Stella Caregnato

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Stella Caregnato
“QUESTO NON E' UN VECCHIO”- EDUCHIAMOCI ALLA VECCHIAIA
Casa Maran 2012 Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni:
ci guardiamo negli occhi e condividiamo un sentire che solletica da tempo i pensieri “Questo non è
un vecchio”...cioè il vecchio ammalato, cadente, con lo sguardo perso non è l'immagine che abbiamo
noi del vecchio...e soprattutto dietro ogni persona, di qualsiasi età, c'è una storia sacra e preziosa. Un
attimo, lucido, rischioso e decidiamo: “bisogna sensibilizzare uno sguardo nuovo, in grado di
scorgere la ricchezza che, un giorno dopo l'altro, completa la persona umana”...così l'idea prende
forma in un intreccio di riflessioni e di relazioni ed è già percorso. Si susseguono incontri e
condivisioni: un tavolo di lavoro dinamico, motore che dà voce agli aspetti poliedrici che
compongono l'anzianità. E' la bellezza del mettere insieme visioni diverse ed aprirsi ad
approfondimenti “alternativi”. Il desiderio è anche quello di entrare nel territorio e di vivere un
rapporto nuovo con i servizi del comune di Villafranca, i gruppi parrocchiali, le associazioni, i
volontari. Gli obiettivi sono chiari: lavorare “CON”, (e non solo “PER”) gli anziani e le famiglie per
il raggiungimento del benessere massimo della persona, nella sua totalità; provocare lo sviluppo di
una prossimità sensibile e attenta, costantemente in ascolto che l’anziano naturalmente stimola, ma
che è necessario vivere sempre; affiancare le famiglie nel cammino comune di conoscenza dei
bisogni dell’anziano fragile e dei suo valori intrinseci; riflettere sulla sfida “dell’invecchiare bene”,
attraverso la consapevolezza dei modi che possono aiutare in questo (alimentazione sana, stili di vita
equilibrati, apertura sociale e culturale positiva). I destinatari protagonisti sono, oltre ai residenti e ai
professionisti di Casa Maran, quanti vogliono conoscere e valorizzare l’anzianità come personale
tappa dell’esistenza e fare esperienza di solidarietà, attraverso una metodologia di “ricerca azione”
che promuova l’empowerment con: lavori di gruppo svolti sia precedentemente che durante gli
incontri con le persone coinvolte; raccolta di testimonianze scritte dai residenti o dai famigliari e
lette durante l’assemblea; interviste ad alcuni residenti registrate con una videocamera; proiezione
di film sull’anzianità durante l’attività settimanale di cineforum già presente nella Casa.
A gennaio 2013 si comincia con il Dr. Stefano Garbin e ci avventuriamo sul tema “Invecchiare
come processo: ruolo dell'invecchiamento e impatto sui servizi” e raccogliamo i primi frutti: “Della
vecchiaia non si parla mai, la società odierna non tiene conto non solo degli anziani come
popolazione con le sue esigenze, ma anche non prepara le generazioni ad affrontare il tema della
vecchiaia. Questo si riflette anche sui servizi, i quali sovente confondono la vecchiaia con la malattia,
non serve elencare tutti gli stereotipi o i luoghi comuni che circondano il concetto di vecchiaia: basti
pensare alla vita di tutti i giorni, dove vecchio è sinonimo di malattia, di precarietà, di qualcosa che
non serve più e della quale si dovrebbe liberarsi.” Alcuni residenti della Casa ci hanno detto: “La
vecchiaia può essere vissuta in modo costruttivo o distruttivo, a seconda dei valori di riferimento” e
“la vecchiaia è un dono e un momento di raccolta in cui essere industriosi per incoraggiare le altre
generazioni”.
