Banche, chi ha sbagliato - Autorità Portuale di Trieste
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Banche, chi ha sbagliato - Autorità Portuale di Trieste
22 Venerdì 4 Ottobre 2013 MF SHIPPING & LOGISTICA Specialisti in shipping finance e diritto marittimo wfw.com NONSOLOMARE BNP FINANZIA GRIMALDI N BnpParibas ha erogato una linea di credito revolving da 30 milioni di euro ad Atlantica spa di Navigazione (Gruppo Grimaldi di Napoli), multinazionale attiva nella logistica, specializzata nelle operazioni di navi roll-on/roll-off, car carrier e traghetti. Atlantica è stata assistita dallo Studio Legale Lauro, mentre il dipartimento di Shipping Finance di Watson, Farley & Williams ha supportato la banca. QUOTE TTP IN VENDITA N L’Autorità Portuale di Trieste mette in vendita le sue quote (40% del capitale) del Trieste Terminal Passeggeri controllato per il restante 60% da Trieste Adriatic Maritime Initiatives (TAMI, consorzio composto da Unicredit, Costa Crociere, Giuliana bunkeraggi, Assicurazioni Generali e Reguardia che hanno diritto di prelazione sulle stesse). L’intenzione è quella di favorire l’ingresso di nuovi soci «che potrebbero dare un utile contributo a un ulteriore aumento dei traffici e dell’attività», ha spiegato il presidente dell’Autorità Portuale, Marina Monassi. VOLO DHL DA BERGAMO N DHL Express, azienda leader nel trasporto espresso internazionale, ha inaugurato un nuovo volo che collegherà l’aeroporto di Napoli con l’hub di Bergamo Orio al Serio che rappresenta il principale snodo del network di DHL a livello nazionale. DHL Express Italy è inoltre impegnata a completare entro il 2014 il progetto di ampliamento della filiale di Napoli. N Andrea Garolla sarà il prossimo presidente del Gruppo Giovani di Confitarma, affiancando dunque Manuel Grimaldi per il prossimo mandato alla guida della Confederazione Italiana degli Armatori. In occasione dell’assemblea annuale che si terrà mercoledì prossimo a Roma in sessione privata, oltre a ratificare le nomine di Grimaldi e di Garolla, verrà formato anche il nuovo consiglio confederale e le varie commissioni della Confederazione. Il presidente uscente è Paolo d’Amico che era in carica dal 2010 mentre il Gruppo Giovani nell’ultimo quadriennio è stato guidato da Valeria Novella. Specialisti in shipping finance e diritto marittimo Andrea Garolla e Valeria Novella wfw.com LA CLASSIFICA DI NOMURA DEGLI ISTITUTI PIÙ A RISCHIO NELLO SHIPPING Banche, chi ha sbagliato Secondo la banca giapponese, Commerzbank e Rbs hanno i portafogli peggiori. La gestione più oculata, invece, è stata quella di Dnb e Nordea Pagina a cura di Nicola Capuzzo C ommerzbank e Royal Bank of Scotland sono le due banche più a rischio per la loro esposizione verso lo shipping. A dirlo è il rapporto «Banks’ shipping problems» appena pubblicato da Nomura, che afferma anche che il mercato del trasporto marittimo mondiale è in ripresa, soprattutto nei segmenti liquid e dry bulk, mentre faticano i container. Secondo Nomura, il 60% delle shipping company esaminate farà fatica a rispettare gli accordi finanziari presi con gli istituti di credito, ma il peggio dovrebbe essere ormai alle spalle. È arrivato dunque il momento di dare i voti alle banche. Secondo Nomura le migliori a livello internazionale sono state DNB e Nordea che hanno saputo gestire meglio delle altre la loro esposizione in termini di età e tipologia di naviglio finanziato e di affidabilità della clientela. La peggiore è stata Commerzbank, che ha finanziato per l’80% i settori tradizionali T/B/C (tanker, bulker e container) più in sofferenza, e in penultima posizione c’è Royal Bank of Scotland che ha un portafoglio verso gli armatori di circa 10 miliardi di sterline, di cui un 10% in sofferenza, e con un’esposizione del 79% ai segmenti T/B/C. Quanto alle banche italiane, Nicola Coccia, presidente della commissione finanza di Confitarma, ha quantificato in circa 9 miliardi di dollari l’esposizione degli istituti di credito nei confronti degli arma- A Genova nasce un nuovo consorzio di spedizionieri i chiamerà MTF, acronimo di «Must, Trust S & Fast», e verrà costituito entro fine ottobre il nuovo consorzio di aziende di trasporti e spedizioni nato a Genova e a cui