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REVIEW Premessa Nel 1989 Haywood introdusse la prima tecnica di sbiancamento dentale (1). Da allora si è assistito ad una vera proliferazione di nuovi sistemi e materiali, tale che oggi il clinico si trova in grande imbarazzo quando deve scegliere il prodotto o la procedura più appropriati. Scopo di questo lavoro è fare il punto sullo stato dell’arte e porre chiarezza sulle basi biologiche e gli effetti clinici delle procedure di sbiancamento. Procedure di sbiancamento: basi biologiche ed effetti clinici Attilio Muscio*, Luca Dalloca*, Gregory Brambilla* *Libero professionista Discromie Non si può parlare di sbiancamento se prima non si spiegano le cause delle discromie dentali, classificate in estrinseche e intrinseche. Le discromie estrinseche sono provocate da sostanze pigmentanti che si legano alla superficie esterna del dente mediante deboli forze (Van der Walls, elettrostatiche, legame idrogeno, etc.). Gli agenti coloranti sono cibi e bevande contenenti tannini (tè, caffè, liquirizia, vino rosso, etc.), fumo, collutori a base di clorexidina, sanguinarina e fluoruro stannoso e, infine, la placca e il tartaro (2). Tali decolorazioni possono essere rimosse o controllate con tecniche e strumenti di igiene orale professionale e domiciliare molto semplici ed economici, quali detartrasi, detersione con bicarbonato di sodio micronizzato, spazzolino elettrico, etc (3). Le discromie intrinseche sono causate da agenti cromogeni all’interno dello smalto o della dentina, cui possono legarsi in fase pre-eruttiva o post-eruttiva. Le discromie intrinseche pre-eruttive sono imputate a tetraciclina, fluorosi, disordini ematologici o amelogenesi e dentinogenesi imperfette (2). La tetraciclina è un antibiotico che, se Q IL BACKGROUND: Nel 1989 Haywood introdusse la prima tecnica scientifica di sbiancamento dentale. Da allora si è assistito a una vera proliferazione di nuovi sistemi e materiali, tale che oggi il clinico si trova in grande imbarazzo quando deve scegliere il prodotto o la procedura più appropriati. Gli effetti dello sbiancamento sui tessuti duri e molli sono stati indagati da numerosi studi che riportano tuttavia risultati contraddittori. Scopo di questo lavoro è fornire un razionale per la scelta dell'uno o dell'altro sistema sbiancante e porre chiarezza sulle basi biologiche e gli effetti clinici delle diverse procedure. Q LE PROBLEMATICHE: Le discromie dentali causate da invecchiamento, fluorosi, tetracicline, traumi e terapie canalari sono trattate mediante sbiancamento con perossido di carbammide o perossido di idrogeno. Le tecniche disponibili sono quella domiciliare (home bleaching), quella professionale (power bleaching) e, per i denti devitali, quella ambulante (walking bleaching). Gli effetti dei perossidi sullo smalto sono demineralizzazione superficiale e riduzione della microdurezza che, cessato lo sbiancamento, ritornano gradualmente verso i valori iniziali per l'azione remineralizzante della saliva. Gli effetti sulla dentina, se aggredita direttamente, sono aumento della permeabilità e modificazioni meccaniche. La conseguente denaturazione, a livello radicolare, può provocare riassorbimenti esterni. Gli effetti sui tessuti molli e sulla polpa sono, rispettivamente, gengivite marginale e ipersensibilità, ambedue transitori e rapidamente reversibili. Q LE CONCLUSIONI: Lo sbiancamento domiciliare è la procedura più efficace e duratura poiché l'agente sbiancante, applicato per lungo tempo, penetra più in profondità. E' privo di seri o permanenti effetti collaterali sia su smalto che dentina. Lo sbiancamento professionale, con o senza lampade attivanti, ha minore durata ed efficacia, soprattutto sulle discromie gravi, ma è utile quando il paziente è poco collaborante o esige risultati in breve tempo. Lo sbiancamento ambulante dei denti devitali ha durata e risultati meno predicibili. Il risultato è mantenibile con sbiancamento domiciliare. Richiede una tecnica rigorosa, pena riassorbimenti radicolari. Anno I - n°4 - novembre 2007 7 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Foto 1 Discromia da tetracicline trattata con sbiancamento domiciliare con perossido di carbammide a percentuali dal 10 al 20% per 2 mesi. Si noti la differenza di colore con le corone provvisorie su 15 e 25. PUNTO CHIAVE Nel II o III trimestre di gravidanza o nei primi 7-8 anni di vita, le tetracicline provocano discromie e scanalature. 