Libretto di manutenzione del territorio
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Libretto di manutenzione del territorio
COMUNITA’ MONTANA VALCHIAVENNA Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano FASE 2. SPERIMENTAZIONE DELLE LINEE-GUIDA E PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI MANUTENZIONE H3.4.1 Novembre 2008 Revisione n°1 Libretto di manutenzione Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Relazione descrittiva del Profilo Attuativo: Redazione dei testi Alberto Fioroni, Chiara Spairani - Montana srl Elaborazioni grafiche Alberto Fioroni, Chiara Spairani - Montana srl Organizzazione delle informazioni numeriche Alberto Fioroni, Chiara Spairani - Montana srl Contributi specifici Claudio Depoli, Loredana Fornè Tipologia documento Schede Profilo di Piano Profilo Attuativo Funzione del documento nel Processo di Piano Descrive, le funzioni specifiche riconosciute nel territorio, elenca le pratiche manutentive da attuare nei diversi Elementi. Argomenti trattati nel documento Funzioni specifiche, pratiche manutentive e elementi da manutentare. R 3.1.1 – Relazione descrittiva del Profilo Attuativo T 3.1.2 – Budget del Piano di manutenzione Principali Documenti di Piano correlati nell’ambito del Piano di manutenzione K 3.1.3 – Cartogramma delle azioni di piano H 3.2.1 – Programma di manutenzione e monitoraggio - Schede Oggetto H 3.3.1 – Schede delle azioni non strutturali C 3.5.1 – Carta degli Oggetti Territoriali Gruppo di lavoro per la redazione del Piano di manutenzione Comunità Montana Valchiavenna: Coordinamento Progetto MANUMONT Federica Filippi (Autorità di bacino del fiume Po) Responsabile Comunità Montana Floriano Faccenda Responsabile Montana srl Lorenzo Nettuno Gruppo di lavoro multidisciplinare Lorenzo Nettuno e Alberto Fioroni (Ingegneria ambientale), Silvano Molinetti (Pianificazione territoriale), Claudio Depoli e Andrea Bavestrelli (Scienze geologiche, geomorfologia), Carolina Pacchi, Piero Giugni e Matteo Zulianello (Gestione processi partecipati), Loredana Fornè (Gestione forestale), Alessandra Carboni (Biologia, scienze naturali), Chiara Spairani e Daniela Carnesale (Trattamento dati geografici, cartografia), Matteo Bartolomeo (Economia) Comunità Montana della Valchiavenna 2 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Indice 1. PREMESSA 2. 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 2.5. 2.6. 2.7. 2.8. 2.9. 2.10. 2.11. 2.12. RIEPILOGO DELLE PRATICHE MANUTENTIVE PER FUNZIONE SPECIFICA A - Mantenimento della capacità di convogliare la portata B – Protezione delle sponde C - Controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo D - Sostegno e stabilizzazione superficiale E - Controllo delle dinamiche dei crolli in roccia F - Controllo delle dinamiche delle valanghe G - Drenaggio, scolo, canalizzazioni delle acque e impluvi H - Mantenimento di vie d’accesso e percorsi viari I - Strutture edilizie e di servizio L - Popolamenti forestali M - Manto di copertura vegetale N - Riqualificazione ambientale 3. 3.1. 3.2. 3.3. 3.4. 3.5. 3.6. 3.7. 3.8. 3.9. 3.10. 3.11. 3.12. 3.13. 3.14. 3.15. 3.16. 3.17. 3.18. 3.19. 3.20. 3.21. 3.22. 3.23. 3.24. 3.25. 3.26. 3.27. 3.28. 3.29. 3.30. 3.31. APPENDICE – SCHEDE DELLE PRATICHE MANUTENTIVE A01 Arginature A02 Manufatti di attraversamento A03 Sedimenti e sezioni d’alveo B01 Materassi B02 Strutture in pietrame a secco B03 Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni B04 Muri in cemento armato B05 Muri cellulari B06 Terre rinforzate/armate B07 Gabbionate B08 Repellenti B09 Gabbionate spondali B10 Palificata viva spondale B11 Presidi al piede B12 Rivestimenti in calcestruzzo B13 Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati C01 Briglie in legname e pietrame C02 Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura C03 Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine C04 Vasche di accumulo e materiale litoide C05 Cunettoni e selciatoni C06 Soglie D01 Palizzate vive D02 Palificate vive e semplici D03 Gradonate vive D04 Grate vive D05 Muratura in pietrame a secco D06 Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni D07 Muri in cemento armato D08 Muri cellulari D09 Terre rinforzate/armate Comunità Montana della Valchiavenna 6 11 11 13 14 15 16 17 18 19 21 22 24 25 27 29 40 43 49 53 55 58 61 64 67 71 75 78 81 89 92 98 100 104 108 111 114 118 121 124 127 131 134 137 140 143 3 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.32. 3.33. 3.34. 3.35. 3.36. 3.37. 3.38. 3.39. 3.40. 3.41. 3.42. 3.43. 3.44. 3.45. 3.46. 3.47. 3.48. 3.49. 3.50. 3.51. 3.52. D10 Gabbionate E01 Barriere Paramassi E02 Reti Paramassi E03 Valli e rilevati E04 Gallerie F01 Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve F02 Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio F03 Gallerie G01 Drenaggi superficiali G02 Trincee drenanti G03 Pozzi drenanti H01 Viabilità I01 Fabbricati d’alpe I02 Servizi all’urbanizzato L01 Bosco M01 Prati e Pascoli M02 I boschi di neoformazione N01 Habitat (diversificazione) N02 Rifiuti solidi N03 Acque N04 Fauna Comunità Montana della Valchiavenna 146 150 153 157 160 163 166 170 173 176 178 181 192 197 200 221 227 230 236 238 241 4 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Documenti correlati Attività 0- Avvio del Piano • • R 0.1.1 – Agenda programmatica T 0.2.1 - Elenco attori Attività 1- Profilo strutturale • • • • • R 1.1.1 - Relazione di orientamento iniziale (Rapporto “Analisi degli attori locali”) R 1.2.1 – Relazione descrittiva T 1.5.1 - Tabella riepilogativa dei parametri indice Cartografia generale (in scala 1:25.000): o C 1.3.1a – Uso del suolo ad orientamento forestale – Alta valle o C 1.3.1b – Uso del suolo ad orientamento forestale – Fondovalle o C 1.3.2a – Rilevanze paesistiche e territoriali – Alta valle o C 1.3.2b – Rilevanze paesistiche e territoriali – Fondovalle o C 1.3.3a – Carta dei vincoli e delle presenze istituzionali – Alta valle o C 1.3.3b – Carta dei vincoli e delle presenze istituzionali – Fondovalle o C 1.3.4a – Carta della dinamica geomorfologica – Alta valle o C 1.3.4b – Carta della dinamica geomorfologica – Fondovalle o C 1.3.5a – Carta degli elementi idrologici e idrogeologici – Alta valle o C 1.3.5b – Carta degli elementi idrologici e idrogeologici – Fondovalle Cartogrammi (scale varie) o K 1.4.1 - Idrografia e confini o K 1.4.2 – Boschi e pascoli o K 1.4.3 – Insediamenti e rete viaria o K 1.4.4 - Malghe e alpeggi o K 1.4.5 - Consorzi forestali, aziende agricole e accessibilità dei boschi o K 1.4.6 - Dissesti e vincoli PAI o K 1.4.7 - Tutele e aree protette o K 1.4.8 – Elementi di rilievo nel paesaggio Attività 2 - Profilo Strategico • • • • R 2.1.1 – Relazione descrittiva del Profilo Strategico R 2.3.1 – Quadro programmatico H 2.3.2 – Schede descrittive dei Piani e dei Programmi Cartografia (in scala 1:25.000): o C 2.4.1a – Entità Territoriali – Alta valle o C 2.4.1b – Entità Territoriali – Fondovalle o C 2.4.2 – Densità delle opere di difesa idraulica nei bacini minori Attività 3 - Profilo Attuativo • • • • • • R 3.1.1 – Relazione descrittiva del Profilo Attuativo T 3.1.2 – Budget del Piano di manutenzione K 3.1.3 – Cartogramma delle azioni di piano H 3.2.1 – Programma di manutenzione e monitoraggio - Schede Oggetto H 3.3.1 – Schede delle azioni non strutturali C 3.5.1 – Carta degli Oggetti Territoriali Comunità Montana della Valchiavenna 5 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 1. Premessa Il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico, approvato con D.P.C.M. 24 maggio 2001, promuove la manutenzione del territorio e delle opere di difesa idraulica e idrogeologica, quali elementi essenziali per assicurare il progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza e della qualità ambientale e paesaggistica del territorio (cfr. art. 14, comma 1, delle Norme di Attuazione). L’Autorità di bacino del fiume Po, attraverso il Progetto MANUMONT- Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano, intende dare attuazione agli indirizzi contenuti nel PAI e promuovere la manutenzione del territorio. Lo scopo del Profilo Attuativo è quello esplicitare le azioni di manutenzione nei vari ambiti ed entità territoriali e quindi di presentare una serie di strumenti tecnici, di carattere pratico (schede di “buone pratiche”, sottoprogrammi dei controlli e degli interventi). A tale obbiettivo vuole rispondere l’elaborato seguente. L’elaborato “Libretto della manutenzione” (documento H 3.4.1) serve da supporto per l’attuazione degli interventi manutentivi segnalati dal Piano nel Programma di manutenzione e monitoraggio del territorio della CM - “Schede Oggetto” (documento H 3.2.1). É il documento di approfondimento da utilizzare ricercando dettagli tecnici o metodologici inerenti le specifiche pratiche proposte dal Piano nei riguardi dei diversi Elementi da manutentare. L’elenco completo degli Elementi, cui sono rivolti gli interventi manutentivi, è stato riportato nella precedente Errore. L'origine riferimento non è stata trovata., Fra di essi si riscontrano opere, manufatti, particolari edifici (malghe), parti naturali del territorio per le quali si ipotizza una gestione omogenea (aree prative, boschi produttivi …). Ciascuna pratica è dettagliata nel Libretto attraverso le Schede delle pratiche manutentive (sinteticamente elencate nella Tabella 1.1). Ciascuna Scheda prende il nome dall’Elemento cui si riferisce. Il “Libretto della manutenzione”è difatti composto da due parti: • il Riepilogo delle pratiche manutentive per funzione specifica. • l’Appendice con le Schede delle pratiche manutentive Il Riepilogo riassume le pratiche manutentive individuate per ogni funzione specifica (si veda la seconda colonna della Tabella 1.1), consentendo un agile controllo e una prima panoramica sia sulle pratiche che sugli Oggetti Territoriali interessati e sulle linee di azione. Le Schede delle pratiche manutentive (elencate nella Tabella 1.1) rappresentano una sorta di glossario degli elementi che devono essere mantenuti nel territorio della Comunità Montana e di questi sono descritte le funzioni specifiche, le caratteristiche, le applicazioni, le parti omogenee, il livello minimo di prestazione manutentiva, l’elenco prezzi unitari da prezziario Regionale (descrivere) etc…. L’impostazione delle schede deriva da quanto proposto nell’Appendice 3 alle Linee Guida così come parte dei contenuti che il GLM ha provveduto a rivisitare ed aggiornare in base al contesto in esame. Nel “Libretto della manutenzione” si trovano quindi tutti i dettagli su come è stato pianificato di supportare o migliorare le diverse alle Funzioni Specifiche riconosciute nel territorio ed le informazioni su perché e soprattutto attraverso quali modalità intervenire sugli Elementi da manutentare. Comunità Montana della Valchiavenna 6 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Tabella 1.1: elenco delle schede delle pratiche manutentive Sigla Funzioni specifiche A Mantenimento della capacità di convogliare la portata B Protezione delle sponde C Controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo D Sostegno e stabilizzazione superficiale E Controllo delle dinamiche dei crolli in roccia F Controllo delle dinamiche delle valanghe G I Drenaggio, scolo, canalizzazioni delle acque e impluvi Mantenimento di vie d’accesso e percorsi viari Strutture edilizie e di servizio L M Popolamenti forestali Manto di copertura vegetale N Riqualificazione ambientale H Comunità Montana della Valchiavenna N° A01 A02 A03 B01 B02 B03 B04 B05 B06 B07 B08 B09 B10 B11 B12 B13 C01 C02 C03 C04 C05 C06 D01 D02 D03 Do4 D05 D06 D07 D08 D09 D10 E01 E02 E03 E04 F01 F02 F03 G01 G02 G03 H01 Schede delle pratiche manutentive Titolo Arginature Manufatti di attraversamento Sedimenti e sezioni d’alveo Materassi Strutture in pietrame a secco Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Muri in cemento armato Muri cellulari Terre rinforzate/armate Gabbionate Repellenti Gabbionate spondali Palificata viva spondale Presidi al piede Rivestimenti in calcestruzzo Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati Briglie in legname e pietrame Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine Vasche di accumulo e materiale litoide Cunettoni e selciatoni Soglie Palizzate vive Palificate vive e semplici Gradonate vive Grate vive Muratura in pietrame a secco Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Muri in cemento armato Muri cellulari Terre rinforzate/armate Gabbionate Barriere Paramassi e disgaggio Reti Paramassi Valli e rilevati Gallerie Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio Gallerie Drenaggi superficiali Trincee drenanti Pozzi drenanti Viabilità I01 I02 L01 M01 M02 N01 Fabbricati d’alpe Servizi all’urbanizzato Bosco Prati e pascoli I boschi di neoformazione Habitat (diversificazione) N02 Rifiuti solidi N03 N04 Acque Fauna 7 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione i contenuti del capitolo di Riepilogo delle pratiche manutentive per Funzione Specifica nel Libretto della manutenzione – Riepilogo Titolo paragrafi Descrizione del contenuto Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica L’elenco degli oggetti territoriali in cui le funzioni specifiche vengono riscontrate Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica L’elenco degli Elementi da manutentare a cui andranno rivolte le azioni di manutenzione e monitoraggio per preservare la funzione specifica, con riferimento alle specifiche Schede riportate nell’appendice del medesimo elaborato Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica Azioni di manutenzione, controlli e monitoraggi indicati dal Piano per preservare la funzione specifica Ciascuna delle voci è ripresa nelle Schede Oggetto (Programma di manutenzione e monitoraggio – elaborato 3.2.1) e computata per l’analisi economica del piano. i contenuti del Libretto della manutenzione – Appendice Schede delle pratiche manutentive Manuale Manuale d’uso Titolo del paragrafo Funzione specifica Oggetto delle pratiche manutentive Descrizione caratteristiche Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea Livello minimo delle prestazioni manutentive: Mezzi e personale Elenco Prezzi Unitari Comunità Montana della Valchiavenna Descrizione del contenuto Viene indicata la funzione specifica dell’elemento Si segnala la denominazione delle opere/manufatti o elenco delle parti che compongono l’elemento da manutentare. A volte l’elemento da manutentare si riferisce genericamente ad una categoria che può sottendere diverse parti: così ad esempio l’elemento“Fabbricati d’alpe” comprende differenti tipologie di fabbricati, con destinazioni d’uso e caratteristiche specifiche Si riporta una descrizione dell’elemento, delle sue componenti o tipologie e applicazioni. Per le opere di difesa del suolo vengono talvolta anche indicati geometrie e sezioni tipiche. Si riportano sovente immagini e disegni che descrivano l’elemento. Per ciascuna parte d’opera a manutenzione omogenea, si elencano i materiali di cui è composta e le anomalie riscontrabili. In alcuni casi vengono schematizzate le principali attività di manutenzione in questa tabella, suddivise per parte d’opera/componente. Si descrivono le principali pratiche manutentive necessarie a conservare la funzionalità dell’elemento. Vengono altresì elencati controlli e monitoraggi necessari e talvolta forniti alcuni riferimenti di letteratura o link a progetti e studi ritenuti di interesse. Vengono brevemente elencati i mezzi d’opera e il personale necessario per le attività di manutenzione previste Vengono riprese alcune voci utilizzate per i computi metrici dai prezziari ufficiali della Regione Lombardia. In particolare P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia e P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali. 8 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Tabella 1.2: Funzioni Specifiche riconosciute come prioritarie per ciascun Oggetto Territoriale (con la X si segnala la presenza sia di azioni manutentive che di controllo e monitoraggio, con la O si indica la previsione di sole azioni di controllo e monitoraggio) Riqualificazio ne ambientale Manto di copertura vegetale Popolamenti forestali Controllo delle dinamiche dei lli i i Controllo delle dinamiche d ll l h Drenaggio, scolo, canalizzazioni d ll Mantenimento di vie d’accesso e i i i Strutture edilizie e di servizio Controllo del trasporto solido e difesa d ll’ i Sostegno e stabilizzazion e superficiale Oggetti Territoriali Mantenimento della capacità di convogliare l t t Protezione delle sponde Funzioni Specifiche Tratti evidenziati del reticolo principale nelle convalli (F. Mera e T. Liro) X X X X Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.) X X X X Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi X X X X Laghi naturali e dighe non soggette a svaso X Merette X X Canali irrigui X X X X X Fasce di rispetto dei pozzi X X X X Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti X X X X Acque minerali (Trebecca e Frisia) X X X X Dighe con necessità di svaso X Forre X X 0 X X Crotti X X 0 X X Marmitte dei Giganti X X 0 X X Cascate X X 0 X X Crinali e aree sterili 0 Conoidi X X X Aree ad elevato dinamismo X X X X X Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm X X X X X Cave Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…) Comunità Montana della Valchiavenna X 0 X X X X 0 X X 9 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Boschi di fondovalle (vedi progetto Prov – foce del Mera, Bassa Valchiavenna) X X Castagneti da frutto X Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI X Boschi all’interno di aree protette X Boschi residuali da PIF X Pascoli X Boschi di protezione X Boschi produttivi X Aree Agricole X Alpeggi X X X Rete sentieristica X VASP X X X X Aree di tutela X Nuclei urbani X Emergenze architettoniche/archeologiche Centri storici X Impianti sciistici X Aree terrazzate X X Aree industriali O Nuclei storici di versante ed aree contermini X Reticolo idrico Comunità Montana della Valchiavenna Riqualificazio ne ambientale Manto di copertura vegetale Popolamenti forestali Controllo delle dinamiche dei lli i i Controllo delle dinamiche d ll l h Drenaggio, scolo, canalizzazioni d ll Mantenimento di vie d’accesso e i i i Strutture edilizie e di servizio Controllo del trasporto solido e difesa d ll’ i Sostegno e stabilizzazion e superficiale Oggetti Territoriali Mantenimento della capacità di convogliare l t t Protezione delle sponde Funzioni Specifiche X X X X X X X X X X X O X X X X X X 10 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2. Riepilogo delle pratiche manutentive per Funzione Specifica 2.1. A - Mantenimento della capacità di convogliare la portata 2.1.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Tratti evidenziati del reticolo principale sul fondovalle e nelle convalli (f. Mera e t. Liro) • Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.) • Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi • Canali irrigui • Merette • Reticolo idrico 2.1.2. Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° A01 A02 A03 2.1.3. Titolo Arginature Manufatti di attraversamento Sedimenti e sezioni d’alveo Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • Manutenzione e ripristino del rilevato arginale. • Manutenzione di opere d'arte e manufatti connessi al sistema arginale ( aperture, tubazioni in ingresso, scarichi, sistema di drenaggio, sottofondazioni, sottomurazioni, scolmatori, botti a sifone, ecc.) tramite sostituzione o riparazione di parti. • Manutenzione e ripristino dei cippi di delimitazione e individuazione topografica delle pertinenze idrauliche e delle aree demaniali. • Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva sugli argini. • Taglio della vegetazione per pulitura canali e merette. • Allontanamento del materiale depositato (sia di materiale litoide che dei tronchi d'albero o alberi) nei casi di sovralluvionamento manifesto e documentabile sia negli alvei che in prossimità di tombotti, di tombinature e di ponti. • Mantenimento e ripristino delle pozze e dei raschi presenti nell’alveo dei torrenti. • Manutenzione delle pile e delle luci di ponti, tombotti strutturali, scalzamenti ,sifonamenti ecc.. • Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva dagli alvei attivi che è causa di ostacolo al regolare deflusso delle piene ricorrenti, con periodo di ritorno orientativamente trentennale, sulla base di misurazioni e/o valutazioni di carattere idraulico e idrologico, con sgombero posa e accatastamento in luogo di sicurezza. • Interventi di taglio selettivo mediante l’eliminazione solo delle piante eccedenti un diametro prefissato (in funzione della larghezza dell’alveo e delle opere e manufatti presenti a valle, e Comunità montana della Valchiavenna e tombinature da danneggiamenti 11 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione crescente via via che ci si allontana dall’acqua) e di quelle instabili (deperienti, inclinate, etc.), solo se presenti sul bordo ed a rischio di essere catturate dall’acqua e fluitate verso valle. Monitoraggi / controlli • Monitoraggio dello stato delle arginature • Controlli e verifiche sul sistema di drenaggio, sottofondazioni e sottomurazioni. • Controllo e valutazione del ruolo assolto dalla vegetazione sia come elemento pregiudizievole al regolare deflusso delle piene o come controllo e laminazione delle piene, sia come conservazione delle sponde o come arricchimento della biodiversità delle fascia ripariali. • Monitoraggio delle barre di sedimento se presenti una delle seguenti criticità: indirizzamento della corrente originaria contro opere di difesa strategiche, limitazione degli usi antropici, presenza di vegetazione critica, riduzione della capacità dell’alveo inciso e verifica della necessità di interventi futuri. • Controllo e valutazione dei volumi depositabili lungo il tratto considerato in funzione della frequenza e dalla localizzazione delle attività di gestione dei sedimenti. • Monitoraggio controllo periodico delle dinamiche fluviali e valutazione della necessità di interventi manutentivi localizzati. • Controllo e monitoraggio periodico dello stato degli attraversamenti, sia ponti che tombotti Comunità montana della Valchiavenna 12 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.2. B – Protezione delle sponde 2.2.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Tratti evidenziati del reticolo principale sul fondovalle e nelle convalli (f. Mera e t. Liro) • Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.) • Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi • Canali irrigui • Merette • Reticolo idrico 2.2.2. Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° B01 B02 B03 B04 B05 B06 B07 B08 B09 B10 B11 B12 B13 2.2.3. Titolo Materassi Strutture in pietrame a secco Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Muri in cemento armato Muri cellulari Terre rinforzate/armate Gabbionate Repellenti Gabbionate spondali Palificata viva spondale Presidi al piede Rivestimenti in calcestruzzo Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • Manutenzione e ripristino di protezioni spondali deteriorate o franate in alveo quali strutture in pietrame a secco (scogliere, repellenti o pennelli, rivestimenti in pietrame sciolto, massi vincolati). • Manutenzione e ripristino di protezioni spondali deteriorate o franate in alveo quali muri in calcestruzzo pietrame e/o mattoni, muri in cemento armato. • Manutenzione dei presidi al piede e dei rivestimenti. • Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva che possa danneggiare i manufatti preposti alla protezione spondale • Manutenzione e ripristino di protezioni spondali realizzate in elementi prefabbricati. Monitoraggi / controlli • Monitoraggio dello stato delle opere di protezione spondale. Comunità montana della Valchiavenna 13 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.3. C - Controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo 2.3.1. 2.3.2. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • • • • Tratti evidenziati del reticolo principale sul fondovalle e nelle convalli (f. Mera e t. Liro) Corsi d’acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.) Tratti terminali dei corsi d’acqua in corrispondenza delle conoidi Merette • Reticolo idrico Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° C01 C02 C03 C04 C05 C06 2.3.3. • • • • • • Titolo Briglie in legname e pietrame Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine Vasche di accumulo e materiale litoide Cunettoni e selciatoni Soglie Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica Sistemazione delle briglie con interventi a salvaguardia di possibili fenomeni di aggiramento o scalzamento o erosione dell'opera da parte delle acque, con particolare riguardo alla gaveta. Manutenzione delle soglie e delle briglie dovute a danneggiamenti, scalzamento, ecc. Svuotamento periodico di materiale litoide in occasione di eventi alluvionali delle briglie, delle vasche di accumulo e lungo l'alveo. Risagomatura e collocazione di materiale litoide, movimentato in alveo, a protezione di erosioni spondali in zone difficilmente raggiungibili. Manutenzione dei cunettoni del selciatone dovuta allo scalzamento, al crollo, all’erosione ecc, Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva nelle vasche di accumulo. Monitoraggi / controlli • Monitoraggio dello stato delle briglie e delle opere trasversali. • Controllo della crescita della vegetazione. • Controllo dello stato delle vasche di accumulo. Comunità montana della Valchiavenna 14 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.4. D - Sostegno e stabilizzazione superficiale 2.4.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Elementi di rilievo territoriale, • Forre • Crotti • Marmitte dei Giganti • Cascate • Crinali e aree sterili • Conoidi • Aree ad elevato dinamismo e aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm • Alpeggi • Aree terrazzate 2.4.2. Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° D01 D02 D03 D04 D05 D06 D07 D08 D09 D10 2.4.3. Titolo Palizzate vive Palificate vive e semplici Gradonate vive Grate vive Muratura in pietrame a secco Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Muri in cemento armato Muri cellulari Terre rinforzate/armate Gabbionate Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • • • • • Ripristino e/o manutenzione dei muretti nelle aree di particolare pregio paesaggistico e di quelli con funzione di consolidamento a protezione di infrastrutture e centri abitati Mantenimento delle murature di contenimento realizzate tramite muri a secco Manutenzione e ripristino delle opere di sostegno e stabilizzazione quali muri in cls pietrame e/o mattoni, muri in cemento armato Manutenzione e ripristino delle opere di sostegno e stabilizzazione quali muri a secco Manutenzione delle opere di ingegneria naturalistica (palificate, palizzate …) Monitoraggi / controlli • Monitoraggio di possibili fenomeni di dissesto che possono compromettere la stabilità dei versanti sovrastanti i corsi d’acqua naturali • Monitoraggio dello stato e della funzionalità delle opere esistenti Comunità montana della Valchiavenna 15 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.5. E - Controllo delle dinamiche dei crolli in roccia 2.5.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Aree ad elevato dinamismo – Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm • Crinali e aree sterili 2.5.2. Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° E01 E02 E03 E04 2.5.3. Titolo Barriere Paramassi e disgaggio Reti Paramassi Valli e rilevati Gallerie Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • Manutenzione e ripristino delle opere di consolidamento o di difesa esistenti (passive, attive) come barriere, reti paramassi, reti in aderenza ecc. • Manutenzione e ripristino dei rilevati paramassi • Disgaggio di massi pericolanti su infrastrutture e siti vulnerabili in genere Monitoraggio / controllo • Monitoraggio dello stato e della funzionalità delle opere esistenti Comunità montana della Valchiavenna 16 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.6. F - Controllo delle dinamiche delle valanghe 2.6.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • 2.6.2. Aree ad elevato dinamismo – Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° F01 F02 F03 2.6.3. Titolo Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio Gallerie Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • Manutenzione e ripristino delle opere di difesa attive dalle valanghe quali ponti da neve, ombrelli, ecc.. Monitoraggi / controlli • Monitoraggio dello stato e della funzionalità delle opere esistenti Comunità montana della Valchiavenna 17 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.7. G - Drenaggio, scolo, canalizzazioni delle acque e impluvi 2.7.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Fasce di rispetto dei pozzi • Fasce di rispetto delle sorgenti • Acque minerali (Trebecca e Frisia) • Conoidi • Aree ad elevato dinamismo – Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm • Cave • Nuclei urbani- centri storici • Emergenze architettoniche/archeologiche • Nuclei storici di versante ed aree contermini • Aree terrazzate • Aree industriali • Impianti sciistici • Alpeggi • Rete sentieristica • VASP 2.7.2. (solo controlli/monitoraggi) Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° G01 G02 G03 2.7.3. Titolo Drenaggi superficiali Trincee drenanti Pozzi drenanti Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • Mantenimento delle canalizzazioni di raccolta delle acque (pluviali, grondaie) e convogliamento in impluvi naturali • Manutenzione e pulizia delle reti di scolo (canalette, traverse, tombotti ..) e di drenaggio superficiale da materiale terroso, litoide o vegetale • Manutenzione e pulizia delle canalizzazioni di gronda studiate per l’allontanamento delle acque tramite pulizia e allontanamento del materiale terroso, litoide o vegetale Monitoraggi / controlli • Monitoraggio del funzionamento delle reti di scolo, drenaggio e degli impluvi. • Controllo del sistema di smaltimento a norma delle acque di processo industriali Comunità montana della Valchiavenna 18 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.8. H - Mantenimento di vie d’accesso e percorsi viari 2.8.1. 2.8.2. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Fasce di rispetto dei pozzi • Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti • Acque minerali (Trebecca e Frisia) • Forre • Crotti • Marmitte dei Giganti • Cascate • Cave • Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…) • Boschi di fondovalle (vedi progetto Prov - foce del Mera, Bassa Valchiavenna) • Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI • Boschi all'interno di aree protette • Boschi residuali da PIF • Boschi di protezione • Boschi inseriti nei PAF • Aree Agricole • Alpeggi • Rete sentieristica • VASP • Nuclei urbani- Centri storici • Emergenze architettoniche/archeologiche • Aree terrazzate • Nuclei storici di versante ed aree contermini Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° H01 2.8.3. Titolo Viabilità agro-silvo-pastorale e sentieristica Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • Mantenimento, con eventuale sostituzione, di corde-catene in tratti di vie ferrate o sentieri attrezzati predisposte a facilitare il transito • Manutenzione delle siepi in legno e dei muretti predisposti a garantire la sicurezza del transito • Manutenzione della cartellonistica dei percorsi storico culturali e tematici e della segnaletica Comunità montana della Valchiavenna 19 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione • Manutenzione delle strutture a servizio della mobilità sostenibile • Taglio e/o rimozione della vegetazione arborea/arbustiva con mezzi meccanici che ostruisce il transito comprensiva della ripulitura dei lati • Asportazione dei detriti che ostruiscano il transito dal percorso • Mantenimento del percorso ripristinando parti mancanti o pericolanti del piano di calpestio (selciati in pietra, gradonature …) • Mantenimento del percorso ripristinando parti mancanti o pericolanti del piano di calpestio (VASP) • Mantenimento e ripristino dei punti d’attraversamento danneggiati • Manutenzione delle opere di sostegno (muri di sostegno e controripa) a servizio del percorso (privilegiando l’uso di pietrame locale) • Manutenzione delle opere di stabilizzazione (opere di ingegneria naturalistica, rinverdimenti) a servizio del percorso • Manutenzione aree verdi e aree di accesso e di sosta (attrezzature) • Manutenzione aree verdi e aree di accesso e di sosta (pavimentazioni) • Mantenimento delle opere di drenaggio e scolo che interessano la sede stradale (sostituzione canalette trasversali ammalorate) • Mantenimento delle opere di drenaggio e scolo che interessano la sede stradale ( pulizia canalette trasversali e laterali) • Manutenzione della cartellonistica dei percorsi storico culturali e tematici e della segnaletica (bacheche) Monitoraggio / controllo • Controllo della cartellonistica e segnaletica • Controllo delle corde- catene nei sentieri attrezzati • Controllo di percorsi diversificati del bestiame al pascolo Comunità montana della Valchiavenna 20 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.9. I - Strutture edilizie e di servizio 2.9.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Forre • Crotti • Marmitte dei Giganti • Cascate • Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…) – solo controlli/ monitoraggi • Alpeggi • Nuclei urbani • Emergenze architettoniche/archeologiche • Centri storici • Nuclei storici di versante ed aree contermini 2.9.2. Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° I01 I02 2.9.3. Titolo Fabbricati d’alpe Servizi all’urbanizzato Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica • • • • Interventi di riqualificazione del centro storico (impianto di illuminazione, arredo urbano, fontane storiche) Mantenimento delle alberature lungo i corsi d’acqua e all’interno degli abitati Monitoraggio di possibili zone di dissesto pericolanti sui nuclei Mantenimento delle strutture esistenti, con particolare attenzione alle parti degradate o fatiscenti Mantenimento delle cascine con possibili interventi di recupero e consolidamento in ottemperanza ai piani urbanistici Monitoraggio / controllo • Monitoraggio e sorveglianza del manifestarsi di possibili fenomeni di dissesto o di situazioni anomale che possono coinvolgere l’elemento protetto. Comunità montana della Valchiavenna 21 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.10. L - Popolamenti forestali 2.10.1. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Dighe con necessita’ di svaso • Boschi di fondovalle (vedi progetto Prov - foce del Mera, Bassa Valchiavenna) • Castagneti da frutto • Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI • Boschi all'interno di aree protette • Boschi residuali da PIF • Boschi di protezione • Boschi inseriti nei PAF 2.10.2. Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° L01 2.10.3. Boschi • • • Titolo Bosco Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica di fondovalle Rimozione soggetti arborei caduti o pericolanti Mantenimento dei popolamenti forestali mediante cure culturali adeguate Cure culturali (da intendersi soprattutto come sfolli o diradamenti selettivi) Boschi nella fascia di (10-50m ) dei sentieri CAI • Rimozione soggetti arborei caduti o pericolanti • Mantenimento di una fascia perimetrale di 10-50 m attorno ai sentieri attraverso cure culturali adatte • Mantenimento della trasparenza compatibilmente con le esigenze selvicolturali ed ambientali • Cure culturali (da intendersi soprattutto come sfolli o diradamenti selettivi) Castagneti da frutto • Mantenimento dei boschi attraverso potature, innesti e pulizia della vegetazione infestante • Potatura(sia di recupero che di mantenimento) • Innesto • Pulizia Boschi all'interno di aree protette • Cure colturali minimali Boschi di protezione • Cure colturali minime Boschi inseriti nei PAF e Boschi residuali da PIF Comunità montana della Valchiavenna 22 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione • I soprassuoli boscati che risultano instabili in seguito a incendi, oppure a causa dell’eccessiva densità del popolamento (cedui invecchiati; rimboschimenti di conifere) devono essere gestiti mediante interventi di diradamento dal basso o altri tipi di diradamento secondo le valutazioni del caso. • Promuovere cure colturali in linea con il Piano di Indirizzo Forestale, rimandando alle Norme Forestali Regionali e tenendo anche conto della necessità di garantire il mantenimento o rilascio di una presenza adeguata di piante morte, annose o deperienti, utili alla fauna (nidificazione e alimentazione dell’avifauna, ’entomofauna xilofaga, organismi saproxilici). • Monitoraggio costante e predisposizione di eventuali interventi diretti e mirati nei confronti di specie parassite (taglio, estirpazione, lotta biologica) • Abieteti: nelle formazioni pluritsratificate è da privilegiare il taglio di curazione Nelle fustaie monostratificate il taglio a buche: il taglio marginale, quello ad orlo e i tagli successivi a gruppi, a seconda dei casi e delle esigenze. • Aceri frassineto e Aceri tiglieto: gestione a ceduo matricinato o composto ed eventualmente convertito ad altofusto. Nelle giovani fustaie con sfolli o diradamenti o tagli di curazione • Altre formazioni: evoluzione naturale • Betuleto e corileto:Evoluzione naturale • Castagneti: ceduo semplice o matricinato, a sterzo o composto solo per particolari esigenze. Solo se opportuno conversione a fustaia con matricinatura intensiva • Faggeta:governo a ceduo matricinato o a sterzo. COnvenrsione tramite matricinatura intensiva. Trattamento della fustaia con tagli successivi • Querceti: di altofusto libera evoluzione, ev taglio di curazione o saltuario oe per eliminare specie esotiche ed ev. rinfoltimenti.Nei cedui conversione ad alto fustocon matricinatura intensiva • Lariceto: solo dove strettamente necessario applicare diradamento selettivo. Generalmente libera evoluzione. Taglio di soggetti o di piccoli gruppi, tagli di sgombero, taglio a busche o marginale • Pecceta: garantire la stabilità del popolamento con diradamento selettivo per piede d’albero o per collettivo, se opportuno diradamento basso. A seconda delle esigenze e della quota l’utilizzazione finale verrà fatta tramite tagli marginali, a orlo, a strisce,, a buche od a gruppi. • Pinete: generalmente da lasciare a libera evoluzione diradamento selettivo dal basso solo se necessario, diradamenti moderati e dal basso. Taglio di maturità a gruppi o a orlo • Cure culturali Comunità montana della Valchiavenna 23 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.11. M - Manto di copertura vegetale 2.11.1. 2.11.2. Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • Fasce di rispetto dei pozzi • Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti • Acque minerali (Trebecca e Frisia) • Forre • Crotti • Marmitte dei Giganti • Cascate • Conoidi • Aree ad elevato dinamismo - Aree PAI: Fa, Fq, Va e Vm • Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…) • Pascoli • Alpeggi • Emergenze architettoniche/archeologiche • Impianti sciistici • Aree terrazzate • Nuclei storici di versante ed aree contermini Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° M01 M02 2.11.3. • • • • • Titolo Prati e pascoli I boschi di neoformazione Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica Sfalcio delle aree prative Semina e piantagione di specie vegetali autoctone per il mantenimento e l’eventuale ripristino dei manti vegetati ad attenuazione dei processi erosivi Taglio / estirpazione delle piante e degli arbusti infestanti in avanzamento Gestione razionale del pascolo Conservazione della strutturata del manto di copertura vegetale tramite seminagione e sfalcio. Monitoraggio/controllo • Controllo dell’avanzamento di piante infestanti • Controllo dell’avanzamento di densi feltri erbacei impermeabili alle quote più elevate che riducono l’infiltrazione nel sottosuolo • Controllo della distribuzione omogenea delle zone di pascoli • Controllo delle zone prive di coltre erbosa facilmente soggette a fenomeni d’erosione Comunità montana della Valchiavenna 24 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 2.12. 2.12.1. N - Riqualificazione ambientale Oggetti territoriali interessati dalla funzione specifica • • • • • • • • • • Tratti evidenziati del reticolo principale nelle convalli (F. Mera e T. Liro) Corsi d'acqua nelle valli laterali (V. Codera, V. Bodengo, ecc.) Tratti terminali dei corsi d'acqua in corrispondenza delle conoidi Laghi naturali e dighe non soggette a svaso Merette Canali irrigui Fasce di rispetto dei pozzi Fasce di rispetto/salvaguardia delle sorgenti Acque minerali (Trebecca e Frisia) Dighe con necessità di svaso • Reticolo idrico • • • • • • • • • • Forre Crotti Marmitte dei Giganti Cascate Crinali e aree sterili Elementi di rilievo territoriale (Torre Del Signame, Dosso Di S. Caterina, Ecc…) Aree Agricole Aree di tutela Impianti sciistici – solo controlli/monitoraggi Aree industriali 2.12.2. Schede delle pratiche manutentive inerenti la funzione specifica Schede delle pratiche manutentive N° N01 N02 N03 N04 2.12.3. • • • • • Titolo Habitat (diversificazione) Rifiuti solidi Acque Fauna Linee di azione rivolte al mantenimento della funzione specifica Rimozione dei rifiuti solidi provenienti da attività antropiche e collocazione a discarica autorizzata dei materiali raccolti. Mantenimento salvaguardia e ripopolamento della fauna ittica con specie autoctone. Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione degli alvei nelle aree golenali (formazione di zone umide, piantumazioni, ecc.) Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione delle sponde lacuali Interventi di taglio alternato (spaziale sulle sponde e temporale) della vegetazione negli ambienti umidi e fluviali (corsi d’acqua con alveo di larghezza superiore ai 5m) in modo da garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali ed animali. Comunità montana della Valchiavenna 25 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione • • • • Semina di colture a perdere in aree incolte o scarsamente pascolate (foraggio, rapa, segale, grano saraceno, erba medica) anche all’interno di zone boscate con particolare attenzione alle fasce di transizione arbustive Manutenzione dei punti di abbeverata, di alimentazione e dei ripari artificiali (cataste, cumuli) Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico (siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree marginali Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla mitigazione dell’impatto ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche (rampe di uscita e passaggio, barriere visive, barriere antiattraversamento ...) Monitoraggio / controllo • • • • • • • • Controllo dei parametri qualitativi dell’acqua (temperatura, pH, sostanze disciolte, ecc.). Monitoraggio delle portate captate nei diversi periodi temporali e della massima capacità di sfruttamento della risorsa. Monitoraggio della fauna ittica e dell’erpetofauna Monitoraggio faunistico Monitoraggio del livello della superficie acquifera. Monitoraggio dell’acidificazione dell’acqua prodotta dalle precipitazioni atmosferiche ricche d’agenti inquinanti. Controllo e monitoraggio sulla qualità e quantità delle acque utilizzate per l’innevamento artificiale Monitoraggio meteo climatico. Comunità montana della Valchiavenna 26 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3. Appendice – Schede delle pratiche manutentive Sigla Funzioni specifiche A B C D E F G H N° A01 Mantenimento della capacità di convogliare A02 la portata A03 B01 Protezione delle B02 sponde B03 B04 B05 B06 B07 B08 B09 B10 B11 B12 B13 Controllo del trasporto C01 C02 solido e difesa dall’erosione del fondo C03 C04 C05 C06 D01 Sostegno e D02 stabilizzazione superficiale D03 Do4 D05 D06 D07 D08 D09 D10 E01 Controllo delle dinamiche dei crolli in E02 roccia E03 E04 F01 Controllo delle F02 dinamiche delle valanghe F03 G01 Drenaggio, scolo, G02 canalizzazioni delle acque e impluvi G03 H01 Mantenimento di vie Schede delle pratiche manutentive Titolo Arginature Manufatti di attraversamento Sedimenti e sezioni d’alveo Materassi Strutture in pietrame a secco Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Muri in cemento armato Muri cellulari Terre rinforzate/armate Gabbionate Repellenti Gabbionate spondali Palificata viva spondale Presidi al piede Rivestimenti in calcestruzzo Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati Briglie in legname e pietrame Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine Vasche di accumulo e materiale litoide Cunettoni e selciatoni Soglie Palizzate vive Palificate vive e semplici Gradonate vive Grate vive Muratura in pietrame a secco Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Muri in cemento armato Muri cellulari Terre rinforzate/armate Gabbionate Barriere Paramassi e disgaggio Reti Paramassi Valli e rilevati Gallerie Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio Gallerie Drenaggi superficiali Trincee drenanti Pozzi drenanti Viabilità d’accesso e percorsi viari Comunità montana della Valchiavenna 27 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione I Strutture edilizie e di servizio I01 I02 Fabbricati d’alpe Servizi all’urbanizzato L Popolamenti forestali L01 Bosco M Manto di copertura vegetale M01 M02 Prati e pascoli I boschi di neoformazione N Riqualificazione ambientale N01 Habitat (diversificazione) N02 Rifiuti solidi N03 N04 Acque Fauna Comunità montana della Valchiavenna 28 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.1. A01 Arginature Manuale D’uso Funzione specifica: opere per il mantenimento della capacità di convogliare la portata Oggetto delle pratiche manutentive: Argini Descrizione caratteristiche: Gli argini sono costituiti da rilevati artificiali in terra con funzione di tenuta d'acqua, di altezza generalmente inferiore ai 10/12 m, che si realizzano specialmente nel bacino inferiore dei corsi d'acqua, allo scopo di contenere le acque di piena, e preservare da inondazioni le aree poste lateralmente. Esistono due tipologie di argini: longitudinali e trasversali; i primi corrono continui lungo le sponde, mentre i secondi sono disposti a coppie in direzione circa normale alla corrente: la corrente, obbligata a passare fra le teste delle successive coppie di argini, viene centralizzata, e nei periodi di piena le acque alte stendendosi come in altrettanti bacini nelle zone comprese fra ciascuna coppia di argini e la successiva, danno luogo ad abbondanti depositi e si ha di conseguenza un graduale sovralzo della golena rispetto all'alveo. Gli argini longitudinali si dicono in froldo, se sono costruiti in diretta continuazione delle sponde del corso d'acqua, generalmente però nei corsi d'acqua importanti e soggetti a notevoli piene, gli argini longitudinali sorgono a distanza dalle sponde, in modo da lasciare alle acque di piena un certo letto di espansione; il terreno compreso fra gli argini e le sponde prende il nome di golena. Non è raro il caso che il terreno di golena sia del tutto o in parte soggetto a coltivazione o altre attività pertanto può essere necessario proteggerlo dalle piene che non siano massime mediante arginelli minori, detti argini sommergibili di golena. La sezione trasversale degli argini è generalmente trapezia; per gli argini maestri, la larghezza in sommità generalmente non è inferiore a 3- 4 m. Gli argini maestri di grandi corsi d'acqua generalmente presentano una sezione più complessa di quella trapezia ordinaria; essi vengono rinforzati sia verso fiume che verso campagna da banche e sottobanche. Le dimensioni trasversali che così vengono ad avere questi argini sono superiori a quelle che risulterebbero dai calcoli basati sull'equilibrio statico del terrapieno assoggettato alla spinta dell'acqua; tali sezioni rinforzate si adottano per allontanare il pericolo derivante dalla filtrazione dell'acqua attraverso la massa del terrapieno o nel suolo sottostante, e per evitare franamenti dell'argine, anche in caso di parziali erosioni prodotte da una eccessiva velocità della corrente. Gli argini vengono realizzati con terreno compattato aventi caratteristiche fisiche e meccaniche adeguate a renderlo stabile e a trattenere e contenere l'acqua; la tipologia di tali materiali condizionerà la forma della sezione arginale. Si utilizzano generalmente materiali a bassa permeabilità di natura argillosa e limosa, in grado di assicurare la stabilità del complesso argine-terreno di fondazione e nel contempo da adattarsi ai cedimenti del terreno di fondazione. E' importante che nella costruzione dell'argine si eviti la creazione di superfici di discontinuità tra il nuovo manufatto e il terreno di fondazione o un argine già esistente; a tal fine si prevedono scotichi, solcature, gradonature. Il terreno normalmente viene posto in opera a strati dello spessore dell' ordine di 30-35 cm e successivamente compattato. Si adottano, nella pratica sezioni, formate con materiali omogenei con filtri e drenaggi verso campagna o sezioni formate da sole due zone, mettendo in opera il materiale meno permeabile e meno erodibile verso fiume e quello più permeabile e più stabile verso campagna. Comunità montana della Valchiavenna 29 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Gli argini di grandi dimensioni hanno pendenza più dolce verso campagna, per l'esigenza di contenere la linea di filtrazione, al fine di garantire la stabilità del rilevato stesso e per la necessità di contrastare il pericolo di perdita di consistenza del terreno a campagna e di sifonamento attraverso il terreno di fondazione. Questo ultimo fenomeno è dovuto all'incremento della pressione dell'acqua nel terreno di fondazione. L'acqua infatti oltre che attraverso l'argine filtra anche nel terreno di fondazione e l'incremento di pressione che ne deriva è in grado di sollevare il terreno oltre l'argine (fontanazzi) e innescare un fenomeno di erosione che arretra verso il fiume causando anche il collasso dell'argine. Geometria La quota della sommità arginale viene posta significativamente più alta (generalmente 1 metro) rispetto la quota raggiunta dalla piena di progetto, rappresentando, così, una riserva di sicurezza che rende ancora più raro l’evento in grado di sollecitare l’opera al di là delle normali prestazioni. Denominazioni delle parti di un argine (fonte vecchia pubblicazione del Ministero dei Lavori Pubblici) Per gli argini della Valchiavenna le norme attuali prevedono un franco sul livello di massima piena di 1 metro, le pendenze delle scarpate verso fiume di 2/3 fuori d’acqua, 1/2 subacquea e 1/2 verso campagna, le larghezze delle banche e sottobanche di 3 ÷ 4 m e le larghezze delle sommità arginali da 3 a 4 m. Inoltre si richiede che il profilo dell’argine a campagna sia disposto in modo da coprire per almeno 1 metro l’ipotetica linea di saturazione o imbibizione con pendenza 1:4 ÷ 1:6 a partire dal livello di massima piena (piena di Comunità montana della Valchiavenna 30 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione progetto). A tal fine risulta conveniente realizzare la scarpata lato campagna con interruzioni di banchine (banca, sottobanca, piédibanca), larghe qualche metro aventi lieve pendenza verso campagna (circa 1/20) per garantire lo scolo delle acque piovane; per lo stesso motivo la pendenza delle scarpate del paramento esterno ha valori inferiori che quella del paramento interno che spesso viene determinata con verifiche di stabilità assicurando un valore adeguato del coefficiente di sicurezza allo scivolamento. Esempio di rialzo di un corpo arginale esistente, al fine di garantire un adeguato ricoprimento della linea teorica d’infiltrazione (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”) Materiali impiegati per la costruzione I materiali impiegati per la costruzione delle arginature devono garantire una bassa permeabilità (limi e argille) ed una adeguata resistenza meccanica, compatibile con la stabilità dell’opera, e devono essere nello stesso tempo sufficientemente deformabili per assecondare le deformazioni in fase di costruzione senza fessurarsi. Devono inoltre essere poco plastici, per non essere soggetti a sensibili rigonfiamenti o ritiri sotto l’azione della filtrazione e delle variazioni climatiche stagionali. Le modalità di costruzione di nuovi argini, per il ripristino o ringrosso di quelli esistenti, sono legate innanzitutto alla necessità di garantire un adeguato collegamento con il terreno di fondazione e/o con quello costituente il rilevato esistente e di realizzare un’opera di caratteristiche fisiche e meccaniche omogenee. Per non creare discontinuità tra nuova opera e quella esistente sono previsti scortichi, solcature e gradonature; il materiale viene usualmente posto in opera a strati dello spessore dell’ordine di 30 cm e successivamente compattato. Per mettere in opera e costipare i materiali, in modo da ottenere adeguate caratteristiche di resistenza e deformabilità, si fa riferimento generalmente alla densità ottenuta con l’energia Proctor Standard nelle prove di laboratorio. Nel costipare qualsiasi tipo di terra si può variare il contenuto d’acqua, il tipo di costipamento e l’energia di costipamento. Il proporzionamento di questi fattori nella posa in opera dipende sia dal tipo di terra che dalle proprietà che si desidera esaltare principalmente. Variando, infatti, nella posa in opera i fattori sopraindicati, cambiano anche le relazioni sforzi-deformazioni, la resistenza al taglio, la compressibilità, il rigonfiamento, il ritiro e la permeabilità. Aumentando la densità si aumenta la resistenza, diminuisce la compressibilità, si riduce la permeabilità e si riduce il potenziale di liquefazione. All’aumentare del contenuto d’acqua, per valori che si mantengono inferiori all’optimum, si ha una sensibile diminuzione di permeabilità, mentre si ha un leggero aumento per contenuti d’acqua superiori all’optimum. All’aumentare dell’energia di costipamento si riduce la permeabilità perché aumentano sia la densità che l’orientazione delle particelle. Quando viene dato accesso all’acqua, un campione costipato con w inferiore all’optimum rigonfia di più di un campione costipato con w maggiore dell’optimum, poiché ha una maggiore deficienza d’acqua ed un minor grado di saturazione insieme ad una distribuzione più disordinata delle particelle. Il terreno deve essere posto in opera con contenuti in acqua prossimi o superiori all’optimum e con densità secca non particolarmente elevata. In questo caso, anche le variazioni di volume a seguito di imbibizione rimangono sufficientemente limitate. La densità di riferimento per la compattazione è usualmente quella pari ad almeno il 95% di quella ottenuta al “maximum” in laboratorio con la prova Proctor Standard e l’umidità naturale dovrebbe essere mantenuta ± 2% di quella ottenuta all’optimum sempre in laboratoio. In questo modo si ottiene un rilevato con Comunità montana della Valchiavenna 31 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione caratteristiche meccaniche medie ed una deformabilità buona che gli consente di assestarsi col terreno di fondazione senza dar luogo a fessurazioni. I materiali impiegati per il rialzo e il rinforzo delle arginature vengono in genere scelti con una energia di costipamento pari a quella Proctor Standard, vengono impiegate terre limose e argillose comprese tra il tipo A-6, della classificazione CNR-UNI 10006, con contenuto minimo in sabbia del 15% e il tipo A-4 con contenuto massimo in sabbia del 50%. Sifonamento La traiettoria che una particella d’acqua percorre lungo la fondazione dell’arginatura è chiamata linea di scorrimento. Il rapporto tra la lunghezza di questo percorso (percorso più breve che l’acqua dovrebbe fare per portarsi da monte a valle di una diga) e il carico d’acqua è indicato come rapporto di scorrimento: C= L Δh ed è l’inverso del gradiente idraulico e, secondo Bligh, assume in condizione di sicurezza per i diversi terreni valori compresi fra 5 e 18 riportati in tabella. Lane successivamente (1915) modificò il metodo per tenere conto della maggiore resistenza al passaggio dell’acqua dei percorsi verticali Lv rispetto a quelli orizzontali Lo modificando il rapporto sopraindicato nella relazione: 1 Lo + Lv 3 C= Δh indicando per C i valori riportati nella tabella e variabili tra 8.5 e 2.5. Terreno Sabbia fine e limosa Sabbia grossa Ghiaia e sabbia Ghiaia grossa e ciottoli Bligh 18 12 9 5 Lane 8.5 5.0 3.5 2.5 Valori del rapporto di scorrimento C per diversi tipi di terreno (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”). Occorre perciò quale prima operazione, verificare che la larghezza di base del rilevato arginale (ammessa l’ipotesi più sfavorevole di sottofondo sabbioso) contenga la linea tracciata con pendenza dettata dalla formulazione di Bligh-Lane a partire dall’incontro della linea di massima piena ricostruita (ovvero piena di progetto) con la scarpata dell’argine e ciò al fine di evitare moti erosivi nel sottofondo. In presenza di terreno di fondazione permeabile con problemi di filtrazione e di sifonamento occorre alle volte aggiungere provvedimenti di intercettazione della filtrazione (paratie di vario tipo e con varia ubicazione) o provvedimenti di controllo della filtrazione e diminuzione della pressione dell’acque (strati drenanti, trincee, pozzi drenanti). In presenza di pericolo di sifonamento un intervento tipico e sicuramente più efficace, basato sul concetto di far percorrere alle acque di filtrazione un maggior percorso, in modo da determinare una perdita di carico alle acque e tale da impedire che queste possano effettuare una qualsiasi erosione del terreno permeato, è quello della realizzazione di diaframmi impermeabili. Si tratta di creare degli schermi lungo l’arginatura costituiti da taglioni riempiti di terra argillosa costipata o da diaframmi continui ed impermeabili al fine di limitare o impedire totalmente il flusso attraverso il terreno di fondazione, aumentando il percorso di filtrazione e quindi il coefficiente di sicurezza ottenuto dal rapporto fra il carico idraulico Δh e il percorso L. Comunità montana della Valchiavenna 32 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Diaframmature degli argini (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”) I diaframmi verticali svolgono essenzialmente due funzioni: con prevalente funzione statica e/o per funzione impermeabilizzante. Sono costruiti con conglomerato cementizio armato utilizzati nelle sistemazioni fluviali nei muri di sponda o nella stabilizzazione dei pendii sovrastanti corsi d’acqua; con prevalente funzione idraulica impermeabili o permeabili quando sono da utilizzare come drenaggi. I diaframmi impermeabili erano per lo più impiegati al di sotto di dighe e argini (taglioni) con il compito di mantenere l’impermeabilità anche se si verificavano spostamenti dovuti al carico idraulico e al peso del rilevato. La necessità di poter far subire spostamenti, anche significativi, ha portato all’impiego dei materiali plastici nella costruzione dei diaframmi di tenuta capaci di tollerare spostamenti senza creare discontinuità strutturali, assicurando l’impermeabilità. La scelta della tipologia del diaframma è legata alle esigenze di ordine tecnico riguardanti la resistenza e l’impermeabilità e di ordine costruttivo riguardanti l’accettabilità delle modalità costruttive. Per quanto riguarda la profondità da raggiungere, se allo strato sabbioso o ghiaioso permeabile segue a profondità non esagerata uno strato argilloso o limoso impermeabile, è opportuno che questo penetri nello strato impermeabile. In presenza di spessori di terreno permeabile molto elevati il diaframma può aumentare notevolmente la sicurezza contro il sifonamento e ridurre la portata di filtrazione, nella scelta della profondità da raggiungere risulta molto importate la stratigrafia del terreno. La diaframmatura sotto il corpo arginale può essere collocata in posizioni differenti. La posizione più vantaggiosa, quando vi sia spazio sufficiente, è quella all’unghia dell’argine lato golena perché si contengono le variazioni di imbibizione e di pressione, legate alle escursioni idrometriche. È inoltre importante considerare le variazioni che la realizzazione dei diaframmi possono provocare nel regime delle acque superficiali e di falda (posizione e profondità). Possibili collocazioni di un diaframma in un corpo arginale (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”) Comunità montana della Valchiavenna 33 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Stabilità delle sponde Si hanno vari tipi di rottura per argini e sponde, rotture che si possono verificare durante la costruzione o in esercizio. Meccanismi di rottura delle scarpate (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”) Tra le rotture che si possono avere durante la costruzione sono da ricordare particolarmente quelle per scivolamento dell’argine e dell’argine con il terreno di fondazione. Queste si verificano quando il terreno di fondazione superficiale è formato da argille, argille limose, argille torbose normalmente consolidate e a bassa permeabilità. Con riferimento alle verifiche allo scivolamento globale si tratta di verifiche a breve tempo ovvero a fine costruzione nelle quali la resistenza al taglio del terreno argilloso è rappresentata dalla c coesione non drenata U . L’analisi di stabilità in termini di tensioni totali è molto semplice ed è idonea ad essere impiegata in quei casi nei quali sia la costruzione, sia la rottura avvengano così rapidamente da precludere ogni drenaggio del terreno (a termine costruzione). Dal momento che non si manifesta alcuna variazione del contenuto in acqua nel terreno, la resistenza al taglio non drenata presente in sito prima della costruzione è il parametro meccanico che controlla la stabilità del rilevato. La verifica di stabilità viene normalmente condotta a termine utilizzando i parametri di resistenza non drenati cu e ϕ u . Meccanismi di rottura delle scarpate (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”) I problemi di stabilità globale devono essere affrontati esaminando la singola stabilità del rilevato arginale e del rilevato con il terreno di fondazione. Le verifiche vanno condotte per le situazioni più pericolose che si possono avere durante la costruzione e in fase di esercizio. Nelle analisi di stabilità si fa il confronto fra la Comunità montana della Valchiavenna 34 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione resistenza a rottura disponibile e quella effettivamente mobilitata, ed il coefficiente di sicurezza, indica quantitativamente questo confronto. Il valore del coefficiente di sicurezza ottenuto è da confrontare con quelli dettati dalla normativa tecnica che disciplina la stabilità di pendii in materiali sciolti. Il riferimento è da farsi ai decreti: D.M. 24 marzo 1982: Norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento (G.U. 4 agosto 1982; n° 2 suppl.). D.M. 11 marzo 1988: Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate (G.U. 1 giugno 1988; n° 127 suppl.). Trattando, per analogia, gli argini come dighe in materiali sciolti, il D.M. 11 marzo 1988 all’articolo E.3 stabilisce che per gli argini vale quanto previsto dalle norme tecniche per le dighe di ritenuta di materiale sciolti”. Il D.M. 24 marzo 1982 prescrive che la stabilità della diga deve essere verificata relativamente alle seguenti condizioni: A termine costruzione; A serbatoio pieno con il livello di massimo invaso; A seguito di rapido vuotamento del serbatoio dal livello massimo al livello di minimo invaso e, ove sia significatico, anche a livelli intermedi. L’analisi di stabilità deve proporsi di individuare, nelle varie condizioni sopra indicate, le superfici di potenziale scorrimento più prossime alla instabilità, sia all’interno del rilevato, sia nell’insieme costituito dal rilevato e dai terreni di fondazione e ciò relativamente alla sezione maestra della struttura e ad altre sezioni trasversali opportunamente scelte. Il rapporto fra le forze (o momenti) reattive capaci di opporsi allo scorrimento lungo superfici predette, e le forze (o momenti) attive che tendono a produrlo, non dovrà essere inferiore a: 1.2 a termine costruzione; 1.4 a serbatoio pieno; 1.2 a seguito di rapido vuotamento. Le azioni che possono modificare le condizioni di stabilità delle sponde o delle scarpate arginali si possono dividere in due categorie: Azioni esterne dovute all’erosione ed allo scalzamento delle scarpate per effetto della corrente dovute anche alla presenza di singolarità come strutture artificiali come ponti, pennelli, traverse e degli eventi meteorici; Azioni interne causate dai moti di filtrazione nel versante con flusso alimentato dalle falde, dagli eventi meteorici e dalle variazioni del livello nel corso d’acqua (rapido abbassamento dei livelli idrici, onde provocate dal passaggio di natanti, onde provocate dal vento). Le arginature esistenti possono richiedere durante la loro vita interventi di adeguamento della sagoma consistenti in sopralzi, berme, riprofilature o allargamenti, interventi che si rendono necessari per incrementare il grado di sicurezza sia nei confronti di eventi di piena sia in relazione alla stabilità idraulica e geotecnica. Non sono infrequenti i casi cui gli interventi di costruzione o di rinforzo interessino rilevati arginali fondati su terreni coesivi teneri normalconsolidati o leggermente sovraconsolidati. Se la costruzione del rilevato avviene rapidamente, si generano elevate sovrapressioni interstiziali, che rendono la fase costruttiva quella più critica nei confronti della stabilità del rilevato stesso. In relazione a ciò, qualora i requisiti di stabilità a breve termine non siano soddisfatti, è possibile adottare una particolare tecnica esecutiva consistente nel suddividere la costruzione del rilevato in fasi successive. In ogni fase l’entità dell’incremento di carico applicato viene scelta in modo tale da non indurre la rottura per scivolamento del complesso rilevato-terreno di fondazione. In altre parole, la velocità di applicazione del carico al terreno durante la costruzione deve consentire la dissipazione delle sovrapressioni neutre necessaria per conseguire l’aumento di resistenza, dovuto alla consolidazione, sufficiente a sostenere l’incremento di carico successivo con adeguato margine di sicurezza. Cedimenti Anche se la verifica alla stabilità rappresenta il punto centrale della progettazione di un rilevato arginale, è importante formulare una previsione delle deformazioni e degli spostamenti che maturano nel terreno di fondazione durante e successivamente al termine della costruzione del rilevato stesso. Tale previsione è accompagnata anche dalla stima dell’evoluzione delle tensioni neutre ed efficaci nel tempo. Comunità montana della Valchiavenna 35 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione La necessità di conoscere l’entità degli spostamenti nel terreno di fondazione determina l’influenza dei cedimenti sulla quantità totale di materiale necessaria per costruire il rilevato, sull’estensione in senso trasversale del rilevato nonché sulle pressioni indotte nel terreno di fondazione stesso. Cedimenti (fonte DA DEPPO L., DATEI C., SALANDIN P., “Sistemazione dei corsi d’acqua”) Cedimenti consistenti del terreno di fondazione non adeguatamente previsti possono essere causa non solo di sensibili variazioni della livelletta di progetto e fessurazioni nel corpo arginale, ma possono altresì danneggiare strutture eventualmente interagenti con il rilevato. Inoltre tali cedimenti, diminuendo il franco arginale, possono ridurre il grado di sicurezza idraulica nei confronti della piena di progetto. L’approccio tradizionale considera che il cedimento totale in un terreno possa essere considerato somma di tre contributi distinti. Cedimenti. s = si + s c + s s dove: si è il cedimento immediato; sc è il cedimento di consolidazione; è il cedimento secondario dovuto alla componente viscosa della deformazione dei grani. L’effetto indotto dalla costruzione di un rilevato sui cedimenti e sulle tensioni neutre in uno strato di terreno coesivo di notevole spessore. La prima fase (a breve termine) è caratterizzata da spostamenti immediati in condizioni non drenate mentre la seconda (a lungo termine) è contraddistinta dallo sviluppo delle deformazioni nel tempo in condizioni drenate, accompagnate dalla espulsione dell’acqua interstiziale (processo di consolidazione). Comunità montana della Valchiavenna 36 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Vegetazione Risulta importante anche il ruolo assunto dalla vegetazione, che spesso colonizza con piante e arbusti il letto del corso d’acqua ed il rilevato arginale. Essa produce duplice effetti, sia di miglioramento a livello ambientale , sia di peggioramento nei confronti della capacità di convogliamento della portata e di stabilizzazione e ammaloramento del rilevato arginale. In quest’ultimo caso l’apparato radicale rende facile il moto di filtrazione delle acque attraverso vie preferenziali all’interno del rilevato arginale. Si dovranno pertanto prevedere interventi di taglio frequente e relativamente intensi in modo da garantire le migliori condizioni di sicurezza. Applicazioni: Gli argini longitudinali hanno la funzione di impedire ogni comunicazione fra l'alveo e il territorio laterale, ed obbligano la corrente in piena a passare per una sezione convenientemente limitata. L'arginatura di un fiume produce effetti significativi sia sul tratto direttamente interessato che in quelli a valle di esso. Il contenimento della portata entro argini, nei tratti ove abitualmente il corso d’acqua, allagando, espande, comporta l’aumento dei valori della portata a valle per la sottrazione di parte della capacità d’invaso conseguente all’arginatura. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea Parte 1- Rilevato a Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione terreno erosione al piede, erosione delle scarpate per azione della corrente; ricarica e sistemazione mediante apporto di materiale terroso, riprofilatura scarpate e relativa semina, interventi di protezione attiva (materassini tipo “Reno”, geotessitli, lastroni in calcestruzzo gettati in opera o prefabbricati); fenomeni di instabilità locale e globale; consolidamento delle scarpate mediate il ripristino delle scarpate mediante l’apporto di materiale terroso, formazione di banche lato campagna e lato fiume per aumentare il coefficiente di sicurezza allo scivolamento, diminuzione delle pendenze delle scarpate; erosione per ruscellamento delle acque superficiali e meteoriche; cedimento con riduzione del franco; adeguamento del rilevato arginale in sagoma (rialzo e ringrosso); crescita di arbusti sulla sommità arginale e lungo le scarpate; usura del cassonetto strada in sommità dell’argine; sfalcio (almeno decespugliamento; filtrazione arginale; interventi per diminuire il flusso attraverso il corpo arginale (formazione di nuclei con materiali impermeabili, rivestimenti in calcestruzzo, rivestimenti con geotessili; nel corpo fenomeni di sifonamento Comunità montana della Valchiavenna sistemazione delle scarpate, inerbimento, idrosemina, utilizzo di geotessili (biostuoie); due sfaci l’anno), disboscamento, scarifica del cassonetto per eliminare la vegetazione infestante, ricarica con materiale inerte (e eventualmente asfaltatura); adeguamento in sagoma dell’arginatura (ringrosso) mediante la realizzazione di banche e sottobanche, realizzazione di diaframmi al fine di aumentare il percorso di filtrazione; 37 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione fossi pulizia dei fossi, ripristino delle sezioni, sfalcio e decespugliamento; Pietrame, calcestruzzo crollo, scalzamento, dislocazione recupero delle parti di muratura ammolorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante di resine; ferro danneggiamento paratoie, delle meccaniche; ripristino delle paratoie e sistemazione delle parti meccaniche, pulitura e ingrassaggio delle paratoie; Parte 3- Geotessile (non sempre presente) Geotessile strappi intasamento recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione; Parte 4- Drenaggi Tubi in PVC, geotessili ostruzione dei drenaggi rottura del tubo sostituzione, pulizia dei drenaggi Parte 2- Muratura, chiaviche delle parti Mezzi e personale: attrezzatura di cantiere, operaio/i specializzati/o, trattori agricoli o forestali, escavatore, ruspa, dumper. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Realizzazione rilevato m3 Scavo e sbancamento materiale m3 3,50 – 18,20€ 4,00 – 6,00 € Realizzazione di materassi m2 35,00 – 46,00 € Realizzazione di gabbionate m3 94,00 – 121,00 € Realizzazione di terre rinforzate m2 130,00 – 186,00 € Posa in opera biostuoia m2 10,00 – 20,00 € Posa in opera geotessile m2 2,00 – 5,00 € Tubo in PVC m 5,30-18,15 € Muratura in calcestruzzo m3 70,00 – 120,00 € Ferro kg 0,80 – 1,20 € Muratura in pietrame a secco m3 126,16 – 216,00 € Muratura in mattoni m3 175,00 – 584,00 € Manodopera ora 20,00 – 26,00 € Sfalcio e diradamento m2 0,06 – 1,50 € Decespugliamento e disboscamento m2 0,70 – 1,50 € Nolo mezzi meccanici con operatore ora 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.I.F. Voce D.3.3.2 Descrizione Manutenzione e ripristino del rilevato arginale. Manutenzione di opere d'arte e manufatti connessi al sistema arginale. Manutenzione e ripristino dei cippi Sfalcio meccanizzato U.M. Prezzo m³ 30,00 € m 60,00 € cad m² 30,00 € 0,12 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 38 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Gli argini maestri di grandi corsi d'acqua sovente presentano una sezione più complessa di quella trapezia ordinaria, così come illustrato in figura. Inoltre talora l'argine funziona anche da strada, ed allora è sistemato in sommità secondo il profilo ordinario di strada carrabile in rilevato. (fonte APAT) Meccanismi di rottura degli argini. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 39 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.2. A02 Manufatti di attraversamento Manuale d’uso Funzione specifica: opere per il mantenimento della capacità di convogliare la portata Oggetto delle pratiche manutentive: Manufatti di attraversamento (ponti, tombotti, tombinature …) Descrizione caratteristiche: Il PS 45, approvato il 10 maggio 1995, al punto 7.9.2.4. ha definito le seguenti "norme per gli attraversamenti interferenti con la rete idrografica”. Per la progettazione dei ponti stradali si richiamano le norme vigenti, D.M. del 2 agosto 1980 e D.M. del 4 maggio 1990 "Norme tecniche per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo dei ponti stradali" e la Circolare del Ministero LL.PP. n. 34233 del 25 febbraio 1991 recante "Istruzioni relative alla normativa tecnica dei ponti stradali" in cui sono contenuti indirizzi e prescrizioni circa il dimensionamento idraulico dei manufatti. In particolare i progetti di ricostruzione dei ponti e dei rilevati dovranno contenere, ai fini della sicurezza delle stesse strutture, le seguenti verifiche: franco minimo tra quota di massima piena di progetto e quota di intradosso del ponte pari a 0.5 volte l’altezza cinetica della corrente e comunque non inferiore a un 1.00 m, il dimensionamento delle opere di fondazione, lo scalzamento massimo sulle pile e le spalle (scalzamento diretto + modificazioni d’alveo) compatibile, interasse minimo tra le pile adeguato a non provocare fenomeni di ostruzione. Il dimensionamento idraulico dei rilevati di accesso in area golenale soggetta ad esondazione dovrà considerare e definire i seguenti elementi essenziali: franco minimo tra quota di massima piena di progetto e quota del piano viabile pari a 0.5 volte l’altezza cinetica della corrente e comunque non inferiore a 1.00 m scalzamento massimo ammissibile al piede compatibile con le relative opere di controllo. Dovrà essere inoltre condotta una verifica sul fatto che l’attraversamento non provochi ostruzioni e condizionamenti delle modalità di deflusso dell’alveo di piena incompatibili con le condizioni di sicurezza dell’area circostante e con le caratteristiche delle opere di difesa. Dovrà pertanto essere condotta la valutazione della compatibilità dei manufatti con l’assetto dell’alveo in termini di: effetti di restringimento dell’alveo attivo e/o di indirizzamento della corrente; effetti di rigurgito a monte; compatibilità locale con le opere idrauliche esistenti. Ai fini della verifica di compatibilità di cui al punto precedente l’Amministrazione competente sul corso d’acqua è tenuta a definire la portata di piena di riferimento al quale riferire le verifiche di compatibilità delle opere di attraversamento. In via transitoria, nei casi in cui l’amministrazione non sia in condizioni di fissare il valore di portata, in relazione alla mancanza di dati e studi idrologici relativi al corso d’acqua nella sezione di attraversamento, la portata di piena di riferimento dovrà essere individuata nell’ambito del progetto di ricostruzione. Per le opere minori di attraversamento (ponticelli, scatolari, tombotti, tombinature) il dimensionamento idraulico dei manufatti dovrà considerare e definire i seguenti elementi essenziali: condizioni di deflusso in funzione della portata liquida di progetto; condizioni di deflusso in funzione della portata solida di progetto; effetti di erosione allo sbocco e relative protezioni. Comunità montana della Valchiavenna 40 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Il progetto di ricostruzione o di nuova realizzazione di un ponte stradale o ferroviario dovrà essere corredato da una relazione di progetto idraulico del manufatto contenente : descrizione e giustificazione della soluzione progettuale proposta in relazione all’ubicazione e alle dimensioni degli elementi strutturali interessanti l’alveo (sia in fase di costruzione che d’esercizio) in rapporto all’assetto morfologico attuale dello stesso e alla sua prevedibile evoluzione, alla natura geologica della zona interessata, al regime idraulico del corso d’acqua; definizione della portata di piena di riferimento e del relativo tempo di ritorno; calcolo del profilo per la piena di riferimento in condizioni di moto stazionario in assenza e in presenza del manufatto di attraversamento con evidenziazione degli effetti di rigurgito eventualmente indotti; evidenziazioni delle interazioni con l’alveo di piena in termini di eventuale restringimento della sezione di piena, orientamento delle pile in alveo in rapporto alla direzione della corrente, eventuale riduzione delle aree allagabili, eventuali effetti di possibili parziali ostruzioni delle luci a causa del materiale galleggiante trasportato dall’acqua; individuazione e progettazione delle eventuali opere di sistemazione dell’alveo (difesa di sponda, soglia di fondo, argini) che si rendano necessari in relazione alla realizzazione del ponte secondo criteri di compatibilità e integrazione con le opere idrauliche esistenti; quantificazione dello scalzamento necessario prevedibile sulle fondazioni delle pile in alveo, delle spalle e dei rilevati di approccio e progettazione delle eventuali opere di protezione necessarie; indicazione delle eventuali interferenze delle opere di attraversamento con le sistemazioni idrauliche presenti (argini, opere di sponda, ...) e delle soluzioni progettuali che consentano di garantirne la compatibilità. L’ampiezza e l’approfondimento del progetto idraulico e delle indagini che ne costituiscono la base dovranno essere commisurati all’importanza dell’opera e al grado di elaborazione del progetto generale. Le norme fissate andranno adottate anche per la verifica delle opere di attraversamento esistenti e non soggette a interventi di ripristino. Rispetto a tali opere dovrà essere definito, a cura degli Enti proprietari o gestori delle opere, un programma di graduale adeguamento per quelle che fossero risultate inadeguate rispetto le verifiche fissate in funzione anche delle esigenze di manutenzione straordinaria delle opere stesse. Per quelle opere che risultino incompatibili con le sistemazioni idrauliche previste nel presente piano dovranno essere adottati i provvedimenti necessari contestualmente alla realizzazione degli interventi idraulici. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea Parte 1- Pile a Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Calcestruzzo danneggiamenti alla struttura; crollo, scalzamento verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto invecchiamento e degrado superficiale del calcestruzzo recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine fenomeni di sifonamento realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri erosione al piede verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto, eventuale realizzazione di una soglia fissa, eventuale realizzazione di repellenti o diaframmi aggiramento manufatto Parte 2- Luci vegetazione, rifiuti Comunità montana della Valchiavenna o sormonto del Presenza di rifiuti in alveo o accumulo di materiale solido verifica idraulica della sezione, ripristino delle condizioni di progetto asportazione accumulato del materiale solido galleggiante 41 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione flottante in prossimità delle pile Mezzi e personale: attrezzatura di cantiere, operaio/i specializzati/o, trattori agricoli o forestali, escavatore, ruspa, dumper. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Scavo e sbancamento materiale m3 4,00 – 6,00 € Muratura in calcestruzzo m2 25,45 – 64,20 € Muratura in pietrame a secco m3 126,16 – 216,00 € Muratura in mattoni m3 175,00 – 584,00 € Sfalcio e diradamento m2 0,06 – 1,50 € Decespugliatore o motosega ora 3,00 – 8,00 € Nolo mezzi meccanici con operatore ora 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce P.R.L. F.4.005.015.01 Descrizione U.M. Prezzo Allontanamento del materiale depositato m³ 6,47 € Manutenzione delle pile e delle luci di ponti, tombotti e tombinature m 60,00 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestal Comunità montana della Valchiavenna 42 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.3. A03 Sedimenti e sezioni d’alveo Manuale d’uso Funzione specifica: opere per il mantenimento della capacità di convogliare la portata Oggetto delle pratiche manutentive: sedimenti e sezioni d’alveo Descrizione caratteristiche: La Direttiva per la definizione degli interventi di rinaturazione di cui all'art. 36 delle norme del PAI, riportante le Linee guida tecnico-procedurali per la progettazione e valutazione degli interventi di rinaturazione, riporta la seguente definizione di interventi di rinaturazione e riqualificazione fluviale: azioni che contribuiscono a conseguire un recupero della funzionalità dei sistemi naturali, coerentemente agli obiettivi del PAI e che sono finalizzate a: ripristinare la naturalità dell'ambiente all'interno della regione fluviale ed incrementarne la biodiversità; assicurare o incrementare la funzionalità ecologica; assicurare la riqualificazione e la protezione degli ecosistemi relittuali; ripristinare, conservare o ampliare le aree a vegetazione autoctona, gli habitat tipici, ed aree a elevata naturalità; conseguire e/o garantire condizioni di equilibrio dinamico nella naturale tendenza evolutiva del corso d'acqua, anche con riferimento al recupero e ripristino di morfologie caratteristiche; modificare l'uso del suolo verso forme che allo stesso tempo siano di maggiore compatibilità ambientale ed incrementino la capacità di laminazione, aumentando altresì la compatibilità dell'uso del suolo relativamente agli eventi di esondazione. Gli interventi di taglio della vegetazione sono suddivisi a seconda dell’ubicazione e delle seguenti caratteristiche: I progetti di massima dovranno prevedere interventi differenziati per ogni settore del corso d’acqua (letto maggiore, letto minore) In fase di progettazione si pianificheranno interventi differenziati in ognuno di questi tre settori eventualmente presenti. In modo particolare nell’alveo principale, in cui la vegetazione viene interessata con maggior frequenza dalle piene stagionali, dovrà essere garantito il regolare deflusso delle acque rimuovendo la vegetazione che ne è di impedimento, con tagli frequenti e relativamente intensi. Gli interventi nel letto secondario saranno più distanziati nel tempo (all’incirca ogni 10 anni) e limitati all’asportazione della vegetazione arborea eventualmente cresciuta nell’alveo al fine di preservarne la funzionalità impedendo ulteriori divagazioni del corso d’acqua. infine, per quanto riguarda le casse di espansione, si consiglia di destinarle alla libera evoluzione della vegetazione. Nei tratti a monte dei centri abitati e delle infrastrutture (ponti, captazioni d’acqua irrigua ecc.), devono prevalere gli interventi volti ad eliminare i potenziali pericoli per la stabilità spondale derivanti dalla vegetazione (eliminazione dei detriti vegetali, alberi piegati ed alberi di grandi dimensioni erosi al piede dalla corrente) I settori dei corsi d’acqua a monte dei centri abitati e delle infrastrutture devono essere gestiti con estrema attenzione privilegiando gli interventi finalizzati ad ottimizzare la funzione meccanica; si procederà adottando misure preventive (abbattimento dei soggetti in precarie condizioni di stabilità, stramaturi, con evidenti segni di deperimento, scalzati al piede, ecc.) e misure curative (eliminazione sistematica dei detriti accumulati in alveo). Effettuazione di interventi tanto più leggeri quanto più è rada la vegetazione circostante L’estrema fragilità delle cenosi riparie impone l’esecuzione di interventi leggeri, ragionati e commisurati in base alla densità e struttura del popolamento. Si dovranno privilegiare i tagli a scelta rispetto ai tagli sistematici e, qualora l’esiguità della superficie boscata lo renda consigliabile, destinare temporaneamente tali cenosi alla libera evoluzione. Comunità montana della Valchiavenna 43 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Gestione degli interventi in modo da conferire al popolamento una struttura densa, irregolare e con la maggiore biodiversità possibile La necessità di conservare un popolamento denso(1000-1200 p/ha), ma non chiuso, in modo da consentire la presenza di un ricco strato arbustivo e pluristratificato nelle aree golenali, è giustificata dal ruolo che il bosco ripario può svolgere nel rallentare la velocità della corrente dissipando l’energia del corso d’acqua; la stratificazione verticale della vegetazione consente di avere un freno ad ogni livello raggiunto dalla piena. Adozione come struttura finale, ove necessario, il regime a ceduo per le specie idonee Nella fascia posta a diretto contatto con il corso d’acqua, il trattamento preferibile da applicare è quello a ceduo; i motivi principali per cui si è propensi ad utilizzare tale governo è la possibilità di ottenere soggetti con una maggior vigoria (almeno nel breve periodo), con maggior velocità di crescita, un più rapido sviluppo dell’apparato radicale e una maggiore stabilità a causa di un minor sviluppo in altezza e quindi minor peso. Il taglio di utilizzazione deve prevedere il rilascio di almeno un pollone, scelto come tirasucchio tra quelli meno sviluppati, per evitare l’esaurimento delle ceppaie. Viceversa, nel margine più elevato dove la corrente influisce con minore impatto e soprattutto frequenza, è possibile il governo ad alto fusto rado; si consiglia a tal proposito di favorire le latifoglie nobili per la produzione di legname di pregio (querce, tigli, ciliegio, frassino, olmo montano e aceri). Accatastamento immediato del legname di risulta dei tagli in luoghi sicuri “non raggiungibili dagli eventi di piena straordinaria calcolata con tempi di ritorno pari a 200 anni” Favorire mediante l’alleggerimento del piano arboreo dominante, la costituzione di un fitto strato erbaceo e arbustivo sulle lenti ghiaiose e gli isolotti La presenza di una buona copertura erbacea ed arbustiva del suolo può in parte arrestare l’azione erosiva dell’acqua; si noti ad esempio che su suoli a granulometria fine (sabbia-limo) per innescare fenomeni erosivi è sufficiente una velocità della corrente pari a 0,75-1,00 m/s; tale valore può essere innalzato a 1,8 m/s (Autorità di bacino del fiume Po, 1996) grazie alla presenza di un fitto strato erbaceo. Pertanto in tali zone, nelle parti in cui risulta deficitaria la componente erbacea ed arbustiva è necessario interrompere la copertura arborea effettuando dei diradamenti (Fizaine, 1999). Sradicamento delle ceppaie (P.M.P.F. art. 2) Eliminazione degli arbusti Distribuzione degli interventi in modo uniforme su tutta la superficie boscata Al fine di evitare l’innesco di nuovi fenomeni erosivi è assolutamente vietato sradicare le ceppaie Gli arbusti (sanguinello, pruni, biancospino, evonimo, corniolo, sambuco, ecc.), oltre a svolgere un’importante funzione meccanica contrastando i fenomeni erosivi, sono fonte di nutrimento per numerose specie animali. É importante effettuare gli interventi in modo omogeneo su tutta la superficie, compatibilmente con le esigenze di rinnovazione delle specie, per evitare di creare discontinuità nella copertura del suolo. Nella tabella seguente sono riassunte le funzioni assolte della vegetazione nei diversi tratti d’alveo: caratterizzazione tratto d'alveo del Letto principale - Letto secondario funzione assolta Controllo dell'erosione sponda stabilizzazione della sponda di - inserimento al'interno delle unità territoriali elementi instabilità popolamento di del prossimità di ponti, attraversamenti od altre infrastrutture presenza di piante all'interno della sezione di deflusso ordinaria presenza di vegetazione potenzialmente instabile all'interno della sezione di delfusso Tr 200 anni Comunità montana della Valchiavenna interventi manutenzione ordinaria di eliminazione delle vegetazione presente all'interno della sezione di deflusso ordinaria eliminazione selettiva della vegetazione di sponda privilegiando il mantenimento di fasce di vegetazione giovane e di piccola taglia con allontanamento dei punti di debolezza del popolamento (alberi inclinati o comunque periodicità controlli efficacia interventi 3 anni 5 anni 44 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione aree agricole esterne ai centri urbani Controllo della velocità di deflusso caratterizzazione del tratto d'aleveo funzione assolta Aree golenali o di possibile espansione Controllo della velocità di deflusso e della laminazione delle piene prossimità di ponti, attraversamenti od altre infrastrutture aree agricole esterne ai centri urbani inserimento al'interno delle unità territoriali aree a monte di centri urbani od altre infrastrutture ed attraversamenti presenza di piante inclinate, ceppaie ribaltate all'interno della sponda (tr 200500 anni) di piante eccessivamente grosse e pertanto potenzialmente instabili presenza di piante all'interno della sezione di deflusso ordinaria presenza di piante all'interno della sezione di delfusso Tr 200 anni presenza di piante inclinate, ceppaie ribaltate all'interno della sponda o di piante eccessivamente grosse e pertanto potenzialmente instabili presenza di individui instabili presenza di individui instabili elementi di instabilità del popolamento presenza di piante instabili presenza popolamenti eccessivamente densi aree site in comprensorio agricoli Comunità montana della Valchiavenna di presenza di piante instabili instabili) eliminazione selettiva della sola vegetazione instabile (alberi fortemente inclinati, ribaltati o malvenienti), rispetto degli arbusti e degli alberi di pregio al variare dei diversi tipi forestali presenti eliminazione delle vegetazione presente all'interno della sezione di deflusso ordinaria eliminazione sole piante instabili e rispetto dell'atra vegetazione presente Nessuno 5 anni 5 anni 10 anni 10 anni eliminazione dei punti di debolezza 5 anni Nessuno 10 anni interventi di manutenzione ordinaria eliminazione delle sole piante che potrebbero venir fluitate ed ostruire attraversamento posti a valle. Rilascio delle altre piante instabili anche per motivi legati al mantenimento e miglioramento della biodiversità effettuazione di diradamenti selettivi a carico degli individui di ostacolo alla crescita delle piante o gruppi di piante stabili. Rilascio delle face ad arbusti o delle piante di pregio in funzione del tipo forestale di appartenenza Nessuno periodicità controlli efficacia interventi 10 anni 10 anni 10 anni 45 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione e comunque lontani da centri urbani ed infrastrutture ed attraversamenti presenza popolamenti eccessivamente densi di Nessuno 10 anni Gli interventi di rinaturazione, per essere considerati tali, devono soddisfare le finalità sopraccitate e devono essere ricondotti ad almeno una delle seguenti tipologie: Riattivazione, riapertura e riqualificazione di lanche e rami abbandonati; Riduzione/rimozione dell'artificialità delle sponde; Ripristino ed estensione aree di esondazione, attraverso modifiche di uso del suolo; Recupero naturale della sinuosità e della lunghezza dell'alveo di magra dei corsi d'acqua; Riduzione dell'artificialità dell'alveo; Riforestazione diffusa naturalistica; Consolidamento e ampliamento nodi/core areas della rete ecologica; Interventi di conservazione su specie o habitat prioritari; Interventi di controllo delle specie vegetazionali alloctone invasive; Costituzione e/o ripristino di aree di collegamento ecologico-funzionale; Creazione di habitat di interesse naturalistico; Impianti di vegetazione arborea e arbustiva per ricostruire la continuità della fascia vegetale ripariale; Interventi di miglioramento forestale su formazioni boscate ripariali, retroripariali o planiziali esistenti; Recupero di cave abbandonate e degradate; Realizzazione di rampe di risalita o altre strutture per la mobilità della fauna acquatica; Interventi di miglioramento degli agroecosistemi (siepi, tecniche di coltivazione, tipologie colturali compatibili); Rinaturalizzazione di aree degradate; Costituzione di formazioni arboreo arbustive di tipo planiziale (retroripariali); Arboricoltura plurispecifica da legno a ciclo medio lungo con specie autoctone in sostituzione di coltivazioni o usi a maggior impatto; Fasce tampone; Ripristino o neoformazione di zone umide e/o di "ecosistemi filtro"; Recupero ambientale per fini didattici e di fruizione; Ripristino o costituzione di formazioni vegetazionali erbacee, arbustive, arboree tipiche della regione fluviale; Gli interventi di rinaturazione devono essere inoltre classificati nel modo che segue: Interventi che interessano esclusivamente il soprassuolo; Interventi che comportano movimentazione e/o asportazione di materiali litoidi; Interventi che interessano l'alveo inciso o attivo senza asportazione di materiali litoidi. Per quanto riguarda gli interventi che interessano il soprassuolo, devono essere rispettati i seguenti criteri: uso di specie autoctone e tipiche degli ambienti e delle formazioni vegetazionali interessati; sesti di impianto sinusoidali o di apparenza irregolare; autosostenibilità, intesa coma massima riduzione possibile degli interventi di manutenzione senza diminuire efficacia ed efficienza dell'intervento; assenza di interferenze negative sul regime idraulico; divieto dell'uso di diserbanti e antiparassitari, salvo casi particolari da esplicitare; Per gli interventi che comportano movimentazione e/o asportazione di materiale litoide, devono essere rispettati i seguenti criteri: la riattivazione, riapertura e riqualificazione di lanche e rami laterali devono essere progettate tenendo conto dell'assetto morfologico storicamente riconoscibile e possono riguardare esclusivamente lanche Comunità montana della Valchiavenna 46 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione interrate, ovvero occluse dai sedimenti e in ogni caso banalizzate rispetto al loro ecosistema tipico e comunque morfologicamente individuabili sul territorio; la riattivazione e riapertura di lanche e rami laterali non possono limitarsi alla movimentazione e/o asportazione dei materiali litoidi, ripristinando la morfologia pregressa, ma devono anche agire sulle cause di interrimento, prevenendo un rapido ritorno alla situazione precedente e devono ricostituire l'ecosistema tipico lanchivo locale (riqualificazione); la riattivazione, riapertura e riqualificazione deve restituire, ove possibile, un alveo in grado di divagare naturalmente; la realizzazione di aree umide deve essere progettata sulla base delle forme fluviali relitte, qualora esistenti, restituendo contesti paesaggistici ed ambientali coerenti con l'ambito fluviale nel quale si interviene; le aree umide devono essere progettate comprendendo nell'intervento la rinaturazione delle aree di soprassuolo circostanti lo specchio d'acqua progettato in forma di fascia perimetrale con larghezza minima di m 50, se fisicamente possibile, e per un'estensione di superficie almeno pari allo specchio d'acqua stesso; le quote massime di profondità e i volumi movimentati e/o asportati, definiti in funzione degli obiettivi di rinaturazione, devono essere compatibili con la stabilità del corso d'acqua; gli effetti dell'intervento non devono essere peggiorativi dell'assetto del corso d'acqua esistente e devono essere compatibili con l'assetto di progetto del corso d'acqua previsto dal PAI, ovvero migliorativi dello stesso; quanto sopra non solo a livello locale, ma su un tratto sufficientemente esteso del corso d'acqua, con particolare riferimento a eventuali fenomeni indotti a monte e a valle del regime dei deflussi di piena; le interazioni tra gli interventi previsti e la tendenza evolutiva del corso d'acqua, nonché la loro compatibilita con il sistema fluviale, in relazione soprattutto alla morfologia dell'alveo ed alle caratteristiche naturali e paesaggistiche della regione fluviale, non devono essere peggiorativi dell'assetto del corso d'acqua esistente e della sua naturale tendenza evolutiva, e devono essere compatibili con l'assetto del corso d'acqua previsto dal PAI, ovvero migliorativi. devono essere valutati gli effetti, per un tratto significativo dell'asta, sul bilancio del trasporto solido, stimato prima e dopo l'intervento, per gli interventi connessi alle dinamiche morfologiche e di trasporto solido al fondo dell'alveo inciso, Per interventi che interessano l'alveo inciso o attivo, si intendono, in particolare, gli interventi di inserimento di strutture per la mobilità della fauna acquatica, di creazione di microhabitat di interesse naturalistico, nonché di riduzione dell'artificialità dell'alveo (opere longitudinali e trasversali), anche attraverso la rimozione o l'adattamento di opere di difesa aventi effetti negativi sulla morfologia dell'alveo o su aspetti idrodinamici dello stesso, qualora non assolvano funzioni strategiche per la sicurezza. I relativi criteri di progettazione sono quelli definiti nell'ambito della normativa vigente, fermo restando la compatibilità al PAI. Gli interventi di rinaturazione devono essere valutati anche in relazione al Deflusso Minimo Vitale (DMV), così come assunto nei Piani di Tutela di cui all'art. 44 DLgs 152/99. Ripristino della sezione di deflusso, inteso come eliminazione, nelle tratte critiche per il deflusso delle portate idriche, dei materiali litoidi trasportati ed accumulati in punti isolati dell’alveo. La sistemazione degli stessi di norma deve avvenire nell’ambito dello stesso alveo; solo in casi eccezionali può essere prevista l’asportazione dall’alveo del materiale estratto nel rispetto delle normative vigenti. Applicazioni: Mantenimento e ripristino del buon regime idraulico delle acque e recupero delle funzionalità della funzionalità delle opere idrauliche. Le disposizioni della Direttiva per la definizione degli interventi di rinaturazione si applicano ai tratti dei corsi d'acqua del bacino idrografico del Fiume Po interessati dalle Fasce fluviali A e B, così come individuati nella cartografia del PAI e delle successive modifiche ed integrazioni di tali atti di piano. Si applicano, inoltre, esternamente alla fascia B qualora l'intervento di rinaturazione, nella sua unitarietà, ricada anche solo parzialmente nella fascia medesima. Comunità montana della Valchiavenna 47 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea a Materiali Parte 1- Alveo Materiale litoide Vegetazione Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Presenza di accumuli che minacciano il buon regime idraulico delle acque Interventi con l’obiettivo di modificare l’assetto plano-altimetrico dell’alveo al fine di ridurre l’azione idrodinamica della corrente attualmente diretta contro opere di difesa strategiche, poste a protezione di opere da salvaguardare (argini): riapertura di canali laterali delle isole eventualmente occlusi in seguito a fenomeni di deposito e movimentazione di barre; rimodellamento delle superfici golenali finalizzato a favorire il raggiungimento di un nuovo assetto del corso d’acqua, che possono presentare una configurazione planimetrica non naturale ma dovuta alla realizzazione di opere di difesa o di sovralluvionamento, le quali comportano l’instaurarsi di condizioni di criticità nei confronti di opere strategiche. Presenza di vegetazione che non permette il regolare deflusso delle acque Interventi di sfalcio, disboscamento, decespugliamento e taglio selettivo Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Scavo e sbancamento materiale m3 4,00 – 6,00 € Manodopera ora 20,00 – 26,00 € Sfalcio e diradamento m2 0,06 – 1,50 € Decespugliamento e disboscamento m2 0,70 – 1,50 € Trasporto kg/km Nolo mezzi meccanici con operatore 0,10 € ora 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione U.M. P.R.L. F.4.005.025.01 Mantenimento e ripristino delle pozze e dei raschi m³ Prezzo 19,71 € P.R.L. F.4.005.070.01 Taglio della vegetazione arborea e/o arbustiva dagli alvei attivi m² 1,64 € P.R.L. F.4.005.080.02 Interventi di taglio selettivo n. 25,62 € P.R.I.F. D.3.3.2 Sfalcio meccanizzato m² 0,12 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 48 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.4. B01 Materassi Manuale D’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: materassi Descrizione caratteristiche: Si tratta di difese spondali flessibili e permeabili alla vegetazione, costituite da materassi a tasche in rete metallica a doppia torsione zincata. I materassi vengono assemblati in situ e riempiti di pietrame. Dato lo spessore esiguo (massimo 30 cm) ed il riempimento caratterizzato da forte porosità, queste strutture si prestano molto bene ad essere colonizzate dalla vegetazione. In particolare, è possibile accelerare i processi di rinaturalizzazione ed aumentare l’efficacia di queste protezioni, inserendo talee di salice, intasando il pietrame con terra e rinverdendo successivamente, oppure realizzando delle tasche riempite di terra e foderate mediante un filtro all’interno delle quali mettere a dimora la vegetazione. I materassi possono essere realizzati secondo due diverse modalità: Materassi prefabbricati: per inclinazioni fino a 40-45° e superfici di posa regolari, si possono utilizzare materassi tipo Reno spessi 17-30 cm, larghi 2 m e lunghi 3 o più m, dotati di diaframmi che andranno posti in direzione perpendicolare alle linee di massima pendenza. Il materasso una volta messo in scatola, viene posato sulla scarpata, fissato con delle chiodature costituite da barre d'acciaio, foderato al suo interno con una biostuoia, riempito di terreno, coperto con una ulteriore biostuoia di protezione ed infine chiuso con un coperchio in rete metallica a doppia torsione. In alternativa la chiusura può venire effettuata con una geostuoia tridimensionale rinforzata con una rete metallica a doppia torsione (in tal caso non è necessaria la biostuoia). Successivamente si potranno mettere a dimora piantine, talee ed effettuare una idrosemina. Rivestimento a tasche: per inclinazioni superiori a 40-45° e fino a 55-65° e superfici di posa irregolari si possono realizzare dei rivestimenti riportando del terreno tra una rete di contenimento ed il pendio. L'elemento di contenimento sarà costituito da una geostuoia tridimensionale in polipropilene armata con rete metallica a doppia torsione a maglie esagonali realizzata con trafilato d'acciaio protetto con lega eutettica di zinco-alluminio (galfan). La geostuoia armata verrà ancorata con idonee chiodature alla scarpata rocciosa. Successivamente si potranno posare piantine, talee ed effettuare una idrosemina a spessore. Applicazioni: questo sistema è utilizzato negli interventi di difese spondali, sistemazione, ripristino ambientale e consolidamento dei pendii e delle scarpate in materiali granulari o roccia, privi di terreno vegetale, e caratterizzati da pendenze molto alte, superiori ai 35° - 40°. I rivestimenti con materassi rinverditi e con tasche vegetative sono impiegati frequentemente negli interventi di risanamento di siti estrattivi degradati, nella protezione e nel rinverdimento di scarpate naturali, come pareti rocciose, o artificiali, come ad esempio scarpate di rilevati ferroviari o stradali. Vengono usati anche nell’ambito di opere idrauliche per realizzare difese in grado di contrastare l’azione erosiva della corrente al fondo e sulle sponde di corsi d’acqua. Comunità montana della Valchiavenna 49 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1- Specie vegetali Talee o piantine per il consolidamento Vegetazione arborea e/o arbustiva Scarso attecchimento Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Parte 2- Riempimento Pietrame di riempimento di opportune dimensioni Terreno vegetale per l’intasamento Rete metallica a doppia torsione zincata, con maglia esagonale tipo 6 x 8, con filo di diametro 2,2 mm zincato, rispondente alla norma UNI 8018 Filo zincato o punti metallici meccanizzati con rivestimento in lega eutettica di zinco-alluminio Picchetti in acciaio Parte 3- Carpenteria in ferro Svuotamento Buchi; lacerazioni; corrosione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del riempimento in pietrame; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale). Se ben progettate e accuratamente realizzate, queste opere non necessitano di particolari manutenzioni e possono quindi mantenere la loro piena funzionalità per diverse decine di anni. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Kg 1,18 – 1,66 € Fornitura e posa in opera rete metallica m2 15,60 € Riempimento pietrame m3 46,00 -70,00 € Intasamento con Terreno vegetale m2 5,58 € Piantine cad 1,00 - 5,00 € Realizzazione di materassi m2 35,00 – 46,00 € Sfalcio e diradamento m2 0,06 – 1,50 € Manodopera ora 20,00 – 26,00 € Decespugliatore o motosega ora 3,00 – 8,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 50 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Prezziario Voce P.R.L. F.4.005.070.01 Descrizione Taglio vegetazione U.M. m2 Prezzo 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Consolidamento e rinverdimento vegetale di una parete a forte pendenza. L'intervento è stato realizzato mediante il rivestimento della parete con tasche in rete metallica a doppia torsione, zincata, riempite con idoneo materiale sciolto e terreno vegetale rivestito internamente con georete o geostuoia. L'impianto di talee, cespi ed arbusti radicati e l'idrosemina consente di ottenere un buon risultato dell'intervento. Comunità montana della Valchiavenna 51 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Applicazione di materassi per la sistemazione dei versanti presso la diga di Ridracoli (Appennino tosco-romagnolo). Comunità montana della Valchiavenna 52 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.5. B02 Strutture in pietrame a secco Manuale D’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: strutture in pietrame a secco Descrizione caratteristiche: le strutture in pietrame a secco ( scogliere, scogliere alla rinfusa, rivestimenti in pietrame sciolto, ecc.) sono realizzate con l'ausilio di mezzi meccanici . Il pietrame, di cava o prelevato in loco, viene appoggiato in modo da garantire la massima superficie d'appoggio ed il miglior incastro possibile. Le dimensioni delle pietre impiegate sono strettamente legate alle caratteristiche geologicostrutturali delle rocce affioranti, in genere quelle impiegate per opere di una certa importanza hanno dimensioni maggiori dell’ordine del mc (ex scogliere ciclopiche). La semplicità di realizzazione permette comunque l’utilizzo di pietrame sgrossato di poco pregio e di diverse dimensioni. Le cavità possono essere riempite da pietre più piccole o con terreno, il cui rinverdimento è reso possibile dall’idrosemina di un miscuglio di piante erbacee oppure la messa a dimora di talee di salice e di latifoglie radicate che hanno il duplice effetto di drenaggio mediante la traspirazione e di perfetta integrazione estetico-paesaggistica nell'ambiente rurale o urbano. Le scogliere hanno sezioni in superficie trapezioidali con larghezza di testa 1,0 – 1,5m, un altezza da 2-3m e paramento inclinato a 60°, la fondazione presenta una base rettangolare di altezza 1-1,5m , una lunghezza 1,5-2m. Applicazioni: le strutture in pietrame a secco sono utilizzate nelle costruzioni di infrastrutture di vario tipo, nelle zone dove oltre all’azione di sostegno dell’opera è necessario garantire la salvaguardia dell'ambiente dal punto di vista estetico-paesaggistico. Trovano la loro applicazione più diffusa in interventi di difesa delle sponde dall'erosione fluviale quali scogliere, rivestimenti in pietrame sciolto, massi vincolati e scogliere alla rinfusa per le protezioni spondali al piede. Comunità montana della Valchiavenna 53 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Struttura Pietrame Parte 2 – Specie vegetali Talee Piantine radicate di specie arbustive Vegetazione arborea e/o arbustiva Crollo Scalzamento Dislocazione Scarso attecchimento Parte 3 – Geocomposito (non sempre presente) Geocomposito Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Strappi Intasamento Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità della struttura; verifica di zone dove più facilmente ci può essere infiltrazione di acque da monte; controllo dei sistemi drenanti; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Posa in opera geocomposito Muratura in pietrame a secco Piantine Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m2 m3 cad m2 m3 ora ora ora Prezzo 8,20 – 61,50 € 126,16 – 216,00 € 1,00 - 5,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione U.M. P.R.L. P.R.L. F.4.015.030.01 F.4.015.040.01 Strutture in pietrame a secco (scogliere) Rivestimenti al piede (scogliere alla rinfusa) m³ m³ Prezzo 45,94 € P.R.L. F.4.005.070.01 Taglio vegetazione m2 1,64 € 29,73 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 54 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.6. B03 Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Manuale D’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni Descrizione caratteristiche: i muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni sono opere di sostegno rigide che agiscono a gravità, opponendosi col proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte, e sono utilizzati per sostenere terreno o altro materiale con altezze inferiori a 4 - 5 m. Queste strutture possono essere realizzate in calcestruzzo gettato in opera, in blocchi di cemento prefabbricati montati a secco e perfettamente incastrati tra loro o in mattoni con malta idraulica. Il muro è costituito da due elementi principali: a) una fondazione completamente interrata realizzata in calcestruzzo; b) una struttura in elevazione ad essa collegata costituita da un paramento esterno ed uno interno. La sezione è in genere trapezoidale e la base deve avere una larghezza adeguata alla spinta da sostenere. Il paramento esterno, può essere rivestito in vario modo nei muri in calcestruzzo o essere composto da elementi prefabbricati costruiti con cementi colorati e trattati in modo da ottenere particolari effetti estetici. Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di fondazione o di sottofondazione da adottare, è fatto sulla base delle verifiche delle condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura - terreno di fondazione - terrapieno o scarpata", condotte secondo gli usuali metodi di calcolo adottati per le opere di sostegno a gravità. Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità tengono conto anche delle sollecitazioni indotte dal sisma di progetto sulla struttura. Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione, e manutenzione periodica, di un corretto ed efficace sistema di drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di pericolose sovrapressioni idrauliche e il conseguente aumento delle spinte dei terreni da sostenere. Applicazioni: Queste strutture sono quasi sempre definitive, e sono impiegate come opere di sostegno e per la realizzazione di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di sistemazione e difesa del suolo dai dissesti quali: - elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione dei pendii in frana, regimazione idraulica e ricostituzione della copertura vegetale; protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature e regimazioni dei corsi d'acqua torrentizi Comunità montana della Valchiavenna 55 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera omogenea a manutenzione Parte 1 – Muratura Parte 2 – Sistema di drenaggio Materiali Anomalie riscontrabili Calcestruzzo Pietrame Mattoni Vegetazione arbustiva PVC Crollo Scalzamento Dislocazione Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Ostruzione Rottura del tubo Dislocazione arborea e/o Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione di materiale Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Tubo in PVC m Muratura in calcestruzzo m2 25,45 – 64,20 € Muratura in pietrame a secco m3 126,16 – 216,00 € Muratura in mattoni m3 175,00 – 584,00 € Sfalcio e diradamento m2 0,06 – 1,50 € Scavo e sbancamento materiale m3 4,00 – 6,00 € Manodopera ora 20,00 – 26,00 € Decespugliatore o motosega ora 3,00 – 8,00 € Nolo mezzi meccanici con operatore ora 30,00 – 50,00 € 5,30 – 18,15 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.L. Voce F.4.005.070.01 Descrizione Muratura in elevazione Taglio vegetazione U.M. Prezzo m³ m2 162,13 € 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 56 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 57 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.7. B04 Muri in cemento armato Manuale D’uso Funzione specifica: protezione spondale Oggetto delle pratiche manutentive: muri in cemento armato Descrizione caratteristiche: I muri in cemento armato sono strutture a limitato spessore molto resistenti che agiscono a “semigravità”. La resistenza interna alla trazione viene garantita dalle armature mentre la stabilità al ribaltamento viene garantita, oltre che dal peso dell’opera, anche dal contributo del peso del terreno che grava sulla base a mensola. I muri in cemento armato sono realizzati in cemento gettato in opera o con elementi prefabbricati. In genere, il muro è composto da due elementi principali: una struttura in elevazione (muro verticale) ed una fondazione completamente interrata con vincolo di incastro. L'altezza del muro verticale può arrivare fino ai 5 - 6 metri. Per altezze maggiori, dovendo limitare gli spessori, la struttura è dotata di contrafforti interni e/o esterni (muri a mensola e contrafforte), oppure di tiranti d'ancoraggio sul muro verticale (muri ancorati con tiranti). La costruzione dei muri in cemento armato è fatta con l'ausilio di mezzi meccanici (gru, secchioni, autobetoniere, pompe per calcestruzzo, vibratori ecc.). Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di fondazione o di altre soluzioni speciali di sottofondazioni da adottare, è funzione delle verifiche delle condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura - terreno di fondazione - terrapieno o scarpata". Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità comprendono anche le sollecitazioni indotte dal sisma di progetto sulla struttura. Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione e la manutenzione di un sistema di drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di pericolose sovrapressioni idrauliche e l'aumento delle spinte della terra. Applicazioni: I muri in cemento armato sono impiegati per stabilizzare o sostenere terreno o altro materiale con altezze superiori ai 3 metri. Queste tipologie sono impiegate come opere di sostegno e di contenimento per realizzazioni di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali: - elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione di pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale; opere di protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature nell'ambito degli interventi di stabilizzazione delle sponde dei corsi d'acqua; realizzazione di briglie per la regimazione dei corsi d'acqua torrentizi; muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie, marittime o idrauliche. Comunità montana della Valchiavenna 58 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera omogenea a manutenzione Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Muratura Cemento armato Parte 2 – Sistema drenante Vegetazione arbustiva PVC Crollo Scalzamento Dislocazione Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Ostruzione Rotture arborea e/o Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Tubo in PVC Muratura in conglomerato cementizio Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Prezzo m m3 5,30 – 18,15 € 135,40 € m2 m3 ora ora ora 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.L. Voce F.4.005.070.01 Descrizione Muratura in elevazione Taglio vegetazione U.M. Prezzo m³ m2 162,13 € 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 59 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 60 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.8. B05 Muri cellulari Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno Oggetto delle pratiche manutentive: muri cellulari Descrizione caratteristiche: i muri cellulari a gabbia o “Cribb Walls” sono delle opere di sostegno speciali formate da una maglia rettangolare di elementi prefabbricati, in conglomerato cementizio armato e vibrato o in legname opportunamente trattato con prodotti protettivi. Le strutture così formate sono riempite da materiale granulare incoerente. I muri cellulari sono delle strutture resistenti ed allo stesso tempo molto flessibili, in grado di contrapporsi con efficacia ad assestamenti e/o cedimenti del piano di posa o del terreno a tergo, dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi. La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento geometrico alle diverse conformazioni planoaltimetriche del terreno, specie in territori collino-montani o in interventi di sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di interventi anche di ridotte dimensioni, in zone di difficile accesso e in tratti curvilinei con raggi di curvatura molto ristretti. L'altezza di tali strutture , variabile a seconda delle necessità, in genere non supera i 4-5 metri. Il paramento esterno può essere, in funzione delle necessità, verticale o con scarpa inclinata. La tipologia del paramento esterno può essere modificata, per minimizzare l'impatto ambientale e migliorare l'aspetto estetico, inserendo delle apposite vaschette (fioriere) riempite di terreno vegetale, in modo da favorire l'attecchimento della vegetazione nella struttura. In questi casi occorre scegliere bene le specie vegetali da innestare e provvedere spesso ad adeguati sistemi di irrigazione per far fronte ai periodi secchi. Applicazioni: I muri cellulari per le loro caratteristiche di resistenza, adattabilità e flessibilità, stabilità, capacità drenante, facilità e rapidità di esecuzione, impatto ambientale contenuto e buon inserimento nel paesaggio, sono impiegati come opere di sostegno e di contenimento per infrastrutture e per interventi di sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali: - opere di pronto intervento per il ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte; opere di contenimento e di sostegno nell'ambito degli interventi per la sistemazione e la stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale; opere di protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature nell'ambito degli interventi di stabilizzazione delle sponde dei corsi d'acqua. Comunità montana della Valchiavenna 61 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera omogenee a manutenzione Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Muratura Conglomerato cemetizio Parte 2 – Specie vegetali Talee vive Parte 3 – Sistema drenante Vegetazione arbustiva PVC Crollo Scalzamento Dislocazione da parte della vegetazione Corrosione Difficoltà di attecchimento Sradicamento Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Ostruzione Rottura arborea e/o Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e delle sue componenti, soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Tubo in PVC Muratura in conglomerato cementizio Realizzazione muro cellulare Riempimento terroso a tergo muro Piantine Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Prezzo m m3 5,30 – 18,15 € 135,40 € m2 m3 cad m2 m3 ora ora ora 150,00 – 203,00 € 5,70 € 1,00 - 5,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce P.R.L. F.4.005.070.01 Descrizione Muratura in elevazione Taglio vegetazione U.M. Prezzo m³ m2 162,13 € 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 62 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 63 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.9. B06 Terre rinforzate/armate Manuale D’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: terre rinforzate/armate Descrizione caratteristiche: negli ultimi anni le tecniche di rinforzo delle terre hanno avuto un largo sviluppo nella realizzazione di strutture in grado di assolvere sia le funzioni di opere di sostegno e di contenimento sia di rispondere alle esigenze della salvaguardia ambientale e del corretto inserimento paesaggistico-ambientale dell’opera. Le terre rinforzate sono opere di sostegno a gravità che consentono il consolidamento di versanti o sponde instabili o la formazione di rilevati. Si tratta di opere che hanno il pregio di essere deformabili e sufficientemente permeabili, che sfruttano il principio del rinforzo orizzontale delle terre (ottenuto in vari modi abbinando i materiali di rinforzo con paramenti esterni tali da consentire la crescita della vegetazione). L'opera viene realizzata stendendo e compattando il terreno in strati orizzontali spessi 25-30 cm. A quote definite dal progetto vengono posti i rinforzi, secondo lunghezze che dipenderanno dal dimensionamento della struttura. La stabilità locale a breve termine (durante la compattazione) e lungo termine in corrispondenza del paramento esterno, potrà essere garantita in vari modi: - Paramento verticale costituito da piastre in calcestruzzo armato o blocchetti di calcestruzzo prefabbricati - Paramento verticale costituito da scatolare in rete metallica a doppia torsione riempito di pietrame ed in continuità con il rinforzo di ancoraggio. - Paramento inclinato rinverdibile realizzato risvoltando il rinforzo e mediante un cassero di contenimento ed irrigidimento in rete metallica a elettrosaldata, dotato di elemento antierosivo costituito da biostuoia o geostuoia. - Paramento inclinato realizzato risvoltando il rinforzo ed associando un elemento antierosivo. Durante la compattazione si userà un cassero mobile per impedire il franamento del terreno o se l'inclinazione del paramento è bassa si potrà compattare la scarpata con la benna dell'escavatore e risvoltare. Le opere che si potranno realizzare con i sistemi descritti sopra saranno tutte caratterizzate da estrema flessibilità e quindi particolarmente adatte alle applicazioni di stabilizzazione dei versanti. Le terre rinforzate a seconda dei sistemi utilizzati potranno inoltre essere permeabili all'acqua ed alla vegetazione. Applicazioni: Le caratteristiche di resistenza e di facilità di esecuzione nonché l’impatto ambientale contenuto hanno consentito un diffuso utilizzo di questa tecnica in interventi quali: - contenimento e sostegno nelle opere per la sistemazione e la stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale; - protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature realizzazione di briglie per la regimazione dei corsi d'acqua torrentizi e sistemazione idrogeologica dei versanti dissestati. Comunità montana della Valchiavenna 64 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Parte 1- Specie vegetali Parte 2- Riempimento Parte 3- Rivestimento Parte 4- Carpenteria in ferro Materiali Anomalie riscontrabili Talee, piantine a radice nuda e/o fitocella Vegetazione arborea e/o arbustiva Scarso attecchimento Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Svuotamento Terreno di riempimento (materiali inerti) Terreno organico Tessuti in polipropilene Geogriglie estruse in HDPE o polipropilene Geogriglie a nastri in poliestere protette con LDPE Geogriglie tessute in poliesere protetto con PVC o EVA Rete metallica zincata o elettrosaldata Lacerazioni, usure Buchi; lacerazioni; corrosione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del riempimento di inerti; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Se l’opera è realizzata correttamente non necessita di specifica manutenzione e la durata è particolarmente elevata. Attenzione dovrà essere posta al corretto attecchimento della vegetazione ed alla sostituzione di eventuali fallanze delle specie cespugliose. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Geogriglie m2 3,50 – 8,50 € Fornitura e posa in opera rete metallica Intasamento con Terreno vegetale Piantine Realizzazione di terre rinforzate Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m2 15,60 € m2 cad m2 m2 ora ora ora 5,58 € 1,00 - 5,00 € 130,00 – 186,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 65 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Prezziario Voce P.R.L. F.4.005.070.01 Descrizione Taglio vegetazione U.M. m2 Prezzo 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Consolidamento di una scarpata stradale in frana in Alta Valtellina (Sondrio) mediante la costruzione di un'opera di sostegno realizzata in Terra Rinforzata rinverdibile. Sul paramento esterno è stesa una biostuoia per la ritenzione del materiale fino necessario per il successivo inerbimento della struttura con idrosemina. Consolidamento di una pendice sottostante all'abitato di S. Mango sul Calore (Avellino) con una struttura in ‘Terramesh.' verde. L'intervento ha comportato una preventiva sistemazione dell'asta torrentizia al piede della pendice, mediante salti di fondo e rivestimenti in gabbioni. L'uso di bancate in ‘Terramesh.' verde ha permesso la realizzazione dello strato esterno in suolo rinforzato necessario per la stabilità, consentendo di mantenere l'andamento preesistente del terreno, caratterizzato da una pendenza media di 45°. Una biostuoia è stata utilizzata per la ritenzione della frazione fine dei terreni sul paramento esterno. L'intervento complessivo ha previsto un'alternanza di zone consolidate con in terra rinforzata e di opere di sola protezione superficiale tramite graticciate. Comunità montana della Valchiavenna 66 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.10. B07 Gabbionate Manuale D’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: gabbionate Descrizione caratteristiche: le gabbionate sono strutture di sostegno modulari formate da elementi a forma di parallelepipedo in rete a doppia torsione tessuta con trafilato di acciaio riempite con pietrame. Questo tipo di struttura è nata in Italia ed ha avuto ampia diffusione, soprattutto come opera di sostegno e drenaggio, negli interventi di consolidazione e sistemazione di versanti instabili e in altri settori dell’ingegneria civile. La struttura modulare, a forma di parallelepipedo, è realizzata con tecniche costruttive semplici e rapide. Le reti metalliche sono costituite in filo di acciaio protetto con zincatura forte o con lega di zinco-alluminio (galfan) ricoperto da una guaina in PVC per aumentare la resistenza alla corrosione. Per il riempimento dei gabbioni possono essere utilizzati i materiali lapidei e disponibili in loco o nelle vicinanze, purché abbiano caratteristiche granulometriche e peso specifico tali da soddisfare le esigenze progettuali e garantire l'efficienza dell'opera. I materiali più comunemente usati sono costituiti da materiale detritico di grossa pezzatura, alluvionale o di cava (ciottoli, pietrame). Il pietrame deve essere non gelivo, non friabile e di buona durezza. Le gabbionate devono essere riempiti con cura utilizzando pezzature di pietrame diversificate in modo da minimizzare la presenza di vuoti. Dal punto di vista statico le gabbionate agiscono come un muro a gravità, opponendosi col proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte. Le gabbionate sono delle strutture permeabili, resistenti ed allo stesso tempo molto flessibili in grado di resistere, senza gravi deformazioni dei singoli elementi, ad assestamenti e/o cedimenti del piano di posa o del terreno a tergo dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi, o a scosse sismiche. La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento alle diverse conformazioni plano-altimetriche del terreno, specie in territori collinomontani o in interventi di sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di opere anche di ridotte dimensioni ed in zone di difficile accesso. Applicazioni: Le gabbionate sono impiegate come opere di sostegno e di contenimento in interventi quali: - sistemazione e stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica superficiale e ricostituzione della copertura vegetale; - protezione delle sponde fluviali dall'erosione ed arginature, realizzazione di briglie per la regimazione dei corsi d'acqua torrentizi. Comunità montana della Valchiavenna 67 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1- Specie vegetali Talee di salice Vegetazione arborea e/o arbustiva Scarso attecchimento Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Svuotamento Parte 2- Riempimento Ciottoli di fiume Ø 15 - 30 cm o pietrame Parte 4- Carpenteria in ferro Gabbia in filo di ferro zincato, maglia minima 8 x 10 cm a doppia torsione; Filo di ferro zincato Ø 2,4 - 3 mm; Buchi; lacerazioni; corrosione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del riempimento in pietrame, mantenere la funzionalità di eventuali drenaggi; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Se ben progettate e accuratamente realizzate queste opere non necessitano di particolari manutenzione e possono quindi mantenere la loro piena funzionalità per diverse decine di anni. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Fornitura e posa in opera rete metallica Riempimento pietrame Piantine Realizzazione di gabbionate Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Kg m2 1,18 – 1,66 € 15,60 € m3 cad m3 m2 ora ora ora 46,00 -70,00 € 1,00 - 5,00 € 94,00 – 121,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.L. Voce F.4.005.070.01 Descrizione Taglio vegetazione U.M. m2 Prezzo 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 68 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Impiego di gabbionate come opere di sostegno e drenaggio nella costruzione di strade. I muri in gabbioni metallici sono un'opera di sostegno a gravità, che in genere non necessitano di accurate opere di fondazione trattandosi di strutture deformabili. La base della fondazione è variamente inclinata in funzione delle necessità. In sezione i muri possono essere a gradoni esterni o a gradoni interni . Per le opere di sostegno con altezza superiore a 5 - 6 metri è preferibile usare strutture con gradoni esterni che garantiscono una maggiore stabilità statica. Comunità montana della Valchiavenna 69 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Sistemazione superficiale e consolidamento di un versante in frana mediante terrazzamenti con muri di sostegno e drenaggio in gabbioni. Questa soluzione è particolarmente indicata negli interventi di sistemazione e consolidamento di aree franose in zone montane. I gabbioni, riempiti con l’abbondante materiale detritico, resistono bene a eventuali assestamenti o deformazioni del terreno per le loro caratteristiche intrinseche di flessibilità e permeabilità. Comunità montana della Valchiavenna 70 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.11. B08 Repellenti Manuale d’uso Funzione specifica: opere di difesa dall’erosione Oggetto delle pratiche manutentive: Repellenti Descrizione caratteristiche: I repellenti o pennelli che possono essere realizzati in pietrame da scogliera, in gabbioni, in opere miste di sasso e vegetali, sono delle strutture prismatiche poste trasversalmente alla sponda con l'asse maggiore inclinato nella direzione della corrente, ortogonale alla sponda o inclinato controcorrente. La forma dei repellenti influenza le modalità di deposizione del materiale solido e la distribuzione ed entità dell'erosione in prossimità dell'opera. La scelta della sagoma dei repellenti dipende anche dalle dimensioni caratteristiche del trasporto solido: nei fiumi ampli e caratterizzati da trasporto solido fine, si preferiscono i pennelli del tipo ad hockey, mentre nei corsi d'acqua con trasporto solido grossolano, sono più adatti pennelli rettilinei, corti ed inclinati nel senso della corrente. La struttura del repellente ha una forma sostanzialmente prismatica, con profilo della sommità degradante dalla radice alla testa; la quota della radice viene posta al di sopra della quota del pelo libero della portata "dominante" per evitare fenomeni di aggiramento, mentre la quota della testa è posta poco al di sopra del livello di magra per far sì che in occasione delle piene l'interferenza con la corrente non sia eccessiva e di conseguenza non si producano fenomeni erosivi pericolosi. Il dorso del repellente pertanto è di solito inclinato verso la corrente (pendenza tipiche, 0.1 o 0.25). Per l’utilizzo e la realizzazione di tali strutture è necessario seguire queste raccomandazioni: - la distanza tra i repellenti non deve essere inferiore alla larghezza del corso d'acqua e comunque la distanza D fra due pennelli deve: D = 1.5 ÷ 2 L con L lunghezza dei pennelli; - per il restringimento di sezione i repellenti andranno posizionati contrapposti sulle due sponde; per l'effetto meandreggiante i repellenti andranno posizionati sfalsati, con una distanza che rispetta la cadenza naturale del meandreggio. Applicazioni: hanno la funzione di favorire la sedimentazione del materiale a ridosso della sponda e mantenere la corrente al centro della sezione. Sono strutture trasversali all'asse del corso d'acqua che, adeguatamente immorsate nella sponda, si protendono verso il centro dell'alveo interferendo con la corrente. Queste opere vengono impiegate nei corsi d'acqua nei quali è necessario deviare il flusso della corrente o modificare la sezione dell'alveo al fine di: - allontanare la corrente da sponde in erosione; stabilizzare la morfologia fluviale evitando divagazioni; rendere stabili le zone di confluenza dei corsi d'acqua. I pennelli producono una riduzione della velocità dell'acqua ed un rimescolamento che consentono la deposizione di materiale solido; per tale ragione un'altra applicazione diffusa consiste nella ricostruzione di linee di sponda di fiumi e ruscelli. Comunità montana della Valchiavenna 71 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione La presenza di queste strutture consente di creare zone caratterizzate da differenti valori di energia della corrente; in tal modo è possibile creare habitat con caratteristiche diverse e favorire lo sviluppo della biodiversità. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Parte 1- pennello Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Pietrame di cava asportazione del pietrame, crollo, scalzamento, dislocazione, instabilità; ricarica della elevazione della difesa mediante l’apporto di pietrame, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; diminuzione della pendenza dei paramenti; immorsamento nella sponda consolidata; ricarica della testa del pennello; prolungamento del pennello incremento del numero dei pennelli; variazione della sezione, della disposizione planimetrica; instabilità globale erosione della sponda; con realizzazione di opere di difese spondali fra pennelli esistenti al fine di diminuire l’azione di erosione e di aggiramento; utilizzo di tecniche ingegneria naturalistica; tombamento delle aree fra i pennelli con materiale litoide proveniente da riprofilatura della sezione idraulica; Parte 2- Fondazione Pietrame di cava Parte 3- Vegetazione Talee di salice asportazione del pietrame, crollo, scalzamento, dislocazione, instabilità, fenomeni di escavazione al piede, abbassamento del fondo alveo scarso attecchimento Parte 4- Drenaggi Vegetazione arborea e/o arbustiva Geotessile Deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione strappi imbottimento della sponda; ricarica della fondazione della difesa mediante l’apporto di pietrame; impianto di talee di specie autoctone per migliorare l’inserimento ambientale dell’opera; taglio Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione; intasamento Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i . Comunità montana della Valchiavenna 72 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Analisi dei prezzi Descrizione U.M. Prezzo Esecuzione di micropali Scavo e sbancamento materiale Muratura in calcestruzzo Muratura in pietrame a secco Rivestimento in materassi metallici Pali in legno Piantine Montanti Pietrame Manodopera Nolo mezzi meccanici con operatore m m3 m3 m3 m2 cad cad cad m3 ora ora 63,00 – 109,00 € 4,00 – 6,00 € 70,00 – 120,00 € 126,16 – 216,00 € 45,00 – 65,00 € 3,00 – 10,00 € 1,00 - 5,00 € 340,1 € 34,00 – 50,00€ 20,00 – 26,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce P.R.L. P.R.L. F.4.015.030.01 F.4.005.070.01 Descrizione Strutture in pietrame a secco (scogliere) Taglio vegetazione U.M. m³ m2 Prezzo 45,94 € 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 73 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Esempio di sistemazione a repellenti circa ortogonali alla corrente realizzata lungo il Rio Ram a Tubre (Alto Adige) dall'Azienda Speciale per la Regolazione dei Corsi d'Acqua e la Difesa del Suolo. Per evitare problemi di aggiramento e scalzamento dei repellenti è necessario rispettare alcune regole nel loro dimensionamento: a sporgenza Lt del repellente dalla linea di sponda generalmente deve rientrare nei limiti Y < Lt < T/4 (essendo Y la profondità media della corrente corrispondente alla portata formativa e T la larghezza media della sezione). I pennelli inoltre devono essere opportunamente immorsati nella sponda per una lunghezza Le raccomandata pari a Lt/4 (radice). (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 74 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.12. B09 Gabbionate spondali Manuale d’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: Gabbionate spondali Descrizione caratteristiche: Le gabbionate sono strutture di sostegno modulari formate da elementi a forma di parallelepipedo in rete a doppia torsione tessuta con trafilato di acciaio riempite con pietrame. Le reti metalliche sono costituite in filo di acciaio protetto con zincatura forte o con lega di zinco-alluminio (galfan) ricoperto da una guaina in PVC per aumentare la resistenza alla corrosione. Per il riempimento dei gabbioni possono essere utilizzati i materiali lapidei disponibili in loco o nelle vicinanze, purché abbiano caratteristiche granulometriche e peso specifico tali da soddisfare le esigenze progettuali e garantire l'efficienza dell'opera. I materiali più comunemente usati sono ciottolame di origine alluvionale o pietrame di cava. Il pietrame deve essere non gelivo, non friabile e di adeguata durezza. Dal punto di vista statico le gabbionate agiscono come un muro a gravità, opponendosi col proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte. Il loro dimensionamento e le verifiche di stabilità interna ed esterna sono pertanto eseguiti secondo gli usuali metodi di calcolo adottati per le opere di sostegno a gravità. Applicazioni: Le gabbionate sono delle strutture permeabili, resistenti ed allo stesso tempo molto flessibili in grado di sopportare senza gravi deformazioni dei singoli elementi, assestamenti e/o cedimenti del piano di posa o del terreno a tergo. La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento alle diverse conformazioni plano-altimetriche del terreno, li rendono particolarmente adatti agli interventi di sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di opere anche di ridotte dimensioni ed in zone di difficile accesso. La difesa spondale in gabbioni metallici viene impiegata per altezze di sponda non superiori a 3-4 metri, nei casi dove la disponibilità di spazio è limitata ed in corsi d’acqua con trasporto solido di materiale di limitata pezzatura. La realizzazione diventa vantaggiosa allorquando si renda disponibile in sito idoneo materiale lapideo per i riempimenti. Presenta limiti nel caso di aste torrentizie con velocità della corrente superiore a 6 m/sec. e/o con piene frequenti con trasporto solido molto grossolano; nel caso di aste terminali su suoli limo sabbiosi. Le gabbionate sono una valida soluzione per la realizzazione di opere di sostegno in diversi contesti fluviali, da quello urbano a quello naturale, dove occorre tener conto sia delle esigenze tecniche per le quali l'opera è stata costruita, sia della necessità di avere un buon inserimento ambientale. Comunità montana della Valchiavenna 75 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Parte 1- Elevazione Pietrame di cava asportazione del pietrame, crollo, scalzamento, dislocazione, instabilità; ricarica della elevazione della difesa mediante l’apporto di pietrame, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; diminuzione della pendenza della difesa; utilizzo di tecniche ingegneria naturalistica; ricarica della scarpata interna della difesa (petto) con materiale litoide proveniente da riprofilatura della sezione idraulica; instabilità globale erosione della sponda; con erosione per filtrazione; imbottimento della sponda e ripristino della difesa; formazione di filtri a tergo della difesa, utilizzo di geotessili; Parte 2- Fondazione Pietrame di cava asportazione del pietrame, crollo, scalzamento, dislocazione, instabilità, fenomeni di escavazione al piede, abbassamento del fondo alveo ricarica della fondazione della difesa mediante l’apporto di pietrame; Parte 3- Vegetazione Talee di salice scarso attecchimento impianto di talee di specie autoctone per migliorare l’inserimento ambientale dell’opera; Vegetazione arborea e/o arbustiva deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Parte 4- Drenaggi Geotessile strappi Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione; intasamento Parte 5- Gabbioni Rete metallica strappi, corrosione Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione; ricucitura Comunità montana della Valchiavenna taglio 76 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di acciaio zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Fornitura e posa in opera rete metallica Riempimento pietrame Piantine Realizzazione di gabbionate Riempimento terroso a tergo della struttura Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliamento e disboscamento Nolo mezzi meccanici con operatore Kg m2 1,18 – 1,66 € 15,60 € m3 cad m3 46,00 -70,00 € 1,00 - 5,00 € 94,00 – 121,00 € m3 m2 ora m2 ora 5,7 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 0,70 – 1,50 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce P.R.L. F.4.005.070.01 Descrizione Taglio vegetazione U.M. m2 Prezzo 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Lo schema accanto mostra la struttura interna di un gabbione, riempito con ciottoli ben assestati e di pezzatura diversa al fine di non lasciare spazi vuoti. Durante la costruzione sono state inserite talee di salice che avranno la possibilità di attecchire e radicare. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 77 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.13. B10 Palificata viva spondale Manuale d’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: Palificata viva spondale Descrizione caratteristiche: Si tratta di piccole opere di sostegno a gravità costituite da un'incastellatura di tronchi disposti in modo da formare cassoni. Le camere interne della struttura vengono riempite con terreno e pietrame (nella parte sotto il livello medio dell'acqua) e vi si inseriscono fascine e talee di salice. Il pietrame e le fascine posti a chiudere le camere della struttura verso l'esterno proteggono la struttura dagli svuotamenti. Per la costruzione di queste strutture si impiegano tondami di castagno o di resinosa avente diametro d=1030 cm posti alternativamente in senso longitudinale ed in senso trasversale (L= 1,50 ÷ 2,00 m) a formare un castello in legname. I tronchi vengono fissati tra di loro con chiodi in ferro o legati con fil di ferro d= 5 ÷ 10 mm; la palificata andrà interrata con una pendenza del 10-15 % verso monte ed il paramento deve avere un'inclinazione di almeno 60° per favorire la crescita delle piante. I rami e le piante posti all'interno della struttura dovranno sporgere per circa 10 cm dalla palificata ed arrivare nella parte posteriore sino al terreno naturale, in modo che possano attecchire e consolidare tutta la struttura. Affinché le talee possano attecchire è necessario eseguire questo tipo di opere nel periodo di riposo vegetativo. Quando si prevedono possibili problemi di scalzamento al piede viene realizzata una difesa con una fila di massi posti al piede della palificata, a contatto con l'acqua, legati con una fune d'acciaio fissati con barre o profilati metallici di lunghezza di 2 m, infissi nel fondo. Applicazioni: Questo tipo di opere è adatto a sponde fluviali soggette ad erosione lungo corsi d'acqua ad energia medio-alta con trasporto solido anche di medie dimensioni; generalmente è sconsigliabile superare i 2-2.5 m di altezza. Tali opere sono inoltre molto flessibili e non esercitano pressioni elevate sul terreno di fondazione. Per tali motivi risultano essere particolarmente adatte ad interventi in ambiente montano, adattandosi anche a morfologie spondali piuttosto irregolari. La struttura a camere sovrapposte funge anche da microhabitat (riparo e tane per piccoli animali e pesci). L'impatto visivo è immediatamente gradevole grazie all'uso di materiali naturali; nel tempo la struttura verrà completamente obliterata dalla vegetazione. Manuale di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 78 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Parte 1- Vegetazione Parte 2- Pali Parte 3- Carpenteria in ferro Parte 4- Fondazioni Materiali Talee o piantine di specie legnose, dotate di buona capacità vegetativa, sporgenti di 10 cm rispetto alla palificata fino ad arrivare nella parte posteriore al terreno naturale Tondame scortecciato (castagno o resinosa) Chiodi in ferro o tondini in ferro; fune di acciaio, barre o profilati metallici Pali di sostegno in legno di larice o castagno con puntale di ferro Massi di protezione Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione scarso attecchimento impianto di talee di specie autoctone per migliorare l’inserimento ambientale dell’opera; Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi Corrosione, piegatura, rottura, erosione alla base dei profilati in ferro infissi nel terreno. erosione al piede, scalzamento asportazione del pietrame sostituzione degli elementi ammalorati Sostituzione degli elementi ammalorati Sostituzione degli elementi ammalorati ripristino della struttura mediante l’apporto di pietrame o lastre in calcestruzzo, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi e delle lastre destabilizzati; consolidamento con malta Livello minimo delle prestazioni manutentive: Le opere di ingegneria naturalistica, dopo la loro realizzazione, necessitano di un periodo di monitoraggio (25 anni) durante il quale non si può parlare di una vera e propria manutenzione, ma di realizzazione di rifiniture per il completamento della funzionalità dell’opera. Poiché il legno col tempo si deteriora è necessario che le talee e le fascine inserite nella struttura siano vive e radichino in profondità, così da sostituirsi al legname nella funzione di sostegno e consolidamento della scarpata. L'approfondimento delle talee, in ambiente mediterraneo, inoltre è importante per garantire l'attecchimento delle piante che altrimenti soffrirebbero per le condizioni di aridità. Nel corso del primo anno si consiglia una sorveglianza costante per evitare lo scalzamento dell’opera. Se si verifica una forte crescita è utile eseguire il taglio delle piante a livello del terreno, in modo da favorire la formazione delle radici. La durata dell’opera dipende dal tipo di legname utilizzato per realizzare la struttura: se si usa il legname di larice la durata è di 20 - 40 anni, mentre è maggiore per legname di castagno. Controllo della vegetazione: affinché le talee possano attecchire è necessario eseguire la posa a dimora nel periodo di riposo vegetativo. Si preveda un taglio delle infestanti, laddove necessario, al fine di esaurire la capacità vegetativa dei rizomi nella stagione primaverile, ed eventuali tagli di ceduazione nella palificata. È importante monitorare l’erosione e il distacco delle parti costituenti l’opera in particolare nelle posizioni di bordo, cioè nel passaggio tra le porzioni di area non interessate dalle opere e le opere medesime. Comunità montana della Valchiavenna 79 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Pali in legno Piantine Riempimento pietrame Realizzazione di palificata viva Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliamento e disboscamento Nolo mezzi meccanici con operatore Kg cad cad m3 m m2 ora m2 ora 1,18 – 1,66 € 3,00 – 10,00 € 1,00 - 5,00 € 46,00 -70,00 € 67,00 – 155,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 0,70 – 1,50 € 30,00 – 100,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Palificata viva spondale in legname, si possono osservare le due pareti, anteriore e posteriore, costituite dalle due file longitudinali di pali. I salici vengono posti a dimora durante la costruzione della struttura. Per migliorare la stabilità di queste opere piuttosto leggere, si inclina la base all'indietro di 5 -10°. Quando si prevedono possibili problemi di scalzamento al piede viene realizzata una difesa con una fila di massi posti al piede della palificata, a contatto con l’acqua legati con una fune d’acciaio e fissati con pali di legno o con profilati metallici di lunghezza 2 m, infissi nel terreno. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 80 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.14. B11 Presidi al piede Manuale d’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: Presidi al piede Descrizione caratteristiche: I presidi al piede sono opere di altezza limitata, costruite a difesa del piede di sponde di piccoli corsi d'acqua e canali. I presidi al piede debbono essere realizzati generalmente con sistemi combinati (materiale inerte/materiale vivo) sia per garantire un effetto di protezione immediato sia perché nella parte sommersa la funzione stabilizzante deve essere svolta da materiali inerti ed in grado di garantire una durabilità elevata. Per tali ragioni normalmente si abbinano pietrame, gabbioni cilindrici in rete metallica a doppia torsione o buzzoni nella parte bassa (materiali inerti durabili) con fascine vive, fascine morte con talee, cilindri di cocco con talee ecc. (materiali vivi o combinati vivo/inerte degradabile). Generalmente a queste opere si abbinano i rivestimenti spondali combinati o vivi a difesa della parte emersa della sponda, in modo da ottenere un sistema integrato di difesa della sponda limitando al massimo l'impatto ambientale delle opere. Fascinata spondale viva di specie legnose La tecnica consiste nel mettere a dimora fascine vive di specie legnose con capacità di riproduzione vegetativa. Queste vengono poste in un solco, la cui base può essere rivestita da ramaglia e vengono assicurate mediante l'infissione di picchetti di legno per rendere così la struttura più elastica e solidale in caso di piena. Grazie a queste opere si ottiene un effetto stabilizzante immediato della sponda con un'efficacia crescente dal momento in cui le piante emettono le radici. Queste opere richiedono che si preveda lo spazio necessario per il regolare deflusso delle acque in quanto determinano un restringimento dell'alveo. Il restringimento può divenire critico in caso di totale attecchimento delle piante: in tal caso è necessario intervenire con manutenzioni di potatura periodiche. Le fascine vengono realizzate con rami vivi di specie legnose adatte alla riproduzione vegetativa (salici, tamerici,) mescolati a rami morti di altre specie, hanno un Ø variabile da 20 a 50 cm legate con intervalli di 30 cm con filo di ferro cotto di 2 -3 mm. Le fascine così predisposte vengono poste in modo da sporgere per 1/2 ÷ 1/3 , in un solco scavato al piede della sponda, su uno strato di rami che sporgeranno per almeno 50 cm da sotto la fascina fuori dall' acqua. Le fascine vengono poi fissate ogni 0,8-1 m con pali di salice vivi o con barre in ferro e vengono rincalzate con terreno per garantire la crescita delle piante. Nella fascinata in versione “rinforzata”, fino all'altezza della portata di magra, l'alveo viene rivestito con massi di varia dimensione a rinforzo basale della parte sommersa. La messa in opera di questa tecnica può avvenire soltanto durante il periodo di riposo vegetativo. Palificata spondale con palo verticale frontale Questo tipo di struttura consiste in un' incastellatura di tronchi a formare camere frontali dietro le quali vengono inserite fascine. I tronchi correnti e quelli trasversali vengono inchiodati su pali frontali verticali infissi nel terreno di fondazione. L'opera, addossata alla sponda in erosione, viene riempita con terreno sopra il livello medio dell'acqua, mentre al di sotto si pone del pietrame. L'efficacia dell'opera è immediata e cresce nel tempo grazie alla radicazione delle piante; le palificate spondali inoltre hanno il pregio di consentire la rapida ricostruzione di habitat per microfauna acquatica. Comunità montana della Valchiavenna 81 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione La struttura è costituita da tondami di castagno o di resinosa, infissi verticalmente per almeno 2/3 e addossati alla sponda stessa, dietro i quali vengono collocati tronchi orizzontali, paralleli alla sponda, alternati ad altri tronchi di minimo 1 m di lunghezza inseriti nella sponda in senso ortogonale ad essa. I singoli tondami vengono fissati l'uno all'altro con chiodi o barre filettate in tondino. Per impedire lo sviluppo di fenomeni erosivi, gli interstizi tra i tronchi longitudinali vengono riempiti con pietrame o con gabbioni cilindrici sino al livello di magra dell'acqua. Negli interstizi sovrastanti vengono inserite a tergo e rincalzate con inerte terroso, fascine di salice (o tamerici in acque salmastre). Per aumentare gli effetti sotto il profilo ambientale si possono creare tane per ittiofauna ricavando delle nicchie nella parte sommersa individuate per mezzo di pareti in legname all'interno del riempimento in pietrame. Rullo spondale con zolle (pani) di canne Si tratta di un cilindro in rete metallica zincata e plasticata o in rete sintetica, foderato con una geostuoia sintetica o un feltro di fibre vegetali, riempito con una miscela di ghiaia e sabbia. Nella parte superiore si mettono a dimora con pani di canne o altre piante igrofile. Per impedire la rimozione da parte della corrente i cilindri vengono ancorati con pali di legno frontali. Si ottiene un rapido effetto di consolidamento e rinaturalizzazione delle sponde e golene legato al rapido sviluppo del canneto consentendo di creare habitat adatti all'insediamento di avifauna ed ittiofauna. La struttura si realizza mediante la formazione di un rullo cilindrico in rete zincata plastificata di maglia minima tipo 8xl0 o in georete sintetica, a telo aperto di larghezza minima di 120-160 cm, disposta in un solco predisposto di minimo 40x40 cm. Dalla parte dell'acqua i cilindri vengono sostenuti da pali di legno, dimensionati e distanziati in funzione del substrato e delle sollecitazioni cui sono soggetti. La rete va rivestita internamente con una stuoia o un geotessuto filtrante sintetico o in fibra vegetale e viene poi riempita di tout-venant sabbioso o ghiaioso (granulometria 80-120 mm) per i 2/3 inferiori. Nella restante parte superiore del rullo vengono collocati pani di canne ed altre specie igrofile (Phragmites, Juncus, Typha, Phalaris, Schenoplectus, ecc.). Terminato il riempimento il cilindro si chiude e si lega con filo di ferro. Ad operazione conclusa il rullo sporge per 5-10 cm sul livello medio dell'acqua ed il raccordo con la sponda viene eventualmente realizzato con ramaglie o fascine di salici e tamerici. La lavorazione deve avvenire durante il periodo di riposo vegetativo, possibilmente in primavera prima della germogliazione. Rullo spondale in fibra di cocco Si tratta di una struttura di presidio del piede della sponda realizzata mediante il contenimento e la protezione con cilindri in rete di fibre di cocco o in fibra sintetica, riempiti con fibre di cocco a formare dei rulli di diametri da 30 a 60 cm e lunghezza da 3 a 6 m. I cilindri, in numero di 1 o 2 sovrapposti, vengono disposti lungo la sponda e ancorati con tondame di legno infisso verticalmente nel terreno. Lo spazio tra i rulli e la sponda viene riempito con fascine vive e del terreno di rincalzo. Il materiale vivo può essere messo a dimora anche sotto forma di talee poste tra un rullo e l'altro. I rulli in fibre di cocco si prestano anche ad essere piantati con piante igrofile quali: canne e carici. Nel medio periodo la fibra costituente i cilindri si degrada e la protezione e il consolidamento sono assicurati dalle piante cresciute nel frattempo. L'esecuzione di queste opere, dato l'uso delle fascine di ramaglia viva va realizzata durante il periodo di riposo vegetativo. I rulli di cocco in genere sono costituiti da una rete in fibra sintetica o biodegradabile in cocco di maglia massima 60 x 80 mm riempiti in fibra di cocco naturale, con fibre di lunghezza 10-16 cm, di diametro da 30 a 60 cm. I rulli così realizzati costituiscono moduli cuciti lunghi da 3 a 6 m che vengono posati, in una o due file, addossati alla sponda e ancorati al substrato fissandoli con filo di ferro a pali in legno disposti ogni 40100 cm su una fila esterna al rullo; i pali hanno diametro variabile da 10 a 25 cm e lunghezza variabile a seconda del numero di file sovrapposte. Il rullo superiore dovrà sporgere per 5-10 cm sul livello medio Comunità montana della Valchiavenna 82 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione dell'acqua ed a tergo della struttura verrà effettuato il riempimento con materiale di dragaggio o altro terreno ed infine si pongono in opera fascine o ramaglie vive di salici o tamerici aventi la funzione di raccordo con la sponda. In certi casi per migliorare la protezione nella parte inferiore della sponda, sempre immersa, è garantire una funzione di lungo termine, è opportuno mettere in opera un gabbione cilindrico in rete metallica a doppia torsione in filo di ferro protetto con galfan e plasticatura, riempito con pietrame. La durata dei rulli è molto variabile a seconda della qualità delle fibre e delle condizioni ambientali e nel tempo vengono sostituiti nelle loro funzioni dalle piante che radicano e consolidano la sponda. La lavorazione potrà avvenire durante il periodo di riposo vegetativo, possibilmente in primavera prima della germogliazione. Applicazioni: Queste strutture vengono realizzate in corrispondenza di un punto particolarmente importante per la stabilità della sponda: il piede infatti è il punto in cui si concentrano gli sforzi di taglio nel terreno è la fascia soggetta ai maggiori valori di sforzi tangenziali dovuti alla corrente ed è la zona sommersa e/o soggetta ai cicli di imbibizione e disseccamento. Per tali ragioni spesso i fenomeni di instabilità si originano in corrispondenza del piede e poi si estendono al resto della scarpata; il presidio al piede pertanto è un intervento molto efficace sia breve che a lungo termine, i cui benefici si estendono a tutta la sponda, e per le sue dimensioni contenute comporta un basso impatto ambientale. Fascinata spondale viva di specie legnose Sono interventi adatti a corsi d'acqua caratterizzati da media energia della corrente con portate e livello medio relativamente costanti che permetta che la fascina si trovi fuori dall'acqua per almeno tre mesi durante il periodo di vegetazione. Palificata spondale con palo verticale frontale La palificata di sponda con palo verticale frontale è un valido presidio per il piede di sponde di corsi d'acqua poco profondi. La struttura è adatta al presidio al piede di sponde soggette ad erosione laddove sia sufficiente proteggere per una altezza non superiore agli 80-100 cm e sia possibile infiggere i pali nell'alveo, la sponda non deve essere affetta da problemi significativi di instabilità . Rullo spondale con zolle (pani) di canne Questa tecnica è adatta alla protezione di canali in erosione, corsi d'acqua a bassa pendenza, sponde lacustri, in situazioni caratterizzate da modeste oscillazioni del livello dell'acqua. Rullo spondale in fibra di cocco E' una struttura leggera di gradevole inserimento ambientale che si adatta molto bene anche a morfologie spondali anche sinuose. Questa tecnica è adatta alla protezione di sponde basse, con energie della corrente molto contenute: canali in erosione, corsi d’acqua a bassa pendenza, sponde di laghi. In particolare risulta utile in caso di ricostruzione di sponde erose con materiale di dragaggio grazie all' azione filtrante esercitata dai cilindri in fibra di cocco. I rulli non risultano adatti all’impiego in acqua salmastra poiché subiscono un calo significativo di curabilità. Comunità montana della Valchiavenna 83 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Parte 1- Vegetazione Parte 2- Pali Parte 3- Carpenteria in ferro Parte 4- Fondazioni Parte 5–Geotessuti Materiali Fascine di specie vegetali vive; talee o piantine di specie legnose, dotate di buona capacità vegetativa. Tondame scortecciato (castagno o resinosa) Chiodi in ferro o tondini in ferro; fune di acciaio, barre o profilati metallici Pali di sostegno in legno di larice o castagno con puntale di ferro Massi di protezione Rete sintetica, geostuoia sintetica, feltro di fibre vegetali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione scarso attecchimento impianto di talee di specie autoctone per migliorare l’inserimento ambientale dell’opera; Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi Corrosione, piegatura, rottura, erosione alla base dei profilati in ferro infissi nel terreno. erosione al piede, scalzamento sostituzione degli elementi ammalorati asportazione del pietrame strappi, intasamento Sostituzione degli elementi ammalorati Sostituzione degli elementi ammalorati ripristino della struttura mediante l’apporto di pietrame o lastre in calcestruzzo, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi e delle lastre destabilizzati; consolidamento con malta Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione o integrazione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Le opere di ingegneria naturalistica, dopo la loro realizzazione, necessitano di un periodo di monitoraggio (25 anni) durante il quale non si può parlare di una vera e propria manutenzione, ma di realizzazione di rifiniture per il completamento della funzionalità dell’opera. Poiché il legno col tempo si deteriora è necessario che le talee e le fascine inserite nella struttura siano vive e radichino in profondità, così da sostituirsi al legname nella funzione di sostegno e consolidamento della scarpata. L'approfondimento delle talee, in ambiente mediterraneo, inoltre è importante per garantire l'attecchimento delle piante che altrimenti soffrirebbero per le condizioni di aridità. Nel corso del primo anno si consiglia una sorveglianza costante per evitare lo scalzamento dell’opera. Se si verifica una forte crescita è utile eseguire il taglio delle piante a livello del terreno, in modo da favorire la formazione delle radici. La durata dell’opera dipende dal tipo di legname utilizzato per realizzare la struttura: se si usa il legname di larice la durata è di 20 - 40 anni, mentre è maggiore per legname di castagno. Controllo della vegetazione: affinché le talee possano attecchire è necessario eseguire la posa a dimora nel periodo di riposo vegetativo. Si preveda un taglio delle infestanti, laddove necessario, al fine di esaurire la capacità vegetativa dei rizomi nella stagione primaverile, ed eventuali tagli di ceduazione nella palificata. Comunità montana della Valchiavenna 84 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione È importante monitorare l’erosione e il distacco delle parti costituenti l’opera in particolare nelle posizioni di bordo, cioè nel passaggio tra le porzioni di area non interessate dalle opere e le opere medesime. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Cavo acciaio m 0,73 € Chiodi Kg 1,18 – 1,66 € Decespugliamento e disboscamento m2 0,70 – 1,50 € Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Fornitura e posa in opera rete metallica m2 15,6 € Funi acciaio m 2,27 – 6,58 € Geogriglie m2 3,50 – 8,50 € Geotessile m2 0,15 – 2,85 € Intasamento con Terreno vegetale m2 5,58 € Manodopera ora 20,00 – 26,00 € Massi t 7,75 € Materiale drenante m3 9,00 -20,00 € Nolo mezzi meccanici con operatore ora 30,00 – 50,00 € Pali in legno cad 3,00 – 10,00 € Piantine cad 1,00 - 5,00 € Pietrame m3 34,00 – 50,00€ Posa in opera biostuoia m2 10,00 – 20,00 € Posa in opera geotessile m2 2,00 – 3,70 € Realizzazione di fascinata viva m 12,00 - 37,44 € Realizzazione di palificata viva m 67,00 – 155,00 € Scavo e sbancamento materiale m3 4,00 – 6,00 € Sfalcio e diradamento m2 0,06 – 1,50 € Verghe x 100 7,75 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 85 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Fascinata spondale viva di specie legnose La figura mostra una fascinata spondale dotata di una protezione in pietrame che riveste la sponda nella porzione interessata dal livello di magra. Il fissaggio con paletti alla sponda impedirà che possa venire rimossa dalla corrente fino a quando non saranno attecchite le verghe. (fonte APAT) Palificata spondale con palo verticale frontale Viene realizzata con tronchi disposti trasversalmente e longitudinalmente rispetto alla sponda che vengono collegati mediante chiodature. Per aumentare la stabilità dell'opera questa viene bloccata verso l'acqua con pali verticali. I materiali vivi vengono messi a dimora sotto forma di fascine di diametro maggiore dei tronchi, poste dall’interno a chiudere gli spazi tra i pali. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 86 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Rullo spondale con zolle (pani) di canne Si tratta di un rullo fabbricato riempiendo con inerti un telo di rete metallica a doppia torsione a maglie esagonali o in rete sintetica, avvolto a cilindro e foderato con un materiale antierosivo. Il rullo così costituito diventa un elemento per la protezione meccanica del piede della sponda e funge da supporto per l'insediamento di canne o piante igrofile. (fonte APAT) Rullo spondale con zolle (pani) di canne Il rullo bloccato dalla parte dell'acqua mediante pali di legno, nel giro di breve tempo è soggetto alla radicazione da parte delle canne. Queste, insieme alle piante sviluppatesi dalle fascine vive poste a tergo, esercitano una efficace protezione della sponda nei confronti di correnti poco veloci ed al contempo creano un ambiente favorevole all'insediamento della fauna. Le canne inoltre apporteranno ulteriori benefici contribuendo alla depurazione delle acque. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 87 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Rullo spondale in fibra di cocco Difesa spondale in rulli di fibra di cocco; viene realizzata addossando i rulli alla sponda e bloccandoli a valle con dei pali. In genere se ne utilizzano due sovrapposti e se necessario nella parte bassa, costantemente sommersa, si può mettere in opera un gabbione cilindrico in rete metallica a doppia torsione a maglie esagonali riempito con pietrame. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 88 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.15. B12 Rivestimenti in calcestruzzo Manuale d’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: Rivestimenti in calcestruzzo Descrizione caratteristiche: Si tratta di rivestimenti classificabili come rigidi e realizzati con materiale inerte spesso impiegati per la caratteristica di risultare impermeabili. Tali opere per la loro struttura risultano avere: - scarsa adattabilità a cedimenti del sottofondo; interferenza nei rapporti tra corso d’acqua e falde acquifere; impedimento alla crescita della vegetazione; obliterazione degli habitat naturali; impatto visivo; influenza sulla velocità dell’acqua in funzione della minor scabrezza. I rivestimenti in calcestruzzo possono essere realizzati mediante lastre di calcestruzzo armato gettate in opera oppure prefabbricate, con struttura normale o precompressa. Nel caso dei rivestimenti con lastre di calcestruzzo armate con rete metallica elettrosaldata, poiché si tratta di rivestimenti impermeabili, per evitare il danneggiamento a causa di sottopressioni idrauliche, è necessario prevedere dei drenaggi spaziati regolarmente, disposti lungo tutto il rivestimento. L’impiego dei rivestimenti rigidi o flessibili richiede la preparazione del terreno di posa: il suo spianamento e un letto di materiale inerte, avente anche funzione drenante; risulta opportuno inoltre associare un geotessile con funzione filtrante per evitare problemi di erosione legati ai moti di filtrazione in funzione dei terreni costituenti le sponde. Le lastre sono rivestiti terreno vegetale opportunamente arricchiti di miscugli di sementi di specie riparali autoctone ovvero con la realizzazione di idrosemina. Al fine di evitare lo scivolamento degli strati superficiali le lastre in calcestruzzo presentano spesso scanalature o aperture alveolari. Applicazioni: Sono strutture per la protezione dall’erosione che non esercitano alcuna funzione di sostegno; caratterizzate dall’avere uno spessore trascurabile rispetto alle altre due dimensioni possono essere permeabili o impermeabili, rigide, flessibili o realizzate con materiali sciolti. I rivestimenti vengono utilizzati sia sulle sponde che sul fondo degli alvei ed hanno un influenza sul regime della corrente che è essenzialmente legata alla variazione della scabrezza in misura che dipende dal materiale di cui sono costituiti. Dal punto di vista ambientale possono avere un impatto significativo per le modifiche che possono apportare alla permeabilità all’acqua ed alla vegetazione e per i cambiamenti che determinano negli habitat sia acquatici che terrestri. Per tali ragioni sono utilizzati principalmente per la protezione del petto arginale lasciando le tecniche dell’ingegneria naturalistica per gli ambienti a maggior naturalità e nel caso di ambienti umidi (sponde dei corsi d’acqua). Manuale di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 89 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea a Parte 1- Rivestimento Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Rivestimenti realizzati in opera danneggiamenti alla struttura; crollo, scalzamento verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto recupero delle parti di muratura mmalo rati, recupero delle parti in c.a. Parte 2- Carpenteria metallica Parte 3- Geotessile (non sempre presente) Rivestimenti prefabbricati posti in opera danneggiamenti alla struttura; crollo, scalzamento verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto, sostituzione delle parti ammalorate Vegetazione arborea e/o arbustiva deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione danneggiamento, corrosione, lacerazioni strappi intasamento taglio Barre e trefoli acciaio Geotessile di verifica dell’integrità dei rinforzi, sostituzione degli elementi ammalo rati, recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione; Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore. Analisi dei prezzi Descrizione U.M. Prezzo Manodopera Funi acciaio Muratura in calcestruzzo Muratura in conglomerato cementizio armato Barre in acciaio Posa in opera geotessile Sfalcio e diradamento Decespugliamento e disboscamento Nolo mezzi meccanici con operatore ora m m3 20,00 – 26,00 € 2,27 – 6,58 € 70,00 – 120,00 € m3 cad m2 m2 m2 ora 135,4 € 340,1 € 2,00 – 3,70 € 0,06 – 1,50 € 0,70 – 1,50 € 30,00 – 100,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce P.R.L. F.4.005.070.01 Descrizione U.M. Prezzo Presidi spondali prefabbricati m 150,00 € Taglio vegetazione m2 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 90 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Rivestimenti con lastre di calcestruzzo armate con rete metallica elettrosaldata. Sovente la fondazione del lastrone viene realizzato con cordolo in cemento armato avente funzione strutturale ma anche quello di limitare le eventuali erosione della corrente. (fonte APAT) I rivestimenti articolati i blocchi di calcestruzzo prefabbricati, offrono i vantaggi di resistenza propri del calcestruzzo ed al tempo stesso la permeabilità ed in parte deformabilità di un rivestimento in materiali sciolti. La resa sotto il profilo estetico è però piuttosto bassa se non si opera in maniera da poter rinverdire il sistema. In figura sono rappresentati due tipi diversi di blocchetti collegati con trefoli d'acciaio. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 91 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.16. B13 Rivestimenti massi vincolati in pietrame sciolto, scogliere e Manuale d’uso Funzione specifica: protezione delle sponde Oggetto delle pratiche manutentive: Rivestimenti in pietrame sciolto, scogliere e massi vincolati Descrizione caratteristiche: Si tratta di difese con materiali inerti naturali caratterizzate dall'essere permeabili ed in grado di subire assestamenti senza danni (opere flessibili). La differenza tra rivestimenti in pietrame sciolto e scogliere dipende dalle dimensioni del materiale lapideo utilizzato e dalla diversa modalità di messa in opera. Le scogliere sono costituite da massi caratterizzati da grandi dimensioni, che vengono posti in opera singolarmente, mentre le pietre usate per le gettate (riprap) sono decisamente più piccole e sono scaricate alla rinfusa. La scelta delle dimensioni degli elementi che formano i rivestimenti in materiale sciolto deve essere fatta in funzione delle sollecitazioni meccaniche a cui verranno sottoposte in esercizio: - sforzi di trascinamento dovuti alla corrente; - sottopressioni idrauliche; - pendenza della sponda; Le dimensioni degli elementi lapidei devono essere determinate tenendo conto di un adeguato coefficiente di sicurezza funzione del tempo di ritorno della piena di progetto. I blocchi che si impiegano sono classificati per categoria, senza che esista una specifica normalizzazione: tout-venant 0 e 100 kg; massi di prima categoria 100 1000; massi di seconda categoria 1000 3000; massi di terza categoria 3000 7000; massi di quarta categoria 7000 15000. Per le sistemazioni in ambito fluviale si utilizzano in genere massi di seconda categoria. I massi dovranno essere collocati in opera uno alla volta, in maniera che risultino stabili e non oscillanti e in modo che la tenuta della berma nella posizione più lontana dalla sponda sia assicurata da un masso di grosse dimensioni. La mantellata andrà realizzata a partire dal piede e procedendo verso l'alto. Le scarpate dovranno essere previamente sagomate e rifilate alla pendenza e alle quote prescritte per il necessario spessore al di sotto del profilo da realizzare a rivestimento eseguito. Ciascun elemento dovrà essere posato in modo che la giacitura risulti stabile e non oscillante, indipendentemente dalla posa in opera degli elementi adiacenti; i giunti dovranno risultare sfalsati sia in Comunità montana della Valchiavenna 92 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione senso longitudinale che in senso trasversale e dovranno essere tali da assicurare lo stretto contatto degli elementi fra loro senza ricorrere all'impiego di scaglie o frammenti; inoltre ad intervalli non superiore a metri 10 dovranno posizionarsi dei massi in senso traversale al piano della sponda in modo da assicurare una tenuta maggiore della difesa. Dovrà essere particolarmente curata la sistemazione faccia a vista del paramento lato fiume, in modo da fargli assumere l'aspetto di un mosaico grezzo, con assenza di grandi vuoti o soluzioni di continuità. Uno dei principali fattori di rischio per la durabilità dell’opera risulta essere l’erosione, che si verifica se il terreno a contatto con l’acqua non offre un’adeguata resistenza all’azione di trascinamento esercitata dalla corrente, che è tanto più intensa quanto maggiore è la velocità dell’acqua. L’azione di trasporto della corrente sulle particelle solide che costituiscono l’alveo naturale delle scarpate viene usualmente valutata sulla base di correlazioni tra le dimensioni, il peso specifico del materiale e la velocità della corrente oppure lo sforzo di taglio mobilizzato alla base della particella. Tale problema è stato ampiamente sviluppato negli studi di idraulica fluviale da Lane, Shields e Isbash. Nei terreni coesivi, notoriamente più resistenti all’azione erosiva, la velocità critica nel caso di media consistenza risulta dell’ordine di 0.8 m/sec e passa a valori dell’ordine di 1.5 m/sec nel caso di elevata compattazione. Velocità di erosione, trasporto, sedimentazione in funzione del diametro della particella. La valutazione dell’inizio del moto di particelle giacenti sul fondo dell’alveo di un corso d’acqua può essere fatta attraverso l’imposizione dell’equilibrio tra le forze che tendono a spostare la particella e le forze che invece tendono ad opporsi a tale movimento. Volendo assicurare un adeguato Coefficiente di sicurezza si deve verificare che: τ max < ψ cr (Re ) ⋅ K ⋅ (γ s − γ ) ⋅ Dm Con: K = 1− sin 2 β sin 2 ϕ parametro che tiene conto della pendenza della sponda β angolo difesa ϕ angolo attrito interno ψ cr Parametro di Shields funzione del numero di Reynold γs peso specifico del pietrame γ peso specifico del liquido Comunità montana della Valchiavenna 93 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione dalla quale si ottiene il valore del diametro del pietrame: Dm ≥ FS ⋅ τ max ψ cr (Re ) ⋅ K ⋅ (γ s − γ ) nel quale FS è il coefficiente di sicurezza. Assunto FS uguale a 1.3 in analogia alle verifiche geotecniche si può determinare il diametro del pietrame da mettere in opera: ψ cr (Re ) ⋅ K ⋅ (γ s − γ ) τ Dm = crit Dm ≥ FS τ max τ max si ottiene il valore del diametro medio del pietrame da mettere in opera nella difesa in funzione del coefficiente di sicurezza FS. In bibliografia sono riportate formulazioni di altri autori. In alcuni casi, al fine di aumentare la resistenza all'azione di trascinamento esercitata dalla corrente, gli spazi vuoti tra i massi vengono intasati con malta cementizia. In alcuni casi i massi che formano una scogliera vengono ancorati tra loro con delle funi di acciaio a mezzo di ganci, anch'essi in acciaio, passanti attraverso fori praticati nei massi stessi: questa tecnica fornisce alla struttura una resistenza sicuramente maggiore all'azione di trascinamento esercitata dalla corrente, ma i costi crescono in maniera non trascurabile e l'impiego di questa tecnica non è molto frequente. Per migliorare l'impatto ambientale delle scogliere si possono inserire materiali vivi usando tecniche diverse: la messa a dimora di talee di specie autoctone e/o l’intasamento dei vuoti con terreno vegetale e il successivo inerbimento. Infine come per altri rivestimenti anche quelli in materiali sciolti debbono essere posti in opera avendo l'accortezza di realizzare un filtro rovescio o impiegando i geotessili, per evitare fenomeni di erosione. Applicazioni: Sono strutture per la protezione dall'erosione che non esercitano alcuna funzione di sostegno; caratterizzate dall'avere uno spessore trascurabile rispetto alle altre due dimensioni possono essere permeabili o impermeabili, rigide, flessibili o realizzate con materiali sciolti. I rivestimenti vengono utilizzati sia sulle sponde che sul fondo degli alvei ed hanno un influenza sul regime della corrente che è essenzialmente legata alla variazione della scabrezza in misura che dipende dal materiale di cui sono costituiti. Dal punto di vista ambientale possono avere un impatto significativo per le modifiche che possono apportare alla permeabilità all'acqua ed alla vegetazione e per i cambiamenti che determinano negli habitat sia acquatici che terrestri. Si possono ottenere significativi miglioramenti sotto il profilo ambientale combinando materiali inerti e materiali vivi (piante arbustive o piante erbacee) secondo le tecniche dell'ingegneria naturalistica o usando solo materiali vivi. Comunità montana della Valchiavenna 94 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Parte 1- Elevazione Pietrame di cava asportazione del pietrame, crollo, scalzamento, dislocazione, instabilità; ricarica della elevazione della difesa mediante l’apporto di pietrame, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; diminuzione della pendenza della difesa; utilizzo di tecniche ingegneria naturalistica; ricarica della scarpata interna della difesa (petto) con materiale litoide proveniente da riprofilatura della sezione idraulica; instabilità globale erosione della sponda; con erosione per filtrazione; imbottimento della sponda e ripristino della difesa; formazione di filtri a tergo della difesa, utilizzo di geotessili; Parte 2- Fondazione Pietrame di cava asportazione del pietrame, crollo, scalzamento, dislocazione, instabilità, fenomeni di escavazione al piede, abbassamento del fondo alveo ricarica della fondazione della difesa mediante l’apporto di pietrame; Parte 3- Vegetazione Talee di salice scarso attecchimento impianto di talee di specie autoctone per migliorare l’ineserimento ambientale dell’opera; Vegetazione arborea e/o arbustiva deterioramento della struttura a causa della crescita della vegetazione Geotessile strappi Parte 4- Drenaggi taglio Ripristino delle parti danneggiate, sostituzione; intasamento Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore. Analisi dei prezzi Descrizione U.M. Manodopera Funi acciaio Muratura in pietrame a secco Pietrame Piantine Posa in opera geotessile ora m m3 m3 cad m2 Comunità montana della Valchiavenna Prezzo 20,00 – 26,00 € 2,27 – 6,58 € 126,16 – 216,00 € 34,00 – 50,00€ 1,00 - 5,00 € 2,00 – 3,70 € 95 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Tubo in PVC Sfalcio e diradamento Decespugliamento e disboscamento Nolo mezzi meccanici con operatore m m2 m2 ora 5,30 – 18,15 € 0,06 – 1,50 € 0,70 – 1,50 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione U.M. P.R.L. F.4.015.040.01 Rivestimenti al piede (scogliere alla rinfusa) m³ 29,73 € Taglio vegetazione m2 1,64 € P.R.L. F.4.005.070.01 Prezzo P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Difesa spondale realizzata con pietrame sciolto. Protezione al piede dall’erosione realizzata con pali di legno infissi nel fondo e per mezzo di una berma di appoggio. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 96 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Lo spessore di una difesa in pietrame sciolto è proporzionale alle dimensioni del materiale che la costituisce e generalmente non è inferiore a 0.30 m. Per garantire la stabilità rispetto all'erosione del fondo, il piede può venire adeguatamente approfondito. In alternativa si può realizzare un ringrosso di materiale che, nel caso di erosione, può andare a colmare il vuoto che viene a formarsi. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 97 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.17. C01 Briglie in legname e pietrame Manuale D’uso Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo Oggetto delle pratiche manutentive: briglie in legname e pietrame Descrizione caratteristiche: si tratta di una tipologie di briglie che si realizzavano in passato, quando si utilizzavano principalmente materiali naturali reperibili sul posto, e che di recente sono state riscoperte nell'ambito dell'ingegneria naturalistica. L'altezza di queste opere generalmente non supera 1,50 m dal fondo alveo al piano della gaveta. l tronchi sono collegati tra loro con chiodi e grappe metalliche in modo che la briglia venga ad assumere la forma di un cassone. Quanto alle dimensioni da assegnarsi alle briglie di legname, o miste di legname e pietrame, si osserva la consuetudine di ritenere che lo spessore alla base sia circa uguale all'altezza dalla briglia. È raccomandabile che la gaveta sia rivestita con tondame (intero o diviso a metà) disposto nel senso della corrente. La protezione che si realizza a valle della briglia, dove impatta la lama stramazzante è generalmente suddivisa in campi delimitati da travi di legname per contenere eventuali dissesti all'interno di un campo e limitare così anche gli interventi di ripristino. La protezione deve, ovviamente, interessare anche le sponde per una adeguata altezza. La vita di queste opere, con riferimento alla durabilità del legname, può superare i 30 anni, in dipendenza dal tipo di essenza e dal fatto che mantenga un alto grado di umidità abbastanza costantemente. Solitamente è impiegato tondame di larice o castagno con diametro 20-40 cm e pietrame con diametro di 20-40 cm. Sono state realizzate opere di questo tipo alte anche più di 10 m. Tuttavia è stato dimostrato che gli stati di sollecitazione interna di strutture così grandi non presentano sufficienti livelli di sicurezza soprattutto per quanto concerne gli sforzi di taglio prodotti in corrispondenza delle connessioni. Per tali ragioni ed anche per ridurre i problemi di dissipazione dell'energia a valle, è bene non superare i 2 m circa e piuttosto preferibile diminuire la distanza delle opere della gradinata. Applicazioni: corsi d’acqua con deflusso minimo costante, per evitare cicli di disseccamento/imbibizione del legname ed aumentarne quindi la durabilità, caratterizzati da erosione di fondo e laterale con trasporto solido non eccessivo a livello di quantità e di dimensioni del materiale lapideo. Soprattutto in aree prive di viabilità ma con disponibilità di legname e pietrame. Comunità montana della Valchiavenna 98 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Parte 1- Pali Parte 2- Pietrame Parte 3- Carpenteria in ferro Materiali Anomalie riscontrabili Pali scortecciati in legname (castagno, larice, abete, pino), lunghezza 2 - 4 m, Ø 20 - 40 cm; Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi Pietrame di pezzatura 25 cm o superiore, reperito in loco o da cava di prestito Chiodi in ferro Ø 12 - 14 mm, lunghezza ≥ 40 cm Piloti in ferro Ø 24 mm, lunghezza 1,5 - 3m Cavo in acciaio Ø 10 mm Graffe metalliche lunghezza 20 - 30 cm, Ø 8 - 10 mm. corrosione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Periodico svuotamento del materiale inerte trattenuto. Controllo dello stato generale dell’opera (eventuali scalzamenti, immorsamenti delle ali ecc). L’intervento non necessita di una particolare manutenzione ordinaria. Solamente in caso di danneggiamenti si rendono necessari interventi di manutenzione straordinaria. L’opera nel suo insieme può raggiungere i 30 - 40 anni di durata, se il corso d’acqua è caratterizzato da un deflusso minimo costante in grado di evitare cicli di disseccamento/imbibizione. Mezzi e personale: Trattori agricoli o forestali, escavatore. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Cavo acciaio Pali in legno Pietrame Realizzazione di briglie Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Kg m cad m3 m3 m2 m3 ora ora ora 1,18 – 1,66 € 0,73 € 3,00 – 10,00 € 34,00 – 50,00€ 145,89 – 210,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 99 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.18. C02 Briglie di finestre/fessura trattenuta – Briglie aperte a Manuale d’uso Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo Oggetto delle pratiche manutentive: Briglie di trattenuta – Briglie aperte a finestre/fessura Descrizione caratteristiche: Briglie aperte a finestre (BENINI, 1990): Sono briglie il cui corpo è caratterizzato dalla presenza di una serie di aperture rettangolari che hanno il compito di lasciar passare a valle i materiali fini e di trattenere quelli più grossolani. La dimensione della finestra deve essere dell'ordine di grandezza di 1.5-2 volte le dimensioni del materiale più grande da trattenere. Le piene con ingente trasporto solido non devono transitare attraverso le finestre, ma il livello dell’acqua deve innalzarsi sopra la soglia della gaveta. A monte si forma un rigurgito ed il conseguente rallentamento provoca la deposizione del materiale solido. Nella fase di morbida, il deflusso dovrebbe provvedere al trasporto a valle del materiale solido di minori dimensioni. Le dimensioni delle finestre possono aumentare fino ad avere un reticolo di travi di acciaio o calcestruzzo e la briglia viene appunto denominata a “reticolo”. In questo caso le dimensioni delle aperture sono tali che il materiale di trasporto solido lapideo passa liberamente nella parte bassa, mentre nella parte alta viene intrappolato il materiale legnoso flottante. Briglie aperte a fessura (BENINI, 1990) Si tratta di strutture con scopi analoghi a quelli delle briglie a finestre, ma che risultano più efficienti. Sono briglie caratterizzate da una apertura centrale di forma trapezoidale quasi rettangolare. La fessura deve essere dimensionata in maniera opportuna affinché sia soddisfatto un compromesso tra il trattenimento della massima quantità possibile di materiale solido durante la piena e il maggiore svuotamento possibile durante la fase calante della piena. Per motivi statici le briglie a fessura, che spesso raggiungono altezze rilevanti per consentire l'accumulo di grandi volumi di materiale a monte, sono frequentemente realizzate con la tipologia a contrafforti, ove la trave orizzontale aggiunge stabilità alle due pareti della briglia. La necessità di fermare materiali di grandi dimensioni e di lasciar defluire a valle i materiali trasportati dalle piene ordinarie può indurre ad aumentare le aperture in numero e dimensioni fino ad eliminare del tutto la parete piena, eventualmente sostituita da robusti profilati o tubi di acciaio rimovibili nel caso si debba consentire l'accesso di mezzi meccanici da valle. Nei casi in cui si prevede l'accesso di mezzi meccanici a tergo della briglia attraverso la fessura, questa dovrà avere una larghezza della base non inferiore a 2.5 m Applicazioni: Le briglie di trattenuta sono opere trasversali che intercettano il trasporto solido ed il materiale flottante in maniera pianificata ed in luoghi dove periodicamente sia possibile asportare i sedimenti. Comunità montana della Valchiavenna 100 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Le tipologie a fessura e a finestra vengono impiegate per il trattenimento del trasporto di fondo: queste strutture lasciano transitare senza apprezzabile disturbo le portate ordinarie, mentre in occasione delle piene provocano un rigurgito che, rallentando l'acqua, causa la deposizione del materiale di medie e grandi dimensioni in carico alla corrente. Una volta esauritasi la piena, la corrente di morbida asporta il materiale di dimensioni medie e lo ridistribuisce a valle. Questo fenomeno garantisce una efficienza più prolungata delle opere e non altera eccessivamente il bilancio dei materiali trasportati dal corso d'acqua. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea Parte briglia 1- a Corpo Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Calcestruzzo, pietrame danneggiamenti struttura; scalzamento, verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto alla crollo, recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine erosione al piede realizzazione di controbriglia a valle della struttura, con eventuale realizzazione dei muri d’ala tra briglia e controbriglia, e del selciato in pietrame annegato nel calcestruzzo sia davanti alla briglia che alla controbriglia, realizzazione di opere di difesa spondale a monte e/o a valle erosione fondo alveo nel tratto a valle della briglia ricarica mediante l’apporto di massi di cava, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; fenomeni di sifonamento realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri realizzazione di platea e controbriglia a valle della struttura Parte Coronamento, Gaveta 2- Calcestruzzo occlusione delle luci asportazione del materiale solido galleggiante accumulato riduzione della c apacità di invaso per sovralluvionamento a monte periodico allontanamento del materiale inerte depositato nel serbatoio Ripristino condizioni di progetto danneggiamenti struttura; scalzamento, recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine; alla crollo, eventuale rivestimento del coronamento con lamiere in acciaio Pietrame crollo, scalzamento, dislocazione eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura mediante utilizzo di barre in acciaio ad aderenza migliorata annegate nella malta di cemento addittivata; Parte 3- Geotessile (non sempre presente) Geotessile strappi intasamento recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione; Parte 4- Drenaggi Tubi in PVC, geotessili ostruzione dei drenaggi sostituzione, pulizia dei drenaggi, recupero delle condizioni di progetto Comunità montana della Valchiavenna 101 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione rottura del tubo Parte 5 - Sedimenti Sedimenti accumulo litoide di materiali svaso Livello minimo delle prestazioni manutentive: E’ importante che a tergo dell’opera venga posato in opera materiale arido e barbacani tubolari per la riduzione delle spinte idrostatiche. Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Realizzazione di briglie Scavo e sbancamento materiale Muratura in calcestruzzo Ferro Muratura in pietrame a secco Tubo in PVC Posa in opera geotessile Posa in opera geocomposito Riempimento con ciottoli a tergo muro Decespugliamento e disboscamento Sfalcio e diradamento Nolo mezzi meccanici con operatore Realizzazione drenaggio Materiale drenante Prezzo m3 m3 m3 kg m3 m m2 m2 145,89 – 210,00 € 4,00 – 6,00 € 70,00 – 120,00 € 0,80 – 1,20 € 126,16 – 216,00 € 5,30 – 18,15 € 2,00 – 3,70 € 8,20 – 61,50 € m3 m2 m2 ora m3 m3 5,7 € 0,70 – 1,50 € 0,06 – 1,50 € 30,00 – 100,00 € 28,5 € 9,00 -20,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.L. P.R.L. Voce F.4.015.060.01 F.4.015.065.01 Descrizione Realizzazione briglie-soglie Formazione di copertina Formazione di gaveta U.M. m3 m2 m2 Prezzo 170,00 € 324,25 € 81,06 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 102 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Tipologie di briglie aperte: a) a finestre b) a fessura Hanno la caratteristica di lasciare passare l'acqua trattenendo i sedimenti in carico alla corrente ed il materiale flottante. Le diverse tipologie si adattano a differenti caratteristiche del regime dei corsi d'acqua e del tipo di trasporto solido. Se ben progettate le briglie per il trattenimento dei sedimenti, vengono ripulite dal materiale più fine dalla corrente stessa nei periodi di morbida. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 103 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.19. C03 Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine Manuale d’uso Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo Oggetto delle pratiche manutentive: Briglie di trattenuta – Briglie aperte a reticolo/ a pettine Descrizione caratteristiche: in questo tipo di opere il corpo della briglia è completamente scomparso e viene sostituito da elementi tubolari o putrelle in acciaio, verticali, incastrati nella fondazione in calcestruzzo. Sono utilizzate con lo scopo principale di trattenere materiale vegetale di grandi dimensioni e devono ovviamente essere mantenute pulite, pena il decadimento della funzionalità. I singoli elementi di queste strutture possono essere soggetti a momenti flettenti molto elevati, considerando che la briglia si può riempire completamente e che mancano elementi orizzontali in grado di assorbire parte della spinta. Per tale ragione questo tipo di struttura è poco adatto nel caso in cui si preveda che possano essere interessate dall'impatto di colate detritiche. Applicazioni: Le tipologie a reticolo e a pettine vengono impiegate per il trattenimento del materiale flottante: hanno il compito di intercettare il materiale galleggiante oltre al trasporto solido di fondo. Queste briglie consentono di intercettare quei materiali, tronchi e ceppaie che creano così tanti problemi in occasione delle piene in corrispondenza dei ponti e tombini. Le briglie a pettine sono impiegate soprattutto nei torrenti, dove il trasporto solido flottante può essere abbondante a causa delle caratteristiche dei bacini montani. In certe situazioni però le briglie a pettine possono venire impiegate anche nei grandi fiumi di pianura. E' questo il caso in cui sia necessario proteggere delle opere quali ad esempio le casse di espansione o i ponti. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea Parte briglia 1- a Corpo Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Calcestruzzo danneggiamenti struttura; scalzamento, verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto alla crollo, recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine erosione al piede Comunità montana della Valchiavenna realizzazione di controbriglia a valle della struttura, con eventuale 104 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione realizzazione dei muri d’ala tra briglia e controbriglia, e del selciato in pietrame annegato nel calcestruzzo sia davanti alla briglia che alla controbriglia, realizzazione di opere di difesa spondale a monte e/o a valle erosione fondo alveo nel tratto a valle della briglia fenomeni di sifonamento ricarica mediante l’apporto di massi di cava, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri realizzazione di platea e controbriglia a valle della struttura Parte Coronamento, Gaveta 2- Calcestruzzo occlusione delle luci asportazione del materiale solido galleggiante accumulato riduzione della capacità di invaso per sovralluvionamento a monte periodico allontanamento del materiale inerte depositato nel serbatoio Ripristino condizioni di progetto danneggiamenti struttura; scalzamento, recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine; alla crollo, eventuale rivestimento del coronamento con lamiere in acciaio crollo, scalzamento, dislocazione Pietrame Parte 3- Geotessile (non sempre presente) Geotessile Parte 4- Drenaggi Tubi in geotessili Parte 5- Elementi verticali Tubolari o putrelle in acciaio Parte 6 - Sedimenti eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura mediante utilizzo di barre in acciaio ad aderenza migliorata annegate nella malta di cemento addittivata; strappi intasamento recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione; ostruzione dei drenaggi rottura del tubo sostituzione, pulizia dei drenaggi, recupero delle condizioni di progetto flessione permanente degli elementi verticali ripristino degli elementi verticali nella corretta posizione; danneggiamento-erosione dell’incastro al piede recupero delle tubolari danneggiati, ripristino dell’immorsamento nella fondazione Platea a monte a protezione delle fondazioni scalzamento, dislocazione ripristino della platea, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati Sedimenti accumulo litoide svaso PVC, di materiale Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname, trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i, escavatore. Comunità montana della Valchiavenna 105 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Realizzazione di briglie Scavo e sbancamento materiale Muratura in calcestruzzo Ferro Muratura in pietrame a secco Montanti Tubo in PVC Posa in opera geotessile Sfalcio e diradamento Decespugliamento e disboscamento Nolo mezzi meccanici con operatore m3 m3 m3 kg m3 cad m m2 m2 m2 Ora Prezzo 145,89 – 210,00 € 4,00 – 6,00 € 70,00 – 120,00 € 0,80 – 1,20 € 126,16 – 216,00 € 340,10 € 5,30-18,15 € 2,00 – 3,70 € 0,06 – 1,50 € 0,70 – 1,50 € 30,00 – 100,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.L. P.R.L. Voce F.4.015.060.01 F.4.015.065.01 Descrizione Formazione briglie-soglie Formazione di copertina Formazione di gaveta U.M. m3 m2 m2 Prezzo 170,00 € 324,25 € 81,06 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Briglia a reticolo Comunità montana della Valchiavenna 106 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Negli schemi sono mostrate alcune tipologie di briglie a pettine. Le putrelle verticali possono essere immorsate alla base nel calcestruzzo o possono essere fissate a due putrelle trasversali. In questo tipo di opere i punti più sollecitati, che vanno dimensionati con attenzione, sono le zone di immorsamento delle putrelle nel calcestruzzo. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 107 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.20. C04 Vasche di accumulo e materiale litoide Manuale d’uso Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo Oggetto delle pratiche manutentive: Vasche di accumulo o piazze di deposito Descrizione caratteristiche: La vasche di accumulo è costituita da un bacino di raccolta a valle del quale si pone una struttura trasversale con funzione di trattenuta: una briglia a fessura o a pettine; la configurazione così realizzata consente il passaggio dell'acqua e dei sedimenti più fini in condizioni di deflusso normali, mentre impedisce il transito dei materiali più grossolani e delle colate in occasione degli eventi estremi. A monte della vasche di accumulo si può realizzare una briglia che svolga la duplice funzione di rallentare ed indirizzare la corrente o la colata prima dell'immissione all'interno del bacino, in tal modo si riduce l'erosione e si riduce il rischio di by-pass dell'opera. Per ridurre ulteriormente la velocità della corrente e favorirne l'espansione all'interno della vasche di accumulo, si possono realizzare delle briglie o dei setti in terra compattata con una fessura al centro che lasci defluire l'acqua in condizioni normali. La briglia aperta e gli eventuali argini che possono essere soggetti ad impatto da parte delle colate dovranno essere dimensionati tenendo conto degli effetti dinamici dovuti alla spinta della massa di materiale in rapido movimento e dovranno avere forma ed altezza tali da impedirne lo scavalcamento. Il bacino della vasche di accumulo invece dovrà avere un volume d'invaso sufficiente ad invasare il quantitativo di materiale solido mobilizzabile in occasione almeno di un singolo evento con adeguato tempo di ritorno e dovrà essere dotato di una strada di accesso per i mezzi che devono eseguire le manutenzioni periodiche. Applicazioni: Questo dispositivo si presta ad arrestare il movimento verso valle dei materiali solidi, lapidei e vegetali, trasportati anche sotto forma di colate detritiche o fangose. Si tratta di aree a bassa pendenza ricavate in tratti in cui la sezione del corso d'acqua si allarga: la diminuzione di velocità della corrente provoca il deposito del materiale trasportato o l'arresto delle colate detritiche. Se non è disponibile una varice naturale è possibile ricavare il bacino di accumulo del materiale solido scavando o realizzando degli argini di contenimento. Comunità montana della Valchiavenna 108 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea a Parte 1- Corpo briglia Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Calcestruzzo, pietrame, terra danneggiamenti alla struttura; crollo, scalzamento, verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto, controllo dell’erosione al piede e dei fenomeni di sifonamento (rif. schede dettaglio) recupero delle parti di muratura ammalorate, erosione dovuta alla forte velocità della corrente, by-pass della struttura da parte della corrente realizzazione di una briglia a monte oppure di una serie di setti in terra compattata con una fessura al centro che lasci defluire l'acqua in condizioni normali ricarica mediante l’apporto di massi di cava, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; occlusione delle luci riduzione della capacità di invaso per sovralluvionamento a monte Parte 2Coronamento, Gaveta Calcestruzzo danneggiamenti alla struttura; crollo, scalzamento, asportazione del materiale solido galleggiante accumulato periodico allontanamento del depositato nel serbatoio Ripristino condizioni di progetto materiale inerte recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine; eventuale rivestimento del coronamento con lamiere in acciaio eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura mediante utilizzo di barre in acciaio ad aderenza migliorata annegate nella malta di cemento addittivata; Pietrame crollo, scalzamento, dislocazione Parte 3- Geotessile (non sempre presente) Geotessile strappi intasamento recupero delle parti strappate, sostituzione o integrazione; Parte 4- Drenaggi Tubi in geotessili ostruzione dei drenaggi rottura del tubo sostituzione, pulizia dei drenaggi, recupero delle condizioni di progetto Parte 5- Vasca di accumulo Calcestruzzo, pietrame, terra deterioramento del fondo recupero del fondo della vasca di accumulo Vegetazione taglio e/o decespugliamento Sedimenti crescita di vegetazione nella vasca di accumulo accumulo di materiale litoide Sedimenti zone di erosione distribuzione del materiale litoide in alveo a protezione di erosioni spondali Parte 6 – Alveo PVC, svaso Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, operaio/i specializzati/o, trattori agricoli o forestali, strumenti per il taglio, escavatore, utensili manuali di spostamento legname. Comunità montana della Valchiavenna 109 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Realizzazione di briglie Scavo e sbancamento materiale Muratura in calcestruzzo Ferro Muratura in pietrame a secco Posa in opera geotessile Decespugliamento e disboscamento Sfalcio e diradamento Nolo mezzi meccanici con operatore Realizzazione drenaggio Materiale drenante Prezzo m3 145,89 – 210,00 € 4,00 – 6,00 € 70,00 – 120,00 € 0,80 – 1,20 € 126,16 – 216,00 € 2,00 – 3,70 € 0,70 – 1,50 € 0,06 – 1,50 € 30,00 – 100,00 € 28,5 € 9,00 -20,00 € m3 m3 kg m3 m2 m2 m2 ora m3 m3 Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione U.M. P.R.L. F.4.005.070.01 Taglio vegetazione m2 P.R.L. F.4.005.005.01 Scavo di sbancamento per svaso m3 P.R.L. F.4.005.025.01 Scavo di sbancamento per risagomatura m3 Prezzo 1,64 € 4,50 € 19,71€ P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Schema di vasche di accumulo realizzata in scavo. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 110 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.21. C05 Cunettoni e selciatoni Manuale d’uso Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo Oggetto delle pratiche manutentive: Cunettoni e selciatoni Descrizione caratteristiche: Con il termine di cunettone, si indica un alveo artificiale sufficientemente regolare, protetto con pietrame legato con malta o altro materiale che non venga eroso dalla corrente. Sono canali rivestiti artificialmente, per lo più con massi, di solito abbastanza stretti e con pareti laterali ripide. La protezione con massi impedisce l'erosione dell'alveo e al tempo stesso diminuisce la scabrezza causando un aumento della velocità della corrente che impedisce la deposizione di sedimenti. In tal modo la diminuzione di scabrezza può compensare gli effetti dovuti alla diminuzione di pendenza. Le tipologie di cunettone comunemente usate sono le seguenti: - di forma trapezia, con fondo e sponde di calcestruzzo rivestite di pietrame duro; a pareti verticali, con fondo rivestito in cemento e pietrame e con sponde sostenute da muri di sponda; formato con grossi sassi disposti a secco, caratterizzato da impatto visivo gradevole in ambiente montano; con sponde in lastre di calcestruzzo prefabbricato; solo se il trasporto solido è limitato o di granulometria non troppo grossolana, in quanto il calcestruzzo è facilmente erodibile. ll cunettone deve adattarsi alla topografia del conoide, pertanto risulta sempre a forte pendenza. Onde contenere la velocità dell'acqua a valori accettabili (4-5 m/s e comunque inferiore sempre a 8 m/s) si rendono quasi sempre necessari salti di fondo in modo da ridurre la pendenza dei tratti di cunettone compresi fra un tronco e l'altro. I salti, creando con l'aerazione della vena un miscuglio acqua-aria, oltre a diminuire la velocità della corrente riducono le azioni di impatto. I selciatoni, realizzati con le stesse modalità dei cunettoni con pietrame, calcestruzzo o cemento, sono spesso utilizzati a valle delle briglie come protezione nei confronti dello scavo o come rivestimento del fondo dell’alveo. L’opera è volta a impedire approfondimenti dell’alveo e/o favorire il movimento del materiale trasportato. Applicazioni: Si tratta di un’opera utilizzata nella sistemazione dei torrenti; può essere impiegata sia nei tratti tendenzialmente in condizione di trasporto che in quelli in scavo, ma principalmente trova applicazione nel primo caso e nei settori di conoide. Questo tipo di sistemazione ha un impatto piuttosto pesante sia dal punto di vista ambientale (cementazione di fondo e sponde), che idraulico (riduzione del tempo di corrivazione) per tali ragioni deve essere riservata ai tratti ove sia strettamente necessaria, e cioè: - nell'attraversamento dei centri abitati; in corrispondenza del cono di deiezione; a valle di briglie soggette ad erosione. Comunità montana della Valchiavenna 111 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea Parte 1- Rivestimento a Materiali Pietrame, calcestruzzo Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione asportazione del pietrame, crollo, scalzamento, dislocazione, instabilità; ricarica della elevazione della sponda mediante l’apporto di pietrame, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; ripristino della sezione di progetto ripristino sponda in pietrame legato con malta o altro materiale che non venga eroso dalla corrente; recupero delle parti in calcestruzzo o cemento armato danneggiate decespugliamento; crescita di arbusti sulla sommità arginale e lungo le scarpate; instabilità delle opere di difesa spondale; verifica dei coefficienti di sicurezza alla stabilità e interventi di manuten zione ordinaria o straordinaria (rif. schede dettaglio) formazione di filtri erosione per filtrazione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Il mantenimento dell'efficienza di queste opere dipende strettamente dalla manutenzione delle opere poste a monte per la riduzione del trasporto solido e dei materiali vegetali di grandi dimensioni. Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, operaio specializzati/o, trattori agricoli o forestali, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname. Elenco Prezzi Unitari Descrizione Realizzazione di briglie, salti di fondo Realizzazione di canalette Scavo e sbancamento materiale Muratura in calcestruzzo Ferro Muratura in pietrame a secco Decespugliamento e disboscamento Nolo mezzi meccanici con operatore U.M. Prezzo m3 145,89 – 210,00 € m m3 m3 kg m3 m2 ora 20,00 – 25,00 € 4,00 – 6,00 € 70,00 – 120,00 € 0,80 – 1,20 € 126,16 – 216,00 € 0,70 – 1,50 € 30,00 – 100,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 112 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Prezziario Voce P.R.L. F.4.015.045.01 Descrizione Formazione di selciatone U.M. m3 Prezzo 47,29 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Esempio di cunettone realizzato con sponde in calcestruzzo e fondo in pietrame squadrato, con l’asse maggiore in verticale, annegato in una fondazione di calcestruzzo magro. L'utilizzo di muri di sponda consente di massimizzare la sezione di deflusso e la sezione completamente rivestita diminuisce la scabrezza. Il manufatto con queste caratteristiche consente di evitare l'esondazione nel tratto finale del torrente, dove la diminuzione di pendenza può causare il deposito del trasporto solido e l'innalzamento del fondo. (CEMAGREF, 1983). Nello schema è raffigurato un cunettone con muri di sponda e fondo in calcestruzzo rivestiti in pietrame. Il pietrame oltre a migliorare l'impatto visivo dell'opera ha la funzione di proteggere il calcestruzzo dall'abrasione e dagli urti dovuti al materiale, anche di grosse dimensioni, in carico alla corrente. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 113 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.22. C06 Soglie Manuale d’uso Funzione specifica: controllo del trasporto solido e difesa dall’erosione del fondo Oggetto delle pratiche manutentive: Soglie Descrizione caratteristiche: le soglie sono, a differenza delle briglie, opere trasversali non sporgenti: con lo scopo primario di fissare nella sezione considerata il fondo dell'alveo circa alla stessa quota dell'alveo naturale. Rappresenta un altro tipo di intervento che si può operare per ridurre la capacità erosiva della corrente realizzando una “batteria” di salti di fondo, ottenuti con lavori di scavo che assegnino al profilo del torrente una pendenza correttiva pari a quella di equilibrio. In questo modo si riduce la cadente della corrente e, quindi, diminuisce lo sforzo tangenziale medio, cioè l’azione erosiva esercitata dalla corrente sul contorno dell’alveo. Dal punto di vista del dimensionamento le soglie andranno trattate come delle briglie, poiché nel tempo verranno a trovarsi in condizioni di sollecitazione simile. Bisognerà inoltre tenere conto degli effetti dell'erosione a valle, che può indurre movimenti nella struttura se questa non è adeguatamente fondata. Inoltre poiché l'equilibrio si raggiunge attraverso l'erosione nel tratto immediatamente a valle della soglia e non il deposito nel tratto a monte, si dovrà tenere conto degli eventuali fenomeni di instabilità che questa potrebbe indurre nei versanti presenti tra una soglia e l'altra. Questo tipo di opere possono essere costruite in calcestruzzo o con massi vincolati con funi; l'uso del legname mal si presta per la difficoltà di creare cassoni in scavo nell'alveo e per l'impossibilità in genere di infiggere pali in un alveo in cui sono presenti trovanti. Applicazioni: Le soglie possono essere impiegate sia nelle sistemazioni a gradinate che isolatamente, e trovano applicazione oltre che nelle correzioni dei torrenti nella stabilizzazione del fondo dell'alveo dei fiumi di pianura. Nella conoide di un torrente, la presenza di un sistema di muri di sponda più soglie impedisce la divagazione laterale del torrente e l’approfondimento del fondo per erosione. Le soglie vengono utilizzate anche isolatamente in zona di fondovalle per controllare localmente la quota di fondo di un corso d'acqua. Questo avviene normalmente nei fiumi, presso i ponti, dove è necessario preservare le pile dallo scalzamento dovuto all'aumento di velocità dell'acqua ed all'evoluzione a più grande scala dell'alveo. Le soglie di fondo in massi ancorati con fune si utilizzano generalmente nel caso di alvei con trasporto di fondo costituito da materiali grossolani che impediscono l’utilizzo di gabbioni, oppure in terreni con cospicua presenza di ciottoli, dove dovranno essere impiegati anche spezzoni di profili metallici, tagliati in punta per favorire l’infissione nel terreno. Comunità montana della Valchiavenna 114 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea a Parte 1- Soglia Materiali Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Calcestruzzo danneggiamenti alla struttura; crollo, scalzamento, verifica della stabilità della struttura, ripristino delle condizioni di progetto recupero delle parti di muratura ammalorate, recupero delle parti in c.a. anche mediante utilizzo di resine erosione fondo alveo nel tratto a valle della briglia fenomeni di sifonamento ricarica mediante l’apporto di massi di cava, sistemazione mediante il riutilizzo e il rimaneggiamento dei massi destabilizzati; realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri realizzazione di platea e controbriglia a valle della struttura occlusione delle luci riduzione della capacità di invaso per sovralluvionamento a monte Massi vincolati con funi crollo, dislocazione scalzamento, rottura delle funi, corrosione asportazione accumulato del materiale periodico allontanamento depositato nel serbatoio solido del galleggiante materiale inerte Ripristino condizioni di progetto eventuale ancoraggio dei masselli nella muratura mediante utilizzo di tasselli e funi in acciaio ad aderenza migliorata annegate nella malta di cemento addittivata; piegatura, rottura, lacerazioni erosione al piede fenomeni di sifonamento Parte 2- Geotessile (non sempre presente) Geotessile strappi intasamento realizzazione dei muri d’ala tra soglie successive, e del selciato in pietrame a valle della soglia, realizzazione di opere di difesa spondale a monte e/o a valle realizzazione di diaframmi; realizzazione di filtri recupero delle integrazione; parti strappate, sostituzione o Livello minimo delle prestazioni manutentive: Nel caso di soglie di fondo in massi ancorati con fune, è importante verificare il corretto posizionamento dei massi, trasversali al fondo dell’alveo, e verificare la legatura degli stessi con una fune di acciaio assicurata da tasselli o barre con asola fissati previa foratura e successiva boiaccatura nei massi. L’inserimento della fune nell’asola deve essere tale da assicurare tutti i massi tra loro lungo le file con tesatura e fissaggio della fune con morsetti serrafune. Infine si procede all’infissione dei piloti in acciaio a monte della fila superiore di massi con interasse variabile a seconda dei parametri idraulici. Il sistema piloti-massi-funi deve costituire un’unica struttura elastica a collana, avente la caratteristica di adattarsi bene agli assestamenti dovuti al trasporto idrico e solido. Comunità montana della Valchiavenna 115 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Muratura in calcestruzzo Muratura in pietrame a secco Rivestimento in materassi metallici Scavo e sbancamento materiali Reti Posa in opera geotessile Manodopera Nolo mezzi meccanici con operatore m3 m3 m2 m3 m2 m2 ora ora 70,00 – 120,00 € 126,16 – 216,00 € 45,00 – 65,00 € 4,00 – 6,00 € 42,00 - 67,00 € 2,00 – 3,70 € 20,00 – 26,00 € 30,00 – 100,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.L. P.R.L. Voce F.4.015.060.01 F.4.015.065.01 Descrizione Formazione briglie-soglie Formazione di copertina Formazione di gaveta U.M. m3 m2 m2 Prezzo 170,00 € 324,25 € 81,06 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Sistemazione a gradinata con soglie. Il terreno tra un'opera e l'altra verrà eroso dal corso d'acqua, fino al raggiungimento della pendenza di correzione. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 116 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Piccole soglie in legname e pietrame, utilizzate per fissare la quota di fondo di corsi d'acqua minori. Si può realizzare solo in condizioni in cui sia possibile infiggere i pali di legno nel terreno. (fonte APAT) Comunità montana della Valchiavenna 117 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.23. D01 Palizzate vive Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: palizzate vive Descrizione caratteristiche: la tecnica della palizzata in legname con talee e/o con piantine è un sistema simile alla viminata, che unisce l'impiego di talee con strutture fisse in legno per la stabilizzazione di pendii e scarpate, naturali o artificiali, in dissesto. Con questo sistema si tende a rinverdire le scarpate attraverso la formazione di piccoli gradoni lineari, sostenuti dalle strutture di legno, che corrono lungo le curve di livello del pendio e dove, a monte, si raccoglie del materiale terroso. Le piante, una volta che la vegetazione si sarà sviluppata, garantiranno un consolidamento del terreno con l'apparato radicale e una resistenza all'erosione superficiale, con la loro parte epigea. Applicazioni: è un’opera di contenimento superficiale del terreno adatta a profili ripidi ed accidentati. L’azione della palizzata è adatta al controllo dell’erosione superficiale di ruscellamento, laminare e a rivoli ma non al consolidamento di fenomeni di instabilità profondi. La realizzazione di gradoni fuori terra consente un’apprezzabile riduzione della pendenza locale. La palificata semplice è una tipologia che trova applicazione in diverse situazioni, da sola o combinata con altre tipologie di ingegneria naturalistica. E’ una tipologia adatta a facilitare l’insediamento di una copertura vegetale. Le palificate possono venire impiegate nel consolidamento di dissesti superficiali, di scarpate stradali o del terreno soprastante alle opere di sostegno quali palificate di sostegno e scogliere in massi. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1- Specie vegetali Piantine radicate; talee di salice; rami elastici di salice Scarso attecchimento Parte 2- Pali Pali di castagno o altro legname a lunga durata, tondame di legname durevole Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi Parte 3- Carpenteria in ferro Filo di ferro; chiodi Corrosione, piegatura, rottura Livello minimo delle prestazioni manutentive: Taglio frequente e selettivo della vegetazione che si sviluppa dai pali, in modo da poter controllare l’azione filtrante della palizzata; sostituzione dei pali rotti; sostituzione materiale deteriorato o rotto; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Comunità montana della Valchiavenna 118 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Pali in legno Piantine Realizzazione di palizzata viva Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Kg cad cad m m2 ora ora ora 1,18 – 1,66 € 3,00 – 10,00 € 1,00 - 5,00 € 27,50 - 74,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Intervento di stabilizzazione del versante a monte della strada statale SS n. 77 Foligno-Muccia (Appennino Umbro-Marchigiano) Comunità montana della Valchiavenna 119 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione consistente nella realizzazione di palizzate semplici in legname con talee e piantine. Il versante, caratterizzato dalla presenza di un’ ampia fascia di detrito calcareo instabile e da elevata acclività (circa 30° - 40°), è stato sistemato mediante la costruzione di strutture di circa 3-4 m di lunghezza, disposte su file alterne e/o irregolari sul pendio preventivamente rimodellato e preparato. Comunità montana della Valchiavenna 120 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.24. D02 Palificate vive e semplici Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: palificate vive semplici e doppie Descrizione caratteristiche: manufatto in legname costituito da una struttura a celle, formate da pali di legno disposti perpendicolarmente, con posa di piante o talee. In pochi anni lo sviluppo dell’apparato radicale della vegetazione crea un’armatura nel terreno, con effetto stabilizzante. Le palificate vive con talee e/o con piantine sono impiegate con successo negli interventi di stabilizzazione di pendii e scarpate, naturali o artificiali, in dissesto. Questo sistema favorisce il rinverdimento di pendii attraverso la formazione di strutture fisse in legname, che hanno la funzione di formare delle piccole gradonate a monte delle quali si raccoglie il terreno. In questo modo si crea lungo le curve di livello una struttura più resistente delle viminate, in cui si interrano dei fitti "pettini" di talee e/o di piantine radicate. Lo sviluppo dell’apparato radicale garantisce il consolidamento del terreno, mentre la parte aerea contribuisce a contenere l’erosione superficiale. In funzione della modalità costruttive si distinguono palificate vive in legname o con piantine: - a parete semplice; - a parete doppia; Palificata a parete semplice: In questo sistema i tronchi longitudinali sono disposti su di unica fila orizzontale esterna, mentre i tronchi trasversali appoggiano con la parte terminale nella parete dello scavo; Palificata a parete doppia: Con questo sistema la palificata è realizzata disponendo i tronchi longitudinali su due file orizzontali sia all'esterno che all'interno della struttura. La palificata a due pareti necessita di uno scavo di maggiori dimensioni, compensato, però, dalla capacità di resistere a spinte del terreno maggiori, e dalla possibilità di realizzare strutture aventi un'altezza superiore. Applicazioni: questo sistema, in generale, è utilizzato con successo negli interventi di sistemazione delle frane di tipo superficiale, e nel consolidamento di sponde fluviali in dissesto. Si tratta di opere deformabili e permeabili, che si adattano bene ad interventi su pendii instabili. Comunità montana della Valchiavenna 121 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea Parte 1vegetali a Specie Parte 2- Pali Parte 3- Carpenteria in ferro Materiali Anomalie riscontrabili Talee o piantine di specie legnose, dotate di buona capacità vegetativa, con lunghezza di 25 cm maggiore rispetto alla profondità della palificata fino ad arrivare al terreno naturale; ramaglie di salice: lunghezza 30 - 40 cm > della profondità dell’opera Tondame scortecciato (larice o castagno), avente Ø = 20 30 cm e lunghezza > 1,5 - 2m; Scarso attecchimento Chiodi in ferro o tondini in ferro con Ø 10 -14 mm; filo di ferro zincato: Ø = 3 mm Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi Corrosione, piegatura, rottura Livello minimo delle prestazioni manutentive: Nel corso del primo anno si consiglia una sorveglianza costante per evitare lo scalzamento dell’opera. Se si verifica una forte crescita è utile eseguire il taglio delle piante a livello del terreno, in modo da favorire la formazione delle radici. La durata dell’opera dipende dal tipo di legname utilizzato per realizzare la struttura: se si usa il legname di larice la durata è di 20 - 40 anni, mentre è maggiore per legname di castagno. Sostituzione materiale deteriorato o rotto; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale); eventuali riprese del riempimento in pietrame. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Pali in legno Piantine Riempimento pietrame Realizzazione di palificata viva Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Kg cad cad m3 m m2 ora ora ora 1,18 – 1,66 € 3,00 – 10,00 € 1,00 - 5,00 € 46,00 -70,00 € 67,00 – 155,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 122 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Prezziario Voce P.R.L. F.4.050.090.01 Descrizione Esecuzione di palificata U.M. m Prezzo 97,82 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Consolidamento di una scarpata in frana mediante l'esecuzione di palificata in legname con talee a parete doppia. La palificata a due pareti necessita di uno scavo più grande, compensato, però, dalla capacità di resistere a spinte maggiori del terreno, e dalla possibilità di realizzare strutture aventi un'altezza superiore. Comunità montana della Valchiavenna 123 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.25. D03 Gradonate vive Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: gradonate vive Descrizione caratteristiche: è un’opera che prevede la realizzazione di banchine orizzontali o suborizzontali, costituite da uno scavo inclinato a reggipoggio di circa 5° - 10°, nel quale viene posto a dimora materiale vegetale vivo. Ha una funzione di stabilizzazione di tipo meccanico del pendio ed inoltre interrompe il deflusso superficiale delle acque meteoriche. L’impiego di alcune specie vegetali (salici, frassini) favorisce la diminuzione del contenuto d’acqua nel terreno rendendolo più stabile. Normalmente vengono realizzate tre diverse tipologie di gradonate: - la gradonata con talee (sistemazione a cespuglio secondo Schiechtl); la gradonata con piantine (sistemazione a siepe secondo Schiechtl); la gradonata mista con talee e piantine (sistemazione a siepe-cespuglio secondo Schiechtl). La tecnica d'esecuzione delle gradonate, indipendentemente dal tipo d'intervento, è sostanzialmente la stessa: nel versante si eseguono una serie di scassi orizzontali con leggera contropendenza, a forma di “L”, nei quali si impiantano talee o piantine radicate. Il tutto è poi ricoperto con materiale proveniente dallo scavo del gradone superiore. Applicazioni: utile per la stabilizzazione superficiale di scarpate naturali ed artificiali, di rilevati e accumuli di materiale sciolto, di zone in erosione e frane: - Gradonate con talee: sono la tipologia di gradonate più adatte a terreni ripidi, poveri e caratterizzati da movimenti superficiali, perchè consentono un rapido consolidamento del terreno. È una sistemazione stabilizzante con un ottimo effetto in profondità; non è adatta a trattenere il terreno vegetale - Gradonate con piantine: generalmente utilizzate su terreni buoni, ricchi di sostanze nutritive, in località climatiche favorevoli. Sono inoltre utili su terreni dove non è necessaria una notevole stabilizzazione del pendio, quanto piuttosto la realizzazione di un soprassuolo arboreo definitivo, senza fasi intermedie con vegetazione pioniera; forniscono un consolidamento mediocre del terreno, efficace, però immediatamente dopo la messa a dimora; grazie alla radicazione lungo tutto il fusto interrato si ottiene una coesione del terreno più profonda ed estensiva. È fattibile solo su stazioni favorevoli; richiede una notevole quantità di materiale - Gradonata mista con talee e piantine: è la tipologia di gradonata più sicura per la sistemazione di modeste frane superficiali. ha costi più elevati rispetto agli altri tipi di gradonate, ma presenta il vantaggio di un rapido raggiungimento di un’associazione vegetale stabile, costituita sia da specie preparatrici (salici) che da specie definitive (ontani); Non possono essere utilizzate per scarpate in roccia o con roccia subaffiorante. Comunità montana della Valchiavenna 124 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1- Specie vegetali Talee o ramaglia di salice con L > 100 cm (10 - 20 cm > della profondità dello scavo) e Ø = 1 - 7 cm. Piantine radicate di latifoglie resistenti (spesso ontano) di h = 100 cm (10 - 20 cm >della profondità dello scavo) e Ø = 1 - 3 cm. Scarso attecchimento Livello minimo delle prestazioni manutentive: Controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) - Gradonata con talee: taglio dei cespi eseguito a livello del terreno ogni 3 - 5 - Gradonate con piantine: sono utili sfollo e taglio - Gradonate miste con talee e piantine: possono venire utilizzate per ricavare delle talee di salice per ulteriori interventi. Anche se i salici non vengono riutilizzati, è conveniente tagliarli fino a livello del terreno al fine di favorire la crescita delle essenze legnose più pregiate. Sostituzione materiale deteriorato o rotto. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Piantine Realizzazione di gradonata viva Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore cad m m2 ora ora ora 1,00 - 5,00 € 20,00 – 43,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 125 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 126 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.26. D04 Grate vive Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: grate vive Descrizione caratteristiche: la grata viva è un’opera realizzata con pali in legname, disposti tra loro perpendicolarmente, e successiva messa a dimora di talee e/o piantine radicate. È utilizzata per il consolidamento di versanti o sponde acclivi con substrato compatto e per la stabilizzazione di pendii con fenomeni di erosione superficiale dove, per l’elevata acclività, non è possibile applicare altre tecniche d’ingegneria naturalistica. La grata viva agisce quindi come sostegno del terreno fino a che non si sono sviluppati gli elementi costruttivi vivi che, con lo sviluppo degli apparati radicali producono un effetto consolidante Applicazioni: Può essere utilizzata su sponde e su versanti che presentano acclività anche superiori a 45° - 50° su nicchie di frana dove sono possibili solo modesti rimodellamenti e su scarpate stradali o ferroviarie molto ripide. Comunità montana della Valchiavenna 127 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea Parte 1vegetali a Specie Parte 2- Pali Parte 3- Carpenteria in ferro Materiali Anomalie riscontrabili Talee, ramaglia e/o piantine di specie arbustive con buon radicamento Scarso attecchimento Tondame in legno scortecciato (castagno, robinia, larice o altro legname con buone caratteristiche di resistenza) con Ø = 15 - 30 cm e L = 2 - 5 m, per la realizzazione dell’impalcatura principale Picchetti in legno con Ø = 8 - 12 cm e L > 1m o tondini in ferro di dimensioni idonee a sostenere la struttura Palificata spondale in legno al piede. Chiodi (tondini di ferro acciaioso aderenza migliorata) Eventuale rete metallica per meglio trattenere il materiale di riempimento Scalzamento, rottura, degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi Corrosione, piegatura, rottura Livello minimo delle prestazioni manutentive: Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; riparazione buchi nella rete metallica; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) L’opera, se ben realizzata, non necessita di particolari manutenzioni, se non la sostituzione delle talee o delle piantine che non hanno attecchito. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Pali in legno Piantine Realizzazione di grata viva Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Kg cad cad m2 m2 ora ora ora 1,18 – 1,66 € 3,00 – 10,00 € 1,00 - 5,00 € 65,00 – 85,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 128 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Grata viva semplice in legname con talee e piantine. La struttura, formata da tondi di legno verticali ed orizzontali, poggia su di una base stabile, costituita da una palificata in legname. La grata, protetta in testa dalle infiltrazioni d'acqua con carta catramata, è fissata al substrato con picchetti di legno o di ferro. La struttura è riempita con il materiale di risulta dello scavo e con terreno vegetale idoneo all’attecchimento di talee e piantine radicate. La superficie esterna può anche essere inerbita con le tecniche dell’idrosemina o con la piantumazione di arbusti di specie autoctone. Comunità montana della Valchiavenna 129 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Consolidamento di una scarpata con acclività elevata (maggiori di 40°) interessata da frane superficiali, mediante l'esecuzione di una grata in legname con talee semplice. Questo sistema è indicato negli interventi con tecniche d'ingegneria naturalistica, per il consolidamento e di rinverdimento rapido di pendii o scarpate interessate da movimenti franosi e da fenomeni di erosione superficiale, dove non è possibile intervenire con altri sistemi, quali ad esempio la gradonatura o il modellamento del pendio. Comunità montana della Valchiavenna 130 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.27. D05 Muratura in pietrame a secco Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: murature in pietrame a secco Descrizione caratteristiche: i muri a secco sono realizzati a mano o con l'ausilio di mezzi meccanici leggeri. Il pietrame, prelevato in loco, viene debitamente sgrossato e lavorato per conferirgli una forma il più possibile poliedrica in modo da consentire la massima superficie d'appoggio ed il miglior incastro possibile, quindi sistemato a mano sul piano di posa. I vuoti sono riempiti da pietre più piccole. Le dimensioni delle pietre impiegate sono strettamente legate alle caratteristiche geologico-strutturali delle rocce affioranti, in genere quelle impiegate per opere di una certa importanza hanno dimensioni maggiori e forma più regolare, mentre quelle impiegate per i muri a secco dei terrazzamenti agricoli hanno forma e dimensioni più irregolari. In genere il muro ha una sezione trapezoidale mentre la fondazione presenta una base rettangolare o trapezia in leggera contropendenza, con il paramento verticale posto a monte o a valle dell'opera, in funzione dei casi e delle necessità. L'altezza di queste opere mediamente non supera i 2 metri, tuttavia in casi particolari, utilizzando mezzi meccanici è possibile realizzare muri di sostegno o scogliere in pietrame fino ad altezza di 4 - 5 metri. Queste strutture hanno un maggiore spessore rispetto ai muri con malta e necessitano di periodiche manutenzioni. Tuttavia essi offrono notevoli vantaggi nei riguardi della stabilizzazione del terreno che sostengono, in quanto, la loro permeabilità consente un buon drenaggio del terreno a tergo ed una diminuzione della spinta della terra e delle sovrapressioni idrauliche. A questo si aggiungono la semplicità di costruzione e la perfetta integrazione estetico-paesaggistica nell'ambiente rurale o urbano. Nella stessa categoria rientrano i muri in pietrame realizzate con malta idraulica che rappresentano l’evoluzione tecnologica delle murature a secco e sono costruiti utilizzando pietrame locale di varie dimensioni e forme, legato da malta idraulica. Spesso, a tergo del muro è opportuno prevedere un sistema di drenaggio con la posa di un geocomposito drenante per limitare i sovraccarichi strutturali dovuti alle pressioni idrauliche. Applicazioni: I muri in pietrame a secco sono molto usati nelle costruzioni di infrastrutture di vario tipo, nelle zone dove oltre all’azione di sostegno dell’opera è necessario garantire la salvaguardia dell'ambiente dal punto di vista estetico-paesaggistico. I muri in pietrame a secco, trovano la loro applicazione più diffusa in: - interventi di consolidamento e di difesa dall'erosione di versanti instabili mediante terrazzamenti e gradonatura; sistemazioni dei versanti “a terrazze” per il contenimento del terreno a scopi agricoli; costruzioni di infrastrutture di vario tipo. Comunità montana della Valchiavenna 131 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Muratura Pietrame Parte 2 – Specie vegetali Talee Piantine radicate di specie arbustive Geocomposito Crollo Scalzamento Dislocazione Scarso attecchimento Parte 3 – Geocomposito (non sempre presente) Strappi Intasamento Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro; verifica di zone dove più facilmente ci può essere infiltrazione di acque da monte; controllo dei sistemi drenanti; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale). Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Posa in opera geocomposito Muratura in pietrame a secco Piantine Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m2 m3 cad m2 m3 ora ora ora 8,20 – 61,50 € 126,16 – 216,00 € 1,00 - 5,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce P.R.L. F.4.015.010.01 Descrizione Esecuzione di muratura a secco U.M. Prezzo m³ 194,55 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 132 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 133 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.28. D06 Muri in calcestruzzo, pietrame e/o mattoni Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni Descrizione caratteristiche: i muri in calcestruzzo, pietrame e/o in mattoni sono opere di sostegno rigide che agiscono a gravità, opponendosi col proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte, e sono utilizzati per sostenere terreno o altro materiale con altezze inferiori a 4 - 5 m. Queste strutture possono essere realizzate in calcestruzzo gettato in opera, in blocchi di cemento prefabbricati montati a secco e perfettamente incastrati tra loro o in mattoni con malta idraulica. Il muro è costituito da due elementi principali: a) una fondazione completamente interrata realizzata in calcestruzzo; b) una struttura in elevazione ad essa collegata costituita da un paramento esterno ed uno interno. La sezione è in genere trapezoidale e la base deve avere una larghezza adeguata alla spinta da sostenere. Il paramento esterno, può essere rivestito in vario modo nei muri in calcestruzzo o essere composto da elementi prefabbricati costruiti con cementi colorati e trattati in modo da ottenere particolari effetti estetici. Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di fondazione o di sottofondazione da adottare, è fatto sulla base delle verifiche delle condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura terreno di fondazione - terrapieno o scarpata", condotte secondo gli usuali metodi di calcolo adottati per le opere di sostegno a gravità. Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità tengono conto anche delle sollecitazioni indotte dal sisma di progetto sulla struttura. Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione, e manutenzione periodica, di un corretto ed efficace sistema di drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di pericolose sovrapressioni idrauliche e il conseguente aumento delle spinte dei terreni da sostenere. Applicazioni: Queste strutture sono quasi sempre definitive, e sono impiegate come opere di sostegno e per la realizzazione di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di sistemazione e difesa del suolo dai dissesti quali: - elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione dei pendii in frana, regimazione idraulica e ricostituzione della copertura vegetale; muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di varie infrastrutture stradali e ferroviarie ; marittime o idrauliche. Comunità montana della Valchiavenna 134 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Muratura Calcestruzzo Pietrame Mattoni PVC Crollo Scalzamento Dislocazione Ostruzione Rottura del tubo Dislocazione Parte 2 – Sistema di drenaggio Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione di materiale Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Tubo in PVC Muratura in calcestruzzo Muratura in pietrame a secco Muratura in mattoni Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m m2 m3 m3 m2 m3 ora ora ora 5,30 – 18,15 € 25,45 – 64,20 € 126,16 – 216,00 € 175,00 – 584,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario P.R.L. Voce F.4.005.070.01 Descrizione Muratura in elevazione Taglio vegetazione U.M. Prezzo m³ m2 162,13 € 1,64 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 135 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 136 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.29. D07 Muri in cemento armato Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: muri in cemento armato Descrizione caratteristiche: I muri in cemento armato sono strutture a limitato spessore molto resistenti che agiscono a “semigravità”. La resistenza interna alla trazione viene garantita dalle armature mentre la stabilità al ribaltamento viene garantita, oltre che dal peso dell’opera, anche dal contributo del peso del terreno che grava sulla base a mensola. I muri in cemento armato sono realizzati in cemento gettato in opera o con elementi prefabbricati. In genere, il muro è composto da due elementi principali: una struttura in elevazione (muro verticale) ed una fondazione completamente interrata con vincolo di incastro. L'altezza del muro verticale può arrivare fino ai 5 - 6 metri. Per altezze maggiori, dovendo limitare gli spessori, la struttura è dotata di contrafforti interni e/o esterni (muri a mensola e contrafforte), oppure di tiranti d'ancoraggio sul muro verticale (muri ancorati con tiranti). La costruzione dei muri in cemento armato è fatta con l'ausilio di mezzi meccanici (gru, secchioni, autobetoniere, pompe per calcestruzzo, vibratori ecc.). Il loro dimensionamento, la scelta del tipo di fondazione o di altre soluzioni speciali di sottofondazioni da adottare, è funzione delle verifiche delle condizioni di stabilità interna ed esterna del complesso "struttura - terreno di fondazione - terrapieno o scarpata". Nelle zone sismiche le verifiche di stabilità comprendono anche le sollecitazioni indotte dal sisma di progetto sulla struttura. Particolarmente importante per la stabilità dell'opera è la realizzazione e la manutenzione di un sistema di drenaggio alle spalle dello stesso, in modo da limitare o impedire l'insorgere di pericolose sovrapressioni idrauliche e l'aumento delle spinte della terra. Applicazioni: I muri in cemento armato sono impiegati per stabilizzare o sostenere terreno o altro materiale con altezze superiori ai 3 metri. Queste tipologie sono impiegate come opere di sostegno e di contenimento per realizzazioni di infrastrutture civili ed industriali e, meno frequentemente, per interventi di sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali: - elementi di contenimento e di sostegno nelle opere di sistemazione di pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale; muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie, marittime o idrauliche. Comunità montana della Valchiavenna 137 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Muratura Cemento armato Parte 2 – Sistema drenante PVC Crollo Scalzamento Dislocazione Ostruzione Rotture Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Tubo in PVC Muratura in conglomerato cementizio Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Prezzo m m3 5,30 – 18,15 € 135,40 € m2 m3 ora ora ora 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione Muratura in elevazione U.M. Prezzo m³ 162,13 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 138 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 139 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.30. D08 Muri cellulari Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: muri cellulari Descrizione caratteristiche: i muri cellulari a gabbia o “Cribb Walls” sono delle opere di sostegno speciali formate da una maglia rettangolare di elementi prefabbricati, in conglomerato cementizio armato e vibrato o in legname opportunamente trattato con prodotti protettivi. Le strutture così formate sono riempite da materiale granulare incoerente. I muri cellulari sono delle strutture resistenti ed allo stesso tempo molto flessibili, in grado di contrapporsi con efficacia ad assestamenti e/o cedimenti del piano di posa o del terreno a tergo, dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi. La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento geometrico alle diverse conformazioni planoaltimetriche del terreno, specie in territori collino-montani o in interventi di sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di interventi anche di ridotte dimensioni, in zone di difficile accesso e in tratti curvilinei con raggi di curvatura molto ristretti. L'altezza di tali strutture , variabile a seconda delle necessità, in genere non supera i 4-5 metri. Il paramento esterno può essere, in funzione delle necessità, verticale o con scarpa inclinata. La tipologia del paramento esterno può essere modificata, per minimizzare l'impatto ambientale e migliorare l'aspetto estetico, inserendo delle apposite vaschette (fioriere) riempite di terreno vegetale, in modo da favorire l'attecchimento della vegetazione nella struttura. In questi casi occorre scegliere bene le specie vegetali da innestare e provvedere spesso ad adeguati sistemi di irrigazione per far fronte ai periodi secchi. Applicazioni: I muri cellulari per le loro caratteristiche di resistenza, adattabilità e flessibilità, stabilità, capacità drenante, facilità e rapidità di esecuzione, impatto ambientale contenuto e buon inserimento nel paesaggio, sono impiegati come opere di sostegno e di contenimento per infrastrutture e per interventi di sistemazione e difesa del suolo dai dissesti e dall'erosione quali: - opere di pronto intervento per il ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte; opere di contenimento e di sostegno nell'ambito degli interventi per la sistemazione e la stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale; muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione delle infrastrutture stradali e ferroviarie; realizzazione di barriere antirumore a protezione di abitati per le ottime caratteristiche fonoassorbenti del materiale di riempimento della struttura. Comunità montana della Valchiavenna 140 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Muratura Conglomerato cemetizio Parte 2 – Specie vegetali Talee vive Crollo Scalzamento Dislocazione da parte della vegetazione Corrosione Difficoltà di attecchimento Sradicamento Parte 3 – Sistema drenante PVC Ostruzione Rottura Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità del muro e delle sue componenti, soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia delle tubazioni in PVC con asportazione materiale; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari Descrizione Tubo in PVC Muratura in conglomerato cementizio Realizzazione muro cellulare Riempimento terroso a tergo muro Piantine Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore U.M. Prezzo m m3 5,30 – 18,15 € 135,40 € m2 m3 cad m2 m3 ora ora ora 150,00 – 203,00 € 5,70 € 1,00 - 5,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 141 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 142 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.31. D09 Terre rinforzate/armate Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: terre rinforzate/armate Descrizione caratteristiche: negli ultimi anni le tecniche di rinforzo delle terre hanno avuto un largo sviluppo nella realizzazione di strutture in grado di assolvere sia le funzioni di opere di sostegno e di contenimento sia di rispondere alle esigenze della salvaguardia ambientale e del corretto inserimento paesaggistico-ambientale dell’opera. Le terre rinforzate sono opere di sostegno a gravità che consentono il consolidamento di versanti o sponde instabili o la formazione di rilevati. Si tratta di opere che hanno il pregio di essere deformabili e sufficientemente permeabili, che sfruttano il principio del rinforzo orizzontale delle terre (ottenuto in vari modi abbinando i materiali di rinforzo con paramenti esterni tali da consentire la crescita della vegetazione). L'opera viene realizzata stendendo e compattando il terreno in strati orizzontali spessi 25-30 cm. A quote definite dal progetto vengono posti i rinforzi, secondo lunghezze che dipenderanno dal dimensionamento della struttura. La stabilità locale a breve termine (durante la compattazione) e lungo termine in corrispondenza del paramento esterno, potrà essere garantita in vari modi: - Paramento verticale costituito da piastre in calcestruzzo armato o blocchetti di calcestruzzo prefabbricati - Paramento verticale costituito da scatolare in rete metallica a doppia torsione riempito di pietrame ed in continuità con il rinforzo di ancoraggio. - Paramento inclinato rinverdibile realizzato risvoltando il rinforzo e mediante un cassero di contenimento ed irrigidimento in rete metallica a elettrosaldata, dotato di elemento antierosivo costituito da biostuoia o geostuoia. - Paramento inclinato realizzato risvoltando il rinforzo ed associando un elemento antierosivo. Durante la compattazione si userà un cassero mobile per impedire il franamento del terreno o se l'inclinazione del paramento è bassa si potrà compattare la scarpata con la benna dell'escavatore e risvoltare. Le opere che si potranno realizzare con i sistemi descritti sopra saranno tutte caratterizzate da estrema flessibilità e quindi particolarmente adatte alle applicazioni di stabilizzazione dei versanti. Le terre rinforzate a seconda dei sistemi utilizzati potranno inoltre essere permeabili all'acqua ed alla vegetazione. Applicazioni: Le caratteristiche di resistenza e di facilità di esecuzione nonché l’impatto ambientale contenuto hanno consentito un diffuso utilizzo di questa tecnica in interventi quali: - ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte; - contenimento e sostegno nelle opere per la sistemazione e la stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica e ricostituzione della copertura vegetale; - muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di varie infrastrutture stradali e ferroviarie ; - realizzazione di barriere antirumore a protezione di abitati per le ottime caratteristiche fonoassorbenti del materiale di riempimento della struttura e del paramento esterno. Comunità montana della Valchiavenna 143 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1- Specie vegetali Parte 2- Riempimento Talee, piantine a radice nuda e/o fitocella Terreno di riempimento (materiali inerti) Terreno organico Tessuti in polipropilene Geogriglie estruse in HDPE o polipropilene Geogriglie a nastri in poliestere protette con LDPE Geogriglie tessute in poliesere protetto con PVC o EVA Rete metallica zincata o elettrosaldata Scarso attecchimento Svuotamento Parte 3- Rivestimento Parte 4- Carpenteria in ferro Lacerazioni, usure Buchi; lacerazioni; corrosione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del riempimento di inerti; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Se l’opera è realizzata correttamente non necessita di specifica manutenzione e la durata è particolarmente elevata. Attenzione dovrà essere posta al corretto attecchimento della vegetazione ed alla sostituzione di eventuali fallanze delle specie cespugliose. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Geogriglie m2 3,50 – 8,50 € Fornitura e posa in opera rete metallica Intasamento con Terreno vegetale Piantine Realizzazione di terre rinforzate Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m2 15,60 € m2 cad m2 m2 ora ora ora 5,58 € 1,00 - 5,00 € 130,00 – 186,00 € 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 144 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Consolidamento di una scarpata stradale in frana in Alta Valtellina (Sondrio) mediante la costruzione di un'opera di sostegno realizzata in Terra Rinforzata rinverdibile. Sul paramento esterno è stesa una biostuoia per la ritenzione del materiale fino necessario per il successivo inerbimento della struttura con idrosemina. Consolidamento di una pendice sottostante all'abitato di S. Mango sul Calore (Avellino) con una struttura in ‘Terramesh.' verde. L'intervento ha comportato una preventiva sistemazione dell'asta torrentizia al piede della pendice, mediante salti di fondo e rivestimenti in gabbioni. L'uso di bancate in ‘Terramesh.' verde ha permesso la realizzazione dello strato esterno in suolo rinforzato necessario per la stabilità, consentendo di mantenere l'andamento preesistente del terreno, caratterizzato da una pendenza media di 45°. Una biostuoia è stata utilizzata per la ritenzione della frazione fine dei terreni sul paramento esterno. L'intervento complessivo ha previsto un'alternanza di zone consolidate con in terra rinforzata e di opere di sola protezione superficiale tramite graticciate. Comunità montana della Valchiavenna 145 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.32. D10 Gabbionate Manuale D’uso Funzione specifica: sostegno e stabilizzazione superficiale Oggetto delle pratiche manutentive: gabbionate Descrizione caratteristiche: le gabbionate sono strutture di sostegno modulari formate da elementi a forma di parallelepipedo in rete a doppia torsione tessuta con trafilato di acciaio riempite con pietrame. Questo tipo di struttura è nata in Italia ed ha avuto ampia diffusione, soprattutto come opera di sostegno e drenaggio, negli interventi di consolidazione e sistemazione di versanti instabili e in altri settori dell’ingegneria civile. La struttura modulare, a forma di parallelepipedo, è realizzata con tecniche costruttive semplici e rapide. Le reti metalliche sono costituite in filo di acciaio protetto con zincatura forte o con lega di zinco-alluminio (galfan) ricoperto da una guaina in PVC per aumentare la resistenza alla corrosione. Per il riempimento dei gabbioni possono essere utilizzati i materiali lapidei e disponibili in loco o nelle vicinanze, purché abbiano caratteristiche granulometriche e peso specifico tali da soddisfare le esigenze progettuali e garantire l'efficienza dell'opera. I materiali più comunemente usati sono costituiti da materiale detritico di grossa pezzatura, alluvionale o di cava (ciottoli, pietrame). Il pietrame deve essere non gelivo, non friabile e di buona durezza. Le gabbionate devono essere riempiti con cura utilizzando pezzature di pietrame diversificate in modo da minimizzare la presenza di vuoti. Dal punto di vista statico le gabbionate agiscono come un muro a gravità, opponendosi col proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte. Le gabbionate sono delle strutture permeabili, resistenti ed allo stesso tempo molto flessibili in grado di resistere, senza gravi deformazioni dei singoli elementi, ad assestamenti e/o cedimenti del piano di posa o del terreno a tergo dovuti a fenomeni erosivi o a fenomeni franosi, o a scosse sismiche. La struttura modulare e la forma degli elementi conferiscono all'opera una notevole capacità di adattamento alle diverse conformazioni plano-altimetriche del terreno, specie in territori collinomontani o in interventi di sistemazione in alveo e difese di sponda, consentendo la realizzazione di opere anche di ridotte dimensioni ed in zone di difficile accesso. Applicazioni: Le gabbionate sono impiegate come opere di sostegno e di contenimento in interventi quali: - pronto intervento per il ripristino in tempi brevi della viabilità o altre infrastrutture interrotte; - sistemazione e stabilizzazione di pendii in frana, regimazione idrica superficiale e ricostituzione della copertura vegetale; - - muri di sostegno, di sottoscarpa e di controripa nella costruzione di varie infrastrutture stradali e ferroviarie. Comunità montana della Valchiavenna 146 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1- Specie vegetali Parte 2- Riempimento Parte 4- Carpenteria in ferro Talee di salice Ciottoli di fiume Ø 15 - 30 cm o pietrame Gabbia in filo di ferro zincato, maglia minima doppia torsione; Filo di ferro zincato Ø 2,4 - 3 mm; Scarso attecchimento Svuotamento Buchi; lacerazioni; corrosione 8 x 10 cm a Livello minimo delle prestazioni manutentive: Controllo della radicazione delle talee, sostituzione materiale deteriorato o rotto; eventuali riprese del riempimento in pietrame, mantenere la funzionalità di eventuali drenaggi; controllo della vegetazione (composizione specifica, rapporto tra specie di impianto e specie infestanti, struttura verticale) Se ben progettate e accuratamente realizzate queste opere non necessitano di particolari manutenzione e possono quindi mantenere la loro piena funzionalità per diverse decine di anni. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname. Trattori agricoli o forestali. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Filo di ferro zincato Kg 1,00- 1,63 € Chiodi Kg 1,18 – 1,66 € Fornitura e posa in opera rete metallica m2 15,60 € Riempimento pietrame m3 46,00 -70,00 € Piantine cad 1,00 - 5,00 € Realizzazione di gabbionate m3 94,00 – 121,00 € Sfalcio e diradamento m2 0,06 – 1,50 € Manodopera ora 20,00 – 26,00 € Decespugliatore o motosega ora 3,00 – 8,00 € ora 30,00 – 50,00 € Nolo mezzi operatore meccanici con Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 147 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Impiego di gabbionate come opere di sostegno e drenaggio nella costruzione di strade. I muri in gabbioni metallici sono un'opera di sostegno a gravità, che in genere non necessitano di accurate opere di fondazione trattandosi di strutture deformabili. La base della fondazione è variamente inclinata in funzione delle necessità. In sezione i muri possono essere a gradoni esterni o a gradoni interni . Per le opere di sostegno con altezza superiore a 5 - 6 metri è preferibile usare strutture con gradoni esterni che garantiscono una maggiore stabilità statica. Comunità montana della Valchiavenna 148 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Sistemazione superficiale e consolidamento di un versante in frana mediante terrazzamenti con muri di sostegno e drenaggio in gabbioni. Questa soluzione è particolarmente indicata negli interventi di sistemazione e consolidamento di aree franose in zone montane. I gabbioni, riempiti con l’abbondante materiale detritico, resistono bene a eventuali assestamenti o deformazioni del terreno per le loro caratteristiche intrinseche di flessibilità e permeabilità. Comunità montana della Valchiavenna 149 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.33. E01 Barriere Paramassi Manuale D’uso Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia Oggetto delle pratiche manutentive: barriere Descrizione caratteristiche: strutture di difesa passiva realizzate in genere lungo la base di versanti in roccia instabili e/o in canaloni, dimensionate e ubicate in modo tale da arrestare blocchi e massi di grosse dimensioni e materiale detritico mobilizzato. Si distinguono in barriere paramassi rigide ed elastiche. Barriere paramassi rigide – Strutture poco deformabili, pesanti e di grandi dimensioni il cui dimensionamento tiene conto della sollecitazione dinamica indotta dall’impatto di “masso di progetto”. Sono costituite dalle seguenti parti: - - - puntoni di sostegno in profilato metallico tipo HE di altezza 4,8 m ed interasse non superiore a 5,5 m fissati, alla base, alla sommità di un muro o di un blocco di ancoraggio con n. 4 ancoraggi in barra, ed alla sommità, da 6 controventi in doppia fune metallica collegati, quelli di monte agli ancoraggi, mentre quelli laterali alla base dei rispettivi puntoni; pannelli di rete con altezza di 4,0÷5,0 m e larghezza 5,5 m in fune metallica di diametro 8 mm a maglia quadrata, collegati alla fune perimetrale fissata ai quattro vertici dei rispettivi puntoni mediante perni metallici vincolati alle ali dei puntoni stessi; sul lato di monte i pannelli sono rivestiti con rete di filo metallico a doppia torsione ed in maglia esagonale; dissipatore di energia ad asola di attrito su ogni fune perimetrale orizzontale e sui controventi di monte. In particolari situazioni ambientali si adottano muri in gabbioni metallici. I gabbioni forniscono un ostacolo deformabile con assorbimento dell'impatto in parte elastico in parte rigido; inoltre hanno il grande vantaggio di poter sfruttare l'abbondanza dei detriti di versante per il loro riempimento e sono facilmente riparabili in caso di danneggiamenti. Barriere paramassi elastiche – Strutture deformabili e leggere sono essenzialmente formate da singoli pannelli in rete estensibile ad alto assorbimento d'energia in funi d'acciaio galvanizzato ad alta resistenza, disposte in maniera da formare maglie di varia forma. Sono costituite dalle seguenti parti: - puntoni di sostegno tubolari di altezza 4,4 m ed interasse 8,0 m collegati da controventi di monte agli ancoraggi di attacco dei sistemi frenanti e a valle ad un ancoraggio sempre in fune metallica; pannelli di rete in fune metallica di diametro 10 mm a maglia quadrata di altezza 5,0 m e lunghezza 8,0 m, collegati attraverso una fune perimetrale ai puntoni; al fine di trattenere anche i volumi rocciosi con dimensione minore, i pannelli sono rivestiti, sul lato di monte, con rete in filo metallico a doppia torsione in maglia esagonale; sistemi frenanti su ogni pannello costituiti da dispositivi costituiti ciascuno da due funi di attrito; ancoraggi di attacco dei sistemi frenanti in corrispondenza di ogni puntone di sostegno. I pannelli sono posti in opera perpendicolarmente al pendio; gli elementi di sostegno e di rinforzo (piedritti,cerniere dei piedritti, tiranti) sono ancorati e fissati nella roccia o nel materiale detritico mediante barre d'acciaio ad aderenza migliorata cementate o in micropali di lunghezza adeguata. Applicazioni: le barriere paramassi sono impiegate nelle zone interessate da caduta di massi o movimenti di detrito, di non grosse proporzioni, per frenare ed intercettare il più possibile il materiale mobilitato, in modo che le eventuali altre strutture difensive, poste più a valle, possano resistere meglio all'impatto dei massi che riescono a superare la barriera. Le barriere paramassi rigide, unitamente ad altri sistemi difensivi Comunità montana della Valchiavenna 150 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione (barriere elastiche, valli e rilevati paramassi), si usano nelle zone dove il rischio di movimenti di masse rocciose e/o di flussi detritici di grosse proporzioni richiede una maggiore resistenza. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera omogenea a manutenzione Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 –Reti Pannelli in funi d'acciaio o pannelli a maglie in filo di acciaio ad alta resistenza Parte 2 – Montanti, puntoni e funi Acciaio Parte 3 – Ancoraggi e micropali di fondazione funi o barre in acciaio e boiacca di cementazione Parte 4 – Plinti e piastre di fondazione calcestruzzo armato acciaio Danneggiamento da urti Fenomeni da fatica Allentamento di viti, bulloni morsetti, borchie Danneggiamento da urti Corrosione (elementi in acciaio) Fenomeni da fatica Degrado per fessurazione della boiacca di cementazione e conseguente degrado per corrosione della fune o del micropalo di ancoraggio Fenomeni da fatica Scalzamento del piano di posa per fenomeni di erosione Corrosione (elementi metallici) Fenomeni da fatica Livello minimo delle prestazioni manutentive: Verifica, anche tramite l’osservazione di fondovalle con l’utilizzo di binocolo, della presenza di possibili danneggiamenti alle varie parti della struttura (buchi nei pannelli, funi sfilacciate, montanti danneggiati, ecc.); verifica dei possibili fenomeni erosivi in prossimità delle piastre di fondazione; verifica del possibile degrado per corrosione delle parti metalliche e delle funi; verifica del degrado per essudazione della boiacca di cementazione; verifica del serraggio dei morsetti di unione delle funi, delle borchie, viti e altri elementi di giunzione. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Reti m2 42,00 - 67,00 € Funi acciaio Montanti Esecuzione di micropali Plinti e piastre Morsetti di serraggio Realizzazione di barriere paramassi Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m cad m m cad m2 m2 ora ora ora 2,27 – 6,58 € 340,10 € 63,00 – 109,00 € 124,00 – 225,00€ 1,81 € 82,00 – 410,00€ 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 151 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Prezziario P.R.L. Voce F.4.065.010.01 Descrizione Manutenzione barriere e reti paramassi Esecuzione di disgaggio U.M. Prezzo m2 m2 100,00 € 18,92 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 152 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.34. E02 Reti Paramassi Manuale D’uso Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia Oggetto delle pratiche manutentive: reti Descrizione caratteristiche: le reti paramassi sono strutture di tipo elastico utilizzate per il rivestimento di pareti rocciose interessate da fenomeni di crollo, caduta di massi e detrito con dimensioni massime degli elementi di circa 60-100 cm. Questa tipologia ha il duplice scopo di impedire il distacco ed il crollo di volumi rocciosi e di migliorare le condizioni di stabilità della parte corticale della pendice a rischio. Le reti paramassi sono formate da fili di acciaio rivestito con zinco o con lega di zinco-alluminio tessuti in modo da formare una struttura a doppia torsione con maglie esagonali. Le dimensioni delle maglie sono codificate dalla normativa europea: i diametri di filo usati per queste applicazioni sono 2.7 e 3.0 mm. Tale intervento di protezione e stabilizzazione può essere effettuato con due distinti sistemi tipologici, scelti in relazione allo stato dell’ammasso roccioso e del grado di sicurezza atteso: a) rete ancorata con funi metalliche e reticolo di contenimento in fune metallica; b) rete ancorata con barre metalliche e orditura verticale in fune metallica. La prima tipologia rispetto alla seconda presenta oltre ad un’orditura verticale anche un’orditura romboidale di contenimento in fune metallica di diametro di 12 mm, sovrapposta ai pannelli di rete metallica. Alla sommità della pendice, opportunamente arretrati verso monte rispetto al ciglio, ed al piede della stessa, verranno realizzati gli ancoraggi passivi rispettivamente di sostegno e di contenimento in fune metallica (φ = 20 mm tipologia a) oppure in barra metallica (φ = 16 mm tipologia b), a seconda della tipologia adottata, disposti ad interasse non superiore a 3,0 m. Su tali ancoraggi verranno fissate due funi orizzontali di diametro φ 12 ÷ 16 mm su cui si collegano i pannelli di rete metallica. Lungo la pendice saranno formati ancoraggi passivi intermedi in fune metallica (tipologia a) o in barra metallica (tipologia b). Nella distesa della rete si dovrà ricercare una perfetta aderenza della stessa alla pendice al fine di impedire che quanto dovesse distaccarsi possa acquisire velocità e quindi danneggiare gli stessi pannelli. In entrambe le tipologie i pannelli di rete sono collegati con anelli di giunzione metallici. Da curare con attenzione sono gli ancoraggi in testa ed al piede, in particolare questi ultimi dovranno consentire lo svuotamento per la manutenzione della rete. Applicazioni: i rivestimenti delle pareti rocciose con reti metalliche e/o funi di rinforzo sono usati in tutti quei casi in cui per varie ragioni non sia possibile o conveniente impiegare barriere paramassi. Possono svolgere due tipi di azioni: impedire il distacco dei blocchi di roccia e guidare la caduta dei blocchi, impedendo rimbalzi pericolosi. Comunità montana della Valchiavenna 153 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera omogenea a manutenzione Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Rete Acciaio Parte 2 – Ancoraggi Funi o barre in acciaio e boiacca di cementazione Danneggiamento da urti Strappi e/o aperture Corrosione Fenomeni da fatica Presenza di materiale al piede Degrado per fessurazione della biacca di cementazione e conseguente degrado per corrosione della fune di ancoraggio Fenomeni da fatica Livello minimo delle prestazioni manutentive: Verifica della presenza di materiale raccolto alla base della rete e/o della presenza di massi incastrati tra la rete e la parete; verifica, anche tramite l’osservazione con l’utilizzo di binocolo, della presenza di possibili danneggiamenti alle varie parti della struttura (buchi nei pannelli, funi sfilacciate, ancoraggi slegati, ecc.); verifica dello stato di corrosione delle piastre di ancoraggio; verifica del possibile degrado per corrosione delle parti metalliche e delle funi; verifica del serraggio dei morsetti di unione delle funi, di borchie, viti e altri elementi di giunzione. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Reti m2 42,00 - 67,00 € Funi acciaio Montanti Morsetti di serraggio Posa in opera di reti paramassi Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m cad cad m2 m2 ora ora ora 2,27 – 6,58 € 340,10 € 1,81 € 19,00 – 50,00€ 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione Manutenzione barriere e reti paramassi U.M. Prezzo m2 100,00 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 154 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Reti paramassi – particolare Comunità montana della Valchiavenna 155 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 156 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.35. E03 Valli e rilevati Manuale D’uso Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia Oggetto delle pratiche manutentive: valli e rilevati Descrizione caratteristiche: i valli e i rilevati paramassi sono interventi di difesa passiva realizzati in genere alla base di versanti rocciosi instabili soggetti a fenomeni di crollo e/o ribaltamento, distacco di massi, blocchi e colate di detrito di grosse proporzioni. A seconda delle caratteristiche morfologiche del versante, della necessità e dei vincoli esistenti in sito, l'intervento può essere costituito dal solo “vallo” o da un sistema difensivo composto da un vallo e un rilevato paramassi”. ll rilevato è costituito da un terrapieno a sezione trapezia realizzato con materiale grossolano, incoerente, proveniente dallo scavo del vallo o reperibile in zona. Il sistema può essere, come detto, completato da uno scavo sagomato (vallo), posto immediatamente a monte dello stesso. Il vallo, il cui fondo è ricoperto da uno strato di materiale sciolto assorbente, assolve la duplice funzione di smorzare l'energia cinetica dei massi e dei blocchi prima che questi raggiungano le pareti del rilevato, e di raccogliere il materiale detritico intercettato. La tipologia di queste strutture difensive varia a secondo della geometria, del materiale e delle tecniche costruttive con le quali sono realizzate. In via esemplificativa si possono avere terrapieni in materiale grossolano incoerente sostenuto sul lato di valle da muri o in alternativa rilevati realizzati con terre rinforzate che consentono di poter avere un paramento interno, sul lato monte, con un’inclinazione quasi verticale, che garantisce una azione più efficace nel bloccaggio dei massi. Sulla sommità del rilevato è spesso installata una barriera elastica paramassi (rete metallica) la cui funzione è quella di intercettare frammenti rocciosi o piccoli massi che potrebbero superare la struttura difensiva sia a causa di processi di frantumazione lungo il versante, sia per fenomeni di impatto “masso su masso” (frantumazione e proiezione di frammenti nella zona a tergo della struttura. Il “vallo paramassi” è realizzato mediante lo scavo di un cunettone opportunamente sagomato in funzione della morfologia e della pendenza della scarpata a monte dell'intervento. Sul fondo dello scavo è steso uno strato di materiale granulare sciolto (sabbia e/o ghiaia) o di materiale detritico proveniente dallo scavo, dello spessore di circa 40-100 cm. Lo strato di materiale granulare sciolto ha la funzione di assorbire e smorzare il più possibile l'energia cinetica dei massi o blocchi distaccatasi dalla parete rocciosa a monte e/o rotolati lungo il versante. La geometria dello scavo deve essere progettata in maniera tale da garantire sia l'intercettamento sia il contenimento e l'accumulo del materiale. In alcuni casi, le pareti del vallo sul lato valle sono sostenute da muri di sostegno con paramento inclinato (muri cellulari, muri in terra rinforzata), mentre la parete sul lato monte, più direttamente soggetta agli urti, spesso è protetta da strutture resistenti e deformabili quali ad esempio muri in gabbioni metallici con paramento verticale e a gradoni interni, di grande efficacia per l'arresto dei massi. Nel caso in cui le condizioni logistiche locali non permettano di effettuare uno scavo di larghezza adeguata si può installare una barriera paramassi di tipo elastico o si protegge il settore a valle dello scavo con gabbioni metallici sormontati da rete metallica (“scavi sagomati protetti”). Applicazioni:I valli ed i rilevati sono delle opere di difesa passiva dalla caduta massi o di flussi di detrito mobilitato ampiamente utilizzati nelle zone montane per la protezione di infrastrutture viarie e ferroviarie e/o di nuclei abitativi o industriali Comunità montana della Valchiavenna 157 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Rilevato Terra Terre rinforzate Geotessile Sementi di ricoprimento Terra Materiale granulare di fondo vallo Danneggiamento da urti Fenomeni da fatica Scarso attecchimento delle sementi Parte 2 – Vallo Danneggiamento da urti Presenza di materiale di riempimento Livello minimo delle prestazioni manutentive: verifica dello stato del manufatto; asportazione del materiale eventualmente presente. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Geotessile Piantine Realizzazione rilevato Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore Prezzo m2 0,15 – 2,85 € 1,00 - 5,00 € 3,50 – 18,20€ 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € cad m3 m2 m3 ora ora ora Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione Manutenzione rilevati paramassi U.M. m3 Prezzo 30,00 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità montana della Valchiavenna 158 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 159 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.36. E04 Gallerie Manuale D’uso Funzione specifica: controllo delle dinamiche dei crolli in roccia Oggetto delle pratiche manutentive: gallerie Descrizione caratteristiche: le gallerie artificiali sono generalmente realizzate in calcestruzzo armato gettato in opera o in elementi prefabbricati in calcestruzzo ad alta resistenza. Il lato valle della struttura è aperto ed è formato dai pilastri di sostegno della volta, mentre sul lato monte a contatto con la parete viene realizzato un muro di controripa. L'imbocco è quasi sempre protetto da una barriera paramassi rigida costituita da un muro in calcestruzzo armato, sormontato da reti metalliche. Molto spesso sulla copertura della galleria è posto uno strato di materiale detritico che, oltre a favorire lo sviluppo della vegetazione spontanea, ha la funzione di assorbire gli impatti di grossi blocchi e massi, caduti o rotolati giù dalle scarpate, che potrebbero causare gravi danni alla struttura della volta. Nelle zone dove questo rischio è più elevato, la galleria è completata dalla realizzazione, sul versante a monte, di barriere elastiche paramassi. Applicazioni: Le gallerie artificiali sono impiegate soprattutto come opere di difesa dal rischio di frane, caduta massi e rischio valanghe su strade, ferrovie, imbocchi di gallerie stradali e/o ferroviarie in aree montane. Comunità montana della Valchiavenna 160 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Galleria Calcestruzzo Parte 2 – Sistemi di drenaggio PVC Acciaio Danneggiamento da urti Crepe Corrosione Corrosione Ostruzione di materiale Livello minimo delle prestazioni manutentive: verifica dello stato della galleria e dei sistemi di drenaggio a monte e lungo la strada. Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Realizzazione canalette Tubo in PVC Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m m m2 m3 ora ora ora 57,60 – 216,00 € 5,30 – 18,15 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità montana della Valchiavenna 161 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità montana della Valchiavenna 162 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.37. F01 Barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve Manuale D’uso Funzione specifica: controllo delle dinamiche delle valanghe Oggetto delle pratiche manutentive: barriere fermaneve, rastrelliere, ponti da neve (opere di difesa attive) Descrizione caratteristiche: strutture di difesa attiva contro il distacco di valanghe che vengono posizionate frontalmente alle stesse. Sono costituite da un elemento di appoggio della coltre nevosa fissato su montanti poggianti sul terreno e sostenuti da puntoni o funi. Si distinguono in barriere rigide (ponti da neve e rastrelliere) e barriere flessibili (reti da neve). Barriere fermaneve rigide – Strutture poco deformabili, piuttosto pesanti, generalmente realizzate in legno ed acciaio, costituite da superfici di appoggio della coltre nevosa (griglie), posizionate su montanti e poste parallelamente alle linee di livello del terreno con un angolo sub ortogonale rispetto alla direzione di massima pendenza; le superfici di appoggio sono stabilizzate mediante puntoni ancorati al suolo, connessi ai montanti, a circa 2/3 di altezza degli stessi; puntoni e montanti sono connessi al suolo mediante fondazioni in c.a. o micropali. Le rastrelliere presentano gli elementi della griglia (barre e travetti) posti perpendicolarmente alla linea di livello e collegati mediante due elementi traversali chiamati longarine, mentre i ponti da neve hanno gli elementi della griglia (denominati traverse) posti parallelamente alla linea di livello. Barriere fermaneve flessibili – Strutture flessibili costituite da superfici di appoggio della coltre nevosa (reti), sostenute da montanti di acciaio; il sostegno della rete e la trasmissione dei carichi al suolo avviene mediante controventi in fune, di monte e di valle, fissati al suolo mediante ancoraggi o plinti a gravità. I montanti sono fissati al suolo mediante micropali o piastre di appoggio. In alcune tipologie non esistono i controventi di valle. Le tipologie di reti fermaneve sono molteplici; nel modello più diffuso le reti sono costituite da singoli pannelli in funi d'acciaio galvanizzato ad alta resistenza, disposte in maniera da formare maglie di varia forma; i pannelli vengono collegati tra loro mediante funi di cucitura in acciaio. In altri casi l’elemento di appoggio è costituito da pannelli a maglie in filo di acciaio ad alta resistenza. Applicazioni: Le opere di stabilizzazione del manto nevoso vengono realizzate lungo versanti con elevate pendenze soggetti a fenomeni valanghivi e dimensionate proporzionalmente alle forze esercitate dalle valanghe stesse. Vengono posizionate, a partire da monte, su più file continue o interrotte o scaglionate, poste parallelamente alla direzione del pendio in modo da opporsi allo scorrimento ed eventualmente allo scivolamento della coltre nevosa, impedendone in tal modo il distacco o quanto meno limitando ad un’ampiezza inoffensiva i movimenti della neve. Comunità montana della Valchiavenna 163 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Superfici di appoggio della coltre nevosa: griglie o reti legno e acciaio pannelli in funi d'acciaio o pannelli a maglie in filo di acciaio ad alta resistenza Parte 2 – Montanti e puntoni legno o acciaio Parte 3 – Funi e controventi acciaio Parte 4 – Ancoraggi e micropali di fondazione funi o barre in acciaio e boiacca di cementazione Parte 5 – Plinti e piastre di fondazione calcestruzzo armato acciaio Danneggiamento da urti Biodeterioramento di parti lignee Corrosione di funi e borchie Fenomeni da fatica Allentamento di viti, bulloni morsetti, borchie Danneggiamento da urti Biodeterioramento (elementi lignei) Corrosione (elementi in acciaio) Fenomeni da fatica Danneggiamento da urti Corrosione Fenomeni da fatica Degrado per fessurazione della boiacca di cementazione e conseguente degrado per corrosione della fune o del micropalo di ancoraggio Fenomeni da fatica Scalzamento del piano di posa per fenomeni di erosione Corrosione (elementi metallici) Fenomeni da fatica Comunità montana della Valchiavenna 164 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Livello minimo delle prestazioni manutentive: Fra le possibili cause di decadimento prestazionale nel tempo dell’opera vanno annoverati, per tutti gli elementi costituenti la sovrastruttura, essenzialmente il danneggiamento da urto, il degrado per fenomeni di corrosione (carpenteria metallica e funi in acciaio) o biodeterioramento e marcescenza (parti lignee) ed i fenomeni da fatica nonché l’allentamento del serraggio di morsetti, borchie, viti e altri elementi di giunzione; Per quanto riguarda piastre o i plinti di fondazione, i danneggiamenti possono essere causati da fenomeni di erosione con progressivo scalzamento del piano di posa. Per quanto riguarda gli elementi di ancoraggio della struttura (barriere flessibili), le principali cause di decadimento nel tempo dell’opera risultano essere essenzialmente il degrado per fessurazione della boiacca di cementazione ed il conseguente degrado per corrosione della fune di ancoraggio nonché i fenomeni da fatica. Dovrà inoltre essere verificata, in seguito ad ogni nevicata di apprezzabile entità, in occasione di sensibili rialzi della temperatura o di giornate ventose in periodi di innevamento, anche tramite l’osservazione di fondovalle con l’utilizzo di binocolo, la presenza di accumuli nevosi anomali, distacchi localizzati tra le file di opere e la presenza di neve al suolo in misura superiore a quanto ipotizzato nelle ipotesi di progetto. In tutti i periodi dell’anno dovrà essere verificata, anche tramite l’osservazione di fondovalle con l’utilizzo di binocolo la presenza di danneggiamenti localizzati causati da fenomeni di crollo di porzioni rocciose o da locali instabilità del versante. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Reti m2 42,00 - 67,00 € Funi acciaio Montanti Esecuzione di micropali Plinti e piastre Morsetti di serraggio Pali in legno Realizzazione di barriere paravalanghe Sfalcio e diradamento Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m cad m m cad cad m2 2,27 – 6,58 € 340,10 € 63,00 – 109,00 € 124,00 – 225,00€ 1,81 € 3,00 – 10,00 € 82,00 – 410,00€ m2 ora ora ora 0,06 – 1,50 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione Manutenzione delle opere di difesa attive U.M. Prezzo m 750,00 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 165 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.38. F02 Opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio Manuale D’uso Funzione specifica: controllo delle dinamiche delle valanghe Oggetto delle pratiche manutentive: opere di deviazione, opere di arresto, opere di frenaggio (opere di difesa passive) Descrizione caratteristiche: la difesa passiva si attua con opere posizionate in zona di scorrimento o di arresto della valanga; queste, essendo soggette a spinte dinamiche di notevole entità, sono generalmente di struttura massiccia. Queste opere vengono installate indipendentemente dalle previsioni del rischio valanghe. Il loro principale svantaggio è l’elevato costo. Altri svantaggi sono la mancanza di flessibilità al variare delle condizioni operative, l’elevato fabbisogno di terreno e una sgradevole estetica. Applicazioni: Le principali tipologie sono: - opere di deviazione: hanno la funzione di far cambiare la direzione di scorrimento delle valanghe radenti allo scopo di proteggere strutture ben definite (argini di deviazione e deviatori), oppure di dividere la massa della valanga in piccole parti più facilmente controllabili (cunei). A protezione delle strade si utilizzano le gallerie paravalanghe. Queste strutture possono essere costruite quasi parallelamente alla direzione del flusso della valanga in modo da deviare la valanga in un canale; - opere di arresto: vengono utilizzate per bloccare del tutto una valanga in movimento oppure per rallentarne la velocità e ridurne la distanza di arresto (dighe di contenimento o intercettazione). Sono realizzate perpendicolarmente al flusso della valanga; - opere di frenaggio: favoriscono la decelerazione della neve in movimento, provocandone l’espansione laterale per effetto di successive deviazioni (cunei frenanti). Sono ostacoli collocati nella zona di scorrimento della valanga Comunità Montana della Valchiavenna 166 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Muratura\arginatura Cemento Pietrame Terra Calcestruzzo Legno Distruzione, scalzamento, dislocazione Distruzione, scalzamento, dislocazione Erosione, distruzione Corrosione Degradazione da radiazione ultravioletta e ossidazione, rottura degli elementi lignei ed erosione di frammenti di superficie, gallerie ed escavazioni da insetti, alterazione della parete cellulare provocata da batteri, carie provocate da funghi Parte 2 – Rivestimento Pietrame Arbusti, erba Chiodi in ferro Acciaio Parte 3 – Specie vegetali Parte 4- Carpenteria in ferro Scarso attecchimento Corrosione, piegatura, rottura Danneggiamento da urti, corrosione Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità dell’opera e soprattutto del sistema di drenaggio; pulizia dei fossi drenanti con asportazione materiale; sostituzione parti danneggiate o deteriorate, controllo della vegetazione Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari Descrizione Realizzazione di terre rinforzate Muratura in calcestruzzo Muratura in pietrame a secco Chiodi Pali in legno Piantine Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore U.M. m2 m2 m3 Kg cad cad m2 m3 ora ora ora Prezzo 130,00 – 186,00 € 25,45 – 64,20 € 126,16 – 216,00 € 1,18 – 1,66 € 3,00 – 10,00 € 1,00 - 5,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità Montana della Valchiavenna 167 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Opera di deviazione (cuneo) Opere di frenaggio (cunei) Comunità Montana della Valchiavenna 168 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Opere di arresto (argini) Comunità Montana della Valchiavenna 169 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.39. F03 Gallerie Manuale D’uso Funzione specifica: controllo delle dinamiche delle valanghe Oggetto delle pratiche manutentive: gallerie Descrizione caratteristiche: le gallerie artificiali sono generalmente realizzate in calcestruzzo armato gettato in opera o in elementi prefabbricati in calcestruzzo ad alta resistenza. Il lato valle della struttura è aperto ed è formato dai pilastri di sostegno della volta, mentre sul lato monte a contatto con la parete viene realizzato un muro di controripa. L'imbocco è quasi sempre protetto da una barriera paramassi rigida costituita da un muro in calcestruzzo armato, sormontato da reti metalliche. Molto spesso sulla copertura della galleria è posto uno strato di materiale detritico che, oltre a favorire lo sviluppo della vegetazione spontanea, ha la funzione di assorbire gli impatti di grossi blocchi e massi, caduti o rotolati giù dalle scarpate, che potrebbero causare gravi danni alla struttura della volta. Nelle zone dove questo rischio è più elevato, la galleria è completata dalla realizzazione, sul versante a monte, di barriere elastiche paramassi. Applicazioni: Le gallerie artificiali sono impiegate soprattutto come opere di difesa dal rischio di frane, caduta massi e rischio valanghe su strade, ferrovie, imbocchi di gallerie stradali e/o ferroviarie in aree montane. Comunità Montana della Valchiavenna 170 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Galleria Calcestruzzo Parte 2 – Sistemi di drenaggio PVC Acciaio Danneggiamento da urti Crepe Corrosione Corrosione Ostruzione di materiale Livello minimo delle prestazioni manutentive: verifica dello stato della galleria e dei sistemi di drenaggio a monte e lungo la strada. Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari: Descrizione U.M. Prezzo Realizzazione canalette Tubo in PVC Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m m m2 m3 ora ora ora 57,60 – 216,00 € 5,30 – 18,15 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità Montana della Valchiavenna 171 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità Montana della Valchiavenna 172 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.40. G01 Drenaggi superficiali Manuale D’uso Funzione specifica: drenaggio, scolo, canalizzazione delle acque e impluvi Oggetto delle pratiche manutentive: drenaggi superficiali Descrizione caratteristiche: le opere di drenaggio superficiali sono interventi eseguiti immediatamente dopo il verificarsi di un evento franoso per la regimazione ed il drenaggio delle acque superficiali e per la sistemazione del pendio instabile. Canalette superficiali: la disposizione delle canalette superficiali, realizzate sia all’interno che all’esterno dell’area dissestata, può essere trasversale o longitudinale rispetto al pendio. In funzione delle modalità costruttive e del materiale di costruzione si possono avere vari tipi di canalette quali quelli descritti nel seguito. Canalette in terra: sono realizzate eseguendo uno scavo a sezione trapezoidale e possono essere presidiate o non presidiate. In genere le opere di presidio sono necessarie laddove la pendenza è elevata e le caratteristiche del terreno non garantiscono la funzionalità delle stesse (erosione, interrimento ecc.). Canalette in legname e pietrame: a sezione trapezoidale, sono realizzate con un intelaiatura di pali di legname idoneo e rivestendo il fondo con uno strato di pietrame posto a mano, di circa 20 cm di spessore. Anche per questo tipo di opera è necessario eseguire adeguate opere di presidio. Canalette prefabbricate in calcestruzzo: sono costituite da elementi (embrici), a forma di trapezio e di ampiezza variabile in modo che l'elemento di monte si incastri, con la parte più stretta, in quello di valle con una piccola sovrapposizione. Gli elementi della canaletta sono posizionati all'interno di uno scavo avente la stessa forma e debitamente costipato per evitare cedimenti. Le canalette rivestite con elementi prefabbricati in calcestruzzo sono impiegate nei casi in cui la pendenza superi il 10% a causa della loro stabilità rispetto ad eventuali movimenti del corpo di frana. Canalette con rivestimento rigido in calcestruzzo: di forma e sezione simile alle precedenti, sono usate se la pendenza dell'opera è minore del 10%. Canalette prefabbricate in lamiera: sono generalmente costituite da elementi di forma semicircolare in acciaio ondulato nervato, di spessore minimo di 2 mm, e devono essere ben incassate nel terreno. Data la tendenza, con il tempo, a scollarsi dal terreno incassante, è preferibile disporre le canalette secondo la linea della massima pendenza. Canalizzazioni di gronda: studiate per la captazione e l’allontanamento, da un determinata area, delle acque superficiali provenienti da monte. Sono realizzate per lo più con elementi naturali di forma e sezioni simili alle precedenti. Tombotti: sono generalmente realizzati in elementi prefabbricati in calcestruzzo o gettati in opera, di forma quadrata o circolare all’interno dei quali le acque convogliate dalle canalette superficiali vengono in un primo tempo raccolte e poi indirizzate ad apposito recapito. Con il tempo tendono a riempirsi del materiale solido trasportato dall’acqua sia vegetale quali foglie, rami, humus ecc.. sia litoide. Applicazioni: Gli interventi di drenaggio superficiale sono opere che possono essere realizzate immediatamente dopo il verificarsi di un evento franoso unitamente ad altri interventi di regimazione e di sistemazione superficiale dei pendii oppure nell’allontanamento e raccolta delle acque superficiali in Comunità Montana della Valchiavenna 173 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione una determinata area o lungo le vie di comunicazione. Il loro utilizzo è frequente anche nella sistemazione e consolidamento di versanti in dissesto insieme ad altre opere a carattere definitivo. Nell’esecuzione dei drenaggi è di fondamentale importanza assicurarsi che tutti gli scarichi delle canalizzazioni siano condotti o al più vicino fosso o impluvio, fuori dal versante in frana, e che in corrispondenza dei punti di scarico non inneschino processi erosivi o ad apposito tombotto di raccolta. Come ovvio la manutenzione riveste inoltre un ruolo determinante nella funzionalità di questi sistemi. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Canaletta Terra Legname/Pietrame Calcestruzzo Lamiera Cls Danneggiamento da urti Corrosione Riempimento di materiale Scollamento dal terreno Riempimento di materiale Parte 2 – Tombotti Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo dello stato, dell’efficienza ed efficacia con rimozione materiale eventualmente presente (terra, arbusti, radici, ecc…) sia nelle canalette che nei tombotti; verifica degli scarichi (mai lungo i versanti ma sempre e solo presso gli impluvi); verifica della buona aderenza tra le canalette prefabbricate in lamiera e il terreno sottostante. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i non specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Realizzazione canalette Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m m2 m3 ora ora ora 57,60 – 216,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Prezziario Voce Descrizione Manutenzione delle reti di drenaggio superficiale Manutenzione delle reti di drenaggio superficiale (nell’urbano) U.M. Prezzo m 3,70 € m 1,00 € P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 174 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Opere di consolidamento di una scarpata stradale interessata da frane di tipo superficiale. Il pendio è stato rimodellato e stabilizzato mediante la realizzazione di opere di drenaggio superficiali, costituite da canalette, rivestite in calcestruzzo, che convogliano le acque intercettate nel sistema drenante principale, costituito da una canaletta rivestita in pietrame. L'intervento è stato completato con opere di rivestimento del pendio di tipo antierosivo (geodeti in fibre vegetali biodegradabili ed inerbimento) e con la costruzione di una scogliera in pietrame alla base del versante per la protezione dall'erosione fluviale. Comunità Montana della Valchiavenna 175 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.41. G02 Trincee drenanti Manuale D’uso Funzione specifica: drenaggio, scolo, canalizzazione delle acque e impluvi Oggetto delle pratiche manutentive: trincee Descrizione caratteristiche: le trincee drenanti sono delle strutture allungate disposte in genere parallelamente alla linea di massima pendenza del versante, con profondità limitate, possono raggiungere i 4-6 m, e larghezze di poco inferiori o superiori al metro ( 0.80 - 1.20). Le modalità di esecuzione delle trincee drenanti sono diverse in funzione della profondità e delle diverse situazioni litologiche ed idrogeologiche locali. Le trincee devono essere scavate con attenzione, a piccoli tratti, procedendo da valle verso monte in modo che, anche se costruite parzialmente, esse possano esercitare la loro azione drenante già in fase di costruzione. Il fondo dello scavo può avere una pendenza uniforme in caso di versanti poco inclinati (10°-15°), mentre nel caso di pendii maggiormente inclinati o di trincee molto estese in lunghezza, si procede alla gradonatura del fondo scavo. Sul fondo della trincea può essere installata una canaletta in calcestruzzo sopra la quale è posto un tubo (PVC, PE, metallico o in cemento). Al disopra della canaletta e del tubo di raccolta è posto il corpo drenante: questo può essere formato da un filtro in terreno naturale, o in alternativa da geotessili. Nel primo caso il materiale drenante è costituito da ghiaia e sabbia pulita, con scarso fino (non maggiore del 3% in peso) ricoperto da uno strato sommitale di terreno vegetale, con spessore di circa 0.5 m. Nel secondo caso il corpo drenante è formato da uno strato di ghiaia (5 - 20 mm) pulita, completamente avvolto con un telo di tessuto non tessuto posto a contatto col terreno da drenare. Al disopra di questo il riempimento della trincea è completato da uno strato di sabbia e dallo strato sommitale di terreno vegetale. Applicazioni: le trincee drenanti sono impiegate con efficacia fondamentalmente negli interventi di consolidamento di frane, di scorrimento rotazionale o di colamenti con superfici di scorrimento poco profonde. Queste opere sono un efficace sistema di drenaggio profondo delle acque di infiltrazione e di quelle della falda. L'abbattimento della quota piezometrica della falda e la diminuzione del contenuto d'acqua nel terreno consentono di ottenere una sensibile riduzione delle pressioni interstiziali ed un aumento della coesione, migliorando le condizioni di stabilità del pendio. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Tubazione Ferro PVC PE Cemento Tessuto Tessuto non tessuto Pietrame, ciottoli, ghiaia Danneggiamento da urti Corrosione Scalzamento Parte 2 – Geotessile Parte 3 – Corpo drenante Comunità Montana della Valchiavenna Strappi e lacerazioni Ostruzione Occlusione dei vuoti 176 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità dei sistemi, del loro stato, della loro efficienza ed efficacia; verifica degli scarichi durante e/o dopo un evento piovoso; eventuale pulizia degli scarichi da materiale (terra, arbusti, radici, ecc…); verifica dell’accessibilità di tutti i pozzetti di controllo; controllo dell’efficienza degli scarichi delle acque a valle del tubo di scarico del dreno. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Posa in opera geotessile Tubo in PVC Materiale drenante Esecuzione trincea drenante Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore m2 m m3 m m2 m3 ora ora ora 2,00 – 3,70 € 5,30 – 18,15 € 9,00 -20,00 € 82,83 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità Montana della Valchiavenna 177 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.42. G03 Pozzi drenanti Manuale D’uso Funzione specifica: drenaggio, scolo, canalizzazione delle acque e impluvi Oggetto delle pratiche manutentive: pozzi Descrizione caratteristiche: i pozzi drenanti di medio e grande diametro sono opere di drenaggio profondo, utilizzati in corrispondenza di aree di cui non è noto, con sufficiente approssimazione, l’andamento delle linee di flusso delle acque sotterranee o in cui è presente una situazione litostratigrafica eterogenea, caratterizzata da alternanze di orizzonti a differente permeabilità e idrogeologia complessa. I pozzi possono essere realizzati isolatamente oppure accostati tra loro in modo da formare una paratia drenante. In questo caso è necessario riempire il foro solo con materiale drenante e lo scarico delle acque avviene per gravità. Le moderne tecnologie impiegate nell'esecuzione dei drenaggi profondi, hanno consentito l'introduzione di un tipo di intervento composito, costituito da pozzi verticali drenanti, accessibili anche in via permanente, collegati tra loro da fori per lo scarico delle acque per gravità, muniti di dreni suborizzontali eseguiti a raggiera dall'interno dei pozzi, disposti su due o più livelli. Questa soluzione permette di allargare notevolmente l'area d'influenza del sistema drenante. I pozzi possono essere costituiti da una corona esterna di pali trivellati e rivestimento interno delle pareti in calcestruzzo messo in opera entro casseforme in acciaio. In alternativa si possono avere pareti in cemento armato eseguite con elementi di paratia per pozzi. I pozzi così eseguiti assolvono, oltre alla funzione di drenaggio e di controllo dell'andamento delle falde freatiche, anche un importante funzione strutturale di sostegno, fondamentale negli interventi di consolidamento e stabilizzazione di pendii in frana che coinvolgono infrastrutture o abitati. Applicazioni: I pozzi drenanti di medio e grande diametro, abbinati sovente a dreni suborizzontali e gallerie drenanti, sono impiegati con efficacia negli interventi di consolidamento e di stabilizzazione di pendii in frana dove è necessario intercettare le acque sotterranee ed abbattere sensibilmente il livello della falda, riducendo al tempo stesso gli effetti negativi sull’ambiente, per garantire la stabilità di opere importanti o insediamenti abitativi. Comunità Montana della Valchiavenna 178 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Parte 1 – Pozzo Acciaio Calcestruzzo Ferro PVC corrosione Parte 2 – Tubazioni Parte 3 – Corpo drenante Pietrame, ghiaia ecc Danneggiamento da urti Corrosione Scalzamento Occlusione dei vuoti Livello minimo delle prestazioni manutentive: controllo generale dell’integrità dei sistemi, del loro stato, della loro efficienza ed efficacia; verifica degli scarichi durante e/o dopo un evento piovoso; eventuale pulizia degli scarichi da materiale (terra, arbusti, radici, ecc…); verifica dell’accessibilità del pozzo; controllo dell’efficienza degli scarichi delle acque a valle del tubo di scarico del dreno. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio e spostamento legname; attrezzatura di cantiere; trattori agricoli o forestali, escavatore; operaio/i specializzato/i. Elenco Prezzi Unitari Descrizione Posa in opera geotessile Tubo in PVC Esecuzioni dreni sub-orizzontali Riempimento pietrame Materiale drenante Sfalcio e diradamento Scavo e sbancamento materiale Manodopera Decespugliatore o motosega Nolo mezzi meccanici con operatore U.M. Prezzo m2 m m m3 m3 m2 m3 ora ora ora 2,00 – 3,70 € 5,30 – 18,15 € 45,00 - 141,00 € 46,00 -70,00 € 9,00 -20,00 € 0,06 – 1,50 € 4,00 – 6,00 € 20,00 – 26,00 € 3,00 – 8,00 € 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità Montana della Valchiavenna 179 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Comunità Montana della Valchiavenna 180 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.43. H01 Viabilità Manuale D’uso Funzione specifica: accessibilità, gestione forestale e fruizione del territorio Oggetto delle pratiche manutentive: viabilità, viabilità agro-silvo-pastorale e sentieristica Descrizione caratteristiche: VASP La definizione di viabilità agro-silvo-pastorale è data dall’art. 21, comma 1, della l.r. 27/2004, che così dispone: «Le strade agro-silvo-pastorali sono infrastrutture finalizzate ad un utilizzo prevalente di tipo agro-silvo-pastorale, non adibite al pubblico transito. Il transito è disciplinato da un regolamento comunale, approvato sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale, entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge». Alcune prime indicazioni in materia erano state date dalla Regione Lombardia attraverso la “Direttiva relativa alla viabilità locale di servizio all’attività agro-silvo-pastorale” approvata dalla Giunta regionale con la d.g.r. VII/14016 del 8 agosto 2003. Tale direttiva resta valida per quanto non in contrasto con la nuova legislazione regionale. La direttiva regionale dettagliava nei particolari: • metodi di classificazione e censimento delle diverse strade, • la pianificazione (Piano della viabilità agro-silvo-pastorale) ed i Regolamenti di cui i Comuni e le Comunità Montane dovranno dotarsi, • • modalità di progettazione per le nuove piste, le procedure amministrative (chiusura, gestione, convenzioni, stesura Piano viabilità VASP, censimento, manutenzione, programmazione) Una recente circolare regionale “Circolare n. 11 del 01.07.2008” rivolta ai Comuni con l’intento di chiarire alcune questioni relative alle VASP segnala in particolare che fino al 30 settembre 2008 i comuni hanno la possibilità di integrare il proprio Piano della VASP inserendovi nuove strade, successivamente l’implementazione e l’aggiornamento del Piano della VASP da parte degli enti competenti (CC.MM., Provincie ecc.) sarà consentito, dopo esplicita comunicazione da parte della Regione, e indicativamente entro la fine del 2009 o in occasione della redazione o aggiornamento del PIF. Si ricorda infatti che, ai sensi dell’art. 21, comma 2, della l.r. 27/2004 i piani VASP sono parte integrante del PIF e come tali devono essere successivamente approvati dalla Provincia. L’applicazione dell’art. 21 della l.r. 27/2004 deve obbligatoriamente riguardare tutta la viabilità agrosilvo-pastorali finanziate con fondi europei, statali e regionali (quale la Misura 3.18 “Sviluppo e miglioramento infrastrutture rurali” del Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006, con gli Artt. 23, 24 e 25 della l.r. 7/2000 e con la L 102/90 I° e II° fase), nonché quella realizzata come intervento compensativo a seguito di trasformazione di bosco (art. 4 l.r. 27/2004). I Comuni possono operare alcuni adattamenti nella stesura dei propri Regolamenti, in funzione delle proprie esigenze e /o peculiarità, fermo restando comunque i seguenti principi generali: 1) i regolamenti del piano VASP di una Comunità Montana devono contenere un'omogeneità di fondo, cioè non è possibile che ogni Comune deliberi un regolamento diverso dagli altri in Comunità Montana della Valchiavenna 181 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione maniera sostanziale; è evidente che tale omogeneità risulta indispensabile sia per una corretta gestione della viabilità agro-silvo-pastorale comprensoriale che per facilitare la fruizione ai cittadini, siano essi residenti o no. 2) le specifiche identificative della strada (art 1 Regolamento tipo della Regione ) compresa anche la classe di transitabilità devono essere sempre indicate in modo esauriente al fine di individuare i in modo univoco l’infrastruttura oggetto di chiusura al transito; 3) il soggetto gestore (art 2 Regolamento tipo della Regione) deve essere chiaramente individuato (anche se è implicito che il soggetto gestore se non altrimenti indicato è il comune competente per territorio )anche al fine del rilascio delle autorizzazione al transito e della tenuta del Registro permessi e deroghe (art 8, 10, 11,12 e 13 Regolamento tipo della Regione ); 4) ogni strada regolamentata deve avere un cartello di chiusura (art 3 Regolamento tipo della Regione). Sarà necessario mettere in opera all’inizio di ogni strada ( in corrispondenza degli eventuali accessi se più di uno) una cartellonistica di divieto al transito ordinario con i riferimenti di legge, se non ancora presente, indispensabile a segnalare tale infrastruttura; 5) i sistemi tariffari o le categorie di esclusione dal pagamento per il transito devono essere omogenei nell'ambito del piano VASP di ogni Comunità Montana, per i medesimi motivi di cui al punto 1; 6) principio irrinunciabile, al di là dell’unica categoria1 che può essere esclusa dal pagamento, è che non può essere deliberata la gratuità al transito per i cittadini (art 8 Regolamento tipo della Regione ) solo perché residenti o nativi nel comune; infatti, al fine di garantire la manutenzione delle strade, risulta necessario stabilire un transito oneroso ovvero in alternativa l'effettuazione della “giornata delle strade”. La mancanza dei succitati presupposti implicherà la non validazione del piano VASP da parte della Regione Lombardia. . La direttiva definiva VASP quelle strade ubicate nelle aree montane e collinari della regione, che non sono adibite al pubblico transito e non collegano centri abitati, realizzate prevalentemente in fondo naturale, che svolgono molteplici funzioni in campo agricolo e forestale e in subordine turistico ricreativo. In particolare riconosceva: • strade agro-silvo-pastorali quelle infrastrutture polifunzionali, finalizzate ad utilizzo prevalente di tipo agro-silvo- pastorale, non adibite al pubblico transito, non soggette alle norme del codice della strada, nelle quali il transito è sottoposto all’applicazione di uno specifico regolamento. Questa tipologia comprende in un'unica definizione le strade classificate, ai sensi dell’art 10, comma 2 della l.r. 10/98, interpoderali e silvo-pastorali, difficilmente distinguibili fra loro per la forte polifunzionalità intrinseca tipica della viabilità delle zone montane e collinari. In questa categoria di strade vengono comprese tutte quelle infrastrutture di collegamento utilizzate prevalentemente, per lo svolgimento delle attività agricole e forestali periodiche. La funzionalità di queste strade consente il collegamento: o dalle aziende agro-silvo-pastorali alle strade locali del Comune; o dalle aree forestali o pascolive alle rete interpoderale o alle strade locali del Comune. Queste strade sono tracciati permanenti che hanno particolari caratteristiche costruttive (larghezza, pendenza, ecc.) con specifiche tipologie delle opere d’arte, di ridotto impatto ambientale, e soggette a periodiche manutenzioni. Le strade agro-silvo-pastorali sono oggetto di uno specifico Piano di viabilità. • Piste forestali quelle infrastrutture temporanee, a funzionalità limitata, realizzate solo per l’esecuzione di specifici lavori forestali, sistemazioni idraulico-agrario-forestale e opere di difesa del suolo. Queste piste hanno un utilizzo limitato nel tempo in funzione degli interventi da realizzarsi nell’area servita dalla pista, per cui il tracciato dovrà in ogni caso essere ripristinato al termine dei lavori. Le caratteristiche delle piste forestali, non prevedono la realizzazione d’opere d’arte, necessitano della sola risagomatura del terreno. Esse non rientrano nel Piano della viabilità e possono fare parte dei progetti di taglio o delle opere di cantiere previste dai progetti di sistemazione o difesa del suolo. 1 Categoria A1) proprietari od affittuari degli immobili serviti dalla strada e nel caso di strade di privati dichiarate di pubblica utilità i proprietari dell’infrastruttura. Comunità Montana della Valchiavenna 182 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Tracciati minori costituita dall’insieme di percorsi, distinti in mulattiere, sentieri e itinerari alpini, che per le loro caratteristiche tecniche sono a prevalente uso pedonale. • Nonostante la sua funzione principale sia di tipo ricreativo, storico o culturale (si pensi ad esempio ai tracciati delle strade militari della prima guerra mondiale), essa può ricoprire un ruolo significativo nella gestione attiva del territorio montano, in quanto possono essere le uniche vie d'accesso in ambienti difficili. Tabella 3.1:classificazione dei tracciati d’interesse agro-silvo-pastorale secondo la direttiva regionale Classe di transitabilità2 Fattore di transitabilità Mezzi I II Autocarri Trattori con rimorchio Trattori piccole dimension 90 CV Piccoli automezzi III IV Rete viabile Largh. Minima Pendenza (%) Carico ammissibile3, 4 (q) 250 200 (m) Prevalente 3,55 2,514 <10 <12 100 2,0 <14 40 1,8 >14 Raggio tornanti (m) Massima F. naturale 12 14 F. stabilizzato 16 20 9 8 16 25 6 >16 >25 <6 Piste forestali Mezzi forestali Mulattiere Sentieri Itinerari alpini Tracciati minori tracciati a prevalente uso pedonale con larghezza minima di 1,2 m, pendenza non superiore al 25% con fondo lastricato nei tratti a maggior pendenza. Presenza di piccole opere di regimazione delle acque superficiali (canalette e cunettoni) e di muri di contenimento della scarpata a monte e a valle tracciati ad esclusivo uso pedonale con larghezza non superiore a 1,2 m e pendenze che, in presenza di gradini, possono raggiungere il 100%. Presenza di elementari opere d'arte per il mantenimento del fondo e della scarpata insieme dei tracciati in zona di media e alta montagna ad esclusivo uso pedonale, con sezione ridotta, fondo spesso irregolare e non consolidato e mancanza di opere d'arte. In zone impervie possono essere dotati di particolari attrezzature fisse per garantire il passaggio in sicurezza (ferrate) Esempio di segnaletica da adottare per strada agro-silvo-pastorale Regolamento Comunale n. del .. Art. 20 – L.R. 80/89 Classe di transitabilità II Transito vietato ai veicoli aventi una massa superiore a 50 t Possibili rientri nei costi di gestione: • Tariffe autorizzazioni ordinarie di transito • Tariffe autorizzazioni accesso temporanee • Giornate di lavoro a titolo gratuito • Sanzioni e incameramento cauzioni per ripristino danni 2 La classe di transitabilità è determinata dal parametro più sfavorevole che ne costituisce il limite di transitabilità. 3 Sono consentite delle deroghe indicate nel Regolamento comunale al transito art. 13 4 Sono possibili carichi superiori a quelli indicati in tabella per tutte le strade ed in particolare per quelle di nuova costruzione qualora esplicitamente valutati con prove di carico. 5 Comprensivo di banchina 0.5 m Comunità Montana della Valchiavenna 183 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione • Extra-tariffari di cui trasferimenti correnti regionali • Altri rientri finanziamenti vari (ex art. 23 lr 7/2000) La Comunità Montana Valchiavenna ha realizzato il censimento della propria VASP ed approvato il Proprio Regolamento Negli allegati alla Circolare n. 11 del 01.07.2008 viene difatti segnalato quanto segue: Ricognizione VASP luglio 2008 CM 26 Comunità Montane C.M. Valchiavenna Approvato completo si Approvato parziale In corso di redazione Comune Codice_Regolamento Gestore Stato_Realizzazione VILLA DI CHIAVENNA PRATA CAMPORTACCIO DELIBERA C.C. N.23/06 D.C.C. N.41/06 Esistente Esistente PRATA CAMPORTACCIO CAMPODOLCINO CAMPODOLCINO CAMPODOLCINO MESE MESE GORDONA GORDONA PRATA CAMPORTACCIO D.C.C. N.41/06 DELIBERA C.C. N.3/07 DELIBERA C.C. N.4/07 DELIBERA C.C. N.5/07 DELIBERA G.M. N.86/05 DELIBERA G.M. N.8/07 DELIBERA C.C. N.2/07 DELIBERA C.C. N.2/07 D. C.C. N.41/06 PRATA CAMPORTACCIO PRATA CAMPORTACCIO VILLA DI CHIAVENNA PIURO VERCEIA SAN GIACOMO FILIPPO D.C.C. N.41/06 D. C.C. N.41/06 DELIBERA C.C. N.23/06 DELIBERA C.C N. 7/05 DELIBERA C.C. N.4/07 DELIBERA G.M. N.7/07 SAN GIACOMO FILIPPO DELIBERA G.M. N.6/07 SAN GIACOMO FILIPPO SAN GIACOMO FILIPPO SAMOLACO MADESIMO DELIBERA G.M. N.3/06 DELIBERA G.M. N.17/06 DELIBERA C.C. N.3/07 DELIBERA C.C. N.39/06 Amministrazione Comunale Consorzio Forestale di Prata Camportaccio Consorzio Monti di Lottano Consorzio Alpe Motta Consorzio Valle di Starleggia Consorzio Alpe Bondeno Consorzio Madonna delle Grazie Consorzio Scandolera - Bocc Consorzio Valle Pilotera Consorzio Val Bodengo Consorzio Forestale di Prata Camportaccio Consorzio Monti di Lottano Consorzio Monti di Lottano Amministrazione Comunale Consorzio Monti di Pradella Amministrazione comunale Consorzi Frazione di Dalò e Alpe di Agoncio Consorzio Alpi e Boschi di Sommarovina Consorzio frazionisti di San Bernardo Consorzio Madonna delle grazie Amministrazione Comunale Consorzio Forestale Boschi di Isola Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Esistente Indipendentemente dalla definizione ufficiale va sottolineato che la viabilità agro-silvo –pastorale connessa alle altre tipologie di viabilità rurale (insieme delle strade a servizio dei fondi agricoli, dei pascoli, degli alpeggi e dei boschi) ha anche una sempre più rilevante funzione turistico-ricreativa. Infatti, oggi la VASP viene utilizzata a fine produttivo (esbosco, collegamento con unità produttive agro-silvo-pastorali poco accessibili), antincendio (sia per l’accesso ai mezzi, che con funzione tagliafuoco) e ricreativo (maggior accessibilità pedonale e cicloturistica) (Università degli Studi di Milano “Linee guida per la progettazione della viabilità agro-silvo-pastorale in Lombardia”). ALTRA VIABILITÁ e RETE CICLABILE Va ricordato che la scelta di non applicare quanto previsto all’art. 21 l.r. 27/2004 e nella d.g.r. n. 14016/2003 per infrastrutture finalizzate ad utilizzo prevalente di tipo agro-silvo-pastorale: Comunità Montana della Valchiavenna 184 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 1. comporta la classificazione della viabilità in esame come strade comunali6 o strade "vicinali" 7, il cui transito è soggetto al codice stradale; 2. impone al comune di adottare tutti gli accorgimenti costruttivi (gard-rail, muri, drenaggi, ecc.) tali da rendere la viabilità transitabile in conformità con le disposizioni del codice stradale; 3. esclude dalla possibilità di accedere ai finanziamenti della Regione Lombardia destinati alla viabilità agro-silvo-pastorale. Va altresì ricordato che la Regione Lombardia ha predisposto il Manuale per la realizzazione della rete ciclabile regionale, adottato con d.g.r. 22 dicembre 1999, n. VII/47207, che rappresenta il documento di riferimento per la progettazione e per la valutazione di iniziative riguardanti il tema dei percorsi ciclabili. E' stato aggiornato a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (settembre 2000) del "Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili", ed in funzione delle esperienze di progettazione effettuate. In sintesi i contenuti del Manuale sono i seguenti: • il progetto di rete ciclabile regionale, anche con riferimento ai contenuti del vigente Piano Territoriale Paesistico Regionale; • il Regolamento relativo alle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili, la normativa di riferimento statale (l. 366/98) e regionale (l.r. 65/89); • le indicazioni operative e tecniche per la realizzazione di tracciati ciclabili di diversa tipologia (percorsi "protetti", corsie ciclabili preferenziali, tracciati su strade campestri, ecc.), complete di schede esemplificative ed immagini fotografiche di tracciati cicloturistici realizzati. SENTIERISTICA Con Delibera n. 48929 del 1.3.2000, la Giunta Regionale Lombarda ha approvato il “Piano dei percorsi escursionistici d’interesse naturalistico e storico integrati col sistema delle aree protette”. Il Piano ha preso in esame 86 tracciati di lunga percorrenza e 42 percorsi di interesse locale di collegamento tra le aree protette e ha prodotto le Linee guida per la loro salvaguardia e valorizzazione. 