numero 2 - Piccole Serve del Sacro Cuore per gli Ammalati Poveri
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numero 2 - Piccole Serve del Sacro Cuore per gli Ammalati Poveri
Anno LVIII - n. 2/2011 che arde Fiamma che arde Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Anno LVIII N. 2/2011 Sped. in abb. post. Distribuzione gratuita. Sommario Cari amici (La Redazione) pag. 3 La rivista non ha quota di abbonamento ma è sostenuta dalle offerte dei lettori. Un cuore che ama (Don Ettore Ghiano) » 4 Direttore responsabile Don Giuseppe Tuninetti Padre Felice Carpignano Consigliere della Beata Anna Michelotti (Daniele Bolognini) » 6 La beata Anna e i bambini (Sr. M. Emiliana Rota) » 8 Nella solennità del Sacro Cuore (La Redazione) » 10 L’acqua è sgorgata generosa e feconda (Don Sergio Baravalle) » 12 Assalto al Madagascar (Sylvain Urfer) » 13 L’Eucaristia: Grembo vocazionale (Sr. m. Gaetana Galbusera) » 15 Esperienze vissute (Sr. M. Laura e Sr. M. Rose) » 22 Attualità: Famiglia e Lavoro (Paola e Gabriele Riva) » 27 Sanità e salute: Le vertigini (Dott.ssa Giovanna Gavazzeni) » 29 Solidarietà » 31 Sostegno bambini a distanza » 32 Redattori Galbusera Sr. M. Gaetana Ralalao Sr. M. Agrippine Riva Gabriele e Paola Visconti Maria Carla Viale Catone, 29 - 10131 TORINO Tel 011/6608968 – Fax 011/6608969 E-mail: [email protected] Con approvazione ecclesiastica. Autorizzazione Tribunale di Torino n. 865 - 9/12/1953. Stampa ALZANI Tipografia s.a.s Pinerolo – Tel 0121.322657 E-mail: [email protected] C/C Postale n. 14441109 specificare la causale del versamento Nota Bene Il modulo del CONTO CORRENTE POSTALE perviene indistintamente a tutti i benefattori e amici della Congregazione, così pure a coloro che ricevono “Fiamma che arde” a titolo di collaborazione o di scambio editoriale. Chi non intendesse farne uso non ne tenga conto. Chi lo utilizza per inviare offerte è pregato di SPECIFICARE SEMPRE LA CAUSALE. Il presente numero è stato consegnato alle Poste Italiane di Torino il 8 giugno 2011. GARANZIA DI RISERVATEZZA: l’Editore garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. 196/2003 in materia di protezione dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, statistiche, di recupero crediti, ricerche di mercato, commerciali e promozionali su iniziative offerte dall’Editore Fiamma che arde ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici e/o automatizzati. I dati raccolti potranno essere comunicati a Partners commerciali della Editrice Fiamma che arde, il cui elenco è disponibile presso il Responsabile Dati per le finalità di cui sopra. Il conferimento dei dati è facoltativo. 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Pietro, all’inizio del suo pontificato: Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!, parole udite e risuonate alla nostra memoria con la medesima eloquenza con cui sono state da noi ascoltate per la prima volta 32 anni addietro. In questa circostanza la Chiesa ha sentito il profumo della sua primavera e anche i nostri cuori hanno gioito di tanta grazia. Spalancare le porte a Cristo è far vivere il nostro spirito in perenne giovinezza. È questo di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come l’aria che si respira. Accogliere Gesù nella nostra vita è un’esigenza di risposta al suo amore: lui ci ha amati ancora prima che noi lo amassimo. Infatti il suo cuore è stato crudelmente aperto perché noi fossimo guariti dalle nostre infermità spirituali. Ecco, il Cuore di Gesù è un cuore che ama senza misura, è un cuore che sa perdonare, tutti e sempre, ci ricorda don Ettore Ghiano, che sentiamo come “nostro parroco”, per la semplicità e chiarezza con cui si rivolge ai lettori con le sue rubriche di spiritualità. Il suo contributo, Un cuore che ama, ci aiuta a cogliere la magnanimità del Cuore di Gesù e ci invita a pregarlo perché anche il nostro cuore possa essergli simile. Il mese di giugno, per tradizione, è dedicato al S. Cuore. Tuttavia per l’anno in corso la festa cade il 1° luglio, poiché questa ricorrenza, detta mobile, è condizionata dalla data in cui si celebra la Pasqua. La Congregazione, nella solennità del Sacro Cuore della quale è il patrono, ricorda le ricorrenze giubilari delle Piccole Serve. In questo giorno la liturgia è improntata alla riconoscenza e alla lode al Signore per i benefici che egli ha elargito alla nostra Famiglia religiosa e alle Consorelle in festa. Nel gruppo redazionale, da questo numero, vengono a far parte nuove presenze in sostituzione di coloro che sono venuti a mancare: per decesso, Sr. M. Elisa Crippa; per salute, don Giuseppe Colombero. Ai nuovi collaboratori: dott.ssa Maria Carla Visconti laureata in Psicologia, dott.ri Paola e Gabriele Riva, moglie e marito, laureati lei in Lingue e Letterature Straniere Moderne, lui in Economia e Commercio, Sr. M. Agrippine Ralalao diplomata in Scienze Infermieristiche, il nostro grazie per aver aderito alla richiesta di lavorare per “Fiamma che arde” e auspichiamo un buon inserimento nell’équipe redazionale. L’estate è prossima e con essa inizia il tempo delle vacanze, più lunghe per studenti, molto meno per chi ha un lavoro dipendente. Quindi, buona estate per chi può partire per un periodo di riposo. Ma ricordiamo anche che molti non potranno godersi un giorno di vacanza per varie ragioni, per cui rimarranno tra le mura del proprio domicilio. Tra questi ci sono persone anziane e ammalate. Anche se sul territorio sono presenti lodevoli iniziative per andare incontro ai bisogni di queste persone, il dovere primario di dare loro assistenza e affetto spetta soprattutto alle famiglie. Nell’accogliere la volontà del Padre, nell’aprire il cuore a Gesù e nell’impegno nella carità verso i vicini raccoglieremo, al termine della stagione estiva, un frutto buono e sicuro: la pace interiore. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, troverete ristoro per le vostre anime (Mt 11, 28-29). A tutti buone vacanze. La Redazione 3 Un cuore che ama Quando, nell’ottobre del 1993, durante il mio ricovero all’ospedale delle Molinette (Torino), mi fecero l’angioplastica, ho potuto seguire tutti i movimenti degli operatori medici attraverso il monitor dal mio posto privilegiato, ma non troppo comodo, di osservazione. È evidente che mi sono subito sentito attratto da quella specie di prolungata visione e guardavo un po’ tutto, con vivo interesse, e soprattutto quello che per me contava particolarmente, il cuore. E cosa in modo speciale ho pensato? È quello cui volentieri penso ancora anche adesso. Quel Cuore, il mio cuore tutto speciale, ben diverso da come l’avevo sempre immaginato, mi ha quasi immobilizzato nell’interesse e nella curiosità, ma quello che più mi ha fatto pensare è che il mio cuore è un po’, anzi molto, come il cuore di Gesù e più che questo mi interessa profondamente oggi ancora il pensiero che Gesù quando, annientando se stesso Figlio di Dio, prese la forma umana, accettò, nella sua realtà di uomo, di avere, nascosto in mezzo a tante cose, che sono quelle che vedevo quel giorno, un cuore come il mio e allora diventa facile per me, celebrando la festa del Sacro Cuore, pensare al mio cuore e farne un raffronto con quello di Gesù, senza scappare da un sincero esame di coscienza. Dunque il nostro cuore è come quello di Gesù e Gesù ha avuto, da uomo, un cuore come il nostro, un cuore che è come una specie di muscolo che deve continuare a battere, a pulsare, assicurando il vivere all’uomo che se lo porta dentro. 4 Don Ettore Ghiano Ma non posso fermarmi a questo, bensì mi sento spinto a fare un accostamento del mio povero cuore a quello di Gesù. Sono uguali, ma quanta diversità c’è tra l’uno e l’altro! Mi piace ricordare le cose belle che Gesù disse proprio del suo cuore. Incomincio con quella che forse più di tutte è ricordata dai cristiani e alla quale maggiormente essi si richiamano. Gesù disse: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (Mt 11, 29). Mi fermo un momento e penso che molto rimane, da mettere, da togliere, da cambiare, per cui sento di aver bisogno di un medico, tutto speciale, che curi il mio cuore e quel medico non è altri che Gesù stesso. Non posso scrivere a lungo della mitezza e dell’umiltà, ma almeno cercherò di mettere in evidenza quel valore sacrosanto che fa stare il cuore nella mitezza, virtù che, come leggiamo nelle Beatitudini, fa ereditare la terra e l’umiltà che è sovrana virtù che dispone Dio a dare all’uomo quanto gli è estremamente necessario, incominciando dalla grazia, quella grazia che assicura una vita preziosa e la salvezza dell’anima. È agli umili, infatti, che il Signore dà la sua grazia. Ecco quello che voglio dire: Se il cuore di Gesù è fatto come il nostro, si distingue dalla misura di amore che lo gonfia e lo rende migliore, e quanto, di tutti gli altri. È un cuore pieno di amore, un cuore che è tutto e soltanto amore. È un cuore che di amore ne ha quanto il mondo intero non può contenere e quindi, mentre da quel cuore viene a noi l’aiuto amorevole del quale abbiamo bisogno, ne viene anche l’invito ad allargare il nostro cuore e a renderlo aperto, preparato all’amore con una notevole ed ammirabile capacità di dedizione e, prima ancora, di accoglienza degli altri, immagini tutti del Signore, che a loro volta hanno un cuore fatto per amare. Ecco, il Cuore di Gesù è un cuore che ama, un cuore che ama senza misura, e se ama così, è un cuore che sa perdonare, tutti e sempre. Ce lo ricorda quanto disse al buon ladrone in croce e ce lo fa presente l’invocazione che ci è abituale: Gesù, paziente e misericordioso, abbi pietà di noi. E qui perché non interrogarci? È così anche il nostro cuore? Sappiamo perdonare, per amore, chiunque ci faccia un torto, ci dia una qualsiasi sofferenza? E siamo capaci di dimenticare un po’ noi stessi per aiutare gli altri, offrire a loro quello di cui hanno o avranno bisogno? Si dice che il Papa San Pio X sia morto di crepacuore perché non era riuscito, con le sue suppliche ed i suoi richiami, ad ottenere che si evitasse quella prima guerra mondiale che, scoppiata nel 1914, fu causa di spaventose rovine e di innumerevoli vittime. Dicono anche le biografie di San Filippo Neri che avesse un cuore capace di gonfiarsi ed allargarsi nella spinta di un grande amore. Accettiamo quello che ci dicono, notizia d’altronde che vale, credo, per tutti i santi, e allora mi posso anche fermare qui e pensare al Cuore di Gesù che batte forte e batte per tutti e riempirci di buona volontà per avvicinarci, in somiglianza, il più possibile al cuore di Gesù. Incominciamo proprio da quel cuore e allora, nella nostra fragilità, nella nostra debolezza, nel nostro egoismo e nella nostra superbia, pensiamoci, pensiamoci sul serio e alla fine, convinti, diciamo: Gesù, mite ed umile di Cuore, tu che hai un cuore che tanto ama, paziente e ricco di misericordia, fa che anche noi abbiamo un cuore simile al tuo. Tua immagine, con un cuore pieno di amore. Torino, cappella Casa Madre: il Sacro Cuore. 