazione tecnica delle Reti
ecologiche provinciali (Castelli et al., 2009), individuate con uno studio biennale conclusosi nel
2007. A tale lavoro abbiamo ovviamente fatto particolare riferimento, definendo a maggior
dettaglio le unità funzionali individuate a livello provinciale e apportando, ove ritenuto opportuno,
lievi modifiche migliorative, come spiegato nei relativi, successivi paragrafi.
Importanti indicazioni sono state tratte dalle tavole e dalle relazioni su Reti ecologiche comunali
contenute nei Quadri conoscitivi dei Piani Strutturali di due Comuni confinanti, Bagno a Ripoli
(Chiti Batelli et al., 2006) e Incisa val d’Arno (Chiti Batelli, 2004), cui abbiamo anche in questo
caso fatto riferimento, pur essendo precedenti allo studio sulle Reti ecologiche provinciali.
In base alle Reti ecologiche provinciali e ad altre analisi a livello regionale, italiano ed europeo,
l’individuazione delle Reti ecologiche comunali prevede:
4

l’individuazione di zone ad elevata biodiversità, in grado non solo di autosostenersi ma anche
con funzione di serbatoio di diversità, materia, energia per le altre aree ad esse collegate (nodi o
core aeras);
 l’individuazione di zone cuscinetto, limitrofe ai nodi. Hanno funzione protettiva nei confronti di
queste ultime riguardo agli effetti di degrado operati dalla matrice antropica (effetto margine)
sulle specie più sensibili (zone cuscinetto o buffer zones);
 l’individuazione di aree naturali isolate ad elevato interesse naturalistico (nuclei di connessione
o stepping stones);
 l’individuazione di aree di collegamento ecologico (corridoi ecologici o ecological corridors),
tra i nodi provinciali;
Definizioni
Di seguito forniamo le definizioni di tutte le unità funzionali individuate nel territorio comunale,
afferenti alle quattro principali tipologie di unità funzionale sopra indicate.

rete ecologica (ecological network)
sistema reale e potenziale di habitat interconnessi, in cui salvaguardare la biodiversità (APAT e
INU, 2003);
insieme di unità ecosistemiche di alto valore naturalistico (nodi), interconnesse da un sistema di
elementi connettivi (le aree di collegamento ecologico), con funzione di mantenimento delle
dinamiche di dispersione degli organismi biologici e della vitalità di popolazioni e comunità;
comprendono anche ecosistemi isolati funzionali alla dispersione di specie appartenenti a gruppi
particolarmente vagili e aree cuscinetto con funzione di mitigazione dell’effetto della matrice
sugli ecosistemi naturali.

nodo (core area)
zona di grandi dimensioni ad elevata biodiversità, in grado non solo di autosostenersi ma anche
di svolgere una funzione di serbatoio di diversità, di materia e di energia per le altre aree ad esse
collegate.
nodo primario: area che presenta tutte le caratteristiche dell’unità funzionale.
nodo secondario: area che non rientra nella categoria precedente per uno o più fattori di
pressione che alterano, ma non in maniera significativa, le funzioni ecologiche (ad es. lieve
inquinamento delle acque, gestione forestale a ceduo di elevate superfici, presenza di colture
agrarie intensive, frammentazione di parte della sua estensione). Per la Rete di corsi d’acqua
sono costituiti da fiumi e torrenti che non rientrano tra i nodi primari per più fattori di pressione
(ad es. inquinamento delle acque, artificializzazione degli argini, pressione infrastrutturale) che
ne alterano, ma non in maniera significativa, funzioni ecologiche di importanza regionale.
nodo potenziale: area omogenea priva di disturbi antropici che presenta molte caratteristiche
dell’unità funzionale ma per la quale mancano riscontri sulla presenza di specie guida e sul
valore ecologico delle tipologie naturali di uso del suolo.

zona cuscinetto o filtro (buffer zone)
5
zona limitrofa a un nodo, con funzione protettiva nei confronti di quest’ultimo riguardo agli
effetti di degrado operati dalla matrice antropica (effetto margine) sulle specie più sensibili
(Delib. 1148/2002); sono pertanto zone soggette ad una gestione attiva, finalizzata al
contenimento degli impatti esterni rispetto alle aree centrali di maggior valore. Per i corsi
d’acqua tale zona comprende l’area di pertinenza ecologica fluviale.
aree di collegamento ecologico (connection areas): configurazione spaziale di habitat (non
necessariamente lineari o continui) che facilita i movimenti, lo scambio genetico all’interno delle
popolazioni e/o la continuità dei processi ecologici nel paesaggio (Delib. 1148/2002).
Comprendono:

corridoio ecologico
area di collegamento ecologico tra i differenti nodi. Può presentare discontinuità di
collegamento per presenza di zone coltivate o di elmenti di frammentazione (centri urbani,
strade di grande comunicazione); nel caso dei fiumi può presentare vere e proprie interruzioni di
collegamento per la scadente qualità delle acque. È stata definita come corridoio provinciale
un’area di dimensioni e di qualità tali da consentire di svolgere funzioni di collegamento fra i
nodi provinciali, e come corridoio comunale un’area di minori dimensioni, che svolge funzioni
di collegamento principalmente a livello comunale.
Per la Rete di corsi d’acqua, che rispetto alle altre Reti presenta la singolarità del continuum
fluviale, sono state individuate più tipologie di collegamento:
potenziale continuo: tratto di un corso d’acqua che attraversa zone di media o alta naturalità
(boschi, prati o pascoli) e che presenta caratteristiche potenziali di un corridoio (contiguità con
tratti di miglior qualità, reale o potenziale) ma per il quale mancano dati sulla qualità delle acque
e le informazioni sui popolamenti faunistici sono molto scarse o assenti;
potenziale da riqualificare: tratto di un corso d’acqua che attraversa zone antropizzate (aree
agricole, centri urbani) e presenta caratteristiche potenziali di un corridoio (contiguità con tratti
di miglior qualità, reale o potenziale) ma per il quale mancano dati sulla qualità delle acque e le
informazioni sui popolamenti faunistici sono molto scarse o assenti;
probabile interruzione: tratto di un corso d’acqua che attraversa zone antropizzate (aree
agricole, centri urbani), non è contiguo a tratti di miglior qualità, reale o potenziale oppure di
lunghezza superiore a 500 metri, per il quale mancano dati sulla qualità delle acque e le
informazioni sui popolamenti faunistici sono molto scarse o assenti;
 varco di connessione
area di discontinuità all’interno di ampie fasce antropizzate, relativamente ristretta, di
fondamentale importanza per la connessione fra ambiti territoriali di elevata ampiezza. In alcuni
casi svolge già attualmente questa funzione (varco di connessione da conservare), in altri casi
necessita di interventi di riqualificazione e miglioramento della funzione di connettività.
 nucleo di connessione (pietra da guado, stepping stone)
area isolata e di limitata dimensione, immersa in una matrice paesistica antropizzata, che per
posizione geografica e/o per composizione specifica rappresenta un elemento strategico di
collegamento ecologico discontinuo e di elevato interesse naturalistico per alcuni organismi
(animali e vegetali) relativamente mobili (uccelli, insetti, chirotteri). È stata definita come
nucleo di connessione provinciale un’area di dimensioni e di qualità tali da consentire di
svolgere funzioni di collegamento discontinuo a livello provinciale, e come nucleo di
6
connessione comunale un’area di minori dimensioni, che svolge funzioni di collegamento
discontinuo principalmente a livello comunale.
 elemento residuale di connessione
area di elevata idoneità per le specie guida, di limitate dimensioni, che svolge pertanto in modo
non ottimale la funzione di connessione.
 area agricola di connessione secondaria
area di scarsa idoneità per le specie guida, di varia dimensione, che svolge in modo non ottimale
la funzione di connessione per la Rete delle aree aperte oppure dei boschi e, secondariamente,
degli arbusteti.
Seguendo lo schema concettuale presente nella relazione tecnica sulle Reti ecologiche provinciali, il
processo di analisi che ha portato alla definizione della Mappa delle reti ecologiche (tavola 4.4) può
essere schematizzato in fasi successive, che hanno portato all'individuazione di:
1. Scala, base topografica e carta tematica di riferimento
2. Tipologie ambientali di collegamento
3. Specie indicatrici
4. Fattori di frammentazione ecologica
5. Aree ad elevata importanza naturalistica presenti nel territorio regionale: i nodi (core areas)
6. Principali aree di collegamento ecologico, esistenti o da riqualificare, e direttrici di connessione
7. Aree isolate ad elevato interesse naturalistico: le pietre da guado (stepping stones)
8. Carta delle Reti Ecologiche
1. SCALA, BASE TOPOGRAFICA E CARTA TEMATICA DI RIFERIMENTO
Base topografica e scala di riferimento. È stata utilizzata la Cartografia Tecnica Regionale (CTR)
prodotta in formato vettoriale. Le aree individuate dal progetto sono state restituite in formato
cartaceo e digitale alla scala 1:10.000, per utilizzare un dettaglio cartografico sufficiente a
individuare compiutamente le unità funzionali delle Reti ecologiche; sono state effettuate analisi
anche a scale di minor dettaglio, per evitare il rischio di non riconoscere a pieno i collegamenti a
scala sovracomunale o provinciale. Per l’individuazione corretta degli elementi delle Reti
ecologiche presenti all’interno del territorio comunale, l’analisi degli aspetti vegetazionali,
faunistici e geomorfologici si è infatti estesa ai rapporti ecologici con i territori comunali confinanti:
Pontassieve a nord, Reggello a est, Bagno a Ripoli a ovest, Greve e Incisa in Val d’Arno a sud.
Cartografia tematica di riferimento. Come riferimento cartografico, vale a dire la mappatura della
copertura naturale o artificiale del suolo, è stata utilizzata la cartografia della Vegetazione,
realizzata alla scala 1:10.000 per il Quadro conoscitivo del Piano Strutturale.
7
2.
TIPOLOGIE AMBIENTALI DI COLLEGAMENTO
Come già indicato, sono state individuate quattro tipologie ambientali di sintesi. Di seguito
indichiamo i tipi di vegetazione inclusi in ogni tipologia ambientale:

Boschi
La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Boschi a dominanza di ontano nero; Boschi a
dominanza di robinia; Mosaico di boschi di ontano nero con boschi di pioppo nero e salici, di
carpino nero e di robinia; Mosaico di boschi misti di pioppo nero e salici e vegetazione erbacea
dei greti fluviali; Boschi a dominanza di roverella; Boschi misti di roverella e pini
mediterranei; Boschi misti di roverella e altre latifoglie decidue; Boschi misti di roverella e
altre latifoglie decidue (carpino nero e/o castagno) con pini mediterranei; Boschi a dominanza
di carpino nero; Boschi a dominanza di cerro; Boschi misti di cerro e roverella; Boschi misti di
cerro e altre latifoglie (carpino nero e/o castagno); Boschi misti di cerro e pini mediterranei
(pino marittimo e/o pino domestico); Boschi a dominanza di castagno; Boschi misti di castagno
e pini mediterranei (pino marittimo e pino domestico); Boschi di conifere (pino marittimo, pino
domestico e cipresso comune); Formazioni lineari arboree

Corsi d’acqua
La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Corsi d’acqua naturali (alveo di morbida);
Corsi d’acqua naturali (greti fluviali privi di vegetazione).

