febbraio 2011
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numero 58 febbraio 2011 febbraio 2011 2011 IN QUESTO NUMERO, L’EDITORIALE pag. 2 Siamo all’alba di un nuovo anno ed un nuovo decennio, speriamo decisamente migliore di quello appena terminato … DALL’OSSERVATORIO DI PROMETEIA “Innovazioni normative nel settore della previdenza privata: sarà l’anno buono ?” a cura di Davide Squarzoni – Direttore Generale, Prometeia Advisor Sim pag. 4 “Temi di asset allocation: uno sguardo al presente, strategia e tattica” a cura di Cosimo Musiello - Prometeia Advisor Sim pag. 7 CONTRIBUTI “Outlook del mercato obbligazionario globale” Swiss & Global Asset Managment SGR “Outlook del mercato azionario” Fidelity International “Outlook del mercato globale del private equity” PineBridge Investments “Outlook del settore degli hedge funds” Key Asset Management “Outlook del settore immobiliare europeo” Aberdeen RE “Outlook del mercato italiano delle costruzioni” ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili pag. 11 pag. 15 pag. pa g. 21 pag. 27 pag. 30 pag. 35 PILLOLE “La congiuntura economica e i mercati finanziari” g.42 pag. 42 febbraio 2011 L’EDITORIALE Gli obiettivi un po’ spaventano ad inizio anno. Ci sono budget sempre più sfidanti da raggiungere, target di redditività e benchmark da battere. Insomma, il “tassametro” è ripartito per tutti! S iamo all’alba di un nuovo anno ed un nuovo decennio, speriamo decisamente migliore di quello appena terminato, che iniziò con i timori della fine del mondo e del millennium bug, proseguì con gli attentati dell’11 settembre 2001, per poi terminare, dall’estate 2007 all’abisso del marzo 2009, con la crisi da deleverage, che lascerà probabilmente un segnale indelebile per molti lustri a venire sul sistema bancario e sugli Stati sovrani. Un anno sembra lunghissimo, ma quando lo si comincia all’insegna dell’incertezza sembra che debba finire da un momento all’altro. Mentre nell’Italia del “bunga-bunga” la contrapposizione è tra politica e magistratura, in Occidente il braccio di ferro e tra politica e finanza, logorate dalla contrapposizione tra interessi collettivi ed individuali, nell’apparentemente vano tentativo di conservare una leadership planetaria che il nuovo millennio sembra invece riservare ai Paesi ad elevata crescita demografica ed economica. La loro crescita, repentina e avida di risorse naturali, potrà consentire agli Occidentali di importare inflazione e tassi di interesse più elevati, esiziali per colmare più rapidamente le voragini del debito, oltre che a riequilibrare il valore relativo delle divise. Nel medio-lungo periodo sono obiettivi auspicabili, ma il breve periodo dovrà tenerne conto, specie in Italia dove i portafogli istituzionali sono carichi di bond nominali domestici, in gran parte governativi, e di asset rischiosi anch’essi prevalentemente denominati in Euro. L’inizio di ogni anno è sempre caratterizzato da aspettative, obiettivi e auspici. Le aspettative si formano con un giusto mix tra esperienza e buon senso, ma non guasta una lettura attenta di previsioni ed outlook, ormai commodities digitali per asset managers e investment bank. Noi di Prometeia (Advisor e non solo), abbiamo nel DNA l’analisi e la previsione macroeconomica e finanziaria, per cui continuiamo ad attribuire ad esse grande importanza nelle nostre attività di consulenza e in/formazione. Abbiamo poi come di consueto chiesto a quattro specialisti di darci il loro scenario 2011 sui mercati obbligazionari e azionari, nonché sulle industrie del private equity e degli hedge funds. Prima delle meritate vacanze di Natale ci siamo trovati le caselle di posta elettronica e le buchette della posta cartacea affollate dai più disparati outlook, ma poca era il tempo e la voglia di leggerli con attenzione. Dopo un mese di decantazione e numerosi dati rilevanti usciti nel frattempo, sintetizzando i contenuti ed affidandoli a specialisti, forse una letta la si può dare, magari facendosi un’opinione propria, in questa stagione di preoccupanti diffuse affinità di scenari positivi… Infine gli auspici. Ogni lettore ha i suoi, ci mancherebbe! Vogliamo però aprire il cuore del gigante ANTEO e condividerne con voi uno dei nostri. In questo contesto politico vi sembrerà più un’utopia che un auspicio, ma tant’è. Auspichiamo che si definisca finalmente un quadro liberale e moderno di normativa, primaria e secondaria, che consenta agli investitori istituzionali privati che amministrano patrimoni finalizzati (in primis quelli previdenziali e assistenziali) di disporre di chiari e semplici criteri di gestione e rendicontazione nei confronti di tutti gli stakeholders. 2 febbraio 2011 trimenti si rischia di fare di tutta l’erba un fascio e di non saper distinguere ruoli e responsabilità. Nessun attentato alla libertà dei singoli Enti, viceversa esigenza improrogabile di creare anche in Italia robusti e professionali investitori di lungo periodo, attrezzati per sostenere la capitalizzazione delle imprese industriali e finanziarie del Paese senza con questo penalizzare i rendimenti reali di lungo periodo ed esporsi ad eccessivi e non ponderati rischi. L’ultimo esempio in tal senso ci giunge dal “documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla situazione economico – finanziaria delle casse privatizzate, anche in relazione alla crisi dei mercati internazionali”, redatto dalla Commissione Parlamentare di controllo delle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Scrivendo dei “consulenti coinvolti nelle scelte di investimento delle Casse di Previdenza” vengono citati, peraltro non esaustivamente, tutti i soggetti che, a vario e per nulla approfondito titolo (nessun advisor è stato audito), supportavano Enti che avevano in portafoglio una delle numerose tipologie di titoli Lehman (dal bond senior allo strutturato legato ad un SPV e con sottostanti più o meno esotici). Vi si ritrovano un professore universitario, una rete bancaria italiana, un broker svizzero, una Ltd inglese normata da FSA e una Sim di consulenza iscritta all’apposito Albo Consob… Prime realizzazioni di questo auspicio potrebbero essere l’uscita in consultazione dell’erede “risk based” del DM 703/96 per i Fondi Pensione e nella parallela definizione dei criteri generali per la gestione dei patrimoni delle Casse di Previdenza all’insegna dell’asset & liability management (ALM), dopo la riscrittura da parte dei Ministeri competenti della recente Direttiva, rispedita al mittente dalla Corte dei Conti in quanto non correlata rispetto alla Legge cui era stata riferita. Corollario di questo nuovo assetto normativo dovrebbe essere (e questa è davvero una preghiera!) il definitivo “livellamento del campo di gioco” in materia di consulenza finanziaria. Ancora oggi il mercato è popolato da una colorita varietà di soggetti che, a differenza delle Sim di consulenza e dei loro equivalenti internazionali, non offrono agli investitori nessuna garanzia in termini di professionalità e vigilanza. Speriamo sia utile a fare chiarezza il primo forum nazionale sulla consulenza finanziaria, organizzato per il 23 marzo a Milano, Palazzo delle Stelline, da ASCOSIM (l’Associazione delle Sim di Consulenza, alla quale è associata Prometeia Advisor). Dettagli del programma ed iscrizioni gratuite sul sito www.ascosim.it. Gli investitori, le loro Associazioni di categoria e le loro Autorità di vigilanza dovrebbero essere molto più attenti e selettivi su questi aspetti, al- Buon anno e buona lettura a tutti! 3 febbraio 2011 DALL’OSSERVATORIO PROMETEIA Innovazioni normative nel settore della previdenza privata: sarà l’anno buono ? pre-esistenti, agevolandone la piena convergenza, prevista nel 2012 ma oggi avversata da temi rilevanti quali gli immobili, le società strumentali, i fondi chiusi, le polizze assicurative, le immobilizzazioni finanziarie,… a cura di: Davide Squarzoni, Squarzoni Direttore Generale Prometeia Advisor Sim L’alternativa è quella ci continuare ad assimilare secondo e terzo pilastro, lasciando i gracili fondi pensione in balia degli intermediari finanziari e delle loro reti, con buona pace dei Vigilanti e dei molti che auspicherebbero una crescita strutturale degli investitori istituzionali sul mercato italiano, al fine di trattenere e rendere produttiva una quota molto maggiore del risparmio di lungo periodo. I l 2011 potrebbe essere un anno memorabile per la regolamentazione della previdenza privata italiana, di primo e secondo pilastro. Per quanto riguarda la previdenza complementare, tenuta della maggioranza permettendo, dovrebbe essere posto in consultazione e successivamente il nuovo Decreto Ministeriale (DM) che andrà a normare criteri e limiti di investimento e prevenzione dei conflitti di interesse. Dovrebbe quindi essere “pensionato”, con soli 4 anni di ritardo, il buon vecchio DM 703/96, che ha svolto egregiamente il suo compito in questi anni di gravi crisi finanziarie e di mutamento di diversi paradigmi in conseguenza dell’introduzione dell’Euro. Al “nuovo 703” guarderanno, con curiosità e forse un minimo di apprensione, anche gli Enti Previdenziali privati di primo pilastro. I timori più fondati, nel caso, non dovranno riguardare la violazione della natura privatistica e del conseguente libero arbitrio delle Casse, quanto l’elevata pericolosità di applicare a schemi a ripartizione e prestazione definita criteri contabili e finanziari tipici di schemi a capitalizzazione e contribuzione definita. Le “voci di corridoio” anticipano una impostazione del testo non dissimile da quella già pronta per l’emanazione qualche anno or sono e giubilata dalla caduta del governo allora in carica. Le Casse necessitano di una normativa specifica, che negli auspici di tutti dovrebbe essere ispirata dalle stesse Casse all’unisono e condivisa tra queste ed i Ministeri vigilanti, ma che rischia di trasformarsi in tutt’altro. La linea riguardo agli investimenti dovrebbe mantenersi orientata alla diversificazione ed al controllo ex ante del rischio, oltre che ad una proporzionalità diretta tra strutturazione aziendale del fondo pensione e complessità delle forme di investimento cui potrà avere accesso, anche diretto. Il 7 dicembre scorso, infatti, i Ministeri del Lavoro e dell’Economia hanno inviato agli Enti pubblici assicurativi e previdenziali ed alle Casse Private la Direttiva di applicazione del decreto-legge n.78/2010, convertito nella legge n.122/2010. In essa, oltre alle indicazioni su come andranno in futuro sottoposte a vigilanza le operazioni di acquisto e vendita di immobili da parte di Enti e L’auspicio è che il nuovo DM consenta passi di avvicinamento tra le modalità di gestione, finanziaria e contabile, dei fondi negoziali e dei fondi 4 febbraio 2011 Casse, nonché le operazioni di utilizzo delle somme rivenienti dall’alienazione di immobili o quote di fondi immobiliari, vengono indicati i “criteri generali a cui gli Enti pubblici e privati che gestiscono forme obbligatorie di assistenza e previdenza si ispireranno nell’assumere decisioni in merito all’investimento dei fondi disponibili (gestione dei flussi) e alla gestione del patrimonio accumulato sino ad oggi (riorganizzazione degli stock)”. dell’autonomia decisionale. Tornando al parallelo con i fondi pensione, anch’essi sono soggetti privati e frutto di accordo tra fonti istitutive variegate e dialettiche, eppure mai hanno vissuto come lesiva della loro natura privatistica la normativa primaria e secondaria che li ha riguardati. A maggior ragione un Ente che, seppur privato, svolge funzione pubblica inerente la previdenza obbligatoria, dovrebbe accogliere con serenità un legislatore accorto ed una vigilanza competente e specifica. Tali criteri orientano con grande chiarezza verso “una gestione sempre più integrata e coerente tra le poste dell’attivo e del passivo”, ovvero verso l’Asset & Liability Management (ALM). Per le Casse potrebbe essere l’occasione giusta per fare qualcosa insieme (metodologia, tecnologia, formazione), magari con il coordinamento “consortile” dell’AdEPP, anche per rispettare il richiamo della Direttiva agli Enti a dotarsi “di apposite strutture…senza ulteriori oneri a carico dei propri bilanci”. Sarebbe un buon modo anche per trarre spunto positivo dalle considerazioni della Commissione Bicamerale di controllo degli Enti gestori di previdenza e assistenza, valorizzando le professionalità interne ed utilizzando quelle esterne, dopo averle attentamente vagliate. La Corte dei Conti ha rimandato il testo ai Ministeri, pare per la scarsa attinenza dei contenuti di questa seconda parte della Direttiva rispetto al decreto legge. Difficile, tuttavia, non condividere il merito dell’invito a gestire le risorse come già avviene in altri Paesi più evoluti del nostro nella finanza previdenziale, né tantomeno può sorgere un dubbio di sulla opportunità di quanto richiesto, nel momento in cui Banche e Assicurazioni (soggetti certamente privati) sono incalzati dalle rispettive Autorità di Vigilanza ad adeguare la loro patrimonializzazione, in vista di quanto previsto da Basilea III e Solvency II. L’interlocuzione si sposterebbe quindi dall’attuale verifica ex post (Lehman, gli strutturati, i consulenti,…) alla validazione ex ante (modelli ALM, metodi di calcolo degli indicatori, strumenti e soggetti eligibili stanti le normative nazionali e comunitarie ed i regolamenti di ciascun Ente). Gli indicatori di “efficacia, sistematicità e trasparenza” che la Direttiva richiede agli Enti di produrre, per consentire il monitoraggio del rendimento e delle varie forme di rischio, sono sempre ispirati ai principi dell’ALM, lasciando tuttavia agli Enti margini per stabilire quali indicatori utilizzare e quali soglie massime stabilire, con l’unico vincolo del “confronto con i rendimenti ed il rischio dei titoli di Stato”. Nel merito, la Direttiva lasciava ampi spazi su temi rilevanti: l’attualizzazione delle passività, la valorizzazione dei diversi strumenti di investimento, il conseguente calcolo del rendimento e del rischio di tali strumenti e dei titoli di Stato, la calibrazione delle analisi di scenario sulle basi tecniche e di what if sull’impatto del singolo investimento nel piano di impiego. Il fatto che la Direttiva sia stata rimandata al mittente offre alle Casse Private (tutte insieme!) una ennesima importante occasione per promuovere un tavolo tecnico in cui vengano standardizzate le loro modalità di gestione e rendicontazione, pur nel totale rispetto Si può soprattutto riaprire l’annoso tema ”orizzonte temporale di riferimento”: la Direttiva lo cita esplicitamente, facendo presagire che i Mi5 febbraio 2011 nisteri Vigilanti abbiano piena contezza del fatto che una gestione ispirata ai criteri di ALM deve essere orientata al lungo periodo, abbandonando ogni miopia sui risultati dei singoli esercizi di bilancio o delle consigliature, ed ancor più l’asticella annuale della media mobile del PIL per le Casse del 103/96. mentare. Molti degli addetti ai lavori ne percepiscono la necessità, al di là delle cautele che spesso il ruolo impone. Anche i policy makers sembrano aver maturato la necessaria sensibilità, sollecitata dalle innovazioni normative internazionali e dalla revisione della vigilanza a livello europeo. In conclusione, pare davvero possano esserci i presupposti per scuotere la “foresta pietrificata” della previdenza italiana, obbligatoria e comple- Speriamo davvero che questo 2011 sia un anno memorabile! 