di - Azienda Ospedaliero
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. INDICE RASSEGNA STAMPA . 3. Sanità nazionale Tirreno 04/05/2014 p. 3 La mia "piccola peste" che non sarebbe mai nata Cristiana Grasso 1 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 24 Tv a buon mercato, cure più costose Il mondo raccontato dai prezzi Massimo Gaggi 2 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 27 Caso Avastin-Lucentis, Roche va al Tar contro la maxi-multa dell'Antitrust Rita Querzè 4 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 47 Trapianti, primi dati da record Ma restano alte le opposizioni Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 47 La seconda opinione è un diritto Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 48 Nel diario dei «momenti più belli» le leve per superare il malessere Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 48 Gli ingredienti fondamentali del benessere psicologico Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 49 L'impatto delle emozioni positive sulla salute fisica Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 50 Miglioralo smaltimento dei farmaci Ruggiero Corcella 12 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 50 La saggezza «in pillole» che fa stare davvero meglio Elena Meli 14 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 51 Mi spieghi dottore Come si interviene sulla frattura del femore? Antonella Sparvoli 16 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 51 Future mamme, attente alla vitamina D Daniela Natali 19 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 55 Con la guida elle epilessie stop a paure e pregiudizi Maria Giovanna Faiella 20 Corriere Della Sera 04/05/2014 p. 55 La app che chiede aiuto se sta per arrivare la crisi Cesare Peccarisi 22 Giornale 04/05/2014 p. 33 Le numerose malattie del cervello sono poco conosciute agli italiani Giornale 04/05/2014 p. 33 Ecco i segreti del Parkinson Giornale 04/05/2014 p. 33 La cataratta si manifesta in venti milioni di europei Giornale 04/05/2014 p. 33 Come reagire al morso velenoso delle vipere Giornale 04/05/2014 p. 33 Sono 12mila gli italiani sopra i 65 anni colpiti da gravi malattie ematologiche 28 Libero 04/05/2014 p. 39 Esperti a confronto sui tumori testa - collo 29 Libero 04/05/2014 p. 39 Aritmie. Meno complicanze negli interventi Libero 04/05/2014 p. 39 C'è una proteina che tiene giovane il cuore Lara Luciano 31 Libero 04/05/2014 p. 39 La 'Giornata Mondiale per l'igiene delle mani' Renata Francavilla 32 Libero 04/05/2014 p. 39 Roma. XXXV congresso SIME Medici estetici imprenditori Isabella Sermonti 33 Libero 04/05/2014 p. 39 Come proteggere gli occhi con lenti che cambiano luce Gioia Tagliente 34 Messaggero 04/05/2014 p. 14 Gli ospedali chiudono i farmaci nei bunker dopo il boom dei furti Carla Massi 35 Repubblica 04/05/2014 p. 8 Statali, valanga di mail "L'orario salga a 40 ore e premi solo in base ai giudizi dei cittadini" Luisa Grion 37 Repubblica Affari Finanza 05/05/2014 p. 40 Assistiti a casa, non più in ospedale così migliora la vita di tanti malati Stefania Aoi 39 Repubblica Affari Finanza 05/05/2014 p. 40 "I dirigenti pubblici siano sanzionati se non si adeguano" 41 Repubblica Affari Finanza 05/05/2014 p. 41 "Più collaborazione fra Asl e terzo settore è utile ai pazienti e alla spesa pubblica" 43 Secolo D` Italia 04/05/2014 p. 5 In lotta contro l'aborto: a Roma la "marcia per la vita" fino a piazza San Pietro 46 Indice Rassegna Stampa 5 Riccardo Renzi 6 7 8 10 23 Luigi Cucchi 24 26 Luisa Romagnoni 27 30 Pagina I INDICE RASSEGNA STAMPA . Secolo D` Italia 04/05/2014 p. 6 Il cibo-spazzatura continua a fare vittime: si stringe l'alleanza tra medici e ambientalisti 47 Sole 24 Ore 05/05/2014 p. 14 Medici a vocazione sociale 48 Sole 24 Ore Domenica 04/05/2014 p. 27 Allarme tecnezio in corsia Patrizia Caraveo 49 8. La Ricerca Repubblica Affari Finanza 05/05/2014 p. 21 El.En: medicale in Usa, industria in Asia così i laser raddoppiano i loro mercati Gloria Riva 50 Repubblica Affari Finanza 05/05/2014 p. 21 Comecer ha portato il nucleare dalle centrali alla diagnostica Enrico Miele 52 Secolo D` Italia 04/05/2014 p. 5 Scoprire le proprie origini: si fa strada uno strumento nuovo grazie alla ricerca britannica 53 Sole 24 Ore Domenica 04/05/2014 p. 27 Staminali: fatti, promesse e rischi 54 Indice Rassegna Stampa Pagina II Lamia "piccola peste" che non sarebbe mai nata Una delle tante "mamme con la valigia" si racconta: «Ci ho pensato molto, con l'ovulo di una sconosciuta nella pancia non mi ci vedevo. Ma ora sono felice» Ho speso 5mila euro escluso di Cristiana Grasso 1 PISA C'è il sole e tanta luce in giardino, brillano i capelli biondi di Letizia e quelli ancora più biondi della "piccola peste", diciotto mesi, la salopette di una misura più grande, mamma-babbo-bubù-tato, parla e ride, il cocker dorme beato. Piccola peste è una bambina bella e simpatica, come milioni di altre sue coetanee, rna è anche a suo modo speciale. Perché se sua madre non avesse combattuto e aggirato la legge organizzando una spedizione in un paese dell'Est, lei non sarebbe mai nata. Piccola peste infatti è stata concepita in "provetta", in quel tipo di provetta che l'Italia ha messo al bando con la famigerata legge 40 anche se l'ultima sentenza della Corte Costituzionale "vieta il divieto" e ributta tutto all'aria. Fecondazione eterologa si chiama, in questo caso seme del babbo ma ovocita di una donatrice anonima (ma poteva anche essere l'inverso), madre biologica sconosciuta, probabilmente per sempre. Ogni tanto Letizia, che ha 44 anni ed è una libera professionista piuttosto nota tra Pisa e provincia, si toglie gli occhiali scuri per guardarti meglio e mentre parla, con quegli occhioni azzurri, fa splendere la sua radiosa storia senza però ignorare le poche ombre, perché alle altre, alle altre donne che si troveranno ad affrontare il suo percorso, non vuole nascondere niente. «La cosa più difficile? Mantenere il segreto. Con tutti. Persino con i nostri genitori. Perché non si sa mai, una parola che sfugge, anche in buona fede. La nostra scelta è questa. Viviamo in Italia, per di più in provincia, ci sono ancora troppi pregiudizi. Nostra figlia deve crescere senza traumi. Per ora abbiamo deciso che non le diremo mai come è stata concepita... Poi chissà, 3. Sanità nazionale il volo e il soggiorno di una settimana. Certo, in Italia con i dottori bravi che abbiamo, sarebbe stato più semplice nella vita accadono tante cose...». Un segreto che ornai non pesa neppure più tanto e a volte fa anche sorridere Letizia e il suo compagno: «Mi inteneriscono e mi fanno sorridere le zie, le nonne, le amiche, che si ostinano a trovare somiglianze tra me e la bambina... Io invece lo vedo che a me non assomiglia mentre somiglia moltissimo a suo padre... Speriamo che non sia agitata come lui!». Racconta, Letizia, che ogni giorno che passa è sempre più felice di non essersi arresa. Eppure un figlio lo aveva già, avuto dall'ex marito, ora è un adolescente e venera la sorellina. «Ma il mio nuovo compagno ed io volevano coronare la nostra storia di separati con un figlio nostro. Dopo vari tentativi e una gravidanza andata male abbiamo pensato di lasciar perdere questo sogno, anche perché il tempo che passava non lasciava davanti a noi troppe speranze. Per noi l'adozione non era praticabile perché non eravamo sposati e non eravamo ancora divorziati. Vedevo che il mio compagno amava molto i bambini, si intratteneva spesso con i piccoli dei nostri amici e quando giocava con loro gli occhi gli si illuminavano. Ho sempre pensato che sarebbe stato un ottimo padre...». Un giorno il suo ginecologo le parla dell'ovodon azione, da fare fuori dell'Italia perché qui non era permesso. «Io a quella parola inorridii, mi sembrava una forzatura della natura, un accanimento del figlio a tutti i costi , e poi io cori dentro la pancia l'ovulo di una sconosciuta non mi ci vedevo proprio... e se avesse avuto malattie strane? quale donna poteva donare gli ovuli, qualche disperata o sicuramente dietro pagamento, senza contare poi quanto sarebbe costata tutta l'operazione...». Poi però, piano piano, Letizia ci ripensa. «Cominciai a informarmi su Internet, navigai su tutti i forum di procreazione assistita, lessi tante storie e capii che non era poi una cosa cosa fuori dal mondo come mi ero immaginata, anzi per certi aspetti nell'ovodonazione dovevi imbottirti anche meno di ormoni rispetto a una normale fecondazione assistita». Letizia trova la sua strada su un sito che raccoglie storie di esperienze molto positive avute in una località dell'Est Europa. Approfondisce, si iscrive e parla con le altre mamme, poi decide. «Contattai l'interprete, feci gli esami per vedere se ero esente da malattie gravi e se potevo procedere con l'ovodonazione e per poter scegliere la donatrice, ho dovuto fare una cura, ma niente d particolarmente peso. Il tutto è costato circa cinquemila euro, escluso il volo e il pernottamento di una settimana laggiù». Non è stato tutto rose e fiori, le paure sono diverse e ti assalgono in ogni momento: «Ma tutto sommato anche la gravidanza è filata liscia, forse per certi aspetti, essendo più matura e consapevole, più liscia della prima, quella "normale". Tante volte ho pensato che in Italia con i bravi dottori e professionisti che abbiamo sarebbe stato tutto più semplice, ed invece per una legge assurda migliaia di coppie spendono soldi, si indebitano, prendono l'aereo, insomma si stressano per avere un figlio in un paese straniero». Però Letizia e il suo compagno ripensano con piacere a quella settimana nell'Est Europa da dove tutto è partito: «Ricordiamo tutte le chiese ortodosse dove abbiamo acceso i piccoli ceri e pregato per la buona riuscita del nostro sogno. Ci piace pensare che un Dio ci abbia aiutato. Sappiamo che una parte di nostra figlia appartiene a quei posti e che appena potremo ce la porteremo». k.,,.; ;,iaA,,-W -,., cóc non -M-,i l Pagina 1 Dalle tecnologie all`abbigliamento, sul mercato Usa a valori dimezzati rispetto a dieci anni fa Tv a buon mercato, cure più costose Il mondo raccontato dai prezzi Cibo, bambini, istruzione : i( s .d.u so per pagare serviz i essenziali DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - L'homeless che dorme sotto i ponti in un giaciglio di stracci con un pezzo di cartone come tetto, ma che non rinuncia al telefonino. Famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese pur lavorando a tempo pieno, ospitate in shelter comunali dove i loro bimbi vivono in povertà, mangiano cibi scadenti, ma non rinunciano alla tv con maxischermo e alla playstation. Negli Stati Uniti - ma il discorso vale, almeno in parte, anche per il resto del mondo industrializzato, e per l'Italia combattere l'indigenza sta diventando sempre più difficile non sono perché la globalizza- quali cercano di dimostrare che, anche quando sono alle prese con un calo del loro reddito da lavoro, i proletari del XXI secolo possono ancora migliorare il loro tenore di vita acquistando un maggior volume di alimenti e di beni di consumo grazie ai prodotti importati a basso costo (soprattutto dalla Cina) e all'efficienza delle reti della grande distribuzione che sono riuscite a garantire prezzi in diminuzione non solo per tv, computer, giocattoli e telefonini, ma anche per abbigliamento, veicoli, trasporto, cibi prodotti industrialmente. Che povertà è - si chiede uno studio della Heritage quella di famiglie che hanno a casa l'aria condizionata? Per cento Oltre 1'80 per cento delle famiglie statunitensi a basso reddito possiede il frigorifero, il televisore e il forno a microonde zione e l'automazione dei processi produttivi accentuano le diseguaglianze sociali, ma anche perché la rivoluzione dei prezzi di beni e servizi rende più complicato stabilire quali sono le condizioni di bisogno per le quali è più necessario l'intervento delle politiche sociali di sostegno. La compassione verso gli ultimi del mondo spesso si appanna quando tra le loro mani compaiono oggetti, soprattutto prodotti elettronici, che siamo abituati a considerare simboli del moderno benessere. E alcuni centri di ricerca della destra conservatrice Usa come la Heritage Foundation di Washington, hanno prodotto analisi con le 3. Sanità nazionale Un'analisi assai discutibile come sappiano ormai da tempo perché al calo dei prezzi dei prodotti industriali corrisponde l'aumento, spesso molto superiore, del costo di servizi essenziali per la società e soprattutto per le sue fasce più vulnerabili: vale per la sanità, l'istruzione, l'assistenza accedere alle cure mediche grazie alla disponibilità di polizze assicurative più a buon mercato e al contributo finanziario offerto dallo Stato alle famiglie più bisognose. Il presidente è stato considerato per questo un «socialista» dai conservatori, mentre il nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio, ha subito non poche critiche per il suo tentativo di garantire a tutti almeno due anni di asilo a carico del Comune (e quindi del contribuente). E stato accusato di populismo, ma non c'è dubbio che anche lui, come Obama, abbia individuato un problema cruciale, se si vuole davvero evitare che la parte più povera della società perda ulteriormente terreno. Un'esigenza che vari studi e analisi giornalistiche stanno cercando di dimostrare sulla base di quadri statistici convincenti sulla reale evoluzione del costo della vita. L'analisi visivamente migliore è, forse, quella condotta dal Bureau of Labor Statistics e sintetizzata nel grafico, ripreso nei La battaglia del sindaco di New York Bili De Blasio per garantire a tutti almeno due anni di asilo I giorni dal New York Times da The Atlantic e da altri media americani . Ne viene fuori che negli ultimi dieci anni i prezzi dei televisori sono più che dimezzati mentre è crollato anche il prezzo di computer, telefoni e giocattoli. Più contenuto (-18%) il calo del costo di vestiario e autoveicoli . A fronte di questi risparmi, però , si è registrata l'esplosione del costo dei servizi a più alta intensità di lavoro: scuole e università (+40%0), sanità, asili nido e assistenza all'infanzia (+15%). Le imprese digitali sostengono che basta un tablet per far emergere il figlio di una famiglia povera che ha un'intelligenza brillante. Eccezioni: la verità è che è difficile uscire dalla povertà senza cure mediche, sevizi sociali e scuole decenti. Massimo Gaggi 'J RIPRODUZIONE RISERVATA all'infanzia. Un condizionatore cinese negli Usa può costare 99 dollari e l'energia può costare poco se nei dintorni ci sono miniere e centrali elettriche che bruciano carbone. Sono i limiti di uno sviluppo sociale squilibrato (oltre che inquinante), del progressivo schiacciamento dei ceti medi. É stato anche per far fronte a questa situazione che, fin dall'inizio della sua presidenza nel 2009, Barack Obama ha tentato (con poco successo) di imporre una strategia di riduzione delle disparità sociali basata da un lato su una maggiore tassazione dei ricchi, dall'altro su una riforma del sistema sanitario che consentisse anche ai poveri di Pagina 2 Landa mento I beni essenziali stanno diventando sempre più cari, mentre i giocattoli costano meno La variazione di prezzo nel periodo 2005-2014 negli Stati Uniti +40 ........ punti percentuali ....................... +20 .................................................................... ........................................................................ Casa Cura personale -20 Abbigliamento Veicoli nuovi -40 e usati Servizi per il cellulare -60 Giocattoli Telefoni e accessori (; iilettono ?r°ZiÍ o( Ci`i -80 _là uïr ir.: i rlr-i .eïv izil -100 ..................................... Pc e dotazioni elettroniche Televisori !ahnrÇ 3. Sanità nazionale Pagina 3 S L'Autorità ha contestato accordi sottobanco per favorire l'acquisto del farmaco più costoso Caso Avastin-Lucentis, Roche va a1 Tar contro la maxi-multa dell'Anti Non sarà l'Antitrust a dire l'ultima parola sulla vicenda Avastin-Lucentis, i due farmaci usati contro la maculopatia senile, principale causa di cecità tra gli over6o. Nella contesa entra in gioco il Tar. Lo scorso marzo l'Autorità garante della concorrenza ha sanzionato le due case produttrici dei medicinali, Roche e Novartis, con una multa da go milioni di euro per la prima e di 92 per la seconda. L'Antitrust contestava accordi sottobanco per obbligare pazienti e ospedali all'acquisto del farmaco più costoso, il Lucentis (goo euro, contro i5-4o euro per la stessa fiala di Avastin). Oggi Roche risponde alle contestazioni dell'Antitrust. E annuncia di aver depositato venerdì scorso un ricorso al Tar del Lazio. La "difesa" dell'azienda farmaceutica si basa sulla rivendicazione di una differenza non trascurabile tra i due farmaci. «Avastin è un farmaco nato per la cura dei tumori - spiega Fausto Massimino, responsabile degli affari legali della Roche Il suo principio attivo resta in circolo per una ventina di giorni - E questo è bene perle terapie oncologiche, che cosi aggrediscono meglio il tumore. Ma non per le maculopatie. Di più: le controindicazioni sono tutte a carico dell'apparato cardiovascolare. Aumentano i rischi di ictus, infarto. Elemento difficilmente trascurabile se il farmaco viene somministrato a un anziano». E un dato di fatto che ospedali e oculisti abbiano usato Avastin per le maculopatie. E con buoni risultati. Com'è possibile, viste le controindicazioni? «Quando Avastin è stato messo sul mercato per l'oncologia non esisteva ancora Lucentis. Quindi - aggiunge Massimino - si cominciò a usare un farmaco che aveva indicazioni terapeutiche diverse (il tumore appunto) ma si rivelava efficace anche in oculistica, pur non essendo mai stato autorizzato dalle autorità sanitarie per tale uso. Certo poi abbiamo segnalato, come ci impongono gli obblighi di farmacovigilanza, all'EMA, l'agenzia europea del farmaco, i cosiddetti "eventi avversi". I casi cioè in cui si sono evidenziati effetti collaterali gravi. Lo stesso hanno fatto medici e Asl. Così l'EMA ha deciso di inserire tra le avvertenze il rischio di ictus, infarto e trombosi». A questo punto l'Alfa, agenzia italiana del farma- co, ha cancellato la rimborsabilità di Avastin per l'uso oculistico non autorizzato. Conseguenza immediata: la sanità pubblica ha visto aumentare drasticamente i costi per la terapia delle maculopatie. Stesso discorso per cliniche e oculisti privati dove molto spesso viene curata questa malattia. Oggi associazioni come Altroconsumo chiedono che l'Aifa ripristini la rimborsabilità di Avastin per le maculopatie. Roche commercializza Lucentis per conto di Novartis e riceve royalties per questo. Inoltre Novartis detiene il 33% delle azioni al portatore di Roche. «La partecipazione di Novartis esiste. Ma di fatto Novartis detiene solo il 6 per cento del capitale di Roche e non esprime alcun membro nel cda». Ora la parola del Tar interessa le aziende coinvolte. Ma anche i malati che aspettano chiarezza rispetto alle cure da adottare. Rita Querzè ,vastin Luce t's, i, (lue ta r aCi _asat'Ccï tro acu' ooat a .aeCaus: ii'Cect? , i over JJ. Iji.'i'1 ? Ant 'ib ;st a .ie¡i dej e sili !