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DEBORA TARANTO - Foto di Alessandro Giovannangeli WEBZINE FREE DOWNLOAD by A.C. JAPANIMATION - Anno VI - n. 61 NEWS COSP LAY CULTURA MUSIC A EVENTI 3 2 EDITORIALE C iao a tutti, carissimi amici di JAPANIMANDO! Eccoci nuovamente a voi con un numero decisamente interessante, in quanto ricco di personaggi che non passeranno sicuramente inosservati ai più attenti. Più ci penso e più mi ritengo orgoglioso di aver deciso di occuparmi della cultura del fantastico: sapere che in una società allo sbando come la nostra esistono ancora tantissime persone che hanno il coraggio, la passione e la determinazione per trasmettere messaggi di speranza e quant’altro per migliorarsi e migliorare (nel proprio piccolo) la vita è davvero incoraggiante. Il fatto di valorizzare la crescita interiore, il senso di meraviglia e l’importanza della fantasia per realizzarsi pienamente cercando l’armonia con gli altri lascia ben sperare in un cambiamento in positivo nonostante le difficoltà non indifferenti che la quotidianità ci propone. Anni fa ho ideato per la nostra associazione culturale Japanimation lo slogan “I veri eroi siamo noi”! (che successivamente è stato per altri una fonte d’ispirazione) con lo scopo di sensibilizzare la gente affinché la smetta di adegarsi alla società trascurando i propri sogni ed il proprio essere... beh, sedevo dare retta a ciò che leggo nelle recensioni, sono fiducioso! SOMMARIO Gli obiettivi artistici di “Euphemia Art” ....... pag. 4 Il dark fantasy di Gianmario Mattei............... “ 8 I progetti creativi di Faith Cosplay ................ “ 10 “Space Chef Caisar” ......................................... “ 14 Elena tra ricordi e progetti ............................. “ 16 Una band animata dal divertimento!............. “ 18 Tutti insieme... ludicamente! ........................... “ 20 La mente ipercreativa di Leonardo............... “ 22 Il videogame diventa romanzo ....................... “ 26 Quando il cosplay incontra la musica........... “ 28 L’universo ideale di Antonio Carmine.......... “ 30 “Il lupo solitario - 1a parte” ............................ “ 32 “Watergate” ....................................................... “ 34 Uno svizzero che non ti aspetti..................... “ 36 L’esordio di Marco Donati.............................. “ 40 Cantiamo insieme ai “Fantabuggy”! .............. “ 42 “The Conjuring: il caso Enfield”..................... “ 44 I fantastici mondi di Alessio Del Debbio ..... “ 46 “Viaggio al centro della Terra”........................ “ 48 Immaginazione & Determinazione ................ “ 51 “Peter Cushing”................................................. “ 54 Lo stile grafico di Ashigami ............................. “ 56 Silvia e l’importanza della fantasia ................. “ 60 “The Darkness”................................................. “ 62 Una nuova promessa artistica ........................ “ 64 Alla riscoperta della meraviglia ...................... “ 68 Ecco il n. 28 di “Sbam! Comics”! ................... “ 70 V. D’Amico A.C. JAPANIMATION sul WEB: www.japanimation.it - www.wondergate.it GRUPPO su FACEBOOK: A.C. JAPANIMATION Tutta la grafica e i testi contenuti all’interno della webzine sono di proprietà di Japanimation; tutto il resto del materiale è Copyright © dei legittimi proprietari. In base al rispetto di tale principio la parziale o totale pubblicazione del materiale non vuole violare nessun Copyright, poiché è esclusivamente a titolo informativo e ludico. 4 5 GLI OBIETTIVI ARTISTICI DI “EUPHEMIA ART” Su Facebook: Euphemia Art S alve a tutti amici di Japanimando, il mio nome è Giulia Bellanti, anche se artisticamente potrete conoscermi come Euphemia Tealeaf (nome che ha origine da un personaggio di D&D a cui sono molto affezionata), ho 21 anni e studio per diventare illustratrice. Fin da quando ero piccola sono sempre stata affascinata dal mondo del fantastico e dai personaggi che lo abitano, le prime storie che mi ci hanno avvicinata sono state “Dragonheart” e (ovviamente) il “Signore degli Anelli”. Di “Dragonheart” mi ha colpito il personaggio di Draco, poiché è decontestualizzato dal tipico ruolo di drago che distrugge e uccide, ha una sua profondità e saggezza e soprattutto è una crea- tura nobile dal cuore genitle. Un altro eroe, o meglio eroina, fantasy che in- fluenza moltissimo i miei lavori è quello di Nihal della Terra del Vento (Le Cronache del Mondo Emerso), è una donna così forte e sicura, una guerriera che ha un obbiettivo e mette tutta sé stessa per raggiungerlo, è tutto quello che io vorrei essere, e quando disegno tendo sempre progettare donne combattenti come lei, allo stesso modo altri due personaggi, più recenti, sono Ygritte e Arya Stark di “Game of Thrones”, sono davvero una grande fonte di ispirazione. Un altro aspetto del mondo fantastico me lo ha mostrato Walter Moers con la sua serie di racconti ambientati nella misteriosa terra di Za- monia, dove vivono creaure di tutti i generi, la sua fantasia così sconfinata mi ha portato a pensare fuori dagli schemi, di tutti i suoi personaggi il mio preferito è senza dubbio Rumo, un “Croccamauro” che combatte per trovare il “nastro rosa” a cui è da sempre legato. Di questi mondi Fantasy adoro soprattutto disegnare le Elfe, perché mi piacciono queste strane donnine che vivono la natura, che sono parte di essa e che hanno un forte legame con la fauna selvatica, infatti ho un piccolo progettino in corso, di una breve storia a fumetti riguardante questo mondo magico e spettacolare. Mi affascina molto anche il genere fantascientifico e post-apocalittico a cui mi sto avvicinando di recente. L’illustrazione è un campo artistico vastissimo che permette un’infinità di possibilità, il mio sogno nel cassetto è quello di poter creare un giorno delle concept art per videogiochi e film, adoro l’idea che qualcuno possa vivere un’avventura attraverso luoghi magici e con personaggi usciti dal mio immaginario, penso 7 6 che sia un bellissimo modo per mostrare la mia intimità con persone affini o anche completamente diverse che però in un modo o in un altro si trovano tutte nello stesso mondo e condividono una stessa esperienza; spero davvero di riuscire a vedere questa fantasia realizzata. Detto questo vi dico qualcosa di me, ho avuto la grande fortuna di crescere con una madre e un padre che amano il disegno, che fin da piccola mi hanno sempre spronata ed aiutata ad impa- rare e a migliorare, a loro devo tutto, perchè hanno sempre considerato la mia, una passione e non un hobby, una qualità su cui investire tutto. Quando ero una bambina, disegnavo d’ovunque potevo con qualsiasi cosa, e crescendo non è cambiato molto, anche durante le lezioni di scuola, l’unica cosa che mi aiutava a concentrarmi era scarabocchiare, così scelsi di iscrivermi al liceo artistico, che adesso è conosciuto come Ex De Chirico, in quei 5 anni ho imparato e sono cre- sciuta davvero molto e grazie alla professoressa di arti figurative ho avuto la possibilità di imparare tantissime tecniche sia moderne che antiche. Attualmente studio alla Scuola Internazionale di Comics di Roma, dove sto avendo la possibilità di imparare molto sul settore dell’illustrazione. Vorrei parlare un po’ di quello che per me, come penso per molti altri, significa disegnare, perché spero i disegnatori che stanno leggendo siano incoraggiati a perseguire la loro arte; so che il disegno viene considerato da molti come una sciocchezza, e che molti con le loro parole e i loro giudizi vi portano a dubitare di quello che state facendo, vi capisco, ho vissuto quest’esperienza con persone che mi erano molto vicine, mi hanno portata a pensare seriamente di non essere all’altezza, e di dover fare qualcosa di più “utile” della mia vita, e adesso sono davvero felice di non aver rinunciato, perché l’arte non è un hobby, o un possibile lavoro, è molto di più, l’arte ti trasporta in un piccolo mondo, il tuo piccolo mondo, dove ti senti in pace con tutto, dove le preoccupazioni di tutti i giorni, le cose che ti fanno soffrire, non riescono a raggiungerti, è il tuo angolo di pace nel quale riesci a tirare fuori tutto quello che hai dentro, dove riesci a mostrare ciò che veramente sei, e non ha importanza se qualcuno ti vede, se a qualcuno piace e ad altri no, non ha importanza se qualcuno compra quello che hai creato, la cosa che conta davvero è che tu sia riuscito a mettere te stesso a nudo, che tu abbia preso il mondo che hai dentro e lo abbia portato nel mondo in cui vivi. Non sono molto brava con le parole ma spero di avervi dato un po’ di carica positiva, se vi va potete dare un’occhiata alla mia pagina face book “Euphemia Art” mi piacerebbe avere le vostre opinioni sui miei progetti e avere tanti confronti artistici. Inoltre ringrazio molto Vincenzo D’Amico e l’associazione culturale Japanimation per avermi dato la fantastica occasione di far conoscere i miei lavori, vi saluto e auguro a tutti il meglio, date sempre il massimo! Giulia Bellanti 9 8 IL DARK FANTASY DI GIANMARIO MATTEI Su Facebook: Gianmario Mattei S alve a tutti, lettori e lettrici, onorato di fare la vostra conoscenza! Mi chiamo Gianmario Mattei e... “Gianmario Mattei... chi è costui??” si staranno domandano in molti e, in tutta onestà, non saprei rispondere in modo sod- disfacente alla vostra domanda. Perché? Semplice: a 32 anni suonati ancora non lo so con certezza, quindi come potrei farlo? Chimico Industriale? Forse... Musicista? Me la cavo abbastanza bene con la chitarra... Pittura? Non sono Caravaggio, certo, ma non sono proprio da buttare... Scrittore? Ho dei grossi dubbi anche in proposito, ma almeno per il momento è il campo in cui sto ottenendo i risultati migliori. Uno scrittore Fantasy volendo essere più precisi a cui però essere ingab- biato in un solo genere letterario non va molto a genio. Perché? Il mio modo di intendere il fantasy è radicato negli archetipi del genere, sono un tolkeniano d.o.c., e dei pochi suoi “discepoli” che hanno saputo dare una svolta al genere come A. Sapkowski, P. Pullman, G.R.R. Martin, J.K. Rowling e N. Gaiman. A questa lunga lista devo aggiungere altri autori che prediligo e rileggo continuamente come E.T.A. Hoffman, E.A. Poe, H.P. Lovecraft, R.E. Howard, M. Moorcock (i final boss del dark fntasy), F. Dostoevskij,V. Hugo e V. Evangelisti. Un bel calderone insomma, a cui mi sento di aggiungere opere figurate su carta come Dylan Dog, Berserk, Hellblazer, La leggenda degli uomini straordinari e From Hell di Alan Moore (autore che prediligo particolarmente). Per quanto riguarda le “pellicole” meglio sorvolare perché la lista sarebbe davvero troppo lunga. Posso confessarvi che adoro gli horror/thriller per la serie “Sì ai cinematografici serial killer ma con gusto!” “Sì, ok, fa anche il simpatico questo qui, perché non ci dice cosa ha scritto?” seconda vostra domanda a cui (forse) posso rispondere con facilità. Dalla mia “penna” guidata dalla mente stramba che mi ritrovo e infarcita di elementi scientifici, horror, thriller, fantasy, esoterici e occulti ha preso vita un romanzo Dark Fantasy che risponde al titolo di “James Every – La Caduta di Saalbard”, pubblicato dai folli e geniali editori di Edizioni Haiku di Roma lo scorso 24 ottobre 2015 (sia in formato cartaceo che ebook). Un romanzo, permettetemelo di dire senza superbia, atipico e unico nel suo genere per vari motivi: ad esempio per le illustrazioni (che sono opera mia); per la tecnica narrativa utilizzata nota come Point Of View e per la presenza in rete di un sito appositamente dedicato al “James Every – Underworld” e ideato per soddisfare le curiosità dei lettori più esigenti, amanti degli approfondimenti. Per farla breve non ho scritto solo un romanzo bensì ho creato una realtà immaginaria integrata e interagente con la nostra seppur celata alla percezione sensoriale di noi semplici mortali. Un “Underworld” per l’appunto che pagina dopo pagina innescherà in voi il desi- derio di entrare in questa realtà e, chissà, un giorno potrebbe davvero trascinarvi dentro di sé proprio come accade al personaggio principale della saga James Robert Every e a sua sorella Valentina. Due ragazzi apparentemente normali le cui vite vengono stravolte da una serie di eventi che li trapianterà di forza nel mondo dei maegi, guerrieri dotati di incredibili poteri che dedicano la loro vita alla tutela dell’Equilibrium, il principio che da consistenza materiale e governa l’intero Universo. I due Every, seguendo cammini e motivazioni differenti che li spingeranno all’azione, si ritroveranno ad avere a che fare con personaggi di vario genere e di indole singolare: oltre i maegi e ai rispettivi addestratori, incontreranno creature fantastiche di vario genere, spiriti elementali, demoni, semidei e divinità benevole, neutre e malevole. In breve tutto ciò che un avido lettore del genere spera e vuole incontrare durante la lettura di un libro fantasy, a cui ho aggiunto ambientazioni dark, gothic e horror e tempi narrativi presi in prestito dai genere noir e thriller. Potrei descrivervi il mio romanzo ancora, ancora e ancora ma credo sia meglio lasciare a voi lettori la curiosità e il gusto della scoperta nello sfogliare le pagine di questa mia prima opera. Spero e mi auguro che “James Every – La Caduta di Saalbard” riesca a trasmettere a coloro che decideranno di leggerlo, lo stesso entusiasmo e la stessa gioia che ho provato io durante la sua stesura definitiva. Perché in fondo la lettura è questo: libertà di spirito, libertà assoluta. Vi lascio con un saluto proveniente direttamente dal mio “Underworld”: Possano gli Yvèsn proteggervi e allontanare dal vostro cammino le tenebre oscure di Naz-Shalot”. Gianmario Mattei 11 10 I PROGETTI CREATIVI DI FAITH COSPLAY Su Facebook: Faith Cosplay & World C iao a tutti! Il mio nome è Vera, in arte Faith Cosplay; ho scelto questo nome proprio perché nella mia lingua madre il mio nome significa “fede”, dunque “faith” in inglese! Sin da quando ho memoria, sono sempre stata devota all’animazione, dapprima dei classici Disney che mi hanno portato ad appassionarmi anche al folklore delle fiabe, poi a quella giapponese, grazie alla quale ho scoperto l’hobby del cosplay. Colleziono manga e guardo anime da quando avevo 10 anni. Il primo manga che ho letto è stato Dragon Ball. Nonostante la semplicità della trama e della grafica d’animazione, Dragon Ball è il mio manga/anime preferito tuttora (si sa, il primo amore non si scorda mai!) perché mi ha sempre spronato a non arrendermi, migliorare e combattere per i valori che ritengo importanti, come l’amicizia e la famiglia. Quando, nel 2012, mi sono timidamente azzardata a sfoggiare il mio primo cosplay, niente meno che al Lucca Comics & Games, ho scelto di cominciare proprio con un personaggio di Dragon Ball. Il mio idolo è sempre stato Vegeta, per il suo carattere fiero e forte; ovviamente avrei voluto fare il suo cosplay ma, ahimé, essendo una ragazza minuta, ho optato per sua figlia Bra che ha comun- Foto di Lary Photography Foto di Lary Photography que una personalità Sayan, oltre allo stile d’abbigliamento che mi ha attirato. Per scegliere i personaggi dei miei cosplay, mi baso sia sulle loro caratteristiche fisiche, sia sul loro carattere nel quale mi rispecchio in qualche modo... anche se il cosplay che preferisco di più tra quelli realizzati va un po’ fuori da questo schema. Come ho accennato prima, ho sempre amato i classici Disney. Sono opere senza tempo, adatte al pubblico di ogni età. Da bambina mi sono raffigurata moltissimo in Aurora, la Bella Addormentata, poiché ho avuto una situazione familiare simile (anch’io sono stata cresciuta dalle mie “tre fate buone”) e da allora è stata la mia principessa preferita, la mia icona di femminilità e grazia. Crescendo, ho sviluppato un carattere indipendente molto diverso dal suo, ma mi è sempre rimasto il sogno nel cassetto di essere, almeno per un giorno, quella ragazza dolce e romantica che aspetta il suo principe... e grazie al cosplay, ho potuto trasformarmi in una principessa sognartice. Il cosplay è decisamente il mio hobby preferito perché è creativo e artistico. È divertente interpretare i propri personaggi preferiti, inoltre, questo è un 13 12 ambiente molto