6 febbraio 2011 DALL’OSSERVATORIO PROMETEIA Temi di asset allocation: uno sguardo al presente, strategia e tattica prossimi anni. Gli investimenti in obbligazioni governative dei paesi periferici dell’area UEM sono divenuti più rischiosi, mentre la remunerazione dei titoli di Stato italiani sembra ancora relativamente contenuta rispetto ai rischi impliciti, dato che altrove nei paesi periferici già si parla di possibili ristrutturazioni del debito. a cura di: Cosimo Musiello Prometeia Advisor Sim Sul debito corporate industriale italiano i rendimenti sono spesso più bassi dei titoli di Stato di pari durata, mentre i rendimenti sui titoli finanziari si mantengono più elevati, a fronte ovviamente di rischi più elevati. Il processo di convergenza verso i criteri imposti da Basilea 3 e Solvency 2, in aggiunta alle difficoltà congiunturali, rendono probabili ulteriori rialzi dei rendimenti, quindi anche in questo caso di perdite in conto capitale nei prossimi anni. S iamo agli inizi di un nuovo, tipico momento in cui ci si occupa asset allocation. Nel giro di tre anni abbiamo vissuto due crisi sistemiche, prima quella del sistema finanziario e dell’eccessiva leva del credito, poi quella dei debiti sovrani – tuttora in atto – che forse è semplicemente figlia della prima. Gli investitori istituzionali si sono trovati con crescenti difficoltà a perseguire i propri obiettivi e definire l’asset allocation più appropriata. L’attuale quadro macroeconomico e finanziario rende le scelte di allocazione particolarmente complesse: si è profondamente modificato il concetto di risk free e, di conseguenza, le scelte finanziarie dovranno confrontarsi con un concetto di rischio diverso rispetto al passato, utilizzando quindi un nuovo approccio in termini di classi di attività, tipologia di prodotti e orizzonti temporali. Per ottenere performance corrette per il rischio interessanti, anche sulle classi di attività obbligazionarie (sulle azioni si è già dimostrato vero nell’ultimo decennio!) è giunto il momento di abbandonare la classica impostazione da “cassettisti”, gestendo attivamente le varie tipologie di rischio sottostante (tasso, credito, valuta, liquidità,…). Questo approccio, ben diverso dallo sfruttare semplicemente il rendimento a scadenza, è senz’altro più complesso e rende necessario ricercare competenze specifiche, consulenziali e/o gestionali. L’obiettivo di queste poche pagine è quello di condividere con i lettori alcune riflessioni sulle situazioni più ricorrenti che potrebbero presentarsi quest’anno. Cominciamo da alcune semplici considerazioni riguardanti i mercati. Le obbligazioni high yield o dei paesi emergenti offrono ancora rendimenti più elevati, spesso in linea o addirittura superiori ai rendimenti target degli investitori istituzionali, sia pur con un rischio più elevato, o semplicemente con un mix di rischi diversi da quello specifico di mercato o di credito. I tassi di interesse sulle obbligazioni governative dei paesi ritenuti più virtuosi (Usa e Germania in testa), specie in termini reali, sono troppo bassi rispetto agli obiettivi medi degli investitori e vi è il rischio di sensibili perdite in conto capitale nei 7 febbraio 2011 Le azioni si presentano (nelle previsioni di largo consenso) come gli investimenti con il profilo rendimento/rischio più appetibile nel 2011, ma è implicito un rischio di elevata volatilità nel breve termine che impone anche per questa categoria di investimento scelte oculate e obiettivi precisi da parte degli investitori. con quelle di bilancio, ovvero investimenti immobilizzati per questioni puramente contabili. I portafogli degli investitori istituzionali sono ancora caratterizzati da investimenti in minus, che per ragioni di bilancio non è stato possibile finora smobilizzare. Riteniamo che a inizio anno ci possano essere maggiori possibilità se non altro per valutare opportunamente se, attraverso una riallocazione diversificata di portafoglio, si possa generare una redditività prospettica tendenzialmente maggiore di quanto sia la perdita immediata sopportabile dai disinvestimenti. La finanza comportamentale, ora tanto in voga, identifica chiaramente i processi mentali che portano a far sedimentare investimenti inefficienti. Infine, in un contesto dalle prospettive incerte riguardanti l’inflazione (non è da escludere che possa essere questa la scorciatoia per mitigare il peso dei debiti pubblici), occorre superare la rigidità degli orizzonti temporali e guardare maggiormente a investimenti che per poter assolvere alla loro funzione devono essere necessariamente rivolti al lungo termine: fondi chiusi (immobiliari, di infrastrutture e di private equity), fondi di commodities e fonti energetiche, strumenti inflation linked sono tra gli strumenti più adatti per immunizzarsi nel tempo contro il rischio inflazione, soprattutto in un contesto in cui le partecipazioni strategiche (la banca conferitaria, nel caso delle Fondazioni), ma anche i titoli di Stato, non sembrano in grado, nel prossimo futuro, di poter assolvere a tale compito. Tali scelte dovranno ovviamente essere guidate dalle caratteristiche finanziarie strutturali degli investimenti in portafoglio: nel caso di investimenti dalla redditività prospettiva interessante (ad esempio tipica di investimenti in partecipazioni high dividend), tale caratteristica può giustificare ampiamente la detenzione degli stessi in portafoglio, anche nel caso di minusvalenze pendenti che, proprio in virtù delle caratteristiche specifiche dei titoli, si ipotizza di poter recuperare nel tempo. Proseguiamo con le caratteristiche mediane dei portafogli degli investitori istituzionali. Molti investitori istituzionali negli ultimi anni hanno incrementato la quota di investimenti diretti, in deposito amministrato, a discapito degli investimenti nel risparmio gestito. I motivi sono stati dettati in parte dalla più agevole gestione contabile, in parte da un maggior scetticismo sulla persistente capacità di qualsivoglia gestore di offrire effettivo valore aggiunto rispetto alla semplice dinamica direzionale dei mercati. Nel caso invece di investimenti dalla redditività nulla o inferiori agli obiettivi, la riflessione che deve essere fatta è se si possa ottimizzare la struttura di portafoglio dismettendo tali investimenti e reinvestendo in strumenti dal profilo reddituale più rispondente alle caratteristiche dell’investitore. Vi sono inoltre ancora diverse posizioni in strumenti illiquidi, magari dalla redditività prospettica nulla o molto limitata: un tema ricorrente, per queste situazioni, è rappresentato dalle possibili ristrutturazioni, delle quali va valutata attentamente la convenienza, assoluta e relativa. Fondamentale, quindi, per l’investitore poter disporre di una Riteniamo che l’anno in corso debba costituire un’occasione per riportare la gestione finanziaria sui canoni tradizionali, cercando di attenuare (laddove non sia possibile eliminare) vincoli dovuti a valorizzazioni di mercato disallineate 8 febbraio 2011 valutazione professionale e indipendente di questi strumenti, per poter negoziare ad armi pari con gli interlocutori che si propongono di ristrutturarli. Si riscontrano infatti frequentemente proposte di sostituire i titoli illiquidi in portafoglio con nuovi strumenti dalla redditività immediata attraente a discapito di una maggiore incertezza sulla redditività futura e sul prezzo di emissione. Gli investitori sono certamente attratti dalle soluzioni che corroborano il loro conto economico: il ruolo del consulente non può che essere quello di fornire gli elementi per meglio valutare il classico tradeoff “meglio l’uovo oggi o la gallina domani?” universo investibile di classi di attività, compatibile con gli scenari previsivi dell’Associazione Prometeia e della segmentazione dell’offerta di strumenti gestiti (peer group). Di alcune di queste innovazioni abbiamo già parlato, delle altre vi parleremo nei prossimi numeri di ANTEO. L’obiettivo rimane quello di offrire agli investitori un servizio che li renda sempre più in grado di esplicitare i proprio obiettivi e riuscire a raggiungerli, in sinergica collaborazione con gli intermediari finanziari. Ancora sull’approccio ALM per le Fondazioni E’ questo un tema che, se serenamente affrontato, potrebbe consentire agli investitori soluzioni finanziarie più appropriate e fair, ma anche all’offerta finanziaria (tipicamente in questo caso investment banking) di mettere in campo tutte le sue notevoli potenzialità. Vogliamo ritornare un attimo su quello che già stiamo facendo per le Fondazioni relativamente all’approccio di portafoglio con una logica ALM, per richiamare i passi che stiamo affrontando con alcune di esse e che stanno rivelando risultati estremamente interessanti. Quali evoluzioni nell’approccio metodologico? L’approccio analitico si compone di diverse fasi: Nell’ambito del nostro tradizionale approccio, vale a dire quello di rispondere in misura mirata alle esigenze delle diverse categorie di investitori, non ci stanchiamo mai di innovare la nostra offerta di consulenza con connotazioni sempre più specialistiche e qualificate. Ne sono alcuni esempi: La prima fase riguarda l’implementazione dei modelli di analisi: sulla base delle esigenze e delle caratteristiche proprie della Fondazione viene sviluppata la modellistica di simulazione ALM. In questa prima fase sono quindi recepite le caratteristiche strutturali e patrimoniali della fondazione, quali l’attuale valorizzazione a mercato del patrimonio, la spending rule adottata, la policy sulla partecipazione, i costi fissi e di gestione, particolari progettualità di medio-lungo termine per le quali sono già state deliberate erogazioni pluriennali. • le analisi di Asset & Liability Management (ALM) anche per investitori diversi da quelli previdenziali con prestazioni definite; • il fund selector, per avere una panoramica sempre più completa dell’offerta di strumenti gestiti e calarla sempre di più sulle esigenze degli investitori, mediante un algoritmo di valutazione flessibile e personalizzabile; Successivamente si passa ad effettuate dei test sull’attuale politica di spesa: tramite la strumentazione costruita viene testato l’impatto che l’attuale composizione di portafoglio e l’attuale processo di definizione delle erogazioni avranno sulle dinamiche patrimoniali future, in funzione dell’andamento delle variabili sensibili di mercato, quali inflazione e rendimenti reali delle principali classi di attivo. In questo modo è • un ulteriore evoluzione degli algoritmi di ottimizzazione, utilizzati nell’ambito del Comitato di Asset Allocation di Prometeia Advisor, per tenere conto di un maggiore 9 febbraio 2011 processo di allocazione delle risorse individuando in questo modo la coppia asset allocation/spending rule che meglio si adatta in termini probabilistici agli obiettivi di lungo termine. Questa fase di solito è funzionale ad un budget di rischio nel quale la Fondazione dovrà scegliere l’importanza strategica da dare alla massimizzazione della spesa rispetto alla stabilità della stessa e rispetto alla propria avversione al rischio. Tutti i risultati testati saranno corredati di statistiche descrittive relative sia alla stabilità del patrimonio reale e della spesa sia alla rischiosità dell’asset allocation. possibile quantificare in termini probabilistici, e tramite una batteria di indicatori statistici, la sostenibilità dell’attuale politica di erogazione in funzione dell’obiettivo di conservazione del patrimonio reale. Le regole si spesa possono essere diverse e adattate in funzione delle esigenze di ogni singola Fondazione; per questo è importante effettuare un’apposita analisi al riguardo, per individuare gli impatti di regole alternative. Si passa quindi ad effettuare test su spending rules alternative: sulla base di alcune regole di spese standard, e recependo eventuali proposte avanzate dalla Fondazione, sono testati i risultati delle analisi di sostenibilità, in modo analogo a quanto già effettuato sulla regola di spesa attualmente vigente. In questo modo è possibile mettere a confronto l’impatto delle diverse regole di spesa sulle dinamiche patrimoniali future e sulla probabilità di conservazione del patrimonio reale. Riteniamo tale approccio quello che meglio possa inquadrare nel contesto evolutivo l’identità di un investitore come le Fondazioni, al fine di continuare a garantire il medesimo supporto al territorio che è stato possibile in passato, pur in presenza di condizioni macroeconomiche e finanziarie molto diverse. Un approccio molto simile potrebbe essere applicato ad altri investitori no profit, con forte radicamento sociale e territoriale, quali ad esempio le cooperative di consumo. Una volta testata l’attuale situazione strutturale della Fondazione, si passa al processo di ottimizzazione: in funzione delle preferenze espresse dalla Fondazione, relativamente alle regole di spesa testate, sarà ottimizzato il 10 febbraio 2011 CONTRIBUTI (1/6) Outlook del mercato obbligazionario globale: venti ancora a favore di obbligazioni e valute dei Paesi Emergenti tuosamente il Vietnam, il Pakistan, il Kazachistan, il Nord Africa, l’Asia Centrale, paesi e aree che mostrano grandi somiglianze con la Cina o il Brasile di 15 anni fa. Nel nuovo decennio aumenteranno i consumi privati di cinesi, di indiani e di altre centinaia di milioni di nuovi consumatori e tale nuovo consumo domestico concorrerà al ribilanciamento degli squilibri commerciali, ossigeno puro per le esportazioni europee ed americane. Proseguirà il graduale spostamento del baricentro economico e politico da Ovest ad Est: l’egemonia degli Stati Uniti (già oggi l’unico “G” che conta è il “G2” di USA e Cina) è destinata ad esaurirsi, si ridimensionerà l’influenza politica ed economica dell’Europa. Oggi essa concorre alla crescita globale per circa il 20% ma nelle stime di Robert Fogel, Nobel per l’Economia nel 1993, nell’arco dei prossimi 30 anni il contributo europeo si contrarrà al 5%. Nello stesso arco di tempo le economie di Cina e India da sole peseranno il 52%. Enzo Puntillo, CEFA, CEFA, Managing Director, Head/CIO Fixed Income Swiss & Global Asset Managment Ltd. Carlo Benetti, Benetti, Head of Institutional Clients Swiss & Global Asset Managment SGR S criveva Hannah Arendt che “è nella natura dell'inizio che qualcosa di nuovo sia cominciato senza che lo si possa ricondurre a qualunque cosa sia accaduta in precedenza”. Stiamo vivendo un tempo straordinario, testimoni della fine di un’era e dell’affacciarsi dei contorni ancora confusi di un’era nuova. L’era moderna, convenzionalmente iniziata nel 1492, o nel 1789 secondo altri, è finita, siamo in un tempo diverso. Non sappiamo quale anno segnerà la cesura convenzionale tra questi due tempi, forse il 1989, fine della contrapposizione politica dei due grandi blocchi mondiali, oppure il 2001, inizio della tremenda contrapposizione religiosa, o il 2007, anno della crisi finanziaria e dell’inizio della più grave recessione del secondo dopoguerra. Fig. 1: Contributo alla crescita globale del PIL, in rapporto di PPP, medie mobili triennali 6 5 in % 4 3 2 Il decennio che si chiude è incastonato nelle due crisi del 2001 e del 2007, e il lascito di quest’ultima condiziona l’avvio del decennio che si apre. La complessità dello scenario e le trasformazioni in così rapido sviluppo renderanno il 2011 un anno difficile nella gestione dei portafogli obbligazionari. 