IV. N. SFREDDA, C. DELLA PORTA, G. TASSINARI

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IV. N. SFREDDA, C. DELLA PORTA, G. TASSINARI
Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari
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IV. CERAMICA A MATRICE
1. Introduzione
Sono stati riuniti in questo capitolo quei vasi
prodotti per calco entro matrice, chiamati convenzionalmente tipo Aco e tipo Sarius, dal nome dei
loro più noti e documentati fabbricanti.
Queste produzioni sono state già oggetto di
studi fondamentali da parte della Schindler Kaudelka (1980), della Mazzeo Saracino (1985) e della
Lavizzari Pedrazzini (1987, 1997); ad essi si
rimanda per un’analisi esauriente delle problematiche inerenti a questa classe.
2. Ceramica tipo Aco
In Lombardia i vasi tipo Aco si rinvengono in
percentuale assai più alta delle coppe tipo Sarius.
Essi possono esser non verniciati oppure esser
rivestiti da una vernice rossa, che a volte è simile a
quella della terra sigillata anche se più opaca, a
volte assume l’aspetto di una ingobbiatura; più
raramente sono coperti da un’invetriatura1.
I dati concordano nell’indicare l’apice della
produzione della ceramica tipo Aco in età proto e
medioaugustea; forse qualche pezzo è di età tiberiana 2 .
I centri di produzione dei vasi tipo Aco riconosciuti in Italia settentrionale sono Ravenna 3,
Faenza4, Adria 5 e probabilmente Aquileia 6. Per
quanto riguarda la Lombardia, il rinvenimento a
Cremona in via Mainardi (ex via Cistello) di due
frammenti di matrici, di cui uno firmato L.NORBANI, ha indotto a ritenere che nella città fosse
situato l’atelier di questo vasaio. Va però ricordato
che il dato non è sicuro (vd. supra Olcese, la pro1 Cfr. LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 27-28.
2 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 23-24 e passim; EADEM
1997, pp. 247-248.
3 BERMOND MONTANARI 1972, pp. 65-74; MAZZEO SARACINO 1985, p. 189; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 22.
4 RIGHINI 1979, pp. 219, 230, 233-234, n. 1; MAZZEO SARACINO 1985, p. 189; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 22, 63.
5 Antico Polesine 1986, pp. 211-212, 215-216.
duzione di ceramica di tipo Aco e Sarius in Italia
Settentrionale). Alcuni dei frammenti recuperati a
Cremona sono considerati scarti di fornace7; tuttavia un esame autoptico non ha individuato indizi
tali da suffragare questa tesi.
Lvcivs Norbanvs era affiancato da altri due
lavoranti di condizione servile, Bvccio e Stepanvs8.
Caratteristiche comuni ai prodotti di questi vasai
sono la mancanza di vernice, la forma prevalente
del bicchiere, tipo Lavizzari 2, e la predilizione per
il motivo a Kommaregen. Il raggio di diffusione dei
pezzi dell’officina di Norbanvs è ampio (l’alto
Adriatico, il Veneto, il Magdalensberg, dove ne
sono stati rinvenuti moltissimi) e sembra gravitare verso oriente. Infatti tali prodotti sono scarsamente presenti a occidente di Cremona, mentre
sono parecchi nel carico della nave affondata nel
porto di Brindisi, forse destinati all’esportazione
verso mercati lontani.
Un addensamento dei vasi tipo Aco è rilevabile
nel comprensorio del Ticino (ricordiamo però che
questa è una delle zone più pubblicate dell’Italia
settentrionale). Gli insiemi dei rinvenimenti del
comprensorio del Ticino e della bassa pianura padana risultano piuttosto omogenei. Essi sono due dei
tre gruppi principali di vasi tipo Aco (il terzo corrisponde all’alto Adriatico) individuati sulla base
dell’intensità e della distribuzione di questi manufatti e delle loro caratteristiche morfologiche, tecnologiche e decorative9. L’accordo di più dati fa supporre la presenza di fabbriche in tali zone.
I più numerosi in Lombardia sono i vasi di
C.Aco, eponimo della categoria, e dei suoi lavoranti: Aco Acastvs, il cui stato giuridico è ancora discusso, Diophanes, Antiochvs ed Aescinvs, che si
dichiarano liberti di Aco. Si ipotizza che quella di
6 Si tratta di un bicchiere con imperfezioni tali da far pensare
ad uno scarto di produzione. Cfr. SCOTTI MASELLI 1984, p.
64; MAZZEO SARACINO 1985, p. 189.
7 STENICO 1963-64, p. 54; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
127, nn. 13-15; CASSI 1996, p. 85.
8 Su Norbanvs, Stepanvs e Bvccio, LAVIZZARI PEDRAZZINI
1987, pp. 21-23, 73-80 e passim; EADEM 1997, pp. 235, 242-243.
9 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1984, p. 249; EADEM 1987, pp.
19-22 e passim.
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CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI
C.Aco sia una grande impresa, suddivisa in varie
filiali condotte dai suoi lavoranti che mantengono
il nome di Aco come marchio di garanzia10.
3. Ceramica tipo Sarius
La ceramica tipo Sarius non è molto frequente
in Lombardia. Assente in alcune province, essa si
concentra nelle province meridionali ed è diffusa
soprattutto nell’Oltrepò mantovano, che in epoca
romana apparteneva all’Emilia. In particolare,
quasi tutti i rinvenimenti, anche se frammentari,
sono riferibili alle tipiche coppe Mazzeo 13D. La
decorazione, a matrice, annovera una gran varietà
di motivi, pur stilisticamente omogenei11.
Ad età augustea sono ascritte le coppe Mazzeo
10D, 11D, 12D, mentre la coppa 13D è collocata da
età augustea a età flavia. Sono i pochissimi contesti
lombardi datati; comunque essi concordano con la
datazione della Mazzeo Saracino anche per la coppa
Mazzeo 13D; si discostano solo le coppe Mazzeo 11D
che si trovano in un contesto milanese dalla fine
dell’età augustea alla seconda metà del I sec. d.C.