8 assunto nel secondo o terzo trimestre di gravidanza o nei primi 7-8 anni di vita, provoca colorazioni giallo- grigiastre e, nei casi più severi, bande grigio-blu scure talvolta associate a scanalature displastiche dello smalto. Tali discromie originano da complessi calcio-tetraciclina che interferiscono con la formazione del dente; ne derivano pigmentazioni smalto- dentinali profonde che sono tra le più difficili da sbiancare (Fig. 1). La fluorosi è un’intossicazione cronica da fluoro. A livello dentale provoca difetti di mineralizzazione dello smalto che si presentano comunemente come aree d’ipocalcificazione bianco-gessose o brunastre, trattabili, a seconda della gravità, con microabrasione o sbiancamento chimico. I disordini ematologici e l’amelogenesi oppure dentinogenesi imperfette sono patologie molto rare che provocano discromie e alterazioni dentali tali da essere molto difficilmente risolvibili con semplice sbiancamento. Le discromie intrinseche post-eruttive sono causate da traumi, terapie endodontiche incongrue, cementi canalari, amalgama e invecchiamento (2). I traumi dentali possono causare emorragie pulpari con formazione di precipitati della catena della coagulazione (solfuro ferrico) che, fissatisi all’interno dei tubuli dentinali, Anno I - n°4 - novembre 2007 rendono più scuro il dente. Se la polpa va in necrosi, la decomposizione dei pigmenti ematici causa ulteriore decolorazione. I pigmenti ematici possono residuare anche da insufficiente rimozione del materiale pulpare durante una terapia canalare. Alcuni cementi canalari e l’amalgama nel corso del tempo si ossidano, liberando composti pigmentanti. L’invecchiamento, infine, con la graduale obliterazione della camera pulpare e dei tubuli dentinali per apposizione di dentina secondaria più scura, e con la progressiva usura e assottigliamento dello smalto, provoca, rispettivamente, l’innalzamento del croma (aumento di intensità della tinta base) e l’abbassamento del valore (diminuzione della luminosità). (Fig. 2). Meccanismo dello sbiancamento chimico Lo sbiancamento chimico dei denti è il trattamento d’elezione e più conservativo delle discromie intrinseche. Anche quando questo non produce risultati soddisfacenti, può considerarsi come trattamento migliorativo di terapie più invasive, quali faccette o corone. I prodotti sbiancanti attualmente disponibili in commercio sono tutti a base di REVIEW perossido di idrogeno o perossido di carbammide. Quest’ultimo, a sua volta, è formato da perossido di idrogeno (circa un terzo del totale) e urea (= carbammide) che ha funzione di stabilizzare il composto, rallentare il rilascio di ossigeno vivo e mantenere il pH a valori medi. Il perossido di idrogeno è un potente agente ossidante in grado di attraversare lo smalto grazie al basso peso molecolare. Quando incontra i gruppi cromofori presenti nelle sostanze pigmentanti, si scinde con una reazione del tipo 2 H2O2 → 2H2O + O2. Si libera così ossigeno nascente che rompe i legami dei gruppi cromofori. Questi, a loro volta, per la maggiore solubilità, vengono svincolati ed eliminati (3,4,5). La reazione è accelerata dalla luce e dal calore (6) (per questa ragione i gel sbiancanti devono essere conservati in frigo). La decomposizione e l’azione del perossido di idrogeno è tanto più rapida quanto maggiore è la sua concentrazione (5). Le diverse tecniche Gli sbiancamenti dentali possono essere divisi in esterni e interni: i primi sono eseguiti a casa dal paziente (sbiancamento domiciliare) o in studio dal dentista (sbiancamento professionale); i secondi si eseguono soltanto in studio, ma su denti devitali. Sbiancamento Domiciliare Lo sbiancamento domiciliare classico (home bleaching) consiste nell’applicazione di un gel a base di perossido di carbammide a percentuali variabili dal 10 al 22% (4) con l’ausilio di una mascherina in acetato personalizzata. Il tempo e la durata di applicazione variano in base alla percentuale di perossido utilizzata e al grado di sbiancamento che si vuole ottenere: il gel al 10% si usa per 8h al giorno (7) e quelli a percentuali più