6 Comunali, quando congiungono il capoluogo del comune con le sue frazioni o le frazioni fra loro, ovvero congiungono il capoluogo con la stazione ferroviaria, tranviaria o automobilistica, con un aeroporto o porto marittimo, lacuale o fluviale, con interporti o nodi di scambio internodale o con le localita' che sono sede di essenziali servizi interessanti la collettiivi a' comunale ai sensi del comma 6 dell’art. 2 del Codice della Strada 7 assimilate alle strade comunali ai sensi del comma 6 dell’art. 2 del Codice della Strada Comunità Montana della Valchiavenna 185 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione In particolare sono state definite: •le caratteristiche tecniche e grafiche dei cartelli perimetrali, dei pannelli comportamentali e dei pannelli informativi da adottare nelle aree protette •l’utilizzo della segnaletica ufficiale del Club Alpino Italiano per la segnalazione dei sentieri nelle aree protette Va quindi segnalato che la Regione Lombardia ha partecipato ad un Programma di Iniziativa Comunitaria INTERREG lll A ITALIA SVIZZERA 2000-2006 - Cooperazione transfrontaliera – espressamente dedicato alla sentieristica: un progetto a regia regionale “Charta Itinerum - Alpi senza frontiere” tra la Svizzera (Canton Ticino, Cantone Grigioni) e l’Italia (Lombardia: Varese, Como, Lecco, Sondrio) per la realizzazione di cartografia tematica e di un WEBGIS a supporto dell’escursionismo naturale e culturale e per la salvaguardia e la valorizzazione della rete sentieristica La Provincia di Sondrio e la SEV - Società Economica Valtellinese, nell'ambito delle iniziative promosse dal "Tavolo di coordinamento provinciale - Itinerari per l'escursionismo" ha realizzato un manuale operativo per la segnaletica degli itinerari escursionistici della Provincia di Sondrio con lo scopo di fornire un valido strumento operativo a tutti coloro che operano nel campo degli itinerari escursionistici e della segnatura e manutenzioni dei sentieri. Il manuale, approvato ed adottato dall'Amministrazione Provinciale (DGP 393/05) e dalle cinque Comunità Montane di Valtellina e Valchiavenna, rappresenta la volontà delle istituzioni di pervenire ad un modello unificato e condiviso di segnaletica dei sentieri e degli itinerari provinciali, al fine di consentire una migliore identificazione e fruibilità degli stessi. Comunità Montana della Valchiavenna 186 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Per approfondimenti su temi si rimanda ai riferimenti che seguono: • Regione Lombardia -Direzione Generale Agricoltura Circolare attuativa per la viabilità agrosilvo-pastorale (Circolare n. 11 del 01 luglio 2008, indicazioni in merito all'applicazione dell'art. 21 della l.r. 27/04 e alla direttiva relativa alla viabilità locale di servizio all’attività agro-silvopastorale.) http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=3790&SezioneI d=2008000000&action=Documento • Legge regionale forestale 27/2004 "Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell'economia forestale" • • • • • • • • • • • http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum entoId=1787&SezioneId=0&codTipol=1 Regolamento Regionale n. 5/2007 "Norme Forestali Regionali" approvato in data 10 luglio 2007 http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum entoId=3200&SezioneId=0&codTipol=1 Direttiva per la viabilità agro-silvo-pastorale approvata con d.g.r. n. VII/14016 del 08/08/2003 http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum entoId=909&SezioneId=0&codTipol=1 Regione Lombardia, 2006 – “Linee guida per la progettazione della viabilità agro-silvo-pastorale in Lombardia: stabilità delle scarpate e opere di stabilizzazione http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=1148&SezioneI d=2808000000&action=Documento Regione Lombardia, 2006 – “Linee guida per la progettazione della viabilità agro-silvo-pastorale in Lombardia: http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&Docum entoId=1146&SezioneId=0&codTipol=1 Normativa del settore forestale in Regione Lombardia http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=2725&SezioneI d=2008000000&action=Documento Regione Lombardia – Promozione attività turistica – Itinerari Provincia di Sondrio http://www.turismo.regione.lombardia.it/tema.html?x=0&IDTema=142&IDLingua=2&IDSezion e=2&provincia=SO&mtd=doRisorseTrovate&locale=it&urlStart=/tema.html&isMarcato=false Regione Lombardia – Rete delle piste ciclabili http://www.regione.lombardia.it/wps/portal/_s.155/606/.cmd/ad/.ar/sa.link/.c/502/.ce/628/.p/4 08?PC_408_linkQuery=pagename=PortaleLombardia/GenDoc/PL_GenDoc_light_territorio,c=Ge nDoc,cid=1108464160240#628 Provincia di Sondrio - manuale itinerari escursionistici http://www.provincia.so.it/download.asp?file=/ambiente/sentieri/manuale_itinerari_escursionisti ci.pdf sistema SIWGREI (Sistema Informatico Web Gis della Rete Escursionistica Italiana) - prodotto principale dal Progetto "Charta Itinerum - Alpi Senza Frontiere" finanziato dal Piano d’iniziativa Comunitaria Interreg IIIA Italia - Svizzera 2000-2006, e realizzato in collaborazione tra il Club Alpino Italiano Regione Lombardia e la Direzione Generale Qualità dell’Ambiente della Regione Lombardia http://www.chartaitinerum.org/home.asp# Regione Piemonte, 2003 – “La viabilità agro-silvopastorale” http://www.regione.piemonte.it/cgibin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=771 Regione Piemonte, 2008 – “Infrastrutture forestali ed interpoderali” http://www.regione.piemonte.it/cgibin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=53&doc=817 Comunità Montana della Valchiavenna 187 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Canalette Non rivestite Legno Metallo Calcestruzzo Metallo Tombini Plastica Metallo Calcestruzzo Tombotti Corde e catene delle vie ferrate Siepi in legno e muretti di contenimento Opere di sostegno a servizio del percorso Calcestruzzo vari Legno, pietra, malta Pietra, malta Piano di calpestio (selciati in pietra, gradonature …) Cartellonistica Servizi di supporto alla mobilità sostenibile (portabiciclette ecc.) Pietra, terra battuta, vari Erosione al fondo, riempimento di materiale Deterioramento, danneggiamento, riempimento di materiale Danneggiamento, riempimento di materiale Corrosione, danneggiamento, riempimento di materiale Corrosione, danneggiamento Danneggiamento, intasamento Danneggiamento, intasamento Corrosione, danneggiamento, intasamento Corrosione, intasamento Deterioramento, danneggiamento Deterioramento, danneggiamento Deterioramento, danneggiamento, cedimento Danneggiamento, ostruzione vari vari Deterioramento, danneggiamento Deterioramento, danneggiamento Ferri reggispinta Livello minimo delle prestazioni manutentive: In generale si prevede lo svuotamento, la riparazione e la sostituzione delle parti danneggiate, la rimozione della vegetazione e dei detriti (piccole frane, cedimenti) accumulatisi lungo il percorso oltre che lungo le opere di drenaggio della strada ed in corrispondenza degli attraversamenti. Vanno curate altresì le opere di sostegno (muri di sostegno e controripa) e di stabilizzazione (opere di ingegneria naturalistica, rinverdimenti ) a servizio del percorso (privilegiando l’uso di pietrame locale e specie autoctone). In particolare, si prevede il mantenimento, con eventuale sostituzione, delle corde-catene nei tratti di vie ferrate o sentieri attrezzati (predisposte a facilitare il transito) così come delle siepi in legno e dei muretti di contenimento. Con riferimento ai manuali predisposti dalla Regione Lombardia (citati in precedenza), si ritiene importante manutentare la cartellonistica e la segnalatica dei percorsi storico culturali e tematici su sentieri e vie di accesso alle emergenze naturalistiche e storico culturali nonché manutentare le strutture a servizio della mobilità sostenibile. In generale, l’ispezione lungo le stradedovrebbe venire eseguita almeno a cadenza annuale dopo il periodo di innevamento. La manutenzione ordinaria sulle scarpate o nella fascia di rispetto della strada dovrebbe venire eseguita periodicamente. Comunità Montana della Valchiavenna 188 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Relativamente alle VASP si ricorda che la direttiva regionale per la viabilità agro-silvo-pastorale approvata con d.g.r. n. VII/14016 del 08/08/2003 prevede, per la manutenzione, quanto segue. Manutenzioni ordinarie Le manutenzioni ordinarie sono a totale carico del proprietario dell’infrastruttura ovvero del Gestore. Il Gestore dovrà programmare le manutenzioni necessarie a garantire il normale utilizzo dell’infrastruttura che potranno essere attuate anche avvalendosi dei Consorzi Forestali o stipulando convenzioni o contratti con agricoltori, cooperative di agricoltori, associazioni volontarie, imprese artigiane locali ecc.. I Comuni o i Consorzi forestali, quando nominati gestori del tracciato, dovranno istituire un apposito capitolo di bilancio prevedendo le entrate necessarie a sostenere i costi di gestione anche in relazione ai benefici che l’opera comporta. In particolare le entrate ordinarie potranno derivare oltre che dal rilascio delle autorizzazioni di accesso anche eventualmente dalle utilizzazioni boschive, dagli introiti degli usi civici ecc. Il Gestore dell’infrastruttura, se pubblico, dovrà rendere noto annualmente a tutti i soggetti interessati (cittadini di uno stesso comune o altro), nei modi ritenuti più opportuni ai sensi della legge 241/91, l’entità degli importi introitati annualmente, i costi sostenuti ed i lavori realizzati per il mantenimento e miglioramento della viabilità. Il Gestore, se privato, dovrà comunicare annualmente a tutti i beneficiari della dichiarazione di assenso i costi sostenuti ed i lavori realizzati per il mantenimento e miglioramento della viabilità. Manutenzioni straordinarie ed adeguamenti delle strade esistenti I Comuni potranno predisporre, sentiti i Gestori, un piano pluriennale degli interventi di manutenzione straordinaria e d’adeguamento delle strade esistenti che dovrà avere come obiettivi prioritari: • il ripristino funzionale delle sedi viarie e dei relativi manufatti ove risultino danneggiati a seguito degli agenti atmosferici o di calamità naturali; • il miglioramento delle caratteristiche delle infrastrutture esistenti anche in termini di sicurezza ( riduzione pendenza longitudinale, larghezza curve ecc.) con la conseguente riqualificazione della classe di transitabilità. I Comuni potranno predisporre la proposta di manutenzione alla rete viaria predisponendo una breve relazione con una previsione sommaria di costo e compilando la scheda per ogni strada oggetto di intervento. Il regolamento regionale n. 5/2007 "Norme Forestali Regionali" approvato in data 10 luglio 2007 dettaglia in particolare cosa si intenda per manutenzione ordinaria e straordinaria della VASP all’art. 71 “Manutenzione” 1. La manutenzione ordinaria della viabilità agro-silvo-pastorale non è soggetta alle autorizzazioni di cui agli articoli 4 e 5 della l.r. 27/2004, né all’autorizzazione paesaggistica ai sensi dell’articolo 149, comma 1, del d.lgs. 42/2004. Essa è subordinata a preventiva comunicazione all’ente forestale, ove si individuano, su cartografia, i tratti di viabilità interessati dagli interventi. 2. Per manutenzione ordinaria ai fini del comma 1 si intende: a) il livellamento del piano viario o del piazzale; b) il ricarico con inerti; c) la risagomatura delle fossette laterali; d) il ripristino delle opere trasversali di regimazione delle acque e la sostituzione di canalette trasversali o laterali esistenti; e) il ripristino di tombini e attraversamenti esistenti; f) la rimozione di materiale franato dalle scarpate e la loro risagomatura localizzata; g) il rinsaldamento delle scarpate con graticciate o viminate; h) la realizzazione di canalette trasversali e laterali e le opere trasversali di regimazione delle acque; i) la risagomatura andante delle scarpate per la rimozione del materiale franato, purché sia garantita la stabilità ed il consolidamento delle stesse; j) gli interventi comprendenti le opere indicate al comma 3, lettere b), c), d) ed e), qualora detti interventi comportino complessivamente scavi o movimenti di terra fino a 100 metri cubi per chilometro di tracciato. 3. Fatto salvo quanto indicato al comma 2, lettera j), per manutenzione straordinaria si intende: • gli allargamenti fino al massimo del 50 per cento, le modifiche del tracciato fino al massimo del 10 per cento e della pendenza della sede stradale fino al massimo del 5 per cento; • la realizzazione di tombini e attraversamenti; • la realizzazione di fossette laterali alla sede stradale; • la realizzazione di brevi tratti di muretti a secco di sostegno di altezza non superiore a un metro comportanti limitati scavi manuali; • gli scavi di dimensioni non superiori a un metro di larghezza e un metro e mezzo di profondità, realizzati nella sede stradale per la posa di tubazioni. 4. Sono esercitabili senza la preventiva comunicazione di cui al comma 1 i seguenti interventi di manutenzione ordinaria: a) la pulizia di canalette e le opere trasversali di regimazione delle acque; Comunità Montana della Valchiavenna 189 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione b) la pulizia delle fossette laterali, dei tombini e degli attraversamenti. 5. Nell’esecuzione degli interventi di manutenzione descritti nei commi da 1 a 4 si devono osservare le seguenti norme tecniche: a) le terre e i materiali di risulta non possono essere scaricati lungo pendici o versanti, se non nello stretto limite necessario alla risagomatura o rinsaldamento delle scarpate di sostegno delle infrastrutture e in tal caso adeguatamente e prontamente conguagliate e stabilizzate; se utilizzate per il ricarico o livellamento della sede stradale devono essere adeguatamente assestate e compattate; b) le terre e il materiale lapideo non possono essere scaricati nell’alveo e sulle sponde di corsi d’acqua di ogni genere, anche a carattere temporaneo, all’interno di impluvi o fossi di sgrondo delle acque; c) gli attraversamenti da porre in corrispondenza di impluvi o fossi devono prevedere opere di scolmatura delle acque di piena, quali opere di canalizzazione o scarpata ed alveo appositamente consolidati in pietrame, in modo che le acque possano scorrere senza danno della sede stradale e senza determinare fenomeni erosivi; d) le acque di sgrondo raccolte o intercettate dalle infrastrutture devono essere regimate senza provocare danni alle pendici circostanti o innescare fenomeni erosivi; e) non devono prodursi ostacoli al regolare deflusso delle acque superficiali; f) non devono essere create condizioni di rischio di frane, smottamenti o di innesco di fenomeni erosivi; g) gli scavi a sezione obbligata devono essere immediatamente ricolmati, i fronti di scavo e i riporti prontamente stabilizzati e consolidati. Mezzi e personale: Strumenti per il taglio, utensili manuali di percussione, molatura, piegatura ferri e spostamento legname; trattori agricoli o forestali; operaio/i non specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Prezziario P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.I.F. Voce Descrizione U.M. H.1 Area di sosta: posa in opera di massello autobloccante per pavimentazione erbosa in calcestruzzo vibrocompresso (elementi da 50x50x8 cm.). Comprensiva di formazione di cassonetto, stesura e livellamento di materiale drenante, sabbia e terra di coltura e successiva semina €/m2 49,59 H.2 Fornitura e posa in opera di tavolo pic-nic (cod. C.8.1) €/cad 448,05 H.3 Realizzazione di punto fuoco (cod. C.8.2) €/cad 1.300,00 H.4 Posa in opera di bacheca (cod. C.8.3) €/cad 387,80 €/cad 398,05 €/cad 146,65 H.5 H.6 Posa in opera di panchina a tre posti (cod. C.8.4) Posa in opera di portarifiuti (cod. C.8.5) Prezzo P.R.I.F F.1.1.1 Ripristino di tracciato per sentieri della larghezza media di m 1,20 in terreno di qualsiasi natura e consistenza, compresa la realizzazione di piccole opere d'arte ove necessarie, compreso ogni altro onere necessario €/m 5,65 P.R.I.F. F.1.1.2 Manutenzione di sentieri consistente nel taglio della vegetazione invadente la sede viaria e nella ripulitura dei lati per un fronte di intervento complessivo di 1,50 m, compresi la sistemazione del materiale di risulta ed ogni altro onere e la rimozione saltuaria di pietre instabili di medie dimensioni (massimo di 50 Kg) €/m 3,20 P.R.I.F. F.1.2 Scavo di sbancamento per allargamento e formazione della sede stradale, eseguito con mezzi meccanici in terreni di qualsiasi natura e consistenza anche in presenza d'acqua, compresa la demolizione di murature a secco, le rocce tenere, esclusa la roccia dura da mina o da martello demolitore ed i trovanti di dimensioni superiori ad 1 metro cubo. Nel prezzo è compreso l'onere per il trasporto del materiale in esubero entro l'area del cantiere, l'onere per l'estirpazione delle ceppaie e per la profilatura delle scarpate €/m3 10,36 P.R.I.F. F.1.3 Scoronamento e regolarizzazione del profilo del terreno, delle scarpate in zona frana e sul ciglio della frana eseguito a mano e/o con mezzi meccanici comprensivo del taglio della vegetazione arbustiva e di alto fusto esistente all'interno e sul ciglio della frana, ed ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. €/m2 P.R.I.F. F.1.4 Riporto del materiale di risulta proveniente dagli scavi a formazione di rilevato utile, compreso costipamento e riprofilatura del terreno eseguito a mano o con mezzi meccanici, ed ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L Comunità Montana della Valchiavenna 6,65 €/m3 190 4,29 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione P.R.I.F. F.1.5 P.R.I.F. F.1.9 P.R.I.F. F.1.11 P.R.I.F. F.1.12.2 P.R.I.F. F.1.14 P.R.I.F. F.1.17.1 P.R.L. F.4.015.01 0.01 P.R.L. F.4.005.08 0.02 Scarificazione di massicciata stradale, eseguita con mezzi meccanici con una profondità media di 10 cm compresa la regolarizzazione eseguita con mezzo meccanico, la eventuale umidificazione ed il costipamento con rulli statici e vibranti, nonchè il trasporto a rifiuto del materiale inutilizzato compreso ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. Muratura di sostegno ad asse rettilineo o curvilineo, con paramento esterno in pietra, con ossatura in getto di calcestruzzo dosato a q.li 2,5 di cemento per metro cubo d'impasto, compresi i compensi per la formazione della superficie a scarpa (10-15%), di spigoli o riseghe, della posa di tubi in pvc di diametro 100 mm per drenaggio , del ferro d'armatura, i casseri per la formazione del paramento interno, nonchè l'onere per il riempimento con adeguato materiale retrostante l'armatura Fornitura e posa in opera di canalette trasversali in tondelli di legno di larice o castagno di diametro di 15-20 cm collegate tra loro con minimo 3 coppie di cambre in acciaio di diametro appropriato, compreso scavo livellazione del piano di posa, posata a secco e sistemata con andamento obliquo all'asse della strada Formazione di staccionata in legno di larice o castagno scortecciato, avente il diametro dei piantoni di cm 12-15 posizionati ad interasse di m 1,50-2,00 ed un'altezza di m 1,00-1,20 fuori terra con trattamento imputrescibile della parte interrata, compreso ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. Ricarica del piano viabile, ottenuta mediante inghiatura con misto granulare calcareo stabilizzato di diametro 30 mm proveniente da cava, compreso l'onere della stesura a mano, preparazione e sagomatura del piano e cilindratura. Parametri di riferimento: spessore ricarica di 20 cm Formazione di selciato in pietrame a secco per sede stradale, con spessore medio di 30 - 40 cm, compresa la preparazione del piano di posa costituito da uno strato di sabbia mista a cemento, la realizzazione delle guide laterali e l'ammorsamento e intasamento del pietrame con inerte di idonee granulometrie ed ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. Esecuzione di muratura a secco eseguita con pietre di forma regolare collegate fra loro con scaglie e zeppe e con faccia a vista regolarizzata e rifinita, compreso ponteggi, trasporto e preparazione delle pietre. con una faccia a vista Esecuzione di taglio di piante in alveo, sulle scarpate o sulle aree interessate dai lavori, compresa l'estirpazione delle ceppaie, delle radici ed il carico sui mezzi, il traporto e lo scarico in discariche idonee poste in un raggio di 10 Km dal cantiere o l'accatastamento in area di cantiere diametro superiore a cm.20 €/m2 1,89 €/m3 282,35 €/m 24,28 €/m 10,83 €/m2 15,08 €/mq €/m³ 194,55 €/n. 25,62 P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 38,99 191 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.44. I01 Fabbricati d’alpe Manuale D’uso Funzione specifica: tutela della presenza umana in montagna, Oggetto delle pratiche manutentive: edifici presenti a quote medio alte connessi all’utilizzo ed al mantenimento degli alpeggi e dei pascoli d’alta quota, insediamenti a supporto della colonizzazione pastorale Descrizione caratteristiche: Una razionale attività di alpeggio è esempio di perfetta integrazione tra uomo e ambiente naturale e il mantenimento dei prati e dei pascoli ha anche un'importanza ambientale e paesaggistica, oltre che semplicemente produttiva. Per poter utilizzare gli alti pascoli, i pastori hanno dovuto creare una serie di strutture ed infrastrutture per l'ospitalità di se stessi, del bestiame e per l'espletamento delle operazioni di allevamento e lavorazione del latte. Le difficoltà di comunicazione e di reperimento di materiali costruttivi esterni hanno costretto ad utilizzare, per la costruzione dei diversi tipi di manufatti, il pietrame e il legname del posto. Le pietre provenivano spesso dalle operazioni di pulizia dei pascoli, continuamente invasi dai frammenti rocciosi staccatisi dalle montagne. Il legname, utilizzato anche come combustibile per il riscaldamento delle abitazioni e nel caseificio, era ricavato dal taglio delle piante dei boschi circostanti. Costruzioni tipiche ed articolate sono le classiche baite, diverse per altro da luogo a luogo, come i locali destinati al ricovero degli animali (stalle o semplici tettoie). Altri manufatti comuni sono le fontane e pozze d'abbeverata e le infrastrutture viarie: sentieri, mulattiere e strade, il recinto fatto di muretti a secco dove il bestiame sosta per il pascolo o il riposo. La Regione Lombardia negli anni ha destinato notevoli risorse finanziarie per l'adeguamento e/o la costruzione di fabbricati, infrastrutture viarie, acquedotti ed elettrodotti al servizio degli alpeggi, al fine di migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli addetti e la qualità delle produzioni. Il Piano Generale di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valchiavenna ha previsto una specifica “Indagine Pastorale” con l’intento di acquisire una conoscenza generale sulle situazioni pastorali ed elaborare degli indirizzi per la gestione dei pascoli. All’interno viene segnalato quanto segue. In Valchiavenna i fabbricati d’alpe appartengono a due diverse categorie: i ricoveri per il bestiame e le abitazioni dei pastori. Si tratta sempre di costruzioni in muratura generalmente con malta di cemento, talvolta a secco, con tetto in tegole di laterizio. Dove sono stati effettuati interventi negli ultimi decenni si osserva spesso una sostituzione del manto di copertura con lamiere di ferro. Nelle peggiori condizioni sono privi o poco dotati di finestre, di impianti tecnologici e di approvvigionamento energetico. I fabbricati per il ricovero del bestiame sono in genere quelli che presentano le più precarie condizioni conservative. Sono caratterizzati da modeste dimensioni e insufficienti condizioni di areazione e di illuminazione. Sono dotati di mangiatoie tradizionali e talvolta nel sottotetto è ricavato un piccolo fienile. Le pavimentazioni sono in pietrame come pure le poste e la loro pulizia, essendo non utilizzata la lettiera, avviene, quando possibile, mediante l’immissione di acque da canalizzazioni o da condotte provvisorie. Spesso le abitazioni, che presentano tutte le carenze conservativo-funzionali sopra indicate, sono adibite anche alla lavorazione del latte e alla conservazione del formaggio. È per questo che l’assenza di adeguate condizioni dei fabbricati unita alla mancanza di impianti tecnologici Comunità Montana della Valchiavenna 192 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione compromette la buona pratica d’alpeggio, le necessarie condizioni di vita e di lavoro per gli alpigiani e soprattutto, attualmente, contrasta con la vigente normativa sanitaria. Dal Piano Regionale degli Alpeggi si riportano, relativamente alla Comunità Montana in esame, alcuni dati. Tabella 3.2: alpeggi nella Comunità Montana Superficie totale (ha) Superficie pascolabile (ha) Sup. Pascolabile/Sup. Totale Superficie media malga (ha) N. Alpeggi N. Malghe Altitudine min m slm Altitudine max m slm Disponibilità idrica 19004.64 6042.54 31.79 316.74 57 60 1607 2143 Sì Tabella 3.3: usi del suolo negli alpeggi della Comunità Montana Prati Pascolo magro Pascolo umido Pascolo grasso Pascolo dei riposi 3,69 2929,63 155,67 1315,74 10,99 Pascolo arborato Pascolo cespugliato Cespuglieto non pascolabile Bosco a conifere 1630,52 1159,56 1851,82 Bosco a latifoglie Bosco misto Improduttivo TotaleC 9947,03 19004,6 Tabella 3.4: Rapporti tra superfici di pascolo. Medie per CM dei carichi di bestiame totali, Pascolo dei Riposi/Pascolo grasso Pascolo grasso/pascolo magro Sup. Pascolabile Sup. Pascolabile/Sup. Totale Carico di bestiame Giorni di monticazione UBA/ha sup. pascolabile 0.01 0.45 6046.23 31.79 2966.80 95 0.49 Tabella 3.5: Riepilogo malghe nelle comunità montane per tipo di proprietà N° totale malghe 60 Private Totale 16 % 27 Pubbliche In comproprietà Totale 16 Private Totale 10 % 27 Miste Pubbliche Totale 18 % 17 % 30 Totale - % - Tabella 3.6: Riepilogo malghe per numero di stazioni Classi (numero di stazioni) 1 Totale 60 Valore 46 Comunità Montana della Valchiavenna 2 % 77 Valore 6 3 % 10 Valore 4 Oltre 3 % 7 Valore 4 % 7 193 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera omogenea a manutenzione Materiali Anomalie riscontrabili Tetti e coperture Pietra, legno Cattivo stato di conservazione Rete idrica pead Rispetto normative igieniche Scarichi acque reflue pvc Rispetto normative igieniche Impianti sanitari e tecnologici vari Rispetto normative Locali di produzione e conservazione vari Rispetto normative (ad esempio ai sensi del d.p.r. 54/97 e delle linee guida approvate dalla Regione Lombardia con d. g. r. 19 marzo 1999, n. 42036, per continuare a produrre formaggio in alpeggio) Livello minimo delle prestazioni manutentive: Il PdM ritiene necessari una serie di interventi per recuperare le malghe ancora attive, razionalizzare le attività di alpeggio, integrare gli interventi di gestione forestale e faunistica esistenti con quelli alpicolturali. L'obiettivo è creare delle strutture modello, nelle quali applicare tecnologie innovative ma garantire, allo stesso tempo, il rispetto delle tecniche di lavorazione tradizionali. In particolare le malghe recuperate dovrebbero essere poi esempio applicativo concreto di: - attività alpicolturali ecocompatibili, con particolare attenzione ai metodi dell'agricoltura e della zootecnia biologiche ai sensi dei Regolamenti CEE 2092/91 e 1804/99; - multifunzionalità dell'azienda agricola in area montana, attraverso l'agriturismo e la realizzazione di attività di educazione ambientale; - produzione, vendita e promozione delle produzioni tipiche; - applicazioni di fonti energetiche rinnovabili. Per fare ciò è necessario, innanzitutto, incentivare il recupero delle strutture delle malghe, delle stalle, dei locali adibiti alla trasformazione casearia ed alla conservazione dei prodotti e rendere le aree più facilmente accessibili curando la viabilità. Difatti, la rispondenza dei fabbricati ai requisiti di legge è condizione indispensabile per poter continuare a produrre formaggio in malga, il cui livello qualitativo è sempre più elevato per soddisfare e salvaguardare il consumatore sempre più desideroso di conoscere le caratteristiche e la qualità dei prodotti che gli sono offerte. Se da un lato si rende necessario l’adeguamento alle norme igienicoComunità Montana della Valchiavenna 194 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione sanitarie dei fabbricati, dall’altro è altrettanto importante e necessario adeguare i locali adibiti ad alloggio del personale agli standard delle abitazioni. In Valchiavenna non esistono alpeggi di proprietà comunale. Ne consegue la necessità di coordinare e valutare attentamente le iniziative rivolte ai privati affinché tengano conto di una necessaria rifunzionalizzazione delle strutture con risvolti culturali, ambientali, sociali. Alcuni alpi sono in grado di sviluppare attività a carattere agrituristico, in grado di contribuire sostanzialmente al reddito dell’impresa: tendenzialmente le realtà più facilmente raggiungibili (a livello regionale soltanto in 22 malghe su 871 - dati del 2000 - si svolge l’attività agrituristica, e ciò significa che esistono ampie possibilità di integrazione e sviluppo). In altri siti, più difficilmente raggiungibili, dove il recupero risulti giustificato in ragione di particolari valenze culturali, paesistiche, ambientali e dove l’attività pastorale si connota nel senso dell’attività di servizio alla manutenzione del territorio non risultando di per sé economicamente sostenibile, la gestione degli interventi, oltre che attraverso opportuni ‘contratti’ con gli enti locali, dovrebbe poter contare su una domanda organizzata di servizi turistici e culturali (ecoturisti, gruppi organizzati e giovanili, studenti, ricercatori) e sul supporto di iniziative di volontariato con il coinvolgimento attivo di associazioni ed istituzioni educative nell’allestimento di campi di lavoro ed iniziative didattiche. Il tutto dovrebbe essere inscritto in un progetto organico in grado di rappresentare lo strumento di una fruizione intelligente del territorio ma, soprattutto, di riappropriazione da parte delle comunità locali della propria memoria storica. Si ritiene che gli interventi di recupero degli elementi del paesaggio pastorale assumono ben scarso rilievo se • una qualche forma di attività agropastorale non contribuisce, con la presenza degli animali, a mantenere e riprodurre il paesaggio che essi rappresentano • non vengono conservate alcune fondamentali caratteristiche degli edifici e delle attività (non volendo musealizzare non si vorrebbe comunque seguisse la piega degli allevamenti intensivi di pianura). Gli interventi sulle strutture devono rispondere a criteri di funzionalità e di adeguamento alle norme igienico-sanitarie, ma rispettandone il valore di testimonianza storica e antropologica. Le esigenze di contenimento dei costi e di funzionalità devono essere quindi contemperate con la valutazione dell’impatto sulla qualità visuale del manufatto e del contesto. Analogamente la trasformazione casearia può adeguarsi a esigenze di qualità igienica, ma rispettando anche quelle di qualità tradizionale perché da essa dipende quel ‘valore aggiunto’ che è una componente motivazionale del turismo e che giustifica il differenziale di prezzo rispetto alle produzioni casearie industriali o pseudo-artigianali. Un insieme di alpeggi in attività, in grado di fornire anche semplici forme di accoglienza turistica oltre alla vendita diretta, rappresenta il cardine della valorizzazione in chiave di turismo culturale ed ecologico dell’area. Si auspica in tal senso il coordinamento tramite un Piano degli alpeggi di Comunità Montana o Piani comprensoriali d’alpeggio. Il Piano Generale di Indirizzo Forestale, relativamente ai fabbricati ed alle strutture, indica le seguenti linee di intervento. Le linee di intervento dovranno sostanzialmente essere indirizzate a consolidare e qualificare le realtà attualmente attive affrontando problematiche quali interventi di miglioramento dei fabbricati adibiti ad abitazione dei pastori, alla lavorazione del latte, allo stoccaggio, alla conservazione dei prodotti e al ricovero del bestiame. In questo senso di particolare priorità risulta essere l’intervento di adeguamento dei fabbricati ad uso abitativo anche per garantire quei minimi requisiti igienico-sanitari richiesti dalle normative vigenti e che permettano di svolgere nelle migliori condizioni e nel rispetto delle leggi la trasformazione del latte prodotto in alpeggio. Connessa a questo tipo di intervento è la predisposizione di un adeguato approvvigionamento idrico attraverso l’adeguamento e la ristrutturazione degli acquedotti esistenti e alla realizzazione di punti di abbeverata razionali. Anche l’approvvigionamento energetico deve essere garantito. Comunità Montana della Valchiavenna 195 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Si riportano alcuni riferimenti utili per lo sviluppo del tema (da cui sono state riprese parte delle osservazioni riportate in precedenza): • • • • • • • Piano Generale di Indirizzo Forestale della Comunità Montana Valchiavenna (cap. 10 “Indagine Pastorale”), 2007. Sistema Informativo degli Alpeggi (S.I.Alp.) della Regione Lombardia - ), basato su un censimento sul campo condotto nel 2000-2001 Regione Lombardia -Il Piano regionale degli alpeggi http://www.dolomitipark.it/it/recuperomalghe.html http://www.giralpeggi.it/ - Progetto Interreg III A Italia – Svizzera “Il turismo negli alpeggi” (in particolare si vedano i testi di approfondimenti citati http://www.giralpeggi.it/Testi_guide_Approfondimento.html) http://www.ruralpini.it/index.html http://www.sozooalp.it/index.html • G.Scaramellini, Le tre alpi dette “della mano nera”. Vicende storiche e leggenda relative alle tre alpi di Madris appartenute alla genti della valle di Savogno. Lunario di Valchiavenna 2000 Suppl. La Voce della Valchiavenna, a. XIV, n. 11- pp 109-114 • D. Pasut, S. Dovier , S. Bovolenta, S. Venerus, 2006 – “Le malghe della dorsale CansiglioCavallo - Un progetto per la valorizzazione dell’attività alpicolturale” - Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale GORIZIA http://www.sozooalp.it/docs/MALGHE/UNIV%20UD%20volume.pdf • Comunità Montana Valtellina di Sondrio, 2004 “Gli alpeggi della Comunità Montana Valtellina di Sondrio” Mezzi e personale: Strumenti edili, utensili manuali e meccanici; trattori agricoli o forestali per l’approvvigionamento e lo spostamento dei materiali; operaio/i non specializzato/i Elenco Prezzi Unitari Descrizione U.M. Prezzo Risanamento conservativo abitazione Risanamento conservativo stalle e annessi €/m2 500 100 €/m2 Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità Montana della Valchiavenna 196 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.45. I02 Servizi all’urbanizzato Manuale D’uso Funzione specifica: sostenere il turismo e la fruibilità Oggetto delle pratiche manutentive: strutture di supporto alla fruizione delle aree urbane, delle emergenze architettoniche, archeologiche o naturalistiche. Descrizione caratteristiche: Elementi a servizio dell’urbanizzato si intendono quelle strutture che rendono agevole ed educativa la fruizione delle aree urbane ed in particolare dei centri storici, degli edifici e delle aree di valore storicoculturale o naturalistico. Premessa la difficoltà di riportarne una descrizione esaustiva si citano alcune tipologie di servizi ed arredi che si ritiene possano accompagnare la fruizione delle aree: • aree verdi(teatro della vita sociale e luogo delle relazioni, offrono spazi ricreativi, educativi e contribuiscono a dare alla città un’immagine di vivibilità) aree di sosta • tavoli da pic-nic • bacheche e cartellonistica • panchine • portarifiuti • impianto di illuminazione • fontane L’elenco non vuole essere esaustivo e certamente va corredato • da servizi meno strutturali (trasporto pubblico, punti informativi, materiale informativo) per la cui predisposizione si rimanda all’elaborato 3.3.1 • dalla corretta cura dell’accessibillità dei siti (si veda in tal senso la scheda 3.43) che prevede talvolta la manutenzione di elementi coincidenti (segnaletica, cartellonistica e strutture di supporto alla mobilità sostenibile) ma con funzione specifica differenziabile. Comunità Montana della Valchiavenna 197 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Arredo per la fruizione turistica ricreativa vari Cattivo stato di conservazione Bacheche e cartellonistica vari Deterioramento, danneggiamento Impianti di illuminazione vari Malfunzionamento Fontane Impianti di raccolta delle acque meteoriche, scarichi pietra vari Deterioramento, danneggiamento Deterioramento, danneggiamento Livello minimo delle prestazioni manutentive: Il Piano prevede la manutenzione di quegli elementi che sono stati pensati per interventi di riqualificazione del centro storico, dell’edificio di pregio dell’emergenza. Si prevede in particolare il controllo del loro stato di conservazione, la riparazione delle componenti deteriorate o non funzionanti nonché la straordinaria sostituzione di alcuni di essi. Si prevede altresì di destinare attenzione allo stato • delle aree di sosta (in prossimità delle emergenze) manutentandone le pavimentazioni, le recinzioni, l’illuminazione e gli elementi di arredo • ed alle aree verdi (con particolare riguardo alle alberature lungo i corsi d’acqua nei nuclei abitati) considerando interventi di sfalcio, potatura e pulitura e manutenzione degli arredi • nonché alla manutenzione delle strutture di servizio alle emergenze segnalate affinché vengano conservate le basilari funzionalità degli impianti di illuminazione, di drenaggio delle acque meteoriche, degli scarichi non inficiando il risultato degli interventi di restauro/riqualificazione eseguiti. Al momento, risulterebbe difatti difficoltoso, per l’eterogeneità dei fabbricati, delle emergenze e delle situazioni comprendere nel piano e soprattutto stimare economicamente in modo generalizzato il costo e l’efficacia di interventi di restauro più corposi: per gli stessi si rimanda alle azioni non strutturali e quindi alla pianificazione locale. Si richiama, in tale contesto, l’intervento recentemente realizzato per il nucleo (di medio versante)di Savogno rivolto ad una riqualificazione del centro storico ed alla sua fruibilità. Per dimensioni (anche economiche) e complessità non pare riproponibile a priori in ogni sito segnalato ma sicuramente per completezza e articolazione pare essere un efficace esempio al quale ispirarsi. Mezzi e personale: Operai semplici e qualificati, mezzi di trasporto dei materiali Elenco Prezzi Unitari Nel seguito si riportano alcuni prezzi utilizzati nei computi, va inoltre ricordato che per valutazioni più complessive è stato fatto riferimento ai computi di interventi similari recentemente realizzati in Provincia di Sondrio Prezziario P.R.I.F. Voce H.1 Descrizione U.M. Area di sosta: posa in opera di massello autobloccante per pavimentazione erbosa in calcestruzzo vibrocompresso (elementi da 50x50x8 cm.). Comprensiva di formazione di cassonetto, stesura e livellamento di materiale drenante, sabbia e terra di coltura e €/m2 Comunità Montana della Valchiavenna Prezzo 49,59 198 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione successiva semina P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.I.F. P.R.L. 2006 H.2 Fornitura e posa in opera di tavolo pic-nic (cod. C.8.1) €/cad 448,05 H.3 Realizzazione di punto fuoco (cod. C.8.2) €/cad 1.300,00 H.4 Posa in opera di bacheca (cod. C.8.3) €/cad 387,80 €/cad 398,05 Posa in opera di portarifiuti (cod. C.8.5) €/cad 146,65 Palo per illuminazione pubblica, comprensivo di trasporto, di installazione e bloccaggio del palo nel basamento con sabbia e sigillatura superiore in cemento, di tutti i mezzi necessari per l'innalzamento del palo e collegamento alla cassetta di derivazione, palo in acciaio Fe 42, laminato a caldo, di forma conica, diritto lunghezza 7,8 m, diametro base 127 mm, spessore 3,6 mm €/cad 456,99 H.5 H.6 E.4.010.040.05 Posa in opera di panchina a tre posti (cod. C.8.4) P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 199 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.46. L01 Bosco Manuale D’uso Funzione specifica: gestione forestale Oggetto delle pratiche manutentive: aree boscate Descrizione caratteristiche: il bosco di montagna è un bene sociale multifunzionale che esplica i suoi benefici sull’intero ambiente a vantaggio della collettività. Le foreste di montagna assicurano protezione contro la caduta di valanghe e di massi, concorrono a controllare le lave torrentizie e a stabilizzare gli scivolamenti superficiali, contribuiscono in modo determinante a ridurre l’erosione. Gli effetti del manto forestale non sono limitati alle zone montane, ma si estendono alle aree pianeggianti, contribuendo a regimare il deflusso idrico e svolgendo un ruolo fondamentale nei confronti del clima e della qualità dell’aria. Le foreste di montagna assumono anche delle importanti valenze naturalistiche e culturali in quanto sono la matrice di molti paesaggi alpini, sono tra i territori più ricchi di diversità biologica, sia a livello italiano che europeo, e costituiscono importanti serbatoi di carbonio. Tabella 3.7: I valori del bosco – tratto da N. GALLINARO “Boschi di Lombardia. Un patrimonio da vivere” Cierre Edizioni, in coedizione con Federforeste e Regione Lombardia Funzione Produttiva Beni Prodotti legnosi Prodotti non legnosi (corteccia, resine, tannini, funghi, semi; frutti, fiori, linfa, lettiera) Selvaggina Protettiva (idrogeologica) Naturalistica Paesaggistica Turistico - ricreativa (didattico - fruitiva) Altre funzioni: sanitaria e sociale, spirituale, religiosa... Servizi Mantenimento di habitat idonei per le attività biologiche e lo sviluppo della selvaggina Protezione da erosione, vento e valanghe; regimazione acque (superficiali e di falda) Conservazione natura Protezione delle specie Diversità degli ecosistemi Processi evolutivi Produzione e supporto alla sostanza organica Fitodepurazione dell’acqua (anche di irrigazione nelle pianure) Qualità dei luoghi e del paesaggio Turismo e sport Educazione e cultura ambientale Ritenzione carbonio In particolare nelle montagne dell’Italia settentrionale le foreste coprono circa il 50% del territorio e rappresentano oltre 3/4 del patrimonio forestale complessivo. Infine dalle foreste di montagna si possono ottenere materie prime rinnovabili come legna per usi energetici e legname di pregio: infatti, se da un lato la produzione legnosa è svantaggiata dalla morfologia del territorio e dalle difficoltà operative in sede di utilizzazione, dall’altro le modalità di accrescimento e la presenza di specie ad elevato valore tecnologico permettono di ottenere assortimenti pregiati che alimentano, nei distretti a maggiore vocazione, filiere interessanti dal punto di vista economico. Comunità Montana della Valchiavenna 200 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Nell'ambito del progetto strategico 9.1.6 (Azioni di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio boschivo) la regione Lombardia ha deciso di predisporre per il proprio territorio forestale un sistema di classificazione su basi tipologiche, affidandone la realizzazione ad un gruppo di lavoro misto composto da docenti universitari, forestali e botanici, da liberi professionisti e da funzionari regionali. Nell'affrontare il lavoro sono emerse alcune peculiarità della situazione forestale lombarda che, da un lato, la fanno differire da altre realtà regionali limitrofe, e dall'altro lato, hanno giustificato l'adozione anche per quest'area alpina di uno specifico sistema di classificazione tipologica dei boschi. La prima peculiarità è legata alla posizione centrale della Regione nell'area alpina, cosicché in essa confluiscono, sia le formazioni della parte occidentale e sia della parte orientale del versante meridionale delle Alpi. Una seconda peculiarità sta nella presenza, come avviene nella vicina provincia di Bolzano e in Valle d'Aosta, di una lunga valle trasversale, la Valtellina, caratterizzata da una notevole differenziazione climatica e vegetazionale fra i due opposti versanti Una terza peculiarità sta nella presenza, almeno nella parte occidentale della Regione, di boschi planiziali di notevole estensione, nonché di una specifica vegetazione "di brughiera" (formazioni che hanno subito consistenti manipolazioni da parte dell'uomo, ma che pur sempre costituiscono un importante polmone verde per l'area metropolitana milanese e che per questo meritano di essere salvaguardate). Infine, la quarta peculiarità è legata a motivazioni di carattere socio-economico. La Lombardia ha vissuto nell'ultimo secolo un radicale cambiamento nell'uso del territorio. Da condizioni di pesante sfruttamento prevalenti nelle aree boscate fino agli anni cinquanta del novecento, si è rapidamente passati al completo abbandono di molti territori per la perdita d'interesse economico della risorsa forestale e, più in generale, per il progressivo abbandono dei territori montani a favore dell'inurbamento nei grandi centri industriali della pianura. Il ridotto interesse per la produzione forestale ha anche comportato la perdita di tradizioni che rendevano famosi in tutta Italia gli utilizzatori forestali lombardi (fra i quali le "le teleferiche Valtellina"). Tuttavia, al diffuso abbandono del territorio forestale si contrappone la resistenza di frange della popolazione ancora legate all'ambiente rurale e la volontà politica di recuperare, per quanto ancora possibile, un razionale uso della risorsa forestale attraverso una nuova valorizzazione dei prodotti del bosco e della sua valenza ambientale. Nell’ambito del progetto citato è stato individuato un sistema di classificazione tipologico delle formazioni forestali presenti in Lombardia e quindi si è proceduto a: redigere una prima lista d'unità tipologiche che avrebbero potuto essere presenti nella Regione; individuare delle "grandi" unità attraverso le quali inquadrare il paesaggio forestale lombardo, unità costituite dalle regioni forestali, dai distretti geobotanici e dai gruppi di substrato; individuare le informazioni utili per descrivere le diverse unità tipologiche e a predisporre una scheda riassuntiva che le raccogliesse; verificare le ipotesi tramite sopralluoghi e rilievi e raccogliere le informazioni necessarie per la compilazione di molte delle voci contenute nella scheda. Il risultato del lavoro è la pubblicazione del 2002 “I tipi forestali della Regione Lombardia”, Cierre Edizioni: al quale si è fatto riferimento nelle elaborazioni del presente progetto. In particolare si ricorda il significato dei seguenti termini: Unità Definizione Categoria E' un'unità di comodo, spesso eterogenea, utile a raggruppare, ai fini della descrizione, le unità che hanno in comune o la specie dominante o l'area generale di distribuzione, ecc. Alla categoria corrispondono, in linea generale, le grandi unità vegetazionali usualmente impiegate in campo forestale (faggete, peccete, abieteti, castagneti, ecc.). Nel testo, ad ognuna di queste è dedicato uno specifico capitolo che ne descrive le principali caratteristiche vegetazionali ed ecologiche, nonché gli elementi differenzianti le singole unità (tipi e sottotipi). Sono quindi riportate alcune notizie di carattere gestionale, sia rivolte alle passate forme di gestione e sia a quelle ipotizzabili per il futuro. A livello di categoria sono anche riportati alcuni ecogrammi che consentono una più facile individuazione delle caratteristiche ecologiche delle unità di rango inferiore. In alcune categorie si sono distinte anche delle sottocategorie differenziate in base ai substrati o agli orizzonti altitudinali. Si tratta, anche in questo caso, di sommari raggruppamenti che consentono un più agevole inquadramento delle diverse unità entro strutture tipologiche assai complesse. E' l'unità fondamentale caratterizzata da un elevato grado d'omogeneità sotto l'aspetto floristico e tecnico-colturale. Il tipo può corrispondere ad un'unità fitosociologica o esserne solo una parte, differenziata in relazione a specifiche esigenze colturali, o comprenderne più d'una, nel caso le differenze di carattere floristico non si ripercuotano in modo sostanziale sulle scelte di carattere gestionale. Il riconoscimento del tipo sul terreno deve quindi avvenire combinando l'analisi floristica con quella ecologico-gestionale. Tale riconoscimento è facilitato dalle schede descrittive e dalla chiave analitica. Nel caso il tipo, pur sempre su una base floristica comune, abbia una certa variabilità anche nei riguardi degli interventi selvicolturali consigliabili, può essere suddiviso in sottotipi, che a loro volta sono riconoscibili e sono descritti con gli stessi criteri esposti per il tipo (cioè anche ad ogni sottotipo è dedicata una specifica scheda). E' questa una particolare unità caratterizzata da una variazione non significativa dell'assetto floristico rispetto al tipo o al sottotipo entro il quale è evidenziata, ma che si differenzia per un qualche carattere, specialmente a riguardo dello strato arboreo. Generalmente la presenza di una variante non comporta significative modificazioni dal punto di vista tecnico-selvicolturale. La creazione di tale unità si è resa necessaria per facilitare il riconoscimento del tipo anche in situazioni leggermente diverse da quelle canoniche. Tipo Sottotipo Variante Comunità Montana della Valchiavenna 201 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Relativamente al territorio in esame, va ricordato che è in fase di approvazione il Piano Generale di Indirizzo Forestale (PIF) della Comunità Montana, strumento operativo strategico per la manutenzione dei versanti boscati e che sono presenti 10 Piani di Assestamento Forestale (PAF) che interessano 10 mila ha sui quali è prevista una provvigione complessiva di oltre 1 milione di mc, ed una ripresa di oltre 60 mila mc, in un arco temporale ventennale. Il Piano di Indirizzo Forestale è uno strumento di analisi e di indirizzo per la gestione del patrimonio silvopastorale e costituisce un elemento di raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale. Gli strumenti urbanistici comunali (ex Piani Regolatori) ne recepiranno i contenuti. In generale in Valchiavenna va inoltre rammentato che la superficie forestale, cosi come definita a livello legislativo e indicata nel PIF, risulta essere estesa su 22.943 ha pari al 40% della superficie complessiva. La ripartizione delle categorie forestali è di seguito riportata. Tabella 3.8: ripartizione delle categorie forestali cosi come indicate dal Piano di Indirizzo Forestale CATEGORIA FORESTALE SUPERFICIE (ha) PERCENTUALE Abieteto 767 3,34% Aceri frassineto e Aceri tiglieto 868 3,78% Altre formazioni 1.098 4,79% Betuleto e corileto 2.228 9,71% Castagneto 4.379 19,09% Faggeta 925 4,03% Querceto 827 3,60% Lariceto 8.815 38,42% Pecceta 2.715 11,84% 321 1,40% 22.943 100 % Pineta TOTALE L’utilizzo della risorsa legno è difficoltosa e sporadica a causa della poca competitività della filiera bosco – legno – biomassa, e del continuo procedere dell’abbandono del bosco. Questo comporta una serie di problematiche in caso d’incendio e nell’interferenza con le aste idriche per l’accumulo del materiale crollato. Complicata è inoltre la situazione dei proprietari privati in quanto non riescono ad usufruire di finanziamenti rivolti alla manutenzione del bosco. In generale lo scenario futuro è volto ad un aumento della superficie boscata con l’ulteriore abbandono di tali aree, il conseguente invecchiamento e le relative problematiche di deflusso negli alvei. Tra le possibili soluzioni da intraprendere sono sicuramente da promuovere la valorizzazione della risorsa nei suoi diversi aspetti, il finanziamento di incentivi per la manutenzione e la costituzioni di consorzi di secondo livello. Nel 2002 la Regione Lombardia, DG Agricoltura, ha definito e avviato l'iniziativa denominata “Dieci grandi foreste per la pianura”, relativa al miglioramento della qualità ambientale e della sostenibilità sul proprio territorio. Nell'ambito di questa iniziativa la Regione Lombardia ha stanziato 2.040.500,00 euro per interventi di forestazione nel fondovalle valtellinese nei comuni di Sondrio, Caiolo e Cedrasco. Il progetto, che verrà portato a compimento entro la fine del 2006, interessa una superficie di 40,5 ettari con lo sviluppo di circa 6 km di percorsi ciclopedonali. Risultati al 2005 dei primi 8 progetti finanziati “Le dieci grandi foreste” Forestazione fondovalle valtellinese nei comuni di Sondrio, Caiolo, Cedrasco costo complessivo intervento (€) super ficie totale (ha) di cui nuovo bosco (ha) n. alberi e arbusti densità media di impianto (piante/ha) percorsi ciclopedonali (m) 2.040.500 40,50 29,38 58.500 1.991 6.000 Comunità Montana della Valchiavenna 202 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione (So) ……. Totali 18.977.983 404,07 324,15 469.778 12.624 56.880 All’interno di questo programma la Giunta Regionale nel dicembre 2004 ha deliberato di finanziare alla Provincia di Sondrio un importo pari a 3milioni e 200mila euro al fine di sviluppare un progetto di definizione di una grande area verde di fondovalle (Nuovi Sistemi Verdi) su una superficie complessiva di circa 100 ettari. Per la CM Valchiavenna sono interessate cinque aree come segnalato dalla tabella che segue. Localizzazione Superficie (ha) Importo totale destinato per l’area (€) Tipologia di interventi Ingresso di Chiavenna 3,30 67.000 2-6 Area delle Giavere 5,50 110.000 5-6 Area ripariale - Samolaco 2,40 120.000 2 Area ricreativa .- Samolaco 5,10 153.000 4-6 3-4 Area “Falk” – Novate Mezzola 1,60 80.000 Totale 17,90 530.000 Il gruppo di lavoro ha ritenuto efficace suddividere le aree boscate nei seguenti oggetti territoriali: • Boschi produttivi (inseriti in Piani di Assestamento Forestale) • Boschi di protezione (segnalati dal Corpo forestale dello stato) • Boschi residuali da PIF (boschi riconosciuti dal Piano di Indirizzo Forestale e non compresi nelle precedenti perimetrazioni) • Altri boschi sovrapposti alle perimetrazioni di base sono altresì stati individuati i seguenti oggetti: • Boschi di fondovalle (legati al progetto regionale “Nuovi Sistemi Verdi”) • Boschi nella fascia di (10m -50m) della rete sentieristica principale e VASP • Boschi all’interno di aree protette • Castagneti da frutto All’interno di ciascun oggetto possono riconoscersi diverse categorie forestali. Comunità Montana della Valchiavenna 203 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Il bosco è un ecosistema complesso e non scindibile in varie parti da manutentare, dato che interventi su singole componenti, hanno sempre e comunque un effetto diretto sull’intero sistema bosco. Livello minimo delle prestazioni manutentive: Dato che i boschi di montagna presentano caratteristiche ecologiche, strutturali e dinamiche che li differenziano nettamente da quelli situati a quote inferiori e che, in ragione di queste specificità, richiedono l’applicazione di trattamenti selvicolturali peculiari, nelle foreste di montagna il selvicoltore deve far precedere ogni azione e ogni processo decisionale da un’approfondita analisi e valutare i fattori potenzialmente in grado di interagire con la formazione forestale per non comprometterne la stabilità. Per questo motivo non è possibile intervenire in modo schematico, ma, come afferma OTT (in BISCHOFF, 1994), anche le migliori conoscenze di base, se applicate in modo troppo rigido, non possono garantire una gestione del bosco di montagna adatta alle condizioni locali. Ne consegue l’impossibilità di riportare in tale sede indicazioni esaustive circa la manutenzione dei boschi o delle generiche categorie forestali nonché la scelta di rimandare ai testi specifici ed in particolare ad alcuni utili e recenti manuali quali supporto all’attività degli addetti ai lavori e dei pianificatori locali. In particolare si rinvia ai documenti che seguono: • Comunità Montana Valchiavenna, “Piano Generale di Indirizzo Forestale 2007-2013”. • Comunità Montana Valchiavenna e Regioni svizzere della Bregaglia, della Viamala e del Moesano Progetti europei di collaborazione transfrontaliera Interreg IIIA 2000-2006 fra cui quello intitolato "Castanicolture a confronto" http://www.alpiinterreg.info/progetti/progetto9.html da cui è derivata la pubblicazione del 2006 - “La castanicoltura in Valchiavenna” http://www.consorzioforestale.it/docs/155/libretto2006ridotto.pdf . • Normativa del settore forestale in Regione Lombardia http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=2725&Sezion eId=2008000000&action=Documento • Regione Lombardia – Direzione Regionale Agricoltura Opportunità e regole http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=sezione&SezioneId= 2000000000 Pubblicazioni http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?SezioneId=2806000000&acti on=Sezione • Regione Piemonte - Direzione Opere pubbliche, Difesa del suolo, Economia montana e foreste http://www.regione.piemonte.it/montagna/index.htm Comunità Montana della Valchiavenna 204 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Seguono una serie di link a siti e testi consultati durante le elaborazioni del piano non volendo tuttavia in alcun modo fornire un database completo ed esaustivo di riferimenti. • Regione Lombardia “L'albo delle opportunità di compensazione” http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&DocumentoId=2308&SezioneId=0&codTipol=1 • R. DEL FAVERO, 2002 “I tipi forestali della Regione Lombardia- Inquadramento ecologico per la gestione dei boschi lombardi”- Cierre Edizioni La Lombardia ha 600.000 ettari di boschi. Questo studio, realizzato da un gruppo di lavoro costituito da docenti universitari, funzionari regionali e liberi professionisti, si pone l'obiettivo di definire un sistema di classificazione dei boschi lombardi basato sui tipi forestali: uno strumento utile a chi si occupa di pianificazione e gestione ambientale, ma accessibile anche ai non addetti ai lavori. http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?action=DOCUMENTO&DocumentoId=279&SezioneId=0&codTipol=1 • PETTENELLA D., SECCO L.”Le risorse forestali della Lombardia. Nuovi sentieri di sviluppo tra tutela della biodiversità e promozione di attività economiche” Cierre Edizioni Volume a cura di Regione Lombardia e Federforeste - Federazione Italiana delle Comunità Forestali Il lavoro definisce in modo organico e aggiornato la filiera bosco-legno della Regione Lombardia. Prende infatti in esame l’estensione dei boschi, la capacità di erogare beni e servizi da parte degli stessi, la produzione diretta di legna e legname per passare in conclusione a concrete proposte della politica di gestione del patrimonio forestale. • N. GALLINARO “Boschi di Lombardia. Un patrimonio da vivere” Cierre Edizioni, in coedizione con Federforeste e Regione Lombardia Questo volume ha un intento divulgativo volto a coinvolgere ed informare i cittadini sulla tutela e la valorizzazione delle risorse forestali. Il patrimonio forestale regionale è infatti una risorsa importante che copre ampia parte della superficie lombarda e che in maniera piu' o meno diretta coinvolge il lavoro e la vita di moltissime persone. http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/admin/rla_documenti/1-1411/boschi_lombardia.pdf • N. GALLINARO “A fiamme spente. Gestire il dopo incendio nelle foreste” Cierre Edizioni Un importante contributo alla conoscenza degli incendi boschivi e al loro effetto sul territorio, sul paesaggio e sulla funzionalità degli ecosistemi forestali. Il lavoro, originale nell’impostazione e nei contenuti, ha finalità sia divulgativa che tecnica e, accanto a una parte generale, propone l’analisi di specifici casi di studio. • Regione Lombardia, 2002 “Linee Guida di Politica Forestale Regionale” • Regione Lombardia, 2004 “Carta delle foreste di Lombardia” • Comunità Montana Valtellina di Sondrio, 2004 - Gestione e valorizzazione degli alberi forestali in provincia di Sondrio – Tipografia Polaris • Comunità Montana Valtellina di Sondrio, 2005 – Castagneti da frutto un patrimonio valtellinese da salvaguardare – Mottarella Studio Grafico • Osservatorio Incendi boschivi - http://www.incendiboschivi.org/index1.htm • Regione Piemonte, 2006 – Linee guida di politica per le foreste e per i pascoli http://www.regione.piemonte.it/montagna/foreste/dwd/linee_guida.pdf • • GOTTERO F., EBONE A.,TERZUOLO P.,CAMERANO P., 2007 – I boschi del Piemonte, conoscenze e indirizzi gestionali - Regione Piemonte, Blu Edizioni, pp. 240 Regione Piemonte, 2007 – “Il manuale del boscaiolo” Questo manuale, che risulta una sintesi di altri supporti didattici da tempo utilizzati a livello regionale e internazionale, è destinato a tutti coloro che si avvicinano per scopi professionali e non ai lavori forestali. Esso contiene le nozioni di base per un uso sicuro della motosega e degli altri attrezzi da taglio e deve essere inteso come un prezioso supporto didattico, da consultare ripetutamente ogni qual volta si ponga un dubbio o un problema nel lavoro. Si precisa che questo strumento non vuole sostituire l’insegnamento diretto da parte di istruttori qualificati né l’assistenza sul cantiere da parte di personale esperto. Si raccomanda di avvicinarsi alle attività di cantiere con attenzione e si sottolinea che il Manuale è rivolto ad operatori forestali con esperienza pregressa. http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=65&doc=800 • Regione Autonoma Valle d’Aosta - Regione Piemonte, 2006 – “Selvicoltura nelle foreste di protezione Esperienze e indirizzi gestionali in Piemonte e in Valle d’Aosta” - Compagnia delle Foreste, Arezzo, pp. 224 Il volume è diviso in due parti: i primi cinque capitoli, di carattere più generale, trattano gli aspetti storici e normativi delle foreste di protezione, la selvicoltura nelle foreste montane, la definizione di foresta di protezione e la disamina dei pericoli naturali; infine, vengono presentate le foreste montane piemontesi e valdostane.La seconda parte, più specifica, tratta delle caratteristiche di stabilità selvicolturale che devono possedere le formazioni boscate per svolgere una adeguata protezione dai pericoli naturali; tali caratteristiche vengono esaminate sia in funzione dei tipi di pericolo sia delle tipologie forestali che più frequentemente assolvono una funzione protettiva in Piemonte e Valle d’Aosta. Vengono inoltre suggerite alcune tecniche selvicolturali a seconda del tipo di pericolo presente.Si passa quindi alla presentazione della scheda di valutazione del ruolo protettivo dei popolamenti forestali, che vuole essere uno strumento per il tecnico che deve analizzare le foreste protettive e fare le conseguenti scelte selvicolturali. http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=796 • Regione Piemonte, 2002 – “Il bosco gestito è una risorsa per tutti” Nel 2000 la Regione Piemonte realizzò Selvipiemonte, un opuscolo divulgativo dedicato ai ragazzi. Questa nuova pubblicazione dal titolo Il bosco gestito è una risorsa per tutti riprende gli stessi argomenti trattandoli con maggiore approfondimento destinandoli ad un pubblico più vasto.Il testo di facile consultazione ed arricchito da disegni ed immagini, si addentra nelle problematiche forestali con approccio tecnico ma non accademico, prefiggendosi lo scopo di spiegare i motivi per cui l'intervento umano è indispensabile per il mantenimento del patrimonio forestale. http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=745 • Regione Piemonte, 2004 – “L'energia del legno - Nozioni, concetti e numeri di base” Comunità Montana della Valchiavenna 205 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Il legno è sempre stato studiato essenzialmente sotto il profilo commerciale e tecnologico, quale materiale destinato alle costruzioni e ai manufatti.Obiettivo principale di questa pubblicazione invece è cercare di descrivere, definire e caratterizzare il legno e i combustibili legnosi sotto il loro profilo energetico, nell'ottica di far conoscere ad un largo pubblico l'utilizzo delle fonti di energia locali e rinnovabili.Questa agile pubblicazione comprende un'ampia serie di interessanti informazioni sull'utilizzo energetico del legno, dagli aspetti ecologici a quelli economici, considerando gli elementi logistici dell'approvvigionamento e le tecnologie connesse alla combustione. http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=729 • Regione Piemonte, 2000 – “Selvipiemonte” - materiale divulgativo rivolto ai ragazzi delle scuole medie http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/montagna/pubblicazioni/frontoffice/pubblicazione.cgi?area=55&doc=747 • FREHNER, M.; WASSER, B.; SCHWITTER, R., 2005: Continuità nel bosco di protezione e controllo dell’efficacia (NaiS). Istruzioni per le cure nei boschi con funzione protettiva, Ambiente-Esecuzione. Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio, Berna, 564 p. www.ambiente-svizzera.ch • Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e autori vari, “Boschi e territorio nella regione Friuli Venezia -Giulia. Tutela e valorizzazione” http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/AT9/ARG5/allegati/Bosco_TerritorioFVG.pdf • Parco delle Dolomiti Bellunesi – Regolamento per le utilizzazioni forestali http://www.dolomitipark.it/doc_pdf/leggi_regolamenti/Regolamento_utilizzazioni_forestali.pdf • Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research http://www.wsl.ch/index_DE?-C=& http://www.wvs.ch/m/mandanten/159/topic3282.html • Alcuni link sui parassiti: http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=427&SezioneId=3202000000&action=Documento http://www.unipd.it/esterni/wwwfitfo/parassiti.htm http://www.entom.unibo.it/ http://www.arsia.toscana.it/meta/Folders_Arsia/Folders_Arsia.htm http://www.arsia.toscana.it/meta/Tree_diagnosis/indice.htm http://meta.arsia.toscana.it/meta/meta?