ìe í._ l CIIICIII ]fUCIOt1' ';al C!ì'Osïl Í'!ì 3. Sanità nazionale li_ 1. iVi',Val tl ; Pagina 4 Se il buongiorno si vede dal mattino, i dati dei primi due mesi di attività del 2014 forniti dal Centro nazionale trapianti (Cnt) potrebbero preludere a un 2014 come migliore anno in assoluto nell'attività di donazione/trapianto dal 1992 ad oggi in Italia. Al 28 febbraio 2014 sono stati infatti 1.169 i donatori utilizzati, il numero più alto 0 mai registrato. In crescita pure il in M numero di decesSono i donatori utilizzati, si con accertaal 28 febbraio 2014, mento neurologisecondo il Centro co: 2.363 contro i nazionale trapianti. 2.270 dello scorSi tratta dei numero più so anno, battenalto mai registrato do anche il record negli ultimi 22 anni di 2.322 raggiun- 3. Sanità nazionale to nel 2009. Non tutte le donazioni, però, sono state utili agli interventi e, così, il numero di trapianti (inclusi i combinati) si ferma a 3.186, inferiore a quelli del 2004 (3.217) e a quelli del 2006 (3.190), ma si tratta comunque del terzo migliore risultato negli ultimi 22 anni. Un dato in controtendenza deve invece fare riflettere: quello delle opposizioni alle donazioni, in leggero aumento (dal 29,6% del 2013 al 31,7io del 2014). Può significare che, se da una parte migliora l'impegno delle equipe trapiantologiche, dall'altra occorre aiutare ancora di più i cittadini a superare alcuni pregiudizi. R71715rr11rr 71 1,11 FF 1 Centro nazionale trapianti www.trapianti . salute . gov.it Pagina 5 LA SECONDA OPINIONE È UN DIRITTO di RICCARDO RENZI normale che i giornali , di carta e online, che si occupano di salute ricevano spesso lettere di pazienti che si lamentano dei loro medici , di cui denunciano vere o presunte malefatte. L'esperienza ci ha insegnato a gestire queste situazioni, attenti a non criminalizzare nessuno e a non gridare subito allo scandalo di malasanità. Ma ci sono lamentele per le quali ci sentiamo di prendere immediatamente le parti del paziente : sono i casi in cui i cittadini riferiscono di essere stati letteralmente maltrattati da un medico perché si sono rivolti anche a un altro specialista per avere conferma di una diagnosi o di una prescrizione, per aver richiesto in pratica la famosa second opinion. Pensavamo che questa giusta prassi fosse ormai accettata e «digerita » anche dai medici italiani, ma evidentemente non è così, vista la maggior frequenza di queste segnalazioni. Ora, fermo restando che di questi tempi sta diventando un lusso ottenere anche la prima opinione, è bene ricordare che quelli che possono o riescono con il Servizio sanitario nazionale a ottenerne anche una seconda, non fanno che esercitare un loro diritto, che Troppi medici deve essere rispettato dal vivono come medico. A fronte di una «lesa maestà» diagnosi importante, la seconda opinione, fornita da il parere chiesto uno specialista e non da altro dottore a medici improvvisati o santoni, non solo è una possibilità in difesa del paziente (e infatti è citata nella Carta dei diritti del malato proposta da Umberto Veronesi), ma è anche una buona regola sanitaria. Non a caso si tratta di una prassi riconosciuta e promossa (per alcune diagnosi, obbligatoria) da diversi sistemi sanitari e dalle assicurazioni private americane, se non altro perché una diagnosi sbagliata è anche uno spreco di risorse. È inoltre accertato che il paziente confortato e rassicurato da una seconda opinione è un paziente migliore, perché accetta e aderisce meglio alle cure. Aldilà poi delle regole razionali, etiche o economiche , sarebbe bene che venisse semplicemente riconosciuto un «diritto all'ansia» del malato, negli studi medici dove la seconda opinione è vista come un insulto alla professione (o all'ego ipertrofico del titolare) e anche nei Pronto soccorso , dove si fa pagare il ticket a quelli che si sentono male, ma che non dimostrano di avere qualcosa di grave. Perché il medico che non sa valutare e accettare le paure dei malati non è un buon medico. © RIPRODUZIONE RI SERVATA 3. Sanità nazionale Pagina 6 i chiama Well-Being Therapy, psicoterapia che punta al benessere: 8-1o sedute per individuare ciò che impedisce lo sviluppo del benessere psicologico e a rimuoverlo. «L'abbiamo sviluppata sulla base del modello multidimensionale di benessere psicologico di Carol Ryff» dice il professor Giovanni Fava, coautore, insieme a Nicoletta Sonino e Thomas N. Wise, del libro "Il metodo psicosomatico" (Giovanni Fioriti Editore). «Ci occupavamo delle ricadute e della cronicità della depressione - spiega il professor Fava -. Spesso medici e ricercatori confondevano la risposta positiva a un trattamento, ad esempio con farmaci antidepressivi, con la guarigione. In realtà, diversi studi indicavano la persistenza di sintomatologia residua: ansia, irritabilità, problemi interpersonali, presenti anche quando i criteri diagnostici indicavano una guarigione. Il nostro sforzo è stato incorporare il benessere psicologico nella definizione di guarigione». L'ipotesi era che la mancanza di benessere psicologi- 3. Sanità nazionale co potesse creare una vulnerabilità verso eventi stressan ti, aprendo le porte alle ricadute. Attraverso studi su piccoli gruppi di persone in remissione da disturbi ansiosi o depressivi, i ricercatori guidati da Giovanni Fava hanno scoperto che il loro livello di benessere psicologico era inferiore rispetto a quello dei soggetti sani del gruppo di controllo, e da lì si è partiti per sviluppare la Well-Being Therapy. «Si tratta di una strategia psicoterapica a breve termine che si articola in 8-12 sedute, talvolta 16 sedute, della durata di 30-35 minuti ciascuna, una volta ogni 15 giorni dice Fava -. All'inizio del trattamento viene chiesto di riportare in un diario strutturato le circostanze nelle quali si sono verificati episodi di benessere, che vengono valutati con un punteggio. Cerchiamo quindi di individuare i punti di forza di ognuno, e di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono l'espressione, come pensieri che portano a interruzione prematura del benessere. Usiamo in tal senso le sei dimensioni proposte da Carol Ryff (vedi articolo sopra, ndr), e a partire da lì costruiamo il cambiamento nel comportamento e nello stile di vita». La Well-Being Therapy riduce la vulnerabilità agli stress quotidiani, interrompendo il circolo vizioso tra malessere, disagio e sviluppo di ulteriore malessere, condizione frequente quando restano sintomi residui dopo una fase depressiva. «Diversi studi clinici controllati indicano che la WellBeing Therapy è efficace in più campi di applicazione dice ancora il professor Fava -. Abbiamo dimostrato che pazienti con episodi ripetuti di depressione potevano liberarsene». «Sono arrivate conferme da studi indipendenti effettuati in Germania e negli Stati Uniti - prosegue lo psicologo - e il nostro approccio è alla base di una riforma nel trattamento della depressione in Gran Bretagna, che prevede la disponibilità della psicoterapia nel servizio sanitario nazionale. Altri studi hanno riguardato l'ansia generalizzata e la ciclotimia (sbalzi di umore frequenti) e hanno dimostrato come il nostro approccio possa condurre a una maggiore stabilità dell'umore». «Inoltre, - continua l'esperto - la dottoressa Elena Tomba, ricercatore di psi- cologia clinica dell'Università di Bologna, ha dimostrato in uno studio appena pubblicato sulla rivista International Journal of Eating Disorders, che le pazienti affette da disturbi alimentari hanno carenze di benessere psicologico. Lo studio è stato realizzato su 245 soggetti con diversi disturbi alimentari , bulimia, anoressia e binge eating disorder, che sono stati confrontati con 6o soggetti sani coinvolti come gruppo di controllo. Questa scoperta può portare a studiare l'applicazione della Well-Being Therapy anche in questo campo». Di grande interesse anche la possibile applicazione della Well-Being Therapy nell'ambito preventivo per bambini e adolescenti . L'idea è che aumentando il livello di benessere si potrebbe influenzare lo sviluppo della personalità , contrastando l'insorgenza di comportamenti a rischio frequenti durante l'età evolutiva, come l'abuso di alcol, droghe e fumo. Studi esplorativi indicano che lavorando sulla ricerca del benessere , piuttosto che sui sintomi, è possibile aiutare i ragazzi a individuare i migliori percorsi evolutivi della vita. @ RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 7 Ieri, campo speculativo per filosofi e pensatori. Oggi, materia di vera e propria indagine scientifica Espressione dell a ® ome sia più giusto 0 spendere la propria vita è una domanda che pensatori e filosofi si pongono da millenni. E continuano a farlo oggi, affiancati dagli psicologi che studiano il misterioso concetto di benessere psicologico attraverso l'impiego di metodologie scientifiche. Una delle maggiori esperte internazionali del settore è la professoressa Carol Ryff, dell'University of WisconsinMadison americana, che ha pubblicato una revisione sul benessere psicologico, sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics. La prima distinzione da fare è tra un approccio alla vita finalizzato alla ricerca del piacere, edonistico , e uno finalizzato invece alla ricerca dell'espressione completa mento che riconoscono al benessere psicologico una natura molto articolata, fatta da tanti diversi aspetti. «Sono almeno sei i componenti del benessere psicologico, così come sono stati individuati dalla ricerca psicologica contemporanea spiega Giovanni Fava, professore ordinario di Psicologia clinica dell'Università di Bologna e direttore della rivista Psychotherapy and Psychosomatics -. Questi del meglio che c'è in ciascuno, approccio definito eudemonico. Quest'ultimo, proposto già da Aristotele nell'Etica Nicomachea, impone innanzitutto di diventare capaci di conoscere se stessi, poi di spendere la propria vita tentando di diventare pienamente ciò che si è, di dare piena voce al proprio talento. In qualche modo le teorie scientifiche attuali danno credito all'approccio eudemonico alla vita, dal mo- sei componenti sono: autonomia, padronanza ambientale, crescita personale, relazioni positive con gli altri, scopo nella vita, auto-accettazione». «Essere autonomi - spiega il professor Fava - vuol dire regolare il proprio comportamento dall'interno e sentirsi in grado di essere indipendenti, resistendo alle pressioni sociali che spingono a pensare e ad agire in maniera conforme». «Un buon controllo sul proprio ambiente - prosegue - comporta l'abilità nel gestire le opportunità che si presentano e nell'affrontare le avversità, creando un contesto nel quale possano trovare espressione i propri valori». «Avere un buon senso di crescita personale - aggiunge Fava - significa, invece, sentirsi all'interno di 3. Sanità nazionale se stessi' gli un processo di continuo miglioramento di se stessi, essere aperti a nuove esperienze, avere la sensazione di realizzare il proprio potenziale» «Le buone relazioni con gli altri - continua l'esperto si manifestano attraverso la capacità di sviluppare empatia, affetti e vicinanza con le persone che ci circondano». «E ancora, avere un chiaro scopo nella vita - dice lo psicologo - vuol dire sentire di muoversi all'interno di una qualche direzione identificabile, con una continuità tra il passato e il presente, alla luce di obiettivi che diano significato alla vita. Infine, per il benessere personale è comunque molto importante avere un buon livello di autoaccettazione: accogliere tutti gli aspetti di sé, anche quelli meno positivi, senza voler a tutti i costi essere diversi dalla propria natura». Sulla base di questi elementi, da diversi anni sono state costruite scale di valutazione del benessere personale, che hanno consentito agli psicologi di studiare sul campo l'elusivo concetto di benessere psicologico, soprattutto quello relativo all'approccio eudemonico, più complesso e sfaccettato. Un aspetto che ha attratto l'attenzione dei ricercatori è come cambia il benessere psicologico con il trascorrere dell'età. Se i giovani hanno l'impressione di migliorare con il tempo e di vedere definirsi il proprio scopo nella vita, gli adulti e ancor più gli anziani fanno fatica a mantenere alto il livello di questi elementi, vedendo prospettarsi piuttosto l'inevitabile declino. ' 1ente «T risultati degli studi indicano che un più alto livello di benessere può essere predetto dal sentirsi più giovani, ma non dal voler essere più giovani - dice Carol Ryf -. Secondo uno studio, gli adulti che si percepiscono più giovani di quanto realmente sono, tendono ad avere un benessere maggiore. L'età soggettivamente percepita è stata comparata con l'età reale, il che ha consentito di effettuare una valutazione del realismo e dell'illusione nell'autovalutazione. Questo studio ha mostrato che a tutte le età un maggior realismo e minori illusioni predicono un funzionamento migliore, compreso un più alto livello di benessere». Molto importanti per il benessere psicologico sono comunque le caratteristiche psicologiche di base di ciascuno. Le ricerche hanno dimostrato che le persone più aperte alle nuove esperienze danno impulso alla propria crescita personale , e l'essere ben disposti verso gli altri facilita le relazioni. L'ottimismo ha effetti positivi attraverso la sensazione di controllo sull'ambiente circostante, mentre uno sta- Pagina 8 bile livello di autostima favorisce l'autonomia personale e l'individuazione di una direzione per la propria vita. Essere capaci di regolare le proprie emozioni, e di rimetterle in discussione, è un predittore positivo del benessere personale , mentre sopprimerle è un predittore negativo, così come lo è un intenso desiderio di avere una vita diversa da quella che si ha. In quest'ultimo caso la situazione si inverte quando si è effettivamente in grado di capovolgere la vita secondo le proprie aspirazioni. Poi c'è la vita familiare, con i suoi molteplici ruoli di genitori, figli, marito o moglie, fratello o sorella, spesso vissuti in contemporanea. La ricerca indica che più questi ruoli sono vissuti con investimento personale , più tendono a generare benessere psicologico . Ad esempio, donne istruite che vivono ruoli familiari molteplici mostrano maggiori livelli di autonomia personale. Chi sente di essere utile alla propria famiglia delinea più chiaramente uno scopo nella vita, elemento particolarmente significativo per gli uomini. Importanti anche i rituali familiari, come il ritrovarsi durante le feste, la cui funzione positiva è stata rilevata da ricerche effettuate sia tra gli adolescenti sia tra gli adulti. Sull'altro versante ci sono gli aspetti negativi del divorzio oppure della morte del coniuge, specie per le donne, anche se dopo il divorzio elemento cruciale per l'equilibrio psicologico è trovare rapidamente un nuovo senso alla vita. Molte ricerche hanno correlato la condizione lavorativa e il benessere psicologico, sia per gli effetti positivi sia per quelli negativi. Di sicuro si sa che il lavoro non adeguatamente pagato genera bassa autostima e sensazione di non avere il controllo sul proprio ambiente. Le ricerche indicano che donne adulte e uomini giovani hanno più alti livelli di auto-accettazione se riescono ad aggiustare gli orari di lavoro in modo da avere tempo anche perla famiglia; al contrario uomini adulti e donne più giovani vedono diminuire la propria auto-accettazione se devono ridurre la disponibilità lavorativa per andare incontro ai bisogni familiari. Ha un chiaro effetto positivo sul benessere personale l'impegnarsi nel lavoro di volontariato. Il volontariato ha anche una specifica funzione di rafforzamento dell'identità personale in chi si avvia verso il periodo del pensionamento. 