Tendenze dell`industria italiana del cemento IV trimestre 2014
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Tendenze dell`industria italiana del cemento IV trimestre 2014
AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO numero 8 Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI di AITEC www.aitecweb.com - [email protected] Iscrizione al Tribunale Civile di Roma n. 382/2011 del 12/12/2011 IV TRIMESTRE 2014 Riprendiamo l’elaborazione della newsletter trimestrale dell’Ufficio Studi Aitec analizzando uno dei temi più rilevanti per il futuro del mercato del cemento: la messa in sicurezza del territorio italiano. L’indice composito di rischio “idrogeosismico” rappresenta il nostro apporto al dibattito sulle scelte di intervento. Ci augu- riamo di osservare a breve l’apertura di nuovi cantieri con una apprezzabile intensità di lavori vista l’emergenzialità raggiunta da questo tema. Parleremo poi di un virtuoso progetto di rigenerazione urbana e commenteremo i dati Eurostat sull’utilizzo del suolo nei diversi paesi europei. CONSUMI NAZIONALI DI CEMENTO TRIMESTRI 2013 II 2014 III 2014 IV 2014 (migliaia t.) Var. % su 2012 (migliaia t.) Var. % su 2013 (migliaia t.) Var. % su 2013 (migliaia t.) Var. % su 2013 (migliaia t.) Var. % su 2013 21.702 -15,1% 4.452 -2,9 5.491 -9,6 5.162 -11,3 -4.838 -7,4 • 30,0 0,15 • 0,1 • % 0,05 • • 25,0 9,8% • 20,0 0• -2,9% -0,05 • -7,5% -9,6% -0,1 • -11,3% -0,15 • -0,2 • • 15,0 -7,4% -14,7% -16,0% I II III IV 2013 • 10,0 milioni di tonnellate Consumi I 2014 • 5,0 I II III IV 2014 •0 L’andamento del terzo trimestre del 2014 conferma il trend negativo del mercato del cemento (-11,3%). I mesi di ottobre e novembre hanno registrato una flessione rispettivamente del 6% e del 9%. La stima per il IV trimestre è di un’ulteriore contrazione pari al 7,4%. Complessivamente nel 2014 i consumi di cemento dovrebbero registrare un decremento intorno all’8%. AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] LA RIQUALIFICAZIONE URBANA: L’INDICATORE COMPOSITO CHE CLASSIFICA LE PROVINCE ITALIANE IN BASE AL RISCHIO IDROGEOLOGICO E SISMICO La riqualificazione urbana è una delle leve sostenibili per rilanciare il mercato delle costruzioni e contenere l’emorragia di posti di lavoro in atto presso l’intera filiera delle costruzioni. È tuttavia fondamentale adottare un approccio razionale che consenta di contemperare gli stringenti vincoli di bilancio pubblico con le ineludibili necessità di interventi a tutela della sicurezza del territorio e delle persone che in esso vivono e lavorano. Dopo un lungo ciclo economico recessivo è necessario riporre fiducia in un’aspettativa di ripartenza dell’economia reale che consenta di sostenere, nei prossimi anni, lo standard di vita degli italiani. Occorre essere coscienti, tuttavia, che non si tratterà di una crescita esplosiva anche se, per altro verso, si tratterà di una crescita maggiormente consapevole e che avrà luogo nel rispetto di legittimi vincoli intergenerazionali. In altri termini vi sarà una crescita diversa, più responsabile e conscia che il territorio può e deve ancora essere migliorato, ma non può più essere sprecato; che le opere devono essere pensate, autorizzate e realizzate solo se alle spalle vi è la solida aspettativa di un mercato apprezzabile nel medio periodo. Grazie a tale approccio vi sarà un ampliamento delle opere potenziali poiché molto ancora vi è da costruire, migliorare, ricostruire, rigenerare, riqualificare. Il tema della riqualificazione urbana è di fondamentale importanza. Per questo motivo è stata sviluppata un’analisi che evidenzia i territori che oggettivamente richiedono una maggiore attenzione, necessitando di una pronta sistemazione attraverso opere di consolidamento e messa in sicurezza del patrimonio