1 0 1970 1973 1976 1979 1982 1985 1988 1991 1994 1997 2000 2003 2006 2009 2012 2015 -1 L’anno e il decennio che si aprono saranno ancora l’anno e il decennio dei Paesi Emergenti, ma non solo Cina, India o Brasile: stanno crescendo impe- Other Advanced Economies United States China Rest of the World Le grandezze economiche indicano chiaramente come le prospettive di crescita dell’economia globale siano più forti rispetto a pochi mesi fa: le 11 febbraio 2011 economie emergenti confermano la saldezza della loro crescita, tra le economie avanzate emerge la forza della Germania e migliorano le condizioni economiche negli Stati Uniti. In molti Paesi la crescita è o sta tornando ai livelli pre-crisi: prevediamo che nel 2011 il tasso di crescita dell’intera economia globale sia al +4,1% con i Paesi dell’area OCSE a +2,3% e i Paesi in via di sviluppo a +6,7%. La crescita nell’Eurozona si attesterà nel 2011 attorno a +1,8%, con la Germania a +2,1%, Francia e Italia a +1,6%. Sono dunque rientrati i timori di un ritorno recessivo (recessione “double-dip”), nell'area Euro la crescita tutto sommato tiene, guidata dalla sorprendente forza della Germania. In Cina l'economia ha mostrato una rinnovata forza, nonostante le continue preoccupazioni di un rallentamento: la crescita nel 2011 dovrebbe attestarsi sull’8,8%. ropee del settore finanziario hanno peggiorato il loro rendimento con l’acuirsi dei problemi di sostenibilità delle pubbliche finanze. Fig. 2: Tasso di default obbligazioni High Yield USA 20% 15% 10% 5% Default Par % (12m) giu-10 giu-09 giu-08 giu-07 giu-06 giu-05 giu-04 giu-03 giu-02 giu-01 giu-00 0% Par Default %(3m) L’inasprimento negli ultimi mesi del 2010 delle tensioni sulle emissioni obbligazionarie dei Paesi europei “periferici” ha fatto sì che i differenziali di rendimento di questi paesi (spread) abbiano registrato nuovi massimi. Le ampie e varie misure adottate per rassicurare i mercati non si sono dimostrate sufficienti. Oltre ai fondamentali problemi di solvibilità, politiche reattive anziché pro-attive hanno ridotto l’efficacia delle misure di salvataggio adottate finora. Ciò nonostante la situazione presenta elementi di complessità: negli Stati Uniti e in Europa restano elevati i livelli di disoccupazione, tali da opacizzare la sostenibilità della crescita. L’Europa soffre inoltre per i problemi innescati dai timori sulla tenuta delle pubbliche finanze dei paesi periferici. In questo scenario di difficoltà miste a buoni dati economici, le politiche fiscali e monetarie mantengono un approccio distensivo. I migliori dati economici e gli stimoli fiscali negli Stati Uniti hanno dato origine ad un rapido aumento dei rendimenti a livello globale: la maggior parte delle banche centrali mantiene i tassi a livelli storicamente bassi e le curve dei rendimenti hanno imboccato un sentiero di deciso irripidimento. Non scorgiamo, nel 2011, rischi di surriscaldamento dei prezzi. L’inflazione rimarrà sotto controllo perché nelle economie avanzate è ancora ampio il divario tra il prodotto reale e quello potenziale (“output gap”), è bassa l’intensità di sfruttamento dei fattori produttivi (“capacity utilization”) e soprattutto resta debole la domanda finale, fiaccata dalle lentezze del mercato del lavoro: il lascito della crisi del 2008, diversa dalle precedenti per ampiezza, profondità e durata, sta tuttora condizionando la qualità della ripresa. Miglioramento dei dati economici e politiche economiche di stimolo hanno costituito un buon combustibile per le asset class rischiose. Le emissioni societarie “investment grade”, le obbligazioni ad elevato rendimento (cosiddette “high yield”) ed il debito pubblico dei Paesi emergenti hanno dato risultati superiori ai titoli governativi dei Paesi sviluppati. Al contrario, le emissioni eu- L’inflazione è invece un rischio nelle economie emergenti: lì non si registrano fenomeni di output gap o di scarsa capacità dei fattori produttivi. La gran parte delle economie emergenti è entrata in 12 febbraio 2011 Fig. 3: Expected excess return: sovrarendimenti attesi per annum sulle emissioni governative nei prossimi 36 mesi quella fase del ciclo economico dove le pressioni inflazionistiche accompagnano la crescita ed infatti si moltiplicano le dichiarazioni dei banchieri centrali a riguardo di politiche monetarie meno accomodanti. Oltre a ciò, le economie emergenti sono esposte al rischio inflazione a motivo della forte domanda delle materie prime: nei loro panieri di consumo i generi alimentari e quelli di prima necessità hanno un peso molto rilevante ed i numerosi progetti e cantieri in infrastrutture aumentano la pressione sui prezzi delle risorse. 4.5 4.0 3.5 in % 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 Nessuna delle principali banche centrali (FED, BCE, BoJ) ha dato motivo di pensare ad un inasprimento della politica monetaria e la maggior parte delle altre banche centrali dei Paesi sviluppati rimane cauta nel fissare i tassi. In generale le politiche monetarie rimangono accomodanti, data l’assenza di pressioni inflazionistiche. Le curve dunque sembrano già incorporare un prossimo periodo di tassi in ascesa. Sui mercati obbligazionari sono tornate valutazioni interessanti e la duration può essere aumentata in modo selettivo. 0.0 Investment Grade HY EM Naturalmente anche in questo settore è necessario esercitare elevata selettività: il settore industriale resta il nostro preferito, soprattutto le società esposte a livello globale. Le analisi e le valutazioni che abbiamo condotto mostrano come le migliori opportunità si trovano in molte compagnie con rating compreso tra BBB e BB. Siamo invece meno fiduciosi sulle emissioni finanziarie, poiché l’incertezza che distingue i mercati periferici dell’Europa rimarrà un fattore critico. Prudenza sulle emissioni di società di servizi (“utilities”), che affrontano alti livelli di investimento in un contesto di mercato nel quale è più difficile trasferire i costi sui prezzi. Per queste ragioni, i tassi a breve non costituiscono un’area di interesse per l’investitore nelle economie che stanno riducendo il differenziale nei confronti dei paesi sviluppati e continueranno il processo di “normalizzazione monetaria” nei prossimi trimestri, come nei Paesi avanzati dove il livello assoluto dei tassi a breve è tale da risultare semplicemente non attraente. Fig.4: Il credito emergente sovraperforma le emissioni governative dei periferici europei … In fase con la ripresa economica restano interessanti le emissioni corporate: le società registrano positivi flussi di cassa, mostrano bilanci solidi, diminuiscono i tassi di default, migliorano i meriti di credito, le valutazioni sono ancora attraenti. 13 febbraio 2011 mente favorevole a chi mostrerà maggiore propensione al rischio e a chi saprà leggere e interpretare i fatti piuttosto che confidare negli Almanacchi: il motore della crescita si è spostato a Est, teniamone conto nella diversificazione dei titoli obbligazionari e delle valute. “Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice”. E’ la conclusione del Passeggero al Venditore di Almanacchi di Leopardi e ci ricorda la potenza dell’illusione in ogni avvio d’anno. Ma il 2011 sarà ancora un anno di sorprese, probabil- 14 febbraio 2011 CONTRIBUTI (2/6) Outlook del mercato azionario Perchè investire in azioni nel 2011? Pur senza negare gli elementi di incertezza che tuttora caratterizzano il quadro macroeconomico (ulteriore riduzione della leva finanziaria nelle economie avanzate, crisi del debito sovrano nell’Euro-zona, aumento delle pressioni inflazionistiche nelle economie emergenti), sono numerosi i fattori a sostegno del mercato azionario a livello globale: Paolo Federici, Federici,Country Head Italia Fidelity International Cosmo Schinaia, Schinaia,Sales Director Clientela Istituzionale Italia Fidelity International P remessa L’anno che si è appena concluso è stato caratterizzato da due fenomeni di ampia portata che hanno influito sui mercati: la crisi del debito sovrano nell’Eurozona e le diverse risposte delle Autorità di Vigilanza al rallentamento della crescita nei mercati sviluppati. Mentre l’Europa ha scelto la strada dell’austerità per ridurre il deficit, gli Stati Uniti hanno preferito controbilanciare il rischio di deflazione immettendo ingente liquidità nell'economia domestica tramite un secondo intervento di quantitative easing (QE2). • Gli indicatori anticipatori segnalano un'accelerazione dell’espansione economica (Fig. 1) • La politica monetaria nel mondo sviluppato rimane ultra-espansiva • La crescita degli utili societari è significativa e i bilanci sono solidi (Fig. 2) • Le quotazioni azionarie sono in molte regioni sottovalutate Fig. 1: Indici Produzione Manifatturiera Globali 64 60 Per il 2011 ci aspettiamo che le azioni dei mercati emergenti continuino a ben performare grazie ad una crescita solida, sostenuta dalla domanda interna in costante aumento e da tassi di cambio ancora competitivi. Il ritmo di crescita dei Paesi sviluppati è invece meno certo. All'interno di questo universo vi sono infatti aree fortemente positive, come la Germania che ha salari in aumento ed il livello massimo di occupati mai registrato. Al contempo permangono incertezze quali il mercato del lavoro negli Stati Uniti ed il debito sovrano nell'Europa periferica che, seppur in graduale miglioramento, richiedono maggiore cautela. 56 52 48 44 40 36 32 28 dic-07 dic-08 dic-09 US PMI Eurozone PMI Japan PMI China PMI Fonte: Bloomberg and FIL, dicembre 2010. 15 dic-10 UK PMI febbraio 2011 Fig. 2: Crescita degli utili societari (ribasati a 100) le importanti eccezioni, prima fra tutte la Germania, che è caratterizzata da un circolo virtuoso fatto di esportazioni in forte crescita, consumi interni e investimenti produttivi che evidenziano una dinamica favorevole. Il Paese inoltre vanta per la prima volta dal 1998 salari reali in aumento ed anche gli indicatori di sentiment sono in continuo miglioramento, come testimonia la crescita dell’indice ZEW sulla fiducia degli investitori tedeschi che ha avuto un balzo in gennaio arrivando a 15.4 dal 4.3 di dicembre, molto al di sopra delle aspettative di consensus che lo davano a 7. 200 180 160 140 120 100 80 60 40 02 03 04 05 US 06 07 Germany 08 09 10 La Germania non è tuttavia la sola storia di successo ed a questo riguardo risultano molto interessanti anche i Paesi del Nord Europa, con Svezia e Danimarca che hanno registrato nel 2010 i rendimenti azionari più alti del continente anche grazie ad una crescita del PIL tra le più elevate a livello europeo. Le stime per la crescita economica della regione nel 2011 sono molto positive e le valutazioni attuali dei Paesi nordici non paiono eccessive alla luce delle superiori prospettive di crescita di molte società. Anzi su base assoluta la regione è valutata al di sotto della sua media di lungo termine. Japan Fonte: Datastream and FIL, dicembre 2010 Europa L’Europa risente oggi di una condizione di incertezza e probabilmente la crescita dei Paesi dell’Europa periferica sarà rallentata, almeno inizialmente, a causa delle difficoltà relative alla ripresa dell’occupazione e ai piani di risanamento dei bilanci pubblici. Nonostante questo scenario di base vi sono però al contempo Paesi specifici e temi d’investimento che offrono buone prospettive per il 2011. Per quanto riguarda l’Italia riteniamo che se da un lato il mercato sta scontando una crescita negativa o nulla, al contempo le società italiane, in particolare nel settore industriale e dei beni di consumo, godono di un solido posizionamento, già peraltro dimostratosi vincente in passato in condizioni economiche difficili. La situazione attuale dell’Italia dunque offre l’opportunità di acquistare a sconto le azioni di società, spesso più esposte a mercati esteri che all’economia italiana, che sono erroneamente penalizzate giacché percepite come legate all’economia italiana nel suo complesso. L’economia europea è altamente esposta attraverso le esportazioni (Fig.3) alle aree geografiche a maggiore crescita del mondo. Inoltre la regione nel suo complesso gode della più bassa leva finanziaria fra le principali regioni sviluppate. A ciò si aggiunge che le azioni europee presentano valutazioni mediamente a sconto (Fig. 4) giacché l’area non è attualmente favorita dagli investitori. Pertanto il mercato azionario europeo può risultare particolarmente interessante per chi sappia individuare quelle società che sono oggi valutate a sconto nonostante solidi fondamentali e buone prospettive future. Fra le borse europee che godono delle migliori prospettive per il 2011, a fianco ai successi di alcune economie sviluppate ed in particolare di quella tedesca che probabilmente confermerà A livello geografico se nel complesso la crescita economica europea non risulta ancora particolarmente brillante, sussistono ciò nondimeno del16 febbraio 2011 In particolare riguardo alla Russia ci si può attendere che l'indice azionario russo (RTS) continuerà a salire trainato dalle grandi società petrolifere se, in linea con il consensus, i prezzi del petrolio resteranno sopra agli $80 al barile nel corso dei prossimi 12 mesi. l’attuale traiettoria positiva fondata su disoccupazione in calo e crescita della domanda interna, vi sono anche altre realtà di grande interesse. Tra i paesi emergenti in particolare si distinguono la Turchia e la Russia i cui mercati azionari sono valutati a multipli interessanti. Stati Uniti Fig. 3: Importazioni dall’Unione Europea nel 2009 (% sul totale importazioni di ciascun paese) 50 Le misure varate dalla Federal Reserve, quali il QE2 ed il mantenimento di tassi di interesse molto bassi, insieme alla politica governativa di introdurre sgravi fiscali, incentivare gli investimenti delle imprese ed estendere le prestazioni di disoccupazione, sono state introdotte con il fine di stimolare la domanda aggregata e con essa l’economia statunitense nel suo complesso. 47.9 40 30 23.7 21.5 20.6 20 Grazie a queste misure le attese di crescita del PIL per il 2011 sono passate da circa il 2.5% ad oltre il 3% e sebbene alcuni indicatori siano ancora in chiaroscuro (ad es. quelli relativi al mercato del lavoro), si possono ravvisare importanti segnali di ripresa. Fra essi la facilità di accesso al credito (Fig. 5), i consumi al dettaglio, gli investimenti (ordini e le posizioni di lavoro interinale) (Fig. 6). Inoltre i segnali fanno ritenere molto probabile che qualora ciò si rendesse necessario il Governo e la FED sarebbero disponibili anche in futuro ad introdurre nuove misure di incentivo dell’economia. 15.8 11.9 10 0 US Japan China India Brazil Russia EU25 market share in 2009 (%) Fonte: Datastream and FIL, agosto 2010. Fig. 4: PE rettificati rispetto alla media decennale Cyclically adj PE (rel decade average) 40% 20% Questo quadro di evidente miglioramento e l’efficacia dimostrata finora dalle misure introdotte dal Governo e dalla Banca Centrale fanno ben sperare per l’azionario statunitense nel 2011 e questo è già stato recepito, quantomeno in parte, dagli investitori. Il netto miglioramento delle prospettive per il prossimo futuro delle società statunitensi sta infatti attraendo un numero crescente di investimenti, mentre i deflussi dai fondi comuni azionari americani sono rallentati. 0% -20% Asia Pac ex Jp Emerging Markets UK US Japan Eur ex UK -40% In conclusione le valutazioni azionarie US sono superiori a quelle di 9-12 mesi fa, tuttavia non riteniamo che siano esaurite le opportunità di in- Fonte: State Street, dicembre 2010. 