3. Sanità nazionale Pagina 9 Le ricerche più recenti hanno evidenziato l'esistenza di correlazioni precise tra mente e corpo Ma la felicità personale non si può misurare in tutte le culture allo stesso modo siste una relazione tra benessere psicologico e indicatori biologici associati al buon funzionamento dell'organismo. «Si tratta di ricerche ancora in corso, tuttavia oggi si sa che persone che presentano punteggi alti nella dimensione delle relazioni positive con gli altri tendono ad avere un peso corporeo più basso, a sua volta associato a migliori condizioni di salute - dicono Chiara Rafanelli, professore straordinario di Psicologia clinica dell'Università di Bologna e Chiara Ruini, ricercatore di Psicologia clinica dell'Università di Bologna -. La relazione esiste anche per un basso rapporto circonferenza vita-fianchi, che significa minor rischio cardiovascolare : oltre alle relazioni positive con gli altri risulta correlato a buona padronanza ambientale e a un preciso scopo nella vita. Sappiamo inoltre che le persone con alti punteggi nelle dimensioni dell'accettazione di se stessi e nella padronanza ambientale hanno più bassi livelli di emoglobina glicosilata, che vuol dire minor rischio di diabete e quindi anche di disturbi cardiovascolari. Anche più bassi livelli di cortisolo salivare, indice di buona regolazione neuroendocrina, sono correlati a buona crescita personale e a un chiaro scopo nella vita, mentre una riduzione del biomarker infiammatorio Interleukina-6 è presente nelle persone che hanno un buon senso di padronanza ambientale, uno scopo nella vita e anche un coinvolgimento in pratiche religiose . Un recente studio italiano ha poi confermato un'associazione tra la presenza di alti livelli di stress, sintomi di ansia e depressione 3. Sanità nazionale ed elevata concentrazione di piastrine nel sangue; concentrazione che invece si correla negativamente con la dimensione della padronanza ambientale, a conferma degli effetti potenzialmente protettivi del benessere psicologico». Le emozioni positive hanno un ruolo anche nell'affrontare condizioni patologiche già instaurate : ad esempio, in chi ha una diagnosi di positività al virus dell'Hiv, ottimismo e speranza sono associati a una più lunga aspettativa di vita. Oltre a poter essere rilevato attraverso indici biologici, il benessere può essere valutato anche nel suo differente manifestarsi attraverso le culture di vari Paesi. Di recente l'Organization for Economic Cooperation and Development ha pubblicato un report, intitolato How's Life, basato sulla ricerca di undici diversi aspetti della vita che maggiormente contri- buirebbero al benessere in maniera trasversale rispetto alle varie nazioni e culture. Ne parlano due ricercatori giapponesi, Yukiko Uchida e Yuji Ogihara, dell'Università di Kyoto, in un recente articolo pubblicato sull'International Journal of Wellbeing. Ma il concetto di benessere psicologico solo con difficoltà può essere semplicemente spalmato su culture diverse. In particolare va tenuto presente che esistono differenze sostanziali tra Occidente e Oriente. «Sono emersi approc- ci che tengono maggiormente conto di fattori locali - spiegano i due ricercatori -. Il GNH, Gross National Happines Index del Bhutan (una sorta di indice del prodotto interno lordo di felicità) ha attratto l'attenzione dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo, dal momento che la felicità degli abitanti del Bhutan è alquanto elevata rispetto alla loro situazione economica. Il GNH Index comprende misurazioni multidimensionali che riflettono anche idee e orientamenti spirituali e culturali del Bhutan. Tali misurazioni sono correlate a un concetto ampio di benessere e felicità, comprendente fattori sociali collettivi, come vitalità della comunità, capacità di recupero ecologico e buon governo». Dunque ogni cultura ha una sua specifica costruzione del benessere , e non avrebbe senso chiedersi quale sia in assoluto la nazione più felice del mondo. Secondo Uchida e Ogihara, bisognerebbe sempre prendere in considerazione gli aspetti culturali del benessere, per evitare semplificazioni. Ad esempio, il Giappone sembra avere livelli di soddisfazione e felicità inferiori a quelli degli altri Paesi, ma si tratterebbe di una artefatto dovuto all'uso di scale di valutazione costruite per l'Occidente. Infatti, in Giappone il benessere personale tiene conto del confronto sociale e una persona sproporzionatamente felice si sentirebbe in disarmonia all'interno delle sue relazioni. E poi, nelle culture asiatiche in generale, il livello di felicità personale viene valutato tenendo conto non solo del benessere attuale, ma anche del livello di benessere che potrebbe essere raggiunto in futuro . «Di conseguenza, se le persone riconoscono che il loro stato corrente può non essere sufficientemente apprezzabile , ma hanno l'aspettativa che possa migliorare, la loro `infelicità' non è poi da considerarsi così negativa» dicono i ricercatori giapponesi. Dunque, per valutare adeguatamente questi parametri nelle società asiatiche bisognerebbe introdurre nelle scale di rilevazione aspetti trascurati in Occidente, come il livello previsto di benessere e anche una sorta di benessere sociale trasversale che supera i limiti dello stato emotivo del singolo individuo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 10 i L'ottimismo ha effetti positivi attraverso la sensazione del controllo su ciò che ci circonda; un buon livello di autostima favorisce l'autonomia Più i ruoli di genitore, partner, figlio, fratello sono vissuti con investimento personale, più ci si sente utili e si tende ad avere uno scopo esistenziale Hanno un ruolo anche i rituali -'--* familiari, come il ritrovarsi durante le feste, la cuifunzione è stata rilevata sia tra gli adolescenti, sia tra gli adulti 3. Sanità nazionale Pagina 11 Sei famiglie italiane su dieci seguono correttamente le regole della raccolta differenziata egli ultimi quindici anni, la sensibilità degli italiani rispetto alle tematiche ambientaliste non ha fatto molta strada: poco meno della metà della popolazione (45%), infatti, dichiara di essere interessata al tema. Nell'ambito di questo gruppo, 85 cittadini su Zoo si informano sui problemi ambientali seguendo programmi televisivi e radiofonici, 54 su Zoo leggendo i giornali. E sono poco frequenti le modalità di partecipazione attiva: tra i cittadini che si interessano , assistono a conferenze su temi ambientali cinque su Zoo; aderiscono a iniziative delle associazioni ambientaliste tre su 10o e si iscrivono alle associazioni due su 100. Cresce, però, la quota di famiglia italiane che effettua la raccolta differenziata. Anche quella dei farmaci. Se le famiglie che smaltivano correttamente le medicine (utilizzando cioè gli appositi raccoglitori per farmaci scaduti che si trovano all'interno o davanti alle farmacie) erano il 37,3% nel 1998, la quota è infatti cresciuta fino a raggiungere il6o, 8% nel 2012. A indicarlo è l'ultimo rapporto Istat su "Popolazione e ambiente: comportamenti, valutazioni e opinioni" relativa a dati del 2012. Le differenze regionali sono notevoli: si va dal 77,3% delle famiglie del Nord Est che 3. Sanità nazionale smaltiscono correttamente i farmaci (erano il 54,8% nel 1998) e dal 75,2% del Nord Ovest (56,5% nel 1998), al 48,5% del Centro (28,7% nel 1998), fino al 45,6% del Sud e delle Isole (15,9% nel 1998). In particolare, al primo posto per smaltimento dei farmaci ci sono le famiglie della provincia di Trento (l'89,4% delle quali lo effettua correttamente), seguite da quelle venete (87,8%) e da quelle della provincia di Bolzano (84,4%). I peggiori risultati sono quelli delle famiglie siciliane (solo il 26,7% smaltisce i farmaci separatamente) e calabresi (29,2%). «Sicuramente c'è una grande attenzione, perché i cittadini sono ormai abituati a gestire la raccolta differenziata anche dei farmaci - conferma Annarosa Racca, presidente di Federfarma -. Inoltre, i farmaci vengono sprecati sempre meno. Certo non tutto viene conferito in mo do corretto, perché di solito fuori dai contenitori si trovano sia i blister che le scatole». Il farmacista non può farci nulla, perché la gestione spetta direttamente all'azienda che si occupa della raccolta differenziata sul territorio. «Quello che stiamo facendo anche in farmacia - rammenta Annarosa Racca - è la raccolta dei farmaci non ancora scaduti, ma non utilizzati in seguito magari al cambiamento della terapia. Abbiamo altri contenitori dove questi farmaci vengono depositati, dopo avere controllato l'integrità della confezione e la data di scadenza, e poi consegnati al Banco Farmaceutico che li distribuisce agli enti assistenziali». L'iniziativa è per ora sperimentale a Roma, a Milano e hinterland e a Varese e provincia (l'elenco delle farmacie è sul sito www.bancofarmaceutico.org). Vale la pena di ricordare che i farmaci scaduti sono rifiuti urbani non recuperatili , essendo composti da principi attivi che possono alterare gli equilibri naturali dell'ambiente . Possono infatti danneggiare il sottosuolo, inquinare i pozzi di acqua potabile o compromettere il funzionamento dei depuratori delle reti fognarie. In Italia i farmaci scaduti non vengono riciclati, ma a causa della loro potenziale tossicità sono raccolti e trattati separatamente da altri rifiuti. Le modalità di raccolta sono affidate all'organizzazione delle singole Regioni e possono variare a seconda dei Comuni. «Nessuno, però, ha mai insegnato al cittadino - sottolinea Rossella Miracapillo, responsabile dell'Osservatorio farmaci & salute di Movimento consumatori - che il blister va separato dalla scatola di cartone, o che il flaconcino di vetro e il foglietto illustrativo possono essere separati dal resto. In questo settore, campagne educazionali su larga scala non ne sono mai state fatte». E, tuttavia, occorre anche richiamare tutti a un maggiore "senso civico": «Vale la pena ricordare ai cittadini - aggiunge Miracapillo - che questi presidi, i farmaci, oltre a essere pericolosi per l'ambiente, non vanno sprecati, perché sono per lo Pagina 12 più pagati dal Servizio sanitario, sostenuto dalle tasse versate da tutti noi». Allora cerchiamo di ricordare alcune semplici regole: la raccolta differenziata dei medicinali va preparata a casa. Le confezioni dei farmaci, che spesso sono di carta, vanno smaltite insieme a carta e cartone. I blister in plastica-metallo, invece, con la plastica. Se si tratta di medicinali liquidi, meglio conferire l'intero contenitore di vetro nel bidone davanti alle farmacie. Sfigmomanometri, siringhe e altri dispositivi sanitari taglienti o pungenti - come ad esempio lamette, cannule per flebo, bisturi monouso (muniti del loro cappuccio e della custodia di cons i g l i protezione) - non sono farmaci e vanno smaltiti secondo le regole specifiche. Alcuni di questi rifiuti potranno andare nella raccolta indifferenziata, altri, come termometri e sfigmomanometri, potranno essere portati alla stazione ecologica attrezzata. Anche gli integratori non vanno insieme alla raccolta dei farmaci scaduti, trattandosi di alimenti e non appunto di farmaci. Che fine fanno i medicinali? Le confezioni sono raccolte e portate agli inceneritori, dove vengono bruciati in linee separate dagli altri rifiuti e ad altissime temperature. Ruggiero Corcella i Le confezioni dei farmaci, che spesso sono di carta, vanno smaltite insieme a carta e cartone QUANTE FAMIGLIE FANNO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA Nord Est Blister delle compresse , tubi delle pomate , bustine e altri farmaci se scaduti devono essere buttati negli appositi contenitori installati presso le farmacie, o portati presso le Stazioni ecologiche Disinfettanti, sfigmomanometri, siringhe e altri dispositivi sanitari taglienti/ pungenti (cannule per flebo, bisturi monouso, muniti delle custodie di protezione) vanno smaltiti secondo regole specifiche. Le regole sono diverse da Comune a Comune: alcuni di questi rifiuti potranno andare nella raccolta indifferenziata, altri, come termometri e sfigmomanometri, potranno essere portati alla Stazione ecologica attrezzata 77,300 Centro Norcl Ovest 75 ,2% 48s5% Sud e isole 45,6° Gli integratori non vanno nella raccolta dei farmaci scaduti, in quanto non sono farmaci 3. Sanità nazionale nJhAlFA, Rapporto Osmed 2013 Pagina 13 Dalla Food and Drug Administration le raccomandazioni per garantirsi efficacia e sicurezza &.A t:l 0., utti a casa ne abbiamo in quantità e vi ricorriamo al primo disturbo, decidendo spesso da soli quali prendere. I farmaci, però, non sono caramelle , bensì strumenti di salute che dovremmo usare con cautela, ad esempio facendo attenzione alla data di scadenza, come ricorda un recente documento della Food and Drug Administration statunitense: oltre tale data, infatti, il farmaco potrebbe essere inutile o perfino pericoloso, perché potrebbe essersi modificata la sua composizione chimica. Inoltre un medicinale può cambiare le sue proprietà perché è stato conservato male: i farmaci vanno tenuti in un luogo fresco e asciutto, non nell'armadietto in bagno dove temperatura e umidità sono spesso eccessive. Sono principi -base, ma ignorati da molti, che si trovano anche in "Fa bene fa male " ( Ed. Sperling & Kupfer) l'ultimo libro del farmacologo Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano. Un intero capitolo del libro è stato dedicato proprio alle venti regole per assumere i farmaci senza rischi. «Prima di tutto dovremmo finalmente diventare consapevoli che qualsiasi medicinale con un'efficacia può avere anche effetti collaterali - esordisce Garattini -. Prendere un farmaco, perciò, è un atto che non porta solo benefici, ma espone a rischi che peraltro essendo personali, ovvero diversi per ciascuno di noi, non sono neppure prevedibili con certezza. Da qui la prima regola, ovvero quando si va dal medico non pretendere a tutti i costi la prescrizione di un farmaco. Purtroppo la medicalizzazione della società e i progressi in campo sanitario hanno fatto sì che per qualsiasi problema di salute, piccolo o grande, ci aspettiamo ormai una soluzione "in pillole"; a questo poi si aggiunge la pressione economica dell'industria farmaceutica per ampliare il merca- 3. Sanità nazionale to dei loro prodotti. Il risultato è che siamo spinti a consumare farmaci ben più del necessario. Al primo doloretto tanti si imbottiscono di antinfiammatori per giorni , oppure molte mamme si aspettano dai pe- diatri un prescrizione di antibiotico al primo accenno di tosse». Appurato che meno farmaci si prendono inutilmente meglio è, l'altra regola base è chiedere sempre consiglio al medico o al farmacista quando si ritiene di non poterne fare a meno. «Seguire il consiglio di familiari o amici, oppure fare di testa propria sulla base delle esperienze precedenti può essere perfino pericoloso, perché uno stesso sintomo può avere cause diverse - dice il farmacologo -. Oggi tutti credono di potersi curare da soli dopo aver letto un po' di informazioni online ma non è affatto un buon modo di procedere così, perché ciò che si trova sul web può essere complesso da interpretare correttamente senza una formazione medica o può essere addirittura scorretto, se il sito non è affidabile. L'automedicazione, inoltre, deve essere sempre di breve durata: se si usa un prodotto da banco per un piccolo disturbo, ma il sintomo non passa entro due o tre giorni, bisogna rivolgersi al medico». A cui, inoltre, è bene fornire sempre la lista dei farmaci che si stanno assumendo, compresi quelli da banco e i prodotti "naturali" usati (da tisane a estratti di erbe in tutte le forme), così da evitare interazioni pericolose. Prima di prendere un nuovo farmaco, quindi, è opportuna una lettura approfondita del foglietto illustrativo (il cosiddetto "bugiardino"), senza però farsi impressionare dagli effetti collaterali possibili che, spiega Garattini: «Servono soprattutto a difendere gli interessi industriali dell'azienda farmaceutica» (che in sostanza poi può dire "io vi avevo avvertito"). Leggere il foglietto illustrativo serve a capire se ci sono istruzioni particolari da seguire, ad esempio se il farmaco va preso a stomaco pieno o vuoto. Altrettanto importante è limitare gli alcolici, soprattutto se la terapia è a lungo termine, perché, spiega Garattini: «L'alcol può modificare l'efficacia e i rischi di molti farmaci, accentuando inoltre gli effetti sedativi di medicinali come gli ansiolitici, gli antistaminici, gli antidepressivi. E quando si prende un farmaco per bocca, no a bevande diverse dall'ac- Pagina 14 qua che potrebbero interferire con l'assorbimento del principio attivo». Attenzione poi a modifiche nelle dosi, negli orari o nella durata della terapia non concordate con il medico e, se si manifestano effetti collaterali, parlarne sempre con il curante. «Infine, mai acquistare medicinali su Internet: non sono controllati e non sono sicuri, per cui non sappiamo che cosa contengono davvero e possono essere molto pericolosi», chiosa Garattini. Altro capitolo importante da tenere presente quando si parla di farmaci riguarda ciò che si mangia. I cibi possono essere utili per aiutare i medicinali a essere più efficaci, oppure al contrario possono ridurne l'effetto. Se ad esempio si prendono antibiotici come le tetracicline o la penicillamina o un farmaco come la tiroxina per la tiroide, è opportuno ridurre per un po' l'introito di calcio e ferro (limitando i latticini e il consumo di integratori di ferro), perché i due elementi a livello gastrointestinale "legano" questi farmaci, riducendone la disponibilità in circolo. Per non sbagliare, quando si comincia una nuova terapia meglio chiedere al medico quali alimenti scegliere per non interferire con la cura e ottimizzarne i benefici. Elena Meli 3. Sanità nazionale «In Italia non ha attecchito la cultura del farmaco equivalente - osserva Silvio Garattini -. Per l'errata convinzione che un prodotto più caro sia migliore». In tanti diffidano dai generici per diversi motivi: sarebbero meno efficaci, per esempio, perché assorbiti in misura differente, o perché diversi negli eccipienti rispetto all'analogo di marca. «Gli eccipienti spesso sono uguali e se non lo sono le differenze non devono incidere sull'assorbimento, che va dimostrato simile a quello dell'originale spiega Garattini -. Per l'equivalente, infatti, non si ripetono gli studi eseguiti per portare il principio attivo sul mercato, ma si devono fare ricerche per stabilirne il grado di assorbimento e purezza. Le concentrazioni di principio attivo nel sangue del paziente sono dirimenti: il generico si può discostare di circa il 20% rispetto al farmaco capostipite, ma è una variazione accettabile perché ogni paziente è un caso a sé e anche con il prodotto di marca si osservano differenze fra individui». Pagina 15 eme si interviene sulla sono molto pericolosi i tappeti o altri ostacoli , nonché le ore notturne, quando i pazienti , alzandosi da letto, hanno minor lucidità. Un altro segno caratteristico è l'eccessiva rotazione dell'arto con impossibilità a muoverlo in modo attivo». Come si interviene? di ANTONELLA SPARVOLI i è alzato di notte per andare in bagno ed è inciampato in un tgppeto. Risultato: frattura del femore. E così che molti anziani si procurano questa lesione ossea che rende conto di quasi la metà delle fratture tra le persone che hanno superato i 65 anni. Si calcola che in Italia si verifichino ogni Aldo Toni anno quasi 300 fratture di femore ogni ioo Direttore Reparto mila abitanti, più frequentemente nelle chirurgia donne a causa della maggiore presenza di protesica di anca osteoporosi. «L'area del femore più e ginocchio, Ist. ortopedico soggetta a fratture è quella prossimale, Rizzoli, Bologna cioè la parte femorale dell'articolazione dell'anca - dice Aldo Toni, direttore del Reparto di chirurgia protesici di anca e ginocchio dell'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna-. Le fratture vengono distinte in mediali e laterali. Le prime interessano il collo del femore fino alla sua base, le seconde il massiccio trocanterico. Sono lesioni che nell'anziano, magari già debilitato, possono avere serie conseguenze». Come si riconosce la frattura del femore? «Di solito il dolore è il sintomo principale e, quasi sempre, insorge dopo una caduta, un trauma non necessariamente importante, anche una banale caduta in casa. In questo senso 3. Sanità nazionale «Le fratture mediali vengono quasi subito trattate con una protesi d'anca, competa o parziale , a seconda dei casi. Le fratture laterali si trattano , invece, con osteosintesi (si veda il disegno). Nel giovane, anche per le fratture mediali, si deve tentare l'osteosintesi. In generale è importante operare entro le prime 48 ore dal trauma, per migliorare la prognosi. Questo è un obiettivo che viene controllato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari in tutti gli ospedali italiani: la media nazionale è bassa (4o%o dei casi), con ospedali che raggiungono valori superiori all'8o% (Rizzoli 87%), mentre altri vanno dallo zero al 3%». Che cosa si può fare sul piano della prevenzione? «Oltre a fare prevenzione sul fronte dell'osteoporosi e su quello delle cadute, si stanno studiano modelli di predizione del rischio di frattura. Più della metà dei soggetti che incorrono in una frattura osteoporotica non è infatti classificato come osteoporotico dalla densitometria ossea (Dxa). Questo errore è facilmente comprensibile poiché la Dxa riesce a cogliere solo un aspetto della resistenza meccanica dell'osso: il suo contenuto minerale. Presso il nostro Laboratorio di tecnologia medica abbiamo sviluppato tecnologie, assistite da calcolatore , che permettono la generazione di modelli tridimensionali personalizzati dell'osso del paziente , da dati diagnostici di Tomografia computerizzata, con i quali valutare la resistenza meccanica ai carichi fisiologici e accidentali, quali la caduta su un fianco. I risultati di un recente studio clinico hanno dimostrato come questo approccio sia in grado di individuare i soggetti a rischio di frattura meglio della Dxa, in particolare nelle donne in età post-menopausale non francamente osteoporotiche, che rappresentano il gruppo più difficile da classificare». @ RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 16 C rätura di femore si verifica soprattutto nego anziani e in genere-;... 