tesina comunicazione
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LA COMUNICAZIONE Stefania Toscano ((tteessii ddii eessaam mee –– aannnnoo 22000088)) La comunicazione Stefania Toscano 1 8 marzo 2008 IIN ND DIIC CE E:: La comunicazione: tanti talenti, nessuno è il più bravo pag. 3 Il mondo della percezione: una sola realtà, diverse visioni pag. 3 Conoscere l’altro pag. 4 Il cane, questo sconosciuto pag. 6 Tratti generali della comunicazione nel cane pag. 10 I feromoni pag. 16 Gli organi di senso pag. 17 La comunicazione Stefania Toscano 2 8 marzo 2008 LLA AC CO OM MU UN NIIC CA AZZIIO ON NE E:: TTA AN NTTII TTA ALLE EN NTTII,, N NE ES SS SU UN NO OÈ È’’ IILL P PIIÙ ÙB BR RA AV VO O Gli scambi comunicativi tra gli animali sono tanto vari quanto eterogenee sono le specie viventi. Il comportamento di ogni specie, infatti, differisce da quello delle altre poiché ognuna custodisce in sé quelle abilità utili alla propria sopravvivenza, abilità selezionate nel corso della storia evolutiva per meglio aderire all’ambiente. Ogni essere, infatti, deve saper cogliere, con gli organi di senso di cui dispone, i vari aspetti del mondo che lo circonda e tra essi muoversi in modo adattativo. Ogni modello comunicativo riflette adattamenti altamente specializzati ad un particolare modo di vivere e specializzazione significa, per definizione, che diverse abilità non sono comparabili, che non sono ordinabili cioè secondo una gerarchia lineare: ogni talento è, a modo suo, primo in classifica. Il più bravo non c’è! IILL M MO ON ND DO OD DE ELLLLA AP PE ER RC CE EZZIIO ON NE E:: U UN NA AS SO OLLA AR RE EA ALLTTA A’’,, D DIIV VE ER RS SE EV VIIS SIIO ON NII Per capire il comportamento di una specie bisogna conoscerne le capacità percettive, che dipendono dall’organizzazione dei centri nervosi e dei recettori, spesso adattati o specializzati a percepire determinate grandezze di stimolo. Nell’uomo, ad esempio, l’occhio è eccitato solo da onde elettromagnetiche aventi lunghezze d’onda comprese tra 380 e 700 nm (spettro visibile), l’orecchio da vibrazioni elastiche dell’aria per frequenze d’onda comprese tra i 16 e i 20.000 Hz, ossia riusciamo a percepire come suoni le onde che oscillano più di 16 volte al secondo e meno di 20.000. Se la frequenza è inferiore a 16 Hz, ci troviamo di fronte agli infrasuoni, le cui vibrazioni sono troppo basse per essere percepite, se, viceversa, è superiore ai 20.000 ci troviamo di fronte agli ultrasuoni, le cui vibrazioni sono per contro così acute da non essere più udibili. Gli organi di senso percepiscono solo una parte della realtà: se la realtà, quindi, è assoluta ed oggettiva, la sua percezione è, per contro, sempre relativa. Il mondo visto con gli occhi degli animali è solo in parte simile al nostro, poiché ogni essere ha specifiche finestre sensoriali aperte su ciò che lo circonda. Diverse percezioni, diverse interpretazioni, diversi mondi. E’ stata, ad esempio, largamente dibattuta la Le guardie dello Yala National Park dello Sri Lanka possibilità che gli animali siano in grado di avvertire sono rimasti sorpresi nello scoprire, dopo il in anticipo eventi catastrofici. Una plausibile disastroso tsunami del 2004, che la maggior parte degli animali era ancora viva. Lo tsunami ha invaso spiegazione per queste abilità, oltre alla capacità di lo Yala Park, sradicando piante e scaraventando avvertire cambiamenti improvvisi del magnetismo detriti in ogni direzione, ecco perché era lecito terrestre, starebbe nella possibilità per molte specie aspettarsi che anche gli animali subissero la stessa sorte capitata alle persone. Ce n’è abbastanza per di percepire non solo gli ultrasuoni, ma anche gli dar vita ad un’ipotesi suggestiva: gli animali, in infrasuoni, le perturbazioni elettriche, i cambiamenti qualche modo consapevoli del pericolo, si sono messi in salvo in tempo. (E. Alleva) elettrostatici nell’atmosfera. Percezioni precluse all’uomo, ossia al di là delle sue capacità sensoriali. La comunicazione Stefania Toscano 3 8 marzo 2008 In occasioni di catastrofi naturali, terremoti, eruzioni, c’è sempre chi è pronto a giurare che il proprio cane o gatto o altro animale che vive in compagnia dell’uomo, ha percepito l’avvicinarsi del disastro. Queste testimonianze sono così numerose, così diffuse e ricorrenti che è impossibile ignorarle. Spesso gli uomini le chiamano percezioni extrasensoriali, ESP, o sesto senso, nomi che evocano l’inconscio e destano sempre una grande emozione, alimentando la tradizione orale di aneddoti sul mondo animale. In realtà gli animali comunicano attraverso vari canali, utilizzati singolarmente o in combinazione, le cui potenzialità e i cui vantaggi funzionali semplicemente non sono mai stati analizzati a fondo. Potenzialità e funzionalità, come detto, specializzate in risposta alle richieste di adattamento alle specificità ecologiche. L’evoluzione biologica ha attrezzato ogni specie di quanto necessario alla propria sopravvivenza ed ogni specie è quindi immersa nell’ambiente a modo suo. Alcune percezioni sono condivise, altre distinte, così che talvolta le interpretazioni della realtà possono divergere. C CO ON NO OS SC CE ER RE E LL’’A ALLTTR RO O Gli animali, soprattutto quelli che vivono accanto a noi, agiscono e reagiscono in modi che troviamo a volte così famigliari da portarci a confondere identità e alterità animale e, tuttavia, rimangono un mistero che accende la fantasia. L’incapacità di condividere le stesse percezioni e gli stessi codici comunicativi è il primo ostacolo, il secondo è rappresentato dal nostro modo di guardare al mondo, tutto incentrato su noi stessi. Penetrare la mente e il mondo animale, comprendendone a fondo le caratteristiche ed evitando di indulgere in quell’antropocentrismo che porta a considerarli versioni leggermente difettose degli uomini, è un compito arduo e, come afferma Budiansky nel suo “Se un leone potesse parlare..”, caratterizzato dalla velata consapevolezza che “…comprendere veramente significa dire addio a qualsiasi reale speranza di tradurre i pensieri animali in termini umani. Per capire davvero quello che un cavallo pensa dovremmo essere un cavallo, e in tal caso non avremmo comunque alcun modo per esprimere i pensieri del cavallo in termini accessibili all’uomo. Non solo perché i cavalli non parlano e non scrivono ma anche perché a noi manca qualsiasi possibilità di esprimere o anche comprendere cosa sia l’esperienza del pensiero non-verbale”. L’animale non sarà mai a misura d’uomo. In un Noi non potremo mai conoscere ciò che avviene mondo più antico e completo del nostro, gli animali realmente nella mente di un animale (Fogle), si potremo solo fare delle ipotesi basate sulle muovono perfetti e completi, dotati di un’estensione dei sensi che noi abbiamo perduto o non abbiamo mai raggiunto, vivendo in base a voci osservazioni, sugli studi, sulle congetture che il