amichevole. Ho conosciuto tante persone grazie a questa passione con cui condividere esperienze e consigli. I miei progetti futuri in questo campo sono sicuramente continuare a esprimere la mia creatività realizzando i tanti cosplay che ho sulla lista, migliorando nella cura dei dettagli e nella creazione di accessori. Mi piacerebbe variare anche genere realizzando cosplay anche di personaggi da film e telefilm, poiché finora mi sono concentrata solo sul mondo dell’animazione e dei fumetti/manga. Mi impegno a partecipare a tutte le fiere di fumetti organizzate nel Triveneto, oltre ai due eventi annui Foto di Alessandro Davia che più mi piacciono e che puntualmente frequento, ovvero il Lucca Comics & Games e il Rimini Comix. Nella vita di tutti i giorni ho un semplice impiego da segretaria ma sogno di trasformare questo hobby anche in un lavoro in modo da lavorare in un ambiente che amo.Vorrei aprire un manga/cosplay caffé nella mia città, Trieste, con la mia migliore amica e fotografa di fiducia, dove radunare persone con le nostre stesse passioni per realizzare set fotografici, party a tema oppure semplicemente condividere opinioni. Un saluto a tutti! Faith Cosplay 14 15 “SPACE CHEF CAISAR” Su Facebook: Andrea De Rosa “S pace Chef Caisar” è un manga coreano scritto e disegnato da Boichi, pubblicato inizialmente in Giappone dalla casa editrice Wani Books, nella rivista Comic Gum, 2005. È un volume unico con 6 capitoli che, successivamente nel 2010, la casa editrice Shonen Gahosha lo riedita, inserendo un settimo capitolo realizzato per l'occasione e aggiornando la copertina con una nuova illustrazione. Il genere è quello di un Seinen manga di fantascienza, con molti tratti di Eros. La storia si svolge in capitoli autoconclusivi, dove vede i quattro protagonisti (tre ragazze, il “team Manade” e Caisar il cuoco) arrivare in un pianeta diverso, che risulta avere problemi legati a governatori ingordi e ad animali geneticamente modificati. Ogni capitolo procede con uno scontro contro queste creature e in seguito la storia si conclude con una gara di cucina. Il tutto contornato da scene fan-service dove vengono messi in mostra i corpi, in maniera molto sensuale ed esplicita, delle tre protagoniste femminili, sia nelle scene di lotta che in quelle di cucina. Infatti il nostro protagonista cucina così divinamente che crea, si può dire, degli orgasmi collettivi culinari. Effetti- vamente non c’è molto da dire sulla trama, dato che, essendo un volume unico, non ha un vero e proprio finale, ma di sicuro è da elogiare il suo stile di disegno: molto caricaturato rispetto al suo vero stile ma anche un’ottima cura dei dettagli sia in alcuni momenti espressivi dei personaggi, ma soprattutto del cibo. Pecca purtroppo l’inserimento un po’ forzato di scene di nudo semi integrale delle tre protagoniste che finiscono per essere eccessivamente stereotipate. Quello che risalta però è il profondo interesse dell'autore per la cucina. Infatti in ogni capitolo ci vengono mostrati piatti e metodi di cucinare molto legati alla cultura orientale, con spiegazioni abbastanza ar- ticolate delle caratteristiche e degli ingredienti, stravolti anche in maniera fantascientifica. In alcune storie vedremo piatti caratteristici della Corea del Sud come ad esempio si parla di yukhoe (carne cruda, solitamente di manzo, macinata e condita con spezie e salse, simile alla bistecca alla tartara) e galbi (costolette di carne). Ma vengono trattati anche piatti caratteristici cinesi, infatti l'autore a fine volume decide di inserire una pagina nella quale racconta brevemente la sua visita alla China Town di Yokohama (città del Giappone), dove ha potuto imparare tutto sulle pinne di squalo (argomento trattato poi nel fumetto), e dove ha potuto anche apprendere il modo in cui i cuochi si approcciano al loro mestiere e l’atteggiamento delle persone che lavorano in quell’ambiente. Il manga in Italia è stato pubblicato nel 2011 dalla JPOP. Andrea De Rosa 17 16 ELENA TRA RICORDI E PROGETTI www.elenaticozzivalerio.com - Su Facebook: La Stirpe di Inanna C arissimi amici di Japanimando è un vero piacere potervi presentare il mio lavoro. Sono nata a Como nel 1974 e il mio primo ricordo cinematografico è uno strano essere beige rugoso, a cui si illuminava un dito, con dei seri problemi di comunicazione: cercava inutilmente di telefonare a casa. Tenetevi forte: allora non esistevano i cellulari, avevamo delle cabine rosse in cui rischiavi il tetano, niente a che vedere con quella del Doctor Who, e se volevi giocare a un videogioco decente dovevi rifugiarti in un bar e far fuori tutte le monete per sparare a delle navicelle spaziali impazzite. Sono cresciuta con mamma TV come tutti i bravi bambini nati negli anni ‘70, potrei cantarvi ancora a memoria tutte le sigle dei cartoni animati. Ho studiato i miti greci con Pollon e la rivoluzione francese con Lady Oscar mentre ho scoperto i primi spasimi d’amore con Candy Candy. Mi ha insegnato la cibernetica L’Uomo da sei milioni di dollari e come indossare un costume da bagno Wonder Woman: non avete idea di quante ginocchiate nelle poltrone cercando di fare la piroetta perfetta. Ho imparato che i computer possono essere pericolosi da Tron, l’originale, come inseguire un unicorno da un imberbe Tom Cruise, e che cos’è la seduzione dal re dei Goblin in persona e parliamo di David Bowie: l’uomo che cadde sulla terra. Mi ricordo di non aver smesso di leggere per due giorni di fila, senza mangiare, pur di sapere come andava a finire La Storia Infinita, facendomi odiare dall’intera famiglia che, per un po’, ha creduto di avere in casa uno zombie che rispondeva alle domande con versi incomprensibili. Quello lo faccio ancora oggi: quando leggo potrei essere a un concerto metal e non accorgermi di cosa mi sta succedendo attorno. Mi piacevano molto i racconti dei Fratelli Grimm, non esattamente due tizi rassicuranti. I miei genitori mi leggevano spesso la Divina Commedia e se non è fantasy quella... quindi giuro: non è colpa mia se amo tutto ciò che è “fantastico”! Crescendo mi sono appassionata agli scritti di Bram Stoker, Stevenson e naturalmente del prof. J. R. R. Tolkien. Una volta quelli come me venivano guardati dai compagni come esseri strani, quasi peggio dei Gremlins che avevamo sulle magliette, non avevamo i raduni per Cosplayers e al massimo ti potevi sbizzarrire una volta all’anno a Carnevale, sempre se la nonna non insisteva a volerti vestire da principessa. Molto tempo dopo sono arrivati J. K. Rowling e Lucca Comics, che sempre siano benedetti, e siamo improvvisamente diventati cool... e poi dicono che la magia non esiste. In epoca più recente la mia curiosità si è focalizzata sui Draghi, archetipo principe presente in tutte le culture con diverse sfaccettature, dal bene supremo orientale al male terrificante del cristianesimo medioevale, e per questo ho cominciato a collezionare libri su questo argomento. La voce si deve essere sparsa a mia insaputa visto che una vicina di casa mi ha fermato per strada per chiedermi, da parte di suo figlio, i tempi necessari a un uovo di Drago per schiudersi. Naturalmente le ho detto che doveva essere più precisa, quali uova, di che specie? Ho anche sviluppato un grande interesse per la storia e la linguistica che ho cercato di trasmettere nei miei lavori. Non a caso la mia protagonista è una archeologa di nome Palindra e nei miei libri si trovano numerose lingue da me inventate: tra queste spicca il Tukcin per cui ho creato una vera e propria grammatica e il suo vocabolario bilingue. Ho scritto alcune brevi poesie per una piccola casa editrice e ora sto pubblicando come selfpublisher una trilogia il cui titolo è La Stirpe di Inanna. Il primo libro è già disponibile in italiano e in inglese su Amazon e si intitola Palindra. Il secondo libro, Viktor, uscirà in italiano a fine settembre. I libri sono strutturati in modo da poter essere letti singolarmente, quasi fossero delle avventure auto-concluse, anche se naturalmente solo il conoscerli entrambi darà una visione più completa del mondo alternativo da me creato. I personaggi principali sono Palindra, brillante archeologa di Edimburgo; Viktor, un valoroso co- sacco del Don, immortale e consacrato alla dea sumera Inanna; Tybaerius, un nobile vampiro dandy, dai modi galanti e pungenti... quasi quanto le sue zannine. Attorno ai tre protagonisti si muovono numerosi personaggi minori che rappresentano epoche e culture diverse. Le parti storiche sono frutto di ricerche attente e documentate che sono per me una delle parti più divertenti dello scrivere questi libri: mi hanno infatti permesso di conoscere persone eccezionali come i soci dell’Accademia delle Antiche Civiltà di Milano. Un’altra particolarità dei miei libri è quella di descrivere paesi dove sono stata personalmente, anche più volte, come la Scozia, la Norvegia e le isole Svalbard. Questo mi permette quando scrivo di “muovermi” sul territorio avendo ben presenti i luoghi e le tradizioni che voglio raccontare. Scrivere è per me un bisogno primario, un modo di immergermi in me stessa per trovare uno spazio senza “rumori” esterni, una specie di bolla in cui mi sento a mio agio e solo con lo svilupparsi del self-publishing ho deciso di provare a far conoscere anche agli altri i miei romanzi. È stato meraviglioso scoprire che qualcuno avesse voglia di leggere il mio scritto e ogni riscontro positivo è stato per me un autentico regalo. È stato un percorso interessante che mi ha permesso di capire anche quanto lavoro nascosto al pubblico sia necessario per arrivare alla pubblicazione di un libro: scrivere la storia è veramente solo il primo passo. Vi ringrazio molto per il tempo che mi avete dedicato e se avete voglia di seguire le avventure de La stirpe di Inanna potete farlo sul mio sito e sulla pagina Facebook dedicata. Grazie e buona fantasia a tutti! Elena Ticozzi Valerio 19 18 UNA BAND ANIMATA DAL DIVERTIMENTO! Su Facebook: I Metallari Animati C iao a tutti! Allora, noi siamo metallari e si sa, il metal è la musica del demonio, è triste, è cupa, è cattiva, ...GUERRA AL MONDO DEI VENGANI, ALL’IMPERO DI JAVA, MORTE E DISTRUZIONE... no vabbè, non ce la posso fare... siamo metallari si, ma siamo ANIMATI!!! Quindi... che cosa succede quando sette musicisti cresciuti con le sigle dei cartoni animati e tanto heavy metal, decidono di ascoltare quel richiamo in fondo al cuore che li porta a canticchiare in continuazione quelle canzoni che hanno segnato la loro infanzia? Succede che nasciamo noi: “I Metallari Animati”. Sette amici, sette pazzi scatenati che hanno tantissima voglia di divertirsi e far divertire e che hanno deciso di unire la loro passione per i car- toni animati alla quella musica metal creando un mix esplosivo! Il progetto è nato da un’idea di Francesco Barlaam Pucci (voce) e Emiliano Cantiano (batteria), quando, quest’ultimo nel corso di un drum festival ha deciso di eseguire alcune sigle dei cartoni animati in una chiave più energica. Dato il riscontro quanto mai positivo del pubblico è stato inevitabile pen- sare di formare in futuro una metal cartoon band che mantenesse però intatto il lato scherzoso e divertente dei cartoni animati. Ma dove li avremmo potuti trovare i membri per realizzare una pazzia del genere? Detto fatto... nell’arco di un anno abbiamo reclutato la nostra “ciurma”coinvolgendo nella band Sara De Guidi (voce), Fabrizio Sclano (basso), Loretta Venditti (voce), Marco Russo (chitarra) e Fabio Bonuglia (tastiere). Una volta consolidata la line – up della band ci siamo praticamente chiusi in sala prove a lavorare come dei pazzi per riarrangiare i brani che avremmo poi proposto nel corso dei nostri concerti, e fin dall’inizio si è creato subito un ambiente sereno nel quale ogni prova si arricchiva sempre di più di divertimento... e di cibo. Si, esatto... cibo, perchè noi mangiamo. Siamo tutti e sette dei veri e propri mangiatori da competizione. E molto spesso, soprattutto quando ci capita di dover fare le prove di mattina, siamo soliti portare in sala abbondanti colazioni e pizze con la mortadella che irradiano la sala prove con un profumo invitante! Però ve lo possiamo giurare, le prove le facciamo eh!? Dopo un anno di duro lavoro siamo finalmente giunti al nostro live di debutto. Abbiamo avuto l’onore di debuttare nel corso della manifestazione Aniene Comics, presso il Casale Rock, per la quale approfittiamo di questo spazio per ringraziare nuovamente tutto lo staff per averci dato questa opportunità. Ma soprattutto vogliamo ringraziare il pubblico che ci ha accolto con un ca- lore inaspettato! Perchè è vero che noi riproponiamo le sigle dei cartoni della nostra infanzia, ma comunque sono “personalizzate”... e magari potrebbero risultare “diverse” per chi è abituato alle sonorità classiche delle sigle. E sinceramente, ci siamo stupiti anche noi nel vedere che invece questa “diversità” è passata praticamente inosservata, il che è un bene! Vuol dire che quindi il messaggio è arrivato. Le sigle sono sempre le sigle, e un po’ di doppia cassa sul ritornello di certo non ne cambia l’anima. Quando sei sul palco e vedi le persone cantare a squarciagola le canzoni dei cartoni animati, ti rendi conto che nonostante il passare degli anni, la magia di quelle canzoni, quelle storie avventurose, divertenti, a volte anche tristi, sono rimaste sempre lì con te, da qualche parte nel tuo cuore, come una calorosa mano sulla spalla che sta li a ricordarti che il bambino che è dentro di te non è mai cresciuto e che è sempre pronto a scatenarsi! Al momento siamo focalizzati sull’ampliare il più possibile il nostro repertorio, migliorare l’aspetto scenico del nostro spettacolo (non si finisce mai di apportare migliorie) e vogliamo cercare di suonare dal vivo il più possibile per scatenarci assieme a tutti voi!! Se poi volete saperne di più su “I Metallari Animati” veniteci a trovare sulla nostra pagina facebook. Ringraziamo tutto lo staff di Japanimando per lo spazio concessoci e ricordatevi di non far mai crescere il bambino che è dentro di voi! Anzi, dategli quante più occasioni possibili per scatenarsi! Metallari Animati 20 21 TUTTI INSIEME... LUDICAMENTE! Su Facebook:The Throne of Games di Luciano Gigante “Q uando udrai un fragor a mille decibel, su dal cielo piomberà Mazinger”. Questo era l’incipit di una delle sigle che più amo e che hanno accompagnato la mia crescita, dall’infanzia all’adolescenza ad oggi. Guardando la via lattea del mio passato, posso scorgere momenti indimenticabili dovuti alla presenza, nella mia vita, dei cartoni animati e dei racconti sia fantasy che horror, i quali indiscutibilmente hanno contribuito a rendermi il sognatore che ancor oggi sono. Perdonatemi, non mi sono ancora presentato, sono Luciano Gigante, nato nel fantastico 1980, periodo d’oro della Tv per ragazzi. La mia passione per l’Oriente è stata quasi indotta dal tubo catodico che si stagliava impo- nente nelle case di tutti; non essendoci computer, smartphone e soprattutto internet, per noi fanciulli privi di balocchi tecnologici, nel periodo scolastico, ci immergevamo nel favoloso regno dei cartoni animati trascorrendo ore interminabili davanti ai Rocket Punch di Mazinga Z e ai danteschi discorsi de I Cavalieri dello Zodiaco. Cartoni che mi hanno insegnato valori importanti, come ad esempio, i già nominati Cavalieri, sottolineavano l’importanza dell’ amicizia, della collaborazione e della giustizia; L’Uomo Tigre, invece, sacrificava il proprio essere, non per un bene egoistico ma per la felicità di bambini orfani, i quali, non avendo nessuno a proteggerli o a evitare che la loro casa venisse acquistata da Ya- kuza meschini, si rivolgevano a Naoto Date (che in segreto era l’Uomo Tigre) il quale faceva le veci dei genitori fantasmi, ricoprendoli di regali. Potrei dilungarmi per ore e per righe, raggiungere i confini epici che i romanzi di Margaret Weiss e Tracy Hickman, Pratchett e H.P. Lovecraft hanno marchiato a fuoco nella mia cultura personale del fantasy e dell’horror, amalgamandosi perfettamente con gli intrattenimenti animati. Posso solo aggiungere che tutto ciò non mi ha abbandonato neanche all’università di Napoli, dove mi sono laureato in Lingua e Civiltà Orientali, acquisendo padronanza del Giapponese, non