17 febbraio 2011 vestimento in quest’area ed anzi vi sono in diversi settori singoli titoli con ottime potenzialità. In particolare alcune opportunità molto interessanti si trovano fra i titoli delle società finanziarie, fra cui non mancano le aziende di alta qualità scambiate a valutazioni depresse. Analogamente le azioni del settore energetico offrono valutazioni interessanti e prospettive settoriali in miglioramento. Si possono inoltre trovare ottime opportunità in settori ciclici quali l'energia, i beni di consumo discrezionali e i materiali. Mercati emergenti Volgendo lo sguardo ai mercati emergenti si prospetta uno scenario in cui è probabile che le Autorità continueranno ad attuare politiche monetarie restrittive per limitare l’inflazione. La crescita in questi mercati non è infatti ostacolata da limitazioni al credito e la capacità inutilizzata è minima. Per quanto concerne le prospettive di crescita del PIL, nei GEM queste rimangono molto positive e superano il 6% nel 2011. Lo scenario fortemente positivo che si prospetta per il 2011 per i mercati azionari dei Paesi emergenti è la conseguenza di numerosi fattori. Fra essi vi sono certamente i trend secolari di aumento del reddito disponibile (Fig. 7) e dei consumi, che consentono a molte società di crescere supportate principalmente dalla domanda interna e dunque anche qualora la crescita nei Paesi sviluppati fosse fragile. Inoltre la solidità delle finanze pubbliche rispetto alle controparti dei Paesi sviluppati (Fig. 8) garantiscono maggiore stabilità economica e stimolano al contempo alcuni settori economici, quali quello dell’edilizia, grazie ad ingenti piani di costruzione di infrastrutture. Fig. 5: Condizioni di accesso al credito (indagine tra gli addetti ai crediti negli USA) 100 Tightening 80 60 40 20 0 -20 Easing -40 90 92 94 96 98 00 Large and medium firms Consumer credit 02 04 06 08 10 Small firms In termini di sub-regioni è prevedibile che l’America Latina e la regione EMEA (Europa emergente, Medio Oriente ed Africa), dove risiedono le più importanti riserve di materie prime, sarebbero inoltre le prime beneficiarie di un atteso aumento del valore delle stesse. Le materie prime sembrano infatti destinate a registrare ottime performance nel contesto in cui la debolezza della crescita USA spingesse la Fed a decidere per ulteriori iniezioni di liquidità e la stessa prospettiva resterebbe comunque valida anche nel caso di una ripresa della crescita statunitense. Fonte: Datastream and FIL, dicembre 2010. Fig. 6: CAPEX e lavoratori interinali 240 220 220 200 200 180 180 160 160 140 140 120 120 100 100 80 80 92 94 96 98 00 Temporary Jobs (LHS) 02 04 06 08 A livello valutario le prospettive di una migliore crescita secolare forniscono supporto alle valute dei mercati emergenti, mentre la persistente debolezza del dollaro USA abbinata al QE2 rappre- 10 CAPEX orders (2 mavg, RHS) Fonte: Datastream and FIL, dicembre 2010. 18 febbraio 2011 trebbe essere inoltre supportata dal ribilanciamento in corso sui portafogli degli investitori istituzionali, che attualmente investono solo il 5.6% dei loro portafogli sulle azioni di queste regioni (Fig. 9). senta uno stimolo per queste economie. Al contempo proprio l’aumento dei prezzi costituisce un elemento d’attenzione, giacché è ipotizzabile che l'inflazione media salirà ulteriormente come conseguenza della progressiva chiusura dell’output gap e dei prezzi elevati delle materie prime. Ciò spingerebbe inoltre le banche centrali dei rispettivi Paesi ad implementare misure volte a raffreddare le rispettive economie. Fig. 9: Allocazione degli asset dei fondi pensione 20 Fig. 7: PIL procapite nei Paesi Emergenti 15 6 000 5 500 10 5 000 4 500 5 4 000 3 500 3 000 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2 500 2 000 US Other developed markets 1 500 Western Europe Emerging Markets 1 000 90 92 94 96 98 00 02 04 06 08 Fonte: JP Morgan, dicembre 2010. 10 GDP per capita (based on PPP) Conclusione Complessivamente per il 2011 sussistono prospettive positive per il settore azionario. I Paesi emergenti beneficiano sia della crescita della domanda interna che dei tassi di cambio ancora competitivi che proteggono l’economia dal deficit di crescita che affligge tuttora l’Occidente. Nel contempo tra i Paesi più sviluppati a fianco a realtà dinamiche come quella tedesca, ve ne sono altre che presentano incertezze che potrebbero durare ancora 3-6 mesi. A seguire è invece probabile che i listini dei mercati sviluppati possano sorprendere positivamente una volta che il ciclo industriale riprenderà a marciare. Fonte: JP Morgan, dicembre 2010. (2010=stima) Fig. 8: Rapporto debito/PIL 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 2001 2003 GEM 2005 Non Japan Asia 2007 2009 Una forte ripresa che coinvolga al contempo i mercati emergenti e quelli più sviluppati non è dunque da escludere ed in questo frangente la crescita vivace delle economie maggiormente sviluppate ridurrebbe i potenziali rendimenti degli investimenti nei mercati emergenti, che ciò nondimeno si manterrebbero molto probabil- United States Fonte: Credit Suisse, dicembre 2010. Seppur caratterizzate da valutazioni in media più elevate rispetto ai mercati sviluppati, le azioni dei Paesi emergenti sembrano avere buone prospettive anche per il 2011. Questa tendenza po19 febbraio 2011 mente positivi. Alternativamente potrebbe protrarsi un decoupling fra economie sviluppate ed emergenti, a tutto beneficio di queste ultime. set class, settori e geografie. In particolar modo tuttavia, poiché è probabile che i cicli economici globali si confermino essere di breve durata, sarà la scelta dei singoli titoli, tramite un’attenta ricerca di tipo fondamentale, a generare i migliori rendimenti. Al fine di beneficiare al meglio delle numerose opportunità d’investimento azionario che si prospettano per il 2011 gli investitori dovranno costruire portafogli ben posizionati in termini di as- 20 febbraio 2011 CONTRIBUTI (3/6) Outlook del mercato globale del Private Equity forti attività del mercato dei capitali, grazie sia all’interesse degli investitori nei junk bond che nelle IPO. I mercati obbligazionari hanno continuato a sostenere il fenomeno “amend and extend” (ovvero posticipare la scadenza di un prestito in cambio di migliori condizioni) e hanno addirittura mostrato un certo appetito per il reinvestimento dei dividendi. Questo ha permesso alle aziende di abbassare il costo del capitale e di prorogare le scadenze, oltre ad aver contribuito a proteggere i tassi di redditività interna. Steven Costabile, Costabile CFA, Head of Private Funds Group Kristina Matthews, Matthews Managing Director, Emerging Markets Private Equity Harvey Harvey Lambert, Head of Private Equity Secondary Investments Scott Gallin, Gallin managing Director, Vantage Partners PineBridge Investments Inoltre, la domanda di IPO non si è limitata a fornire una via d’uscita alternativa per le aziende in forte crescita, ma ha anche fornito un’ancora di salvezza e circolante ad aziende che fino a poco tempo fa sembravano avere poche possibilità. 2 010: Strade divergenti per la ripresa Nonostante il 2010 possa essere riassunto in generale come l’anno della ripresa, da un’analisi più approfondita risulta evidente che questa ha seguito strade divergenti. Il contrasto appare chiaro nei tassi di crescita delle economie nei Paesi sviluppati rispetto alle economie emergenti, nelle performance finanziarie e nella flessibilità delle grandi società rispetto alle piccole aziende, nelle performance dei titoli investment grade rispetto agli high yield, nei benefici attuali e/o previsti degli incentivi rispetto all’austerità e così via. Nonostante si tratti di ottime notizie per chi investe in private equity, è importante osservare che questo tipo di attività ha portato benefici quasi esclusivamente alle aziende ad alta capitalizzazione. Ci sono stati alcuni effetti a catena, ma le aziende a ridotta capitalizzazione continuano a non avere accesso ai mercati liquidi pubblici e il numero dei finanziatori del mercato privato è diminuito, fino a diventare una piccola frazione dei livelli raggiunti nel 2007. Le iniziative di riduzione dei costi, implementate a partire dal 2008, hanno continuato a dare frutti anche nel 2010, con utili e cash flow che beneficiano della riorganizzazione della struttura dei costi e di programmi di riduzione graduale degli investimenti. Molte aziende hanno un alto livello di leva operativa e sono ben posizionate per il recupero, ma la stabilità delle entrate e i guadagni sono incerti, dipendendo da aspetti quali il settore di attività, le dimensioni, … Sebbene liquidità e valutazioni siano aumentate nella maggior parte dei portafogli di private equity, continuiamo a ritenere che l’importanza della selezione dei manager, della diversificazione e di una strategia di investimento lungimirante continuino ad essere fondamentali per generare extra rendimenti. Molti investitori si aspettavano che la recessione creasse notevoli opportunità per l’acquisizione di aziende “a buon mercato”. Ma le cose non sono andate proprio così. Il raggiungimento dei minimi si è verificato in modo piuttosto rapido, tanto Nel 2010 i mercati finanziari hanno continuato a mostrare liquidità e capacità di recupero. I portafogli di private equity hanno beneficiato delle 21 febbraio 2011 che molti investitori non se ne sono neppure accorti. Tuttavia, i mercati finanziari in ripresa, l’incremento della disponibilità delle obbligazioni e la rinata fiducia da parte dei compratori ha contribuito a promuovere le transazioni nel 2010. manager con grande esperienza a livello operativo e di buy-and-build, questo potrebbe incentivare crescita e rendimenti. Inoltre, le strategie di conversione del debito in capitale e le riorganizzazioni aziendali saranno sempre più diffuse e genereranno ottimi rendimenti ponderati per il rischio. Nonostante i prezzi pagati non potessero essere in generale definiti economici, le valutazioni si sono basate sui livelli più bassi dell’EBITDA, con una leva minore e più in linea con le medie storiche. Nonostante gli investimenti nelle regioni emergenti comportino sempre un rischio considerevole, le economie in via di sviluppo in Asia e America Latina rappresenteranno un punto di riferimento per gli investimenti. Queste regioni offrono le migliori prospettive in termini di crescita economica continua e sostenibile, dovuta a forti basi economiche, vasta popolazione con dati demografici favorevoli, rapida urbanizzazione e crescente afflusso di popolazione nella fascia a reddito medio. In aggiunta, questi Paesi stanno vivendo il passaggio da economie dipendenti dalle esportazioni a economie di consumo interno. Prospettive 2011 Fondi di fondi private equity: generare extrarendimento passando all’attacco Il vento contrario che ha influito negativamente sui mercati nel 2010 continuerà a soffiare anche nel 2011; la soluzione starà nel selezionare regioni, settori e fondi che contribuiranno a generare extra-rendimenti, indipendentemente dall’ambiente macroeconomico. Inoltre, considerato che i mercati quotati obbligazionari e azionari non sono ai livelli di quelli delle economie sviluppate, il private equity è sempre più accettato come un’alternativa e una fonte di finanziamento praticabile per la crescita e l’espansione degli investimenti. I mercati privati del credito negli Stati Uniti e in Europa occidentale continueranno a fornire interessanti opportunità per tutto il 2011. L’ambiente di debole crescita e le imminenti scadenze dei levereged loans e degli high yield continueranno ad offrire opportunità, che saranno particolarmente evidenti nel settore della media impresa (ovvero quello delle aziende con un EBITDA inferiore a US 100 milioni), dove le aziende mancano di flessibilità nella struttura del capitale, di opzionalità negli asset e di ampiezza di risorse. I mercati obbligazionari secondari saranno attivi, ma “comprare il mercato” sarà molto meno remunerativo e molto probabilmente le prospettive di rendimento per il debito senior torneranno a toccare le medie storiche. Il nostro obiettivo principale a livello di impegni di capitale nel 2011 si concentrerà su strategie di debito, per passare poi alla ripresa degli investimenti in piccole e medie imprese a livello globale. La nostra analisi indica che i maggiori rendimenti ponderati per il rischio saranno generati da un portafoglio di fondi posizionati in primo luogo in “rescue capital” e nell’emissione di debiti senior e junior, oltre a investimenti opportunistici in “distressed” e acquisti di debito sul secondario. Riteniamo che un portafoglio di fondi in questo settore possa generare un IRR del 18-20%, dove la maggior parte della redditività deriva dal flusso cedolare. Le nuove emissioni per il “rescue financing” e altri tipi di finanziamento simili hanno un loan-to-value (LTV) interessante, oltre ad ave- Per quanto riguarda i mercati di private equity negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e altre nazioni del Nord Europa, concentrarsi su manager e su fondi che investono in aziende piccole e medie dovrebbe generare rendimenti superiori alla media. Nello specifico, se ci si concentra sui 22 febbraio 2011 re una significativa protezione dal rimborso anticipato, migliori covenant e una documentazione più accurata. in Brasile e nella regione andina (Perù, Cile e Colombia). Il numero degli attori sul mercato in quest’area può essere davvero elevato e una corretta due diligence e selezione dei manager saranno fondamentali per il buon esito dell’investimento. Ci sono diversi fondi di credito in fase di raccolta ed anche le opportunità di investimento non mancano, ma gli investitori devono essere estremamente cauti nella due diligence in fase di selezione dei manager perché, molto probabilmente, non verranno premiati se “compreranno semplicemente il mercato”. Nonostante il panorama degli investimenti diventi sempre più complesso, la riorganizzazione dei mercati e la continua riduzione della leva finanziaria ci ha reso estremamente ottimisti verso i fondi che verranno lanciati nel 2011. Prevediamo che il rendimento generato da questi fondi su base ponderata per rischio sarà estremamente interessante e in grado di generare premi significativi rispetto alle comparabili opportunità pubbliche. Riteniamo che le migliori opportunità risiedano nei fondi di minore dimensione (ovvero al di sotto di US 750 milioni): la vera opportunità è quella di affidarsi a manager che puntano ad aziende più piccole, non in grado di accedere ai tradizionali mercati del credito. Gli investimenti in questo settore dovrebbero generare rendimenti superiori di circa 1.000 punti base rispetto al mercato high yield pubblico. Private equity nei mercati sviluppati: tempo di capitalizzare le opportunità di crescita Nei prossimi 12 mesi, ci aspettiamo che molte società saranno in grado di aumentare il loro valore attraverso: Il ciclo di riduzione della leva finanziaria, ciclico e secolare, offrirà inoltre finestre opportunistiche di “distressed” e “special situations”. In linea di massima i venditori saranno le istituzioni finanziarie di Stati Uniti, Europa occidentale e Giappone, entità sovrane e veicoli strutturati alla ricerca di liquidità. • apertura o espansione verso nuovi mercati, con un focus particolare sulle regioni a maggior crescita (ex: Asia, America Latina) • sviluppo di nuovi prodotti o miglioramento di quelli già esistenti Per quanto riguarda il credito, stimiamo che le maggiori opportunità verranno dai fondi americani, sebbene alcune opportunità potranno essere individuate anche in Europa. Tuttavia, i tassi di rendimento richiesti per investimenti in Europa sono più alti a causa di team di credito con meno esperienza e della grande disomogeneità delle leggi in materia di diritto societario e fallimentare. • estensione ed ottimizzazione della catena di distribuzione al fine razionalizzare i costi • implementazione di sistemi che permettano di migliorare i rapporti con clienti, fornitori e tutti i business partner Ovviamente, tali migliorie richiedono capitale nelle sue varie forme (finanziario, materiale, immateriale o umano). Sfortunatamente, molte medie imprese continuano ad essere appesantite da livelli di indebitamento relativamente alti e, differentemente da ciò che accade per le grandi imprese, rimangono quindi