Libretto di manutenzione del territorio

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Libretto di manutenzione del territorio
COMUNITA’ MONTANA VALCHIAVENNA
Progetto MANUMONT
di Piano direttore per
la manutenzione del territorio
collinare e montano
FASE 2. SPERIMENTAZIONE DELLE
LINEE-GUIDA E PREDISPOSIZIONE
DEL PIANO DI MANUTENZIONE
H3.4.1
Novembre 2008
Revisione n°1
Libretto di manutenzione Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Relazione descrittiva del Profilo Attuativo:
Redazione dei testi
Alberto Fioroni, Chiara Spairani - Montana srl
Elaborazioni grafiche
Alberto Fioroni, Chiara Spairani - Montana srl
Organizzazione delle informazioni
numeriche
Alberto Fioroni, Chiara Spairani - Montana srl
Contributi specifici
Claudio Depoli, Loredana Fornè
Tipologia documento
Schede
Profilo di Piano
Profilo Attuativo
Funzione del documento nel Processo
di Piano
Descrive, le funzioni specifiche riconosciute nel territorio, elenca
le pratiche manutentive da attuare nei diversi Elementi.
Argomenti trattati nel documento
Funzioni specifiche, pratiche manutentive e elementi da
manutentare.
R 3.1.1 – Relazione descrittiva del Profilo Attuativo
T 3.1.2 – Budget del Piano di manutenzione
Principali Documenti di Piano correlati
nell’ambito del Piano di manutenzione
K 3.1.3 – Cartogramma delle azioni di piano
H 3.2.1 – Programma di manutenzione e monitoraggio - Schede
Oggetto
H 3.3.1 – Schede delle azioni non strutturali
C 3.5.1 – Carta degli Oggetti Territoriali
Gruppo di lavoro per la redazione del Piano di manutenzione Comunità Montana Valchiavenna:
Coordinamento Progetto MANUMONT
Federica Filippi (Autorità di bacino del fiume Po)
Responsabile Comunità Montana
Floriano Faccenda
Responsabile Montana srl
Lorenzo Nettuno
Gruppo di lavoro multidisciplinare
Lorenzo Nettuno e Alberto Fioroni (Ingegneria ambientale),
Silvano Molinetti (Pianificazione territoriale), Claudio Depoli e
Andrea Bavestrelli (Scienze geologiche, geomorfologia),
Carolina Pacchi, Piero Giugni e Matteo Zulianello (Gestione
processi partecipati), Loredana Fornè (Gestione forestale),
Alessandra Carboni (Biologia, scienze naturali), Chiara
Spairani e Daniela Carnesale (Trattamento dati geografici,
cartografia), Matteo Bartolomeo (Economia)
Comunità Montana della Valchiavenna
2
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Indice
1. PREMESSA
2. 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 2.5. 2.6. 2.7. 2.8. 2.9. 2.10. 2.11. 2.12. RIEPILOGO DELLE PRATICHE MANUTENTIVE PER FUNZIONE SPECIFICA
A - Mantenimento della capacità di convogliare la portata
B – Protezione delle sponde
C - Controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo
D - Sostegno e stabilizzazione superficiale
E - Controllo delle dinamiche dei crolli in roccia
F - Controllo delle dinamiche delle valanghe
G - Drenaggio, scolo, canalizzazioni delle acque e impluvi
H - Mantenimento di vie d’accesso e percorsi viari
I - Strutture edilizie e di servizio
L - Popolamenti forestali
M - Manto di copertura vegetale
N - Riqualificazione ambientale
3. 3.1. 3.2. 3.3. 3.4. 3.5. 3.6. 3.7. 3.8. 3.9. 3.10. 3.11. 3.12. 3.13. 3.14. 3.15. 3.16. 3.17. 3.18. 3.19. 3.20. 3.21. 3.22. 3.23. 3.24. 3.25. 3.26. 3.27. 3.28. 3.29. 3.30. 3.31. APPENDICE – SCHEDE DELLE PRATICHE MANUTENTIVE
A01 Arginature
A02 Manufatti di attraversamento
A03 Sedimenti e sezioni d’alveo
B01 Materassi
B02 Strutture in pietrame a secco
B03 Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
B04 Muri in cemento armato
B05 Muri cellulari
B06 Terre rinforzate/armate
B07 Gabbionate
B08 Repellenti
B09 Gabbionate spondali
B10 Palificata viva spondale
B11 Presidi al piede
B12 Rivestimenti in calcestruzzo
B13 Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati
C01 Briglie in legname e pietrame
C02 Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura
C03 Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine
C04 Vasche di accumulo e materiale litoide
C05 Cunettoni e selciatoni
C06 Soglie
D01 Palizzate vive
D02 Palificate vive e semplici
D03 Gradonate vive
D04 Grate vive
D05 Muratura in pietrame a secco
D06 Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
D07 Muri in cemento armato
D08 Muri cellulari
D09 Terre rinforzate/armate
Comunità Montana della Valchiavenna
6 11 11 13 14 15 16 17 18 19 21 22 24 25 27 29 40 43 49 53 55 58 61 64 67 71 75 78 81 89 92 98 100 104 108 111 114 118 121 124 127 131 134 137 140 143 3
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.32. 3.33. 3.34. 3.35. 3.36. 3.37. 3.38. 3.39. 3.40. 3.41. 3.42. 3.43. 3.44. 3.45. 3.46. 3.47. 3.48. 3.49. 3.50. 3.51. 3.52. D10 Gabbionate
E01 Barriere Paramassi
E02 Reti Paramassi
E03 Valli e rilevati
E04 Gallerie
F01 Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve
F02 Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio
F03 Gallerie
G01 Drenaggi superficiali
G02 Trincee drenanti
G03 Pozzi drenanti
H01 Viabilità
I01 Fabbricati d’alpe
I02 Servizi all’urbanizzato
L01 Bosco
M01 Prati e Pascoli
M02 I boschi di neoformazione
N01 Habitat (diversificazione)
N02 Rifiuti solidi
N03 Acque
N04 Fauna
Comunità Montana della Valchiavenna
146 150 153 157 160 163 166 170 173 176 178 181 192 197 200 221 227 230 236 238 241 4
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H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Documenti correlati
Attività 0- Avvio del Piano
•
•
R 0.1.1 – Agenda programmatica
T 0.2.1 - Elenco attori
Attività 1- Profilo strutturale
•
•
•
•
•
R 1.1.1 - Relazione di orientamento iniziale (Rapporto “Analisi degli attori locali”)
R 1.2.1 – Relazione descrittiva
T 1.5.1 - Tabella riepilogativa dei parametri indice
Cartografia generale (in scala 1:25.000):
o C 1.3.1a – Uso del suolo ad orientamento forestale – Alta valle
o C 1.3.1b – Uso del suolo ad orientamento forestale – Fondovalle
o C 1.3.2a – Rilevanze paesistiche e territoriali – Alta valle
o C 1.3.2b – Rilevanze paesistiche e territoriali – Fondovalle
o C 1.3.3a – Carta dei vincoli e delle presenze istituzionali – Alta valle
o C 1.3.3b – Carta dei vincoli e delle presenze istituzionali – Fondovalle
o C 1.3.4a – Carta della dinamica geomorfologica – Alta valle
o C 1.3.4b – Carta della dinamica geomorfologica – Fondovalle
o C 1.3.5a – Carta degli elementi idrologici e idrogeologici – Alta valle
o C 1.3.5b – Carta degli elementi idrologici e idrogeologici – Fondovalle
Cartogrammi (scale varie)
o K 1.4.1 - Idrografia e confini
o K 1.4.2 – Boschi e pascoli
o K 1.4.3 – Insediamenti e rete viaria
o K 1.4.4 - Malghe e alpeggi
o K 1.4.5 - Consorzi forestali, aziende agricole e accessibilità dei boschi
o K 1.4.6 - Dissesti e vincoli PAI
o K 1.4.7 - Tutele e aree protette
o K 1.4.8 – Elementi di rilievo nel paesaggio
Attività 2 - Profilo Strategico
•
•
•
•
R 2.1.1 – Relazione descrittiva del Profilo Strategico
R 2.3.1 – Quadro programmatico
H 2.3.2 – Schede descrittive dei Piani e dei Programmi
Cartografia (in scala 1:25.000):
o C 2.4.1a – Entità Territoriali – Alta valle
o C 2.4.1b – Entità Territoriali – Fondovalle
o C 2.4.2 – Densità delle opere di difesa idraulica nei bacini minori
Attività 3 - Profilo Attuativo
•
•
•
•
•
•
R 3.1.1 – Relazione descrittiva del Profilo Attuativo
T 3.1.2 – Budget del Piano di manutenzione
K 3.1.3 – Cartogramma delle azioni di piano
H 3.2.1 – Programma di manutenzione e monitoraggio - Schede Oggetto
H 3.3.1 – Schede delle azioni non strutturali
C 3.5.1 – Carta degli Oggetti Territoriali
Comunità Montana della Valchiavenna
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Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
1.
Premessa
Il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico, approvato con D.P.C.M. 24 maggio 2001, promuove la
manutenzione del territorio e delle opere di difesa idraulica e idrogeologica, quali elementi essenziali
per assicurare il progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza e della qualità ambientale e
paesaggistica del territorio (cfr. art. 14, comma 1, delle Norme di Attuazione).
L’Autorità di bacino del fiume Po, attraverso il Progetto MANUMONT- Piano direttore per la
manutenzione del territorio collinare e montano, intende dare attuazione agli indirizzi contenuti
nel PAI e promuovere la manutenzione del territorio.
Lo scopo del Profilo Attuativo è quello esplicitare le azioni di manutenzione nei vari ambiti ed entità
territoriali e quindi di presentare una serie di strumenti tecnici, di carattere pratico (schede di “buone
pratiche”, sottoprogrammi dei controlli e degli interventi). A tale obbiettivo vuole rispondere
l’elaborato seguente.
L’elaborato “Libretto della manutenzione” (documento H 3.4.1) serve da supporto per l’attuazione
degli interventi manutentivi segnalati dal Piano nel Programma di manutenzione e monitoraggio del
territorio della CM - “Schede Oggetto” (documento H 3.2.1).
É il documento di approfondimento da utilizzare ricercando dettagli tecnici o metodologici inerenti le
specifiche pratiche proposte dal Piano nei riguardi dei diversi Elementi da manutentare.
L’elenco completo degli Elementi, cui sono rivolti gli interventi manutentivi, è stato riportato nella
precedente Errore. L'origine riferimento non è stata trovata., Fra di essi si riscontrano opere,
manufatti, particolari edifici (malghe), parti naturali del territorio per le quali si ipotizza una gestione
omogenea (aree prative, boschi produttivi …).
Ciascuna pratica è dettagliata nel Libretto attraverso le Schede delle pratiche manutentive
(sinteticamente elencate nella Tabella 1.1). Ciascuna Scheda prende il nome dall’Elemento cui si
riferisce.
Il “Libretto della manutenzione”è difatti composto da due parti:
•
il Riepilogo delle pratiche manutentive per funzione specifica.
•
l’Appendice con le Schede delle pratiche manutentive
Il Riepilogo riassume le pratiche manutentive individuate per ogni funzione specifica (si veda la
seconda colonna della Tabella 1.1), consentendo un agile controllo e una prima panoramica sia sulle
pratiche che sugli Oggetti Territoriali interessati e sulle linee di azione.
Le Schede delle pratiche manutentive (elencate nella Tabella 1.1) rappresentano una sorta di
glossario degli elementi che devono essere mantenuti nel territorio della Comunità Montana e di questi
sono descritte le funzioni specifiche, le caratteristiche, le applicazioni, le parti omogenee, il livello
minimo di prestazione manutentiva, l’elenco prezzi unitari da prezziario Regionale (descrivere) etc….
L’impostazione delle schede deriva da quanto proposto nell’Appendice 3 alle Linee Guida così come
parte dei contenuti che il GLM ha provveduto a rivisitare ed aggiornare in base al contesto in esame.
Nel “Libretto della manutenzione” si trovano quindi tutti i dettagli su come è stato pianificato di
supportare o migliorare le diverse alle Funzioni Specifiche riconosciute nel territorio ed le informazioni
su perché e soprattutto attraverso quali modalità intervenire sugli Elementi da manutentare.
Comunità Montana della Valchiavenna
6
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Tabella 1.1: elenco delle schede delle pratiche manutentive
Sigla
Funzioni specifiche
A
Mantenimento della capacità
di convogliare la portata
B
Protezione delle sponde
C
Controllo del trasporto solido
e difesa dall’erosione del
fondo
D
Sostegno e stabilizzazione
superficiale
E
Controllo delle dinamiche dei
crolli in roccia
F
Controllo delle dinamiche
delle valanghe
G
I
Drenaggio, scolo,
canalizzazioni delle acque e
impluvi
Mantenimento di vie
d’accesso e percorsi viari
Strutture edilizie e di servizio
L
M
Popolamenti forestali
Manto di copertura vegetale
N
Riqualificazione ambientale
H
Comunità Montana della Valchiavenna
N°
A01
A02
A03
B01
B02
B03
B04
B05
B06
B07
B08
B09
B10
B11
B12
B13
C01
C02
C03
C04
C05
C06
D01
D02
D03
Do4
D05
D06
D07
D08
D09
D10
E01
E02
E03
E04
F01
F02
F03
G01
G02
G03
H01
Schede delle pratiche manutentive
Titolo
Arginature
Manufatti di attraversamento
Sedimenti e sezioni d’alveo
Materassi
Strutture in pietrame a secco
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Muri in cemento armato
Muri cellulari
Terre rinforzate/armate
Gabbionate
Repellenti
Gabbionate spondali
Palificata viva spondale
Presidi al piede
Rivestimenti in calcestruzzo
Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati
Briglie in legname e pietrame
Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura
Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine
Vasche di accumulo e materiale litoide
Cunettoni e selciatoni
Soglie
Palizzate vive
Palificate vive e semplici
Gradonate vive
Grate vive
Muratura in pietrame a secco
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Muri in cemento armato
Muri cellulari
Terre rinforzate/armate
Gabbionate
Barriere Paramassi e disgaggio
Reti Paramassi
Valli e rilevati
Gallerie
Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve
Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio
Gallerie
Drenaggi superficiali
Trincee drenanti
Pozzi drenanti
Viabilità
I01
I02
L01
M01
M02
N01
Fabbricati d’alpe
Servizi all’urbanizzato
Bosco
Prati e pascoli
I boschi di neoformazione
Habitat (diversificazione)
N02
Rifiuti solidi
N03
N04
Acque
Fauna
7
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
i contenuti del capitolo di Riepilogo delle pratiche manutentive per Funzione Specifica nel Libretto della
manutenzione – Riepilogo
Titolo paragrafi
Descrizione del contenuto
Oggetti territoriali interessati dalla
funzione specifica
L’elenco degli oggetti territoriali in cui le funzioni specifiche vengono riscontrate
Schede delle pratiche manutentive
inerenti la funzione specifica
L’elenco degli Elementi da manutentare a cui andranno rivolte le azioni di manutenzione e
monitoraggio per preservare la funzione specifica, con riferimento alle specifiche Schede
riportate nell’appendice del medesimo elaborato
Linee di azione rivolte al
mantenimento
della
funzione
specifica
Azioni di manutenzione, controlli e monitoraggi indicati dal Piano per preservare la funzione
specifica
Ciascuna delle voci è ripresa nelle Schede Oggetto (Programma di manutenzione e
monitoraggio – elaborato 3.2.1) e computata per l’analisi economica del piano.
i contenuti del Libretto della manutenzione – Appendice Schede delle pratiche manutentive
Manuale
Manuale d’uso
Titolo del paragrafo
Funzione specifica
Oggetto delle pratiche
manutentive
Descrizione caratteristiche
Manuale di
manutenzione
Parti di opere a forme di
manutenzione omogenea
Livello minimo delle
prestazioni manutentive:
Mezzi e personale
Elenco Prezzi Unitari
Comunità Montana della Valchiavenna
Descrizione del contenuto
Viene indicata la funzione specifica dell’elemento
Si segnala la denominazione delle opere/manufatti o elenco delle parti che
compongono l’elemento da manutentare.
A volte l’elemento da manutentare si riferisce genericamente ad una categoria
che può sottendere diverse parti: così ad esempio l’elemento“Fabbricati d’alpe”
comprende differenti tipologie di fabbricati, con destinazioni d’uso e
caratteristiche specifiche
Si riporta una descrizione dell’elemento, delle sue componenti o tipologie e
applicazioni. Per le opere di difesa del suolo vengono talvolta anche indicati
geometrie e sezioni tipiche. Si riportano sovente immagini e disegni che
descrivano l’elemento.
Per ciascuna parte d’opera a manutenzione omogenea, si elencano i materiali di
cui è composta e le anomalie riscontrabili. In alcuni casi vengono schematizzate
le principali attività di manutenzione in questa tabella, suddivise per parte
d’opera/componente.
Si descrivono le principali pratiche manutentive necessarie a conservare la
funzionalità dell’elemento. Vengono altresì elencati controlli e monitoraggi
necessari e talvolta forniti alcuni riferimenti di letteratura o link a progetti e studi
ritenuti di interesse.
Vengono brevemente elencati i mezzi d’opera e il personale necessario per le
attività di manutenzione previste
Vengono riprese alcune voci utilizzate per i computi metrici dai prezziari ufficiali
della Regione Lombardia. In particolare P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia e
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali.
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Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Tabella 1.2: Funzioni Specifiche riconosciute come prioritarie per ciascun Oggetto Territoriale (con la X si segnala la presenza sia di azioni manutentive che di
controllo e monitoraggio, con la O si indica la previsione di sole azioni di controllo e monitoraggio)
Riqualificazio
ne ambientale
Manto di
copertura
vegetale
Popolamenti
forestali
Controllo
delle
dinamiche dei
lli i
i
Controllo
delle
dinamiche
d ll
l h
Drenaggio,
scolo,
canalizzazioni
d ll
Mantenimento
di vie
d’accesso e
i i i
Strutture
edilizie e di
servizio
Controllo del
trasporto
solido e difesa
d ll’
i
Sostegno e
stabilizzazion
e superficiale
Oggetti Territoriali
Mantenimento
della capacità
di convogliare
l
t t
Protezione
delle sponde
Funzioni Specifiche
Tratti evidenziati del reticolo principale nelle convalli (F. Mera e T. Liro)
X
X
X
X
Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.)
X
X
X
X
Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi
X
X
X
X
Laghi naturali e dighe non soggette a svaso
X
Merette
X
X
Canali irrigui
X
X
X
X
X
Fasce di rispetto dei pozzi
X
X
X
X
Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti
X
X
X
X
Acque minerali (Trebecca e Frisia)
X
X
X
X
Dighe con necessità di svaso
X
Forre
X
X
0
X
X
Crotti
X
X
0
X
X
Marmitte dei Giganti
X
X
0
X
X
Cascate
X
X
0
X
X
Crinali e aree sterili
0
Conoidi
X
X
X
Aree ad elevato dinamismo
X
X
X
X
X
Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm
X
X
X
X
X
Cave
Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…)
Comunità Montana della Valchiavenna
X
0
X
X
X
X
0
X
X
9
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Boschi di fondovalle (vedi progetto Prov – foce del Mera, Bassa Valchiavenna)
X
X
Castagneti da frutto
X
Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI
X
Boschi all’interno di aree protette
X
Boschi residuali da PIF
X
Pascoli
X
Boschi di protezione
X
Boschi produttivi
X
Aree Agricole
X
Alpeggi
X
X
X
Rete sentieristica
X
VASP
X
X
X
X
Aree di tutela
X
Nuclei urbani
X
Emergenze architettoniche/archeologiche
Centri storici
X
Impianti sciistici
X
Aree terrazzate
X
X
Aree industriali
O
Nuclei storici di versante ed aree contermini
X
Reticolo idrico
Comunità Montana della Valchiavenna
Riqualificazio
ne ambientale
Manto di
copertura
vegetale
Popolamenti
forestali
Controllo
delle
dinamiche dei
lli i
i
Controllo
delle
dinamiche
d ll
l h
Drenaggio,
scolo,
canalizzazioni
d ll
Mantenimento
di vie
d’accesso e
i i i
Strutture
edilizie e di
servizio
Controllo del
trasporto
solido e difesa
d ll’
i
Sostegno e
stabilizzazion
e superficiale
Oggetti Territoriali
Mantenimento
della capacità
di convogliare
l
t t
Protezione
delle sponde
Funzioni Specifiche
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
O
X
X
X
X
X
X
10
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.
Riepilogo delle pratiche manutentive per Funzione
Specifica
2.1.
A - Mantenimento della capacità di convogliare la portata
2.1.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Tratti evidenziati del reticolo principale sul fondovalle e nelle convalli (f. Mera e t. Liro)
•
Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.)
•
Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi
•
Canali irrigui
•
Merette
•
Reticolo idrico
2.1.2.
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
A01
A02
A03
2.1.3.
Titolo
Arginature
Manufatti di attraversamento
Sedimenti e sezioni d’alveo
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
Manutenzione e ripristino del rilevato arginale.
•
Manutenzione di opere d'arte e manufatti connessi al sistema arginale ( aperture, tubazioni in
ingresso, scarichi, sistema di drenaggio, sottofondazioni, sottomurazioni, scolmatori, botti a
sifone, ecc.) tramite sostituzione o riparazione di parti.
•
Manutenzione e ripristino dei cippi di delimitazione e individuazione topografica delle pertinenze
idrauliche e delle aree demaniali.
•
Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva sugli argini.
•
Taglio della vegetazione per pulitura canali e merette.
•
Allontanamento del materiale depositato (sia di materiale litoide che dei tronchi d'albero o alberi)
nei casi di sovralluvionamento manifesto e documentabile sia negli alvei che in prossimità di
tombotti, di tombinature e di ponti.
•
Mantenimento e ripristino delle pozze e dei raschi presenti nell’alveo dei torrenti.
•
Manutenzione delle pile e delle luci di ponti, tombotti
strutturali, scalzamenti ,sifonamenti ecc..
•
Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva dagli alvei attivi che è causa di ostacolo al
regolare deflusso delle piene ricorrenti, con periodo di ritorno orientativamente trentennale, sulla
base di misurazioni e/o valutazioni di carattere idraulico e idrologico, con sgombero posa e
accatastamento in luogo di sicurezza.
•
Interventi di taglio selettivo mediante l’eliminazione solo delle piante eccedenti un diametro
prefissato (in funzione della larghezza dell’alveo e delle opere e manufatti presenti a valle, e
Comunità montana della Valchiavenna
e tombinature da danneggiamenti
11
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
crescente via via che ci si allontana dall’acqua) e di quelle instabili (deperienti, inclinate, etc.),
solo se presenti sul bordo ed a rischio di essere catturate dall’acqua e fluitate verso valle.
Monitoraggi / controlli
•
Monitoraggio dello stato delle arginature
•
Controlli e verifiche sul sistema di drenaggio, sottofondazioni e sottomurazioni.
•
Controllo e valutazione del ruolo assolto dalla vegetazione sia come elemento pregiudizievole al
regolare deflusso
delle piene o come controllo e laminazione delle piene, sia come
conservazione delle sponde o come arricchimento della biodiversità delle fascia ripariali.
•
Monitoraggio delle barre di sedimento se presenti una delle seguenti criticità: indirizzamento
della corrente originaria contro opere di difesa strategiche, limitazione degli usi antropici,
presenza di vegetazione critica, riduzione della capacità dell’alveo inciso e verifica della necessità
di interventi futuri.
•
Controllo e valutazione dei volumi depositabili lungo il tratto considerato in funzione della
frequenza e dalla localizzazione delle attività di gestione dei sedimenti.
•
Monitoraggio controllo periodico delle dinamiche fluviali e valutazione della necessità di
interventi manutentivi localizzati.
•
Controllo e monitoraggio periodico dello stato degli attraversamenti, sia ponti che tombotti
Comunità montana della Valchiavenna
12
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.2.
B – Protezione delle sponde
2.2.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Tratti evidenziati del reticolo principale sul fondovalle e nelle convalli (f. Mera e t. Liro)
•
Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.)
•
Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi
•
Canali irrigui
•
Merette
•
Reticolo idrico
2.2.2.
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
B01
B02
B03
B04
B05
B06
B07
B08
B09
B10
B11
B12
B13
2.2.3.
Titolo
Materassi
Strutture in pietrame a secco
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Muri in cemento armato
Muri cellulari
Terre rinforzate/armate
Gabbionate
Repellenti
Gabbionate spondali
Palificata viva spondale
Presidi al piede
Rivestimenti in calcestruzzo
Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e
massi vincolati
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
Manutenzione e ripristino di protezioni spondali deteriorate o franate in alveo quali strutture in
pietrame a secco (scogliere, repellenti o pennelli, rivestimenti in pietrame sciolto, massi
vincolati).
•
Manutenzione e ripristino di protezioni spondali deteriorate o franate in alveo quali muri in
calcestruzzo pietrame e/o mattoni, muri in cemento armato.
•
Manutenzione dei presidi al piede e dei rivestimenti.
•
Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva che possa danneggiare i manufatti preposti alla
protezione spondale
•
Manutenzione e ripristino di protezioni spondali realizzate in elementi prefabbricati.
Monitoraggi / controlli
•
Monitoraggio dello stato delle opere di protezione spondale.
Comunità montana della Valchiavenna
13
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.3.
C - Controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del
fondo
2.3.1.
2.3.2.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
•
•
•
Tratti evidenziati del reticolo principale sul fondovalle e nelle convalli (f. Mera e t. Liro)
Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.)
Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi
Merette
•
Reticolo idrico
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
C01
C02
C03
C04
C05
C06
2.3.3.
•
•
•
•
•
•
Titolo
Briglie in legname e pietrame
Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura
Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine
Vasche di accumulo e materiale litoide
Cunettoni e selciatoni
Soglie
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
Sistemazione delle briglie con interventi a salvaguardia di possibili fenomeni di aggiramento o
scalzamento o erosione dell'opera da parte delle acque, con particolare riguardo alla gaveta.
Manutenzione delle soglie e delle briglie dovute a danneggiamenti, scalzamento, ecc.
Svuotamento periodico di materiale litoide in occasione di eventi alluvionali delle briglie, delle
vasche di accumulo e lungo l'alveo.
Risagomatura e collocazione di materiale litoide, movimentato in alveo, a protezione di erosioni
spondali in zone difficilmente raggiungibili.
Manutenzione dei cunettoni del selciatone dovuta allo scalzamento, al crollo, all’erosione ecc,
Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva nelle vasche di accumulo.
Monitoraggi / controlli
• Monitoraggio dello stato delle briglie e delle opere trasversali.
• Controllo della crescita della vegetazione.
• Controllo dello stato delle vasche di accumulo.
Comunità montana della Valchiavenna
14
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.4.
D - Sostegno e stabilizzazione superficiale
2.4.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Elementi di rilievo territoriale,
•
Forre
•
Crotti
•
Marmitte dei Giganti
•
Cascate
•
Crinali e aree sterili
•
Conoidi
•
Aree ad elevato dinamismo e aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm
•
Alpeggi
•
Aree terrazzate
2.4.2.
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
D01
D02
D03
D04
D05
D06
D07
D08
D09
D10
2.4.3.
Titolo
Palizzate vive
Palificate vive e semplici
Gradonate vive
Grate vive
Muratura in pietrame a secco
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Muri in cemento armato
Muri cellulari
Terre rinforzate/armate
Gabbionate
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
•
•
•
•
Ripristino e/o manutenzione dei muretti nelle aree di particolare pregio paesaggistico e di quelli
con funzione di consolidamento a protezione di infrastrutture e centri abitati
Mantenimento delle murature di contenimento realizzate tramite muri a secco
Manutenzione e ripristino delle opere di sostegno e stabilizzazione quali muri in cls pietrame e/o
mattoni, muri in cemento armato
Manutenzione e ripristino delle opere di sostegno e stabilizzazione quali muri a secco
Manutenzione delle opere di ingegneria naturalistica (palificate, palizzate …)
Monitoraggi / controlli
• Monitoraggio di possibili fenomeni di dissesto che possono compromettere la stabilità dei
versanti sovrastanti i corsi d’acqua naturali
• Monitoraggio dello stato e della funzionalità delle opere esistenti
Comunità montana della Valchiavenna
15
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.5.
E - Controllo delle dinamiche dei crolli in roccia
2.5.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Aree ad elevato dinamismo – Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm
•
Crinali e aree sterili
2.5.2.
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
E01
E02
E03
E04
2.5.3.
Titolo
Barriere Paramassi e disgaggio
Reti Paramassi
Valli e rilevati
Gallerie
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
Manutenzione e ripristino delle opere di consolidamento o di difesa esistenti (passive, attive)
come barriere, reti paramassi, reti in aderenza ecc.
•
Manutenzione e ripristino dei rilevati paramassi
•
Disgaggio di massi pericolanti su infrastrutture e siti vulnerabili in genere
Monitoraggio / controllo
•
Monitoraggio dello stato e della funzionalità delle opere esistenti
Comunità montana della Valchiavenna
16
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.6.
F - Controllo delle dinamiche delle valanghe
2.6.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
2.6.2.
Aree ad elevato dinamismo – Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
F01
F02
F03
2.6.3.
Titolo
Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve
Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio
Gallerie
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
Manutenzione e ripristino delle opere di difesa attive dalle valanghe quali ponti da neve,
ombrelli, ecc..
Monitoraggi / controlli
•
Monitoraggio dello stato e della funzionalità delle opere esistenti
Comunità montana della Valchiavenna
17
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.7.
G - Drenaggio, scolo, canalizzazioni delle acque e impluvi
2.7.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Fasce di rispetto dei pozzi
•
Fasce di rispetto delle sorgenti
•
Acque minerali (Trebecca e Frisia)
•
Conoidi
•
Aree ad elevato dinamismo – Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm
•
Cave
•
Nuclei urbani- centri storici
•
Emergenze architettoniche/archeologiche
•
Nuclei storici di versante ed aree contermini
•
Aree terrazzate
•
Aree industriali
•
Impianti sciistici
•
Alpeggi
•
Rete sentieristica
•
VASP
2.7.2.
(solo controlli/monitoraggi)
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
G01
G02
G03
2.7.3.
Titolo
Drenaggi superficiali
Trincee drenanti
Pozzi drenanti
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
Mantenimento delle canalizzazioni di raccolta delle acque (pluviali, grondaie) e convogliamento
in impluvi naturali
•
Manutenzione e pulizia delle reti di scolo (canalette, traverse, tombotti ..) e di drenaggio
superficiale da materiale terroso, litoide o vegetale
•
Manutenzione e pulizia delle canalizzazioni di gronda studiate per l’allontanamento delle acque
tramite pulizia e allontanamento del materiale terroso, litoide o vegetale
Monitoraggi / controlli
•
Monitoraggio del funzionamento delle reti di scolo, drenaggio e degli impluvi.
•
Controllo del sistema di smaltimento a norma delle acque di processo industriali
Comunità montana della Valchiavenna
18
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.8.
H - Mantenimento di vie d’accesso e percorsi viari
2.8.1.
2.8.2.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Fasce di rispetto dei pozzi
•
Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti
•
Acque minerali (Trebecca e Frisia)
•
Forre
•
Crotti
•
Marmitte dei Giganti
•
Cascate
•
Cave
•
Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…)
•
Boschi di fondovalle (vedi progetto Prov - foce del Mera, Bassa Valchiavenna)
•
Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI
•
Boschi all'interno di aree protette
•
Boschi residuali da PIF
•
Boschi di protezione
•
Boschi inseriti nei PAF
•
Aree Agricole
•
Alpeggi
•
Rete sentieristica
•
VASP
•
Nuclei urbani- Centri storici
•
Emergenze architettoniche/archeologiche
•
Aree terrazzate
•
Nuclei storici di versante ed aree contermini
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
H01
2.8.3.
Titolo
Viabilità agro-silvo-pastorale e sentieristica
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
Mantenimento, con eventuale sostituzione, di corde-catene in tratti di vie ferrate o sentieri attrezzati
predisposte a facilitare il transito
•
Manutenzione delle siepi in legno e dei muretti predisposti a garantire la sicurezza del transito
•
Manutenzione della cartellonistica dei percorsi storico culturali e tematici e della segnaletica
Comunità montana della Valchiavenna
19
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
•
Manutenzione delle strutture a servizio della mobilità sostenibile
•
Taglio e/o rimozione della vegetazione arborea/arbustiva con mezzi meccanici che ostruisce il
transito comprensiva della ripulitura dei lati
•
Asportazione dei detriti che ostruiscano il transito dal percorso
•
Mantenimento del percorso ripristinando parti mancanti o pericolanti del piano di calpestio (selciati in
pietra, gradonature …)
•
Mantenimento del percorso ripristinando parti mancanti o pericolanti del piano di calpestio (VASP)
•
Mantenimento e ripristino dei punti d’attraversamento danneggiati
•
Manutenzione delle opere di sostegno (muri di sostegno e controripa) a servizio del percorso
(privilegiando l’uso di pietrame locale)
•
Manutenzione delle opere di stabilizzazione (opere di ingegneria naturalistica, rinverdimenti) a
servizio del percorso
•
Manutenzione aree verdi e aree di accesso e di sosta (attrezzature)
•
Manutenzione aree verdi e aree di accesso e di sosta (pavimentazioni)
•
Mantenimento delle opere di drenaggio e scolo che interessano la sede stradale (sostituzione
canalette trasversali ammalorate)
•
Mantenimento delle opere di drenaggio e scolo che interessano la sede stradale ( pulizia canalette
trasversali e laterali)
•
Manutenzione della cartellonistica dei percorsi storico culturali e tematici e della segnaletica
(bacheche)
Monitoraggio / controllo
•
Controllo della cartellonistica e segnaletica
•
Controllo delle corde- catene nei sentieri attrezzati
•
Controllo di percorsi diversificati del bestiame al pascolo
Comunità montana della Valchiavenna
20
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.9.
I - Strutture edilizie e di servizio
2.9.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Forre
•
Crotti
•
Marmitte dei Giganti
•
Cascate
•
Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…) – solo controlli/
monitoraggi
•
Alpeggi
•
Nuclei urbani
•
Emergenze architettoniche/archeologiche
•
Centri storici
•
Nuclei storici di versante ed aree contermini
2.9.2.
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
I01
I02
2.9.3.
Titolo
Fabbricati d’alpe
Servizi all’urbanizzato
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
•
•
•
•
Interventi di riqualificazione del centro storico (impianto di illuminazione, arredo urbano, fontane
storiche)
Mantenimento delle alberature lungo i corsi d’acqua e all’interno degli abitati
Monitoraggio di possibili zone di dissesto pericolanti sui nuclei
Mantenimento delle strutture esistenti, con particolare attenzione alle parti degradate o fatiscenti
Mantenimento delle cascine con possibili interventi di recupero e consolidamento in
ottemperanza ai piani urbanistici
Monitoraggio / controllo
• Monitoraggio e sorveglianza del manifestarsi di possibili fenomeni di dissesto o di situazioni
anomale che possono coinvolgere l’elemento protetto.
Comunità montana della Valchiavenna
21
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.10.
L - Popolamenti forestali
2.10.1.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Dighe con necessita’ di svaso
•
Boschi di fondovalle (vedi progetto Prov - foce del Mera, Bassa Valchiavenna)
•
Castagneti da frutto
•
Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI
•
Boschi all'interno di aree protette
•
Boschi residuali da PIF
•
Boschi di protezione
•
Boschi inseriti nei PAF
2.10.2.
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
L01
2.10.3.
Boschi
•
•
•
Titolo
Bosco
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
di fondovalle
Rimozione soggetti arborei caduti o pericolanti
Mantenimento dei popolamenti forestali mediante cure culturali adeguate
Cure culturali (da intendersi soprattutto come sfolli o diradamenti selettivi)
Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI
•
Rimozione soggetti arborei caduti o pericolanti
•
Mantenimento di una fascia perimetrale di 10-50 m attorno ai sentieri attraverso cure culturali adatte
•
Mantenimento della trasparenza compatibilmente con le esigenze selvicolturali ed ambientali
•
Cure culturali (da intendersi soprattutto come sfolli o diradamenti selettivi)
Castagneti da frutto
•
Mantenimento dei boschi attraverso potature, innesti e pulizia della vegetazione infestante
•
Potatura(sia di recupero che di mantenimento)
•
Innesto
•
Pulizia
Boschi all'interno di aree protette
•
Cure colturali minimali
Boschi di protezione
•
Cure colturali minime
Boschi inseriti nei PAF e Boschi residuali da PIF
Comunità montana della Valchiavenna
22
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
•
I soprassuoli boscati che risultano instabili in seguito a incendi, oppure a causa dell’eccessiva densità
del popolamento (cedui invecchiati; rimboschimenti di conifere) devono essere gestiti mediante
interventi di diradamento dal basso o altri tipi di diradamento secondo le valutazioni del caso.
•
Promuovere cure colturali in linea con il Piano di Indirizzo Forestale, rimandando alle Norme Forestali
Regionali e tenendo anche conto della necessità di garantire il mantenimento o rilascio di una
presenza adeguata di piante morte, annose o deperienti, utili alla fauna (nidificazione e
alimentazione dell’avifauna, ’entomofauna xilofaga, organismi saproxilici).
•
Monitoraggio costante e predisposizione di eventuali interventi diretti e mirati nei confronti di specie
parassite (taglio, estirpazione, lotta biologica)
•
Abieteti: nelle formazioni pluritsratificate è da privilegiare il taglio di curazione Nelle fustaie
monostratificate il taglio a buche: il taglio marginale, quello ad orlo e i tagli successivi a gruppi, a
seconda dei casi e delle esigenze.
•
Aceri frassineto e Aceri tiglieto: gestione a ceduo matricinato o composto ed eventualmente
convertito ad altofusto. Nelle giovani fustaie con sfolli o diradamenti o tagli di curazione
•
Altre formazioni: evoluzione naturale
•
Betuleto e corileto:Evoluzione naturale
•
Castagneti: ceduo semplice o matricinato, a sterzo o composto solo per particolari esigenze. Solo se
opportuno conversione a fustaia con matricinatura intensiva
•
Faggeta:governo a ceduo matricinato o a sterzo. COnvenrsione tramite matricinatura intensiva.
Trattamento della fustaia con tagli successivi
•
Querceti: di altofusto libera evoluzione, ev taglio di curazione o saltuario oe per eliminare specie
esotiche ed ev. rinfoltimenti.Nei cedui conversione ad alto fustocon matricinatura intensiva
•
Lariceto: solo dove strettamente necessario applicare diradamento selettivo. Generalmente libera
evoluzione. Taglio di soggetti o di piccoli gruppi, tagli di sgombero, taglio a busche o marginale
•
Pecceta: garantire la stabilità del popolamento con diradamento selettivo per piede d’albero o per
collettivo, se opportuno diradamento basso. A seconda delle esigenze e della quota l’utilizzazione
finale verrà fatta tramite tagli marginali, a orlo, a strisce,, a buche od a gruppi.
•
Pinete: generalmente da lasciare a libera evoluzione diradamento selettivo dal basso solo se
necessario, diradamenti moderati e dal basso. Taglio di maturità a gruppi o a orlo
•
Cure culturali
Comunità montana della Valchiavenna
23
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.11.
M - Manto di copertura vegetale
2.11.1.
2.11.2.
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
Fasce di rispetto dei pozzi
•
Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti
•
Acque minerali (Trebecca e Frisia)
•
Forre
•
Crotti
•
Marmitte dei Giganti
•
Cascate
•
Conoidi
•
Aree ad elevato dinamismo - Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm
•
Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…)
•
Pascoli
•
Alpeggi
•
Emergenze architettoniche/archeologiche
•
Impianti sciistici
•
Aree terrazzate
•
Nuclei storici di versante ed aree contermini
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
M01
M02
2.11.3.
•
•
•
•
•
Titolo
Prati e pascoli
I boschi di neoformazione
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
Sfalcio delle aree prative
Semina e piantagione di specie vegetali autoctone per il mantenimento e l’eventuale ripristino dei
manti vegetati ad attenuazione dei processi erosivi
Taglio / estirpazione delle piante e degli arbusti infestanti in avanzamento
Gestione razionale del pascolo
Conservazione della strutturata del manto di copertura vegetale tramite seminagione e sfalcio.
Monitoraggio/controllo
• Controllo dell’avanzamento di piante infestanti
• Controllo dell’avanzamento di densi feltri erbacei impermeabili alle quote più elevate che riducono
l’infiltrazione nel sottosuolo
• Controllo della distribuzione omogenea delle zone di pascoli
• Controllo delle zone prive di coltre erbosa facilmente soggette a fenomeni d’erosione
Comunità montana della Valchiavenna
24
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
2.12.
2.12.1.
N - Riqualificazione ambientale
Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Tratti evidenziati del reticolo principale nelle convalli (F. Mera e T. Liro)
Corsi d'acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.)
Tratti terminali dei corsi d'acqua in corrispondenza delle conoidi
Laghi naturali e dighe non soggette a svaso
Merette
Canali irrigui
Fasce di rispetto dei pozzi
Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti
Acque minerali (Trebecca e Frisia)
Dighe con necessità di svaso
•
Reticolo idrico
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Forre
Crotti
Marmitte dei Giganti
Cascate
Crinali e aree sterili
Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…)
Aree Agricole
Aree di tutela
Impianti sciistici – solo controlli/monitoraggi
Aree industriali
2.12.2.
Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica
Schede delle pratiche manutentive
N°
N01
N02
N03
N04
2.12.3.
•
•
•
•
•
Titolo
Habitat (diversificazione)
Rifiuti solidi
Acque
Fauna
Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica
Rimozione dei rifiuti solidi provenienti da attività antropiche e collocazione a discarica autorizzata dei
materiali raccolti.
Mantenimento salvaguardia e ripopolamento della fauna ittica con specie autoctone.
Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione degli alvei nelle aree golenali (formazione
di zone umide, piantumazioni, ecc.)
Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione delle sponde lacuali
Interventi di taglio alternato (spaziale sulle sponde e temporale) della vegetazione negli ambienti
umidi e fluviali (corsi d’acqua con alveo di larghezza superiore ai 5m) in modo da garantire la
permanenza di habitat idonei a specie vegetali ed animali.
Comunità montana della Valchiavenna
25
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
•
•
•
•
Semina di colture a perdere in aree incolte o scarsamente pascolate (foraggio, rapa, segale, grano
saraceno, erba medica) anche all’interno di zone boscate con particolare attenzione alle fasce di
transizione arbustive
Manutenzione dei punti di abbeverata, di alimentazione e dei ripari artificiali (cataste, cumuli)
Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico
(siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree marginali
Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla mitigazione dell’impatto
ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche (rampe di uscita e passaggio, barriere visive,
barriere antiattraversamento ...)
Monitoraggio / controllo
•
•
•
•
•
•
•
•
Controllo dei parametri qualitativi dell’acqua (temperatura, pH, sostanze disciolte, ecc.).
Monitoraggio delle portate captate nei diversi periodi temporali e della massima capacità di
sfruttamento della risorsa.
Monitoraggio della fauna ittica e dell’erpetofauna
Monitoraggio faunistico
Monitoraggio del livello della superficie acquifera.
Monitoraggio dell’acidificazione dell’acqua prodotta dalle precipitazioni atmosferiche ricche d’agenti
inquinanti.
Controllo e monitoraggio sulla qualità e quantità delle acque utilizzate per l’innevamento artificiale
Monitoraggio meteo climatico.
Comunità montana della Valchiavenna
26
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.
Appendice – Schede delle pratiche manutentive
Sigla
Funzioni specifiche
A
B
C
D
E
F
G
H
N°
A01
Mantenimento della
capacità di convogliare A02
la portata
A03
B01
Protezione delle
B02
sponde
B03
B04
B05
B06
B07
B08
B09
B10
B11
B12
B13
Controllo del trasporto C01
C02
solido e difesa
dall’erosione del fondo C03
C04
C05
C06
D01
Sostegno e
D02
stabilizzazione
superficiale
D03
Do4
D05
D06
D07
D08
D09
D10
E01
Controllo delle
dinamiche dei crolli in E02
roccia
E03
E04
F01
Controllo delle
F02
dinamiche delle
valanghe
F03
G01
Drenaggio, scolo,
G02
canalizzazioni delle
acque e impluvi
G03
H01
Mantenimento di vie
Schede delle pratiche manutentive
Titolo
Arginature
Manufatti di attraversamento
Sedimenti e sezioni d’alveo
Materassi
Strutture in pietrame a secco
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Muri in cemento armato
Muri cellulari
Terre rinforzate/armate
Gabbionate
Repellenti
Gabbionate spondali
Palificata viva spondale
Presidi al piede
Rivestimenti in calcestruzzo
Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati
Briglie in legname e pietrame
Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura
Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine
Vasche di accumulo e materiale litoide
Cunettoni e selciatoni
Soglie
Palizzate vive
Palificate vive e semplici
Gradonate vive
Grate vive
Muratura in pietrame a secco
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Muri in cemento armato
Muri cellulari
Terre rinforzate/armate
Gabbionate
Barriere Paramassi e disgaggio
Reti Paramassi
Valli e rilevati
Gallerie
Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve
Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio
Gallerie
Drenaggi superficiali
Trincee drenanti
Pozzi drenanti
Viabilità
d’accesso e percorsi
viari
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27
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
I
Strutture edilizie e di
servizio
I01
I02
Fabbricati d’alpe
Servizi all’urbanizzato
L
Popolamenti forestali
L01
Bosco
M
Manto di copertura
vegetale
M01
M02
Prati e pascoli
I boschi di neoformazione
N
Riqualificazione
ambientale
N01
Habitat (diversificazione)
N02
Rifiuti solidi
N03
N04
Acque
Fauna
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.1.
A01
Arginature
Manuale D’uso
Funzione specifica: opere per il mantenimento della capacità di convogliare la portata
Oggetto delle pratiche manutentive: Argini
Descrizione caratteristiche: Gli argini sono costituiti da rilevati artificiali in terra con funzione di tenuta
d'acqua, di altezza generalmente inferiore ai 10/12 m, che si realizzano specialmente nel bacino inferiore dei
corsi d'acqua, allo scopo di contenere le acque di piena, e preservare da inondazioni le aree poste
lateralmente. Esistono due tipologie di argini: longitudinali e trasversali; i primi corrono continui lungo le
sponde, mentre i secondi sono disposti a coppie in direzione circa normale alla corrente: la corrente,
obbligata a passare fra le teste delle successive coppie di argini, viene centralizzata, e nei periodi di piena le
acque alte stendendosi come in altrettanti bacini nelle zone comprese fra ciascuna coppia di argini e la
successiva, danno luogo ad abbondanti depositi e si ha di conseguenza un graduale sovralzo della golena
rispetto all'alveo.
Gli argini longitudinali si dicono in froldo, se sono costruiti in diretta continuazione delle sponde del corso
d'acqua, generalmente però nei corsi d'acqua importanti e soggetti a notevoli piene, gli argini longitudinali
sorgono a distanza dalle sponde, in modo da lasciare alle acque di piena un certo letto di espansione; il
terreno compreso fra gli argini e le sponde prende il nome di golena. Non è raro il caso che il terreno di
golena sia del tutto o in parte soggetto a coltivazione o altre attività pertanto può essere necessario
proteggerlo dalle piene che non siano massime mediante arginelli minori, detti argini sommergibili di golena.
La sezione trasversale degli argini è generalmente trapezia; per gli argini maestri, la larghezza in sommità
generalmente non è inferiore a 3- 4 m.
Gli argini maestri di grandi corsi d'acqua generalmente presentano una sezione più complessa di quella
trapezia ordinaria; essi vengono rinforzati sia verso fiume che verso campagna da banche e sottobanche. Le
dimensioni trasversali che così vengono ad avere questi argini sono superiori a quelle che risulterebbero dai
calcoli basati sull'equilibrio statico del terrapieno assoggettato alla spinta dell'acqua; tali sezioni rinforzate si
adottano per allontanare il pericolo derivante dalla filtrazione dell'acqua attraverso la massa del terrapieno o
nel suolo sottostante, e per evitare franamenti dell'argine, anche in caso di parziali erosioni prodotte da una
eccessiva velocità della corrente.
Gli argini vengono realizzati con terreno compattato aventi caratteristiche fisiche e meccaniche adeguate a
renderlo stabile e a trattenere e contenere l'acqua; la tipologia di tali materiali condizionerà la forma della
sezione arginale.
Si utilizzano generalmente materiali a bassa permeabilità di natura argillosa e limosa, in grado di assicurare
la stabilità del complesso argine-terreno di fondazione e nel contempo da adattarsi ai cedimenti del terreno
di fondazione.
E' importante che nella costruzione dell'argine si eviti la creazione di superfici di discontinuità tra il nuovo
manufatto e il terreno di fondazione o un argine già esistente; a tal fine si prevedono scotichi, solcature,
gradonature. Il terreno normalmente viene posto in opera a strati dello spessore dell' ordine di 30-35 cm e
successivamente compattato.
Si adottano, nella pratica sezioni, formate con materiali omogenei con filtri e drenaggi verso campagna o
sezioni formate da sole due zone, mettendo in opera il materiale meno permeabile e meno erodibile verso
fiume e quello più permeabile e più stabile verso campagna.
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29
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Gli argini di grandi dimensioni hanno pendenza più dolce verso campagna, per l'esigenza di contenere la
linea di filtrazione, al fine di garantire la stabilità del rilevato stesso e per la necessità di contrastare il
pericolo di perdita di consistenza del terreno a campagna e di sifonamento attraverso il terreno di
fondazione. Questo ultimo fenomeno è dovuto all'incremento della pressione dell'acqua nel terreno di
fondazione. L'acqua infatti oltre che attraverso l'argine filtra anche nel terreno di fondazione e l'incremento
di pressione che ne deriva è in grado di sollevare il terreno oltre l'argine (fontanazzi) e innescare un
fenomeno di erosione che arretra verso il fiume causando anche il collasso dell'argine.
Geometria
La quota della sommità arginale viene posta significativamente più alta (generalmente 1 metro) rispetto la
quota raggiunta dalla piena di progetto, rappresentando, così, una riserva di sicurezza che rende ancora più
raro l’evento in grado di sollecitare l’opera al di là delle normali prestazioni.
Denominazioni delle parti di un argine (fonte vecchia pubblicazione del Ministero dei Lavori Pubblici)
Per gli argini della Valchiavenna le norme attuali prevedono un franco sul livello di massima piena di 1
metro, le pendenze delle scarpate verso fiume di 2/3 fuori d’acqua, 1/2 subacquea e 1/2 verso campagna, le
larghezze delle banche e sottobanche di 3 ÷ 4 m e le larghezze delle sommità arginali da 3 a 4 m. Inoltre si
richiede che il profilo dell’argine a campagna sia disposto in modo da coprire per almeno 1 metro l’ipotetica
linea di saturazione o imbibizione con pendenza 1:4 ÷ 1:6 a partire dal livello di massima piena (piena di
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30
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
progetto). A tal fine risulta conveniente realizzare la scarpata lato campagna con interruzioni di banchine
(banca, sottobanca, piédibanca), larghe qualche metro aventi lieve pendenza verso campagna (circa 1/20)
per garantire lo scolo delle acque piovane; per lo stesso motivo la pendenza delle scarpate del paramento
esterno ha valori inferiori che quella del paramento interno che spesso viene determinata con verifiche di
stabilità assicurando un valore adeguato del coefficiente di sicurezza allo scivolamento.
Esempio di rialzo di un corpo arginale esistente, al fine di garantire un adeguato ricoprimento della linea teorica
d’infiltrazione (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”)
Materiali impiegati per la costruzione
I materiali impiegati per la costruzione delle arginature devono garantire una bassa permeabilità (limi e
argille) ed una adeguata resistenza meccanica, compatibile con la stabilità dell’opera, e devono essere nello
stesso tempo sufficientemente deformabili per assecondare le deformazioni in fase di costruzione senza
fessurarsi. Devono inoltre essere poco plastici, per non essere soggetti a sensibili rigonfiamenti o ritiri sotto
l’azione della filtrazione e delle variazioni climatiche stagionali.
Le modalità di costruzione di nuovi argini, per il ripristino o ringrosso di quelli esistenti, sono legate
innanzitutto alla necessità di garantire un adeguato collegamento con il terreno di fondazione e/o con quello
costituente il rilevato esistente e di realizzare un’opera di caratteristiche fisiche e meccaniche omogenee. Per
non creare discontinuità tra nuova opera e quella esistente sono previsti scortichi, solcature e gradonature; il
materiale viene usualmente posto in opera a strati dello spessore dell’ordine di 30 cm e successivamente
compattato.
Per mettere in opera e costipare i materiali, in modo da ottenere adeguate caratteristiche di resistenza e
deformabilità, si fa riferimento generalmente alla densità ottenuta con l’energia Proctor Standard nelle prove
di laboratorio.
Nel costipare qualsiasi tipo di terra si può variare il contenuto d’acqua, il tipo di costipamento e l’energia di
costipamento. Il proporzionamento di questi fattori nella posa in opera dipende sia dal tipo di terra che dalle
proprietà che si desidera esaltare principalmente. Variando, infatti, nella posa in opera i fattori sopraindicati,
cambiano anche le relazioni sforzi-deformazioni, la resistenza al taglio, la compressibilità, il rigonfiamento, il
ritiro e la permeabilità. Aumentando la densità si aumenta la resistenza, diminuisce la compressibilità, si
riduce la permeabilità e si riduce il potenziale di liquefazione. All’aumentare del contenuto d’acqua, per valori
che si mantengono inferiori all’optimum, si ha una sensibile diminuzione di permeabilità, mentre si ha un
leggero aumento per contenuti d’acqua superiori all’optimum.
All’aumentare dell’energia di costipamento si riduce la permeabilità perché aumentano sia la densità che
l’orientazione delle particelle. Quando viene dato accesso all’acqua, un campione costipato con w inferiore
all’optimum rigonfia di più di un campione costipato con w maggiore dell’optimum, poiché ha una maggiore
deficienza d’acqua ed un minor grado di saturazione insieme ad una distribuzione più disordinata delle
particelle.
Il terreno deve essere posto in opera con contenuti in acqua prossimi o superiori all’optimum e con densità
secca non particolarmente elevata. In questo caso, anche le variazioni di volume a seguito di imbibizione
rimangono sufficientemente limitate.
La densità di riferimento per la compattazione è usualmente quella pari ad almeno il 95% di quella ottenuta
al “maximum” in laboratorio con la prova Proctor Standard e l’umidità naturale dovrebbe essere mantenuta ±
2% di quella ottenuta all’optimum sempre in laboratoio. In questo modo si ottiene un rilevato con
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
caratteristiche meccaniche medie ed una deformabilità buona che gli consente di assestarsi col terreno di
fondazione senza dar luogo a fessurazioni.
I materiali impiegati per il rialzo e il rinforzo delle arginature vengono in genere scelti con una energia di
costipamento pari a quella Proctor Standard, vengono impiegate terre limose e argillose comprese tra il tipo
A-6, della classificazione CNR-UNI 10006, con contenuto minimo in sabbia del 15% e il tipo A-4 con
contenuto massimo in sabbia del 50%.
Sifonamento
La traiettoria che una particella d’acqua percorre lungo la fondazione dell’arginatura è chiamata linea di
scorrimento. Il rapporto tra la lunghezza di questo percorso (percorso più breve che l’acqua dovrebbe fare
per portarsi da monte a valle di una diga) e il carico d’acqua è indicato come rapporto di scorrimento:
C=
L
Δh
ed è l’inverso del gradiente idraulico e, secondo Bligh, assume in condizione di sicurezza per i diversi terreni
valori compresi fra 5 e 18 riportati in tabella.
Lane successivamente (1915) modificò il metodo per tenere conto della maggiore resistenza al passaggio
dell’acqua dei percorsi verticali Lv rispetto a quelli orizzontali Lo modificando il rapporto sopraindicato nella
relazione:
1
Lo + Lv
3
C=
Δh
indicando per C i valori riportati nella tabella e variabili tra 8.5 e 2.5.
Terreno
Sabbia fine e limosa
Sabbia grossa
Ghiaia e sabbia
Ghiaia grossa e ciottoli
Bligh
18
12
9
5
Lane
8.5
5.0
3.5
2.5
Valori del rapporto di scorrimento C per diversi tipi di terreno (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P.,
“Sistemazione dei corsi d’acqua”).
Occorre perciò quale prima operazione, verificare che la larghezza di base del rilevato arginale (ammessa
l’ipotesi più sfavorevole di sottofondo sabbioso) contenga la linea tracciata con pendenza dettata dalla
formulazione di Bligh-Lane a partire dall’incontro della linea di massima piena ricostruita (ovvero piena di
progetto) con la scarpata dell’argine e ciò al fine di evitare moti erosivi nel sottofondo.
In presenza di terreno di fondazione permeabile con problemi di filtrazione e di sifonamento occorre alle
volte aggiungere provvedimenti di intercettazione della filtrazione (paratie di vario tipo e con varia
ubicazione) o provvedimenti di controllo della filtrazione e diminuzione della pressione dell’acque (strati
drenanti, trincee, pozzi drenanti).
In presenza di pericolo di sifonamento un intervento tipico e sicuramente più efficace, basato sul concetto di
far percorrere alle acque di filtrazione un maggior percorso, in modo da determinare una perdita di carico
alle acque e tale da impedire che queste possano effettuare una qualsiasi erosione del terreno permeato, è
quello della realizzazione di diaframmi impermeabili. Si tratta di creare degli schermi lungo l’arginatura
costituiti da taglioni riempiti di terra argillosa costipata o da diaframmi continui ed impermeabili al fine di
limitare o impedire totalmente il flusso attraverso il terreno di fondazione, aumentando il percorso di
filtrazione e quindi il coefficiente di sicurezza ottenuto dal rapporto fra il carico idraulico Δh e il percorso L.
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Diaframmature degli argini (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”)
I diaframmi verticali svolgono essenzialmente due funzioni: con prevalente funzione statica e/o per funzione
impermeabilizzante. Sono costruiti con conglomerato cementizio armato utilizzati nelle sistemazioni fluviali
nei muri di sponda o nella stabilizzazione dei pendii sovrastanti corsi d’acqua; con prevalente funzione
idraulica impermeabili o permeabili quando sono da utilizzare come drenaggi. I diaframmi impermeabili
erano per lo più impiegati al di sotto di dighe e argini (taglioni) con il compito di mantenere l’impermeabilità
anche se si verificavano spostamenti dovuti al carico idraulico e al peso del rilevato. La necessità di poter far
subire spostamenti, anche significativi, ha portato all’impiego dei materiali plastici nella costruzione dei
diaframmi di tenuta capaci di tollerare spostamenti senza creare discontinuità strutturali, assicurando
l’impermeabilità. La scelta della tipologia del diaframma è legata alle esigenze di ordine tecnico riguardanti la
resistenza e l’impermeabilità e di ordine costruttivo riguardanti l’accettabilità delle modalità costruttive. Per
quanto riguarda la profondità da raggiungere, se allo strato sabbioso o ghiaioso permeabile segue a
profondità non esagerata uno strato argilloso o limoso impermeabile, è opportuno che questo penetri nello
strato impermeabile.
In presenza di spessori di terreno permeabile molto elevati il diaframma può aumentare notevolmente la
sicurezza contro il sifonamento e ridurre la portata di filtrazione, nella scelta della profondità da raggiungere
risulta molto importate la stratigrafia del terreno.
La diaframmatura sotto il corpo arginale può essere collocata in posizioni differenti. La posizione più
vantaggiosa, quando vi sia spazio sufficiente, è quella all’unghia dell’argine lato golena perché si contengono
le variazioni di imbibizione e di pressione, legate alle escursioni idrometriche. È inoltre importante
considerare le variazioni che la realizzazione dei diaframmi possono provocare nel regime delle acque
superficiali e di falda (posizione e profondità).
Possibili collocazioni di un diaframma in un corpo arginale (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione
dei corsi d’acqua”)
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Stabilità delle sponde
Si hanno vari tipi di rottura per argini e sponde, rotture che si possono verificare durante la costruzione o in
esercizio.
Meccanismi di rottura delle scarpate (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”)
Tra le rotture che si possono avere durante la costruzione sono da ricordare particolarmente quelle per
scivolamento dell’argine e dell’argine con il terreno di fondazione. Queste si verificano quando il terreno di
fondazione superficiale è formato da argille, argille limose, argille torbose normalmente consolidate e a
bassa permeabilità. Con riferimento alle verifiche allo scivolamento globale si tratta di verifiche a breve
tempo ovvero a fine costruzione nelle quali la resistenza al taglio del terreno argilloso è rappresentata dalla
c
coesione non drenata U .
L’analisi di stabilità in termini di tensioni totali è molto semplice ed è idonea ad essere impiegata in quei casi
nei quali sia la costruzione, sia la rottura avvengano così rapidamente da precludere ogni drenaggio del
terreno (a termine costruzione). Dal momento che non si manifesta alcuna variazione del contenuto in acqua
nel terreno, la resistenza al taglio non drenata presente in sito prima della costruzione è il parametro
meccanico che controlla la stabilità del rilevato. La verifica di stabilità viene normalmente condotta a termine
utilizzando i parametri di resistenza non drenati cu e ϕ u .
Meccanismi di rottura delle scarpate (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”)
I problemi di stabilità globale devono essere affrontati esaminando la singola stabilità del rilevato arginale e
del rilevato con il terreno di fondazione. Le verifiche vanno condotte per le situazioni più pericolose che si
possono avere durante la costruzione e in fase di esercizio. Nelle analisi di stabilità si fa il confronto fra la
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
resistenza a rottura disponibile e quella effettivamente mobilitata, ed il coefficiente di sicurezza, indica
quantitativamente questo confronto. Il valore del coefficiente di sicurezza ottenuto è da confrontare con
quelli dettati dalla normativa tecnica che disciplina la stabilità di pendii in materiali sciolti. Il riferimento è da
farsi ai decreti:
ƒ
D.M. 24 marzo 1982: Norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di
sbarramento (G.U. 4 agosto 1982; n° 2 suppl.).
ƒ
D.M. 11 marzo 1988: Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei
pendii naturali e delle scarpate (G.U. 1 giugno 1988; n° 127 suppl.).
Trattando, per analogia, gli argini come dighe in materiali sciolti, il D.M. 11 marzo 1988 all’articolo E.3
stabilisce che per gli argini vale quanto previsto dalle norme tecniche per le dighe di ritenuta di materiale
sciolti”. Il D.M. 24 marzo 1982 prescrive che la stabilità della diga deve essere verificata relativamente alle
seguenti condizioni:
ƒ
A termine costruzione;
ƒ
A serbatoio pieno con il livello di massimo invaso;
ƒ
A seguito di rapido vuotamento del serbatoio dal livello massimo al livello di minimo invaso e, ove sia
significatico, anche a livelli intermedi.
L’analisi di stabilità deve proporsi di individuare, nelle varie condizioni sopra indicate, le superfici di
potenziale scorrimento più prossime alla instabilità, sia all’interno del rilevato, sia nell’insieme costituito dal
rilevato e dai terreni di fondazione e ciò relativamente alla sezione maestra della struttura e ad altre sezioni
trasversali opportunamente scelte.
Il rapporto fra le forze (o momenti) reattive capaci di opporsi allo scorrimento lungo superfici predette, e le
forze (o momenti) attive che tendono a produrlo, non dovrà essere inferiore a: 1.2 a termine costruzione;
1.4 a serbatoio pieno; 1.2 a seguito di rapido vuotamento.
