1 n°05/09 - 31 gennaio 2009 IL CIRNEC
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1 n°05/09 - 31 gennaio 2009 IL CIRNEC
n°05/09 - 31 gennaio 2009 IL CIRNECO DELL’ETNA: UN PO’ DI STORIA IL CIRNECO DELL’ETNA: UN PO’ DI STORIA Pagina Un po’ di storia ... VASTO: FALCHI A PATTUGLIARE IL CIELO Pagina FUCILI FINI ….. FUCILI D’AUTORE Pagina RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE E’ TEMPO DI CATTURE Pagina GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: SCOPO DELLE PROVE E LA NOTA DEL CONCORSO Pagina PARCO D´ABRUZZO: IN AUMENTO L´ORSO MARSICANO Pagina TOSCANA: LUPI IN AUMENTO Pagina ARMI E TIRO DI FEBBRAIO Pagina ARMI MAGAZINE DI FEBBARIO Pagina Si afferma che questo cane si trovi in Sicilia almeno dall’età della pietra. In proposito si cita l’esistenza di una statuetta raffigurante una testa di cane, rinvenuta a Stentinello, uno dei villaggi più antichi della Sicilia, sito presso Siracusa: essa risale al neolitico inferiore e si è d’accordo nell’identificarne l’origine attorno al 4000 a.C. Per quanto riguarda l’etimologia del nome “Cirneco”, essa non è unitaria. C’è chi vorrebbe far derivare il nome dalla città di Cirene. Il Dechambre, invece, vorrebbe far derivare il termine da “charnigue” o “charnegre”, che in spagnolo vuol dire “cacciatore di conigli”. In Egitto, poi, si è voluto vedere questo cane in parecchie tombe dei Faraoni, assieme ad altri levrieri. Ricordiamo in proposito diversi bassorilievi della zone delle tombe di antichi faraoni dell’alto corso del Nilo, fra i più importanti quelli di Beni-Hassan e quelli nei pressi di Luxor, risalenti al 2000 a.C. Dello stesso Paese, su sedici mummie di cani ritrovati, in buona parte essi avevano le misure del cirneco. Nessuno, quindi, può negarne l’esistenza in quei territori sin dall’antichità. Compagno degli antichi Siculi dediti alla pastorizia, questo prezioso cane faceva parte anche della loro credenza religiosa personificando i concetti di fedeltà, di protezione e di rabbioso demone maligno. Lo si ritrova, così, nel culto di Afrodite Ericina, come in quello di Adrano; in quello di Agira e di Centurie, in quello dei Marmetini di Siracusa. _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 1 Ci è sconosciuta anche la causa che indusse l’uomo, inizialmente, a convivere con questo animale. Si può pensare a motivi pratici: l’uomo sfruttava il cane per ottenere carne, magari all’inizio scacciando quei soggetti che, dopo aver abbattuto la selvaggina, si accingevano a mangiarla. La denominazione geografica della razza è dovuta al fatto che le documentazioni più antiche sul cirneco, relative alla sua presenza in Sicilia, ce lo mostrano esistente ad Adrano, città sita proprio alle falde dell’Etna. Questo ha documentato il Dott. Migneco nel 1932, sulla scorta di monete risalenti al 1634 a.C., rifacendosi a scritti di Eliano ad al fatto che, proprio nella zona etnea, si trovava un gruppo di cirnechi che presentavano un aspetto più leggero degli altri. Da questo antico confronto è possibile dedurre che ve ne fossero di diversi in altre zone dell’isola, e che questo cane non è proprio dell’Etna, ma di tutta la Sicilia, trovandosi sia nelle città delle costa nord occidentale, che in quelle orientali e nell’interno dell’isola. cirnechi che erano sempre esistiti in Sicilia. Le differenze esistenti fra la razza riconosciuta e quella allevata ab antiquo dai cacciatori siculi appaiono abbastanza evidenti, anche se qualche volta riguardano soltanto delle sfumature morfologiche. Il cirneco, fino al 1939, venne allevato in Sicilia con indirizzi eminentemente pratici. La sua selezione era imperniata sulla bravura degli ascendenti piuttosto che sui criteri estetici: bravura e capacità di resa erano imperniate sulla bontà di olfatto, obbedienza, passione nella caccia, agilità e velocità. Il cane, quindi, sebbene non fosse stato selezionato in funzione delle esposizioni, subì tuttavia una selezione, sia pure incompleta ed inconscia, anche per le forme. Esso, infatti, prima della formulazione dello standard, presentava una curva di variazione molto più ampia di quella che può presentare una qualsiasi razza nei riguardi dello stesso. I cani che venivano selezionati per i terreni poco cespugliosi apparivano forse molto più leggeri rispetto agli attuali, anche se più alti. I cani che venivano selezionati, invece, per la caccia dentro i cespugli apparivano più piccoli e più tozzi dell’attuale cirneco. C’erano, poi, i cani che stavano in mezzo, come prestazione e come formazione. Questo soggetti, che erano la maggioranza, venivano adoperati indifferentemente per i due tipi di caccia. Essi presentavano la testa più grossa dell’attuale cirneco, le orecchie non sempre ortodosse ed erano un poco più pesanti. Armando Russo Giornalista e Federcacciatore VASTO: FALCHI