Nel mese di febbraio si snoda l'intreccio sull' “Integrità della vecchiaia: sono quello che sopravvive di
me” con l'aiuto della docente Roberta Caldin. Una residente ci propone i suoi pensieri e si chiede:
“Cerco di generare dentro di me? Desidero trasmettere qualcosa di buono? Rifletto sul concetto di
“forza” e di “serenità”, pensando se sono in grado di capire che non esiste la certezza, ma i problemi
si vincono sviluppando forza. Questo è imparare a vivere. Esiste una lotta interiore che si vince solo
con l’amore. Dobbiamo amare e amarci per superare la lotta interiore.” Allo stesso tavolo Sr Ugolina
Giraldo in servizio a Casa Maran come educatrice da circa 12 anni, condivide così: “Ho riflettuto
sulla parola INTEGRITA’ e quello che significa per me, che unisce l’aspetto fisico e i vissuti emotivi.
La mia storia, quello che la mia famiglia mi ha trasmesso attraverso l’esempio e la testimonianza di
fede, sono per me una carica energetica per continuare a crescere e realizzarmi come donna e
maturare come suora. Hanno contribuito a generare ciò che sono anche le relazioni significative
incontrate nelle esperienze di servizio, vissute e sostenute dalla fede. L’incontro con l’altro é stato
l’elemento che mi ha arricchito umanamente: ho imparato a dare il senso giusto al tempo, a trovare la
positività della quotidianità, vivendo il tempo di Dio, ricco di amore, calore, forza e speranza sempre
nuovi.”
Il mese di marzo, col Dr. Piergiorgio Braggion, ci ha portato a considerare “Le pagine che non ho
mai scritto e che parlano di noi. Anzianità nell'evoluzione della vita e dei legami famigliari”. In
un'ottica che fonda la cura sulla centralità della persona, non è possibile non considerare parte di
questa centralità, la famiglia della persona anziana. Ogni persona nonostante l'invecchiamento, ha
necessità di soddisfare alcuni bisogni psicologici: amore, benessere, identità, attaccamento,
appartenenza, occupazione, comfort. Qualche residente ha detto: “La famiglia comprende, oltre la
mamma e il papà, l’insieme dei fratelli e delle sorelle. Sono felice della mia famiglia: io sono l’ultima
di 6 figli: perciò la mia mamma aveva già 48 anni quando sono nata. Eppure ha vissuto sempre un
atteggiamento di grande disponibilità, tanto da provocare la mia affinchè avessi qualcosa da
chiederle. La mia è stata una famiglia molto unita. I valori che mi hanno trasmesso sono soprattutto
legati alla gratitudine e alla sobrietà.” Nella stessa giornata Sr Elena Callegaro, psicoterapeuta anche
a Casa Maran, ha condotto gli astanti a ragionare per dar voce ai sentimenti, sulle relazioni familiari
che intercorrono o possono intercorrere tra ospiti e figli in casa Maran, o comunque tra genitori
anziani e figli anche fuori dalla struttura, per lasciarsi educare da essi. Alberto Conte e Giulia
Gaiola, specializzandi di Scienze dell’Educazione presso l’università di Padova, che hanno seguito il
percorso fin dall’inizio, portano le loro esperienze nel ruolo di nipoti, figli, tirocinanti. Insistono sul
sottolineare che “la famiglia non può essere considerata uno dei tanti luoghi in cui la vita degli
anziani si svolge. Essa è IL luogo per eccellenza in cui l’ anziano vive e deve vivere. Non si tratta
però di un luogo fisico, è bensì l’ insieme di relazioni che costruisce la famiglia, sia che l’ anziano
abiti o meno con coloro ai quali è legato dai vincoli di sangue. Il problema non è quindi la
convivenza resa ai giorni d’oggi sempre più difficile, a causa del contesto sociale in cui viviamo. Il
focus, l’attenzione si sposta nel tipo, nella frequenza, nel calore dei rapporti dell’ anziano con la
famiglia, nel riconoscere ciò che essi rappresentano.”