edificato. L’idea sottostante è stata quella di pervenire alla costruzione di una classifica dei centri urbani in termini del ‘grado di adeguatezza’ del loro patrimonio abitativo, individuando le Province a maggior rischio. A tal fine, è stato elaborato un ‘indicatore composito’ che combina il rischio sismico e il rischio idrogeologico. È la prima volta in Italia che si conduce un esercizio di questo tipo. La ratio dell’esercizio risiede nella consapevolezza della scarsità delle risorse, sia pubbliche che private, che impone di concentrare gli sforzi su un numero limitato di casi. Ma quali scegliere? Il metodo sviluppato offre un criterio di selezione proprio per individuare quei casi nei quali l’intervento appaia particolarmente urgente. La classifica viene qui pubblicata e sarà aggiornata con cadenza periodica. Il rischio idrogeologico e il rischio sismico: un’analisi descrittiva Il dissesto idrogeologico e il rischio sismico rappresentano due criticità importanti per il territorio italiano. Secondo la definizione della Commissione De Marchi del 19701 per dissesto idrogeologico si intende l’insieme di “quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti fino alle forme imponenti e gravi delle frane”. L’evoluzione del termine interpreta il dissesto idrogeologico come “qualsiasi situazione di squilibrio o di equilibrio instabile del suolo, del sottosuolo o di entrambi”, ovvero “l’insieme di quei fenomeni connessi al rovinoso defluire delle acque libere in superficie e all’interno del suolo, producendo effetti che possono portare alla perdita di vite umane, ad alterazioni delle attività e delle opere dell’uomo e dell’ambiente fisico”. I fenomeni di dissesto idrogeologico possono avvenire per cause strutturali oppure occasionali; in entrambi i casi si espongono al rischio le vite della popolazione residente. Il dissesto idrogeologico comprende essenzialmente due categorie di eventi: le frane e le piene. In questo studio sono state analizzate le due categorie di eventi, in termini di frequenza e in termini di “vittime provocate”. L’analisi è stata condotta sulla base dei dati pubblici del Sistema Informativo sulle catastrofi idrogeologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha censito, per singolo Comune, gli eventi che hanno prodotto danni alle persone. L’analisi si è concentrata sulle frequenze degli eventi e sulle vittime censite per tipologia di evento, frana o piena, a livello di singolo Comune. Sono stati dunque costruiti, per singolo Comune, indicatori elementari descrittivi che esprimono la frequenza delle frane e delle piene e la frequenza 1 Commissione Interministeriale per lo studio della Sistemazione Idraulica e della Difesa Del Suolo istituita a seguito dell’alluvione di Firenze del 1966. 2 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] delle vittime provocate dalle frane e dalle piene a livello territoriale nel corso degli anni. Le frane e le piene non sono gli unici fenomeni naturali a mettere a rischio il territorio italiano. I terremoti rappresentano un’ulteriore causa di vittime in Italia. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) la pericolosità sismica dell’Italia può considerarsi medio‐alta rispetto agli altri Paesi del Mediterraneo: in media ogni 100 anni si verificano più di 100 terremoti di magnitudo compresa tra 5,0 e 6,0 e dai 5 ai 10 terremoti di magnitudo superiore a 6,0. L’analisi è stata condotta sulla base dei dati pubblici elaborati dall’INGV che, attraverso il Gruppo di Lavoro MPS, ha redatto la “Mappa di pericolosità sismica prevista” dell’intero territorio italiano2. In tale mappa la pericolosità sismica è definita in senso probabilistico come lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito, con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo3. Ciascun