44riguarda il femore prossimale, ovéf area del collo f e morale 2M li esiti delle cure sono variabili ,purtroppo per alcuni la frattura co fl na perdita della mobilità italyAltá[ IIgtonomìa 3 ï 3. Sanità nazionale Pagina 17 II trattamento delle fratture di femore è chirurgico Usteosintesi e protesi d anca sono i r_lue approcci utilizzati nelle fratture rli femore prossimale. In entrambi i casi risulta particolarmente importane operare il paziente entro le prime 48 ore dal trauma. per aumentare sopravvivenza e migliorare la capacita di recupero funzionale I r rrrl `fP p7 r"fii?, Le fratture mediali nell anziano possano provocare la necrosi della testa del femore. Per, questo motivo il trattamento (i elezione e la grotesl d'anca che può essere completa. cioè con protesi di femore e acetabolo o parziale. solo con protesi di femore in relazione alla aspettativa di vita del paziente e al suo grado eli attività residua . NeII anziano infatti sl da prioritá alla necessita di mettere in p iedi il paziente nel più breve tempo possibile per evitare i problemi del prolungato allettamento (piaghe da decubito. infezioni] rrr ifllru12,1 Si tratta rll uninteivento chiiurgicc rii contenzione effettuato con appositi chiodi e placche che mira a mantenere in contatto i segmenti ossei interrotti nella loro continuità fino al momento della formazione e della consolidazione del callo osseo Ouesto approccio viene in genere utilizzato nelle fratture laterali lsia nei giovane sia nell'anzianoi perchèln questi casi il rischio di necrosi è quasi nullo Nevtempo sono stati sviluppati raffinati sistemi di sintesi ossea. che permettono il rapido recupero del paziente a funzioni di base quali alzarsi e sedersi in poltrona Nel giovane anche per le fratture mediali. sl deve tentare la osteosintesi. visto che il rischio di necrosi a minore 3. Sanità nazionale Gli interventi chirurgici devono essere seguria protoca li riabilitativi mirati. coordinando il piu possibile le competenze rii ortopedico; eriatra e fisiatra . Lo scopo e quello 3 ridurre il rischio di complicanze e deficit funzionali Nel paziente di età superiore ai 65 anni (soprattutto se di sesso fenrmnile) e importante prevenire l'osteoporosi Per ridurre il rischio di cadute bisogna porre attenzion? ail anp {n rii a dAli'änziano " _, (specie , per evitare ostacoli <rl u he Bassano .zi facilitare inlampi (tappeti o altri ostacoli) Utile anche mettere manici a muro nel bagno per facilitare e rendere più sicure le manovre igieniche Pagina 18 Carenze nella donna causano carie al bebè e la futura mamma ha bassi livelli di vitaminaD aumentano le possibilità che il suo bambino sia destinato alla carie. Lo dimostra una ricerca pubblicata su Pediatrics, condotta dall'Università di Manitoba, in Canada, su 207 donne incinte. I ricercatori hanno monitorato i livelli di vitamina D nel sangue delle donne mentre erano in attesa e controllato la salute orale dei bambini fino a un anno di età. Risultato: il 33% delle donne aveva livelli bassi di vitamina D, il 22 % dei bambini aveva problemi di demineralizzazione dello smalto e il 36% addirittura dentini cariati. E le mamme dei bimbi con problemi di salute orale erano proprio quelle con carenza di vitamina D. Vitamina che per altro protegge la salute delle nostre ossa e dei denti in tutte le età della vita, perché stimola l'assorbimento del calcio e la mineralizzazione dell'apparato scheletrico . Inoltre, mettendo in moto un meccanismo antinfiammatorio , dovrebbe difenderci da malattie come asma, dermatite atopica, ma anche rialzi pressori - spesso frequenti proprio in gravidanza nonché diabete e malattie cardiovascolari. Ma quale quantitativo di vitamina D si può considerare nella norma? «Ne servono 1 5 mcg al giorno e questo vale in tutti i periodi e le età della vita, tranne doPo i 75 anni quando si sale a 20 mcg», risponde Andrea Ghiselli, ricercatore del Cra, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. Come ci si garantisce una giusta dose di vitamina D? «Questa vitamina è in larghissima parte 3. Sanità nazionale prodotta dalla pelle grazie all'esposizione alla luce solare e solo in una parte minore viene ricavata dagli alimenti. Ma anche in Paesi soleggiati come il nostro questa vitamina non abbonda nell'organismo». Come mai? «Quattro cause: l'inquinamento che fa passare i raggi solari cancerogeni ma ferma quelli "buoni" che servono a produrre vitamina D, l'abitudine a stare poco all'aria aperta, quella di coprirsi molto e l'eccesso ponderale» Allora il ruolo degli alimenti ricchi di vitamina D è diventato più importante? «In teoria sì, ma gli italiani con la dieta coprono in media solo un quinto del fabbisogno giornaliero: 2,6 mcg gli uomini e 2,3 mcg le donne». In quali alimenti si trova questa vitamina? «Poiché è liposolubile, la si trova nei grassi, quindi in pesci "grassi" come salmone, aringhe, pesce azzurro, nella carme specie conservata in cui il grasso si "concentra", oppure nei formaggi e anche nelle uova. Ma il principale "fornitore" è l'olio di fegato di merluzzo». Per coprire con la sola dieta i 15 mcg di vitamina D, quanto salmone o quante uova bisognerebbe mangiare? «Basterebbero poco più di mezzo cucchiaio di olio di fegato di merluzzo o 5o grammi di halibut fresco, o xoo grammi di sgombro fresco o di salmone affumicato o ancora 220 grammi di tonno sott'olio, ma ben tre etti di tuorlo d'uovo o sei etti di prosciutto. Comunque se le carenze sono serie si può ricorrere agli integrátori». «E giusto invitare le donne in attesa a fare attenzione alla vitamina D - aggiunge Gianni Bona, direttore del Dipartimento salute donna e bambino, Azienda ospedaliero universitaria Maggiore della Carità di Novara-, ma questa vitamina è fondamentale anche per i neonati in "prima persona". Il latte materno ne contiene pochissima e quindi se il bambino viene nutrito esclusivamente al seno è necessario dargli una supplementazione». Altri consigli contro la carie dei piccoli? «Proibiti succhiotti coperti di miele o di zucchero. E niente biberon notturni di latte dopo i due, tre mesi - risponde Bona -. Di notte la produzione di saliva, che è un antibatterico, si riduce e lo zucchero del latte può "lavorare" tranquillamente a danno dei denti. E le mamme convinte che siano meglio i succhi di frutta, si ricordino che il fruttosio è altrettanto dannoso per i denti e per di più, in eccesso, danneggia il fegato». Cioccolato, caramelle, gomme da masticare vanno vietati? «No, - conclude Bona purché ci si lavi i denti dopo averli mangiati. Comunque, meglio cioccolato fondente con molto cacao che è un potente antiossidante. Via libera alle gomme allo xilitolo che proteggono i denti». Daniela Natali © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 19 Oggi volontari nelle piazze per fornire informazioni corrette volte fanno soffrire, più della stessa malattia, i pregiudizi e le discriminazioni di cui sono ancora vittime le persone con epilessia. "L'arma" più efficace per combatterli rimane la corretta informazione. Ed è questo l'obiettivo della Giornata nazionale per l'epilessia, che si celebra oggi, 4 maggio, come ogni prima domenica di questo mese, dal 2002, secondo una direttiva del Consiglio dei ministri. Quest'anno negli stand allestiti in diverse città italiane viene distribuita gratuitamente la nuova «Guida alle epilessie», curata dalla "Commissione promozione" della Lice, la Lega italiana contro l'epilessia. La Guida è disponibile anche online sul sito della Società scientifica. Punti informativi sono organizzati da associazioni di pazienti, come Fie (Federazione italiana epilessie) e Aice (Associazione italiana contro l'epilessia). «Nonostante le campagne di sensibilizzazione l'epilessia è ancora poco conosciuta. Per questo bisogna continuare a parlarne, perché esca dall'ombra - afferma il coordinatore della Commissione, Oriano Mecarelli, responsabile dell'ambulatorio per le sindromi epiletti- che al Policlinico Umberto Idi Roma -. Nell'opuscolo parliamo di epilessie al plurale perché esistono diverse forme: la maggior parte di esse, grazie ai trattamenti terapeutici, consente una qualità di vita pressoché normale; altre, purtroppo, ancora no. Da qui l'importanza della ricerca (si veda il box a sinistra)». «L'epilessia è tra le patologie neurologiche più diffuse al mondo, tanto che è stata riconosciuta come malattia sociale dall'Organizzazione mondiale della Sanità, eppure fa ancora paura - sottolinea Tarcisio Levorato, segretario della Fie -. C'è ancora chi crede, erroneamente, che le persone con epilessia abbiano disturbi mentali. E il paziente vive la malattia come un "marchio", se ne vergogna e tende a nasconderla per non essere discriminato a scuola, nella vita affettiva, nel lavoro, nello sport». L'opuscolo della Lice, 4o pagine, affronta una ventina di temi, dalle cause della malattia (dai fattori genetici alle lesioni cerebrali in seguito a traumi cranici, tumori o ictus) alle terapie disponibili che permettono la remissione delle crisi epilettiche e una migliore qualità della vita. La guida contiene anche indicazioni pratiche su che cosa fare a scuola se il bambino ha una crisi epilettica (una delle principali preoccupazioni dei genitori, insieme con la somministrazione dei farmaci in orario scolastico). Alcuni capitoli, poi, sono dedicati ai diritti dei pazienti: dall'esenzione dei ticket all'inserimento nel mondo del lavoro, al riconoscimento dell'invalidità civile e dell'idoneità alla guida. E ancora: consigli per viaggiare o sulle attività sportive che richiedono particolari precauzioni. Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA «L'epilessia coglie di sorpresa! Gioca d'anticipo, sostieni la ricerca». Lo slogan scelto quest'anno perla Giornata nazionale dell'epilessia rimarca la caratteristica di questa malattia, ovvero l'esordio di una crisi in modo improvviso. Per sostenere la ricerca è possibile acquistare presso gli stand della lega italiana contro l'epilessia (Lice) il libro «A volte non abito più qui», che raccoglie racconti e poesie dei pazienti. II ricavato finanzierà progetti innovativi in ambito epilettologico. 3. Sanità nazionale Pagina 20 Chi può dirsi «guarito» Rimuovere le cause di discriminazione delle persone con epilessia. Lo prevede una proposta di legge (n.1498) in attesa di essere discussa in Commissione Affari sociali della Camera dei deputati. «Con le nuove norme sull'idoneità alla guida, entrate in vigore nel 2011, per la prima volta è stata riconosciuta la guarigione alle persone che, senza assumere farmaci, non hanno crisi epilettiche da 10 anni - ricorda Giovanni Pesce, presidente della Associazione italiana contro l'epilessia -. Ma in alcuni casi, per esempio nei ragazzi in cui con lo sviluppo la malattia recede da sola, il riconoscimento della guarigione certificata dallo specialista potrebbe evitare inutili restrizioni». 3. Sanità nazionale Pagina 21 II dispositivo dice anche dove si trova il malato ivere con l'epilessia non significa soltanto dover superare gli attacchi, ma soprattutto riuscire a riconquistare il controllo della propria vita. Chiunque soffra di questa malattia sa che da un momento all'altro può arrivare una crisi che gli farà perdere il controllo del suo corpo e il contatto con la realtà. Ora un'app Android, da portare come un orologio, potrebbe liberare i malati dalla paura di trovarsi da soli senza più il controllo di se stessi e incapaci di chiedere aiuto: in quei momenti infatti anche recuperare sulla tastiera del cellulare un numero telefonico familiare diventa impossibile. Da mezz'ora fino a un giorno prima dell'attacco in quasi un terzo dei pazienti (29%) si presentano i cosiddetti «prodromi» e più spesso, appena prima della crisi, quella che si chiama «aura». Sono strane sensazioni, a volte un vago senso di malessere, ciò che li circonda sembra distaccato, ovattato. Possono anche verificarsi percezioni particolari: stelline luminose o riflessi colorati che si muovono nel campo visivo, o strani odori che non trovano spiegazione nell'ambiente circostante. Vari studi hanno evidenziato l'oggettività di queste sensazioni: all'elettroencefalogramma già in questa fase cominciano a presentarsi alterazioni dell'attività elettrica cerebrale che poi si fanno eclatanti nell'attacco: la dimostrazione più recente sarà presentata dai neurologi diretti da Amy Crepeau della Mayo Clinic al 68° congresso dell'American Epilepsy Society («Lavoriamo per un mondo senza epilessia», Seattle, 5-9 dicembre). Questi fenomeni non sono incomprensibili se si pensa che l'attacco epilettico altro non è che una tempesta elettrica che investe un gruppo di neuroni cerebrali, il cosiddetto focus epilettico e i prodromi sono causati dalla "deriva elettrica" periferica di questa tempesta originaria. Ma come avvertire una persona di fiducia che si sta cadendo colpiti dall'attacco epilettico, e comunicare dove ci si trovi? La risposta arriva da un device creato negli Stati Uniti originariamente per valutare il cammino dei pazienti reduci da un ictus e poi di quelli con morbo di Parkinson: un dispositivo elettronico che, applicato su una gamba, rileva il tipo di passo, la velocità, la forza muscolare e il rischio di cadute, inviando tutto al computer del medico. Aggiungendo altre funzioni il device è diventato adesso un braccialetto per i pazienti affetti da epilessia, da utilizzare insieme a un collettore dati tenuto in tasca, grande come un telefonino. Questa versione è stata chiamata «DIALOG» perché consente al paziente di dialogare via web con le sue figure di riferimento: il dispositivo, percependo l'attacco grazie a sensori di equilibrio per la caduta e di contrazione muscolare per le scosse tonico-cloniche, invia subito le coordinate del luogo in cui si trova il malato. Se poi il paziente riesce a stringersi il polso, parte un allarme anche per il numero delle emergenze (come il nostro 118). Ma prima ancora c'è un'altra funzione utile a medici e parenti: un tasto, contrassegnato con la parola «AURA», può essere premuto dal malato quando percepisce le sensazioni prodromiche che spesso preannunciano l'attacco. Una funzione che, oltre a mettere in allerta le persone fidate, consente al medico curante di sapere quante volte e quanto tempo prima questi fenomeni precedono l'attacco, e se l'attacco poi si è presentato o no. Quest'ultima informazione gli indica se il farmaco prescritto ha impedito che la crisi esplodesse in tutta la sua intensità: se ferma la tempesta elettrica ai soli segni prodromici il trattamento è efficace. La terapia antiepilettica, inoltre, è cronica e ogni giorno occorre prendere una pastiglia a una certa ora: quando quell'ora arriva, il device si mette a suonare e sullo schermo compare il nome del farmaco da prendere. Si evita così al malato una dimenticanza che spesso è alla base dello scatenarsi della crisi. Cesare Peccarisi © RIPRODUZIONE RISERVATA Airi11U 3. Sanità nazionale Pagina 22 Le numerose malate del cervello sono poco conosciute agli italiani i è svolta recentemente la Settimana mondiale del cervello, la campagna di informapromossa dalla Società italiana di % neurologia (Sin), nata conl' obiettivo di diffonderela conoscenza delnostro organo più complesso. «Da un'indagine condotta alivello nazionale -ha dichiarato ilprofessorAldo Quattrone, presidente Sin - è emerso che ben 1 italiano su 3 ritiene di conoscere le principali patologie neurologiche, purnon sapendo indicarne i disturbi correttamente. Infatti solo il 13% degli intervistati conosce tutti i sintomi dell'Ictus, il 12% quelli dell'Alzheimer, il 5% quelli relativi all'epilessia, mentre la percentuale scende al 2% quando si parla di Malattia di Parkinson (MP) e Sclerosi Multipla (SM). Aumentare la conoscenza - prosegue Quattrone - è dunque un imperativo della Settimana mondiale del cervello che quest'anno ha avuto come tema «Il Cervello e la Memoria» . Oggi, sappiamo chei disturbi dellamemoriarappresentan o un sintomo sempre più comune che colpisce circa il 7% della popolazione generale con più di 65 anni fino araggiungerei130% deisoggetticon età superiore a 80 anni. Purtroppo però idisturbi della memoria non sono caratteristici solo dellamalattia diAlzheimer, ma possono esserepresenti in molte malattieneurologiche e, pertanto, devono essere ricercati e correttamente diagnosticati. «La malattia di Alzheimer e la demenza senile per esempio sono quelle patologie che comportano alterazioni progressive della memoria, del pensiero e del comportamento e, inoltre, impediscono ai soggetti che ne sono affetti (solo in Italia 1 milione e 200mila) di svolgere le normali attività quotidiane della vita. Ma si stima che la prevalenza delle forme presenili di demenza sia di circa 250 casi ogni 100mila abitanti nella fascia di età 30-65 anni. Anche la malattia diAlzheimerpuò esordire siain etàpresenile, che senile ed i relativi fattori di rischio, chepossono essere modificabili (obesità, fumo e alcol) ed immodificabili (forme ereditarie), agiscono