5 Padre Felice Carpignano consigliere della Beata Anna Daniele Bolognini e dei Santi torinesi dell’Ottocento Conseguita la laurea in teo“Ho pregato tanto e parmi sia quelogia, fu ordinato sacerdote sta la volontà di Dio: vi è in me un (1834) grazie al sostegno ardente desiderio di consacrarmi economico dell’arcivescovo tutta a Gesù, nell’assistenza ai Fransoni. Vice curato per malati poveri”. Questo pendue anni all’Annunziata, siero di Madre Anna traccia nel 1837 passò ad eserla missione che, tra mille citare lo stesso incarico a problemi, portò avanti S. Filippo. solo grazie ad una volontà Nel 1842 entrò nella straordinaria. Congregazione dell’OratoI primi anni di vita della rio. Piccole Serve furono conPadre Felice Carpignano Eletto preposito (supetraddistinti da povertà, abbandoni e decessi di suore: l’oratoriano riore) nel 1856, lo fu per ventisette anni, padre Carpignano fu tra i pochi a inco- responsabile, in particolare, del clero che frequentava la chiesa dell’Oratorio: tra raggiare la fondatrice. Prima di incontrarlo la Beata decise questi il beato Federico Albert che, aspiche dalle sue labbra sarebbe giunta la de- rante ufficiale dell’esercito, pregando dacisione se proseguire nell’opera. Gli aprì vanti all’urna del beato Sebastiano Valfrè il cuore, raccontò della sua vita, della (1629-1710), aveva deciso di diventare vocazione tanto ostacolata perché sola e prete, e il servo di Dio Eugenio Reffo. Fu inoltre parroco per ventitre anni, dal senza mezzi. La fede e l’ardore della donna col- 1865. Numerosi aspetti del suo operato pirono il sacerdote che le disse di andare avanti nell’umiltà, nella preghiera, paiono ricalcare, nei luoghi e nelle monell’obbedienza ai superiori e nella fidu- dalità, il prodigioso ministero svolto dal cia in Dio. Quell’incontro fu decisivo: madre Anna Michelotti poco dopo prese in affitto due stanze nel centro di Torino, sul finire del 1873. Felice Carpignano era nato a Montiglio Monferrato (Asti) il 29 luglio 1810, ma era ancora fanciullo quando la famiglia si trasferì a Torino. I genitori, sebbene poverissimi, lo fecero studiare: si iscrisse al ginnasio, indossò a diciassette anni l’abito chiericale e prese a frequen- La Beata Anna Michelotti a poche ore del suo dies natalis. tare il “Clero di S. Filippo”. 6 Torino e suoi santi Valfrè, compresa la rinuncia, per umiltà, della nomina a vescovo. Confessore ricercatissimo, padre Carpignano, dal pulpito o nel confessionale, formò moltissime coscienze. Tra i suoi penitenti si contano importanti esponenti del clero e dell’aristocrazia, santi, beati e servi di Dio sui quali ebbe una straordinaria influenza, in un contesto politico complesso e in parte avverso alla Chiesa, nei decenni in cui a Torino si erano tirate le fila per l’unità nazionale. Fu amico del beato Marcantonio Durando e illuminato consigliere degli arcivescovi Fransoni, Ricardi di Netro e Gastaldi. Ebbe un ruolo positivo quando quest’ultimo affidò il collegio di Valsalice ai salesiani (giugno 1872), perché mal gestito dai sacerdoti diocesani. Il carisma di p. Carpignano rifulse in modo particolare nella delicata vicenda della ordinazione sacerdotale del beato Francesco Faà di Bruno e nella fondazione, da parte del beato Clemente Marchisio, delle Figlie di San Giuseppe. Anche la beata Francesca Rubatto lo ebbe consigliere, negli anni torinesi che precedettero la nascita delle “sue” Terziarie Cappuccine. Fu membro, insieme al canonico Anglesio (successore del Cottolengo), della commissione per il ristabilimento del Convitto Ecclesiastico alla Consolata che sarà diretto dal B. Giuseppe Allamano, anch’egli per lunghi anni suo amico e penitente. In Borgo Po, aiutato dalla Principessa Maria Vittoria del Pozzo della Cisterna, sua parrocchiana, cooperò all’apertura delle “Protette di S. Giuseppe” per l’educazione delle ragazze povere. Fu animatore di associazioni laicali, socio d’onore delle Conferenze di S. Vincenzo e, nel 1884, tra i fondatori dell’Associazione per la Buona Stampa cui tanto lavorò S. Leonardo Murialdo. Nel 1885 seguì, insieme al Servo di Dio Giulio Castelli, l’apertura dell’oratorio S. Felice per i ragazzi che vivevano nei pressi della Piazza d’Armi. Del suo ministero beneficiarono anche la beata Enrichetta Dominici e la serva di Dio marchesa Giulia di Barolo. Padre Carpignano morì l’8 marzo 1888. La beata Anna e i bambini Domenica, 13 febbraio 2011, la nostra Parrocchia di San Giacomo in Cornigliano (Ge) ha celebrato la festa in onore della Beata Anna Michelotti. Il Parroco, Don Giacomo Pala, ha mobilitato le catechiste, soprattutto quelle che hanno il compito di preparare i bambini alla Prima Comunione, per far conoscere loro la fondatrice delle suore che curano gli ammalati a domicilio. L’obiettivo era quello di far capire ai bambini il rapporto inscindibile che c’è tra Gesù e il prossimo ammalato. Per cui è stata loro illustrata l’icona di Anna bambina, che nel giorno della sua prima comunione, al pomeriggio, la mamma accompagna da un malato per ricambiare a Gesù la visita che la figlia ha ricevuto da lui in mattinata. Poiché l’educazione ai valori cristiani non può mancare nella formazione di un Anna, accompagnata dalla mamma, visita un malato nel giorno della sua Prima Co‑ munione 8 Sr. M. Emiliana Rota bambino, anche Don Giacomo nell‘omelia della celebrazione eucaristica ha focalizzato il gesto di mamma Pierina verso la figlia Anna, per aiutarla a vedere Gesù nel povero: un esempio che può e deve essere ancora imitato dalle mamme in occasione della Prima Comunione dei propri figli. Ecco, dunque, un dono prezioso e bello da regalare per un giorno tutto speciale e di grande festa, come quello della Prima Comunione dei bambini. Sensibilizzati al tema, alcuni bambini hanno fatto ricerche al computer trascrivendo pensieri di Francesco di Sales, il santo della spiritualità di Anna Michelotti; altri invece hanno impresso su carta libere espressioni di gratitudine al Signore, alla fondatrice Anna e alle suore che sono in Cornigliano, poiché da oltre cent’anni è evangelicamente esercitata l’opera del Buon samaritano: l’assistenza agli ammalati poveri. Dopo il rito di comunione, dall’altare, i bambini hanno fatto partecipi del frutto del loro lavoro i fedeli presenti alla celebrazione eucaristica: Al catechismo abbiamo ascoltato la storia della Beata Anna Michelotti, che era stata educata nella religione cristiana fin da piccola. Il giorno della sua Prima Comunione, per ringraziare il Signore, la mamma la portò a visitare un ammalato poverissimo. Noi invece pensiamo ai regali e al pranzo in ristorante. Giorgia Anna Michelotti, prima di diventare suora, cominciò a cercare e servire i malati poveri nelle case senza farsi pagare. Quan‑ do diventò suora trovò delle compagne e si chiamarono “Piccole Serve del Sacro Cuore per l’assistenza ai malati poveri”. Metteva‑ no in pratica le parole di San Francesco di Sales: “… non accontentarti di essere pove‑ San Giovanni Battista e Gesù. È importan‑ te perché significa che c’è il Signore anche se non si vede. Francesca Un gruppo di bambini della Parrocchia di S. Giacomo, Cornigliano. ra come i poveri, ma sii più povera dei pove‑ ri, va a servirli quando giacciono a letto in‑ fermi e servili con le tue proprie mani. Que‑ sta virtù è più gloriosa di un regno”. Irene Quando le ragazze diventano suore, ri‑ cevono un nome nuovo. Anna si chiamò Suor Giovanna Francesca della Visitazio‑ ne di Santa Maria. La Visitazione indica la Madonna quando va a trovare sua cugina Elisabetta e tutt’e due aspettano un bimbo, Le “Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri” sono arriva‑ te a Cornigliano nel 1905 e hanno abitato prima in via Bertolotti, poi in via Tonale, poi ancora in via Minghetti e ora in via Malaspina. Sono in poche, quattro italia‑ ne un po’ avanti negli anni e una giovane malgascia. Per far prima, noi le chiamia‑ mo “Suore dei poveri” e siamo orgogliosi di queste perle preziose, che la Beata Anna Michelotti ci ha lasciato e che altri quar‑ tieri non hanno. Davanti al nome nuovo mettono tutte “Maria” in onore della Ma‑ donna. Samuele Cara Anna Michelotti, ti ringraziamo perché soccorri i malati poveri del mondo: nella pioggia, nel vento, nel sole, nel tem‑ porale e così via… Ti ringraziamo per il tuo sostegno e per il tuo coraggio. Ringraziamo le tue suore che aiutano tante altre persone mentre