In Italia settentrionale sono stati riconosciuti
centri di produzione della ceramica tipo Sarius a
Ravenna12, Adria 13 e probabilmente a Faenza 14;
frammenti di matrice sono stati rinvenuti a
Budrio (BO) 15 e in Lombardia, a Miradolo Terme
(PV); ciò rende possibile l’ipotesi di una produzione locale di questa ceramica. Inoltre la Jorio suppone che alcune coppe Mazzeo 13D rinvenute a
Milano fossero fabbricate in via Rugabella 16. Tuttavia non vi sono elementi per avvalorare tale ipotesi (cfr. anche infra terra sigillata).
In base alle firme conosciute, Sarivs era padrone
di un’officina con parecchi lavoranti i cui nomi compaiono anche su vasi non decorati (CVArr 16551670). Tra questi il più noto è Svrvs che si firma
prima come servo di Sarivs (SVRVS SARI L.S.) poi
come liberto (L.SARIVS L.L. SVRVS). Svrvs avrebbe continuato per conto proprio, diffondendo i suoi
prodotti in una vasta area, dall’Italia settentrionale
al Magdalensberg e fino a Malta17.
Anche altri ceramisti hanno fabbricato le coppe
decorate peculiari di questa produzione; ad esempio, in Lombardia, Acvtvs.
(1987); per le coppe tipo Sarius la tipologia della
Mazzeo Saracino (1985). Le concordanze con altre
classificazioni vengono riportate tra parentesi.
I bicchieri tipo Aco troppo frammentari per
l’identificazione del tipo sono stati raggruppati
secondo le diverse decorazioni.
4.a. Ceramica tipo Aco
Forma: bicchiere Lavizzari 1a (Mazzeo 2D) (tav. XXIII,
n. 1)
Descrizione: alto orlo estroflesso indistinto, alta spalla
arrotondata, corpo troncoconico, piede a disco, segnato
da due solcature.
Rivestimento: vernice rossa opaca.
Decorazione: sul corpo motivi fitomorfi divisi in tre
registri orizzontali (tralcio di fiori, di vite, di edera),
separati da un motivo a cordicella.
Dati epigrafici: C.ACO, spaziato, tra i tralci superiori.
Attestazioni:
VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 266, n.
14, tav. 63, n. 9 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
101, n. 2, tav. 4, n. 1).
Osservazioni: l’esemplare si distingue per la sua sintassi decorativa, che trova confronti nella ceramica
italo-megarese, ma è rara in quella tipo Aco. Inoltre la
decorazione ricorda i migliori vasi di Diophanes (cfr.
Angera romana I 1985, pp. 377-380).
G.T.
Per la classificazione dei vasi tipo Aco si è
seguita la tipologia della Lavizzari Pedrazzini
Forma: bicchiere Lavizzari 1c (tav. XXIII, n. 2)
Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo troncoconico
slanciato, piede a disco.
Decorazione: sul corpo motivo a Kommaregen e motivo
vegetale (Garlasco, PV); in alto un giro di testine femminili, di profilo, sul corpo figure femminili intere (Vittorie?), di profilo, con in mano una patera (?) o una corona
(?), stanti sopra scudi ovali orizzontali, sotto cui sono file
verticali di foglioline, alternate a motivi composti da
scudi ovali seguiti da file verticali di api, negli spazi liberi scudi, motivi vegetali, api e testine (Arsago Seprio, VA).
Dati epigrafici: [...]AESCINVS (Garlasco, PV), seguito
da una foglia di vite; C.A.[C]O.C.L. AESCINVS (Arsago
Seprio, VA).
Attestazioni:
PV: Garlasco, Baraggia (VANNACCI LUNAZZI 1986,
pp. 65, 78, fig. 11 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
113, n. 3, tav. 13, n. 3).
VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp.
158-159, tav. VI, n. 1, tav. X, n. 1 = LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 112, n. 1, tav. 13, n. 2).
Osservazioni: ad un uso scorretto dei punzoni si deve
l’errore della mancanza della C nel nome di Aco nel bicchiere di Arsago Seprio (VA).
Di Aescinvs, liberto di Aco, si conoscono pochi pezzi, tra
i quali una S a r i u s c h a l e n di Aquileia e un bicchiere
Lavizzari 1c, proveniente dal carico del relitto di Comac-
10 Sull’organizzazione delle officine di C.Aco e sullo stato giuridi-
1 2 BERMOND MONTANARI 1972, pp. 65-74; MAZZEO
co dei suoi lavoranti, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 22-23,
45-69 e passim. Sul nome di Aco utilizzato talvolta come marchio
di garanziacfr. da ultimo, SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, p. 485.
11 Per un’ interpretazione, ipotetica, di tali scarse differenze di
stile cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1980, pp. 93-103; MAZZEO SARACINO 1985, p. 191.
SARACINO 1985, p. 191.
13 Antico Polesine 1986, pp. 211-212, 215-216.
14 RIGHINI 1979, pp. 220-222, 230, 235, n. 4; MAZZEO SARACINO 1985, p. 191. Si tratta del vasaio Adelpus/Adelpos.
15 MAZZEO SARACINO 1985, p. 224.
16 Scavi MM3 1991, pp. 67-68, tav. XXIX, nn. 20-21.
17 Cfr. MAZZEO SARACINO 1985, p. 190.
(Gabriella Tassinari)
4. Catalogo
Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari
chio, che ricorda la sintassi decorativa dell’esemplare di
Arsago Seprio (VA) e che ha la marca completa
C.ACO.C.L.AESCINVS (LAVIZZARI P E D R A Z Z I N I
1997, pp. 235, 239, tav. 3, nn. 1-4).
G.T.
Forma: bicchiere Lavizzari 2a (Mazzeo 1D) (tav. XXIII,
n. 3)
D e s c r i z i o n e: breve orlo estroflesso o leggermente
segnato esternamente, corpo ovoide o troncoconico,
piede a disco, di rado fondo piano.
Rivestimento: di rado vernice rossa (Borgo San Giacomo, BS, territorio di Milano (?), Comabbio, VA).