solo della lingua e della letteratura ma anche nella cultura sviscerando la morale dietro gli anime del Sol Levante. Ho provato a fare il disegnatore di fumetti, incontrando i pilastri del campo, ho seguito corsi tenuti da Enzo Rizzi, creatore di Heavy Bone, ma alcuni ostacoli personali mi hanno impedito di raggiungere l’obiettivo di condividere tutto ciò che mi affascina e mi rapisce, sia a livello culturale che di intrattenimento, a mezzo di vignette e tavole a fumetti. Ma oggi, posso orgogliosamente dire, di aver realizzato in parte questo sogno di trasmissione ereditaria culturale: ho aperto una attività, “The Throne of Games di Luciano Gigante”,dove la gente, sia grazie a me che alla mia collaboratrice e dolce metà da due lustri, Tiziana Lazzarini, può sognare con i giochi da tavolo fantasy, quali: Talisman, Il Trono di Spade, oppure immergersi nelle atmosfere Lovecraftiane di Arkham Horror o Il Segno degli Antichi, o anche rivedere i personaggi degli anime in diversi giochi di carte. I ragazzi che trascorrono ore a sfidarsi a Force of Will crescono insieme, si confrontano, si consigliano, si migliorano; così mi sento, come Naoto Date che da ospitalità a quei Cavalieri che hanno appreso quel senso di collaborazione e di amicizia e che sentono l’esigenza di rafforzare questi valori e legami sempre più. Se vi trovate a passare da Taranto, e siete afflitti dalla pressione dello stress quotidiano e di conseguenza sentite l’esigenza di evasione nel mondo del fantastico, io sarò il vostro Gokuraku, io vi aiuterò. L’attività che gestisco l’ho concepita non come un semplice hobby store, ma come una casa per coloro che cercano relazioni reali, e non mediate da social, interfacciate da freddi monitor, per quelle persone che hanno bisogno di fuga e di divertirsi in compagnia, ascoltando la risata fragorosa del proprio compagno di squadra o di stringere la mano di un avversario sportivo e leale. Si svolgono tornei per chi ha l’animo agonista o semplicemente per chi si vuole mettere in gioco più seriamente, si svolgono serate di intrattenimento ludico, diamo vita ad eventi di presentazione di giochi un po’ più di nicchia. Con la mia attività, io e Titty prendiamo spesso parte a fiere e convention e, quando abbiamo la possibilità di avere un’area ludica, ci affidiamo alla collaborazione de La Congrega del Dado Incantato per intrattenere e divulgare quanto più possibile questa nostra passione traslitterata nei boardgames di vario genere. Sperando di non avervi tediato con i miei vaneggiamenti onirici,Vi invito a cercarci, a mettere da parte timidezza e reticenza e a slacciare le bretelle della serietà per lasciarsi andare ad un mondo di divertimento e di amicizia. Luciano Gigante 22 23 LA MENTE IPERCREATIVA DI LEONARDO Su Facebook: Weird Stories - Momon B uonsalve a tutti! Il mio nome è Leonardo Carboni e se non mi conoscete è perché ancora la mia scalata al potere non è cominciata! *risata malvagia* A parte gli scherzi... sono un aspirante fumettista di 26 anni, nato ad Ascoli Piceno in circostanze astrali abbastanza complicate. Passo subito a dirvi “chi” sono: fin da piccolo, cresciuto con i “cartoni animati” in tv, il mio sogno era quello di diventare un “disegnatore di cartoni animati” e quando a 10-11 anni ho conosciuto (seppure già leggevo i vari Topolino) il mondo del fumetto, il mio sogno semplicemente si è evoluto. In quegli anni ho maturato il segno leggendo e seguendo manga come One Piece, Bleach,Vagabond ed altri e ovviamente guardando in tv anime come Dragon Ball, Slam Dunk e YuYu Haku- sho. Il mio primo approccio al mondo del fumetto esterno al manga, è stato quando ho cominciato a frequentare la Scuola Internazionale di Comics e sono stati sicuramente gli anni di formazione più importanti per me, anche dal punto di vista personale. Negli anni successivi non ho fatto altro che sfornare idee su idee: dovete sapere che la mia mente è letteralmente una fucina dove tanti piccoli ometti raccolgono lettere, parole e frasi, per ricomporle e ricacciarle fuori in maniera talmente violenta che se non le metto subito su carta non sono contento! Proprio mentre stavo portando in giro, tra concorsi ed editori, una storia a tema Lovecraftiano (reinventando la figura dello scrittore e immaginandolo come un essere umano maledetto da Nyarlathotep in persona a vivere e morire in un ciclo continuo di vite e continuare a combattere gli stessi mali per evitare il risveglio dell’Antico Cthulhu), come un fulmine a ciel sereno, mi salta alla testa l’idea di una giovane ragazza che riceve in eredità un antico castello in Irlanda, dunque partirà immediatamente e scoprirà che questa magione è abitata da veri e propri mostri... da questo semplice presupposto è nato “Momon”, che decisi di pubblicare come webcomic su Facebook. Disegnai il primo capitolo e non soddisfatto lo rifeci interamente da capo; ammetto di essere molto puntiglioso, ma sto continuando a lavorarci e, anzi, conto di stamparlo presto come auto-produzione. Contemporaneamente mi diletto anche come grafico: realizzo loghi, locandine per eventi e curo la grafica del canale YouTube e della pagina Facebook di un gruppo di amici appassionati di Giochi da Tavolo, i “The Rolling Gamers”. Sulla mia pagina Facebook, oltre ad aver pubblicato il primo capitolo di “Momon”, posto illustrazioni e tavole di altri progetti. Ultimamente ho partecipato a un concorso che chiedeva la realizzazione di quattro tavole autoconclusive: ho ideato una storia molto particolare su cui sto già lavorando e ampliato per realizzarne un intero arco narrativo. Purtroppo non ha un titolo vero e proprio, io lo chiamo “Mare della Vita” 25 24 (che ovviamente vorrei cambiare), e parla di un ragazzo come tanti. Egli è depresso e oppresso dal peso di svariati problemi e dentro di lui avviene una perenne lotta dove il suo Io è incarnato nelle fattezze di una creatura. Egli affronta i mostri che Buio (l’incarnazione dei mali che lo opprimono), gli scaglia contro. È una storia molto fantasy e come in ogni fantasy che si rispetti, ci sarà un evento che scatenerà una ricerca, un viaggio, mosso contemporaneamente dal protagonista e dall’Io all’interno della sua mente. Ogni progetto su cui lavoro ha una forte caratteristica fantasy; quest’ultimo anche molto fiabesca nei tratti che as- sumono i personaggi e ciò deriva dal fatto che sono un grande appassionato delle opere di Tolkien. Trovo che il mondo creato da lui sia perfetto sotto ogni aspetto e le storie narrate nelle sue opere, soprattutto ne “Il Signore degli Anelli”, siano la dimostrazione pratica di come dev’essere scritta una storia. Credo di essere molto legato, proprio alla concezione del viaggio che l’eroe compie e non lo fa solo per svolgere quella “missione”, bensì anche per accrescere e migliorare sé stesso e l’ambientazione fantasy: la preferisco ad altre magari più gettonate, come possono essere quella fantascientifica o horror. Progetti editoriali di prossima uscita non ne ho ma ho altri progetti, ancora in fase di sviluppo (embrionale o più avanzato), a cui tengo molto che prima o poi vedranno la luce. Uno di essi è proprio una fiaba, sarà costruita in maniera differente da una comune “storia della buonanotte” e sicuramente una cosa simile non l’avete mai vista prima. Per seguire tutto ciò che partorirà la mia mente bacata, basta iscriversi alla mia pagina Facebook e colgo l’occasione per ringraziare Vincenzo D’Amico per quest’occasione e la webzine Japanimando. Leonardo Carboni 27 26 IL VIDEOGAME DIVENTA ROMANZO http://umberecromatica.tk - Su Facebook: Cristiana Bartolini E’ vero, sono stata una videogamer anch’io. Laureata e impegnata su molti fronti, è piombato addosso anche a me uno di quei periodi che capitano a tutti nella vita, credo, momenti in cui la voglia di distrarsi diventa una specie di bisogno primario, come un vero imperativo fisiologico. Trovarmi impigliata in diversi generi di passatempi informatici è stata solo una conseguenza. Giochi di ruolo online di vario genere, principalmente, i MMORPG di prima maniera, quando si scalavano montagne di link e abissi di download per accedere a server taroccati, e l’uso del denaro per giocare era off limits. Parliamo della preistoria dei videogiochi: quello che scoprii già da allora, però, è che funzionavano alla grande per estraniarsi e per non pensare. Un’esperienza stupenda dal punto di vista del divertimento, solo che... (c’è sempre un solo che nella vita). Arrivati a un certo punto, la vera difficoltà era smettere e avere voglia di fare qualsiasi altra cosa. Credo che qualcuno tra gli amici con spiccata attitudine videoludica che stia aggirandosi da queste parti possa capire bene che cosa intendo. Come ne sono venuta fuori? Che ci crediate o meno, nello stesso modo dei protagonisti di Umber & Cromantica, il mio primo romanzo, scritto per smettere di giocare, e scritto anche affinché l’incanto che avevo vissuto restasse nero su bianco, non fosse mai dimenticato. Poi è accaduto l’impossibile: ho spedito il manoscritto alla giuria di un prestigioso concorso nazionale per la scoperta di nuovi talenti letterari, Pegasus Golden Selection ed. 2016, e il romanzo si è aggiudicato il primo premio nella sezione fantasy, la pubblicazione gratuita e la diffusione su tutto il territorio nazionale. Ma di cosa narra, esattamente, la storia? Umber è una metropoli buia del futuro, avvolta perennemente sotto l’oppressione di uno schermo di nebbia. In questa metropoli, una multinazionale informatica ha progettato un gioco di ruolo che riproduce con esattezza i confini cittadini, ma li trasforma in un mondo ad ambientazione fantasy pieno di luce e colori (Cromantica). Un gioco importante fino a influire sugli equilibri di potere: GDR su Cromantica è impersonare alter ego fiabeschi, in un universo talmente affascinante da imprigionare la popolazione in una seduzione fittizia, senza che essi comprendano la precisa strategia ‘dall’alto’, la progressiva spersonalizzazione a cui questo mondo da fiaba li sta condannando. La storia narra le mille vicissitudini e avventure di un gruppo di coraggiosi studenti per liberarsi da questa gabbia virtuale e cercare una via d’uscita per tutti verso la vita e la libertà. Quale omaggio alla rivista che ospita questo articolo, volevo aggiungere che la componente Japan è ben presente nel tessuto narrativo: un intero settore metropolitano di Umber è occupato da popolazione di provenienza orientale, lo chiamano il Borgo Giallo, e un ragazzo giapponese tredicenne di nome Kim Arushi è tra i protagonisti principali della vicenda. Quanto allo stile, ho ricercato i toni leggeri di una fiaba fantasy per rendere scorrevole la lettura: si tratta infatti di un’opera dedicata ai ragazzi e pensata per loro, principalmente. Nel- l’epoca imperante delle App e dispositivi affini in cui ci troviamo, tuttavia, credo che il messaggio sia valido per tutti. Per non parlare da sola di me stessa, comunque, vorrei riportare a questo punto lo stralcio di un’analisi apparsa su un portale di critica letteraria a proposito di Umber & Cromantica, che evidenzia tutti i pro e contro dell’opera, e ha il vantaggio dell’acutezza e della competenza: Il messaggio – scrive l’autrice dell’articolo - è molto serio e concreto. Prima di tutto ci fa ragionare su quanto possa diventare rilevante nella vita di un ragazzo, ma anche di un adulto, quel mondo fittizio creato dai vi- deogiochi e ci invita a stare attenti. Dall’altro c’è pur sempre il messaggio che manda ogni romanzo distopico che ci invita a diffidare della tecnologia in senso assoluto. Non è sicuramente un elemento da disprezzare ma, come tutte le cose potenti, va usata con intelligenza e senza spersonalizzarsi. Anche questo lo ritengo un elemento fonda- mentale da inserire in un libro di questo genere; perché dall’intrattenimento nasce anche un insegnamento e l’autrice riesce pienamente nel suo intento.” (Da: Leggo quando Voglio. Ecco il link per l’intera recensione: http://leggoquandovoglio.it/libro/576 7ca7aa44402265faa1241) Volevo concludere dicendo che a stento riesco a credere che tutto questo stia accadendo sul serio, la capacità di scrivere, la vittoria in un concorso letterario, la pubblicazione di un libro che credevo destinato a restare per sempre nel cassetto, e invece oggi viene letto e commentato. Proprio come dico a un certo punto del romanzo: perché restare imprigionati in un sogno? La realtà può essere così maledettamente seducente, a volte. A conferma, se ce ne fosse bisogno, che vale la pena vivere, per quanto dura in qualche punto possa sembrare.Vale la pena sempre e comunque. Cristiana Bartolini 28 29 QUANDO IL COSPLAY INCONTRA LA MUSICA www.kellyhilltone.com - Su Facebook: Kelly Hill Tone C iao a tutti i lettori di Japanimando! Mi chiamo Kelly, in arte Kelly Hill Tone, ho 22 anni e vengo dalla provincia di Treviso! Mi definisco una DJ/cosplayer: ho unito musica e cosplay, le mie più grandi passioni! Vi voglio raccontare un po’ di me: sono cresciuta ascoltando i Daft Punk, guardando tanti anime e giocando ai videogames. Una volta terminati gli studi al Liceo Artistico ho deciso di provare a realizzare il mio più grande sogno: diventare una DJ/Producer e nel mentre ho portato avanti la mia passione per il Cosplay. Inizia così la mia avventura da DJ/Cosplayer: ho pensato di “mixare” queste due atti- vità quando mi si è presentata l’occasione di suonare ad eventi a tema cosplay e alle fiere del fumetto/games (ho anche avuto l’ onore di esibirmi a due fiere molto importanti: alla Games Week di Milano e alla Games District di Verona). I personaggi che interpreto sono spesso legati al mondo della musica: il mio personaggio preferito è Hatsune Miku, la famosa idol virtuale giapponese, ma mi piace molto anche DJ Sona da League Of Legends. Hatsune Miku è il personaggio che mi ha portato più fortuna nell’ ambito Cosplay ed è anche uno dei personaggi a cui mi sono ispirata di più; ho realizzato diversi costumi di alcune versioni tratte dal videogame Project Diva (Galaxy, Freely Tomorrow, Sweet Devil) e anche la versione default assieme a svariati original. Ho vinto molti premi interpretando questo personaggio e ne sono davvero fiera! Per quanto riguarda la musica ci tengo a precisare che anche se il mio stile è prevalentemente Electro, adoro sperimentare e rendere più particolari i miei djset con sonorità 8bit che prendono spunto dai videogames e mi permetto anche di osare con qualche pezzo Chiptune e Vocaloid (per chi non lo sapesse è un software, un synth vocale giapponese come ad esempio Hatsune Miku); sono fissata con i videogames retro e arcade, quando ero piccola un ragazzo mi regalò il suo NES con cui ormai non giocava più e già a 3-4 anni giocavo a Super Mario Bros.: è stato amore a prima vista. Non solo ero affascinata da quel mondo tutto colorato, ma anche dalle colonne sonore. Ne sono affascinata ancora adesso e infatti durante i miei djset aggiungo live dei sample campionati direttamente da NES o Gameboy. Mi capita ancora adesso di giocare a Super Mario Bros. e non mi stufa mai! Altri giochi che mi piacciono sono Pac-Man, Arkanoid, Space Invaders, Tetris... Mentre per quanto riguarda i titoli più recenti mi piacciono molto Tomb Raider e Minecraft. Recentemente ho collaborato con un artista americano, si chiama Blood Code e anche lui produce musica elettronica che riprende le sonorità del mondo del retrogaming: potete ascoltare i nostri remix sul mio profilo Soundcloud! Inoltre quest’anno ho deciso di interpretare un nuovo personaggio inerente al mondo del re- trogaming ovvero la Principessa Peach da Super Mario Bros. Durante il Cosplay Contest del Far East Film Festival di Udine mi sono esibita in coppia con Super Mario e abbiamo suonato assieme l’Overworld Theme: è stato troppo divertente! In occasione del Nipponbashi di Treviso riporterò ancora questo personag- gio, ma con una performance ancora più speciale. Non vedo l’ora! Per ascoltare la mia musica sintonizzatevi sul mio sito e seguitemi sulla mia pagina Facebook. Ora vi saluto... ringrazio tutti i miei fans, i lettori e gli amici di Japanimando! Kelly Hill Tone 31 30 L’UNIVERSO IDEALE DI ANTONIO CARMINE www.mutafavole.it - Su Facebook: Antonio Carmine Napolitano «Questo è forse il mio consiglio più