&id_cms_doc=3 Note e aspetti selviculturali dal PIF Dal PIF della Comunità Montana Valchiavenna si riportano alcune brevi indicazioni per ciscuna categoria forestale nella tabella che segue. Denominazione e note Aspetti selviculturali Comuni interessati Querceto di rovere dei substrati silicatici dei suoli xerici Impoverimento floristico; strato arbustivo scarsamente rappresentato Essendo, come già visto, delle formazioni primitive sono da lasciare alla libera evoluzione per poter sperare in un miglioramento dello stato di questi soprassuoli, per lo meno a livello strutturale. E’ comunque assolutamente da abbondare la pratica della ceduazione, che potrebbe drasticamente ridurre la presenza di rovere, poiché fruttifica relativamente tardi rispetto alle altre piante di corredo. In questo caso l’utilizzazione del bosco potrebbe innescare dei processi involutivi nella successione tramite la colonizzazione della robinia o del castagno. Sono quasi tutti popolamenti che per gestione abbandonata ormai da molto tempo o mai effettuata possono essere annoverati nell’altofusto. Raramente, date le condizione edafiche e l’ubicazione, spesso in zone impervie mal servite dalla viabilità, possono rappresentare qualche interesse di ordine produttivo. Nella quasi totalità dei casi non è previsto nessun intervento, in quanto come destinazione prevalente è prevista l’evoluzione naturale. Nelle situazioni migliori per viabilità e composizione floristica può essere ammesso qualche taglio a carico dei soggetti più maturi, ove impediscano una sufficiente illuminazione alla rinnovazione, come a carico del castagno o della betulla. Inoltre è doveroso eliminare tutte le specie esotiche eventualmente piantate negli scorsi decenni (quercia rossa, pino strobo, ecc.) ai fini della rinaturalizzazione dei soprassuoli. Nei casi estremi, dove la copertura del terreno sia insufficiente, per sostituire queste specie si dovrà ricorrere anche agli impianti artificiali (rinfoltimanti). Piuro, Mese, Samolaco (Somaggia), Novate Mezzola, Prata Camportaccio. di rovere dei substrati silicatici dei suoli mesici Comunità Montana della Valchiavenna 206 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Questa successione, prossima al quella climacica, rappresenta un pregio tipologico-vegetazionale, che , quindi, deve essere conservato. Se viene abbandonato il governo a ceduo e in assenza di prelievi eccessivi come di incendi, questa formazione è stabile. Come per la formazione precedente si registra la tendenza all’assenza di gestione attiva, che permette di includere, per lo più, questi soprassuoli in quelli derivanti da seme. Vi sono però delle situazioni, ben servite dalla viabilità e in prossimità del castagneto, dove anche questa formazione ha subito, magari non in maniera uniforme su tutta la superficie, la ceduazione (ad esempio nei pressi di Uschione). In questo caso la conversione all’altofusto, a differenza dell’abbandono, consentirebbe di ricavare ancora della legna da ardere e al contempo di regolarizzare la struttura del popolamento. Ciò si ottiene tramite una matricinatura intensiva, eseguendo un diradamento basso e rilasciando al momento del primo intervento da 800 a 1000 allievi per ettaro, che dovranno aver raggiunto almeno i 10-12 cm di diametro e i 12- 15 m di altezza. A questo proposito si consiglia l’intervento dopo trascorso un tempo circa doppio rispetto al turno consuetudinario del ceduo, quindi dopo i 40 anni d’età del soprassuolo. In tutte le altre situazioni si può procedere al massimo con dei leggeri tagli di curazione (o saltuari), volti principalmente a liberare la rinnovazione dall’adduggiamento eccessivo e a regolarizzare la struttura, come la composizione specifica. Non sono comunque state riscontrate situazioni per cui l’intervento preveda un carattere d’urgenza, al contrario, per lo più non vi è nessuna priorità e i giovani popolamenti dovrebbero essere lasciati ad un’evoluzione controllata. San Giacomo Filippo, Chiavenna, Menarola. Castagneto Castagneti dei substrati silicatici dei suoli xerici Su terreni sciolti a tessitura grossolana e/o superficiali, con buona esposizione della porzione medio - bassa dei versanti. Formazioni di sovrapposizione, per lo più sono gestite a ceduo, anche se non di rado si presentano come vecchie selve castanili abbandonate: A causa dell’alta capacità drenante e della conseguente scarsa disponibilità idrica nel terreno, non sono presenti condizioni tanto favorevoli per il castagno, che è andato a sostituire, per lo più, i querceti di rovere dei substrati silicatici dei suoli xerici. Si è rilevato che i popolamenti radicati nei substrati silicati dei suoli serici sono mediamente più danneggiati dal cancro rispetto a quelli a connotazione meso-xerica e mesica. Laddove gli insediamenti sono facilmente accessibili spesso si riscontra una certa povertà compositiva. Un altro problema è rappresentato dal pascolamento ovicaprino in bosco, che è stato riscontrato nel 63% dei casi analizzati. La gestione di questi popolamenti dipende dalle potenzialità produttive di ciascuno di essi, nonché dalla possibilità di effettuare una gestione accorta e razionale. Si dovrà favorire direttamente ed in modo incisivo il castagno solo là dove vi sono buone possibilità di recuperare il frutteto innestato Nelle altre situazioni per lo più si manterrà la gestione a ceduo matricinato, bilanciando la tendenza alla matricinatura intensiva con le esigenze di stabilità del versante e con lo svecchiamento dei popolamenti instabili o in condizioni scadenti. Le matricine in ogni caso dovranno essere scelte a partire dalle specie di corredo. Nelle aree meno produttive e/o in quelle peggio servite dalla viabilità, le matricine dovranno essere da 60 a 80 per ettaro Questo schema dovrà essere seguito anche in quelle situazioni - proprie della fascia prossima al fondovalle - ben servite dalla viabilità, dove i tagli troppo intensi hanno favorito la forte intrusione della robinia. Il turno del ceduo, andrà limitato a 20 anni per svecchiare i soprassuoli, contenere le infestazioni di cancro corticale e consentire un pronto recupero del legname a scopo energetico Chiavenna, Mese, Piuro (versante sinistro della Val Bregaglia), Verceia, ma si trovano anche a Novate Mezzola, San Cassiano, San Giacomo Filippo. Castagneti dei substrati silicatici dei suoli meso-xerici u terreni sciolti, da asciutti a freschi, da superficiali a mediamente profondi, in tutte le esposizioni della porzione medio- bassa dei versanti Tra i castagneti è la tipologia più diffusa. Presenta uno strato arboreo dominante, che è notevolmente sviluppato (circa 88%). Questi popolamenti hanno un’incidenza del cancro corticale inferiore al 40%, anche se in un caso isolato, nel Comune di San Giacomo Filippo lungo la strada per Olmo, sono state riscontrate delle sintomatologie riferibili a ceppi virulenti. Ancora più preoccupante è il dato Anche se un po’ meno della tipologia precedente, la struttura maggiormente rappresentata è quella a ceduo semplice più o meno matricinato, che, nei casi di matricinatura intensiva, può essere assimilato ad un ceduo composto a struttura irregolare, infine ad altofusto da frutto abbandonato ed invaso da altre specie. Sono per lo più dei popolamenti a densità quasi colma, anche se talvolta la copertura del terreno può essere insufficiente, raramente con problemi di rinnovazione, di differenti età a seconda della loro accessibilità, quindi sovente maturi ed invecchiati. Per questo motivo sono state indicate differenti priorità d’intervento, dove maggiore è però la frequenza di quelle a breve e medio termine, che spesso corrisponde alle situazioni con accesso più difficoltoso. La gestione di questi soprassuoli dipende dalle potenzialità produttive di ciascuno, nonché dalla possibilità di effettuare una gestione accorta e razionale. Si dovrà favorire il castagno solo là dove vi sono buone possibilità di recuperare il frutteto innestato. In tutte le altre situazioni basterà assecondare la tendenza delle specie autoctone a invadere tale soprassuoli, sia tramite un’ordinaria gestione del ceduo, sia tramite una conversione graduale a fustaia, scegliendo sempre le matricine a partire dalle specie di corredo. Nelle situazioni di più agevole accesso verrà mantenuta la gestione a ceduo matricinato Comunità Montana della Valchiavenna Samolaco (est, nord-est), Prata Camportaccio (ovest), Chiavenna (nord nord-ovest), Piuro (nord), Villa di Chiavenna (sud), San Giacomo Filippo (ovest, est). 207 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione sul pascolo di bestiame ovo-caprino, che qui sfiora il picco dell’80%. bilanciando la tendenza alla matricinatura intensiva con le esigenze di stabilità del versante e con lo svecchiamento dei soprassuoli instabili e in condizioni scadenti. Il turno del ceduo, dovrà essere limitato a 20 anni per svecchiare i soprassuoli, contenere le infestazioni di cancro corticale e per consentire un pronto recupero del legname a scopo energetico. Là dove il bosco non è servito dalla viabilità e l’invasione delle altre latifoglie ha innescato un processo spontaneo di conversione, e sempre che vi sia una fertilità almeno buona, si può operare con successo l’avviamento a fustaia mediante diradamenti selettivi per cellule, previa scelta di soggetti candidati a giungere a fine turno per la produzione di legname da opera (selezione positiva). Castagneti dei substrati silicatici e dei suoli mesici Occupano solitamente superfici non molto estese, della porzione mediobassa dei versanti (tra le quote di 350 e 900 m s.l.m. circa), dove le condizioni pedologiche ed orografiche permettono una freschezza più marcata, quindi terreni mediamente più profondi e con esposizioni mai direttamente volte a mezzogiorno. Il governo a ceduo più o meno matricinato rimane quello preponderante, seguito dall’altofusto da frutto abbandonato e da un ceduo composto a struttura irregolare, nei casi di abbandono più prolungato. Buona parte delle selve castanili da frutto potrebbe essere recuperata alla coltura, con le modalità tecniche e nelle situazioni indicate nel capitolo specifico. Nei castagneti dei substrati silicatici e dei suoli mesici, infatti, si ha una maggiore disponibilità idrica per la coltura, la cui carenza negli ultimi anni si è dimostrato fattore limitante della produzione del frutto, sia a livello quantitativo, sia a livello qualitativo. Come per le altre tipologie del castagneto, la gestione dei restanti soprassuoli governati a ceduo o in conversione spontanea, dipenderà dall’attitudine produttiva, nonché dalla possibilità di effettuare una gestione accorta e razionale. Verrà quindi mantenuto il ceduo, con un turno breve intorno ai 20 anni, là dove sarà economicamente vantaggioso ottenere legna da ardere. Nelle situazioni meno servite e con fertilità non scadente si cercherà di gestire il naturale processo di conversione a fustaia con tendenza ad una maggior polispecificità, tramite una selezione massale o fenotipica, quantunque graduale. Nelle aree meno produttive e peggio servite dalla viabilità, le matricine dovranno essere da 60 a 100 ad ettaro, a seconda delle esigenze di stabilità dei versanti, reclutando se necessario anche polloni a buon portamento e ben affrancati al piede di ceppaie ancora vigorose. Inoltre bisognerà avere cura di preservare soggetti a vitalità almeno discreta e non suscettibili di schianti per isolamento, preoccupandosi di disporli preferibilmente a gruppi mediamente densi. Interessano i Comuni di Mese, Menarola, Gordona, San Giacomo Filippo, Villa di Chiavenna. Tra i castagneti è la tipologia meno diffusa. La maggior parte di queste formazioni non hanno un governo vero e proprio o meglio non sono mai state utilizzate, se non ai margini, spesso hanno di recente invaso spazi disponibili, quali pascoli, castagneti da frutto e coltivi abbandonati, ecc. Quindi è a causa della loro giovane età che, in quasi la metà dei rilievi eseguiti, non si è riscontrata nessuna priorità d’intervento. Vi è anche una quota minoritaria gestita a ceduo più o meno matricinato, raramente composto, con struttura irregolare, talvolta abbandonato e in conversione spontanea. Anche l’analisi dell’età di questi soprassuoli porta ad un risultato eterogeneo: in presenza di un popolamento originato dal seme difficilmente troviamo segni di senescenza. Quindi abbiamo a che fare con soprassuoli coetaneiformi giovani, che al massimo necessitano di un intervento di sfollo o diradamento, oppure con soprassuoli disetaneiformi su cui si può intervenire, senza urgenza, per regolarizzare la struttura e, nel contempo, attuare un prelievo dei soggetti di maggior dimensione, allo scopo anche di liberare la rinnovazione dall’eccessivo ombreggiamento. Meno frequentemente gestiremo dei cedui, di rado adulti o, più spesso, invecchiati e in conversione spontanea, che, visto la scarsa propensione ad essere sfruttati per un prodotto povero come la legna da ardere, a fronte dell’importanza in termini ecologici e di un valore ben più elevato per la produzione di legname da opera, verranno normalmente guidati verso la conversione all’altofusto. Un’eccezione può essere rappresentata da quei soprassuoli che insistono su ripidi pendii o nelle forre, che andrebbero gestiti a ceduo matricinato per mantenere un certo grado di stabilità statica. Si tratta di interventi che difficilmente trovano una giustificazione economica, ma che a volte, per proteggere abitati o infrastrutture sottostanti, risultano necessari. piuttosto diffusi. Hanno una distribuzione spesso lineare siccome segue lo sviluppo dell’idrografia superficiale. Tendono a scomparire sui versanti esposti a mezzogiorno, con terreni grossonali e sciolti (ad es. versante destro della Val Bregaglia, Verceia, ecc.), là dove si registrano le condizioni edafiche più secche. Formazione lasciata all’evoluzione naturale per limiti stazionali. presenze sporadiche nelle valli laterali della Valchiavenna, sul versante solatio della Bregaglia e sul versante destro del bacino del Liro. Aceri frassineto e aceri tiglieto Betuleto e corileto Betuleto primitivo Costituisce una formazione durevole a causa della povertà del substrato su cui si insedia. Comunità Montana della Valchiavenna 208 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Betuleto secondario Questi soprassuoli costituiscono una fase di passaggio, dal momento che fanno ripartire le successioni forestali andando a ricolonizzare, di norma, le aree abbandonate dalle colture agrarie o percorse dal fuoco Queste formazioni per posizione, accidentalità del terreno, scarsa produttività, quasi mai hanno una gestione attiva, in quanto la loro funzione è soprattutto quella di presidio idrogeologico e paesaggistico. Vengono quindi, giustamente, lasciate all’evoluzione naturale. Di rado, nei pressi di qualche nucleo abitativo montano, si riscontra il governo a ceduo, che nel caso interessi superfici rilevanti, come avviene a Frasnedo (Verceia), pone qualche problema. La ceduazione, infatti, non permette al soprassuolo di evolvere verso successioni forestali ecologicamente più stabili, meno facilmente incendiabili e più produttive. In questi casi si deve rinunciare all’utilizzazione almeno di una parte del soprassuolo e comunque si devono rilasciare tutte quelle piante diverse dalla betulla, tipiche di stadi più maturi (come castagno, faggio, ecc.). San Giacomo Filippo, Chiavenna , Mese, Prata Camportaccio, Piuro, Villa di Chiavenna, Samolaco, Novate Mezzola, Vercia. I corileti devono essere lasciati all’evoluzione libera. Si sono registrati, in passato, diversi insuccessi nel tentativo di trasformare questi soprassuoli in altri consorzi, proprio per la notevole capacità riproduttiva, gamica e agamica, del nocciolo. interessati: San Giacomo Filippo, Mese,, Piuro, Gordona, Novate Mezzola, Vercia. Questo tipo di faggeta solitamente localizzata in aree inaccessibili non viene in pratica considerata come tipologia da gestire selvicolturamente; vanno comunque favorite le ingressioni del faggio (novellame) e la valorizzazione di questa specie nelle formazioni situate in aree più accessibili. Qui si possono registrare dei soprassuoli in transizione verso formazioni a dominanza di conifere (conversione spontanea all’altofusto), abbinati ad un’antica gestione a ceduo che ha prodotto dei soprassuoli invecchiati. In questi casi è possibile effettuare un avviamento a fustaia mediante la tecnica del diradamento e conversione, rilasciando cioè, mediamente, i 2-3 polloni migliori per ceppaia. Conviene, quindi, mantenere il governo a ceduo solo nei casi in cui la fustaia comprometta, per il suo maggiore peso, la stabilità del versante e il soprassuolo non sia eccessivamente invecchiato, ovvero non abbia superato i 35- 40 anni d’età. In questo caso, infatti, c’è il pericolo che le ceppaie abbiano perso la attitudine a generare i polloni, soprattutto se il taglio di ceduazione, come spesso avviene anche in Valchiavenna, è stato eseguito troppo alto. Samolaco Gordona Corileti Raramente cenosi durevoli (ciò avviene nell'area potenziale delle faggete submontane se interessate dal passaggio del fuoco, dall'eccessivo pascolamento o da ceduazioni tardive e irrazionali) Faggeta primitiva Stadio durevole per condizionamento edifico, formazione con elevato valore pirologico. Probabile involuzione se ceduato. e Faggeta submontana dei substrati silicatici Se lasciato all’evoluzione naturale rimane stabile, con il faggio che tende a formare sempre più popolamenti monospecifici a causa del suo notevole ombreggiamento. La ceduazione consente di conservare l’attuale composizione, se si ha l’accortezza di rilasciare sempre una quota di matricine delle specie di corredo. Con il governo a fustaia e il trattamento a tagli successivi si potrebbero avere modifiche anche strutturali. Faggeta montana dei silicatici e dei suoli mesici substrati Sono formazioni con una reazione del terreno meno acida delle precedenti, con una disponibilità idrica, mediamente, più alta e quindi con una fertilità potenziale maggiore, che vantano un nutrito corredo di specie, soprattutto a livello erbaceo. Stabile soprattutto nelle condizioni ottimali, ovvero, in questo caso, di maggior umidità edafica e atmosferica. La conduzione di questi soprassuoli, tipicamente, è duplice, molto probabilmente in relazione alla loro accessibilità e alla facilità di esbosco del legnatico. Abbiamo, quindi, o cedui in produzione tendenzialmente invecchiati o soprassuoli d’altofusto derivati principalmente dalla conversione spontanea del ceduo. Nel primo caso, se si vuole perseguire con il governo a ceduo per ricavare legna da ardere bisogna utilizzare questi soprassuoli in tempi brevi, eccezion fatta, ovviamente, per quei casi in cui si sia eseguito il taglio nell’ultimo ventennio. Inoltre, nella fattispecie, è fortemente consigliabile il trattamento a sterzo, che, pur essendo economicamente più oneroso, ha il fondamentale pregio di conservare l’attitudine delle ceppaie alla produzione di polloni. La facoltà pollonifera (in gergo tecnico), infatti, nel faggio tende a scomparire verso i 35- 40 anni d’età della pianta, o ancor prima se i tagli di riceppatura sono stati fatti troppo alti. Quando si sono superati i 40 anni d’età media del bosco, per poter ancora ricavare del legnatico, si deve procedere alla conversione a fustaia tramite la tecnica della matricinatura intensiva (conversione attiva). Questa prevede, nella fattispecie, il rilascio da 800 a 1500 soggetti per ettaro, tra i meglio conformati ed affrancati, attenendosi ai valori bassi per gli interventi tardivi e dove maggiore è la fertilità, mentre a quelli alti per le situazioni opposte. Se la conversione interessa ampie superfici, è bene porre attenzione alla futura ripartizione planimetrica delle classi cronologiche, onde evitare in futuro, quando saranno governate a fustaia, di sottoporre interi versanti al taglio finale, con immaginabili inconvenienti di tipo ambientale, ecologico e commerciale. Per ciò che concerne il governo a fustaia, i meccanismi di rinnovazione gamica delle faggete, indicano nei tagli successivi il tipo di trattamento più adatto alle unità di questa categoria. Soprattutto per le faggete con funzione produttiva il modello di riferimento, almeno in linea teorica, è quello dei procedimenti combinati francesi dell’insieme di rinnovazione allargato, che ha trovato una valida applicazione in Cansiglio. Questo prevede un turno di 140 anni con taglio finale riconducibile a quelli successivi, un periodo di rinnovazione di 20 anni durante il quale può essere eseguito un taglio secondario. Lungo il ciclo sono previsti sette interventi di diradamento con cadenza quindicennale, a partire dopo 35 anni dal taglio di sementazione. In ogni intervento viene asportato circa il 18% dell’area basimetrica. Ai diradamenti segue il taglio di sementazione, da eseguirsi possibilmente in concomitanza con un annata di pasciona (produzione del seme sensibilmente maggiore, che avviene con cadenza periodica, per il faggio, più o meno, ogni Comunità Montana della Valchiavenna Gordona, Samolaco, Verceia Verceia, Gordona. 209 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 5-6 anni), con il quale viene asportato il 30% dell’areabasimetrica. Nelle situazioni dotate di minore fertilità è consigliabile un turno di 120 anni, mentre nelle situazioni altimontane, come per la tipologia successiva, il turno può arrivare anche a 160 anni. I diradamenti in questo tipologia di trattamento sono fondamentali. Il loro scopo è quello sia di migliorare le caratteristiche degli individui che saranno destinati a raggiungere la maturità (selezione massale), sia di dosare la densità del soprassuolo, aspetto fondamentale per delle formazioni così “chiuse” come sono le faggete. Per ottenere tutto questo bisogna contemporaneamente adottare tre criteri di scelta nella selezione dei soggetti da eliminare la cui importanza, però, varia nel tempo. Così, con i primi diradamenti dovrà avere un peso maggiore la selezione fenotipica degli individui, che andrà ad eliminare i soggetti mal conformati e nettamente sottoposti. Nei diradamenti successivi, pur continuando a fare selezione, avrà un’importanza maggiore la distribuzione dei soggetti nello spazio, che dovrà essere il più omogenea possibile. Con gli ultimi interventi ci si preoccuperà soprattutto di non aprire eccessivamente il soprassuolo alla luce, questo per evitare l’instaurasi della rinnovazione prima che sia eseguito il taglio finale. La qual cosa, infatti produrrebbe una struttura irregolare, difficile da gestire. Pineta Pinete di pino silvestre di rupe e di falda detritica Secondo SCHIECHTL (1973), il pino silvestre è una delle specie che meglio sopporta l'oscillazione del livello del suolo, ovvero l'alternanza di fenomeni d'inghiaiamento e di erosione. Esso risulta pertanto ben adattato alla colonizzazione dei corpi franosi. Un’evoluzione di queste cenosi è possibile solo qualora vengano fermati i movimenti del terreno e, di conseguenza, si instaurino i processi pedogenetici, evento raro e comunque che, se spontaneo, richiede molto tempo. Di norma queste pinete, soprattutto se in ambiente rupestre, non possono e non devono essere toccate. Fa eccezione quella su falda detritica della piana nella zona di Somaggia (loc. Basone), Comune di Samolaco, che ha una copertura piuttosto chiusa (il pino silvestre è una pianta eliofila), quindi si gioverebbe, in tempi medi, di un diradamento selettivo dal basso. Piuro, Mese; Samolaco. Pineta di pino silvestre dei substrati silicatici submontana Raramente queste pinete si conservano in purezza per lungo tempo. Ciò dipende dal fatto che il pino silvestre è capace di rinnovarsi solo in presenza di condizioni di “disturbo” che, secondo i casi, possono essere provocate dal distacco di frane, da movimenti del terreno, da incendi, da tagli su ampie superfici, da tratte da vento, ecc. Se, invece, non si hanno questi fattori di disturbo si crea una formazione dinamicamente labile che ben presto è contaminata dalle specie proprie delle formazioni di contatto, diverse in relazione alle caratteristiche ambientali. In genere non è stato riscontrata nessuna priorità d’intervento sulle pinete dei substrati silicatici s.l., in quanto sono costituite da popolamenti maturi, ma ancora lontani dalla scadenza di un qualsivoglia turno (fisiocratico, economico, ecc.). A tempo debito, potranno essere adottati tagli a gruppi o ad orlo, al fine di liberare la rinnovazione sottoposta. Là dove si facciano questi interventi è opportuno badare a non eliminare totalmente il pino silvestre poiché la sua permanenza, possibile anche grazie alla sua longevità, è da salvaguardare considerando la ridotta stabilità meccanica delle peccete o dei piceo-faggeti cresciuti su suoli superficiali. Infatti, i ricorrenti schianti che colpiscono queste formazioni porranno determinare "fratte", più o meno ampie, che saranno più facilmente ricolonizzate se vi è la presenza di qualche albero portaseme di pino silvestre. Infine, nelle situazioni migliori, là dove il pino silvestre assume buoni portamenti, esso può presentare, se lasciato ulteriormente crescere in diametro, anche un certo interesse dal punto di vista economico. Un cenno meritano poi i tagli intercalari nelle pinete che, talvolta, possono essere necessari per eliminare i soggetti deperienti o quelli morti o per conferire maggiore stabilità meccanica al soprassuolo. Si tratta per lo più di diradamenti moderati e bassi (che eliminano le piante sottoposte) da ripetersi con frequenza decennale. Sconsigliabili sono, invece, gli interventi d'eliminazione e di contenimento dei rovi che spesso s'insediano in caso di riduzione della copertura. Essi raramente danno risultati soddisfacenti (in breve tempo i rovi tagliati riscoppiano ancor più vigorosi) e rischiano di rallentare l’azione di miglioramento delle caratteristiche del suolo (soprattutto in relazione al turn over della sostanza organica) svolta da queste importanti specie (DE MAS, 1993). San Giacomo Filippo, Chiavenna, Novate Mezzola. Pineta di pino silvestre dei substrati silicatici montana Lenta evoluzione verso la pecceta. In genere non è stato riscontrata nessuna priorità d’intervento sulle pinete dei substrati silicatici s.l., in quanto sono costituite da popolamenti maturi, ma ancora lontani dalla scadenza di un qualsivoglia turno (fisiocratico, economico, ecc.). A tempo debito, potranno essere adottati tagli a gruppi o ad orlo, al fine di liberare la rinnovazione sottoposta tagli intercalari nelle pinete che, talvolta, possono essere necessari per eliminare i soggetti deperienti o quelli morti o per conferire maggiore stabilità meccanica al soprassuolo. Si tratta per lo più di diradamenti moderati e bassi (che eliminano le piante sottoposte) da ripetersi con frequenza decennale. Comunità Montana della Valchiavenna Prata Camportaccio, 210 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Pecceta Pecceta montana dei substrati silicatici e dei suoli xerici La formazione, nettamente dominata dall'abete rosso e dal larice, s'arricchisce spesso di pino silvestre (variante con pino silvestre) come della presenza, mai cospicua, della betulla; nessun'altra specie riesce a partecipare significativamente al consorzio. La rinnovazione è, in genere, abbondante, localizzandosi un po' dovunque, anche sotto copertura. Tutte le peccete montane su substrati silicatici sono caratterizzare da un sottobosco floristicamente povero a causa dell'acidificazione del suolo e della scarsità di luce che vi giunge. Pecceta montana dei silicatici e dei suoli mesici substrati Si forma su suoli dotati di maggiore disponibilità idrica, segnalata, pur nell'ambito di un soprassuolo a netta prevalenza di abete rosso, dalla presenza, a volte rilevante, dell'abete bianco e dall'assenza del pino silvestre. La rinnovazione è, in genere, abbondante, localizzandosi un po' dovunque, anche sotto copertura. è prioritario nella gestione considerare la loro fragilità nei confronti dell'azione del vento e della neve. Numerosi, infatti, sono gli sradicamenti provocati in particolare dal vento - che facilmente scalza le radici superficiali di questa specie - e gli stroncamenti dei fusti dovuti all'azione combinata del vento e della neve che avvengono soprattutto quando il terreno è gelato. risultano particolarmente resistenti quei soggetti che presentano bassi rapporti di snellezza (h/d) e chiome molto estese lungo il fusto, caratteristiche proprie di alberi cresciuti in formazioni a densità non troppo elevata. Per ottenere un buon numero di questi individui è quindi necessario intervenire con diradamenti precoci, eseguiti cioè fintanto che gli alberi presentano chiome ben estese lungo il fusto (da 2/3 a 1/2 della lunghezza). In queste operazioni "stabilizzanti" è adottato il diradamento selettivo, individuando, almeno nelle peccete montane e nella prima cura, i soggetti scelti in modo non geometrico e ad una distanza fra loro di circa 4-5 Qualora non si sia potuto intervenire per tempo con le modalità appena descritte e gli alberi mostrino chiome estese per meno di metà della lunghezza del fusto è opportuno puntare, piuttosto che sulla stabilità individuale, su quella di collettivo, inteso come insieme di alberi la cui estensione dovrebbe essere pari a un'area avente per diametro l'altezza degli alberi a maturità, L'estensione dei collettivi dovrebbe in ogni caso diminuire al crescere dell'altitudine. I collettivi vanno separaci fra loro con corridoi d'ampiezza variabile da 10 a 12 m (misurati fra l'asse dei fusti degli alberi di margine), ovvero, secondo SCHONENBERGER e altri (1990) e ZELLER (1993), come minimo del doppio della lunghezza dei rami degli alberi adulti. Infine, alla presenza di chiome ancora più ridotte e quando, almeno nelle peccete montane, l'età del soprassuolo ha superato i 40-50 anni, conviene o non diradare, confidando così nella stabilità di complesso, oppure eseguire dei diradamenti di tipo basso e di ridotta intensità che poco influiscono sulla stabilità, mentre possono migliorare l'aspetto estetico del popolamento, contribuire ad elevarne il futuro prezzo di macchiatico, nonché consentirne la percorribilità. Circa il tipo di trattamento da applicare alle peccete montane dei substrati silicatici, sono adatti i tagli marginali, quelli, a buche od a gruppi. In particolare, i tagli marginali risultano consigliabili nelle peccete dei suoli xerici, in quanto garantiscono, più degli altri due, quella protezione laterale alle giovani piantine necessaria per ridurre gli effetti d'eventuali stress idrici prolungati. Una volta insediata la rinnovazione, però, è necessario liberarla prontamente, poiché non sopporta la copertura per più di 15-30 anni. II trattamento da applicare in queste peccete è, d'altra parte, spesso condizionato dalla ridotta viabilità. San Giacomo Filippo, Prata Camportaccio Villa Chiavenna di Pecceta altimontana e subalpina dei substrati silicatici e dei suoli xerici Nella fascia subalpina, soprattutto nel distretto edalpico, si sviluppa la maggior parte delle formazioni naturali a Picea excelsa (PIGNATTI, 1998). Rare formazioni che si rilevano soprattutto sulle vallate interne a quote variabili , mediamente, tra i 1600 e i 1700 m s.l.m., o , un po’ più in alto, sul versante idrografico destro della Val Bregaglia, comunque sempre ben esposte e insistenti su terreni sciolti. Sono soprassuoli generalmente stabili; ove vi siano accidenti di natura abiotica o biotica a carico dell’abete rosso, è possibile una maggior partecipazione del larice. Pecceta altimontana e subalpina dei substrati silicati e dei suoli mesici Riguardo i diradamenti: opportunità di lasciare, all'atto del primo intervento, che è bene ricordare dovrebbe avvenire già nella fase di spessina, alcuni spazi liberi da alberi lungo i probabili percorsi preferenziali della neve e del vento. La seconda riguarda il criterio d'individuazione degli alberi scelti. In questo caso, infatti, saranno da favorire, non tanto "i belli" quanto "i forti". Quest'ultimi, che possono essere isolati o raccolti in gruppi, prediligono soprattutto le seguenti localizzazioni: i margini di lievi terrazzamenti, le vecchie ceppaie, i massi affioranti, i bordi dei canali di scorrimento della neve, i dossi e tutti i microambienti in cui il terreno è meno evoluto. Nelle peccete altimontane, dove la distribuzione verticale è monoplana, si va sempre più affermando la modalità di trattamento proposta da OTT (1989) che prevede di condurre tagli a strisce, predisponendo la direzione di ciascuna tagliata verso il sole Una diversa modalità di taglio è invece da adottare quando, a seguito di un evento meteorico eccezionale o di un precedente intervento, si sia creato un bordo, più o meno provvisto di rinnovazione. In queste circostanze è opportuno impiegare in modo combinato il taglio ad orlo e il taglio marginale. Nelle peccete è poi importante che i tagli di rinnovazione avvengano nel giusto momento e che soprattutto non siano anticipati. Infatti, se il bosco non è "maturo", non tanto in termini economici ma ecologici, i processi di rinnovazione o sono molto rallentati o addirittura non avvengono. Rare formazioni soprattutto sulle vallate interne a quote variabili. Il processo di rinnovazione può essere condizionato, magari per limitati intervalli di tempo, dalle megaforbie che compaiono frequentemente dove si ha un'interruzione della copertura boschiva. BISCHOFF (1994) ricorda però che le megaforbie non costituiscono formazioni di erbe infestanti definitive, ma Comunità Montana della Valchiavenna Madesimo Madesimo, Campodolcino; Villa di Chiavenna. 211 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione rappresentano successioni vegetali precedenti al bosco. Pecceta azonale su alluvioni rare formazioni, insistenti su superfici troppo piccole per essere cartografate con il dettaglio del PIF, che s'incontrano lungo alcuni alvei fluviali o torrentizi larghi, posti in fondovalle interessati da fenomeni d'inversione termica e da una generale freschezza anche edafica La rinnovazione dell'abete rosso, mai abbondante, s'insedia prevalentemente allo scoperto, in corrispondenza di aree di maggior accumulo di terra o dove si creano interruzioni nello strato erbaceo. Sono soprassuoli, generalmente, da lasciare all’evoluzione naturale, con la possibilità, al massimo, di qualche saltuario prelievo a carico dei soggetti più maturi e di quelli deperienti, scalzati al piede o malati. Madesimo tempi di permanenza sono, in genere, brevi data la buona fertilità delle stazioni occupate. Si consiglia pertanto di non prolungare oltre gli 80-90 anni la durata del ciclo di quelle formazioni diffuse nel distretto esalpico, e non oltre i 100-120 anni in quelle presenti nel distretto mesalpico. Circa il taglio finale, sono consigliati i tagli a gruppi o a buche, che dovranno sempre essere di dimensioni limitate per non peggiorare il già precario bilancio idrico della stazione. Nel considerare la rinnovazione è opportuno ricordare che quella di abete rosso, in genere abbondante, non sopporta per lungo tempo la copertura e quella del faggio, quando presente, va sicuramente favorita. Infine, in queste formazioni si manifestano frequentemente problemi di stabilità meccanica che vanno affrontati con adeguare tecniche di diradamento di cui si è già parlato diffusamente. Madesino, Campodolcino, Villa di Chiavenna Si può così consigliare, nei soprassuoli giovani con copertura colma, d'iniziare precocemente i diradamenti così da cercare di limitare i fenomeni di distrofia edafica che costituiscono il presupposto della lunga fase a nocciolo od a rovo. Dove le conifere tendono a distribuirsi a gruppi, conviene invece mantenere elevata la copertura perché, ai margini di tali gruppi, la rinnovazione delle latifoglie s'insedia con maggiore facilità. Nei soprassuoli maturi, a copertura lacunosa, dove vi è già un fitto strato di nocciolo, conviene non indugiare e procedere prontamente allo sgombero della vecchia generazione di abete rosso, accettando la presenza di una lunga fase a corileto. Se vi è della rinnovazione, sia dell'abete rosso e sia delle latifoglie, questa va prontamente liberata non appena sia sufficientemente affermata da vincere la competizioni del nocciolo. Le eventuali latifoglie d'origine agamica presenti vanno selezionate e avviate all'altofusto, mentre se vi sono degli esemplari di grosse dimensioni, magari molto ramosi, che impediscono la crescita della rinnovazione dell'abete rosso è opportuno allontanarli, avendo però preventivamente ben valutato la reale possibilità di ripresa della rinnovazione. Infine, sono sempre da evirare le cure andanti di ripulitura del nocciolo e del rovo. Nella variante dei suoli acidi la rinnovazione dell'abete rosso" non manca, collocandosi soprattutto lungo i margini e richiede, nei primi anni di vita, una protezione laterale che mitighi l'aridità edafica, talvolta presente durame la stagione estiva. L'ombreggiamento esercitato dal margine contribuisce anche a contenere la crescita delle latifoglie che, se messe in piena luce, hanno una rapida crescita ed entrano in competizione con la rinnovazione dell'abete rosso. Anche in questa variante sono consigliabili il taglio ad orlo e i tagli successivi a gruppi, con intensità minore rispetto a quella applicata nelle peccete montane dei substrati silicatici Villa Chiavenna Pecceta secondaria montana soprassuoli generalmente localizzati sul basso e medio versante della Valle Spluga, ben serviti dalla viabilità, a quote comprese tra i 1100 e 1300 m s.l.m. Si tratta di formazioni transitorie, notevolmente alterate dagli interventi selvicolturali, in atto o pregressi, o dal pascolo. Sarà quindi sempre necessario, per delineare una corretta strategia gestionale. Tali peccete, infatti, potrebbero collocarsi in ambienti potenzialmente occupati dagli acerofrassineti o da formazioni più varie che vedono la partecipazione anche dell’abete bianco. I processi evolutivi verso queste cenosi avvengono però in modo lento o possono anche essere impediti, poiché l'abbondante rinnovazione dell'abete rosso esercita un'elevata competizione nei confronti delle altre specie. Pecceta di sostituzione Le peccete di sostituzione sono consorzi che derivano, solitamente, da un naturale coniferamento di formazioni di latifoglie in ambienti esalpici interni, al confine con quelli mesalpici, comunque al di fuori delle stazioni di competenza della picea. I Soprassuoli rilevati giaciono su terreni fertili e, in genere, profondi, con buona accessibilità, a quote inferiori ai 1000 m s.l.m. Comunità Montana della Valchiavenna di 212 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Abieteto Abieteto dei substrati silicatici tipico due abeti (piceo-abieteti) con la compartecipazione, soprattutto verso le quote maggiori, del larice. La rinnovazione delle due specie principali non costituisce quasi mai un problema. A questo proposito, va ricordato come l’abete bianco, nello stadio giovanile, sopporti meglio e più a lungo la copertura dall’alto di quanto faccia l’abete rosso; però ha accrescimenti minori ed è più esigente riguardo la fertilità del terreno. Nella competizione tra i due abeti vi è, perciò, una certa tendenza all’alternanza L’obbiettivo principale che bisogna perseguire per questi soprassuoli è quello di ottenere una distribuzione verticale multiplana. Questo per impedire l’eccessiva concorrenza tra gli individui, che porterebbe ad alti valori del rapporto tra altezza e diametro (h/d) (piante filate) e , quindi, ad un’elevata fragilità nei confronti dei carichi da neve e delle spinte da vento. La conservazione e il miglioramento della distribuzione verticale possono avvenire solo mantenendo il livello provvigionale non troppo elevato (300-350 mc/ha) tramite un taglio di curazione da applicarsi in tempi ravvicinati (8-10 anni). Taglio che, a regime, sarà di limitata intensità e servirà a mantenere l’equilibrio tra le diverse classi diametriche. Questo implica, affinché vi sia una giustificazione economica, che i soprassuoli siano ben serviti dalla viabilità (per quanto riguarda la loc. Laghetti, in Comune di Villa di Chiavenna vedi Proposte di nuova viabilità agro-silvo-pastorale a pag. ). Nel caso questa manchi sarà opportuno badare che la naturale tendenza alla monostratificazione di queste formazioni avvenga solo per piccole superfici, invece che per ampi comparti. Questo lo si può ottenere adottando il taglio a buche. Inoltre, negli abieteti con distribuzione verticale monoplana, sono adatti: il taglio marginale, quello ad orlo e i tagli successivi a gruppi, a seconda dei casi e della convenienza, badando sempre però a liberare il prima possibile i giovani individui dall’adduggiamento Villa Chiavenna Viste le condizioni stazionali non è possibile, ne d’altronde utile, eseguire nessuna gestione attiva. Fa eccezione il popolamento in fondo alla Valle del Drogo (Comune di San Giacomo Filippo), su un alveo torrentizio, che ha particolari caratteristiche, quali: la densità eccessiva, la giovane età, lo stato fitosanitario non ottimale, la posizione nei pressi di nuclei abitativi e la relativa accessibilità. In questo caso, infatti, sembra opportuno eseguire dei diradamenti selettivi, a partire dalle piante malate e deperienti valle Spluga e in Val Bregaglia. In generale i lariceti, grazie al lungo tempo di permanenza, alla "leggerezza" della chioma che non impedisce eventuali processi evolutivi verso altre formazioni e alla seppur lenta capacità, di autoperpetuarsi in presenza di un qualche elemento di disturbo, non richiedono specifici interventi per facilitare la rinnovazione. Sono, invece, sempre possibili tagli di piccoli gruppi di alberi o di singoli soggetti a fini economici. Nei casi in cui vi siano dei nuclei di rinnovazione affermata di larice sotto vecchi soggetti si potrà procedere con tagli di sgombero, così come, nei lariceti a prevalente funzione turistica, appaiono consigliabili interventi di sfollo entro nuclei densi di rinnovazione affermata, al fine di selezionare i soggetti con miglior portamento. Là dove, a causa della presenza di un fitto tappeto erbaceo, la rinnovazione di larice manchi così come quella delle altre specie, può essere opportuno, per innescare il processo di rinnovazione, aprire qualche buca, se possibile esposta alla luce del pomeriggio, o eseguire un taglio marginale cui è opportuno associare una lavorazione superficiale del terreno, concentrata in strisce di dimensioni non inferiori a 3-5 m' e non superiori a 10 m' Madesimo, Campodolcino (Fraciscio, Val del Drogo), San Giacomo Filippo, La conservazione del larice sembra, infatti, opportuna per motivi di ordine economico (il legname di larice è spesso preferito a quello di abete rosso), per esigenze paesaggistiche e, infine, secondo OTT (in verbis), per conservare una certa libertà decisionale. Lo stesso OTT, come unico intervento di cura, consiglia di eliminare gli individui di abete rosso troppo sviluppati che tendono a ad innalzare la chioma dei sovrastanti larici. Infatti, affinché quest'ultimi abbiano una buona stabilità ed elevate produzioni, sia di legno e sia di seme, devono conservare la chioma da metà ad almeno un terzo della lunghezza del fusto. Madesimo Campodolcino In generale, in ogni caso, per i larici-cembreti meno evoluti e per la cembreta si può solo consigliare di lasciar agire l'evoluzione naturale. Comunque nella gestione dei larici-cembreti, per la loro particolare struttura e per l'ambiente in cui essi vivono, è sempre opportuno porre maggiore attenzione sui collettivi (o sui cespi) piuttosto che sui singoli individui. Piuro di Lariceto Lariceto primitivo La compagine floristica è, comprensibilmente, molto ridotta, dato l’ambiente estremo. E’ uno stadio durevole per condizioni edafiche. Lariceto tipico La lentezza e la sporadicità spaziale e temporale con cui avviene l'autoperpetuazione del lariceto tipico non deve però creare particolari apprensioni dal momento che si tratta di soprassuoli con lungo tempo di permanenza, durante il quale è assai probabile che accada un qualche "accidente" in grado d'innescare il processo di rinnovazione, sempre a carico del larice. Lariceto in successione con pecceta Non è una tipologia molto diffusa, essendo presente soprattutto nell’alta Valle Spluga in destra idrografica. Tendenza evolutiva: rapida evoluzione verso la pecceta. Cembreta Le cembrete sono formazioni molto aperte tanto da convivere o aver convissuto spesso, non senza problemi, con l’attività pascoliva. In Val di Lei in Comune di Piuro, fra 1700 e 2000 m di quota circa, vi sono, delle formazioni a netta prevalenza di pino cembro. Queste si collocano all’apice settentrionale della valle, a cavallo tra il confine italosvizzero, su entrambe le sponde . La rinnovazione del cembro si localizza, in particolare, sopra i massi affioranti (dai quali riceve maggior calore e può avere un Comunità Montana della Valchiavenna 213 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione periodo vegetativo più lungo, grazie al precoce scioglimento della neve) o a gruppetti fra il fitto strato di mirtilli (rosso e nero) dove il seme è spesso portato dalla nocciolaia. La rinnovazione di larice, che però stenta ad affermarsi, è invece più diffusa anche se si nota una maggiore presenza di piantine nelle microstazioni più favorevoli (suolo smosso). In destra idrografica la pendenza e, a tratti, l’acclività del terreno apportano alla cenosi delle caratteristiche dei larico-cembreti, a tratti primitivi. La cembreta endalpica rappresenta la situazione più matura e stabile, a queste altitudini. Va dunque assolutamente preservata. Altre formazioni Alneto di ontano bianco nelle aree golenali e ripariali delle valli laterali più incise (ad es. Revelas, Novate Mezzola) o in corrispondenza di antiche anse torrentizie, trova condizioni migliori in ambienti non interessati da ristagni idrici, ma dove l'acqua corrente è molta, sia in superficie e sia nei primi strati del suolo. La picea, ove presente, tende a diffondersi sotto la copertura dell'ontano e alla lunga porrebbe prendere il sopravvento, creando, qualora l'invasione avvenisse in vicinanza di alvei, non pochi problemi all’efficienza idraulica dì queste zone. In generale, quindi, l'alneto di ontano bianco può ritenersi, a meno del ripetersi di frequenti ringiovanimenti del suolo, una fase transitoria verso l'acerifrassineto o verso la pecceta azonale su alluvioni. Nell'orizzonte montano, lungo i ripidi versanti, sempre in ambienti umidi, nelle vicinanze dei torrenti l'ontano bianco può venire in contatto anche con l'alneto di ontano verde. Nel complesso gli alneti costituiscono delle formazioni forestali di elevato valore naturalistico e di particolare interesse storico- paessagistico, in quanto lembi residuali di ben più vaste superfici forestali ridotte nell'ultimo secolo dall'espansione delle colture agrarie intensive. Diviene, quindi, prioritario nella loro gestione conservarne la presenza che d'altra parte non è difficile grazie alla generale facilità con cui avviene la rinnovazione agamica e gamica del genere Alnus. Si può quindi ritenere che sia l'abbandono alla libera evoluzione, sia il governo a ceduo e sia quello a fustaia non pregiudichino la loro conservazione. Le situazioni evidenziate in cartografia, però, che insistono su terreni molto accidentati ed impervi, non essendo suscettibili di gestione attiva, sono da lasciare all’evoluzione naturale. Alneto di ontano verde Presente soprattutto sui medio-alto versanti lungamente innevati in stazioni con suoli relativamente ricchi in nutrienti. derivano spesso da processi di colonizzazione di movimenti franosi che sono ricoperti dapprima con specie erbacee pioniere. Segue l'ingresso di vari salici e, nei substrati carbonatici, anche del pino mugo. Infine, s'insedia l'ontano verde talora accompagnato da qualche esemplare sparso di larice e, più spesso, dal sorbo degli uccellatori. Nelle fasi iniziali della ricolonizzazione, l'ontano verde per potersi affermare deve affrontare, da un lato, il lungo innevamento che riduce il periodo vegetativo e, dall'altro, l'eccessiva aridità edafica Sul ruolo e l’importanza degli alneti in genere vale quanto riportato per la tipologia precedente. Sono comunque da sconsigliare gli eventuali interventi, peraltro spesso fallimentari, tesi ad eliminare gli ontani per recuperare, anche solo a fini paesaggistici, i pascoli di bassa quota (MENGUZZATO, 1976). Da ben valutare sono anche gli eventuali interventi d'eliminazione degli alneti in aree ad alto rischio idraulico, mentre in queste zone sono sempre opportuni i tagli per allontanare i soggetti di abete rosso, di scarsa stabilità statica, che talvolta entrano in queste formazioni. Comunità Montana della Valchiavenna 214 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione durante il periodo estivo. Ai margini o entro i canaloni da valanga, invece, esso s'insedia, in genere per via gamica, con relativa facilità a condizione che l'evento valanghivo abbia un tempo di ritorno sufficientemente lungo (almeno un decennio), dopodiché esso riesce a resistere ai danni delle successive slavine grazie all'elasticità dei soggetti e all'emissione di polloni, ovvero rinnovandosi anche per via agamica. Solitamente l'alneto di ontano verde può considerarsi uno stadio permanente, ancorché non climacico, nel quale la successiva evoluzione verso cenosi boschive più mature (lariceti e peccete) è impedita soprattutto dai ricorrenti fenomeni valanghivi che ringiovaniscono l'ecotopo e dalla brevità del periodo vegetativo che non è sopportabile dalle specie arboree. Rimboschimenti con specie esotiche In particolare si riscontrano rimboschimenti con pino strobo, douglasia, cedri, quercia rossa in alcune piccole aree della comprensorio. Novate Mezzola (Campo), Samolaco (Somaggia), … Castagneti da frutto Oltre a rimandare • alla pubblicazione del 2006 innanzi segnalata “La castanicoltura in Valchiavenna” • alla relazione espressamente dedicata a tali boschi ed allegata al PIF della CM Valchiavenna si richiama quanto segue: Nel passato il castagneto da frutto era una coltivazione affermata, sia perché forniva un prodotto alimentare che rispetto agli altri cereali offriva un apporto calorico ad ettaro 2-3 volte maggiore; sia per la pluralità di prodotti ritraibili dalla selva (legname, legna da ardere, …). Le mutate condizioni socio-economiche della montagna hanno favorito l’abbandono di tale coltura a favore di un inselvatichimento e un ripristino a bosco ceduo. Del resto mantenere la selva castanile implica l’impiego di cospicue energie per contrastare l’evoluzione naturale. I castagneti da frutto in attualità di coltura presenti in Valchiavenna derivano per lo più da recenti interventi di recupero, realizzati anche grazie a specifici contributi pubblici. Il recupero di un castagneto ha senso solo se si verificano le seguenti condizioni: - presenza di varietà pregiate e valide commercialmente; - assenza di danni rilevanti di cancro corticale; - presenza di viabilità idonea all’accesso al castagneto. Le operazioni fondamentali per realizzare il recupero della selva castanile fruttifera sono la ripulitura del castagneto, l’eventuale taglio dei castagni irrecuperabili, la potatura dei castagni, l’eventuale impianto di nuovi castagni, la concimazione e la ricostituzione del prato. Il castanicolture deciderà quali operazioni effettuare in base alle condizioni della propria selva. Il recupero e mantenimento della selva castanile, possibile anche grazie a specifici finanziamenti, riveste un ruolo fondamentale anche come occasione sociale di mantenimento delle tradizioni rurali, e quindi di salvaguardia del territorio. Comunità Montana della Valchiavenna 215 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Cure minime e protezione idrogeologica A livello indicativo, relativamente alle cure minime e alla relazione con la protezione idrogeologica, si richiama quanto riportato ne Il Bosco di Protezione (“Bosco e legno in Svizzera”-2003, Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio –UFAFP) Frane - Un bosco ben curato può ridurre sensibilmente il rischio di frane di un pendio. La miglior protezione è offerta da boschi sani, ben strutturati in termini di età, di altezza e di specie: è quanto ha rivelato un’indagine realizzata a Sachseln (Svizzera), illustrata dai grafici seguenti. Colate di detriti e inondazioni -Il bosco attenua i picchi di portata dei torrenti e riduce il pericolo di piene e colate di detriti e fango. Lungo i torrenti, impedisce l’erosione delle rive. Gli alberi trattengono il 15-30 % delle precipitazioni annue e assorbono acqua dal suolo. Inoltre, consolidano il suolo fino a una profondità di circa due metri, proteggendo così dalle frane. Caduta di sassi - Gli alberi del bosco rallentano e arrestano la caduta di pietre. La miglior protezione è costituita da un bosco fitto e ben strutturato. Il bosco impedisce la caduta di sassi anche grazie all’apparato radicale, che tiene uniti il suolo, la roccia e i sassi. Valanghe- Un bosco naturale sempreverde, con alberi di altezze diverse, riuniti in fitti gruppi, impedisce la caduta di valanghe. Le chiome degli alberi raccolgono e trattengono la neve, che più tardi cadrà al suolo in blocchi. Assieme agli alberi del bosco, ciò crea un manto nevoso stabile, limitando il pericolo di valanghe. Comunità Montana della Valchiavenna 216 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Figura 3.1: priorità nella cura del bosco di protezione (tratto dall’omonima pubblicazione del Centro per la selvicoltura di montagna CSM di Maienfeld- CH) Un breve glossario ALLESTIMENTO Operazione di preparazione del tronco abbattuto, che comprende la sramatura (taglio dei rami), la depezzatura o sezionatura (riduzione del tronco in pezzi o toppi di lunghezza adeguata alle esigenze del commercio) e la scortecciatura, effettuata solamente sulle conifere, eseguita in genere a macchina sui piazzali di esbosco o in segheria ALLIEVO soggetto arboreo d'origine gamica (nato da seme) od agamica, con diametro o altezza poco diversi da quelli dei migliori polloni del ceduo, che viene rilasciato all’atto dell’utilizzazione al fine di diventare una matricina CEDUO soprassuolo in cui oltre l’ottanta per cento dei soggetti sia di origine agamica (nati da ceppaia) e l’età media dei polloni, ovvero il numero di anni intercorsi dall’ultima utilizzazione ordinaria, non superi i trentacinque anni CONCENTRAMENTO Operazione iniziale che consiste nel radunare la legna o il legname da opera dal letto di caduta in un primo temporaneo deposito per essere poi esboscato lungo una via attrezzata (strada, teleferica, ecc.) DIRADAMENTO taglio di parte delle piante di un soprassuolo monoplano immaturo allo stadio di perticaia o fustaia adulta ESBOSCO trasporto del legname lungo vie attrezzate dal luogo di abbattimento (letto di caduta) o di concentramento degli alberi, fino al punto in cui il materiale viene caricato su mezzi che effettuano un trasporto ordinario su strade percorribili con articolati Comunità Montana della Valchiavenna 217 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione FUSTAIA soprassuolo in cui oltre l’ottanta per cento della copertura sia costituita da soggetti chiaramente nati da seme FUSTAIA ADULTA stadio cronologico della fustaia monoplana , successivo alla perticaia FUSTAIA MATURA soprassuoli che presentano caratteristiche tali da consentire di ottenere assortimenti di dimensioni ottimali GOVERNO (forma di) il sistema di rinnovazione del bosco individua il governo. Vengono riconosciute due fondamentali forme di governo, ceduo (v.) e fustaia (v.) MASSA ad ettaro (o consistenza o provvigione) rappresenta il capitale legnoso ragguagliato all'ettaro di un determinato bosco, costituito dal volume totale degli alberi in piedi il cui diametro, misurato a 1,30 metri da terra, superi i 17,5 centimetri MATRICINA soggetto di dimensioni notevolmente superiori a quelle dei migliori polloni e a quelle degli allievi, probabilmente preesistente, come allievo o già come matricina, nel ciclo precedente METRO STERO (mst) generalmente utilizzato per la legna da ardere in catasta; rappresenta l'unità di volume apparente (comprendente il legno e gli spazi vuoti) corrispondente ad una catasta delle dimensioni di un metro per un metro per un metro NOVELLATO è il primo stadio cronologico, della fustaia monoplana PERTICAIA stadio cronologico della fustaia monoplana , successivo alla spessina POLLONE fusto che s'origina da una gemma (origine agamica) situata alla base (ceppaia) di un soggetto di latifoglia che è stato tagliato o che ha subito una lesione rilevante RINFOLTIMENTO introduzione di specie arboree e/o arbustive per via artificiale al fine di migliorare l'attuale composizione RIPULITURA taglio del materiale secco o vivo (talora anche di alcune specie arbustive) che esercita una forte concorrenza, tale da impedire o comunque ostacolare l'insediamento della rinnovazione o di altre specie (anche arbustive) desiderate SFOLLO taglio intercalare di sfoltimento applicato ai popolamenti monoplani allo stadio di novelleti o spessine SPESSINA stadio cronologico della fustaia monoplana , successivo al novellato STRUTTURA (del bosco) rappresenta il modo di presentarsi del bosco e di stratificarsi nello spazio aereo TAGLIO DI PREPARAZIONE taglio intercalare che viene condotto prima del taglio di sementazione quando il soprassuolo non ha subito, durante il ciclo, i necessari diradamenti TRATTAMENTO le modalità di taglio del bosco Mezzi e personale: Operai semplici e qualificati, attrezzature per i taglio e per il trasporto del legname Elenco Prezzi Unitari Per l’Elenco Prezzi Unitari si rimanda • alle considerazioni riportate nel PIF relativamente al Piano Finanziario (cap. 12) • al prezziario regionale per i lavori forestali http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/sito/tmpl_action.asp?DocumentoId=3231&SezioneId =2008000000&action=documento Prezziario Voce P.R.I.F. E.1.1.2 P.R.I.F. E.1.1.3 P.R.I.F. E.1.1.4 Descrizione U.M. Prezzo Sfolli mediante tagli di selezione ai giovani popolamenti non ancora differenziati (spessina) a densità eccessiva, per migliorare la stabilità soprassuolo e dosarne la composizione specifica con taglio selettivo delle piante in soprannumero, comprese modeste potaure di penetrazione prevalentemente a carico dei rami secchi, concentramento e accatastamento in loco del materiale di risulta. Parametri di riferimento:ipotesi di densità iniziale 3000 piante/ha e prelievo di 1000 soggetti, con diametro medio <10 cm €/ha 1.376,00 Sfoltimento andante su ceduo per favorire lo sviluppo del novellame diffuso e consentirne l'ulteriore insediamento, consistente nel taglio a carico del piano dominante con rilascio delle piante di miglior sviluppo delle specie pregiate e l'eliminazione piante deperienti degli arbusti ingombranti, compreso accatastamento della ramaglia e concentramento del materiale legnoso utilizzabile. Ipotesi di prelievo: 500 polloni/ha - diametro medio 15 cm €/ha 1.376,00 Riduzione della componente erbacea ed arbustiva mediante sfalci, decespugliamenti ed eventuale eliminazione delle rampicanti. Intervento da eseguire solo ove strettamente necessario al fine di ridurre la competizione di erbe e cespugli nei confronti delle giovani piante o per migliorare le condizioni per la germinazione e lo €/ha 1.066,00 Comunità Montana della Valchiavenna 218 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione sviluppo dei semenzali. Per questo tipo di operazione l'unità di misura espesso l'ettaro ragguagliato. P.R.I.F. E.1.2.2 Miglioria forestale consistente nell'eliminazione degli individui malati, malformati, polloni soprannumerari in caso di ceppaie, in particolare a carico di specie indesiderate; ramaglia: raccolta, allontanamento e successiva cippatura o trinciatura; legname: sramatura, esbosco e depezzatura con formazione temporanea di cataste a bordo strada carrabile. Il costo dell'allontanamento definitivo va compreso nel prezzo di vendita del legname. Con designazione dei candidati. Parametri di riferimento: prelievo di 250 piante a diametro variabile per ettaro. €/ha 5.192,00 P.R.I.F. E.1.2.4 Miglioria forestale consistente nell'eliminazione degli individui malati, malformati, polloni soprannumerari in caso di ceppaie, in particolare a carico di specie indesiderate; legname e ramaglia depezzati, raccolti in piccole cataste in bosco. Con designazione dei candidati. Parametri di riferimento: prelievo di 150 piante a diametro variabile medio-piccolo €/ha 2.242,00 P.R.I.F. E.1.2.6 Intervento di diradamento selettivo a carico di soggetti arborei di ogni dimensione, eseguito in popolamenti con densità variabile, comprensivo del taglio dei soggetti malformati o sovrannumerari nei tratti a maggior densità e spalcature delle piante rimanenti sino ad 1,5 m di altezza, sramatura, depezzamento dei fusti e accatastamento ordinato nei pressi del letto di caduta delle ramaglie ed allestimento a 2-4 m per il materiale di grosse dimensioni ed ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. €/ha 2.880,00 P.R.I.F. E.1.2.8 Diradamento dal basso in fustaia a carico delle piante del piano dominato con criterio di determinazione del diametro massimo asportabile, compresa sramatura, depezzatura della ramaglia, concentramento dei fusti per il successivo esbosco. Con designazione dei candidati. Parametri di riferimento: densità iniziale 800 piante/ha, prelievo medio 30% dei soggetti €/ha 2.412,00 P.R.I.F. E.1.2.10 Diradamento dall'alto o positivo in fustaia a carico delle piante del piano dominante e codominante con criterio di determinazione del diametro massimo asportabile, compresa sramatura, depezzatura della ramaglia, concentramento dei fusti per il successivo esbosco. Con designazione dei candidati. Parametri di riferimento: densità iniziale 800 piante/ha, prelievo medio 15% dei soggetti. €/ha 1.916,00 P.R.I.F. E.1.2.12 Diradamento dal basso in bosco ceduo a carico delle piante del piano dominato con criterio di determinazione del diametro massimo asportabile o del numero di polloni da rilasciare, allo scopo di costituire un soprasuolo monoplano, compresa sramatura, depezzatura della ramaglia, concentramento dei fusti per il successivo esbosco. Con designazione dei candidati. Parametri di riferimento: densità iniziale 1.500 polloni/ha, prelievo medio 30% dei polloni. €/ha 2.008,00 P.R.I.F. E.1.2.13 Diradamenti schematico/geometrici ovvero riduzione della biomassa legnosa allo scopo di diminuire la competizione all'interno del popolamento ed aumentare la stabilità fisica degli alberi rimasti. Tale operazione viene usualmente svolta in popolamenti artificiali a sesto regolare e impianti di arboricoltura da legno. Sono comprese anche la sramatura, la sminuzzatura della ramaglia, l'esbosco e il concentramento a bordo strada carrabile per il successivo e definitivo allontanamento. Parametri di riferimento: densità iniziale 400 piante/ha, eliminazione geometrica del 50% sul numero, diametro piante eliminate medio piccolo €/ha 2.400,00 P.R.I.F. E.1.4.3 Abbattimento di pianta (latifoglia o conifera), tramite recisione a livello del suolo e caduta guidata, compresi la sramatura, la depezzatura, l'allestimento sul letto di caduta e l'allontanamento, esclusa la rimozione dell'apparato radicale e l'onere di smaltimento del materiale. Parametri di riferimento: 25 cm <diametro medio fusto < 50 cm., condizioni di lavoro nella norma €/cad 193,40 P.R.I.F. E.3.2 Interventi di bonifica in boschi danneggiati (in modo andante) da avversità atmosferiche consistenti nel taglio delle piante irrecuperabili, sramatura, depezzamento ed idonea sistemazione della ramaglia, eventuale riceppatura, concentramento dei fusti per il successivo esbosco, ogni altro onere compreso. Parametri di riferimento per boschi affermati: densità 400 piante/ha, danneggiamenti (schianti) pari al 50%, €/ha 4.188,00 P.R.I.F. E.3.2.1 Interventi di bonifica in boschi danneggiati (localizzato) da avversità atmosferiche consistenti nel taglio delle piante irrecuperabili, sramatura, depezzamento ed idonea sistemazione della ramaglia, eventuale riceppatura, concentramento dei fusti per il successivo esbosco, ogni altro onere compreso. Parametri di riferimento per boschi affermati: densità 400 piante/ha, danneggiamenti (schianti) pari al 50%, €/ha 5.215,00 P.R.I.F. E.5.1 Innesto di pollone di castagno di 1-2 anni eseguito a spacco (o simili) con varietà €/cad 3,02 Comunità Montana della Valchiavenna 219 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione pregiate o da frutto mediante l'utilizzo di marza con diametro uguale al portainnesto, protezione con biomastice, potatura estiva dei germogli finalizzata alla formazione della chioma nonchè alla limitazione dei danni da vento; si considera l'innesto di 3-4 polloni per ceppaia P.R.I.F. E.5.1.1 Innesto di giovani piante nate da seme o da polloni di castagno con varietà da frutto pregiata (densità max per ettaro di 100 soggetti o gruppi di soggetti provenienti dalla medesima ceppaia). Il prezzo comprende la raccolta delle marze, la loro conservazione, le operazioni di taglio, l'allontanamento della vegetazione arborea ed arbustiva concorrente e le pratiche colturali successive all'innesto, ogni altro onere compreso. Per ogni ceppaia o innesto isolato su piante franche di piede €/cad 20,99 P.R.I.F. E.5.2 Potatura di risanamento e/o ringiovanimento di esemplari adulti di castagno con eliminazione di tutte le parti secche o seccaginose e delle branche necessarie per il riequilibrio spaziale della chioma e per sollecitare l'emissione di nuovi rami avventizi, spalmatura di mastice antisettico sulle superfici di taglio (per tagli di rami di oltre 5 cm di diametro), ogni altro onere compreso. Per piante fino a 10 m di altezza €/cad 72,35 P.R.I.F. E.5.2.1 Potatura di risanamento e/o ringiovanimento di esemplari adulti di castagno con eliminazione di tutte le parti secche o seccaginose e delle branche necessarie per il riequilibrio spaziale della chioma e per sollecitare l'emissione di nuovi rami avventizi, spalmatura di mastice antisettico sulle superfici di taglio (per tagli di rami di oltre 5 cm di diametro), ogni altro onere compreso. Per piante oltre i 10 m di altezza €/cad 101,54 P.R.I.F. E.5.3 Interventi di diradamento in castagneto da frutto con abbattimento dei soggetti deperenti, seccaginosi o in