Ad aprile la dr.ssa Anna Maria Melloni, attraverso la visione di alcuni spezzoni di film riguardanti il
tema dell’incontro tra generazioni, ha stimolato l’assemblea a riflettere con “Cine narrando,
l’incontro tra generazioni”, e quindi sullo scambio tra età diverse. Esso produce meccanismi di
sostegno e di collaborazione reciproca che fanno maturare la collettività, nonché aspetti quali
l’apprezzamento, la stima e l’affetto che aiutano a superare i limiti del pregiudizio o dello stereotipo
che considera “anzianità e giovinezza” come due momenti della vita conflittuali: proprio in ragione
dell’impoverimento culturale ed affettivo generale, i rapporti intergenerazionali possono essere
invece occasioni di relazione significativa capace di rispondere alla solitudine. I residenti della Casa
hanno contribuito al tema suggerendo che: “Le nuove generazioni ci insegnano cose che non
conosciamo, diversi comportamenti, diversi modi di vestire, che si trovano fuori. Comunque siamo
diversi, ma anche noi da giovani eravamo diversi dai giovani di oggi”; e ancora: “Il confronto con
generazioni diverse insegna molto riguardo la possibilità di convivere e si impara a stare insieme”;
consapevolezze nuove come: “Se non avessimo i giovani noi cosa faremmo? Perché anche il
personale di questa Casa è tutto più giovane di noi…”, così come: “Nella mia vita ho visto tanti
bambini e ho potuto osservare che ogni generazione è portatrice di cambiamento”. Nella stessa
occasione la signora Marianna Paolini, presidente del Comitato famigliari della struttura ha
condiviso alcuni spunti: “Oggi stiamo scoprendo che il mondo sta cambiando a velocità intensa e chi
non è flessibile, chi non sa prevenire, chi non si impegna nel riprogettare e riprogettarsi rimane e
rimarrà fuori dal contesto sociale. Una sfida che dobbiamo raccogliere e che nel nostro caso, assegna
proprio agli anziani, ormai maggioranza demografica ma considerati marginali e onerosi per la
società, il ruolo di guida ed esempio. Chi ha tanto vissuto, passando per esperienze drammatiche
quali la guerra e la ricostruzione ha accumulato un patrimonio di saggezza e di senso che può
costituire la base dalla quale ripartire. Oggi per queste persone non si tratta di “costruire cose” ma
piuttosto di “costruire relazioni” (una attività che la società moderna chiama “linkare”) diventare
“motore di ricerca” per aiutare i giovani a trovare nel mondo e in se stessi tutte le informazioni,
conoscenze e sensibilità personali che dovranno costituire la base del loro futuro.
Il mese di maggio è occasione di riflessione su un tema importante quale “La memoria come
strumento di fiducia, conoscenza e testimonianza per le generazioni di oggi e di domani”. Ci
avviciniamo a questo importante concetto con il contributo del signor Aldo Bertelle, responsabile
della Comunità S. Francesco e del Museo dei Sogni e della memoria di Feltre (Bl), che ci rende
consapevoli della significatività ed unicità della nostra esistenza ponendoci alcune domande: “Chi
sei?” , “Di chi sei?”, “Che notizia sei per il mondo?” e di come essa sia elemento fondante nella
memoria individuale e collettiva. L’intervento si è avvalso del contributo della signora Anna Maria
Golfera, responsabile del gruppo “Diversamente giovani” della Parrocchia di Taggì di Sopra, che ha
vissuto il percorso attivamente passando spesso dalla parte del pubblico a quella di relatrice; lei ha
portato la sua personale interpretazione alle provocazioni poste dal signor Bertelle concludendo la
sua riflessione riportandoci che:” la vita va vissuta in pienezza senza rimpiangere ciò che non
abbiamo più”. Per i nostri residenti “la memoria è una rivisitazione della propria vita, quindi un
continuare a vivere. Ora vado dove mi porta la vita”, e anche: “la memoria ci riporta al passato e ce
lo fa rivivere. Vado verso me stessa, sapendo che ogni giorno devo adoperarmi per cambiare, per
migliorare” e, infine : “Se mi chiedono che notizia sono per il mondo sento di essere un sostegno, un
esempio, anche per i giovani”.