che noi non udiremo mai. Non sono fratelli, non mondo scientifico ci consegna ed empaticamente, sono subordinati: sono nazioni diverse, impigliate insieme a noi nelle rete della vita e del tempo, con rispetto per la speciale diversità dell’altro, compagni di prigionia dello splendore e del travaglio della terra. (Patricia McConnell ) La comunicazione Stefania Toscano 4 8 marzo 2008 cercare di avvicinare il più possibile, sino ad un’auspicata aderenza, ciò che ci aspettiamo di vedere con ciò che effettivamente vediamo. Questi limiti possono indurre in fraintendimenti, soprattutto per quanto attiene alla sfera della comunicazione uomo-animale e al tentativo di verificare le possibilità di acquisizione di un linguaggio verbale da parte di quest’ultimo, con quanto direttamente ne consegue sul piano della convivenza interspecifica. “Il mio cane non mi ascolta!” è, per esempio, la frase più pronunciata dalle persone che si rivolgono ad un istruttore cinofilo e che riconducono spesso questa mancanza di ascolto ad una personalità spiccata del cane (l’ormai endemico morbo della “dominanza”). In realtà quasi sempre quello che succede è che il cane semplicemente non capisce. Siamo così concentrati sulla parola che troppo spesso ci sfugge la Gli etologi chiamano “reciprocal mindreaming” questa nostra stessa fisicità con cui invece gli animali, in primis il cane, la sorprendente capacità che cui attitudine a un’attenzione mirata all’uomo si sarebbe evoluta alcune specie animali hanno di dopo l’addomesticamento, interpretano i nostri inconsapevoli comprendere gli stati emozionali dell’uomo, scambiandosi messaggi. E’ questa negligente inconsapevolezza, unitamente vicendevolmente messaggi all’incapacità di ascoltare i discorsi “non parlati”, a complicare empatici basati sull’affettività. talvolta la comunicazione uomo-animale. Non ci capiamo, non sempre almeno, ed è questo il motivo di tanti problemi che gravano sulla quotidianità del rapporto. Konrad Lorenz nel suo “L’anello di re Salomone” diceva: “Il misterioso apparato trasmittente e ricevente che provvede alla comunicazione è molto antico, assai più antico della specie umana in cui quell’apparato certamente si è andato atrofizzando con l’evolversi del linguaggio verbale. L’uomo non ha bisogno di minimi movimenti che ne svelino le intenzioni, poiché può esprimersi con le parole. Gli animali invece sono costretti a leggere negli occhi di un loro simile ciò che questi si accinge a fare. Perciò gli animali superiori che vivono in società hanno per la comunicazione degli stati d’animo un apparato, trasmittente e ricevente, assai più elaborato e specializzato di noi uomini: non solo sono in grado di distinguere un gran numero di segnali in modo selettivo, ma anche di captarli a frequenze molto basse. Gli animali sono capaci di cogliere e interpretare segnali per l’uomo impercettibili, tanto da venire talvolta accreditati di particolari facoltà. Si sono avuti casi di cani o cavalli pensanti, in grado di produrre virtuosismi matematici, logici, creativi. Casi ampliamente analizzati sino alla considerazione finale che sia solo l’uomo a “suggerire” involontariamente le giuste soluzioni.” Nel terreno pionieristico della conoscenza, infatti, in cui suggestivi esperimenti mirano a verificare le capacità cognitive e linguistiche degli animali, l’uomo si muove oggi con cautela, consapevole che ogni tentativo di impartire determinate abilità ai loro coinquilini, ogni esperimento sulle loro capacità cognitive, di apprendimento, di comunicazione deve fare i La comunicazione Stefania Toscano 5 8 marzo 2008 conti con il cosiddetto “fenomeno Clever Hans”, citato dallo stesso Lorenz, da Mainardi e da ogni studioso che abbia a che fare con lo studio dei Chi era Clever Hans? comportamenti animali. Con tale termine si Nella Berlino di fine ‘800, si riteneva che uno stallone di indica nome qualsiasi circostanza in cui un comportamento dell’animale apparentemente sorprendente è in suggerimenti realtà spiegabile inconsapevoli inconsciamente dall’uomo comportamento minimo o verbali capace di eseguire operazioni “telegrafati” con il battito dello zoccolo. Successivamente, al termine di lunghe indagini in cui molti zoologi videro nell’abilità di Hans la conferma della qualche affievolito. fosse sorprendenti, come rispondere a domande con segni non nei forniti con Hans aritmetiche e di compiere prodezze linguistiche altrettanto somiglianza tra la mente umana e quella animale, fu Il l’Accademia delle Scienze di Prussia che sgretolò queste fenomeno, ben lungi dall’essere ingenuamente teorie. La scoperta chiave fu che Hans leggeva qualsiasi suggerimento dato inconsciamente dagli spettatori che ad circoscrivibile al solo ambito delle imprese esempio straordinarie, è di basilare importanza per movimenti o rimanendo in tensione per rilassarsi nel comprendere contenuti e limiti anticipavano la risposta con impercettibili momento in cui il cavallo era arrivato alla risposta giusta. della Le persone tradivano segnali di conferma di cui loro stessi comunicazione uomo-animale nella più banale non si rendevano conto. quotidianità. Questa generale confusione tra identità e alterità animale sembra amplificarsi ulteriormente quando si parla del “migliore amico dell’uomo”, il cane. IILL C CA AN NE E,, Q QU UE ES STTO OS SC CO ON NO OS SC CIIU UTTO O Come dice lo stesso Bruce Fogle “c’è qualcosa nel cane che ci rende irrazionali”. L’uomo con tutte le specie animali riesce più o meno a tracciare una chiara linea di confine tra sé stesso e il proprio beniamino, ma con il cane questa linea sfuma, si dilata fino a creare una sorta di terra di mezzo dove l’alterità si confonde in tratti umanizzati in cui il cane diventa un “bambino”, una reazione associativa un premeditato dispetto, un segnale di pacificazione una manifestazione d’affetto. E’ solo un’errata o parziale conoscenza dell’altro o è qualcosa di più profondo? Quale che sia la causa è fondamentale, per il benessere del cane in primo luogo, recuperare quella distanza necessaria per la corretta messa a fuoco ed il riconoscimento di chi ci sta accanto. E’ fondamentale conoscere e, attraverso la conoscenza, interpretare correttamente il cane e i suoi comportamenti, avvalendosi delle conoscenze che in questi anni gli etologi hanno raccolto. Per capire il cane occorre partire dalla basilare L’addomesticamento non evolve mai in una nuova considerazione che, lungi dall’essere un’appendice specie e lupo e cane condividono il DNA a tal punto che risulta quasi impossibile distinguerli in base ad un umana, è, per diritto di discendenza, quello che esame genetico. E’ studiando il comportamento del Barbara Gallicchio lupo e le sue strategie comunicative che molto si è ha ben definito “un lupo travestito”. Certo il cane presenta diversità neuroanatomiche, e perciò neuro-fisiologiche, che appreso sul cane, tuttavia, per