FALLOUT:EqUESTRIA

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FALLOUT:EqUESTRIA
Fallout: Equestria
Versione italiana
Kkat
TSEP, 2012
This book is a work of fiction. Names, characters, places and incidents are
products of the author’s imagination or are used fictitiously. Any resemblance to actual events or locales or persons, living or dead, is entirely
coincidental.
Copyright © 2011 by Kkat
“My Little Pony: Friendship Is Magic” is the property of Hasbro, Inc.
All other borrowed and referenced works are the property of their respective copyright holders.
Original characters and story belong to Kkat.
This work is of non-commercial character and for personal use only.
Edited and typeset by “TSEP” in year 2012 as their 3rd work. Typeset
using free system LATEX.
Supervising editor: Twilight Sparkle.
1st edition, 7th revision. October 15, 2012
Indice
Introduzione
1
Le Terre Devastate di Equestria
3
Prologo: Sui PipBuck ed i Cutie Mark
5
1
Fuori dalla Scuderia
9
2
Le Terre Devastate d’Equestria
19
3
Guida
37
I
4 Prospettiva
61
5
81
Calamity
6 La Verità dei Fatti
121
7
139
Velvet Remedy
8 Deragliati
159
9 La Morale della Favola
179
10 Correzione di Rotta
207
11 Fazioni
239
12 Bisogna Andare Avanti
II
Voci del Passato
263
299
13 Voci del Passato
301
14 SteelHooves
327
15 Sussurri nell’Oscurità
369
16 Torri
409
17 La Cattiva di Turno
435
18 Cause Innaturali
495
19 Tradimento
529
20 Dietro il Sipario
567
Interludio: Una Giumenta per Cui Vale la Pena Lottare
21 Il Cuore di Twilight Sparkle
III
601
621
Spiriti Generosi
655
22 La Maniera dei Pony di Terra
657
Editor’s notes
699
Ringraziamenti
Ecco l’elenco, in ordine cronologico, di chi ha contribuito alla traduzione anche solo per una pagina:
1. Franco Traversaro (belinde)
2. Alessandro (Starshine)
3. Gabriele Branchi (Kraff)
4. Matteo Martinelli (Sidero)
5. Mattia Festa (ThePreserver)
6. Stefano Fiorini (Akay)
7. Aldo Corda (Valid95)
8. Luca Di Carlo (thefrecciablu)
9. Luca Monteverdi (Rufus Loacker)
10. Giacomo Torvi (HellDiver)
11. Cristiano Masucci (Otaku220k)
12. Adriano Demarinis
13. Drago riluttante
14. Leonardo Rappa
Introduzione
C’era una volta, nella magica terra d’Equestria. . .
. . . un’era in cui gli ideali di amicizia lasciarono spazio ad avidita,
egoismo, paranoia ed all’accaparramento dei sempre minori spazi e risorse naturali. Gli stati si armarono contro i loro vicini. La fine del
mondo avvenne come era stato predetto—il mondo sprofondo in un
abisso di fuoco magico e magia oscura. I dettagli sono triviali ed inutili.
I motivi, come sempre, fini a sé stessi. La vita fu quasi del tutto cancellata via dal mondo. Una grande pulizia; la scintilla magica negli zoccoli
dei pony infurio rapidamente fuori controllo. Megaincantesimi piovvero dal cielo. Intere nazioni vennero divorate dalle fiamme, inghiottite
dagli oceani ribollenti. I pony furono quasi estinti, i loro spiriti divennero parte della radiazione ambientale che permeo la terra. Una quieta
oscurita scese sul mondo. . .
. . . Ma non fu, come alcuni avevano predetto, la fine del mondo. Al
contrario l’apocalisse fu semplicemente il prologo per un altro sanguinoso capitolo nella storia dei pony. Nei primi giorni, a migliaia vennero
risparmiati dagli orrori dell’olocausto trovando asilo in enormi rifugi
sotterranei chiamati Scuderie. Ma quando riemersero trovarono solo
l’inferno della devastazione a salutarli. Tutti tranne quelli nella Scuderia Due. Poiché nel fatidico giorno in cui il fuoco magico piovve dal
cielo, le enormi porte d’acciaio della Scuderia Due si chiusero, e non si
riaprirono mai piu.
1
Parte I
Le Terre Devastate di Equestria
Prologo
Sui PipBuck ed i Cutie Mark
Se voglio raccontarvi l’avventura della mia vita—spiegando come
sono giunta in quel posto con quelle persone, e perché ho fatto quello
che sto per fare—dovrei probabilmente iniziare spiegandovi qualcosa
sui PipBuck1 .
Che cos’è un PipBuck? Un PipBuck è un dispositivo, indossato su
una zampa anteriore appena sopra lo zoccolo, assegnato ad ogni pony
di una Scuderia non appena diventano abbastanza grandi per cominciare a lavorare. Fusione di magia degli unicorni e di scienza, il PipBuck
misura costantemente la vostra salute, aiuta ad amministrare impiastri
curativi ed altre medicine, tiene traccia ed organizza ogni cosa nelle
vostre sacche, assiste nelle riparazioni e tiene qualsiasi nota o mappa
a portata di zoccolo. In aggiunta, permette di ascoltare a piacere le trasmissioni della Scuderia o di sintonizzarsi e decrittare praticamente
ogni frequenza radiofonica. E non è tutto. Il proprio PipBuck genera
un EFS (Eyes-Forward Sparkle, scintilla davanti agli occhi) che indica
la direzione ed aiuta a stimare se i pony o le creature attorno a te siano o meno ostili. E, forse la cosa più impressionante, un PipBuck può
magicamente aiutarti in combattimento per brevi periodi di tempo mediante l’uso del SATS (Stable-Tec Arcane Targeting Spell, incantesimo
arcano di puntamento della Stable-Tec). Oh, ed una caratteristica che
non va dimenticata: può tenere traccia della posizione di oggetti o pony marcati, inclusi i proprietari di altri PipBuck. Quindi se un pony
in qualche modo si perde—non chiedetemi come sia possibile perder1
Riferimento ai Pip-Boy dei videogiochi. Buck è infatti un termine spesso usato,
incorrettamente, per riferirsi agli stalloni ed altri maschi di alcune specie.
5
6
Fallout: Equestria — Parte I
si in una Scuderia, ma occasionalmente accade—chiunque conosca il
marcatore del disperso lo può trovare istantaneamente.
Si può perfino far brillare come una torcia.
Quindi sì, i PipBuck sono testimonianza della scienza arcana degli
unicorni. E sì, avere un PipBuck è un grosso vantaggio. E visto quanto
meraviglioso e miracoloso tutto ciò possa sembrare, è difficile far capire
ai pony che non hanno mai vissuto in una Scuderia quanto ordinario,
quanto banale, fosse un PipBuck agli occhi dei pony che vivevano nella
Scuderia Due. E perché fossi insoddisfatta di averne uno come cutie
mark.
Ogni pony nella Scuderia Due aveva un PipBuck. Tutte le funzioni
che ho menzionato? La maggiorparte dei pony non ne usa nemmeno
la metà. Lo usavano soltanto per sintonizzarsi sull’emittente della Scuderia—per ascoltare la dolce, dolce voce di Velvet Remedy la sera o gli
ultimi concorsi della scuola di canto durante la giornata. La Scuderia
aveva due leghe calcistiche, una che permetteva il SATS ed una che lo
proibiva. A parte ciò, la maggiorparte dei pony non badava minimamente al proprio PipBuck. La Capogiumenta assegna ad ogni pony il
proprio PipBuck nel giorno del loro Cutie Mark Party—solitamente
uno o due giorni dopo aver ottenuto il simbolo sui propri fianchi che
mostra a tutti cosa ti rende speciale, a cosa tu sia destinato ad essere
bravo a fare. Una volta che si è mostrato, la Capogiumenta sa a quale
lavoro assegnarti; sai qual è il tuo posto nella Scuderia. Quindi no, non
ero per nulla emozionata dal fatto che quello che mi rendeva speciale
fosse qualcosa che ogni pony aveva, era un po’ come dirmi che non ero
per nulla speciale. Certo, avere un PipBuck come cutie mark avrebbe
potuto significare che ero destinata a diventare una fantastica puledra
riparatrice di PipBuck o qualcosa del genere, ma in realtà era come
avere il cutie mark di un cutie mark.
Non ha aiutato il fatto di essere l’ultimo pony ad ottenere il proprio
cutie mark. Poco sorprendente, con il senno di poi. È un po’ difficile
scoprire cosa si suppone tu sia brava a fare quando quel che si suppone
tu sia brava a fare è qualcosa che non ottieni fino a quando non hai
Prologo — Sui PipBuck ed i Cutie Mark
7
scoperto cosa tu sia brava a fare. Quindi ho provato di tutto. Ho anche
provato ad inventare cose nuove. In quanto unicorno, la mia magia
innata mi permette un livello di fine manipolazione che i pony di terra
non possono godere. Ogni pony può afferrare una chiave coi denti ed
aprire una serratura, ma usare più strumenti in un’operazione veramente delicata? Quello richiede levitazione di precisione. Quindi decisi di
imparare a forzare serrature con forcine e cacciavite. E stavo diventando anche abbastanza brava. Sfortunatamente, non mi ha fatto ottenere
il mio cutie mark. Mi ha fatto solo finire nei guai.
Sono persino, per mia umiliazione, passata attraverso il CAT (Cutiemark Aptitude Test, test attitudinale per il cutie mark) nella speranza
che mi potesse guidare verso quello che mi rende speciale. Invece no. Il
mio CAT era del tutto nella media con solo qualche punteggio marginalmente superiore in un paio di settori, indicando che sarei potuta essere
adatta per lavorare come Tecnico di PipBuck o come Ispettore della
Lealtà alla Scuderia. Due opzioni, devo sottolineare, che erano ancora
meno impressionanti se si considera che generalmente ci si aspetta che
gli unicorni lavorino nel comparto tecnico od amministrativo. È così,
a parte per gli unicorni che sono artisti naturali, come Velvet Remedy.
Come dicevo prima, la nostra magia innata ci permette quel tipo di
manipolazione di precisione che il lavoro tecnico richiede. Alla stessa
maniera, la Capogiumenta e l’amministrazione erano sempre unicorni.
Dopo tutto, è la magia da unicorno della Capogiumenta che crea la finta
luce solare usata per far crescere il nostro meleto sotterraneo. Ed anche se le nostre mele possono non sembrare come quelle meravigliose
bellezze rosse dei vecchi libri, sono quello che ci tiene in vita.
È stato solo perché mi lasciarono mettere zoccolo in entrambe le
posizioni che mi guadagnai l’accesso ad un PipBuck prime di riceverne
uno mio, altrimenti potrei non aver mai ottenuto il mio cutie mark.
Oh, il mio nome è Littlepip. Figuratevi. Mi è stato dato quel nome
perché ero la più giovane e piccola, ed anche mia madre ebbe il buon
8
Fallout: Equestria — Parte I
senso di non chiamarmi “Pipsqueak”2 (non che non la ami, ma quando
il cutie mark di una puledra è un bicchiere di sidro forte. . .). Comunque,
è divertente come nomi del genere, certe volte, assumano significato.
Piacere di conoscervi. Ecco la mia storia. . .
2
Termine assimilabile con “Mezzacalzetta”.
Capitolo Uno
Fuori dalla Scuderia
«Perché nella Scuderia Due, nessun pony entra e nessun pony esce.»
Grigio.
I muri dell’officina riparazioni erano tutti di un monotono, spento
grigio. Il particolare muro che stavo guardando aveva il merito di essere di un grigio particolarmente pulito. I PipBuck sono notoriamente
robusti ed affidabili, quindi essere il Tecnico PipBuck della Scuderia significava passare lunghi periodi senza nulla da fare. Essere l’apprendista
del Tecnico PipBuck significava che mi toccavano tutti i banali lavoretti
quotidiani mentre il mio istruttore faceva prolungati sonnellini nella
stanza sul retro. Lavoretti come pulire i muri.
«Questa parete ha bisogno di un murales.»
Mi lasciai fantasticare, immaginando la Capogiumenta acconsentire ed ordinare a Palette in persona di trasformare la nostra officina in
uno dei suoi capolavori vivacemente colorati. Palette era la più grande
pittrice della Scuderia Due, e come ogni artista di talento ciò la rendeva
un tesoro per la comunità. La vita nella Scuderia Due inevitabilmente
ti divorava lo spirito—nascevi nella Scuderia, vivevi l’intera vita nella Scuderia, saresti morta lì, ed il corso della tua vita era ampiamente
determinata dal tuo Cutie Mark Party. Perciò la Capogiumenta insisteva perché ogni settimana una nuova canzone venisse aggiunta al
repertorio dell’emittente della Scuderia, che le aree pubbliche fossero
vivacemente colorate e decorate con murales allegri e motivanti, che
venissero regolarmente organizzate feste nell’atrio. . . tutti queglii sforzi
erano per distrarre ed allontanare la depressione.
Tornai rovinosamente alla realtà continuando a guardare l’eternamente grigio e vuoto muro. Abbellire le aree di manutenzione era già
una priorità tragicalmente bassa, e l’officina del Tecnico PipBuck era
9
10
Fallout: Equestria — Parte I
una delle aree meno trafficate delle officine. Sentii le mie orecchie abbassarsi mentre iniziavo a realizzare che avrei guardato lo stesso muro
grigio per praticamente ogni giorno del resto della mia vita.
«Oh cara. Va veramente così male.»
E lei era lì. Velvet Remedy, il meraviglioso unicorno femmina dal
manto color carbone con striature colorate nella criniera, dalla voce
morbida come la seta e ricca come il cioccolato più fine, stava sul portone della mia officina. Mi sentii subito felice di aver finito le pulizie
ed al contempo mi vergognai che la stanza fosse così al di sotto del suo
livello.
Non potevo credere che lei fosse lì. L’avevo vista sul palco superiore
alle ultime feste; ascoltavo le sue canzoni incessantemente, registrando
ogni nuova sul mio PipBuck per non dover aspettare di sentirla di nuovo. Lo ammetto, avevo una cotta per lei da anni. Io ed almeno trecento
altri pony. Mia madre ne rideva. «Littlepip,» diceva, ridacchiando con
le sue amiche, «le porte del granaio di Velvet Remedy non si aprono
in quella direzione». Ci misi un paio d’anni per capire cosa mia madre intendesse dire. E ci misi svariati secondi per realizzare che Velvet
Remedy mi aveva appena chiesto qualcosa.
«C-cos-huh?»
Bellissima risposta, Littlepip. Così elegante. Avrei voluto scavarmi
una via di fuga attraverso il pavimento di cemento e coprirmi con i
detriti.
Lei sorrise dolcemente. Mi sorrideva! E con quella voce meravigliosa, «Sembravi così affranta mentre stavo entrando. C’è qualcosa che
posso fare per te?»
Velvet Remedy si offriva. Di aiutare. Me.
Lo shock mi fece tornare in senso. Velvet Remedy doveva avere
una qualche motivo per essere laggiù. Qualche motivo riguardante il
suo PipBuck. Era improbabile che volesse soltanto passeggiare per le
officine, dopo tutto. Guardandomi attorno, realizzai che ero l’unico
pony al lavoro. Il mio insegnante era, come al solito, a dormire nel suo
ufficio.
Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia
11
«Oh. . . no, non era n-niente». Cercai di ricompormi. «Come posso
essere di aiuto?»
L’espressione di Velvet Remedy era compassionevole e dubbiosa,
ma alzò la zampa anteriore, portando alla mia vista il suo PipBuck. Un
modello più elegante del mio, con le sue iniziali ed il suo cutie mark (un
bellissimo uccellino con le ali aperte ed il becco aperto nel canto) che
lo abbellivano con gusto. «Mi spiace disturbare, ma sta cominciando a
fare irritazione. Potresti cambiare l’imbottitura?»
«Oh, certamente!» Stavo già levitando le chiavi speciali da usare
per sbloccare il PipBuck dalla zampa di un pony (come apprendista
Tecnico di PipBuck, avevo ogni tipo di strumento di precisione nelle
tasche della mia bardatura da lavoro). «Lo faccio immediatamente!» Il
PipBuck si staccò con un clic.
Velvet Remedy ridacchiò con esitazione, abbassando lo zoccolo.
«Oh no, va bene lo stesso. Prenditi il tempo necessario. Torno nella
mia stanza a mettere qualche unguento su questa zampa e mi riposerò
nel pomeriggio».
Vero! Velvet Remedy si sarebbe esibita al Saloon della Scuderia Due
l’indomani notte! Avrei dovuto lucidarlo per renderlo degno di essere
indossato sopra il suo zoccolo. Se ci avessi passato tutta la notte sopra
avrei potuto dargli una completa messa a punto e farlo tornare a funzionare come il giorno in cui l’ottenne, e sarei riuscita a riconsegnarglielo
prima dello spettacolo.
«Va bene! Te lo riconsegnerò per domani a quest’ora. Non rimarrai
insoddisfatta. Te lo prometto!»
Mi sorrise ancora, e tutto il grigio del mondo non sarebbe riuscito
a rabbuiare la mia giornata. «Grazie.» E poi si girò per andare. Guardai
il suo cutie mark scomparire dietro la porta. E poi non c’era più.
12
Fallout: Equestria — Parte I
Il giorno dopo stavo fischiettando una delle canzoni di Velvet Remedy
mentre camminavo nel salone, diretta alla sua stanza. Il suo PipBuck
fluttuava accanto a me in un campo di levitazione magica, imbottito
col miglior rivestimento che ero riuscita a trovare e luccicante come
nuovo. Ero stanca per la lunga nottata di lavoro, ma di ottimo umore.
Velvet Remedy sarebbe stata così felice del mio lavoro!
Girato l’angolo le mie fantasie vennero interrotte dalla massa di
pony radunati fuori della stanza di Velvet Remedy. Accidenti, sarei stata
costretta a combattere per farmi strada fra i cacciatori di stampazoccolo
e paparazzi. Facendo levitare il PipBuck più in alto, iniziai a farmi largo
tra la folla.
«È scomparsa!» «Ma come ha potuto andarsene?» Le voci somesse ed i nitriti di panico attorno a me crebbero in maniera allarmante.
«Perché avrebbe dovuto abbandonarci?»
Andata? Velvet Remedy era. . . andata?
E poi le parole che mi raggelarono. «Non pensavo nemmeno che le
porte della Scuderia potessero aprirsi!»
Era andata fuori?!?
«Niente paura, pony!» rimbombò la voce della Capogiumenta da un
qualche punto nella folla. «Ho il marcatore di ogni pony della Scuderia.
Manderò personalmente fuori una squadra di ricerca. Avremo indietro
la nostra Velvet entro la fine della giornata. Non preoccupatevi.»
Mi sentii affogare in un umido, freddo cemento. Il mio sguardo si
levò lentamente verso il PipBuck che fluttuava sopra di me.
Abbassai la testa, cercando lentamente di uscire dalla folla, avvicinando il PipBuck. Quando la Capogiumenta avrebbe richiamato il
marcatore di Velvet Remedy, avrebbe condotto chiunque non a lei, ma
al suo PipBuck fermo in assistenza. . .
Urtai con un tonfo qualcuno, spaventandomi abbastanza da far evaporare in una nuvola il campo di levitazione, ed il scintillante PipBuck
cadde sferragliando a terra.
Girandomi mi trovai faccia a faccia con la Capogiumenta.
Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia
13
Non parlò, ma il suo sguardo si posò sul PipBuck a terra. Le iniziali
di Velvet Remedy ed il suo cutie mark erano chiaramente visibili.
«Che. Cos’è. Questo?» La Capogiumenta parlò lentamente, pericolosamente.
Tutti gli sguardi si girarono verso di me. Potevo sentire ogni singolo
paio d’occhi. Nessuno parlava. Il silenzio scese come una cappa. La mia
bocca era secca. Non riuscivo a parlare.
Non ne avevo bisogno. Potevo sentire l’ondata di odio. Dozzine di
fanpony di Velvet Remedy, ed io ero il pony che portava il motivo per
cui il loro idolo era disperso.
La voce della Capogiumenta era bassa e sorprendentemente gentile.
«Prendilo con te e vai nella tua stanza. Velocemente.»
Non me lo feci dire due volte.
Passai quella sera a letto, giocherellando col PipBuck di Velvet Remedy
mentre la radio del mio trasmetteva un’altra replica della tragedia della
giornata.
Non potevo crederci. Velvet Remedy se n’era andata. Non riuscivo a
capire. Come aveva potuto lasciarci? Perché avrebbe voluto andarsene?
Le porte di uscita della Scuderia Due erano chiuse e sigillate. Solo
la Capogiumenta conosceva il codice segreto per aprirle, assumendo
che si potessero aprire. Cosa che, ovviamente, potevano fare.
Ma perché? Nessuno sapeva realmente cosa ci fosse di fuori, sempre
che ci fosse qualcosa. I libri di storia suggerivano che il mondo fosse
distrutto, senza vita e velenoso. Quello era, almeno, il comune e logico
assunto. Ma una storia di fantasmi che qualcuno mi raccontò durante il
mio primo (e unico) pigiama party mi aveva fatto avere incubi orribili
ed ancora si nascondeva nelle ombre della mia testa: una storia di un
pony che in qualche modo era riuscito ad aprire le porte della Scuderia
ed era uscito fuori. . . solo per scoprire che non esisteva alcun fuori! Solo
14
Fallout: Equestria — Parte I
un enorme nulla che trascinò via il pony, divorandogli l’anima fino a
che non ne rimase più nulla.
Empiricamente sapevo che non poteva essere così, ma l’immagine
mentale ancora mi terrorizzava.
Le due cose che capivo erano che Velvet Remedy mi aveva fatto
rimuovere il suo PipBuck in modo che la Capogiumenta non potesse
tracciarla, e che io ero fottuta.
Essere la più piccola pony della mia età, e l’ultima ad avere ottenuto il proprio cutie mark, non mi aveva aiutato nel fare amicizia con i
miei compagni. Onestamente nemmeno mia madre mi aveva aiutato.
E nemmeno svegliarmi urlando durante il mio primo pigiama party.
Quindi ero abituata a stare da sola. Ma non avevo mai avuto nemici,
fino ad ora. Ero invisibile per gli altri pony, ma nessuno mi aveva mai
odiato.
Non potevo comunque dar loro torto, anche se pensavo fosse assolutamente ingiusto. Erano feriti ed arrabbiati ed avevano bisogno di un
capro espiatorio. I notiziari non avevano riferito il mio nome, ma solo
che «il PipBuck decorato e personalizzato di Velvet Remedy era stato
trovato in possesso di un Tecnico PipBuck», ma essendocene due, non
fu difficile per qualsiasi pony capire, anche senza lo spettacolo davanti
alla porta di prima.
La Capogiumenta stava parlando alla radio. «Sentiamo tutti quanti
questa perdita. Ma voglio ricordare ad ogni pony che è una scelta di
Velvet Remedy. Ha scelto di abbandonare la sua casa. Di abbandonare
noi, la sua famiglia. Ha tradito la mia fiducia e ha tradito la vostra, esattamente come ha tradito la fiducia del pony che ha ingannato per farsi
togliere il PipBuck, assicurandosi che noi non potessimo più trovarla.
So che molti di voi sono arrabbiati o feriti. Devo indirizzare la vostra
rabbia verso la vera causa. . .»
Per quanto grata fossi per le sue parole, non sarebbe riuscita a cambiare il risentimento che avrei dovuto affrontare tutti i giorni, anche
se ogni pony se lo fosse tenuto per sè. Aleggiava nell’aria come fumo
stantio.
Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia
15
Cercai di distrarmi con il PipBuck libero, incappando in un file
crittato. Lo avevo visto già il giorno prima ed avevo pensato fosse probabilmente una nuova canzone non ancora finita. Non avevo voluto
aprirlo, allora, sia per rispetto della privacy di Velvet Remedy che per
odio per le anticipazioni, ma pensai che a quel punto non importava
più. La canzone non sarebbe mai più stata suonata.
Aprendo una tasca della mia bardatura degli attrezzi ne tirai fuori
uno che mi avrebbe permesso di rimuovere la crittatura in sicurezza e
facilmente. Era un file audio. Lo eseguii.
«Il codice di sblocco per aprire le porte della Scuderia Due è. . .
CMC3MAPS1
Mi alzai di scatto, sorpresa per quello che avevo sentito. Spensi rapidamente la radio e lo rimandai in esecuzione.
Non riconobbi la voce. Era femminile, abbastanza dolce, ed aveva
uno strano accento che non assomigliava a nessun altro nella Scuderia.
Ma ora sapevo come aveva fatto Velvet Remedy ad andarsene.
Dovevo essere rimasta lì seduta per ore, contemplando cosa avrei
dovuto fare. Ma finalmente avevo operato la mia scelta.
Sarei andata fuori per seguirla. Sarei andata per riportarla indietro.
Stavo lì, a guardare le gigantesche porte d’acciaio che sigillavano la Scuderia Due dagli orrori (o dal nulla!) che stava fuori. E guardai le due
guardie che bloccavano la mia strada. Avevo riempito le bisacce di mele
e generi di prima necessità. Avevo preso anche un Grande Libro delle
Scienze Arcane2 per avere qualcosa da leggere. Due borracce mi pen1
Nell’originale CMC3BFF. Qualsiasi ulteriore spiegazione sarebbe un’anticipazione indebita.
2
Nell’originale, Big Book of Arcane Sciences, riferimento al Big Book of Science
presente nei giochi.
16
Fallout: Equestria — Parte I
devano dal collo. Ero pronta per andare. Ma la Capogiumenta voleva
essere sicura che non ci fossero episodi di emulazione.
Insistenza e sguardi torvi non mi avrebbero portato da nessuna
parte. Il mio corno stava risplendendo ma loro rimanevano al loro
posto, per nulla impressionati. Non mi avrebbero lasciata nemmeno
avvicinare al pannello di controllo.
«Ehi, ma tu non sei la puledra che ha lasciato che la nostra Velvet
andasse a perdersi là fuori?» una delle guardie chiese audacemente,
facendo prepotentemente un passo in avanti. L’altra guardia si voltò
dall’altra parte, disgustata. Non sono sicura se fosse disgustato da me o
se la pensava come sembrava fare la Capogiumenta riguardo i pony che
se la volessero prendere con me. Stavo quasi sperando fosse il primo
caso, considerando cosa stavo per fargli.
THUD!
La cassapanca di metallo sopra di loro cadde sulle loro teste, mettendoli a tappeto. Pony terrestri—non si aspettano mai il trucchetto
del qualcosa-levita-sopra-di-te.
Ero ai contolli e stavo inserendo il codice dal PipBuck di Velvet
Remedy, quando la voce della Capogiumenta risuonò dagli altoparlanti
vicini.
«Ferma! Ti ordino di fermarti immediatamente!»
Certo, come no.
«Guardie! Voglio ogni pony di guardia alle porte della Scuderia
Due! Fermate quella puledra!»
Oh merda!
I miei zoccoli volarono alla leva principale delle porte, e pregai
Celestia che quel codice funzionasse. Poi, con tutta la mia forza, la tirai.
Un forte sferragliare riempì l’aria, seguito dal fischio del metallo e
da un gran rombo che scosse la stanza. Mentre la guardavo la gigantesca barra che serrava le porte della Scuderia Due scivolò di lato. Un
enorme braccio snodato scese dall’alto, attaccandosi alla porta, e con
un lacerante stridore spinse in fuori la pesante porta d’acciaio.
Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia
17
Casualmente mi trovai a pensare con la voce di mia madre «le porte
del granaio della Scuderia Due non si aprono in quella direzione». Le
porte della Scuderia Due non si sarebbero dovute aprire per nulla. Anche se ero stata io ad azionare la leva, ero stupita di vederla veramente
aprirsi.
«Non sei obbligata a farlo. . . Littlepip, giusto?» La voce della Capogiumenta mi fece riavere dal mio stupore. Potevo sentire gli zoccoli
delle guardie avvicinarsi al galoppo.
Feci un passo attraverso la porta. «Non ti preoccupare. La porterò
indietro.»
«No, non lo farai! Se esci di qua, non ti lasceremo mai più rientrare!»
Per un momento, il senso di ingiustizia fu pungente. La Capogiumenta voleva mandare fuori una squadra di ricerca per portare indietro
Velvet Remedy. Ma Velvet era speciale, ed io. . . no.
Una parte di me voleva tornare subito indietro, stisciando verso la
mia stanza e la mia triste ma sicura vita.
Trascinandomi un poco, uscii fuori dalla porta.
Con un sibilo finale ed un rumore sferragliante, le porte d’acciaio della
Scuderia Due si chiusero irrevocabilmente dietro di me.
Non so cosa mi aspettassi di trovare appena oltre la porta, ma di
sicuro non quel lungo, oscuro corridoio che puzzava di legno marcio
ed aria sepolcrale. Non ero più nella Scuderia. Ma non ero nemmeno
ancora fuori. Ero nel limbo.
Accesi la luce del mio PipBuck e balzai indietro per lo spavento
alla vista degli scheletri di pony morti da lungo tempo sparsi per la via.
L’esterno della porta della Scuderia era butterata dove i pony avevano
picchiato gli zoccoli fino a spezzarseli, cercando di entrare.
Avanzando velocemente scoprii che il corridoio si apriva su una
vecchia stanza con delle scale che salivano verso una botola dalla serratura spaccata. Il varco dal mondo esterno verso la Scuderia Due era
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Fallout: Equestria — Parte I
stato astutamente camuffato da porta di un deposito di mele. E per camuffato intendo che la persona che l’aveva costruita aveva realmente
edificato un deposito di mele.
Dopo aver preso un profondo respiro trottai su per le scale, spalancai la porta del deposito ed uscii all’esterno.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Cherchez La Puledra—+10% di danno verso lo stesso sesso
ed opzioni di dialogo speciali con certi pony.
Capitolo D ue
Le Terre Devastate d’Equestria
«Ma dove vivi? Qua nel mondo reale il sangue scorre, piccol a pony. Il
sangue scorre. . .»
Nulla!
I miei primi secondi all’esterno furono un’eternità di terrore da infarto da far tremare gli zoccoli! Quella storia era vera! L’esterno era solo
un grande ed oscuro nulla! Mi circondava, soffocante. Se fossi stata in
grado di respirare avrei urlato.
Poi i miei occhi cominciarono ad abituarsi all’oscurità. Iniziai a calmarmi, boccheggiando e sentendomi debole (e anche un po’ stupida).
In mia difesa posso dire che non avevo mai sperimentato la notte, prima di allora. Non realmente. Certo spegnevo sempre la luce prima di
sdraiarmi a letto, ma quella era un’oscurità piccola, confinata alla mia
stanza. E c’era sempre la luce che filtrava da sotto la porta. Le luci del
salone della Scuderia Due erano eterne.
Quello era differente. Una fresca brezza, diversa da qualsiasi cosa
nella Scuderia, mi solleticava la pelliccia e rinfrescava la pelle al di sotto.
Portava odori umidi e putrescenti, polverosi ed alieni. Potevo sentire
il suono degli insetti notturni, gli scricchiolii del legno ed un lontano
gorgoglìo. . . Ma quel che mi colpiva di più era quello che non potevo
sentire—il costante basso mormorio dei generatori della Scuderia ed
il sempre presente ronzio delle luci erano scomparsi—così potenti nella loro assenza che all’inizio l’esterno mi era parso silenzioso. Potevo
sentire la terra ed i ciottoli sotto gli zoccoli, così differenti dai pavimenti lisci e sterili su cui avevo trottato per tutta la mia vita. Ed anche se
non potevo vedere molte cose o troppo distante, potevo spingere il mio
sguardo più lontano di quanto avessi mai fatto prima, e non c’erano
19
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Fallout: Equestria — Parte I
muri che definissero i confini della stanza. Stavo guardando un abisso
orizzontale che si allontanava da me in ogni direzione.
Un panico tutto nuovo iniziò a prendere forma in me. Le zampe
anteriori cedettero e mi misi a sedere, stordita. Fissai lo sguardo sul
terreno, respirando profondamente, ringraziandolo non solo perché
mi sorreggeva ma anche per essere un punto di arresto per lo sguardo.
Poi feci l’errore di guardare il cielo, e la sua assoluta ed infinita altezza mi
fece girare la testa ed attorcigliare lo stomaco. Grandi cumuli nuvolosi
coprivano la maggior parte del cielo; ma c’erano dei buchi attraverso cui
passava una luce leggera che mi permettevano di vedere l’infinito che si
estendeva oltre. Follemente pensai alle nuvole come ad una grande rete,
fatta per prendermi nel caso fossi caduta dalla terra verso quell’abisso
sopra di me; ma se fossi scivolata in uno di quei buchi, sarei precipitata
verso l’alto in eterno.
Strizzai gli occhi cercando di non vomitare.
La paura e la nausea furono intense ma passeggere. Una volta tornata in senso iniziai a notare le piccole cose che mi erano sfuggite nel
panico iniziale. Il panorama circostante cominciava ad essere visibile.
Il mondo attorno a me non si stendeva uniforme; il terreno si sollevava
e si incurvava—le colline diventavano montagne. La terra era disseminata dalle nere dita di alberi morti da lungo tempo. Sulle colline più
distanti potevo vedere l’ondeggiare delle foglie di boschi più sani, ma
gli alberi vivi vicino alla Scuderia Due erano pochi, rari e malaticci.
In un secondo tempo notai che il mio PipBuck stava lampeggiando
con tutta una serie di avvisi. L’auto mappatura stava già iniziando a fare
il suo lavoro coi miei nuovi e non familiari dintorni, e con mia sorpresa
aveva già tirato fuori un nome dal nulla: Sweet Apple Acres.
Girandomi per prendere le mie cose, i miei occhi furono catturati
dal vuoto scheletro di quella che assumevo una volta potesse essere una
magnifica casa. Ora cigolava ed ondeggiava al vento minacciando di
crollare.
Guardando di nuovo il mio PipBuck vidi che stava captando numerose trasmissioni. La radio della Scuderia Due era oscurata, ma nuove
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 21
emittenti avevano preso il suo posto. Il mio cuore mancò un battito,
perché era la prima indicazione del fatto che ci potessero essere pony
viventi all’esterno, dopo tutto. Con una zoccolata sintonizzai il PipBuck
sulla prima stazione della lista.
«. . . ancora sigillata. Non c’è modo di entrare. Mio figlio, ha
mangiato una mela da quei dannati alberi vicino alla Scuderia ed ora sta terribilmente male. Troppo male per muoversi.
Ci siamo rintanati nella cisterna vicino al vecchio monumento
commemorativo. Stiamo finendo il cibo e le forniture mediche.
Vi prego, se qualche pony è in ascolto, aiutateci. . . Ripeto il messaggio. Pronto? C’è qualche pony là fuori? Per piacere, ci serve
aiuto! Stavo portando la mia famiglia alla Scuderia vicino alla
Sweet Apple Acres quando siamo stati attaccati dai razziatori.
Solo io e mio figlio siamo sopravvissuti. Siamo arrivati alla Scuderia, ma è ancora sigillata. Non c’è modo di entrare. Mio figlio,
ha mangiato una mela da quei dannati alberi vicino alla Scuderia ed ora sta terribilmente male. Troppo male per muoversi.
Ci siamo rintanati nella cisterna vicino al vecchio monumento commemorativo. Stiamo finendo il cibo e le forniture mediche. Vi prego, se qualche pony è in ascolto, aiutateci. . . Ripeto il
messaggio. Pronto? . . .»
La voce era piena di una terribile rassegnazione, come se quel pony
avesse già perso ogni speranza e stesse solo agendo meccanicamente. Scossa, la spensi. Non credo avrei potuto sopportare di ascoltarla
ancora una volta. Fu allora che mi accorsi di un leggero ticchettio proveniente dal mio PipBuck. Controllandolo scoprii che il suo rilevatore di
radiazioni—una funzionalità che non avevo mai potuto testare—si era
automaticamente attivato. Il piccolo e dolce indicatore ad arcobaleno
era sempre rimasto fermamente piantato sul verde. Era ancora lì, ma
discretamente spostato sul limitare del giallo.
Non potevo limitarmi a stare lì per il resto della mia vita su quella
22
Fallout: Equestria — Parte I
che molto, molto tempo fa era stata la porta di un deposito di mele. Beh,
avrei potuto, ma sarebbe stata una vita relativamente breve e miserabile.
Stavo iniziando a realizzare una cosa: con così tante direzioni verso
cui andare, qual era la possibilità che avrei scelto proprio quella che
aveva seguito Velvet Remedy? Anche se aveva poche ore di vantaggio,
le speranze di ritrovarla erano quasi nulle.
Ma dovevo cominciare da qualche parte. E la migliore possibilità
che avevo era di salire in alto e dare un’occhiata intorno. Le rovine
lì vicino si innalzavano al di sopra di qualsiasi albero circostante, ed
il tetto sbilenco della torretta superiore era probabilmente il miglior
punto di osservazione che potessi augurarmi. Chiusi gli occhi, mi rimisi
in piedi ed entrai all’interno.
Quello che era rimasto dell’edificio della Sweet Apple Acres si rivelò più
robusto di quanto sembrasse (o suonasse). Era anche sostanzialmente
vuoto, qualsiasi cosa di valore che era sopravvissuta era stata rubata,
lasciando solo pezzi che nessuno voleva ma che il tempo stesso sembrava incapace di cancellare. Scarpe rotte, scatole di sapone per pulire
vestiti che non esistevano più da anni, una forca col manico spezzato,
un rastrello.
Iniziai a salire le scale. I miei occhi colsero un flebile baluginio,
un leggero color verde mela avvelenata, che proveniva dalla stanza di
sopra. La luce proveniva dallo schermo di un vecchio terminale, un
dispositivo per le scienze arcane identico a quelli usati nella Scuderia
Due. Sembrava un miracolo che funzionasse ancora dopo due secoli
passati all’esterno. Quando la Stable-Tec costruiva qualcosa, lo costruiva
per durare.
La curiosità mi ci condusse davanti, e la meraviglia lasciò rapidamente il posto alla comprensione. Non era una coincidenza che
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 23
quel particolare terminale fosse acceso, perché mostrava un messaggio
recente:
A qualsiasi pony che abbia lasciato la Scuderia Due
per cercarmi:
Vi prego, tornate a casa. Sto facendo quello che
devo. La Capogiumenta lo capisce, anche se non lo
accetterà mai, e spero che un giorno capirete anche
voi. Non tornerò indietro. Non cercatemi. Non mettetevi in ulteriore pericolo per salvarmi. Vi prego di
perdonarmi.
Velvet Remedy
Cercai altro sul terminale ma tutti i messaggi erano antichi e corrotti,
tranne uno. E quell’uno aveva una codifica abbastanza unica, qualcosa
di cui avevo già sentito parlare ma che non avevo mai visto prima—una
codifica binaria; per decifrarla avrei dovuto scaricare il messaggio sul
mio PipBuck sia dal terminale da cui era stato inviato sia da quello che
lo aveva ricevuto.
Non avendo niente di meglio da fare con l’enorme capacità di memorizzazione del mio PipBuck, salvai il messaggio. In realtà sapevo che
le probabilità di incappare nel terminale gemello, e soprattutto trovarlo
ancora funzionante, erano schiacciantemente contro di me. E nemmeno avevo alcuna ragione di pensare che un messaggio vecchio di secoli
potesse avere un qualche significato.
Più importante era che adesso dovevo affrontare il fatto che l’esterno fosse la mia nuova casa. Anche se avessi trovato Velvet Remedy,
difficilmente sarebbe voluta tornare indietro con me. Devo ammetterlo,
avevo coltivato il sogno che la Capogiumenta sarebbe stata talmente
entusiasta per il ritorno di Velvet che ci avrebbe riabbracciati entrambi
24
Fallout: Equestria — Parte I
nel branco. Magari avrebbe anche indetto un party in mio onore. Ora
ero costretta ad ammettere quanto sciocca1 fosse quella speranza.
Pensare a ciò riempì la mia mente di nubi oscure. Ma quando raggiunsi la cima delle rovine e guardai le terre devastate, una chiara luce,
per quanto flebile, tremolò nell’oscurità. . . La luce di un fuoco, a non
più di mezz’ora di trotto di distanza, bucava di arancione l’oscurità della
notte.
Mentre mi avvicinavo al cerchio della luce del fuoco sentivo che c’era
qualcosa di sbagliato. Qualcosa nel modo in cui il polveroso unicorno
beige era sdraiato sulla sua stuoia di paglia, accovacciato sulle sue zampe. Una certa tensione nel suo linguaggio corporeo. Ma fu solo quando
misi zoccolo nella luce per dare una buona occhiata—mentre un caloroso «Salve» mi moriva sulle labbra—che vidi che era imbavagliato, e
scorsi il riflesso delle fiamme su qualche anello visibile della catena che
gli legava gli zoccoli.
«Ma guarda un po’ qui! Se ne passeggiava tutta bella e carina, vero?»
Un grosso pony di terra emerse dall’ombra di una roccia lì vicino. I suoi
zoccoli ticchettavano metallicamente sul terreno roccioso, a causa degli
scarponi crudelmente chiodati. Due pony uscirono dai loro nascondigli
da direzioni diverse—un altro pony terrestre che stringeva una pala la
cui lama era stata mortalmente affilata, ed il terzo era un unicorno il cui
corno acceso faceva levitare verso di me un corto strumento di legno
e metallo con due tubi. Ogni pony indossava una bardatura di pelle
spessa. Come per la notte, non avevo mai visto prima un’arma da fuoco,
a parte quelle disegnate sui libri. Ma quei libri erano stati abbastanza
espliciti da permettermi di riconoscere il pericolo mortale.
1
Nell’originale, foalish: gioco di parole intraducibile tra foolish (stupido) e foal
(puledro). Ricorrerà altre volte nel corso dell’opera.
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 25
L’unicorno legato sulla stuoia scosse la testa dandomi un’occhiata
triste e derisoria mentre cercava di scostare il bavaglio con uno zoccolo,
senza più tentare di tenere nascoste le catene. I tre pony che mi stavano
minacciando lo degnarono solo di qualche occhiata.
«Avrebbe anche potuto truccarsi per noi», disse ridacchiando l’unicorno armato di fucile. Poi, rivolgendosi a me, «Non ti dispiacerebbe,
vero?»
Risate. «E pure un altro unicorno. Renderà una bella cifra, questa.»
Rendere una cifra per cosa? E da chi?
Quello che impugnava la pala-spada nella bocca mormorò qualcosa
di incomprensibile. Poi, apparentemente decidendo che il fucile era un
deterrente adeguato, sputò la sua arma e ripetè «Per le De. . . Voglio dire,
guardatela. Credo che abbia fatto un bagno!»
Fui improvvisamente e bizzarramente conscia di quanto fossero
sporchi i quatto pony, e quanto puzzassero. Riuscii a coprire un conato
con un colpo di tosse.
«Che succede?» chiesi. Fra tutte le emozioni che si combattevano
per la supremazia nella mia testa, la confusione era riuscita a guadagnarsi la vittoria.
L’unicorno prigioniero riuscì finalmente a liberarsi dal lurido bavaglio. «Sono schiavisti, imbecille.»
Monterey Jack, lo sporco unicorno dall’espressione cupa e con il cutie
mark a forma di formaggio, mi seguiva mentre avanzavamo faticosamente assieme ai nostri carcerieri, camminando su un sentiero rovinato
che un tempo era stata una strada. Le mie zampe erano incatenate, rendendomi difficile la camminata ed impossibile qualsiasi cosa più veloce
di un trotto. Il PipBuck aveva reso inutili gli sforzi degli schiavisti di legarmi le zampe anteriori, costringendoli alla fine ad incatenarmi sopra
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Fallout: Equestria — Parte I
le ginocchia. Se quello con la pala-spada non l’avesse puntata minacciosamente alla mia gola, gli altri due si sarebbero guadagnati qualche
paio di zoccolate nelle parti basse. In quelle condizioni, se la sbrigarono
in poco tempo.
Non mi avevano imbavagliato, ma Monterey mi aveva convinto prima che chiacchiere indesiderate da parte dei futuri schiavi avrebbero
probabilmente portato alla perdita della mia lingua. Non che comunque avessi molto altro da dire a quei bruti a parte il mio repertorio di
colorite metafore. Non mi aspettavo che rispondessero alle mie domande, anche nel caso in cui la mia lingua fosse sopravvissuta alla domanda,
ed erano ciarlieri tra di loro quanto bastava.
«Ohio huesto hentieho», mormorò il pony terrestre attraverso il
manico stretto nei denti.
«Bene allora, se imparassi a nuotare potremmo prendere la via più
lunga, no?» suggerì l’unicorno con velenosa dolcezza.
«Ohio hil hottuho nuoho.» Dal suo odore, decisamente più pungente di quello degli altri, pensai che più che altro odiasse l’acqua in
generale.
«Se la smettete di lamentarvi vi lascio provare uno degli schiavi prima che arriviamo alla foresta, che ne dite?» Il loro capo, il pony terrestre
chiamato Cracker, con le scarpe chiodate ed un cutie mark che assomigliava in maniera sospetta ad una frusta (o forse ad un serpente?), si
girò verso Monterey e me con un ghigno osceno.
Guardai altrove. Si misero a ridere.
Sotto i loro disgustosi discorsi potevo sentire un suono liquido da
più avanti. Non il gorgogliare di una fontana, più quello di una poltiglia. E. . . qualcos’altro. Un suono distante, in avvicinamento. Musica?
Sì, musica. Leggermente metallica ma. . . Trionfante? Regale? Non potevo mettere lo zoccolo su esattamente quale sentimento quella musica
cercasse di ispirare, ma era chiaramente fuori luogo.
Cracker si accorse della mia espressione e sogghignò. «Sembra quasi che tu non l’abbia mai sentito prima. Cos’è, hai vissuto la tua vita in
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 27
una Scuderia? Se stai sperando nella cavalleria non è quella, ragazza. È
solo una di quelle robofatine.»
La musica cessò con una staffilata metallica.
Lo schiavista unicorno, Cannemozze2 , trottò un poco più avanti, guardando avanti lungo il sentiero. Girandosi verso di noi ghignò.
«Pensate che l’abbia preso un radigatore?»
Cracker suggerì che fosse volata nella trappola di qualcuno. L’altro
pony terrestre avanzò dei borbottìi incomprensibili per via della pala
in bocca. L’unicorno si voltò di nuovo in avanti e la luce del suo corno illuminò la macchina—una sfera metallica delle dimensioni di una
testa di puledro sostenuta in volo da quattro ali—che fluttuava silenziosamente proprio davanti alla sua faccia. Non era scienza arcana, posso
dirlo tranquillamente; era pura ingegneria dei pony terrestri.
«CAZZO!» Cannemozze saltò indietro di una buona lunghezza per
la sorpresa. Poi sollevò il suo fucile e sparò alla robofatina. Il suono fu
come quello di un piatto metallico che cadeva dal soffitto, e riecheggiò
nel silenzio notturno tra le colline. La sfera metallica si riempì di scintille quando venne crivellata dai pallini, emise un lamento elettrico e
scomparve nell’oscurità.
L’unicorno stava per inseguirla, ma la voce di Cracker lo fermò.
«Basta, Cannemozze. Risparmia le munizioni.»
«Dannazione, odio quando fanno quella merdata furtiva. È una
fottuta radio volante, non dovrebbe fare agguati ai pony.»
Le mie orecchie bruciavano per la sequela di crude bestemmie,
ma non ci prestai attenzione. Stavo rimuginando su quello che avevo
appena visto.
«Imbecille», mormorò Monterey Jack. «L’avranno sentito tutti fino
a Ponyville. . .»
A differenza del mio compagno schiavo, ero contenta di aver visto
l’unicorno usare la sua arma. Perché adesso sapevo come funzionava.
2
Nell’originale, Sawed-off, parola che definisce per l’appunto un fucile a canne
mozze.
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Fallout: Equestria — Parte I
«. . . quale dannato idiota», borbottò Monterey, «annunciare la sua
presenza così vicino al territorio dei razziatori.»
Un fiume scorreva attraverso il nostro cammino, con le acque quasi
stagnanti che sciabordavano sulle rive. L’acqua bagnava e veniva risucchiata dai pilastri di un ponte, producendo quei suoni umidi che avevo
sentito prima. Dietro il ponte si intravedevano i resti semi distrutti di
una città pre apocalittica.
Il ponte era un labirinto di barricate. Scure ombre di pony si muovevano su di esso. Per un istante avevo commesso l’errore di sperare in un
salvataggio, ma poi i miei occhi caddero sui pali acuminati che stavano
allineati lungo il ponte, e sulle teste putrescenti di pony decapitati che
adornavano due di essi.
Sentii il gusto della bile. La visione era orrenda.
«Cagey, stai qui», disse Cracker, finalmente dando un nome al pony schiavista con la pala. «Cannemozze, andiamo a vedere qual è il
pedaggio questa volta.»
Monterey Jack abbassò la testa e guardò minacciosamente il ponte.
Mi mossi più vicino a lui, seguendo il suo esempio, e sperando di essermi posizionata in modo che Cagey non potesse vedere il luccichio del
mio corno mentre facevo levitare il cacciavite ed una forcina fuori dalla
mia bardatura da lavoro. Come tutto l’equipaggiamento degli schiavisti,
le manette alle mie zampe erano grezze e di bassa qualità. Mentre Cracker e Cannemozze discutevano con i pony sul ponte, mi concentrai
per forzare il primo lucchetto. Fui ricompensata da un leggero scatto
mentre si apriva a molla, liberando la zampa col PipBuck. La manetta
cadde a terra con un tonfo leggero.
«Huh!» Le orecchie di Cagey si erano rizzate all’improvviso, ed ora
si era girato a guardarmi. Rapidamente abbandonai la magia lasciando
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 29
cadere il cacciavite e la forcina nella terra, e sperai che nell’oscurità lo
schiavista non potesse vedere il cambiamento nelle mie catene.
«Coha hai hahho?» chiese Cagey ringhiando minacciosamente. Il
bordo sporco ed affilato della pala era a pochi centimetri dai miei occhi.
BLAM!
Cagey si girò all’improvviso, facendo passare la pala-spada abbastanza vicino alla mia faccia da farmi gridare. Lo sparo proveniva dal
ponte. Non sembrava il suono del fucile di Cannemozze. Ma il secondo
colpo sì.
A Cagey occorse solo un istante per capire che attraversare il ponte
era diventato un affare sanguinoso. Tornando a squadrarci, con una
postura minacciosa, iniziò a dire. . . qualcosa. Immagino stesse per intimarci di restare fermi, ma non lo saprò mai. La sua testa esplose,
ricoprendomi di sangue.
Rimasi lì, con gli occhi spalancati, tremando per lo shock. Il sangue, caldo ed appiccicoso, mi gocciolò sulla fronte e nell’occhio sinistro,
colandomi nel manto e nella criniera.
Nella crescente lista di cose che non avevo mai visto prima di quella
notte, la morte di un altro pony raggiunse la cima. Strizzai gli occhi,
sentendo il sangue sotto la palpebra. Cagey era morto! Ed avevo Cagey
tutto addosso!
Il bisogno di buttarmi nel fiume era incontenibile. Ma non ci sarei
arrivata così. Spinta da qualcosa di più della mera determinazione, il
mio corno tornò ad illuminarsi e cominciai a scassinare il resto delle
mie manette.
Lanciai un’occhiata verso il ponte, e vidi Cannemozze accovacciarsi
dietro una barricata mentre apriva magicamente il suo fucile, infilandoci nuove munizioni. Due colpi, realizzai. Uno alla robofatina, e l’altro
proprio ora. Chiudendo l’arma la fece levitare sopra la barricata e sparò
alla cieca nella mischia, riempiendo un pony razziatore già ferito di
pallini. Il pony barcollò e cadde.
Sfortunatamente per Cannemozze, il razziatore dietro di lui aveva
un altro tipo di fucile, più veloce e non limitato a due colpi, che sparava
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Fallout: Equestria — Parte I
proiettili che aprirono grandi buchi nel corpo dell’unicorno schiavista
nel momento in cui alzò la testa per vedere il risultato dei suoi sforzi.
Mi voltai, nascondendomi dall’incubo che stava avvenendo davanti
a me. Mi concentrai sulle serrature.
Mi ero liberata e stavo cominciando a liberare anche Monterey quando
due pony razziatrici trottarono giù dal ponte verso di noi, camminando
sui corpi mutilati di Cracker, Cannemozze e degli altri razziatori che
erano riusciti a portare con sè. Una delle due in avvicinamento era l’unicorno che manovrava il devastante fucile da combattimento. L’altra era
una pony terrestre con una mazza in bocca. L’unicorno stava ridendo.
Non la risata sguaiata di Cracker, ma una risata folle che mi fece venire
i brividi lungo il collo.
«Direi che abbiamo vinto un premio!»
La pony terrestre ridacchiò dietro la mazza mentre l’unicorno ci
stava valutando. Le due in qualche modo erano ancora più lerce degli
schiavisti. L’unicorno aveva cicatrici frastagliate sul volto e sui fianchi,
una delle quali squarciava il suo cutie mark, e molte ferite ancora sanguinanti. La pony terrestre era calva e terribilmente ustionata su buona parte del suo fianco sinistro. Entrambe indossavano bardature che
sembravano lacere e rattoppate.
«Ci aiutate?» suggerii debolmente.
«Oh, vi aiutiamo, certamente!» L’unicorno impennò e mi diede un
calcio, i suoi zoccoli mi colpirono duramente il fianco. Il dolore esplose
e caddi, boccheggiando. Impennandosi nuovamente fece cadere tutto
il suo peso su di me. Urlai.
Vicino a me Monterey lasciò andare un grugnito carico di dolore
mentre la pony terrestre gli faceva assaggiare la sua mazza. Lasciandomi
accoccolata a piangere, anche l’unicorno volse la sua attenzione verso
l’ancora incatenato Monterey. In pochi istanti mi fu chiaro che volevano
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 31
colpirlo e riempirlo di mazzate fino a che non fosse diventato solo un
cadavere senza vita. E probabilmente senza fermarsi nemmeno allora.
«Tiragli fuori la zampa. Vogli sparargli via gli zoccoli!» La razziatrice unicorno fece levitare il fucile da combattimento ad un palmo
di distanza dalla zampa estesa di Monterey, l’unica che ero riuscita a
liberare dalle manette.
Ignorando il dolore balzai in piedi, avvicinandomi e ruotando per
dare un forte calcio all’indietro. I miei zoccoli colpirono il fucile, facendolo volare via. Cadde rumorosamente sul ponte. Un istante più
tardi stavo facendo levitare la pala-spada verso la due razziatrici che
mi stavano guardando con espressioni divertite. Due contro una, ed
entrambe erano combattenti esperte. Quella con la mazza si avvicinò,
come se fosse curiosa di sapere se martello batte coltello.
Monterey fu su di lei in un istante, mettendole le zampe anteriori
sopra la testa e tendendo attorno al collo le catene tra di esse. La mazza
cadde dalla bocca mentre la razziatrice soffocava.
L’unicorno si girò, sorpresa dall’improvviso cambio nelle probabilità. Avrei potuto attaccarla in quel momento, ma minacciare un pony
è molto differente dall’attaccarne realmente uno. Non ero sicura di riuscire a colpire un altro pony, farla sanguinare. Menomarla, o magari
ucciderla.
L’unicorno sollevò la mazza e si girò ad affrontarmi con quella, con
uno sguardo assassino. Ed improvvisamente trovai facile spingere la
pala-spada in avanti. Non si trattava più di proseguire oltre la minaccia;
quella era sopravvivenza. L’auto preservazione è istintiva; leva ogni
esitazione morale. E se non avevo le capacità di combattimento della
mia avversaria, dalla mia parte avevo un vantaggio. Il SATS.
Aiutata dall’incantesimo di mira del mio PipBuck, mandai la pala
a squarciarele le caviglie, azzoppandola. Un secondo fendente, questa
volta verso la sua faccia, riuscì a disarmarla. Il terzo sarebbe stato un
colpo per uccidere. . .
. . . tranne per il fatto che non ero pronta per farlo. Non ancora.
Invece feci girare la pala, colpendole la testa col manico, abbastanza
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Fallout: Equestria — Parte I
duramente da spezzare il legno. La razziatrice cadde ai miei piedi, incosciente.
Alzai lo sguardo. Monterey era in piedi col petto ansante, sul corpo
del pony terrestre, ormai soffocata. Mi stava guardando quietamente.
Poi finalmente alzò lo zoccolo anteriore ma solo fino a pochi centimetri
dal terreno, quando la catena si tese.
«Oh!» Abbandonando la pala-spada, accesi la luce del mio PipBuck
e cercai il mio cacciavite. Avevo perso la forcina; era impossibile riuscire
a ritrovarla nella terra, di notte. Ma ne avevo altre.
Quando fummo entrambi liberi, Monterey zoppicò lentamente verso il ponte. Poco più tardi ritornò, col corno lievemente illuminato di
beige. Il fucile di Cannemozze lo seguiva. Prima che potessi reagire lo
puntò verso la testa dell’unicorno stesa a terra e fece fuoco.
Il suo sangue cominciò a scorrere sul terreno verso i miei zoccoli.
Lo guardai in un silenzio stupito mentre lui si girò e cominciò a frugare
i cadaveri, prendendo i loro oggetti.
Finalmente ritrovai la voce. «Cosa stai facendo?»
Mi guardò come se fossi stupida. «Controllo se hanno addosso qualcosa di valore. Con un po’ di fortuna, cibo.» Annuii, guardandolo mentre si dirigeva verso i corpi da questo lato del ponte. Frugare i corpi dei
cadaveri mi sembrava sbagliato; ma una fredda e razionale parte di me
mormorava che era uno scrupolo che avrei dovuto superare per riuscire a sopravvivere. E sai che imbarazzo se fossi morta di fame perché
troppo timida per cercare nella borsa di un pony deceduto un sacchetto
di avena od una vecchia lattina di succo di mele? Camminai verso il
ponte.
Guardai il corpo di un razziatore morto, con il viso sanguinante
distrutto dagli scarponi di Cracker. Iniziai a cercare nelle tasche della
sua bardatura ma il mio stomaco si ribellò, e mi gettai verso la ringhiera a vomitare il mio pranzo nel melmoso fiume sottostante. Un largo
squarcio nelle nuvole illuminò tutto con una luce morbida ed argentea,
e mi potei vedere riflessa nell’acqua, ancora coperta col sangue di Cagey
che lentamente si stava rapprendendo.
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 33
Poi vidi il fucile di Cannemozza galleggiare nell’aria dietro la mia
testa.
«Prenderò anche quello che hai con te», mi informò Monterey Jack
strascicando annoiato le parole.
«C-cosa?» Mi girai lentamente e lo vidi in piedi sul ponte, illuminato
dalla luce della luna, col corno irradiante una leggera luce beige. Il fucile
galleggiava tra di noi, puntato verso di me.
«M-ma ti ho appena salvato!»
«Già. E per questo motivo non ti ucciderò.» I suoi occhi si strinsero.
«A meno che, naturalmente, non fai qualcosa di stupido proprio ora.»
«Ma ti ho appena salvato!»
«Non eri certo la prima della classe», disse maliziosamente.
«Dovremmo lavorare insieme! Viaggiare insieme!»
Monterey sbuffò. «E dividere le nostre limitate provviste? Andare a
dormire con un occhio aperto ogni notte, sperando di beccarti quando
proverai a pugnalarmi alle spalle. No, grazie.»
La mia giustificata incredulità si trasformò rapidamente in negazione. All’improvviso ero così stanca. Annuendo abbassai la testa e
lasciai cadere le mie due borracce. Poi indietreggiai in modo che lui vi
si potesse avvicinare. Girai la testa per iniziare a slegare le mie bisacce.
Lo vidi sul ponte proprio dietro la mia coda.
Quando mi voltai verso Monterey il mio corno era illuminato. Ed
il fucile da combattimento era balzato in aria. Per un lungo momento
rimanemmo lì, due unicorni su un ponte, circondati da cadaveri, coi
fucili che galleggiavano tra di noi, puntati l’uno sull’altro. La luce della
luna scendeva su di noi dallo squarcio di nubi.
Monterey Jack ruppe il silenzio: «Non lo userai. Ti ho visto risparmiare quella razziatrice. Se non sei riuscita ad uccidere una pony come
quella, non riuscirai ad uccidere me.»
Strinsi gli occhi. «Imparo velocemente.»
Sbuffò, ma non si mosse. «Sai almeno usare quella cosa?»
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Fallout: Equestria — Parte I
Mi forzai un sorriso sulla faccia. «Lo sai che hai ancora un solo
colpo in canna? Ed a giudicare dalla robofatina, quel fucile è talmente
mal messo che sopravviverò se mi spari. Sopravviverai tu venendo
colpito da questo tante volte quante riesco a premere il grilletto mentre
provi a ricaricare?»
Monterey Jack fece un passo indietro. Vedendolo vacillare il mio
sorriso non fu più forzato. «E mi riprendo le mie borracce.»
Ponyville. Mi chiedevo come facesse il mio PipBuck a conoscere i nomi
dei posti prima di me. Aveva dato un nome perfino alle macerie di una
costruzione nella quale mi ero appena intrufolata. Ponyville era territorio dei razziatori. Speravo soltanto che quel posto, quella «Carousel
Boutique», non ne fosse piena.
Monterey Jack ed io ci eravamo appena separati quando la ringhiera
del ponte era esplosa vicino a me. Un cecchino! Lo stesso pony, presumevo, che aveva ridotto la testa di Cagey a succo di mela. Fuggii in città, prendendo copertura con quello che c’era. Poche costruzioni erano
abbastanza sane da potercisi nascondere. Quella era la più vicina.
Fortunatamente ero sola. Aspettai per quasi un’ora, accovacciata
nelle ombre vicino alla porta; ma il pony cecchino non sembrava interessato a seguirmi. No, lui o lei avrebbe dovuto solo aspettare fino a che
non fossi uscita.
La fatica mi piombò addosso. Ero stata sveglia tutta la notte precedente, e gli eventi della notte avevano messo a dura prova sia il corpo
che lo spirito. I miei muscoli erano deboli e doloranti. Il corpo mi faceva
male per i calci che avevo ricevuto. Mi sentivo emotivamente distrutta.
Avevo bisogno di dormire. Addormentarsi lì era probabilmente una
pessima idea. Sempre se mi fossi svegliata, probabilmente sarei stata
negli zoccoli di schiavisti, razziatori o magari anche peggio. Ma uscire
di nuovo, cercare un posto migliore, semplicemente non era un’opzione.
Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 35
Non ero abbastanza in forma per mettere di nuovo alla prova il mio
ingegno contro il pony cecchino.
La Carousel Boutique era in condizioni simili all’edificio alla Sweet
Apple Acres, solo che la razzia era stata più distruttiva. I muri erano stati
disegnati con crude immagini di violenza ed ancora più crude bestemmie. Una pila di vestiti stracciati marciva in un angolo, maleodorante,
come se dei pony ci avessero urinato sopra ripetutamente. C’erano due
letti, uno dei quali profondamente inzuppato di sangue (e probabilmente di altre cose anche più abbiette). L’altro era più piccolo, un letto per
puledri, nient’altro che un materasso su un’intelaiatura spezzata. Nella
mia condizione, sentii che sarebbe andato benissimo.
La Carousel Boutique offriva altri due tesori, un baule sigillato ed
un altro terminale, identico a quello alla Sweet Apple Acres. Era ancora
funzionante, di nuovo per mia sorpresa. Era bloccato; tirando fuori i
miei attrezzi d’accesso mi misi al lavoro. Quei terminali erano stati costruiti dagli stessi pony che più tardi avrebbero creato i PipBuck, e le
cifrature e le protezioni erano abbastanza simili da permettere ai miei
attrezzi di farsi strada tra le misure di sicurezza. Quello che restava era
un puzzle, trovare la password in brandelli di codice che i miei strumenti erano riusciti ad esporre. Nel mio stato mentale fu probabilmente un
miracolo il riuscire ad analizzare il codice ed a trovare la password.
O forse no. La password era «mela».
Risi da sola, trattenendomi quando sentii il volume della mia stessa voce nell’immobilità della decrepita boutique, quando realizzai che,
oltre ogni ragionevole probabilità, quello era il computer da cui era stato inviato il messaggio. Con un ingiustificato senso di completezza lo
scaricai, e lasciai che il mio PipBuck facesse il resto.
Gli anni avevano danneggiato la registrazione, ma c’era ancora abbastanza audio ascoltabile per permettermi di riconoscere la stessa voce
femminile, abbastanza dolce e con uno strano accento, che molte ore
prima mi aveva rivelato il codice che mi aveva condotto via dalla mia
vecchia vita e dentro a quella nuova ed orribile.
36
Fallout: Equestria — Parte I
«. . . istruzioni speciali per la Scuderia Due. . . . . . c’è la mia famiglia laggiù! Fino a quando il veleno non sarà scomparso da
quassù, quella porta non si apre per nessun pony!»
La voce sfumava nel rumore di statico.
«. . . lo so che non lo sopporti, Sweetie Belle, ma sei una Capogiumenta ora. La Capogiumenta della Scuderia più importante
di tutta Equestria. Ho bisogno che tu lo faccia per me. . . . . . per
tenerli al sicuro. . . . . . migliori amiche per sempre, ricordi?. . .»
Il file sonoro finì con un pigolio. Avevo avuto ragione—non c’era nulla
di realmente importante in un messaggio vecchio di due secoli. Lasciai
il baule per la mattina, mi raggomitolai, ed andai a dormire.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Sensi da Cavallo—Sei veloce ad imparare. Guadagni un ulteriore 10% quando ricevi punti esperienza.
Capitolo Tre
Guida
«Libri! Ho letto molto sull’argomento.»
Giorno.
Non avevo mai visto prima il sole, ed era corretto dire che ancora
non l’avevo fatto. Ma la forza della sua luce filtrava attraverso la spessa
ed incollerita coltre di nubi, prendendo un colore malato ma lo stesso
più luminosa e calda delle ronzanti lampade della Scuderia Due. L’aria
stessa sembrava in qualche modo sbagliata in quella luce, scolorita. Ma
tutto era illuminato. Potevo vedere i granelli di polvere e cenere muoversi nella stanza (mi chiesi quanto fosse salutare respirarli), e per la
prima volta mi resi realmente conto di quanto esteso fosse l’esterno.
Volevo nascondermi sotto la finestra.
Mentre cercavo la volontà per mettere piede (nel molto, molto grande) fuori, mi occupai di aprire il baule sigillato che avevo scoperto la
notte prima. Mi costò due forcine, ma ne valse la pena! Dentro c’era
il più bel vestito che avessi mai visto! Quelle linee, quelle pieghe del
tessuto, ed i colori—eleganti e regali—ma alla stesso tempo la stoffa
era leggera, ariosa e per nulla cadente! Era un sogno! Tristemente, però,
un sogno per un altro pony, qualcuna più alta di me.
Felicità e disappunto si mischiarono in egual misura. Ma anche se
non potevo indossarlo (almeno non senza qualche grosso intervento
di sartoria) era la cosa più bella ed allegra che avessi visto da quando
avevo abbandonato la Scuderia. Piegandolo accuratamente lo infilai
nelle mie bisacce.
Ricordandomi del pony cecchino della notte prima feci un passo
indetro, usando come copertura un tavolo rovesciato, ed usai la mia
magia per aprire la porta. Una campanella brunita appesa sopra tintinnò allegramente. La luce del sole si riversò silenziosamente all’interno.
37
38
Fallout: Equestria — Parte I
I suoni dell’esterno fluirono nella stanza. Il cinguettio degli uccelli, il
lontano scorrere del fiume. L’aria più fresca spinse via quella stagnante.
Cautamente mi mossi sulla porta e guardai intorno. La Ponyville
post apocalittica era uno scheletro marcescente di una piccola cittadina
un tempo accogliente. Tra le costruzioni collassate e le case bruciate,
le strade erano disseminate di macerie e rifiuti. E dappertutto disegni
depravati e grotteschi in colori brillanti. I graffiti non erano limitati
all’esterno; i razziatori avevano deturpato la Carousel Boutique con un
fervore quasi estatico. Volsi lo sguardo dalla porta, seguendo le linee
di bestemmie che si curvavano dai muri verso le travi del tetto. E mi
ritrassi, soffocando di disgusto a quello che la luce del sole aveva rivelato
sopra di me—dozzine di gatti morti ed essiccati erano stati appesi al
soffitto come decorazioni. Avevo dormito proprio sotto tre di loro.
Feci involontariamente un passo indietro, mettendo uno zoccolo
posteriore fuori dalla porta.
BIP.
Che cos’era?
BIP.
Mi voltai e scorsi un disco arancione mezzo sotterrato nel terreno,
appena fuori dalla porta. Una piccola luce rossa pulsava su di esso. BIP.
BIP. BIP.
«CHIUDI LA PORTA!» La voce venne fuori dal nulla, metallica e
meccanica ma in qualche modo carica di urgenza. Il mio cuore perse
un colpo e saltai all’interno, sbattendo la porta con violenza.
L’esplosione all’esterno strappò via la porta dagli infissi, scagliandola assieme a me in fondo alla stanza! Caddi attraverso un separè a
brandelli, e la porta fumante cadde sopra di me. «Ugh!»
Mentre mi trascinavo via da sotto la porta ero più scioccata che
ferita. Mi ronzavano le orecchie. Una trappola. Non c’è da meravigliarsi
che i razziatori non mi avessero attaccata mentre dormivo. Avevano
lasciato un regalo, invece.
«Sbrigati. Ce ne sono altri in arrivo.» Potevo appena sentire la voce;
le mie orecchie mi sembravano imbottite di zucchero filato.
Capitolo Tre — Guida
39
«Chi sei?» chiesi, ma mi mossi per mettere le borracce attorno al
collo mentre magicamente estraevo il fucile da combattimento. Ero
costernata dallo scoprire che avevo ancora soltanto un colpo rimasto;
ma se un pony razziatore fosse entrato dalla porta intendevo farlo valere
tutto.
Una voce completamente differente replicò «Vieni fuori, vieni fuori,
chiunque tu sia!». La testa di una razziatrice si infilò nel vano della porta,
ridendo maniacalmente con qualcosa tra i denti. Sembrava una mela
metallica. Scosse la testa, lanciandola nella stanza verso di me, ma il
picciolo le rimase tra i denti.
Un ricordo mi tornò in mente: ero una giovane pony e trotterellavo
verso la scuola della Scuderia, quando un pony più vecchio saltò fuori
da una porta e mi lanciò un gavettone. Era esploso contro il mio corno,
inzuppando completamente me ed i miei compiti a casa. «Ehi, non
essere così triste, fianchibianchi! Stavo cercando di aiutarti. Sai, nel
caso il tuo cutie mark dovesse essere un bersaglio!» Il pony più anziano
si era messo a ridere ed era corso alle lezioni, lasciando me gocciolante
e miserabile nel salone.
Lezione appresa: quando un pony lancia qualcosa verso di te, non
farti colpire. Non lasciarla nemmeno cadere vicino a te, perché potrebbe schizzare. Il fucile da combattimento sferragliò a terra mentre concentrai la mia magia sulla mela metallica, prendendola al volo e rilanciandola fuori dalla porta. La granata riuscì a malapena ad uscire dalla
stanza quando esplose. Polvere e pezzi di legno volarono contro di me,
finendomi negli occhi. Un tintinnìo scoppiò ai miei piedi. Guardando
in basso, strabuzzando gli occhi per i detriti che mi ci erano finiti, vidi
la piccola campanella che da sopra la porta era atterrata, piegata, ai miei
zoccoli.
Mi facevano male gli occhi, e continuavo a sbatterli per pulirli. Cautamente, solevando di nuovo il fucile da combattimento, mi sporsi fuori
dalla porta. Potevo appena vedere la zampa anteriore del pony razziatore dietro lo stipite della porta, completamente immobile. Ripensandoci,
levitai il tavolo in modo che formasse una barricata nella metà inferiore
40
Fallout: Equestria — Parte I
della porta, e strisciai dietro di esso. Sporgendo rapidamente la testa,
sbirciai per controllare se il pony era ancora cosciente.
La gamba non era attaccata al resto del pony.
Impiegai un momento per individuare il resto lacerato del corpo,
misericordiosamente morto. Mi lasciai cedere dietro la copertura, sentendomi assalire da una strana sensazione. Avevo appena ucciso un
pony!
Uscire di nascosto da Ponyville fu un’impresa straziante.
Realizzai rapidamente che stavo ignorando l’Eyes-Forward Sparkle.
Quando accesi il mio EFS fu molto più facile determinare dove fossero i
razziatori e come evitarli. Nonostante mi stessero attivamente cercando,
quei pony si dimostrarono dei cacciatori tutt’altro che capaci. Usare la
mia magia per sbattere lo sportello di una cassetta della posta in fondo
alla strada o rompere una bottiglia contro una ciminiera solitaria a svariati metri di distanza si dimostò una distrazione sufficiente per riuscire
a superarli. Ero quasi riuscita a superare l’ultima casa quando il pony
cecchino ricominciò a spararmi contro. Il tiro più preciso mi graffiò il
fianco—un’ondata di dolore e scorrere di sangue. Fortunatamente la
ferita sembrava più grave di quanto non fosse, ed anche le mie scarse
competenze mediche furono abbastanza per fermare il sanguinamento
e bendarla.
Mi accovacciai in un fossato, riparata dagli alberi, e cercai di riprendere fiato. Sentivo nuovamente una musica che suonava in distanza. Il
brontolio del mio stomaco era molto più forte, ricordandomi che non
avevo ancora mangiato in quasi una giornata. Levitai una mela fuori
dalla bisaccia mentre stappavo una delle borracce. Naturalmente non
avevo bevuto più di un sorso quando il mio PipBuck accese una danzante luce rossa sulla bussola del mio EFS. Non proveniva dalla città
di razziatori ma da più in alto, dalla profondità della collina boscosa.
Capitolo Tre — Guida
41
Ovviamente. Qualcos’altro stava venendo a cercarmi. Perché le terre
devastate chiaramente mi odiavano.
Ritappai la borraccia e mi alzai, trasalendo al bruciore del mio
fianco ferito. Sollevai il fucile da combattimento, ancora col suo colpo
singolo, e tesi le orecchie in ascolto.
I dintorni erano tranquilli. Anche la musica non c’era più. Poi cominciai a sentire un debole ronzio. Abbassai il fucile a livello degli occhi
e misi a fuoco la punta della canna, allineandola col pallino rosso sul
mio EFS. All’inizio non vidi nulla. Poi la scorsi, una brutta e piccola
creatura volante, gonfia e grottesca, che si librava tra gli alberi. Anche
lei mi vide, e sputò un piccolo dardo spinoso contro di me. Mi mancò
(quasi, poiché mi rimase impigliata nella criniera).
Presi la mira ma esitai. Il maledetto nanerottolo era così piccolo, e
riusciva a scattare così casualmente, che non avevo nessuna possibilità di colpirlo. Non volevo sprecare il mio unico colpo. Quindi feci la
successiva scelta migliore. Mi spostai dietro un albero e mi preparai al
galoppo.
Un’altro marcatore apparve sul mio EFS seguito da un suono saettante e crepitante diverso da qualsiasi avessi mai sentito prima. La luce
rossa si spense, lasciando solo quella nuova, che il mio PipBuck aveva
individuato come «amichevole».
«Sono veramente dispiaciuto per quello che ti è successo prima a
Ponyville. Ma quella razziatrice non ti ha lasciato altra scelta. Ti avrebbe ucciso.» Era la stessa voce meccanica e metallica che aveva urlato
l’avviso che di sicuro mi aveva salvato la vita poco prima.
Con un misto di sollievo e smarrimento vidi la robofatina volare
verso il mio nascondiglio.
«Chi sei?» («Cosa sei?» era la domanda che voleva scapparmi dalla
bocca, ma sospettai sarebbe stata scortese).
«Un amico.» Alzai un sopracciglio. «Va bene, un conoscente di
passaggio. Ma uno che non ti farà nulla di male.» Dopo una pausa
significativa, «Chiamami Osservatore.»
42
Fallout: Equestria — Parte I
Guardai la robofatina con occhio critico. «Osservatore. Va bene. . .»
Uscii da dietro l’albero ed iniziai a cercare dove fosse rotolata la mia mela quando l’avevo lasciata cadere. Poco distante, vicino a dove si trovava
la creatura volante, vidi un mucchietto di cenere rosa incandescente.
«Sei stato tu?»
«Paraspiritastri. È quello che ottieni se mescoli i paraspiritelli con
la Corruzione. Non li reggo. Felice di essere d’aiuto.»
Ritrovai la mela e la feci levitare di fronte a me. «Grazie. E grazie
per avermi avvisato di quella. . . cosa nel terreno.»
«Mina.»
Battei le palpebre. «V-vuoi la mia mela?1 »
La robofatina rise, cosa molto strana da sentire poiché la voce artificiale non aveva alcuna inflessione. «No. È come si chiama. L’esplosivo
nel terreno. Si chiama mina. Si attiva quando le passi vicino.»
«Oh.» Morsicai la mela. «È un nome veramente stupido per un’arma.»
La robofatina rise di nuovo. Era un po’ snervante. Poi, stranamente,
mi ritrovai a ridacchiare anch’io. «Avevo davvero pensato che volessi
dire che la mela era tua. L’avrei divisa se l’avessi voluta, anche se non so
cosa ne avresti fatto visto che non puoi mangiare.»
«Eh?» Per non avere emozione nella sua voce, la robofatina faceva
un buon lavoro ad esprimere confusione.
«Non mangi. Cibo. Perché sei un robot, e non hai una bocca.»
Una risata per la terza volta, anche se era più un ghigno leggero.
«Oh! Volevi dire la robofatina.» Beh, almeno non ero l’unico confuso
dalla conversazione. «Io non sono realmente una robofatina. Io sono
da qualche altra parte. Ho solo imparato come hackerare queste cose
per comunicare. E guardare in giro.»
Stavo iniziando a cogliere il quadro. «Allora quella musica. . .»
1
Gioco di parole intraducibile sul doppio significato della parola mine, che
significa sia mina che mio, da cui la confusione di Littlepip.
Capitolo Tre — Guida
43
«Perbacco no. Spengo quella merda nel momento in cui prendo il
controllo di una di queste, non hai idea di quanto vecchia sia quella
musica.» Come ripensandoci l’hacker-nella-robofatina continuò «Non
ancora.»
Finii la mia mela. Il mio stomaco stava molto meglio ora. Ed anche
il mio spirito, avendo finalmente avuto una conversazione civile (anche
se decisamente bizzarra).
«Oh, il tempo è quasi finito. Guarda, ci sono un paio di cose di
cui avrai bisogno se vuoi sopravvivere qua fuori. Un’arma (o almeno
un sacco di munizioni in più per quella che hai già), una bardatura
corazzata, una guida. . . e più importante, hai bisogno di farti qualche
amico.»
La corazza, almeno, non dovrebbe essere cosa troppo difficile, anche
se rabbrividii violentemente al pensiero di mettermi la bardatura di un
pony morto. Però, quel colpo radente. . . Ero stata fuori per meno di
un giorno intero ed ero già arrivata terrificantemente vicina a morire.
Probabilmente sarei potuta strisciare indietro fino al ponte e spogliare
quei cadaveri.
Un’arma? Se l’idea di spogliare della corazza un cadavere mi faceva
rabbrividire, la possibilità di uccidere di nuovo mi fece fermare il cuore.
Ed amici? In quello non ero stata fortunata quando ero puledra nella
Scuderia. Che possibilità avevo in un mondo dove salvare un pony da
razziatori e schiavitù non ti faceva ottenere nemmeno uno straccio di
amicizia? Se quello era ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere, non
ero sicura di poter essere all’altezza del compito.
«Cosa intendi per guida?»
L’ondeggiante robofatina rimase in silenzio per un istante. «Sparo
alla cieca e tiro ad indovinare che ti piacciono i libri. Ho ragione?»
«Beh, sì. Io. . .»
«C’è un ottimo libro per la gente che viaggia attraverso le Terre Devastate d’Equestria. Sono praticamente certo che ce n’è una copia nella
Biblioteca di Ponyville. Dammi solo un secondo. . . Fatto, ho mandato
la sua locazione al tuo PipBuck.»
44
Fallout: Equestria — Parte I
I miei occhi si allargarono in allarme. «La Biblioteca di Ponyville.
Vuoi dire quel posto da cui sono a malapena scappata? La città piena
di pony malati e psicopatici? Stai cercando di farmi uccidere?»
«Guarda, devi pur fidarti di qualcuno.»
Il ricordo di Monterey Jack si affacciò alla mia memoria. «Perché
dovrei fidarmi di te? Non ti ho nemmeno mai incontrato. Ti stai nascondendo dietro ad una radio robot.»
«Oh, chennesò. Che ne dici del io-che-ti-salvo-la-vita? Se sto cercando di ammazzarti perché avrei dovuto farlo?»
La voce, Osservatore, aveva ragione. Ma, prima che potessi dire
alcunché in risposta, la robofatina ruttò scariche di statico e cominciò
nuovamente a suonare musica (che era eseguita da svariate armoniche
e tromboni). Volò pigramente via, come se non si curasse del fatto che
io fossi lì.
La Biblioteca di Ponyville era in un albero. Non una casa su un albero, ma letteralmente dentro un albero. Un massiccio e nodoso albero
più grande della maggior parte delle altre costruzioni era stato fatto
crescere nel mezzo della città, chiaramente frutto di un progetto magico, ed era stato svuotato per diventare la biblioteca pubblica. Il lato
sud era carbonizzato e morto. Ma c’erano ancora alcune foglie verdi sui
rami opposti. L’albero era circondato da un ampio spazio aperto senza
assolutamente alcuna copertura.
Qualsiasi speranza che la fortuna alla Carousel Boutique continuasse sfumò quando guardai il balcone più alto e finalmente scovai il cecchino—una pony di terra armata con un fucile dall’aspetto potente.
Il fucile era attaccato alla ringhiera del balcone mediante un giunto
girevole, permettendo alla razziatrice di mirare qualsiasi cosa potesse
vedere. L’unica via di accesso sicura era da direttamente dietro di lei,
dove la porta del balcone e la retrostante punta dell’albero bloccavano
la sua linea di tiro. Sicuramente c’erano altri pony razziatori all’interno.
Capitolo Tre — Guida
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Muovendomi di nascosto dall’unica direzione che non significasse
morte istantanea, raggiunsi la porta tremando per la tensione. Più velocemente e silenziosamente possibile mi lasciai alle spalle Ponyville. . .
ed entrai direttamente nell’inferno dei pony!2
Cadaveri di pony dappertutto! Non come sul ponte dove i pony
erano caduti in combattimento; quei pony erano stati mutilati, dissacrati e messi in mostra! Il corpo di un qualche povero pony pendeva
dal soffitto, con la testa e gli zoccoli mozzati e la pelle recisa e tirata via
per mostrare la carne e le ossa al di sotto. Teste e zampe pendevano da
catene come perverse decorazioni da party. La carcassa putrescente di
una pony rosa e dalla criniera violacea era stata affissa con le zampe
divaricate su una libreria, e crocifissa con picchetti da ferrovia. Due le
erano stati martellati negli occhi. Su un altro muro un torso era stato
scuoiato ed aperto, e le interiora del pony erano state tirate fuori per
decorare le scaffalature come stelle filanti.
Sangue fresco e rappreso erano ovunque, gocciolando dal soffitto
e dipingendo i muri assieme ai graffiti, che in qualche modo erano
diventati ancora più denigratori e crudeli. Tra le librerie erano affissi
poster risalenti alla guerra montati in cornici ormai distrutte. Un qualche razziatore aveva dipinto sopra uno di essi («Leggere è Magia») una
rappresentazione cruda ma efficace dell’esplosione di un megaincantesimo. Un altro («I pony più belli hanno belle menti!») era coperto da un
disegno che era semplicemente pornografico. I libri erano stati bruciati
in mucchi. Il pavimento era ricoperto da cenere e sporcizia. Il fetore
era insopportabile.
La stanza era dominata da tre gabbie, due quadrate e grandi a terra,
ed una più piccola che pendeva dal soffitto a malapena sufficiente a contenere un pony. Dei prigionieri—sporchi, percossi ed abusati—erano
accoccolati all’interno, con gli zoccoli legati da corde colorate. I due
2
Assonanza intraducibile tra Ponyville—letteralmente «città dei pony»—e pony
hell, «inferno dei pony»
46
Fallout: Equestria — Parte I
nelle gabbie più vicine mi guardarono con espressione miserabile ed il
mio cuore si spezzò dolorosamente.
I miei occhi continuarono ad allargarsi fino a che mi costrinsi a
serrarli ed a mordermi uno zoccolo per impedirmi di urlare. Arretrai
contro la porta, ansante, incapace di respirare normalmente, non volendo respirare per niente quell’aria. L’orrore di quella stanza mi si rovesciò
addosso, facendomi annegare. Tolsi lo zoccolo a malapena in tempo
per evitare di vomitarmi addosso la mela. La sua puzza si mescolò al
fetore della stanza, assalendomi ulteriormente.
«Per favore», un sussurro da una delle pony, terrorizzata di alzare
la voce, «aiutaci.»
Quello era oltre l’orrore! Mi schiacciai gli occhi sempre più forte. . .
poi li aprii mentre un’ondata di brutale determinazione spazzava via la
debolezza.
«Ti prego. . . aiuto!»
Quella non era una voce disincarnata ed intrappolata in una ripetizione infinita, proveniente da un qualche segnale radio che rimbalzava
nell’etere. Quelli erano pony viventi; erano lì di fronte a me, ed avevano
bisogno di aiuto. E sarei stata dannata come quei maledetti razziatori
se li avessi fatti implorare una volta di più.
Feci uscire il cacciavite ed una forcina ed immediatamente iniziai
a lavorare sulla serratura più vicina. La porta della gabbia metallica
si aprì con uno scatto. All’interno due pony, legati e sdraiati sui loro
stessi escrementi. Realizzai con disagio che non avevo niente con cui
tagliare le corde. Provai a snodarle con la mia magia; le corde della
prima erano talmente impregnate di sangue che riuscii ad aprire il nodo,
ma il secondo era troppo stretto.
«Lo. . . lo fai sul serio?» La prima pony si alzò tremante. «S-sono
libera?»
Annuii, poi guardai gli altri pony. Non avevo idea di come avrei
potuto raggiungere quello nella gabbia sospesa. «Se potessi aiutarmi
con. . .»
Capitolo Tre — Guida
47
La pony sbiancò e scosse la criniera. «Oh no, non riesco a stare
ancora qua dentro. Ma, ecco, prendi queste provviste. Sono riuscita
a nasconderne un po’. . .» La pony scavò nel fango del pavimento con
lo zoccolo, rivelando quel mucchietto di scarti assolutamente patetico
chiuso in uno straccio sporco a cui ammontavano tutti i suoi averi. Una
lattina di carote a dadini, una scatola monodose di torta ante bellica,
qualche tappo di bottiglia. Mi si spezzò il cuore.
«No, tienile tu. Ne avrai più bisogno di. . .» Mi interruppi, notando
una singola cartuccia da fucile nel mucchio. «In realtà ti prendo questa
cartuccia. Grazie!» Aprii magicamente il mio fucile e la misi al suo
posto. Ora ne avevo due.
La pony aveva già chiuso lo straccio, lo aveva stretto tra i denti ed
era rapidamente scivolata fuori dalla porta prima che io potessi dire
altro. Mandai una preghiera a Celestia per lei e mi concentrai a salvare
gli altri. Guardai il secondo pony, che non aveva detto una parola, e mi
ritrassi quando vidi il sangue che incrostava l’interno dei suoi fianchi.
Cosa avevano fatto quei razziatori!?!
Guardandomi attorno studiai la forma della stanza, cercando di
ignorare gli onnipresenti orrori (davanti alla porta principale c’era un
vecchio affresco di una bellissima unicorno alata—Celestia?—insolitamente grande ed aggraziata, con un libro che levitava di fronte a lei, le
sue ali distese su un arcobaleno di puledri sorridenti che ascoltavano
la sua lettura. Non solo i pony erano stati coperti da disegni di sangue
e pugnali e violenza, ma l’affresco era stato usato come bersaglio da
allenamento per qualsiasi cosa, dalle pallottole al lancio di escrementi,
ed ora era distrutto ed indicibilmente macchiato). La stanza aveva una
forma strana, con balconi e stanze che si ramificavano (letteralmente)
in ogni direzione. Potevo sentire le voci dei pony razziatori nelle altre
stanze. E, a giudicare dalle decorazioni, i coltelli non sarebbero stati
troppo distanti.
«Torno subito», promisi in un sussurro. Poi, sollevando il fucile da
combatimento, mi mossi verso la stanza interna più vicina.
48
Fallout: Equestria — Parte I
Saltai indietro quando la porta si aprì verso di me. Un razziatore vi
passò attraverso e si fermò, fissandomi con aria assente. Il suo manto era
nero scuro sotto la sua corazza di fortuna, e la sua criniera era selvaggia.
Aveva delle fondine legate ai fianchi, una con una piccola pistola e l’altra
contenente un coltello il cui filo era stato seghettato, per infliggere ferite
più gravi. In una rigida, inorridita incredulità vidi che il suo cutie mark
era realmente un torace squarciato.
Il razziatore si riprese velocemente, girando la sua testa ed estraendo
la piccola pistola coi denti (che voleva fare, premere il grilletto con
la lingua?) un attimo prima che il SATS mi aiutasse ad infilare due
pallettoni dritti nella sua faccia. Non provai rimorso mentre la sua
testa si trasformava in spaghetti al sugo e si spargeva sul suo corpo
istantaneamente senza vita. Non avevo appena ucciso un pony—quei
razziatori avevano rinunciato ad ogni diritto al titolo! Quelli non erano
pony, erano mostri malati che andavano abbattuti! E che Celestia mi
aiutasse se non avevo intenzione di farlo. Non me ne ero accorta fino
a quel momento, ma ero adirata! La pura malvagità di quel luogo mi
aveva scosso fino all’anima. . . e la mia anima era furiosa!
Raccogliendo coltello e pistola, lasciai da parte il fucile da combattimento ormai scarico. La più piccola pistola non sarebbe stata altrettanto
potente, ma era completamente carica—sei colpi in un tamburo girevole. E ciò era un bene, perché era impossibile che il rumore non facesse
accorrere ogni altro razziatore presente nei dintorni.
I primi tre pony razziatori galopparono nella stanza principale quasi immediatamente, una di loro urlando insulti concitati. Il SATS mi
aiutò a sparare tre colpi alla sua testa. I primi due andarono a vuoto,
ma il terzo trovò casa in uno dei suoi orrendi occhi rossi e lei cadde.
Il secondo cominciò a sparare con un’altra piccola arma da fuoco (che
ne sapevo, sparano davvero con la lingua!), ed i proiettili colpirono la
cornice della porta. Uno trapassò una mia bisaccia, ma non colpì la
carne.
Mi inginocchiai ed allungai la testa, levitando il revolver dentro la
porta aperta. Sparai due colpi al secondo pony, ma l’incantesimo di
Capitolo Tre — Guida
49
puntamento del mio PipBuck si stava ricaricando, e senza di quello
avrei potuto anche sparare al soffitto. Eppure il pistolero sgattaiolò via,
usando uno dei pony prigionieri come copertura. La vergognosità dell’azione gettò benzina sul fuoco della mia rabbia. Varcai del tutto la
soglia, cercando il terzo e vedendolo in fondo al lato distante della sala
principale.
Il terzo razziatore abbassò la testa, con una stecca da biliardo stretta
tra i denti, e mi caricò.
Sbattei le palpebre. «Sul serio?» Feci un singolo passo indietro. Il
pony correva alla massima velocità, ed era quasi su di me quando l’estremità della stecca si incastrò nella porta, facendolo fermare di botto.
Sparai l’ultimo colpo a bruciapelo sul suo collo. Da quella distanza non
ebbi bisogno del SATS.
«Voi pony non dovreste essere più furbi di così? Vivete in una
libreria!»
Quando il corpo colpì il pavimento, sanguinando dalla ferita che gli
trapassava il collo, vidi il pony con la pistola in piedi allo scoperto, che
prendeva la mira attraverso la porta. Scartai di lato mentre il colpo stava
partendo, ed urlai sentendo la pallottola entrarmi nel fianco. Faceva
male! Più di quanto avessi pensato potesse fare.
Mi appoggiai contro il muro, lasciando una scia di sangue e collassando di fianco alla porta. Il dolore mi inondava il fianco, infiammandosi ad ogni respiro. Potevo sentire il suono degli zoccoli del razziatore
mentre si avvicinava cautamente. Cercai di concentrarmi sulla mia magia per chiudere la porta, ma il corpo del pony con la stecca era lì in
mezzo.
Guardai la stanza. Era una cucina. Su un tavolo, circondato da coltelli, c’era il corpo di una terribile creatura con scaglie e denti. Il razziatore
con il cutie mark a torace aperto lo stava macellando per cucinarlo. Un
frigorifero. Ed un forno. C’erano libri sparsi, ma tutti antichi, distrutti
ed illeggibili (stavo cominciando a dubitare dell’affermazione dell’Osservatore che lì ci fosse un libro come quello che aveva descritto). Poi
i miei occhi caddero su quello che stavo sperando di trovare. In un
50
Fallout: Equestria — Parte I
angolo, appesa al muro sopra numerose scatole di munizioni, c’era una
sbiadita scatola gialla con un simbolizzata una farfalla rosa: una scatola
medica! Doppia fortuna: la scatola sembrava sigillata. C’erano segni di
coltello dove i razziatori avevano cercato di forzarla. Avrebbe dovuto
contenere qualche crema medica, e magari anche una pozione curativa!
Ma dovevo sopravivere al razziatore, prima, ed ero ferita e senza
proiettili. Andare alle scatole di munizioni avrebbe significato passare
oltre la porta aperta. Strisciando indietro mi guardai ancora intorno. E
focalizzai la mia magia nonostante il dolore.
Quando il razziatore entrò, venne raggiunto da uno sciame di coltelli che volavano verso la sua faccia. «Gah!, urlò facendo dietro front. I
coltelli o mancarono il bersaglio o colpirono inutilmente la sua corazza.
Ero ancora più patetica con le armi da mischia che non con le pistole.
Ma lo avevo tolto dai piedi per abbastanza tempo per poter raggiungere le scatole di munizioni. La fortuna era di nuovo con me. Mentre la
prima scatola conteneva munizioni per un’arma che non avevo ancora
visto, l’altra aveva delle pallottole giuste per il revolver.
Il razziatore mise di nuovo la testa dentro, gridando «Hai finito i
coltelli, signorina! Perché non la pianti e vieni fuori. Prometto che ti
lascerò morire, eventualmente.»
La sua testa si voltò nella mia direzione ed i suoi occhi si allargarono.
Non so se era per il mio sguardo o per il revolver. Il SATS era di nuovo
con me, e quel bastardo non avrebbe più avuto la possibilità di usare
come scudo prigionieri violentati e picchiati.
Dopo un altro razziatore morto, una scatola medica forzata ed una
pozione curativa, trotterellai silenziosamente nella stanza principale,
con il coltello seghettato che mi galleggiava di fianco. Andai verso la
gabbia aperta e tagliai via le corde che legavano la povera pony. «Vai.
Sei libera. Mettiti in salvo da qualche parte.» In un batter d’occhio mi
Capitolo Tre — Guida
51
ricordai del pony cecchino, e le dissi velocemente come poteva evitarlo.
Annuì silenziosamente e cominciò ad allontanarsi. Andai alla gabbia
vicina.
Quello che vidi mi fece stare male. Una pony era stata chiusa assieme ad un cadavere in decomposizione. La pony si agitava nel sonno, e
stringeva con la coda l’orrendo corpo come fosse un’ursa di peluche.
A differenza degli altri cadaveri, non riuscivo a capire come quella
fosse stata uccisa, perché non era stata squartata. Il corpo aveva perso tutto il suo manto e la pelle era un disgustoso mosaico di macchie
rosse e grigie, in desquamazione. Gli occhi erano aperti, asciutti e puntati in direzioni differenti. I denti erano orribilmente ingialliti, dello
stesso colore dei pochi resti della criniera e della coda. Strane escrescenze carnose pendevano dai suoi fianchi. All’inizio li scambiai per
mutilazioni, ma poi realizzai di stare guardando le ali della pony! Era
il cadavere di un pegaso. Spogliate di pelo e piume, le ali sembravano
strane, addirittura repellenti.
Urlai, un grido di terrore a pieni polmoni, quando il cadavere cambiò posizione e si sedette, con gli occhi che ruotarono fino a focalizzarsi
su di me. Era un pony zombie!
Il pony zombie battè le palpebre e cercò di mettersi in piedi, solo per
cadere su un fianco alato poiché i suoi zoccoli erano legati con corde
come gli altri. Quel. . . Lei mi fissò tristemente.
La mia mente vacillava. Tra i pezzi vaganti di pensiero che mi giravano per la testa, quello di «slegare la cortese zombie così non si arrabbia
con me» dimostrò essere il più coerente, se non il più sano.
Deglutendo mossi il coltello verso le sue corde. «Stai ferma.» La
guardai negli occhi ma dovetti immediatamente volgere via lo sguardo.
Uno di essi stava di nuovo roteando via. Il suo fiato era fetido. «Se ti
lascio andare, e tu cerchi di mangiarmi il cervello, dovremo arrivare a
male parole.»
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Fallout: Equestria — Parte I
Avevo liberato i secondi due prigionieri, inclusa la pony zombie, entrambi i quali fuggirono via senza offrire di aiutarmi (anche se la zombie
almeno mi sorrise, il che fu. . . profondamente spiacevole), e stavo cercando di capire come arrivare alla gabbia appesa quando comparvero
altri due razziatori da un balcone soprastante. Uno era un pony unicorno con un’arma dall’aspetto veramente spaventoso. Mi tuffai nel rifugio
di una tromba delle scale quando l’unicorno aprì il fuoco. Il mitra emise
una terrificante cacofonia di colpi in fuoco rapido mentre riempiva la
sala principale di pallottole.
Almeno adesso avevo scoperto per che tipo di arma fossero i grossi
caricatori.
Aspettai fino a che non lo sentii ricaricare, quindi schizzai nella
stanza e ruotai per affrontarlo, concentrando tutta la mia magia. . . nè
sulla mia arma nè sulla sua, ma sulla libreria dietro di lui. La luce del
mio corno si fece sempre più forte mentre lui sollevava il fucile da
assalto e prendeva di mira la mia testa.
CRASH!
La libreria gli cadde addosso, gettandolo a terra privo di coscienza.
Il fucile da assalto cadde a terra in una pioggia di libri distrutti. Qualcos’altro era caduto allo stesso modo, lanciato dalla caduta della libreria.
Scalciando via un libro che era caduto sopra di esso, vidi che era un
antico, polveroso paio di binocoli anteguerra. All’inizio mi sembrò veramente strano che qualcuno potesse aver bisogno di binocoli in una
biblioteca—avrebbe voluto significare un problema di vista veramente
forte—ma misi da parte quel pensiero bizzarro.
Non riuscivo a vedere dove fosse andato l’altro razziatore. Rapidamente aggiunsi il mitra alla mia crescente collezione, ed i binocoli per
buona misura. Poi guardai il balcone, considerandolo come via per
arrivare al pony ingabbiato che pendeva dal soffitto. Sarei stata abbastanza vicino per poter vedere cosa stavo facendo mentre avessi forzato
la serratura.
Il secondo pony ricomparve alla ringhiera, con un ghigno malvagio
sul volto. Con uno zoccolo spinse avanti una scatola di munizioni, poi
Capitolo Tre — Guida
53
la fece inclinare. Il coperchio si aprì di scatto ed una mezza dozzina di
dischi arancioni caddero nella libreria sottostante.
BIP! BIP! BIP!
BIP! BIP!
BIP! BIP! BIP! BIP!
BIP!
BIP! BIP! BIP!
BIP! BIP!
Oh cazzo!
Schizzai via veloce per quanto le mie gambette mi permettessero,
saltai il cadavere del pony con la stecca e mi misi sotto il tavolo, usando
la mia magia per girarlo a mo’ di scudo. Il radigatore scuoiato cadde a
terra con un tonfo viscido.
Oltre il mio scudo, il mondo diventò solo fuoco e luce accecante!
Quando riemersi la sala principale era un disastro. Sangue fresco mi
gocciolò sul manto. Guardando in alto vidi i resti squartati del pony nella gabbia metallica, ora contorta. Oh, che Celestia li maledica
all’inferno!
Più determinata che mai ripulii i corpi dei razziatori (quel poco che
era rimasto di loro) dalle loro armature. Le corazze erano triturate ed a
brandelli, ma con qualche sforzo riuscii a rappezzare assieme qualcosa
che mi desse una protezione maggiore della mia bardatura da lavoro
della Scuderia. Il risultato non aveva praticamente tasche, per cui avrei
dovuto tirar fuori la mia bardatura dalle bisacce per raggiungere la
maggior parte dei miei attrezzi, ma era un compromesso accettabile.
Indossarla fu raccapricciante. I miei zoccoli erano scuriti dal sangue solo per averci lavorato sopra. Ogni centimetro era ricoperto dal
sangue bruciacchiato dei pony morti. Stavo quasi per abbandonare la
54
Fallout: Equestria — Parte I
mia determinazione e lasciare lì quella cosa orrenda. La indossai; il mio
stomaco si ribellò, ma non avevo più niente da vomitare.
Diedi ancora un’occhiata in giro pensando di avere ancora tempo.
Il razziatore al piano di sopra ovviamente assumeva che fossi morta
(io stessa avrei assunto di essere morta). Spogliare i cadaveri mi fece
guadagnare qualche munizione. La pistola del precedente razziatore
era in cattivo stato fin dall’inizio, ed era stata danneggiata oltre il limite dall’esplosione. Molti pony apparentemente collezionavano tappi di
bottiglia, che mi sembrarono una cosa assurdamente strana da conservare. Li lasciai da parte. Il frigorifero della cucina aveva una piccola
scorta di cibo: carne cotta di radigatore, qualche spiedino alla griglia
di frutta e di quello che il PipBuck identificò come carne di paraspiritastro, una scatola di torta dei tempi della guerra (perché nulla è salutare
da mangiare quanto del cibo vecchio di duecento anni) e bottiglie di
acqua che sembrava attinta direttamente dal fiume fangoso. Presi tutto
tranne l’acqua e la torta; apparentemente il razziatore col cutie mark a
torso squartato era un cuoco abbastanza decente. Ripensandoci, guardai gli ingredienti sulla scatola della torta (era riempita con così tanti
conservanti che il tuo stomaco sarebbe rimasto intatto anche dopo che
il tuo corpo fosse marcito in polvere!) e presi anche quella.
Quando uscii dalla cucina il pony razziatore era nella stanza principale a controllare il suo lavoro. Mi diede un’occhiata (a me ed alla
mia crescente artiglieria) e scattò su per le scale. Galoppai dietro di lui,
col revolver che fendeva l’aria avvolto nella nuvola di levitazione dello
stesso colore della luce del mio corno.
Entrò in una porta al livello superiore. Impiegai un solo istante a
raggiungerlo, ma la cautela mi fece fermare prima di irrompere all’interno. Se fossi stata dall’altra parte avrei atteso appena di fianco alla porta,
pronta a spaccare la testa del razziatore che fosse corso all’interno. A
posizioni invertite non avrei fatto lo stesso errore.
Un grido di una puledra dall’interno, «Aaaah! Aiuto!» cambiò lo
scenario.
Capitolo Tre — Guida
55
Rimanendo su un lato spalancai la porta. Non essendoci stato un
attacco, schizzai dentro. E mi fermai subito.
La stanza era tappezzata su entrambi i lati da un sacco di libri distrutti, e finiva in una grande finestra che si apriva su una balconata.
La stanza era disgustosamente decorata come la precedente, ma era stata riempita di materassi per dormire. Vicino alla finestra, una puledra
troppo giovane per avere il suo cutie mark era sdraiata su un materasso
inzuppato da così tanto sangue da essere quasi nero. Era stata picchiata e violentata ripetutamente, ed i suoi fianchi erano stati coperti di
piccole bruciature proprio dove il cutie mark sarebbe dovuto alla fine
apparire.
Le sue corde erano vicine, sul pavimento, e sembravano masticate.
E tra lei e me c’era il pony razziatore con un ostaggio che mi lasciò
sorpresa: la pony zombie! Impiegai un momento per realizzare che
doveva essere volata dentro attraverso il balcone; e (se mi era concesso
credere che ci fosse ancora decenza nel mondo) doveva essere stata lei a
morsicare le corde della puledra ed a liberarla. Ora era contro un muro,
con la lama di un’ascia puntata alla gola.
Una piccola parte di me continuava a distrarmi chiedendosi come
la pony zombie potesse volare visto che le ali non avevano piume. Come
se fosse un mistero più importante che non il come facesse ad essere
viva (in qualche senso) nella sua decadente condizione fisica.
La mia distrazione fu distratta da un tavolo lì vicino. Un posacenere con un sigaro acceso mi mostrò come la puledra avesse guadagnato
le sue bruciature. La mia rabbia salì fino a quando sentii che avrebbe
potuto esplodermi dagli occhi. Vicino al posacenere, due familiari mele metalliche erano appoggiate su un libro (solo in parte macchiato)
col cranio stilizzato di un pony sulla copertina. Un secondo libro, con
sopra un revolver praticamente identico a quello che galleggiava vicino
a me, era caduto sul pavimento dove rimaneva appoggiato alla gamba
del tavolo, assieme ad alcune penne ed un cestino da merenda da puledrina. Una sorridente e gentile unicorno bianca con una criniera rosa
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Fallout: Equestria — Parte I
e lavanda guardava il logo della Stable-Tec. Mi sembrò sbagliato che
qualcosa dall’aspetto così innocente dovesse essere in quel posto.
I miei occhi tornarono al pony terrestre razziatore con l’ascia tra
i denti. Per un momento mi limitai ad odiarlo, nella stanza silenziosa
eccetto che per gli occasionali singhiozzi della puledra.
Quando mi tornò la voce, fui sorpresa dalle mie parole. «Per Celestia, sei un imbecille. È difficile dire ad un pony di arretrare, o di
arrendersi, quando hai un’ascia in bocca, non è vero? Magari, se avessi
passato un po’ di tempo a leggere questi libri invece di distruggerli, saresti stato abbastanza furbo da tirare fuori un piano che ti permettesse
davvero di negoziarti la fuga.» Le granate levitarono via dal tavolo; le
portai in mezzo a noi. «Un piano che non finisse con me che ti infilo
una di queste in culo!»
Il razziatore premette più forte la lama dell’ascia contro il collo della
pony zombie, abbastanza da tagliarle la carne che si spezzò e ritirò come
se fosse stata troppo tesa. Un liquido che una volta forse era stato sangue
colò dalla ferita. La pony zombie non battè ciglio o piagnucolò, ma la
puledra fece entrambe le cose.
«Giusto. Uccidila.» Il revolver volò in avanti, di fianco alle granate.
«Così non ci sarà nulla che possa parare il colpo.»
Potevo vedere che il razziatore stava vagliando le sue opzioni e non
gradiva quelle che stava trovando. Lasciando cadere l’ascia dalla sua
bocca piagnucolò pateticamente «Non voglio morire!», e scattò verso
il balcone aperto, saltando oltre la puledra in lacrime.
Il SATS mandò quattro colpi direttamente nel suo culo. Fu un modo
patetico di morire.
Guardando la puledra e la pony zombie sorrisi tristemente. «Ce n’è
ancora uno. Torno subito.»
Mi girai e continuai a salire le scale verso il balcone superiore ed il
pony cecchino.
Capitolo Tre — Guida
57
Meglio equipaggiata ed un sacco più confidente, col cuore ancora pieno
del fuoco della giustizia, mi feci cautamente strada fuori da Ponyville.
Più avanti vidi un enorme gazebo che copriva la statua di marmo
di un pony impennato, vestito con una bardatura da combattimento e
con una spada in bocca. Il gazebo era relativamente libero dai graffiti. . .
e guardando coi binocoli potei vedere perché. I campi di erbacce tutto
attorno pullulavano di radigatori. Il mio EFS si riempì di puntini rossi
appena mi avvicinai un poco.
Tirando fuori il mio nuovo fucile da cecchino ne colpii qualcuno.
La loro carne, ora sapevo, era mangiabile quando cucinata (almeno,
relativamente rispetto alle altre fonti di cibo delle Terre Devastate d’Equestria). Rimettendo il fucile nella sua imbragatura (un altro «regalo»
del pony cecchino), tirai fuori il coltello seghettato e strisciai verso le
mie prede.
Un avviso lampeggiò sul mio PipBuck. Controllandolo scoprii che
aveva dato un nome al gazebo di fronte a me: il Monumento di Guerra
a Macintosh.
La curiosità mi spinse più vicino. Prestando attenzione ai radigatori,
mi avvicinai abbastanza per leggere col binocolo le iscrizioni sotto la
statua.
In onore di Big Macintosh, eroe della Battaglia
della Cresta Spaccazoccolo, e del suo nobile
sacricio per tutta Equestria.
Abbassando i binocoli vidi qualcos’altro. Un cerchio di cemento usciva
dal terreno, con una botola al centro. Ricordandomi della notte precedente risintonizzai il mio PipBuck sulla prima emittente radio della
lista.
«. . . da quei dannati alberi vicino alla Scuderia ed ora sta terribilmente male. Troppo male per muoversi. Ci siamo rintanati nella cisterna vicino al vecchio monumento commemorativo.
58
Fallout: Equestria — Parte I
Stiamo finendo il cibo e le forniture mediche. Vi prego, se qualche
pony è in ascolto, aiutateci. . . Ripeto il messaggio. . .»
Tirando fuori il revolver e prestando attenzione ai radigatori andai verso l’apertura della cisterna. Ero quasi lì quando una delle bestie mi
caricò, con l’enorme bocca aperta a mostrare file e file di denti affilati
come rasoi. Gli sparai due volte in bocca. Con orrore ciò non fu sufficiente ad ammazzarlo. Ma lo fece tentennare. Il suono, però, ne aveva
fatto avvicinare altri. Abbandonando nella fretta il mio revolver, usai
la magia per aprire la botola ed entrai, chiudendo il coperchio sopra di
me.
Quando mi riebbi dalla mia ira ero esausta. Dopo la battaglia nella biblioteca il mio intero corpo era dolorante per lo sforzo. I miei nervi
erano distrutti dall’adrenalina. Mangiando uno spiedino di paraspiritastro, controllai ancora la piccola camera sotterranea prima di coricarmi
nel piano superiore di un letto a castello incavato nel muro. Cercai di
non pensare allo scheletro di puledro nel letto sotto di me. Lo scheletro
del padre era alla porta. Un sorso dalle mie borracce dovette bastarmi
per far passare la sete. Erano quasi vuote, dovevo centellinarle.
Pensai a come, quando ero tornata giù dopo aver sistemato il pony
cecchino, la pony zombie fosse già andata via ed avesse portato con sè
la povera puledra. Sperai che fossero in qualche luogo al sicuro. Trovai strano che la miglior pony che avessi trovato nelle terre devastate
fosse sostanzialmente morta. Avevo anche visto che il pony col fucile
da assalto era scomparso. Doveva essersi svegliato e liberato dalla libreria crollata. Ciò voleva dire che c’era ancora almeno un razziatore in
giro, ma non ero il tipo di pony che uccide qualcuno mentre dorme.
Nemmeno un razziatore.
Capitolo Tre — Guida
59
Pensai che se avessi dormito lì la notte avrei dato tempo ai radigatori
di allontanarsi dall’uscita. Se ero fortunata sarei anche riuscita a trovare
dove avevo abbandonato il revolver.
Fino ad allora mi sarei tenuta occupata coi miei due nuovi libri.
Tirandoli fuori dalle saccocce mi soffermai a guardare il primo, quello con la mia pistola perduta in copertina. Pistole e Proiettili3 . Molto
chiaro. Per il momento lo misi da parte.
Il secondo libro, il tomo grigio con un teschio di pony nero sulla
copertina, era il vero premio. Aprendolo alla prima pagina, cominciai
a leggere:
«La Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate4 . Di Ditzy Doo. . .»