Le azioni che possono modificare le condizioni di stabilità delle sponde o delle scarpate arginali si possono
dividere in due categorie:
ƒ
Azioni esterne dovute all’erosione ed allo scalzamento delle scarpate per effetto della corrente
dovute anche alla presenza di singolarità come strutture artificiali come ponti, pennelli, traverse e degli
eventi meteorici;
ƒ
Azioni interne causate dai moti di filtrazione nel versante con flusso alimentato dalle falde, dagli
eventi meteorici e dalle variazioni del livello nel corso d’acqua (rapido abbassamento dei livelli idrici, onde
provocate dal passaggio di natanti, onde provocate dal vento).
Le arginature esistenti possono richiedere durante la loro vita interventi di adeguamento della sagoma
consistenti in sopralzi, berme, riprofilature o allargamenti, interventi che si rendono necessari per
incrementare il grado di sicurezza sia nei confronti di eventi di piena sia in relazione alla stabilità idraulica e
geotecnica.
Non sono infrequenti i casi cui gli interventi di costruzione o di rinforzo interessino rilevati arginali fondati su
terreni coesivi teneri normalconsolidati o leggermente sovraconsolidati. Se la costruzione del rilevato avviene
rapidamente, si generano elevate sovrapressioni interstiziali, che rendono la fase costruttiva quella più critica
nei confronti della stabilità del rilevato stesso. In relazione a ciò, qualora i requisiti di stabilità a breve
termine non siano soddisfatti, è possibile adottare una particolare tecnica esecutiva consistente nel
suddividere la costruzione del rilevato in fasi successive. In ogni fase l’entità dell’incremento di carico
applicato viene scelta in modo tale da non indurre la rottura per scivolamento del complesso rilevato-terreno
di fondazione. In altre parole, la velocità di applicazione del carico al terreno durante la costruzione deve
consentire la dissipazione delle sovrapressioni neutre necessaria per conseguire l’aumento di resistenza,
dovuto alla consolidazione, sufficiente a sostenere l’incremento di carico successivo con adeguato margine di
sicurezza.
Cedimenti
Anche se la verifica alla stabilità rappresenta il punto centrale della progettazione di un rilevato arginale, è
importante formulare una previsione delle deformazioni e degli spostamenti che maturano nel terreno di
fondazione durante e successivamente al termine della costruzione del rilevato stesso. Tale previsione è
accompagnata anche dalla stima dell’evoluzione delle tensioni neutre ed efficaci nel tempo.
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
La necessità di conoscere l’entità degli spostamenti nel terreno di fondazione determina l’influenza dei
cedimenti sulla quantità totale di materiale necessaria per costruire il rilevato, sull’estensione in senso
trasversale del rilevato nonché sulle pressioni indotte nel terreno di fondazione stesso.
Cedimenti (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”)
Cedimenti consistenti del terreno di fondazione non adeguatamente previsti possono essere causa non solo
di sensibili variazioni della livelletta di progetto e fessurazioni nel corpo arginale, ma possono altresì
danneggiare strutture eventualmente interagenti con il rilevato. Inoltre tali cedimenti, diminuendo il franco
arginale, possono ridurre il grado di sicurezza idraulica nei confronti della piena di progetto.
L’approccio tradizionale considera che il cedimento totale in un terreno possa essere considerato somma di
tre contributi distinti.
Cedimenti.
s = si + s c + s s
dove:
si
è il cedimento immediato;
sc
è il cedimento di consolidazione;
è il cedimento secondario dovuto alla componente viscosa della
deformazione dei grani.
L’effetto indotto dalla costruzione di un rilevato sui cedimenti e sulle tensioni neutre in uno strato di terreno
coesivo di notevole spessore. La prima fase (a breve termine) è caratterizzata da spostamenti immediati in
condizioni non drenate mentre la seconda (a lungo termine) è contraddistinta dallo sviluppo delle
deformazioni nel tempo in condizioni drenate, accompagnate dalla espulsione dell’acqua interstiziale
(processo di consolidazione).
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Vegetazione
Risulta importante anche il ruolo assunto dalla vegetazione, che spesso colonizza con piante e arbusti il letto
del corso d’acqua ed il rilevato arginale. Essa produce duplice effetti, sia di miglioramento a livello
ambientale , sia di peggioramento nei confronti della capacità di convogliamento della portata e di
stabilizzazione e ammaloramento del rilevato arginale. In quest’ultimo caso l’apparato radicale rende facile il
moto di filtrazione delle acque attraverso vie preferenziali all’interno del rilevato arginale. Si dovranno
pertanto prevedere interventi di taglio frequente e relativamente intensi in modo da garantire le migliori
condizioni di sicurezza.
Applicazioni: Gli argini longitudinali hanno la funzione di impedire ogni comunicazione fra l'alveo e il
territorio laterale, ed obbligano la corrente in piena a passare per una sezione convenientemente limitata.
L'arginatura di un fiume produce effetti significativi sia sul tratto direttamente interessato che in quelli a valle
di esso. Il contenimento della portata entro argini, nei tratti ove abitualmente il corso d’acqua, allagando,
espande, comporta l’aumento dei valori della portata a valle per la sottrazione di parte della capacità
d’invaso conseguente all’arginatura.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
manutenzione
omogenea
Parte 1- Rilevato
a
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
terreno
erosione al piede, erosione
delle scarpate per azione
della corrente;
ricarica e sistemazione mediante apporto di materiale terroso,
riprofilatura scarpate e relativa semina, interventi di protezione attiva
(materassini tipo “Reno”, geotessitli, lastroni in calcestruzzo gettati in
opera o prefabbricati);
fenomeni di instabilità
locale e globale;
consolidamento delle scarpate mediate il ripristino delle scarpate
mediante l’apporto di materiale terroso, formazione di banche lato
campagna e lato fiume per aumentare il coefficiente di sicurezza allo
scivolamento, diminuzione delle pendenze delle scarpate;
erosione per ruscellamento
delle acque superficiali e
meteoriche;
cedimento con riduzione
del franco;
adeguamento del rilevato arginale in sagoma (rialzo e ringrosso);
crescita di arbusti sulla
sommità arginale e lungo le
scarpate;
usura del cassonetto strada
in sommità dell’argine;
sfalcio
(almeno
decespugliamento;
filtrazione
arginale;
interventi per diminuire il flusso attraverso il corpo arginale
(formazione di nuclei con materiali impermeabili, rivestimenti in
calcestruzzo, rivestimenti con geotessili;
nel
corpo
fenomeni di sifonamento
Comunità montana della Valchiavenna
sistemazione delle scarpate, inerbimento, idrosemina, utilizzo di
geotessili (biostuoie);
due
sfaci
l’anno),
disboscamento,
scarifica del cassonetto per eliminare la vegetazione infestante,
ricarica con materiale inerte (e eventualmente asfaltatura);
adeguamento in sagoma dell’arginatura (ringrosso) mediante la
realizzazione di banche e sottobanche, realizzazione di diaframmi al
fine di aumentare il percorso di filtrazione;
37
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
fossi
pulizia dei fossi, ripristino delle sezioni, sfalcio e decespugliamento;
Pietrame,
calcestruzzo
crollo,
scalzamento,
dislocazione
recupero delle parti di muratura ammolorate, recupero delle parti in
c.a. anche mediante di resine;
ferro
danneggiamento
paratoie,
delle
meccaniche;
ripristino delle paratoie e sistemazione delle parti meccaniche,
pulitura e ingrassaggio delle paratoie;
Parte 3- Geotessile
(non
sempre
presente)
Geotessile
strappi
intasamento
recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione;
Parte 4- Drenaggi
Tubi in PVC,
geotessili
ostruzione dei drenaggi
rottura del tubo
sostituzione, pulizia dei drenaggi
Parte 2- Muratura,
chiaviche
delle
parti
Mezzi e personale: attrezzatura di cantiere, operaio/i specializzati/o, trattori agricoli o forestali, escavatore,
ruspa, dumper.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Realizzazione rilevato
m3
Scavo e sbancamento materiale
m3
3,50 – 18,20€
4,00 – 6,00 €
Realizzazione di materassi
m2
35,00 – 46,00 €
Realizzazione di gabbionate
m3
94,00 – 121,00 €
Realizzazione di terre rinforzate
m2
130,00 – 186,00 €
Posa in opera biostuoia
m2
10,00 – 20,00 €
Posa in opera geotessile
m2
2,00 – 5,00 €
Tubo in PVC
m
5,30-18,15 €
Muratura in calcestruzzo
m3
70,00 – 120,00 €
Ferro
kg
0,80 – 1,20 €
Muratura in pietrame a secco
m3
126,16 – 216,00 €
Muratura in mattoni
m3
175,00 – 584,00 €
Manodopera
ora
20,00 – 26,00 €
Sfalcio e diradamento
m2
0,06 – 1,50 €
Decespugliamento e disboscamento
m2
0,70 – 1,50 €
Nolo mezzi meccanici con operatore
ora
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.I.F.
Voce
D.3.3.2
Descrizione
Manutenzione e ripristino del rilevato
arginale.
Manutenzione di opere d'arte e manufatti
connessi al sistema arginale.
Manutenzione e ripristino dei cippi
Sfalcio meccanizzato
U.M.
Prezzo
m³
30,00 €
m
60,00 €
cad
m²
30,00 €
0,12 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
38
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Gli argini maestri di grandi corsi d'acqua sovente presentano una sezione più complessa di quella trapezia ordinaria, così
come illustrato in figura. Inoltre talora l'argine funziona anche da strada, ed allora è sistemato in sommità secondo il
profilo ordinario di strada carrabile in rilevato. (fonte APAT)
Meccanismi di rottura degli argini. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
39
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.2.
A02
Manufatti di attraversamento
Manuale d’uso
Funzione specifica: opere per il mantenimento della capacità di convogliare la portata
Oggetto delle pratiche manutentive: Manufatti di attraversamento (ponti, tombotti, tombinature …)
Descrizione caratteristiche:
Il PS 45, approvato il 10 maggio 1995, al punto 7.9.2.4. ha definito le seguenti "norme per gli
attraversamenti interferenti con la rete idrografica”.
Per la progettazione dei ponti stradali si richiamano le norme vigenti, D.M. del 2 agosto 1980 e D.M. del 4
maggio 1990 "Norme tecniche per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo dei ponti
stradali" e la Circolare del Ministero LL.PP. n. 34233 del 25 febbraio 1991 recante "Istruzioni relative alla
normativa tecnica dei ponti stradali" in cui sono contenuti indirizzi e prescrizioni circa il
dimensionamento idraulico dei manufatti.
In particolare i progetti di ricostruzione dei ponti e dei rilevati dovranno contenere, ai fini della sicurezza
delle stesse strutture, le seguenti verifiche:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
franco minimo tra quota di massima piena di progetto e quota di intradosso del ponte pari a 0.5 volte
l’altezza cinetica della corrente e comunque non inferiore a un 1.00 m,
il dimensionamento delle opere di fondazione, lo scalzamento massimo sulle pile e le spalle (scalzamento
diretto + modificazioni d’alveo) compatibile,
interasse minimo tra le pile adeguato a non provocare fenomeni di ostruzione.
Il dimensionamento idraulico dei rilevati di accesso in area golenale soggetta ad esondazione dovrà
considerare e definire i seguenti elementi essenziali:
franco minimo tra quota di massima piena di progetto e quota del piano viabile pari a 0.5 volte l’altezza
cinetica della corrente e comunque non inferiore a 1.00 m
scalzamento massimo ammissibile al piede compatibile con le relative opere di controllo.
Dovrà essere inoltre condotta una verifica sul fatto che l’attraversamento non provochi ostruzioni e
condizionamenti delle modalità di deflusso dell’alveo di piena incompatibili con le condizioni di sicurezza
dell’area circostante e con le caratteristiche delle opere di difesa. Dovrà pertanto essere condotta la
valutazione della compatibilità dei manufatti con l’assetto dell’alveo in termini di:
ƒ
ƒ
ƒ
effetti di restringimento dell’alveo attivo e/o di indirizzamento della corrente;
effetti di rigurgito a monte;
compatibilità locale con le opere idrauliche esistenti.
Ai fini della verifica di compatibilità di cui al punto precedente l’Amministrazione competente sul corso
d’acqua è tenuta a definire la portata di piena di riferimento al quale riferire le verifiche di compatibilità delle
opere di attraversamento. In via transitoria, nei casi in cui l’amministrazione non sia in condizioni di fissare il
valore di portata, in relazione alla mancanza di dati e studi idrologici relativi al corso d’acqua nella sezione di
attraversamento, la portata di piena di riferimento dovrà essere individuata nell’ambito del progetto di
ricostruzione.
Per le opere minori di attraversamento (ponticelli, scatolari, tombotti, tombinature) il dimensionamento
idraulico dei manufatti dovrà considerare e definire i seguenti elementi essenziali:
ƒ
ƒ
ƒ
condizioni di deflusso in funzione della portata liquida di progetto;
condizioni di deflusso in funzione della portata solida di progetto;
effetti di erosione allo sbocco e relative protezioni.
Comunità montana della Valchiavenna
40
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Il progetto di ricostruzione o di nuova realizzazione di un ponte stradale o ferroviario dovrà essere corredato
da una relazione di progetto idraulico del manufatto contenente :
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
descrizione e giustificazione della soluzione progettuale proposta in relazione all’ubicazione e alle
dimensioni degli elementi strutturali interessanti l’alveo (sia in fase di costruzione che d’esercizio) in
rapporto all’assetto morfologico attuale dello stesso e alla sua prevedibile evoluzione, alla natura
geologica della zona interessata, al regime idraulico del corso d’acqua;
definizione della portata di piena di riferimento e del relativo tempo di ritorno;
calcolo del profilo per la piena di riferimento in condizioni di moto stazionario in assenza e in presenza del
manufatto di attraversamento con evidenziazione degli effetti di rigurgito eventualmente indotti;
evidenziazioni delle interazioni con l’alveo di piena in termini di eventuale restringimento della sezione di
piena, orientamento delle pile in alveo in rapporto alla direzione della corrente, eventuale riduzione delle
aree allagabili, eventuali effetti di possibili parziali ostruzioni delle luci a causa del materiale galleggiante
trasportato dall’acqua;
individuazione e progettazione delle eventuali opere di sistemazione dell’alveo (difesa di sponda, soglia di
fondo, argini) che si rendano necessari in relazione alla realizzazione del ponte secondo criteri di
compatibilità e integrazione con le opere idrauliche esistenti;
quantificazione dello scalzamento necessario prevedibile sulle fondazioni delle pile in alveo, delle spalle e
dei rilevati di approccio e progettazione delle eventuali opere di protezione necessarie;
indicazione delle eventuali interferenze delle opere di attraversamento con le sistemazioni idrauliche
presenti (argini, opere di sponda, ...) e delle soluzioni progettuali che consentano di garantirne la
compatibilità.
L’ampiezza e l’approfondimento del progetto idraulico e delle indagini che ne costituiscono la base dovranno
essere commisurati all’importanza dell’opera e al grado di elaborazione del progetto generale.
Le norme fissate andranno adottate anche per la verifica delle opere di attraversamento esistenti e non
soggette a interventi di ripristino. Rispetto a tali opere dovrà essere definito, a cura degli Enti proprietari o
gestori delle opere, un programma di graduale adeguamento per quelle che fossero risultate inadeguate
rispetto le verifiche fissate in funzione anche delle esigenze di manutenzione straordinaria delle opere stesse.
Per quelle opere che risultino incompatibili con le sistemazioni idrauliche previste nel presente piano
dovranno essere adottati i provvedimenti necessari contestualmente alla realizzazione degli interventi
idraulici.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
manutenzione
omogenea
Parte 1- Pile
a
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Calcestruzzo
danneggiamenti alla struttura; crollo,
scalzamento
verifica della stabilità della struttura, ripristino delle
condizioni di progetto
invecchiamento e degrado superficiale del calcestruzzo
recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero
delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine
fenomeni di sifonamento
realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri
erosione al piede
verifica della stabilità della struttura, ripristino delle
condizioni di progetto, eventuale realizzazione di una
soglia fissa, eventuale realizzazione di repellenti o
diaframmi
aggiramento
manufatto
Parte 2- Luci
vegetazione,
rifiuti
Comunità montana della Valchiavenna
o
sormonto
del
Presenza di rifiuti in alveo o
accumulo di materiale solido
verifica idraulica della sezione, ripristino delle condizioni
di progetto
asportazione
accumulato
del
materiale
solido
galleggiante
41
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
flottante in prossimità delle pile
Mezzi e personale: attrezzatura di cantiere, operaio/i specializzati/o, trattori agricoli o forestali, escavatore,
ruspa, dumper.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Scavo e sbancamento materiale
m3
4,00 – 6,00 €
Muratura in calcestruzzo
m2
25,45 – 64,20 €
Muratura in pietrame a secco
m3
126,16 – 216,00 €
Muratura in mattoni
m3
175,00 – 584,00 €
Sfalcio e diradamento
m2
0,06 – 1,50 €
Decespugliatore o motosega
ora
3,00 – 8,00 €
Nolo mezzi meccanici con operatore
ora
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.005.015.01
Descrizione
U.M.
Prezzo
Allontanamento del materiale depositato
m³
6,47 €
Manutenzione delle pile e delle luci di ponti,
tombotti e tombinature
m
60,00 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestal
Comunità montana della Valchiavenna
42
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.3.
A03
Sedimenti e sezioni d’alveo
Manuale d’uso
Funzione specifica: opere per il mantenimento della capacità di convogliare la portata
Oggetto delle pratiche manutentive: sedimenti e sezioni d’alveo
Descrizione caratteristiche:
La Direttiva per la definizione degli interventi di rinaturazione di cui all'art. 36 delle norme del PAI, riportante
le Linee guida tecnico-procedurali per la progettazione e valutazione degli interventi di rinaturazione, riporta
la seguente definizione di interventi di rinaturazione e riqualificazione fluviale: azioni che contribuiscono a
conseguire un recupero della funzionalità dei sistemi naturali, coerentemente agli obiettivi del PAI e che sono
finalizzate a:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ripristinare la naturalità dell'ambiente all'interno della regione fluviale ed incrementarne la biodiversità;
assicurare o incrementare la funzionalità ecologica;
assicurare la riqualificazione e la protezione degli ecosistemi relittuali;
ripristinare, conservare o ampliare le aree a vegetazione autoctona, gli habitat tipici, ed aree a elevata
naturalità;
conseguire e/o garantire condizioni di equilibrio dinamico nella naturale tendenza evolutiva del corso
d'acqua, anche con riferimento al recupero e ripristino di morfologie caratteristiche;
modificare l'uso del suolo verso forme che allo stesso tempo siano di maggiore compatibilità ambientale
ed incrementino la capacità di laminazione, aumentando altresì la compatibilità dell'uso del suolo
relativamente agli eventi di esondazione.
Gli interventi di taglio della vegetazione sono suddivisi a seconda dell’ubicazione e delle seguenti
caratteristiche:
ƒ
I progetti di massima dovranno prevedere interventi differenziati per ogni settore del corso d’acqua
(letto maggiore, letto minore)
In fase di progettazione si pianificheranno interventi differenziati in ognuno di questi tre settori
eventualmente presenti. In modo particolare nell’alveo principale, in cui la vegetazione viene interessata
con maggior frequenza dalle piene stagionali, dovrà essere garantito il regolare deflusso delle acque
rimuovendo la vegetazione che ne è di impedimento, con tagli frequenti e relativamente intensi. Gli
interventi nel letto secondario saranno più distanziati nel tempo (all’incirca ogni 10 anni) e limitati
all’asportazione della vegetazione arborea eventualmente cresciuta nell’alveo al fine di preservarne la
funzionalità impedendo ulteriori divagazioni del corso d’acqua. infine, per quanto riguarda le casse di
espansione, si consiglia di destinarle alla libera evoluzione della vegetazione.
ƒ
Nei tratti a monte dei centri abitati e delle infrastrutture (ponti, captazioni d’acqua irrigua ecc.), devono
prevalere gli interventi volti ad eliminare i potenziali pericoli per la stabilità spondale derivanti dalla
vegetazione (eliminazione dei detriti vegetali, alberi piegati ed alberi di grandi dimensioni erosi al piede
dalla corrente)
I settori dei corsi d’acqua a monte dei centri abitati e delle infrastrutture devono essere gestiti con
estrema attenzione privilegiando gli interventi finalizzati ad ottimizzare la funzione meccanica; si
procederà adottando misure preventive (abbattimento dei soggetti in precarie condizioni di stabilità,
stramaturi, con evidenti segni di deperimento, scalzati al piede, ecc.) e misure curative (eliminazione
sistematica dei detriti accumulati in alveo).
ƒ
Effettuazione di interventi tanto più leggeri quanto più è rada la vegetazione circostante
L’estrema fragilità delle cenosi riparie impone l’esecuzione di interventi leggeri, ragionati e commisurati
in base alla densità e struttura del popolamento. Si dovranno privilegiare i tagli a scelta rispetto ai tagli
sistematici e, qualora l’esiguità della superficie boscata lo renda consigliabile, destinare
temporaneamente tali cenosi alla libera evoluzione.
Comunità montana della Valchiavenna
43
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
ƒ
Gestione degli interventi in modo da conferire al popolamento una struttura densa, irregolare e con la
maggiore biodiversità possibile
La necessità di conservare un popolamento denso(1000-1200 p/ha), ma non chiuso, in modo da
consentire la presenza di un ricco strato arbustivo e pluristratificato nelle aree golenali, è giustificata dal
ruolo che il bosco ripario può svolgere nel rallentare la velocità della corrente dissipando l’energia del
corso d’acqua; la stratificazione verticale della vegetazione consente di avere un freno ad ogni livello
raggiunto dalla piena.
ƒ
ƒ
ƒ
Adozione come struttura finale, ove necessario, il regime a ceduo per le specie idonee
Nella fascia posta a diretto contatto con il corso d’acqua, il trattamento preferibile da applicare è quello
a ceduo; i motivi principali per cui si è propensi ad utilizzare tale governo è la possibilità di ottenere
soggetti con una maggior vigoria (almeno nel breve periodo), con maggior velocità di crescita, un più
rapido sviluppo dell’apparato radicale e una maggiore stabilità a causa di un minor sviluppo in altezza e
quindi minor peso. Il taglio di utilizzazione deve prevedere il rilascio di almeno un pollone, scelto come
tirasucchio tra quelli meno sviluppati, per evitare l’esaurimento delle ceppaie. Viceversa, nel margine più
elevato dove la corrente influisce con minore impatto e soprattutto frequenza, è possibile il governo ad
alto fusto rado; si consiglia a tal proposito di favorire le latifoglie nobili per la produzione di legname di
pregio (querce, tigli, ciliegio, frassino, olmo montano e aceri).
Accatastamento immediato del legname di risulta dei tagli in luoghi sicuri “non raggiungibili dagli eventi
di piena straordinaria calcolata con tempi di ritorno pari a 200 anni”
Favorire mediante l’alleggerimento del piano arboreo dominante, la costituzione di un fitto strato
erbaceo e arbustivo sulle lenti ghiaiose e gli isolotti
La presenza di una buona copertura erbacea ed arbustiva del suolo può in parte arrestare l’azione
erosiva dell’acqua; si noti ad esempio che su suoli a granulometria fine (sabbia-limo) per innescare
fenomeni erosivi è sufficiente una velocità della corrente pari a 0,75-1,00 m/s; tale valore può essere
innalzato a 1,8 m/s (Autorità di bacino del fiume Po, 1996) grazie alla presenza di un fitto strato
erbaceo. Pertanto in tali zone, nelle parti in cui risulta deficitaria la componente erbacea ed arbustiva è
necessario interrompere la copertura arborea effettuando dei diradamenti (Fizaine, 1999).
ƒ
Sradicamento delle ceppaie (P.M.P.F. art. 2)
ƒ
Eliminazione degli arbusti
ƒ
Distribuzione degli interventi in modo uniforme su tutta la superficie boscata
Al fine di evitare l’innesco di nuovi fenomeni erosivi è assolutamente vietato sradicare le ceppaie
Gli arbusti (sanguinello, pruni, biancospino, evonimo, corniolo, sambuco, ecc.), oltre a svolgere
un’importante funzione meccanica contrastando i fenomeni erosivi, sono fonte di nutrimento per
numerose specie animali.
É importante effettuare gli interventi in modo omogeneo su tutta la superficie, compatibilmente con le
esigenze di rinnovazione delle specie, per evitare di creare discontinuità nella copertura del suolo.
Nella tabella seguente sono riassunte le funzioni assolte della vegetazione nei diversi tratti d’alveo:
caratterizzazione
tratto d'alveo
del
Letto principale - Letto
secondario
funzione assolta
Controllo
dell'erosione
sponda
stabilizzazione
della sponda
di
-
inserimento
al'interno delle unità
territoriali
elementi
instabilità
popolamento
di
del
prossimità di ponti,
attraversamenti od
altre infrastrutture
presenza di piante
all'interno
della
sezione di deflusso
ordinaria
presenza
di
vegetazione
potenzialmente
instabile all'interno
della sezione di
delfusso Tr 200 anni
Comunità montana della Valchiavenna
interventi
manutenzione
ordinaria
di
eliminazione
delle
vegetazione presente
all'interno
della
sezione di deflusso
ordinaria
eliminazione selettiva
della vegetazione di
sponda privilegiando il
mantenimento di fasce
di
vegetazione
giovane e di piccola
taglia
con
allontanamento
dei
punti di debolezza del
popolamento (alberi
inclinati o comunque
periodicità
controlli
efficacia
interventi
3 anni
5 anni
44
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
aree agricole esterne
ai centri urbani
Controllo
della
velocità di deflusso
caratterizzazione del
tratto d'aleveo
funzione assolta
Aree golenali o di
possibile espansione
Controllo della velocità
di deflusso e della
laminazione
delle
piene
prossimità di ponti,
attraversamenti od
altre infrastrutture
aree agricole esterne
ai centri urbani
inserimento
al'interno
delle
unità territoriali
aree a monte di
centri urbani od altre
infrastrutture
ed
attraversamenti
presenza di piante
inclinate,
ceppaie
ribaltate
all'interno
della sponda (tr 200500 anni) di piante
eccessivamente
grosse e pertanto
potenzialmente
instabili
presenza di piante
all'interno
della
sezione di deflusso
ordinaria
presenza di piante
all'interno
della
sezione di delfusso
Tr 200 anni
presenza di piante
inclinate,
ceppaie
ribaltate
all'interno
della sponda o di
piante
eccessivamente
grosse e pertanto
potenzialmente
instabili
presenza di individui
instabili
presenza di individui
instabili
elementi
di
instabilità
del
popolamento
presenza di piante
instabili
presenza
popolamenti
eccessivamente
densi
aree
site
in
comprensorio agricoli
Comunità montana della Valchiavenna
di
presenza di piante
instabili
instabili)
eliminazione selettiva
della sola vegetazione
instabile
(alberi
fortemente inclinati,
ribaltati o malvenienti),
rispetto degli arbusti e
degli alberi di pregio al
variare dei diversi tipi
forestali presenti
eliminazione
delle
vegetazione presente
all'interno
della
sezione di deflusso
ordinaria
eliminazione
sole
piante instabili e
rispetto
dell'atra
vegetazione presente
Nessuno
5 anni
5 anni
10 anni
10 anni
eliminazione dei punti
di debolezza
5 anni
Nessuno
10 anni
interventi
di
manutenzione
ordinaria
eliminazione
delle
sole piante che
potrebbero
venir
fluitate ed ostruire
attraversamento
posti a valle. Rilascio
delle altre piante
instabili anche per
motivi
legati
al
mantenimento
e
miglioramento della
biodiversità
effettuazione
di
diradamenti selettivi
a
carico
degli
individui di ostacolo
alla crescita delle
piante o gruppi di
piante
stabili.
Rilascio delle face ad
arbusti o delle piante
di pregio in funzione
del tipo forestale di
appartenenza
Nessuno
periodicità
controlli efficacia
interventi
10 anni
10 anni
10 anni
45
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
e comunque lontani
da centri urbani ed
infrastrutture
ed
attraversamenti
presenza
popolamenti
eccessivamente
densi
di
Nessuno
10 anni
Gli interventi di rinaturazione, per essere considerati tali, devono soddisfare le finalità sopraccitate e devono
essere ricondotti ad almeno una delle seguenti tipologie:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Riattivazione, riapertura e riqualificazione di lanche e rami abbandonati;
Riduzione/rimozione dell'artificialità delle sponde;
Ripristino ed estensione aree di esondazione, attraverso modifiche di uso del suolo;
Recupero naturale della sinuosità e della lunghezza dell'alveo di magra dei corsi d'acqua;
Riduzione dell'artificialità dell'alveo;
Riforestazione diffusa naturalistica;
Consolidamento e ampliamento nodi/core areas della rete ecologica;
Interventi di conservazione su specie o habitat prioritari;
Interventi di controllo delle specie vegetazionali alloctone invasive;
Costituzione e/o ripristino di aree di collegamento ecologico-funzionale;
Creazione di habitat di interesse naturalistico;
Impianti di vegetazione arborea e arbustiva per ricostruire la continuità della fascia vegetale ripariale;
Interventi di miglioramento forestale su formazioni boscate ripariali, retroripariali o planiziali esistenti;
Recupero di cave abbandonate e degradate;
Realizzazione di rampe di risalita o altre strutture per la mobilità della fauna acquatica;
Interventi di miglioramento degli agroecosistemi (siepi, tecniche di coltivazione, tipologie colturali
compatibili);
Rinaturalizzazione di aree degradate;
Costituzione di formazioni arboreo arbustive di tipo planiziale (retroripariali);
Arboricoltura plurispecifica da legno a ciclo medio lungo con specie autoctone in sostituzione di
coltivazioni o usi a maggior impatto;
Fasce tampone;
Ripristino o neoformazione di zone umide e/o di "ecosistemi filtro";
Recupero ambientale per fini didattici e di fruizione;
Ripristino o costituzione di formazioni vegetazionali erbacee, arbustive, arboree tipiche della regione
fluviale;
Gli interventi di rinaturazione devono essere inoltre classificati nel modo che segue:
ƒ
ƒ
ƒ
Interventi che interessano esclusivamente il soprassuolo;
Interventi che comportano movimentazione e/o asportazione di materiali litoidi;
Interventi che interessano l'alveo inciso o attivo senza asportazione di materiali litoidi.
Per quanto riguarda gli interventi che interessano il soprassuolo, devono essere rispettati i seguenti criteri:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
uso di specie autoctone e tipiche degli ambienti e delle formazioni vegetazionali interessati;
sesti di impianto sinusoidali o di apparenza irregolare;
autosostenibilità, intesa coma massima riduzione possibile degli interventi di manutenzione senza
diminuire efficacia ed efficienza dell'intervento;
assenza di interferenze negative sul regime idraulico;
divieto dell'uso di diserbanti e antiparassitari, salvo casi particolari da esplicitare;
Per gli interventi che comportano movimentazione e/o asportazione di materiale litoide, devono essere
rispettati i seguenti criteri:
ƒ
la riattivazione, riapertura e riqualificazione di lanche e rami laterali devono essere progettate tenendo
conto dell'assetto morfologico storicamente riconoscibile e possono riguardare esclusivamente lanche
Comunità montana della Valchiavenna
46
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
interrate, ovvero occluse dai sedimenti e in ogni caso banalizzate rispetto al loro ecosistema tipico e
comunque morfologicamente individuabili sul territorio;
la riattivazione e riapertura di lanche e rami laterali non possono limitarsi alla movimentazione e/o
asportazione dei materiali litoidi, ripristinando la morfologia pregressa, ma devono anche agire sulle
cause di interrimento, prevenendo un rapido ritorno alla situazione precedente e devono ricostituire
l'ecosistema tipico lanchivo locale (riqualificazione);
la riattivazione, riapertura e riqualificazione deve restituire, ove possibile, un alveo in grado di divagare
naturalmente;
la realizzazione di aree umide deve essere progettata sulla base delle forme fluviali relitte, qualora
esistenti, restituendo contesti paesaggistici ed ambientali coerenti con l'ambito fluviale nel quale si
interviene;
le aree umide devono essere progettate comprendendo nell'intervento la rinaturazione delle aree di
soprassuolo circostanti lo specchio d'acqua progettato in forma di fascia perimetrale con larghezza
minima di m 50, se fisicamente possibile, e per un'estensione di superficie almeno pari allo specchio
d'acqua stesso;
le quote massime di profondità e i volumi movimentati e/o asportati, definiti in funzione degli obiettivi di
rinaturazione, devono essere compatibili con la stabilità del corso d'acqua;
gli effetti dell'intervento non devono essere peggiorativi dell'assetto del corso d'acqua esistente e devono
essere compatibili con l'assetto di progetto del corso d'acqua previsto dal PAI, ovvero migliorativi dello
stesso; quanto sopra non solo a livello locale, ma su un tratto sufficientemente esteso del corso d'acqua,
con particolare riferimento a eventuali fenomeni indotti a monte e a valle del regime dei deflussi di piena;
le interazioni tra gli interventi previsti e la tendenza evolutiva del corso d'acqua, nonché la loro
compatibilita con il sistema fluviale, in relazione soprattutto alla morfologia dell'alveo ed alle
caratteristiche naturali e paesaggistiche della regione fluviale, non devono essere peggiorativi dell'assetto
del corso d'acqua esistente e della sua naturale tendenza evolutiva, e devono essere compatibili con
l'assetto del corso d'acqua previsto dal PAI, ovvero migliorativi.
devono essere valutati gli effetti, per un tratto significativo dell'asta, sul bilancio del trasporto solido,
stimato prima e dopo l'intervento, per gli interventi connessi alle dinamiche morfologiche e di
trasporto solido al fondo dell'alveo inciso,
Per interventi che interessano l'alveo inciso o attivo, si intendono, in particolare, gli interventi di inserimento
di strutture per la mobilità della fauna acquatica, di creazione di microhabitat di interesse naturalistico,
nonché di riduzione dell'artificialità dell'alveo (opere longitudinali e trasversali), anche attraverso la rimozione
o l'adattamento di opere di difesa aventi effetti negativi sulla morfologia dell'alveo o su aspetti idrodinamici
dello stesso, qualora non assolvano funzioni strategiche per la sicurezza. I relativi criteri di progettazione
sono quelli definiti nell'ambito della normativa vigente, fermo restando la compatibilità al PAI.
Gli interventi di rinaturazione devono essere valutati anche in relazione al Deflusso Minimo Vitale (DMV), così
come assunto nei Piani di Tutela di cui all'art. 44 DLgs 152/99.
Ripristino della sezione di deflusso, inteso come eliminazione, nelle tratte critiche per il deflusso delle portate
idriche, dei materiali litoidi trasportati ed accumulati in punti isolati dell’alveo. La sistemazione degli stessi di
norma deve avvenire nell’ambito dello stesso alveo; solo in casi eccezionali può essere prevista
l’asportazione dall’alveo del materiale estratto nel rispetto delle normative vigenti.
Applicazioni:
Mantenimento e ripristino del buon regime idraulico delle acque e recupero delle funzionalità della
funzionalità delle opere idrauliche.
Le disposizioni della Direttiva per la definizione degli interventi di rinaturazione si applicano ai tratti dei corsi
d'acqua del bacino idrografico del Fiume Po interessati dalle Fasce fluviali A e B, così come individuati nella
cartografia del PAI e delle successive modifiche ed integrazioni di tali atti di piano. Si applicano, inoltre,
esternamente alla fascia B qualora l'intervento di rinaturazione, nella sua unitarietà, ricada anche solo
parzialmente nella fascia medesima.
Comunità montana della Valchiavenna
47
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
manutenzione
omogenea
a
Materiali
Parte 1- Alveo
Materiale
litoide
Vegetazione
Anomalie
riscontrabili
Attività di manutenzione
Presenza di accumuli
che minacciano il buon
regime idraulico delle
acque
Interventi con l’obiettivo di modificare l’assetto plano-altimetrico dell’alveo al
fine di ridurre l’azione idrodinamica della corrente attualmente diretta contro
opere di difesa strategiche, poste a protezione di opere da salvaguardare
(argini):
ƒ riapertura di canali laterali delle isole eventualmente occlusi in seguito a
fenomeni di deposito e movimentazione di barre;
ƒ rimodellamento delle superfici golenali finalizzato a favorire il
raggiungimento di un nuovo assetto del corso d’acqua, che possono
presentare una configurazione planimetrica non naturale ma dovuta alla
realizzazione di opere di difesa o di sovralluvionamento, le quali
comportano l’instaurarsi di condizioni di criticità nei confronti di opere
strategiche.
Presenza
di
vegetazione che non
permette il regolare
deflusso delle acque
Interventi di sfalcio, disboscamento, decespugliamento e taglio selettivo
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore, strumenti per il
taglio, utensili manuali di spostamento legname.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Scavo e sbancamento materiale
m3
4,00 – 6,00 €
Manodopera
ora
20,00 – 26,00 €
Sfalcio e diradamento
m2
0,06 – 1,50 €
Decespugliamento e disboscamento
m2
0,70 – 1,50 €
Trasporto
kg/km
Nolo mezzi meccanici con operatore
0,10 €
ora
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
P.R.L.
F.4.005.025.01
Mantenimento e ripristino delle pozze e dei
raschi
m³
Prezzo
19,71 €
P.R.L.
F.4.005.070.01
Taglio
della vegetazione arborea e/o
arbustiva dagli alvei attivi
m²
1,64 €
P.R.L.
F.4.005.080.02
Interventi di taglio selettivo
n.
25,62 €
P.R.I.F.
D.3.3.2
Sfalcio meccanizzato
m²
0,12 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
48
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.4.
B01
Materassi
Manuale D’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: materassi
Descrizione caratteristiche: Si tratta di difese spondali flessibili e permeabili alla vegetazione, costituite
da materassi a tasche in rete metallica a doppia torsione zincata. I materassi vengono assemblati in situ e
riempiti di pietrame. Dato lo spessore esiguo (massimo 30 cm) ed il riempimento caratterizzato da forte
porosità, queste strutture si prestano molto bene ad essere colonizzate dalla vegetazione.
In particolare, è possibile accelerare i processi di rinaturalizzazione ed aumentare l’efficacia di queste
protezioni, inserendo talee di salice, intasando il pietrame con terra e rinverdendo successivamente, oppure
realizzando delle tasche riempite di terra e foderate mediante un filtro all’interno delle quali mettere a
dimora la vegetazione.
I materassi possono essere realizzati secondo due diverse modalità:
Materassi prefabbricati: per inclinazioni fino a 40-45° e superfici di posa regolari, si possono utilizzare
materassi tipo Reno spessi 17-30 cm, larghi 2 m e lunghi 3 o più m, dotati di diaframmi che andranno posti
in direzione perpendicolare alle linee di massima pendenza. Il materasso una volta messo in scatola, viene
posato sulla scarpata, fissato con delle chiodature costituite da barre d'acciaio, foderato al suo interno con
una biostuoia, riempito di terreno, coperto con una ulteriore biostuoia di protezione ed infine chiuso con un
coperchio in rete metallica a doppia torsione. In alternativa la chiusura può venire effettuata con una
geostuoia tridimensionale rinforzata con una rete metallica a doppia torsione (in tal caso non è necessaria la
biostuoia). Successivamente si potranno mettere a dimora piantine, talee ed effettuare una idrosemina.
Rivestimento a tasche: per inclinazioni superiori a 40-45° e fino a 55-65° e superfici di posa irregolari si
possono realizzare dei rivestimenti riportando del terreno tra una rete di contenimento ed il pendio.
L'elemento di contenimento sarà costituito da una geostuoia tridimensionale in polipropilene armata con rete
metallica a doppia torsione a maglie esagonali realizzata con trafilato d'acciaio protetto con lega eutettica di
zinco-alluminio (galfan). La geostuoia armata verrà ancorata con idonee chiodature alla scarpata rocciosa.
Successivamente si potranno posare piantine, talee ed effettuare una idrosemina a spessore.
Applicazioni: questo sistema è utilizzato negli interventi di difese spondali, sistemazione, ripristino
ambientale e consolidamento dei pendii e delle scarpate in materiali granulari o roccia, privi di terreno
vegetale, e caratterizzati da pendenze molto alte, superiori ai 35° - 40°. I rivestimenti con materassi
rinverditi e con tasche vegetative sono impiegati frequentemente negli interventi di risanamento di siti
estrattivi degradati, nella protezione e nel rinverdimento di scarpate naturali, come pareti rocciose, o
artificiali, come ad esempio scarpate di rilevati ferroviari o stradali.
Vengono usati anche nell’ambito di opere idrauliche per realizzare difese in grado di contrastare l’azione
erosiva della corrente al fondo e sulle sponde di corsi d’acqua.
Comunità montana della Valchiavenna
49
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1- Specie vegetali
Talee o piantine per il consolidamento
Vegetazione arborea e/o arbustiva
Scarso attecchimento
Deterioramento della struttura a causa della
crescita della vegetazione
Parte 2- Riempimento
Pietrame di riempimento di opportune dimensioni
Terreno vegetale per l’intasamento
Rete metallica a doppia torsione zincata, con maglia
esagonale tipo 6 x 8,
con filo di diametro 2,2 mm zincato, rispondente alla norma
UNI 8018
Filo zincato o punti metallici meccanizzati con rivestimento in
lega eutettica di zinco-alluminio
Picchetti in acciaio
Parte 3- Carpenteria in ferro
Svuotamento
Buchi; lacerazioni; corrosione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del
riempimento in pietrame; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto
e specie infestanti, struttura verticale).
Se ben progettate e accuratamente realizzate, queste opere non necessitano di particolari manutenzioni e
possono quindi mantenere la loro piena funzionalità per diverse decine di anni.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Kg
1,18 – 1,66 €
Fornitura e posa in opera rete
metallica
m2
15,60 €
Riempimento pietrame
m3
46,00 -70,00 €
Intasamento con Terreno vegetale
m2
5,58 €
Piantine
cad
1,00 - 5,00 €
Realizzazione di materassi
m2
35,00 – 46,00 €
Sfalcio e diradamento
m2
0,06 – 1,50 €
Manodopera
ora
20,00 – 26,00 €
Decespugliatore o motosega
ora
3,00 – 8,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
50
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.005.070.01
Descrizione
Taglio vegetazione
U.M.
m2
Prezzo
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Consolidamento e rinverdimento vegetale di una parete a forte pendenza. L'intervento è stato realizzato mediante il
rivestimento della parete con tasche in rete metallica a doppia torsione, zincata, riempite con idoneo materiale sciolto e
terreno vegetale rivestito internamente con georete o geostuoia. L'impianto di talee, cespi ed arbusti radicati e
l'idrosemina consente di ottenere un buon risultato dell'intervento.
Comunità montana della Valchiavenna
51
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Applicazione di materassi per la sistemazione dei versanti presso la diga di Ridracoli (Appennino tosco-romagnolo).
Comunità montana della Valchiavenna
52
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.5.
B02
Strutture in pietrame a secco
Manuale D’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: strutture in pietrame a secco
Descrizione caratteristiche: le strutture in pietrame a secco ( scogliere, scogliere alla rinfusa, rivestimenti
in pietrame sciolto, ecc.) sono realizzate con l'ausilio di mezzi meccanici . Il pietrame, di cava o prelevato
in loco, viene appoggiato in modo da garantire la massima superficie d'appoggio ed il miglior incastro
possibile. Le dimensioni delle pietre impiegate sono strettamente legate alle caratteristiche geologicostrutturali delle rocce affioranti, in genere quelle impiegate per opere di una certa importanza hanno
dimensioni maggiori dell’ordine del mc (ex scogliere ciclopiche). La semplicità di realizzazione permette
comunque l’utilizzo di pietrame sgrossato di poco pregio e di diverse dimensioni. Le cavità possono essere
riempite da pietre più piccole o con terreno, il cui rinverdimento è reso possibile dall’idrosemina di un
miscuglio di piante erbacee oppure la messa a dimora di talee di salice e di latifoglie radicate che hanno il
duplice effetto di drenaggio mediante la traspirazione e di perfetta integrazione estetico-paesaggistica
nell'ambiente rurale o urbano.
Le scogliere hanno sezioni in superficie trapezioidali con larghezza di testa 1,0 – 1,5m, un altezza da 2-3m e
paramento inclinato a 60°, la fondazione presenta una base rettangolare di altezza 1-1,5m , una lunghezza
1,5-2m.
Applicazioni: le strutture in pietrame a secco sono utilizzate nelle costruzioni di infrastrutture di vario tipo,
nelle zone dove oltre all’azione di sostegno dell’opera è necessario garantire la salvaguardia dell'ambiente dal
punto di vista estetico-paesaggistico.
Trovano la loro applicazione più diffusa in interventi di difesa delle sponde dall'erosione fluviale quali
scogliere, rivestimenti in pietrame sciolto, massi vincolati e scogliere alla rinfusa per le protezioni spondali al
piede.
Comunità montana della Valchiavenna
53
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Struttura
Pietrame
Parte 2 – Specie vegetali
Talee
Piantine radicate di specie
arbustive
Vegetazione
arborea
e/o
arbustiva
Crollo
Scalzamento
Dislocazione
Scarso attecchimento
Parte 3 – Geocomposito (non sempre
presente)
Geocomposito
Deterioramento della struttura a causa della crescita della
vegetazione
Strappi
Intasamento
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità della struttura; verifica
di zone dove più facilmente ci può essere infiltrazione di acque da monte; controllo dei sistemi drenanti;
controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti,
struttura verticale)
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e
spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Posa in opera geocomposito
Muratura in pietrame a secco
Piantine
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m2
m3
cad
m2
m3
ora
ora
ora
Prezzo
8,20 – 61,50 €
126,16 – 216,00 €
1,00 - 5,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
P.R.L.
P.R.L.
F.4.015.030.01
F.4.015.040.01
Strutture in pietrame a secco (scogliere)
Rivestimenti al piede (scogliere alla rinfusa)
m³
m³
Prezzo
45,94 €
P.R.L.
F.4.005.070.01
Taglio vegetazione
m2
1,64 €
29,73 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
54
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.6.
B03
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Manuale D’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni
Descrizione caratteristiche: i muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni sono opere di sostegno rigide
che agiscono a gravità, opponendosi col proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte, e sono utilizzati
per sostenere terreno o altro materiale con altezze inferiori a 4 - 5 m.
Queste strutture possono essere realizzate in calcestruzzo gettato in opera, in blocchi di cemento
prefabbricati montati a secco e perfettamente incastrati tra loro o in mattoni con malta idraulica.
Il muro è costituito da due elementi principali:
a) una fondazione completamente interrata realizzata in calcestruzzo;
b) una struttura in elevazione ad essa collegata costituita da un paramento esterno ed uno interno. La
sezione è in genere trapezoidale e la base deve avere una larghezza adeguata alla spinta da sostenere. Il
paramento esterno, può essere rivestito in vario modo nei muri in calcestruzzo o essere composto da
elementi prefabbricati costruiti con cementi colorati e trattati in modo da ottenere particolari effetti estetici.
Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di fondazione o di sottofondazione da adottare, è fatto sulla base
delle verifiche delle condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura - terreno di fondazione
- terrapieno o scarpata", condotte secondo gli usuali metodi di calcolo adottati per le opere di sostegno a
gravità. Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità tengono conto anche delle sollecitazioni indotte dal sisma
di progetto sulla struttura.
Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione, e manutenzione periodica, di un
corretto ed efficace sistema di drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di
pericolose sovrapressioni idrauliche e il conseguente aumento delle spinte dei terreni da sostenere.
Applicazioni: Queste strutture sono quasi sempre definitive, e sono impiegate come opere di sostegno e
per la realizzazione di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di
sistemazione e difesa del suolo dai dissesti quali:
-
elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione dei pendii in frana, regimazione
idraulica e ricostituzione della copertura vegetale;
protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature e regimazioni dei corsi d'acqua torrentizi
Comunità montana della Valchiavenna
55
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
omogenea
a
manutenzione
Parte 1 – Muratura
Parte 2 – Sistema di drenaggio
Materiali
Anomalie riscontrabili
Calcestruzzo
Pietrame
Mattoni
Vegetazione
arbustiva
PVC
Crollo
Scalzamento
Dislocazione
Deterioramento della struttura a causa della crescita della
vegetazione
Ostruzione
Rottura del tubo
Dislocazione
arborea
e/o
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto
del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione di materiale
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli
o forestali; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Tubo in PVC
m
Muratura in calcestruzzo
m2
25,45 – 64,20 €
Muratura in pietrame a secco
m3
126,16 – 216,00 €
Muratura in mattoni
m3
175,00 – 584,00 €
Sfalcio e diradamento
m2
0,06 – 1,50 €
Scavo e sbancamento materiale
m3
4,00 – 6,00 €
Manodopera
ora
20,00 – 26,00 €
Decespugliatore o motosega
ora
3,00 – 8,00 €
Nolo mezzi meccanici con operatore
ora
30,00 – 50,00 €
5,30 – 18,15 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.L.
Voce
F.4.005.070.01
Descrizione
Muratura in elevazione
Taglio vegetazione
U.M.
Prezzo
m³
m2
162,13 €
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
56
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
57
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.7.
B04
Muri in cemento armato
Manuale D’uso
Funzione specifica: protezione spondale
Oggetto delle pratiche manutentive: muri in cemento armato
Descrizione caratteristiche: I muri in cemento armato sono strutture a limitato spessore molto resistenti
che agiscono a “semigravità”. La resistenza interna alla trazione viene garantita dalle armature mentre la
stabilità al ribaltamento viene garantita, oltre che dal peso dell’opera, anche dal contributo del peso del
terreno che grava sulla base a mensola.
I muri in cemento armato sono realizzati in cemento gettato in opera o con elementi prefabbricati. In
genere, il muro è composto da due elementi principali: una struttura in elevazione (muro verticale) ed una
fondazione completamente interrata con vincolo di incastro.
L'altezza del muro verticale può arrivare fino ai 5 - 6 metri. Per altezze maggiori, dovendo limitare gli
spessori, la struttura è dotata di contrafforti interni e/o esterni (muri a mensola e contrafforte), oppure di
tiranti d'ancoraggio sul muro verticale (muri ancorati con tiranti).
La costruzione dei muri in cemento armato è fatta con l'ausilio di mezzi meccanici (gru, secchioni,
autobetoniere, pompe per calcestruzzo, vibratori ecc.). Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di
fondazione o di altre soluzioni speciali di sottofondazioni da adottare, è funzione delle verifiche delle
condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura - terreno di fondazione - terrapieno o
scarpata". Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità comprendono anche le sollecitazioni indotte dal sisma
di progetto sulla struttura.
Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione e la manutenzione di un sistema di
drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di pericolose sovrapressioni
idrauliche e l'aumento delle spinte della terra.
Applicazioni: I muri in cemento armato sono impiegati per stabilizzare o sostenere terreno o altro
materiale con altezze superiori ai 3 metri. Queste tipologie sono impiegate come opere di sostegno e di
contenimento per realizzazioni di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di
sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali:
-
elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione di pendii in frana, regimazione idrica
e ricostituzione della copertura vegetale;
opere di protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature nell'ambito degli interventi di
stabilizzazione delle sponde dei corsi d'acqua;
realizzazione di briglie per la regimazione dei corsi d'acqua torrentizi;
muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie,
marittime o idrauliche.
Comunità montana della Valchiavenna
58
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
omogenea
a
manutenzione
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Muratura
Cemento armato
Parte 2 – Sistema drenante
Vegetazione
arbustiva
PVC
Crollo
Scalzamento
Dislocazione
Deterioramento della struttura a causa della crescita della
vegetazione
Ostruzione
Rotture
arborea
e/o
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto
del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli
o forestali; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Tubo in PVC
Muratura
in
conglomerato
cementizio
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Prezzo
m
m3
5,30 – 18,15 €
135,40 €
m2
m3
ora
ora
ora
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.L.
Voce
F.4.005.070.01
Descrizione
Muratura in elevazione
Taglio vegetazione
U.M.
Prezzo
m³
m2
162,13 €
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
59
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
60
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.8.
B05
Muri cellulari
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno
Oggetto delle pratiche manutentive: muri cellulari
Descrizione caratteristiche: i muri cellulari a gabbia o “Cribb Walls” sono delle opere di sostegno speciali
formate da una maglia rettangolare di elementi prefabbricati, in conglomerato cementizio armato e vibrato o
in legname opportunamente trattato con prodotti protettivi. Le strutture così formate sono riempite da
materiale granulare incoerente. I muri cellulari sono delle strutture resistenti ed allo stesso tempo molto
flessibili, in grado di contrapporsi con efficacia ad assestamenti e/o cedimenti del piano di posa o del terreno
a tergo, dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi. La struttura modulare e la forma degli elementi
conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento geometrico alle diverse conformazioni
planoaltimetriche del terreno, specie in territori collino-montani o in interventi di sistemazione in alveo e
difese di sponda, consentendo la realizzazione di interventi anche di ridotte dimensioni, in zone di difficile
accesso e in tratti curvilinei con raggi di curvatura molto ristretti. L'altezza di tali strutture , variabile a
seconda delle necessità, in genere non supera i 4-5 metri. Il paramento esterno può essere, in funzione delle
necessità, verticale o con scarpa inclinata. La tipologia del paramento esterno può essere modificata, per
minimizzare l'impatto ambientale e migliorare l'aspetto estetico, inserendo delle apposite vaschette (fioriere)
riempite di terreno vegetale, in modo da favorire l'attecchimento della vegetazione nella struttura. In questi
casi occorre scegliere bene le specie vegetali da innestare e provvedere spesso ad adeguati sistemi di
irrigazione per far fronte ai periodi secchi.
Applicazioni: I muri cellulari per le loro caratteristiche di resistenza, adattabilità e flessibilità, stabilità,
capacità drenante, facilità e rapidità di esecuzione, impatto ambientale contenuto e buon inserimento nel
paesaggio, sono impiegati come opere di sostegno e di contenimento per infrastrutture e per interventi di
sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali:
-
opere di pronto intervento per il ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte;
opere di contenimento e di sostegno nell'ambito degli interventi per la sistemazione e la stabilizzazione di
pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale;
opere di protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature nell'ambito degli interventi di
stabilizzazione delle sponde dei corsi d'acqua.
Comunità montana della Valchiavenna
61
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
omogenee
a
manutenzione
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Muratura
Conglomerato cemetizio
Parte 2 – Specie vegetali
Talee vive
Parte 3 – Sistema drenante
Vegetazione
arbustiva
PVC
Crollo
Scalzamento
Dislocazione da parte della vegetazione
Corrosione
Difficoltà di attecchimento
Sradicamento
Deterioramento della struttura a causa della crescita della
vegetazione
Ostruzione
Rottura
arborea
e/o
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e delle sue
componenti, soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale;
controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti,
struttura verticale)
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli
o forestali; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Tubo in PVC
Muratura
in
conglomerato
cementizio
Realizzazione muro cellulare
Riempimento terroso a tergo muro
Piantine
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Prezzo
m
m3
5,30 – 18,15 €
135,40 €
m2
m3
cad
m2
m3
ora
ora
ora
150,00 – 203,00 €
5,70 €
1,00 - 5,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.005.070.01
Descrizione
Muratura in elevazione
Taglio vegetazione
U.M.
Prezzo
m³
m2
162,13 €
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
62
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
63
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.9.
B06
Terre rinforzate/armate
Manuale D’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: terre rinforzate/armate
Descrizione caratteristiche: negli ultimi anni le tecniche di rinforzo delle terre hanno avuto un largo
sviluppo nella realizzazione di strutture in grado di assolvere sia le funzioni di opere di sostegno e di
contenimento sia di rispondere alle esigenze della salvaguardia ambientale e del corretto inserimento
paesaggistico-ambientale dell’opera. Le terre rinforzate sono opere di sostegno a gravità che consentono il
consolidamento di versanti o sponde instabili o la formazione di rilevati. Si tratta di opere che hanno il pregio
di essere deformabili e sufficientemente permeabili, che sfruttano il principio del rinforzo orizzontale delle
terre (ottenuto in vari modi abbinando i materiali di rinforzo con paramenti esterni tali da consentire la
crescita della vegetazione).
L'opera viene realizzata stendendo e compattando il terreno in strati orizzontali spessi 25-30 cm. A quote
definite dal progetto vengono posti i rinforzi, secondo lunghezze che dipenderanno dal dimensionamento
della struttura. La stabilità locale a breve termine (durante la compattazione) e lungo termine in
corrispondenza del paramento esterno, potrà essere garantita in vari modi:
- Paramento verticale costituito da piastre in calcestruzzo armato o blocchetti di calcestruzzo prefabbricati
- Paramento verticale costituito da scatolare in rete metallica a doppia torsione riempito di pietrame ed in
continuità con il rinforzo di ancoraggio.
- Paramento inclinato rinverdibile realizzato risvoltando il rinforzo e mediante un cassero di contenimento ed
irrigidimento in rete metallica a elettrosaldata, dotato di elemento antierosivo costituito da biostuoia o
geostuoia.
- Paramento inclinato realizzato risvoltando il rinforzo ed associando un elemento antierosivo. Durante la
compattazione si userà un cassero mobile per impedire il franamento del terreno o se l'inclinazione del
paramento è bassa si potrà compattare la scarpata con la benna dell'escavatore e risvoltare. Le opere che si
potranno realizzare con i sistemi descritti sopra saranno tutte caratterizzate da estrema flessibilità e quindi
particolarmente adatte alle applicazioni di stabilizzazione dei versanti. Le terre rinforzate a seconda dei
sistemi utilizzati potranno inoltre essere permeabili all'acqua ed alla vegetazione.
Applicazioni:
Le caratteristiche di resistenza e di facilità di esecuzione nonché l’impatto ambientale contenuto hanno
consentito un diffuso utilizzo di questa tecnica in interventi quali:
-
contenimento e sostegno nelle opere per la sistemazione e la stabilizzazione di pendii in frana,
regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale;
-
protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature realizzazione di briglie per la regimazione dei
corsi d'acqua torrentizi e sistemazione idrogeologica dei versanti dissestati.
Comunità montana della Valchiavenna
64
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Parte 1- Specie vegetali
Parte 2- Riempimento
Parte 3- Rivestimento
Parte 4- Carpenteria in ferro
Materiali
Anomalie riscontrabili
Talee, piantine a radice nuda e/o fitocella
Vegetazione arborea e/o arbustiva
Scarso attecchimento
Deterioramento della struttura a causa della crescita della
vegetazione
Svuotamento
Terreno di riempimento (materiali inerti)
Terreno organico
Tessuti in polipropilene
Geogriglie estruse in HDPE o polipropilene
Geogriglie a nastri in poliestere protette con
LDPE
Geogriglie tessute in poliesere protetto con
PVC o EVA
Rete metallica zincata o elettrosaldata
Lacerazioni, usure
Buchi; lacerazioni; corrosione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del
riempimento di inerti; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e
specie infestanti, struttura verticale)
Se l’opera è realizzata correttamente non necessita di specifica manutenzione e la durata è particolarmente
elevata. Attenzione dovrà essere posta al corretto attecchimento della vegetazione ed alla sostituzione di
eventuali fallanze delle specie cespugliose.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Geogriglie
m2
3,50 – 8,50 €
Fornitura e posa in opera rete
metallica
Intasamento con Terreno vegetale
Piantine
Realizzazione di terre rinforzate
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m2
15,60 €
m2
cad
m2
m2
ora
ora
ora
5,58 €
1,00 - 5,00 €
130,00 – 186,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
65
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.005.070.01
Descrizione
Taglio vegetazione
U.M.
m2
Prezzo
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Consolidamento di una scarpata stradale in frana in Alta Valtellina (Sondrio) mediante la costruzione di un'opera di
sostegno realizzata in Terra Rinforzata rinverdibile. Sul paramento esterno è stesa una biostuoia per la ritenzione del
materiale fino necessario per il successivo inerbimento della struttura con idrosemina.
Consolidamento di una pendice sottostante all'abitato di S. Mango sul Calore (Avellino) con una struttura in ‘Terramesh.'
verde. L'intervento ha comportato una preventiva sistemazione dell'asta torrentizia al piede della pendice, mediante salti
di fondo e rivestimenti in gabbioni. L'uso di bancate in ‘Terramesh.' verde ha permesso la realizzazione dello strato
esterno in suolo rinforzato necessario per la stabilità, consentendo di mantenere l'andamento preesistente del terreno,
caratterizzato da una pendenza media di 45°. Una biostuoia è stata utilizzata per la ritenzione della frazione fine dei
terreni sul paramento esterno. L'intervento complessivo ha previsto un'alternanza di zone consolidate con in terra
rinforzata e di opere di sola protezione superficiale tramite graticciate.
Comunità montana della Valchiavenna
66
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.10.
B07
Gabbionate
Manuale D’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: gabbionate
Descrizione caratteristiche: le gabbionate sono strutture di sostegno modulari formate da elementi a
forma di parallelepipedo in rete a doppia torsione tessuta con trafilato di acciaio riempite con pietrame.
Questo tipo di struttura è nata in Italia ed ha avuto ampia diffusione, soprattutto come opera di sostegno e
drenaggio, negli interventi di consolidazione e sistemazione di versanti instabili e in altri settori
dell’ingegneria civile.
La struttura modulare, a forma di parallelepipedo, è realizzata con tecniche costruttive semplici e rapide.
Le reti metalliche sono costituite in filo di acciaio protetto con zincatura forte o con lega di zinco-alluminio
(galfan) ricoperto da una guaina in PVC per aumentare la resistenza alla corrosione.
Per il riempimento dei gabbioni possono essere utilizzati i materiali lapidei e disponibili in loco o nelle
vicinanze, purché abbiano caratteristiche granulometriche e peso specifico tali da soddisfare le esigenze
progettuali e garantire l'efficienza dell'opera. I materiali più comunemente usati sono costituiti da materiale
detritico di grossa pezzatura, alluvionale o di cava (ciottoli, pietrame).
Il pietrame deve essere non gelivo, non friabile e di buona durezza. Le gabbionate devono essere riempiti
con cura utilizzando pezzature di pietrame diversificate in modo da minimizzare la presenza di vuoti.
Dal punto di vista statico le gabbionate agiscono come un muro a gravità, opponendosi col proprio peso alle
sollecitazioni cui sono sottoposte. Le gabbionate sono delle strutture permeabili, resistenti ed allo stesso
tempo molto flessibili in grado di resistere, senza gravi deformazioni dei singoli elementi, ad assestamenti
e/o cedimenti del piano di posa o del terreno a tergo dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi, o a
scosse sismiche. La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole
capacità di adattamento alle diverse conformazioni plano-altimetriche del terreno, specie in territori collinomontani o in interventi di sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di opere
anche di ridotte dimensioni ed in zone di difficile accesso.
Applicazioni:
Le gabbionate sono impiegate come opere di sostegno e di contenimento in interventi quali:
-
sistemazione e stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica superficiale e ricostituzione della
copertura vegetale;
-
protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature, realizzazione di briglie per la regimazione dei
corsi d'acqua torrentizi.