altri aspetti, i cani non sono affatto lupi. Entrambe le prospettive sono lo essenziali: è importante guardare ciò che esiste di rendono diverso dal lupo: diversa è l’acutezza dei comune ed è importante guardare ciò che esiste di diverso. La comunicazione Stefania Toscano 6 8 marzo 2008 sensi e dell’istinto, diverse le soglie di reazione, le finalità dei comportamenti, ecc. La domesticazione del cane ha comportato cambiamenti nell’emissione di certi comportamenti: molti non sono più espressi nella loro completezza, altri hanno un diverso livello di emissione, per alcuni è cambiata la motivazione che li sostiene. Per quanto attiene espressamente alla comunicazione, il cane, rispetto al lupo, possiede un repertorio comunicativo visivo inferiore mentre è maggiormente sviluppato, seppure con notevoli differenze di razza, quello vocale. La sofisticata comunicazione visiva nel lupo è favorita dalle sue stesse caratteristiche fisiche. Fox attribuisce un significato colorazione del mantello che sociale enfatizza alla tipica in dettaglio l’espressione posturale e la mimica facciale: la punta scura della coda crea contrasto per una maggiore visibilità e indica il punto in cui si contrae, le rime labiali nere si stagliano sui peli bianchi del muso e della mandibola, rafforzando il gesto di retrazione del labbro stesso nel mostrare i denti, così come la faccia è tenuta delineata, in particolare intorno agli occhi, le orecchie sono contornate da peli chiari e orlate di colore scuro. Moltissimi cani, invece, sono unicolori, non possono esibire queste sfumature, moltissimi altri sono ricoperti di pelo ispido, riccio o talmente lungo da mascherarne la mimica. Il lupo, così altamente sociale, ha sviluppato un elaborato repertorio di segnali visivi, con fini gradazioni di intensità e combinabili in complessi simultanei o in combinazioni consecutive che costituisce una vera e propria sintassi non verbale (Fox 1971). Il cane ha molto perduto in raffinatezza mimica e gestuale, ma ha evoluto una vocalità più accentuata, forse proprio per sopperire al deficit causato dalle morfologie così poco elastiche nelle quali lo abbiamo imprigionato (Gallicchio). L’alterazione del vocabolario canino in rapporto a quello del lupo è, inoltre, direttamente proporzionale al livello di neotenia ricercato nelle diverse razze. I cani, per semplificare, eterni Peter Pan, parlano, rispetto al linguaggio adulto del lupo, un “cucciolesco”. Magari, negli stadi neotenici più alti, hanno anche qualche conoscenza del Nel corso di una ricerca, alcuni “lupesco”, ma il loro vocabolario produttivo è limitato, poiché la Malamute sono stati allevati insieme a neotenia li ha bloccati prima che potessero approfondire dei lupi, e si è visto che spesso hanno l’espressività dell’adulto. Si valuta che sia questo il motivo che ha reso difficile la comunicazione tra cani domestici e lupi. (S. sbagliato a leggere i segnali sociali dei canidi selvatici. (S. Coren) Coren) La comunicazione Stefania Toscano 7 8 marzo 2008 Nonostante queste differenze, riconducibili al processo di domesticazione, alle selezioni anche spinte e l’uomo, alla le quotidiana somiglianze vicinanza restano con comunque assolutamente evidenti e molto hanno aiutato nella comprensione del cane. Nella media un cane possiede dal 50 all’80 % dei tratti comportamentali sociali del lupo, sia in forma autentica che leggermente modificata L’abitudine dei cani si rotolarsi tra sostanze (Abrantes). putride è rintracciabile anche nei lupi Il retaggio filogenetico del lupo ha lasciato in eredità una particolare vocazione comunicativa che si realizza nelle seguenti capacità: • utilizzo di un gran numero di segni e di una molteplicità di canali • organizzazione delle strutture sociali attraverso rituali comunicativi • flessibilità nell’apprendimento di vocabolari • utilizzo della comunicazione nella prassi di collaborazione del gruppo • presenza di metasegnali (segni che si riferiscono ad altri segni) che indicano il modo di interpretare una situazione o uno stato comunicativo e/o un’intenzione dell’emittente (es. invito al gioco). D’altra parte il retaggio della domesticazione ha predisposto il cane a fare attenzione e ad apprendere alcune componenti della comunicazione umana: • attribuzione di significati alle parole • capacità di osservare e interpretare la mimica facciale dell’uomo • tendenza a considerare comunicativa la gestualità degli arti superiori (Marchesini) oltre ad aver prodotto un’incredibile varietà di razze che si distinguono non solo per quanto riguarda la taglia, il colore del mantello e la lunghezza del pelo, ma anche e soprattutto per quanto attiene al comportamento e alla percezione, con quanto direttamente ne consegue sul piano della comunicazione. I comportamenti primari, che hanno a che fare con l’autoconservazione e con il comportamento sessuale, sono comuni a tutte le razze, ma attraverso la selezione l’uomo ha differenziato, modulandone l’espressione, schemi motori non solo legati ad una generica vocazione attitudinale, ma anche alla socializzazione e alla capacità di comunicare. Non tutti i cani domestici mostrano, ad esempio, lo stesso grado di neotenia e La comunicazione Stefania Toscano 8 8 marzo 2008 analogamente lo stello livello di raffinatezza comunicativa. Dalle ricerche effettuate a Southampton (GB) risulta che i cani più lontani dal lupo nell’aspetto (ossia quelli con un grado di neotenia più elevato) sono anche quelli che possiedono il vocabolario sociale più limitato, una minore consapevolezza dei segnali che indicano ambizioni sociali, rivendicazioni di rango o di sottomissione. Un ovvio effetto della diversità di linguaggio è la possibilità che nascano degli equivoci: l’animale più simile al cucciolo, il cui dialetto non è profondamente concentrato sulla dominanza sociale, può non riconoscere segnali importanti, ha una minore capacità espressiva e potrebbe involontariamente provocare un attacco fisico, oppure un conflitto già in atto potrebbe continuare anche dopo la resa, perché il cane che parla un linguaggio più simile al “lupesco” cerca un segnale specifico di sottomissione che non arriva. (S. Coren) Alcuni cani, inoltre, hanno eliminato o sensibilmente ridotto la capacità di recepire segnali di sottomissione o di interrompere un’aggressione per preservare la propria integrità come i cani da combattimento o quelli da caccia in tana (Scott e Fuller 1965). Attraverso la selezione possono anche comparire repertori comportamentali agonistici nuovi, e, per esempio, è stato ottenuto un ceppo di cani da combattimento che prima dell’attacco colpisce con il petto l’avversario per sbilanciarlo (Coppinger 2001). E’ inoltre importante considerare che nelle diverse razze canine espressività e mimica sono spesso limitate anche dalla morfologia, talvolta derivata dalla stessa ricerca di tratti neotenici. Le orecchie a punta