Zone Aperte
La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Vegetazione erbacea degli incolti; Mosaico di
arbusteti a ginestra odorosa e praterie perenni a Bromus erectus.

Arbusteti
La Rete comprende i seguenti tipi di vegetazione: Arbusteti a ginestra odorosa, prugnolo, rovi,
ecc.; Arbusteti a ginestrone ed eriche
3. SPECIE GUIDA
Quali specie guida sensibili alla frammentazione, su cui impostare l’individuazione delle Reti
ecologiche comunali, sono state utilizzate quelle selezionate per le Reti ecologiche provinciali, che
qui riproponiamo.
Per le AREE BOSCATE sono state individuate nove specie: un anfibio, quattro specie di uccelli e
quattro mammiferi.
Per le ZONE APERTE sono state individuate quattordici specie: un anfibio e tredici specie di
uccelli.
Per gli ARBUSTETI sono state individuate sette specie di uccelli.
Per i CORSI D’ACQUA sono state individuate sedici specie: tre crostacei, undici pesci e due
mammiferi.
8
C = criterio conservazionistico (All. A L.R. 56/2000)
E = criterio ecologico (specie sensibile alla frammentazione e/o che svolge un ruolo chiave nella funzionalità dei
sistemi ecologici)
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
BOSCO
nome scientifico
Salamandra salamandra
Nyctalus noctula
Eliomys quercinus
Muscardinus avellanarius
Canis lupus
Picoides major
Turdus philomelos
Sitta europea
Certhia brachydactyla
nome italiano
Salamandra gialla e nera
Nottola comune
Topo quercino
Moscardino
Lupo
Picchio rosso maggiore
Tordo bottaccio
Picchio muratore
Rampichino comune
archivio
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
COT Mito
COT Mito
COT Mito
COT Mito
criterio
C
C
C
C
C
E
E
E
E
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
ZONE APERTE
nome scientifico
Bufo viridis
Circaetus gallicus
Circus pygargus
Aquila chrysaetos
Falco tinnunculus
Coturnix coturnix
Lullula arborea
Anthus campestris
Oenanthe oenanthe
Monticola saxatilis
Lanius collurio
Lanius senator
Alauda arvensis
Emberiza calandra
nome italiano
Rospo smeraldino
Biancone
Albanella minore
Aquila reale
Gheppio
Quaglia
Tottavilla
Calandro
Culbianco
Codirossone
Averla piccola
Averla capirossa
Allodola
Strillozzo
archivio
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
COT Mito
COT Mito
criterio
C-E
C-E
C
C
C- E
E
C-E
C
C
C
C-E
C
E
E
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
ARBUSTETI
nome scientifico
Caprimulgus europaeus
Sylvia undata
Lanius collurio
Lanius senator
Sylvia communis
Sylvia cantillans
Hippolais polyglotta
nome italiano
Succiacapre
Magnanina
Averla piccola
Averla capirossa
Sterpazzola
Sterpazzolina
Canapino
archivio
Renato
Renato
Renato
Renato
COT Mito
COT Mito
COT Mito
criterio
C
C–E
C–E
C
E
E
E
9
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
CORSI D'ACQUA
nome scientifico
Austropotamobius pallipes
Potamon fluviatile
Paelemonetes antennarius
Barbus meridionalis
Barbus plebejus
Leuciscus souffia
Rutilus rubilio
Esox lucius
Padogobius nigricans
Neomys anomalus
Neomys fodiens
Tinca tinca
Anguilla anguilla
Barbus tyberinus
Cobitis taenia
Rutilus erythrophtalmus
nome italiano
Gambero di fiume
Granchio di fiume
Gamberetto d’acqua dolce
Barbo canino
Barbo
Vairone
Rovella
Luccio
Ghiozzo di ruscello
Toporagno di Miller
Toporagno d'acqua
Tinca
Anguilla
Barbo tiberino
Cobite
Triotto
archivio
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Renato
Nocita
Nocita
Nocita
Nocita
Nocita
criterio
C–E
E
C-E
C
C
C
C
C–E
C
E
E
E
E
C
E
E
Purtroppo i dati bibliografici reperiti per il territorio comunale sono risultati molto scarsi e non
hanno permesso di differenziare, se non per pochissime aree, i caratteri ecologici del territorio
comunale.
4. NODI
Nelle Reti ecologiche dei Corsi d’acqua provinciali il tratto dell’Arno tra Rosano e la confluenza
della Sieve è stato individuato come un nodo primario, unico nodo primario di tutto il tratto
provinciale del corso dell’Arno; il successivo tratto a monte, fino alla confluenza del t. Vicano di
Sant’Ellero, è stato individuato come un nodo secondario.
Nel territorio comunale sono inoltre presenti tre nodi potenziali: l’ultimo tratto dell’Arno, a valle di
Rosano, un tratto del sistema fosso di Troghi-fosso delle Formiche, a valle di Cellai, e un tratto subterminale del fosso del Selceto.
All’interno del territorio comunale le Reti ecologiche provinciali non includono altri nodi. La
scarsità di segnalazioni di presenza di specie guida e la relativa ridotta dimensione delle aree di
maggior idoneità potenziale di vegetazione non ha permesso di modificare tale risultato e pertanto
non sono state individuate ulteriori aree di elevata biodiversità che potessero svolgere la funzione
ecologica di nodo. L’area di maggior estensione, rappresentata dai boschi a dominanza di castagno
e di cerro del Poggio di Firenze, non ha le caratteristiche ecologiche (capacità di autosostenersi,
funzione di serbatoio di specie e materia per le aree circostanti) per essere classificata come nodo.
10
5.
ZONE CUSCINETTO
Le Reti ecologiche provinciali non individuano alcuna area di protezione o filtro (area cuscinetto)
per i nodi fluviali dell’Arno.
Per le Reti ecologiche del Comune di Rignano sull’Arno abbiamo ritenuto opportuno modificare
tale cartografia, anche a seguito di ulteriori esperienze di individuazione di Reti ecologiche (vedi ad
es. Castelli et al., 2011), che prevedono questa unità funzionale anche per i corsi d’acqua.
L’individuazione delle zone cuscinetto è da considerarsi solo indicativa, in quanto basata
unicamente su un parametro, la distanza entro la quale sono prevedibili significativi effetti negativi
causati da fonti puntuali o diffuse di impatto. Non è stato pertanto tenuto conto della morfologia del
territorio né delle singole realtà territoriali, per l’onerosità in termini di elaborazioni GIS e di ricerca
di forme documentali in grado di supportare una più dettagliata perimetrazione di queste aree, con
una metodologia “nodo-specifica”.
In base al criterio sopra indicato, le zone cuscinetto o filtro si estendono su una fascia omogenea di
100 m esterna ai nodi dell’Arno.
Poiché l’efficacia della funzione di protezione e di filtro dalle pressioni antropiche esterne al nodo è
in relazione alle differenti tipologie di uso del suolo presenti all’interno della fascia individuata,
sulle mappe finali delle Reti sono state evidenziate le principali “criticità” interne alle aree
cuscinetto, rappresentate dalla presenza di aree urbane e industriali.
6. PRINCIPALI AREE DI COLLEGAMENTO ECOLOGICO, ESISTENTI O DA RIQUALIFICARE, E
DIRETTRICI DI CONNESSIONE
Sono state individuate differenti tipologie di area di collegamento ecologico, rappresentate da
configurazioni spaziali di habitat (non necessariamente lineari o continui) che facilitano i
movimenti, lo scambio genetico all’interno delle popolazioni e/o la continuità dei processi ecologici
nel paesaggio:
 corridoi ecologici;

