NEV n. 26-27 dell`8 luglio 2009
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NEV n. 26-27 dell`8 luglio 2009
NEV - NOTIZIE EVANGELICHE protestantesimo - ecumenismo - religioni 8 luglio 2009 settimanale - anno XXX - numero 26/27 ______________________________________________________________________________ IL PROSSIMO NUMERO DEL NEV USCIRA' IN DATA 22 LUGLIO 2009 ______________________________________________________________________________ * EDITORIALE: Calvino in prima pagina, di Giorgio Tourn * INTERVISTA: Jean-Arnorld De Clermont sulla prossima Assemblea della KEK * KEK. Si apre a Lione la XIII Assemblea della Conferenza delle chiese europee * Enciclica “Caritas in veritate”. Un testo che parla più alla chiesa che alla società * Ecumenismo. Sottoscritto il Documento comune sui matrimoni tra cattolici e battisti * Sicurezza. Preoccupazione del presidente FCEI per una legge che criminalizza gli immigrati * G8. Le critiche della FCEI al documento finale del Summit dei leader religiosi * Terremoto. Valdesi e metodisti in visita nelle tendopoli * Otto per mille. + 18% ai valdesi e ai metodisti * Diritti umani. Una laurea contro la tortura * Protestantesimo. Due trasmissioni sull'apostolo Paolo tra storia, Bibbia e attualità culturale * Salute. Premiato l’Ospedale evangelico di Genova per la cura delle donne * Ecumenismo. Un coreano e un norvegese candidati alla segreteria generale del CEC * TELEGRAFO: Notizie in breve * APPUNTAMENTI * DOCUMENTAZIONE: MED – Mare, Europa, Diritti EDITORIALE Calvino in prima pagina di Giorgio Tourn, pastore e storico valdese Il Cinquecentenario della nascita di Giovanni Calvino provoca qualche lieve sommovimento nella pubblicistica italiana. Non mancano articoli - per esempio, quello pubblicato recentemente da Roberto Spataro sulla rivista dei salesiani "Cristianità” - che si ricollegano alla più bieca e superata tradizione storiografica del Calvino tenebroso disumano e tirannico inventore della teocrazia ginevrina, omicida e illiberale. In controtendenza appare ora un articolo sorprendente a firma dello storico francese Alain Besançon. Sorprendente per l’organo di stampa: L’Osservatore Romano, voce autorevole del cattolicesimo ufficiale di curia che lo ha pubblicato in prima pagina venerdì 3 luglio; e sorprendente per il tenore, in chiave nettamente positiva. Il riformatore di Ginevra è un credente che si colloca nella più classica tradizione cristiana, profondo conoscitore delle Scritture, estimatore dei Padri della Chiesa; concentra la sua riflessione sulla figura di Cristo; ha una visione profonda della realtà sacramentale, a differenza di Lutero (e in questo sta la sua superiorità e maggior interesse per noi oggi); ha impostato il problema del rapporto Chiesa-società politica in termini di autonomia. 2 L’autore dello scritto è un autorevole esponente della cultura cattolica francese. Siamo nella tradizione dei Maritain, Mounier, de Lubac, Congar, quel cattolicesimo che ha ispirato il Vaticano II; o, per restare nel campo degli studi calviniani, di Alexandre Ganoczy, uno dei massimo studiosi di Calvino in campo internazionale, autore del classico Calvin théologien de l‘Eglise et du ministère. Alcune considerazioni si possono però fare al riguardo. Non essendo L'Osservatore Romano una rivista storica ma un organo di stampa, molto definito ideologicamente, non è senza interesse porre la domanda: che senso ha questo testo? Si tratta di un'apertura ecumenica, di ricerca di un dialogo? Nel contesto dell’attuale pontificato sembra difficile poterlo dire. L'Osservatore Romano non diventa calvinista, non prende le difese di Calvino, neppure lo riabilita; si limita a leggere la storia e riflettere sui fatti. Più che proporre una lettura positiva del riformatore da contrapporre a quella negativa tradizionale, che circola ancora largamente fra noi, offre una lettura obiettiva sulla realtà storica. Si abbandona così la polemica gratuita e la diffamazione; si rinuncia a deformare i fatti per galvanizzare la fede del popolo cattolico. Si rinuncia al ragionamento: se quello, l’altro da me, è l’eretico, il mostro, allora io sono nella verità e la mia identità è garantita (non da quello che io sono ma da quello che non sono!). Un fenomeno che oggi ben conosciamo, non più in campo confessionale ma sociologico. Che si tratti di una impostazione nuova e significativa è evidente; va letta però nella problematica interna al cattolicesimo stesso. Il prestare attenzione ad un teologo cristiano, sia pure dissidente (per abbandonare il termine “eretico”) rispetto alla ortodossia del cattolicesimo, è fondamentale per il cattolicesimo moderno. Se il problema della cristianità odierna è il confronto dialogico con la modernità laica, razionale, critica, forse si può imparare da questo umanista laico che si è misurato con il mondo moderno in termini più coraggiosi, arrischiati, di quanto abbia fatto il Concilio tridentino. E si può imparare da lui forse più che dal frate agostiniano Lutero. (NEV/Notizie evangeliche 27/09) INTERVISTA Jean-Arnorld De Clermont: “Diffondere la cultura del dibattito: ecco il nostro ruolo” a cura di Gaëlle Courtens Roma (NEV), 8 luglio 2009 - "Chiamati a un'unica speranza in Cristo": questo il tema della prossima Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (KEK) che si svolgerà dal 15 al 21 luglio a Lione, in Francia, durante la quale verrà celebrato anche il cinquantenario della dell’organismo ecumenico. L'Agenzia Stampa NEV ha intervistato il presidente della KEK, il pastore riformato Jean-Arnold De Clermont, il cui mandato termina con la prossima assemblea. Presidente De Clermont, l'integrazione nella KEK della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) fa della stessa KEK un organismo sempre più complesso. Come conciliare questa complessità di compiti con la visibilità della KEK nel panorama europeo? Le chiese sono chiamate a difendere i diritti e la dignità degli esseri umani. In quest'ottica, ai tanti compiti della KEK, che in tutti questi anni si è spesa nella costruzione di un'Europa solidale e sostenibile, non può non aggiungersi quello riferito alle migrazioni. Il ruolo delle chiese è quello di affrontare questa sfida diversamente da come viene "risolta" dai politici. Troppo spesso le politiche contemplano solo la parte normativa, per esempio dei rimpatri o delle espulsioni, e questo a scapito di una seria politica dell'accoglienza. Le chiese mettono l'accento su quei problemi che troppo spesso sono negletti dall'Unione Europea (UE): insistiamo sulla libertà di circolazione delle persone, mentre contrastiamo l'idea di voler rinchiudere l'umanità in fortini ben delimitati. La KEK, se vuole guadagnare in visibilità, ha bisogno di capire quali sono quei pochi argomenti dai quali non può prescindere, e cominciare a comunicarli efficacemente. Sarà questa infatti una tra le sfide della prossima assemblea: per questo sarà necessario che le chiese membro si riapproprino della KEK, per poi - a partire dalla definizione di alcune grandi piattaforme tematiche reimpostarne il lavoro. Per farsi sentire nel brusio generalizzato del mondo bisogna sapere 3 esattamente quali sono i messaggi che si vogliono veicolare, altrimenti c'è il rischio che questi si mescolino al brusio generalizzato. La scorsa assemblea si svolse sei anni fa in Norvegia. Molte sono le cose che rispetto ad allora in Europa sono cambiate, a cominciare dalla crisi economica e finanziaria, a quella ambientale, alla crescente povertà. In questo scenario qual è il ruolo delle chiese oggi? Naturalmente la KEK non può tacere - e nei mesi scorsi non lo ha fatto - sulla crisi economica in atto, o sul futuro ambientale del nostro pianeta, oppure sulla povertà, o ancora le migrazioni. I lavori assembleari saranno utili però per definire insieme quali riteniamo essere le priorità rispetto alla necessità