tu sei in cielo. Max Ringraziamento a una suora Ogni volta che per strada, anche da lontano, la incontro, sento salirmi dal cuore un moto infinito di riconoscenza. Conoscevo l’impegno silenzioso delle suore che a Cornigliano chiamiamo da sempre “dei poveri”, ma proprio per questo appellativo credevo che si dedicassero agli ammalati poveri e non ai poveri ammalati. Dopo quasi sei anni di devastante malattia di mia madre, quando sentivo ormai di non reggere più alla stanchezza, la Provvidenza mi mandò Suor Maria Felice. Bastava la sua presenza perché mamma si rasserenasse un poco. Delicata, le cambiava le medicazioni, poi sedeva al capezzale ed assieme pregavano. “La Provvidenza mi mandò Suor Maria Felice”. Ma era una suora “ora et labora”, che non poteva stare con le “mani in mano”, perciò chiedeva almeno dei rammendi da fare. I calzini di mio marito divennero i grani della corona del Rosario. Catechista Olga 9 Nella solennità del SACRO Cuore Il nostro appuntamento, per unirci alle consorelle che celebrano la loro ricorrenza giubilare di consacrazione religiosa, è per il prossimo 1° luglio, giorno in cui la liturgia celebra la solennità del S. Cuore di Gesù. È sempre emozionante pensare che donne, con pregi e difetti, hanno tenuto alto il loro impegno a seguire Gesù per La Redazione tutta la vita. Da Lui affascinate dal giorno in cui sono state chiamate a seguirlo e ancora oggi innamorate dalla sua quotidiana proposta di lavorare per il regno di Dio, colme di gioia, oggi cantano la loro riconoscenza per i benefici del suo amore. Le nostre espressioni di profonda gratitudine e affetto fraterno sono per: Sr. M. Consolata Garino - Casatenovo (Lc) Sr. M. Ines Rota Nodari - Casatenovo (Lc) che ricordano il 60° di vita religiosa; M.dre Luigia De Bernardi - Sesto S. Giovanni (Mi) Sr. Maria Ester Comi - Sesto S. Giovanni (Mi) che ricordano il 50° di vita religiosa. La Chiesa, da sempre, ha alta stima della vita religiosa Cari Figli e Figlie, con libera risposta all’appello dello Spirito Santo, voi avete deciso di seguire il Cristo, consacrandovi totalmente a lui. I consigli evangelici di castità votata a Dio, di povertà e di obbedienza sono divenuti la legge della vostra esistenza. L’autorità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica ed anche di istituire, in base ad essi, forme stabili di vita. Così essa riconosce e rende autentico lo stato di vita, costituito dalla professione religiosa: Mediante i voti o altri vincoli sacri, con i quali il cristiano si obbliga all’osservanza dei tre consigli evangelici, egli si dona totalmente a Dio, amato al di sopra di ogni cosa (cfr Lumen gentium, n. 43). Tale consacrazione poi sarà tanto perfetta, quanto più solidi e stabili sono i vincoli, con i quali è rappresentato il Cristo indissolubilmente unito alla Chiesa, sua sposa. Ciò mette in luce la grandezza di questo dono, da voi stessi liberamente deciso, a immagine di quello fatto dal Cristo alla sua Chiesa. Proprio in vista del Regno dei Cieli, voi avete votato al Cristo, con generosità e senza riserva, queste forze d’amore, questo bisogno di possedere, e questa libertà di regolare la propria vita, cose che sono per l’uomo tanto preziose. Paolo VI 10 Lo spirito gioisce in Dio Magnificat ánima mea Dóminum, et exultávit spíritus meus in Deo salutári meo; quia respéxit humilitátem ancillæ suæ, ecce enim ex hoc beátam me dicent omnes generatiónes. Quia fecit mihi magna, qui potens est: et sanctum nomen eius, et misericórdia eius a progénie in progénies timéntibus eum. Fecit poténtiam in bráchio suo, dispérsit supérbos mente cordis sui, depósuit poténtes de sede, et exaltávit húmiles; L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; esuriéntes implévit bonis, ha ricolmato di beni gli affamati, et dívites dimísit inánes. ha rimandato i ricchi a mani vuote. Suscépit Israel, púerum suum, recordátus misericórdiæ suæ, Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, sicut locútus est ad patres nostros, come aveva promesso ai nostri padri, Abraham et sémini eius in sæcula. ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre. Glória Patri et Fílio et Spíritui Sancto sicut erat in principio et nunc et semper et in sæcula sæculórum. Amen. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. 11 L’acqua è sgorgata generosa e feconda Torino, 6 aprile 2011 Carissima Madre Carmelina, “Fiamma che arde” n. 1/2011 mi ha offerto un buon motivo per benedire il Signore. La mia attenzione è caduta sulle due fotografie che ritraggono le Piccole Sorelle appena arrivate negli anni ‘70 (pag. 21), e le Piccole Sorelle che con mons. Di Pierro e lei festeggiano i 40 anni di presenza! (pag. 19). Quelle immagini mi tornano in mente nella Messa vespertina, mentre il lettore (un po’ piatto nel tono, per la verità!) legge all’ambone il passo di Ezechiele, dell’acqua che sgorga abbondante e feconda dal tempio. Il tempio è il culmine dell’Esodo, il nuovo eden ricostruito, e abbellito di ogni ricchezza d’arte. Ezechiele la vede allo stesso modo, al termine del suo lungo percorso. Lì Iddio ci dà appuntamento. Nel Verbo fatto carne impariamo ad apprezzare la figura e la realtà del tempio. E a vederne i benefici, che sono senza numero! Avete donato al Signore e al Madagascar le vostre esistenze, siete state il suo tabernacolo. L’acqua è sgorgata generosa e feconda. Le giovani Piccole Serve testimoniano la bellezza del dono, la giustizia e la fecondità del dono. Ringrazio il Signore che mi ha concesso di prender parte alla vostra gioia, in alcuni momenti (nel 1988 e nel 2007). Come partecipo alla vostra sofferenza per le tante fatiche e anche i dolori, come la recente dipartita di Sr. Maria Elisa. Il mio augurio per la Pasqua attinge a questa storia. Formulo per lei e per le sorelle tutte la speranza che possiate vivere sempre più intensamente l’avventura di fede, di 12 Don Sergio Baravalle bontà e di giustizia che vi ha caratterizzate in questi 40 anni di Madagascar, di Italia, di Romania. A don Giuseppe Colombero la nostra più viva riconoscenza Don Giuseppe C., articolista e membro della redazione di Fiamma che arde dal 1984, ci lascia con profonda tristezza a causa di una maculopatia degenerativa bilaterale, che ultimamente ha seriamente compromesso il suo campo visivo. Ha passato la vita a leggere con passione e a scrivere con il cuore, ora non riesce neppure a decifrare il titolo di un libro. La nostra Congregazione lo ha conosciuto nel lontano 1966 quando era cappellano all’ospedale Astanteria Martini, ora Giovanni Bosco, Torino. Da allora sono iniziati rapporti di amicizia che si sono sempre più consolidati col passare degli anni e che tutt’ora permangono. La redazione, con la larga cerchia di lettori che per 27 anni hanno letto i suoi contributi psico-formativi, intrisi di saggezza, profondamente educativi e ricchi di umanità, lo ringrazia per il bene seminato con la sua brillante penna nelle pagine di “Fiamma che arde”. Il nostro caro Don Giuseppe saluta i suoi cari e affettuosi amici e ringrazia per la stima che i lettori gli hanno da sempre dimostrato. Don Giuseppe Colombero nel giorno del suo 60° anniversario di ordinazione sacerdotale: 31 giugno 2008. Assalto al Madagascar Negli anni scorsi il Madagascar, con i suoi 20 milioni di abitanti su una superficie complessiva di 587mila km2, si è trovato al centro dei progetti di due società multinazionali straniere che intendevano accaparrarsi ampie aree di terreni coltivabili dell’Isola Rossa. Ciò ha provocato una dura reazione da parte della popolazione. Ma l’allarme non è cessato. Se una di queste società ha infatti rinunciato ai suoi piani, l’altra non ha ancora «gettato la spugna». Ripercorriamo i fatti. Il 18 novembre 2008 il Fìnancial Ti‑ mes ha rivelato che il presidente Marc Ravalomanana aveva offerto in affitto per 99 anni alla multinazionale sudcoreana Daewoo Logistics la metà della superficie coltivabile del Paese, ovvero 1.300.000 ettari. Il caso ha suscitato molto scalpore e ha contribuito alle dimissioni e alla fuga del presidente, avvenuta il 17 marzo 2009 sotto le pressioni delle manifestazioni popolari. In seguito, si è venuto a sapere che l’ex presidente si era fatto regalare da Daewoo un aereo di lusso dei valore di 28 milioni di dollari e che se l’era fatto rimborsare dallo Stato con 60 milioni di dollari su un conto estero. Il 26 gennaio 2009 è poi apparsa sulla stampa un’altra notizia: la mul tinazionale indiana Varun avrebbe acquistato 232mila ettari di terre, occupate per tre quarti da contadini, nel Nord-Ovest del Paese. Per la cessione di terreni di tali dimensioni sono stati firmati contratti con autorità regionali che non avevano né il potere né la competenza per farlo. Ma, soprattutto, gli abitanti delle zone coinvolte non erano stati informati delle conseguenze degli impegni che avevano sottoscritto con la multinazionale. Sylvain Urfer S.I. (da Popoli, aprile 2010) Preparazione del terreno per la semina del riso. All’inizio del 2011, la stampa malga scia segnalava poi la vendita di acqua dolce del fiume Mananara‑nord (acqua famosa per la sua purezza) a un Paese non specificato del Golfo. La voce è stata smentita, ma tutti sanno quale valore abbiano le smentite in politica. I vincoli culturali La proprietà delle terre in Madagascar non è solo una questione economica o legale. Riguarda invece uno dei punti più sensibili e gelosamente custoditi della tradizione locale. Nella cultura malgascia, la terra è un elemento fondamentale del culto degli antenati. Il termine malgascio tanindrazana ha un significato molto complesso. Nel senso più letterale, la parola indica la porzione della terra sulla quale si costruisce la tomba di famiglia, cioè dove riposano gli avi e dove tutti i discendenti aspirano a riposarvi un giorno. In senso, più lato, fa riferimento alla totalità del territorio, quindi si può tradurre con il termine «patria». 