Comunità montana della Valchiavenna
67
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1- Specie vegetali
Talee di salice
Vegetazione arborea e/o arbustiva
Scarso attecchimento
Deterioramento della struttura a causa della crescita
della vegetazione
Svuotamento
Parte 2- Riempimento
Ciottoli di fiume Ø 15 - 30 cm o pietrame
Parte 4- Carpenteria in ferro
Gabbia in filo di ferro zincato, maglia minima 8 x 10
cm a doppia torsione;
Filo di ferro zincato Ø 2,4 - 3 mm;
Buchi; lacerazioni; corrosione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del
riempimento in pietrame, mantenere la funzionalità di eventuali drenaggi; controllo della vegetazione
(composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale)
Se ben progettate e accuratamente realizzate queste opere non necessitano di particolari manutenzione e
possono quindi mantenere la loro piena funzionalità per diverse decine di anni.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Fornitura e posa in opera rete
metallica
Riempimento pietrame
Piantine
Realizzazione di gabbionate
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Kg
m2
1,18 – 1,66 €
15,60 €
m3
cad
m3
m2
ora
ora
ora
46,00 -70,00 €
1,00 - 5,00 €
94,00 – 121,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.L.
Voce
F.4.005.070.01
Descrizione
Taglio vegetazione
U.M.
m2
Prezzo
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
68
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Impiego di gabbionate come opere di sostegno e drenaggio nella costruzione di strade. I muri in gabbioni metallici sono
un'opera di sostegno a gravità, che in genere non necessitano di accurate opere di fondazione trattandosi di strutture
deformabili. La base della fondazione è variamente inclinata in funzione delle necessità. In sezione i muri possono essere
a gradoni esterni o a gradoni interni .
Per le opere di sostegno con altezza superiore a 5 - 6 metri è preferibile usare strutture con gradoni esterni che
garantiscono una maggiore stabilità statica.
Comunità montana della Valchiavenna
69
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Sistemazione superficiale e consolidamento di un versante in frana mediante terrazzamenti con muri di sostegno e
drenaggio in gabbioni. Questa soluzione è particolarmente indicata negli interventi di sistemazione e consolidamento di
aree franose in zone montane. I gabbioni, riempiti con l’abbondante materiale detritico, resistono bene a eventuali
assestamenti o deformazioni del terreno per le loro caratteristiche intrinseche di flessibilità e permeabilità.
Comunità montana della Valchiavenna
70
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.11.
B08
Repellenti
Manuale d’uso
Funzione specifica: opere di difesa dall’erosione
Oggetto delle pratiche manutentive: Repellenti
Descrizione caratteristiche: I repellenti o pennelli che possono essere realizzati in pietrame da scogliera,
in gabbioni, in opere miste di sasso e vegetali, sono delle strutture prismatiche poste trasversalmente alla
sponda con l'asse maggiore inclinato nella direzione della corrente, ortogonale alla sponda o inclinato
controcorrente.
La forma dei repellenti influenza le modalità di deposizione del materiale solido e la distribuzione ed entità
dell'erosione in prossimità dell'opera. La scelta della sagoma dei repellenti dipende anche dalle dimensioni
caratteristiche del trasporto solido: nei fiumi ampli e caratterizzati da trasporto solido fine, si preferiscono i
pennelli del tipo ad hockey, mentre nei corsi d'acqua con trasporto solido grossolano, sono più adatti
pennelli rettilinei, corti ed inclinati nel senso della corrente.
La struttura del repellente ha una forma sostanzialmente prismatica, con profilo della sommità degradante
dalla radice alla testa; la quota della radice viene posta al di sopra della quota del pelo libero della portata
"dominante" per evitare fenomeni di aggiramento, mentre la quota della testa è posta poco al di sopra del
livello di magra per far sì che in occasione delle piene l'interferenza con la corrente non sia eccessiva e di
conseguenza non si producano fenomeni erosivi pericolosi. Il dorso del repellente pertanto è di solito
inclinato verso la corrente (pendenza tipiche, 0.1 o 0.25).
Per l’utilizzo e la realizzazione di tali strutture è necessario seguire queste raccomandazioni:
-
la distanza tra i repellenti non deve essere inferiore alla larghezza del corso d'acqua e comunque la
distanza D fra due pennelli deve:
D = 1.5 ÷ 2 L
con L lunghezza dei pennelli;
-
per il restringimento di sezione i repellenti andranno posizionati contrapposti sulle due sponde;
per l'effetto meandreggiante i repellenti andranno posizionati sfalsati, con una distanza che rispetta la
cadenza naturale del meandreggio.
Applicazioni: hanno la funzione di favorire la sedimentazione del materiale a ridosso della sponda e
mantenere la corrente al centro della sezione.
Sono strutture trasversali all'asse del corso d'acqua che, adeguatamente immorsate nella sponda, si
protendono verso il centro dell'alveo interferendo con la corrente.
Queste opere vengono impiegate nei corsi d'acqua nei quali è necessario deviare il flusso della corrente o
modificare la sezione dell'alveo al fine di:
-
allontanare la corrente da sponde in erosione;
stabilizzare la morfologia fluviale evitando divagazioni;
rendere stabili le zone di confluenza dei corsi d'acqua.
I pennelli producono una riduzione della velocità dell'acqua ed un rimescolamento che consentono la
deposizione di materiale solido; per tale ragione un'altra applicazione diffusa consiste nella ricostruzione di
linee di sponda di fiumi e ruscelli.
Comunità montana della Valchiavenna
71
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
La presenza di queste strutture consente di creare zone caratterizzate da differenti valori di energia della
corrente; in tal modo è possibile creare habitat con caratteristiche diverse e favorire lo sviluppo della
biodiversità.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Parte 1- pennello
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Pietrame di cava
asportazione del pietrame,
crollo,
scalzamento,
dislocazione, instabilità;
ricarica della elevazione della difesa mediante
l’apporto di pietrame, sistemazione mediante il
riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi
destabilizzati;
diminuzione della pendenza dei paramenti;
immorsamento nella sponda consolidata;
ricarica della testa del pennello;
prolungamento del pennello incremento del
numero dei pennelli;
variazione della sezione, della disposizione
planimetrica;
instabilità
globale
erosione della sponda;
con
realizzazione di opere di difese spondali fra
pennelli esistenti al fine di diminuire l’azione di
erosione e di aggiramento;
utilizzo di tecniche ingegneria naturalistica;
tombamento delle aree fra i pennelli con
materiale litoide proveniente da riprofilatura della
sezione idraulica;
Parte 2- Fondazione
Pietrame di cava
Parte 3- Vegetazione
Talee di salice
asportazione del pietrame,
crollo,
scalzamento,
dislocazione,
instabilità,
fenomeni di escavazione al
piede, abbassamento del
fondo alveo
scarso attecchimento
Parte 4- Drenaggi
Vegetazione
arborea
e/o
arbustiva
Geotessile
Deterioramento
della
struttura a causa della
crescita della vegetazione
strappi
imbottimento della sponda;
ricarica della fondazione della difesa mediante
l’apporto di pietrame;
impianto di talee di specie autoctone per
migliorare l’inserimento ambientale dell’opera;
taglio
Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione;
intasamento
Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento
legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i .
Comunità montana della Valchiavenna
72
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Analisi dei prezzi
Descrizione
U.M.
Prezzo
Esecuzione di micropali
Scavo e sbancamento materiale
Muratura in calcestruzzo
Muratura in pietrame a secco
Rivestimento in materassi metallici
Pali in legno
Piantine
Montanti
Pietrame
Manodopera
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
m3
m3
m3
m2
cad
cad
cad
m3
ora
ora
63,00 – 109,00 €
4,00 – 6,00 €
70,00 – 120,00 €
126,16 – 216,00 €
45,00 – 65,00 €
3,00 – 10,00 €
1,00 - 5,00 €
340,1 €
34,00 – 50,00€
20,00 – 26,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
P.R.L.
P.R.L.
F.4.015.030.01
F.4.005.070.01
Descrizione
Strutture in pietrame a secco (scogliere)
Taglio vegetazione
U.M.
m³
m2
Prezzo
45,94 €
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
73
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Esempio di sistemazione a repellenti circa ortogonali alla corrente realizzata lungo il Rio Ram a Tubre (Alto Adige)
dall'Azienda Speciale per la Regolazione dei Corsi d'Acqua e la Difesa del Suolo.
Per evitare problemi di aggiramento e scalzamento dei repellenti è necessario rispettare alcune regole nel loro
dimensionamento: a sporgenza Lt del repellente dalla linea di sponda generalmente deve rientrare nei limiti Y < Lt < T/4
(essendo Y la profondità media della corrente corrispondente alla portata formativa e T la larghezza media della
sezione). I pennelli inoltre devono essere opportunamente immorsati nella sponda per una lunghezza Le raccomandata
pari a Lt/4 (radice). (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
74
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.12.
B09
Gabbionate spondali
Manuale d’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: Gabbionate spondali
Descrizione caratteristiche: Le gabbionate sono strutture di sostegno modulari formate da elementi a
forma di parallelepipedo in rete a doppia torsione tessuta con trafilato di acciaio riempite con pietrame.
Le reti metalliche sono costituite in filo di acciaio protetto con zincatura forte o con lega di zinco-alluminio
(galfan) ricoperto da una guaina in PVC per aumentare la resistenza alla corrosione.
Per il riempimento dei gabbioni possono essere utilizzati i materiali lapidei disponibili in loco o nelle
vicinanze, purché abbiano caratteristiche granulometriche e peso specifico tali da soddisfare le esigenze
progettuali e garantire l'efficienza dell'opera. I materiali più comunemente usati sono ciottolame di origine
alluvionale o pietrame di cava. Il pietrame deve essere non gelivo, non friabile e di adeguata durezza.
Dal punto di vista statico le gabbionate agiscono come un muro a gravità, opponendosi col proprio peso alle
sollecitazioni cui sono sottoposte. Il loro dimensionamento e le verifiche di stabilità interna ed esterna sono
pertanto eseguiti secondo gli usuali metodi di calcolo adottati per le opere di sostegno a gravità.
Applicazioni: Le gabbionate sono delle strutture permeabili, resistenti ed allo stesso tempo molto flessibili
in grado di sopportare senza gravi deformazioni dei singoli elementi, assestamenti e/o cedimenti del piano di
posa o del terreno a tergo.
La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento
alle diverse conformazioni plano-altimetriche del terreno, li rendono particolarmente adatti agli interventi di
sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di opere anche di ridotte dimensioni
ed in zone di difficile accesso.
La difesa spondale in gabbioni metallici viene impiegata per altezze di sponda non superiori a 3-4 metri, nei
casi dove la disponibilità di spazio è limitata ed in corsi d’acqua con trasporto solido di materiale di limitata
pezzatura.
La realizzazione diventa vantaggiosa allorquando si renda disponibile in sito idoneo materiale lapideo per i
riempimenti.
Presenta limiti nel caso di aste torrentizie con velocità della corrente superiore a 6 m/sec. e/o con piene
frequenti con trasporto solido molto grossolano; nel caso di aste terminali su suoli limo sabbiosi.
Le gabbionate sono una valida soluzione per la realizzazione di opere di sostegno in diversi contesti fluviali,
da quello urbano a quello naturale, dove occorre tener conto sia delle esigenze tecniche per le quali l'opera è
stata costruita, sia della necessità di avere un buon inserimento ambientale.
Comunità montana della Valchiavenna
75
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Parte 1- Elevazione
Pietrame di cava
asportazione del pietrame,
crollo,
scalzamento,
dislocazione, instabilità;
ricarica della elevazione della difesa mediante
l’apporto di pietrame, sistemazione mediante il
riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi
destabilizzati;
diminuzione della pendenza della difesa;
utilizzo di tecniche ingegneria naturalistica;
ricarica della scarpata interna della difesa (petto)
con materiale litoide proveniente da riprofilatura
della sezione idraulica;
instabilità
globale
erosione della sponda;
con
erosione per filtrazione;
imbottimento della sponda e ripristino della
difesa;
formazione di filtri a tergo della difesa, utilizzo di
geotessili;
Parte 2- Fondazione
Pietrame di cava
asportazione del pietrame,
crollo,
scalzamento,
dislocazione,
instabilità,
fenomeni di escavazione al
piede, abbassamento del
fondo alveo
ricarica della fondazione della difesa mediante
l’apporto di pietrame;
Parte 3- Vegetazione
Talee di salice
scarso attecchimento
impianto di talee di specie autoctone per
migliorare l’inserimento ambientale dell’opera;
Vegetazione
arborea
e/o
arbustiva
deterioramento
della
struttura a causa della
crescita della vegetazione
Parte 4- Drenaggi
Geotessile
strappi
Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione;
intasamento
Parte 5- Gabbioni
Rete metallica
strappi, corrosione
Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione;
ricucitura
Comunità montana della Valchiavenna
taglio
76
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di acciaio zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Fornitura e posa in opera rete
metallica
Riempimento pietrame
Piantine
Realizzazione di gabbionate
Riempimento terroso a tergo della
struttura
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliamento e disboscamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
Kg
m2
1,18 – 1,66 €
15,60 €
m3
cad
m3
46,00 -70,00 €
1,00 - 5,00 €
94,00 – 121,00 €
m3
m2
ora
m2
ora
5,7 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
0,70 – 1,50 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.005.070.01
Descrizione
Taglio vegetazione
U.M.
m2
Prezzo
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Lo schema accanto mostra la struttura interna di un gabbione, riempito con ciottoli ben assestati e di pezzatura diversa
al fine di non lasciare spazi vuoti. Durante la costruzione sono state inserite talee di salice che avranno la possibilità di
attecchire e radicare. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
77
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.13.
B10
Palificata viva spondale
Manuale d’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: Palificata viva spondale
Descrizione caratteristiche: Si tratta di piccole opere di sostegno a gravità costituite da un'incastellatura
di tronchi disposti in modo da formare cassoni. Le camere interne della struttura vengono riempite con
terreno e pietrame (nella parte sotto il livello medio dell'acqua) e vi si inseriscono fascine e talee di salice. Il
pietrame e le fascine posti a chiudere le camere della struttura verso l'esterno proteggono la struttura dagli
svuotamenti.
Per la costruzione di queste strutture si impiegano tondami di castagno o di resinosa avente diametro d=1030 cm posti alternativamente in senso longitudinale ed in senso trasversale (L= 1,50 ÷ 2,00 m) a formare un
castello in legname. I tronchi vengono fissati tra di loro con chiodi in ferro o legati con fil di ferro d= 5 ÷ 10
mm; la palificata andrà interrata con una pendenza del 10-15 % verso monte ed il paramento deve avere
un'inclinazione di almeno 60° per favorire la crescita delle piante.
I rami e le piante posti all'interno della struttura dovranno sporgere per circa 10 cm dalla palificata ed
arrivare nella parte posteriore sino al terreno naturale, in modo che possano attecchire e consolidare tutta la
struttura. Affinché le talee possano attecchire è necessario eseguire questo tipo di opere nel periodo di
riposo vegetativo.
Quando si prevedono possibili problemi di scalzamento al piede viene realizzata una difesa con una fila di
massi posti al piede della palificata, a contatto con l'acqua, legati con una fune d'acciaio fissati con barre o
profilati metallici di lunghezza di 2 m, infissi nel fondo.
Applicazioni: Questo tipo di opere è adatto a sponde fluviali soggette ad erosione lungo corsi d'acqua ad
energia medio-alta con trasporto solido anche di medie dimensioni; generalmente è sconsigliabile superare i
2-2.5 m di altezza.
Tali opere sono inoltre molto flessibili e non esercitano pressioni elevate sul terreno di fondazione. Per tali
motivi risultano essere particolarmente adatte ad interventi in ambiente montano, adattandosi anche a
morfologie spondali piuttosto irregolari.
La struttura a camere sovrapposte funge anche da microhabitat (riparo e tane per piccoli animali e pesci).
L'impatto visivo è immediatamente gradevole grazie all'uso di materiali naturali; nel tempo la struttura verrà
completamente obliterata dalla vegetazione.
Manuale di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
78
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Parte 1- Vegetazione
Parte 2- Pali
Parte 3- Carpenteria in ferro
Parte 4- Fondazioni
Materiali
Talee o piantine di
specie
legnose,
dotate di buona
capacità vegetativa,
sporgenti di 10 cm
rispetto alla palificata
fino ad arrivare nella
parte posteriore al
terreno naturale
Tondame
scortecciato
(castagno
o
resinosa)
Chiodi in ferro o
tondini in ferro; fune
di acciaio, barre o
profilati metallici
Pali di sostegno in
legno di larice o
castagno
con
puntale di ferro
Massi di protezione
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
scarso attecchimento
impianto di talee di specie autoctone per
migliorare l’inserimento ambientale dell’opera;
Scalzamento,
rottura,
degradazione da radiazione
ultravioletta e ossidazione,
rottura degli elementi lignei
ed erosione di frammenti di
superficie,
gallerie
ed
escavazioni
da
insetti,
alterazione della parete
cellulare
provocata
da
batteri, carie provocate da
funghi
Corrosione,
piegatura,
rottura, erosione alla base
dei profilati in ferro infissi nel
terreno.
erosione
al
piede,
scalzamento
asportazione del pietrame
sostituzione degli elementi ammalorati
Sostituzione degli elementi ammalorati
Sostituzione degli elementi ammalorati
ripristino della struttura mediante l’apporto di
pietrame o lastre in calcestruzzo, sistemazione
mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei
massi e delle lastre destabilizzati; consolidamento
con malta
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Le opere di ingegneria naturalistica, dopo la loro realizzazione, necessitano di un periodo di monitoraggio (25 anni) durante il quale non si può parlare di una vera e propria manutenzione, ma di realizzazione di
rifiniture per il completamento della funzionalità dell’opera.
Poiché il legno col tempo si deteriora è necessario che le talee e le fascine inserite nella struttura siano vive
e radichino in profondità, così da sostituirsi al legname nella funzione di sostegno e consolidamento della
scarpata. L'approfondimento delle talee, in ambiente mediterraneo, inoltre è importante per garantire
l'attecchimento delle piante che altrimenti soffrirebbero per le condizioni di aridità.
Nel corso del primo anno si consiglia una sorveglianza costante per evitare lo scalzamento dell’opera. Se si
verifica una forte crescita è utile eseguire il taglio delle piante a livello del terreno, in modo da favorire la
formazione delle radici. La durata dell’opera dipende dal tipo di legname utilizzato per realizzare la struttura:
se si usa il legname di larice la durata è di 20 - 40 anni, mentre è maggiore per legname di castagno.
Controllo della vegetazione: affinché le talee possano attecchire è necessario eseguire la posa a dimora nel
periodo di riposo vegetativo.
Si preveda un taglio delle infestanti, laddove necessario, al fine di esaurire la capacità vegetativa dei rizomi
nella stagione primaverile, ed eventuali tagli di ceduazione nella palificata.
È importante monitorare l’erosione e il distacco delle parti costituenti l’opera in particolare nelle posizioni di
bordo, cioè nel passaggio tra le porzioni di area non interessate dalle opere e le opere medesime.
Comunità montana della Valchiavenna
79
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname,
trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Pali in legno
Piantine
Riempimento pietrame
Realizzazione di palificata viva
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliamento e disboscamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
Kg
cad
cad
m3
m
m2
ora
m2
ora
1,18 – 1,66 €
3,00 – 10,00 €
1,00 - 5,00 €
46,00 -70,00 €
67,00 – 155,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
0,70 – 1,50 €
30,00 – 100,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Palificata viva spondale in legname, si possono osservare le due pareti, anteriore e posteriore, costituite dalle due file
longitudinali di pali. I salici vengono posti a dimora durante la costruzione della struttura. Per migliorare la stabilità di
queste opere piuttosto leggere, si inclina la base all'indietro di 5 -10°. Quando si prevedono possibili problemi di
scalzamento al piede viene realizzata una difesa con una fila di massi posti al piede della palificata, a contatto con
l’acqua legati con una fune d’acciaio e fissati con pali di legno o con profilati metallici di lunghezza 2 m, infissi nel
terreno. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
80
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.14.
B11
Presidi al piede
Manuale d’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: Presidi al piede
Descrizione caratteristiche: I presidi al piede sono opere di altezza limitata, costruite a difesa del piede
di sponde di piccoli corsi d'acqua e canali.
I presidi al piede debbono essere realizzati generalmente con sistemi combinati (materiale inerte/materiale
vivo) sia per garantire un effetto di protezione immediato sia perché nella parte sommersa la funzione
stabilizzante deve essere svolta da materiali inerti ed in grado di garantire una durabilità elevata. Per tali
ragioni normalmente si abbinano pietrame, gabbioni cilindrici in rete metallica a doppia torsione o buzzoni
nella parte bassa (materiali inerti durabili) con fascine vive, fascine morte con talee, cilindri di cocco con
talee ecc. (materiali vivi o combinati vivo/inerte degradabile). Generalmente a queste opere si abbinano i
rivestimenti spondali combinati o vivi a difesa della parte emersa della sponda, in modo da ottenere un
sistema integrato di difesa della sponda limitando al massimo l'impatto ambientale delle opere.
Fascinata spondale viva di specie legnose
La tecnica consiste nel mettere a dimora fascine vive di specie legnose con capacità di riproduzione
vegetativa. Queste vengono poste in un solco, la cui base può essere rivestita da ramaglia e vengono
assicurate mediante l'infissione di picchetti di legno per rendere così la struttura più elastica e solidale in
caso di piena. Grazie a queste opere si ottiene un effetto stabilizzante immediato della sponda con
un'efficacia crescente dal momento in cui le piante emettono le radici.
Queste opere richiedono che si preveda lo spazio necessario per il regolare deflusso delle acque in quanto
determinano un restringimento dell'alveo. Il restringimento può divenire critico in caso di totale
attecchimento delle piante: in tal caso è necessario intervenire con manutenzioni di potatura periodiche.
Le fascine vengono realizzate con rami vivi di specie legnose adatte alla riproduzione vegetativa (salici,
tamerici,) mescolati a rami morti di altre specie, hanno un Ø variabile da 20 a 50 cm legate con intervalli di
30 cm con filo di ferro cotto di 2 -3 mm. Le fascine così predisposte vengono poste in modo da sporgere per
1/2 ÷ 1/3 , in un solco scavato al piede della sponda, su uno strato di rami che sporgeranno per almeno 50
cm da sotto la fascina fuori dall' acqua. Le fascine vengono poi fissate ogni 0,8-1 m con pali di salice vivi o
con barre in ferro e vengono rincalzate con terreno per garantire la crescita delle piante.
Nella fascinata in versione “rinforzata”, fino all'altezza della portata di magra, l'alveo viene rivestito con
massi di varia dimensione a rinforzo basale della parte sommersa.
La messa in opera di questa tecnica può avvenire soltanto durante il periodo di riposo vegetativo.
Palificata spondale con palo verticale frontale
Questo tipo di struttura consiste in un' incastellatura di tronchi a formare camere frontali dietro le quali
vengono inserite fascine. I tronchi correnti e quelli trasversali vengono inchiodati su pali frontali verticali
infissi nel terreno di fondazione.
L'opera, addossata alla sponda in erosione, viene riempita con terreno sopra il livello medio dell'acqua,
mentre al di sotto si pone del pietrame.
L'efficacia dell'opera è immediata e cresce nel tempo grazie alla radicazione delle piante; le palificate
spondali inoltre hanno il pregio di consentire la rapida ricostruzione di habitat per microfauna acquatica.
Comunità montana della Valchiavenna
81
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
La struttura è costituita da tondami di castagno o di resinosa, infissi verticalmente per almeno 2/3 e
addossati alla sponda stessa, dietro i quali vengono collocati tronchi orizzontali, paralleli alla sponda,
alternati ad altri tronchi di minimo 1 m di lunghezza inseriti nella sponda in senso ortogonale ad essa.
I singoli tondami vengono fissati l'uno all'altro con chiodi o barre filettate in tondino. Per impedire lo sviluppo
di fenomeni erosivi, gli interstizi tra i tronchi longitudinali vengono riempiti con pietrame o con gabbioni
cilindrici sino al livello di magra dell'acqua. Negli interstizi sovrastanti vengono inserite a tergo e rincalzate
con inerte terroso, fascine di salice (o tamerici in acque salmastre).
Per aumentare gli effetti sotto il profilo ambientale si possono creare tane per ittiofauna ricavando delle
nicchie nella parte sommersa individuate per mezzo di pareti in legname all'interno del riempimento in
pietrame.
Rullo spondale con zolle (pani) di canne
Si tratta di un cilindro in rete metallica zincata e plasticata o in rete sintetica, foderato con una geostuoia
sintetica o un feltro di fibre vegetali, riempito con una miscela di ghiaia e sabbia. Nella parte superiore si
mettono a dimora con pani di canne o altre piante igrofile. Per impedire la rimozione da parte della corrente i
cilindri vengono ancorati con pali di legno frontali.
Si ottiene un rapido effetto di consolidamento e rinaturalizzazione delle sponde e golene legato al rapido
sviluppo del canneto consentendo di creare habitat adatti all'insediamento di avifauna ed ittiofauna.
La struttura si realizza mediante la formazione di un rullo cilindrico in rete zincata plastificata di maglia
minima tipo 8xl0 o in georete sintetica, a telo aperto di larghezza minima di 120-160 cm, disposta in un
solco predisposto di minimo 40x40 cm. Dalla parte dell'acqua i cilindri vengono sostenuti da pali di legno,
dimensionati e distanziati in funzione del substrato e delle sollecitazioni cui sono soggetti. La rete va rivestita
internamente con una stuoia o un geotessuto filtrante sintetico o in fibra vegetale e viene poi riempita di
tout-venant sabbioso o ghiaioso (granulometria 80-120 mm) per i 2/3 inferiori. Nella restante parte superiore
del rullo vengono collocati pani di canne ed altre specie igrofile (Phragmites, Juncus, Typha, Phalaris,
Schenoplectus, ecc.). Terminato il riempimento il cilindro si chiude e si lega con filo di ferro. Ad operazione
conclusa il rullo sporge per 5-10 cm sul livello medio dell'acqua ed il raccordo con la sponda viene
eventualmente realizzato con ramaglie o fascine di salici e tamerici.
La lavorazione deve avvenire durante il periodo di riposo vegetativo, possibilmente in primavera prima della
germogliazione.
Rullo spondale in fibra di cocco
Si tratta di una struttura di presidio del piede della sponda realizzata mediante il contenimento e la
protezione con cilindri in rete di fibre di cocco o in fibra sintetica, riempiti con fibre di cocco a formare dei
rulli di diametri da 30 a 60 cm e lunghezza da 3 a 6 m.
I cilindri, in numero di 1 o 2 sovrapposti, vengono disposti lungo la sponda e ancorati con tondame di legno
infisso verticalmente nel terreno. Lo spazio tra i rulli e la sponda viene riempito con fascine vive e del terreno
di rincalzo. Il materiale vivo può essere messo a dimora anche sotto forma di talee poste tra un rullo e
l'altro.
I rulli in fibre di cocco si prestano anche ad essere piantati con piante igrofile quali: canne e carici. Nel medio
periodo la fibra costituente i cilindri si degrada e la protezione e il consolidamento sono assicurati dalle
piante cresciute nel frattempo.
L'esecuzione di queste opere, dato l'uso delle fascine di ramaglia viva va realizzata durante il periodo di
riposo vegetativo.
I rulli di cocco in genere sono costituiti da una rete in fibra sintetica o biodegradabile in cocco di maglia
massima 60 x 80 mm riempiti in fibra di cocco naturale, con fibre di lunghezza 10-16 cm, di diametro da 30
a 60 cm. I rulli così realizzati costituiscono moduli cuciti lunghi da 3 a 6 m che vengono posati, in una o due
file, addossati alla sponda e ancorati al substrato fissandoli con filo di ferro a pali in legno disposti ogni 40100 cm su una fila esterna al rullo; i pali hanno diametro variabile da 10 a 25 cm e lunghezza variabile a
seconda del numero di file sovrapposte. Il rullo superiore dovrà sporgere per 5-10 cm sul livello medio
Comunità montana della Valchiavenna
82
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
dell'acqua ed a tergo della struttura verrà effettuato il riempimento con materiale di dragaggio o altro
terreno ed infine si pongono in opera fascine o ramaglie vive di salici o tamerici aventi la funzione di
raccordo con la sponda.
In certi casi per migliorare la protezione nella parte inferiore della sponda, sempre immersa, è garantire una
funzione di lungo termine, è opportuno mettere in opera un gabbione cilindrico in rete metallica a doppia
torsione in filo di ferro protetto con galfan e plasticatura, riempito con pietrame.
La durata dei rulli è molto variabile a seconda della qualità delle fibre e delle condizioni ambientali e nel
tempo vengono sostituiti nelle loro funzioni dalle piante che radicano e consolidano la sponda.
La lavorazione potrà avvenire durante il periodo di riposo vegetativo, possibilmente in primavera prima della
germogliazione.
Applicazioni: Queste strutture vengono realizzate in corrispondenza di un punto particolarmente
importante per la stabilità della sponda: il piede infatti è il punto in cui si concentrano gli sforzi di taglio nel
terreno è la fascia soggetta ai maggiori valori di sforzi tangenziali dovuti alla corrente ed è la zona sommersa
e/o soggetta ai cicli di imbibizione e disseccamento. Per tali ragioni spesso i fenomeni di instabilità si
originano in corrispondenza del piede e poi si estendono al resto della scarpata; il presidio al piede pertanto
è un intervento molto efficace sia breve che a lungo termine, i cui benefici si estendono a tutta la sponda, e
per le sue dimensioni contenute comporta un basso impatto ambientale.
Fascinata spondale viva di specie legnose
Sono interventi adatti a corsi d'acqua caratterizzati da media energia della corrente con portate e livello
medio relativamente costanti che permetta che la fascina si trovi fuori dall'acqua per almeno tre mesi
durante il periodo di vegetazione.
Palificata spondale con palo verticale frontale
La palificata di sponda con palo verticale frontale è un valido presidio per il piede di sponde di corsi d'acqua
poco profondi.
La struttura è adatta al presidio al piede di sponde soggette ad erosione laddove sia sufficiente proteggere
per una altezza non superiore agli 80-100 cm e sia possibile infiggere i pali nell'alveo, la sponda non deve
essere affetta da problemi significativi di instabilità .
Rullo spondale con zolle (pani) di canne
Questa tecnica è adatta alla protezione di canali in erosione, corsi d'acqua a bassa pendenza, sponde
lacustri, in situazioni caratterizzate da modeste oscillazioni del livello dell'acqua.
Rullo spondale in fibra di cocco
E' una struttura leggera di gradevole inserimento ambientale che si adatta molto bene anche a morfologie
spondali anche sinuose.
Questa tecnica è adatta alla protezione di sponde basse, con energie della corrente molto contenute: canali
in erosione, corsi d’acqua a bassa pendenza, sponde di laghi. In particolare risulta utile in caso di
ricostruzione di sponde erose con materiale di dragaggio grazie all' azione filtrante esercitata dai cilindri in
fibra di cocco. I rulli non risultano adatti all’impiego in acqua salmastra poiché subiscono un calo significativo
di curabilità.
Comunità montana della Valchiavenna
83
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Parte 1- Vegetazione
Parte 2- Pali
Parte 3- Carpenteria in ferro
Parte 4- Fondazioni
Parte 5–Geotessuti
Materiali
Fascine di specie
vegetali vive; talee o
piantine di specie
legnose, dotate di
buona
capacità
vegetativa.
Tondame
scortecciato
(castagno
o
resinosa)
Chiodi in ferro o
tondini in ferro; fune
di acciaio, barre o
profilati metallici
Pali di sostegno in
legno di larice o
castagno
con
puntale di ferro
Massi di protezione
Rete
sintetica,
geostuoia sintetica,
feltro di fibre vegetali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
scarso attecchimento
impianto di talee di specie autoctone per
migliorare l’inserimento ambientale dell’opera;
Scalzamento,
rottura,
degradazione da radiazione
ultravioletta e ossidazione,
rottura degli elementi lignei
ed erosione di frammenti di
superficie,
gallerie
ed
escavazioni
da
insetti,
alterazione della parete
cellulare
provocata
da
batteri, carie provocate da
funghi
Corrosione,
piegatura,
rottura, erosione alla base
dei profilati in ferro infissi nel
terreno.
erosione
al
piede,
scalzamento
sostituzione degli elementi ammalorati
asportazione del pietrame
strappi, intasamento
Sostituzione degli elementi ammalorati
Sostituzione degli elementi ammalorati
ripristino della struttura mediante l’apporto di
pietrame o lastre in calcestruzzo, sistemazione
mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei
massi e delle lastre destabilizzati; consolidamento
con malta
Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione o
integrazione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Le opere di ingegneria naturalistica, dopo la loro realizzazione, necessitano di un periodo di monitoraggio (25 anni) durante il quale non si può parlare di una vera e propria manutenzione, ma di realizzazione di
rifiniture per il completamento della funzionalità dell’opera.
Poiché il legno col tempo si deteriora è necessario che le talee e le fascine inserite nella struttura siano vive
e radichino in profondità, così da sostituirsi al legname nella funzione di sostegno e consolidamento della
scarpata. L'approfondimento delle talee, in ambiente mediterraneo, inoltre è importante per garantire
l'attecchimento delle piante che altrimenti soffrirebbero per le condizioni di aridità.
Nel corso del primo anno si consiglia una sorveglianza costante per evitare lo scalzamento dell’opera. Se si
verifica una forte crescita è utile eseguire il taglio delle piante a livello del terreno, in modo da favorire la
formazione delle radici. La durata dell’opera dipende dal tipo di legname utilizzato per realizzare la struttura:
se si usa il legname di larice la durata è di 20 - 40 anni, mentre è maggiore per legname di castagno.
Controllo della vegetazione: affinché le talee possano attecchire è necessario eseguire la posa a dimora nel
periodo di riposo vegetativo.
Si preveda un taglio delle infestanti, laddove necessario, al fine di esaurire la capacità vegetativa dei rizomi
nella stagione primaverile, ed eventuali tagli di ceduazione nella palificata.
Comunità montana della Valchiavenna
84
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
È importante monitorare l’erosione e il distacco delle parti costituenti l’opera in particolare nelle posizioni di
bordo, cioè nel passaggio tra le porzioni di area non interessate dalle opere e le opere medesime.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname,
trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Cavo acciaio
m
0,73 €
Chiodi
Kg
1,18 – 1,66 €
Decespugliamento e disboscamento
m2
0,70 – 1,50 €
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Fornitura e posa in opera rete
metallica
m2
15,6 €
Funi acciaio
m
2,27 – 6,58 €
Geogriglie
m2
3,50 – 8,50 €
Geotessile
m2
0,15 – 2,85 €
Intasamento con Terreno vegetale
m2
5,58 €
Manodopera
ora
20,00 – 26,00 €
Massi
t
7,75 €
Materiale drenante
m3
9,00 -20,00 €
Nolo mezzi meccanici con operatore
ora
30,00 – 50,00 €
Pali in legno
cad
3,00 – 10,00 €
Piantine
cad
1,00 - 5,00 €
Pietrame
m3
34,00 – 50,00€
Posa in opera biostuoia
m2
10,00 – 20,00 €
Posa in opera geotessile
m2
2,00 – 3,70 €
Realizzazione di fascinata viva
m
12,00 - 37,44 €
Realizzazione di palificata viva
m
67,00 – 155,00 €
Scavo e sbancamento materiale
m3
4,00 – 6,00 €
Sfalcio e diradamento
m2
0,06 – 1,50 €
Verghe
x 100
7,75 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
85
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Fascinata spondale viva di specie legnose
La figura mostra una fascinata spondale dotata di una protezione in pietrame che riveste la sponda nella porzione
interessata dal livello di magra. Il fissaggio con paletti alla sponda impedirà che possa venire rimossa dalla corrente fino
a quando non saranno attecchite le verghe. (fonte APAT)
Palificata spondale con palo verticale frontale
Viene realizzata con tronchi disposti trasversalmente e longitudinalmente rispetto alla sponda che vengono collegati
mediante chiodature. Per aumentare la stabilità dell'opera questa viene bloccata verso l'acqua con pali verticali. I
materiali vivi vengono messi a dimora sotto forma di fascine di diametro maggiore dei tronchi, poste dall’interno a
chiudere gli spazi tra i pali. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
86
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Rullo spondale con zolle (pani) di canne
Si tratta di un rullo fabbricato riempiendo con inerti un telo di rete metallica a doppia torsione a maglie esagonali o in
rete sintetica, avvolto a cilindro e foderato con un materiale antierosivo. Il rullo così costituito diventa un elemento per la
protezione meccanica del piede della sponda e funge da supporto per l'insediamento di canne o piante igrofile. (fonte
APAT)
Rullo spondale con zolle (pani) di canne
Il rullo bloccato dalla parte dell'acqua mediante pali di legno, nel giro di breve tempo è soggetto alla radicazione da parte
delle canne. Queste, insieme alle piante sviluppatesi dalle fascine vive poste a tergo, esercitano una efficace protezione
della sponda nei confronti di correnti poco veloci ed al contempo creano un ambiente favorevole all'insediamento della
fauna. Le canne inoltre apporteranno ulteriori benefici contribuendo alla depurazione delle acque. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
87
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Rullo spondale in fibra di cocco
Difesa spondale in rulli di fibra di cocco; viene realizzata addossando i rulli alla sponda e bloccandoli a valle con dei pali.
In genere se ne utilizzano due sovrapposti e se necessario nella parte bassa, costantemente sommersa, si può mettere
in opera un gabbione cilindrico in rete metallica a doppia torsione a maglie esagonali riempito con pietrame. (fonte
APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
88
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.15.
B12
Rivestimenti in calcestruzzo
Manuale d’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: Rivestimenti in calcestruzzo
Descrizione caratteristiche:
Si tratta di rivestimenti classificabili come rigidi e realizzati con materiale inerte spesso impiegati per la
caratteristica di risultare impermeabili.
Tali opere per la loro struttura risultano avere:
-
scarsa adattabilità a cedimenti del sottofondo;
interferenza nei rapporti tra corso d’acqua e falde acquifere;
impedimento alla crescita della vegetazione;
obliterazione degli habitat naturali;
impatto visivo;
influenza sulla velocità dell’acqua in funzione della minor scabrezza.
I rivestimenti in calcestruzzo possono essere realizzati mediante lastre di calcestruzzo armato gettate in
opera oppure prefabbricate, con struttura normale o precompressa.
Nel caso dei rivestimenti con lastre di calcestruzzo armate con rete metallica elettrosaldata, poiché si tratta
di rivestimenti impermeabili, per evitare il danneggiamento a causa di sottopressioni idrauliche, è necessario
prevedere dei drenaggi spaziati regolarmente, disposti lungo tutto il rivestimento.
L’impiego dei rivestimenti rigidi o flessibili richiede la preparazione del terreno di posa: il suo spianamento e
un letto di materiale inerte, avente anche funzione drenante; risulta opportuno inoltre associare un
geotessile con funzione filtrante per evitare problemi di erosione legati ai moti di filtrazione in funzione dei
terreni costituenti le sponde.
Le lastre sono rivestiti terreno vegetale opportunamente arricchiti di miscugli di sementi di specie riparali
autoctone ovvero con la realizzazione di idrosemina. Al fine di evitare lo scivolamento degli strati superficiali
le lastre in calcestruzzo presentano spesso scanalature o aperture alveolari.
Applicazioni: Sono strutture per la protezione dall’erosione che non esercitano alcuna funzione di sostegno;
caratterizzate dall’avere uno spessore trascurabile rispetto alle altre due dimensioni possono essere
permeabili o impermeabili, rigide, flessibili o realizzate con materiali sciolti.
I rivestimenti vengono utilizzati sia sulle sponde che sul fondo degli alvei ed hanno un influenza sul regime
della corrente che è essenzialmente legata alla variazione della scabrezza in misura che dipende dal
materiale di cui sono costituiti. Dal punto di vista ambientale possono avere un impatto significativo per le
modifiche che possono apportare alla permeabilità all’acqua ed alla vegetazione e per i cambiamenti che
determinano negli habitat sia acquatici che terrestri.
Per tali ragioni sono utilizzati principalmente per la protezione del petto arginale lasciando le tecniche
dell’ingegneria naturalistica per gli ambienti a maggior naturalità e nel caso di ambienti umidi (sponde dei
corsi d’acqua).
Manuale di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
89
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
manutenzione
omogenea
a
Parte 1- Rivestimento
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Rivestimenti realizzati
in opera
danneggiamenti alla struttura; crollo,
scalzamento
verifica della stabilità della struttura, ripristino
delle condizioni di progetto
recupero delle parti di muratura mmalo rati,
recupero delle parti in c.a.
Parte 2- Carpenteria
metallica
Parte 3- Geotessile (non
sempre presente)
Rivestimenti
prefabbricati posti in
opera
danneggiamenti alla struttura; crollo,
scalzamento
verifica della stabilità della struttura, ripristino
delle condizioni di progetto, sostituzione delle
parti ammalorate
Vegetazione arborea
e/o arbustiva
deterioramento della struttura a
causa
della
crescita
della
vegetazione
danneggiamento,
corrosione,
lacerazioni
strappi
intasamento
taglio
Barre e trefoli
acciaio
Geotessile
di
verifica dell’integrità dei rinforzi, sostituzione
degli elementi ammalo rati,
recupero delle parti strappate, sostituzione o
integrazione;
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore.
Analisi dei prezzi
Descrizione
U.M.
Prezzo
Manodopera
Funi acciaio
Muratura in calcestruzzo
Muratura
in
conglomerato
cementizio armato
Barre in acciaio
Posa in opera geotessile
Sfalcio e diradamento
Decespugliamento e disboscamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
ora
m
m3
20,00 – 26,00 €
2,27 – 6,58 €
70,00 – 120,00 €
m3
cad
m2
m2
m2
ora
135,4 €
340,1 €
2,00 – 3,70 €
0,06 – 1,50 €
0,70 – 1,50 €
30,00 – 100,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.005.070.01
Descrizione
U.M.
Prezzo
Presidi spondali prefabbricati
m
150,00 €
Taglio vegetazione
m2
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
90
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Rivestimenti con lastre di calcestruzzo
armate
con
rete
metallica
elettrosaldata. Sovente la fondazione
del lastrone viene realizzato con
cordolo in cemento armato avente
funzione strutturale ma anche quello di
limitare le eventuali erosione della
corrente. (fonte APAT)
I rivestimenti articolati i blocchi di calcestruzzo prefabbricati, offrono i vantaggi di resistenza propri del calcestruzzo ed al
tempo stesso la permeabilità ed in parte deformabilità di un rivestimento in materiali sciolti. La resa sotto il profilo
estetico è però piuttosto bassa se non si opera in maniera da poter rinverdire il sistema. In figura sono rappresentati due
tipi diversi di blocchetti collegati con trefoli d'acciaio. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
91
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.16.
B13
Rivestimenti
massi vincolati
in
pietrame
sciolto,
scogliere
e
Manuale d’uso
Funzione specifica: protezione delle sponde
Oggetto delle pratiche manutentive: Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati
Descrizione caratteristiche:
Si tratta di difese con materiali inerti naturali caratterizzate dall'essere permeabili ed in grado di subire
assestamenti senza danni (opere flessibili). La differenza tra rivestimenti in pietrame sciolto e scogliere
dipende dalle dimensioni del materiale lapideo utilizzato e dalla diversa modalità di messa in opera.
Le scogliere sono costituite da massi caratterizzati da grandi dimensioni, che vengono posti in opera
singolarmente, mentre le pietre usate per le gettate (riprap) sono decisamente più piccole e sono scaricate
alla rinfusa.
La scelta delle dimensioni degli elementi che formano i rivestimenti in materiale sciolto deve essere fatta in
funzione delle sollecitazioni meccaniche a cui verranno sottoposte in esercizio:
- sforzi di trascinamento dovuti alla corrente;
- sottopressioni idrauliche;
- pendenza della sponda;
Le dimensioni degli elementi lapidei devono essere determinate tenendo conto di un adeguato coefficiente di
sicurezza funzione del tempo di ritorno della piena di progetto.
I blocchi che si impiegano sono classificati per categoria, senza che esista una specifica normalizzazione:
tout-venant
0
e
100 kg;
massi di prima categoria
100
1000;
massi di seconda categoria
1000
3000;
massi di terza categoria
3000
7000;
massi di quarta categoria
7000
15000.
Per le sistemazioni in ambito fluviale si utilizzano in genere massi di seconda categoria.
I massi dovranno essere collocati in opera uno alla volta, in maniera che risultino stabili e non oscillanti e in
modo che la tenuta della berma nella posizione più lontana dalla sponda sia assicurata da un masso di
grosse dimensioni.
La mantellata andrà realizzata a partire dal piede e procedendo verso l'alto. Le scarpate dovranno essere
previamente sagomate e rifilate alla pendenza e alle quote prescritte per il necessario spessore al di sotto
del profilo da realizzare a rivestimento eseguito.
Ciascun elemento dovrà essere posato in modo che la giacitura risulti stabile e non oscillante,
indipendentemente dalla posa in opera degli elementi adiacenti; i giunti dovranno risultare sfalsati sia in
Comunità montana della Valchiavenna
92
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
senso longitudinale che in senso trasversale e dovranno essere tali da assicurare lo stretto contatto degli
elementi fra loro senza ricorrere all'impiego di scaglie o frammenti; inoltre ad intervalli non superiore a metri
10 dovranno posizionarsi dei massi in senso traversale al piano della sponda in modo da assicurare una
tenuta maggiore della difesa.
Dovrà essere particolarmente curata la sistemazione faccia a vista del paramento lato fiume, in modo da
fargli assumere l'aspetto di un mosaico grezzo, con assenza di grandi vuoti o soluzioni di continuità.
Uno dei principali fattori di rischio per la durabilità dell’opera risulta essere l’erosione, che si verifica se il
terreno a contatto con l’acqua non offre un’adeguata resistenza all’azione di trascinamento esercitata dalla
corrente, che è tanto più intensa quanto maggiore è la velocità dell’acqua. L’azione di trasporto della
corrente sulle particelle solide che costituiscono l’alveo naturale delle scarpate viene usualmente valutata
sulla base di correlazioni tra le dimensioni, il peso specifico del materiale e la velocità della corrente oppure
lo sforzo di taglio mobilizzato alla base della particella. Tale problema è stato ampiamente sviluppato negli
studi di idraulica fluviale da Lane, Shields e Isbash. Nei terreni coesivi, notoriamente più resistenti all’azione
erosiva, la velocità critica nel caso di media consistenza risulta dell’ordine di 0.8 m/sec e passa a valori
dell’ordine di 1.5 m/sec nel caso di elevata compattazione.
Velocità di erosione, trasporto, sedimentazione in funzione del diametro della particella.
La valutazione dell’inizio del moto di particelle giacenti sul fondo dell’alveo di un corso d’acqua può essere
fatta attraverso l’imposizione dell’equilibrio tra le forze che tendono a spostare la particella e le forze che
invece tendono ad opporsi a tale movimento.
Volendo assicurare un adeguato Coefficiente di sicurezza si deve verificare che:
τ max < ψ cr (Re ) ⋅ K ⋅ (γ s − γ ) ⋅ Dm
Con:
K = 1−
sin 2 β
sin 2 ϕ
parametro che tiene conto della pendenza della sponda
β
angolo difesa
ϕ
angolo attrito interno
ψ cr
Parametro di Shields funzione del numero di Reynold
γs
peso specifico del pietrame
γ
peso specifico del liquido
Comunità montana della Valchiavenna
93
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
dalla quale si ottiene il valore del diametro del pietrame:
Dm ≥ FS ⋅
τ max
ψ cr (Re ) ⋅ K ⋅ (γ s − γ )
nel quale FS è il coefficiente di sicurezza. Assunto FS uguale a 1.3 in analogia alle verifiche geotecniche si
può determinare il diametro del pietrame da mettere in opera:
ψ cr (Re ) ⋅ K ⋅ (γ s − γ )
τ
Dm = crit Dm ≥ FS
τ max
τ max
si ottiene il valore del diametro medio del pietrame da mettere in opera nella difesa in funzione del
coefficiente di sicurezza FS. In bibliografia sono riportate formulazioni di altri autori.
In alcuni casi, al fine di aumentare la resistenza all'azione di trascinamento esercitata dalla corrente, gli spazi
vuoti tra i massi vengono intasati con malta cementizia.
In alcuni casi i massi che formano una scogliera vengono ancorati tra loro con delle funi di acciaio a mezzo
di ganci, anch'essi in acciaio, passanti attraverso fori praticati nei massi stessi: questa tecnica fornisce alla
struttura una resistenza sicuramente maggiore all'azione di trascinamento esercitata dalla corrente, ma i
costi crescono in maniera non trascurabile e l'impiego di questa tecnica non è molto frequente.
Per migliorare l'impatto ambientale delle scogliere si possono inserire materiali vivi usando tecniche diverse:
la messa a dimora di talee di specie autoctone e/o l’intasamento dei vuoti con terreno vegetale e il
successivo inerbimento.
Infine come per altri rivestimenti anche quelli in materiali sciolti debbono essere posti in opera avendo
l'accortezza di realizzare un filtro rovescio o impiegando i geotessili, per evitare fenomeni di erosione.
Applicazioni: Sono strutture per la protezione dall'erosione che non esercitano alcuna funzione di sostegno;
caratterizzate dall'avere uno spessore trascurabile rispetto alle altre due dimensioni possono essere
permeabili o impermeabili, rigide, flessibili o realizzate con materiali sciolti.
I rivestimenti vengono utilizzati sia sulle sponde che sul fondo degli alvei ed hanno un influenza sul regime
della corrente che è essenzialmente legata alla variazione della scabrezza in misura che dipende dal
materiale di cui sono costituiti. Dal punto di vista ambientale possono avere un impatto significativo per le
modifiche che possono apportare alla permeabilità all'acqua ed alla vegetazione e per i cambiamenti che
determinano negli habitat sia acquatici che terrestri.
Si possono ottenere significativi miglioramenti sotto il profilo ambientale combinando materiali inerti e
materiali vivi (piante arbustive o piante erbacee) secondo le tecniche dell'ingegneria naturalistica o usando
solo materiali vivi.
Comunità montana della Valchiavenna
94
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Parte 1- Elevazione
Pietrame di cava
asportazione del pietrame,
crollo,
scalzamento,
dislocazione, instabilità;
ricarica della elevazione della difesa mediante
l’apporto di pietrame, sistemazione mediante il
riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi
destabilizzati;
diminuzione della pendenza della difesa;
utilizzo di tecniche ingegneria naturalistica;
ricarica della scarpata interna della difesa (petto)
con materiale litoide proveniente da riprofilatura
della sezione idraulica;
instabilità
globale
erosione della sponda;
con
erosione per filtrazione;
imbottimento della sponda e ripristino della
difesa;
formazione di filtri a tergo della difesa, utilizzo di
geotessili;
Parte 2- Fondazione
Pietrame di cava
asportazione del pietrame,
crollo,
scalzamento,
dislocazione,
instabilità,
fenomeni di escavazione al
piede, abbassamento del
fondo alveo
ricarica della fondazione della difesa mediante
l’apporto di pietrame;
Parte 3- Vegetazione
Talee di salice
scarso attecchimento
impianto di talee di specie autoctone per
migliorare l’ineserimento ambientale dell’opera;
Vegetazione
arborea
e/o
arbustiva
deterioramento
della
struttura a causa della
crescita della vegetazione
Geotessile
strappi
Parte 4- Drenaggi
taglio
Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione;
intasamento
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore.
Analisi dei prezzi
Descrizione
U.M.
Manodopera
Funi acciaio
Muratura in pietrame a secco
Pietrame
Piantine
Posa in opera geotessile
ora
m
m3
m3
cad
m2
Comunità montana della Valchiavenna
Prezzo
20,00 – 26,00 €
2,27 – 6,58 €
126,16 – 216,00 €
34,00 – 50,00€
1,00 - 5,00 €
2,00 – 3,70 €
95
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Tubo in PVC
Sfalcio e diradamento
Decespugliamento e disboscamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
m2
m2
ora
5,30 – 18,15 €
0,06 – 1,50 €
0,70 – 1,50 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
P.R.L.
F.4.015.040.01
Rivestimenti al piede (scogliere alla rinfusa)
m³
29,73 €
Taglio vegetazione
m2
1,64 €
P.R.L.
F.4.005.070.01
Prezzo
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Difesa spondale realizzata con pietrame sciolto. Protezione al piede dall’erosione realizzata con pali di legno infissi nel
fondo e per mezzo di una berma di appoggio. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
96
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Lo spessore di una difesa in pietrame sciolto è proporzionale alle dimensioni del materiale che la costituisce e
generalmente non è inferiore a 0.30 m. Per garantire la stabilità rispetto all'erosione del fondo, il piede può venire
adeguatamente approfondito. In alternativa si può realizzare un ringrosso di materiale che, nel caso di erosione, può
andare a colmare il vuoto che viene a formarsi. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
97
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.17.
C01
Briglie in legname e pietrame
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo
Oggetto delle pratiche manutentive: briglie in legname e pietrame
Descrizione caratteristiche: si tratta di una tipologie di briglie che si realizzavano in passato, quando si
utilizzavano principalmente materiali naturali reperibili sul posto, e che di recente sono state riscoperte
nell'ambito dell'ingegneria naturalistica.
L'altezza di queste opere generalmente non supera 1,50 m dal fondo alveo al piano della gaveta.
l tronchi sono collegati tra loro con chiodi e grappe metalliche in modo che la briglia venga ad assumere la
forma di un cassone. Quanto alle dimensioni da assegnarsi alle briglie di legname, o miste di legname e
pietrame, si osserva la consuetudine di ritenere che lo spessore alla base sia circa uguale all'altezza dalla
briglia.
È raccomandabile che la gaveta sia rivestita con tondame (intero o diviso a metà) disposto nel senso della
corrente.
La protezione che si realizza a valle della briglia, dove impatta la lama stramazzante è generalmente
suddivisa in campi delimitati da travi di legname per contenere eventuali dissesti all'interno di un campo e
limitare così anche gli interventi di ripristino. La protezione deve, ovviamente, interessare anche le sponde
per una adeguata altezza.
La vita di queste opere, con riferimento alla durabilità del legname, può superare i 30 anni, in dipendenza
dal tipo di essenza e dal fatto che mantenga un alto grado di umidità abbastanza costantemente.
Solitamente è impiegato tondame di larice o castagno con diametro 20-40 cm e pietrame con diametro di
20-40 cm.
Sono state realizzate opere di questo tipo alte anche più di 10 m. Tuttavia è stato dimostrato che gli stati di
sollecitazione interna di strutture così grandi non presentano sufficienti livelli di sicurezza soprattutto per
quanto concerne gli sforzi di taglio prodotti in corrispondenza delle connessioni. Per tali ragioni ed anche per
ridurre i problemi di dissipazione dell'energia a valle, è bene non superare i 2 m circa e piuttosto preferibile
diminuire la distanza delle opere della gradinata.
Applicazioni: corsi d’acqua con deflusso minimo costante, per evitare cicli di disseccamento/imbibizione del
legname ed aumentarne quindi la durabilità, caratterizzati da erosione di fondo e laterale con trasporto
solido non eccessivo a livello di quantità e di dimensioni del materiale lapideo. Soprattutto in aree prive di
viabilità ma con disponibilità di legname e pietrame.
Comunità montana della Valchiavenna
98
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
a
manutenzione omogenea
Parte 1- Pali
Parte 2- Pietrame
Parte 3- Carpenteria in ferro
Materiali
Anomalie riscontrabili
Pali scortecciati in legname (castagno, larice,
abete, pino), lunghezza 2 - 4 m, Ø 20 - 40 cm;
Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta
e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di
frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti,
alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie
provocate da funghi
Pietrame di pezzatura 25 cm o superiore,
reperito in loco o da cava di prestito
Chiodi in ferro Ø 12 - 14 mm, lunghezza ≥ 40
cm
Piloti in ferro Ø 24 mm, lunghezza 1,5 - 3m
Cavo in acciaio Ø 10 mm
Graffe metalliche lunghezza 20 - 30 cm, Ø 8 - 10
mm.
corrosione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Periodico svuotamento del materiale inerte trattenuto. Controllo dello stato generale dell’opera (eventuali
scalzamenti, immorsamenti delle ali ecc). L’intervento non necessita di una particolare manutenzione
ordinaria. Solamente in caso di danneggiamenti si rendono necessari interventi di manutenzione
straordinaria. L’opera nel suo insieme può raggiungere i 30 - 40 anni di durata, se il corso d’acqua è
caratterizzato da un deflusso minimo costante in grado di evitare cicli di disseccamento/imbibizione.
Mezzi e personale: Trattori agricoli o forestali, escavatore.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Cavo acciaio
Pali in legno
Pietrame
Realizzazione di briglie
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Kg
m
cad
m3
m3
m2
m3
ora
ora
ora
1,18 – 1,66 €
0,73 €
3,00 – 10,00 €
34,00 – 50,00€
145,89 – 210,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
99
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.18.
C02
Briglie
di
finestre/fessura
trattenuta
–
Briglie
aperte
a
Manuale d’uso
Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo
Oggetto delle pratiche manutentive: Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura
Descrizione caratteristiche:
Briglie aperte a finestre (BENINI, 1990):
Sono briglie il cui corpo è caratterizzato dalla presenza di una serie di aperture rettangolari che hanno il
compito di lasciar passare a valle i materiali fini e di trattenere quelli più grossolani. La dimensione della
finestra deve essere dell'ordine di grandezza di 1.5-2 volte le dimensioni del materiale più grande da
trattenere. Le piene con ingente trasporto solido non devono transitare attraverso le finestre, ma il livello
dell’acqua deve innalzarsi sopra la soglia della gaveta. A monte si forma un rigurgito ed il conseguente
rallentamento provoca la deposizione del materiale solido.
Nella fase di morbida, il deflusso dovrebbe provvedere al trasporto a valle del materiale solido di minori
dimensioni. Le dimensioni delle finestre possono aumentare fino ad avere un reticolo di travi di acciaio o
calcestruzzo e la briglia viene appunto denominata a “reticolo”. In questo caso le dimensioni delle aperture
sono tali che il materiale di trasporto solido lapideo passa liberamente nella parte bassa, mentre nella parte
alta viene intrappolato il materiale legnoso flottante.
Briglie aperte a fessura (BENINI, 1990)
Si tratta di strutture con scopi analoghi a quelli delle briglie a finestre, ma che risultano più efficienti. Sono
briglie caratterizzate da una apertura centrale di forma trapezoidale quasi rettangolare. La fessura deve
essere dimensionata in maniera opportuna affinché sia soddisfatto un compromesso tra il trattenimento della
massima quantità possibile di materiale solido durante la piena e il maggiore svuotamento possibile durante
la fase calante della piena.
Per motivi statici le briglie a fessura, che spesso raggiungono altezze rilevanti per consentire l'accumulo di
grandi volumi di materiale a monte, sono frequentemente realizzate con la tipologia a contrafforti, ove la
trave orizzontale aggiunge stabilità alle due pareti della briglia.
La necessità di fermare materiali di grandi dimensioni e di lasciar defluire a valle i materiali trasportati dalle
piene ordinarie può indurre ad aumentare le aperture in numero e dimensioni fino ad eliminare del tutto la
parete piena, eventualmente sostituita da robusti profilati o tubi di acciaio rimovibili nel caso si debba
consentire l'accesso di mezzi meccanici da valle.
Nei casi in cui si prevede l'accesso di mezzi meccanici a tergo della briglia attraverso la fessura, questa dovrà
avere una larghezza della base non inferiore a 2.5 m
Applicazioni:
Le briglie di trattenuta sono opere trasversali che intercettano il trasporto solido ed il materiale flottante in
maniera pianificata ed in luoghi dove periodicamente sia possibile asportare i sedimenti.
Comunità montana della Valchiavenna
100
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Le tipologie a fessura e a finestra vengono impiegate per il trattenimento del trasporto di fondo: queste
strutture lasciano transitare senza apprezzabile disturbo le portate ordinarie, mentre in occasione delle piene
provocano un rigurgito che, rallentando l'acqua, causa la deposizione del materiale di medie e grandi
dimensioni in carico alla corrente.
Una volta esauritasi la piena, la corrente di morbida asporta il materiale di dimensioni medie e lo
ridistribuisce a valle. Questo fenomeno garantisce una efficienza più prolungata delle opere e non altera
eccessivamente il bilancio dei materiali trasportati dal corso d'acqua.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
manutenzione
omogenea
Parte
briglia
1-
a
Corpo
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Calcestruzzo,
pietrame
danneggiamenti
struttura;
scalzamento,
verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di
progetto
alla
crollo,
recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in
c.a. anche mediante utilizzo di resine
erosione al piede
realizzazione di controbriglia a valle della struttura, con eventuale
realizzazione dei muri d’ala tra briglia e controbriglia, e del selciato in
pietrame annegato nel calcestruzzo sia davanti alla briglia che alla
controbriglia, realizzazione di opere di difesa spondale a monte e/o a
valle
erosione fondo alveo nel
tratto a valle della briglia
ricarica mediante l’apporto di massi di cava, sistemazione mediante il
riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati;
fenomeni di sifonamento
realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri
realizzazione di platea e controbriglia a valle della struttura
Parte
Coronamento,
Gaveta
2-
Calcestruzzo
occlusione delle luci
asportazione del materiale solido galleggiante accumulato
riduzione della c
apacità di invaso per
sovralluvionamento
a
monte
periodico allontanamento del materiale inerte depositato nel serbatoio
Ripristino condizioni di progetto
danneggiamenti
struttura;
scalzamento,
recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in
c.a. anche mediante utilizzo di resine;
alla
crollo,
eventuale rivestimento del coronamento con lamiere in acciaio
Pietrame
crollo,
scalzamento,
dislocazione
eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura mediante utilizzo di
barre in acciaio ad aderenza migliorata annegate nella malta di
cemento addittivata;
Parte 3- Geotessile
(non
sempre
presente)
Geotessile
strappi
intasamento
recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione;
Parte 4- Drenaggi
Tubi in PVC,
geotessili
ostruzione dei drenaggi
sostituzione, pulizia dei drenaggi, recupero delle condizioni di
progetto
Comunità montana della Valchiavenna
101
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
rottura del tubo
Parte 5 - Sedimenti
Sedimenti
accumulo
litoide
di
materiali
svaso
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
E’ importante che a tergo dell’opera venga posato in opera materiale arido e barbacani tubolari per la
riduzione delle spinte idrostatiche.
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname, trattori agricoli o
forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Realizzazione di briglie
Scavo e sbancamento materiale
Muratura in calcestruzzo
Ferro
Muratura in pietrame a secco
Tubo in PVC
Posa in opera geotessile
Posa in opera geocomposito
Riempimento con ciottoli a tergo
muro
Decespugliamento e disboscamento
Sfalcio e diradamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
Realizzazione drenaggio
Materiale drenante
Prezzo
m3
m3
m3
kg
m3
m
m2
m2
145,89 – 210,00 €
4,00 – 6,00 €
70,00 – 120,00 €
0,80 – 1,20 €
126,16 – 216,00 €
5,30 – 18,15 €
2,00 – 3,70 €
8,20 – 61,50 €
m3
m2
m2
ora
m3
m3
5,7 €
0,70 – 1,50 €
0,06 – 1,50 €
30,00 – 100,00 €
28,5 €
9,00 -20,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.L.
P.R.L.
