Can TTIP be a tool to foster the internationalisation of European
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Can TTIP be a tool to foster the internationalisation of European
TITOLO Can TTIP be a tool to foster the internationalisation of European SMEs? LUOGO E DATA 29 Maggio 2015 Comitato Economico e Sociale, Room JDE62 Rue Belliard 99, 1040 Brussels ORGANIZZATORE Comitato Economico e Sociale RELAZIONE Il giorno 29 maggio, si è tenuto, presso il Comitato Economico e Sociale (CESE), un dibattito pubblico, dedicato ad illustrare le principali implicazioni che l’accordo commerciale di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti (TTIP) potrà avere per le PMI europee. Ad inaugurare l’evento è intervenuto Sandy Boyle (President of the REX7433 study group and President of the EESC Follow-up Committee for International Trade – Member of Group II “Workers”), il quale ha ricordato che, a inizio maggio, una delegazione è stata inviata a Washington per capire e discutere, con la controparte statunitense, il potenziale del TTIP per le piccole e medie imprese. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di includere nell’accordo un capitolo dedicato esclusivamente alle PMI. Dello stesso parere anche Panagiotis Gkofas (Spokesperson of the EESC’s SMEs/LP Category and Co-Rappeorteur of the Opinion REX7433 – Member of Group III “Various Interests”), che ha posto l’accento su tale necessità. Allo stesso tempo, però, ha rivelato che la controparte americana sembra nutrire dei dubbi a riguardo e ciò probabilmente è una conseguenza del fatto che le PMI europee tendono ad esportare di più rispetto a quelle americane e sono di un numero relativamente maggiore. Infine, ha dichiarato che alcune complicazioni derivano dalla sostanziale differenza nella definizione di PMI: per gli statunitensi, le PMI possono contare fino a 500 persone, mentre quelle europee coinvolgono fino ad un massimo di 200 dipendenti. Successivamente, ha preso la parola Lucian Cernat (Chief Economist, DG TRADE, EU Commission), il quale ha riportato i risultati di uno studio effettuato dalla Commissione Europea, in cui, da un lato, si è analizzato l’attuale contesto economico in cui le PMI europee operano, cercando di fornire alcune informazioni relative ai possibili benefici derivanti dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, dall’altro, si è concentrato sulle principali problematiche nelle esportazioni (conformità ai numerosi regolamenti e ai diversi standard, restrizioni nel trasferimento delle persone e dei canali di distribuzione…). Per quanto riguarda il primo punto, il relatore ha rivelato che il numero di PMI che esporta nel mercato americano ammonta a 150 000 (ossia l’88% di tutte le imprese europee che esportano negli Stati Uniti) e, queste ultime generano circa 77 miliardi di euro (il 28% del valore totale delle esportazioni europee verso gli USA). L’Italia vanta il maggior numero di PMI che esportano nel mercato statunitense: circa 30 000 (il 96% delle imprese esportatrici totali), generando 11,2 miliardi di euro (il 44% del valore totale delle esportazioni). Allo stesso tempo alcuni Stati, come Austria, Bulgaria, Cipro, Estonia e Lettonia si trovano in una situazione più sfavorevole. Secondo il relatore, però, gli Stati non devono fare affidamento solamente sulle negoziazioni del TTIP, ma devono avviare delle specifiche politiche per migliorare le condizioni di esportazione delle PMI. Al momento, infatti, le PMI si scontrano con importanti barriere e, grazie ad un sondaggio, è stato possibile stilarne una lista. Tra le PMI che si occupano della produzione di cibi e di bevande, una delle principali lamentele riguarda la restrittività delle barriere sulle regole della qualità del cibo e sulla sicurezza alimentare (misure sanitarie e fitosanitarie). Al secondo posto, invece, si posizionano le barriere tecniche al commercio, mentre, in terza posizione, tutte le restrizioni derivanti dalle procedure di distribuzione locale. Per quanto riguarda le imprese di servizi, invece, le principali problematiche emerse riguardano la mobilità del personale verso gli Stati Uniti, anche per periodi di tempo limitati, e le misure discriminatorie. A conclusione del suo intervento, il relatore ha confermato che un’armonizzazione degli standard e dei regolamenti, che