nuclei di connessione (pietre da guado nelle Reti ecologiche provinciali);
 varchi di connessione (da conservare o da riqualificare);
 elementi residuale di connessione;
 area agricola di connessione secondaria;
 direttrici di connessione;
 passaggio faunistico.
6.1 Corridoi ecologici. Il territorio comunale è attraversato da corridoi ecologici di collegamento
tra nodi boscati posti al di fuori del territorio comunale, ed in particolare dal corridoio che connette
il nodo secondario boscato di Monte Giovi – Monte Senario con il nodo secondario boscato dei
Monti del Chianti, e dal corridoio boscato che connette il nodo primario di Vallombrosa e
Sant’Antonio ai due nodi precedenti.
I corridoi boscati sono stati perimetrati più in dettaglio rispetto a quelli presenti nella Rete
provinciale, utilizzando le tipologie di vegetazione forestale incluse interamente o parzialmente
11
nella fascia di collegamento di un chilometro. Tale fascia, puramente indicativa di direzioni
connessione intraprovinciale, pertanto non compare più nella Rete comunale dei Boschi.
Per la Rete dei Boschi sono stati individuati anche corridoi comunali, ambiti forestali (per lo più
attestati su fondivalle fluviali) che svolgono funzioni di collegamento ecologico principalmente a
livello comunale.
Nella Rete di Corsi d’acqua sono presenti corridoi fluviali continui lungo due brevi tratti del corso
dell’Arno, lungo un tratto intermedio e il tratto finale del fosso del Selceto, lungo il tratto terminale
del fosso di Castiglionchio e due tratti a monte. Corridoi potenziali da riqualificare sono presenti
lungo quattro tratti dell’Arno e del fosso del Selceto. Tratti fluviali che vedono probabilmente
interrotte le loro funzioni di collegamento ecologico sono presenti sull’Arno a monte dell’abitato di
Rignano, lungo il fosso di Troghi fino a Cellai, lungo un tratto de fosso delle Formiche e lungo tre
tratti del fosso di Castiglionchio.
La ridotta presenza numerica e la frammentazione delle Aree Aperte e degli Arbusteti di maggior
valore e l’assenza di Zone Umide di importanza naturalistica permette di confermare l’assenza di
corridoi ecologici per queste tipologie. È utile specificare che per queste tipologie ambientali la
presenza di corridoi ecologici di connessione tra i nodi pare essere ininfluente o controproducente,
se in assenza di altre unità di connessione sufficientemente distribuite. Le specie legate alle Aree
aperte in Italia sono ad esempio adattate da millenni a vivere in ambienti aperti discontinui, in
assenza di vaste steppe presenti nel centro Europa o in Africa: risulta pertanto ecologicamente più
idoneo prevedere aree estese con efficienti collegamenti discontinui (nuclei di connessione di
idonea dimensione, varchi di connessione) piuttosto che corridoi lineari all’interno di matrici
territoriali non idonee.
L’abbandono delle colture, fenomeno particolarmente sensibile in ambito collinare e montano, ha
inoltre portato all’incremento degli Arbusteti, ambienti “di transizione ecologica”, a seguito della
colonizzazione dei terreni coltivati da parte della vegetazione spontanea; queste tipologie di
vegetazione sono in generale diffuse ed in espansione a livello non solo comunale e le specie ad
esse legate non hanno bisogno di collegamenti continui.
Anche gran parte delle specie di flora e di fauna legate alle Zone umide sfrutta prevalentemente
collegamenti discontinui. Gli unici corridoi continui funzionalmente efficaci per alcune specie
guida sono quelli delle rete idrografica, ma la lontananza dai nodi provinciali, posti molto più ad
ovest (Piana fiorentina e Padule di Fucecchio), esclude il territorio comunale e in particolare il
tratto dell’Arno che vi ricade, da funzioni di collegamento tra i nodi della Rete provinciale delle
Zone umide.
6.2 Nuclei di connessione. Sulla base della mappa della vegetazione e delle fotoaeree, sono state
individuate in maniera più esatta le analoghe unità funzionali (pietre da guado) delle Reti
provinciali delle aree aperte e degli arbusteti, in particolare quelle “indicative”. A seguito di questo
processo di revisione e di analisi, è stata esclusa una pietra da guado provinciale della Rete degli
arbusteti, per mancata corrispondenza con la vegetazione reale, ed un’altra pietra da guado, della
medesima Rete, è stata fortemente ridotta.
Oltre ai nuclei di connessione provinciali, sono stati individuati anche nuclei di connessione
comunali.
Per l’individuazione di tali nuclei di connessione sono stati utilizzati metodi più oggettivi possibili,
al fine di rendere omogeneo fra le differenti tipologie ambientali il criterio di individuazione di
12
queste unità e di limitare al massimo la soggettività dell’individuazione. Per la loro individuazione,
è stato adottato un unico criterio di suddivisione del territorio in base all’idoneità potenziale; le aree
potenzialmente idonee sono state selezionate per la validità ecologica e per l’ampiezza delle
tipologie di uso del suolo. La metodologia è stata adattata alle differenti caratteristiche ecologiche
delle tipologie ambientali:
1. Boschi. Sono stati selezionati tutti poligoni forestali esterni ai corridoi, con una superficie
uguale o superiore a 5 ettari; quando poligoni di boschi idonei erano separati ma assai vicini tra
loro (entro 6 m) sono stati considerati un unico poligono.
2. Aree aperte. Sono stati selezionati i poligoni di prati, pascoli, incolti e occupati da colture
agrarie con spazi naturali importanti, esterni ai nuclei di connessione secondaria, con una
superficie uguale o inferiore a 5 ettari.
3. Arbusteti. Sono stati selezionati tutti i poligoni arbustati con una superficie uguale o inferiore a
10 ettari (anche derivanti dalla somma di tipi idonei diversi ma contigui) e superiori a 2 ettari.
6.3 Varco di connessione (da conservare o da riqualificare). Sono stati individuati e perimetrati
quattro ambiti territoriali che svolgono una strategica funzione di connessione in quanto situati in
una matrice ambientale con forti elementi di pressione (centri urbani, assi stradali e/o autostradali o
ferroviari). Sono stati individuati quattro varchi da conservare per le specie forestali:
1. nei pressi di San Donato in Collina, in corrispondenza del tratto autostradale in galleria e del
fosso di Gamberaia;
2. tra gli abitati di Troghi e di Cellai, in corrispondenza di due sovrapassi autostradali di strade
secondarie sterrate e di una soluzione di continuità dell’edificato;
3. delle Valli (lungo il fosso del Massone), in corrispondenza del tratto autostradale su viadotto.
4. a sud di Rignano, nei pressi di Torre dell’Isola, in corrispondenza di una soluzione di continuità
dell’edificato e di un sottopasso ferroviario.
La perimetrazione di tali varchi ha seguito criteri soggettivi, tesi comunque a includere il più
oggettivamente possibile tutte le aree necessarie al mantenimento delle funzioni di connessione; per
facilitare l’applicazione di norme, i limiti di questi ambiti hanno seguito discontinuità di
vegetazione.
Nelle mappe i varchi di connessione sono stati evidenziati con apposita simbologia, a simboleggiare
le direttrici di connessione utilizzate con molta probabilità da molte specie animali e vegetali.
6.5 Elemento residuale di connessione. Sono state individuate tutte le aree naturali di piccole
dimensioni, in grado di svolgere funzioni di connessione, seppur in modo non ottimale. Anche
boschi sotto 5 ettari Gli arbusteti isolati e con dimensioni inferiori a 2 ha sono stati individuati
come.
La loro individuazione è stata realizzata durante il processo di selezione dei nuclei di connessione
(punto 6.2), in base all’idoneità potenziale. Una volta individuate le aree potenzialmente idonee per
validità ecologica e per ampiezza, tutte le aree non selezionate come nucleo di connessione sono
state attribuite alla presente unità funzionale. In particolare sono elementi residuali di connessione
tutte le aree aperte semi-naturali e tutti i boschi esterni ai corridoi e ai nuclei di connessione con una
superficie inferiore a 5 ettari (Rete dei boschi e delle aree aperte) e tutti gli arbusteti isolati e con
dimensioni inferiori a 2 ha (rete degli arbusteti).
13
6.6 Area agricola di connessione secondaria. L’unità comprende differenti tipologie ambientali
semi-artificiali che, pur non essendo “idonee” ad ospitare un significativo numero di specie guida,
possiedono una permeabilità medio-alta o alta per le specie delle aree aperte o dei boschi, tale da
fare svolgere a queste aree una funzione di connessione secondaria, complementare e di supporto a
quella svolta dalle altre aree di collegamento ecologico. Le tipologie ambientali che costituiscono
l’unità sono:
 per le specie delle aree aperte: i seminativi semplici, gli oliveti, i frutteti, i vigneti, le colture
temporanee associate a colture permanenti, i sistemi colturali e particellari complessi;
 per le specie dei boschi: arboricoltura da legno (pioppete, nocete, ecc.).
Gli oliveti svolgono anche una funzione connettiva di supporto per la Rete degli arbusteti.
6.7 Direttrici di connessione. In corrispondenza dei corridoi boscati e fluviali sono state
evidenziate con apposita simbologia (frecce bidirezionali a contorno nero continuo) le direttrici di
connessione con tipologie ambientali extracomunali. Le principali discontinuità da frammentazione
interne ai corridoi sono state evidenziate con analoga simbologia (frecce bidirezionali a contorno
nero tratteggiato).
7. FATTORI DI FRAMMENTAZIONE ECOLOGICA
Per una corretta definizione del livello di frammentazione dei sistemi ecologici e dei fattori che
limitano la presenza delle specie guida, è stata presa in esame la distribuzione attuale delle tipologie
vegetazionali e le trasformazioni del territorio comunale avvenute negli ultimi decenni.
Sono stati inoltre individuati gli elementi lineari e diffusi esistenti che possono costituire per la loro
ridotta permeabilità un ostacolo (effetto barriera) allo scambio di individui e di materia all’interno
delle tipologie ambientali oppure alla riqualificazione degli attuali corridoi ecologici.
Una discontinuità fisica è costituita dal gradiente climatico subumido-umido del Poggio di Firenze,
in particolare per gli arbusteti a ginestrone e eriche e per i boschi a dominanza di castagno. Per tutte
le tipologie, il fiume Arno rappresenta una discontinuità biologica lineare.
I centri urbani ed industriali rappresentano barriere antropiche diffuse, per tutte le tipologie; i tratti
ferroviari e il reticolo stradale a maggior scorrimento, ed in particolare l’autostrada A1,
costituiscono barriere antropica lineare per tutti i tipi ambientali.
L’effetto di frammentazione differisce non solo in base alle specie o ai gruppi biologici considerati,
oppure in base al fattore di frammentazione considerato, ma anche secondo la scala territoriale
presa in esame. Per specie in grado di muoversi su ampie superfici, come gli uccelli o alcune piante
(grazie a disseminazione anemofila), l’effetto barriera è minore a scala provinciale o regionale,
maggiore a scala comunale o subcomunale; per specie poco mobili (anfibi, alcune piante bulbifere)
gli effetti sono sensibili a tutte le scale considerate. Le discontinuità antropiche infine, soprattutto se
estese (ad es. aree urbanizzate), hanno un effetto di frammentazione ben maggiore delle
discontinuità biologiche e, ancor più, di quelle climatiche.
14
8. CARTA DELLE RETI ECOLOGICHE
Le risultanze di questo processo di analisi sono confluite nella Carta delle Reti ecologiche, (tavola
4.4), che ha restituito in forma grafica le differenti unità funzionali individuate.
Dalla lettura di tale carta è possibile sintetizzare le seguenti conclusioni sulla struttura delle Reti
ecologiche per le differenti tipologie ambientali esaminate.

