14 marzo 2011 - Terminal Intermodale Mortara
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14 marzo 2011 - Terminal Intermodale Mortara
www.ship2shore.it SHIPMANAGEMENT Direttore Responsabile: Angelo Scorza Anno VIII, N.11 - Genova, 14 Marzo 2011 TERMINAL OPERATOR www.ship2shore.it V.Ships rinforza l’alleanza cinese sulle portacontainer (e non solo…) Missione vincente a Shanghai del presidente Giorgi presso China Shipping Group a corroborare la joint venture China International Shipping Management, ampliando il business congiunto e diversificandolo ad altre grandi tipologie navali La joint venture paritetica costituita cinque anni fa con China Shipping Group – con una lettera d’intenti nel 2005 e formalizzazione definitiva l’anno successivo – sotto la denominazione China International Shipping Management (CISM, S2S n.11/2006) è stata corroborata da un nuovo importante accordo, che prevede una decisa espansione del business. Lo conferma Roberto Giorgi, Presidente di V. Ships Group, reduce entusiasta di un recente viaggio a Shanghai che ha sancita la rinnovata intesa. “Qualcuno forse pensava che, dopo qualche anno di avviamento, avremmo lasciato il campo ai cinesi, trasferendo loro la tecnologia ed il know-how, ritirandoci in Europa: invece accade l’esatto contrario, abbiamo concluso un accordo che prevede di portare avanti ulteriormente il discorso in maniera congiunta con reciproca soddisfazione”. Secondo l’intesa originale, China Shipping Group ha affidato l’intera gestione a CISM delle navi portacontainer, che peraltro rimangono di sua completa proprietà. Finora nella flotta gestita da V.Ships tramite la joint venture cinese figurano 5 moderne navi, precisamente: 4 fullcontainer da 9.600 teus e l’ultima arrivata, la CSCL Star, da oltre 14.100 teus, consegnata nel TOP THREE GLI ARTICOLI PIU’ LETTI DELLA SETTIMANA SCORSA 1° Una finestra su Singapore per Cambiaso & Risso 2° Le navi delle mogli dei giovani armatori torresi scendono in acqua 3° Trenitalia Cargo verso la liquidazione Roberto Giorgi dicembre 2010. “Secondo gli accordi appena sottoscritti, andremo a gestire altre 7 navi dell’ultima generazione, da 14.100 teus, che sono in produzione da parte del cantiere coreano Samsung, di cui 5 entreranno in esercizio nel 2011 e le altre 2 nel 2012”. Ma non è tutto ed anzi forse è qui la novità più succosa. “L’intesa prevede l’allargamento della partnership ai settori non di linea. Infatti CISM verrà incaricata di gestire anche quattro enormi navi da carico, precisamente 2 VLCC in consegna nell’aprile e giugno 2011 e 2 VLOC in consegna nell’ottobre 2011 e nell’aprile 2011, tutte in costruzione al cantiere cinese Dalian. Con queste newbuildings, la flotta sotto gestione consterà di ben 16 grandi unità, prologo ad una ulteriore espansione; infatti, grazie all’esperienza accumulata nello shipmanagement di navi di grande stazza, nell’immediato futuro CISM intende proporsi a clienti terzi in Cina, un mercato dalle potenzialità gigantesche” conclude raggiante Giorgi, lasciando in sospeso un’altra chicca: “nel viaggio di ritorno da Shanghai ci siamo fermati a Dubai, dove abbiamo posto le premesse per siglare un contratto di partenariato con una grossa Corporation marittima interessata a unità VLCC. Ma questo fa parte di un’altra stimolante storia, che sarà meglio dettagliata in futuro…” Angelo Scorza segue a pag.2 www.ship2shore.it 2 BULK Bogazzi torna a comprare, non ancora a costruire L’armatore carrarino ha acquistato una second-hand ma è saltata le trattativa per una nuova costruzione Dopo due anni di cessioni, per l’armatore carrarino Enrico Bogazzi è tornato il momento di investire. L’ultimo acquisto portato a termine ha riguardato una bulk carrier da 42.200 tonnellate di portata lorda, costruita nel 1991 dal cantiere giapponese Oshima Shipbuilding e ceduta dal colosso nipponico Mitsui Osk Lines per 16,5 milioni di dollari. La consegna della nave Sunny Success, rinominata nel frattempo Happy Success, risale formalmente alla fine del 2010 e attualmente l’unità risulta gestita tecnicamente dalla Portunato & C. di Genova ed è operativa su rotte transoceaniche per la società Atlasnavios – Navegacao, di cui Bogazzi è socio insieme ad altri imprenditori attivi nel trading di materie prime. Questa realtà armatoriale controlla altre otto unità bulk carrier di età compresa fra 20 e 30 anni. Il ritrovato ottimismo di Bogazzi sembra confermato anche dalle indiscrezioni che circolano riguardo a una prolungata trattativa di Navalmar UK con il cantiere navale cinese Taizhou Sanfu Ship Engineering che, però, si è appena conclusa negativamente. In ballo c’era l’acquisto di una bulk carrier Supramax da 57.000 dwt già in costruzione per conto di un altro armatore. Anche se questa operazione nei giorni scorsi è definitivamente saltata (non si conoscono i motivi), è già una La bulk carrier Sunny Success ceduta all’armatore Enrico Bogazzi notizia il fatto che l’imprenditore carrarino stesse valutando l’acquisto di Bogazzi da tempo ha instaurato con il una nuova costruzione, per cui risulta cantiere Taizhou Sanfu Ship Engineering, fosse stato accordato un finanziamento al quale sono state commissionate negli da un pool di banche guidate da Monte anni scorsi dodici navi multipurpose da Paschi Siena. In passato Bogazzi si era 12.580 tonnellate di portata per Nordana. sempre distinto per un’età media della La compagnia armatoriale danese, tra i cui flotta piuttosto avanzata e per una gestione soci figura proprio l’armatore carrarino, tecnica delle navi che più di una volta ha già preso in consegna nel corso degli ha comportato dei fermi imposti dalle ultimi 16 mesi le prime navi di questa maxi Guardie Costiere in applicazione del Port commessa. Nel frattempo a Marina di Carrara non si State Control. Broker internazionali confermano placano le polemiche sindacali attorno alla comunque la volontà di investire della Bnavi, che dai 51 dipendenti di un anno e Vittorio Bogazzi & Figli Spa, che starebbe mezzo fa è arrivata ad averne attualmente portando avanti 16. Il segretario confederale della Cgil, in questi giorni Paolo Gozzani, sulla stampa locale alcune ispezioni su ha lanciato un duro attacco a Bogazzi navi portarinfuse paragonando questa vicenda alla vertenze da comprare usate, della Eaton, la fabbrica che ha chiuso i con portata lorda battenti mesi fa lasciando a casa, senza superiore alle prova di appello, i lavoratori. All’armatore 40.000 tonnellate. viene rimproverato di non voler prendere L’opportunità del in considerazione nessun’altra soluzione resale da cogliere per affrontare la crisi se non la drastica in Cina era nata diminuzione del personale. probabilmente Una delle nuove navi della flotta Nordana Nicola Capuzzo dal rapporto che Lunedì 14 marzo 2011 segue da pag.1 La Stella più grande d’Oriente La post-panamax CSCL Star, con quasi 14.200 TEUs ed un pescaggio di 14,5 metri, la più grande nave portacontainer mai gestita da V. Ships, è entrata nella flotta sotto le cure dal colosso monegasco dello shipmanagement. L’unità è la prima di una serie di nuove costruzioni ordinate per conto di China Shipping Group ai fini di coprire il servizio AEX1 Cina-Nord Europa; le navi gemelle prenderanno i nomi di CSCL Venus, CSCL Jupiter e CSCL Mercury e saranno consegnate nel corso del 2011. Tutte fanno capo alla gestione della China International Ship Management Co Ltd (CISM) di Shanghai, la joint venture con CSG guidata da Alex Bilokon per parte di V. Ships. www.ship2shore.it 3 CROCIERE Lunedì 14 marzo 2011 Crescita double digit per i porti tricolori L’eccellenza tecnologica coniugata al comfort esclusivo degli allestimenti interni a cura di Italdesign Giugiaro: il nuovo Piaggio P180 di K-air al servizio dei voli executive Molto positive le previsioni 2011 di Cemar sui porti delle crociere diffuse a Miami Milano Linate, Roma Ciampino, Bologna, Genova, Albenga, Treviso: il network multibase di K-air dove paghi solo le tratte effettivamente volate Crescita a due cifre per la movimentazione dei croceristi nei porti italiani nel 2011. È quanto sarà annunciato da Sergio Senesi, presidente di Cemar Agency Network di Genova, nell’ambito del Cruise Shipping in corso questa settimana a Miami. Il 2011 farà infatti registrare un nuovo e importante incremento sulla movimentazione dei crocieristi nei porti italiani, con una previsione di 10.982.000 passeggeri (+16,94%) e 5.062 toccate nave (+ 4,81%). “Ancora una volta ci troviamo di fronte a una crescita molto significativa – dichiara Senesi – che possiamo ricondurre a tutte le novità che caratterizzeranno il settore delle crociere nel corso dell’anno. Il Sergio Senesi Gruppo Royal Caribbean incrementerà notevolmente la presenza nel Mar Mediterraneo, facendo registrare un 45,40% in più rispetto al 2010, grazie a 23 navi, 2.525.200 passeggeri movimentati e 865 toccate nave. Crescerà sensibilmente anche la presenza del Gruppo Carnival, con un +17,25% rispetto al 2010, grazie a 51 navi, 1.724 toccate nave e circa 4.357.300 passeggeri movimentati. A questo bisogna aggiungere altre importanti novità: la presenza, per la prima volta nel Mare Nostrum, di ben 16 navi superiori ai 3.000 passeggeri, nonché gli itinerari di Norwegian Epic, la nuova ammiraglia di Norwegian Cruise Line da 4.200 passeggeri”. L’Italia si mantiene al vertice continentale per quanto riguarda il movimento passeggeri. Sarà ancora Civitavecchia il principale porto crocieristico italiano nel 2011, con 2.458.000 pax movimentati, seguito dal porto di Venezia (1.650.000 pax), da quello di Napoli (1.275.000 pax) e da quello di Livorno (945.000 di pax), al quarto posto della classifica davanti ai porti di Savona (931.000), Genova (874.000), Bari (525.000) e Palermo (519.000). La stagione crocieristica 2011 coinvolgerà 52 Compagnie e 149 navi da crociera ed interesserà 67 porti e 12 regioni italiane. Cemar Agency Network divisione Crociere è attiva da 29 anni. Nata come società dedicata all’assistenza di grandi yacht, la società genovese è oggi specializzata nell’assistenza alle navi da crociera e rappresenta in Italia alcune fra le principali Compagnie di Navigazione del mondo. www.ship2shore.it 4 BULK Lunedì 14 marzo 2011 Il cantiere cinese si prende la Post-Panamax della D’Amato di Navigazione Nel frattempo è entrata in flotta la Handymax Trading Fabrizia consegnata da SPP Shipbuilding La prima Post- Panamax venduta a Economou è stata rinominata Aegean Sea Per una nave che entra nella flotta di Michele D’Amato ce n’è un’altra che se ne va. In questo periodo, infatti, la società Trading Srl di Napoli, una delle realtà societarie nate dalla riorganizzazione della D’Amato di Navigazione attualmente in concordato preventivo, si prepara a prendere in consegna dal cantiere coreano SPP Shipbuilding una Handymax da 35.000 tonnellate di portata lorda, rinominata Trading Fabrizia. La nave, commissionata nel 2006, secondo quanto riportano diversi broker internazionali verrà ceduta in time charter per un periodo compreso fra 11 e 13 mesi, con una rata giornaliera di circa 12.200 dollari, segnando uno dei primi noleggi a lungo termine registrati nel 2011 per una Handymax. In questo stesso periodo, però, la D’Amato di Navigazione si è vista ‘portare via’ dal cantiere cinese Jiangsu Yangzijiang Shipbuilding la nuova costruzione contrassegnata dal numero di scafo 836 e rinominata Gabriele. Si tratta nello specifico di una bulk carrier PostPanamax da 92.500 tonnellate di portata lorda per la quale appena un mese fa era stata avviata dal Collegio dei liquidatori la cessione (tramite procedura competitiva) del contratto di costruzione, che prevede la consegna della newbuidling a fine aprile. La scelta di fissare la scadenza per presentare eventuali offerte d’acquisto dopo pochi giorni dall’avvio della procedura (precisamente il 14 febbraio alle 18:00 ora italiana) e il prezzo di 39 milioni di dollari da cui partiva la base d’asta (piuttosto elevato secondo gli addetti ai lavori), hanno fatto sì che la vendita sia andata deserta come confermato anche dal fatto che la successiva udienza del 16 febbraio per l’aggiudicazione della nave è stata annullata. Come termine di paragone si può guardare alla prima nave Post-Panamax (già finita e consegnata dal cantiere, dunque non in costruzione) ceduta all’asta dai liquidatori della D’Amato di Navigazione lo scorso autunno, che aveva spuntato 41 milioni di dollari (partendo da una base d’asta di 38 milioni). L’esito negativo di questa procedura, che non è riuscita nell’intento di cedere il contratto di costruzione, ha avuto come epilogo il mancato pagamento, dopo alcuni giorni, di una rata dovuta al cantiere secondo il piano di avanzamento lavori, comportando da parte di Jiangsu Yangzijiang Shipbuilding la risoluzione del contratto in questione. A questo punto i creditori coinvolti nel concordato della D’Amato di Navigazione rischiano di perdere un asset importante che rientrava nel bilancio della società armatoriale partenopea e per il quale erano stati versati già circa 20 milioni di dollari. In realtà ci sono delle garanzie che in parte tutelano la shipping company di Michele D’Amato. Oltre alla refund guarantee, pare sia espressamente previsto da una clausola del contratto di costruzione che al cantiere cinese spetti il diritto di rivendere privatamente o tramite procedura a evidenza pubblica la nuova costruzione, salvo rimborsare al committente originario la differenza tra il nuovo prezzo incassato più i 20 milioni di anticipi già versati e il valore d’acquisto originariamente pattuito per la commessa nel 2006 (circa 46 milioni di dollari). Ipotizzando quindi che la Post-Panamx in costruzione venga venduta per circa 35 milioni di dollari (che vanno ad aggiungersi ai 20 milioni già pagati dalla D’Amato di Navigazione nei mesi passati), avanzerebbero quasi 10 milioni di dollari che rientrerebbero nel consuntivo del concordato preventivo. Secondo quanto prevede il piano di rimborso parziale dei debiti (della durata di 36 mesi) proposto ai creditori della società, verranno avviate in futuro altre procedure di vendita riguardanti alcuni immobili e altre tre navi della flotta. Più precisamente saranno coinvolte le bulk carrier Maddalena D’Amato (costruzione cinese del 2001) e Michele D’Amato (consegnata in Giappone nel 2005) e la products tanker Fabrizia D’Amato (nave cisterna coreana del 2004). Il fumaiolo della D’Amato di Navigazione Nicola Capuzzo www.ship2shore.it 5 TANKER Vroon ha ‘fame’ di bitumiere e compra da Montanari Trattativa in corso per la cessione alla società olandese della Val Metauro, asphalt carrier considerata “non più strategica” per l’armatore marchigiano, concentrato sulle petroliere Navigazione Montanari cede al gruppo olandese Vroon la Val Metauro, unica asphalt/bitumen carrier della sua flotta. A confermare il passaggio di proprietà, a cui mancano ancora i dettagli finali e le firme, è Valeria Reginelli, CFO della shipping company marchigiana, che spiega: “La nostra flotta si compone di 28 navi cisterna per il trasporto di greggio e Lunedì 14 marzo 2011 Balance (6.255 dwt e 6.086 mc di capacità), consegnata lo scorso 21 febbraio, batte bandiera italiana, è registrata nel porto di Genova e opera in Mediterraneo e Nord Europa per conto di una primaria compagnia petrolifera internazionale. Il management tecnico di tutte le unità di Iver Ships è affidato a Vroon Ship Management e a Norbulk. Francesco Bottino La crisi libica fa male ai traffici di bitume di prodotti petroliferi raffinati, con una capacità di stiva complessiva di 1.800.000 tonnellate e un’età media di 4 anni. La Val Metauro era l’unica tanker dedicata al trasporto di bitume, che non rientra più nelle nostre strategie, ed era anche disomogenea rispetto al resto della flotta per età (è stata costruita nel 1997) e per ridotta capacità di carico (7.000 dwt)”. Viste le motivazioni che hanno portato alla vendita, Reginelli aggiunge che “non sono in essere piani di investimento per sostituire la Val Metauro”. Il valore dell’operazione rimane riservato, dato che le due parti devono ancora perfezionare gli estremi della cessione, ma i broker parlano di circa 8 milioni di dollari. Anche la futura destinazione della bitumen tanker, costruita dai Cantieri Navali di Pesaro, non è stata resa nota: “L’acquisizione non è ancora completa – spiega Filip Olde Bijvank, General Counsel del Legal Department di Vroon BV – quindi non possiamo rivelare dettagli sull’area di impiego futuro della Val Metauro, che verrà comunque gestita a livello commerciale da Iver Ships BV, compagnia di Barendrecht (Olanda) parte del gruppo Vroon”. Quello che invece è certo è che Iver Ships sta puntando molto sul trasporto di asfalto e bitume: oltre a 13 product/chemical tanker, opera infatti le due asphalt/bitumen carrier Iver Bitume e Iver Balance, entrambe di recente costruzione, e tra il 2011 e il 2012 attende la consegna di altre 5 bitumiere attualmente in costruzione presso i cantieri coreani Hyundai Mipo. Un sostanzioso piano di newbuilding per la compagnia olandese, che sembra però aver fretta di assicurarsi ulteriore tonnellaggio per il trasporto di bitume e si è quindi mossa sul mercato delle second hand per acquisire la Val Metauro. Secondo il sito di Iver Ships, la Iver I traffici di bitume nel Mare Nostrum soffrono a causa della crisi politica nordafricana e sono, in questo momento, praticamente fermi. Secondo i broker e gli analisti di mercato a pesare negativamente sul commercio e sul trasporto di questo materiale è soprattutto la situazione libica: il paese guidato, non si sa ancora per quanto, dal colonnello Gheddafi, è infatti il primo importatore di bitume dell’area mediterranea, ma in questa fase tutti i lavori pubblici sono fermi, impasse che ha di fatto bloccato l’acquisto (e quindi il trasporto) di bitume dall’estero. Dinamiche simili, seppure meno drammatiche, si stanno verificando anche negli altri paesi del Maghreb, dove i traballanti governi provvisori non hanno evidentemente tempo di occuparsi della realizzazione di nuove infrastrutture stradali. In realtà, secondo quanto riportato da alcune testate internazionali, i traffici di bitume avevano cominciato a soffrire già alcuni mesi fa, prima dello scoppio della crisi: sembra che lo stesso Gheddafi avesse deciso di acquisire il materiale, necessario alla costruzione delle strade, direttamente dalla raffinerie nazionali, saltando