impossibilitate ad assicurarsi l’ulteriore credito di cui avrebbero bisogno per finanziare la crescita. I principali rendimenti in Asia e America Latina saranno stimolati generalmente da aziende nuove. In Asia valutiamo interessanti fondi che si concentrano su investimenti di minoranza finalizzati alla crescita in Cina e India, mentre in America Latina prediligiamo manager che investono 23 febbraio 2011 Questo sbilanciamento del rapporto offerta/domanda favorisce i fornitori di capitale privato, poiché tipicamente le medie imprese hanno difficoltà ad accedere al mercato obbligazionario. Inoltre, molti dei loro storici finanziatori (banche locali e CLO) hanno ridotto la loro propensione al credito o alle nuove emissioni. Anche se questi operatori alla fine incrementeranno nuovamente la loro attività, oppure verranno sostituiti da nuovi arrivati, non crediamo che si ritornerà ai passati livelli, dove il capitale era abbondante e a buon mercato. equity, facendo registrare un forte aumento sia di fondi country focused che di prodotti regionali pan-asiatici. Anche la Corea del Sud e i paesi del Sudestasiatico, nonostante vivano ancora all’ombra di India e Cina, continueranno ad offrire notevoli opportunità e flussi. CEE Al momento, le prospettive nei paesi dell’Europa Centrale e Orientale (CEE) non sono così favorevoli come quelle di altri mercati emergenti, anche se hanno mostrato una ripresa dell’attività economica, sostenuta da una sana domanda esterna e da una domanda interna in fase di miglioramento. Ciononostante, permangono enormi differenze nella velocità di ripresa economica, con Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia che crescono a una velocità maggiore rispetto a Bulgaria, Romania e Ungheria. La sfida maggiore per le economie dell’area consiste nell’equilibrare la crescita economica con l’urgente necessità di ulteriore consolidamento fiscale. Le migliori opportunità dovrebbero trovarsi in società che hanno un solido modello di business, con buoni fondamentali e che allo stesso tempo offrono possibilità di aumentare la redditività attraverso l’implementazione di strategie di espansione. Private equity nei mercati emergenti: crescita forte e meno rischi Asia Gateway I forti fondamentali economici e la crescita diversificata rendono l’Asia una regione interessante per gli investimenti private equity e, sebbene un grande ammontare di capitale private equity sia confluito nella regione, riteniamo che ci siano ancora molte le opportunità per ottenere ottimi rendimenti. La regione Gateway, che per noi comprende Turchia, Medio Oriente/Nord Africa, Africa subsahariana e Russia/ ex Unione Sovietica, è il quarto mercato emergente (dopo Asia, America Latina ed Europa emergente). Dal punto di vista degli investimenti questa regione è piuttosto interessante. È il principale bacino di risorse naturali al mondo, con ricchi giacimenti di numerose e fondamentali risorse naturali, tra cui circa l’80% delle riserve mondiali di petrolio e gas, oltre a una serie di importanti minerali e una vasta produzione agricola. Questa regione ha notevoli prospettive di crescita i cui livelli si prevede supereranno di gran lunga quelli dei mercati sviluppati, grazie non solo alle risorse naturali, ma anche a dati demografici convincenti, crescenti attività internazionali di M&A, investimenti diretti e commercio. In Asia l’attenzione si concentra soprattutto su India e Cina. Il consolidamento della loro potenza economica e la loro diffusione in nuovi campi crea numerose opportunità. Manodopera qualificata e forza lavoro ben addestrata, unitamente a vantaggi comparativi in termini di costo del lavoro e produttività, offrono ulteriori occasioni favorevoli. Settori che traggono beneficio dal boom dei consumi interni, sviluppo sostenibile e infrastrutture sono alcune delle aree più promettenti per gli investitori. L’esponenziale crescita economica in India e Cina ha generato fiducia tra gli investitori in private 24 febbraio 2011 Per quanto riguarda l’offerta ci attendiamo che i venditori continuino ad utilizzare il mercato secondario per ribilanciare il portafoglio. La maggior parte degli investitori in private equity ha registrato un aumento nel Net Asset Value degli investimenti e la liquidità dei portafogli è generalmente migliorata. Entrambi questi aspetti hanno allontanato gli investitori da vendite legate a difficoltà finanziarie. In questo contesto il principale driver di dismissione anticipata dei commitment sarà, dunque, la volontà di ribilanciare i portafogli verso strategie, aree geografiche e manager che siano più in linea con gli obiettivi d’investimento. Brasile In America Latina il Brasile rappresenta una opportunità di investimento affascinante, con promettenti tassi di crescita a lungo termine del PIL e una base di consumatori forte e variegata, frutto della crescente disponibilità di reddito. L’abbondanza di risorse naturali e i bassi costi di produzione danno al Brasile enormi vantaggi nel commercio globale, con le esportazioni che contribuiscono a incentivare la crescita e forniscono ingenti surplus commerciali. Il Brasile sta suscitando un grandissimo interesse in investitori e aziende di private equity. Le new entry puntano a partecipare al mercato del private equity e i bassi costi di produzione danno al Brasile un vantaggio nel commercio mondiale, dove l’esportazione aiuta ad aumentare lo sviluppo e genera sostanziali surplus di bilancia commerciale. Anche la prossima FIFA World Cup e le Olimpiadi, che si terranno in Brasile rispettivamente nel 2014 e 2016, contribuiscono a delineare un quadro ottimistico per la regione. La valutazione degli asset sul secondario è andata aumentando dal punto di inversione della crisi finanziaria, poichè gli acquirenti hanno migliori aspettative di crescita dei fondamentali del portafoglio e minori incertezze macro; similmente, anche i venditori hanno rivisto le proprie aspettative verso l’alto. Poichè alcune incertezze di mercato resteranno, i prezzi non sono ancora tornati ai livelli registrati nel periodo pre-crisi e riteniamo improbabile che potranno nuovamente raggiungere quei valori nel corso del 2011. Ci aspettiamo che gli sconti su NAV saranno, mediamente, inferiori al 20% per tutto il 2011, a seconda del tipo e della qualità degli asset e dalle dimensioni della transazione. Prevediamo inoltre che il bid-ask spread sarà sufficientemente contenuto, permettendo ad acquirenti e compratori di eseguire le transazioni. I mercati secondari* nel private equity: un altro anno importante in termini di volume di transazioni Guardando al futuro, le tendenze di mercato suggeriscono che anche nel 2011 si registreranno forti volumi di transazioni. Dal lato della domanda, i compratori sul secondario hanno iniziato ad impiegare le riserve di capitale che avevano accumulato negli anni precedenti, registrando nel 2010 un volume record di transazioni. Guardando al 2011, riteniamo che gli acquirenti dispongano ancora di capitali adeguati per poter investire, generando un’intensa attività anche nel 2011. Gli acquirenti dovranno saper essere flessibili nella ricerca e sottoscrizione di transazioni che, a loro avviso, genereranno i migliori rendimenti ponderati per il rischio. Gli acquirenti dovranno valutare sia operazioni di piccole dimensioni che deal di maggior impegno e sarà determinante la capacità e l’esperienza nel valutare transazioni in diverse strategie, aree geografiche, fondi e investimenti diretti. Da ultimo, gli acquirenti dovranno avere la conoscenza e la capacità di individua- * Poiché l’asset class non è liquida esiste un mercato secondario, in fase di maturazione, disponibile per chi voglia vendere/acquistare impegni esistenti in fondi di private equity (commitment). Oggetto della vendita non sono solo gli investimenti già effettuati nel fondo, ma anche gli impegni che devono ancora essere richiamati 25 febbraio 2011 re transazioni anche al di fuori delle aste di portafoglio, che sono ampiamente pubblicizzate. mento, permetterà ai migliori investitori sul secondario di differenziarsi dalla massa e di rivestire un ruolo ancora più importante in un mercato così attivo come quello previsto per il 2011. La capacità di essere flessibili, mantenendo allo stesso tempo una buona disciplina di investi- 26 febbraio 2011 CONTRIBUTI (4/6) Outlook del settore degli Hedge Funds Nonostante “HFRX Macro Index” abbia avuto un andamento negativo nel 2010, la dispersione dei rendimenti e` stata alta: infatti, molti manager con filosofia “macro” e “tactical trading” sono stati capaci di generare dei rendimenti annuali positivi, evidenziando cosi l`importanza che si deve attribuire alla scelta del manager oltre che a quella della strategia. Chris Jones, Jones, Chief Investment Officer Key Asset Management Nel quarto trimestre del 2010 siamo stati testimoni di un lieve declino dei mercati, causato da generalizzato turbolenze a livello macroeconomico. Si può dire che la crisi irlandese abbia colpito fino ad un certo punto i mercati, soprattutto se si pensa a ciò che era accaduto solo pochi mesi prima (ovvero il salvataggio a maggio della Grecia dalla bancarotta). Sembrerebbe che i mercati stiano maggiormente accettando le turbolenze macroeconomiche e che siano meno inclini a reazioni eccessivamente brusche; invece sia nel mercato del credito sia in quello dell`equity risulta esserci una rifocalizzazione sui fondamentali “bottom-up”, il che sarebbe una vera e propria inversione di tendenza positiva rispetto al sino ad ora molto utilizzato “top-down” per le strategie “equity” e “credit long/short”. N ell`ultimo trimestre del 2010, il settore dei fondi hedge ha registrato un buon andamento supportato anche dalla forte ripresa del mercato azionario. Il rendimento del HFRX Global Hedge Fund Index per quest`ultimo quarto di anno e` stato del 3.2% (miglior trimestre del 2010), portando il rendimento annuale a + 5.2%. L`indice che ha fatto registrare la miglior prestazione è stato HFRX Equity Hedge Index, dato che non sorprende considerato il già citato rialzo del mercato azionario. L’indice si è apprezzato dell’8.9% nel 2010 (7% nel solo ultimo trimestre dell’anno). L`unico indice di strategia che è arretrato nel 2010 è stato l`HFRX Macro Index, che ha ceduto l’1.7%. Guardando al futuro, siamo ottimisti su molte strategie utilizzabili dai fondi hedge. Pensiamo che ci siano numerose opportunità derivanti dal “merger arbitrage”, “distressed investing” e altre particolari situazioni che derivano dalle corporate action. Per il secondo trimestre consecutivo, i rendimenti dei fondi hedge sono in linea con la crescita del mercato equity, suggerendo che c’è ancora una grande quantità di fondi hedge in grado di generare rendimenti puntando sia sul beta che sull`alpha. Continuiamo ad avere un’opinione positiva riguardante le strategie basate su “fixed income”, “relative value” e “macro”, dovuta sia alla continua volatilità nel mercato dei tassi che alla riduzione dei competitor nello stesso. Queste strategie potrebbero portare a buoni risultati in un mercato poco attrattivo e potrebbero risultare Così come è accaduto nel precedente trimestre, anche in questo ultimo i maggiori rendimenti derivano dagli indici HFRX Distressed e HFRX Equity Hedge, il che implica una predominanza da parte dei fondi hedge che utilizzano le strategie “Long Biased” e “Equity Long/Short”. 27 febbraio 2011 un punto di forza se posizionate come “portfolio insurance” oppure come investimenti indipendenti. Questa è una buona notizia per gli stock pickers e soprattutto per coloro che sono in grado di identificare correttamente le opportunità su cui posizionarsi in modo “long” oppure “short”. L’aumento della dispersione tra i singoli gestori e la riduzione della correlazione è un beneficio per le strategie “bottom-up” come “equity long/short” e “credit long/short” . Sostanzialmente i manager con esposizione netta variabile sono ben posizionati per poter trarre vantaggio, come coloro che operano con una esposizione “low net”. Le strategie “Equity Trading”, “Statistical Arbitrage” e “Quantitative” potrebbero beneficiare di un aumento della liquidità, che ha iniziato ad espandersi anche nei mercati emergenti, dove i gestori più dinamici potrebbero ottenere buone performance. Abbiamo una visione meno positiva per le strategie che vengono guidate dal beta, come ad esempio la “long biased equity hedge”. La motivazione è duplice: crediamo che, in molti casi, questi approcci siano modalità costose per avere un’esposizione direzionale al mercato, ma crediamo anche che la direzione intrapresa dal mercato azionario sia ancora lontana dall’essere immune da shock derivanti dai tagli alle spese e dall`impatto che bassi tassi di interesse avranno sull’inflazione. Relative Value Strategies I manager che si focalizzano sulla strategia “fixed income” rimarranno probabilmente tattici nel breve periodo, con mercati che assimilano i dati economici. Mentre le notizie sulla ciclicità sono in generale migliorate, continuano a rimanere i problemi strutturali. Questo significa che i gestori hanno portafogli ragionevolmente bilanciati, ma con crescente attenzione verso la normalizzazione dei tassi. In aggiunta, continuano ad esserci opportunità nella sottoscrizione e riacquisto dei titoli governativi. Per questi motivi preferiamo quei manager che hanno la capacità e l`abilità di avere una esposizione netta sia “short” che “long”. Ciò non vuol dire che abbiamo una view negativa su tutti i manager con stile “long-biased equity” e “long short”, ma solo che la selezione dei gestori sarà particolarmente rilevante per conseguire risultati positivi. Molti gestori di credito sono ottimisti rispetto all`economia globale e hanno una visione positiva sul mercato del credito, con un coerente posizionamento di portafoglio. Ad ogni modo, essi dovranno gestire un’ulteriore compressione dello spread del credito e gli investitori dovranno assumersi maggiori rischi per sfruttare al meglio le opportunità di investimento. Una delle principali aree di attenzione per il credito è il debito sovrano europeo e i suoi legami con il sistema bancario europeo: questo tema dovrebbe generare opportunità di investimento sia a breve che a lungo termine. Strategy outlook per il 2011 Equity Long/Short Mentre il 2010 è stato un anno in cui i temi macro sembravano guidare i mercati azionari, pare sempre più probabile che i fondamentali delle aziende torneranno di forte attualità. Lo si può notare ponendo attenzione alle dinamiche di fine anno e crediamo che questo trend continuerà nel 2011. La correlazione azionaria intra-settoriale negli ultimi 12 mesi è stata alta. Quando questa correlazione si ridurrà o crollerà, come noi crediamo che accada, molte società inizieranno ad essere sopravvalutate o sottovalutate. La strategia “Convertible Bond Arbitrage” continua a trarre benefici da un mercato più bilanciato e meno affollato. Mercati azionari e del credito 28 febbraio 2011 favorevoli dovrebbero essere il principale fattore di crescita di questa strategia, la quale potrebbe ulteriormente trarre vantaggio anche dalla crescita delle attività corporate e da nuove emissioni. L’attività sul versante M&A andrà oltre le strategie plain-vanilla, includendo anche transazioni internazionali e più complesse. Queste, solitamente, vedono minor competizione e tendono ad offrire profili di rischio/rendimento più attraenti. Malgrado il prolungato declino della volatilità abbia significativamente penalizzato le strategie “Long Volatility” negli ultimi due anni, è migliorato il profilo asimmetrico della strategia. La principale sfida che i gestori dovranno affrontare sarà il timing e impostare il portafoglio