Boschi
Struttura e Frammentazione: tipologia con una soddisfacente distribuzione continua all’interno
del quadrante comunale centro-occidentale ed in particolare nelle porzioni alto-collinari e con
una distribuzione ridotta all’interno delle restanti porzioni comunali, dove risulta localizzata
lungo i corsi d’acqua (fossi di Castiglionchio, delle Formiche, dell’Albiera, di Verrazzano, di
Ischieto, di Roniacale) e frammentata altrove, con il nucleo di maggor estensione tra Rosano e
Terenzano, distribuito in parte lungo i fossi di Ricciofani e dell’Avello.
Fattori limitanti: governo del bosco (ceduazione), presenza o aumento della diffusione di specie
esotiche (robinia Robinia pseudacacia, Ailanto Ailanthus altissima), assenza di interventi di
selvicoltura naturalistica nei boschi di latifoglie e nei rimboschimenti di conifere.
Rapporti con l’area vasta: continuità forestale verso ovest (Monte Cucco, versanti occidentali del
Poggio di Firenze e nord-orientali di Poggio Alberaccio) e verso sud (Monti del Chianti);
verso est il corso e la stretta pianura alluvionale dell’Arno separano i frammentati boschi a
nord di Rignano dai rilievi boscati in destra idrografica e dalle più estese formazioni boscate
delle pendici occidentali del Pratomagno.
Collegamenti ecologici continui (corridoi): I complessi boscati più estesi, nella porzione centrooccidentale, sono stati individuati come aree di collegamento ecologico tra i nodi provinciali
dei Monti del Chianti e quello di Monte Giovi – Monte Senario. I boschi del territorio
comunale fungono da collegamento, seppur discontinuo, anche con le foreste di Vallombrosa
(nodo primario provinciale).