prezioso, ragazzo! Tienilo sempre a mente: ogni storia merita di essere raccontata fino alla fine. Ogni storia, anche la più sciocca o la più spaventosa!» Cit. di Petraeus Sharapov – Rettore dell’Accademia del Mastro Orologiaio di Praga da “Il Mutafavole e l’Ombra del Primo Buio”. E d è così che tutto è iniziato, raccontando una storia. Una storia sussurrata sotto voce a me stesso che si è poi trasformata in carta e inchiostro nero. Prima di imbracciare la “penna” e iniziare la mia personale crociata nel mondo del Fantasy, ero dall’altra parte della barricata. Sono sempre stato un lettore, non uno scrittore. Da bambino passavo pomeriggi interi a giocare ai Final Fantasy, ad evocare Guardian Force e sconfiggere streghe venute dal futuro; poi è arrivato Harry Potter, con il quale sono cresciuto, ed insieme a lui ho scoperto la Terra di Mezzo di Tolkien, i Draghi di George Martin e le Lingua di Fata di Cornelia Funke. Con la maturità ho apprezzato la poetica onirica di Guglielmo del Toro, le visioni di Zack Snyder e dei Fratelli Wachowski e mi sono perso nei racconti post-apocalittici di Suzanne Collins e di Terry Brooks. Un vorace spettatore pronto a sognare nei mondi altrui. Quando il Mutafavole ha bussato alle porte della mia immaginazione, però, non ho saputo resistere. Non ho potuto resistere. La storia si è scritta da sola, i personaggi e i luoghi si sono plasmati sotto i miei occhi, come in un flusso inconscio; come quando un ruscello diventa fiume e poi cascata. L’universo del Mutafavole, tuttavia, non si è generato in una notte. Ci sono voluti quasi due anni ad incastrare tutti i pezzi, a limare i dettagli, a conoscere i protagonisti, renderli credibili e suggestivi. Era un passatempo, un diletto personale, la gioia nel restare sveglio fino alle tre di notte. Adesso, grazie alla casa editrice il Ciliegio, è un romanzo, una saga al suo primo capitolo. Io sono Antonio, e nella vita mi occupo di Immagine e Comunicazione Digitale per importanti aziende d’abbigliamento. Il protagonista del mio libro, invece, si chiama Dante e nella vita desiderava fare l’archivista, il professore... forse. Il destino, invece, l’ha investito di un potere enorme e tremendo: la capacità di poter modificare qualsiasi storia sia mai stata scritta con la sola forza della sua fantasia. Questo sconfinato talento diventa l’ago della bilancia nell’eterno conflitto tra luce e tenebra e Dante l’epicentro del mondo magico oltre la “soglia” dove le creature fantastiche balzano fuori dalle loro storie e camminano per le strade delle nostre città. La cosa che più mi affascina della scrittura è poter dare vita ai personaggi: inventare storie, ricostruire il loro passato, modellare un pensiero o un comportamento, farli vivere di passioni e drammi, regalargli un nome, insomma, renderli reali. Le creature che Dante incontra durante la sua rocambolesca av- ventura, sono davvero numerose e variegate. Non ho voluto escludere nessuna delle razze care alla mia fantasia e così mi sono ritrovato a scrivere di Cavalieri, Maghi, Alchimisti, Elfi, Orchi, Demoni, Mutaforma, Streghe, Driadi, Nani e molte, molte altre ancora. Ho immaginato un universo capace di contenere tutto il fantastico partorito dalla mente umana; un universo dove il reale e il fantastico si uniscono senza limiti di spazio, forma o tempo. Il mio universo ideale, magico e pericoloso. Adesso, però, è arrivato il momento di salutarci, ho un appuntamento importante: Dante mi aspetta, dobbiamo continuare a scrivere la sua storia. Non voglio svelarvi troppo in merito, ma mi auguro di aver accesso la miccia della vostra curiosità e che essa presto esploda tra le pagine dei miei romanzi. Presto! Il Mutafavole aspetta anche voi! Antonio Carmine Napolitano www.wondergate.it Il fantaspazio realizzato dalla Associazione Culturale JAPANIMATION Se volete contribuire a questo progetto... contattateci! 33 32 “IL LUPO SOLITARIO - 1a PARTE” Gruppo di Facebook: Walt Disney e il suo magico mondo Il lupo solitario © Prima Parte 3. L’esorcista del paese Si viveva tranquilli a Favicella, ma ultimamente, al calar della notte, la gente si apprestava a ritornare nelle proprie case il più in fretta possibile. Qualcuno, precisamente l’ubriacone del paese, aveva visto, una sera, un movimento strano nei pressi del cimitero. E’ vero che era ubriaco fradicio, ma, il giorno dopo, ricordava tutto, ma proprio tutto. La gente, ovviamente, non gli aveva creduto, ma lui continuava ad insistere che era tutto vero, che non era stata una allucinazione dovuta all’alcol. Ma, allora, cosa aveva visto di così eclatante? Antonio, il nome di questo cinquantenne amante della birra e del vino, stava ritornando a casa e per recarcisi, egli deve passare per forza davanti al cimitero del paese. Aveva appena superato il cancello del cimitero quando, dietro di lui, aveva sentito un rumore. Si era girato di scatto e aveva gridato con la sua voce tremolante a causa della birra: “chi è là?”. Era buio pesto, ma Antonio ritornava a casa anche con l’oscurità dato che conosceva bene la strada di casa, poiché dal paese non si era mai allontanato. La risposta a tale domanda fu, però, solo silenzio. Antonio ripetè di nuovo: “Chi è là?”. E ancora a rispondere fu il silenzio. Antonio credette di aver sognato dando la colpa all’alcol e continuò il suo cammino. Dopo pochi passi, di nuovo quel rumore; egli, si girò di scatto e vide, all’improvviso, un’ ombra stagliarglisi di fronte, dopodichè un grugnito disumano e poi il buio totale. Antonio era stato colpito allo stomaco da quell’essere e aveva perso i sensi. A trovarlo il giorno dopo, era stato Don Tano, par- roco del paese, che si stava recando al cimitero per celebrare la Messa delle sei per le anime dei defunti. Don Tano aveva una sessantina di anni ed era robusto di corporatura. Incuteva timore già a vederlo da lontano. Indossava la sua tonaca nera quotidianamente e camminava con lo sguardo rivolto al cielo. Ma era gentile nei modi e disponibile quando ce n’era bisogno. Don Tano dovette ritornare alla canonica e farsi aiutare dal suo sacrestano che, a sua volta, interpellò altre persone e anche il medico di turno della guardia medica. Il dottore aveva affermato che si era trattato di una sbronza bella e buona e consigliò assoluto riposo al paziente, al cui risveglio, in ambulatorio, iniziò a farfugliare di cose strane, di un essere strano, di un rumore strano, di un ambiente strano. Il dottore gli intimò di stare tranquillo e di riposarsi, ma Antonio non la smetteva più ed egli dovette sedarlo. Nel frattempo, come accade nei piccoli paesi, la voce di uno strano essere visto nei pressi del cimitero stava circolando a più non posso. Il sacrestano ne aveva parlato alla moglie, nonostante il divieto da parte di Don Tano di mantenere il segreto. La moglie ne aveva parlato alla sua vicina e così via, innescando un passa parola a catena. La gente, sulle prime, aveva dato del matto ad Antonio, ma poi, si venne a sapere che anche qualcun altro aveva sentito strani rumori andando a curiosare di notte sul luogo del misfatto. E così la gente aveva iniziato ad avere paura e a ritornare a casa prima che facesse buio. Anche Don Tano iniziò a preoccuparsi e convocò una seduta con il vescovo della diocesi. Il vescovo aveva ascoltato con attenzione il racconto da parte del sacerdote e si era rabbuiato in volto. “Cosa proponi, Tano?” “Monsignore, dopo attenta riflessione, direi che siamo di fronte a una presenza non umana, maligna. Direi di prendere precauzioni, ma soprattutto di non allarmare il paese perché ciò potrebbe causare disordini “Si, Monsignore, la ringrazio”. Don Tano gli baciò l’anello vescovile e si allontanò. Monsignore lo guardò allontanarsi e sospirò, esclamando a voce bassa: “cerca di stare attento, Tano. Son dieci anni che non pratichi più l’esorcismo”. Don Tano era arrivato sulla soglia del vescovado, scese i gradini e si incamminò verso casa volgendo lo sguardo al cielo. Continua... e violenze”. “Si, giusto, Tano. Ma allora?” “Io direi che, prima di tutto, questa voce non deve uscire al di fuori dei nostri confini, anche se dubito che non sia già uscita conoscendo alcune pettegole del paese. Comunque, è una faccenda di cui me ne farò carico io. Devo studiare il caso per bene, senza essere disturbato da richiami esterni. Deve darmi il permesso di ritirarmi presso l’eremo del paese dove posso consultare alcuni testi antichi a disposizione dei frati francescani. Poi, a conti fatti, mi farò vivo. Nel frattempo, qualsiasi movimento strano o altre voci fondate su questo essere, mi devono essere riferite”. “Certo! Puoi contare sul mio appoggio e su quello dei miei fidati collaboratori, a cui riferirò tutto. Ora va, Tano, e mi raccomando: stai attento!” Ermelinda Tomasi 35 34 “WATERGATE” http://www.delosstore.it/delosbooks/49651/writers-magazine-italia-47 Questo mese tratterò del mio ultimo parto, che uscirà per lo Speciale SF della Writers Magazine Italia, della Delos Books e per l’antologia Il Magazzino Dei Mondi 3. P rima di parlare del racconto, mi sembra doveroso accennare ai contest con cui la WMI invita scrittori a presentare racconti della lunghezza massima di duemila battute, spazi compresi. Per quanto riguarda la fantascienza, siamo già al terzo. Sembra facile buttare giù una paginetta e farci stare una storia, ma non lo è. Innanzitutto bisogna sfoderare un’idea originale, o, per lo meno, un modo originale di trattare temi anche classici della fantascienza. L’orizzonte è vasto, ma molte idee sono state usate in precedenza. Ciononostante, anche nei precedenti contest, ho avuto il piacere di leggere racconti di amici autori scritti con stili ottimi e con idee originali e spesso temi già trattati, ma espressi in modo da invogliare la lettura e con finali a sorpresa, coup de teatre, o situazioni da mozzafiato. Le regole del contest sono semplici: si invia il racconto alla Redazione via mail e poi se ne inserisce metà circa, quindi un massimo di mille battute, nel forum, dove ogni autore legge e commenta i colleghi, dà consigli, augura buoni auspici e auguri che la Re- dazione selezioni la micro opera, se ritenuta meritevole. Una bella palestra letteraria dove ci si aiuta a migliorarsi e dove in palio c’è la possibilità di essere selezionato tra sessanta, dopo una severa analisi da parte della Redazione. Chi non passa al primo esame ha la possibilità di ritentare con nuovi racconti. Al primo contest non passai. Al secondo, sì. Evidentemente, forse, sto migliorando. Questa volta, sono stato promosso al secondo tentativo. Il racconto si intitola Watergate, ma non ha nulla a che vedere con lo scandalo presidenziale USA degli anni ‘70 del secolo scorso. Il titolo vuol essere un gioco di parole che rimanda a Stargate, il film degli anni ‘90 a cui seguì una serie televisiva. Il tema, quindi, è un gate, un portale, uno dei temi classici della Fantascienza. Il teletrasporto non è una cosa nuova. Fin dai primordi del genere, ne abbiamo visti di tutti i colori, e anche in bianco e nero. Nei fumetti di Flash Gordon, nella serie omonima degli anni ‘30. Da un luogo all’altro, sia esso nella stanza accanto, dall’altra parte della Galassia, in un universo parallelo, in un altro tempo, passato o futuro. Tunnel del Tempo, Stargates eccetera. Niente di nuovo in Watergate, quindi. La ”novità”, semmai, è che questo gate non ha ambizione di portare l’umanità alle Stelle o in passati gloriosi. L’invenzione è un volgarissimo cesso. Il suo creatore è un idealista che vuole un mondo senza fogne. I rifiuti organici, infatti, vendono teleportati in qualche luogo sconosciuto. Il nostro eroe non si chiede dove, calcolando che l’universo è enorme e ipotizzando che forse finiscono in un’altra dimensione o nello spazio tempo. Il racconto è scritto in prima persona e in forma di dialogo con un ipotetico interlcutore di cui non si leggono le repliche, ma solo le risposte del protagonista. Fin dalle prime battute si capisce che lo scienziato sta conferendo con un generale. A quanto pare, il tentativo di vendere l’apparato sanitario a qualche ditta non ha trovato riscontro, ma, sembra, i militari stanno sondando le possibilità di usare il teletrasporto in qualche modo. Un racconto semiserio, anzi, volutamente comico, con lo scienziato che spara una battuta dietro l’altra. Ho tentato di scrivere fantascienza comicosatirica: evidentemente, l’idea è piaciuta alla Reda- zione e anche a coloro che hanno letto e commentato. Forse i cessi nella fantascienza sono stati considerati originali. Ma, la comicità non va a discapito della serietà. La morale della favola c’è e si trova nel finale, che naturalmente non rivelo qui, rimandandolo all’uscita dell’antologia. Nello Speciale precedente, risalente a un paio di anni fa, riuscii a passare l’esame con un ibrido tra ucronia e steampunk, La Torre di Artemide, ambientato nella Siracusa assediata dai romani dove lo scienziato era nientemeno che Archimede. Il tentativo della prima, che non passò, si svolgeva nella Britannia dei tempi di Re Artù. Da glorie e miti antichi a cessi il passo è molto lungo. Da un lato bisogna sempre ampliare i propri orizzonti. A ogni Special è sempre seguita un’antologia dal titolo Il Magazzino dei Mondi. Re Artù e Merlino, pur scartati per lo Special, apparvero sul Magazzino 1. I prescelti per lo Special vengono ripubbicati anche loro. Così fu per la torre della dea che per il cesso. Sacro e profano nella fantascienza. Ci si sente ad agosto. Paolo Ninzatti 37 36 UNO SVIZZERO CHE NON TI ASPETTI Su Facebook: Eric Zimmermann M i chiamo Nimai Berdat, sono nato a Friborgo (Svizzera) nel 1981, da Eric Berdat e Catherine Zimmermann, una coppia di ex hippie dalla mente molto ampia, non strafatti, ma perspicaci e intelligenti. Nel 1984, all’età di 3 anni ci siamo trasferiti in Ticino, vicino a Lugano (parte italiana della Svizzera) dove risiedo ancora oggi. Piccola precisazione: la Svizzera tendenzialmente NON E’ una terra per artisti emergenti. Infatti le star internazionali, in Svizzera ci vengono per starsene tranquille e per non essere troppo assillate. E ho detto tutto. Siamo la terra delle banche, non dell’arte. Poi ok, abbiamo avuto eroi nazionali come H.R. Giger (rip) ma tranne lui e qualche altro, onestamente, nulla di che... Fin da piccolo mi son sentito “La Persona Sbagliata Al Posto Sbagliato”... Interessato ed attratto da tutto ciò che “i bimbi non dovrebbero vedere”, immagini forti, situazioni aberranti... il buio dell’animo umano mi ha sempre profondamente intrigato, fosse anche solo per capirne la luce. E’ una sensazione che ho sempre provato, una sorta di grande disagio interiore che ho sempre avuto bisogno di esprimere attraverso opere (quasi) sempre più o meno cupe e/o tetre. Sono cresciuto imparando a vedere il bello solo dopo aver visto ed essermi immerso nel brutto, quasi in modo catartico. Ma essendo la mia Arte, tutto è lecito e nulla è proibito. Grazie al Cielo! L’Arte è l’unica vera, totale e assoluta libertà che esiste a questo mondo. E questo è diventato un po’ il mio motto! Quella che in molti miei lavori la gente comune percepisce come violenza, non è assolutamente tale. Al limite una rappresentazione della violenza. E poi come le persone più intelligenti sanno bene, attraverso la raffigurazione della stessa si possono veicolare messaggi molto potenti e spesso, paradossalmente positivi. Oltre al fatto che ho sempre adorato scioccare le persone, specialmente i benpensanti che si scandalizzano per un non nulla. Si, è troppo facile, lo so, ma mi accontento. Quindi da un lato un senso di disagio interiore, il sentimento di non essere mai la persona giusta al posto giusto e un grande amore per la provocazione, unita ad uno sconfinato amore per la narrativa fantastica, la bande déssinée, le graphic novel inglesi/americane (Garth Ennis e Frank Miller) e in ultimo, ma non da meno, i manga e gli anime giapponesi (Evangelion, I Cavalieri dello Zodiaco, Berserk, Devilman, Hellsing e molti altri), carichi di una potenza visiva che tutte le altre espres- sioni fumettistiche e animate avrebbero solo da prendere a modello (a mio modo di vedere). Poi il cinema, fonte infinita di ispirazione, specialmente l’horror (anni 60-70-80), la fantascienza (Lovecraft su tutti) il politicamente scorretto e