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Topo da biblioteca—Presti molta più attenzione ai dettagli
quando leggi. Guadagni un 50% punti abilità in più quando leggi libri.
3
Nell’originale, Guns and Bullets, riferimento all’omonimo libro presente nei
videogiochi.
4
Nell’originale, Wasteland Survival Guide, riferimento all’omonimo libro presente
nei videogiochi.
Capitolo Q uat tro
Prospettiva
«Non so perché si sia interessato a te ma starei attento. Non ha mai
aiutato nessuno prima d ’ora.»
Stupida!
Una raffica di fulmini si abbattè dietro di me, distruggendo un vecchio orologio sul retro dell’ufficio di controllo in cui mi ero rannicchiata.
La Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate era zeppa di consigli
utili. Guide per la ricerca di cibo. Un intero capitolo sulle mine. Ed altro
ancora! E poi c’erano quelli non-così-utili. Dopo aver letto il capitolo
sul «Far Lavorare per Te la Tecnologia Pre Bellica dei Pony Terrestri»,
il mio primo pensiero quando capitai fra le rovine delle Armerie Ironshod1 fu di ficcare il naso dentro per vedere se ci fosse della tecnologia
che avrei potuto far lavorare per me.
Invece mi ero ritrovata intrappolata in un labirinto pieno di robot
ponycidi e torrette automatiche, ed ero scappata fino a quando ero riuscita a rintanarmi in un angolo di un bugigattolo in alto sopra l’area di
lavoro. Quasi senza munizioni. Se non avessi trovato quella scatola medica nel bagno degli impiegati sarei morta già cercando di attraversare
il secondo piano.
Come avevo fatto ad essere così tanto stupida?
Sotto, tre di quei robot stavano gironzolando, cercandomi. Erano
dei cosi cingolati, fatti per assomigliare in qualche modo ad un pony,
con evidenti teste bombate che contenevano veri cervelli. Mi rifiutavo
di credere che i pony che li avevano costruiti potessero avere usato il
cervello di altri pony nel montaggio. Il pensiero era troppo terribile.
Anche farlo col cervello di un animale era orribilante. E chiaramente
1
Nell’originale, Ironshod Firearms; “shod” è la ferratura dei cavalli.
61
62
Fallout: Equestria — Parte I
due secoli di funzionamento continuo non avevano fatto nulla di buono
per la loro sanità mentale.
«Vieni fuori. Vogliamo solo ucciderti per violazione di domicilio!»
Giustappunto.
Il fatto che la loro voce assomigliasse a quella di una giovane puledra, nonostante fosse chiaramente artificiale, li rendeva ancora più
inquietanti. Per fortuna le ringhiere delle passerelle che portavano all’ufficio erano troppo strette per permettere ai robocervelli di salire.
Una voce molto più profonda ed autorevole rimbombò per la stanza.
«Arrenditi in nome del Ministero della Tecnologia, feccia di una zebra!»
Mi ritrassi dietro una riga di armadietti metallici mentre la stanza
veniva riempita da un’ondata di fiamme!
Sfortunatamente la stessa cosa non valeva per l’altro tipo di guardia
robotica in cui ero incappata lì. Quella che sembrava un grande ragno
metallico dalle molte zampe, numerose delle quali sembravano terminare in armi, tra cui una sega circolare ed un lanciafiamme. E quel che
è peggio è che la dannata cosa poteva volare!
Feci scivolare entrambe le mie granate fuori dalle bisacce ed aspettai
che le fiamme scomparissero. Gli armadietti metallici stavano cominciando a diventare spiacevolmente caldi contro la mia schiena, ed il
calore dell’aria mi bruciava i polmoni. Nell’istante in cui il lanciafiamme si spense mi sporsi con la testa oltre l’angolo e feci levitare entrambe
le bombe dritte contro il mostro metallico, rimuovendo le sicure nel
tragitto. Quando mi vide il robot alzò una pulsante arma verde che
assomigliava al corno di un unicorno. Un fuoco arcano eruppe da esso,
passandomi abbastanza vicino da bruciacchiarmi la guancia. La fiammata colpì un vecchio ventilatore posato sulla scrivania dietro di me;
s’illuminò di verde per un momento, poi si fuse! Tornai a nascondermi
appena rilasciai le granate.
L’esplosione scosse l’ufficio. Sentii un terribile stridore metallico
mentre la passerella all’esterno cedeva. Guardando indietro, il robot era
un ammasso di rottami. Il passaggio fuori era ancora abbastanza intatto,
Capitolo Quattro — Prospettiva
63
ma ondeggiava malamente. Non ero sicura che potesse reggere il mio
peso.
Recuperando quello che potevo dai rottami del ragno robotico considerai le mie opzioni. Non potevo stare lassù per sempre. Se mi fossi
mossa molto velocemente avrei potuto correre lungo la passerella senza
che i robocervelli mi colpissero. La loro artiglieria non sembrava molto
precisa. Ma i primi metri della passerella erano parzialmente scardinati,
ed ondeggiavano in maniera allarmante. Più li guardavo e meno volevo
metterci zoccolo sopra.
Non avevo mai provato a levitare me stessa, prima d’ora. In teoria
avrebbe dovuto funzionare, ma non avevo mai visto nessun pony farlo.
Concentrandomi, ci provai. Potevo sentire la luce del mio corno tendersi per avvolgere il mio intero corpo. Si fece più forte quando tentai di
sollevarmi. Stavo brillando come una dozzina di lanterne quando sentii
il mio corpo sollevarsi, appena appena, dal terreno. Stavo sudando. Era
tutto quello che riuscivo a fare, ma ci stavo riuscendo. Ora un passo
avanti. . . ed un altro. . . ed un altro. . .
Ero a metà strada quando i robocervelli iniziarono a sparare genericamente nella mia direzione. Uno dei bulloni cedette, facendo piegare
la passerella. Mi sentii molto fortunata per non starla realmente toccando. Ma ero anche quasi esaurita. Davanti a me la passerella si fermava
appena prima delle finestre che lasciavano passare la doppiamente filtrata luce solare (una volta dalle nuvole e l’altra dallo sporco del vetro
stesso) ed illuminavano il pavimento della fabbrica, sommandosi alla
luce dei pesanti dispositivi appesi al soffitto. La passerella correva nei
due sensi rimanendo parallela al muro. Una era la direzione da cui
provenivo. L’altra portava ad una porta chiusa. Solo che quella porta
non aveva un serratura da forzare. Poteva invece venire aperta con un
comando da un terminale.
Un’altra scarica mi mancò di poco, attraversando una delle finestre
rotte dell’ufficio di osservazione ed andando a friggere il terminale che
avevo usato, non più di cinque minuti prima, per sbloccare quella porta.
64
Fallout: Equestria — Parte I
Era un sacco di passerella metallica. Ed i dannati robot sotto di me
sparavano fulmini. Grugnii nello sforzo di tenermi sollevata, mentre
la mia vista si scuriva ai bordi. Dovevo fermarmi o sarei svenuta. E
sarebbe stata la mia fine.
Rilasciando la mia magia mi lasciai cadere sulla passerella. Ondeggiò, ma tenne. Lasciai andare il fiato che non mi ero accorta di stare
trattenendo ed iniziai a galoppare.
«Non correre! Vogliamo essere tuoi amici!»
Altre scariche. Mi irrigidii, aspettandomi di rimanere paralizzata
mentre l’elettricità lacerava il mio corpo partendo dagli zoccoli. Invece
sentii uno schianto, una forte esplosione ed una vibrazione metallica
provenire da qualche punto in alto. Guardando su mentre correvo vidi
che una delle scariche aveva colpito una delle lampade appese sopra,
facendo esplodere la lampada ronzante. E quella fu, paurosamente, l’ultima goccia. Si staccò malamente dal vecchio soffitto crepato e penzolò giù, schiantandosi sulla passerella dietro di me. L’intera passerella
si scosse. E poi la sezione alle mie spalle si strappò via con un urlo
lacerante di metallo abusato.
Oh, che mi scopino con gli zoccoli di Celestia!
Lo ammetto, il mio repertorio di espressioni colorite era divenuto
molto più profano dopo l’esperienza coi razziatori; ma mentre galoppavo lungo la passerella col cuore in fiamme, cercando di stare al passo
con i pezzi di camminamento che cominciavano a cadere verso il pavimento della fabbrica come un fragoroso e letale domino, l’espressione
mi parve totalmente appropriata.
Ero quasi arrivata alla porta quando il camminamento metallico mi
cedette da sotto i piedi. Mi lanciai in avanti, avanzando solo per inerzia,
e mi aggrappai alla sezione finale con nient’altro che gli zoccoli anteriori. Rimasi appesa lì, con gli zoccoli penzoloni su una vecchia catena di
montaggio di fucili rimasta distrutta dal crollo della passerella. Lottai
cercando tirarmi su centimetro per centimetro. Usai la mia magia per
cercare di sollevare le mie bisacce e trascinarmi in avanti. Il cuore mi
batteva all’impazzata. Lottai per allontanare dalla mente immagini della
Capitolo Quattro — Prospettiva
65
mia caduta—cercando di non pensare alla mia schiena che si rompeva
atterrando sul nastro trasportatore sotto di me. Almeno i dannati robocervelli non mi stavano ancora sparando contro, essendosi allontanati
per cercare riparo.
Mi sembrò un’eternità, ma centimetro dopo centimetro riuscii a trascinarmi sul tratto finale della passerella. Ondeggiava pericolosamente
sotto di me, sporgendo dal muro come un trampolino, tenuta a posto
da bulloni allentati in fori usurati. Cautamente mi rimisi sugli zoccoli
e camminai delicatamente verso la porta.
Una scarica elettrica centrò la passerella, colpendomi le zampe e
facendomi cadere in dolorose convulsioni. Collassai tremante sul passaggio, con i peli della criniera e della coda ritti. La passerella rispose
con un pianto metallico e si spostò di svariati centimetri, minacciando
di scaricarmi nell’abisso sottostante.
Mi rimisi tremante in piedi. Un’altra scarica mi passò poco sopra,
mancando il camminamento di un palmo e colpendo il soffitto sopra
di me. Piovvero pezzi di intonaco bruciacchiato. Provai a spingere la
porta e fui enormemente sollevata nel vederla aprirsi. Poi la passerella
cedette ulteriormente. Barcollai e mi aggrappai alla cornice della porta
per non scivolare giù dalla piattaforma metallica, ormai decisamente
inclinata. Una terza scarica elettrica saettò nell’aria, colpendo un’altra
linea di lampade da illuminazione, facendole oscillare pericolosamente.
Grugnendo mi sollevai nella stanza. Mi girai e mi sedetti sulla porta,
guardando il robocervello in basso che girava in cerchio cercando un
modo per raggiungermi. Poi, con un forte colpo di zoccoli, feci cadere
l’ultimo pezzo di passerella. Cadde raschiando il muro fino a sfasciare
il contenitore del cervello del robot, spiaccicando l’organo all’interno
e continuando oltre, fino a spaccare la macchina grosso modo a metà.
Devo ammettere che provai a quel suono una soddisfazione immensa.
66
Fallout: Equestria — Parte I
Realizzai che se la stanza che avevo raggiunto a costo di tanti pericoli
non avesse offerto un’altra uscita avrei avuto dei grossi problemi.
Chiudendo la porta dietro di me mi sentii immediatamente più
tranquilla. La stanza era tinteggiata con un arancione sgargiante, e la
pittura non aveva perso del tutto il suo calore col tempo. I pannelli
di legno probabilmente una volta avrebbero dato un’aria piacevole e
familiare a quello che ero convinta fosse l’ufficio della capogiumenta
della fabbrica. Ora quel legno era marcio e cadente. Sul muro dietro la
scrivania c’era un’enorme targa in bronzo, fortemente brunita:
ARMERIE IRONSHOD
Che ne dici di quelle mele?2
Non colsi la battuta.
Ignorandola mi guardai attorno. Scrivania grande e decorata. Una
sedia. Classificatori. Un poster in una cornice retroilluminata—lo stesso poster che avevo visto molte altre volte nella fabbrica, ma quello era
in migliori condizioni e mostrava graziosi pegasi che si impennavano
nel cielo, con arcobaleni che esplodevano dietro di loro mentre abbattevano oscure e demoniache figure a strisce con occhi cattivi e luminosi
(Meglio lisce che a strisce!3 Entra oggi nelle Forze Armate Equestri!).
Un armadio.
I miei occhi si posarono appena su quelle cose, fermandosi prima
su quelle importanti. L’ufficio aveva un terminale a cui potevo accedere,
una cassaforte a muro che potevo forzare ed un ascensore personale
che, se avesse funzionato, mi avrebbe potuto portare in sicurezza al
primo piano e fuori da quella trappola mortale. C’era una scatola di
munizioni sotto la scrivania. Poi i miei occhi caddero su qualcosa di
unico. Montata sul muro di fronte c’era una teca di vetro. E nella teca
c’era un bellissimo e perfettamente conservato revolver. Un modello
2
Il motto originale è “How do you like them apples?”, espressione retorica usata
in dileggio per notizie sorprendenti o gravi.
3
Nell’originale, Better Wiped than Striped.
Capitolo Quattro — Prospettiva
67
simile al mio, ma realizzato con quello che doveva essersi avvicinato
all’amore. Aveva un mirino telescopico ed un morso in avorio modellato per essere estremamente confortevole in bocca. Sul manico c’era un
emblema, tre mele.
Per prima cosa misi zoccolo (per così dire) sulla cassaforte. Fu difficile e mi richiese un po’ di tentativi, ma dopo aver rotto una forcina
capii meglio come evitare ulteriori perdite. La cassaforte si aprì con uno
scatto generoso. L’impressionante quantità di oggetti mi fece chiedere
se dopotutto la mia escursione nelle Armerie Ironshod non fosse valsa
la pena. Iniziai a separare i tesori dalla spazzatura. Dentro c’era un sacchetto di monete risalenti alla guerra, una copia dell’Esercito Equestre
Oggi, una pila di giornali finanziari che avevano smesso di significare
qualcosa centinaia di anni prima, una confezione di quelli che sembravano gomme da masticare (non riuscii a decifrare le scritte su di essa),
una batteria Magiscintilla ed infine uno strano dispositivo tecnoarcano da legare allo zoccolo che sembrava fatto per interfacciarsi al mio
PipBuck. Curiosa lo indossai e lo feci analizzare dal mio PipBuck.
StealthBuck4 . Incantesimo di Invisibilità. Una carica.
Che figata!
Poi c’era il terminale. Tirando fuori la mia bardatura da lavoro presi
i miei attrezzi da manutenzione ed iniziai a lavorare. Quel terminale
era più difficile da forzare rispetto ai precedenti. Anche coi miei attrezzi dovetti abbandonare la procedura diverse volte per evitare di farmi
bloccare fuori. Tirai fuori un’altra mela dalle mie borse e l’addentai,
osservando lo schermo, trovandomi a morsicare qualcosa di dolorosamente duro. Levitando la mela ad altezza d’occhio vidi un proiettile
incastrato dentro. Guardando in basso, in efetti nelle saccocce c’era
un piccolo buco, anche se mi occorse qualche minuto per ricordarmi
quando fosse successo.
Una volta dentro scoprii un vero casino di vecchie annotazioni e
messaggi. In aggiunta, il terminale aveva una chiave di spegnimento
4
Riferimento agli Stealth Boy dei giochi, oggetto dalle caratteristiche simili.
68
Fallout: Equestria — Parte I
per tutta la sicurezza robotica. E poteva aprire da remoto sia la cassaforte che la teca. Alzai gli occhi al cielo, ringraziando l’universo per
avermi concesso quella opzione potenzialmente salva vita solo adesso
che avevo combattuto lungo tutto il percorso fino alla fine e non mi
serviva più. Realizzai anche che avrei pure risparmiato una forcina se
avessi lavorato prima sul computer.
Ordinai al terminale di aprire la teca. Ciò attivò un messaggio.
«Cugino Braeburn, so che non abbiamo parlato molto negli ultimi tempi, ma lo sforzo bellico sta arrivando ad una svolta
paurosa e potrei non avere più la possibilità di vederti ancora.
Voglio riparare i recinti. Ora, non voglio rovinare tutto con le
parole. Sappiamo tutti quanto sia andata bene l’ultima volta.
Invece ti mando la Piccola Macintosh come regalo e come scusa.
Per mostrarti che sono sincera. Tienila al sicuro per me, vuoi?5 »
L’accento era molto simile a quello della voce che avevo trovato sul PipBuck di Velvet Remedy, anche se chiaramente questa volta non era
lo stesso pony. Ma era il tono onesto della registrazione che mi fece
fermare. Duecento anni prima, una pony aveva dato quella pistola come segno di scusa e come tentativo di riavvicinarsi alla famiglia. Ed il
cugino di quella pony aveva fatto come lei aveva chiesto, conservando
l’arma per generazioni dopo la sua stessa morte.
Non l’avrei lasciata lì, intoccata da alcun pony fino a quando l’edificio non le fosse crollato sopra. Ma quando la presi, lo feci con
rispetto.
Quello che rimaneva era guardare nel resto dell’ufficio. La scatola di
munizioni conteneva proiettili per la Piccola Macintosh, e non in piccola
quantità. Nell’armadio trovai delle vecchie tute da manutenzione che
5
L’inflessione e la sonorità di questa parlata era resa con vocali molto aperte ed
un sacco di elisioni ed aspirate. L’autrice cercava di rendere, qua come in moltissime
parti successive dell’opera, la parlata originale di Applejack.
Capitolo Quattro — Prospettiva
69
avrei potuto usare per riparare i buchi della mia bardatura da lavoro,
ed altri indumenti che mi lasciai alle spalle.
Alla fine mi volsi verso l’ascensore e premetti il pulsante. Nulla.
Naturale che non funzionasse. Le terre devastate proprio non potevano concedermi respiro. Tirando fuori i miei attrezzi aprii il pannello
laterale e cercai di capire cosa ci fosse di rotto e se potevo aggiustarlo
da lì.
Per mio grande sollievo, potevo. L’ascensore si dimostrò in condizioni impressionanti, particolarmente considerando il resto della costruzione. Ma la batteria del pannello era morta. Per grazia di Celestia c’era
quel rimpiazzo nella cassaforte. Dopo un cambio di batterie ero sulla
mia strada. Mentre le porte si chiudevano, un pensiero mi attraversò il
cervello, «Macintosh? Ma non era. . .»
Trotterellai tra gli edifici collasati che occupavano l’area intorno alle
Armerie Ironshod, senza nessuna direzione particolare da prendere.
Non avevo trovato alcun segno di civiltà. . . civiltà civile, intendiamoci.
Avevo praticamente rinunciato a trovare Velvet Remedy. Per adesso
mi soddisfava l’esplorazione casuale, anche se si era appena dimostrata
eccezionalmente pericolosa.
Nella Scuderia Due sapevo esattamente quale sarebbe stato il mio
futuro (e pure quanto insopportabilmente noioso sarebbe stato). Là
fuori, nell’enorme ed aperto esterno, dovevo lottare proprio con l’opposto. Non avevo mai considerato che avere un posto assegnato potesse
essere tanto un sollievo quanto un peso.
Le mie orecchie si rizzarono al suono di una musica trionfale e
troppo elaborata. Guardai la robofatina svolazzare giù per una strada
trasversale. Correndole incontro, mi portai di fronte a lei. «Osservatore?»
Si limitò a galleggiarmi verso il fianco.
70
Fallout: Equestria — Parte I
Le scattai di nuovo di fronte. «Ciao?» La musica continuò a suonare.
Agitai uno zoccolo di fronte alla sua non-faccia. Mi danzò attorno e
continuò a muoversi.
Beh, decisamente un grande aiuto.
Presi una direzione a caso e ricominciai a trottare. Pensai ai consigli
dell’Osservatore. Corazza, fatto. Armi, fatto e rifatto. Guida? Guardai
indietro verso l’edificio della Ironshod. Un po’ approssimativamente,
ma fatto. Amici?
«È abbastanza dura fare amici dove pare non esserci alcun pony in
giro!» La mia voce esasperata rimbalzò tra i cadenti muri di cemento.
Se quella era una missione, era una missione sfigata. Avevo seriamente
bisogno di trovare qualcosa da fare. Preferibilmente diversa da «schivare» e «abbassarsi». Nella Scuderia Due mi ero sentita dolorosamente
ordinaria. Desideravo essere speciale; ora desideravo essere qualsiasi
cosa.
Con gli occhi bassi notai per caso un monopattino Red Rider tra
le rovine. Tirandolo fuori con uno zoccolo lo rimisi sulle ruote e lo
spinsi avanti ed indietro un paio di volte. Tre rotelle erano bloccate
dalla ruggine, ma con mia sorpresa una girava ancora.
Alzando lo sguardo mi ritrovai sul bordo di un parco giochi. Le
altalene e lo scivolo si protendevano nell’aria stranamente colorata, anneriti da un antico incantesimo di fuoco, come ossa di un’enorme bestia
morta. La giostra era deformata ed inclinata. Lo scheletro di un pony
bambino era ancora accoccolato da un lato.
Mi invasero la tristezza ed un’enorme vergogna. Mi ero dispiaciuta
per me stessa in mezzo a tutto ciò? Un altro piccolo scheletro era posato
contro la corteccia bruciata di un albero, con tre pattini sul terreno
vicino ai suoi zoccoli. Il quarto? Dubitai che qualcuno lo avrebbe mai
saputo.
Arrancai avanti, passando oltre il silenzioso cimitero improvvisato.
Sul lato più distante, protetta da muri che erano ancora abbastanza
intatti, trovai un vecchio distributore automatico. La macchina ancora
Capitolo Quattro — Prospettiva
71
pubblicizzava la «Sparkle~Cola» attraverso gli anni di sporcizia. Mostrava un logo retroilluminato con carote stilizzate. Sorprendentemente
pareva ancora funzionante. Tirando fuori qualche moneta risalente alla
guerra provai ad inserirle nella macchinetta. Non mi aspettavo avesse
ancora della soda dopo tutti quegli anni. Fui stupefatta quando una
bottiglia rotolò fuori obbedientemente. Mi accorsi all’improvviso di
quanto fossi terribilmente assetata!
La Sparkle~Cola era tiepida ma lo stesso decisamente deliziosa, con
un piacevole retrogusto di carota. Il ticchettio del mio PipBuck mi informò che stavo ingerendo piccoli quantitativi di radiazioni con ogni
sorso, ma non abbastanza da essere pericolosi. Avevo corso magiori
rischi girando attorno alla Sweet Apple Acres. E comunque, se avessi
raggiunto il punto in cui l’assunzione di radiazioni avesse iniziato a farmi stare male, avevo un paio di pozioni RadiaVia—le uniche forniture
della scatole medica della Ironshod che non avevo dovuto usare giusto
per sopravvivere all’edificio.
Avevo individuato una panchina proprio dietro il lato della costruzione e decisi di riposarmi un po’ le gambe, magari leggendo il volume
di Esercito Equestre Oggi che avevo preso con me. Appena voltai l’angolo mi cadde l’occhio su un vecchio manifesto strappato affisso al muro.
L’immagine mostrava il volto di una vecchia pony di un color rosa quasi inopportuno. La sua criniera era striata di grigio (su alcuni pony
il grigio nei capelli li fa apparire distinti; sulla maggioranza li fa solo
sembrare vecchi. I suoi la facevano assomigliare ad un bastoncino di
zucchero). I suoi occhi erano enormi, lo sguardo fisso. Potevo giurare,
poster o non poster, che stesse guardando proprio me. Qualche pony
aveva strappato il poster proprio nel mezzo; non avevo idea di quale
potesse essere la sua espressione, ma non potevo fare altro che sentirmi come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. C’erano delle scritte
in grassetto sopra e sotto l’immagine, ora profondamente sbiadite, che
annunciavano: PINKIE PIE TI OSSERVERÀ PER SEMPRE!6 C’erano
6
Nell’originale, PINKIE PIE IS WATCHING YOU FOREVER.
72
Fallout: Equestria — Parte I
altre parole sotto, microscopiche, così piccole e sbiadite che dovetti
andare vicino e sforzarmi per leggerle.
«. . . un felice promemoria dal Ministero della Morale7 .» Mi feci
indietro, inclinando la testa mentre guardavo di nuovo il poster. «Che
cos’è il Ministero della Morale?»
La voce dell’Osservatore irruppe da sopra la mia spalla, facendomi
saltare così in alto che il mio corno bucò il soffitto. «Un’altra idea con
ottime intenzioni che sulla pergamena sembrava molto meglio.»
Annaspai cercando di far tornare a battere regolarmente il cuore e
provai una fugace empatia per Cannemozze. La robofatina galleggiava
proprio di fianco a me. Celestia, quelle cose erano veramente silenziose
quando non trasmettevano musica! «Ma stai cercando di farmi venire
un infarto?!»
«Oh. Scusa.» Diedi un’occhiataccia al globo volante.
Mi dimenticai della panchina e ricominciai a camminare, cercando
di godermi il resto della Sparkle~Cola. La robofatina mi seguì.
«Vedo che hai trovato una corazza. . .» La voce meccanica sembrava
esitante. Non chiesi perché. Nemmeno l’Osservatore si diede cura di
spiegare o ripensarci su. Forse il fatto che stavo camminando tra le Terre
Devastate d’Equestria in un veste ricoperta dentro e fuori di sangue
essiccato l’aveva fatto fermare.
Sarei probabilmente potuta andare da un qualsiasi pony di una
Scuderia dicendo «Sono un malvagio e cattivo pony da incubo. Arrrr!»
e, nonostante la mia taglia, mi avrebbero dato un’occhiata e sarebbero
fuggiti.
Sorseggiai la mia cola e desiderai disperatamente un qualche posto decente per fare un bagno. Il problema era che qualsiasi accumulo
d’acqua abbastanza pulita e non radioattiva per farci un bagno sarebbe
stata troppo preziosa per essere sporcata. Una delle mie borracce era
vuota, l’altra quasi.
7
Nell’originale, Ministry of Morale.
Capitolo Quattro — Prospettiva
73
«Forse il motivo per cui stai avendo difficoltà a trovare il tuo posto è che non hai ancora scoperto la tua virtù», se ne uscì dal nulla
l’Osservatore.
Mi fermai. «Cosa? Come fai a sapere. . . oh, fa lo stesso.» Poi, «Cosa
intendi per la mia virtù?»
«Beh,» cominciò la sfera volante, «le grandi eroine di Equestria,
pony con indissolubili legami di amicizia durati per tutta una vita, erano
riconosciute da tutti come esempi ognuna di una delle grandi virtù dei
pony. Gentilezza, onestà, risata..»
«La risata è una virtù?» chiesi dubbiosamente.
«Seguimi su questo,» la robofatina continuò senza battere ciglio,
«generosità, lealtà e magia. Quelle pony non conoscevano realmente sè
stesse, o le altre, fino a quando uno di loro non si accorse che le sue
amiche rappresentavano quelle virtù, che insieme presero vita di per
sè stesse. Ora, non sto dicendo che quelle siano le uniche virtù, sono
solo un. . .» Il robot si fermò come per cercare le parole. «. . . insieme
particolarmente importante. Sto solo dicendo che se forse impari a
riconoscere la virtù dominante nel tuo cuore, riuscirai a trovare te stessa.
E non avrai più bisogno di niente e nessuno che ti dica quale sia il tuo
posto nel», la voce dell’Osservatore scomparve con uno scoppiettio ed
ancora una volta la musica tornò ad uscire dalla robofatina.
«Brillante.» Guardai la robofatina mentre lentamente navigava via.
Beh, se quello non era un sacco di cagate, non sapevo che altro
fossero. Quando finii la mia soda buttai la bottiglia vuota in un mucchio
di altre. Le bottiglie vuote riempivano le Terre Devastate di Equestria
come erbacce.
Un nuovo pensiero mi stava sovvenendo. Riguardo l’Osservatore.
La Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate doveva essere stata
scritta dopo la caduta dei megaincantesimi. Molto dopo, considerando
i suoi vibranti consigli sullo scavare tra le macerie. Quindi quel libro
non doveva essere stato nella Biblioteca di Ponyville come parte della collezione originale risalente alla guerra. Arrivò lì in seguito; dalla
74
Fallout: Equestria — Parte I
mancanza di bruciature o scarabocchi e non essendo coperto di sangue,
avrei potuto dire anche di recente. Il che mi fece chiedere: l’Osservatore
sapeva dei pony che i razziatori tenevano prigionieri? E se era così, era
quello il motivo per cui mi aveva convinto ad andare lì? Ero stata manipolata e spinta in quell’orrore perché l’Osservatore sperava che potessi
liberarli? Non potevo esserne certa. E considerando che l’Osservatore
mi aveva salvato la vita avrei dovuto concedergli il beneficio del dubbio.
Ma non potevo fare a meno di pensare che l’Osservatore avesse giocato
con me, e non mi piace essere raggirata.
Le mie orecchie si alzarono di nuovo quando la musica si fermò
nuovamente e venne rimpiazzata da una voce. Ma non era la voce dell’Osservatore. Quello era un altro pony. Quella voce non era metallica.
Era la voce morbida di un pony maschio con un untuoso carisma.
«Amici, pony, gioite! Anche se il mondo attorno a voi è desolante,
sfregiato ed avvelenato dalla guerra degli sconsiderati, disonorevoli, inferiori pony del passato, noi non dobbiamo vivere nell’ombra della loro avidità e cattiveria. Insieme, possiamo innalzare
Equestria di nuovo alla sua precedente bellezza! Insieme, noi
possiamo costruire un nuovo regno dove vivere tutti in perfetta
unità! Sta già succedendo, miei buoni pony. Già adesso le fondamenta di un’era nuova e meravigliosa stanno venendo posate.
Certo, è un duro lavoro, ma non è nosto dovere, per noi stessi e
per le future generazioni di pony, per essere migliori? No, essere
il meglio che possiamo essere? Ve lo dico ora, come vostro amico, come vostro leader, che possiamo. Che dobbiamo. E che LO
FAREMO!»
Che sogno febbricitante era quello?
La musica era ricominciata—non improvvisamente nel mezzo di
una canzone come quando l’Osservatore perdeva il controllo della robofatina, ma all’inizio di un nuovo pezzo, come se quello fosse il modo
in cui si supponeva la robofatina dovesse funzionare.
Capitolo Quattro — Prospettiva
75
Aspetta, i pony avevano un leader ora? Quella era una seria notizia per me. Per quel che avevo potuto vedere non avevamo nemmeno
una nazione. Diavolo, mi sarei accontentata di una città! Od anche solo
poche baracche relativamente vicine tra loro, fintanto che avessero dentro dei pony che vivessero in pace. O vicino alla pace quanto le terre
devastate permettessero.
Se avevamo un leader dovevamo avere almeno una città, vero?
Trottando più veloce trovai una rovina con scale abbastanza intatte da permettermi di raggiungere quello che era rimasto del secondo
piano. Tirai fuori i binocoli e mi guardai attorno. Abbastanza sicura, in
lontananza, vidi del fumo. Un certo numero di pennacchi, abbastanza
vicini tra loro, da suggerire una sorta di insediamento. Pregai Celestia
che il fumo provenisse da fuochi da cucina e non da dei razziatori che
distruggevano tutto.
C’era un sentiero che conduceva all’insediamento. Quello mi avrebbe permesso di non perdere la direzione. E c’era del movimento sul
sentiero. Il mio corno scintillò mentre mettevo a fuoco i binocoli, portandomi alla vista un piccolo gruppo di pony. Due di loro stavano
trainando un carro stracarico. Un giovane pony era sul carro alle loro
spalle, e sembrava stare parlando con altri due che conducevano delle
bestie a due teste egualmente caricate. Il gruppo stava avanzando verso di me, allontanandosi dalla teorica città. Ma non sembrava stessero
fuggendo e nessuno di loro mi pareva ferito, e tutto ciò mi parve un
buon segno. Decisamente un ottimo segno.
Guardai in alto verso le nubi spesse e ribolenti, su dove il disco del
sole formava una macchia luminosa nel soffitto nuvoloso, e mandai una
preghiera di ringraziamento a Celestia.
Il percorso non era esattamente una strada. Piuttosto era una lunga
striscia arcuata che tagliava attraverso le Terre Devastate d’Equestria.
76
Fallout: Equestria — Parte I
Due linee parallele di metallo rinforzate con tavole incrociate di legno
malamente invecchiato. Una mezz’ora prima avevo passato un canalone
con un ponte traballante. Dopo il mio divertimento con le passerelle
preferii affrontare il dirupo piuttosto che appoggiare gli zoccoli su qualcosa che sicuramente stava trattenendosi dall’inevitabile collasso solo
per potervi trascinare anche me.
Risultò essere una buona decisione, nonostante le ferite. Il canalone
era la tana di un gruppetto di grosse e deformi creature a forma di
maiale con le zanne anteriori decisamente brutte. Uno di essi si attaccò
alla mia zampa sinistra, mordendo attraverso la corazza causandomi
una ferita profonda.
La Piccola Macintosh non era nè silenziosa nè delicata. Un singolo
colpo da quella piccola e dolce pistola bastò a staccare via la testa del
maialastro che mi stava attaccando! E sparava abbastanza velocemente
da permettermi di ammazzare gli altri tre prima che il mio incantesimo
di mira si esaurisse.
Sotto il ponte c’era l’accampamento di un qualche pony. Sembrava
fosse stato abbandonato da tempo ma c’erano vari oggetti abbandonati,
tra cui alcune munizioni, una singola lattina di cibo in mezzo ad un
mucchio di latte svuotate («Frutta Magica» annunciava l’etichetta, ma
si rivelarono essere solo fagioli) ed una scatola medica sigillata. Ne
aprii facilmente la serratura trovandovi una pozione curativa che bevvi
rapidamente, sospirando di sollievo mentre la brutta ferita si richiudeva
gentilmente ed il dolore scivolava via. C’erano bende magiche, certo,
non potenti quanto una pozione curativa ma ottime per le ferite della
carne, ed una scatola di. . . mentine? («Ment-ali! Rinfresca la mente ed
il fiato!» Fui sorpresa di vedere una zebra sorridente sulla scatola, la
prima raffigurazione di una zebra che non sembrasse un cattivo da libro
illustrato).
Ora credevo di essere a metà strada verso l’insediamento, forse a
due terzi. Cercai di non immaginare quello che avrei trovato (un’intera
città di pony felici e civilizzati, magari). Non volevo caricarmi per una
delusione. «Anche poche baracche» mi dicevo. Mi misi a passo di trotto.
Capitolo Quattro — Prospettiva
77
Sentii il colpo d’arma da fuoco nello stesso istante in cui un proiettile passò attraverso la mia zampa posteriore destra ed un altro fece
risuonare la custodia metallica del fucile da cecchino sulla mia schiena.
Urlai in agonia, crollando improvvisamente a terra e scivolando sul terreno roccioso, tenendomi la zampa. Stavo sanguinando profusamente
da un buco che le passava attraverso. Il proiettile aveva mancato l’osso,
e potevo dirlo con dolorosa precisione perché lo potevo vedere! Buttai
indietro la testa ed urlai di nuovo.
Disperatamente mi trascinai attorno ad un grosso cumulo di pietre,
cercando di ripararmi da un tiratore che non avevo ancora individuato.
Concentrandomi per quanto potevo attraverso il terribile dolore, estrassi le fasciature magiche dalle mie borse. Cercai di fasciarmi la zampa
sanguinante ma il bendaggio era pensato per tagli ed abrasioni, non
certo buchi perforanti. Era inzuppato di sangue e scivolò via ancora
prima che avessi finito di fasciarmi. Buttai la benda e riprovai, questa
volta stringendo molto di più la fasciatura. Anche quella si inzuppò di
rosso brillante, ma almeno rimase a posto.
Tremando di paura e dolore, e capendo dai brividi improvvisi che
il mio corpo stava andando in shock, alzai lo sguardo e cercai di individuare il pony che mi aveva attaccato. Guardai tutto attorno, ma non
c’era nessuno! E non c’era uno straccio di copertura dietro cui si potesse
nascondere. Quelle colline di terra e roccia erano per lo più sterili. Mi
sentii come se il cuore avesse appena ingoiato un cubetto di ghiaccio
quando immaginai che lì fuori ci fosse un pony con uno StealthBuck!
Avrebbe potuto essere proprio di fianco a me, puntandomi la sua arma
alla testa, e non l’avrei nemmeno saputo!
Ma poi guardai in alto, e là nel cielo c’era un pony pegaso color
ruggine con la criniera arancione sotto un cappello Desperado nero, e
con quelli che sembravano due fucili legati ognuno sotto un’ala. Il pony
aveva appena finito di aggirarmi e stava mirando dritto verso di me!
In preda al panico solevai per istinto una grossa pietra a mo’ di
scudo di fronte alla mia faccia. Risuonò un singolo colpo in aria, i
due fucili avevano sparato simultaneamente! Il primo proiettile colpì la
78
Fallout: Equestria — Parte I
roccia facendo volare via schegge di pietra, e rimbalzò finendo contro
le mie borracce. Il resto della mia acqua gorgogliò fuori ai miei zoccoli.
Il secondo trapassò la mia corazza e mi si piantò nella spalla sinistra,
facendomi barcollare. Collassai nuovamente, ed il dolore ebbe un picco
prima di iniziare a svanire lentamente, cosa che sapevo non essere un
buon segno. Questa volta non pensavo di potermi più rialzare.
E quindi era quella la morte? Così sopravvalutata.
Gli occhi si fecero pesanti. Li chiusi, non credo per molto. Ma quando li riaprii vidi i pony che trainavano il loro carro, salendo per la collina.
Dietro di loro ci sarebbero stati altri pony, che portavano i. . . cosi da
soma a due teste. Mi ricordai del giovane pony sul retro del carro.
Dubitavo che anche uno solo di loro avrebbe guardato in alto.
Forzandomi sugli zoccoli iniziai a trascinarmi all’aperto. Se dovevo
morire non l’avrei fatto rimanendo a terra, guardando quei pony venire
trucidati! Il mio corpo gridava in agonia nella mia testa, ma continuai
a muovermi, camminando sulle zampe malferme fino a che non fui
sul sentiero davanti al gruppo in avvicinamento. Girandomi, e concentrandomi nonostante il martellare nella mia testa, sollevai la Piccola
Macintosh in aria e la puntai verso il pegaso rugginoso che era scattato
indietro ed ora stava di nuovo volando verso di me.
Rimasi direttamente tra lui ed i viaggiatori. La mia visione era confusa per le lacrime ed il trauma. Non ero sicura, anche col SATS, di poterlo colpire. E non avevo possibilità contro la sua mira. Era un tiratore
fantastico; tecnicamente non mi aveva ancora mai mancato.
Mettendoci ogni grammo di me stessa, ringhiai minacciosa per come potevo. E sperai che una pony sopravvissuta a quattro colpi potesse
essere scambiata per una pony da non sottovalutare. «Sparami quanto
ti pare, ma se attacchi quella famiglia, io! Ti! Ammazzo!»
Con mia sorpresa gli occhi del pegaso si allargarono, ed invece di
sparare ripiegò le ali, fermandosi di fronte a me. «Whoa, bimba!»
Levitare la Piccola Macintosh stava diventando realmente difficile. Persi la sensibilità delle zampe ferite e caddi in ginocchio senza
nemmeno accorgermene.
Capitolo Quattro — Prospettiva
79
«Non sono io quello che attacca la carovana! Sei tu!8 »
Cosa? L’oscurità stava occupando tutti i lati della mia visuale. La
mia testa nuotava. La conversazione non aveva alcun senso. Ma almeno stava parlando invece di ammazzarmi. Debolmente, «. . . non sto
attaccando. Tu hai sparato a me.»
«Eh, certo che ti ho sparato! Se vedo una razziatrice che s’avvicina
ad una carovana, la perforo fino a che non si muove più!» Il pony color
ruggine mi guardò. Poi, con un’aria stranamente orgogliosa, «È la mia
politica.»
Sentii le mie zampe anteriori cominciare a cedere. Ero vicina a
collassare. Ma le parole del pony accesero un fuoco nel mio cervello.
La Piccola Macintosh aveva cominciato a sprofondare verso il terreno
ma ora tornò in alto, puntata direttamente in mezzo agli occhi del mio
attaccante. «Non sono una razziatrice!»
Il pony mi indicò polemicamente. «Di certo assomigli ad una razziatrice!»
Uscendo apparentemente dal nulla, il puledro del vagone galoppò in
vista. Cercai di alzare la voce per avvisarlo, ma non uscì nulla. L’oscurità
che lottava per sopraffare la mia visione alla fine vinse ed io collassai,
affondando in quello che sembrava un sonno profondo.
L’ultima cosa che sentii fu il puledro che piagnucolava, «Calamity,
che cos’hai fatto?!»
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Testa d’Uovo—Aggiungi +2 punti abilità ogni volta che guadagni un nuovo livello.
8
Anche la parlata di questo personaggio è basata su quella di Applejack.
Capitolo C inque
Calamity
«Amicizia. L’amicizia non cambia mai.»
Viva!
Ero ancora viva!
Quando tornai cosciente mi ritrovai sdraiata su un materasso, con
le coperte rimboccate, sentendomi al caldo, riposata e più comoda di
quanto fossi mai stata da quando avevo abbandonato la Scuderia Due
tre giorni prima. Almeno, pensavo fossero tre giorni; non avevo idea di
quanto a lungo fossi rimasta incosciente. Per abitudine alzai lo zoccolo
anteriore per controllare data ed ora sul mio PipBuck. Facendo ciò
smossi una coperta che iniziò a scivolare verso il pavimento.
«Oh! Guarda chi si è svegliata!» L’armoniosa voce di una pony orribilmente vicina a me mi scioccò mettendomi in piena allerta. Guardandomi tutto attorno mi trovai circondata da numerosi pony, tra cui ne
riconobbi soltanto uno—ed era il pegaso che mi aveva sparato, tanto
per cominciare! Mi chiesi se ero sua prigioniera.
La bella voce proveniva da un’ugualmente bella pony terrestre dal
manto bianco, la cui criniera di zucchero filato rosa si combinava con
la divisa da infermiera a righe gialle e rosa che stava indossando. Analizzando quello che potevo vedere dei muri attraverso la folla di pony
vidi una linea di tre scatole mediche (con tutte le piccole farfalle perfettamente allineate) ed uno sbiadito poster risalente alla guerra che
apparentemente pubblicizzava il lavoro nei servizi sanitari («Non hai
bisogno di diventare un Ranger d’Acciaio per essere un Eroe! Unisciti
oggi al Ministero della Pace!1 » annunciava la pony del poster, a malapena poco più di una puledra, che indossava la stessa identica uniforme
1
Nell’originale, Ministry of Peace.
81
82
Fallout: Equestria — Parte I
di quella che mi aveva appena riportato alla vita). Dalle decorazioni e
dalla mancanza di funi o catene conclusi che quella era una clinica, e
che io non ero prigioniera.
Inoltre mi sentivo realmente abbastanza bene. Stanca, come se avessi avuto bisogno di una buona dormita. . . solo che non ero assonnata.
Solo stanca, ed un po’ accaldata. Mi misi a sedere e la stanza cominciò
a girare.
«Prenditela comoda, compagna» disse il pegaso che mi ricordai si
chiamasse Calamity—anche se ero un po’ confusa riguardo come lo
avessi scoperto—mentre faceva un passo verso di me. Sfrecciai indietro
sul materasso. Oh certo, sembrava tutto educato e gentile ora, con quei
pony in giro; ma quando lo avevo visto io era il pegaso-mortale-cheuccide-dal-cielo-con-fucili-di-fuoco.
«Candi?» chiese uno degli altri pony, un pony terrestre dal manto
grigio e con criniera e coda nere, guardando la mia infermiera (anche
se a me parve la stesse chiamando caramella2 , e sentii il bisogno stranamente allegro di annuire).
«Oh, starà perfettamente bene. Ho mischiato l’ultima pozione curativa di cui aveva bisogno e gliel’ho data meno di un’ora fa.»
«Mischiato?» Il pony grigio alzò un sopracciglio con fare dubbioso.
Candi sorrise. «Ma con acquavite di mele, naturalmente! Trovo che
le medicine scendano sempre meglio a quella maniera.» Non riuscivo
a capire perché il pony grigio si stesse passando uno zoccolo sulla faccia. Mi sentivo perfettamente bene ora. Più che bene. E piacevolmente
calda.
Lo stallone grigio cominciò ad allontanare tutti i miei ospiti. Ciò mi
fece sentire un poco triste, anche se effettivamente non ne conoscevo
nessuno. Mi ero sentita così sola negli ultimi giorni, così desiderosa
di trovare della civiltà, e lì ce n’era, ma lui non me la stava lasciando
godere. Un pensiero che realizzai non avesse alcun senso, anche se non
ero sicura del perché.
2
Gioco di parole intraducibile tra il nome dell’infermiera, Candi, e caramelle,
candy.
Capitolo Cinque — Calamity
83
«Vieni fuori quando te la senti. So che ci sono dei pony a cui farebbe
piacere vederti.» Lo stallone grigio mi sorrise. Poi guardò il rugginoso
recalcitrante. «Anche tu, Calamity. Fuori di qui.» Calamity mi diede di
nuovo un’occhiata prima di sfrecciare fuori.
Candi saltellò fino a me, sussurrando con aria sognante, «Che stallone meraviglioso, non è vero?»
«Chi?»
«Ma Calamity, naturalmente!», ridacchiò.
Ero senza parole. No, non lo ero. «Mi ha sparato.»
Lei allontanò quell’argomento con un gesto dello zoccolo. «Sono
sicura che c’è solo stata un’incomprensione.»
C’era stata, mi ricordavo, ma. . . perché stavamo parlando di ciò? Al
massimo volevo parlare di quanto bella fosse Candi (Candi caramella!),
non di Calamity. Meno che mai di come fosse meraviglioso. Nessuno
di quelli però sembrava un argomento accettabile da dire ad alta voce.
Tenendo il broncio tornai a ripetere «Mi ha sparato. . .» Poi aggiunsi «. . .
un sacco.»
Più riposata, e con la testa molto più chiara, fui felice di incontrare i pony di Nuova Appleloosa. Secondo il mio PipBuck ero stata incosciente
per circa due giorni.
Guardai il paese fortificato da sopra la ringhiera. Multiple linee di
quelle che capii fossero binari ferroviari convergevano verso una città
costruita principalmente da dozzine e dozzine di case sostanzialmente
identiche, costruite con antichi vagoni passeggeri alcuni dei quali sovrapposti anche in due o tre piani. Molti avevano ancora le loro ruote.
Pesanti vagoni metallici da carico formavano un anello tutto attorno
alla città, con grossi ponti da entrambi i lati. Guardie pony armate camminavano sui tetti dei vagoni, tenendo d’occhio la devastazione all’esterno. Dentro decine di pony terrestri ed unicorni trotterellavano vivendo
84
Fallout: Equestria — Parte I
le loro normali vite. Il posto era sporco, rugginoso. . . e completamente
meraviglioso!
«Come avete fatto ad impilarle in quella maniera?» chiesi, guardando le pile di carrozze, la maggiore delle quali era alta quattro piani.
Ringhiere e passerelle uscivano da essa, connettendola alle altre torri.
Nel piano più alto luminose lettere brillanti annunciavano la Taverna
del Casello3 .
Railright4 , lo stallone grigio e nero che era risultato essere lo sceriffo-sindaco-tengo-tutti-uniti della città, rimanendo impassibile disse «È
stato fatto da uno dei pony unicorno.»
Mi girai boccheggiando, guardandolo fisso. Non avevo mai sentito
prima di qualcuno capace di levitare oggetti così grossi o pesanti!
Railright mantenne l’espressione seria solo per un momento, prima
di ridacchiare. «Ti sto prendendo in giro.» Il mio stupore svanì in un
sorriso imbarazzato mentre lui ridendo indicava verso il cielo. «Per
quello c’è l’argano della gru.» Guardando dietro in alto potei vedere la
gigantesca torre di metallo arancione che sporgeva sopra la città, con
un grosso gancio che pendeva dal lungo braccio.
«Comunque,» continuò, «se stai cercando qualcuno che sollevi roba
veramente pesante non puoi trovare di meglio di Argano5 . Dovresti
parlargli.»
«Parlare alla gru?» dissi lentamente, cercando di capire se era un
altro scherzo. Ma non lo era.
Argano, mi disse, era il nome di un unicorno che lavorava alla ferrovia. «Non troverai un telecinetico più forte di lui da questo lato delle
3
Nell’originale, Turnpike Tavern. Le turnpike erano una sorta di strada a pedaggio
nell’inghilterra del Settecento, date in gestione a privati. Una traduzione letterale
sarebbe stata “Taverna dell’Autostrada”, ma era penosa.
4
Letteralmente, “guida a destra”.
5
Nell’originale Crane, che significa precisamente “gru” ed era il termine usato per
indicare la gru cittadina.
Capitolo Cinque — Calamity
85
Rovine di Canterlot.» Con ciò, Railright mi offrì di accompagnarmi nel
gran tour.
Il negozio di materiali vari di Nuova Appleloosa si chiamava Assolutamente Tutto6 . Era la quarta tappa del tour. Railright sorrideva con
fare saputo mentre mi persuadeva a dirigermi verso quella costruzione
dall’aspetto bislacco. Tre vagoni, ognuno diverso dall’altro, erano stati
fusi assieme per creare il negozio. Uno di essi era un vagone cisterna
di metallo nero dominato da una ciminiera. Quella era una delle fonti
di fumo che avevo visto da distante. Fermandomi di fronte alla porta, lessi il cartello sotto l’insegna col nome del negozio, scritto in uno
stampatello giocoso:
Sì, faccio consegne!
Niente zoccoli, brutti pungiglioni? Nessun
servizio.
Chiedimi degli ordini speciali! Non rispondo, ma
mi ci metto subito!
Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate!
Disponibile adesso! La prima copia per ogni
famiglia è gratis!
Spinsi la porta ed entrai. E mi fermai con un sussulto quando vidi
la pony zombie della libreria dei razziatori. Potevo dire che fosse la
stessa dal modo in cui le rotearono gli occhi. Il fatto che mi riconobbe
con un immediato e luminoso sorriso e che scattò per stringermi in
un (disagevolmente scivoloso) abbraccio erano decisamente ulteriori
indizi.
6
Nell’originale, Absolutely Everything.
86
Fallout: Equestria — Parte I
Trotterellò indietro e mosse una zampa in quello che era una sorprendentemente valida combinazione di un gesto di benvenuto e della presentazione del negozio (qualcosa che odiavo ammettere di essere contenta: la sua puzza mentre mi abbracciava mi aveva costretto a
trattenere il fiato. Ero certa che vomitare sarebbe stato scortese).
«Uh. . . ciao di nuovo» dissi, sentendomi un po’ in imbarazzo. L’ultima volta che il pegaso zombie mi aveva visto stavo trotterellando fuori
per ficcare una pallottola nel cranio di un razziatore.
«Salve» disse una voce familiare sulla mia sinistra. Ero stata tanto
concentrata sulla pony zombie da non accorgermi assolutamente che
ci fossero altre persone nel negozio. Girandomi trovai Calamity che mi
guardava con un timido sorriso. «Guarda, prima che scappi via, volevo
solo dirti quanto sono dispiaciuto!»
Non scappai, anche se feci un cauto passo indietro.
«Mi stavo facendo raccontare la storia da Ditzy Doo, vedi. . .»
Ditzy Doo? Mi girai verso la pegaso zombie. «Tu hai scritto la Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate?» Entrambi gli occhi di Ditzy Doo si focalizzarono su di me ed annuì ferventemente, sprizzando
letteralmente gioia.
Sì, faccio consegne. All’improvviso avevo un’idea molto buona di
come quel libro fosse finito nella Biblioteca di Ponyville. Il che, alla fine,
rafforzava i miei sospetti nei confronti dell’Osservatore.
Mentre stavo pensando Ditzy Doo si era avvicinata velocemente
tenendo un’altra copia del libro in bocca, e lo stava infilando nelle mie
saccocce. La pony zombie era meravigliosamente gentile e generosa ed
aveva gravi problemi con la gestione degli spazi personali.
Aprii la bocca per dire qualcosa, magari che già ne avevo una copia
(anche se, considerando che il volume preso dal tavolo dei razziatori
aveva molte pagine strappate, averne un’altra copia intera sarebbe stato
abbastanza utile). Comunque, qualsiasi cosa stessi per dire, venni sopraffatta da una strana realizzazione. «Tu. . . non parli molto, vero?» I
pony zombie potevano parlare?
Capitolo Cinque — Calamity
87
Ditzy Doo fece un passo indietro e spalancò la bocca, facendomene
vedere l’interno più di quanto avrei voluto. Calamity attirò la mia attenzione, «La lingua di Ditzy Doo è stata tagliata dagli schiavisti qualche
decennio fa. Se la cava molto bene anche senza, comunque.» Quindi
l’avviso di Monterey Jack era stato decisamente accurato.
Ditzy Doo trotterellò al bancone, dove prese in bocca una matita e
scribacchiò qualcosa sul primo foglio di un grosso blocco per appunti.
Lasciò la matita e prese il blocco, mentre gli occhi le si stortavano di
nuovo.
Guardando strettamente il foglio per non fissarmi scortesemente
sul suo sguardo lessi ad alta voce, «Visto che non potevo parlare, ho
iniziato a scrivere. Se non fosse stato per quello non sarei mai diventata
così brava a farlo.» La guardai strabuzzando gli occhi.
Ditzy Doo appoggiò il blocco, riprese la matita ed aggiunse una riga
prima di ripassarmelo per leggere.
«Ora, che ne dici di fornirti di una corazzatura migliore?»
Tappi di bottiglia? Erano quelli che i pony usavano come moneta, all’esterno?
Per quanto assurdo fosse, ed era ridicolo, avrei dovuto aspettarmelo. Nessuna meraviglia che i razziatori accumulassero quelle cose.
Nessuna meraviglia che ci fossero bottiglie vuote abbandonate ovunque, ma non si vedesse alcun tappo (eccetto, naturalmente, quello che
avevo casualmente buttato via da qualche parte fuori dalle Armerie
Ironshod).
La mia bardatura da lavoro della Scuderia era rimasta all’Assolutamente Tutto. Ditzy Doo non aveva nessuna corazza della mia taglia,
ma aveva giurato di essere in grado di modificare la mia bardatura in
modo da farla diventare migliore di qualsiasi difesa un razziatore fosse
riuscito a rattoppare insieme. Si era offerta di farmelo gratis ma avevo
88
Fallout: Equestria — Parte I
insistito per pagarle il lavoro. Ed è stato allora che ho scoperto l’assolutamente strampalato (senza offesa per Ditzy7 ) sistema di scambio usato
nelle Terre Devastate d’Equestria.
«Tappi di bottiglia. Seriamente.»
Fortunatamente le monete risalenti alla guerra avevano ancora un
qualche valore, anche se solo in mucchio. Solo per il fatto che permettessero di prendere bottiglie dai pochi distributori che non erano ancora
già stati scassinati e depredati.
Ditzy Doo prese quasi tutte le mie monete; non avevo idea se quello
che le stavo dando fosse o meno un prezzo equo, ma sospettavo mi
stesse facendo un generoso sconto. Insistette anche per darmi un foglio
di carta su cui si spiegava un uso completamente differente per i tappi di
bottiglia—un modo per trasformarli in mine fatte in casa. In apparenza
sarebbe dovuto essere un inserto per il capitolo della Guida dedicato alle
mine che qualcuno le aveva sconsigliato (probabilmente con saggezza)
di includere.
Quando lasciai l’Assolutamente Tutto Railright commentò «Ditzy
Doo è il nostro pegaso residente. E pure il nostro ghoul residente.»
Giusto, perché pony ghoul suona molto meglio di pony zombie.
«Anche se» aveva continuato, indicando con uno zoccolo Calamity,
«ho continuato a dire a questo qui che sarebbe sempre stato il benvenuto,
se volesse stabilirsi nella mia città. Ormai è da quattro anni che sta
tenendo al sicuro le carovane.»
Ora, mentre stavo andando ad incontrare Argano, con Calamity che
trotterellava di fianco a me, finalmente arrischiai una conversazione con
lo stallone color ruggine. «Ah, non vivi qui?»
«No. Ho un posto ad una mezz’ora di volo di distanza.»
Pensai a quello che sapevo dei pony pegasi. «Un posto sulle nuvole?»
7
Nell’originale il sistema è definito cockeyed, che significa sia “strampalato” che
“strabico”.
Capitolo Cinque — Calamity
89
Avrei giurato che i suoi occhi si fossero allargati appena un po’. «Oh
no. Solo una baracca. Qualcosa che qualche pony ha messo assieme
qualche generazione fa, solo per finire mangiato dagli animali selvaggi
di queste parti.»
Avevo già incontrato qualcuno degli animali selvatici di quelle parti.
Mentre camminavamo sulla passerella mi cadde l’occhio sulla strana arma che indossava Calamity, e con lo sguardo seguii la strana leva
metallica che dalle canne dei fucili arrivava proprio di fronte a lui—
un meccanismo di controllo, sospettai. Aprii la bocca per chiedergli
qualcosa al riguardo, solo per trovarmi a parlare al vuoto. Mi fermai e
guardai indietro; si era fermato improvvisamente per cedere il passo
ad una giumenta con un cappello di paglia ed il suo puledro. Sembrava
avere problemi a trattenere il puledro dallo scappare via alla massima
velocità. Pareva avesse bisogno di un guinzaglio.
«Ma mà! Voglio andare a vedere Derpy!»
Calamity si avvicinò e sussurrò «È come certa gente chiama Ditzy
Doo. Per gli occhi.» Certo, perché è su quello che si concentrano. I bulli
della Scuderia Due avrebbero completamente ignorato la questione
della carne putrefatta per quello. «Lei non sembra preoccuparsene. In
realtà credo che lo trovi simpatico.»
Non gli feci notare che Ditzy Doo non sembrava curarsi nemmeno
di avere la lingua mozzata. Non mi parve giusto.
«Trolley, torna qua» richiamò la madre quando il puledro cominciò
a trottare un po’ troppo velocemente. «E stai lontano da quel negozio.
Non voglio che vai ad importunare quella cosa.»
Cosa? Va bene, ammetto di avere pensato a lei come ad un «esso»
qualche volta, ma era stato quando pensavo fosse morta. Mi fermai.
«Mi scusi, signora. Sono nuova da queste parti. C’è qualcosa che
non va riguardo i pony zo. . . ghoul?»
La giumenta sembrava imbarazzata, e guardava più Calamity che
me. Non avevo bisogno di guardare; potevo sentire il suo cipiglio.
90
Fallout: Equestria — Parte I
«Beh, nulla contro la buona vecchia Derpy. Voglio dire, la signora
Ditzy Doo. Ma. . . beh, lo sa. . .»
«So cosa?» insistei, cercando di non mostrare l’imbarazzo che stavo
provando per aver esitato al suo odore od a come era stato grossolanamente scivoloso il suo abbraccio.
«Beh. . .» La giumenta si guardò attorno furtivamente, poi abbassò l
testa e sussurrò. «Lo sa che sono tutti come bombe ad orologeria, vero?
Voglio dire, si vede che cosa l’essere un ghoul provochi al loro esterno.
Si immagini cosa fa ai loro cervelli. Tutti impazziscono, prima o poi.
Povera Ditzy, ha resistito per un bel periodo di tempo ed è solo un po’
matta. Ma un giorno. . . Solo non voglio che il mio ragazzo acceleri il
processo. O che sia lì quando alla fine si rivolterà contro tutti noi.»
Detto ciò la giumenta si raddrizzò, tirò a sè Trolley e si affrettò.
Lontano, decisamente, dall’Assolutamente Tutto.
Rimasi immobile lì per lungo tempo, stupita. Alla fine chiesi a
Calamity, «È così?»
Calamity sospirò profondamente, il che non era un buon segno.
«Già. . . almeno per la maggior parte di loro. Vai nei posti sbagliati e ti
troverai braccato da branchi interi di pony ghoul cannibali diventati
zombie. Ma, e lo penso sul serio, sono solo la maggiorparte, ed anche
loro sono dei buoni pony, pure se un po’ puzzolenti e di aspetto strano,
fino a quel giorno. Alcuni, come Ditzy Doo, vanno contro la probabilità
e non perdono mai il senno.»
Capivo lo spirito delle sue parole, ma quelle notizie non mi fecero
provare paura per la glabra pegaso scrittrice. Mi fecero soffrire per lei.
Argano era un pony unicorno giallo con la criniera e la coda a strisce
arancioni e beige. Indossava un brillante caschetto da costruzioni arancione con un buco per il corno. Quando lo trovammo stava caricando
dei barili sul pianale di un vagone—quest’ultimo in effetti fermo sui
Capitolo Cinque — Calamity
91
binari che correvano attraverso la città e si connettevano con numerosi
altri.
«Buongiorno! Sono felice di conoscere la piccola giumenta col PipBuck che ha salvato Sweet Apple e Ditzy Doo! Per non dimenticare
Desert Rose, Barrel Cactus e Turquoise!» Si interruppe e mi strinse
vigorosamente lo zoccolo.
«Piacere di conoscerti,» sorrisi, sentendomi un po’ scossa dopo la
stretta di zoccolo. «Railright mi ha detto che sei tu il pony con cui
parlare se si vuole vedere qualche grosso sollevamento.»
Argano sorrise, poi con fare casuale sollevò contemporaneamente
tre barili e li mise al loro posto sul vagone. «Direi che lo sono.» Poi, per
mia sorpresa, mi chiese «Che incantesimi conosci?»
«Incantesimi?» risposi esitante.
«Sai,» continuò a parlare mentre altri tre barili levitavano via, illuminati della stessa luce che usciva dal suo corno. «I pony unicorno
di solito hanno una piccola collezione di incantesimi, normalmente
collegati con quello in cui sono destinati ad essere i migliori (tranne
quelli che diventeranno bravi negli incantesimi, naturalmente, perché
ne hanno veramente un sacco). Io, per esempio, posso fare ogni sorta
di riparazioni alle rotaie ed ai treni semplicemente concentrandomici.»
Merda. Dando una zoccolata al terreno sospirai profondamente.
«Niente. Solo telecinesi. Nessun incantesimo.» Sapevo di essere patetica.
La levitazione era roba semplice da puledri. Quando avevo avuto il mio
cutie mark, ogni altro unicorno della Scuderia Due aveva una bella
collezione di incantesimi. Grazie, Argano, per avermi ricordato che ero
probabilmente l’unicorno meno magica di sempre.
Gli occhi di Argano si allargarono per la sorpresa. E velocemente
cambiò argomento. «Ora ho un sacco di lavoro da fare. Se tu mi volessi
fare un piccolo favore in cambio potrei insegnarti tutto quello che so
riguardo al sollevamento di grossi pesi.»
Mi sembrava fantastico. «Qual è il favore?» Portargli un’aranciata?
Magari da mangiare? Aiutarlo a legare i barili sul vagone?»
92
Fallout: Equestria — Parte I
«Stiamo avendo qualche piccolo problema con le cose che stanno
uscendo da quella vecchia Scuderia ad ovest di qui. Da quel che ho
sentito sei veramente coraggiosa e non hai paura di usare un’arma. Basta
che scendi nella Scuderia e chiudi la porta. Sono sicuro che possiamo
far fuori le bestiacce di sopra, se qualche pony gli sigilla il nido.»
Va bene, non proprio un’aranciata.
«E quindi perché sei di nuovo con me?» Il cielo si era scurito prematuramente. Presto avrei dovuto attivare l’incantesimo di luce del mio
PipBuck.
«Ho pensato che te ne devo una,» disse onestamente Calamity mentre mi rimaneva affianco. «Forse anche un sacco, considerando tutto
quello che hai fatto per i buoni pony di Nuova Appleloosa.»
Sospirando provai a consolarlo. «Non potevi sapere. Stavo indossando una corazza da razziatrice incrostata di sangue.» E portavo un
arsenale che avrebbe fatto diventare radioattivo d’invidia il razziatore
medio.
«Incrostata di sangue di razziatore. Corazza che avevi addosso solo
perché ne avevi bisogno mentre salvavi le vite di cinque bravi cittadini!»
«Solo quattro, in realtà. È stata Ditzy Doo a salvare Sweet Apple.»
«E hai salvato Ditzy Doo in modo che potesse salvare Sweet Apple. Sul mio libro, con quello fa cinque.» Fece un profondo respiro. «In
aggiunta non posso permetterti di andare laggiù da sola. Ho sentito terribili storie su quelle Scuderie. Brutte, brutte cose sono successe dentro
troppe di esse.»
«Io vengo da una Scuderia. Diamine, ogni pony viene da un pony
che è uscito da una Scuderia, no? Posso capire perché una abbandonata
possa diventare un invitante terreno da riproduzione, ma non è che
tutte le Scuderie sono maledette o sinistre.»
Capitolo Cinque — Calamity
93
Calamity ci rimurginò su. «Suppongo che su questo hai ragione.
Tutti tranne i pochi come Ditzy Doo che in qualche modo sono sopravvissuti all’apocalisse in superficie, o sono discendenti di pony che
l’hanno fatto.»
Interruppi il mio trotto così repentinamente che quasi inciampai.
La borraccia superstite, riempita, oscillò in avanti e poi indietro, colpendomi sul petto. «Ditzy Doo è sopravvissuta alla guerra? È così vecchia?»
«Eggià. I pony ghoul non invecchiano come fanno i normali pony.»
L’idea di una pony che era stata realmente in giro fin da allora, che
sapeva esattamente cosa fosse successo, mi lasciò interdetta. «Qual è la
sua storia?»
Calamity sbuffò una risata. «Fin’ora non sono nemmeno riuscito
ad indovinarne la maggior parte. Tutto quello che so è che stava volando fuori da Cloudsdayle quando venne colpita dal primo megaincantesimo. Lei rimase presa proprio nel margine estremo delle energie
magiche che hanno cancellato l’intera città. È un ghoul sino da allora.»
Annuii, proseguendo in solenne silenzio, con l’immagine di un’intera città tra le nuvole e piena di pony che mi riempiva la mente. Un
minuto era lì, e poi più nulla.
Le nuvole sopra di noi cominciarono a gocciolare.
Era come essere in una doccia della Scuderia Due. Solo che la doccia era
ovunque! E non si fermava. Se non fossi stata lavata da Candi il giorno
prima l’avrei accolta con gioia, nonostante la temperatura dell’acqua.
Ora, inzuppata fino al midollo, la trovai solamente miserevole.
Il cielo era diventato talmente scuro che avevo dovuto accendere
la luce del mio PipBuck per poter vedere davanti a me. In teoria era
ancora giorno, ma era difficile crederlo. Un vento feroce era venuto su
dal nulla e spingeva la pioggia contro di noi come un’arma. «Cosa sta
succedendo?!?» urlai a Calamity sopra il rumore della tempesta.
94
Fallout: Equestria — Parte I
«È una tempesta, con tuoni e fulmini8 . E pure una bella grossa.
Faremo meglio a trovare un qualche riparo, perché è appena iniziata!»
«Tempesta con tuoni?» urlai in risposta mentre una macchia tra le
nuvole si illuminava di una luce breve ma intensa. «Cos’è un tuono?»
KA-BOOOOOOOM!
Il cielo esplose! Era come il suono di uno sparo, se la pistola fosse stata impugnata da Celestia stessa e fosse fatta di pura meraviglia.
Cercai veramente di nascondermi dietro Calamity.
«Ripigliati, tu lì dietro!»
Timidamente e con un po’ di vergogna, arretrai e mi rimisi sugli
zoccoli. Un altro lampo dipinse il panorama di bianco accecante ed
ombre, scomparendo prima che realizzassi cosa fosse successo. Un’altra
possente esplosione cadde dal cielo seguendo di poco la luce. Calamity
dovette mettermi uno zoccolo addosso per impedirmi di nascondermi
di nuovo.
«Se sei così spaventata dal tuono, aspetta di vedere davvero il fulmine!» ghignò. «Ora vediamo di muoverci e di trovare un riparo.»
Ogni lampo di luce nelle nuvole era seguito da un terrificante sparo
o da un rombo possente. Poco più tardi vidi effettivamente un fulmine. Avevo immaginato che i fulmini fossero un po’ come le scariche di
elettricità che i robocervelli mi avevano sparato contro. Non era assolutamente così. Quello era uno strappo bianco attraverso il cielo, come se
l’universo stesso si fosse squarciato. Durò un battito di ciglia, ma vidi
ancora l’immagine residuale davanti ai miei occhi per svariati minuti.
Vidi anche un pony, o pensai di vederlo, molto distante sulla cima di
una collina brevemente illuminata dal fulmine. Non avrei saputo dire
se fosse un pegaso od un unicorno. . . all’inizio pensai fosse entrambi.
Ma la visione era scomparsa prima che potessi essere sicura di aver
visto qualcosa.
8
Brutta traduzione, lo so, ma è l’unica che permetta di dare un senso alla successiva
frase di Littlepip.
Capitolo Cinque — Calamity
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Galoppammo, mentre il suolo sotto di noi si faceva sempre più
pantanoso ed insidioso, fino a che fummo costretti a fermarci da un
fiume furioso e schiumeggiante. L’acqua torbida e scrosciante strappava
via qualsiasi cosa da entrambe le rive. Potevo vedere le scure sagome
di alberi morti e sradicati portati via dalla corrente.
Appena oltre l’altra riva si innalzava una parete rocciosa. L’acqua
scrosciava dalle fessure della roccia in centinaia di rivoli, ognuno dei
quali confluiva nel fiume al di sotto. Proprio davanti a noi, appena più
in alto nella collina, c’era la bocca scura di una caverna, col sentiero che
vi ci conduceva già dilavato via.
Rimasi a guardare impotente, cercando di capire come avremmo
potuto attraversare. Poi mi sentii sollevata in aria mentre Calamity ci
faceva volare sopra il fiume e mi appoggiava all’imbocco della caverna,
facendomi sentire stupida.
Feci un passo avanti, illuminando la caverna col mio PipBuck. Il
sentiero saliva per circa un metro, poi iniziava una ripida discesa con
delle paurose scale metalliche, arrugginite da sembrar quasi nere, che
portavano ad un pianerottolo in cemento. Nella piattaforma le pareti
di roccia scavata vennero sostituite da muri in pietra lavorata. Alla fine,
una porta d’acciaio dall’aspetto molto familiare rimaneva spalancata
sul suo braccio pieghevole. Il numero 24 era stato inciso al centro della
porta. Oltre stava una copia arrugginita e rovinata del luogo che una
volta credevo sarebbe stato per sempre la mia casa.
Calamity corse oltre di me. «Non stare lì impalata. Aiutami a chiudere questa porta prima che il dannato fiume straripi ed allaghi completamente qusto buco!» Stava cercando di spingere fisicamente la porta.
Guardai in basso, notando per la prima volta che il pavimento della
caverna era già un’unica pozzanghera, profonda qualche centimetro ed
in crescita.
Spinta in azione mi precipitai ai controlli. Mi soffermai abbastanza
a lungo a verificare il meccanismo di serraggio (che in realtà era completamente mancante) e mi assicurai di poter essere in grado di aprirla
di nuovo. Appena fui soddisfatta provai a tirare la leva. Non voleva
96
Fallout: Equestria — Parte I
muoversi. Concentrandomi, mentre il mio corno brillava, aggiunsi la
forza della telecinesi a quella dei miei zoccoli. Con un forte suono lamentoso la leva si mosse. Il braccio di chiusura si azionò con un rantolo
e la porta della Scuderia 24 si chiuse, gemendo in segno di protesta.
«Te ne sei accorto che ci siamo appena chiusi nella Malvagia e Terrificante Scuderia della Paura, vero?» presi in giro il mio auto invitato
compagno mentre si guardava attorno con meraviglia.
«M-mi sto fidando di quello che hai detto prima. Credo che se c’è
qualcuno che ne sa qualcosa, devi essere tu.» Mi scoccò un’occhiata
nervosa. «Comunque,» aggiunse agitando le ali, «non penso che queste
mi saranno utili, in un modo o nell’altro.»
I miei occhi caddero sull’imbragatura che portava Calamity. Il pegaso aveva una coppia di fucili gemelli da lunga distanza, legati sui fianchi
proprio sotto le ali e sorretti da un meccanismo da bardatura. Sottili
«redini» metalliche gli arrivavano proprio di fronte, terminando in un
morso che gli rimaneva pochi centimetri sotto la bocca. Mordendolo le
due canne avrebbero fatto fuoco contemporaneamente. Il sistema era
pensato per ricaricarsi a comando—probabilmente tirando il morso,
od addentandolo differentemente. Non sapevo dire.
«Ehi, Calamity, te lo volevo chiedere, che cos’è quello?» dissi puntando uno zoccolo verso il meccanismo.
«Cosa?» Si girò su se stesso, guardandosi attorno. Non riuscii a trattenere una risata. Si fermò, prima voltandosi verso di me, poi di nuovo
alle sue spalle. «Che, vuoi dire la mia bardatura da combattimento?»
Annuii.
«Un bel lavoretto, vero? L’ho progettata io stesso!» Arretrò, mostrandola orgoglioso. Poi, vista la mia espressione, chiese «Vuoi dirmi che
non hai mai visto prima una bardatura da combattimento?»
Scossi la testa.
Capitolo Cinque — Calamity
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«Beh, questo è strano!» disse pavoneggiandosi. «Ci sono sostanzialmente due tipi di armi da fuoco, semplificando. Ci sono quelle piccole
che un pony può infilarsi in bocca o farsi levitare attorno se è un unicorno. Poi ci sono le bardature da combattimento, per tutte quelle armi
che sono troppo grandi o pesanti o che hanno troppo rinculo per poter
essere usate senza un supporto. Ho visto qualsiasi tipo di armi montate
su bardature. Mitragliatrici, lanciarazzi. . .»
«Lanciarazzi!» La mia coda scese e mi si abbassarono le orecchie al
pensiero.
«Eggià! Anche armi ad energia magica.» Fece una pausa «. . . anche
se quelle sono abbastanza introvabili, quindi sarà difficile che ne vedrai
mai una coi tuoi occhi.»
Me lo annotai per futuro riferimento. Dopo aver controllato il mio
PipBuck per radiazioni o pericoli simili, e l’EFS per qualsiasi luce ostile,
presi una lunga sorsata dalla mia borraccia e cominciai a pianificare il
nostro percorso. Ero sicura che grazie alla vita passata in una Scuderia
sarei riuscita ad orientarmi in quella senza alcun problema. Se la struttura era la stessa la porta sulla destra nella prossima stanza avrebbe
condotto alle scale per i piani inferiori. Lì ci sarebbe stata la caffetteria,
le zone residenziali, la scuola e la clinica. A sinistra un corridoio che
avrebbe portato in profondità verso le aree di manutenzione, compresa
la sempre familiare officina del Tecnico PipBuck. Senza pensarci due
volte decisi che saremmo andati prima a destra.
Calamity, nel frattempo, aveva controllato le stanze immediatamente adiacenti. Tornò indietro con un’espressione stupita. «Hanno messo
una scatola di dinamite in quel magazzino laggiù.»
Bene, quello era un po’ sorprendente. Sentii le mie orecchie che si
rizzavano. Non ne avresti trovata nella Scuderia Due. «Che cosa c’era
dentro?»
«Dinamite, suppongo,» disse Calamity con fare accademico. «In
verità non lo so per certo. Era chiusa a chiave. E non mi sono messo ad
agitarla come un regalo di compleanno per sentire cosa ci fosse dentro.
Nel caso fosse piena, sai, di dinamite.»
98
Fallout: Equestria — Parte I
Seguii il pegaso color ruggine nel magazzino per controllare. Ma
con tre tentativi e dopo aver perso due altre forcine (le cui scorte stavano allarmantemente diminuendo) dovetti ammettere che la serratura
era oltre la mia auto proclamata capacità. Invece suggerii di muoversi
secondo il percorso che avevo originariamente pianificato.
La porta verso le zone residenziali si aprì con un sibilo rassicurante.
Le luci emettevano un ronzio familiare. . . quelle che funzionavano ancora. La Scuderia Ventiquattro mi stava già facendo venire la nostalgia
di casa. Era però peggio il dolore sordo nel mio cuore che si mischiava
ad uno sconcertante senso di errore. Vedere quel posto arrugginito ed
in rovina era spiacevole in un modo che non riuscivo a descrivere. Era
come se stessi camminando nella mia personalizzata versione del dopo
apocalisse. Stavo trovando porte che non si aprivano. Il pavimento era
cosparso di lattine e spazzatura. I generatori, lasciati senza manutenzione, stavano emettendo strani rumori ritmici. E da più in profondità
provenivano sbuffi, colpi e sibili che in una Scuderia non si sarebbero dovuti sentire per nulla. Quella era la versione demoralizzante e
misteriosa, come fosse una casa degli spettri, della Scuderia Due.
Mi girai verso Calamity e lo vidi raccogliere tappi di bottiglia dal
terreno. Mi morsi il labbro, resistendo ad un’ondata di emozioni che
urlavano che stava dissacrando il posto. Saccheggiare e scavare rovine
era la sopravvivenza, fuori nelle Terre Devastate d’Equestria. E, logicamente, si applicava anche lì. Ma, ancora più che prendendo oggetti
da pony appena morti, quello mi sembrava come derubare i cadaveri.
Empio.
Le mie sensazioni si dispersero quando, sopra di noi, un fulmine
cadde così vicino alla caverna che lo potemmo sentire fin dentro la Scuderia. Il cuore mi picchiava forte nel petto. «Cosa diamine. . . ?» balbettai,
muovendo lo zoccolo per indicare il cielo fuori.
«Te l’ho detto. Tempesta.»
«Non è simile a nessuna tempesta di cui abbia letto nei miei libri
scolastici», controbattei.
Capitolo Cinque — Calamity
99
Calamity mi guardò con un’espressione leggermente beffarda. «Il
tempo non è più com’era una volta. Il sole e la luna non sono più
condotti nel cielo da pony. Noi pegasi. . .»
«Le Divine Celestia e Luna muovono il sole e la luna attraverso il
cielo ogni giorno, tutti i giorni!» scattai, scandalizzata. Come poteva
anche solo dire una cosa del genere! Quella era come. . . blasfemia!
«Oh certo.» Roteò gli occhi verso di me. Roteò gli occhi! «Dal loro
posto nel paradiso dei pony. Giusto.»
Rizzai il pelo. Mi guardò con calma finché non mi arresi, facendogli
cenno di continuare. «Come stavo dicendo, noi pegasi non andiamo
più in giro a controllare il tempo. Il clima d’Equestria è impazzito.»
Sentii un brivido sotto la mia criniera. Attraverso i muri metallici
e la montagna, sentivamo i colpi della tempesta.
Iniziavo a chiedermi quanto rinforzata doveva essere stata la Scuderia
Due, per non avermi mai fatto sentire una tempesta come quella. Ovviamente era stata progettata per stare chiusa più a lungo, il che immaginavo implicasse le altre differenze architettoniche che stavo iniziando
a notare.
«Oh,» pensai a voce alta, «c’è solo una sezione di bagni.» Almeno,
solo una nella sezione delle zone residenziali della Scuderia. Nella Scuderia Due, ce ne erano due. Una per le giumente ed una per gli stalloni.
Il pavimento fuori era bagnato e potevo sentire un ruggito gorgogliante
e suoni di spruzzi da dietro la porta dei bagni. A differenza della Scuderia Due, la Scuderia Ventiquattro era collegata alla falda, e l’acqua era
soltanto purificata con incantesimi antitossina ed antiradiazioni. Con
l’effetto collaterale che ogni lavandino e bagno stava sputando fuori
acqua.
100
Fallout: Equestria — Parte I
Lo stesso stava succedendo per le fontane. Quella tra la scuola e le
zone residenziali stava spruzzando acqua marrone. Gli orribili rumori
provenivano da tubi e condutture piuttosto che da mostri innaturali.
Mi immobilizzai quando una luce rossa apparve sullo schermo del
mio EFS. Da qualche parte, proprio sopra di noi, c’era di sicuro una
delle creature di cui aveva parlato Argano. Non che nessuno di noi si
fosse preoccupato di farsele descrivere, realizzai.
«Quindi. . . qualche idea di preciso su che tipo di ‘bestiaccia’ dovremmo cercare qua sotto?» sussurrai mentre entrambi ci abbassavamo,
muovendoci il più silenziosamente possibile.
Mentre i bagni non erano separati, i dormitori lo erano—il piano
centrale per gli stalloni e quello inferiore per le giumente. Anche quello
era differente dalla Scuderia Due, dove le separazioni erano definite
dalle famiglie. Il mio EFS mi parve terribilmente limitato, incapace di
dirmi su quale piano fosse la creatura, solo che fosse quasi sopra la
nostra testa. Levitai fuori la Piccola Macintosh, pronta per quanto lo
potessi essere.
«In realtà no», mi sussurrò Calamity. «E per come mi ricordo non
avremmo dovuto cercarle. Noi dovevamo solo chiudere la porta.»
«Per come mi ricordo,» risposi, forse un po’ meno silenziosamente
di quanto avrei dovuto, «io avrei dovuto chiudere la porta. Tu non dovevi essere da nessuna parte.» Non potevo negare che avesse ragione.
In effetti, se intrappolati nella tana di qualche creatura, ficcare il naso
in giro era probabilmente la cosa peggiore che un pony potesse fare.
D’altro canto era un’altra Scuderia. La mia curiosità ed il senso di appartenenza non mi avrebbero permesso di lasciarla inesplorata. E se
dovevo rimanere intrappolata lì per qualche ora, beh, niente meglio che
adesso.
Calamity scosse la testa, ma mi seguì lo stesso.
Facemmo pochi passi ancora ed il pallino rosso scomparve. Mi girai
rapidamente, cercando di vedere se in qualche modo era giunto dietro
di noi, ma non c’era nulla. O la creatura era evaporata o ci eravamo
Capitolo Cinque — Calamity
101
sovrapposti, su due piani. Ci accovacciammo lì, fermi e silenziosi. Dopo
un istante il pallino rosso ricomparve, di nuovo di fronte a noi. E pochi
secondi dopo scomparve di nuovo. Questa volta, apparentemente, per
l’ultima volta.
A parte la vecchiaia ed il deterioramento, la scuola della Scuderia Ventiquattro sembrava esattamente come quella di casa. Banchi per gli
studenti, in tenere piccole righe. Un’area comune con i giochi. La cattedra dell’insegnante con un terminale, matite ed anche una mela marcita
da lungo tempo. L’unica vera differenza era un grosso contenitore di
vetro che un tempo doveva essere stato un acquario. Anche coi muri
arrugginiti, mi sentivo a casa.
Sarei dovuta essere a mio agio. Invece era spiacevolmente strano.
E mi stava mettendo in ansia. I costanti tonfi e cigolii dalle tubature
mi mettevano a disagio e per buona misura mi stavano facendo venire un leggero mal di testa. Peggio ancora, avevamo incontrato altri
tre «fantasmi»—entità ostili che apparivano nel mio EFS ma da nessun’altra parte—ed il fatto che Calamity non avesse un suo PipBuck
per confrontare non aiutava per nulla.
Stavo iniziando a preoccuparmi che il mio EFS, o magari lo stesso
PipBuck, fosse stato danneggiato od alterato dall’esposizione alle Terre
Devastate d’Equestria. Difficile, mi rassicurai, ricordandomi che erano
fatti per resistere a molto peggio che quello. Era più probabile, e meno
confortante, che le creature laggiù avessero la magia dalla loro.
«Hai mai sentito di un pony chiamato Principe Celeste?»
«Cosa?» Trottai verso di lui, corrugando la fronte. «Fammi vedere»,
dissi strappandogli da davanti il libro sulla cattedra con un bagliore di
telecinesi. Lessi poche frasi, poi serrai il libro per guardare la copertina.
Era un libro di storie per puledri. «Lo Stallone sulla Luna?!»
102
Fallout: Equestria — Parte I
Calamity ghignò. «Sai, mi pare di ricordare che mia mamma mi
leggeva una storia del genere. . . solo era una puledra sulla luna, se non
ricordo male.»
«Perché lo era, la Puledra sulla Luna!» Velocemente iniziai a guardare gli altri libri sui banchi e sulle librerie della scuola. Quando ebbi
finito avevo raggiunto delle conclusioni che mi parevano importanti.
«Uno: ogni pony significativo in ogni libro è stata trasformata in uno
stallone. . .»
«Beh, sospetto che alcuni di essi fossero stalloni, per cominciare. . .»
«Due!», proseguii imperterrita, anche se la mia voce suonava tesa alle mie stesse orecchie. «Nessuna storia o libro di testo ha altro che vaghi
riferimenti alla storia od al governo d’Equestria.» Non che la libreria
della Scuderia Due fosse stellare al riguardo—la storia più recente che
si potesse trovare sui nostri libri era vecchia di almeno una generazione.
Ma lì non c’era mancanza di materiale. Quella era deliberata alterazione
di fatti e contesti! Nella parte di Scuderia dedicata all’educazione! Ciò
era. . . era. . .
«Sai, mi sa che tipo scoppi se non ti calmi un pelo.»
Buttai con cattiveria nell’angolo il libro che stavo tenendo. Stavo
per trottare fuori, con l’indignazione che mi avvolgeva come un mantello, quando mi ricordai del terminale che si trovava sulla cattedra
dell’insegnante. Dallo schermo proveniva una debole luce. Mi ci avvicinai preparandomi a forzare l’ingresso, solo per rimanere un po’ delusa
quando mi offrì prontamente i suoi segreti. Come se ce ne fossero. Quelle registrazioni erano principalmente riempite con note di presenza e
voti. Due erano fuori luogo. La prima:
Abbiamo avuto una vera sorpresa oggi quando abbiamo testato la magia dei giovani unicorni. Ho fatto portare a tutti i miei piccoli pony i loro animaletti per farmi vedere come riuscivano a farli levitare. Abbastanza
semplice, anche se un animale che si dimena può aggiungere un livello di dicoltà per puledri di quest'età.
Capitolo Cinque — Calamity
Ho dovuto lasciare che Butter e Peridance prendessero
in prestito la mascotte della classe, visto che non hanno animali propri. Peridance era emozionata, ma credo
che Butter9 sia terrorizzata dal serpente, anche se le è
stato spiegato che è senza denti ed innocuo. Inutile
dirlo, Butter non è andata molto bene.
La vera sorpresa è stata la piccola Quanta, che aveva avuto problemi anche con le levitazioni minori durante l'anno. Lo so che queste cose non sono mai state
osservate nella femmine, ma non riesco ad immaginare
nessun'altra spiegazione: abbiamo avuto una completa epifania magica proprio nella nostra classe. Quanta
non solo ha fatto levitare sè stessa, ma ha anche rilasciato un lampo di energia che ha colpito tutti gli
animaletti della stanza. La maggior parte è solo andata in panico ed è stata dovuta essere recuperata, ma
alcuni (compresa la nostra mascotte) sembrano essere
completamente scomparsi. E, cosa più strana di tutto questo, il lampo arcano sembra aver trasformato
il brutto e vecchio gatto di Codacarota in. . . beh, un
gatto ancora più brutto e vecchio.
È durato un solo istante. Quanta sembra stare bene. Non mi sono nemmeno accorta di cosa avesse fatto.
Naturalmente si è dovuto chiamare i genitori, e Codacarota è traumatizzata. Sarà un miracolo se riuscirò
ad insegnare qualcosa a questi puledri nel il resto della settimana. Nel frattempo ho intenzione di scrivere
una proposta per avere un altro stallone unicorno a
supervisionare questi test da adesso in poi. Solo per
precauzione.
9
Letteralmente, “Burro”.
103
104
Fallout: Equestria — Parte I
La seconda registrazione che stonava era di quattro giorni dopo, ed era
l’ultima del terminale:
Mi aspettavo che qualche genitore tenesse i propri puledri a casa dopo l'eccitazione di inizio settimana, ma
adesso dovrebbero lasciarli tornare a scuola. Invece le
presenze sono ancora ai minimi. Oltre la metà dei
miei studenti ha saltato le lezioni, oggi. Se le cose
non cambiano dopo il ne settimana inizierò a chiamare i genitori. E se non funziona, magari anche il
Capostallone.
Fissai l’ultima registrazione per un po’ di tempo.
«Aspetta. . . il Capostallone?»
Calamity mi guardò con curiosità. «Che c’è che non va?»
«La Capogiumenta di questa Scuderia era un Capostallone?»
Sbattè le palpebre, e poi i suoi occhi si strinsero appena un po’. «Che
c’è di sbagliato?»
«La Capogiumenta dovrebbe essere una Capogiumenta. Ecco cosa
c’è di sbagliato.» Era come spiegare ad un bambino. Ma invece di capire,
i suoi occhi si strinsero ancora un poco.
«Stai dicendo che un ragazzo non può fare quello che fa una ragazza?»
Presa alla sprovvista cercai il modo migliore per spiegare. «N-no.
Non è così!» Agitai gli zoccoli in diniego. «È solo. . . solo come dovrebbe
essere. È la tradizione.»
Non si mosse. La sua voce era molto piatta. «Stai dicendo che se
anche ci fosse un pony più bravo di chiunque altro nel dirigere una
Scuderia, stallone o giumenta, ed avesse un cutie mark che lo dimostrasse e tutto quanto, non gli dovrebbe essere concesso visto che è un
maschio?»
Deglutii, facendo un passo indietro. Dannazione, ma avevo ragione.
Ma non c’era nulla che potessi dire per spiegare che avevo ragione senza
Capitolo Cinque — Calamity
105
sotterrarmi ancora di più. Allora, invece, mi chiusi a riccio e non dissi
nulla.
Calamity si girò e camminò fuori della classe. Questa volta fui io a
seguirlo.
«Va bene, adesso sono io che mi sento un po’ in imbarazzo.»
Davanti a noi c’era un’altra porta che dava verso le officine. Alla
destra la caffetteria. Alla sinistra un deposito di manutenzione. Nel magazzino: un terminale illuminato, più ripiani di forniture, ed un poster
sul muro di un potente stallone che si ergeva coraggioso e grande, affrontando il pericolo a testa alta, pronto e capace, mentre tre puledre
si rannicchiavano dietro i suoi zoccoli, terrorizzate ma che cercavano
protezione in lui, con gli occhi evidentemente adoranti.
Calamity si sentiva imbarazzato. Io sentivo qualcosa di più paurosamente vicino alla rabbia.
Non era dovuto al fatto che quella curva avrebbe dovuto portarci
all’atrio. Potevo perdonare alcune evidenti divergenze nel design della
Scuderia (anche se mi irritavano). Non era l’eroico stallone o le puledre
smorfiose. C’era un desiderio di essere speciale e di essere ammirato
per i propri successi che il manifesto mi aveva fatto percepire appieno.
Non era nemmeno che quello fosse il quinto poster che avessimo incrociato, e che tutti esprimessero gli stessi pregiudizi sessisti. Era dato dal
fatto che lo stallone in quel manifesto stava valentemente stringendo
una chiave inglese tra i denti, e l’inenarrabile orrore che stava facendo piangere le puledre come conigli spaventati era apparentemente un
lavandino che perdeva.
Cautamente, cercando di non pestare un’altra mina sociale, dissi
«Capisci. . . perché sono arrabbiata? Questa non è, tipo, fallo fare al pony
migliore, chissenefrega delle tradizioni. Questa è. . .»
106
Fallout: Equestria — Parte I
«Già. Questa è manipolazione. Tutti questi poster sono stati qui da
prima che i pony trottassero in questa Scuderia per evitare l’apocalisse.»
Si girò e mi rivolse lo sguardo. «È come dire che certi lavori sono solo
per puledre o stalloni.»
Avevo afferrato il punto.
«E questo è vero solo per la cucina.»
Mi fermai. Le mie orecchie si rizzarono e per un momento scommetto che avrebbero anche potuto fumare. «Cosa?! Cosa vorresti. . .»
E poi vidi il suo sguardo sornione. «Oh. Ah ah. Credo di essermelo
meritato.»
«Già.»
Stemmo in silenzio per un momento. Iniziai a forzare l’accesso al
terminale ed a leggere le registrazioni di un pony che sembrava essere
il supervisore alla manutenzione, mentre Calamity prendeva un po’ di
forniture che meritavano di essere raccolte. I clangori e le botte nelle
tubature continuavano indefessi. Ma per un momento mi sentii un po’
meno stressata. Mi pareva di essere uscita dal campo minato sociale,
bruciacchiata ma intatta. E quello, naturalmente, fu il momento in cui
tuttò andò all’inferno.
Avevo appena finito la quarta registrazione ed ero a buon punto
della quinta quando il mio EFS si accese non con un «fantasma», ma
cinque!
Registrazione Uno:
Non posso credere alla mia fortuna. Persimmonie10
è una bella giumenta. L'appuntamento di ieri sera è
andato incredibilmente bene. Mi ha persino lasciato
darle un bacio! E sembro piacere anche alla sua piccola
puledra, Codacarota. Ancora meglio, anche lei mi piace
abbastanza. Non ho dovuto ngere come pensavo che
10
Persimmon è un frutto, precisamente il caco. Meglio lasciare questo nome non
tradotto!
Capitolo Cinque — Calamity
107
avrei dovuto, per passare un po' di tempo con sua
madre. In eetti abbiamo un secondo appuntamento
pianicato per domani sera.
Oh, e Cornogrigio ha nalmente aggiustato le luci
al livello 2-B. Quello sfarfallio stava facendo impazzire
tutti.
Registrazione Due:
Dannazione, di tutte le sfortune. Prima l'intera linea di illuminazione gioca ad indovina-quale-livello si
spegne, gettando nell'oscurità l'intero atrio proprio nell'ora di punta. Ancora peggio, Persimmonie ha posticipato il nostro appuntamento. Una qualche puledra
unicorno ha fatto qualcosa di incerto all'animaletto di
Codacarota, e Persimmonie è stata con lei tutto il giorno cercando di impedirle di aogare nelle sue stesse
lacrime. Ritiro tutto. Odio i puledri.
Registrazione Tre:
Sono stato chiamato nell'ucio del Capostallone,
oggi. Una grossa emergenza che richiedeva i miei talenti speciali. Indovina? Si è di nuovo chiuso fuori. Di
nuovo! È la terza volta questa settimana. Fortunatamente qualunque pony con un mezzo grano di buon
senso riuscirebbe ad aprire quella roba. La dannata serratura più debole che abbia mai visto. Comunque, nel
caso dovesse capitare di farlo a Cornogrigio, ho lasciato
un mucchietto di forcine ed una copia di Serrature Moderne11 nella cassetta di sicurezza dello spogliatoio delle
11
Nell’originale, Lockpicking Today, in riferimento al libro Tumblers Today presente
nei videogiochi.
108
Fallout: Equestria — Parte I
ocine. Gli ho anche sottolineato i pezzi più utili. E
quindi, no a che non si dimentica la password, persino
lui non dovrebbe avere problemi. E come password ho
messo il suo nome, quindi. . . oh diavolo, probabilmente
se la scorderà lo stesso.
Nel frattempo la mia vita amorosa ha preso una
svolta verso il peggio. La puledra di Persimmonie sembra essere all'ospedale. Ho sentito che il gatto l'ha
attaccata. Probabilmente lo dovranno sopprimere.
Registrazione Quattro:
Dove diamine è Cornogrigio? Quell'idiota ha saltato l'intero dannato turno oggi. Ho chiamato nella sua
camera, ma non ha risposto. Dannazione, devo sbrigare
tutto da solo.
Oh, ho rimpiazzato l'intero palco luci del livello 2B ed indovina un po'? Abbiamo ancora dei problemi.
Giuro su Dio che i pony che hanno costruito questo posto devono avere tagliato i costi. Probabilmente hanno
truato la Stable-Tec per intascarsi un bel po' di soldi. Spero che gli si sia fuso il culo quando è caduto il
megaincantesimo.
Registrazione Cinque:
Cornogrigio ancora non c'è. Ho parlato con degli
altri, e nemmeno loro l'hanno visto. Mi hanno suggerito di chiedere in ambulatorio. Sarebbe proprio da lui
trovare un modo di cadere e di impalarsi sul suo stesso
corno.
Dannazione, c'è di nuovo quel suono raschiante. Qualcosa è riuscito ad entrare nel sistema di ventilazione.
Capitolo Cinque — Calamity
109
Ho rimosso molte delle grate su questo livello. Si spera
che qualsiasi cosa sia cada fuori e non debba mandare
qualche puledro a strisciargli dietro. Ho già detto di
quanto odio i puledri?
Doppia dannazione. Ho appena visto la cosa che
mi guardava. Se fosse possibile direi che era il dannato
gatto di Codacarota. Ma lo hanno preso ed abbattuto
ieri.
Tripla dannazione! La dannata cosa mi ha appena
morso! Lo giuro, gli mando dietro un puledro con un
lanciaamme!
Guardando in alto vidi la scura apertura dove sarebbe dovuta essere la
grata di apertura. E le numerose paia di occhi alieni che vi brillavano
dentro.
«Calamity, stai indietro, sono nella ventilazione!»
Calamity balzò indietro al mio grido mentre la prima creatura sgusciava fuori, atterrando su una scaffalatura e rovesciando un secchio di
fusibili che precipitò sul pavimento. Sembrava solo vagamente felino,
con scaglie invece che pelliccia, zanne enormi ed occhi da gatto la cui
pupilla correva orizzontalmente. Per qualche motivo quel dettaglio fu
quello che mi schifò di più.
Avevo fatto lo sbaglio di mettere via la Piccola Macintosh. Quando balzò verso di me non ebbi tempo di estrarre la pistola, od anche
solo di pensare. Reagii istintivamente, agguantando telecineticamente
la creatura e spingendola lontano da me, proprio come con la granata. Solo che questa volta eravamo in una piccola stanza e non c’era un
posto dove lanciarla, così rimbalzò indietro contro il muro, bloccata e
sibilante.
Un secondo balzò giù, colpendo il terminale e cadendo a terra. Alzai
uno zoccolo posteriore e lo feci scendere con tutta la forza possibile sul-
110
Fallout: Equestria — Parte I
la testa della creatura. Impennandomi colpii quello che stavo tenendo
bloccato con una percossa fatale.
Il terzo mi saltò direttamente sopra, agganciandosi con gli artigli
alla mia criniera.
Urlai come una puledra. «Toglilo! Toglilo! Toglilo!» Mi dimenai
nel panico, infilando uno zoccolo posteriore nel terminale che emise
un suono di vetri infranti e scoppiettii assortiti. Potevo sentire i peli
bruciacchiarsi attorno allo zoccolo.
Mi girai verso la porta e vidi Calamity prendere la mira.
BLAM!
La mia mente evocò un flashback di me ferita e morente, colpita
più volte proprio da quello stesso pony che scendeva in picchiata verso
le rotaie, mirando di nuovo verso di me. Senza pensare mi lanciai verso
la porta, cercando di schivare quel colpo. . . un secondo dopo che Calamity aveva già sparato, squarciando il gatto-serpente e lasciandomi
incolume.
Mi rimisi incerta sui miei zoccoli. Provai a sorridere, anche se potevo sentire che era più una smorfia. Potevo leggerglielo in faccia: voleva
dirmi che potevo fidarmi di lui, dirmi di smettere di aver paura che mi
stesse per sparare. Ma non l’avrebbe detto. Non poteva perché sapeva
che avevo ogni diritto e ragione di aver paura dei fucili con lui attorno.
Che avrei dovuto agire in quella maniera.
In quel momento realizzai qualcosa. Era veramente dispiaciuto di
avermi sparato. Non dispiaciuto di aver sparato alla nuova eroina locale
che aveva salvato dei cittadini. Ma dispiaciuto di aver sparato a me. Non
era lì per imbarazzo. Non stava cercando di aggiustare una qualche perdita di reputazione o di posizione, ai suoi occhi od a quelli di chiunque
altro. Era realmente rammaricato di avermi quasi fatto morire.
Non mi ero nemmeno accorta che la stessi pensando in quella maniera. Ma ora mi resi conto di averlo fatto. Dannazione, ora mi sentivo
come se fossi io a dovermi scusare con lui.
Si girò, guardando verso il soffitto. «Credo che il rumore dello sparo
li abbia spaventati.»
Capitolo Cinque — Calamity
111
«Per adesso,» annuii. Avevo avuto la mia rivelazione, ma non glielo potevo dire. Lo avrebbe subito negato, e poi ci sarebbe stato solo
imbarazzo. Era uno stallone, dopo tutto. . .
Dannazione! Mi rimproverai per avere avuto un pensiero del genere. Non che fosse difficile capire cosa mi avesse spinto a pensarla così.
Guardai lo stupido manifesto. «Odio questa Scuderia.»
La Piccola Macintosh schizzò attorno, sparando altri tre colpi guidati
dal SATS. Tre altri di quei gatti-serpenti vennero scaraventati nell’oblio. Erano facili da uccidere, il che difficilmente bilanciava l’essere così
piccoli, veloci ed agili. Ed estremamente aggressivi!
Molti altri cercarono di saltare sopra Calamity, trovando pane per i
loro artigli. Sgroppò, buttando indietro le ali e scagliandoli in aria, e tirò
un calcio con gli zoccoli posteriori uno dei caduti, trasformandolo in
un impasto rosso. «Quanti di. . . questi mostriciattoli. . . pensi ci siano?»
Sparai ad una delle creature che Calamity aveva lanciato, mancandola. E di nuovo, questa volta colpendola. L’ultima mi scansò, saltando
sulla schiena di Calamity. Lo sentii urlare quando la creatura affondò i
denti nel retro del suo collo.
«Tranquillo, ce l’ho!» Strappai telecineticamente via la creatura, col
mio corno che brillava fieramente mentre alzavo la Piccola Macintosh
fino al corpo miagolante, grondante il sangue di Calamity, e premevo
il grilletto.
«Dannazione, quella cosa mi ha morso.»
«Sta’ fermo. Fammi guardare.» Stavo già tirando fuori dalle mie
bisacce le bende mediche. Le stavo per finire. Sapevo che ne avremmo
potuto trovare altre o nell’ambulatorio (che doveva essere più avanti)
o nei bagni della zona residenziale (che avrebbe voluto dire tornare un
sacco indietro).
112
Fallout: Equestria — Parte I
Eravamo passati attraverso l’area di manutenzione, un viaggio lungo, umido ma anche un tranquillo spulciare nella parte più profonda
della Scuderia, che era mezza piena d’acqua. Avevamo trovato lo spogliatoio, e con la password avevamo aperto la cassetta di sicurezza. La
mia raccolta di forcine mi faceva stare molto più tranquilla, e Serrature
Moderne era ordinatamente posto nelle mie bisacce. Le uniche creature
che avevamo trovato nelle officine erano morte. Affogate. Nonostante
sembrassero un incrocio tra un serpente ed un gatto, i piccoli mostri
non sembravano in grado di nuotare. Ringrazia le terre devastate per i
piccoli piaceri quando riesci ad averli.
Iniziammo, comunque, a trovare scheletri. Sporadicamente all’inizio, ed ora in gruppi. Più ci avvicinavamo all’atrio, il cuore della Scuderia, e più morti trovavamo. Non potei fare a meno di immaginare
qualcuno che camminasse nella Scuderia Due e trovasse alla stessa
maniera i cadaveri di tutti quelli con cui avevo vissuto fino a qualche
giorno prima.
Per un istante fu troppo. Dovevo riposare, per schiarirmi le idee.
Non meno di nove di quelle dannate cose scelse quel momento per
attaccarci.
Mentre bendavo la ferita di Calamity feci una smorfia alla mia mancanza di abilità mediche. Se avessi cercato di entrare nel «Ministero
della Pace» mi avrebbero cacciato fuori a calci nella coda. Era già abbastanza brutto quando a morire sarei stata soltanto io, se non avessi
saputo quale fosse il lato giusto della bottiglia di una pozione. Non
mi piaceva per nulla avere qualche altro pony che si affidava alle mie
(mancanti) abilità.
Ma ancora stavamo muovendoci nella giusta direzione. Tranne che
non lo stavamo realmente facendo, vero? Più ci pensavo e meno le mie
motivazioni per gironzolare lì sotto suonavano ragionevoli. Finendo,
mi volsi e guardai indietro verso la strada da cui eravamo venuti. «Va
bene, è andata così. Sono stata una pony stupida. Ci giriamo indietro, galoppiamo verso l’ingresso, ci barrichiamo ed aspettiamo che la dannata
tempesta finisca. Poi usciamo e chiudiamo la porta dietro di noi.»
Capitolo Cinque — Calamity
113
«Ehm. . . in realtà. . . io voto per continuare verso la clinica.»
Mi girai, sorpresa. Vedendo Calamity, la mia sorpresa si trasformò
in stupore. Poi in orrore.
«Spero che. . .» vacillò, pallido sotto il manto «. . . magari ci tenevano
qualcosa per. . . sai. . . veleno?»
Thump. Così cadde il pegaso12 .
«Calamity!»
Chimera
dalle note personali del Dottor Mora13 , Capo Medico, Scuderia 24
Ho scelto di chiamare questa nuova specie «chimera» per quelle che
mi paiono ragioni decisamente ovvie. La creatura è il risultato di una
selvaggia esplosione magica da parte di una senza dubbio decisamente
dotata puledra di nome Quanta. In un lampo di energia magica incontrollata, Quanta è riuscita a fondere più creature nelle sue vicinanze in
un unico essere—una completamente nuova forma di vita pienamente
funzionale.
Alla prima chimera sono serviti molti giorni di muta prima di rivelare
la sua vera natura, durante i quali un’altra puledra, Codacarota, è stata
attaccata dalla creatura. È stata condotta rapidamente alla clinica, ma
è morta in poche ore a causa di una tossina magica iniettatale dalla
creatura.
Dopo la muta, la chimera ha successivamente attaccato un operaio
della manutenzione di nome Cornogrigio. Questa volta sia la chimera
12
Nell’originale, down went the pegasus. Credo sia la parodia al verso della poesia
“The Loss of the Royal George” di William Cowper, che recitava down went the Royal
George, “la Royal George affondò”. Il tono è indiscutibilmente epico.
13
Nell’originale Brierberry, che sarebbe più precisamente una varietà di mora
selvatica.
114
Fallout: Equestria — Parte I
che la sua vittima erano completamente maturi ed adulti. Sulla base del
caso di Codacarota abbiamo trattato Cornogrigio con incantesimi anti
veleno e pozioni, ma senza successo. Cornogrigio è sopravvissuto il triplo
di Codacarota, ed è stato in estrema agonia per la maggior parte di quel
periodo. È stato solo dopo la morte di Cornogrigio che abbiamo scoperto
la componente chiave del miscuglio della chimera.
Come si può osservare nelle immagini allegate a questo documento,
gli elementi felini e serpentini della fusione sono abbastanza ovvi (vedi
immagini C-1 e C-2).. Quello che inizialmente non avevamo realizzato,
e non avremmo potuto sospettare, è che doveva esserci stato un qualche
tipo di insetto nell’aula dove Quanta ha lanciato il suo incantesimo, e che
anche quello è stato infuso nella creatura ad un livello più profondo. Si
può osservare che le zanne della chimera non sono molto simili a quelle
di un serpente, ma presentano maggiori analogie con l’ovopositore di un
insetto.
Il comportamento di questa specie è estremamente aggressivo, ed attacca ogni possibile ospite nel quale possa iniettare le sue uova. Nel giro
di un solo giorno le uova maturano all’interno dell’ospite, dopo di ché
una figliata di cuccioli di chimera scaverà la strada fuori dal corpo del
pony infetto, uccidendolo definitivamente se già non era morto. Nel caso
di Cornogrigio, cinque nuove chimere esplosero fuori dal suo corpo meno
di un’ora dopo che era stato dichiarato morto (vedi immagine C-3). Si
può immaginare la faccia del mio assistente (ma non si è obbligati; vedi
immagine C-4).
Fortunatamente dal caso di Cornogrigio e dagli esemplari di cuccioli
di chimera che ci ha fornito, siamo stati in grado di progettare e creare una
pozione anti chimera. Sfortunatamente, alcune delle erbe richieste erano
disponibili in tragicamente basse quantità, quindi c’è un’alta probabilità
che non se ne avrà abbastanza per tutti. Il Capostallone ne tiene una
bottiglia sigillata nel sui ufficio, assieme alla ricetta. Nel frattempo sto
tenendo il resto nel refrigeratore medico qui in clinica nell’attesa che il
Capostallone decida come attuare la distribuzione.
Capitolo Cinque — Calamity
115
Oh, che Celestia abbia misericordia!
Nel tempo che ci misi a leggere l’orrore mi aveva intorpidito. Lentamente mi alzai dal terminale del Dottor Mora ed osservai la clinica.
C’erano scheletri di pony ovunque. Dozzine di loro erano accatastati davanti alla porta aperta del refrigeratore medico. Altri erano aggrovigliati
tra di loro.
Una nuova specie, estremamente ostile, che immobilizza le sue vittime con un singolo morso e poi le tortura a morte da dentro al massimo
in una giornata. . . e facendo così può quintuplicare il suo numero?
Realizzai rapidamente che l’unica cosa che avesse impedito alle chimere di ricoprire le Terre Devastate d’Equestria era il fiume ed il fatto
che non potessero nuotare. Grazie terre devastate per l’enorme favore!
Se fossimo sopravvissuti avrei fatto una chiacchierata con Argano
riguardo la definizione di «qualche piccolo problema». La sottostima
non è una virtù, nelle Terre Devastate d’Equestria.
Guardai il letto dove stava riposando Calamity, che sembrava ancora più debole di prima. Oh Dee, non potevo dirglielo! Lasciamogli
pensare di essere avvelenato; era molto meglio.
Inutilmente andai ad aprire la porta della cella frigorifera, già sapendo che non avrei trovato nulla dentro.
Va bene, ultima possibilità. Andai verso la finestra della clinica e
guardai nell’atrio. La stanza era scura. Ogni luce era fulminata. L’unica
illuminazione veniva dalla coppia di luci ancora funzionanti della clinica e da quelle intermittenti e tremolanti che provenivano dalla finestra
rotonda dell’ufficio della Capogiumenta (no, del Capostallone) in alto.
Se c’era una singola dose rimasta di. . . «antidoto». . . sarebbe stata al sicuro sotto chiave in una cassaforte lassù. L’unico modo di raggiungerla
era attraverso l’atrio.
L’atrio brulicava di chimere.
Deglutendo forte mi girai verso Calamity. E gli dissi il piano.
Dopo avermi guardato a lungo, Calamity finalmente disse «È una
follia».
116
Fallout: Equestria — Parte I
Mi concentrai, il mio corno cominciò a brillare ed aprii le mie
bisacce. «Ce la farò.»
«Non ce la farai! È un suicidio. E ci ucciderai entrambi!»
Lo guardai duramente. «Fammi indovinare. Stai pensando che lo
dovresti fare tu, visto che sei già. . . avvelenato. Poco importa se non
riesci nemmeno a stare in piedi senza aiuto. Ed a malapena con.»
Il pegaso color ruggine riuscì a guardarmi in tralice. «Allora vattene
da qua. Almeno uno di noi sopravviverà a questa folle Scuderia.»
Ora dovevo giocare sporco. «Non lascerò indietro un amico.» Ricaricai la Piccola Macintosh.
Calamity tossì. Mi guardò con genuino stupore. «Amico? Ma. . . ti
ho sparato.»
Ruotai gli occhi verso di lui. Ed annuii. «Si, lo hai fatto. E per questo
ho intenzione di pungolarti per il resto della tua vita. E sono sicura che
il mio sangue non valga, se tu muori oggi.»
«Non fare la stupida ostinata, Littlepip. Non c’è un dannato modo
che tu possa. . .»
Facendo levitare lo StealthBuck per farlo vedere a Calamity, sorrisi
con molta più sicurezza di quanta ne sentissi. «Ho questo.»
Furono, senza dubbio, le due ore più strazianti della mia vita. Avanzando centimetro dopo centimetro nell’oscurità, circondata da predatori
letali. Loro non potevano vedermi. Ma nell’oscurità era solo tramite
il mio EFS e l’incantesimo di mira che potevo evitare di calpestare od
urtare una di loro.