garantisca un’equa protezione dei consumatori, potrebbe contribuire a facilitare l’accesso delle PMI europee al mercato statunitense. Allo stesso tempo, ha rivelato che i risultati del sondaggio saranno utili anche per una strategia europea di accesso al mercato più in generale. Ha poi ammesso che, con l’attuazione del TTIP, non ci si può aspettare che ogni singola impresa ci guadagni, ci saranno dei vincitori e dei perdenti ma, al netto, l’Europa trarrà numerosi benefici da questo accordo: l’economia europea sarà più produttiva, le imprese potranno prendere parte a più attività di esportazione, assumere più persone e aumentare i salari. Infine, nel constatare che lo studio non fornisce un’immagine completa della situazione delle PMI, in quanto si concentra sulle loro esportazioni dirette, senza tenere in considerazione l’ampia gamma di prodotti esportati indirettamente, ha dichiarato che, a breve, sarà avviato un nuovo sondaggio, in cui si cercherà di coinvolgere il maggior numero possibile di PMI, per capire quali sono e come far fronte alle maggiori sfide nell’esportare nel mercato americano. Emmanuelle Butaud-Stubbs (Rapporteur of the opinion REX/433, member of the SMEs/LP Category – member of the Employers’ Group) ha confermato che ci si attende che il TTIP crei ulteriori posti di lavoro all’interno delle PMI. Ha poi illustrato i due tipi di barriere per le esportazioni verso gli Stati Uniti: - interne, che dipendono da più fattori come: la dimensione ridotta delle imprese, le limitate conoscenze del mercato verso cui si vuole esportare, un’analisi di marketing costosa, la difficoltà nel coinvolgere uno staff competente che sappia operare nello sviluppo del commercio internazionale dell’azienda, un limitato portfolio di clienti; - esterne come: le barriere non tariffarie (standardizzazione, diritti di proprietà intellettuale, l’accesso alle gare di appalto..) e quelle tariffarie, gli alti requisiti statunitensi, soprattutto nel settore tessile, e via dicendo. Ha poi dichiarato che un gruppo di lavoro si sta occupando della stesura di una bozza di opinione in cui si richiede una valutazione di impatto, riguardante in modo specifico le PMI e le micro-imprese, e che fornisca maggiori dettagli, attraverso un’analisi più settoriale, facendo una distinzione tra i settori agro-alimentari, turistici e dell’artigianato. La Commissione Europea, poi, dovrà coinvolgere, non solo le PMI interessate alle esportazioni, ma anche quelle che operano nel territorio (come ristoranti, servizi di hotel, servizi collegati al territorio…). Sotto un altro aspetto, in questa bozza, verrà richiesta la creazione di un capitolo ad hoc per le PMI grazie al quale si definiranno i criteri per la creazione di una piattaforma internet, per la formazione di un comitato transatlantico delle PMI e si cercherà di garantire una maggiore cooperazione tra Stati Uniti ed Unione Europea sulla definizione delle regole del commercio e sui rispettivi standard. Successivamente, ha fatto il punto sui colloqui intercorsi con la controparte statunitense, spiegando come vi sia stata un’iniziale votazione negativa al senato americano e di come la questione dell’apertura delle gare d’appalto rimanga ancora molto delicata. Durante la conferenza, si è poi cercato di chiarire se gli accordi di libero scambio possono essere degli strumenti utili per promuovere l’internazionalizzazione delle PMI. Peter Chase (Vice President for Europe, US Chamber of Commerce) ha rivelato che le PMI americane esportano meno rispetto a quelle europee e che preferiscono esportare verso gli Stati con cui è già presente un accordo di libero scambio, che ha permesso la rimozione della maggior parte delle barriere commerciali. Allo stesso tempo, un tale accordo può essere utile anche per le importazioni e per la crescita delle PMI. Secondo uno studio della Commissione del Commercio statunitense, attraverso una maggiore internazionalizzazione, le PMI potranno ricavare numerosi benefici anche se i vantaggi saranno di gran lunga superiori per le PMI europee e per l’economia europea, rispetto a quelle americane. Inoltre il relatore ha dichiarato che la creazione di una piattaforma di e-commerce comporterà dei notevoli cambiamenti al modo di fare business e potrebbe facilitare le procedure amministrative. Ha poi affermato che prevedere