13 In questo contesto, non è affatto strano che venga vietata la vendita a uno stra niero di una terra che è, al tempo stesso, il luogo sacro dove dimorano gli antenati e la patria. Questo spiega la reticenza dell’opinione pubblica nei confronti della cessione di terreni a stranieri, anche se queste cessioni potrebbero promuovere investimenti e sviluppo economico. Questo rifiuto è anche spiegato da motivazioni nazionalistiche: 64 anni di colonizzazione (1896‑1960) hanno insegnato ai malgasci che la proprietà della terra da parte degli stranieri si trasforma spesso in un potere ampio, che si può spingere fino a rimettere in gioco l’indipendenza nazionale. Adottata dalla fine del 2010, la costituzione della IV Repubblica esprime bene questo imbarazzo. L’art. 1 afferma che «nulla può minare l’integrità nazionale della Repubblica. Il territorio nazionale è inalienabile» e aggiunge: «la legge definisce le modalità e le condizioni relative alla vendita di terreni e all’enfiteusi (una sorta di contratto di affitto dei fondi agricoli, ndr) a favore di stranieri». Vendita impossibile Nessuno contesta il fatto che i terreni debbano essere coltivati prioritariamente dai contadini che li abitano e nessuno è autorizzato a cacciarli. Occorre però riconoscere che nessun contadino malgascio è riuscito a rendere altamente produttivi i propri terreni e che la malnutrizione imperversa ancora ovunque. Per attaccamento al loro stile di vita tradizionale e per paura di assumere rischi in un ambiente dominato dalla precarietà, i contadini non osano adottare nuove tecniche di coltivazione. Questo torpore spiega l’indifferenza dei politici nei confronti del mondo rurale, ma anche il fallimento di qualsiasi sviluppo agricolo. Passiva e disorganizzata, la classe contadina non minaccia i poteri istituzionali, a differenza delle città, irrequiete e ribelli, i cui movimenti popolari hanno destabi lizzato a più riprese il Madagascar. Inoltre, la proprietà è regolamentata dagli usi e costumi e la campagna non dispone né di catasto né di titoli fondiari. Ripulitura dei campi di riso da erbacce e zizzanie. 14 segue a pag. 19 1/L’Eucaristia: grembo vocazionale A cura di Sr. M. Gaetana Galbusera 15 “In ascolto della volontà della Padre” Scheda di preghiera per gruppi o per singole persone. I canti si eseguono all’inizio con l’invocazione allo Spirito santo, con l’Alleluia alla proclamazione del Vangelo, alle invocazioni con un tema vocazionale, alla fine con una lode di ringraziamento. La parola della Chiesa (dal Messaggio del Santo Padre per la 48° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni). «Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore», e disse: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate, dunque, il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,36-38). L’arte di promuovere e di curare le vocazioni trova un luminoso punto di riferimento nelle pagine del Vangelo in cui Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo e li educa con amore e premura. Oggetto particolare della nostra attenzione è il modo in cui Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,9). Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro: prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12), in un’ascesa interiore al di sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre. Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un’insistente preghiera che si eleva al “Padrone della messe” sia nelle comunità parrocchiali, sia nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali. Spunti di riflessione – La vocazione di coloro che hanno scelto di seguire Gesù è nata dall’incontro delle pagine del Vangelo. 16 – La parola di Gesù continua ad essere la forza luminosa che attrae i chiamati a seguirlo nella via dei consigli evangelici . – Nell’intimo colloquio di Gesù con il Padre è nata la vocazione dei discepoli e quella di coloro che in futuro avrebbe chiamato a sé. La Chiamata (cf. Ger 4,10) (eseguito da due solisti e coro) 1° Prima di formarti nel grembo, io già ti conoscevo; prima che vedessi la luce, io già ti amavo. 2° Signore, io non so parlare; sono giovane, abbi pietà. Coro Tu non temere, e va’ dove ti manderò. Annuncia le mie vie. 1° Io sarò con te per guidarti: questa è la voce del Signore. Io ti metterò sulle labbra ogni mia parola. 2° Signore, io non so parlare; sono giovane, abbi pietà. Coro Tu non temere, e va’ dove ti manderò. Annuncia le mie vie. 1° Io ti manderò tra la gente per sradicare e piantare. Io veglierò giorno e notte sulla mia parola. 2° Signore, io non so parlare; sono giovane, abbi pietà. Coro Tu non temere, e va’ dove ti manderò. Annuncia le mie vie La parola di Gesù Gesù passò la notte in preghiera. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici Vedendo le folle Gesù ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli:«La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe» (Mt 9,36-38). Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota. Che fu il traditore Lc (6,12-16). Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E strada facendo predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,1-8). Pausa per rileggere i passi del Vangelo di Matteo e di Luca, facendo attenzione ai personaggi che incontri e sottolinea quanto ti ha maggiormente colpito. Spunti per la riflessione • Gesù vive la missione affidatagli dal Padre con passione. • Gesù prega perché la sua missione lo chiama a scegliere dodici dei suoi discepoli per affidare loro un compito specifico nella chiesa. • Gli apostoli, nel loro itinerario missionario devono sentirsi in intima relazione con il proprio Maestro. Invocazioni Preghiamo Dio Padre perché ispiri le comunità cristiane a far proprio l’invito di Gesù ai suoi discepoli: pregare con fiducia il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. Signore aumenta la nostra fede. Nella certezza che ancora oggi, Signore, ha compassione di noi, poveri di valori umani e spirituali, ti chiediamo, per tua grazia e misericordia, di non abbandonarci a noi stessi. Signore perdona le nostre incoerenze. Prima di scegliere gli apostoli, nella notte Gesù ha pregato in solitudine non solo per loro, ma anche per tutti coloro, che nel corso dei secoli, avrebbe chiamato a seguirlo. Donaci, Signore, la certezza che anche nell’Europa di oggi e nella nostra Italia non verranno a mancare vocazioni alla tua Chiesa. Signore, infondi in noi la speranza. Noi siamo come pecore perdute, perché volutamente ci siamo allontanati dalla casa del Signore. Per il grande amore, Padre, che hai verso i tuoi figli, mandaci dei veri pastori che ci nutrano della tua Parola. Signore, aiutaci a credere al tuo amore. Agli operai del Vangelo il Maestro ha raccomandato la gratuità. La tua esortazione, Gesù, sproni anche noi a mettere al servizio del prossimo quanto abbiamo da te ricevuto in dono senza aspettarci un ritorno. Signore, aprici ai bisogni del prossimo. (Seguono libere invocazioni e dopo una pausa di silenzio si canta il Padre Nostro). Orazione O Dio, che vegli con amore di Padre sulle vicende di ogni vita, accogli le nostre preghiere e custodisci con il tuo Santo Spirito 17 il nostro cammino nel bene, perché, con la testimonianza dei tuoi figli, tanti possano trovarti e amarti. Amen. Madre Anna prega: invia di casa in casa le suore a portare il cielo agli ammalati Madre Anna ha pregato intensamente il Signore per essere illuminata nella scelta della sua vocazione. Ha pregato con spirituale affetto per le suore, che liberamente hanno deciso di condividere la sua stessa vita. Le invia di casa in casa a portare sollievo nel corpo e nello spirito ai sofferenti e ad annunciare che è a loro vicino il regno di Dio. Madre Anna di lei non ha mai scritto. Sono le suore, per dirette testimonianze, a raccogliere e tramandare i suoi insegnamenti. In questo non è affatto forzato paragonarla a Gesù, di cui hanno scritto i suoi discepoli. Ecco quanto ci hanno tramandato le suore che vissero con lei, parlando della sua vocazione: Ho pregato tanto, e mi pare sia questa la volontà di Dio: vi è in me un ardente desiderio di consacrarmi tutta a Gesù, nell’assistenza dei malati poveri. Ho deciso di consacrarmi interamente al Signore, ma perché nulla mi distolga dalla mia vocazione, vorrei liquidare tutto quanto mi tiene ancora legata alla terra. Mio Dio, fate grazia a questa vostra indegnissima figlia di potervi servire tutti i giorni della sua vita. Sono una piccola Serva del Cuore di Gesù e dei poveri ammalati; non sono niente più di questo. Ecco il sogno del mio passato, ecco il mio presente, ecco tutte le speranze del mio avvenire. A Madre Anna stava a cuore la sua vocazione e quella delle figlie. Avvertiva la preziosità del dono della chiamata, la de- 18 vota filiale riconoscenza a Dio Padre e il bisogno di pregarlo per la perseveranza. Così dalle sue labbra scaturivano queste considerazioni: La nostra dignità di piccole Serve del Cuore di Gesù è davanti a Dio ben più grande che se fossimo principesse. La preziosità della vostra vocazione la conoscerete pienamente in punto di morte e in Paradiso. Quotidianamente ringraziate il Signore di un dono così grande. Pregate per ringraziare il Signore della vostra santa vocazione incessantemente per avere il dono della perseveranza. Per portare il cielo della consolazione ai malati necessitano operai/e che accolgano l’invito di lavorare nel campo del regno di Dio. Ed ecco che Madre Anna prega e invita le suore