Era un campo minato. E quando lo attraversai, realizzai come chiamare la mia stessa stupidità un «campo minato sociale» fosse una flagrante ingiustizia nei confronti di un vero campo minato, e di chiunque
fosse mai finito in uno. Quello era un campo minato. E tutte le mine
Capitolo Cinque — Calamity
117
erano vive ed in movimento. Una mossa sbagliata e non sarei stata solo
io a morire.
Ma ce la feci. E per una volta le terre devastate concessero favori. La
porta del Capostallone era facile da forzare come preventivato. Dallo
scheletro ipotizzai che il Capostallone si fosse chiuso dentro, e temetti
che avesse bevuto la pozione anti chimera. Ma dentro la cassaforte
trovai sia lei che la ricetta, assieme ad una vecchia registrazione. Pensai
fossero le sue ultime parole. Se fossi stata alla Scuderia Due, e fossi stata
la Capogiumenta, ed avessi visto tutti morire a causa di un qualche
incidente magico? Credo che avrei fatto lo stesso.
Presi tutti e tre gli oggetti. Pensai che dovevo, considerando cosa
mi stavo per mettere a fare.
Anche dopo aver bevuto il rimedio, a Calamity sarebbe servito del
tempo per rimettersi. Non c’era modo di sapere quanto. Sollevando sia
il pegaso che la Picola Macintosh seguii all’indietro il percorso, anche
troppo conscia del fatto che le dannate chimere stavano usando i condotti di ventilazione e non ci si poteva fidare nemmeno delle aree già
ripulite.
Rifeci tutta la strada fino al magazzino vicino alla porta principale.
Mi sedetti con Serrature Moderne davanti e lo scorsi rapidamente, cercando tutti i consigli che potevo in poco tempo. Le sottolineature mi
aiutarono sul serio.
All’esterno un tuono scosse rassicurantemente la montagna. Guardai in alto e ringraziai Celestia per la tempesta.
I consigli del libro risultarono utili. Con un po’ di sforzo e solo
una forcina riuscii ad aprire la scatola con su scritto dinamite. Rimossi
cautamente ogni candelotto. Poi posi un accoccolato Calamity dentro
la scatola e la chiusi. Se una chimera fosse dovuta entrare mentre io ero
occupata, non volevo potesse arrivare a lui.
Per le successive due ore corsi avanti ed indietro per tutta la Scuderia Ventiquattro. Dappertutto tranne che nell’atrio. Aprii ogni porta che
potesse essere aperta. E poi la bloccai con un cestino, od un archivio
puntellato o con qualsiasi altra cosa che le impedisse di chiudersi.
118
Fallout: Equestria — Parte I
Per l’atrio, dopo aver recuperato le forniture mediche della clinica,
lasciai un candelotto acceso sul davanzale della clinica e corsi via.
Il resto della dinamite serviva per allargare abbastanza la caverna da
far entrare il fiume. Nel tempo che ci misi a preparare il tutto, Calamity
si era ripreso e si stava chiedendo come mai fosse stato impacchettato
come eplosivo ad alto potenziale. I suoi occhi si allargarono sempre più
mentre gli spiegavo cosa stessi facendo.
«Dannazione!» disse solo.
Eravamo stati nella Scuderia Ventiquattro per la maggior parte della
notte. Era l’alba quando ritornammo a Nuova Appleloosa. Almeno in
teoria. La tempesta aveva smesso di martellare col suo peggio le terre
devastate ed ora si accontentava di pioverci solamente addosso.
Candi fu abbastanza gentile da lasciarmi schiantare su un letto libero della sua clinica. Un più che giusto pagamento per averle dato la
cura anti chimera. Una copia, naturalmente.
Stava ancora piovendo quando mi svegliai, più tardi nel pomeriggio.
Ed era sera tardi quando Calamity si svegliò e trotterellò fuori per raggiungermi. Per allora ero finalmente riuscita a fare qualche progresso
sotto l’insegnamento di Argano. Stavo ansimando e sudavo copiosamente, e ci fermammo a bere una Sparkle Cola.
«Direi che siamo pari», dissi a Calamity mentre Argano faceva
levitare una bottiglia di Sparkle Cola gelata davanti ad ognuno di noi.
«Non capisco.»
«Se fossimo rimasti alla porta non saresti mai stato morso.»
«Se fossimo rimasti alla porta non avresti mai trovato l’antidoto.»
«Se fossimo rimasti non ne avresti mai avuto bisogno.»
«Ah-ha! Ma qualche altro pony magari si! Argano aveva detto che
stavano avendo dei problemi con le creature, quindi ovviamente qualcuna di loro era uscita.»
Capitolo Cinque — Calamity
119
Merda! Me n’ero completamente dimenticata! Comunque, con un
po’ di fortuna e con la loro tana distrutta. . .
«Non era la tua Scuderia, sai.» La voce di Calamity aveva assunto
un tono solenne.
Guardai il mio nuovo amico. «Cosa?»
«So che sei cresciuta in una Scuderia. Ma non era quella Scuderia.»
Naturalmente non lo era. Lo sapevo, ma non ero ancora sicura di cosa
Calamity volesse arrivare a dire.
«È solo che. . . sembravi prendere quello che abbiamo trovato laggiù, non so. . . personalmente.» Mi guardò onestamente. «Volevo solo
ricordartelo, è tutto.»
Aveva ragione, naturalmente. Non so cosa stessi cercando o che
cosa mi fossi aspettata di trovare. Ma avevo permesso che la Scuderia
Ventiquattro diventasse un affronto personale. La Scuderia Ventiquattro non era mai stata casa mia. Non avevo mai avuto nulla a che fare
con lei. Gli unici fili che collegavano le diverse Scuderie erano vecchi di
due secoli, recisi e sotterrati in una storia quasi del tutto dimenticata. La
Stable-Tec non esisteva da molto, molto tempo. Non le dovevo alcuna
fedeltà, e non avevo alcuna responsabilità verso morti tanto antiche.
«Oh!» Tirai fuori la registrazione presa nell’ufficio del Capostallone.
«Dovremmo ascoltare cosa c’è sopra?»
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Pistolero—Quando usi un’arma da fuoco tenendola in bocca
o facendola levitare, la tua possibilità di colpire usando il SATS aumenta del 25%.
Aggiunto vantaggio di missione: Telecinesi Possente (livello uno)—Triplica la
massa che puoi far levitare con la tua magia da unicorno.
Capitolo Sei
La Verità dei Fatti
«Meglio soli che male accompagnati.»
Salve!
Il mio nome è Scootaloo. Probabilmente mi conosci (perché sono
abbastanza famosa) per le mie fantastiche performance ad eventi come
il GALLoPS dell’anno scorso, o magari solo come fondatrice della Red
Racer.
...
Nulla che significhi più un dannato accidente, naturalmente. Se stai
ascoltando questa registrazione significa che sono stati attivati i Protocolli
di Emergenza di Livello Omega e tu stai. . . ora stai. . . oooh, dannazione!
Scusa.
Va bene. . . Da adesso ti parlo in qualità di vice presidente della StableTec. Sei stato nominato Capogiumenta (o, nel caso della Scuderia Ventiquattro, Capostallone) di una Scuderia Stable-Tec per la preservazione
della vita. Sei stato scelto per il tuo senso di lealtà e del dovere, sia verso
i pony attorno a te che verso la compagnia. E nonostante la sede della
Stable-Tec ora. . . probabilmente. . . non è altro che un mucchio di rovine
fumanti, i nostri ideali sopravvivono.
La tua Scuderia è stata scelta per partecipare ad un vitale progetto
sociale. Il primo obiettivo della tua Scuderia, come di tutte le altre, è salvare le vite dei pony all’interno. Ma c’è anche uno scopo più alto oltre
al salvare le vite dei singoli pony. Noi alla Stable-Tec capiamo che non
si fa nulla di buono per la stirpe dei pony se ci si salva oggi soltanto per
ammazzarsi a vicenda più tardi. Dobbiamo capire dove abbiamo sbagliato. Dobbiamo trovare una strada migliore. E dobbiamo essere pronti
ad implementarla il prima possibile quando le porte della Scuderia si
121
122
Fallout: Equestria — Parte I
apriranno. . . ed a sopravvivere a quello che gli attuali governanti saranno
riusciti a fare ad Equestria. . .
. . . dannazione! I-io proprio spero che nessun pony debba mai ascoltare questo. Non potremmo aver fatto tutto questo per nulla? Ci stanno
veramente per distruggere tutti, non è vero?. . .
Scusa. Sono di nuovo del tutto fuori copione. Dov’ero rimasta? Ah,
si. In breve, la Stable-Tec sta lavorando per assicurare una più. . . più 1
società alle generazioni future2 .
Nella cassaforte del tuo ufficio troverai un elenco di istruzioni speciali e di obiettivi, assieme ai dettagli su come la tua specifica Scuderia
sia stata progettata per portare avanti la vostra parte. Se in un qualsiasi
momento dovessi credere che la tua parte nel progetto stia minacciando
la sicurezza dei pony sotto la tua responsabilità. . . nel suo complesso. . .
dovrai interrompere la partecipazione ed intraprendere tutti i passi necessari per correggere la situazione. In qualsiasi altra circostanza, comunque,
è cruciale che tu ti attenga alle direttive fornite e che mantenga informata
la Stable-Tec di tutti i risultati, come è scritto nelle tue istruzioni sigillate.
Grazie. Da tutti noi. Da tutta Equestria. . .
...
Grazie, e possa qualche pony lassù avere pietà di tutti noi.
Non certo il messaggio che mi ero aspettata. Ora le mie emozioni nei
confronti delle Scuderie erano completamente sballate nella mia testa,
e tutto quello che volevo era dimenticarmene completamente.
«Abbandona il vecchio, abbraccia il nuovo, giusto?» Bussai di nuovo
con lo zoccolo sul bancone. «Apple Whiskey, un altro dei tuoi speciali,
per piacere!»
1
Stabile
Gioco di parole sul doppio significato del termine stable, che significa sia
“scuderia” che “stabile”.
2
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
123
Apple Whiskey, l’unicorno barista che possedeva e gestiva la Taverna del Casello, mi riempì un altro bicchiere. Poi, mentre lo guardavo,
allineò sette mele sul bancone—bellissime mele dorate, molto diverse
da quelle pallide ed insapori della mia non-casa—ed agitò il suo corno sopra di esse trasformandole una ad una in bottiglie della bevanda
di mele fermentate in assoluto più deliziosa, ammazza dolore e svuota testa possibile. Di fianco a me, Calamity battè gli zoccoli a terra in
applauso e diverse giumente nella taverna fecero un gridolino.
«Non so perché mi sono sorpresa», mezzo sussurrai avvicinandomi
a Calamity. «Il vostro capo è uno stallone, dopo tutto.»
Le orecchie di Calamity si rizzarono e mi diede un’occhiata carica
di scioccata confusione. «Il mio capo? Io non ho un capo!» Non sapevo
dire se era suonato più offeso o preoccupato.
Agitai uno zoccolo. «L’ho ascoltato. Sulla robofatina. Quando non
stava facendo l’Osservatore.»
Calamity mi guardò con ancora maggior confusione. E poi scoppiò
in una fragorosa risata. «Cosa? Occhiorosso3 ?» Si girò verso il resto del
bar. «Ehi, pony. Qua Littlepip pensava che Occhiorosso fosse il nostro
capo!»
L’intera taverna si unì nella risata.
«Buona Dea, ragazza!» esclamò una delle giumente in fondo al bancone, «Occhiorosso non è altro che un borioso finocchio! Diavolo, non
lo sto nemmeno a sentire quel canale! Non quando il DJ è in onda!»
«Uh?»
«Eggià,» concordò uno stallone da un tavolo vicino mentre raccoglieva una pila di tappi di bottiglia dai suoi compagni, che lo guardavano storto mentre molti di loro davano occhiate disgustate a dei
rettangolini di carta colorati. «Ci provi il vecchio Occhiorosso a venire
fuori ed a tentare di rendere Nuova Appleloosa parte del suo cosiddetto
nuovo mondo! Prenderò personalmente tutta la sua unità e fratellanza
e gliela infilo dritta nel. . .»
3
Nell’originale, Red Eye.
124
Fallout: Equestria — Parte I
«Dai le carte!» lo interruppe di malumore il pony di fianco a lui.
«Quindi. . .» Lottai per inserire i nuovi tasselli nel puzzle che mi stavo costruendo in testa. Le bevute erano ottime per dimenticare, ma non
così buone per pensare. «. . . la voce non-Osservatore nelle robofatine è
Occhiorosso, e non è il vostro capo. . .»
«Cos’è questa roba dell’osservatore?» chiese la giumenta vicina a me.
«Quelle robofatine sono solo radio. Occhiorosso non può realmente
controllare i pony attraverso di loro. Non sono videocamere!» Si girò
verso Calamity. «Voglio dire, riesci ad immaginare se lui potesse. . . ?»
Bene, sapevo che quello non era vero. Ma apparentemente il fatto
che quelle robofatine potessero essere usate come spie non era conoscenza comune. L’Osservatore mi aveva suggerito qualcosa del genere.
Uno dei pony in fondo al bancone chiamò, «Ehi, Apple Whiskey!
Metti sul DJ!» Apple Whiskey guardò una scatola marrone, in cima
ad uno dei ripiani, che aveva cavi che la collegavano ad altoparlanti
sparsi per la Taverna del Casello. Con una leggera luce del suo corno la
radio si accese e la bellissima voce di una giumenta, forse la più dolce
che avessi mai sentito (o, almeno, una degna seconda a quella di Velvet
Remedy) uscì dalle casse.
«Come è successo? Cosa ho fatto?
Cercavo di aiutare, ma ho fatto tanto male.
Vorrei nascondermi. Vorrei scappare.
Vorrei trovar modo di ricominciare4 . . .»
La voce, e la canzone che eseguiva, era così solenne e triste e carica
di determinazione da spingere la mia mente verso luoghi non felici.
Presto fui sull’orlo del pianto, e dovetti sforzarmi per non farlo. Pensai
che un’altra bevuta avrebbe aiutato, così finii il mio bicchiere e bussai
per un altro.
4
La traduzione di questa canzone, come di tutte le successive nel corso dell’opera,
non è strettamente letterale: ho cercato di mantenere la ritmica dell’originale, quindi
qualche parola o sfumatura è andata persa. Sottolineo quel “ho cercato”.
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
125
«. . . ho scordato la guerra combattendo le mie battaglie.
Ora il mondo mi pesa caricato sulla sella. . .»
Oh, era insopportabile. Mi si stava spezzando il cuore, e non ero nemmeno sicura del perché. Cercai una distrazione. «DJ? Chi è il DJ?»
Le risposte arrivarono velocemente, quasi troppo veloci per potergli
stare dietro. Sembrava che ogni pony nella taverna avesse qualcosa da
dire.
«DJ Pon3, naturalmente!»
«C’è sempre un DJ Pon3!»
«La miglior musica delle Terre Devastate d’Equestria!»
«. . . si, tutte le, quante, dodici canzoni? Venti?»
«È un pony ghoul. In giro da sempre.»
«No, non lo è. Continuano a cambiare. Quando ero puledra, il DJ
era una giumenta!»
«Ho sentito dire che è un pegaso. Ha la stazione su, nelle nuvole. È
così che sa sempre quello che sta succedendo.»
«Questa è una stupidaggine. Ogni pony sa che la stazione di DJ
Pon3 è nella Tenpony Tower nelle Rovine di Manehattan!»
«Anche lui è un pony ghoul! È in giro fin da prima della guerra!»
«Ho sentito che il DJ Pon3 originale era in realtà una giumenta
che si chiamava Vinyl Scratch e che morì quando il fuoco magico delle
zebre cancellò Manehattan. Ma suo nipote venne risparmiato, perché
era nella Tenpony e tutto il resto, e ne prese il mantello.»
«Avevo sentito fosse la sorella.»
La mia testa girava. Calamity mi sorrideva affettatamente. Avvicinandosi sussurrò «C’è sempre un DJ Pon3.»
E, in sottofondo, la voce di apparentemente infinita bellezza e tristezza, piangeva
«Come posso sistemare le cose?
Quante volte devo provare?
126
Fallout: Equestria — Parte I
Ti prego, questa volta, lasciamelo fare!»
La musica sfumò. Ed una voce uscì dalla radio.
«Qui è DJ Pon3, e quella era Sweetie Belle che cantava una delle
grandi verità delle terre devastate: ogni pony ha fatto qualcosa di cui
rammaricarsi. Ed adesso, miei piccoli pony, è l’ora delle notizie! Vi ricordate di quando vi ho raccontato di quei due pony strisciati fuori dalla
Scuderia Due? Bene, mi hanno segnalato che una di quei piccoli pony
ha fatto fuori il covo di razziatori nel cuore di Ponyville, salvando numerosi prigionieri—compresa la nostra amata autrice della Guida alla
Sopravvivenza nelle Terre Devastate, Ditzy Doo! Ehi ragazza, grazie! Da
tutti noi! Ed ora il tempo: nuvoloso dappertutto, con possibilità di pioggia,
sparatorie e sanguinosi smembramenti. . .»
Non ascoltai realmente tutto il resto. Ero troppo stordita. Ero alla
radio. DJ Pon3 stava parlando di me. Nel mio cuore si mischiarono
orgoglio e panico, ed il secondo inghiottì rapidamente il primo. Ero
stata fuori meno di una settimana, e già avevo una reputazione che si
spandeva su tutte le Terre Devastate d’Equestria. . . una reputazione che
mi dipingeva come un pony molto più eroico e capace di quanto fossi
realmente.
«. . . un’ultima cosa, l’altra abitante della Scuderia è stata vista per
l’ultima volta vicino ad Appleloosa. Le mie preghiere vanno a lei. E questa
è la verità dei fatti. Ora torniamo alla musica. Ecco Sapphire Shores che
ci canta come il sole non si possa nascondere per sempre. Dalle tue labbra
alle orecchie di Celestia, Sapphire!»
Per un momento tutto parve fermarsi. «Cosa?!?» mi volsi verso Calamity, «Vicino ad Appleloosa? Pensavo che questa fosse Appleloosa!»
Calamity ridacchiò, non avendo ancora finito di divertirsi con la
mia ignoranza delle terre devastate. «Impossibile, Littlepip! Questa qui
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
127
è Nuova Appleloosa! Non puoi avere una nuova senza avere una vecchia, non trovi?» Poi divenne improvvisamente serio. «Ora, tu non vuoi
andare da nessuna parte vicino alla vecchia Appleloosa, mi hai capito?
È una città di schiavisti!»
Apple Whiskey interruppe. «Beh, non c’è pericolo ad andare là per
commerciare. Gli vendo un bel po’ del mio personale whiskey di mele,
a quella gente là.»
Ero stupefatta. Di sicuro stava scherzando! «Tu. . . commerci coi
pony schiavisti!?»
«Già. In effetti ho un treno che va in quella direzione proprio domani.»
Lo guardai incredula. «Commerci con gli schiavisti!?!»
Calamity mi sussurrò all’orecchio, «Perché credi che non sono mai
stabilito qua.» Non era una domanda.
La mattina dopo mi ritrovai sotto la pioggia a guardare il treno, sentendomi non poco colpevole per aver passato l’ultimo pomeriggio a caricare i carri merci come parte del mio allenamento con Argano. Quel
pomeriggio sarebbe andato diversamente se avessi saputo dove fossero
destinate quelle merci.
«Posso parlarti un po’ di questo, vero?» Calamity stava di fianco a
me, e controllava le cariche della sua bardatura da combattimento.
Avevo un dolore sordo alla testa—le conseguenze di troppo whiskey di mela—ma stavo pensando con chiarezza. Sapevo che era folle,
ma dove c’erano schiavisti ci sarebbero stati anche schiavi da salvare.
Sapevo che parte di me stava cercando di rimanere al livello della mia
sovrastimata reputazione; ma ero anche stata una prigioniera, anche se
solo per poche ore, e non potevo soltanto ignorare il fatto che ci fossero
dei pony che avessero bisogno di qualche altro pony a cui importasse
abbastanza da provare ad aiutarli. «No.»
128
Fallout: Equestria — Parte I
«Bene, allora vengo con te. Ho sempre voluto andare a sparare qualche colpo in quel dannato posto. Magari, se ci siamo in due, potremmo
anche avere una possibilità.»
Le sue parole mi lasciarono immensamente sollevata.
«Parlerò con Ditzy Doo per i rifornimenti. Non voglio che nessuno
di noi rimanga senza munizioni là. O cibo. Possiamo prendere il treno
su per le montagne e giù per il deserto, ma probabilmente dovremo
tornare indietro trottando.»
Ci rimuginai sopra, ed all’improvviso pensai che anche se avessimo
avuto i nostri rifornimenti, che ne sarebbe stato degli eventuali pony
che avremmo salvato? Sarebbero stati in grado di affrontare quel tipo
di viaggio? Non che quelle domande mi spaventassero più di tanto. Ma
avremmo dovuto trovare un modo di convincere i pony che trainavano
il treno ad aspettarci. Dopo che avremmo «derubato» la città con cui
stavano commerciando, niente meno. Espressi i miei dubbi a Calamity.
«Avrai bisogno di fare davvero un bel discorsetto se vuoi convincerli a fare qualcosa del genere», replicò, poi sembrò avere un’idea. «Conosco un pony qua in città che potrebbe avere quello che ti serve per
riuscirci!»
Calamity trottò via, lasciandomi lì a guardare di nuovo il treno.
Mentre aspettavo cercai di familiarizzarmi con il treno. I pianali
ed i carri merci portavano le mercanzie. I vagoni passeggeri, in questo
caso solamente uno, servivano per portare i pony. L’elegante vagone
rosso in coda e quello grande e bronzeo e con una ciminiera che si
trovava in testa erano misteri. Non sapevo nulla del primo, ed il secondo
lo riconoscevo solo per un elemento simile che faceva parte di quel
guazzabuglio che era l’Assolutamente Tutto.
Curiosa, chiesi cosa servissero quei vagoni ad uno dei pony da
traino. Fu felice di rispondere.
«Quello dietro è il vagone di servizio.» Puntò uno zoccolo verso il
vagone rosso sul retro. «Ha i freni. Vedi, quando saliamo per la montagna dobbiamo continuare a cambiare le squadre di traino perché è un
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
129
lavoro faticoso. Una squadra tira, una squadra si fa portare e guarda in
giro in caso di razziatori. Ma quando si scende dalla montagna, allora
ogni pony sale. Ed usiamo i freni per non andare troppo veloci.»
Ora stava indicando quello di fronte. «Quella si chiama locomotiva.
Serve per trainare il treno. Anche se la usiamo principalmente per il
fischio. Tiene le bestiacce lontane dai binari.»
Eh? «Per trainare il treno? Pensavo foste voi ragazzi a trainarlo?»
«Eggià. Lo facciamo noi.»
«Allora. . .»
«Beh, perché la locomotiva non va senza carbone. Ed anche se ce l’avessimo, non abbiamo il vagone apposito per trasportarlo. Così, invece,
usiamo la forza dei pony.»
Non aveva alcun senso. «Quindi la locomotiva serve a trainare il treno, ma la locomotiva non può tirare il treno, quindi voi dovete trainare
la locomotiva ed il treno?» Dovevo essermi persa qualcosa.
«Già.»
Argh. «Va bene. . . allora perché non avete carbone? Dov’è il carbone?»
Il pony del treno roteò gli occhi verso di me. «Oh, non esiste carbone
in Equestria.» Sentii qualcosa scattare nella mia testa. «Tutto il carbone
proviene da una terra molto, molto lontana.»
«Allora. . . in che modo. . . il carbone. . . sarebbe dovuto arrivare qui?»
«Col treno, naturalmente!»
Argh! Ne avevo abbastanza. Avevo bisogno di smetterla di imparare
cose sui treni. Mi facevano venire male al cervello. Quella conversazione aveva peggiorato tantissimo il mio mal di testa!
Schizzando nelle pozzanghere Calamity trottò indietro. Dopo che il
pony del treno era tornato al suo lavoro, Calamity si impennò ed agitò
gli zoccoli, facendo una finta espressione spettrale. «Oooooh! Tutto
il carbone è in una strana e lontana terra straniera. . . piena di zebre!
OooOOOoooh!»
Lo guardai per nulla sorpresa. «Hai finito?»
130
Fallout: Equestria — Parte I
Si rimise a quattro zampe e tirò fuori una scatoletta dalle sue bisacce, offrendomela coi denti. La feci levitare per guardarla meglio. La
scatoletta aveva il disegno in rilievo di una zebra.
«Sono quelle che venivano chiamate Ment-ali Party-Time5 . Fatte
usando le Ment-ali e. . . beh, dell’altra roba. Garantito che ti rendono
l’anima della festa. Quelle cose ti tolgono il doposbronza, ti schiariscono
la testa e ti rendono il miglior parolaio di tutte le terre devastate.»
Le guardai dubbiosa. Ma poi, avevo fiducia in Calamity, e che cosa
avevo da perdere? Aprendo telecineticamente la scatoletta, tirai fuori
uno dei quadratini e me lo misi in bocca, masticandolo sperimentalmente. Dovevo ammetterlo, erano saporite, anche se il retrogusto era
un po’ amaro. Ma non mi sentivo in alcun modo differente da. . .
WHOA!
Il mondo intero si mise improvvisamente a fuoco. I colori diventarono più brillanti e piacevoli. Anche la pioggia sembrava più bella. Ed
i miei pensieri! Stavo pensando più chiaramente di quanto avessi mai
fatto! Capivo cose che non avrei mai potuto prima. Per Celestia, dove
erano state quelle cose meravigliose per tutta la mia vita?
Mi sentii sicura. Trovare la cosa giusta da dire sarebbe stato così
facile. Avrei potuto convincere qualsiasi pony a fare qualsiasi cosa! E lo
avrei dimostrato!
Ore dopo, fissavo fuori dal finestrino del vagone passeggeri, guardando
il panorama scivolare via. O, almeno, quel poco che riuscivo a vedere
considerando che il cielo si era scurito e la pioggia era nuovamente peggiorata. Ricordando i torrentelli che scendevano giù dalla parete vicino
alla Scuderia Ventiquattro, pregai perché la tempesta non ci causasse
problemi mentre salivamo su per la montagna.
5
Nell’originale, Party-Time Mint-als.
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
131
Convincere i pony del treno ad aspettarci era stato facile, compensando il crollo quando l’effetto delle Ment-ali Party-Time scomparve,
lasciandomi la sensazione di essere mezza cieca ed orribilmente stupida
senza il loro aiuto. Non potevo fare altro che mangiarne immediatamente un’altra. In effetti lo avrei fatto, se Calamity non mi avesse portato
via la scatoletta. Anche adesso stavo lanciando occhiate furtive alle sue
bisacce.
Ugh. Pensiamo ad altro. Cercai di sintonizzarmi sulla stazione di
DJ Pon3; era a malapena udibile tra le scariche di statica. Nuova Appleloosa, capii, era vicina al limite della buona ricezione. Cercai un’altra
stazione sul mio PipBuck, e trovai la musica delle robofatine. Calamity
mi disse di spegnerla.
Fissando nuovamente la finestra, lasciai vagare la mente finché non
si fissò, fra tutte le cose, su Ditzy Doo. Stavo indossando la mia bardatura da lavoro, ora migliorata a vera corazza grazie alla strana ma allegra
pegaso ghoul. Quella povera pony, pensai. Vedere la sua casa cancellata,
poi venire trasformata nella parodia putrescente di un pony e costretta
a vivere con quei ricordi per secoli. Razziatori, schiavisti. . . Ha sofferto
sotto gli zoccoli di entrambi. Avendo visto dal vero cose che mi riempiono di orrore al solo pensiero. E come se non bastasse, in quanto pony
ghoul, era come se avesse una spada magica che pendeva sul suo cervello, aspettando che cadesse. Era incredibile che non fosse divenuta il
relitto distrutto di un pony. Ricordai il suo sorriso, chiedendomi come
potesse essere felice. . .
E poi capii.
Calamity chiese, «Cosa c’hai da ridere così tutto all’improvviso?»
Ridacchiai tra me, scuotendo la testa. «La risata è una virtù.»
«Che stai dicendo?»
Sorrisi, tenendo per me una più forte risata. «Magari non la risatina
sciocca, e decisamente non quella tipo bwah-ah-ah. . . Ma quel tipo di
risata interiore che permette ad un pony di prendere tutto quello che
questo mondo gli butta contro senza perdere la sua. . . gioia.» Magari
era un po’ tirato chiamarla risata. Ma era decisamente una virtù!
132
Fallout: Equestria — Parte I
Mi girai di nuovo verso la finestra, con lo spirito in qualche modo
più alto di quanto fosse stato in giorni.
Un fulmine lampeggiò all’esterno. Sobbalzai, tirandomi indietro
dalla finestra. Avrei giurato di aver visto la testa di un enorme pony
rosa, delle dimensioni di un’ursa major, scrutare verso di me da sopra
le colline, sorridendo.
«Sei pronta?» gridò Calamity sotto il nubifragio.
Il treno si stava avvicinando ad Appleloosa (la vecchia Appleloosa).
Calamity ed io stavamo sul tetto del vagone passeggeri, scivoloso per la
pioggia, col vento che ci frustava con la gocce e che sbatteva le nostre
criniere e code. Annuii.
Stringendomi con le zampe anteriori, Calamity allargò le ali e prese
il vento. La tempesta ci strappò via dal treno, e Calamity cominciò a
dirigersi verso un crinale che dominava la città schiavista.
Il vento ci sballottolava, facendomi temere di poter precipitare, ma
la rotta di Calamity rimase ferma. Atterrammo. . . ed immediatamente
scivolai cadendo nel fango.
Calamity scoppiò a ridere. Mi scossi molto violentemente, lanciando almeno metà del fango su di lui, e poi mi misi a ridere anch’io.
Ma poi ci fermammo. Virtù o no, c’era tempo e luogo per le risate. E
quello non lo era. Feci galleggiare i binocoli verso Calamity e tirai fuori
il fucile da cecchino per guardare, attraverso il suo mirino, la collezione di case di legno distrutte, vagoni deragliati, strutture metalliche di
fortuna e gabbie di schiavi che era la vecchia Appleloosa. Il treno stava
giusto entrando.
Tra l’oscurità della tempesta e la distrazione del treno, non ci sarebbe mai stato un momento migliore per entrare di nascosto. Attraverso
il mirino da cecchino potevo vedere le sagome delle guardie che camminavano sulle passerelle tra le case e sopra le gabbie. Nelle gabbie potevo
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
133
vedere i pony schiavi sdraiati sotto la pioggia, forme derelitte sotto la
tempesta.
Sentii un familiare senso di incazzatura che prendeva piede.
«Calamity, tu stai qua. Io entro.»
«Non ho fatto tutta questa strada per stare indietro.»
Levitai il fucile da cecchino verso di lui. «Sei la mia copertura. E la
mia via d’uscita rapida se le cose vanno male. A meno che non pensi
di essere più bravo a forzare quelle serrature ed io sia migliore per farti
volare via.»
Chiaramente non era felice, ma mi concesse il punto.
Tirando fuori la Piccola Macintosh e controllando che fosse ben
carica, iniziai a scendere lo scivoloso crinale. Non volevo dover usare
la pistola. Non che fossi particolarmente vivi-e-lascia-vivere riguardo
gli schiavisti. Solo che con tutto quello che poteva essere la Piccola
Macintosh, non era silenziosa.
Ero quasi arrivata alla prima riga di gabbie quando un fulmine illuminò
crudamente il panorama. Se non l’avesse fatto sarei morta un istante
dopo. Così, invece, ero soltanto fottuta.
Mine.
Tutt’attorno alle gabbie i fottuti schiavisti avevano sparso mine.
La pioggia aveva lavato via la terra che copriva qualcuna di esse, e la
copertura metallica arancione rifletteva i lampi di luce. Ce ne erano
sicuramente altre, ma non avevo idea di quante fossero. O dove.
Dopo la mia sessione con Argano ero molto migliorata nell’auto
levitazione. Ma quello mi avrebbe soltanto portato al recinto. Ero molto meno sicura di avere il potere per levitare tutti gli schiavi verso la
sicurezza.
«Ehi, chi c’è là?» Una voce dall’oscurità, un pony schiavista. Non ero
la sola pony ad aver visto qualcosa in quel lampo di luce. Dannazione!
134
Fallout: Equestria — Parte I
Accelerai, muovendomi più furtivamente possibile. Odiavo l’idea
di lasciare i recinti degli schiavi, ma avevo bisogno di più tempo. Se
avessi sparato avrei messo dietro di me tutta la città. Se avessi cercato
di far fuori uno schiavista coi miei zoccoli, sapevo che avrebbe potuto
chiamare aiuto prima che riuscissi a finirlo. Quindi, invece, decisi di
nascondermi, infilandomi nella baracca più vicina.
Lo rimpiansi immediatamente. La baracca aveva solo poche stanze,
e da una al piano di sopra potevo sentire quello che realmente sperai fossero due pony schiavisti che lo stavano facendo. Mi sentii sia
imbarazzata che disgustata.
Tentando di non fare un suono cercai un posto dove nascondermi.
Non volevo stare proprio davanti alla porta se il pony di guardia avesse
deciso di dare un’occhiata nella baracca. Cominciai anche a controllare
le scatole. Sapevo che era rubare, non solo recuperare dalle rovine, ma
quei pony rubavano altri pony, e quindi non credevo avessero motivo
di lamentarsi.
Con cacciavite e forcine non risparmiai nemmeno la cassetta chiusa
che trovai nella stanza successiva. Al suo interno trovai un qualcosa di. . .
unico. Un piccolo totem. Una statuetta di una pony arancione con la
criniera e la coda gialle, nell’atto di scalciare. Quello che mi colpì fu
il cutie mark di tre mele, identico al marchio sulla Piccola Macintosh.
La feci galleggiare per leggere l’iscrizione sulla base (Sii Forte!) e sentii
un’ondata di energia magica.
Non ero sicura di cosa fosse, ma. . . mi sentivo realmente più forte!
Non solo fisicamente, ma anche più sicura di me . Infilando la statuetta
nelle mie bisacce finii la mia raccolta e. . .
La porta si aprì all’improvviso. «Eccoti qua!»
Mi girai di scatto, scivolando nella comodità del SATS, e sparai due
colpi verso il pony—uno alla testa ed uno al petto—prima che potesse
raggiungermi per colpirmi coi suoi zoccoli chiodati.
Il suono si propagò. Immediatamente i due pony di sopra interruppero il loro rapporto e scesero in carica giù per le scale. Solo uno di
loro si era fermato a prendere un’arma.
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
135
BLAM! BLAM! BLAM!
La Piccola Macintosh ruggiva come i tuoni. Lo schiavista col fucile
non riuscì a sparare nemmeno un colpo. Ricaricai più velocemente che
potevo. Luna dannata! Bene, ero in gioco, ora.
Il fuoco divampò dietro di me mentre mi nascondevo dietro ad una
roccia.
Un lanciafiamme! Quel bastardo mi stava attaccando con un lanciafiamme!
«Oh, sento odore di pony arrosto per cena», ringhiò lo schiavista
con la bardatura da battaglia con lanciafiamme incorporato. «Che ne
dici di un piccolo barbecue?» Stavo seriamente sperando che stesse
solo facendo il terribile, che quei pony non fossero tanto depravati da
mangiare realmente gli altri pony!
Lampeggiò un fulmine. Il tuono rimbombò sopra di me. Corsi verso una copertura dietro ad una carrozza completamente ritorta. Le fiamme si allargarono dietro di me, bruciandomi la coda! Con un grido mi
lanciai in una pozzanghera lì vicino finché le fiamme non scomparvero.
Ohi. Ohi. Ohi.
«Avanti, vieni fuori, dovunque tu sia!»
Arretrando tirai fuori il fucile da combattimento. La Piccola Macintosh aveva finito le munizioni cinque schiavisti morti fa. Due di loro
erano unicorni che portavano fucili, ed ora non correvo certo il rischio
di finire presto le loro pallottole.
Lo schiavista piromane girò l’angolo e se ne prese una facciata.
Andò giù duramente.
Velocemente presi quello che mi serviva dal corpo, lasciando indietro la bardatura. Non avevo nè l’attitudine naturale nè l’allenamento
professionale per usare una bardatura da combattimento, e non avevo bisogno di quel peso che mi rallentasse. Mi guardai nervosamente
attorno alla ricerca di altri aggressori.
136
Fallout: Equestria — Parte I
Contando il pony col lanciafiamme ed i tre nella prima baracca, avevo fatto fuori un totale di nove schiavisti. Molti, ma di nessun significato
per un’intera città. Ero sorpresa che i colpi d’arma non avessero richiamato maggiore attenzione. La tempesta doveva essere stata la maggior
spiegazione di ciò, e quei tizi sembravano avere un ego stupefacente che
gli impediva di correre semplicemente a cercare altro aiuto. Ma doveva
esserci in gioco altro che stupida fortuna, schiavisti ancora più stupidi
ed il tempo!
Combattere le guardie schiaviste mi stava spingendo vicino al grande fienile a più piani nel centro della città. C’era un sacco di luce che
usciva dalle finestre, ed un sacco di rumore. Quando mi portai più vicino potei sentire della musica. Controllai il mio PipBuck, ma la vecchia
Appleloosa sembrava essere fuori dal raggio di qualsiasi stazione eccetto una, il canale delle robofatine (quella stazione copriva ogni luogo,
non sapevo come. Anche se sospettavo che le stesse robofatine potessero effettivamente esse stesse agire da ripetitori). Quella, comunque,
non era quella musica.
Entrare dalla porta principale sarebbe stata morte certa. Ma strisciare su una passerella al secondo piano si dimostrò più sicuro. Cercai
di entrare silenziosamente, ma nel momento in cui riuscii a far scattare
la serratura il vento aprì la porta facendola sbattere rumorosamente.
Rabbrividii. Poi infilai dentro la testa. La stanza era vuota. Di pony,
almeno. Era piena di mobili rotti e vecchi schedari. Tappi di bottiglia,
munizioni e pacchetti di sigarette riempivano molti armadi; trovarono
una nuova casa nelle mie bisacce. Non fumavo, e non avevo intenzione
di cominciare. Ma avrei potuto vendere i pacchetti a Ditzy Doo, che
li avrebbe rivenduti ai sorprendentemente numerosi pony di Nuova
Appleloosa che lo facevano.
Una porta sul lato più distante si apriva su una balconata. Da lì
potevo vedere che l’intera stanza sotto era un salone aperto, riempito di
pony che stavano bevendo, giocando e guardando lo spettacolo su un
palcoscenico proprio sotto di me. La balconata circondava il salone, e
c’erano pony di guardia che camminavano attorno secondo uno schema.
Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti
137
Erano concentrati sul caos al di sotto e non mi avevano visto. Non
ancora.
Aspetta! Io. . . Io conoscevo quella voce! Strisciando appiattita sul
pavimento della balconata, spinsi la testa oltre il bordo per vedere la
cantante.
Velvet Remedy!
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Telecinesi Possente (livello due)—Triplica la massa che puoi
far levitare con la tua magia da unicorno. Gli effetti sono cumulativi con Telecinesi
Possente di livello uno, che è richiesta per poter ottenere questo vantaggio.
Capitolo Set te
Velvet Remedy
«Ci considerano veramente delle divinità. Ma in effetti, chi può
biasimarli?»
Lei!
Era ancora meravigliosa come la prima volta che l’avevo vista. Era
stato alla festa di compleanno della figlia della Capogiumenta. Velvet
Remedy aveva partecipato per cantarle una straordinaria versione della
canzone di Buon Compleanno. Ero stata dolorosamente gelosa della
puledra per settimane.
In realtà era ancora più bella dell’ultima volta che l’avevo vista. L’avevo seguita fuori nelle terre devastate. A vederla adesso, contro quel sfondo di metallo arrugginito, legno vecchio, macchie di sangue e liquori—
il suo canto così pulito e maestoso sopra il baccano dei malviventi—il
contrasto mozzava il fiato.
Il mio cuore svolazzava come una farfalla chiusa in un barattolo.
Una parte di me voleva correre da lei. Una parte di me, piccola ma
insistente, voleva essere furiosa con lei, incolparla per avermi coinvolto;
poco importava che l’unica pony che mi avesse spinto fuori da quella
Scuderia fossi stata io.
I miei occhi tornarono alle guardie che stavano facendo il loro giro. Anche se non stavano guardando nella mia direzione, entro pochi secondi non mi avrebbero potuto mancare. Seguire qualsiasi grido
del mio cuore era fuori discussione. Invece arretrai silenziosamente, e
ritornai da dove ero venuta.
Ciò creava una nuova increspatura nel piano. Ora liberare Velvet
Remedy era la mia più alta priorità. Non che gli altri pony in quelle
gabbie fossero meno importanti per me. Ma qualcosa di personale si
139
140
Fallout: Equestria — Parte I
era aggiunto alla situazione. Nella mia testa cominciai ad accarezzare
l’idea di quanto sarebbe stata contenta di vedermi.
Nel momento in cui uscii fuori capii di essere nei guai. Numerosi
pony schiavisti, con lanterne su pali legati sulla schiena, stavano tutto
attorno al cadavere del bastardo col lanciafiamme che avevo fatto fuori.
La scia delle mie attività non sarebbe passata inosservata od ignorata.
Quattro di quei pony, quelli armati più alla leggera, si girarono e corsero
verso il grosso fienile centrale. Mi schiacciai contro il muro. Stava per
scattare l’allarme!
Un singolo colpo di fucile risuonò attraverso la tempesta, ed il primo pony cadde con due ferite da proiettile. Due dei tre corridori scivolarono cercando di fermarsi sul fango e si acquattarono cercando
copertura. Il terzo continuò a correre. Era quasi arrivato al fienile—
abbastanza vicino da schizzare la porta di rosso quando Calamity lo
colpì.
I quattro schiavisti più pesantemente armati avevano visto Calamity
nella sua ultima picchiata ed iniziarono a sparare nella sua direzione.
Ma lui era veloce, e l’illuminazione inadeguata. . . e quella notte certo
non ero ancora rimasta impressionata dalla mira degli schiavisti. Fui
lieta e per nulla sorpresa che la pioggia di pallottole da fucile d’assalto
mancasse completamente il mio compagno.
Ma adesso quei quattro stavano lavorando in gruppo, muovendosi
verso il fienile coprendosi a vicenda. Impedendo a Calamity qualsiasi percorso di avvicinamento sicuro. Muovendomi velocemente scesi
dalla passerella e corsi verso uno degli edifici di legno mezzi collassati
che circondavano il mega fienile, col fucile da combattimento carico e
pronto. La porta era chiusa.
Per la fretta versai numerose forcine e quasi persi il cacciavite. La
serratura era testarda e difficile, ed ogni fallimento mi rendeva più nervosa. Desiderai ardentemente un’altra Ment-ali, preferibilmente del tipo
Party Time.
La forcina si ruppe.
Capitolo Sette — Velvet Remedy
141
Dietro di me i rumori dal fienile centrale erano cambiati drasticamente. La musica si era interrotta. E gli urli degli ubriachi erano stati
sostituiti da grida autorevoli.
Estraendo freneticamente un’altra forcina tentai di nuovo. Potevo
sentire le porte del fienile che si spalancavano e schiavisti ponycidi
che si gettavano nella tempesta. Grida di sangue e stupro e morte—ed
il fatto che tanto vetriolo fosse diretto verso di me mi colpì come un
pugno allo stomaco. Se quegli schiavisti mi avessero catturato, avrei
desiderato di essere soltanto una pony morta!
La serratura della porta finalmente cedette. Senza un secondo da
perdere mi infilai all’interno.
POW! POW! POW! POW!
Quattro colpi rapidi col mio fucile e gli schiavisti di guardia all’interno (che giocavano d’azzardo attorno ad un tavolo coperto di tappi
di bottiglia e mozziconi di sigaretta) andarono giù prima di avere il
tempo di reagire alla mia presenza. Mi accorsi solo un istante dopo
che avevo sparato solamente in base a quello che sembravano, a cosa
stavano indossando, e perché erano armati in un posto come quello.
Non avevo appena fatto, in sostanza, lo stesso che Calamity aveva fatto
quando aveva aperto il fuoco contro di me?
Avevo ucciso solo quei due, ma anche in retrospettiva non avevo
ragione di credere che il mio istinto dichiaratamente alimentato dalla
paura si fosse sbagliato. Uno dei pony morti aveva un paio di manette
come cutie mark, e l’altro aveva sia le chiavi della porta anteriore che
quelle della gabbia che occupava due terzi della stanza.
I miei occhi si allargarono quando guardai davanti a me. Quelle non
erano come le gabbie nella Biblioteca di Ponyville; non c’erano prigionieri dietro quelle sbarre. Invece c’erano armi. E scatole di munizioni,
alcune impilate sulle altre!
Ero nell’armeria!
Due pensieri mi corsero alla mente, uno di seguito all’altro: avevo
appena fatto jackpot! E quello era probabilmente il primo posto dove
sarebbe andata la maggioranza degli schiavisti!
142
Fallout: Equestria — Parte I
Rapidamente mi voltai e chiusi la porta. Poi cominciai a barricarla.
Non troppo pesantemente, visto che intrappolarmi da sola lì dentro non
avrebbe salvato nessun pony, men che meno me stessa. Ma mi avrebbe
dato tempo. Tempo per saccheggiare e considerare la mia prossima
mossa. Uno schedario, il tavolo e la scrivania metallica sarebbero andati
bene. I tappi di bottiglia e le carte da gioco si sparsero a terra quando
alzai il tavolo e lo posai contro la porta. Gli feci levitare lo schedario
sopra per tenerlo a posto. Poi la scrivania si ammantò della stessa luce
del mio corno quando cominciai a spostarla. La scrivania, notai, aveva
un terminale acceso. Tempo permettendo sarebbe potuta valere la pena
vedere cosa aveva da raccontare.
Per prima cosa, comunque, dovevo migliorare il mio armamentario.
Sette scatole di munizioni (metà delle quali sigillate), due espositori di
fucili ed un armadietto per le armi (anch’esso bloccato) più tardi, ero
diventata più simile ad un arsenale mobile che ad un pony. Vi erano
dozzine di armi, ma erano tutte in condizioni tanto schifose che riuscii
a recuperarne solo tre, tra cui una pistola sparachiodi, grazie anche
all’incantesimo di assistenza alle riparazioni del mio PipBuck che mi
permise di smontare rapidamente le armi peggiori per recuperarne i
pezzi sani. L’armadietto conteneva due bardature da combattimento,
ma entrambe erano troppo pesanti per me e quindi le lasciai perdere.
Ora avevo munizioni per tutto tranne che per la Piccola Macintosh,
anche per armi che non avevo mai visto, come delle magiscintille per
ricaricare armi ad energia magica, oltre che tre missili. Mi disturbò
molto il fatto che gli schiavisti avessero una piccola scorta di missili.
Soprattutto per il fatto che entrambe le bardature da combattimento
non erano state costruite per loro.
Il premio più grande non furono però le armi o le munizioni, ma
alcuni schemi per costruirsi da soli una pistola a dardi velenosi! Sarebbe
Capitolo Sette — Velvet Remedy
143
stata silenziosa e paralizzante, ed ero abbastanza sicura di aver visto la
maggior parte delle parti richieste all’Assolutamente Tutto.
Gli schiavisti impiegarono un po’ di tempo per capire che mi ero barricata nella loro armeria. Se quello li fece rallentare, comunque, non lo
diedero a vedere. Chiudere la porta era stato uno sforzo vano; il primo
pony arrivato all’armeria aveva infatti il suo mazzo di chiavi. Il tavolo,
lo schedario e la scrivania si dimostrarono molto più utili allo scopo,
e quando finii di riparare le armi che stavo prendendo gli schiavisti
smisero di spingere la porta con i loro zoccoli. Non avevo dubbi che mi
stessero aspettando silenziosamente fuori per un’imboscata, ma ciò mi
diede ancora un po’ di tempo che usai per dare un’occhiata al terminale.
Ci misi poco e niente per forzarlo. La password era «terminale». Non
ne ero per niente impressionata.
La prima registrazione era vecchia, datata parecchi anni prima dell’apocalisse. Le altre erano tutte degli ultimi mesi.
Registrazione Uno:
Ieri abbiamo ricevuto un'ispezione a sorpresa dal
Ministero della Morale. Eravamo abbastanza sicuri che
sarebbe arrivata e mi avevano dato istruzioni sul da
farsi, ma non riesco a credere come sia andata liscia.
Gli passiamo una piccola percentuale del prodotto speciale e loro ci danno le bolle d'autorizzazione? Anche
se erano corrotti non riesco a capire il motivo per cui
non ci hanno incastrati e si sono tenuti tutto per loro. Sembrava troppo bello per essere vero. Quindi ho
fatto un po' di ricerche, e l'amico di un mio amico
che lavora alla Ironshod e che dice di avere dei contatti mi ha dato questa mela da masticare: secondo
lui la stessa Capogiumenta del MdM detesta le nuove
leggi sul contrabbando. E visto che è il MdM che applica queste leggi, signica che ogni sorta di delizioso
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Fallout: Equestria — Parte I
dolcetto delle zebre sta entrando in Equestria sotto il
naso della Principessa. Immagino signichi che nché
lei dice che sono Golden Delicious, noi trattiamo Golden Delicious. Ed anche se la Principessa sospetta di
lei (e quanto dovrebbe esser stupida per non farlo?),
lei è veramente l'unico pony che il MdM non possa
accusare di sedizione!
Registrazione Due:
Finalmente ho tolto tutta la merda da questo terminale. Trecento e passa documenti che non mi servivano
assolutamente a nulla (e molti dei quali è probabilmente meglio che non vi siano registrazioni). Tutti cancellati tranne quel dannato le vecchissimo con quel fottuto
ag che non permette la modica. E credetemi, ci ho
provato.
Non capisco perché ci preoccupiamo pure di registrare dove inviamo la merce, visto che va tutta nello
stesso dannato posto. Non so neppure perché diavolo
Stern abbia bisogno di tutti questi schiavi, ma a meno
che non stia costruendo un esercito, qualsiasi cosa sia
ha un diavolo di tasso di mortalità.
Il capo è più preoccupato per il tasso di mortalità
in transito. Un terzo di questi cazzoni non sopravvive al viaggio e Stern non ci paga i cadaveri. Dovrei
trovare un modo per mantenere la merce viva almeno nché non ci pagano. Forse un cocktail di droghe
potrebbe servire. L'altra settimana ho trovato un nto
pavimento che portava ad un carro merci sepolto pieno
di quella roba!
Registrazione Tre:
Capitolo Sette — Velvet Remedy
Ho nalmente convinto il capo che abbiamo bisogno di cominciare un piccolo business parallelo nel mercato dei puledri. I giovani sono più facili da radunare,
controllare ed addestrare. Certo, dobbiamo ancora pensare in termini di investimento dato che non posso
fare il lavoro di un normale schiavo, ma c'è pieno di
pony là fuori che riescono a vederne il potenziale. Sfortunatamente, Stern non è una di quelli. Quella puttana
non ha pazienza.
Una miscela di Buck e Dash, in piccole dosi, riesce molto bene a non far crollare anche il più inutile
schiavo prima dell'arrivo a Fillydelphia. Cosa succede
dopo che Stern gli mette gli zoccoli addosso non è un
mio problema. Devo dire a Schioccafrusta1 di andarci
più leggera con loro. Nessuna miscela di droga salva
un pony dall'essere frustato a morte. Gli potrei anche
suggerire di cambiare un po' più spesso gli schiavi che
trainano i vagoni.
Registrazione Quattro:
Le celle nel vecchio ucio dello scerio sono state
perfette per metterci i puledri. I coloni di Appleloosa possono pure aver costruito questo posto badando
più alla velocità che alla durata, ma di certo sapevano
come fare delle gabbie. Direi addirittura che, nella lista di cose che sono felice siano state lasciate indietro
quando hanno tutti tirato le cuoia, le celle sono ad un
buon secondo posto dopo quella ricetta per la torta di
mele!
1
Nell’originale, Whip Crack.
145
146
Fallout: Equestria — Parte I
Pare che raccogliere puledri abbia reso gli attacchi
alle case isolate un rischio molto migliore. I genitori
tendono a sparare fastidiosamente quando andiamo a
prenderli, ma si prendono tanti fastidi per tenere i loro
piccoli fuori dal combattimento che se pure siamo costretti ad uccidere tutti gli adulti riusciamo lo stesso
a fare un buon guadagno.
Registrazione Cinque:
Ma che cazzo! Un'intera spedizione di due vagoni
massacrata. Il meglio che siamo riusciti a capire è che
sono niti contro un canemonio randagio. Maledetta
contaminazione che ha fottuto tutto. Ora ho sentito
che Stern sta inviando un rappresentante speciale
per supervisionare le nostre operazioni. Mi pare più che
voglia prendere il controllo. Credo si troverà una bella sorpresa. E questo rappresentante speciale farà
meglio a guardarsi la coda.
Ho un nuovo branco di puledri pronti per essere
spezzati. Rastrellati assieme ai tappi con l'ultima spedizione. Un altro vantaggio del trattare in puledri: basta ucciderne uno davanti agli altri per togliergli tutta
la voglia di combattere.
Registrazione Sei:
L'ultima settimana è stata indescrivibile. Stern se
la stava giocando ben nascosta quella storia del rappresentante speciale. Non me lo sarei mai aspettato! Diciamo solo che stavo tremando nei miei scarponi
quando il nostro nuovo capo ha sentito di quelle cose che blateravo quando ancora non la conoscevo. Ma
immagino che sia facile essere comprensiva quando sei
Capitolo Sette — Velvet Remedy
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connessa al divino! Tra l'altro, abbiamo ancora quello
che è rimasto del nostro vecchio capo per ricordaci che
gli zoccoli della nuova non sono morbidi.
Il nuovo acquisto sta facendo meraviglie nel tenere
in piedi gli schiavi. È una buona cosa, visto che il nuovo capo non apprezza il trucchetto del Buck e Dash.
Per fortuna sono riuscito a convincerla che si trattasse di un'idea di Cuordimela2 . Povera Cuordimela. Non
l'avrebbe mai predetto.
Sia lode alla Dea vivente!
Nel tempo che ci misi a leggere avrei potuto dar fuoco alla città con il
calore della mia rabbia.
Mentalmente stavo aggiungendo le gabbie dei puledri alla mia lista
di obiettivi, dove combatterono con Velvet Remedy per il primo posto.
Emotivamente, stavo ribollendo. Non volevo più rimanere nascosta
in una stanza barricata. Volevo uscire fuori e fare del male a qualche
fottuto pony malvagio!
A volte le terre devastate ascoltano quello che desideri e decidono
di dartelo con tutti e quattro gli zoccoli. Mi ero appena allontanata dal
terminale, pestando furiosamente gli zoccoli mentre cercavo di concentrarmi abbastanza per muovere la scrivania, quando la barricata esplose
verso l’interno in una furia di frammenti. Sangue ed agonia scoppiarono dal mio corpo mentre venivo sbattuta indietro contro la parete. La
mia testa picchiò contro la gabbia dell’armeria e per un momento persi
conoscienza. Gli schiavisti avevano lanciato un missile contro la porta!
2
Nell’originale, Apple Core.
148
Fallout: Equestria — Parte I
Tremando per lo shock ed il dolore bevvi avidamente un’altra pozione
curativa. Subito le mie ferite iniziarono a chiudersi. Calamity teneva la
mia zampa anteriore sinistra al suo posto in modo che lo squarcio che
quasi l’aveva staccata potesse andare a posto. La ferita era più che grave.
Persino con la pozione sarei stata male fino a che un vero pony medico
non l’avesse potuta sistemare. Candi sembrava orribilmente lontana, e
quello pure assumendo che avesse le capacità di farlo.
Fortunatamente, mi rassicurò Calamity, una bardatura lanciamissili
richiede un certo sforzo per mirare correttamente, il che significava che
una pony senza un reale addestramento ad usarla si sarebbe piantata
ad ogni lancio. E l’avrebbe resa un facile bersaglio. Quasi troppo facile
per un tiratore come Calamity.
Quando potei di nuovo stare in piedi, anche se malferma, raccontai
velocemente a Calamity quello che avevo scoperto. Mi diede un’occhiata
indagatrice quando evitai di dire qualcosa riguardo a Velvet che potesse mettere a nudo il mio cuore, poi (per fortuna) trottò indietro per
dare una veloce occhiata alle bardature da combattimento. Nessuna,
dichiarò con un’occhiata, era abbastanza simile alla sua anche solo per
recuperare qualche pezzo.
Non osammo spendere altro tempo nell’armeria. Gli schiavisti sarebbero ritornati a momenti. Decidemmo di dividerci. Avrei cercato
Velvet Remedy mentre lui saliva verso l’ufficio dello sceriffo, dove avrebbe controllato il posto e si spera avrebbe fatto fuori le eventuali guardie.
Lo avrei raggiunto lì presto per scassinare le gabbie, ma fino ad allora
avrebbe potuto radunare i puledri. O, almeno, dar loro la speranza e le
prima compagnia amichevole da quando erano stati catturati.
Scivolando fuori separammo le nostre strade e ci infilammo nella
tempesta. Gli schiavisti ci mancarono per pochi secondi.
Capitolo Sette — Velvet Remedy
149
Chiusi velocemente la porta del vagone dietro di me; al di fuori il
brillante rettangolo di luce che avevo aperto si ridusse e scomparve
nell’oscurità.
Lei era lì!
«Era ora!» La sua coda era nella mia direzione mentre lei era girata
verso tre scatole gialle disposte in modo che le loro farfalle formassero
un triangolo. «Non posso certo far nulla di buono stando seduta q. . .»
Aveva dato un’occhiata verso di me e si era interrotta. Adesso si girò
lentamente verso di me, fissandomi. «Oh. . . no. . .»
Nell’ultima mezz’ora mi ero riempita la testa di fantasie immaginandomi l’espressione sul suo viso quando l’avessi trovata. La sorpresa! La
gioia! Non c’era nessuna delle due.
«Oh, oh cara!» I suoi occhi viaggiavano dalla mia faccia alla mia bardatura da lavoro della Scuderia Due (ancora abbastanza riconoscibile
nonostante i miglioramenti di Ditzy Doo) al PipBuck sulla mia zampa.
Velvet Remedy sembrava scioccata e. . . triste?
«Cosa stai facendo qui?» chiese con un sussurro.
Stetti a testa alta. «Ti ho seguita fuori dalla Scuderia. Ho attraversato
le Terre Devastate d’Equestria per trovarti. Sono qui per salvarti!» Le
rivolsi il mio miglior sorriso da vincente. Poi, preoccupandomi di come
fossero potute suonare le mie parole, aggiunsi umilmente «Non ti sto
stalkerando.»
«Certo, come no.» Scuoteva la testa e si agitava intorno come se
fosse sconvolta. «Ho cercato così duramente di impedire a qualsiasi
pony di seguirmi. Non è per nulla quello che volevo!» Poi mi guardò
di nuovo, e questa volta potevo dire che stesse guardando le ferite. E le
armi.
«Sei tu quella fuori che sta sparando a tutto? Sei tu, senz’altro.»
Aspetta. . . Perché all’improvviso mi sembrava come se stessi facendo qualcosa di sbagliato? «Si. Come stavo dicendo, sono qui per
salvarti.»
«Salvarmi? Littlepip. . .» Oh cielo, si ricordava il mio nome! «. . . non
sono una prigioniera. Sono qui di mia volontà.»
150
Fallout: Equestria — Parte I
Cosa? COSA?!?
«Sei. . . qui. . . con gli schiavisti. . .» Non avrei saputo dire cosa si
stesse rompendo più velocemente, la mia testa od il mio cuore. «Stai. . .
lavorando con gli schiavisti!?»
Mi guardò, la sua voce era fredda. «E tu ti stai tagliando una striscia
di sangue attraverso di loro. Quanti pony sono morti a causa tua, questa
notte, Littlepip?»
«Sono schiavisti!» Respiravo affannosamente, vedendo rosso.
«E che ne dici della gente che sostengono? Questa è una città, Littlepip. Ci sono mercanti e proprietari di taverne e pony che lavorano,
qui. Hai ucciso qualcuno di loro? Ne sei sicura?»
«No, non l’ho fatto. Ne sono certa!» Beh, a meno che quel qualcuno
dei cittadini indossasse una corazza da schiavista e portasse pistole
schiaviste e mi stesse sparando contro.
«E gli schiavi? Pensi di poter uccidere i pony schiavisti senza che
attuino ritorsioni? Pensi che non se la prenderanno con pony indifesi
per dare l’esempio?»
Non se li salviamo tutti prima, pensai selvaggiamente. Ma invece
di discutere ulteriormente, mi forzai a calmarmi. Quella era Velvet Remedy! Le dovevo dare la possibilità di spiegarsi. Nel tono di voce più
piatto che potessi, chiesi «Perché?»
La voce di Velvet Remedy non si alzò mai nè vacillò. Io ero vicina
all’urlare e lei manteneva il suo portamento. Mi faceva voglia di urlare
ancora di più. «Quando ho lasciato la Scuderia. . . dopo aver lasciato un
messaggio per impedire a qualsiasi pony di seguirmi,» mi lanciò un’occhiata penetrante «mi imbattei in una banda di pony che erano stati
fatti a pezzi da una bestia terrificante. C’era soltanto un sopravvissuto, gravemente ferito, senza una gamba. Quindi naturalmente galoppai
verso la sua zampa.
«Lo sapevi che ho sempre voluto essere una pony medico? Richiusi
le sue ferite e lo portai indietro al suo campo. Era un campo di schiavisti,
e c’erano molti pony lì che avevano un serio bisogno di aiuto, particolarmente tra i prigionieri.» Velvet Remedy guardò il vagone intorno, che
Capitolo Sette — Velvet Remedy
151
iniziavo a realizzare non fosse la sua cella ma la sua stanza. «Sono stata
con loro da quel momento.»
Mi limitai a guardarla. «Ma. . . stai aiutando gli schiavisti!»
Velvet Remedy si voltò via da me, guardando al suo muro di scatole
gialle con le piccole farfalle rosa. Casualmente, come se stesse parlando
del tempo (nuvoloso con possibilità di pioggia, sparatorie e sanguinosi
smembramenti), mi disse «Una volta lessi in un libro, quando avevo
circa la tua età, che quando Fluttershy—La Giumenta del Ministero
della Pace—scese su un campo di battaglia, insistette che i suoi pony
guaritori si occupassero di ognuno ferito sul campo. Ognuno! Pony,
zebra, a lei non importava. . .»
Mi rivolse uno sguardo piatto e chiese lentamente, «Come potrei
fare di meno?»
«È diverso!»
«Oh?» mi sfidò, «Come?»
Perché erano schiavisti che uccidevano la gente e vendevano gli
altri alla schiavitù ed alla morte, anche i puledri! E le zebre erano. . . le
zebre avevano solo cancellato le nostre città. Pestai il terreno. Va bene,
magari non avevo alcuna ragione logica del perché ci fosse qualche
differenza, ma lo sentivo differente.
«Guarda», tentai ragionevolmente, «questi pony schiavisti. . . quando ne salvi uno, gli stai rendendo possibile far male ed uccidere altri
pony. Distruggere vite. Gli schiavi che guarisci? Vengono venduti per
un lavoro terribile che finisce per ucciderli. Gli schiavisti ti stanno solo
usando per far sopravvivere quei poveri pony al viaggio verso l’inferno.»
Velvet Remedy sembrava addolorata. «Credi che non lo sappia? Ma
che altro posso fare? Sono solo un pony. E non rimarrò a far nulla!
Vorresti che trottassi via dai pony che soffrono perché hanno avuto la
sfortuna di venire catturati dagli schiavisti?»
Ora, finalmente, potevo sentire il terreno che si riassestava sotto i
miei zoccoli. «Puoi aiutarmi a salvarli.»
Ridacchiò tristemente, scuotendo la testa. «Salvarli? Noi due? Contro tutti quegli schiavisti?» Mi squadrò, «Non che dubiti della tua deci-
152
Fallout: Equestria — Parte I
sione. . . o della tua potenza di fuoco. Ma saremmo orribilmente soverchiati. . .»
Potevo sentirmi ghignare, «Non sono sola. Abbiamo supporto. Ed
è un pegaso!»
La sua resistenza stava cedendo, ma ancora scuoteva la testa. «Anche se ce la facessimo, e poi? Hai anche portato cibo abbastanza per
gli schiavi? Acqua? Siamo a molti giorni di trotto dall’insediamento
amichevole più vicino, e molti dei pony che stavo curando non sono in
condizione di fare un simile viaggio. Alcuni sono puledri!»
Il suo sguardo capitò sulla mia zampa ferita, e gli occhi le si allargarono. «Oh cara!» Puntò uno zoccolo. «E non mi sembra che nemmeno
tu sia in condizione. Se avessimo qualche ora potrei curarti, ma. . .»
Sedette indietro, la voce carica di rammarico. «Oh, ammiro il tuo
coraggio e sacrificio. Ma Littlepip, ci hai veramente pensato?»
«Certo che ci ho pensato,» balbettai stizzita e molto onestamente,
«ho un treno!»
«Oh!» I suoi occhi si allargarono per la sorpresa. E per la prima volta
la sua voce era speranzosa invece che addolorata. «Quello. . . potrebbe
funzionare!»
Calamity stava di guardia in cima all’ufficio dello sceriffo quando Velvet
Remedy ed io ci facemmo strada verso le celle all’interno. Una mezza
dozzina tra puledri e puledre che puzzavano di sporcizia e di dolore
ci guardarono avvicinare, con gli occhi pieni di terrore. La paura si
attenuò quando videro Velvet Remedy, e lei gli sorrise gentilmente in
ritorno. «Ho buone notizie, piccoli pony!» disse gentilmente, esitando
con una smorfia mentre passava oltre il cadavere senza testa di una delle
guardie—Calamity aveva spianato la strada. «Stiamo per fare tutti una
gita in treno!»
Ero già al lavoro sulla serratura della prima gabbia. Le lanciai un’occhiata, ammirando come trattava coi puledri, accarezzandoli attraverso
Capitolo Sette — Velvet Remedy
153
le sbarre. Era stata, potevo vederlo, l’unica cosa bella nella loro squallida e terribile vita lì fuori. Gli occhi mi scivolarono sui suoi fianchi,
notando con divertimento (non per la prima volta) che aveva due scatole mediche legate ai fianchi a mo’ di bisacce, e realizzai solo allora
che le striature scarlatte e dorate nella sua criniera e coda avevano una
suggestiva somiglianza col giallo e rosa che ora associavo al Ministero
della Pace. Ed anche: perché non ci avevo pensato? Quella scatole metalliche avrebbero fornito una migliore protezione ed aggiunto anche
della corazza per i fianchi!
I nottolini scivolarono al loro posto, ed aprii la porta. I piccoli pony
all’interno mi guardarono con espressioni contrastanti: gioia, speranza
ed una impaurita riluttanza a lasciare entrare quelle emozioni nei loro
cuori.
«Arriva qualcuno!» La voce di Calamity irruppe sopra il suono
della pioggia. «Whoa. . . Littlepip, abbiamo un problema! Un grosso
problema!»
Velvet Remedy mi lanciò un’occhiata preoccupata, come se la speranza che si era creata in lei stese andando in frantumi. Muovendomi
agilmente mi avvicinai alla finestra più vicina e guardai fuori. Due pony
avanzavano a grandi passi verso l’ufficio dello sceriffo, calpestando il
piccolo fiume che un tempo era stata la strada. Un terzo controllava
da sopra un vagone, poi scese per camminare tra di loro. I due ai lati
indossavano pesanti bardature da combattimento, ma era la figura in
mezzo a loro che catturava la mia attenzione.
Era alta, il suo corpo trasudava una graziosa cattiveria ed una forza
che non avrei mai immaginato in alcun pony. In verità, sembrava a
malapena un pony. Dai suoi zoccoli al lungo corno spiraleggiante sulla
sua testa, alle sue. . . ali! Un unicorno alato!
Sgomenta, richiamai le uniche figure simili nella mia memoria. «CCelestia? Luna?»
La voce della misteriosa, oscura giumenta risuonò maestosa attraverso il torrente. «Vi concederemo una sola possibilità di uscire. Fatelo.
O Noi faremo cadere l’intero edificio sulle vostre orecchie!»
154
Fallout: Equestria — Parte I
La mia mente vacillò. Sentii i miei zoccoli avanzare, tirandomi verso la porta. Ma mi fermai come immobilizzata da una cosa che il mio
cuore insisteva fosse vera: né la Dea Celestia né la Dea Luna avrebbero sostenuto tali orribili pony! Chiunque fosse quella. . . creatura, non
meritava la mia deferenza!
Il mio amico ateo sul tetto si era fermato per un momento. Con un
yee ed un haw si tuffò verso il trio nemico, sparando due volte. Quattro
proiettili trovarono casa ed il pony sulla sinistra della non-una-dea
cadde negli schizzi, ed il sangue ricoprì gli zoccoli della strana giumenta
e ruscellando nel fiume che era la Mane Street3 .
La strana giumenta rispose con un nitrito di risata che non aveva
alcuna gentilzza nell’anima. «Quale impudenza!» Rimasi senza fiato
quando il corno della giumenta si accese di un verde malato ed una
scarica di fulmini scaturì dalla sua punta, colpendo Calamity al petto e
scaraventandolo indietro nel cielo.
«Calamity!» Mi concentrai disperatamente, illuminando il mio corno. Calamity stava cadendo a spirale, privo di coscienza, e lo presi a
malapena in tempo, fermandolo a galleggiare sopra il campo minato
che circondava i recinti degli schiavi. I suoi occhi si aprirono all’improvviso e si allargarono di terrore quando vide le mine sotto di lui, ed
i suoi zoccoli si agitarono nel panico mentre cercava di retrocedere in
aria.
«Oh. . . se questo non è toccante!» La giumenta si girò verso il pony
schiavista che ancora la affiancava mentre portavo Calamity verso la sicurezza. «Uccidila.» Lo schiavista trottò avanti, con le numerose canne
della sua bardatura che puntavano alla vecchia ed inzuppata struttura
di legno.
Dietro di me sentii Velvet Remedy parlare ai puledri, «State giù, tutti
quanti. Più bassi che potete!» Mi voltai e la vidi agitare il corno verso
le loro gabbie. E mi meravigliai quando un debole chiarore protettivo
3
Gioco di parole tra la pronuncia di main di Main Street, “strada principale”, e
mane, “criniera”.
Capitolo Sette — Velvet Remedy
155
ricopri le celle. Troppo tardi realizzai che Velvet Remedy non aveva
pensato di entrare essa stessa nell’incantesimo di protezione che stava
mantenendo attorno ai puledri.
Il rombo della bardatura dello schiavista non era come il tuono
delle altre armi, ma era più il ruggito di un drago! I proiettili entrarono
dal lato dell’edificio, e moltissimi lo traforarono perforando la facciata
dell’ufficio dello sceriffo! Mi rannicchiai dietro una scrivania metallica,
sentendo i proiettili fendere l’aria appena sopra di me e poi risuonare
contro il metallo come se stessero cercando di uccidere la scrivania.
Sentii Velvet Remedy gridare. La sentii cadere.
Il ruggito si fermò, come se la bardatura avesse bisogno di riprendere fiato. Saltando su dalla mia posizione, mettendo gli zoccoli anteriori
sulla scrivania, guardai oltre la finestra e mi concentrai. Il baluginio
del mio corno si combinò con quello attorno ad una, due, tre, quattro
mine. Le tirai via dal terreno e le portai verso i nostri nemici mentre
il pony ricaricava il mitragliatore. La strana giumenta vide cosa stavo
facendo, alzò un’ala e si avviluppò in un campo di energia di un color
verde malato, una versione molto più brillante e forte dell’incantesimo
di protezione di Velvet Remedy.
Lo schiavista si voltò verso le mine galleggianti quando cominciarono a suonare. Arretrò, con gli occhi spalancati. . .
BIP BIP BIP BOOOOM!
Lo scudo della strana giumenta si ricoprì di sangue ed organi. L’incantesimo aveva a malapena tremolato alla forza dell’attacco. Ma. . .
aveva tremolato.
«È stato quasi impressionante», sbeffeggiò. «Ma adesso il tempo dei
giochi è finito.»
Non stavo prestando attenzione. I miei occhi erano solo per Velvet
Remedy, che era sdraiata al centro di una pozza di sangue sempre più
larga. L’avevano colpita tre proiettili, uno solo di striscio ma due erano
penetrati in profondità nel suo ventre. Più velocemente che potei aprii
una delle sue scatole mediche e tirai fuori un rotolo di bende curative.
156
Fallout: Equestria — Parte I
La porta dell’ufficio dello sceriffo venne strappata via dai cardini
e volò via nell’oscurità. «Vai avanti», insultò, «lancia il tuo incantesimo migliore.» Non ci fu alcun incantesimo. Non ne avevo nessuno da
lanciarle contro.
«Oh!» rise come se avesse in qualche modo potuto leggermi la mente. «Nessun incantesimo? Bene, non sei altro che la patetica pantomima
di un unicorno!»
Finii di fasciare Velvet come meglio potei. Si mosse, gemendo di
dolore. Il mio cuore sussultò.
«E qui Noi speravamo che la grande assassina che aveva deciso di
assalire la Nostra città Ci avrebbe almeno fornito una sfida. Siamo state
completamente annoiate!»
Mi concentrai. Il mio corno cominciò a risplendere.
«Di nuovo la telecinesi? Un gioco da puledri.» Stava trottando più
vicino, ma si fermò a diversi metri dagli scalini. «Per i problemi che
Ci hai causato. . . e peggio, per aver sprecato il Nostro tempo con la tua
pateticità, prima Noi uccideremo i tuoi amici. Poi li taglieremo in un
piacevole spezzatino. Con cui Noi ti nutriremo.»
Il mio corno si illuminò maggiormente. Stavo cominciando a sudare per lo sforzo.
«. . . No, pensiamo che invece Noi lo faremo mangiare ai puledri, e
ti costringeremo a guardare!»
La luce del mio corno si infiammò, ed un brillante alone lo avvolse
ulteriormente. Cominciai a tremare per lo sforzo.
«Ancora. Non. Impressionate.» La voce della strana giumenta era
gloriosa ed incredibilmente annoiata. La luce del mio corno usciva dalla porta ed attraverso i buchi nei muri dei proiettili, e lei non avrebbe
potuto curarsene di meno. «Quindi cosa stai facendo? Stai levitando
via tutti i piccoli pony? Non puoi mandarli tanto lontano da impedire a
Noi di ricatturarli. O magari stai cercando di levitare ogni arma dell’armeria? Anche se potessi, questo scudo attorno a Noi fermerà qualsiasi
proiettile!»
Capitolo Sette — Velvet Remedy
157
Un secondo alone irruppe dal mio corno, avvolgendo il primo. Urlai
mentre l’energia bruciava attraverso di me.
La strana giumenta guardò da un lato e dall’altro. Si voltò per vedere
se ci fosse qualcosa dietro di lei, ma non vide altro che acqua corrente
ed oscurità. Anche in alto, ma ancora non vide nulla. «Oh, ne abbiamo
abbastanza!» Si voltò di nuovo verso di me.
«Hai ragione,» dissi, avanzando debolmente verso la porta, con lo
sforzo che mi assorbiva talmente tante energie che temevo di svenire da
un momento all’altro. «Sono piccola. Debole. . . patetica.» La mia zampa ferita tremava talmente tanto da farmi battere i denti. I miei occhi
lacrimavano per il dolore. Tenni la testa bassa, corno a terra. Sembrando quasi adorante. «Sono una triste pantomima di un unicorno senza
incantesimi tranne che per il trucchetto da puledri della levitazione.»
Senza alzare il mio corno la guardai negli occhi. Così vicino la mia luce
la ricopriva. Potevo vedere che non era veramente nera, ma il manto
era uno scuro verde foresta e la criniera era striata di verde e viola.
«Ma sono diventata veramente, veramente brava in questo.»
Di nuovo la giumenta si guardò casualmente attorno, cercando di
indovinare cosa stessi facendo. Ma potevo vedere appena un pizzico di
apprensione nella sua espressione annoiata. «Bene, forse non sei inutile
dopo tutto. Datti a Noi. Unisciti a Noi nell’Unità. Diventa qualcuno più
grande della miserabile cosa che sei adesso.»
Un terzo strato brillante irruppe dal mio corno. La luce era accecante. La mia zampa ferita cedette nell’agonia, e caddi su un ginocchio.
«No!»
Arretrando disgustata, la giumenta chiese, «Oh, cosa stai facendo?»
Sentii Calamity ridacchiare lì vicino. «Ti impedisce di gettare un’ombra.»
«Cosa?» La giumenta guardò in basso. Poi in alto una seconda volta,
questa volta vedendo il molto più debole chiarore provenire da sopra
l’ufficio dello sceriffo. Un istante più tardi il carro merci vagante che
galleggiava silenziosamente passò oltre il tetto e si fermò sopra di lei. I
suoi occhi si allargarono mentre comprendeva quando lo lasciai andare.
158
Fallout: Equestria — Parte I
WHAM!
La massiccia ondata che fuoriuscì dall’impatto mi colpì, entrandomi
nelle narici e nei polmoni. Tossii, senza fiato. Cercai di rimettermi sugli
zoccoli ma la stanchezza mi sopraffece, e svenni.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Organizzatore—Sei efficente nel gestire il tuo inventario in
generale. Questo ti rende molto più facile portare quei piccoli extra di cui hai sempre
avuto bisogno. Oggetti con un peso di due o meno per te si considerano pesanti la
metà.
Capitolo O t to
Deragliati
«Qualcosa mi dice che questo non è un numero da circo.»
Sangue.
Scorreva attorno ai miei zoccoli, mi schizzava le zampe, trasportato
dal quel fiume che era la Mane Street.
Ero ritta al centro del fiume, ed era pieno di cadaveri.
«Quanti pony hai massacrato?» chiese la voce accusatoria di Velvet
Remedy. «Di certo non ti è servito molto tempo per diventare un’omicida di massa, non è vero, Littlepip?»
«V-Velvet?» La cercai nell’oscurità della tempesta. Ma i miei occhi
trovarono solo il muro dell’ufficio dello sceriffo, divorato dai proiettili.
Lo ricoprivano crude scritte a bomboletta che urlavano blasfemie. I
razziatori erano stati lì. I loro nauseanti disegni, le sadiche mutilazioni,
erano in mostra perché ogni pony le potesse vedere. Guardai il torso
del pony che pendeva dal soffitto all’interno, con le membra amputate
e la pelliccia rasata fino alla pelle, scivolare dalle catene e cadere a terra
con un tonfo molliccio.
Cercai di urlare, quando cominciò a strisciare verso di me!
Con un umido suono di lacerazione il corpo squarciato contro il
muro si scosse per liberarsi, con la carne che si scorticava ritirandosi e
mostrando le costole e gli organi putrescenti, e si contorse verso di me,
sguazzando nell’acqua.
Cercai di ritirarmi, solo per scoprire che i miei zoccoli erano bloccati nella strada fangosa! L’icore scarlatto nell’acqua ricoprì il mio PipBuck e si impregnò nel pelo attorno alle zampe. «Calamity! Velvet?
Aiutatemi!» urlai, ma la mia voce non aveva suono.
159
160
Fallout: Equestria — Parte I
Una silenziosa robofatina osservava, senza fare nulla, mentre la parte inferiore di uno schiavista si univa alle altre due che stavano strisciando malignamente verso di me, srotolando dietro di sè una lunga
striscia di intestini.
Mi svegliai, col cuore che batteva forte e col corpo coperto di sudori
freddi, al suono ed agli scossoni del treno. Ero debole, ma più calda
e meno dolorante di quanto avrei mai dovuto essere. Ero coricata in
uno dei letti del vagone passeggeri, con una coperta sopra di me. Al
mio fianco Velvet Remedy stava teneramente ondeggiando il suo corno
sopra la mia gamba recentemente ferita. Con mio grande stupore la
zampa sembrava migliorare, anche se prudeva profondamente.
Cercai di allontanare lo spettro del mio incubo. Quello non era
stato il primo terrore notturno che le esperienze dell’esterno avessero
creato, ma era stato il più profondamente spiacevole. L’inserimento dei
miei compagni, o la loro mancanza, in qualche modo aveva reso quel
sogno molto, molto peggiore.
Velvet Remedy! L’ultima volta che l’avevo vista era sdraiata in una
pozza del suo stesso sangue, dopo aver salvato quasi una mezza dozzina
di puledri. . .
Le mie orecchie si tesero verso i suoni attorno a me; guardandomi
alle spalle vidi i puledri e le puledre delle celle dello sceriffo occupare buona parte del vagone passeggeri. Sembravano stanchi e sbattuti;
due di loro si erano velocemente addormentati, ma uno aveva ancora
abbastanza entusiasmo per guardarmi e sorridere. «È stato fantastico!»
Il puledro ondeggiò lentamente il suo zoccolo in aria e poi lo pestò a
terra con un colpo.
Gli rivolsi un debole sorriso, col cuore che finalmente iniziava a
calmarsi. Calamity si voltò dalla finestra che stava fissando per darmi
il bentornata nella terra dei viventi.
Capitolo Otto — Deragliati
161
«Siamo. . . a posto?» Ero esitante, temendo in parte che fosse solo
un altro sogno che aspettava di tramutarsi in incubo. Velvet Remedy
annuì rassicurante.
«Gli schiavi?»
«Nel vagone di servizio», disse piano Velvet. Meno piano, «Questo
treno ha un solo vagone passeggeri, e mi è sembrato che i puledri avessero maggior bisogno di spazio. Quindi potevano andare o nel vagone
di servizio, o legati ai pianali.»
Parlare così duramente, come se avessi suggerito qualcosa di terribile, non era, decisi, uno dei suoi tratti caratteriali più affascinanti.
All’improvviso mi ricordai del piano originale e delle gabbie dove
erano stati tenuti i pony prigionieri. «Ma le serrature. . . ?» Sapevo che
Calamity non poteva averle forzate, e non riuscivo ad immaginare che
Velvet Remedy, nella sua gioventù, avesse esercitato quell’abilità.
Roteò gli occhi verso di me. «Oh avanti, non sono la scassinatrice
che sei tu, e di certo non ho il livello di maestria telecinetica che hai
mostrato—imponente, devo aggiungere—ma sono un unicorno! Posso
fare una semplice levitazione. Tra i tuoi proiettili e le mine sono stata
in grado di. . . aggirare la necessità di scassinamenti o chiavi.»
Il treno rumoreggiava attorno a noi. Dando un’occhiata fuori dalla
finestra vidi che avevamo già attraversato il deserto ed eravamo chiaramente a un buon punto della nostra strada su per la montagna. Il passo
dei pony ferrovieri stava rallentando; ci stavamo avvicinando al punto
culminante della ferrovia montana. La mia conversazione con Velvet
era andata scemando, ed ora Calamity la interruppe completamente.
«La nostra ombra è tornata.»
Mi alzai a sedere, tastandomi la gamba guarita. «Ombra?»
Il puledro che aveva parlato prima dichiarò «Il signor Calamity
pensa che qualcosa ci segua.» Notai che Calamity stava accucciato alla
finestra, guardando in alto attraverso di essa. . . verso il cielo?
«Un’altra. . .» mi trattenni dal dire dea per riferirmi alla schiavista unicorno alata che avevo combattuto. «. . . di quelle. . . come dallo
sceriffo?»
162
Fallout: Equestria — Parte I
«Non penso. Ma c’è qualcosa lassù. Che si tiene appena fuori vista.»
«Se è fuori vista, come fai a dire che c’è qualcosa lassù?» controbattè Velvet. Ma ad un’occhiata di Calamity cedette. «Un altro pegaso,
magari?»
Calamity fece una smorfia. «Io. . . non credo proprio.» Rivolse lo
sguardo alla finestra, in silenzio.
«Almeno ha smesso di piovere», annunciò Velvet Remedy, guardando fuori dalla finestra. «Quella tempesta è durata per giorni.»
Mi voltai e guardai la spessa coltre di nuvole grigie. La pioggia aveva
decisamente smesso di cadere dal cielo e le nuvole erano di un colore
molto più più chiaro, che trasformavano la luce del sole in un grigio
monotono.
«Velvet. . .» cominciai.
Mi sorrise, ed il mio cuore si risollevò, la sua ruvida osservazione
precedente dimenticata all’istante. «Grazie, Littlepip. Le tue medicazioni mi hanno salvato la vita.»
La guardai, sapendo che era impossibile che quei poveri tentativi di
metterle delle bende, trattate magicamente o meno che fossero, potessero averla portata in salute. Iniziai a dirlo ma lei alzò uno zoccolo per
interrompermi. «No, ma sei riuscita a fare abbastanza bene da farmi
riprendere conoscenza, e da lì ho potuto prendermi cura di me stessa».
Lanciò un’occhiata di lato verso Calamity. «Per non parlare di te e di
quel tuo interessante amico.»
Calamity nitrì nella sua direzione.
Guardai la mia gamba, sorpresa. Ghignando, Velvet mi ricordò,
«Te l’avevo detto che avrei sempre voluto essere un pony medico. Ho
studiato per diventarlo ed anche fatto dell’apprendistato.»
Guardai la bellissima giumenta, molti anni più vecchia di me, incuriosita. «Se è quello che volevi, perché non l’hai fatto?»
«Perché comparve il mio cutie mark. Un giorno cantai una canzone
per un gentilpony malato, ed apparve. Un uccello canterino, un usignolo per essere precisi. E quando il tuo cutie mark appare, il tuo posto
Capitolo Otto — Deragliati
163
nella Scuderia è deciso.» C’era un triste tono da dato-di-fatto nella sua
voce. Era una verità e lo sapevo fin troppo bene.
«Ho anche implorato la Capogiumenta. Ma chiaramente la mia sorte era diventare un’intrattenitrice, il mio destino era scritto sui miei
fianchi. La mia voce era la più bella della Scuderia, e non potevo negare
di saper cantare. O che mi piacesse anche un bel po’ farlo. La Capogiumenta mi mostrò pure la mia genealogia, dimostrando che ero la
molte-volte-pro pronipote della prima Capogiumenta della Scuderia
Due, anche lei una cantante leggendaria.»
Annuii, avendo ascoltato da me la struggente musica alla Taverna
del Casello.
«Come potevo combattere il peso di tutto questo? La Capogiumenta. . . mi lasciò cortesemente la possibilità di indulgere nel mio hobby,
nel poco tempo libero se non avesse interferito con i miei nuovi obblighi di sollevamento del basso morale della Scuderia. Ma i miei sogni,
mi fu detto, non erano per me.»
Sospettando la risposta, dovetti farle la domanda: «Velvet, perché
hai lasciato la Scuderia.»
Velvet nitrì pudicamente. «Di nuovo a causa del mio cutie mark.»
Si voltò, spostando una delle scatole mediche per mostrarmi l’usignolo
sul suo fianco. Le ali erano spiegate, il becco aperto nel canto.
«Vedi che cosa non è, Littlepip?»
Vedevo cos’era. Cos’era sempre stato. Un uccello dalle canzoni meravigliose.
«Non è un uccello in gabbia,» disse Velvet Remedy, con voce soddisfatta. «E se non lo è lui, allora non dovevo esserlo nemmeno io. Che
vengano orrori e dolore, avevo bisogno di essere libera.»
«Vado a fare una passeggiata fuori, magari mi stiracchio le ali.»
164
Fallout: Equestria — Parte I
Alzai lo sguardo dal libro che stavo leggendo per passare il tempo
(era saltato fuori che Esercito Equestre Oggi parlava solo di bardature
da combattimento). Il treno stava rallentando fin quasi a fermarsi. La
locomotiva aveva appena superato il picco, ed i pony ferrovieri stavano
trainando il resto del treno oltre il limite verso la curva successiva, prima di lasciarlo correre e salire essi stessi a bordo. Non ci sarebbe stata
un’altra possibilità di prendere un po’ di aria fresca. . . o per Calamity
di dare una occhiata più approfondita alla nostra ombra.
Annuii, dicendogli di andare. Velvet Remedy era probabilmente
nel vagone di servizio; aveva fatto regolari controlli ai pony adulti che
avevamo recuperato, e mi ero intrattenuta anch’io facendo una rapida
trottata una volta che lei era a controllare i puledri.
Aspettai, mentre il tempo sembrava aver rallentato fino a strisciare
come il treno stesso. Ci stava mettendo un bel po’ di tempo—che si
fosse persa? No, era stupido; non puoi perderti su un treno, no? Ridacchiai quando pensai che, se anche mi fossi persa sul treno, l’incantesimo
di automappatura del mio PipBuck mi avrebbe guidato. Povera Velvet,
come sarebbe riuscita a trovare il percorso su un treno, senza di esso?
Avevo offerto a Velvet Remedy il suo PipBuck; ma con mia sorpresa
l’aveva rifiutato. Sottolineai quanto fosse uno strumento incredibilmente utile nelle Terre Devastate d’Equestria. Disse che potevo tenerlo come
un dono. E come scusa per avermelo lasciato, in primo luogo. Non si
incolpava perché avevo lasciato la Scuderia, ma rimpiangeva di aver
messo uno zoccolo (e in verità un intero pony) nella mia decisione.
Avevo provato un’ultima volta, e finalmente mi aveva detto in tono
piatto «Sono fuggita da quella prigione, non indosserò le sue manette.
Non importa quanto dorata una manetta possa essere.» Detto quello
se ne era andata per controllare i pony nel vagone di servizio.
Fui strappata dalle mie fantasticherie dal ruggito draconico del fuoco di una mitragliatrice a canne rotanti. Seguito dall’urlo di morte dei
pony ferrovieri.
Un solo secondo più tardi sentii la squadra di ricambio (che ora
stava facendo da guardia) che apriva il fuoco in risposta.
Capitolo Otto — Deragliati
165
I puledri furono presi dal panico. Stavo cercando di calmarli (o
almeno raggrupparli) quando Velvet Remedy tornò attraverso la porta
sul retro, preoccupata. Quasi nello stesso istante uno dei pony ferrovieri
della squadra di cambio irruppe all’interno, gridando ed agitando le
zampe, con una carabina a leva che galleggiava al suo fianco. «Agguato
schiavista! Proteggete i puledri!»
Cosa? Come potevano essere arrivati davanti a noi?!
Prima che potessi chiedere, un macabro pony con indosso una corazza schiavista, con gli zoccoli chiodati ricoperti del sangue dei pony
ferrovieri, irruppe nel vagone passeggeri e si impennò, intenzionato ad
ucciderne un altro. Non ebbi il tempo di pensare; solo estrassi il mio
fucile da combattimento e gli sparai. Il ferroviere si accucciò, fece roteare il suo fucile e lo scaricò sullo schiavista. Non capii quale colpo lo
avesse ammazzato.
Immagini del mio incubo mi tornarono alla memoria. Esitai, ma
per fortuna solo dopo che l’attaccante era stato abbattuto. Poi con una
zoccolata attivai l’EFS e guardai la moltitudine di segni rossi che riempiva l’indicatore macinare le poche amichevoli che erano di fronte a
me.
Mi voltai verso Remedy, facendo levitare fuori la pistola sparachiodi
e caricandola con un blister marcato. Non ero stata in grado di determinare che cosa significassero le marcature sulle ricariche, ma sospettavo
che una qualsiasi di quelle fosse almeno in grado di incapacitare. «Prendi questa. Proteggi i puledri con la tua vita. Vado ad aiutare davanti!».
Meglio farli fuori prima che riuscissero ad arrivare fin lì, se possibile.
Velvet Remedy guardò la sparachiodi come se fosse infetta. «Io. . .
non potrei.»
Oh, per il bene di Celestia. «Devi! Non sopravviverai qua fuori se
non hai intenzione di combattere.» Indicai i puledri. «E nemmeno chi
stai proteggendo.»
Velvet deglutì. «Voglio dire. . . non so usarla!»
Oh! «È facile. Falla fluttuare puntando questo lato verso il cattivo.
Per sparare tira indietro questa levetta; è il grilletto.»
166
Fallout: Equestria — Parte I
Annuì. Poi mi guardò come se sperasse che potessi offrirle un’altra
opzione. «Non sono un’assassina. Io. . . non penso di poterlo fare!»
«Impara.» Era stata una cosa dura da dirle, anche brutale. Ma erano
le Terre Devastate d’Equestria.
Il treno scivolò lungo i binari, prendendo velocità ma ancora abbastanza lento da permettere alla variegata forza schiavista di pony unicorno
e terrestri di saltare a bordo. Due pony terrestri con bardature con
mitragliatrici a canne rotanti avevano squartato la squadra di tiro, sminuzzando i poveri pony in carne rossa. Lo sbarramento di fuoco in
risposta li aveva egualmente ammazzati.
Presi posizione su un vagone merci, molti carri davanti alla carrozza
passeggeri che ospitava Velvet Remedy ed i puledri, col fucile d’assalto
pronto. Lo schermo del mio EFS era talmente pieno di rosso davanti
a me che era impossibile individuare i singoli nemici. Una parte di
me avrebbe voluto provare a parlamentare, se non altro per evitare il
crescente dolore della mia coscienza. Ma quello era fuori discussione.
No, qualsiasi pony che stesse attaccando il treno doveva cadere. Fu con
quell’intenzione fermamente piantata nella mia testa che aprii il fuoco
contro la prima schiavista che provò a saltare sul carro davanti a me. Il
mio colpo andò a vuoto e lei saltò di nuovo giù. Dannazione!
Sentii un’esplosione sopra e dietro di me. Alzando gli occhi al cielo
vidi Calamity schivare ed intrecciarsi in aria con un grifone che lo stava inseguendo. L’aviatore nemico impugnava un corto fucile da caccia
dall’aria molto più malvagia di quelli che avevo visto fino ad allora, ed
ogni tanto rallentava il suo inseguimento per sparare un colpo. Calamity, sia benedetto, non si stava rendendo un bersaglio facile ed il grifone
perdeva distanza ad ogni fallimento.
Capitolo Otto — Deragliati
167
Mentre guardavo, Calamity all’improvviso virò in alto, facendo un
giro completo. . . e con mio sgomento il grifone seguì la mossa, con una
virata lievemente interna alla sua che li fece di nuovo riavvicinare!
Sentii un galoppo farsi vicino, ma quando rivolsi di nuovo l’attenzione al vagone davanti non vidi nulla. Confusa feci un passo verso il
bordo, guardando in basso per vedere se stavano correndo sul terreno. . .
. . . solo per trovare tre pony schiavisti che correvano lungo le pareti
del mio vagone, sorpassandomi! Da qualche parte un pony unicorno li
stava aiutando con incantesimi! Un alone magico incollava i loro zoccoli al fianco del treno in corsa. «Che Luna vi stupri col suo corno!»
ringhiai, furibonda per il trucchetto magico, e mirando col fucile d’assalto sparai a cosce, fianchi e colli mentre correvano lungo il successivo
vagone prima della carrozza passeggeri. Due pony urlarono quando
caddero dal treno, mortalmente feriti, ed uno si ruppe il collo nella caduta; ma il terzo si infilò nello spazio tra le vetture prima che potessi
spostare la mia arma su di lui.
Il treno si muoveva a un buon trotto, ora. Corsi lungo il tetto saltando sul vagone seguente e scivolai nel fermarmi. Guardai in basso tra le
due vetture, e velocemente tirai indietro la testa quando lo schiavista
mi individuò e scaricò una raffica della mitraglietta che teneva in bocca
verso il punto dove un istante prima si trovava il mio cranio.
Concentrandomi tirai via dal suo nascondiglio lo schiavista dagli
occhi sbarrati. Poi qualcosa mi colpì da dietro, accendendo una striscia
di dolore bruciante sulla mia schiena! Lo lasciai cadere, ed il dannatamente fortunato bastardo cadde in sicurezza sul tetto proprio di fianco
al bordo. Ero circondata, ora; la pony che avevo mancato prima era salita dietro di me mentre ero concentrata su quello nuovo, ed aveva una
frusta in bocca che manovrava con una precisione infernale. Con uno
schiocco di frusta strappò via dalla levitazione il mio fucile d’assalto, che
volò oltre il dirupo che la ferrovia stava aggirando. Lo schiavista con la
mitraglietta aveva sfruttato il mio momento di sorpresa per ricaricare,
ed ora ghignava; nella sua testa mi aveva già ucciso.
168
Fallout: Equestria — Parte I
Un’altra esplosione dall’alto e due pallottole lacerarono lo schiavista, abbattendolo. Il suo cadavere, con la mitraglietta ancora stretta tra
i denti, scivolò via dal tetto del vagone. Un istante dopo Calamity scese
radente sul carro e fece una stretta virata, andando a raschiare con gli
zoccoli contro la parete rocciosa che si elevava dall’altro lato del treno. Il
grifone scese in picchiata inseguendolo. Mi abbassai. La pony frustatrice non fu abbastanza rapida e venne segata da una delle ali del grifone,
ed il colpo la decapitò con precisione. Sentii il mio cuore perdere un
battito quando vidi le lame che adornavano il profilo anteriore delle ali
del grifone.
Raccogliendo la frusta della pony decapitata, calciai via la dondolante testa dal vagone. Arrotolai la frusta in una bisaccia, tirai fuori il
fucile da combattimento e mi mossi, prima da un lato del carro e poi
dall’altro. L’incantesimo che stavano usando gli schiavisti aveva cambiato drammaticamente la situazione, ed ero dolorosamente preoccupata
di quanti mi fossero potuti passare oltre prima che me ne accorgessi.
Più avanti nel treno sentii numerosi spari mentre i restanti ferrovieri combattevano per le loro vite. Verso il fondo del treno mi sembrava di sentire Velvet Remedy gridare! Mi volsi verso il suono, dando
le spalle alla testa del convoglio, quando qualcosa urtò forte da qualche parte in avanti, e poi il treno diede uno scossone quando le ruote
scricchiolarono attraverso un corpo che era caduto sui binari.
Calamity atterrò abilmente al mio fianco.
Lo fissai sorpresa, e sembrò arrossire mentre si passava uno zoccolo nella criniera. «Mi spiace che Ali-a-rasoio non ci possa raggiungere.
Non voleva staccarsi dalla mia coda. Anche quando ho fatto una picchiata tra due vagoni.» Calamity sorrise, guardandosi attorno come se
stesse cercando un amico mancante. «Giuro, era proprio dietro di me
appena un istante fa!»
Sorrisi. Poi puntai uno zoccolo verso il vagone passeggeri. «Vai ad
aiutare Velvet!»
Calamity annuì e si levò in aria, senza nemmeno bisogno di volare
mentre il treno, ormai al galoppo, portava il vagone verso di lui. Lo vidi
Capitolo Otto — Deragliati
169
scomparire nello spazio tra i due vagoni, e poi galoppai in aiuto dei
pony ferrovieri. Mentre facevo ciò una voce terrorizzata nella mia testa
mi chiedeva cosa fosse diventata la mia vita, cosa io stessi diventando,
se c’erano così tanti pony che volevano la mia vita, ed io stavo caricando
verso di loro?
Gli ultimi due sopravvissuti tra i pony ferrovieri ed io corremmo sopra
i tetti e stavamo scendendo nella porta aperta del vagone passeggeri,
quando due scariche di energia magica rosa attraversarono il cielo, sparati dalla bardatura da combattimento di un unicorno razziatore bianco.
Il pony ferroviere che era stato con noi pochi secondi prima ora non
era altro che una brillante cenere rosa portata via dal vento.
Il vagone passeggeri era vuoto! Più o meno. Il corpo di uno schiavista dal manto nero pendeva dal soffitto, riempito di aghi. L’incantesimo
sui suoi zoccoli gli impediva di cadere sul pavimento, anche dopo la
morte. Fece quasi venire un colpo al pony terrestre con me. Per essere
onesti, potrei aver gridato un poco anch’io.
«Ti dirò, preferisco gli schiavisti che sparano proiettili!» boccheggiò il ferroviere, riprendendosi. «Non puoi mettere una benda attorno
all’essere ridotti in cenere!»
Ero del tutto d’accordo.
Velvet Remedy corse attraverso la porta sul retro, rientrando dal
vagone da carico in coda. Vedendo il pony ferroviere gli fece cenno di
seguirla. «Per piacere, vada da Calamity! È nel vagone di servizio!»
«Ne abbiamo una brutta in avvicinamento», la avvisai. «E altri quattro dopo di lei. Credo che questi siano gli ultimi, ma una sta usando
una bardatura con armi ad energia magica!»
Velvet Remedì annuì con circospezione, poi guardò in alto ed indicò
il corpo in alto. «Q-questo è venuto dal tetto! C-come un insetto!» Era
chiaramente scossa, più per l’aver dovuto prendere una vita che per la
170
Fallout: Equestria — Parte I
stranezza della situazione, ma sospetto che non riuscisse a concentrarsi
su quello. Non ancora. Cominciai a domandarmi se la sua occasionale
sgradevolezza non fosse parte di un meccanismo di difesa per scendere
a patti con gli orrori delle Terre Devastate d’Equestria.
Il pony terrestre le trottò oltre, ricaricando la sua arma e chiudendosi la porta alle spalle.
Un minuto più tardi Calamity arrivò galoppando. «Tutti i pony
sono nel vagone di servizio e l’ho scalciato via! Gli schiavisti non li
raggiungeranno da qua!» Abbassò la testa e percosse il pavimento. «Qui
è dove terremo la linea!»
Non c’era tempo per i discorsi. Calamity aveva a malapena spiegato
le sue intenzioni quando tre schiavisti, guidati da un pony unicorno,
entrarono nel vagone contro di noi. Non dal fronte nè dal retro, ma
dalle finestre! Nel vagone passeggeri esplose la violenza.
Il SATS si agganciò allo schiavista che proveniva dalla finestra alla
mia sinistra. A quella distanza difficilmente potevo mancare. Sfortunatamente, nemmeno loro! Il corno di Velvet Remedy si illuminò mentre
io sparavo al petto del mio primo bersaglio, ancora ed ancora. La sua
corazza fermò molto del danno ma cadde indietro, ed il suo colpo mi
graffiò la guancia. Mi voltai verso il secondo, ma non abbastanza velocemente da impedirgli di mandare la sua mazza magicamente potenziata
dritta contro il mio costato! Il dolore era accecante! Potevo sentire le
costole che si spezzavano sotto la corazza!
Il mio grido di dolore non gli impedì di calare un secondo colpo
sulla mia schiena. La corazza di Ditzy Doo dissipò il colpo su tutto il
corpo, salvandomi da una spina dorsale spezzata e da una molto breve
vita da paralizzata.
Calamity aveva sparato un doppio colpo con la sua bardatura, aprendo squarci in uno dei pony che venivano dal suo lato. Interiora insanguinate andarono ad imbrattare il letto, le pareti e la finestra. L’ultimo
andò contro Velvet Remedy. Oh Dee, perché non indossava protezioni?
Dal pavimento vidi con orrore lo schiavista infilare il suo coltello da
combattimento in profondità nella sua spalla, mancandole di poco il
Capitolo Otto — Deragliati
171
collo. Il sangue sgorgò attorno alla lama trasformando il suo manto
grigio carbone in un nero bagnato. L’incantesimo implose, e la magia
che si irradiava dal suo corno svanì in un istante.
Iniziai a rialzarmi, piangendo ancora mentre una brillante agonia
si faceva strada dentro di me con dita infuocate. Il mio incantesimo
di mira si stava ancora ricaricando, ma il mio primo avversario si era
già ripreso e stava riprendendo la sua pistola. Il pony con la mazza
caricò un altro colpo, intenzionato a pestarmi fino alla sottomissione:
la sottomissione di un cadavere.
Calamity sparò. La corazza che aveva salvato lo schiavista dal mio fucile da combattimento non fece lo stesso contro le potenti carabine del
mio compagno. Lo schiavista che aveva colpito Velvet aveva afferrato
l’impugnatura del coltello coi denti cercando di estrarlo dalla cantante
ferita, ma il corno di Velvet si illuminò un’altra volta ed un campo telecinetico avvolse il pugnale. Era una telecinesi semplice e debole, che
tratteneva la lama. Ma impedì al pony di estrarre il coltello con la facilità che si era aspettato, e quella breve pausa diede a Calamity abbastanza
tempo per volgere le sue canne verso di loro. Sparò di nuovo, e Velvet
venne coperta dai brandelli dell’altro pony.
Il dolore era atroce; la mia vista era pesantemente offuscata. Avevo
problemi a respirare. Però almeno ora eravamo (pensavo speranzosamente) solo tre contro uno. Ma quando lo schiavista alzò la sua mazza
sulla mia testa la porta si aprì con uno schianto. L’unicorno bianco, rimanendo appena fuori della porta, aprì il fuoco con quell’energia magica
rosa.
Con un lampo del mio corno il pony con la mazza si ritrovò spinto
via, trasformato in uno scudo improvvisato. Un battito di ciglia più
tardi, era luccicante cenere rosa.
Ora era davvero un tre contro uno. E mentre dovevo lottare contro
il dolore per sparare, il mio incantesimo di mira era finalmente tornato
ed il SATS guidò i miei colpi. E Calamity non aveva alcun bisogno di
172
Fallout: Equestria — Parte I
aiuto.
Il corno di Velvet Remedy era illuminato mentre lentamente saldava
le mie numerose costole rotte, sobbalzando un poco quando il treno
ebbe una sbandata. Il dolore al fianco si era ridotto a un sordo pulsare,
comunque abbastanza forte da farmi piagnucolare. «Veramente, Littlepip, questa sta diventando un’abitudine.» Il suo manto era inzaccherato
del suo stesso sangue. L’ultima delle nostre pozioni curative era stata
consumata ed entrambi stavamo usando le ultime delle nostre bende.
Solo Calamity ne era uscito praticamente indenne.
Gli schiavisti erano morti lì vicino a noi, tranne quello che mi aveva
preso a mazzate. Il suo corpo era stato vaporizzato—trasformato in
cenere luminosa. Rabbrividii al pensiero di averne potuto respirare un
poco.
Mi voltai, guardando il pavimento. Anche se avevamo vinto, non la
sentivo una vittoria. Invece mi sembrava di aver condotto una mezza
dozzina di pony ferrovieri al loro massacro. E, alla fin fine, avevo fallito
anche nel combattimento. Se Calamity non fosse stato con noi. . .
Interpretandomi veramente troppo facilmente, Velvet Remedy cercò di consolarmi. «Almeno tu hai fatto fuori quello con la mazza orribile. Tutto quello che sono riuscita a fare è stato fare da bersaglio.»
«Stai facendo più che la tua parte con le tue abilità mediche e gli
incantesimi di cura,» specificai, aggiungendo «anche se sono sorpresa
che tu non sia rimasta con gli schiavi liberati ed i puledri.»
Velvet Remedy nitrì. «Quel vagoncino era già troppo affollato. Se
avessi cercato di infilarmici qualche pony sarebbe soffocato!» Finì di
medicare le mie ferite, accigliandosi agli scossoni sempre più forti del
treno. Il panorama saettava fuori dalle finestre.
«Eggià», disse Calamity ritornando, facendosi strada nel treno sferragliante, «sembra che quella fosse l’ultima di loro.»
Capitolo Otto — Deragliati
173
Il treno gemette pericolosamente quando affrontò una curva, costringendoci ad aggrapparci ognuno a qualcosa. Velvet ci guardava allarmata. «Ma a voi pony non sembra che stiamo andando terribilmente
veloci? Come fanno questi vostri treni a rallentare?»
«Usiamo i freni.»
«E dove sono?»
«Nel vagone di servizio.»
Le orecchie di Velvet precipitarono indietro. Guardò impassibile
Calamity. «Il vagone di servizio? Che sarebbe il grosso carro rosso in
coda, vero? Quello che poco fa hai scalciato via da noi?» Sentii salire
un’ondata di panico.
Calamity fece una piccola smorfia. «Eggià.» Ponderando, «Sai, questo potrebbe spiegare lo sguardo del pony ferroviere mentre lo stavo
facendo.»
«Inizio a capire come hai ottenuto il tuo nome», Velvet disse in tono
piatto.
Seguirono alcuni minuti per confermare la situazione e chiedersi cosa si potesse fare mentre il treno continuava la sua corsa senza controllo
giù per la montagna; presto tutti e tre dovemmo tenerci ad ogni curva.
Eravamo ancora a metà della discesa, e ripidi dirupi si stendevano da
entrambi i lati. Alla fine decisi che c’era un’unica soluzione.
«Calamity, porta al sicuro Velvet Remedy in volo!»
Gli occhi di Velvet si allargarono, «E tu?»
Risolutamente pestai uno zoccolo sul pavimento, cercando di ignorare le fitte alle gamba appena curata ed alle costole. «Andrà bene. Ho
trovato un altro modo di scendere.»
Entrambi sembravano dubbiosi. Ma avevano fiducia in me. Quindi
annuendo Calamity e Velvet si diressero verso il più vicino pianale.
«Torno a prenderti!» promise Calamity mentre allargava le ali. Il vento
strappò Calamity e Velvet nell’aria.
E poi fui sola. Su un treno fuori controllo!
Va bene, pensai tra me e me. Adesso era l’ora di pensare davvero ad
una via di fuga. Il treno stava caricando verso una curva della montagna,
174
Fallout: Equestria — Parte I
prendendola troppo veloce! Il convoglio sbandò; potevo sentire le ruote
che si staccavano dalle rotaie!
Il mio corno si accese di energia, e sudori freddi ricoprirono il mio
già troppo abusato corpo mentre canalizzavo potere telecinetico per
tenere il treno sulle rotaie. L’intero convoglio s’illuminò flebilmente
mentre svoltava la curva, pazzescamente inclinato, correndo su un solo
lato delle sue ruote!
Con un tonfo cigolante il treno si riassestò sui binari, già diretto
verso un’altra curva, che questa volta avrebbe lanciato il peso del treno
contro la parete rocciosa che vi si innalzava. La roccia raschiò tutto il
treno, scavando i vagoni merci e strappando la maggior parte del tetto
della carrozza passeggeri con un fragore clamoroso. Strinsi gli occhi
contro una tempesta di schegge.
Quando li riaprii di nuovo il vento mi stava sferzando attraverso
lo squarcio nel vagone. Potevo vedere un’altra curva più avanti, ancora più stretta. Tremando per la stanchezza capii che questa volta era
impossibile impedire al treno di deragliare.
Mi concentrai di nuovo, sperando di potermi levitare verso un posto sicuro. Gemendo per lo sforzo sentii i miei zoccoli abbandonare il
terreno proprio mentre la locomotiva entrava nella curva, riuscendo a
seguirla. Il grosso peso del treno non poteva fare altrettanto. Con un
orrendo e fragoroso sbalzo il treno si piegò e venne strappato dalle rotaie, svettando sopra la scogliera come un serpente con la testa rotta, e
precipitando verso la valle una trentina di metri più in basso!
Con tutta la mia rimanente concentrazione mi spinsi in alto e lontano, sollevandomi fuori dal soffitto aperto. . . ma non era abbastanza.
Stavo ancora cadendo, e velocemente! I miei sforzi mi rallentavano solo abbastanza da farmi vedere il treno che mi superava, precipitando
sulla foresta morta al di sotto con un indicibile fragore. La distruzione
sotto di me era come lo zoccolo di Luna contro la terra in basso. Grandi
nuvole si stavano alzando, nascondendo le macerie contro cui mi stavo
per spiaccicare.
Capitolo Otto — Deragliati
175
Calamity mi afferrò!
Tutti e tre—Calamity, Velvet ed io—camminavamo lungo la stretta valle sotto il tetto di nuvole grigie. Non avevo idea di dove fossimo, tranne
che Nuova Appleloosa era a molti giorni di cammino sulla mappa del
mio PipBuck. Assumendo che potessimo viaggiare in qualcosa di simile
ad una linea retta. Assumendo che ci andassimo.
Basandosi sulle registrazioni del terminale, gli schiavisti della vecchia Appleloosa stavano vendendo i carichi di pony che catturavano
a qualcuna chiamata Stern in un qualche luogo chiamato Fillydelphia.