A “PATTUGLIARE” IL CIELO Una vera e propria "arma biologica" quella adottata dal comune di Vasto (CH) per proteggere il centro storico dalle devastazioni di uno stormo di storni che avevano adottato come "dormitorio" due pini di Piazza Rossetti. Così il Settore Servizi comunale ha incaricato una ditta specializzata pugliese di allontanare i fastidiosi volatili per mezzo di alcuni falchi, tre per la precisione, che, addestrati da provetti falconieri, "piantonano" già da alcuni giorni, con voli circolari, l´area dal pomeriggio al tramonto, per almeno un mese, al fine di scoraggiare l´avvicinamento degli storni ai luoghi abituali di riposo. Particolarmente soddisfatto si dichiara l´assessore ai Servizi Nicola Del Prete che ha visto nella metodologia una risoluzione del problema a lungo affrontato in diversi modi, ma mai eliminato definitivamente. FUCILI FINI …. FUCILI D’AUTORE Cirnechi di aspetto leggero, poi, si trovano ovunque in Sicilia, principalmente là dove il cane esplica la funzione della corsa, come ovunque in Sicilia si trovano cirnechi più tozzi, adatti meglio alla caccia tra i rovi; tutto in relazione ai diversi tipi di caccia. La denominazione “generica” di Cirneco dell’Etna si potrebbe accettare configurando l’Etna come simbolo della nostra isola, anche se tale termine all’inizio non fu accolto bene dai tutti i Siciliani e non poche persone, per campanilismo, si sentirono quasi defraudate. In primo luogo per l’appellativo “dell’Etna” e poi perché l’ENCI ne aveva stabilito uno standard molto discosto dalle caratteristiche dei che il proprio cane abbia, ad esempio, il pelo ispido e le orecchie divaricate; a loro importa che il cane sia capace di assolvere in pieno la funzione richiesta…. Il cirneco attuale accoppia la conformazione migliore all’uso che del cane si fa: la sua altezza è media, utile tanto al breve inseguimento quanto alla cerca tra i rovi ed la sua leggerezza di forma risulta ottima ovunque. Tuttora in Sicilia non pochi cacciatori si servono del vecchio tipo di cirneco che denominano”indigeno” e trovano che la differenza tra le due varietà di cirnechi è poca…. Ai cacciatori pratici poco importa Il “fucile dalle caratteristiche fini” deve per forza essere definito d´autore perchè chi realizza queste armi, che presentano indubbie peculiarità, non può che essere un´artista e non un semplice operatore del mestiere. Il creatore deve metterci qualcosa del suo che esprima al meglio i propri gusti raffinati. Lavorando poi, come generalmente accade, su specifica commessa, lo sforzo diventa ancora maggiore perché, oltre a possedere le sopraindicate doti, deve anche avere la capacità immediata di _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 2 capire le esigenze ed i gusti del Fucili di questo tipo debbono essere considerati alla stregua di un mobile o di quadro d´autore. La grande tradizione armiera italiana non è stata la madre di quest´arte che ha mosso, invece, i suoi primi passi in Inghilterra, con pezzi realizzati nei cosiddetti gun-makers. Generalmente, nell´arma si richiedeva un calibro particolare, un calcio in legno pregiato con magari un´impugnatura particolare o una batteria dotata di componenti o fattezze particolari. Anche in Belgio, nello stesso periodo, si diffuse rapidamente questa pratica. Poi, alla fine del secolo scorso, questa tendenza ha preso piede anche in Italia, Paese che ha ancora una volta confermato, nel settore armaiolo, una creatività ancora unica al mondo soppiantando quasi immediatamente i nostri predecessori. committente. La realizzazione di questi fucili non avviene ovviamente su base standardizzata e industriale, ma è realizzata a livello artigianale. A volte la realizzazione di un fucile può richiedere mesi ed addirittura fino ad un anno di lavoro, pertanto il prodotto che si realizza rappresenta un pezzo unico dai prezzi elevati, destinato a persone che non hanno problemi di disponibilità economica e dotati di passione smisurata per queste opere d´arte. Tali pezzi rappresentano, inoltre, un vero e proprio investimento, un capitale da tenere e custodire con molta cura e non destinare ad usi venatori perchè anche un solo graffio rappresenta un danno di entità rilevante. Esistono oggi modelli di arma molto curati nell´aspetto esteriore, arricchiti di favolose incisioni a tema, dotati di calci realizzati con legno di pregio e altri particolari di sicuro interesse, prodotti in serie limitata. Non possono essere, però, definiti fucili di gran classe o estremamente fini perchè realizzati, comunque, con un sistema di serie, mentre l´arma fine ha sempre un particolare o più particolari che sono unici nel suo genere e che esprimono appunto, oltre a ciò che richiede il committente, anche tutta la creatività dell´artigiano ad altissimo livello che mette nell´arma parte