a pregare per le vocazioni: Preghiamo con fervore il Cuore di Gesù che ci mandi delle vocazioni. Le richieste di assistenza che mi pervengono sono così numerose, che avrei bisogno di un esercito di figlie, di molte e molte vocazioni; oggetto questo, delle mie insistenti preghiere al Cuore di Gesù. Tali richieste sono la dimostrazione palese che la carità di Cristo mi spinge a desiderare i desideri del suo Cuore dolcissimo. Mio Dio, l’opera non è mia, è vostra! Se la volete, porgetemi la mano! Non privatemi di tante figlie buone che potrebbero aiutarmi! La piccola Serva, per raggiungere lo scopo principale della sua caritatevole assistenza, che non è di portare un po’ di terra alla terra, ma di portare il Cielo, di cui ella dispone a piene mani perché è l’apostola di Cuore di Gesù, deve presentarsi all’ammalato con umiltà. Tanto è vero che, in passato, le terre venivano periodicamente ridistribuite, senza formalità giuridiche, in funzione delle necessità delle famiglie e del numero dei figli. Da qui è sorto un malinteso, fonte di frustrazione e di violenza: un cittadino ricco o influente può acquisire in piena legalità dall’autorità pubblica una terra senza che il contadino che la lavora da generazioni sappia di averne perso il possesso. È questo che avrebbe potuto verificarsi su vasta scala con Daewoo e Varun, che prevedevano di sostituire i contadini locali con manodopera importata. «La durata del contratto di locazione – è scritto nel testo del contratto – è di 50 anni, Varun realizza tutti i lavori agricoli e fornisce prodotti ai contadini. (...) Lo schema di ripartizione della produzione è il seguente: su un terreno sottoposto a contratto di locazione (ad esempio un terreno di un ettaro con rendimento previsto di 10 tonnellate di riso vestito per ettaro), Varun riceve il 70% dei raccolti mentre il contadino proprietario deve ricevere il 30% dei raccolti». Ma della quota distribuita al contadino, il 30% è destinato all’autoconsumo (0,9t nell’esempio citato) e il restante 70% deve essere obbligatoriamente venduto a Varun (2,1t) a un prezzo fissato da Varun stessa in funzione del corso locale delle zone di produzione. In breve, delle 10 tonnellate di riso vestito/ha, più di 9 finiscono nelle mani di Varun, di cui solo 2 tonnellate dietro pagamento. L’annullamento del contratto con Daewoo e la sospensione di quello con Varun sono state decisioni contingenti per calmare gli animi della popolazione, ma non avranno effetti benefici se non comporteranno l’accantonamento definitivo delle politiche di vendita su larga scala dei terreni. Ma i governi futuri sa Il riso in spiga giunto a maturazione. pranno mettere in atto una strategia di sviluppo rurale che consenta ai contadini di conservare e coltivare in modo redditizio i terreni? Ny fandrobana natao an’i Madasikara Traduzione di Sr. M. Solange Rakotoarivony I Madagasikara dia firenena manana mponina miisa 20 tapitrisa sy velarantany mahatratra 587.000km2 . Tamin’ny taona lasa dia sehatra namolavolan’ireto orin’asa 2 goavana avy any ivelany mba handrobàna velaran-tany midadasika azo ambolena izy. Nahatafin-tohina ny vahoaka maro io volavolan-kevitra io. Kanefa na dia izany aza dia tsy nanakana ny iray tamin’ireo orin’asa goavana hihemotra amin’ny fanapahan-keviny izany. Handeha ary hovoaboasantsika ny momba io tantara io. Ny 18 novambra 2008 dia nivoaka tamin’ny gazety “Financial Times” hoe: nomen’i Marc Ravalomanana hofain’ilay orin’asa goavana avy ao Corée atsimo mandritra ny 99 taona ny antsasaky ny velaran-tany azo volena eto Madagascar. 19 Izany velaran-tany izany dia mirefy 1.300.000 hectar. Tsy nankasitrahin’ny vahoaka io fanapahan-kevitra io, ary isan’ny antony nampikomy azy ireo izay niafara tamin’ny nialan-dRavalomanana teo amin’ny fitondrana ny faha- 17 marsa 2009 . Avy eo dia heno fa nasainy nanolotra fiaramanidina mitentina 28 tapitrisa vola dollar ho azy io orin’asa goavana Daewoo ( avy ao Corée atsimo) io , ary nalainy tamin’ny tahirim-bola malagasy ny vola mitentina 60 tapitrisa ho onitr’io fiaramanidina io. Ny 26 janoary 2009 dia nivoaka tamin’ny gazety indray ity vaovao iray ity : misy orin’asa goavana karàna iray atao hoe “Varum “ nahazo velaran-tany mirefy 232.000 hectar izay nalainy teo ampelan-tanan’ny ¾ ny mpamboly monina any avaratr’andrefan’i Madagascar . Nisy fifanekena sy sonia natao mba hanalana eo am-pelan-tanan’ireo mpamboly ny velaran-taniny. Ny filohan’ny Province no nanantontosa ny raharaha ara-panjakana momba io tetik’asa io.Kanefa azo lazaina fa tsy manan-kery akory io fifanekena io ary tsy manan-jo izy hankatò io tetik’asa io. Soritana eto fa na ny mponina nanao io sonia momba io fifanarahana io aza dia tsy nampahafantarina akory ny mombamomban’izay mety ho vokatr’io fifanarahana ho fanomezana alalana haka ny taniny io. Tamin’ny fiandohan’ny taona 2011 dia voasoratra tao anaty gazety malagasy fa namidy ny reniranon’i Mananara Avaratra, malaza amin’ny fahadiovany io renirano io. Nolavin’ny fanjakana ankitsirano hoe tsy marina io fanambarana io. Kanefa efa fantatry ny 20 daholobe fa zava-marina io nolazain’ny gazety io! Ny fomban-drazana malagasy Ho an’ny malagasy ny tanindrazana izay onenany dia manana ny hasiny lehibe tokoa ary tsy atakalony sy ataony ambaninjavatra na dia mety ahazoan-karena aza. Amin’ny toe-tsaina malagasy, ny tanindrazana dia manana ny heviny lehibe dia lehibe tokoa.Raha raisina arabaki-teny ny atao hoe tanindrazana dia tany andrian’ny nofon’ireo razam-be efa nialoha lalana ary efa namandriahan’ireo taranaka amam-para toerana ho azy rehefa tonga ilay andro andaozany ity fiainana mandalo ity. Raha fintinina dia ao no toerana ihaonan’ny razam-ben’ny fianakaviana rehetra. Noho izany dia tsy mahagaga raha lavina ny hivarotana azy amin’ny vahiny. Io no mahatonga ny vahoaka hanohitra io volavolan-kevitra hoe hivarotra tany mba hampitombo ny harin-karena malagasy. Efa fijaliana nianjady tamin’ny malagasy mantsy io nandritry ny fanjanahan-tany(1896-1960) ary nahalalany tsara fa ny vahiny mampiasa sy mandidy eo an-tanindrazana dia afaka tsara manararaotra hampiasa ny taninao amin’ny fomba rehetra. Kanefa azo atao ny manohitra azy na dia handatsahandrà aza. Io herim-po io no nahazoana ny fahaleovan-tena tamin’ny 1960. Ary nohamafisina ao amin’ny lalampanorenan’ny IV° Republique Art 1 dia milaza mazava tsara fa “ tsy azo amidy na hampanofaina amin’ny vahiny na oviana na oviana ny tany onenan’ny malagasy” Il riso costituisce la principale alimentazione del popolo malgascio. Varotra tsy raikitra Hevitra tsy azo tsipahina velively ny hoe: zon’ny tantsaha tsirairay ny mamboly sy mioty ny vokatry ny hasasarany ary tsy misy mahazo mandroaka azy na maka an-keriny ny taniny. Tsapa anefa fa tsy misy mpamboly malagasy mba afaka hiteny hoe afa-po tokoa tamin’ny vokatry ny fambolena nosasarany satria maro amin’izy iero no tsy ampy sakafo. Maro amin’izy ireo koa etsy andaniny no malaina handray ny teknika vaovao mety hampivoatra ny fambolena satria mbola te hifikitra mafy amin’ny fombandrazana. Izany no mahatonga ireo mpanao politika tsy manome lanja firy ny tantsaha sy ny fiainana eny ambanivolo ary vokatry izany dia tsy ahitana fandrosoana mihitsy ny tontolon’ny fambolena malagasy. Vokatr’izany fahantrana ara-kolontsaina eo amin’ny tantsaha izany dia mora tamin’ny mpitondra fanjakana ny manambaka azy ireo izay hita tsy mitovy tanteraka amin’ny mponin’ny tanandehibe. Ny any an-tanan-dehibe mantsy dia tsy azo ambakaina sy resen-dahatra amin’ny toky fitaka. Izy ireo no nahavita nanohitra ny tsy mety nataon’ny mpitondra teto Madagasikara matetika. Manaraka izany dia tsy misy voafaritra mazava mihitsy ny tany eny ambanivohitra(cadastre). Ary tsy fantatra hoe iza marina no tompon’ny tany (titre foncier). Fahiny mantsy dia nozarazaraina amin’ny ankapobeny fotsiny ny velarantany ary notsinjovina manokana ireo fianakaviana sahirana sy maro anaka. Io fomba nentim-pahazarana io no nanimba ny zava-drehetra satria mora amin’ireo mpanankarena mahalala tsara ny lalàna ahafahana mividy tany sy mandroaka ireto tantsaha eo amin’ny taniny. Io tetik’asa io no notadiavin’ny Daewoo sy Varum hotontosaina. Ny Le acque del fiume Mananara‑nord, pre‑ ziose per la loro purezza. tanjona dia ny hanala ny tantsaha eo amin’ny taniny ary hampidirana orin’asa vaovao. Araka ny fifanarahana dia mandritry ny 50 taona ny Varum no hanatanteraka io asam-pambolena io ary hanome am-paham-bokatra ny tantsaha tompon-tany. Ny fizarana ny vokatra dia toy izao: raha iray hectar no nalaina tamin’ilay tantsaha, ka mahavokatra vary 10 taonina ny Varum amin’io taniny io dia : ny 30% omena azy tantsaha ary ny 70% tsy maintsy hamidiny amin’ny Varum. Ny vidiny hamarotany azy anefa dia ny Varum ihany no mandidy sy manapaka azy. Na dia nofoananana aza taty aoriana ny fifanarahana (contrat) natao tamin’ny Daewoo sy nampitsaharina ny orin’asa Varum : izay natao mba hampandry ny saim-bahoaka fotsiny, dia tsy azo atao hoe vita sy milamina hatreo ny raharaha. Ny tokony hatao dia ny manakana tanteraka ny fanjakana tsy hivarotra tany tsy amin’antony. Mba manana tetik’asa vonona hampandroso ny fiaianan’ny tantsaha eny ambanivolo ve ny governamanta izay hitsangana eo? Hohainy ve ny hitsimbina ireto tantsaha ka hanafoanany ny fanambakana mihanjady amin’izy ireo? 21 Esperienze vissute Sr. M. Laura Villa e Sr. M. Rose Razafindrasoa Buzau (Romania), 30 marzo 2010 Da circa due anni siamo state invitate dalla Direzione Generale a recitare, durante il tempo estivo, la Coroncina della Divina Misericordia: preghiera che Gesù, in una apparizione a Suor Maria Faustina Kowalska, nel febbraio nel 1931, ha ordinato di diffondere. La religiosa, di origine polacca, il 30 aprile 2000, è stata elevata all’onore degli altari da Giovanni Paolo II. A distanza di pochi mesi, la Parrocchia di San Giuseppe in Buzau ha ospitato per alcuni giorni le Reliquie della Santa ed esposte alla venerazione dei fedeli. Cattolici e ortodossi si sono ritrovati uniti nella preghiera di intercessione e di lode al Cuore di Gesù. È stata questa un’occasione per approfondire la vita di Santa Faustina e di sperimentare l’efficacia della Coroncina della Divina Misericordia. Anche il nostro apostolato è stato graziato da frutti spirituali e i nostri cuori toccati dalla consolazione del Signore. Le tre testimonianze che riportiamo sono state le più significative da noi vissute. Il Signore è occupato con lei perché le vuole bene Dal 2007 prestavamo assistenza al signor Matei. Eravamo da lui ricevute sempre con stima e rispetto, tuttavia non si doveva parlare di Dio e di sacerdote. Era Le reliquie di Santa Faustina esposte alla venerazione dei fedeli. 