Non avevo perso la mia rabbia per quel che avevo letto, per le cose malvagie e crudeli che quei pony stavano facendo. La tenni a fuoco lento nel
retro della mia mente. Se fosse stato per me, Fillydelphia era la prossima
tappa. Ma non potevo ignorare le nostre necessità più pressanti.
Avevamo un disperato bisogno di materiale medico. Alla stessa
maniera, il cibo e l’acqua che Calamity ed io avevamo portato era insufficiente per mantenere tre pony per più giorni. Avevamo bisogno di un
rifugio sicuro e di rifornimenti.
Una volta riuniti ci riposammo per molte ore. Noi tre eravamo
passati attraverso una terribile battaglia, e sarebbe stato folle, se non
impossibile, spingerci oltre senza darci un po’ di pausa. In verità avevamo bisogno di molta di più di quella che ci prendemmo—io stessa
ero talmente indebolita dalle mie estreme azioni telecinetiche che mi
trovai incapacitata a sollevare persino qualcosa di relativamente leggero come la Piccola Macintosh—ma l’ambiente non familiare e magari
anche ostile non incoraggiava gli indugi.
La valle era disseminata di neri alberi morti e pezzi di detriti. Non
del treno, il cui punto di impatto era ormai chilometri dietro di noi; quelle raccontavano della devastazione dell’apocalisse d’Equestria. Cocchi
volanti precipitati ed altri veicoli simili segnavano il terreno. Secondo
176
Fallout: Equestria — Parte I
Calamity eravamo al di sotto della periferia di quella che una volta, molto sopra di noi, era stata la città dei pegasi di Cloudsdayle. Ora non c’era
nulla al di sopra delle nuvole. E sul terreno le uniche lapidi a ricordare
la fine improvvisa delle vite di così tanti pony erano i relitti di quei veicoli dei pegasi che si erano trovati troppo lontani dalla città per essere
immediatamente consumati ma non abbastanza da salvare chi li stava
trainando.
Un’inappropriata musichetta allegra (pesante sul bassotuba) aleggiava per la valle come il canto di una sirena. Le mie orecchie si rizzarono e cominciai a galoppare verso la fonte, ed i miei compagni sorpresi
si scontrarono per seguirmi.
«Littlepip!» Velvet rimase a bocca aperta. «Cos’è?» Calamity non
era meno confuso; conosceva il suono di una robofatina, ma non poteva
immaginare per quale motivo avessi così tanta fretta di trovarla.
Raggiunta la robofatina la avvolsi con la magia del mio corno, spostandola in modo che mi prestasse attenzione. «Osservatore!»
Calamity atterrò, guardandomi stranamente. Velvet, considerevolmente rimasta indietro, scese al trotto quando non vide segni di immediato pericolo o rischi che rimanessi paralizzata ancora una volta.
«Osservatore!» gridai stizzita, dando uno scossone alla noiosa robofatina, come se facendo così la musica si dovesse spegnere ed evocare
il mio criptico compagno. «Osservatore, lo so che puoi sentirmi! Ho
bisogno di te, adesso!»
«Littlepip,» cominciò lentamente Calamity. «Non penso. . .» Si interruppe, con gli occhi che gli si allargavano per il terrore quando la
musica si interruppe con uno schiocco a metà di una canzone e la robofatina mi parlò direttamente con una voce che non aveva mai sentito
provenire da nessun’altro dispositivo simile.
«Uh, ciao, Littlepip. Come posso aiutarti?» La metallica voce artificiale che mi stava parlando chiaramente spaventò profondamente il
mio compagno, esperto delle terre devastate.
«Ho bisogno che mandi un messaggio a Nuova Appleloosa!» Agitai freneticamente uno zoccolo. «C’è un vagone di servizio sceso dalla
Capitolo Otto — Deragliati
177
montagna, senza il treno. Il ferroviere che c’è sopra farà in modo che
arrivi in fondo alla discesa in sicurezza, ma ci sono un sacco di pony all’interno, tra cui cinque giovani, che non possono sopravvivere là fuori
da soli. Nuova Appleloosa deve mandare un convoglio a prenderli.»
L’Osservatore rimase in silenzio, esitante.
«Osservatore, non sono in buona forma. Non hanno cibo nè acqua.
Il tempo è essenziale!»
L’Osservatore parlò lentamente, «Non so, Littlepip. Non sono abituato a. . .»
«Non. Mi. Interessa!» gridai di malumore. «Ti dispiace per quei
pony, no? Vuoi vedere morire quei puledri?»
«No! Voglio dire, sì, mi interessa. No, non voglio. . .»
«Allora aiutali! Non c’è tempo per indugiare nella timidezza, Osservatore. Ci sono vite in pericolo!»
Con uno schiocco la musica della robofatina continuò. La rilasciai,
incerta se sentirmi sollevata o disgustata.
«Littlepip», nitrì Velvet trottando fino a me. «Se continuerai a dare
ordini ai tuoi amici, presto finirai per non averne più.»
Aggrottai la fronte, ricordandomi all’improvviso del mio incubo
senza amici. Calamity mi diede un’occhiata che mi suggerì che poteva
avere ragione. Velvet continuò a camminare, e mi misi in colonna dietro
di lei.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Trotto Leggero—Sei agile, fortunata e sempre attenta; o forse
hai semplicemente padroneggiato l’arte dell’autolevitazione. In ogni modo non attivi
mai mine o trappole sul terreno.
Capitolo Nove
La Morale della Favola
«Sono io quella che dovrebbe venire importunata da sconosciuti
ovunque vada!»
Nuvole.
La prima volta che misi zoccolo fuori in quel nuovo mondo, l’esterno era impossibilmente grande, il cielo terrificantemente alto. Ora le onnipresenti nuvole—mutevoli, turbinanti, scure per la pioggia—erano
soltanto un altro soffitto. Grigio, come quello nelle officine della Scuderia. Solo raramente, come in quella prima notte, si potevano aprire
piccole fessure nella copertura nuvolosa, simili a ferite lacerate che si
sarebbero lentamente rimarginate. L’allettante visione del meraviglioso
e brillante blu al di sopra, allegro e sereno, tentava e torturava coloro
che vivevano nel buio sottostante.
«Littlepip» chiese Velvet, i suoi pensieri non lontani dai miei, «l’aria
non ti sembra strana, all’esterno? Il giorno è così caldo e brillante, eppure l’aria è. . . malaticcia. Mi sento così desiderosa, eppure così riluttante
a farmi avvolgere da essa.»
«Come se fosse velenosa,» concordai. Calamity non disse nulla.
Supposi che per lui l’aria fosse aria e fosse sempre stata così.
I rottami sparsi dei veicoli dei pegasi, caduti dal cielo quando la metropoli di Cloudsdayle venne obliterata in un singolo colpo di zoccolo,
erano sparsi per chilometri. Alcuni cocchi volanti e vagoni erano ulteriormente funestati dai vecchi scheletri dei poveri pony colpiti a morte
o fatalmente feriti dal megaincantesimo, ma i cui corpi non erano stati
completamente cancellati.
Le montagne si alzavano da entrambi i lati della valle, coperte di
erba malaticcia ed alberi anneriti. Nuove piante erano cresciute attorno ad essi, nutrendosi dei loro fusti in decomposizione. In alto ed in
179
180
Fallout: Equestria — Parte I
avanti c’era la consumata e sbiadita immagine di una bottiglia gigante
di Sparkle~Cola, la cui carota stilizzata identificava immediatamente la
bevanda anche se il testo del cartellone era troppo severamente sbiadito
per potersi leggere. Un pony giallo malamente stinto e con la criniera
rosa la teneva in alto, con una felicità quasi orgasmica. Secondo Calamity quegli enormi tabelloni, chiamati cartelloni pubblicitari, una volta
avevano costellato tutte le rotte maggiori tra Cloudsdayle e le altre città,
pubblicizzando beni e servizi da tutta Equestria. Potevo vedere un altro
tabellone dall’altro lato della valle, forse mezzo chilometro più in basso.
Anche da quella distanza potevo riconoscere la familiare immagine degli eroici pegasi con gli arcobaleni che esplodevano nel cielo alle loro
spalle mentre piombavano sulle armate delle malvagie zebre. Meglio
Lisce che a Strisce.
Un grande vagone consegne giaceva martoriato, piegato e parzialmente affondato nel terreno. Vidi sulla sua fiancata quello che sembrava
essere un logo d’azienda—una formazione di sette cerchi in ascesa—
che mi parve stranamente familiare. Non dovetti rimuginarci a lungo,
perché quando vi ci avvicinammo l’automappatura del mio PipBuck
lo battezzò: Relitto delle Spedizioni Ditzy Doo. Ora mi ricordavo dove avevo visto quel disegno—nella pagina del titolo all’interno della
Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate.
Calamity stava guardando il rottame con la stessa comprensione.
Velvet osservava ferma in mezzo a noi, confusa sul perché ci fossimo
fermati a guardare. «Cosa?»
«Quì è dove Ditzy Doo è caduta» dissi, provando stupore ed un’intensa tristezza. Quella. . . quella sarebbe stata la sua unica lapide, se non
avesse sofferto una sorte più strana.
«Chi?»
«Ditzy Doo» ripetei, persa nei miei pensieri. Stavo cercando di immaginare come potesse essere stato. Velvet, che non conosceva quel
nome, mi diede un’occhiata che spiegava quanto utile pensava fosse
quella risposta, e si voltò verso Calamity.
«Eggià.»
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
181
Velvet sbuffò e camminò oltre, girando intorno al retro. Pochi istanti
dopo la sentii chiamare «Littlepip, vorresti per piacere venire a veder
qua?» La sua voce aveva un tono di. . . speranza? Trottai in giro per
cercarla (per nulla come un cucciolo al richiamo del suo padrone).
Scatole e casse erano disseminate sul terreno attorno al retro del
carro della Spedizioni Ditzy Doo, e molte altre erano ammucchiate e
schiacciate all’interno. Alcune erano state forzate e tutto era stato depredato da qualsiasi oggetto di valore. Eccetto, così era, per una cassaforte
ed un bauletto sul retro. Era il secondo che aveva acceso l’eccitazione
di Velvet perché, nonostante fosse di fattura identica a quella di ogni
altro bauletto in cui mi fossi imbattuta, i contrassegni erano molto caratteristici: tre bande gialle, e quella al centro col simbolo di una farfalla
rosa. Quella non era una scatola medica, ma i colori ed il simbolo erano
chiaramente quelli del Ministero della Pace.
«Certo, nessun problema», annunciai fieramente, levitando il cacciavite e le forcine mentre guardavo Velvet che lottava per non mettersi
a saltellare per l’emozione. Mi voltai e cominciai col forzare la serratura
della cassaforte. Riuscii a sentire il colpo del suo zoccolo, e mi morsi le
labbra per trattenere una risata.
La serratura della cassaforte cedette quasi troppo facilmente. Considerando il livello di saccheggiamento ero sorpresa che una serratura
così debole fosse stata un deterrente così durevole. Ero forse l’unica
all’esterno ad avere sviluppato quell’abilità? Aprii la cassaforte.
Un oggetto all’interno catturò immediatamente la mia attenzione.
Tutto l’interno della cassaforte era riempita da un bagliore rosato che
si emanava da una bottiglia di un liquido luminescente rosso porpora:
Sparkle~Cola
RAD!
Con un tonicante tocco di radiazioni ed
un'esplosione di aromi al ravanello!
(È come un calcio in faccia! Coi ravanelli!)
182
Fallout: Equestria — Parte I
La Sparkle~Cola RAD galleggiò fuori dalla cassaforte passandomi oltre,
avviluppata nella luminescenza magica del corno di Velvet. Alzando la
bottiglia all’altezza degli occhi fece una smorfia denigratoria. «Questa
è follia. Come può un pony essere talmente stupido da pensare che
consumare radiazioni sia salutare?»
Le mie abilità di levitazione erano state talmente sovraccaricate
che mi occorse un reale sforzo per riprendere indietro la bottiglia, ma
combattei fieramente per non ansimare. Velvet Remedy mi guardò con
qualcosa di simile all’orrore quando mi vide infilare la bottiglia in una
delle mie bisacce.
«Non hai veramente intenzione di berla, vero?»
Scrollai le spalle. Sembrava dovesse essere gustosa; e secondo il
mio PipBuck la radiazione ancora presente era abbastanza residuale
da poter essere eliminata più tardi da una pozione RadiaVia. Mi volsi
verso il bauletto, spingendo Velvet a dimenticare (o almeno ignorare)
la bevanda nelle mie bisacce.
Quella serratura non era facile. Si rifiutava egoisticamente di concedere i suoi segreti. Dopo il terzo tentativo iniziai a temere che potesse
essere al di sopra delle mie capacità. E non volevo assolutamente che
Velvet Remedy mi vedesse fallire. Avevo un’altra opzione. . . ma non
volevo che lei vedesse nemmeno quella. «Questa è una difficile. . . mi
serve concentrazione. Velvet, potresti uscire?» E, considerando il suo
avvertimento precedente, aggiunsi «Per piacere?»
Si capiva che non voleva, ma con signorilità si spostò all’esterno.
Appena fu fuori vista attivai l’incantesimo di ordinamento del mio PipBuck e tirai fuori la scatoletta di Ment-Ali da dove l’avevo nascosta,
nel fondo del mio bagaglio. Non era l’incredibile Party-Time che avevo provato precedentemente, ma non avevo bisogno di parlare con la
serratura. Aprendo la scatoletta me ne infilai una in bocca ed iniziai a
masticare.
L’effetto fu immediato. Era come se una pellicola grigia fosse stata
lavata via da tutti i miei sensi, come se la mia mente si fosse rischiarata
dopo che era rimasta immersa nella nebbia profonda! Ero più viva di
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
183
quanto fossi mai stata prima! Non era una Party-Time, e decisamente
non altrettanto caramelliziosa1 , ma era sufficiente per far cantare la
dannata serratura per me!
All’esterno potevo sentire la voce di Velvet Remedy: «Calamity,
posso chiederti una cosa?»
«Massì, direi che puoi.»
«Perché sei l’unico pony pegaso che ho visto nelle Terre Devastate
d’Equestria? Avevo l’impressione che i pegasi dovessero essere comuni
come i pony terrestri ed unicorno.»
Le mie orecchie si rizzarono. La loro conversazione non voleva essere privata, quindi non era esattamente origliare. E, dovevo ammetterlo,
anch’io volevo saperlo.
Ci fu una pausa significativa. Poi Calamity sbuffò, «Wow, signora,
quando fai una domanda punti diretta alla gola, direi.»
«Mi dispiace. Mi scuso se è una cosa personale. . .»
«No, no. Devi saperlo, direi.» Potevo sentire Calamity sospirare; la
mia percezione era innalzata ad un livello impressionante! Come avevo
predetto ora la serratura era semplice, e si arrese aprendosi di scatto.
«Non troverai altri pony pegaso. A meno che non siano. . . come
me.» Fece una pausa come se parlare di quell’argomento fosse fisicamente faticoso. «Vedi, ai tempi della guerra, noi pegasi eravamo la più
grande forza di combattimento d’Equestria. Eravamo l’elite! Il meglio
del meglio! Ma dopo che Cloudsdayle fu colpita, beh. . . andò così, gioco
finito. Abbandonarono la guerra, abbandonarono Equestria. . . anche
se non è che nessuna delle due durò più che qualche altra ora. I pony
pegaso chiusero il cielo ed andarono a nascondersi.»
«Chiusero. Il. Cielo?»
«Eggià. Hanno messo a piena potenza le forge di nuvole e le hanno
bloccate così. Hanno salvato le altre loro città, le loro famiglie. Le zebre
non potevano mirare accuratamente quello che non potevano vedere.
1
Nell’originale, candy-licious.
184
Fallout: Equestria — Parte I
Non che non ci abbiano provato. Hanno centrato qualche colpo fortunato, ma non molti.» Riuscii a sentire uno di loro raschiare il terreno
con uno zoccolo. «Non c’è stato un giorno in Equestria che da allora
non sia stato almeno in gran parte nuvoloso.»
Velvet Remedy boccheggiò. «È. . . è orribile!»
«Oh, loro continuano a ripetersi che prima o poi le spegneranno,
apriranno il cielo e scenderanno in picchiata per salvare il resto di noi.
Quando saranno pronti. Quando sarà il momento giusto.» Calamity
sbuffò in dichiarato disprezzo.
«Hanno continuato a ripeterselo da soli per più di duecento anni.
La verità è che sono troppo arroganti e pigri per preoccuparsene. Fin
tanto che continuano a dirsi che alla fine faranno la cosa giusta riescono
a vivere le loro vite per conto loro. Intanto un sacco di voi muoiono
quaggiù, per gli schiavisti ed i razziatori ed i mostri. . . e state facendo
uno sforzo dannatamente duro per salvarvi da soli senza il loro aiuto.»
A me pareva più che altro che i pegasi fossero spaventati.
Aprii il bauletto ed iniziai a guardare gli oggetti all’interno.
«E tu?», chiese Velvet.
«Non trovavo che vivere con me stesso fosse tanto facile come sembrava a molti altri, manica di merde secche con le ali2 .» Wow Calamity, ero così felice di averti dalla parte d’Equestria, ma quanto eri
amareggiato?
Pochi istanti dopo Velvet trottò nel retro del carro consegne. Lanciò
un’ultima occhiata oltre le spalle in direzione di Calamity, poi notò che
avevo aperto il bauletto. Con un suono compiaciuto danzò virtualmente sui rottami per raggiungermi.
Dentro: numerose pergamene, rovinate quando una bottiglia di
qualcosa si era frantumata, i cocci di detta bottiglia, la fotografia incorniciata di un coniglietto, una piccola sfera di cristallo sigillata in una
busta trasparente (Proprietà del Ministero della Pace—Visualizzazione
2
Nell’originale, buncha winged horseapples.
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
185
Riservata—Visioni non autorizzate verranno perseguite) ed un libro
(Sovrannaturali).
«Oh!» Velvet rimase a bocca aperta e fece un suono che sentivo
di poter ragionevolmente descrivere come uno strilletto da ragazzina. La guardai, con gli angoli della mia bocca che si stiravano in alto
mentre realizzavo che Velvet Remedy, la meravigliosa unicorno dall’inconfrontabile bellezza e dalla grazia musicale che aveva ispirato
almeno trecento ammiratori, era lei stessa poco più di una puledra
appassionata3 .
«Lo so che cos’è questa!» annunciò Velvet, sollevando la busta con
la sfera per ispezionarla più da vicino. «È una sfera della memoria. Era
usata per registrare gli eventi non solo mediante suoni ma anche con
immagini in movimento. Molto meglio di un registratore o di una videocamera. Ed è pure rara!» Velvet raccolse la sfera della memoria e la
fotografia del coniglio. Fui sorpresa quando lasciò il libro.
«Oh, quello ce l’ho già. Ma dovresti prenderlo tu, Littlepip. So che
lo troverai utile.» Qualcosa nella sua espressione mi fece pensare che
ci fosse una battuta, ed a mie spese. Comunque non ero una che abbandonasse un libro, specialmente se era uno consigliato da Velvet
Remedy.
Avevo appena finito di infilare il libro nelle mie saccocce quando lo
schermo dell’EFS esplose di rosso. Mi raggelai. Merda. . . erano un sacco
di nemici! Nella mia testa decisi che gli schiavisti ci avevano ritrovato.
E, dall’aspetto della situazione, avevano portato un esercito!
«Littlepip? Cos’è?»
Ansiosamente sussurrai. «Vai a prendere Calamity. Silenziosamente. . . . per piacere.» Mi girai lentamente sul posto. C’era un varco nel
rosso; non eravamo ancora interamente circondati. «Problemi!» Più di
quanti ne potessimo gestire!
Velvet si tese immediatamente, annuì nervosa e trottò fuori più
velocemente e silenziosamente che potè, solo urtando una scatola lungo
3
Il termine usato era fanfilly, storpiatura dell’appellativo fangirl in cui il termine
“ragazza” è sostituito con “puledra”.
186
Fallout: Equestria — Parte I
il percorso. Trasalimmo entrambi. Quando raggiunse il fondo del retro
del carro si fermò, atterrita. «Pony zombie!»
Cosa? Non schiavisti? Mi spostai vicino a lei. Stavo già iniziando a
pensare come spiegarle la storia dei ghoul, ma le parole mi morirono
sulle labbra quando vidi gli sguardi vuoti ed affamati ed i movimenti
incerti e grotteschi dell’orda in avvicinamento. Quelli non sembravano
ghoul: quelli erano pony zombie! Mi ricordai dell’avviso: vai nei posti
sbagliati e ti troverai inseguito da branchi interi di pony ghoul cannibali
diventati zombie.
Muovendomi più vicino a Calamity sussurrai «Seguitemi». Li vedemmo spostarsi un passo più vicino. Due. Il pony zombie più vicino
si lanciò sbavando in carica!
«Correte!»
Corremmo. Corremmo come fossimo stati inseguiti da un’orda di
mostri senza cervello che volevano sbranarci vivi. Perché lo eravamo!
I pony zombie esplosero in azione, unendosi alla caccia, la nostra
carne il premio che stavano cercando. Molti si levarono in aria e volarono contro di noi. Cercai di afferrare telecineticamente una carrozza volante abbattuta quando la superammo, ma la luce attorno al mio corno
tremolò e si spense. Non avevo trucchetti telecinetici per salvarci.
Velvet Remedy urlò quando un pony zombie scese in picchiata dal
cielo. Si chinò, e la creatura la mancò andandosi a schiantare contro
un albero. Saltai oltre il corpo e continuai a correre, col fianco che
cominciava a fare male.
Quel dolore crebbe fino a diventare brace ardente nel mio fianco,
portandomi le lacrime agli occhi e minacciando di togliermi le forze.
Due altri pony zombie si tuffarono verso di noi. Calamity, con gli occhi
spalancati per la paura, si accigliò improvvisamente e sputò fuori «Aw,
‘fanculo!». Scivolò fermandosi, si voltò indietro ed aprì il fuoco. Il colpo
strappò un’ala senza piume ad uno dei due zombie, facendolo andare
a sbattere contro l’altro. I due precipitarono in avvitamento, schiantandosi schifosamente nello scheletro metallico e mezzo sotterrato di un
grosso carro progettato per portare altri mezzi più piccoli.
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
187
Più avanti la carcassa arrugginita di una lunga carrozza passeggeri
usciva dal terreno come una barricata. Lanciandosi in aria Calamity ci
gridò di aggirarla e continuare a correre. «Non rallentate! Nemmeno
per un istante!» gridò mentre schivava un altro pony zombie volante,
dando un calcio alla sua bardatura per ricaricare.
Velvet stava tirando bene davanti a me, ma le mie gambe più corte
ed il fianco in fiamme minacciavano di portarmi ad una morte veramente orrenda. Velvet voltò l’angolo della carrozza passeggeri e scomparve
dietro di essa. Potevo sentire il branco proprio alla mia coda, gli zoccoli
che tuonavano sul terreno in una ressa affamata, respiri impazziti che
colpivano il mio manto. Non potevo fare la curva; sarebbero stati su di
me se avessi tentato. Sperando che la mia piccola taglia per una volta
potesse essermi d’aiuto mi infilai invece in una delle finestre rotte e
frantumate.
Il mio corpo, con le saccocce e tutto, passò attraverso l’apertura senza problemi. Colpii una delle panchine all’interno e saltai nella finestra
opposta senza perdere velocità. Frammenti di vetro mi tagliarono collo
e gambe, graffiandomi la corazza prima di volare via quando le mie bisacce li colpirono. Ero di nuovo fuori, ed abbastanza al sicuro, quando
la cinghia del mio fucile da cecchino si incastrò in un pezzo di metallo
ritorto, fermandomi di strappo e facendomi penzolare contro il fianco
della carrozza con un tonfo cigolante.
Ero intrappolata! Provai a tirarmi via, ma i miei zoccoli a malapena
sfioravano il terreno. Potevo sentire i tonfi degli zoccoli della moltitudine di pony zombie che raggiungevano il grande vagone, ed il branco si
divise per passare da entrambe le parti. Roteai cercando di strappare a
morsi la cinghia prima che mi fossero addosso. Da qualche punto sopra
di me sentii Calamity sparare; il metallo del carro si piegò e si bucò, e
per una volta i suoi colpi non colpirono un nemico. Il panico esplose
in me. I pony zombie non mi avevano preso, ma un colpo sfortunato di
Calamity avrebbe potuto (terribilmente realizzai quanto sarebbe stato
preferibile un tale fato, e pregai Celestia perché gli fornisse la saggezza
e la misericordia di spararmi se avessero cominciato a mangiarmi!).
188
Fallout: Equestria — Parte I
Con un forte morso finale la cinghia si ruppe e caddi libera. Istintivamente afferrai il fucile da cecchino coi denti, realizzando solo dopo quanto fosse stato un folle spreco di secondi preziosi, e corsi forte
quanto mi permettevano la gamba ed i fianchi urlanti!
Il branco zombie stava già aggirando il vagone passeggeri e si stava
chiudendo su di me. I loro zoccoli brutalizzavano l’erba scolorita sotto
di loro. Ancora di più aggirarono l’ostacolo con una facilità che rese
risibile la mia scorciatoia. La mente chiara e le percezioni acuite erano
diventate un orrore. Potevo sentire il terreno tremare sotto di me. Potevo calcolare in quanto tempo mi avrebbero masticato la pelle. Potei
percepire uno strano, debole scoppiettio attraverso il rombo dell’orda.
Sentii il mio corpo sollevato in aria quando il relitto del vagone
passeggeri venne consumato in una fiammata di magia rilasciata senza
controllo. Potevo vedere la pulsante cascata di colori lanciare strane
ombre mentre turbinanti energie magiche eruttavano attraverso l’aria.
Potevo odorare il fetido odor di cadavere degli zombie mentre venivano
squarciati, ed anche delle parti dei loro corpi che prendevano fuoco.
Colpii il terreno che stavo ancora correndo, e la vallata barcollò
mentre cercavo di non rotolare. Pezzi di pony zombie piovvero tutto
attorno come pioggia. Davanti a me Velvet Remedy si era fermata e
stava solo a guardare, con gli occhi fissi su una scena alle mie spalle che
preferivo non immaginare.
La maggior parte del branco era stato ucciso nell’esplosione, e molti
che non lo erano stati erano dispersi. . . ma non per molto. Calamity
volò sopra di me, urlando ad un’ansimante Velvet di girarsi e continuare
a correre.
Un gruppo di strani veicoli volanti, dipinti a macchie azzurre e grigie con piccoli spruzzi di bianco, formava l’unica posizione difendibile.
Oltre quelli la valle si allargava in colline rocciose che non offrivano
alcuna copertura.
Li raggiungemmo mentre altri pony zombie ci volavano oltre, atterrando solo pochi metri davanti. Velvet Remedy abbassò il suo corno,
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
189
caricandoli ed infilzandone disordinatamente uno, incapace di trattenere un «Eeeew!» con cui fui completamente in accordo. Cercai di
impugnare la Piccola Macintosh telecineticamente, ma la mia magia
proprio non ne era in grado. Disperatamente mi guardai attorno in
cerca di qualcosa da poter afferrare con la bocca, un qualche pezzo di
ferro da usare a mo’ di lancia.
Quello che trovai era infinitamente meglio. Almeno, pensai così.
Quando Calamity sparò al pony zombie che mi si stava avvicinando,
arrancai verso il punto dove il carico di uno dei veicoli si era rovesciato.
Avevo visto, in piccoli e crudeli squarci, il meraviglioso azzurro al di
sopra delle nuvole. La mia mente schiarita dalla Ment-ali realizzò rapidamente che la vernice su quegli strani veicoli volanti una volta sarebbe
servita da cammuffamento. Un convoglio militare dei pegasi! E, lode a
Celestia, una delle cose che avevano trasportato erano torrette!
Ero addestrata a riprogrammare la matrice di incantesimi di un
PipBuck. Mettere a punto una torretta per farla andare secondo le definizioni di amico e nemico del mio PipBuck era abbastanza facile!
Specialmente adesso!
«Uh, Littlepip? Sei sicura di quello che fai?» chiese Calamity, dandomi un’occhiata mentre atterrava tra me ed altri zombie, sparando di
nuovo.
Ero tutta un sorriso. «Ci puoi scommettere!»
«Celestia ti guardi e ti tenga al sicuro,
Mentre viaggi per la strada che hai scelto.
Sia Luna con te e ti mantenga forte,
Così da non perdere mai il tuo coraggio.
Rimani leale, onesta e coraggiosa,
Non dimenticare quelli che hai salvato
190
Fallout: Equestria — Parte I
E nei nostri cuori non farai errori. . .»
Le canzone di Velvet Remedy passava dall’abbozzato a bocca chiusa
al testo cantato, l’ultimo in uno stato di variazione costante. Per me
guardare il mio idolo comporre dal vero una canzone era entusiasmante.
Calamity non si lamentava, trovando anche lui la musica risollevante
nell’oscurità delle terre devastate, anche se il suo occasionale roteare
degli occhi suggeriva che avrebbe preferito se lei si fosse accontentata
di una serie di versi piuttosto che cercare la perfezione.
Erano passate diverse ore dagli zombie e la valle era alle nostre spalle, a distanza di sicurezza. Un grigio più scuro iniziò nuovamente ad
allargarsi in cielo. Non una tempesta, disse Calamity con un certo tono
di incoraggiamento. Solo l’arrivo della notte (se avessi mai incontrato
i pony pegaso, pensai, li avrei ringraziati per rendere le Terre Devastate d’Equestria così deprimenti. In qualche modo era peggio della
grigia monotonia della Scuderia Due, perché non avevo mai creduto
che la Scuderia potesse essere migliore. Ma forse quella poteva essere
la depressione da post Ment-ali che parlava).
«Oh cielo!» Velvet rimase a bocca aperta quando superammo la
cresta di una collina tondeggiante e lo vedemmo: un assolutamente
gigantesco cartellone, molto più alto di qualsiasi costruzione avessi mai
visto, si profilava appena oltre la successiva collina. L’immagine, incredibilemente non sbiadita nonostante le macchie di sporco ed i danni
dell’acqua nel corso dei secoli, non era nient’altro che la gigantesca faccia di una pony di un rosa quasi insopportabile, con una criniera che
l’età aveva reso simile ai bastoncino di zucchero. Stava sorridendo, ed i
suoi occhi sembravano seguirci.
L’avevo vista prima dal treno. Anche adesso, riconoscibile con quella luce e da quella distanza come un cartellone, mi—Celestia misericordiosa!—dava ancora un brivido nervoso. Guardai mentre camminavo più vicina, cercando di immaginarlo prima che così tante decadi
avessero preso il loro tributo, prima che venisse ripetutamente condito
dalla cenere e dalla polvere portate dal vento, percorso da rivoli di piog-
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
191
gia; quando il suo piazzamento fosse stato chiaramente giocoso, posto
dietro la cima della collina in modo che sembrasse che la pony stesse
giocando a cucù-settete con l’intera dannata contrada. Quando ancora
non era così. . .
«. . . Maledetto da Luna. Fottutamente. Inquietante!»
Cercai di scrollarmi via la sensazione con un’alzata di spalle, voltandomi via dall’enorme cartellone. . . e trovantomi a fissare una subdola
robofatina.
«Ciao, Littlepip!»
Sarei finita nella nazione vicina se Calamity non avesse morso la
mia coda in fuga. Mi trattenne mentre correvo sul posto finché il panico
non mi abbandonò. Per quel momento l’Osservatore si era saggiamente
portato fuori dalla portata di zoccolo.
«Sei fortunato che ora non riesca a tirarti telecineticamente sassi
contro!»
Velvet Remedy sembrava mi avrebbe aiutato. Calamity guardava la
robofatina con evidente diffidenza, con le ali distese e le gambe allargate
in una posa difensiva. «Littlepip. . . ?»
Tutto quello che volevo sapere al momento era, «Osservatore, sono
al sicuro?»
La robofadina ondeggiò. «Si. Li stanno raggiungendo dei vagoni.
Anche se Ditzy Doo ora potrebbe avere l’idea che tu riesca ad hackerare
nelle robofatine e mandare messaggi attraverso di loro. Mi spiace.»
«Littlepip?» Calamity avrebbe ringhiato se avesse potuto. «Non mi
fido di quella cosa!»
Così l’Osservatore aveva trovato un modo per consegnare il messaggio senza far capire ai pony di Nuova Appleloosa cosa fosse in grado di
fare. Alle parole di Calamity realizzai che in effetti nemmeno io avevo
fiducia nell’Osservatore. Ed ora che sapevo che i pony per la cui liberazione avevamo combattuto ed eravamo arrivati quasi a morire erano
al sicuro, o lo sarebbero stati presto, mi vennero in mente un po’ di
domande. Prima e davanti alle altre, «Mi hai mandato in quel buco di
razziatori sapendo perfettamente cosa, e chi, ci avrei trovato, vero?»
192
Fallout: Equestria — Parte I
Calamity smise di fissare il robottino dallo strano comportamento, guardando me. Non gli avevo mai detto perché ero andata nella
Biblioteca di Ponyville.
«Avevano bisogno di aiuto.»
«Avresti potuto dirmi la verità!» dissi accigliandomi.
«Ehi, non è che esattamente ti conoscessi, no? Mi eri sembrata una
buona pony che avrebbe fatto la cosa giusta una volta che avessi visto
di persona, ma. . .»
Ora mi sembrava di ringhiare. «Mi hai mentito!»
«No!» Se fosse stato possibile per la voce meccanica e senza tono
suonare accalorata, lo sarebbe stata. «Ti avevo detto che non volevo farti
del male. E non l’ho fatto. Ti avevo detto che là avresti trovato qualcosa
di cui avevi bisogno per sopravvivere qua fuori. . .» La robofatina volò
più vicina. «E direi che hai trovato cose di maggior valore che non un
solo libro. Non sei d’accordo?»
Dannazione, l’Osservatore aveva ragione. Avevo trovato Ditzy Doo,
che era una conoscente che valutavo molto di più della guida che aveva
scritto (che comunque tenevo in piuttosto alto riguardo). Srotolando
una tela mentale potevo argomentare che la mia amicizia con Calamity
nascesse da quello che era successo là. Possibilmente, anche se con
minor certezza, potevo dire che la mia relazione coi cittadini di Nuova
Appleloosa, e quindi la mia possibilità a salvare molti altri pony, tra
cui Velvet Remedy (per talune definizioni di «salvare») derivavano da
quello che l’Osservatore stava proponendo. Volevo ancora piazzare uno
zoccolo nella piastra frontale del dannato robot. Ma sapevo che non
sarebbe servito a nulla. La robofatina non era l’Osservatore.
Velvet Remedy parlò. «Littlepip, cosa sta succedendo?»
Raccontai tutto.
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
193
«Whoops! Quasi fuori tempo. . . «avvisò l’Osservatore quando finii la
mia storia, che aveva commentato raramente. Calamity stava ancora
lanciando occhiatacce al robot volante.
Organizzai le domande nella mia testa, per priorità. «Osservatore,
tu sembri sapere un sacco di cose. . .»
«Beh, sì.»
«Cos’erano i Ministeri?» Avevo trovato tanti riferimenti ai Ministeri
sparsi tra i manufatti del passato che sospettavo tale informazione sarebbe stata utile per contestualizzare. Non mi accorsi che avevo appena
posto quella che era probabilmente la più importante domanda della
mia vita (fu, come minimo, di Livello Celestia).
L’Osservatore rimase in silenzio per un po’. Abbastanza a lungo
che pensai che il nostro strano pseudo-compagno potesse essere di
nuovo svanito via. L’Osservatore parlò lentamente, deliberatamente. «Ti
ricordi quando ti ho detto che avresti dovuto cercare la tua virtù? E ti
ho raccontato dei più grandi eroi d’Equestria?»
Annuii. «Ne hai accennato, sì.»
«Bene. . .» Le parole dell’Osservatore uscirono con lentezza, come
se fossero dolorose. «Il Massacro di Littlehorn4 spezzò il cuore della
Principessa Celestia. Dopo di quello, circa a metà della guerra, la Principessa Celestia decise che Lei non era più il pony giusto per condurre
Equestria. Quindi Lei fece un passo indietro ed abdicò la Sua posizione
a Sua sorella, la Principessa Luna. . .»
Ascoltai meravigliata. Non avevo mai sentito parlare delle Dee in
quella maniera prima di quel momento.
«La guerra era stata devastante, sia all’estero che in patria. Equestria
era in condizioni di grave sofferenza, subendo problemi sia dall’interno
che per le armate nemiche. Non potete immaginare com’era allora.
«Quegli eroi di cui ti ho parlato? Erano sei fantastiche pony dai
cuori sinceri ed anime virtuose, la cui amicizia deteneva il potere di
4
Letteralmente “Piccolocorno”, ma credo sia inutile sottolineare l’assonanza con lo
storico Massacro di Little Bighorn. Il gioco di parole svelerà il suo secondo significato
tra molti capitoli.
194
Fallout: Equestria — Parte I
cambiare il mondo. La Principessa Celestia era sempre stata come una
madre per loro. Le vedeva, una in particolare, come Sue figlie. Le amava e voleva proteggerle. Quindi la Principessa Celestia le schermò dal
peggio della guerra, trovando loro missioni che le tenessero, per la maggior parte, fuori dal pericolo, od almeno lontano dai campi di battaglia.
Mandandole in missioni diplomatiche presso i grifoni od i bufali—cose
di questo genere.
«La Principessa Luna le incontrò per la prima volta in circostanze
molto differenti. La Principessa Luna le rispettava e le vedeva come
Sue eguali. E, lo penso realmente, come Sue salvatrici. E così quando la
Principessa Luna ascese a condurre Equestria e combattere la guerra,
chiamò le più preziose eroine d’Equestria perché fossero Sue consigliere
personali. Comandò la creazione di nuovi uffici di governo, uno sotto
ognuna di loro, il cui scopo fosse ascoltare i loro pareri e trovare modi
di implementarli.»
«E quelli erano i Ministeri?»
«Sì.»
Guardai tutto intorno la cupa e decadente terra devastata che una
volta era stata la meravigliosa nazione d’Equestria. «Non mi pare che
sia andata molto bene.»
Silenzio. Poi l’Osservatore parlò ancora. «Hai mai sentito il vecchio
detto ‘la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni’?5 Se c’era
una morale alla loro storia, direi che è quella.»
Al calare della notte ci avvicinammo ad una fattoria che sembrava in
larga misura intatta—nessun animale nei recinti, ma da un camino
usciva del fumo ed una luce accogliente usciva da molte delle finestre,
come pure dalle fessure attorno alle porte del silos. Eravamo di nuovo
5
Nell’originale, the portal to hell is opened with the incantation of good intentions,
ovvero “il portale dell’inferno si apre con l’incanto delle buone intenzioni”.
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
195
solo noi tre, dato che l’Osservatore era ancora sparito con uno schiocco
ed era stato sostituito dalla metallica musica patriottica di un’inconsapevole robofatina. Calamity aveva tenuto un occhio guardingo sul
robot fino a che non era scomparso alla vista.
Un corvo svolazzò in basso, appollaiandosi sulla prima di quelle
che sembravano tre tavole che spuntavano dal terreno sul limitare di un
pascolo rinsecchito. L’ultima tavola era più piccola e storta. Gli ultimi
paletti di una cancellata, immaginai.
Rapidamente ma con attenzione trottammo giù per la collina rocciosa ed attraverso i campi disseminati di pietre fino a raggiungere
la casa. Avevamo bisogno di un posto dove dormire, cibo da mangiare e, possibilmente, rifornimenti medici. La casa sembrava fosse stata
mandata da Celestia stessa. . . assumendo che i pony all’interno non ci
sparassero per violazione di domicilio. Avere speranza nell’ospitalità
degli sconosciuti non era saggio nelle Terre Devastate d’Equestria.
Un mulino a vento cigolante con due terzi delle pale mancanti
stridette per la ruggine mentre passavamo.
«Forse questa non è proprio una grande idea», iniziai. Solo perché
non c’erano orrendi graffiti non voleva dire che il posto non fosse pieno
di razziatori.
Velvet Remedy marciò davanti a me. «Davvero, Littlepip, non dovresti suonare così stanca. . .» Stava alzando uno zoccolo per bussare
quando la porta si spalancò, illuminandoci di luce calda. Velvet strizzò
gli occhi verso lo spazio vuoto di fronte a lei, poi abbassò lo sguardo
per guardare la puledrina sull’uscio.
Era rosa. Rosa sgargiante! Era stranamente simile alla faccia del
gigantesco cartellone, solo molto, molto (molto!) più piccola. E giovane. E di una somiglianza decisamente imperfetta. Era difficile dirlo in
quella luce, ma in qualche modo sembrava sbagliata. I miei occhi prima si fissarono su una grezza cicatrice sulla sua fronte, come se fosse
caduta di testa recentemente, probabilmente ad una velocità molto alta,
e si fosse ferita in maniera abbastanza grave. La prima ipotesi che mi
venne in mente fu che fosse saltata giù dal tetto del fienile. Provando
196
Fallout: Equestria — Parte I
a volare? Gli occhi mi si mossero verso i suoi fianchi, cercando le ali,
ma era decisamente un pony terrestre. Poi vidi il suo fianco nudo. Era
giovane, ma non così tanto giovane. Era meno di una testa più bassa di
me. Sapevo com’era lottare per un cutie mark che non voleva comparire;
il mio cuore andò a lei. Aveva aspettato il suo più a lungo di quanto
avessi fatto io, e stava ancora aspettando. . . no, aspetta.
L’errore si mise a fuoco (se fossi stata ancora sotto l’effetto delle Mentali l’avrei realizzato immediatamente!). Il suo manto non era realmente
il suo manto.
Si era dipinta di rosa!
Guardai Calamity e Velvet Remedy. Dalle loro espressioni anche
loro dovevano averlo visto, e non erano proprio a loro agio.
«Ciao cara», cominciò Velvet. «Tua madre è. . .»
«OH CASPITA!» La puledra balzò su, strillando di gioia. Poi altrettanto velocemente portò uno zoccolo alla bocca, come a boccheggiare per l’orrore. «Oh no! Siete troppo in ritardo! Vi ho aspettato tutto
il giorno, ma ora siamo chiusi!» Le lacrime riempirono i suoi occhi
spalancati.
Velvet Remedy fece un passo indietro. «Oh cara. Mi spiace, bambina, ma non siamo. . .»
Lo sguardo di orrore si dissipò istantaneamente, rimpiazzato da un
largo sorriso. «Certo che non lo siete! Come se noi chiudessimo mai!»,
ridacchiò esuberante. Corse fuori dalla casa, scattando oltre di noi, poi
si fermò improvvisamente con un’espressione cupa. «Però vi dovete
davvero affrettare. Brutte cose infestano questi campi, di notte!» Con
quell’inquietante annuncio, gridò di gioia e corse verso il silos.
Ci guardammo a vicenda. Ero confusa. Calamity semplicemente
alzò le spalle e cominciò a trottare dietro la giovane e rosa puledra.
Quando raggiungemmo il silos Velvet disse «Scusa, tesoro, ma non
abbiamo capito il tuo nome?»
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
197
«OH!» La puledra rosa sussultò. «Hee! Certo! Scusate! Sono così
eccitata! Siete i primi visitatori che il museo abbia avuto in. . . oh, secoli!»
Ridacchiando di nuovo, «Oh, mi chiamo Pinkie Bell6 !»
«Museo?» chiesi, alzando un sopracciglio.
Pinkie Bell si fece forza e spinse per aprire la porta del silos. L’interno sembrava come se un party fosse esploso dentro di esso. Non in un
buon modo—più come se un party avesse ingoiato una granata, ed ora
la stanza fosse imbrattata di sangue e viscere di party.
«Benvenuti nel Museo di Pinkie Pie!» La puledra stava praticamente
rimbalzando. «Questo è il museo numero uno di tutti gli oggetti di
Pinkie Pie in tutta Equestria!»
Calamity stava scrollando la testa, ma c’era un sorriso sollevato sulla
sua faccia. Velvet Remedy gli fece una smorfia e lui roteò gli occhi in
risposta. Era strano, nessun dubbio al riguardo. Ma: niente schiavisti,
niente razziatori, niente orribili mostri—una discesa nel leggermente
bizzarro era decisamente un cambiamento ben accetto.
Pinkie Bell non si diede tregua, non fermandosi nemmeno per respirare. «E sapete, siete giusto in tempo per il tour! Ma ora dov’è la
guida? Sarà meglio che non stia di nuovo dormendo. . . oh aspettate!
Sono IO!»
Il «museo» era una singola grossa stanza. Non c’era molto con cui
fare un tour. Ma Pinkie Bell si fece punto d’onore di fermarsi e mostrare un oggetto dopo l’altro, la maggior parte dei quali adornati con
palloncini sgonfi o vomitati di coriandoli.
«. . . e ballarono e ballarono tutto il giorno e la notte! Ed il più bello
di tutto è che è proprio questo il silos dove Pinkie Pie, ancora puledra,
inventò il primo party di sempre ed ottenne il suo Cutie Mark!»
Velvet mi si avvicinò mormorando, «Sono abbastanza sicura che i
party siano esistiti da molto più che duecentocinquant’anni.» Ma Pinkie
Bell era chiaramente un rullo, e non aveva intenzione di fermarsi per
le domande.
6
Letteralmente, “campana rosata”.
198
Fallout: Equestria — Parte I
«Durante i primi anni della guerra Pinkie Pie viaggiò dappertutto, facendo party per le truppe d’Equestria che stavano per andare in
battaglia! Portandogli il sapore delle loro case e, cosa più importante,
rallegrandoli e portando sorrisi sui loro volti!» Pinkie Bell agitò le braccia di fronte a numerosi cavalletti con fotografie incorniciate di Pinkie
Pie, vestita con fronzoli e calze a rete, che ballava su un palco di fronte
a quasi mille pony. «Questo quando non era in missioni super segrete
per conto della Principessa Celestia!»
«Sembra molto più piccola di persona» commentai con Velvet, pensando a quanto meno minaccioso sembrasse il pony reale in confronto
con il folle cartellone a pochi chilometri dalla fattoria.
«L’unico rimpianto di Pinkie Pie era di non poter essere dappertutto
ad aiutare tutte le truppe tutto il tempo! (Anche se con Dash poteva
arrivarci abbastanza vicino!) Quindi naturalmente. . .»
Calamity alzò uno zoccolo. «Dash la sua amica o Dash la droga?»
Pinkie Bell sembrò non notarlo.
Saltellando verso un poster familiare Pinkie Bell continuò, inarrestabile. «. . . quando la Principessa Luna si offrì di dare a Pinkie Pie
un intero Ministero tutto suo per farci qualsiasi cosa volesse, si scagliò
sull’occasione! Ed il Ministero della Morale era nato!»
Era il poster PINKIE PIE TI OSSERVERÀ PER SEMPRE, questa
volta intatto. L’anziana giumenta rosa sorrideva maliziosamente, come
se avesse appena giocato uno scherzo meraviglioso. E con l’intera faccia visibile giurai di aver colto un che di curioso nei suoi occhi. Non
mi sentivo più colpevole mentre il poster mi guardava; ora mi sentivo
inconfortevolmente esposta.
Una esercitata piroetta portò Pinkie Bell ad un tavolo coperto da
un set da chimico e numerosi. . . campioni. «Pinkie Pie era sempre stata
molto brava a cucinare. E quando la Pricipessa Luna (buu) dichiarò
che le droghe che stavano dilagando in Equestria dalle terre delle zebre erano pericolose per la gente, Pinkie Pie decise di dimostrare che
potevano essere buone, un’aggiunta divertente a qualsiasi party! Lavorando notte e giorno Pinkie Pie inventò una miscela di Ment-ali e di
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
199
alcune delle sue cose preferite, creando. . . dun DUN DUN! Le Ment-ali
Party-Time!» Pinkie Pie sollevò una scatoletta, mostrandole.
Volevo quella scatoletta!
Pinkie Bell l’appoggiò vicino al set chimico e proseguì. Persi il filo
del suo monologo perché la mia mente insisteva che avevo assolutamente bisogno di ricordarmi dove fosse posizionata quella scatoletta.
«. . . per allora il Ministero della Morale aveva trasformato Pinkie
Pie in un’iconica figura che trascendeva i limiti dl singolo pony per
diventare una figura mistica che poteva stare facilmente al fianco di
Principessa Celestia e Principessa Luna stesse!»
Va bene, quello era semplicemente sbagliato.
«I piccoli puledri e puledre sapevano che Pinkie Pie li osservava
costantemente. Vedeva tutto quello che facevano. E se erano puledri e
puledre buoni, se erano educati ed amichevoli, se facevano i loro lavoretti e sorridevano e ridevano e non spargevano mai bugie sediziose,
allora al loro compleanno Pinkie Pie gli avrebbe portato uno splendido
party!» Pinkie Bell agitò uno zoccolo come avviso. «Ma, se erano stati
cattivi puledri e puledre, Pinkie Pie gli avrebbe portato una roccia!»
Cosa dia. . . ?! Guardai Velvet Remedy sbalordita.
Nel frattempo Pinkie Bell si era interrotta. I suoi occhi si allargarono e trattenne un profondo respiro. Ed aspettò. Un secondo, due,
tre, quattro. . . Alla fine Pinkie Bell lasciò andare il fiato con un sospiro di disappunto. «Scusate. Mi pareva di sentire un numero musicale
estemporaneo in arrivo.»
Velvet Remedy guardò studiatamente altrove.
«Comunque, cosa stavo dicendo. . . Oh sì, come Pinkie Pie porta i
party!»
Velvet si voltò verso la giovane puledra, un po’ spaventata. «Porta?
Cara, lo sai che Pinkie Pie è morta, vero?»
Pinkie Bell non perse un colpo. «Oh, è morta fisicamente! Ma il suo
spirito vive in tutti noi!»
Guardai il sopracciglio di Velvet alzarsi. E poi ridacchiò, sembrando
accettarlo ad un livello che io proprio non potevo. Mentre mi passavo
200
Fallout: Equestria — Parte I
lo zoccolo sulla faccia Velvet si avvicinò a Calamity e sussurrò «Penso
che lo spirito di Pinkie Pie abbia una molestatrice.»
Riuscii a perdermi la maggior parte del resto del «tour» perché stavo
cercando un modo di convincere Pinkie Bell a separarsi da quella che
probabilmente era una parte di pregio della sua collezione. Ma ritornai
di scatto attenta quando Pinkie Bell annunciò di avere qualcosa da
chiederci. Una proposta.
«Mi risulta di avere l’unica copia della ricetta per le Ment-ali PartyTime!. . .» Va bene, sapevo che non era vero. Anche l’amico di Calamity
ce l’aveva. Ma sarebbe stato il metodo più facile e veloce per averla per
me stessa. E perché stressarsi a chiedere una singola scatoletta quando
avrei potuto avere la dannata ricetta!?
«. . . e la condividerò con voi se mi potrete portare l’unico pezzo
mancante della collezione del Museo Pinkie Pie! Un’edizione limitata
della statuetta magica di Pinkie Pie! Portatela qui, ed io indirò un party
che finirà tutti gli altri party!»
«Non mi sarei dovuta divertire», stava dicendo Velvet Remedy mentre
trottava nervosamente per la stretta camera al secondo piano in cui
Pinkie Bell aveva assolutamente insistito stessimo per la notte.
Quando Pinkie Bell spiegò come fossero state create poche serie di
figure delle Giumente dei Ministeri, incantate in maniera molto particolare, la mia mente era subito andata alla statuetta della pony arancione
con le tre mele sul fianco. Trovarne un’altra simile, una specificatamente di Pinkie Pie, poteva essere virtualmente impossibile. D’altra parte
Pinkie Bell insisteva sul fatto che le statuette potessero sopravvivere
persino all’apocalisse. E realmente ne avevo trovata una dopo essere
stata all’Esterno per grosso modo quanto, una settimana?
Calamity si sedette sul letto, con un orecchio al muro mentre guardava Velvet agitarsi.
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
201
«Quella povera puledra. È così terribilmente triste.»
Calamity nitrì. «Triste? Stavi ascoltando la stessa piccola palla di
Dash dipinta di rosa che ascoltavo io?» Poi, ricordandosi della sua stessa
precedente confusione, chiarì «La droga».
Velvet Remedy si fermò. «Oh si. E quella povera ragazza non è felice.
Per nulla.» Chinò la testa. «È piena di dolore. Deve esserle successo
qualcosa di terribile.»
Guardando Velvet Remedy fui ancora una volta catturata dalle striature oro e porpora nella sua criniera bianco argento, di nuovo trovandovi strane reminiscenze del rosa e giallo del Ministero della Pace. Solo
che fino ad allora ci pensavo come a coincidenza o destino. Ora mi
chiedevo se non fosse più simile al manto tinto di rosa di Pinkie Bell.
Velvet notò il mio sguardo e sembrò indovinare cosa stessi pensando paurosamente in fretta. «Non è lo stesso!» insistette tranquillamente.
Calamity stava prestando maggiore attenzione al muro. Improvvisamente saltò sugli zoccoli. «È andata. E se non volete che ci succeda
qualcosa di orribile, suggerisco che ce ne andiamo anche noi.» Si mosse
verso la porta e premette la maniglia. Non si mosse.
Era chiusa.
«Magari sta solo cercando di proteggerci dalle brutte cose che girano
nei campi la notte?» proposi, senza davvero crederci.
Velvet Remedy mi aveva scansato per provare lei stessa la porta. Ora
sbuffò, «Non importa. Ce ne andiamo. Non starò chiusa in gabbia.»
Calamity si era mosso alla finestra e stava controllando la fattoria al
di sotto. Mi impennai mettendo gli zoccoli sulla cornice e spiai attraverso il vetro. Per un momento non vidi nulla. Solo la notte. Poi, mentre
Pinkie Bell apriva la porta del fienile abbastanza da scivolare all’interno
e richiuderla alle sue spalle, apparve uno spiraglio di luce vagamente
pulsante e colorata.
Calamity aspettò, silenzioso ed immobile, fino a che non si aprì
la porta della casa, disegnando un rettangolo di luce sul terreno con
ritagliata in esso la forma di Pinkie Bell. Nel momento in cui la porta
si richiuse si voltò scalciando la finestra.
202
Fallout: Equestria — Parte I
Il colpo fu terribilmente rumoroso.
La fuga sarebbe stata pericolosa, se non impossibile, senza un pegaso che ci facesse volare giù. Iniziammo ad attraversare la fattoria,
strisciando acquattati, tenendoci nell’oscurità delle ombre più profonde. Stavamo strisciando sul fianco del fienile quando un impulso mi
sopraffece e mi infilai all’interno.
Più tardi dissi a Velvet Remedy e Calamity che non ero sicura sul
perché fossi entrata nel fienile. Ma in realtà avevo esattamente due motivi. Primo, la ricetta per le Ment-ali Party-Time non era nel museo, e
non l’avevo individuata nella casa. Sarebbe potuta essere stata nascosta
ovunque—in un libro o sotto una coperta—ma credevo che l’ossessione di Pinkie Bell non le avrebbe permesso di non metterla in mostra.
Così speravo fosse nel fienile.
Secondo, quella luce pulsante e stranamente mutevole mi ricordava
spiacevolmente il modo in cui era esploso il vagone passeggeri dopo
che Calamity gli aveva sparato. Gli avevo chiesto qualcosa in seguito,
e mi aveva spiegato come alcuni dei più grandi carri volanti, come
quello che era stato progettato per portare dozzine di pony, usassero un
campo magico generato da un motore a magiscintilla7 in modo che un
singolo pony li potesse sollevare in aria. Come le batterie magiscintilla
quei motori erano frutto di scienze arcane ed imbrigliavano potenti
energie magiche. Calamity non lo capiva a quel livello, naturalmente.
Lui sapeva solo che sparare contro la scatola magica di uno di quei
veicoli rilasciava un inferno di vortice.
Un tale vortice era rapido e molto violento. L’idea che Pinkie Bell potesse avere qualcosa di simile nel suo fienile, magari un vortice magico
in qualche modo stabile o perpetuo, mi preoccupava profondamente.
7
Nell’originale semplicemente spark engine, ovvero “motore a scintilla”; ho
preferito mantenere l’assonanza con le già incontrate batterie magiscintilla.
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
203
«Che cosa sto guardando?»
Era piccola, di una forma una geometrica le cui facce sembravano
torcersi l’una attraverso l’altra. L’intera cosa aveva le dimensioni di un
cesto di mele, e colori malati ed ipnotici roteavano su di essa.
Potevo sentirla attirarmi ad essa. Mi ci stavo perdendo dentro. Mi
servì uno sforzo fisico per tirarmi via dalla cosa. Guardandomi attorno trovai una cassaforte. Il resto del fienile era sostazialmente spoglio.
Scivolai verso di essa e mi applicai in quell’attività che sembrava tanto
unica.
La cassaforte si aprì con un sospiro.
All’interno c’era il mio premio: la ricetta delle Ment-ali Party-Time!
Ma non era mia. Avevo cercato nelle rovine. Avevo saccheggiato le
case di schiavisti e razziatori. Ma questa volta era derubare una povera
giovane pony che non era nemmeno ancora una giumenta.
Ma. . . Ment-ali Party-Time! E sul serio, tutto quello che dovevo fare
era copiarla sul mio PipBuck. L’avrei subito rimessa a posto. E quello
non sarebbe stato davvero rubare, giusto?
Tranne che Pinkie Bell la stava offrendo come ricompensa per aiutarla in qualcosa. E quello me lo faceva sentire come se fosse stato
rubare. Come se stessi prendendo una ricompensa che non mi ero
guadagnata.
Sedetti, guardando nella cassaforte per non so quanto a lungo. Alla
fine mi concentrai sulla magia di levitazione. . . e tirai fuori l’altro oggetto nella cassaforte. Un registratore con un singolo messaggio sopra. Lo
copiai nel mio PipBuck e lo avviai.
Non riconobbi la voce, ma suonava giovane. Almeno giovane tanto
quanto Pinkie Bell era adesso.
«Peartree8 ,
«I razziatori sono tornati ieri. Non avevano preso bene che
papà la settimana scorsa li avesse scacciati a fucilate, così questa volta sono tornati in forze. Mamma ci ha fatto nascondere
8
Letteralmente, “Albero da Pere”
204
Fallout: Equestria — Parte I
nella stanza di sopra e ha lanciato un incantesimo per non farci
vedere. Ci ha fatto promettere di stare in silenzio ed immobili.
Ma Silver Bell9 . . .
«La mia sorellina è sempre stata capace di fare una musica
bellissima, come il tintinnio di dozzine di campanelle magiche.
L’adoriamo tutti. Ma a Silver Bell, ogni tanto quando è spaventata o preoccupata, l’incantesimo si attiva da solo. Non voleva
farlo. È stato un incidente.
«I razziatori hanno ucciso mamma e papà. Li hanno uccisi
in maniera lenta e brutale. E ci hanno costretto a guardare. È
stato. . .
«Li ho sotterrati sul limitare del campo ad est. Ho messo un
paio di assi come lapide. Odio che non possano durare a lungo,
ma non posso scolpire i loro nomi nella roccia. E mamma e papà
meritano di avere i loro nomi sulle loro tombe.
«Silver Bell ha incubi tutte le notti. Onestamente, la maggior
parte delle notti anch’io. E durante il giorno sta solo rannicchiata in silenzio. Non piange mai. Non sorride mai. Non riesco
nemmeno a farla mangiare. Non so cosa fare.
«Ho intenzione di portarla alla Tenpony Tower. Ho sentito
che c’è un tizio lassù che si occupa degli orfani. È una lunga
camminata, così sono andata a farmi dare consigli dai vicini.
Se non sarò tornata quando arrivi qua, ti prego di caricare il
carro. So di non poterti chiedere di venire con noi: hai la tua
gente di cui prenderti cura. Ma apprezzerei davvero se potessi
rimanere in zona per poterti dire addio.
«Sei la migliore amica che potessi desiderare.
«Con amore, Memory.»
Sedetti lì, stordita. Oh dolce Dea Celestia. . .
9
Letteralmente, “Campana d’Argento”
Capitolo Nove — L a Morale della Favola
205
«Non avresti dovuto ascoltarla!» Mi voltai di soprassalto trovando
Pinkie Bell (. . . no, Silver Bell!) a fissarmi dritta negli occhi. «Non. È.
Tua.»
Così da vicino potevo vedere molto meglio la sua cicatrice. Un’orribile realizzazione mi colpì come acqua gelata. Silver Bell era un unicorno. Si era tagliata via il corno!
Mi ritrassi, scontrando nella cassaforte aperta.
«La vuoi così tanto? Tienila!» Pinkie/Silver Bell avanzò per chiudermi contro la cassaforte.
Da dietro di lei, la voce di Velvet Remedy risuonò nell’aria. «Tu non
sei come Pinkie Pie.»
Pinkie/Silver Bell si raggelò. Poi si voltò lentamente via da me. Comunque bloccava il fronte della cassaforte, ed in qualche modo non
riuscivo a spingermi a passarle oltre per liberarmi.
«Tu non sei per niente come Pinkie Pie», disse lentamente Velvet
Remedy, con calma. La sua voce non era accusatoria, ora. Era principalmente triste. «Tu sei, al limite, l’opposto di Pinkie Pie.»
Vidi la puledra di fronte a me tremare. Le emozioni sembravano
attraversarla come se non volessero fermarsi, o fossero ansiose di togliersi di mezzo in modo che la successiva emozione potesse prendere
il controllo.
«Tu non porti felicità. Quando ti guardo, tutto quello che sento è
tristezza», continuò Velvet, dando con la voce un tono di gentilezza alle
sue parole. «Se Pinkie Pie ti incontrasse, non vorrebbe organizzare un
party. . .»
«Sì che vorrebbe!»
Velvet si interruppe solo un momento. «Magari vorrebbe, ma non
organizzerebbe una festa perché vorrebbe divertirsi con te. Organizzerebbe un party perché vorrebbe aiutarti. Perché la renderesti molto
triste.»
«C-c-cosa n-ne sai?»
«Io so che la risata, la vera risata, non è costretta. Non è qualcosa
che ti dipingi addosso per nascondere i tuoi veri sentimenti.» Velvet
206
Fallout: Equestria — Parte I
Remedy camminò lentamente verso la puledra, che era bloccata tra
l’esplodere di rabbia e lo scoppiare a piangere. «Lo so che sei molto
ferita dentro. E non è il genere di ferita che possa venire guarita da una
festa. O curata dal mio corno.»
Nel tempo in cui Velvet Remedy aveva raggiunto la puledra, Pinkie/Silver Bell stava tremando malamente.
«Quello che è successo ai tuoi genitori non è colpa tua. Quello che
è successo a tua sorella non è colpa tua. . .»
A sua sorella? Improvvisamente mi ricordai delle tre assi nel campo.
L’ultima piegata, come se fosse stata piantata da qualcuna più piccola
e giovane che non era stata molto in grado di posizionarla. Pensai ad
una sorella più vecchia di nome Memory che trottava da sola verso i
confinanti più vicini, in un’altra fattoria probabilmente ad una dozzina
di miglia di distanza attraverso un territorio infestato dai razziatori. Il
mio cuore cedette.
«SÌ! LO! È! STATA!» E con quello Silver Bell crollò in un pianto
disperato. Velvet Remedy era lì per stringere la puledra tra la testa ed
una zampa, dandole una criniera su cui piangere.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Ira Matematica—Sei in grado di ottimizzare la logica del tuo
incantesimo di mira. Il SATS ora è 20% più figo.
Capitolo D ieci
Correzione di Rotta
«Già. È una buona cosa che non mi paghino per assecondarli. Fiamma
Sacra, il mio culo!»
Fuochi d’artificio.
Pinkie Bell (no, Silver Bell—dovrei proprio pensare a lei come Silver
Bell) li chiamava fuochi d’artificio; li aveva conservati per quando la sua
collezione nel Museo Pinkie Pie non fosse stata completa. Ovviamente.
Se sei intenzionata ad indire una «festa per finire le altre feste» hai
bisogno dei fuochi d’artificio.
«È quello che penso che sia?» mormorò Railright, fissando dalla
porta aperta del fienile lo strano oggetto colmo di colori pulsanti e
cangianti. Per nulla desideroso d’entrare. All’esterno, oltre a lui, potevo
vedere Ditzy Doo che aiutava la puledrina col vagone delle consegne
(«Consegno Assolutamente Tutto!» era inciso sulla fiancata, assieme
alla costellazione di cerchi che, supponevo, era il logo del pony ghoul).
L’Osservatore era nuovamente ricomparso. Una robofatina aveva silenziosamente vagato nella fattoria nel pieno della notte. L’Osservatore
vegliava su di noi. Il mio appena un po’ inquietante estraneo guardiano.
Era stata necessaria molta meno persuasione per convincere l’Osservatore a contattare nuovamente Ditzy Doo per avere aiuto. Forse era
perché l’avviso di Velvet Remedy era ancora fresco nella mia mente e
l’avevo chiesto cortesemente, questa volta, per favore. Più probabilmente perché l’Osservatore era completamente impazzito nell’attimo in cui
avevo condotto la robofatina nel fienile.
La reazione colma di panico dell’Osservatore alla vista dell’oggetto
era stata inaspettata ed inquietante. Piuttosto diversa dalla raffinata crisi
di Velvet Remedy quando aveva incontrato Ditzy Doo. Quando le ebbi
assicurato che la ghoul era un’amica e non una famelica pony zombie
207
208
Fallout: Equestria — Parte I
come la mandria che ci aveva inseguito il giorno prima, Velvet aveva
sorriso e si era comportata in modo perfettamente cortese. Ma stava
ancora mantenendo le distanze e lanciava alla ghoul occhiate terrificate.
Penso che la pony medico dentro di lei stesse avendo una reazione
allergica alla semplice esistenza dei pony ghoul.
Io avevo atteso l’arrivo del personale di Ditzy Doo. Silver Bell aveva
bisogno di aiuto, e noi non potevamo offrirglielo da soli. Vi era un posto
a Manehattan che avrebbe forse potuto aiutare la povera puledrina, se
ancora esisteva. Ma come il mio oh-così-sfortunato viaggio nelle Terre
Devastate d’Equestria aveva già dimostrato, era fin troppo pericoloso
trascinarsi dietro un pony come Silver Bell. Aveva bisogno di amore e
conforto, sicurezza e terapia prolungata. Vagare per le terre devastate
non glielo avrebbe concesso, ed un altro incontro ostile avrebbe potuto
segnarla in modo ancora peggiore. Mi preoccupava che il suo dolore e
le sue ferite potessero essere già troppo gravi per guarire. Non potevo
rischiarlo. Ed in mancanza di alternative, Nuova Appleloosa era l’unica
vera e propria opzione che vedevo. E con quel che sapevo di Ditzy
Doo, sarebbe stato difficile trovare un’altra pony in grado di aiutarla,
eccettuato un pony psichiatra professionista. E sapevo che Dizy Doo
avrebbe tenuto veramente a lei.
Non mi ero aspettata che Railright arrivasse sul vagone. E per quanto mi fosse sembrato gradevole in precedenza, qualcosa a riguardo di
quella visita parve malaugurante.
Gli diedi le spalle, voltandomi verso lo strano oggetto, attenta a guardare appena al di sopra e di lato, piuttosto che proprio sulla superficie
in movimento.
«Già.» Calamity sostava appena all’interno del fienile, dopo aver
aperto la porta. Anche lui rifiutava di avvicinarsi ulteriormente, per
quanto a causa di una ragionevole attenzione piuttosto che di volgare
paura. «Quella è una bomba al fuoco magico.»
Pinkie Bell teneva megaincantesimi inesplosi nel suo fienile.
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
209
Come fuochi d’artificio.
Pilastri di pura luce solare forarono l’aria attraverso centinaia di piccole
aperture nell’onnipresente velo di nubi. Era come la notte nella quale
uscii per la prima volta dalla Scuderia Due, solo che, al posto di un
imperscrutabile abisso punteggiato di stelle, quello che si vedeva oltre
era un cielo del blu più splendido. Desideravo così ardentemente quel
cielo. Ma le aperture si richiusero rapide come si erano aperte. Per
mezzogiorno il velo grigio sarebbe stato nuovamente solido.
Ditzy Doo aveva avvolto Silver Bell in una coperta e si stava fissando
sulla parte frontale del vagone con maturata abilità. Mi colse a guardare
e sorrise di rimando, con uno dei suoi strani occhi che roteava verso
l’alto. Tentai di non tremare alla sua vista, e le diedi il mio miglior sorriso
di rimando. Poi lanciai uno sguardo appena rimproverante in direzione
del carico di barili vicino ai quali Velvet Remedy stava cercando di
rimanere senza nascondersi realmente.
«Cosa diamine pensate di fare con quella cosa?» Calamity stava
chiedendo a Railright mentre si allontanavano dal fienile. «Suggerirei
di farci crollare addosso il fienile, ma potrebbe farla esplodere. Diamine,
per quel che ne sappiamo anche muoverla potrebbe farla esplodere!»
Railright nitrì. «Non ne ho idea.» Alzò uno zoccolo per bloccare
Calamity. «Ti dispiace se scambio due parole con Littlepip? In privato?»
Calamity scrollò le spalle e trottò verso Ditzy Doo. Railright mi si
avvicinò. Il mio senso di disagio crebbe.
«Sai, se continui a mandarci gente, dovremo costruire una città
più grande.» cominciò distrattamente, ma percepii un tono severo di
sottofondo.
«Beh, spero di liberare molti altri pony dagli schiavisti» ammisi,
pensando ancora una volta a Fillydelphia. «Ma li sto mandando a voi
solo perché siete la gente più gentile ed onesta che io abbia incontrato
210
Fallout: Equestria — Parte I
fino ad ora.» In tutta onestà, cominciavo a sentirmi un poco a disagio
nel mandare dei pony a vivere in una cittadina che era famosa per il
traffico di schiavi. Speravo solo che l’influsso delle storie dei prigionieri
maltrattati dagli schiavisti potesse ribaltare le loro vedute.
«Non fraintendermi. Ammiriamo quello che stai cercando di fare.
Tu sei là fuori a salvare delle vite, e di questo non c’è nessuno che se ne
lamenti. Gli daremo una buona casa, e faremo in modo che la puledrina
e tutti gli altri dalla vecchia Appleloosa siano trattati bene.»
Ecco che arriva, pensai.
«Ma. . .» Railright fece una smorfia. «Siete tutti avventati e pericolosi. Avete fatto massacrare sei dei nostri migliori pony ferrovieri, alcuni
dei quali erano miei amici da più tempo di quanto possa ricordare.
Avete distrutto uno dei pochi treni funzionanti, ed avete praticamente
dato fuoco ad ogni relazione pacifica che Nuova Appleloosa potesse
intrattenere con gli schiavisti. Ora dovrò mettere più pony di guardia
sulle mura e dovremo inviare più guardie con le carovane. Onestamente, mi chiedo se abbiamo abbastanza munizioni in città nel caso in cui
dovessero decidere di vendicarsi per quello che voi avete fatto.»
Mi sedetti sui miei fianchi, le orecchie basse. Il mio cuore stava
sprofondando.
«Quindi mi dispiace di dovervelo dire. . . mi dispiace davvero. . . ma
non siete più propriamente i benvenuti a Nuova Appleloosa.» Tentò di
rendere il colpo meno duro. «Almeno, non per un bel po’.»
Mi sentii un poco intontita.
Railright lanciò uno sguardo oltre il proprio fianco, dove Ditzy Doo
e Calamity stavano battendo i loro zoccoli, trattando sulle merci saccheggiate che avevano cominciato a pesarci nelle nostre borse da sella.
Railright tornò con lo sguardo su di me. «Ditzy Doo è stata dannatamente insistente nel voler continuare a commerciare con voi. Ma l’ho
convinta a condurre i suoi affari con voi fuori dalle porte.»
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
211
Il soffitto di nubi si era completamente richiuso, rigettando nuovamente
le Terre Devastate d’Equestria nel loro triste grigiore. Velvet Remedy
e Calamity mi erano trottati davanti, lanciati in una discussione sui
testi delle canzoni; Velvet aveva, in qualche modo, convinto Calamity
a provare un duetto con lei.
Il mio cuore pareva piombo, ma fui sorpresa che le notizie di Railright non mi avessero ferito molto di più. Non mi sentivo come se mi
avessero tolto il pavimento da sotto i piedi. Nella mia mente non avevo
creato veri e propri legami con Nuova Appleloosa, eccettuato forse un
amichevole rispetto per l’autrice della Guida alla Sopravvivenza nelle
Terre Devastate. Non avevo mai considerato l’idea di farne la mia casa,
in particolare non dopo aver appreso perché Calamity avesse rifiutato
di farne la sua. Pertanto non ero più alla deriva in quel momento di
quanto non lo fossi stata l’ultima notte.
Controllai il mio PipBuck. La sua mappa automatica aveva diverse nuove locazioni indicate ora, inclusa quella verso la quale stavamo
viaggiando: Manehattan. Calamity aveva barattato piuttosto bene, ottenendo per noi rifornimenti medici, cibo, borracce e perfino munizioni
per la Piccola Macintosh; aveva anche ottenuto di poterci far guardare
alcune delle mappe di Ditzy Doo e di registrarne le informazioni sul
mio PipBuck. Era da quelle mappe che avevo ottenuto gli indicatori per
Manehattan (che era a meno di una settimana di trotto) e Fillydelphia
(che non lo era). La fattoria Bell possedeva un piccolo depuratore d’acqua, che ci aveva permesso di riempire le nostre borracce per la lunga
marcia.
Silver Bell si stava lasciando dietro il suo Museo Pinkie Pie. Le avevo
chiesto, con molta delicatezza, il permesso di guardare la sua ricetta per
le Ment-ali Party-Time. Ora era archiviata nel mio PipBuck. Per un
qualche motivo non ritenni opportuno parlarne ancora agli altri.
La stanchezza cominciava ad esigere il suo scotto su tutti noi. Non
avevamo dormito, rimanendo con Silver Bell fino all’arrivo di Ditzy
Doo. Perfino quando la puledrina aveva cominciato a gridare in un
sonno colmo di incubi eravamo rimasti vigili.
212
Fallout: Equestria — Parte I
Nella distanza potevo vedere una sottile torre bianca innalzarsi verso il cielo, così alta da forare le nubi. Una parte di me era fortemente
tentata di deviare nella sua direzione, solo per poterle dare un’occhiata,
ma era lontana diverse miglia ed avrebbe aggiunto molte ore al nostro
viaggio.
Piuttosto cercai di saziare la mia curiosità con una piccola serie di
edifici davanti a noi. Trottai più rapidamente per raggiungere Calamity
e Velvet.
Velvet Remedy si era presa una pausa dalla sua scrittura di canzoni,
tormentata da una domanda, «Calamity, se i pegasi vivono sulle nuvole,
cosa mangiano?»
Calamity rispose con leggerezza, «Oh, coltivano il loro cibo lassù.»
Lui la guardò, «Non hai mai sentito parlare di semina delle nuvole?»
Velvet Remedy lo fissò. A beneficio di Calamity, bisogna dire che
era riuscito a mantenere un’espressione seria per diversi attimi prima
di sogghignare.
Velvet ridacchiò. «Molto divertente. Bene, avete i vostri segreti. Ma
un giorno mi aspetto una vera risposta.»
Tentai di far levitare i miei binocoli ed osservare più accuratamente
gli edifici, ma fui appena in grado di aprire le mie saccocce prima che
il mio incantesimo si esaurisse. Per la grazia di Luna, avevo bisogno di
dormire.
Calamity si levò in aria, lanciandosi in avanti per eseguire una passata aerea sopra alle strutture. Tornò indietro, con espressione cupa.
«Razziatori.»
BLAM!
Un’altra pony razziatrice cadde, gran parte della sua testa sparsa sul
muro dietro di lei, mescolata coi graffiti. Tornai ad abbassarmi dietro al
carretto di mele (le mele erano marcite da tempo ed i razziatori avevano
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
213
iniziato a decorarlo con teschi di pony). La Piccola Macintosh aveva
ancora due colpi. Io avevo più proiettili, ma non ero sicura di come
ricaricare senza affidarmi alla mia magia. Era già abbastanza strano far
fuoco con l’arma tra i denti.
Velvet Remedy si accucciò al mio fianco, curando una ferita sul fianco di Calamity. A suo beneficio bisogna dire che aveva effettivamente
tentato di parlare con i razziatori. Loro avevano risposto al suo saluto
con alcuni suggerimenti estremamente perversi, dei quali almeno uno
aveva a che fare con la necrofilia. Quello era stato il momento in cui Calamity aveva cominciato a sparare ai pony che avevano preso posizioni
di cecchinaggio sui tetti.
«Agganciami al carro,» ordinò Calamity.
«Prego?» , Velvet lo guardò dubbiosa.
Calamity diede un colpetto con lo zoccolo al carretto delle mele. «Invece che nasconderci dietro ad esso, usiamolo. Agganciamici e montate
su!»
Guardai fra il carro e Calamity. «Aspetta. . . vuoi dire che ci trainerai
in aria mentre noi spariamo? Puoi farlo?»
«Eggià.»
Strabuzzai gli occhi. Sarebbe sicuramente stato un combattimento
da romanzo. Annuii a Velvet e lei cominciò a legare Calamity al vagone.
Poco dopo eravamo in aria. Era esilarante. Il vento che soffiava sul
mio manto, il terreno che non mi tratteneva più. Era come cadere, solo
più divertente. Un poco terrificante, ma divertente.
«Non dimenticarti di rispondere al fuoco!» gridò Calamity, rendendosi conto che io ero rimasta catturata dall’esperienza. Il proiettile di
un pony razziatore colpì il fondo del vagone. Sospettai che non fosse
stato il primo. La mia mente tornò alla battaglia e presi la mira.
BLAM!
Un altro pony razziatore cadde. Ne allineai un terzo con il mirino e
diedi un colpo di lingua al grilletto. Il mio bersaglio cadde, col sangue
che si accumulava in una pozza sotto di lui. Era fin troppo facile.
214
Fallout: Equestria — Parte I
Solo in quel momento ebbi bisogno di ricaricare o cambiare le armi.
Il fucile da combattimento sarebbe stato inutile a quella distanza, ed
avevo perduto quello da assalto nella battaglia sul treno. Ciò mi lasciava
con il fucile da cecchino, un’arma così grande da richiedere la telecinesi
od un supporto per poter fare fuoco. Osservai il carretto, supponendo
di potermi appoggiare sulla sua balaustra.
«Whoa!» Calamity gridò mentre il cielo si riempiva di proiettili,
uno dei quali giunse quasi a rigare la sua bardatura da combattimento. «Fastidiosi parassiti! Lil’pip, vedi se riesci a colpire quello nascosto
dietro alle casse della posta. Mi avvicino così avrai una linea di tiro
pulita.»
Allineai il fucile da cecchino fissandolo come meglio potevo, poi
presi la mira mentre Calamity faceva voltare il carretto. Vidi una unicorno razziatrice, una brutta giumenta con solo tracce di viola rimaste
nella sua criniera. Era quasi del tutto protetta dietro alla serie di cassette
postali, intenta a far levitare una carabina d’assalto dotata di mirino, un
notevole miglioramento rispetto al fucile d’assalto che avevo usato in
precedenza. Trattenni la mia lingua fin quando la manovra di Calamity
non mi diede la possibilità di un buon colpo.
La razziatrice emerse quasi completamente in vista, scatenando una
pioggia di proiettili in nostra direzione. Scivolando nel nirvana di mira
del SATS notai appena il grido di Calamity mentre tirai il grilletto con
la lingua, mandando la razziatrice a farsi giudicare dalle Dee.
Percepii il vagone inclinarsi pericolosamente. «Calamity!» gridò
Velvet Remedy dietro di me. Il vagone ruotò violentemente in aria.
Ansimai. Calamity era stato colpito proprio alla sua ala destra! L’ala
stava perdendo sangue e lui mormorava in predo all’agonia mentre
tentava di mantenere stabile il vagone. «Mi dispiace, gente,» mugugnò
dolorosamente. «Potreste tutti quanti percepire qualche turbolenza. . .»
Il vagone si abbassò di un metro e mezzo, destando un grido sia in
Velvet che in me. Calamity si riprese dalla caduta, trainandoci verso
l’alto, tentando di raggiungere il tetto dell’edificio più integro.
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
215
Ce la fece. In gran parte. Il mio amico si schiantò violentemente
sul tetto, scivolando lungo le tegole rotte, mentre il vagone si abbattè
poco sotto di lui con un pessimo angolo ed una delle ruote si staccò,
scagliando me e Velvet Remedy in aria. Mi trovai di nuovo a volare, nel
genere di caduta non divertente. Colpii una volta il tetto rimbalzando
ed il dolore avvampò nella spalla, e volai in un mucchio di casse e scatole
di munizioni (con le prime che si infransero all’impatto).
Guardai in alto per vedere il carretto delle mele rotolare sopra Calamity, volando oltre l’orlo del tetto con un sonoro schiocco, e procedendo
oltre il bordo, trascinandosi dietro il mio amico! Il sangue dalla sua ala
colpita macchiava il tetto. Il pegaso ferito ansimava e scalciava all’esterno con le sue gambe, afferrandosi al bordo del tetto ed interrompendo
la caduta. Si fermò, tremante, con il peso del vagone che lo trascinava
tramite l’imbragatura, quasi del tutto intatta. «Aiuto!»
Velvet Remedy brontolò nelle vicinanze. La fortunata giumenta
era riuscita ad atterrare di ventre su di un bel materasso soffice—il
letto di un razziatore (a ripensarci, forse, non era stata così fortunata). Mi rialzai sugli zoccoli, lamentandomi per il dolore delle schegge
e dei frammenti e della brutale escoriazione alla mia spalla, e scattai
verso Calamity. Velvet mi galoppò oltre, con le sue zampe più lunghe
che la portarono vicina al fianco del pegaso, dove cominciò a mordere
l’imbragatura tesa. Mi unii rapidamente a lei. Calamity grugnì.
Dopo solo pochi ma lunghissimi secondi, recisa l’imbragatura, il
carretto cadde lungo il fianco dell’edificio, infragendosi sul marciapiede
sottostante.
Velvet Remedy si inginocchiò sul materasso (che aveva tentato di rivoltare su di un lato meno orrendamente macchiato, solo per esserne
dissuasa dalle colonie di insetti che vivevano al di sotto), e contemplò
216
Fallout: Equestria — Parte I
la sfera della memoria che avevamo trovato fra i resti della Ditzy Doo
Consegne. Non l’aveva ancora effettivamente attivata.
Velvet si era occupata della pulizia e della cura dell’ala ferita di Calamity al meglio che poteva per poi avvolgerla in bende curative, assicurando il pegaso che sarebbe stato pronto a volare nuovamente il
mattino successivo. Presumendo, ovviamente, che seguisse il suo suggerimento e rimanesse con gli zoccoli per terra, prendendosi un po’ di
riposo.
Similmente, aveva medicato il resto delle nostre ferite con pozioni
curative e misture. Ancora una volta, le nostre scorte mediche erano
calate ben più di quanto avremmo voluto; ma contavo sul saccheggio
degli edifici. Sicuramente i razziatori dovevano averne accumulate un
po’.
Vi era una botola più di sotto, nell’edificio. Pochi attimi dopo che
avevamo allentato il carretto delle mele ne era emerso un singolo pony
razziatore, armato di un rastrello metallico i cui denti erano stati affilati come artigli letali. Cadde per un doppio colpo della bardatura da
combattimento di Calamity. Perfino sull’orlo del collasso Calamity era
ancora un tiratore perfetto.
«Perché una bomba al fuoco magico?» domandai mentre recuperavo il mio fucile da cecchino, tentando di rimetterlo all’interno della sua
fondina senza l’ausilio della levitazione (risultò che ricaricare i proiettili nella Piccola Macintosh era perfettamente entro le mie capacità, ma
solo fin quando avessi tenuto la pistola con la bocca).
I miei compagni guardarono entrambi verso l’alto, allarmati. Io chiarii, «Intendo, perché era una bomba? Pensavo che i megaincantesimi
venissero scagliati.»
Calamity, che si era rannicchiato vicino alla botola del tetto, al tempo stesso riposando e montando la guardia, rispose, «Gli unicorni scagliano incantesimi. Le zebre non lo facevano. Mescolavano i loro incantesimi all’interno di pozioni, filatteri e feticci. I loro megaincantesimi
erano od innestati in missili incantati, come quello che cancellò Cloud-
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
217
sdayle, od introdotti nei centri abitati e fatti esplodere, come la bomba
al fuoco magico che annientò Manehattan.»
Annuii a quelle parole e mi concentrai sul prelevare munizioni dalle
cassette dei pony razziatori. Una cassa chiusa a chiave mi fornì diverse
granate. Non male.
Guardando Calamity domandai, «Pronto ad affrontare l’edificio?»
Speravo che tutti i razziatori fossero già stati sistemati e che potessimo
saccheggiare liberamente. Ma si trattava probabilmente di un semplice
desiderio.
Calamity annuì, rialzandosi sugli zoccoli. Velvet Remedy si alzò, superandomi in direzione della botola. Io mi allungai e morsi l’estremità
della coda di Velvet Remedy (tentando di non pensare al suo sapore)
e la superai trottandole oltre. «Stai qui,» sussurrai. «Lasciaci prima andare in esplorazione.» Velvet nitrì lievemente in mia direzione, non
apprezzando, ma si fermò.
Calamity addentò la maniglia della botola e batté le ali (ricevendo
uno sguardo carico di disappunto da Velvet Remedy), aprendola. Fummo salutati dalla luce tiepida ed irregolare e dal fumo acre di barili di
rifiuti bruciati. Accucciandomi mi avviai verso le scale. Calamity mi
seguì.
Vi erano tre pony razziatori all’interno, barricati ed in nervosa attesa
che noi ci mostrassimo. Feci segno a Calamity di arretrare, poi tornai
indietro io stessa. Un attimo dopo, mandai diverse delle mie nuove
granate a salutarli.
«Oh cazzo!» giunse una voce da sotto, seguita da tre rapide esplosioni, poi un silenzio spezzato solo dal suono dei resti cadenti.
Strisciando nuovamente verso il basso trovai tre corpi sanguinolenti ed un dannato casino. Il resto dell’edificio era libero da razziatori,
per quanto Calamity avesse dovuto tagliare alcuni fili tesi e «disarmare»
un grappolo di granate che pendevano al di sopra della porta frontale
prima che io potessi essere pronta a dichiarare l’edificio sicuro per il
saccheggio (tristemente, né Calamity né io avevamo il genere di abilità con esplosivi e trappole da permetterci di recuperare le granate in
218
Fallout: Equestria — Parte I
sicurezza. Il disarmo del grappolo di granate fu compiuto a distanza, e
comportò il lancio di un secchio ed un bel po’ di corsa).
Tornai verso le scale, invitando Velvet Remedy a scendere.
«Oh, posso scendere ora? Che gentile.» Velvet mi concesse un’espressione pacata e mi trottò oltre.
Merda.
Al di sotto, la sentii trattenere il respiro alla vista del massacro.
Chiusi gli occhi, mugugnando, poi li aprii e le camminai appresso.
Gli edifici includevano un ufficio postale, un negozio di generi alimentari ed un Centro di Reclutamento per l’Esercito Equestre. L’ultimo aveva
subito un colpo diretto, rimanendo composto da solo due muri, uno
dei quali ancora mostrava un grosso manifesto di reclutamento. («Puoi
essere anche tu un Ranger d’Acciaio!» asseriva, con l’immagine di un pony visto di spalle. . . od almeno una forma vagamente simile ad un pony
in armatura completa visto di spalle; aveva anche una lampada accesa
sulla fronte, e torreggiava su di una distesa segnata da rocce e cosparsa
di zebre morte ed insanguinate). Il resto dell’edificio era collassato nel
cratere sul fondo.
Noi avevamo effettuato il nostro atterraggio di fortuna sul tetto
dell’ufficio postale. Si rivelò essere il più degno di essere saccheggiato,
poiché i razziatori vi avevano immagazzinato di tutto, dalle stecche di
sigarette ai più vari e disparati elementi che avrei potuto adoperare
per costruire una pistola ad aghi avvelenati. Nessuna fornitura medica,
tuttavia. Quello fu un duro colpo.
Il negozio di alimentari era stato da tempo saccheggiato di tutto il
suo cibo ed i razziatori ne avevano trasfmormato l’interno nel loro accampamento; i corpi sventrati delle loro vittime pendevano dal soffitto
in mezzo a materassi luridi e ciotole colme di cibo disgustoso. Graffiti
pornografici e blasfemi coprivano ogni cosa. Velvet aveva insistito per
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
219
entrare nel negozio di alimentari nonostante i nostri avvertimenti, ma
ne fuggì rapidamente, andando a vomitare in una delle cassette delle
lettere sull’altro lato della strada.
Trottando presso l’unicorno raccolsi la carabina d’assalto con i denti e faticai per riporla nelle mie borse da sella, prima di darla vinta
all’arma e portarla attorno al collo sulla stessa tracolla delle borracce.
Calamity aveva alleggerito gli altri pony razziatori di armi e beni, lasciandogli le loro bardature; ora stava facendo a pezzi le loro armi da
fuoco, costruendone di migliori con le parti più sane. Trottai in sua
prossimità per guardarlo; avevo fatto la stessa cosa tempo prima, ma
lui era decisamente più bravo.
Velvet Remedy, apparendo un poco più stanca per la fatica, mi chiamò mentre si avvicinava trottando. «C’è una cassaforte nel cratere che
sembra ancora intatta, cara. Vuoi fare un tentativo?» Le lasciai aprire la
strada.
Misericordiosamente, usare forcine e cacciavite era ancora una mia
abilità. Mentre tentavo di scassinare la serratura, domandai a Velvet,
«Abbiamo bisogno di un posto per riposare. Cosa ne pensi di dormire
qui?»
«In una città di razziatori?» domandò incredula. «Hai visto il loro
décor? Oltre ad essere incredibilmente disgustoso è anche eccezionalmente malsano. Ho un mezzo sospetto che siano stati bersagli così facili
perché erano inabili per le malattie. Senza offesa.»
Nitrii lievemente e mi concentrai sulla cassaforte.
«Senza contare che ce ne potrebbero essere altri là fuori intenti a. . .
razziare. Vuoi davvero essere addormentata quando torneranno?»
Aveva una buona ragione. Per quanto fossi stanca, quello era un
posto orribile per riposare.
La cassaforte si aprì con uno scatto. Guardando all’interno, vi trovai
un altro StealthBuck ed una copia di Tattiche di Infiltrazione Zebra1
1
Nell’originale, Zebra Infiltrarion Tactics, riferimento al libro Chinese Army: Special
Ops Training Manual presente nei videogiochi.
220
Fallout: Equestria — Parte I
(«Conosci il Tuo Nemico!»), così come diversi documenti usurati dal
tempo ed un certo numero di granate che brillavano di energia magica.
Un messaggio registrato rintanato sul fondo. Lo caricai nel mio PipBuck
e l’ascoltai.
«Ti mando uno dei dispositivi recuperati sulla Cresta Spaccazoccolo. L’intelligence ci suggerisce che le zebre abbiano sviluppato
dei feticci per incantesimi di invisibilità, ma questo sembra qualcosa di sviluppato dal Ministero della Magia. È perfino compatibile con i PipBuck. Detesto dirlo, ma pare che ci siano traditori
tra le nostre fila. Se qualcuno nell’MSA sta contrabbandando
tecnologia arcana con le zebre, la Principessa dovrà agire.»
Nessuna voce che riconoscessi, ma si trattava del terzo Ministero che
ora conoscevo per nome. Terzo di sei. Sei eroiche migliori amiche; sei
Ministre. Il Ministero della Morale ed il Ministro della Pace erano i
soli altri di cui sapessi qualcosa. . . ma lo erano? No, ve ne era un altro,
per quanto non ne avessi appreso il nome. La statuetta arancione in impennata era chiaramente una delle edizioni limitate di artefatti magici
dei quali Pinkie. . . no, Silver Bell, ci aveva parlato. Il cutie mark con tre
mele era identico nel disegno all’impugnatura della Piccola Macintosh.
Il fatto che potessi idealmente disegnare una linea da una delle eroine
guardiane ad una fabbrica d’armi sorvegliata da robot dalla forma di pony con cervelli organici mi fece inorridire un poco. Avevo la sensazione
che non avrei apprezzato molto ciò che dovevo apprendere riguardo
quei Ministeri.
Per lo meno il Ministero della Pace sembrava benigno.
Una serie di curve di binari tracciava le colline ondulate e rocciose,
incrociando il nostro sentiero e costringendoci a cominciare a percor-
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
221
rerli. Non si trattava esattamente della direzione giusta ma vi era vicina, e sospettavo che i binari avrebbero lentamente svoltato conducendoci probabilmente verso Manehattan. Inoltre la strada aveva il
beneficio di essere relativamente piana. Tutte quelle colline mi stavano
confondendo.
«Non più una vita in questa gabbia dorata,»
Velvet cominciò a cantare.
«Incatenata a quel che dovrebbe essere.
Sono pronta a lasciare questo palco;
è ora per questo uccello di volare libero.»
«Sono stato accecato perché ho chiuso gli occhi,»
Calamity si aggiunse. La sua voce non era al livello di quella di Velvet
Remedy, ma riuscì a sostenere la melodia sorprendentemente bene.
«Vedendo solo ciò che mi han detto di vedere.
È ora di alzarsi e scuotersi via le bugie;
infrangere le regole, spalancare le ali ed andarmene!»
Wow. Per la seconda volta in quella mattina mi sedetti sui miei fianchi,
con la bocca spalancata. Velvet Remedy e Calamity continuarono con
la loro canzone, ignari del fatto che io mi fossi fermata, fissandoli. Mi
rialzai in piedi e trottai per riguadagnare terreno.
Vi era una parte del mio spirito che stava semplicemente zampillando felicità, nel vedere i miei amici a quel modo. Una parte della mia
mente era in costante gioia nel sentire Velvet scrivere una nuova canzone. E vi era una parte di me, noiosamente tipico dei pony di terra, che
insisteva su come i due stessero annunziando della nostra presenza ogni
222
Fallout: Equestria — Parte I
cosa nelle vicinanze. Sospettai che Velvet Remedy non se ne fosse accorta—sebbene fosse stata nelle terre devastate per più ore di me, aveva
una minore esperienza nell’attraversarle; e la sua mente sembrava incline a pensare diversamente. Calamity, d’altro canto, probabilimente non
se ne dava peso. Non vi erano mote minacce là fuori dalle quali lui non
potesse semplicemente volare via, e supposi che talvolta dimenticasse
di stare viaggiando con due pony legati al terreno.
Ignorai accuratamente quella parte di me. Per ora, la canzone stava
aiutando le mie zampe a funzionare.
Mentre aggiravamo una collina ripida, la canzone di Velvet Remedy
e Calamity raggiunse una fine improvvisa. «Non ho ancora idea di cosa
fare per la transizione,» Velvet ammise, un poco imbarazzata. «Ma il
ritornello è forte.»
Calamity fu daccordo, avendo oramai cominciato ad amare il progetto. Spalancando le ali, si involò rapidamente per atterare su di un’alta roccia che emergeva dall’apice della collina, poi si acquattò. «C’è
qualcosa più avanti» volò attentamente in basso verso di noi. «C’è un
gruppetto di pony raccolto attorno ad un mucchio di veicoli ammassati assieme.» Calamity controllò la carica sulla sua sella da battaglia.
«Potrebbero essere razziatori. . .»
«Potrebbero?» domandai allarmata.
Calamity fece una pausa, arrossendo. «Si. . . beh. . . um, meglio avvicinarsi con cautela. La prudenza non è mai troppa e tutto il resto. Per
fortuna non ci hanno ancora visti, quindi. . .»
«Ne sei sicuro, pony?» disse una voce stridula nell’aria al di sopra di
noi. La grifone corazzata calò di fronte a noi, in posizione da battaglia—
gli artigli erano affilati come rasoi, una cicatrice irregolare andava dal
suo becco a dove un tempo doveva essere stato il suo occhio destro,
un fucile a pompa ad energia magica con tre canne infoderato in una
fondina ad estrazione rapida sotto il suo torace.
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
223
La grifone sfregiata si chiamava Gawd, e noi eravamo i suoi «ospiti».
Lo ammetto, la trovai. . . impressionante.
Gawd ci guidò lungo i binari verso quella che il mio PipBuck aveva
marcato come Giunzione R-7. Il «mucchio di veicoli» di Calamity si
rivelò essere un vecchio treno arrugginito unito ad una serie di vagoni,
che formavano una barricata sui binari. I vagoni del treno erano strani—
non avevo mai visto carri per il trasporto del bestiame prima. Le ruote
della motrice erano scomparse. Dalle spire di cactus che vi crescevano
sopra, la Giunzione Sette non doveva aver visto traffico da almeno un
decennio.
I pony avevano convertito il treno intrappolato in una postazione
di guardia. Lamiere di metallo arrugginito costituivano baracche che
si appoggiavano al mucchio di vagoni. Dalla puzza di fogna, la vecchia
stazione di cambio sul lato opposto era il loro gabinetto. Velvet Remedy
si coprì il naso con uno zoccolo, con gli occhi umidi.
Calamity mi notò occhieggiare verso i carri bestiame. «Ho sentito
storie di schiavisti che li usavano per trasportare gli schiavi per lunghe
distanze sui binari,» borbottò, aggiungendo poi, dopo averci pensato un
attimo: «Non ne ho mai visto uno con i miei occhi, però.» Considerando
le dimensioni del carro, e poi il numero di pony sul treno, il conto mi
colpì: si trattava di un bel po’ di schiavi!
D’altro canto, quei pony non stavano certamente adoperando il treno per comprare e vendere altri pony. Erano vestiti della stessa corazza
di fortuna che avevo preso dai razziatori, ma un’occhiata più accurata
rivelò che molti di loro portavano armi ad energia magica di un qualche tipo. E mentre ci avvicinavamo molte di quelle armi ci venivano
rapidamente puntate addosso.
Le mi orecchie si abbassarono, mentre ricordavo uno dei pony ferrovieri vaporizzarsi, lasciandosi dietro solo della scintillante cenere rosa.
Mi resi conto solo in quel momento che avevo visto quello stesso effetto
il mio primo giorno all’aria aperta—la robofatina controllata dall’Osservatore aveva usato un’arma simile sul paraspiritastro (quindi, forse, le
robofatine non erano di completo design di pony di terra, dopo tutto).
224
Fallout: Equestria — Parte I
Nonostante la situazione mi lanciai in voli pindarici. Cosa diceva l’Osservatore dei paraspiritastri? Quando mescoli un paraspiritello con la
Contaminazione. Che è una radiazione magica, corretto? O è qualcosa
di differente?
«Ehilà!» gridò Gawd. «Lasciateli passare. Io e questi piccoli pony
dobbiamo scambiare due parole.»
Degli zoccoli si alzarono in segno di saluto, diversi pony fecero eco,
rispondendo «Ehilà» prima di tornare a quello che stavano facendo
prima. Una giumenta bruna priva di una zampa stava usando un paletto per incastrare delle batterie nella matrice di un cannone ad energia
magica a più canne. Un unicorno rosa aveva estratto diverse bocche
dal cannone e le stava pulendo col suo corno. Si muoveva lentamente,
come se le sue capacità motorie fossero danneggiate, ma la sua operazione di telecinesi col corno era fluente e precisa. Potevo vedere vecchie
cicatrici—diverse dozzine come minimo, forse più di cento—che scendevano lungo il dorso e le gambe. Era stato frustato quasi fino alla
morte. Diverse volte.
Osservai i miei compagni. Calamity aveva rallentato, lanciando
un’occhiata incuriosita all’arma. Velvet Remedy era più preoccupata,
se non sgomenta, della condizione di alcuni pony.
Un puledrino mezzo morto di fame trottò fuori da un riparo all’ombra fatto di metallo arrugginito, portando attorno al collo una borraccia
che offrì a ciascuno della mezza dozzina di pony che potevo vedere.
Velvet mi si avvicinò, mormorando nervosamente, «In cosa ci stiamo infilando?»
Con artiglio ed ala, Gawd ci diresse all’interno dell’unico vagone
passeggeri del treno, abbandonato di fianco al motore guasto. Dall’odore
aspro all’interno doveva essere sicuramente la casa di Gawd. O, almeno,
il suo ufficio.
«Chiudi la porta,» ordinò ad un pony di terra dal manto blu, mentre
entrava al nostro seguito. La porta si chiuse con uno stridio metallico, e
potei sentire i tiranti richiudersi al loro posto. Eravamo chiusi a chiave
all’interno, assieme alla grifone.
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
225
Ironicamente realizzai che, in circostanze migliori, quello sarebbe
stato un errore tattico da parte del grifone—tre contro uno, ed almeno due di noi potevano cavarsela in combattimento (era strano, quasi
sgradevole, pensare a me stessa come una pony in grado di affrontare un combattimento in sicurezza. Non per la prima volta pensai se
le terre devastate mi stessero cambiando in meglio, o semplicemente
cambiando e basta). In quel momento, tuttavia, con la mia magia di
levitazione al suo minimo, saremmo stati probabilmente spacciati se la
situazione fosse precipitata al combattimento. Era la stessa ragione che
mi aveva convinta fin da subito ad accettare «l’invito» di Gawd. Nulla
era cambiato.
La stanza era ammobiliata in modo spartano, eccettuata la scrivania, che disponeva di un terminale luminoso, ed una bandiera nera
rovinata posta sul muro retrostante, che mostrava malevoli artigli che
emergevano dall’oscurità. Gawd girò attorno alla scrivania, raggiungendone il retro, posò su di essa i suoi artigli e ci fronteggiò. Scossi la testa,
tentando di liberarmi delle ragnatele della carenza di sonno, e mi trovai
a valutare come sarebbe decisamente attraente se fosse più vicina alla
mia età e se fosse stata, ovviamente, una pony.
«Innanzi tutto,» Gawd ci occhieggiò malamente. «Chi siete voi pony,
e per chi lavorate?»
Calamity mostrò i denti. «Potrei chiederti la stessa cosa!»
«Bada alle tue maniere, pegaso! Sei nel nostro territorio e nella mia
casa. Io faccio le domande, voi rispondete.»
Posi uno zoccolo sul fianco di Calamity per calmarlo. Avanzai, «Io
sono Littlepip. Questi sono Calamity e Velvet Remedy. Siamo solo di
passaggio.» Avevamo anche un sempre più disperato bisogno di un
posto dove dormire ma non intendevo rivelarlo, ed ancor meno rivelare
che avremmo potuto dormire nelle vicinanze di quel posto.
«Il Signor Topaz vi ha dato permesso di attraversare il nostro territorio?»
226
Fallout: Equestria — Parte I
Qualcosa mi fece sospettare che si trattasse di una domanda trabocchetto. Ma prima che potessi formulare una risposta strategica, Velvet
Remedy domandò, «Chi è il Signor Topaz?»
Il grifone brizzolato si abbassò sulla scrivania, fissando Velvet Remedy col suo unico occhio buono. «Prego?» fissò Velvet, valutandola.
Velvet Remedy mantenne la testa alta. «Ci hai domandato del Signor
Topaz, un pony del quale non ho mai sentito parlare. Ti ho chiesto chi
fosse. Cosa c’è di complesso?»
Dovetti trattenermi dal battermi uno zoccolo sulla fronte.
Tuttavia, Gawd apparentemente vide qualcosa in Velvet che la convinse che l’unicorno era sincera. Il grifone tornò a sedere indietro, «Non
lo sapete davvero?» Un sorriso attraversò lentamente il suo becco, e la
sua cicatrice si trasformò in un qualcosa di sgradevole. «Beh, ora, questo sì che è interessante!» fece tamburellare gli artigli gli uni sugli altri,
osservandoci con sguardo calcolatore.
«Ebbene?» Velvet Remedy incalzò.
Gawd si poggiò all’indietro, sorridendo apertamente. «Il Signor
Topaz è il signore e padrone dello Spaccazoccolo e di tutti i territori
limitrofi.»
Calamity nitrì lievemente. «Ah, scemenze. Qua dove siamo non è
per nulla vicino alla Cresta Spaccazoccolo.»
Gawd roteò gli occhi. «No. Ma siete a meno di mezz’ora di volo
dallo Spaccazoccolo, il complesso frantumazione rocce, che ha ricevuto
questo nome dopo lo Spaccazoccolo, la battaglia.»
«Complesso di frantumazione rocce.»
Gawd si passò un’ala sul volto. «Davvero? Di sicuro comprendete il
significato di frantumazione.» fissò le nostre espressioni dubbiose, poi
sospirò. «Talvolta delle rocce hanno delle gemme all’interno. A meno
che non si disponga di un unicorno che ti sappia dire in quali ce ne
sono ed in quali no, è necessario aprirle per scoprire cosa c’è dentro.
Per essere chiari: avete attraversato almeno una fattoria di rocce per
arrivare fin qua.»
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
227
Velvet Remedy inarcò un sopracciglio, confusa. «Come fate a coltivare le rocce?»
«Ugh. Facile. Prendi un appezzamento di terra dove le rocce hanno
dato mostra di contenere gemme e le coltivi!» Chiaramente non stavamo impressionando il grifone con la nostra ignoranza. Agitando un
artiglio, «Alcuni pony solevano perfino girare le rocce su loro stesse da
un campo all’altro per migliorare le possibilità di trovarvi gemme. . .»
«Questo non ha alcun senso,» sbottai, interrompendola. Le gemme
non crescevano nelle rocce come semi, dopo tutto. La mia testa mi
doleva.
Calamity peggiorò solamente la situazione, suggerendo «Penso sia
una tradizione.»
«Beh, è una tradizione stupida,» risposi. «Queste sono rocce. Le
gemme non sono magiche; una roccia non ha maggiori possibilità di
dare gemme se la curi con amore, o le dai luce solare extra od un miglior
terreno dove stare.»
«Beh, le gemme potrebbero essere magiche. Voglio dire, quanti artefatti usano gemme? Hai bisogno di gemme per costruire armi ad
energia magica. Le usano per concentrare ed amplificare le energie.»
Lo fissai. Anzitutto, quello era un livello di esperienza tecnica sulle
scienze arcane che non mi sarei mai aspettata da Calamity. In secondo
luogo, non mi era mai venuto in mente che le gemme potessero essere
magiche.
Gawd sedeva di fronte a noi, aspettando con impazienza. Dopo
una pausa silenziosa mi volsi nuovamente verso di lei. «Penso che la
faccenda fra noi sia chiusa. Prego, continua.»
Gawd aveva un lavoro per noi. Ci promise in cambio tappi di bottiglia
ed un passaggio sicuro.
228
Fallout: Equestria — Parte I
Ovviamente avevamo alcune domande. Prima fra tutte, «Perché
noi?»
«Perché voi pony non siete di questa zona. Non avete fedeltà nei
confronti delle persone del luogo. Questo vi permette di operare dove
io non posso, fare cose che un impiegato del Signor Topaz non potrebbe
fare senza finire nei guai.» Ci lanciò uno sguardo di intesa. «Chiaro?»
Annuii lentamente. «Vuoi farci fare qualcosa che tu non puoi fare
senza essere sleale verso il Signor Topaz.»
«Ma non è lo stesso sleale assoldare qualcuno per farti fare il lavoro
sporco?» domandò Velvet Remedy.
Gawd la guardò malamente. «Allora, chiariamoci. Io ho solo due
lealtà. Al contratto ed ai tappi di bottiglia. E precisamente in quest’ordine.» Si poggiò sulla schiena, guardando oltre la propria spalla la bandiera dietro di sè. «Il mio vecchio equipaggio lo imparò sulla sua pelle
quando decisero di accettare l’offerta di Occhiorosso, e tradirono la carovana che ci aveva pagato per la protezione contro gli schiavisti di
Occhiorosso.» Si voltò nuovamente verso di noi. «Gli Artigli non tradiscono i contratti. Nemmeno per tonnellate di tappi. L’hanno imparato
nel modo duro quando gli ho sparato alle spalle.»
Il suo sorriso si fece fosco, «Era una questione di onore.»
Sparare ai propri compagni alle spalle non mi ricordava alcun codice d’onore che io potessi comprendere. Tuttavia le parole di Gawd
spalancarono una fiumana di nuove domande da parte nostra, che si
accavallavano l’una con l’altra. Gawd fu abbastanza gentile, per un poco,
e rispose.
«Occhiorosso, quel tipo sulle robofatine, è lui che guida gli schiavisti?»
«Si. Ironico, vero? Predica tutte quelle merdate sulla pace e l’unità
ed il costruire un futuro migliore, e sta facendo tutto sulla schiena di
centinaia di schiavi. Non riesco a capire come così tanti di voi pony
possano credere a quella spazzatura ipocrita.»
«I grifoni invece no?»
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
229
«Diavolo, no. Non poteva pagarmi abbastanza per farmi mordere la sua mela avvelenata.» Gawd ghignò, aggiungendo, «Non che ne
stia offrendo. Nessuna Unità per i grifoni. Per lui siamo solamente ali
assoldate.»
«Ed i grifoni lavorerebbero per lui?»
«Si.» Gawd parve prendere la domanda come offensiva o stupida.
Oppure offensivamente stupida. «Gli Artigli lavoreranno per chiunque
li paghi. Schiavisti, razziatori, piccoli e dolci cittadini, carovane. Chiunque abbia i tappi. Non giochiamo alla politica e non prendiamo parti.
A meno che, ovviamente, non sia specificato nel contratto. Questa è
stata la tradizione dei grifoni per più di duecento anni. Occhiorosso
l’ha capito. Ed a differenza di certa gente non ha riserve sul rinforzare
le proprie forze con le nostre truppe.»
«Artigli?»
«Gli Artigli,» Gawd rispose con fierezza, volgendosi verso la bandiera, «Sono stati i migliori mercenari nelle Terre Devastate d’Equestria da
prima che Equestria diventasse una terra devastata.» Colpì con orgoglio
la propria corazza. «Non puoi assoldarne di migliori.»
«Ma perché. . . ?»
Ma Gawd era giunta infine alla conclusione della sua buona disposizione alla conversazione. «Basta! Non sono la vostra fottuta insegnante.
Sono quella che vi sta assoldando per svolgere un servizio. Svolgetelo,
e svolgetelo bene, ed in tal caso potrete chiedermi qualsiasi cosa volete
mentre vi conduco in sicurezza fuori da qui.»
Osservai i miei compagni. L’impresa di per se non sarebbe stata troppo difficile. Si collocava, dopo tutto, proprio fra le mie abilità migliori.
Avrei a stento avuto bisogno della poca magia di cui disponevo.
Gawd tamburellò ancora una volta i propri artigli gli uni contro gli
altri. «Oh, un’ultima cosa.»
Come mai sapevo che non mi sarebbe piaciuta? «Cosa?»
«Garanzie.» Gawd sorrise, un sorriso freddo e privo di amicizia.
«Non che non mi fidi di voi. Ma devo assicurarmi che voi non vogliate
230
Fallout: Equestria — Parte I
fiondarvi là dentro e dire ad Occhimorti del nostro piccolo accordo.
Pertanto. . . uno di voi rimarrà con me.»
«Oh diamine, no,» Calamity grugnì.
«O magari, invece. . .» suggerii ragionevolmente. «Potresti sederti
sul mio corno e girare.»
Gawd sogghignò davvero al suggerimento. Aprì ed agitò i propri
artigli. «Se decidete di non volere il lavoro siete liberi di andarvene. Mi
basterà ordinare ai pony là fuori di aprire la porta e dir loro che non
siete più sotto la mia protezione.» Sollevò un sopracciglio, fingendo di
darci il tempo di pensare alla non-scelta. «Fate il lavoro, è così che ne
uscite fuori.»
Ok, non così attraente. Lanciai un’occhiata al grifone. «Va bene.
Puoi avere me.» Deglutii un momento dopo e spiegai, «Come prigioniera.»
Gawd valutò l’offerta per meno di un istante. «No.» Un artiglio affilato come un rasoio attraversò l’aria, puntandosi in direzione di Velvet
Remedy. «Rimarrà lei.»
La mia mente fece eco alle parole di Calamity: oh diamine, no! Aprii
la bocca, aspettandomi che la serie di volgarità che si stava facendo
strada verso la mia lingua avrebbe sconvolto persino un razziatore. Ma
Velvet fu più rapida.
