utilizzo delle fibre naturali per la produzione di materiali sostenibili
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utilizzo delle fibre naturali per la produzione di materiali sostenibili
UTILIZZO DELLE FIBRE NATURALI PER LA PRODUZIONE DI MATERIALI SOSTENIBILI Carlo Santulli [email protected] SOMMARIO Opportunità e problemi Sostenibilità ambientale Materiali ottenibili (es., biocompositi) Situazione e prospettive “Ma più saggia, ma tanto Meno inferma dell'uom, quanto le frali Tue stirpi non credesti O dal fato o da te fatte immortali” (G. Leopardi, “La ginestra, o il fiore del deserto”, 1837) FIBRE IN NATURA Cheratina (piume, lana, mohair, cashmere, ecc,) Fibre da proteine (aminoacidi) Fibre da polisaccaridi (amido, cellulosa, ecc.) Fibroina e sericina (seta del baco e dei ragni) Collagene (tendini, precursore dell'osso) Fibre del legno Paglia (di grano, orzo, segale, farro, ecc) Fibre da piante legnose Fibre da piante erbacee Cellulosa animale (alghe, tunicati) e batterica (Acetobacterium, p.es.) Chitina/chitosano (da molluschi) Amianto Fibre minerali Altre (wollastonite, attapulgite, halloysite) PRODOTTI IN FIBRA A BASE DI CELLULOSA Naturali Estratti dalle piante (stelo, foglia, frutto, seme) Rayon Lyocell Artificiali Cellulosa ricostituita Viscosa Acetato di cellulosa I prodotti artificiali possono in realtà essere costituiti da miscele variabili di cellulosa e di lignina con altri additivi Derivati (es. Arboform) ESEMPIO DI PRODOTTO: ARBOFORM L'ARBOFORM® sono miscele di polveri pressate a caldo da lignina, scarti di legno ed additivi naturali. Hanno delle proprietà notevoli risultando superiori ai laminati di legno sia meccanicamente che come resistenza al fuoco. In questo caso, la variabilità del contenuto di lignina e di additivi è dichiarata dal produttore. Confronto proprietà Arboform con laminati e truciolato Prove di resistenza alla fiamma COMPOSIZIONE TIPICA DI ALCUNE SPECIE VEGETALI % A g a v e J u ta C e llu lo s a 7 8 E m ic e llu lo s a1 0 L ig n in a 8 64 12 12 L in o 64 17 2 C a n a p aP a lm a d a o Clioo c c o 70 18 4 65 ~ 0 19 43 45 < 1 L e g n o d u ro R a m ié (e s . P io p p o ) 72 45 15 20 < 1 30 La composizione dipende tuttavia da: Origine geografica e maturità biologica delle fibre Modalità ed efficienza di estrazione Condizioni climatiche (specie per quanto riguarda il contenuto di umidità) Per altro, si intende pectina, ceneri, cere ed umidità COMPONENTI STRUTTURALI DELLE FIBRE VEGETALI • Cellulosa (regolare, lineare, tendenzialmente cristallina, forma fibrille e fibre, abbastanza idrofobica, tendente a rigonfiare) • Emicellulosa (irregolare, non strutturale, semicollosa, idrofilica) • Lignina (condensata, molto reticolata, assolutamente idrofobica) Si è parlato di un rapporto di “amore-odio” tra questi tre componenti, pur essendo tutti e tre a base di polisaccaridi: hanno proprietà molto diverse, ma in effetti assicurano tutti la tenuta delle fibre. STRUTTURA DELLE FIBRE NATURALI (es. cellulosiche): GERARCHIZZAZIONE Le principali caratteristiche delle strutture gerarchizzate sono: • La costruzione della struttura dalla ripetizione di unità cellulari (“dal basso”), • La variabilità del prodotto ottenuto (la “correzione” dei difetti avviene progressivamente) GERARCHIZZAZIONE E LEGGEREZZA (STRUTTURE CELLULARI) Struttura interna della piuma di un uccello Fibra di ananas Fibre di ibisco Il contenuto di vuoto nelle strutture vegetali è elevatissimo, del tutto paragonabile a quello di strutture animali, come le piume, però la densità è notevolmente diversa, essendo da 0.4 a 1.5 circa contro lo 0.05-0.1 delle piume, per via della presenza di fluidi e per il fatto delle