Decorazione: sul corpo generalmente motivi a Kom maregen, spesso desinenti in fondo in triangoli, delimitati superiormente da motivi fitomorfi; in un caso Kom maregen entro rettangoli delimitati da fasci di linee sormontate da rosette e losanghe formate da Kommaregen
con al centro e ai vertici motivi floreali (Borgo San Giacomo, BS); fasce di linee puntinate verticali e oblique
(Comabbio, VA); arcate unite tra loro da festoni di fiori
con crateri a volute e cerchielli in alto, negli intercolumni due linee intersecantisi e una rosetta (Turbigo, MI).
Dati epigrafici: ACO (Cremona); [...]PHILADE[LPHVS]
(Mantova); H[ILARVS] (Milano); [...]A[...] (Turbigo, MI).
Attestazioni:
BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.
43, fig. 44); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134,
n. 14).
CR: Cremona, via Geromini (LAVIZZARI PEDRAZZINI
1987, p. 102, n. 9, tav. 5, n. 2, p. 127, nn. 11-12, tav. 21,
n. 9).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 4950, tav. XVI, n. 1); territorio di Milano (?) (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, pp. 126-127, n. 9, tav. 19, n. 7); Turbigo, Gallizia (SUTERMEISTER 1936a, pp. 6, 13, fig. 9A =
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106, n. 21, tav. 9, n. 5).
MN: Mantova, vie Cairoli/Montanari (STENICO 197475, pp. 58-59, fig. 6 = Il caso mantovano 1984, p. 46, n.
1, fig. 31 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 83, tav.
19, n. 3).
PV: Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI
1986, p. 86, fig. 16 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
127, n. 10, tav. 19, n. 8).
VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 128, n. 33, tav. 20, n. 13 = Angera romana II 1995, p.
313, n. 2, tav. 143, n. 7); Comabbio (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 126, n. 3, tav. 20, n. 1).
Osservazioni: la decorazione a kommaregen è diffusa
in tutta la Lombardia. La Lavizzari Pedrazzini ritiene
che buona parte degli esemplari così decorati, rinvenuti
ad occidente dell’Adda, per le caratteristiche di impasto
e la mancanza di vernice, siano importati da area veneta o veneto-emiliana (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 24 nota 10, pp. 35-36, 81; Angera romana II 1995, pp.
533-534).
Il frammento di Turbigo (MI), noto solo da un disegno, è
stato inserito nell’officina di Acastvs, sulla base di confronti (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106).
N.S.
Forma: bicchiere Lavizzari 2b (Mazzeo 1D, variante A)
(tav. XXIII, nn. 4-5)
18 La documentazione disponibile non permette di escludere che il
pezzo firmato da BVCCIOpossa essere un bicchiere Lavizzari 2a.
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Descrizione: breve orlo estroflesso o appena rientrante
leggermente segnato esternamente, una risega sottolinea la spalla, corpo ovoide o troncoconico, piede a disco.
Rivestimento: di rado vernice rossa (Casteggio, PV).
Decorazione: sul corpo generalmente motivi a Komma regen talvolta desinenti verso il fondo in triangoli, delimitati superiormente da motivi vegetali (ad esempio fascia
a foglie di ulivo, d’alloro o d’edera, boccioli o fila di rosette
stilizzate); taeniae (?) e figure umane entro coppie di archi
su colonnine, divise da motivi vegetali, alle imposte degli
archi, foglie, rosette e uccellini, alla sommità degli archi
uccelli (Casteggio, PV); motivo ad archetti con al centro
foglie lanceolate e testine di profilo (Ottobiano, PV).
Dati epigrafici : BVCCIO.NORBANI (Calvatone, CR;
Milano, necropoli; il bollo di Milano presenta rosette
come punti distinguentes); BVCCIO [NORBANI] (Milano, scavi MM3; Cavriana, MN); STE[PANVS NORBANI], in un riquadro puntinato con una croce di S. Andrea
e preceduto da una testina di profilo (Cremona); [...A]CO
(Milano, scavi MM3); [...]DIOPHANES, entro un cartiglio puntinato (Casteggio, PV); HILARVS.GAVI.S, tra
due testine di profilo affrontate (Ottobiano, PV);
[...]RRRRRR[...[/[...]VS (Ottobiano, PV).
Attestazioni:
BG: Bergamo, via Solata (Bergamo 1986, p. 145, fig.
146).
CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,
pp. 67-68, b, c, 106-107, a, b, tav. IV, b, c, tav. IX, a, b;
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 126, nn. 4-8).
CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86-87, figg.
67, 82); Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, pp.
52-53, fig. 4 = PONTIROLI 1974, p. 116, n. 162 (487)
(nella tav. LXVIII come n. 164 (485)) = LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 119, n. 10, tav. 16, n. 7 = CASSI
1996, p. 85, fig. 13; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
127, n. 20, tav. 21, n. 8).
MI: Milano, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 120, n. 17, tav. 18, n. 3 = BOLLA 1988, pp. 34-35, cat.
2/1); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.
49-50, tav. XVI, nn. 4-6, 9); territorio di Milano (?)
(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 121, n. 30).
MN: Cavriana, Cavallara (inediti 18, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S .
Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 145, n. 27, fig. 17, n. 27:
attribuzione ipotetica); Viadana ( Il caso mantovano
1984, pp. 132-133, fig. 124: attribuzione ipotetica).
PV: Casteggio (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1981, pp. 295301, tavv. 1-2 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 109110, n. 17, tav. 11, n. 2); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 75, n. 4, tav. IX, 1; VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 83, n. 6, tav. X, n. 1 = LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 84, n. 1, tav. 19, n. 1).
Osservazioni: i pezzi di Capiago Intimiano (CO), per
impasto e morfologia differenti dagli altri esemplari
della zona, sarebbero di produzione gallica (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, pp. 21, 126; Angera romana I I
1995, p. 534, nota 52).
Gli esemplari dalle necropoli di Milano firmati
BVCCIO.NORBANI dovrebbero essere due, ma attualmente ne è identificabile solo uno, al museo di Bologna
(il secondo: LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 121, n.