punto esprime l’accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi. Sulla base dei punti rilevati dall’INGV ricadenti in un dato sito e, tenendo conto della superficie del Comune rilevata dal Censimento 2011 dell’Istat, è stato costruito un indicatore elementare che esprime la rischiosità sismica del singolo Comune. la “sequenza ideale” dei passi da seguire secondo tali linee guida, è stato costruito per la prima volta un indicatore composito, con l’obiettivo di individuare e classificare le Province italiane a maggior rischio idrogeologico e sismico. Si è dunque cercato di costruire una misura oggettiva del rischio delle Province, utilizzando una tecnica statistica multivariata che a partire da indicatori elementari sintetizza, attraver- Il rischio idrogeologico e il rischio sismico: un indicatore composito Sono disponibili diverse informazioni, sia di tipo qualitativo sia di tipo quantitativo, per misurare il rischio idrogeologico e il rischio sismico. Non è, tuttavia, disponibile una misura sintetica che permetta di individuare, confrontare e classificare i territori a maggior rischio idrogeologico e sismico. La principale difficoltà che si incontra nel rappresentare un fenomeno complesso, infatti, è quella di sintetizzare in un unico indicatore, comparabile a livello territoriale, andamenti differenziati descritti da indicatori elementari. L’OCSE ha pubblicato nel 2008 un Manuale per la costruzione di indicatori compositi, riassumendo in dieci punti i principali passaggi che è opportuno seguire per la costruzione di un’analisi comparata a livello territoriale4. Seguendo so opportuni pesi, il rischio di ciascuna Provincia. Alla base di tale indicatore composito vi sono gli indicatori elementari sopra descritti: la frequenza delle frane, la frequenza delle piene, le vittime provocate dalle frane, le vittime provocate dalle piene e la rischiosità sismica del territorio nazionale. L’opportuna combinazione degli indicatori elementari consente di pervenire alla 2 Gruppo di Lavoro MPS (2004). Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto Conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004. 3 La Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale è espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (Vs > 800 m/s; cat.A, punto 3.2.1 del 30 D.M. 14.09.2005). 4 Handbook on Constructing Composite Indicators – Methodology and User Guide, OCSE 2008. 3 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] costruzione di un indicatore sintetico, nuovo e originale nella sua struttura statistico-matematica, che permette di giungere alla definizione di una graduatoria delle Province italiane in base al rischio. Il framework teorico alla base di tale analisi è stato costruito sulla definizione del fenomeno “rischio idrogeologico e sismico” in funzione dell’esposizione al rischio delle vite umane nei singoli Comuni e nelle singole Province. E’ stata, infatti, posta maggiore attenzione all’intensità degli eventi, definita dal numero di vittime provocate, rispetto alla frequenza degli stessi eventi. Il rischio collettivo è, infatti, quello posto da un pericolo alla società nella sua interezza, ed è definito sulla base dello studio delle relazioni fra la frequenza degli eventi calamitosi e la loro intensità, misurata dal numero di vittime. Ciò ha influenzato la scelta e l’elaborazione delle variabili e, conseguentemente, la formulazione degli indicatori elementari. L’analisi statistica multivariata condotta ha preventivamente consentito di individuare quali indicatori elementari potessero essere valutati rilevanti sulla base della loro capacità esplicativa e quali, viceversa, dovessero essere considerati poco rilevanti ai fini della costruzione