spesso sinergicamente. Dato curioso l'importanza del regolare esercizio fisico che, se praticato fin dall'età giovanile, agisce da fattore protettivo. gloriasjcaunipr.it 3. Sanità nazionale Pagina 23 UROLOGIA Nuove scoperte dei ricercatori della Hopkins university Ecco i segreti dei Parkinson Il 34% dei pazienti colpiti supera 85 anni, ma vi sono anche i quarantenni Luigi Cucchi Negli Stati Uniti, uno studio della JohnsHopkinssuneuroni umani coltivati in laboratorio ha portato all'identificazione di un processo che concorre ad una particolare condizione della malattia di Parkinson. La possibilità di intervenire sutale processo può aprire le porte ad una nuova speranza di trattamento. Fino ad oggi alcuni farmaci, comelaL-dopa, consentono aipazienti una più facile gestione dei sintomi, mail disturbo non può essere arrestato eilpeggioramento dellamalattiaporta ad un aumento dei tremori fino all'immobilità e, a volte, alla demenza. Il progetto di ricerca coordinato da Ted Dawson, professore di neurologia e direttore del dipartimento diingegneria cellulare del Johns Hopkins, hapreso avvio dalle scoperte sull'origine della malattia di Parkinson, i cui sintomi sono legati alla degenerazione delle cellule nervose responsabili della produzione di dopamina. L'implicazione di fattori genetici nell'origine del disturbo sono apparse una decina di anni fa, quando è stata identificata una mutazione chiave in un enzima. È stato Dawson a riconoscere che si trattava di una chinasi, cioè un tipo di enzima che trasporta gruppi fosfato alleproteine, modulandone la loro attivazione. I1Parkinson èunamalattianeurodegenerativa, ad evoluzione lentamaprogressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo 3. Sanità nazionale dei movimenti e dell'equilibrio. La maggior p arte dei pazienti (ma non tutti) presenta un tremore che interessala mano o anche i piedi o la mandibola. La malattia fa parte di un grupp o dipatologie definite Disordini del Movimento e tra queste è la più frequente. I sintomi del Parkinson sono noti da migliaia di anni: una prima descrizione è stata trovata in uno scritto di medicina indiana risalente a15.000A. C. ed uri altrainun documento cinese di2.500 anni fa. Il nome è legato a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese delXIX secolo, deceduto nel 1824, che per primo descrisse gran parte dei sintomi dellamalattiainunfamoso libretto, il «Trattato sulla paralisi agitante». Questa patologia è presente in tutto il mondo ed in tutti i gruppi etnici. L'età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il5 % dei pazienti può pre- sentare un esordio giovanile trai 21 ed i 40 anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, mentre lapercentuale sale al 3-5% quando l'età è superiore agli 85. Le strutture coinvolte nella malattia di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, note come gangli della base, che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti. La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello diminuisce. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area chiamata Sostanza Nera(laperditacellulare è di oltreil60% all'esordio dei sintomi). Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di una proteina chiamata alfa-sinucleina. Forse è proprio questa proteina che diffonde la malattia in tutto il cervello. Il tremore non è presente in tutti i pazienti. All'esordio della malattia, spesso i sintomi non vengono riconosciuti immediatamente, perché si manifestano in modo subdolo, incostante. Talvolta sono i familiari o i conoscenti che incoraggiano il paziente arivolgersi al medico quando si accorgono che qualcoa non va. Vi sono evidenze scientifiche pubblicate che documentano come il ricovero riabilitativo per 4 settimane permettedi conseguire unrecupero funzionale fino al 50%. Occorre scegliere centri altamente specializzati perlariabilitazione che risulta fondamentale. Pagina 24 Le cellule nervose degenerano ed alterano la quantità di dopamina prodotta che agisce sui centri del movimento. L'equilibrio è danneggiato 3. Sanità nazionale Pagina 25 La cataratta si manifesta in venti milioni di europei La cataratta colpisce 20 milioni di persone in tutta Europa. Una cifra che nei prossimi anni potrebbe aumentare, a causa dell'aumento dell' etàmedia della popolazione. I sintomi più comuni della cataratta sono l'annebbiamento della vista, problemi con i fari delle macchine che ci vengono incontro, l'alterazione dei colori. Questi sintomi possono essere indicativi anche di altre patologie oculari, per questo è necessario fare una visita da un oculista per accertarne la causa. Nella fase iniziale, lacataratta potrebbenonprovo care alcun sintomo. Si può sviluppare lentamente, così la perdita della vista avviene in modo graduale. Ci sono diversi tipi di cataratta. La più diffusa è quella senile, cioè legata all'invecchiamento. C'è poi un tipo di cataratta definita secondaria che si sviluppa soprattutto tra i pazienti che hanno altritipi di problemi, come il diabete o che affrontano terapie prolungate usando il cortisone. Perle cataratte iniziali può essere sufficiente cambiare frequentemente gli occhiali o semplicemente aumentare l'illuminazione. Nell'intervento chirurgico viene rimosso il cristallino opaco, che sarà sostituito con uno trasparente dimateriale plastico. Subito dopo l'intervento bisogna fare dei controlli. 3. Sanità nazionale Pagina 26 TOSS ICOLOGIA Come reagire al morso velenoso delle vipere Luisa Roma2noni Primavera, torna il tempo delle uscite fuori porta. In montagna o in collinache sia. Escursioniinluoghi incantevoli, che rilassano e invogliano a intraprendere camminate rigeneranti fra boschi, parchi o lungo sentieri. Un contatto straordinario con lanatura, cheva affrontato con prudenza. I pericoli perla nostra salute, sono in agguato. Come quello di imbattersi in animaletti insoliti, specie di vipere, presenti nel nostro territorio. Gli unici serpentivelenosi esistenti in Italia, utilissimi all'ecosistema, darispettare nelloro ambiente, ma da evitare, senza ombra di dubbio. Nel caso, se dovesse succedere di essere morsicati: prima regola niente panico. «Fortunatamente- rassicuranoi tossicologi del Centro Antiveleni dell'IRCCS Fondazione Maugeri di Pavia (struttura che quest'anno ha già gestito, in anticipo di mesi rispetto agli anni passati, numerosi casi di morsi di vipere) - non 3. Sanità nazionale tutte le serpi che incontriamo sono velenose, ma in caso di morso di serpente, bisogna adottare i corretti comportamenti per non peggiorare la situazione. Occorre mantenere la calma e chiamare i soccorsi (118). S e si escludono i rarissimi casi direazione anafilattica al veleno divipera, normalmente laprogressione del quadro clinico è molto lenta e vi è tutto il tempo per attendere i soccorsi o raggiungere un ospedale. Prima dell'arrivo in ospedale è molto importante non posizionare lacci, non utilizzare strumentiper cercare di aspirare ilveleno e soprattutto non incidere lazona, nella speranza di farlo uscire. Qualora ci si debba muovere dal luogo dell'evento, l'arto colpito deve essere mobilizzato il meno possibile. Comunque, è sempre indicatalavalutazione presso un servizio ospedaliero dove, anche grazie alla consulenzatossicologicadiun Centro Antiveleni, verrà impostato il monitoraggio clinico adeguato e praticata la terapia antidotica specifica, quando indicato. La maggior parte degli avvelenamenti si risolve con un trattamento sintomatico: lasomministrazione dell'antidoto, infatti, viene indicata solo nel 20 per cento dei casi, tra quelli seguiti dalnostro Centro Antiveleni. Si tratta di un farmaco che può essere somministrato solo in ospedale e da un medico». É sempre meglio essere prudenti. Pagina 27 . Sono 1 colpiti i - JOVO CENTRO DI ECCELLENZA i i iitaliani sopra i 65 gravi malattie ematologiche Ogni anno in Italia si contano circa 3mila nuovi casi di leucemia linfatica cronica nelle persone con più di 65 anni. Altrettanti casi siverificano per diverse altre malattie del sangue, come il mieloma multiplo o la leucemia mieloide acuta. Le prime quattro malattie del sangue più frequenti arrivano a contare circa 12milanuovi casi ogni anno: èunaveraemergenza, soprattutto perché nei pazienti anziani, spesso a causa di altre patologie concomitanti, si arriva tardi alla diagnosi. Per questo alla Fondazione Cá GrandaPoliclinicodiMilano è stato creato il Centro perla diagnosi ematologica dell'anziano (DemA).Il Centro si integracon l'Unità operativa di On- 3. Sanità nazionale coematologia della FondazioneCa' Granda, edifatto costituisceunpercorso privilegiato per i pazienti anziani, garantendo oltre che all'accesso lapossibilità di consulenza da parte dei medici ematologi ai medici di Spesso la diagnosi viene effettuata con rischiosi ritardi I i altre specialità. I temi chiave di questa collaborazione, quindi, sono la diagnosi il più possibile tempestiva, ma anche lagaranzia delle migliori cure disponibili e l'impegno nella ricerca scientifica per le malattie ema- tologiche dell'anziano. Responsabile del Centro DemA è Agostino Cortelezzi, direttore dell' Oncoematologia del Policlinico. Al Centro, rivolto ai pazienti dai 65 anni in su, si accede con un'impegnativa del medico di medicina generale o di un altro specialista che prescrivaunavisita ematologica. Si può prenotare sia telefonicamente (chiamando lo 02-5503-4034, sia a voce sia lasciando un messaggio in segreteria telefonica) sia via email (all'indirizzo [email protected]). É previsto ilpagamento del ticket per i pazienti che non sono esenti. Il tempo di attesaperlavisitaè stimato in dieci giorni. lc Pagina 28 Consensus conference domani all'Istituto Nazíonale del Tumori di Milano Esperti a confronto su i tumori testa - collo "Consensus conference sulle terapie di supporto nei trattamenti integrati chemio radianti per neoplasie testa- collo" è il titolo dell'iniziativa scientifica promossa da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRO (Associazione italiana radioterapia oncologica) e AIOCC (Associazione Italiana di Oncologia Cervico Cefalica) con il patrocinio LILT (Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori) e dall'EORTC (European Organisation far Research and Treatment of Cancer) che si terrà domani , lunedì 5 maggio alle ore 10, 00, presso l'aula Magna dell'Istituto dei Tumori in Via Venezian 1 a Milano . Si tratta del risultato di un lavoro congiunto durato oltre un anno e curato da oltre 50 esperti tra oncologi, medici, radioncologi, dentisti, nutrizionisti e dietologi. Come noto i tumori maligni della testa e del collo rappresentano solo in Italia il 5% di tutti i tumori maligni e si collocano al 5° posto per frequenza. Ogni anno si diagnosticano 12 mila nuovi casi e si registrano 16 casi ogni 100.000 italianil. Nella cura delle patologie cervico-facciali i trattamenti radioterapici integrati con la chemioterapia hanno dimostrato la loro efficacia in aggiunta o in sostituzione alla chirurgia. Sulla qualità di vita dei pazienti e sulla stessa sopravvivenza incide però anche la possibilità di curarsi in centri specializzati e di beneficiare di un approccio multidisciplinare e di adeguate terapie che accompagnano i trattamenti. LiberoSalute 3. Sanità nazionale Pagina 29 Una nuova speri entazione del Policlinico ' Aritmie. Meno complicanze Ideata una strategia potenzialmente in grado di ridurre alcuni effetti avversi di delicati interventi per curare le aritmie cardiache: l'ingegnoso metodo consiste nell'usare il manicotto dell'apparecchio per misurare la pressione per bloccare transitoriamente la circolazione del braccio del paziente (gonfiando e sgonfiando alcune volte il manicotto) prima di procedere all'intervento di ablazione per danneggiare le aree cardiache responsabili dell'aritmia. Questo metodo è in grado di ridurre l'attivazione delle piastrine che si verifica durante la procedura di ablazione, e potrebbe quindi ridurre le complicanze ischemiche cerebrali a essa legate. Si tratta della scoperta del gruppo del professor Gaetano Lanza del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Gemelli, diretto dal professor Filippo Crea, in uno e elli' di Roma li interventi studio che ha come primo autore la dottoressa Alessandra Stazi . Pubblicata su "Circulation", la sperimentazione si è aggiudicata anche il premio di migliore lavoro scientifico pubblicato sulla rivista internazionale nel 2013 nella sezione 'Clinical Science'. «Nello studio - spiega Lanza - dimostriamo che, applicando il precondizionamento ischemico remoto (3 episodi di ischemia dell'avambraccio di 5 minuti a distanza di 5 minuti, ottenuti gonfiando il bracciale dello sfigmomanometro in modo da impedire il flusso arterioso), possiamo ridurre significativamente l'attivazione e l'incremento della reattività delle piastrine che si verificano durante l ' intervento e che contribuiscono verosimilmente a causare un aumento del rischio di episodi ischemici (in particolare cerebrali - ictus) legati alla procedura». iiberoSalffte 3. Sanità nazionale Pagina 30 Scoperta del` niversità di Padova grazie ad un finanziamento di Telethon C 1® prote na i t ene g ovane l cuore i os LARA LUCIANO Si chiama Atrogin - 1 ed è una proteina che svolge una funzione importante per la salute del cuore: il suo compito, come evidenziato dallo studio finanziato da Telethon e condotto dai ricercatori dell'Università di Padova e del Venetian Institute of Molecular Medicine (VIMM), è individuare e smaltire le sostanze di scarto prodotte dall'attività cellulare, che sarebbero dannose per il cuore se si accumulassero all'interno delle sue cellule. I ricercatori, nello studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of 3. Sanità nazionale i i Clinical Investigation, hanno dimostrato nei modelli animali che quando la proteina Atrogin -1 è assente, il meccanismo di smaltimento non funziona e le sostanze tossiche si accumulano nelle cellule del cuore, provocando una malattia che presenta le stesse caratteristiche di una forma rara e grave di cardiomiopatia ipertrofica, ovvero quella restrittiva. Quest'ultima è caratterizzata dall'ispessimento delle pareti del ventricolo sinistro, che può ostacolare il deflusso del sangue e causare anche aritmie cardiache fatali. Pagina 31 Al Policlinico A, Gemelli di Roma prende il via una Campagna informativa 'Giornata Mond iale e.. RENATA FRANCAVILLA IN IN IN In occasione della Giornata Mondiale per l'igiene delle mani istituita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, si terrà domani, lunedì 5 maggio, alle ore 11.00 (Aula Brasca) presso il Policlinico universitario A. Gemelli il convegno "Verso un ospedale senza infezioni - Un obiettivo strategico per il Policlinico". Nel corso dell'evento scientifico verranno illustrate alcune delle iniziative più importanti intraprese dal Policlinico A. Gemelli per contrastare il fenomeno delle infezioni nosocomiali e quello della diffusione dei microrganismi con resistenze multiple agli antibiotici, tema sui cui si focalizza quest'anno il consueto appuntamento promosso dall'OMS. Nel corso del convegno sarà l'igíene de lle i' presentata la'Campagná di comunicazione dedicata all'igiene delle mani nell'ospedale. Apre i lavori il Direttore del Policlinico Gemelli dottor Maurizio Guizzardi. Il convegno sarà introdotto dal Direttore Sanitario dottor Andrea Cambieri, mentre la il presentazione dell'evento scientifico è affidata al Direttore del Rischio e Igiene del Policlinico dottor Fabrizio Celani. Nell'ambito del convegno sarà lanciata la campagna di comunicazione "Ti sei lavato le mani?" per la promozione dell'igiene delle mani nell'ospedale, ideata dal professor Gabriele Sganga, direttore del Master "Sepsi in chirurgiá' dell'Università Cattolica e docente presso il Dipartimento di Chirurgia del Gemelli, promossa dalla Direzione del Policlinico universitario. Redazione: [email protected] iiberoSalute 3. Sanità nazionale Pagina 32 I ntervis a con l'ammínístratore della Salus, organizzatrice dei congresso Roma. XXXV congresso SIME Medici estetici 1imprenditori ' Focus sulle `Opportunità di sviluppo in Medicina estetica' --- ISABELLA SERMONTI .. . Il Congresso SIME è giunto alla sua XXXV edizione. Cosa significa organizzare un evento istituzionale di tale portata? Significa avere una forte capacità di project management e pianificare con attenzione ogni singolo dettaglio. È una grossa sfida, ma anche un enorme motivo di orgoglio per la Salus, azienda che ho il piacere di dirigere dallo scorso giugno e che lavora a questo Congresso con grande serietà e competenza da 35 anni. Inoltre proprio in questi giorni stiamo festeggiando l'accreditamento a Provider ECM Standard per la Formazione Continua in Medicina, importante riconoscimento ad oggi conseguito da poco più di 150 aziende in Italia... quindi il prossimo Congresso nasce davvero sotto i migliori auspici. Come vede presente e futuro del medico estetico in termini di opportunità? È innegabile che le dinamiche che caratterizzano la società di oggi incidono anche sul profilo professionale del medico esteti- co. Mi riferisco all'accresciuta possibilità di scelta da parte dei pazienti, alla competizione manifestata dalle nuove figure professionali sanitarie e agli sviluppi delle tecnologie. Come essere quindi competitivi in uno scenario che muta? La risposta è semplice: reinventare la propria professione, diventando anche , i un poco più `imprenditori' in un contesto in j cui la competitività aumen- Come in tutti i settori medicoscientifici, anche nella medicina estetica la parola d'ordine è 'innovazione'. Per questo, oltre a rappresentare un momento di confronto tra medici, il congresso vuole essere un punto di incontro tra la dimensione scientifica e quella aziendale, in ragione del fatto che chi si occupa di medicina estetica debba conoscere quali siano le caratteristiche da ricercare nella strumentazione, ta giorno dopo giorno: questo nei prodotti e nei significa guadatrattamenti , per ga/////i, '' / / %mmmmms . °mmmmv -, gnare la fiducia e la rantire ai pazienti un Giac,mo G , i fedeltà dei propri parisultato ottimale. Oggi zienti, aumentare il passaparola si assiste ad una evoluzione conpositivo ed ottenere di conse- tinua delle tecniche e dei trattaguenza migliori risultati. Questo menti, pertanto è necessario un argomento sarà al centro della aggiornamento continuo sulle sessione congressuale "Oppor- apparecchiature e sui prodotti tunità di sviluppo in Medicina che interessano il professionista estetica". sanitario. E il congresso rappreIl Congresso SIME vede la par- senta un palcoscenico d'ecceltecipazione di un gran numero lenza per le novità del settore oldi aziende espositrici. Come si tre ad un'occasione divalidazioinserisce la presenza di aziende ne delle metodiche proposte alla nell'ambito di un evento pret- luce della provata e condivisa sitamente scientifico? curezza ed efficacia. iiberoSalffte i;M . 