padova – monumento al gattamelata – donatello
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padova – monumento al gattamelata – donatello
PADOVA – MONUMENTO AL GATTAMELATA – DONATELLO Eseguito durante il periodo padovano di Donatello, considerato il più maturo e completo dell’artista. E’ una delle poche opere su cui Donatello volle apporre la firma, che si legge sulla base del marmo direttamente sotto i piedi del cavallo bronzeo “Opus Donatelli / Florentini”. Il monumanto è datato 1443-1453 c.ca, è eseguito in bronzo ed è alto 3,40 metri. E’ collocato sulla piazza antistante alla Basilica di Sant’Antonio ed è un grandioso monumanto celebrativo in onore del capitano di ventura Erasmo da Narni, soprannominato Gattamelata che, combattendo al servizio di Venezia, ne estese i possedimenti in terraferma fino alla Lombardia. La richiesta di tale monumento , venuta dalla vedova del condottiero e dai suoi famigliari, offriva al maestro l’irresistibile ed eccezionale occasione di cimentarsi con un altro genere del repertorio classico, il monumento equestre. Nessun soldato aveva mai ricevuto prima la dedica di un grandioso e prezioso monumento equestre fuso nel bronzo, come gli imperatori romani potevano esigere e come solo i principi e i signori avevano osato fare, sebbene in pietra, nel corso del Medioevo. Nel Gattamelata , i tratti severi del volto, le ampie stempiature della fronte, lo sguardo risoluto, ne fanno uno dei ritratti più naturali e psicologici del Quattrocento. Anche lo straordinario “naturalismo integrale” del cavallo, con la zampa anteriore sinistra appena sollevata e, per motivi statici, la punta dello zoccolo che poggia su una simbolica palla di cannone, contribuisce alla credibilità complessiva del cavaliere. Nonostante i riferimenti alla statuaria classica, infatti, esso è frutto di un indubbio studio dal vero, di modo che uomo ed animale diventano un tutt’uno anche nel bronzo, come già lo erano stati, per tante battaglie, nella realtà. A nessuno dei contemporanei di Donatello sarà sfuggito, al cospetto del monumento, l’esplicito omaggio reso dallo scultore ai rari esemplari antichi che avevano superato indenni il Medioevo: certamente il Marco Aurelio , che all’epoca non occupava ancora la sommità del Campidoglio nello scenografico allestimento di Michelangelo, ma si vedeva presso San Giovanni in Laterano. Le prime notizie circa i lavori del basamento risalgono al 1447, quando si cominciavano a fondere i pezzi del cavallo, nella fucina di uno specialista, il fonditore di campane Andrea delle Caldiere, di cui Donatello si servirà anche per il Crocifisso e per l’altare maggiore di Sant’Antonio.
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