Voce
F.4.015.060.01
F.4.015.065.01
Descrizione
Realizzazione briglie-soglie
Formazione di copertina
Formazione di gaveta
U.M.
m3
m2
m2
Prezzo
170,00 €
324,25 €
81,06 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
102
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Tipologie di briglie aperte:
a) a finestre
b) a fessura
Hanno la caratteristica di lasciare passare l'acqua trattenendo i sedimenti in carico alla corrente ed il materiale flottante.
Le diverse tipologie si adattano a differenti caratteristiche del regime dei corsi d'acqua e del tipo di trasporto solido.
Se ben progettate le briglie per il trattenimento dei sedimenti, vengono ripulite dal materiale più fine dalla corrente
stessa nei periodi di morbida. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
103
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.19.
C03
Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a
pettine
Manuale d’uso
Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo
Oggetto delle pratiche manutentive: Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine
Descrizione caratteristiche: in questo tipo di opere il corpo della briglia è completamente scomparso e
viene sostituito da elementi tubolari o putrelle in acciaio, verticali, incastrati nella fondazione in calcestruzzo.
Sono utilizzate con lo scopo principale di trattenere materiale vegetale di grandi dimensioni e devono
ovviamente essere mantenute pulite, pena il decadimento della funzionalità.
I singoli elementi di queste strutture possono essere soggetti a momenti flettenti molto elevati, considerando
che la briglia si può riempire completamente e che mancano elementi orizzontali in grado di assorbire parte
della spinta.
Per tale ragione questo tipo di struttura è poco adatto nel caso in cui si preveda che possano essere
interessate dall'impatto di colate detritiche.
Applicazioni:
Le tipologie a reticolo e a pettine vengono impiegate per il trattenimento del materiale flottante: hanno il
compito di intercettare il materiale galleggiante oltre al trasporto solido di fondo. Queste briglie consentono
di intercettare quei materiali, tronchi e ceppaie che creano così tanti problemi in occasione delle piene in
corrispondenza dei ponti e tombini.
Le briglie a pettine sono impiegate soprattutto nei torrenti, dove il trasporto solido flottante può essere
abbondante a causa delle caratteristiche dei bacini montani. In certe situazioni però le briglie a pettine
possono venire impiegate anche nei grandi fiumi di pianura. E' questo il caso in cui sia necessario proteggere
delle opere quali ad esempio le casse di espansione o i ponti.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
manutenzione
omogenea
Parte
briglia
1-
a
Corpo
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Calcestruzzo
danneggiamenti
struttura;
scalzamento,
verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di
progetto
alla
crollo,
recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti
in c.a. anche mediante utilizzo di resine
erosione al piede
Comunità montana della Valchiavenna
realizzazione di controbriglia a valle della struttura, con eventuale
104
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
realizzazione dei muri d’ala tra briglia e controbriglia, e del
selciato in pietrame annegato nel calcestruzzo sia davanti alla
briglia che alla controbriglia, realizzazione di opere di difesa
spondale a monte e/o a valle
erosione fondo alveo nel
tratto a valle della briglia
fenomeni di sifonamento
ricarica mediante l’apporto di massi di cava, sistemazione
mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi
destabilizzati;
realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri
realizzazione di platea e controbriglia a valle della struttura
Parte
Coronamento,
Gaveta
2-
Calcestruzzo
occlusione delle luci
asportazione del materiale solido galleggiante accumulato
riduzione della capacità di
invaso
per
sovralluvionamento a monte
periodico allontanamento del materiale inerte depositato nel
serbatoio
Ripristino condizioni di progetto
danneggiamenti
struttura;
scalzamento,
recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti
in c.a. anche mediante utilizzo di resine;
alla
crollo,
eventuale rivestimento del coronamento con lamiere in acciaio
crollo,
scalzamento,
dislocazione
Pietrame
Parte 3- Geotessile
(non
sempre
presente)
Geotessile
Parte 4- Drenaggi
Tubi in
geotessili
Parte 5- Elementi
verticali
Tubolari o putrelle
in acciaio
Parte 6 - Sedimenti
eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura mediante
utilizzo di barre in acciaio ad aderenza migliorata annegate nella
malta di cemento addittivata;
strappi
intasamento
recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione;
ostruzione dei drenaggi
rottura del tubo
sostituzione, pulizia dei drenaggi, recupero delle condizioni di
progetto
flessione permanente degli
elementi verticali
ripristino degli elementi verticali nella corretta posizione;
danneggiamento-erosione
dell’incastro al piede
recupero delle tubolari danneggiati, ripristino dell’immorsamento
nella fondazione
Platea a monte a
protezione delle
fondazioni
scalzamento, dislocazione
ripristino della platea, sistemazione mediante il riutilizzo e il
rimaneggiamento dei massi destabilizzati
Sedimenti
accumulo
litoide
svaso
PVC,
di
materiale
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname, trattori agricoli o
forestali; operaio/i specializzato/i, escavatore.
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105
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Realizzazione di briglie
Scavo e sbancamento materiale
Muratura in calcestruzzo
Ferro
Muratura in pietrame a secco
Montanti
Tubo in PVC
Posa in opera geotessile
Sfalcio e diradamento
Decespugliamento e disboscamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
m3
m3
m3
kg
m3
cad
m
m2
m2
m2
Ora
Prezzo
145,89 – 210,00 €
4,00 – 6,00 €
70,00 – 120,00 €
0,80 – 1,20 €
126,16 – 216,00 €
340,10 €
5,30-18,15 €
2,00 – 3,70 €
0,06 – 1,50 €
0,70 – 1,50 €
30,00 – 100,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.L.
P.R.L.
Voce
F.4.015.060.01
F.4.015.065.01
Descrizione
Formazione briglie-soglie
Formazione di copertina
Formazione di gaveta
U.M.
m3
m2
m2
Prezzo
170,00 €
324,25 €
81,06 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Briglia a reticolo
Comunità montana della Valchiavenna
106
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Negli schemi sono mostrate alcune tipologie di briglie a pettine. Le putrelle verticali possono essere immorsate alla base
nel calcestruzzo o possono essere fissate a due putrelle trasversali. In questo tipo di opere i punti più sollecitati, che
vanno dimensionati con attenzione, sono le zone di immorsamento delle putrelle nel calcestruzzo. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
107
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.20.
C04
Vasche di accumulo e materiale litoide
Manuale d’uso
Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo
Oggetto delle pratiche manutentive: Vasche di accumulo o piazze di deposito
Descrizione caratteristiche: La vasche di accumulo è costituita da un bacino di raccolta a valle del quale
si pone una struttura trasversale con funzione di trattenuta: una briglia a fessura o a pettine; la
configurazione così realizzata consente il passaggio dell'acqua e dei sedimenti più fini in condizioni di
deflusso normali, mentre impedisce il transito dei materiali più grossolani e delle colate in occasione degli
eventi estremi.
A monte della vasche di accumulo si può realizzare una briglia che svolga la duplice funzione di rallentare ed
indirizzare la corrente o la colata prima dell'immissione all'interno del bacino, in tal modo si riduce l'erosione
e si riduce il rischio di by-pass dell'opera.
Per ridurre ulteriormente la velocità della corrente e favorirne l'espansione all'interno della vasche di
accumulo, si possono realizzare delle briglie o dei setti in terra compattata con una fessura al centro che
lasci defluire l'acqua in condizioni normali.
La briglia aperta e gli eventuali argini che possono essere soggetti ad impatto da parte delle colate dovranno
essere dimensionati tenendo conto degli effetti dinamici dovuti alla spinta della massa di materiale in rapido
movimento e dovranno avere forma ed altezza tali da impedirne lo scavalcamento. Il bacino della vasche di
accumulo invece dovrà avere un volume d'invaso sufficiente ad invasare il quantitativo di materiale solido
mobilizzabile in occasione almeno di un singolo evento con adeguato tempo di ritorno e dovrà essere dotato
di una strada di accesso per i mezzi che devono eseguire le manutenzioni periodiche.
Applicazioni: Questo dispositivo si presta ad arrestare il movimento verso valle dei materiali solidi, lapidei e
vegetali, trasportati anche sotto forma di colate detritiche o fangose. Si tratta di aree a bassa pendenza
ricavate in tratti in cui la sezione del corso d'acqua si allarga: la diminuzione di velocità della corrente
provoca il deposito del materiale trasportato o l'arresto delle colate detritiche. Se non è disponibile una
varice naturale è possibile ricavare il bacino di accumulo del materiale solido scavando o realizzando degli
argini di contenimento.
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108
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
manutenzione
omogenea
a
Parte 1- Corpo briglia
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Calcestruzzo,
pietrame, terra
danneggiamenti alla struttura; crollo,
scalzamento,
verifica della stabilità della struttura, ripristino delle
condizioni di progetto, controllo dell’erosione al piede
e dei fenomeni di sifonamento (rif. schede dettaglio)
recupero delle parti di muratura ammalorate,
erosione dovuta alla forte velocità
della corrente, by-pass della struttura
da parte della corrente
realizzazione di una briglia a monte oppure di una
serie di setti in terra compattata con una fessura al
centro che lasci defluire l'acqua in condizioni normali
ricarica mediante l’apporto di massi di cava,
sistemazione mediante il riutilizzo e il
rimaneggiamento dei massi destabilizzati;
occlusione delle luci
riduzione della capacità di invaso per
sovralluvionamento a monte
Parte
2Coronamento, Gaveta
Calcestruzzo
danneggiamenti alla struttura; crollo,
scalzamento,
asportazione del materiale solido galleggiante
accumulato
periodico allontanamento del
depositato nel serbatoio
Ripristino condizioni di progetto
materiale
inerte
recupero delle parti di muratura ammalorate,
recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di
resine;
eventuale rivestimento del coronamento con lamiere
in acciaio
eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura
mediante utilizzo di barre in acciaio ad aderenza
migliorata annegate nella malta di cemento
addittivata;
Pietrame
crollo, scalzamento, dislocazione
Parte 3- Geotessile
(non
sempre
presente)
Geotessile
strappi
intasamento
recupero delle parti strappate, sostituzione o
integrazione;
Parte 4- Drenaggi
Tubi in
geotessili
ostruzione dei drenaggi
rottura del tubo
sostituzione, pulizia dei drenaggi, recupero delle
condizioni di progetto
Parte 5- Vasca di
accumulo
Calcestruzzo,
pietrame, terra
deterioramento del fondo
recupero del fondo della vasca di accumulo
Vegetazione
taglio e/o decespugliamento
Sedimenti
crescita di vegetazione nella vasca di
accumulo
accumulo di materiale litoide
Sedimenti
zone di erosione
distribuzione del materiale litoide in alveo a
protezione di erosioni spondali
Parte 6 – Alveo
PVC,
svaso
Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, operaio/i specializzati/o, trattori agricoli o forestali, strumenti
per il taglio, escavatore, utensili manuali di spostamento legname.
Comunità montana della Valchiavenna
109
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Realizzazione di briglie
Scavo e sbancamento materiale
Muratura in calcestruzzo
Ferro
Muratura in pietrame a secco
Posa in opera geotessile
Decespugliamento e disboscamento
Sfalcio e diradamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
Realizzazione drenaggio
Materiale drenante
Prezzo
m3
145,89 – 210,00 €
4,00 – 6,00 €
70,00 – 120,00 €
0,80 – 1,20 €
126,16 – 216,00 €
2,00 – 3,70 €
0,70 – 1,50 €
0,06 – 1,50 €
30,00 – 100,00 €
28,5 €
9,00 -20,00 €
m3
m3
kg
m3
m2
m2
m2
ora
m3
m3
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
P.R.L.
F.4.005.070.01
Taglio vegetazione
m2
P.R.L.
F.4.005.005.01
Scavo di sbancamento per svaso
m3
P.R.L.
F.4.005.025.01
Scavo di sbancamento per risagomatura
m3
Prezzo
1,64 €
4,50 €
19,71€
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Schema di vasche di accumulo realizzata in scavo. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
110
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.21.
C05
Cunettoni e selciatoni
Manuale d’uso
Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo
Oggetto delle pratiche manutentive: Cunettoni e selciatoni
Descrizione caratteristiche: Con il termine di cunettone, si indica un alveo artificiale sufficientemente
regolare, protetto con pietrame legato con malta o altro materiale che non venga eroso dalla corrente. Sono
canali rivestiti artificialmente, per lo più con massi, di solito abbastanza stretti e con pareti laterali ripide.
La protezione con massi impedisce l'erosione dell'alveo e al tempo stesso diminuisce la scabrezza causando
un aumento della velocità della corrente che impedisce la deposizione di sedimenti. In tal modo la
diminuzione di scabrezza può compensare gli effetti dovuti alla diminuzione di pendenza.
Le tipologie di cunettone comunemente usate sono le seguenti:
-
di forma trapezia, con fondo e sponde di calcestruzzo rivestite di pietrame duro;
a pareti verticali, con fondo rivestito in cemento e pietrame e con sponde sostenute da muri di
sponda;
formato con grossi sassi disposti a secco, caratterizzato da impatto visivo gradevole in ambiente
montano;
con sponde in lastre di calcestruzzo prefabbricato; solo se il trasporto solido è limitato o di
granulometria non troppo grossolana, in quanto il calcestruzzo è facilmente erodibile.
ll cunettone deve adattarsi alla topografia del conoide, pertanto risulta sempre a forte pendenza. Onde
contenere la velocità dell'acqua a valori accettabili (4-5 m/s e comunque inferiore sempre a 8 m/s) si
rendono quasi sempre necessari salti di fondo in modo da ridurre la pendenza dei tratti di cunettone
compresi fra un tronco e l'altro. I salti, creando con l'aerazione della vena un miscuglio acqua-aria, oltre a
diminuire la velocità della corrente riducono le azioni di impatto.
I selciatoni, realizzati con le stesse modalità dei cunettoni con pietrame, calcestruzzo o cemento, sono
spesso utilizzati a valle delle briglie come protezione nei confronti dello scavo o come rivestimento del fondo
dell’alveo. L’opera è volta a impedire approfondimenti dell’alveo e/o favorire il movimento del materiale
trasportato.
Applicazioni: Si tratta di un’opera utilizzata nella sistemazione dei torrenti; può essere impiegata sia nei
tratti tendenzialmente in condizione di trasporto che in quelli in scavo, ma principalmente trova applicazione
nel primo caso e nei settori di conoide.
Questo tipo di sistemazione ha un impatto piuttosto pesante sia dal punto di vista ambientale (cementazione
di fondo e sponde), che idraulico (riduzione del tempo di corrivazione) per tali ragioni deve essere riservata
ai tratti ove sia strettamente necessaria, e cioè:
-
nell'attraversamento dei centri abitati;
in corrispondenza del cono di deiezione;
a valle di briglie soggette ad erosione.
Comunità montana della Valchiavenna
111
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
manutenzione
omogenea
Parte 1- Rivestimento
a
Materiali
Pietrame,
calcestruzzo
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
asportazione del pietrame,
crollo,
scalzamento,
dislocazione, instabilità;
ricarica della elevazione della sponda mediante l’apporto di
pietrame, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento
dei massi destabilizzati; ripristino della sezione di progetto
ripristino sponda in pietrame legato con malta o altro materiale che
non venga eroso dalla corrente; recupero delle parti in
calcestruzzo o cemento armato danneggiate
decespugliamento;
crescita di arbusti sulla
sommità arginale e lungo le
scarpate;
instabilità delle opere di difesa
spondale;
verifica dei coefficienti di sicurezza alla stabilità e interventi di
manuten
zione ordinaria o straordinaria (rif. schede dettaglio)
formazione di filtri
erosione per filtrazione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Il mantenimento dell'efficienza di queste opere dipende strettamente dalla manutenzione delle opere poste a
monte per la riduzione del trasporto solido e dei materiali vegetali di grandi dimensioni.
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, operaio specializzati/o, trattori agricoli o forestali, strumenti per il taglio, utensili
manuali di spostamento legname.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
Realizzazione di briglie, salti di
fondo
Realizzazione di canalette
Scavo e sbancamento materiale
Muratura in calcestruzzo
Ferro
Muratura in pietrame a secco
Decespugliamento e disboscamento
Nolo mezzi meccanici con operatore
U.M.
Prezzo
m3
145,89 – 210,00 €
m
m3
m3
kg
m3
m2
ora
20,00 – 25,00 €
4,00 – 6,00 €
70,00 – 120,00 €
0,80 – 1,20 €
126,16 – 216,00 €
0,70 – 1,50 €
30,00 – 100,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
112
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.015.045.01
Descrizione
Formazione di selciatone
U.M.
m3
Prezzo
47,29 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Esempio di cunettone realizzato con sponde in calcestruzzo e fondo in pietrame squadrato, con l’asse maggiore in
verticale, annegato in una fondazione di calcestruzzo magro. L'utilizzo di muri di sponda consente di massimizzare la
sezione di deflusso e la sezione completamente rivestita diminuisce la scabrezza. Il manufatto con queste caratteristiche
consente di evitare l'esondazione nel tratto finale del torrente, dove la diminuzione di pendenza può causare il deposito
del trasporto solido e l'innalzamento del fondo. (CEMAGREF, 1983).
Nello schema è raffigurato un cunettone con muri di sponda e fondo in calcestruzzo rivestiti in pietrame. Il pietrame oltre
a migliorare l'impatto visivo dell'opera ha la funzione di proteggere il calcestruzzo dall'abrasione e dagli urti dovuti al
materiale, anche di grosse dimensioni, in carico alla corrente. (fonte APAT)
Comunità montana della Valchiavenna
113
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.22.
C06
Soglie
Manuale d’uso
Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo
Oggetto delle pratiche manutentive: Soglie
Descrizione caratteristiche: le soglie sono, a differenza delle briglie, opere trasversali non sporgenti: con
lo scopo primario di fissare nella sezione considerata il fondo dell'alveo circa alla stessa quota dell'alveo
naturale.
Rappresenta un altro tipo di intervento che si può operare per ridurre la capacità erosiva della corrente
realizzando una “batteria” di salti di fondo, ottenuti con lavori di scavo che assegnino al profilo del torrente
una pendenza correttiva pari a quella di equilibrio.
In questo modo si riduce la cadente della corrente e, quindi, diminuisce lo sforzo tangenziale medio, cioè
l’azione erosiva esercitata dalla corrente sul contorno dell’alveo.
Dal punto di vista del dimensionamento le soglie andranno trattate come delle briglie, poiché nel tempo
verranno a trovarsi in condizioni di sollecitazione simile. Bisognerà inoltre tenere conto degli effetti
dell'erosione a valle, che può indurre movimenti nella struttura se questa non è adeguatamente fondata.
Inoltre poiché l'equilibrio si raggiunge attraverso l'erosione nel tratto immediatamente a valle della soglia e
non il deposito nel tratto a monte, si dovrà tenere conto degli eventuali fenomeni di instabilità che questa
potrebbe indurre nei versanti presenti tra una soglia e l'altra.
Questo tipo di opere possono essere costruite in calcestruzzo o con massi vincolati con funi; l'uso del
legname mal si presta per la difficoltà di creare cassoni in scavo nell'alveo e per l'impossibilità in genere di
infiggere pali in un alveo in cui sono presenti trovanti.
Applicazioni: Le soglie possono essere impiegate sia nelle sistemazioni a gradinate che isolatamente, e
trovano applicazione oltre che nelle correzioni dei torrenti nella stabilizzazione del fondo dell'alveo dei fiumi
di pianura.
Nella conoide di un torrente, la presenza di un sistema di muri di sponda più soglie impedisce la divagazione
laterale del torrente e l’approfondimento del fondo per erosione.
Le soglie vengono utilizzate anche isolatamente in zona di fondovalle per controllare localmente la quota di
fondo di un corso d'acqua. Questo avviene normalmente nei fiumi, presso i ponti, dove è necessario
preservare le pile dallo scalzamento dovuto all'aumento di velocità dell'acqua ed all'evoluzione a più grande
scala dell'alveo.
Le soglie di fondo in massi ancorati con fune si utilizzano generalmente nel caso di alvei con trasporto di
fondo costituito da materiali grossolani che impediscono l’utilizzo di gabbioni, oppure in terreni con cospicua
presenza di ciottoli, dove dovranno essere impiegati anche spezzoni di profili metallici, tagliati in punta per
favorire l’infissione nel terreno.
Comunità montana della Valchiavenna
114
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
manutenzione
omogenea
a
Parte 1- Soglia
Materiali
Anomalie riscontrabili
Attività di manutenzione
Calcestruzzo
danneggiamenti alla struttura;
crollo, scalzamento,
verifica della stabilità della struttura, ripristino delle
condizioni di progetto
recupero delle parti di muratura ammalorate,
recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di
resine
erosione fondo alveo nel tratto
a valle della briglia
fenomeni di sifonamento
ricarica mediante l’apporto di massi di cava,
sistemazione
mediante
il
riutilizzo
e
il
rimaneggiamento dei massi destabilizzati;
realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri
realizzazione di platea e controbriglia a valle della
struttura
occlusione delle luci
riduzione della capacità di
invaso per sovralluvionamento
a monte
Massi vincolati
con funi
crollo,
dislocazione
scalzamento,
rottura delle funi, corrosione
asportazione
accumulato
del
materiale
periodico allontanamento
depositato nel serbatoio
solido
del
galleggiante
materiale
inerte
Ripristino condizioni di progetto
eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura
mediante utilizzo di tasselli e funi in acciaio ad
aderenza migliorata annegate nella malta di cemento
addittivata;
piegatura, rottura, lacerazioni
erosione al piede
fenomeni di sifonamento
Parte 2- Geotessile
(non sempre presente)
Geotessile
strappi
intasamento
realizzazione dei muri d’ala tra soglie successive, e
del selciato in pietrame a valle della soglia,
realizzazione di opere di difesa spondale a monte e/o
a valle
realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri
recupero delle
integrazione;
parti
strappate,
sostituzione
o
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Nel caso di soglie di fondo in massi ancorati con fune, è importante verificare il corretto posizionamento dei
massi, trasversali al fondo dell’alveo, e verificare la legatura degli stessi con una fune di acciaio assicurata da
tasselli o barre con asola fissati previa foratura e successiva boiaccatura nei massi. L’inserimento della fune
nell’asola deve essere tale da assicurare tutti i massi tra loro lungo le file con tesatura e fissaggio della fune
con morsetti serrafune. Infine si procede all’infissione dei piloti in acciaio a monte della fila superiore di
massi con interasse variabile a seconda dei parametri idraulici.
Il sistema piloti-massi-funi deve costituire un’unica struttura elastica a collana, avente la caratteristica di
adattarsi bene agli assestamenti dovuti al trasporto idrico e solido.
Comunità montana della Valchiavenna
115
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname; trattori agricoli o
forestali; operaio/i specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Muratura in calcestruzzo
Muratura in pietrame a secco
Rivestimento in materassi metallici
Scavo e sbancamento materiali
Reti
Posa in opera geotessile
Manodopera
Nolo mezzi meccanici con operatore
m3
m3
m2
m3
m2
m2
ora
ora
70,00 – 120,00 €
126,16 – 216,00 €
45,00 – 65,00 €
4,00 – 6,00 €
42,00 - 67,00 €
2,00 – 3,70 €
20,00 – 26,00 €
30,00 – 100,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.L.
P.R.L.
Voce
F.4.015.060.01
F.4.015.065.01
Descrizione
Formazione briglie-soglie
Formazione di copertina
Formazione di gaveta
U.M.
m3
m2
m2
Prezzo
170,00 €
324,25 €
81,06 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Sistemazione a gradinata con soglie. Il terreno tra un'opera e l'altra verrà eroso dal corso d'acqua, fino al
raggiungimento della pendenza di correzione. (fonte APAT)
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116
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Piccole soglie in legname e pietrame, utilizzate per fissare la quota di fondo di corsi d'acqua minori. Si può realizzare solo
in condizioni in cui sia possibile infiggere i pali di legno nel terreno. (fonte APAT)
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117
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.23.
D01
Palizzate vive
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: palizzate vive
Descrizione caratteristiche: la tecnica della palizzata in legname con talee e/o con piantine è un sistema
simile alla viminata, che unisce l'impiego di talee con strutture fisse in legno per la stabilizzazione di pendii e
scarpate, naturali o artificiali, in dissesto. Con questo sistema si tende a rinverdire le scarpate attraverso la
formazione di piccoli gradoni lineari, sostenuti dalle strutture di legno, che corrono lungo le curve di livello
del pendio e dove, a monte, si raccoglie del materiale terroso. Le piante, una volta che la vegetazione si sarà
sviluppata, garantiranno un consolidamento del terreno con l'apparato radicale e una resistenza all'erosione
superficiale, con la loro parte epigea.
Applicazioni: è un’opera di contenimento superficiale del terreno adatta a profili ripidi ed accidentati.
L’azione della palizzata è adatta al controllo dell’erosione superficiale di ruscellamento, laminare e a rivoli ma
non al consolidamento di fenomeni di instabilità profondi. La realizzazione di gradoni fuori terra consente
un’apprezzabile riduzione della pendenza locale. La palificata semplice è una tipologia che trova applicazione
in diverse situazioni, da sola o combinata con altre tipologie di ingegneria naturalistica. E’ una tipologia
adatta a facilitare l’insediamento di una copertura vegetale. Le palificate possono venire impiegate nel
consolidamento di dissesti superficiali, di scarpate stradali o del terreno soprastante alle opere di sostegno
quali palificate di sostegno e scogliere in massi.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
a
manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1- Specie vegetali
Piantine radicate; talee di salice; rami elastici di salice
Scarso attecchimento
Parte 2- Pali
Pali di castagno o altro legname a lunga durata,
tondame di legname durevole
Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione
ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei
ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed
escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare
provocata da batteri, carie provocate da funghi
Parte 3- Carpenteria in ferro
Filo di ferro; chiodi
Corrosione, piegatura, rottura
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Taglio frequente e selettivo della vegetazione che si sviluppa dai pali, in modo da poter controllare l’azione
filtrante della palizzata; sostituzione dei pali rotti; sostituzione materiale deteriorato o rotto; controllo della
vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale)
Comunità montana della Valchiavenna
118
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Pali in legno
Piantine
Realizzazione di palizzata viva
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Kg
cad
cad
m
m2
ora
ora
ora
1,18 – 1,66 €
3,00 – 10,00 €
1,00 - 5,00 €
27,50 - 74,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Intervento di stabilizzazione del versante a monte della strada statale SS n. 77 Foligno-Muccia (Appennino Umbro-Marchigiano)
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
consistente nella realizzazione di palizzate semplici in legname con talee e piantine. Il versante, caratterizzato dalla presenza di un’
ampia fascia di detrito calcareo instabile e da elevata acclività (circa 30° - 40°), è stato sistemato mediante la costruzione di strutture di
circa 3-4 m di lunghezza, disposte su file alterne e/o irregolari sul pendio preventivamente rimodellato e preparato.
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120
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.24.
D02
Palificate vive e semplici
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: palificate vive semplici e doppie
Descrizione caratteristiche: manufatto in legname costituito da una struttura a celle, formate da pali di
legno disposti perpendicolarmente, con posa di piante o talee. In pochi anni lo sviluppo dell’apparato
radicale della vegetazione crea un’armatura nel terreno, con effetto stabilizzante.
Le palificate vive con talee e/o con piantine sono impiegate con successo negli interventi di stabilizzazione di
pendii e scarpate, naturali o artificiali, in dissesto. Questo sistema favorisce il rinverdimento di pendii
attraverso la formazione di strutture fisse in legname, che hanno la funzione di formare delle piccole
gradonate a monte delle quali si raccoglie il terreno. In questo modo si crea lungo le curve di livello una
struttura più resistente delle viminate, in cui si interrano dei fitti "pettini" di talee e/o di piantine radicate. Lo
sviluppo dell’apparato radicale garantisce il consolidamento del terreno, mentre la parte aerea contribuisce a
contenere l’erosione superficiale.
In funzione della modalità costruttive si distinguono palificate vive in legname o con piantine:
-
a parete semplice;
-
a parete doppia;
Palificata a parete semplice:
In questo sistema i tronchi longitudinali sono disposti su di unica fila orizzontale esterna, mentre i tronchi
trasversali appoggiano con la parte terminale nella parete dello scavo;
Palificata a parete doppia:
Con questo sistema la palificata è realizzata disponendo i tronchi longitudinali su due file orizzontali sia
all'esterno che all'interno della struttura. La palificata a due pareti necessita di uno scavo di maggiori
dimensioni, compensato, però, dalla capacità di resistere a spinte del terreno maggiori, e dalla possibilità di
realizzare strutture aventi un'altezza superiore.
Applicazioni: questo sistema, in generale, è utilizzato con successo negli interventi di sistemazione delle
frane di tipo superficiale, e nel consolidamento di sponde fluviali in dissesto.
Si tratta di opere deformabili e permeabili, che si adattano bene ad interventi su pendii instabili.
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121
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
manutenzione
omogenea
Parte 1vegetali
a
Specie
Parte 2- Pali
Parte 3- Carpenteria
in ferro
Materiali
Anomalie riscontrabili
Talee o piantine di specie legnose, dotate di buona
capacità vegetativa, con lunghezza di 25 cm maggiore
rispetto alla profondità della palificata fino ad arrivare al
terreno naturale; ramaglie di salice: lunghezza 30 - 40 cm
> della profondità dell’opera
Tondame scortecciato (larice o castagno), avente Ø = 20 30 cm e lunghezza > 1,5 - 2m;
Scarso attecchimento
Chiodi in ferro o tondini in ferro con Ø 10 -14 mm; filo di
ferro zincato: Ø = 3 mm
Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione
ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed
erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da
insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri,
carie provocate da funghi
Corrosione, piegatura, rottura
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Nel corso del primo anno si consiglia una sorveglianza costante per evitare lo scalzamento dell’opera. Se si
verifica una forte crescita è utile eseguire il taglio delle piante a livello del terreno, in modo da favorire la
formazione delle radici. La durata dell’opera dipende dal tipo di legname utilizzato per realizzare la struttura:
se si usa il legname di larice la durata è di 20 - 40 anni, mentre è maggiore per legname di castagno.
Sostituzione materiale deteriorato o rotto; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra
specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale); eventuali riprese del riempimento in pietrame.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Pali in legno
Piantine
Riempimento pietrame
Realizzazione di palificata viva
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Kg
cad
cad
m3
m
m2
ora
ora
ora
1,18 – 1,66 €
3,00 – 10,00 €
1,00 - 5,00 €
46,00 -70,00 €
67,00 – 155,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
122
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.050.090.01
Descrizione
Esecuzione di palificata
U.M.
m
Prezzo
97,82 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Consolidamento di una scarpata in frana mediante l'esecuzione di palificata in legname con talee a parete doppia. La
palificata a due pareti necessita di uno scavo più grande, compensato, però, dalla capacità di resistere a spinte maggiori
del terreno, e dalla possibilità di realizzare strutture aventi un'altezza superiore.
Comunità montana della Valchiavenna
123
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.25.
D03
Gradonate vive
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: gradonate vive
Descrizione caratteristiche: è un’opera che prevede la realizzazione di banchine orizzontali o
suborizzontali, costituite da uno scavo inclinato a reggipoggio di circa 5° - 10°, nel quale viene posto a
dimora materiale vegetale vivo. Ha una funzione di stabilizzazione di tipo meccanico del pendio ed inoltre
interrompe il deflusso superficiale delle acque meteoriche. L’impiego di alcune specie vegetali (salici, frassini)
favorisce la diminuzione del contenuto d’acqua nel terreno rendendolo più stabile. Normalmente vengono
realizzate tre diverse tipologie di gradonate:
-
la gradonata con talee (sistemazione a cespuglio secondo Schiechtl);
la gradonata con piantine (sistemazione a siepe secondo Schiechtl);
la gradonata mista con talee e piantine (sistemazione a siepe-cespuglio secondo Schiechtl).
La tecnica d'esecuzione delle gradonate, indipendentemente dal tipo d'intervento, è sostanzialmente la
stessa: nel versante si eseguono una serie di scassi orizzontali con leggera contropendenza, a forma di “L”,
nei quali si impiantano talee o piantine radicate. Il tutto è poi ricoperto con materiale proveniente dallo scavo
del gradone superiore.
Applicazioni: utile per la stabilizzazione superficiale di scarpate naturali ed artificiali, di rilevati e accumuli di
materiale sciolto, di zone in erosione e frane:
-
Gradonate con talee: sono la tipologia di gradonate più adatte a terreni ripidi, poveri e caratterizzati da
movimenti superficiali, perchè consentono un rapido consolidamento del terreno. È una sistemazione
stabilizzante con un ottimo effetto in profondità; non è adatta a trattenere il terreno vegetale
-
Gradonate con piantine: generalmente utilizzate su terreni buoni, ricchi di sostanze nutritive, in località
climatiche favorevoli. Sono inoltre utili su terreni dove non è necessaria una notevole stabilizzazione del
pendio, quanto piuttosto la realizzazione di un soprassuolo arboreo definitivo, senza fasi intermedie con
vegetazione pioniera; forniscono un consolidamento mediocre del terreno, efficace, però
immediatamente dopo la messa a dimora; grazie alla radicazione lungo tutto il fusto interrato si ottiene
una coesione del terreno più profonda ed estensiva. È fattibile solo su stazioni favorevoli; richiede una
notevole quantità di materiale
-
Gradonata mista con talee e piantine: è la tipologia di gradonata più sicura per la sistemazione di
modeste frane superficiali. ha costi più elevati rispetto agli altri tipi di gradonate, ma presenta il
vantaggio di un rapido raggiungimento di un’associazione vegetale stabile, costituita sia da specie
preparatrici (salici) che da specie definitive (ontani);
Non possono essere utilizzate per scarpate in roccia o con roccia subaffiorante.
Comunità montana della Valchiavenna
124
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1- Specie vegetali
Talee o ramaglia di salice con L > 100 cm (10 - 20 cm >
della profondità dello scavo) e Ø = 1 - 7 cm.
Piantine radicate di latifoglie resistenti (spesso ontano) di h
= 100 cm (10 - 20 cm >della profondità dello scavo) e Ø = 1
- 3 cm.
Scarso attecchimento
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti,
struttura verticale)
-
Gradonata con talee: taglio dei cespi eseguito a livello del terreno ogni 3 - 5
-
Gradonate con piantine: sono utili sfollo e taglio
-
Gradonate miste con talee e piantine: possono venire utilizzate per ricavare delle talee di salice per
ulteriori interventi. Anche se i salici non vengono riutilizzati, è conveniente tagliarli fino a livello del
terreno al fine di favorire la crescita delle essenze legnose più pregiate.
Sostituzione materiale deteriorato o rotto.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Piantine
Realizzazione di gradonata viva
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
cad
m
m2
ora
ora
ora
1,00 - 5,00 €
20,00 – 43,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
125
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
126
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.26.
D04
Grate vive
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: grate vive
Descrizione caratteristiche: la grata viva è un’opera realizzata con pali in legname, disposti tra loro
perpendicolarmente, e successiva messa a dimora di talee e/o piantine radicate. È utilizzata per il
consolidamento di versanti o sponde acclivi con substrato compatto e per la stabilizzazione di pendii con
fenomeni di erosione superficiale dove, per l’elevata acclività, non è possibile applicare altre tecniche
d’ingegneria naturalistica. La grata viva agisce quindi come sostegno del terreno fino a che non si sono
sviluppati gli elementi costruttivi vivi che, con lo sviluppo degli apparati radicali producono un effetto
consolidante
Applicazioni:
Può essere utilizzata su sponde e su versanti che presentano acclività anche superiori a 45° - 50° su nicchie
di frana dove sono possibili solo modesti rimodellamenti e su scarpate stradali o ferroviarie molto ripide.
Comunità montana della Valchiavenna
127
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
manutenzione
omogenea
Parte 1vegetali
a
Specie
Parte 2- Pali
Parte 3- Carpenteria
in ferro
Materiali
Anomalie riscontrabili
Talee, ramaglia e/o piantine di specie arbustive con
buon radicamento
Scarso attecchimento
Tondame in legno scortecciato (castagno, robinia,
larice o altro legname con buone caratteristiche di
resistenza) con Ø = 15 - 30 cm e L = 2 - 5 m, per la
realizzazione dell’impalcatura principale
Picchetti in legno con Ø = 8 - 12 cm e L > 1m o
tondini in ferro di dimensioni idonee a sostenere la
struttura
Palificata spondale in legno al piede.
Chiodi (tondini di ferro acciaioso aderenza migliorata)
Eventuale rete metallica per meglio trattenere il
materiale di riempimento
Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta e
ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti
di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della
parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi
Corrosione, piegatura, rottura
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; riparazione buchi nella rete
metallica; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie
infestanti, struttura verticale)
L’opera, se ben realizzata, non necessita di particolari manutenzioni, se non la sostituzione delle talee o delle
piantine che non hanno attecchito.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Pali in legno
Piantine
Realizzazione di grata viva
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Kg
cad
cad
m2
m2
ora
ora
ora
1,18 – 1,66 €
3,00 – 10,00 €
1,00 - 5,00 €
65,00 – 85,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
128
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Grata viva semplice in legname con talee e piantine. La struttura, formata da tondi di legno verticali ed orizzontali,
poggia su di una base stabile, costituita da una palificata in legname. La grata, protetta in testa dalle infiltrazioni d'acqua
con carta catramata, è fissata al substrato con picchetti di legno o di ferro. La struttura è riempita con il materiale di
risulta dello scavo e con terreno vegetale idoneo all’attecchimento di talee e piantine radicate. La superficie esterna può
anche essere inerbita con le tecniche dell’idrosemina o con la piantumazione di arbusti di specie autoctone.
Comunità montana della Valchiavenna
129
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Consolidamento di una scarpata con acclività elevata (maggiori di 40°) interessata da frane superficiali, mediante
l'esecuzione di una grata in legname con talee semplice. Questo sistema è indicato negli interventi con tecniche
d'ingegneria naturalistica, per il consolidamento e di rinverdimento rapido di pendii o scarpate interessate da movimenti
franosi e da fenomeni di erosione superficiale, dove non è possibile intervenire con altri sistemi, quali ad esempio la
gradonatura o il modellamento del pendio.
Comunità montana della Valchiavenna
130
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.27.
D05
Muratura in pietrame a secco
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: murature in pietrame a secco
Descrizione caratteristiche: i muri a secco sono realizzati a mano o con l'ausilio di mezzi meccanici
leggeri. Il pietrame, prelevato in loco, viene debitamente sgrossato e lavorato per conferirgli una forma il più
possibile poliedrica in modo da consentire la massima superficie d'appoggio ed il miglior incastro possibile,
quindi sistemato a mano sul piano di posa. I vuoti sono riempiti da pietre più piccole. Le dimensioni delle
pietre impiegate sono strettamente legate alle caratteristiche geologico-strutturali delle rocce affioranti, in
genere quelle impiegate per opere di una certa importanza hanno dimensioni maggiori e forma più regolare,
mentre quelle impiegate per i muri a secco dei terrazzamenti agricoli hanno forma e dimensioni più
irregolari.
In genere il muro ha una sezione trapezoidale mentre la fondazione presenta una base rettangolare o
trapezia in leggera contropendenza, con il paramento verticale posto a monte o a valle dell'opera, in
funzione dei casi e delle necessità. L'altezza di queste opere mediamente non supera i 2 metri, tuttavia in
casi particolari, utilizzando mezzi meccanici è possibile realizzare muri di sostegno o scogliere in pietrame
fino ad altezza di 4 - 5 metri. Queste strutture hanno un maggiore spessore rispetto ai muri con malta e
necessitano di periodiche manutenzioni. Tuttavia essi offrono notevoli vantaggi nei riguardi della
stabilizzazione del terreno che sostengono, in quanto, la loro permeabilità consente un buon drenaggio del
terreno a tergo ed una diminuzione della spinta della terra e delle sovrapressioni idrauliche. A questo si
aggiungono la semplicità di costruzione e la perfetta integrazione estetico-paesaggistica nell'ambiente rurale
o urbano.
Nella stessa categoria rientrano i muri in pietrame realizzate con malta idraulica che rappresentano
l’evoluzione tecnologica delle murature a secco e sono costruiti utilizzando pietrame locale di varie
dimensioni e forme, legato da malta idraulica. Spesso, a tergo del muro è opportuno prevedere un sistema
di drenaggio con la posa di un geocomposito drenante per limitare i sovraccarichi strutturali dovuti alle
pressioni idrauliche.
Applicazioni: I muri in pietrame a secco sono molto usati nelle costruzioni di infrastrutture
di vario tipo, nelle zone dove oltre all’azione di sostegno dell’opera è necessario garantire la salvaguardia
dell'ambiente dal punto di vista estetico-paesaggistico.
I muri in pietrame a secco, trovano la loro applicazione più diffusa in:
-
interventi di consolidamento e di difesa dall'erosione di versanti instabili mediante terrazzamenti e
gradonatura;
sistemazioni dei versanti “a terrazze” per il contenimento del terreno a scopi agricoli;
costruzioni di infrastrutture di vario tipo.
Comunità montana della Valchiavenna
131
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Muratura
Pietrame
Parte 2 – Specie vegetali
Talee
Piantine radicate di specie arbustive
Geocomposito
Crollo
Scalzamento
Dislocazione
Scarso attecchimento
Parte 3 – Geocomposito (non sempre presente)
Strappi
Intasamento
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro; verifica di
zone dove più facilmente ci può essere infiltrazione di acque da monte; controllo dei sistemi drenanti;
controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti,
struttura verticale).
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e
spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Posa in opera geocomposito
Muratura in pietrame a secco
Piantine
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m2
m3
cad
m2
m3
ora
ora
ora
8,20 – 61,50 €
126,16 – 216,00 €
1,00 - 5,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
P.R.L.
F.4.015.010.01
Descrizione
Esecuzione di muratura a secco
U.M.
Prezzo
m³
194,55 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
132
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
133
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.28.
D06
Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni
Descrizione caratteristiche: i muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni sono opere di sostegno rigide
che agiscono a gravità, opponendosi col proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte, e sono utilizzati
per sostenere terreno o altro materiale con altezze inferiori a 4 - 5 m.
Queste strutture possono essere realizzate in calcestruzzo gettato in opera, in blocchi di cemento
prefabbricati montati a secco e perfettamente incastrati tra loro o in mattoni con malta idraulica.
Il muro è costituito da due elementi principali:
a) una fondazione completamente interrata realizzata in calcestruzzo;
b) una struttura in elevazione ad essa collegata costituita da un paramento esterno ed uno interno. La
sezione è in genere trapezoidale e la base deve avere una larghezza adeguata alla spinta da sostenere.
Il paramento esterno, può essere rivestito in vario modo nei muri in calcestruzzo o essere composto da
elementi prefabbricati costruiti con cementi colorati e trattati in modo da ottenere particolari effetti
estetici. Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di fondazione o di sottofondazione da adottare, è
fatto sulla base delle verifiche delle condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura terreno di fondazione - terrapieno o scarpata", condotte secondo gli usuali metodi di calcolo adottati per
le opere di sostegno a gravità. Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità tengono conto anche delle
sollecitazioni indotte dal sisma di progetto sulla struttura.
Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione, e manutenzione periodica, di un
corretto ed efficace sistema di drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di
pericolose sovrapressioni idrauliche e il conseguente aumento delle spinte dei terreni da sostenere.
Applicazioni: Queste strutture sono quasi sempre definitive, e sono impiegate come opere di sostegno e
per la realizzazione di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di
sistemazione e difesa del suolo dai dissesti quali:
-
elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione dei pendii in frana, regimazione
idraulica e ricostituzione della copertura vegetale;
muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di varie infrastrutture stradali e
ferroviarie ; marittime o idrauliche.
Comunità montana della Valchiavenna
134
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Muratura
Calcestruzzo
Pietrame
Mattoni
PVC
Crollo
Scalzamento
Dislocazione
Ostruzione
Rottura del tubo
Dislocazione
Parte 2 – Sistema di drenaggio
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto
del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione di materiale
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli
o forestali; operaio/i specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Tubo in PVC
Muratura in calcestruzzo
Muratura in pietrame a secco
Muratura in mattoni
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
m2
m3
m3
m2
m3
ora
ora
ora
5,30 – 18,15 €
25,45 – 64,20 €
126,16 – 216,00 €
175,00 – 584,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
P.R.L.
Voce
F.4.005.070.01
Descrizione
Muratura in elevazione
Taglio vegetazione
U.M.
Prezzo
m³
m2
162,13 €
1,64 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
135
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
136
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.29.
D07
Muri in cemento armato
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: muri in cemento armato
Descrizione caratteristiche: I muri in cemento armato sono strutture a limitato spessore molto resistenti
che agiscono a “semigravità”. La resistenza interna alla trazione viene garantita dalle
armature mentre la stabilità al ribaltamento viene garantita, oltre che dal peso dell’opera, anche dal
contributo del peso del terreno che grava sulla base a mensola.
I muri in cemento armato sono realizzati in cemento gettato in opera o con elementi prefabbricati. In
genere, il muro è composto da due elementi principali: una struttura in elevazione (muro verticale) ed una
fondazione completamente interrata con vincolo di incastro.
L'altezza del muro verticale può arrivare fino ai 5 - 6 metri. Per altezze maggiori, dovendo limitare gli
spessori, la struttura è dotata di contrafforti interni e/o esterni (muri a mensola e contrafforte), oppure di
tiranti d'ancoraggio sul muro verticale (muri ancorati con tiranti).
La costruzione dei muri in cemento armato è fatta con l'ausilio di mezzi meccanici (gru, secchioni,
autobetoniere, pompe per calcestruzzo, vibratori ecc.). Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di
fondazione o di altre soluzioni speciali di sottofondazioni da adottare, è funzione delle verifiche delle
condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura - terreno di fondazione - terrapieno o
scarpata". Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità comprendono anche le sollecitazioni indotte dal sisma
di progetto sulla struttura.
Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione e la manutenzione di un sistema di
drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di pericolose sovrapressioni
idrauliche e l'aumento delle spinte della terra.
Applicazioni: I muri in cemento armato sono impiegati per stabilizzare o sostenere terreno o altro
materiale con altezze superiori ai 3 metri. Queste tipologie sono impiegate come opere di sostegno e di
contenimento per realizzazioni di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di
sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali:
-
elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione di pendii in frana, regimazione idrica
e ricostituzione della copertura vegetale;
muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie,
marittime o idrauliche.
Comunità montana della Valchiavenna
137
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Muratura
Cemento armato
Parte 2 – Sistema drenante
PVC
Crollo
Scalzamento
Dislocazione
Ostruzione
Rotture
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto
del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli
o forestali; operaio/i specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Tubo in PVC
Muratura
in
conglomerato
cementizio
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Prezzo
m
m3
5,30 – 18,15 €
135,40 €
m2
m3
ora
ora
ora
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
Muratura in elevazione
U.M.
Prezzo
m³
162,13 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
138
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
139
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.30.
D08
Muri cellulari
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: muri cellulari
Descrizione caratteristiche: i muri cellulari a gabbia o “Cribb Walls” sono delle opere di sostegno speciali
formate da una maglia rettangolare di elementi prefabbricati, in conglomerato cementizio armato e vibrato o
in legname opportunamente trattato con prodotti protettivi. Le strutture così formate sono riempite da
materiale granulare incoerente. I muri cellulari sono delle strutture resistenti ed allo stesso tempo molto
flessibili, in grado di contrapporsi con efficacia ad assestamenti e/o cedimenti del piano di posa o del terreno
a tergo, dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi. La struttura modulare e la forma degli elementi
conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento geometrico alle diverse conformazioni
planoaltimetriche del terreno, specie in territori collino-montani o in interventi di sistemazione in alveo e
difese di sponda, consentendo la realizzazione di interventi anche di ridotte dimensioni, in zone di difficile
accesso e in tratti curvilinei con raggi di curvatura molto ristretti. L'altezza di tali strutture , variabile a
seconda delle necessità, in genere non supera i 4-5 metri. Il paramento esterno può essere, in funzione delle
necessità, verticale o con scarpa inclinata. La tipologia del paramento esterno può essere modificata, per
minimizzare l'impatto ambientale e migliorare l'aspetto estetico, inserendo delle apposite vaschette (fioriere)
riempite di terreno vegetale, in modo da favorire l'attecchimento della vegetazione nella struttura. In questi
casi occorre scegliere bene le specie vegetali da innestare e provvedere spesso ad adeguati sistemi di
irrigazione per far fronte ai periodi secchi.
Applicazioni: I muri cellulari per le loro caratteristiche di resistenza, adattabilità e flessibilità, stabilità,
capacità drenante, facilità e rapidità di esecuzione, impatto ambientale contenuto e buon inserimento nel
paesaggio, sono impiegati come opere di sostegno e di contenimento per infrastrutture e per interventi di
sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali:
-
opere di pronto intervento per il ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte;
opere di contenimento e di sostegno nell'ambito degli interventi per la sistemazione e la stabilizzazione
di pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale;
muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione delle infrastrutture stradali e
ferroviarie;
realizzazione di barriere antirumore a protezione di abitati per le ottime caratteristiche fonoassorbenti
del materiale di riempimento della struttura.
Comunità montana della Valchiavenna
140
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Muratura
Conglomerato cemetizio
Parte 2 – Specie vegetali
Talee vive
Crollo
Scalzamento
Dislocazione da parte della vegetazione
Corrosione
Difficoltà di attecchimento
Sradicamento
Parte 3 – Sistema drenante
PVC
Ostruzione
Rottura
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e delle sue
componenti, soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale;
controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti,
struttura verticale)
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli
o forestali; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
Tubo in PVC
Muratura
in
conglomerato
cementizio
Realizzazione muro cellulare
Riempimento terroso a tergo muro
Piantine
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
U.M.
Prezzo
m
m3
5,30 – 18,15 €
135,40 €
m2
m3
cad
m2
m3
ora
ora
ora
150,00 – 203,00 €
5,70 €
1,00 - 5,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
141
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
142
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.31.
D09
Terre rinforzate/armate
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: terre rinforzate/armate
Descrizione caratteristiche: negli ultimi anni le tecniche di rinforzo delle terre hanno avuto un largo
sviluppo nella realizzazione di strutture in grado di assolvere sia le funzioni di opere di sostegno e di
contenimento sia di rispondere alle esigenze della salvaguardia ambientale e del corretto inserimento
paesaggistico-ambientale dell’opera. Le terre rinforzate sono opere di sostegno a gravità che consentono il
consolidamento di versanti o sponde instabili o la formazione di rilevati. Si tratta di opere che hanno il pregio
di essere deformabili e sufficientemente permeabili, che sfruttano il principio del rinforzo orizzontale delle
terre (ottenuto in vari modi abbinando i materiali di rinforzo con paramenti esterni tali da consentire la
crescita della vegetazione).
L'opera viene realizzata stendendo e compattando il terreno in strati orizzontali spessi 25-30 cm. A quote
definite dal progetto vengono posti i rinforzi, secondo lunghezze che dipenderanno dal dimensionamento
della struttura. La stabilità locale a breve termine (durante la compattazione) e lungo termine in
corrispondenza del paramento esterno, potrà essere garantita in vari modi:
-
Paramento verticale costituito da piastre in calcestruzzo armato o blocchetti di calcestruzzo prefabbricati
-
Paramento verticale costituito da scatolare in rete metallica a doppia torsione riempito di pietrame ed in
continuità con il rinforzo di ancoraggio.
-
Paramento inclinato rinverdibile realizzato risvoltando il rinforzo e mediante un cassero di contenimento
ed irrigidimento in rete metallica a elettrosaldata, dotato di elemento antierosivo costituito da biostuoia
o geostuoia.
-
Paramento inclinato realizzato risvoltando il rinforzo ed associando un elemento antierosivo. Durante la
compattazione si userà un cassero mobile per impedire il franamento del terreno o se l'inclinazione del
paramento è bassa si potrà compattare la scarpata con la benna dell'escavatore e risvoltare. Le opere
che si potranno realizzare con i sistemi descritti sopra saranno tutte caratterizzate da estrema flessibilità
e quindi particolarmente adatte alle applicazioni di stabilizzazione dei versanti. Le terre rinforzate a
seconda dei sistemi utilizzati potranno inoltre essere permeabili all'acqua ed alla vegetazione.
Applicazioni:
Le caratteristiche di resistenza e di facilità di esecuzione nonché l’impatto ambientale contenuto hanno
consentito un diffuso utilizzo di questa tecnica in interventi quali:
-
ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte;
-
contenimento e sostegno nelle opere per la sistemazione e la stabilizzazione di pendii in frana,
regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale;
-
muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di varie infrastrutture stradali e
ferroviarie ;
-
realizzazione di barriere antirumore a protezione di abitati per le ottime caratteristiche fonoassorbenti
del materiale di riempimento della struttura e del paramento esterno.
Comunità montana della Valchiavenna
143
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1- Specie vegetali
Parte 2- Riempimento
Talee, piantine a radice nuda e/o fitocella
Terreno di riempimento (materiali inerti)
Terreno organico
Tessuti in polipropilene
Geogriglie estruse in HDPE o polipropilene
Geogriglie a nastri in poliestere protette con LDPE
Geogriglie tessute in poliesere protetto con PVC o EVA
Rete metallica zincata o elettrosaldata
Scarso attecchimento
Svuotamento
Parte 3- Rivestimento
Parte 4- Carpenteria in ferro
Lacerazioni, usure
Buchi; lacerazioni; corrosione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del
riempimento di inerti; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e
specie infestanti, struttura verticale)
Se l’opera è realizzata correttamente non necessita di specifica manutenzione e la durata è particolarmente
elevata. Attenzione dovrà essere posta al corretto attecchimento della vegetazione ed alla sostituzione di
eventuali fallanze delle specie cespugliose.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Geogriglie
m2
3,50 – 8,50 €
Fornitura e posa in opera rete
metallica
Intasamento con Terreno vegetale
Piantine
Realizzazione di terre rinforzate
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m2
15,60 €
m2
cad
m2
m2
ora
ora
ora
5,58 €
1,00 - 5,00 €
130,00 – 186,00 €
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
144
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Consolidamento di una scarpata stradale in frana in Alta Valtellina (Sondrio) mediante la costruzione di un'opera di
sostegno realizzata in Terra Rinforzata rinverdibile. Sul paramento esterno è stesa una biostuoia per la ritenzione del
materiale fino necessario per il successivo inerbimento della struttura con idrosemina.
Consolidamento di una pendice sottostante all'abitato di S. Mango sul Calore (Avellino) con una struttura in ‘Terramesh.'
verde. L'intervento ha comportato una preventiva sistemazione dell'asta torrentizia al piede della pendice, mediante salti
di fondo e rivestimenti in gabbioni. L'uso di bancate in ‘Terramesh.' verde ha permesso la realizzazione dello strato
esterno in suolo rinforzato necessario per la stabilità, consentendo di mantenere l'andamento preesistente del terreno,
caratterizzato da una pendenza media di 45°. Una biostuoia è stata utilizzata per la ritenzione della frazione fine dei
terreni sul paramento esterno. L'intervento complessivo ha previsto un'alternanza di zone consolidate con in terra
rinforzata e di opere di sola protezione superficiale tramite graticciate.
Comunità montana della Valchiavenna
145
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.32.
D10
Gabbionate
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale
Oggetto delle pratiche manutentive: gabbionate
Descrizione caratteristiche: le gabbionate sono strutture di sostegno modulari formate da elementi a
forma di parallelepipedo in rete a doppia torsione tessuta con trafilato di acciaio riempite con pietrame.
Questo tipo di struttura è nata in Italia ed ha avuto ampia diffusione, soprattutto come opera di sostegno e
drenaggio, negli interventi di consolidazione e sistemazione di versanti instabili e in altri settori
dell’ingegneria civile.
La struttura modulare, a forma di parallelepipedo, è realizzata con tecniche costruttive semplici e rapide.
Le reti metalliche sono costituite in filo di acciaio protetto con zincatura forte o con lega di zinco-alluminio
(galfan) ricoperto da una guaina in PVC per aumentare la resistenza alla corrosione.
Per il riempimento dei gabbioni possono essere utilizzati i materiali lapidei e disponibili in loco o nelle
vicinanze, purché abbiano caratteristiche granulometriche e peso specifico tali da soddisfare le esigenze
progettuali e garantire l'efficienza dell'opera. I materiali più comunemente usati sono costituiti da materiale
detritico di grossa pezzatura, alluvionale o di cava (ciottoli, pietrame).
Il pietrame deve essere non gelivo, non friabile e di buona durezza. Le gabbionate devono essere riempiti
con cura utilizzando pezzature di pietrame diversificate in modo da minimizzare la presenza di vuoti.
Dal punto di vista statico le gabbionate agiscono come un muro a gravità, opponendosi col proprio peso alle
sollecitazioni cui sono sottoposte. Le gabbionate sono delle strutture permeabili, resistenti ed allo stesso
tempo molto flessibili in grado di resistere, senza gravi deformazioni dei singoli elementi, ad assestamenti
e/o cedimenti del piano di posa o del terreno a tergo dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi, o a
scosse sismiche. La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole
capacità di adattamento alle diverse conformazioni plano-altimetriche del terreno, specie in territori collinomontani o in interventi di sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di opere
anche di ridotte dimensioni ed in zone di difficile accesso.
Applicazioni:
Le gabbionate sono impiegate come opere di sostegno e di contenimento in interventi quali:
-
pronto intervento per il ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte;
-
sistemazione e stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica superficiale e ricostituzione della
copertura vegetale;
-
- muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di varie infrastrutture stradali e
ferroviarie.
Comunità montana della Valchiavenna
146
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1- Specie vegetali
Parte 2- Riempimento
Parte 4- Carpenteria in ferro
Talee di salice
Ciottoli di fiume Ø 15 - 30 cm o pietrame
Gabbia in filo di ferro zincato, maglia minima
doppia torsione;
Filo di ferro zincato Ø 2,4 - 3 mm;
Scarso attecchimento
Svuotamento
Buchi; lacerazioni; corrosione
8 x 10 cm a
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del
riempimento in pietrame, mantenere la funzionalità di eventuali drenaggi; controllo della vegetazione
(composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale)
Se ben progettate e accuratamente realizzate queste opere non necessitano di particolari manutenzione e
possono quindi mantenere la loro piena funzionalità per diverse decine di anni.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname.
Trattori agricoli o forestali.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Filo di ferro zincato
Kg
1,00- 1,63 €
Chiodi
Kg
1,18 – 1,66 €
Fornitura e posa in opera rete
metallica
m2
15,60 €
Riempimento pietrame
m3
46,00 -70,00 €
Piantine
cad
1,00 - 5,00 €
Realizzazione di gabbionate
m3
94,00 – 121,00 €
Sfalcio e diradamento
m2
0,06 – 1,50 €
Manodopera
ora
20,00 – 26,00 €
Decespugliatore o motosega
ora
3,00 – 8,00 €
ora
30,00 – 50,00 €
Nolo mezzi
operatore
meccanici
con
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
147
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Impiego di gabbionate come opere di sostegno e drenaggio nella costruzione di strade. I muri in gabbioni metallici sono
un'opera di sostegno a gravità, che in genere non necessitano di accurate opere di fondazione trattandosi di strutture
deformabili. La base della fondazione è variamente inclinata in funzione delle necessità. In sezione i muri possono essere
a gradoni esterni o a gradoni interni .
Per le opere di sostegno con altezza superiore a 5 - 6 metri è preferibile usare strutture con gradoni esterni che
garantiscono una maggiore stabilità statica.
Comunità montana della Valchiavenna
148
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Sistemazione superficiale e consolidamento di un versante in frana mediante terrazzamenti con muri di sostegno e
drenaggio in gabbioni. Questa soluzione è particolarmente indicata negli interventi di sistemazione e consolidamento di
aree franose in zone montane. I gabbioni, riempiti con l’abbondante materiale detritico, resistono bene a eventuali
assestamenti o deformazioni del terreno per le loro caratteristiche intrinseche di flessibilità e permeabilità.
Comunità montana della Valchiavenna
149
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.33.
E01
Barriere Paramassi
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia
Oggetto delle pratiche manutentive: barriere
Descrizione caratteristiche: strutture di difesa passiva realizzate in genere lungo la base di versanti in
roccia instabili e/o in canaloni, dimensionate e ubicate in modo tale da arrestare blocchi e massi di grosse
dimensioni e materiale detritico mobilizzato. Si distinguono in barriere paramassi rigide ed elastiche.
Barriere paramassi rigide – Strutture poco deformabili, pesanti e di grandi dimensioni il cui dimensionamento
tiene conto della sollecitazione dinamica indotta dall’impatto di “masso di progetto”. Sono costituite dalle
seguenti parti:
-
-
-
puntoni di sostegno in profilato metallico tipo HE di altezza 4,8 m ed interasse non superiore a 5,5 m
fissati, alla base, alla sommità di un muro o di un blocco di ancoraggio con n. 4 ancoraggi in barra, ed
alla sommità, da 6 controventi in doppia fune metallica collegati, quelli di monte agli ancoraggi, mentre
quelli laterali alla base dei rispettivi puntoni;
pannelli di rete con altezza di 4,0÷5,0 m e larghezza 5,5 m in fune metallica di diametro 8 mm a maglia
quadrata, collegati alla fune perimetrale fissata ai quattro vertici dei rispettivi puntoni mediante perni
metallici vincolati alle ali dei puntoni stessi;
sul lato di monte i pannelli sono rivestiti con rete di filo metallico a doppia torsione ed in maglia
esagonale;
dissipatore di energia ad asola di attrito su ogni fune perimetrale orizzontale e sui controventi di monte.
In particolari situazioni ambientali si adottano muri in gabbioni metallici. I gabbioni forniscono un ostacolo
deformabile con assorbimento dell'impatto in parte elastico in parte rigido; inoltre hanno il grande vantaggio
di poter sfruttare l'abbondanza dei detriti di versante per il loro riempimento e sono facilmente riparabili in
caso di danneggiamenti.
Barriere paramassi elastiche – Strutture deformabili e leggere sono essenzialmente formate da singoli
pannelli in rete estensibile ad alto assorbimento d'energia in funi d'acciaio galvanizzato ad alta resistenza,
disposte in maniera da formare maglie di varia forma. Sono costituite dalle seguenti parti:
-
puntoni di sostegno tubolari di altezza 4,4 m ed interasse 8,0 m collegati da controventi di monte agli
ancoraggi di attacco dei sistemi frenanti e a valle ad un ancoraggio sempre in fune metallica;
pannelli di rete in fune metallica di diametro 10 mm a maglia quadrata di altezza 5,0 m e
lunghezza 8,0 m, collegati attraverso una fune perimetrale ai puntoni;
al fine di trattenere anche i volumi rocciosi con dimensione minore, i pannelli sono rivestiti, sul lato di
monte, con rete in filo metallico a doppia torsione in maglia esagonale;
sistemi frenanti su ogni pannello costituiti da dispositivi costituiti ciascuno da due funi di attrito;
ancoraggi di attacco dei sistemi frenanti in corrispondenza di ogni puntone di sostegno.
I pannelli sono posti in opera perpendicolarmente al pendio; gli elementi di sostegno e di rinforzo
(piedritti,cerniere dei piedritti, tiranti) sono ancorati e fissati nella roccia o nel materiale detritico mediante
barre d'acciaio ad aderenza migliorata cementate o in micropali di lunghezza adeguata.