dei fondi per trovare dei regolamenti comuni, che non abbassino gli standard, potrebbe apportare numerosi benefici. Ralph Kamphöner (Director of Policy, Trade & Non-food, EuroCommerce) ha posto l’accento sull’importanza del TTIP per l’internazionalizzazione delle PMI e per la creazione di maggiore crescita. Nello spiegare come sarà necessario trovare un’armonizzazione delle procedure che garantiscano la stessa protezione dei consumatori, ha illustrato l’esempio dei test effettuati per assicurarsi la qualità delle cozze. Ha, infatti, spiegato che, nonostante in America i test vengano effettuati sull’acqua in cui si trovano le cozze, mentre in Europa direttamente sulle cozze, il risultato che ne deriva è lo stesso. Si è poi detto favorevole alla creazione di un capitolo interamente dedicato alle PMI all’interno del TTIP. Inoltre, ha posto l’accento sull’importanza di includere una parte riguardante le regole di origine dei prodotti. Ha poi affermato che la protezione dei consumatori non sarà minata e che, attraverso questo accordo, non vi sarà alcun abbassamento degli standard. Anzi, attraverso la creazione di standard comuni tra USA ed UE, sarà possibile avere un maggior impatto anche a livello internazionale. Arnauld Petit (Director, COPA-COGECA) ha riportato alcune problematiche che le PMI europee si trovano ad affrontare quando esportano verso gli Stati Uniti: differenza nel tipo di test per garantire la qualità dei prodotti, sistemi diversi sia a livello federale sia statale, un trattamento differente nel riconoscimento delle indicazioni geografiche e così via. Ha poi dichiarato di preferire un accordo multilaterale anche se, a suo avviso, il TTIP potrà apportare numerosi benefici. In modo particolare, potrà avere un ruolo importante nella catena agroalimentare. Infine, avrà un importante impatto nell’economia dei due Paesi e potrà migliorare le relazioni tra gli Stati più sviluppati. Successivamente, si è discusso, in modo più approfondito, sui vantaggi che le negoziazioni possono avere per le PMI. Dominic Boucsein (Trade Advisor, International Affairs, Eurochambres) ha elencato una serie di misure necessarie da introdurre nel TTIP. In modo particolare, ha richiesto un capitolo sulle PMI, che cerchi di sopperire ai problemi che quest’ultime riscontrano nel capire a quale ente, regolamento e standard devono fare riferimento, e garantendo anche un accesso più semplice alle informazioni. Un altro elemento, a suo avviso, cruciale è permettere una maggiore mobilità delle persone. Luc Hendrickx (Director Entreprise Policy, European Association of Craft, Small and Medium Seize enterprises – UEAPME) ha posto l’accento sull’importanza delle esportazioni indirette. In seguito, dopo aver manifestato la sua approvazione per la creazione di un database comune, ha fatto notare che bisognerà prevedere un certo budget. Ha poi richiesto maggiore trasparenza sugli effetti che il TTIP potrà avere verso le PMI e l’effettuazione di una valutazione di impatto. Infine, ha sottolineato l’importanza di garantire autonomia al sistema di standardizzazione europeo. Wojciech Sopinski (Policy Officer, International dimension of SME policy, European Commission – DG GROW) ha ribadito l’importanza di: - abbassare le tariffe a livello zero; - migliorare l’accesso al mercato dei servizi; - garantire l’apertura alle gare di appalto; - armonizzare gli standard. Ha poi ricordato che la Commissione ha intenzione di creare una piattaforma in cui verranno raccolte tutte le informazioni relative alle negoziazioni e tutte le procedure a livello federale, statale e locale, in modo che si possa chiarire quali tipi di certificati sono necessari e quali regolamenti sono da applicarsi. L’intenzione è poi quella di creare un ente responsabile del monitoraggio dell’implementazione dell’accordo commerciale e che possa capire le principali problematiche. LINK: Programma Report: Small and Medium Sized Enterprises and the Transatlantic Trade and Investment Partnership Eurochambres Report: The Transatlantic Trade and Investment Partnership: what’s in it for SMEs? Eseguito da: Eleonora Colonna UNIONCAMERE DEL VENETO Delegazione di Bruxelles Av. de Tervueren 67 - B - 1040 Bruxelles Tel. +32 2 5510490 Fax +32 2 5510499 e-mail: [email protected]
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