parti della pianta contenenti una maggior quantità di lignina STRUTTURE CELLULARI NATURALI: I VARI TIPI DI CELLE DELLE PIANTE COLLENCHIMA (vasti spazi intercellulari) PARENCHIMA (poligoni con 12-14 lati) SCLERENCHIMA (pareti cellulari spesse e lumen) EPIDERMIDE (cellule piatte e allungate di forma variabile) CARATTERISTICHE STRUTTURALI CHE FACILITANO L'IMPIEGO DELLE FIBRE Massima lunghezza utile della fibra estraibile Sezione “quasi” cilindrica Resistenza a rottura, al piegamento, all'attorcigliamento (twisting) Facilita l'impiego nei materiali compositi Consente di creare strutture con meno difetti Riduce la necessità del trattamento Permette di filare e tessere le fibre Rende più facile l'impregnazione con resine Essenziale nella produzione di tessuti, cordami, reti, strutture di supporto GEOTESSILI (protezione dall’erosione) In fibra di cocco (1 e 2) In fibra di juta (3) 1 2 Applicazione alla sponda d'un fiume 3 I geotessili in fibre naturali, invece che in polietilene o poliestere, possono essere meglio orientati alla piantumazione ed alle caratteristiche chimiche del suolo. GEOCOMPOSITI Un geocomposito è costituito da una combinazione di geotessili o strutture a rete (in funzione della dimensione decrescente delle maglie si parla di geogrids, geonets e geomembrane) in un’unità industriale. Ognuna di queste quattro tipologie di materiale può essere combinata con un ulteriore materiale (p.es., laminati plastici deformati o cavi d’acciaio) o persino col suolo. Recentemente sono stati sviluppati anche geocompositi formati da poliuretani biodegradabili ottenuti da residui di lignina o dalle cosiddette “melasse di lignina”, ottenute come sottoprodotto dell'industria della carta. Le notevoli proprietà meccaniche li rendono promettenti come geostabilizzatori. IL LINOLEUM Migliore penetrazione del colore nel linoleum rispetto al PVC Il linoleum è costituito da olio di lino, farina di legno, farina di sughero, pigmenti coloranti calandrati su un tessuto di juta naturale. Ha quindi una struttura molto simile ai geocompositi, anche se gli utilizzi non coinvolgono il contatto fisico e chimico col suolo. Risulta superiore dal punto di vista della resistenza alla penetrazione da parte dell'ameba e quindi dal punto di vista della resistenza antibatterica rispetto ai laminati di pino o di faggio, specialmente dopo anni di utilizzo. Recentemente si parla di trattamenti anti-odore ̈ che evitino lo sviluppo delle aldeidi dovute alla degradazione degli acidi grassi dell'olio di lino, come l'acido linoleico, linolenico ed oleico. Rispetto ai prodotti vinilici con cui è in competizione, il linoleum è simile quanto a flessibilità e durabilità, e può risultare inizialmente meno brillante e traslucido, anche se col tempo la differenza si attenua. Il PVC è meno infiammabile, ma la (relativa) infiammabilità è dovuta ai composti clorurati che poi in caso di incendio rilasciato diossine. FATTORI PER LA SELEZIONE DELLE FIBRE Costi di trasporto (le fibre locali possono essere preferibili) Adattabilità all'applicazione Trattamento richiesto per il miglioramento delle proprietà Aspetti ambientali (LCA: Life Cycle Analysis) Aspetti biologici (origine e maturità delle fibre, estrazione) Il lino può essere assunto come esempio per l'impatto ambientale di qualunque fibra estratta da stelo (juta, canapa, kenaf, ecc.). L'estrazione di fibre da foglia presenta maggiore impatto sulla filatura, di solito più difficile e che richiede più trattamenti chimici. USO DELLE FIBRE VEGETALI (cellulosiche, ligno-cellulosiche): MOTIVI PRINCIPALI Ambiente Significatività locale Biomimetica Sostenibili Biodegradabili Possibile accoppiamento con altri