30).
G.T.
70
CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI
Forma: bicchiere Lavizzari 3a (Mazzeo 5D) (tav. XXIII,
n. 6)
Descrizione: orlo estroflesso, vasca troncoconica arrotondata, piede a disco.
Rivestimento: vernice rossa brillante.
Decorazione: sul corpo: in un frammento intreccio di
cesto di vimini, nell’altro giro a cordicella sopra una fila
di spirali correnti.
Dati epigrafici: [ACASTV]S.ACO.
Attestazioni:
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.
49-50, tav. XVI, nn. 7-8).
Osservazioni: la stessa decorazione “a cesto” compare
sul bicchiere di Angera (VA) Lavizzari 4b, sempre proveniente dall’officina di Acastvs (vedi, infra).
G.T.
Forma: bicchiere Lavizzari 4a (Mazzeo 6D) (tav. XXIII,
n. 7)
Descrizione: orlo leggermente introflesso o estroflesso,
sottolineato da una solcatura, corpo ovoide o troncoconico, con costolatura a metà della parete, piede a disco o
fondo piano.
Rivestimento: vernice rossa opaca o bruna (Nave, BS;
Parabiago, MI; Dorno, PV).
Decorazione: sul corpo a Kommaregen; aquile in atto
di afferrare piccoli quadrupedi e vari uccellini posati
sopra grandi alberi con foglie e frutti e sopra archi su
colonnine (Nave, BS); motivo a cesto di vimini (Milano);
in alto giri di foglioline e cordoncino, nella parte centrale archetti con colonnine poggianti su basette gradinate
e terminanti con un cerchio umbilicato, sopra cui sono
capitelli stilizzati o motivi triangolari, nella zona inferiore meandro delimitato da giri a cordicelle e al di sotto
un reticolo a punti, con foglie ai vertici superiori (Angera, VA); motivo a treccia, tralcio con fiori, boccioli e
foglie, nella zona inferiore motivo a cesto (Dorno, PV);
ad arcate delimitate in alto da un giro a corna d’ariete,
negli intercolumni lunghe foglie di palma, emergenti da
un cespo d’acanto stilizzato (Parabiago, MI).
Dati epigrafici : ACO DIOPH[ANES] (Curno, BG);
C.ACO.DIOPHANES, entro un cartiglio puntinato
(Dorno, PV); [...AC]O.C.L.ANT[IOCHVS] (Milano);
GR(ATVS).T.RVBRIV (Parabiago, MI); ACO.ACASTVS
(Angera, VA).
Attestazioni:
BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tav. 47, n. 5; Carta
Bergamo 1992, vol. 1.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285).
BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 169, figg. 100-101 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 128, n. 29, tav. 21, 1a-b).
MI: Milano, via Broletto o via del Lauro (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 111, n. 7, tav. 12, n. 5 = Scavi
M M 3 1991, vol. 3.1, p. 50, St. 17304); Parabiago, S.
Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, pp. 13, 16, fig. 9B =
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 116, n. 3, tav. 14, n.
2 = Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 3, n. 4).
PV: Dorno (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 109, n.
13, tav. 11, n. 4).
VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 375377, tav. 111, n. 3= LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp.
102-103, n. 1, tav. 6, n. 1).
19 Per un’analisi della decorazione a cesto e della sua presenza
nelle altre classi ceramiche cfr. Angera romana I 1985, p. 375;
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 38-39.
Osservazioni: il bicchiere di Nave (BS) si distingue per
l’affastellamento di motivi diversi impressi senza un
nesso apparente (Sub ascia 1987, p. 169; LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 82).
Gli esemplari dell’officina di Gratus T. Rubriu sono
pochissimi.
G.T.
Forma: bicchiere Lavizzari 4b (Schindler Kaudelka 4c;
Mazzeo 4D, variante A) (tav. XXIII, n. 8)
Descrizione: orlo leggermente introflesso, corpo ovoide
schiacciato, piede a disco.
Rivestimento: vernice rossa opaca.
D e c o r a z i o n e: nella zona superiore, tratti verticali
paralleli che raffigurano l’orlo di un cesto di vimini,
chiuso da una cordonatura, sul corpo intreccio del
cesto.
Dati epigrafici: [P]ALMA. SEMPER. ET. LAVRVS.
VIRET. NE. DESIT. VNQVAM. PRAEMIVM.
VICT/ORIBVS. CIRCO, nella parte centrale, tra due
cordoni; sotto: ACAS[TVS].
Attestazioni:
VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 374375, tav. 81, n. 1, tav. 111, n. 2 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 105, n. 16, tav. 8, n. 5a-b).
Osservazioni: particolare è la decorazione “a cesto”, che
riproduce l’aspetto di un contenitore di vimini intrecciato.
Tale motivo sembra incontrare particolare fortuna in Italia settentrionale, soprattutto nella Transapadana, dove
compare ad esempio anche su urne cinerarie in pietra. I
vasi tipo Aco con la decorazione “a cesto”, provengono in
prevalenza dal comprensorio del Ticino19.
Questo esemplare rientra in quella serie assai singolare
dei vasi con iscrizioni, tipici dell’officina di Acastvs. Si
tratta di una diecina di vasi omogenei, di tipo Lavizzari
3 o 4b, la cui destinazione è tuttora discussa (simbolica?
in particolari cerimonie o occasioni?). Secondo alcuni
studiosi le iscrizioni sarebbero esortazioni generiche
riferite a donne, sport, convivi...; secondo altri ogni iscrizione sarebbe dedicata ad una divinità, ad esempio questa di Angera ad Apollo protettore dei giochi20.
G.T.
Forma: bicchiere Lavizzari 5 (Mazzeo 3D) (tav. XXIII,
n. 9)
Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico, piede
a disco.
Rivestimento: vernice rossa.
Decorazione: sul corpo: giro di spiraline, festoni di
punti con fiocchi e rosette.
Dati epigrafici: ACO.ACASTVS.
Attestazioni:
VA: Varese, Calcinate degli Orrigoni (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 103, n. 3, tav. 6, n. 5).