22 anche scettico sulla gratuità del nostro servizio. Come ci è stato inculcato dalla nostra Madre Fondatrice, abbiamo pregato quotidianamente e con insistenza per lui. Per giungere alla sua abitazione c’era esattamente il tempo per recitare la coroncina della Divina Misericordia e così affidare al Cuore di Gesù il caro assistito. Giunto ormai alla fine dei suoi giorni, durante la nostra ultima visita, prima di lasciare il suo capezzale, il Signore ci ha ridato il coraggio di ripetergli: «Tataie, ne rugam pentru Dumneavoastra pentru ca Dumnezeu sa va fie alaturi sa va ajute si sa va sustina in aceasta suferinta» (Nonno, preghiamo per‑ ché il Signore le sia vicino, l’aiuti e la sostenga in questa sua sofferenza). Con un filo di voce rispose: «Dumnezeu este ocupat» (Il Signore è occupato). E Noi: «Este ocupat cu Dumneavoastra pentru ca va iubeste» (È occupato con lei perché le vuole bene). Dopo queste sue ultime parole il nostro assistito è entrato in uno stato di pre-coma. L’abbiamo lasciato che era sera inoltrata e al suo capezzale rimasero i familiari. La sua anima era a noi tanto cara e molto di più lo era al Cuore di Gesù. Mentre preparavamo una frugale cena ci siamo dette: «Su, recitiamo ancora una volta la Coroncina!». Qualcosa dentro di noi ci faceva presagire che l’ammalato avesse ancora bisogno di un aiuto spirituale e così procedemmo. Al termine dell’ultima invocazione squillò il telefono; era la figlia che ci comunicava che in quell’istante papà si era spento serenamente. Il giorno dopo, quasi a volerci dimostrare la sua gratitudine per il bene ricevuto in quattro anni, una signora sconosciuta bussa alla nostra porta e dice: Sr. M. Laura e Sr. M. Rose a domicilio di una anziana ammalata. «prendete, è un’offerta per i vostri ammalati». La commozione è stata davvero grande per un segno così toccante, manifestato attraverso la Provvidenza, il quale non poteva essere interpretato che come il grazie del nostro caro tataie (nonno). Io non ho nessuna famiglia Iosif, già avanti negli anni, l’abbiamo avuto in cura fin dal nostro arrivo a Buzau, agosto 2002, e assistito per otto anni. Era solito ripeterci «Io non ho nessuna famiglia in Buzau all’infuori del Parroco cattolico e di voi suore, che mi fate visita tutti i giorni». Era suo intenso desiderio averci accanto negli ultimi istanti di vita; e così è stato. Ha avuto la grazia di ricevere il Sacramento dell’Unzione e dopo la celebrazione del rito ha fatto seguito la recita della Coroncina della Divina Misericordia. Mentre la preghiera volgeva al termine l’ammalato si spense illuminato dalla Grazia e sostenuto dalla consolazione spirituale. 23 Dal suo volto una profonda pace La nonna Maria invece, nel 2010, dopo averla assistita per nove mesi se ne è andata in cielo, lasciandoci un commovente ricordo. Di religione ortodossa, abitando vicino alla Chiesa Cattolica la frequentava volentieri. Aveva grande rispetto e stima anche per il Parroco e per le Suore. Nella sua malattia ha avuto bisogno di terapie che le procuravano effetti collaterali, tra cui lo stato confusionale. Quando le si parlava del sacerdote e delle suore il suo volto si illuminava e ritornava a essere se stessa, vivace e allegra, desiderosa di notizie della parrocchia e dei giovani che la frequentano. Nelle nostre quotidiane visite eravamo sempre da lei attese e calorosamente accolte. La figlia che ci apriva la porta soleva dire alla mamma: «A venit sora» (è arrivata la suora), e lei: «A venit? Ah! a venit sora» (È arrivata? Ah è arrivata!). Dopo le prestazioni e prima di lasciare la famiglia, come di abitudine, recitavamo insieme la preghiera del Padre Nostro. Al momento di congedarsi la nonnina, sempre con rammarico, esclamava: «Plecati? Nu dormiti la noi?» (Andate via? Non dormite da noi?). All’aggravarsi della malattia e constatando ormai vicino il momento del Dio si occupa sempre dell’uomo, creato a sua immagine. 24 decesso, in quelle ore di trepidazione siamo rimaste al suo capezzale; giunto poi anche il sacerdote cattolico le è stato somministrato il Sacramento dell’Unzione a cui ha fatto seguito la recita della Coroncina della Divina Misericordia, divenuta ormai nostra consuetudine. Increduli e stupiti al termine di questa devota preghiera la nonna si spense dolcemente, lasciando trasparire dal suo volto una profonda pace. I frutti della Coroncina Più volte siamo così rimaste toccate dal miracolo della devozione ereditata da Santa Faustina. Queste morti sante ci hanno rese convinte della forza e dell’efficacia della preghiera alla Divina Misericordia. Noi, a nostra volta sentiamo il bisogno di ringraziare profondamente il Signore per averci dato di sperimentare nella nostra missione di Piccola Serva la sua presenza amorosa. Vogliamo inoltre dire un grazie al Beato Giovanni Paolo II per aver promosso questa devozione, e aver istituito la festa della Divina Misericordia, la prima domenica dopo Pasqua. Experiențe trăite Buzău (România), 30 martie 2010 De circa doi ani am fost invitate de Direcția Generală, să recităm în timpul verii, Rozariul Milostivirii Divine: rugăciune pe care Isus, apărând Sorei Maria Faustina Kowalska, în februarie 1931, i-a cerut să o difuzeze. Călugărița, de origine poloneză, pe 30 aprilie 2000, a fost ridicată la cinstea altarelor de către Papa Ioan Paul al II-lea. Cu câteva luni în urmă, Parohia Sf. Iosif din Buzău a avut pentru câteva zile relicva Sfintei și a expus-o venerației credincioșilor. Catolici și ortodocși s-au reunit în rugăciuni de cerere și de laudă către Inima Preasfântă a lui Isus. Aceasta a fost o ocazie pentru a cunoaște mai bine viața Sfintei Faustina și pentru a experimenta puterea Rozariului Milostivirii Divine. Chiar și apostolatul nostru a fost binecuvântat cu roade spirituale și inimile noastre au fost atinse de mângâierea Domnului. Mărturiile pe care le prezentăm au fost experiențele cele mai deosebite pe care le-am trăit. Domnul este ocupat cu dumneavoastră pentru că vă iubește Din 2007 ofeream asistență Domnului Matei. Eram mereu primite de către el cu stimă și respect, dar totodată nu se putea vorbi de Dumnezeu și de preot. Era sceptic și cu privire la gratuitatea serviciului nostru. Așa cum am fost învățate de către Maica fondatoare, ne-am rugat în fiecare zi cu insistență pentru el. Pentru a ajunge la locuința lui era exact timpul de a recita un Rozariul al Milostivirii Divine și asfel să încredințăm Inimii lui Isus pe cel pe care-l îngrijeam cu drag. Ajuns aproape la sfârșitul zilelor sale, în timpul ultimei vizite, înainte de a lăsa bolnavul, Domnul ne-a redat curajul să-i repetăm: “Tătaie, ne rugăm pentru dumeneavoastră pentru ca Dumnezeu să vă fie alături, să vă ajute și să vă susțină în această suferință”. Cu vocea stinsă a spus: “Dumnezeu este ocupat”. Și noi: “Este ocupat cu dumneavoastră pentru că vă iubește”. După aceste cuvinte bolnavul de care ne îngrijeam a intrat în precomă. L-am lăsat noaptea tărziu și la căpătâiul său rămaseră rudele. Sufletul său ne era foate drag și cu atât mai mult Inimii lui Isus. În timp ce pregătem ceva pentru cină ne-am spus: Per l’unzione degli infermi viene usato l’olio d’oliva benedetto durante la Mes‑ sa Crismale del Giovedì Santo. “Haideți să mai recităm odată Rozariul!” Ceva dinăuntrul nostru ne spunea că bolnavul avea încă nevoie de un ajutor spiritual și așa am făcut. La sfărșitul ultimei invocații a sunat telefonul: era fiica care ne comunica că tatăl ei s-a stins cu seninătate. Ziua următoare, pentru a ne demostra mulțumirea pentru binele primit în cei patru ani, o doamnă necunoscută a bătut la ușa noastră și ne-a zis: “Luați, este o ofertă pentru bolnavii dumneavoastră”. Emoția a fost într-adevăr mare pentru un semn atât de vizibil, manifestat prin providența, care nu putea fi interpretat decât ca un mulțumesc din partea îndrăgitului tătaia. Eu nu am nici o familie Iosif, deja înaintat în vârstă, l-am avut în îngrijire de la venirea noastră la Buzău, august 2002, și asistat timp de opt ani. Ne repeta mereu: “Eu nu am nici o familie la Buzău în afară de parohul catolic și de voi surorile, care mă vizitați în fiecare zi”. Era dorința lui cea mai mare de a ne avea alături în ultimele momente de viață și așa a fost. A avut harul de a primi Sacramentul Maslului și după celebrarea ritului a recitat rozariu Milostivirii Divine. În timp ce rugăciunea se apropie de sfârșit bolnavul s-a stins iluminat de har și susținut de mângâierea spirituală. De pe fața lui o profundă pace Bunica Maria în schimb, în 2010, după ce am avut grijă de ea pentru nouă luni s-a dus în cer, lăsându-ne o mișcătoare amintire. 