il noir/pulp/hardboiler in genere (Joe R. Lansdale, un mito assoluto). Adoro tutto quello che richiama più o meno a culture passate, anche quella occidentale della prima metà del secolo per restare in epoche “recenti”. Una delle cose che ricordo, che in assoluto mi ha influenzato di più da bambino, oltre alle già citate influenze, è stata una galleria in cui erano esposte le locandine originali di vecchi film (horror e SciFi per lo più). Il concetto della locandina, della potenza evocativa di UNA SOLA immagine che sintetizzasse un’ora e mezza di film, le atmosfere, gli odori e le sensazioni mi ha colpito come un colpo di frusta. Ora, 25 anni dopo ho intrapreso un sentiero artistico che segue questo “germoglio” che mi si era piantato nel cuore anni orsono. Attraverso un progetto che ho chiamato SAMURAI NOIR sto realizzando una serie di opere originali che stilisticamente si collocano a metà strada tra lo stile dei primissimi fumetti 38 americani (Superman, Dick Tracy e Batman) quasi (quasi) in stile Liberty e Art Deco e qualcosa di più contemporaneo, alla Frank Miller (Sin City). Volevo creare una serie di opere che rappresentassero “frammenti” di una storia più ampia, che nella mia mente è ben definita, così da dare un suggestivo “collante” tra un immagine e l’altra. Slegate, ma sempre inerenti una all’altra con una certa coerenza interna di stile. Benché io ami gli stili più particolareggiati e dettagliati, in questo caso ho cercato la potenza nel minimalismo, quindi opere dirette, d’impatto, dove non ci sia troppo da scoprire a posteriori, 39 dove tutto è li, senza “girarci troppo intorno”. Ogni opera è stata realizzata accuratamente a mano con matita e china, e successivamente importati e colorati in digitale. Occorre fare un puntualizzazione: io ODIO il digitale. Per principio. Ma ho trovato un interessante connubio tra l’imperfetta, ma bellissima esecuzione della Mano Umana e la più “possa”, ma “perfetta” gestione della macchina. Samurai Noir è una storia di VOLONTÁ, CORAGGIO, FORZA, SANGUE, ONORE e GIUSTIZIA. Samurai Noir si presenta come qualcosa di pulito, netto, ma anche ambiguo. Infatti per lo piú vi si vede un losco figuro vestito da gangster con una maschera da Oni (spirito maligno giapponese), con una katana, o una pistola, intento a combattere in situazioni che possono ricordare le mattanze inscenate da Quentin Tarantino nel suo fortunatissimo “Kill Bill”. Eppure il suo messaggio, proprio come nei cartoni giapponesi più violenti, resta: “palesemente positivo, con una morale chiara, un archetipo tra il bene e il male, con un eroe che si ritrova costretto malgrado lui a dover combattere e togliere la vita a dei nemici talmente spietati da non lasciargli nessuna altra scelta.” Samurai Noir ha un profondo messaggio NONviolento dietro le sue goliardiche, “eccessive” e colorate tavole. Samurai Noir sta alla violenza, come il libro Hagakure (La Via del Samurai) sta alla guerra. Nimai Berdat 41 40 L’ESORDIO DI MARCO DONATI https://stellenegliocchiblog.wordpress.com - Su Facebook: Marco Donati C iao a tutti i gentili lettori di Japanimando, è un piacere essere ospitato su queste pagine. Sono Marco Donati e mi sto prendendo una pausa dalla scrittura del mio romanzo Sci-fi/Paranormal, Stelle negli occhi, per introdurmi come autore e presentarvi il mio nuovo progetto. Partiamo dall’inizio, ovvero da come sono arrivato a scrivere il mio primo romanzo. Fin da bambino ho sempre adorato le storie e, come è accaduto a molti ragazzi della mia generazione, grazie alla lettura di Harry Potter ho scoperto che le parole su carta erano il mio metodo espressivo preferenziale. La narrativa fantastica ha avuto un importante ruolo nella mia crescita e formazione, spaziando da Il Signore degli Anelli, a Eragon, e mi ha portato anche al cinema, alla televisione, ai videogiochi, così da arrivare ad apprezzare il fantasy e la fantascienza a tutto tondo. Un altro contributo decisivo è arrivato dal fumetto e dall’animazione giapponese, che nonostante la lontananza culturale ho sentito vicini ai miei canoni espressivi e mi hanno permesso di espandere l’immaginazione anche oltre i confini occidentali. Tutti questi fattori, insieme ai miei studi acca- demici in ambito linguistico e letterario in cui la lingua e la letteratura giapponesi sono state centrali, hanno acceso la mia vocazione di scrittore. Fin da piccolo ho messo nero su bianco idee e fantasticherie ispirate dalle storie che leggevo, guardavo o sentivo, e più tardi questa passione mi ha portato a scrivere e condividere racconti brevi su Internet sotto forma di fanfiction basate sui miei libri, film e telefilm preferiti, principal- mente Doctor Who, la serie sci-fi britannica che ha ridefinito il mio approccio alla fantascienza e ha aiutato più di ogni altra storia a far maturare la mia sensibilità artistica. È così che ho pubblicato un racconto breve ambientato nell’universo di Doctor Who in occasione del cinquantesimo anniversario della serie per la raccolta “Ma il Dottore si ammalò” organizzata da Sadastor Edizioni. In mezzo alle fanfiction hanno iniziato a svilupparsi anche idee originali, e di nuovo una spinta importante in questa direzione è arrivata dal mondo dei manga giapponesi. Il fumetto Bakuman, che racconta la storia di due aspiranti fumettisti, mi ha dato lo stimolo e la motivazione per provare a dedicarmi seriamente alla scrittura con la stessa passione dei protagonisti del manga di Ohba e Obata. Ho così iniziato a partecipare a piccoli concorsi letterari, a inviare storie a riviste indipendenti, e a scrivere un primo manoscritto fantasy giovanile rimasto nel cassetto, fatta eccezione per un estratto pubblicato come racconto breve nell’antologia “Short Stories” di Edizioni Scudo. Alla fine degli studi universitari finalmente è arrivata un’ispirazione più matura che mi vede coinvolto proprio in questo momento nella scrittura del mio primo romanzo Science Fiction/Paranormal, Stelle negli occhi. Stelle negli occhi riprende tutte le componenti fantastiche accennate e le combina in un nuovo prodotto inedito dedicato a un pubblico giovane, ma rivolto anche ai lettori più adulti. Nel romanzo si trova una punta di mistero e magia alla Harry Potter, hanno un ruolo dominante gli elementi paranormali e i viaggi nel tempo alla Doc- tor Who, e i personaggi sono mossi da grandi sogni e ambizioni come i protagonisti di Bakuman. C’è la fantascienza e il fantasy trasportati in un contesto contemporaneo e quotidiano, ma sotto la superficie affiorano tutti i problemi giovanili tipici dell’adolescenza e della vita universitaria, insieme ad alcune delle più calde e complesse tematiche sociali. Stelle negli occhi racconta la storia di un giovane studente universitario appassionato di fotografia, Chris. Dopo un problema alla vista che gli causa strane allucinazioni visive, gli occhi di Chris diventano la porta per un’altra dimensione. Attraverso gli occhi riesce a vedere oltre il tempo e lo spazio, viaggiando in luoghi noti e sconosciuti anche senza muovere un passo. Le visioni gli permettono di rivivere momenti del suo passato fino a cercare di recuperare il legame con un’importante persona che ha perso, ma questo potere avrà un costo molto alto. Sarà proprio il presente a risentirne, tanto da poter arrivare a cancellargli il futuro. Come se la vita di un giovane universitario, fra lezioni, amici e problemi familiari, non fosse già abbastanza difficile, dovrà quindi affrontare una scelta impossibile fra salvare il passato o preservare il futuro. La sfida di Chris con i suoi occhi sarà una battaglia mentale più fisica che mai. Per fortuna non deve affrontare queste vicissitudini da solo. Al suo fianco ha una persona speciale, Emma, con cui è legato da molti anno per le problematiche comuni che hanno condiviso. Insieme hanno affrontato ogni ostacolo personale e familiare per cercare di ricostruire le loro vite, ma adesso le inspiegabili visioni di Chris e le sue scelte discutibili minac- ciano di cambiare il loro rapporto, nel bene o nel male. Stelle negli occhi investiga le possibilità della mente umana, interroga il potere di memoria e ricordo, analizza i più comuni fenomeni visivi sotto una luce paranormale, e riflette su complesse tematiche della sfera emotiva come la perdita, l’abbandono e la negazione. Il tutto avviene in un contesto interamente italiano per ambientazione e personaggi. L’obbiettivo di questo romanzo di prossima pubblicazione è proprio ampliare il panorama fantastico e fantascientifico della letteratura italiana, che è storicamente povera di narrativa di genere. Si rivolge a tutti gli appassionati di science fiction e fantascienza, fantasy, paranormale e sovrannaturale, ma anche amanti di libri young adult per ragazzi e romanzi di formazione, e a chi non disdegna un po’ di romanticismo, introspezione e sentimentalismo. Spero di avervi incuriosito con questa piccola presentazione. Se vorrete seguire l’avventura che porterà prossimamente alla pubblicazione di questo romanzo, a cui sto ancora lavorando, potete farlo sul blog e sulle pagine social del libro. A presto! Marco Donati 43 42 CANTIAMO INSIEME AI “FANTABUGGY”! Su Facebook: Fantabuggy C iao, noi siamo i Fantabuggy, una band che ripropone le canzoni dei cartoni animati e delle più famose sigle di telefilm in chiave pop rock e ironica. Ci siamo formati nel luglio del 2013 con un’idea ben precisa: cercare di far divertire le persone usando i ricordi dell’infanzia, che di certo è il periodo più bello della vita. La nostra passione nasce dall’essere convinti che la fantasia e il mondo dei cartoni non siano semplicemente diretti solo ai bambini, ma che facciano parte della cultura di ognuno di noi. Essere cresciuti con certi cartoni animati, aver letto determinati libri o aver visto un certo tipo di film durante la nostra infanzia per noi è stata una fortuna, ed è per questo che vorremmo trasmettere gli stessi sogni, le stesse speranze e gli stessi ideali che i personaggi di quelle avventure ci hanno regalato quando eravamo ragazzini. I cartoni ed il genere fantasy insegnano a coltivare e proteggere i nostri sogni, ci aiutano a capire che non c’è un limite di età per sperare in qualcosa di migliore: ecco il messaggio che vogliamo dare nel nostro spettacolo ogni volta che suoniamo. In questi tre anni di musica abbiamo suonato in pub, locali, feste di paese e Comics nella zona della Lombardia, fino ad avere il piacere e l’onore di suonare al San Marino Comics per due edizioni consecutive. La musica unita all’ironia e la voglia di intrattenere sono il nostro marchio di fabbrica: ci piace lasciare un segno ed un sorriso ogni volta che suoniamo. Per noi il riscontro del pubblico è fondamentale, ed è per questo che nel nostro show ci sono anche quiz a premi con domande (ovviamente sui cartoni animati) e parti di cabaret tra una canzone e l’altra. Oltre alla passione per la musica e per i cartoni abbiamo anche un altro interesse che si lega al nostro gruppo: la beneficenza. Infatti in più di un occasione abbiamo organizzato serate e concerti per la raccolta fondi per aiutare alcune associazioni come l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), e presto suoneremo per raccogliere fondi per la ricerca sulla sindrome di Tay Sachs. Troviamo che non ci sia niente di più bello che esprimere la propria fantasia e la propria arte ed allo stesso tempo aiutare chi ha bisogno. I Fantabuggy sono rispettivamente: Pat Banjo (voce); Met Jeega (voce e effetti); Buddy Mitch (chitarre e voce); Yatta Vik (batteria); Endriu (tastiere); Mr. Mongusi (basso). Siamo orgogliosi del lavoro fatto fino ad ora e speriamo di poter continuare così, facendoci conoscere e continuando a portare il nostro messaggio di positività e fantasia a più persone possibile. Perché come diciamo sempre: i Fantabuggy salveranno il mondo! Fantabuggy Boys Siamo ovviamente presenti e attivi sui vari social: Facebook: Fantabuggy; YouTube: I Fantabuggy; Instagram: Fantabuggy Band; Twitter: @fantabuggy2013. Speriamo di poter portare il nostro spettacolo anche a teatro, unendo la musica alla recitazione e al cabaret, per noi l impatto visivo oltre che musicale è importantissimo. Nei progetti futuri c’è anche un album di prossima uscita che contiene cover di cartoni animati e un pezzo scritto da noi. ISCRIZIONI APERTE MASTER IN EDITORIA LIBRARIA “A.VICINANZA” Corsi: REDATTORE WEB - CORRETTORE BOZZE, GRAFICO EDITORIALE DI BASE, REDATTORE EDITORIALE, EDITING, APRIRE UNA CASA EDITRICE. FORMULA ON-LINE A DISTANZA CERTIFICAZIONE EDITORIALE PER TUTTI GLI ISCRITTI Infoline: [email protected] - 06.33.61.08.00 (Ore 10-14) 45 44 “THE CONJURING: IL CASO ENFIELD” Su Facebook: Anatomia dell’Horror A mare il regista malese, naturalizzato australiano, non è difficile. Da anni, ha riscritto la storia degli horror, con saghe che ormai sono culto, tra cui SAW e Insidious. Nel 2004, il ventisettenne James Wan, pone letteralmente, una pietra miliare nella storia del cinema di genere, creando una delle saghe horror più amate a prolifere di sempre. Con l’ottavo capitolo della saga dell’Enigmista in prossimità di arrivo, SAW è uno di quei casi più unici che rari, del nuovo millennio, oltre a rendere “ufficiale” il termine tor- ture-porn, per quelle pellicole particolarmente estreme, nella rappresentazione di torture e smembramenti. Ma, se questo non bastasse, nel 2010, con il primo capitolo della saga di Insidious, James Wan si conferma come la gallina delle uova d’oro di Hollywood, per gli incassi stratosferici dei suoi film, a fronte di budget davvero ridotti all’osso. Oltre alle sceneggiature convincenti, vanno riconosciute, al regista, capacità tecniche e conoscenza dei tempi cinematografici che non sono da tutti. Anzi. Il “peggior” Wan, regge banco alla media di produzioni del settore, lasciando sempre pubblico e critica, appagati. Ma è nel 2013 che il nostro eroe, segna l’apice della sua carriera, confezionando un prodotto quasi perfetto, che diventa subito il suo marchio definitivo: The Conjuring – L’Evocazione, è tutto quello che di bello e amato, c’è per questo genere. È un gesto di puro amore, un dono al pubblico e un omaggio al cinema classico horror, di cui Wan è un evidente appassionato, un cultore. Il film è un successo mondiale, oggettivamente girato con una maestria da pelle d’oca... un punto di non ritorno, difficile, quasi impossibile da replicare. Eppure, oggi ci troviamo a parlare del sequel che, bene o male, tutti ci aspettavamo, essendo la saga incentrata sulla storia dei coniugi Warren e delle loro indagini sul paranormale, a partire dai primi anni ’50. Certo, fare cieco riferimento alle solite frasi di apertura “Ispirato a fatti realmente accaduti”, è quanto di più ingenuo possa esserci: gli stessi Warren sono stati additati come cialtroni e molti casi che loro hanno affrontato, portavano incongruenze o si erano rivelati assolutamente farlocchi.Ma, a noi, non importa, perché le storie sono affascinanti, il duo anche (interpretati brillantemente da uno stratosferico Patrick Wilson e una splendida, incantevole, quasi eterea Vera Farmiga) e Wan... beh, è sempre Wan! E non si smentisce. Infatti, la pellicola, pur pagando lo scotto di avere alle spalle un gioiello della filmografia horror moderna, funziona e funziona bene. Se vogliamo esser pignoli, sminchia un po’ sul secondo tempo, ma regge. Ma partiamo da ciò che successe, il quel lontano 1979: “I fatti si svolsero in casa di Peggy Hodgson, una donna divorziata che viveva con i suoi 4 figli, in una casa popolare al 284 di Green Street. In particolare, i fenomeni parevano ruotare intorno a Janet, che aveva allora 11 anni. I primi a lamentare qualcosa di insolito furono proprio Janet e il fratello Pete, che raccontarono alla madre di aver sentito i loro letti tremare. La sera seguente si udirono degli strani colpi sulle pareti, e in seguito la stessa Peggy Hodgson, inizialmente scettica, vide un grosso cesto di biancheria scivolare lungo il pavimento senza che nessuno lo toccasse. Lo rimise al suo posto, ma il cesto si spostò nuovamente, tornando nella posizione precedente, dalla quale fu impossibile rimuoverlo. Terrorizzata, la signora Hodgson fuggì insieme con i suoi figli, cercando rifugio presso i vicini. Fu chiamata la polizia, e due