materiali biodegradabili (biopolimeri, materiali di scarto, altre fibre vegetali) Tecnologie tradizionali Filiere corte Recupero d'immagine Piante come “strutture” naturali STRUTTURE ALTERNATIVE Luffa cylindrica (spugna vegetale) Finora il valore delle fibre è stato dato dalla possibilità di tesserle in modo strutturato ed ordinato. Ci sono tuttavia fibre che formano dei tessuti semi-spontanei (fico d’india) od una specie di massa dura e spugnosa (luffa) Cladodo di un fico d'india PROBLEMATICHE DELLE FIBRE NATURALI Assorbimento di umidità Attacchi di microbi e funghi Disponibilità variabile Stagionale: spesso un solo raccolto annuale Degradazione a circa 200°C Proprietà molto variabili Con la zona d'origine Col tempo di raccolta Col metodo d'estrazione APPLICAZIONI PIU' O MENO STRUTTURALI Nastro di abaca Stuoia di agave sisal Spago di lino Fune di canapa Tessuti di juta Borsa di agave henequen Tessuto intrecciato a tubo di canapa LA SCELTA POSSIBILE Fibre dallo stelo Juta, lino, canapa, ibisco, ginestra… Fibre dal seme Cotone, kapok Fibre dal frutto Noci di varie palme (p.es., cocco) Fibre dalla foglia Ananas, banana, formium, palme… Inoltre, in funzione delle caratteristiche fisiche delle fibre, si possono ottenere tessuti di diverso tipo (esempi sono mostrati sotto) oppure stuoie non tessute o feltri LA GINESTRA E L'ORTICA La ginestra ha avuto un significativo periodo d'interesse prima dell'ultima guerra, anche per motivi legati alla non disponibilità delle materie prime per cordami, tende e tessili resistenti. . In Italia tra il 1937 ed il 1946 sono stati in funzione 60 ginestrifici sperimentali, localizzati in particolare in Toscana ed in Calabria, dove alcuni di essi erano preesistenti, come a Longobucco. Si era creata una filiera di lavorazione della ginestra, che oltretutto è una pianta, come p.es. anche la robinia, molto efficace nella protezione dall'erosione. Piante in origine infestanti ricevono recentemente maggior attenzione, anche d'immagine, come per esempio l'ortica, che ha una lunghissima tradizione di utilizzo nel tessile in molti paesi del mondo, o la Vetiveria Zizanoides (una varietà di erba tipica del Sud-Est asiatico), dalle radici della quale si estrae un olio essenziale. Nastro di ortica (Nepal) E NATURALMENTE LA CANAPA… Usi tradizionali (e meno) della canapa: Cordami Carta Supporti per allevamento di animali Tessili e fibre per compositi Pannelli isolanti per edilizia Usi medicinali e cosmetici Biomasse per etanolo e metanolo La coltivazione della canapa è stata gradatamente ridotta dagli anni '60, anche in seguito ad accordi internazionali. Le tipiche colture a canapa del Piemonte, della Campania, dell'Emilia o della Valnerina sono state trasformate in altre colture per uso alimentare o abbandonate. Produzione di canapa a livello mondiale CANAPA ED AUTARCHIA “Dissertazioni sulla canapa” (Grazia, 1941) “Orti di guerra” (Roma 1940-41) La canapa, che ha tecnologie di estrazione molto più semplici rispetto alla ginestra, ha avuto anch'essa un notevole successo durante il periodo dell'autarchia, insieme ad iniziative didattiche, oltre che economiche, come gli orti di guerra. IL RITORNO DELLA CANAPA Antichi telai per la lavorazione della canapa Macerazione Musei dellla canapa sono presenti a Sant'Anatolia di Narco (PG), Pisoniano (Roma), Carmagnola (Torino), mentre coltivazioni sperimentali sono di nuovo attive, per esempio ad Acerra (NA) ed a Scarlino (GR), grazie alla disponibilità di varietà di canapa a bassissimo contenuto di cannabinoidi. RUOLO DELLE FIBRE NELLA COLTIVAZIONE Prodotti di scarto di coltivazione polivalente Cocco Prodotti di scarto di coltivazione monovalente