mostrano segnali molto più I risultati di alcuni studi, riportati da Stanley Coren, visibili di quelle pendenti o, ancora peggio, di quelle evidenziano che i cani con la coda corta o senza amputate, rendendo la comunicazione più esplicita e meno ambigua sia per un osservatore hanno il doppio delle probabilità di avere incontri bellicosi rispetto a quelli con la coda più lunga e ben visibile. Ci si chiede se il numero di episodi aggressivi può essere messo in relazione con animale, sia per un osservatore umano. Anche l’effettiva connotazione dei segnali inviati l’ambiguità o l’assenza degli opportuni segnali caudali finalizzati all’interruzione del conflitto. con la coda dipende dalla forma e dalla posizione che questa assume in ogni razza. “Un taglio significativo (es. Bobtail) limita l’uso dei segnali inviati con la coda, pregiudicandone l’utilizzo come mezzo di comunicazione, la posizione arricciata sul dorso ne rende estremamente difficoltoso lo spostamento (es. Carlino). Alcuni cani hanno una cute spessa e lassa, incapace di movimenti rapidi, a volte il labbro è così profondo e pesante, cadente ben oltre il profilo della mandibola, che diventa virtualmente impossibile anche mostrare i denti. Molte razze non possono assolutamente sollevare La mimica facciale del bracco italiano può essere difficile da interpretare per un altro cane. il pelo sul dorso (es. Yorkshire o Barboni) o La comunicazione Stefania Toscano 9 8 marzo 2008 comunque la piloerezione può essere limitata da un’eccessiva lunghezza del pelo. Un BassetHound, per esempio, o un Komodor potranno anche essere arrabbiatissimi, ma il primo continuerà ad avere un’espressione un po’ triste e languida ed il secondo resterà completamente impenetrabile dietro alle corde del pesante mantello” (Gallicchio) Diverse capacità percettive, diverse sensibilità e soglie di reazione agli stimoli, diversi canali preferenziali di comunicazione o, comunque, diversi range di utilizzo di un segnale contraddistinguono, quindi, le diverse razze. La comunicazione risente inevitabilmente di questa variabilità all’interno della specie, poiché come afferma lo stesso Coren differenti razze di cane possono sviluppare diversi dialetti. Il cane, questo sconosciuto, è quindi il prodotto di innumerevoli fattori (filogenetici di specie e di razza, ontogenetici) che concorrono indissolubilmente a rendere ogni individuo un soggetto a se’. Seppure molto all’interno della specie è in comune, molto è anche diverso e di questo occorre tenere conto non solo nel definire l’individuo che abbiamo davanti, ma anche per comprenderne comportamenti e interazioni. In conclusione, se per ciò che distingue un cane dall’altro è necessario rinviare ad approfondimenti sulle singole razze, molto si può comunque chiarire in termini generali, partendo da quella base comune cui occorre comunque guardare. TTR RA ATTTTII G GE EN NE ER RA ALLII D DE ELLLLA AC CO OM MU UN NIIC CA AZZIIO ON NE EN NE ELL C CA AN NE E La comunicazione del cane percorre strade diverse da quelle umane: se per noi il canale preferenziale è la vista, e la utilizziamo per costruire i nostri pensieri, per il cane è l’olfatto, se l’universo mentale dell’uomo è fatto di idee, quello del cane è fatto di essenze. Diversa quindi è la sua immersione nel mondo, il suo modo di comunicare, il suo orientamento nel caleidoscopio degli stimoli. Nella comunicazione i cani utilizzano tutti i sensi di cui dispongono (v. schede in calce), talvolta impiegandoli contemporaneamente; l’associazione di diversi mezzi comunicativi (olfattivi, visivi, acustici, tattili) è detta ridondanza informativa e serve a rafforzare meglio alcuni concetti. La comunicazione Stefania Toscano 10 8 marzo 2008 “La mente ha un ruolo fondamentale nei processi di percezione poiché ad essa è affidato il compito di far emergere gli oggetti di interesse secondo schemi di estrazione che seguono regole ben precise”. Il cane è un animale sociale e in quanto tale ha sviluppato un vocabolario assai complesso, la cui conoscenza è essenziale se non si vuole incorrere in malintesi. I fraintendimenti, infatti, sono all’ordine del giorno. Per prima cosa non sempre sappiamo riconoscere i suoi messaggi, distinguendoli dagli altri segni privi di valore comunicativo. Captare le sue “parole”, ossia i segni di comunicazione, non è affatto intuitivo: a volte i segnali risultano impercettibili, a volte viaggiano per canali sensoriali a noi inaccessibili, altre volte vengono scambiate per espressioni prive di significato comunicativo. D’altra parte anche quando riconosciamo ad un segno il suo valore comunicativo, possiamo commettere errori di traduzione: molti gesti non hanno per l’uomo e per il cane lo stesso significato. La comunicazione per il cane ha molte VOCALIZZI funzioni: Il cane emette suoni molto diversi tra loro a cui corrispondono manifestare emozionale (paura, un proprio stupore, stato ovviamente differenti significati. L’abbaiare indica attenzione, deferenza, è un segnale di avviso generico (allarme, saluto, incitazione, festosità, ecc), esprimere un orientamento (la sorpresa). Ci sono cani, soprattutto di piccola taglia, che disposizione a difendere un oggetto o a abbaiano con estrema facilità. Talvolta l’abbaio può smorzarsi in una sorta di sbuffo e allora può assumere più precisamente corteggiare), affermare un particolare status il valore di avviso al gruppo – come chiedere “c’è qualcuno?” sociale, esprimere una certa intenzione o – oppure può essere utilizzato dalla mamma quando rimprovera i cuccioli. un’aspettativa, chiedere un comportamento o L’ululato è il tipico segnale con funzione aggregativi (per rinserrare i ranghi o come risposta una disposizione ad un altro soggetto (es. corale): per questo non dobbiamo meravigliarci se il cane si l’invito al gioco), indicare qualcosa con cui si mette ad ululare non solo in risposta ad altri ululati ma anche a sirene o ad esecuzioni canore o musicali. Il ringhio è vuole giocare oppure che si desidera, riunire il sicuramente il più esplicito segnale di minaccia. Può essere gruppo come nel caso dell’ululato, ecc... I più o meno profondo e più o meno prolungato, indicandoci il nostri lunghi discorsi non hanno per i cani il grado di pericolosità del cane, anche in relazione alle sue disposizioni. Può essere emesso in condizioni di paura o di significato comunicativo che ci immaginiamo: forte asserzione e si accompagna ad una mimica facciale il cane dà poca importanza al verbale e minacciosa. Di fronte al ringhio occorre desistere da qualunque interazione con il cane se non vogliamo prenderci soprattutto non è in grado di interpretarlo in un morso. Abbiamo poi il guaito che è una sorta di abbaio forma narrativa, cioè come una storia. Il cane prolungato ma più corto dell’ululato e indica uno stato di semplicemente vocalizza e ciascuno di questi frustrazione nel cane o una richiesta