agenti intervennero a ispezionare la casa degli Hodgson. Mentre effettuava la perlustrazione insieme con un collega, l'agente Caroline Heeps udì una serie di colpi di origine ignota, testimoniati anche dai vicini e vide una sedia muoversi da sola. Nei giorni seguenti, i fenomeni si intensificarono: gli oggetti più disparati cominciarono a muoversi e a colpire i membri della famiglia, e non solo. Due giornalisti del Daily Mirror, il reporter Douglas Bence e il fotografo Graham Morris, videro alcuni mattoncini di Lego spostarsi e fluttuare in aria, e Morris fu colpito sul viso da uno di essi mentre cercava di fotografare l'incredibile fenomeno”. James Wan rimpasta la storia, ci mette del suo e ce lo mette benissimo, creando un ennesimo villain da cardiopalma: la suora (che vedrà uno spin-off intitolato The Nun, come seguì lo spinoff mediocre, del primo capitolo, dedicato alla bambola indemoniata Annabelle). Nonostante, probabilmente, il film sia il più compatto, studiato, riflessivo e coerente del regista, segno di un ulteriore passo di maturità artistica, forse manca di quel pizzico di passione in più che fa del prequel, un titolo da vedere e rivedere, negli anni. Nonostante ciò, il film gira benissimo, intrattiene, spaventa e sembra dirigersi verso un terzo capitolo che possa, davvero, unire gli elementi caratteristici del primo, con quelli funzionali di questo sequel. Gli attori sono perfetti, Wilson e Farmiga si confermano una coppia affiatata e credibile, supportata dal resto del, buon, cast, effetti speciali ben integrati, senza mai esagerare con la CGI e una soundtrack, come sempre, da brividi ad opera del maestoso Joseph Bishara. VOTO: 8 ½ CONSIGLIATISSIMO! Francesco Bernardis 46 47 I FANTASTICI MONDI DI ALESSIO DEL DEBBIO www.alessiodeldebbio.it - Su Facebook: Alessio Del Debbio S alve a tutti e grazie per l’ospitalità! Sono uno scrittore di Viareggio, cresciuto a fantasy e fumetti. Il primo libro che ho letto, e che mi ha appassionato tantissimo, aprendomi un mondo tutto nuovo, è stato “Lo hobbit”; da lì è stato amore verso il fantastico, in tutte le sue sfumature. Ricordo che, alle medie, con un amico di infanzia, ci divertivamo a realizzare filmini amatoriali, interpretando i personaggi dei fumetti o dei cartoni animati. Tra le mie serie preferite, “I Cavalieri dello Zodiaco” sono al primo posto, simbolo della mia fanciullezza e anime che ha contribuito a farmi appassionare alla mitologia. Ho anche scritto diverse fanfiction su Pegasus e amici, disponibili su www.icavalieridellozodiaco.net. Altre serie che adoro sono PK (Paperinik) e Transformers. Sono un divoratore di libri, prevalentemente fantasy e, nello specifico, adoro il genere urban fantasy. Tra gli italiani, sono un grande fan di Cecilia Randall, Luca Tarenzi, Aislinn e dei giovani Bianca Marconero e Valerio la Martire. Tra gli stranieri, amo Tolkien, Martin, la Zimmer Bradley e Abercrombie. Non scriveva fantasy, ma adoro comunque i libri di Kerouac. I miei primi lavori sono stati dei romanzi per ragazzi, poi nel 2014 ho iniziato a scrivere racconti, prendendo spunto dalle tradizioni popolari lucchesi: è nato così “L’ora del diavolo”, primo di una serie di racconti ispirati al folklore locale. Questa storia, incentrata su Lucida Mansi, la celebre nobildonna lucchese che strinse un patto con il diavolo per rimanere giovane e bella, è stata selezionata per entrare nell’antologia “I mondi del fantasy IV” di Limana Umanìta. A questo primo racconto ne sono seguiti una ventina, tutti ambien- tati tra la Versilia, la piana di Lucca e le Alpi Apuane, popolate da bizzarre e fantasiose creature, come le fate di pioggia, gli streghi e i loro serpenti volastri, i buffardelli e il linchetto. Tra i tanti racconti, ricordo “La guerra del Fatonero”, vincitore del contest “Tenebrae” del sito Isola Illyon, “Le fate di pioggia”, secondo classificato al concorso “Verso Valinor”, di Valinor Edizioni, e “La donna di fuoco”, vincitore del concorso “Primavera di racconti” di Panesi Edizioni. Molti di questi racconti sono stati pubblicati su riviste (come “Contempo” o “StreetBook Magazine”, free press fiorentine di narrativa breve inedita) o in varie antologie, cartacee e digitali (come “Racconti Toscani”, di Historica Edizioni, o “Oltre i media”, di Panesi Edizioni, disponibile gratis su tutti gli store di ebook), finché non ho deciso di riunirli in un unico volume, che ha preso il nome dal primo racconto scritto, “L’ora del diavolo”. Quest’antologia ha vinto la terza edizione del concorso ObiettivoLibro, di Sensoinverso Edizioni e si configura come un vero e proprio viaggio nel folklore lucchese, per riportare alla luce tradizioni dimenticate. Un po’ horror, un po’ fiabesche, un po’ fantasy puro, in queste storie ho giocato molto con lo stile e il linguaggio. Adesso sono impegnato in un tour di presentazioni per promuovere “L’ora del diavolo”, nelle province di Lucca e Pisa, per cui se siete in zona passate per un saluto! Nel frattempo sto lavorando a due nuove antologie, una legata a leggende toscane e un’altra ambientata a Berlino, una raccolta di storie dark fantasy e horror tratte dal folklore germanico. Ispirato alla mitologia polinesiane è invece “L’abisso alla fine del mondo”, ambientato in un futuro distopico, in un’enorme Conchiglia sottomarina dove l’umanità si è rifugiata per sopravvivere alla fine del mondo; il racconto è disponibile sia in ebook singolo che nell’antologia “Dreamscapes – i racconti perduti.Volume 2”. A giugno 2017 uscirà invece il mio primo romanzo urban fantasy, genere che adoro tantissimo, perché permette di giocare con la storia e le leggende, reinterpretandole e caricando di mistero e fantasia luoghi a noi abituali. Si tratta del primo capitolo di una saga incentrata sugli ulfhednar, i leggendari guerrieri lupo di Odino, e ambientata tra la Garfagnana, Lucca e la Versilia. Seguiranno altri progetti, tante altre idee che spero di riuscire a trasporre su carta. Ringrazio Japanimando per l’ospitalità e invito tutti a non rinunciare mai ai propri sogni, falene in volo e simbolo della nostra creatività e libertà. Alessio Del Debbio 48 49 “VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA” Gruppo su Facebook: I FUMETTI SONO UNA COSA SERIA! “T anto tempo fa, un esploratore solitario, di nome Arnie Saknussen, durante una discesa nelle viscere della Terra fece una scoperta sensazionale il leggendario perduta di Atlantide al centro della Terra. Dopo molti secoli, il suo percorso è stato scoperto: la prima volta da me, il professor Oliver Lindenbrook, mia nipote Cindy, studente Alec McEwen, la nostra guida Lars, e la sua anatra Gertrude. Ma non eravamo soli. Il malvagio conte Saknussen, ultimo discendente della famiglia, una volta nobile dei Saknussen, ci aveva seguiti per rivendicare per sé i tesori della leggendaria città al centro della Terra. Ordinò al suo come servo, Torg, di distruggere le tracce lasciate dal suo antenato. Ma il piano fallì,perchè l’esplosione fu così potente che sigillò l’ingresso per sempre. E così, per noi, ha iniziato una corsa disperata per il centro della Terra per cercare un passaggio che ci ripor- tasse sulla via del ritorno. Questa è la storia del nostro nuovo viaggio al centro della Terra!” Questa è l’introduzione alla serie a cartoni animati “Viaggio al Centro della Terra” prodotta dalla Filmation in collaborazione con la 20th Century Fox, nel 1967. La serie fu trasmessa negli Stati Uniti il sabato mattina sul canale ABC era composta da 17 episodi di trenta minuti ognuno. Ispirato più al film del 1957 diretto da Henry Levin e interpretato tra gli altri da James Mason e Diane Baker che al romanzo di Jules Verne, questo cartone animato è la cronaca delle avventure del professor Lindenbrook e dei suoi compagni alla scoperta di cosa ci sia al centro della Terra. Per il lungo viaggio lo accompagnano, come detto, la nipote del professore, Cindy, il suo Alec McEwen, e la loro guida Lars. Cindy porta con sé il suo animale domestico anatra Gertrude cui sono affidati gli “stacchetti” comici. La squadra così composta è mutuata direttamente dal film e non dal romanzo di Verne, come la scelta di ambientare il tutto ad Edimburgo e l’accenno alla scoperta di Atlantide posta al centro della Terra. Come se il nucleo della Terra non fosse abbastanza pericoloso, la squadra è costantemente messa in pericolo dal conte malvagio Saknussen e il suo scagnozzo Torg. Il conte vuole raggiungere il centro prima del professore, anche se ciò che si aspettano di trovare non c’è mai stato rivelato. Infatti la serie finisce prima che la spedizione arrivi a trovare la mitica Atlantide. Viaggio al centro della Terra sembra quasi fatta apposta per l’animazione, in quanto gli autori sono stati in grado di inventare una gamma illimitata di strane creature ed esseri che abitano le profondità del pianeta. Si sono sbizzarriti anche nel “contaminare” la serie con altri romanzi o racconti fantastici come I Viaggi di Gulli- ver. Non mancano draghi, uomini delle caverne o guerrieri di civiltà perdute. Insomma tutti gli ingredienti del classico cartoon di avventura. E la serie nel suo complesso è divertente e ancora oggi si lascia guardare. Del tipo di animazione adottata dalla Filmation ne abbiamo parlato spesso e anche stavolta rimangono sui loro standard. Anche per i disegni vale lo stesso discorso, anzi qui i volti dei personaggi somigliano in modo quasi inquietante a quelli di Batman, la serie animata. Tuttavia rispetto alle altre serie della stessa casa di produzione, si possono notare due importanti differenze. La prima è che gli episodi non sono autoconclusivi ma hanno un “finale aperto” o meglio un cliffhanger che viene risolto nell’episodio successivo. La seconda differenza, che è comunque una conseguenza della prima, è la mancanza degli “stacchetti” a fine episodio, dove i personaggi in qualche modo spiegano la “morale della favola” dell’episodio stesso. La serie è stata in seguito sempre negli Stati Uniti sul canale tematico Cartoon Quest ed è stata riproposta una versione di DVD e Blue Ray. Alfonso Verdicchio 50 51 IMMAGINAZIONE & DETERMINAZIONE www.immaginadiesserealtro.it - Su Facebook: Marko D’Abbruzzi K onnichiwa! Mi chiamo Marko D’Abbruzzi, sono nato e cresciuto a Roma in quel del 1° maggio 1982. Fin da piccolo fumetti e libri sono stati sinceri compagni di viaggio nel sentiero di un bambino che si affacciava al mondo per la prima volta, scoprendo l’astio dei suoi coetanei, il bullismo crudele, l’emarginazione indotta da parole pesanti come macigni. Il mondo reale era un inferno così io me ne stavo rinchiuso tra le pagine di un libro, fra le tavole di un fumetto, scoprendo sirene seducenti, pirati a caccia di tesori, draghi roventi e cavalieri alla ricerca di principesse da salvare. La passione per la lettura nacque così, dalla solitudine di un bambino vessato che preferiva starsene a casa immerso in mondi fantastici che sulle strade laccate di cattiveria. Dalla lettura alla scrittura il passo fu breve; iniziai a scrivere via i miei pensieri, le paure, le frustrazioni, le speranze e le illusioni, aspettando di crescere per scoprire se la vita mi serbasse altro oltre a quei giorni di pianti e radi momenti di spensieratezza. Parlavo con la carta perché nessuno parlava con me e quel foglio bianco non mi giudicava, non mi additava, non mi prendeva in giro, era semplicemente lì, pronto ad accogliere le parole silenziose di un ragazzino stanco. Scrivere fu senza dubbio terapeutico, mi aiutò a non tenere dentro malumori che avrebbero oscurato la mia anima. Tutto finiva immortale su carta e potevo leggere le mie emozioni in quel momento cruciale della vita. Scri- vere diventò il punto d’inizio per un percorso d’introspezione e presa di coscienza che ha comportato lo sviluppo della mia spiccata sensibilità e vorace curiosità. Con l’adolescenza giunse la scoperta dei giochi di ruolo e potei mettere in pratica le tante letture per creare i miei mondi. Ho sempre avuto una notevole immaginazione ma quel tipo di giochi mi offrì nuovi orizzonti e per intere estati salpai su vascelli di nuvole esplorando terre lontane. Durante i giochi di ruolo ero il Master, il narratore, raccontavo di regni e oscuri nemici, affascinavo i giocatori mischiando tutte le epopee lette negli anni e le avventure rispecchiavano la mitologia, le saghe classiche, i regni di Gondor, le ombre di Bosco Atro, a caccia della Spada di Shannara, affrontando Elric di Melniboné, conquistando Avalon, cavalcando le ali di Pegaso per ascendere all’Olimpo o salvare l’albero di Yggdrasil. Poi, come ogni adolescente, scelsi il mio futuro frequentando un Istituto Alberghiero. Avevo il terrore delle superiori. Già le mie elementari e scuole medie furono gironi danteschi, figurarsi le scuole superiori. Invero quel sentiero fu più semplice, passai quasi inosservato, avevo imparato bene come usare il mantello dell’invisibilità. La strada della vita s’inerpicò quindi verso il lavoro e la passione per la scrittura, benché vibrasse nel sangue esplodendo in sere solitarie, finì in secondo piano. Fu verso i ventuno anni che decisi di provare a scrivere un romanzo. Barcamenandomi fra un lavoro che mi portava via 12 ore di vita, in quattro anni scrissi il mio primo manoscritto. Eh già. A mano. 1475 pagine. Poi scoprii che non prendevano più manoscritti e riscrissi tutto al computer. Nacque così il mio primo romanzo fantasy, I Cavalieri di Speranza, pubblicato nel 2007 con un editore a pagamento (sbagliando si impara...) che non si curò nemmeno dell’editing e fece una copertina che “il mio falegname con 30 euro la faceva meglio” (cit. Aldo, Giovanni e Giacomo). Ebbi comunque un buon riscontro dai lettori, alcuni dei quali mi accusarono di aver ucciso il personaggio migliore. Presi coraggio e scrissi il mio secondo libro, Cattivi Ragazzi, un romanzo di formazione ambientato nella Roma di fine anni ‘90, pubblicato nel 2010 come self publishing. Nello stesso anno misi mano alla prima stesura di Le Cronache di Ansorac, una saga fantasy innova- tiva che può essere definita “real fantasy”. Misi da parte elfi, nani e orchi, dimenticai il classico Signore Oscuro e diedi vita a un mondo dove magia, tecnologia e problematiche socio-culturali offrono spunti di riflessione sul concetto di “volontà umana”. Impiegai quattro anni per scrivere tutti e sette i romanzi della saga, nel frattempo un mio racconto breve, Il Tempo degli Umani, fu inserito nella collana Storie Fantastiche dell’Associazione Games Rebels nel 2013 e sempre nello stesso anno vinsi un concorso di poesia con Ghiaccio nelle vene, iniziando nel frattempo a collaborare con degli articoli su Realtà Nascoste, editoriale dell’Associazione Tabit. In quegli anni conobbi Claudia Cintio, laureanda in filosofia, alla quale proposi in amicizia la lettura della saga appena conclusa. Fu lei a spronarmi alla ricerca di un editore e nell’anno successivo ri- fiutai molti contratti editoriali, tutti dello stesso tipo; “si lo pubblichiamo, dacci xxxx euro e via”. Avevo già provato l’editoria a pagamento e non avevo voglia di percorrere quella strada. Decidemmo così insieme di mettere in piedi un progetto editoriale che sfociò poi, per questioni burocratiche, in una micro-casa editrice chiamata I.D.E.A. Immagina Di Essere Altro, nata agli inizi del 2016. Con noi collaborano illustratori, fumettisti, grafici e web designer, tutti accomunati dalla passione per il fantasy e dalla voglia di mostrare il proprio talento riuscendo a trasformalo in professione. Pubblicammo così il primo volume di Le Cronache di Ansorac: Genesi – Inferno & Paradiso, accompagnato dalle splendide illustrazioni che i ragazzi dello staff hanno creato leggendo il romanzo. Partecipammo al Romics di aprile e parteciperemo a Le immagini /pagg. 48, 49 e 50) sono di Suwan Cancedda e Diana Cintio 53 52 quello di ottobre con il secondo volume, Le Cronache di Ansorac: Apocalisse – Olocausto. Porteremo un fumetto che farà da sponda tra il primo e il secondo romanzo e pubblicheremo il primo libro di una giovane scrittrice romana che esordisce con una storia dark sullo stile di Mary Shelley. In cantiere, oltre gli altri volumi della saga, l’ambientazione per giochi di ruolo basata sul mondo di Ansorac, la riedizione (per ora