Osservazioni: l’esemplare presenta superficie abrasa e
motivi poco leggibili probabilmente a causa della matrice stanca (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 103).
Finora si conosce solo un altro esemplare di bicchiere
Lavizzari 5, da Palazzolo Vercellese (VC), con marca ACO,
integrata, in base a confronti, come ACO[ACASTVS]
(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106, n. 19, tav. 9, n. 1).
G.T.
20 Per un esame delle iscrizioni e delle varie ipotesi degli studiosi, cfr. Angera romana I 1985, pp. 374-375; LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, pp. 53-55; EADEM 1997, pp. 240-241.
Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari
Forma: coppa Lavizzari 6a (Mazzeo 8D) (tav. XXIII, n. 10)
Descrizione: orlo diritto, sottolineato esternamente da
una solcatura, anse ad anello, impostate e saldate sul
corpo, corpo ovoide, piede ad anello.
Rivestimento: invetriatura giallo-bruna (Milano).
Decorazione: sul corpo: meandro, festoni con rosette
pendenti da bucrani, rametti, foglie, grappoli d’uva, in
basso losanghe puntinate (Villachiara, BS); cordicella e
motivi vegetali (Milano).
Dati epigrafici: ACO.ACASTVS, tra due api (Villachiara, BS).
Attestazioni:
BS: Villachiara (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
104, n. 12, tav. 7, n. 5 = Riti e sepolture 1990, p. 36, n. 4,
p. 37, fig. 4).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 49,
tav. XVI, n. 17: attribuzione ipotetica).
Osservazioni: nella ceramica tipo Aco in genere l’invetriatura è rara; comunque si trova più frequentemente
sulle coppette21 che sui bicchieri.
N.S.
Forma: coppa biansata Lavizzari 7 (Mazzeo 9D) (tav.
XXIII, n. 11)
Descrizione: orlo verticale con leggero incavo interno,
anse a nastro ad anello impostate sotto l’orlo e sulla
spalla, vasca leggermente carenata, piede ad anello.
Rivestimento: vetrina giallo scuro, liscia e lucente sia
all’interno che all’esterno (Garlasco, PV); vetrina giallobruna (Milano).
Decorazione: sull’orlo scanalature, sulla vasca à la
barbotine un ramo con foglie (lauro?) alternate a bacche
tra due file di ovuli (Garlasco, PV); ovuli e foglioline
(Milano).
Dati epigrafici: ACO (Milano); [...]ACO[...] (Garlasco,
PV).
Attestazioni:
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 49,
tav. XVI, n. 18: attribuzione ipotetica).
PV: Garlasco (Arte e civiltà romana 1964, pp. 340-341, n.
480, tav. CXL, n. 292 = MACCABRUNI 1981, pp. 68, 70
= MACCABRUNI 1985, p. 25, n. 10 = LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 107, n. 27, tav. 9, n. 8).
Osservazioni: la Lavizzari Pedrazzini (1987, pp. 56-57,
nota 32) attribuisce la coppa di Garlasco (PV) all’officina
di Acastvs per il tipo di decorazione e di forma.
N.S.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Rivestimento: di rado vernice rossa (Scavi MM3 1991,
2 frammenti; Angera, VA).
Decorazione: sul corpo motivo a Kommaregen, talvolta
desinente a punta, in qualche caso nei triangoli risparmiati sono inseriti boccioli trilobati (Cremona). Il Kom maregen è delimitato superiormente da motivi vegetali
(tralci di vite, foglioline, boccioli), da corna d’ariete o da
bottoncini.
Dati epigrafici: DIOPHANES (Milano, via del Lauro);
L.N[ORBANI], dopo una palmetta (Calvatone, CR);
[...NORB]ANI (Calvatone, CR).
Attestazioni:
BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134,
n. 15).
2 1 Per un’altra coppa invetriata Lavizzari 6a, marcata
C.ACO.C.L.ANTHIOCVS, da Vercelli, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 239, tav. 3, n. 5.
71
CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.
94, c).
CR: Calvatone (PAOLUCCI 1996, pp. 242, 252, fig. 13;
CORSANO 1990, p. 52, C48, fig. 1, n. 1; B e d r i a c u m
1996, vol. 1.2, p. 87, n. inv. 111/150; LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1997, p. 242, tav. 4, n. 2, n. inv. 889927;
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 243, nota 71, n. inv.
961308; Calvatone romana 1997, pp. 66-67 e nota 11);
Cremona (CASSI 1996, p. 85, fig. 15); Cremona, via Mainardi (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 14,
tav. 21, n. 5 = CASSI 1996, p. 85, fig. 42, a sinistra in
alto; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 13, tav.
21, n. 11 = CASSI 1996, p. 85, fig. 42, a sinistra in basso;
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, nn. 15-21, tav.
21, nn. 3-4, 6-8, 10, 12).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.
49-50, tav. XVI, nn. 10, 13-16); Milano, via del Lauro
(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50); Milano, via Piatti
(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 112, n. 14, tav. 12,
n. 10).
MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico
dell’Alto Mantovano); Mantova, area del Seminario
(STENICO 1974-75, pp. 58-59); Mantova (S. Lorenzo di
Pegognaga 1996, pp. 145, 147, nn. 28-30, fig. 17, nn. 2830).
VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
128, nn. 34-41, tav. 20, n. 12, p. 130, n. 2, tav. 22, n. 7;
Angera romana II 1995, p. 313, nn. 3-4, 8).
Osservazioni: il frammento rinvenuto a Milano (via
Piatti) è attribuito all’officina di Antiochvs in base ad
un peculiare motivo decorativo che si riscontra negli
esemplari firmati; uno di Calvatone (CR) a Lvcivs Norbanvs (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, pp. 63, 112,
242).
N.S.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Rivestimento: vernice rossa (Ostiglia, MN); invetriatura bruno giallastra (Milano).
Decorazione: sul corpo a cesto di vimini.
Dati epigrafici: [ACO DIOPH]ANES (Ostiglia, MN).
Attestazioni:
CR: Calvatone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 240,
n. inv. 960965).
MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta
1986, pp. 139, 149, tav. 56, c).
MN: Ostiglia (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 109,
n. 15, tav. 11, n. 3).
Osservazioni: il frammento di Calvatone (CR), in cui
rimangono poche lettere su doppio registro, è attribuito all’officina di Acastvs (LAVIZZARI PEDRAZZINI
1997, p. 240).
N.S.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Rivestimento: talvolta vernice rossa (Milano, un frammento di Angera, VA), in un caso invetriatura (Calvatone, CR).
Decorazione: sul corpo motivi vegetali, talvolta a fasce
sovrapposte: tralci, foglie, palmette, rosette, corna
d’ariete, punti e linee.
Dati epigrafici: [...A]CO (Calvatone, CR); [...ANT]IOC[VS...]
(Angera, VA).
72
CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI
Attestazioni:
BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, pp.
103, 108, fig. 97, n. 7).
CR: Calvatone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 242,
tav. 1, n. 13, n. inv. 911187; LAVIZZARI PEDRAZZINI
1997, p. 243, nota 73, n. inv. 91294).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50,
tav. XVI, n. 2); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi
1996, p. 93, n. 8, tomba 13, tav. 24, n. 8).
VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 111, n. 9, tav. 12, n. 9 = Angera romana II 1995, p. 312,
n. 1, tav. 143, n. 6; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
129, n. 45 = Angera romanaII 1995, p. 313, n. 6).
Osservazioni: il reperto di Milano ha una vernice spessa molto simile a quella della terra sigillata (Scavi MM3
1991, ibidem). Il frammento proveniente da Angera è
ritenuto importato dalla zona emiliana, perché attribuito
ad Antiochvs e alla sua officina di Faenza (Angera roma na II 1995, p. 534). Poiché l’invetriatura è più frequente
sulle coppette non è escluso che uno dei due frammenti di
Calvatone (CR) sia appunto una coppetta; l’altro pezzo
potrebbe esser attribuito a Bvccio, in base alla decorazione (rispettivamente LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p.
242, nota 62, p. 243, nota 73).
G.T.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Decorazione: sul corpo composizioni floreali, vegetali e
animali alternate a arcate, colonne o candelabri ottenuti sovrapponendo motivi diversi.
Dati epigrafici: in un caso, [...N]ORB[ANI...] (Cremona).
Attestazioni:
BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134, n. 13).
CR: Cremona (CASSI 1996, p. 85, figg. 12, 14); Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 53, figg. 5-7=
PONTIROLI 1974, p. 116, n. 163 (486), tav. LXVIII, p.
117, n. 164 (485) (nella tav. LXVIII come n. 162 (487)) =
LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 124, n. 50, tav. 17, n.
1, n. 54, tav. 17, n. 4, n. 55, tav. 17, n. 2 = CASSI 1996, p.
85, fig. 10, fig. 11, fig. 42, primo a destra; STENICO
1963-64, p. 52, fig. 3 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
pp. 122-123, n. 42, tav. 16, n. 10; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 22, tav. 21, n. 2).
Osservazioni: quattro frammenti rinvenuti a Cremona
sono riferibili all’officina di Norbanvs (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 124, nn. 42, 50, 54, 55).
In base ai motivi decorativi, anche il frammento di Brescia sembra attribuibile all’officina di Norbanvs (Carta
Brescia 1996, ibidem).
N.S.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Rivestimento: vernice rosso arancione (Angera, VA).
Decorazione: sul corpo motivi architettonici.
Dati epigrafici: [...]E[...](Cremona).
Attestazioni:
BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134, n. 16).
CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1996, pp. 154155, 166, fig. 7).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50,
tav. XVI, n. 12).
VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 84).
G.T.
22 Cfr. LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 24 nota 10, pp. 82,
130; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Rivestimento: vernice rossa.
Decorazione: motivi geometrici: reticolo di puntini (Calvatone, CR) o linee puntiformi parallele (Angera, VA).
Attestazioni:
CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, fig. 81).
VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 128, nn. 42-43, tav. 20, n. 10 = Angera romanaII 1995,
p. 313, n. 5).
G.T.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Decorazione: sul corpo cupidi con l’arco tra arcate e
motivi floreali (Bergamo); parte superiore di una menade danzante con braccio destro sollevato e sinistro
abbassato (Angera, VA).
Attestazioni:
BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, pp.
103, 108, fig. 97, n. 5).
VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 38, p. 129, n. 44, tav. 20, n. 11 = Angera romana II
1995, p. 313, n. 7, tav. 93, n. 4, tav. 143, n. 8).
Osservazioni: nel repertorio decorativo dei vasi tipo
Aco le figure sono piuttosto rare.
G.T.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Decorazione: file di spine à la barbotine.
Attestazioni:
CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, fig. 80).
VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 130, n. 2, tav. 22, n. 7).
Osservazioni: questo tipo di decorazione, che si trova
nella ceramica a pareti sottili, è stato anche considerato
un precedente o una versione corrente del motivo a
Kommaregen dei bicchieri tipo Aco22.
G.T.
Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo
Rivestimento: vernice rossa (Angera, VA); invetriatura giallastra (Brescia).
Dati epigrafici: C.A[CO...] (Bergamo); [...A]NTHIOCVS
(Brescia); sotto un giro di trattini, su due registri,
[...]ID.EST./RENT[...] (Bergamo).
Attestazioni:
BG: Bergamo (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 58,
nota 40).
BS: Brescia (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 111, n. 6);
Sirmione (“NotALomb”, 1994, p. 79: attribuzione ipotetica).
CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.
99, a); Como, S. Carpoforo (inediti; inv. nn. E 1206-1208,
1263, Museo Giovio di Como, cit. in SENA CHIESA
1993, p. 194 e nota 22).
CR: Calvatone ( Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 87, n. inv.
110/155).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50,
tav. XVI, n. 3).
VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.
129, n. 46 = Angera romana II 1995, p. 403, tav. 119, n. 1).
Osservazioni: uno dei due frammenti di Bergamo rientra nell’ambito dei vasi con iscrizioni, peculiari della
produzione di Acastvs.