«D’accordo.»
«Cosa?!» mi voltai verso di lei, sbigottita.
Velvet annuì appena. «Ci sono dei pony qui di cui potrei occuparmi.
E per questa impresa sono richieste le tue abilità speciali. . .»
«Aspetta,» Gawd interruppe. «‘Occuparti?’ Non dirmi che sei un’altra Predicatrice.»
Velvet Remedy squadrò a sua volta il grifone. «Forse avresti dovuto
chiedere qualcosa in più di me prima di insistere perché rimanessi qui.»
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
231
Calamity mi passò i binocoli e si accovacciò dietro alla formazione di
rocce che delimitava la cima della collina. Li presi e guardai dentro la
valle piccola ed innaturale, circondata da creste.
Diversi sentierini tagliavano attraverso la valle, finendo all’ingresso
di metallo di una fortezza. Mura di cemento con le finestre sbarrate
sorgevano dal terreno, circondando un cortile, gran parte del quale era
appena visibile attraverso un tetto di filo spinato (per quanto vi fosse
un foro nel filo spinato, attraverso il quale in passato un pony avrebbe
potuto far cadere i pacchi postali). I resti malconci di una strada, attraversati da diverse barriere in calcestruzzo, terminavano presso una
seconda porta di metallo spesso, sorvegliata da una torre di guardia.
Potevo vedere pochi pony pattugliare tra la porta e le torri.
Recinto Rieducazionale Spaccazoccolo
Rieducuhiamo moralità aberranti attraverso il
duro lavoro e la cura amorevole
Eravamo stati avvertiti che le zone circostanti la valle erano minate. La
strada sarebbe stata una via verso il massacro. E se anche fossi andata da
sola utilizzando lo StealthBuck dubitavo che sarei riuscita ad attraversare quella porta. Sembrava che si potesse aprire solamente dall’interno.
Se davvero volevamo infiltrarci all’interno, vi era una sola via possibile.
Guardai Calamity e vidi che era giunto alla stessa conclusione.
«Mi sa che aspetteremo fin quando non sarà più buio, poi ti porterò
dentro in volo.»
Annuii. «Sei sicuro che la tua ala ce la faccia?»
Calamity spalancò la propria ala bendata e la batté qualche volta.
«Si. Pronto a partire. Ci vuole più di un proiettile per buttarmi fuori dal
cielo.» Aggiunse velocemente, «Quando non sto trainando un carretto
da mele, per lo meno.»
Un’ombra passò sul suo viso mentre si osservava l’ala bendata. Volare all’interno era comunque rischioso. Un punto scuro ed a forma
di pony nel cielo—qualcuno avrebbe potuto notarlo, specialmente se
232
Fallout: Equestria — Parte I
era di guardia in attesa di grifoni. Non volevo rischiare che sparassero nuovamente a Calamity. E lo StealthBuck non avrebbe potuto occultarci entrambi. Ponderai sul problema fin quando non mi venne
un’idea. Avrebbe potuto aiutare, ma detestavo dover chiedere a Calamity di volare sulla sua ala ferita (anche se lui stesso l’aveva preso in
considerazione).
«Calamity, ricordi quei materassi al negozio di alimentari?» domandai.
Un ora più tardi, con il cielo nuvoloso che si faceva scuro, Calamity
volò delicatamente in cerchio in direzione del foro nel filo spinato al
di sopra del complesso. Le sue zampe anteriori mi avvolgevano. Io, da
parte mia, usai la mia telecinesi per mantenere la copertura di uno dei
materassi dei razziatori facendolo volare attorno a noi. Il suo colore
irregolare ma quasi completamente grigio cammuffava le nostre forme
contro il cielo.
Lo Spaccazoccolo era diventato la casa di schiavi fuggiti, molti dei
quali provenienti da un treno che era stato colto in un’imboscata alla
Giunzione R-7, che si guadagnavano da vivere saccheggiando le fattorie
locali. La semplice idea mi fece torcere lo stomaco. Avendo combattuto
per salvare diversi pony catturati, rischiato la mia vita e quella dei miei
amici (senza menzionare le vite degli innocenti pony del treno) per dar
loro la libertà, la mera idea che alcuni ex-schiavi si fossero dati alla più
disgustosa forma di inciviltà mi faceva accapponare la pelle.
Il loro leader era un pony di nome Occhimorti, che parlava in vece
di un pony presumibilmente in posizione più alta che nessuno, escluso
Occhimorti, aveva mai visto: il Signor Topaz. Era per lui che Occhimorti
organizzava gruppi di saccheggiatori all’esterno dello Spaccazoccolo e
manteneva l’impianto di frantumazione operativo.
Dentro quella fortezza, ci aveva detto Gawd, al sicuro nell’ufficio
di Occhimorti, c’era una cassaforte. Nella cassaforte c’era un registro.
Gawd lo voleva. Non aveva spiegato perché.
Onestamente, anch’io avevo le mie ragioni per volergli dare un’occhiata.
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
233
Agilmente Calamity sfrecciò attraverso la sezione danneggiata del
filo spinato e ci fece atterrare delicatamente su di un lato del cortile.
«Vedi?» sussurrò con orgoglio. «Nessun problema!»
Non più tardi di un battito cardiaco dopo, due razziatori dello Spaccazoccolo ci trottarono incontro. Calamity ed io ci ritraemmo nelle
ombre e ci coprimmo col materasso. Trattenemmo il respiro.
«Hai sentito qualcosa?» sentii uno domandare all’altro.
«Si, il mio stomaco. Brontolare.»
Sembrarono fermarsi lì per diversi lunghi secondi. La puzza che
proveniva dal tessuto cominciò ad inumidirmi gli occhi e torcermi lo
stomaco. Avevo paura di starnutire o vomitare.
Alla fine sentii i loro zoccoli allontanarsi. Lanciando la copertura
marcia di lato inspirai aria fresca. Poi Calamity ed io scivolammo lungo
il muro fino alla prima porta che potemmo trovare. Era chiusa a chiave.
Non durò a lungo.
«Non è la cassaforte che dovresti scassinare,» commentò Calamity mentre faceva la guardia presso la porta.
Eravamo riusciti ad entrare nel Centro Visitatori del rieducazionale. . . diciamolo: della prigione. I manifesti sui muri avevano immagini
di pony sorridenti e felici che scalciavano le rocce rivelando splendide
gemme, o che trasportavano dette gemme alle matrone del complesso
raggianti di approvazione. («Qui insegnamo a quei poveri pony che
hanno perso la via a riunirsi alla nostra gente!» inneggiava uno striscione. Un’altra: «Non ci vorrà molto prima che i nostri ospiti diventino
orgogliosi del loro duro e buon lavoro, che supporta lo sforzo bellico!»)
Non c’era modo al mondo di esprimere la mia indignazione.
Due distributori automatici si ergevano fianco a fianco vicino a Calamity, con le luci intermittenti. Entrambe erano state forzate e svuotate
rispettivamente da Sparkle-Cola e Sunrise Sarsaparilla (l’ultima delle
234
Fallout: Equestria — Parte I
macchine riportava un’immagine della Dea Celestia che sollevava il
sole sopra alcuni allegri bevitori di Sarsaparilla). Eravamo comunque
riusciti a saccheggiare un bel po’ di vecchie monete risalenti alla guerra
da entrambe le macchine.
«Ci vorrà solo un momento,» risposi, facendo levitare verso l’alto
forcina e cacciavite. La cassaforte sulla quale stavo lavorando non era di
Occhimorti; si trattava della cassaforte ove venivano tenuti gli Oggetti
Smarriti del Centro Visitatori. Quella parte dell’edificio non era neanche del tutto collegata con la prigione. Avremmo dovuto affrontare il
cortile e tentare da un’altra porta.
Calamity scosse il capo. «Onestamente non mi sento a posto. Non
so come mai stiamo facendo tutto questo. Non stiamo aiutando i razziatori?»
Mi fermai. La sensazione era venuta anche a me. «Lo stiamo facendo perché non siamo nella condizione di combattere questa gente.
Sarebbe duro perfino da riposati ed in salute.» Presi un profondo respiro, «Inoltre questa è la nostra possibilità di scoprire che cosa sta
succedendo.»
«Non è che mi importi molto di cosa sta succedendo in un campo
di razziatori. Se non come posso porvi fine.»
Mi voltai verso Calamity e scossi il capo. «No, non solo qui. Ovunque.» Stavo iniziando a ricostruire qualcosa nella mia testa, qualcosa
che non mi piaceva. «Ho visto cose che mi suggeriscono che questa
non sia la situazione normale nelle Terre Devastate d’Equestria. Nella
mia prima notte all’esterno sono stata catturata dagli schiavisti. Hanno
marciato dritti verso un ponte controllato dai razziatori, pronti a pagare
il pedaggio, ed invece i razziatori hanno cominciato a sparare. In quel
momento la presi come fortuna; ma non lo penso più ormai.»
Calamity mi diede un’occhiata pensierosa, valutando le idee che
stavo mettendo sul piatto.
«Quella pseudo-dea alla vecchia Appleloosa, lei era nuova. Gli schiavisti locali non avevano mai visto nulla come lei prima. Ma qualcuna di
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
235
nome Stern ha mandato qui quella puttana fin da Fillydelphia per tenere sotto controllo le cose. E questo è accaduto, quando. . . una settimana
o due fa?»
Tornai a concentrarmi sulla cassaforte. «C’è qualcosa che sta succedendo là fuori, e quell’Occhiorosso è al centro di tutto. Qualsiasi cosa
sia, ha atteso a lungo. . .» cercai le parole giuste; con un fulmine mentale,
mi vennero in mente. «È come un fiume in tempesta che, solo ora, è
pronto a spezzare gli argini ed allagare tutto.»
Calamity sedette, dando un colpetto al suo cappello e riflettendoci
su.
«Suppongo che abbia senso.» Calamity ridacchiò, «Tra l’altro, quante volte posso dire di essere in missione per. . .»
«Non farlo.»
Calamity nitrì delicatamente. «Presumo neanche una.»
La mia forcina si spezzò. Facendone scivolare fuori un’altra tentai
di nuovo. Avevo un palpabile desiderio di vedere i contenuti di quella cassaforte, derivante da una delle ultime annotazioni risalenti alla
guerra viste sul terminale del Centro Visitatori. Il terminale era stato
criptato così abilmente che i razziatori dello Spaccazoccolo non erano
mai stati in grado di accedervi.
Annotazione 42:
Abbiamo appena ricevuto notizia che Spaccazoccolo chiuderà la parte del Centro Visitatori di questo
complesso. Il Ministero della Morale ha decretato che
gli amici e le famiglie di pony che sono stati riconosciuti colpevoli di sedizione o tradimento non avranno
più diritto di visitare i nostri ospiti no a completata
riabilitazione, per timore che i nostri ospiti possano
spargere il loro veleno presso i loro cari. Considerato
ciò questa sarà la mia ultima annotazione.
236
Fallout: Equestria — Parte I
Fortunatamente la liquidazione sarà generosa. Intendo portare la mia famiglia a Cloudsdayle. Il mondo
al di sotto è un po' troppo brutto per crescervi i miei
puledrini.
Abbiamo fatto del nostro meglio per contattare i
pony che hanno ancora Oggetti Smarriti, molti dei
quali verranno inviati oggi. Sfortunatamente non abbiamo avuto fortuna nel raggiungere la nostra recente
ospite intrattenitrice. Sweetie Belle è apparentemente
scomparsa dalla faccia d'Equestria. Mi sono curata di
disporre le sue proprietà al sicuro.
Mi diverte che stiamo per chiudere questo ucio
subito dopo averlo ridipinto. Se qualcuno avesse detto qualcosa prima ci saremmo risparmiati un sacco di
problemi (per non menzionare il vestito nuovo di Tiara, per quanto ognuno di noi sia irritato al riguardo.
Quella giumenta è insopportabile).
Mi era costata una forcina ma la cassaforte era finalmente aperta (avrei
scoperto solo più tardi, con mio imbarazzo, che avrei semplicemente
potuto aprirla tramite il terminale se fossi stata più paziente).
All’interno vi era un unico pacchetto. Con attenzione lo tirai fuori
prendendolo con i denti e lo poggiai sul pavimento. Tirai appena lo
spago che lo legava, che si sciolse facilmente. Fui stupita nel vedere una
statuetta di una pony incredibilmente bella, dalle sensuali criniera e
coda viola, ed uno splendido cutie-mark rappresentante tre gemme (vi
erano altre cose nel pacchetto, ma le dimenticai completamente).
«Hai finito di molestare visivamente quella statua, ragazza?» le parole di Calamity spezzarono la mia ammirazione. Sembrava impaziente.
Io arrossii violentemente.
«È un bel vedere, te lo concedo. Ma penso che non apprezzerebbe
moltissimo il modo in cui la stai guardando.»
Capitolo Dieci — Correzione di Rotta
237
«Stavo. . . solo. . . guardando. . .» balbettai, poi concentrai le mie energie per far levitare la statua nella mia borsa. Sapevo di rischiare di compromettermi del tutto, ma dovevo proprio tenerla! E non volevo rischiare di rigare la statuetta con i denti. La statuetta tremò, senza volersi
sollevare dal terreno. Poi percepii un’esplosione di energia magica, e la
statuetta levitò elegantemente. Qualsiasi benedizione mi avesse concesso, aveva appena rinfrancato il mio corno. Solo un poco, ma abbastanza
per sollevare la statuetta e perfino la Piccola Macintosh. Feci ruotare
la sensuale, splendida giumenta fin quando non fui in grado di leggere
l’incisione.
«Sii Risoluta!»
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Colpo Stabile—I tuoi attacchi sono fluidi, eleganti e precisi.
Hai una maggiore possibilità di effettuare un colpo critico contro un avversario in
combattimento, equivalente a 5 punti di Fortuna extra.
Capitolo Undici
Fazioni
«Non conosco nessuno che entrerebbe di sua volontà in questo posto, a
meno che non stia cercando guai.»
«Andati.
«Tutti a Manehattan sono solo. . . andati. S-stavo parlando
con la mia migliore amica, Silver Spoon, su una chat via terminale quando la connessione è caduta. La. . . la mia migliore
amica è morta. Solo che. . . che non. . . che non giace morta da
qualche parte. Un minuto prima stava parlando con me, raccontandomi del concerto che era andata a vedere la sera prima
al Battizoccoli1 , e poi era solo andata. Cancellata.
«D-dicono che i pony in alcune delle strutture dei Ministeri potrebbero essere sopravvissuti. . . ma non pare realistico. Lo
Spaccazoccolo è a più di due giorni di trotto da Manehattan, ed
alcune delle guardie hanno detto di aver potuto sentire l’esplosione del megaincantesimo. È stato innaturale, alieno. . . come se
non fosse un vero suono. Qualcuna si è avventurata sulla cresta
più alta. Sono tornate indietro descrivendo un’enorme colonna
di un perverso fuoco verde con una strana lucentezza multicolore, circondata da anelli di fumo nero, che s’innalzava fino alle
nuvole da appena oltre l’orizzonte, proprio dove sarebbe dovuta
esserci Manehattan.
«Ora stanno dicendo che anche Cloudsdayle è stata colpita.
E che i megaincantesimi d’Equestria sono già stati lanciati contro le zebre. Oh. . . oh no. . . le zebre colpiranno Ponyville? È così
1
Nell’originale, Hoofbeats.
239
240
Fallout: Equestria — Parte I
piccola! Non vorranno farlo, vero? Io. . . devo avvisare mamma
e papà!
«Magari possono entrare nella Scuderia alla Sweet Apple
Acres. Oh ti prego, ti prego, fa’ che sia ancora aperta! L’altra
settimana Silver Spoon mi ha detto che la Stable-Tec stava richiamando i pony nelle Scuderie attorno a Manehattan, ma era
solo una sorta di prova generale. Niente per cui i pony dovessero
spaventarsi. Non è che sapessero. . .»
Spensi la registrazione. Mentre era rimasta in esecuzione ne avevo scaricate molte altre nel mio PipBuck. Stavo trovando frammenti dell’audio
diario di quella pony sparsi per tutto l’edificio del corpo di guardia. Avevo tirato fuori un auricolare dalla mia bardatura da lavoro rinforzata e
l’avevo collegato al mio PipBuck, per poter ascoltare le registrazioni in
un orecchio senza rivelare la mia posizione.
Calamity ritornò dalla sua perlustrazione, segnalando con la coda
che il percorso era pulito.
Il movimento attraverso lo Spaccazoccolo si stava dimostrando più
rapido di quanto non avessi il diritto di aspettarmi. I nostri progressi erano parzialmente dovuti al cercare di mantenere un profilo il più
basso possibile—senza riempire le nostre bisacce di oggetti che qualcuno potesse cercare (avevo fatto un’eccezione per il contenuto della
cassaforte degli Oggetti Smarriti, giustificando il furto ricordandomi
che nessuno l’aveva aperta fin dai megaincantesimi, e quindi nessun
pony si sarebbe insospettito a trovarla vuota finché l’avessi richiusa e
sigillata).
Ma più che quello, quei pony non sembravano considerare che ci
si potesse infiltrare nella fortezza; non erano di guardia. Non sono una
signora delle ombre, ma avevo a malapena avuto bisogno dei consigli
avanzati del Tattiche di Infiltrazione Zebra per scivolare oltre quegli
ignari pony (avevo sfogliato il libro mentre Calamity stava recuperando
il materasso di copertura). Calamity non era abbastanza bravo ed aveva
quasi reso nota la sua presenza ai razziatori dello Spaccazoccolo già due
Capitolo Undici — Fazioni
241
volte, ma eravamo riusciti a nasconderci entrambe le volte. Mi venne in
mente che, una volta tornati al treno-fortino di Gawd, gli avrei potuto
prestare il Tattiche di Infiltrazione Zebra per studiarlo (non è che i libri
si possano leggere una sola volta, dopo tutto).
L’interno della vera Spaccazoccolo era un freddo e monotono grigio—molto simile alle officine nella Scuderia Due, tranne che lì tutti i
muri erano incrinati e scheggiati, il soffitto cadente, con l’illuminazione
fioca ed irregolare che proveniva da piccole lanterne che pendevano
da chiodi da ferrovia infilati nelle pareti. Il cielo nuvoloso all’esterno,
via via più scuro, trasformava le alte serie di finestre inferriate in occhi
morti che guardavano fissamente le sale. Da qualche parte lungo il corridoio una radio trasmetteva una canzone terribilmente triste—eravamo
di nuovo nel raggio delle trasmissioni di DJ Pon3.
«. . . Pony sulla superstrada, senza carattere, senza volto,
Pony che brulicano intorno, arrancando verso luoghi senza nome. . .»
La canzone toccava corde malinconiche nel mio cuore; la cantante
in qualche modo riusciva a rendere l’Equestria di prima della guerra
triste e squallida come le terre devastate stesse. Mentre seguivo Calamity considerai di avviare un’altra registrazione dell’audio diario solo
per coprirla; ma realizzai che ascoltandola con solo un orecchio, le
due si sarebbero probabilmente mischiate in qualcosa di ancora più
deprimente.
«. . . Puledri che aspettano il loro compleanno; fai una festa, sii
felice,
crescendo troppo veloci; perdendo le speranze di quel che potevano essere. . .»
242
Fallout: Equestria — Parte I
«Beh, merda!» mormorai cupamente mentre rimanevo nell’ombra dietro ad un cartello («Lavoro Duro è Lavoro Felice!») e guardavo attraverso le larghe file di scrivanie verso la ben illuminata stanza in fondo.
All’interno un pony che corrispondeva alla descrizione di Occhimorti
fattaci da Gawd stava seduto dietro una scrivania, leggendo un libro
(Gemmologia applicata). Era affiancato da almeno un pony di guardia
che potevo vedere, e probabilmente altri che non notavo. La cassaforte
era direttamente dietro di lui. Non c’era modo di arrivarci non vista.
Anche se avessi usato lo StealthBuck, avrebbe sentito l’apertura della
cassaforte a poche decine di centimetri dalle sue orecchie.
«È l’ora del piano B», sussurrai a Calamity. «Ne hai uno?»
Calamity alzò un sopracciglio. «Certo. Caricarli tutti nel vagone di
servizio e scalciarli via.» Feci una smorfia mentre mi ricordava come
fosse andato il suo ultimo piano.
«Potrebbe essere peggio,» sussurrò sorridendo. «Sono sicuro che il
piano di Velvet sarebbe di andare lì e chiederglielo cortesemente.»
Chiusi gli occhi. Dannazione. Non potevamo solo sedere lì, aspettando che il bastardo se ne andasse. Più a lungo stavamo in zona, maggiori erano le possibilità di venire sorpresi. «Va bene,» dissi alla fine.
«Faremo così.»
Gli occhi di Calamity si allargarono. «Stavo scherzando!», sibilò.
Grata alla statuetta dell’eccitante giumenta per avermi restituito un
po’ di telecinesi, feci levitare con attenzione il mio fucile da cecchino e
quello d’assalto verso Calamity. «Prendi questi. Torna indietro e nasconditi in quella stanza laterale con le vecchie torce», lo istruii ricordandomi di una stanza che sembrava non essere stata usata per nient’altro
negli ultimi mesi. «Vado là a dire ciao.»
«E dopo che tutti ti avranno sparato contro, qual è il piano?»
«Qua sto volando alto, ma se tutto il resto fallisce ho ancora lo
StealthBuck. Dovrebbe permettermi di uscire. Se si inizia a sparare non
aspettarmi. Torna in sicurezza da Velvet.» Ripensandoci, «Per piacere.»
Calamity fece una smorfia e se ne andò, borbottando sottovoce
qualcosa sulla saggezza di lasciar «volare alto» dei pony non pegasi. Feci
Capitolo Undici — Fazioni
243
partire un’altra registrazione audio, ascoltando la quale diedi a Calamity
il tempo di posizionarsi al sicuro. La voce della stessa giumenta uscì
dal mio auricolare, suonando allarmata.
«La rete di comunicazione è andata. Ho provato e riprovato
a raggiungere mamma e papà, ma non ce l’ho fatta. All’inizio sembrava che la rete fosse sovraccarica, e le mie chiamate
continuavano a venire rimbalzate. Poi è proprio morta del tutto.
«Non riusciamo nemmeno a raggiungere nessuna delle sedi
del Ministero della Morale. Nessun pony si aspettava che quello
a Manehattan rispondesse, ma nemmeno Canterlot? Potrebbero. . . non è possibile che le zebre abbiano distrutto Canterlot!
Potrebbero? Cosa. . . cosa è successo alla Principessa Luna?»
Avendo già sentito parlare delle Rovine di Canterlot conoscevo la risposta. Passai alla successiva registrazione.
«Sta cominciando a piovere fuori; era luminoso e soleggiato
meno di un’ora fa. Penso che i pony pegasi stiano oscurando
Cloudsdayle.
«La maggior parte delle guardie sono andate, ora. Mi hanno
lasciato i codici per aprire le celle. Scoops ha detto che toccava a
me. Nessun altro pony avrebbe corso il rischio di lasciare liberi
i nostri ospiti. Perché io? N-non sono quella che dovrebbe essere
al comando!
«Se non lo faccio, quei pony moriranno di fame qua! Ma se
lo faccio. . . alcuni di loro sono Pony Veramente Cattivi. Alcuni di loro hanno anche confessato di aver aiutato le zebre alla
Cresta Spaccazoccolo quando avevano cercato di assassinare la
Principessa Celestia. Se li lascio andare. . . chi lo sa quali danni
potrebbero provocare? Cos’è peggio? Lasciarli morire qua? Od
infliggerli ad un’Equestria ferita e sofferente?
244
Fallout: Equestria — Parte I
«No, no, no! Sono solo un’ispettrice. Non sono io a dover
prendere questo genere di decisioni!
«Mamma? Papà? Silver Spoon? Che cosa dovrei fare?»
Non ero sicura del perché stessi ascoltando ora quelle registrazioni.
Curiosità? O forse, in qualche modo, stavo mostrando il mio rispetto
al passato ascoltando? Imparando?
In un modo o nell’altro, non importava. Tempo di andare.
«Come sei entrata?» disse Occhimorti aggrottando le sopracciglia e
fissandomi. Avevo tre armi ad energia magica puntate alla mia testa
(anche se piuttosto il grosso e brutale pony sulla sinistra di Occhimorti
sembrava in grado di uccidermi coi denti).
«Io. . .» Dannazione, pensa! L’Osservatore potrà aver definito l’onestà una virtù, ma a volte l’abilità di coprirsi la coda è anche quella un virtù. «. . . ho usato la magia. Sono un unicorno, dopo tutto.» Sentii un’ondata di sollievo—poteva sembrare plausibile. Anche io avrei potuto
cascarci se non avessi saputo quanto faccia pietà con gli incantesimi.
«Una domanda migliore è: perché?»
«Perché? Perché sono venuta qua?»
«No, perché le puledre sono diverse dai puledri.» La voce del pony
grigio ardesia trasudava sarcasmo. «Cosa ne pensi?»
Balbettando realizzai che avrei potuto pianificare molto meglio il
mio approccio. «I-io volevo. . .» Distolsi lo sguardo, cercando mentalmente un’ispirazione. Gli occhi mi caddero su un articolo di giornale
incorniciato, ingiallito dal tempo, che mostrava l’immagine sbiadita di
una bella unicorno («Sweetie Belle si Esibisce in un Concerto Patriottico allo Spaccazoccolo»). I miei occhi scattarono di nuovo ad incrociare quelli di Occhimorti. «. . . unirmi al tuo gruppo. Siete tutti schiavi
scappati, vero? Bene, sono appena scappata dalla vecchia Appleloosa.»
Capitolo Undici — Fazioni
245
Appena l’ebbi detto realizzai che stavo indossando la bardatura rinforzata della Scuderia e probabilmente non ero per nulla simile ad una
schiava fuggita. Occhimorti mi stava guardando con profondo e ben
meritato sospetto.
Se iniziavano a sparare ero probabilmente morta. Piccola e veloce
è utile contro fuoco da lunga distanza, ma non così tanto contro colpi a bruciapelo da armi che ti avrebbero sciolto in poltiglia. Peggio, il
mio cuore sprofondò quando realizzai che Calamity avrebbe quasi certamente condiviso il mio destino. Da quel che sapevo del mio nuovo
amico, correre e nascondersi non erano nel suo normale libro delle tattiche. Non importava cosa gli avessi detto di fare, sospettavo che avrebbe
scelto di unirsi allo scontro.
«Facciamo così, puledrina,» Occhimorti sembrò finalmente decidere, fissandomi con un’occhiata. «Vediamo come te la sbrighi con un
paio di lavoretti. Dimostra di essere utile e ne riparleremo.»
Deglutii. Beh, almeno non mi aveva ancora sparato. «Cosa hai
bisogno che faccia?»
«Ho una lettera che deve essere consegnata. Non lontano, appena
alla Cresta Collegiallo. Forse ad un’ora di trotto. Ho una mappa che
puoi caricare sul tuo PipBuck. Consegnala, ritorna e riparleremo.»
Mentre spingeva la busta sigillata sulla scrivania verso di me mi
chiesi se dicesse qualcosa tipo «Uccidi il pony che porta questa lettera.»
«Oh, ed avrai bisogno di questa fascia da zampa. Farà capire a
Gawdyna che puoi passare.»
«Chi?» chiesi mentre mi mettevo la fascia, fingendo ignoranza.
«Quella puttana di un grifone che dirige il nostro comitato di benvenuto. Onestamente è più un problema di quello che vale, ma al capo
sembra piacere, quindi rimane. Per ora.
«Il capo? Pensavo fossi tu il capo.»
Occhimorti chiaramente non aveva la pazienza di Gawd per le
domande. «Scramble, se parla di nuovo inizia a strapparle le zampe.»
246
Fallout: Equestria — Parte I
Il ghigno del bruto alla sinistra di Occhimorti si allargò con entusiasmo. Me ne andai rapidamente ed in silenzio.
Non ero arrivata lontano prima che una delle guardie di Occhimorti
arrivasse trottando alle mie spalle. Fece cenno, in maniera apparentemente casuale, di affiancarmi sull’altro lato ad un altro pony dello
Spaccazoccolo. Senza dire parole, era chiaro che si stessero assicurando
che «trovassi la via di uscita».
Quando ci avvicinammo alla piccola stanza dove Calamity si stava
nascondendo, esclamai più forte che potevo senza suonare sospetta
«Così accompagnate i pony fuori. È il vostro lavoro ufficiale? Siete gli
accompagna-fuori?»
«Zitta», disse in avvertimento la guardia di Occhimorti, ma l’altro
rispose tranquillamente.
«In realtà no. Sono solo uno spaccapietre.»
Alzai un sopracciglio. «Uno spaccapietre? E qual è la tua storia?»
Sembrava abbastanza amabile. «Gli schiavisti assaltarono il mio
podere. Mio fratello ed io li combattemmo, mentre mia moglie provò
a nascondere i nostri figli. Hanno ucciso mio fratello, preso la mia
bellissima Sugarplum2 ed i ragazzi e mi hanno dato per morto.» Mentre
parlava una nuvola era scesa sul suo viso. Strinse gli occhi ed un tono
di ribollente tristezza si insinuò in ogni sua parola. «Sono strisciato fin
qua in cerca di protezione. Non sono un razziatore. Non faccio nulla
di quella merda. Lavoro solo le rocce e ringrazio le Dee per non essere
da solo fuori nelle terre devastate.»
Annuii solennemente. Che altro potevo fare? Nel pesante silenzio
che seguì potevo sentire quella radio accesa in qualche stanza vicina.
La musica si era interrotta, e DJ Pon3 stava riportando le notizie.
2
Letteralmente, “Prugna allo zucchero”.
Capitolo Undici — Fazioni
247
«..avvisavamo ogni pony di stare lontani per qualche tempo da Appleloosa. Bene, sembra che la Puledra della Scuderia3 o non ha recepito
il messaggio, o ha scelto di ignorarlo. Ho ricevuto rapporti confermati
secondo i quali la piccola ragazza ha marciato su Appleloosa e ha portato
l’inferno sui suoi zoccoli. Ha liberato più di una dozzina di pony, molti
dei quali puledri. Sono felice di dirvi che sono tutti sani e salvi. Ma c’è una
nota amara in questa canzone. Quando una piccola armata di schiavisti
ha cercato di riprendersi i prigionieri, la nostra eroina delle terre devastate si è sacrificata assicurandosi che ogni pony potesse fuggire in sicurezza.
E quindi la prossima canzone va a te, Puledra della Scuderia. Possano
Celestia e Luna avvolgerti nelle Loro code. . .»
Inciampai perdendo un passo, la mia mente scioccata nell’improvvisa realizzazione. La radio stava parlando di me. Di nuovo. I poveri
pony che avevo aiutato a liberarsi ce l’avevano fatta. Ero morta! . . . Beh,
secondo la radio; qualche pony doveva aver assunto che ero morta nello
schianto del treno. O quello, o qualche pony che sapeva meglio aveva
mentito.
Volevo fermarmi, tornare indietro, ascoltare il resto. Per scalciare
o gridare alla radio per farle ripetere in qualche modo tutto dall’inizio.
«Continua a muoverti!» berciò la guardia di Occhimorti quando
rimasi momentaneamente indietro. Trottai più veloce per rimettermi
tra di loro.
Osservando la guardia, questa volta chiesi a lui, «E qual è la tua
storia?»
Con un’occhiata, «Ho vinto il mio posto qua nel concorso annuale
Calpesta a Morte un Unicorno Fastidioso.»
Era meglio tornare in silenzio. Stavamo prendendo una direzione
lievemente differente e più diretta attraverso il cortile rispetto a quella
3
Nell’originale Stable Dweller, che letteralmente sarebbe “Abitante della Scuderia”. Diventando l’appellativo con cui verrà identificata Littlepip ho preferito una
traduzione meno letterale.
248
Fallout: Equestria — Parte I
che avevamo seguito io e Calamity. La sala dove stavamo passando in
quel momento aveva numerose porte che si aprivano in una combinazione tra anfiteatro e refettorio. C’era un vecchio palco sul retro con il
sipario stracciato ed insozzato, su cui immaginai che Sweetie Belle, la
giumenta che sarebbe diventata la prima Capogiumenta della Scuderia
Due, si fosse esibita. La stanza era riempita disordinatamente con panche e tavole e dozzine di pony razziatori che stavano mangiando un
pallido stufato, il cui odore si mescolava spiacevolmente con la puzza
di pony non lavati ed un substrato di marciume secco.
Lanciai la registrazione successiva sul mio PipBuck per distrarmi.
«Non sono stata abbastanza veloce. Avrei dovuto immaginarlo. Nessuna meraviglia che il resto dello staff sia scappato così
velocemente. Avrei dovuto sapere che lo Spaccazoccolo si sarebbe sigillato appena il mainframe si fosse accorto di essere stato
tagliato fuori dall’esterno. Protocolli per la prevenzione delle evasioni assistite. Nel tempo che ho impiegato per prendere la mia
decisione e rilasciare gli ospiti dalle loro celle, eravamo già tutti
intrappolati dentro.
«Lo so come va a finire per i deboli. Posso solo immaginare cosa mi faranno quando troveranno un membro dello staff
imprigionato assieme a loro.
«Ho preso il cibo dal frigo della guardiola e mi sono chiusa
in questo bagno. Ho anche serrato diverse altre porte. Con un
po’ di fortuna, penseranno che sia normale che anche questa
porta sia chiusa. Poiché se davvero tenteranno di fare irruzione,
sono sicura che ci riusciranno.
«Ho, forse, tre giorni di cibo. Abbondante acqua. Un poco di
medicine. Spero solo che tutto duri abbastanza da permettere a
loro di trovare una via fuori dallo Spaccazzoccolo. La mia unica
possibilità è che se ne vadano prima di accorgersi che io sono
qui.»
Capitolo Undici — Fazioni
249
Mentre uscivamo dal cortile, la guardia si voltò verso di me, spingendomi contro il muro. «Vuoi conoscere la mia storia?» grugnì. «Te la
racconterò. Ero un mercante su di una carovana che gli Artigli di Gawd
dovevano sorvegliare. Li ho visti tentare di rivenderci agli schiavisti ed
ho visto lei ammazzarli tutti. Quindi, come sono arrivato qui? Mi ci ha
portato in volo. Così come noi sappiamo che ci ha portato te.»
Le mie orecchie fischiarono. Potevo sentire il muro di pietra graffiarmi il dorso.
«Una volta ero uno dei pony la fuori, un seguace di Gawd. Ma non
diventi un buon mercante se non sei in grado di inidividuare i cambiamenti nel mercato. Quindi ho ricostruito le mie lealtà con Occhimorti,»
il mercante-divenuto-guardia mi informò, la sua voce cavernosa che
mi avvisava. «Gawd è diretta al banco del carnefice. E fidati di me, non
vorrai ritrovarti con il lato sbagliato quando l’ascia calerà.»
I due, allora, si voltarono verso di me. L’altro ridacchiava, «Prova a
‘teletrasportarti’, ora.» Mi lasciarono in un cortile roccioso, chiudendosi
la porta alle spalle. Mi guardai attorno, realizzando che una qualsiasi
struttura studiata per tenervi prigionieri dei pony avrebbe anche avuto
una qualche sorveglianza per impedire agli unicorni di teletrasportarsi
semplicemente fuori. Si trattava di una capacità magica rara, ma una
che avevano previsto.
Mi recai dove era stato gettato il materasso e mi nascosi, attivando
un altro audio diario mentre attendevo Calamity. La voce era tenue,
appena soffocata dai suoni di un feroce litigio in sottofondo.
«Finito il cibo. Ho sfruttato al massimo quello che avevo. . . penso. Non ho un sistema per sapere l’ora qui, ma penso che sia
passata una settimana. Come minimo quattro giorni. Dopo che
il cibo se n’è andato, ho saccheggiato il cesto dei rifiuti. Alcuni
vecchi torsoli di mela. . . erano marroni, molli e con un sapore
orrendo.
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Fallout: Equestria — Parte I
«Gli ospiti all’esterno se la stanno cavando molto peggio. C’erano meno di due giorni di scorte nella dispensa quando siamo
andati in quarantena. Ora stanno morendo di fame. P-Posso
sentirli all’esterno. . . litigano su chi sarà mangiato per primo.
Oh, nonono. Non possono, è più che orrendo—»
La voce della pony fu interrotta da un grido soffocato. La confusione di
sottofondo si fece più forte e potei chiaramente sentire un pony gridare
«Fatela a pezzi!»
«NO! Oh nonononono! Non fatemi ascoltare! Celestia, Luna, vi
prego! Non posso sentire tutto questo!. . .»
La notte ci abbracciò nella sua oscurità mentre Calamity mi portava
verso la Cresta Collegiallo. «Ora perché stiamo aiutando anche questo
bastardo di un Occhimorti?»
«Stiamo ancora cercando di arrivare a quella cassaforte per Gawd.
Ricordati di Velvet.»
«Eggià,» disse cupamente. Volammo in silenzio per qualche altro
minuto, poi «Dov’è che dovrebbe essere di nuovo questo posto? Non
vedo un accidente qua fuori stanotte.»
Avevo la posizione marcata sulla mappa automatica del mio PipBuck, ma esitavo a sollevare la zampa per guardare; muovermi mentre
venivo trasportata da un pegaso volante sembrava poco saggio. Invece
avviai il mio EFS per controllare l’indicatore.
Nulla. Od avevo dimenticato di impostare la bussola per tenere
traccia della Cresta Collegiallo, od eravamo fuori strada.
«Dannazione, l’ho superato!» Calamity virò, ed il fresco vento della
notte penetrò nel mio manto e nella criniera. La curva portò alla vista
Capitolo Undici — Fazioni
251
un certo numero di luci tremolanti. «È quello che stiamo cercando? A
me sembra solo un gruppo di campeggiatori.»
Controllai il mio EFS. Ora potevo vedere il marcatore, stava pulsando proprio sul bordo dello schermo. «No, siamo ancora fuori strada. È
indietro in quella direzione.»
Calamity non voltò. «Aspetta e fa’ silenzio. Voglio vedere cos’è questo, allora.» Scese un poco più in basso, per passare in volo sopra le luci.
Quando ci avvicinammo potei distinguere anch’io la massa di tende,
focolai e pony. E, avvicinandoci ancora, bandiere: rosse e nere, con un
occhio bianco stilizzato con l’iride cremisi che ne dominava il centro.
I pony in basso erano armati, e ce n’erano un sacco. Individuai
due grifoni tra di loro. Mercenari degli Artigli, dalla loro corazza, ma
indossavano bandane rosse e nere con il caratteristico occhio. Chiaramente non Artigli di Gawds. Differente compagnia. Oltre il fondo
dell’accampamento, scorsi righe di carri degli schiavisti.
Calamity battè le sue ali, grugnendo piano per il dolore mentre ci
sollevava in alto nell’oscurità, si spera prima che qualcuno di quelli
sotto avesse dato un’occhiata in alto. «Beh, se quello non è un bel barile
di mele marce.»
«Calamity,» sussurrai, incapace di ignorare quel grugnito. «La tua
ala. . .»
«Sto bene. Zitta ora.»
Continuammo a volare. Ora stavo tenendo meglio d’occhio il mio
EFS. La Cresta Collegiallo era trecento metri indietro verso lo Spaccazoccolo, con abbastanza colline in mezzo che avrebbero reso impossibile per noi individuare l’accampamento se non andandoci direttamente
sopra. Questa volta vidi la piccola luce della lanterna in attesa del corriere. Suggerii a Calamity di volare oltre e lasciarmi trottare da sola,
arrivando dalla direzione prevista.
252
Fallout: Equestria — Parte I
Occhimorti batté i propri zoccoli l’uno contro l’altro, scrutandomi. Non
avevo menzionato nulla dell’armata di schiavisti di Occhiorosso. «Ottimo lavoro,» disse infine. «Prenditi un po’ di riposo. Sembri il giocattolo
di un grifone. Torna domani mattina. Avrò un altro lavoro per te. Fallo,
e sei dentro.»
Così dicendo, mi allontanò con un gesto. Questa volta, con mia
sorpresa, non balzò in avanti nessun pony per scortarmi. Ero solamente alcuni metri più lontana nella sala, quando Occhimorti, accompagnato dalle sue guardie, camminò semplicemente fuori dal suo ufficio,
lasciandosi dietro la porta aperta. Si voltarono, muovendosi in un’altra
direzione.
Mi fermai. La cassaforte non era sorvegliata. Sembrava. . . quasi
troppo semplice. No, era sicuramente troppo semplice. Mi fermai.
Attivai lo StealthBuck.
La cassaforte era complessa ma entro le mie capacità. Si aprì con
uno schiocco. Tutto ciò che vi era all’interno era un registro.
Feci scivolare il registro nella mia bisaccia ed ero intenta a richiudere la cassaforte quando Occhimorti ed il suo entourage tornarono,
guardandosi attorno. Se non fosse stato per la magia mi avrebbero senz’altro visto. Occhimorti cominciò a trottare attorno alla parte posteriore della sua scrivania dalla destra, con la sua rozza guardia del corpo
che lo fiancheggiava sulla sinistra, intrappolandomi. Non importava se
mi vedessero o meno—un semplice scontro avrebbe reso nota la mia
presenza! Mentre si avvicinavano salii sopra la scrivania.
Le altre due guardie, una delle quale era l’ex-mercante, presero posizione presso la porta. Mi voltai verso la scrivania, accuattandomi e
preparandomi a strisciare in mezzo a loro. Una di esse chiuse la porta.
Che Luna mi scopi con la luna.
Mi voltai lentamente. Occhimorti si era fermato e stava osservando
la sua cassaforte.
«Pensi che l’abbia preso?» domandò il fu mercante. Il mio cuore
affondò nello stomaco.
Capitolo Undici — Fazioni
253
«Oh, penso che la nostra piccola spia abbia fatto qualsiasi cosa Gawdyna le volesse far fare,» Occhimorti sorrise. «Ben venga. Lasciamo
che il grifone cuocia nel suo brodo.»
Si voltò verso le sue guardie. «Meglio preparare gli altri. Le forze
di Occhiorosso pianificano di saccheggiare Spaccazzoccolo all’alba di
dopodomani. Dobbiamo assicurarci che non abbiano alcun problema
ad entrare. È l’ora di incontrare il grande capo in persona.»
La mia mente vacillò. Occhimorti stava facendo accordi con gli
schiavisti? Avrebbe permesso alle forze di Occhiorosso di arrivare e
catturare i pony che doveva proteggere sul posto? L’inganno era simile
al tradimento degli Artigli di Gawd, ma su di una scala molto più larga.
Occhimorti scivolò dietro alla sua scrivania e batté gli zoccoli su
di essa, costringendomi ad alzarne uno per evitare di essere toccata.
Potevo sentire il sudore scivolare lungo la mia fronte mentre, silenziosamente, rimanevo in equilibrio.
Occhimorti si appoggiò in avanti ed agguantò la sua copia di Gemmologia Applicata con i denti. Con terrore, realizzai che ero proprio
sopra di essa. Alzai la mia gamba posteriore appena in tempo. Ora il
mio equilibrio era molto più faticoso da mantenere. Tutto il mio corpo
era dolorante a causa della carenza di sonno. Cercai precipitosamente
un posto dove posare uno dei miei zoccoli alzati prima di cadere.
La porta sbatté mentre veniva aperta. Caddi sul pavimento con un
tonfo sordo mentre una coppia di pony di terra entravano all’interno.
Occhimorti balzò all’indietro, sorpreso, ed il libro cadde sul pavimento.
«Signore, chiediamo scusa per l’interruzione, ma abbiamo un intruso!»
Occhimorti fissò i due pony. «Una piccola unicorno, alta più o meno
così?» domandò distrattamente, sollevando il proprio zoccolo.
«No signore. Questo è un pegaso!»
Con la luna!
Il mio PipBuck mi avvisò che l’incantesimo di invisibilità stava per
avere termine. Non avevo alcuna scelta. Barcollai sui miei zoccoli ed
254
Fallout: Equestria — Parte I
aggirai rapidamente i pony, riuscendo a stento a scivolargli in mezzo.
Poi mi lanciai attraverso la porta aperta.
Galoppai verso il punto d’incontro velocemente per quanto le mie gambe stanche permettessero. Calamity mi stava aspettando, nascosto sotto
la copertura del materasso. «Non serve più quello. Ti hanno individuato.
Ho il registro. Andiamo!»
Decollammo in pochi istanti. Potevo capire quanto fosse stanco
Calamity; continuavamo a perdere quota. Feci una smorfia per tutto
l’esercizio che stavamo facendo avere alla sua ala ferita. «Torniamo da
Gawd e dormiamo. Non mi importa niente, dobbiamo dormire!» Lui
non si era lamentato, ma potevo dire che l’ala lo stava uccidendo.
Avviai un’altra registrazione. Questa volta la giumenta non stava
più sussurrando, ma potevo a malapena sentirla sopra il baccano.
«Dannazione. Sanno che sono qua. Mi sono svegliata da un
incubo con tanta agitazione che ho dato un calcio al cestino della
spazzatura, e l’hanno sentito. Presto spaccheranno la porta.»
Potevo sentire uno dei pony sull’alto lato dei bagni gridare promesse
abissalmente profane.
«Non ho più bisogno di indovinare cosa mi faranno. Loro vogliono che lo sappia. Ma non glielo lascerò fare.
«Figurati, questa merdosa pistoletta dopo tutto mi salverà.
Ho usato l’impugnatura per rompere lo specchio. Farà male. . .
ma se lo faccio velocemente. . . non farà male a lungo.»
Era rimasta una sola registrazione.
La Giunzione R-7 comparve nel buio. Esausto, Calamity ci fece fare
un atterraggio un po’ ruvido. Dei pony ci puntarono contro lumine-
Capitolo Undici — Fazioni
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scenti armi ad energia magica da tutte le direzioni. Gawd fece qualche
passo in avanti. «Bentornati. Stavo cominciando a preoccuparmi per
voi due.» Ci squadrò. «Avete il registro?»
Annuii tremando. «Sì. Ma prima che lo guardi, voglio darci io
un’occhiata. E c’è qualcosa che dovresti sapere.»
Gawd alzò un sopracciglio. «Oh?» chiese valutandomi.
«Occhimorti sa. Me lo ha praticamente lasciato rubare. L’ho sentito
dire qualcosa riguardo il lasciarti cucinare da sola.»
Gawd si sedette, continuando a guardarmi. Alla fine, «Sono impressionata. Non eri obbligata a dirmelo.» Poi, con uno sguardo sottile,
«Quindi perché l’hai fatto? Qual è il tuo interesse.»
Barcollai sugli zoccoli. «C’è dell’altro. Ma te lo dirò solo dopo che
io ed i miei amici avremo dormito. Qui. Nella sicurezza della tua protezione.»
Il becco di Gawd si ruppe in un ghigno, con la cicatrice che le alterava un lato. «Va bene. Ti sei guadagnata un accordo.» Pungentemente,
«Ma mentre dormite voglio quel registro.»
Annuii. «Quello che mi interessa non prenderà molto tempo.»
Gawd ci guidò indietro verso uno dei carri bestiame. Quando misi
uno zoccolo dentro sentii un’ondata di sollievo vedendo Velvet Remedy,
rannicchiata su un letto di paglia leggermente ammuffita. Stava parlando dolcemente con un altro pony mentre controllava un terzo la cui
zampa posteriore era fasciata con quelle che erano state alcune delle nostre preziose bende. Mi chiesi quante scorte mediche avessimo ancora,
se ne avevamo.
Velvet Remedy saltò su al nostro ritorno, rivolgendoci un debole
ma radioso sorriso. «Cosa avete fatto voi due, avete preso la strada
panoramica?»
«Eggià. Qualcosa del genere,» rispose Calamity.
«E cosa ti avevo detto per l’ala!» Velvet Remedy spinse Calamity
verso l’angolo del vagone che era chiaramente diventata la sua clinica
improvvisata. «Fammici dare un’occhiata e cambiare le bende!»
256
Fallout: Equestria — Parte I
Scuotendo la testa in un misto di adorazione e disperazione, mi accodai a lei. Ero troppo stanca anche per apprezzare il suo delizioso lato
coda. Trovato un angolo di paglia che sembrava sporco ma morbido,
mi accovacciai e feci levitare fuori il registro. Sfogliandolo trovai voci
di molti anni prima. Quelle più nuove, mi pareva, erano sospette. Qualsiasi fosse il piano di Occhimorti, avevo pensato che avrebbe falsificato
il registo come parte di essa. Ma le vecchie voci, sbiadite com’erano, non
sarebbero potute essere falsificate senza saltare all’occhio. Almeno non
da un pony terrestre (mi trovai a pensare a come sarebbe potuto essere
un cutie mark da falsificatore).
Fu facile trovare la voce che stavo cercando:
Alcuni dei fattori vicini hanno cominciato a fare resistenza. Si sono armati da quella carovana di mercanti
che è passata il mese scorso. Uno di loro ha sparato
qualche colpo al gruppo di razziatori che avevo mandato verso la zona est. Al Signor Topaz non interessa,
vuole solo che le rocce continuino ad arrivare. Ed allora credo sia ora di ricordare a quei coltivatori di rocce
perché fare quello che diciamo. Domani manderò qualcuno dei ragazzi alla fattoria Bell per dare un esempio.
Gli ho detto di farla molto scenograca, così che gli
altri pony non abbiano possibilità di fraintendere.
Richiusi di scatto il libro con più forza telecinetica di quanta pensavo
ne avessi ancora in me. Il registro volò attraverso il carro bestiame
andando a rimbalzare sulla parete più distante. Ora non volevo dormire.
Ora volevo marciare di nuovo là, infilare la Piccola Macintosh giù per
la gola di Occhimorti ed aprire il fuoco.
Invece mi alzai, recuperai il registro e camminai fuori per fare due
chiacchiere con Gawd.
Capitolo Undici — Fazioni
257
«E quindi adesso?»
Gawd alzò lo sguardo dal registro, lanciandomi un’occhiata attraverso la sua scrivania.
«Ora? Ora vai a dormire. Domani parliamo un po’ durante la colazione, poi sarete liberi di andare. Per allora tutte le pattuglie di frontiera
e gli avamposti sapranno che ho detto che siete liberi di passare. Avete
fatto il lavoro. Un contratto verbale è comunque un contratto, e non lo
rinnego.» Gawd si accigliò un poco. «Peccato, comunque. Avremmo
davvero avuto bisogno di un medico abile qua.»
Lasciai cadere il discorso. Comunque non era davvero quello che
stavo cercando. «E tu?»
«Io?»
Puntai uno zoccolo verso il registro. «Cosa farai adesso?»
Gawd sbuffò, poi si tirò su. «Il Signor Topaz mi ha preso sotto contratto per proteggere lo Spaccazoccolo ed i suoi pony dai pericoli. E
non è difficile dimostrare che Occhimorti sia appena diventato uno di
questi pericoli.» Premette un artiglio sul registro. «Non posso ignorare
questo. Sapevo che Occhimorti stava organizzando qualcosa di losco,
ma questo è inaccettabile.»
Un po’ troppo sotto il muso, pensava una parte di me. Quasi come
se il tradimento di Occhimorti fosse stato creato su misura per infilarsi
sotto le penne di Gawd. Glielo dissi.
Lei rise, una risata amara ma comunque divertita. «Credi che non
lo sappia?»
Potevo indovinare che cosa doveva stare pianificando. Ed un’altra
domanda si affacciò alla mia mente. «Cosa faresti con questo posto se
fosti al comando?»
Mi diede un’occhiata.
«Lo Spaccazoccolo, intendo. Cosa faresti?»
Lentamente, con tono piatto, intonò «Non sono al comando. Non
lo sarò. Anche con Occhimorti andato. Il Signor Topaz controlla questa
giunzione, e sono ancora sotto suo contratto.»
258
Fallout: Equestria — Parte I
Giusto, pensai mentre annuivo. Ma se tu non lo fossi?
Velvet Remedy mi venne incontro quando rientrai nel carro bestiame.
Ero veramente stanca, ma il mio cuore comunque palpitò un poco al
suo avvicinarsi.
«Allora, la grifona ci lascia davvero andare via?»
Annuii. Velvet Remedy pareva più sorpresa che sollevata. «Possiamo passare la notte. Abbiamo bisogno di sonno. . .»
«Avrei insistito. Calamity ha fatto molto danno alla sua ala con tutto
quel volare in giro. Ha bisogno di tempo per guarire.»
Feci una smorfia addolorata. Velvet Remedy cambiò argomento
con quello che la mia mente privata di sonno insisteva essere una
repentinità stridente.
«Littlepip, ho avuto una conversazione veramente interessante mentre tu e Calamity eravate fuori a rubare.»
Sospirai debolmente. Non ero davvero pronta a ciò.
«Vedi quel tizio laggiù?» chiese, puntando uno zoccolo verso una
forma scura che assumevo fosse un pony che dormiva. «Il suo nome è
Predicatore4 .»
Annuii, ricordandomi vagamente di Gawd che diceva qualcosa riguardo un Predicatore.
«Dice di essere qua per spargere la parola della Dea sotto lo zoccolo
di Occhiorosso.»
Le mie orecchie si rizzarono. Velvet Remedy aveva la mia piena
attenzione. «La parola della Dea?» chiesi. Dal modo in cui aveva parlato
aveva reso chiaro che non si stava riferendo a Celestia o Luna.
Velvet Remedy anuì. «Afferma che questa sua Dea gli ha parlato in
sogno sin da quando era un piccolo puledro.» Il suo tono suggeriva che
la sua prognosi non coinvolgesse il divino.
4
Nell’originale, Preacher.
Capitolo Undici — Fazioni
259
Non ero pronta a chiudere così in fretta la questione. Guardando
severamente Velvet Remedy sussurrai in risposta. «Potrebbe avere ragione.» I suoi occhi si allargarono per lo stupore. Prima che potesse
aprire bocca per prendermi in giro, elaborai. «Non ti sei chiesta come
hanno fatto gli schiavisti ad arrivare davanti al nostro treno in quella
maniera? Mi stavo chiedendo se non ci potesse essere un qualche tipo
di. . . magia telepatica? . . . coinvolta in qualche modo.»
Sentii l’improvvisa urgenza di andare alla Tenpony Tower e parlare
con DJ Pon3. Sembrava avere un’incredibilmente buona, seppur imperfetta, rete di informatori. . . o magari qualche sorta di magia o tecnologia
che gli forniva rapporti. Volevo scambiare informazioni. Scoprire cosa
sapeva. C’era un puzzle qua, e mi mancavano ancora numerosi pezzi
per vederne la figura. Se un qualche pony aveva quei pezzi, doveva
essere DJ Pon3.
Velvet Remedy pareva stare digerendo il mio commento. Finalmente parlò di nuovo. «Beh, se è vero mette il resto del discorso del Predicatore in una luce più minacciosa.» Mi portò verso l’angolo più distante
del carro, sussurrando. «Secondo il Predicatore, la Dea sceglie di parlare
a pochissimi pony. . .»
Iniziai a farmi domande. Sceglie? O ci sono delle limitazioni ai
poteri della cosiddetta Dea.
«. . . E quel pony Occhiorosso è quello a cui parla di più. Comunque
il Predicatore non è del tutto convinto che Occhiorosso stia. . .» Velvet
Remedy si interruppe, cercando le parole. «. . . ricevendo correttamente
il messaggio. Sembra pensare che la ricezione di Occhioroso sia stata
confusa.» Chiaramente Velvet Remedy non era soddisfatta dell’analogia,
ma avevo afferrato l’idea.
«O quello,» continuò Velvet Remedy, «o lui semplicemente non
sta ascoltando. In entrambi i casi il Predicatore è qui per spargere la
‘Vera Parola’ della Dea. Lontano da Occhiorosso e dalle sue bande di
schiavisti.»
260
Fallout: Equestria — Parte I
Pensai all’accampamento armato a poche ore di trotto fuori dal
territorio dello Spaccazoccolo. Il Predicatore non era andato abbastanza
lontano.
Esitai a chiedere. «E quale sarebbe questa Vera Parola?» Davvero
non volevo chiederlo direttamente al Predicatore. Certo, avrei ottenuto
una risposta che non fosse inquinata dai pregiudizi di Velvet Remedy,
ma al costo di finire imbrigliata in un sermone. Ero troppo stanca anche
solo per contemplare la possibilità, quella notte.
«Parafrasando: pregate Me, adorate Me ed io vi solleverò e diventerete Uno, Uniti sotto di Me.» Velvet Remedy aveva chiaramente sofferto
ore di ciò. Potevo capire perché Gawd avesse temuto di aver guadagnato
un altro Predicatore.
Annuii a Velvet. «C’è un mucchio di paglia che chiama il mio nome.
Parleremo ancora con Gawd domani a colazione, ma dopo di quello
siamo liberi di andare.» Non ero così sicura, comunque, di volermene
già andare.
Feci partire l’ultima registrazione prima di mettermi a letto. Questa
volta i colpi alla porta del bagno erano molto più rumorosi, ritmati.
Sembrava che i pony là fuori stessero usando un mobile come ariete.
Potevo sentire lo squarciamento strutturale del telaio della porta.
La voce della giumenta era debole, e parlava in un’inquietante cantilena.
«Vi sento bussare ma non potete entrare!
«Vi sento. . . già, vi sento. Wow. . . ho appena realizzato che
ho tutti questi diari ed i soli pony che mai li ascolteranno siete
voialtri figli di puttana. Fottetevi tutti! Dal primo all’ultimo!
«Mio. . .
«Oh wow. . . vertigini. . . Cosa stavo. . . ?
«Sai, credo che il rosso sia il mio colore. . . Splish splash, clop
clop! Ehi, Silver Spoon. . . Dipingiamo di rosso la città! O. . . sai. . .
almeno il bagno. . .
«Oh, continuate a bussare, bastardi!
Capitolo Undici — Fazioni
261
«. . . non si abbina al mio cutie mark, però. Va bene, comunque è un cutie mark stupido. Davvero, una tiara di diamanti?
Cosa cazzo dovrebbe significare?
«Voglio dire, capisco i diamanti. Celestia sa che ne ho ispezionati abbastanza. . . Ho mandato i migliori di loro qua sotto
per anni. C’è un’altra cosa che non avrete mai! Ah. . . Ah ah. . .
Proprio come non avrete me!
«Il mio. . . il mio nome è Diamond Tiara e voi figli di puttana
non mi avete preso! Sono andata. . . andata via!
«Voglio dire. . . davvero, però. . . una corona? Cosa voleva
dire?
«Eh eeeh eeh! Non potete prendermiiii!
«Voi non. . .
«. . . potete. . .
«. . . prender. . .»
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Galoppo Silenzioso—Hai padroneggiato il movimento silenzioso, permettendoti di muoverti rapidamente e comunque non fare rumore. Puoi
Strisciare a piena velocità senza alcuna penalità.
Capitolo D odici
Bisogna Andare Avanti
«Quindi. . . pensi di avere quello che serve per battermi qui, sul mio
palco, nella mia città? Vieni, lo vedremo.»
Colazione.
Spinsi con lo zoccolo un mucchietto di tappi di bottiglia lungo il
bancone metallico mentre un pony sfregiato, con un grembiule scuro
ed un cutie mark a forma di arrosto, tirava via uno spiedo di kebab di
coniglio dalla griglia del barbecue. Ospiti o no, dovevamo pagare per
il nostro cibo; non sono sicura del perché mi aspettassi diversamente.
Presi il mio pasto, col suo odore saporito che mi assaltava le narici, e lo
portai al tavolo dove Calamity si stava già immergendo in una ciotola
di pappa d’avena.
«Littlepip, cosa stai facendo!?» Velvet Remedy quasi urlò quando mi
vide avvicinare. Mi fermai, guardandola con fare interrogativo. Velvet
Remedy sembrava colpita. «Non vorrai mangiare quella roba, vero?»
Annuii, incapace di rispondere con lo spiedino di kebab ancora
in bocca. La mia pancia gorgogliava. Succhiai una goccia che stava
sfuggendo e fui colpita dal gusto del coniglio alla brace. Non era proprio
quello che mi aspettavo, e faceva sussultare in maniera strana il mio
stomaco, ma era buono!
«Littlepip. . .» Velvet alzò uno zoccolo al petto in gesto di esagerata
offesa. «Quella è carne!»
«Uh-hu,» dissi enfaticamente attraverso la mia colazione, sperando
che dopo aver stabilito quel fatto mi fosse concesso di mangiare in pace.
Gli occhi di Velvet Remedy si strinsero. «Siamo vegetariani,» disse
in tono neutro.
Mi fermai su ciò. Vero, tutto quello che avevo mai mangiato alla Scuderia Due erano mele. Ma avevo assunto che fosse perché erano l’unica
263
264
Fallout: Equestria — Parte I
cosa che avevamo da mangiare. E pensavo che sarei stata perfettamente
felice mangiando nient’altro che mele finché avessi vissuto. Ripensai al
mio primo pasto all’esterno. . . come avessi trovato della carne cotta in
un frigorifero ed avessi semplicemente assunto che fosse quello che i pony mangiavano nelle terre devastate. Il mio stomaco l’aveva combattuta
fastidiosamente, ma avevo immaginato che fosse per lo più il risultato
di una vita intera a mele, e che il cibo dell’esterno fosse solo qualcosa a
cui ci si doveva abituare. Per la maggior parte mi sembrava di essermi
ben acclimatata.
Naturalmente, ora che ci pensavo, si trattava di un frigorifero di
razziatori. Quindi la dieta era sospetta.
Calamity alla fine alzò la testa dalla sua ciotola d’avena infilandosi
nella conversazione. «Oh, possiamo mangiare carne senza problemi.
Solo non ci piace molto. Non è proprio buona per la nostra dieta.» Calamity guardò di lato, mentre le labbra coperte d’avena si arricciavano
in una smorfia. «Mio fratello mi sfidava in gare a mangiare hotdog. Che
per lo più significava infilarmi quelle robe disgustose giù per la gola.»
Velvet Remedy sembrava inorridita.
«Maledizione, probabilmente erano più disgustosi per il fatto di
essere vecchi di due secoli piuttosto che per l’essere di carne.»
Sentii il mio appetito sparire. Ugh! Per la grazia di Celestia, sperai
che almeno li avessero tenuti congelati per tutto quel tempo!
Velvet Remedy alzò il naso e trottò via dal nostro tavolo. Stava per
andarsene quando Gawd si sedette vicino a noi con un piatto di topi
arrosto. Guardò Velvet rabbrividire di disgusto ed accelerare il passo.
Dopo aver succhiato un topo tenendolo per la coda ed averlo inghiottito
intero, Gawd si voltò verso di me e chiese «Che problema ha?»
«Suppongo che ve ne andrete dopo colazione, allora?» chiese Gawd.
Tra una boccata di verdure grigliate ed una di carne di coniglio ave-
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
265
vo raccontato a Gawd delle forze di Occhiorosso. Aveva ascoltato con
espressione grave. «Volevate quella scorta?»
Era una domanda che mi aveva tormentato tutta la notte (non la
questione della scorta, ma in primo luogo l’andarsene adesso). Avremmo potuto andarcene ora, lasciare lo Spaccazoccolo completamente
dietro di noi. Tirarcene fuori prima del dramma impellente, e lasciare
quei pony al destino che si erano creati loro stessi. Era, dovevo ammetterlo, non del tutto privo di fascino. Specialmente considerando che
le alternative quasi certamente implicavano il farsi sparare contro, con
alte possibilità di morire.
C’era qualcuno o qualcosa lì che meritasse di rischiare la mia vita,
e le vite dei miei compagni?
«S-sto considerando di restare,» ammisi. «Solo ancora un po’». Gawd fece una smorfia.
Dall’altro lato del tappo di bottiglia non avevo alcun altro posto
dove avessi fretta di essere. Non avevo una casa. L’unica cittadina amichevole che avevo incontrato fino ad allora mi aveva appena cacciato.
Ero ancora persa ed alla deriva come da sempre. Mi sentivo come ero
stata nella Scuderia Due quando non avevo ancora il mio cutie mark,
senza un posto. Stessa sensazione. . . solo i muri erano cambiati (anche il
soffitto era ancora grigio—solo più alto). Ero il pony con il PipBuck sul
fianco—un simbolo che non voleva dire nulla di speciale nella Scuderia
Due non voleva dire assolutamente nulla nelle terre devastate.
L’Osservatore mi aveva detto di cercare la mia virtù. Che virtù avrei
avuto se fossi andata via? Va bene, forse la salute. La salute era una
virtù? Autoconservazione?
A dir la verità, non avevo esattamente una missione più ampia. Personalmente trovavo lo schiavismo una pratica vile e volevo combattere
Occhiorosso (e sì, avevo visto segni che Occhiorosso fosse implicato in
qualcosa di grosso; ma erano solo la curiosità e la preoccupazione che
mi spingevano ad investigare). Potevo andarmene con la speranza che
stavo avanzando verso l’obiettivo di fermare Occhiorosso, se veramente
quella fosse diventata la mia missione. Ma la piccola armata appena
266
Fallout: Equestria — Parte I
oltre quelle colline erano pony di Occhiorosso. E se veramente volevo
combattere gli schiavisti, perché non lì?
«Forse dovremmo parlare,» mi disse Calamity in tono pungente.
Gawd mi guardava pensierosa, ovviamente soppesando le possibilità. Finalmente giunse ad una decisione. «Se ti interessa restare, ho un
contratto da offrirti.»
Sollevai un sopracciglio. «Oh?»
«Cosa ne penseresti di far fuori Occhimorti per me?»
Le mie orecchie si alzarono di scatto. Calamity la fissava sorpreso.
«Io? Perché?»
Gawd fece una smorfia. «Perché se non lo fai tu, dovrò farlo io. Ed
anche se sono convinta che sia sotto le ali del mio contratto con il Signor
Topaz fare così, le ricadute politiche non sarebbero buone. Occhimorti
ha un sacco di sostenitori, e non mi piace aspettarmi una lancia nella
schiena.»
«Non vedo come assumere noi per far fuori questo tizio possa farti
diventare meno un bersaglio.»
«Forse no,» accondiscese Gawd. «Ma vale la pena tentare. Se,» aggiunse, voltandosi per guardarmi, «ci stai.»
La mia mente vacillò. Avrei ucciso Occhimorti? Diavolo, lo volevo
già fare. L’avevo contemplato ed anche altro. Ma venire assunta per
farlo? Ero già una vigilante, ma ero pronta ad essere un’assassina?
Ero stata fuori dalla Scuderia per più di una settimana, meno di
due. Se facevo ciò in quel momento, cosa sarei diventata per la fine del
mese? Per il mio prossimo compleanno?
«C-ci penserò,» risposi onestamente. Gawd si accigliò. Naturalmente avrebbe voluto una risposta immediata. Non c’era esattamente molto
tempo. Avevamo meno di una giornata prima che la gente di Occhiorosso marciasse sullo Spaccazoccolo.
Mi venne in mente che, considerando quello che sapevamo di Gawd
e degli Artigli, lei avrebbe avuto più rispetto per me se avessi chiesto:
«Cosa ne tireremmo fuori? Qual è la paga?»
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
267
Giurerei che un abbozzo di sorriso toccò il becco di Gawd. «Occhimorti ha una chiave. La tiene costantemente nascosta nella sua coda.
La chiave apre una camera blindata sotto lo Spaccazoccolo, dove sono
posizionate le vecchie miniere.»
Aveva senso. Ovviamente, un posto come lo Spaccazzoccolo verrebbe costruito sopra una serie di miniere di gemme. Non possono essersi
sempre affidati alla coltivazione di rocce. Quando le miniere di gemme
si esaurirono, l’unica cosa per cui usarle era come magazzino. L’ultimo
messaggio di Diamond Tiara diceva addirittura qualcosa riguardo al
mandare le gemme migliori «di sotto».
«Che cosa c’è nella camera blindata?»
Gawd fece un sorriso furbesco. «La tua paga, qualunque cosa sia.
Potrebbe essere delle gemme. Potrebbe essere delle armi. I pony pre
apocalittici usavano le gemme dallo Spaccazoccolo per costruire armi
ad energia magica. Considerando che l’armeria ne era piena, è giusto
assumere che la camera blindata possa averne anche di più.»
L’idea di immagazzinare un ammasso di armi magiche poco sotto
una prigione mi sembrava più che leggermente folle. Dopotutto, di
sicuro non assemblavano quelle cose lì.
In ogni caso, se avessi ucciso Occhimorti non sarebbe di certo stato
per la ricompensa.
«Non puoi farlo.»
Velvet Remedy calpestò il terreno e sbuffò all’interno del vagone
bestiame, vuoto tranne che per noi tre. «Littlepip, una cosa è uccidere
per autodifesa. O per proteggere gli altri. Ma questo. . .» Si voltò, guardandomi con uno sguardo che avrebbe pietrificato la Capogiumenta
stessa. «Questo. È. Assassinio!»
Calamity era imbronciato. «Questa volta sono d’accordo con Velvet
Remedy, Littlepip,» disse categoricamente. «Capisco gli Artigli, posso
268
Fallout: Equestria — Parte I
pure rispettarli un poco. Ma io non sono un mercenario. Se lo fai, io
non ci sto.»
Velvet colpì in profondità. «Hai presente la canzone che stavo scrivendo riguardo al rimanere nobili e veritieri? Era riferita a te, Littlepip.
Ed ora sei bocciata su tutti i livelli. Anche solo considerarlo. . .» Si allontanò da me, la voce ammorbidita dal rammarico, «Sono. Così. Delusa
da te.»
Mi sentivo come se mi stessi dissanguando, morente. Ma più mi rimproveravano, più realizzavo che avevo già scelto la mia strada. Dovevo
solo fargli capire il perché.
«Silver Bell.»
Entrambi si zittirono, fissandomi. Dopo una lunga, suggestiva pausa, Calamity chiese, «Cosa c’entra Silver Bell in tutto questo?»
Mi sentivo debole, ma diedi un giro di vite alla mia decisione. «La
madre ed il padre di Silver Bell sono stati uccisi dai razziatori. E hanno
costretto Silver Bell e sua sorella a guardare. Ve lo ricordate?»
Vidi un brivido attraversare l’espressione di Velvet Remedy. «Certo
che ci. . .»
«Le. Hanno. Costrette. A. Guardare!» Enfatizzai ogni parola con lo
scalciare di uno zoccolo. «E l’hanno fatto lentamente. In modo molto
lento e molto doloroso e molto orribile!» Chiesi nuovamente, «Ve lo
ricordate?»
Entrambi i miei compagni rimasero in silenzio.
«Quei razziatori venivano da qua,» dissi loro finalmente, «e stavano
eseguendo gli ordini di Occhimorti.» Sputai, «L’ho letto personalmente
nel suo registro.»
Calamity parlò per primo. «Beh, questo cambia le cose.»
Velvet Remedy tremò per un attimo, ma rimase risoluta. «In che
cosa cambia?»
«Non è più assassinio,» dichiarò Calamity senza riserve. «È giustizia.»
Velvet ravvivò la sua criniera. «Vendetta, intendi.»
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
269
«Nah. Intendo giustizia. Pura e semplice.» Calamity mi fece un
cenno. «Ci sto.» Gettò un’occhiata piena di significato al mio corno.
«Com’è la tua telecinesi?»
«Il riposo ha fatto faville. Non farò giochetti con vagoni ferroviari,»
ammisi, «Ma penso di cavarmela con dei barili. Com’è la tua ala?»
Gli occhi di Velvet Remedy saltavano tra noi due ancora ed ancora.
Con un tocco di disperazione nella voce tentò, «State pianificando di
trovare quali razziatori erano coinvolti ed uccidere pure loro? Od avete
semplicemente intenzione di devastare l’intero Spaccazoccolo?»
«Sono razziatori,» disse Calamity con calma, stirandosi le ali. «Onestamente, mi chiedo perché gli stiamo dando una mano. Voglio dire, lasciamo che loro e gli schiavisti facciano a cazzottti l’un l’altro.
Prendiamo a calci ciò che rimane.»
Io avevo un’altra idea. «In realtà, non tutti i pony qua sono cattivi.» Stavo pensando allo spaccapietre con cui avevo parlato mentre mi
scortava fuori. «Penso. . . Credo che questo posto possa essere cambiato.
Magari diventare una cittadina commerciale invece di una fortezza di
razziatori.» Mentre le parole uscivano, capivo che erano stupidamente idealistiche. Ma insistetti. «Stavo pensando: uccidere Occhimorti.
Trovare il Signor Topaz e trattare con lui—affabilmente se possibile,
letalmente se non. E lasciare Gawd al comando.»
Occhimorti mi aveva detto di tornare per un altro lavoro. Sentendo il
confortevole peso della Piccola Macintosh nelle mie bisacce, del fucile
da cecchino e della carabina d’assalto ora tornate sulla mia schiena e
fianco, sospettai che quello non fosse il lavoro che aveva in mente. Ma
il suo invito era un’opportunità perfetta.
Avevo lasciato Calamity indietro nel cortile, a leggere Tattiche di
Infiltrazione Zebra, mentre andavo da sola. Non gli era piaciuto quel
particolare, ma gli spiegai che avevo intenzione di prendere la strada
270
Fallout: Equestria — Parte I
panoramica, esplorando alcune ali dello Spaccazoccolo che non avevo
ancora visto. Compreso il come scendere nelle miniere sottostanti. Vedendo per la prima volta il cortile alla luce del giorno Calamity aveva
individuato immediatamente le placche metalliche di un montacarichi idraulico, ma i comandi erano danneggiati ben oltre la riparazione. Anche se avesse funzionato sarebbe stato all’interno delle miniere
stesse. Doveva esserci un’altra via. Da qualche parte, c’era una porta
che conduceva direttamente sotto la prigione, e volevo sapere dove si
trovava.
Ora sospettavo di averla trovata.
Era dietro il palcoscenico nella mensa. Da un lato il sipario, pesante
e macchiato, nascondeva quello spazio oscuro dalla grande ed affollata area dove i razziatori mangiavano qualunque cosa capitasse come
pasto. Si era accumulata abbastanza polvere da poter dire che nessun
pony si era mai avventurato dietro il sipario. Perché avrebbero dovuto?
Era pieno di oggetti di scena marci e di scheletri di centinaia di pony.
Innumerevoli ossa erano infilate negli armadietti, spuntavano da casse
di metallo, e formavano pile che dovevano essere state alte tre pony
quando ancora avevano della carne.
Gli «ospiti» dello Spaccazoccolo erano finiti in una spirale di barbarie e cannibalismo, ed alla fine ognuno di loro era spirato lì. Avevo
trovato delle registrazioni; avevo trovato i graffiti. Mi ero chiesta perché
non fossi ancora inciampata sui loro scheletri.
Sopra, un gigantesco murales abbracciava la parete. Un dipinto dello stesso pony soldato dall’aspetto nobile che avevo visto in forma di
statua a Ponyville. In posizione rampante. Dietro di lui, chiara anche se
il murales era pesantemente sbiadito e scheggiato, c’era la Dea Celestia
in persona, con le sue divine caratteristiche splendenti d’approvazione.
In origine, realizzai, quello era ciò che ogni pony «ospite» dello Spaccazoccolo avrebbe visto ogni volta che mangiava un pasto. Fino a quando
venne costruito il palcoscenico, nascondendolo.
La parete era munita di un cancello con delle sbarre, largo abbastanza da far passare un carro. Dietro c’era una piccola area mortale,
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
271
larga solo pochi metri, con due torrette ad energia magica poste in delle
nicchie in ogni lato, prive d’energia. Dietro, una spessa porta di metallo.
Basandomi sulla luce senza vita che c’era sopra, potevo dire che la porta
non aveva energia.
Volevo entrarci. E non perché c’era una camera blindata piena di
possibili tesori. Solo Occhimorti aveva la chiave per la camera blindata,
e solo Occhimorti aveva mai visto il Signor Topaz faccia a faccia. Se
il Signor Topaz esisteva veramente, ero certa che fosse giù in quella
camera blindata. La mia mente evocava immagini di ogni genere, da
un terminale dedicato che permetteva ad Occhimorti di parlare con un
molto remoto Signor Topaz, alla camera blindata che era in realtà una
Scuderia, al Signor-Topaz-il-Robocervello.
Il cancello era chiuso a chiave. Dovetti spingere via tumuli di ossa
sgretolanti per raggiungerlo, trattenendo il respiro mentre fiocchi bianchi si mescolavano nell’aria. Aveva richiesto diversi minuti dei miei sforzi, ma il cancello finalmente cedette al mio talento. La porta di metallo,
invece, era tutt’altra storia. Poteva essere aperta soltanto da un terminale da qualche parte nell’edificio, e solo se avessi potuto ripristinare
l’energia ad esso.
Devo aver speso delle ore a ficcanasare per lo Spaccazoccolo, tentando
di ripristinare l’energia a quella porta. Era semplicemente questione di
cambiare una boccata di fusibili ed una fila di batterie magiscintilla, ma
si erano rivelate noiosamente difficili da trovare.
Trovai l’armeria in una stanza laterale della caserma delle guardie. Era completamente carente d’armi—nessuna sorpresa, la maggior
parte dei razziatori sembrava attrezzata con armi ad energia magica
che assumo fossero state prese dall’armeria. C’era, tuttavia, un articolo di giornale incorniciato sulla parete in fondo, e dietro di esso una
cassaforte.
272
Fallout: Equestria — Parte I
Quando tolsi la cornice la fotografia catturò la mia attenzione. La
scena era nel mezzo di una leggera nevicata invernale; l’immagine era
di un funerale. Dall’impressione che dava doveva essere uno veramente
importante, dato che le figure in ombra di due unicorni alati sostavano
sullo sfondo, malamente fuori fuoco. Una era decisamente più bassa
dell’altra. La mia mente voleva trasformarle nelle Dee Celestia e Luna.
Ma non era quello che aveva catturato la mia attenzione. L’occhio
del fotografo si era focalizzato su una giumenta—un singolo pony arancione che, al contrario di tutti quelli attorno a lei, aveva evitato il formale
abito nero indossato dagli altri per vestire solo un cappello nero da cowgirl ed un fazzoletto nero attorno al collo con l’immagine di una mezza
mela ricamata sul fronte. La macchina fotografica aveva catturato un
luccichio proveniente da una lacrima che scendeva mentre lei lasciava cadere un unico, bellissimo fiore sopra la bara. Il cutie mark della
giumenta, tre mele, era identico al disegno sulla Piccola Macintosh.
Tutta Equestria Piange Big Macintosh, Eroe della
Cresta Spaccazoccolo
Due settimane fa non sapevamo nemmeno il suo
nome. Ma quando Big Macintosh è balzato
davanti al proiettile di un assassino zebra
destinato per la Principessa Celestia, morendo
sul colpo, è anche balzato nel cuore e nella
mente di ogni aettuoso e patriottico pony,
divenendo modello di coraggio, audacia e
sacricio per tutta Equestria.
I funerali si sono tenuti questo pomeriggio nel
cortile occidentale del Viale dei Ministeri. Per
ordinanza della Principessa Luna, i pegasi
hanno organizzato una leggera nevicata. . .
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
273
La cassaforte si aprì rivelando due (!) StealthBuck, l’ultima batteria
magiscintilla che mi serviva, ed una serie di munizioni che, secondo
i documenti che trovai assieme ad esse, erano potenziate magicamente. Proiettili per la Piccola Macintosh, la pistola ad aghi, anche per la
bardatura da combattimento di Calamity. Più due tipi per armi con
un calibro con cui non avevo familiarità (anche se sospettavo che uno
fosse per la bardatura da combattimento multi canna che avevo visto
usare dagli schiavisti).
Avevo appena infilato i miei nuovi tesori nelle bisacce e stavo rimettendo l’articolo incorniciato al suo posto quando il suono di razziatori
che parlavano mi immobilizzò.
«. . . sicura che non si faranno saltare in aria fino all’inferno e ritorno,
su quelle mine?» Una voce, uno stallone.
Una giumenta che dalla voce sembrava giovane sbuffò, «Come se
me ne importasse qualcosa se lo fanno. Hai la minima idea di che cosa
hanno fatto quei dannati schiavisti alla mia cittadina?»
Rimisi frettolosamente a posto la cornice e mi acquattai ad una
parete dietro una delle serie di scaffali per le munizioni vuoti, con le
orecchie in allerta.
«Non sei di Littlehorn? Ho sentito che hanno massacrato quel posto.»
«Nah. Ma sarebbe stato più gentile da parte loro. Hanno preso tutte
le giumente e stalloni che potevano, ed ucciso il resto lasciando i morti
a marcire dove erano caduti. Ma i puledri e le puledre? Occhiorosso
non ha bisogno di bambini. Quindi ci hanno semplicemente lasciato
indietro a badare a noi stessi.»
Dopo un momento di impacciato silenzio, continuò. «Il posto peggiorò in fretta. Diamine, faceva schifo già all’inizio, con così tanti di
noi che vedevano i propri genitori affettati e cosparsi in giro. Ma diventò molto peggio. Ho portato via la mia coda da quel posto il più
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Fallout: Equestria — Parte I
presto possibile. Quindi, personalmente, sarei più che contenta se buona parte di questa comitiva di razziatori morisse urlando con le zampe
spappolate.»
Potevo vedere le ombre dei due Razziatori dello Spaccazoccolo muoversi sul pavimento dell’armeria mentre passavano, troppo immersi
nella loro conversazione per accorgersi di qualcosa di strano.
«Eggià, capisco. Ma se la trappola di Occhimorti funziona, avremo
un bel mucchio di quegli schiavisti come nostri schiavi. Quindi potrai
prendertela con loro lentamente ed in modo personale. Sono sicuro
che Occhimorti non se la prenderà se a qualche nuovo spaccapietre
mancheranno un paio di organi interni non vitali.»
Le loro voci si affievolirono quando svoltarono un angolo da qualche parte fuori dal campo visivo. Lasciai andare il fiato che non avevo
realizzato stessi trattenendo.
La mia mente corse per mettere assieme ciò che avevo appena udito.
Occhimorti, quindi, non stava affatto tradendo lo Spaccazoccolo con
gli schiavisti. Stava semplicemente ingannando le forze di Occhiorosso
facendogli credere che lo stesse facendo—attirandoli in una trappola.
Era ovvio che volesse che entrassero senza alcuna difficoltà.
E stava ingannando Gawd per farla agire contro di lui. Che, nel caso
quel piano avesse avuto lo zoccolo d’approvazione da parte del Signor
Topaz. . . o peggio, fosse a tutti gli effetti un piano del Signor Topaz. . .
Dovevo parlare con Gawd. Prima di andare a sparare a qualche
pony.
«Voglio che tu uccida Gawd.»
Fissai Occhimorti. Quello era il secondo compito che aveva per me?
Finsi nuovamente ignoranza meglio come potevo, «Chi?»
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
275
Occhimorti sbuffò. «Gawdyna Grimfeathers1 . Grifone. Cicatrice
sopra il becco che le attraversa la faccia. Solo un occhio. Non puoi mancarla.» Si sporse in avanti con un sorriso sadistico. «Se fai questo, sei
dentro. Membro della mia compagnia.» Apparentemente compiaciuto con se stesso, addolcì l’accordo, «Diamine, ti farò addirittura una
delle mie guardie personali. Avrai una bella stanza ed alcuni dei cibi
migliori.»
Ero senza parole. Stava giocando con me. Lo sapevo. Ma ero comunque completamente all’angolo.
Mi guardai attorno come un pony che affoga in cerca di uno zoccolo. Ed ancora una volta, il mio sguardo cadde sull’immagine della
prima Capogiumenta della Scuderia Due, Sweetie Belle. Ricordai una
cosa che Velvet Remedy mi aveva detto. Una cosa che le aveva detto la
Capogiumenta.
Fissando Occhimorti nei sui occhi grigio ardesia, annuii fermamente. «Va bene. Nessun problema.»
Strabuzzò gli occhi.
«È tutto?» chiesi, come se uccidere Gawd fosse la cosa più facile
d’Equestria.
Sollevò le sopracciglia. «No. . . Penso che sia tutto.»
Mi girai come per andarmene, feci qualche passo, e mi fermai. Guardi oltre la mia spalla, «Non credere che i pony di qua non sospetteranno
di te. Dovresti avere un alibi.»
Le sue sopracciglia si alzarono ulteriormente.
«Ascolta. Ho un piano che si prenderà cura del tuo problema con
il grifone e ti lascierà in apparenza pulito.»
Ora i suoi occhi si strinsero. «Ah sì? Prego, racconta.»
«Mai sentito parlare di una pony chiamata Sweetie Belle?»
Occhimorti strabuzzò gli occhi per la sorpresa e quindi rise. Indicò
l’immagine alla parete. «Sentito di lei? Ho ogni sua canzone che puoi
trovare nelle terre devastate. Lo sai che si è addirittura esibita qua?
1
Letteralmente, “penne tenebrose”.
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Fallout: Equestria — Parte I
Proprio su quel palcoscenico.» Puntò il suo zoccolo in direzione della
mensa. «Prendi le scale appena fuori dal mio ufficio, ti porteranno sulla
balconata dove dove il Custode dell’Amicizia guardò l’esibizione.»
Wow. Avevo sperato che Occhimorti avesse almeno familiarità con
la giumenta dell’immagine sulla parete, ma non avrei mai immaginato
che quel sadistico bastardo fosse un fan.
Finito l’entusiasmo, la sua voce tornò fredda. «Perché?»
Feci un respiro profondo. «Bene, a questo punto sai che non ho
viaggiato fin qua da sola. Capita che una delle persone che viaggia con
me sia una discentende diretta di Sweetie Belle. E, guarda un po’, il
talento musicale è cosa di famiglia.»
Avevo la sua attenzione. «Si chiama Velvet, ed è diretta a Manehattan per registrare delle nuove canzoni per la radio di DJ Pon3.» Aspetta. . . quella era effettivamente una buona idea! E mi avrebbe dato modo
di parlare con lo stallone più famoso d’Equestria.
«Quello che penso: dovrei riuscire a convincere ad esibirsi qui. Ad
usare proprio quel palcoscenico. . .» La mia mente stava correndo, cercando di mettere insieme un piano che suonasse decente alla velocità
delle mie parole. «Lo faremo stanotte. Invita ogni pony a vederla. E. . .
anche Gawdyna Grimfeathers.»
Ad Occhimorti, potevo vedere, stava piacendo l’idea. E con la battaglia della mattina dopo che si avvicinava, l’idea di un’esibizione per
migliorare il morale era di un tempismo perfetto.
«Mi nasconderò nella balconata. Sparerò due colpi. Uno alla testa
del grifone. L’altro al tuo tavolo, abbastanza vicino da far sembrare che
fossi anche tu un bersaglio.» Feci levitare fuori uno degli StealthBuck.
«Sarò sparita prima che un qualsiasi pony possa prendermi od anche
solo vedermi. Puoi dar la colpa ad un assassino schiavista. Chi non se
la berrebbe?»
Specialmente se ogni pony sapeva che la mattina successiva gli
schiavisti avrebbero attaccato in massa.
Occhimorti contemplava il piano mentre io me ne stavo lì in piedi,
sentendomi sempre più nervosa. Doveva rendersi conto che quel piano
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
277
l’avrebbe messo nello stesso mirino di Gawd, e lui mi credeva già una
sua spia. Avrebbe creduto che l’avrei tradita così in fretta, che la mia
fedeltà cambiava con una chiaccherata?
«Mi piace!» Occhimorti scoppiò in un ghigno. Unì i suoi zoccoli.
«Ad una condizione.»
Uh oh.
«Questa tua Velvet. . . Voglio sentire almeno due canzoni prima che
tu interrompa lo spettacolo. Incluso qualcosa di Sweetie Belle.»
«Ehm. . . qualcosa in particolare?»
Sorrise. «Diamine, le amo tutte.» Si mise comodo. «Sorprendetemi.»
Quando uscii dall’ufficio di Occhimorti, diedi un’altra occhiata attorno. Mi ricordai come Occhimorti e le sue guardie avessero preso una
strada diversa poco prima che rubassi il registro. Ora non fui sorpresa
dallo scoprire che il passaggio conduceva alle scale che portavano alla
balconata di sopra. La esplorai. In ombra. Una sola via d’accesso. Era
una perfetta postazione di cecchinaggio.
Mentre ritornavo giù dalle scale, notai un un barlume color mela
malata che non avevo visto prima. Uno dei terminali in una delle scrivanie nella stanza fuori dall’ufficio di Occhimorti era ora alimentato. Ero
sicura che prima non lo fosse. Cambiare quei fusibili e le batterie magiscintilla dovevano avergli dato energia. Estraendo i miei strumenti
d’accesso, hackerai dentro al terminale.
Non c’erano menù, niente annotazioni. Invece, solo una singola
funzione. Avevo trovato il terminale che apriva la porta alle miniere ed
alla camera blindata al di sotto.
«Ficcherò un proiettile nella testa di Occhimorti,» dissi a Gawd. «Ed
un altro al tuo tavolo. Quindi userò uno StealthBuck per svignarmela
prima che qualsiasi pony possa identificarmi. Puoi dare la colpa agli
278
Fallout: Equestria — Parte I
schiavisti che attaccheranno domani.» Gawd stava scetticamente ponderando l’idea. «Certo, qualche pony potrebbe avere comunque dei sospetti, ma non del tipo con cui possono agire. In particolare se prendi
il comando e li guidi alla vittoria contro gli schiavisti.»
Gawd scosse il capo. «Devo ammettertelo. Sei una diamine di infima cospiratrice.» Sentii un’ondata d’orgoglio, ed immediatamente mi
chiesi se godere di tali elogi facesse bene o male alla mia reputazione.
Qualche minuto dopo mi unii a Calamity e Velvet Remedy nel vagone bestiame. Velvet Remedy stava balzellando nervosamente in giro.
«Un’esibizione? Con solo poche ore di preavviso per prepararmi?»
«Nuovamente, perché lo stiamo facendo?» Calamity era confuso.
«Da quale parte stiamo adesso?»
«La stessa di prima. Il piano di base non dovrebbe cambiare. Ma
prima voglio avere quei due nella stessa stanza, assieme.»
Velvet Remedy aprì una delle sue bisacce, tirando fuori un blocchetto per gli appunti. «Quali canzoni dovrei fare? La maggior parte della
mia musica non è appropriata per i razziatori. Per qualche motivo non
penso che canzoni riguardo pace ed amore, nobiltà o libertà siano il
loro genere»
Calamity nitrì, «Beh, tanti di loro sono schiavi fuggiti. . .»
Velvet Remedy stava controllando la sua lista di canzoni. «Bene,
una è andata. Questa. . . potrebbe andare. Oh, questa potrebbe essere
divertente, ma originariamente era un duetto (ho letto in una vecchia rivista che Pinkie Pie e Vinyl Scratch la cantarono al Battizoccoli). Potrei
adattarla per un solo pony, ma richiede davvero un accompagnamento
musicale. Magari una originale di Velvet Remedy? Magari. . . ?»
Strabuzzai gli occhi, ricordando, «Beh, Occhimorti si aspetta due
canzoni prima dell’attacco. E dice che una di loro dev’essere di Sweetie
Belle.»
Velvet si offese. «E quando avevi intenzione di dirmelo?»
«Ehm. . . proprio adesso?»
Nitrì. «Fantastico. Due canzoni, una della mia bis, bis, eccetera
nonna. Bene, almeno le conosco quasi tutte a memoria. Ma l’altra. . .»
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
279
Non potei far altro che roteare gli occhi. Per quanto adorassi la
musica di Velvet Remedy, e mi innamorassi di lei ad ogni canzone,
quella notte ci serviva solo una distrazione. Non aveva bisogno di essere
perfetta.
«Pensi di essere in grado di tenere ogni paio d’occhi su di te?» chiese
Calamity.
Velvet Remedy si mostrò giocosamente offesa. «Ma certamente, caro. Non ci sarà un occhio per nessun altro pony in quella stanza.» Le
credevo. Ero certo che Velvet Remedy sarebbe stata in grado di tenere
ogni occhio su di lei anche nel caso in cui Ditzy Doo fosse nel pubblico.
All’improvviso, Velvet Remedy sussultò. «Ogni occhio! Ho bisogno di
un bagno! Oh no, che cosa indosserò!?»
«Posso darti una mano per quello.»
Velvet scosse il capo. «No, grazie. Posso farmi un bagno abbastanza
bene da sola, cara.»
Farfugliai, arrossendo calorosamente. Quello non era ciò che intendevo, ma ora che l’aveva detto, non potevo togliermi l’immagine dalla
mente. Il cuore mi si agitava nel petto.
Calamity nitrì e si voltò. «Vi lascerò del tempo in privato per. . .» agitò uno zoccolo tra noi due, «. . . qualunque cosa sia.» Uscì velocemente,
mormorando qualcosa riguardo all’aiutare i pony di Gawd a montare
e far funzionare il loro cannone al plasma magico prima che le forze
di Occhiorosso arrivassero sul posto. Non stavo prestando la minima
attenzione. Avevo occhi solo per Velvet Remedy, e potevo sentire la mia
faccia bruciare.
«Io. . .» Calpestai il pavimento. «Voglio dire, ho la cosa perfetta per
te da indossare!» Concentrando la mia magia, aprii le mie bisacce e
feci uscire il vestito più bello delle terre devastate, la mia scoperta dalla
Carousel Boutique.
280
Fallout: Equestria — Parte I
«Come posso sistemare le cose? Quante volte devo provare?
Ti prego, questa volta, lasciamelo fare. . .
Lasciamelo fa—a—re!»
Velvet Remedy era magnifica. Il vestito le stava benissimo addosso, rendendola ancora più sbalorditiva di quanto l’avessi mai vista prima. Il suo
corno risplendeva, il palcoscenico era inondato di una calda, colorata
luce che mutava con la sua voce e l’atmosfera della canzone.
«Mi alzo sui miei zoccoli, scalcio in aria,
E lascio la fermezza sommergere la disperazione!..»
Aveva scelto come primo pezzo la stessa canzone incredibilmente straziante della radio. Qualcosa con cui ogni pony sarebbe stato familiare.
E le stava rendendo più che giustizia. Era. . . stupenda.
Mi ranicchiai sulla balconata, coperta da un disgustoso coprimaterasso. Il SATS era pronto. Il mio fucile da cecchino era carico e poggiato al mio fianco. Mi stavo veramente odiando per aver pianificato di
rovinare la sua esibizione.
Occhimorti non era stupido. Quando ero entrata nella balconata
avevo trovato una nota lasciata per me: Un colpo al bersaglio, uno al
tavolo. Il palcoscenico è attrezzato per esplodere se spari a qualunque
altra cosa.
Celestia lo incenerisca! Anche se avessi potuto mandare un messaggio a Calamity, non era migliore di me a disarmare gli esplosivi (per
ripicca, rubai la sua copia di Gemmologia Applicata).
Velvet Remedy portò la canzone ad una finale strappalacrime. Il
pubblico, composto da razziatori, sedeva completamente stupefatto. Anche il becco di Gawd era spalancato. Ci furono diversi secondi di densa
quiete, il palcoscenico si oscurò tranne che per la debole luminescenza
del corno di Velvet. Quindi un’esplosione di zoccoli battuti invase la
sala, facendo vibrare la balconata e mandando piccoli detriti giù dal soffitto mentre dozzine di pony calpestavano il pavimento con gli zoccoli
in applauso.
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
281
Notai Occhimorti lanciare uno sguardo alla balconata. Con la coda
dell’occhio, lo notò anche Gawd. Immerse il becco in una piccola coppa,
senza mai smettere di fissarlo.
Una nuova musica cresceva dal palcoscenico, un’orchestra in un
singolo corno.
Velvet Remedy iniziò a battere uno zoccolo sul palcoscenico, dando
il ritmo. Presto, la maggior parte dei pony nella sala la stava seguendo.
«Abbiamo avuto abbastanza di questa roba lenta, chi c’è per fare un
party!?» urlò, ottenendo un ruggito dalla folla.
Le mie orecchie erano ritte; i miei occhi allargati. Per un momento,
mi scordai del fucile da cecchino al mio fianco. Tutto ciò che importava era che non riconoscevo la musica. Non avevo mai sentito quella
canzone!
«Galoppa, non trottare, la notte brucia di calore, non farmi
aspettare!
La banda sta suonando, la folla sta urlando, è questo che la mia
anima vuole mangiare!
Se non sorridi, non stai nemmeno provando!
Inizia una sommossa! Non stare lì a guardare!
Zoccolo a terra, dammi di più, ho bisogno del mio rock ‘n’ roll!»
Per la grazia di Celestia! Avrebbe fatto saltare gli esplosivi sotto il palcoscenico da sola!
Feci fluttuare il mio fucile da cecchino, ora terrificata dal lasciarle
completare la canzone. Con le luci ed i suoni che ora emergevano dal
palcoscenico, Velvet Remedy aveva assolutamente l’attenzione di ogni
pony (e grifone). Per Luna, avrei potuto iniziare a sparare e nessun
pony se ne sarebbe accorto finché metà della stanza non fosse a terra!
Beh, sempre se il palcoscenico non fosse finito in una palla di fuoco.
«. . . Non essere pigro; fai il matto!
Perché non capisci che è un PARTY?»
282
Fallout: Equestria — Parte I
Immergendomi nella perfezione dell’incantesimo di puntamento del
mio PipBuck, agganciai una sequenza di tre bersagli.
BLAM! BLAM!
Il primo colpo attraversò la piccola coppa, cospargendo Gawd con
il proprio drink, e sprofondò nel tavolo. Prima che qualche pony potesse reagire, il secondo tranciò la metà superiore della testa di Occhimorti, inondando diversi pony davanti a lui. Il mio terzo bersaglio era
Velvet Remedy, che brillò di una luce non di sua creazione mentre telecineticamente la spingevo indietro oltre il pesante sipario e giù dal
palcoscenico.
In accordo con le parole di Occhimorti, l’intero fronte del palcoscenico detonò in un ruggito di fuoco e frammenti meno di un respiro dopo. File intere di pony davanti caddero. Vidi Gawd barcollare,
sanguinando per colpa di una scheggia di legno.
Attivai lo StealthBuck e galoppai silenziosamente verso le scale.
Da sotto, potei sertire un pony urlare, «Sono gli schiavisti! Stanno
attaccando in anticipo!»
Assunzione più che plausibile, pensai mentre raggiungevo le scale.
Ero scesa per metà quando un’esplosione da qualche parte dall’esterno
mi fece sapere che il pony nel panico non era completamente nel torto.
Mentre correvo al terminale, la mia mente indugiò sulla coincidenza. Ma no, realizzai quando arrivai alla scrivania ed attivai l’unica funzione del terminale, non era affatto una coincidenza. Gli schiavisti di
Occhiorosso non si sarebbero fidati di Occhimorti. Così come Occhimorti intendeva tradirli, loro dovevano aver sempre avuto l’intenzione
di attaccare in anticipo. Ed adesso, ogni singolo pony era lì. In accordo al
piano, anche Gawd era presente, così come quelli a lei fedeli. Avevamo
messo tutti i pony in un singolo punto e lasciato i confini ed i posti di
guardia indifesi. Era ovvio che avrebbero attaccato ora.
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
283
Lo StealthBuck stava per finire quando mi infilai nella stanza dietro il
sipario. Trovai Velvet Remedy che si rialzava da una pila di scheletri.
Sul suo vestito così perfetto c’erano delle ossa che penzolavano.
Ansimando mi scusai, spiegando della nota. Con un gesto mi zittì.
«Oh va tutto bene. Preferisco essere seppellita in una pila di scheletri
che unirmi a loro.» Con un sorriso che mi sciolse il cuore disse, «Grazie,
Littlepip!»
Quindi, ripensandoci, «Non avresti potuto farmi finire la canzone,
comunque?»
Timidamente dissi, «Temevo che avresti fatto saltare gli esplosivi
da sola.» Guardai il sipario dietro di me. Dalla luce ondeggiante che si
vedeva dai bordi, il fronte del sipario stava andando a fuoco. Era spesso
abbastanza da non permettere tanto presto alle fiamme di farsi strada.
Guardai su. Un fumo nero stava iniziando a coprire il soffitto. Dall’altro
lato del sipario sentii scambi di colpi d’arma da fuoco ed esplosioni
d’energia magica. Mi guardai attorno cercando Calamity.
Il pegaso color ruggine galloppò all’interno un momento più tardi,
con il suo cappello nero da cowpony che stava quasi per cadere. Una
chiave pendeva da una catenella tra i suoi denti.
Velvet Remedy roteò gli occhi ridendo. «Ti sei veramente fermato
a prendere la chiave?»
Calamity voltò la testa, agganciando la catena ad uno dei fucili della
sua bardatura da combattimento. «Diamine sì!» Sogghignò rivolto a Velvet. «A seconda di chi vince qua fuori, sto già pianificando di piombare
indietro e depredare i corpi.»
Velvet Remedy alzò gli occhi al cielo. Anche io roteai gli occhi.
Quindi mi girai e trottai verso il cancello. «Andiamo. . .»
Calamity morse la punta della mia coda, fermandomi. «Aspetta un
momento, zuccherino.» Fece un cenno con la testa rivolto al cancello.
Mi voltai per guardare.
Dall’altra parte del cancello, tra noi e la porta di metallo ora aperta,
c’erano quattro torrette puntate direttamente su di me.
284
Fallout: Equestria — Parte I
Gemetti. Ristabilire l’energia aveva anche riattivato le torrette. Come avevo fatto ad essere così stupida da non realizzare che sarebbe
successo. Avrei potuto disattivarle prima, quando era sicuro.
«Le facciamo fuori tutte e quattro assieme?» chiese Calamity.
«No. . . aspetta. . . fammi pensare.»
«Perché stiamo ancora scendendo laggiù comunque?» chiese Velvet,
assumendo chiaramente che il resto del piano fosse andato in fumo.
Ero tentata di concordare. Ora, più che altro, «Sto più o meno
sperando che ci sia una via d’uscita alternativa.»
Sollevai il mio PipBuck e lo guardai. «Va bene, siamo fortunati. Ho
un altro StealthBuck. Posso usarlo per raggiungere le torrette e riprogrammarle, come ho fatto con quella al convoglio dei pegasi. In questo
modo, ci lascieranno passare, e terranno fuori ogni pony che abbia
l’idea di seguirci.»
Avevamo un piano. Tolsi lo StealthBuck scarico dal mio PipBuck
ed inserii l’ultimo che avevo. Quindi mi misi a lavorare.
Ci ritrovammo a strisciare dentro delle grotte riconvertite a magazzino, piene di pile di casse marchiate col nome Recinto Rieducazionale
Spaccazoccolo. Alcune erano marchiate con un cerchio che proclamava
avessero Priorità Livello Celestia e bollate con le iniziali M.S.A. oppure
M.T.B.
«Bene,» mormorai conversando con i miei compagni. «So che l’MSA. è il Ministero della Magia, ma non ho mai sentito dell’altro.»
Calamity si fermò, con un’espressione confusa che gli annebbiava
la faccia. «Come fa. . . ?»
«Ministero delle Scienze Arcane,» spiegò indifferentemente Velvet
Remedy prima che potesse rompere qualcosa.
Una voce, bassa e profonda, rombò attraverso le grotte, facendoci
fermare.
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
285
«Quindi! Voi siete i pony venuti nella mia città che hanno fatto così
tanto casino. Avete ucciso il mio vice, ed ora siete venuti per me.»
«Signor Topaz?» chiese Calamity, facendo eco ad i miei pensieri. O
stava usando un veramente ben nascosto sistema d’altoparlanti, o stava
usando la magia per accrescere la sua voce. Sospettavo la seconda. E
ciò probabilmente significava un unicorno. O. . . un’idea peggiore mi
colpì. . . una di quelle cose pseudo-divine come la creatura dalla vecchia
Appleloosa.
E lì ero senza vagoni.
Passando velocemente alle munizioni magiche, mandai una preghiera a Celestia ed un’altra a Luna. Se il Signor Topaz era uno di quei
mostri, avevamo bisogno di tutta l’assistenza divina possibile.
Calamity cambiò in fretta la carica della sua bardatura da combattimento. Velvet Remedy, invece, non sembrava impressionata. Il suo
corno iniziò a brillare, e quando aprì la bocca, la sua voce risuonò da
ogni roccia e pezzo di legno delle miniere:
«NON. SONO. IMPRESSIONATA.»
Il suo nitrito risuonò per le pareti. Velvet Remedy abbassò l’imponenza della sua voce fino a quando non fu solo un po’ più terrificante
della sua. «Ora perché non fai il gentile? Smettila di giocare, e vieni a
dire ciao.»
Feci levitare la Piccola Macintosh e mi preparai per l’apparizione di
quella che mi ero convinto fosse una di quelle pseudo-dee.
Quando il drago dalle squame arancioni si profilò da dietro l’angolo,
leccandosi i denti, realizzai che mi ero profondamente sbagliata.
«Beh,» urlò Calamity mentre le sue ali lo spingevano nelle profondità
delle caverne più velocemente di quanto io e Velvet Remedy potessimo
galoppare, «almeno non è un drago completamente sviluppato!»
286
Fallout: Equestria — Parte I
Mi concentrai sulla velocità, riuscendo in qualche modo a stare al
passo con Velvet Remedy. Calamity aveva ragione, per quel che potesse
servire—il Signor Topaz era leggermente più piccolo di un vagone ferroviario, non contando la sua coda chiodata. Avrebbe potuto ingoiarmi
con un morso; ma per Calamity, sarebbero potuti servirgliene due. Non
vedevo come ciò potesse aiutarci.
Usando la mia magia strappai un altro palo di supporto dalla parete
mentre gli correvamo a fianco. Potei sentire le rocce cadere a terra
mentre il soffitto si incavava. Non speravo di fermarlo, ma almeno lo
stavo rallentando abbastanza da star davanti a quei denti!
«Avremmo potuto utilizzare la diplomazia,» esclamò Velvet mentre
correva per salvarsi la vita. «Se Calamity non gli avesse sparato per
primo!»
Mi stavo sforzando per respirare, e piccole punture infuocate mi
crescevano nei polmoni. Potevo sentire il Signor Topaz farsi strada nel
nuovo crollo. «Davanti a sinistra!» ansimai. Non potevo fermarmi e
controllare l’automappatura del mio PipBuck, ma la bussola del mio
EFS indicava che stavamo girando in tondo.
«Almeno sappiamo che le nuove munizioni funzionano!» Calamity
girò sul posto, sparando due colpi al drago, quindi fece una stretta curva
a sinistra, sparendo dietro l’angolo. Lo seguimmo, poco dietro. La sala
che avevamo appena abbandonato si tramutò in un inferno, le pareti
tremavano per il ruggito del drago.
Le munizioni funzionavano. I proiettili penetravano attraverso la
corazza del drago. Ma era così grosso che sembrava lo facessero solo
incazzare.
Senza rallentare, Velvet rise mentre correvamo davanti ad una grande porta di metallo. «Bene, ecco la tua camera blindata! Nessun pony
vuole fermarsi ad aprirla?»
Domanda retorica da spiritosona.
Calamity si fermò alla giunzione successiva, librandosi in un gradevolmente controllato panico. «Littlepip, da che parte?»
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
287
«Dovrebbe essere destra questa volta!» Od almeno, lo speravo veramente. Altrimenti, stavo mandando tutti quanti in un punto morto.
Sottolineo il morto.
Calamity sparì nel passaggio a destra.
Luna e Celestia erano con noi. La scelta si rivelò giusta, ed il passaggio ci riportò nel tunnel iniziale. Riconoscendolo, Calamity era già
volato nello Spaccazoccolo, dove la battaglia tra razziatori e schiavisti
era al suo massimo.
Velvet Remedy fu la seconda. Ma mentre correvo verso la porta, il
Signor Topaz alla fine mi raggiunse. Aprì le sue immense fauci, con i
denti scintillanti. Gocce di saliva mi caddero sul collo.
Le torrette aprirono il fuoco mentre passavo tra di loro.
Il drago urlò! Il verso risuonò nella sala, portando ad una pausa
momentanea la battaglia mentre ogni pony si voltava per fissare l’ora
abbastanza ferito ed estremamente incazzato drago, mentre il Signor
Topaz distruggeva le quattro torrette con il fuoco. I componenti interni
si fusero con un sibilo e si fermarono. Sentii il fuoco passarmi sopra, la
mia bardatura annerirsi, la mia pelle ricoprirsi di vesciche a causa del
calore. Una delle mie bisacce prese fuoco.
Il cuore mi batteva come se stesse per esplodere. I fianchi mi bruciavano per la fatica. Provai ad urlare per chiamare gli altri, ma non trovavo
il fiato. Non sarei riuscita a raggiungere l’esterno prima di collassare.
Mi allontanai dagli altri mentre il fuoco iniziava a diffondersi dalla
bisaccia alle briglie che sostenevano il mio fucile da cecchino; stavo cercando un corridoio troppo stretto per il drago. Dietro di me, la mensa
era coperta dalle fiamme. Il Signor Topaz stava mortalmente bruciando
sia schiavisti che razziatori.
Quindi il drago sparì.
Collassai contro la parete della lavanderia due corridoi distante dalla
mensa, ansimando profondamente. L’acqua riempiva il lavandino di
288
Fallout: Equestria — Parte I
fianco a me, bagnando la mia bisaccia e colando sul pavimento. Era
fredda contro la mia pelle ustionata. Mi buttai a terra, sguazzando nella pozzangera in formazione, desiderando d’immergerci dentro ogni
parte di me che doleva. Stavo piangendo.
Provai a non pensare a quanto facesse male. Di focalizzare la mia
attenzione su altro. Non era facile.
Il drago, assumetti, era tornato nelle miniere. Poteva volare nella
mensa quanto voleva, ma il resto delle sale erano troppo strette per lui.
Era probabilmente nato laggiù o. . .
Velvet Remedy collassò di fianco a me, ansimando pesantemente.
Era niente di meno che un miracolo che nessuna di noi due fosse ferita
più gravemente, tanto meno morte. Cercai d’alzarmi, ma ora che mi
ero fermata le mie zampe si rifiutavano di lavorare ancora.
«Dov’è. . . il. . . drago?» Chiesi ansimando, cercando conferma alla
mia teoria. Velvet Remedy semplicemente scosse il capo. Non lo sapeva.
«Dov’è. . . Calamity?»
«Non lo. . . so. . . L’ho perso. . . di vista.»
Dannazione. Calamity non era così stupido da scendere per seguirlo, o per la camera blindata, giusto? No, certo che no. Era solo rimasto
separato, tutto lì. Ma se schiavisti e razziatori stavano ancora combattendo nel cortile, non era sicuro stare nei pressi del punto d’incontro.
Sarebbe volato alla Giunzione R-7 e ci avrebbe aspettato là? Od avrebbe
ingaggiato i pony che lottavano nella. . .
«Oh Luna benedetta!»
«Littlepip?» Velvet Remedy, per quanto esausta, sollevò le orecchie
in allerta.
Realizzai che il gigantesco buco nel filo spinato sopra il cortile doveva essere opera del drago. E ciò mi portò a: «Il montacarichi! Il drago
spunterà attraverso il cortile!»
Sibilai per il dolore cercando di muovermi. Velvet Remedy mi guardò allarmata. «Little. . . pip! Ecco. . . lasciami. . .» Aprì debolmente una
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
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delle scatole mediche gialle che usava come bisacce e tirò fuori l’ultima delle nostre bende curative ed una siringa. «Questo. . . ridurrà. . . il
dolore. . .» Ansimò lentamente. «Fidati di me. . . ti serve.»
Aveva decisamente ragione. L’antidolorifico aiutò. Urlai comunque.
Quando Velvet Remedy finì, sentivo la testa leggera e la mia vista
era confusa dalle lacrime. Brontolai debolmente, le ginocchia tremanti,
quando finalmente mi misi sugli zoccoli.
«Littlepip, non sei in condizione. . .» Ma non c’era convinzione nella
voce di Velvet Remedy, solo dispiacere. Entrambi sapevamo che non
potevamo stare lì. E sapeva che dovevo cercare d’aiutare Calamity.
«Abbiamo. . . del Buck nelle nostre scorte?» Mi morsi il labbro inferiore, odiando di chiederle una cosa del genere.