Sedano Prodotti importanti/primari di coltivazione in sviluppo Lino Prodotti importanti/primari di coltivazione in declino Canapa Prodotti unici di coltivazione spontanea Ginestra Agave? Interesse economico Necessità incentivi La noce di cocco per esempio... Dove sono le fibre del cocco Separazione Estrazione Tessitura Le fibre estratte dalla noce di cocco presentano una serie di vantaggi: sono molto vicine al legno come composizione, non richiedono macerazione per l'estrazione, sono inserite in una filiera industriale che dà anche altri prodotti ed inoltre sono state utilizzate tradizionalmente per millenni in alcuni paesi (es. Sri Lanka, Kerala nell’India meridionale) In particolare, la filiera diviene particolarmente interessante ed a “valore aggiunto” nel momento in cui si ha la possibilità di produrre bio-combustibili e/o bio-masse ESTRAZIONE (RETTING) L'estrazione permette la rimozione della pectina dalle fibre (in particolare quelle estratte dallo stelo, cioè decorticate) Estrazione naturale per macerazione (in campi allagati, ad opera dei batteri) Estrazione enzimatica (lino) per mezzo di pectinasi (danneggia meno le fibre) Se non si ottengono sufficienti proprietà meccaniche, può essere necessario un trattamento delle fibre TRATTAMENTI Sbiancamento (uniformazione di colore) Asportazione materiale non strutturale e regolarizzazione di forma Ipoclorito di sodio (candeggina) Ipoclorito di sodio (candeggina) Soda caustica (trattamento generale) Acetilazione Benzoilazione Effetto di applicazione di soda caustica su fibre di cotone Ricopertura/protezione Anidride maleica Silanizzazione Gommalacca Si possono poi avere trattamenti fisici, come per esempio quello con raggi ultravioletti o attraverso una scarica elettrica (effetto corona) Specie vegetali utilizzate per produrre materiali sostitutivi della vetroresina: (l'elenco potrebbe non essere esaustivo) La maggior parte delle fibre vengono o estratte dalle foglie di grandi strutture vegetali (tipicamente esotiche: es., palme, banani, agavi, canne), oppure dallo stelo di arbusti (malvacee, linacee). Alcuni tentativi si sono fatti dalle leguminose, dalle graminacee e dalle urticacee (es. ramié), per la grande disponibilità e spontaneità. Eccezioni: fibra di cocco, fibra di ananas, fibra di kapok (simile al cotone con estrazione di filamenti dal seme) VANTAGGI DEI COMPOSITI IN FIBRA VEGETALE PER USI STRUTTURALI • Basso peso delle fibre (densità da 0.8 ad 1.6; densità fibre di vetro 2.5) • Possibilità di produrre ibridi contenenti sia fibre vegetali che fibre di vetro • Accoppiamento con matrici biodegradabili (biopolimeri): termoplastiche, p.es. amido-sorbitolo o acido polilattico, o epossidizzate, p.es a base di olio di ricino o di soia, per ottenere un composito completamente sostenibile e biodegradabile COMPOSITI IN FIBRA VEGETALE RESISTENTI ALL'IMPATTO? Fattori determinanti: Selezione delle fibre con fattori oggettivi Considerazione dell'ibridazione nel senso più generale possibile Il trattamento (se richiesto) non deve annullare i benefici ambientali Generazione di una vasta base di dati di prove di impatto e post-impatto, per conoscenza del comportamento fino a penetrazione (ed anche oltre, per l'impatto balistico) ESEMPIO DI POSSIBILE APPLICAZIONE Materiali utilizzati: Abaca Lino Francia Lino Lituania (due tipi) Juta Bangladesh Pannello portiera (Volvo) Anche nella Mercedes serie A sono stati introdotti tra l'altro pezzi in composito in fibra di banana La Trabant, nota vettura della Germania Est, aveva una carrozzeria in resina fenolica rinforzata con scarti dell'industria tessile. Il prototipo viene stampato per compressione con Contenuto