25 De religie ortodoxă, locuind aproape de Biserica Catolică o frecventam cu plăcere. Avea mare respect și stimă pentru paroh și surori. În boala sa a avut nevoie de terapii care îi provocau efecte colaterale, printre care și o stare confuzională. Când i se vorbea de preot și surori fața ei se lumina și se regăsea pe ea însăși, vivace și veselă, doritoare de știri de la parohie și de tinerii care o frecventau. În vizita noastră de fiecare zi eram mereu așteptate și primite cu căldură. Fiica care deschidea ușa îi spunea mamei: “A venit sora”, și ea: “A venit, Ah! A venit sora”. După îngrijiri și înainte de a lăsa familia, de obicei, recitam împreună rugăciunea Tatăl nostru. În momentul despărțirii bunica, mereu cu părăre de rău exclama: “Plecați? Nu dormiți la noi? Odată cu agravarea bolii și dându-ne seama că a sosit momentul decesului, în acele momente dificile am rămas la capul ei; ajuns și preotul catolic i-a fost dat sacramentul Maslului după care am recitat rugăciunea Rozariului Milostivirii Divine, care a devenit obișnuița noastră. Increduli și surprinși la sfârșitul acestei minunate rugăciuni bunica s-a stins liniștit, lăsând să se vadă pe față o profundă pace. Roadele rozariului De multe ori am rămas mișcate de miracolul devoțiunii moștenite de la Sora Faustina. Aceste morți sfinte ne-au convins de forța și eficacitatea rugăciunii Milostivirii Divine. Noi, la rândul nostru simțeam nevoia de a mulțumi profund Domnului pentru că ne-a lăsat să experimentăm în misiunea noastră de mici Surori prezența sa iubitoare. Am dori totodată să spunem un mulțumesc Fericitului Ioan Paul al II-lea pentru că a promovat această devoțiune și pentru că a instituit sărbătoarea Divinei Milostiviri în prima Duminică după Paști. Giovanni Paolo II santo subito Grazie, Benedetto XVI, per aver ascoltato la voce dei fedeli, elevando all'onore degli altari il suo predecessore Giovanni Paolo II, a soli sei anni dalla sua morte: 2 aprile 2005 - 1° maggio 2011, festa della Divina Misericordia. 26 Attualità: lavoro e famiglia Il lavoro e la famiglia sono due elementi fondamentali per la vita dell’uomo. Spesso si integrano, alcune volte si ostacolano, altre sono antagonisti. Lavorare stanca scriveva Cesare Pavese, e qualcuno aggiungeva riposare è meglio. Il lavoro visto come realizzazione e continuazione dell’opera iniziata da Dio nella creazione è cosa buona, ma anche Lui il settimo giorno si fermò: vide che tutto era buono e si riposò (Genesi, 1:18-23). Oggi nella nostra società esistono degli eccessi, da una parte il lavoro manca (la disoccupazione giovanile è elevata e non esistono certezze di mantenimento dell’occupazione nemmeno per chi già ce l’ha), dall’altra si chiede sempre di più: la prestazione professionale deve essere eccellente, si pretende il massimo rendimento senza mai fermarsi. Poi accade che un banale incidente (basta una semplice influenza stagionale) costringa a fermarsi e si ha tempo per riflettere che un giorno il mondo farà a meno anche di te, pur continuando nella sua sfrenata corsa. Paola e Gabriele Riva Pronti, via! E poi? Ricordiamo volentieri un’omelia di un frate francescano che nella chiesa di Santa Maria a Sabbioncello di Merate, iniziò così: «Uomo, fermati, fermati!» Sembrava inizialmente che lo stesse dicendo all’ultimo fedele appena entrato in chiesa con notevole ritardo e invece non era così. Lo diceva ad ognuno di noi che lavoriamo giustamente per il pane quotidiano e per la nostra soddisfazione personale, ma non sempre ricordiamo che il nostro lavoro è una continuazione della creazione e che Dio probabilmente vorrebbe che noi ci fermassimo per riflettere e per riposare. Anche quando siamo nella nostra casa, desideriamo che essa sia pulita, accogliente, ospitale per chi ci vive e questo è un atto d’amore. Ma tutto deve entrare in un ordine ben preciso. Se dedico tempo alle attività quotidiane, devo almeno nel fine settimana trovare spazio per dialogare in famiglia, per riposare, per stare bene insieme e non ultimo per pregare insieme. L’uomo che costruisce la sua casa sulla roccia è chiamato saggio, così è dell’uomo che sa dare un giusto equilibrio alla propria attività professionale e alla propria presenza in casa, sapendo quando è il momento di staccare la spina. Ciò vale anche per le cosiddette attività ricreative e culturali: la conferenza alla quale non si può mancare perché interessante, l’attività sportiva che richiede un impegno assiduo, la riunione del gruppo di volontariato che si porta avanti da tempo, ecc. Tutte cose buone, ma vivere è scegliere e scegliere significa rinunciare, non certo per starsene in panciolle davanti al televisore facendo27 famigliari le emozioni della giornata trascorsa, almeno durante il momento della cena, l’unico in cui tutti si è liberi dal ritmo lavorativo; tutto ciò offre momenti di vero ristoro e liberazione dagli stress lavorativi. ci inondare di parole ed immagini, sempre più spesso negative e di cattivo gusto. Nel momento in cui non si dà la giusta priorità agli impegni, si finisce per perdere di vista, a volte senza rendersene conto, un bene prezioso, la famiglia, dono che ci é dato gratuitamente e che viene spesso ridotto al semplice abitare sotto lo stesso tetto da parte di genitori e figli. Famiglia: oasi rigeneratrice La famiglia: tempo e luogo degli affetti, dell’amore disinteressato, dell’attenzione all’altro, dell’ascolto e della condivisione di gioie e dolori, dell’aiuto reciproco, sostenuta e vivificata quotidianamente dalla presenza del Signore Gesù che ci ama e ci abbraccia. Condividere parte del proprio tempo per partecipare alla vita scolastica dei figli, essere disponibile ad accogliere il loro sfogo durante l’adolescenza, partecipare ai propri 28 Stare bene in famiglia Grazie alla famiglia ci si apre ad una dimensione umana che fa riscoprire la bellezza del vivere. Così la relazione genitori e figli, il rapporto di coppia degli sposi si ritrovano attraverso il dono del proprio tempo personale. Si sperimenta che la bellezza del sorriso degli sposi, la dolcezza dello sguardo dei genitori, la gioiosa allegria dei bambini, la quiete della vita domestica portano gratificazione sia allo spirito sia al corpo. Questo prolungato e salutare benessere è gratuito, non è a pagamento come le terapie e le cure che si praticano nei Centri be‑ nessere che creano solo un temporaneo e momentaneo rilassamento. Un antico proverbio indiano diceva “L’uomo stolto cerca la felicità lontano, il saggio lo fa cercando sotto i suoi piedi”. Noi in più abbiamo la Parola di Dio: perché non seguirla? Sanità e salute: le vertigini Dott.ssa Giovanna Gavazzeni Si tratta di un disturbo ORECCHIO molto comune, anzi di un Condotto uditivo esterno disturbo che più o meno Padiglione Osso temporale auricolare tutte le persone hanno speCanali semicircolari rimentato. “Mi gira la teUtricolo sta!”, “Mi manca la terra Branca vestiblare sotto i piedi!”, “Mi gira tutto!” sono espressioni che ci Coclea sono familiari. Diciamo innanzi tutto che le vertigini sono un sintomo e non una malattia di Tuba Timpano di Eustachio per sé, per cui distinguiamo Martello Vestibolo tra vertigini fisiologiche e Incudine Sacculo vertigini patologiche. Staffa Finestra ovale Solitamente la sensaOrecchio. Le diverse strutture dell'orecchio sono legate al senso dell'udito e al senso dell'equilibrio. zione di vertigine fisiologica è di breve durata e legata a situazioni ben note. Ad esempio zione eretta. Si tratta di un adattamento la vertigine può essere “visiva” , come un po’ troppo lento delle strutture che quando si provano occhiali che sono mantengono la circolazione nelle varie inadeguati per le nostra vista, o quan- posizioni del corpo. La terapia è semplido fissiamo un treno che si muove o ce: si tratta soltanto di essere un po’ più quando sperimentiamo la sensazione di cauti nel cambiamento di posizione! Le vertigini patologiche sono invece caduta guardando verso il basso da un espressione di una malattia più o meno punto elevato ecc. Una particolare forma di vertigine fi- grave. Abbastanza frequente negli anziani è siologica che può accompagnarsi a nausea e vomito è la vertigine da mal d’auto o da la vertigine da artrosi cervicale dovuta mal di mare. Si tratta di situazioni comu- ad alterazioni artrosico-osteofitiche delle ni, che possono essere molto fastidiose, vertebre cervicali che irritano le terminalegate a una momentanea alterazione del zioni nervose presenti in quella zona. Tipica è in questo caso la comparsa sistema neurovegetativo, del tutto reverdel disturbo quando si gira o si piega il sibile quando cessa lo stimolo. Un caso particolare, ma anch’esso fre- capo. Analoga sintomatologia compare quente, è la vertigine che compare nelle più raramente per restringimento artepersone che assumono farmaci per l’iper- riosclerotico dei vasi sanguigni che detensione arteriosa, quando cambiano ra- corrono a livello delle vertebre cervicali. La terapia in questi casi non può fare pidamente postura, ad esempio passando da sdraiate a sedute o da sedute alla posi- molto, può essere utile un trattamento 29 antinfiammatorio associato a fisioterapia, mentre per le forme su base vascolare sono consigliate le indagini per valutare il grado di occlusione delle arterie basilari. Malattie dell’orecchio possono condizionare una sindrome vertiginosa in quanto interessano il labirinto provocando labirintiti. Il labirinto è una struttura dell’orecchio interno formata da tre canali semicircolari orientati secondo i tre piani dello spazio, in cui si muovono dei sassolini chiamati otoliti, struttura che serve a darci il senso dell’equilibrio. Infezioni dell’orecchio medio danno vertigini: le più frequenti sono le infezioni virali, in corso ad esempio di influenza e simili, più raramente, ma in maniera più