G.T.
Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari
Matrice
Decorazione: Kommmaregen delimitato superiormente da un giro a corna d’ariete.
Dati epigrafici: in negativo, L.NORBANI.
Attestazioni:
CR: Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 52,
fig. 1 = PONTIROLI 1974, pp. 115-116, n. 160 (489),
tavv. LXVII-LXVIII = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
p. 118, n. 1, tav. 15, n. 1).
N.S.
Matrice
Decorazione: Kommmaregen delimitato superiormente da un giro a corna d’ariete.
Attestazioni:
CR: Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 52,
fig. 2 = PONTIROLI 1974, p. 116, n. 161 (488), tav.
LXVIII = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 118, n. 4,
tav. 15, n. 6 = CASSI 1996, p. 85, fig. 41).
N.S.
4.b. Ceramica tipo Sarius
F o r m a: coppa biansata cantaroide Mazzeo 10D
(Schindler Kaudelka 5) (tav. XXIV, n. 1).
Descrizione: alto orlo verticale, parte superiore del
corpo a profilo leggermente concavo, anse a nastro impostate sotto l’orlo e sulla carena, attacco della vasca
segnato da un gradino, vasca con carena arrotondata,
piede a tromba esternamente modanato.
Rivestimento: vernice rossa opaca.
Decorazione: sul corpo motivi vegetali complessi a cui
è alternata una rana (Sirmione, BS); foglia di vite volta
verso il basso (Milano).
Attestazioni:
BS: Sirmione (STENICO 1973, pp. 116-117, fig. 6 =
MAZZEO SARACINO 1985, p. 219).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71,
tav. XXIX, nn. 1-3; p. 73, tav. XXIX, n. 17: attribuzione
ipotetica).
Osservazioni: a Milano, dove la forma è attestata soltanto da frammenti, un pezzo presenta un collarino
all’attacco dell’ansa.
Si tratta di un tipo poco attestato sia in Lombardia sia
altrove, in genere bollato L.SARIVS L.L. SVRVS.
C.D.P.
Forma: cratere Mazzeo 11D (tav. XXIV, n. 2)
Descrizione: orlo triangolare pendente con risega interna, parte superiore del corpo a profilo leggermente concavo, attacco della vasca segnato da un gradino, vasca globulare, piede a tromba con bordo sagomato ribattuto.
Rivestimento: vernice rossa.
Attestazioni:
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71,
tav. XXIX, nn. 4-5; nn. 6-7: attribuzione ipotetica).
Osservazioni: si tratta di una forma molto rara, anche
altrove. A Milano è attestata da sette frammenti di orlo
e piede, non decorati.
C.D.P.
Forma: coppa cantaroide Mazzeo 12D (tav. XXIV, n. 3)
Descrizione: orlo estroflesso, assottigliato, parte superiore del corpo a profilo concavo, anse a nastro impostate sotto l’orlo e sulla carena, attacco della vasca segnato
da un gradino, profonda vasca emisferica.
73
Rivestimento: vernice rossa.
Attestazioni:
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71,
tav. XXIX, n. 8).
O s s e r v a z i o n i: quest’unico frammento di orlo, non
decorato, documenta la forma in Lombardia. Comunque, essa è rara anche altrove.
C.D.P.
Forma: coppa biansata Mazzeo 13D (Schindler Kaudelka 2, Lavizzari 8a) (tav. XXIV, nn. 4-7)
D e s c r i z i o n e: orlo introflesso appena distinto, alto
labbro bombato, attacco della vasca sottolineato da
una strozzatura, anse a nastro, ad asola, talvolta costolate, impostate a metà dell’orlo e saldate sul corpo,
vasca emisferica schiacciata, basso piede ad anello,
talvolta modanato. La Mazzeo Saracino (1985) distingue tre varianti:
A) labbro poco sviluppato, di altezza decisamente inferiore alla vasca;
B) labbro sviluppato in altezza quasi quanto la vasca;
C) labbro sviluppato in altezza molto più della vasca.
Rivestimento: in genere vernice rossa, di solito piuttosto opaca, più raramente grigia.
Decorazione: sul corpo motivi molto variati, ottenuti
dalla combinazione di punzoni diversi.
Fasce verticali di motivi a V sovrapposti o fascia orizzontale di ovuli spartiti da sagittae o fascia con quadratini, cordoni sottili e foglia di felce o fascetta di trattini a
virgola, ghirlanda di foglioline e bulbo centrale cui si
contrappongono due foglie, talvolta anse decorate superiormente con una bugnetta (Milano); motivi vegetali
liberi o con reticolo di nastri, decorazione pseudo architettonica, di rado cornice a ovuli (Bresciano e Mantovano); grandi archi, con rosette e volatili reggenti col becco
un festoncino oppure vasi, baccellature e astragali (Calvatone, CR); serie di archetti delimitati in alto da un
meandro racchiuso da due fasce di ovuli (Ostiano, CR);
fiore a calice con foglie che si dipartono da un nastro, il
tutto circoscritto da due fiori a più petali e da due uccelli uno per lato che si librano nell’aria oppure reticolo di
nastri con ai vertici rosette, preceduto da una fascia di
gigli e seguito da una seconda fascia a triangoli con
rombi e semicerchi (Gropello Cairoli, PV); fascia di ovuli
con sagitte, doppie linee a zig-zag con motivi vegetali e
cerchielli umbilicati (Ottobiano, PV); fiori, delfini e
ancore tra spazi geometrici, sulle anse due pasticche
(Valeggio, PV).
Dati epigrafici: in genere sulla vasca tra la decorazione
a lettere ben spaziate: ACO (Ottobiano, PV); ANTIOCVS
(Borgo San Giacomo, BS); L.SARIVS.L.L.SVRVS (territorio di Brescia (?); [L. S]ARI[VS L.L. SV]R[VS] (Gonzaga, MN); SVRVS SARI L.S (Dorno, PV); L.SARIVS
SVRVS (Valeggio, PV); L.S. (Torrevecchia Pia, PV);
[...M]AGISTRO VERGILI[O...] (Pegognaga, MN);
L.VERGILIVS da una parte e dall’altra PRINCEPS
(area tra Ostiano, CR e Pralboino, BS); ACV/TVS (San
Benedetto Po, MN); [...]TI[...] (Sermide, MN).