fibre: 30 o 40% polipropilene standard per usi autmobilistici. Si è anche tentato uno stampaggio con resine a base di amido (mais/patate, sorbitolo, acido polilattico) Un composito automobilistico dedicato recentemente sviluppato è il Biotex (PLA/fibra di lino). IBRIDAZIONE Vetroresina-lino L'ibridazione è una soluzione possibile per ridurre l'impatto ambientale quando sono richieste prestazioni particolarmente elevate. BIOPOLIMERI BIOPOLIMERI: Polimeri ottenuti da sorgenti naturali biodegradabili e non tossici da produrre rinnovabili, spesso Sintetizzati chimicamente da Prodotti da sistemi biologici molecole di origine biologica Esempi: Piante Animali Micro-organismi Dall'amido Da zuccheri Da oli o grassi 35 POLIMERI IN NATURA POLISACCARIDI (es. amido: da polpa o bucce di frutti e tuberi) POLIESTERI TERMOPLASTICI (PHA) (da cellulosa o legno fermentato) PROTEINE (dalle fibre animali) GOMMA NATURALE (dall'albero del caucciù) GOMMALACCA (shellac) (dall'insetto Kerria Lacca) LIGNINA (dal legno o da fibre legnose estratte dal fusto di piante) 36 APPLICAZIONI POLIMERI BIODEGRADABILI Imballaggio (packaging) Orticultura Raccolta differenziata Tessili (se formati in fibre) Collanti per compositi (binder) Resine per compositi (specie con fibre naturali: materiale interamente bio-degradabile) Applicazioni biomediche (es. protesi, sistemi per il rilascio dei medicinali) (materiali biocompatibili e in qualche caso assorbibili) E' importante vedere se c'è una sovrapposizione di utilizzi con le fibre naturali (l'inserimento delle fibre naturali può anche essere visto come utilizzo di materiali di scarto, i cosiddetti “agrowaste”) 37 DEFINIZIONI (ASTM D-6400) DEGRADAZIONE: Processo irreversibile, che porta ad un cambiamento della struttura del materiale, sotto forma di perdita di proprietà meccaniche, danneggiamento, frammentazione o depolimerizzazione. La degradazione è influenzata dall'ambiente e può presentare una velocità costante o variabile nel tempo POLIMERI BIODEGRADABILI: Materie plastiche degradabili per effetto di micro-organismi naturali, come batteri, funghi o alghe POLIMERI COMPOSTABILI: Materie plastiche che si degradano durante il compostaggio, liberando anidride carbonica, acqua, composti inorganici e biomassa ad una velocità di degradazione compatibile con quella di altri materiali compostabili COMPOSTABILITA' Misurata in condizioni simulate con un'analisi finale della qualità del compost ottenutio in seguito a processi di degradazione meccanica, termica e chimica POLIMERI TERMOPLASTICI A BASE DI AMIDO E' importante sapere se ci sono o meno cariche minerali, che vengono aggiunte in quantità variabile a seconda delle caratteristiche meccaniche richieste: p. es. talco, argilla, anche in forme diverse (v. sotto), carbonato di calcio Alcuni prodotti dall'amido: Mater-Bi (mais), Solanyl (patata), Plantic (mais), Vegemat (mais), Polytriticum (glutine), Cereplast (acido polilattico), Braskem (polietilene da zucchero), NatureWorks (acido polilattico), o dai trigliceridi: Cognis Tribest (acrilato dall'olio di soia) CONCLUSIONI Le fibre naturali possono avere interesse per materiali sostenibili, posto che si tanga conto dei seguenti fattori: • • • • • • Presenza di filiere locali e di tecnologie tradizionali Valutazione dell'impatto ambientale di un eventuale trattamento Compatibilità con possibili utilizzi con biopolimeri Diversificazione degli impieghi e rinnovo dell'immagine Attenzione didattica alla cultura rappresentata dalla fibra Possibilità di creazione di ibridi o di compositi di qualità “controllabile” per miglioramento delle proprietà specifiche
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