Velvet Remedy mi risparmiò il suo usuale sguardo di disapprovazione, tirando semplicemente fuori la bottiglia e passandomi qualcuna
delle pastiglie giallo-arancioni al suo interno.
«Grazie,» sussurrai, facendomele levitare in bocca. Infilai la testa
sotto la cascata che veniva fuori dal rubinetto e le ingoiai senza masticare.
Ci volle qualche istante, abbastanza da farmi temere che non avrebbero avuto l’effetto di cui avevo bisogno.
Un’esplosione di energia divampò dentro di me. Mi sentii più forte,
più veloce, meno esausta e più sveglia. Così. . . Così stavo bene. Così ce
l’avrei decisamente fatta!
Sollevai la mia bisaccia inzuppata fuori dal lavandino e la misi di
nuovo sul mio fianco, sibilando quando sfregò la mia pelle bendata.
«Ripensandoci» pensai, togliendomela e facendola levitare di fianco a
me.
Volgendomi verso Velvet Remedy feci uno sforzo per non suonare
prepotente. «Velvet, potresti per piacere provare a cercare Calamity?
Solo, stai attenta. Non farti prendere. . . da nessun pony.»
Annuì. «Cos’hai intenzione di provare a fare, Littlepip?»
290
Fallout: Equestria — Parte I
Lanciai uno sguardo verso la porta. «Torno giù. Voglio arrivare a
quella camera blindata. Se siamo fortunati ci sarà dentro qualcosa che
ci può dare una possibilità contro quel drago.»
«Ma. . .» Velvet Remedy si accigliò, «Littlepip, non hai la chiave!»
Con un sorriso dissi, «Quando mai ho avuto bisogno di una chiave
per superare una serratura?»
La sala mensa era una carneficina. Il telaio carbonizzato del palcoscenico era ancora lambito dalle fiamme. L’aria era soffocante per il fumo.
La puzza di pony arrostiti, alcuni dei quali ancora in fiamme, cercava
di strangolarmi.
Andavo di fretta, ma mi presi lo stesso il tempo per recuperare
qualcuna a caso tra le armi meno danneggiate sul pavimento, prima di
dirigermi oltre il cancello deformato dal calore e le torrette distrutte.
Dietro di me, la sbarra bruciacchiata che una volta sorreggeva il sipario
cadde con fragore. Mi diressi verso la camera blindata.
Girando un angolo mi trovai faccia a faccia con una pony in corazza
di cuoio che impugnava una lancia ad energia magica. Non avrei saputo
dire da che parte fosse, ma non aveva importanza: si mise subito in
posizione di combattimento.
«Aspetta. . .»
Spinse la punta illuminata della lancia verso di me. Cercai di schivare, ed il mio fianco andò a sbattere contro la parete della caverna. Una
linea di bruciante agonia mi attraversò il lato del collo, e la mia carne
ribollì e si fuse. «Aaaaaugh!»
La pony avanzò, fendendo con la punta della lancia verso la mia
testa. Mi buttai sul ventre mentre la lancia passava sopra di me, e le
lanciai le mie bisacce sul viso. La pony incespicò all’indietro.
Mentre si riprendeva, mi lanciai nel SATS e mirai una delle armi a
caso contro di lei. Il mio cuore si fermò quando realizzai che si trattava
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
291
di un fucile ad energia magica che non avevo idea di come si attivasse.
La pony spinse la lancia verso i miei occhi ed io sbandierai il fucile
sulla sua traiettoria, deflettendola. Il fucile sibilò deformandosi dove
era entrato in contatto con la punta della lancia.
Abbandonai tutto quello che stavo sollevando e caricai la pony a
testa bassa. Lei fece un altro fendente con la lancia, ma ero oltre la sua
portata; l’asta colpì il mio fianco con abbastanza forza da lasciarmi un
livido attraverso la mia bardatura rinforzata, ma non abbastanza da
farmi perdere la traiettoria. Il mio corno trapassò la sua corazza e si
infilò profondamente nel suo petto.
Sentii la lancia rimbalzarmi sopra la testa quando le cadde dalla
bocca. Cercò di tirarsi indietro, ma io spinsi fino a quando non la sentii
indebolirsi, mentre il suo corpo diventava un peso morto.
Feci un passo indietro, col mio corno coperto di sangue. La pony
cadde ai miei zoccoli, respirando ancora superficialmente.
Sentii il sangue colarmi giù dalla testa. Una goccia mi finì nell’occhio sinistro, colorando la mia vista di scarlatto.
Debolmente sussurrò «. . . non voglio morire. . .»
Rabbrividii. Cercai di strizzarmi il sangue fuori dall’occhio, ma invece ne cadde dentro ancora di più, annebbiandomi la vista. «È troppo
tardi. Mi dispiace.» Mi dispiaceva, onestamente. «Non posso salvarti.»
Pensai di spezzarle il collo. Era già morta—perché farla soffrire?
Alzai uno zoccolo. . .
. . . E le passai oltre. Semplicemente non potevo farlo. Non importa
cosa stavo permettendo alle terre devastate di farmi, non ero ancora
cambiata così tanto.
Camminai nella grotta ancora per qualche passo, poi mi fermai e
mi voltai. Feci levitare le bisacce verso di me, aprendole e tirando fuori
la mia coperta. La stesi gentilmente su di lei. Poi sollevai le armi dal
pavimento, abbandonando il fucile ad energia magica ma aggiungendo
la lancia alla mia collezione.
292
Fallout: Equestria — Parte I
Non incontrai altri problemi prima di raggiungere la camera blindata.
I piccoli perni finirono al proprio posto e la porta metallica della camera
blindata si aprì con uno scatto. E quindi si attivarono tutti gli allarmi.
Apparentemente, anche se non mi serviva una chiave per aprire
quella porta, mi serviva per farlo in silenzio.
Piantai i miei zoccoli anteriori sulla pesante porta di metallo e, sforzandomi, la aprii spingendo (qualcosa che quasi certamente non avrei
potuto fare se non fossi stata fatta di Buck). Feci un passo nell’oscurità davanti e mi concentrai, aumentantando la luce del mio corno per
illuminare la stanza.
C’erano molte cose che mi sarei aspettata. Quella non era una di
loro.
La stanza era piena, da cima a fondo, di ripiani di sfere di memoria. Ogni sfera era etichettata con una data ed un «numero ospite».
Dovevano essercene centinaia.
Le mie orecchie e coda si afflosciarono. Non c’era nulla che mi
avrebbe aiutato contro. . .
«Bene, bene. Guarda te se non sei insistente.»
Mi voltai di scatto. Il Signor Topaz era acquattato alla porta della
camera blindata, la testa del drago sporgeva all’interno. Le spalle erano
troppo larghe per entrare, ma bloccava completamente la mia via d’uscita. Ed un soffio infuocato avrebbe incenerito qualunque cosa all’interno
della camera blindata.
«Avevo intenzione di masticare un paio dei tuoi amici là fuori,
in particolare quel pegaso dall’aspetto delizioso, proprio quando hai
suonato la campanella per la cena.»
Riuscii ad indietreggiare appena fuori dal raggio di masticazione
quando la mia coda colpì il retro di un ripiano, facendo cadere diverse
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
293
sfere di memoria. Mi guardai attorno freneticamente, ma non c’era
posto dove nascondersi o scappare.
«Dovevi proprio farti mangiare per prima. Ammiro questa perseveranza,» scherzò perfidamente il drago.
«P-prima?» Il Signor Topaz era sadico, ma almeno era un chiaccherone. Se potevo continuare a farlo parlare, magari potevo trovare una
via d’uscita. Tormentai il mio cervello alla ricerca di qualche trucco
telecinetico che potesse salvarmi la pelle.
«Le gemme sono per dessert, ovviamente. Voi pony, voi siete il piatto principale.» Il drago aggrottò le sopracciglia, facendomi venir voglia
d’urlare. «Ovviamente, sei arrivata tu e hai rovinato tutto. Ho speso
tutto questo tempo e fatica per assicurarmi un raccolto perfetto per un
ultimo pasto prima di dormire, ed ora sono quasi tutti morti!»
Il suo sguardo era pieno di odio. «Voi pony avete un sapore molto
migliore da vivi.»
Feci marcia indietro, premendomi contro il ripiano, facendo cadere
dozzine delle piccole sfere mistiche che si sparpagliarono sul pavimento,
rotolando in tutte le direzioni.
Lo sguardo del drago fu catturato momentaneamente da una delle
sfere rotolanti. «Cosa pensavi esattamente di trovare qua comunque?
Montagne di gemme? Pensavi che mi divertissi a far venir giù quell’imbecille di Occhimorti ogni volta che mi veniva un languorino? Ma hai
guardato almeno nelle casse?»
«N-no.»
Rise, il suo respiro allegro scaldò la stanza finché sentii di voler
svenire. Persi tutta la concentrazione, le mie bisacce e le armi raccolte
sferragliarono a terra. Le guardò divertito.
«O magari delle armi? Speravi di trovare un fucile magico trucida
draghi, magari? Come se ci fosse mai stato un drago abbastanza suicida
da tenere qualcosa del genere vicino a casa.»
«N-n-no,» dissi nuovamente, anche se questa volta c’era andato
molto vicino.
294
Fallout: Equestria — Parte I
Il drago si sporse nella stanza e spinse una delle sfere verso di me
con un artiglio. «Vai avanti. Provane una. Sei morta per questo, dopo
tutto.»
Stavo per morire.
Esitando, allungai uno zoccolo verso una delle sfere, ma quindi lo
tirai indietro. Stavo sudando tantissimo. Il calore in quella stanza mi
stava togliendo le forze. Presto non sarei stata capace di stare in piedi.
Eppure, l’unica strategia che avevo era continuare a farlo parlare.
«C-che cosa sono?»
«Confessioni.» Il drago sorrise crudelmente. «Sembra che la vecchia giumenta del vostro Ministero della Morale non si fidasse proprio
dei normali metodi d’interrogatorio. Qualche incidente durante la sua
giovinezza o qualcosa del genere. Quindi, invece, addestrarono unicorni proprio come te a cercare nella memoria degli altri, trovare i pensieri
o le esperienze incriminanti, e strapparle fuori per registrarle pubblicamente. Non volevano mica mandare pony innocenti allo Spaccazoccolo,
dopotutto.»
«Cos. . . ma. . . questo è. . .»
«Certamente, non tutti i pony uscirono dal processo nelle stesse
condizioni in cui erano entrati, mentalmente parlando. Ma come dite
voi pony? Non puoi cuocere una crostata senza tagliare a fette qualche mela?» Rise nuovamente. Questa volta, persi conoscenza. Solo per
un istante, penso. Ma mi ritrovai sdraiata sul pavimento senza alcun
ricordo di essere caduta.
«Questo è. . . orribile.»
Il drago smise di ridere. «Vedi, piccola pony? Guarda che cosa voi
pony state facendo l’un l’altro di sopra. Guarda che cosa tu hai fatto ad
entrambi di sopra. Cosa ti fa pensare che la vostra, immorale specie
valga abbastanza per essere altro che non cibo per draghi?»
Cercai d’alzarmi. Ma semplicemente non potevo. Il calore stava
facendo bruciare in agonia tutte le mie ustioni. Mi sentii come se stessi
andando nuovamente a fuoco, solo che questa volta era peggio. Gridai.
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
295
Il drago mi avrebbe mangiato. Non c’erano opzioni, non c’erano
trucchi, non c’erano vie d’uscita. Sarei morta lì. In quelle condizioni.
Sola in una piccola stanza di metallo sotto una prigione.
Eppure, provai a rispondere. «N-non tutti. . . noi. . . siamo cattivi.
Alcuni. . . di noi. . . sono buoni.»
Il drago sbuffò, aggiungendo fumo al calore. «Sì, posso vederlo.»
Mi stava fissando, e mi ci volle un momento per realizzare che stava
fissando il mio corno. Il calore aveva rappreso il sangue.
Beffardamente, offrì, «Beh, suppongo che alcuni di voi siano buoni. . . con il ketchup. Rende voi piccoli pony dolci e facili da mandare
giù!» Mi ranicchiai, temendo che avrebbe riso di nuovo. L’aria era quasi troppo calda per respirare. «Anche se personalmente, preferisco la
mostarda. . .»
Il pozzo della miniera al di fuori eruttò in un verde fuoco liquido,
il getto colpì il drago nel fianco con abbastanza forza da strappare la
testa fuori dalla stanza, scaraventandolo via.
«Yee HAW!»
Benedetta aria fredda scivolò nella stanza, schiarendomi la testa.
Quella era la voce di Calamity!
«Che ne dici di quelle mele!» Calamity svolazzò in vista, trasportando il cannone al plasma magico dalla Giunzione R-7.
«Hey Littlepip! Ragazzi se sono felice di vedere che stai bene! Scusa se c’ho messo tanto a tornare. Queste cose sono pesanti quando
non sono montate correttamente!» La mostruosa arma a tre canne
era più grande di lui, appoggiata al ventre e con la cella d’alimentazione attaccata alla cima della sua bardatura da combattimento con
una corda.
Mi ritrovai a ridacchiare quasi istericamente. «S-sei ridicolo!»
«Sì, beh. . .» l’allegra voce di Calamity cambiò. «Oh ma mi state
seriamente prendendo in giro!»
«Cosa?»
«Si sta rialzando! Corri!»
296
Fallout: Equestria — Parte I
Correre era un tantino più di quello che potevo fare. Sentivo un
terzo del mio corpo come se fosse attaccato ad una fiamma. Barcollai,
cercando di concentrarmi. La mia bisaccia si sollevò.
Calamity sparò nuovamente, il getto del cannone obliterò l’aria, il
rinculo scagliò il pegaso all’indietro. Il drago ruggì di dolore e rabbia.
Luna gloriosa, cosa serve per uccidere una di quelle cose!?
Afferrando telecineticamente il resto dei miei averi, corsi fuori dalla
porta. Calamity stava mordendo le corde che sostenevano il cannone.
«Non posso trasportare te e questo allo stesso tempo.»
Guardai indietro. Il drago era gravemente ferito, possibilmente in
modo mortale. Una delle sue ali era curva e deforme. Le scaglie sul
suo fianco si erano fuse assieme alle costole. Una delle sue zampe era
un moncone informe. Eppure, si stava rialzando, i suoi occhi pieni di
rabbia. Aprì la bocca per sputare fuoco.
Il fuoco era solo una frazione dei getti che era riuscito a fare prima.
Sentii un’ondata di aria caldissima che lo cavalcava di fronte, ma le
fiamme non ci raggiunsero.
Pochi istanti dopo, Calamity mi stava trascinando in aria. Sù per
il buco lasciato dal montacarichi idraulico abbassato e nel cielo annuvolato. Passammo di fianco a Gawd, impegnata in un brutale combattimento aereo con due grifoni dal campo degli schiavisti; con la coda
dell’occhio libero dal sangue, la vidi estrarre quel suo fucile ad energia
magica e svuotarlo a bruciapelo nel petto di uno dei suoi opponenti.
Sotto di noi, il caos dei pony in guerra riempiva il cortile, esplosioni e
raffiche d’energia magica formavano una violenta danza di carneficina
attorno alla scura cavità quadrata del montacarichi.
Il drago, impossibilmente, ci seguì.
Anche con la sua ala rovinata, il drago era più veloce di noi, e si
avventò attraverso il buco nel filo spinato ed inseguendoci. Calamity
sarebbe stato più manovrabile se la sua ala fosse completamente guarita
e non stesse trasportando peso extra. Al momento, eravamo un mattone
volante composto da due pony.
Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti
297
Mentre si avvicinava il Signor Topaz spalancò le fauci. Guardandomi indietro, vidi file di denti affilati circondare uno scuro ed insaziabile
esofago.
Avevo un’idea. «Continua a volare dritto.»
Calamity grugnì, tendendo le ali per aumentare la velocità. «Spero
che tu sappia che cosa stai facendo. . .»
Aprii le mie bisacce ed estrassi il resto delle mie granate. Tutte.
Con una sfumatura d’orrore notai con divertimento che assomigliavano
davvero a mele di metallo.
«Che ne dici di. . .» mormorai mentre lasciavo andare tutto tranne
le sicure, mandando le granate dritte nell’avida gola del drago.
Anche mentre sparivano, mi ritrovai a pensare che potevo aver
fatto un terribile errore. I draghi soffiano fuoco e mangiano gemme.
Cosa mi fece pensare che qualche granata gli avrebbe causato più di
un’indigestione?
Un istante dopo, appresi che le mie riserve erano esatte quando le
granate non fecero assolutamente nulla alle parti sane del drago. . . ma
fecero esplodere il fianco ferito, deformato e deteriorato dal potente
assalto del plasma magico, in un fiume di sangue.
Il Signor Topaz, con un buco aperto nel fianco più grande di tre
pony adulti, era quasi certamente morto prima di toccare il terreno in
modo scoordinato e scivolare per una trentina di metri, lasciando una
scia di sangue e fluidi interni.
Calamity si voltò e lo sorvolò, riportandoci alla Giunzione. Delle
battaglie stavano ancora infuriando in certe parti dello Spaccazoccolo,
ma entrambi avevamo avuto abbastanza emozioni per la notte.
«Oh cavoli,» disse stancamente Calamity. «Mi sono quasi dimenticato di Velvet Remedy.» Prima che mi facessi prendere dal panico, mi
informò, «Si è nascosta nel Centro Visitatori. E le ho detto che sarei
tornato subito per lei.»
Gentilmente, mi fece scendere e quindi svolazzò indietro nella notte,
sembrando completamente esausto. Sedetti lì aspettando il suo ritorno
e, ad un certo punto, mi addormentai.
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Fallout: Equestria — Parte I
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Pony Cecchino—La tua probabilità di colpire un nemico alla
testa con il SATS è aumentata del 25%.
Parte II
Voci del Passato
Capitolo Tredici
Voci del Passato
«È una storia di fantasmi. Sono tutte inventate.»
Casa.
«Rinunciate ai diritti sul contenuto della camera blindata, e lei è
tutta vostra,» spiegò Gawd mentre indicava con un’ala la Giunzione R-7.
«Accettate?»
Una camera blindata pieno di memorie strappate dalle menti di
pony morti duecento anni fa. . . od un posto da chiamare casa.
«Non ne avrai bisogno?» Chiesi cautamente. «Per difesa?»
«Ora che sono io a dirigere lo spettacolo, mi sistemerò per bene
allo Spaccazoccolo. Non abbiamo più i numeri per dividerci fra tutti
gli avamposti, ormai. Dobbiamo costruire e consolidare nuove difese.
Se siamo fortunati, gli schiavisti di Occhiorosso torneranno nelle loro
tane e si leccheranno le ferite. Non mi fido della fortuna.» Gawd fece
un sorriso duro. «Preferisco contare sull’avidità delle persone. Di solito
funziona molto meglio.»
Annuii lentamente. «Ed i pony, qui, non la saccheggiaranno mentre
sarò via?»
Gawd sogghignò. Stavo diventando brava a fare quelle che lei considera le domande giuste. «Non se gli dico di non farlo, non lo faranno.»
Con un incaratteristico tocco di cordialità, aggiunse, «Tutti sanno cosa avete fatto per loro là dentro. E quelli che non si sentono in debito
hanno almeno il buon senso di non scatenare l’ira dell’ammazza-draghi
locale.»
Guardai il treno disabilitato e le baracche fatte di metallo di scarto
sotto una luce completamente nuova. Quella poteva essere casa mia.
Casa nostra, se Calamity e Velvet avessero accettato di rimanere. Un
posto per riposare. Per Calamity per appendere il proprio cappello (in
301
302
Fallout: Equestria — Parte II
modo figurativo, per lo meno, considerando che addirittura ci dormiva
con quel cappello, così come dormiva con il sottosella per la bardatura
da combattimento).
Trotterellai intorno, godendomi il giro.
C’era una pompa d’acqua sul retro. Griglie per cucinare. Un piccolo
purificatore per l’acqua in quelli che erano stati gli alloggi privati di
Gawd. Insieme al vagone passeggeri il treno aveva anche molti vagone
bestiame e due vagoni merci—avremmo avuto tutti il nostro spazio personale e molti luoghi da usare come magazzino. Un generatore in una
delle baracche teneva accese le luci di notte e faceva andare il frigorifero
nell’ultimo vagone.
Guardai il posto di guardia oltre quello che era stato l’ufficio di Gawd. Calamity mi fece un cenno con l’ala fasciata. Aveva quasi finito di
mettere in posizione il cannone al plasma a tre canne. Mi chiedevo. . .
Calamity era l’unico di noi tre ad avere la capacità di poter sparare manualmente con quel mostro, mi sarebbe stato possibile attrezzarlo come
torretta automatizzata? Pensai al convoglio cielo-mimetico, conoscevo
un posto perfetto dove trovare i pezzi.
È anche vero che il posto era arrugginito, sporco e pieno di fieno
ammuffito—ma la maggior parte di quelle cose potevano essere messe
a posto con del duro lavoro ed un po’ di Tenere Cure Amorevoli1 . L’orribile fetore che veniva dal’edificio centrale, la cui latrina straripava di
letame, era tutta un’altra storia. Gli diedi un’occhiata, con leggeri conati
di vomito. Quello sarebbe stato difficile e spiacevole da mettere a posto.
Velvet Remedy vide la mia espressione ed iniziò a canticchiare,
«Non pensare a quello come ad anni di escrementi di pony, Littlepip.
Pensalo come fertilizzante gratis. Potremmo provare ad iniziare un
giardino insieme.»
Insieme! Quella parola mi riscaldò il cuore e mi riempì di gioia più
di quanto la diretta luce del sole potesse fare.
1
Nell’originale era abbreviato in TLC, che sta per Tender Loving Care.
Capitolo Tredici — Voci del Passato
303
La mia casa nelle Terre Devastate d’Equestria sarebbe stata quella
che prima era di Gawd. Compreso il suo ufficio.
Ogni esitazione (o interesse sul perché Gawd volesse una camera
blindata piena di sfere di memoria), venne lavata via da quel fantastico
«Insieme».
«La prendo!»
«Io non capisco,» borbottò Calamity. «Adesso stiamo aiutando i razziatori?»
Insieme, Calamity ed io camminammo attraverso il cortile roccioso
dello Spaccazoccolo appena dietro Gawd. Velvet Remedy era da un’altra
parte, avendo insistito per essere lei stessa a curare i feriti, nonostante
avesse finito le scorte mediche (sia le nostre che quelle trovate allo
Spaccazoccolo) la seconda mattinata dopo la battaglia. E nonostante
fosse molto probabile che i vili mostri che avevano ucciso i genitori di
Silver Bell fossero fra i feriti piuttosto che fra i morti.
«Non saranno più razziatori.» La voce di Gawd diede una risposta
che era difficile da mettere in dubbio.
Calamity, essendo Calamity, lo fece lo stesso. «Questo non cambia
le cose orribili che alcuni di loro hanno fatto.» Agitò la criniera. «Non
mi piace comunque.»
«Quello era sotto Occhimorti.» Gawdyna Grimfeathers aveva portato alla vittoria i pony sotto assedio dello Spaccazoccolo contro gli
schiavisti di Occhiorosso. Ora, con sia Occhimorti che il Signor Topaz
fuori dagli zoccoli, era lei l’unica a cui i pony dello Spaccazzoccolo potessero rivolgersi per farsi guidare. «Ho grandi piani per questo posto;
non ci sarà più spazio per mostri senza onore nel mio Spaccazzoccolo.»
La guardai, ammirando le sue parole ed il modo in cui si muoveva.
Gawdyna non mi andava a genio, ma non potevo far altro che rispettarla.
E sì, era elegante, potente e molto attraente per un non-pony (e se anche
304
Fallout: Equestria — Parte II
è un grifone? Non c’è nulla di male a guardare). Gawd stessa si era
occupata di entrambi i grifoni nemici, abbattendoli con il suo fucile
ad energia magica ed i suoi artigli. Ne era uscita con un paio di nuove
cicatrici. Pensai che la facevano sembrare soltanto solenne.
Sperai che le altre giumente le avrebbero trovate così; adesso avevo
una cicatrice tutta mia. Le bruciature, anche se orribilmente dolorose,
si sarebbero potute curare con rimedi magici. La grave ferita causata
dal deformante e distruttivo potere magico non si sarebbe cancellata
facilmente. La piccola linea di carne corrotta dalla lancia ad energia
magica che mi aveva toccato il collo sarebbe rimasta con me per il resto
della mia vita.
«. . . ci saranno un po’ di uova marce, ma ce ne occuperemo.» Gawdyna stava parlando con Calamity. Mi accorsi di aver perso la concentrazione; stavo ammirando i suoi fianchi (in un modo totalmente
rispettoso) ed avevo perso il filo del discorso. «Tutti gli altri pony stanno
capendo di aver speso gli ultimi anni a spaccarsi gli zoccoli per un drago che come ricompensa se li sarebbe divorati. Stanno riconsiderando i
loro percorsi di vita e quasi tutti saranno pronti per un cambiamento.»
Gawdyna sogghignò, guardando a Calamity. «Metterò la paura di
Gawd in chiunque non ne ha l’intenzione.»
Nei giorni passati, avevo scoperto che il Signor Topaz aveva abbassato l’ascensore di carico e stava per emergere nel cortile quando avevo
fatto scattare l’allarme. La voce del drago era forte, e si era sentita chiaramente dal campo. Mentre nessun pony era a conoscenza della mia
parte nella conversazione, diverse dozzine avevano sentito tutto ciò che
il drago aveva da dire.
Le voci si erano diffuse fra i sopravvissuti. Tutti i pony conoscevano
me ed i miei compagni per nome e si erano fatti un’opinione. . .
«Ehi Littlepip!» un urlò risuonò attraverso il campo da un gruppo
di pony che facevano una cernita delle armature prese dai cadaveri.
«Hai per caso trovato qualche proiettile ammazza draghi di recente?
Hai provato a guardare nella dispensa del Signor Topaz?»
Capitolo Tredici — Voci del Passato
305
. . . alcune meno incoraggianti di altre. Spostai lo sguardo da un’altra
parte e provai ad ignorarli.
Concentrandomi rientrai nella conversazione. «Che grandi piani
hai?»
Gawd si fermò e si voltò, valutandomi con lo sguardo. Chiaramente
stavo facendo leva su segreti che preferiva tenersi dentro. Dopo un
lungo silenzio mi diede una risposta che avrei comunque ottenuto
normalmente in un paio di settimane.
«Alla luce del prematuro spappolamento del Signor Topaz abbiamo
abbastanza gemme per attirare carovane ed aprire rotte commerciali.
Lo Spaccazoccolo si trova ad un paio di giorni di carovana sia da Manehattan che da Nuova Appleloosa.» Gawd mi fissò con un sorriso ben
informato. «E ho sentito che gli Appleloosiani stanno cercando nuovi
partner commerciali.»
Provai a non trasalire. Quante cose sapeva Gawdyna?
«Ed io ho un fienile da venderti a Canterlot,» si fece beffe Calamity,
dando a Gawd un sorriso ironico. «Se vi aspettate che io creda che un
mercenario temprato come Gawdyna Grimfeathers stia pensando di
stabilirsi e di giocare al sindaco.»
Gawd rise. Fu una risata forte e lunga. «Già giusto. Sto anche inviando. . .» Si fermò, cercando la parola giusta. «Inviti agli Artigli attualmente non sotto contratto.»
Non disse nient’altro, ma stavo iniziando a farmi un quadro della
situazione.
«E le sfere di memoria?» chiesi, soprattutto per curiosità.
Per quanto mi piacesse come stava diventando la Giunzione R-7
(specialmente da quando avevamo eliminato quel tanfo vomitevole ed
avevo iniziato a portare a compimento i miei piani per le torrette), avevo
iniziato a sospettare di aver scelto il lato peggiore del patto. L’idea non
mi dava fastidio; avevo le bisacce piene così com’erano. Se non altro
ammiravo quanto Gawdyna fosse scaltra.
Gawd socchiuse gli occhi. «Non sono affari vostri.» Quello che mi
aspettavo.
306
Fallout: Equestria — Parte II
Non appena arrivammo alla fine del campo ed entrammo nella torre di guardia, sentii la radio. La fine di una antica canzone di Sapphire
Shores fece posto alla voce di DJ Pon3.
«Buona sera, abitanti delle terre devastate! Come va a tutti voi pony?
Ho delle grandi notizie per voi oggi! Ricordate quella piccola Puledra
della Scuderia che ha fatto fuori gli schiavisti di Appleloosa e ha salvato
tutti quei pony? Beh, non chiedetemi come, ma è sopravvissuta ad un
tuffo di testa da un dirupo su un treno in corsa. Proprio così, puledre e
gentilstalloni: è tornata!»
Gawd continuò a camminare, ma Calamity si era fermato ed aveva
cominciato a fissarmi, con le sopracciglia alzate ed il cappello spinto
indietro. Mi sentii arrossire molto senza sapere il perché.
«E cosa ha fatto intanto, vi chiederete. Bene, sedetevi e drizzate le
orecchie, perché è l’ora per DJ Pon3 di raccontarvi una storia. Pronti?
Bene. Questa è la storia di una puledrina di nome Silver Bell. . .»
Guardai verso Calamity con dolore. Non volevo prendermi i meriti
per una buona azione che Velvet Remedy aveva fatto. Tutto quello che
io avevo fatto era spingere l’Osservatore a chiedere aiuto a Ditzy Doo.
«Aspetta fino a quando inizierà a chiamarti ammazzadraghi,» Calamity rallegrò il mio disagio. DJ Pon3 non aveva minimamente citato il mio compagno pegaso, e Calamity sembrava incredibilmente
compiaciuto dalla cosa.
Guardai indietro il campo di rocce ed i pony che lavoravano duro
per le conseguenze della battaglia. Una leggera malinconia si fece spazio
nel mio cuore.
La fine della settimana, pensai. Entro quel giorno avrei riassemblato le torrette recuperate dal convoglio volante e le avrei fatte partire.
Entro quel giorno saremmo stati in forze e riposati. Il mio manto stava ricrescendo bene nei punti dove era stato bruciato. Velvet Remedy
aveva già smesso di agitarsi per l’ala di Calamity.
Capitolo Tredici — Voci del Passato
307
Calamity stava già diventando irrequieto. Si era unito a me perché
a me, come a lui, non piaceva rimanere a guardare mentre gli altri venivano sfruttati od uccisi. Aveva rispettato l’idea della Giunzione R-7
come base per le nostre operazioni, ed aveva già pensato di costruire
un’officina in uno dei vagoni bestiame, ma il mio amico pegaso non
avrebbe mai accettato di stabilirsi lì e giocare alla felice casalinga.
Velvet Remedy era ancora agitata per i pony feriti più gravemente
che era riuscita a salvare, ma potevo dire che stava iniziando ad accettare che non ci fosse nient’altro che lei potesse fare che altri pony non
fossero in grado di fare. Presto anche lei avrebbe voluto lasciare quel
posto. L’usignolo non aveva ancora finito di volare.
Io, per quel che mi riguardava, volevo spazzare via l’ombra crudele
della schiavitù di Occhiorosso che oscurava l’anima d’Equestria—ma
era un obiettivo estremamente vago ed assurdamente ambizioso. Avevo
dimostrato di saper salvare le persone, ma non ero così arrogante da
credere di poter realmente cambiare il corso delle armate e dell’economia. In verità l’unico obiettivo concreto davanti a me era incontrare
DJ Pon3. Preferivo contare su di lui per indicarmi una strada. Inoltre,
dopo aver sentito le sue trasmissioni radio nei giorni precedenti, mi era
veramente venuta la strana idea di mandare in onda la musica di Velvet
Remedy.
Entro la fine della settimana sarebbe stata ora di andare.
Eravamo pronti per partire. Ad eccezione di Velvet Remedy. La guardai mentre se ne stava sdraiata sul pavimento del vagone ferroviario
che aveva reclamato come proprio, rigirandosi la sfera di memoria che
avevamo raccolto dai rottami delle Spedizioni Ditzy Doo tra gli zoccoli.
«Non l’hai ancora guardata?» chiesi, sopresa.
Velvet Remedy mi guardò con un dolce sguardo mansueto. «Dopo
quello che hai trovato nella camera blindata? Come potrei? Speravo
308
Fallout: Equestria — Parte II
che riguardasse Fluttershy. . . ma adesso.» Lo prese tra gli zoccoli e lo
sollevò all’altezza dei propri occhi. «E se fosse una confessione? E se
non fosse bella?»
La capivo. Ricordavo la mia reazione quando avevo realizzato che
Velvet Remedy non era prigioniera degli schiavisti della vecchia Appleloosa. Ed anche se si era rivelato essere per lodevoli intenzioni, sapevo
quanto facesse male vedere il pony che si idolizza cadere dal piedistallo
su cui lo si è posto.
«Vuoi che lo veda prima io per te?» offrii.
Velvet Remedy sorrise riconoscente ed annuì. Mise la sfera di memoria a terra ed indietreggiò.
Feci un respiro profondo, ricacciando indietro un’improvvisa esitazione. Non avevo mai visto una sfera di memoria prima. A rigor di
logica, sapevo cosa aspettarmi: rivivere l’esperienza di un qualche altro
pony. Mi era stato detto che tali memorie erano visive, auditorie, tattili. . . anche il gusto e l’olfatto erano conservati. Ma sarebbe stata vivida e
frizzante od annebbiata dal tempo? Avrei visto le cose come realmente
erano state, o sarei stata influenzata dalle percezioni e dalle parzialità di
chi si ricordava? Avrei percepito i pensieri del pony? Sarei stata capace
di distinguerli dai miei?
Mi sentii un po’ indecisa ma anche intensamente curiosa. Velvet
Remedy mi stava guardando; la sua presenza mi fece ricordare perché
lo stavo facendo.
Mi inginocchiai. Sporgendomi in avanti, toccai con il mio corno la
sfera di memoria e mi focalizzai leggermente.
Una strana sensazione di flusso mi inondò mentre il vagone ferroviario, Velvet Remedy e le intere Terre Devastate d’Equestria vennero
cancellati e furono sostituiti da una realtà completamente differente.
Capitolo Tredici — Voci del Passato
309
Ero in piedi su un palcoscenico, o più precisamente il pony attraverso i cui occhi stavo vedendo e le cui orecchie stavo ascoltando aveva
messo zoccolo su un palcoscenico.
Era, stranamente, come essere paralizzati; potevo sentire cosa lei
(?) sentiva, ma non potevo muovermi da sola. All’improvviso ebbi l’urgente desiderio di mordermi il labbro inferiore, un desiderio seguito
da un’ondata di panico quando non ci riuscii.
Stavo guardando una platea affollata in un teatro coperto largo e
piuttosto carino. Diversi pony nella folla erano intenti a conversare, ed
una leggera bufera di voci che si sovrapponevano riempiva la sala. Tutto
era leggermente attutito e fuori fuoco, ma potevo comunque definire
le facce di ogni singolo pony—un livello di dettaglio che la definiva
come una grezza registrazione degli eventi dal cervello della pony che
stavo, per mancanza di una parola migliore, «cavalcando» piuttosto che
qualcosa che la pony avrebbe potuto ricordare naturalmente da sola.
Avrei voluto dare un’occhiata da vicino alle pareti della platea—avevo
la chiara impressione che non fossero ricoperte di pannelli di legno
ma che fossero effettivamente formate da alberi vivi, proprio come la
Biblioteca di Ponyville. Ma, ovviamente, potevo vedere solo quello che
la pony aveva visto.
Si concentrò su un’anziana (ma incredibilmente graziosa) pegaso
gialla con una fluente criniera rosa che le copriva gran parte del volto,
ed una coda dello stesso rosa, che le stava camminando riluttante davanti verso un podio, posto davanti al centro del palcoscenico. La pony
gialla fissava il pavimento mentre camminava, come se avesse paura
del contatto visivo con la folla prima di avere il podio in mezzo come
scudo.
Fui colpita dalla chiara somiglianza tra la pony e quella sul cartellone pubblicitario che avevo visto la settimana prima, anche se la serie di
eventi che avevano potuto portare una pony dall’essere la testimone di
una cola al sapore di carota al diventare una delle giumenti più potenti
nel governo era ben oltre le mie capacità di comprensione.
310
Fallout: Equestria — Parte II
«Uhm. . . s-salve? Posso avere la vostra attenzione, per favore? Se
non vi spiace?»
L’immenso sistema d’altoparlanti della platea esaltò la voce della pony, amplificandola fino a quasi il livello di una normale conversazione.
Ma comunque la folla si ammutolì all’istante. Ogni stallone e giumenta
nella folla portò la propria attenzione alla gialla giumenta con tre farfalle rosa come cutie mark. Riconobbi immediatamente il disegno. Velvet
Remedy aveva appeso le scatole mediche nel suo vagone ad Appleloosa
in modo che le loro farfalle avessero proprio lo stesso aspetto.
«Grazie,» cigolò la pegaso, sembrando sorpresa di essere all’improvviso il centro di così tanta attenzione. Mi accorsi che non aveva la risolutezza per dominare la loro attenzione in quel modo. I pony della folla
non ascoltavano la giumenta sul palcoscenico per obbedienza, figurarsi
per paura. No, in effetti non era nemmeno rispetto quello che vedevo.
Era amore.
«Ora. . . uhm. . . So che ogni pony è molto, molto occupato. Quindi
cercherò di non prendere troppo del vostro tempo.»
Io capii, ma non penso che lei l’avesse capito. Fluttershy temeva di
offenderli, o di essere loro di disturbo. Dalle loro espressioni dubitai
che fosse anche solo remotamente possibile.
«La Principessa Luna ci ha dato. . . ecco. . . ci ha permesso di. . . Abbiamo un nuovo progetto.»
Sentii qualche colpo e nitrito farsi strada tra la folla. Non importa quanto amassero la giumenta sul palcoscenico, quelle non erano
chiaramente notizie ben accolte.
La pegaso gialla fece un verso, ritraendosi un poco. «Per favore. . . va
tutto bene. So che siamo tutti pieni di lavoro, e che ogni pony ha già così
tanto da fare. . . e state tutti facendo un lavoro fantastico.» Mentre aggiungeva l’ultima frase, sorrise caldamente a tutti. Se tutta l’acqua nella
Scuderia Due si fosse congelata, quel sorriso avrebbe potuto scioglierla.
«Ma. . . questo è veramente importante. Ho parlato con la Principessa Luna, e. . . . Voglio davvero, davvero mettere in atto questo progetto.
Capitolo Tredici — Voci del Passato
311
Io ci sono completamente dentro, e spero veramente che lo sarete anche
voi.»
I suoni di dissenso si fermarono. Ogni pony ascoltò.
«Questa orribile, orribile guerra dura da troppo, troppo tempo ed ha
fatto male a così tanta gente.» Potevo sentire la tristezza ed il dolore nella
sua voce. Dolce, misericordiosa Celestia. . . Avrei voluto galoppare da lei
e darle un abbraccio. Avrei voluto mentirle e dirle che sarebbe andato
tutto bene. «Quindi Luna dice che il Ministero della Pace dovrebbe
lavorare su un modo per far finire la guerra, e riportare ognuno, sia
pony che zebre, al tavolo della diplomazia.»
Qualche pony (verso cui ebbi il forte impulso di calciare sul muso)
addirittura chiese: «Se la guerra finisce, non diventeremo tutti disoccupati?»
Sentii Fluttershy sussurrare la preghiera, «Dalle tue labbra alle orecchie di Celestia.»
Annaspai, ansimando come se avessi trattenuto il respiro, quando il
mio vero mondo mi esplose attraverso, sommergendomi. Impiegai un
momento per stabilizzarmi.
Velvet Remedy mi stava guardando con grandi, bellissimi occhi.
Le sorrisi, facendo levitare la sfera di memoria a lei, stando attenta a
focalizzarmi attorno invece che direttamente ad essa in modo da non
perdermi nuovamente nel ricordo.
«Non è brutto.»
Viaggiammo per buona parte del giorno sotto il cielo grigio ardesia. Le
fredde, morte ossa di Manehattan si profilavano davanti a noi, ancora
312
Fallout: Equestria — Parte II
ad almeno un giorno di distanza. Ma anche a quella distanza il potere
distruttivo della bomba al fuoco magico si era fatto sentire. Le fiamme
non si erano nemmeno avvicinate, ma l’immensa onda d’urto aveva
abbattuto alberi e scavato buchi nelle case.
Ci avvicinammo ad una piccola e molto umile casa separata da tutte
le altre, un paio di chilometri più lontana da Manehattan rispetto al
resto dei sobborghi che circondavano la città. La porta d’ingresso della
casupola dava le spalle alla città, come se la casa stessa volesse ignorare
i monoliti urbani sullo sfondo. A causa di ciò la porta d’ingresso era
sopravvissuta quasi intatta, mentre il retro della casupola era collassato
su se stesso. A quella distanza i danni della bomba non potevano essere
stati più che quelli di un forte vento, ma avevano indebolito l’altro lato
della casa abbastanza da permettere agli effetti decadenti del tempo di
devastarla.
Mentre ci avvicinavano Calamity sussurrò, «C’è qualche pony a
casa.» Si sollevò in aria, volando furtivamente in avanti per guardare
meglio. Un istante più tardi tornò sorridendo. «Tutto a posto. Ci siamo
trovati un mercante errante che si è imbucato nelle rovine. Non fate
caso al gufo; sono piuttosto sicuro che sia addomesticato.»
Calamity spalancò le ali e volò avanti per salutare il mercante. Velvet Remedy trottò dietro di lui, muovendosi attorno al (mancante) lato
ovest del piccolo edificio. Mentre la seguivo, notai che qualche pony
aveva fissato una registrazione alla porta d’ingresso. Sembrava antica e
malamente consumata; sospettai che fosse lì fin dalla morte del proprietario della casupola. Cambiai direzione, trottando verso la porta, ed il
mio PipBuck segnalò una nota enigmatica sul mio Eyes-Forward Sparkle, facendomi sapere che aveva deciso di chiamare quelle particolari
rovine «Cottage di Trixie». Da tempo mi ero arresa al cercare di capire
perché il mio PipBuck continuasse a marcare località apparentemente
a caso.
La registrazione era in condizioni orribili. La tirai giù, intenzionata
a lavorarci mentre Calamity contrattava con il mercante. Nel retro della
mia mente, una voce insistente ripeteva che poteva essere abbastanza
Capitolo Tredici — Voci del Passato
313
difficile da richiedere delle Ment-ali Party-Time. Sapevo che le voce
mentiva, e cercai di ignorarla.
Quando mi riunii agli altri il mercante (un brizzolato stallone unicorno con una criniera color polvere che indossava una bardatura da negoziante) stava raccontando a Calamity e Velvet Remedy delle panzane
sulle Rovine di Manehattan. Dalle occhiate che continuava a dare a Velvet era chiaro che non aveva mai visto una giumenta così affascinante
in. . . beh, un tempo veramente lungo, se non da sempre.
«Fantasmi?» chiese scetticamente Velvet Remedy.
«Eggià. Per questo non mi avventuro mai oltre Fetlock2 . Beh, per
quello e per le manticore.»
«Manticore?» domandò Calamity. «Cosa ci fanno creature della foresta come quelle nelle rovine di una grande città risalente alla guerra?»
«Che ne so. Ma il posto è orrendo con loro. Meglio starne alla larga.»
Velvet non voleva arrendersi, «E con. . . fantasmi.»
L’unicorno mercante annuii. «Questo è quello che si dice, almeno.
Ricordate, Manehattan non è come Canterlot, dove i pony sono morti in
modo lento e doloroso. A Manehatten è stato all’improvviso. È successo
così in fretta che gli spiriti dei pony non si sono nemmeno accorti di
essere morti.»
«Assurdità,» nitrì Velvet.
Il pony finalmente notò il mio arrivo e fece un grande ghigno. «Ah,
un’altra cliente. Benvenuta al. . .» agitò uno zoccolo verso l’edificio collassato attorno a lui, «. . . Buco di Merda Dannato da Luna.» Dietro di
lui, un gufo robotico ronzò e fischiò dalla cima di un armadietto senza
ante. Quando aprì il becco di metallo, fui in grado di vedere il bagliore di una piccola arma ad energia magica nascosta all’interno. «Non è
molto, ma è tutto mio.»
La curiosità prese il sopravvento su di me. «Quanto per l’uccello?»
2
Fetlock è il nome dell’articolazione appena sopra l’attaccatura dello zoccolo.
314
Fallout: Equestria — Parte II
Il pony mercante rise rozzamente. «Spiacente, signorina. Il vecchio
Gearwing3 non è in vendita. Un mercante non vive a lungo nelle terre
devastate se viaggia senza una protezione.»
Annuii. Passai a Calamity la lancia ad energia magica per aggiungerla alla merce da barattare e mi sedetti per lavorare alla registrazione. Quelle cose erano progettate per essere ridicolmente resistenti, ma
quella aveva preso un sacco di bastonate. Mentre estraevo fluttuando alcuni dei miei preziosi strumenti, realizzai che sarebbe stato un piccolo
miracolo se fossi stata in grado di tirarci fuori qualcosa.
Avevo appena iniziato a lavorare quando Velvet Remedy battè uno
zoccolo a terra. «No, no, no.» Guardai su, chiedendomi perché disapprovasse i miei tentativi, solo per realizzare che stava nitrendo a Calamity.
Abbassando la testa, lo spinse via dal mercante.
«Cosa ti ha fatto attorcigliare la coda?» chiese offeso.
«Ti stai facendo derubare da lui, ecco cosa,» replicò. «Ecco, lascia
gestire le cose ad una pony che sa una cosa o due.»
Guardai i miei compagni, assorta. Il pony mercante li stava fissando
leggermente accigliato. Velvet Remedy tornò da lui, e mentre Calamity
la guardava da dietro, lei ignorò la pila di beni che lui stava cercando di
vendere al pony, senza menzionare tutto ciò che lui sperava di comprare;
ammiccò con le ciglia al mercante, dandogli uno sguardo che accese
una fitta di gelosia nel mio petto, e chiese, «Quel vestito laggiù, quello
nei colori primaverili? Quanto viene?»
Contrattò, giocando con il proprio fascino mentre faceva discretamente notare le cattive condizioni di ogni vestito che lui le fluttuava.
Dopo poco, aveva comprato quattro vestiti al costo di due.
Trottando verso Calamity, portando i vestiti, gli chiese gentilmente,
«Ora, saresti così gentile da usare il tessuto di questi per sistemare il
danno fatto dalla nostra orribile lotta con il drago al magnifico abito
che Littlepip mi aveva dato?»
3
Letteralmente, “Ala ad Ingranaggi”.
Capitolo Tredici — Voci del Passato
315
Sentii il mio cuore fare un piccolo balzo. Calamity la stava semplicemente fissando, esterefatto. Il mercante lentamente mormorò «lotta
con il drago» mentre la guardava.
«Perché l’hai fatto? Non hai nemmeno preso nessuna scorta medica.»
Velvet evitò la domanda con una scrollata di spalle. «Per favore?»
aggiunge sorridendo a Calamity, che si mise velocemente al lavoro.
Tornai a pensare alla registrazione. Dopo quasi un’ora ero compiaciuta dai miei progressi. Avevo realizzato che i contenuti della registrazione non sarebbero valsi lo sforzo, ma ormai era diventata una sfida.
Il messaggio effettivo non importava più di tanto.
Calamity aveva finito di riparare il bellissimo vestito di Velvet Remedy. Ero impressionata. Sembrava nuovo. Velvet sorrise e gli diede
un piccolo bacio sulla guancia (suscitando un altro battito di gelosia
da parte mia), quindi prese il vestito e trottò dietro alcuni detriti per
indossarlo (cosa che, a dir la verità, non aveva alcun senso).
Il mio PipBuck fece la sua ultima scansione del messaggio, ricostruendolo. L’avevo recuperato quasi nella sua interezza. Mi infilai l’auricolare per ascoltare quello che un’ora di lavoro mi aveva portato. Sapevo di non dovermi aspettare chissà cosa, ma se finiva per essere una
pubblicità porta a porta per delle cravatte, sarei stata un poco stizzita.
«Labbrobianco4 , mi spiace non poter venire questa settimana.
Sai che vederti è uno dei punti migliori della mia settimana,
ma ho appena ricevuto la chiamata più incredibile. Twilight
Sparkle, sì quella Twilight Sparkle, mi ha chiamato. Di punto in
bianco. Non è fantastico? Voglio dire, l’ho conosciuta quando
non era niente ed io ero. . .
«Lascia perdere. Sono solo così sorpresa che si ricordi di me.
Ma no, mi ha invitato a Manehattan questo fine settimana per
4
Nell’originale Whitelip, in riferimento ai “baffi bianchi” che rimangono bevendo
una tazza di latte.
316
Fallout: Equestria — Parte II
parlare di una proposta. Riesci ad immaginarlo? Io, lavorare
al Ministero della Magia! E quando la Giumenta del Ministero in persona ti chiama per esporti l’offerta, sai che dev’essere
importante.
«Io. . . Io esiterei a dirlo, ma sono tornata. Oh sì, la vita di
Trixie sta finalmente per fare la svolta!
«Uhm. . . Non so per quanto starò a Manehattan; ma per sicurezza, procedi e lascia il mio solito ordine sulla soglia: tre bottiglie di latte ed una confezione di burro. Ti pagherò settimana
prossima. Promesso.»
Tutta quella fatica, ed avevo recuperato un ordine allo stallone del latte
locale? Mi ero promessa di non infastidirmi, ma un po’ lo ero.
Velvet Remedy era riemersa, dall’aspetto impossibilmente sbalorditivo. L’avevo già vista in quel vestito e mi faceva ancora tremare le
zampe. Il mercante invece no, ed era chiaramente colpito.
«Adesso, pensiamo agli affari,» disse Velvet con un grazioso sorriso,
fluttuando la lancia ad energia magica dalla pila di beni che Calamity
aveva cercato di vendere. «Ora, non sono certa che lei abbia i tappi per
qualcosa di questo genere, ma sono sicura che possiamo arrivare ad un
accordo.»
«N-non sei sicura che io abbia. . . ?» Il mercante cercò di riguadagnare la sua compostezza. «Signorina, direi che quella vale. . .»
«Piuttosto tanto,» sorrise Velvet. «Consideri: tutto il potere di un’arma ad energia magica, ma nella forma di una lancia che ogni pony
può usare senza addestramento specialistico? Un’arma dall’effetto devastante che non finirà mai i proiettili o le batterie magiscintilla. Niente spese di tappi, guadagnati col sudore della fronte, per le munizioni;
niente rischi di doversi fermare e ricaricare in un momento critico della
battaglia.»
Velvet Remedy la sollevò teatralmente. «E guardi le sue condizioni!
Guardi, la gemma da sola vale più delle miserabili scorte mediche che
il suo delizioso piccolo Buco di Merda ha da offrire.»
Capitolo Tredici — Voci del Passato
317
Fece una pausa, ammirando la lancia ad energia magica. «Guardi,
ripensandoci, non posso immaginare di separarmente. Certo, è un po’
pesante, ma. . .»
«Va bene, va bene,» l’unicorno mercante esplose. «Cosa vuoi per
quella?»
Guardai Calamity. Dalla sua espressione, stava pensando la stessa
cosa. D’ora in avanti, Velvet Remedy avrebbe seguito tutte le nostre
contrattazioni.
Il corpo della radiablatta5 scricchiolò grossolanamente sotto il mio zoccolo. Raschiai velocemente la porcheria dal mio zoccolo usando un cartello stradale abbattuto. Avevamo dormito al Cottage di Trixie la notte
precedente e ce l’eravamo presa comoda nel corso della mattinata.
Secondo il mio PipBuck, il labirinto delle rovine annerite delle case
ci stava spingendo attraverso quello che un tempo era stato il sobborgo di Fetlock. Stavamo andando lenti; un’area così grande significava
che c’erano da trovare ancora degli oggetti degni di essere recuperati,
anche fuori da casseforti e bauli. Tristemente, niente scorte mediche.
Velvet stava cercando di usare le poche scorte che avevamo ottenuto
dal mercante al risparmio, tagliando le bende curative in metà o terzi,
ma insisteva comunque a pulire e coprire tagli ed abrasioni per evitare
infezioni.
Velvet Remedy strillò di gioia quando aprì un vecchio frigorifero
e trovò diverse bottiglie di acqua ancora pura all’interno. Le nostre
borracce erano quasi vuote, ed i pochi rubinetti funzionanti che avevo
trovato facevano fare dei felici clicchettìi al mio PipBuck per i livelli di
radiazioni dell’acqua. La sua scoperta era una benedizione direttamente
da Luna.
5
Nell’originale radroach.
318
Fallout: Equestria — Parte II
Non c’erano ripari degni del nome, e punti rossi brulicavano sulla
bussola del mio EFS. Sopratutto radiablatte o gli occasionali porcospini
giganti mutanti. La radiazione magica che aveva intriso l’acqua aveva
distorto una moltitudine di abitanti animali delle terre devastate in
versioni grottesche e spesso mostruose delle specie originali. Molte
creature non erano sopravvissute alla mutazione.
Ma almeno non erano razziatori o schiavisti. Era un sollievo non
combattere altri pony. Velvet Remedy stava iniziando a sviluppare dell’abilità con la sua pistola ad aghi; le sue riserve morali riguardo all’uccidere chiaramente non si applicavano alle bestie avide ed ostili.
Calamity piombò su di noi, dopo aver esplorato più avanti. «Siamo
fortunati. Penso di aver trovato un posto dove passare la notte.»
Velvet Remedy ed io gli lasciammo fare strada. Due isolati dopo, arrivammo alla carcassa di una carrozza passeggeri volante. Era in condizioni molto migliori rispetto a quello che avevo usato come scorciatoia
sotto i confini di Cloudsdayle. La vernice era annerita dal fuoco e si
stava sfaldando col tempo, e quello che c’era sotto era più ruggine che
metallo. Ma era completamente intatta, dato che era parcheggiata alla
fermata carrozze quando il megaincantesimo era esploso, piuttosto che
essere caduta dal cielo.
Era anche piena di passeggeri che, insieme al pony conducente imbrigliato di fronte, erano stati bruciati vivi dalla parete di fuoco magico che aveva spazzato Fetlock. La carrozza passeggieri era piena di
scheletri bruciacchiati e bagagli abbrustoliti.
«Vuoi che dormiamo lì dentro?» chiese Velvet Remedy, sembrando
inorridita. «Calamity, questo è macabro. Anche per te.»
Fissai la carrozza piena di scheletri di pony e mi ritrovai a riflettere
su chi fossero. Com’erano state le loro vite? Erano stati felici? Mi chiesi se la carrozza era diretta a Manehattan. Se quei pony stavano tutti
andando al lavoro. Se alcuni di loro fossero amici, che chiaccheravano
sulle spese che avrebbero fatto?
Schiacciai quei pensieri con una forte zoccolata. L’apocalisse era
già un assalto giornaliero di orrore e tristezza senza renderla ancora
Capitolo Tredici — Voci del Passato
319
peggiore rimuginandoci sopra. Farlo poteva solo portare un pony al
suicidio od alla pazzia.
Distogliendo lo sguardo, sentii un piccolo tizzone di gioia quando
vidi la tremolante luce di un distributore di Sparkle Cola infilato in una
nicchia, subito dopo l’angolo della fermata carrozze. «Torno subito,»
annunciai, lasciando Calamity e Velvet a pulire la carrozza passeggeri.
O litigare al riguardo. Una delle due.
Trottai attorno la parete e nella nicchia, che immediatamente realizzai era molto più grande di quanto avessi immaginato. I punti rossi sul
mio EFS erano diventati così onnipresenti che avevo smesso di dargli
attenzione. Grande errore.
La manticora si girò, diede un’occhiata all’intrusa che aveva appena
zoccolato ciecamente nella sua tana e fece un ruggito che spinse la mia
criniera all’indietro. La puzza di carogna del suo alito mi fece sapere
che ero la sua cena.
Fissai il gigantesco, brutale mostro dalle poderose zampe, immense
ali e dalla coda velenosa e fui veramente grata di non aver avuto niente
da bere per diverse ore.
Non avevo nessun’arma pronta; non avevo voluto sprecare preziose
munizioni su cose che potevo uccidere con una scalciata od una pestata.
La manticora certamente non cadeva in quella categoria, ma mi voltai,
dandogli una scalciata con entrambi gli zoccoli posteriosi sul naso.
Era come scalciare un muro di mattoni. Invece di spingere indietro
la manticora, mi lanciai in avanti in una musata a terra. La manticora
sollevò una zampa piena di grandi artigli e la scagliò sulla mia schiena.
Se non fosse stato per i rinforzi di Ditzy Doo il colpo avrebbe potuto spezzarmi la colonna vertebrale. Invece il dolore mi attraversò la
schiena offesa. Mi arrampicai sugli zoccoli e corsi.
La manticora mi inseguì, balzandomi dietro. Io sono bassa; lei era
più grande di diversi carretti di mele. L’inseguimento fu breve.
La manticora mi diede una testata, scagliandomi in aria. Colpii
duramente la strada e rotolai fino a quando andai a sbattere su quello
320
Fallout: Equestria — Parte II
che era rimasto della parete di un ferramenta dall’altra parte della strada.
La manticora mi caricò mentre mi rimettevo sugli zoccoli, stordita.
Il suono della bardatura da combattimento di Calamity spezzò l’aria.
Il sangue eruttò da un buco da una delle zampe anteriori della manticora che incespicò, mancandomi per schiantarsi invece contro un vecchio
lampione. Il palo venne strappato da terra e ruzzolò con un rimbombo
metallico.
Mentre la manticora si riprendeva, un vestito semi bruciato che
doveva venire dai bagagli sparsi per la carrozza volò nell’aria circondato
dal campo magico di Velvet Remedy, legandosi attorno alla testa della
manticora come una benda.
La manticora frustò ciecamente con la sua velenosa coda da scorpione. Uno dei colpi percosse l’accidentato marciazoccoli a meno di
trenta centimetri da me.
Calamity sparò di nuovo, questa volta nel fianco della creatura. Feci
fluttuare fuori la Piccola Macintosh e mirai, indietreggiando. La manticora agitò la testa violentemente, scacciando via la benda. Feci un buon
tiro, colpendo la coda. La forza della Piccola Macintosh tagliò la coda
della manticora in due.
Ruggì di dolore e si lanciò su di me. Questa volta ero pronta e schivai
agilmente. Mi voltai verso di lei, mirando la Piccola Macintosh alla
schiena della manticora. Il mostro spalancò le ali e si lanciò in aria,
volando verso Calamity.
Calamity le sparò ancora una volta e fiori cremisi germogliarono sul
suo petto, prima che la creatura gli andasse contro, abbattendo Calamity
in volo. Preoccupata per il mio amico mi voltai per vedere dove fosse
caduto mentre lei tornava indietro. Calamity gemette, non alzandosi
ma per lo meno sembrando intatto. Il suo cappello era caduto sulla
strada non troppo lontano.
Velvet Remedy trottò verso di me. «Sei tu l’esperta telecinetica—
prova queste.» Stava levitando con lei una catasta di lame dentate provenienti dal ferramenta.
Capitolo Tredici — Voci del Passato
321
Mentre la manticora piombava su di noi, io riempii l’aria di morte
rotante.
Velvet Remedy finì di guardare la sfera di memoria del Ministero della
Pace (almeno per la dodicesima volta) e stava ora facendo finta di non
guardarmi cuocere la carne della manticora. Secondo il mio PipBuck
era relativamente sana. . . almeno per quanto lo fosse la carne. Velvet
stava mangiando il nostro ultimo barattolo di mais.
Calamity aveva pulito via le ultime nostre due lattine di fagioli quasi
un’ora prima e poi era strisciato sotto il vagone passeggeri per «guardare
una cosa». Doveva ancora tornare all’aria. Stava diventando piuttosto
scuro. Il vagone era ancora la migliore opzione tra i posti dove dormire,
ma avremmo dovuto farlo a turni.
Il mio intero corpo era dolorante per l’essere stata sbatacchiata in
giro dalla manticora. Mi stavo quasi abituando ad essere in un costante
stato di dolore. Calamity era rimasto in condizioni peggiori, ma la sua
commozione cerebrale sembrava misericordiosamente leggera. Solo
Velvet Remedy ne era uscita incolume. In ogni caso, la lotta era valsa le
pene e dolori; le sacche di veleno dalla coda pungente della manticora
erano l’ultima cosa che mi serviva per costruire una pistola a dardi avvelenati secondo gli schemi che avevo trovato nell’armeria della vecchia
Appleloosa.
Con un sospiro, Velvet Remedy trottò alla carrozza e si acquattò,
sbirciando sotto. «Oh, esci. Non c’è niente lì sotto che possa essere così
interessante,» giudicò. «Hai subito una caduta veramente brutta prima
e non mi hai ancora lasciato esaminarti.» Con una fiera determinazione,
aggiunse, «E questa volta, voglio che ti spogli completamente di quella
bardatura e che mi lasci fare un’esame completo.»
Aprii una Sparkle Cola che avevo trovato dentro il distributore automatico dopo la lotta e bevvi un sorso. Calda, ma non troppo piatta,
e deliziosamente carotosa.
322
Fallout: Equestria — Parte II
Calamity strisciò obbedientemente fuori da sotto la carrozza, con
un gran ghigno sulla faccia. «Grandi notizie,» annunciò. «È praticamente intatto.»
«Di cosa stai parlando?» chiese Velvet Remedy, alzando la testa.
Calamity indicò con la testa la carrozza passeggeri. Mi ritrovai a
chiedermi quale fosse la sua definizione di intatto. Le finestre erano
tutte in frantumi e c’erano diversi buchi sul tetto. Un foro largo quanto
due zoccoli si era fatto strada con la ruggine sul fianco sinistro.
«Quello di cui sto parlando è che, al contrario di quella che avete
visto l’altra volta, questa bellezza è più che solo un’esplosione in attesa di
avvenire.» Calamity si voltò verso il vagone e sorrise. «Posso sistemarla.
Tutto ciò che le serve è un regolatore di flusso.»
«Le?» nitrì Velvet.
«Eggià.» Calamity battè le ali, sollevandosi in aria.
Alzai un sopracciglio. «Un regolatore di flusso? È un pezzo d’equipaggiamento molto specifico. Non è qualcosa che troveremo verosimilmente poggiato in giro.»
Calamity tornò con gli zoccoli per terra. «Eggià, lo so. Ma pensaci.
Se lo troviamo potrò trainarci tutti, più tutto l’equipaggiamento che
vogliamo portare, per tutte le Terre Devastate d’Equestria. Niente più
trottare lunghe giorni per paesaggi infestati.»
Velvet Remedy nitrì. «Oh certo. Perché le tue esperienze precedenti
con i veicoli sono state stellari, fino ad ora.»
Mi ricordai del treno. E del carretto delle mele. Forse infilarsi in
una cosa che era anche una bomba non era poi una grande idea. Però
non lo dissi. Non c’era motivo di reprimere l’entusiasmo di Calamity.
Non è che avessimo la parte necessaria per sistemarla, ed ogni ulteriore
esitazione poteva essere messa da parte fino a quando non l’avremmo
avuta. Il che, con ogni probabilità, voleva significare mai.
Velvet, nel frattempo, stava spronando Calamity ad uscire dalla sua
bardatura da combattimento e sottosella. «So che l’hai costruita tu, e
che preferisci indossarla, ma seriamente. . . sono stata con te da oltre una
Capitolo Tredici — Voci del Passato
323
settimana adesso, e non ho ancora visto il tuo cutie mark. C’è ignoranza
del senso del gusto e c’è essere totalmente ridicoli.»
La mia attenzione era rivolta alla mia cena, ma a quello alzai la
testa. A pensarci, neanche io avevo mai visto il cutie mark di Calamity.
Indossava sempre almeno il suo sottosella e bisacce, tranne quando si
lavava. Ed io avevo sempre rispettato la sua intimità per quello, anche
se sopratutto per il disinteresse nel guardare uno stallone pulirsi.
«Questo perché non ne ho uno.»
Cosa? Impossibile. Il mio cutie mark aveva richiesto un’eternità per
apparire, ma ce l’avevo comunque da anni. Come poteva uno stallone
adulto non averlo ancora.
«Oh,» Velvet Remedy distolse lo sguardo, sembrando insicura su
come avrebbe dovuto rispondere.
Calamity fece un basso e non divertito ghigno. «Non in quel senso.
Un tempo ne avevo uno. Solo non più.»
«Cosa!?» Velvet Remedy fece eco ai miei pensieri, anche se più
teatralmente.
Calamity ci guardò, quindi fece un lungo sospiro. «Beh, diamine,
suppongo che dobbiate saperlo anche voi.» Si stolse la sua bardatura da
combattimento ed iniziò a tirare le cinghe del suo sottosella. «È stato
coperto con un marchio.»
«Cosa? Perché?» farfugliò Velvet. «Chi farebbe una cosa del genere?»
«I miei fratelli,» disse Calamity, con meno calma di quanto volesse.
«Guardate, questo è quello che fanno ad un pegaso come me.»
«Come te?» chiesi, ricordandomi che l’aveva già detto prima.
Calamity annuì. «Adesso vi dico tutto riguardo ai pegasi. Beh, si
dice che quando il megaincantesimo cancellò Cloudsdayle, tutti i pegasi
abbandonarono Equestria e si nascosero dietro il loro soffitto di nuvole.
Tutti, ebbene, tranne uno.»
Avevo smesso di mangiare; mi sembrava irrispettoso. Ma presi comunque un grande sorso dalla Sparkle Cola mentre ascoltavo a quella
che sarebbe ovviamente diventata una lunga storia.
324
Fallout: Equestria — Parte II
«Si dice che Rainbow Dash vide quello che gli altri pegasi stavano
facendo, e li abbandonò proprio come loro avevano abbandonato tutti
i pony al di sotto. . .»
«Chi?» interruppe Velvet Remedy il più gentilmente che poteva.
Calamity sorrise. «Rainbow Dash. La migliore di noi, secondo le opinioni di certi pony. Colei che addestrò i pegasi nella forza di combattimento più élitaria e temuta sia dentro che fuori Equestria. La Giumenta
del Ministero dell’Epicità. Colei che. . .»
Giurai che Calamity avesse aspettato che stessi bevendo un altro
sorso per dirlo. Tossii violentemente, con Sparkle Cola che mi spruzzava dalla bocca e dalle narici. Avrei sentito odore di carote per una
settimana.
«Il Ministero di COSA!?» boccheggiai con le lacrime agli occhi. Sapevo che stavo deragliando ulteriormente la storia di Calamity, ma non
mi importava.
Calamity ghignò alla mia reazione «Il Ministero dell’Epicità.»
«E che cosa, ti prego di dircelo, facevano?» indagò Velvet Remedy.
Calamity alzò le spalle. «Per quel che ne so, niente.»
Elaborò, «Ricordate quando l’Osservatore ci disse dei Ministeri?
Beh, ho sentito la storia in un modo differente. I pegasi non parlavano mai di nessuna delle altre Giumente, ma parlavano di Rainbow
Dash. E la storia che ho sentito è che quando la Principessa Luna le
disse che avrebbe avuto il proprio ministero, Rainbow Dash proclamò
immediatamente, ‘Bene, quindi il mio sarà il Ministero dell’Epicità!’
«E quando le chiese che cosa avrebbe fatto un Ministero del genere,
lei rispose, ‘Oh, vedremo.’ Rainbow Dash era troppo occupata a combattere per vincere la guerra per preoccuparsi di dirigere qualche ufficio
governativo.»
Mi limitai a fissarlo. Non c’erano semplicemente parole da dire.
«Questo è. . . interessante,» disse infine Velvet Remedy. «Quindi
questa Rainbow Dash era un’eroina per i pony pegaso.»
Gli occhi di Calamity si strinsero. «Enfasi su era. Non le andò a
genio il loro chiudere il cielo e ritirarsi. Quindi volò via. Non fu mai
Capitolo Tredici — Voci del Passato
325
più vista. Ed i pegasi? Abbandonarono la loro opinione su di lei più
velocemente di un puledro che getta via il cappello in fiamme. . .»
Calamity finì di sciogliere il suo sottosella. La copertura cadde a
terra, rivelando un fianco marchiato da un simbolo magico. Il suo cutie
mark era stato obliterato, rimpiazzato da una macabra cicatrice che
assomigliava ad una nuvola con un fulmine.
«Io sono un Dashita6 ,» disse Calamity. «Per loro significa ‘Traditore’.»
Tuoni risuonavano sopra le nostre teste.
Non era ancora mezzogiorno, ed il cielo si era scurito abbastanza da
poter essere scambiato per una tarda sera. La prima gioccia di pioggia
mi bagnò il naso, seguita da una seconda sull’orecchio sinistro.
Ci eravamo mossi oltre Fetlock in una zona di colline ondulate ed
erbose, occasionalmente rovinate da incongrue macchie di sabbia. C’era un lago visibile ai piedi della collina successiva, con una baracca e
diverse barche a remi infossate sulla spiaggia. Mentre ci avvicinavamo, il mio sempre-così-utile PipBuck mi disse che era la «Capanna di
SteelHooves7 » e che l’avevo trovata.
Feci fluttuare fuori la Piccola Macintosh ed usai il mirino telescopico per dare un’occhiata più da vicino. C’erano strumenti allineati sulle pareti, e potevo vedere il bagliore di un terminale funzionante in
un chiosco coperto all’esterno. E. . . erano torrette quelle? C’erano cosi
metallici sul terreno ad ogni angolo della capanna, nascosti mimeticamente. Poteva essere semplicemente il mio recente lavoro alla Giunzione R-7 ad avermi fatto pensare in quel modo; se fossero state torrette,
sarebbero state per buona parte sotterrate.
6
7
Nell’originale Dashite.
Letteralmente “Zoccoli d’Acciaio”.
326
Fallout: Equestria — Parte II
«Aspettatate!» urlai, individuando ora delle fosse che deturpavano
il fianco erboso della collina tutto attorno alla capanna, la conseguenza
dell’esplosione di alcune mine. L’erba era alta giusto il necessario per fare
in modo che le mine fossero completamente nascoste fino a quando
non ci si fosse sopra.
Calamity e Velvet Remedy si fermarono, guardandomi con allarme.
Aprii la bocca per spiegargli delle mine, ma un’altra voce mi zittì.
«Bene, guardate chi abbiamo!» La voce era regale, maestosa e terrificante.
L’unicorno alato apparì improvvisamente di fronte a noi, brillando
di vita. Velvet Remedy fece un piccolo strillo.
«Ci ricordiamo di te da Appleloosa.»
La mia mascella cadde. No. Impossibile. . .
Ma fissandola mi resi conto che quella era una diversa pseudo-dea
rispetto a quella nella città schiavista. La sua colorazione era quasi
identica ma c’erano delle differenza di tratti, della criniera e dei fianchi.
Bolle d’aria ad entrambi i nostri lati tremolarono ed apparirono altri
due malvagi unicorni alati.
«Incantesimi d’invisibilità?» si lamentò Velvet Remedy, iniziando
apparentemente ad unirsi a me nella convinzione che le terre devastate
semplicemente ci odiassero.
Le pseudo-dee ci circondarono. Ognuna era differente, ma solo in
modo sottile, come se fossero tutte sorelle. Mi guardai attorno freneticamente, ma le colline ondulate erano completamente prive di vagoni.
Una barca a remi infossata non sarebbe bastata.
«Non sei il premio che stavamo cercando,» disse una di loro.
«Ma sarà comunque un piacere ucciderti,» disse il trio quasi facendo le fusa.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Contro Galoppo—Il tuo elegante lavoro di zoccoli (o volo
agile nel caso tu sia un pony pegaso) ti tiene fuori dal raggio d’offesa. Gli opponenti
soffrono -5 alle abilità di combattimento quando ti attaccano.
Capitolo Q uat tordici
SteelHooves
«Le Scuderie non hanno mai avuto lo scopo di salvare nessun pony.»
Esplosioni!
Il mondo intorno a me venne squarciato da una cacofonia di luci
violente e suoni roboanti, un calore scioccante seguito da un ruggito
superiore alla forza del tuono. L’oscurità del crepuscolo fu annientata
da una luce troppo brillante.
Il tempo rallentò il passo, come se un sovraccarico sensoriale stesse
causando un ritardo al mio cervello. Mi colpirono fuoco e schegge che
accesero scintille di dolore su tutto il corpo. Il ruggito che riempiva il
mondo morì con un acuto sibilo quando persi l’udito. Ero bloccata in
quel posto, incapace di muovere il mio corpo. Il sangue schizzò sulla
mia faccia quando la pseudo-dea davanti a me venne fatta a pezzi ed i
brandelli del suo corpo furono barbaramente gettati in ogni direzione.
Mi sentii gettata a terra. Velvet Remedy mi coprì con il suo corpo
mentre il suo scudo si formava attorno a noi con dolente lentezza. Sentii
un calore appiccicoso quando il suo sangue gocciolò in basso, mescolandosi con il mio. Solo più tardi realizzai di non essere io quella sotto
attacco. La seconda pseudo-dea si stava voltando, con gli occhi spalancati mentre innalzava il suo scudo magico. Ma era troppo tardi per lei
e le esplosioni a fuoco rapido, che stavano uccidendo Velvet Remedy e
me solo per la vicinanza, lacerarono direttamente la creatura. Lo scudo
della pseudo-dea si increspò, oscillò è morì prima che potesse manifestarsi pienamente. Poi anche lei venne consumata in una fiammata
mutilante.
Il tempo tornò a scorrere normalmente quando la pioggia di esplosioni si fermò momentaneamente. La mia visione era distorta dalle
immagini residue delle creature, i loro corpi martoriati impressi nella
327
328
Fallout: Equestria — Parte II
mia vista. Le orecchie non sentivano ancora nulla a parte un lontano
brusio nauseante. Ma ora potevo vedere la fonte dell’imponente attacco. Ed avevo già visto quella cosa prima. Era il manifesto dal centro di
reclutamento che prendeva vita davanti a noi. Un pony completamente
celato in una grigia armatura in acciaio, compresa anche la coda. Era
una possente reliquia dalla guerra, un «Ranger d’Acciaio». Una lampada luminosa sulla fronte mise in risalto il suo obiettivo, e l’enorme
arma sul lato destro della sua mostruosa bardatura da combattimento
cominciò a sparare nuovamente.
Ma all’ultima pseudo-dea era stato dato un sacco di tempo per alzare lo scudo mentre le sue sorelle venivano massacrate. E gli esplosivi—che ora vedevo erano simili alle mele di metallo che avevo usato
contro il drago, ma che venivano sparate ad una velocità spaventosa—
detonarono contro lo scudo mentre lei se ne stava all’interno, sembrando comoda, indifferente e solo leggermente incazzata. Le fiamme illuminarono il suo manto blu notte ed i capelli verde malaticcio, e facevano
brillare i suoi occhi come porte per l’inferno.
Ancora una volta, il lanciagranate automatico del Ranger d’Acciaio
si fermò. Ed ora una grande scatola sul lato sinistro della sua bardatura
da combattimento si aprì, facendo partire due razzi che sfrecciarono in
un arco attraverso l’aria verso la creatura, lasciando scie di fumo al loro
passaggio.
La pseudo-dea semplicemente abbassò la testa, una scintilla di luce
zampillò dal suo corno. In un istante, i due razzi invertirono la rotta.
Il Ranger d’Acciaio cercò di indietreggiare ma non ne ebbe il tempo. I
razzi impattarono direttamente il nostro aspirante salvatore corazzato
e l’esplosione gettò il massiccio corpo giù per la collina. L’erba si ridusse
in fumo, sporcizia e fuoco mentre il corpo cadendo rimbalzava diverse
volte sulle mine prima di fermarsi, immobile ed apparentemente senza
vita, ai piedi della baracca sottostante.
Il peso di Velvet mi opprimeva. Aspettammo che il Ranger d’Acciaio
si alzasse, ed il mondo sembrò aspettare con noi. Quando dopo lunghi
momenti non si mosse, la pseudo-dea avanzò verso di esso. Potei sentire
Capitolo Quattordici — SteelHooves
329
la sua risata, anche se le mie orecchie non sentivano nulla se non quel
terribile fischio. In fondo alla mia mente capii di aver avuto ragione—la
telepatia aveva un ruolo nella minaccia delle pseudo-dee.
«Vedete, ecco come il cosiddetto ’Poderoso Cacciatori d’Alicorni’ è
caduto!» La voce maestosa e crudele della pseudo-dea si espresse nella
mia testa. «La Dea sarà più che contenta.»
L’impatto dei proiettili creò scintille gemelle sullo scudo della pseudo-dea. Zoppicante e sanguinante a causa della tempesta di fuoco e
schegge, Calamity avanzò. Vedevo la sua bocca muoversi. Senza dubbio,
stava dicendo qualcosa di sprezzante e spiritoso.
La pseudo-dea (o alicorno, da come si era definita), si girò e sbuffò
beffardamente.
Calamity sparò di nuovo con futile effetto.
Alzai le cosce, cercando di dire a Velvet Remedy di scendermi di
dosso, ma non lo fece. Il suo corpo era caldo, un peso morto. Realizzai
che il suo incantesimo di scudo era caduto e sentii un impeto di panico.
Mi alzai, facendola rotolare via, e mi girai ritrovando la mia bella compagna svenuta, con la pelle scorticata da una granata ed eccessivamente
sanguinante. Con un bagliore del mio corno aprii una delle sue scatole
mediche e cominciai a tirare fuori le scorte che ci rimanevano. Il mio
cuore urlò nel vedere quante poche fossero. Forse urlai anch’io, ma non
potevo sentirlo.
Aprii l’altra, sperando ce ne fossero di più, ma tutto quello che rimaneva nella seconda cassetta medica era il suo vestito, una bottiglia
di Buck e. . .
. . . le Ment-ali Party-Time!
Quella voce nella mia testa ruggì. Velvet Remedy contava su di me.
Sarebbe morta se non fossi riuscita ad aiutarla. Avevo bisogno di essere
più intelligente in quel momento! Avevo bisogno di essere migliore in
quel momento! Avevo bisogno di quelle Ment-ali!
La piccola sfera di memoria cadde nell’erba quando strappai la scatola delle Ment-ali Party-Time dalla sua scatola-bisaccia e la feci fluttuare
330
Fallout: Equestria — Parte II
a me. Il desiderio mi colpì, e dovetti sforzarmi di prenderne solo una.
Per farle durare. Una sarebbe stata. . .
Il mondo diventò molto più luminoso, più chiaro, più pulito. Ero
consapevole di ogni goccia di pioggia appena mi colpiva. Ero consapevole di ogni dolore, ogni ferita sanguinante nel mio stesso corpo. La
mia mente sfrecciò seguendo catene di ragionamenti.
Ancora una volta una luce brillante scoppiò sopra di noi, portando
un odore soffocante di ozono, quando l’alicorno richiamò un fulmine
dalle nubi temporalesche, che colpì Calamity mandandolo a terra. Mi
voltai, cercando di gridare, ma non avevo voce. Oppure lo feci, ma non
riuscii a sentirlo.
Calamity tremò, colto dagli spasmi sul terreno. Non era morto, nemmeno incosciente, ma non era in condizione di combattere. L’alicorno
non sembrò curarsene. Un sorriso malizioso increspò i suoi lineamenti,
freddo e malvagio, mentre granelli di rosa-porpora si accesero intorno
alla sua testa, crescendo e formando frecce magiche.
Cercai di rialzarmi sui miei zoccoli ma le mie gambe non funzionavano. Mi colpì un’ondata di nausea. Sapevo di star soffrendo per la
perdita di sangue ed il suono nelle orecchie stava triturando il mio senso
dell’equilibrio. Ma sapevo anche che Calamity e Velvet erano sul punto
di morire. Lo ero anche io, ma sarei morta salvandoli.
E, nel puro splendore di acume accresciuto dalle Ment-Ali, sapevo
bene come farlo.
La mia telecinesi non mi tradì, anche quando il mio corpo l’aveva
già fatto. Portai il mio fucile da cecchino vicino a me mentre sollevavavo
la sfera di memoria e la fecevo volare verso l’alicorno, muovendola in
modo da avvicinarla dal fianco. Sentii una fitta di coscienza a rischiare
qualcosa di così prezioso per Velvet.
La pseudo-dea si voltò, catturando il movimento con la coda dell’occhio. Reagì prima di riconoscerla, aspettandosi una granata, e focalizzò
la sua magia contro essa per rimandarmela indietro.
La sfera di memoria risplendette dolcemente quando l’alicorno la
toccò con la magia. I suoi occhi si spalancarono, lo scudo cadde e la
Capitolo Quattordici — SteelHooves
331
cascata di frecce magiche evaporò quando l’alicorno si perse nella sfera
di memoria.
Scivolando nel zen di mira del SATS, mi allineai per il colpo alla
testa e premetti il grilletto.
«No!» gridò Velvet Remedy, la sua voce risuonò distante ed ovattata attraverso il ronzio nelle mie orecchie. Fece fluttuare via da me la scatoletta di Ment-ali Party-Time prima che avessi la possibilità di prenderne
un’altra. Ne avevo già prese due, una prima di uccidere l’alicorno ed
una seconda per combattere la pesante depressione che sapevo sarebbe
venuta all’esaurirsi della prima.
«Ma. . . !» cercai di inventare qualcosa che Velvet Remedy si sarebbe
bevuta. Ero diventata impressionante: potevo convincere chiunque a
fare qualsiasi cosa. «Almeno fammele tenere, potrei averne bisogno.»
Ma per qualche ragione non ero in grado di convincere la più bella giumenta delle terre devastate a farmi tenere una scatola piena di
medicine.
Somministrai l’ultima delle pozioni mediche a Velvet Remedy. Il
fluido magico sembrava dolorasamente lento a guarirle le ferite. Adesso
le restavano soltanto le bende curative per aiutare Calamity e me. Non
ne avevamo nemmeno lontanamente a sufficienza. Era ancora molto
debole per la perdita di sangue, e stava avendo dei problemi a stare alzata. Calamity aveva bisogno di un tutore medico per farsi sistemare la
gamba; Velvet Remedy non voleva rischiare di lanciare un incantesimo
di rigenerazione fino a quando non fosse posizionata correttamente. In
più aveva bisogno di molto riposo per riprendersi dal fulmine che lo
aveva colpito.
Ce n’era ancora uno.
Dovetti fare cenno a Velvet Remedy di stare indietro prima di avvicinarmi alla figura corazzata immobile, accartocciata contro la capanna
332
Fallout: Equestria — Parte II
sottostante. Sfruttando la mia levitazione, sarei potuto passare sopra il
campo minato in modo sicuro. Velvet Remedy non poteva.
Tra i pensieri-parole dell’alicorno ed il nome che il mio PipBuck
aveva dato spontaneamente alla baracca, non avevo bisogno dell’intelligenza accresciuta dalle Ment-ali Party-Time per rendermi conto che
quello era probabilmente SteelHooves.
Il grande cacciatore d’alicorni. . . il che significava che ce ne erano
degli altri. Forse molti di più. Il pensiero di tutto ciò era terrificante.
SteelHooves ne aveva sterminati due con una combinazione di sorpresa
ed un’epica potenza di fuoco. Era stato per ingegno e fortuna che ero
riuiscita ad uccidere il terzo prima che ci seccasse tutti. L’ultima volta
mi era servito un vagone merci. Quelle creature non erano invincibili,
ma erano potenti e molto difficili da uccidere.
Lo stallone di metallo (o, almeno, stavo presumendo stallone sulla
base della forma della corazza) non si era mosso dopo la battaglia. Mi
accucciai accanto al Ranger caduto (molte delle mie bende si spostarono e si disfarono mentre lo feci e le ferite grondarono sangue). Da vicino
l’armatura era ancora più impressionante. Aveva un proprio sistema di
filtraggio dell’aria, completo di supporto vitale, ed addirittura un sistema di iniezione di farmaci meccanizzato. Il danno dei razzi era stato
molto inferiore a quanto sarebbe dovuto essere. Nonostante ciò l’armatura si era incavata nei punti d’impatto, schiacciando terribilmente il
pony all’interno.
Cercai un modo per rimuovere l’elmetto. Se ce n’era uno, era ben
nascosto. Ma trovati un connettore che avrebbe permesso al mio PipBuck di interfacciarsi con la matrice dell’elmetto a tecnologia arcana.
Tirai fuori uno strumento dalla bardatura da lavoro, già sospettando
che l’elmetto includesse un’equivalente sistema di EFS e SATS, se non
di più. Chiunque avesse progettato l’armatura doveva aver lavorato a
coda intrecciata con la Stable-Tec.
«Non farlo.» La voce dall’interno dell’elmetto era bassa e rombante,
eccezionalmente mascolina.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
333
Balzai indietro, sorpresa. C’era un pony vivo là dentro! Spinta dalla
fiducia che mi davano le Ment-ali Party-Time mi avvicinai, cercando di
rassicurarlo. «Sono un Tecnico di PipBuck, certificata dalla Stable-Tec,»
mentii, ma solo un po’, «Sono sicura di poter essere utile.»
«No. Non puoi.» disse la voce, ma il corpo ancora non si mosse. L’elmetto non si girò nemmeno per guardarmi. «La mia armatura
ha subito un colpo incapacitante. Tutto è off-line. Il sistema medico,
l’autoriparazione. . . l’intera matrice di incantesimi è andata in crash.»
Mi sedetti sulle cosce, trasalendo quando molti dardi taglienti di
dolore sferzarono i miei fianchi. «Puoi. . .»
«Senza il potere magico, non posso nemmeno a muovermi. Morirò
qui. Sono, in verità, già morto.» La voce bassa dall’armatura sembrava
rassegnarsi all’idea, ed era in pace con essa. «Ma li ho portati con me.
E, se non erro, ho salvato la Puledra della Scuderia. Come atto finale
non è stato affatto male.»
Fui presa alla sprovvista. La mia esagerata reputazione. Un profondo disagio si mosse dentro di me. Non era giusto che gli altri pony
rischiassero la loro vita per me, che pensassero a me come qualcosa di
speciale.
Fissai il Ranger d’Acciaio, non ancora morto ma paralizzato. Se l’armatura non aveva energia, collegarsi ad essa sarebbe stato inutile. Guardai indietro verso Velvet Remedy, desiderando di aver effettivamente
speso un po’ di tempo per imparare di più sulla medicina piuttosto che
essermi semplicemente affidata alle sue abilità. Contemplai di sollevarla
sopra al campo minato.
Mi voltai nuovamente verso il pony corazzato caduto, «Va bene. . .
SteelHooves, giusto?»
«Come fai a. . . oh. Naturalmente.»
Naturalmente cosa? Mi scrollai la confusione di dosso e continuai,
«Sto portando il nostro medico quì.» Senza aggiungere altro, mi voltai
e focalizzai la mia magia su Velvet Remedy. Fluttuò in aria con uno
strillo scioccato. Cominciò a fluttuare in aria verso di noi.
334
Fallout: Equestria — Parte II
«Littlepip, mettimi giù!»
«Campo minato», dissi con noncuranza.
«Va bene, spostami, poi mettimi giù.»
Un attimo dopo si era unita a noi. Mi rivolse un nitrito da signorina
e si voltò a guardare verso il cacciatore corazzato. Quando la informai
di ciò che mi era stato detto la mia mente balenò al poster che avevo
visto sul muro della clinica di Candi: «Non hai bisogno di diventare un
Ranger d’Acciaio per essere un Eroe! Unisciti oggi al Ministero della
Pace!». Guardai Velvet Remedy, sapendo che doveva aver già incontrato
lo stesso poster da qualche parte, e mi chiesi se se ne stava ricordando
pure lei.
«Non vi dovete preoccupare,» insistette SteelHooves. «Non c’è niente
che possiate fare. È stata una bella caval. . .
«Sciocchezze,» nitrì Velvet Remedy, spazzando via la morbidità del
Ranger d’Acciaio. «Dobbiamo solo farti uscire. . .»
«No,» disse nuovamente la voce bassa e roca.
«Scusa?» chiese Velvet, confusa. Spese diversi minuti ad esaminare
l’armatura, con aria sempre più preoccupata. «Anche se la tua armatura
ti avesse protetto dalle bruciature ed i tagli, hai subito una grave e massiccia contusione. Il danno interno potrebbe. . .» Mentre parlava, iniziò
a circondare l’armatura in un morbido bagliore magico.
«Non togliere la mia armatura.»
Velvet Remedy nitrì. «Oh per piacere, ci son già passata con Calamity. Non posso curarti se non. . .»
«Se rimuovi l’armatura, morirò.»
Sbattei le palpebre, guardandolo a bocca aperta, osservando la gigantesca ammaccatura sul suo fianco. Non avevo l’intuito medico di
Velvet Remedy, ma potevo immaginare che l’armatura fosse l’unica cosa
che lo tenesse ancora insieme.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
335
Velvet si tirò indietro, rimuovendo il suo incantesimo. «Beh, questo
sembra un difetto di progettazione.»
«L’armatura è fatta per tenermi in vita,» disse SteelHooves un po’
sulla difensiva. «Apri la piastra corazzata sul mio fianco sinistro.» Velvet Remedy fece come gli era stato ordinato, rivelando un sistema di
somministrazione di farmaci e pozioni mediche di ogni genere, dal
Buck a. . .
«Qualcuna di quelle medicine non la riconosco nemmeno,» disse
Velvet sorpresa.
«L’armatura ha un potenziamento curativo. Se stesse funzionando,
sarei già completamente curato.»
Ancora guardando il sistema di inziezioni, feci notare con noncuranza, «Non ha un sistema per le Ment-Ali Party. . .»
«Littlepip!» mi rimproverò Velvet Remedy, zittendomi.
Mi ritrassi, atterrita. Scacciai dalla mente il pensiero delle droghe,
focalizzandomi invece sul collasso della matrice di incantesimi dell’armatura potenziata magicamente. Se fosse stata un PipBuck, avrei potuto
facilmente. . .
«Aspettate,» sussurrai, sapendo già cosa fare.
Velvet Remedy mi diede un’occhiataccia. «Littlepip. . .» sibilò pericolosamente. Non potevo biasimarla. Era passato solo un secondo
da quando avevo fatto quell’altra osservazione; non le piaceva affatto
quanto potessi pensare velocemente in quel momento (se l’avesse fatto,
magari non mi avrebbe tolto così in fretta le mie Ment-ali Party-Time).
«No, so come sistemarlo! Posso ripristinare l’energia dell’armatura
e riavviare la matrice di incantesimi.» Sorrisi. «L’ideatore dell’armatura
ha chiaramente incorporato tecnologia arcana della Stable-Tec. Non è
poi così differente dal sistemare un PipBuck.»
L’espressione di Velvet si addolcì. «Bene allora, non stare lì impalata,» sorrise, levandosi di mezzo, stando attenta a non avvicinarsi al
campo minato.
Trottai in avanti, e tornai alla realtà con un tonfo. Il riconoscere
il mio errore si mischiò con l’opprimente depressione che mi inondò
336
Fallout: Equestria — Parte II
all’affievolirsi degli effetti delle Ment-ali Party-Time. In un istante, ero
stupida, ignorante e sciocca.
«N-non posso,» mi lamentai.
«Ma hai appena detto. . .»
«Non ho gli strumenti.» Volevo piangere. Il Ranger d’Acciaio sarebbe morto, imprigionato nella sua armatura, perché io non ero un
Tecnico di PipBuck, certificata dalla Stable-Tec. La mia bardatura da
lavoro non includeva la chiave per matrici di incantesimi. Lo ammisi,
riluttante.
Velvet Remedy mi camminò incontro, traballando un poco, ancora
debole per la perdita di sangue. Mi avvolse con la sua coda, sussurrandomi in modo confortante nell’orecchio.
«Una chiave per matrici di incantesimi?» La voce di SteelHooves
sembrò più speranzosa che rassegnata. «Potresti riuscire a trovarne una
nella Scuderia Ventinove.»
Stavamo andando in un’altra Scuderia. Mi sentivo tremare al solo pensiero. Penso più per timore che debolezza fisica; Velvet Remedy aveva
nuovamente fasciato le mie ferite.
Calamity zoppicò verso di me. «Ricorda, Littlepip. Questa non è
la tua Scuderia.» Annuii. Ero ancora sotto la depressione post-MPT.
Sapevo che non ero nelle condizioni mentali per farlo. Ma SteelHooves
aveva bisogno di aiuto, e glielo dovevamo.
«Ho cambiato idea,» protestò il Ranger d’Acciaio. «Non posso permettervi di andare in una Scuderia per me.» Il suo senso di speranza
era stato velocemente schiacciato da una testarda nobiltà d’animo, che
capivo ma rifiutavo. Non ero l’unica.
«Oh? Bene allora, vieni qua e fermaci,» suggerì Velvet Remedy. Per
poi aggiungere, «Oh già. Non puoi.»
Capitolo Quattordici — SteelHooves
337
«I tuoi modi di fronte al capezzale sono orribili,» riferì la voce da
dentro l’armatura.
Guardai noi tre. Non eravamo assolutamente nelle condizioni di
viaggiare in un territorio sconosciuto ed ostile. Ognuno di noi riusciva
a mala pena a stare in piedi.
«Non vi dirò dove si trova l’entrata,» disse SteelHooves per dissuaderci.
Calamity nitrì. «Il tombino1 con su scritto Scuderia Ventinove? Vicino alla fermata delle carrozze passeggeri di Fetlock?» SteelHooves
ebbe l’acume di non dire nulla. Calamity si chinò e sussurrò, «E Velvet che pensava che non ci fosse nulla di interessante sotto la carrozza
passeggeri.»
Ci volle molto più tempo per tornarci di quanto mi ricordassi. Ci
muovevamo con cautela, evitando i segnali rossi sulla bussola dell’EFS.
In quel momento sentivo che anche un paio di radiablatte ci avrebbe
potuto ammazzare.
Calamity stava volando, evitando di mettere peso sulla sua gamba.
Guardò la carrozza passeggieri ed annunciò in modo troppo allegro,
«Beh, spero che la tua levitazione sia tornata al pieno della sua imponenza, Littlepip. A meno che non abbiamo trovato un regolatore di flusso
e nessun pony me l’ha detto, muovere quel coso toccherà a te.»
Mi stesi a terra. Avevo bisogno di focalizzarmi totalmente sulla
carrozza passeggieri (Viaggi Bandito del Cielo, notai senza alcun motivo), e ciò significava non impegnare le mie energie per stare alzata. Il
mio corno si accese mentre mi concentravo sulla gigantesca carrozza.
Venne avvolto dal potere magico. Lo spinsi, convergendo tutta la mia
volontà per muovere il veicolo. Il mio corno brillò. Un alone brillante
lo circondò. La carrozza iniziò a dondolare, gemendo. Il sudore iniziò
a colarmi dalla mia fronte. Iniziai ad avere problemi a respirare. Da
qualche parte, distante, Velvet Remedy si stava preoccupando, ma la
1
Nell’originale ponyhole cover, in riferimento al termine manhole cover, che
significa per l’appunto tombino.
338
Fallout: Equestria — Parte II
ignorai. Un secondo alone brillante circondò improvvisamente il mio
corno, e l’intera carrozza si sollevò di un paio di metri da terra e venne
spinta indietro sul marciazoccoli.
L’abbassai dolcemente, poi collassai, esausta. Potevo vedere il tombino. Yay. Ora della nanna.
«Quanto tempo sono stata svenuta?» chiesi, atterrita.
«Abbastanza a lungo da prenderti un po’ del sonno che ti serviva,»
mi consolò Velvet. «Io stessa ho riposato un po’ gli occhi.»
Eravamo in un breve galleria di manutenzione. Da un lato una
porta conduceva ad altre gallerie di manutenzione che serpeggiavano
tutte sotto Feltlock. Dall’altra parte, tre gradini conducevano fino alle
massicce porte della Scuderia Ventinove. Calamity si ergeva su tre zampe (la sua zampa anteriore azzoppata era sollevata) e stava fissando il
meccanismo di controllo.
«Beh, siamo ad un punto morto,» proclamò. Sembrava che la Scuderia Ventinove non si fosse mai aperta. E senza una password di sblocco
era improbabile che saremmo riusciti ad entrare. Eppure andai a lavorarci su. Sentivo la mia mente ancora pigra e considerai di sgranocchiare
una Ment-ali (anche una che non fosse al sapore di Party avrebbe aiutato), ma non volevo che Velvet Remedy o Calamity pensassero che ne
avessi bisogno. Non era così. Mi rendevano soltanto migliore.
Dopo essermi inserita nel sistema di controllo ed aver indagato
a fondo scoprii qualcosa di interessante. «Io. . . credo di aver trovato
un’entrata di servizio.»
«Dove?» chiese Calamity, guardando il condotto che portava in
superficie. «È lontana?»
Scossi la testa. «No, voglio dire, nel sistema. È necessaria una chiave
a tre parti per aggirare la protezione standard.»
«Che genere di chiave?» domandò Velvet Remedy.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
339
«Riconoscimento vocale. Sono necessarie tre voci diverse,» li informai. Poi, prima che qualche pony sottolineasse il fatto che casualmente eravamo in tre, mi spiegai: «Devono essere le tre voci giuste. Non
importa ciò che viene detto, solo che venga detto dalle voci giuste.»
Era un’entrata di servizio veramente interessante, per quel particolare. Mi chiesi cosa avesse portato a progettarla in tal modo. E se tutte
le Scuderie avessero la stessa falla nella sicurezza.
«Tre voci di chi?»
Pensai per un momento, e maledissi quanto fosse lento il mio cervello a ragionare. «Io. . . ehm. . .» Poi mi ricordai del codice di sblocco
della Scuderia Due. CMC3MAPS2 . «Credo di saperlo.»
La prima voce fu quella che richiese più tempo, semplicemente perché non avevo una sua registrazione. Ci sedemmo invece ad ascoltare
DJ Pon3 alla radio, aspettando che la sua selezione di canzoni scorresse.
Per la prima ed unica volta fui grata che la sua trasmissione radiofonica
avesse una così limitata gamma di musica.
«Buona sera ad ogni pony! Qui è il vostro umile presentatore, DJ Pon3,
padrone delle onde radio. Ed è solo una questione di tempo prima di ritornarci dentro. Ma prima, la notizie! Sembra che la nostra crociata delle
terre devastate proveniente dalla Scuderia Due sia una salvatrice dalle
pari opportunità. Dai rapporti che sto ricevendo, lei ed i suoi compagni
hanno aiutato un gruppo di razziatori dello Spaccazoccolo per evitare che
fossero decimati e schiavizzati dall’attacco di un esercito di schiavisti. . . E
poi, perché non si può avere un muffin senza glassa, ha ucciso un drago!»
Dannazione di Luna, perché non era mai «Calamity e la sua compagnia?» O «Velvet Remedy ed il suo seguito»?
2
A questo punto si può chiarire significato e traduzione dell’acronimo, in caso ce
ne fosse ancora bisogno. Nell’originale era CMC3BFF, Cutie Mark Crusaders 3 Best
Friends Forever, “Migliori Amiche Per Sempre”.
340
Fallout: Equestria — Parte II
«Non so se sono d’accordo con te questa volta, ragazza. Salvare i
razziatori? Alcuni mostri meritano di essere ridotti in schiavitù.»
Perfetto.
«Ancora notizie: ho avuto un altro rapporto riguardo canemoni che
attaccano i viaggiatori nelle terre devastate tra Manehattan e Fillydelphia.
Seriamente, pony, se dovete viaggiare in quel posto, assicuratevi di avere
una scorta pesantemente armata. E se non l’avete, non fatelo. Questo è
stato un suggerimento per la sopravvivenza di DJ Pon3. Sintonizzatevi
per ulteriori suggerimenti di questa serie, tra cui ’Le granate non sono
da mangiare’ ed ’I razziatori non vogliono essere tuoi amici.’ Ma prima,
è Sweetie Belle che canta, ’I Giorni Bui sono Finiti’. . .»
Mi alzai di scatto. «Ecco che arriva, pony!»
Tornai ai controlli, diedi in pasto all’incantesimo di riconoscimento
vocale i primi versi della canzone, prendendo mentalmente nota di
registrare la canzone per uso futuro nel caso avessi avuto la profonda
sfortuna di dover entrare in una Scuderia per la terza volta.
Seguii con stralci di due registrazioni:
«Il codice di sblocco per aprire le porte della Scuderia Due è. . .
CMC3MAPS.»
«Salve! Il mio nome è Scootaloo. Probabilmente mi conosci
(perché sono abbastanza famosa) per le mie fantastiche performance ad eventi come il GALLoPS dell’anno scorso, o magari
solo come fondatrice della Red Racer. . .»
Con un possente sibilo ed un draconico gemito di protesta le porte per
la Scuderia Ventinove cominciarono a muoversi.
Mi voltai e trovai Velvet Remedy che mi passava davanti per andare
ad mettersi di fronte alla porta. La splendida giumenta aveva indossato
il suo fantastico vestito e si era strigliata la criniera. Lanciai uno sguardo
Capitolo Quattordici — SteelHooves
341
a Calamity, che si limitò ad alzare le spalle. «Uhm. . . Velvet?» L’abito
nascondeva la maggior parte delle sue bende.
«Stiamo per incontrare per la prima volta i pony di un’altra Scuderia. Vogliamo mettere avanti il nostro zoccolo migliore», disse aristocraticamente. «Specialmente se non hanno mai avuto prima visitatori dall’esterno. Vogliamo sembrare diplomatici,» il suo occhio si mosse per guardarmi senza girare la testa. «Se voi due entrate per primi,
sembreremo degli invasori.»
La grande porta di metallo oscillò via e Velvet Remedy entrò nella
Scuderia Ventinove in modo regale e senza esitare. Calamity zoppicò
verso di me mentre la guardavo sparire all’interno. «Lei è veramente
speciale, non credi?»
«Sì. . .» dissi, sentendomi un po’ senza parole. Guardai Calamity,
che stava guardando Velvet attraverso la porta. «. . . lei è. . .» Ci arrivai
più tardi. Calamity non stava guardando Velvet Remedy, se la stava
mangiando con gli occhi. Qualcosa si ruppe nel mio cervello. «. . . no!»
No, semplicemente. . . no.
«No?» chiese, confuso, senza che i suoi occhi lasciassero i suoi fianchi.
Balbettai, ricomponendomi. «No, non no. Voglio dire. . . sì. Sì, lo è.
Lei è. . .» Mia.
Dannazione!
Ciò era ingiusto.
Io amavo Velvet Remedy. L’amavo da molto tempo prima che Calamity la incontrasse. Sì, sì, sapevo che in realtà non avevo alcuna possibilità con lei. Lei era. . . lei! Ed io ero solo. . . io. Ed io sapevo tutto su
come si aprono le porte dei granai3 .
3
Riferimento alla battuta della madre di Littlepip, nel primo capitolo.
342
Fallout: Equestria — Parte II
Ma. . . arrugh.
Presi l’immagine mentale di Calamity che corteggiava con successo
Velvet Remedy mentre io non potevo e la gettai in un buco buio e
profondo. Poi riempii quel buco. Poi costruii una casa sopra a quel
buco e mi trasferii in essa.
Mi focalizzai invece sugli incontaminati ma estremamente cupi interni della Scuderia Ventinove. A prima vista sembrava perfettamente
conservata. Un sussulto di Velvet Remedy mandò in frantumi quell’illusione.
Velvet stava indietreggiando dai resti di uno scheletro penzolante
da una parte del meccanismo delle porte, con la parte centrale del corpo
polverizzata.
Velvet vacillò, sembrando sul punto di svenire. Feci una smorfia,
guardando Calamity che si precipitò per sorreggerla. Quello era un
inizio nefasto.
Due porte di metallo ci offrirono due opzioni: Manutenzione od
Atrio. Il mio EFS era libero da simboli rossi. Del resto era completamente libero tranne che per i miei due compagni. Non c’era vita in quella
Scuderia. Almeno non nel raggio dell’incantesimo del mio PipBuck. La
Scuderia era completamente silenziosa, tranne che per l’immancabile
acuto ronzio delle luci ed il dolce rumore dei generatori.
«Questo posto è una tomba» disse Calamity.
Quella per la Manutenzione avrebbe dovuto portarci direttamente
all’officina del Tecnico dei PipBuck. Ma quella per l’Atrio ci avrebbe protato direttamente alla clinica, ed avevamo disperato bisogno di scorte
mediche. D’altra parte c’era qualcosa che si stava nascondendo nella
Scuderia Ventinove, avevamo bisogno delle scorte mediche prima di
bighellonare in giro. Espressi il mio ragionamento a Velvet Remedy
e Calamity ed entrambi concordarono, e Calamity trasalì quando lo
zoccolo della sua zampa ferita strisciò sul pavimento.
Feci un passo avanti e la porta per l’Atrio scivolò verso l’alto. Quando camminai all’interno, i miei occhi caddero all’istante sugli scheletri
Capitolo Quattordici — SteelHooves
343
di almeno altre tre dozzine di pony. Erano disseminati per la sala, ma
la concentrazione maggiore era proprio ai miei zoccoli. Dovetti usare
la telecinesi per creare un passaggio attraverso le ossa dei pony «abbastanza fortunati» da riuscire ad entrare in una Scuderia prima che
il megaincantesimo distruggesse Manehattan. Sentii la rabbia mordermi il retro della testa. Ricordai a me stessa che quella non era la mia
Scuderia.
C’erano anche un sacco di detriti nell’Atrio. Bottiglie di birra e whiskey, scotch e vino, quasi tutte vuote e molte in frantumi. Abiti e vestiti
da gentilpony resi sudici dal decadimento. Nell’angolo più lontano, un
impianto stereo era crivellato di buchi di proiettile.
«Pensi che loro. . . ?» Velvet lasciò la frase in sospeso. Stava guardando dietro di noi, appena sopra la porta da cui eravamo venuti. Due
torrette automatiche della sicurezza erano installate sulla parete. Avevano l’energia, ma non sembrava ci stessero seguendo. Il mio EFS affermò
che non erano una minaccia. La stanza suggeriva che non era sempre
stato così.
Guardai in alto verso la finestra circolare dell’ufficio della Capogiumenta, solo che non ce n’era una. La parete era vuota e piatta dove
sarebbe dovuta essere la finestra. La scala che avrebbe dovuto portare
al centro della Sicurezza ed all’ufficio delle Capogiumenta era lì, ma era
semplicemente etichettata: Sicurezza.
Mi ritrovai irrazionalmente turbata dalle incorrettezze della progettazione della Scuderia. Di nuovo.
Dietro di me, sentii Calamity sussurrare a Velvet, «Ha reagito male
ad un’altra Scuderia prima d’ora.» Cosa, ero così ovvia? «Faremmo bene
a tenere un occhio su di lei.»
Oh perfetto. Ora sarebbero diventati i miei genitori. Arrugh. «Va bene, sembra non ci sia nessun pericolo immediato. Dovremmo dividerci
per risparmiare tempo. Velvet, dovresti ripulire la clinica.» Era sicura. Potevo vedere l’interno della clinica attraverso la finestra dell’Atrio.
«Calamity ed io ci dirigeremo alla manutenzione.»
Velvet Remedy obiettò, «No, Calamity dovrebbe rimanere con me.»
344
Fallout: Equestria — Parte II
Mi trattenni a stento dal pestare il pavimento.
Velvet Remedy continuò noncurante, «Voglio rattoppare quella
zampa il prima possibile. Posso usare la mia magia per curare l’osso
una volta che l’ho posizionata in modo appropriato.»
Bene, brontolai mentalmente. Poi, cercando di suonare la più compiacente possibile, «Certamente. Nessun problema. Non ho bisogno di
nessun aiuto per trovare l’officina del Tecnico dei PipBuck dopotutto.»
Certo, assumendo che il resto di quel posto non si articolasse in modo
bizzarro. «Sarò di ritorno prima che abbiate finito.»
Iniziai a trottare indietro attraverso la porta. Velvet Remedy mi
fermò con una voce delicata. «Littlepip? Va tutto bene?»
Agitai uno zoccolo. «Oh sì. Solo. . . mi sento un po’ logorata. Perdita
di sangue, sai.» Feci un dolce sorriso. Lei sembrava che stesse cercando
di sembrare persuasa. «Va bene, sono solo un po’ sorpresa. Ma sono
felice. È una buona cosa che i miei due amici si piacciano l’un l’altro.»
Calamity tossì. «Aspetta, cosa?» Nitrì, «Lei è una moralista elitaria piena di sé che preferirebbe curare i nostri nemici piuttosto che
sparargli.»
Velvet Remedy gli lanciò uno sguardo corrucciato. «E lui è un impulsivo ruffiano che pensa di poter curare le terre devastate affogandole
nel sangue.»
Buone Dee, non potevano essere più ovvi!
Me ne andai prima di mettermi ad urlare.
Spesi il resto del tragitto attraverso la Manutenzione della Scuderia
a ricordarmi che era effettivamente una buona cosa che i miei amici
andassero d’accordo, che ero una stupida ad essere gelosa quando fin
dall’inizio non avevo avuto alcuna possibilità di provarci e che, se volevo
tenermeli amici, avrei fatto meglio a seppellire quei sentimenti nello
stesso buco buio.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
345
Mi chiesi da quanto quella storia stesse andando avanti. Era nuova?
C’erano stati dei segnali troppo che non avevo colto perché troppo
noncurante? O semplicemente non avevo voluto coglierli?
L’idea del «coglierli» mi portò un’immagine mentale completamente indesiderata di Velvet e Calamity che velocemente stracciai e bruciai.
Sarebbe stato difficile.
Sai che cosa ti renderebbe facilmente felice per loro? Un piccolo pony nella mia testa mi agitò davanti una scatoletta. ‘Fanculo quel piccolo
pony. Volevo crogiolarmi per un’altro po’.
Una piccola luce apparì sulla bussola del mio EFS. Non era ostile.
Uno di loro era venuto fin lì per seguirmi? Se era così, come avevano
fatto a superarmi?
Un momento dopo un robot della manutenzione si librò fuori da
una delle stalle, coi suoi molteplici arti che ballonzolavano mentre puliva la parete. Non c’era da stupirsi che quel posto sembrasse immacolato.
Sentii una scintilla di irritazione perché noi non avevamo un robot
pulisci-pareti nella Manutenzione della Scuderia Due. Dovevo lavare i
muri della mia officina a zoccolo.
Il robot iniziò a pulire nella mia direzione. Decisi di togliermi dalla
sua strada accucciandomi nell’officina del Tecnico della Robotica. La
stanza era piena di robot della manutenzione in diversi stati di degrado. C’erano abbastanza strumenti da migliorare i piani dell’officina di
Calamity. Iniziai a depredare.
L’ufficio sul retro del Tecnico della Robotica era stato annerito dal
fuoco. Trovai gli scheletri carbonizzati di due pony insieme ad un robot medico parzialmente smantellato. A giudicare dall’aspetto qualche
pony aveva fatto un fatale errore lavorandoci sopra, facendo andare
all’impazzata il lanciafiamme sanitario4 .
Il robot della manutenzione passò attraverso la sala.
Nel retro dell’ufficio bruciato c’era una cassaforte, il dipinto sulla
parete che la copriva si era sciolto e sbucciato. La cassaforte invece non
4
Nell’originale, sanitary flamethrower. Probabilmente un dispositivo per lo
smaltimento di materiale organico infetto.
346
Fallout: Equestria — Parte II
aveva temuto nulla dal fuoco. Feci scivolare fuori il mio cacciavite ed
una forcina, solo per scoprire che la cassaforte non era chiusa. Già di
malumore, mi sentii tradita.
Dentro c’era una fiaschetta di whiskey alla mela, una confezione
vecchia di duecento anni (Buongustaio Vecchio Stile5 ) di Gocce di Miele, una scatola di (tristemente normali) Ment-ali, diversi appunti della
manutenzione ed una registrazione. Tralasciando gli appunti scaricai
la registrazione nel mio PipBuck ed iniziai ad ascoltare.
«Qui è Mender6 , per segnalare i progressi diagnostici sul robot
per le faccende domestiche di Cannikin7 . Sono stato su tutta la
notte per esaminare la programmazione di questo coso; volevo
avere il resoconto pronto in tempo per il funerale.