partecipano al momento cinque società: Dafarra & Seves, Otim, la neonata Daf & Co. Logistics, Roda Trade e Autotrasporti Fratelli Geremia. Roberto Dafarra, amministratore delegato dell’omonima casa di spedizioni ha spiegato a MF Shipping & Logistica che «l’obiettivo è di mettere a fattor comune risorse e sforzi per ottimizzare tutti i servizi di trasporto che le aziende singolarmente devono effettuare». L’idea è quella di arrivare a una condivisione di diversi tasselli d’attività fra i quali rientrano i trasporti terrestri, la gestione dei noli marittimi, le procedure doganali, fino ad arrivare a un’unica interfaccia informatica su cui lavorare. Mario Benestante, direttore di Roda Trade, ha aggiunto: «Con questa alleanza pensiamo anche di risolvere il problema dei costi minimi di Nicola Coccia tori italiani (erano 12 miliardi a inizio 2012): «Dopo lo scoppio della bolla del 2008 alimentata da noli troppo alti e credito facile, sono serviti 4-5 anni affinché il mercato potesse riprendersi e oggi siamo sulla strada giusta per tornare alla normalità. Se sicurezza dell’autotrasporto, perché vogliamo fare massa critica con i volumi da trasportare cercando al tempo stesso di ottimizzare i viaggi dei mezzi stradali». Una novità accolta con favore da Maurizio Fasce, presidente di Spediporto (l’associazione degli spedizionieri genovesi), che parla di «un’ottima iniziativa per evolvere rispetto al nanismo delle case di spedizioni tradizionali, Questo è un ottimo esempio di forma d’aggregazione e di reti d’impresa». Fasce ha poi chiesto un tavolo di confronto (anche con le banche) per affrontare l’emergenza occupazionale: «Quest’anno i lavoratori colpiti da ammortizzatori sociali sono il 9,08% dei 5 mila occupati nelle aziende aderenti a Spediporto. Oltre a questi, ce ne sono altrettanti in altre realtà più piccole. Siamo alle prese con un circolo vizioso dove le banche per erogare credito chiedono strutture più flessibili, ma per le case di spedizioni il 65% dei costi di gestione è rappresentato dalle risorse umane. Non possiamo pensare di dover licenziare per avere credito». Dallo scorso aprile non è più stata rifinanziata la cassa integrazione in deroga per gli spedizionieri della Liguria. oggi una banca finanzia al 60% l’acquisto di una nave, ai livelli attuali di mercato l’investimenti si ripaga». Coccia ha spiegato che ora sia le banche sia gli armatori sono alle prese con le ultime ristrutturazioni e nel giro di un paio d’anni la situazione dovrebbe tornare alla normalità. «In Italia i fallimenti di grosse società si contano sulle dita di una mano e questo dimostra che l’armamento italiano, anche grazie al supporto dei finanziatori, ha saputo tenere duro». Fabrizio Vettosi, direttore generale di Venice Shipping & Logistics, ha sottolineato che gli istituti italiani valutano le operazioni su base corporate, contrariamente a quanto sono soliti fare i colleghi stranieri, i quali finanziano in genere solo tenendo conto degli asset della società finanziata. Inoltre, ha ricordato Vettosi, «la dimensione dei portafogli shipping italiani, pur essendo importante in valore assoluto, rappresenta una frazione relativamente piccola degli impieghi del sistema bancario per cui le criticità hanno un’incidenza minore rispetto ad altri Paesi. Tuttavia, quando si tratta di finanziare lo shipping, le nostre banche spesso difettano di iperciclicità, cioè danno troppo denaro quando le cose vanno bene e chiudono troppo i rubinetti nei momenti difficili». (riproduzione riservata) BLACK HEART, GREEN SKIN. Crediamo nelle nuove tecnologie del “carbone pulito” per costruire un futuro di benessere nel rispetto dell’ambiente. Siamo protagonisti nell’estrazione, trading e logistica del carbone, al servizio delle industrie energetiche e dell’acciaio di ogni parte del mondo. Da sempre crediamo in una fonte d’energia che contribuisce a migliorare la vita di una sempre più vasta comunità globale. Oggi l’evoluzione tecnologica ci dà ragione, dimostrando che il carbone può essere una risorsa fondamentale per uno sviluppo condiviso e sostenibile. www.coeclerici.com 23 Venerdì 4 Ottobre 2013 MF SHIPPING & LOGISTICA DEPOSITATA IN TRIBUNALE PROPOSTA DA 80 MILIONI PER RILEVARE 12 NAVI E I DIPENDENTI