HOMO SAPIENS HOMO SAPIENS Una nuova storia dell`Uomo

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HOMO SAPIENS HOMO SAPIENS Una nuova storia dell`Uomo
HOMO SAPIENS
Una nuova storia dell’Uomo?
Homo sapiens: siamo noi. La nostra specie è
apparsa al termine di un lungo processo di
evoluzione
evoluzione conclusosi milioni di anni fa.
Ma cosa sappiamo veramente di questo processo?
Attualmente numerosi fossili rimettono in
discussione la teoria predominante a proposito di
evoluzione, East Side Story o teoria della
savana.
Ricercatori di diverse discipline si orientano
verso una nuova ipotesi: e se il motore
dell’evoluzione non fosse affatto l’adattamento
all’ambiente? E se il motore dell’evoluzione
fosse insito nel cuore delle nostre cellule?
Una nuova teoria sta nascendo. Essa ci descrive
una logica interna, una memoria che continua ad
agire in ognuno di noi…
Ma allora verso cosa stiamo evolvendo? Come
sarà quest’Uomo del futuro che ci succederà?
Punti salienti
L’uomo si evolve costantemente. Cambiamenti
significativi delle mascelle dei nostri
nostri bambini
lo provano. Il fenomeno è planetario. Sapiens
cambia forma.
A partire dagli anni ‘80 l’ipotesi della
savana, East Side Story, è quella predominante e
pone l’adattamento all’ambiente come solo motore
dell’evoluzione. L’uomo
L’uomo si sarebbe alzato sui due
piedi per adattarsi alla savana che aveva
rimpiazzato la foresta.
Oggi questa teoria è rimessa in discussione
dalle scoperte scientifiche degli ultimi 20 anni,
provocando violente polemiche in seno alla stessa
comunità scientifica.
scientifica.
Ma se l’Uomo non si è messo in piedi per
adattarsi ad un cambiamento d’ambiente come si
pensa, quale ne è invece il vero motivo? Che
cos’è che spiega la bipedìa?
I lavori di due ricercatrici si sono
incrociati. In 20 anni di ricerche parallele,
parallele,
Anne Dambricourt, paleontologa, e MarieMarie-Josephe
Deshayes, ortodontista, scoprono il ruolo chiave
di un piccolo osso situato al centro del cranio,
il primo osso che si forma nell’embrione: lo
sfenoide.
Ripercorrendo la storia dello sfenoide nel
corso dei
dei millenni, le due scienziate giungono a
descrivere il processo interno della nostra
evoluzione. Un nuovo racconto, stupefacente,
l’Inside Story.
Il nostro processo evolutivo sarebbe il
risultato di una logica interna che avrebbe
condotto i nostri antenati
antenati 60 milioni di anni fa
all’Uomo moderno e che ci spinge già verso l’Uomo
del futuro.
Lo sfenoide
E’ un osso di una decina di centimetri, a
forma di farfalla,
farfalla, nascosto al centro del cranio,
situato a livello degli occhi, giusto al di sotto
dell’encefalo. E’ il primo a formarsi
nell’embrione.
Nel corso dello sviluppo è intorno ad esso che
il nostro cranio e poi tutto lo scheletro si
posizionano.
In 60 milioni di anni lo sfenoide ha cambiato
forma 5 volte, ripiegandosi ogni volta un po’ di
più, e sempre nella stessa direzione.
La storia che racconta le flessioni successive
dello sfenoide è la storia delle grandi mutazioni
che hanno condotto fino al genere Homo. E’ la
nostra storia.
Proscimmie
Scimmie
60 Mil.Anni
40 Mil.Anni
Grandi scimmie
Reazioni e discussioni
Australopiteco
6 Mil.Anni
Homo
2 M.A.
Dalla divulgazione di queste idee, specie dopo
la proiezione in Francia del filmfilm-documentario di
Johnson nel 2005, il mondo scientifico si è
infiammato tacciando di mistificazione gli
autori, la produzione e la paleoantropologa
paleoantropologa
DambricourtDambricourt-Malassé, ritenuti fautori di una
ideologia forzatamente neoneo-creazionista (progetto
divino insito nell’evoluzione) sulla scia della
corrente americana.
E’ lo stesso Johnson a rispondere alle accuse,
parlando della Dambricourt:
<< Nel montaggio finale di questo film, ho
tenuto della sua intervista solo una frase: Noi
siamo le grandi scimmie degli uomini che ci
succederanno. Una frase breve ma sufficientemente
forte ed enigmatica per indurmi a reincontrarla
per tentare di comprendere le sue scoperte.
Ebbene non ho incontrato una illuminata, ma una
scienziata, stimata dai suoi colleghi, che si
interroga senza sosta sulla validità delle sue
scoperte e del suo lavoro sul processo di
ominazione. Dall’inizio dei nostri incontri non
ci sono
sono mai state questioni né di finalismo, né
di religione.
Quando in seguito ho avuto contatti con altri
ricercatori paleontologi, genetisti, biologi e
medici, essi hanno confermato la validità, la
giustezza e l’aspetto innovativo delle sue
scoperte.>>
SECONDA PARTE
Cosa c’entrano la paleontologia e gli studi sull’evoluzione con
l’ortognatodonzia?