alte per 4-5 ore (5). La concentrazione maggiore di perossido riduce solo il tempo di applicazione senza influire sull’effetto sbiancante finale (5, 8). Ad una maggiore concentrazione del prodotto si associa aumento della sensibilità dentale (9). Il trattamento potrà durare da 2 a 4 settimane, potendolo protrarre nei casi più difficili (tetracicline) a 2 mesi e oltre; secondo alcuni autori non si dovrebbero superare i tre mesi, secondo altri non ci sarebbe alcun problema fino a sei mesi di trattamento (10). La durata dell’effetto sbiancante è di circa 5-6 anni. Facendo brevi richiami, il risultato può essere mantenuto molto più a lungo (3); il paziente, infatti, conserva le mascherine e abbisogna del solo gel sbiancante. Questo è uno dei principali vantaggi della tecnica di sbiancamento domiciliare. Il trattamento presuppone collaborazione del paziente; l’attività tabagica e l’assun- PUNTO CHIAVE Le tecniche di sbiancamento si suddividono in domiciliari e professionali. PUNTO CHIAVE La maggiore concentrazione del gel sbiancante riduce il tempo di applicazione senza influire sul risultato finale. Foto 2 Discromia da invecchiamento trattata con sbiancamento domiciliare con perossido di carbammide al 10% per 3 settimane. Anno I - n°4 - novembre 2007 9 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE PUNTO CHIAVE L’effetto dello sbiancamento domiciliare dura 5 o 6 anni, ma è allungabile con opportuni richiami. PUNTO CHIAVE Da tempo sono in commercio prodotti OTC dedicati al trattamento “fai da te”. 10 zione di bevande pigmentanti, se presenti, devono essere sospese o molto ridotte. Durante lo sbiancamento domiciliare aumenta la permeabilità dentinale, rendendosi possibile penetrazione degli agenti ossidanti in dentina e polpa; in conseguenza di ciò, frequentemente si registra sensibilità dentale che passa generalmente dopo 48 h dall’interruzione della terapia (11,12). L’applicazione di fluoro, prima e dopo ogni tipo di sbiancamento riduce significativamente tali effetti collaterali (1,3). L’ipersensibilità è oltremodo ridotta con l’inserimento di nitrato di potassio e fluoruri all’interno dello stesso gel sbiancante (es. Opalescence PF) (4,14). Da qualche tempo sono disponibili sul mercato prodotti da banco OTC (Over The Counter) per trattamenti fai-da-te. Un esempio sono le strip con perossido di idrogeno al 6% (es. Whitestrips) da indossare 1h al giorno per 15 giorni circa. Il risultato è tuttavia limitato e dura molto meno (6 mesi circa) della tecnica domiciliare classica. La breve durata del risultato può talora creare vera e propria dipendenza che, nei paesi anglosassoni, è già stata catalogata col nome di “bleachorexia”, cioè dipendenza da bleaching (sbiancamento). La mancanza di diagnosi professionale di eventuali controindicazioni (recessioni, presenza di restauri, gengivite o ipersensibilità dentale) e i modesti risultati rendono pertanto sconsigliabile l’uso dei prodotti Over The Counter. Sbiancamento professionale Lo sbiancamento professionale, detto “power bleaching”, si attua applicando direttamente sulla superficie vestibolare dei denti, per circa 1 ora 2-3 giorni consecutivi, gel ad alte percentuali di perossido di idrogeno (35-38%). La sua introduzione è stata motivata dalle maggiori esigenze dei pazienti che spesso domandano trattamenti sempre più rapidi Anno I - n°4 - novembre 2007 e richiedenti minore collaborazione. Il “power bleaching”, per la breve durata del trattamento, dovrebbe potere essere eseguito anche sui soggetti fumatori o sui forti consumatori di bevande pigmentanti. Tuttavia, le case produttrici avvertono di attenersi, nei 15 giorni successivi alla terapia, agli stessi consigli alimentari che valgono per il trattamento domiciliare. L’azione di questi potenti gel sbiancanti sarebbe ulteriormente aumentata con l’utilizzo di LASER, lampade LED e alogene, in virtù del della foto-catalizzazione della reazione di degradazione dell’H 2 O 2 (6,15). Secondo altri autori (14,16) l’azione dei gel senza fotocatalizzazione è uguale, se non addirittura superiore, poiché in essi è sempre già presente un catalizzatore che sarebbe il principale attivatore della reazione. La luce riduce il tempo di trattamento (16) ma, a causa del calore prodotto da alcune lampade, gli effetti