dell’indicatore composito. La procedura di ponderazione e di aggregazione degli indicatori elementari ha poi consentito l’effettiva definizione dell’indicatore composito. La tecnica statistica utilizzata, di tipo multivariato, presenta come peculiarità principale la capacità di determinare i pesi con cui ciascun indicatore elementare contribuisce alla misura sintetica, minimizzando la perdita di informazioni rispetto al set di indicatori ele- mentari e massimizzando la capacità di rappresentazione del fenomeno. Lo studio mette, dunque, a disposizione uno strumento efficace che presenta l’indubbio vantaggio di fornire una rappresentazione di immediata lettura e di agevole utilizzo. La graduatoria costruita permette, infatti, di individuare le Province che prioritariamente necessiterebbero di interventi di riqualificazione urbana. Nell’ultimo paragrafo è riportata la graduatoria delle Province italiane a maggior rischio idrogeologico e sismico a partire da quella a maggior rischio. Il lavoro oggetto di questo studio vuole essere preliminare, suscettibile di ulteriori approfondimenti e miglioramenti. Il principale limite dell’analisi è legato al mancato aggiornamento dei dati di base sulle catastrofi idrogeologiche del Sistema Informativo del CNR. In tale ambito è auspicabile che l’Osservatorio Nazionale sull’uso e consumo del suolo previsto dal Disegno di Legge “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” possa provvedere celermente a un aggiornamento delle basi dati pubbliche. Un ulteriore limite è rappresentato dalla mancanza di dati sulla qualità degli edifici costruiti in relazione alle resistenza sismica. Lo sviluppo naturale di questo studio sarebbe, infatti, la costruzione di un indice di probabilità del rischio sulle persone. Infine, lo studio non tiene conto di un’altra variabile rilevante legata alla qualità degli edifici costruiti, quale quella dell’efficienza energetica. 4 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] MAPPA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO Massimo rischio Minimo rischio Fonte: elaborazione su dati del Sistema Informativo sulle catastrofi idrogeologiche del CNR 5 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] MAPPA DEL RISCHIO SISMICO Massimo rischio Minimo rischio Fonte: elaborazione su dati INGV 6 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] MAPPA DELL’INDICATORE COMPOSITO Massimo rischio Minimo rischio Fonte: elaborazione Ufficio Studi AITEC 7 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] TAVOLA GRADUATORIA DELLE PROVINCE ITALIANE IN BASE AL RISCHIO IDROGEOSISMICO Provincia Numero d’ordine Napoli 1 Ravenna 36 Trento 71 Reggio di Calabria 2 Massa 37 Padova 72 Vibo Valentia 3 Bologna 38 Agrigento 73 Catanzaro 4 Terni 39 Aosta 74 Roma 5 Pescara 40 Caltanissetta 75 Genova 6 Gorizia 41 Cremona 76 L’Aquila 7 Modena 42 Savona 77 Isernia 8 Arezzo 43 Venezia 78 Benevento 9 Verona 44 Taranto 79 Messina 10 Vicenza 45 Grosseto 80 Cosenza 11 Imperia 46 Lecco 81 Siracusa 12 Firenze 47 Sondrio 82 Avellino 13 Lucca 48 Trapani 83 Belluno 14 Prato 49 Alessandria 84 Ragusa 15 Pistoia 50 Lodi 85 Catania 16 Reggio nell’Emilia 51 Rovigo 86 Salerno 17 Parma 52 Verbano - Cusio - Ossola 87 Potenza 18 Caserta 53 Pavia 88 Perugia 19 Siena 54 Torino 89 Pordenone 20 Brescia 55 Lecce 90 Forlì - Cesena 21 La Spezia 56 Brindisi 91 Udine 22 Trieste 57 Bolzano 92 Ascoli Piceno 23 Chieti 58 Asti 93 Campobasso 24 Matera 59 Milano 94 Palermo 25 Ferrara 60 Vercelli 95 Pesaro - Urbino 26 Pisa 61 Biella 96 Ancona 27 Viterbo 62 Como 97 Rieti 28 Enna 63 Varese 98 Rimini 29 Bari 64 Novara 99 Macerata 30 Bergamo 65 Cagliari 100 Frosinone 31 Mantova 66 Sassari 101 Treviso 32 Piacenza 67 Nuoro 102 Crotone 33 Livorno 68 Oristano 103 Teramo 34 