così il passaggio dell’importazione e quindi del trasporto marittimo. La Libia, prima che la situazione politica precipitasse, acquistava sul mercato 600.000 tonnellate di bitume all’anno, quantità che equivale a circa 10 viaggi via nave alla settimana, mentre negli ultimi mesi gli arrivi di bitumen tanker nei porti del paese si erano già ridotti a 1 o 2 a settimana, fino ad azzerarsi del tutto. Il crollo della domanda di bitume ha avuto ripercussioni negative anche sui noli, scesi dai circa 12.000 dollari al giorno spuntati lo scorso anno fino a 5.000 dollari al giorno, costringendo gli armatori attivi in questo comparto del trasporto marittimo a fermare alcune delle loro navi: sono attualmente ancorate al Pireo la Orobica del gruppo genovese Rimorchiatori Riuniti (asphalt/bitumen carrier da 4.900 dwt gestita da Portunato & C) e almeno – riferiscono gli analisti – altre 3 unità di dimensioni analoghe. I traffici di bitume reggono solo nel Mediterraneo orientale, dove gli operatori stanno concentrando le loro unità. L’eccesso di offerta di stiva ha però depresso i noli, in queste settimane intorno ai 9.000 dollari al giorno. La speranza è che, con l’arrivo della bella stagione, aumentino i lavori pubblici nei paesi dell’area, con conseguente crescita della domanda di bitume sul mercato internazionale. www.ship2shore.it 6 CROCIERE MSC-Fincantieri, tête-à-tête a Palermo Una veduta degli stabilimenti Fincantieri di Palermo, con MSC Fantasia sulla destra Senza troppi clamori, il cantiere siciliano ha aumentato di oltre il 10% la capacità della MSC Fantasia, attuale ammiraglia della compagnia di crociere italo-svizzera Pur essendo prassi consolidata che le compagnie di crociera si rivolgano, per ragioni di praticità, a cantieri diversi da quelli di costruzione per le attività di riparazione e di bacino (è così è stato anche per MSC Crociere, che in passato ha affidato alcune sue navi agli stabilimenti di Fincantieri, in particolare a quelli friulani) i lavori appena conclusi a Palermo su MSC Fantasia hanno una valenza particolare, perché non si è trattato di ordinaria amministrazione, bensì di un intervento di sostanziale modifica dell’ammiraglia della compagnia di Gianluigi Aponte. Oltre a una pitturazione al silicone dello scafo, infatti, si è soprattutto lavorato alla capienza di MSC Fantasia, portata da 3.959 a 4.363 senza aumentare le dimensioni complessive della nave. Il che significa, come confermato dal CEO di MSC Crociere Pierfrancesco Vago, che, pur mantenendo il record in tale statistica, il rapporto fra spazio pubblico e passeggeri è sceso, in ragione della maggiore ‘densità’ di ospiti, da 6,6 a 6 metri quadrati a passeggero. Se si considera con i quali era stata lanciata la nave e che che l’elevato valore del rapporto è stato uno degli atout nella gemella MSC Divina, in consegna nel 2012, la ratio sarà di 5,1 metri quadrati a passeggero, si può intravedere un ripensamento di alcune strategie della compagnia. Peraltro, pur confermando l’essenza dell’operazione svolta (capienza aumentata di 404 posti per i passeggeri e di 38 per quel che riguarda l’equipaggio, i cui membri passeranno da 1.332 a 1.370), né la compagnia né i cantieri hanno fornito i dettagli tecnici e finanziari dell’intervento né chiarito se anche MSC Splendida, la sorella di Fantasia già operativa, sarà sottoposta ad analoga lavorazione. Di certo c’è che per lo stabilimento Fincantieri di Palermo, scelto, ha riferito Vago, in ragione di un’ampia serie di fattori, fra cui il prezzo, la qualità, la posizione geografica della nave, si è trattato di un ottimo segnale, dopo la doccia fredda dell’addio di Saipem (S2S n.35 e 41/2010). Un segnale che arriva peraltro a cascata dell’altrettanto positiva notizia, ufficializzata poche settimane fa, che la Regione Sicilia finanzierà i lavori di ristrutturazione dei bacini panormiti, e che, a fronte di un contesto generale piuttosto turbolento per l’azienda, vale per il suo branch siciliano una relativa tranquillità. Andrea Moizo Lunedì 14 marzo 2011 www.ship2shore.it 7 PROJECT CARGO Lunedì 14 marzo 2011 Il vento della crisi investe Beluga Shipping Sotto (pesante) accusa finisce il fondatore della grande società armatoriale tedesca, che annuncia un radicale piano di salvataggio e cerca di tranquillizzare il mercato Per gli ex vertici di Beluga si rivelano molto più serie del previsto le conseguenze, anche penali, del piano di ristrutturazione avviato per salvare l’azienda. Nei giorni scorsi il Tribunale di Brema ha aperto un’inchiesta per accertare le responsabilità degli ex managing director Niels Stolberg (fondatore del gruppo) ed Emilio Reales Bertomeo, sospettati di frode e di falsificazione dei bilanci contabili del 2009, sui quali si erano concentrate le attenzioni del fondo americano Oaktree Capital Management che l’anno scorso aveva rilevato il 49,5% della società immettendo un’ingente somma di denaro (circa 200 milioni di euro) nelle casse del gruppo. L’azione legale è stata avviata proprio dal socio americano che sostiene, se veramente i conti sono stati ritoccati, di aver subito una frode. Nel frattempo sia Stolberg che Reales Bertomeo sono stati allontanati dall’azienda per fare spazio a Roger Iliffe e a Michael Maynard (entrambi di Oaktree Capital), che ricopriranno rispettivamente i ruoli di Chief Restructuring Officer e di Interim Finance Director, come stabilito dal piano di ristrutturazione reso pubblico a inizio mese. Il documento prevede a breve anche altri cambi di incarico, tra cui la nomina di Joerg Roehl come nuovo Global Chief Sales Officer, mentre almeno 20 manager di livello medio-basso sono stati lasciati a casa nel giro di pochi giorni. Una comunicazione ufficiale di Beluga Shipping ha reso pubblico il programma di ristrutturazione finanziaria avviato per la compagnia di navigazione specializzata nel trasporto di carichi heavylift e project cargo. “Questa ristrutturazione - recita la nota – consentirà a Beluga di riavere quel patrimonio finanziario e quell’efficienza necessari per continuare a competere in un mercato che, ancora oggi, riconosce all’azienda un ruolo di primo piano sia in termini di clienti che di soluzioni ingegneristiche su misura per ogni spedizione”. Determinanti saranno le competenze e l’esperienza di Oaktree, che in passato è già stata impegnata in importanti programmi di ristrutturazione e conosce bene l’industria dello shipping. “Beluga e Oaktree – prosegue il comunicato stampa – chiedono il supporto dei creditori e degli stakeholders dell’azienda per portare a termine con successo il processo di ristrutturazione, durante il quale verrà garantita regolarmente l’operatività delle oltre 70 navi multipurpose in flotta”. Sembra che la prossima mossa sarà quella di mettere in piedi una sorta di pool delle navi noleggiate a Beluga, in modo tale da evitare che unità ‘segnate’ dallo stesso destino si facciano concorrenza fra loro e venga così mitigato il rischio di default. Nelle settimane precedenti la compagnia tedesca (il cui headquarter si trova a Brema) aveva iniziato a chiedere agli armatori proprietari delle navi prese a noleggio sconti significativi sulle rate di nolo giornaliere, non più sostenibili nell’attuale congiuntura economica. A farne le spese sono soprattutto diversi fondi KG tedeschi controllati da Elbe Emissionshaus, Nordkontor, Oltmann, Ownership e HCI (quest’ultimo da solo ha 20 navi noleggiate a Beluga, di cui 17 finanziate da fondi KG). Anche diversi istituti di credito, tra cui in primis Bremer Landesbank, hanno ammesso di essere notevolmente esposte con questo armatore. Alla nostra richiesta di capire quali possano essere le conseguenze sul network internazionale di agenti commerciali e sulle agenzie marittime che rappresentano Beluga Shipping nel mondo (ed evidentemente anche in Italia), la compagnia ha preferito non rilasciare comunicazioni ufficiali, sottolineando che non ci sono commenti ulteriori rispetto a quanto già espresso già nella nota stampa diffusa. N.C. Il quartier generale di Beluga Shipping a Brema MEDICAL SUPPLIES WORLDWIDE MEDICINALI E MATERIALE SANITARIO, PRONTO SOCCORSO TABELLA C – WHO – MCA 1768 DESCRIZIONE MEDICINALI IN INGLESE WORLDWIDE SHIPPING 24/48 HOURS 19032 SAN TERENZO - LA SPEZIA ITALY TEL +39 (0)187 970991 - FAX+39 (0)187 971588 335 5613014 - 335 5613114 www.farmaciaghigliazza.it [email protected] www.ship2shore.it 8 L’ANGOLO LEGALE Milano vara lo sportello legale dello shipping Una costola dello Studio Conte & Giacomini emigra da Genova e va a costituire una nuova divisione specializzata nel marittimo presso lo Studio Legale Associato NCTM La Milano dei grandi studi legali apre una finestra con vista mare. Lo Studio Legale Associato NCTM – enorme struttura con alcune centinaia di professionisti, vincitore recente di due riconoscimenti di prestigio quali “European Law Firm of the Year” nell’ambito del British Legal Awards 2010 attribuito dalla più importante rivista inglese specializzata in questo settore ossia Legal Week, nonché “Law Firm of the Year: Italy” in The Lawyer European Awards 2009, premiato dalle riviste inglesi The Lawyer e Legal Week come migliore Studio legale italiano e migliore London office rispettivamente – fiuta il business marittimo e decide di costituire una nuova divisione specializzata nello Shipping. Per farlo la scelta ricade su un ‘condottiero’ di affermata esperienza e competenza come l’Avvocato Alberto Rossi, posto a capo della nuova area (con un team di 5 professionisti), che entra in NCTM come socio. L’avvocato genovese lascia lo Studio Conte e Giacomini insieme ad Alberto Torrazza, nuovo Associato, ed ai collaboratori senior Valerio Scarsi e Sara Dameri, oltre ai due praticanti Virginia Penno e Filippo Tardito. “È stato un distacco sicuramente doloroso, per ovvi motivi affettivi, ma altrettanto amichevole” precisa Rossi, ricordando come obiettivo primario dell’innesto sia la creazione di una nuova area di specializzazione di diritto dei trasporti marittimi e terrestri, di diritto portuale ed alle convergenze tra attività di diritto tributario, immobiliare, finanziario ed amministrativo sulle sfide offerte dallo straordinario sviluppo in atto delle infrastrutture portuali”. Con oltre 270 professionisti di cui 45 equity partner, 43 salary partner e 16 of counsel e 6 sedi a Milano, Avv. Alberto Rossi alcune materie ancillari, quali il diritto doganale e quello delle assicurazioni dei trasporti. “L’expertise nello shipping in Italia è sempre stata confinata a poche città, quasi retaggio delle vecchie repubbliche marinare” afferma Paolo Montironi, Senior Partner, a giustificare la dirompente iniziativa di NCTM. “L’Italia è per sua natura un paese fecondo per questo tipo di tematiche e la nostra scelta è stata dettata in primis dalle grandi sinergie che il nostro Studio è in grado di sviluppare. Basti pensare alla strategicità di sedi come Londra, dove lo shipping affonda le sue radici, o come Shanghai, uno dei principali porti al mondo insieme a Rotterdam e Singapore; così come Lunedì 14 marzo 2011 Roma, Verona, Londra, Bruxelles e Shanghai, NCTM è riconosciuto tra i protagonisti del panorama italiano degli studi legali sia per dimensioni sia per quantità e tipologia di deal seguiti. Studio italiano indipendente, caratterizzato da una corporate governance innovativa e trasparente, NCTM offre consulenza in tutte le aree del diritto d’impresa attraverso team di lavoro multidisciplinari, costruiti su misura sulle competenze richieste dalle specifiche esigenze del cliente. “L’approccio distintivo dello studio si traduce nei sei concetti cardine di leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza” dichiara, con una certa enfasi, un portavoce societario. Il suo processo di internazionalizzazione, arrivato nel 2007 con l’apertura dell’ufficio di Bruxelles, è proseguito nel 2008 con l’apertura della sede di Londra e nel 2009 con la costituzione di un primo Desk Cinese, che ha portato nel 2010 all’ottenimento della licenza per operare a Shanghai. www.ship2shore.it 9 OFFSHORE Nuovi contratti e altri finanziamenti per Saipem, che affida l’ultimazione del CastorOne a Keppel La società del gruppo ENI svilupperà due campi estrattivi per Saudi Aramco e passa la nuova posacavi a Singapore, mentre SACE garantisce 500 milioni al Nord Stream Come anticipato qualche mese fa (S2S n.35/2010), il CastorOne ha cambiato ‘casa’. Saipem ha infatti deciso di affidare il completamento della sua nuova unità posa-tubi al cantiere Keppel Shipyard di prova in mare del mezzo, che sarà dotato di sistema Dynamic Positioning 3 e sarà in grado di posare tubi a tripla giunta da 12 metri o a doppia giunta da 18 metri. Il completamento del CastorOne, a cui Vista aerea dei cantieri Keppel di Singapore Singapore, che ne attende l’arrivo entro la fine del trimestre. Il pipe laying vessel, la cui costruzione era iniziata nel cantiere cinese Yantai Raffles CIMC Shipyard (come lo Scarabeo 9, anch’esso dirottato verso Singapore e affidato alle cure di Keppel FELS, altra società del gruppo Keppel O&M), necessita ancora di interventi sostanziosi: Keppel dovrà progettare, costruire e installare alcuni sistemi per la navigazione e l’intero equipaggiamento per la posa dei cavi, per procedere infine al collaudo e alla collaborerà anche la sister company del cantiere Keppel Singmarine, è previsto per la metà del 2012. Nel frattempo la società del gruppo ENI si è aggiudicata due nuovi contratti EPIC (Engineering, Procurement, Installation and Commissioning) per un valore complessivo di 2,2 miliardi di dollari in Arabia Saudita. Saudi Aramco ha affidato a Saipem lo sviluppo dei due giacimenti offshore Arabiyah e Hasbah, al largo della città industriale di Jubail, nel Golfo Persico. Il contractor di San Donato Milanese progetterà e costruirà, per conto della compagnia saudita, 15 piattaforme fisse (12 wellhead platform, due tie-in platform ed una injection platform), una condotta di esportazione lunga 260 chilometri, un’altra condotta di 200 chilometri destinata al trasporto di glicole monoetilenico, 200 chilometri di cavi sottomarini elettrici e di controllo e 40 chilometri di condotte a mare Lunedì 14 marzo 2011 di piccolo diametro. A questo si aggiunge la realizzazione dei necessari approdi costieri e di altri 120 chilometri di condotte terrestri. Saipem ha spiegato in una nota che le attività di costruzione verranno svolte nei cantieri sauditi Damman (partecipati dalla stessa Saipem) e nei nuovi stabilimenti di proprietà di Saipem attualmente in fase di completamento a Karimun, in Indonesia. I mezzi utilizzati per le operazioni in mare saranno invece il Castoro II e Castoro Otto. Novità anche sul fronte Nord Stream: per la fase II del progetto del gasdotto che attraverserà il Mar Baltico collegando la Russia alla Germania, la cui realizzazione è affidata a Saipem, SACE ha comunicato che garantirà 500 milioni di euro nell’ambito del finanziamento concesso per portare a termine il progetto. Nord Stream, definito “prioritario” dall’Unione Europea per lo sviluppo delle Reti Trans-Europee dell’Energia (“TENE”), sarà composto da due linee parallele lunghe 1.220 km, avrà una capacità complessiva di 55 miliardi di metri cubi l’anno e incrementerà la fornitura di gas verso il mercato europeo dalla Russia, primo produttore al mondo di gas naturale con oltre il 25% delle riserve globali. Sono sponsor del progetto OAO Gazprom (con il 51% delle azioni), primo produttore di gas naturale del mondo, le tedesche E.ON Ruhrgas AG (15,5%) e BASF SE/ Wintershall Holding Gmbh (15,5%), l’olandese N.V. Nederlandse Gasunie (9%) e la francese GDF Suez SA (9%). F.B. www.ship2shore.it 10 CONTAINER Lunedì 14 marzo 2011 TANKER Un po’ meno Italia nelle nuove rotazioni di MSC Hanjin battezza la sua prima VLCC La compagnia di Aponte riorganizza i servizi Asia/Europa e riduce le toccate a Napoli e Gioia Tauro Il gruppo coreano prende in consegna da Hyundai la tanker Ras Tanura MSC riorganizza i suoi servizi Asia/ Europa modificando le rotazioni in eastbound dei collegamenti Silk, Lion, Dragon e Tiger, con l’obbiettivo di ridurre i transit-time e incrementare l’efficienza. E non è probabilmente un caso – dopo le dichiarazioni di Aponte dei mesi scorsi sulla bassa produttività del Medcenter Container Terminal (S2S n.4/2011) – che tra i porti italiani a fare le spese di questa rimodulazione ci sia anche quello di Gioia Tauro. La nuova schedula del servizio Tiger, sulla rotta est-ovest, prevede infatti, a partire dal prossimo 1° aprile, un’inedita toccata nel porto egiziano di Port Said (citato da Cecilia Battistello, azionista di maggioranza dell’MCT, come esempio di efficienza) al posto degli scali di Gioia Tauro e Jeddah, cancellati dal servizio. Il Lion così emendato, operato con 10 navi e una capacità media di 8.979 TEUs, avrà la seguente rotazione: Qingdao, Busan, Shanghai, Ningbo, Hong Kong, Chiwan, Singapore, Port Said, Beirut, Pireo e Istanbul. Il porto gioiese resiste invece tra le toccate del servizio Dragon, che, in compenso, sempre dal prossimo 1° aprile, perde lo scalo di Napoli (oltre a quello cinese di Fuzhou). La nuova schedula prevede: Dalian, Xingang, Busan, Hanjin Shipping, gruppo coreano specializzato nel trasporto di container, ha preso in consegna la sua prima nave cisterna di proprietà. Si tratta della Ras Tanura, VLCC da 320.000 dwt costruita dai cantieri connazionali Hyundai Heavy Industries, così chiamata in ossequio alla tradizione che vuole tutte le navi di Hanjin battezzate con nomi di città (Ras Tanura è il principale porto petrolifero dell’Arabia Saudita). Lunga 333 metri e larga 60, la tanker doppio scafo è stata progettata seguendo i parametri del Fuel Oil Tank Protection (FOTP). Partecipando alla cerimonia di consegna, che si è svolta presso gli stabilimenti di Hyundai a Ulsan, Joo-sik Yoon, vicepresidente di Hanjin Shipping, ha commentato: “Siamo molto contenti di ricevere la nostra prima nave cisterna. Continueremo ad espandere la nostra presenza nel trasporto di rinfuse, sia liquide Qingdao, Ningbo, Shanghai, Yantian, Hong Kong, Chiwan, Singapore, Gioia Tauro, Valencia, Barcellona, La Spezia e Marsiglia Fos (quest’ultima toccata, che precedeva Valencia e Barcellona, con la riorganizzazione viene spostata in coda). Il Dragon viene effettuato con 12 navi e una capacità media di 10.919 TEUs. Il Lion, già operato con la nuova schedula dallo scorso 7 marzo (11 