Corsi d’acqua
Struttura e Frammentazione: nel territorio comunale ricade un tratto del corso dell’Arno in buone
condizioni ecologiche complessive. In particolare è presente l’unico nodo primario di tutto il
corso provinciale dell’Arno, un ampio nodo secondario e un nodo potenziale, seppure siano
presenti anche tratti con arginature artificiali, che interrompono il collegamento con
l’ambiente circostante. Il sistema fluviale interno è discretamente caratterizzato, soprattutto a
ovest con il sistema fosso di Troghi-fosso delle Formiche-fosso del Selceto, in cui ricadono
due nodi potenziali, e a nord con quello fosso di Castiglionchio-fosso del Molinuzzo,
entrambi bene anastomosati; corsi d’acqua di minor portata e lunghezza sono affluenti in
sinistra idrografica dell’Arno. I corsi d’acqua scorrono quasi tutti, ad eccezione dell’alto corso
dei fossi di Troghi e di Castiglionchio, in una matrice agraria; i corsi d’acqua della zona del
15
capoluogo sono separati dal corso dell’Arno da discontinuità antropica lineare (strade) e
diffusa (area urbane e commerciale).
Fattori limitanti: discontinuità o assenza della vegetazione ripariale, inquinamento delle acque,
presenza di specie animali e vegetali aliene, artificializzazione degli argini, captazioni idriche.
Rapporti con l’area vasta: il fiume Arno è in evidente collegamento con i tratti a monte (Valdarno
e Valdisieve) e a valle (piana fiorentina) e con i relativi affluenti; tutti gli altri corsi d’acqua
defluisco in Arno direttamente.