di attenzioni. Il guaito ripetuto può indicare dolore o paura e nella relazione sociale versi ha un suo preciso contesto di utilizzo e in genere questa vocalizzazione blocca l’altro. Una di significato. Questo può darci la falsa vocalizzazione impressione che il verbale dell’uomo e il dell’eccitazione e utilizzato dal cane per ingaggiare i ripetuta è anche il latrato, tipico compagni in un’attività. Poi abbiamo l’uggiolio con diverse vocalizzo del cane siano sovrapponibili.” gradazioni che vanno dal suono esile, una sorta di squittio, a (Marchesini) quello più consistente del piagnucolio: è un suono ad alta intonazione emesso per esprimere un bisogno impellente. Nei cani che vivono in casa la tendenza ad (Marchesini) utilizzare il canale acustico è notevolmente La comunicazione Stefania Toscano 11 8 marzo 2008 superiore a quelli che vivono in ambito Dagli ultimi studi si evince che un cane è in grado di esterno. Ciò probabilmente è dovuto al fatto memorizzare un centinaio di parole attribuendo loro il che sono proprio i conviventi umani a corretto significato (un Border Collie di nome Rico nel contribuire allo sviluppo di questo canale: i 2003 assurse in Germania agli onori della cronaca per aver memorizzato nel suo vocabolario più di 200 cani infatti cercano di comunicare impiegando oggetti un mezzo che si sono accorti essere funzionale e particolarmente adatto a PROSSEMICA suscitare attenzione. Nella comunicazione Il cane comunica posizionandosi in modo diverso rispetto a vocale con il proprio cane è bene ricordare noi e la diversa prossemica assume differenti significati. Il cane utilizza la posizione frontale per rivolgersi a noi in che i toni acuti e ripetuti sono tipici delle modo diretto, per chiederci qualcosa o fronteggiarci e lo fa prede e degli individui di basso rango, poiché quando si sente sicuro, mentre si pone dietro di noi quando si sente minacciato e chiede la nostra protezione. in natura il dominate mima il predatore e il La posizione laterale indica alleanza e collaborazione, ma sottomesso la preda: il predatore non fa un cane che si avvicina in modo laterale spingendo con rumore, insistenza può voler affermare la propria presenza. Per non spreca inutilmente energie, questo anche il nostro modo di posizionarci ha un non si mostrerà ansioso, mentre il dominato importante valore comunicativo. Porsi in maniera frontale emetterà suoni acuti e non starà fermo un può irritare un cane che non conosciamo o spaventare un attimo. cane particolarmente timoroso, ma se il rapporto è consolidato può indurre nel cane la disposizione a “Tenuto conto che ogni specie utilizza un chiedere attenzione o protezione. Posizionarsi dietro il canale comunicativo privilegiato e gli altri come cane è una sorta di incitazione contro il prossimo, ossia altri cani o persone, mentre se stiamo all’altezza del suo supporto al primo, per l’uomo il canale acustico bacino a lato volgendoci nella sua stessa direzione lo è quello elettivo, mentre i media preferiti dal stiamo spalleggiando. La prossemica indica, non solo le cane sono il canale olfattivo, attraverso la posizioni, ma anche lo spazio interposto tra due individui: catalogazione degli odori, e un cane sicuro tende a non rispettare alcun limite di spazio quello visivo, o a non permetterci di avvicinarci oltre un certo limite; al sfruttando il linguaggio del corpo. Esiste una contrario un cane insicuro è molto titubante nell’avvicinarsi comunicazione chimica che investe l’olfatto e il e nel rimanere troppo vicino a noi e tende ad allontanarsi se ci avviciniamo troppo. I cani sono molto sensibili allo paraolfatto così sofisticata e articolata che noi spazio di interposizione, una vicinanza troppo stretta può uomini non possiamo nemmeno lontanamente metterli in agitazione, renderli irritabili, aumentare la loro immaginare (v. in calce: feromoni). Per aggressività noi o le loro paure. Bisogna evitare assolutamente di mettere il nostro cane in situazioni di umani può sembrare sconveniente l’abitudine sovraffollamento azzerando il più piccolo spazio intorno a del lui perché questo lo stresserà. Quando vogliamo indicare cane di conoscersi annusandosi il una direzione è necessario volgerci verso quella direzione posteriore, ma se guardiamo le cose dalla sua e non continuare a richiamarlo guardando altrove. Se prospettiva ci accorgiamo subito che per lui è desideriamo dire al nostro cane di smetterla di rivolgersi a un’ottima scelta. Il cane conosce il mondo noi in modo errato o con troppa agitazione non dobbiamo continuare a rivolgere il corpo nella sua direzione, dicendo attraverso l’olfatto e le sue generalità sono inutilmente di smettere, ma è necessario voltarsi con scritte nella parte posteriore del corpo, vale a decisione e dargli le spalle. (Marchesini) dire la base della coda e l’area genitale. La minuzia di ispezione del posteriore, unitamente La comunicazione Stefania Toscano 12 8 marzo 2008 all’incontro laterale e non diretto, è indice di bon MOVIMENTI ton. Anche l’urina ha grande valore indicativo In generale tanto più il soggetto è sicuro tanto più il suo movimento è fluido e veloce, mentre il cane insicuro, per il cane: gli permette infatti di capire il sesso, timoroso, incerto, che vuole avvicinare un altro cane l’età, lo stato di salute e addirittura il livello seguendo le regole del galateo cinofilo, o che vuole sociale del cane che l’ha emessa. Questo è il pacificare rallenta. In genere quando due cani si incontrano il loro movimento è veloce e fluido quando sono motivo che induce i cani a marcare l’ambiente più lontani, mentre diventa rallentato e a scatti via via che i due cani diminuiscono le rispettive distanze. Quando un con piccoli spruzzi di urina: non è un modo di prendere possesso del territorio cane rallenta i propri movimenti significa che sta vivendo ma una situazione problematica o addirittura critica se si semplicemente un modo di lasciare un biglietto blocca improvvisamente. Se mentre stiamo interagendo da visita. (Marchesini) con un cane questi si immobilizza di colpo, dobbiamo fare molta attenzione; alcuni cani non danno altro segnale La passeggiata con il nostro cane è più di un prima di aggredire se non proprio questo irrigidirsi di colpo. semplice momento di svago, in realtà è un Il movimento del cane può essere molto frenetico quando groppo impegno mentale, gravoso quanto è eccitato: nell’eccitazione il movimento è scomposto, il cane alterna movimenti di orientamento verso un obiettivo necessario per il suo benessere psicofisico. a movimenti di ritorno verso di noi saltandoci addosso. Annusare, quindi, per il cane non è un optional, Anche le traiettorie sono importanti: il movimento a zig zag indica una forte eccitazione ma anche una situazione ma una vera e propria necessità. Sull’olfatto si conflittuale e ambivalente, mentre una traiettoria rettilinea è basata la sua