Attestazioni:
BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 238-239, tav.
21, n. 3, tav. 55, nn. 1-2); Borgo San Giacomo (Insedia menti romani 1996, p. 43, fig. 45); Brescia, via Gezio
Calini (“NotALomb”, 1991, p. 82: attribuzione ipotetica);
territorio di Brescia (?) (STENICO 1965, pp. 108, 110,
fig. 43, nn. 6-7 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 222).
CR: Calvatone (STENICO 1974-75, pp. 55-58, figg. 4-5;
74
CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI
CORSANO 1990, pp. 59-60, C96-101, fig. 1, n. 5, fig. 2,
nn. 1-3, fig. 3, nn. 1-2; Calvatone romana 1997, p. 82);
Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 149,
catt. 90-91, tav. XXXIV = CATTANEO 1996, pp. 156157, fig. 20); area tra Ostiano (CR) e Pralboino (BS)
(PONTIROLI 1974, p. 195, n. 275 (374), tav. CXLII =
STENICO 1974-75, p. 55, fig. 3).
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.
71-72, tav. XXIX, nn. 9-10: variante B; tav. XXIX, nn.
11-12, 20-21: variante A; tav. XXIX, nn. 13-16, nn. 2223); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 119,
n. 2, tomba 34, p. 180, fig. 92, tav. 44, n. 2: variante B).
MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico
dell’Alto Mantovano); Gazzuolo (?) (STENICO 1974-75,
p. 58); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 77, tav. XX, B2; p.
18, tav. I, B2 = CALZOLARI 1991, p. 74, p, fig. 12, n. 2);
Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 134, B1 = CALZOLARI
1991, pp. 70-72, n, fig. 11, n. 16); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 67, tav. XVII, B1, B2, B3, p. 118, tav.
XXXVIII, B4); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, figg.
133, 150); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 116,
tav. XXXVII, B5 = CALZOLARI 1991, pp. 69-79, a, fig.
11, n. 15); Sermide (CALZOLARI 1991, p. 75, x, fig. 12,
n. 3: variante B); Serravalle (CALZOLARI 1989, fig.
224); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, B1:
variante B).
PV: Dorno (STENICO 1965, p. 111, tav. 45, nn. 1-2 =
MAZZEO SARACINO 1985, p. 222); Gropello Cairoli
(FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 36, n. 3, fig. 22, n. 3,
fig. 23: variante A; pp. 26-27, n. 4, fig. 14, n. 4, fig. 15:
variante B); Miradolo Terme (STENICO 1974-75, p. 48,
nota 7: attribuzione ipotetica); Ottobiano, cascina
Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 61, n. 9, tomba
11, fig. 9 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 102, n.
11, tav. 5, n. 3); Pavia, corso Cavour (PATRONI 1909,
pp. 270-271, fig. 6, a); Torrevecchia Pia, campo Troselle
(GALLI 1993, p. 48, St. 93680); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978b, tomba 160, fig. 24 =
VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 76, fig. 10).
Osservazioni: si tratta della forma più diffusa della
produzione cosiddetta tipo Sarius. Rinvenuta sia in contesti funerari sia di abitato, molto raramente si conserva integra. In genere è riconoscibile dal profilo della
vasca, ma spesso in presenza di piccoli frammenti non è
possibile distinguere le varianti, né affermare con sicurezza se si tratti della forma Mazzeo 13D o di altre coppe
della stessa produzione.
La decorazione, benché di stile unitario, raramente si
ripete uguale da esemplare ad esemplare: la combinazione di diversi punzoni in modo libero e variato aumenta considerevolmente i possibili risultati decorativi 23.
La coppa di Parabiago (MI) è l’unica, tra quelle rinvenu-
23 Cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1980, pp. 30-44.
te in Lombardia, ad essere priva di decorazione.
C.D.P.
Forma: coppa biansata Abbiategrasso
D e s c r i z i o n e: orlo estroflesso, breve collo concavo,
attacco con la vasca segnato da una carena, anse impo state sulla carena e sul ventre, vasca emisferica, piede a
tromba esternamente modanato.
Rivestimento: vernice rosso arancio.
Decorazione: modanature, motivi vegetali e floreali
disposti simmetricamente.
Attestazioni:
MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18,
fig. 3).
O s s e r v a z i o n i: le caratteristiche tecniche di questa
coppa la fanno rientrare nella ceramica tipo Sarius.
Tuttavia la sua forma non trova confronto nella tipologia della Mazzeo Saracino (1985).
G.T.
Forma: coppa di cui non è possibile stabilire il tipo
D e c o r a z i o n e: figura femminile in peplo, di profilo,
andante verso destra, reggente nella mano abbassata
un oggetto non distinguibile.
Attestazioni:
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 72,
tav. XXIX, n. 19).
O s s e r v a z i o n i: nella ceramica tipo Sarius la figura
umana è rara. Il pezzo presenta ottima fattura e nitidezza di rilievo (Scavi MM3 1991, ibidem).
G.T.
Forma: coppa di cui non è possibile stabilire il tipo
Rivestimento: vernice rosso scura.
Decorazione: un leprotto accucciato, la parte inferiore di
un cratere (?) baccellato, sopra un piedistallo e un alto
piede (di calice?) all’interno di una zona delimitata da fasci
di quattro linee parallele, al cui incrocio è una rosetta.
Attestazioni:
MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 73,
tav. XXIX, n. 18).
Osservazioni: i punzoni sono accostati in modo casuale (Scavi MM3 1991, ibidem).
G.T.
Matrice
Decorazione: parte di un cigno, palmetta, delimitati in
alto da una fascia ad ovuli capovolti.
Attestazioni:
PV: Miradolo Terme, Gobba (STENICO 1974-75,pp. 4751, fig. 1 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 222).
C.D.P.