Zone aperte
Frammentazione: le aree aperte naturali e seminaturali (prati, pascoli, praterie arbustate, incolti)
sono molto frammentate e di ridotte dimensioni. All’estremità settentrionale del territorio
comunale sono presenti due nuclei di connessione provinciali, individuati per presenza di
specie di guida più che per l’idoneità delle tipologie vegetazionali (colture agrarie); le aree
coltivate (colture erbacee ed arboree) costituiscono una matrice di connessione secondaria per
tutte le specie guida e, parimenti, elemento di discontinuità biologica per le unità funzionali di
maggior valore; le aree boscate centro-occidentali rappresentato un elemento di discontinuità
biologica diffusa per le specie legate alle aree aperte.
Fattori limitanti: abbandono dell’attività agricola, ristrutturazione di edifici rurali.
Rapporti con l’area vasta: i seminativi della piana di Rosano e quelli del settore meridionale sono
in continuità ambientale con analoghe colture rispettivamente del territorio comunale di
Bagno a Ripoli e di Greve; gli oliveti della porzione comunale occidentale sono in continuità
ambientale con analoghe colture del territorio comunale di Bagno a Ripoli. Il corso dell’Arno
e i centri urbani e commerciali separano le aree aperte comunali dalle colture erbacee ed
arboree del Comune di Reggello.

Arbusteti
Frammentazione: il sistema si presenta molto frammentato. Le superfici più estese di arbusteti, a
dominanza di ginestrone e di eriche, sono presenti sul Poggio di Firenze (nucleo di
connessione provinciale); due altri nuclei provinciali, di arbusteti a dominanza di prugnolo e
di rovi, sono presenti a nord di Rignano e sulle pendici orientali di Poggio Alberaccio; la
matrice agraria e le formazioni boscate costituiscono le principali discontinuità biologiche.
Fattori limitanti: gli arbusteti a dominanza di ginestrone e di eriche sono minacciati dalle ridotte
dimensioni e dall’isolamento dei popolamenti animali e vegetali; l’evoluzione naturale
(ingresso e dominanza di specie arboree) è un fattore limitante per tutti gli altri arbusteti,
comunque in espansione nel territorio comunale e regionale.
Rapporti con l’area vasta: gli arbusteti a ginestrone e eriche sono separati da una discontinuità
biologica (boschi a dominanza di castagno o di querce) da analoghe formazioni, di minor
estensione, sul versante occidentale del Poggio di Firenze (Bagno a Ripoli) e, a sud, di M.
Masso e M. Muro (Greve). Gli arbusteti a dominanza di ginestra odorosa, di prugnolo e di
rovi delle pendici di Poggio Alberaccio sono in continuità con analoghe formazioni estese sul
crinale Poggio Alberaccio-Poggio san Romolo, nel territorio comunale di Bagno a Ripoli.
16
9. INDICAZIONE
DELLE PRINCIPALI
COLLEGAMENTO ECOLOGICO
MISURE
DI
GESTIONE
DELLE
AREE
DI
Quest’ultima fase ha riguardato la verifica dei rapporti ecologici tra le aree di spiccata valenza
naturalistico-ambientale (nodi, corridoi, nuclei di connessione) e le aree a naturalità intermedia, e la
definizione di uno scenario ecologico ideale, o di riferimento finale, del territorio comunale, al fine
di assicurare una continuità ecologica all’interno del territorio comunale e tra questo sistema
territoriale e l’intera area vasta.