Marnavi vuole il dry Deiulemar L’offerta è stata avanzata dalla newco SeaShipDry srl, partecipata al 20% da Europa Investimenti La palla passa ora al giudice fallimentare e al comitato dei creditori di Deiulemar Shipping di Nicola Capuzzo testa e un po’ con il cuore. Deiulemar è stata una realtà importante per lo shipping sia italiano sia internazionale e, sebbene SeaShipDry abbia sede a Milano, gli uffici operativi della società armatoriale rimarrebbero a Napoli. Il nostro passo l’abbiamo fatto, ora non rimane che attendere cosa decideranno il tribunale e i creditori». Una nave bulk carrier di Deiulemar Shipping C ome anticipato lo scorso 5 luglio da MF Shipping & Logistica, il ramo dry bulk di Deiulemar Shipping, spogliato delle navi gasiere e delle bulk carrier della controllata Ledi Shipping, potrebbe essere ceduto tutto intero. Ieri, infatti, è arrivata dalla società SeaShipDry Srl (appena costituita e controllata all’80% da Marnavi e al 20% da Europa Investimenti) una proposta d’acquisto da 80 milioni di euro, depositata presso il Tribunale di Torre Annunziata, per rilevare tutti gli attivi del Fallimento Deiulemar Shipping. L’offerta riguarda quindi l’intero ramo aziendale composto da 12 navi bulk carrier e dal personale della società fallita, per i quali lo scorso luglio una perizia ordinata dai curatori fallimentari aveva stimato un valori compreso fra 81 e 90 milioni di euro. Stefano Bennati, amministratore delegato di Europa Investimenti, ha spiegato a MF Shipping & Logistica che «l’offerta di SeaShipDry potrà essere incrementata laddove ne sussistano i presupposti, all’esito delle necessarie attività di verifica dell’effettivo stato della flotta e della situazione economico-finanziaria del ramo d’azienda attualmente gestito dalla curatela. Nel business plan che abbiamo predisposto si prevede il mantenimento in esercizio di alcune navi (le più vecchie inevitabilmente verranno destinate alla demolizione) e il riscadenziamento degli oltre 300 milioni di euro di debiti con i creditori». La palla passerà ora al giudice fallimentare del Tribunale di Torre Annunziata e al comitato dei creditori di Deiulemar Shipping, cui spetta la decisione se accogliere o meno la proposta d’acquisto. Domenico Ievoli, presidente di Marnavi, ha spiegato che «questa operazione è stata messa in piedi un po’ con la GRIMALDI GROUP Short Sea Services Trieste Genova Savona Barcellona Valencia Ravenna Ancona Livorno Civitavecchia Salerno Porto Torres Brindisi Cagliari Palermo Trapani Catania Tangeri Tunisi Bar Corfù Igoumenitsa Patrasso Pireo Malta Heraklion Tripoli / Al Khoms Bengasi Merci al sicuro, autisti a riposo e tanto risparmio. Alla velocità ci pensiamo noi Scopri la carta vincente ! la tua carta relax di bordo ti offre sconti fino al 40%! INFO & PRENOTAZIONI +39 081.496.777 [email protected] http://cargo.grimaldi-lines.com Marnavi è un gruppo attivo nella nicchia soprattutto delle navi chimichiere e dell’offshore, con interessi sparsi anche alla cantieristica navale e con un valore della produzione annuo che si aggira intorno ai 140 milioni di euro. Ievoli tiene però a precisare: «Il dry bulk per noi non sarebbe una novità perché, nella secolare storia della società, mio padre aveva diverse navi portarinfuse secche, mentre io finora mi ero concentrato su mercati più specializzati e più complessi. Le competenze non ci mancano e nei nostri progetti è sufficiente un mercato stabile e su livelli medi per far tornare i conti. Poi se i noli saliranno, molto ancora meglio». Per Europa investimenti, società di private equity, specializzata in ristrutturazioni aziendali complesse tramite concordati preventivi e concordati fallimentari, è la prima operazione nell’industria shipping. Negli ultimi quattro anni, Europa Investimenti ha realizzato 28 operazioni di concordato fallimentare o preventivo, ristrutturando passività concordatarie per un valore complessivo di oltre 825 milioni di euro e gestendo attivi per un valore nominale di circa un miliardo. Con l’offerta avanzata da SeaShipDry potrebbe dunque chiudersi definitivamente il fallimento di Deiulemar Shipping, società operativa trascinata nel crac Deiulemar che ha interessato oltre 10 mila risparmiatori sottoscrittori