Applicazioni: le barriere paramassi sono impiegate nelle zone interessate da caduta di massi o movimenti
di detrito, di non grosse proporzioni, per frenare ed intercettare il più possibile il materiale mobilitato, in
modo che le eventuali altre strutture difensive, poste più a valle, possano resistere meglio all'impatto dei
massi che riescono a superare la barriera. Le barriere paramassi rigide, unitamente ad altri sistemi difensivi
Comunità montana della Valchiavenna
150
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
(barriere elastiche, valli e rilevati paramassi), si usano nelle zone dove il rischio di movimenti di masse
rocciose e/o di flussi detritici di grosse proporzioni richiede una maggiore resistenza.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
omogenea
a
manutenzione
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 –Reti
Pannelli in funi d'acciaio o pannelli a maglie in
filo di acciaio ad alta resistenza
Parte 2 – Montanti, puntoni e funi
Acciaio
Parte 3 – Ancoraggi e micropali di
fondazione
funi o barre in acciaio e boiacca di
cementazione
Parte 4 – Plinti e piastre di fondazione
calcestruzzo armato
acciaio
Danneggiamento da urti
Fenomeni da fatica
Allentamento di viti, bulloni morsetti, borchie
Danneggiamento da urti
Corrosione (elementi in acciaio)
Fenomeni da fatica
Degrado per fessurazione della boiacca di
cementazione e conseguente degrado per
corrosione della fune o del micropalo di ancoraggio
Fenomeni da fatica
Scalzamento del piano di posa per fenomeni di
erosione
Corrosione (elementi metallici)
Fenomeni da fatica
Livello minimo delle prestazioni manutentive: Verifica, anche tramite l’osservazione di fondovalle con
l’utilizzo di binocolo, della presenza di possibili danneggiamenti alle varie parti della struttura (buchi nei
pannelli, funi sfilacciate, montanti danneggiati, ecc.); verifica dei possibili fenomeni erosivi in prossimità delle
piastre di fondazione; verifica del possibile degrado per corrosione delle parti metalliche e delle funi; verifica
del degrado per essudazione della boiacca di cementazione; verifica del serraggio dei morsetti di unione
delle funi, delle borchie, viti e altri elementi di giunzione.
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e
spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i
specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Reti
m2
42,00 - 67,00 €
Funi acciaio
Montanti
Esecuzione di micropali
Plinti e piastre
Morsetti di serraggio
Realizzazione di barriere paramassi
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
cad
m
m
cad
m2
m2
ora
ora
ora
2,27 – 6,58 €
340,10 €
63,00 – 109,00 €
124,00 – 225,00€
1,81 €
82,00 – 410,00€
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
151
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Prezziario
P.R.L.
Voce
F.4.065.010.01
Descrizione
Manutenzione barriere e reti paramassi
Esecuzione di disgaggio
U.M.
Prezzo
m2
m2
100,00 €
18,92 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
152
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.34.
E02
Reti Paramassi
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia
Oggetto delle pratiche manutentive: reti
Descrizione caratteristiche: le reti paramassi sono strutture di tipo elastico utilizzate per il rivestimento di
pareti rocciose interessate da fenomeni di crollo, caduta di massi e detrito con dimensioni massime degli
elementi di circa 60-100 cm. Questa tipologia ha il duplice scopo di impedire il distacco ed il crollo di volumi
rocciosi e di migliorare le condizioni di stabilità della parte corticale della pendice a rischio.
Le reti paramassi sono formate da fili di acciaio rivestito con zinco o con lega di zinco-alluminio tessuti in
modo da formare una struttura a doppia torsione con maglie esagonali. Le dimensioni delle maglie sono
codificate dalla normativa europea: i diametri di filo usati per queste applicazioni sono 2.7 e 3.0 mm.
Tale intervento di protezione e stabilizzazione può essere effettuato con due distinti sistemi tipologici, scelti
in relazione allo stato dell’ammasso roccioso e del grado di sicurezza atteso:
a) rete ancorata con funi metalliche e reticolo di contenimento in fune metallica;
b) rete ancorata con barre metalliche e orditura verticale in fune metallica.
La prima tipologia rispetto alla seconda presenta oltre ad un’orditura verticale anche un’orditura romboidale
di contenimento in fune metallica di diametro di 12 mm, sovrapposta ai pannelli di rete metallica.
Alla sommità della pendice, opportunamente arretrati verso monte rispetto al ciglio, ed al piede della stessa,
verranno realizzati gli ancoraggi passivi rispettivamente di sostegno e di contenimento in fune metallica (φ =
20 mm tipologia a) oppure in barra metallica (φ = 16 mm tipologia b), a seconda della tipologia adottata,
disposti ad interasse non superiore a 3,0 m. Su tali ancoraggi verranno fissate due funi orizzontali di
diametro φ 12 ÷ 16 mm su cui si collegano i pannelli di rete metallica. Lungo la pendice saranno formati
ancoraggi passivi intermedi in fune metallica (tipologia a) o in barra metallica (tipologia b).
Nella distesa della rete si dovrà ricercare una perfetta aderenza della stessa alla pendice al fine di impedire
che quanto dovesse distaccarsi possa acquisire velocità e quindi danneggiare gli stessi pannelli. In entrambe
le tipologie i pannelli di rete sono collegati con anelli di giunzione metallici. Da curare con attenzione sono gli
ancoraggi in testa ed al piede, in particolare questi ultimi dovranno consentire lo svuotamento per la
manutenzione della rete.
Applicazioni: i rivestimenti delle pareti rocciose con reti metalliche e/o funi di rinforzo sono usati in tutti
quei casi in cui per varie ragioni non sia possibile o conveniente impiegare barriere paramassi. Possono
svolgere due tipi di azioni: impedire il distacco dei blocchi di roccia e guidare la caduta dei blocchi,
impedendo rimbalzi pericolosi.
Comunità montana della Valchiavenna
153
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera
omogenea
a
manutenzione
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Rete
Acciaio
Parte 2 – Ancoraggi
Funi o barre in acciaio e boiacca di
cementazione
Danneggiamento da urti
Strappi e/o aperture
Corrosione
Fenomeni da fatica
Presenza di materiale al piede
Degrado per fessurazione della biacca di
cementazione e conseguente degrado per corrosione
della fune di ancoraggio
Fenomeni da fatica
Livello minimo delle prestazioni manutentive: Verifica della presenza di materiale raccolto alla base
della rete e/o della presenza di massi incastrati tra la rete e la parete; verifica, anche tramite l’osservazione
con l’utilizzo di binocolo, della presenza di possibili danneggiamenti alle varie parti della struttura (buchi nei
pannelli, funi sfilacciate, ancoraggi slegati, ecc.); verifica dello stato di corrosione delle piastre di ancoraggio;
verifica del possibile degrado per corrosione delle parti metalliche e delle funi; verifica del serraggio dei
morsetti di unione delle funi, di borchie, viti e altri elementi di giunzione.
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e
spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i
specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Reti
m2
42,00 - 67,00 €
Funi acciaio
Montanti
Morsetti di serraggio
Posa in opera di reti paramassi
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
cad
cad
m2
m2
ora
ora
ora
2,27 – 6,58 €
340,10 €
1,81 €
19,00 – 50,00€
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
Manutenzione barriere e reti paramassi
U.M.
Prezzo
m2
100,00 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
154
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Reti paramassi – particolare
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155
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
156
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.35.
E03
Valli e rilevati
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia
Oggetto delle pratiche manutentive: valli e rilevati
Descrizione caratteristiche: i valli e i rilevati paramassi sono interventi di difesa passiva realizzati in
genere alla base di versanti rocciosi instabili soggetti a fenomeni di crollo e/o ribaltamento, distacco di massi,
blocchi e colate di detrito di grosse proporzioni. A seconda delle caratteristiche morfologiche del versante,
della necessità e dei vincoli esistenti in sito, l'intervento può essere costituito dal solo “vallo” o da un sistema
difensivo composto da un vallo e un rilevato paramassi”.
ll rilevato è costituito da un terrapieno a sezione trapezia realizzato con materiale grossolano, incoerente,
proveniente dallo scavo del vallo o reperibile in zona. Il sistema può essere, come detto, completato da uno
scavo sagomato (vallo), posto immediatamente a monte dello stesso. Il vallo, il cui fondo è ricoperto da uno
strato di materiale sciolto assorbente, assolve la duplice funzione di smorzare l'energia cinetica dei massi e
dei blocchi prima che questi raggiungano le pareti del rilevato, e di raccogliere il materiale detritico
intercettato. La tipologia di queste strutture difensive varia a secondo della geometria, del materiale e delle
tecniche costruttive con le quali sono realizzate.
In via esemplificativa si possono avere terrapieni in materiale grossolano incoerente sostenuto sul lato di
valle da muri o in alternativa rilevati realizzati con terre rinforzate che consentono di poter avere un
paramento interno, sul lato monte, con un’inclinazione quasi verticale, che garantisce una azione più efficace
nel bloccaggio dei massi. Sulla sommità del rilevato è spesso installata una barriera elastica paramassi (rete
metallica) la cui funzione è quella di intercettare frammenti rocciosi o piccoli massi che potrebbero superare
la struttura difensiva sia a causa di processi di frantumazione lungo il versante, sia per fenomeni di impatto
“masso su masso” (frantumazione e proiezione di frammenti nella zona a tergo della struttura. Il “vallo
paramassi” è realizzato mediante lo scavo di un cunettone opportunamente sagomato in funzione della
morfologia e della pendenza della scarpata a monte dell'intervento.
Sul fondo dello scavo è steso uno strato di materiale granulare sciolto (sabbia e/o ghiaia) o di materiale
detritico proveniente dallo scavo, dello spessore di circa 40-100 cm. Lo strato di materiale granulare sciolto
ha la funzione di assorbire e smorzare il più possibile l'energia cinetica dei massi o blocchi distaccatasi dalla
parete rocciosa a monte e/o rotolati lungo il versante. La geometria dello scavo deve essere progettata in
maniera tale da garantire sia l'intercettamento sia il contenimento e l'accumulo del materiale. In alcuni casi,
le pareti del vallo sul lato valle sono sostenute da muri di sostegno con paramento inclinato (muri cellulari,
muri in terra rinforzata), mentre la parete sul lato monte, più direttamente soggetta agli urti, spesso è
protetta da strutture resistenti e deformabili quali ad esempio muri in gabbioni metallici con paramento
verticale e a gradoni interni, di grande efficacia per l'arresto dei massi. Nel caso in cui le condizioni logistiche
locali non permettano di effettuare uno scavo di larghezza adeguata si può installare una barriera paramassi
di tipo elastico o si protegge il settore a valle dello scavo con gabbioni metallici sormontati da rete metallica
(“scavi sagomati protetti”).
Applicazioni:I valli ed i rilevati sono delle opere di difesa passiva dalla caduta massi o di flussi di detrito
mobilitato ampiamente utilizzati nelle zone montane per la protezione di infrastrutture viarie e ferroviarie e/o
di nuclei abitativi o industriali
Comunità montana della Valchiavenna
157
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Rilevato
Terra
Terre rinforzate
Geotessile
Sementi di ricoprimento
Terra
Materiale granulare di fondo vallo
Danneggiamento da urti
Fenomeni da fatica
Scarso attecchimento delle sementi
Parte 2 – Vallo
Danneggiamento da urti
Presenza di materiale di riempimento
Livello minimo delle prestazioni manutentive: verifica dello stato del manufatto; asportazione del
materiale eventualmente presente.
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e
spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i
specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Geotessile
Piantine
Realizzazione rilevato
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
Prezzo
m2
0,15 – 2,85 €
1,00 - 5,00 €
3,50 – 18,20€
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
cad
m3
m2
m3
ora
ora
ora
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
Manutenzione rilevati paramassi
U.M.
m3
Prezzo
30,00 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità montana della Valchiavenna
158
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
159
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.36.
E04
Gallerie
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia
Oggetto delle pratiche manutentive: gallerie
Descrizione caratteristiche: le gallerie artificiali sono generalmente realizzate in calcestruzzo armato
gettato in opera o in elementi prefabbricati in calcestruzzo ad alta resistenza. Il lato valle della struttura è
aperto ed è formato dai pilastri di sostegno della volta, mentre sul lato monte a contatto con la parete viene
realizzato un muro di controripa. L'imbocco è quasi sempre protetto da una barriera paramassi rigida
costituita da un muro in calcestruzzo armato, sormontato da reti metalliche. Molto spesso sulla copertura
della galleria è posto uno strato di materiale detritico che, oltre a favorire lo sviluppo della vegetazione
spontanea, ha la funzione di assorbire gli impatti di grossi blocchi e massi, caduti o rotolati giù dalle
scarpate, che potrebbero causare gravi danni alla struttura della volta. Nelle zone dove questo rischio è più
elevato, la galleria è completata dalla realizzazione, sul versante a monte, di barriere elastiche paramassi.
Applicazioni: Le gallerie artificiali sono impiegate soprattutto come opere di difesa dal rischio di frane,
caduta massi e rischio valanghe su strade, ferrovie, imbocchi di gallerie stradali e/o ferroviarie in aree
montane.
Comunità montana della Valchiavenna
160
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Galleria
Calcestruzzo
Parte 2 – Sistemi di drenaggio
PVC
Acciaio
Danneggiamento da urti
Crepe
Corrosione
Corrosione
Ostruzione di materiale
Livello minimo delle prestazioni manutentive: verifica dello stato della galleria e dei sistemi di
drenaggio a monte e lungo la strada.
Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento
legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Realizzazione canalette
Tubo in PVC
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
m
m2
m3
ora
ora
ora
57,60 – 216,00 €
5,30 – 18,15 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità montana della Valchiavenna
161
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità montana della Valchiavenna
162
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.37.
F01
Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo delle dinamiche delle valanghe
Oggetto delle pratiche manutentive: barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve (opere di difesa
attive)
Descrizione caratteristiche: strutture di difesa attiva contro il distacco di valanghe che vengono
posizionate frontalmente alle stesse. Sono costituite da un elemento di appoggio della coltre nevosa fissato
su montanti poggianti sul terreno e sostenuti da puntoni o funi. Si distinguono in barriere rigide (ponti da
neve e rastrelliere) e barriere flessibili (reti da neve).
Barriere fermaneve rigide – Strutture poco deformabili, piuttosto pesanti, generalmente realizzate in legno
ed acciaio, costituite da superfici di appoggio della coltre nevosa (griglie), posizionate su montanti e poste
parallelamente alle linee di livello del terreno con un angolo sub ortogonale rispetto alla direzione di massima
pendenza; le superfici di appoggio sono stabilizzate mediante puntoni ancorati al suolo, connessi ai
montanti, a circa 2/3 di altezza degli stessi; puntoni e montanti sono connessi al suolo mediante fondazioni
in c.a. o micropali.
Le rastrelliere presentano gli elementi della griglia (barre e travetti) posti perpendicolarmente alla linea di
livello e collegati mediante due elementi traversali chiamati longarine, mentre i ponti da neve hanno gli
elementi della griglia (denominati traverse) posti parallelamente alla linea di livello.
Barriere fermaneve flessibili – Strutture flessibili costituite da superfici di appoggio della coltre nevosa (reti),
sostenute da montanti di acciaio; il sostegno della rete e la trasmissione dei carichi al suolo avviene
mediante controventi in fune, di monte e di valle, fissati al suolo mediante ancoraggi o plinti a gravità. I
montanti sono fissati al suolo mediante micropali o piastre di appoggio. In alcune tipologie non esistono i
controventi di valle.
Le tipologie di reti fermaneve sono molteplici; nel modello più diffuso le reti sono costituite da singoli
pannelli in funi d'acciaio galvanizzato ad alta resistenza, disposte in maniera da formare maglie di varia
forma; i pannelli vengono collegati tra loro mediante funi di cucitura in acciaio. In altri casi l’elemento di
appoggio è costituito da pannelli a maglie in filo di acciaio ad alta resistenza.
Applicazioni: Le opere di stabilizzazione del manto nevoso vengono realizzate lungo versanti con elevate
pendenze soggetti a fenomeni valanghivi e dimensionate proporzionalmente alle forze esercitate dalle
valanghe stesse. Vengono posizionate, a partire da monte, su più file continue o interrotte o scaglionate,
poste parallelamente alla direzione del pendio in modo da opporsi allo scorrimento ed eventualmente allo
scivolamento della coltre nevosa, impedendone in tal modo il distacco o quanto meno limitando ad
un’ampiezza inoffensiva i movimenti della neve.
Comunità montana della Valchiavenna
163
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Superfici di appoggio della coltre
nevosa: griglie o reti
legno e acciaio
pannelli in funi d'acciaio o pannelli a maglie in
filo di acciaio ad alta resistenza
Parte 2 – Montanti e puntoni
legno o acciaio
Parte 3 – Funi e controventi
acciaio
Parte 4 – Ancoraggi e micropali di
fondazione
funi o barre in acciaio e boiacca di
cementazione
Parte 5 – Plinti e piastre di fondazione
calcestruzzo armato
acciaio
Danneggiamento da urti
Biodeterioramento di parti lignee
Corrosione di funi e borchie
Fenomeni da fatica
Allentamento di viti, bulloni morsetti, borchie
Danneggiamento da urti
Biodeterioramento (elementi lignei)
Corrosione (elementi in acciaio)
Fenomeni da fatica
Danneggiamento da urti
Corrosione
Fenomeni da fatica
Degrado per fessurazione della boiacca di
cementazione e conseguente degrado per
corrosione della fune o del micropalo di
ancoraggio
Fenomeni da fatica
Scalzamento del piano di posa per fenomeni di
erosione
Corrosione (elementi metallici)
Fenomeni da fatica
Comunità montana della Valchiavenna
164
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Fra le possibili cause di decadimento prestazionale nel tempo dell’opera vanno annoverati, per tutti gli
elementi costituenti la sovrastruttura, essenzialmente il danneggiamento da urto, il degrado per
fenomeni di corrosione (carpenteria metallica e funi in acciaio) o biodeterioramento e marcescenza
(parti lignee) ed i fenomeni da fatica nonché l’allentamento del serraggio di morsetti, borchie, viti e
altri elementi di giunzione;
Per quanto riguarda piastre o i plinti di fondazione, i danneggiamenti possono essere causati da
fenomeni di erosione con progressivo scalzamento del piano di posa.
Per quanto riguarda gli elementi di ancoraggio della struttura (barriere flessibili), le principali cause di
decadimento nel tempo dell’opera risultano essere essenzialmente il degrado per fessurazione della
boiacca di cementazione ed il conseguente degrado per corrosione della fune di ancoraggio nonché i
fenomeni da fatica.
Dovrà inoltre essere verificata, in seguito ad ogni nevicata di apprezzabile entità, in occasione di
sensibili rialzi della temperatura o di giornate ventose in periodi di innevamento, anche tramite
l’osservazione di fondovalle con l’utilizzo di binocolo, la presenza di accumuli nevosi anomali, distacchi
localizzati tra le file di opere e la presenza di neve al suolo in misura superiore a quanto ipotizzato
nelle ipotesi di progetto.
In tutti i periodi dell’anno dovrà essere verificata, anche tramite l’osservazione di fondovalle con
l’utilizzo di binocolo la presenza di danneggiamenti localizzati causati da fenomeni di crollo di porzioni
rocciose o da locali instabilità del versante.
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri
e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i
specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Reti
m2
42,00 - 67,00 €
Funi acciaio
Montanti
Esecuzione di micropali
Plinti e piastre
Morsetti di serraggio
Pali in legno
Realizzazione
di
barriere
paravalanghe
Sfalcio e diradamento
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
cad
m
m
cad
cad
m2
2,27 – 6,58 €
340,10 €
63,00 – 109,00 €
124,00 – 225,00€
1,81 €
3,00 – 10,00 €
82,00 – 410,00€
m2
ora
ora
ora
0,06 – 1,50 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
Manutenzione delle opere di difesa attive
U.M.
Prezzo
m
750,00 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità Montana della Valchiavenna
165
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.38.
F02
Opere di deviazione, opere di arresto, opere
di frenaggio
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo delle dinamiche delle valanghe
Oggetto delle pratiche manutentive: opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio
(opere di difesa passive)
Descrizione caratteristiche: la difesa passiva si attua con opere posizionate in zona di scorrimento
o di arresto della valanga; queste, essendo soggette a spinte dinamiche di notevole entità, sono
generalmente di struttura massiccia.
Queste opere vengono installate indipendentemente dalle previsioni del rischio valanghe. Il loro
principale svantaggio è l’elevato costo. Altri svantaggi sono la mancanza di flessibilità al variare delle
condizioni operative, l’elevato fabbisogno di terreno e una sgradevole estetica.
Applicazioni:
Le principali tipologie sono:
- opere di deviazione: hanno la funzione di far cambiare la direzione di scorrimento delle valanghe
radenti allo scopo di proteggere strutture ben definite (argini di deviazione e deviatori), oppure di
dividere la massa della valanga in piccole parti più facilmente controllabili (cunei). A protezione delle
strade si utilizzano le gallerie paravalanghe. Queste strutture possono essere costruite quasi
parallelamente alla direzione del flusso della valanga in modo da deviare la valanga in un canale;
- opere di arresto: vengono utilizzate per bloccare del tutto una valanga in movimento oppure per
rallentarne la velocità e ridurne la distanza di arresto (dighe di contenimento o intercettazione). Sono
realizzate perpendicolarmente al flusso della valanga;
- opere di frenaggio: favoriscono la decelerazione della neve in movimento, provocandone
l’espansione laterale per effetto di successive deviazioni (cunei frenanti). Sono ostacoli collocati nella
zona di scorrimento della valanga
Comunità Montana della Valchiavenna
166
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Muratura\arginatura
Cemento
Pietrame
Terra
Calcestruzzo
Legno
Distruzione, scalzamento, dislocazione
Distruzione, scalzamento, dislocazione
Erosione, distruzione
Corrosione
Degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura
degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie,
gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete
cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi
Parte 2 – Rivestimento
Pietrame
Arbusti, erba
Chiodi in ferro
Acciaio
Parte 3 – Specie vegetali
Parte 4- Carpenteria in ferro
Scarso attecchimento
Corrosione, piegatura, rottura
Danneggiamento da urti, corrosione
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità dell’opera e
soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia dei fossi drenanti con asportazione materiale; sostituzione
parti danneggiate o deteriorate, controllo della vegetazione
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri
e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
Realizzazione di terre rinforzate
Muratura in calcestruzzo
Muratura in pietrame a secco
Chiodi
Pali in legno
Piantine
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
U.M.
m2
m2
m3
Kg
cad
cad
m2
m3
ora
ora
ora
Prezzo
130,00 – 186,00 €
25,45 – 64,20 €
126,16 – 216,00 €
1,18 – 1,66 €
3,00 – 10,00 €
1,00 - 5,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità Montana della Valchiavenna
167
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Opera di deviazione (cuneo)
Opere di frenaggio (cunei)
Comunità Montana della Valchiavenna
168
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Opere di arresto (argini)
Comunità Montana della Valchiavenna
169
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.39.
F03
Gallerie
Manuale D’uso
Funzione specifica: controllo delle dinamiche delle valanghe
Oggetto delle pratiche manutentive: gallerie
Descrizione caratteristiche: le gallerie artificiali sono generalmente realizzate in calcestruzzo
armato gettato in opera o in elementi prefabbricati in calcestruzzo ad alta resistenza. Il lato valle della
struttura è aperto ed è formato dai pilastri di sostegno della volta, mentre sul lato monte a contatto
con la parete viene realizzato un muro di controripa. L'imbocco è quasi sempre protetto da una
barriera paramassi rigida costituita da un muro in calcestruzzo armato, sormontato da reti metalliche.
Molto spesso sulla copertura della galleria è posto uno strato di materiale detritico che, oltre a favorire
lo sviluppo della vegetazione spontanea, ha la funzione di assorbire gli impatti di grossi blocchi e
massi, caduti o rotolati giù dalle scarpate, che potrebbero causare gravi danni alla struttura della
volta. Nelle zone dove questo rischio è più elevato, la galleria è completata dalla realizzazione, sul
versante a monte, di barriere elastiche paramassi.
Applicazioni: Le gallerie artificiali sono impiegate soprattutto come opere di difesa dal rischio di
frane, caduta massi e rischio valanghe su strade, ferrovie, imbocchi di gallerie stradali e/o ferroviarie
in aree montane.
Comunità Montana della Valchiavenna
170
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Galleria
Calcestruzzo
Parte 2 – Sistemi di drenaggio
PVC
Acciaio
Danneggiamento da urti
Crepe
Corrosione
Corrosione
Ostruzione di materiale
Livello minimo delle prestazioni manutentive: verifica dello stato della galleria e dei sistemi di
drenaggio a monte e lungo la strada.
Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento
legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari:
Descrizione
U.M.
Prezzo
Realizzazione canalette
Tubo in PVC
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
m
m2
m3
ora
ora
ora
57,60 – 216,00 €
5,30 – 18,15 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità Montana della Valchiavenna
171
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità Montana della Valchiavenna
172
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.40.
G01
Drenaggi superficiali
Manuale D’uso
Funzione specifica: drenaggio, scolo, canalizzazione delle acque e impluvi
Oggetto delle pratiche manutentive: drenaggi superficiali
Descrizione caratteristiche: le opere di drenaggio superficiali sono interventi eseguiti
immediatamente dopo il verificarsi di un evento franoso per la regimazione ed il drenaggio delle acque
superficiali e per la sistemazione del pendio instabile.
Canalette superficiali: la disposizione delle canalette superficiali, realizzate sia all’interno che
all’esterno dell’area dissestata, può essere trasversale o longitudinale rispetto al pendio. In funzione
delle modalità costruttive e del materiale di costruzione si possono avere vari tipi di canalette quali
quelli descritti nel seguito.
Canalette in terra: sono realizzate eseguendo uno scavo a sezione trapezoidale e possono essere
presidiate o non presidiate. In genere le opere di presidio sono necessarie laddove la pendenza è
elevata e le caratteristiche del terreno non garantiscono la funzionalità delle stesse (erosione,
interrimento ecc.).
Canalette in legname e pietrame: a sezione trapezoidale, sono realizzate con un intelaiatura di pali di
legname idoneo e rivestendo il fondo con uno strato di pietrame posto a mano, di circa 20 cm di
spessore. Anche per questo tipo di opera è necessario eseguire adeguate opere di presidio.
Canalette prefabbricate in calcestruzzo: sono costituite da elementi (embrici), a forma di trapezio e di
ampiezza variabile in modo che l'elemento di monte si incastri, con la parte più stretta, in quello di
valle con una piccola sovrapposizione. Gli elementi della canaletta sono posizionati all'interno di uno
scavo avente la stessa forma e debitamente costipato per evitare cedimenti. Le canalette rivestite con
elementi prefabbricati in calcestruzzo sono impiegate nei casi in cui la pendenza superi il 10% a causa
della loro stabilità rispetto ad eventuali movimenti del corpo di frana.
Canalette con rivestimento rigido in calcestruzzo: di forma e sezione simile alle precedenti, sono usate
se la pendenza dell'opera è minore del 10%.
Canalette prefabbricate in lamiera: sono generalmente costituite da elementi di forma semicircolare in
acciaio ondulato nervato, di spessore minimo di 2 mm, e devono essere ben incassate nel terreno.
Data la tendenza, con il tempo, a scollarsi dal terreno incassante, è preferibile disporre le canalette
secondo la linea della massima pendenza.
Canalizzazioni di gronda: studiate per la captazione e l’allontanamento, da un determinata area, delle
acque superficiali provenienti da monte. Sono realizzate per lo più con elementi naturali di forma e
sezioni simili alle precedenti.
Tombotti: sono generalmente realizzati in elementi prefabbricati in calcestruzzo o gettati in opera, di
forma quadrata o circolare all’interno dei quali le acque convogliate dalle canalette superficiali
vengono in un primo tempo raccolte e poi indirizzate ad apposito recapito. Con il tempo tendono a
riempirsi del materiale solido trasportato dall’acqua sia vegetale quali foglie, rami, humus ecc.. sia
litoide.
Applicazioni: Gli interventi di drenaggio superficiale sono opere che possono essere realizzate
immediatamente dopo il verificarsi di un evento franoso unitamente ad altri interventi di regimazione e
di sistemazione superficiale dei pendii oppure nell’allontanamento e raccolta delle acque superficiali in
Comunità Montana della Valchiavenna
173
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
una determinata area o lungo le vie di comunicazione. Il loro utilizzo è frequente anche nella
sistemazione e consolidamento di versanti in dissesto insieme ad altre opere a carattere definitivo.
Nell’esecuzione dei drenaggi è di fondamentale importanza assicurarsi che tutti gli scarichi delle
canalizzazioni siano condotti o al più vicino fosso o impluvio, fuori dal versante in frana, e che in
corrispondenza dei punti di scarico non inneschino processi erosivi o ad apposito tombotto di raccolta.
Come ovvio la manutenzione riveste inoltre un ruolo determinante nella funzionalità di questi sistemi.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Canaletta
Terra
Legname/Pietrame
Calcestruzzo
Lamiera
Cls
Danneggiamento da urti
Corrosione
Riempimento di materiale
Scollamento dal terreno
Riempimento di materiale
Parte 2 – Tombotti
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo dello stato, dell’efficienza ed efficacia
con rimozione materiale eventualmente presente (terra, arbusti, radici, ecc…) sia nelle canalette che
nei tombotti; verifica degli scarichi (mai lungo i versanti ma sempre e solo presso gli impluvi); verifica
della buona aderenza tra le canalette prefabbricate in lamiera e il terreno sottostante.
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori
agricoli o forestali, escavatore; operaio/i non specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Realizzazione canalette
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m
m2
m3
ora
ora
ora
57,60 – 216,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Prezziario
Voce
Descrizione
Manutenzione delle reti di drenaggio
superficiale
Manutenzione delle reti di drenaggio
superficiale (nell’urbano)
U.M.
Prezzo
m
3,70 €
m
1,00 €
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità Montana della Valchiavenna
174
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Opere di consolidamento di una scarpata stradale interessata da frane di tipo superficiale. Il pendio è stato
rimodellato e stabilizzato mediante la realizzazione di opere di drenaggio superficiali, costituite da canalette,
rivestite in calcestruzzo, che convogliano le acque intercettate nel sistema drenante principale, costituito da una
canaletta rivestita in pietrame. L'intervento è stato completato con opere di rivestimento del pendio di tipo
antierosivo (geodeti in fibre vegetali biodegradabili ed inerbimento) e con la costruzione di una scogliera in
pietrame alla base del versante per la protezione dall'erosione fluviale.
Comunità Montana della Valchiavenna
175
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.41.
G02
Trincee drenanti
Manuale D’uso
Funzione specifica: drenaggio, scolo, canalizzazione delle acque e impluvi
Oggetto delle pratiche manutentive: trincee
Descrizione caratteristiche: le trincee drenanti sono delle strutture allungate disposte in genere
parallelamente alla linea di massima pendenza del versante, con profondità limitate, possono
raggiungere i 4-6 m, e larghezze di poco inferiori o superiori al metro ( 0.80 - 1.20).
Le modalità di esecuzione delle trincee drenanti sono diverse in funzione della profondità e delle
diverse situazioni litologiche ed idrogeologiche locali. Le trincee devono essere scavate con attenzione,
a piccoli tratti, procedendo da valle verso monte in modo che, anche se costruite parzialmente, esse
possano esercitare la loro azione drenante già in fase di costruzione. Il fondo dello scavo può avere
una pendenza uniforme in caso di versanti poco inclinati (10°-15°), mentre nel caso di pendii
maggiormente inclinati o di trincee molto estese in lunghezza, si procede alla gradonatura del fondo
scavo. Sul fondo della trincea può essere installata una canaletta in calcestruzzo sopra la quale è
posto un tubo (PVC, PE, metallico o in cemento). Al disopra della canaletta e del tubo di raccolta è
posto il corpo drenante: questo può essere formato da un filtro in terreno naturale, o in alternativa da
geotessili. Nel primo caso il materiale drenante è costituito da ghiaia e sabbia pulita, con scarso fino
(non maggiore del 3% in peso) ricoperto da uno strato sommitale di terreno vegetale, con spessore di
circa 0.5 m. Nel secondo caso il corpo drenante è formato da uno strato di ghiaia (5 - 20 mm) pulita,
completamente avvolto con un telo di tessuto non tessuto posto a contatto col terreno da drenare. Al
disopra di questo il riempimento della trincea è completato da uno strato di sabbia e dallo strato
sommitale di terreno vegetale.
Applicazioni: le trincee drenanti sono impiegate con efficacia fondamentalmente negli interventi di
consolidamento di frane, di scorrimento rotazionale o di colamenti con superfici di scorrimento poco
profonde. Queste opere sono un efficace sistema di drenaggio profondo delle acque di infiltrazione e
di quelle della falda. L'abbattimento della quota piezometrica della falda e la diminuzione del
contenuto d'acqua nel terreno consentono di ottenere una sensibile riduzione delle pressioni
interstiziali ed un aumento della coesione, migliorando le condizioni di stabilità del pendio.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Tubazione
Ferro
PVC
PE
Cemento
Tessuto
Tessuto non tessuto
Pietrame, ciottoli, ghiaia
Danneggiamento da urti
Corrosione
Scalzamento
Parte 2 – Geotessile
Parte 3 – Corpo drenante
Comunità Montana della Valchiavenna
Strappi e lacerazioni
Ostruzione
Occlusione dei vuoti
176
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità dei sistemi, del
loro stato, della loro efficienza ed efficacia; verifica degli scarichi durante e/o dopo un evento piovoso;
eventuale pulizia degli scarichi da materiale (terra, arbusti, radici, ecc…); verifica dell’accessibilità di
tutti i pozzetti di controllo; controllo dell’efficienza degli scarichi delle acque a valle del tubo di scarico
del dreno.
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali,
escavatore; operaio/i specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Posa in opera geotessile
Tubo in PVC
Materiale drenante
Esecuzione trincea drenante
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
m2
m
m3
m
m2
m3
ora
ora
ora
2,00 – 3,70 €
5,30 – 18,15 €
9,00 -20,00 €
82,83 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità Montana della Valchiavenna
177
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.42.
G03
Pozzi drenanti
Manuale D’uso
Funzione specifica: drenaggio, scolo, canalizzazione delle acque e impluvi
Oggetto delle pratiche manutentive: pozzi
Descrizione caratteristiche: i pozzi drenanti di medio e grande diametro sono opere di drenaggio
profondo, utilizzati in corrispondenza di aree di cui non è noto, con sufficiente approssimazione,
l’andamento delle linee di flusso delle acque sotterranee o in cui è presente una situazione
litostratigrafica eterogenea, caratterizzata da alternanze di orizzonti a differente permeabilità e
idrogeologia complessa.
I pozzi possono essere realizzati isolatamente oppure accostati tra loro in modo da formare una
paratia drenante. In questo caso è necessario riempire il foro solo con materiale drenante e lo scarico
delle acque avviene per gravità.
Le moderne tecnologie impiegate nell'esecuzione dei drenaggi profondi, hanno consentito
l'introduzione di un tipo di intervento composito, costituito da pozzi verticali drenanti, accessibili anche
in via permanente, collegati tra loro da fori per lo scarico delle acque per gravità, muniti di dreni
suborizzontali eseguiti a raggiera dall'interno dei pozzi, disposti su due o più livelli. Questa soluzione
permette di allargare notevolmente l'area d'influenza del sistema drenante. I pozzi possono essere
costituiti da una corona esterna di pali trivellati e rivestimento interno delle pareti in calcestruzzo
messo in opera entro casseforme in acciaio. In alternativa si possono avere pareti in cemento armato
eseguite con elementi di paratia per pozzi.
I pozzi così eseguiti assolvono, oltre alla funzione di drenaggio e di controllo dell'andamento delle
falde freatiche, anche un importante funzione strutturale di sostegno, fondamentale negli interventi di
consolidamento e stabilizzazione di pendii in frana che coinvolgono infrastrutture o abitati.
Applicazioni: I pozzi drenanti di medio e grande diametro, abbinati sovente a dreni suborizzontali e
gallerie drenanti, sono impiegati con efficacia negli interventi di consolidamento e di stabilizzazione di
pendii in frana dove è necessario intercettare le acque sotterranee ed abbattere sensibilmente il livello
della falda, riducendo al tempo stesso gli effetti negativi sull’ambiente, per garantire la stabilità di
opere importanti o insediamenti abitativi.
Comunità Montana della Valchiavenna
178
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Parte 1 – Pozzo
Acciaio
Calcestruzzo
Ferro
PVC
corrosione
Parte 2 – Tubazioni
Parte 3 – Corpo drenante
Pietrame, ghiaia ecc
Danneggiamento da urti
Corrosione
Scalzamento
Occlusione dei vuoti
Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità dei sistemi, del
loro stato, della loro efficienza ed efficacia; verifica degli scarichi durante e/o dopo un evento piovoso;
eventuale pulizia degli scarichi da materiale (terra, arbusti, radici, ecc…); verifica dell’accessibilità del
pozzo; controllo dell’efficienza degli scarichi delle acque a valle del tubo di scarico del dreno.
Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori
agricoli o forestali, escavatore; operaio/i specializzato/i.
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
Posa in opera geotessile
Tubo in PVC
Esecuzioni dreni sub-orizzontali
Riempimento pietrame
Materiale drenante
Sfalcio e diradamento
Scavo e sbancamento materiale
Manodopera
Decespugliatore o motosega
Nolo mezzi meccanici con operatore
U.M.
Prezzo
m2
m
m
m3
m3
m2
m3
ora
ora
ora
2,00 – 3,70 €
5,30 – 18,15 €
45,00 - 141,00 €
46,00 -70,00 €
9,00 -20,00 €
0,06 – 1,50 €
4,00 – 6,00 €
20,00 – 26,00 €
3,00 – 8,00 €
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità Montana della Valchiavenna
179
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Comunità Montana della Valchiavenna
180
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.43.
H01
Viabilità
Manuale D’uso
Funzione specifica: accessibilità, gestione forestale e fruizione del territorio
Oggetto delle pratiche manutentive: viabilità, viabilità agro-silvo-pastorale e sentieristica
Descrizione caratteristiche:
VASP
La definizione di viabilità agro-silvo-pastorale è data dall’art. 21, comma 1, della l.r. 27/2004, che così
dispone: «Le strade agro-silvo-pastorali sono infrastrutture finalizzate ad un utilizzo prevalente di tipo
agro-silvo-pastorale, non adibite al pubblico transito. Il transito è disciplinato da un regolamento
comunale, approvato sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale, entro centottanta giorni
dall’entrata in vigore della presente legge».
Alcune prime indicazioni in materia erano state date dalla Regione Lombardia attraverso la “Direttiva
relativa alla viabilità locale di servizio all’attività agro-silvo-pastorale” approvata dalla Giunta regionale
con la d.g.r. VII/14016 del 8 agosto 2003. Tale direttiva resta valida per quanto non in contrasto con
la nuova legislazione regionale.
La direttiva regionale dettagliava nei particolari:
•
metodi di classificazione e censimento delle diverse strade,
•
la pianificazione (Piano della viabilità agro-silvo-pastorale) ed i Regolamenti di cui i Comuni e
le Comunità Montane dovranno dotarsi,
•
•
modalità di progettazione per le nuove piste,
le procedure amministrative (chiusura, gestione, convenzioni, stesura Piano viabilità VASP,
censimento, manutenzione, programmazione)
Una recente circolare regionale “Circolare n. 11 del 01.07.2008” rivolta ai Comuni con l’intento di
chiarire alcune questioni relative alle VASP segnala in particolare che fino al 30 settembre 2008 i
comuni hanno la possibilità di integrare il proprio Piano della VASP inserendovi nuove strade,
successivamente l’implementazione e l’aggiornamento del Piano della VASP da parte degli enti
competenti (CC.MM., Provincie ecc.) sarà consentito, dopo esplicita comunicazione da parte della
Regione, e indicativamente entro la fine del 2009 o in occasione della redazione o aggiornamento del
PIF.
Si ricorda infatti che, ai sensi dell’art. 21, comma 2, della l.r. 27/2004 i piani VASP sono parte
integrante del PIF e come tali devono essere successivamente approvati dalla Provincia.
L’applicazione dell’art. 21 della l.r. 27/2004 deve obbligatoriamente riguardare tutta la viabilità agrosilvo-pastorali finanziate con fondi europei, statali e regionali (quale la Misura 3.18 “Sviluppo e
miglioramento infrastrutture rurali” del Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006, con gli Artt. 23, 24 e 25
della l.r. 7/2000
e con la L 102/90 I° e II° fase), nonché quella realizzata come intervento
compensativo a seguito di trasformazione di bosco (art. 4 l.r. 27/2004).
I Comuni possono operare alcuni adattamenti nella stesura dei propri Regolamenti, in funzione delle
proprie esigenze e /o peculiarità, fermo restando comunque i seguenti principi generali:
1) i regolamenti del piano VASP di una Comunità Montana devono contenere un'omogeneità di
fondo, cioè non è possibile che ogni Comune deliberi un regolamento diverso dagli altri in
Comunità Montana della Valchiavenna
181
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
maniera sostanziale; è evidente che tale omogeneità risulta indispensabile sia per una corretta
gestione della viabilità agro-silvo-pastorale comprensoriale che per facilitare la fruizione ai
cittadini, siano essi residenti o no.
2) le specifiche identificative della strada (art 1 Regolamento tipo della Regione ) compresa
anche la classe di transitabilità devono essere sempre indicate in modo esauriente al fine di
individuare i in modo univoco l’infrastruttura oggetto di chiusura al transito;
3) il soggetto gestore (art 2 Regolamento tipo della Regione) deve essere chiaramente
individuato (anche se è implicito che il soggetto gestore se non altrimenti indicato è il comune
competente per territorio )anche al fine del rilascio delle autorizzazione al transito e della
tenuta del Registro permessi e deroghe (art 8, 10, 11,12 e 13 Regolamento tipo della
Regione );
4) ogni strada regolamentata deve avere un cartello di chiusura (art 3 Regolamento tipo della
Regione). Sarà necessario mettere in opera all’inizio di ogni strada ( in corrispondenza degli
eventuali accessi se più di uno) una cartellonistica di divieto al transito ordinario con i
riferimenti di legge, se non ancora presente, indispensabile a segnalare tale infrastruttura;
5) i sistemi tariffari o le categorie di esclusione dal pagamento per il transito devono essere
omogenei nell'ambito del piano VASP di ogni Comunità Montana, per i medesimi motivi di cui
al punto 1;
6) principio irrinunciabile, al di là dell’unica categoria1 che può essere esclusa dal pagamento, è
che non può essere deliberata la gratuità al transito per i cittadini (art 8 Regolamento tipo
della Regione ) solo perché residenti o nativi nel comune; infatti, al fine di garantire la
manutenzione delle strade, risulta necessario stabilire un transito oneroso ovvero in
alternativa l'effettuazione della “giornata delle strade”.
La mancanza dei succitati presupposti implicherà la non validazione del piano VASP da parte della
Regione Lombardia. .
La direttiva definiva VASP quelle strade ubicate nelle aree montane e collinari della regione, che non sono adibite al pubblico
transito e non collegano centri abitati, realizzate prevalentemente in fondo naturale, che svolgono molteplici funzioni in campo
agricolo e forestale e in subordine turistico ricreativo.
In particolare riconosceva:
•
strade agro-silvo-pastorali quelle infrastrutture polifunzionali, finalizzate ad utilizzo prevalente di tipo agro-silvo-
pastorale, non adibite al pubblico transito, non soggette alle norme del codice della strada, nelle quali il transito è
sottoposto all’applicazione di uno specifico regolamento.
Questa tipologia comprende in un'unica definizione le strade classificate, ai sensi dell’art 10, comma 2 della l.r. 10/98,
interpoderali e silvo-pastorali, difficilmente distinguibili fra loro per la forte polifunzionalità intrinseca tipica della
viabilità delle zone montane e collinari. In questa categoria di strade vengono comprese tutte quelle infrastrutture di
collegamento utilizzate prevalentemente, per lo svolgimento delle attività agricole e forestali periodiche. La
funzionalità di queste strade consente il collegamento:
o
dalle aziende agro-silvo-pastorali alle strade locali del Comune;
o
dalle aree forestali o pascolive alle rete interpoderale o alle strade locali del Comune.
Queste strade sono tracciati permanenti che hanno particolari caratteristiche costruttive (larghezza, pendenza, ecc.)
con specifiche tipologie delle opere d’arte, di ridotto impatto ambientale, e soggette a periodiche manutenzioni. Le
strade agro-silvo-pastorali sono oggetto di uno specifico Piano di viabilità.
•
Piste forestali quelle infrastrutture temporanee, a funzionalità limitata, realizzate solo per l’esecuzione di specifici
lavori forestali, sistemazioni idraulico-agrario-forestale e opere di difesa del suolo. Queste piste hanno un utilizzo
limitato nel tempo in funzione degli interventi da realizzarsi nell’area servita dalla pista, per cui il tracciato dovrà in
ogni caso essere ripristinato al termine dei lavori.
Le caratteristiche delle piste forestali, non prevedono la realizzazione d’opere d’arte, necessitano della sola
risagomatura del terreno. Esse non rientrano nel Piano della viabilità e possono fare parte dei progetti di taglio o delle
opere di cantiere previste dai progetti di sistemazione o difesa del suolo.
1
Categoria A1) proprietari od affittuari degli immobili serviti dalla strada e nel caso di strade di privati dichiarate di pubblica
utilità i proprietari dell’infrastruttura.
Comunità Montana della Valchiavenna
182
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Tracciati minori costituita dall’insieme di percorsi, distinti in mulattiere, sentieri e itinerari alpini, che per le loro
caratteristiche tecniche sono a prevalente uso pedonale.
•
Nonostante la sua funzione principale sia di tipo ricreativo, storico o culturale (si pensi ad esempio ai tracciati delle
strade militari della prima guerra mondiale), essa può ricoprire un ruolo significativo nella gestione attiva del territorio
montano, in quanto possono essere le uniche vie d'accesso in ambienti difficili.
Tabella 3.1:classificazione dei tracciati d’interesse agro-silvo-pastorale secondo la direttiva regionale
Classe di
transitabilità2
Fattore di transitabilità
Mezzi
I
II
Autocarri
Trattori con
rimorchio
Trattori piccole
dimension
90 CV
Piccoli
automezzi
III
IV
Rete viabile
Largh.
Minima
Pendenza
(%)
Carico
ammissibile3, 4
(q)
250
200
(m)
Prevalente
3,55
2,514
<10
<12
100
2,0
<14
40
1,8
>14
Raggio
tornanti
(m)
Massima
F. naturale
12
14
F. stabilizzato
16
20
9
8
16
25
6
>16
>25
<6
Piste forestali
Mezzi forestali
Mulattiere
Sentieri
Itinerari alpini
Tracciati minori
tracciati a prevalente uso pedonale con larghezza minima di 1,2 m, pendenza non superiore al 25% con fondo lastricato
nei tratti a maggior pendenza. Presenza di piccole opere di regimazione delle acque superficiali (canalette e cunettoni) e
di muri di contenimento della scarpata a monte e a valle
tracciati ad esclusivo uso pedonale con larghezza non superiore a 1,2 m e pendenze che, in presenza di gradini, possono
raggiungere il 100%. Presenza di elementari opere d'arte per il mantenimento del fondo e della scarpata
insieme dei tracciati in zona di media e alta montagna ad esclusivo uso pedonale, con sezione ridotta, fondo spesso
irregolare e non consolidato e mancanza di opere d'arte. In zone impervie possono essere dotati di particolari attrezzature
fisse per garantire il passaggio in sicurezza (ferrate)
Esempio di segnaletica da adottare per strada agro-silvo-pastorale
Regolamento
Comunale n. del ..
Art. 20 – L.R. 80/89
Classe di transitabilità II
Transito vietato ai veicoli
aventi una massa superiore
a 50 t
Possibili rientri nei costi di gestione:
•
Tariffe autorizzazioni ordinarie di transito
•
Tariffe autorizzazioni accesso temporanee
•
Giornate di lavoro a titolo gratuito
•
Sanzioni e incameramento cauzioni per ripristino danni
2
La classe di transitabilità è determinata dal parametro più sfavorevole che ne costituisce il limite di transitabilità.
3
Sono consentite delle deroghe indicate nel Regolamento comunale al transito art. 13
4
Sono possibili carichi superiori a quelli indicati in tabella per tutte le strade ed in particolare per quelle di nuova costruzione
qualora esplicitamente valutati con prove di carico.
5
Comprensivo di banchina 0.5 m
Comunità Montana della Valchiavenna
183
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
•
Extra-tariffari di cui trasferimenti correnti regionali
•
Altri rientri finanziamenti vari (ex art. 23 lr 7/2000)
La Comunità Montana Valchiavenna ha realizzato il censimento della propria VASP ed approvato il
Proprio Regolamento
Negli allegati alla Circolare n. 11 del 01.07.2008 viene difatti segnalato quanto segue:
Ricognizione VASP luglio 2008
CM 26
Comunità Montane
C.M. Valchiavenna
Approvato completo
si
Approvato parziale
In corso di redazione
Comune
Codice_Regolamento
Gestore
Stato_Realizzazione
VILLA DI CHIAVENNA
PRATA CAMPORTACCIO
DELIBERA C.C. N.23/06
D.C.C. N.41/06
Esistente
Esistente
PRATA CAMPORTACCIO
CAMPODOLCINO
CAMPODOLCINO
CAMPODOLCINO
MESE
MESE
GORDONA
GORDONA
PRATA CAMPORTACCIO
D.C.C. N.41/06
DELIBERA C.C. N.3/07
DELIBERA C.C. N.4/07
DELIBERA C.C. N.5/07
DELIBERA G.M. N.86/05
DELIBERA G.M. N.8/07
DELIBERA C.C. N.2/07
DELIBERA C.C. N.2/07
D. C.C. N.41/06
PRATA CAMPORTACCIO
PRATA CAMPORTACCIO
VILLA DI CHIAVENNA
PIURO
VERCEIA
SAN GIACOMO FILIPPO
D.C.C. N.41/06
D. C.C. N.41/06
DELIBERA C.C. N.23/06
DELIBERA C.C N. 7/05
DELIBERA C.C. N.4/07
DELIBERA G.M. N.7/07
SAN GIACOMO FILIPPO
DELIBERA G.M. N.6/07
SAN GIACOMO FILIPPO
SAN GIACOMO FILIPPO
SAMOLACO
MADESIMO
DELIBERA G.M. N.3/06
DELIBERA G.M. N.17/06
DELIBERA C.C. N.3/07
DELIBERA C.C. N.39/06
Amministrazione Comunale
Consorzio Forestale di Prata
Camportaccio
Consorzio Monti di Lottano
Consorzio Alpe Motta
Consorzio Valle di Starleggia
Consorzio Alpe Bondeno
Consorzio Madonna delle Grazie
Consorzio Scandolera - Bocc
Consorzio Valle Pilotera
Consorzio Val Bodengo
Consorzio Forestale di Prata
Camportaccio
Consorzio Monti di Lottano
Consorzio Monti di Lottano
Amministrazione Comunale
Consorzio Monti di Pradella
Amministrazione comunale
Consorzi Frazione di Dalò e Alpe di
Agoncio
Consorzio Alpi e Boschi di
Sommarovina
Consorzio frazionisti di San Bernardo
Consorzio Madonna delle grazie
Amministrazione Comunale
Consorzio Forestale Boschi di Isola
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Esistente
Indipendentemente dalla definizione ufficiale va sottolineato che la viabilità agro-silvo –pastorale
connessa alle altre tipologie di viabilità rurale (insieme delle strade a servizio dei fondi agricoli, dei
pascoli, degli alpeggi e dei boschi) ha anche una sempre più rilevante funzione turistico-ricreativa.
Infatti, oggi la VASP viene utilizzata a fine produttivo (esbosco, collegamento con unità produttive
agro-silvo-pastorali poco accessibili), antincendio (sia per l’accesso ai mezzi, che con funzione
tagliafuoco) e ricreativo (maggior accessibilità pedonale e cicloturistica) (Università degli Studi di
Milano “Linee guida per la progettazione della viabilità agro-silvo-pastorale in Lombardia”).
ALTRA VIABILITÁ e RETE CICLABILE
Va ricordato che la scelta di non applicare quanto previsto all’art. 21 l.r. 27/2004 e nella d.g.r. n.
14016/2003 per infrastrutture finalizzate ad utilizzo prevalente di tipo agro-silvo-pastorale:
Comunità Montana della Valchiavenna
184
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
1. comporta la classificazione della viabilità in esame come strade comunali6 o strade "vicinali" 7, il cui
transito è soggetto al codice stradale;
2. impone al comune di adottare tutti gli accorgimenti costruttivi (gard-rail, muri, drenaggi, ecc.) tali
da rendere la viabilità transitabile in conformità con le disposizioni del codice stradale;
3. esclude dalla possibilità di accedere ai finanziamenti della Regione Lombardia destinati alla
viabilità agro-silvo-pastorale.
Va altresì ricordato che la Regione Lombardia ha predisposto il Manuale per la realizzazione della rete
ciclabile regionale, adottato con d.g.r. 22 dicembre 1999, n. VII/47207, che rappresenta il documento
di riferimento per la progettazione e per la valutazione di iniziative riguardanti il tema dei percorsi
ciclabili.
E' stato aggiornato a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (settembre 2000) del
"Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili", ed in
funzione delle esperienze di progettazione effettuate.
In sintesi i contenuti del Manuale sono i seguenti:
•
il progetto di rete ciclabile regionale, anche con riferimento ai contenuti del vigente Piano
Territoriale Paesistico Regionale;
•
il Regolamento relativo alle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili, la normativa di
riferimento statale (l. 366/98) e regionale (l.r. 65/89);
•
le indicazioni operative e tecniche per la realizzazione di tracciati ciclabili di diversa tipologia
(percorsi "protetti", corsie ciclabili preferenziali, tracciati su strade campestri, ecc.), complete
di schede esemplificative ed immagini fotografiche di tracciati cicloturistici realizzati.
SENTIERISTICA
Con Delibera n. 48929 del 1.3.2000, la Giunta Regionale Lombarda ha approvato il “Piano dei percorsi
escursionistici d’interesse naturalistico e storico integrati col sistema delle aree protette”. Il Piano ha
preso in esame 86 tracciati di lunga percorrenza e 42 percorsi di interesse locale di collegamento tra le
aree protette e ha prodotto le Linee guida per la loro salvaguardia e valorizzazione.
6
Comunali, quando congiungono il capoluogo del comune con le sue frazioni o le frazioni fra loro, ovvero congiungono il
capoluogo con la stazione ferroviaria, tranviaria o automobilistica, con un aeroporto o porto marittimo, lacuale o fluviale,
con interporti o nodi di scambio internodale o con le localita' che sono sede di essenziali servizi interessanti la collettiivi a'
comunale ai sensi del comma 6 dell’art. 2 del Codice della Strada
7
assimilate alle strade comunali ai sensi del comma 6 dell’art. 2 del Codice della Strada
Comunità Montana della Valchiavenna
185
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
In particolare sono state definite:
•le caratteristiche tecniche e grafiche dei cartelli perimetrali, dei pannelli comportamentali e dei
pannelli informativi da adottare nelle aree protette
•l’utilizzo della segnaletica ufficiale del Club Alpino Italiano per la segnalazione dei sentieri nelle aree
protette
Va quindi segnalato che la Regione Lombardia ha partecipato ad un Programma di Iniziativa
Comunitaria INTERREG lll A ITALIA SVIZZERA 2000-2006 - Cooperazione transfrontaliera –
espressamente dedicato alla sentieristica: un progetto a regia regionale “Charta Itinerum - Alpi senza
frontiere” tra la Svizzera (Canton Ticino, Cantone Grigioni) e l’Italia (Lombardia: Varese, Como, Lecco,
Sondrio) per la realizzazione di cartografia tematica e di un WEBGIS a supporto dell’escursionismo
naturale e culturale e per la salvaguardia e la valorizzazione della rete sentieristica
La Provincia di Sondrio e la SEV - Società Economica Valtellinese, nell'ambito delle iniziative promosse
dal "Tavolo di coordinamento provinciale - Itinerari per l'escursionismo" ha realizzato un manuale
operativo per la segnaletica degli itinerari escursionistici della Provincia di Sondrio con lo scopo di
fornire un valido strumento operativo a tutti coloro che operano nel campo degli itinerari
escursionistici e della segnatura e manutenzioni dei sentieri.
Il manuale, approvato ed adottato dall'Amministrazione Provinciale (DGP 393/05) e dalle cinque
Comunità Montane di Valtellina e Valchiavenna, rappresenta la volontà delle istituzioni di pervenire ad
un modello unificato e condiviso di segnaletica dei sentieri e degli itinerari provinciali, al fine di
consentire una migliore identificazione e fruibilità degli stessi.
Comunità Montana della Valchiavenna
186
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Per approfondimenti su temi si rimanda ai riferimenti che seguono:
•
Regione Lombardia -Direzione Generale Agricoltura Circolare attuativa per la viabilità agrosilvo-pastorale (Circolare n. 11 del 01 luglio 2008, indicazioni in merito all'applicazione dell'art.
21 della l.r. 27/04 e alla direttiva relativa alla viabilità locale di servizio all’attività agro-silvopastorale.)
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=3790&SezioneI
d=2008000000&action=Documento
•
Legge regionale forestale 27/2004 "Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e
dell'economia forestale"
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum
entoId=1787&SezioneId=0&codTipol=1
Regolamento Regionale n. 5/2007 "Norme Forestali Regionali" approvato in data 10 luglio 2007
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum
entoId=3200&SezioneId=0&codTipol=1
Direttiva per la viabilità agro-silvo-pastorale approvata con d.g.r. n. VII/14016 del 08/08/2003
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum
entoId=909&SezioneId=0&codTipol=1
Regione Lombardia, 2006 – “Linee guida per la progettazione della viabilità agro-silvo-pastorale
in Lombardia: stabilità delle scarpate e opere di stabilizzazione
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=1148&SezioneI
d=2808000000&action=Documento
Regione Lombardia, 2006 – “Linee guida per la progettazione della viabilità agro-silvo-pastorale
in Lombardia:
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum
entoId=1146&SezioneId=0&codTipol=1
Normativa del settore forestale in Regione Lombardia
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=2725&SezioneI
d=2008000000&action=Documento
Regione Lombardia – Promozione attività turistica – Itinerari Provincia di Sondrio
http://www.turismo.regione.lombardia.it/tema.html?x=0&IDTema=142&IDLingua=2&IDSezion
e=2&provincia=SO&mtd=doRisorseTrovate&locale=it&urlStart=/tema.html&isMarcato=false
Regione Lombardia – Rete delle piste ciclabili
http://www.regione.lombardia.it/wps/portal/_s.155/606/.cmd/ad/.ar/sa.link/.c/502/.ce/628/.p/4
08?PC_408_linkQuery=pagename=PortaleLombardia/GenDoc/PL_GenDoc_light_territorio,c=Ge
nDoc,cid=1108464160240#628
Provincia di Sondrio - manuale itinerari escursionistici
http://www.provincia.so.it/download.asp?file=/ambiente/sentieri/manuale_itinerari_escursionisti
ci.pdf
sistema SIWGREI (Sistema Informatico Web Gis della Rete Escursionistica Italiana) - prodotto
principale dal Progetto "Charta Itinerum - Alpi Senza Frontiere" finanziato dal Piano d’iniziativa
Comunitaria Interreg IIIA Italia - Svizzera 2000-2006, e realizzato in collaborazione tra il Club
Alpino Italiano Regione Lombardia e la Direzione Generale Qualità dell’Ambiente della Regione
Lombardia
http://www.chartaitinerum.org/home.asp#
Regione Piemonte, 2003 – “La viabilità agro-silvopastorale”
http://www.regione.piemonte.it/cgibin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=771
Regione Piemonte, 2008 – “Infrastrutture forestali ed interpoderali”
http://www.regione.piemonte.it/cgibin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=53&doc=817
Comunità Montana della Valchiavenna
187
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Canalette
Non rivestite
Legno
Metallo
Calcestruzzo
Metallo
Tombini
Plastica
Metallo
Calcestruzzo
Tombotti
Corde e catene delle vie ferrate
Siepi in legno e muretti di contenimento
Opere di sostegno a servizio del percorso
Calcestruzzo
vari
Legno, pietra, malta
Pietra, malta
Piano di calpestio (selciati in pietra,
gradonature …)
Cartellonistica
Servizi di supporto alla mobilità sostenibile
(portabiciclette ecc.)
Pietra, terra battuta, vari
Erosione al fondo, riempimento di
materiale
Deterioramento,
danneggiamento,
riempimento di materiale
Danneggiamento,
riempimento
di
materiale
Corrosione,
danneggiamento,
riempimento di materiale
Corrosione, danneggiamento
Danneggiamento, intasamento
Danneggiamento, intasamento
Corrosione,
danneggiamento,
intasamento
Corrosione, intasamento
Deterioramento, danneggiamento
Deterioramento, danneggiamento
Deterioramento,
danneggiamento,
cedimento
Danneggiamento, ostruzione
vari
vari
Deterioramento, danneggiamento
Deterioramento, danneggiamento
Ferri reggispinta
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
In generale si prevede lo svuotamento, la riparazione e la sostituzione
delle parti danneggiate, la rimozione della vegetazione e dei detriti
(piccole frane, cedimenti) accumulatisi lungo il percorso oltre che
lungo le opere di drenaggio della strada ed in corrispondenza degli
attraversamenti.
Vanno curate altresì le opere di sostegno (muri di sostegno e
controripa) e di stabilizzazione (opere di ingegneria naturalistica,
rinverdimenti ) a servizio del percorso (privilegiando l’uso di pietrame
locale e specie autoctone).
In particolare, si prevede il mantenimento,
con eventuale
sostituzione, delle corde-catene nei tratti di vie ferrate o sentieri
attrezzati (predisposte a facilitare il transito) così come delle siepi in
legno e dei muretti di contenimento.
Con riferimento ai manuali predisposti dalla Regione Lombardia (citati
in precedenza), si ritiene importante manutentare la cartellonistica e
la segnalatica dei percorsi storico culturali e tematici su sentieri e vie
di accesso alle emergenze naturalistiche e storico culturali nonché manutentare le strutture a servizio
della mobilità sostenibile.
In generale, l’ispezione lungo le stradedovrebbe venire eseguita almeno a cadenza annuale dopo il
periodo di innevamento.
La manutenzione ordinaria sulle scarpate o nella fascia di rispetto della strada dovrebbe venire
eseguita periodicamente.
Comunità Montana della Valchiavenna
188
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Relativamente alle VASP si ricorda che la direttiva regionale per la viabilità agro-silvo-pastorale
approvata con d.g.r. n. VII/14016 del 08/08/2003 prevede, per la manutenzione, quanto segue.
Manutenzioni ordinarie
Le manutenzioni ordinarie sono a totale carico del proprietario dell’infrastruttura ovvero del Gestore.
Il Gestore dovrà programmare le manutenzioni necessarie a garantire il normale utilizzo dell’infrastruttura che potranno essere
attuate anche avvalendosi dei Consorzi Forestali o stipulando convenzioni o contratti con agricoltori, cooperative di agricoltori,
associazioni volontarie, imprese artigiane locali ecc..
I Comuni o i Consorzi forestali, quando nominati gestori del tracciato, dovranno istituire un apposito capitolo di bilancio
prevedendo le entrate necessarie a sostenere i costi di gestione anche in relazione ai benefici che l’opera comporta. In
particolare le entrate ordinarie potranno derivare oltre che dal rilascio delle autorizzazioni di accesso anche eventualmente
dalle utilizzazioni boschive, dagli introiti degli usi civici ecc.