di se stesso, tutta la propria passione e la voglia di creare un qualcosa di unico che lo renda estremamente orgoglioso. Una volta Rodolfo Grassi, direttore del Cacciatore Italiano e amante indiscusso del bello, mi disse, parlando del Sig. Timpini, “ …. quell’uomo riesce a tirare fuori l’anima dall’acciaio”. E´ questo l´aspetto più importante, prima dell´aspetto economico che, ovviamente, per persone qualificate a questi livelli è, e deve sempre essere, ben remunerato. Diventare maestri nel costruire fucili estremamente fini richiede molti anni di praticantato e perfezionamento continuo, oltre alle doti naturali. Non si diventa artisti per caso, ma bisogna nascere con questa passione o acquisirla fin da piccoli, magari imparando presso l´azienda del padre già produttore. Chi possiede pezzi unici, od in serie limitatissima, di questi fucili sa bene che fra cinquant´anni essi avranno un valore economico estremamente alto, perchè trattasi di oggetti unici ed irreperibili sul mercato. Questo è sicuramente un aspetto positivo visto che si tratta spesso di un prodotto made in Italy. Di questi armaioli/artisti se ne trovano sempre di meno; né è, purtroppo, esempio la zona di Gardone Val Trompia, patria del comparto armiero nazionale, ove le botteghe artigiane si sono ridotte rispetto al passato. Basti pensare, ad esempio, che gli Inglesi stessi, creatori di questo tipo di produzione di fucili, vengono oggi a reperirli presso il nostro mercato proprio per l´eccellenza del prodotto. L´arma fine si distingue dal fucile sempre di elevato pregio per una sola cosa: la particolarità del dettaglio. Ovviamente, essendo molte le componenti di un fucile, sono molti i dettagli che possono essere personalizzati dall´artigiano; in ogni caso per non rendere troppo complesso il discorso, limitiamoci a ragionare sulle componenti che stimolano di più la fantasia e creatività di questi artigiani. Vediamo di identificarle: * il legno utilizzato: sempre di altissima qualità, viene svuotato in parte all´interno per permettere l´alloggiamento di parte della bascula; la collimazione deve essere sempre perfetta e, quindi, richiede da parte del creatore precisione “certosina”. L´acquirente deve poter, infatti, constatare che, smontando il calcio e poi rimontandolo, gli spazi in legno incavati per opera dell´artigiano collimano perfettamente con la sede di alloggio dell´intera batteria; * la meccanica: cura nella perfezione degli scorrimenti delle parti in acciaio, impeccabile accoppiamento dei piani di _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 3 chiusura, perfezione nel meccanismo di scatto, massima accuratezza nella * incisioni: ovviamente inserire un´incisione veramente originale, per lo più scelta dal committente, serve a rendere l´arma ancor più personalizzata ed unica nel suo genere, quindi non guasta, anzi rappresenta un´ulteriore valore aggiunto. Fattore fondamentale per l´artigiano è sempre la piena consapevolezza che queste armi magari non verranno mai usate ma, siccome dovranno essere sempre più apprezzate negli anni a venire, la loro perfezione deve essere garantita nel tempo. Non è cosa da poco, per chi realizza un´arma estremamente fine, dover tenere conto di questo importantissimo fattore. Quanto finora descritto può far pensare che l´artigiano abbia una mentalità tutta sua, magari antiquata e basata solo sulle sue capacità e senza l´ausilio della tecnologia. Non c´è niente di più falso; l´artigiano è creativo e capace prima di tutto perchè è intelligente e, quindi, utilizza ciò che la tecnologia mette a disposizione sfruttandola, però, solo per dare assoluta perfezione alle poche opere che realizza. realizzazione delle “ chiusure” che debbono essere perfette e mantenere anch´esse aspetto identico anche a distanza di molti anni. Generalmente, in questi casi le chiusure si appoggiano sui fianchi interni della bascula e sono bloccate da un tassello inferiore che ha una forma a ferro di cavallo. Anche questo aspetto è a discrezione del creatore che può utilizzare sistemi altrettanto funzionali ed originali; * le batterie: sono quelle che danno maggior sfogo ai gusti del committente e, soprattutto, alla creatività del maestro artigiano costruttore. Sulle batterie si può agire in vari modi come, ad esempio, variando l´angolo di azione, la forma dei cani, la forma del/dei grilletti, la velocità e la potenza di scatto, sempre tenendo conto dell´effetto “durata nel tempo” del fucile. Nella produzione di serie, invece, la tecnologia serve, oltre che a creare un prodotto il migliore possibile, anche a favorire la produzione in larga scala ed in tempi ridotti, onde abbassare i tempi complessivi di produzione. Partecipando all´ultima fiera dell´Exa di Brescia svoltasi l´anno scorso, ho potuto notare di persona dei veri capolavori