collaterali possono accrescersi, con aumento della sensibilità dentale fino a infiammazione della polpa (12). In ogni caso, si sconsiglia il ricorso alle lampade LASER e Plasma, ovvero tutte quelle che producono molto calore (6). La breve durata del trattamento “power bleaching” (1 h) fa sì che l’agente sbiancante penetri meno in profondità; lo sbiancamento professionale è conseguentemente meno efficace e duraturo (2-3 anni) rispetto a quello ottenuto con tecnica domiciliare, a fronte di costi per il professionista molto più alti (impegna la poltrona per svariate ore e richiede tecnologie più costose) (Fig. 3). Recentemente le case produttrici di sbiancanti e alcuni ricercatori (14), per potenziarne gli effetti, hanno proposto l’associazione dello siancamento professionale a quello domiciliare eseguito in forma semplificata; i miglioramenti che in questo modo si ottengono giustificano soltanto parzialmente l’aumento, significativo, dei costi e la complessità delle procedure cliniche adottate. REVIEW Foto 3 Risultato dopo una seduta di Power Bleaching e foto-catalizzazione con lampada alogena. Sbiancamento ambulante dei denti devitali Lo sbiancamento interno si effettua sui denti devitali. Si realizza con gel a base di perossido di idrogeno o carbammide, entrambi ad alte percentuali, o con una pastella - meno pratica e, forse, meno efficace (3) - ottenuta miscelando perborato di sodio con H2O2 dal 3 al 35% (130 volumi) (17,18,19). L’agente utilizzato viene lasciato dentro la cavità pulpare e rinnovato ogni 3-7 giorni per non più di 3-4 volte; si parla in questo caso di sbiancamento ambulante (walking bleaching). Diversamente, si possono fare applicazioni in un’unica seduta con tecnica tipo power bleaching, ma con risultati che richiedono più prolungata valutazione. Lo sbiancamento interno presenta, soprattutto se eseguito con tecnica incongrua, grave rischio di riassorbimento esterno della radice (18,19) che può avvenire da 1 fino a 7 anni dopo il trattamento (3). Il rischio aumenta notevolmente se si catalizza la reazione col calore (applicazione ripetuta di strumento riscaldato su fiamma, lampade al plasma, laser, etc.), ma quest’ultimo fatto è ormai acquisito da tutta la letteratura (18). Per ridurre al massimo i rischi di riassorbimento esterno è necessario assicurarsi il buon sigillo dello spazio endodontico o isolarlo con un fondino posto a livello PUNTO CHIAVE Lo sbiancamento ambulante presenta il rischio di riassorbimento esterno della radice fino a 7 anni dopo il trattamento. Foto 4 Esempio di fondino per sbiancamento interno. della giunzione amelo-cementizia ripetendone l’andamento sinuoso più coronale nei versanti interprossimali (3); in ogni caso non si dovrà mai porre il materiale sbiancante più apicalmente alla cresta ossea alveolare (Fig. 4). Infine, alcuni autori (3,18) consigliano di non usare gel a base di perossido di idrogeno con percentuali superiori al 30%, anche se alterazioni strutturali della dentina sono rinvenute pure a basse percentuali (26). È razionale supporre che non tanto la percenAnno I - n°4 - novembre 2007 11 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE PUNTO CHIAVE Per i restauri adesivi bisogna attendere 15 giorni perché il trattamento riduce l’adesione sullo smalto e sulla dentina. tuale del gel sbiancante quanto la sua scorretta applicazione sia il principale fattore di rischio per i riassorbimenti radicolari. Si ricordi che rispondono poco le discromie causate da amalgama o sali metallici, rispondono leggermente di più quelle da pasta iodoformica e cementi vari, rispondono meglio quelle da emoraggia o necrosi (Fig. 5, 6). La durata dello sbiancamento interno è meno predicibile rispetto allo sbiancamento esterno (17). Con un’appropriata terapia di mantenimento (sbiancamento domiciliare) è possibile tuttavia controllare o limitare le eventuali recidive (3). Generalità per ogni tipo di sbiancamento Dopo lo sbiancamento si dovrebbero aspettare almeno 15 giorni prima di ese- guire restauri adesivi, poiché il trattamento riduce l’adesione sia sullo smalto che sulla dentina (31,32). Inoltre, il colore dei denti si stabilizza dopo 6-8 settimane. Lo sbiancamento chimico produce effetti solo sui tessuti dentari, lasciando inalterato il colore dei restauri