di far intendere la speranza di Dio per il suo popolo. In questo contesto il ruolo delle chiese è di far comprendere che Dio ha una speranza per l'umanità. Dobbiamo lanciare il suo messaggio e dire chiaro e forte che il Regno di Dio è possibile. Non dobbiamo rassegnarci alla fatalità del caso, alle crisi finanziare, alle divergenze tra Nord e Sud. Non dobbiamo rassegnarci al fatto che il nostro pianeta verrà distrutto per l'ingordigia di alcuni consumatori. Invece dobbiamo dire che la costruzione di un mondo più giusto e solidale è possibile, il regno di Dio è possibile, non si tratta di un'utopia, bensì di una realtà: questo è il messaggio di speranza che come chiese cristiane siamo chiamati a diffondere. Recentemente la KEK si è impegnata molto sul fronte del dialogo tra cristiani e musulmani in Europa. C'è ancora molto lavoro da fare in questo campo? Ce n'è ancora tantissimo: stiamo imparando solo adesso a conoscerci. Sotto un profilo religioso e culturale l'Islam in Europa è stato storicamente negletto. Ma se vogliamo aumentare l'efficacia nel dialogo, allora l'incontro con l'islam va assolutamente sviluppato anche in collaborazione con la chiesa cattolica. Si tratta di un campo di azione nel quale dovremmo mettere ancora più energie. Poi c'è da proseguire nel lavoro di sensibilizzazione presso le istituzioni europee, che sono ancora restie nell'includere nel dialogo interculturale anche quello interreligioso. Quello che a noi può sembrare un'ovvietà, a livello politico non sempre va da sé. La KEK, attraverso la sua Commissione Chiese e società, ha già lavorato in questa direzione e continuerà a farlo. Lei ha dedicato sei anni della sua vita all'ecumenismo in Europa. Un ecumenismo con alti e bassi. Come vede il futuro del movimento ecumenico? La battaglia ecumenica è senza fine, anche a causa e forse grazie alle tensioni ecclesiologiche e teologiche che esistono tra le varie confessioni. In questo senso mi ha senz'altro segnato la Terza assemblea ecumenica europea svoltasi nel 2007 a Sibiu in Romania. Credo che nonostante il raffreddamento sul piano ecumenico di cui tanto si parla, sia assolutamente necessario proseguire nel dibattito. Anche sulle questioni che più ci dividono e penso in particolare alla bioetica. Ed allora ecco il ruolo della KEK: creare una cultura del dibattito. Va detto che questo stesso dibattito esiste anche in seno alla chiesa cattolica. Vorrei tanto che questi diversi dibattiti comunicassero tra loro. Il mio auspicio è poter condividere le nostre posizioni, riflettere, capire, anche se siamo in disaccordo, anche se rimaniamo sulle nostre posizioni. Non vi è nulla di più prezioso del confronto. Solo con un sano dibattito è possibile controbilanciare le derive integraliste e le correnti "nazional identitarie" e "tribali" interne alle chiese. L'obiettivo della KEK è quello di facilitare le relazioni ecumeniche tra le chiese: non esiste un'altra ipotesi di lavoro. Sposiamo quella portata avanti a Sibiu, e che è quella di una testimonianza comune in base a quanto si afferma nella Charta Oecumenica. KEK. Si apre a Lione la XIII Assemblea della Conferenza delle chiese europee Il contributo italiano attraverso il documento “Mare, Europa, Diritti” Roma (NEV), 8 luglio 2009 – La speranza sarà il tema che guiderà la XIII Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (KEK). "Chiamati a un'unica speranza in Cristo" è infatti il motto di questo importante appuntamento ecumenico europeo che si svolgerà dal 15 al 21 luglio a Lione, in Francia, è durante il quale verrà celebrato il 50° anniversario della fondazione della KEK stessa, organismo che oggi raccoglie 120 chiese ortodosse, protestanti, anglicane e vetero- 4 cattoliche europee. I delegati, circa 700, esamineranno l'operato degli ultimi sei anni del Comitato Centrale e delle Commissioni, ma soprattutto delineeranno una visione per il futuro della KEK. Secondo il calendario, consultabile sul sito http://assembly.ceceurope.org, giovedì 16 verrà dedicato alla riflessione sulla speranza, mentre il giorno seguente, la parola chiave sarà “visione”: come immaginare il cammino del movimento ecumenico e le sue sfide da qui al 2029; il 18 saranno definite le priorità dei prossimi sei anni di lavoro della KEK, mentre il 19 sarà completamente dedicato all'anniversario dei 50 anni della KEK. Tra le altre cose, l'Assemblea sancirà la fusione della KEK con la Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (CCME), facendo della riflessione sui migranti un’area di lavoro privilegiata. Infatti, per il 2010 la KEK intende promuovere l'anno delle chiese europee sulle migrazioni. Dall'Italia saranno presenti delegazioni delle chiese valdesi, metodiste, battiste e luterane, tutte appartenenti alla KEK. Per la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) sarà presente la segretaria esecutiva Laura Casorio. Quale contributo ai lavori dell'Assemblea, la FCEI ha stilato un documento intitolato "MED - Mare, Europa, Diritti" (vedi Documentazione). Il titolo richiama il Mar Mediterraneo che costituisce la prospettiva specifica degli evangelici italiani, mare che può essere al tempo stesso punto d'incontro tra continenti ma anche costituire una barriera, un nuovo muro di Berlino che respinge culture e migranti. Il documento, che in traduzione inglese sarà presente sul sito dell’Assemblea, richiama l'importanza di un percorso che ha fatto e deve continuare a fare dell'Europa un luogo di incontri possibili e di dialogo. Infine, i diritti che vengono citati sono quelli violati dei migranti, dei giovani, delle donne, delle minoranze sessuali e dell'ambiente. Enciclica “Caritas in veritate”. Un testo che parla più alla chiesa che alla società E’ il commento a caldo del teologo valdese Fulvio Ferrario Roma (NEV), 8 luglio 2009 - Un testo ampio e organico rivolto però più all'interno della chiesa che al suo esterno, più interessato a dettare le coordinate ideologiche della dottrina sociale della chiesa che non al dialogo con la società. È questa la valutazione a caldo del professor Fulvio Ferrario, docente di teologia sistematica presso la Facoltà valdese di teologia di Roma, sull'enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” presentata il 7 luglio. “Benedetto XVI – ha dichiarato Ferrario all'agenzia stampa NEV - propone la propria interpretazione della dottrina sociale della chiesa, mettendosi in dialogo con la “Populorum progressio” di Paolo VI, un testo che, secondo molti, si inseriva nello spirito di moderata apertura al nuovo orizzonte mondiale, promosso dal Vaticano II”. Secondo Ferrario questo collegamento da modo “all'attuale pontefice di sottolineare, come di consueto, la continuità del magistero romano, presentando il proprio pensiero come il naturale sviluppo dell''autentico' insegnamento del Concilio. Particolarmente caratteristica – fa notare Ferrario - è l'impostazione di fondo, che può essere riassunta da questa frase: 'Senza Dio l'uomo non sa dove andare' (n. 78). Sembra che il pontefice, al di là delle espressioni formali, non sia particolarmente interessato a rivolgersi alla società. Nei fatti, parla alla sua chiesa e, ancora una volta, detta le coordinate ideologiche di riferimento. Chi ritiene che l'annuncio di Cristo richieda anzitutto l'ascolto e poi anche una buona dose di dialogo e di spirito autocritico, temo debba cercare altrove”. Ecumenismo. Sottoscritto il Documento comune sui matrimoni tra cattolici e battisti “Un passo ecumenico concreto che avrà effetti positivi sulla vita di tanti” Roma (NEV), 8 luglio 2009 - “Un piccolo passo ecumenico che ha però il dono della concretezza e per questo avrà non poche ricadute positive sulla vita di tanti”. Così ha iniziato il suo intervento la pastora Anna Maffei, presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), in occasione della firma del “Documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in Italia”, avvenuta il 30 giugno a Roma, presso la sede della Conferenza episcopale italiana (CEI). 