sopravvivenza, è il suo “senso verso un particolare obiettivo indica determinazione, guida”, per questo è definito un animale volontà e forte orientamento. Quando due cani si avvicinano tendono a produrre una traiettoria rettilinea macrosmatico. fintanto che sono distanti tra loro per poi tracciarne una Il riflesso termotattile accompagna tutta la vita curvilinea in fase di avvicinamento (quest’ultima consente del cane, a partire dal contatto caldo e ai due cani di appropinquarsi non in modo frontale e oppositivo ma in modo laterale e tranquillizzante). rassicurante della madre e dei fratelli fino alla L’incontro assume i connotati di un rituale con movimenti vita adulta, quando ce lo troviamo “spalmato” stereotipati e coreografie peculiari per ogni tipo di situazione: il gioco, il corteggiamento, la collaborazione, il addosso. Sono conosciute tre forme di contatto confronto, la semplice conoscenza. tra i cani: di dominio, di rassicurazione e di tipo (Marchesini) sessuale. Sia nei rapporti con i propri simili sia con gli umani la volontà di entrare in contatto fisico segue sempre un contatto visivo. Tutti i segnali del viso/muso o del corpo sono oggetto di interesse per il cane. Il cane comunica con la coda, con le orecchie, con le zampe, con la lingua, con la testa. Le zampe non servono per indicare come A suo tempo Darwin elaborò il principio dell’antitesi, valido avviene nell’uomo, il cane indica dirigendo il anche per le espressioni umane: Secondo tale principio se un uomo per manifestare allegria tirerà gli angoli della proprio naso nella direzione dell’oggetto a cui bocca verso l’alto, per mostrare tristezza opererà un vuole riferirsi. Le zampe vengono utilizzate dal movimento della stessa verso il basso. Per comunicare opposti stati emotivi vengono quindi invertiti gli cane per raspare, soprattutto dopo aver urinato atteggiamenti: un cane che esprime minaccia avrà le o defecato, con un movimento fortemente orecchie in avanti, uno che esprime sottomissione indietro. stereotipato che ha un significato di marcatura. La comunicazione Stefania Toscano 13 8 marzo 2008 Anche il grattarsi può essere un segno importante per capire lo stato del cane perché, come nell’uomo, indica uno stato di conflittualità, talvolta persino di stress. Molti segnali comunicativi corrispondono a LA MIMICA FACCIALE comportamenti ritualizzati, ossia comportamenti Anche il viso del cane può dire molto sul suo stato d’animo: può essere rilassato, corrugato, contratto e che hanno perduto la loro originale funzione per soprattutto assumere determinate mimiche facciali. Il assumere un nuovo significato (Abrantes) labbro può essere tirato verso il basso, mostrando i Quando ad esempio i cuccioli canini e indicare uno stato minaccioso come, al poppano contrario, possiamo avere gli angoli della bocca portati premono alternativamente con le zampette la verso l’alto a segnalare un ostato di serenità. Alcuni cani mammella affinché esca il latte. tra l’altro imparano dall’uomo a sorridere e mostrano i denti davanti come saluto. Anche i muscoli che E’ da questo comportamento che trae origine, contornano gli occhi possono manifestare diverse cose: imitando un comportamento infantile, il gesto di gli occhi semichiusi indicano una sorte di beatitudine, agitare una zampa anteriore a vuoto per spalancati interesse, molto tirati indietro paura: La fronte può essere rilassata quando anche il cane lo è, oppure riappacificare il partner sociale che in quel corrugata manifestando ansia, paura, aggressività. momento è maldisposto nei suoi confronti Infine il naso: quando viene corrugato indica inequivocabilmente un segno di minaccia. (Antoni, Tarricone). In uno scontro il cane rizza il pelo, anche questo appare un comportamento istintivo ed è quasi certamente un segnale ritualizzato derivante dal fatto che le cose grandi incutono timore: Il cane rizza il pelo al fine di apparire più grande. Non è un comportamento intenzionalmente conscio, è solo evoluzione. I cani lo fanno perché la selezione ha favorito i soggetti che si comportavano così. Impressionare un eventuale antagonista, indurlo ad allontanarsi, esibendo espressioni aggressive, è il tentativo di evitare un conflitto, non di indurlo. I cani in conclusione parlano una loro lingua, una lingua straniera e per capirli il primo passo è osservare. Ciò che si osserva va però contestualizzato: occorre conoscere il personaggio, la storia, la trama. L’etologo Gorge B. Shaller scriveva che sono necessarie 5.000 ore di osservazione per capire il comportamento di una specie. Per il cane occorre ricordarsi del lupo travestito nei suoi comportamenti specie-specifici, dell’uomo che lo ha selezionato nelle sue attitudini di razza, di ciò che ne risulta e della sua personalità, delle competenze, delle esperienze. E dell’uomo con cui vive. Nel bene e nel male. La comunicazione Stefania Toscano 14 8 marzo 2008 III FFFE E R O M O N ER RO OM MO ON NIII Il termine feromone non è altro che la semplificazione fonetica di “ferormone”, derivante dal greco “pherein” (trasportare) e “horman” (eccitazione). E’ attraverso i feromoni che, nell’ambito della stessa specie, si realizza prevalentemente la comunicazione chimica, confermando la relazione tra odori e comportamento già nota fin dall’antichità (per lungo tempo infatti al sistema libico, chiamato rinencefalo, è stata attribuita una funzione prevalentemente olfattoria). Ma cosa sono i feromoni? Dopo una lunga diatriba tra i ricercatori, si è concluso che si tratta di “sostanze o mélange di sostanze (non tutti i feromoni sono composti biologicamente attivi ma spesso è necessario che siano combinati) suscettibili di modificare il comportamento o la fisiologia”. In relazione, infatti, alle loro modalità di azione, si distinguono due tipi di feromoni: gli incitatori (o releasers), capaci di indurre immediate modifiche del comportamento, e i modificatori (o primers) che possono provocare cambiamenti nella fisiologia del ricevente. La loro composizione chimica non è ancora ben definita, in quanto la complessità che li caratterizza ne ha reso molto difficile lo studio. Solo pochissimi feromoni sono stati individuati e collegati ad una precisa funzione comportamentale, classificandoli in relazione alle ghiandole secernenti o in ragione della loro azione. Riconosciamo feromoni di adozione (in grado di indurre la madre del neonato a mettere in atto le cure parentali), di appagamento (secreti dalla femmina allattante, a livello del solco intermammario, in grado di favorire l’attaccamento primario nel cucciolo), di identificazione (implicati negli scambi sociali), di delimitazione territoriale, di allarme, sessuali. Nel cane le principali strutture secernenti sono le ghiandole sebacee poste nel solco intermammario, le ghiandole periorali (diffuse nel mento, nelle labbra, nella cute del muso nei pressi delle vibrisse e delle guance), le