Il Gestore dell’infrastruttura, se pubblico, dovrà rendere noto annualmente a tutti i soggetti interessati (cittadini di uno stesso
comune o altro), nei modi ritenuti più opportuni ai sensi della legge 241/91, l’entità degli importi introitati annualmente, i costi
sostenuti ed i lavori realizzati per il mantenimento e miglioramento della viabilità.
Il Gestore, se privato, dovrà comunicare annualmente a tutti i beneficiari della dichiarazione di assenso i costi sostenuti ed i
lavori realizzati per il mantenimento e miglioramento della viabilità.
Manutenzioni straordinarie ed adeguamenti delle strade esistenti
I Comuni potranno predisporre, sentiti i Gestori, un piano pluriennale degli interventi di manutenzione straordinaria e
d’adeguamento delle strade esistenti che dovrà avere come obiettivi prioritari:
•
il ripristino funzionale delle sedi viarie e dei relativi manufatti ove risultino danneggiati a seguito degli
agenti atmosferici o di calamità naturali;
•
il miglioramento delle caratteristiche delle infrastrutture esistenti anche in termini di sicurezza (
riduzione pendenza longitudinale, larghezza curve ecc.) con la conseguente riqualificazione della classe
di transitabilità.
I Comuni potranno predisporre la proposta di manutenzione alla rete viaria predisponendo una breve relazione con una
previsione sommaria di costo e compilando la scheda per ogni strada oggetto di intervento.
Il regolamento regionale n. 5/2007 "Norme Forestali Regionali" approvato in data 10 luglio 2007
dettaglia in particolare cosa si intenda per manutenzione ordinaria e straordinaria della VASP all’art. 71
“Manutenzione”
1. La manutenzione ordinaria della viabilità agro-silvo-pastorale non è soggetta alle autorizzazioni di cui agli articoli 4 e 5 della
l.r. 27/2004, né all’autorizzazione paesaggistica ai sensi dell’articolo 149, comma 1, del d.lgs. 42/2004. Essa è subordinata a
preventiva comunicazione all’ente forestale, ove si individuano, su cartografia, i tratti di viabilità interessati dagli interventi.
2. Per manutenzione ordinaria ai fini del comma 1 si intende:
a) il livellamento del piano viario o del piazzale;
b) il ricarico con inerti;
c) la risagomatura delle fossette laterali;
d) il ripristino delle opere trasversali di regimazione delle acque e la sostituzione di canalette trasversali o laterali esistenti;
e) il ripristino di tombini e attraversamenti esistenti;
f) la rimozione di materiale franato dalle scarpate e la loro risagomatura localizzata;
g) il rinsaldamento delle scarpate con graticciate o viminate;
h) la realizzazione di canalette trasversali e laterali e le opere trasversali di regimazione delle acque;
i) la risagomatura andante delle scarpate per la rimozione del materiale franato, purché sia garantita la stabilità ed il
consolidamento delle stesse;
j) gli interventi comprendenti le opere indicate al comma 3, lettere b), c), d) ed e), qualora detti interventi comportino
complessivamente scavi o movimenti di terra fino a 100 metri cubi per chilometro di tracciato.
3. Fatto salvo quanto indicato al comma 2, lettera j), per manutenzione straordinaria si intende:
•
gli allargamenti fino al massimo del 50 per cento, le modifiche del tracciato fino al massimo del 10 per cento e della
pendenza della sede stradale fino al massimo del 5 per cento;
•
la realizzazione di tombini e attraversamenti;
•
la realizzazione di fossette laterali alla sede stradale;
•
la realizzazione di brevi tratti di muretti a secco di sostegno di altezza non superiore a un metro comportanti limitati
scavi manuali;
•
gli scavi di dimensioni non superiori a un metro di larghezza e un metro e mezzo di profondità, realizzati nella sede
stradale per la posa di tubazioni.
4. Sono esercitabili senza la preventiva comunicazione di cui al comma 1 i seguenti interventi di manutenzione ordinaria:
a) la pulizia di canalette e le opere trasversali di regimazione delle acque;
Comunità Montana della Valchiavenna
189
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
b) la pulizia delle fossette laterali, dei tombini e degli attraversamenti.
5. Nell’esecuzione degli interventi di manutenzione descritti nei commi da 1 a 4 si devono osservare le seguenti norme tecniche:
a) le terre e i materiali di risulta non possono essere scaricati lungo pendici o versanti, se non nello stretto limite
necessario alla risagomatura o rinsaldamento delle scarpate di sostegno delle infrastrutture e in tal caso adeguatamente
e prontamente conguagliate e stabilizzate; se utilizzate per il ricarico o livellamento della sede stradale devono essere
adeguatamente assestate e compattate;
b) le terre e il materiale lapideo non possono essere scaricati nell’alveo e sulle sponde di corsi d’acqua di ogni genere,
anche a carattere temporaneo, all’interno di impluvi o fossi di sgrondo delle acque;
c) gli attraversamenti da porre in corrispondenza di impluvi o fossi devono prevedere opere di scolmatura delle acque di
piena, quali opere di canalizzazione o scarpata ed alveo appositamente consolidati in pietrame, in modo che le acque
possano scorrere senza danno della sede stradale e senza determinare fenomeni erosivi;
d) le acque di sgrondo raccolte o intercettate dalle infrastrutture devono essere regimate senza provocare danni alle
pendici circostanti o innescare fenomeni erosivi;
e) non devono prodursi ostacoli al regolare deflusso delle acque superficiali;
f) non devono essere create condizioni di rischio di frane, smottamenti o di innesco di fenomeni erosivi;
g) gli scavi a sezione obbligata devono essere immediatamente ricolmati, i fronti di scavo e i riporti prontamente
stabilizzati e consolidati.
Mezzi e personale:
Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento
legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i non specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Prezziario
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.I.F.
Voce
Descrizione
U.M.
H.1
Area di sosta: posa in opera di massello autobloccante per pavimentazione erbosa in calcestruzzo
vibrocompresso (elementi da 50x50x8 cm.). Comprensiva di formazione di cassonetto, stesura e
livellamento di materiale drenante, sabbia e terra di coltura e successiva semina
€/m2
49,59
H.2
Fornitura e posa in opera di tavolo pic-nic (cod. C.8.1)
€/cad
448,05
H.3
Realizzazione di punto fuoco (cod. C.8.2)
€/cad
1.300,00
H.4
Posa in opera di bacheca (cod. C.8.3)
€/cad
387,80
€/cad
398,05
€/cad
146,65
H.5
H.6
Posa in opera di panchina a tre posti (cod. C.8.4)
Posa in opera di portarifiuti (cod. C.8.5)
Prezzo
P.R.I.F
F.1.1.1
Ripristino di tracciato per sentieri della larghezza media di m 1,20 in terreno di qualsiasi natura e
consistenza, compresa la realizzazione di piccole opere d'arte ove necessarie, compreso ogni
altro onere necessario
€/m
5,65
P.R.I.F.
F.1.1.2
Manutenzione di sentieri consistente nel taglio della vegetazione invadente la sede viaria e nella
ripulitura dei lati per un fronte di intervento complessivo di 1,50 m, compresi la sistemazione del
materiale di risulta ed ogni altro onere e la rimozione saltuaria di pietre instabili di medie
dimensioni (massimo di 50 Kg)
€/m
3,20
P.R.I.F.
F.1.2
Scavo di sbancamento per allargamento e formazione della sede stradale, eseguito con mezzi
meccanici in terreni di qualsiasi natura e consistenza anche in presenza d'acqua, compresa la
demolizione di murature a secco, le rocce tenere, esclusa la roccia dura da mina o da martello
demolitore ed i trovanti di dimensioni superiori ad 1 metro cubo. Nel prezzo è compreso l'onere per
il trasporto del materiale in esubero entro l'area del cantiere, l'onere per l'estirpazione delle
ceppaie e per la profilatura delle scarpate
€/m3
10,36
P.R.I.F.
F.1.3
Scoronamento e regolarizzazione del profilo del terreno, delle scarpate in zona frana e sul ciglio
della frana eseguito a mano e/o con mezzi meccanici comprensivo del taglio della vegetazione
arbustiva e di alto fusto esistente all'interno e sul ciglio della frana, ed ogni altro onere ed
accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L.
€/m2
P.R.I.F.
F.1.4
Riporto del materiale di risulta proveniente dagli scavi a formazione di rilevato utile, compreso
costipamento e riprofilatura del terreno eseguito a mano o con mezzi meccanici, ed ogni altro
onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L
Comunità Montana della Valchiavenna
6,65
€/m3
190
4,29
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
P.R.I.F.
F.1.5
P.R.I.F.
F.1.9
P.R.I.F.
F.1.11
P.R.I.F.
F.1.12.2
P.R.I.F.
F.1.14
P.R.I.F.
F.1.17.1
P.R.L.
F.4.015.01
0.01
P.R.L.
F.4.005.08
0.02
Scarificazione di massicciata stradale, eseguita con mezzi meccanici con una profondità media di
10 cm compresa la regolarizzazione eseguita con mezzo meccanico, la eventuale umidificazione
ed il costipamento con rulli statici e vibranti, nonchè il trasporto a rifiuto del materiale inutilizzato
compreso ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le
indicazioni della D.L.
Muratura di sostegno ad asse rettilineo o curvilineo, con paramento esterno in pietra, con ossatura
in getto di calcestruzzo dosato a q.li 2,5 di cemento per metro cubo d'impasto, compresi i
compensi per la formazione della superficie a scarpa (10-15%), di spigoli o riseghe, della posa di
tubi in pvc di diametro 100 mm per drenaggio , del ferro d'armatura, i casseri per la formazione del
paramento interno, nonchè l'onere per il riempimento con adeguato materiale retrostante
l'armatura
Fornitura e posa in opera di canalette trasversali in tondelli di legno di larice o castagno di
diametro di 15-20 cm collegate tra loro con minimo 3 coppie di cambre in acciaio di diametro
appropriato, compreso scavo livellazione del piano di posa, posata a secco e sistemata con
andamento obliquo all'asse della strada
Formazione di staccionata in legno di larice o castagno scortecciato, avente il diametro dei
piantoni di cm 12-15 posizionati ad interasse di m 1,50-2,00 ed un'altezza di m 1,00-1,20 fuori
terra con trattamento imputrescibile della parte interrata, compreso ogni altro onere ed accessorio
per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L.
Ricarica del piano viabile, ottenuta mediante inghiatura con misto granulare calcareo stabilizzato di
diametro 30 mm proveniente da cava, compreso l'onere della stesura a mano, preparazione e
sagomatura del piano e cilindratura. Parametri di riferimento: spessore ricarica di 20 cm
Formazione di selciato in pietrame a secco per sede stradale, con spessore medio di 30 - 40 cm,
compresa la preparazione del piano di posa costituito da uno strato di sabbia mista a cemento, la
realizzazione delle guide laterali e l'ammorsamento e intasamento del pietrame con inerte di
idonee granulometrie ed ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte
secondo le indicazioni della D.L.
Esecuzione di muratura a secco eseguita con pietre di forma regolare collegate fra loro con scaglie
e zeppe e con faccia a vista regolarizzata e rifinita, compreso ponteggi, trasporto e preparazione
delle pietre. con una faccia a vista
Esecuzione di taglio di piante in alveo, sulle scarpate o sulle aree interessate dai lavori, compresa
l'estirpazione delle ceppaie, delle radici ed il carico sui mezzi, il traporto e lo scarico in discariche
idonee poste in un raggio di 10 Km dal cantiere o l'accatastamento in area di cantiere diametro
superiore a cm.20
€/m2
1,89
€/m3
282,35
€/m
24,28
€/m
10,83
€/m2
15,08
€/mq
€/m³
194,55
€/n.
25,62
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità Montana della Valchiavenna
38,99
191
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.44.
I01
Fabbricati d’alpe
Manuale D’uso
Funzione specifica: tutela della presenza umana in montagna,
Oggetto delle pratiche manutentive: edifici presenti a quote medio alte connessi all’utilizzo ed al
mantenimento degli alpeggi e dei pascoli d’alta quota, insediamenti a supporto della colonizzazione
pastorale
Descrizione caratteristiche:
Una razionale attività di alpeggio è esempio di perfetta integrazione tra uomo e ambiente naturale e il
mantenimento dei prati e dei pascoli ha anche un'importanza ambientale e paesaggistica, oltre che
semplicemente produttiva.
Per poter utilizzare gli alti pascoli, i pastori hanno dovuto creare una serie di strutture ed infrastrutture
per l'ospitalità di se stessi, del bestiame e per l'espletamento delle operazioni di allevamento e
lavorazione del latte.
Le difficoltà di comunicazione e di reperimento di materiali costruttivi esterni hanno costretto ad
utilizzare, per la costruzione dei diversi tipi di manufatti, il pietrame e il legname del posto. Le pietre
provenivano spesso dalle operazioni di pulizia dei pascoli, continuamente invasi dai frammenti rocciosi
staccatisi dalle montagne. Il legname, utilizzato anche come combustibile per il riscaldamento delle
abitazioni e nel caseificio, era ricavato dal taglio delle piante dei boschi circostanti.
Costruzioni tipiche ed articolate sono le classiche baite, diverse per altro da luogo a luogo, come i
locali destinati al ricovero degli animali (stalle o semplici tettoie).
Altri manufatti comuni sono le fontane e pozze d'abbeverata e le infrastrutture viarie: sentieri,
mulattiere e strade, il recinto fatto di muretti a secco dove il bestiame sosta per il pascolo o il riposo.
La Regione Lombardia negli anni ha destinato notevoli risorse finanziarie per l'adeguamento e/o la
costruzione di fabbricati, infrastrutture viarie, acquedotti ed elettrodotti al servizio degli alpeggi, al fine
di migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli addetti e la qualità delle produzioni.
Il Piano Generale di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valchiavenna ha previsto una specifica
“Indagine Pastorale” con l’intento di acquisire una conoscenza generale sulle situazioni pastorali ed
elaborare degli indirizzi per la gestione dei pascoli. All’interno viene segnalato quanto segue.
In Valchiavenna i fabbricati d’alpe appartengono a due diverse categorie: i ricoveri per il bestiame e le
abitazioni dei pastori. Si tratta sempre di costruzioni in muratura generalmente con malta di cemento,
talvolta a secco, con tetto in tegole di laterizio. Dove sono stati effettuati interventi negli ultimi
decenni si osserva spesso una sostituzione del manto di copertura con lamiere di ferro. Nelle peggiori
condizioni sono privi o poco dotati di finestre, di impianti tecnologici e di approvvigionamento
energetico. I fabbricati per il ricovero del bestiame sono in genere quelli che presentano le più
precarie condizioni conservative. Sono caratterizzati da modeste dimensioni e insufficienti condizioni di
areazione e di illuminazione. Sono dotati di mangiatoie tradizionali e talvolta nel sottotetto è ricavato
un piccolo fienile. Le pavimentazioni sono in pietrame come pure le poste e la loro pulizia, essendo
non utilizzata la lettiera, avviene, quando possibile, mediante l’immissione di acque da canalizzazioni o
da condotte provvisorie. Spesso le abitazioni, che presentano tutte le carenze conservativo-funzionali
sopra indicate, sono adibite anche alla lavorazione del latte e alla conservazione del formaggio. È per
questo che l’assenza di adeguate condizioni dei fabbricati unita alla mancanza di impianti tecnologici
Comunità Montana della Valchiavenna
192
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
compromette la buona pratica d’alpeggio, le necessarie condizioni di vita e di lavoro per gli alpigiani e
soprattutto, attualmente, contrasta con la vigente normativa sanitaria.
Dal Piano Regionale degli Alpeggi si riportano, relativamente alla Comunità Montana in esame, alcuni
dati.
Tabella 3.2: alpeggi nella Comunità Montana
Superficie
totale (ha)
Superficie
pascolabile
(ha)
Sup.
Pascolabile/Sup.
Totale
Superficie
media
malga (ha)
N.
Alpeggi
N.
Malghe
Altitudine
min m slm
Altitudine
max
m
slm
Disponibilità
idrica
19004.64
6042.54
31.79
316.74
57
60
1607
2143
Sì
Tabella 3.3: usi del suolo negli alpeggi della Comunità Montana
Prati
Pascolo
magro
Pascolo
umido
Pascolo
grasso
Pascolo
dei
riposi
3,69
2929,63
155,67
1315,74
10,99
Pascolo
arborato
Pascolo
cespugliato
Cespuglieto
non
pascolabile
Bosco a
conifere
1630,52
1159,56
1851,82
Bosco a
latifoglie
Bosco
misto
Improduttivo
TotaleC
9947,03
19004,6
Tabella 3.4: Rapporti tra superfici di pascolo. Medie per CM dei carichi di bestiame totali,
Pascolo
dei
Riposi/Pascolo
grasso
Pascolo
grasso/pascolo
magro
Sup.
Pascolabile
Sup.
Pascolabile/Sup.
Totale
Carico di
bestiame
Giorni
di
monticazione
UBA/ha sup.
pascolabile
0.01
0.45
6046.23
31.79
2966.80
95
0.49
Tabella 3.5: Riepilogo malghe nelle comunità montane per tipo di proprietà
N° totale malghe
60
Private
Totale
16
%
27
Pubbliche
In comproprietà
Totale
16
Private
Totale
10
%
27
Miste
Pubbliche
Totale
18
%
17
%
30
Totale
-
%
-
Tabella 3.6: Riepilogo malghe per numero di stazioni
Classi (numero di stazioni)
1
Totale
60
Valore
46
Comunità Montana della Valchiavenna
2
%
77
Valore
6
3
%
10
Valore
4
Oltre 3
%
7
Valore
4
%
7
193
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
omogenea
a
manutenzione
Materiali
Anomalie riscontrabili
Tetti e coperture
Pietra, legno
Cattivo stato di conservazione
Rete idrica
pead
Rispetto normative igieniche
Scarichi acque reflue
pvc
Rispetto normative igieniche
Impianti sanitari e tecnologici
vari
Rispetto normative
Locali di produzione e conservazione
vari
Rispetto normative (ad esempio ai sensi del d.p.r. 54/97 e delle linee
guida approvate dalla Regione Lombardia con d. g. r. 19 marzo 1999, n.
42036, per continuare a produrre formaggio in alpeggio)
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Il PdM ritiene necessari una serie di interventi per recuperare le malghe ancora attive, razionalizzare le
attività di alpeggio, integrare gli interventi di gestione forestale e faunistica esistenti con quelli
alpicolturali.
L'obiettivo è creare delle strutture modello, nelle quali applicare tecnologie innovative ma garantire,
allo stesso tempo, il rispetto delle tecniche di lavorazione tradizionali.
In particolare le malghe recuperate dovrebbero essere poi esempio applicativo concreto di:
- attività alpicolturali ecocompatibili, con particolare attenzione ai metodi dell'agricoltura e della
zootecnia biologiche ai sensi dei Regolamenti CEE 2092/91 e 1804/99;
- multifunzionalità dell'azienda agricola in area montana, attraverso l'agriturismo e la realizzazione di
attività di educazione ambientale;
- produzione, vendita e promozione delle produzioni tipiche;
- applicazioni di fonti energetiche rinnovabili.
Per fare ciò è necessario, innanzitutto, incentivare il recupero delle strutture delle malghe, delle stalle,
dei locali adibiti alla trasformazione casearia ed alla conservazione dei prodotti e rendere le aree più
facilmente accessibili curando la viabilità.
Difatti, la rispondenza dei fabbricati ai requisiti di legge è condizione indispensabile per poter
continuare a produrre formaggio in malga, il cui livello qualitativo è sempre più elevato per soddisfare
e salvaguardare il consumatore sempre più desideroso di conoscere le caratteristiche e la qualità dei
prodotti che gli sono offerte. Se da un lato si rende necessario l’adeguamento alle norme igienicoComunità Montana della Valchiavenna
194
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
sanitarie dei fabbricati, dall’altro è altrettanto importante e necessario adeguare i locali adibiti ad
alloggio del personale agli standard delle abitazioni.
In Valchiavenna non esistono alpeggi di proprietà comunale.
Ne consegue la necessità di coordinare e valutare attentamente le iniziative rivolte ai privati affinché
tengano conto di una necessaria rifunzionalizzazione delle strutture con risvolti culturali, ambientali,
sociali.
Alcuni alpi sono in grado di sviluppare attività a carattere agrituristico, in grado di contribuire
sostanzialmente al reddito dell’impresa: tendenzialmente le realtà più facilmente raggiungibili (a livello
regionale soltanto in 22 malghe su 871 - dati del 2000 - si svolge l’attività agrituristica, e ciò significa
che esistono ampie possibilità di integrazione e sviluppo).
In altri siti, più difficilmente raggiungibili, dove il recupero risulti giustificato in ragione di particolari
valenze culturali, paesistiche, ambientali e dove l’attività pastorale si connota nel senso dell’attività di
servizio alla manutenzione del territorio non risultando di per sé economicamente sostenibile, la
gestione degli interventi, oltre che attraverso opportuni ‘contratti’ con gli enti locali, dovrebbe poter
contare su una domanda organizzata di servizi turistici e culturali (ecoturisti, gruppi organizzati e
giovanili, studenti, ricercatori) e sul supporto di iniziative di volontariato con il coinvolgimento attivo di
associazioni ed istituzioni educative nell’allestimento di campi di lavoro ed iniziative didattiche. Il tutto
dovrebbe essere inscritto in un progetto organico in grado di rappresentare lo strumento di una
fruizione intelligente del territorio ma, soprattutto, di riappropriazione da parte delle comunità locali
della propria memoria storica.
Si ritiene che gli interventi di recupero degli elementi del paesaggio pastorale assumono ben scarso
rilievo se
•
una qualche forma di attività agropastorale non contribuisce, con la presenza degli animali, a
mantenere e riprodurre il paesaggio che essi rappresentano
•
non vengono conservate alcune fondamentali caratteristiche degli edifici e delle attività (non
volendo musealizzare non si vorrebbe comunque seguisse la piega degli allevamenti intensivi
di pianura). Gli interventi sulle strutture devono rispondere a criteri di funzionalità e di
adeguamento alle norme igienico-sanitarie, ma rispettandone il valore di testimonianza storica
e antropologica. Le esigenze di contenimento dei costi e di funzionalità devono essere quindi
contemperate con la valutazione dell’impatto sulla qualità visuale del manufatto e del
contesto. Analogamente la trasformazione casearia può adeguarsi a esigenze di qualità
igienica, ma rispettando anche quelle di qualità tradizionale perché da essa dipende quel
‘valore aggiunto’ che è una componente motivazionale del turismo e che giustifica il
differenziale di prezzo rispetto alle produzioni casearie industriali o pseudo-artigianali.
Un insieme di alpeggi in attività, in grado di fornire anche semplici forme di accoglienza turistica oltre
alla vendita diretta, rappresenta il cardine della valorizzazione in chiave di turismo culturale ed
ecologico dell’area.
Si auspica in tal senso il coordinamento tramite un Piano degli alpeggi di Comunità Montana o Piani
comprensoriali d’alpeggio.
Il Piano Generale di Indirizzo Forestale, relativamente ai fabbricati ed alle strutture, indica le seguenti
linee di intervento.
Le linee di intervento dovranno sostanzialmente essere indirizzate a consolidare e qualificare le realtà
attualmente attive affrontando problematiche quali interventi di miglioramento dei fabbricati adibiti ad
abitazione dei pastori, alla lavorazione del latte, allo stoccaggio, alla conservazione dei prodotti e al
ricovero del bestiame. In questo senso di particolare priorità risulta essere l’intervento di
adeguamento dei fabbricati ad uso abitativo anche per garantire quei minimi requisiti igienico-sanitari
richiesti dalle normative vigenti e che permettano di svolgere nelle migliori condizioni e nel rispetto
delle leggi la trasformazione del latte prodotto in alpeggio.
Connessa a questo tipo di intervento è la predisposizione di un adeguato approvvigionamento idrico
attraverso l’adeguamento e la ristrutturazione degli acquedotti esistenti e alla realizzazione di punti di
abbeverata razionali. Anche l’approvvigionamento energetico deve essere garantito.
Comunità Montana della Valchiavenna
195
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Si riportano alcuni riferimenti utili per lo sviluppo del tema (da cui sono state riprese parte delle
osservazioni riportate in precedenza):
•
•
•
•
•
•
•
Piano Generale di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valchiavenna (cap. 10 “Indagine
Pastorale”), 2007.
Sistema Informativo degli Alpeggi (S.I.Alp.) della Regione Lombardia - ), basato su un
censimento sul campo condotto nel 2000-2001
Regione Lombardia -Il Piano regionale degli alpeggi
http://www.dolomitipark.it/it/recuperomalghe.html
http://www.giralpeggi.it/ - Progetto Interreg III A Italia – Svizzera “Il turismo negli alpeggi”
(in
particolare
si
vedano
i
testi
di
approfondimenti
citati
http://www.giralpeggi.it/Testi_guide_Approfondimento.html)
http://www.ruralpini.it/index.html
http://www.sozooalp.it/index.html
•
G.Scaramellini, Le tre alpi dette “della mano nera”. Vicende storiche e leggenda relative alle
tre alpi di Madris appartenute alla genti della valle di Savogno. Lunario di Valchiavenna 2000 Suppl. La Voce della Valchiavenna, a. XIV, n. 11- pp 109-114
•
D. Pasut, S. Dovier , S. Bovolenta, S. Venerus, 2006 – “Le malghe della dorsale CansiglioCavallo - Un progetto per la valorizzazione dell’attività alpicolturale” - Agenzia Regionale per lo
Sviluppo Rurale GORIZIA http://www.sozooalp.it/docs/MALGHE/UNIV%20UD%20volume.pdf
•
Comunità Montana Valtellina di Sondrio, 2004 “Gli alpeggi della Comunità Montana Valtellina
di Sondrio”
Mezzi e personale:
Strumenti edili, utensili manuali e meccanici; trattori agricoli o forestali per l’approvvigionamento e lo
spostamento dei materiali; operaio/i non specializzato/i
Elenco Prezzi Unitari
Descrizione
U.M.
Prezzo
Risanamento conservativo abitazione
Risanamento conservativo stalle e annessi
€/m2
500
100
€/m2
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità Montana della Valchiavenna
196
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.45.
I02
Servizi all’urbanizzato
Manuale D’uso
Funzione specifica: sostenere il turismo e la fruibilità
Oggetto delle pratiche manutentive: strutture di supporto alla fruizione delle aree urbane, delle
emergenze architettoniche, archeologiche o naturalistiche.
Descrizione caratteristiche:
Elementi a servizio dell’urbanizzato si intendono quelle strutture che rendono agevole ed educativa la
fruizione delle aree urbane ed in particolare dei centri storici, degli edifici e delle aree di valore storicoculturale o naturalistico.
Premessa la difficoltà di riportarne una descrizione esaustiva si citano alcune tipologie di servizi ed
arredi che si ritiene possano accompagnare la fruizione delle aree:
• aree verdi(teatro della vita sociale e luogo delle relazioni, offrono spazi ricreativi, educativi e
contribuiscono a dare alla città un’immagine di vivibilità) aree di sosta
• tavoli da pic-nic
• bacheche e cartellonistica
• panchine
• portarifiuti
• impianto di illuminazione
• fontane
L’elenco non vuole essere esaustivo e certamente va corredato
• da servizi meno strutturali (trasporto pubblico, punti informativi, materiale informativo) per la
cui predisposizione si rimanda all’elaborato 3.3.1
• dalla corretta cura dell’accessibillità dei siti (si veda in tal senso la scheda 3.43) che prevede
talvolta la manutenzione di elementi coincidenti (segnaletica, cartellonistica e strutture di
supporto alla mobilità sostenibile) ma con funzione specifica differenziabile.
Comunità Montana della Valchiavenna
197
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Arredo per la fruizione turistica ricreativa
vari
Cattivo stato di conservazione
Bacheche e cartellonistica
vari
Deterioramento, danneggiamento
Impianti di illuminazione
vari
Malfunzionamento
Fontane
Impianti di raccolta delle acque meteoriche,
scarichi
pietra
vari
Deterioramento, danneggiamento
Deterioramento, danneggiamento
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Il Piano prevede la manutenzione di quegli elementi che sono stati pensati per interventi di
riqualificazione del centro storico, dell’edificio di pregio dell’emergenza.
Si prevede in particolare il controllo del loro stato di conservazione, la riparazione delle componenti
deteriorate o non funzionanti nonché la straordinaria sostituzione di alcuni di essi.
Si prevede altresì di destinare attenzione allo stato
•
delle aree di sosta (in prossimità delle emergenze) manutentandone le pavimentazioni, le
recinzioni, l’illuminazione e gli elementi di arredo
•
ed alle aree verdi (con particolare riguardo alle alberature lungo i corsi d’acqua nei nuclei abitati)
considerando interventi di sfalcio, potatura e pulitura e manutenzione degli arredi
•
nonché alla manutenzione delle strutture di servizio alle emergenze segnalate affinché vengano
conservate le basilari funzionalità degli impianti di illuminazione, di drenaggio delle acque
meteoriche, degli scarichi non inficiando il risultato degli interventi di restauro/riqualificazione
eseguiti.
Al momento, risulterebbe difatti difficoltoso, per l’eterogeneità dei fabbricati, delle emergenze e delle
situazioni comprendere nel piano e soprattutto stimare economicamente in modo generalizzato il costo
e l’efficacia di interventi di restauro più corposi: per gli stessi si rimanda alle azioni non strutturali e
quindi alla pianificazione locale.
Si richiama, in tale contesto, l’intervento recentemente realizzato per il nucleo (di medio versante)di
Savogno rivolto ad una riqualificazione del centro storico ed alla sua fruibilità. Per dimensioni (anche
economiche) e complessità non pare riproponibile a priori in ogni sito segnalato ma sicuramente per
completezza e articolazione pare essere un efficace esempio al quale ispirarsi.
Mezzi e personale:
Operai semplici e qualificati, mezzi di trasporto dei materiali
Elenco Prezzi Unitari
Nel seguito si riportano alcuni prezzi utilizzati nei computi, va inoltre ricordato che per valutazioni più
complessive è stato fatto riferimento ai computi di interventi similari recentemente realizzati in
Provincia di Sondrio
Prezziario
P.R.I.F.
Voce
H.1
Descrizione
U.M.
Area di sosta: posa in opera di massello autobloccante per pavimentazione erbosa in
calcestruzzo vibrocompresso (elementi da 50x50x8 cm.). Comprensiva di formazione
di cassonetto, stesura e livellamento di materiale drenante, sabbia e terra di coltura e
€/m2
Comunità Montana della Valchiavenna
Prezzo
49,59
198
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
successiva semina
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.I.F.
P.R.L.
2006
H.2
Fornitura e posa in opera di tavolo pic-nic (cod. C.8.1)
€/cad
448,05
H.3
Realizzazione di punto fuoco (cod. C.8.2)
€/cad
1.300,00
H.4
Posa in opera di bacheca (cod. C.8.3)
€/cad
387,80
€/cad
398,05
Posa in opera di portarifiuti (cod. C.8.5)
€/cad
146,65
Palo per illuminazione pubblica, comprensivo di trasporto, di installazione e
bloccaggio del palo nel basamento con sabbia e sigillatura superiore in cemento, di
tutti i mezzi necessari per l'innalzamento del palo e collegamento alla cassetta di
derivazione, palo in acciaio Fe 42, laminato a caldo, di forma conica, diritto lunghezza 7,8 m, diametro base 127 mm, spessore 3,6 mm
€/cad
456,99
H.5
H.6
E.4.010.040.05
Posa in opera di panchina a tre posti (cod. C.8.4)
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità Montana della Valchiavenna
199
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.46.
L01
Bosco
Manuale D’uso
Funzione specifica: gestione forestale
Oggetto delle pratiche manutentive: aree boscate
Descrizione caratteristiche: il bosco di montagna è un bene sociale multifunzionale che esplica i
suoi benefici sull’intero ambiente a vantaggio della collettività.
Le foreste di montagna assicurano protezione contro la caduta di valanghe e di massi, concorrono a
controllare le lave torrentizie e a stabilizzare gli scivolamenti superficiali, contribuiscono in modo
determinante a ridurre l’erosione. Gli effetti del manto forestale non sono limitati alle zone montane,
ma si estendono alle aree pianeggianti, contribuendo a regimare il deflusso idrico e svolgendo un
ruolo fondamentale nei confronti del clima e della qualità dell’aria. Le foreste di montagna assumono
anche delle importanti valenze naturalistiche e culturali in quanto sono la matrice di molti paesaggi
alpini, sono tra i territori più ricchi di diversità biologica, sia a livello italiano che europeo, e
costituiscono importanti serbatoi di carbonio.
Tabella 3.7: I valori del bosco – tratto da N. GALLINARO “Boschi di Lombardia. Un patrimonio da
vivere” Cierre Edizioni, in coedizione con Federforeste e Regione Lombardia
Funzione
Produttiva
Beni
Prodotti legnosi Prodotti non legnosi
(corteccia, resine, tannini, funghi,
semi; frutti, fiori, linfa, lettiera)
Selvaggina
Protettiva (idrogeologica)
Naturalistica
Paesaggistica
Turistico - ricreativa
(didattico - fruitiva)
Altre funzioni: sanitaria e
sociale, spirituale,
religiosa...
Servizi
Mantenimento di habitat idonei per le attività
biologiche e lo sviluppo della selvaggina
Protezione da erosione, vento e valanghe;
regimazione acque (superficiali e di falda)
Conservazione natura Protezione delle specie
Diversità degli ecosistemi Processi evolutivi
Produzione e supporto alla sostanza organica
Fitodepurazione dell’acqua (anche di irrigazione
nelle pianure)
Qualità dei luoghi e del paesaggio
Turismo e sport Educazione e cultura ambientale
Ritenzione carbonio
In particolare nelle montagne dell’Italia settentrionale le foreste coprono circa il 50% del territorio e
rappresentano oltre 3/4 del patrimonio forestale complessivo.
Infine dalle foreste di montagna si possono ottenere materie prime rinnovabili come legna per usi
energetici e legname di pregio: infatti, se da un lato la produzione legnosa è svantaggiata dalla
morfologia del territorio e dalle difficoltà operative in sede di utilizzazione, dall’altro le modalità di
accrescimento e la presenza di specie ad elevato valore tecnologico permettono di ottenere
assortimenti pregiati che alimentano, nei distretti a maggiore vocazione, filiere interessanti dal punto
di vista economico.
Comunità Montana della Valchiavenna
200
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Nell'ambito del progetto strategico 9.1.6 (Azioni di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio
boschivo) la regione Lombardia ha deciso di predisporre per il proprio territorio forestale un sistema di
classificazione su basi tipologiche, affidandone la realizzazione ad un gruppo di lavoro misto composto
da docenti universitari, forestali e botanici, da liberi professionisti e da funzionari regionali.
Nell'affrontare il lavoro sono emerse alcune peculiarità della situazione forestale lombarda che, da un lato, la fanno differire
da altre realtà regionali limitrofe, e dall'altro lato, hanno giustificato l'adozione anche per quest'area alpina di uno specifico
sistema di classificazione tipologica dei boschi.
La prima peculiarità è legata alla posizione centrale della Regione nell'area alpina, cosicché in essa confluiscono, sia le
formazioni della parte occidentale e sia della parte orientale del versante meridionale delle Alpi.
Una seconda peculiarità sta nella presenza, come avviene nella vicina provincia di Bolzano e in Valle d'Aosta, di una lunga
valle trasversale, la Valtellina, caratterizzata da una notevole differenziazione climatica e vegetazionale fra i due opposti
versanti
Una terza peculiarità sta nella presenza, almeno nella parte occidentale della Regione, di boschi planiziali di notevole
estensione, nonché di una specifica vegetazione "di brughiera" (formazioni che hanno subito consistenti manipolazioni da
parte dell'uomo, ma che pur sempre costituiscono un importante polmone verde per l'area metropolitana milanese e che
per questo meritano di essere salvaguardate).
Infine, la quarta peculiarità è legata a motivazioni di carattere socio-economico. La Lombardia ha vissuto nell'ultimo secolo
un radicale cambiamento nell'uso del territorio. Da condizioni di pesante sfruttamento prevalenti nelle aree boscate fino agli
anni cinquanta del novecento, si è rapidamente passati al completo abbandono di molti territori per la perdita d'interesse
economico della risorsa forestale e, più in generale, per il progressivo abbandono dei territori montani a favore
dell'inurbamento nei grandi centri industriali della pianura. Il ridotto interesse per la produzione forestale ha anche
comportato la perdita di tradizioni che rendevano famosi in tutta Italia gli utilizzatori forestali lombardi (fra i quali le "le
teleferiche Valtellina"). Tuttavia, al diffuso abbandono del territorio forestale si contrappone la resistenza di frange della
popolazione ancora legate all'ambiente rurale e la volontà politica di recuperare, per quanto ancora possibile, un razionale
uso della risorsa forestale attraverso una nuova valorizzazione dei prodotti del bosco e della sua valenza ambientale.
Nell’ambito del progetto citato è stato individuato un sistema di classificazione tipologico delle formazioni forestali presenti
in Lombardia e quindi si è proceduto a: redigere una prima lista d'unità tipologiche che avrebbero potuto essere presenti
nella Regione; individuare delle "grandi" unità attraverso le quali inquadrare il paesaggio forestale lombardo, unità costituite
dalle regioni forestali, dai distretti geobotanici e dai gruppi di substrato; individuare le informazioni utili per descrivere le
diverse unità tipologiche e a predisporre una scheda riassuntiva che le raccogliesse; verificare le ipotesi tramite sopralluoghi
e rilievi e raccogliere le informazioni necessarie per la compilazione di molte delle voci contenute nella scheda.
Il risultato del lavoro è la pubblicazione del 2002 “I tipi forestali della Regione Lombardia”, Cierre
Edizioni: al quale si è fatto riferimento nelle elaborazioni del presente progetto.
In particolare si ricorda il significato dei seguenti termini:
Unità
Definizione
Categoria
E' un'unità di comodo, spesso eterogenea, utile a raggruppare, ai fini della descrizione, le unità che hanno in comune o
la specie dominante o l'area generale di distribuzione, ecc. Alla categoria corrispondono, in linea generale, le grandi
unità vegetazionali usualmente impiegate in campo forestale (faggete, peccete, abieteti, castagneti, ecc.). Nel testo, ad
ognuna di queste è dedicato uno specifico capitolo che ne descrive le principali caratteristiche vegetazionali ed
ecologiche, nonché gli elementi differenzianti le singole unità (tipi e sottotipi). Sono quindi riportate alcune notizie di
carattere gestionale, sia rivolte alle passate forme di gestione e sia a quelle ipotizzabili per il futuro. A livello di categoria
sono anche riportati alcuni ecogrammi che consentono una più facile individuazione delle caratteristiche ecologiche
delle unità di rango inferiore.
In alcune categorie si sono distinte anche delle sottocategorie differenziate in base ai substrati o agli orizzonti
altitudinali. Si tratta, anche in questo caso, di sommari raggruppamenti che consentono un più agevole inquadramento
delle diverse unità entro strutture tipologiche assai complesse.
E' l'unità fondamentale caratterizzata da un elevato grado d'omogeneità sotto l'aspetto floristico e tecnico-colturale. Il
tipo può corrispondere ad un'unità fitosociologica o esserne solo una parte, differenziata in relazione a specifiche
esigenze colturali, o comprenderne più d'una, nel caso le differenze di carattere floristico non si ripercuotano in modo
sostanziale sulle scelte di carattere gestionale. Il riconoscimento del tipo sul terreno deve quindi avvenire combinando
l'analisi floristica con quella ecologico-gestionale. Tale riconoscimento è facilitato dalle schede descrittive e dalla chiave
analitica.
Nel caso il tipo, pur sempre su una base floristica comune, abbia una certa variabilità anche nei riguardi degli interventi
selvicolturali consigliabili, può essere suddiviso in sottotipi, che a loro volta sono riconoscibili e sono descritti con gli
stessi criteri esposti per il tipo (cioè anche ad ogni sottotipo è dedicata una specifica scheda).
E' questa una particolare unità caratterizzata da una variazione non significativa dell'assetto floristico rispetto al tipo o al
sottotipo entro il quale è evidenziata, ma che si differenzia per un qualche carattere, specialmente a riguardo dello
strato arboreo. Generalmente la presenza di una variante non comporta significative modificazioni dal punto di vista
tecnico-selvicolturale. La creazione di tale unità si è resa necessaria per facilitare il riconoscimento del tipo anche in
situazioni leggermente diverse da quelle canoniche.
Tipo
Sottotipo
Variante
Comunità Montana della Valchiavenna
201
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Relativamente al territorio in esame, va ricordato che è in fase di approvazione il Piano Generale di
Indirizzo Forestale (PIF) della Comunità Montana, strumento operativo strategico per la manutenzione
dei versanti boscati e che sono presenti 10 Piani di Assestamento Forestale (PAF) che interessano 10
mila ha sui quali è prevista una provvigione complessiva di oltre 1 milione di mc, ed una ripresa di
oltre 60 mila mc, in un arco temporale ventennale.
Il Piano di Indirizzo Forestale è uno strumento di analisi e di indirizzo per la gestione del patrimonio
silvopastorale e costituisce un elemento di raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione
territoriale. Gli strumenti urbanistici comunali (ex Piani Regolatori) ne recepiranno i contenuti.
In generale in Valchiavenna va inoltre rammentato che la superficie forestale, cosi come definita a
livello legislativo e indicata nel PIF, risulta essere estesa su 22.943 ha pari al 40% della superficie
complessiva. La ripartizione delle categorie forestali è di seguito riportata.
Tabella 3.8: ripartizione delle categorie forestali cosi come indicate dal Piano di Indirizzo Forestale
CATEGORIA FORESTALE
SUPERFICIE (ha)
PERCENTUALE
Abieteto
767
3,34%
Aceri frassineto e Aceri tiglieto
868
3,78%
Altre formazioni
1.098
4,79%
Betuleto e corileto
2.228
9,71%
Castagneto
4.379
19,09%
Faggeta
925
4,03%
Querceto
827
3,60%
Lariceto
8.815
38,42%
Pecceta
2.715
11,84%
321
1,40%
22.943
100 %
Pineta
TOTALE
L’utilizzo della risorsa legno è difficoltosa e sporadica a causa della poca competitività della filiera
bosco – legno – biomassa, e del continuo procedere dell’abbandono del bosco. Questo comporta una
serie di problematiche in caso d’incendio e nell’interferenza con le aste idriche per l’accumulo del
materiale crollato. Complicata è inoltre la situazione dei proprietari privati in quanto non riescono ad
usufruire di finanziamenti rivolti alla manutenzione del bosco.
In generale lo scenario futuro è volto ad un aumento della superficie boscata con l’ulteriore
abbandono di tali aree, il conseguente invecchiamento e le relative problematiche di deflusso negli
alvei. Tra le possibili soluzioni da intraprendere sono sicuramente da promuovere la valorizzazione
della risorsa nei suoi diversi aspetti, il finanziamento di incentivi per la manutenzione e la costituzioni
di consorzi di secondo livello.
Nel 2002 la Regione Lombardia, DG Agricoltura, ha definito e avviato l'iniziativa denominata “Dieci
grandi foreste per la pianura”, relativa al miglioramento della qualità ambientale e della
sostenibilità sul proprio territorio. Nell'ambito di questa iniziativa la Regione Lombardia ha stanziato
2.040.500,00 euro per interventi di forestazione nel fondovalle valtellinese nei comuni di Sondrio,
Caiolo e Cedrasco. Il progetto, che verrà portato a compimento entro la fine del 2006, interessa una
superficie di 40,5 ettari con lo sviluppo di circa 6 km di percorsi ciclopedonali.
Risultati al 2005 dei primi 8
progetti finanziati “Le dieci
grandi foreste”
Forestazione
fondovalle
valtellinese nei comuni di
Sondrio, Caiolo, Cedrasco
costo
complessivo
intervento (€)
super
ficie
totale (ha)
di cui
nuovo
bosco (ha)
n. alberi e
arbusti
densità media di
impianto
(piante/ha)
percorsi
ciclopedonali
(m)
2.040.500
40,50
29,38
58.500
1.991
6.000
Comunità Montana della Valchiavenna
202
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
(So)
…….
Totali
18.977.983
404,07
324,15
469.778
12.624
56.880
All’interno di questo programma la Giunta Regionale nel dicembre 2004 ha deliberato di finanziare alla
Provincia di Sondrio un importo pari a 3milioni e 200mila euro al fine di sviluppare un progetto di
definizione di una grande area verde di fondovalle (Nuovi Sistemi Verdi) su una superficie
complessiva di circa 100 ettari. Per la CM Valchiavenna sono interessate cinque aree come segnalato
dalla tabella che segue.
Localizzazione
Superficie (ha)
Importo totale destinato per l’area (€)
Tipologia di interventi
Ingresso di Chiavenna
3,30
67.000
2-6
Area delle Giavere
5,50
110.000
5-6
Area ripariale - Samolaco
2,40
120.000
2
Area ricreativa .- Samolaco
5,10
153.000
4-6
3-4
Area “Falk” – Novate Mezzola
1,60
80.000
Totale
17,90
530.000
Il gruppo di lavoro ha ritenuto efficace suddividere le aree boscate nei seguenti oggetti territoriali:
•
Boschi produttivi (inseriti in Piani di Assestamento Forestale)
•
Boschi di protezione (segnalati dal Corpo forestale dello stato)
•
Boschi residuali da PIF (boschi riconosciuti dal Piano di Indirizzo Forestale e non compresi
nelle precedenti perimetrazioni)
•
Altri boschi
sovrapposti alle perimetrazioni di base sono altresì stati individuati i seguenti oggetti:
•
Boschi di fondovalle (legati al progetto regionale “Nuovi Sistemi Verdi”)
•
Boschi nella fascia di (10m -50m) della rete sentieristica principale e VASP
•
Boschi all’interno di aree protette
•
Castagneti da frutto
All’interno di ciascun oggetto possono riconoscersi diverse categorie forestali.
Comunità Montana della Valchiavenna
203
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Il bosco è un ecosistema complesso e non scindibile in varie parti da manutentare, dato che interventi
su singole componenti, hanno sempre e comunque un effetto diretto sull’intero sistema bosco.
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Dato che i boschi di montagna presentano caratteristiche ecologiche, strutturali e dinamiche che li
differenziano nettamente da quelli situati a quote inferiori e che, in ragione di queste specificità,
richiedono l’applicazione di trattamenti selvicolturali peculiari, nelle foreste di montagna il selvicoltore
deve far precedere ogni azione e ogni processo decisionale da un’approfondita analisi e valutare i
fattori potenzialmente in grado di interagire con la formazione forestale per non comprometterne la
stabilità.
Per questo motivo non è possibile intervenire in modo schematico, ma, come afferma OTT (in
BISCHOFF, 1994), anche le migliori conoscenze di base, se applicate in modo troppo rigido, non
possono garantire una gestione del bosco di montagna adatta alle condizioni locali.
Ne consegue l’impossibilità di riportare in tale sede indicazioni esaustive circa la manutenzione dei
boschi o delle generiche categorie forestali nonché la scelta di rimandare ai testi specifici ed in
particolare ad alcuni utili e recenti manuali quali supporto all’attività degli addetti ai lavori e dei
pianificatori locali.
In particolare si rinvia ai documenti che seguono:
•
Comunità Montana Valchiavenna, “Piano Generale di Indirizzo Forestale 2007-2013”.
•
Comunità Montana Valchiavenna e Regioni svizzere della Bregaglia, della Viamala e del
Moesano Progetti europei di collaborazione transfrontaliera Interreg IIIA 2000-2006 fra cui
quello
intitolato
"Castanicolture
a
confronto"
http://www.alpiinterreg.info/progetti/progetto9.html da cui è derivata la pubblicazione del 2006 - “La
castanicoltura in Valchiavenna”
http://www.consorzioforestale.it/docs/155/libretto2006ridotto.pdf .
•
Normativa del settore forestale in Regione Lombardia
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=2725&Sezion
eId=2008000000&action=Documento
•
Regione Lombardia – Direzione Regionale Agricoltura
Opportunità e regole
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=sezione&SezioneId=
2000000000
Pubblicazioni
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?SezioneId=2806000000&acti
on=Sezione
•
Regione Piemonte - Direzione Opere pubbliche, Difesa del suolo, Economia montana e foreste
http://www.regione.piemonte.it/montagna/index.htm
Comunità Montana della Valchiavenna
204
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Seguono una serie di link a siti e testi consultati durante le elaborazioni del piano non volendo tuttavia
in alcun modo fornire un database completo ed esaustivo di riferimenti.
•
Regione Lombardia “L'albo delle opportunità di compensazione”
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&DocumentoId=2308&SezioneId=0&codTipol=1
•
R. DEL FAVERO, 2002 “I tipi forestali della Regione Lombardia- Inquadramento ecologico per la gestione dei boschi lombardi”- Cierre Edizioni
La Lombardia ha 600.000 ettari di boschi. Questo studio, realizzato da un gruppo di lavoro costituito da docenti universitari, funzionari regionali e liberi
professionisti, si pone l'obiettivo di definire un sistema di classificazione dei boschi lombardi basato sui tipi forestali: uno strumento utile a chi si
occupa di pianificazione e gestione ambientale, ma accessibile anche ai non addetti ai lavori.
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&DocumentoId=279&SezioneId=0&codTipol=1
•
PETTENELLA D., SECCO L.”Le risorse forestali della Lombardia. Nuovi sentieri di sviluppo tra tutela della biodiversità e promozione di attività
economiche” Cierre Edizioni
Volume a cura di Regione Lombardia e Federforeste - Federazione Italiana delle Comunità Forestali Il lavoro definisce in modo organico e aggiornato
la filiera bosco-legno della Regione Lombardia. Prende infatti in esame l’estensione dei boschi, la capacità di erogare beni e servizi da parte degli
stessi, la produzione diretta di legna e legname per passare in conclusione a concrete proposte della politica di gestione del patrimonio forestale.
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N. GALLINARO “Boschi di Lombardia. Un patrimonio da vivere” Cierre Edizioni, in coedizione con Federforeste e Regione Lombardia
Questo volume ha un intento divulgativo volto a coinvolgere ed informare i cittadini sulla tutela e la valorizzazione delle risorse forestali. Il patrimonio
forestale regionale è infatti una risorsa importante che copre ampia parte della superficie lombarda e che in maniera piu' o meno diretta coinvolge il
lavoro e la vita di moltissime persone.
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/admin/rla_documenti/1-1411/boschi_lombardia.pdf
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N. GALLINARO “A fiamme spente. Gestire il dopo incendio nelle foreste” Cierre Edizioni
Un importante contributo alla conoscenza degli incendi boschivi e al loro effetto sul territorio, sul paesaggio e sulla funzionalità degli ecosistemi
forestali. Il lavoro, originale nell’impostazione e nei contenuti, ha finalità sia divulgativa che tecnica e, accanto a una parte generale, propone l’analisi
di specifici casi di studio.
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Regione Lombardia, 2002 “Linee Guida di Politica Forestale Regionale”
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Regione Lombardia, 2004 “Carta delle foreste di Lombardia”
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Comunità Montana Valtellina di Sondrio, 2004 - Gestione e valorizzazione degli alberi forestali in provincia di Sondrio – Tipografia Polaris
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Comunità Montana Valtellina di Sondrio, 2005 – Castagneti da frutto un patrimonio valtellinese da salvaguardare – Mottarella Studio Grafico
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Osservatorio Incendi boschivi - http://www.incendiboschivi.org/index1.htm
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Regione Piemonte, 2006 – Linee guida di politica per le foreste e per i pascoli
http://www.regione.piemonte.it/montagna/foreste/dwd/linee_guida.pdf
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GOTTERO F., EBONE A.,TERZUOLO P.,CAMERANO P., 2007 – I boschi del Piemonte, conoscenze e indirizzi gestionali - Regione Piemonte, Blu
Edizioni, pp. 240
Regione Piemonte, 2007 – “Il manuale del boscaiolo”
Questo manuale, che risulta una sintesi di altri supporti didattici da tempo utilizzati a livello regionale e internazionale, è destinato a tutti coloro che si
avvicinano per scopi professionali e non ai lavori forestali. Esso contiene le nozioni di base per un uso sicuro della motosega e degli altri attrezzi da
taglio e deve essere inteso come un prezioso supporto didattico, da consultare ripetutamente ogni qual volta si ponga un dubbio o un problema nel
lavoro. Si precisa che questo strumento non vuole sostituire l’insegnamento diretto da parte di istruttori qualificati né l’assistenza sul cantiere da parte
di personale esperto. Si raccomanda di avvicinarsi alle attività di cantiere con attenzione e si sottolinea che il Manuale è rivolto ad operatori forestali
con esperienza pregressa.
http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=65&doc=800
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Regione Autonoma Valle d’Aosta - Regione Piemonte, 2006 – “Selvicoltura nelle foreste di protezione Esperienze e indirizzi gestionali in Piemonte e
in Valle d’Aosta” - Compagnia delle Foreste, Arezzo, pp. 224
Il volume è diviso in due parti: i primi cinque capitoli, di carattere più generale, trattano gli aspetti storici e normativi delle foreste di protezione, la
selvicoltura nelle foreste montane, la definizione di foresta di protezione e la disamina dei pericoli naturali; infine, vengono presentate le foreste
montane piemontesi e valdostane.La seconda parte, più specifica, tratta delle caratteristiche di stabilità selvicolturale che devono possedere le
formazioni boscate per svolgere una adeguata protezione dai pericoli naturali; tali caratteristiche vengono esaminate sia in funzione dei tipi di pericolo
sia delle tipologie forestali che più frequentemente assolvono una funzione protettiva in Piemonte e Valle d’Aosta. Vengono inoltre suggerite alcune
tecniche selvicolturali a seconda del tipo di pericolo presente.Si passa quindi alla presentazione della scheda di valutazione del ruolo protettivo dei
popolamenti forestali, che vuole essere uno strumento per il tecnico che deve analizzare le foreste protettive e fare le conseguenti scelte selvicolturali.
http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=796
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Regione Piemonte, 2002 – “Il bosco gestito è una risorsa per tutti”
Nel 2000 la Regione Piemonte realizzò Selvipiemonte, un opuscolo divulgativo dedicato ai ragazzi. Questa nuova pubblicazione dal titolo Il bosco
gestito è una risorsa per tutti riprende gli stessi argomenti trattandoli con maggiore approfondimento destinandoli ad un pubblico più vasto.Il testo di
facile consultazione ed arricchito da disegni ed immagini, si addentra nelle problematiche forestali con approccio tecnico ma non accademico,
prefiggendosi lo scopo di spiegare i motivi per cui l'intervento umano è indispensabile per il mantenimento del patrimonio forestale.
http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=745
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Regione Piemonte, 2004 – “L'energia del legno - Nozioni, concetti e numeri di base”
Comunità Montana della Valchiavenna
205
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Il legno è sempre stato studiato essenzialmente sotto il profilo commerciale e tecnologico, quale materiale destinato alle costruzioni e ai
manufatti.Obiettivo principale di questa pubblicazione invece è cercare di descrivere, definire e caratterizzare il legno e i combustibili legnosi sotto il
loro profilo energetico, nell'ottica di far conoscere ad un largo pubblico l'utilizzo delle fonti di energia locali e rinnovabili.Questa agile pubblicazione
comprende un'ampia serie di interessanti informazioni sull'utilizzo energetico del legno, dagli aspetti ecologici a quelli economici, considerando gli
elementi logistici dell'approvvigionamento e le tecnologie connesse alla combustione.
http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=729
•
Regione Piemonte, 2000 – “Selvipiemonte” - materiale divulgativo rivolto ai ragazzi delle scuole medie
http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=747
•
FREHNER, M.; WASSER, B.; SCHWITTER, R., 2005: Continuità nel bosco di protezione e controllo dell’efficacia (NaiS). Istruzioni per le cure nei
boschi con funzione protettiva, Ambiente-Esecuzione. Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio, Berna, 564 p.
www.ambiente-svizzera.ch
•
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e autori vari, “Boschi e territorio nella regione Friuli Venezia -Giulia. Tutela e valorizzazione”
http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/AT9/ARG5/allegati/Bosco_TerritorioFVG.pdf
•
Parco delle Dolomiti Bellunesi – Regolamento per le utilizzazioni forestali
http://www.dolomitipark.it/doc_pdf/leggi_regolamenti/Regolamento_utilizzazioni_forestali.pdf
•
Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research
http://www.wsl.ch/index_DE?-C=&
http://www.wvs.ch/m/mandanten/159/topic3282.html
•
Alcuni link sui parassiti:
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=427&SezioneId=3202000000&action=Documento
http://www.unipd.it/esterni/wwwfitfo/parassiti.htm
http://www.entom.unibo.it/
http://www.arsia.toscana.it/meta/Folders_Arsia/Folders_Arsia.htm
http://www.arsia.toscana.it/meta/Tree_diagnosis/indice.htm
http://meta.arsia.toscana.it/meta/meta?&id_cms_doc=3
Note e aspetti selviculturali dal PIF
Dal PIF della Comunità Montana Valchiavenna si riportano alcune brevi indicazioni per ciscuna
categoria forestale nella tabella che segue.
Denominazione e note
Aspetti selviculturali
Comuni
interessati
Querceto
di rovere dei substrati silicatici dei suoli xerici
Impoverimento floristico; strato
arbustivo
scarsamente
rappresentato
Essendo, come già visto, delle
formazioni primitive sono da lasciare
alla libera evoluzione per poter
sperare in un miglioramento dello
stato di questi soprassuoli, per lo
meno a livello strutturale.
E’ comunque assolutamente da
abbondare
la
pratica
della
ceduazione,
che
potrebbe
drasticamente ridurre la presenza di
rovere,
poiché
fruttifica
relativamente tardi rispetto alle altre
piante di corredo. In questo caso
l’utilizzazione del bosco potrebbe
innescare dei processi involutivi
nella successione tramite la
colonizzazione della robinia o del
castagno.
Sono quasi tutti popolamenti che per gestione abbandonata ormai da molto tempo o mai
effettuata possono essere annoverati nell’altofusto.
Raramente, date le condizione edafiche e l’ubicazione, spesso in zone impervie mal servite
dalla viabilità, possono rappresentare qualche interesse di ordine produttivo.
Nella quasi totalità dei casi non è previsto nessun intervento, in quanto come destinazione
prevalente è prevista l’evoluzione naturale.
Nelle situazioni migliori per viabilità e composizione floristica può essere ammesso qualche
taglio a carico dei soggetti più maturi, ove impediscano una sufficiente illuminazione alla
rinnovazione, come a carico del castagno o della betulla.
Inoltre è doveroso eliminare tutte le specie esotiche eventualmente piantate negli scorsi
decenni (quercia rossa, pino strobo, ecc.) ai fini della rinaturalizzazione dei soprassuoli.
Nei casi estremi, dove la copertura del terreno sia insufficiente, per sostituire queste specie si
dovrà ricorrere anche agli impianti artificiali (rinfoltimanti).
Piuro,
Mese,
Samolaco
(Somaggia),
Novate Mezzola,
Prata
Camportaccio.
di rovere dei substrati silicatici dei suoli mesici
Comunità Montana della Valchiavenna
206
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Questa successione, prossima al
quella climacica, rappresenta un
pregio tipologico-vegetazionale, che
, quindi, deve essere conservato.
Se viene abbandonato il governo a
ceduo e in assenza di prelievi
eccessivi come di incendi, questa
formazione è stabile.
Come per la formazione precedente si registra la tendenza all’assenza di gestione attiva, che
permette di includere, per lo più, questi soprassuoli in quelli derivanti da seme. Vi sono però
delle situazioni, ben servite dalla viabilità e in prossimità del castagneto, dove anche questa
formazione ha subito, magari non in maniera uniforme su tutta la superficie, la ceduazione
(ad esempio nei pressi di Uschione).
In questo caso la conversione all’altofusto, a differenza dell’abbandono, consentirebbe di
ricavare ancora della legna da ardere e al contempo di regolarizzare la struttura del
popolamento. Ciò si ottiene tramite una matricinatura intensiva, eseguendo un diradamento
basso e rilasciando al momento del primo intervento da 800 a 1000 allievi per ettaro, che
dovranno aver raggiunto almeno i 10-12 cm di diametro e i 12- 15 m di altezza. A questo
proposito si consiglia l’intervento dopo trascorso un tempo circa doppio rispetto al turno
consuetudinario del ceduo, quindi dopo i 40 anni d’età del soprassuolo.
In tutte le altre situazioni si può procedere al massimo con dei leggeri tagli di curazione (o
saltuari), volti principalmente a liberare la rinnovazione dall’adduggiamento eccessivo e a
regolarizzare la struttura, come la composizione specifica. Non sono comunque state
riscontrate situazioni per cui l’intervento preveda un carattere d’urgenza, al contrario, per lo
più non vi è nessuna priorità e i giovani popolamenti dovrebbero essere lasciati ad
un’evoluzione controllata.
San
Giacomo
Filippo,
Chiavenna,
Menarola.
Castagneto
Castagneti dei substrati silicatici dei suoli xerici
Su terreni sciolti a tessitura
grossolana e/o superficiali, con
buona esposizione della porzione
medio - bassa dei versanti.
Formazioni di sovrapposizione, per
lo più sono gestite a ceduo, anche
se non di rado si presentano come
vecchie selve castanili abbandonate:
A causa dell’alta capacità drenante e
della
conseguente
scarsa
disponibilità idrica nel terreno, non
sono presenti condizioni tanto
favorevoli per il castagno, che è
andato a sostituire, per lo più, i
querceti di rovere dei substrati
silicatici dei suoli xerici.
Si è rilevato che i popolamenti
radicati nei substrati silicati dei suoli
serici sono mediamente più
danneggiati dal cancro rispetto a
quelli a connotazione meso-xerica e
mesica.
Laddove gli insediamenti sono
facilmente accessibili spesso si
riscontra una certa povertà
compositiva. Un altro problema è
rappresentato dal pascolamento ovicaprino in bosco, che è stato
riscontrato nel 63% dei casi
analizzati.
La gestione di questi popolamenti dipende dalle potenzialità produttive di ciascuno di essi,
nonché dalla possibilità di effettuare una gestione accorta e razionale.
Si dovrà favorire direttamente ed in modo incisivo il castagno solo là dove vi sono buone
possibilità di recuperare il frutteto innestato
Nelle altre situazioni per lo più si manterrà la gestione a ceduo matricinato, bilanciando la
tendenza alla matricinatura intensiva con le esigenze di stabilità del versante e con lo
svecchiamento dei popolamenti instabili o in condizioni scadenti. Le matricine in ogni caso
dovranno essere scelte a partire dalle specie di corredo. Nelle aree meno produttive e/o in
quelle peggio servite dalla viabilità, le matricine dovranno essere da 60 a 80 per ettaro
Questo schema dovrà essere seguito anche in quelle situazioni - proprie della fascia
prossima al fondovalle - ben servite dalla viabilità, dove i tagli troppo intensi hanno favorito la
forte intrusione della robinia.