soprannumero a fini fitosanitari e colturali (per giungere a 90-100 piante/ha e favorire l'allargamento delle chiome e aumentare la produzione, specialmente sui rami inferiori), allontanamento ed accatastamento del materiale legnoso di risulta e abbruciamento in aree idonee dei residui di lavorazione, ogni altro onere compreso €/cad 88,75 P.R.I.F. E.5.4 Taglio ed allontanamento di piante arboree ed arbustive infestanti e di dimensioni limitate, per il recupero di castagneti da frutto o abbandonati, sramatura, depezzamento con asportazione dei fusti ricavati e del materiale di risulta, ogni altro onere compreso €/cad 2.099,00 P.R.L. F.4.005.080.02 Esecuzione di taglio di piante in alveo, sulle scarpate o sulle aree interessate dai lavori, compresa l'estirpazione delle ceppaie, delle radici ed il carico sui mezzi, il traporto e lo scarico in discariche idonee poste in un raggio di 10 Km dal cantiere o l'accatastamento in area di cantiere diametro superiore a cm.20 €/n P.R.L. F.4.005.080.02 Esecuzione di taglio di piante in alveo, sulle scarpate o sulle aree interessate dai lavori, compresa l'estirpazione delle ceppaie, delle radici ed il carico sui mezzi, il traporto e lo scarico in discariche idonee poste in un raggio di 10 Km dal cantiere o l'accatastamento in area di cantiere diametro superiore a cm.20 25,62 P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 220 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.47. M01 Prati e Pascoli Manuale D’uso Funzione specifica: mantenimento dei prati delle conoidi, del fondovalle, delle aree aperte di medio versante, degli alpeggi e dei pascoli d’alta quota Oggetto delle pratiche manutentive: prati delle conoidi e del fondovalle, aree aperte di medio versante (aree contermini ai nuclei storici di versante), prati prossimi agli alpeggi e pascoli d’alta quota Descrizione caratteristiche: Gli ambienti prativi ospitano peculiari specie vegetali ed animali e la loro cura ha riflessi positivi sul contenimento dei rischi di incendio e di dissesto idrogeologico del territorio. Il Piano Generale di Indirizzo Forestale della Comunità Montana ha condotto un’indagine pastorale analizzando distribuzione geografica delle superfici di interesse pastorale, principali tipologie di pascolo, dotazione ed utilizzazione di strutture ed infrastrutture, consistenza degli allevamenti e relativa gestione, fattori socio-economici relativi alle aziende. Il Piano segnala quanto segue. I mutamenti di carattere socioeconomico e culturale hanno prodotto il progressivo abbandono dell’attività pastorale con evidenti conseguenze nelle caratteristiche che il paesaggio via via ha assunto. Osservando il territorio della Comunità Montana Val Chiavenna si può notare infatti la presenza diffusa di cespuglieti ed arbusteti laddove un tempo vi erano radure che costituivano il pascolo. Nel territorio della Comunità Montana Val Chiavenna possono essere individuate tre principali tipologie pastorali che trovano definizione in base al tipo di gestione praticata e alla quota cui sono ubicate. • Prati e prati-pascoli di fondovalle o prossimi ai nuclei rurali. Sono collocati lungo il fondovalle, sono prossimi ai nuclei abitati e hanno in genere favorevoli giaciture e ridotte estensioni. Diverso è il caso dei prati stabili situati nel fondovalle che presentano giaciture pianeggianti e sono parzialmente irrigui e di più grande estensione. I prati migliori sono in genere sottoposti a due tagli estivi e al pascolamento autunnale. In questo caso, trattandosi delle migliori situazioni, vengono praticate la concimazione naturale, talvolta l’erpicatura e l’irrigazione per scorrimento. I prati-pascolo, generalmente di minor fertilità e produttività, sono utilizzati meno intensivamente, in genere limitandosi ad un solo sfalcio estivo e al pascolamento. Eccezion fatta per i prati di fondovalle di giacitura migliore le operazioni di fienagione sono scarsamente meccanizzate. La produttività in termini qualitativi e quantitativi è generalmente molto diversa in relazione alle condizioni stazionali e al tipo di cure colturali prestate. Dal punto di vista floristico sono caratterizzati dalla presenza di Lolium perenne, Dactylis glomerata, Festuca gr. Rubra, Trifolium repens. Fitosociologicamente appartengono all’alleanza Arrehenatherion elatioris (classe Molinio-Arrenatheretea). • Pascoli di media quota. Sono presenti nella fascia media dei versanti a quote comprese fra gli 800 e i 1600- m slm a seconda dell’esposizione e sono generalmente dotati di fabbricati di abitazione e di ricovero per gli animali. Costituivano stazioni intermedie d’alpeggio utilizzate un tempo in tarda primavera inizio estate durante la salita all’alpe mediante la stabulazione fissa e l’utilizzo del fieno dell’annata precedente. Un secondo periodo di utilizzo era quello autunnale quando, durante la discesa dall’alpeggio, veniva praticato il pascolo successivo alle operazioni di sfalcio estivo. Attualmente solo pochi di questi pascoli montani sono ancora utilizzati quali stazioni intermedie ma comunque quasi sempre esclusivamente per il pascolamento. Essendo queste praterie di origine antropica e intercluse al bosco, si pone il problema del loro mantenimento impedendo l’azione invasiva esercitata dalle specie arboree circostanti. Le fitocenosi che costituiscono il cotico erboso di questi pascoli si configurano perciò come associazioni secondarie, caratterizzate da notevole instabilità. A seguito della diminuita utilizzazione ciò ha determinato un progressivo peggioramento della composizione floristica del cotico è l’invasione dello stesso da parte di specie infestanti erbacee e arbustive, tra le quali predominano il nardo, il rododendro, il mirtillo, altre Ericacee minori (data la generale acidità dei suoli), felce aquilina, rovi e l’ontano verde. Dal punto di vista floristico le specie che caratterizzano questi pascoli sono Festuca gr. Rubra, Briza media, Trisetum flavescens, Dactylis glomerata, Trifolium repens, Thymusserpyllum. Da un punto di vista fitosociologico queste formazioni appartengono all’alleanza Triseto-Polygonion bistortae (classe Molinio-Arrhenatheretea). Comunità Montana della Valchiavenna 221 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione • Pascoli d’alta quota. Sono ubicati nella fascia altimetrica superiore, generalmente oltre il limite superiore della vegetazione arborea e sono almeno in parte costituiti da praterie primarie di origine naturale e quindi da maggiore stabilità del cotico erboso alle variazioni di carico e di utilizzazione. Sono, per contro, quelli più facilmente soggetti all’azione erosiva delle acque meteoriche e all’invasione di pietrame proveniente dai contrafforti rocciosi spesso sovrastanti il pascolo. Sono generalmente di proprietà pubblica o consortile e vengono utilizzati nel periodo estivo centrale. Alle quote meno elevate sono presenti superfici di pascolo arborato che vanno soggette all’azione invasiva arbustiva in particolare dell’ontano verde, del rododendro e di Vaccinium sp. Le porzioni di pascolo migliori sono generalmente quelle prossime ai fabbricati, ma a causa delle non adeguate condizioni di sfruttamento e dell’assenza di cure colturali presentano modeste condizioni sia sotto l’aspetto quantitativo sia sotto quello qualitativo. La specie erbacea regressiva maggiormente diffusa è il nardo che denota situazioni di sottoutilizzo, di insufficiente fertilizzazione e irrazionale pascolamento. Il Nardus stricta è specie rifiutata dal bestiame e la sua presenza deprime il valore pastorale del foraggio. In prossimità dei fabbricati, in particolare nei luoghi di smaltimento delle deiezioni; è presente la flora nitrofila tipica (Rumex, Urtica, ecc ). Anche l’estirpazione di specie invadenti o la rimozione del pietrame, un tempo regolarmente praticate, oggi è trascurata in considerazione del minor fabbisogno foraggero dovuto alla forte riduzione del numero di capi inalpati. Nelle zone molto acclivi prevalgono i festuceti a Festuca varia e i Cariceti a Carex sempervirens e a Carex curvula. • Praterie rupicole e cespuglieti. Si tratta delle porzioni di pascolo periferiche agli alpeggi ancora utilizzati oppure a quelli totalmente dismessi dove la mancata continuazione del regolare pascolamento e delle cure colturali, in passato praticate, hanno favorito una progressiva invasione da parte delle specie arbustive o di specie erbacee di minor valore pabulare. Generalmente presentano acclività notevoli, diffuse accidentalità, presenza di pietrame e di affioramenti rocciosi e pertanto bassissimo valore pastorale. Sono attualmente utilizzate esclusivamente con il pascolo libero estensivo di ovini e caprini. i ricorda peraltro l’esistenza del Piano di Miglioramento Ambientale predisposto dalla Provincia di Sondrio contestualmente al Piano Faunistico – Venatorio. Nello stesso il territorio e le azioni vengono distinte in: • aree di fondovalle e prime pendici • aree di medio alto versante • zone umide Il Piano riporta inoltre una serie di azioni mirate alla tutela di particolari ordini. Fra quanto previsto per le aree di medio-alto versante si ricorda la corretta gestione dei pascoli attraverso Piani di gestione degli alpeggi adeguati che segnalino il tempo ottimale di pascolamento. Fra gli interventi ambientali specifici si ricorda peraltro che sfalci, tagli della vegetazione arbustiva ed arborea risultano mantenere habitat favorevoli in particolare agli Ungulati, alla Colturice ed al Gallo forcello. Comunità Montana della Valchiavenna 222 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Prati e pascoli Anomalie riscontrabili Abbandono, avanzamento del bosco, scomparsa di habitat, aumento del rischio valanghivo Livello minimo delle prestazioni manutentive: Il Piano condivide le posizioni assunte dal PIF di seguito riportate In linea generale occorre confermare l’importanza di mantenere e se possibile incrementare le attività agropastorali presenti sia per gli aspetti socioeconomici, legati alla permanenza di attività tipiche dell’ambiente rurale che caratterizza la valle, sia per la conservazione del paesaggio, la cui importanza è di particolare rilievo considerata la vocazione turistica del territorio. Occorre innanzitutto prevedere la salvaguardia e il miglioramento gestionale delle superfici a prato e a pratopascolo. Ciò anche in considerazione della esigenza estetico – paesaggistica di mantenere spazi aperti . Occorre però anche pensare ad un contenimento dei costi aziendali, attraverso una gestione collettiva e finanziariamente sostenuta, dell’approvvigionamento foraggero. La determinazione del carico ottimale consente oltre ad un migliore sfruttamento della produzione anche un apporto organico naturale in tutte le aree sottoposte al pascolamento. maturazione di quelle specie poco appetite che diventeranno sempre più numerose. In questo contesto si comprende come per il mantenimento dell’attività zootecnica risulta essere fondamentale una razionale pratica d’alpeggio. A questo scopo si ritiene necessario definire le priorità in rapporto alla prospettiva di mantenimento dell’utilizzazione dei migliori pascoli montani e solo su questi finalizzare gli sforzi economici per il sostegno dei necessari interventi di miglioramento. Le proposte fatte mirano a garantire la conservazione del paesaggio tipico creatosi con l’esercizio dell’attività zootecnico-pastorale nelle valli montane, caratterizzato dal mosaico di spazi aperti (praterie) e spazi chiusi (bosco) e dalla presenza di elementi storici, architettonici e culturali legati all’edilizia rurale (edifici, mulattiere, ecc.). Per quella parte del patrimonio architettonico-rurale, che non può trovare recupero nella tradizionale attività agricolo-pastorale, se ne dovrà ricercare la conservazione attraverso interventi di valorizzazione delle possibili funzioni turistico-ricreative e culturali. Operativamente viene segnalata l’importanza dello sfalcio delle aree prative sulle conoidi e prossime ai nuclei o comunque facilmente accessibili. Laddove ciò non sia possibile si ritiene essenziale la gestione corretta e razionale degli alpeggi e dei pascoli (si rimanda in tal senso anche alla scheda 3.44 ed all’elaborato 3.3.1 relativo alle azioni non strutturali). La pratica del pascolo è difatti l’unico mezzo di utilizzazione della produzione foraggiera in quelle zone dove, per difficoltà orografiche, climatiche, di giacitura e di sviluppo della vegetazione non è possibile il taglio dell’erba. La forma di sfruttamento della produzione foraggiera avviene normalmente con il pascolamento libero che consiste nel lasciare gli animali liberi di pascolare per gran parte della giornata su superfici molto estese. Il pascolamento libero è la causa frequente di fenomeni di sovrapascolamento e sottopascolamento entrambi considerati dannosi. Infatti, nel primo caso, gli animali lasciati liberi si trattengono più a lungo nelle zone preferite che vengono così sovrautilizzate, con conseguenti fenomeni di degrado, erosione e sviluppo di una flora infestante ammoniacale che impoverisce la qualità del cotico erboso e il cui sviluppo normalmente non viene controllato. Il sottopascolamento Comunità Montana della Valchiavenna 223 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione avviene nelle aree meno gradite dove lo scarso utilizzo altera la composizione floristica del cotico erboso a vantaggio delle erbe infestanti e progressivamente del bosco. L’abbeverata del bestiame avviene normalmente sfruttando punti d’acqua naturali, torrenti e sorgenti. Mancano gli abbeveratoi che oltre a raccogliere acqua pulita indispensabile per la salute degli animali consentirebbero di sfruttare meglio le superfici a pascolo tramite una più omogenea distribuzione dei punti di abbeverata. Nelle zone povere di sorgenti si cerca di raccogliere l’acqua di scorrimento superficiale in piccoli laghetti chiamati “pozze” presenti nelle conche naturali del terreno. Lo sfruttamento del pascolo è ancora praticato nella stagione estiva, ma le superfici a pascolo, hanno subito rispetto al passato una forte contrazione, in particolare quelle meno produttive, più difficili da raggiungere, con strutture d’alpe fatiscenti e con cotico erboso degradato. Si propone l’incentivo del pascolo controllato ( ad esempio ovino) a limitazione dei costi di mantenimento di pascoli ed aree aperte, soprattutto nelle aree più vaste. Si veda in tal senso quanto realizzato a Frasnedo in comune di Verceia (cfr. riquadro che segue) “AN NETA FRASNEE” (PULIAMO FRASNEDO) Motivazioni del progetto: per la riqualificazione della porzione di valle circostante la borgata montana di Frasnedo, al fine di contrastare l’abbandono delle pratiche agricole e di allevamento. Le origini del progetto “An neta Frasnee” (puliamo Frasnedo) ha avuto inizio per volontà di un nutrito gruppo di abitanti della frazione alpina di Frasnedo (comune di Verceia) nonché soci del Consorzio teleferica Valle dei Ratti. A seguito di riunione fra gli stessi, è stato deciso di “istituzionalizzare” il gruppo e di cominciare a lavorare per porre termine al progressivo abbandono dei prati che da molti anni ormai non venivano più sottoposti a sfalcio. Inevitabili conseguenze: l’avanzamento del bosco, delle vegetazioni ruderali sempre più in prossimità delle abitazioni, oltre al desolante senso di abbandono, alla panoramicità ormai perduta, al paesaggio degradato, e all'incremento del rischio di incendio boschivo. I lavori di sfalcio e pulizia hanno avuto inizio nel week-end tra il 30 Settembre e il 1 Ottobre 2006 e sono proseguiti a ritmo serrato per altri week-end con la partecipazione di ben 45 persone, per un totale di oltre 1500 ore di lavoro. Tutto ciò è stato possibile grazie alla disponibilità e collaborazione del Consorzio Teleferica Valle dei Ratti e dell’Amministrazione comunale di Verceia che ha coperto le spese dei materiali di consumo, oltre alla generosa opera dei volontari, che hanno messo a disposizione tempo e mezzi propri. Considerata l’impossibilità di ripetere negli anni a venire tale immane opera, con le stesse modalità, l’Associazione “An neta Frasnee” ha iniziato dal mese di maggio 2007 la seconda fase del progetto denominato “Progetto Péur”. Questa è consistita nel mantenere puliti i terreni interessati dal progetto An neta Frasnee, con il pascolo di greggi di pecore nei mesi estivi. Gli ovini sono stati spostati ciclicamente su appezzamenti di terreno diversi, utilizzando appositi recinti mobili. Notevoli i vantaggi, tra cui l'abbattimento dei costi, l'eliminazione dei mezzi meccanici di sfalcio, l'abbattimento dei tempi di lavoro, la concimazione naturale dei prati, il miglioramento del paesaggio, animato dalla presenza degli ovini. L’inaugurazione di tale progetto è avvenuta il 20 Maggio 2007 alla presenza del sindaco e di un rappresentante della Comunità Montana Valchiavenna. Ad oggi 85 ovini animano i prati intorno al piccolo borgo alpino di Frasnedo tinti di un verde che da anni ormai non si vedeva: un ottimo biglietto da visita per i turisti che da Gennaio 2008 potranno usufruire del rifugio Frasnedo in fase di completamento. Relativamente al tema si suggeriscono infine i seguenti riferimenti: • Fondazione Fojanini di Studi Superiori Sondrio - Settore Foraggicoltura e Alpicoltura http://fondazionefojanini.provincia.so.it/foraggicoltura/foraggicoltura.asp • I prati della Media Valtellina - Fondazione Fojanini di Studi Superiori Sondrio e Regione Lombardia, aprile 2008 • “Censimento delle aree prative comprese nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi”- Corpo Forestale dello Stato - Anno: 2000 ( Codice B14) http://www.dolomitipark.it/it/abstracts.html La ricerca è stata volta alla conoscenza dell'entità e della distribuzione delle aree prative del Parco. Sono state individuate quattro tipologie fondamentali: prati regolarmente sfalciati, prati saltuariamente sfalciati, prati abbandonati (incolti) e prati pascolati. L'intera area del Parco è stata suddivisa in tre giurisdizioni: a) Pian d'Avena, comprendente i comuni di Sovramonte, Pedavena, Feltre, Cesiomaggiore, Santa Giustina; b) Candaten di Sedico, comprendente i comuni di Rivamonte Agordino, La Valle Agordina, Sospirolo, Sedico, Belluno e Gosaldo; c) Comunità Montana della Valchiavenna 224 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Longarone bis, comprendente i comuni di Ponte nelle Alpi, Longarone e Forno di Zoldo. Il censimento ha coperto un'area prativa complessiva di 195.65 ha, di cui 87.3 ha regolarmente sfalciata, 30,5 ha saltuariamente sfalciata, 68,46 ha incolta e 9.31 ha pascolata. Sono state definite, inoltre, una serie di proposte per ogni singolo lotto. Le proposte sono definite come: sfalcio regolare per fienagione, sfalcio per motivi faunistici, sfalcio per motivi estetici ambientali e pulizia, pascolo, rimboschimento, evoluzione naturale, altro. • “Prati e pascoli del Trentino” - Provincia Autonoma di Trento - Servizio Foreste e Fauna, luglio 2005 http://www.foreste.provincia.tn.it/pubblicazioni/pascoli_trentini.pdf Si ricorda inoltre che le pratiche suggerite appaiono generalmente in linea con quanto previsto dalla DGR n° 8/6648 del 20 febbraio 2008 “Nuova classificazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e individuazione di relativi divieti, obblighi e attivita` , in attuazione degli articoli 3, 4, 5 e 6 del d.m. 17 ottobre 2007, n. 184 «Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)»” ed in particolare da quanto segnalato all’Allegato C “Divieti, obblighi e ulteriori disposizioni per ciascuna tipologia ambientale” nella sezione dedicata agli Ambienti Aperti Alpini (si veda soprattutto il paragrafo sulle attività da favorire). Al testo originale si rimanda tuttavia per la verifica della compatibilità nelle aree tutelate. Mezzi e personale: Operai semplici e qualificati, mezzi per il taglio dell’erba, decespugliatori, automezzi per l’eventuale raccolta del fieno e delle ramaglie. Elenco Prezzi Unitari Prezziario Voce Descrizione U.M. Prezzo P.R.I.F. E.1.1.4 €/ha 1.066,00 P.R.I.F. E.1.1.5 €/m2 3,00 P.R.I.F. D.2.5 €/m2 2,30 P.R.I.F. D.3.3 €/ha 490,00 P.R.I.F. D.3.3.1 €/m2 0,29 P.R.I.F. P.R.I.F. D.3.3.2 E.6.1 €/m2 €/ha 0,12 3.000,00 P.R.I.F. E.6.4.2 €/m2 1,03 P.R.I.F. E.6.5 Riduzione della componente erbacea ed arbustiva mediante sfalci, decespugliamenti ed eventuale eliminazione delle rampicanti. Intervento da eseguire solo ove strettamente necessario al fine di ridurre la competizione di erbe e cespugli nei confronti delle giovani piante o per migliorare le condizioni per la germinazione e lo sviluppo dei semenzali. Per questo tipo di operazione l'unità di misura espesso l'ettaro ragguagliato. Taglio della vegetazione arbustiva, arborea e di alto fusto di piccole dimensioni eseguito con motosega compreso accatastamento ordinato del materiale di risulta ed ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L Rimboschimento per consolidamento di frane di superficie mediante fornitura e messa a dimora di specie arboree od arbustive di latifoglie, in fitocella o vaso, ottenute da seme o per talea, di età non inferiore ad un anno, varietà garantita, in buono stato, prive di lesioni o patologie in atto. Nel prezzo è compresa l'apertura e riempimento delle buche nonchè la pareggiatura del terreno. Parametri di riferimento: sesto d'impianto di 1x1 m (10.000 piantine/ha, 50% piantine in vaso e 50% talee), altezza piantine di 60/100 cm Sfalcio della vegetazione infestante eseguito con trattore e trincia sull'interfila e completamento dell' operazione sulle file con decespugliatore Sfalcio dell'erba da eseguire a mano nelle aiule, in scarpata, localizzato e ovunque non sia possibile l'uso di mezzi meccanici Sfalcio dell'erba eseguito con falciatrice meccanica, per qualsiasi superficie. Intervento di miglioramento del pascolo, volto al taglio di specie invadenti quali arbusti (ontano e rododendro), al fine di aumentare la superficie pascoliva, compreso ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. Trasemina localizzata eseguita a mano con idonee specie in miscuglio per la ricostituzione del cotico erboso rado o discontinuo mediante acquisto e spargimento del seme e successive operazioni, ogni altro onere compreso. Intervento globale di ripristino del cotico erboso, comprensivo di interventi di €/ha 1.502,00 Comunità Montana della Valchiavenna 225 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione P.R.L. F.4.050.050.01 allontanamento della vegetazione arbustiva invadente e spietramento localizzato Semina di scarpate arginali e di banche con miscuglio di sementi prative, compresa la rastrellatura e l'innaffiamento delle superfici seminate sino a completa germinazione compresa concimazione e sfalcio Gestione razionale del pascolo €/m² 1,62 €/cad 4.400,00 P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali A titolo di esempio, con riferimento ad un alpeggio della superficie di 10 ettari destinato al mantenimento di 8 UBA (0,8 UBA/ettaro) per un periodo di 90 giorni si ricordano inoltre le seguenti voci di costo (tratte dalle analisi per gli indennizzi legati alla Rete Natura 2000) che sarebbero introdotte per la gestione razionale del pascolo. Voce di costo Elettrificatori (n°2) Importo annuo complessivo Importo/ettaro 154,00 15,40 Batterie (n°2) 51,00 5,10 Avvolgitori per cavo (n°2) 18,00 1,80 Vasche abbeverata (n°2) 154,00 15,40 46,00 4,60 Picchetti di legno (n°40) 103,00 10,30 TOTALE 526,00 52,60 Cavo elettrico 280 m. Comunità Montana della Valchiavenna 226 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.48. M02 I boschi di neoformazione Manuale D’uso Funzione specifica: contenimento dell’avanzata dei boschi Oggetto delle pratiche manutentive: boschi di neoformazione, margini delle aree libere Descrizione caratteristiche: Per bosco di neoformazione s’intende comunemente il popolamento arboreo che si forma in seguito ad una successione secondaria su terreni, sia di montagna che di fondovalle, occupati in precedenza da coltivi, prati falciati e pascoli. Secondo Del Favero et al. (2000) per bosco di neoformazione o formazione di transizione si deve intendere «quelle formazioni che si sono recentemente insediate nelle aree abbandonate dall’attività agricola o i cedui in conversione per invecchiamento a seguito della cessazione dell’ordinaria gestione con questa forma di governo e che sono ancora lontane dalla maturità». In questa sede sono considerate come neoformazioni solo quelle recentemente insediate nelle aree abbandonate e cioè da non più di un trentennio a questa parte. Tali boschi risultano essere all’attualità poco conosciuti e poco valorizzati dal punto di vista ecologico, ricreativo nonché produttivo. I problemi dell’abbandono delle aree agricole marginali, del loro degrado e del loro progressivo e spontaneo imboschimento interessano, a vari livelli, il territorio provinciale. Le trasformazioni possono avere • in parte valenza positiva (maggior stabilità idrogeologica ed ecologica nel lungo termine, variazioni nel bilancio del carbonio), • ma anche negativa: si pensi ai problemi connessi alle trasformazioni di coltura, alle implicazioni faunistico-venatorie, ai cambiamenti ambientali, storici ed ecologici. 8 In base alla Legge regionale forestale 27/2004 "Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell'economia forestale", come modificata dalla l.r. n° 3 del 7 febbraio 2003, la definizione di bosco (art. 3): è stata un po’ modificata rispetto a quella vigente con la LR 8/1976. Secondo l’art. 5 la colonizzazione spontanea di specie arboree o arbustive su terreni non boscati dà origine a bosco solo quando il processo è in atto da almeno cinque anni. Inoltre i Piani di indirizzo forestale individuano e delimitano le aree definite bosco dalla legge, che avranno valore probatorio. La colonizzazione spontanea di incolti da parte di specie arboree o arbustive non comporterà la classificazione a bosco del terreno per tutta la validità del piano. La delimitazione delle superfici a bosco e le prescrizioni sulla trasformazione del bosco stabilite nei piani di indirizzo forestale sono immediatamente esecutive e costituiscono automaticamente variante agli strumenti urbanistici vigenti 8 Progetto “I boschi di neoformazione” del Servizio Foreste di Trento http://www.foreste.provincia.tn.it/progetti/neoboschi/bozzaprog.htm Comunità Montana della Valchiavenna 227 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Boschi di neoformazione non riconosciuti dal PIF come boschi Arbusti, giovani alberi Avanzamento ad occupare le aree prative Livello minimo delle prestazioni manutentive: Si ritiene indispensabile preservare le aree libere e procedere al taglio della vegetazione arbustiva ed arborea che si accinge ad occupare le aree prative abbandonate. Si segnala in particolare che la D.G.R 8/675/2005 (modificata dalla Dgr. 8/2024/2006 e dalla Dgr. 8/3002/2006), che riporta i “criteri per la trasformazione del bosco e relativi interventi di natura compensativa” approvati dalla Giunta regionale della Lombardia in applicazione dell’art. 4 della l.r. 27/2004 e dell'art. 4 del d.lgs. 227/2004, dettaglia quanto segue. 4.4) Trasformazioni con obblighi di compensazione di minima entità […] c) Interventi di conservazione o di miglioramento della biodiversità o del paesaggio Comprendono i seguenti interventi specificatamente indicati dal PIF o, in sua assenza, solo se specificatamente e dettagliatamente previsti e ubicati da piani di assestamento forestale o da strumenti di pianificazione o gestione delle aree protette statali o regionali (comprese le aree con particolare tutela prevista dalla normativa dell’Unione Europea), o dai piani paesistici di cui all’art. 143 del d.lgs. 42/2004, o dal "Piano di miglioramento ambientale" previsto dall'art. 15 della l.r. 26/1993 (legge regionale sulla caccia), in tutti i casi purché approvati definitivamente (anche prima dell’entrata in vigore della l.r. 27/2004) e vigenti: conservazione o miglioramento degli habitat della fauna selvatica compreso il recupero delle aree ex pascolive e dei maggenghi “invasi” dalla vegetazione forestale; creazione o ripristino di specchi, corsi d’acqua o ambienti naturali umidi interrati e in fase di colonizzazione boschiva; conservazione o ripristino di brughiere e altri incolti erbacei, importanti per la conservazione della biodiversità; conservazione o ripristino di “cannocchiali” visivi e viste panoramiche colonizzate dal bosco. Gli interventi che ricadono in tali fattispecie sono sempre esonerati dall’esecuzione di interventi compensativi. Riguardo ai "Piani di miglioramento ambientale" previsti dall'art. 15 della l.r. 26/1993, il piano provinciale deve prevedere per ogni Comprensorio Alpino e per ogni Settore di caccia agli ungulati una superficie massima annuale di bosco trasformabile. Ogni anno deve essere preventivamente sottoposto alla Provincia, da parte di ciascun Settore e collettivamente ciascun Comprensorio, un piano dettagliato con l'ubicazione e la superficie degli interventi di trasformazione previsti. Per gli interventi ricadenti in aree protette, gli interventi di trasformazione del bosco devono essere individuati in accordo con gli enti gestori delle aree protette. Inoltre, sono sempre esonerate dall’esecuzione di interventi compensativi, anche in assenza degli strumenti di pianificazione o gestione sopra richiamati, le opere espressamente realizzate con funzione antincendio di boschi e di ambienti naturali, quali fasce taglia-fuco (senza funzioni di viabilità), vasche, condotte idriche, torri di avvistamento, piazzole per mezzi ed elicotteri e simili. Si rimanda quindi alla normativa citata nella precedente scheda relativa alle aree boscate (3.46) ed in particolare al Piano di Miglioramento Ambientale della Provincia di Sondrio che per il Comprensorio di Chiavenna (tre Settori: CH1 Lepontine, CH2 Alta Valle Spluga, CH3 Bregaglia Codera) prevede in totale 189,59 ha quale superficie massima di bosco trasformabile (1% del totale). Settore superficie massima di bosco trasformabile (1%) in ettari CH1 Lepontine, CH3 Bregaglia Codera CH2 Alta Valle Spluga, 62,02 33,29 94,28 Comunità Montana della Valchiavenna 228 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Il medesimo piano prevede che l’area interessata dagli interventi di miglioramento ambientale specifici (in particolare interventi di taglio a favore degli Ungulati) dovrebbe avere una superficie minima pari allo 0,03% della superficie agro-silvo-pastorale di ogni distretto dei cinque Comprensori Alpini di Caccia della Provincia di Sondrio. CAC Superficie agro-silvo-pastorale (ha) superficie minima da destinare ad interventi (0,03%) in ettari Chiavenna 53.392,05 16,02 In aggiunta si segnala il Progetto “I boschi di neoformazione” del Servizio Foreste di Trento che ha inserito tra i propri obiettivi strategici del Programma di Gestione per l’anno 2003 l’impostazione di un’adeguata metodologia per l’individuazione, il rilievo, la classificazione e la pianificazione dei boschi di neoformazione, in relazione alle fasi evolutive in atto, alla funzione ambientale preminente ed alle ipotesi di futura gestione http://www.foreste.provincia.tn.it/progetti/neoboschi/bozzaprog.htm Mezzi e personale: Operai semplici, mezzi adatti al taglio Elenco Prezzi Unitari Prezziario Voce Descrizione U.M. Prezzo P.R.I.F. E.1.1.5 €/m2 3,00 P.R.I.F. D.3.3 €/ha 490,00 P.R.I.F. D.3.3.1 €/m2 0,29 P.R.I.F. P.R.I.F. D.3.3.2 E.6.1 €/m2 €/ha 0,12 3.000,00 P.R.I.F. E.6.5 Taglio della vegetazione arbustiva, arborea e di alto fusto di piccole dimensioni eseguito con motosega compreso accatastamento ordinato del materiale di risulta ed ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L Sfalcio della vegetazione infestante eseguito con trattore e trincia sull'interfila e completamento dell' operazione sulle file con decespugliatore Sfalcio dell'erba da eseguire a mano nelle aiule, in scarpata, localizzato e ovunque non sia possibile l'uso di mezzi meccanici Sfalcio dell'erba eseguito con falciatrice meccanica, per qualsiasi superficie. Intervento di miglioramento del pascolo, volto al taglio di specie invadenti quali arbusti (ontano e rododendro), al fine di aumentare la superficie pascoliva, compreso ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. Intervento globale di ripristino del cotico erboso, comprensivo di interventi di allontanamento della vegetazione arbustiva invadente e spietramento localizzato €/ha 1.502,00 P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 229 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.49. N01 Habitat (diversificazione) Manuale d’uso Funzione specifica: riqualificazione ambientale Oggetto delle pratiche manutentive: habitat diversificazione Descrizione caratteristiche: nelle Linee-Guida è stato sottolineato il concetto di “multifunzionalità” che sottende le pratiche manutentive concorrenti al raggiungimento degli obiettivi di progetto del Piano. I criteri-obiettivo attengono: - alla funzionalità idraulica e protettiva, ovvero al conseguimento di livelli di rischio compatibile con l’assetto idraulico-geomorfologico (in rapporto alle interferenze con l’assetto insediativoinfrastrutturale); - alla funzionalità ambientale, ovvero alla valorizzazione del significato ecologico delle aree; - alla funzionalità paesaggistica; - alla valorizzazione della fruibilità degli elementi sotto i diversi profili (disponibilità di risorsa, fruizione turistico-ricreativa, sportiva, etc.). La valorizzazione complessiva degli idro-ecosistemi richiede pertanto la definizione di un assetto di riferimento, che rispetti le caratteristiche naturali degli stessi e sia compatibile con l’uso del suolo nella regione fluviale, esplicitando i criteri-obiettivo sia a livello di tratti omogenei, sia a livello complessivo. Gli interventi di rinaturazione sono funzionali al raggiungimento progressivo dell’assetto di riferimento dell’idro-ecosistema, attraverso l’attuazione delle azioni di riqualificazione ambientale descritte nel manuale di manutenzione. La figura sottolinea il carattere di tridimensionalità dell’idro-ecosistema, che condiziona la configurazione delle azioni di riqualificazione ambientale tenendo conto del significato ecologicoambientale dei flussi idrici lungo l’asta, in subalveo e nella regione fluviale. Nel Geoecosistema, perlopiù collegato alle funzioni fruitive e protettive, si ritiene importante considerare alcune azioni volte alla mitigazione dell’impatto visivo (in corrispondenza delle cave) e alla conservazione di usi del suolo storicamente, faunisticamente e da punto di vista paesaggistico rilevanti (conoidi). Nelle aree di crinale e in corrispondenza delle alte quote si ritiene utile predisporre monitoraggi delle condizioni meteo-climatiche. Nel Sistema urbano e periurbano si ravvedono minori possibilità di attuare interventi di difesa e cura della biodiversità. Per quanto riguarda il Sistema agro-silvo-pastorale va ricordato che è anche in queste aree (soprattutto nelle sovrapposizioni con le aree di tutela) che il macro-obiettivo non negoziabile “garantire la conservazione della diversità biologica degli ecosistemi naturali” trova possibilità e necessità di considerazione. Comunità Montana della Valchiavenna 230 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Nei boschi, nelle aree prative e a pascolo, negli alpeggi e nelle aree agricole e soprattutto quando evidenziati da tutele naturalistiche specifiche (SIC, ZPS, Riserve Naturali), si ritiene essenziale intervenire con attenzione alla naturalità delle aree, al mantenimento della biodiversità, alla tutela della fauna. Nel manuale di manutenzione si propongono alcune azioni di riqualificazioni. I benefici legati alle presenze faunistiche (dal Progetto Speciale Fauna -Piano di conservazione del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi) Ecologico: legato alla stabilità degli ecosistemi naturali Importanza che le specie animali hanno a prescindere dal valore dato loro dall'uomo Economico: legato agli indotti economici derivabili dalle attività svolte in relazione alla fauna Fruizione culturale e turistica delle specie animali Estetico: legato all'importanza che l'uomo dà alla semplice presenza degli animali, pur non "utilizzandoli" in modo diretto Soddisfazione interiore che l'uomo ha nell'osservare gli animali anche in modo del tutto casuale o nella sola consapevolezza della loro presenza Manuale di manutenzione Per gli ecosistemi idrici: - Modifiche morfologiche al corso d’acqua, diminuendo la monotonia dei tratti canalizzati, recuperando ove possibile, vecchi meandri, ampliando le sezioni in area golenale o creando delle piccole casse di espansione arginate, con evidente beneficio idraulico complessivo; - Rinaturalizzazione di tratti fortemente antropizzati (alvei con sponde e letto regimati) attraverso piantumazioni ed inserimento di massi ciclopici, volti a ricreare l’eterogenità dell’ambiente naturale. - Interventi di sola rinaturazione a lato dei corsi d’acqua (creazione di biotopi umidi, etc.) anche in tratti senza necessità di interventi idraulici, - Provvedimenti di uso faunistico mediante realizzazione di strutture “a basso impatto” quali: rampe a blocchi, scale di risalita per pesci, tane, stagni per la riproduzione degli anfibi, etc - Interventi di rinverdimento per la protezione antierosiva dei versanti in erosione per consentire l'aumento del tempo di corrivazione delle acque e la diminuzione del trasporto solido a valle. - Interventi sul corso d'acqua tesi a diminuirne l'energia cinetica tramite la riduzione della pendenza. Ove sia necessario ridurre la pendenza longitudinale dell'alveo al posto delle briglie in cemento, in molti casi si possono impiegare “opere a basso impatto” (briglie in legno e pietrame eventualmente combinate con elementi vivi quali le talee di salice); per garantire poi la continuità biologica all'ittiofauna, ove le caratteristiche morfologiche dell'alveo lo consentano, è possibile realizzare, al posto delle briglie, le rampe in pietrame per la risalita dei pesci. - Realizzazione di casse d'espansione, per laminare i volumi di piena riducendone i picchi, ottenendo aree da sistemare secondo principi naturalistici che aumentano la biodiversità. - Realizzazione di aree inondabili in corrispondenza dell’alveo, ampliando le sezioni idrauliche con la creazione di un alveo di magra con portata idraulica ed uno di piena allagato periodicamente. - Interventi nei tratti di maggior pendenza per la realizzazione di tratti a raschi con massi sul fondo alternati con pozze, per incrementare la variabilità morfologica e quindi la biodiversità. - Realizzazione, ove possibile, di aree umide in corrispondenza delle immissioni dei canali di drenaggio. - Interventi antierosivi e di consolidamento sull'asta fluviale concepiti anche invertendo la tendenza alla riduzione delle aree di pertinenza del corso d'acqua. - Interventi tesi ad eliminare i tratti rettificati dell'alveo che possono comportare un aumento dell’erosione a monte e del deposito a valle, con conseguente pericolo di esondazione e che comportano la perdita di habitat e la riduzione della biodiversità; favorire la meandrificazione del corso d’acqua nei tratti compatibili, con conseguente asimmetria della sezione idraulica Comunità Montana della Valchiavenna 231 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione significa invece riproporre la morfologia naturale e aumentare le capacità depurative del corso d’acqua. - Eliminazione dei tratti cementificati per spezzare l’isolamento tra l’acqua ed il substrato, ricostituendo il rapporto con la falda e rendendo possibile la rivitalizzazione del corso d’acqua. - Realizzazione soprattutto nelle aree di pianura ad agricoltura intensiva, di fasce tampone di circa 10 m a lato delle rive, anche con idonei espropri, per intercettare i nutrienti percolati dalle aree agricole. - Realizzazione, anche al di fuori dell'alveo di piena, di boschetti e cespuglieti, per una riqualificazione naturalistica e paesaggistica del corso d'acqua, con contemporaneo effetto di ricostruzione di elementi della rete ecologica - Pianificazione degli interventi di manutenzione non considerando, ove possibile, la vegetazione igrofila un ostacolo al rapido deflusso delle acque, bensì una risorsa non solo naturalistica, ma anche di interesse idraulico per la protezione flessibile dall'erosione (DPR 14 aprile 1993) - Interventi di taglio alternato (spaziale sulle sponde e temporale) della vegetazione negli ambienti umidi e fluviali (corsi d’acqua con alveo di larghezza superiore ai 5m) in modo da garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali ed animali. - Recupero e piantumazione di vegetazione riparia in alvei naturali con particolare riguardo ad interventi volti a migliorare le condizioni di stabilità delle sponde. Comunità Montana della Valchiavenna 232 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Geoecosistema: - Monitoraggio meteo climatico. - Interventi di mitigazione dell’impatto paesaggistico (nell’intorno di aree degradate, cave ecc.) quali fasce alberate, ripristini delle coperture - Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico (siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree marginali sulle conoidi, a favore della rete ecologica locale Sistema urbano e periurbano - Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla mitigazione dell’impatto ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche (rampe di uscita e passaggio, barriere visive, barriere antiattraversamento ...) Sistema agro-silvo-pastorale: Semina di colture a perdere in aree incolte o scarsamente pascolate (foraggio, rapa, segale, grano saraceno, erba medica) anche all’interno di zone boscate con particolare attenzione alle fasce di transizione arbustive (nuclei storici di versante ed aree contermini, alpeggi) Manutenzione dei punti di abbeverata, di alimentazione e dei ripari artificiali (cataste, cumuli) nei boschi Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico (siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree marginali nelle aree agricole del fondovalle Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla mitigazione dell’impatto ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche (rampe di uscita e passaggio, barriere visive, barriere antiattraversamento ...) Cura e mantenimento delle aree marginali come potenziali rifugi di selvatici - - - Si richiama in tale contesto una serie di azioni e indicazioni riportate dal Piano di Miglioramento Ambientale della Provincia di Sondrio Nello stesso il territorio e le azioni vengono distinte in: • aree di fondovalle e prime pendici • aree di medio alto versante • zone umide Il Piano riporta inoltre una serie di azioni mirate alla tutela di particolari ordini. Aree di fondovalle e prime pendici Interventi di miglioramento dell'habitat • • • • • • limitazione di alcune pratiche agricole dannose alla fauna selvatica. • • • Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico, come ad esempio: le siepi, gli arbusti, i cespugli, gli alberi, i frangivento, i boschetti, ecc. Semina di "colture a perdere" e/o rinuncia alla raccolta di certe coltivazioni su appezzamenti di piccola estensione, per fini alimentari, di rifugio e di nidificazione. Predisposizione di punti di alimentazione e di abbeverata da rifornire nei periodi di maggiore carenza (periodi di siccità estiva e di carenza alimentare in inverno). maggior ricorso alle rotazioni colturali introducendo l’impiego di cereali autunno-vernini e leguminose da affiancare al più tradizionale prato stabile Mantenimento od impianto di formazioni forestali di limitata estensione con l’utilizzo di essenze autoctone ad elevata diversità strutturale, gestite in modo che siano presenti i diversi strati di vegetazione. cercare di mantenere e, dove sia ancora possibile, ripristinare i corridoi faunistici indispensabili per impedire la continua frammentazione degli habitat Riduzione dell'impiego dei fitofarmaci più dannosi alla fauna selvatica, astensione dalle irrorazioni nelle cosiddette tare aziendali e nelle fasce di coltivazione di maggiore importanza per la fauna, cioè lungo i fossi, le scoline, le siepi, i frangiventi, i boschetti, i confini fra una coltura e l'altra, per una larghezza da 4 a 6 m a seconda delle dimensioni degli appezzamenti. Adozione di misure specifiche durante le operazioni di sfalcio e di raccolta dei foraggi ed in generale di raccolta delle altre colture. Accorgimenti e pratiche agronomiche varie - preservare l’esistenza di microambienti e biotopi naturali (siepi, macchie, fossi, stagni, rocce ecc.); Comunità Montana della Valchiavenna 233 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Aree di medio alto versante Zone umide - limitare l’espansione di superfici a monocoltura, evitando lavorazioni profonde del terreno; favorire, per quanto possibile, le rotazioni e tutto ciò che aumenta la biodiversità; - rispettare le aree marginali come potenziali ospiti di selvatici; - conservare la presenza del prato permanente e dei seminativi anche all’interno di zone prevalentemente boscate, con una particolare attenzione alle fasce di transizione costituite da specie arbustive; - limitare al minimo l’impiego di mezzi agricoli a motore e mantenerli in efficienza, in modo da contenere il rumore e le emissioni inquinanti; - evitare la cementificazione dei fossi.) Favorire la presenza e a migliorare la gestione degli Ungulati e delle altre specie selva-tiche presenti, o potenzialmente presenti, riducendo contemporaneamente la frequenza dello sconfinamento degli Ungulati nelle aree coltivate. Aree incolte o Piano di gestione di un alpeggio che prevedano l’organizzazione nel tempo e nello spazio dell’utilizzo del pascolate pascolo ed un piano di miglioramento del pascolo stesso (la gestione razionale del pascolo comporti notevoli miglioramenti quali-quantitativi della produttività delle cotiche erbose, con effetti positivi sia per gli animali domestici sia per i selvatici) Ove il pascolo non riesca più a garantire quegli effetti positivi innanzi illustrati, nelle aree incolte o insufficientemente pascolate in cui il bosco non è prevalente possono prevedersi: - la semina di colture a perdere; - la falciatura e l'erpicatura di alcune fasce di vegetazione spontanea, da realizzare ogni una o due annate, avendo cura di non danneggiare o disturbare la fauna selvatica presente (quindi meglio nella tarda estate); - uno sfalcio ripetuto, più volte in un anno, accompagnato da un’opportuna concimazione del terreno, ha come scopo una rinnovazione energica dei pascoli, con un ricaccio di essenze migliori dal punto di vista nutrizionale. Va effettuato su una parte del pascolo, il 25-30% del totale, e a macchia di leopardo. L’aumento di biodiversità cosi ottenuta avrà come conseguenza un aumento dell’entomofauna presente in loco; i Galliformi come il Gallo forcello e la Coturnice, al momento della schiusa delle uova e dello svezzamento, ne trarranno sicuro beneficio dal punto di vista alimentare come apporto proteico; - la predisposizione di punti di abbeverata e di alimentazione da rifornire nei momenti di particolare emergenza (carenza alimentare ed idrica); - l'allestimento di ripari artificiali di vario tipo. Gestione Di particolare importanza risultano le tecniche di governo e di trattamento del bosco, tendenti al forestale mantenimento di un'elevata diversità ambientale, sia per quanto concerne la composizione specifica, sia per la sua complessità strutturale: in senso planimetrico in funzione di una diversità della densità, alternandosi radure e chiarie a zone fitte; per lo sviluppo verticale in rapporto ad una diversa altezza degli elementi arborei e quindi alla disetaneità del popolamento. - tagli a buca limitati a zone poco estese (< 500 mq) e notevolmente disperse sulla superficie forestale, al fine di creare radure, ove, innescandosi una nuova successione, l'evoluzione della vegetazione porti alla produzione di elementi erbacei ed arbustivi importanti dal punto di vista trofico; - sfoltimento su grandi estensioni, per mantenere e ricreare una struttura disetanea degli elementi arborei; - predisposizione di parcelle governate a ceduo nell’ambito di strutture forestali gestite a fustaia; - mantenimento della maggior diversità di specie compatibile con l'orizzonte considerato, sia con interventi di taglio, sia con la piantumazione; - mantenimento o creazione di un piano arboreo dominato molto ricco in specie anche fruttifere; - attuazione della ripulitura sistematica a mosaico, su parcelle poco estese e con periodicità non ravvicinata; - trattamento e governo del bosco esclusivamente dopo il 15 luglio nelle aree interessate dalla nidificazione del gallo cedrone, forcello e francolino di monte. censimento complessivo dei luoghi umidi esistenti: laghi, stagni, paludi, torbiere, pozze d’alpeggio non più utilizzate, con particolare riguardo per quelle aree umide o acquitrinose (foto 11), in genere abbandonate, che con operazioni di modico impegno economico potrebbero essere ripristinate. Sul tema si riportano inoltre alcuni riferimenti a studi e casi applicativi: • CIRF, 2006. La riqualificazione fluviale in Italia. Linee guida, strumenti ed esperienze per gestire i corsi d'acqua e il territorio. A. Nardini, G. Sansoni (curatori) e coll., Mazzanti editore, Mestre http://www.cirf.org/pubbli/manualerf.php3 • Autorità di bacino del fiume Arno, 2006. "Linee guida per la caratterizzazzione della Biodiversità nelle fasce fluviali" a cura di GianLuca Galli, Mediateca Regionale Toscana http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=21 • Scoccianti C.,2006. "Ricostruire reti ecologiche nelle pianure. Strategie e tecniche per progettare nuove zone umide nelle casse d’espansione. Dieci interventi a confronto nel bacino Comunità Montana della Valchiavenna 234 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione dell’Arno." Autorità di bacino del fiume Arno, Vanzi s.r.l., Colle di Val d’Elsa, Siena: X + 288 pp., 248 figg. http://www.adbarno.it/cont/testo.php?id=21 • Progetto "Strategie di riqualificazione fluviale dell'Oglio sub-lacuale" del Parco Oglio Sud http://parco.ogliosud.it/ogliosud/sarea.jsp?idsottoarea=162&idsottosottoarea=261 • http://www.dolomitipark.it/it/progetto.speciale.fauna.html • Relazioni tecniche monitoraggio fauna nei SIC provincia di Sondrio, 2005 http://www.ambiente.regione.lombardia.it/webqa/retenat/SIC_Lomb/fauna/PDF_fauna/Relazi oni%20_Tecniche/Sondrio/Relazione_Sondrio.pdf Elenco Prezzi Unitari Prezziario P.R.I.F.: Voce E.6.2 Descrizione U.M. Prezzo Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione degli alvei nelle aree golenali (formazione di zone umide, piantumazioni, ecc.). €/m3 8,00 Intervento manuale di spietramento e formazione di idonei cumuli di pietrame al fine di recuperare superficie da destinarsi a pascolo, compreso ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. Riqualificazione ambientale contestuale alla manutenzione delle sponde lacuali. Semina di colture a perdere in aree incolte o scarsamente pascolate (foraggio, rapa, segale, grano saraceno, erba medica) anche all’interno di zone boscate con particolare attenzione alle fasce di transizione arbustive Manutenzione dei punti di abbeverata, di alimentazione e dei ripari artificiali (cataste, cumuli) Mantenimento e/o ripristino degli elementi fissi del paesaggio di valore ambientale e faunistico (siepi, arbusti, cespugli) con attenzione alle aree marginali Conservazione e ripristino della vegetazione e dei manufatti predisposti alla mitigazione dell’impatto ambientale dei manufatti e delle strutture antropiche (rampe di uscita e passaggio, barriere visive, barriere antiattraversamento ...) €/ha 2.977,50 €/m2 3,00 €/ha 270,00 €/cad 184,00 €/m 0,50 €/cad 46,00 P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Data l’eterogeneità delle azioni citate si rimanda quindi alle esperienze esistenti e si richiama quanto segnalato circa gli indennizzi delle azioni collegate alla Rete Natura 2000. Fra queste quanto segue. Tipologia intervento Costituzione siepi Costo impianto* Costo manutenzione ** 1 euro/ml 0,7 euro/ml Mantenimento siepi Costituzione filare Mantenimento di fasce e macchie boscate Comunità Montana della Valchiavenna 0,5 euro/ml 0,4 euro/ml 0, euro/ml 0,3 euro/m2 235 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.50. N02 Rifiuti solidi Manuale d’uso Funzione specifica: riqualificazione ambientale Oggetto delle pratiche manutentive: rifiuti solidi Descrizione caratteristiche: raccolta ed eliminazione dei materiali di rifiuto provenienti da varie attività umane; Applicazioni: attività manutentiva finalizzata a garantire la salvaguardia degli ambienti limitando così le possibili fonti di inquinamento. Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera manutenzione omogenea a Materiali Rifiuti provenienti da varie attività umane; Anomalie riscontrabili Attività di manutenzione Presenza di rifiuti rimozione dei rifiuti e collocazione a discarica autorizzata Mezzi e personale: Attrezzatura di cantiere, trattori agricoli o forestali, operaio/i specializzato/i, escavatore, strumenti per il taglio, utensili manuali di spostamento legname. Analisi dei prezzi Scavo e sbancamento materiale m3 4,00 – 6,00 € Manodopera Sfalcio e diradamento Decespugliamento e disboscamento Trasporto ora m2 m2 kg/km 20,00 – 26,00 € 0,06 – 1,50 € 0,70 – 1,50 € 0,10 € Nolo mezzi meccanici con operatore ora 30,00 – 50,00 € Prezzi indicativi al netto dell’IVA Comunità Montana della Valchiavenna 236 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Prezziario Voce Descrizione U.M. Prezzo Rimozione dei rifiuti solidi provenienti da attività antropiche e collocazione a discarica autorizzata dei materiali raccolti. €/m3 184,00 P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 237 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.51. N03 Acque Manuale D’uso Funzione specifica: riqualificazione ambientale Oggetto delle pratiche manutentive: acque superficiali e sotterranee Descrizione caratteristiche: Il regime idrologico delle sorgenti, almeno nell’ultimo quinquennio, è drasticamente mutato. Tra i motivi principali la differente tipologia di piogge, la scarsità dell’innevamento, l’aumento notevole di urbanizzazione e quindi di richiesta di risorsa, e non ultimo, il mancato adeguamento della rete idrica. Questo ha portato all’aumento della preoccupazione delle amministrazioni pubbliche verso un problema che da occasionale è divenuto periodico; la ricerca di nuove fonti idriche sta indirizzando le Amministrazioni all’osservazione di quello che è per natura un enorme serbatoio, il fondovalle, ove attingere con pozzi le risorse mancanti. Il sottosuolo compreso tra il lago di Mezzola-Pozzo di Riva sino alla frazione di Somaggia, in comune di Samolaco, è assimilabile di fatto ad un vasto acquifero che funge da serbatoio per le acque di filtrazione e può rappresentare una “importate” riserva idrica. Il naturale “tappo” costituito dai bacini lacustri di Mezzola e di Como, impedisce la dispersione di tale risorsa. Oltre a tale riserva nel sottosuolo, la presenza dell’acquifero, con la sua interazione con la superficie topografica, consente la formazione di emergenze superficiali che originano parte dei fossi e delle merette che costellano il fondovalle. Sono, o meglio sarebbe dire erano, ambiti di scorrimento pregevoli da un punto di vista ambientale, biologico e paesaggistico; ricchi di fauna ittica (trote e gamberi di acqua dolce), rappresentano un importante settore di derivazione delle acque per allevamento ittico e per l’agricoltura. Il potente corpo alluvionale misto alle conoidi che dalla loc. Somaggia si allunga sino alle porte del comune di Chiavenna, ovvero all’area denominata “quattro venti (confluenza Liro – Mera) è anch’esso un vasto serbatoio idrico, caratterizzato da depositi di maggiore granulometria (ghiaie, ciottoli e massi). Tale corpo è privo di particolari orizzonti di separazione dell’acquifero che pertanto rappresenta un “continuo” dalla superficie sino al fondo vallivo roccioso. Tale serbatoio è importante per le attuali esigenze comunali (è l’acquifero da cui pescano i comuni di Prata Camportaccio e Mese , anche se inutilizzato, nonchè l’area industriale di Gordona) ma potenzialmente più assoggettabile a rischio d’ inquinamento. Il solco del Mera che taglia in due il fondovalle, in questo settore alimenta la falda. Questo processo spiega, almeno in parte, la recente scomparsa di fossi e merette che sono ancora attive solo dalla fraz. di Somaggia verso il fondovalle. La carenza di acqua nel Mera sia per motivi antropici (vedi derivazioni idroelettriche e recenti modifiche degli scarichi) che naturali (drastica riduzione di precipitazioni) non è più sufficiente ad alimentare i fossi, anche per il drastico abbassamento della falda nell’area di medio fondovalle (il livello statico nel pozzo di Mese si è abbassato nell’ultimo decennio, di ben 16m). Ne deriva la scomparsa di tali elementi in tutti questi settori ove la concomitanza di abbassamento della falda e riduzione della sua alimentazione non consente più l’interazione fra superficie freatica e topografia. Gli effetti più immediati sono due: l’abbandono, per mancanza di fonte primaria, delle attività di ittiocoltura, è l’impoverimento dei pascoli/prati per assenza di acqua. L’attività umana ha subito notevoli disagi in questo ultimo decennio, obbligando ad attuare bonifiche agricole di tipo tessiturale (ovvero riportando materiale a minore granulometrie che consentono una migliore ritenzione idrica) o di importare foraggio da altri territorio nazionali ed europei o derivando acqua dal sottosuolo per mezzo di pompe con elevati costi di gestione. L’effetto più evidente, non certamente correlato solo a questo solo fenomeno, è l’abbandono delle aree destinate all’agricoltura per altri tipologie d’uso (es artigianali) oltre all’abbandono delle ataviche usanze ed infrastrutture (rete di canali irrigui). Comunità Montana della Valchiavenna 238 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Si rimarca infine che per i comuni di Prata C.o (esclusa la loc. San Cassiano) e Chiavenna, la risorsa idrica di falda quale potenziale riferimento non è ancora stata valorizzata. Per Chiavenna le attuali risorse idriche di sorgente sono generalmente adeguate al fabbisogno idrico; la falda , nel territorio di Chiavenna e di Prata, comunque presenta una bassa soggiacenza ( oltre i 40 m dal p.c.). In mezzo a tale criticità della risorsa idrica è recentemente emersa, per mano di privati, la consapevolezza delle potenzialità di tale aspetto. Individuato un ambito di fondovalle, caratterizzato da risorgive e fontanili, (loc. Porretina, comune di Prata C,) la delimitazione dello stesso con un’area di “concessione minerale” consente da un lato la presa coscienza della necessità di salvaguardare la risorsa e dall’altro di valorizzare economicamente tale elemento. Per la verità tale valorizzazione è già in atto da tempo ( veri acque Frisia), ma riferite non alla risorsa di fondovalle, ma alle naturali sorgenti presenti nei versanti montuosi. L’azione indirizzata all’utilizzo della risorsa, consente indirettamente un monitoraggio della stessa ed un controllo de gli effetti delle azioni antropiche situate nel bacino di alimentazione. Grazie a tale monitoraggio si è notato ad esempio l’andamento dell’inquinante (composto organo alogenato) che caratterizza ( al di sotto dei limiti di legge per il consumo umano) parte della acque di falda in sinistra idrografica della Mera; la concentrazione ha subito un drastico abbassamento nel decennio monitorato. Il settore in esame, rispetto a gran parte del territorio, sembra essere un’oasi felice; non si sono infatti notate particolari riduzioni delle risorgive presenti, la cui alimentazione (falda superiore) deriva con buona probabilità dalle acque di pendio. Questo aspetto può certamente avvalorare la tesi relativa alla scarsa alimentazione delle merette essendo ridotto l’apporto idrico nella Mera; tale evidenza è a sua volta stata rimarcata dalla modifica degli apporti idrici dell’Edipower, con la realizzazione del complesso idroelettrico “Mera 4” che di fatto ha spostato l’immissione di notevoli quantità di acqua, dalla loc. Boggia, all’area prossima al ponte di S. Pietro, ovvero almeno 3 km più a valle, depauperando la principale alimentazione della falda. Quindi due aspetti di possibile “valorizzazione della risorsa” ma con incidenze territoriali estremamente differenti Tabella 3.9: indicatori scelti per l’analisi della risorsa idrica Indicatore Captazioni superficiali (n. sorgenti) Valore Segnalate da Cartografia Geoambientale 193 Captate ( segnalate da PRG) 47 Non captate (segnalate da PRG) 12 Altre sorgenti 1 Captazioni sotterranee (n. pozzi) Zone di rispetto delle captazioni idropotabili (ha) Derivazioni idroelettriche (n.) Comunità Montana della Valchiavenna 4 Sorgenti – da Cartografia Geoambientale 1281,12 Sorgenti – da PRG 241,40 Pozzi – da PRG 0,60 Prese piccole derivazioni 10 Centrali piccole derivazioni 10 Prese grandi derivazioni 43 Centrali grandi derivazioni 10 239 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Acque sotterranee Acque superficiali Diminuzione del livello piezometrico, peggioramento qualitativo Diminuzione delle portate nei corsi d’acqua a causa dei prelievi idroelettrici, peggioramento qualitativo, acidificazione acque lentiche Livello minimo delle prestazioni manutentive: - Controllo dei parametri qualitativi dell’acqua (temperatura, pH, sostanze disciolte, ecc.). - Monitoraggio delle portate captate nei diversi periodi temporali e della massima capacità di sfruttamento della risorsa. - Monitoraggio del livello della superficie acquifera. - Monitoraggio dell’acidificazione dell’acqua prodotta dalle precipitazioni atmosferiche ricche d’agenti inquinanti. - Controllo e monitoraggio sulla qualità e quantità delle acque utilizzate per l’innevamento artificiale Mezzi e personale: Personale tecnico addetto ai prelievi Elenco Prezzi Unitari Prezziario Voce Descrizione U.M. Prezzo P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 240 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione 3.52. N04 Fauna Manuale D’uso Funzione specifica: riqualificazione ambientale Oggetto delle pratiche manutentive: fauna Descrizione caratteristiche: La fauna della Comunità Montana Valchiavenna risulta attualmente tutelata dall’esistenza di numerose aree di tutela. In particolare si ricorda la presenza delle seguenti tre Zone di Protezione Speciale per una superficie complessiva di 2.220 ha (pari al 3,8% della superficie della Valchiavenna): SIC IT2040018 denominato Val Codera, cod. ZPS 60 esteso su 817 ha; SIC IT2040022 denominato Lago di Mezzola e Pian di Spagna, cod. ZPS 2 ed esteso su 1.610 ha ( di cui nel comprensorio Valchiavennasco 475 ha); SIC IT2040023 denominato Valle dei Ratti, cod. ZPS 62 ed esteso su 928 ha; In base agli elenchi presenti nei formulari delle aree protette, risultano essere presenti sul territorio in esame 385 specie protette ai sensi delle direttive Habitat (Dir. n. 92/43/CEE) e Uccelli (Dir.n. 79/409/CEE). Occorre sottolineare come apporto significativo in numero e categoria di specie sia dato dall’area protetta Lago di Mezzola e Pian di Spagna con 58 specie di uccelli presenti nella Riserva naturale Manuale di manutenzione Parti di opere a forme di manutenzione omogenea: Parti d’opera a manutenzione omogenea Materiali Anomalie riscontrabili Fauna Scomparsa delle specie, riduzione delle popolazioni, sopravvento di specie alloctone Livello minimo delle prestazioni manutentive: Partendo dal presupposto che tutelare la fauna significa innanzitutto curare gli habitat di interesse per le differenti specie e che la pianificazione di settore prevede una riduzione al minimo degli interventi artificiali di ripopolamento, si propongono, oltre alle azioni dedicate alla conservazione degli habitat (si veda la scheda 3.49) le seguenti azioni: - Monitoraggio dell’erpetofauna - Monitoraggio faunistico - Mantenimento salvaguardia e ripopolamento della fauna ittica con specie autoctone Comunità Montana della Valchiavenna 241 Progetto MANUMONT di Piano direttore per la manutenzione del territorio collinare e montano PROFILO ATTUATIVO: H3.4.1 – Libretto di manutenzione Mezzi e personale: Elenco Prezzi Unitari Prezziario Voce Descrizione U.M. Prezzo Mantenimento salvaguardia e ripopolamento della fauna ittica con specie autoctone. Costo da un bando di gara del 2006 per la Provincia di Reggio Emilia; in linea con un altro bando a Benevento 5,10 €/kg (di trote). €/kg 5,10 P.R.L.: Prezziario Regione Lombardia P.R.I.F.: Prezziario Regionale Interventi Forestali Comunità Montana della Valchiavenna 242