5 Il Documento, sottoscritto dalla pastora Maffei e dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, si rivolge alle coppie interconfessionali battiste e cattoliche che si preparano al matrimonio, per aiutarle nel cammino di preparazione e nella vita coniugale e familiare, nella consapevolezza dei loro diritti e doveri e del rapporto di comunione che li lega alla rispettiva chiesa di appartenenza. È indirizzato anche alle comunità locali, in particolare ai parroci e ai pastori, responsabili delle comunità stesse, perché sappiano accompagnare, con rispetto e chiarezza, le scelte dei futuri coniugi. “Il Documento comune costituisce un passo concreto nel cammino ecumenico fra la Chiesa cattolica e le Chiese battiste in Italia, in un campo particolarmente delicato e atto ad aprire la strada a ulteriori sviluppi”, ha spiegato mons. Bagnasco. “Il documento – ha aggiunto Maffei - è uno strumento affinché la differenza confessionale fra coniugi cattolici e battisti possa essere vissuta nel rispetto delle diverse sensibilità di fede con il sostegno e non con l’ostilità delle rispettive comunità. Questa attenzione pastorale, spesso già presente, è oggi resa possibile anche ufficialmente e di questo siamo molto contenti. Certo, come battisti – ha proseguito Maffei avremmo desiderato che con questo documento si facessero ancora altri passi avanti, come consentire ai coniugi la condivisione della Cena del Signore – ha aggiunto a conclusione del suo intervento Anna Maffei -. Ci rendiamo conto che non può essere questo il tavolo dove decisioni simili vengono prese. Questo è però a nostro avviso il luogo dove scelte come queste vengono auspicate, sognate, preparate”. Il Documento comune è stato redatto da una commissione congiunta, copresieduta dal pastore Domenico Tomasetto per l'UCEBI e mons. Vincenzo Paglia per la CEI, ed è stato approvato nel 2008 dall'Assemblea generale UCEBI e, nel 2009, dall'Assemblea della CEI. Prendendo spunto dall'analogo Testo comune sottoscritto nel 1997 dalla Tavola valdese e dalla CEI, si compone di quattro parti. La prima presenta ciò che i cristiani possono dire insieme sul matrimonio dal punto di vista teologico, malgrado le differenze e divergenze confessionali tuttora presenti. Nella seconda parte vengono indicati i più significativi punti teologici di divergenza nel modo di intendere il matrimonio fra cattolici e battisti. La terza parte ha carattere più pastorale e offre agli sposi, alle loro famiglie e ai ministri delle due comunità religiose indicazioni e orientamenti circa la preparazione, la celebrazione e la pastorale dei matrimoni interconfessionali. Nell'ultima parte si presentano in dettaglio i vari aspetti pratici dei diversi momenti relativi alla preparazione, alla celebrazione e agli effetti di tali matrimoni. Sicurezza. Preoccupazione del presidente FCEI per una legge che criminalizza gli immigrati Franca Di Lecce: Una grave sconfitta culturale del nostro paese Roma (NEV), 8 luglio 2009 - "La votazione definitiva del disegno di legge sulla sicurezza suscita in me un profondo dispiacere". È quanto ha dichiarato il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Domenico Maselli, a seguito dall'approvazione definitiva del Senato che ha tramutato in legge il decreto sicurezza. "Dispiacere - ha spiegato Maselli - soprattutto per le conseguenze che l'istituzione del reato di immigrazione clandestina produrrà per il nostro paese. Da un punto di vista giuridico sembra una piccola cosa, ma questa legge cambia definitivamente i rapporti tra gli immigrati irregolari e il paese dove avevano cercato accoglienza. C'è il rischio - ha proseguito Maselli - che, al di là delle dichiarazioni, l'immigrato irregolare eviti di andare al pronto soccorso anche se affetto da una grave malattia, e c'è ben più del rischio della nascita di persone che saranno inesistenti dal punto di vista burocratico. La condizione folle del 'Fu Mattia Pascal' diventerà effettiva per bambini perfettamente innocenti che si troveranno senza alcuna garanzia, come se fossero inesistenti. Queste sono - ha concluso Maselli - solo alcune delle osservazioni che si possono fare, ma mi paiono sufficienti per essere profondamente preoccupati". Duro anche il giudizio di Franca Di Lecce, direttore del Servizio rifugiati e migranti (SRM) della FCEI: “L'approvazione del disegno di legge sulla sicurezza è una grave sconfitta culturale per l'intero paese. Si punisce non chi commette reato ma una semplice condizione esistenziale: essere migrante e aspirare a un futuro migliore è ora un crimine. In questo contesto – prosegue Di Lecce non ci rallegra la proposta di un provvedimento di urgenza sulle regolarizzazione delle colf. Da un 6 lato ci si preoccupa delle famiglie italiane, e dall'altro lato si restringono i ricongiungimenti familiari per i migranti. Oltre a sentirlo come un rattoppo e un tentativo di distrazione dalla legge disumana appena approvata, lo riteniamo pericoloso sul piano del messaggio che lancia: si salva chi serve i signori. La cultura della solidarietà e dei diritti su cui abbiamo fondato la nostra democrazia lascia il posto alla cultura della sudditanza e della umiliazione”. Critiche all'introduzione del reato di clandestinità vengono anche dall'Alleanza evangelica italiana (AEI): ”l'equiparazione dello stato di clandestino ad un reato – si legge in un comunicato stampa dello scorso 3 luglio - tradisce una visione impaurita, fragile e ossessionata della cittadinanza, scaricando sullo straniero irregolare la funzione di capro espiatorio della tensione avvertita. Per questo – continua l'AEI - invitiamo il governo ed il parlamento a rivedere il provvedimento in questione, favorendo un patto di cittadinanza per gli stranieri capace di accogliere in modo disciplinato, compassionevole e responsabile”. G8. Le critiche della FCEI al documento finale del Summit dei leader religiosi Domenico Maselli: poca chiarezza nei meccanismi decisionali dell'incontro Roma (NEV), 8 luglio 2009 - Il testo definitivo del IV Summit dei leader religiosi in vista del G8 (Roma e L'Aquila 16 e 17 giugno, vedi NEV 17/09), reso pubblico in questi giorni, ha incontrato da parte di Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), un'ampia condivisione riguardo ai tanti richiami alle situazioni critiche del mondo (dalla crisi economica al disarmo nucleare, dal sostegno allo sviluppo dell'Africa ai diritti e alla dignità dei migranti) con una riserva rilevante sul paragrafo introduttivo. Il punto di disaccordo riguarda l'affermazione della difesa della vita “dal concepimento alla morte”, lo stesso che aveva suscitato ampi contrasti a conclusione dell'Assemblea ecumenica di Sibiu nel 2007, tanto da ritardare la pubblicazione del documento finale di quell'incontro di alcune settimane. “Le mie critiche sono di metodo e di merito – ha spiegato Maselli, riflettendo sulla sua partecipazione al Summit -. Di metodo perché ancora una volta verifico che i meccanismi decisionali che conducono all’approvazione di documenti conclusivi non sono né chiari né condivisi. Ci troviamo così alla fine del Summit con un documento che non esprime le posizioni di tutti coloro che vi hanno partecipato. D’altra parte, l’idea di un G8 delle religioni, per quanto comprensibile in linea generale, merita ancora una messa a punto. Come esponenti di diverse comunità di fede non andiamo a questi incontri per impartire una benedizione o esercitare una cappellania: siamo lì per richiamare i potenti della terra ad alcuni valori, temi e diritti per noi fondamentali. Ma questo non è avvenuto con la dovuta chiarezza e auspicata efficacia”. Terremoto. Valdesi e metodisti in visita nelle tendopoli Bonafede: “I nostri progetti continueranno anche nei