Latina 69 Foggia 35 Cuneo 70 8 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] LA RIGENERAZIONE URBANA: MOTORE DELLO SVILUPPO BATTERSEA POWER STATION: UN PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE NEL CUORE DI LONDRA Nell’epoca della de-industrializzazione e della terziarizzazione dell’economia il recupero delle aree dismesse costituisce un importante filone di sviluppo, grazie al quale preservare la storia moderna delle città abbinando le più avanzate concezioni costruttive e abitative. Un importante esempio in tal senso è rappresentato dal progetto di recupero dell’area della ex centrale elettrica di Battersea a Londra. Tale centrale, costruita nel 1938 e resa celebre per essere stata riprodotta anche sulla copertina di un album dei Pink Floyd, fu la prima centrale elettrica del Regno Unito ed è inattiva dal 1986. Essa è ormai considerata parte della storia industriale della capitale britannica, al punto da essere inclusa tra i monumenti del National Heritage, ma la sua destinazione era divenuta un argomento spinoso. Due anni fa l’area è stata rilevata da un gruppo di investitori malesi che ha presentato un progetto di investimento pari a circa 8 miliardi di sterline, grazie al quale entro il 2020 l’area sarà interamente riconvertita con la realizzazione di case, uffici, centri commerciali e tutte le necessarie infrastrutture urbane. L’esperienza britannica è molto interessante e potrebbe rappresentare un riferimento anche per l’Italia, dove non scarseggiano aree da riqualificare e competenze ingegneristiche e architettoniche da impiegare. 9 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] Il progetto di Battersea Power Station prevede la trasformazione del sito industriale dismesso, che si estende per 17 ettari, in un quartiere che ospiterà circa 4.000 abitazioni, oltre 250 negozi, bar e ristoranti, uffici, strutture per il tempo libero e spazi per il pubblico. L’obiettivo è di far divenire Battersea Power Station il nuovo centro gravitazionale del quartiere di Nine Elms (dove sorgono 26 sviluppi immobiliari diversi) sulla riva sud del Tamigi, dove più di 18.000 nuove abitazioni verranno servite dall’espansione della Northern Line, con due nuove stazioni della metropolitana, di cui una situata nel complesso di Battersea Power Station che sarà costruito nella terza fase. Secondo le stime ufficiali la realizzazione del progetto creerà circa 25.000 nuovi posti di lavoro in un’area di dimensioni simili al West End londinese. La realizzazione della prima fase del progetto aprirà nel 2016. Si prevede che, una volta ultimato l’intero progetto nel 2025, 25.000 persone vivranno e lavoreranno in questo complesso. Ogni anno, inoltre, sono attesi quaranta milioni di visitatori e le imprese che vi avranno sede immetteranno quasi un miliardo di sterline all’anno nell’economia britannica nei primi 20 anni di operatività. Per rendere unico il progetto sono state selezionate le migliori practices nel planning urbano e il migliore design. La realizzazione è stata affidata ad architetti di fama internazionale, che hanno ideato un progetto di un complesso immobiliare attentamente studiato e dove saranno mescolerati diversi usi possibili, residenziale, non residenziale e turistico. 