navi e una capacità media di 13.083 TEUs.), prevede in eastbound toccate a Dalian, Xingang, Busan, Qingdao, Ningbo, Shanghai, Nansha, Hong Kong, Chiwan, Yantian, Le Havre, Amburgo e Bremenhaven; escono di scena Singapore, Sines e Anversa. Ultimo dei 4 servizi riorganizzati è il Silk, la cui nuova rotazione sarà effettiva dal prossimo 31 marzo. Vengono cancellate le toccate di Xingang e Valencia, a favore di nuovi scali a Bremerhaven e Amburgo, mentre la prima sosta europea diventa Felixstowe, mentre prima era Anversa. Questa la nuova schedula del Silk, operato con 11 navi e una capacità media di 13.442 TEUs: Ningbo, Shanghai, Xiamen, Hong Kong, Chiwan, Yantian, Singapore, Anversa, Felixstowe, Amburgo, Bremenhaven e Rotterdam. F.B. che secche, con l’obbiettivo di ottimizzare al meglio il portafoglio di attività della compagnia, attualmente concentrato soprattutto sul trasporto di container”. Hanjin Shipping opera 90 navi bulker, di cui 40 di proprietà, che generano il 20% del fatturato complessivo del gruppo. Nell’ambito del progetto di ampliamento del business rinfusiero, nel 2007 Hanjin aveva costituito a Singapore la filiale Hanjin Overseas Tanker, per gestire direttamente le attività di trasporto di prodotti petroliferi e chimici, mentre a metà 2008 aveva acquisito la compagnia connazionale Keoyang Shipping, specializzata nel comparto dry bulk. Nello stesso anno, a settembre, Hanjin aveva quindi affidato a Hyundai la commessa per la costruzione di due very large crude carrier (di cui la Ras Tanura è la prima), per un investimento di circa 143,6 milioni di dollari ciascuna. www.ship2shore.it 11 L’ANGOLO LEGALE Lunedì 14 marzo 2011 La giustizia italiana responsabilizza i registri navali Gli esperti di Genoa Chambers illustrano la prima sentenza che ha concesso il risarcimento a un noleggiatore danneggiato da una certificazione Sull’ultimo numero di ILO – International Law Office, una newsletter internazionale di materia giurisprudenziale, cui partecipano oltre 500 professionisti appartenenti a più di 100 giurisdizioni, un articolo redatto dagli avvocati Maurizio Dardani e Marco Manzone, titolare e collaboratore dello studio genovese Genoa Chambers, ha dato conto di una recente sentenza del tribunale del capoluogo ligure destinata a lasciare il segno nella giurisprudenza italiana. Per la prima volta, infatti, un tribunale italiano ha ritenuto un registro navale responsabile dei danni causati al noleggiatore dalla detenzione di una nave da esso classificata. Con un contratto datato 14 gennaio 2003 il ricorrente aveva noleggiato per un viaggio da Amburgo alla Libia il mercantile Redwood, battente bandiera maltese e beneficiario della migliore notazione di classe rilasciata dal Lloyd Register (LR 100 A1). Il 21 gennaio però, mentre erano in corso le operazioni di carico, un’ispezione della Port Authority amburghese riscontrò alcune deficiencies e portò al fermo della nave. Giunti a bordo, gli ispettori del registro raccomandarono di effettuare le riparazioni prima di ripartire e quelli dell’autorità marittima maltese impedirono alla nave di ripartire fino alla rettifica delle deficienze riscontrate, dichiarando sospeso il certificato di classe rilasciato dal Lloyd Register. Redwood non poté ripartire fino al 27 febbraio successivo, quando gli fu accordato il permesso per un viaggio in zavorra a Varna (Bulgaria) per completare la riparazione, mentre il noleggiatore fu costretto a cercare un’altra nave su cui trasferire e trasportare il carico. Nell’adire le vie legali il ricorrente ha citato il solo registro, spiegando che poco dopo gli eventi la nave era stata venduta, rendendo così improcedibile la persecuzione giudiziaria del proprietario, e ha chiesto danni per 562.000 euro più 53.000 dollari. Lloyd Register si è difeso sostenendo che lo stato della nave era dovuto alla negligenza di armatore e comandante e contestando la mancata citazione dell’owner. Il tribunale però, incaricati due periti di verificare se fosse possibile dedurre le condizioni della nave al momento del rilascio della classe (avvenuto in India nel novembre 2001) da quanto riscontrato ad Amburgo, sulla base della conclusione di questi, che sanciva come la nave dovesse trovarsi in cattive condizioni tanto in India quanto durante le successive verifiche del registro precedenti al fermo, ha stabilito che alla nave non avrebbero dovuto esser rilasciati la notazione migliore né il Un’ispezione nell’ambito del Port State Control certificato clean class (che adempie agli obblighi di SOLAS e IACS) e ha accusato di colpa grave (gross negligence) gli ispettori del Lloyd Register intervenuti in India nel 2001, condannando il registro (che ha fatto appello, tutt’ora pendente alla Corte d’Appello di Genova) a rimborsare 495.000 euro più 52.000 dollari. Una sentenza destinata a fare scuola secondo i legali genovesi, non solo perché, come detto, è stata la prima a riconoscere la responsabilità del registro, ma perché ha preso in esame alcuni aspetti giuridici complessi e finora poco trattati. Il fondamento legale della suddetta responsabilità è stato attribuito al fatto che le società di classifica, sebbene non siano agenzie governative, giocano un ruolo tale nell’industria dello shipping che gli operatori fanno saldamente riferimento ai loro giudizi nel momento di sottoscrizione dei contratti. E pur essendo vero che fra società di classifica e armatori intercorrono rapporti privatistici, è altrettanto vero che alle prime sono delegate dall’amministrazione pubblica funzioni di ispezione e monitoraggio delle navi dei secondi. Un ruolo divenuto sempre più importante alla luce della convenzione SOLAS e della Direttiva comunitaria 94/57/EC, riconosciuto in Italia dalla Legge 314/1998 in base a cui i certificati rilasciati dai registri diventano una caratteristica di immediata e universale riconoscibilità relativamente all’affidabilità della nave. La sentenza in oggetto contiene un’ampia disamina di casi di responsabilità di società di certificazione e in particolare una comparazione fra i ruoli delle società di classifica e gli auditor. E sancisce per un noleggiatore il diritto di rivalersi sulla società di classifica laddove vi sia evidenza del fatto che il noleggiatore stesso abbia fatto affidamento sulla certificazione emessa da tale società nella conclusione del noleggio e del fatto che tale certificazione sia il prodotto della negligenza degli operatori della società di classifica. A.M. www.ship2shore.it 12 TRADE Lunedì 14 marzo 2011 I trader mondiali puntano sull’efficienza e diventano sempre più ‘verdi’ Cargill e Rio Tinto studiano come ridurre i consumi di carburante, Vale aspetta ancora le sue VLOCs e Glencore chiude bene il 2010 In ritardo di 6 mesi le nuove VLOCs di Vale Le VLOC (Very Large Ore Carrier) del colosso minerario brasiliano Vale si fanno attendere. L’ordine per la costruzione di 12 bulker da record, piazzato ai cantieri cinesi Rongheng Heavy Industries (quotati alla borsa di Hong Kong) nel 2008 (S2S n.40/2008), con un investimento di 1,6 miliardi di dollari, prevedeva che la prima mega-rinfusiera venisse consegnata ad inizio 2011 e l’ultima, la dodicesima, entro la fine del 2012. Tempistica che però, per stessa ammissione dell’azienda navalmeccanica cinese, non potrà essere rispettata. La prima VLOC sarà consegnata a Vale il prossimo agosto e a fine 2012 saranno terminate solo 6 navi, metà dell’intero ordine. Almeno sei mesi di ritardo sulla tabella di marcia stabilita, che solo fino a poche settimane fa Roger Agnelli, CEO del I cantieri cinesi Rongheng Heavy Industries gruppo brasiliano primo esportatore al mondo di minerale di ferro, riteneva ancora assolutamente valida, tanto da assicurare agli azionisti, lo scorso 25 febbraio: “La prima newbuilding arriverà entro un mese”. Il ritardo nella consegna delle 12 Chinamax (così chiamate perché opereranno esclusivamente tra Brasile e Cina per rifornire di materia prima le ‘affamate’ acciaierie della Repubblica Popolare) è stato confermato anche da Det Norske Veritas, che dovrà classificare queste nuove costruzioni da record: 400.000 dwt di portata e 210.000 tonnellate di stazza lorda per una lunghezza di 360 metri, una larghezza di 65 e un pescaggio a pieno carico di oltre 20 metri. Numeri che, se consentiranno di applicare economie di scala molto vantaggiose per Vale, potrebbero causare anche qualche problema al trader carioca rispetto ai porti di attracco: le autorità cinesi non hanno ancora concesso a queste unità il permesso di entrare nei porti nazionali e, secondo alcuni broker, il ritardo potrebbe tornare utile per sbloccare la situazione. DNV dovrà anche mettere in classe due VLOC da 400.000 ordinate nel 2009 da STX Pan Ocean ai cantieri STX Shipbuilding, le cui consegne sono previste per novembre e dicembre 2011. Entrambe le unità opereranno poi per conto della stessa Vale in ragione di un contratto di time-charter ventennale del valore di 5 miliardi di dollari. Ma alla compagnia brasiliana ‘non basta mai’: già nel 2008, poco dopo la firma della commessa ai cantieri Rongheng, aveva annunciato di voler noleggiare in time-charter anche altre quattro bulker da 380.000 dwt, ordinate dalla compagnia portoricana Barge Bulk nel 2007 (la prima delle quali è prevista in consegna il prossimo giugno). Un vero e proprio ‘fiume’ di nuova capacità che si riverserà in mare nei prossimi due anni, con effetti negativi – prevedono i broker – su un mercato dei noli già depresso, specialmente per quel che riguarda il segmento delle capesize. Attualmente infatti le bulker sopra le 150.000 dwt spuntano circa 6.500 dollari al giorno, valore che resterà così basso ancora per molto tempo e che non riuscirà ad avvantaggiarsi dai ritardi delle consegne delle nuove VLOCs. Secondo uno studio di Clarkson il ritardo di Rongsheng toglierà dal mercato 5 delle 30 very large ore carrier previste in consegna nel 2011, ma, guardando al portafoglio ordini complessivo, sono 535 le bulker al di sopra delle 150.000 dwt attualmente in costruzione in Asia, di cui ben 95 avranno una capacità superiore alle 250.000 dwt. Glencore: bene metalli e minerali, l’energy resta ancora in difficoltà Il trader svizzero Glencore, leader mondiale nel commercio di materie prime, ha chiuso il 2010 con indicatori finanziari nettamente positivi. Il profitto del gruppo segue a pag.13 www.ship2shore.it 13 Cargill issa le vele a bordo Lo SkySails System in ‘attività’ segue da pag.12 è cresciuto da 2,7 miliardi di dollari nel 2009 a 3,8 miliardi, mentre il fatturato complessivo è passato da 106,3 a 144,9 miliardi. La divisione che ha fatto registrare il miglior andamento è stata quella di metalli e minerali, mentre il trading di prodotti energetici ha risentito maggiormente degli strascichi della crisi e dell’eccesso di capacità di raffinazione. Meglio è andato il comparto dei prodotti agricoli, che hanno beneficiato di un buon equilibrio tra domanda e offerta a livello mondiale. In questo settore Glencore – che nel frattempo progetta di quotarsi alla Borsa di Londra, come già anticipato alcuni mesi fa (S2S n.45/2010) – è attiva anche tramite una join-venture con la compagnia armatoriale danese Norden. La collaborazione, partita a settembre 2010, riguarda la gestione della panamax Nord Neptune (costruita nel 2006, 75.000 dwt, di proprietà di Norden), destinata al trasporto di grano dalla Russia. Le due società hanno condiviso i costi necessari per i lavori di refitting dell’unità, compresa la dotazione di certificazione ice-class (viste le rigide condizioni climatiche in cui la nave opera), e, secondo quanto previsto dall’accordo, si spartiranno i profitti generati dall’impiego sul mercato della bulker per i prossimi 5 anni. La Nord Neptun non è, infatti, obbligata a trasportare soltanto i carichi di Glencore, ma può operare anche in conto terzi se il charter risulta maggiormente vantaggioso per la joint-venure. Almeno una delle bulker handysize utilizzate da Crgill Ocean Transportation isserà le vele. Non si tratta di un ritorno ai velieri di ottocentesca memoria, ma di un moderno sistema messo a punto dalla società amburghese SkySails, che prevede l’installazione sulla nave di un grande aquilone in grado di esercitare una forza trainante da 5 a 25 volte superiore rispetto a quella di una vela convenzionale. Questo sistema di propulsione eolica, che ‘assiste’ il motore, è stato utilizzato per la prima volta su una nave cargo nel 2008, quando la compagnia tedesca Beluga lo installò sulla Beluga SkySails, unità heavy-lift lunga 132 metri, ma non è mai stato impiegato su una nave di categoria handysize (tre le 25.000 e le 30.000 dwt). La vela, issata e ammainata per mezzo di una torre telescopica dotata di verricello posizionata sulla prua della nave, avrà una superficie di 320 metri quadrati e ‘volerà’ sospesa sopra lo scafo ad un’altezza compresa tra i 100 e i 420 metri, consentendo a Cargill di ridurre i consumi di carburante del 35% all’anno (stima fatta in condizioni di navigazione ottimali). Oltre a generare un consistente vantaggio economico, l’utilizzo del SkySails System consentirà di ridurre notevolmente le emissioni di CO2: secondo uno studio della United Nations’ International Maritime Organization, se il sistema fosse applicato a tutta la flotta mercantile mondiale, sarebbe possibile evitare la produzione di 100 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Cargill Ocean Transportation, divisone del gruppo americano dedicata al trasporto marittimo di commodities e materie prime, non possiede ne gestisce direttamente alcuna nave, ma con le unità che noleggia in time-charter movimenta ogni anno 185 milioni di tonnellate di merci. “Da tempo cercavamo soluzioni tecnologiche che ci consentissero di ridurre l’impatto ambientale delle nostre Lunedì 14 marzo 2011 attività marittime – ha dichiarato G.J. van den Akker, responsabile di Cargill Ocean Transportation – e l’accordo con SkySails costituisce un importante passo in questa direzione. In un mondo di risorse limitate, la sostenibilità ambientale è anche un scelta strategica per il business: l’adozione di questo sistema ci permetterà di ridurre considerevolmente il consumo di carburante e quindi i costi. Confidiamo che l’installazione del SkySails System su una delle nostre navi a noleggio sia solo il primo step di un progetto a lungo termine”. “Siamo molto contenti che Cargill sia la prima compagnia ad adottare la nostra tecnologia su navi di tale portata” ha aggiunto Stephan Wrage, managing director di SkySails, società fondata nel 2001 e controllata dal fondo di ship financing Jan Luiken Oltmann Gruppe di Leer, dal fornitore di motori navali Zeppelin Power Systems e dalla Dutch Life Sciences and Materials Sciences Company Royal DSM. Rio Tinto fa attenzione alla ‘tinta’ dei suoi scafi Rio Tinto ha deciso di testare l’effettivo beneficio derivante dall’utilizzo delle moderne vernici per gli scafi, misurando con un test comparativo la riduzione dei consumi di carburante generata dal minor attrito prodotto da questi rivestimenti. L’esperimento, svolto in collaborazione con International Paint e con la società di consulenza BMT, specializzata in ingegneria navale, coinvolge due postpanamx di Rio Tinto, parte di una serie di 5 navi costruite dai cantieri giapponesi Namura e attualmente impiegate nel segue a pag.14 La RTM Gladstone, una delle 5 bulker di Rio Tinto costruite dai cantieri giapponesi Namura www.ship2shore.it 14 TERMINAL OPERATOR Lunedì 14 marzo 2011 segue da pag.13 Un Barbera frizzante dal retrogusto labronico Il direttore del TCO fa chiarezza su alcune vicende che hanno recentemente coinvolto il terminal rinfuse La crisi economica che alla fine del 2008 ha investito l’economia mondiale e di conseguenza lo shipping e che ancora oggi mostra i suoi effetti sulle banchine italiane ha avuto fra le sue conseguenze l’esasperazione della concorrenza fra competitor. A Livorno un esempio lampante si era già avuto con la vicenda dei traffici di Grimaldi Napoli contesi da LTM e Sintermar (S2S n.30 e 48/2010 e 3/2011), ma nelle ultime settimane si è verificato un altro episodio di conflittualità estrema. L’impresa Scotto del Gruppo Giorgio Neri, infatti, si è aggiudicata, presumibilmente con un’offerta al ribasso, il traffico di sabbia di zirconio gestito dall’agenzia Gragnani, fino a un mese fa appannaggio del TCO Terminal Calata Orlando. Ma quando la prima nave destinata a essere scaricata da Scotto ha attraccato al Molo Italia, Una simpatica immagine di Federico Barbera tratta dal suo sito personale (www.federicobarbera.it) banchina pubblica su cui l’impresa del gruppo Neri beneficia di un cosiddetto ‘riservato d’uso’, il personale di TCO ha inscenato una manifestazione, bloccando di fatto le operazioni in banchina. Fintantoché un incontro in Autorità Portuale con i vertici delle due società contendenti ha sbloccato temporaneamente la situazione, sancendo che “per il momento, considerando che dovrà essere attentamente verificata la compatibilità tra le rinfuse solide e la banchina di destinazione individuata, la responsabilità dello scarico rimarrà dell’impresa Scotto, ma verrà utilizzato unicamente il personale dell’agenzia di lavoro temporaneo ex art. 17, l’Agelp”. Il nodo gordiano, infatti, risiede nei traffici che Scotto è autorizzata a gestire al Molo Italia: secondo quest’ultima, concessionaria di un’area (non dotata di banchina) ex art.18, è possibile operarvi ex art.16 (del Gruppo Neri fa parte Neri Spa, che ha tale autorizzazione) senza impegnare il piazzale retrostante, caricando i camion direttamente dalla nave. Diversa la versione di TCO. “Non ci sogniamo minimamente” spiega il direttore generale Federico Barbera “di voler contestare i principi della libera concorrenza e neppure ci scandalizziamo, pur negandone l’utilità, l’etica e la convenienza, per una concorrenza basata su ribassi tariffari. Chiediamo solo il rispetto delle regole. Nel nostro porto, infatti, esistono due diversi tipi di imprese concessionarie terminalistiche: quelle che hanno in concessione anche banchine vengono denominate, nel lessico labronico, art.18 ‘con acqua’, mentre quelle che hanno solo aree retrostanti o magazzini sono individuate come art. 18 ‘senz’acqua’. Queste ultime, se autorizzate ad effettuare l’intero ciclo nave, svolgono le operazioni portuali sulle banchine pubbliche”. Fatta questa premessa, Barbera arriva al punto: “Le attività degli uni e degli altri concessionari sono ben definite (e limitate) nell’atto di concessione, che è e rimane l’unico atto di riferimento. Scotto è un art.18 ‘senz’acqua’ e la sua concessione non prevede che movimenti anche rinfuse solide (ma solo cellulosa e forestali, ndr)”. La ratio della legge è chiara: “I terminalisti concessionari con acqua non potrebbero reggere la concorrenza da parte di imprese analogamente autorizzate per la stessa norma prevista dalla legge 84/94 che potessero però, al contrario di loro, svolgere tutte le attività, senza limiti, su tutte le banchine pubbliche del porto. E nemmeno potrebbero farlo le imprese ex art. 16 (prive di concessione). La legge 84/94 è chiara: o si è autorizzati ex art.16 o si è autorizzati ex art.18, non vi è traccia di ipotesi di imprese che agiscono a seconda del bisogno come art.16 o come art.18”. In attesa delle decisioni dell’Authority e derubricato a “normalissime vicende societarie trasformate in notizia” quanto apparso su alcune testate livornesi nei giorni scorsi a proposito delle considerazioni, in seno al CdA di TCO, sulle modalità di finanziamento di una gru (S2S n.46/2010) appena acquisita da Italgru (che non ha rilasciato commenti), Barbera conclude con un bilancio sul 2010 e uno sguardo al futuro: “Le nostre previsioni di crescita si sono dimostrate corrette, con un incremento del 23% nei traffici di rinfuse rispetto all’esercizio precedente, un trend positivo che fa ben sperare per l’anno in corso. Se le cifre si mantenessero costanti potremmo raggiungere i livelli pre-crisi nel 2015. Ma senza marcatori attendibili questa mi sembra più una scommessa che una previsione. Ciononostante restiamo ottimisti”. BAMBINI s.r.l. Offshore Supply and Towage Services www.bambinisrl.it T +39 0544 530537 F +39 0544 538544 Andrea Moizo trasporto di bauxite tra Weipa, nel golfo australiano di Carpenteire, il porto di Gladstone e diversi scali cinesi. Su entrambe le bulker – una trattata con vernice Intersleek 900 di International Paint e l’altra con un tradizionale copolimero self-polishing prodotto da un competitor – è stato installato un sofisticato sistema di rilevamento, in grado di registrare l’effettivo consumo di carburante annullando l’incidenza delle altre variabili come il carico, le condizioni del mare e il funzionamento dei motori. Le misurazioni, che proseguiranno per 5 anni, forniranno i dati necessari a Rio Tinto per scegliere quali rivestimenti utilizzare sulle proprie navi, siano esse di proprietà, noleggiate spot o in time-charter. “Rio Tinto – ha infatti spiegato Alastair Fischbacher, Marine General Manager del gruppo – paga direttamente i costi del bunker, indipendentemente dal tipo di noleggio a cui è sottoposta la nave. Ogni risparmio in termini di carburante e di emissioni è quindi un interesse diretto della compagnia: riducendo i consumi contribuiamo alle strategie ambientali del gruppo e all’efficienza economica delle operazioni”. Queste 5 post-panamx sono state espressamente progettate per essere impiegate nel trasporto di bauxite australiana, di cui Rio Tinto ha ancora ingenti riserve. Inoltre, secondo le previsioni, l’attività estrattiva e commerciale della compagnia crescerà sensibilmente nei prossimi anni, con conseguente aumento dell’impiego di navi. “Per questo – ha detto Fischbacher – stiamo mettendo a punto un strategia di lungo periodo che ci consenta di ridurre al minimo il nostro impatto sull’ambiente e di razionalizzare i costi. In questo progetto tutti i fattori sono importanti, compresa la scelta della vernice più performante con cui trattare gli scafi della nostra flotta”. F.B. www.ship2shore.it 15 TERMINAL OPERATOR T.O. Delta alla ribalta in Ungheria Presentate agli operatori magiari le nuove opportunità di trasporto e logistica attraverso la catena intermodale del Gruppo Maneschi Prende forma il programma di sviluppo nel’Est Europa del gruppo T.O. Delta che il patron Pierluigi Maneschi aveva anticipato alla nostra testata circa un anno fa (S2S n.7/2010). A Budapest si è tenuto infatti un evento intitolato ‘Trieste-Budapest a New Shipping opportunity’, al quale hanno aderito un centinaio di operatori locali interessati a scoprire le valide alternative di trasporto e di servizio offerte dalla società italiana. In particolare Trieste Marine Terminal e Compagnia Portuale Monfalcone (entrambe società del Gruppo T.O. Delta), in collaborazione con Bilk Terminal di Budapest, hanno presentato i servizi terminalistici e di trasporto intermodale al mercato ungherese, concentrando l’attenzione soprattutto sull’organizzazione delle strutture che compongono un pacchetto di trasporto in grado di garantire una valida alternativa al transito attraverso i porti del Nord Europa. “Oltre 100 operatori, tra cui rappresentanti di linee di navigazione, spedizionieri e operatori della logistica, hanno assistito alla presentazione tenuta presso il BILK Kombiterminal di Budapest” ha detto il marketing manager di T.O. Delta Budapest, Roberto Menis. “A seguire è scaturito un interessante dibattito durante il quale i partecipanti hanno dimostrato di aver apprezzato le nostre offerte, che si fondano su due assi portanti: risparmio dei costi e riduzione del transit time”. I rappresentanti del gruppo T.O. Delta hanno puntualmente garantito la loro massima collaborazione per lo sviluppo dei traffici contenitori e merci varie attraverso i porti di Trieste e Monfalcone, che sono parte integrante del progetto Adriatico - Est Europa. “Budapest rappresenta il punto centrale del progetto in relazione alla sua rapida crescita – ha aggiunto il marketing manager di T.O. Delta in Ungheria - e pertanto l’impegno da parte del nostro gruppo sarà orientato al raggiungimento dei migliori risultati in termini di qualità dei servizi e al mantenimento di tariffe competitive”. Il prossimo appuntamento con gli operatori sarà in occasione del Transport Logistic di Monaco, in Germania, dove il Gruppo T.O. Delta sarà presente congiuntamente alla regione Friuli Venezia Giulia. N.C. Lunedì 14 marzo 2011 Salgono i traffici del porto di Monfalcone Inizia bene il 2011 per il porto di Monfalcone. Lo scalo goriziano ha fatto registrare un forte incremento nei traffici di merci varie nei mesi di gennaio e febbraio, raggiungendo le 599.514 tonnellate movimentate, a fronte di 410.261 tonnellate nello stesso periodo del 2010. “Siamo in presenza di una chiara inversione di rotta – ha commentato il presidente dell’Azienda Speciale per il Porto di Monfalcone, Emilio Sgarlata non tanto per la variazione percentuale del 46,13%, bimestre su bimestre, che potrebbe essere poco significativa, quanto perché anche il trend dell’ultimo trimestre del 2010 ha evidenziato, nel complesso, una variazione positiva a due cifre. Naturalmente, l’evoluzione dei prossimi mesi fornirà la conferma definitiva di un reale consolidamento della crescita”. Analizzando nel dettaglio la composizione del volume dei traffici, si evidenzia una notevole variazione positiva dei carichi metallurgici, che hanno raggiunto 236.275 tonnellate movimentate, a fronte di 128.045 tonnellate nel 2010, quindi il 26,73% in più. “A questo proposito vale la pena ricordare che il nostro porto e quello di Livorno rappresentano i primi due scali in assoluto del Mediterraneo per questo traffico” ha ricordato Sgarlata, aggiungendo che anche il traffico di autovetture ha portato notizie positive con un incremento del 4,54% (pari a 11.059 unità movimentate). Continua invece la flessione dei combustibili per la centrale La sede dell’ASPO di Monfalcone Enel, che si attestano a 72.913 tonnellate, in netto calo rispetto alle 112.690 del corrispondente periodo 2010. “Il consolidamento dei volumi negli ultimi cinque mesi evidenzia un sostanziale recupero delle posizioni precrisi” ha affermato il presidente del porto, aggiungendo che “il percorso futuro non sarà agevole, soprattutto se commisurato ai volumi storici che si ricorderà di ampio respiro. Infatti, dai quasi 3 milioni di tonnellate del 2001 il porto è cresciuto fino a 4,4 milioni di tonnellate del 2007, per attestarsi nel 2010 a 3 milioni di tonnellate”. Nei giorni scorsi però, Alessandro Vescovini, presidente dell’omonimo gruppo e della Sbe Monfalcone, ha attaccato duramente il presidente del porto e “il suo immobilismo nella gestione dello scalo marittimo, colpevole di uno sviluppo frenato e ora, se il progetto di Unicredit Logistics dovesse saltare (come sembra) a favore di Capodistria, di un’assenza totale di alternative di sviluppo di medio e lungo termine”. Vescovini sulla stampa locale ha espressamente chiesto senza mezzi termini le dimissioni di Emilio Sgarlata, presidente dell’Azienda Speciale per il Porto di Monfalcone. www.ship2shore.it 16 INTERPORTI Lunedì 14 marzo 2011 Mosè guarda alle acque del porto per lanciare Val Pescara sino al Nord Europa Renzi, direttore generale del neonato Interporto d’Abruzzo, spiega gli atout vincenti di questa nuova grande scommessa della logistica italiana, pronta a partire col piede giusto nelle prossime settimane, che ha già destato interesse presso multinazionali in Cina ed America Scalda i motori il nuovo interporto del Centro Italia pronto a diventare operativo quest’anno. La notizia di questi giorni dell’accordo siglato dalla Regione Abruzzo per costruire, nel tempo di un anno circa, un casello autostradale presso l’Interporto di Manoppello (Pescara), sembra rafforzare l’idea che l’ambizioso impianto abbia fiducia da più parti. Nello specifico la convenzione tra la Regione e la società Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade A24 ed A25, concerne la realizzazione (al costo di 8 milioni di Euro) di uno svincolo viario e di un casello a sei corsie sull’autostrada A25 Pescara-Torano. Forte anche di questa recente notizia, , Direttore Generale della società di gestione Interporto Val Pescara SpA (costituita nel lontano 1989 su iniziativa della Camera Commercio Industria Artigianato Agricoltura delle Provincie di Chieti e Pescara) sfodera un invidiabile ottimismo nel descrivere le prerogative, gli obiettivi tracciati e gli strumenti che saranno attivati per raggiungere questi ultimi di quello che viene comunemente identificato come l’Interporto d’Abruzzo. Sarà forse il suo nome di battesimo biblico, che può indurlo ad avere una fede incrollabile, Mosè Renzi sarà l’entusiasmo di presentare sul palcoscenico nazionale un’infrastruttura per certi versi avveniristica, che non vuole assolutamente essere un ‘copia-incolla’ di tanti errori passati nel settore interportuale, magari pescando a mani basse dalla Legge n. 240 del 1990, Renzi si presenta in grande spolvero a questa intervista, sulla scorta anche di una fresca audizione presso Confindustria Pescara, che aveva all’ordine del giorno l’aggiornamento sullo stato dei lavori di ampliamento e completamento del nodo logistico abruzzese e soprattutto la trattazione della programmazione futura, in vista dell’imminente start-up. E in questa occasione, considerato anche il suo rilevante background specifico – prima di arrivare a Manoppello nel settembre 2008, Renzi (laureato all’Università di Teramo nel 1997) era stato Direttore Logistica & Vendite in Fas s.r.l (2003– 2008), Logistic Manager presso Conad Adriatico scarl (2002–2003) e Logistic Specialist alla Coca-Cola Bevande Italia (1995-2002) – il numero uno dell’Interporto Val Pescara non ha faticato a dare piena soddisfazione al pletorico uditorio, enfatizzando la strategicità dell’infrastruttura e le potenzialità della piattaforma logistica marsicana. “Obiettivo conclamato – ha spiegato Renzi agli industriali abruzzesi – è la possibilità di far diventare la piattaforma terrestre il dry-terminal dei grandi porti del sud della nostra penisola, tendenzialmente votati al transhipment, ma anche quello di creare un network che permetta alle aziende territoriali di raggiungere, con una tecnica di inoltro combinata, i mercati del nord Europa”. Una conclusione cui Renzi giunge partendo dall’analisi pragmatica delle infrastrutture di accesso: “mancando la nostra regione di un gate portuale in grado di rappresentare la porta di accesso/uscita verso il mare, l’unico modo per captare flussi di traffico containerizzati è quello di intercettarli direttamente presso gli hub creando un sistema di trasporto alternativo al feeder service, in grado di portare in dote una maggiore mitigazione delle esternalità negative e soprattutto una riduzione dei tempi di transito, due fattori che hanno rilevanza anche economica”. Alleanza portuale Tradotto, si tratta di presentare un modello organizzativo organico e sistemico che consentirà ai nodi logistici portuali ed interportuali di creare un sinergico cluster terra-mare. “Guardiamo con grande interesse ai collegamenti con i porti “ribadisce Renzi, che non si sottrae alla domanda su quali scali di preciso siano nel mirino. “Nella Regione Abruzzo ci sono ben due porti, Vasto ed Ortona, che per anni si sono contesi il ruolo di scalo marittimo regionale. Entrambi hanno evidenti limiti strutturali, relativi sia alla morfologia del territorio sia alle caratteristiche fisiche, come la profondità dei fondali, l’estensione delle banchine e degli spazi operativi per la movimentazione delle merci, che impediscono l’approdo delle navi utilizzate nel feeder service. Due porti con una specializzazione merceologica da navi bulk (solide e liquide) che, nella logica di un possibile sviluppo dei traffici marittimi e dell’economia portuale, andrebbe forse ancor più esasperata. La logica del campanile per anni ha prevalso concedendo attenuanti alle apparenti difficoltà della politica nel definire, in maniera univoca e pragmatica, la priorità di investimento finalizzato al potenziamento di un unico scalo efficiente in grado di assolvere il compito di nodo della filiera logistica grazie anche ad una connessione virtuosa con le infrastrutture terrestri, in segue a pag.17 www.ship2shore.it 17 Lunedì 14 marzo 2011 segue da pag.16 primis con quella interportuale”. Netta e tranchant la scelta finale. “Per il porto di Ortona si tratta di un last call. È ovvio che nel quadro previsivo la realizzazione di questo porto comporterà alcuni anni di lavoro, ma al termine il territorio disporrà di un’altra importante infrastruttura utile alla logistica che, insieme all’interporto, potrà sostenere il mondo dell’impresa nella competizione su scala globale”. Fondamentale che la progettazione venga sviluppata in maniera organica e sistemica. “Ovvero prevedendo sin dall’inizio la collaborazione fra i due nodi, collaborazione che, per essere vincente, deve essere agevolata da un sistema di collegamento efficiente. Solo così i traffici relativi ai consumi e alle produzioni potranno andare direttamente e celermente a destino mentre quelli di ‘perfezionamento’, dedicati ai prodotti intermedi, potranno essere convogliati presso l’interporto per le attività di logistica a più alto valore aggiunto” In attesa di tali sviluppi, nell’immediato i nodi di sbarco più prossimi sono quelli di Ancona, sulla costa adriatica, Napoli e Salerno sulla dorsale tirrenica. “Ma lo scalo dorico, per l’esiguità dei volumi e la distanza molto ridotta, ha difficoltà non superabili a creare un sistema funzionalmente integrato. Nei porti tirrenici il maggior ostacolo pare possa essere rinvenibile nell’inefficiente adduzione della rete ferroviaria nei porti, peraltro già congestionati, oltre ai difficili collegamenti trasversali a binario unico e con una certa pendenza che non consentono perfomance di produzione efficienti al treno”. Per questi motivi l’Interporto d’Abruzzo guarda con maggiore interesse alle prospettive di un cluster terra-mare con i grandi porti italiani del meridione, tendenzialmente votati al transhipment. Nel disegno di Renzi & C., il centro intermodale abruzzese potrebbe divenire il punto di snodo di un sistema a doppia sponda Adriatico-Tirrenica. “Essendo efficientemente infrastrutturato nelle reti stradali l’Interporto d’Abruzzo, strategicamente localizzato nel crocevia dei corridoi sud-nord ed est-ovest con un’uscita dedicata sulla A25, si candida a divenire centro intermodale a servizio di una macro-area della parte centrale della penisola con un servizio alternativo al feeder service. Questo link potrà offrire una maggiore mitigazione delle esternalità negative e, soprattutto, una riduzione dei tempi di transito, due fattori che hanno rilevanza anche da un punto di vista economico”. La scommessa corre sul binario “Il treno merci è un sistema di trasporto massivo e in Abruzzo non ci sono realtà industriali in grado di generare flussi di traffico simmetrici - è la considerazione del factotum dell’Interporto - occorre dunque creare una rete d’impresa fra le società di trasporto abruzzesi che possa captare su alcune direttrici i volumi in grado di assicurare un servizio ben armonizzato, economicamente e qualitativamente”. Nel frattempo sono in corso trattative e progetti per collegamenti di traffico combinato terrestre per dare esercizio al terminal, essendo questa l’unica attività in cui la società di gestione intende cimentarsi. “L’unica attività che svolgeremo è quella attinente alla terminalizzazione. La società Interporto Val Pescara SpA, concessionaria per la gestione del terminal ferroviario (è l’operatore che governa il processo logistico dell’ultimo miglio ferroviario) sarà il terminal operator, e nel futuro potrebbe offrire servizi di manutenzione e riparazione delle unità di trasporto intermodale, oltre ai lavaggi ordinari e speciali. L’Interporto è un’infrastruttura capace di offrire supporto tecnico-organizzativo agli operatori della logistica con cui non intendiamo entrare in competizione diretta”. Lo scalo ferroviario, ultimato e pronto all’esercizio, consta di 2 piazzali aventi una superficie di 33.000 mq cadauno (66.000 complessivi) serviti da 4 fasci di binari lunghi 680 metri. A questi si aggiunge un’asta di manovra per il disimpegno dei binari di presa e consegna e i binari di ricovero convogli e/o per le manovre interne. Le attività operative sono state esternalizzate ad un operatore e con un preavviso di 2-3 mesi si può avviare l’operatività, avvalendosi di 2 reach Ecco come sarà l’Interporto d’Abruzzo, una volta operativo stacker ed 1 locomotore di manovra. “Dire che siamo organo di gestione significa precisare che IVP ha compiti di pianificazione, coordinamento