esclusivamente ebook) di Cattivi Ragazzi e assieme all’Associazione Book Faces di Civitavecchia stiamo preparando una raccolta di racconti che uscirà come strenna natalizia. Stiamo imparando con l’esperienza sul campo a migliorare e a migliorarci, lavoriamo sodo per far crescere questo progetto che, sebbene nato da poco, ci sta donando tante soddisfazioni, come questa offerta dall’Associazione Culturare Japanimation e per la quale ringrazio di cuore il presidente Vincenzo D’Amico e tutti i soci. L’obbiettivo del progetto I.D.E.A. è quello di poter promuovere il fantasy italiano e i talenti nostrani, seguendoli passo dopo passo fino alla pubblica- zione dell’opera supportandola con immagini tratte dal romanzo per mostrare che, persino in un momento storicamente difficile come questo, la forza dell’unità e della volontà può valicare qualunque muro. Personalmente sono molto orgoglioso del nostro staff, tutti giovani talentuosi che seguono ogni lavoro con professionalità e voglia di fare, lavorando al contempo in settori decisamente diversi per finanziarci. Ripensando al me bambino ringrazio quei bulli che mi hanno spinto verso quei mondi fantastici, mi hanno dato la possibilità di immaginare la Locanda delle Storie Mai Narrate, un ritrovo simile al “Bar sotto il mare” di Stefano Benni, un posto dove avventurieri e saggi silenti si raccontano e io sono lì, pronto a trascrivere le loro storie. Marko D’Abbruzzi 55 54 “PETER CUSHING” Gruppo di Facebook: Walt Disney e il suo magico mondo P eter Cushing fu un attore di lingua inglese che recitò in molti film horror e di fantascienza (Star Wars, Doctor Who, Frankenstein, ecc!), ma anche in quelli di genere storico e supereroistico (Pride and Prejudice, King Richard, Avengers e così via). Cushing nacque nella contea del Surrey il 26 maggio del 1913. Vinse una borsa di studio per la Guildhall School of Music and Drama di Londra e dopo un breve periodo come attore di teatro, partì per Hollywood nel 1939 per poi ritornare in patria nel 1941 e iniziare a recitare per la Hammer Films, casa cinematografica specializzata in film horror. I film che lo resero famoso furono quelli in cui interpretò Frankenstein: The curse of Frankenstein (1957), primo film in assoluto a colori della Hammer Films e primo di una serie di film su questo personaggio. Qui, Cushing, recita assieme ad altri attori famosi, come Christopher Lee (la creatura) di cui divenne grande amico. I due si ritrovano anche nel film Dracula (negli USA il titolo fu Horror of Dracula per distinguerlo dal film interpretato da Bela Lugosi nel 1931). Qui, Cushing è il dottor Van Helsing e Lee, invece, Dracula. Nel 1959, uscì il film su Sherlock Holmes, The Hound of the Baskervilles, con Cushing nei panni di Holmes e Lee in quelli di Baskerville, primo film a colori sul detective più famoso di Inghilterra. Cushing, nove anni dopo, lo reinterpreta per la BBC. Intorno alla metà degli anni ‘60, Cushing recita nel Doctor Who (Dr.Who and the Daleks e Daleks – Invasion Earth: 2150 A.D.) che si basa sulla serie tv della BBC a colori e su schermo cinematografico. Peter Cushing recita la parte del Doctor Who che ha inventato una macchina del tempo, chiamata Tardis, che li porta in un mondo devastato da una guerra messa in atto tra due razze aliene: i Daleks e i Thals. E’ il momento di Star Wars (1977): Cushing entra nel cast nei panni del Governatore Tarkin (nome fittizio completo Grand Moff Wilhuff Tarkin), il cattivo per eccellenza. Primo della famosa trilogia creata da George Lucas, egli governa l’Impero Galattico ed è comandante della Death Star; inoltre, insieme a Darth Vader, ha il compito di distruggere i Ribelli. Vincitore di ben sette statuine Oscar, il film ha avuto un notevole successo divenendo una vera e propria icona che dura ancora oggi. Cushing apparirà di nuovo in Star Wars, Rogue One, grazie alla tecnologia del CGI (Computer-generated imagery). Sarà diretto da Gareth Edwards, prodotto dalla Lucas Film e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures. Dopo Star Wars, e in seguito alla morte della moglie, Helen, Cushing ebbe un crollo psichico e fisico. Per cui, le ultime apparizioni furono maggiormente per la tv, per la BBC e dopo per la Thames Television. La salute di Cushing non è proprio delle migliori: nel 1982, si ammala di cancro alla prostata. Nel 1989, egli riceve la medaglia di ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, una delle cariche più importanti di questo ordine cavalleresco inglese fondato da re Giorgio V. Cushing si ritirò nel Kent, in una casa sulla costa, dove si dedicò al birdwatching e alla stesura di due autobiografie. L’ultimo lavoro, prima della sua morte avvenuta l’11 agosto del 1994, all’età di 81 anni, fu di conarratore per il documentario televisivo “Flesh and Blood: the hammer heritage of horror”, prodotto dall’americano Ted Newsom. Peter Cushing fu cremato e le ceneri poste in un luogo a noi sconosciuto. Termino con le parole che il suo amico Christopher Lee spese per Cushing: “Arrivati a un certo punto della vita, ti rendi conto di avere un amico a cui voler bene e di cui prendersi cura. Questa persona è così vicina a te che riesci a condividere alcune cose con lei. Si può scherzare e sorridere con lui spesso. E quando non c’è più, non ce ne sarà un altro come lui”. Ermelinda Tomasi 57 56 LO STILE GRAFICO DI ASHIGAMI http://ashigami.deviantart.com - Su Facebook: Ashigami Art C iao a tutti, cari lettori! Mi chiamo Fabrizio Crosara, ma più comunemente mi potete trovare sotto il mio nome d’arte: Ashigami. Sono un appassionato di fumetti, cartoni animati e libri fantasy come voi prima di tutto. Dall’altra parte però sono un illustratore e character designer, anche se più semplicemente preferisco farmi attribuire dagli altri il titolo di fumettista. Ho coltivato la passione per il disegno fin da piccolo, da quando ero in grado di tenere una matita in mano. Da bambino disegnavo soprattutto i cartoni animati della mia epoca, Dra- gon Ball, Pokémon e I Cavalieri dello Zodiaco per i quali avevo un debole. A scuola tutti i miei compagni mi chiedevano sem- pre un disegno, e durante le ore di Arte, oltre al mio dovevo fare anche il lavoro degli altri. Ma devo dire che la cosa non mi dispiaceva, anzi mi rendeva orgoglioso. Dopo le scuole medie non ho avuto dubbi nella scelta di un percorso artistico al liceo “U. Boccioni” di Valdagno (VI). La mia passione per il disegno non è nata in un periodo particolare della mia vita era già insita in me da bambino, mi è sempre piaciuto disegnare e mi piace tutt’oggi, non parlo solo di manga o fumetti, disegno qual- siasi cosa. La strada per diventare illustratore/fumettista però l’ho presa con più serietà dal 2012, quando ho vinto un contest indetto da Mangaka1996 (Mangaka96 oggi) su YouTube, tramite il quale ho avuto la possibilità di pubblicare il mio primo manga: “CODE-Firewall”. Da lì in poi ho frequentato i corsi base e intermedio dell’accademia europea di manga per affinare e pulire la mia tecnica. Lo stile che utilizzo si basa sul pubblico che credo di avere, cioè ragazzi di un età compresa nel ciclo delle superiori. Disegno quindi i corpi dei personaggi strutturandoli come degli adolescenti, con le proporzioni della testa ridotte rispetto al corpo adulto; gli occhi sono grandi per dare più espressività e le ragazze sono carine perchè punto ad un pubblico maschile. I caratteri del corpo sono tutti portati all’eccesso, occhi grandi, capelli voluminosi, bocche piccole. Tutto per aumentare il fattore estetico dei personaggi femminili, mentre per i personaggi maschili preferisco un età più avanzata (20-25 anni) 59 58 con fisici slanciati e occhi più stretti dandogli un aspetto sadico o maligno. Malgrado le basi che vi ho elencato per come creo i personaggi, il mio stile è in continuo cambiamento, non ha ancora trovato la sua forma definitiva, in poche parole è un continuo percorso per ottenere la perfezione. Per quanto riguarda invece i maestri a cui faccio riferimento e sono legato sono molti, chi per la tecnica di colorazione chi per il tratto e altri per il character design. Le due persone che però rispecchiano maggiormente il mio stile sono: Takeshi Obata (disegnatore di Death Note) e Luca Donnarumma, meglio conosciuto come MEGA-NE, che è un illustratore italiano in tecnica giapponese. Durante il periodo del liceo è venuta a formarsi la mia personalità artistica e di conseguenza anche il mio nome d’arte Ashigami. In seconda superiore il nome era nato per un unione puramente casuale di ashi e gami, lo utilizzavo per firmare i disegni invece del mio nome originale. Successivamente negli anni, gli è stato attribuito il suo significato da un mio amico che conosceva bene il mio carattere, e il mio ego smisurato. Così Ashigami nel 2013 ri-nasceva dalle ceneri come una fenice, acquisendo il significato di: “il Dio che supera tutti i confini/limiti”, ed è il significato che ha tutt’oggi. “Quando disegno c’è una continua lotta interiore contro me stesso, voglio sempre superare i mie limiti. Uso ogni e qualsiasi pretesto per mettermi in competizione. La si potrebbe definire come una continua scalata verso il successo.” - Ashigami Negli anni ho ottenuto svariati riconoscimenti e collaborato per grandi progetti. Sono il creatore della mascotte “Vi-chan” per il gruppo di appassionati Anime & Manga Vicenza. Ho avuto l’onore di creare il logo per vari negozi e siti, tra cui ci tengo a citare il logo per Warchess Steampunk. Attualmente sto lavorando alla light novel a colori: AxB Chronicles di quale sono l’ideatore e illustratore. Inoltre ho pubblicato una mia light novel: Death’s Death. Il mondo dell’editoria italiana è complesso, ma non ho la minima intenzione di scoraggiarmi e il mio obbiettivo rimane sempre lo stesso: fare della mia passione un lavoro e diventare uno dei migliori nel mio campo! Fabrizio Crosara 61 60 SILVIA E L’IMPORTANZA DELLA FANTASIA Su Facebook: Silvia Brindisi C ari amici e amiche sono Silvia Brindisi, scrittrice esordiente. Sono una persona solare, determinata e amo la mia città Roma, sempre piena di bellezze e colori. Ho diverse passioni tra cui la lettura, la scrittura, e i film (che ho coltivato negli anni). Sin da piccola mi sono piaciuti diversi generi di libri: dalle favole alla fantascienza (ma nel tempo ho abbandonato i libri di fantascienza). I miei eroi dei cartoons sono stati diversi: “La carica dei 101”, “Mila e Shiro”, “I puffi”, “Memole dolce Memole”, “Piccole Donne”, “I Cavalieri dello Zodiaco” mentre, tra i vari telefilm adoravo “Fantaghirò”, “Happy Days”, “La casa nella prateria”, “Haz- zard”, “I ragazzi del muretto” e “I ragazzi della 3C”. Mi è sempre piaciuto seguire entrambi, perché da una parte c’erano cose di fantasia, mentre dall’altra c’erano spunti dalla realtà o comunque da momenti e situazioni della quotidianità che poteva vivere ognuno di noi. Col tempo, oltre ai libri, l’altra mia grande pas- sione sono stati i film. Non ho mai seguito solo un tipo di genere, ma diversi, perché mi è sempre piaciuto confrontare e vedere diverse storie ed emozioni. Mi piace spaziare nelle cose che mi piacciono, altrimenti rischio facilmente di annoiarmi. Sono una persona curiosa a cui piace vedere ed imparare cose nuove e diverse, sempre. Alcuni dei miei diversi film preferiti sono: “Lo chiamavano Trinità”, “Chi trova un amico trova un tesoro”, “In viaggio con papà”, “Bianco rosso e verdone”, “Borotalco”, “Compagni di scuola”, “Acqua e sapone”, “Sotto una buona stella”, “Uno sceriffo extraterrestre”, “E.T”, “Sette anni in Tibet”, “Edward mani di forbici”, “Siddartha”, ”La storia infinita”, “Mamma ho perso l’aereo”, “I Goonies”, “Ritorno al futuro”, “Una poltrona per due”, “Il sapore della vittoria”, “Save the last dance”. Ogni film mi ha insegnato e trasmesso qualcosa nel tempo. Alcune cose che mi hanno colpito, sono la curiosità verso il paranormale, l’importanza dell’amicizia, la passione per i viaggi, il non avere barriere né pregiudizi verso nessuno, la curiosità di scoprire e conoscere le altre culture, la voglia di sognare e magari provare anche a realiz- zare qualche sogno. Penso sia importante avere delle passioni: ti permettono di arricchirti e confrontarti con gli altri e ciò può aiutare molto nella vita, soprattutto a crescere. Ho pubblicato a fine 2015 il mio primo libro per bambini “Amicizie magiche” con alcune favole. Penso che sia importante sognare e leggere sempre, a qualsiasi età (me- glio se già da piccoli) senza che ciò vada perduto negli anni. Ho scritto questo libro in due giorni, in modo molto spontaneo, naturale, senza programmare nulla, senza pensarci troppo né impormi per forza il genere che avrei scritto. Le cose più belle appunto capitano quando non le programmi e ti lasci guidare da ciò che senti e che vuoi scrivere; questo perché viene tutto da sé... bisogna solo trovare il momento e il modo giusto per rendere tutto concreto. Mi sono stupita molto anche io, perché per me è stata una nuova esperienza, sia scrivere un mio libro di fantasia e riguardante i bambini. Penso che per i bambini siano molto importanti le favole: gli permettono di evadere, sognare, scoprire cose nuove con occhi ed emozioni diversi. Inoltre, tra le righe delle varie favole, ci sono sia immagini colorate che una piccola morale. Il loro mondo è qualcosa di colorato, innocente, bello, semplice... e poi i bambini comunicano in modo spontaneo e soprattutto senza filtri. Osservano e sentono molto, tutto ciò che li circonda. Penso sia anche utile condividere il dialogo, le letture e le loro emozioni con i genitori: è un modo per esternare ciò che i piccoli pensano e sentono, in modo libero, senza forzarli. E’ importante che i genitori aiutino i bambini a coltivare questa passione e magari condividerla anche insieme. E’ proprio vero: bisogna sempre credere nei sogni e provare fino in fondo a realizzarli, senza mollare mai, nonostante le diverse difficoltà che si possono incontrare sul proprio cammino. Sono stata contenta di averci provato e di esserci riuscita! Bisogna sempre coltivare le cose semplici, perché sono le più speciali e ti danno emozioni davvero belle. Mi piace scrivere da sempre perché penso sia molto importante trasmettere i propri pensieri ed emozioni a tutti. E’ una forma di comunicazione vera e diretta. Il libro per me è un compagno di viaggio che ti permette di evadere e riflettere in ogni momento della giornata. Ho diversi progetti (ho scritto altri libri anche di altri generi) e spero con tutta me stessa di realizzarli e che vadano alla grande. Non ho fretta, ma ho molta pazienza e determinazione nel vedere i risultati che il tempo mi darà. E’ bello credere in dei sogni e avere degli obiettivi, bisogna sempre provarci a realizzarli, anche perché la vita è una e non bisogna mai avere rimpianti, soprattutto se riguarda ciò in cui vogliamo. Silvia Brindisi 63 62 “THE DARKNESS” Su Facebook: Anatomia dell’Horror V edere Kevin Bacon dopo 3 stagioni di una serie spettacolare, e ingiustamente interrotta, come The Following, finire in un film di questa “caratura”, è un colpo al cuore. Perché, diciamocelo francamente e subito: sto film è BRUTTO. Ma non brutto normale... Brutto, brutto, brutto. Ma partiamo dall’inizio: accolto (malis- simo) da pubblico e critica, con una media del 2 su 5 e del 4 su 10, The Darkness del regista (è quasi un’offesa rivolta a quelli bravi) australiano Greg McLean è stata dav- vero una, pessima, sorpresa. Sì, perché McLean ha alle spalle un paio di pellicole non da poco: Wolf Creek e Wolf Creek 2. Stiamo parlando di due film davvero validi, girati bene e concepiti ottimamente, seppur non portando niente di nuovo nel panorama. Ma, sicuramente, si facevano guardare e lo facevano con onore e dignità. Ora, cosa sia successo è inspiegabile: se avete visto le due pellicole sul serial killer australiano... bene, cancellate tutto! Qua, non c’è la minima ombra di quanto di appagante e ben strutturato c’era in quei prodotti. E il fatto che ci abbia anche investito i soldi, in qualità di produttore, la dice lunga su cosa, di gravissimo, deve essere successo nella vita del regista. Davvero, non ci sono scusanti, oltretutto nel 2016, dove devi scontrarti con mostri sacri come James Wan o Scott Derrickson (The exorcism