presenti. (Fig. 7). Effetti sullo smalto Uno studio del 2006 di Duschner e coll. (20) condotto su denti sbiancati in vitro con Whitestrips (sbiancamento domiciliare rapido) contenenti H2O2 al 6-6,5% ha evidenziato l’assenza di effetti significativi sia superficiali che profondi sulla struttura e microdurezza dello smalto. Al contrario, un altrettanto recente studio di Efeoglu e coll. (21) condotto su denti sbiancati in vitro con tecnica power bleaching (sbiancamento professionale con gel Foto 5 Grave decolorazione da trauma del 41. Il paziente riferiva di avere il dente in quello stato da più di 10 anni. Lo sbiancamento è stato effettuato con tecnica ambulante e mantenimento domiciliare. 12 Foto 6 Grave decolorazione per terapia canalare incongrua, trattata con Walking Bleaching e sbiancamento domiciliare di mantenimento. Controllo a 3 anni. Anno I - n°4 - novembre 2007 REVIEW Foto 7 La decolorazione ha reso i vecchi restauri esteticamente insufficienti. Dopo sbiancamento domiciliare con Perossido di Carbammide al 10 % per 1 mese si decide di mantenere i suddetti resaturi poiché nuovamente validi. a base di perossido di carbammide al 35% applicato per 2h senza foto o termo-attivazione) ha rilevato una significativa riduzione della mineralizzazione dello smalto (ma non della dentina) anche dopo immersione dei denti per 24h in saliva artificiale. Demineralizzazione dello smalto per una profondità di 50 micron è stata rilevata nel 2005 anche da Efeoglu e coll. (22), con uno studio su denti estratti sbiancati con perossido di carbammide al 10%. Yeh e coll. (23) hanno sottoposto campioni di dente a sbiancamento con perossido di carbammide al 10% applicato 8h al giorno per 10 giorni (sbiancamento domiciliare) evidenziando leggere alterazioni della porosità superficiale dello smalto. I campioni di dente in questione, cessato lo sbiancamento sono stati immersi in acqua distillata (non saliva) per 7gg. Sulieman nel 2004 (24) ha testato campioni di smalto e dentina con sbiancamento per 30 min. con perossido d’idrogeno al 35% (Power Bleaching) registrando nessun effetto deleterio sullo smalto o sulla dentina. Si ipotizza che gli effetti negativi registrati da altri autori siano dovuti non tanto alla percentuale del prodotto quanto al suo pH. Basting (4), infine, testando frammenti di denti con prodotti sbiancanti a base di perossido di carbammide dal 10 al 22% per 8h al giorno per 42 gg e immergendo successivamente i campioni in saliva artificiale per 15 gg, ha ottenuto una diminuzione della microdurezza superficiale che è parzialmente regredita durante il post-trattamento. L’aggiunta di fluoro al prodotto sbiancante riduce il decremento della microdurezza. Questi sono solo alcuni dei numerosi studi presenti in letteratura sulle alterazioni dello smalto causate dai gel sbiancanti. I risultati sono contraddittori e non completamente paragonabili per i differenti sistemi sbiancanti testati e le diverse metodiche utilizzate. Tuttavia, se da molti è stata evidenziata una riduzione della microdurezza superficiale durante e dopo il trattamento sbiancante, imputabile a demineralizzazione dello smalto, altrettanti hanno osservato che, cessato il trattamento, la microdurezza ritorna gradualmente verso i valori iniziali grazie al calcio presente nella saliva che remineralizzerebbe progressivamente lo smalto denaturato. Il deterioramento della microdurezza superficiale è inoltre ridotto con l’utilizzo di prodotti sbiancanti a base di fluoro. Alla luce di queste osservazioni i sistemi sbiancanti possono considerarsi privi di seri o permanenti effetti collaterali sullo smalto. PUNTO CHIAVE Gli effetti sullo smalto sono demineralizzazione e riduzione della microdurezza che, dopo lo sbiancamento, tornano gradualmente verso i valori iniziali. Anno I - n°4 - novembre 2007 13 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE PUNTO CHIAVE I denti sottoposti a sbiancamento mostrano un aumento della permeabilità dentinale. PUNTO CHIAVE Il calore usato per l’attivazione dello sbiancamento interno predispone ai riassorbimenti radicolari. 