per resistere ad una persistente bassa volatilità. Rimaniamo comunque molto attenti alle incertezze globali e riteniamo che strategie di copertura dei rischi estremi (tail-risk hedging) potranno essere la via più efficiente a fini di portfolio insurance. Tutto ciò ci porta ad avere un atteggiamento prudentemente ottimista nei confronti di questa strategia. Macro and Trading Ci attendiamo che l`alto grado di incertezza a livello macroeconomico continuerà e questo dovrebbe portare i mercati ad ipotizzare vari percorsi di crescita, creando un ambiente fertile per le strategie macro. I manager CTA hanno una view ottimistica per quanto riguarda lo sviluppo economico e le principali posizioni sono: lunghi per quanto riguarda le commodities (specialmente energia, metalli e materie prime agricole) e corti di dollaro americano verso le valute dei mercati emergenti. Posizioni lunghe, seppur meno rilevanti, si segnalano anche nei confronti dei mercati azionari. Anche il posizionamento sul versante fixed income e` cambiato, diventando più neutrale e, in alcuni casi, anche short. Event Driven Il pricing del mercato del credito, includendo anche il “Distressed”, sta diventando meno attrattivo e l`attenzione si sta spostando sulla ricerca di altre fonti di valore: situazioni “stressed”, grandi operazioni di ristrutturazione che sono ancora sul mercato ed investimenti azionari legati al credito. Tuttavia, occasionalmente, continuano a presentarsi alcune opportunità per investire nel “Distressed“ tradizionale. Vi è un consenso generale sull’accelerazione delle prospettive di crescita e sull`alto rischio di inflazione, entrambi dovrebbero essere un fattore favorevole per il posizionamento dei CTA managers. Comunque sia, ogni qual volta si ha un forte consenso, vi è il rischio di incorrere in qualche sorpresa: sarebbe insolito se questi trend continuassero senza incontrare alcun ostacolo. Inoltre, la recente crisi del sistema bancario europeo ha fatto aumentare la necessità da parte delle banche di vendere asset e ciò potrebbe essere un`opportunità per investimenti di lungo termine. Le grandi società hanno un alto livello di liquidità e bassa leva finanziaria; con il ritorno della fiducia stimiamo vi sia una crescente possibilità che questa parte di liquidità sia utilizzata per attività di M&A. Per questi motivi manteniamo la nostra prospettiva positiva per questa strategia e in particolar modo per quei manager che hanno investito nella ricerca finalizzata allo sviluppo di capacità per meglio gestire gli effetti delle correlazioni al mutare dei rischi e l’impiego di un più ampio set di indicatori. In aggiunta, un accesso facilitato ai mercati finanziari e un miglioramento nei rendimenti potrebbero portare le aziende a riposizionarsi per competere in un ambiente economicamente più favorevole. 29 febbraio 2011 CONTRIBUTI (5/6) Outlook del settore immobiliare europeo dei prossimi cinque anni, prevediamo una sovraperformance del Regno Unito, del Nord Europa e dei principali Paesi occidentali del continente. Sembrano invece destinate a una sottoperformance l’Europa meridionale e l’Irlanda, frenate dai deboli risultati economici, dal significativo debito pubblico e dalla mancanza di competitività su scala europea e globale, tanto più che la sottoperformance relativa dell’Europa meridionale si è acuita nel corso dell’ultimo trimestre. Vittorio Annoni, Annoni Country Manager Aberdeen RE P anoramica La fase discendente delle locazioni prime si è arrestata nella maggior parte dei mercati europei, grazie al sostegno offerto dalla ripresa della domanda nel 3° trimestre 2010 nonché da una significativa assenza di costruzioni nuove. I livelli delle disponibilità si stanno pertanto stabilizzando. Il brusco calo dei rendimenti subito nell’ultimo anno dai titoli di Stato delle principali economie europee ha evidenziato l’attrattiva dei redditi reali da entrate immobiliari rispetto a quelli dei titoli di Stato. I rendimenti immobiliari prime hanno registrato una flessione negli ultimi sei mesi, anche se ad un ritmo relativamente modesto. Uffici Il mercato occupazionale continua a migliorare gradualmente in tutta Europa. Nello scorso trimestre le locazioni prime si sono stabilizzate nella quasi totalità dei mercati, pur restando su livelli inferiori a quelli di un anno fa. In alcune località, tra cui Londra, Parigi, Stoccolma e Oslo, le locazioni prime sono in crescita. Vi è una marcata differenza tra le tendenze evidenziate dalle locazioni prime e da quelle secondarie. Queste ultime e i canoni medi sono caratterizzati, nel migliore dei casi, da stabilità o dal perdurare della fase discendente in alcuni mercati. Anche la quota dei locali sfitti si è stabilizzata nella maggior parte delle città, dato l’aumento della domanda dei locatari e uno sviluppo delle costruzioni nuove a livelli ancora molto bassi. La locazione ha manifestato un’accelerazione in tutta Europa nel 3° trimestre 2010. Alcune città, fra cui Londra, Mosca e San Pietroburgo, hanno registrato un deciso calo della quota di locali sfitti. Per il 2011 si prevede un indebolimento della redditività complessiva, poiché la crescita dei rendimenti impliciti nei principali mercati europei sta rallentando. Tuttavia, un nuovo calo del capital value è improbabile, fatta eccezione per le economie periferiche dell’Eurozona. È presumibile che la debolezza sarà limitata al mercato secondario se le preoccupazioni sulla sicurezza della redditività aumenteranno, aggravate dai dubbi relativi alla forza e alla sostenibilità della ripresa economica. Una nuova fase di recupero della redditività complessiva è prevista per il 2012, quando le locazioni dovrebbero tornare a salire in seguito alla prevista accelerazione della crescita occupazionale, mentre l’andamento delle nuove costruzioni rimane modesto. Nell’arco Le indagini sul sentiment delle imprese hanno evidenziato un forte miglioramento durante lo scorso anno (un buon indicatore anticipatore della crescita tendenziale delle locazioni) e suggeriscono un probabile miglioramento di vasta portata dei mercati locativi. È probabile che la scarsità di nuove offerte permarrà, penalizzata 30 febbraio 2011 dall’assenza di finanziamenti allo sviluppo. Si prevede che questa situazione sosterrà ulteriormente l’eventuale recupero delle locazioni, quando la ripresa economica si consoliderà maggiormente nel corso del prossimo anno. Ciononostante, per alimentare una nuova domanda sarebbe necessario un miglioramento del mercato del lavoro quale condizione per una crescita sostenibile dei valori locativi, e ciò deve ancora concretizzarsi. A nostro avviso, gli operatori retail continueranno a ottimizzare le proprie reti di punti vendita ed è probabile che le nuove aperture avranno come target gli immobili nelle posizioni migliori. I recenti aumenti di prezzo delle materie prime potrebbero esercitare ulteriori pressioni sui margini degli operatori retail che, per contro, potrebbero trasferire tale pressione sui consumatori soffocando ulteriormente la domanda. Nei principali mercati europei, le locazioni prime registrano una ripresa a ritmi diversi: modesta per Londra, Stoccolma, Monaco e Francoforte; il resto delle principali città europee hanno raggiunto il minimo. Ci aspettiamo una ripresa graduale del mercato locativo, con aumenti sostenuti previsti solo per inizio 2012 e supportati da una riduzione della quota di locali sfitti. Il finanziamento allo sviluppo immobiliare permane molto limitato, con il completamento di nuovi centri commerciali in calo al 4% della massa esistente nel 2010. La quota dei locali sfitti è bassa nelle località di prim’ordine mentre ha raggiunto nuovi massimi in quelle secondarie. Le prospettive di crescita più sostenute nel periodo 2011-2015 riguardano le attività prime di Parigi, Bruxelles, Istanbul, Barcellona e Varsavia, mentre le più deboli si prospettano a Lisbona, Atene, Bucarest e Budapest. Durante lo scorso trimestre, i rendimenti prime hanno continuato a scendere nella maggior parte dei mercati europei. Il Regno Unito ha rappresentato un’eccezione, poiché i rendimenti prime si sono stabilizzati a seguito di un aumento dei valori in conto capitale pari al 16% messo a segno nel corso dell’ultimo anno. Gli investitori si mantengono favorevoli agli immobili prime, affittati a conduttori solidi con flussi di reddito di lungo periodo, anche se la domanda per gli asset più secondari è diminuita ancora. Di conseguenza, il divario di prezzo tra attività prime e non-prime ha continuato ad aumentare. Retail Le vendite al dettaglio in Germania hanno evidenziato un incremento del 2,3% a ottobre, l’aumento più consistente in quasi tre anni, poiché il calo della disoccupazione ha spinto le famiglie ad aumentare la spesa. Tuttavia, è probabile che le notizie positive riguardanti la spesa europea al dettaglio si mantengano disomogenee; secondo le nostre previsioni, assisteremo al perdurare della volatilità su base mensile per tutto il 2011. Con i nuovi tagli alla spesa da parte dei governi, i consumatori adotteranno probabilmente un atteggiamento cauto nell’anno in corso. Gli investitori con molta liquidità hanno offerto rendimenti per attività retail che generano reddito nell’Europa centrale su livelli prossimi ai minimi registrati prima della crisi. Il calo dei rendimenti nell’ultimo trimestre è stato più marcato nel caso dei centri commerciali. Secondo le nostre stime, alla fine del 3° trimestre 2010 i valori in conto capitale del retail di prim’ordine hanno recuperato del 10% nell’Europa occidentale e del 5% nell’Europa centro-orientale. A nostro avviso, la possibilità per ulteriori movimenti al ribasso dei rendimenti è limitata al breve periodo e prevediamo che i rendimenti retail di prim’ordine permarranno ampiamente stabili nel 2011. Mentre i fondamentali hanno messo a segno un certo miglioramento per quanto riguarda gli operatori di maggiori dimensioni, i locatari più piccoli continuano a lottare per tornare alla redditività. Il retail di valore continua a sovraperformare e anche alcuni marchi di lusso sono in fase di ritorno. 31 febbraio 2011 gno Unito, in Francia e nei Paesi nordici, ma anche la Spagna e i mercati dell’Europa centroorientale hanno accusato un arretramento. I rendimenti del Regno Unito sono scesi per primi e sono stati i più rapidi a riprendersi, anche se ora si sono stabilizzati, e vi sono segnali di un leggero movimento al rialzo dei rendimenti degli immobili secondari. Settore industriale I volumi del commercio globale e i livelli della produzione industriale hanno registrato una robusta ripresa nel 2010, anche se ciò è in parte dovuto a uno stimolo alla ricostituzione delle scorte dopo il crollo degli anni 2008-2009, i cui effetti si prevede diminuiranno nel 2011 e 2012. Nella prima metà del 2010, i livelli delle locazioni hanno espresso un incremento salendo al di sopra di quelli registrati nel 2009, pur essendo ancora al di sotto di quelli delle rispettive metà del 2007 e 2008. Le locazioni hanno registrato la ripresa più decisa soprattutto nel Regno Unito e in Germania. La maggior parte della domanda deriva dai trasferimenti dei locatari in alloggi migliori approfittando di alcuni pacchetti d’incentivi allettanti. La domanda dei locatari è rimasta debole nell’Europa meridionale, con un calo delle locazioni anche rispetto ai dati già modesti del 2009. Mercato degli investimenti Gli investimenti negli immobili commerciali europei sono stati pari a 68,2 miliardi di euro nei primi tre trimestri del 2010, equivalenti a un incremento del 53% sui volumi scambiati nello stesso periodo del 2009, secondo i dati CBRE più recenti. Su base trimestrale, i livelli delle operazioni d’investimento nel 3° trimestre sono stati ampiamente in linea con quelli del 2° trimestre (23 miliardi di euro contro 25), nonostante il persistere della crisi del debito sovrano e i tagli alla spesa pubblica. I livelli di sviluppo immobiliare sono scesi drasticamente in tutta Europa, con il finanziamenti di uno sviluppo speculativo difficile da perseguire. I livelli di completamento sono attestati a meno della metà di quelli del 2007 e risultano in costante calo. I progetti attualmente in costruzione sono in genere pre-affittati o rappresentano unità costruite per scopi specifici. Le quote della disponibilità prime sono in fase di stabilizzazione e in alcuni casi iniziano a scendere, data l'esiguità della nuova offerta, mentre la disponibilità secondaria continua ad aumentare. A sua volta, la diminuzione della disponibilità di spazi prime contribuisce a stabilizzare le locazioni di questa categoria nella maggior parte dei mercati europei. Ciononostante, le locazioni prime hanno continuato a decrescere in Spagna, Grecia e Irlanda. I segnali che indicano un ritorno alla crescita del settore sono deboli in quasi tutti i mercati e gli incentivi iniziano a diminuire. I sondaggi sulle intenzioni degli investitori indicano un interesse sostenuto in attività ben affittate e in buona posizione in tutti i formati retail. È probabile che i prezzi aggressivi ora prevalenti nell’Europa centrale limitino il volume dell’attività d’investimento nel 2011. Tuttavia, gli investitori e gli istituti di credito si confermano avversi al rischio e l’attività di investimento e prestito resta focalizzata sugli immobili prime. Le unità non-prime potrebbero assistere a ulteriori flessioni dei valori nel corso del prossimo anno. Le banche rimangono riluttanti a finanziare investimenti nuovi, anche in presenza di costi contenuti e margini elevati, e continueranno a ridurre gradualmente la loro sovraesposizione al settore. Molte banche sovvenzionate dallo Stato, quali RBS e Lloyds nel Regno Unito, le Landesbank tedesche e le altre banche nazionalizzate della Germania, come Eurohypo, nonché le banche irlandesi mediante la NAMA, premeranno particolarmente per liberarsi delle attività immobiliari. I rendimenti sono calati in un numero crescente di mercati durante lo scorso trimestre: le flessioni più significative sono state registrate nel Re32 febbraio 2011 Prevediamo, comunque, un aumento graduale piuttosto che un incremento improvviso di investimenti sul mercato immobiliare da parte delle banche, nonostante le violazioni delle convenzioni sul capitale. In genere, le banche hanno tollerato tali violazioni, fintanto che sono stati corrisposti i pagamenti degli interessi. I bassi costi di finanziamento e quelli elevati per la risoluzione dei contratti swap legati a prestiti immobiliari spesso rendono le banche poco inclini a vendere le attività in loro possesso. scata dalle preoccupazioni di un rallentamento del ritmo della ripresa economica, amplificato dagli effetti della crisi del debito sovrano nell’Europa meridionale e in Irlanda nonché da ulteriori tagli alla spesa pubblica e aumenti delle imposte in tutta Europa. È probabile che l'eventuale pressione al rialzo dei rendimenti sia limitata agli immobili secondari, caratterizzati da pattuizioni contrattuali più deboli, posizioni meno buone o leasing di minore durata. Con la stabilizzazione dei rendimenti prime nel 2011, si prevede una riduzione della redditività complessiva. Ciononostante, il quadro dell’Europa non sarà uniforme. In alcuni mercati, tra cui Spagna, Irlanda e Grecia, toccati marginalmente dalla ripresa nel 2010, si prevede per il 2011 un miglioramento della redditività complessiva, che resterà tuttavia debole rispetto al resto dell’Eurozona. I rendimenti complessivi in tutta Europa dovrebbero migliorare ancora nel 2012 e 2013, sostenuti da una ripresa nella crescita delle locazioni. I livelli eccezionalmente bassi dello sviluppo immobiliare attualmente in corso dovrebbero contribuire al recupero dei valori