prodotti in serie unica o in pochissimi esemplari; personalmente, sono rimasto particolarmente colpito da una serie di fucili Perazzi estremamente fini che è superfluo definire capolavori, ho notato anche come poi produttori di dimensione più piccola, come ad esempio la Luciano Bosis, la Perugini e Visini, la F.lli Piotti, la Renato Zanotti, la F.lli Rizzini, la Fabbri, la Famars, la Mauro Mattaglia (e mi perdonino quelli che non ho citato, ma anche la memoria ha i suoi limiti) realizzino fucili fini in serie limitata, più adatti al collezionista grande intenditore che al cacciatore. Trattasi di armi di pregio assoluto. Questa tecnica di produzione, applicata in particolare alle doppiette, dà più possibilità di soluzioni alternative di quelle classiche al maestro artigiano che trova nel fucile basculante la possibilità di inserire un numero di variabili maggiore ad un non basculante. Concludo l´articolo con una considerazione personale ma, credo, condivisa da tutti coloro che vedono nella costruzione artigianale di fucili l´espressione dell´arte per eccellenza. Mi auguro che questa forma di artigianato, che con così tanto successo ha portato e porta tutt´ora nel mondo il made in Italy, possa trovare presso i giovani maggiore linfa, onde evitare di perdere nel tempo questa nostra indubbia supremazia a livello mondiale, in particolare oggi, momento in cui la globalizzazione ha portato alla standardizzazione dei prodotti qualunque essi siano, offrendo sempre meno spazio all´eccellenza di questi maestri artigiani dovuta alla loro fantasia, creatività e capacità nell´esecuzione del lavoro. Riccardo Ceccarelli RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE E’ TEMPO DI CATTURE La stagione venatoria volge al termine; in alcune regioni del Nord Italia l’inclemenza di un inverno che fa sul serio ha imposto alle Regioni di terminarla anticipatamente o, dove gli Enti non si sono fatti carico di decisioni impopolari, ci hanno pensato i cacciatori a ridurre drasticamente le insidie ad una fauna selvatica così tanto provata. Il termine della stagione venatoria fa sì riporre la doppietta nella fuciliera, ma apre anche altre interessanti e passionali attività cui il cacciatore può, anzi deve, prendere parte. Gestire l’ambiente, la palestra dove cacceremo nella successiva _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 4 stagione, significa anche imporsi un senso di responsabilità e lavorare tutti assieme al fine di rendere il territorio al contempo più produttivo ed accogliente per la selvaggina. Le attività di cattura della selvaggina, che si realizzano nelle zone di ripopolamento e cattura di cui ogni ATC è dotato, vengono effettuate sui selvatici nobili stanziali quali lepre, fagiano e, ove presenti in buon numero, pernice rossa e più raramente starna. Lo scopo è quello di avere a disposizione selvaggina che abbia buoni connotati di selvaticità, tali da non avere difficoltà di immediato ambientamento al momento della sua liberazione in altro territorio. I riproduttori che garantiranno le popolazioni per il nuovo anno vengono perciò prelevati dalle zone di ripopolamento e cattura e reimmessi nel territorio libero perché possano riprodursi e allevare la prole. Questi capi hanno tutte le caratteristiche di rusticità adeguate per la vita in campagna, a differenza dei capi allevati che hanno bisogno di un periodo più lungo di ambientamento e “protezione” dalle insidie naturali. Ma come si effettua la cattura della selvaggina? Occorre fare dei distinguo e a questo articolo ne seguiranno altri due che illustrano le modalità consolidate di cattura delle lepri o dei galliformi. Occorre, però, fare alcune considerazioni generali valide e propedeutiche per tutte le catture. Il gruppo di lavoro: ogni zona di ripopolamento e cattura è gestita da un comitato i cui componenti sono cacciatori attivamente presenti sul territorio della ZRC; generalmente, conoscono i luoghi di frequentazione della selvaggina ossia, per ogni singola specie da catturare, i posti dove si alimenta, ove si può trovare nei vari orari della giornata, le densità possibili rispetto alle varie aree del territorio. Il piano di prelievo: il prelievo delle varie specie durante le operazioni di cattura non viene fatto in maniera indiscriminata o ad “occhio”, bensì secondo un piano di prelievo che si basa sull’attività scientifica dei censimenti. Questi, realizzati con metodologie diverse per ogni specie, hanno la finalità di stabilire il numero più preciso possibile di capi presenti nel territorio monitorato. Da questi studi si ricavano dei dati di prelievo che tengono conto di uno specifico fattore: prelevare la selvaggina d’interesse senza intaccare il capitale che rimane, perciò, presente nel territorio per produrre di nuovo per la stagione successiva. Prelievi