14 Anno I - n°4 - novembre 2007 Effetti sulla dentina Effetti sulle gengive Per quanto riguarda la dentina, l’analisi della letteratura mostra una maggiore concordanza. I denti sottoposti a sbiancamento ambulante con perossido d’idrogeno al 35% hanno fatto registrare un aumento significativo (7,1-9,1%) della permeabilità dentinale (25). La dentina sottoposta a sbiancamento diretto (senza interposizione dello smalto) con perossido di carbammide al 10% 6h/giorno per 15 gg, anche dopo immersione per 7-15 gg in saliva artificiale, subisce modificazioni meccaniche che ne alterano il modulo e la forza flessurali (26). Queste modificazioni non si registrano se invece alla dentina viene applicato perossido di idrogeno al 35% per tempi ridotti (1 ora/giorno, 2 giorni/settimana per 3 settimane) (27). Da questi e altri studi si evince che la dentina è molto suscettibile all’azione diretta dei prodotti sbiancanti. Anche dopo 7 anni dalla fine dello sbiancamento interno, possono registrarsi riassorbimenti radicolari esterni causati verosimilmente da denaturazione della dentina che, riconosciuta come corpo estraneo dal sistema immunitario, viene eliminata dai macrofagi. Il calore usato per l’attivazione dello sbiancamento dei denti devitali è ritenuto, dai più, importante fattore predisponente ai riassorbimenti esterni. Concludendo, per quanto riguarda la dentina, se non vi sono recessioni o esposizioni dentinali, è possibile eseguire in tutta sicurezza gli sbiancamenti esterni. Molta cautela si dovrà invece usare nello sbiancamento interno. In quest’ultimo caso, rispetto alla tecnica ambulante, sembra presentare minori rischi lo sbiancamento rapido eseguito in studio, anche se i dati a riguardo sono ancora insufficienti. In seguito ai trattamenti sbiancanti domiciliari può verificarsi infiammazione gengivale causata da irritazione diretta dei perossidi e/o irritazione meccanica della mascherina. Per questo motivo è necessario tenerne i bordi circa 0,3 mm dal margine gengivale, soprattutto in corrispondenza delle papille, e creare margini continenti per evitare fuoriuscita di materiale. Il perossido d’idrogeno ad alta percentuale usato nei power bleaching ha un’azione caustica diretta sulla gengiva che, tuttavia, si risolve velocemente e senza terapia. Durante il power bleaching è imperativo proteggere i tessuti molli con adeguati sistemi di isolamento (diga di gomma), a maggior ragione se si usano lampade foto-catalizzanti. Conclusioni Recenti studi clinici a lungo termine (28,29) e revisioni della letteratura (5,30) hanno riportato che lo sbiancamento domiciliare dei denti vitali è una procedura sicura ed efficace. La scelta dell’uno o dell’altro sistema sbiancante va fatta in base al tipo di discromia e alle caratteristiche del paziente. Il trattamento ideale e più efficace per lo sbiancamento dei denti vitali rimane quello domiciliare con perossido di carbammide al 10% che si può usare senza alcun problema anche per molto tempo. Quando il paziente è poco collaborante, si potranno usare trattamenti professionali “power” ricordandosi che hanno poca efficacia sulle discromie gravi. Gli sbiancamenti dei denti devitali eseguiti con tecnica ambulante devono essere fatti con grandissima cautela, valutando attentamente il rapporto costo/beneficio. 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E invece, il primo volume della collana Far bene le cose giuste dell’editore Form@s è qualche cosa di diverso, di innovativo. Innanzitutto il taglio: la gestione della linea di sterilizzazione è come se fosse, agli occhi degli autori, il sistema circolatorio e il cuore dello studio odontoiatrico. E come tale lo affrontano, partendo dall'analisi di tutti i difetti che possono insorgere, al modo di prevenirli e curarli, fino alle raccomandazioni su come mantenere in salute la linea di sterilizzazione di uno studio, proprio come se fosse il sistema cardiocircolatorio di un individuo. Non mancano gli aggiornamenti legislativi, le valutazioni dei pro e dei contro di ogni metodo di sterilizzazione, i protocolli da seguire e una panoramica generale sulle problematiche connesse alla contaminazione. Un manuale davvero pratico e utile, come non se ne vedeva più in giro da molto tempo. Silvia Moretti Giulio C. Leghissa La gestione della linea di sterilizzazione FORM@S Silvia Moretti, Giulio C. Leghissa La gestione della linea di sterilizzazione 97 pagine Prezzo 35 euro
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