prossimi mesi” Roma (NEV), 8 luglio 2009 - La moderatora della Tavola valdese, pastora Maria Bonafede, e il presidente dell'Opera per le chiese metodiste in Italia (OPCEMI), pastore Massimo Aquilante, si sono recati ieri nelle zone terremotate per incontrare gli operatori delle chiese valdesi e metodiste presenti nei campi di Camarda e San Biagio. Da quasi un mese, infatti, le chiese valdesi e metodiste – nell'ambito dell'intervento coordinato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) – hanno aperto uno sportello di servizio sociale gestito da due operatrici specializzate, Elisa Carri e Giovanna Mei; a loro si affiancano dei volontari che propongono attività di animazione sia per gli adulti che per i bambini delle tendopoli. “Appena siamo stati accreditati dalla Protezione civile – spiega Massimo Aquilante – ci siamo impegnati in un servizio a fianco della popolazione. Se la prima fase dell'emergenza ha funzionato bene, a tre mesi dal terremoto iniziano a emergere le prevedibili difficoltà dovute a una lunga permanenza nei campi. Oltretutto la Protezione civile ha annunciato l'inizio del suo progressivo disimpegno, anche per affrontare le consuete emerge estive”. “Parlando con la gente della tendopoli – aggiunge Maria Bonafede – emerge una grande preoccupazione sul futuro: come noto sono state promesse delle case per settembre ma la gente 7 si dice scettica e già ipotizza una permanenza temporanea non più nelle tendopoli ma negli alberghi della costa: in pratica si teme una specie di diaspora che romperebbe i legami sociali e costringerebbe chi lavora o studia a un vero e proprio trasferimento. Per parte nostra intendiamo continuare il nostro servizio nei campi di Camarda e di San Biagio in prossimità dell'Aquila – prosegue la moderatora – dove stiamo operando da un mese circa all'interno di un camper e di alcune tende messe a disposizione dell'Esercito della Salvezza; al tempo stesso, però, stiamo discutendo di un intervento più ampio che vogliamo realizzare insieme alle gente dei campi: insieme alle case, infatti, occorrerà ricostruire luoghi di incontro e di aggregazione sociale. Per questo secondo intervento intendiamo utilizzare una quota dei fondi dell'otto per mille”. Maggiori informazioni sull'impegno delle chiese valdesi e metodiste nell'area terremotata sono disponibili sul sito www.chiesavaldese.org. Chi voglia svolgere un periodo di servizio volontario nei campi può rivolgersi agli uffici della Tavola valdese (064745537) o direttamente allo sportello di Servizio sociale nell'area dell'intervento (329 1925731). Per parte sua l'Esercito della salvezza ha messo a disposizione alcune tende sia per l'intervento degli evangelici che di alcuni privati che hanno scelto di trasferirsi nelle tendopoli allestite dalla Protezione civile. Prosegue anche l'impegno delle chiese battiste che stanno sostenendo l'acquisto di alcuni testi per gli studenti universitari e del Coordinamento evangelico emergenza Abruzzo (COEVEMA). Prosegue infine la sottoscrizione promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia che sin qui ha raccolto all'incirca 100.000 euro. I versamenti possono essere effettuati tramite il conto corrente postale: ccp n. 38016002 - IBAN: IT 54 S 07601 03200 000038016002, BIC/SWIFT code: BPPIITRRXXX, intestato a: Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma. Specificare nella causale: TERREMOTO ABRUZZO (www.fcei.it). Otto per mille. + 18% ai valdesi e ai metodisti Roma (NEV), 8 luglio 2009 - “E' un risultato importante che conferma una tendenza all'aumento in atto da vari anni. Ma è anche un segnale di attenzione importante nei confronti di una minoranza evangelica che si è fatta carico di battaglie per la laicità, il pluralismo religioso, i diritti civili: le firme raccolte negli ultimi anni, infatti, superano di almeno dieci volte il numero dei valdesi e metodisti che destinano il loro 8 per mille alla loro chiesa. Hanno firmato per noi anche molti cattolici, molti laici, evangelici di diverse denominazioni e tante persone in ricerca: a loro il nostro grazie e l'impegno a una gestione all'insegna della trasparenza e della solidarietà”. Così Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, ha commentato il dato trasmesso nei giorni scorsi alla Tavola valdese dall'Agenzia delle entrate, relativo alle firme dell'8 per mille del 2006: 311.624 (+ 46.949) firme, pari all'1,8% del totale, che hanno generato una quota di 8.298.224 euro. Tutti risultati con il segno positivo: lo scorso anno, infatti, la Tavola valdese aveva raccolto 264.676 firme (1,6%) ed aveva ottenuto fondi per 6.917.565. Come sempre la regione più generosa nei confronti di valdesi e metodisti è il Piemonte con oltre 80.000 firme, seguita dalla Lombardia e dal Lazio. “Come sempre – continua Bonafede - destineremo questi fondi esclusivamente ad attività culturali, sociali ed assistenziali, in Italia e all'estero, gestite da organismi assai diversi tra loro, molti dei quali del tutto esterni al mondo evangelico o protestante. E' il nostro modo di investire 'laicamente' i fondi che ci vengono attribuiti dai contribuenti italiani”. Il 26 maggio il Parlamento ha approvato una revisione dell'Intesa con le chiese rappresentate dalla Tavola valdese in virtù della quale tra tre anni valdesi e metodisti italiani avranno accesso anche alla ripartizione su base percentuale delle quote non destinate dai contribuenti. Diritti umani. Una laurea contro la tortura Presentata a Roma un'iniziativa dell'Azione dei cristiani contro la Tortura (ACAT) Roma (NEV), 8 luglio 2009 - “Una laurea non ferma la tortura, ma rompe l'indifferenza contro la tortura che, tragicamente, è assai più diffusa di quanto non pensiamo”. Così il teologo Paolo Ricca, docente emerito della Facoltà valdese di Teologia, intervenuto il 26 giugno nella tavola rotonda di 8 lancio dell'iniziativa “Una laurea per fermare la tortura. Il valore della formazione giovanile”, promossa dall'Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (ACAT) e svoltasi nella “Sala della pace” della Provincia di Roma e presieduta da Maria Elisa Tittoni, di ACAT Italia. “La tortura viene applicata nella metà dei paesi del mondo – ha affermato - e in Italia non esiste una norma che la condanni in senso assoluto. Questi dati, nella Giornata internazionale contro la tortura che ricorre proprio oggi, devono interrogare le coscienze di tutti e, in primo luogo, dei cristiani e delle chiese”. “I cristiani non sono vergini rispetto alla tortura – ha affermato Ricca - perché nella lunga storia delle chiese l'hanno spesso praticata. E per questo lancio un appello perché ogni chiesa cristiana sia come una cellula dell'ACAT attraverso la quale esprimere l'azione dei cristiani contro la tortura”. È seguita la testimonianza della scrittrice iraniana Masomeh Zamyndoost amareggiata per la situazione attuale nel suo paese. “Conosco la tortura da quando ho 16 anni – ha affermato -. Mi ricordo i tempi dello Scià, quando fui tirata per le gambe e le braccia. In seguito a quelle torture fui costretta a rimanere ferma per due anni. Oggi ovviamente penso ai giovani iraniani che stanno pagando il loro prezzo alla libertà. E' la stessa realtà, ieri come oggi”. È quindi intervenuto Carlo Bracci, presidente di “Medici contro la tortura”, la cui associazione negli anni, ha seguito circa 1200 rifugiati che hanno subito delle torture: “Ma il percorso di riabilitazione e di inserimento è difficile perché nella società italiana non c'è nulla che li aiuti. Per questo dobbiamo parlare ai giovani nelle scuole, educarli alla cultura dei diritti umani”. “La parte più importante del nostro lavoro passa attraverso la trasformazione delle mentalità – ha affermato Sylvie Bukhari-de Pontal, presidente della FIACAT, la Federazione che collega le diverse ACAT nazionali, una trentina in tutto. Si è detta molto preoccupata