ghiandole ceruminose poste nel padiglione auricolare, le ghiandole anali (il cui secreto può essere modificato da un processo infiammatorio e scatenare aggressione da parte dei cospecifici), le ghiandole sottocaudali (poste sulla faccia ventrale della base della coda), le ghiandole sottocaudali (poste sulla faccia dorsale della base della coda) e le ghiandole podali (diffuse nei cuscinetti plantari e nella cute della regione intergiditale). Nonostante non si sia ancora potuto dimostrare con precisione quali meccanismi neurofisiologici entrano in gioco nella trasmissione dei feromoni, si può dire con relativa certezza che la loro produzione e secrezione è involontaria. La trasmissione avviene attraverso l’aria, l’acqua, la deposizione sul suolo o su supporti solidi ed è influenzata dal peso molecolare dei feromoni: ad un peso molecolare elevato corrisponde bassa volatilità e quindi trasmissibilità a breve distanza; ad uno basso, elevata volatilità e trasmissibilità a lunga distanza. Negli animali terrestri i feromoni sono percepiti attraverso il canale olfattivo e, in misura minore, tramite il gusto. In particolare si ha un diverticolo specializzato chiamato organo vomeronasale (OVN) o di Jacobson costituito da un canale, situato nel pavimento della cavità nasale, che sbocca nel palato e convoglia, attraverso il flehmen, l’aria inspirata. Alcuni autori affermano che il cane non effettua il flehmen, mentre secondo Pageat questo non è vero. Si ritiene inoltre che nella percezione delle molecole feromonali non sia coinvolto solo l’organo vomeronasale in quanto non tutti i feromoni scatenano il flehmen. Molti ricercatori ritengono che alcune molecole feromonali, soprattutto quelle presenti nelle secrezioni anali e vaginali, vengano percepite grazie all’intervento di cellule gustative. Alla predetta molteplicità dei costituenti e alla difficoltà di riprodurre gli effetti della secrezione completa (la composizione delle molecole feromonali dipende dalla specie, dall’individuo, dal suo stato fisiologico e dal contesto socio-ambientale) sono legati gli ostacoli nella produzione di analoghi strutturali in laboratorio. La ricerca ha consentito, però, la sintesi dei feromoni di appagamento appartenenti alla famiglia delle Apaisine, la cui azione si realizza principalmente nella neutralizzazione dei feromoni di allarme, nella stabilizzazione degli stati emozionali e nella riduzione dell’ansia. Questi feromoni sintetici contenuti, per il cane, nel DAP (Dog Appeasing Pheromone) sono gli analoghi delle sostanze secrete a livello della linea intermammaria nella femmina in allattamento. L’apaisina è il feromone che consente al cucciolo, oltre al citato sviluppo del processo di attaccamento alla madre, la stabilizzazione delle reazioni emozionali scatenate dagli stimoli ambientali durante le prime esplorazioni (le cosiddette esplorazioni a stella con le quali il piccolo si allontana per poi cercare nuovamente il contatto rassicurante della madre). Al momento del distacco la madre cessa la produzione di apaisina, da cui deriverà una fase di stress e di ricerca di appagamento e di un nuovo legame all’interno del gruppo sociale di appartenenza. Le ricerche effettuate hanno evidenziato la presenza di una molecola analoga all’apaisina, prodotta a livello del padiglione auricolare dei soggetti dominanti. I feromoni sono, come detto, specie-specifici, ma in realtà si sono riscontrate analogie strutturali interspecifiche soprattutto nei vari tipi di apaisina. I feromoni di attaccamento emessi dal cane, dal gatto e dall’uomo sono caratterizzati da affinità di struttura pari al 95%. Gli studi attualmente in corso sembrano infatti indicare che anche l’uomo è in grado di percepire ed emettere i feromoni. Quanto sia sviluppata nell’uomo la capacità di percepirli è ancora allo studio, ma sembra invece più evidente la capacità da parte degli animali di ricevere i feromoni umani, soprattutto i feromoni di allarme, in caso di paura, i feromoni di identificazione e quelli sessuali. Queste teorie pongono importanti quesiti sulla possibilità di una comunicazione chimica involontaria che potrebbe intervenire in modo positivo o negativo nella relazione con il cane. La comunicazione Stefania Toscano 15 8 marzo 2008 G GLLII O OR RG GA AN NII D DII S SE EN NS SO O OLFATTO Se per l’uomo il mondo è prima di tutto un palcoscenico di immagini, per il cane la realtà è una tavolozza di odori. Utilizzare CURIOSITA’ l’olfatto non è solo un modo diverso di monitorare la realtà ma è Il cane è in grado di percepire un milligrammo di a tutti gli effetti un’esperienza diversa. La distanza tipica del acido butirrico in 100 milioni di metri cubi d’aria, rapporto visivo è completamente azzerata nella percezione abilità da 1 a 100 milioni di volte superiore a odorosa: il cane è letteralmente immerso negli odori e alcuni di quella dell’uomo. Probabilmente l’acido butirrico, questi modificano in modo diretto – cioè senza passare attraverso il componente del sudore, è la sostanza che il cane vaglio della consapevolezza – le sue emozioni, i suoi pensieri e il individua quando segue una traccia umana. suo metabolismo (Marchesini). La maggiore capacità olfattiva del cane non si risolve semplicemente in una superiore sensibilità agli odori bensì in una raffinata capacità di selezione, discriminazione e catalogazione. UDITO Il secondo canale di percezione per acutezza è l’udito che nel cane presenta un’estensione e una sensibilità maggiore rispetto all’uomo. Questo significa che riesce ad avvertire dei suoni ad alta frequenza (ultrasuoni) che l’uomo non è in grado di recepire e nello stesso tempo che un rumore che noi sentiamo ad un certo volume per il CURIOSITA’ cane ha circa il doppio d’intensità. Il cane avverte i suoni ad una Il volume dell’orecchio del cane aumenta in distanza 4 volte superiore a quella dell’uomo ed esserne rapporto con il proprio peso fino ai 10 kg, ma consapevoli significa rendersi conto che nella quotidianità i nostri superati gli 11 kg il volume dell’orecchio cessa animali sono costretti ad un vero e proprio stress da inquinamento di mantenere lo stesso rapporto di crescita acustico. Pavlov fu il primo scienziato ad indagare sulla con le dimensioni del corpo. differenziazione dei toni acustici nei cani e ha mostrato che un cane (Bruce Fogle) può distinguere tra due note che siano diverse di una sola ottava di tono: per questo alcuni cani sono così bravi a riconoscere, ad esempio, il rumore della macchina del loro padrone. Nessuna capacità medianica, solo una percezione uditiva superiore alla nostra. I cani hanno anche un ulteriore vantaggio sull’uomo, ossia la mobilità delle orecchie: l’orecchio esterno del cane infatti (detto pinna) è mobile, e questo gli consente di orientarlo verso la fonte sonora per raccogliere meglio le informazioni acustiche. IL GUSTO CURIOSITA’ Nel cane non è