locativi. Il dato decisamente basso delle nuove costruzioni, il cui finanziamento permane eccezionalmente scarso, dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato. Nonostante per il 2011 si preveda un rilancio di alcune locazioni prime sparse in Europa, le stime indicano che la crescita riprenderà complessivamente nei settori degli uffici e retail solo nel 2012. Prevediamo un ulteriore calo modesto dei rendimenti nel 2012 e 2013 al consolidarsi della ripresa economica e della crescita delle locazioni. Tipicamente, un aumento dei tassi d’interesse e dei rendimenti obbligazionari ha un impatto negativo sul mercato solo nel tardo ciclo di quest'ultimo, quando la politica monetaria diviene restrittiva. Prospettive Nonostante il lieve miglioramento verificatosi di recente, il calo dei rendimenti sia dei titoli di Stato che delle obbligazioni societarie durante lo scorso anno sui mercati dell’Europa centrale ha reso la redditività degli immobili più allettante di quella di altre asset class. Il rischio di una nuova recessione dei valori in conto capitale sembra essere minore; tuttavia, continuiamo a prevedere un rallentamento del tasso di crescita dei valori di capitale prime a seguito del rimbalzo dei principali mercati europei, quali Francia, Regno Unito e Germania. Abbiamo assistito a una repentina ripresa dei titoli immobiliari quotati in borsa nel corso degli ultimi sei mesi, che sono stati tendenzialmente un indicatore anticipatore ragionevole dei valori in conto capitale degli investimenti diretti nei sei mesi successivi. Secondo le previsioni, nel 2011 la redditività complessiva dovrebbe ridursi in tutta Europa, con rendimenti prime complessivi attesi al 6% rispetto al 9% del 2010. Molti dei principali mercati immobiliari europei (Germania, Francia, Paesi nordici e Regno Unito) hanno registrato un vigoroso aumento dei valori di capitale nel 2010, poiché i rendimenti prime sono crollati. Tuttavia, nel 2011 si prevede la stabilizzazione della redditività per la maggior parte di questi Paesi, con un processo già in corso nel Regno Unito, che ha guidato la ripresa dei mercati immobiliari europei. La stabilizzazione sarà probabilmente inne- È probabile che la domanda d’investimento permanga modesta. La necessità di ricapitalizzazione delle banche si traduce in una possibile caren33 febbraio 2011 Unito, supportato da una politica monetaria indipendente, ha tratto vantaggio dalla svalutazione della sterlina. Si prevede che oltremanica la performance sarà superiore alla media nel contesto europeo; infatti i valori immobiliari si sono ripresi molto più rapidamente di quelli della maggior parte dei mercati europei (16% rispetto allo scorso anno). Anche la Russia e la Turchia dovrebbero esprimere una buona performance, anche se con un rischio più elevato. La redditività complessiva si prevede in forte crescita grazie ai ritorni ad alto rendimento e a un significato incremento dei rendimenti impliciti. za di capitale disponibile per il finanziamento di acquisti garantiti dal debito; un maggiore stock d’investimento sembra essere pronto per l’immissione sul mercato da parte delle banche. Tale processo è già in fase di attuazione nel Regno Unito. L' aumento dell’offerta d’investimento dovrebbe contribuire a limitare il potenziale per un’ulteriore crescita del capitale. Vi è un differenziale modesto tra i rendimenti settoriali su una base «All Property». Per i prossimi cinque anni, i rendimenti previsti su base annua sono pari al 7,5% sia per il settore uffici che per quello retail nell’Eurozona, mentre il segmento industriale è in ritardo ad appena il 6,3%. Si stima che le locazioni per scopi logistici e industriali beneficeranno in misura minore dell'incremento dei fitti quando arriverà la crescita economica, che si presume sarà focalizzata sui settori uffici e retail. Nel caso degli investitori retail, è probabile che le opportunità si concretizzeranno nelle ristrutturazioni e nella gestione patrimoniale di immobili in bacini di forte utenza. Alcuni dei membri più deboli dell’Eurozona, in particolare l’Irlanda e alcune economie dell’Europa meridionale, non sono in grado di svalutare le proprie monete e sono alle prese con livelli di indebitamento pubblico in rapido aumento. Per questi mercati si prospettano contraccolpi sul fronte della crescita economica dovuti all’implementazione dei tagli alla spesa pubblica. Nel corso degli ultimi sei mesi, i rendimenti dei titoli di Stato hanno messo a segno un aumento repentino in Europa meridionale e in Irlanda. Le performance peggiori in termini di rendimenti complessivi si registra in Slovacchia, Grecia, Portogallo, Spagna e Ungheria, penalizzate da una crescita economica debole, un debito pubblico elevato e in crescita nonché da una domanda d’investimento modesta. Secondo le stime, assisteremo a performance marcatamente divergenti nelle varie regioni europee. I mercati della regione centrale, quali Francia, Regno Unito e Germania, dovrebbero realizzare un buon andamento. Dai mercati nordici, che possono contare su livelli generalmente bassi del debito sia pubblico che privato e sulla flessibilità intrinseca delle rispettive economie, ci si aspetta una performance robusta. Il Regno 34 febbraio 2011 CONTRIBUTI (6/6) Outlook del mercato italiano delle costruzioni osservati alla fine degli anni ’90. La contrazione dei volumi produttivi nel settore coinvolge sia comparto delle nuove abitazioni che quello non residenziale; solo per gli investimenti in costruzioni destinati al recupero abitativo si stima una leggera crescita. Direzione Affari Economici e Centro Studi ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili C ostruzioni: le tendenze in atto nel mercato privato In particolare, per gli investimenti in costruzioni complessivamente destinati al comparto abitativo (nuova edilizia abitativa e manutenzione straordinaria) e al non residenziale privato - che rappresentano circa l’80% degli impieghi totali nel settore - la perdita produttiva è stimabile in circa il 16% in quattro anni (2008-2011). L'economia italiana nel 2010 ha cominciato a manifestare segnali anche se deboli, di ripresa; per il settore delle costruzioni, permane, invece, una situazione di forte crisi che, secondo le valutazioni dell’Ance, non si esaurirà nel 2010 e proseguirà anche nel 2011. Abitazioni: produzione in calo e alcuni segnali positivi nelle compravendite Le stime Ance, che tengono conto anche dei risultati dell’indagine svolta presso le imprese associate, indicano che gli investimenti in costruzioni a fine 2011 saranno il 2,4% in meno rispetto all’anno precedente, dopo il calo del 6,4% nel 2010, del 7,7% nel 2009 e del 2,7% nel 2008. Gli investimenti in costruzioni relativi alla nuova edilizia abitativa, sono stimabili, secondo le indicazioni dell’Ance, in 28.728 milioni di euro nel 2010 e rappresentano il 21,1% degli investimenti totali nel settore. In quattro anni, dal 2008 al 2011, il settore delle costruzioni avrà perduto il 17,8% in termini di investimenti, vale a dire circa 29 miliardi di euro. In altri termini, dopo nove anni di crescita, i volumi di produzione del settore sono tornati ai livelli INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI(*) 2010 Milioni di euro COSTRUZIONI 2008 2009 2010(°°) 2011(°°) Quadriennio 2008-2011 Variazioni % in quantità 136.062 -2,7% -7,7% -6,4% -2,4% -17,8% 73.906 -2,1% -8,9% -4,9% -1,2% -16,2% - nuove (°) 28.728 -3,7% -18,8% -12,4% -4,0% -34,2% - manutenzione straordinaria(°) 45.178 -0,6% 0,0% 0,5% 0,5% 0,4% 62.156 -3,3% -6,3% -8,0% -3,7% -19,7% - private (°) 37.021 -2,0% -7,0% -5,4% -2,1% -15,6% - pubbliche (°) 25.135 -5,1% -5,4% -11,6% -6,1% -25,4% .abitazioni .non residenziali (*) Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà (°) Stime Ance (°°) Previsione Ance Elaborazione Ance su dati Istat 35 febbraio 2011 Rispetto all’anno precedente si registra una marcata flessione dei livelli produttivi quantificabile nel 12,4% in termini reali (già -18,8% nel 2009 e -3,7% nel 2008). Anche per il 2011 si prevede un ulteriore ridimensionamento dell’attività nel comparto, pari al 4,0% su base annua. La minore produzione di abitazioni degli ultimi anni è, ovviamente, collegata all’andamento dei permessi di costruire che sono in progressiva diminuzione dal 2006. Nel 2005 le abitazioni progettate avevano raggiunto le 305.000 unità, nel 2007 sono state 276.000 e si stima che nel 2009 risultino pari a circa 187.000. Complessivamente nel quadriennio 2006 - 2009 si registra una flessione di circa il 40%. Complessivamente, nell’arco del quadriennio 2008-2011, gli investimenti in nuove abitazioni avranno perso il 34,2% del volume di investimenti. PERMESSI DI COSTRUIRE Abitazioni (nuove e ampliamenti) - Numero INVESTIMENTI IN ABITAZIONI 325.000 n.i. 2000=100 130,0 305.706 125,0 300.000 120,0 275.000 115,0 250.000 110,0 225.000 105,0 200.000 100,0 175.000 95,0 150.000 289.891 276.702 250.796 228.414 206.612 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 220.000 2010 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 187.000 2000 1999 1998 1997 1996 187.030 177.785 175.708 2008(°) 2002 206.993 2009(°°) 2001 203.615 192.427 1995 90,0 2000 296.498 Fonte: Ance (°) Stime Ance (°°) Previsione Ance Elaborazione Ance su dati Istat mobiliari abitative in Italia aveva subito un forte calo, diminuendo del 27,9%, riportandosi a livelli inferiori rispetto a quelli rilevati a fine anni ’90. Mercato immobiliare abitativo: alcuni segnali positivi, ma con forti differenze territoriali Nel mercato immobiliare residenziale, secondo i dati dell’Agenzia del Territorio, dopo i segnali positivi rilevati nella prima metà dell’anno (+ 4,3% e +4,5% nel primo e secondo trimestre 2010 nel confronto con gli analoghi periodi del 20091), si registra, nel terzo trimestre 2010, una flessione delle compravendite su unità abitative del 2,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La riduzione delle compravendite registrata nel terzo trimestre 2010 (-2,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) è attribuibile alle dinamiche caratterizzanti gli altri comuni delle province (dove si concentra circa il 70% delle transazioni), i quali evidenziano un calo tendenziale del 5,8%. Di contro, il numero di transazioni su unità abitative nei comuni capoluogo, la cui incidenza sul totale è pari a circa il 30%, aumenta del 4,9% rispetto al terzo trimestre 2009. Complessivamente, nei primi nove mesi dell’anno, le compravendite di abitazioni risultano superiori del 2,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si ricorda che, nel triennio precedente (2007 – 2009), il numero di compravendite su unità im- La crescita delle transazioni nella prima parte dell’anno può essere in parte collegata alla maggiore disponibilità di liquidità legata al rientro dei capitali dall’estero promosso con lo scudo fiscale. 1 36 febbraio 2011 risultato nei primi 9 mesi del 2010 nel Sud è di 0,6%). A livello territoriale, la contrazione registrata nel terzo trimestre 2010, risulta localizzata nella parte meridionale della penisola: il numero di scambi di abitazioni nel Sud, infatti, subisce un calo rilevante del 13,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che ha più che compensato gli incrementi registrati nell’area nella prima metà dell’anno (complessivamente il Nella parte centro – settentrionale della penisola, nel terzo trimestre 2010, si confermano, sebbene con livelli di intensità diversi, i segnali positivi registrati nei trimestri precedenti. COMPRAVENDITE DI UNITA' IMMOBILIARI AD USO ABITATIVO IN ITALIA Migliaia 900 762 762 800 833 845 809 690 681 700 684 642 609 Primi 9 mesi 2009 578 600 500 804 430 464 464 494 476 519 558 467 503 433 525 497 504 483 443 (+2,2%) 400 300 200 100 2009 Primi 9 mesi 2010 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 1991 1990 1989 1988 1987 1986 1985 0 Elaborazione Ance su dati Agenzia del Territorio COMPRAVENDITE DI UNITA' IMMOBILIARI AD USO ABITATIVO IN ITALIA - Numero 2006 2007 2008 2009 I trim.2010 II trim.2010 III trim.2010 Primi 9 mesi 2010 Comuni capoluogo 245.152 227.538 195.229 180.248 44.324 53.790 40.125 138.239 Altri comuni delle province 599.900 581.639 488.554 428.897 97.593 117.615 89.114 304.323 Totale province 845.051 809.177 683.783 609.145 141.917 171.405 129.240 442.562 Var. % rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente Comuni capoluogo -1,3 -7,2 -14,2 -7,7 9,8 8,2 4,9 7,7 Altri comuni delle province 2,5 -3,0 -16,0 -12,2 1,9 2,9 -5,8 -0,1 Totale province 1,4 -4,2 -15,5 -10,9 4,3 4,5 -2,7 2,2 Elaborazione Ance su dati dell'Agenzia del Territorio 37 febbraio 2011 Nei primi 9 mesi dello scorso anno, le compravendite su unità abitative sono aumentate complessivamente del 2,0% nel nord ovest, dell’1,4% nel nord est e del 7,2% nel centro su base annua (il risultato del centro, in particolare, è in larga parte dovuto al positivo andamento della città di Roma). COMPRAVENDITE DI UNITA' IMMOBILIARI AD USO ABITATIVO Ripartizione per area geografica 2009 Primi 9 mesi 2010 Var. % rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente 2009 I trim. 2010 II trim. 2010 III trim. Primi 9 2010 mesi 2010 Nord 308.858 222.739 -12,6 2,7 0,5 2,6 1,8 Nord-Ovest 195.981 141.975 -13,1 2,7 1,2 2,5 2,0 Nord-Est 112.876 80.764 -11,7 2,8 -0,7 2,8 1,4 Centro 126.441 96.021 -9,5 8,0 11,8 1,0 7,2 Sud 173.847 123.802 -8,8 4,2 6,9 -13,8 -0,6 609.145 442.561 -10,9 4,3 4,5 -2,7 2,2 Italia Elaborazione Ance su dati dell'Agenzia del Territorio Sostanziale tenuta dei prezzi di vendita delle abitazioni Resta alto l'interesse all'investimento in abitazioni La contrazione delle compravendite su unità abitative che ha caratterizzato il mercato immobiliare residenziale italiano negli ultimi anni è stata accompagnata da una sostanziale tenuta dei prezzi medi di vendita. I valori degli immobili hanno manifestato le prime variazioni negative solo a partire dal primo semestre 2009. Da un’indagine del Censis emerge che resta alta la fiducia delle famiglie nell'investimento immobiliare. Il 22,7% degli italiani ritiene che sia l’acquisto dell’abitazione la forma di investimento da privilegiare, contro il 21,8% che pensa che i risparmi vadano mantenuti liquidi sul conto corrente ed appena l’8,5% che giudica preferibile acquistare azioni e quote di fondi di investimenti. C’è comunque un 39,7% di italiani che dichiara di non avere risparmi da utilizzare. Secondo Nomisma i prezzi nel 2009 sono diminuiti in media nelle 13 aree urbane del 3,8% su base annua. La stima per il 2010 è ancora di una riduzione, seppur contenuta dei valori di scambio (-2,1% su base annua). L’Istituto segnala inoltre una diminuzione dei tempi medi di vendita e locazione - ampliatisi nel pieno della crisi nonché dell’ammontare dello sconto sui prezzi richiesti dai venditori. Per il 2011 si prevede un aumento dei prezzi delle abitazioni. delle famiglie Il fabbisogno di abitazioni Dal 2004 al 2009 il numero delle famiglie in Italia è progressivamente aumentato, crescendo, mediamente, secondo i dati Istat, di 338.000 unità l’anno. Nello stesso periodo, le abitazioni progettate sono state mediamente, ogni anno, pari a circa 265.000. Tutti questi elementi confermano che in Italia, nonostante la crisi, l’interesse per l’investimento immobiliare continua a rimanere elevato. Dal confronto tra abitazioni messe in cantiere e nuove famiglie, risulta un fabbisogno potenziale non soddisfatto di circa 423.000 abitazioni. 