per la strisciante minimizzazione del problema della tortura nelle nostre società, e ha accolto con entusiasmo l'iniziativa di ACAT Italia di istituire un bando di laurea su questi temi: "Un'idea geniale che faremo certamente nostra e che proporremo in altri paesi". All'incontro sono giunti messaggi di solidarietà da parte del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti; del presidente del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax, card. Raffaele Martino – portato dal prof. Tommaso Di Ruzza - e della moderatora della Tavola valdese, pastora Maria Bonafede. Ha chiuso la tavola rotonda l'intervento Arsène Bolouvi, già presidente dell'ACAT del Togo negli anni '90: “Vi sono paesi come il mio – ha affermato – nel quale si considera la tortura un problema politico e quindi di parte. La tortura si nutre del silenzio e dove si pratica la tortura non è possibile parlarne pubblicamente. Per questo è importante il progetto lanciato da ACAT Italia, perché sono stato testimone della lotta dei giovani del Togo per la democratizzazione del loro paese”. Il premio di laurea istituito da ACAT Italia sarà assegnato a tesi discusse negli anni accademici 2008/09 e 2009/10. Tema della tesi dovrà essere: ”La tortura e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti contro le persone nel mondo contemporaneo: cause, implicazioni, strategie e strumenti per la loro prevenzione e abolizione e per la riabilitazione delle vittime”. L’intento del premio è quello di sensibilizzare il mondo giovanile su una tematica ancora oggi tristemente attuale. Le domande di partecipazione al bando dovranno pervenire all’ACAT rispettivamente entro il 30 aprile 2010, per il premio relativo all’anno accademico 2008/09, ed entro il 30 aprile 2011 per il premio relativo all’anno accademico successivo. È possibile scaricarlo dal sito www.acatitalia.it. Il progetto gode del supporto della Facoltà valdese di teologia, del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, di Medici contro la tortura e di FIACAT. Protestantesimo. Due trasmissioni sull'apostolo Paolo tra storia, Bibbia e attualità culturale Roma (NEV), 8 luglio 2009 - Si intitola “Paolo, l'apostolo” la prima parte del programma che la rubrica Protestantesimo (RAIDUE) dedica all'uomo di Tarso e che andrà in onda domenica 12 luglio, all'incirca all'una di notte (replica lunedì 13 alla stessa ora e lunedì 20 alle 7,00). Il programma, a firma di Paolo Naso con la regia di Giovanni Ribet, ricostruisce le tappe della vita e della predicazione dell'apostolo delle genti, avvalendosi degli interventi di qualificati studiosi: tra gli altri il teologo Yann Redalié, docente di Nuovo testamento alla Facoltà valdese di teologia, la storica Emanuela Prinzivalli, presidente del Dipartimento di studi storico religiosi dell'Università La 9 Sapienza di Roma; il pastore e biblista Eric Noffke. La trasmissione è stata girata tra Siracusa, Ostia Antica ed Efeso. La seconda parte del programma, degli stessi autori, ha per titolo “Paolo, apostolo moderno” e andrà in onda domenica 26 luglio: sempre su RAIDUE all'una di notte circa (replica lunedì 27 alla stessa ora e lunedì 3 agosto alle 7). In questa seconda puntata l'inchiesta si sposta sull'attualità di Paolo e la sua rilevanza ecumenica, teologica e culturale oggi: “Paolo – spiega Paolo Naso – ha costituito una fonte eccezionale per la cultura di ogni tempo: nel documentario offriamo dei flash sul tributo all'apostolo di personaggi come Lutero, Mendelssohn, Pasolini, Martin Luther King. Ma tracce del pensiero paolino attraversano tutto il pensiero moderno”. Tra gli altri intervengono nel programma i teologi Paolo Ricca e Letizia Tomassone, il filosofo Giacomo Marramao, i pastori Massimo Aprile e Peter Ciaccio. Salute. Premiato l’Ospedale evangelico di Genova per la cura delle donne Una struttura all’avanguardia per i servizi forniti e per la presenza femminile ai vertici Roma (NEV), 8 luglio 2009 - L'Ospedale evangelico internazionale di Genova è stato insignito del massimo riconoscimento di tre bollini rosa dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (ONDA) nell'ambito del “Progetto ospedale donna”. Il riconoscimento, conferito durante una cerimonia tenutasi a Roma lo scorso 29 giugno, va a una struttura all'avanguardia nei servizi legati al percorso della nascita, ma anche nell'impegno per la prevenzione di patologie oncologiche femminili. A ritirare il premio sono state la presidente dell'OEI, Cristina Ageno, e la vice direttrice sanitaria Daniela Pezzano. Con questo riconoscimento “l’OEI conferma e rafforza il suo impegno nei confronti della tutela della salute e dei diritti delle donne – si legge in un comunicato stampa dell'Ospedale evangelico -, grazie anche alla significativa presenza femminile sia nel Consiglio di Amministrazione sia tra il personale amministrativo e sanitario”. Una presenza importante che ha caratterizzato e caratterizza l’OEI con “i tratti tipici della managerialità femminile: la trasparenza, la concretezza, il rigore, l’attenzione alle relazioni umane, la comunicazione costante con il territorio e le istituzioni”. I criteri di valutazione 2009 seguiti dall’ONDA prevedono il riconoscimento di un bollino alle strutture ospedaliere che riservano attenzione alle donne per diagnosi e terapie femminili e che rispettano i Livelli essenziali di assistenza (LEA); l’attribuzione di due bollini agli ospedali che, oltre al requisito precedente, presentino un congruo numero di donne in posizioni apicale, servizi a misura di donna e tengano conto della multietnicità; infine, l'assegnazione di tre bollini a chi abbia inoltre effettuato pubblicazioni scientifiche su patologie femminili e normative di settore. Ecumenismo. Un coreano e un norvegese candidati alla segreteria generale del CEC A decidere sarà il Comitato centrale del CEC del prossimo agosto Roma (NEV), 8 luglio 2009 - Sono il coreano Park Seong-won e il norvegese Olav Fykse Tveit i due candidati alla segreteria generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). Lo ha annunciato la speciale commissione istituita per la ricerca del successore del pastore Samuel Kobia, attuale segretario generale del CEC che non ha rinnovato la sua disponibilità a ricoprire la sua carica per un secondo mandato. “La commissione ha lavorato in un clima costruttivo, improntato alla cooperazione - ha spiegato la coordinatrice Agnes Abuom -. I due candidati, emersi da un serrato confronto tra diverse personalità esaminate, sono impegnate nel movimento ecumenico, ne condividono lo spirito e ne promuovono l’ideale. Essi provengono da contesti e tradizioni diverse e portano con sé un ricco bagaglio di capacità, di doni e di esperienze”. Il pastore Park Seong-won appartiene alla chiesa presbiteriana della Corea del Sud dove è professore di teologia al Seminario e all’Università teologica Youngnam di Kyeongsan. Tra il 1986 e il 2004 ha ricoperto diversi incarichi nell'Alleanza riformata mondiale (ARM); attualmente è membro del Comitato centrale del CEC, co-moderatore del Movimento congiunto del Patto per la giustizia “Oikotree” sostenuto dall'ARM, dal CEC e dal Consiglio mondiale per la missione (CMM). Olav Fykse Tveit è pastore della chiesa luterana di Norvegia nell'ambito della quale è stato segretario 10 generale del Consiglio per le relazioni ecumeniche e del Consiglio per i rapporti con lo Stato. Nel CEC è membro della Commissione Fede e costituzione e co-presidente del Forum IsraelePalestina. La scelta del nuovo segretario generale verrà operata nell'ambito della riunione del Comitato centrale del CEC che si terrà a Ginevra (Svizzera), dal 26 agosto al 2 settembre prossimo. Il CEC è il più grande organismo ecumenico mondiale, a cui aderiscono 350 chiese anglicane, protestanti e ortodosse di tutto il mondo, in rappresentanza di 560 milioni di cristiani. TELEGRAFO (NEV) - Immigrazione e xenofobia, crisi economica, violenza sulle donne, solidarietà alla popolazione dell'Abruzzo, ma anche la situazione iraniana, sono stati tra i principali temi di dibattito delle Conferenze dei quattro Distretti delle chiese metodiste e valdesi italiane, tenutesi come ogni anno durante il mese di giugno. Il richiamo a uno stile di vita sobrio e alla solidarietà fattiva con quanti hanno perso il lavoro a causa della crisi viene dal I Distretto (Valli valdesi) che ha sollecitato le chiese a mettersi in rete per elaborare “progetti di prima assistenza, di ascolto, di mutuo aiuto e sostegno psicologico”. Sull'allarme xenofobia sempre il I Distretto ha aderito alla campagna nazionale contro il razzismo “Non aver paura” mentre il IV Distretto (Sud Italia) ha invitato le chiese ad esporre il testo biblico di Levitico 19:33-34 sull'ospitalità allo straniero. E' invece il II Distretto (Nord Italia) ad aver ripreso le parole della moderatora Maria Bonafede sulla crisi in Iran, la quale aveva sottolineato come ciò che sta accadendo nel paese asiatico “ci richiama ancora una volta al tema della democrazia e della libertà di critica e di dissenso”, tema che una minoranza religiosa come quella evangelica in Italia non può non avere a cuore e che deve vedere le chiese sempre vigilanti, in ogni parte del mondo. Il III Distretto (Centro Italia) ha discusso delle iniziative delle chiese evangeliche per le zone del terremoto abruzzese, invitando alla ricerca di volontari che possano impegnarsi attivamente nei diversi progetti. Infine, il IV Distretto ha avviato il progetto sponsor “Uscire dal silenzio” per sostenere e accompagnare le donne che hanno subito violenze. (NEV) – Prende il via il prossimo 18 luglio a Prali, nelle Valli valdesi del Piemonte, la manifestazione “Pralibro 2009”, organizzata dalle librerie torinesi Claudiana e La torre di Abele, dalla chiesa valdese di Prali, e con il sostegno della Regione Piemonte. Per un mese, fino al 14 agosto la sala valdese diverrà una libreria attorno alla quale verranno presentati libri, autori, spettacoli teatrali e musicali. Tra gli ospiti, quest'anno si segnalano Paolo Galimberti, Margherita Hack, Giancarlo Caselli e Nando Dalla Chiesa. Tra le altre serate, il 25 luglio verrà presentata la biografia di Henry Dunant, il fondatore della Croce Rossa; un incontro sarà dedicato al riformatore protestante Giovanni Calvino di cui quest'anno si celebrano i 500 anni dalla nascita; l'ultima serata riguarderà invece la vicenda di Sacco e Vanzetti raccontata dal libro di Lorenzo Tibaldo. Sono inoltre previsti diversi incontri dedicati ai bambini. Per il programma completo: www.gruppoabele.org/Images/File/pralibro.pdf (NEV/WCC) – L’impegno degli Stati Uniti e della Russia a tagliare i loro arsenali di armi nucleari strategiche “è un’iniziativa incoraggiante e un passo avanti in quel difficile ma essenziale cammino che il mondo deve percorrere per liberarsi dallo spettro dell’autodistruzione”. E’ quanto ha affermato il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), in una dichiarazione ufficiale rilasciata ieri. Il presidente USA Barack Obama e il presidente russo Dimitri Medvedev hanno infatti raggiunto un accordo per ridurre i rispettivi spiegamenti di testate nucleari ciascuno sotto le 1700 unità. “Vogliamo sostenere entrambi gli Stati nel loro impegno a proseguire insieme sulla via del disarmo. Agendo così – ha aggiunto Kobia – otterranno gradualmente quell’autorità morale necessaria per incoraggiare altre nazioni nell’eliminare le armi di distruzione di massa”. (NEV/BWA) - Negli Stati Uniti 50 leader religiosi cristiani di diverse denominazioni ed ebrei hanno scritto al presidente Barack Obama per chiedere una risoluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese. “E' tempo che l'America torni ad assumere un'iniziativa diplomatica efficace e coraggiosa”, hanno affermato i religiosi, auspicando la creazione di due stati indipendenti in cui 11 palestinesi e israeliani possano trovare dignità, sicurezza e sovranità in egual misura. La lettera esprime anche preoccupazione per le piccole chiese cristiane di Palestina: “Nel luogo di nascita della nostra fede, una delle più antiche comunità cristiane rischia di diminuire rapidamente – si legge nel testo -. A meno che israeliani e palestinesi non giungano ad un accordo di pace, c'è il rischio concreto che i cristiani scompaiano dalla regione”. Anche per questo, sostengono i religiosi americani, è importante che gli Stati Uniti “aiutino palestinesi e israeliani a compiere i difficili passi verso una pace durevole”. (NEV/WCC) - “Come possiamo affermare la nostra identità musulmana, ebraica e cristiana non l'uno senza l'altro, né in conflitto l'uno con l'altro, ma insieme?”. E' la domanda a cui cercheranno di rispondere i partecipanti al seminario “Costruire una comunità interreligiosa”, organizzato dal 6 al 31 luglio dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), presso l'Istituto ecumenico di Bossey, in Svizzera. Il seminario offrirà a 25 giovani di fedi diverse un mese di attività spirituali, accademiche e ricreative. Come spiegano gli organizzatori, “in un tempo in cui le società costruite attorno allo schema 'una nazione, una cultura, una religione' sono ormai reliquie del passato, è necessario preparare i futuri leader ecclesiastici alla sfida di vivere pacificamente in un mondo caratterizzato dal pluralismo religioso”. (NEV/ENI) – Il pastore Nilton Giese, segretario generale del Consiglio delle chiese dell’America Latina (CLAI) - l’organismo ecumenico che raggruppa 170 chiese, in maggioranza protestanti, di 20 paesi dell’America Latina e dei Carabi -, ha espresso viva preoccupazione per quanto sta accadendo in Honduras all’indomani del colpo di stato che ha estromesso e costretto all’esilio il presidente Josè Manuel Zelaya Rosales. “Chiediamo che il paese venga restituito a una democrazia pacifica capace di risolvere i conflitti attraverso il dialogo e di rispettare la volontà popolare”, ha affermato Giese in un comunicato stampa dello scorso 1° luglio. “E’ nostra convinzione – ha proseguito l’esponente del CLAI – che un ritorno all’ordine costituzionale possa essere garantito solo dal reinsediamento del presidente Zelaya nelle sue funzioni”. Sulla crisi in Honduras si è espresso anche il segretario generale della Federazione luterana mondiale (FLM), pastore Samuel Noko, che si è detto estremamente preoccupato “per l’instabilità e la polarizzazione che gli eventi hanno provocato nella società honduregna”, tali da mettere a rischio “i risultati di uno sviluppo raggiunto con sacrificio, incoraggiare una sollevazione popolare e radicalizzare il conflitto nel paese”. Noko ha quindi condannato l’uso di mezzi incostituzionali e violenti per risolvere dispute politiche, sostenuto la richiesta di veder reintegrato il presidente Zelaya, e rivolto un appello alla comunità internazionale per una mediazione che porti pacificamente l’Honduras alle elezioni politiche previste per il prossimo novembre. (NEV) - L'elezione di Barack Obama ha in parte ridimensionato l'opinione secondo cui il mondo protestante sarebbe ormai un fenomeno marginale, incapace di incidere sui processi della storia reale, diviso tra una maggioranza di post-cristiani secolarizzati e un'aggressiva minoranza di fondamentalisti. Giorgio Bouchard con il suo “Evangelici nella tormenta. Testimonianze dal ‘secolo breve’" (ed. Claudiana, pagg. 228, euro 19) intende dimostrare che, oltre a personalità quali Dietrich Bonhoeffer e Martin Luther King, nel XX secolo vi sono state diverse altre testimonianze evangeliche di grande valore spirituale e portata storica. Si tratta di figure dimenticate o vittime di un "oblio selettivo": i loro successi sono noti, ma la loro fede è sottaciuta. Da Nelson Mandela a Jimmy Carter, ad Albert Schweitzer e Rosa Parks: un