3. Sanità nazionale , _.'da Pagina 33 In caso d i poll i ne, agent i atmosferícì Come proteggere gli occhi con lenti che cambiano luce Grazie alla tecnologia PhotoFusion esclusiva di ZEISS ___ GIOIA TAGLIENTE L'arrivo della primavera e la prolungata esposizione ai raggi UVpuò causare agli occhi problemi come secchezza, lacrimazione eccessiva o riverberi luminosi. La secchezza oculare è un problema legato alla naturale umidità degli occhi perché il corpo non produce liquido lacrimale in misura sufficiente. Questo può essere causato anche da fattori ambientali quali luce del sole molto intensa, gas di scarico irritanti, polline trasportato dal vento o polvere. I ciclisti e chi guida automobili scoperte sono soggetti spesso a questo disturbo a causa del soffio divento in senso contrario. Per proteggere i nostri occhi è necessario evitare luci accecanti quando si legge e si utilizza il computer e, quando si è esposti al vento o alla piena luce del sole come avviene in questo periodo dell'anno, assicurarsi di indossare occhiali da sole di alta qualità per proteggere i propri occhi. Una delle cause più comuni per la lacrimazione eccessiva è la congiuntivite, un'irritazione o infezione della congiuntiva (l'area bianca dell'occhio). La congiuntivite non infettiva (non causata da virus o batteri) è dovuta ad allergie, irritazioni provocate da luce molto intensa, particelle estranee o sostanze chimiche. Ma anche un'eccessiva esposizione ai raggi UV può avere effetti indesiderati sugli occhi, provocando la `scottatura della cornea che può portare alla cosiddetta `cecità da neve o `bruciatura da flash' a causa della lunga esposizione al sole delle terminazione nervose. Inoltre, nel lungo termine, l'esposizione ai raggi UV può provocare l'ispessimento della congiuntiva e delle cataratte, ed è correlata a un maggior rischio di degenerazione maculare. Per evitare di andare incontro a problematiche simili è necessario indossare sempre occhiali da sole con lenti di qualità che proteggano gli occhi e che filtrino ottimamente i raggi UVin modo da bloccare i raggi ultravioletti dannosi. Le lenti PhotoFusion® di ZEISS reagiscono con una velocità del 20% superiore alle tradizionali lenti fotocromatiche, consentendo una visione confortevole in tutte le condizioni di luce. Risultano particolarmente chiare in ambienti interni (92% di trasparenza con trattamento antiriflesso), diventano molto scure alla luce del sole (11% di trasparenza con trattamento antiriflesso) e offrono un' eccellente stabilità cromatica per una visione naturale. Le lenti scuriscono in pochi secondi e tornano chiare in qualche minuto. ,ì/ LiberoSalffte 3. Sanità nazionale Pagina 34 Gli ospedali chiudono i farmaci nei bunker dopo il boom dei furti Le farmacie diventano stanze blindate con accessi limitati e i frigoriferi si trasformano in casseforti per gli anticancro ROMA L 'ospedale diventa un fortino, la farmacia un bunker, il frigorifero una cassaforte. Allarmi, porte blindate, inferriate, serrature con il codice segreto, una guardia giurata all'ingresso. Ecco come si è trasformata la farmacia tipo dei nostri ospedali. LE BANDE Colpa dei furti a raffica di medicinali: il nuovo business, sulla pelle dei malati, che sta gonfiando le tasche della malavita organizzata. Quella italiana ed europea. Un ospedale su dieci è ormai stato preso di mira come si legge in uno studio dell'Università Cattolica di Milano che ha analizzato i dati tra il 2006 e il 2013. I più bersagliati sono quelli che hanno reparti per pazienti oncologici o con artrite reumatoide. Quei farmaci, infatti, sono i più appetiti e i meglio rici- clabili in altri paesi. Soprattutto Ungheria, Romania, Albania, Polonia e Grecia. Proprio la crisi di questo paese, secondo gli inquirenti, avrebbe dato un nuovo e florido impulso al mercato nero delle fiale. All'inizio erano soprattutto Campania, Puglia e le zone del Nordest i bersagli privilegiati. Ora, i camion muniti di frigo che sfondano le porte delle farmacie ospedaliere, si stanno dirigendo vero Ovest. Pavia, Milano, Vigevano. Dai furti notturni nei magazzini (sono stati sfondati i portoni con i tir) ora si è passati alle rapine lungo le autostrade. Come è accaduto vicino Bitonto, in Puglia, dove i camion sono stati assaltati e svuotati. Autisti sequestrati. GLI ALLARMI Da qui l'urgenza, per i carabinieri dei Nas e i farmacisti degli ospedali, di attrezzarsi in modo diverso per difendere il bottino. Che, mediamente, ammonta a 300mila euro. Con punto che sfiorano il milione di euro. I militari e la Sifo (Società italiana di farmacie ospedaliere e servizi farmaceutici delle aziende ospedaliere) hanno stilato un decalogo diviso in cinque azioni correttive e cinque preventive. «Dobbiamo organizzare in modo diverso il nostro posto di lavoro per assicurare una fornitura quotidiana di medicinali ai pazienti spiega la presidente della Sifo Laura Fabrizio -. Dobbiamo avere tutti allarmi, telecamere a circuito chiuso, porte blindate, inferriate. Anche la guardia giurata per il controllo specifico dell'accesso alla farmacia. D'ora in poi dovremo fare acquisti limitati e frequenti per i farmaci costosi». I PAZIENTI Parliamo di fiale che non si trovano nelle farmacie comuni (Cetuximab, Mabthera, Infliximab, Efalizumab, Herceptin) destinati a pazienti con cancro al seno, alla prostata o gastrico. Nel business anche i biologici di ultima generazione per chi soffre di malattie reumatiche come l'artrite reumatoide. Tutti prodotti che devono essere tenuti in frigo. Per questo anche le celle frigorifere presto verranno blindate e chiuse con serrature da cassaforte. «L'area - si legge nel decalogo dei Nas - dovrà essere ben protetta e ad accesso limitato. Dovranno essere responsabilizzate le figure interne per la gestione, il controllo e la vigilanza». Super attenzione anche su chi porta i farmaci. Non si potrà più entrare oltre una certa soglia. Per evitare perlustrazioni nelle stanze. «Si dovrà destinare al ricevimento dei farmaci una zona sepa- ,mpvubd- : , i, °,J, 3. Sanità nazionale Pagina 35 rata da quella di immagazzinamento - aggiunge Laura Fabrizio Così eviteremo al personale esterno di poter avere una panoramica della quantità e del valore dei farmaci che sono giacenti». Nell'elenco vengono consigliate diverse strategie per non favorire, per esempio, il ritorno dai ladri ormai sicuri di poter agire indisturbati. In alcune farmacie il furto si è ripetuto dopo alcune settimane. I carabinieri consigliano: attenzione a riempire di nuovo gli scaffali in tempi brevi, «potrebbe essere considerata dai malviventi un'ulteriore opportunità per reiterare il furto». Carla Massi Cc) RIPRODUZIONE RISERVATA LE RAPINE Casse di medicinali rubate dai tir sull'autostrada 3. Sanità nazionale Pagina 36 EUI S̀RGRION C' è chi se la c ava in poche righe- «eliminate i segretari comunali perché non hanno voglia di lavorare» - e chi invia mail chilometriche analizzando punto per punto le 44 proposte lanciate dal premier Renzo e dal ministro Madia. Gli insulti, al momento, sembrano contenuti («sono meno di quanti si possono leggere in una qualsiasi pagina Facebook», dicono al ministero). Il massimo dell' approvazione loottiene senza ombra di dubbio l'eliminazione del Pra, il pubblico registro automobilistico. Ma piace molto anche l'idea di pagare i dirigenti in base al merito, e ancor di più la possibilità di dire la propria sulla valutazione di quel merito. É un'ondata di mail quella che sta travolgendo l'indirizzo di posta elettronica [email protected], aperto da Palazzo Chigi cinque giorni fa per dare la possibilità a chiunque lo voglia di commentare le proposte di riforma sulla pubblica amministrazione o lanciare idee nuove. Il refe- 3. Sanità nazionale rendum online piace: le mail arrivate hanno superato quota 5.000 e il ministero della Funzione Pubblica calcola che alla fine del periodo di consultazione (30 maggio) sarà raggiunto il tetto dei 30 mila messaggi. Nella maggior parte dei casi scrivono dipendenti pubblici, ma le proposte più drastiche arrivano da chi statale non sembrerebbe. Come Luca, per esempio, che va giù duro sul capitolo retribuzioni («tutti di contratti dei dipendenti, dirigenti e non, devono essere ridotti allo stesso livello della pensione minima, 800 euro, fino a quando non sarà stato eliminato il debito pubblico») e sulle semplificazioni. «Bisogna creare 3 macro-regioni, Nord, Cento e Sud - scrive - e licenziare i dirigenti, i presidenti e i consiglieri delle ex-20 regioni». Primiano è una partita Iva, porta il nome di un , santo martire e nelle prime dieci righe della sua mail ne approfitta per lamentarsi delle tasse. Poi però passa all'attacco dei dirigenti pubblici: «la cosa più urgente è legare retribuzioni e carriere a meccanismi di premialità» conviene, però «non serve a nulla che le valutazioni se le facciano internamente: devono essere fatte dai citta- Pagina 37 divi». E le «eccellenze» dovranno essere «in percentuale adeguata», penalacredibilità. Sempreintemadi semplificazioni, un'altra mail chiede di introdurre rapporti «standard» fra numero di abitanti del bacino di riferimento e numero di dipendenti pubblici, e per chi sfoca il tetto si applichi «un turnover anti spreconi». La staffetta generazionale raccoglie molti consensi, anche perché a scrivere online sono probabilmente i più giovani. Roberto chiede di applicarla anche nel suo settore, la sanità, per dare respiro ai tanti medici e infermieri che hanno «35 anni di servizio o più: collocarli a riposo darebbe nuove opportunità ai giovani ed eviterebbe di sentir parlare spesso di malasanità». Un garbato funzionario dell'Agenzia delle Entrate «entusiasta e orgoglioso» del suo lavoro, interviene sull'efficienza e orario di servizio. «Le 36 ore settimanali sono anacronistiche-scriverivolgendosi aRenzi-entro in ufficio alle 8, esco alle 15.42: lei mi capisce, a quell'ora sono nel pieno della mia energia lavorativa e molti nostri interlocutori sono nel pieno della loro attività. Por- Già arrivate 5 mila proposte inviate a [email protected] dopo l'invito a esprimersi sulle 44 idee della riforma della Pa tiamo l'orario ad almeno 40 ore, come nel privato e, chiaramente, riconosciamo un aumento di stipendio». Divide molto la proposta di abolire la figura dei segretari comunali: per Alessio «sono antistorici nei comuni con meno di 5 mila abitanti», ma per l'avvocato amministrativista Cesidio la loro scomparsa avrebbe effetti «nefasti» proprio nei paesi più piccoli, dove rappresentano spesso l'unica figura «di spiccata professionalità». Sul tema, e su molti altri, interviene anche la lunga missiva di Chiara, dirigente del ministero dell'Economia che avverteMadiaeRenzi: attenti, «si solleverà una casta». Nunzia, segretario comunale, conclude: «Eliminati noi chi svolgerà le nostre funzioni? Un dirigente compiacente?» Anacronistiche le Restino solo tre 36 ore settimanali, di fronte alle 4045 ore dei privati macro-regioni, via tutti i presidenti e i consiglieri MARIO LUCA La sanità ha bisogno di giovani, bisogna estendere i prepensionamenti Stipendi legati alle performances valutate dai cittadini ROBERTO PRIMIANO Bisognerebbe mettere un tetto al numero di incarichi Non ha senso cancellare la figura del segretario comunale CHIARA NUNZIA 0 RIPRODUZIONE RISERVATA 3. Sanità nazionale Pagina 38 Assistiti a casa, non più in ospedale così migliora lavita cli tanti malati LA RIVOLUZIONE COPERNICANA AWIATA DALLA LEGGE 38/2010. PRIMA ERANO SOLTANTO 3.000 GLI AFFETTI DA PATOLOGIE GRAVI SEGUITI NELLA LORO ABITAZIONE. NEL 2011 SALITIA 40.000 . IN 270.000 GODONO DEI NUOVI SERVIZI. RIMANE PERO DA COLMARE IL DIVARIO TRA SUD E NORD StefaniaAoi Milano e cure palliative e le terapie del dolore non sono più una chimera in Italia. Oggi almeno 270 mila pazienti ricevono questo tipo di assistenza, grazie alla legge 38 del 2010, una piccola rivoluzione copemicana della sanità, che ha riportato in primo piano nel nostro paese la curadel malato terminale e di chi soffre di dolore cronico (mal di schiena, dolori all'anca per oltre tre mesi). In sostanza la norma introdotta quattro ann i fa, obbligai medicieleAsl afare tuttoilpossibile per alleviare il dolore dei pazienti, preoccupandosi della nutrizione artificiale, dell'antivomito, fino alla somministrazioni di farmaci oppiacei nei casi più gravi. Una grande novitàvisto cheinpassatononeracosì. In strutture troppo affollate concarenza di personale, in assenza di un obbligo di legge, le priorità erano curare chi poteva guarire. Ma dal 2010 tutto è cambiato. Nessuno, inteoria, dev'esserepiùabbandonato a se stesso e alle proprie sofferenze. È cresciuta per esempio l'assistenza domiciliare (preferita dai pazienti): se prima dellalegge gli assistiti in casa erano 3mila, nel 2011 se ne contavano già40mila. Purtroppo non tutti i problemi sono stati risolti. La nonna è ancora in fase di attuazione. Enon sempreleAsl egliospedali si sono adeguati: nel2012 per esempio solo metà dei medici di base misurava il dolore deipazienti. E oggi restano ancora grandi differenze tra l' as sistema di cui beneficiano i pazienti del sud Italia e a quelli del nord. Ma che cosa stabilisce nel dettaglio la legge 38? Prima di tutto obbliga le istituzioni a mettere in piedi reti di as- L 3. Sanità nazionale sistenza per le cure palliative e per la terapia del dolore . Ad adeguare ospedali, strutture residenziali (hospice) e a garantire soprattutto un servizio di assistenza domiciliare anche attraverso i privati convenzionati . Alle Regioni poi tocca il compito di avviare corsi di formazione per medici e infennieri su queste terapie. Il medico è obbligato a registrare i livelli di sofferenza del paziente nelle cartelle cliniche. Allo stesso tempo le istituzioni devono informare i cittadini sul diritto di ricevere assistenza . Terzo: lalegge chiedeva che fosse reso più semplice l' accesso a medicinali come gli oppiacei . Inoltre obbligava il ministero della Sanità a monitorare l'attuazione della legge. E per renderla efficace, vincolava il fondo sanitario nazionaleper 100 milioni di curo l'anno. Che cosa sia davvero cambiato dal 2010 a oggi lo spiega il rapporto del ministero della Sanità, inviato al Parlamento (l'ultimo disponibile è di fine 2012). Il documento mostra come inltalialalegge38 abbiamigliorato la condizione di vita di migliaia di persone. Consentendo una maggiore assistenza domiciliare . Il numero degli assistiti in casa è passato dai3mila del 2010 ai 40mila nel 2011 . E di conseguenza è diminuito il numero dei decessi di pazienti terminali negli ospedali. Con una flessione dell'8,1% nello stesso periodo, perché, nel frattempo scrivevano i funzionari ministeriali, « si sono sviluppate le reti regionali che forse sono riuscite aintercettare pazienti che nel passato mori vano inreparto ». Lalegge 38 hapoi lavorato sulla formazione dei medici di base, figure centrali per indirizzare i malatiterminali o cronici verso le cure palliative e sono stati promossi progetti come Teseo (ch e ha coinvolto oltre 400 medici generici). Nonostante i progressi , tanto resta da fare. Secondo il ministero della Salute, il sistema sanitario non è ancora in grado di garantire a tutti un trattamento sempre adeguato . Eingenerale, secondo Cittadinanzattiva, a due anni dall'approvazione della legge 38, ancora quasi la metà dei medici generici (il 46%) non misurava il dolore del paziente, poco più di unquarto (28 %) non gli prestava troppa importanza, eun altro quarto (25%) Ierilevava solo se acuto . La situazione non era migliore nelle strutture residenziali:«Trapiaghedadecubito ein- fezioni -sileggenelrapporto delministero - ipazienti sitrovano a soffrire molto, ma alleviare il loro dolore non è un obiettivo della maggior parte dei questi luoghi di cura». In almeno un caso su quattro la somministrazione di oppiacei non veniva effettuata. E in ospedale, dove la rilevazione del dolore è obbligatoria , solo il 7,1% delle volte era registrata. Nel Belpaese del resto l ' attuazione delle norme richiede spesso tempi lunghi. Già prima della legge 38 del 2010 , unalegge del 1999, prevedeva la costruzione di strutture residenziali (hospice) perle cure palliative in tutte le regioni. A disposizione c'erano 206 milioni. Ma dopo 15 anni dell'entrata in vigore della norma, le risorse non sono state utilizzate tutte: restano ancora20 milioni . Dovevano essere costruite 188 strutture e ne sono state realizzate solo 120 . Non c' è dunque da stupirsi se dopo quattro anni dalla legge 38, ancora le reti di assistenza ai malati terminali e sofferenti cronici non funzionino per il meglio. Secondo un'indagine Agenas di due anni fa, su 177 strutture domiciliari, 70 non avevano i criteri minimi per poter esercitare le cure. Mentre 74 avevano i requisiti indispensabili e appena 33 erano del tutto all ' altezza. Un'indagine di Cittadinanzattiva mostra poi come in appena 24 ospedali su 33 venga lasciato uno spazio per rilevare il dolore nella cartella clinica. Mentre in soli 10 su 33 siano stati attivati i corsi di formazione del personale . E anche dal punto di vista della comunicazione sulle cure palliative, forse sipotevafare dipiù : nel 2012 ancora il 35% degli italiani non conosceva l ' esistenza di centri di cura del dolore. Pagina 39 POSTI LETTO ATTIVI IN HOSPICE ASSISTENZA DO MICILIARE A PAZIENTI TERMINALI In °1® sul totale deceduti per tumore, 2011 Casi trattati per 100.000 abitanti, 2011 200 4.,,,. 160 3.,_, 120 2 ___. 