A giugno con “La vita si misura con le opere non dai giorni”, viviamo l’esperienza concreta di
anzianità attiva nelle testimonianze di persone che si impegnano con nuovi stimoli e con la saggezza
della loro storia al servizio della comunità. Vicino alle provocazioni dei nostri residenti: “Vivendo
bene adesso, prepariamo il domani” e “La vita si misura dalle opere…quindi non dobbiamo pensare
di stare inermi, ma “fare”…affaticarsi significa imparare a vivere le relazioni. Sempre bisogna
mettersi in gioco. Il servizio è un valore” ascoltiamo le voci di: Sr. Ivana (72 anni) impegnata presso
una residenza per anziani nella città di Padova a svolgere il suo “Ministero di consolazione”
avvicinandosi a quei residenti, salutandoli, parlandogli e fermandosi ad ascoltarli, a volte pregando
insieme; la signora Maria Teresa Goller (74 anni) recentemente rieletta in qualità di assessore alle
attività sociali e alla protezione delle famiglie, con particolare riguardo alla figura della donna, vive
questo incarico con responsabilità verso i suoi concittadini, stimolandoli, interpretando i loro bisogni
e portando la voce fragile di molti. Insieme alle testimonianze di cittadinanza attiva c’è stato anche
l’intervento di Giovanna Ronconi, maestra di una scuola dell’infanzia di Padova che ha collaborato
con la nostra struttura per la realizzazione di un orto alimentare facendo incontrare, interagire e
collaborare anziani e bambini; il sig. Bruno Cencini (84 anni) che abita un appartamento e cura un
orto, avvalendosi dai servizi socio sanitari di una grande struttura per anziani in Padova. Egli, inoltre,
presta il suo servizio come volontario per un’associazione occupandosi non solo della sua
promozione, ma anche della produzione di manufatti (cesti, decorazioni …) che raccontano le
capacità creative presenti in ogni età.
Il tema della creatività rimane il filo rosso che permette di intrecciare l’incontro del 12 ottobre:
“Arteterapia nell’anziano. Per dare forma al sentimento e all’emozione con libertà e gentilezza”
quando Casa Maran ospita le relazioni dell’arteterapeuta Attilia Cossio e della terapista empatica
Romana Ferrari. Con loro ci siamo avvicinati a comprendere che, nonostante la perdita del logos,
delle capacità cognitive associate a disturbi di personalità e della vita di relazione, l’anzianità non
toglie assolutamente l’Essenza delle persone, permane integra e forte, anche nelle fasi più avanzate
della malattia, la spinta emotiva ed affettiva che parla attraverso il corpo, il gesto e lo sguardo.
Il progetto, che si intende come pilota perché tuttora in fase di svolgimento, vedrà come prossimi
appuntamenti:
nel mese di novembre: “Il tocco nella relazione con l’anziano” a cura del dott. Luca Rizzi con i
fisioterapisti Anna J. Romero Fiol e Federico Valandro; a dicembre: “VEDO oltre ciò che posso
sentire: l’esperienza del Centro Internazionale del Libro Parlato” a cura del dr. Flavio Devetag con la
logopedista Cristina Dal Barco; a gennaio 2014: “L’uomo è immagine di Dio. Scoprire bellezza e
spiritualità in ogni età” a cura di Don Matteo Naletto, responsabile dell’Ufficio Pastorale della salute
della diocesi di Padova. I risultati finora raggiunti sono: l’accrescere di un pensiero fiducioso sulla
vecchiaia (dai residenti stessi); l’aumentare di un vivo interesse, nei residenti, per il progetto; il fare
spazio ad un territorio che non ha paura della vecchiaia ed è capace di intendere l’anziano come
soggetto relazionale; il trasformare la percezione della struttura non solo come luogo di
residenzialità, ma come occasione di crescita formativa; il coinvolgimento attivo dei residenti nel
condividere proprie riflessioni e diari personali.
Taggì di Sotto, 30 ottobre 2013
Per Casa Don Luigi Maran
Le responsabili del Servizio Educativo
Stella Caregnato e Consuelo Canovese