e controllo di tutte le attività di terminalizzazione o di logistica dell’ultimo miglio ferroviario. Nell’immediato futuro valuteremo se sia il caso di assumere la veste di operatore MTO per dare esercizio ad alcuni collegamenti di traffico. Insieme a Confindustria, infatti, decideremo se costituire una rete di impresa con lo scopo di creare link di traffico combinato per il nord Europa e di aggregare alcuni gruppi industriali su progetti di traffico intermodale. Sul progetto dry-terminal andrebbero coinvolte almeno 5-8 aziende regionali, inserite nelle logiche dei mercati globali, che possano collaborare in comakership nell’elaborazione del progetto e che rappresentino il fattore di attrattività in grado di stimolare una Shipping Company, le quali notoriamente prediligono avvicinarsi quanto più possibile via mare ai mercati di distribuzione e/o produzione”. Concorrenza interportuale Nella sua prolusione Renzi afferma che la piattaforma logistica abruzzese può essere una valida alternativa alle scelte di operatori che spesso prediligono centri più congestionati e che, proprio in virtù di un eccesso di domanda, hanno costi più elevati. Ma quali di preciso gli interporti cui il nuovo centro sente di poter portare concorrenza diretta? segue a pag.18 www.ship2shore.it 18 Lunedì 14 marzo 2011 segue da pag.17 “In verità quando parliamo della business proposal immobiliare non pensiamo che l’Interporto d’Abruzzo sia in concorrenza con altri interporti. Il network infrastrutturale è stato concepito per dare al sistema logistico nazionale uniformità ed interoperabilità su tutta la penisola, con una maggiore proliferazione, giustificata dai volumi di merce movimentati, nei mercati di produzione del nord-est e del nord-ovest. Nell’area centrale ed in particolare in Abruzzo, invece, non esisteva nessun nodo logistico di qualità ed il territorio non è stato attrattivo per investimenti nel settore dei servizi logistici. Oggi, seppur il mercato, al pari di molti Product of the Year Product Differentiation Innovation Award altri settori, risenta della crisi economica, ci sono segnali incoraggianti riscontrabili dai report immobiliari dei più importanti player del settore ‘industry’. L’Abruzzo ed il nodo logistico Interporto, che dispone di una connessione viaria particolarmente efficiente, può essere il territorio di snodo di un sistema a doppia sponda (adriaticotirrenica) a servizio di una macro area più ampia dei confini regionali. Il casello di imminente realizzazione è a soli 180km dalla barriera di Roma, mercato di distribuzione per antonomasia. Quando parlo di congestione intendo aree in cui la domanda è molto sostenuta ed i prezzi immobiliari sono un po’ più elevati. Protection of the Marine and Atmospheric Environments Lloyd’s List DCN 2010 The honours for HEMPASIL X3 continue to mount. The world’s most advanced fouling release system, HEMPASIL X3 has been recognised as a major fuel-saving and environmental breakthrough for the maritime industry. To date, it is the proud winner of four major industry awards. Fervore commerciale Il direttore conta di poter fare insediare i clienti già dalla prossima primavera-estate. E chi saranno i primi ad insediarsi? “Sui contatti commerciali che stiamo intrattenendo non posso darle un puntuale riscontro per questioni di riservatezza. Le posso dire che siamo stati oggetto di attività di scouting di importanti multinazionali (Cina e America) e che tutti gli operatori del nostro territorio, che hanno palesato gradimento ed interesse per l’infrastruttura, aspettano che la domanda di servizi logistici mostri segnali di ripresa. Stiamo attivando tutte le procedure inerenti al processo ‘agibilità’ e contiamo di portarlo a termine per le fine di maggio. Ciò significa poter offrire ‘turnkey’ dal mese di giugno circa 55.000 mq di magazzini funzionali ai più alti standard della logistica moderna. Nel portafoglio abbiamo una discreta probabilità di saturarne almeno 10.000 sin dallo start-up. Le altre opere sono tutte ultimate, ma alcune interferenze di cantiere con opere di urbanizzazione a carico della municipalità di Manoppello ci impediscono di attivare l’istanza per l’agibilità”. Sistema a rete Anche in virtù di incarichi ricoperti in questo ambito – Renzi è attualmente membro del Consiglio direttivo della UIR Unione Interporti Riuniti nonché CEO di UIRNet Centre srl, società operativa del progetto di piattaforma telematica UIRNet SpA – il manager è consapevole che il sistema logistico nazionale, per operare in una logica di sistema a rete, ha bisogno di una certa uniformità ed interoperabilità delle piattaforme, che ovviamente devono essere più prolifere in aree geografiche a forte vocazione produttiva. In tale contesto non può essere trascurato il ruolo che potrebbe avere la UIRnet. L’infrastruttura Abruzzese, infatti, ospita la sede della UIRnet Centro srl, società territoriale che ha compiti di promozione e distribuzione nelle regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo dei servizi info-telematici integrati nella piattaforma. “Ciò significa che nel prossimo futuro il porto disporrà non solo di una banchina virtuale, che è quella indotta dalla maggiore velocità di processo che la telematizzazione produrrà, ma anche di uno spazio retroportuale fisicamente distante, ma virtualmente talmente vicino da poter considerare i due sistemi logistici un’unica cosa. Insomma un’integrazione ed un’interoperabilità che va oltre il mero collegamento fisico”. La società abruzzese ha creato all’interno del sistema interportuale una piattaforma IP (Internet Protocol) su cui sviluppare i servizi di security e tracking che saranno offerti ai conduttori, ma anche servizi di connettività e fonia a banda larga. “Consapevoli delle esigenze della domanda - che richiede non solo velocità nei cicli operativi, ma anche affidabilità e precisione - abbiamo implementato un sistema che gestisce i contenitori come in magazzino; con tecnologie in radio frequenza il terminal operator può tracciare le UTI e lo stato in cui versano in tempo reale”. Tra i corollari del ‘road show virtuale’ portato avanti in queste settimane da Renzi vi è quello di profondere nelle industrie una nuova cultura aziendale in cui anche i processi di import-export vengano governati direttamente e non demandati, come consuetudine, alla controparte commerciale, iniziando anche ad utilizzare il nuovo incoterms DAT (Delivery at Terminal Interporto D’Abruzzo). “Per traguardare l’obiettivo che ci stiamo prefiggendo, orientato alla gestione dei flussi di traffico extracomunitari, occorre una fattiva condivisione e collaborazione con tutta una serie di attori, fra cui quelli del tessuto industriale del nostro territorio, che devono superare l’abitudine commerciale, nelle transazioni con l’estero, di lavorare con Incoterms che lasciano la regia di una parte importante della supply-chain nella mani degli operatori esteri. È un cambiamento della cultura organizzativa delle aziende importante e non facile, ma abbiamo già qualche segnale incoraggiante che ci fa ben sperare per l’immediato futuro” chiosa Renzi, concludendo con un’autentica professione di fede. “Forse il nostro è un progetto ambizioso e visionario, ma se tutta una serie di attori ci credesse, a mio avviso sarebbe raggiungibile…” Angelo Scorza www.ship2shore.it 19 FERROVIE Lunedì 14 marzo 2011 La schizofrenia viaggia su rotaia, le merci no Sul futuro del cargo ferroviario il numero uno di Trenitalia-FS Moretti prova a rassicurare mentre il Ministro Matteoli semina il panico; gli operatori assistono allibiti e sconcertati… Settimana di passione, naturalmente a colpi di proclami, per il trasporto cargo ferroviario italiano. Il primo a intervenire è stato l’amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che, sulla scorta delle indiscrezioni a proposito dell’ipotetico scorporo e la cessione di alcune attività di Trenitalia Cargo (S2S n.10/2011), ha respinto come falsa tale ipotesi, spiegando che “le Ferrovie dello Stato non svenderanno la Divisione Cargo di Trenitalia” e aggiungendo che “il piano industriale 2011-2015 è attualmente ancora in discussione, dopodiché sarà vagliato con il ministero dei Trasporti, con il ministero dell’Economia e delle finanze, con i sindacati e gli altri stakeholder”. Neppure 24 ore dopo, però, nell’audizione di mercoledì in commissione Lavori pubblici al Senato lo stesso Ministro dei Trasporti, con provvidenziale tempismo, dava un saggio della chiarezza del Governo in materia di trasporto merci, spiegando che, dopo averne parlato con alcuni fantomatici colleghi europei, risulta “difficile tornare al trasporto su rotaia. Non me la sento di prendere un impegno forte sulla funzionalità delle ferrovie nel trasporto merci”. Affermazioni da far tremare i polsi. In primis a Fercargo, che contemporaneamente, nell’altra aula Mauro Moretti e Altero Matteoli parlamentare, era in audizione a discutere di riordino normativo riguardante la legge sugli interporti e le piattaforme logistiche. “Siamo sorpresi e increduli” ha commentato il presidente Giacomo Di Patrizi. “Si tratta di un’affermazione antieconomica, miope dal punto di vista ambientale, dannosa per il sistema logistico. Matteoli sembra aver inoltre deciso di smentire se stesso perché negli ultimi due anni ha sempre sostenuto il contrario di quanto dichiarato adesso in Senato. Anche in contesti internazionali come Kyoto, il Governo italiano ha sempre convenuto sulla necessità di spostare parte del trasporto merci dalla gomma alla rotaia. Del resto paesi come Francia, Svizzera e Germania, stanno investendo pesantemente nel trasporto su ferro, registrando tassi di crescita notevoli, anche del 15% annuo. E questa è esattamente la direzione indicata dall’Unione Europea”. Duro anche il commento di Marco Terranova, amministratore delegato di SBB Cargo: “Sono affermazioni gravissime quelle del Ministro, ci aspettiamo una rettifica con le parole e soprattutto con i fatti. Il trasporto merci ha bisogno di un piano complesso di sostegno e di sviluppo, non di interventi mordi e fuggi. Un piano che parli di liberalizzazione del mercato, di accesso alle infrastrutture e di competizione leale con le altre modalità che invece vengono continuamente sovvenzionate a fondo più o meno perduto”. Tornando all’audizione di Fercargo, fra le proposte più interessanti avanzate dall’associazione vi sono la mappatura degli interporti in Italia, la necessità di promuovere il trasporto ferroviario in questi luoghi e l’ipotesi di imporre una minima quota di traffico ferroviario alle strutture interportuali. Fercargo e Assoferr avanzeranno una proposta specifica alla commissione con una nota da inserire agli atti dell’indagine conoscitiva sul trasporto ferroviario, con una sintesi delle problematiche e un analisi dettagliata sull’infrastruttura e sulle sue inefficienze. Fercargo ha inoltre annunciato l’intenzione di portare in sede comunitaria la questione della direttiva del luglio 2009, ancora pendente al Consiglio di Stato (S2S n.43/2009, 21, 39/2010 e 2/2011). A.M. L’Interporto di Padova sconfina a oriente Avviata in occasione dell’inaugurazione del raddoppio del Nuovo Grande Terminal ferroviario lo scorso autunno (S2S n.41/2010), l’attività di MTO – Multimodal Transport Operator intrapresa dall’Interporto di Padova conoscerà presto un’espansione. Nelle prossime settimane – i dettagli del servizio (tempistica, frequenza, capacità, etc.) non sono ancora stati resi noti – l’Interporto lancerà infatti, in collaborazione con Cemat (controllata da Trenitalia, che dovrebbe occuparsi della trazione per la parte italiana) e la slovena Adriakombi, un nuovo collegamento fra Milano Segrate, l’Interporto di Padova e la capitale slovena Lubiana. Da qui le unità di carico intermodali potranno essere rilanciate verso tutti i paesi dei Balcani e raggiungere inoltre Turchia e Grecia. Si tratta del primo servizio internazionale gestito dall’Interporto, che come esordio da MTO aveva scelto un collegamento nazionale fra Padova, Bologna e Bari. Questo collegamento, che oggi ha frequenza trisettimanale nelle due direzioni ed è trazionato da Trenitalia, è offerto in modalità ‘multicliente’ perché pensato su misura per le esigenze delle piccole e medie aziende del nord est che raramente hanno volumi di merci da spedire tali da occupare un intero convoglio. www.ship2shore.it 20 ASSOCIAZIONI Lunedì 14 marzo 2011 HANDLING L’esperienza di Muratore per l’utenza genovese La turca Portunus acquisisce Il Vice Presidente di ANITA rimpiazza l’uscente Beppe Costa alla presidenza del Comitato Utenti e Operatori del Porto di Genova Il Comitato Utenti e Operatori del Porto di Genova ha rinnovato stamane il Consiglio per il biennio 2011-2012 affidandosi alla lunga e consolidata esperienza nel campo dei trasporti, della logistica e dello shipping di Renzo Muratore, nominato Presidente – rimpiazzando Beppe Costa della SAAR – per designazione della sezione autotrasporti di Confindustria. Attualmente il manager ed imprenditore riveste, quali incarichi istituzionali, il ruolo di presidente del Previlog e di Vicepresidente di ANITA, l’associazione di autotrasporto di Confindustria; è inoltre amministratore delegato di Saimare S.p.A. e Saimare Finanziaria s.r.l, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Saimare Livorno s.r.l. e del Consorzio Trasporti Europei (CTE). Nato a Genova 71 anni fa, laureato in Economia e Commercio, Muratore è iscritto all’Albo Nazionale degli Spedizionieri Doganali, all’Albo Nazionale dei Revisori Contabili del Ministero di Grazia e Giustizia, ed è Perito della C.C.I.A.A. e del Tribunale di Genova, categoria XXI – attività marittime, doganali, aeree e di navigazione interna. Già Direttore Centrale della FINMARE (Gruppo IRI), nel Renzo Muratore 1978 ha promosso il primo studio sulle autostrade del mare’ mirato ad introdurre in Italia il concetto della navigazione merci di linea nel cabotaggio e nel 1985 è stato eletto Consigliere Regionale, ricoprendo fino al 1990 l’incarico di Assessore Industria, Lavoro e Formazione Professionale della Regione Liguria. Dal marzo al settembre 1990 è stato Presidente della Giunta regionale della Liguria e successivamente, fino al luglio 1994, Assessore Regionale Urbanistica, Programmazione, Partecipazioni Informatica. Le altre cariche assegnate sono le seguenti: Vice Presidente Bruno Musso, Presidente del Gruppo Grendi, per designazione di Confitarma. Fanno parte del Consiglio Giovanni Cerruti (Gastaldi), Membro Effettivo, e Massimo Moscatelli, Membro Supplente, in rappresentanza dell’Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei (Assagenti); Adriano Calvini (MADI Ventura), Membro Effettivo, ed Ernesto Cauvin (Gruppo Cauvin), Membro Supplente, in rappresentanza dell’Associazione Ligure Commercio Estero (A.L.C.E.); Guido Giumelli, Membro Effettivo, e Giovanni Rossi, Membro Supplente, in rappresentanza dell’Associazione Spedizionieri Corrieri e Trasportatori di Genova (Spediporto); Stefano Cavallo, Membro Effettivo, ed Emilio Piombino, Membro Supplente, entrambi dello Studio Peritale Cavallo, in rappresentanza del Comitato Compagnie Assicurazioni Marittime; Giovanni Delle Piane (Rimorchiatori Riuniti), Membro Effettivo, e Giuseppe Costa (SAAR), Membro Supplente, in rappresentanza di Confindustria; Fabio Pittaluga (Pittaluga Containers), Membro Supplente, in rappresentanza di A.N.I.T.A.; Franco Fabrizio (Grandi Navi Veloci), Membro Supplente, in rappresentanza della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma). la connazionale Yuce Makina L’operatore specializzato in refitting di mezzi portuali amplia così l’offerta di servizi ai terminalisti di tutto il mondo Portunus Port Spares and Services, azienda turca attiva nella riparazione, refitting e modifica di mezzi portuali, ha acquisito la connazionale Yuce Makina, specializzata nella fornitura di parti di ricambio e servizi di assistenza nel medesimo settore. Önder Türker, sales manager di Portunus Port Spares & Services, spiega quale strategia ha guidato quest’operazione: “L’obbiettivo era quello di rafforzare la nostra presenza sul mercato, mettendoci nella condizione di offrire ai nostri clienti un servizio ancora più ampio e completo. Yuce era leader nella fornitura di parti di ricambio nell’area mediorientale, attività che si integra perfettamente con il core business di Purtunus”. Con quali brand verranno offerti questi nuovi servizi? “La società Yuce Makina non esisterà più, ma il suo nome verrà mantenuto come marchio della nostra divisione dedicata alla manutenzione e alle parti di ricambio per i mezzi portuali. La dicitura sarà ‘Yuce, Spare Parts Division of Portunus’ “. Come sono andate le attività della società nel 2010? “Non essendo produttori, ma fornitori di servizi – precisa Türker – non abbiamo dati relativi alle volume delle vendite, ma lo scorso anno abbiamo operato in 42 paesi e in 200 diversi porti in tutto il Önder Türker mondo, anche se la maggior parte delle nostre attività si concentra in Medio Oriente e Nord Africa”. Portunus, che tra i suoi clienti vanta molti ‘big’ del terminalismo mondiale tra cui PSA Mersin, DP World Aden, APM Terminals, nel gennaio 2009 ha costituito la società Teci Istanbul, in jointventure con Teci, azienda del gruppo Redaelli. Con che obbiettivo avete realizzato questa partnership? “Abbiamo un solido legame di collaborazione con Redaelli. Attualmente, tramite la joint venture, vendiamo le funi metalliche prodotte da Teci, dedicate ai mezzi per la movimentazione dei container, in molti porti di Algeria, Siria, Egitto, Arabia Saudita, e a breve termine assumeremo ufficialmente il ruolo di Port Specialist per l’azienda milanese”. F.B. www.ship2shore.it 21 LOGISTICA La logistica non industriale del Gruppo Logistico LDI Il Direttore Generale Alessandro Bursese annuncia un importante progetto con Schenker Italia e si pronuncia, con una certa diffidenza, sul Piano Nazionale della Logistica: “Speriamo non siano, come sempre, solo belle parole” Trasportatori locali, trasportatori nazionali, gestori di servizi logistici ad alto valore aggiunto. È passata per queste tre fasi l’evoluzione del Gruppo Logistico LDI, nato nel 1979 come Laziale Distribuzione a Pomezia, in provincia di Roma, per opera di Giuseppe Bursese, attuale titolare del’azienda. “Il passaggio è stato naturale – esordisce il figlio e General Manager Alessandro Bursese – il mercato ci ha fatto comprendere immediatamente la necessità di offrire ai clienti servizi nuovi che andassero al di là del mero trasporto delle merci. Quest’ultimo, ad oggi, rappresenta solo uno degli anelli della catena logistica, ma non è più il nostro core business, rappresentando non più del 20-25% del fatturato aziendale”. A sottolineare la specializzazione logistica dell’azienda è stata anche l’acquisizione del nuovo nome, Gruppo Logistico LDI, la nascita nel 1981 della consociata Interlaziale S.p.a. - presidio logistico-distributivo nel Nord Italia con le sedi di Paderno Dugnano, Bollate e Ceriano Laghetto – ed un vivace sviluppo multisettoriale (farmaceutico, promozionale, automobilistico, fashion, Information Technology, bancario, editoriale, oggettistica ed arredo, archiviazione documentale). “Il tutto avviene con 11 impianti sull’intero territorio italiano presenti a Roma (il più grande con oltre 100.000 mq coperti), Milano, Bologna, Napoli e Gioia Tauro. Ma ciò che ci ha permesso di affermarci in modo ancora più marcato è stata la realizzazione, tra il 2006 ed il 2008, del Polo Logistico di Santa Palomba, a pochi Alessandro Bursese chilometri da Roma ed in prossimità dei principali snodi autostradali e ferroviari, degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino e dell’hub di Civitavecchia. Si tratta di una struttura di 80.000 mq coperti, nata con l’obiettivo di concentrare le poliedriche attività del Gruppo LDI e di diventare punto di riferimento a livello nazionale per la produzione ed i servizi, in quanto ad efficienza ed avanguardia”. Ed è stata proprio questa struttura a permettere al gruppo di affrontare al meglio la crisi economica del 2008. “È come se ci fossimo preparati per tempo a quello che stava arrivando. Il polo di Santa Palomba ci ha consentito sia di porci sul mercato in maniera diversa a livello di immagine, sia di usufruire di economie di scala che ci hanno permesso di abbattere i costi e di affrontare l’anno dello scoppio della crisi con le carte in regola per aggredire il mercato anziché subirlo”. Una logistica non industriale è - rimarca Bursese - la caratteristica peculiare che porta molti clienti a scegliere il Gruppo Logistico LDI. “La nostra non è una logistica fatta di muscoli e grandi numeri ma una logistica di nicchia nella quale si dà un valore aggiunto alle merci con trasformazioni e personalizzazioni. Tendiamo ad evitare quei lavori che comportano giacenze molto elevate con rotazioni basse dei magazzini e cerchiamo commesse con quantitativi relativamente contenuti”. Un servizio che LDI svolge anche all’estero affidandosi a società specializzate. Diretti competitors sono ovviamente i grandi players della logistica nazionale. “La concorrenza è serrata – ammette il giovane Bursese – ma noi ci collochiamo su un altro piano grazie ad un approccio diverso: garantiamo infatti prestazioni tailor made costruite sulle esigenze del cliente. Forniamo una gamma di servizi estremamente varia, elastica e flessibile in grado di raggiungere nel modo migliore possibile le esigenze dei committenti ed in modo molto più efficace rispetto ad organizzazioni più grandi e complesse della nostra. La nostra forza è la snellezza decisionale che ci permette di cucire un vestito addosso al cliente che, altrove, è costretto ad acquistare un vestito già fatto”. A supportare questa filosofia aziendale ci segue a pag.22 Lunedì 14 marzo 2011 www.ship2shore.it 22 FORNITORI segue da pag.21 Missione compiuta per l’Azipod di Oceania Cruise & Marine Logistic Network porta a termine un’altra spedizione transoceanica Cruise & Marine Logistic Network ha portato a termine un’altra difficile impresa. A testare la qualità del lavoro svolto dalla società, di cui sono partner Blue Water Shipping e Priano Marchelli, questa volta è stata Oceania Cruise Lines che ha affidato un delicato progetto di trasporto di un AZI-POD o sistema di propulsione elettrica del peso di oltre 110 tonnellate, da Galveston in Texas. “Tramite la nostra stazione Blue Water Shipping di Houston, coordinata da Roy Applegate, è stato curato l’imbarco e il part-charter di una nave per la spedizione dello stesso a Marsiglia presso il Chantier Navale de Marseille, per un bacino di carenaggio della nave Seven Seas Mariner” spiega Andrea Giachero, numero uno di Priano Marchelli. Nello specifico si trattava di un involucro delicatissimo a forma di ogiva, di buone caratteristiche idrodinamiche, che racchiude un motore elettrico a corrente alternata e un corto albero che aziona un’elica, in genere a passo fisso, che può essere applicata su una delle estremità dell’ogiva. In alcuni casi sono previste due eliche applicate su entrambi i lati della nave, ma in generale il gruppo viene sempre posizionato sotto lo scafo. “Abbiamo sfruttato l’esperienza locale della stazione Blue Water di Houston per trovare una nave che garantisse all’armatore un servizio eccellente a un costo assolutamente competitivo, negoziando con la compagnia di navigazione un ottimo nolo” prosegue Giachero, che tiene a precisare come “l’operazione Lunedì 14 marzo 2011 sia stata delicatissima e complicata in quanto l’Azipod era tenuto allo stato estero in un magazzino Rolls Royce su una piccola isola”. Oltre ad aver curato la parte doganale a Galveston è stato richiesto l’intervento di Mammoet USA al fine di movimentare il pezzo su una chiatta che raggiungesse Houston in tempi brevi, da dove il componente è stato sbarcato tramite gru a terra e successivamente trasferito sulla nave multipurpose BBC Polonia, ormeggiata in banchina. “Nonostante le temperature bassissime e un imprevisto ai motori della gru, le operazioni sono state effettuate con successo caricando il propulsore e le varie parti di rispetto sulla nave, che ha trovato ad attenderla nel porto di Marsiglia lo staff di Priano Marchelli” aggiunge il numero uno dell’azienda genovese. “Nello scalo francese abbiamo organizzato le altrettanto delicate operazioni di sbarco, sdoganamento, movimentazione e allocazione presso i magazzini dei cantieri Marsigliesi al fine di permettere l’inizio del bacino”. Un lavoro di grande importanza che permettete a Cruise & Marine Logistic Network di presentarsi alla prossima fiera Seatrade di Miami con un biglietto da visita di primissimo piano. “Questa spedizione, parallelamente all’operazione relativa alla Carnival Splendor, è stata l’ennesima dimostrazione che il nostro Gruppo può soddisfare worldwide anche le più complicate esigenze di logistica si possano presentare all’armatore, al cantiere navale o a qualsiasi tipo di azienda operi nell’industria navale” ha detto Roy Applegate, global vice president del network Cruise & Marine nonché rappresentante di Blue Water. “Il nostro obiettivo è quello di dare sempre un servizio a valore aggiunto che garantisca al cliente un’assistenza worldwide e un supporto logistico che mira all’eccellenza”. Nicola Capuzzo sono ovviamente importanti investimenti tanto a livello tecnologico quanto formativo.“C’è una cosa che ripeto sempre ai miei collaboratori, e cioè che noi non siamo più gestori di materiale fisico, ma di informazioni. Oggi si distingue sul mercato chi riesce a dare in maniera puntuale le informazioni al suo cliente, tenendolo aggiornato sui suoi flussi logistici. Per fare questo l’informatica è fondamentale ed è proprio qui che puntiamo sempre in alto con rinnovamenti ogni due anni ed implementazioni delle soluzioni migliori sul mercato. Siamo tra i pochi ad avere un servizio completo inerente l’informazione in tempo reale al nostro cliente che è in grado di consultare il nostro sito web in ogni momento e verificare quanti pezzi tiene il suo magazzino, quanti ne sono entrati, quali le scorte, dov’è la sua spedizione. Integriamo, quindi, quella che è la classica informazione track & trace con quello che succede prima che la merce esca dal magazzino”. Importante anche la quota di investimenti in formazione. “Dare solamente gli strumenti alle persone ma non aggiornarli sull’utilizzo delle stesse è come buttare risorse al vento – spiega il Direttore Generale – per questo organizziamo moltissimi corsi tanto di lingua in inglese, quanto di informatica e comunicazione e siamo sempre a stretto contatto con diverse università che ci mandano laureati e laureande da formare”. A questo proposito chiediamo cosa si pensa della nuove Riforma scolastica del Ministro Gelmini che prevede l’introduzione dell’indirizzo “Trasporti e Logistica” tra quelli degli Istituti Tecnici. “Finalmente! – chiosa il nostro interlocutore – Basti pensare che quando mi laureai in Economia e Commercio a Roma nel 2000 tentai di fare una tesi che parlasse di logistica e feci molta fatica a trovare un professore che capisse almeno lontanamente di cosa stessi parlando. Tutti pensavano che parlassi di scambi ferroviari e misure delle ruote dei mezzi. La formazione di base sulla scuole è un’ottima notizia. È fondamentale trovare persone che abbiano già una certa conoscenza sul campo”. Allargando il discorso alla situazione della logistica in Italia, secondo Bursese il problema è sempre e solo uno: la mancanza di coordinamento e coralità nelle decisioni, nonché l’assenza di un piano omogeneo che badi poco ai personalismi e tenga invece conto del sistema Paese. “Abbiamo speso parole in convegni, lettere, riunioni, stiamo partecipando al Piano Nazionale della Logistica. Ma purtroppo la conclusione a cui arrivo è sempre una: siamo solo pieni di buone intenzioni – puntualizza amaramente il Direttore - i progetti sono sempre bellissimi, peccato che poi tra quello che si promette e la sua effettiva realizzazione ci si perda per strada. Succede sempre che oggi si deve accontentare una parte politica, domani un imprenditore, una banca, e l’indomani ancora una regione. La speranza è l’ultima a morire, non ci tiriamo mai indietro. È chiaro, però, che un minimo di disillusione ce la portiamo dietro”. Infine uno sguardo all’immediato futuro del gruppo. “Sono molto contento di annunciare che abbiamo concluso da poco un accordo con Schenker Italia, che ha chiuso la filiale di Roma e la sta trasferendo presso il nostro polo di Santa Palomba. Si tratta di un progetto molto importante perché, oltre a comportare una partnership molto forte con loro, ci consentirà di dare servizi a valore aggiunto ai nostri clienti creando pacchetti unici di distribuzione, ricezione, trasporto finale e logistica di merci dall’estero, Cina compresa. Non solo: otterremo una visibilità a livello europeo non indifferente. Il futuro vuol dire Europa; non possiamo più fare affidamento esclusivo sul mercato italiano che sta diventando sempre più marginale e ci sta trasformando in un Paese di meri consumatori” conclude Bursese. Valentina Cameli www.ship2shore.it 23 MANNING Il comandante non va criminalizzato! Predrag Brazzoduro, coordinatore ITF per la Croazia, parla - con toni piuttosto accesi - delle responsabilità del comandante e del boicottaggio delle navi sub-standard Rijeka (Croazia) – “Non è pensabile che, oggi, ad un capitano siano richieste conoscenze tecnologiche da XXII secolo (ripeto XXII) affibbiandogli responsabilità da XVII secolo, quando spesso il comandante era anche proprietario o comproprietario della nave” ci tiene a dire Predrag Brazzoduro, coordinatore per la Croazia della International Transport Workers’ Federation (ITF) nonché segretario nazionale del sindacato marittimi croati (Sindikat pomoraca Hrvatske -SPH). “Di fatto il comandante non è il ‘signore e padrone’ della nave, come si favoleggia, anzi, sempre di più assomiglia ad un normale conducente che porta il ‘mezzo’ dove l’armatore decide, con un carico che non ha scelto lui. Come fa lui a sapere, ad esempio, che in un container sigillato, tra le centinaia o migliaia che trasporta, c’è della droga? Eppure viene arrestato. Se poi, sciaguratamente, succede un disastro, è sempre lui ad essere criminalizzato e a fare da capro espiatorio. Troppo spesso la magistratura non sa come vadano in concreto le cose a bordo e per l’armatore è troppo comodo farsi schermo con la responsabilità del comandante. Noi, oltre ad intervenire in questi casi, ci battiamo a livello internazionale per una regolamentazione che tenga conto dell’effettiva ripartizione di responsabilità”. Le regole per diventare comandante stanno però cambiando dappertutto… “È vero, però resta da vedere chi affiderà la nave a qualcuno che non ha un’adeguata formazione professionale. Gli armatori più accorti sanno che con un equipaggio di qualità, anche se costa di più, alla fine risparmiano sui costi di manutenzione e la nave è in sicurezza: è lo stesso problema di qualità che si riscontra con certe costruzioni asiatiche. Comunque, i marittimi croati sono sicuramente tra i migliori al mondo. Ce ne sono circa 25.000, di cui solo 5.000 imbarcati su navi croate. Un esempio Il cap. Predrag Brazzoduro è l’armatore Topic di Trieste (manager Marfin Management SAM., Principato di Monaco), che impiega esclusivamente equipaggi croati, circa 200 persone (con le riserve) per le sue 7 bulk carriers (i cui nomi sono Anton, Elena, Giovanni, Jalma, Lisa, Olga e Rosina, tutti seguiti da Topic). Lo SPH rappresenta tra il 40% e il 45% di tutti i marittimi croati, perché molti che navigano su navi estere non sono iscritti”. E le ‘carrette del mare’? “Qui è fondamentale il coordinamento tra i vari sindacati del Mediterraneo. Assieme a FIT-CISL, il sindacato italiano più rappresentativo nel settore, a FILT-CGIL, al sindacato montenegrino abbiamo già lanciato un’azione collettiva chiamata Iniziativa Adriatica volta a boicottare le navi fuori standard. Tra fine marzo ed inizio aprile ci riuniremo a Cipro, assieme ai sindacati di Francia, Spagna, Grecia, Turchia, Nordafrica ed altri, per estender l’iniziativa a tutto il Mediterraneo ed il prossimo passo sarà il Baltico, perché non è pensabile che se una nave viene respinta, diciamo, a Fiume, possa poi essere accolta a Ravenna…Altro punto importante è il coordinamento tra sindacati dei marittimi e dei lavoratori portuali, perché la cosiddetta ‘autoproduzione’ è spesso pericolosa per il marittimo che fa un altro tipo di lavoro e non deve essere oberato con compiti che non gli competono ed essere già stanco prima della partenza, anche per ovvie ragioni di sicurezza”. In qualità di rappresentante dell’ITF per la Croazia, Brazzoduro è stato innumerevoli volte coinvolto nelle controversie tra armatori ed equipaggi. “Con il pagamento di 40.000 dollari e 23.800 euro di recente sono stati saldati gli arretrati all’equipaggio della Ruby Star, già della mestrina Pianura Armatori. Ora stiamo trattando per quello della Generoso di Patella. Non sempre, però, gli armatori ‘fanno i furbi’, come neanche il comportamento dei marittimi imbarcati può sempre definirsi specchiato, sebbene ovviamente il nostro ruolo sia quello di difenderli. A volte hanno oggettive difficoltà e gli armatori ricorrono a noi per adempiere ai loro obblighi contrattuali. Ricordo, ad esempio, quando vennero chiuse le frontiere all’inizio della crisi che Lunedì 14 marzo 2011 dissolse la Jugoslavia, nel 1991-1992, personalmente trasportai in contanti oltre frontiera prima 960.000 dollari per una petroliera americana ferma al cantiere Viktor Lenac, e poi consegnai 725.000 marchi all’equipaggio di una nave dell’armatore tedesco Baguzot nel porto di Vela Luka (Korčula)”. Mauro A. Bogdanović Sequestro giudiziario per nave di Patella Si è ulteriormente complicata la vicenda della general cargo Generoso (4917 dwt) gestita dalla società veneziana Cap. Giuseppe Patella Srl di Mestre (S2S n. 40/2010), già ‘trattenuta’ dal cantiere di Lošinjska Plovidba a Lussinpiccolo, sin dal 23 maggio 2010, per un debito ammontante, come ci confermano fonti vicine alla compagnia croata, a circa 100.000 euro. I membri dell’equipaggio, tutti russi e alcuni dei quali non pagati dal settembre 2009, hanno infatti richiesto ed ottenuto dal Tribunale commerciale di Rijeka, il 25 del mese scorso, il sequestro giudiziario della nave per arretrati ammontanti a 490.000 dollari a fine febbraio. Questo dopo che Patella aveva sospeso il pagamento settimanale di circa 1000 euro per i viveri. “Ad eccezione, per necessità tecniche, del capitano, del 1° di coperta e del direttore di macchina, già ad inizio marzo siamo riusciti a rimpatriare tutti gli altri 8 marittimi imbarcati (uno era già sbarcato in precedenza). Siamo in trattative, anche attraverso i sindacati di Venezia. Speriamo che il capitano non debba ricorrere alla vendita di attrezzature di bordo per il sostentamento” osserva il cap. Predrag Brazzoduro, coordinatore dell’ITF per la Croazia. M.A.B. 24 POLITICA DEI TRASPORTI www.ship2shore.it Parte il primo tavolo della Logistica in Lombardia Confronto costruttivo e serrato in Regione Lombardia tra operatori, istituzioni ed associazioni di categoria, convocate dall’assessore Cattaneo, il quale punta all’operatività progettuale in 90 giorni Milano - La Lombardia individuando quanto meno è un crocevia strategico e una prassi operativa precisa: produttivo fondamentale per formazione entro la fine di il ruolo che il nostro Paese marzo 2011 di 3 gruppi di deve cercare di giocare sul lavoro del Tavolo - Reti, tavolo europeo ma anche Servizi e City logistic mondiale. I numeri parlano che avranno 90 giorni per chiaro: oltre 424 milioni focalizzare la loro attenzione di merci l’anno, pari a nella formulazione di quasi il 30% dei traffici alcune proposte concrete, nazionali, transitano per i che verranno poi confini lombardi, entro i condivise e valutate nella Raffaele Cattaneo quali avviene il 40% delle riunione “allargata” già operazioni doganali. calendarizzata per la fine di Sono dati che non possono lasciare giugno di quest’anno. indifferenti e che suggeriscono la “I numeri - ha affermato Cattaneo - dicono necessità pressante di affrontare alcuni che fino ad oggi non abbiamo trattato nodi fondamentali che impediscono alla la logistica come un asset strategico regione ‘Locomotiva d’Italia’ di svolgere a per il Paese, come invece è. Dobbiamo dovere il suo ruolo di traino dell’economia recuperare il tempo perso perché stiamo nazionale. parlando di un tema cruciale per il Proprio per mettere a tema questi argomenti trasporto della Lombardia e quindi e trovare nuove strategie di settore, dell’intero Paese. A questo percorso l’Assessore Regionale alle Infrastrutture deve affiancarsi