elenco non completo ma significativo di personalità evangeliche. Giorgio Bouchrad, pastore valdese e saggista, è stato moderatore della Tavola valdese e presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Claudiana, via S. Pio V 15, 10125 Torino; www.claudiana.it (NEV) – E’ una vicenda ferrarese, a metà tra la storia e il romanzo, quella che ci presenta Paolo Fabbri con “Ave Maria per l’ebreo Vita Finzi. La Resistenza a Ferrara 1944-1945” (ed. Greco & Greco, pagg. 287, euro 12). E’ storia perché parte dal ritrovamento di alcuni documenti che testimoniano l’attività antifascista del padre dell’autore; è finzione perché, come spiega Fabbri stesso, “i fatti sono reali, ma il modo in cui si sono svolti è frutto della mia fantasia”, come pure lo sono i dialoghi e i nomi dei personaggi che, tuttavia, richiamano per assonanza quelli di persone 12 reali. Ne esce il ritratto di una città, Ferrara, profondamente ferita dal fascismo, ma anche sede di un’importante comunità ebraica e di una chiesa evangelica battista, alla quale appartiene la famiglia dell’autore. In questo contesto emerge una coscienza collettiva antifascista che coinvolge persone legate ad ambienti e comunità differenti – tra cui anche il cappellano cattolico che recita la provvidenziale Ave Maria del titolo per l’ebreo Vita Finzi -, unite nella scelta di campo fatta dopo l‘8 settembre. Il tutto tenuto insieme dai ricordi dell’autore bambino che ci offrono il senso vivo di una città e della sua vita quotidiana in anni terribili, segnati dall’oppressione fascista ma anche dal coraggio di chi a quella violenza si oppose. Greco & Greco, via Verona 10, 20135 Milano; www.grecoegrecoeditori.it APPUNTAMENTI AVERSA (Caserta) – Dal 9 all'11 luglio prosegue la V edizione dell'Aversa Gospel Celebration, organizzato dalla Chiesa Nuova Pentecoste. Ogni sera dalle 20, momenti di musica, testimonianza e spiritualità negli spazi all'aperto della sede della chiesa in via Gramsci 78. TORRE PELLICE (Torino) – Venerdì 10, l'incontro del Caffè letterario “Una torre di libri” è dedicato al riformatore protestante Giovanni Calvino, di cui quest'anno ricorre il 500° anniversario della nascita, avvenuta proprio il 10 luglio del 1509. Si inizia alle 17 in piazza del Municipio, con gli interventi di Mario Miegge, Marco Mazzoli ed Elvio Fassone sul tema “Da Giovanni Calvino a Barack Obama. Capitalismo ed etica economica”. Si prosegue alle 19 con una cena a tema: “Le ricette della Piccardia, terra natale di Calvino”. Chiude la serata l'incontro con Giorgio Tourn dal titolo “Gli amici e i nemici di Giovanni Calvino”. TORRE PELLICE (Torino) – Sabato 11, per le Passeggiate storiche organizzate dal Coordinamento musei e luoghi storici valdesi, escursione ad Angrogna: “Borgate e scuole di un tempo”. Appuntamento alle 9 a Pradeltorno. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0121.950203. SESTO SAN GIOVANNI (Milano) – Sabato 11, la chiesa avventista invita alla conferenza di Alejandro Bullòn “La soluzione è Gesù”. Alle 18.30 presso il Palasesto, piazza I maggio. FIRENZE – Mercoledì 15, concerto di campane dei “Calvin and Chapel Handbell Ringers” della First Presbyterian Church di Red Bank (USA). Alle 21 presso il tempio valdese di via Micheli. TORRE PELLICE (Torino) – Venerdì 17, il Caffè letterario “Una torre di libri”, propone una “Passeggiata letteraria” lungo le vie cittadine e nel parco della collina del Forte di Torre Pellice. A cura dell'associazione “Glis il ghiro”, la passeggiata dura circa 2 ore a partire dalle 16.30 in piazza Municipio. E' necessario prenotarsi entro il 15 luglio (tel. 333.5860877, email [email protected]). La serata prosegue in piazza del Municipio alle 19 con una cena a tema: “Le ricette delle Valli valdesi”. A seguire David Riondino presenta “Garibaldi. Poema autobiografico”. PRALI (Torino) – Sabato 18, “Un buon libro non è mai scontato”, incontro di inaugurazione della manifestazione “Pralibro”. Intervengono Gaspare Bona, Melina Decaro, Vito Gardiol, Paolo Garimberti, Giuseppe Laterza, Bruno Mari, Rocco Pinto, Daniele Rostan, Silvana Sola. Alle 16 presso la libreria allestita nella sala valdese. Per il programma completo: www.gruppoabele.org/Images/File/pralibro.pdf ORSARA (Foggia) – Sabato 18, la chiesa valdese invita all'incontro “Islam, pluralismo, convivenza civile”. Intervengono Othmane Azafad e Michele Indellicato. Alle 19 in via Vittorio Emanuele 53. PRALI (Torino) – Dal 18 al 26 luglio, presso il Centro ecumenico Agape, 30° campo fede e omosessualità. Per informazioni: tel. 0121.807514; www.agapecentroecumenico.org 13 TELEVISIONE – Domenica 12, su RAIDUE all'una di notte circa, la rubrica “Protestantesimo” manda in onda una puntata dedicata a “Paolo, l'apostolo”, prima di due puntate dedicate all'apostolo delle genti. Repliche lunedì 13, all'una di notte circa, e lunedì 20 all'orario estivo delle 7, sempre su RAIDUE. Le trasmissioni sono disponibili anche sul sito della RAI, attraverso il link alla pagina www.fedevangelica.it/servizi/ssrtv041.php RADIO – Ogni domenica mattina alle 7.30 su RAI Radiouno, “Culto Evangelico” propone una predicazione (12 luglio, pastore Giovanni Anziani; 19 luglio pastore Sergio Manna), notizie dal mondo evangelico, appuntamenti e commenti di attualità. Le trasmissioni possono essere riascoltate collegandosi al sito di RAI Radiouno, attraverso il link alla pagina www.fedevangelica.it/servizi/ssrtv031.php DOCUMENTAZIONE MED – Mare, Europa, Diritti Documento della Consulta esteri della Federazione delle chiese evangeliche in Italia in vista dell’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (KEK - Lione, 15-21 luglio 2009) “Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?” (Matteo 25,44) “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli…” (Filippesi 3,20) Questo documento vuole essere il contributo specifico delle chiese evangeliche italiane alla discussione che si terrà nell’Assemblea del cinquantenario, un’Assemblea che, nelle premesse, intende celebrare il passato della Conferenza delle chiese europee (KEK) e, allo stesso tempo, riflettere sul futuro della KEK in particolare e dell’Europa in generale. Particolare rilievo assume in questo cinquantenario la celebrazione della integrazione all'interno della KEK della Commissione delle chiese per i migranti in Europa che rafforzerà e allargherà l'impegno e la voce delle chiese in difesa dei diritti dei migranti. Siamo convinti che lavorare insieme in vista di un appuntamento internazionale possa valorizzare al meglio la nostra visione progettuale. Il nostro punto di vista particolare è caratterizzato dalla posizione dell’Italia, penisola europea proiettata sul Mar Mediterraneo. E proprio su quello che gli antichi romani chiamavano Mare Nostrum che le chiese italiane ritengono si giochi il presente e il futuro prossimo della testimonianza cristiana delle chiese europee. MARE – Per molti cittadini e cittadine europei, il mare, e in particolare il Mar Mediterraneo, è il luogo della vacanza, dello svago e del divertimento. Per molti altri e altre è la frontiera tra la disperazione e la speranza. Il Mar Mediterraneo è il nuovo Muro di Berlino: un luogo ad alto contenuto simbolico che diventa anche luogo di morte. Sono molte infatti le testimonianze dei pescatori, a loro volta in difficoltà per lo stravolgimento del clima e lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, che nelle reti trovano sempre più cadaveri di donne e uomini che non sono riusciti nel loro tentativo di entrare in Europa. La mancanza, da parte dei governanti, di capacità e di volontà ad affrontare questa situazione critica è fonte di preoccupazione primaria delle chiese italiane. Da sempre il Mar Mediterraneo è stato crocevia di popoli e culture, culla di civiltà e religioni. Ne è un simbolo la Sicilia, abitata nei secoli da greci, romani, arabi, normanni e spagnoli, una