di obbligazioni irregolari per quasi 800 milioni di euro. (riproduzione riservata) Il trasporto del futuro! Pia, addetta alle spedizioni, tiene sempre gli occhi bene aperti. Così non perde niente di vista! Nemmeno i suoi trasportatori. Infatti, grazie alla funzione tracking di TC eMap®, può ora tracciare online su una sola piattaforma qualsiasi dispositivo GPS. Per lei ciò significa: più trasparenza, più efficienza e più sicurezza! Tenete gli occhi aperti! Provate gratis TC eMap®! Telefono: N° Verde +800 10 20 30 90 www.timocom.it 24 Venerdì 4 Ottobre 2013 MF SHIPPING & LOGISTICA ANNO NERO PER L’IMPORT VIA MARE VERSO L’ITALIA. MA L’EXPORT CONTINUA A CRESCERE Crollano i noli container dall’Asia Nel 2013 volumi in calo del 13%. Secondo Geodis Wilson, attualmente le navi provenienti da Oriente sono cariche al 70% e l’accresciuta capacità di stiva sul mercato deprime il valore dei noli di Nicola Capuzzo L a crisi economica in Italia si fa sentire anche sulla rotta Asia-Europa, la maggiore direttrice di traffico mondiale per il trasporto marittimo di prodotti finiti. Lo rivelano i numeri riportati nell’analisi di mercato sulle spedizioni internazionali via mare nei primi sei mesi del 2013 appena elaborata da Geodis Wilson Italia che MF Shipping & Logistica è in grado di presentare in anteprima. Complice il calo dei consumi degli italiani, le importazioni di merce in container dall’Estremo Oriente sono risultate mediamente in calo (in termini di container trasportati) del 18% nei primi sei mesi dell’anno rispetto al 2012, con un picco negativo nel primo trimestre quando si è arrivati a -28.8%. Il costo dei noli marittimi in import dall’Asia, seppur con andamenti altalenanti, nel secondo trimestre si è attestato appena sopra alla soglia dei 1.000 dollari per Teu (container da 20 piedi), ma nell’ultimo mese si è assistito a un nuovo calo dei volumi che ha riportando le tariffe di trasporto marittimo intorno ai 650 dollari/Teu. Secondo l’analisi di Geodis «attualmente le navi sono cariche al 70% e l’accresciuta capacità di stiva sul mercato deprime il valore dei noli che le compagnie cercano di alzare per un periodo, salvo poi essere costrette a riabbassarli contribuendo a rafforzare una situazione di incertezza del mercato». Le proiezioni annue per il 2013, elaborate in base alla comparazione del primo semestre di quest’anno con quello dell’esercizio passato, prevedono volumi complessivi in import dall’Asia all’Italia pari a 750.000 Teus, in ulteriore calo (-13%) rispetto al 2012 (857.200 Teus), al 2011 (1.048.000 Teus) e al L’INDICE SHANGHAI CONTAINERIZED FREIGHT Mediterraneo - Base 10/10/2009 = 1.279$ 1.400 Ci vuole una legge per porti e logistica utti concordano nel ritenere inutile e superata la bozza di riforma portuale passata nei giorni scorsi al Senato. «T Gli addetti ai lavori chiedono una legge di sistema non solo 1.300 1.200 1.100 1.000 900 800 700 600 S O N 2012 D G F M A M 2013 G L A S Fonte: Shanghai Shipping Exchange per i porti ma più in generale per l’intera catena logistica», ha raccontato a MF Shipping & Logistica il presidente dell’Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, riassumendo i temi della riunione convocata questa settimana dalla fondazione Res Publica, presieduta da Eugenio Belloni. Al meeting hanno partecipato rappresentanti di compagnie di navigazione (tra cui MSC, Maersk, Cma-Cgm, Cosco), terminalisti (fra cui VTE, Messina, Parisi, Contship Italia, Apm Terminals), logistica (Gavio), associazioni di categoria (mancava solo Confitarma) e alcune autorità portuali del Nord Italia (Savona, Genova, La Spezia, Livorno e Ravenna). (riproduzione riservata) GRAFICA MF-MILANO FINANZA 2010 (1.081.000 Teus). L’Italia se la cava nettamente meglio sull’export visto che, dopo un 2012 stabile (+1%) con circa 1,5 milioni di Teus spediti in tutto il mondo (escluso il continente africano), il 2013 è iniziato in crescita. Nel primo semestre di quest’anno c’è stata una crescita del 7% nelle esportazioni verso gli Stati Uniti (309.000 Teus nel 2012), cui va aggiunto un +4% anche sulle direttrici verso il Sud America (Brasile, Argentina e Uruguay). «Il Made in Italy continua a essere un «brand ombrello» che spinge i prodotti italiani di