Il turno del ceduo, andrà limitato a 20 anni per svecchiare i soprassuoli, contenere le
infestazioni di cancro corticale e consentire un pronto recupero del legname a scopo
energetico
Chiavenna,
Mese,
Piuro
(versante sinistro
della
Val
Bregaglia),
Verceia, ma si
trovano anche a
Novate Mezzola,
San Cassiano,
San
Giacomo
Filippo.
Castagneti dei substrati silicatici dei suoli meso-xerici
u terreni sciolti, da asciutti a freschi,
da superficiali a mediamente
profondi, in tutte le esposizioni della
porzione medio- bassa dei versanti
Tra i castagneti è la tipologia più
diffusa. Presenta uno strato arboreo
dominante, che è notevolmente
sviluppato (circa 88%).
Questi
popolamenti
hanno
un’incidenza del cancro corticale
inferiore al 40%, anche se in un
caso isolato, nel Comune di San
Giacomo Filippo lungo la strada per
Olmo, sono state riscontrate delle
sintomatologie riferibili a ceppi
virulenti.
Ancora più preoccupante è il dato
Anche se un po’ meno della tipologia precedente, la struttura maggiormente rappresentata è
quella a ceduo semplice più o meno matricinato, che, nei casi di matricinatura intensiva, può
essere assimilato ad un ceduo composto a struttura irregolare, infine ad altofusto da frutto
abbandonato ed invaso da altre specie. Sono per lo più dei popolamenti a densità quasi
colma, anche se talvolta la copertura del terreno può essere insufficiente, raramente con
problemi di rinnovazione, di differenti età a seconda della loro accessibilità, quindi sovente
maturi ed invecchiati. Per questo motivo sono state indicate differenti priorità d’intervento,
dove maggiore è però la frequenza di quelle a breve e medio termine, che spesso
corrisponde alle situazioni con accesso più difficoltoso.
La gestione di questi soprassuoli dipende dalle potenzialità produttive di ciascuno, nonché
dalla possibilità di effettuare una gestione accorta e razionale.
Si dovrà favorire il castagno solo là dove vi sono buone possibilità di recuperare il frutteto
innestato.
In tutte le altre situazioni basterà assecondare la tendenza delle specie autoctone a invadere
tale soprassuoli, sia tramite un’ordinaria gestione del ceduo, sia tramite una conversione
graduale a fustaia, scegliendo sempre le matricine a partire dalle specie di corredo.
Nelle situazioni di più agevole accesso verrà mantenuta la gestione a ceduo matricinato
Comunità Montana della Valchiavenna
Samolaco
(est, nord-est),
Prata
Camportaccio
(ovest),
Chiavenna (nord
nord-ovest), Piuro
(nord), Villa di
Chiavenna (sud),
San
Giacomo
Filippo
(ovest,
est).
207
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
sul pascolo di bestiame ovo-caprino,
che qui sfiora il picco dell’80%.
bilanciando la tendenza alla matricinatura intensiva con le esigenze di stabilità del versante e
con lo svecchiamento dei soprassuoli instabili e in condizioni scadenti.
Il turno del ceduo, dovrà essere limitato a 20 anni per svecchiare i soprassuoli, contenere le
infestazioni di cancro corticale e per consentire un pronto recupero del legname a scopo
energetico.
Là dove il bosco non è servito dalla viabilità e l’invasione delle altre latifoglie ha innescato un
processo spontaneo di conversione, e sempre che vi sia una fertilità almeno buona, si può
operare con successo l’avviamento a fustaia mediante diradamenti selettivi per cellule, previa
scelta di soggetti candidati a giungere a fine turno per la produzione di legname da opera
(selezione positiva).
Castagneti dei substrati silicatici e dei suoli mesici
Occupano solitamente superfici non
molto estese, della porzione mediobassa dei versanti (tra le quote di
350 e 900 m s.l.m. circa), dove le
condizioni
pedologiche
ed
orografiche
permettono
una
freschezza più marcata, quindi
terreni mediamente più profondi e
con esposizioni mai direttamente
volte a mezzogiorno.
Il governo a ceduo più o meno matricinato rimane quello preponderante, seguito dall’altofusto
da frutto abbandonato e da un ceduo composto a struttura irregolare, nei casi di abbandono
più prolungato.
Buona parte delle selve castanili da frutto potrebbe essere recuperata alla coltura, con le
modalità tecniche e nelle situazioni indicate nel capitolo specifico. Nei castagneti dei substrati
silicatici e dei suoli mesici, infatti, si ha una maggiore disponibilità idrica per la coltura, la cui
carenza negli ultimi anni si è dimostrato fattore limitante della produzione del frutto, sia a
livello quantitativo, sia a livello qualitativo.
Come per le altre tipologie del castagneto, la gestione dei restanti soprassuoli governati a
ceduo o in conversione spontanea, dipenderà dall’attitudine produttiva, nonché dalla
possibilità di effettuare una gestione accorta e razionale. Verrà quindi mantenuto il ceduo,
con un turno breve intorno ai 20 anni, là dove sarà economicamente vantaggioso ottenere
legna da ardere. Nelle situazioni meno servite e con fertilità non scadente si cercherà di
gestire il naturale processo di conversione a fustaia con tendenza ad una maggior
polispecificità, tramite una selezione massale o fenotipica, quantunque graduale.
Nelle aree meno produttive e peggio servite dalla viabilità, le matricine dovranno essere da
60 a 100 ad ettaro, a seconda delle esigenze di stabilità dei versanti, reclutando se
necessario anche polloni a buon portamento e ben affrancati al piede di ceppaie ancora
vigorose. Inoltre bisognerà avere cura di preservare soggetti a vitalità almeno discreta e non
suscettibili di schianti per isolamento, preoccupandosi di disporli preferibilmente a gruppi
mediamente densi.
Interessano
i
Comuni di Mese,
Menarola,
Gordona,
San
Giacomo Filippo,
Villa di
Chiavenna. Tra i
castagneti è la
tipologia meno
diffusa.
La maggior parte di queste formazioni non hanno un governo vero e proprio o meglio non
sono mai state utilizzate, se non ai margini, spesso hanno di recente invaso spazi disponibili,
quali pascoli, castagneti da frutto e coltivi abbandonati, ecc. Quindi è a causa della loro
giovane età che, in quasi la metà dei rilievi eseguiti, non si è riscontrata nessuna priorità
d’intervento.
Vi è anche una quota minoritaria gestita a ceduo più o meno matricinato, raramente
composto, con struttura irregolare, talvolta abbandonato e in conversione spontanea.
Anche l’analisi dell’età di questi soprassuoli porta ad un risultato eterogeneo: in presenza di
un popolamento originato dal seme difficilmente troviamo segni di senescenza. Quindi
abbiamo a che fare con soprassuoli coetaneiformi giovani, che al massimo necessitano di un
intervento di sfollo o diradamento, oppure con soprassuoli disetaneiformi su cui si può
intervenire, senza urgenza, per regolarizzare la struttura e, nel contempo, attuare un prelievo
dei soggetti di maggior dimensione, allo scopo anche di liberare la rinnovazione
dall’eccessivo ombreggiamento.
Meno frequentemente gestiremo dei cedui, di rado adulti o, più spesso, invecchiati e in
conversione spontanea, che, visto la scarsa propensione ad essere sfruttati per un prodotto
povero come la legna da ardere, a fronte dell’importanza in termini ecologici e di un valore
ben più elevato per la produzione di legname da opera, verranno normalmente guidati verso
la conversione all’altofusto.
Un’eccezione può essere rappresentata da quei soprassuoli che insistono su ripidi pendii o
nelle forre, che andrebbero gestiti a ceduo matricinato per mantenere un certo grado di
stabilità statica. Si tratta di interventi che difficilmente trovano una giustificazione economica,
ma che a volte, per proteggere abitati o infrastrutture sottostanti, risultano necessari.
piuttosto diffusi.
Hanno
una
distribuzione
spesso lineare
siccome segue lo
sviluppo
dell’idrografia
superficiale.
Tendono
a
scomparire sui
versanti esposti a
mezzogiorno, con
terreni grossonali
e sciolti (ad es.
versante destro
della
Val
Bregaglia,
Verceia, ecc.), là
dove si registrano
le
condizioni
edafiche
più
secche.
Formazione lasciata all’evoluzione naturale per limiti stazionali.
presenze
sporadiche nelle
valli laterali della
Valchiavenna, sul
versante solatio
della Bregaglia e
sul
versante
destro del bacino
del Liro.
Aceri frassineto e aceri tiglieto
Betuleto e corileto
Betuleto primitivo
Costituisce una formazione durevole
a causa della povertà del substrato
su cui si insedia.
Comunità Montana della Valchiavenna
208
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Betuleto secondario
Questi soprassuoli costituiscono una
fase di passaggio, dal momento che
fanno ripartire le successioni
forestali andando a ricolonizzare, di
norma, le aree abbandonate dalle
colture agrarie o percorse dal fuoco
Queste formazioni per posizione, accidentalità del terreno, scarsa produttività, quasi mai
hanno una gestione attiva, in quanto la loro funzione è soprattutto quella di presidio
idrogeologico e paesaggistico. Vengono quindi, giustamente, lasciate all’evoluzione naturale.
Di rado, nei pressi di qualche nucleo abitativo montano, si riscontra il governo a ceduo, che
nel caso interessi superfici rilevanti, come avviene a Frasnedo (Verceia), pone qualche
problema. La ceduazione, infatti, non permette al soprassuolo di evolvere verso successioni
forestali ecologicamente più stabili, meno facilmente incendiabili e più produttive.
In questi casi si deve rinunciare all’utilizzazione almeno di una parte del soprassuolo e
comunque si devono rilasciare tutte quelle piante diverse dalla betulla, tipiche di stadi più
maturi (come castagno, faggio, ecc.).
San
Giacomo
Filippo,
Chiavenna
,
Mese,
Prata
Camportaccio,
Piuro, Villa di
Chiavenna,
Samolaco,
Novate Mezzola,
Vercia.
I corileti devono essere lasciati all’evoluzione libera.
Si sono registrati, in passato, diversi insuccessi nel tentativo di trasformare questi soprassuoli
in altri consorzi, proprio per la notevole capacità riproduttiva, gamica e agamica, del nocciolo.
interessati: San
Giacomo Filippo,
Mese,,
Piuro,
Gordona, Novate
Mezzola, Vercia.
Questo tipo di faggeta solitamente localizzata in aree inaccessibili non viene in pratica
considerata come tipologia da gestire selvicolturamente; vanno comunque favorite le
ingressioni del faggio (novellame) e la valorizzazione di questa specie nelle formazioni situate
in aree più accessibili. Qui si possono registrare dei soprassuoli in transizione verso
formazioni a dominanza di conifere (conversione spontanea all’altofusto), abbinati ad
un’antica gestione a ceduo che ha prodotto dei soprassuoli invecchiati. In questi casi è
possibile effettuare un avviamento a fustaia mediante la tecnica del diradamento e
conversione, rilasciando cioè, mediamente, i 2-3 polloni migliori per ceppaia.
Conviene, quindi, mantenere il governo a ceduo solo nei casi in cui la fustaia comprometta,
per il suo maggiore peso, la stabilità del versante e il soprassuolo non sia eccessivamente
invecchiato, ovvero non abbia superato i 35- 40 anni d’età. In questo caso, infatti, c’è il
pericolo che le ceppaie abbiano perso la attitudine a generare i polloni, soprattutto se il taglio
di ceduazione, come spesso avviene anche in Valchiavenna, è stato eseguito troppo alto.
Samolaco
Gordona
Corileti
Raramente cenosi durevoli (ciò
avviene nell'area potenziale delle
faggete submontane se interessate
dal
passaggio
del
fuoco,
dall'eccessivo pascolamento o da
ceduazioni tardive e irrazionali)
Faggeta
primitiva
Stadio
durevole
per
condizionamento edifico, formazione
con elevato valore pirologico.
Probabile involuzione se ceduato.
e
Faggeta submontana dei substrati silicatici
Se lasciato all’evoluzione naturale
rimane stabile, con il faggio che
tende a formare sempre più
popolamenti monospecifici a causa
del suo notevole ombreggiamento.
La ceduazione consente di
conservare l’attuale composizione,
se si ha l’accortezza di rilasciare
sempre una quota di matricine delle
specie di corredo. Con il governo a
fustaia e il trattamento a tagli
successivi si potrebbero avere
modifiche anche strutturali.
Faggeta montana dei
silicatici e dei suoli mesici
substrati
Sono formazioni con una reazione
del terreno meno acida delle
precedenti, con una disponibilità
idrica, mediamente, più alta e quindi
con una fertilità potenziale maggiore,
che vantano un nutrito corredo di
specie, soprattutto a livello erbaceo.
Stabile soprattutto nelle condizioni
ottimali, ovvero, in questo caso, di
maggior
umidità
edafica
e
atmosferica.
La conduzione di questi soprassuoli, tipicamente, è duplice, molto probabilmente in relazione
alla loro accessibilità e alla facilità di esbosco del legnatico. Abbiamo, quindi, o cedui in
produzione tendenzialmente invecchiati o soprassuoli d’altofusto derivati principalmente dalla
conversione spontanea del ceduo.
Nel primo caso, se si vuole perseguire con il governo a ceduo per ricavare legna da ardere
bisogna utilizzare questi soprassuoli in tempi brevi, eccezion fatta, ovviamente, per quei casi
in cui si sia eseguito il taglio nell’ultimo ventennio.
Inoltre, nella fattispecie, è fortemente consigliabile il trattamento a sterzo, che, pur essendo
economicamente più oneroso, ha il fondamentale pregio di conservare l’attitudine delle
ceppaie alla produzione di polloni. La facoltà pollonifera (in gergo tecnico), infatti, nel faggio
tende a scomparire verso i 35- 40 anni d’età della pianta, o ancor prima se i tagli di
riceppatura sono stati fatti troppo alti.
Quando si sono superati i 40 anni d’età media del bosco, per poter ancora ricavare del
legnatico, si deve procedere alla conversione a fustaia tramite la tecnica della matricinatura
intensiva (conversione attiva). Questa prevede, nella fattispecie, il rilascio da 800 a 1500
soggetti per ettaro, tra i meglio conformati ed affrancati, attenendosi ai valori bassi per gli
interventi tardivi e dove maggiore è la fertilità, mentre a quelli alti per le situazioni opposte.
Se la conversione interessa ampie superfici, è bene porre attenzione alla futura ripartizione
planimetrica delle classi cronologiche, onde evitare in futuro, quando saranno governate a
fustaia, di sottoporre interi versanti al taglio finale, con immaginabili inconvenienti di tipo
ambientale, ecologico e commerciale.
Per ciò che concerne il governo a fustaia, i meccanismi di rinnovazione gamica delle faggete,
indicano nei tagli successivi il tipo di trattamento più adatto alle unità di questa categoria.
Soprattutto per le faggete con funzione produttiva il modello di riferimento, almeno in linea
teorica, è quello dei procedimenti combinati francesi dell’insieme di rinnovazione allargato,
che ha trovato una valida applicazione in Cansiglio.
Questo prevede un turno di 140 anni con taglio finale riconducibile a quelli successivi, un
periodo di rinnovazione di 20 anni durante il quale può essere eseguito un taglio secondario.
Lungo il ciclo sono previsti sette interventi di diradamento con cadenza quindicennale, a
partire dopo 35 anni dal taglio di sementazione. In ogni intervento viene asportato circa il 18%
dell’area basimetrica. Ai diradamenti segue il taglio di sementazione, da eseguirsi
possibilmente in concomitanza con un annata di pasciona (produzione del seme
sensibilmente maggiore, che avviene con cadenza periodica, per il faggio, più o meno, ogni
Comunità Montana della Valchiavenna
Gordona,
Samolaco,
Verceia
Verceia,
Gordona.
209
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
5-6 anni), con il quale viene asportato il 30% dell’areabasimetrica.
Nelle situazioni dotate di minore fertilità è consigliabile un turno di 120 anni, mentre nelle
situazioni altimontane, come per la tipologia successiva, il turno può arrivare anche a 160
anni.
I diradamenti in questo tipologia di trattamento sono fondamentali. Il loro scopo è quello sia di
migliorare le caratteristiche degli individui che saranno destinati a raggiungere la maturità
(selezione massale), sia di dosare la densità del soprassuolo, aspetto fondamentale per delle
formazioni così “chiuse” come sono le faggete.
Per ottenere tutto questo bisogna contemporaneamente adottare tre criteri di scelta nella
selezione dei soggetti da eliminare la cui importanza, però, varia nel tempo.
Così, con i primi diradamenti dovrà avere un peso maggiore la selezione fenotipica degli
individui, che andrà ad eliminare i soggetti mal conformati e nettamente
sottoposti. Nei diradamenti successivi, pur continuando a fare selezione, avrà un’importanza
maggiore la distribuzione dei soggetti nello spazio, che dovrà essere il più omogenea
possibile. Con gli ultimi interventi ci si preoccuperà soprattutto di non aprire eccessivamente il
soprassuolo alla luce, questo per evitare l’instaurasi della rinnovazione prima che sia
eseguito il taglio finale. La qual cosa, infatti produrrebbe una struttura irregolare, difficile da
gestire.
Pineta
Pinete di pino silvestre di rupe e di falda detritica
Secondo SCHIECHTL (1973), il pino
silvestre è una delle specie che
meglio sopporta l'oscillazione del
livello del suolo, ovvero l'alternanza
di fenomeni d'inghiaiamento e di
erosione. Esso risulta pertanto ben
adattato alla colonizzazione dei corpi
franosi.
Un’evoluzione di queste cenosi è
possibile solo qualora vengano
fermati i movimenti del terreno e, di
conseguenza, si instaurino i processi
pedogenetici, evento raro e
comunque che, se spontaneo,
richiede molto tempo.
Di norma queste pinete, soprattutto se in ambiente rupestre, non possono e non devono
essere toccate. Fa eccezione quella su falda detritica della piana nella zona di Somaggia (loc.
Basone), Comune di Samolaco, che ha una copertura piuttosto chiusa (il pino silvestre è una
pianta eliofila), quindi si gioverebbe, in tempi medi, di un diradamento selettivo dal basso.
Piuro,
Mese;
Samolaco.
Pineta di pino silvestre dei substrati silicatici submontana
Raramente queste pinete si
conservano in purezza per lungo
tempo. Ciò dipende dal fatto che il
pino silvestre è capace di rinnovarsi
solo in presenza di condizioni di
“disturbo” che, secondo i casi,
possono essere provocate dal
distacco di frane, da movimenti del
terreno, da incendi, da tagli su
ampie superfici, da tratte da vento,
ecc.
Se, invece, non si hanno questi
fattori di disturbo si crea una
formazione dinamicamente labile
che ben presto è contaminata dalle
specie proprie delle formazioni di
contatto, diverse in relazione alle
caratteristiche ambientali.
In genere non è stato riscontrata nessuna priorità d’intervento sulle pinete dei substrati
silicatici s.l., in quanto sono costituite da popolamenti maturi, ma ancora lontani dalla
scadenza di un qualsivoglia turno (fisiocratico, economico, ecc.).
A tempo debito, potranno essere adottati tagli a gruppi o ad orlo, al fine di liberare la
rinnovazione sottoposta.
Là dove si facciano questi interventi è opportuno badare a non eliminare totalmente il pino
silvestre poiché la sua permanenza, possibile anche grazie alla sua longevità, è da
salvaguardare considerando la ridotta stabilità meccanica delle peccete o dei piceo-faggeti
cresciuti su suoli superficiali. Infatti, i ricorrenti schianti che colpiscono queste formazioni
porranno determinare "fratte", più o meno ampie, che saranno più facilmente ricolonizzate se
vi è la presenza di qualche albero portaseme di pino silvestre. Infine, nelle situazioni migliori,
là dove il pino silvestre assume buoni portamenti, esso può presentare, se lasciato
ulteriormente crescere in diametro, anche un certo interesse dal punto di vista economico.
Un cenno meritano poi i tagli intercalari nelle pinete che, talvolta, possono essere necessari
per eliminare i soggetti deperienti o quelli morti o per conferire maggiore stabilità meccanica
al soprassuolo. Si tratta per lo più di diradamenti moderati e bassi (che eliminano le piante
sottoposte) da ripetersi con frequenza decennale. Sconsigliabili sono, invece, gli interventi
d'eliminazione e di contenimento dei rovi che spesso s'insediano in caso di riduzione della
copertura. Essi raramente danno risultati soddisfacenti (in breve tempo i rovi tagliati
riscoppiano ancor più vigorosi) e rischiano di rallentare l’azione di miglioramento delle
caratteristiche del suolo (soprattutto in relazione al turn over della sostanza organica) svolta
da queste importanti specie (DE MAS, 1993).
San
Giacomo
Filippo,
Chiavenna,
Novate Mezzola.
Pineta di pino silvestre dei substrati silicatici montana
Lenta evoluzione verso la pecceta.
In genere non è stato riscontrata nessuna priorità d’intervento sulle pinete dei substrati
silicatici s.l., in quanto sono costituite da popolamenti maturi, ma ancora lontani dalla
scadenza di un qualsivoglia turno (fisiocratico, economico, ecc.). A tempo debito, potranno
essere adottati tagli a gruppi o ad orlo, al fine di liberare la rinnovazione sottoposta tagli
intercalari nelle pinete che, talvolta, possono essere necessari per eliminare i soggetti
deperienti o quelli morti o per conferire maggiore stabilità meccanica al soprassuolo. Si tratta
per lo più di diradamenti moderati e bassi (che eliminano le piante sottoposte) da ripetersi con
frequenza decennale.
Comunità Montana della Valchiavenna
Prata
Camportaccio,
210
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Pecceta
Pecceta montana dei substrati silicatici e dei suoli xerici
La formazione, nettamente dominata
dall'abete rosso e dal larice,
s'arricchisce spesso di pino silvestre
(variante con pino silvestre) come
della presenza, mai cospicua, della
betulla; nessun'altra specie riesce a
partecipare significativamente al
consorzio.
La rinnovazione è, in genere,
abbondante, localizzandosi un po'
dovunque, anche sotto copertura.
Tutte le peccete montane su
substrati silicatici sono caratterizzare
da un sottobosco floristicamente
povero a causa dell'acidificazione
del suolo e della scarsità di luce che
vi giunge.
Pecceta montana dei
silicatici e dei suoli mesici
substrati
Si forma su suoli dotati di maggiore
disponibilità idrica, segnalata, pur
nell'ambito di un soprassuolo a netta
prevalenza di abete rosso, dalla
presenza, a volte rilevante,
dell'abete bianco e dall'assenza del
pino silvestre.
La rinnovazione è, in genere,
abbondante, localizzandosi un po'
dovunque, anche sotto copertura.
è prioritario nella gestione considerare la loro fragilità nei confronti dell'azione del vento e
della neve. Numerosi, infatti, sono gli sradicamenti provocati in particolare dal vento - che
facilmente scalza le radici superficiali di questa specie - e gli stroncamenti dei fusti dovuti
all'azione combinata del vento e della neve che avvengono soprattutto quando il terreno è
gelato.
risultano particolarmente resistenti quei soggetti che presentano bassi rapporti di snellezza
(h/d) e chiome molto estese lungo il fusto, caratteristiche proprie di alberi cresciuti in
formazioni a densità non troppo elevata. Per ottenere un buon numero di questi individui è
quindi necessario intervenire con diradamenti precoci, eseguiti cioè fintanto che gli alberi
presentano chiome ben estese lungo il fusto (da 2/3 a 1/2 della lunghezza).
In queste operazioni "stabilizzanti" è adottato il diradamento selettivo, individuando, almeno
nelle peccete montane e nella prima cura, i soggetti scelti in modo non geometrico e ad una
distanza fra loro di circa 4-5 Qualora non si sia potuto intervenire per tempo con le modalità
appena descritte e gli alberi mostrino chiome estese per meno di metà della lunghezza del
fusto è opportuno puntare, piuttosto che sulla stabilità individuale, su quella di collettivo,
inteso come insieme di alberi la cui estensione dovrebbe essere pari a un'area avente per
diametro l'altezza degli alberi a maturità, L'estensione dei collettivi dovrebbe in ogni caso
diminuire al crescere dell'altitudine.
I collettivi vanno separaci fra loro con corridoi d'ampiezza variabile da 10 a 12 m (misurati fra
l'asse dei fusti degli alberi di margine), ovvero, secondo SCHONENBERGER e altri (1990) e
ZELLER (1993), come minimo del doppio della lunghezza dei rami degli alberi adulti.
Infine, alla presenza di chiome ancora più ridotte e quando, almeno nelle peccete montane,
l'età del soprassuolo ha superato i 40-50 anni, conviene o non diradare, confidando così nella
stabilità di complesso, oppure eseguire dei diradamenti di tipo basso e di ridotta intensità che
poco influiscono sulla stabilità, mentre possono migliorare l'aspetto estetico del popolamento,
contribuire ad elevarne il futuro prezzo di macchiatico, nonché consentirne la percorribilità.
Circa il tipo di trattamento da applicare alle peccete montane dei substrati silicatici, sono
adatti i tagli marginali, quelli, a buche od a gruppi. In particolare, i tagli marginali risultano
consigliabili nelle peccete dei suoli xerici, in quanto garantiscono, più degli altri due, quella
protezione laterale alle giovani piantine necessaria per ridurre gli effetti d'eventuali stress
idrici prolungati.
Una volta insediata la rinnovazione, però, è necessario liberarla prontamente, poiché non
sopporta la copertura per più di 15-30 anni.
II trattamento da applicare in queste peccete è, d'altra parte, spesso condizionato dalla ridotta
viabilità.
San
Giacomo
Filippo,
Prata
Camportaccio
Villa
Chiavenna
di
Pecceta altimontana e subalpina dei substrati silicatici e dei suoli xerici
Nella fascia subalpina, soprattutto
nel distretto edalpico, si sviluppa la
maggior parte delle formazioni
naturali a Picea excelsa (PIGNATTI,
1998).
Rare formazioni che si rilevano
soprattutto sulle vallate interne a
quote variabili , mediamente, tra i
1600 e i 1700 m s.l.m., o , un po’ più
in alto, sul versante idrografico
destro
della
Val
Bregaglia,
comunque sempre ben esposte e
insistenti su terreni sciolti.
Sono soprassuoli generalmente
stabili; ove vi siano accidenti di
natura abiotica o biotica a carico
dell’abete rosso, è possibile una
maggior partecipazione del larice.
Pecceta altimontana e subalpina dei
substrati silicati e dei suoli mesici
Riguardo i diradamenti: opportunità di lasciare, all'atto del primo intervento, che è bene
ricordare dovrebbe avvenire già nella fase di spessina, alcuni spazi liberi da alberi lungo i
probabili percorsi preferenziali della neve e del vento. La seconda riguarda il criterio
d'individuazione degli alberi scelti. In questo caso, infatti, saranno da favorire, non tanto "i
belli" quanto "i forti". Quest'ultimi, che possono essere isolati o raccolti in gruppi, prediligono
soprattutto le seguenti localizzazioni: i margini di lievi terrazzamenti, le vecchie ceppaie, i
massi affioranti, i bordi dei canali di scorrimento della neve, i dossi e tutti i microambienti in
cui il terreno è meno evoluto.
Nelle peccete altimontane, dove la distribuzione verticale è monoplana, si va sempre più
affermando la modalità di trattamento proposta da OTT (1989) che prevede di condurre tagli
a strisce, predisponendo la direzione di ciascuna tagliata verso il sole
Una diversa modalità di taglio è invece da adottare quando, a seguito di un evento meteorico
eccezionale o di un precedente intervento, si sia creato un bordo, più o meno provvisto di
rinnovazione. In queste circostanze è opportuno impiegare in modo combinato il taglio ad orlo
e il taglio marginale.
Nelle peccete è poi importante che i tagli di rinnovazione avvengano nel giusto momento e
che soprattutto non siano anticipati. Infatti, se il bosco non è "maturo", non tanto in termini
economici ma ecologici, i processi di rinnovazione o sono molto rallentati o addirittura non
avvengono.
Rare formazioni soprattutto sulle
vallate interne a quote variabili.
Il processo di rinnovazione può
essere condizionato, magari per
limitati intervalli di tempo, dalle
megaforbie
che
compaiono
frequentemente dove si ha
un'interruzione della copertura
boschiva. BISCHOFF (1994) ricorda
però che le megaforbie non
costituiscono formazioni di erbe
infestanti
definitive,
ma
Comunità Montana della Valchiavenna
Madesimo
Madesimo,
Campodolcino;
Villa
di
Chiavenna.
211
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
rappresentano successioni vegetali
precedenti al bosco.
Pecceta azonale su alluvioni
rare formazioni, insistenti su
superfici troppo piccole per essere
cartografate con il dettaglio del PIF,
che s'incontrano lungo alcuni alvei
fluviali o torrentizi larghi, posti in
fondovalle interessati da fenomeni
d'inversione termica e da una
generale freschezza anche edafica
La rinnovazione dell'abete rosso,
mai
abbondante,
s'insedia
prevalentemente allo
scoperto, in corrispondenza di aree
di maggior accumulo di terra o dove
si creano
interruzioni nello strato erbaceo.
Sono soprassuoli, generalmente, da lasciare all’evoluzione naturale, con la
possibilità, al massimo, di qualche saltuario prelievo a carico dei soggetti più maturi e di
quelli deperienti, scalzati al piede o malati.
Madesimo
tempi di permanenza sono, in genere, brevi data la buona fertilità delle stazioni
occupate. Si consiglia pertanto di non prolungare oltre gli 80-90 anni la durata del ciclo di
quelle formazioni diffuse nel distretto esalpico, e non oltre i 100-120 anni in quelle presenti
nel distretto mesalpico.
Circa il taglio finale, sono consigliati i tagli a gruppi o a buche, che dovranno sempre essere
di dimensioni limitate per non peggiorare il già precario bilancio idrico della stazione. Nel
considerare la rinnovazione è opportuno ricordare che quella di abete rosso, in genere
abbondante, non sopporta per lungo tempo la copertura e quella del faggio, quando presente,
va sicuramente favorita.
Infine, in queste formazioni si manifestano frequentemente problemi di stabilità meccanica
che vanno affrontati con adeguare tecniche di diradamento di cui si è già parlato
diffusamente.
Madesino,
Campodolcino,
Villa
di
Chiavenna
Si può così consigliare, nei soprassuoli giovani con copertura colma, d'iniziare precocemente
i diradamenti così da cercare di limitare i fenomeni di distrofia edafica che costituiscono il
presupposto della lunga fase a nocciolo od a rovo. Dove le conifere tendono a distribuirsi a
gruppi, conviene invece mantenere elevata la copertura perché, ai margini di tali gruppi, la
rinnovazione delle latifoglie s'insedia con maggiore facilità. Nei soprassuoli maturi, a
copertura lacunosa, dove vi è già un fitto strato di nocciolo, conviene non indugiare e
procedere prontamente allo sgombero della vecchia generazione di abete rosso, accettando
la presenza di una lunga fase a corileto. Se vi è della rinnovazione, sia dell'abete rosso e sia
delle latifoglie, questa va prontamente liberata non appena sia sufficientemente affermata da
vincere la competizioni del nocciolo. Le eventuali latifoglie d'origine agamica presenti vanno
selezionate e avviate all'altofusto, mentre se vi sono degli esemplari di grosse dimensioni,
magari molto ramosi, che impediscono la crescita della rinnovazione dell'abete rosso è
opportuno allontanarli, avendo però preventivamente ben valutato la reale possibilità di
ripresa della rinnovazione. Infine, sono sempre da evirare le cure andanti di ripulitura del
nocciolo e del rovo.
Nella variante dei suoli acidi la rinnovazione dell'abete rosso" non manca, collocandosi
soprattutto lungo i margini e richiede, nei primi anni di vita, una protezione laterale che mitighi
l'aridità edafica, talvolta presente durame la stagione estiva.
L'ombreggiamento esercitato dal margine contribuisce anche a contenere la crescita delle
latifoglie che, se messe in piena luce, hanno una rapida crescita ed entrano in competizione
con la rinnovazione dell'abete rosso. Anche in questa variante sono consigliabili il taglio ad
orlo e i tagli successivi a gruppi, con intensità minore rispetto a quella applicata nelle peccete
montane dei substrati silicatici
Villa
Chiavenna
Pecceta secondaria montana
soprassuoli generalmente localizzati
sul basso e medio versante della
Valle Spluga, ben serviti dalla
viabilità, a quote comprese tra i 1100
e 1300 m s.l.m.
Si tratta di formazioni transitorie,
notevolmente alterate dagli interventi
selvicolturali, in atto o pregressi, o
dal pascolo. Sarà quindi sempre
necessario, per delineare una
corretta strategia gestionale.
Tali peccete, infatti, potrebbero
collocarsi in ambienti potenzialmente
occupati dagli acerofrassineti o da
formazioni più varie che vedono la
partecipazione anche dell’abete
bianco. I processi evolutivi verso
queste cenosi avvengono però in
modo lento o possono anche essere
impediti,
poiché
l'abbondante
rinnovazione
dell'abete
rosso
esercita un'elevata competizione nei
confronti delle altre specie.
Pecceta di sostituzione
Le peccete di sostituzione sono
consorzi che derivano, solitamente,
da un naturale coniferamento di
formazioni di latifoglie in ambienti
esalpici interni, al confine con quelli
mesalpici, comunque al di fuori delle
stazioni di competenza della picea.
I Soprassuoli rilevati giaciono su
terreni fertili e, in genere, profondi,
con buona accessibilità, a quote
inferiori ai 1000 m s.l.m.
Comunità Montana della Valchiavenna
di
212
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Abieteto
Abieteto dei substrati silicatici tipico
due abeti (piceo-abieteti) con la
compartecipazione,
soprattutto
verso le quote maggiori, del larice.
La rinnovazione delle due specie
principali non costituisce quasi mai
un problema. A questo proposito, va
ricordato come l’abete bianco, nello
stadio giovanile, sopporti meglio e
più a lungo la copertura dall’alto di
quanto faccia l’abete rosso; però ha
accrescimenti minori ed è più
esigente riguardo la fertilità del
terreno.
Nella competizione tra i due abeti vi
è, perciò, una certa tendenza
all’alternanza
L’obbiettivo principale che bisogna perseguire per questi soprassuoli è quello di ottenere una
distribuzione verticale multiplana. Questo per impedire l’eccessiva concorrenza tra gli
individui, che porterebbe ad alti valori del rapporto tra altezza e diametro (h/d) (piante filate) e
, quindi, ad un’elevata fragilità nei confronti dei carichi da neve e delle spinte da vento.
La conservazione e il miglioramento della distribuzione verticale possono avvenire solo
mantenendo il livello provvigionale non troppo elevato (300-350 mc/ha) tramite un taglio di
curazione da applicarsi in tempi ravvicinati (8-10 anni). Taglio che, a regime, sarà di limitata
intensità e servirà a mantenere l’equilibrio tra le diverse classi diametriche.
Questo implica, affinché vi sia una giustificazione economica, che i soprassuoli siano ben
serviti dalla viabilità (per quanto riguarda la loc. Laghetti, in Comune di Villa di Chiavenna
vedi Proposte di nuova viabilità agro-silvo-pastorale a pag. ).
Nel caso questa manchi sarà opportuno badare che la naturale tendenza alla
monostratificazione di queste formazioni avvenga solo per piccole superfici, invece che per
ampi comparti. Questo lo si può ottenere adottando il taglio a buche.
Inoltre, negli abieteti con distribuzione verticale monoplana, sono adatti: il taglio marginale,
quello ad orlo e i tagli successivi a gruppi, a seconda dei casi e della convenienza, badando
sempre però a liberare il prima possibile i giovani individui dall’adduggiamento
Villa
Chiavenna
Viste le condizioni stazionali non è possibile, ne d’altronde utile, eseguire nessuna gestione
attiva.
Fa eccezione il popolamento in fondo alla Valle del Drogo (Comune di San Giacomo Filippo),
su un alveo torrentizio, che ha particolari caratteristiche, quali: la densità eccessiva, la
giovane età, lo stato fitosanitario non ottimale, la posizione nei pressi di nuclei abitativi e la
relativa accessibilità. In questo caso, infatti, sembra opportuno eseguire dei diradamenti
selettivi, a partire dalle piante malate e deperienti
valle Spluga e in
Val Bregaglia.
In generale i lariceti, grazie al lungo tempo di permanenza, alla "leggerezza" della chioma che
non impedisce eventuali processi evolutivi verso altre formazioni e alla seppur lenta capacità,
di autoperpetuarsi in presenza di un qualche elemento di disturbo, non richiedono specifici
interventi per facilitare la rinnovazione. Sono, invece, sempre possibili tagli di piccoli gruppi di
alberi o di singoli soggetti a fini economici. Nei casi in cui vi siano dei nuclei di rinnovazione
affermata di larice sotto vecchi soggetti si potrà procedere con tagli di sgombero, così come,
nei lariceti a prevalente funzione turistica, appaiono consigliabili interventi di sfollo entro
nuclei densi di rinnovazione affermata, al fine di selezionare i soggetti con miglior portamento.
Là dove, a causa della presenza di un fitto tappeto erbaceo, la rinnovazione di larice manchi
così come quella delle altre specie, può essere opportuno, per innescare il processo di
rinnovazione, aprire qualche buca, se possibile esposta alla luce del pomeriggio, o eseguire
un taglio marginale cui è opportuno associare una lavorazione superficiale del terreno,
concentrata in strisce di dimensioni non inferiori a 3-5 m' e non superiori a 10 m'
Madesimo,
Campodolcino
(Fraciscio, Val del
Drogo),
San
Giacomo
Filippo,
La conservazione del larice sembra, infatti, opportuna per motivi di ordine economico (il
legname di larice è spesso preferito a quello di abete rosso), per esigenze paesaggistiche e,
infine, secondo OTT (in verbis), per conservare una certa libertà decisionale.
Lo stesso OTT, come unico intervento di cura, consiglia di eliminare gli individui di abete
rosso troppo sviluppati che tendono a ad innalzare la chioma dei sovrastanti larici. Infatti,
affinché quest'ultimi abbiano una buona stabilità ed elevate produzioni, sia di legno e sia di
seme, devono conservare la chioma da metà ad almeno un terzo della lunghezza del fusto.
Madesimo
Campodolcino
In generale, in ogni caso, per i larici-cembreti meno evoluti e per la cembreta si può solo
consigliare di lasciar agire l'evoluzione naturale.
Comunque nella gestione dei larici-cembreti, per la loro particolare struttura e per l'ambiente
in cui essi vivono, è sempre opportuno porre maggiore attenzione sui collettivi (o sui cespi)
piuttosto che sui singoli individui.
Piuro
di
Lariceto
Lariceto primitivo
La
compagine
floristica
è,
comprensibilmente, molto ridotta,
dato l’ambiente estremo.
E’ uno stadio durevole per condizioni
edafiche.
Lariceto tipico
La lentezza e la sporadicità spaziale
e temporale con cui avviene
l'autoperpetuazione del lariceto
tipico non deve però creare
particolari apprensioni dal momento
che si tratta di soprassuoli con lungo
tempo di permanenza, durante il
quale è assai probabile che accada
un qualche "accidente" in grado
d'innescare
il
processo
di
rinnovazione, sempre a carico del
larice.
Lariceto in successione con pecceta
Non è una tipologia molto diffusa,
essendo
presente
soprattutto
nell’alta Valle Spluga in destra
idrografica.
Tendenza
evolutiva:
rapida
evoluzione verso la pecceta.
Cembreta
Le cembrete sono formazioni molto
aperte tanto da convivere o aver
convissuto spesso, non senza
problemi, con l’attività pascoliva.
In Val di Lei in Comune di Piuro, fra
1700 e 2000 m di quota circa, vi
sono, delle formazioni a netta
prevalenza di pino cembro.
Queste si collocano all’apice
settentrionale della valle, a cavallo
tra il confine italosvizzero, su
entrambe le sponde .
La rinnovazione del cembro si
localizza, in particolare, sopra i
massi affioranti (dai quali riceve
maggior calore e può avere un
Comunità Montana della Valchiavenna
213
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H3.4.1 – Libretto di manutenzione
periodo vegetativo più lungo, grazie
al precoce scioglimento della neve)
o a gruppetti fra il fitto strato di mirtilli
(rosso e nero) dove il seme è
spesso portato dalla nocciolaia. La
rinnovazione di larice, che però
stenta ad affermarsi, è invece più
diffusa anche se si nota una
maggiore presenza di piantine nelle
microstazioni più favorevoli (suolo
smosso). In destra idrografica la
pendenza e, a tratti, l’acclività del
terreno apportano alla cenosi delle
caratteristiche dei larico-cembreti, a
tratti primitivi.
La cembreta endalpica rappresenta
la situazione più matura e stabile, a
queste altitudini. Va dunque
assolutamente preservata.
Altre formazioni
Alneto di ontano bianco
nelle aree golenali e ripariali delle
valli laterali più incise (ad es.
Revelas, Novate Mezzola) o in
corrispondenza di antiche anse
torrentizie, trova condizioni migliori
in ambienti non interessati da
ristagni idrici, ma dove l'acqua
corrente è molta, sia in superficie e
sia nei primi strati del suolo.
La picea, ove presente, tende a
diffondersi sotto la copertura
dell'ontano e alla lunga porrebbe
prendere il sopravvento, creando,
qualora l'invasione avvenisse in
vicinanza di alvei, non pochi
problemi all’efficienza idraulica dì
queste zone. In generale, quindi,
l'alneto di ontano bianco può
ritenersi, a meno del ripetersi di
frequenti ringiovanimenti del suolo,
una fase transitoria verso l'acerifrassineto o verso la pecceta
azonale su alluvioni.
Nell'orizzonte montano, lungo i ripidi
versanti, sempre in ambienti umidi,
nelle vicinanze dei torrenti l'ontano
bianco può venire in contatto anche
con l'alneto di ontano verde.
Nel complesso gli alneti costituiscono delle formazioni forestali di elevato valore naturalistico
e di particolare interesse storico- paessagistico, in quanto lembi residuali di ben più vaste
superfici forestali ridotte nell'ultimo secolo dall'espansione delle colture agrarie intensive.
Diviene, quindi, prioritario nella loro gestione conservarne la presenza che d'altra parte non è
difficile grazie alla generale facilità con cui avviene la rinnovazione agamica e gamica del
genere Alnus. Si può quindi ritenere che sia l'abbandono alla libera evoluzione, sia il governo
a ceduo e sia quello a fustaia non pregiudichino la loro conservazione.
Le situazioni evidenziate in cartografia, però, che insistono su terreni molto accidentati ed
impervi, non essendo suscettibili di gestione attiva, sono da lasciare all’evoluzione naturale.
Alneto di ontano verde
Presente soprattutto sui medio-alto
versanti lungamente innevati in
stazioni con suoli relativamente
ricchi in nutrienti.
derivano spesso da processi di
colonizzazione di movimenti franosi
che sono ricoperti dapprima con
specie erbacee pioniere. Segue
l'ingresso di vari salici e, nei
substrati carbonatici, anche del pino
mugo. Infine, s'insedia l'ontano
verde talora accompagnato da
qualche esemplare sparso di larice
e, più spesso, dal sorbo degli
uccellatori.
Nelle
fasi
iniziali
della
ricolonizzazione, l'ontano verde per
potersi affermare deve affrontare, da
un lato, il lungo innevamento che
riduce il periodo vegetativo e,
dall'altro, l'eccessiva aridità edafica
Sul ruolo e l’importanza degli alneti in genere vale quanto riportato per la tipologia
precedente.
Sono comunque da sconsigliare gli eventuali interventi, peraltro spesso fallimentari, tesi ad
eliminare gli ontani per recuperare, anche solo a fini paesaggistici, i pascoli di bassa quota
(MENGUZZATO, 1976).
Da ben valutare sono anche gli eventuali interventi d'eliminazione degli alneti in aree ad alto
rischio idraulico, mentre in queste zone sono sempre opportuni i tagli per allontanare i
soggetti di abete rosso, di scarsa stabilità statica, che talvolta entrano in queste formazioni.
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214
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
durante il periodo estivo.
Ai margini o entro i canaloni da
valanga, invece, esso s'insedia, in
genere per via gamica, con relativa
facilità a condizione che l'evento
valanghivo abbia un tempo di ritorno
sufficientemente lungo (almeno un
decennio), dopodiché esso riesce a
resistere ai danni delle successive
slavine grazie all'elasticità dei
soggetti e all'emissione di polloni,
ovvero rinnovandosi anche per via
agamica.
Solitamente l'alneto di ontano verde
può considerarsi uno stadio
permanente,
ancorché
non
climacico, nel quale la successiva
evoluzione verso cenosi boschive
più mature (lariceti e peccete) è
impedita soprattutto dai ricorrenti
fenomeni
valanghivi
che
ringiovaniscono l'ecotopo e dalla
brevità del periodo vegetativo che
non è sopportabile dalle specie
arboree.
Rimboschimenti con specie esotiche
In particolare si riscontrano rimboschimenti con pino strobo, douglasia, cedri, quercia rossa in alcune piccole aree della comprensorio.
Novate Mezzola
(Campo),
Samolaco
(Somaggia), …
Castagneti da frutto
Oltre a rimandare
•
alla pubblicazione del 2006 innanzi segnalata “La castanicoltura in Valchiavenna”
•
alla relazione espressamente dedicata a tali boschi ed allegata al PIF della CM Valchiavenna
si richiama quanto segue:
Nel passato il castagneto da frutto era una coltivazione affermata, sia perché forniva un prodotto alimentare che rispetto agli
altri cereali offriva un apporto calorico ad ettaro 2-3 volte maggiore; sia per la pluralità di prodotti ritraibili dalla selva (legname,
legna da ardere, …). Le mutate condizioni socio-economiche della montagna hanno favorito l’abbandono di tale coltura a favore
di un inselvatichimento e un ripristino a bosco ceduo. Del resto mantenere la selva castanile implica l’impiego di cospicue
energie per contrastare l’evoluzione naturale.
I castagneti da frutto in attualità di coltura presenti in Valchiavenna derivano per lo più da recenti interventi di recupero,
realizzati anche grazie a specifici contributi pubblici. Il recupero di un castagneto ha senso solo se si verificano le seguenti
condizioni:
- presenza di varietà pregiate e valide commercialmente;
- assenza di danni rilevanti di cancro corticale;
- presenza di viabilità idonea all’accesso al castagneto.
Le operazioni fondamentali per realizzare il recupero della selva castanile fruttifera sono la ripulitura del castagneto, l’eventuale
taglio dei castagni irrecuperabili, la potatura dei castagni, l’eventuale impianto di nuovi castagni, la concimazione e la
ricostituzione del prato. Il castanicolture deciderà quali operazioni effettuare in base alle condizioni della propria selva.
Il recupero e mantenimento della selva castanile, possibile anche grazie a specifici finanziamenti, riveste un ruolo fondamentale
anche come occasione sociale di mantenimento delle tradizioni rurali, e quindi di salvaguardia del territorio.
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Cure minime e protezione idrogeologica
A livello indicativo, relativamente alle cure minime e alla relazione con la protezione idrogeologica, si
richiama quanto riportato ne Il Bosco di Protezione (“Bosco e legno in Svizzera”-2003, Ufficio federale
dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio –UFAFP)
Frane - Un bosco ben curato può ridurre sensibilmente il rischio di frane di un pendio. La miglior
protezione è offerta da boschi sani, ben strutturati in termini di età, di altezza e di specie: è quanto ha
rivelato un’indagine realizzata a Sachseln (Svizzera), illustrata dai grafici seguenti.
Colate di detriti e inondazioni -Il bosco attenua i picchi di portata dei torrenti e riduce il pericolo di
piene e colate di detriti e fango. Lungo i torrenti, impedisce l’erosione delle rive. Gli alberi trattengono
il 15-30 % delle precipitazioni annue e assorbono acqua dal suolo. Inoltre, consolidano il suolo fino a
una profondità di circa due metri, proteggendo così dalle frane.
Caduta di sassi - Gli alberi del bosco rallentano e arrestano la caduta di pietre. La miglior protezione è
costituita da un bosco fitto e ben strutturato. Il bosco impedisce la caduta di sassi anche grazie
all’apparato radicale, che tiene uniti il suolo, la roccia e i sassi.
Valanghe- Un bosco naturale sempreverde, con alberi di altezze diverse, riuniti in fitti gruppi,
impedisce la caduta di valanghe. Le chiome degli alberi raccolgono e trattengono la neve, che più tardi
cadrà al suolo in blocchi. Assieme agli alberi del bosco, ciò crea un manto nevoso stabile, limitando il
pericolo di valanghe.
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H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Figura 3.1: priorità nella cura del bosco di protezione (tratto dall’omonima pubblicazione del Centro
per la selvicoltura di montagna CSM di Maienfeld- CH)
Un breve glossario
ALLESTIMENTO
Operazione di preparazione del tronco abbattuto, che comprende la sramatura (taglio dei rami), la depezzatura o
sezionatura (riduzione del tronco in pezzi o toppi di lunghezza adeguata alle esigenze del commercio) e la scortecciatura,
effettuata solamente sulle conifere, eseguita in genere a macchina sui piazzali di esbosco o in segheria
ALLIEVO
soggetto arboreo d'origine gamica (nato da seme) od agamica, con diametro o altezza poco diversi da quelli dei migliori
polloni del ceduo, che viene rilasciato all’atto dell’utilizzazione al fine di diventare una matricina
CEDUO
soprassuolo in cui oltre l’ottanta per cento dei soggetti sia di origine agamica (nati da ceppaia) e l’età media dei polloni,
ovvero il numero di anni intercorsi dall’ultima utilizzazione ordinaria, non superi i trentacinque anni
CONCENTRAMENTO
Operazione iniziale che consiste nel radunare la legna o il legname da opera dal letto di caduta in un primo temporaneo
deposito per essere poi esboscato lungo una via attrezzata (strada, teleferica, ecc.)
DIRADAMENTO
taglio di parte delle piante di un soprassuolo monoplano immaturo allo stadio di perticaia o fustaia adulta
ESBOSCO
trasporto del legname lungo vie attrezzate dal luogo di abbattimento (letto di caduta) o di concentramento degli alberi, fino
al punto in cui il materiale viene caricato su mezzi che effettuano un trasporto ordinario su strade percorribili con articolati
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FUSTAIA
soprassuolo in cui oltre l’ottanta per cento della copertura sia costituita da soggetti chiaramente nati da seme
FUSTAIA ADULTA
stadio cronologico della fustaia monoplana , successivo alla perticaia
FUSTAIA MATURA
soprassuoli che presentano caratteristiche tali da consentire di ottenere assortimenti di dimensioni ottimali
GOVERNO (forma di)
il sistema di rinnovazione del bosco individua il governo. Vengono riconosciute due fondamentali forme di governo, ceduo
(v.) e fustaia (v.)
MASSA ad ettaro (o
consistenza o provvigione)
rappresenta il capitale legnoso ragguagliato all'ettaro di un determinato bosco, costituito dal volume totale degli alberi in
piedi il cui diametro, misurato a 1,30 metri da terra, superi i 17,5 centimetri
MATRICINA
soggetto di dimensioni notevolmente superiori a quelle dei migliori polloni e a quelle degli allievi, probabilmente
preesistente, come allievo o già come matricina, nel ciclo precedente
METRO STERO (mst)
generalmente utilizzato per la legna da ardere in catasta; rappresenta l'unità di volume apparente (comprendente il legno
e gli spazi vuoti) corrispondente ad una catasta delle dimensioni di un metro per un metro per un metro
NOVELLATO
è il primo stadio cronologico, della fustaia monoplana
PERTICAIA
stadio cronologico della fustaia monoplana , successivo alla spessina
POLLONE
fusto che s'origina da una gemma (origine agamica) situata alla base (ceppaia) di un soggetto di latifoglia che è stato
tagliato o che ha subito una lesione rilevante
RINFOLTIMENTO
introduzione di specie arboree e/o arbustive per via artificiale al fine di migliorare l'attuale composizione
RIPULITURA
taglio del materiale secco o vivo (talora anche di alcune specie arbustive) che esercita una forte concorrenza, tale da
impedire o comunque ostacolare l'insediamento della rinnovazione o di altre specie (anche arbustive) desiderate
SFOLLO
taglio intercalare di sfoltimento applicato ai popolamenti monoplani allo stadio di novelleti o spessine
SPESSINA
stadio cronologico della fustaia monoplana , successivo al novellato
STRUTTURA (del bosco)
rappresenta il modo di presentarsi del bosco e di stratificarsi nello spazio aereo
TAGLIO DI PREPARAZIONE
taglio intercalare che viene condotto prima del taglio di sementazione quando il soprassuolo non ha subito, durante il
ciclo, i necessari diradamenti
TRATTAMENTO
le modalità di taglio del bosco
Mezzi e personale:
Operai semplici e qualificati, attrezzature per i taglio e per il trasporto del legname
Elenco Prezzi Unitari
Per l’Elenco Prezzi Unitari si rimanda
•
alle considerazioni riportate nel PIF relativamente al Piano Finanziario (cap. 12)
•
al prezziario regionale per i lavori forestali
http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=3231&SezioneId
=2008000000&action=documento
Prezziario
Voce
P.R.I.F.
E.1.1.2
P.R.I.F.
E.1.1.3
P.R.I.F.
E.1.1.4
Descrizione
U.M.
Prezzo
Sfolli mediante tagli di selezione ai giovani popolamenti non ancora differenziati
(spessina) a densità eccessiva, per migliorare la stabilità soprassuolo e dosarne la
composizione specifica con taglio selettivo delle piante in soprannumero, comprese
modeste potaure di penetrazione prevalentemente a carico dei rami secchi,
concentramento e accatastamento in loco del materiale di risulta. Parametri di
riferimento:ipotesi di densità iniziale 3000 piante/ha e prelievo di 1000 soggetti, con
diametro medio <10 cm
€/ha
1.376,00
Sfoltimento andante su ceduo per favorire lo sviluppo del novellame diffuso e
consentirne l'ulteriore insediamento, consistente nel taglio a carico del piano
dominante con rilascio delle piante di miglior sviluppo delle specie pregiate e
l'eliminazione piante deperienti degli arbusti ingombranti, compreso accatastamento
della ramaglia e concentramento del materiale legnoso utilizzabile. Ipotesi di prelievo:
500 polloni/ha - diametro medio 15 cm
€/ha
1.376,00
Riduzione della componente erbacea ed arbustiva mediante sfalci, decespugliamenti
ed eventuale eliminazione delle rampicanti. Intervento da eseguire solo ove
strettamente necessario al fine di ridurre la competizione di erbe e cespugli nei
confronti delle giovani piante o per migliorare le condizioni per la germinazione e lo
€/ha
1.066,00
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
sviluppo dei semenzali. Per questo tipo di operazione l'unità di misura espesso
l'ettaro ragguagliato.
P.R.I.F.
E.1.2.2
Miglioria forestale consistente nell'eliminazione degli individui malati, malformati,
polloni soprannumerari in caso di ceppaie, in particolare a carico di specie
indesiderate; ramaglia: raccolta, allontanamento e successiva cippatura o trinciatura;
legname: sramatura, esbosco e depezzatura con formazione temporanea di cataste a
bordo strada carrabile. Il costo dell'allontanamento definitivo va compreso nel prezzo
di vendita del legname. Con designazione dei candidati. Parametri di riferimento:
prelievo di 250 piante a diametro variabile per ettaro.
€/ha
5.192,00
P.R.I.F.
E.1.2.4
Miglioria forestale consistente nell'eliminazione degli individui malati, malformati,
polloni soprannumerari in caso di ceppaie, in particolare a carico di specie
indesiderate; legname e ramaglia depezzati, raccolti in piccole cataste in bosco. Con
designazione dei candidati. Parametri di riferimento: prelievo di 150 piante a diametro
variabile medio-piccolo
€/ha
2.242,00
P.R.I.F.
E.1.2.6
Intervento di diradamento selettivo a carico di soggetti arborei di ogni dimensione,
eseguito in popolamenti con densità variabile, comprensivo del taglio dei soggetti
malformati o sovrannumerari nei tratti a maggior densità e spalcature delle piante
rimanenti sino ad 1,5 m di altezza, sramatura, depezzamento dei fusti e
accatastamento ordinato nei pressi del letto di caduta delle ramaglie ed allestimento a
2-4 m per il materiale di grosse dimensioni ed ogni altro onere ed accessorio per dare
l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L.
€/ha
2.880,00
P.R.I.F.
E.1.2.8
Diradamento dal basso in fustaia a carico delle piante del piano dominato con criterio
di determinazione del diametro massimo asportabile, compresa sramatura,
depezzatura della ramaglia, concentramento dei fusti per il successivo esbosco. Con
designazione dei candidati. Parametri di riferimento: densità iniziale 800 piante/ha,
prelievo medio 30% dei soggetti
€/ha
2.412,00
P.R.I.F.
E.1.2.10
Diradamento dall'alto o positivo in fustaia a carico delle piante del piano dominante e
codominante con criterio di determinazione del diametro massimo asportabile,
compresa sramatura, depezzatura della ramaglia, concentramento dei fusti per il
successivo esbosco. Con designazione dei candidati. Parametri di riferimento:
densità iniziale 800 piante/ha, prelievo medio 15% dei soggetti.
€/ha
1.916,00
P.R.I.F.
E.1.2.12
Diradamento dal basso in bosco ceduo a carico delle piante del piano dominato con
criterio di determinazione del diametro massimo asportabile o del numero di polloni
da rilasciare, allo scopo di costituire un soprasuolo monoplano, compresa sramatura,
depezzatura della ramaglia, concentramento dei fusti per il successivo esbosco. Con
designazione dei candidati. Parametri di riferimento: densità iniziale 1.500 polloni/ha,
prelievo medio 30% dei polloni.
€/ha
2.008,00
P.R.I.F.
E.1.2.13
Diradamenti schematico/geometrici ovvero riduzione della biomassa legnosa allo
scopo di diminuire la competizione all'interno del popolamento ed aumentare la
stabilità fisica degli alberi rimasti. Tale operazione viene usualmente svolta in
popolamenti artificiali a sesto regolare e impianti di arboricoltura da legno. Sono
comprese anche la sramatura, la sminuzzatura della ramaglia, l'esbosco e il
concentramento a bordo strada carrabile per il successivo e definitivo
allontanamento. Parametri di riferimento: densità iniziale 400 piante/ha, eliminazione
geometrica del 50% sul numero, diametro piante eliminate medio piccolo
€/ha
2.400,00
P.R.I.F.
E.1.4.3
Abbattimento di pianta (latifoglia o conifera), tramite recisione a livello del suolo e
caduta guidata, compresi la sramatura, la depezzatura, l'allestimento sul letto di
caduta e l'allontanamento, esclusa la rimozione dell'apparato radicale e l'onere di
smaltimento del materiale. Parametri di riferimento: 25 cm <diametro medio fusto <
50 cm., condizioni di lavoro nella norma
€/cad
193,40
P.R.I.F.
E.3.2
Interventi di bonifica in boschi danneggiati (in modo andante) da avversità
atmosferiche consistenti nel taglio delle piante irrecuperabili, sramatura,
depezzamento ed idonea sistemazione della ramaglia, eventuale riceppatura,
concentramento dei fusti per il successivo esbosco, ogni altro onere compreso.
Parametri di riferimento per boschi affermati: densità 400 piante/ha, danneggiamenti
(schianti) pari al 50%,
€/ha
4.188,00
P.R.I.F.
E.3.2.1
Interventi di bonifica in boschi danneggiati (localizzato) da avversità atmosferiche
consistenti nel taglio delle piante irrecuperabili, sramatura, depezzamento ed idonea
sistemazione della ramaglia, eventuale riceppatura, concentramento dei fusti per il
successivo esbosco, ogni altro onere compreso. Parametri di riferimento per boschi
affermati: densità 400 piante/ha, danneggiamenti (schianti) pari al 50%,
€/ha
5.215,00
P.R.I.F.
E.5.1
Innesto di pollone di castagno di 1-2 anni eseguito a spacco (o simili) con varietà
€/cad
3,02
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
pregiate o da frutto mediante l'utilizzo di marza con diametro uguale al portainnesto,
protezione con biomastice, potatura estiva dei germogli finalizzata alla formazione
della chioma nonchè alla limitazione dei danni da vento; si considera l'innesto di 3-4
polloni per ceppaia
P.R.I.F.
E.5.1.1
Innesto di giovani piante nate da seme o da polloni di castagno con varietà da frutto
pregiata (densità max per ettaro di 100 soggetti o gruppi di soggetti provenienti dalla
medesima ceppaia). Il prezzo comprende la raccolta delle marze, la loro
conservazione, le operazioni di taglio, l'allontanamento della vegetazione arborea ed
arbustiva concorrente e le pratiche colturali successive all'innesto, ogni altro onere
compreso. Per ogni ceppaia o innesto isolato su piante franche di piede
€/cad
20,99
P.R.I.F.
E.5.2
Potatura di risanamento e/o ringiovanimento di esemplari adulti di castagno con
eliminazione di tutte le parti secche o seccaginose e delle branche necessarie per il
riequilibrio spaziale della chioma e per sollecitare l'emissione di nuovi rami avventizi,
spalmatura di mastice antisettico sulle superfici di taglio (per tagli di rami di oltre 5 cm
di diametro), ogni altro onere compreso. Per piante fino a 10 m di altezza
€/cad
72,35
P.R.I.F.
E.5.2.1
Potatura di risanamento e/o ringiovanimento di esemplari adulti di castagno con
eliminazione di tutte le parti secche o seccaginose e delle branche necessarie per il
riequilibrio spaziale della chioma e per sollecitare l'emissione di nuovi rami avventizi,
spalmatura di mastice antisettico sulle superfici di taglio (per tagli di rami di oltre 5 cm
di diametro), ogni altro onere compreso. Per piante oltre i 10 m di altezza
€/cad
101,54
P.R.I.F.
E.5.3
Interventi di diradamento in castagneto da frutto con abbattimento dei soggetti
deperenti, seccaginosi o in soprannumero a fini fitosanitari e colturali (per giungere a
90-100 piante/ha e favorire l'allargamento delle chiome e aumentare la produzione,
specialmente sui rami inferiori), allontanamento ed accatastamento del materiale
legnoso di risulta e abbruciamento in aree idonee dei residui di lavorazione, ogni altro
onere compreso
€/cad
88,75
P.R.I.F.
E.5.4
Taglio ed allontanamento di piante arboree ed arbustive infestanti e di dimensioni
limitate, per il recupero di castagneti da frutto o abbandonati, sramatura,
depezzamento con asportazione dei fusti ricavati e del materiale di risulta, ogni altro
onere compreso
€/cad
2.099,00
P.R.L.
F.4.005.080.02
Esecuzione di taglio di piante in alveo, sulle scarpate o sulle aree interessate dai
lavori, compresa l'estirpazione delle ceppaie, delle radici ed il carico sui mezzi, il
traporto e lo scarico in discariche idonee poste in un raggio di 10 Km dal cantiere o
l'accatastamento in area di cantiere
diametro superiore a cm.20
€/n
P.R.L.
F.4.005.080.02
Esecuzione di taglio di piante in alveo, sulle scarpate o sulle aree interessate dai
lavori, compresa l'estirpazione delle ceppaie, delle radici ed il carico sui mezzi, il
traporto e lo scarico in discariche idonee poste in un raggio di 10 Km dal cantiere o
l'accatastamento in area di cantiere
diametro superiore a cm.20
25,62
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
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220
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.47.