«Da quello che posso dire, sembra che il robot abbia sofferto di un problema tecnico mentre riceveva un aggiornamento
automatico dei suoi sottoprogrammi dalla Stable-Tec. Questa è
veramente l’unica ipotesi che ho per spiegare come mai abbia dato a Cannikin una tazza di caldo e fumante solvente industriale
invece di un caffè.
«Tutti quei pony che mormoravano che il vecchio Cannikin
avrebbe bevuto fino a morire si staranno probabilmente soffocando con le loro stesse parole proprio ora. E se non lo stanno
facendo dovrebbero farlo. Ho visto il povero collega prima che
lo incenerissero—la sua intera bocca e gola erano state corrose
via. Ho avuto incubi per giorni per quello.
«Pianifico di andare a parlare con Cornombroso8 più tardi
oggi; voglio che tutti gli automatismi domestici rimangano spen5
Nell’originale, Old-Fashioned Gourmet, riferimento al perk di gioco “Buongustaio
del Vecchio Mondo” (Old World Gourmet).
6
Letteralmente “Riparatore”.
7
Letteralmente “Secchiello”.
8
Nell’originale Shadowhorn.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
347
ti fino a quando non li avremo controllati tutti. Ovviamente
sarà un’impresa farlo, e ci vorrà molto tempo.
«So che è brutto da parte mia usare la morte di Cannikin per
accelerare i miei programmi, ma questo è solo un altro esempio
del perché penso che abbiamo bisogno di un’autorità all’interno
della Scuderia. Come possono i pony della Stable-Tec anche solo
lontanamente pensare di poter governare una Scuderia se non
sono qui, a vedere che succede?»
Ciò era inaspettato. E macabro. Tentai di togliere l’immagine mentale
di Cannikin dalla mia testa, concentrando i miei pensieri sull’idea di
una Scuderia senza una propria Capogiumenta. Una Scuderia mandata
avanti in modo remoto dalla Stable-Tec.
L’officina del Tecnico di PipBuck era proprio dove sarebbe dovuta essere. Ero sorpresa, confortata, ed un poco scocciata dal dover provare
entrambe le cose.
La chiave per matrici di incantesimi del Tecnico era chiusa a chiave
in un armadietto assieme a dozzine di altri strumenti di precisione potenziati ai quali una mera apprendista come me non aveva il permesso
di accedere. Feci nuovamente fluttuare fuori il mio cacciavite ed una
forcina.
Qualche minuto più tardi la mia bardatura da lavoro rinforzata era
piena di tutto ciò che mi sarebbe servito per una riparazione avanzata di un PipBuck. E, almeno in teoria, tutto il necessario per ristabilire il flusso di potere magico nell’armatura di SteelHooves. E, giusto
per sicurezza, impacchettai diverse batterie magiscintilla ed un piccolo
apparato conduttore di campo magico.
All’ufficio del capo Tecnico della Scuderia mancava l’amaca che
aveva così spesso sostenuto il peso del mio insegnante nella Scuderia
348
Fallout: Equestria — Parte II
Due. Scossi la testa, dando all’officina un’ultima occhiata prima di uscire
per riunirmi ad i miei amici. Individuai un audio diario tra gli oggetti
sparsi sulla scrivania del Tecnico.
Sedermi e far partire il diario? O trottare indietro per trovare Velvet
Remedy e Calamity. Assieme. Si spera non mentre si baciavano. Va bene,
il diario.
Cornombroso ci ha chiamato in riunione questa mattina. Abbiamo quasi avuto un grande disastro ieri. Quell'idiota di Buckbright ha costruito al suo puledro un
fucile a piombini per il compleanno, quindi l'ha portato giù al livello del reattore per fare pratica contro dei
bersagli. Che cosa stava pensando? Il puledro ha mancato una radiablatta ed ha fatto un piccolo buco nel
sistema ambientale. In eetti ha intaccato il talismano
per l'acqua. Fortunatamente sta funzionando bene, ma
un altro centimetro e l'intera Scuderia sarebbe stata in
un serio problema.
Come capo della Manutenzione, Cornombroso ha
proclamato una nuova serie di protocolli di sicurezza.
Non saranno uciali no a quando non saranno approvati dalla Stable-Tec, ma li seguiremo comunque.
Se alla Stable-Tec non piace che qualche pony dia ordini in suo nome, allora possono trottare loro stessi
qua sotto e dire diversamente.
Velvet Remedy spinse tre barattoli di pozione ristoratrice extra-forte
verso di me. «Bevile. Sarai in salute perfetta in dieci minuti.»
Capitolo Quattordici — SteelHooves
349
Ero scioccata. «Non dovremmo portarle con noi? Usarle al risparmio?»
Velvet Remedy scosse la testa. Aveva un aspetto molto migliore.
Aveva messo via il suo vestito e rimosso le bende; la sua pelle era perfetta, il suo manto sembrava puro ed in salute. Aveva un paio di flebo
che le coprivano i fianchi, con un tubicino chirurgico che portava ad
un punto sotto la sua spalla sinistra. «Non ne abbiamo bisogno. Ne
ho già messo via un’altra dozzina per i nostri viaggi, bende a bizzeffe,
qualche tutore, sacche di sangue ed altro. Per la prima volta abbiamo
un’entrata positiva di scorte mediche. Direi che questa clinica è stata
un dono delle Dee, ma so di più.»
Alzai un sopracciglio mentre fluttuavo alle mie labbra la prima pozione. Velvet Remedy mi diede una registrazione. «Ho trovato questa mentre stavo. . . requisendo le scorte.» Sorrisi alla sua riluttanza al
chiamarlo saccheggio o depredare.
Buttai giù due delle pozioni ristoratrici extra-forti ed infilai la terza
nelle mie bisacce. Il ricordo di Velvet, la sua pelle a brandelli e sanguinante, mi era tornato in mente. Potevo gestire l’essere quasi in piena
salute se ciò significava avere una di quelle pronta in caso d’emergenza.
Anche Calamity sembrava stare molto meglio. Si lamentò che, dopo
l’incantesimo rigenerativo di Velvet Remedy, il tutore non era proprio
necessario, ma lei insistette che lui lo tenesse addosso per almeno un
altro giorno.
Camminai per la clinica, cercando un buon posto dove sedermi
ed ascoltare la registrazione. Ero accigliata, mi aspettavo brutte cose.
Le registrazioni contenevano molto raramente belle cose nelle Terre
Devastate d’Equestria. Specialmente, così sembrava, nelle Scuderie.
Trovai un laboratorio chimico nel retro della clinica. Per un istante,
tutti i pensieri della registrazione mi sfuggirono dalla mente. Guardando le droghe e le scorte, realizzai che con quello che avevo già, avevo
tutti gli ingredienti necessari per cucinare la mia partita di Ment-ali
Party-Time! Ed avendo l’abilità e l’opportunità, non potevo resistere.
Sarebbe stato stupido farlo.
350
Fallout: Equestria — Parte II
Quando mi misi al lavoro, mi ricordai del perché ero venuta lì. Feci
partire la registrazione mentre schiacciavo le normali, noiose vecchie
Ment-ali in una polvere fine.
«Oh. . .»
La voce era così carica di pura disperazione che spensi velocemente la
registrazione. Non volevo sentirla. Mi concentrai sulla mia cottura chimica per diversi lunghi minuti, con la registrazione che se ne stava semplicemente lì sul bancone a fissarmi funestamente. Infine, sbuffando, la
feci ripartire.
«Com’è potuto succedere?!
«Il dottore ed io siamo usciti solo per qualche minuto. Quando siamo tornati, la clinica si era sigillata ed il sistema antincendio si era attivato, riempiendo l’intera clinica con. . . con. . .
«C’abbiamo messo più di un ora per riaprirla. Abbiamo provato a rompere la finestra, ma è rinforzata. Perché qualcuno
dovrebbe rinforzare la finestra? Ogni pony all’interno è soffocato. Citronella9 era dentro per farsi solo togliere dei punti. Stava
organizzando la Cute-ceañera10 di sua figlia questa sera, e stavamo decidendo che genere di torta prendere dai distributori.
Il puledro degli Orange era ancora nell’asilo della clinica! Oh
cavoli! Penso che nessun pony gliel’abbia ancora detto!. . .»
Lo spensi nuovamente. Il mio cuore era aggrovigliato in nodi. Parte
di me voleva piangere. Parte di me voleva infuriarsi con qualcosa. Ma
non c’era niente di ovvio con cui infuriarsi. Quindi mi sfogai con il
rubinetto, battendo i miei zoccoli contro di esso per il suo rifiuto a
darmi dell’acqua. Era stupido, ma mi fece sentire bene. Finalmente
9
Nell’originale, Lemongrass.
La Quinceañera è, nei paesi latino-americani, la festa oraganizzata per i quindici
anni delle ragazzine.
10
Capitolo Quattordici — SteelHooves
351
(dopo aver versato dell’acqua dalla mia borraccia), finii di mischiare la
miscela e la misi sul fuoco.
Il rumore di una mitragliatrice che apriva il fuoco catturò la mia
attenzione. Tutti i pensieri riguardo diari, Ment-ali e chimica evaporarono quando sentii Velvet Remedy urlare. I miei amici erano nei
guai!
Quando mi girai due punti rossi comparirono sulla bussola del mio
EFS. Le torrette erano diventate ostili. Tornando con un balzo nella
clinica centrale, vidi Calamity e Velvet accucciati dietro ad un banco
medico ribaltato mentre le due torrette all’esterno (sopra la porta ora
chiusa) bersagliavano la finestra di vetro. Cerchi e crepe a forma di
ragnatela coprivano ogni suo centimetro, il vetro rinforzato stava per
cedere.
Fluttuando fuori la Piccola Macintosh mi posizionai dove sarei stata
in grado di mirare entrambe l’istante in cui il vetro avrebbe ceduto. Non
avevo molta copertura, ma se fossi stata veloce ed un poco fortunata
non ne avrei avuto bisogno.
La finestra si ruppe in una cascata tintinnante. Sentii il primo proiettile colpirmi il petto, senza penetrare la mia corazza, mentre mi immergevo nel SATS e miravo entrambe le torrette due volte. Un secondo
proiettile attraversò la mia zampa anteriore tra il mio PipBuck ed il mio
ginocchio mentre sparavo il primo colpo. Ed il secondo.
BLAM! BLAM!
La prima torretta esplose. La seconda mosse il suo arco di proiettili
via da Calamity e Velvet Remedy e lo diresse verso di me.
BLAM! BLAM!
Un ultimo proiettile colpì il mio fianco, rimbalzando sull’impugnatura del mio fucile da combattimento con un forte schippo, quando la
seconda torretta esplose.
Collassai, realizzando all’improvviso che per l’ennesima volta stavo
soffendo un dolore veramente forte. Ma quella volta non avevo assolutamente preoccupazione. Avevo Calamity e Velvet Remedy proprio
352
Fallout: Equestria — Parte II
vicino, ed eravamo in una clinica. Se mi avessero dovuto sparare, non
riuscivo a pensare ad un posto migliore od una compagnia migliore.
Ma non appena toccai il pavimento lottai per rimettermi sugli zoccoli, ignorando le mie ferite. Zoppicando, sanguinando copiosamente, cercai di spingermi verso il laboratorio chimico. Dovevo assicurarmi che le mie Ment-ali Party-Time non cuocessero troppo. Ora che
i miei amici erano al sicuro, la mia mente si concentrò su quello che
era diventata una nettamente secondaria ma pur sempre importante
priorità.
La porta dell’Atrio era chiusa e bloccata. Eravamo sigillati all’interno.
Era più un peggioramento che una vera preoccupazione. Sapevo
che sarei dovuta essere in grado di sbloccare ogni porta in quel luogo dalla stazione della Sicurezza. Ma raggiungerlo significava passare
per diversi punti dove saremmo potuti essere attaccati dall’improvviso
grilletto-facile del sistema di sicurezza.
Guardai i miei compagni. Ormai, stavo iniziando a pensare a noi
come guerrieri esperti delle terre devastate (beh, almeno Calamity ed
io). Non ero rimasta all’esterno a lungo, ma il tempo era stato una forgia
come non ce ne sono altre. Delle torrette non sarebbero dovuto essere
un gran problema per gli ammazza-draghi.
Mi frenai all’istante. Quel tipo di pensiero era pericoloso. L’ultima
cosa di cui avevo bisogno era iniziare a credere all’entusiasmo della
radio.
Velvet Remedy mi stava guardando con tristezza. Pensavo di essere
stata abbastanza veloce, ma immaginavo che sospettasse cosa stavo
facendo nel laboratorio chimico. Non mi aveva tolto gli occhi di dosso
da allora, ed il suo sguardo di rimprovero mi stava bruciando dentro
l’anima.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
353
Calamity stava studiando qualcosa sul muro. All’inizio assunsi si
trattasse di un altro poster di epoca bellica—lo stava studiando con la
stessa intensità che Velvet Remedy di solito riservava a qualsiasi cosa
inerente al Ministero della Pace. Ma quando mi avvicinai, ancora un
po’ zoppicante sulla zampa rattoppata e fasciata, vidi che si trattava
di una mappa della Scuderia. I miei occhi seguirono il percorso su
per le scale fino alla stazione di Sicurezza. L’armeria era lassù, assieme
ad una serie di stanze che in una corretta Scuderia sarebbero stati gli
alloggi personali della Capogiumenta e della sua famiglia. Lì erano
etichettate come stanze per VIP (Very Important Ponies). C’era una
grande area di assolutamente nulla dove sarebbe dovuto essere l’ufficio
della Capogiumenta.
La mia fronte si corrugò. «Odio davvero queste Scuderie.»
Velvet Remedy stava osservando gli scheletri, tenendomi comunque nella sua linea visiva. «Era. . . era ridotta così, l’altra che avete trovato?»
«Peggio», nitrì Calamity.
Ci dirigemmo verso le scale, fermandoci ad una bacheca coperta
dalle solite note. Mi ritrassi; qualche pony aveva scritto «SMETTILA
DI UCCIDERCI!» sulla bacheca con quello che sembrava sangue.
«Oh cielo», sussurrò Velvet. Con mia sorpresa tirò via dalla bacheca una delle note, levitandola più vicino per ispezionarla. La nota era
posizionata tra un proclama di nuove regole di sicurezza ed un foglietto
per due puledre disperse i cui visi sorridenti avevano fissato per secoli
un atrio pieno di cadaveri. Sul foglio che aveva preso Velvet era dipinta
la parte inferiore della «D». Spostai lo sguardo dalla bacheca a lei chiedendomi come, per la Criniera di Luna, potesse trovare qualcosa più
degno di nota dell’immensa preghiera di misericordia scritta coi propri
fluidi corporei da un pony morente.
Velvet Remedy voltò il manifestino in modo che io e Calamity
potessimo vederlo.
354
Fallout: Equestria — Parte II
Party del Terzo Mese di Sopravvivenza!
Questa sera nell'Atrio!
Dalle 10 alle 16
dirige la Vinyl Scratch della nostra Scuderia 29
(gli alcolici verranno serviti dopo mezzogiorno)
Calamity fischiò, tirandosi su il cappello. «Vinyl Scratch. La DJ Pon3
originale. . . almeno secondo alcuni. Quindi è sopravvissuta alla bomba
al fuoco magico di Manehattan, dopo tutto.»
Tirai un’occhiata a Calamity che gli suggeriva di aver bisogno di
rivedere la sua definizione di «sopravvissuta».
Odiavo veramente quelle Scuderie.
Tra la furtività e la Piccola Macintosh le altre torrette si dimostrarono
una minaccia irrisoria. Ricaricai mentre entravamo nella stazione di
Sicurezza. Mi sedetti per penetrare nel terminale, cercando di essere
rispettosa quando fluttuai via lo scheletro di un pony per poggiarlo in
un angolino vicino agli altri. Velvet Remedy aveva iniziato a pregare
per loro.
Calamity trottò verso l’armeria nella vana speranza di poter aprire
la porta senza le mie abilità. Dopo aver scoperto di non poterlo fare,
si girò con un’espressione di disappunto. Aspettai che facesse un passo
prima di aprire la porta a distanza dal terminale facilmente violato. Fece
un salto, poi mi lanciò un ghigno e scomparve all’interno. Una piccola,
ma di buona natura, vendetta; sentivo ancora l’odore di carote.
Mi girai per vedere un gigantesco ammasso di registri della sicurezza. Andando a casaccio, tirai fuori uno dei più recenti.
Annotazione 67:
Questa è pazzia!
Capitolo Quattordici — SteelHooves
355
Più della metà della popolazione è morta. All'inizio pensavamo fossero solo strani incidenti, ma adesso
sono chiaramente intenzionali. È come se la Scuderia
stessa si sia messa contro di noi! Ieri la scuola si è
sigillata da sola e del plasma è stato ventilato nella
stanza. Ventitré puledri e puledre sono stati massacrati orribilmente, i loro corpi si sono letteralmente sciolti!
Potevamo sentire le loro grida! Mio nipote era in classe. Aveva appena ottenuto il suo Cutie Mark; sarebbe
cresciuto per diventare un artista!
Mia sorella non riesce a smettere di piangere. Si è
chiusa nella sua stanza con tutte le fotograe che ha
di lui. Qualche pony deve essere responsabile di tutto
questo. Qualche pony deve pagare!
Mi ritrovai tremante, e non dal dolore. Ordinai al terminale di sicurezza
di far partire una delle più vecchie.
Annotazione 43:
Cornombroso è spirato la scorsa notte a causa delle complicazioni dopo essere stato quasi folgorato ieri
mattina presto mentre tentava di accedere alla giunzione dietro un pannello di sicurezza con il suo PipBuck.
Questo, così presto dopo che Buckbright e suo glio
sono morti in quell'incidente con l'ascensore! Questa
Scuderia è una trappola mortale.
Ne feci partire un’altra.
Annotazione 72:
È la Stable-Tec. Deve esserlo! Quei bastardi alla
Stable-Tec ci hanno chiusi tutti quanti nel loro pic-
356
Fallout: Equestria — Parte II
colo fottuto labirinto mortale e ci stanno uccidendo.
Non è nemmeno più uno per uno oramai. Ci stanno
massacrando a gruppi!
Che genere di sadici bastardi potrebbero fare questo!? Hanno ucciso dei bambini!
Non capiscono che noi siamo l'unica speranza per
il genere dei pony? Queste Scuderie dovrebbero avere
lo scopo di salvarci! Che genere di malvagi fottisella11
si diverte a giocare al massacro con gli ultimi membri
superstiti della sua stessa specie?
Non possiamo nemmeno raggiungerli. È tutto controllato remotamente.
Feci partire quello successivo, ignorando Velvet Remedy che mi chiedeva di smettere.
Annotazione 73:
Ah. Ah. Ci stanno prendendo in giro, vero? Mi viene in mente che noi non sappiamo veramente se i megaincantesimi sono esplosi. Noi crediamo che il mondo
sopra di noi sia stato distrutto perché è quello che la
Stable-Tec ci ha detto di credere. Ma se così non fosse?
Tutta Equestria sta semplicemente andando avanti con
le loro vite quotidiane nel mondo soleggiato là sopra
mentre noi urliamo e piangiamo e moriamo qua sotto per l'insano divertimento di qualche pony malato e
senz'anima della Stable-Tec.
È l'unica cosa che darebbe un minimo di senso a
questo orrore.
11
Nell’originale, saddlefuckers.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
357
Mi allungai per farne partire un’altra quando Velvet Remedy mi tirò
fisicamente via dal terminale.
«COSA!?» Urlai in piena rabbia, ed il mio corpo stava tremando
così tanto che sentivo che sarei esplosa.
«Littlepip,» disse, e capii che stava piangendo, «Devi fermarti.»
Calamity e Velvet Remedy mi mandarono a controllare le ultime due
stanze, le stanze VIP. mentre loro spegnevano i sistemi di sicurezza ed
aprivano tutte le porte. Andava bene. Volevano che riprendessi fiato.
Che mi calmassi. Io volevo trovare un posto lontano da loro e qualcosa
da poter distruggere con violenza.
Vedevo rosso come mai prima, e non potevo nemmeno attaccare
l’origine della mia rabbia perché erano tutti morti. Morti decenni e
secoli fa. Il mio corpo non smetteva di tremare.
La prima stanza aveva un’insegna accesa sopra di essa: Vinyl Scratch.
Quindi quella era la sua stanza. Il DJ Pon3 originale. Feci un passo
avanti e la porta si aprì.
La stanza all’interno non era stata toccata sin dalla notte del party,
tre mesi dopo che le porte della Scuderia Ventinove si erano chiuse,
intrappolando ogni pony al suo interno.
Camminai in giro, osservando. Pile di registrazioni. Giradischi.
Equipaggiamento per la registrazione. Uno spazio piuttosto lussuoso
anche se piccolo per mangiare e dormire. Un bagno personale con una
vasca da bagno.
Avrei potuto sfogare abbastanza bene la mia rabbia lì. Le registrazioni si sarebbero frantumate sotto i miei zoccoli in modo abbastanza
piacevole. Ma non potevo farlo. Distruggere le cose che sono state amate dai pony che hanno vissuto lì (anche se per poco tempo) non sarebbe
stato come inveire contro i vili pony che avevano creato quel posto; sarebbe stata piuttosto una continuazione del loro lavoro. Raccolsi invece
358
Fallout: Equestria — Parte II
qualche registrazione, facendole scivolare nelle mie bisacce. Una volta
tornata dagli altri le avrei fatte chiudere da Velvet Remedy in una delle sue scatole mediche dove sarebbero state al sicuro dai proiettili. Mi
ricordavo ancora della mela.
C’era una cassaforte nella stanza. Esitai. Per qualche ragione mi sembrava un po’ strano scassinare la cassaforte di una celebrità, anche una
morta da molto tempo. Ma con un respiro profondo tirai fuori i miei
strumenti e mi misi al lavoro. Dentro vi trovai un vecchio giocattolo
per bambini, diverse fotografie incorniciate ed una manciata di poster.
Ed una scatola che sembrava essere stata salvata da un fuoco. Dentro
vi erano quattro sfere di memoria. Una catturò la mia attenzione. Era
etichettata: L’Ultimo Party di Pinkie Pie. La presi, infilandola nelle mie
bisacce e camminai nella stanza successiva.
L’insegna sopra la porta annunciava: Cornombroso.
La giumenta a capo della manutenzione era una VIP nella Scuderia?
Anche nel bel mezzo della mia a mala pena trattenuta furia verso la
Stable-Tec, il cui mio puro odio nei loro confronti non poteva essere
espresso, parte del mio cervello riconobbe che sembrava strano.
La porta si aprì per me ed entrai. La stanza era più disordinata. C’erano componenti e metallo di scarto ovunque. Progetti finiti a metà
coprivano il tavolo. Schemi di differenti sistemi della Scuderia erano
attaccati al muro. Uno di essi era stato strappato via per rivelare la cassaforte della stanza. Ancora una volta mi misi al lavoro. Quando la cassaforte si aprì rivelò un’altra registrazione. Sembrava sorprendentemente
simile a quella che avevo trovato nell’ufficio del Capostallone.
Dovevo ascoltarla. Ma parte della mia mente mi urlò di non farlo.
Non diedi ascolto alla voce. Al contrario feci partire il messaggio, ed
un’altra voce familiare prese vita nella tomba che era la Scuderia Ventinove. La voce sembrava determinata ma stanca e piena di tristezza.
Sembrava come se stesse leggendo un copione che aveva imparato ad
odiare.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
359
«Salve, Cornoombroso! Quel che segue è solo per le tue orecchie. Ti
sto parlando perché sei stata selezionata per un lavoro molto importante,
grazie al tuo senso di lealtà e dovere sia a questa compagnia che ai pony
intorno a te.
«Il mio nome è Scootaloo. Probabilmente mi conosci per. . . oh a chi
importa. Sono stanca di queste cose. . .
«. . . riproviamo. . .
«Salve, il mio nome è Scootaloo, e sono la vice-presidente della StableTec. Se stai sentendo questo significa che i Protocolli di Minaccia di Livello
Omega sono stati attivati ed i cittadini di Equestria scelti per la Scuderia
Ventinove sono stati messi al sicuro dentro la miglior infrastruttura mai
creata per la sopravvivenza all’apocalisse.
«Mi dispiace tanto. Vorrei che potessimo fare di più.
«Diamine, avrei voluto che tutto questo potesse essere impedito. . .
«. . . Ma invece tocca a noi salvare chi possiamo, e cercare di impedire
che accada di nuovo. Per questo motivo la tua Scuderia è stata selezionata
per partecipare ad un vitale progetto sociale. L’obiettivo primario della
Scuderia Ventinove, come per tutti le altre, è di salvare le vite dei pony al
suo interno. Ma. . .
«. . . ma c’è uno scopo più grande per la tua Scuderia, oltre il salvare
i singoli pony. Noi qui alla Stable-Tec capiamo che non va bene per il
genere dei pony salvarsi adesso solo per poi annientarsi l’un l’altro dopo.
Dobbiamo capire che cosa è andato storto. Dobbiamo trovare una via
migliore. E dobbiamo essere pronti ad implementarla il prima possibile
appena le porte delle Scuderie si apriranno. E sopravvivere a ciò che i
nostri leader attuali saranno riusciti a fare ad Equestria. . .
«. . . dannazione. Come siamo arrivati a questo? Dannazione, dannazione, dannazione!. . .
«Noi. . . Penso che siamo arrivati a questo. . . forse. . . perché siamo
pony. Facciamo del nostro meglio. Abbiamo le migliori intenzioni. Ma
quando le cose vanno male ci agitiamo o ci confondiamo. O ci sconvolgiamo. O ci arrabbiamo. La nostra abilità nel fare scelte intelligenti è più
compromessa quanto più ne abbiamo bisogno.
360
Fallout: Equestria — Parte II
«Cattive scelte, scelte emotive. . . ci hanno trascinato in una guerra
che nessun pony voleva. Ci hanno spinto sull’orlo dell’estinzione. . . e se
stai ascoltando tutto questo. . .
«. . . oltre.
«. . . che vadano tutti all’inferno. Che tutti noi andassimo all’inferno.
«. . .
«Scusa. Odio tutto questo. Vorrei che il mondo fosse di nuovo come
quando ero una puledra. Ma i desideri sono solo desideri.
«. . . dannazione, sembra che non possa finire una di queste senza
andare ampiamente fuori argomento. Sono sicura che tu ti stia chiedendo
cosa, se non altro, ha a che fare tutto ciò con te? Perché ti sto dicendo
questo? Non preoccuparti, c’è un motivo; questo non è semplicemente il
vaneggiamento di un pony della Stable-Tec che è. . . già morto. . . non è
vero?
«. . .
«La tua scuderia ha una progettazione veramente eccezionale. A dispetto dei documenti ufficiali questa Scuderia non ha alcun tipo di collegamento remoto con la Stable-Tec. Al contrario, per sostituire la normale
posizione della Capogiumenta, abbiamo attrezzato la Scuderia Ventinove
con un sistema computerizzato di classe Crusader12 .
«Il Maneframe13 classe Crusader è il più avanzato supercomputer
mai creato dal genere dei pony, usando i più grandi progressi disponibili
della tecnologia arcana. Il Crusader è capace di pensieri propri, creatività
ed apprendimento. Ne abbiamo costruiti solo tre, e gli altri due sono al
momento in possesso rispettivamente del Ministero delle Scienze Arcane
e del Ministero dell’Epicità.
«L’obiettivo di questo esperimento sociale è rimuovere dall’equazione
l’emotivo e fallibile pony. Per vedere se possiamo fare meglio attraverso
un sistema di governo pragmatico e logico che non è soggetto ai nostri
errori.
12
13
Letteralmente, “Crociato”.
Assonanza tra main, principale, di mainframe, e mane, criniera.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
361
«Come sempre, nel caso qualcosa dovesse andare storto, c’è un backup.
E quel backup sei tu. Forniti insieme a questa registrazione ci sono i
codici per spegnere il Maneframe Crusader in caso d’emergenza. Fare
ciò sfortunatamente disattiverà anche tutti i sistemi automatici, quindi
questo andrebbe fatto solo in caso di vita o di morte della popolazione
della Scuderia. C’è una giunzione di accesso fra la stazione di Sicurezza e
le stanze VIP attraverso la quale potrai accedere al Crusader Maneframe.
«Come ultima risorsa, la programmazione del Crusader Maneframe
può essere interamente sovrascritta transferendo magicamente la mappatura del cervello di un pony nel Maneframe stesso. Questo ti permetterebbe di diventare effettivamente il Crusader, prendendo tu stessa il
controllo dei sistemi automatici. Tuttavia questo non è stato testato e gli
effetti sul pony che inizierà questo trasferimento sono sconosciuti, quindi
io veramente, veramente lo sconsiglio.
«In ogni altra circostanza, comunque, è cruciale che continui l’inganno, secondo le direttive fornite.
«Grazie. Da tutti noi. Da tutta Equestria. Ti auguro buona fortuna,
e possa la Scuderia Ventinove e tutti i suoi pony vivere bene ed a lungo.»
Trovare la giunzione d’accesso di sicurezza fu facile. Stavo riascoltando
il messaggio, però nel mio auricolare. Non aveva senso. Ma aveva il
singolare beneficio di non essere opprimentemente malvagio. Dovevo
saperne di più.
Spostando il pannello di sicurezza, trovai un labirinto di condutture
e cablaggi. Ed in mezzo, un piccolo cubo giallo arancione con un connettore nero. Mi ricordai che l’ultimo pony che aveva cercato di fare ciò
era stato effettivamente fulminato. Collegare il mio PipBuck nella giunzione potrebbe essere una sentenza di morte. Fortunatamente avevo
un’altra opzione.
362
Fallout: Equestria — Parte II
Tirai fuori il PipBuck di Velvet Remedy per la prima volta sin da
quando l’avevo trovata. Era una bellezza, ma avevo capito che aveva un
significato meno piacevole per lei. Tenendolo solo con la levitazione
collegai il suo PipBuck personalizzato nella giunzione.
Alcuni minuti dopo stavo guardando un flusso di dati. Una stringa
catturò la mia attenzione:
> Errore Rilevato:
> Talismano dell'Acqua in funzione al 98% della capacità
> Analizzando i Danni
> Possibilità di ripristinare il Talismano dell'Acqua a
piena funzionalità: 0%
> Analizzando le Opzioni
> Livelli di Radiazione della Superce 1300% sopra il
livello di sopravvivenza
> La Preservazione della Vita dei Pony richiede razionamento dell'acqua ed una riduzione dello 0.02% della
popolazione della Scuderia
> Avviando razionamento dell'acqua
> Analizzando la popolazione per il 0.02% più sacricabile
> Avviando riduzione della popolazione
Le forze mi abbandonarono. Fissai quello che stavo leggendo, e la mia
rabbia si sciolse in una fredda disperazione. C’erano diverse stringhe di
dati simili. Nel corso di una stagione il talismano dell’acqua danneggiato aveva continuato a deteriorarsi, ed ogni volta che il danneggiamento raggiungeva una nuova soglia il Crusader che dirigeva la Scuderia
Ventinove aveva eliminato una porzione della popolazione in un tentativo freddamente calcolato di preservare nell’insieme la «Vita dei Pony»
nella Scuderia.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
363
Dopo tre mesi il talismano dell’acqua si ruppe completamente. Il
Crusader agì di conseguenza. Per preservare la Vita dei Pony.
Versai quello che rimaneva di una bottiglia di whiskey alla mela giù
per la mia gola, godendomi il bruciore. La rabbia si era prosciugata,
rimpiazzata da un intorpedimento che era anche peggio.
Decisi di scappare da quel posto orribile tramite la sfera di memoria,
almeno per un po’. Poggiandola gentilmente focalizzai la mia magia
sulla sfera.
Istantaneamente, fui sommersa da lampi brillanti, un orribile ruggito rimbombante ed una nausea sviscerante. La sfera di memoria si
era in qualche modo deteriorata, ed io ero intrappolata all’interno di
un incubo di reazioni sensoriali e vertigini. Cercai di scappare, ma non
c’era via d’uscita.
Poi il mondo tornò a posto. Ma non era il mio mondo. Ero piuttosto
sicura di essermi vomitata addosso, ma non ero io, quindi non potevo
dirlo.
Tutto attorno a me c’era un imponente party. Luci colorate, decorazioni da festa, ed un ritmo di ballo che ti afferrava l’anima e ti faceva
venire voglia di muoverti. Ero ai giradischi, agitando la testa al ritmo.
Ed ovunque, pony. Pony che ballavano, pony che mangiavano, pony
che facevano cose in angoli e dietro vasi di piante che avrebbero fatto
arrossire e svenire i loro genitori.
Una pegaso azzurra che stava graziosamente invecchiando con
una criniera color arcobaleno svolazzò verso i giradischi con un po’
di spavalderia e sembrando leggermente brilla.
364
Fallout: Equestria — Parte II
«Fantasico ritmo, Vinyl Scratch!» ghignò, «I tuoi ritmi fanno sempre i party migliori!» Portava bene i propri anni, e doveva essere stata
dannatamente carina nella sua giovinezza. Volevo la sua criniera!
E, whoa, Vinyl Scratch la stava squadrando? Il mio sguardo andava
su e giù. . . No, aspetta, stava solo dondolando la testa.
«Eggià,» disse una familiare pony arancione con un cappello da
cowpony sulla sua criniera gialla, e dei nastri rossi nella sua coda che
richiamavano il suo cutie mark a tre mele. Era significativamente più
vecchia rispetto alla sua statuetta; sembrava ancora più vecchia che
nell’articolo di giornale, e non era invecchiata così bene. Mi chiesi se
il suo aspetto dipendeva più dallo stress che dagli anni. «Fluttershy e
Rarity odieranno di esserselo perse.»
Il suo accento mi ricordava un sacco Calamity.
La pony terrestre arancione girò attorno ad i giradischi, guardando
il pegaso azzurro che oscillò leggermente sorridendo di rimando. «Sei
sicura di voler volare a casa, Rainbow?»
«Ah diamine, no!» la pegaso dalla criniera arcobaleno diede un
colpo di zoccolo sulla spalla della pony arancione. «Non ho mai lasciato
un party di Pinkie Pie in volo sicuro da. . . quasi vent’anni!»
La pony arancione le lanciò uno sguardo strano. «Non ha provato
nessuna delle. . . cose più forti. . . vero?»
«Diamine no,» Rainbow battè uno zoccolo sul pavimento mentre si
ripeteva. «Sai. . .» Abbassò la voce, che si era alzata, «. . . Non tocco niente
di quella roba.» Alzò uno zoccolo al petto con un orgoglio leggermente
barcollante. «Rainbow Dash non ha bisogno di potenziamenti!»
La pony arancione sembrò sollevata. Realizzai che stavo guardando
la misteriora Giumenta del Ministero dell’Epicità, la cui ribellione aveva
dato a Calamity il suo titolo di Dashita. Non sapevo cosa pensare; anche
se, dovevo ammeterlo, aveva certamente la criniera giusta.
«Ho sentito che qua hanno della roba chiamata Dash!» disse Rainbow Dash in tono da cospiratrice. «Pinkie dice che renderebbe persino
me più veloce.» Atterrò con atteggiamento eroico, con la voce riempita
Capitolo Quattordici — SteelHooves
365
di spavalderia extra. «Certo che non mi faccio di quella roba, AJ. Dash
fatta di Dash? Non violerebbe soltanto le leggi d’Equestria. Violerebbe
le leggi della fisica!»
Uno stallone dal manto verde mela trottò verso di loro e sussurrò
qualcosa nell’orecchio della pony arancione (apparentemente chiamata
AJ). Rainbow Dash si fermò fissandoli. «Quiiiiindi AJ, chi è il nuovo
stallone?»
«Non dovresti chiederlo in quel modo,» disse AJ irritata.
«Ah, se volevi della compagnia,» Rainbow Dash diede un colpo di
zoccolo al cutie mark della pony arancione, «Avresti potuto semplicemente chiedere a me.»
La pony terrestre diede un’occhiataccia a Rainbow Dash. «La porta
del mio granaio non si apre in quella direzione.» Qualcosa si agitò
dentro di me. «E nemmeno la tua.» L’agitazione morì. «Sei ubriaca,»
aggiunse la pony arancione inutilmente ma accuratamente, togliendosi
di mezzo al passaggio di una giumenta verde con un piatto pieno di
torta.
Rainbow Dash semplicemente ridacchiò. «Quindi, hai intenzione
di presentarmi il tuo nuovo stallone o no?»
AJ girò gli occhi prima di presentarlo. «Questo è il sergente ‘SteelHooves’ Applesnack. Ha servito con Big Macintosh. Apples, caro, questa è Rainbow Dash, la vecchia amica che ti ho diffi. . . che ti ho raccontato.»
Impossibile.
«Impossibile!» Rainbow Dash fece eco ai miei pensieri. Quindi
procedette a deragliarli. «Stai uscendo con uno stallone chiamato Applesnack?» La pegaso, che aveva appena ricominciato a volare, collassò
sul pavimento, rotolando tra le risate.
L’anziana pony terrestre arancione girò gli occhi. Senza guardare la
sua compagna ridente nitrì, «Non farti male.» Da qualche altra parte
nella sala, era scoppiato un litigio.
«Applejack ed Applesnack!» Rainbow Dash cercò di alzarsi, ma
cadde in una nuova ondata di risate. «Oh, fa troppo male!»
366
Fallout: Equestria — Parte II
Stavo pensando che il suo titolo doveva essere una coincidenza.
L’avrei saputo di per certo dalla sua voce, ma non aveva ancora detto niente. Stava guardando la vecchia amica della sua ragazza con un
divertimento graziosamente beffardo.
La mia vista venne strappata dalle due quando Vinyl Scratch alzò lo sguardo verso la balconata, dove il litigio che avevo a mala pena
notato prima stava iniziando ad attirare l’attenzione di tutti i pony. Riconobbi immediatamente Pinkie Pie, anche se l’unicorno viola che stava
determinatamente trottando via da lei non era familiare.
«Non di nuovo,» disse Pinkie Pie, balzellando dietro di lei. «Non
ti aspetterai mica che io cuocia un muffin senza prima assaggiarlo per
assicurarmi che sia buooooono, giusto?»
«Me ne vado,» disse. «Non sarei dovuta venire.» Era a mala pena
udibile attraverso il clamore del party.
La voce di Pinkie Pie invece per qualche motivo poteva essere chiaramente udita sopra la musica rock. «Oh, non fare così, Twilight! È un
paaaar-tiiii! Divertiti!»
L’unicorno guardò avanti, ignorandola finché la sorprendentemente ballonzolosa pony si lanciò direttamente davanti all’unicorno viola. «Divertiti! Divertiti! Divertiti! Divertiti!» cantò come se fosse un
mantra.
L’unicorno si fermò, con uno degli zoccoli davanti alzato, e scrutò.
Sembrava lottare con un impulso interiore. Per un momento gli eventi
sarebbero potuti andare in entrambi i modi. Ma abbassò il suo zoccolo
con un colpo.
«Io non mi sto divertendo, Pinkie Pie,» disse, con un tono di voce
pericoloso ed alto. «E vuoi sapere un segreto? E. Nemmeno. Tu!»
Pinkie Pie ridacchiò. «Certo che mi sto divertendo! C’è torta e gelato e muffin e la migliore musica da party e bevande e bomboniere
e. . .»
«E queste?» L’unicorno fece fluttuare una scatola da un tavolo vicino.
Capii immediatamente cosa fossero.
Capitolo Quattordici — SteelHooves
367
«Sì! Specialmente quelle!» La pony rosa stava quasi splendendo.
Sentii Applejack gemere di fianco a me.
Twilight aprì la scatola. Quindi la rovesciò, spargendo Ment-ali
Party-Time per tutto il pavimento. Qualcuna rimbalzò giù dalla balconata, altre giù per le scale. La pony rosa ansimò e balzò al loro inseguimento, raccogliendole. Parte di me voleva unirsi a lei, ma ero
impossibilitata dall’essere solo di passaggio.
«Sono stufa di mentire per te,» la rimproverò ad alta voce Twilight.
«Di coprirti con la Principessa. Tutti lo sono. Ed io non lo farò più.»
Pinkie le lanciò uno sguardo feroce mentre raccoglieva le sue
Ment-ali Party-Time. «Non dovevi farlo, streghetta-nervosetta-rimecon-etta14 .»
«Non sei più una pony da party, Pinkie; sei solo una tossicomane.
Come la metà dei pony ai tuoi party.» L’unicorno viola fissò la pony
rosa, rilasciando un livello d’ira che si era chiaramente accomulato per
un po’ di tempo. «Questo è tutto. Rivoglio la mia vecchia amica indietro.
Voglio la mia Pinkie Pie. Tu non sei lei. Ma se ti capita di trovarla, dille
di chiamarmi.»
La canzone finì. Il ritmo si fermò. L’intera sala cadde nel silenzio.
«Twi. . .»
«No, dirmi ‘Twi’. Non funzionerà questa volta. O ti ripulisci e ti
confessi. . .» L’unicorno fece un respiro profondo stringendo gli occhi in
preparazione di quello che stava per dire.
«. . . o questa amicizia è finita!»
Twilight si voltò e camminò via. La pony rosa sembrò sgonfiarsi.
Anche la sua criniera ricadde floscia.
Di fianco a me, Applejack gemette nuovamente. «Oh cielo, Twi.»
Rainbow Dash, che da tempo aveva smesso di ridere, battè le ali. «In
un certo senso ha ragione.» E quindi la pegaso azzurro volò lentamente
verso l’uscita. Superò comunque Twilight ed uscì.
14
Nell’originale, witchy-twitchy-rhymes-with-itchy. L’ultima parola, oltre ad essere
la rima, significa “prurito”.
368
Fallout: Equestria — Parte II
Twilight si girò, senza guardare direttamente Pinkie Pie. Con una
voce che non sono sicura avesse raggiunto la balconata disse, «Se decidi
di essere nuovamente la mia Pinkie Pie. . . davvero. . . ed hai bisogno
d’aiuto, sai dove chiamare.» Quindi camminò oltre la porta in quella
che sembrava una Manehattan notturna e piovosa. Si chiuse dietro di
lei.
Un pensiero mi colpì, quando collassai dal ricordo come se mi avessero
dato un calcio allo stomaco (mi ero, in effetti, vomitata addosso).
Appoggiandomi alla parete, mi riassicurai, «Non sono messa così
male. . .»
«Ma devo stare attenta con voi,» dissi alle Ment-ali Party-Time nelle
mie bisacce. «Non posso lasciare che Calamity o Velvet Remedy pensino che ho un problema con voi. Non voglio perdere i miei amici perché
loro pensano che io sia una tossicomane.»
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Pelle Dura (livello uno)—Le brutali esperienze delle Terre
Devastate d’Equestria ti hanno rinforzato. Ottieni +3 al Limite Danni per ogni livello
che ottieni di questo vantaggio.
Capitolo Q uindici
Sussurri nell’Oscurità
«Psst! Pinkie Pie, stai già dormendo?»
Riposo.
Il sonno venne a singhiozzi. Avevo un serio e disperato bisogno
di riposo, ma ogni volta che chiudevo le palpebre i sogni febbrili degli
orrori delle terre devastate si scagliavano contro gli occhi della mia
mente.
Vidi dei pony caricare bagagli su una carrozza passeggeri (Viaggi
Bandito del Cielo). Nella mia mente, erano famiglie in viaggio verso una
giornata di risate e divertimento al parco divertimenti del Ministero
della Morale—genitori che lanciavano calorosi sorrisi ai loro puledri e
puledre che saltellavano sul posto con trepidazione (non so perché, ma
ero certa che il MdM avevesse costruito dei parchi divertimenti, e che
fossero regolarmente pieni di bambini urlanti). Vidi madri esortare i
loro puledri a non arrampicarsi sui sedili, padri che si assicuravano che
le loro videocamere avessero il nastro. Ed un grande muro di fiamme
verdi con sinistri riflessi arcobaleno che correva verso di loro e che per
qualche ragione nessun pony poteva vedere.
Vidi una pony di nome Trixie lasciare un messaggio sulla porta
del proprio cottage, sogghignando certa che la sua intera vita stesse
per cambiare. La vidi allontanarsi da quella porta (che nel sogno per
qualche motivo ero diventata io) anche quando la chiamai dicendole di
tornare indietro, sapendo che se se ne fosse andata non avrebbe mai vissuto abbastanza da rivedere di nuovo il suo piccolo cottage. La chiamai,
invocai, piansi. Ma lei non poteva sentirmi e camminò via.
Vidi pony dare ai loro cari la grande notizia che erano stati selezionati per una Scuderia. Li guardai mentre loro—pony luminosi, colorati
369
370
Fallout: Equestria — Parte II
e vivi—trottavano nella loro nuova casa, con l’orologio sulla parete sopra di loro che segnava il conto alla rovescia dei minuti fino a quando
un incidente non avrebbe condannato tutti ad orrore e morte.
Mi risvegliai agitata.
Giacevo. . . da qualche parte. Un letto. Ma ogni volta che cercavo di
ricordare esattamente dove mi trovassi, o come ci fossi arrivata, i ricordi
scivolavano via. Aprii gli occhi. La stanza era buia, ma la luce filtrava
attraverso la fessura di una porta aperta. Non riconobbi le pareti con i
loro manifesti in ombra od il soffitto con la sua immobile e silenziosa
torretta.
Sentivo il mio corpo sbagliato. Mi faceva male, mi sentivo terribilmente debole. Avevo i brividi, quando non stavo sudando copiosamente. Il mio stomaco era agitato. La mia bocca era molle e sentivo uno
strano sapore.
Delle ombre trottarono vicino alla porta. Sentii la voce di Calamity.
«Pensi che abbia preso qualcosa nella Scuderia?»
La voce di Velvet Remedy, morbida e chiara, rispose: «Oppure potrebbe essere causato dallo stress. Sono preoccupata per lei. Penso che
le terre devastate stiano entrando in lei.»
«Mi sembra che a te vada meglio,» osservò Calamity, con la sua
voce bassa per non svegliarmi.
Velvet fece una beffarda (ma molto femminile) risata. «Non bene
come pensi, mio nobile abitante dell’esterno.» Era sarcasmo? Od affetto?
Non avrei saputo dirlo, e provare a pensarci su faceva nuotare i miei
pensieri. «Ed io dovrei fare meglio di Littlepip; sono più di un decennio
più matura di lei.»
Grande. Per lei ero una bambina. Bellissimo. Sono una fottuta puledra. La stessa puledra della prima volta in cui ci incontrammo alla Cuteceañera di una qualche puledra più grande. La mia vita non avrebbe
potuto andare meglio.
«E tutte quelle droghe che sta prendendo. . . di certo non aiutano.»
Il mio stomaco si strinse violentemente. Avrei voluto piangere. Le
mie palpebre erano troppo pesanti per guardarmi ancora intorno, e
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
371
non le combattei quando si chiusero da sole. Mi voltai via dalla lama
di luce che veniva dalla porta, cadendo di nuovo in un sonno agitato.
«Vuoi stare qui con lei per tutta la notte?»
La voce di Calamity era un sussurro, molto vicino al mio letto. Non
ero del tutto sicura di essere sveglia, ancor meno sapevo dove le maree
del sogno mi avessero deposto sulle spiagge della consapevolezza. Ricordavo vagamente un cambio nell’oscurità, una fluttuazione della luce,
forse l’apertura di una porta.
«Almeno finché le passa la febbre», il sussurro della voce di Velvet
Remedy arrivava da vicino alla mia testa. Le mie orecchie si contrassero.
«È sveglia?»
«Entra ed esce dal sonno. Dormirà meglio una volta che la febbre
sarà scesa.»
Meraviglioso. Il mio corpo mi sembrava alieno. La mia mente era
un’orribile foschia in movimento. Dissi una silenziosa preghiera a Celestia, implorandola di togliermi la malattia e spedirla sulla luna.
«Sono più preoccupato per te,» disse Calamity. «E non solo perché
anche tu hai bisogno di dormire.»
Celestia, mi odi? La mia malattia e miseria stava gli stavano dando
tempo per legare. La mia mente cominciò a tormentarmi con immagini
di come avrebbero potuto spendere il loro tempo assieme, adesso che
ero effettivamente fuori di scena.
«Oh?» Il mio cervello febbricitante insistette che lei suonasse compiaciuta ed anche stranamente accondiscendente.
«Il tuo incantesimo di scudo non è nemmeno lontanamente forte
quanto quello degli. . .» Calamity fece una pausa. «. . . Alicorni, direi che
li chiamiamo così ora.» Era disgusto quello nella voce di Calamity?
No, non disgusto. Ma qualcos’altro. Qualcosa di spiacevole, come se la
parola non avesse un buon sapore.
372
Fallout: Equestria — Parte II
«Qual è il punto?»
«Se vuoi prendere l’abitudine di usare il tuo corpo per fare da scudo
ad altri pony, hai bisogno di cominciare ad indossare delle protezioni,»
insistette Calamity. Yay Calamity. Glielo volevo dire anche io. Solo. . .
non ne avevo avuto la possibilità. . .
Sentivo la testa pesante. Anche solo ascoltare sembrava richiedere
sforzo. Il mio corpo era troppo caldo, le lenzuola erano inzuppate di
sudore, ma i miei arti erano troppo pesanti da muovere. Il sonno stava strisciando su di me come una manticora pronta ad attaccare, con
l’intenzione di trascinarmi di nuovo negli incubi.
«. . . non mi farai indossare nulla portato da quegli schifosi razziatori,» stava dicendo Velvet. Mi accorsi di essermi persa parte della
conversazione.
«Non ne ho l’intenzione. Corazze da schiavisti nemmeno. Brutta
idea. Chiedi a Littlepip quando ne sarà in grado,» sussurò Calamity con
fermezza. «Ma quando arriveremo alla Tenpony ti compreremo della
roba adeguata alle Terre Devastate d’Equestria.»
Il mio sconforto evaporò a quelle parole. Uno strano senso di sollievo, deviato dalla malattia, mi corse addosso. Una parte di me, realizzai,
aveva avuto paura che mi avrebbero abbandonato.
Mi sentivo condannata a vagare fino a quando non avessi trovato
il mio posto in quell’infernale esterno. . . o lo avessi sistemato. Almeno,
per quello che potevo. Supposi che stessi cercando la mia virtù, come
aveva suggerito l’Osservatore, come una puledra che stesse cercando
di invocare il proprio cutie mark. Ma Calamity e Velvet Remedy non
erano gravati dalla mia missione, o dalla mia sensazione di essere completamente persa. Perché non vorrebbero lasciarmi da sola con essa nel
caso trovassero un posto dove stare? La Tenpony Tower, per esempio.
Perché non dovrebbero?
Sentirli parlare di trovare una corazza per Velvet Remedy (qualcosa
con cui ero fermamente d’accordo con Calamity che ne avesse bisogno,
anche se non riuscivo ad immaginare il mio elegante idolo indossare nient’altro che vestiti di classe)—sapere che stavano pianificando
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
373
futuri viaggi nelle Terre Devastate d’Equestria, presumibilmente con
me—riempiva il mio cuore di sicurezza e di speranza.
Ma, a dispetto del calore di quei sentimenti, quando scivolai nuovamente nel sonno la mia mente cominciò di nuovo ad avventurarsi
su sentieri oscuri. Mi trovai a chiedermi cosa, se non altro, si sarebbe
potuto fare per salvare tutti i pony della Scuderia Ventinove. Tra l’esposizione alla fatale superficie ed il talismano dell’acqua morente, tutto
quello che vedevo erano centinaia di pony intrappolati in un sarcofago
sotterraneo. Già sotterrati, in attesa di morire.
Non avevano bisogno, insisteva la mia mente, di morire con così
tanta violenza ed orrore. Ma l’unico modo che riuscivo a pensare per
salvarne anche solo uno di loro. . .
No, quello sarebbe stato troppo aberrante per prenderlo in considerazione.
. . . l’unico modo per salvarne anche uno sarebbe stato assicurarsi
che il logorio sul talismano dell’acqua fosse così minimo che il suo
deterioramento richiedesse svariati decenni. Qualcosa che si sarebbe
potuto fare se, invece di ridurre inizialmente la popolazione di quel
minimo 0,02%. . .
Mi rannicchiai in me stessa, rivoltata dal poter anche solo pensare
una cosa del genere.
Mi svegliai nuovamente ore dopo boccheggiando silenziosamente,
fradicia e rabbrividendo per un freddo che mi entrava nell’anima. Il
senso di quello che stavo sognando collassò in un abisso oscuro che
venne velocemente sigillato dal risveglio. Rimase solo qualche frammento di ricordo; ero piuttosto certa che avesse qualcosa a che fare
con la Biblioteca di Ponyville, gatti morti e l’essere bruciata viva da un
drago.
Trovai una borraccia che era stata appesa al fianco del letto. Bevvi
avidamente da essa e quindi caddi nuovamente negli orrori del sonno.
374
Fallout: Equestria — Parte II
«No! Non andatevene! Sono intrappolata!»
Urlai, con le zampe posteriori schiacciate sotto una parete crollata,
ma Velvet Remedy e Calamity semplicemente camminarono via.
«Per favore. . . Non lasciatemi qui!»
Velvet Remedy appoggiò la testa contro la criniera di Calamity e
gliela strofinò contro. La distanza tra di noi stava aumentando. Stavano a mala pena camminando, ma si allontanavano sempre di più. Le
nuvole si scioglievano, diventando nebbia, circondandoli ed oscurandoli mentre il mio cuore minacciava di ingripparsi. Sapevo che quando
sarebbero scomparsi, sarei morta. . .
Mi svegliai piangendo e colpii con uno zoccolo il mio cuscino.
La disperazione contaminava la mia speranza, come un muffin con
della cenere mischiata all’impasto. Sarebbero rimasti con me, ma li
stavo perdendo tra loro.
Le mie orecchie si alzarono. Non c’erano voci. Oh Luna. . . Ero da
sola! Mi avevano lasciato! Mi sentii in trappola. Alzai la testa di scatto,
guardandomi attorno freneticamente. Luce diurna grigia che entrava
attraverso pesanti tende (era una recinzione rinforzata?) aveva aumentato l’illuminazione ambientale nella stanza. Qualcosa di pesante mi
premeva sul fianco. Girandomi, trovai Velvet Remedy addormentata,
la sua testa era finita lì dal letto di fianco a me, appuntandomi sotto le
coperte.
Il conforto fu come un’ondata di antidolorifici, e soppresse le paure
irrazionali dei miei terrori notturni che si aggrappavano a me come
sanguisughe. Ero felice per Velvet e Calamity. No, lo ero davvero! Mi
sentivo solo. . . sola.
Sola, e. . .
Frustrata.
Distolsi lo sguardo da Velvet e mi ritrovai a fissare un gigantesco
poster sulla parete, di un rosa abbagliante, pubblicizzante il Parco Divertimenti di Fillydelphia ‘Fabbrica del Divertimento’ («Tutto quello
che il Gran Gala Galoppante sarebbe dovuto essere,» assicurava Pinkie
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
375
Pie, «Tutti i giorni, per sempre!»). Bene, ora sapevo da dov’era venuta
quell’idea.
Sulla parete opposta c’era un’altra copia del poster di reclutamento
(«Puoi essere anche tu un Ranger d’Acciaio!»). Realizzai dove dovevo
essere. Alzando il mio PipBuck controllai l’automappatura. Capanna
di SteelHooves. Collassai nuovamente sul letto, sentendomi incredibilmente esausta, fisicamente e mentalmente.
E, ancora peggio, mi sentivo arrapata. Che non era una sensazione
che si mischiava bene con la malattia. Magari era l’avere Velvet Remedy
così vicina, con la sua testa premuta contro il mio fianco mentre dormiva in parte sul mio letto. Il mio stomaco si contorse in avvertimento.
Non mi importava.
Ero troppo accaldata, troppo malata. Ciononostante, mente mi giravo sulla schiena, cercai di evocare fantasticherie che avrebbero potuto
mitigare almeno uno dei miei sintomi, con gli zoccoli sotto le coperte.
Mi voltai per non guardare Velvet Remedy, umiliata.
Contemplai Candi, ma il suo volto e le sue sembianze erano già
sbiaditi nella mia mente (e la fine della mia relazione con Nuova Appleloosa avrebbe inacidito ogni fantasia). Considerai la giumenta dalla
criniera arcobalendo dalla sfera di memoria. Ma non importa quanto
bene fosse invecchiata, era sempre più vecchia di quanto avrei voluto
fantasticare. Ed anche se la immaginavo più giovane, la connessione tra
lei e Calamity l’avrebbe reso. . . strano. Infine, decisi di fantasticare sulla
giumenta da una delle mie statuette, la mozzafiato ed attraente pony
unicorno bianca con la sua fantastica criniera e coda viola.
Godei quanto il mio corpo devastato dalla malattia permise. . . per
forse mezz’ora. Quindi, come una secchiata d’acqua fredda, realizzai
che la giumenta su cui stavo fantasticando era la pro, pro, qualcosadel-genere prozia di Velvet Remedy. Quello assassinò la mia fantasia
e danzò crudelmente sul suo cadavere. Il peso della testa di Velvet Remedy si fece improvvisamente più presente di prima. Potevo sentire il
calore che irradiava, ed il mio stomaco si annodò per il senso di colpa.
376
Fallout: Equestria — Parte II
All’improvviso sentii qualcosa di pesante dentro di me, ed il sapore
della bile. Spingendomi dal letto vomitai nel passaggio tra il bordo e la
parete.
Ancora con i conati di vomito, con la bocca che bruciava e con
un sapore orribile, con gli occhi lacrimanti, sentii Velvet Remedy che
si svegliava. La mia caduta era completa. Ora ai suoi occhi, invece di
essere una bambina, sarei stata la pony che vomitava. Ora non avevo
più possibilità di rubarla a Calamity. . . non che ne avessi mai avute (o
che l’avrei mai fatto! Non sono quel genere di pony geloso ed egoista.
Ma. . . per dire. . . se fossi stata quel genere di pony, quello sarebbe stato
il chiodo finale nella bara delle possibilità che avevo avuto). Sentii il
peso di Velvet sollevarsi dal letto mentre lei si ritraeva da me.
«Oh. . . Littlepip, stai bene?» Che domanda stupida. Nonostate quello io annuii, con la testa premuta contro la parete. «Lascia che ti prenda
dell’acqua. . .»
Aspettai che se ne andasse, piangendo solo un poco contro la parete,
con il manto reso opaco dal sudore, con la testa che bruciava contro il
muro.
«Dea, sono patetica.»
Velvet Remedy tornò per darmi dell’acqua, per pulire la parete ed il
pavimento dal mio vomito, per lavarmi e per sostituire le lenzuola del
mio letto. Non ero nello stato per potermi godere nulla di tutto ciò. Ma
mi potevo giustamente meravigliare che spendesse il suo tempo con
una pony come me.
La febbre passò in un qualche momento di quella sera e finalmente
scivolai in un sonno ristoratore senza sogni.
Mi svegliai sentendomi come non mi ero sentita per giorni: sana.
Il mio corpo era debole ma non esausto, ed io ero calda e per fortuna
riposata. Avevo la bocca impastata ma lo stomaco era a posto. E mi
ritrovai abbastanza assetata.
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
377
Rotolai sul letto, chiedendomi quanto a lungo fossi stata semi-delirante, ed individuai Velvet Remedy accovacciata sul pavimento, profondamente addormentata. Il mio cuore balzò a lei, riconoscendo quanto
dovessi al più anziano unicorno. La sua testa riposava su una vecchia
giacca, e qualche pony aveva posato una coperta sopra di lei mentre
dormiva. Ero sicura che fosse stato Calamity, e mi fece piacere.
Mentre sollevavo la borraccia dalla spalliera del letto, la profonda e risonante voce di SteelHooves entrò dall’altra stanza. «Scusa, ma
proprio non la bevo.»
«Non ti capisco,» sentii rispondere Calamity. C’era qualcosa nel
tono di entrambi i pony che catturò la mia attenzione. Le orecchie mi
si rizzarono, e bevvi silenziosamente mentre ascoltavo.
«Il tuo gruppo è come l’inizio di una brutta barzelletta,» elaborò
SteelHooves. «Un’agente sotto copertura, una principessa discendente dall’aristocrazia pre apocalittica ed un reietto da una civiltà avanzata trottano in un saloon e cercano di dire ai pony che loro sono
completamente normali.»
Quasi mi strozzai. Rapidamente e senza rumore tappai la borraccia
e la riappesi al letto.
«Pensi che stiamo mentendo?» Grazie, Calamity, per suonare offeso.
«Penso che o tu stia mentendo a me, o che loro mentano a te.»
Sentii un calcio al pavimento che assunsi fosse di Calamity. «Cosa
ti fa pensare. . . ?»
«Perché ero cosciente, anche se a malapena. Eravamo tutti con i
secondi contati1 . Quell’alicorno era nel pieno della forza, indenne, il
suo scudo magico si scrollava di dosso le granate. Poi, un istante più
tardi, era morta,» la voce bassa fece un resoconto lapidario del nostro
scontro come un insegnante che leggeva i voti dei compiti in classe.
«Un singolo foro di proiettile, dritto nel cervello. Vuoi farmi credere che
1
Nell’originale, I saw all of us down for the count: “vidi tutti noi a terra per il
conteggio”, riferito ai secondi contati dall’arbitro nel pugilato.
378
Fallout: Equestria — Parte II
l’abbia fatto una qualche giovane ed innocente giumenta solo da alcune
settimane fuori da una Scuderia? E tu ci credi pure?»
Non mi piacque come rimase silenzioso Calamity prima di dire,
«Eggià, ci credo. Perché è quello che è successo.»
«Una giovane ed innocente giumenta,» ripetè SteelHooves, «appena
uscita da una Scuderia. Con raffinate abilità criminali che le permettono di forzare ogni serratura e di penetrare in ogni computer, anche
quando nessun altro pony in duecento anni ne aveva avuto la capacità.»
Mi accigliai. Dovevo ammetterlo, mi ero interrogata io stessa sulla
carenza di altri scassinatori. Ma sapevo anche che avevo affinato la
mia capacità di levitazione di precisione per anni nel mio tentativo di
evocare il mio cutie mark. Il mio CAT aveva dimostrato che i miei
talenti naturali erano focalizzati sulle scienze mondane ed arcane, ed
i miei studi come tecnico PipBuck e gli strumenti del mio mestiere
mi davano una competenza a manipolare terminali che pochi abitanti
dell’esterno potevano avere. Ma soprattutto sapevo che quando avevo
lasciato la Scuderia Due non ero nemmeno lontanamente vicina alla
bravura in entrambe le cose rispetto a come lo ero diventata da allora.
Avevo letto libri e fatto un sacco di pratica.
SteelHooves continuò, «Riguardo a quello, una Scuderia che è ancora chiusa ed operativa? È già abbastanza difficile trovare una Scuderia la cui popolazione sia sopravvissuta.» A quello una nube oscura si
addensò nella mia mente.
La voce di Calamity era bassa, e forse un poco minacciosa. «Stai
suggerendo che non vengano da una Scuderia?»
«No. Sono sicuro che provengano da una Scuderia». La voce era
fredda e piatta. «Solo trovo più credibile che siano agenti altamente
addestrati in missione. . . magari da un qualche posto simile ad una
struttura segreta del Ministero dell’Epicità. . . piuttosto che dei turisti
dagli occhi spalancati provenienti da un rifugio per pony civili.»
Cosa? Mi sembrava che Calamity avesse detto che il Ministero
dell’Epicità non facesse realmente nulla.
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
379
Clamity nitrì. «Questo è. . . ridicolo.»
«Davvero?» chiese SteelHooves. «È sopravvissuta ad un treno precipitato da un dirupo.»
«L’ho presa io!»
SteelHooves fece una pausa, e sembrò concedergliela. «Come l’hai
conosciuta?»
Il mio amico esitò. Poi, con un sospiro triste, «L’ho quasi ammazzata.»
«Era appena uscita da Ponyville, dove aveva ripulito un covo di
razziatori,» spiegò Calamity. «Era coperta di sangue ed indossava una
corazza che aveva recuperato da loro, quindi la scambiai per una razziatrice. Sono piombato fuori dalle nuvole e cominciai a sparare.» Potevo
sentire il rimorso nella sua voce.
Sentii una fitta al cuore per lui. Ma feci anche una smorfia alla
sua descrizione. Anche Calamity sembrò ripensarci sentendo come
suonava, perché dopo una pausa continuò velocemente con «Erano
razziatori, ricordatelo. I razziatori non sono difficili da ammazzare.» Poi,
sembrando ricordarsi lo schianto del vagone, corresse «Se sei almeno
un po’ fortunato. E col terreno dalla tua.»
«Capisco», disse impassibile SteelHooves. «Non è una mortale pony
agente segreto. È solo fortunata. E riguardo all’altra?»
«Velvet Remedy? Lei è. . .» Calamity ridacchiò, «lei è una civile. È
un medico ed una cantante. Come si infila questo nella tua teoria della
struttura segreta?»
«Qualche altro talento?»
«Essere la più meravigliosa pony che abbia mai incontrato conta?»
Potevo sentire il sorriso nella voce di Calamity. «Oltre a quello, no.
Voglio dire, beh. . . ha un bizzarro talento per ottenere quello che vuole.
Nel baratto, voglio dire. E nel convincere la gente a fare cose, quando
non sta. . .» Calamity ammutolì.
Bravo ragazzo, Calamity. Non finire quella frase.
380
Fallout: Equestria — Parte II
«Una diretta discendente di una delle tre fondatrici della StableTec. La fondatrice che, credo, era il volto della Stable-Tec per le pubbliche relazioni ed anche la sorella di una delle otto figure più potenti
nel governo pre apocalittico. Una discendente con abilità in seduzione,
commercio e diplomazia.» SteelHooves intonò ironicamente, «No, hai
ragione. Sembra proprio una pony civile.»
Gemetti interiormente. Come diamine era riuscito SteelHooves a
fare ciò? Io stavo iniziando a dubitare della mia storia, e l’avevo vissuta.
Sentii Calamity sospirare. Speri fose per l’esasperazione. «Va bene,
facciamo finta, solo per un minuto, che i miei compagni mi abbiano
raccontato balle tra i denti.» Oh no, Calamity, ti prego non farlo. Siamo
stati onesti. So che suona male quando la racconta così, ma. . .
Calamity finì, «A quale scopo?»
«Ebbene,» tuonò la voce profonda e mascolina, «sono marciate nel
mezzo di una battaglia tra razziatori e schiavisti, in qualche modo hanno ottenuto di far sedere i capi delle due fazioni nel mirino della piccola,
e poi hanno proceduto non solo ad eliminare quello che non gli piaceva,
ma anche ad uccidere il drago che dirigeva lo spettacolo, assicurandosi
che quella che volevano rimanesse in carica. . .»
Calamity interruppe, «Oso dire di averci avuto a che fare anch’io.»
SteelHooves continuò, non dissuaso. «A me, quello suona un sacco
come un’unità speciale che riassesta le strutture di potere locali per
adattarle ai propri scopi. Qualsiasi possano essere quegli scopi.»
Le Dee lo maledicano. È quello che i pony pensavano? Ed ero stata
mortificata dalla mia reputazione quando ero presumibilmente solo
un’eroina. Ciò era. . . folle.
Almeno Calamity sembrò essere d’accordo con me su quello. «Ceeeeerto. Va bene allora, che ne dici di questo? Se Littlepip è un qualche
tipo di pony agente segreto, come diamine potrei averla quasi uccisa?»
«Perché le strutture di addestramento sotterranee non sono esattamente il posto migliore per imparare a combattere avversari volanti.
Dubito che riusciresti di nuovo a colpirla dall’alto.»
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
381
Calamity stava lottando per non cascarci, benedetto sia lui. «Guarda,
sono stato con loro. Tu invece no. So che sono. . . sorprendenti. Ma se
inizi a conoscerle. . .»
«Vedrò che non sono per nulla spie?» La voce di SteelHooves sembrò sull’orlo di una risatina.
«Eggià.» Grazie, Calamity.
«Non un solo subdolo e malizioso pelo nelle loro criniere, allora?»
«Neanche uno.»
«Lo sapevi che Littlepip quando dorme fa una leggera e tenera
russatina?»
Io non ru. . . oh merda!
«Puoi ripetere?»
Avevo appena finito di vestirmi e stavo levitando le mie bisacce al
loro posto quando il pony nell’armatura magicamente potenziata entrò
e fece il suo annuncio.
«Vi accompagnerò alla Tenpony Tower. Dopo avere rischiato per
salvare la mia vita, scortarvi in sicurezza alla vostra destinazione è il
minimo che possa fare.»
Non ero certa di come mi sentissi al riguardo.
SteelHooves, comunque, puntò gli zoccoli. «Insisto.»
Aggrottai la fronte, guardando intorno la stanza mentre pensavo.
La capanna aveva tre stanze, la camera da letto, la sala principale ed
un laboratorio sul retro. Una volta guardatala nella sua interezza realizzai che SteelHooves mi aveva dato il suo letto per dormire e che ogni
pony aveva riposato sul pavimento tranne me. Mi fece sentire grata e
colpevole.
Quella non era la stanza da letto, dove avevo passato malata gli
ultimi lunghi giorni, ma la stanza principale della capanna che aveva
un tavolo da pranzo, file di armadietti metallici, una scrivania con un
382
Fallout: Equestria — Parte II
terminale luminescente ed alcuni trofei sparsi come decorazioni. Sopra
la scrivania c’era un’insegna: una mezza mela con intarsiate tre scintille
magiche circondate da ingranaggi, tenuta da ali a forma di falce di luna
e con sovrapposta una spada da guerra con un’elsa da morso. Era lo
stesso emblema che adornava il fianco dell’armatura da combattimento
di SteelHooves, proprio dove il suo cutie mark sarebbe nascosto al di
sotto.
I Ranger d’Acciaio.
Sospirai. «Dovrai chiederlo agli altri,» dissi, agganciando strette le
mie bisacce. Iniziai a mettermi le cinghie per le fondine e le imbragature
per le mie armi.
«Ne ho già parlato con loro al riguardo. Dicono che sei il loro capo.»
Cosa? Perché? Ero veramente la meno qualificata per il comando.
Perché la radio continuava a dire così? Lo aggiunsi alla lista delle cose
da dire a DJ Pon3 una volta giunti alla Tenpony Tower.
Cercai Velvet Remedy, ma era sdraiata sul pavimento, con la mente
persa nella sfera di memoria di Fluttershy.
Nella stanza sul retro potevo sentire Calamity che lavorava sulle
armi che si era procurato nell’armeria della Scuderia Ventinove. Le
nostre tasche erano ora piene di comuni munizioni di piccolo calibro
che non si adattavano a nessuna delle armi che preferivamo usare, e
Calamity stava scambiando parti ed effettuando riparazioni su piccole
pistole e fucili a basso potenziale per usare quei proiettili. Non che
ci aspettassimo di usarle—solo la scorta dell’armeria di cartucce per
fucile avrebbe probabilmente trovato impiego—ma sia le armi che le
munizioni sarebbero state preziose merci di scambio.
Una radio nella stanza sul retro era sintonizzata sulla stazione di DJ
Pon3. Le sonorità di un quartetto di pony lasciarono spazio ad una melodia di dolore, paura e speranza ed alla piacevole voce di uno stallone
che era morto da duecento anni.
«Voglio calmare la tempesta, ma la guerra è nei tuoi occhi.
Come posso proteggerti dagli orrori e le menzogne?
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
383
Quando tutto quel che aveva significato è in frantumi, distrutto,
sanguinante
Ed i sussurri nell’oscurità mi dicono che non sopravviveremo?»
Dopo aver legato il mio fucile da cecchino in posizione, finalmente
guardai SteelHooves. Ma la mia risposta sbiadì quando vidi che stava
guardando lontano, con lo suo sguardo focalizzato su una piccola foto
in un angolo della stanza che non avevo notato prima. L’immagine
di un’anziana giumenta arancione, con la criniera gialla variegata di
grigio sotto il suo cappello da cowpony. Si dondolò leggermente. Sentii
un certo peso nella stanza che mi disse di non parlare.
Mi avvicinai per dare un’occhiata più da vicino, ma sapevo di aver
già visto prima quella giumenta. Molte volte. La sua statuetta era nelle
mie bisacce, così come il ricordo di lei a quello che fu l’ultimo party di
Pinkie Pie. Ero ormai certa che anche il ricordo di SteelHooves fosse
in quella sfera.
Sotto la foto c’era una teca da esposizione. All’interno, perfettamente conservata, c’era un’altra statuetta della pony arancione scalciante
(«Sii Forte»), nella gloria della sua giovinezza. In cima alla teca c’era
un piccolo box foderato di seta, molto simile a quello che avevo trovato nella cassaforte di Vinyl Scratch, all’interno del quale giaceva una
singola sfera di memoria.
SteelHooves si mosse di nuovo solo quando la canzone finì, con
l’ultimo ritornello che riecheggiava fino a scomparire.
«La conoscevi, non è vero?» domandai delicatamente, gentilmente.
SteelHooves si voltò verso di me. «Come avrei potuto? È morta
secoli fa.»
Lo fissai, non giudicandolo, solo che sapevo. Rimase rigido contro
il mio sguardo per diversi minuti, fino a quando finalmente guardai
altrove.
La voce di DJ Pon3 eruttò dalla stanza sul retro.
384
Fallout: Equestria — Parte II
Avete le orecchie ritte, fedeli ascoltatori? Perché vi ho parlato, ed alcuni
di voi non sono stati a sentire. Per anni vi ho ricordato che ghoul e zombie
non sono la stessa cosa. I ghoul sono pony che hanno avuto la sfortuna di
essere esposti ad una massiccia dose di radiazioni magiche e non morire.
Quella roba distorce ed imputridisce i loro corpi ma, a differenza degli
zombie, le loro menti sono ancora come quelli di un qualsiasi altro pony,
e meritano di essere trattati come tali.
«Beh, alcuni di voi pony su alla Tenpony Tower non hanno ricevuto
il messaggio. E quando lo Sceriffo Codaputrida2 ha insistito che a lui
ed ai suoi ghoul fosse permetto di entrare, proprio perché erano stufi di
essere braccati dalle manticore e massacrati dai pipistrelli vampiro3 , Capo Stellatriste4 , il comandante della sicurezza della Tenpony, ha risposto
assumendo un gruppo di mercenari per setacciare le case popolari lungo
la Linea Celestia e spazzarli via tutti.
«In un’intervista, alla domanda su come fosse riuscito ad essere una
così suprema testa di cazzo, Capo Stellatriste aveva questo da dire:»
Un’altra voce, aspra ed irritata, uscì dalle casse della radio. «Vai
a farti fottere. Ho fatto ciò che era giusto per quelli che ho giurato di
proteggere.»
La voce di DJ Pon3 ritornò. «Riscalda il cuore sapere che ci sono
pony che difendono costantemente pregiudizi e bigottismo, vero? Grazie,
Capo Stellatriste, e che possa Celestia benedirti con un bacio dal sole.»
L’ultima parte suonò certamente come se fosse stata detta attraverso
il digrignare dei denti.
Scossi la testa. Da uno zoccolo ero veramente sollevata dal sentire
delle notizie che non fossero riguardo a me. Ma dall’altro avevo avuto
esperienze sia con pony ghoul come Ditzy Doo che con veri pony zombie. Conoscevo la differenza. E l’idea che qualche pony appoggiasse un
2
Nell’originale, Rottingtail.
Nell’originale, bloodwings.
4
Nell’originale, Grim Star.
3
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
385
massacro su larga scala di ghoul innocenti perché non si preoccupava
di distinguerli dagli altri mi faceva male e mi tingeva la vista di rosso.
La profonda e mascolina voce di Steelhooves nitrì dall’interno del
suo elmetto metallico. «Non sei una fan di chi supporta i ghoul, deduco?»
Lo guardai con una confusione che confinava con diverse emozioni
oscure. Il mio disgusto era stato chiaramente evidente sulla mia faccia
o nel mio linguaggio del corpo; non mi era venuto in mente che la
mia reazione potesse essere facilmente fraintesa come diretta contro
DJ Pon3.
«Uno dei pony più saggi e gentili che ho mai incontrato in questo
maledetto inferno è una pony ghoul!» gli sputai contro. «Il suo nome è
Ditzy Doo, e vale facilmente quanto tre Ranger d’Acciaio messi assieme.
Non per le abilità di combattimento o per le belle armi, ma per la qualità
del suo carattere.» Battei a terra una zampa anteriore forte abbastanza
da slogarmela. «DJ Pon3 ha ragione. E se non lo capisci, non c’è posto
per te nei nostri viaggi.»
SteelHooves non disse nulla. Ma iniziò a fare fagotto.
Osservai i pezzi avanzati sparsi sul banco di lavoro lasciati da Calamity.
Ora che avevo ottenuto tutte le parti per costruire la mia pistola a dardi
velenosi avrei dovuto usare quell’opportunità per metterla insieme. Ricorrendo alla mia unica capacità magica iniziai a pulire il posto, mentre
allo stesso tempo tiravo fuori gli schemi dalle mie bisacce.
«Buongiorno, Littlepip.» Calamity trottò nella stanza. «È bello rivederti sui tuoi zoccoli.»
Sorrisi sovrappensiero, facendogli un cenno con la testa. La conversazione della notte scorsa gettava ancora la sua ombra nella mia
mente. Sapevo di cosa Calamity ed il Ranger d’Acciaio avevano parlato,
ed il modo convincente con cui SteelHooves aveva tessuto i suoi dubbi.
386
Fallout: Equestria — Parte II
Calamity sapeva che avevo origliato. Ma nessuno di noi aveva detto
nulla.
«Sembra che ci siamo guadagnati un nuovo compagno di viaggio.
Almeno per un po’,» disse Calamity
in modo colloquiale. «Che ne pensi di lui?»
Alzai le spalle. Non sapevo ancora cosa pensare del Ranger d’Acciaio.
Avevo visto ombre sia buone che cattive in lui, ma era ancora troppo
presto per saltare5 alle conclusioni.
Dal tono cauto di Calamity potevo dire che aveva dei dubbi riguardo a SteelHooves. «Lo ammetto, ci potrebbe essere comoda la sua potenza di fuoco,» offrì gentilmente. «Sarà dannatamente utile avere un specialista in ordigni esplosivi come quello in sella con noi se incapperemo
in altri di quegli. . . alicorni.»
Annuii, avendo iniziato a preoccuparmi per la prossima volta in cui
avremmo incontrato quelle creature. Se i miei sospetti erano giusti. . .
«D’altro zoccolo,» Calamity iniziò a parlare, poi si fermò come se si
stesse chiedendo se la sua opinione valesse la pena di essere espressa. Mi
girai a guardarlo e feci un cenno con uno zoccolo per dirgli di andare
avanti.
«Beh, diciamo soltanto che i Ranger d’Acciaio non hanno esattamente la reputazione di gente che si batte per i pony comuni.»
Ah già. Reputazioni. La conversazione notturna incombeva di nuovo su di me. I miei occhi guardarono oltre Calamity, portando distanza
fra di noi. Mi chiesi se il divario fosse più che fisico. I miei ricordi tirarono via una coperta da un quasi dimenticato sogno in cui ero intrappolata sotto una parete e guardavo i miei amici camminare semplicemente
via.
«Hey, Littlepip, stai bene?» Chiaramente portavo le mie preoccupazioni come un cutie mark. Sbuffai all’umorismo nero della cosa: che
grande spia segreta che sarei stata.
5
Nell’originale hop, skip and jump, citazione della canzone di Pinkie Pie nel settimo
episodio della prima stagione.
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
387
Calamity trottò vicino a me e poggiò gentilmente uno zoccolo
sulla mia schiena. «Non ti preoccupare. Niente delle cose dette da
quell’individuo pianterà semi di sfiducia fra di noi.»
Lo guardai, con gli occhi spalancati. Mi sorrise. «Ho visto il tuo
cuore, Littlepip. Vuoi sinceramente aiutare la gente, e metti la tua stessa
vita in pericolo per farlo, anche quando alcuni di loro non se lo meriterebbero. Non inizierò a mettere in discussione quello che so riguardo a
te perché qualche pony che non sa di cosa sta parlando capisce le cose
in modo contorto.»
Potevo sentire le lacrime raccogliersi nei miei occhi. Lanciai le zampe attorno al grosso pony color ruggine e lo abbracciai con tutta me
stessa.
«Puoi guardarci dentro se vuoi.»
Fu la prima cosa che SteelHooves mi disse dopo la mia sfuriata
di più di un’ora prima. Velvet Remedy era nella stanza a controllare
le nostre provviste. Calamity stava riempiendo le nostre borracce dal
depuratore d’acqua di SteelHooves. Avevo finito di fare fagotto ed i miei
occhi vagavano senza scopo; il mio sguardo curioso alla fine cadde
sulla sfera di memoria insediata sotto la foto di Applejack, giumenta
del Ministero del. . .
Realizzai che in realtà non sapevo quale Ministero del governo di
Luna fosse assegnato ad Applejack. Avevo giusto abbastanza indizi per
fare qualche informata ipotesi.
«Vai avanti», mi incoraggiò SteelHooves. «Non è stato visto da tanto,
tanto tempo. Qualche altro pony dovrebbe ricordare.»
Considerai prima il Ranger d’Acciaio, poi la sfera. Mi chiesi perché qualche pony diverso da un unicorno vorrebbe tenerne una, dal
momento che solo gli unicorni possono accedere ai ricordi archiviati
388
Fallout: Equestria — Parte II
all’interno. Non aveva senso, mi resi conto, a meno che il pony la tenesse perché fosse condivisa. O per custodirla—ma custodirla era come
gettarla via se nessun pony vedeva mai ciò che c’era all’interno.
Annuii, rispettosa di quello che mi veniva offerto. Poi mi sporsi in
avanti, puntando il mio corno verso la sfera e toccandola con la mia
magia.
Il mio mondo cadde lontano.
Eravamo in piedi dietro le quinte, nascosti nell’oscurità da una pesante tenda. Applejack era accanto a me e stava fissando il buio palcoscenico di pietra, il podio con microfono e gli altoparlanti, la folla
mormorante che riempiva l’auditorium di fronte ad esso, con l’enorme
logo d’ottone dell’MTB sulla parete della scena.
Io (o almeno il pony di cui stavo cavalcando le memorie) avevo
occhi solo per lei. Lei sembrava nervosa, per non dire a disagio nel suo
abbigliamento formale.
«Non posso farlo.»
Mi sentii parlare, sentii la voce provenire dalla mia bocca, «Andrai
bene.» La voce era profonda e forte, come quella di SteelHooves ma
nemmeno lontanamente così austera.
«Mi odiano. A metà di loro già brucia il culo perché ho iniziato
a mettere gli zoccoli nel Ministero invece di lasciargli semplicemente
fare quello che volevano. Ma introdurre i pony di Twilight?» Dal suo
tono, quello apparentemente non era andato tanto bene.
Avvolsi una zampa anteriore attorno al suo collo (permettendomi
di intravedere il colore verde mela del mio manto) e la strofinai gentilmente, una senzasione che trovai piuttosto piacevole. «Dopo di oggi lo
capiranno tutti, e ti ammireranno tutti per quello.»
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
389
Io (o più precisamente, il pony che stavo «cavalcando») mi piegai
in avanti e le sussurrai nell’orecchio. «Ora vai là fuori e fai la storia. O
sarò costretto a sculacciarti.»
Oh Dea Celestia!
La pony arancione arrossì e diede al suo incoraggiatore uno sguardo
che avrei pagato a qualunque prezzo per avere una giumenta che lo
facesse a me. «Più tardi, donnaiolo.» Sorrise, almeno più allegramente
di prima, ed avanzò verso la folla. Il pony che stavo cavalcando la guardò
avanzare, il suo sguardo deviò ripetutamente sui suoi fianchi, portando
il mio sguardo con il suo. Sebbene non lo potessi biasimare mi stava
facendo sentire decisamente a disagio. Quella era una strana memoria
da condividere.
Poi notai che aveva una fondina legata ad una zampa, per lo più
nascosta sotto il suo vestito formale. L’impugnatura d’avorio balenò
con tre mele rosse mentre camminava.
L’accoglienza non fu il rispettoso ed ammirato silenzio che aveva
ricevuto Fluttershy. Ma Applejack si drizzò sul podio, si schiarì la gola,
e parlò lentamente e chiaramente.
«Ora ascoltate. So che siete un po’ addolorati riguardo all’avere pony dal Ministero delle Scienze Arcane a lavorare con voi. So che vi
dedicate a migliorare Equestria alla maniera dei pony terrestri, e la magia è piuttosto il contrario di tutto questo. Ma ci sono delle cose che
sono semplicemente troppo importanti per lasciare che del cocciuto
orgoglio si metta in mezzo ad una richiesta d’aiuto. Fidatevi di me. Lo
so.
«E voglio che sappiate quanto sono fiera di essere qui oggi, in grado
di mostrarvi i frutti dei vostri sforzi. La maggior parte di voi non sa su
cosa abbiamo lavorato. Era importante tenere queste cose. . .» La parola
seguente non sembrò uscirle naturalmente, «. . . compartimentalizzate
per tenere questo progetto fuori dagli zoccoli delle zebre. Ciò che avete
compiuto in solo un anno. . . non c’è un gruppo di pony terrestri che
abbia fatto un lavoro migliore in meno tempo da quando abbiamo
costruito Appleloosa.»
390
Fallout: Equestria — Parte II
Fino a quel punto le sue parole avevano avuto un sottofondo di
sdegnati brontolii ed opinioni sussurrate. Ora la sua voce calò in un
tono sia cupo che funestamente serio. I pony nella folla iniziarono a
zittirsi. Non per lei, ma per gran rispetto di quello di cui parlò.
«Quando ero giovane mio fratello, Big Macintosh, c’era sempre per
me. Era il mio parente più vicino, e non mi ha mai abbandonato. E
quando Equestria ha avuto bisogno di lui, nuovamente non ci ha abbandonato. Ha servito eroicamente nel nostro esercito, lottando per il
nostro stile di vita per tre anni. E poi, quando abbiamo avuto ancora
più bisogno di lui, ha fatto il sacrificio finale.
«Quando quel proiettile zebra penetrò attraverso la corazza di mio
fratello e gli trafisse il cuore, spezzò anche il mio.» Potevo vedere che
Applejack stava iniziando a lacrimare. La sua voce tremò, ma andò
avanti. La sala era ora di un silenzio di tomba, tranne che per lei.
«Un anno fa abbiamo seppellito mio fratello, Big Macintosh. E quel
giorno giurai che nessun altro pony sarebbe morto inutilmente in battaglia. Stanno rischiando le loro vite là fuori. Gli dobbiamo di più. Ed
ora, a partire da oggi, gli daremo di più.»
Il mio compagno di ricordi iniziò a camminare verso il palcoscenico. Sentii le corde attaccate a me sollevarsi e tendersi, con la bardatura
che mi scavava nella carne. Sentii la resistenza ed udii le ruote del carro
che stavo trainando iniziare a muoversi.
«Pony del Ministero della Tecnologia, vi do i Ranger d’Acciaio!»
Pochi istanti dopo il ricordo collassò, e l’ultima visione persistette nella
mia mente mentre il mio mondo si riassestava: uno sguardo indietro al
carro da esibizione ed all’armatura potenziata magicamente che stava
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
391
trasportanto. Guardai SteelHooves, sentendo che ora lo capivo molto
di più rispetto a qualche istante prima.
Il grigio chiaro delle nuvole era calato, avvolgendo il paesaggio nella
nebbia. Tutto attorno a noi le macerie degl edifici abbattuti dalla detonazione e demoliti dal tempo creavano ombre ed ostacoli. Dovevo
regolarmente controllare la bussola del mio EFS per essere sicura che
stessimo ancora andando nella giusta direzione. Anche Calamity stava
a terra per evitare di perderci.
Adesso stavamo entrando nella periferia di Manehattan. Sentii una
fitta di disappunto per il non poter propriamente vedere la città. Calamity e Velvet Remedy si erano messi davanti. La mia frequente attenzione
al mio Eyes-Forward Sparkle era tanto per individuare creature ostili
quanto per navigare.
Un altro punto rosso apparve di fronte a noi poco a sinistra. «Calamity, ad ore sette.»
Calamity annuì e si accucciò strisciando in avanti. La nebbia lo
avvolse, nascondendolo alla mia vista, ma la bussola del mio EFS segnalava la sua posizione. Velvet stette poco indietro, ma lo tenne fisso
nel suo campo visivo, col suo corno che brillava debolmente mentre
lei si preparava a lanciare uno scudo attorno al pegaso dalla criniera
arancione coperta dal cappello desperado nero.
Un istante dopo risuonò un singolo doppio colpo.
Calamity ritornò. «Grosso radiporco.» Una delle creature simili ad
un maiale che avevo incontrato sotto il ponte ferroviario.
«Spero che tu non stia pianificando di cucinarlo e mangiarlo,» intonò denigratoriamente Velvet Remedy. «Non credo che tutta la carne
che hai mangiato negli ultimi giorni ti abbia fatto del bene.»
Le lanciai un’occhiataccia che probabilmente non poteva vedere e
non dissi nulla.
392
Fallout: Equestria — Parte II
«Vedi, è per questo che siete tutti vegetariani,» rise Calamity. «Non
avete mai provato la pancetta. Fidatevi di me, se i pony fossero fatti
per mangiare solo frutta, avena ed erba, allora l’esistenza della pancetta
sarebbe la prova che il mondo è semplicemente crudele e malvagio.»
Oh fantastico. Ora dovevo provare a mangiare il radiporco.
Qualche istante dopo, avevamo acceso un fuoco e Calamity mi stava
spiegando esattamente quali parti del radiporco fossero le più deliziose.
Velvet Remedy aveva scelto di unirsi a SteelHooves nell’ignorarci.
La sua voce delicata tagliò l’aria quando disse a SteelHooves, «Ora,
se finiamo in una battaglia, spero che avrai il buon senso di lasciare che
se ne occupino Calamity e Littlepip. Senza offesa—sono davvero grata
che tu sia venuto a salvarci—ma sono andata più vicino alla morte per
tutte le tue esplosioni che per gli alicorni.»
Non ci avevo pensato in quel modo, ma Velvet Remedy aveva colto
un punto importante. Le armi di SteelHooves erano tutte estremamente. . . eccessive. E, mentre era molto valido per combattere manticore od
alicorni a buona distanza, poteva essere letale per ogni pony a distanza
ravvicinata o negli spazi chiusi.
Avrei dovuto convincere SteelHooves a starsene di riserva finché
non fosse necessario. Non ero sicura su come l’avrebbe presa il Ranger
d’Acciaio. Viaggiare con altri e prendere delle precauzioni per tenere
i suoi compagni in vita non era, sospettai, qualcosa che SteelHooves
aveva dovuto affrontare da molto tempo.
«. . . vecchia canzone,» Calamity stava parlando con Velvet Remedy mentre tornavano davanti. «Se ne canto un pezzettino (male, probabilmente) la tua magia può creare un po’ di musica per accompagnarla?»
«Beh,» disse Velvet incerta. «Di sicuro posso provare.» Quindi, con
un sorriso rassicurante, «E la tua voce è piuttosto buona. Se prendessi
delle lezioni di canto saresti molto gradevole da ascoltare.»
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
393
Roteai gli occhi. Quella era la mia Velvet.
No, quella era la Velvet di Calamity, ribadii a me stessa. E quindi
cancellai l’intero pensiero; Velvet Remedy era la Velvet di Velvet, e lo
sarebbe stata fino a quando non avesse detto altrimenti. Ed anche a
quel punto, solo fino a quando l’avrebbe permesso. Calamity sarebbe
diventato il Calamity di Velvet.
Ed io non sarei diventata una terza ala gelosa.
SteelHooves prese posto sul resto. Rallentai, scegliendo di conversare con lui piuttosto che dilungarmi sui due pony davanti a me. Cercando di iniziare una conversazione gli dissi che avevo una domanda
riguardo al ricordo che avevo visto.
«Che domanda?» La sua voce suggeriva che c’erano tante domande
che sospettava potessi avere e che la maggior parte di esse non fossero
proprio affari miei.
«Il Ministero della Tecnologia—perché M.T.B.?»
Quando l’inosservabile pony parlò potei sentire un tocco di sollievo
nella sua voce. «Ufficialmente era il Ministero delle Tecnologie Belliche.
Ma Applejack odiava quel nome. Era sempre la prima a far notare che le
innovazioni tecnologiche dell’MTB difendevano e portavano benefici
per tutta Equestria, non solo allo sforzo bellico.»
Annuii, ascoltando attentamente. Era un argomento che stava un
po’ a cuore a SteelHooves. Ma un piccolo lampo verde nel cielo sopra di
noi distrasse il mio sguardo. Guardai in alto ma non vidi nulla. Mi voltai
per chiedere a SteelHooves se avesse visto qualcosa, ma lui stava continuando a parlare del Ministero di Applejack; dubitavo che lo schianto
di una carrozza volante avrebbe potuto destare la sua attenzione.
«Sotto la guida ed il supporto del Ministero fiorirono per tutta Equestria dozzine di industrie dalle tecnologie innovative, quelle già esistenti diventarono molto più potenti, ed i loro prodotti diventarono parte della vita quotidiana di ogni pony. Compagnie come la Ironshod,
Four Stars, Equestrian Robotics ed anche la Stable-Tec.» Diresse il suo
sguardo elmettizzato verso il mio PipBuck. «Quindi perché usare un
394
Fallout: Equestria — Parte II
nome incentrato sulla guerra? Sarebbe dovuto essere il Ministero della
Tecnologia.»
Sentii della musica. Non Velvet Remedy o Calamity. Musica patriottica da festa sussurrata attraverso la foschia. Mi fermai, girando su
me stessa fino a quando il piccolo puntino di luce apparve sulla mia
bussola.
«Ogni pony, per favore aspettate. Voglio controllare una cosa.»
«Da sola?» chiese SteelHooves.
«Sì,» annuii. «Va tutto bene. Torno subito.»
«Lo fa spesso?» lo sentii chiedere ai miei compagni mentre mi
immergevo nella foschia, seguendo il suono.
«Fare cosa?» nitrì Calamity. «Gironzolare? Deviare dal percorso per
esplorare rovine a casaccio? Tutto il tempo.»
Mi stavo avvicinando ad un edificio. Metà di esso era un gigantesco granaio con larghe finestre in frantumi. L’altra metà sembrava un castello
nella foschia. Il mio PipBuck segnalò un nome sul mio EFS: Stazione
Principale ed Uffici Centrali Four Stars.
La musica si interruppe con un schiocco ornato di statica. «Ciao,
Osservatore.»
«Ciao, Littlepip. Vedo che ti sei fatta un nuovo amico.»
«Forse,» dissi, senza commentare ulteriormente.
Come se fosse una battuta da copione, la profonda voce di SteelHooves risuonò attraverso la foschia. «Littlepip, tutto bene?» Wow. Furtivo
non lo era.
«Hey,» disse la voce meccanica dell’Osservatore, «Quella voce suona familiare.» Ciò non mi sorprese. La voce di SteelHooves era molto
particolare. E se l’Osservatore aveva curiosato per le Terre Devastate
d’Equestria da un po’ di tempo, poteva molto probabilmente aver spiato
i Ranger d’Acciaio.
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
395
Osservatore: ora sì che c’era qualche pony che si meritava di essere
sospettato di essere un pony agente segreto sotto copertura.
Mi guardai attorno cercando la robofatina, ma la nebbia lo nascondeva in modo pratico. Individuai invece una coppia di distributori automatici: Sparkle~Cola e Sunrise Sarsaparilla. Ed una terza solo pochi
metri distante da loro: Emporio Munizioni della Ironshod. L’ultima era
stata aperta e saccheggiata a fondo. Rabbrividii immaginando il mondo pre apocalittico, dove potevi comprare munizioni insieme alle tue
bibite dal distributore a bordo strada. Nessun contatto con altri pony
era necessario.
«Osservatore, c’era un Ministero dell’Epicità?» Era solo una domanda di riscaldamento; naturalmente già lo sapevo.
«Ah sì, Rainbow Dash.» L’incorporea voce artificiale in qualche
modo riuscì a suonare divertita anche se non aveva alcun tipo di inflessione. «Sì, una delle eroine d’Equestria decise che il suo Ministero
sarebbe stato il Ministero dell’Epicità. Hanno anche costruito una Sede
Centrale del Ministero per esso nel Viale dei Ministeri. Presumo che
l’abbia menzionato Calamity?»
Annuii. Poi, quando realizzai che l’Osservatore forse non poteva
vedermi meglio di quanto io potessi vedere la robofatina (anche se mi
avrebbe veramente sorpreso se quello fosse il caso), dissi, «Sì.»
Viale dei Ministeri. Avevo già sentito di quel posto prima, ma non
avrei esattemente messo lo zoccolo sul dove o quando.
Dopo averci ponderato senza risultato, infine chiesi, «Che cosa faceva il Ministero dell’Epicità?» Odiai (detestai) dover domandare qualcosa che Calamity mi aveva raccontato, specialmente basandomi su
quello che SteelHooves aveva detto. Ancora di più dopo che Calamity
non aveva fatto lo stesso.
«Non molto,» disse l’Osservatore con mio grande sollievo. «Voglio
dire, Rainbow Dash buttò avanti due o tre progetti—il Progetto Singolo
Pony era uno dei loro, per esempio—ma più che altro, semplicemente
oziavano in giro e non facevano niente. Dopo qualche anno Luna or-
396
Fallout: Equestria — Parte II
dinò di imballare il tutto, ed iniziarono ad usare il QG dell’MdE come
magazzino.»
Mi venne un’altra domanda. Attivai l’incantesimo di gestione dell’inventario del mio PipBuck ed aprii le mie bisacce. Quindi mi fermai,
chiedendo per sicurezza: «Puoi vedermi?»
«Sì, Littlepip. Posso vederti.»
Ci avrei giurato.
Feci fluttuare fuori le due statuette che avevo trovato. «Cosa sono
queste?»
Ovviamente l’Osservatore conosceva la risposta. «Edizione Limitata dei Pony dell’Armonia. Hai davvero dei piccoli e graziosi artefatti
magici con te. Ne hanno fatte solo quarantadue.»
«Quarantadue?» Mi aspettavo un numero più vicino a sei.
«Le eroine d’Equestria, le sei pony amiche le cui virtù corrispondevano agli Elementi dell’Armonia. Ne hanno fatti sette serie—una per
ognuna di loro ed una che Luna si è tenuta per sè. Le pony se li scambiavano generalmente l’un l’altra, anche se qualche statuetta è stata passata
ai parenti od alle persone amate.»
Aveva senso. Sweetie Belle aveva quella della sorella. Applejack diede una sua rappresentazione ad Applesnack. Mi chiesi se quella che
avevo trovato alla vecchia Appleloosa era stata in origine un regalo per
Braeburn.
«Oh. Ora mi ricordo a chi suona simile il tuo amico.» Il nome che
l’Osservatore mi disse mi fece sentire lieta che non stessi bevendo di
nuovo della Sparkle~Cola.
«Chi era. . . ?» Non riuscii a finire la domanda. Uno schiocco di
statica sostituì la voce dell’Osservatore con quella di Occhiorosso, che
era nel mezzo di un racconto rivolto a tutti su come razziatori, ghoul e
canemoni fossero cattivi. La sua voce si affievolì quando la robofatina
vagabondò senza scopo via da me fino a quando non venne ingoiata
completamente dalla foschia.
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
397
La Four Stars era una compagnia di ferrovia sopraelevata che una volta provvedeva il trasporto pubblico per la metropoli di Manehattan.
SteelHooves suggerì che, se la monorotaia era ancora intatta, sarebbe
stata la via più facile attraverso la città, portandoci sopra il labirinto di
macerie e lontano dalla maggior parte delle aberrazioni distorte dalle
radiazioni e dagli occasionali razziatori che infestavano le rovine.
Sembrava un buon piano, così mi fermai ad un cartello ancora illuminato rappresentante le linee. Quella stazione era parte della Linea Luna. La Linea Celestia, che la incrociava in diversi punti, portava
direttamente alla Tenpony Tower.
Calamity aveva finito di rovistare tra i bidoni dell’immondizia, e
tornò con una sorprendente collezione di oggetti vendibili e qualche
dozzina di tappi di bottiglia. Velvet Remedy roteò gli occhi. «Bene,
spero che quelli siano abbastanza per te per pagarti un bagno appena
arriviamo a Tenpony.»
Guardai attraverso la sala d’attesa verso le pesanti porte della struttura d’uffici simile ad un castello. C’erano pannelli anneriti che sembravano postazioni per torrette che erano state distrutte secoli fa. Curiosa,
trottai verso la porta e la provai. Chiusa.
Beh, mi stava semplicemente pregando di aprirla.
«Che cosa stai facendo?» chiese SteelHooves quando lui e gli altri
si unirono a me.
«Voglio vedere cosa c’è dentro,» dissi semplicemente, concentrandomi sulla serratura. Quella era difficile. La Four Stars non voleva cedere i
suoi segreti facilmente. Cosa che mi rese più determinata sullo scoprire
quali fossero quei segreti.
Sentii Calamity fare un nitrito che si traduceva chiaramente come
«te l’avevo detto».
La serratura scattò. Trionfalmente, spalancai la porta.
In un battito d’occhio registrai l’estensione dell’ingresso grigio, con
la sua scrivania semicircolare fortificata con sacchi di sabbia e barricate
di fortuna. In quel rapido sguardo vidi i corpi sparsi di una dozzina di
398
Fallout: Equestria — Parte II
Ranger d’Acciaio—abiti fatti di armature potenziate magicamente che
trattenevano i resti ossei dei pony. E vidi i tre buchi bruciacchiati nel
soffitto che una volta ospitavano le torrette.
La torretta rimanente del soffitto dell’ingresso della Four Stars girò
su sè stessa ed aprì il fuoco. Fui colta di sorpresa, ma Velvet Remedy
si era preparata. Il suo scudo mi circondò mentre l’aria si riempiva del
rat-tat-tat-tat del fuoco di mitragliatrice. Tuttavia lo scudo non diede
protezione; i proiettili gli passarono dritti attraverso. Quindi attraverso
la mia corazza ed attraverso di me. Il mio corpo venne fatto a pezzi
in agonia, ed al mio interno dozzine di cose andarono orribilmente
male tutte assieme mentre almeno sei colpi passavano senza problemi
attraverso di me e si infilavano nelle piastrelle del pavimento.
Sentii a malapena il ruggito esplosivo del lanciagranate automatico
di SteelHooves quando collassai, con i suoni e la luce che mi abbandonavano. Era come se stessi cadendo in un pozzo. Tramite il cerchio
distante sopra di me, potevo vedere il soffitto detonare in un ammasso
di palle di fuoco, quindi venne giù con un rombo distante, collassando
nell’ingresso di sotto.
Tornai nelle terre devastate dei viventi, in allerta e dolorante; Velvet
Remedy mi stava versando un’altra pozione ristoratrice extra-forte giù
per la gola. Mi strozzai, ansimando.
«Bentornata, Littlepip. Siamo stati molto vicini al perderti,» la voce
di Velvet era aspra dalla preoccupazione.
«C-che cosa è successo?»
La voce Calamity venne da qualche parte più avanti tra le macerie. «Proiettili ad alta penetrazione.» La sua voce suonava incredula ed
allarmata.
«Fermati!» ordinò SteelHooves. Fui colta dal panico, chiedendomi
che cosa stessi facendo che potessi smettere di fare, ma la sua esclama-
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
399
zione era diretta verso Calamity. «Non ti lascerò depredare i corpi dei
Ranger caduti.»
«Hey,» ribattè Calamity, «Nel caso non l’avessi notato, non usano
più ‘sta roba. E le munizioni che quella tua ridicola bardatura da combattimento spara in giro non sono economiche e non sono il genere
di roba che trovi nelle casse di munizioni dei razziatori o nei cassetti
delle scrivanie nei palazzi d’uffici. Dobbiamo raccattarle dove possiamo,
quando possiamo.» Calamity si zittì un istante, quindi trottò in vista
con un missile in bocca. «Hehondo mhe, hon hi manherà.»
Posò il missile in una pila che stava ordinando, guardando in cagnesco SteelHooves.
Guardai Velvet Remedy che mi stava pungolando a bere di più. «Bene. D’ora in poi, entriamo furtivamente negli edifici che possono non
essere amichevoli.»
SteelHooves tornò da me. Mi chiesi quanto super-pony-mortalesotto-copertura gli sembrassi in quel momento, con la corazza piena
di buchi e coperta del mio stesso sangue appiccicoso (avrei dovuto
pulirla e ripararla una volta giunta alla Tenpony Tower. O magari prima.
Supposi che non dovevo sembrare molto meglio rispetto a quando me
ne stavo andando via da Ponyville).
«Hai decisamente la mia attenzione,» disse e si girò verso il Ranger morto più vicino. «Adesso anche io voglio sapere di più su questo
edificio.»
Annuii. «Va bene. Dividiamoci.» Considerai di tenere Velvet Remedy al mio fianco, ma realizzai che non era il piano migliore. «SteelHooves con me. Velvet, ti dispiacerebbe stare con Calamity? Voi due
guardate nel resto di questo piano e nel seminterrato. Noi controlleremo
gli uffici di sopra.»
Velvet sorrise. E quindi mi fissò con uno sguardo pungente. «Fa’
attenzione. Molta più attenzione rispetto a prima.»
Promisi.
400
Fallout: Equestria — Parte II
All’Attenzione di Tutti i Dipendenti della Four Stars:
In accordo con i nuovi protocolli di sicurezza ed antinfortunistici, a tutti i dipendenti sarà fornita un'arma da fuoco militare d'ordinanza. Quest'arma da fuoco dev'essere portata costantemente addosso mentre
si è sulla proprietà della compagnia. In tale mancanza,
od in caso di incapacità nel tenere la propria arma da
fuoco ben mantenuta e propriamente caricata, ci saranno i presupposti per la terminazione sotto la politica
gestionale dipendenti uniformata 13-B.
Nell'improbabile evento di un'incursione sulla proprietà privata della Four Stars da parte delle forze governative, a tutti i dipendenti è richiesto di proteggere la proprità privata della Four Stars ed il personale esecutivo. A tutti i dipendenti è pertanto richiesto frequentare almeno uno dei tre programmi d'addestramento Sviluppo-della-Difesa-e-del-Lavoro-di-Squadra-Four-Stars nei ne settimana di questo mese. In
tale mancanza ci saranno i presupposti per la terminazione sotto la politica gestionale dipendenti uniformata
6-F.
Daisy May6 orirà qualcuno dei suoi amati biscotti
ai ori fatti in casa come rinfresco dopo gli esercizi
SDLSFS. Gnam!
Avevo già letto quel messaggio prima; era in ogni terminale in cui ero
penetrata. Non aveva per me più senso in quel momento rispetto alla
prima volta. Guardai SteelHooves, controllando per assicurarmi che
tutto fosse a posto, prima di visualizzare il successivo.
6
Letteralmente, “Margheritina di maggio”
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
401
Mi resi conto che quello era un buon momento per chiedere, «SteelHooves, hai mai sentito parlare di qualcuno chiamato Flutterguy?»
SteelHooves nitrì. «Perché me lo chiedi?»
«Oh, ho sentito qualche pony dire che la tua voce suona come quella
di Flutterguy.»
SteelHooves calciò leggermente il pavimento. «L’ho già sentita questa.» Le mie orecchie si rizzarono. Realizzai che avrebbe potuto essere
un fuoricampo se SteelHooves avesse saputo qualcosa sul pony che l’Osservatore aveva menzionato. Aprii la bocca per chiedere, ma mi zittì.
«È solo una presa in giro.»
Oh. Quanta perspicacia. Tornai ai messaggi sul terminale.
Politica Gestionale dell’Evacuazione, Versione Dipendenti:
Noi qua alla Four Stars apprezziamo il vostro impegno per la compagnia. Nell'estremamente improbabile
evento di una incursione federale, o peggio, un attacco con megaincantesimi, è dovere di ogni dipendente
proteggere il personale chiave e garantire l'evacuazione
sicura di tutti i dipendenti nel seguente ordine:
1. Presidente della Four Stars ed ogni Azionista sulla
proprietà
2. Membri dell'Amministrazione Esecutiva
3. Ricercatori Capi
4. La Segretaria del Presidente, Daisy May
5. Membri dell'Amministrazione di Medio Livello
6. Assistenti Ricercatori con autorizzazione di livello
Rosso, Nero od Oro
7. Assistenti Ricercatori con autorizzazione di livello
Arancio o Bianco
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Fallout: Equestria — Parte II
8. Supervisori di Piano
Una volta che tutti i sopracitati sono stati evacuati in sicurezza dalla proprietà, vi incoraggiamo ad
assicurare la vostra stessa sicurezza.
Per garantire la vostra sicurezza stiamo fornendo
munizioni ad alta penetrazione di classe militare a tutti
i dipendenti sopra alla posizione di Supervisore.
Mi appoggiai allo schienale del terminale e promisi a me stessa che, se
mai in qualche modo fossi tornata indietro nel tempo, non sarei mai
andata a lavorare in quel posto.
C’era una quantità sorprendente di tecnologia arcana ancora funzionante in quell’edificio. O, almeno, c’era stata. SteelHooves non era
delicato, ed ogni volta che faceva fuori uno dei robocervelli della sicurezza od una delle guardie robot simili a ragni, provocava danni imponenti
ad ogni cosa in prossimità. Il saccheggio si era ridotto al trovare cose
all’interno delle scrivanie di metallo o depredare le casse di munizioni.
Fortunatamente c’erano un po’ di entrambe le cose. Nessun pony
era entrato incolume in quel posto da secoli, e le sole casse di munizioni
avrebbero potuto supportare un piccolo esercito. Calamity aveva ragione. Nessuna delle casse includeva missili o granate. Ma avevamo abbastanza di tutto il resto, inclusi un sacco di proiettili ad alta penetrazione,
per durare un bel po’ di tempo. Con extra da vendere. La prevalenza di
munizioni ad alta penetrazione convinse SteelHooves che quel posto si
era fortificato principalmente contro i Ranger d’Acciaio.
Ce n’era ancora uno. E quello sembrava un messaggio privato, non
ancora duplicato su nessun altro terminale.
Risposta: Satin:
Ho sentito che il Ministero della Morale l'ha presa.
Accusata di sedizione. Gli agenti dell'MdM lo scorso
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
403
ne settimana hanno fatto irruzione in casa sua nel
mezzo della notte e l'hanno portata via.
L'Amministrazione si sta infuriando di sopra; sembrano essere sicuri che Satin dirà qualcosa o, peggio,
ricordi qualcosa. Tutto quello che so è che mi aspetto
che qualche gorilla in armatura del Ministero sfondi la
porta da un giorno all'altro.
Fanculo a quegli spara contadini7 . Inizierò a portare
la mia arma da casa!
SteelHooves si voltò, preteggendomi il fianco, mentre strisciavo in avanti. Divisi la mia attenzione tra la sala e la bussola del mio EFS mentre
perlustravo più avanti—controllare stanze, cercare dentro scrivanie e
frugare tra le librerie, fino a quando un altro schizzo rosso si accese
sulla mia bussola. Indietreggiando, indicai a SteelHooves la direzione
del nemico in prossimità; quindi mi soffermai in una stanza laterale,
non volendo essere colpita dalle ripercussioni che accompagnavano
ogni attacco che faceva in uno stretto corridoio.
Una voce robotica urlò, «Questa è proprietà privata, maiali federali!
Arrendetevi e fatevi annientare!» La voce fu immediatamente seguita
dal sibilo di un missile. Il corridoio eruttò fiamme. Con mia sorpresa
sentii SteelHooves colpire il pavimento.
Luna che caga rocce lunari! Veniva dal robot della sicurezza! Che
genere di robot spara missili?
Tirai fuori il mio fucile da cecchino, caricandolo con munizioni
ad alta penetrazione. Quindi, tenendomi accucciata, diedi un’occhiata
dietro l’angolo.
7
Nell’originale, appleseeds, in riferimento agli hayseeds, contadini.
404
Fallout: Equestria — Parte II
Il robot occupava la maggior parte della sala, e sembrava il figlio
mutante di un Ranger d’Acciaio e di un carro armato. Le sue quattro
zampe finivano in sfere che lo spingevano lentamente per il corridoio.