eccessivi che intacchino anche il capitale sortiscono un effetti negativo poiché vanno a ridurre il numero dei capi che rimangono per perpetrare la popolazione. Prelievi inferiori al capitale comportano, nel giro di qualche anno, un’eccessiva presenza di capi e, se il territorio non ha vie di evacuazione naturali significative che permettono alla selvaggina di “migrare” verso il territorio libero, l’eccessiva concentrazione di fauna può divenire un limite all’incremento della popolazione che si “autoregola” con l’insorgenza di malattie o reciproco disturbo. La partecipazione: tranne che per particolari tipi di catture su fagiano effettuate con ceste o analoghi metodi individuali, le catture sono generalmente una “attività collettiva” effettuata in battuta. In questo caso il numero dei partecipanti diventa fattore importante per garantire buona densità di persone al fronte di battuta ed adeguata lunghezza dello stesso. E´ partecipano alla battuta siano informati ed addestrati sulle modalità operative di esecuzione. Questa è un’attività d’orchestra e il solista non può esistere, ma tutti si debbono adeguare ai tempi e modalità dettate da un’unica persona che guida la battuta. Le attrezzature: tutti gli operatori che operano nella battuta hanno il compito di levare e catturare la selvaggina, ma per questo si utilizzano attrezzature particolari atte ad intercettare la selvaggina in fuga. Per questo vengono utilizzate speciali reti di altezza e concezione variabile a seconda della fauna alla quale sono destinate. Il saperle maneggiare al meglio, in tutte le fasi del loro utilizzo, è altra prerogativa essenziale del bagaglio di conoscenza degli operatori. Riccardo Ceccarelli GARE COL CANE DA FERMA E SPANIELS: SCOPO DELLA PROVA E LE NOTE DEL CONCORSO SCOPO DELLE PROVE Avuta cognizione di quanto il Regolamento prescrive, non guasta sapere qualcosa in più, a cominciare dalla "Nota del Concorso", non prima di avere ben chiaro, però, lo scopo delle prove stesse. Principio fondamentale è l´individuare e far conoscere i soggetti maggiormente idonei per l´allevamento. Servono soprattutto per porre in evidenza le qualità naturali di un cane, in queste compresa "la capacità di apprendere gli insegnamenti dell´uomo". Gli studiosi della materia indicano i caratteri trasmissibili in quelli che il cane ha, escludendo quelli acquisiti col dressaggio. Il concetto è inoppugnabile; ma la "capacità di apprendere" gli insegnamenti, non è insita nel carattere di un soggetto? L´ho pur detto in precedenza in questo mio lavoro! Quanti cani non "accettano" gl´insegnamenti?. Ho accennato al rifiuto (elusione) di selvatico sul quale è addestrato; potrei ancora far l´esempio di quel soggetto che, sgridato solo perchè passa dietro al conduttore, corre ai piedi di questi, si gira pancia all´aria e non vuol più riprendere a correre. Che si dice? "é permaloso!"; non è certamente una carenza di carattere? altresì essenziale che i cacciatori che _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 5 negli ultimi dieci anni aveva subito, infatti, la perdita di ben 24 esemplari, prettamente a causa di bracconieri che avevano messo a dura prova la sopravvivenza della specie. Perciò, ritengo di poter concludere con una mia personalissima opinione: non solo bisogna vedere se un cane trasmette molte delle sue doti, ma in quale misura queste sono trasmesse e, principalmente, quanto del suo carattere riesce a trasmettere. Le prove, pertanto, al solo fine della riproduzione. LA NOTA DEL CONCORSO Giulio COLOMBO la definiva: "lasciapassare per aver diritto a correre nei trials - carta d´identità del trialler". Alberto CHELINI, invece: "il livello di prestazione richiesto ad un cane da ferma, per consentirne la partecipazione ad una determinata categoria di prove di lavoro. Da questo, non solo la necessità di suddividere le prove di lavoro in razze, ma anche in categorie all´interno delle stesse razze, secondo il lavoro che si pretende dal cane”. Personalmente propendo per la seconda definizione, perchè fa riferimento al livello di prestazione che si richiede ad un cane, non al solo "trialer". Non so da dove sia stato preso il termine "trialer" (sul vocabolario d´inglese non esiste tale termine), ma tutti i cinofili sono pronti a definire "trialer" il cane più veloce. Dall´etimologia, il termine dovrebbe derivare da "trial", che significa "prova" e, pertanto, cane da prova. Mai bisogna dimenticare lo scopo preminente: "il migliore..... per la riproduzione”! E´ pertanto sottinteso, che quel cane che svolga una prestazione inferiore a quella richiesta per una determinata prova, debba considerarsi "non in nota". La differenza, perciò, non tra cani di razze diverse, ma tra cani della medesima razza. Giudice di Gara Angelo Di Maggio PARCO D’ABRUZZO IN AUMENTO L’ORSO MARSICANO