M01
Prati e Pascoli
Manuale D’uso
Funzione specifica: mantenimento dei prati delle conoidi, del fondovalle, delle aree aperte di medio
versante, degli alpeggi e dei pascoli d’alta quota
Oggetto delle pratiche manutentive: prati delle conoidi e del fondovalle, aree aperte di medio
versante (aree contermini ai nuclei storici di versante), prati prossimi agli alpeggi e pascoli d’alta quota
Descrizione caratteristiche:
Gli ambienti prativi ospitano peculiari specie vegetali ed animali e la loro cura ha riflessi positivi sul
contenimento dei rischi di incendio e di dissesto idrogeologico del territorio.
Il Piano Generale di Indirizzo Forestale della Comunità Montana ha condotto un’indagine pastorale
analizzando distribuzione geografica delle superfici di interesse pastorale, principali tipologie di
pascolo, dotazione ed utilizzazione di strutture ed infrastrutture, consistenza degli allevamenti e
relativa gestione, fattori socio-economici relativi alle aziende. Il Piano segnala quanto segue.
I mutamenti di carattere socioeconomico e culturale hanno prodotto il progressivo abbandono
dell’attività pastorale con evidenti conseguenze nelle caratteristiche che il paesaggio via via ha
assunto.
Osservando il territorio della Comunità Montana Val Chiavenna si può notare infatti la presenza diffusa
di cespuglieti ed arbusteti laddove un tempo vi erano radure che costituivano il pascolo.
Nel territorio della Comunità Montana Val Chiavenna possono essere individuate tre principali tipologie pastorali
che trovano definizione in base al tipo di gestione praticata e alla quota cui sono ubicate.
• Prati e prati-pascoli di fondovalle o prossimi ai nuclei rurali. Sono collocati lungo il fondovalle, sono prossimi ai
nuclei abitati e hanno in genere favorevoli giaciture e ridotte estensioni. Diverso è il caso dei prati stabili situati
nel fondovalle che presentano giaciture pianeggianti e sono parzialmente irrigui e di più grande estensione. I prati
migliori sono in genere sottoposti a due tagli estivi e al pascolamento autunnale. In questo caso, trattandosi delle
migliori situazioni, vengono praticate la concimazione naturale, talvolta l’erpicatura e l’irrigazione per scorrimento.
I prati-pascolo, generalmente di minor fertilità e produttività, sono utilizzati meno intensivamente, in genere
limitandosi ad un solo sfalcio estivo e al pascolamento. Eccezion fatta per i prati di fondovalle di giacitura migliore
le operazioni di fienagione sono scarsamente meccanizzate. La produttività in termini qualitativi e quantitativi è
generalmente molto diversa in relazione alle condizioni stazionali e al tipo di cure colturali prestate. Dal punto di
vista floristico sono caratterizzati dalla presenza di Lolium perenne, Dactylis glomerata, Festuca gr. Rubra, Trifolium
repens. Fitosociologicamente appartengono all’alleanza Arrehenatherion elatioris (classe Molinio-Arrenatheretea).
• Pascoli di media quota. Sono presenti nella fascia media dei versanti a quote comprese fra gli 800 e i 1600- m slm
a seconda dell’esposizione e sono generalmente dotati di fabbricati di abitazione e di ricovero per gli animali.
Costituivano stazioni intermedie d’alpeggio utilizzate un tempo in tarda primavera inizio estate durante la salita
all’alpe mediante la stabulazione fissa e l’utilizzo del fieno dell’annata precedente. Un secondo periodo di utilizzo
era quello autunnale quando, durante la discesa dall’alpeggio, veniva praticato il pascolo successivo alle
operazioni di sfalcio estivo. Attualmente solo pochi di questi pascoli montani sono ancora utilizzati quali stazioni
intermedie ma comunque quasi sempre esclusivamente per il pascolamento. Essendo queste praterie di origine
antropica e intercluse al bosco, si pone il problema del loro mantenimento impedendo l’azione invasiva esercitata
dalle specie arboree circostanti. Le fitocenosi che costituiscono il cotico erboso di questi pascoli si configurano
perciò come associazioni secondarie, caratterizzate da notevole instabilità. A seguito della diminuita utilizzazione
ciò ha determinato un progressivo peggioramento della composizione floristica del cotico è l’invasione dello stesso
da parte di specie infestanti erbacee e arbustive, tra le quali predominano il nardo, il rododendro, il mirtillo, altre
Ericacee minori (data la generale acidità dei suoli), felce aquilina, rovi e l’ontano verde. Dal punto di vista
floristico le specie che caratterizzano questi pascoli sono Festuca gr. Rubra, Briza media, Trisetum flavescens, Dactylis
glomerata, Trifolium repens, Thymusserpyllum. Da un punto di vista fitosociologico queste formazioni appartengono
all’alleanza Triseto-Polygonion bistortae (classe Molinio-Arrhenatheretea).
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221
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
• Pascoli d’alta quota. Sono ubicati nella fascia altimetrica superiore, generalmente oltre il limite superiore della
vegetazione arborea e sono almeno in parte costituiti da praterie primarie di origine naturale e quindi da
maggiore stabilità del cotico erboso alle variazioni di carico e di utilizzazione. Sono, per contro, quelli più
facilmente soggetti all’azione erosiva delle acque meteoriche e all’invasione di pietrame proveniente dai
contrafforti rocciosi spesso sovrastanti il pascolo. Sono generalmente di proprietà pubblica o consortile e vengono
utilizzati nel periodo estivo centrale. Alle quote meno elevate sono presenti superfici di pascolo arborato che
vanno soggette all’azione invasiva arbustiva in particolare dell’ontano verde, del rododendro e di Vaccinium sp. Le
porzioni di pascolo migliori sono generalmente quelle prossime ai fabbricati, ma a causa delle non adeguate
condizioni di sfruttamento e dell’assenza di cure colturali presentano modeste condizioni sia sotto l’aspetto
quantitativo sia sotto quello qualitativo. La specie erbacea regressiva maggiormente diffusa è il nardo che denota
situazioni di sottoutilizzo, di insufficiente fertilizzazione e irrazionale pascolamento. Il Nardus stricta è specie
rifiutata dal bestiame e la sua presenza deprime il valore pastorale del foraggio. In prossimità dei fabbricati, in
particolare nei luoghi di smaltimento delle deiezioni; è presente la flora nitrofila tipica (Rumex, Urtica, ecc ).
Anche l’estirpazione di specie invadenti o la rimozione del pietrame, un tempo regolarmente praticate, oggi è
trascurata in considerazione del minor fabbisogno foraggero dovuto alla forte riduzione del numero di capi
inalpati. Nelle zone molto acclivi prevalgono i festuceti a Festuca varia e i Cariceti a Carex sempervirens e a Carex
curvula.
• Praterie rupicole e cespuglieti. Si tratta delle porzioni di pascolo periferiche agli alpeggi ancora utilizzati oppure a
quelli totalmente dismessi dove la mancata continuazione del regolare pascolamento e delle cure colturali, in
passato praticate, hanno favorito una progressiva invasione da parte delle specie arbustive o di specie erbacee di
minor valore pabulare. Generalmente presentano acclività notevoli, diffuse accidentalità, presenza di pietrame e
di affioramenti rocciosi e pertanto bassissimo valore pastorale. Sono attualmente utilizzate esclusivamente con il
pascolo libero estensivo di ovini e caprini.
i ricorda peraltro l’esistenza del Piano di Miglioramento Ambientale predisposto dalla Provincia di
Sondrio contestualmente al Piano Faunistico – Venatorio.
Nello stesso il territorio e le azioni vengono distinte in:
•
aree di fondovalle e prime pendici
•
aree di medio alto versante
•
zone umide
Il Piano riporta inoltre una serie di azioni mirate alla tutela di particolari ordini.
Fra quanto previsto per le aree di medio-alto versante si ricorda la corretta gestione dei pascoli
attraverso Piani di gestione degli alpeggi adeguati che segnalino il tempo ottimale di pascolamento.
Fra gli interventi ambientali specifici si ricorda peraltro che sfalci, tagli della vegetazione arbustiva ed
arborea risultano mantenere habitat favorevoli in particolare agli Ungulati, alla Colturice ed al Gallo
forcello.
Comunità Montana della Valchiavenna
222
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Prati e pascoli
Anomalie riscontrabili
Abbandono, avanzamento del bosco,
scomparsa di habitat, aumento del
rischio valanghivo
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Il Piano condivide le posizioni assunte dal PIF di seguito riportate
In linea generale occorre confermare l’importanza di mantenere e se possibile incrementare le attività
agropastorali presenti sia per gli aspetti socioeconomici, legati alla permanenza di attività tipiche dell’ambiente
rurale che caratterizza la valle, sia per la conservazione del paesaggio, la cui importanza è di particolare rilievo
considerata la vocazione turistica del territorio.
Occorre innanzitutto prevedere la salvaguardia e il miglioramento gestionale delle superfici a prato e a pratopascolo.
Ciò anche in considerazione della esigenza estetico – paesaggistica di mantenere spazi aperti .
Occorre però anche pensare ad un contenimento dei costi aziendali, attraverso una gestione collettiva e
finanziariamente sostenuta, dell’approvvigionamento foraggero. La determinazione del carico ottimale consente
oltre ad un migliore sfruttamento della produzione anche un apporto organico naturale in tutte le aree sottoposte
al pascolamento. maturazione di quelle specie poco appetite che diventeranno sempre più numerose.
In questo contesto si comprende come per il mantenimento dell’attività zootecnica risulta essere fondamentale
una razionale pratica d’alpeggio.
A questo scopo si ritiene necessario definire le priorità in rapporto alla prospettiva di mantenimento
dell’utilizzazione dei migliori pascoli montani e solo su questi finalizzare gli sforzi economici per il sostegno dei
necessari interventi di miglioramento.
Le proposte fatte mirano a garantire la conservazione del paesaggio tipico creatosi con l’esercizio dell’attività
zootecnico-pastorale nelle valli montane, caratterizzato dal mosaico di spazi aperti (praterie) e spazi chiusi
(bosco) e dalla presenza di elementi storici, architettonici e culturali legati all’edilizia rurale (edifici, mulattiere,
ecc.). Per quella parte del patrimonio architettonico-rurale, che non può trovare recupero nella tradizionale
attività agricolo-pastorale, se ne dovrà ricercare la conservazione attraverso interventi di valorizzazione delle
possibili funzioni turistico-ricreative e culturali.
Operativamente viene segnalata l’importanza dello sfalcio delle aree prative sulle conoidi e prossime ai
nuclei o comunque facilmente accessibili.
Laddove ciò non sia possibile si ritiene essenziale la gestione corretta e razionale degli alpeggi e dei
pascoli (si rimanda in tal senso anche alla scheda 3.44 ed all’elaborato 3.3.1 relativo alle azioni non
strutturali).
La pratica del pascolo è difatti l’unico mezzo di utilizzazione della produzione foraggiera in quelle zone
dove, per difficoltà orografiche, climatiche, di giacitura e di sviluppo della vegetazione non è possibile
il taglio dell’erba.
La forma di sfruttamento della produzione foraggiera avviene normalmente con il pascolamento libero
che consiste nel lasciare gli animali liberi di pascolare per gran parte della giornata su superfici molto
estese. Il pascolamento libero è la causa frequente di fenomeni di sovrapascolamento e
sottopascolamento entrambi considerati dannosi. Infatti, nel primo caso, gli animali lasciati liberi si
trattengono più a lungo nelle zone preferite che vengono così sovrautilizzate, con conseguenti
fenomeni di degrado, erosione e sviluppo di una flora infestante ammoniacale che impoverisce la
qualità del cotico erboso e il cui sviluppo normalmente non viene controllato. Il sottopascolamento
Comunità Montana della Valchiavenna
223
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
avviene nelle aree meno gradite dove lo scarso utilizzo altera la composizione floristica del cotico
erboso a vantaggio delle erbe infestanti e progressivamente del bosco.
L’abbeverata del bestiame avviene normalmente sfruttando punti d’acqua naturali, torrenti e sorgenti.
Mancano gli abbeveratoi che oltre a raccogliere acqua pulita indispensabile per la salute degli animali
consentirebbero di sfruttare meglio le superfici a pascolo tramite una più omogenea distribuzione dei
punti di abbeverata. Nelle zone povere di sorgenti si cerca di raccogliere l’acqua di scorrimento
superficiale in piccoli laghetti chiamati “pozze” presenti nelle conche naturali del terreno.
Lo sfruttamento del pascolo è ancora praticato nella stagione estiva, ma le superfici a pascolo, hanno
subito rispetto al passato una forte contrazione, in particolare quelle meno produttive, più difficili da
raggiungere, con strutture d’alpe fatiscenti e con cotico erboso degradato.
Si propone l’incentivo del pascolo controllato ( ad esempio ovino) a limitazione dei costi di
mantenimento di pascoli ed aree aperte, soprattutto nelle aree più vaste.
Si veda in tal senso quanto realizzato a Frasnedo in comune di Verceia (cfr. riquadro che segue)
“AN NETA FRASNEE” (PULIAMO FRASNEDO)
Motivazioni del progetto: per la riqualificazione della porzione di valle circostante la borgata montana di Frasnedo,
al fine di contrastare l’abbandono delle pratiche agricole e di allevamento.
Le origini del progetto “An neta Frasnee” (puliamo Frasnedo) ha avuto inizio per volontà di un nutrito gruppo di
abitanti della frazione alpina di Frasnedo (comune di Verceia) nonché soci del Consorzio teleferica Valle dei Ratti.
A seguito di riunione fra gli stessi, è stato deciso di “istituzionalizzare” il gruppo e di cominciare a lavorare per
porre termine al progressivo abbandono dei prati che da molti anni ormai non venivano più sottoposti a sfalcio.
Inevitabili conseguenze: l’avanzamento del bosco, delle vegetazioni ruderali sempre più in prossimità delle
abitazioni, oltre al desolante senso di abbandono, alla panoramicità ormai perduta, al paesaggio degradato, e
all'incremento del rischio di incendio boschivo.
I lavori di sfalcio e pulizia hanno avuto inizio nel week-end tra il 30 Settembre e il 1 Ottobre 2006 e sono
proseguiti a ritmo serrato per altri week-end con la partecipazione di ben 45 persone, per un totale di oltre 1500
ore di lavoro. Tutto ciò è stato possibile grazie alla disponibilità e collaborazione del Consorzio Teleferica Valle dei
Ratti e dell’Amministrazione comunale di Verceia che ha coperto le spese dei materiali di consumo, oltre alla
generosa opera dei volontari, che hanno messo a disposizione tempo e mezzi propri. Considerata l’impossibilità di
ripetere negli anni a venire tale immane opera, con le stesse modalità, l’Associazione “An neta Frasnee” ha
iniziato dal mese di maggio 2007 la seconda fase del progetto denominato “Progetto Péur”. Questa è consistita
nel mantenere puliti i terreni interessati dal progetto An neta Frasnee, con il pascolo di greggi di pecore nei mesi
estivi. Gli ovini sono stati spostati ciclicamente su appezzamenti di terreno diversi, utilizzando appositi recinti
mobili.
Notevoli i vantaggi, tra cui l'abbattimento dei costi, l'eliminazione dei mezzi meccanici di sfalcio, l'abbattimento dei
tempi di lavoro, la concimazione naturale dei prati, il miglioramento del paesaggio, animato dalla presenza degli
ovini. L’inaugurazione di tale progetto è avvenuta il 20 Maggio 2007 alla presenza del sindaco e di un
rappresentante della Comunità Montana Valchiavenna. Ad oggi 85 ovini animano i prati intorno al piccolo borgo
alpino di Frasnedo tinti di un verde che da anni ormai non si vedeva: un ottimo biglietto da visita per i turisti che
da Gennaio 2008 potranno usufruire del rifugio Frasnedo in fase di completamento.
Relativamente al tema si suggeriscono infine i seguenti riferimenti:
•
Fondazione Fojanini di Studi Superiori Sondrio - Settore Foraggicoltura e Alpicoltura
http://fondazionefojanini.provincia.so.it/foraggicoltura/foraggicoltura.asp
•
I prati della Media Valtellina - Fondazione Fojanini di Studi Superiori Sondrio e Regione
Lombardia, aprile 2008
•
“Censimento delle aree prative comprese nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi”- Corpo
Forestale dello Stato - Anno: 2000 ( Codice B14) http://www.dolomitipark.it/it/abstracts.html
La ricerca è stata volta alla conoscenza dell'entità e della distribuzione delle aree prative del
Parco. Sono state individuate quattro tipologie fondamentali: prati regolarmente sfalciati, prati
saltuariamente sfalciati, prati abbandonati (incolti) e prati pascolati. L'intera area del Parco è
stata suddivisa in tre giurisdizioni: a) Pian d'Avena, comprendente i comuni di Sovramonte,
Pedavena, Feltre, Cesiomaggiore, Santa Giustina; b) Candaten di Sedico, comprendente i
comuni di Rivamonte Agordino, La Valle Agordina, Sospirolo, Sedico, Belluno e Gosaldo; c)
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224
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Longarone bis, comprendente i comuni di Ponte nelle Alpi, Longarone e Forno di Zoldo. Il
censimento ha coperto un'area prativa complessiva di 195.65 ha, di cui 87.3 ha regolarmente
sfalciata, 30,5 ha saltuariamente sfalciata, 68,46 ha incolta e 9.31 ha pascolata. Sono state
definite, inoltre, una serie di proposte per ogni singolo lotto. Le proposte sono definite come:
sfalcio regolare per fienagione, sfalcio per motivi faunistici, sfalcio per motivi estetici
ambientali e pulizia, pascolo, rimboschimento, evoluzione naturale, altro.
•
“Prati e pascoli del Trentino” - Provincia Autonoma di Trento - Servizio Foreste e Fauna, luglio
2005 http://www.foreste.provincia.tn.it/pubblicazioni/pascoli_trentini.pdf
Si ricorda inoltre che le pratiche suggerite appaiono generalmente in linea con quanto previsto dalla
DGR n° 8/6648 del 20 febbraio 2008 “Nuova classificazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e
individuazione di relativi divieti, obblighi e attivita` , in attuazione degli articoli 3, 4, 5 e 6 del d.m. 17
ottobre 2007, n. 184 «Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a
Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)»” ed in particolare da
quanto segnalato all’Allegato C “Divieti, obblighi e ulteriori disposizioni per ciascuna tipologia
ambientale” nella sezione dedicata agli Ambienti Aperti Alpini (si veda soprattutto il paragrafo sulle
attività da favorire). Al testo originale si rimanda tuttavia per la verifica della compatibilità nelle aree
tutelate.
Mezzi e personale:
Operai semplici e qualificati, mezzi per il taglio dell’erba, decespugliatori, automezzi per l’eventuale
raccolta del fieno e delle ramaglie.
Elenco Prezzi Unitari
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
Prezzo
P.R.I.F.
E.1.1.4
€/ha
1.066,00
P.R.I.F.
E.1.1.5
€/m2
3,00
P.R.I.F.
D.2.5
€/m2
2,30
P.R.I.F.
D.3.3
€/ha
490,00
P.R.I.F.
D.3.3.1
€/m2
0,29
P.R.I.F.
P.R.I.F.
D.3.3.2
E.6.1
€/m2
€/ha
0,12
3.000,00
P.R.I.F.
E.6.4.2
€/m2
1,03
P.R.I.F.
E.6.5
Riduzione della componente erbacea ed arbustiva mediante sfalci, decespugliamenti
ed eventuale eliminazione delle rampicanti. Intervento da eseguire solo ove
strettamente necessario al fine di ridurre la competizione di erbe e cespugli nei
confronti delle giovani piante o per migliorare le condizioni per la germinazione e lo
sviluppo dei semenzali. Per questo tipo di operazione l'unità di misura espesso
l'ettaro ragguagliato.
Taglio della vegetazione arbustiva, arborea e di alto fusto di piccole dimensioni
eseguito con motosega compreso accatastamento ordinato del materiale di risulta ed
ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le
indicazioni della D.L
Rimboschimento per consolidamento di frane di superficie mediante fornitura e
messa a dimora di specie arboree od arbustive di latifoglie, in fitocella o vaso,
ottenute da seme o per talea, di età non inferiore ad un anno, varietà garantita, in
buono stato, prive di lesioni o patologie in atto. Nel prezzo è compresa l'apertura e
riempimento delle buche nonchè la pareggiatura del terreno. Parametri di riferimento:
sesto d'impianto di 1x1 m (10.000 piantine/ha, 50% piantine in vaso e 50% talee),
altezza piantine di 60/100 cm
Sfalcio della vegetazione infestante eseguito con trattore e trincia sull'interfila e
completamento dell' operazione sulle file con decespugliatore
Sfalcio dell'erba da eseguire a mano nelle aiule, in scarpata, localizzato e ovunque
non sia possibile l'uso di mezzi meccanici
Sfalcio dell'erba eseguito con falciatrice meccanica, per qualsiasi superficie.
Intervento di miglioramento del pascolo, volto al taglio di specie invadenti quali arbusti
(ontano e rododendro), al fine di aumentare la superficie pascoliva, compreso ogni
altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le
indicazioni della D.L.
Trasemina localizzata eseguita a mano con idonee specie in miscuglio per la
ricostituzione del cotico erboso rado o discontinuo mediante acquisto e spargimento
del seme e successive operazioni, ogni altro onere compreso.
Intervento globale di ripristino del cotico erboso, comprensivo di interventi di
€/ha
1.502,00
Comunità Montana della Valchiavenna
225
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
P.R.L.
F.4.050.050.01
allontanamento della vegetazione arbustiva invadente e spietramento localizzato
Semina di scarpate arginali e di banche con miscuglio di sementi prative, compresa la
rastrellatura e l'innaffiamento delle superfici seminate sino a completa germinazione
compresa concimazione e sfalcio
Gestione razionale del pascolo
€/m²
1,62
€/cad
4.400,00
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
A titolo di esempio, con riferimento ad un alpeggio della superficie di 10 ettari destinato al
mantenimento di 8 UBA (0,8 UBA/ettaro) per un periodo di 90 giorni si ricordano inoltre le seguenti
voci di costo (tratte dalle analisi per gli indennizzi legati alla Rete Natura 2000) che sarebbero
introdotte per la gestione razionale del pascolo.
Voce di costo
Elettrificatori (n°2)
Importo annuo complessivo
Importo/ettaro
154,00
15,40
Batterie (n°2)
51,00
5,10
Avvolgitori per cavo (n°2)
18,00
1,80
Vasche abbeverata (n°2)
154,00
15,40
46,00
4,60
Picchetti di legno (n°40)
103,00
10,30
TOTALE
526,00
52,60
Cavo elettrico 280 m.
Comunità Montana della Valchiavenna
226
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.48.
M02
I boschi di neoformazione
Manuale D’uso
Funzione specifica: contenimento dell’avanzata dei boschi
Oggetto delle pratiche manutentive: boschi di neoformazione, margini delle aree libere
Descrizione caratteristiche:
Per bosco di neoformazione s’intende comunemente il popolamento arboreo che si forma in seguito ad
una successione secondaria su terreni, sia di montagna che di fondovalle, occupati in precedenza da
coltivi, prati falciati e pascoli.
Secondo Del Favero et al. (2000) per bosco di neoformazione o formazione di transizione si deve
intendere «quelle formazioni che si sono recentemente insediate nelle aree abbandonate dall’attività
agricola o i cedui in conversione per invecchiamento a seguito della cessazione dell’ordinaria gestione
con questa forma di governo e che sono ancora lontane dalla maturità».
In questa sede sono considerate come neoformazioni solo quelle recentemente insediate nelle aree
abbandonate e cioè da non più di un trentennio a questa parte.
Tali boschi risultano essere all’attualità poco conosciuti e poco valorizzati dal punto di vista ecologico,
ricreativo nonché produttivo. I problemi dell’abbandono delle aree agricole marginali, del loro degrado
e del loro progressivo e spontaneo imboschimento interessano, a vari livelli, il territorio provinciale. Le
trasformazioni possono avere
•
in parte valenza positiva (maggior stabilità idrogeologica ed ecologica nel lungo termine,
variazioni nel bilancio del carbonio),
•
ma anche negativa: si pensi ai problemi connessi alle trasformazioni di coltura, alle
implicazioni faunistico-venatorie, ai cambiamenti ambientali, storici ed ecologici. 8
In base alla Legge regionale forestale 27/2004 "Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e
dell'economia forestale", come modificata dalla l.r. n° 3 del 7 febbraio 2003, la definizione di bosco
(art. 3): è stata un po’ modificata rispetto a quella vigente con la LR 8/1976.
Secondo l’art. 5 la colonizzazione spontanea di specie arboree o arbustive su terreni non boscati dà
origine a bosco solo quando il processo è in atto da almeno cinque anni.
Inoltre i Piani di indirizzo forestale individuano e delimitano le aree definite bosco dalla legge, che
avranno valore probatorio.
La colonizzazione spontanea di incolti da parte di specie arboree o arbustive non comporterà la
classificazione a bosco del terreno per tutta la validità del piano.
La delimitazione delle superfici a bosco e le prescrizioni sulla trasformazione del bosco stabilite nei
piani di indirizzo forestale sono immediatamente esecutive e costituiscono automaticamente variante
agli strumenti urbanistici vigenti
8
Progetto “I boschi di neoformazione” del Servizio Foreste di Trento
http://www.foreste.provincia.tn.it/progetti/neoboschi/bozzaprog.htm
Comunità Montana della Valchiavenna
227
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PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Boschi di neoformazione non riconosciuti
dal PIF come boschi
Arbusti, giovani alberi
Avanzamento ad occupare le aree
prative
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Si ritiene indispensabile preservare le aree libere e procedere al taglio della vegetazione arbustiva ed
arborea che si accinge ad occupare le aree prative abbandonate.
Si segnala in particolare che la D.G.R 8/675/2005 (modificata dalla Dgr. 8/2024/2006 e dalla Dgr.
8/3002/2006), che riporta i “criteri per la trasformazione del bosco e relativi interventi di natura
compensativa” approvati dalla Giunta regionale della Lombardia in applicazione dell’art. 4 della l.r.
27/2004 e dell'art. 4 del d.lgs. 227/2004, dettaglia quanto segue.
4.4) Trasformazioni con obblighi di compensazione di minima entità
[…] c) Interventi di conservazione o di miglioramento della biodiversità o del paesaggio
Comprendono i seguenti interventi specificatamente indicati dal PIF o, in sua assenza, solo se specificatamente e
dettagliatamente previsti e ubicati da piani di assestamento forestale o da strumenti di pianificazione o gestione delle aree
protette statali o regionali (comprese le aree con particolare tutela prevista dalla normativa dell’Unione Europea), o dai piani
paesistici di cui all’art. 143 del d.lgs. 42/2004, o dal "Piano di miglioramento ambientale" previsto dall'art. 15 della l.r. 26/1993
(legge regionale sulla caccia), in tutti i casi purché approvati definitivamente (anche prima dell’entrata in vigore della l.r.
27/2004) e vigenti:
conservazione o miglioramento degli habitat della fauna selvatica compreso il recupero delle aree ex pascolive e dei
maggenghi “invasi” dalla vegetazione forestale;
creazione o ripristino di specchi, corsi d’acqua o ambienti naturali umidi interrati e in fase di colonizzazione boschiva;
conservazione o ripristino di brughiere e altri incolti erbacei, importanti per la conservazione della biodiversità;
conservazione o ripristino di “cannocchiali” visivi e viste panoramiche colonizzate dal bosco.
Gli interventi che ricadono in tali fattispecie sono sempre esonerati dall’esecuzione di interventi compensativi.
Riguardo ai "Piani di miglioramento ambientale" previsti dall'art. 15 della l.r. 26/1993, il piano provinciale deve prevedere per
ogni Comprensorio Alpino e per ogni Settore di caccia agli ungulati una superficie massima annuale di bosco trasformabile.
Ogni anno deve essere preventivamente sottoposto alla Provincia, da parte di ciascun Settore e collettivamente ciascun
Comprensorio, un piano dettagliato con l'ubicazione e la superficie degli interventi di trasformazione previsti.
Per gli interventi ricadenti in aree protette, gli interventi di trasformazione del bosco devono essere individuati in accordo con gli
enti gestori delle aree protette.
Inoltre, sono sempre esonerate dall’esecuzione di interventi compensativi, anche in assenza degli strumenti di pianificazione o
gestione sopra richiamati, le opere espressamente realizzate con funzione antincendio di boschi e di ambienti naturali, quali
fasce taglia-fuco (senza funzioni di viabilità), vasche, condotte idriche, torri di avvistamento, piazzole per mezzi ed elicotteri e
simili.
Si rimanda quindi alla normativa citata nella precedente scheda relativa alle aree boscate (3.46) ed in
particolare al Piano di Miglioramento Ambientale della Provincia di Sondrio che per il Comprensorio di
Chiavenna (tre Settori: CH1 Lepontine, CH2 Alta Valle Spluga, CH3 Bregaglia Codera) prevede in
totale 189,59 ha quale superficie massima di bosco trasformabile (1% del totale).
Settore
superficie massima di bosco trasformabile (1%) in ettari
CH1 Lepontine,
CH3 Bregaglia Codera
CH2 Alta Valle Spluga,
62,02
33,29
94,28
Comunità Montana della Valchiavenna
228
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Il medesimo piano prevede che l’area interessata dagli interventi di miglioramento ambientale specifici
(in particolare interventi di taglio a favore degli Ungulati) dovrebbe avere una superficie minima pari
allo 0,03% della superficie agro-silvo-pastorale di ogni distretto dei cinque Comprensori Alpini di
Caccia della Provincia di Sondrio.
CAC
Superficie agro-silvo-pastorale (ha)
superficie minima da destinare ad interventi (0,03%) in ettari
Chiavenna
53.392,05
16,02
In aggiunta si segnala il Progetto “I boschi di neoformazione” del Servizio Foreste di Trento che ha
inserito tra i propri obiettivi strategici del Programma di Gestione per l’anno 2003 l’impostazione di
un’adeguata metodologia per l’individuazione, il rilievo, la classificazione e la pianificazione dei boschi
di neoformazione, in relazione alle fasi evolutive in atto, alla funzione ambientale preminente ed alle
ipotesi di futura gestione http://www.foreste.provincia.tn.it/progetti/neoboschi/bozzaprog.htm
Mezzi e personale:
Operai semplici, mezzi adatti al taglio
Elenco Prezzi Unitari
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
Prezzo
P.R.I.F.
E.1.1.5
€/m2
3,00
P.R.I.F.
D.3.3
€/ha
490,00
P.R.I.F.
D.3.3.1
€/m2
0,29
P.R.I.F.
P.R.I.F.
D.3.3.2
E.6.1
€/m2
€/ha
0,12
3.000,00
P.R.I.F.
E.6.5
Taglio della vegetazione arbustiva, arborea e di alto fusto di piccole dimensioni eseguito con
motosega compreso accatastamento ordinato del materiale di risulta ed ogni altro onere ed
accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L
Sfalcio della vegetazione infestante eseguito con trattore e trincia sull'interfila e
completamento dell' operazione sulle file con decespugliatore
Sfalcio dell'erba da eseguire a mano nelle aiule, in scarpata, localizzato e ovunque non sia
possibile l'uso di mezzi meccanici
Sfalcio dell'erba eseguito con falciatrice meccanica, per qualsiasi superficie.
Intervento di miglioramento del pascolo, volto al taglio di specie invadenti quali arbusti (ontano
e rododendro), al fine di aumentare la superficie pascoliva, compreso ogni altro onere ed
accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L.
Intervento globale di ripristino del cotico erboso, comprensivo di interventi di allontanamento
della vegetazione arbustiva invadente e spietramento localizzato
€/ha
1.502,00
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
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229
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.49.
N01
Habitat (diversificazione)
Manuale d’uso
Funzione specifica: riqualificazione ambientale
Oggetto delle pratiche manutentive: habitat diversificazione
Descrizione caratteristiche: nelle Linee-Guida è stato sottolineato il concetto di “multifunzionalità”
che sottende le pratiche manutentive concorrenti al raggiungimento degli obiettivi di progetto del
Piano.
I criteri-obiettivo attengono:
- alla funzionalità idraulica e protettiva, ovvero al conseguimento di livelli di rischio compatibile con
l’assetto idraulico-geomorfologico (in rapporto alle interferenze con l’assetto insediativoinfrastrutturale);
- alla funzionalità ambientale, ovvero alla valorizzazione del significato ecologico delle aree;
- alla funzionalità paesaggistica;
- alla valorizzazione della fruibilità degli elementi sotto i diversi profili (disponibilità di risorsa, fruizione
turistico-ricreativa, sportiva, etc.).
La valorizzazione complessiva degli idro-ecosistemi richiede pertanto la definizione di un assetto di
riferimento, che rispetti le caratteristiche naturali degli stessi e sia compatibile con l’uso del suolo nella
regione fluviale, esplicitando i criteri-obiettivo sia a livello di tratti omogenei, sia a livello complessivo.
Gli interventi di rinaturazione sono funzionali al
raggiungimento
progressivo
dell’assetto
di
riferimento
dell’idro-ecosistema,
attraverso
l’attuazione
delle
azioni
di
riqualificazione
ambientale descritte nel manuale di manutenzione.
La figura sottolinea il carattere di tridimensionalità
dell’idro-ecosistema,
che
condiziona
la
configurazione delle azioni di riqualificazione
ambientale tenendo conto del significato ecologicoambientale dei flussi idrici lungo l’asta, in subalveo e
nella regione fluviale.
Nel Geoecosistema, perlopiù collegato alle funzioni fruitive e protettive, si ritiene importante
considerare alcune azioni volte alla mitigazione dell’impatto visivo (in corrispondenza delle cave) e alla
conservazione di usi del suolo storicamente, faunisticamente e da punto di vista paesaggistico rilevanti
(conoidi). Nelle aree di crinale e in corrispondenza delle alte quote si ritiene utile predisporre
monitoraggi delle condizioni meteo-climatiche.
Nel Sistema urbano e periurbano si ravvedono minori possibilità di attuare interventi di difesa e cura
della biodiversità.
Per quanto riguarda il Sistema agro-silvo-pastorale va ricordato che è anche in queste aree
(soprattutto nelle sovrapposizioni con le aree di tutela) che il macro-obiettivo non negoziabile
“garantire la conservazione della diversità biologica degli ecosistemi naturali” trova possibilità e
necessità di considerazione.
Comunità Montana della Valchiavenna
230
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Nei boschi, nelle aree prative e a pascolo, negli alpeggi e nelle aree agricole e soprattutto quando
evidenziati da tutele naturalistiche specifiche (SIC, ZPS, Riserve Naturali), si ritiene essenziale
intervenire con attenzione alla naturalità delle aree, al mantenimento della biodiversità, alla tutela
della fauna. Nel manuale di manutenzione si propongono alcune azioni di riqualificazioni.
I benefici legati alle presenze faunistiche (dal Progetto Speciale Fauna -Piano di conservazione del
Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi)
Ecologico: legato alla stabilità degli ecosistemi naturali
Importanza che le specie animali hanno a prescindere dal valore dato
loro dall'uomo
Economico: legato agli indotti economici derivabili dalle
attività svolte in relazione alla fauna
Fruizione culturale e turistica delle specie animali
Estetico: legato all'importanza che l'uomo dà alla semplice
presenza degli animali, pur non "utilizzandoli" in modo diretto
Soddisfazione interiore che l'uomo ha nell'osservare gli animali anche in
modo del tutto casuale o nella sola consapevolezza della loro presenza
Manuale di manutenzione
Per gli ecosistemi idrici:
-
Modifiche morfologiche al corso d’acqua, diminuendo la monotonia dei tratti canalizzati,
recuperando ove possibile, vecchi meandri, ampliando le sezioni in area golenale o creando
delle piccole casse di espansione arginate, con evidente beneficio idraulico complessivo;
-
Rinaturalizzazione di tratti fortemente antropizzati (alvei con sponde e letto regimati) attraverso
piantumazioni ed inserimento di massi ciclopici, volti a ricreare l’eterogenità dell’ambiente
naturale.
-
Interventi di sola rinaturazione a lato dei corsi d’acqua (creazione di biotopi umidi, etc.) anche
in tratti senza necessità di interventi idraulici,
-
Provvedimenti di uso faunistico mediante realizzazione di strutture “a basso impatto” quali:
rampe a blocchi, scale di risalita per pesci, tane, stagni per la riproduzione degli anfibi, etc
-
Interventi di rinverdimento per la protezione antierosiva dei versanti in erosione per consentire
l'aumento del tempo di corrivazione delle acque e la diminuzione del trasporto solido a valle.
-
Interventi sul corso d'acqua tesi a diminuirne l'energia cinetica tramite la riduzione della
pendenza. Ove sia necessario ridurre la pendenza longitudinale dell'alveo al posto delle briglie in
cemento, in molti casi si possono impiegare “opere a basso impatto” (briglie in legno e pietrame
eventualmente combinate con elementi vivi quali le talee di salice); per garantire poi la
continuità biologica all'ittiofauna, ove le caratteristiche morfologiche dell'alveo lo consentano, è
possibile realizzare, al posto delle briglie, le rampe in pietrame per la risalita dei pesci.
-
Realizzazione di casse d'espansione, per laminare i volumi di piena riducendone i picchi,
ottenendo aree da sistemare secondo principi naturalistici che aumentano la biodiversità.
-
Realizzazione di aree inondabili in corrispondenza dell’alveo, ampliando le sezioni idrauliche con
la creazione di un alveo di magra con portata idraulica ed uno di piena allagato periodicamente.
-
Interventi nei tratti di maggior pendenza per la realizzazione di tratti a raschi con massi sul
fondo alternati con pozze, per incrementare la variabilità morfologica e quindi la biodiversità.
-
Realizzazione, ove possibile, di aree umide in corrispondenza delle immissioni dei canali di
drenaggio.
-
Interventi antierosivi e di consolidamento sull'asta fluviale concepiti anche invertendo la
tendenza alla riduzione delle aree di pertinenza del corso d'acqua.
-
Interventi tesi ad eliminare i tratti rettificati dell'alveo che possono comportare un aumento
dell’erosione a monte e del deposito a valle, con conseguente pericolo di esondazione e che
comportano la perdita di habitat e la riduzione della biodiversità; favorire la meandrificazione
del corso d’acqua nei tratti compatibili, con conseguente asimmetria della sezione idraulica
Comunità Montana della Valchiavenna
231
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
significa invece riproporre la morfologia naturale e aumentare le capacità depurative del corso
d’acqua.
-
Eliminazione dei tratti cementificati per spezzare l’isolamento tra l’acqua ed il substrato,
ricostituendo il rapporto con la falda e rendendo possibile la rivitalizzazione del corso d’acqua.
-
Realizzazione soprattutto nelle aree di pianura ad agricoltura intensiva, di fasce tampone di
circa 10 m a lato delle rive, anche con idonei espropri, per intercettare i nutrienti percolati dalle
aree agricole.
-
Realizzazione, anche al di fuori dell'alveo di piena, di boschetti e cespuglieti, per una
riqualificazione naturalistica e paesaggistica del corso d'acqua, con contemporaneo effetto di
ricostruzione di elementi della rete ecologica
-
Pianificazione degli interventi di manutenzione non considerando, ove possibile, la vegetazione
igrofila un ostacolo al rapido deflusso delle acque, bensì una risorsa non solo naturalistica, ma
anche di interesse idraulico per la protezione flessibile dall'erosione (DPR 14 aprile 1993)
-
Interventi di taglio alternato (spaziale sulle sponde e temporale) della vegetazione negli
ambienti umidi e fluviali (corsi d’acqua con alveo di larghezza superiore ai 5m) in modo da
garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali ed animali.
-
Recupero e piantumazione di vegetazione riparia in alvei naturali con particolare riguardo ad
interventi volti a migliorare le condizioni di stabilità delle sponde.
Comunità Montana della Valchiavenna
232
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Geoecosistema:
-
Monitoraggio meteo climatico.
-
Interventi di mitigazione dell’impatto paesaggistico (nell’intorno di aree degradate, cave ecc.)
quali fasce alberate, ripristini delle coperture
-
Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico
(siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree marginali sulle conoidi, a favore della rete
ecologica locale
Sistema urbano e periurbano
- Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla mitigazione
dell’impatto ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche (rampe di uscita e passaggio,
barriere visive, barriere antiattraversamento ...)
Sistema agro-silvo-pastorale:
Semina di colture a perdere in aree incolte o scarsamente pascolate (foraggio, rapa, segale,
grano saraceno, erba medica) anche all’interno di zone boscate con particolare attenzione alle
fasce di transizione arbustive (nuclei storici di versante ed aree contermini, alpeggi)
Manutenzione dei punti di abbeverata, di alimentazione e dei ripari artificiali (cataste, cumuli)
nei boschi
Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico
(siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree marginali nelle aree agricole del fondovalle
Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla mitigazione
dell’impatto ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche (rampe di uscita e passaggio,
barriere visive, barriere antiattraversamento ...)
Cura e mantenimento delle aree marginali come potenziali rifugi di selvatici
-
-
-
Si richiama in tale contesto una serie di azioni e indicazioni riportate dal Piano di Miglioramento
Ambientale della Provincia di Sondrio
Nello stesso il territorio e le azioni vengono distinte in:
•
aree di fondovalle e prime pendici
•
aree di medio alto versante
•
zone umide
Il Piano riporta inoltre una serie di azioni mirate alla tutela di particolari ordini.
Aree di
fondovalle
e prime
pendici
Interventi di
miglioramento
dell'habitat
•
•
•
•
•
•
limitazione di
alcune
pratiche
agricole
dannose alla
fauna
selvatica.
•
•
•
Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico, come
ad esempio: le siepi, gli arbusti, i cespugli, gli alberi, i frangivento, i boschetti, ecc.
Semina di "colture a perdere" e/o rinuncia alla raccolta di certe coltivazioni su appezzamenti di piccola
estensione, per fini alimentari, di rifugio e di nidificazione.
Predisposizione di punti di alimentazione e di abbeverata da rifornire nei periodi di maggiore carenza
(periodi di siccità estiva e di carenza alimentare in inverno).
maggior ricorso alle rotazioni colturali introducendo l’impiego di cereali autunno-vernini e leguminose
da affiancare al più tradizionale prato stabile
Mantenimento od impianto di formazioni forestali di limitata estensione con l’utilizzo di essenze
autoctone ad elevata diversità strutturale, gestite in modo che siano presenti i diversi strati di
vegetazione.
cercare di mantenere e, dove sia ancora possibile, ripristinare i corridoi faunistici indispensabili per
impedire la continua frammentazione degli habitat
Riduzione dell'impiego dei fitofarmaci più dannosi alla fauna selvatica, astensione dalle irrorazioni
nelle cosiddette tare aziendali e nelle fasce di coltivazione di maggiore importanza per la fauna, cioè
lungo i fossi, le scoline, le siepi, i frangiventi, i boschetti, i confini fra una coltura e l'altra, per una
larghezza da 4 a 6 m a seconda delle dimensioni degli appezzamenti.
Adozione di misure specifiche durante le operazioni di sfalcio e di raccolta dei foraggi ed in generale
di raccolta delle altre colture.
Accorgimenti e pratiche agronomiche varie
- preservare l’esistenza di microambienti e biotopi naturali (siepi, macchie, fossi, stagni, rocce ecc.);
Comunità Montana della Valchiavenna
233
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Aree di
medio
alto
versante
Zone
umide
- limitare l’espansione di superfici a monocoltura, evitando lavorazioni profonde del terreno; favorire,
per quanto possibile, le rotazioni e tutto ciò che aumenta la biodiversità;
- rispettare le aree marginali come potenziali ospiti di selvatici;
- conservare la presenza del prato permanente e dei seminativi anche all’interno di zone
prevalentemente boscate, con una particolare attenzione alle fasce di transizione costituite da
specie arbustive;
- limitare al minimo l’impiego di mezzi agricoli a motore e mantenerli in efficienza, in modo da
contenere il rumore e le emissioni inquinanti;
- evitare la cementificazione dei fossi.)
Favorire la presenza e a migliorare la gestione degli Ungulati e delle altre specie selva-tiche presenti, o potenzialmente
presenti, riducendo contemporaneamente la frequenza dello sconfinamento degli Ungulati nelle aree coltivate.
Aree incolte o Piano di gestione di un alpeggio che prevedano l’organizzazione nel tempo e nello spazio dell’utilizzo del
pascolate
pascolo ed un piano di miglioramento del pascolo stesso (la gestione razionale del pascolo comporti
notevoli miglioramenti quali-quantitativi della produttività delle cotiche erbose, con effetti positivi sia per gli
animali domestici sia per i selvatici)
Ove il pascolo non riesca più a garantire quegli effetti positivi innanzi illustrati, nelle aree incolte o
insufficientemente pascolate in cui il bosco non è prevalente possono prevedersi:
- la semina di colture a perdere;
- la falciatura e l'erpicatura di alcune fasce di vegetazione spontanea, da realizzare ogni una o due annate,
avendo cura di non danneggiare o disturbare la fauna selvatica presente (quindi meglio nella tarda estate);
- uno sfalcio ripetuto, più volte in un anno, accompagnato da un’opportuna concimazione del terreno, ha
come scopo una rinnovazione energica dei pascoli, con un ricaccio di essenze migliori dal punto di vista
nutrizionale. Va effettuato su una parte del pascolo, il 25-30% del totale, e a macchia di leopardo.
L’aumento di biodiversità cosi ottenuta avrà come conseguenza un aumento dell’entomofauna presente in
loco; i Galliformi come il Gallo forcello e la Coturnice, al momento della schiusa delle uova e dello
svezzamento, ne trarranno sicuro beneficio dal punto di vista alimentare come apporto proteico;
- la predisposizione di punti di abbeverata e di alimentazione da rifornire nei momenti di particolare
emergenza (carenza alimentare ed idrica);
- l'allestimento di ripari artificiali di vario tipo.
Gestione
Di particolare importanza risultano le tecniche di governo e di trattamento del bosco, tendenti al
forestale
mantenimento di un'elevata diversità ambientale, sia per quanto concerne la composizione specifica, sia
per la sua complessità strutturale: in senso planimetrico in funzione di una diversità della densità,
alternandosi radure e chiarie a zone fitte; per lo sviluppo verticale in rapporto ad una diversa altezza degli
elementi arborei e quindi alla disetaneità del popolamento.
- tagli a buca limitati a zone poco estese (< 500 mq) e notevolmente disperse sulla superficie forestale, al
fine di creare radure, ove, innescandosi una nuova successione, l'evoluzione della vegetazione porti alla
produzione di elementi erbacei ed arbustivi importanti dal punto di vista trofico;
- sfoltimento su grandi estensioni, per mantenere e ricreare una struttura disetanea degli elementi arborei;
- predisposizione di parcelle governate a ceduo nell’ambito di strutture forestali gestite a fustaia;
- mantenimento della maggior diversità di specie compatibile con l'orizzonte considerato, sia con interventi
di taglio, sia con la piantumazione;
- mantenimento o creazione di un piano arboreo dominato molto ricco in specie anche fruttifere;
- attuazione della ripulitura sistematica a mosaico, su parcelle poco estese e con periodicità non
ravvicinata;
- trattamento e governo del bosco esclusivamente dopo il 15 luglio nelle aree interessate dalla nidificazione
del gallo cedrone, forcello e francolino di monte.
censimento complessivo dei luoghi umidi esistenti: laghi, stagni, paludi, torbiere, pozze d’alpeggio non più utilizzate, con
particolare riguardo per quelle aree umide o acquitrinose (foto 11), in genere abbandonate, che con operazioni di modico
impegno economico potrebbero essere ripristinate.
Sul tema si riportano inoltre alcuni riferimenti a studi e casi applicativi:
•
CIRF, 2006. La riqualificazione fluviale in Italia. Linee guida, strumenti ed esperienze per
gestire i corsi d'acqua e il territorio. A. Nardini, G. Sansoni (curatori) e coll., Mazzanti editore,
Mestre
http://www.cirf.org/pubbli/manualerf.php3
•
Autorità di bacino del fiume Arno, 2006. "Linee guida per la caratterizzazzione della
Biodiversità nelle fasce fluviali" a cura di GianLuca Galli, Mediateca Regionale Toscana
http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=21
•
Scoccianti C.,2006. "Ricostruire reti ecologiche nelle pianure. Strategie e tecniche per
progettare nuove zone umide nelle casse d’espansione. Dieci interventi a confronto nel bacino
Comunità Montana della Valchiavenna
234
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
dell’Arno." Autorità di bacino del fiume Arno, Vanzi s.r.l., Colle di Val d’Elsa, Siena: X + 288
pp., 248 figg.
http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=21
•
Progetto "Strategie di riqualificazione fluviale dell'Oglio sub-lacuale" del Parco Oglio Sud
http://parco.ogliosud.it/ogliosud/sarea.jsp?idsottoarea=162&idsottosottoarea=261
•
http://www.dolomitipark.it/it/progetto.speciale.fauna.html
•
Relazioni tecniche monitoraggio fauna nei SIC provincia di Sondrio, 2005
http://www.ambiente.regione.lombardia.it/webqa/retenat/SIC_Lomb/fauna/PDF_fauna/Relazi
oni%20_Tecniche/Sondrio/Relazione_Sondrio.pdf
Elenco Prezzi Unitari
Prezziario
P.R.I.F.:
Voce
E.6.2
Descrizione
U.M.
Prezzo
Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione degli alvei nelle aree golenali
(formazione di zone umide, piantumazioni, ecc.).
€/m3
8,00
Intervento manuale di spietramento e formazione di idonei cumuli di pietrame al fine di
recuperare superficie da destinarsi a pascolo, compreso ogni altro onere ed accessorio per
dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L.
Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione delle sponde lacuali.
Semina di colture a perdere in aree incolte o scarsamente pascolate
(foraggio, rapa, segale, grano saraceno, erba medica) anche all’interno di
zone boscate con particolare attenzione alle fasce di transizione arbustive
Manutenzione dei punti di abbeverata, di alimentazione e dei ripari artificiali
(cataste, cumuli)
Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore
ambientale e faunistico (siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree
marginali
Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla
mitigazione dell’impatto ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche
(rampe di uscita e passaggio, barriere visive, barriere antiattraversamento ...)
€/ha
2.977,50
€/m2
3,00
€/ha
270,00
€/cad
184,00
€/m
0,50
€/cad
46,00
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Data l’eterogeneità delle azioni citate si rimanda quindi alle esperienze esistenti e si richiama quanto
segnalato circa gli indennizzi delle azioni collegate alla Rete Natura 2000.
Fra queste quanto segue.
Tipologia intervento
Costituzione siepi
Costo impianto*
Costo manutenzione **
1 euro/ml
0,7 euro/ml
Mantenimento siepi
Costituzione filare
Mantenimento di fasce e macchie boscate
Comunità Montana della Valchiavenna
0,5 euro/ml
0,4 euro/ml
0, euro/ml
0,3 euro/m2
235
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.50.
N02
Rifiuti solidi
Manuale d’uso
Funzione specifica: riqualificazione ambientale
Oggetto delle pratiche manutentive: rifiuti solidi
Descrizione caratteristiche: raccolta ed eliminazione dei materiali di rifiuto provenienti da varie
attività umane;
Applicazioni: attività manutentiva finalizzata a garantire la salvaguardia degli ambienti limitando così
le possibili fonti di inquinamento.
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti
d’opera
manutenzione omogenea
a
Materiali
Rifiuti
provenienti da
varie attività
umane;
Anomalie
riscontrabili
Attività di manutenzione
Presenza di rifiuti
rimozione dei rifiuti e collocazione a discarica
autorizzata
Mezzi e personale:
Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore, strumenti per
il taglio, utensili manuali di spostamento legname.
Analisi dei prezzi
Scavo e sbancamento materiale
m3
4,00 – 6,00 €
Manodopera
Sfalcio e diradamento
Decespugliamento e disboscamento
Trasporto
ora
m2
m2
kg/km
20,00 – 26,00 €
0,06 – 1,50 €
0,70 – 1,50 €
0,10 €
Nolo mezzi meccanici con operatore
ora
30,00 – 50,00 €
Prezzi indicativi al netto dell’IVA
Comunità Montana della Valchiavenna
236
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
Prezzo
Rimozione dei rifiuti solidi provenienti da attività antropiche e collocazione a discarica
autorizzata dei materiali raccolti.
€/m3
184,00
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità Montana della Valchiavenna
237
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.51.
N03
Acque
Manuale D’uso
Funzione specifica: riqualificazione ambientale
Oggetto delle pratiche manutentive: acque superficiali e sotterranee
Descrizione caratteristiche:
Il regime idrologico delle sorgenti, almeno nell’ultimo quinquennio, è drasticamente mutato. Tra i
motivi principali la differente tipologia di piogge, la scarsità dell’innevamento, l’aumento notevole di
urbanizzazione e quindi di richiesta di risorsa, e non ultimo, il mancato adeguamento della rete idrica.
Questo ha portato all’aumento della preoccupazione delle amministrazioni pubbliche verso un
problema che da occasionale è divenuto periodico; la ricerca di nuove fonti idriche sta indirizzando le
Amministrazioni all’osservazione di quello che è per natura un enorme serbatoio, il fondovalle, ove
attingere con pozzi le risorse mancanti.
Il sottosuolo compreso tra il lago di Mezzola-Pozzo di Riva sino alla frazione di Somaggia, in comune di
Samolaco, è assimilabile di fatto ad un vasto acquifero che funge da serbatoio per le acque di
filtrazione e può rappresentare una “importate” riserva idrica. Il naturale “tappo” costituito dai bacini
lacustri di Mezzola e di Como, impedisce la dispersione di tale risorsa. Oltre a tale riserva nel
sottosuolo, la presenza dell’acquifero, con la sua interazione con la superficie topografica, consente la
formazione di emergenze superficiali che originano parte dei fossi e delle merette che costellano il
fondovalle. Sono, o meglio sarebbe dire erano, ambiti di scorrimento pregevoli da un punto di vista
ambientale, biologico e paesaggistico; ricchi di fauna ittica (trote e gamberi di acqua dolce),
rappresentano un importante settore di derivazione delle acque per allevamento ittico e per
l’agricoltura.
Il potente corpo alluvionale misto alle conoidi che dalla loc. Somaggia si allunga sino alle porte del
comune di Chiavenna, ovvero all’area denominata “quattro venti (confluenza Liro – Mera) è anch’esso
un vasto serbatoio idrico, caratterizzato da depositi di maggiore granulometria (ghiaie, ciottoli e
massi). Tale corpo è privo di particolari orizzonti di separazione dell’acquifero che pertanto
rappresenta un “continuo” dalla superficie sino al fondo vallivo roccioso. Tale serbatoio è importante
per le attuali esigenze comunali (è l’acquifero da cui pescano i comuni di Prata Camportaccio e Mese ,
anche se inutilizzato, nonchè l’area industriale di Gordona) ma potenzialmente più assoggettabile a
rischio d’ inquinamento. Il solco del Mera che taglia in due il fondovalle, in questo settore alimenta la
falda.
Questo processo spiega, almeno in parte, la recente scomparsa di fossi e merette che sono ancora
attive solo dalla fraz. di Somaggia verso il fondovalle. La carenza di acqua nel Mera sia per motivi
antropici (vedi derivazioni idroelettriche e recenti modifiche degli scarichi) che naturali (drastica
riduzione di precipitazioni) non è più sufficiente ad alimentare i fossi, anche per il drastico
abbassamento della falda nell’area di medio fondovalle (il livello statico nel pozzo di Mese si è
abbassato nell’ultimo decennio, di ben 16m). Ne deriva la scomparsa di tali elementi in tutti questi
settori ove la concomitanza di abbassamento della falda e riduzione della sua alimentazione non
consente più l’interazione fra superficie freatica e topografia. Gli effetti più immediati sono due:
l’abbandono, per mancanza di fonte primaria, delle attività di ittiocoltura, è l’impoverimento dei
pascoli/prati per assenza di acqua. L’attività umana ha subito notevoli disagi in questo ultimo
decennio, obbligando ad attuare bonifiche agricole di tipo tessiturale (ovvero riportando materiale a
minore granulometrie che consentono una migliore ritenzione idrica) o di importare foraggio da altri
territorio nazionali ed europei o derivando acqua dal sottosuolo per mezzo di pompe con elevati costi
di gestione. L’effetto più evidente, non certamente correlato solo a questo solo fenomeno, è
l’abbandono delle aree destinate all’agricoltura per altri tipologie d’uso (es artigianali) oltre
all’abbandono delle ataviche usanze ed infrastrutture (rete di canali irrigui).
Comunità Montana della Valchiavenna
238
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Si rimarca infine che per i comuni di Prata C.o (esclusa la loc. San Cassiano) e Chiavenna, la risorsa
idrica di falda quale potenziale riferimento non è ancora stata valorizzata. Per Chiavenna le attuali
risorse idriche di sorgente sono generalmente adeguate al fabbisogno idrico; la falda , nel territorio di
Chiavenna e di Prata, comunque presenta una bassa soggiacenza ( oltre i 40 m dal p.c.).
In mezzo a tale criticità della risorsa idrica è recentemente emersa, per mano di privati, la
consapevolezza delle potenzialità di tale aspetto. Individuato un ambito di fondovalle, caratterizzato da
risorgive e fontanili, (loc. Porretina, comune di Prata C,) la delimitazione dello stesso con un’area di
“concessione minerale” consente da un lato la presa coscienza della necessità di salvaguardare la
risorsa e dall’altro di valorizzare economicamente tale elemento.
Per la verità tale valorizzazione è già in atto da tempo ( veri acque Frisia), ma riferite non alla risorsa
di fondovalle, ma alle naturali sorgenti presenti nei versanti montuosi.
L’azione indirizzata all’utilizzo della risorsa, consente indirettamente un monitoraggio della stessa ed
un controllo de gli effetti delle azioni antropiche situate nel bacino di alimentazione. Grazie a tale
monitoraggio si è notato ad esempio l’andamento dell’inquinante (composto organo alogenato) che
caratterizza ( al di sotto dei limiti di legge per il consumo umano) parte della acque di falda in sinistra
idrografica della Mera; la concentrazione ha subito un drastico abbassamento nel decennio
monitorato.
Il settore in esame, rispetto a gran parte del territorio, sembra essere un’oasi felice; non si sono infatti
notate particolari riduzioni delle risorgive presenti, la cui alimentazione (falda superiore) deriva con
buona probabilità dalle acque di pendio.
Questo aspetto può certamente avvalorare la tesi relativa alla scarsa alimentazione delle merette
essendo ridotto l’apporto idrico nella Mera; tale evidenza è a sua volta stata rimarcata dalla modifica
degli apporti idrici dell’Edipower, con la realizzazione del complesso idroelettrico “Mera 4” che di fatto
ha spostato l’immissione di notevoli quantità di acqua, dalla loc. Boggia, all’area prossima al ponte di
S. Pietro, ovvero almeno 3 km più a valle, depauperando la principale alimentazione della falda.
Quindi due aspetti di possibile “valorizzazione della risorsa” ma con incidenze territoriali estremamente
differenti
Tabella 3.9: indicatori scelti per l’analisi della risorsa idrica
Indicatore
Captazioni superficiali (n. sorgenti)
Valore
Segnalate da Cartografia Geoambientale
193
Captate ( segnalate da PRG)
47
Non captate (segnalate da PRG)
12
Altre sorgenti
1
Captazioni sotterranee (n. pozzi)
Zone di rispetto delle captazioni
idropotabili (ha)
Derivazioni idroelettriche (n.)
Comunità Montana della Valchiavenna
4
Sorgenti – da Cartografia Geoambientale
1281,12
Sorgenti – da PRG
241,40
Pozzi – da PRG
0,60
Prese piccole derivazioni
10
Centrali piccole derivazioni
10
Prese grandi derivazioni
43
Centrali grandi derivazioni
10
239
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione
omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Acque
sotterranee
Acque
superficiali
Diminuzione del livello piezometrico, peggioramento qualitativo
Diminuzione delle portate nei corsi d’acqua a causa dei prelievi idroelettrici,
peggioramento qualitativo, acidificazione acque lentiche
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
-
Controllo dei parametri qualitativi dell’acqua (temperatura, pH, sostanze disciolte, ecc.).
-
Monitoraggio delle portate captate nei diversi periodi temporali e della massima capacità di
sfruttamento della risorsa.
-
Monitoraggio del livello della superficie acquifera.
-
Monitoraggio dell’acidificazione dell’acqua prodotta dalle precipitazioni atmosferiche ricche
d’agenti inquinanti.
-
Controllo e monitoraggio sulla qualità e quantità delle acque utilizzate per l’innevamento
artificiale
Mezzi e personale:
Personale tecnico addetto ai prelievi
Elenco Prezzi Unitari
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
Prezzo
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità Montana della Valchiavenna
240
Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
3.52.
N04
Fauna
Manuale D’uso
Funzione specifica: riqualificazione ambientale
Oggetto delle pratiche manutentive: fauna
Descrizione caratteristiche:
La fauna della Comunità Montana Valchiavenna risulta attualmente tutelata dall’esistenza di numerose
aree di tutela.
In particolare si ricorda la presenza delle seguenti tre Zone di Protezione Speciale per una superficie
complessiva di 2.220 ha (pari al 3,8% della superficie della Valchiavenna):
SIC IT2040018 denominato Val Codera, cod. ZPS 60 esteso su 817 ha;
SIC IT2040022 denominato Lago di Mezzola e Pian di Spagna, cod. ZPS 2 ed esteso su 1.610 ha ( di
cui nel comprensorio Valchiavennasco 475 ha);
SIC IT2040023 denominato Valle dei Ratti, cod. ZPS 62 ed esteso su 928 ha;
In base agli elenchi presenti nei formulari delle aree protette, risultano essere presenti sul territorio in
esame 385 specie protette ai sensi delle direttive Habitat (Dir. n. 92/43/CEE) e Uccelli (Dir.n.
79/409/CEE). Occorre sottolineare come apporto significativo in numero e categoria di specie sia dato
dall’area protetta Lago di Mezzola e Pian di Spagna con 58 specie di uccelli presenti nella Riserva
naturale
Manuale di manutenzione
Parti di opere a forme di manutenzione omogenea:
Parti d’opera a manutenzione omogenea
Materiali
Anomalie riscontrabili
Fauna
Scomparsa delle specie, riduzione delle
popolazioni, sopravvento di specie
alloctone
Livello minimo delle prestazioni manutentive:
Partendo dal presupposto che tutelare la fauna significa innanzitutto curare gli habitat di interesse per
le differenti specie e che la pianificazione di settore prevede una riduzione al minimo degli interventi
artificiali di ripopolamento, si propongono, oltre alle azioni dedicate alla conservazione degli habitat
(si veda la scheda 3.49) le seguenti azioni:
-
Monitoraggio dell’erpetofauna
-
Monitoraggio faunistico
-
Mantenimento salvaguardia e ripopolamento della fauna ittica con specie autoctone
Comunità Montana della Valchiavenna
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Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano
PROFILO ATTUATIVO:
H3.4.1 – Libretto di manutenzione
Mezzi e personale:
Elenco Prezzi Unitari
Prezziario
Voce
Descrizione
U.M.
Prezzo
Mantenimento salvaguardia e ripopolamento della fauna ittica con specie autoctone.
Costo da un bando di gara del 2006 per la Provincia di Reggio Emilia; in linea con un altro bando
a Benevento 5,10 €/kg (di trote).
€/kg
5,10
P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia
P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali
Comunità Montana della Valchiavenna
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