80 ____________________________________ adia_ Italia 1 0---------------------- ________________________________ 40 -------------------- ; pr;s' Q Foma:Miaiatam della Saba La legge obbliga le istituzioni a mettere in piedi reti di assistenza per cure palliative e terapia dei dolore. Alle Regioni tocca avviare corsi di formazione per il personale 3. Sanità nazionale adie 1 lia ,Pya ec. Fome:llieiutem della Salum Nelle fasi di attuazione della legge 38 del 2010 c'è ancora molto da fare: nel 2012, per esempio, solo metà dei medici di base misurava il dolore dei pazienti Pagina 40 "I dirigenti pubblici siano sanzionati se nonsiadecuano" GUIDO FANELLI, PROFESSORE A PARMA, PRESIEDE IA COMMISSIONE CHE VIGILA SULL'ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA CHE IMPONE LA TERAPIA DOMICILIARE: "OCCORRONO AZIONI PER OBBLIGARE I DIRETTORI GENERALI DELLEASL AD APPLICARE LE NUOVE REGOLE" DICE Milano obbiamo aumentare l'assistenza do« miciliare per i malati terminali che hanno bisogno di cure palliative come l'alimentazione artificiale, l'antivomito, la curadelNella foto la debolezza. A casa questi pazienti possono esGuido sere curati meglio e i costi per il sistema sanitaFanelli, rio sono più bassi di quelli in ospedale». Questa professore all'università una delle priorità sulle quali bisogna ancora ladi Parma vorare, secondo Guido Fanelli professore ordinario in Anestesia, rianimazione e terapia Ripartizione per macroarea del dolore all'uniNORD CENTRO versità di Parma, 140 54 ma soprattutto 22% 57% presidente della commissione mi-SUD I-12 nisteriale che conZ °3 trolla l'attuazione 16% della legge 38 del -ISOLE 2010, che stabilisce 13 il diritto alla cura 5% ONP= Organizzazioni Non Profit della sofferenza. Fuste: Yirisku della Saluti Qual è il bilancio di questi 4 anni? «È positivo, non solo la nostra legge è all'avanguardia eviene copi ata da altri Paesi, ma soprattutto sta diventando un concreto aiuto per i malati terminali e i pazienti con dolore cronico. Pian piano le regioni si sono adeguate e adesso dovranno farlo leAsl e gli ospedali che inmolti casi sono in ritardo». I soldi per l'assistenza domiciliare e la piena attuazione della legge ci sono? «Circa 140 mil ionivengono destinati ogni anno alle cure palliative grazie ai cosiddetti obi ettivi di piano. Quello che manca, in alcuni casi, è la formazione e l'infonnazione di medici e dirigenti. Per esempio perché l'assistenza domiciliare non viene rafforzata? Troppi pazienti sono in ospedale o in hospice, mentre è ormai accer- LE ONP IN ITALIA 3. Sanità nazionale tato che a casa i malati, soprattutto quelliterm minali, possono essere curati meglio. Inoltre un paziente in un ospedale costa circa 500 curo al giorno, mentre l'assistenza domiciliare in alcune regioni, almeno il 40 per cento in meno». Dopo la legge 38 però il numero di pazienti assistiti a casa è aumentato? «Sì, questa legge ha già dato un importante contributo. Se prima della nonna morivano in ospedale circa70mila pazienti con tumore, nella rilevazione del 2012 si parlava di 45mila decessi. Eppure si tratta ancora di un numero importante. Questi pazienti non devono essere tenuti in ospedale ma a casa dove vivono meglio gli ultimi mesi o anni di vita». Quali gli altri problemi ancora non risolti? «Almenotre iprincipali.Innanzitutto le differenze di assistenza tra nord, dove grosso modo la rete funziona, e il sud Italia dove c'è ancora da fare. In secondo luogo c'è da risolvere il problema delle tariffe e per questo esiste già un tavolo di lavoro formato da 3 membri della Commissione damepresieduta, da5rappresentantidelle regioni e da uno del ministero delle finanze. Soprattutto le tariffe per le cure palliative sono da uniformare, perché oggi variano da regione aregione. Terzo punto, sarebbe auspicabil e che gli enti locali adottassero delle sanzioni peri direttorigenerali delleAsI che non si adeguano alla legge. Un metodo che mi pare efficace è quello adottato da regioni come Emilia Romagna, Toscana, Lombardia: se il manager non rispetta la normativa, non deve essere riconfermato». Quanti sono oggi i pazienti in carico al siste- Pagina 41 ma sanitario? «Quelli che entrano nel circuito delle cure palliative sono 270mila, di cui 1Imila bambini. Nel 96% dei casi si tratta di pazienti che hanno anche necessità di terapia del dolore. Deve contarecheprima dellalegge38, non si offriva aipazienti quasi nulla. La normativa ha affrontato il problema in modo sistematico. Imponendo obblighi a carico delle regioni e dando risposta ai pazienti cronici, la cui sofferenza dura da oltre tre mesi (per esempio, chi patisce il mal di schiena). Questi sono i più numerosi, soffre di dolore cronico il 26% degli italiani. I malati di cancro sono molti meno e tra i pazienti sottoposti a cure palliative e a terapia del dolore rappresentan ounapiccolapercentuale, i15% di coloro che hanno bisogno di cure». Le Asl sono in grado da sole di garantire l'assistenza a tutti? «Se da sole non hanno le forze si dovrebbe integrare l'assistenza pubblica con quella privata». L'assistenza domiciliare per questo tipo di pazienti è sempre gratuita? «Assolutamente sì. Nessuno deve pagare. Ma ancora pochi sono informati sulle novità introdotte dalla legge e su cosa comportano. Ancora buona parte dei cittadini e persino dei medici non sa nemmeno che la legge 38 esiste. E necessario continuare a fare informazione e formazione». (st.a.) 0 RIPRODUZIONE RISERVATA 3. Sanità nazionale Pagina 42 IL PUNTO N VISTA 1 "Più collaborazione fra Asi eterno settore èutileaipazienti e alla spesa pubblica" RAFFAELLA PANNUTTI, PRESIDENTE ANT: "L'ASSISTENZA DOMICILIARE COSTA MENO DELIA DEGENZA OSPEDALIERA MA ALCUNE AZIENDE SANITARIE, PENSANDO DI POTER FARE DA SOLE, NEGANO Al, NO PROFIT LE CONVENZIONI. POI PERÒ I MALATI CHIAMANO NOI PER RICEVERE LE CURE PALLIATIVE" Milano lcune Asl non vogliono convenionare i privati, dicono che cela fanno da sole, ma poi riceviamo tante telefonate di persone che non sanno a chi rivolgersi per ottenere l'assistenza ai parenti, magari malati terminali». È questa la denuncia di Raffaella Pannutti, presidente di Ant, una fondazione bolognese no profit che si occupa di cure palliativo e che opera in nove regioni, grazie ai suoi 250 medici, infermieri, fisioterapisti e psicologi e i 1600 volontari. «La legge 38 ha fatto tanto per i malati terminali e per chi soffre di dolore cronico - spiega Pannutti- Obbliga i medici e le Asl a preoccuparsi della cura del dolore e ha messo in primo piano i loro problemi, rendendo i medici e gli infermieri più consapevoli e in genere più preparati sul tema delle cure palliative». Eppure sottolineala presidente della fondazione Ant, enti locali e aziende sanitarie non sempre si sono deltutto adeguati allanorma. Questo nonostante l'assistenza domiciliare costi molto meno rispetto alle cure ospedaliere: «II nostro costo per assistereil paziente è di2.156 euro ognicento giorni (esclusi i farmaci che sono a carico del servizio sanitario). Mentre secondo una elaborazioneAgeing Society il costo medio diuna giornata di degenzain ospedale è di 780 giuro, comprensivo dei farmaci». Non si tratterebbe dunque di una questione di soldi, «ma della volontà di alcuni dirigenti locali che interpretano la collaborazione con il "no profit" come il fallimento del sistema pubblico». Sarebbe questo, insomma, un ostacolo importante allo sviluppo della collaborazione tra il sistema pubblico della sanità e la rete del non profit che può contare su tante associazioni e fondazioni in tutta Italia. ti con la sanità pubblica a livello locale. «A partire dal rinnovo annuale delle convenzioni, una sorta di spada di Damocle che pende sulla nostre teste», spiegano da Ant. La fondazione bolognese è solo una delle 250 organizzazioni "no profit" contate in Italia dalla Federazione Cure Palliative. Ma si tratta solo di una stima, i numeri forse sono maggiori. Queste realtà forniscono i servizi più disparati: dalla vera e propria assistenza domiciliare o in hospice, alla formazione dei volontari e dei professionisti. «Non vogliamo sostituirci al pubblico o tanto meno non desideriamo che la sanità diventipri vata - prosegue Raffaella Pannutti chiediamo solo che davanti ad alcune carenze, fondazioni come la nostra, con un'esperienza trentennale in questo campo, vengano coinvolte. Chiediamo una maggiore integrazione». Oggi il fatturato della fondazione bolognese Ant è di circa 20 milioni e beneficia solo al 15 per cento delle convenzioni con il sistema sanitario pubblico. Tutto il resto è ottenuto soprattutto grazie alle donazioni e ai contributi dei cittadini, tramite lo strumento fiscale del 5 per mille. Il nostro servizio - assicura il presidente Ant- è del tutto gratuito per il paziente». Dell'operato di questa fondazione, nata nel 1978 per iniziativa dell'oncologo Franco Pannuti, padre di Raffaella, così come di altre realtà, si parla anche nel rapporto sulle cure palliative che il ministero della Salute ha presentato al Parlamento afine 2012.Ant, è un operatoreimportante e nel 2013 ha assistito circa l Omila sofferenti di tumore in fase avanzata. Un numero in crescita del 4,2 per cento rispetto al 2012. «Tra i nostri pazienti otto su dieci (80 per cento) scelgono di morire a casa dove si trovano più a loro agio - spiega la presidente - quasi un venti per cento in più rispetto alla media nazionale (58 per cento)». Basso anche il numero di ricoveri durante la presa in carico domiciliare. «Non perché siamo ogni giorno a casa del paziente. - racconta Pannutti - Fare assistenza domiciliare non significa questo, ma essere presenti quando è necessario. Soprattutto per evitare che in caso di crisi respiratoria, vomito o altro, i parenti si spaventino e portino il malato in ospedale». La fondazione ha 21 équipe mediche (i cosiddetti ospedali domiciliari) sparse in nove regioni. In genere ogni medico del team, riesce a occuparsi in genere di una ventina di pazienti. «Siamo in grado di fare tutto ciò che serve per garantire l'Eubiosia, che in greco significa la buona vita, al paziente: si va dalla nutrizione artificiale, alla somministrazione di medicine, fino agli oppiacei» rac- Gli operatori del terzo settore incontrano ancora numerosi ostacoli nei rappor- 3. Sanità nazionale Pagina 43 contanodaAnt. Unaltroimportante servizio offerto ai pazienti, soprattutto in caso Sofferenti assistiti a domicilio dal 1985 al 31 dic.13 di malati tumorali, è l'assistenza alla famiglia. Se nella IN LINEA a i€,ß45 á al 31 dic . 2013 metà dei casi (57 per cento) queste attenzioni sono forASSISTITI .9b2 nel 2013 nite dal pubblico, le altre NUOVI INGRESSI I volte intervengono le asso6.470 nel 2013 ciazioni e le fondazioni che i DECEDUTI operano nel settore. «Siamo d.331* nel 2013 in grado di affiancare i famiTOTALE liari del paziente terminale ASSISTITI - afferma Pannutti - e (*) 78% a domicilio questo non è un compito meno importante». La fondazione Ant conta su Se l'assistenza ai malati 250 medici, infermieri, terminali e che necessitano fisioterapisti e psicologi, oltre di cure palliative e terapia a 1.600 volontari del dolore, in genere è migliore a nord, Ant lavora parecchio anche nel sud Italia: «La Puglia - conclude la presidente di Ant- si conferma la regione con il più alto numero di assistiti, con 4mila pazienti in cura a fine 2013 assistiti dalle nostre sei équipe locali. Segue l'Emilia-Romagna con 3.150 sofferenti». (st.a.) IL PROG O EUBIOSIA ANT 0 RIPRODUZIONE RISERVATA IL PERSONALE ANT IN ITALIA Al 31 dicembre 2013 DIPENDENTI Nella foto Raffaella Pannutti, presidente di Ant, una fondazione bolognese no profit che si occupa di cure palliative MEDICI INFERMIERI PSICOLOGI COLLABORATORI' FARMACISTI FISIOTERAPISTI NUTRIZIONISTI ASSISTENTE SOCIALE I a "Alcuni dirigenti locali interpretano la collaborazione con il no profit come il fallimento del sistema pubblico" dice Raffaella Pannutti 3. Sanità nazionale Pagina 44 i: f. I DI La fondazione bolognese segue 10mila persone in nove regioni Sono quasi 10mila i malati terminali di tumore assistiti in casa dalla Fondazione Ant Italia Onlus . Realtà del non profit che si occupa di cure palliatine e terapia dei dolore, nata a Bologna nel 1978 per iniziativa dell'oncologo Franco Pannuti. Ant opera in nove regioni grazie a 120 delegazioni che coordinano la raccolta fondi a livello locale e l'attività di assistenza domiciliare offerta dalle 21 équipe di specialisti attive 24 ore su 24. Si avvale di 400 professionisti (250 tra medici, fisioterapisti , psicologi) e di 1.600 volontari. In questo modo dal 1985 a oggi è riuscita ad assistere in modo gratuito 100mila pazienti. Oltre all'assistenza ai malati terminali Ant lavora perla prevenzione dei tumori. Ha offerto 75mila visite gratuite, consigliando l'intervento chirurgico al 10% delle persone visitate. Realizza campagne di informazione e si occupa di formazione e ricerca. Nella foto Raffaella Pannutti, presidente di Ant, una fondazione bolognese no profit che si occupa di cure palliative 3. Sanità nazionale Pagina 45 In lotta contro l 'aborto: a Roma la "marcia per vita" fi piazza Pietro 0ui,11111"% ,. - -,,. .R•-: milogiomm Redazione I rappresentanti di oltre cinquanta organizzazioni pro-vita attive in una ventina di Paesi, tra i quali - oltre agli Stati Uniti - Russia, Canada, Francia, Spagna, Polonia, Belgio, Malta, Croazia, Nuova Zelanda, parteciperanno oggi, alla IV Marcia Nazionale perla Vita. La grande mobilitazione pro-life partirà alle ore 9 da Piazza della Repubblica, per poi concludersi a Piazza San Pietro, in tempo per il Regina Coeli di Papa Francesco, che già nella passata edizione ha salutato calorosamente i parteci- panti, invitando «a mantenere viva l'attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto della vita umana sin dal momento del suo concepimento». A partire da quest'anno , la Marcia per la Vita sarà identificata con lo slogan "Per la vita, senza compromessi". In tal modo, il Comitato organizzatore dell'evento ha voluto chiarire che « la Marcia per la Vita contrasta fermamente ogni forma di legalizzazione dell'aborto e pertanto si prefigge non solo la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi inerenti la difesa della vita , dal con- cepimento alla morte naturale, ma anche la completa abrogazione della legge 194». «Con la manifestazione di Roma - dichiara Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia - vogliamo fare in modo che la realtà pro life italiana cresca e manifesti pubblicamente, ma riesca anche a cambiare le leggi attualmente vigenti ». Tra i cardinali e vescovi che hanno inviato lettere di adesione alla Marcia - che resta comunque « un'iniziativa non ecclesiale» - ci sono il card . Agostino Vallini (Vicario dei Papa per la diocesi di Roma), il card . Raymond Leo Burke (prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica), il card . Angelo Scola (arcivescovo di Milano ), e ancora i cardinali Velasio De Paolis . Francesco Coccopalmerio , Giovanni Lajolo , Renato Raffaele Martino, Andrea Cordero di Montezemolo e Antonio Maria Vegliò. Poi i vescovi Adriano Bernardini (Nunzio in Italia), Ignacio Carrasco de Paula (Accademia per la Vita), Luigi Negri (Ferrara), Simone Giusti (Livorno), Edoardo Menichelli (Ancona), e altri. II Totocalcio compie 68 anni e mostra tutti i suoi acciacchi 3. Sanità nazionale Pagina 46 cíbo-spazzatura continua fare vittime: si stringe l'alleanza tra medici e ambientalisti Redazione Le crociate contro il cibo spazzatura potrebbero vedere una "alleanza" tra medici e ambientalisti. Oltre ad essere deleteri per la salute, contribuendo alle epidemie di malattie croniche che fanno 30 milioni di morti l'anno nel mondo di cui molti evitabili, gli alimenti scarsi dal punto di vista nutrizionale sono anche quelli che hanno la maggiore "impronta ecologica", come ha dimostrato uno studio pubblicato dal Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics. I ricercatori francesi della Aix-Marseille Université di Marsiglia hanno individuato una lista di 391 cibi industriali e non, calcolando per ognuno l'impronta ecologica basata su tre fattori, le emissioni di CO2, quelle di sostanze che causano piogge acide e quelle di ioni che inquinano mari e fiumi. La qualità dal punto di vista nutrizionale è stata invece calcolata tramite il rapporto tra sostanze nutritive 'buone', come fibre, proteine e ferro, e quelle cattive, come sodio e zuccheri aggiunti. «Tutti i cibi con le maggiori emissioni - scrivono gli autori - hanno mostrato anche il punteggio minore per la qualità». Dei 56 cibi a base di carne, pesce e uova, ad esempio nessuno ha ottenuto un punteggio sufficiente in termini di sostenibilità ambientale, mentre dei 70 alimenti industriali con un alto tasso di grassi, sale e zuccheri solo due, i dessert a base di soia e la torta di semolino, sono risultati 'amici' dell'ambiente. "Bocciati" anche quasi tutti i piatti pronti, mentre tra i latticini un buon rapporto tra apporto nutrizionale e sostenibilità è raggiunto solo da latte e yogurt. Proprio la nutrizione errata, rileva l'Oms, è una delle cause principali di morte per malattie croniche non trasmissibili principali, cancro, diabete, malattie polmonari e cardiovascolari, la cui incidenza è in forte aumento in tutto il mondo. Nel 2010, ha calcolato l'agenzia, sono stati 28 milioni i decessi per i quattro "big killer", mentre in assenza di correttivi, che potrebbero essere molto efficaci nel diminuire questo peso, nel 2025 la cifra crescerà fino a 39 milioni. L'infusore di insulina scambiato per un cellulare, Mc Donald's sanziona il dipendente diabe"co 3. Sanità nazionale Pagina 47 °_ . L'esperimento di una start up innovativa Medici a vocazione soci* ale Offrire prestazioni sanitarie di qualità a condizioni accessibili per tutti e completamente gratuite per le fasce più deboli della popolazione. Questo l'obiettivo di molte iniziative dell'associazionismo non profit e del privato sociale, che si stanno sviluppando soprattutto nelle regioni del Nord. Ai nastri di partenza si presenta ora, nella città di Milano, anche il progetto Medici in famiglia (www.medicinfamiglia.it), una start up innovativa a vocazione sociale che opera in ambito medico e psicologico. «Vogliamo coprire uno spa- 3. Sanità nazionale zio di assistenza - sottolinea Paolo Colonna, socio fondatore dell'iniziativa - ponendoci tra il sistema pubblico, che rimane tra i migliori d'Europa per le emergenze e le gravi patologie, anche se con seri problemi per i tempi d'attesa, e la sanità privata, sempre meno accessibile nei costi». VISITE Tariffe agevolate al pubblico e completa gratuità per le fasce più deboli della popolazione Così, dallo scorso mese di febbraio, ha aperto i battenti un ambulatorio (in via Papi 20) che offre prestazioni di qualità in tutte le specializzazioni mediche, mentre una seconda parte del progetto prevede il coinvolgimento di una rete di sanitari, disponibili nei propri studi per un certo numero di ore settimanali e, per finire, come terzo punto di forza è stato attivato un set di servizi domiciliari, che riguardano la sfera educativa, psico-educativa, riabilitativa, fisioterapica e l'ostetricia. Le prestazioni vengono rese a tariffe ridotte (per esempio, 5o euro per una visita medica) grazie alla disponibilità di un buon numero di sanitari (oltre 5o quelli a oggi aderenti) e