38 febbraio 2011 CONFRONTO FRA IL NUMERO DELLE ABITAZIONI(°) E LA VARIAZIONE DEL NUMERO DELLE FAMIGLIE IN ITALIA 2004 2005 2006 2007 2008* 2009* totale 2004-2009 Abitazioni (a) 301.558 310.978 295.201 281.740 225.390 191.580 1.606.447 Nuove famiglie (b) 434.502 289.766 307.040 375.075 358.715 263.842 2.028.940 Saldo (a)-(b) -132.944 21.212 -11.839 -93.335 -133.325 -72.262 -422.493 (°) Permessi di costruire relativi al numero di abitazioni residenziali e non residenziali e agli ampliamenti su abitazioni già esistenti. * Stima Ance Elaborazione Ance su dati Istat POPOLAZIONE E NUMERO DI FAMIGLIE IN ITALIA n.indice 1997=100 120,0 115,0 110,0 105,0 100,0 95,0 90,0 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 popolazione 2004 2005 2006 2007 2008 2009 famiglie Elaborazione Ance su dati Istat L'offerta di abitazioni più contenuta rispetto alla domanda espressa dalle nuove famiglie ha evitato lo scoppio di una bolla immobiliare diversamente da quanto è accaduto in altri paesi europei, che hanno visto una produzione di nuove abitazioni ampiamente superiore ai concreti fabbisogni delle famiglie. Questi elementi accreditano quello che l’Ance afferma ormai dalla fine del 2008, ovvero che la domanda immobiliare esiste ma le famiglie sono bloccate dalle incertezze economico-finanziarie legate alla crisi. Gli investimenti in costruzioni non residenziali private, secondo l’Ance, sono stimabili in circa 37.000 milioni di euro nel 2010 e rappresentano il 27,2% del volume complessivo degli investimenti nel settore. Nel 2010, la flessione in termini reali è stata del 5,4% su base annua (già -7,0% nel 2009 e -2,0% nel 2008). Nel 2011 è prevista un’ulteriore riduzione del volume degli investimenti in costruzioni non residenziali private, sebbene con un’ intensità inferiore rispetto allo scorso anno: -2,1% in termini reali. Settore non residenziale privato Il 2011 è il quarto anno consecutivo di flessione per gli investimenti in costruzioni non residenziali private e, nell’arco del quadriennio 2008-2011, il calo è quantificabile nel 15,6% in termini reali. Investimenti in costruzioni non residenziali private: 2010 e 2011 ancora negativi 39 febbraio 2011 INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI NON RESIDENZIALI PRIVATE n.i. 1991=100 (prezzi costanti) 130,0 120,0 110,0 100,0 90,0 80,0 70,0 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte:Ance Nel corso degli ultimi vent’anni, la dinamica degli investimenti in costruzioni non residenziali private è risultata altalenante, intervallando fasi di ridimensionamento dei volumi produttivi a fasi di crescita. Compravendite non residenziali: nel 2010 ancora in calo il terziario, il produttivo e il commerciale; segnali positivi per magazzini e box Sulla base dei dati pubblicati dall’Agenzia del Territorio, il numero di compravendite di unità immobiliari ad uso non abitativo ha subito una forte contrazione nell’arco dell’ultimo triennio (2007-2009), riducendosi del 25,2%. Dopo la crisi dell’inizio degli anni ’90, gli investimenti destinati alle attività economiche hanno avuto un biennio di espansione (1995-1996), sostenuto dalle agevolazioni fiscali previste dalla legge Tremonti, al quale sono seguiti due anni di riduzione dei livelli produttivi (1997-1998). Nei primi 9 mesi del 2010 il numero di scambi di unità immobiliari non residenziali registra un lieve aumento dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, come sintesi di flessioni nel terziario2, commerciale3 e produttivo4 e di un aumento di pertinenze5 e “altro”6 (rispettivamente,+0,9% e +1,7%) . Dal 1999 al 2002 il comparto ha poi registrato una forte espansione. Sulla buona performance di quegli anni ha sicuramente influito l’applicazione della legge Tremonti – bis che prevedeva agevolazioni fiscali per l’acquisto di beni strumentali. L’andamento delle compravendite su unità immobiliari ad uso terziario, commerciale e produttivo nei primi 9 mesi del 2010 continua ad essere negativo, confermando, quindi, le tendenze già in atto negli anni precedenti7. Il successivo triennio (2003-2005) vede, di contro, una riduzione dei volumi produttivi. Nei due anni seguenti (2006-2007), l’attività riprende e gli investimenti in costruzioni non residenziali private mostrano una nuova crescita. La crisi iniziata nel 2008, tuttora in corso, ha riportato il volume di investimenti nel comparto ai livelli di fine anni ’90. 2 Uffici e istituti di credito. 3 Negozi, centri commerciali e alberghi. 4 Capannoni e industrie. 5 Magazzini, box, stalle e posti auto. 6 Nella categoria “altro” vengono ricompresi, ad esempio, gli immobili non residenziali pubblici, i teatri, le stazioni per servizi di trasporto,i fabbricati per l’esercizio pubblico dei culti. 7 I dati dell’Agenzia del Territorio si riferiscono al numero di unità immobiliari compravendute. Non sono invece disponibili i valori dei beni scambiati. 40 febbraio 2011 In particolare, il numero di transazioni su unità immobiliari ad uso terziario ha registrato, nei primi 9 mesi del 2010, un calo del 6,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le riduzioni per le compravendite nel comparto commerciale e produttivo sono state, rispettivamente del 4,9% e del 7,0% . Uno studio effettuato dall’Ance nel novembre 2009, finalizzato a stimare le potenzialità del “piano casa 2”, mette in evidenza le importanti opportunità di mercato che si potrebbero creare con un concreto avvio del piano. Nell’ipotesi che il 2% dei fabbricati in cattivo stato di conservazione ed il 9% di quelli inutilizzati siano interessati da interventi di demolizione e ricostruzione, gli investimenti attivabili nell’edilizia non residenziale privata si possono quantificare in circa 18 miliardi di euro. Opportunità di mercato Secondo i dati censuari, a livello nazionale, sono circa 425.000 i fabbricati utilizzati per alberghi, uffici, commercio e industria, comunicazione e trasporti dei quali circa 98.000 si trovano in uno stato di conservazione non soddisfacente. Vi sono, inoltre circa 19.700 fabbricati non residenziali inutilizzati. Semplificazioni in materia urbanistica potrebbero stimolare interventi di demolizione e ricostruzione e migliorare la qualità urbana. MERCATO IMMOBILIARE NON RESIDENZIALE IN ITALIA Numero contratti di compravendita su unità immobiliari ad uso non abitativo (migliaia) 1.100 964 1.000 853 800 700 985 953 905 900 709 830 838 738 734 Primi 9 mesi 2009 519 600 522 (+0,5%) 500 400 300 200 100 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Primi 9 mesi 2010 Elaborazione Ance su dati dell'Agenzia del Territorio IL MERCATO IMMOBILIARE NON RESIDENZIALE IN ITALIA compravendite di unità immobiliari ad uso non abitativo (numero) 2007 Terziario (1) 2008 2009 var.% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente Primi 9 mesi 2010 2008 2009 Primi 9 mesi 2010 -6,9 21.283 17.862 16.163 10.114 -16,1 -9,5 51.306 45.087 37.577 25.315 -12,1 -16,7 -4,9 Produttivo (3) 16.873 15.271 12.281 7.782 -9,5 -19,6 -7,0 Totale Terziario, Commerciale e Produttivo 89.462 78.220 66.020 43.211 -12,6 -15,6 -5,7 Pertinenze(4) 614.539 536.085 483.539 342.708 -12,8 -9,8 0,9 Altro(5) 248.567 215.592 188.664 135.952 -13,3 -12,5 1,7 952.568 829.898 738.223 521.871 -12,9 -11,0 0,5 Commerciale (2) Totale non residenziale (1) Uffici e istituti di credito; (2) negozi, centri commerciali, alberghi; (3) capannoni e industrie; (4) magazzini, box, stalle e posti auto, (5) alloggi collettivi, case di cura e ospedali, prigioni, biblioteche, musei, teatri, scuole private, stazioni per servizi di trasporto ecc.. Elaborazione Ance su dati Agenzia del Territorio 41 febbraio 2011 PILLOLE In Usa il miglioramento degli indicatori congiunturali sull’attività economica è stato significativo sul finire dell’anno; nel complesso segnalano la possibilità che i ritmi di crescita del Pil nel quarto trimestre siano stati non dissimili da quelli, moderati, registrati nel terzo. Nell’Uem permangono indicazioni di tenuta dei ritmi di crescita dell’attività produttiva negli ultimi mesi del 2010, che risulterebbero simili, se non leggermente superiori, a quelli del terzo trimestre grazie all’andamento ancora favorevole degli investimenti industriali e della domanda estera. In Giappone le indicazioni congiunturali segnalano attese di indebolimento dell’attività produttiva nel quarto trimestre, dopo l’accelerazione registrata nel terzo e nonostante il recupero della produzione e delle vendite dopo alcuni mesi di contrazione. a cura di: Ugo Speculato e Francesco Amoroso, Amoroso Prometeia L a congiuntura economica Nel terzo trimestre del 2010 il Pil mondiale ha ridotto il ritmo di espansione, in linea con le attese. Il rallentamento della crescita economica dei grandi paesi emergenti, ad esclusione dell’India, si è infatti intensificato ed è stato solo in parte compensato da un’accelerazione in alcuni paesi industrializzati. Rispetto ai mesi passati si evidenziano due importanti novità: le pressioni inflazionistiche, persistenti nei mercati delle materie prime (Fig. 1), iniziano a manifestarsi in molti paesi ma soprattutto in quelli emergenti; la politica di bilancio americana sarà espansiva per altri due anni. I mercati finanziari Il trend di risalita dei rendimenti a lunga sui titoli di Stato di Usa, Germania, Giappone e Uk dell’ultima parte del 2010 - interrottosi tuttavia nel primo mese di quest’anno - potrebbe riflettere migliori prospettive di crescita economica e attese di inflazione più elevata (Fig. 2). Altri fattori che sembrerebbero aver contribuito alla risalita dei tassi sono un più forte appetito al rischio, nonostante le turbolenze sui mercati sovrani in Europa, e movimenti verso mercati a più alto rendimento, soprattutto nei paesi emergenti. Infine, nell’Uem l’aumento dei tassi reali è anche in parte dovuto alla percezione di un più alto rischio di credito: i CDS a 5 anni della Germania nell’ultimo trimestre sono aumentati di oltre 20 punti base. Fig. 1: Prezzi in dollari delle materie prime (indici “The Economist”, 2005=100) e del Brent ($/brl) 250 150 230 130 210 190 110 170 90 150 130 70 110 50 90 70 gen-05 lug-06 alimentari gen-08 industriali lug-09 30 gen-11 Brent (dx) Fonte: Thomson Reuters; dati al 31/1/11. 42 febbraio 2011 Fig. 2: Tassi governativi nominali a 10 anni (per cento) 4.4 1.6 Fig. 3: CDS delle banche nei paesi periferici Uem, senior a 5 anni (medie per paese)* 1.4 4.0 3.6 3.2 2.8 2.4 2.0 gen-10 pressione, che si sono riflessi in una riduzione dei premi al rischio(Fig. 4). apr-10 Usa lug-10 Germania ott-10 Uk 1.2 1400 1.0 1200 0.8 1000 0.6 800 0.4 600 0.2 400 0.0 gen-11 200 (a) 0 gen-09 Giappone Fonte: Thomson Reuters, dati al 31/1/11. L’incertezza sulla risoluzione della crisi sui mercati dei titoli sovrani nell’Uem potrebbe avere effetti sull’economia reale, attraverso un innalzamento dei costi di rifinanziamento del debito pubblico, della raccolta bancaria e, conseguentemente, del credito al settore privato. Il repentino e consistente aumento dei CDS bancari, soprattutto nei paesi periferici dell’Uem, evidenzia il permanere di preoccupazioni di un effetto contagio agli altri paesi Uem attraverso le esposizioni del settore bancario europeo ai titoli di Stato dei paesi in difficoltà (Fig. 3). I piani di sostegno alla stabilità dell’area euro (European Financial Stability Facility e European Financial Stabilisation Mechanism) non sembrano essere giudicati dagli investitori sufficienti a risolvere la crisi. I governi dei paesi europei starebbero, infatti, valutando la possibilità di espandere il meccanismo del fondo EFSF. lug-09 gen-10 (b) (c) lug-10 gen-11 Portogallo Irlanda Grecia Spagna Italia Belgio Fonte: Thomson Reuters, CMA, elaborazioni Prometeia; dati al 31/1/11. * Medie semplici dei CDS delle banche che compongono i principali sottoindici bancari di ogni paese. (a) 10/5/10: EFSF; (b) 23/7/10: stress test; (c) 29/11/10: approvazione del piano di salvataggio dell’Irlanda. Fig. 4: Principali mercati azionari (indici di prezzo, 1/1/10=100) 120 115 110 105 100 95 90 85 80 gen-10 Alla fine dello scorso anno le tensioni sui mercati dei titoli sovrani hanno nuovamente penalizzato i mercati azionari dell’Uem, soprattutto il settore bancario, mentre è proseguita la fase di rialzo per il mercato Usa, spinto da dati economici incoraggianti e da qualche segnale di miglioramento per il mercato del lavoro, comunque ancora sotto mar-10 S&P500 giu-10 Eurostoxx50 ago-10 nov-10 Ftse100 gen-11 Nikkei225 Fonte: Thomson Reuters; indici Datastream; dati al 28/1/11. Il generale miglioramento del clima di fiducia, osservato nell’ultimo periodo del 2010 sui mercati finanziari mondiali ha portato inoltre a privilegiare anche gli investimenti in obbligazioni societarie del comparto più rischioso, con una conse43 febbraio 2011 Rispetto a fine novembre i mercati hanno rivisto al ribasso le aspettative per il tasso a 3 mesi in dollari e al rialzo quelle per l’euribor, a partire dalla scadenza di metà anno, in conseguenza del materializzarsi di più forti pressioni inflazionistiche segnalate dalla stessa Banca centrale europea nel primo meeting del 2011. Per la fine di quest’anno i mercati si attendono un tasso eurodollaro a 3 mesi intorno allo 0.75% e un euribor di pari scadenza all’1.80%. guente e significativa riduzione degli spread corporate per i titoli High Yield. Le previsioni Restano confermate le attese di una decelerazione della crescita del Pil e del commercio mondiale rispetto al 2010, determinata da un rallentamento più forte nei paesi emergenti. Negli Usa gli interventi di bilancio espansivi concordati a metà dicembre, nell’ipotesi che vengano approvati nei prossimi mesi, dovrebbero invece riflettersi in una crescita economica in accelerazione rispetto al 2010. Secondo le previsioni Prometeia, i rialzi dei tassi a 3 mesi dovrebbero essere più marcati nella seconda metà di quest’anno, anticipando le manovre restrittive delle Banche centrali, sia negli Usa che nell’Uem. Il profilo di crescita per i tassi governativi decennali è stato rivisto al rialzo per il persistere dei fattori – quali le buone prospettive di ripresa economica in un contesto di inflazione lievemente più elevata e, almeno per il bund tedesco, un lieve aumento del premio per il rischio di credito – che hanno sostenuto il rialzo degli ultimi mesi. Le più recenti previsioni Prometeia indicano un primo aumento dei tassi di politica monetaria non prima dell’ultimo trimestre del 2011, di un quarto di punto sia negli Usa che nell’Uem. Anche dall’indagine Reuters emergono attese per l’inizio dei rialzi nell’Uem alla fine di quest’anno, con un trimestre in anticipo rispetto agli Usa (inizio 2012); in ogni caso, per entrambe le aree l’indagine Reuters ipotizza una fase di rialzo dei tassi di politica monetaria meno graduale rispetto alle previsioni di Prometeia (Fig. 5). Infine, restano favorevoli le attese degli analisti sugli utili societari, la cui crescita su base annuale, sebbene più che dimezzata rispetto all’anno appena trascorso, si attesterebbe su livelli intorno al 14-15% sia nell’Uem che negli Usa (Fig. 6). Fig. 5: Tassi di politica monetaria in Usa e Uem, previsioni Prometeia e survey Reuters a confronto (per cento) 2.25 Fig. 6: Crescita degli utili per azione attesa per i prossimi anni dagli analisti IBES (var. % sull’anno precedente) 2.00 1.75 1.50 1.25 45 1.00 40 0.75 35 0.50 30 0.25 41.6 34.1 25 0.00 I-11 II-11 III-11 IV-11 I-12 II-12 20 III-12 15 Usa, previsione Prometeia Usa, survey Reuters Uem, previsione Prometeia Uem, survey Reuters 14.5 14.9 14.1 10 5 0 Fonte: Survey Reuters, 31/1/11 e dati previsionali Prometeia Msci Uem Rapporto di Previsione, gennaio 2011. Dati di fine trimestre. 2010 Msci Usa 2011 2012 Fonte: Thomson Reuters/IBES, dati al 31/1/11. 44 13.8 febbraio 2011 Nella tabella sono riportate le variazioni dei rendimenti di alcune asset class negli anni passati e nel mese di gennaio del 2011, con l’aggiornamento delle indicazioni di portafoglio: 45