il senso maggiormente sviluppato o, comunque, non Nei carnivori che si cibano di carogne, come il lo è tanto quanto nell’uomo per una questione fisica: possiede assai cane, ciò che è più importante è quanto essi meno papille gustative dell’uomo. E’ comunque perfettamente in mangiano piuttosto che i gusti che grado di discriminare tra i 4 gusti principali: amaro, dolce, salato e preferiscono. Una scarsità di calcio o di altri acre. Sebbene sia l’odore del cibo ad attrarre il cane all’inizio, esso minerali nella dieta può avere una non svolge più alcun ruolo una volta che il cane ha iniziato a significativa influenza sulla mente del cane mangiare. Occorre ricordare come regola generale che nei cani il causando un aumento di aggressività o di gusro è basato prima di tutto sull’odore del cibo, poi sulla sua comportamento esplorativo. consistenza e infine sulla sua appetibilità (Fogle) (Bruce Fogle) La comunicazione Stefania Toscano 16 8 marzo 2008 VISTA: Per quanto riguarda la vista, le differenze di percezione in questo campo tra uomo e cane sono tutt’altro che marginali. La sensibilità CURIOSITA’ Le immagini televisive sono composte da più fotogrammi che si susseguono in ai colori nelle due specie si presenta orientata su spettri non sovrapponibili: l’uomo è fortemente interessato verso le radiazioni sequenza rapida (di solito 60 al secondo) che noi vediamo come un filmato perché che corrispondono alle tonalità che vanno dal verde al rosso (percezione necessaria ad una specie diurna) mente nel cane siamo in grado al massimo di vedere separate poco più di 50 immagini al questi colori assomigliano ad una scala di gialli con diverse gradazioni e molto più interessanti per lui sono i colori blu e viola (percezione fondamentale per un predatore notturno). Questo ci fa comprendere la capacità del cane di orientarsi bene in situazioni di scarsa luminosità: la presenza del tappeto lucido nel fondo della secondo. I cani, invece, arrivano a percepire fino a 60 sequenza al secondo per cui molti di loro vedono singoli fotogrammi in sequenza rapida ed alcuni, in condizioni patologiche, per questo motivo retina e di moltissimi bastoncelli (recettori sensibili alla luce di possono presentare crisi convulsive minore intensità) permette, infatti, al cane di amplificare la luminosità notturna e percepire i movimenti di una preda. Anche il (Prof. Perruccio – oculista veterinario) campo visivo è differente: mentre nell’uomo gli occhi sono posti frontalmente, permettendo un ampio campo di sovrapposizione binoculare e quindi una precisione nella valutazione della profondità, ossia nella distanza degli oggetti, nel cane sono posizionati più lateralmente. Gli offrono quindi un più ampio orizzonte visivo ma a discapito della precisione nella valutazione della distanza. Il campo visivo nei cani ha tra l’altro un’ampiezza variabile a seconda della sua funzione e quindi delle caratteristiche di razza. Un ulteriore fattore che differenzia la capacità visiva negli animali e che spesso non è considerato è anche la loro altezza rispetto al terreno, fattore che condiziona sicuramente la prospettiva. TATTO Il più ampio organo sensoriale del corpo è la pelle che contiene recettori di natura diversa specializzati per la ricezione di particolari informazioni. Ci sono cinque categorie di recettori corporei: CURIOSITA’ I cani di piccola taglia possono manifestare paura del contatto fisico. Ciò avviene nocicettori (che rilevano stimoli dolorosi), propriocettri (sensibili al movimento del corpo e alla posizione), termocettori (sensibili al caldo e al freddo), chemiocettori (sensibili a stimoli chimici), meccanocettori (sensibili allo stiramento, alla torsione ed alla pressione). I perché subiscono spesso manipolazioni eccessive che causano forte stress: spesso sono tenuti in braccio sono afferrati o sollevati da terra all’improvviso, e sono meccanocettori sono i più numerosi, ne esiste uno alla base di ogni follicolo pilifero. Nel cane sono importanti quelli associati con le vibrisse che forniscono informazioni su oggetti molto ravvicinati e possono prevenire danni oculari evitando collisioni accidentali. Le vibrisse sono sensibili alle vibrazioni ed alle correnti d’aria. Il tatto è usato dal cane in misura minore, rispetto agli altri sensi. Possiamo fisicamente a disposizione come giocattoli per bambini. Anche le tensioni e gli strattoni al guinzaglio sono spesso causa di sofferenza e di stress, inducendo talvolta una vera e propria avversione a questi strumenti. immaginare che come noi usiamo le mani per esplorare il mondo, i cani usano il muso e le zampe. Per capire se una pallina è morbida, liscia o dura il cane la spinge col muso, la tasta con la zampa. Stimolato fin dalla fase prenatale è fondamentale per lo sviluppo nell’adulto delle future soglie di tolleranza tattile. I cani deprivati dl tatto crescendo diventeranno timorosi e scostanti. Accarezzare un cane adulto, in condizioni normali, può ridurre il suo battito cardiaco, far abbassare la sua pressione del sangue, in altre parole le carezze riducono lo stato di veglia e sembra che l’effetto benefico sia a doppio senso. La comunicazione Stefania Toscano 17 8 marzo 2008 B BIIB BLLIIO OG GR RA AFFIIA A Alleva Enrico “La mente animale” – Ed. Einaudi Andina Antonio “Eredità e comportamento: differenziazione comportamentale della specie canis familiaris nel corso della selezione dei diversi raggruppamenti razziali” - Sisca Observer, Anno 6, Numero 2, Dicembre 2002 Antoni Monica “La comunicazione chimica: i feromoni ed il loro utilizzo nel cucciolo e nel gattino” - www.scivac.it Antoni Monica – Tarricone Daniela “Dalla parte del cucciolo” Ed. Olimpia Belmonte Genuario – “Etologia (3 CFU)- Il mondo della percezione” - www.biologia.unile.it Budiansky Stephen - “Se un leone potesse parlare. L’intelligenza animale e l’evoluzione della coscienza” - Ed. Baldini Castaldi Dalai Capra Alexa – Daniele Robotti – “La comunicazione del cane” - Ed. Calderini “Etologia del cane” – www.quattrozampenelcuore.org Fogle Bruce “La mente del cane” – Ed. Armenia Gallicchio Barbara - “Lupi travestiti” - Ed. Cinque Gazzano Angelo La comunicazione del cane”. Giussani S., Colangeli R., Fassola F. L’uso dei feromoni nella terapia comportamentale del cane. Esperienze cliniche” – www.veterinario.it “Il cane e il suo mondo” – www.psicologiacanina.it Lorenz Konrad “L’anello di re Salomone” – Ed. Gli Adelphi Mainardi Danilo “La mente animale” – Cairoeditore Marchesini Roberto “Bastardo a chi?” – Ed. Fabbri Perruccio Claudio “Come vedono i nostri animali?” – www.lastampa.it/la zampa Sebeok Thomas A. “La comunicazione non verbale” (traduzione di Elisabetta Zoni) – www3.unibo.it Vaira Angelo “La comunicazione tra uomo e cane”” – Il mio cane, marzo 2003, n. 97 – Ed. Sprea La comunicazione Stefania Toscano 18 8 marzo 2008
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