a sistemi di gestione innovativi. Vengono offerte, inoltre, visite mediche gratuite ai soggetti svantaggiati, rese possibili grazie alle donazioni e all'integrale reinvestimento degli utili derivanti dall'attività. «La formula della start up innovativa a vocazione sociale ci è sembrata la più aderente al modello che avevamo in testa - spiega Colonna -. E se il poliambulatorio rimane l'investimento inizialmente più importante, gli sviluppi maggiori possono derivare proprio dalla rete dei professionisti, che contiamo di espandere al più presto anche al di fuori della città di Milano, in ambito provinciale». E. Si. V7 AIPAOOUZIONEAISEAVATP Pagina 48 MED ICI NA NUCLEARE Allarme tecnezio in corsia di Patrizia Caraveo dispetto del nome, il Tecnezio non è un elemento creato dall'uomo. È stato scoperto nel A 1937 da Carlo Perrier ed Emilio Segré a Palermo e ha trovato buona accoglienza perché andava a colmare un buco nella tabella degli elementi in corrispondenza del numero atomico 43. Si pensò fosse il primo elemento prodotto artificialmente e, in effetti, il campione della scoperta era stato creato in laboratorio, bombardando molibdeno con nuclei di deuterio. Solo più tardi si capì che il tecnezio esiste in natura anche se è piuttosto raro poiché deriva dalla fissione spontanea di Uranio, ma poi decade e perde la sua identità. A scanso di equivoci, nel 1952 la sua presenza venne rivelata nello spettro della stella R Geminorum, a riprova che madre natura è perfettamente in grado di produrre l'elemento 43, anche senza passare dal molto più pesante Uranio. Il tecnezio è così raro perché è uno dei pochi elementi che non ha configurazioni stabili, tutti i suoi isotopi decadono e si trasformano in un altro elemento con tempi di dimezzamento che vanno da quattro milioni di anni a sei ore. È proprio il tecnezio dalla vita più breve, per essere precisi il tecnezio 99m, il protagonista delle 7omila scintigrafie che vengono eseguite ogni giorno in tutti gli ospedali del mondo. È uno straordinario ausilio diagnostico perché le tracce di Tecnezio, che vengono usate per gli esami, si legano a farmaci scelti ad hoc per depositarsi nell'organo da mappare. Aquesto punto la natura fa il suo corso e il tecnezio rapidamente decade liberando un raggio gamma che viene visto dai rivelatori che circondano il paziente. Immagini prese da angolazioni diverse permettono di creare la mappa 3D dell'organo, dell'osso, dei vasi sanguigni in esame. La popolarità del tec- É chiamato elemento 43, e raro, non ha configurazioni stabili, tutti i suoi isotopi decadono e si trasformano in un altro elemento 3. Sanità nazionale nezio sta proprio nel suo rapido decadimento, che fa sì che venga eliminato senza lasciare traccia. Peccato che dipendere da un elemento che svanisce in poche ore sia un incubo gestionale. Se a mezzanotte abbiamo loo unità di tecnezio 99m, alle sei delmattino ce ne saranno So, amezzogiorno 25, e alla mezzanotte successiva sei. La tecnica di produzione classica richiede l'esposizione di Uranio ad un robusto flusso di neutroni per causare la fissione che produce, tra l'altro, molibdeno 99 radioattivo che poi decade nel tecnezio 99. In effetti è il molibdeno che viene impacchettato e spedito agli ospedali per l'ottimo motivo che il suo tempo di decadimento è di 66 ore e questo facilita il trasporto in contenitori chevengono chiamati scherzosamente moly cow (mucca di molibdeno), un nome che ricorda l'esclamazione irriverente holy cow. Dalle moly cow nei laboratori degli ospedali viene munto, a intervalli regolari, il tecnezio prodotto dal decadimento del molibdeno. Una catena complessa che parte dagli Usa, che forniscono l'Uranio, ma che poi si dirama in Europa, in Canada, in Sud Africa ed in Australia dove ci sono i centri di produzione. Per quanto possa sembrare incredibile, tutto il tecnezio usato nel mondo viene prodotto da una manciata di reattori nucleari e ogni volta che uno di questi chiude per manutenzione, oppure si verifica un guasto, il panico serpeggia nei reparti di medicina nucleare che si devono attrezzare per affrontare crisi di approvvigionamento. Bisogna notare che gli Usa, che utilizzano un quarto del tecnezio mondiale, non hanno nessun impianto di produzione. È una situazione delicata che non sembra destinata a migliorare dal momento che i reattori sono vecchiotti e i due più grossi chiuderanno tra il 2o16 e il 2o22. A questo punto, si inseriscono serie considerazioni economiche: essendo prodotto in reattori destinati alla ricerca, il tecnezio ha goduto di finanziamenti pubblici che hanno calmierato i prezzi. Una produzione puramente commerciale farà lievitare i costi in modo molto consistente, le stime sono incerte, ma i prezzi potrebbero decuplicarsi. La crisi ha fatto nascere delle startup del tecnezio che vogliono utilizzate metodi alternativi senza uranio oppure senza reattori nucleari. Speriamo che ce la facciano, altrimenti il 2016 sarà un anno di crisi per la medicina nucleare. Niente tecnezio, niente scintigrafie e i danni alla salute sarebbero ingenti. Pagina 49 E1.En: mediŒileinUsa,industriainAsia così i laser raddoppiano i loro mercati LE STRATEGIE DEL GRUPPO FONDATO E GUIDATO DA LEONARDO MASOTTI: FINO AL 14% DEI RICAVI (CRESCUTI L'ANNO SCORSO DEL 4,1%) INVESTITI IN R&S. LA NUOVA FRONTIERA SONO LA MEDICINA ANTI-AGING E I RESTAURI. L'IMPEGNO SUGLI AFFRESCHI DI POMPEI Gloria Riva Milano Italiaèilpaesedellacultura e allora sfido gli imprenditori: che state aspettando?», diceva a marzo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ri ferendosi all'ennesimo crollo di Pompei, ignaro di aver perso in partenza la sfida appena lanciata. Già, perché un imprenditore che su Pompei ha deciso diinvestirec'è. Si chiamaLeonardoMasotti, romagnolo di Faenza, professore universitario dielettronica all'Università di Firenze e fondatore nel 1981 di una fra le più dinamiche aziende d'Italia, la E1.En, società quotata in Borsa che produce laser utilizzati in medicina, industria e restauro. «A giugno dell'anno scorso abbiamo messo a punto un laser per pulire gli affreschi della Villa deiMisteri, aPompei».Illaser costa decine di migliaia di euro, ma Masotti, inguaribile sostenitore dell'arte italiana, ha deciso di affittarne 5 esemplari al sito archeologico a un prezzo di favore: «Ammortizziamo i costivendendo la stessa macchina all'estero. Contribuire alla riqualificazione di Pompei per noi comporta anche un ritorno d'immagine importante. Il nostro esempio dovrebbe convincere la politica a favorire questo tipo di connubio», spiega Masotti. Le raffigurazioni femminili della Villa dei Misteri stanno ri prendendo forma e colore, strappate all'incuria che le ha sepolte per decenni, al materiale depositato dall'eruzione del Vesuvio e ai pasticci di chi ha tentato di proteggere gli affreschi con sostanze chimiche corrosive. La potente macchina progettata da Masotti, al contrario, è statapensata appositamente per colpire con la luce gli affreschi e rimetterli a nuovo. Con un certo orgo- 8. La Ricerca glio Masotti definisce il laser un bene dell'umanità, affermazione che si sposa bene con quell'immagine di imprenditore-ricercatore illuminato che lo contraddistingue. Quando giovanissimo inventò il primo cardiotocografo, un'apparecchiatura che monitora il livello di ossigeno del feto durante il travaglio per preservare lafunzional ità del cervello del nascituro, non pose alcunbrevetto sullasuacreatura: «Molte aziende lo copiarono e grazie a questo apparecchio sono nati milioni di bambini sani», dice il professore, che con la sua E1.En è riuscito ad arrivare dove molti hanno fallito. Il merito di Masotti, infatti, è quello di aver compiuto quel trasferimento tecnologico che manca a molte aziende italiane, incapaci di applicare le innovazioni della ricerca scientifica all'industria. Masotti oggi mantiene la sua cattedra in università e la poltrona di presidente del comitato scientifico della società, mentre il presidente del consiglio di amministrazione è Gabriele Clementi, ex allievo del professore. Per entrambi lapriorità è investire in ricerca e sviluppo, in cui la società spende fra l'8 e il 14% del fatturato, ma anche sapere come va il mondo. Ad esempio, in Asia E1.En propone soprattutto laser industriali che rivanno per la maggiore, mentre negli Stati Uniti sono i laser applicati allamedicina afare laparte del leone. La strategia sta funzionando benissimo: la società ha chiuso il 2013 con un fattura- to di 157,4 milioni di euro (più 4,1%) e prevede di crescere altrettanto quest'anno. Addirittural'ebit, a 9,6 milioni, è migliorato del 28,2%. L'obiettivo è continuare di questo passo almeno fino al 2016, dal momento che gli investimenti mondiali nel settore del laser sono costantemente in crescita: erano 2,6 miliardi di dollari nel2010 e saranno 6,7 miliardi fra due anni. Già nel 2014 la società potrebbe anche mettere apunto acquisizioni di società strategiche in paesi esteri che stanno dimostrando sempre maggior interesse perla tecnologia dellaluce. Poco più di un anno fa E1.En, attraverso la sua società collegata negli StatiUniti, Cynosure, ha siglato un accordo definitivo con Palomar Medicai Technologies, colosso nel settore dei laser, per rafforzare una partnership iniziata molto tempo prima. Il fatturato combinato delle due aziende nel2012 è stato superiore ai 234 milioni di dollari con il 70% del realizzato in Nord America e il 30% nei mercati internazionali. E1.En, leader indiscusso nel settore, è a capo diungruppo che conta trentadue controllate, con 960 dipendenti, distribuiti per metàinltalia, lasede principale è a Calenzano (vicino Firenze), ma ce n'è una anche a Varese e una terza a Napoli, e gli altri si trovano nelle controllate estere, sparse in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, passando per Cina, Francia e Germania. Lasocietàsièlasciataallespalle la crisi e per dare un segnale di ottimismo e fiducia ha deciso poco meno di due settimane fa di concedere unamensilitàinpiù ai 200 dipendenti di Firenze. Qui lavorano 55 ingegneri, ricercatori e una parte di addetti alla produzione che creai particolari più hi-tech dei laser E1.En, mentre i componenti meno sofisticati vengono realizzati in outsourcing. Il punto di forza della società, restala ricerca in campo medico e chirurgico: «E' partendo da qui che si possono ottenere i risultati migliori anche in tutti gli altri settori - spiega Masotti - L'asticellain campo medico è così alta, che ci permette di accumulare competenze e conoscenze uniche, successivamente sfruttabili anche in altri ambiti». Oggi la luce dei laser fiorentini interviene addirittura sulle corde vocali, che sono composte da veli delicatissimi che vibrano al passaggio dell'ari a. Pagina 50 ELEN Dati di bilancio in milioni di euro FATTURATO 157,4 151,2 137,4 132,6 Qui sopra, Leonardo Masotti fondatore e numero uno di EI.En EBITDA 9,6 7,5 5,1 0 '11 '12 '13 I Acciai convenzionali, inox, leghe di alluminio e ottone nonché il titanio. La maggior parte dei materiali metallici ha delle buone caratteristiche per il taglio laser Tagli e incisioni di altissima precisione, meno scarti, meno polvere e bordi senza sfrangiature, sono solo alcuni dei vantaggi della tecnologia laser applicata ai tessuti Dagli oggetti in vetro di uso quotidiano, come i bicchieri, fino alle lenti. La tecnologia laser permette di incidere scritte senza modificare le proprietà I. ANTI l' I , 101 L'ultima innovazione è il Tocco di Monna Lisa L'ultima innovazione si chiama Monna Lisa Touch e riduce i disturbi post menopausa rigenerando i tessuti vaginali: «La macchina è stata testata nel 2013 in numerosi ospedali italiani su oltre 500 pazienti e i risultati sono " esplosivi" per quanto riguarda la qualità della vita delle donne , che possono finalmente tornare a una vita normale , anche nel rapporto di coppia . I medici che arrivano dall'estero per valutare questo laser non credono ai loro occhi , la mucosa e il tessuto vaginale sono simili a quelli di una ragazza ». Più passano gli anni, più la tecnologia laser risolve problemi legati all'invecchiamento: «Forse è la luce la fonte dell'eterna giovinezza », scherza , ma non troppo, il professore. 8. La Ricerca Pagina 51 Comeœrhaportato il nucleare dalle centrali alla diagnostica DOPO LA FINE DEI PROGRAMMI ENERGETICI IL GRUPPO ROMAGNOLO È RIPARTITO DAZERO E OGGI È UNO DEI PRIMI AL MONDO NEGLI IMPIANTI PER L'USO DI RADIOFARMACI. ORA CHE HA CHIUSO DUE ACQUISIZIONI ALL'ESTERO PENSA ALLA BORSA Enrico Miele Bologna na "sartoria della meccanica" abituata a maneggiare nontessutima atomi. Facendo affari d'oro con impianti all'avanguardia nel campo della medicina nucleare. Settore di nicchia, in cui la ravennate Comecerproduce da decenni sistemi per la gestione dei radiofarmaci. E dopo aver superato i 43 milioni di fatturato, grazie all'acquisito due concorrenti stranieri, l'azienda-sotto la guida della famiglia Zanelli - ora sogna lo sbarco a PiazzaAffari. La "scintilla" scatta negli anni Ottanta, quando il referendum sancisce la fine del nucleare in Italia. Per Comecer, fino a quel momento fornitore di tecnologie per l'Agenzia Nucleare Italiana, è un trauma: «In poco tempo passammo da un giro d'affari di quattro miliardi di lire a zero» racconta l'ad Alessia Zanelli, 38 anni, figlia del fondatore Carlo (oggi presidente). Con l'addio alle centrali, la Comecer decide di trasferire subito know how e tecnologie nel campo medicale. Nicchia allora inesplorata. Arruolati chimici e ingegneri, la ditta si lancia nella messa a punto di impianti high tech legati all'uso dei radiofarmaci. Macchinari all'avanguardia anche per la loro sicurezza, oggi usati nei laboratori di tutto il mondo, dalle multinazionali farmaceutiche agli ospedali, fino ai centri di ricerca di Harvard e Stanford. «Proteggiamo gli operatori dalle radiazioni e i farmaci dalle contaminazioni esterne. In questo siamo leader nel mondo» raccontaconorgoglio laZanelli, che ha iniziato, poco più che ventenne, la carriera nell'azienda di famiglia (che controlla il 70% di Comecer). Nella medicina nucleare, spiega, la concorrenza con gli Usa si gioca a parti invertite («la qualità dei loro prodotti è un po' più bassa»). Per Comecer il salto definitivo è arrivato pochi anni fa, quando il Fondo Italiano d'Investimento stacca un assegno da 7,5 milioni in cambio del 33% del capitale (altri finanziamenti per 3,5 milioni sono poi arrivati da Sace). «Così abbiamo U 8. La Ricerca concluso due decisive acquisizioni che da soli non avremmo mai avuto laforzadifare». Soldifreschi, chenel 2012, inbarba alla crisi, permettono di avviare lo shopping di concorrenti in Olanda (Veenstra Instruments) e Repubblica Ceca (Vitrae Czech). Aggiungendo col tempo al portafoglio nuove produzioni, dagliisolatoriperiltrattamento dimateriali tossici alle attrezzature per lo smaltimento di sostanze radioattive in impianti nucleari dismessi. La sede storica è a Castel Bolognese, nel ravennate. Poi ci sono le filiali, sparse tra Miami e Mumbai, passando per la Cina (con 280 dipendenti e un tasso di export al 90%). L'innovazione e la ricerca sono un chiodo fisso per cui si spendono quasi quattro milioni all'anno. «Stiamo realizzando negli Usala prima linea al mondo per la produzione di un farmaco per la diagnosi precoce del Parkinson». E in Russia «impianti di isolamento dove ven- gono trattate cellule staminali». Il tutto "made in Italy": «Siamo orgogliosi. Quando molti andavano all'estero, noi abbiamo rischiato tutto investendo in nuovo sito produttivo in Italia. Restare qui era decisivo e ci ha ripagato». Visti i risultati, e la necessità di nuovi finanziamenti per sostenere lo sviluppo, la Zanelli ora sta studiando l'entrata in Borsa: «Sogno tra due anni la quotazione. Nell'attesa, ci aspettiamo un 2014 brillante. Lo scorso anno abbiamo chiuso in utile ma possiamo dare di più». Il budget prevede un fatturato di 56 milioni. «Non sentiamo la crisi e per fortuna continuiamo a crescere, soprattutto all'estero dove l'health care non soffre». L'unica nota dolente è il mercato italiano, dove «gli investimenti sulla ricerca sono pochi e lavorare con gli enti pubblici è un disastro perché le Asl non pagano». O RIPRODUZIONE RISERVATA COMECER Fatturato in milioni di euro 48,7 43,2 F Qui sopra, Alessia Zanelli, ad di Comecer e figlia del presidente Carlo, fondatore della società 34,6 32,2 31,8 '09 '10 '11 '12 Qui a destra, una macchina utilizzata nella medicina nucleare: sono tecnologie adottate nei laboratori e nei centri di ricerca più avanzati '13 Pagina 52 Scoprire le proprie origini si fa strada uno strumento nuovo grazie alla ricerca britannica Redazione Un gruppo di scienziati britannici ha trovato un modo per rispondere al quesito di sempre: da dove veniamo? Questo sarebbe possibile con un test del dna che permette di scoprire le proprie origini tornando indietro di mille anni nella discendenza familiare e di localizzare, in certi casi risalendo perfino al villaggio di provenienza, dove vivevano i propri antenati. Il test, descritto sulla rivista "Nature Communications", si chiama Geographic Population Strutture (Gps) ed è stato messo a punto da Eran Elhaik, dell'università di Sheffield. Il metodo, basato su un algoritmo, consente di legare le caratteristiche genetiche al territorio di appartenenza, "seguendo" anche i possibili spostamenti compiuti da una etnia o un gruppo umano nei secoli, per esempio dopo migrazioni o guerre. Come hanno spiegato gli scienziati di Sheffield, che hanno realizzato lo studio in collaborazione coi colleghi dell'University of Southern California e con alcuni ricercatori italiani, l'innovativo sistema lavora come una sorta di navigatore satellitare, perché permette di trovare la strada verso "casa", o meglio la casa dei propri avi. Secondo Elhaik, il suo "Gps" può essere usato da chiunque in ogni parte del mondo, sebbene ci possano essere margini di errore quando i nonni arrivano da due zone completamente diverse. II Totocalcio compie 68 anni e mostra tutti i suoi acciacchi 8. La Ricerca Pagina 53 Staminali: fatti, promesse e rischi venerdì 9 maggio, alle ore 17.00, presso l'Aula Magna di Ateneo, Monte Dago, Ancona si terrà l'incontro su «Staminali: fatti, promesse e rischi» con Gilberto Corbellini, Ordinario di Storia della Medicina, Sapienza Università di Roma e Elena Cattaneo (Ordinario di Farmacologia, Università di Milano e senatrice a vita), coordinati da Gonzalo Miranda (Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma) 8. La Ricerca Pagina 54
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