la consapevolezza che e Mobilità, Raffaele Cattaneo, ha riunito l’intermodalità rappresenta la possibilità a Palazzo Pirelli oltre 70 operatori della per gestire al meglio il passaggio delle mobilità delle merci nel primo Tavolo merci dalla gomma al ferro e viceversa della Logistica regionale. e che l’ulteriore sviluppo della rete Accanto alle Istituzioni, Sistema camerale, infrastrutturale non può che giovare a parti sociali ed esperti del settore sono tutti. Abbandonata l’idea di puntare su un intervenuti i principali attori della grosso centro di interscambio a Lachiarella catena logistica, tra cui si sono notati - ha spiegato Cattaneo - abbiamo scelto di i rappresentanti di Saima, Ambrogio, costruire una rete di centri Hupac, Cemat, Spinelli, Sogemar: intermodali più piccoli, ma sicuramente associazioni di spedizione, logistica ed più funzionali. Da qui gli investimenti autotrasporto, gestori di rete ferroviaria, sul terminal di Segrate, il raddoppio imprese ferroviarie, società di trasporto del terminal Hupac fra Busto Arsizio e intermodale, gestori di terminal, autorità Gallarate, gli investimenti a Mortara, portuali e società aeroportuali. Ne è Sacconago, Voghera e di Bergamo/ scaturito un confronto franco, che non ha Montello”. nascosto le difficoltà che tuttora gravano Al di là dei consueti focus sui nodi sul settore, ma che ha già cominciato infrastrutturali classici della Pedemontana a fornire le prime ipotesi di risposta e della Brebemi, il dato davvero interessante è stata la focalizzazione delle proposte emerse su alcuni elementi di respiro ristretto ma cruciali per un buon funzionamento della macchina logistica lombarda: allungamento dei binari delle Lunedì 14 marzo 2011 gronde ferroviarie al fine di permettere il passaggio di treni merci realmente lunghi 600 m e l’allestimento con colonnine elettriche dei parcheggi dei grandi centri di distribuzione al fine di permettere ai camion frigo di mantenere in temperatura le celle pur tenendo il motore spento. Regione Lombardia vuol dare un approccio di sistema al complesso settore dei trasporti e delle merci; un approccio che non si limiti cioè alla mera realizzazione di nuove infrastrutture, ma che miri anche a potenziare/riqualificare quelle esistenti e a sviluppare l’intermodalità, come compiuta integrazione tra le diverse modalità di trasporto. “Questo Tavolo - ha concluso Cattaneo - faciliterà lo scambio di dati e ci permetterà quindi di studiare soluzioni che si basino sulle reali esigenze degli operatori. Abbiamo dato vita ad uno strumento di raccordo tra i vari operatori del settore sia a livello regionale sia a livello nazionale che ne favorirà la migliore integrazione”. Barbara Adriani Un futuro logistico per i giovani Abbiamo voluto organizzare questo Convegno perché “l’attività del Propeller è finalizzata a favorire la formazione, l’aggiornamento tecnico e culturale tra tutti gli appartenenti alle categorie economiche e professionali legate alle attività dei trasporti nazionale e internazionali” spiega il Presidente, Riccardo Fuochi, introducendo il convegno ‘Logistica Professione del Futuro’ “La Logistica - in senso lato - è una delle attività più importanti per la nostra economia e secondo stime di Confetra ha un’incidenza pari al 7% del PIL. Il quadro attuale nel nostro Paese è abbastanza critico: perdiamo infatti competitività rispetto al Nord Europa e a Sud i nuovi Porti del Mediterraneo stanno diventando dei temibili concorrenti per il nostro sistema portuale. Le motivazioni sono note a tutte e non è questa la sede per ripetere quanto dibattuto quotidianamente nei diversi tavoli di lavoro e convegni, ma mi preme sottolineare un elemento positivo: il risveglio di una certa consapevolezza da parte delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Il Piano della logistica fortemente voluto dal Sottosegretario Giachino - dopo anni di vuoto - ne è un esempio e fornisce delle linee guida su quanto fare per rafforzare il sistema logistico del nostro Paese e mettere in grado le nostre aziende di affrontare la concorrenza estera”. Tra gli aspetti critici evidenziati nel documento propugnato dal Sottosegretario Giachino vi è il basso livello di formazione del settore. “Questo è un elemento di grande svantaggio rispetto a Paesi più evoluti che da sempre hanno curato l’aspetto formativo e culturale del settore. In Germania, Francia, Olanda , Inghilterra esistono percorsi di studio e diplomi per operatori del trasporto e della logistica che consentono di formare risorse umane preparate, che poi si traducono immediatamente in maggior efficienza e riduzione di costi per le aziende di quei Paesi. Anche in Italia esiste un’ importante offerta formativa con: Formazione finanziata, Corsi di Laurea, Master Universitari, Corsi organizzati da Enti ed Associazioni di Categoria, Formazione a distanza; tuttavia, a mio parere, si tratta di un’offerta molto frammentata, e soprattutto non coordinata: manca infatti un percorso logico che consenta di rispondere alle vere esigenze del mercato” rimarca Fuochi. “Alcuni studi sostengono che il fabbisogno del mercato italiano sia di 50.000 persone da inserire nelle aziende di logistica e che queste figure siano al secondo posto della Riccardo Fuochi lista degli ‘introvabili’ (subito dopo gli infermieri). La Formazione è inoltre una forma di investimento per le imprese ed a tale proposito gli operatori devono fare la loro parte integrandosi con le scuole ed aprendo le proprie aziende per consentire stage formativi agli studenti. Dobbiamo però tenere conto della necessità formativa diretta a tutte le persone che operano o intendono operare nel settore, giovani, meno giovani, occupati o non occupati, impiegati od operai. Occorre dunque avviare un tavolo di consultazione e confronto tra Istituti scolastici ed Associazioni imprenditoriali per definire con chiarezza i percorsi formativi necessari” conclude il Presidente del Propeller Club Milano. www.ship2shore.it 25 L’ANGOLO LEGALE Lunedì 14 marzo 2011 Pirateria, si pronunciano i legali Mentre Confitarma mette in guardia dalla recrudescenza del fenomeno a causa del caos libico, l’Avv. Porzio si esprime, con dovizia di particolari, sull’applicabilità della legge 15 Marzo 1991, n. 82, con riferimento ai reiterati atti di pirateria nel Golfo di Aden ed al largo delle coste somale Mentre Confitarma mette in guardia dalla recrudescenza del fenomeno della pirateria, a causa della situazione libica – secondo il Presidente Paolo d’Amico il venir meno del greggio libico ha già portato ad aumentare la produzione giornaliera nei paesi del Medio Oriente; ciò vuol dire che il trasporto marittimo di petrolio proveniente da quell’area aumenterà ancora con maggiore numero di navi operanti in zone a rischio di pirateria – l’Avv. Vittorio Porzio, dell’omonimo Studio Legale di Napoli illustra, con estrema dovizia di particolari, un suo parere tecnico. “Spinto dal notevole incremento degli atti di pirateria, ho recentemente approfondito il dibattuto problema della validità, per le navi che battono bandiera italiana, delle coperture K&R e ciò con riferimento alla legge n. 82 del 1991 che sancisce la nullità delle coperture assicurative aventi ad oggetto il rischio del pagamento del riscatto nei casi di sequestro di persona a scopo di estorsione” spiega Porzio nella sua introduzione. “Al riguardo, sono pervenuto alla conclusione dell’inapplicabilità della predetta legge”. I. Quesiti Sulla scorta di una più articolata relazione tecnico-giuridica redatta dal Prof. Avv. Giuseppe Riccio, titolare del Corso avanzato di Procedura penale della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, ed allo scopo di coglierne i punti essenziali, col presente parere intendo apportare un contributo alla discussa questione circa la estensibilità della legge in oggetto in tema di contrasto al fenomeno dei sequestri di persona a scopo di estorsione agli atti di pirateria, soprattutto quando essi si sostanziano nella detenzione e/o sequestro degli equipaggi e siano commessi in danno di navi italiane nelle acque del golfo di Aden o in zone limitrofe. Il tutto al fine di valutare se la stipula di contratti di assicurazione a copertura del rischio di sequestro e del pagamento del riscatto di tali atti costituisca o meno una delle ipotesi delittuose previste nella citata legge. A tal riguardo, e sempre che si dovesse ritenere sussistere l’anzidetta estensibilità, l’attenzione va posta sugli articoli 1, comma 4, e 2 della richiamata legge che, rispettivamente, prevedono: “le disposizioni dell’art. 379 del codice penale si applicano nei confronti di chi, al di fuori delle ipotesi previste ai commi 1 e 2 dell’articolo 7 e di concorso nel delitto di sequestro di persona a scopo di estorsione, si adopera, con qualsiasi mezzo, al fine di far conseguire agli Avv. Vittorio Porzio autori del delitto medesimo il prezzo della liberazione della vittima”; “1.chiunque, cittadino italiano, stipula anche all’estero contratti di assicurazione aventi ad oggetto la copertura del rischio, nel territorio dello stato, rappresentato dal pagamento del prezzo del riscatto in caso di sequestro di persona a scopo di estorsione, proprio o di altre persone, è punito con la reclusione da uno a tre anni. 2. I contratti di assicurazione aventi ad oggetto, sotto qualsiasi forma, il rischio del sequestro di persona a scopo di estorsione sono nulli”. Ebbene, di questa ritenuta estensibilità va dato conto sia pure sinteticamente. II. Contesto Com’è noto, la pirateria in danno di navi nel golfo di Aden e, più in generale, al largo delle coste somale ed a far tempo dagli anni novanta, è assunta all’attenzione internazionale incidendo profondamente sui flussi della navigazione civile. Si tratta di una pratica odiosa, peraltro consolidata, che il più delle volte si realizza attraverso il sequestro delle navi e, soprattutto, del loro equipaggio, quest’ultimo quale spinta emotiva per il pagamento del riscatto per conseguire la liberazione dei beni e delle persone: situazione, questa, non indifferente dal punto di vista giuridico in rapporto all’esigibilità di corrispettivi economici per conseguire la liberazione dei soggetti sequestrati. Al riguardo, nel mentre il rischio della pirateria, relativamente alla nave ed alle cose, trova la sua collocazione, rispettivamente, nella copertura rischi guerra, il mercato assicurativo, in particolare quello straniero, per fronteggiare il pagamento dei riscatti richiesti dai pirati per la liberazione degli ostaggi, ha elaborato una specifica copertura, così detta “Kidnap and Ransom”, in virtù della quale l’assicuratore, nei limiti della somma assicurata, rimborsa quanto pagato dall’assicurato per ottenere la liberazione delle persone. Il ricorso alla predetta copertura assicurativa è ormai diffuso e ad essa accedono anche armatori italiani presso assicuratori stranieri. Ed è appunto in questo contesto internazionale che si inserirebbe la legislazione italiana, che, pur essendo intervenuta agli inizi degli anni novanta per far fronte al crescente fenomeno dei sequestri di persona che avvenivano nel nostro paese, sembrerebbe (vedremo in seguito la ragione per la quale è d’obbligo far uso del condizionale) spiegare i propri effetti anche nei descritti casi di pirateria estera che si concludono anche in danno degli equipaggi a bordo di navi battenti bandiera italiana, col conseguente sorgere della giurisdizione del nostro paese essendo essa, come comunemente si ritiene, legata alla bandiera della nave e non al reale territorio della navigazione. Ebbene, se si riconosce l’estensibilità ai fatti di pirateria della anzidetta legge,bisognerebbe prendere atto che il legislatore ha affidato la funzione deterrente non più (rectius: non soltanto) alla tradizionale politica del rigore sanzionatorio ma all’impossibilità di far conseguire il profitto estorsivo agli autori del reato e ciò attraverso la indisponibilità dei beni riconducibili alle famiglie delle vittime e, come nel caso di specie, a chi “rischia” la perdita dell’equipaggio, a cui senza dubbio si riferisce la locuzione segue a pag.26 www.ship2shore.it 26 Lunedì 14 marzo 2011 segue da pag.25 “altra persona” prevista nella seconda parte dell’articolo 1, comma 1, nella cui disponibilità vi sono i beni che possono <<essere utilizzati, direttamente o indirettamente, per far conseguire agli autori del delitto il prezzo della liberazione della vittima>>. L’intero corpo normativo della citata legge, dunque, è calibrato sull’opzione di politica-criminale intesa a rimuovere in radice la principale ragione della “spinta a delinquere”, ovvero l’aspettativa di conseguire un profitto. In questa prospettiva si innestano le disposizioni penali (articolo 1, comma 4, articoli 2 e 3), che realizzano un sottosistema sanzionatorio costruito sulla necessità di evitare qualunque condotta antecedente, contemporanea o successiva al sequestro che possa in qualche modo agevolare gli autori del reato nel conseguire il prezzo della liberazione delle vittime. III. Il reato di Intermediazione di cui all’articolo 1, comma 4, L. 82/91 Tanto premesso, un primo quesito riguarda la risposta inerente alla individuazione dell’ambito di incidenza, sul piano interpretativo, della fattispecie disciplinata dall’articolo 1, comma 4, della legge; ci si domanda, cioè, se la stipula di un contratto assicurativo per quelle evenienze possa costituire il reato di “intermediazione” previsto da tale disposizione. Invero, escluse letteralmente le ipotesi di concorso nel reato di sequestro di persona a scopo di estorsione, la norma punisce la condotta di chi <<si adopera, con qualsiasi mezzo, al fine di far conseguire agli autori del delitto….il prezzo di liberazione della vittima>>. Orbene, la ricostruzione generale del contesto della legge, la ratio della disposizione e l’interpretazione sistematica della fattispecie con altre (segnatamente con le disposizioni processuali dell’articolo 7) consentono di escludere che il legislatore abbia inteso sanzionare la condotta dell’armatore o dell’assicuratore o del broker che abbiano stipulato una polizza a copertura del rischio-sequestro. Ponendo l’inciso “ con qualsiasi mezzo” dopo la locuzione verbale “si adopera”, invero, il legislatore ha chiaramente inteso vietare qualunque condotta agevolatrice posta in essere, con qualsiasi modalità, successivamente al sequestro e non prima di esso. Si vuol dire, cioè, e senza ombra di dubbio, che il reato di “intermediazione” si può configurare in diverse forme possibili, purché posteriori all’atto di sequestro e rivolte alla realizzazione dello scopo del delitto, la cui esistenza ne è il presupposto. Allo stesso modo, il comma 5 del medesimo articolo, secondo cui “sono nulli i negozi giuridici posti in essere al fine di far conseguire agli autori del delitto di sequestro di persona a scopo di estorsione il prezzo della liberazione della vittima” si riferisce ai negozi giuridici (e dunque anche alla stipula delle coperture assicurative) posti in essere successivamente alla commissione del delitto. Tale interpretazione è supportata non solo dal tenore letterale delle disposizioni ma anche dal dato sistematico, cioè dal riferimento, nell’ambito dell’articolo 1, comma 4, al “concorso nel reato di sequestro” ed alle ipotesi di pagamento autorizzato: questo riferimento non avrebbe ragione logica se il reato di “intermediazione” potesse essere integrato anche per effetto di condotte antecedenti al sequestro di persona. Ma l’elemento di tranquillità ermeneutica è fornito dal raffronto tra l’articolo 1, comma 5, che dispone la nullità di qualsiasi negozio giuridico che agevoli gli autori del delitto di estorsione nel conseguimento del prezzo, e l’articolo 2, comma 2, che sancisce la nullità dei contratti di assicurazione aventi ad oggetto il rischio del sequestro di persona. Il confronto rende palese che la prima disposizione si riferisce a negozi giuridici conclusi in un momento successivo al sequestro nel mentre la seconda riguarda i contratti di assicurazione che, per oggetto giuridico, non possono che essere stipulati prima dell’eventuale concretizzarsi del rischio oggetto della copertura. Per sintetizzare: dato e non concesso che la legge del 1991 possa estendersi alla fattispecie in esame, la stipula di contratti di assicurazione a copertura del rischio di sequestri di persona, non integra comunque il reato di “intermediazione” di cui all’articolo 1, comma 4, della legge in esame. IV. Il reato di cui all’articolo 2 della L. n. 82/91 Diversamente, l’articolo 2, “ipocritamente” rubricato “Nullità dei contratti di assicurazione”, si interessa delle condotte antecedenti alla commissione del delitto di sequestro di persona a scopo di estorsione individuando in questa fase un’ulteriore e specifica ipotesi di reato. Il primo comma sanziona con la reclusione da uno a tre anni la stipula di contratti di assicurazione, realizzata anche all’estero, aventi ad oggetto la copertura del rischio, nel territorio dello Stato, rappresentato dal pagamento del prezzo del riscatto in caso di sequestro di persona a scopo di estorsione. Il secondo comma sancisce la nullità di tali contratti. Il testo della norma è reso equivoco dall’inciso “ nel territorio dello Stato”, rispetto al quale la genesi della disposizione non è di ausilio ermeneutico per la risposta alla domanda se la clausola si riferisca all’evento che si assicura o ad altra posizione giuridica rilevante. In linea generale il territorio dello Stato ai fini dell’applicazione della legge penale è sostanzialmente definito dall’articolo 4 del Codice Penale per il quale si intende per territorio dello Stato non soltanto l’ambito strettamente territoriale di sovranità, ma anche lo spazio marittimo ed aereo di sua stretta attinenza. La norma penale fa riferimento ad un contesto territoriale che va oltre quello metropolitano, cioè oltre la “zona della crosta terrestre che costituisce il substrato spaziale dello Stato italiano, secondo le delimitazioni storicamente assunte” e comprende, per espressa indicazione legislativa “le navi e gli aeromobili..ovunque si trovino salvo che siano soggetti, secondo il diritto internazionale, ad una legge territoriale straniera” (art. 4, comma 2 u.p. c.p.). Ciò in quanto, secondo la dottrina internazionalistica, il legislatore dà prevalenza al criterio di bandiera e non al criterio della sostanzialità