alto valore verso molti mercati» dice l’analisi di Geodis. «I primi 10 prodotti esportati verso il Nord America sono vino, piastrelle, acqua minerale, mobili, pasta, olio d’oliva, prodotti per industria dell’agricoltura, carta per stampare, pomodori pelati, conserve di pomodoro e prodotti casalinghi». I trasporti internazionali via mare da e per l’Italia nel 2012 sono valsi in termini di volumi circa 2,5 milioni di Teus (sempre non considerando il continente africano) e, di questi traffici, Geodis Wilson Italia detiene una quota di mercato pari quasi al 2% (circa 50.000 Teus). Nel 2013 l’attività della casa di spedizioni italiana del Gruppo Geodis sta seguendo il trend generale del mercato facendo registrare una contrazione dei volumi del 18-20% in import e una sostanziale tenuta dell’export I big del trasporto marittimo appesi all’alleanza P3 e non andrà in porto la cosiddetta «alleS anza P3» promossa dai primi tre carrier mondiali, Maersk, Msc e Cma Cgm, per i top player del trasporto marittimo container saranno guai (finanziari). A sottolinearlo è stato il ceo di Maersk Line, Soren Skou, che in occasione dell’entrata in servizio della seconda maxi nave portacontainer da 18.000 TEus costruita in Sud Corea, ha ammesso: «Quando, a inizio 2011, abbiamo ordinato (per 3,7 miliardi di dollari, ndr) venti navi da 18.000 TEus da impiegare sulla rotta Asia-Europa abbiamo sbagliato i calcoli sull’evoluzione futura della domanda di trasporto marittimo, che si è rivelata molto più debole rispetto alle nostre aspettative. È ormai chiaro che le previsioni fatte su quello che sarà il mercato nel 2015 non saranno rispettate». Circa il 17% dell’offerta di trasporto marittimo mondiale è concentrata sui collegamenti marittimi Asia-Europa e, secondo i vertici di Maersk, a oggi le compagnie si trovano a dover fare i conti con un eccesso di stiva quantificabile in un 10%. Offerta elevata e debole domanda di trasporto portano a una pressione sui noli marittimi (prezzi del trasporto) che infatti risultano mediamente in calo quest’anno del 30%. Una situazione, anche secondo gli analisti di Drewry Maritime Research, che sta portando a un’inevitabile razionalizzazione dei servizi di trasporto con conseguente cancellazione di molte partenze. Soren Skou ha ricordato che con l’alleanza P3, i primi tre global carrier mondiali (che controllano il 40% dell’offerta di capacità sull’asse AsiaEuropa) potranno ridurre annualmente dell’8% i costi aumentando contestualmente la capacità del 6% impiegando meno navi (250 invece che le attuali 300) ma più grandi. Proprio l’arrivo sul mercato delle grandi navi di capacità compresa fra 13.000 e 18.000 Teus ha annullato, secondo uno studio di Alphaliner, l’effetto positivo provocato sul mercato dalla cancellazione di alcuni servizi riportando i noli spot Shanghai–Europa intorno ai 750 dollari per Teu (ad agosto i caricatori ne pagavano 1.500 dollari per la stessa rotta). (riproduzione riservata) rispetto all’anno passato quando il fatturato era stato pari a 185 milioni di euro (+15% rispetto al 2011). Il fatto che un big player come Geodis Wilson Italia controlli una fetta pari al 2% dei volumi totali dimostra la frammentazione del mercato italiano sia dal lato delle aziende che degli spedizionieri, così come la mappatura geografica dei porti italiani, composta da 16 scali attivi nell’approdo di navi portacontainer, propone un’offerta di servizi estremamente scoordinata. «Una situazione di grande parcellizzazione che non giova affatto a un mercato sempre teso verso l’ottimizzazione di costi e tempi e che trova la soluzione nei vicini porti egiziani, marocchini, spagnoli» conclude l’analisi di Geodis. «La situazione italiana è differente da quella degli altri paesi della Comunità Europea, nei quali il sistema portuale è organizzato per hub con diffusione intermodale delle merci. La crisi economica penalizza soprattutto i porti del Sud Italia con gli scali di transhipment come Gioia Tauro che perdono volumi d’attività a favore dell’Est Europa e del Nord Africa. Anche se i porti del Nord reggono meglio l’urto della crisi, il bilancio complessivo nazionale rimane negativo». (riproduzione riservata)
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