of Emily Rose, Sinister), che in quanto a possessioni, presenze oscure e villain, hanno creato il top. Almeno PROVACI. Partiamo dalla trama: “Quando una famiglia torna a casa da una vacanza al Grand Canyon, portano involontariamente con loro una forza sovrannaturale che preda le loro paure e vulnerabilità, minacciando di distruggerli dall'interno, consumando la loro vita con conseguenze terrificanti”. Ma magari fosse... in realtà, di terrificante e sovrannaturale, in questa pellicola, c’è solo il coraggio avuto di passarla in post-produzione. Di una lentezza allarmante, fatta di macchiette familiari in cui il regista butta dentro un po’ di tutto, dall’infedeltà all’alcolismo, passando per i disturbi alimentari, ma senza affrontarne decentemente nessuno, ha il sapore di un pomeriggio domenicale, in compagnia di Barbara D’Urso, dove, sul divano, in preda al sonno da overdose di carboidrati, fai fatica a tenere gli occhi aperti. Coadiuvato dal totale NULLA che ti scorre, atrocemente, davanti agli occhi. Il film parte già male, con personaggi stereotipati (e pure male), quasi fastidiosi e decisamente privi di un QI medio decente e continua con personaggi che appaiono e scompaiono, litigano, fanno pace, pensano all’infedeltà, si redimono, vomitano, strillano, fanno i trasgressivi... il tutto girato quasi sempre tra le 4 mura di una casa, oltretutto mostrata a spezzoni, dove fai fatica a farti una piantina mentale di come è disposta (ma The Conjuring di James Wan, l’avrà visto? No, perché la ripresa iniziale del trasloco nella nuova casa è da manuale), fa sembrare il tutto, ne più ne meno, ad una puntata di Beautiful. A buttare benzina sul fuoco, lo stesso Bacon che gira per le inquadrature del film, non certo al massimo della sua forma, quasi a volersi omologare al resto del cast, davvero osceno. Fotografia e regia relegano il girato a quelle triste produzioni pseudothriller per famiglie, che tanto erano care alle mamme nei week-end Mediaset e che erano più un digestivo per l’impepata di cozze, che una visione gradevole. Ma parliamo di questa entità: apre i rubinetti. WOW. Fa apparire animali che, per lo più, si defilano, risultando più spaventati che spaventosi. Lascia impronte di mani sui muri e sulle coperte. Fa sclerare i componenti della fami- glia. Non che ci volesse molto, eh, ci stava già pensando l’alcolismo latente della madre, la bulimia della figlia, la segretaria figa del padre che appare in due scene già per provarci con lui (ma solo nei film? Sì, solo nei, PESSIMI, film), le stramberie del figlio che ha non si sa quale disturbo, visto che viene appena accennato con un generico “lui vede le cose in modo diverso”... cioè? Si droga? È daltonico? Cosa? Cosa? Cosaaa? Spiegatecelo, dannazione! Sono le basi! Il pubblico deve comprendere le situazioni, i personaggi, le problematiche. No, niente, tutto il film gira così: e quella beve come beveva prima (perché? Mistero); e lui potrebbe tradire perché lo ha fatto in passato (perché? Con chi? Niente); e il figlio è problematico da sempre (?!? Neanche questo ci è dato sapere) e gli si perdona pure il fatto che diventi uno strangolatore di gatti o dia fuoco alla casa, e via dicendo, in un susseguirsi di situazioni patetiche, sfinenti e inconcludenti, nella messa in scena quanto all’utilità per la trama del film. Quando poi inciampa pure nei jumpscare, si realizza l’incapacità di creare l’atmosfera, il momento clou. Niente. Questo film è il NIENTE. Perché esistono tanti film brutti che, comunque, riesci a visionare fino alla fine per trarre le tue conclusioni... con The Darkness, no. È pura fatica. Imprechi fra i denti, speri in ogni stacco di inquadratura, in ogni montaggio sbagliato che, finalmente, succeda qualcosa. E non succede NIENTE. Davvero. E a scandire il nulla più totale, le sottotrame appena abbozzate e le incapacità registiche, c’è una snervate soundtrack che non sa né di carne, né di pesce. Ma neanche di formaggio. VOTO 2 EVITATELO COME LA PESTE! Francesco Bernardis 65 64 UNA NUOVA PROMESSA ARTISTICA http://miss-pannacotta.deviantart.com - Su FB:The Art of Alessandra Baccaglini C iao a tutti! Sono Alessandra Baccaglini, anche se su DeviantArt mi conoscono come Miss Pannacotta! Classe 1992, stramba disegnatrice e aspirante fumettista con una passione per gli unicorni. Cresciuta in un paese sperduto vicino a Rovigo, sono stata alle- vata con grandi quantità di film d’animazione (in fin dei conti sono nata proprio durante il rinascimento Disney, non poteva essere altrimenti), Topolino (ne ricordo interi scatoloni che giravano per casa) e libretti illustrati trovati in giro per le edicole. Si può quindi dire che sono stata attirata nel mondo del disegno sin da piccolissima e tra una cosa e l’altra non l’ho mai abbandonato per fortuna! Ho cominciato a seguire regolarmente una serie a fumetti verso l’inizio delle medie e come per tantissimi altri è stata proprio W.I.T.C.H. di Barbucci e Canepa (autori che seguo e venero tutt’ora) a cui sono tuttora legatissima e di cui conservo ancora tutti i volumi acquistati al tempo (i miei tesssssori). Circa nello stesso periodo ho anche cominciato a leggere tantissimi libri, soprattutto fantasy ma non solo; ogni volta che entravo in libreria riuscivo sempre a portarmi a casa qualcosa. Ci sono due titoli che mi sono rimasti nel cuore e che rileggo sempre volentieri e casualmente entrambi hanno come protagonisti degli animali: “Il richiamo della foresta” di Jack London (di cui ho anche un’edizione illustrata da Paolo Barbieri) e “Il portatore di fuoco” di David Clement-Davies. Sono entrati nella mia libreria anche Licia Troisi e Paolo Barbieri con le saghe del Mondo Emerso, libri che adoro leggere e guardare grazie ad en- trambi. Quindi, considerando che passavo le mie giornate a leggere e disegnare, dopo le medie che avrei fatto? Ma il Liceo Artistico ovviamente! Cinque anni di indirizzo Grafico in cui ho scoperto e provato un sacco di tecniche nuove e che, col senno di poi, mi hanno lasciato veramente un bel ricordo. Mentre comincio a fare le cose sempre meno a casaccio, tra pastelli, sculture con materiali strani, acquerelli, acrilici e altro, arriva lui... il disegno digitale! E niente, scoperto grazie ad internet, appena sono riuscita ad avere sul mio pc un programma di grafica oltre a Paint mi si è aperto un mondo. Mi sono decisa a comprare la mia prima (e per ora unica visto che dopo 6 anni non ha ancora perso un colpo) tavola grafica a metà della quarta superiore, dopo aver capito che col mouse e i vettori non sarei andata lontano. Armata di Bamboo e Photoshop mi sono avventurata in questo magico mondo senza la minima idea di quel che stessi facendo. Abituata ad avere intorno davvero poche persone con la mia stessa passione ho cominciando a pubblicare qualche disegno su DeviantArt e da lì il mio mondo è diventato molto più grande. Ma gli anni delle superiori sono stati anche gli anni in cui ho scoperto i manga, ne leggevo davvero tantissimi, i miei preferiti restano “D. Grey-man” della bravissima Katsura Hoshino e “Dogs” del mostruosamente bravo Miwa Shi- 67 66 row, ma ci sono anche “Host Club”, “xxxHolic”, “BLEACH”, “The Calling”, “Il mondo di Ran” e “L’attacco dei giganti”, oltre ad un sacco di altri titoli che adoro. Ho seguito anche tantissimi anime e altre serie animate, ma quella che col tempo mi ha più influenzato è stata senza dubbio la saga di Avatar (sia Aang che Korra). Il modo di raccontare, i personaggio, il mondo, il ritorno degli elementi naturali come poteri (Witch è colpa tua), tutto mi ha portato a pensare di voler raccontare una storia così (che poi ci rie- sca sul serio è un altro discorso). Finite le superiori c’era da prendere un’altra decisione... e niente, di corsa alla Scuola Internazionale di Comics a Padova in cui ho frequentato i corsi di Fumetto e Colorazione digitale. Lì ho imparato talmente tante cose che ancora faccio fatica a crederci e piano piano è saltato fuori anche qualcosa che forse posso chiamare “stile”. Ho scoperto di adorare la linea pulita francese, il tratto morbido da abbinare a colori vivaci. Mi piace disegnare personaggi espressivi, cerco sempre di farli sembrare vivi, magari con un’alzata di sopracciglio, un sorriso più spontaneo o una posa meno statica, in modo da dare tridimensionalità al quel determinato personaggio. Nel mentre la “fase manga” col tempo si è evoluta ed ampliata, sono tornata alle origini con SKYDOLL di Barbucci e Canepa (e praticamente qualunque altra cosa in cui ci sia il loro zampino), ho scoperto Zerocalcare, Black Sad, Saga e tantissimi altri titoli ed autori meravigliosi. Un paio di anni fa ho ampliato i miei orizzonti e aperto una paginetta su Facebook, grazie alla quale ho scoperto e conosciuto tutto il mondo del fumetto italiano portato avanti dai miei coetanei, tantissimi disegnatori, alcuni già con grandi traguardi raggiunti, con percorsi simili al mio da cui prendere forza, ispirazione e da sostenere a mia volta. A non essere cambiata di una virgola è invece la mia passione per i film d’animazione (se cantano è pure meglio, così posso riascoltare le canzoni mentre disegno) e tra Rapunzel, la saga di Dragon Trainer, Le 5 Leggende, Zootropolis e tutto il resto non potrei essere più felice! Ora che la scuola è ufficialmente finita ho cominciato a guardarmi in giro, tra editor, case editrici e autoproduzioni per trovare la mia strada; nel mentre vorrei provare a disegnare “The White Shaman”, una mia storia ori- ginale e, ovviamente, migliorare sempre di più. Direi che ho scritto pure troppo, è arrivata l’ora di far parlare direttamente i miei disegni che probabil- mente sanno spiegarsi molto meglio di me! Alessandra Baccaglini 69 68 ALLA RISCOPERTA DELLA MERAVIGLIA www.angelocoscia.it - Su Facebook: Angelo Coscia M i chiamo Angelo coscia nato a Salerno nel 1971; mi occupo di animazione sociale sono cresciuto svegliandomi la mattina con Jeeg Rrobot d’acciaio e Goldrake, crescendo mi hanno affascinato sempre le storie i miei primi libri letti sono stati Il Gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach e il Siddharta di Hermann Hesse e credo di non essermi mai più fermato nella lettura. Affascinato da tutto ciò che è la letteratura onirica e visionaria mi sono innamorato di Tolkien. Adoro la poesia di Alda Merini. In televisione amavo la serie Happy Days vivendo profonda ammirazione per la figura di Fonzie... forse anche per questo ho cominciato ad amare la vita biker a tutt’oggi giro sulla mia moto. Caro Lettore, penso spesso a te con un libro fra le mani, e naturalmente spero che sia uno dei miei. Ti vedo fare smorfie e mossette, ma ciò che più mi attira è il tuo sguardo, con una domanda perenne “c’è la meraviglia dell’emozione dentro?”, si perché è quello che spero, che tu provi leggendo ciò che provo io scrivendo. Ogni emozione è una “meraviglia” dell’anima, me lo insegnano i bambini con cui lavoro tutti giorni. Il pianto, il riso, la scoperta, il buio, la luce tutto fa parte di una grande avventura che ognuno di noi è chiamato a vivere, ma noi adulti dimentichiamo la “meraviglia” rispetto a tutto questo. E’ per questo che scrivo per lo più favole, perchè non voglio perdere la “meraviglia”, anzi voglio averne talmente tanta da regalarne a chiunque decida di leggere ciò che scrivo. E così osservo il mondo, i bambini, gli adulti che incontro sulla mia strada, e ad un certo punto non so se nella testa o nell’anima nasce un personaggio che comincia con insistenza a chiedermi di raccontare la sua “meraviglia”, la sua avventura, con parole e luoghi che non possono e non devono essere comuni, perché un avventura nella “meraviglia” è una ricerca, è un viaggio, un cammino nei sentieri della propria anima, dei propri valori, di quello in cui credi, di quello che sogni di essere o di cambiare. Da quel momento quel mio “amico immaginario” inizia a parlare, e mi costringe a guardarmi dentro, perché è da lì che viene la voce, a porre orecchio, e a scrivere. E così ho incontrato Logean, Olivier, Bardil, Jacopo che mi hanno portato in paesi lontani e magici, fra castelli, fate folletti e maghi, alla ricerca di se stessi, delle proprie radici, del proprio essere speciale ed unico, si perché amico mio ognuno di noi lo è, e ognuno di noi ha bisogno che la propria vita abbia un senso. Ho incontrato Filippo, uomo mite e pauroso, che decide di uscire da se stesso, conoscere il mondo, e incontra i bambini a cui stanno to- gliendo “la meraviglia”, e così decide di esserci per loro, di lasciare la porta aperta, e di essere uno di quegli adulti che a gran voce dice “io ci sono”. E ho incontrato Antoine, che li accoglie tutti e tanti altri, facendo della “meraviglia” uno stile di vita da portare ovunque con il suo circo delle “diversità” che si incontrano e si arricchiscono a vicenda. Ti confesso, amico mio, che Antoine e colui che spero di “essere” o “diventare” io, portando avanti la mia vita come un grande carrozzone in cui accogliere le “meraviglie” della vita, anche quelle un po’ arrugginite, per ripulirle e farne dono a mia figlia, nella speranza che anche lei inizi a farne raccolta sul suo cammino. A proposito, natural- mente mi piace immaginarti che leggi con tuo figlio se sei un genitore, che discuti con lui, perché sai è lui che può ridarti il senso della “meraviglia” e sei tu quello che deve aiutarlo a non perderla mai, mantenendo ferme le radici della sua storia, perché si senta più sicuro nel suo cammino, nella sua ricerca, che neanche tu sai dove porterà. E questa è la più grande delle “meraviglie”. Uno dei miei libri di favole brevi è nato dall’osservare la meravigliosa relazione tra mia figlia Aurora e i suoi giochi, di cui ero partecipe all’in- terno della sua stanza, che diveniva tutto il mondo e tanto di più. Quindi amico mio ti auguro che la lettura sia piacevole, che il tuo cuore si emozioni, che la tua mente rifletta, ma soprattutto che alla fine del libro tu abbia voglia di giocare, di viaggiare, di raccontare, e soprattutto di meravigliarti. Solo così io e i miei compagni di viaggio avremmo raggiunto l’obiettivo e continueremo a credere. Con infinita riconoscenza. Angelo Coscia 71 70 ECCO IL N. 28 DI “SBAM! COMICS”! www.sbamcomics.it - www.museowow.it S BAM! Comics è la rivista digitale a fumetti e sui fumetti. Esce ogni due mesi e si scarica gratuitamente dal sito: presenta una vetrina di anticipazioni, recensioni e interviste dal mondo dei comics e vuole essere un punto di incontro e dibattito tra appassionati. Si propone inoltre di pubblicare le opere dei nuovi fumettisti e degli aspiranti professionisti. È ora disponibile il numero 28, luglio/agosto 2016. In questo numero: - Celebriamo due grandi anniversari del Fumetto italiano con una doppia copertina: il 25° compleanno di Nathan Never e il 30° di Dylan Dog. Ripercorriamo le vicende dei due eroi e ne approfondiamo i retroscena con le nostre interviste a Bepi Vigna, Glauco Guardigli e Giampiero Casertano. - L’estate di Wow Spazio Fumetto a Milano è all’in- segna della Storia: la mostra più ampia mai realizzata di tavole originali di Diabolik, dal numero 1 a quello che... non è ancora uscito! - Il canale video on-demand della Gazzetta dello Sport dedicato al mondo anime unisce i grandi classici con le novità in diretta dal Giappone: abbiamo voluto saperne di più... - L’autore spagnolo Pedro Pérez porta in Italia la sua eroina sexy-umoristica: Trizia, a sua volta... disegnatrice di fumetti! - Per la nostra rubrica dedicata ai giovani autori, ecco Antonio Russo Tan- taro con il suo personaggio realizzato per Skorpio. - Denise Sarrecchia ci conduce in un viaggio tra le illustrazioni dei classici della letteratura per ragazzi. - Sbam-carrellata delle novità più succose in libreria, edicola e fumetteria, con le nostre recensioni. Inoltre su queste pagine: grandi classici per l’estate, le newsFlash da edicola e libreria e anche 3-domande-3 al volo al grande Angelo Stano. - Le strip del Tarlo, di Pieri, Piccinini & Kant, di Federica, di PV, del Pappatacio, di Gatto Pepè e di Kugio&Gina. Il manga di Sabrina Sala. Le storie brevi di Davide Percoco e del duo Simone Di Matteo-Giorgia Lungarella e gli Intrugli di Antonio Littarru. Redazione Sbam! Comics
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