terra più vicina a Tunisi che a Bruxelles. Il Mare che per millenni è stato un ponte, una via di comunicazione tra i popoli dell’Europa meridionale, dell’Africa settentrionale e del Vicino e Medio Oriente, oggi è militarizzato nel tentativo di bloccare i migranti: è diventato il Muro meridionale dell’Europa. Le istituzioni politiche dovrebbero prendersi cura della situazione senza cavalcare a fini elettorali le facili paure e il crescente razzismo delle popolazioni che ricevono le donne e gli uomini migranti. Non possiamo ignorare che nei secoli il Mar Mediterraneo è stato ed è ancora sì un ponte, ma è anche luogo di scontro e conflitti. Le chiese possono e devono però dare una risposta allo scontro e preparare il cammino della riconciliazione e della costruzione comune di una nuova società multiculturale. Le chiese aderenti alla FCEI sono da anni impegnate nel progetto “Essere chiesa 14 insieme”, che mira alla costruzione di chiese dove non si formino gruppi etnici, ma dove storie e culture diverse possano incontrarsi e vivere insieme fede e spiritualità. EUROPA – Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’Europa ha assunto un nuovo carattere concreto e simbolico. Il processo d’integrazione europea, finalizzato alla condivisione e non alla contesa delle risorse, è stato alla base di un periodo di pace molto lungo, per alcuni paesi senza precedenti. La condivisione delle risorse ha portato anche alla convivenza tra culture, confessioni e religioni diverse. In questo la KEK ha svolto un ruolo importante di ponte tra Est e Ovest, tra Nord e Sud. Non solo: questo ruolo è stato svolto in maniera importante anche all’interno degli stessi paesi in cui chiese maggioritarie e chiese minoritarie hanno iniziato un dialogo che per secoli è sembrato impossibile. Questa è stata per le chiese evangeliche italiane l’Europa degli ultimi 50 anni: il progetto di una società basata sulla convivenza, dove pari dignità è concessa a tutti e tutte, il cui obiettivo è il riconoscimento e l’applicazione dei diritti umani. La partecipazione delle chiese evangeliche italiane nei vari organismi europei ha permesso loro di essere ascoltate e di non essere isolate. Gli incontri ecumenici nazionali con la Conferenza episcopale italiana e con la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia sono stati stimolati anche da una visione del cristianesimo e dell’ecumenismo che andava oltre i confini nazionali. Tuttavia non possiamo essere ancora soddisfatti dei risultati raggiunti. Infatti, la Charta Oecumenica, pietra miliare del cammino ecumenico in Europa, è ancora un documento largamente sconosciuto in Italia e soprattutto nell’ambito del cattolicesimo italiano. Il nostro punto di vista particolare di chiese di minoranza ci ha portato anche a riflettere sul ruolo del cristianesimo nel quadro dell’integrazione europea. Il dibattito sulla menzione delle “radici cristiane” nel preambolo del Trattato per una Costituzione europea ci ha fatto suonare un campanello d’allarme: non perché non vi siano delle radici cristiane, ma perché nella nostra storia abbiamo vissuto all’ombra di una religione maggioritaria e di stato che si è preoccupata più del legame con il potere politico rispetto alla testimonianza cristiana. Teniamo sempre a mente quanto viviamo e abbiamo vissuto come chiesa di minoranza in un’Europa che si apre alle altre religioni e che si sta costruendo multiculturale e interreligiosa. Per noi evangelici ed evangeliche italiani, la laicità delle istituzioni pubbliche, ovvero neutralità nei confronti delle diverse fedi e confessioni religiose è condizione indispensabile per affermare quello che è il diritto umano primario: la libertà religiosa e di pensiero. DIRITTI – Nell’Europa di oggi vediamo l’universalità dei diritti umani sempre più messa in discussione, nella teoria da un seducente e disonesto relativismo, nella pratica dalla vita quotidiana dei cittadini europei e dei migranti in Europa. Abbiamo già parlato della negazione dei diritti nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti. A questo si aggiunge l’aumento della povertà tra gli autoctoni: la precarietà del lavoro, la difficoltà delle giovani generazioni non solo a costruirsi, ma perfino ad immaginarsi un futuro, una società ostile nei confronti di chi non ha disponibilità economiche. Tutto questo ha portato alla crescita di sentimenti razzisti e xenofobi diffusi nella popolazione. Le chiese evangeliche italiane sono profondamente preoccupate di questa situazione. La situazione giovanile in Italia è aggravata anche dalla svalutazione della cultura e dell’istruzione scolastica e accademica. Non c’è infatti più in Italia una corrispondenza diretta tra livello di istruzione e posizione sociale, ma c’è un generale appiattimento verso il basso. Questo è tra l’altro causa del rafforzamento delle organizzazioni criminali, che possono reclutare nuove leve con sempre maggiore facilità. In questa situazione le chiese devono agire con forza e farsi promotrici di Cultura, ruolo ricoperto in duemila anni di storia europea e cristiana. Un altro passo indietro rispetto ai diritti riguarda i diritti delle donne e delle cosiddette minoranze sessuali, che vengono visti non come diritti umani tout court, ma come privilegi da concedere o meno. In Italia la violenza nei confronti delle donne è una piaga non estirpata e mantenuta grazie alla congiura del silenzio. Anzi, viviamo nella contraddizione che i mezzi di comunicazione di massa parlano di violenza contro le donne solo se commessa da cittadini “stranieri”, in funzione xenofoba, mentre tacciono quasi completamente sulle violenze quotidiane subite tra le mura domestiche, molte delle quali si concludono con la morte. Sono in aumento anche episodi di intolleranza e violenza nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, ad ogni livello della popolazione. A prescindere dall’insegnamento particolare e libero delle singole chiese, le chiese 15 evangeliche in Italia ritengono che l’integrità e la dignità dell’essere umano debbano essere non solo gli obiettivi, ma soprattutto il fondamento delle nostre società. In conclusione, vogliamo porre l’attenzione sulla violenza che subisce l’ambiente che è fonte di nostra profonda preoccupazione e che, allo stesso tempo, è causata dal nostro peccato. Il riscaldamento globale, l’inquinamento, la produzione spropositata di rifiuti, lo stile di vita che non tiene conto delle risorse energetiche disponibili, la commercializzazione dell’acqua sono solo alcuni degli esempi dello scempio che gli esseri umani fanno della creazione. Inoltre, i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo subiscono in misura sempre maggiore il fenomeno della desertificazione. La settima Assemblea dell’European Christian Enviromental Network che si è tenuta in Italia è stata occasione importante per le nostre chiese di riflettere e di gettare le basi per un’azione efficace nella difesa del Creato che il Signore ci ha affidato, da custodire per le generazioni future. LE NOTIZIE NEV POSSONO ESSERE UTILIZZATE LIBERAMENTE, CITANDO LA FONTE ______________________________________________________________________________ NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: [email protected], sito web: http://www.fcei.it - registrazione del Tribunale di Roma n. 13908 del 10/5/1971 - settimanale - stampato in proprio - redazione: Luca Baratto, Gaëlle Courtens, Paolo Naso, Valerio Papini (direttore responsabile), Anna Pensa, Eva Valvo - abbonamenti 2009: edizione settimanale e-mail euro 20; supplemento mensile su carta con rassegna stampa euro 30, edizione settimanale e-mail + supplemento mensile su carta euro 35 - versamenti sul c.c.p. n. 82441007 intestato a: NEV-Notizie Evangeliche, via Firenze 38, 00184 Roma, IBAN: IT78Z 0760 1032 00000082441007.
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