territoriale. In aderenza a tale normativa, la nostra Giurisprudenza (cfr. Cass. 30.10.1069) ha affermato che deve ritenersi operante nel nostro sistema di diritto il cd. “principio di bandiera” in forza del quale le navi mercantili sono soggette alla sovranità dello Stato di bandiera di cui rappresentano “territoire flottant”; e ciò in forza del principio generale di diritto internazionale di cui all’art. 19 della citata Convenzione di Ginevra, che trova la sua disciplina positiva per le navi italiane nell’art. 4 c.p. ed in linea generale nel combinato disposto con l’art. 97 della Convenzione Montego Bay, Ma la nostra giurisprudenza ha anche stabilito che sono riservati alla giurisdizione esclusiva dello Stato di bandiera i fatti che esauriscono i loro effetti all’interno della cd “comunità navale” o “viaggiante” (Cass. Sez. Unite, 16 novembre 1989, Zaid Avraham), dando corpo all’interpretazione dell’art. 19 della Convenzione di Ginevra, oggi assunta nella Convenzione di Montego Bay ratificata dall’Italia. Ciò posto , per quanto attiene all’interpretazione della clausola “nel territorio dello Stato”, che delimita l’area di tipicità della fattispecie, il dato letterale non appare dirimente, almeno non in senso decisivo, potendosi riferire tanto alla “copertura del rischio” quanto al solo “rischio” così come alla “azione” segue a pag.27 www.ship2shore.it 27 Lunedì 14 marzo 2011 segue da pag.26 che configura il fatto-presupposto. Di conseguenza, possono prospettarsi differenti linee ermeneutiche tra le quali, però e ad avviso di chi scrive, deve preferirsi quella restrittiva in virtù della quale la disposizione si applica soltanto se l’evento oggetto di copertura assicurativa (il sequestro a scopo di estorsione) si realizzi nel territorio dello Stato. La soluzione preferita riferisce l’inciso “nel territorio dello Stato” alla concretizzazione del rischio e quindi all’evenienza che il sequestro sia avvenuto nel nostro territorio. Essa trova supporto nella ratio della disposizione, nonché sul terreno di una lettura razionale dell’intero intervento legislativo. Invero, la ratio dell’intero provvedimento è rappresentata dalla funzione di deterrenza che l’indisponibilità dei beni in capo alla famiglia del sequestrato genera nei confronti di chi abbia intenzione di locupletare un profitto attraverso il sequestro di persona a scopo di estorsione, nell’ottica politico-criminale di individuazione di un efficace strumento di contrasto alla pratica dei sequestri di persona. Sicché, limitare l’integrazione della fattispecie esclusivamente al cittadino italiano in deroga ai generali principi che disciplinano l’ampiezza della sfera di intervento della giurisdizione italiana è in linea con la restrittiva opzione legislativa di limitare l’interesse punitivo a vicende che si verificano nel nostro territorio: e ciò vuol dire escludere l’efficacia deterrente della legge nei confronti di sequestratori di nazionalità estera per vicende accadute all’estero. In conclusione, e sempre volendo ritenere che la fattispecie in esame rientri nella legge del 1991, il cittadino italiano che stipuli, anche all’estero,un contratto di assicurazione avente ad oggetto il rischio del pagamento del prezzo della liberazione di persone al fine di conseguire il beneficio estorsivo commette il reato di cui all’art. 2, comma 1, della legge “sempre che il sequestro si verifichi in acque in cui v’è sovranità statale” e si espone alla sanzione di nullità del contratto, essendo esso contrario a norme imperative V. L’Autonomia concettuale e sanzionatoria degli “atti di pirateria” Sennonché, volendo abolire l’uso del condizionale con cui si è condotta fin’ora l’analisi della legge n. 82 del 19991, al fine di indicare la soluzione più aderente al complesso contesto normativo anche internazionale che guida la materia, non possono accantonarsi i fondati dubbi che sorgono circa la possibilità di estendere tale legge ai fatti di pirateria: dubbi generati dalla ratio della stessa e dalla incisiva, e decisiva, differenza di oggetto tra i rispettivi fatti di reato presi in considerazione. Ai fini esemplificativi che guidano questo parere, appare opportuna accantonare i profili teorici, che pure rappresentano i presupposti giuridico e politico del risultato cui si perviene, per manifestare, con semplicità argomentativa, le ragioni a sostegno della tesi della non estensibilità della legge n. 82 del 1991 ai sequestri operati contestualmente, in occasione e/o a seguito e/o in conseguenza dell’atto di pirateria. Già si è detto che il Decreto-legge del 15 gennaio 1991, poi convertito nella Legge n. 82 dello stesso anno, fu dettato dalla necessità di far fronte all’esponenziale aumento dei “sequestri di persona” a cui si ricorreva per finanziare attività terroristiche e/o della criminalità organizzata interna al Paese, all’epoca in grande evidenza. Per la politica del tempo l’operazione fu compiuta con una radicale inversione di tendenza : lo Stato italiano preferì la nuova strada del “blocco dei beni” degli offesi piuttosto che il consueto inasprimento delle pene, solitamente ma inefficacemente praticato fino ad allora. Esso riteneva, cioè, che sottrarre la disponibilità dei beni ai soggetti a diverso titolo interessati al sequestro costituisse la misura più efficace sul piano della deterrenza. Tale filosofia potrebbe apparire valida anche per le attuali evenienze, se esse non avessero una dimensione sovranazionale e leggi internazionali che regolano il fenomeno. Ma v’è di più: la non estensibilità di quelle fattispecie agli atti di pirateria deriva dall’ontologia dei fatti, cioè dagli elementi costitutivi che li compongono. Invero, va considerata la differenza del tipo di reato rispettivamente compiuto nel caso di “sequestro di persona” di cui alla citata legge del ’91 ed il “sequestro di persona quale conseguenza dell’atto di pirateria” (rectius: il sequestro di persona quale atto di pirateria) di cui alla legge n. 422 del 1989 e/o al Codice della Navigazione. Il rilievo evidenzia, da un lato, il rapporto di specialità tra i reati e, quindi, la non sovrapponibilità di fattispecie tra di loro ben diverse e, dall’altro, la differenza ontologica tra i due reati, che acquista significato pregnante in un sistema penale di rigida legalità –quale è il nostro- nel quale cioè il legislatore si fa carico della corretta determinazione di ogni singola fattispecie di reato. Nella sostanza,insomma, cambiano i tipi dell’azione e le conseguenze legali. Invero, ove si faccia riferimento all’art. 1135 del Codice della Navigazione e contestualmente all’art. 3 della legge n. 422 del 1989 (che specificamente si segue a pag.28 www.ship2shore.it 28 PORTI segue da pag.26 Grimaldi (Logistica) fa navigare anche i treni Portata a termine a Valencia una spedizione per Logitren a bordo dell’Ikarus Palace che si occupa della commercializzazione del servizio, il treno può circolare con una lunghezza fino a 500 metri (equivalente a 30 container da 40 piedi) e trasportare più di 1.200 tonnellate di merce. Per iniziare il servizio è partito con due viaggi settimanali. Laumar è un importante operatore logistico spagnolo attivo nella fornitura di servizi alle principali compagnie di navigazione che scalano il porto di Valencia e, in tandem con Logitren, offre servizi di trasporto ferroviario merci sia in ambito nazionale che internazionale. interessa della “Repressione dei reati contro la sicurezza della navigazione marittima”) risulta di tutta evidenza la comunione, nell’atto di pirateria, tra abbordaggio e sequestro di persona e, allo stesso tempo, che il fatto si realizza al di fuori del territorio dello Stato, anzi, contro di esso. A conforto di tale radicale differenza soccorre la norma dell’art. 4, lettera b), della predetta legge, la quale, estendendo la legge italiana (previa autorizzazione del Ministro di Grazia e Giustizia) ai reati commessi anche dallo straniero “ai danni o a bordo di una nave italiana”, lascia chiaramente intendere che l’offesa della pirateria si realizza in danno del territorio e non sul territorio. D’altro canto, è pacifica la unitarietà del reato di pirateria, X-Press potenzia il servizio su Valencia La compagnia di navigazione X-Press ha modificato il servizio che già operava fra i porti di Valencia e Marsiglia Fos con l’obiettivo di razionalizzare la linea. La nave portacontainer Green Fast, battente bandiera di Gibiliterra e assistita dall’agenzia marittima Pérez y Cía, ha già fatto il suo primo scalo nel porto spagnolo, dove ha attraccato presso il terminal gestito da Marítima Valenciana e TCV. In totale sono stati imbarcati circa 300 contenitori mentre i movimenti di sbarco sono stati un centinaio. www.studiopagina.it Se non bastassero le autostrade del mare, Grimaldi Group si butta anche nelle ‘ferrovie del mare’. La controllata iberica Grimaldi Logistica ha curato il trasporto speciale di un convoglio ferroviario dalla fabbrica Bombardier in Austria fino ad Alicante. Il convoglio è stato trasportato via terra dall’Austria fino al porto di Livorno e da lì imbarcato sul traghetto Ikarus Palace, che copre la linea tra lo scalo italiano e quello spagnolo di Valencia. La nave ha raggiunto la Dique del Este, nell’area del Valencia Terminal Europa, dove il carico è stato successivamente inoltrato verso Alicante. Il treno, della classe Flexity Outlook, è solo il primo di una serie di 14 convogli che saranno trasportati in Spagna per entrare successivamente in attività rinforzando la linea metropolitana T2 della città. La nave Ikaurs Palace copre ormai da diverso tempo il servizio che Grimaldi Napoli opera tra i porti di Livorno, Valencia e Tangeri. L’unità ha una velocità di crociera di 27 nodi e una capacità di 1.500 passeggeri e 2.130 metri lineari di carico. Le ‘novità ferroviarie’ per il porto di Valencia non si esauriscono qui. Nei giorni scorsi Logitren, impresa ferroviaria partecipata da Ferrocarrils de la Generalitat Valenciana (Fgv), ha iniziato un servizio regolare merci tra Valencia-Silla e la stazione di Campo Grande a Valladolid. In partecipazione con Laumar Logistica, Lunedì 14 marzo 2011 movimentazioni industriali sollevamenti trasporti eccezionali CTS s.c.c.p.a. Via dello Stagnino, 6/8 48125 Roncalceci RA Tel. +39 0544 569611 Fax +39 0544 569696 www.ctstrasporti.it [email protected] Lo sbarco del convoglio immortalato da Diario del Puerto essendo il sequestro dell’equipaggio giuridicamente l’evento aggravante dell’atto di abbordaggio e non un delitto autonomo. Tutto ciò chiarisce, incontestabilmente - se la cautela non dovesse essere dettata dalla mancanza di prassi -, la differente essenza tra questa fattispecie di reato complesso ed il sequestro di persona di cui si interessa, come autonoma fattispecie, la legge n. 82 del 1991. Le anzidette considerazioni assegnano alla tesi esposta indiscussa dignità giuridica, certamente superiore alla acritica estensione della legge n. 82 ai fatti di pirateria , pur in un clima di flebile incertezza, dettata dalla praticabilità di diversa opinione ma resa improbabile dalla severità metodologica del nostro ragionamento, che trae origine e fondamento da un’analisi della tipologia dei due reati, quello previsto dalla legge n. 82 e quello di pirateria: la loro diversa natura non consente la sovrapposizione di disciplina, dovendosi riconoscere autonomia alle fattispecie criminose descritte nelle diverse leggi e unitarietà d’azione nel caso di contestualità tra abbordaggio e sequestro di equipaggio. Un’ultima riflessione fa riferimento alle coperture assicurative, così dette K&R, e, in particolare, alle definizioni degli eventi coperti. Invero,se in linea di principio non può non contestarsi l’opportunità che un atto assicurativo si dilunghi su una pluralità di definizioni non sempre univoche nei diversi Paesi, sul piano più specifico che qui interessa, dette definizioni pongono un deciso accento sul “sequestro di persona” in modo del tutto avulso dal fatto “pirateria”. Si suggerisce, perciò, un modifica del linguaggio che tenga conto della contestualità tra atto di pirateria e sequestro di persona-equipaggio e, anzi, che qualifichi il sequestro di persona come evento naturale dell’atto di pirateria. Così operando, verrebbe solo modificata la terminologia e non l’oggetto della copertura. Avv. Vittorio Porzio Studio Legale Porzio di Napoli www.ship2shore.it 29 FORMAZIONE Lunedì 14 marzo 2011 FORNITORI I futuri manager della logistica nasceranno alla Spezia Hempel rincara i prezzi Il Presidente della Scuola Nazionale Trasporti spezzina Pier Gino Scardigli descrive il corso di alta specializzazione “Esperto in logistica e Trasporti” La Spezia – “Il comparto della logistica e del trasporto ricopre un ruolo chiave nel bilancio dell’economia locale e nazionale e, in tale ottica, la Scuola Nazionale Trasporti e Logistica (SNTL) della Spezia, in partnership con l’Autorità Portuale spezzina, propone il corso di ‘Esperto in Logistica e Trasporti’ , importante percorso formativo destinato a giovani laureati per formare veri e propri esperti nel settore logistico. La SNTL è infatti da sempre impegnata nel formare nuove risorse da inserire nel mondo del lavoro, con la progettazione e la realizzazione di studi e ricerche, interventi formativi specialistici, seminari e corsi settoriali”. A parlare è Pier Gino Scardigli, Presidente della Scuola Nazionale Trasporti e Logistica, nata nel 1991 per iniziativa della Camera di Commercio locale con l’obiettivo di offrire una risposta adeguata alla domanda di formazione qualificata nel settore dei trasporti e della logistica. Nel corso degli anni la Scuola, in sintonia con l’evoluzione del contesto di riferimento, ha sviluppato e potenziato sul territorio nazionale rapporti con Aziende ed Enti pubblici e privati, nella convinzione che per costruire una cultura dei trasporti e della logistica sia necessario operare in sinergia con tutti gli attori del settore. Tale sinergia si realizza anche con la presenza, nella compagine societaria, di importanti e prestigiosi soci. Quali sono i punti di forza del nuovo corso di alta specializzazione e le caratteristiche che lo contraddistinguono? “L’esperienza fatta nel corso degli anni ci ha insegnato che i laureati in genere possiedono già un sufficiente bagaglio di nozioni teoriche, apprese nella Pier Gino Scardigli scuola secondaria e nell’Università. Di qui la scelta della SNTL di lavorare soprattutto sul versante delle competenze pratiche, in modo particolare nel corso dell’Esperto, offrendo ai partecipanti dei corsi l’opportunità di conoscere la realtà delle imprese e di avere a disposizione formatori di provata esperienza sul campo. Il corso infatti garantisce una fase d’aula, ma soprattutto una work experience in aziende locali e nazionali del settore di circa 2 mesi, preziosa opportunità lavorativa per i nostri allievi”. La vostra Scuola organizza corsi, master, seminari; quali sono le peculiarità ed i punti di forza che vi distinguono dagli altri Enti di Formazione del settore? “Fin dalla sua origine la SNTL si è ripromessa di operare esclusivamente nell’ambito specialistico dei trasporti e della logistica. Questa iniziale decisione ha concorso in modo determinante alla crescita delle competenze interne e, con essa, alla capacità di produrre un’offerta formativa di elevata qualità che il mercato ha apprezzato e continua sempre più ad apprezzare”. “Scuola Nazionale Trasporti e Logistica. 1991-2001: La Formazione corre fianco a fianco alle imprese. La Spezia, l’Italia e oltre”. Questo il ‘titolo’ del Ventennale che festeggerete il prossimo 1° Luglio. Ci può fare un bilancio di questi venti anni di attività? “Nettamente positivo. Nel 1991, quando siamo nati per impulso della Camera di Commercio della Spezia e dell’allora Presidente di Unioncamere Piero Bassetti, siamo stati i primi in Italia a promuovere un Master per laureati in materia di trasporti. Da allora la formazione ha fatto molti passi avanti nel nostro Paese, ma la Scuola, malgrado la crescente concorrenza, ha continuato a progredire e, quello che più conta, a riscuotere l’apprezzamento delle imprese che mai hanno cessato di sostenerci”. Quali saranno invece i vostri futuri obiettivi? “Guardare ancora più approfonditamente al mondo della logistica distributiva. Inoltre aumentare il nostro impegno verso la formazione continua, nella consapevolezza che il sistema produttivo italiano per poter competere ha assoluto bisogno di aggiornate competenze, segnatamente nella complessa realtà del network logistico”. La società di vernici danese si fregia del premio internazionale assegnato dalla rivista IBJ all’innovativo prodotto Hempadur Ultra Strength 47500 Non sfugge neanche Hempel alla dura legge dei rincari. La società produttrice di vernici, da inizio marzo, ha sottoposto ad un rimbalzo il suo listino tariffario, giustificandolo con l’aumento dal 10 al 60% dei prezzi delle materie prime, i cui stock sono in diminuzione, e dei costi energetici, che ovviamente impattano in grande misura sulla produzione dell’industria petrolchimica. “Abbiamo dovuto procedere al rincaro anche per continuare a garantire la massima qualità dei nostri prodotti” ha affermato Klaus Møller, Hempel’s Group Vice President Marketing. Una qualità che è stata attestata a livello internazionale ancora di recente. All‘Hempadur Ultra-Strength 47500 è stato conferito il prestigioso riconoscimento Innovative Technology Award da parte della rivista International Bulk Journal durante la cerimonia dell‘IBJ Awards 2010, che ha avuto luogo presso il Savoy Hotel di Londra il 15 Novembre scorso. Nella circlostanza Hempel è stato l’unico produttore di vernici nominato nelle 15 categorie ed è la prima volta che una ditta di vernici riceve questo ambito riconoscimento, che viene sponsorizzato ed assegnato dal gruppo armatoriale canadese FEDNAV, vincitore del riconoscimento “Bulk Ship of the Year Award“ nel 2009. L‘Hempadur Ultra-Strength 47500 della Hempel è un nuovo prodotto per le stive in grado di estendere la manutenzione fino a 10 anni rispetto ai 5 anni normalmente garantiti dai prodotti della concorrenza. Si tratta di un prodotto “su misura” per il trattamento personalizzato delle stive. Il rivestimento rappresenta un significativo passo in avanti per l’industria navale mercantile, riducendo i costi di manutenzione.
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