Anne Dambricourt-Malassé (Dipartimento di Preistoria del Museo Nazionale di
Storia Naturale - Istituto di Paleontologia Umana, Parigi (France)) ritiene da alcuni anni di
aver trovato un elemento chiave, studiando e ossa fossili di ominidi, capace di rimettere in
discussione nientemeno che la teoria evolutiva della selezione naturale, nella
formulazione moderna che prende il nome di neo-darwinismo (ovvero il darwinismo + le
implicazioni dell’era genetica).
Per la paleoantropologa l’evoluzione umana non può essere, o almeno non del tutto, frutto di una selezione caotica
dell’ambiente sulla materia genotipica. Un simile modello non sarebbe sufficiente a spiegare la complessità dei fattori in
gioco.
Di più: le trasformazioni craniche che si osservano lungo i milioni di anni dalle proscimmie all’Homo Sapiens non
sarebbero affatto una conseguenza della conquista della bipedìa, ovvero della verticalizzazione della colonna vertebrale. Il
passaggio dalla giungla alla savana non è determinante: fossili di Homo erectus contemporanei a quelli dell’Est Africa
(East Side Story) sembrano essere stati rinvenuti in Georgia (Homo Georgicus) e nella valle dell’Indo senza probabili
correlazioni con l’Australopiteco (origini Eurasiatiche di Homo Sapiens?).
La supposta evoluzione casuale non reggerebbe di fronte all’osservazione della progressiva e netta chiusura
dell’angolo sfeno-basilare, ovvero l’angolo formato dall’osso occipitale e dall’osso sfenoide che, contrapponendosi,
costuiscono il centro della cavità cranica.
Proprio come un motore interno programmato il clivus sfenoidale, sempre più ripido e “verticalizzato”, sarebbe la
vera chiave di volta del processo di ominazione (Inside Story). Questo processo condiziona la conformazione di tutte
le altre ossa craniche (inclusi i mascellari) ed è in relazione con l’orientamento dei canali semicircolari dell’orecchio
interno (postura eretta).
Fin dove si spingerà questa progressione ancora in atto?
Come sarà l’Homo Sapiens del futuro?
Qualche osservazione si può già abbozzare osservando i nostri bambini (nella prossima parte vedremo in quali
termini).
Riprendendo il discorso generale, la teoria della selezione naturale di tipo darwiniano, in questa nuova visione, non
viene rigettata in toto ma ridimensionata all’interno di una singola nicchia evolutiva. In altre parole, è difficile
prevedere i caratteri peculiari di un individuo rispetto a quelli di un altro, perché nel particolare, questo sì, essi sono
casuali ed obbediscono senz’altro ad una logica selettiva ambientale di tipo “migliorativo” o perlomeno “adattativo”.
Allo stesso modo è difficile prevedere perfettamente il risultato della crescita finale della faccia di un bambino, in
quanto i fattori ambientali in gioco (teoria della matrice funzionale di Moss) sono molteplici e variamente
combinati. Ma è possibile prevedere di sicuro l’andamento delle sue traiettorie di crescita perché tipiche della specie.
Di nuovo siamo in materia ortognatodontica: ancora un elemento chiave “nuovo” è rinvenuto nell’embriologia, punto
di riferimento per l’ortodonzia (il cui studio si apre proprio con la descrizione del processo ontogenetico della formazione
delle strutture in oggetto), ma anche, aggiunge la Dambricourt-Malassé, della paleoantropologia, a lungo tenuta slegata
da questa materia.
L’embriologia (e quindi l’ontogenesi) ricapitola la filogenesi.
Il progressivo chiudersi dell’angolo sfenoidale e il ripiegamento del polo cefalico dell’embrione ricapitola in poche
settimane milioni di anni evolutivi.
Compito dell’ortodontista, nel curare i quadri malformativi cranio-facciali, è riportare la crescita del piccolo bambino
(prima dei 6 anni, secondo M.J.Deshayes) sull’attrattore Sapiens. (continua)
Intervenire sulle malocclusioni dentarie (intese come disarmonie dell'intera biodinamica di
formazione ossea cranio-facciale) in tenera età (prima dei sei anni) condivide proprio queste
premesse. Ponendosi sulla traiettoria filogenetica e, più direttamente, ontogenetica occorre
armonizzare eventuali derive di allontanamento dal normale processo di flessione basi-sfenoidale
cercando di influenzare direttamente la base cranica.
Tale filosofia di intervento, ben lontana dalla comune concezione dell'ortodonzia quale semplice e
riduttiva tecnica di allineamento dentale, dovrebbe assicurare anche una più solida stabilità della
correzione effettuata.
Vedi video riassuntivo in francese
http://www.youtube.com/watchv=6U3nvGRFAVs&feature=relatede:
Errata corrige:
la foto riportata nella parte 2 ritrae la dott.ssa Dambricourt-Malassé e non J.M. Deshayes.
Prossimi articoli:
1. Studio dell'evoluzione stomatognatica italiana
2. Il reale ruolo del patrimonio genetico nella trasmissione dei caratteri facciali. Studio di una
"cranioteca" di eccezione nel villaggio di Halstaff (Alpi Orientali)
3. Evoluzione e fonazione umana, l'apparato laringeo
4. Una nuova chiave di lettura della diversità fenotipica umana (erroneamente definita "razza")