grave, infezioni batteriche. In genere in queste forme c’è una contemporanea compromissione dell’udito dal lato del processo infettivo, oltre che naturalmente la presenza di febbre elevata e nel caso delle forme batteriche dolore all’orecchio, talvolta con rottura del timpano. Le forme virali sono per lo più benigne, a risoluzione spontanea, mentre per le batteriche è necessaria una terapia antibiotica tempestiva. Una forma particolare di labirintite è la malattia di Ménière dovuta ad un abnorme aumento del liquido contenuto nell’orecchio interno (endolinfa) per cause sconosciute. La sintomatologia è importante: attacchi ripetuti caratterizzati oltre che da vertigine, da nausea e vomito, con impossibilità a camminare e anche a mettersi seduti e riduzione dell’udito da un lato e sensazione di orecchio tappato. Gli attacchi durano da poche ore a qualche giorno e tendono a ripetersi. La terapia si avvale di diuretici, di antinausea e anche di ansiolitici. Tutte le situazioni fin qui descritte sono più o meno benigne, trattabili con terapia medica, ma la vertigine può essere anche un sintomo di malattie più gravi a livello del sistema nervoso centrale, come il neurinoma dell’acustico, tumore benigno del cervello che tende lentamente ad ingrandirsi, o anche tumori maligni. I sintomi di allarme sono la durata nel tempo, la tendenza al peggioramento, la persistenza della sintomatologia, i sintomi di accompagnamento come la cefalea, gli acufeni (ronzii), il nistagmo (movimenti rapidi degli occhi), l’associazione ad altri disturbi neurologici. In questi casi chiaramente vanno proseguite le indagini anche strumentali come la TAC. Infine occorre ricordare che molte, forse la maggior parte, delle situazioni in cui si verificano le vertigini, non sono riconducibili a una causa organica, transitoria o duratura che sia, ma sono l’espressione di una situazione di ansia che tende ad esprimersi con un sintomo fisico. Stress, strapazzi fisici, tensioni psicologiche, stati ansiosi o depressivi, possono trovare una loro manifestazione. Molto spesso i soggetti ansiosi sperimentano una sensazione di capogiro, sopratutto in certe situazioni, che innesca la paura di perdere i sensi, la quale a sua volta, incrementa il senso di vertigine a causa dell’involontario aumento della frequenza respiratoria. È una situazione tipica che porta al così detto attacco di panico. È chiaro che in questi casi il labirinto non c’entra niente e i rimedi vanno cercati altrove. solidarie t À Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazione di S. Messe: Bellini Nino, per Bellini e Rinaldi - Belloli Virginia -Bergero Maria - Boni Luigi - Bosio Maria - Cagna Carla Maria - Cavassori Ileana, per Osvaldo, Regina, Rolando e Romeo - Citriniti Franco, per Marino e Vincenzo - Colombo Emilia - Comin Gilda - Cortinovis, per papà, nonni e zie Da Rodda Bertinotti Elvira - Dall’Angelo Maria e Riboli Angelo, per famiglie Riboli e Dall’Angelo - Falconi Silvana - Gambara Alfredo, per la moglie Franca - Garavaglia, per Giuseppe - Giorda Rosina, per il figlio Alessandro - Gornati Rosaria - Menghini Silvana, per i defunti della famiglia - Miceli Gigliola - Negri Pierino e Liliana - Palma Rita e Giampaolo - Pergola Lurgo - Perotto Domenica - Pochettino Paola - Rappelli Annamaria - Rauccio Giuseppe - Redaelli Flavio, per Maria e Luigi - Riva Angelina Colnaghi - Sacchi Francesco, per la moglie e sorella - Sala Giulio, per madre Crescenza Gambara - Sala Maria - Salsano Giovanna Scaccuto Luigia - Scarpellini, per famiglia Barzetti - Simen Floriano - Sirtori Ambrogio - Talenti Teresina, per la famiglia - Vago Resy, per Carla e Carlo Vago - Venturati Andreani M. Luisa - Zanella Caterina - Zanini Angiolina, per il figlio Alberto e parenti Zanuttig Gabriella, per Clinz Maria e Zanuttig Gabriele - Zumaglino prof. Cesare, per mamma Ernestina. Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente l’intenzione: Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania. Per le opere in Madagascar e Romania: Ass. Fraterno Aiuto Cristiano (Cortemaggiore) - Boni Luigi - Borgione Mirella Brozzoni don Federico - Canevisio Adele - Canevisio Agostina - Carena don Gabriele - Colombini Nino e Mariuccia - Cortesi Wanda - Da Rodda Bertinotti Elvira - Dall’Angelo Maria e Riboli Angelo - Egidi Paola - Fasci Carla Canova, in memoria di Enrica e Francesco - Ferrari Franco - Ferrari Luigi e Luigia - Ferrarotti Antonella - Gallo Castagno Franca - Gambara Alfredo Garavelli Cesira - Ghiano don Ettore - Ghiano Giudo e Carla - Grolla Ferdinanda - Gruppo Missionario (Botta di Sedrina) Gruppo Missionario Parrocchia Alticchiero (Padova) - In memoria di Alda e Angelo Olivero - Lazzarini don Luigi - Lenti Luisa e Giuliana - Lupi Viviana - Marcassoli Cristina Azzolari - Martina Teresa Ughetti - Martinasso Bruna - Massolino Irma - Mezza Giacomino - Miglioretti Anna - Mora Elsa - Morra Federico e Luisella - Motto Rina - NN. (Torino) - NN. (Vinzaglio) - NN. Almese NN. Vercelli - Olivero Vanni e Agostina - Perego Rinaldo - Perotto Domenica - Perrero Renzo e Laura - Pesenti Chiara Stella Piccole Serve (Roma) - Pontevia Domenico - Quaglino Innocentina Porta - Robotti don Andrea - Rossetti Teresa Nalio - Rossi dott. Federico - Storti Maurizio - Tabone Clelia - Visconti Carla - Zanchin Attilio e Lina. Battesimi: Luigi, da Belloli Virginia - Matilde, da Catalano Antonella - Terenzio, da NN. (Inveruno). Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Albertini e Pizzigoni - Albetis Olga Coen - Aldeghi Clorinda - Aldrighetti Maria - Balconi Maria Rosa Spada - Baldo geom. Lino - Benedetti Veronica - Bianchi Benito - Bullo Marta - Cagna Carla Maria - Calcagno Sonia - Carminati Vittoria - Casiraghi Mariangela - Cavallo Renata - Cavassori Ileana - Cereda Valerio - Chignola Rosetta - Colombo Emilia - Crescimone dott. Margherita - Crivelli Maria - De Bernardi Carla - Dorci Miranda - Dotti Giuliana - Filippoli Luigi - Follani Piergiorgio - Franzoi Ermanno e Bianca - Gagliano Mirella - Galliena Anna - Gallino Carla - Gambara Alfredo - Garbaccio Paola - Ghisani Tarquinio Gianolio Lorenzo - Gornati Giulio - Gornati Rosaria - Griva Paolina - Gurrado Anna De Rosa - Iccolti Renata - Lissoni Maria Grazia - Maggioni Claudio - Maina Luisa - Mandelli Andrea - Manieri Mirella - Manieri Nuccia - Mannara Marilena - Marchis Maurizio - Marocco Mario - Maurizi M. Teresa - Mimmo Maria De Martino - Minoretti Alda Miglietta - Moletta Serafina Olivetti - Palma Rita e Giampaolo - Pana Camelia - Pasta Roberto - Perotto Domenica - Personeni Maria - Possenti suor Alba Rossi Silvio - Scartoni Sonia - Secchi Mario e Camilla - Solivani Bianca - Tebaldi Verzeri Gianni - Useglio Piera Ferro - Valesi Elsa - Vercellin Annamaria - Viarisio Luigina - Vignati Cesarina - Visetti Luigi - Zanini Angiolina - Zottera Natalina. Da gennaio 2011 il bollettino di conto corrente postale è stato integrato dal codice IBAN. I benefattori possono effettuare il versamento delle offerte anche presso gli sportelli delle loro banche. IBAN: IT 07C0760101000000014441109. 31 Sostegno bambini a distanza Madagascar e Romania: Angius Maria Villa - Ardito Moiso Marta - Beretta M. Adele - Berrone Varrone Giuseppina - Blanchi Alberto e Simona - Boni Luigi - Bornati Carlo e Pia - Borro Brunetto Anna Maria - Bosio Maria - Bottoli dott.sse Mariagrazia e Monica - Camisasca Cristina - Canevisio Adele - Capodiferro Vita - Cassani Tina - Catelli Stefano e Silvia - Caula Mario e Margherita - Caula Mauro e Chiara - Ceribelli Arialdo - Cicconi Rosina - Cortesi Wanda - Crosti prof. Pierfranco ed Elisa - Crotti Vittoria - Dalmasso Franco - Doleatto Wanda - Egidi Paola - Egini Marialuisa - Fagnola Anna Maria - Fantino Lorenzo e Rosanna Ferrari Luigi e Luigia - Ferraris Giacomino - Franzoi Ermanno e Bianca - Galliana Lorenzo e Sabrina - Garavaglia - Gerbaldo Irene Giraudo Fiorella - Giraudo Michele e Olga - Girodo Sandra - Gli amici di Marialuisa Sismondi, in sua memoria - Gravante Lia Pinotti Gulino e Messineo - Iannò Vincenzo - Laricchia Trifone e Antonella - Lovera Vincenzo e Maria - Maffeis Provvidenza Santoro Marcassoli Augusta e Giuditta - Mazzoli Enza - Merli Alda - Miglioretti Anna - Monaco Paola - Natta Giovanni - NN. (Bergamo) NN. (Colleferro) - NN. (Piacenza) - NN. (Vercelli) in memoria di Walter Fagnola - Paladri Erminia - Pasqualini Silvia - Pennati Claudia Perotto Domenica - Pirovano Fernanda - Pontevia Domenico - Riva Imelda - Secci e Abate - Settimo e Pedrini - Sorato Patrizia Terzago dott. Paolo - Tomatis Mario - Tonani Sergio - Villa dott. Italo - Viscardi Luciana. Come offrire il tuo contributo Mediante versamento su conto corrente postale n. 14441109 IBAN: IT 07C0760101000000014441109 intestato a: Congregazione Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù Viale Catone 29 - 10131 Torino Nella causale indicare: Sostegno bambini a distanza - Madagascar oppure Sostegno bambini a distanza - Romania Con 21,00 € al mese (252,00 € l’anno) per il Madagascar. Con 26,00 € al mese (312,00 € l’anno) per la Romania. Sono ben accette e utili anche somme inferiori a quelle sopra indicate. AVVISO IMPORTANTE Al personale smistamento posta e portalettere ricordiamo il dovere del recapito e in tempi ragionevole del presente periodico, poiché il servizio è stato pagato conforme al tariffario stabilito dalle Poste Italiane. In caso di MANCATO RECAPITO per giustificato motivo inviare a: TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente F.C.A. Viale Marco Porzio Catone 29 – 10131 TORINO il quale si impegna a pagare la relativa tassa. Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2; DCB TO 2/2011
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