Scenario ecologico ideale o di riferimento finale
In base alle analisi effettuate si può delineare un futuro scenario ambientale di riferimento, che veda
almeno in parte superati gli elementi di criticità emersi dalle fasi analitiche e riesca a conservare e a
incrementare le risorse naturali esistenti.
All’interno di tale scenario “i rilievi del Poggio di Firenze e di Montecucco sono coperti da dense
formazioni boscate d’alto fusto, a dominanza di latifoglie, governate secondo i principi della
selvicoltura naturalistica. Sul crinale tra il Poggio di Firenze e il Poggio di Casalmonte è presente
una brughiera continua a ginestrone ed eriche. Lungo le rive dei principali corsi d’acqua è
presente una fascia continua di vegetazione ripariale, ampia una decina di metri. Le formazioni
boscate si interrompono nella fascia pedecollinare, dove sono sostituite da un agroecosistema
formato da colture arboree (a prevalenza di oliveti non specializzati), da seminativi e da prati
pascolati, condotti prevalentemente con metodi biologici, biodinamici o integrati; gli appezzamenti
sono separati da elementi vegetali lineari (siepi, alberature), così come l’ecotono bosco-area
agricola è segnato da una fascia di vegetazione arbustiva. Sparsi nel tessuto agricolo sono presenti
boschetti, pozze e piccoli invasi semi-naturali, contornati da una fascia esterna, discontinua,
arborea. Lungo il tratto comunale dell’Autostrada del Sole sono presenti tre varchi di connessione
formati da alberature a macchie, da aree prative seminaturali e da oliveti.”
Si è proceduto quindi a determinare la fattibilità, almeno teorica, della:
1.
2.
3.
4.
5.
diminuzione della frammentazione delle zone aperte (incolti, prati) di più alto valore ecologico;
riqualificazione di alcune aree agricole;
riqualificazione dei corridoi ecologici fluviali di bassa funzionalità ecologica;
conservazione attiva degli arbusteti del Poggio di Firenze
conservazione attiva dei complessi boscati di maggior valore ecologico.
Il processo analitico sintetizzato nella presente relazione e la relativa cartografia di sintesi
consentono di individuare alcune principali linee di interventi di deframmentazione, meritevoli di
progettazione nel territorio comunale e nell’intera area vasta, di seguito sintetizzate.
17

Aree boscate
Miglioramento del valore ecologico delle formazioni boscate collinari e alto-collinari,
favorendo l’ingresso di latifoglie nei boschi a prevalenza di conifere, avviando all’alto fusto i
boschi cedui delle stazioni più fertili e quelli invecchiati, incrementando la presenza di alberi
da frutto.

Fiumi e torrenti
Ricostituzione delle formazioni arboree ed arbustive ripariali degradate o scomparse dei medi e
bassi corsi fluviali, privilegiando le latifoglie di maggior pregio (ontano nero, salici, pioppo
bianco) a scapito di specie esotiche (robinia, ailanto). L’ampiezza minima di tale fascia
arbustiva e arborea è di 6 metri, ma è auspicabile ottenere, almeno localmente, fasce di
ampiezza uguale o superiore a 10 metri.

Zone aperte
Conversione di almeno una parte significativa delle produzioni agricole tradizionali a forme di
produzione biologica , biodinamica o integrata, favorendo forme di conduzione agricola a prati
falciati e il rilascio di terreni a riposo colturale, in particolare nei sistemi agricoli dell’ansa
dell’Arno a Meleto e attorno a Le Corti e a San Martino, per creare le condizioni ecologiche
ottimali all’incremento delle popolazioni delle specie ombrello e per diminuire il grado di
frammentazione delle aree agricole di maggior valore naturalistico e paesaggistico. In questo
sistema è necessario progettare interventi di riqualificazione ecologico-funzionale per altre
tipologie, tramite l’incremento di siepi e altri elementi arbustivi e arborei lineari e attraverso la
creazione di pozze e altri piccoli invasi.

Arbusteti
Mantenimento ed incremento delle attuali superfici a ginestrone ed eriche tra il Poggio di
Firenze e il Poggio di Casalmonte tramite tagli selettivi dei nuclei e degli esemplari arborei di
maggior dimensione.
18
COMUNE DI RIGNANO SULL’ARNO
PIANO STRUTTURALE
QUADRO CONOSCITIVO DI RIFERIMENTO
ANALISI DEI CARATTERI NATURALI
4.6.5 BIBLIOGRAFIA
Aprile 2013 (fonti bibliografiche 2011)
Raggruppamento Temporaneo d’Imprese:
NEMO NATURE AND ENVIRONMENT MANAGEMENT OPERATORS SRL – DOTT. FOR. MICHELE GIUNTI
Gruppo di lavoro:
Michele Giunti
Dott. Forestale (coordinamento; supervisione scientifica)
Cristina Castelli
Dott. Biologa (Uso del suolo, restituzioni cartografiche su GIS)
Alberto Chiti Batelli
Dottore in Scienze Agrarie (Uso del suolo, Vegetazione, Valore Naturalistico, Reti Ecologiche)
Linda Colligiani
Dott. Forestale (Uso del suolo, Vegetazione, restituzioni cartografiche su GIS)
Barbara Lastrucci
Dott. Scienze Naturali (restituzioni cartografiche su GIS)
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