Sembra che Marsicano il caro, vecchio Orso (Ursus arctos E così, al Regolamento stabilire le prestazioni che sono richieste ad un cane per una determinata prova; al cane svolgere la prestazione e dimostrare se possiede le doti necessarie per stare in quella prova; al giudice stabilire se, ed in quale misura, quel cane ha dimostrato di essere idoneo o meno per quella prova. Il "trialer" è in tutte le razze e trialer deve, secondo me, essere definito: quel soggetto che, oltre alla velocità (che la struttura morfologica tipica della sua razza gli consente) e la resistenza, dimostri di possedere al più altro grado, le qualità naturali, il carattere, l´olfatto, la marsicanus), specie endemica esclusiva dell´Italia centrale, differente geneticamente dagli orsi delle Alpi, ce l´abbia fatta a superare le drammatiche vicissitudini degli ultimi decenni, che lo avevano portato sull´orlo dell´stinzione. passione, l´intelligenza e le capacità di apprendere gli insegnamenti dell´uomo; a qualsiasi razza appartenga, inglese o continentale che sia. La popolazione di questo magnifico plantigrado, presente ad oggi nel Parco Nazionale d´Abruzzo, Lazio e Molise, prima area tutelata in Italia e creata proprio per la sua protezione nel 1922, solamente Grande rammarico ed indignazione, come ben si ricorda, aveva effettivamente suscitato, poco più di un anno fa, il ritrovamento delle carcasse avvelenate del grande maschio Bernardo, la mascotte del Parco, e di una femmina con due cuccioli. La vergogna e l´offesa provocata da un tale gesto di bracconaggio fecero il giro del mondo, ma ad oggi, fortunatamente e con grande soddisfazione di tutti coloro che tanto impegno ed opera hanno profuso per la difesa di questo tesoro della fauna italiana, sembra che le cose siano cambiate. Il lavoro congiunto dei ricercatori del Piano d´Azione Tutela Orso Marsicano, che operano nel Parco e nelle sue vicinanze, delle guardie forestali, degli operatori del WWF ha, infatti, permesso l´attuazione di campagne di sensibilizzazione, di una maggiore celerità nel risarcimento danni da parte dell´Ente Parco, la costruzione di quaranta recinzioni elettrificate a tutela di ovili e apiari e la piantagione di molti alberi di melo nel versante laziale del Parco. Tutto ciò è stato premiato dalla gioia di poter constatare la nascita di ben dieci cuccioli, a cui probabilmente si uniranno altri nuovi nati all´uscita degi animali dalle tane in cui hanno trascorso l´inverno in letargo. Così, la popolazione di Orso Marsicano, attestata ad oggi attorno ai cinquanta esemplari, potrebbe crescere ulteriormente come tutti ci auguriamo. TOSCANA: LUPI IN AUMENTO Preoccupata analisi quella di Leonardo Comucci, Consigliere Provinciale alla Provincia di Firenze, sulla situazione della regione in merito alla presenza sempre più massiccia di un _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 6 carabine, ottiche, coltelli, munizioni e predatore temibile come il lupo. La probabile alterazione dell´ecosistema, continua Comucci, può forse spiegare la discesa di questi carnivori anche a valle, dove più agevolemente e frequentemente trovano prede loro abituali come le greggi. Elezioni Fitav: un plebiscito per Luciano Rossi LAW ENFORCEMENT EOTech 552, l’ologramma fa la differenza Progetto Palm Pistol: il futuro della difesa personale? DOSSIER - Ricaricare risparmiando: è davvero possibile? - Comprare un’arma all’asta: i nostri consigli FAI DA TE Le mire “alternative” dei fucili a leva I timori degli allevatori locali sembrano sempre più diffusi, così come i danni accertati al bestiame domestico affettuati da questi predatori, ormai presenti non solo nella fascia prettamente appenninica, ma anche più ad ovest, oltre l´Arno. Le indagini scientifiche, condotte ormai da anni per valutare l´effettiva presenza del predatore nella regione ed accertare le cause della decimazione di alcune greggi nel territorio, sono effettuate dai tecnici provinciali, sia mediante l´analisi delle tracce e degli escrementi lasciati dagli animali, sia a mezzo della valutazione del wolf howling, cioè individuando la presenza, la grandezza e la composizione di un branco con lo studio della risposta "ululata" dei componenti, evocata da ululati artificiali. Mediante questi studi è così stata accertata la presenza del lupo, stabile da più di due anni, anche nel parco interprovinciale di Livorno e Grosseto. accessori. Ben 34 pagine da divorare! Tra le prove pubblicate su Armi e Tiro di febbraio, un grande classico intramontabile: super prova dello Smith & Wesson 686 con la procedura completa di smontaggio fino all´ultima vite. Tecnologia sempre in evoluzione con Benelli, che presenta il semiauto Raffaello Crio Evo calibro 12 con l´innovativa finitura Bmb. Un pezzo di storia d´Italia nella rubrica Ex ordinanza e collezione: storia, sviluppo, varianti e accessori del Fal Bm 59 Beretta, il fucile automatico leggero di quando la “naja” era obbligatoria. E poi ancora tanti test, la ricarica, caccia e sport. ALTRE NOTIZIE ARMI E TIRO DI FEBBRAIO 2009 L’attualità irrompe fascicolo di febbraio di Armi e Tiro. ARMI MAGAZINE DI FEBBRAIO 2009 sul Il senato ha approvato l’emendamento sullo spray al peperoncino all’interno del cosiddetto “Pacchetto sicurezza”. L’impiego per autodifesa dei dispositivi che utilizzano il principio attivo naturale a base di oleoresin capsicum potrebbe essere una risposta pratica alle violenze perpetrate in particolare sulle donne, in questo drammatico momento storico. Gli Stati Uniti sono grandi protagonisti del fascicolo: con il reportage dello Shot show di Orlando (Florida), tutte le ultime novità in fatto di armi corte, fucili, IN COPERTINA Infinity Strayer-Voigt “Modified Shorted”, la semiauto campionessa del mondo LE NOSTRE PROVE Colt GI Match cal. .45 ACP Smith & Wesson Victory vs Webley Mark IV Concari 04 Farquharson Keppeler Sport cal. .308 Fabarm Axis Elite cal. 12/76 Bsa XL Tactical cal. 4,5 mm Beretta modello 1919 cal. 6,35 TIRO A VOLO MAGAZINE Super-test: Fair Master Trap SARDEGNA FINE DI UN’ANTICA TRADIZIONE In Sardegna, nella provincia di Medio Campidano, non sarà più possibile esercitare l´antica tradizione, coltivata da anni ma ormai in declino, di sfoggiare, da parte delle squadre di cinghialai e di cacciatori di altri grandi selvatici, le loro prede abbattutte e sanguinanti sul cofano dell´auto, per far partecipe la popolazione dei paesi delle loro catture. Sensibile a valutazioni contrarie, di natura morale, di fronte ad uno spettacolo sovente cruento, ma soprattutto a motivazioni di carattere sanitario, il sindaco di Villacidro ha emesso, infatti, un´ordinanza categorica che vieta di esibire in pubblico le prede abbattute. _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 7 Il pericolo di trasmissione di malattie infettive quali trichinellosi e peste suina ha spinto le autorità sanitarie della Regione e il primo cittadino a prevenire tutte le potenziali situazioni di rischio. L´ordinanza è perfettamente in linea con la legge attuale che prevede, per ogni capo di cinghiale abbattuto, il prelievo di un campione di diaframma e di una provetta di sangue da consegnare al servizio veterinario per le opportune indagini che indichino l´idoneità o meno al consumo della carne dell´animale abbattuto. Al plauso dell´ordinanza fatto dalle associazioni animaliste che vedono nel gesto del sindaco non solo una valida motivazione sanitaria, ma anche un segno di civiltà, si uniscono una quindicina di compagnie di cacciatori che effettuano caccia grossa nella zona e che, già da anni, hanno smesso tale usanza. d´acqua, quando la densità di popolazione del visone americano è molto alta. Gli animali catturati, assicura l´assessore, saranno trasferiti in strutture adeguate, come il Bioparco di Roma, per poter essere studiati dal Dipartimento di Biologia animale e dell´uomo dell´università La Sapienza, responsaabile anche del monitoraggio della stessa specie nel territorio laziale. MONACO: GLI AZZURRI PRONTI PER GLI INTERNAZIONALI DI CARABINA E PISTOLA Come denuncia il Presidente Regionale di CPA Sports Filippo Venditti, nonostante la legge regionale 24 del 2005 stabilisca l´utilizzo di parte dei proventi derivanti dal pagamento delle tasse venatorie per obbiettivi indicati dalla legge regionale sulla caccia, la Regione Campania sembra non aver inserito alcuna cifra dei circa 3 milioni di euro, pagati dai 50.000 cacciatori campani, nella relativa voce del bilancio. Per questo Venditti richiede al governatore Bassolino e all´assessore all´Agricoltura Cozzolino un incontro, finalizzato alla risoluzione del problema che impedisce, in pratica, ogni attività di pianificazione faunistico – venatoria per il 2009 A Monaco, dal 28 al 31 gennaio, si terrà la Competizione Internazionale per Carabina e Pistola a 10 metri; a questo grande appuntamento sportivo, primo del 2009, parteciperanno moltissimi atleti italiani per le diverse categorie. Per altri cacciatori che ancora la effettuano la decisione è più difficile da accettare perchè appare contrastare il loro libero sfogo di gioia dopo una lunga e faticosa giornata di caccia, ma le autorità confidano nel buonsenso e nella collaborazione di tutta la categoria LAZIO: VISONI AMERICANI IN SOVRANNUMERO La Regione Lazio ha a che fare con una nuova specie selvatica d´oltreoceano, decisamente più grande e forte del cugino europeo ((Mustela lutreola): il visone americano (Neovison vison). Le sue maggiori dimensioni e la spiccata prolificità hanno portato in pochi anni questa specie a prevaricare su quella autoctona, tanto che l´assessore all´Ambiente, Filiberto Zaratti, ha proposto