Intervento a cuore aperto: «Così 50 a Padova rivoluzionò la cardioc

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Intervento a cuore aperto: «Così 50 a Padova rivoluzionò la cardioc
I In sala operatoria anche un giovanissimo Mario Lise: «Avevamo iniziato con operazioni in ipotermia»
Intervento a cuore aperto: «Così 50 a
»
Padova rivoluzionò la cardioc
Fu la prìma opera r- °onc ° questo tip o. ¡ . laulo g ° allievi del pìoníere Cevese
PADOVA - Era il 24 gennaio 1964
quando il professor Pier Giuseppe Cevese, direttore dell'allora «Centro perle cardiopatie operabil » poi diventato «Centro
Gallucci», eseguì il primo intervento a
cuore aperto in circolazione extracorporea. Significa che per correggere un difetto strutturale, i medici fermarono il cuore
del paziente e utilizzarono una strumentazione capace di «pompare» il sangue fuori dall'organismo, per poi reimmetterlo
nello stesso malato. Tenuto dunque in vita perla durata dell'operazione da questa
macchina cuore-polmone. Fu una svolta
epocale per la Cardiochirurgia di Padova
e non solo, che negli arali '6o il professor
Cevese costruì, creando dal nulla il reparto citato (prima non esisteva nemmeno
l'edificio) e mettendo in piedi un'équipe
di fuoriclasse, degni suoi eredi. Che oggi,
nel 5oesimo anniversario di quel grande
traguardo, meritano di essere ricordati.
Parliamo di Vincenzo Gallucci, che nel
1985 eseguì il primo trapianto di cuore in
Italia con accanto il professor Alessandro
Mazzucco, oggi primario della Cardiochirurgia di Verona, dove è stato anche
rettore; di Mario Lise, primario di Patologia chirurgica al Busonera, poi
della Chirurgia II in Azienda ospedaliera e per quattro anni direttore scientifico delllrccs di Aviano;
di Davide D'Amico, il primo a
eseguire nel 1997 il trapianto di
fegato da vivente; di Giampiero
Giron, barone di Anestesia e Rianimazione; di Francesco Dalla Costa, luminare di Chirurgia vascolare, solo per citame alcuni.
Ma quel z4 gennaio 1964 in sala operatoria accanto a Cevese c'erano i professori Francesco Fabris, Mario Morea, un
giovanissimo Mario Lise e, come anestesista, la dottoressa Ines Castro. «Prima di allora avevamo eseguito interventi a cuore
aperto in ipotermia - ricorda Lise - Cevese era un grande chirurgo generale».
«E infatti agli inizi si dedicò anche alla chirurgia ortopedica - ricorda con affetto
Giron- e dopo la Cardiochirurgia fondò
a Padova la Chirurgia pediatrica, svilup-
pò molto quella vascolare e continuò a
dedicarsi a tutto l'addome. Aveva una cultura umanistica vivacissima e una preparazione botanica impressionante: conosceva tutti i nomi, anche in latino, delle
piante, e la domenica andava in campagna a fotografare i fiori nati spontaneamente. Aveva una ricca collezione di diapositive, ma scriveva pure. Ha pubblicato
libri di poesie in dialetto. Ho trascorso
più tempo accanto a lui che a mia moglie
- scherza il medico - e il mio grande
rimpianto è di non essere riuscito a trasmettergli la grande anunirazione e vícínanza che provavo per lui. Aveva un carattere così schivo..».
Oggi l'ultimo delfino della scuola fondata da Cevese é il professor Gino Cerosa, attuale primario del «Centro Gallucci», reparto nel quale dal
1964 sono stati eseguiti
più di 4o mila interventi a
cuore aperto, in adulti e
bambini, il primo trapianto pediatrico d'Italia nel
1988 e su un neonato
nell'89. Il reparto vanta
mille operazioni l'anno,
con Gerosa sotto i riflettori perché autore della «prima volta» inltaliaper.larivascolarizzazione miocardica a cuore battente attraverso l'endoscopia con robot nel 2001; il trapianto di staminali autologhe nel 2002°, il trattamento
della fibrillazione atriale isolata con robot
nel 2004. E nel 2007 impiantò il primo
cuore artificiale totale su un 54enne veneziano, che lo tenne per >1 tempo record di
3 anni e 8 mesi, fino a quando arrivò per
lui unorgano umano.
M ichela N icolussi M oro
Luminari A
destra Pier
Giuseppe Gevese, sotto
Giampiero
Giron