10 AITEC TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] L’UTILIZZO DEL SUOLO: L’ITALIA IN LINEA CON LA MEDIA EUROPEA relazione il suolo occupato artificialmente con la popolazione residente. In Italia ogni residente ha a disposizione 397 m2 di suolo occupato artificialmente (138 m2 relativamente alle sole costruzioni), contro una media EU27 di 391 m2. I dati mostrano quindi che l’Italia è in linea con la media europea e, addirittura, paragonabile anche a paesi “green” come l’Irlanda. L’analisi della quantità di suolo occupata in maniera permanente da sovrastrutture artificiali è entrata prepotentemente nella comunicazione di massa. Il “consumo di suolo”, la “sostenibilità”, la “cementificazione” sono parole entrate nel vocabolario italiano spesso in maniera inappropriata e inopportuna. Se la quantità di suolo attualmente occupato dalle costruzioni e dalle infrastrutture sia elevata, adeguata o scarsa, non è facile stabilirlo, non sono disponibili parametri oggettivi di riferimento in questo campo. Certo è che l’attività umana ha trasformato l’ambiente in cui si vive e che la coscienza ecologica sia, fortunatamente, andata crescendo nel corso degli anni. Questa coscienza ecologica non deve, tuttavia, sovrastare l’attitudine innata al miglioramento dell’ambiente in cui si vive. Occorre conciliare le due propensioni che risultano, solo apparentemente, in contraddizione. Anche le percentuali di suolo occupato dalle costruzioni e dalle infrastrutture, rispettivamente il 2,7% e il 5,1%, non risultano essere fuori scala nel confronto con altri paesi industrializzati, quali Francia, Germania, Spagna e Portogallo. Ma com’è utilizzato il suolo italiano nel suo complesso? In base ai dati Eurostat relativi al 2012, il 67% del territorio italiano è adibito a bosco o coltivazioni. Effettuando una classifica dei vari paesi europei in base alla percentuale del cosiddetto “territorio green”, si evidenzia come l’Italia superi Germania, Spagna, Austria e sia migliore della media UE 27. Affrontando la questione del suolo occupato dalle costruzioni e dalle infrastrutture dal punto di vista dell’analisi dei dati e di quantificazione del fenomeno, sembra utile ed efficace il raffronto tra i diversi paesi industrializzati, confrontabili con l’Italia1 L’utilizzo del suolo che desta, invece, preoccupazione è il terreno incolto o inutilizzato (bare land), che copre ben 5.831 km2. La percentuale dell’Italia non risulta “fuori scala” rispetto agli altri paesi europei, ma è doveroso ricordare quanto il terreno privo di una adeguata manutenzione e cura sia la principale causa scatenante di fenomeni franosi e alluvionali, che possono arrecare danni anche gravi agli insediamenti abitativi. In Italia, nel 2012, il 7,82% del territorio è occupato in maniera “artificiale” per un totale di 23.553 km2. Considerando le aree occupate dalle costruzioni (built-up areas), la percentuale scende al 2,72%. L’indicatore più significativo è quello che mette in 1 Se diversamente non specificato, i valori pubblicati nei grafici sono di fonte Eurostat (Land covered by artificial). 11 TENDENZE DELL’INDUSTRIA ITALIANA DEL CEMENTO AITEC TRIMESTRALE A CURA DELL’UFFICIO STUDI AITEC www.aitecweb.com - [email protected] IL SUOLO OCCUPATO “ARTIFICIALMENTE”: COSTRUZIONI E INFRASTRUTTURE 20% % suolo Costruzioni (scala sinistra) 978 18% 1200 % suolo Infrastrutture (scala sinistra) 832 16% 790 14% 1000 m2 per residente di suolo occupato (scala destra) 800 600 400 249 256 282 294 297 303 319 335 349 355 6% 361 369 391 397 421 447 8% 482 496 527 545 568 578 587 10% 589 600 12% 4% 200 2% Paesi Bassi Repubblica Ceca Slovacchia Romania Malta Polonia Regno Unito Germania Ungheria Bulgaria Slovenia Belgio UE 27 Italia Spagna Grecia Francia Lettonia Portogallo Danimarca Lituania Austria Regno Unito Irlanda Cipro Lussemburgo Lussemburgo Estonia Belgio Cipro Grecia Svezia Portogallo Finlandia 0% 0 L’USO DEL SUOLO 100% 67% DEL TOTALE TERRITORIO 80% 60% 40% 20% Irlanda Laghi, Fiumi Malta Terreno Incolto Paesi Bassi Francia Prateria Spagna 12 Austria Macchia Mediterranea Lituania EU 27 Germania Italia Danimarca Romania Bosco Lettonia Polonia Terreni Coltivati Ungheria Slovenia Estonia Repubblica Ceca Terreno Artificiale Slovacchia Bulgaria Finlandia Svezia 0% Terreni Paludoso