una delibera che ne preveda la cattura con metodi incruenti, al fine di tutelare il "nostro" visone nel suo ambiente naturale. Inoltre, la competizione per il procacciamento di cibo, a causa del simile regime alimentare, sembra non solo minacciare specie affini quali lontra e puzzola, ma anche poter ridurre drasticamente alcune specie autoctone predate, come la folaga e l´arvicola A guidare gli azzurri vi saranno il Direttore sportivo Aldo Vigiani, gli allenatori Gaby Buhlmann e Vincenzo Spilotro, i tecnici Horst Geier e Marco Masetti, e il medico federale Gianpiero Cutolo. Parteciperanno alle gare: Marco De Nicolo, Niccolò Campriani, Giorgio Sommaruga, Alfonso Ricci, Mauro Badaracchi, Luca Tesconi, Francesco Bruno, Vigilio Fait, Elsa Caputo, Sabrina Sena, Marica Masina, Elania Nardelli, Michela Suppo, Miriana Hatalova, Silvia Grandu e Caterina Padovan,Simon Weithaler, Tommaso Garofalo, Matteo Torti, Matteo Bertani, Joele Priore, Dino Briganti, Petra Zublasing, Sybille Bregenzer, Barbara Gambaro, Mara Caterina Burgo, Arianna Comi, Adele Marsullo e Ivana Bevilacqua. Un grande in bocca al lupo a tutti gli azzurri dallo Staff di Cacciainfiera.it!! CAMPANIA: NESSUN PROVENTO ALLA CACCIA Forte dissenso da parte delle associazioni venatorie della Campania alla lettura del bilancio annuale regionale di quest´anno, emanato in recepimento della Legge Finanziaria 2009. RETTILI AD UDINE CONTRO IL COMMERCIO ILLEGALE DI L´Italia, particolarmente interessata dal triste quanto remunerativo commercio illegale di rettili tutelati dalla Convenzione di Washington, ospiterà questa sttimana, a Tarvisio (UD), un importante incontro internazionale in merito fra Servizio Cites del Corpo forestale dello Stato, organi di polizia esteri e ufficio Traffic del Wwf. L´incontro nasce dal´esigenza di valutare appieno e rendere comuni le informazioni relative alla situazione del fenomeno illegale di commercializzazione sia di rettili vivi che di prodotti da essi derivati, illegalità che coinvolge, purtroppo, i numerosi Paesi europei che all´incontro parteciperanno: Austria, Belgio, Germania, Bulgaria, Romania, Ungheria, Olanda, Repubblica Ceca, Gran Bretagna, Svizzera, Slovenia e Croazia. Se si considerano i dati forniti dal Corpo forestale dello Stato, solo in Italia nel 2008 sono, infatti, stati sequestrati ben 1584 rettili vivi (fra tartarughe di terra, serpenti, caimani, iguana, varani, camaleonti,ecc.), 4950 prodotti derivati ( scarpe, cinture, borse, capi d´abbigliamento,ecc..), e 3400 pelli intere (in gran parte di coccodrillo, alligatore, caimano, pitone e boa). _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 8 PASSIONE CACCIA Passione. Termine coniato dall’uomo per giustificare comportamenti tali da non poter essere spiegati con la sola ragione. Da tempo immemorabile poeti e letterati hanno profuso fiumi d’inchiostro per spiegare comportamenti tali da rasentare, in alcuni casi, la follia e che nulla avrebbero del ragionevole, e quindi insiti dell’essere umano, ma che dell’uomo fanno parte. Ecco che, spiegare di follie fatte per una donna, o per qualcosa che ti attrae, a tal punto da mettere in atto comportamenti al limite della ragione e non spiegabili con la logica, non sempre è possibile. Sentimento forte la passione che ti fa fare cose che normalmente non faresti, ed ecco che l’innamorato affronta qualsiasi pericolo e difficoltà per incontrare l’amata, allo stesso modo del cacciatore che intemperie, stanchezza e pericoli non fermano per un incontro con il frullo di una beccaccia. Lasciare il caldo del tuo letto e la vicinanza della tua donna, in una gelida mattina di dicembre, ragionevole non è, se lo scopo è solo quello di inseguire selvatici tra mille intemperie. Eppure quello che per la maggioranza è una follia per te è l’appagamento del tuo ego e che non può essere messo in discussione. Per molti la passione trascende, molte volte, nella fissazione, e come dargli torto se i tuoi pensieri sono sempre rivolti a quello che ti appaga e del cui mondo fai parte. Ho avuto modo di dire che non saprai mai perchè la caccia ti scoppia dentro, ma di sicuro sai che ti trascinerà in un vortice di emotività che ti riempirà la vita. Non importa cosa tu caccerai e dove lo farai, di sicuro con il fucile in spalla e con il fedele amico al tuo fianco, andrai per boschi e colline scordando per qualche ora tensioni e follie del vortice in cui vivi, e se la tua abilità sarà premiata allora ritornerai stanco, ma felice, a rifugiarti tra le calde coperte e le braccia della tua donna. Carmelo Chirico _________________________________________________________________________________________ CacciaInFiera Web Magazine è un prodotto Fierashop S.a.s. – Pubblicato il 31/01/2009 su www.cacciainfiera.it 9
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