Contai come minimo tre armi, incluse una torretta lanciamissili ed una
mitragliatrice a canne rotanti in una postazione girevole sul petto che
poteva ruotare di 180 gradi attorno al telaio del robot.
La mia mente cercò un appropriato livello di profanità, ma il risultato fu bianco come il fianco di un neonato.
La cosa stava rullando verso SteelHooves, che si stava muovendo ma
era incapacitato. La mitragliatrice a canne rotanti sul petto si voltò verso
il Ranger caduto. Ero piuttosto certa che pure quella avesse munizioni
ad alta penetrazione.
Lanciandomi oltre l’angolo, alzai il fucile da cecchino e guardai nel
mirino telescopio. La mitragliatrice a canne rotanti smise di dirigersi
verso SteelHooves ed iniziò a rivolgersi verso di me mentre io scivolavo
nel nirvana di mira del SATS. Il fucile da cecchino ruggì con tre colpi
in rapida successione.
I primi due proiettili fecero dei piccoli buchi nella «testa» della
sentinella simil carro armato, con il solo apparente effetto di aver leggermente intaccato la sua mira. La mitragliatrice a canne rotanti della
sentinella fece a pezzi la parete, ed un singolo proiettile lacerò la mia corazza creando una profonda escoriazione che mi attraversava il fianco
sinistro.
Il mio terzo colpo colpì in pieno la torretta missilistica, che puntualmente esplose. I missili erano stati progettati per far fuori un Ranger
d’Acciaio; erano allo stesso modo efficaci nel rendere inerte la sentinella.
La mia zampa anteriore sinistra era malferma, il sangue fresco si
stava mischiando con l’appiccicoso disordine del mio manto arruffato.
Zoppicai verso SteelHooves. La sua armatura gli stava amministrando
pozioni curative e lo stava imbottendo di droghe. L’incantesimo di auto
riparazione dell’armatura stava consumando metallo di scarto da un
compartimento corazzato sul suo fianco destro, ricostruendosi. Mi fer-
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
405
mai un istante meravigliata da quello che Applejack ed il suo Ministero
avevano creato.
«Starai bene?» chiesi. SteelHooves annuì, sforzandosi di non gemere. «Allora sarò subito di ritorno. Voglio sapere a cosa stava facendo la
guardia quel mostro.»
La sentinella robot stava facendo la guardia all’ufficio del Presidente
della Four Stars. La scrivania era corazzata, progettata per essere usata
come una barricata, e c’era un pannello nascosto nella parete. . . beh, sarebbe stato nascosto se fosse stato chiuso. La scrivania era chiusa a chiave. Forzarla mi costò una forcina e mi guadagnai quella che sembrava
una tessera lasciapassare di sicurezza. Nitrii all’ironia, sospettando che
la tessera mi avrebbe permesso di aggirare tutta la sicurezza robotica
che avevamo dovuto sfondare per arrivare lì.
Diverse casse di munizioni chiuse erano nascoste sotto la scrivania.
Quando aprii la prima trovai una mezza dozzina di granate spezza matrice. Compresi immediatamente che erano progettate per spezzare la
matrice d’incantesimi delle armature dei Ranger d’Acciaio, rendendoli
impotenti proprio come aveva fatto l’attacco dell’alicorno a SteelHooves. Ma non potei non pensare a come quel genere di granate avrebbero
spezzato le più mondane tecnologie della maggior parte dei robot, incluso quello a guardia di quella stanza. «Fucile magico trucida draghi
nella stanza del drago, decisamente.»
Dovetti fare diversi tentativi per penetrare nel computer, ogni volta
ritirandomi prima che riconoscesse l’intrusione e mi chiudesse fuori
completamente.
Politica Gestionale dell’Evacuazione, Versione Esecutivi:
Nelle circostanze in cui Manehattan subisca un megaincantesimoo peggio, se il Ministero della Morale
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Fallout: Equestria — Parte II
organizza un'incursione su questa proprietàtutti gli
uciali esecutivi della Four Stars dovranno dirigersi
alla scuderia nel seminterrato in conformità delle procedure d'evacuazione ZS 1A5D, sotto elencate. Per
favore attenetevi alle vostre direttive.
La Scuderia Four Stars è garantita per tenervi protetti e sicuri nell'eventualità di qualsiasi catastrofe,
ha cibo, acqua e scorte mediche per sopravvivere anche nell'eventualità di un megaincantesimoper quasi
dodici intere settimane!
L'SFS include anche un'armeria, un poligono di tiro per tenersi in pratica e materiale da leggere in abbondanza per tenervi occupati. Questo include i manuali di istruzioni su come acclimatarvi alle nuove condizioni esterne una volta che gli eetti postumi delle
detonazioni dei megaincantesimi saranno cessati, ed il
cerimoniale adatto per accogliere le nostre benefattrici
zebre.
Okie. Dokey. Lokey.
I Ranger d’Acciaio non erano del Ministero della Morale. Qualche pony aveva chiamato i grossi calibri. Ed ancora peggio, i pony al
comando se lo stavano aspettando. Che cosa stavano facendo?
Secondo la mappa inclusa, la scala «nascosta» ci avrebbe portato
dritto nel seminterrato. Saremmo dovuti essere in grado di incontrarci
con Calamity e Velvet Remedy in fretta da là.
Iniziai a forzare la serratura dell’armadietto delle armi. Come il
terminale, spinse all’estremo le mie abilità. Ero tentata di usare una delle
mie Ment-ali Party-Time per darmi quel qualcosa in più. Ma, proprio
prima di arrendermi e farlo, l’armadietto si aprì.
All’interno c’era un vestito corazzato diverso da tutti quelli che avevo visto fino a quel momento—rosso e nero con delle ornature oro,
Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità
407
perfettamente conservato. Lo tirai fuori e lo misi sulla mia schiena,
pensando che Velvet Remedy sarebbe stata sbalorditiva con esso. Insieme alla corazza c’era anche un elmetto, ma fui tentata dal lasciarlo lì. Le
piume rosse che lo adornavano quasi urlavano «bersaglio».
All’interno c’erano diverse carabine d’assalto dal progetto peculiare ed impressionante. Una di esse aveva un mirino telescopico ed era
fornita di silenziatore. Aveva un’impugnatura personalizzata di legno
intagliato tinto a strisce bianche e nere.
«Ti stavamo aspettando, Littlepip.» Calamity mi sorrise quando mi unii
a loro nel seminterrato. Lui e Velvet Remedy erano di fianco ad una
porta chiusa con un terminale. Guardando il terminale, fui compiaciuta
dallo scoprire che aveva un occhio magico per la scansione di tessere
lasciapassare. Quella dannata cosa sarebbe stata utile dopo tutto.
Offrii a Velvet l’abito che aveva trovato. Declassò l’elmetto come «appariscente», ma presto aveva Calamity che l’aiutava ad indossare il vestito corazzato. Diressi la mia attenzione al terminale, facendo fluttuare
la tessera lasciapassare.
«Dove diamine l’hai trovato?» la voce di SteelHooves rimbombò
quando finalmente ci raggiunse. Mi voltai a guardarlo mentre tenevo
ferma telecineticamente la tessera lasciapassare. SteelHooves si fermò
in fondo alle scale e stava fissando Velvet Remedy.
«Littlepip l’ha trovato in un armadietto di sopra,» rispose Velvet
Remedy, baldanzosa. «Come pensate che mi stia addosso?»
«Splendidamente,» rispose Calamity sospirando. «Il rosso e l’oro si
abbinano con le strisce nella tua criniera e coda.» Quindi con un ghigno
imbarazzato, «E non ho mai visto niente del genere. Ciò significa che
nessun pony ti scambierà per una razziatrice od una schiavista e ti
sparerà per sbaglio.»
408
Fallout: Equestria — Parte II
L’occhio magico del terminale guardò la tessera lasciapassare e bippò allegramente. «Benvenuta, Signora Presidente!» Meccanismi interni
iniziarono a sibilare e sfregare mentre la porta iniziò ad aprirsi. Non
era niente di sofisticato rispetto alla porta della Stable-Tec, ma era certamente un paio di gradi sopra qualsiasi cosa che avevo visto nelle terre
devastate.
«Io potrei spararle,» brontolò SteelHooves. Lo fissammo tutti con
occhiatacce ed espressioni perplesse.
«Quella,» spiegò, «È un’uniforme da Legionario Zebra.»
Calamity fischiò. Velvet Remedy all’improvviso sembrò a disagio.
Mi voltai, scegliendo piuttosto di guardare dentro l’oscurità della mini
scuderia aperta di fronte a me.
Brillando nell’oscurità, gli occhi di almeno una dozzina di pony
zombie mi fissarono. Quindi ci ripensai. Zombie, sì. Ma non pony.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Puledra d’Azione (livello uno)—Conosci il tuo incantesimo di
mira come il retro del tuo zoccolo, rendendoti circa il 20% più figa in combattimento.
Per ogni livello di questo vantaggio ottieni +15 punti azione nel SATS.
Capitolo Sedici
Torri
«Vedi? Noi rimaniamo pienamente cortesi, anche a fronte di tali
sgarbate accuse. Noi non abbiamo nulla da nascondere qua.»
Manehattan.
Poco più di duecento anni fa era una fiorente ed affaccendata metropoli. Manehattan era acclamata come la città più cosmopolita di tutta
Equestria. Milioni di pony vivevano o lavoravano nella città, sede di
alcuni dei più elitari circoli della società equestre.
Poi, in un istante, Manehattan non c’era più. Milioni di vite di pony furono consumati in un lampo di luce, calore ed energia magica.
Centinaia di migliaia vennero ulteriormente uccisi dall’onda d’urto e
dai soprannaturali incendi verdi che incenerirono praticamente tutto
quello che era rimasto in piedi.
Ora tutto ciò che rimaneva di Manehattan all’indomani dell’apocalisse erano le Rovine di Manehattan: chilometri e chilometri di labirintica devastazione urbana e cenere, sotto le ombre degli scheletrici
grattacieli che sorgevano dalle macerie come lapidi monolitiche.
Un pony potrebbe chiedersi come si sia potuto permettere che accadesse un olocausto del genere. Come avevano potuto i nemici d’Equestria aver nascosto una tale catastrofica arma nel cuore della nostra
più grande ed estesa metropoli?
Trovai che fosse molto più facile da capire una volta appreso che la
più importante compagnia di trasporti pubblici in Manehattan era gestita da pony traditori fedeli ai nemici d’Equestria, e che il seminterrato
di quella stessa struttura era stato il banco di prova per le operazioni
delle zebre all’interno della nostra madrepatria.
Guardai negli occhi delle zebre zombie e realizzai che quello era il
modo con cui avevano fatto entrare la bomba a fuoco magico dentro
409
410
Fallout: Equestria — Parte II
Manehattan. Che quelle zebre erano le responsabili dell’assassinio di
milioni di vite.
Capii anche che la mini-scuderia sotto la Four Stars era ben al di
sotto della qualità della Stable-Tec—per tutto il male che avevano fatto
i giochetti della Stable-Tec, quei pony sapevano davvero come costruire un riparo per la sopravvivenza. Quella mediocre scuderia non era
stata in grado di fermare le radiazioni magiche in entrata, trasformando le zebre (e quasi una dozzina di pony) che era stata progettata per
proteggere nelle creature non morte di fronte a me.
E sì, mi resi conto che potevano non essere zebre zombie quanto
delle zebre ghoul. Direi che non mi importasse, ma parte di me in realtà
sperò che fossero ghoul mentre indietreggiavo levandomi di mezzo.
«SteelHooves! Dagli tutto quello che hai!»
La nebbia si sollevò a metà pomeriggio, rivelando il cimitero delle Rovine di Manehattan sotto un cielo rombante di un grigio arrabbiato.
Camminammo sopra esso, viaggiando in fila lungo una delle due monorotaie della Linea Luna, guardando verso gli isolati della città in rovina
sottostante. In tutte le direzioni vedemmo edifici collassati e sviscerati,
carri e carrozze anneriti, detriti ed immondizia che si concentravano
sotto i pali metallici dei lampioni spezzati. Niente scheletri, tuttavia.
Le creature viventi di Manehattan erano state ridotte in nulla più che
cenere, mischiandosi con la cenere da un altro miliardo di fonti mentre
veniva trasportata dal vento.
Iniziai ad individuare alcuni luoghi di piccole dimensioni dove il
verde fuoco magico stava ancora bruciando. Mi chiesi come anche il
fuoco magico potesse sopravvivere per secoli.
Il vento portava particelle di ruggine e cenere, così come gli odori
del cimitero urbano. Una sinfonia di scricchiolii e gemiti infestava la
città, mescolandosi con i suoni dell’instabile cemento che si sgretolava
Capitolo Sedici — Torri
411
e del vento che martellava il metallo. Staccate1 occasionali di spari, di
solito lontani e portati dagli echi, ci ricordavano che vi erano razziatori,
saccheggiatori ed altri pony in agguato nei vicoli e nelle strutture buie.
Un lampo verde ed oro ci sorpassò da dietro—un magnifico uccello
sia terrificante che aggraziato spalancò le sue ali e volò attorno a noi
come se ci stesse valutando. I suoi occhi sembravano brillare e strisce
di fuoco magico fuoriuscivano dal suo becco.
«Che cos’è quello?» chiese Velvet Remedy con un tono sgomento
prima che potessi trovare le parole per fare la stessa domanda.
«Fenice di Fuoco Magico2 ,» rispose SteelHooves, fischiando leggermente.
L’uccello verde ed oro completò il cerchio, poi piombò verso il basso allontanandosi, scomparendo dalla vista passando attraverso vicoli
oscuri.
Ricominciammo a muoverci, tutti tranne Velvet Remedy che se ne
rimase lì come incantata. Si girò verso SteelHooves e senza fiato chiese,
«Parlami di loro.»
Nitrendo, ci fermammo di nuovo (fatto interessante sul viaggiare
su una singola fila: se un pony si ferma, a meno che non sia sul retro, il
viaggio tende a fermarsi con esso). Mi ritrovai a fissare un cartellone
rovinato la cui bottiglia di Sparkle~Cola RAD sembrava stesse davvero
risplendendo («È come un calcio in faccia! Coi ravanelli!»). I cartelloni
infestavano il cielo lungo la Linea Luna come le erbacce.
«I Giardini di Manehattan erano il più grande santuario per fauna
selvatica nel suo genere, casa delle creature più esotiche ed ammirate.
Che furono tutte cremate all’istante quando esplose la bomba a fuoco
magico delle zebre», spiegò SteelHooves. «Naturalmente una fenice non
ha esattamente lo stesso rapporto con l’essere ridotti in cenere della
maggior parte delle creature.»
1
2
Un modo per articolare una nota musicale.
Nell’originale, Balefire Phoenix.
412
Fallout: Equestria — Parte II
SteelHooves ridacchiò. «Non penserei di provare ad addomesticarne una. Soffiano fuoco.»
Una malconcia giumenta blu mare fuggì da una vetrina senza porta ed
iniziò a correre in strada, con una scia di lacrime dagli occhi mentre
urlava.
Una dozzina di pony razziatori, ognuno dotato di un’arma brutale
e con indosso un vecchio caschetto da roller derby, uscirono correndo
all’impazzata dall’edificio inseguendola, saltando fuori dalle finestre e
caricando fuori dalla porta, urlando e ridendo.
«Aiutatemi!» Inciampò mentre correva e la sua andatura rallentò. Il
sangue le scorreva tra le cosce; potevo vederla sanguinare tramite il mio
mirino telescopico. «Per favore qualche pony mi aiuti!» Era già stata
stuprata ripetutamente. Ora l’avevano lasciata andare e la inseguivano
per divertimento.
Dall’altezza della Linea Luna eravamo troppo lontani per agganciare
effettivamente con il SATS, quindi spostai il mirino davanti al primo
razziatore—un pony chiazzato marrone e grigio con un teschio dagli
occhi fiammeggianti come cutie mark—mirando a dove sarebbe stato,
come consigliatomi da Calamity.
«Bene, ora stai salda e scarica una raffica.»
Premetti magicamente il grilletto. Tre colpi vennero sputati fuori
dalla carabina d’assalto zebra, dotata di mirino telescopico. Le armi silenziate, appresi, non erano veramente silenziose; ma il suono smorzato
si perse nel vento, ed il peso del silenziatore aiutò a ridurre il rinculo e
mantenere il fucile sul bersaglio fra un colpo e l’altro.
Il pony razziatore prese fuoco. Cadde per terra, urlando ed agitandosi.
Feci un passo indietro, levitando il fucile in alto per controllare il
caricatore mentre Calamity sparò un colpo. No, non avevo caricato
Capitolo Sedici — Torri
413
per sbaglio proiettili magici. Il fucile zebra aveva incantato da solo i
proiettili.
Che si infili un corno dove non batte Celestia! Se quelle erano il
tipo di armi che le zebre si portavano sul campo di battaglia. . .
Le urla della giumenta vittima al di sotto attirarono di nuovo la mia
attenzione sulla battaglia. Calamity sparò un secondo colpo. Portando
il mirino telescopico ai miei occhi vidi che tre dei razziatori erano morti (uno dei cadaveri stava bruciando nella strada), e gli altri si stavano
sparpagliando. La giumenta impanichita urlò, i suoi zoccoli inciamparono su un lampione caduto e cadde, scivolando sulla strada cosparsa
di detriti.
Uno dei razziatori stava ancora correndo verso di lei; diressi il mirino telescopico verso di lui. E mi bloccai quando lo vidi per quello che
era—uno degli stupratori era un puledro dal fianco bianco!
Lo osservai, seguendo quel veramente giovane pony con il mirino
telescopico del fucile zebra, tremando leggermente. Indossava un caschetto da roller derby per puledri e teneva un coltello seghettato in
bocca. Potevo vedere il sangue di lei su di lui. Mi concetrai, il grilletto
del fucile zebra si mosse leggermente. . .
Non potevo. Era solo un puledro!
Inorridita guardai mentre il puledro raggiungeva la giumenta caduta evitando i calci che lei gli stava tirando. Sentii lo scoppio di uno
sparo ad un metro da me, e vidi il corpo del puledro esplodere sanguinosamente in due punti, colpito con abbastanza forza da scaraventare
il suo cadavere contro una vicina cassetta delle lettere.
Abbassai il fucile zebra e mi voltai per fissare scioccata Calamity. Al
suo fianco, gli occhi di Velvet Remedy erano spalancati.
«Che c’è?» chiese Calamity prima di volare giù per aiutare la giumenta. «Ti ho rubato il colpo?»
414
Fallout: Equestria — Parte II
I pony amano le risate. Le zebre non capiscono
la gioia e la temono.
I pony sono onesti. Le zebre dicono solo bugie.
I pony sono fedeli. Le zebre ti pugnaleranno alle
spalle.
I pony sono generosi. Le zebre sono avide ed
egoiste.
I pony si interessano degli altri. Le zebre
pensano solo a se stesse.
Fissai il cartellone e pensai: wow.
«Questo è. . . questo è semplicemente sbagliato,» disse Velvet Remedy, rompendo l’imbarazzante silenzio che era diventato nostro compagno di viaggio sin da quando Calamity aveva sparato al puledro
razziatore.
Le coppia di monorotaie fece una dolce curva, ed il cartellone era
montato fra gli archi rampanti di un tozzo grattacielo, piazzato in modo
che i pony sul treno potessero vederlo quando si avvicinavano alla
curva. Avrebbe dominato la vista da un lato del treno mentre affrontava
la curva.
Calamity era volato in avanti, più per darci spazio che per il bisogno
di esplorare. La Linea Luna sembrava libera da minacce.
Volevo seriamente una Ment-ali Party-Time. Non ne avevo un particolare bisogno, ma mi sentivo smaniare per gli effetti, specialmente
la spinta intellettuale. Potevo semplicemente pensare così velocemente,
così chiaramente mentre beneficiavo di una MPT. Ero più consapevole
di ciò che mi stava intorno, i miei sensi erano più affinati.
Se quello era l’effetto che le Ment-ali Party-Time mi davano, iniziai
a chiedermi, che effetto avevano su Pinkie Pie?
Mi ritrovai a pensare nuovamente alla Four Stars. In base a ciò che
avevamo trovato nella mini-scuderia (di cui non era rimasto molto dopo che l’artiglieria di SteelHooves aveva finito con le zebre), l’incursione del Ministero della Morale doveva essere avvenuta la stessa mattina
Capitolo Sedici — Torri
415
in cui la bomba a fuoco magico era esplosa. Mi venne in mente che
probabilmente il megaincantesimo era in viaggio quando attaccarono.
Il Ministero della Morale aveva portato i Ranger d’Acciaio; sapevano
che la cosa verso cui si stavano dirigendo richiedeva i grossi calibri.
Sapevano dove guardare, chi interrogare. . . era venuto dall’abilità dei
pony da lei impiegati, oppure Pinkie Pie stessa aveva capito quelle cose
con il potere del migliore acume delle MPT? Influenzata, contemplai
la seconda possibilità.
Non importa di quali effetti negativi potesse aver sofferto a causa
della dipendenza dalle MPT, Pinkie Pie aveva un’intuizione che confinava con la premonizione. I traditori erano terrorizzati dal suo Ministero;
li aveva resi paranoici e precipitosi. E non importa cosa potrebbe dire qualche pony riguardo lei od il suo Ministero, Pinkie Pie era stata
straziantemente vicina al salvare Manehattan.
Mi fermai, guardando il desolato labirinto urbano. Milioni di pony
erano morti in quel posto, la loro salvezza aveva corso contro il tempo
ed aveva perso.
Dovevo trovare qualcos’altro a cui pensare. Mi sintonizzai sulla trasmissione radiofonica di DJ Pon3, ascoltandola col mio auricolare. Era
una mera distrazione; a quel punto sapevo tutte le canzoni a memoria.
Speravo che DJ Pon3 potesse trovare qualcosa nelle registrazioni che
portavamo degno di espandere il suo repertorio musicale.
«Questa è appena arrivata,» annunciò DJ Pon3 tra le canzoni, «Abbiamo appena ricevuto una segnalazione che un debole ed angoscioso
segnale può essere sentito vicino alla Torre Ferro di Cavallo3 . Sembra
che gli Artigli di Alanera4 abbiano trovato pane per i loro becchi. Beh,
non preoccuparti, Alanera. La Torre Ferro di Cavallo è piuttosto vicina
al territorio dello Sceriffo Codaputrida. Magari qualcuno dei suoi ghoul
vorrà darvi uno zoccolo. Oh, aspetta, giusto, tu ed i tuoi mercenari li avete
massacrati tutti. Bene, buona fortuna con ciò.
3
4
Nell’originale, Horseshoe Tower.
Nell’originale, Blackwing.
416
Fallout: Equestria — Parte II
«Questo è DJ Pon3 che ricorda ad ogni pony nelle Terre Devastate
d’Equestria: si raccoglie quello che si è seminato.»
Calamity stava tornando da noi in volo. Spensi la radio del mio
PipBuck mentre atterrava sulla monorotaia, «Questo vi piacerà.»
Diversi minuti dopo avevamo trottato abbastanza lungo la curva
per vedere quello che Calamity ci aveva accennato. Più avanti la Linea
Celestia si incrociava con la Linea Luna. Passava circa sei metri al di
sopra della Linea Luna, perpendicolare alla coppia di monorotaie di
sotto. La buia parte sottostante della coppia di rotaie della Linea Celestia
mi colpì per la sua strana struttura, dandomi la pelle d’oca.
«Bene, come saliamo là sopra?» si fece beffe Velvet Remedy.
Calamity roteò gli occhi e spalancò le ali. «Porterò tutti voi di sopra,
ecco come. Anche se penso che il nostro amico Ranger d’Acciaio sia
troppo pesante per me.»
«Posso farlo levitare io mentre tu trasporti me,» offrii.
Calamity annuì. «Bene allora. Solo fa attenzione, Littlepip. Non
vogliamo disturbare i pipistrelli vampiro.»
«Pipistrelli vampiro?» Feci fluttuare fuori i miei binocoli, sbirciando
la Linea Celestia tramite essi, e mi accucciai senza fiato. Il ventre in
ombra delle monorotaie era coperto dalle grottesche e coriaci forme di
dozzine di giganteschi pipistrelli mutanti.
«Eggià. Immagino che dovremmo raggiungere in fretta la Tenpony.
Ritengo che non vorremmo stare all’aperto all’imbrunire.»
Per quanto fosse stato difficile salire sulla Linea Celestia, scendere dalla
monorotaia fu facile. Stava calando il crepuscolo quando affrontammo una curva ed incontrammo un grazioso arco d’argento annerito
che sormontava le monorotaie. Attraverso l’arco potemmo finalmente
Capitolo Sedici — Torri
417
vedere la Tenpony Tower nel suo sorprendentemente conservato splendore. L’avevamo intravista sopra e tra gli edifici per ore, ma solo in quel
momento potemmo davvero coglierne le dimensioni e la ricercatezza
della struttura.
La luce brillava da dietro più della metà delle finestre, la maggior
parte delle quali erano crepate ma piuttosto intatte. Ogni dozzina di
piani l’edificio era circondato da un anello composto da una terrazza
cortile, ma sulla recinzione attorno ognuno era possibile vedere le crude riparazioni. Un intero fianco della Tenpony Tower era annerito e
decadente, murato con rinforzi a mosaico aggiunti nei decenni post
apocalittici. Il nome originale dell’edificio era collassato nel cortile di
ciottoli al di sotto. Una gigantesca torre di trasmissione radio si ergeva
dal tetto verso il cielo.
Le monorotaie passavano sotto l’arco (che un tempo avrebbe sfavillato sotto il sole) ed andavano dirette fino alla Tenpony Tower, dove
passavano attraverso una stazione d’imbarco della Four Stars costruita
nel fianco della torre diversi piani sopra il terreno.
Sull’arco annerito era appeso un cartello che proclamava:
Ministero delle Scienze Arcane
Sede di Manehattan
Entrando nella stazione vedemmo guardie pony, barricate dietro immense pareti d’acciaio, che osservavano il nostro arrivo da strette feritoie seguendo i nostri progressi con le loro armi. Le pareti della stazione
erano decorate con dipinti a dimensione naturale di pony. Un tempo
quei dipinti erano stati protetti da campi di energia magica simili all’incantesimo di Velvet Remedy. In quel momento la maggior parte dei
dipinti era annerita, danneggiata o sfigurata oltre il riparabile, i loro
scudi erano mancati e le gemme che contenevano i loro potenziamenti
rubate. Tutti tranne uno: il dipinto di una familiare unicorno viola, le
cui strisce un tempo rosa e viola nella sua criniera erano quasi tutte
cambiate in grigio.
418
Fallout: Equestria — Parte II
Saltai sul marciapiede che correva lungo la parete, dando un’occhiata più da vicino al dipinto. Gli angoli erano bruciacchiati e la pittura si
era increspata con il calore, ma il campo protettivo ancora resisteva.
Gli altri si fermarono, guardandomi, ma con un cenno gli dissi di andare avanti. «Voglio solo guardare. Vi raggiungerò.» Ognuno dei miei
compagni annuì e trottò avanti, nessuno di loro sembrava condividere
la mia curiosità.
Sebbene non fosse una puledra nel fiore degli anni, Twilight Sparkle sembrava almeno un decennio più giovane in quel dipinto che nel
ricordo dell’ultimo party di Pinkie Pie, e considerevolmente più felice.
Era circondata dai frizzanti colori autunnali, diversi indistinti ed a mala
pena disegnati pony creavano scarabocchi colorati attorno a lei sullo
sfondo. Il suo cutie mark era nascosto, coperto da un foglietto sul fianco
raffigurante il numero dieci5 .
«La Corsa delle Foglie,» annunciò una voce dietro di me, facendomi
sussultare così tanto che quasi caddi mortalmente giù. Mi voltai per
fissare la robofatina che sembrava si fosse materializzata dal nulla.
«Twilight Sparkle la corse ogni anno a Ponyville. Mai vinta.» A me,
la voce meccanica suonava. . . nostalgica? «Fu così, fino a quando il
Ministero non richiese tutto il suo tempo.»
Fissai la unicorno viola con il «10» sul fianco; quindi guardai in su
verso il perlopiù intatto grattacielo che un tempo era stato una sede
del Ministero della Magia, le immense lettere che un tempo avevano
pubblicizzato il suo nome erano cadute ed erano finite in pezzi sul
terreno sottostante. E quindi guardai indietro.
«Heh,» sorrisi.
Voltandomi verso la robofatina, «Come fai a sapere che Twi. . .» Ma
con uno schiocco di statica, l’Osservatore era andato, e la robofatina improvvisamente emise musica da tuba. Aggrottai le sopracciglia mentre
5
Probabilmente è la rappresentazione di una Corsa delle Foglie effettuata in età
adulta, visto che nella serie televisiva portava il numero 42.
Capitolo Sedici — Torri
419
guardavo il robot sferico sobbalzare via. Ero solo io, o le conversazioni
con l’Osservatore stavano diventando più corte?
«I pony non entrano semplicemente nella Tenpony Tower6 ,» ci informò
il pony di guardia, aggrottando le sopracciglia attraverso una finestrella blidata mentre ci parlava attraverso un microfono. Le parole NO
ZOMBIE! erano dipinte sul cancello in grandi lettere rosse.
«Abbiamo affari da sbrigare con DJ Pon3» disse altezzosamente
Velvet Remedy. «Ma se gli vuoi spiegare che ci hai mandato via. . .»
«DJ Pon3 vi sta aspettando, allora?»
«Assolutamente», mentì tranquillamente Velvet Remedy. «E se fossi
in te, non lo farei aspettare.»
«Tutti voi?» la voce era scettica.
Velvet Remedy fece un eccessivamente drammatico sospiro. «Questa è la mia guardia del corpo», affermò indicando Calamity. «E sono
certa che riconoscerai un membro dei Ranger d’Acciaio.»
«I-io si. . .»
«E. . .» Velvet guardò verso di me e sembrò brancolare nel vuoto.
Frettolosamente offrii, «Pony riparatostapane7 .» Ogni pony mi diede una strana occhiata. «Il suo. . . uhm. . . tostapane fa le bizze?» Velvet
Remedy sembrò addolorata.
La guardia ci contemplò in silenzio. Finalmente, Velvet Remedy disse, «Guarda, per quanto mi piacerebbe starmene semplicemente qua
fuori mentre tu finisci nei guai per non averci lasciato entrare, si sta
facendo buio. Un centinaio di tappi di bottiglia potrebbe aiutare a
smuovere la situazione?»
6
Nell’originale, Ponies don’t simply walk into Tenpony Tower, evidente richiamo a
Boromir nel Signore degli Anelli.
7
Nell’originale, Toaster repairpony, riferimento all’abilità nel gioco Wasteland,
predecessore spirituale di Fallout, di riparare i tostapane per ricavarne utili oggetti.
420
Fallout: Equestria — Parte II
«Duecento.»
«Centoventicinque. E non dirò a DJ Pon3 che hai cercato di estorcere tappi ai suoi ospiti.»
«Va bene» la feritoia nella porta si aprì. «Fate scivolare i tappi dentro, poi potrete entrare.» Iniziai a tirar fuori i tappi e contarli. Avrei
dovuto cominciare a raggrupparli in mucchietti da venti per rendere
quel genere di operazioni più comode. Duecento era una larga fetta dei
tappi di bottiglia che eravamo riusciti a recuperare, ma non ero preoccupata. Avevamo un sacco di armi e munizioni da vendere una volta
all’interno.
«Oh», aggiunse la guardia, «e dovete disarmarvi prima di passare
attraverso il posto di controllo.»
Che si infili un corno. . .
«Non prenderete la mia bardatura da combattimento a meno di
strapparla dal mio morto e freddo. . .»
La guardia ci derise, «Non è nostra intenzione. Non dovete consegnare le vostre armi da fuoco e le bardature da combattimento. Solo le
vostre munizioni. Tutte.»
Alzai un sopracciglio in sorpresa. Inaspettato. Inoltre ci riduceva
severamente i beni di scambio, ma almeno ci lasciava con gli oggetti
più costosi e pesanti da svendere.
Mentre passavamo il punto di controllo, una unicorno uscì dalla
guardiola e fece ondeggiare il suo corno sopra di noi. Ogni caricatore,
proiettile, granata e missile lampeggiò, visibile anche attraverso l’armatura metallica di SteelHooves. «Pony riparatostapane», ripetè con uno
schivo sorriso mentre il suo sguardo passava sul mio fucile da cecchino,
il fucile da combattimento, il fucile zebra, la carabina d’assalto. . .
Mi passai uno zoccolo sul viso.
«Ed un Ranger d’Acciaio?» chiese mentre rimuoveva i missili dal
lato sinistro della bardatura da combattimento di SteelHooves. «Qual
è la tua storia?»
SteelHooves nitrì. «Sono qua solo per assicurarmi che non abbiate
altri problemi con ghoul cocciuti.»
Capitolo Sedici — Torri
421
«Oh, quello non è più un problema,» sorrise, «Ma grazie per la
preoccupazione.»
«Decisamente. Non si può avere un lurido ghoul che cammini
semplicemente qua e la.»
Calamity stava tirando oscure occhiate a SteelHooves. Velvet Remedy nitrì sottovoce, forte appena per assicurarsi di essere sentita, «Oh si.
Sono cose inguardabili. Non posso immaginare nulla di peggio, eccetto
magari un assassino di puledri.»
Calamity nitrì e roteò gli occhi, abbassandosi la falda del cappello.
In pochi minuti fummo spogliati da tutte le nostre munizioni. «Le
riavrete tutte indietro quando ve ne andrete», promise affettuosamente l’unicorno mentre le raccoglieva tutte e le faceva levitare dentro la
guardiola.
«Mi sento. . . stranamente nudo,» si lamentò Calamity. Almeno le
mie armi erano solo state ridotte a stravaganti mazze.
«Probabilmente potrete comprare dei proiettili di gomma da Capo
Stellatriste, se proprio ne sentite il bisogno» ci informò l’unicorno mentre la porta della guardiola si chiudeva dietro di lei. Calamity ed io ci
scambiammo delle occhiate sorprese. Era la prima volta che sentivo di
un qualche pony che usasse munizioni non letali.
Ci fu un forte CLANK quando qualcosa si mosse dentro le decorate
porte blindate di fronte a noi. Si aprirono, schiudendosi verso l’interno
e rivelando il marmoreo ed illuminato da lampadari atrio della stazione
della Tenpony Tower.
Stavamo subendo delle occhiate. L’idea di alta società mi era completamente estranea. Non avevamo quella sorta di bizzarro elitarismo nella
Scuderia Due. Le terre devastate erano un luogo sporco, accidentato
ed arrugginito completamente in disaccordo con quel comportamento
soffocante; l’unica ragione per cui un pony voglia camminare in giro
422
Fallout: Equestria — Parte II
col naso all’insù in posti come Nuova Appleloosa è perché non vuole
sentire la puzza di quello su cui sta camminando.
«Sbrighiamoci a trovare un posto dove dormire» spinse Velvet Remedy. «Ho bisogno di un bagno.»
«Diamine, questa gente mi sta facendo sentire come se io avessi
bisogno di un bagno,» disse Calamity a testa bassa, sentendo il peso di
tutti gli sguardi.
«Ne hai.»
Annuii, chiedendomi solo come avremmo trovato un posto dove
stare. Stavamo attraversando un soppalco pieno di negozi di alta classe
(o, almeno, di alta classe rispetto al resto delle Terre Devastate d’Equestria). Se avessimo voluto acquistare o vendere qualsiasi cosa, Velvet
Remedy avrebbe avuto il suo bel da fare. Sospettavo che fosse l’unica
con abbastanza tatto commerciale per riuscire anche solo a far parlare
quei pony con lei.
Velvet Remedy sembrò leggermi la mente. «Una volta lavati e riposati, dovremmo dividerci. Per prima cosa domani mattina prenderò
le nostre merci da vendere, quindi acquisteremo qualche nuovo abito formale che ci aiuterà a mescolarci. Littlepip, dovresti pianificare
l’incontro con DJ Pon3.» Concordai.
«Voglio trovare un’officina. Voglio modificare la mia bardatura da
combattimento. Prima di incontrare Littlepip, non avevo mai avuto più
di un tipo di munizioni. Voglio trovare un modo rapido per passare da
un tipo di munizioni all’altro. Sarebbe bello utilizzare proiettili di gomma quando la situazione lo richiede». Guardò Velvet e me. «Dovreste
darmi le vostre armi, così posso farci della corretta manutenzione, dato
che ci sono.»
Velvet Remedy fece fluttuare la sua pistola a dardi verso di lui. «SituazionI come sparare ad un puledro, magari?»
Calamity nitrì. «Eh no. Se vedo un razziatore, lo abbatto.» Il pony color ruggine fissò con aria di sfida Velvet Remedy, insistendo con
orgoglio: «È la mia politica.»
Capitolo Sedici — Torri
423
«Era un bambino!» sibilò Velvet Remedy, battendo uno zoccolo sul
pavimento.
Mi guardai attorno, i miei compagni stavano cominciando a fare
una scenata. «Um. . . forse dovremmo risparmiarci questo per. . .»
«Qualsiasi pony che scelga di essere uno sporco assassino razziatore
sperimenterà l’essere perforato come un adulto,» affermò Calamity.
«E pensi che un puledro od una puledra in quella situazione abbia
fatto una vera scelta?»
Gli occhi Calamity si strinsero ed inclinò la testa. «Beh, forse no.
Maledetta tragedia. Ma ciò non significa che io gli darò un lasciapassare allo stupro e l’omicidio finché non riceve il suo cutie mark. Le sue
potenziali future vittime non se lo meritano». La voce di Calamity stava pericolosamente crescendo. «Nel caso tu non l’abbia notato, il Mio
Piccolo Stupratore laggiù. . .»
«State zitti!» ordinai infine. «Giuro per le Dee, vi metto entrambi
in castigo!»
Velvet Remedy e Calamity si rizzarono. Ma l’interruzione fu sufficiente per farli guardare attorno e rendersi conto che quello non era il
luogo in cui fare quel particolare litigio. I due rimasero in silenzio per
il resto della serata, mentre io trovai un posto al Suite di Lusso Codadorata8 . Era una stanza bellissima, le pareti di marmo erano solamente
un po’ crepate, la coppia di vasche da bagno erano solo leggermente
macchiate e le lenzuola sui letti non erano troppo logore o consumate.
Probabilmente pagai il doppio di quanto Velvet Remedy avrebbe potuto
ottenere, ma ero felice di averli anche solo portati via dal pubblico.
Gli animi erano ancora roventi anche la mattina successiva. Avevamo
tutti fatto il bagno e lavato i nostri vestiti. Calamity trascorse la prima
8
Nell’originale, Goldentail’s Luxury Suites.
424
Fallout: Equestria — Parte II
parte della mattinata a cucire e riparare le nostre corazze. La mia bardatura da lavoro corazzata era incrostata di sangue e piena di fori di
proiettile. Nel frattempo, Velvet Remedy aveva impachettato le armi e
gli oggetti saccheggiati per il commercio e si era diretta verso i negozi
prima che fossero aperti, volendo esaminare le opzioni possibili.
Trascorsi la mattinata affamata. Avevamo deciso che avremmo aspettato fino al ritorno di Velvet Remedy con un abbigliamento adeguato
alla Tenpony prima di uscire a comprare del cibo. Eravamo passati
davanti diversi ristoranti dall’aspetto elegante mentre ci dirigevamo
verso il Suite di Lusso Codadorata, ed ero stufa di conserve e scatole
di alimenti pre apocalittici (che, come ci ricordò Velvet, eravamo sul
punto di finire ed avremmo dovuto farne scorta).
Colsi l’occasione per rilassarmi, sdraiarmi su uno dei letti ed iniziare a leggere. Avevo quasi finito tutti i libri che avevo raccolto, ed
avevo contemplato l’idea di darne la maggior parte a Velvet Remedy
per venderli. Ma alla fine, decisi che piuttosto li avrei tenuti per portarli
indietro alla mia casa alla Giunzione R-7. Iniziare una libreria.
Quando tornò Velvet Remedy, portando a tutti noi indumenti nuovi
(anche un maestoso mantello per SteelHooves), quasi caddi dal letto
alla sua vista. Si era fatta nuova accounciatura e ponycure9 , ed indossava
un nuovo abito di classe coordinato con nuovi gioielli assieme ad un
modesto tocco di fard. Sbattè le sue lunghe-più-che-mai ciglia verso di
me e mi sentii svenire. Una parte di me la odiava per essersi resa così
desiderabile da parte mia.
«Wow. . . Velvet hai un aspetto. . .» Calamity arrossì, sembrando un
pochino surriscaldato. Ma balbettò qualcosa riguardo allo sperare che
lei avesse salvato abbastanza tappi di bottiglia per fare colazione.
Voltò il naso verso di lui, «Certo che l’ho fatto.» Guardandomi,
scoppiò in un’allegra sghignazzata, applaudendo con gli zoccoli. «E
ne abbiamo in abbondanza per fare un po’ di shopping.»
«Che cosa hanno?»
9
Nell’originale, ponypedi.
Capitolo Sedici — Torri
425
Velvet Remedy fece un sorrisetto, roteando gli occhi. «Oh non ci
crederete. Questi pony hanno portato l’essere pieni-di-sé ad un livello
completamente nuovo.» Nitrì. «Due piani più sotto, c’è un negozio che
vende solo formaggio. Proprio di fronte ad un negozio che vende solo
vino.»
Per quanto potesse essere raffinata, Velvet Remedy non dava maggior valore all’essere snob rispetto a noi. «Ma naturalmente metà del
divertimento dello shopping sta semplicemente nel guardare. Perché,
c’è qualcosa che stai cercando?»
«Qualche libro nuovo. E proiettili di gomma.»
Velvet Remedy sospirò.
Il ristorante era di classe e pieno di pony dall’aspetto cerimonioso. Guardai il mio piatto di «cibo» con un tocco di depressione. Non so perché
mi aspettassi molto di più, non era come se i pony della Tenpony Tower
fossero contadini con campi di cereali freschi. Invece avevamo ottenuto
lo stesso cibo pre apocalittico, solo cucinato in modi nuovi e servito in
minuscole ma artistiche porzioni.
Non ci misi molto a mangiare. Ed ero ancora affamata.
Dopo colazione ci separammo. Calamity e SteelHooves andarono
a cercare Capo Stellatriste, con la speranza di acquistare proiettili ed
eventualmente una bardatura corazzata più adatta per Velvet Remedy.
L’uniforme da legionario zebra era stata riposta nei compartimenti di
SteelHooves. Velvet Remedy si sentiva a disagio ad indossarla, in particolare perché avevamo camminato sopra innumerevoli tombe di pony
che le zebre avevano assassinato, e non la biasimavo. Ma non sopportavo l’idea di semplicemente abbandonarla o venderla quando avrebbe
potuto rivelarsi utile.
Velvet ed io andammo a comprare delle scorte. Il cibo era un’alta
priorità (sopratutto dato che non avevo nessuna intenzione di mangia-
426
Fallout: Equestria — Parte II
re nuovamente in un ristorante per tutto il tempo della nostra permanenza). Guardando le file di barattoli e scatole dell’Alimenti Raffinati10 ,
mi ranicchiai vedendo i prezzi. «Forse dovremmo prendere il minimo
indispensabile per il prossimo paio di giorni. Ne troveremo di più se
facciamo un po’ di sciacallaggio.»
Velvet Remedy concordò, ma solo perché aveva altri scopi per i tappi che avremmo risparmiato in quel modo. Facemmo una spesa leggera,
quindi guardai Velvet Remedy che trattava con il commesso finché non
ottenne uno sconto per noi. Non appena lasciammo l’Alimenti Raffinati
mi ritrovai spinta in una spa dove Velvet Remedy insistette fermamente
che entrambe ci sottoponessimo ad un trattamento corpo completo.
Ero riluttante all’inizio, ma non appena iniziai a riassarmi nella
sauna, sentendo sciogliersi i muscoli che probabilmente erano contratti
sin dalla mia ultima notte nella Scuderia, mi ritrovai a fare un grande
sospiro di sollievo.
Una coppia di attraenti pony della spa ci diede un assolutamente
paradisiaco massaggio. Quelli erano facilmente i migliori tappi che
avessi mai speso. E, a dire la verità, la giumenta della spa che stava
massaggiando la mia schiena con gli zoccoli stava iniziando davvero
ad eccitarmi.
«Ho sentito dire che Fluttershy andava in uno di questi posti ogni
settimana con la mia pro, pro. . . aggiungi un mucchio di pro qua e
la. . . pro zia,» confidò Velvet Remedy mentre l’adorabile pony della
spa strofinava gli zoccoli sulle mie spalle. Improvvisamente mi sentii
estremamente imbarazzata.
Più tardi mentre oziavamo in un bagno di fango, il mio occhio
individuò un libro che se ne stava solitario su un bancone. Curiosa, lo
feci fluttuare verso di me per dargli un’occhiata. «Principî dell’Adeguato
Linguaggio dei Pony11 », lessi ad alta voce. «Raffinare come pensiamo
raffinando come parliamo.» Aprii il libro e guardai il frontespizio. In
fondo, scritto in piccolo: Direttive ufficiali dal Ministero dell’Immagine.
10
11
Nell’originale, Fine Edibles.
Nell’originale, Principles of Proper Pony Speech.
Capitolo Sedici — Torri
427
Decisi di chiedere alla pony della spa se potevo comprare il libro.
Stavamo tornando alle nostre stanze dopo quella che probabilmente
era stata la più piacevole mattinata della mia vita e la mia attenzione
era focalizzata nell’infilare il mio nuovo libro appena acquistato nelle
mie bisacce, quando mi scontrai con uno stallone che stava uscendo
da un negozio di formaggi, facendolo cadere. Il mio libro cadde sul
pavimento insieme a diverse scatole piene di formaggio.
Ritrovai la mia concentrazione ed iniziai ad offrirgli scuse ed assistenza quando i miei occhi caddero sul cutie mark a forma di formaggio
sul suo fianco beige. «Tu!»
Monterey Jack si alzò, togliendosi la polvere di dosso. «Oh. Sei tu.»
Una bassa unicorno grigia vestita con una raffinata bardatura integrale trottò fuori e guardò il formaggio sparpagliato. Quindi noi. «C’è
qualche problema?»
«Sì. Questo. . . pony. . . ha cercato di derubarmi! Dopo che gli ho
salvato la vita!»
Ora ero io quella che stava iniziando a fare una sceneggiata, ma
non me ne importava. Velvet Remedy stava fissando. Monterey Jack
iniziò a raccogliere le scatole di formaggio, sollevandole coi denti dalle
stringhe dell’involucro. Mi ignorò come se fossi un piccolo, rumoroso
animale.
«È vero?» chiese la unicorno grigia, guardando Monterey Jack.
Monterey semplicemente sbuffò e finì di impilare le scatole di formaggio, quindi si concentrò, facendoli fluttuare verso la unicorno grigia con il completo. «Mi spiace, Homage. Ti sconterò sul conto il dieci
percento per il trasporto approssimativo.»
«Sì, è vero,» informai la unicorno grigia. Ma certo che il suo cutie mark sembrasse formaggio. Monterey Jack dirigeva un negozio di
formaggi.
428
Fallout: Equestria — Parte II
Una guardia pony in una vecchia Corazza di Sicurezza dell’MSA ed
una bardatura da combattimento LSW12 stava trottando verso di noi.
Voltandomi verso di lui, indicai Monterey. «Signore, desidererei che
questo pony venisse arrestato.»
La guardia pony guardò entrambi dall’alto verso il basso. «Con
quale accusa?»
«Tentato furto.»
La guardia ridacchiò. «I prezzi di Monterey Jack possono essere
esorbitanti, ma è un po’ forzata la cosa.»
Scossi la testa. «No. L’ho salvato dai razziatori e mi ha ripagato
cercando di derubarmi.» Voltandomi per guardare Monterey Jack, aggiunsi, «Stavano per farti saltar via gli zoccoli sparandogli, se ricordo
bene. Magari avrei dovuto lasciarglielo fare.»
La guardia mi guardò scettica. «Quando è stato?»
Mi fermai, e controllai due volte la data sul mio PipBuck. «Tre settimane fa.» Era stato davvero così poco tempo prima? Mi sentivo come
se fossi stata all’esterno da più tempo.
«Mi spiace,» disse infine la guardia. «Ma è la tua parola contro la
sua e, francamente, dato che tu non sei una cittadina della Tenpony, la
tua parola non significa molto qua.»
Mi adirai. «Vuoi dire che se ne va libero?»
«Littlepip,» disse dolcemente Velvet Remedy, mettendomi uno zoccolo sulla spalla per calmarmi. «Lascialo nel passato. Può aver cercato
di derubarti, ma non ha avuto successo.»
Mi scrollai il suo zoccolo di dosso e girai attorno a Monterey Jack.
«Quindi, te ne starai semplicemente lì a negare, vero? Bene, io. . .»
«No,» disse fermamente.
«. . . non starò. . . aspetta. . . cosa?»
«Monterey?» Homage stava fissando l’unicorno beige del negozio
di formaggi, dimenticandosi momentaneamente dei suoi acquisti. La
guardia pony si era improvvisamente irrigidita.
12
LSW, acronimo di light support weapon, generalmente mitragliatrici leggere.
Capitolo Sedici — Torri
429
«Ho due puledri ed una puledra a cui badare. Dovevo tornare a
casa sano e salvo, e quelle scorte sarebbero state sprecate con te. Non
eri nemmeno abbastanza furba da depredare i cadaveri. Non saresti
sopravvissuta una settimana.»
«Decisamente no,» disse Velvet Remedy inespressivamente.
«Monterey Jack,» disse la guardia minacciosamente. «Ti rendi conto di cosa stai ammettendo?»
Monterey Jack sbuffò, fissandomi. «Non sono un bugiardo. E non
mi vergogno di ciò che ho tentato di fare. Assicurarmi che i miei bambini abbiano ancora un padre è più importante di una qualche piccola
sciocca estranea che non ha il buon senso di non entrare in un campo
di schiavisti.» Fissò la guardia, «Dopo che Clarinet è stata uccisa io sono
tutto quel che gli rimane.»
La guardia pony nitrì. «Beh, probabilmente non più. Conosci la
legge. Il brigantaggio ti farà giustiziare.»
Aspetta, aspetta, COSA?!
Velvet Remedy ansimò. La guardia azionò un pezzetto sulla sua
bardatura da combattimento e sentii ricaricare la sua arma leggera da
supporto. «Mi spiace, Monterey Jack, ma dovrai venire con me.»
«Uhm. . . Ho cambiato idea. Non ho intenzione di sporgere denuncia. Non è successo niente.»
La guardia mi guardò accigliata. «Mi spiace bambina. Ma è la tua
parola contro la sua. E, come ho detto, la tua parola da non-cittadina
non vale quanto la terra sul mio zoccolo, da queste parti.»
Camminai avanti ed indietro fuori dall’ascensore. Era una follia. Non
possono uccidere un pony per aver tentato di derubare qualche pony
ed aver fallito, vero? Dee, perché non ho semplicemente tenuto chiusa
la mia stupida bocca?
430
Fallout: Equestria — Parte II
Le porte dell’ascensore si aprirono. Avevo lasciato Velvet Remedy
a cercare tra le leggi della Tenpony Tower, nella speranza che potesse
trovare qualcosa mentre io cercavo di parlare con DJ Pon3. Salendo
dentro all’ascensore l’aggiunsi alla lista delle cose che volevo chiedergli.
D’altronde, perché Monterey Jack non aveva semplicemente tenuto
chiusa la sua, di bocca? Nelle Terre Devastata d’Equestria l’onestà non
è sempre una virtù.
L’ascensore iniziò a muoversi verso l’alto. Feci un respiro profondo.
Stavo per incontrare DJ Pon3. Mi chiesi cosa dovessi aspettarmi. Sperai che fosse disposto a parlare con me. Altrimenti, sarebbe stata una
lunga camminata per nulla. Beh no, non per nulla. Era stata una lunga
camminata per un trattamento alla spa.
In effetti ne era valsa decisamente la pena.
Le porte si aprirono ed uscii per ritrovarmi in un ricco atrio marmoreo, il cui centro era dominato da una fontana. Un gigantesco alicorno
rampante d’ottone annerito dal tempo era di fronte a me, con le ali
spalancate che abbracciavano l’atrio. La collana attorno al collo dell’alicorno era dotato di un talismano dell’acqua con un grande zaffiro posto
al centro. Grazie al talismano nella fontana scorreva ancora acqua pulita e fresca anche duecento anni dopo l’apocalisse. Ricordai la pura
acqua non-irradiata che avevamo goduto nei nostri bagni alla spa, e mi
chiesi quanti talismani dell’acqua avesse la sola sede dell’MSA. E quanti avrebbero potuto beneficiarne se non fossero stati tutti ammassati
assieme in un unico posto.
L’atrio era circondato da delle scale che portavano ad una balconata.
Incastonate nella balconata vi erano delle lettere in bronzo: Ministero
delle Scienze Arcane—Manehattan. Dietro alla fontana vi era un ampio
numero di doppie porte su cui gravava il titolo: Ateneo di Twilight
Sparkle. Sopra sulla balconata vi era un secondo, quasi identico numero
di doppie porte.
Stazione di Trasmissione d’Emergenza MSA
Solo Unicorni Autorizzati
Capitolo Sedici — Torri
431
Feci un respiro profondo e mi diressi verso le scale. Un secondo paio
di porte d’ascensore si aprirono dietro di me. Mi voltai per vedere la
unicorno grigia, Homage, uscire e guardarsi attorno. Sorrisi, cercando
di non sembrare nervosa. «Anche te sei qua per vedere DJ Pon3?»
L’altra unicorno annuì. Era più o meno delle mie dimensioni, l’unico
altro pony adulto che avessi visto nato con una simile piccola taglia.
Le indicai con uno zoccolo di andare per prima. Era una cittadina,
dopotutto.
Quando raggiungemmo il pianerottolo, le doppie porte per la STEMSA si aprirono silenziosamente, facendomi pensare al folle racconto
dei fantasmi di Manehattan che il mercante errante ci aveva raccontato.
All’interno vi erano diversi maneframe e pareti composte da schermi di computer che davano la visuale a volo d’uccello della. . . grande maggioranza delle Terre Devastate d’Equestria, per quanto potessi
dire. Homage trottò davanti a me mentre io mi fermavo a guardare.
Cercando, individuai Nuova Appleloosa su uno di essi.
«Impressionante, non è vero?» chiese Homage.
Annuii, notando che, mentre la maggior parte degli schermi aveva
immagini chiare e nitide, diversi guizzavano e soffrivano di strane distorsioni, ed un grande gruppo di schermi era del nero più scuro. «Sei
già stata qui prima?»
«Oh, qualche volta.» Camminò verso un banco di bottoni e luci,
alzando uno zoccolo per premerne uno. Si voltà e trottò verso il centro
della stanza dove un microfono si ergeva dal pavimento. Il corno di
Homage brillò e la sua voce cambiò per magia.
«Buongiorno, abitanti delle terre devastate!» urlò Homage nel microfono, la sua voce era ora maschile e molto familiare. «Come va ad
ogni pony? Qui è il vostro amico, DJ Pon3, e beh, è di nuovo quel
momento. . . esatto, tempo per qualche notizia!»
Caddi sui miei fianchi, fissandola mentre la voce della piccola unicorno grigia veniva trasportata dalle onde radio.
«Ho sentito delle voci che Monterey Jack, il proprietario del negozio
di formaggi in quella oh-così-altezzosa Tenpony Tower, è stato arresta-
432
Fallout: Equestria — Parte II
to per aver deciso che essere uno stupido ladruncolo sia l’appropriata
risposta ad un atto di gentilezza. Ricordate quello che continuo a dirvi,
miei piccoli pony: trattatevi l’un l’altro con gentilezza e rispetto. O non
fatelo, e guardate come tutto ritorna a mordervi la coda.
«Tra le altre notizie, un qualche pony è finalmente arrivato ad aggiustare il mio tostapane. Alleluia! È l’ora della colazione! Ecco un po’
di Sapphire Shores per farvi passare la mattinata.»
Dieci minuti dopo ero sul tetto battuto dal vento della Tenpony Tower
mentre Homage faceva un aggiustamento rifinitore alla gemma posta
al centro di uno dei dischi della torre di trasmissione.
Fissai il grigio labirinto di Manehattan. Da lassù potevo vedere un
altro edificio Sede Ministeriale che era considerevolmente più consumato, la Torre Ferro di Cavallo, ed anche La Pony dell’Amicizia13 nel porto.
Oceani blu mozzafiato si allargavano fino a che le acque sparivano sotto
la nebbia al largo.
«Ironico, non trovi?» chiese Homage, la sua voce non era più quella
di DJ Pon3. «Mi è stato detto che quella statua era un regalo delle zebre
generazioni prima della guerra.»
Vi voltai per guardarla ma vidi qualcosa molto lontano sull’orizzonte che catturò la mia attenzione. Una torre bianca simile ad un obelisco
si ergeva fino alle nuvole. Sbattei gli occhi, realizzando che l’avevo già
vista prima, ma non laggiù. Prima, quando l’avevo individuata dalla
distanza, era. . .
Mi voltai per guardare nella direzione dove la torre sarebbe stata e
visibile. Vi erano due di esse. Estrassi i miei binocoli e mi girai lentamente, passando in rassegna l’orizzonte. Molto lontano, sporgente dalle
montagne vicino alla vecchia Appleloosa, pensai di averne individuata
una terza.
13
Nell’originale, The Pony of Friendship.
Capitolo Sedici — Torri
433
Quante ce n’erano di quelle torri?
«Vedo che le hai individuate,» disse noncurante Homage.
Abbassai i binocoli. «Che cosa sono?»
«Non ne ho idea,» ammise Homage. «Qualcosa di pre apocalittico e
veramente sofisticato. Quello che so è che ognuna di esse ha una casa di
servizio alla base ed occhi d’osservazione a circa un terzo dell’altezza. DJ
Pon3 riuscì a penetrare in una di esse. Tra quegli occhi ed i rapporti dai
fedeli ascoltatori, ogni DJ Pon3 da allora è stato in grado di tenere i pony
informati riguardo i pericoli, narrare le vicende degli eroi, ed in generale
valutare quello che succede nelle terre devastate. E dargli bellissima
musica per aiutarli a rendere la vita all’esterno più sopportabile.
«È tutto quello che posso fare per aiutare ogni pony. Ma immagino
che il massimo che posso fare sia il minimo che possa fare.»
Guardai Homage con una meraviglia che rasentava la reverenza.
«Tu, d’altro zoccolo, sembra che possa fare molto di più. E quindi
gradirei il tuo aiuto. . .»
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Come Si Fa Giù alla Fattoria—Nel combattimento i tuoi colpi
critici sono più devastanti. Il danno dei tuoi colpi critici, incluso quello dai Critici
da Attacco Furtivo, è aumentato del 50%. Questo non influisce sulla possibilità di
effettuare un colpo critico.
Capitolo D iciasset te
La Cattiva di Turno
«Vi porto la verità, non importa quanto faccia male.»
Risposte.
Per settimane mi ero aggrappata all’illusione che tutte le mie domande avrebbero avuto risposta, se solo avessi raggiunto la Tenpony
Tower e parlato con DJ Pon3.
Seduta di fronte ad Homage al suo piccolo tavolo, parlando davanti
ad una Sparkle~Cola ghiacciata, mi ritrovai a chiedermi come mi fossi
autoconvinta di ciò. Per esempio non era stata in grado di dirmi nulla
riguardo ad Occhiorosso; apparentemente le sue operazioni si svolgevano in uno dei pochi luoghi che lei non poteva vedere. Se non altro
Homage aveva molte più domande di quante ne avessi io. Nel tempo
che ci misi per raccontarle l’intera storia di quel che era realmente successo allo Spaccazoccolo e del perché avessi fatto le scelte che avevo
fatto, l’unica vera rivelazione fu la realizzazione che aggrapparsi con
tutte le proprie speranze ad un assunto non porta a nient’altro che farsi
male.
«Grazie, Littlepip,» disse Homage, offrendomi un’altra fetta di anguria appena uscita dalla lattina. «Parlo sempre ai miei ascoltatori nel
modo più accurato che le mie risorse mi permettano. Tu non hai idea
di quanto sia riconoscente per avere qualche pony che colmi le lacune.»
Annuii. «Ed io sono riconoscente per la possibilità di esprimere
il mio punto di vista della storia. La mia. . . reputazione sembra stia
iniziando ad andare fuori controllo.»
Homage sorrise, «Immeritatamente?» Puntò un zoccolo verso di
me. «Forse pensi alle cose che fai come niente di speciale, ma lo sono.
Semplicemente trattando il modo in cui metti te stessa in pericolo per
435
436
Fallout: Equestria — Parte II
aiutare gli altri come un qualcosa che qualunque pony avrebbe fatto
mostri alle terre devastate un modo per essere migliori.»
Homage sollevò una fetta di anguria conservata da secoli tra gli
zoccoli e lo mangiucchiò prima di continuare. «Hai ragione; quello è
come i pony dovrebbero trattarsi l’un l’altro. Ma nelle Terre Devastate
d’Equestria è abbastanza raro per un pony essere disposto a consumare
preziose munizioni per soccorrere da lontano uno sconosciuto, specialmente quando sa che forse avrà bisogno di quei proiettili l’indomani
per salvare se stesso o la sua famiglia. Mettere vita e zampe in pericolo?»
Homage scosse tristemente il capo. Aveva una bellissima criniera
di corti peli blu che le caddero sul volto mentre lo faceva. Mi allungai
per spostarglieli dagli occhi in modo che non dovesse posare la sua
anguria. «Temo che alle Terre Devastate d’Equestria non manchino i
Monterey Jack, ma debbano fronteggiare una paralizzante mancanza
di Littlepip.»
«Perché avrebbe dovuto farlo?» Camminai per la frustazione. La menzione di Monterey Jack aveva fatto deragliare la precedente conversazione.
«Non riesco a capirlo.»
Homage mi guardava, sorpresa dalla mia agitazione. «La mia ipotesi
sarebbe l’orgoglio. Da come hai detto non sembra proprio dispiaciuto
per quello che ha fatto.»
«È una legge stupida,» affermai con un colpo di zoccolo.
Homage non sembrò d’accordo. «La Tenpony Tower ha, come deterrente, leggi estremamente severe riguardo tutto quello che cade sotto
le attività da razziatore. Ricordati, siamo bloccati tra i razziatori dello
Spaccazoccolo e gli schiavisti del Cratere di Fillydelphia. La Tenpony
non solo vuole tenere fuori gli indesiderati, ma vuole anche mandare un
chiaro messaggio ad ogni pony di entrambi i gruppi nel caso pensassero
di mettere zoccolo vicino a questo posto.»
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
437
Dannazione. Odiavo ammetterlo, ma aveva senso. Quello che per
me non aveva ancora senso era il perché Monterey Jack avesse confessato. La speranza che venisse liberato poiché non era stato un bandito
di successo appassì.
Mi fermai e guardai Homage, «Lui. . . doveva sapere che. . .» Mi sentivo insicura, come se mi stessi arrampicando sugli specchi. E, ancora peggio, mi sentivo responsabile. Come Homage aveva sottolineato
poco prima nella conversazione, Monterey Jack era quello che aveva
tentato a derubarmi, ed era quello che aveva fatto la schiacciante confessione. Per quel che le riguardava io non avevo ragioni per sentirmi in
colpa. Ma non cambiava come mi sentissi. Nel momento in cui avevo
visto Monterey tutta la sensazione di tradimento era stata ricacciata
da giusta indignazione. Ed avevo tirato fuori la collera. «C’è qualche
possibilità che lui non sapesse di poter essere giustiziato per. . . quello
che ha ammesso?»
Homage scosse la testa. «Ogni cittadino della Tenpony conosce
la legge. Ottenere la residenza permanente richiede molto tempo, e
conoscere la legge è uno dei requisiti più semplici da soddisfare.» Gemetti interiormente, confusa ed agitata. Homage aggiunse fermamente,
«Monterey Jack ha qui quel negozio di formaggi da ormai cinque anni, e
prima di quello era una guardia della carovana di mercanti da cui il vecchio proprietario del negozio si procurava le scorte. Monterey conosce
la legge.»
Dannazione.
Homage ed io caminavamo assieme attraverso l’Ateneo di Twilight Sparkle. Ogni parete era coperta di librerie tranne per una coppia di angoli
di lettura e tre ampie finestre a volta, che permettevano alla luce di
mezzogiorno, ingrigita dalle nuvole, di riversarsi nella biblioteca. Ogni
scaffale era pieno di tomi, manuali, romanzi ed opere raccolte in volu-
438
Fallout: Equestria — Parte II
mi. Ogni pilastro era circondato da altri libri. C’era un grande tavolo
al centro che si sorreggeva non sulle delle gambe, ma su un anello di
librerie. Ogni sedia aveva spazio sotto i braccioli riempito con ancora
altri libri. Sotto le finestre c’era un letto senza né libri né librerie, uno
degli sparsi pezzi di arredamento (insieme al tavolo, il frigorifero, le
sedie ed un vecchio fonografo) che mi fecero capire che quello fosse il
posto che Homage aveva reso casa sua.
«Quelli sono. . . un sacco di libri.»
Homage trottò verso il tavolo dove risiedeva un antico terminale,
che versava il suo bagliore verde attraverso uno strato di polvere. La
graziosa unicorno grigia lo colpì con lo zoccolo e ne uscì fuori una voce
elegante.
«Twilight, cara. Dobbiamo davvero incontrarci presto. Sono secoli. E, posso parlare onestamente? Hai bisogno di riposo. Se
qualche pony conosce il sovraccaricarsi di lavoro quella sono io.
Per favore, perché non ti prendi solo una mattina libera? Unisciti a Fluttershy e me questa settimana. Faremo anche un salto a
Manehattan; non c’è bisogno di tornare a Canterlot. Sono sicura
che hanno delle adorabili spa anche a Manehattan.
«Ora la ragione del perché ti sto chiamando sulla linea riservata: ho appena sentito che il mio Ministero è in procinto
di purgare la Libreria di Ponyville dai libri ideologicamente incompatibili, e ho capito subito che vorresti tenerteli. Così ti sto
dirottando anche questa spedizione. Spero che tu abbia spazio.
So che il Ministero della Magia sul Viale dei Ministeri dispone
di una biblioteca molto più grande, ma non possiamo proprio
deviare questi carri verso Canterlot, non è vero?
«Se stai finendo lo spazio. . . ora non ti arrabbiare. . . ma
potresti chiedere aiuto a Pinkie Pie. Il suo Ministero ha una
sede anche a Manehattan, dopotutto. E sembra sempre trovare
abbastanza spazio per qualsiasi cosa. Io non so come faccia.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
439
«Comunque, mi dispiace dover essere così breve, ma devo
scappare. I progetti per le copertine dei libri revisionati sono
pronti, e non posso semplicemente lasciarle andare in stampa
senza essere sicura che ognuna sia perfetta.»
Distolsi lo sguardo da Homage e lo diressi verso le librerie con rinnovato rispetto. Non solo un sacco libri, ma anche un sacco di preservate
versioni originali dei libri.
Homage alzò lo sguardo verso una parete che era solo prevalentemente coperta di libri. Sopra la libreria vi era un quadro (rappresentante una vista panoramica di una valle desolata di terra e rocce) e posato
sulla libreria vi era un piccolo orologio di legno ed ottone. Il grande
zoccolo era a metà strada tra l’otto e l’uno1 , il piccolo zoccolo puntava
dritto in basso verso il quattro. «Mi dispiace, ma devo davvero tornare
alla radio. Ci sono rapporti su cui indagare, ed ho bisogno di controllare se gli schermi hanno catturato qualcosa. Ma per favore, sentiti libera
di stare qui e sfogliare i libri finché non torno. Mi piacerebbe parlare
ancora un po’. . . se non hai niente di urgente da fare.»
Non avevo fatto o detto molto, anche se sapevo che avrei dovuto
fare in modo che i miei compagni venissero a conoscenza di quello che
era successo. Mi scusai, promettendole che sarei tornata subito. Appena cominciai ad andarmene dall’Ateneo mi ricordai delle registrazioni.
Voltandomi verso Homage le tirai fuori e le feci fluttuare verso di lei.
Lei le fissò con gli occhi spalancati, come una pony che compie gli anni che realizza che uno dei suoi regali è proprio delle dimensioni del
giocattolo che aveva chiesto incessantemente.
1
La descrizione delle lancette farebbe pensare ad un orologio a 8 ore invece che
alle consuete 12, che in effetti compare almeno una volta nella serie regolare (nella
stazione ferroviaria di Canterlot, ma potrebbero esisterne anche altri). Di contro ci
sono anche orologi regolari, come quello da taschino di Spike. Probabilmente Kkat
ha solamente scelto l’alternativa più bizzarra.
440
Fallout: Equestria — Parte II
«Le ho trovate in una delle Scuderie,» dissi, cercando di non scoppiare in una grossa sghignazzata per la sua espressione. «Ho pensato
che potresti trovare un buon uso per loro.»
Saltellò su e giù strillando di gioia. Per la prima volta dal negozio
di formaggi mi sentivo felice con me stessa.
Il corno di Homage si illuminò quando prese possesso delle registrazioni. «Tu non hai idea di quanto questo significhi! Non solo per
me, ma per Equestria!»
Stavo sorridendo brillantemente quando presi l’ascensore per tornare al mio piano.
Mi sentivo ancora felice mentre trottavo verso la porta della nostra
suite. Ma le voci al suo iinterno mi freddarono.
«. . . il dottore di qui dice che ha un trattamento che può porre rimedio alle dipendenze,» stava affermando Velvet Remedy. Sentii la felicità
venire drenata via da me, rimpiazzata dal malumore. Seriamente stavano parlando di quello? Alle mie spalle? Avevano parlato anche con un
dottore di ciò? Un estraneo, non di meno?
«Cosa, come semplicemente dare una pillola a Littlepip?» La voce
dubbiosa di Calamity cancellò ogni dubbio che non stessero parlando
di me. «La inghiotte e tutti i suoi problemi vanno via?»
«Oh, no,» Rispose Velvet Remedy. «Primo, è più. . . complicato di
così. E prenderà buona parte della giornata. Secondo, il Dottor Helpinghoof2 è stato chiaro, il trattamento pulisce dalla droga solo il corpo
del paziente ed inverte la sua dipendenza fisica. Gli elementi psicologici
della dipendenza probabilmente rimarranno con Littlepip per il resto
della sua vita. Ma questo renderà le cose molto più semplici per lei.»
Alzai uno zoccolo per sbatterlo sul pavimento con furia. Ma poi
lo misi giù, non volendo farmi sentire da loro. C’erano così tante cose
2
Letteralmente, “Zoccolo in aiuto”.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
441
sbagliate in tutto ciò! Primo, come osavano?! Secondo, quale dipendenza? Più semplice come? Io ero perfettamente a posto. Non avevo preso
una Ment-ali Party-Time da quanto, due giorni? Che razza di tossicodipendente può dire una cosa del genere? E terzo. . . «Helpinghoof»?
Seriamente?
«Non ne sono sicuro. . .» Grazie, Calamity. Ora dille di andare a farsi
fottere.
Invece, nitrì, «Littlepip non gestisce esattamente molto bene il sentirsi tradita. Ho visto la sua reazione alle Scuderie in cui siamo stati. . .»
«Oh, sì. E quello non è niente comparato al modo in cui è partita
con il proprietario del negozio di formaggi,» concordò Velvet Remedy.
Perfetto. Quindi era quello ciò che stava facendo quando le avevo chiesto di esaminare le leggi per l’imminente esecuzione di Monterey Jack?
Parlava ai dottori dei problemi che pretendevano avessi?
«. . . Dobbiamo stare molto attenti su come gestiamo la cosa,» Velvet
Remedy stava continuando con la sua assurdità. «Anche se riusciamo
a far curare Littlepip, non sarà nulla di buono se la perdiamo a causa
di ciò. Senza amici, chi la aiuterà anche solo dal prendere. . .»
Avevo sentito abbastanza. Sarei tornata indietro alla biblioteca. Se
Velvet Remedy e Calamity non sapevano dove mi trovavo e si fossero
preoccupati bene, se lo meritavano.
Homage era una cortese padrona di casa, cosa cui fui particolarmente
grata dato che non avevo nessuna voglia di vedere Velvet Remedy o
Calamity in tempi brevi. La graziosa unicorno grigia mi aiutò a trovare
qualche libro che mi interessava, quindi mi lasciò a leggere e scomparve
nella stazione di trasmissione.
Nelle ore successive studiai con attenzione le edizioni originali de
Il Grande Libro delle Scienze Arcane e di Serrature Moderne, facendo
lettura comparativa con le copie che già avevo, prendendo appunti, ed
442
Fallout: Equestria — Parte II
imparando parecchio su entrambe le materie. Apparentemente rendere
i libri «ideologicamente compatibili» implicava anche il rimuovere il
genere di informazioni avanzate che avrebbero potuto ispirare dei piantagrane. Sorrisi leggermente, realizzando che le mie attività di ricerca
del mio cutie mark durante la mia giovinezza mi avrebbero decisamente
messo nella categoria «piantagrane».
Homage trottò nell’Ateneo di Twilight Sparkle poco più di due ore
dopo; faceva fluttuare al suo fianco le registrazioni ed il vecchio fonografo che avevo visto poco prima. Mentre leggevo lei si sedette ad ascoltare
la musica, con la testa che dondolava dolcemente a ritmo.
I miei studi vennero interrotti solo una volta. Homage era a circa
metà di una canzone piuttosto energica (riguardo il rammendare un’amicizia, da notare—nel ritornello l’asserzione, piuttosto rozza, che la
vita senza amici facesse cagare colse acutamente nel segno e non riuscii
comunque a concentrarmi sulla lettura). All’improvviso Homage fermò la canzone e la fece ripartire dall’inizio. Mi attraversò la mente il
pensiero che che magari anche lei sentisse una connessione con il testo,
ma fu cancellato quando proclamò:
«Va bene, va bene. Non posso semplicemente ascoltare questa canzone. Devo ballarla.»
Alzai lo sguardo ed annuii garbatamente. Poi tornai alla lettura.
«Oh no,» battè uno zoccolo sul pavimento. «Non ballerò di fronte
ad un’ospite che non sta ballando a sua volta. Sarebbe troppo imbarazzante.» Il sussurro di un pensiero si era appena iniziato a formare
quando lei lo obliterò con un «Quindi alzati.»
La mia testa si sollevò di scatto, sorpresa. La canzone non mi faceva
venire realmente voglia di ballare, non importa quanto fosse bizzarramente allegra la musica in relazione al testo; ed io mi sentivo goffamente
timida al mostrare la mia completa mancanza di abilità nel ballare di
fronte ad Homage. Ma non me la sentivo di dirle di no, specialmente
considerando che quella biblioteca era casa sua e che io le avevo fatto
quel regalo.
Quindi. . . ballammo.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
443
E sebbene all’inizio fu imbarazzante nemmeno Homage era una
grande ballerina, ma colmava la sua mancanza di abilità con vigore
creativo. Il suo sorriso e la sua energia erano contagiosi, e mi ritrovai a lasciarmi andare. Verso la fine della canzone mi stavo davvero
divertendo, e sentii una fitta di tristezza quando la canzone finì.
La canzone successiva era molto più lenta e per un momento mi
sentii imbarazzata, ma distrassi entrambe domandando del quadro al
di sopra dell’orologio.
«È un dipinto della Splendid Valley,» dichiarò Homage, togliendosi
i peli della criniera dalla faccia.
Alzai un sopracciglio. «Non ha un aspetto splendido.»
«Oh, non lo è. È un posto terribile. Fa sembrare il campeggiare nella
Everfree Forest invitante quanto una giornata alla spa.» Homage mise
uno zoccolo sulla mia spalla. «Stanne molto lontana.»
Non avevo mai sentito parlare della Splendid Valley, men che meno
avevo qualche desiderio di andare in quella zona. Ma mi fece pensare,
«Perché Twilight Sparkle avrebbe dovuto tenere il dipinto di un posto del genere nella sua libreria?» Mi sentii marginalmente sciocca nel
chiederlo—ovviamente non era terribile prima dell’apocalisse. D’altro
zoccolo non era certamente splendida, non era nemmeno carina. Era
arida e poco allettante. Ed il dipinto non si adattava al resto dell’Ateneo,
né per i colori né per l’umore. Era come un ospite indesiderato.
«C’è un impianto del Ministero della Magia laggiù,» rispose Homage.
«Non una sede come questa,» chiarì Homage. «C’è una gigantesca
rete di cave e caverne sotto la Splendid Valley. Poco dopo la creazione
del Ministero l’MSA sfrattò i nativi di quelle caverne ed iniziò un’operazione di estrazione di gemme. Dopo aver ripulito la valle dalle gemme
iniziarono ad usare le caverne vuote come luogo di smaltimento per
alcuni dei. . . sottoprodotti degli esperimenti magici del Ministero.»
La mia mente evocò immagini di mostri e grottescherie. Homage
sembrò intuire la direzione della mia immaginazione e gentilmente la
444
Fallout: Equestria — Parte II
rediresse. «Fusti pieni di strane tossine magiche. Negli ultimi mesi della guerra il Ministero della Magia stava apparentemente riattrezzando
l’impianto per qualcos’altro, ma non penso che l’abbiano mai finito. La
Splendid Valley fu il centro del secondo megaincantesimo lanciato. La
maggior parte dei pony. . . beh, quelli che si prendono la briga di imparare almeno un po’ di storia. . . crede che fosse Manehattan la seconda.
Ma la Splendid Valley fu colpita pochi minuti prima.»
Presi nota di evitarla. Strane tossine magiche e radiazioni da magaincantesimo probabilmente non si mischiavano bene.
Il pomeriggio stava sanguinando in sera; Homage era tornata alla stazione di trasmissione per rivestire i panni di DJ Pon3. Questa volaa la
seguii, guardandola trasformarsi sia nella voce che nei modi quando si
mise di fronte al microfono.
«. . . ed è ora per un altro consiglio di sopravvivenza per pony di DJ
Pon3. Oggi voglio parlarvi di due dei più grandi pericoli su cui potete
incappare nelle Terre Devastate d’Equestria. No, non i radigatori, i pipistrelli vampiro od addirittura i canemoni. No, bambini, oggi vi voglio
parlare delle loro madri. Esatto, prendete una sedia, perché è l’ora per DJ
Pon3 di parlarvi dei rischi delle radiazioni e della contaminazione. . .»
C’era qualcosa di meraviglioso nel vedere quella a me similmente
piccola pony unicorno diventare la voce delle Terre Devastate d’Equestria.
«. . . La radiazione magica, come tutti sappiamo, è un effetto collaterale delle magie potenti e malvage rilasciate violentemente su Equestria.
Naturalmente le più grandi e peggiori zone di radiazione si trovano in
posti come il Cratere di Fillydelphia, il centro città di Manehattan. . . praticamente ovunque abbiano colpito i megaincantesimi tranne che per
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
445
Cloudsdayle e Canterlot (entrambe le quali dovrebbero essere evitate per
altre ragioni). Ma anche una carrozza volante esplosa di recente può essere radioattiva. Fortunatamente fintanto che portate sempre con voi il
vostro rilevatore di radiazioni, ragazzi, quei posti possono essere evitati.
«La minaccia più insidiosa delle radiazioni è che si insinuano nel
cibo e nell’acqua. Bevete sempre acqua purificata ogni qual volta che
potete. Assicuratevi di trasportare numerose borracce ogni volta viaggiate,
e riempitele ad ogni fonte d’acqua sicura. Mantenete una sana scorta di
RadiaVia. . .»
La maggior parte di quelle cose la sapevo già, grazie alla Guida alla
Sopravvivenza nelle Terre Devastate, quindi stavo ascoltando solo a
metà. Dovevo ammettere che, nonostante Monterey Jack e la stupidità
dei miei amici, quello era stato uno dei giorni migliori della mia vita.
Ma si stava facendo tardi e la mia rabbia verso Velvet e Calamity, anche
se ancora decisamente presente, si era smussata agli angoli. Era ora di
tornare da loro.
«. . . La contaminazione, d’altro zoccolo, è una zebra dalle strisce molto
diverse. Nessun pony conosce esattamente che cosa sia la contaminazione
o da dove provenga, ma conosciamo i suoi effetti mutageni sui mostri e
le sue fatalmente maligne ripercussioni sui pony. Ricordate, gente: alla
contaminazione non importa cosa state indossando. Nessun completo
protettivo la tiene fuori. E non c’è cura. L’unico modo per poter dire in
sicurezza se un posto è contaminato è dalla sua reputazione. Scopritene
uno in qualunque altro modo e sarà probabilmente troppo tardi. . .»
Mi suonò come se il modo migliore per nascondere qualcosa fosse infilarlo in una caverna ed appendere fuori un cartello con scritto
«Pericolo: Contaminazione».
«E per le altre notizie, uno dei più piccoli insediamenti nelle Rovine
446
Fallout: Equestria — Parte II
di Manehattan, Gutterville3 , è diventato silenzioso. Se qualche pony sta
viaggiando in quella direzione, per favore ci ficchi un po’ la testa e veda
cosa sta succedendo. E poi lo faccia sapere al vostro vecchio amico DJ
Pon3.»
Alla fine, DJ Pon3 chiuse le notizie con un annuncio speciale:
«Ora, so cosa tutti voi vi state in realtà chiedendo: che ne è di quella
eroina d’Equestria dalla Scuderia Due? Che cosa sta facendo?»
Trasalii, rivolgendo ad Homage un’occhiata supplichevole. Ma chiederle di contenersi mentre era DJ Pon3 era come chiedere a SteelHooves
di togliersi l’armatura—semplicemente non sarebbe mai successo.
«Bene, ho delle notizie incredibili: la Puledra della Scuderia vi ama!
Esatto, tutti voi! E sapete come lo so?. . .»
Ora stavo rabbrividendo.
«. . . perché mi ha mandato una piccola pony riparatostapane con
una consegna speciale. A partire da domani saranno aggiunte alcune
nuove canzoni alla nostra trasmissione. Quindi rimanete sintonizzati,
fedeli ascoltatori, perché non vorrete essere gli ultimi pony in giro ad aver
ascoltato i dischi che farò girare per voi domani! Ed adesso, nuovamente,
ecco Sapphire Shores che canta che il sole non si può nascondere per
sempre.»
Il bagliore del corno di DJ Pon3 si spense e fui di nuovo in stanza
con Homage.
«Stai un po’ esagerando, non ti pare?»
Homage sorrise radiosamente. «Ho solo detto la verità, come faccio
sempre.»
3
Letteralmente, “Città di Fogna”.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
447
Risi. «Beh, tranne che per l’intero espediente dell’identità segreta.»
Homage mi fissò con un’espressione seria. «Pensi che agli altezzosi
pony della Tenpony Tower piaccia l’idea di avere una simpatizzante
dei ghoul nella loro torre? Ed ancor meno che trasmetta da essa? Se
sapessero chi sono non avrei la libertà di dire le cose come stanno. Anzi,
probabilmente mi bandirebbero direttamente dalla torre.»
«Qualche volta,» disse, «essere onesti significa sapere quando non
esserlo.»
C’erano ancora due cose che volevo chiedere ad Homage, e solo una
che potevo spingermi a chiedere, così quando tornammo dalla stazione
di trasmissione finalmente tirai fuori la questione.
«Questa mattina hai detto che ti serviva il mio aiuto?»
Homage arrossì. «Beh, stavo tipo sperando che tu fossi disposta a
rischiare la vita in una commissione per me, ma mi sento un po’ ridicola
a chiedertelo ora.»
Alzai un sopracciglio, la mia curiosità stimolata. «Continua.»
La straordinaria unicorno grigia dalla criniera blu che continuava
a caderle sugli occhi sembrò pensarci su, poi scosse la testa.
«Dimmelo», dissi dandole una piccola gomitata.
«Uhm. . . Preferirei di no. È stupido adesso.»
«Dimmelo,» pressai, il suo rifiuto mi rendeva ancora più curiosa.
Esasperata, si rifiutò.
Mi fermai un poco. «Dimmelo. Dimmelo. Dimmelo!»
Homage agitò uno zoccolo. «Va bene, va bene. Visto che proprio
lo vuoi sapere. . .» Prese un respiro profondo. Poi rilasciò tutto in fretta.
«Voglio che tu ottenga delle nuove canzoni per me. Canzoni specifiche.
So che Sweetie Belle era molto vicina alle altre due fondatrici della
Stable-Tec, una delle quali era Scootaloo. E Scootaloo fondò anche la
448
Fallout: Equestria — Parte II
Red Racer, i cui uffici e fabbriche sono proprio qui a Manehattan. Sono capitata su informazioni qualche anno fa secondo cui la cassaforte
dell’ufficio di Scootaloo dovrebbe ancora contenere qualche demo per
canzoni che non sono mai state ascoltate prima. Voglio ottenerle ed
acoltarle sin da allora. Ma non posso perché è veramente pericoloso. Il
posto è semplicemente infestato di manticore.»
Wow. Va bene, sì, potevo decisamente capire perché Homage la
potesse considerare una richiesta stupida, considerando i precedenti.
Ed ancora non sapeva nemmeno di Velvet Remedy.
Ciò mi ricordò che dovevo tornare da Velvet Remedy e Calamity,
gli amici che stavano tramando alle mie spalle, e dirgli che non avevo
alcuna idea migliore sulla prossima cosa da fare rispetto a prima di
arrivare. Avevo bisogno di una distrazione. E, seriamente, era per una
buona causa. Per non parlare del fatto che volevo veramente vedere il
viso di Homage illuminarsi di nuovo.
«Va bene. Lo farò.»
Homage stava fissando il pavimento, raschiandolo con uno zoccolo.
Alle mie parole la sua testa scattò su, guardandomi con incredulità.
«P-perché?» balbettò.
Considerai di rendere il mio ragionamento più nobile, o falsificarlo
del tutto. Ma una parte più grande di me sentiva che le menzogne non
avevano posto nel dominio di DJ Pon3. Quindi, invece, le dissi «Perché
non ho idea di quale sia la prossima cosa da fare. Ed i miei compagni
si aspettano che ritorni con un piano. E, seriamente, perché me lo hai
chiesto.» Indorando le mie parole giusto un poco, aggiunsi «Sarei felice
di fare un piacere ad Homage.»
Strabuzzò gli occhi. «Va bene, ti sei persa la parte sulle manticore?»
Ridacchiai. «No. Ma ho ottenuto qualche nuova arma dall’ultima
volta che ne abbiamo combattuta una. Credo che le possiamo gestire.
E non preoccuparti,» aggiunsi, non volendo farla sentire colpevole, «se
sembra troppo pericoloso torneremo indietro.»
Homage annuì fermamente, accettandolo. Ciò le fece cadere nuovamente i peli della criniera sulla faccia. «Va bene. Ma se hai intenzio-
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
449
ne di fare qualcosa di così rischioso per me, non lo farai senza una
ricompensa. E so proprio che cosa!»
Piegai la testa, non proprio in cerca di una ricompensa e pronta a
declinare l’offerta, ma troppo curiosa per rifiutarla senza prima sentirla.
«Ho sentito che il tuo amico Calamity sta cercando in giro un
regolatore di flusso. Beh, mi capita giusto di averne uno.»
Non ero sicura di volere veramente un regolatore di flusso. L’idea di
viaggiare in giro su una bomba a traino pegaso aveva un dubbio fascino.
Prima di tornare dai miei compagni feci un’altra sosta. Sospettavo
che Velvet Remedy fosse stata meno che diligente nel seguire la questione di Monterey Jack (considerando che invece aveva visitato dei
dottori riguardo me), ma sapevo che le dovevo concedere il beneficio
del dubbio. E, da quello che io stessa avevo imparato, Velvet Remedy
poteva essersi scontrata contro un muro molto presto.
D’altro zoccolo avevo bisogno di parlare io stessa con Monterey
Jack prima di fare ulteriori piani, specialmente se quei piani avessero
significato lasciarlo al suo destino. Sfortunatamente, le guardie della
Tenpony Tower non erano disposte a lasciare una piccola non-cittadina
come me ad andargli minimamente vicino.
Nessun problema.
Una scarica di gusto di menta più tardi ed il mondo esplose di vivida
lucentezza. Farmi strada tra le guardie parlando fu facile. Ero un’affascinante ed intelligente giumenta; anche se non avevo alcun interesse
verso di loro, loro naturalmente avevano interesse verso di me. Fui anche in grado di convincere uno di loro a darmi la sua matita ed un
blocco per gli appunti. Era un’ottima cosa perché, ora che la mia mente
era stata liberata dalla sua naturale indolenza, stavo avendo idee!
Il regolatore di flusso sarebbe stato un beneficio stupefacente. Dopo
aver finito gli affari alla Tenpony Tower saremmo tornati indietro ad
450
Fallout: Equestria — Parte II
aggiustare il Bandito del Cielo. Magari fatto un viaggetto indietro a
casa alla Giunzione R-7 per un po’ di manutenzione delle attrezzaturee
e riordinamento dell’inventario. Poi saremmo stati in grado di andare
diretti a Fillydelphia, evitando tutti i pericoli lungo il cammino. . .
«Che cosa vuoi?» La voce acida di Monterey Jack per la mia brillantezza potenziata dalle Party-Time fendette la preoccupazione. Alzai lo
sguardo e lo trovai ritto su un letto di paglia ammuffita sul retro di una
cella chiusa da sbarre.
Mi riorientai sul dove mi trovavo e del perché mi trovassi lì. Fissando lo sgradevole stallone beige, tagliai corto ed andai al punto, «Perché nel nome di Celestia hai ammesso quello che hai fatto? Sapevi che
saresti stato arrestato e probabilmente ucciso per questo.»
Monterey Jack mi fissò con sguardo freddo. E finalmente, come se
stesse parlando ad una bambina, «Perché le Terre Devastate d’Equestria
esigono sacrifici. Non sei stata all’esterno abbastanza a lungo per capirlo. . .» Mi squadrò. «Ma immagino che tu abbia iniziato. Non sei più
la piccola innocente puledra che eri solamente tre settimane fa, vero?
Hai ucciso. E non solo mostri, hai ucciso altri pony. Dimmi, quando
sei uscita fuori da quella Scuderia, eri un’assassina?
Feci un passo indietro, scioccata. Non avevo idea di cosa quello
avesse a che fare, ma sapevo cosa stava dicendo. L’avevo visto nel modo
in cui Velvet Remedy mi guardava, come se fossi stata immersa nel
sangue fino ai fianchi. La maniera in cui vedevo me stessa nei tempi
bui e negli incubi.
«So che hai depredato cadaveri. Che mi dici del rubare ai razziatori
o da altri pony che sono altrettanto cattivi, distorti e resi meschini dalle
terre devastate, ed è semplice giustificare praticamente tutto ciò che gli
si fa? Che mi dici del rubare a coloro cui è più difficile giustificare il
furto. . . oppure adesso è ugualmente semplice rubare ad ogni pony?»
Le parole di Monterey Jack evocarono i ricordi dell’irruzione nel fienile
di Silver Bell.
«Hai già tradito qualche pony? Lasciato qualche pony a morire per
salvarti la pelle? Ucciso un innocente poiché era l’unico modo per pro-
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
451
teggere te e le tue cose?» Mi fissò, leggendo il disgusto nei miei occhi. «No? Che mi dici delle cose più piccole. Hai semplicemente tirato
dritto?»
La mia mente mi mostrò un flash di una pony blu inseguita dai
suoi stupratori. Ma quello non contava! Avevamo salvato la sua vita.
Calamity le aveva anche portato pozioni curative. Non è che l’avessimo
lasciata in mano al destino. Avevamo aiutato! . . . e poi l’avevamo lasciata. Velvet Remedy, realizzai con l’acume migliorato dalle MPT, non ci
avrebbe mai lasciato andar via senza prima aver scortato la ragazza a
casa al sicuro se non fosse stata traumatizzata dalla vista di Calamity
trucidare un puledro. Ma perché io non avevo insistito? Che cosa c’era
di sbagliato in me?
Monterey Jack stava aspettando. L’unica risposta che riuscii a fare
fu annuire. Non stavo annuendo a nessuna delle sue domande nello
specifico, ma al fatto che stavo seguendo il suo discorso.
«Le Terre Devastate d’Equestria esigono sacrifici. Ti mangiano un
pezzetto alla volta fino a quando non riesci più a riconoscerti. Quindi
trovi una virtù. Trovi qualcosa in te stesso in cui credere, per cui non fai
compromessi. Mai. E fino a quando riesci a preservare quella parte di te
stesso, quell’unica cosa buona, puoi riuscire a sopportare di guardarti
allo specchio ogni mattina. Diventa il tuo sostegno, la cosa che ti lascia
vivere con te stesso.
«La mia virtù, il mio sostegno, è che sono un pony onesto. Mantengo
la mia parola. Non ho mai fregato un cliente. Non mento. Fino a quando
potrò guardare a me stesso e sapere che sono ancora un pony onesto,
allora potrò sopportare tutto quello che devo fare per fornire un posto
sicuro ai miei puledri e puledre.»
«Ma. . .» lo fissai, senza voler capire. «Avresti potuto non dire niente!»
Mi guardò, «Per quanto a lungo? Ritorno, e tu sei su tutta l’intera
dannata radio. I miei bambini la ascoltano ogni giorno per le notizie del
tuo dannato da Celestia eroismo. Quanto cazzo ti idolizzano. Ed ogni
giorno so che ho incontrato il loro idolo e che ho cercato di derubarla.
452
Fallout: Equestria — Parte II
Ed io rimango in silenzio, ma l’omissione volontaria è comunque una
menzogna. E quel veleno mi stava uccidendo quanto qualsiasi cappio.»
Stringendo gli occhi premette la faccia contro le sbarre, per avvicinarsi quanto più possibile a me. «Non pensare che abbia parlato per te.
Ho parlato per salvare me. Anche se questo mi uccide.»
Indietreggiai. Non ero sicura se Monterey Jack fosse pazzo, stupido. . . o terribilmente, terribilmente sano. Mi voltai per andarmene.
Mentre varcavo la porta mi urlò contro. «Se non hai ancora trovato
la tua virtù farai bene a muoverti. Finché rimarrà ancora qualcosa di te
da salvare.»
Quando tornai finalmente dagli altri ero ancora sotto il fantastico effetto delle Ment-ali Party-Time. Quindi convincerli ad unirsi a me in
una caccia alla musica fu uno scherzo (temevo l’insorgere di un litigio;
ma quando arrivai Velvet Remedy era persa nella Sfera di Flutteryshy,
dandomi la possibilità di parlare prima con gli altri). Calamity fu con
me nel momento in cui menzionai il regolatore di flusso. Formulai la
cosa a Velvet Remedy come una possibilità per impressionare DJ Pon3
e magari riuscire a farle registrare qualcuna delle sue canzoni. Mi ricordò che era una pony medico e non un qualche usignolo di Scuderia,
ma era riluttante solo a metà e riuscii a convincerla suggerendo che
avrebbe permesso alla sua musica di volare libera. Con SteelHooves
non ci volle nessuna persuasione, non era né entusiasta né riluttante.
La fabbrica della Red Racer non era minimamente vicina alle Linee
Luna o Celestia, quindi dopo mezz’ora stavamo camminando attraverso
la distruzione urbana della Rovine di Manehattan. I postumi delle Mentali erano peggiorati e l’unica cosa che mi tratteneva dal mangiucchiarne
un’altra era la promessa a me stessa che l’avrei fatto una volta giunti
alla Red Racer. Non potevo combattere in quelle condizioni, stupida
e mezza cieca. Mi serviva quel qualcosa in più. E se ne avessi presa
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
453
un’altra in quel momento, avrei corso il rischio di avere i postumi nel
mezzo del combattimento. Non potevo rischiarlo.
Rallentai per camminare a fianco a SteelHooves, notando come Calamity e Velvet Remedy avessero cambiato inconsciamente il passo per
mettere distanza tra di loro. Roteai gli occhi. Andavano già abbastanza
male prima. La depressione si stava consolidando, e la loro stupida lotta
silenziosa non stava aiutando.
«Quindi. . . perché sei ancora con noi?» chiesi a SteelHooves in
quello che speravo non fosse un tono brusco o dissuasivo. «Ci hai già
scortato alla Tenpony Tower.»
«Vuoi che me ne vada?» la profonda voce parlò dall’interno dell’armatura del Ranger d’Acciaio.
Agitai uno zoccolo. «No, no, non intendevo quello. Voglio solo. . . mi
piacerebbe sapere perché un pony come te voglia continuare a viaggiare
con me.»
«Magari non ho niente di meglio da fare.»
Fissai in avanti, non credendogli minimamente. Però perché dovrebbe mentire? Sembrava come se tutti i miei compagni fossero sul
punto di voltarmi le spalle. Ero paranoica? O SteelHooves era una
minaccia?
Immersa in quella oscura contemplazione non notai che gli altri
davanti a me si erano fermati. Urtai contro il sedere di Calamity, raschiandogli la bardatura con il corno.
«Ehi. Perché. . . ?» inizia a chiedere, infastidita, ma le parole mi caddero dalla bocca quando i miei occhi furono catturati da un grande
poster su un solitario muro sgretolato.
Il poster ritraeva un pegaso completamente rivestito da una lucente
armatura nera. L’armatura sembrava quasi insettoide, intimorente. La
bardatura da combattimento sembrava un carapace in onice con due
antenne che spuntavano fuori, le cui punte scintillavano di energia magica verde. Come quella di SteelHooves anche la coda del pegaso era
protetta da una corazza segmentata; ma al contrario dell’armatura del
454
Fallout: Equestria — Parte II
Ranger d’Acciaio quella coda serviva anche da arma, terminando in un
crudele e luminoso artiglio. Mi sentii come se stessi guardando una
versione da incubo dell’armatura dei Ranger d’Acciaio. Sotto il pegaso,
che si librava in una posizione decisamente minacciosa, erano sparse
delle zebre, morte od in fuga.
NON TEMERE, EQUESTRIA!
NOI TI SALVEREMO!
Calamity infine nitrì, deridendoli. «Proprio così. Un giorno, la Grande
Enclave dei Pegasi4 scenderà in picchiata giù dal cielo per salvare tutti
voi piccoli pony. Magari dopo che avranno finito con i loro pisolini.»
Si sporse vicino e sussurrò rumorosamente. «Non trattenete il respiro. Non. Accadrà. Mai.»
«Calamity. . . ?» iniziò Velvet Remedy, apparentemente dimenticando che era arrabbiata con lui.
Voltandosi disgustato dal poster iniziò a trottare via. «Pigri. Arroganti. È come se avessero preso la migliore di noi e l’abbiano spogliata
di ogni cosa buona ed ammirabile fino a quando non è rimasto altro
che i suoi difetti e deciso ehi, andiamo avanti così!»
«Penso che ci stiano seguendo,» annunciò SteelHooves mentre attraversavamo un cortile diroccato, avvicinandoci ad un edificio a torre annerito e mezzo mangiato dall’esplosione apocalittica. Stavo osservando
l’incantesimo di automappatura del mio PipBuck; la fabbrica della Red
Racer sarebbe dovuta essere di fronte a noi. Alle parole del Ranger d’Acciaio mi voltai, muovendo gli occhi sulla bussola dell’EFS, confinando
nella luce calante più su di essa che sulla mia stessa vista.
4
Nell’originale, Grand Pegasus Enclave.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
455
Il cortile era coperto di immondizia portata dal vento; l’erbaccia
spuntava dalle crepe nella lavorata pietra grigia. Guardai oltre la piattaforma che formava il centro del cortile; una piattaforma che un tempo
aveva vantato diverse statue di pony. Le statue erano a pezzi ed in rovina;
solo gli zoccoli dei pony rimanevano, spuntando grottescamente dalle
pedane. Mi voltai prendendo una completa visione di ciò che ci circondava fino a quando tornai a guardare SteelHooves e l’edificio logorato
dall’inferno che ci dominava dall’alto. Ma né io né il mio Eyes-Forward
Sparkle individuammo niente. Non ancora.
Ero sicura che SteelHooves avesse ragione. L’avevo individuato anche io diverse volte, cosa che probabilmente era un piccolo miracolo
considerando quanto sentissi oscuri i miei sensi. Ma no, c’era un qualche pony o qualcosa che si mantevena al limite della capacità d’individuazione dello Sparkle. La luce sulla mia bussola lo indicava come
non ostile, lasciandomi a dubitare se si stesse tenendo a distanza per
timidezza o perché comprendesse i limiti della tecnologia arcana della
Stable-Tec.
Come se fosse d’accordo una nota comparì sul lato superiore del
mio Eyes-Forward Sparkle. Avevo scoperto il «Battizoccoli». Mi voltai
per guardare nuovamente l’edificio, osservandolo sorpresa. Sapevo cosa
era stato un tempo quel grattacielo: era la sede di Manehattan del Ministero della Morale. L’avevo vista dal tetto della Tenpony Tower. Eppure,
con abbastana sicurezza, la facciata di fronte a noi si auto proclamava
(in piena sfrontatezza di stile e lettere al neon) come il centro della
rumorosa ribellione musicale urbana.
A differenza della sede locale del Ministero della Magia, quella del
Ministero della Morale non si annunciava con dei cartelli lungo la Linea
Celestia e nemmeno con un nome scritto in piccolo da qualche parte
sul muro. Era un grattacielo impersonale ed anonimo. Modestamente monolitico dal terzo piano in sù. I primi due piani, tuttavia, erano
dedicati a quello che stavo già pensando come una delle più popolari discoteche di Manehattan (ricordando il passato accenno di Velvet
Remedy che Pinkie Pie e Vinyl Scratch si fossero esibite assieme al Bat-
456
Fallout: Equestria — Parte II
tizoccoli almeno una volta). Anche il mio PipBuck non lo etichettava
come una sede Ministeriale, come se fosse un segreto. . . ma uno che
ogni pony già sapeva.
A suo tempo la sede del Ministero della Magia si era rivelata esattamente quello che mi aspettavo da un edificio Ministeriale, comprese
le folli difese magiche che lo avevano protetto dalla bomba al fuoco
magico. Dall’apparente mancanza di difese della sede dell’MdM al fatto
che poggiasse su un locale pubblico per party, quella decisamente non
lo era.
Avanzai attratta dalla facciata del Battizoccoli spalancata e dai vetri
in frantumi. Cercai di immaginarlo pieno di pony che ballavano quella
canzone che Velvet Remedy aveva iniziato a cantare sul palcoscenico
dello Spaccazoccolo. Quando superai in trotto Calamity e Velvet una
luce rossa apparve sul mio EFS e poi una seconda. Ed una terza. Mi
fermai, indicandogli di rimanere indietro. Tenendomi bassa mi mossi
verso la facciata del Battizoccoli, fino a quando raggiunsi un punto dove
il marciazoccoli era coperto dal metallo accartocciato di un’edicola.
Diversi altri punti comparvero quando sbirciai cautamente dietro
l’angolo.
Ti sei persa la parte sulle manticore?
La fabbrica della Red Racer era letteralmente dall’altra parte di un
vicolo laterale del Battizoccoli. Ammassi rosso ed arancione composti
da manticore girovagavano per tutta la struttura. Guardai diverse spiccare il volo da una terrazza al dodicesimo piano ed iniziare a girare
attorno all’edificio prima di atterrare una ad una su nuovi posatoi. Due
di loro erano da sole nel vicolo, una mi dava la schiena, la sua coda era
a pochi centimetri dalla mia faccia. L’altra stava scavando in un bidone
dell’immondizia più avanti.
Mi ritrassi dietro l’angolo e lanciai agli altri un’espressione angosciata. Mi fissarono tutti ansiosi. Era per pura fortuna che non ce ne fosse
nessuna nel cortile. Potevo sospettare cosa fosse sucesso alle statue dei
pony.
Luna mi guidi. Che fare? Pensa. Pensa. . .
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
457
Quello che mi serviva era un’altra Ment-ali Party-Time. Ero certa
che con solo una masticata la scarica di ragione e percezione avrebbe
risolto il problema. Ma visto il comportamento dei miei compagni non
potevo rischiare che mi vedessero prendere un’altra. Non avrebbero
capito.
Mi voltai, cercando di bloccare la loro linea visiva mentre attivavo l’incantesimo di gestione dell’inventario del mio PipBuck e facevo
fluttuare fuori la scatola. Tenni la testa bassa e sperai che la luce dal
mio corno non fosse abbastanza forte da essere notata da loro nello
strano crepuscolo grigio. Feci levitare una MPT e la ficcai avidamente
in bocca.
Come mi aspettavo il sapore era delizioso ed avevo appena ingoiato, mentre mettevo via la scatola, quando la pellicola grigia venne
tolta dai miei occhi ed il mondo divenne così più chiaro e migliore.
Diedi un’altra occhiata dietro l’angolo, ancora più cautamente. Sembrava che la manticora non si fosse mossa. Anche la sua coda era quasi
nella stessa posizione. La sua compagna aveva abbandonato il bidone
dell’immondizia e si stava dirigendo verso il successivo.
Guardai in alto il cielo. Ero abbastanza abile da poter gestire due
manticore. Nessun problema. Ma anche in quello stato non potevo assolutamente gestire l’intero branco. Considerai di farci trasporare in volo
uno ad uno da Calamity su uno dei cornicioni, ma anche le manticore
potevano volare. Erano creature pesanti e goffe, e non sembrava che
volassero mai molto in alto, ma. . .
I miei occhi colsero qualcosa di rosso in alto nel cielo. Qualcosa
che non era una manticora. Per nulla.
La Red Racer era una fabbrica che produceva, tra le altre cose, monopattini. Era, da quel che potevo dire, meglio conosciuta per i suoi
piccoli monopattini rossi. E chiaramente la Red Racer era piuttosto
fiera di loro, visto che la fabbrica un tempo era stata decorata da un
gigantesco monopattino rosso lungo quasi dieci metri. Il gigantesco
monopattino simbolico non era più appoggiato sulla sua intelaiatura
458
Fallout: Equestria — Parte II
sul tetto. L’intelaiatura si era arrugginita ed era collassata; il monopattino era caduto e si era incastrato tra la sede del Ministero della Morale
e la fabbrica della Red Racer a circa quindici piani d’altezza.
Creando un ponte.
Sapevo come entrare nella fabbrica della Red Racer.
«Sei proprio pazza,» commentò infine SteelHooves dopo aver sentito
il piano. Velvet Remedy mi stava lanciando delle occhiatacce, come
se il fissarmi abbastanza duramente le avrebbe spiegato il mio cambio
d’umore.
«Quello là è un grosso edificio dall’aria instabile, Littlepip. Penso che magari sia meglio dividerci in coppie per cercare di trovare la
miglior via d’ascesa. Altrimenti ci vorrà un’eternità.»
Concordai. Non solo volevo muovermi velocemente in modo che
la mia MPT non esaurisse il suo effetto prima che fossimo saliti ed avessimo attraversato, ma pensavo veramente che i piani in quell’edificio
non dovessero essere sottoposti al peso di più di due di noi allo stesso
tempo. Specialmente quando uno di loro era SteelHooves.
«Io andrò con SteelHooves. Sono la più leggera, e posso usare la
levitazione quando necessario.»
Velvet Remedy diede un’occhiata a Calamity ed esclamò, «No! Io. . .
Io dovrei andare con te e SteelHooves dovrebbe andare con Calamity.
Lui vola. Non un minimo di peso.»
Calamity nitrì e roteò gli occhi. «Quello che vuoi, principessa. Quindi, Ranger, ti dispiace un po’ di saccheggio?»
«No, finché trasporti tu,» mise in chiaro SteelHooves e seguì Calamity attraverso una delle vicine cornici senza vetro del Battizoccoli.
Velvet Remedy alzò altezzosamente il naso in aria, facendo coppia con
me mentre li seguivamo.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
459
Quando entrammo nell’oscurità Velvet Remedy si concentrò, illuminando il suo corno. La prima cosa che notai fu un distributore di
palline di gomma. Le palline all’interno si erano fuse e bollite, ed erano
diventate un blocco solido all’interno dell’alloggiamento deformato.
L’area centrale del Battizoccoli era composta da tre piani di balconate sopra una pista da ballo che occupava la maggior parte del pianterreno. La piattaforma del musicista era stata un tempo appesa al soffitto
con dei cavi. Penzolava inclinata ed un angolo si era sfracellato sulla
pista da ballo come una nave che iniziava ad affondare.
«È un male che sia gelosa di questo posto e dei pony che si sono
esibiti qui?» mi chiese Velvet Remedy mentre passavamo sotto file di
altoparlante pendenti, ognuno più grande di uno stallone adulto. «O
che mi disturbi il fatto di vederlo distrutto in questo modo?»
Scossi la testa. «Solo perché sogni di essere una pony medico non
significa che ti piaccia di meno cantare.» In qualche modo sapevo che
quelle erano le parole giuste. Doveva essere l’acume e le maniere che le
MPT concedevano ad un pony, perché non ero sicura di poter capire
da sola che cosa la preoccupasse. «Non stai tradento i tuoi sogni o la
tua libertà perché ti piace cantare.»
Velvet Remedy fece una pausa. Quindi nitrì, sorridendo. «Grazie,
Littlepip.»
Sorrisi di ricambio, evitando uno scheletro bruciacchiato. Quindi
mi fermai, guardandolo. A differenza delle strade al di fuori, dove i pony
erano stati vaporizzati in un lampo, quelli all’interno furono bruciati
vivi. Trasalii, cercando di non immaginare le fiamme in corsa penetrare nella discoteca, riempiendola di fuoco. Realizzai che la sede del
Ministero della Morale doveva aver avuto delle sue protezioni, ma non
magicamente forti quanto quelle attorno alla sede Ministeriale diretta
da Twilight Sparkle. Dovevano aver resistito solo un istante, probabilmente solo per un battito d’occhi, prima di cedere. L’inferno che aveva
460
Fallout: Equestria — Parte II
consumato il posto non era stato niente meno di un olocausto.
La bomba al fuoco magico delle zebre piazzata nel cuore di Manehattan
fu detonata nella tarda mattinata. La popolazione del Battizoccoli era
probabilmente al suo picco minimo dell’intera giornata. Lo stesso non
poteva dirsi per la sede Ministeriale al di sopra. Concentrai la mia magia
per creare un passaggio attraverso gli scheletri anneriti dei pony che
coprivano buona parte del pavimento.
Punti rossi chiazzarono la bussola del mio EFS. Scioccamente, il
mio primo pensiero fu dei fantasmi di cui il pony mercante con il gufo
meccanico ci aveva parlato. In un certo senso non ero andata molto
lontano.
«Who?5 » domandò la piccola civetta robot che si librava nel corridoio. Mi fermai. Non per paura ma in completo stupore. Civette robot
di sicurezza ostili? Seriamente?
La civetta meccanica aprì il becco, ed una sottile linea di energia
magica rosa tagliò l’aria, colpendo un vaso annerito dal fumo sopra ad
un bancone accanto a me. Il vaso volò all’indietro, splendendo fieramente di rosa, e si disintegrò in una fine cenere luminosa prima che
potesse toccare il pavimento.
Quindi sì, seriamente.
Sentii la bardatura da combattimento di Calamity sparare da qualche altra parte sul piano. Feci scivolare il mio fucile da combattimento
fuori dalla sua custodia, facendo fluttuare la bocca di fuoco verso l’uccello meccanico e quasi sparai a Velvet Remedy quando corse davanti
a me, trafiggendo la creatura metallica con il suo corno.
5
Gioco di parole tra who, onomatopea del verso di gufi e civette, e who, parola che
significa “chi”.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
461
Mi sentii tremare—presa tra panico, sollievo e rabbia—quando
Velvet Remedy si fermò, con gli occhi fissi sull’inerte robot impalato
sul suo corno. Scosse la testa, cercando di rimuoverlo.
«Littlepip?» disse infine, suonando disperata e dall’aspetto comico.
«Un aiutino per favore?»
«Solo. Se prometti. Di non correre. Di nuovo. Davanti ad un’arma
carica.»
Si fermò, guardandomi con la civetta robot morta sul corno, i suoi
occhi si allargarono quando le cadde lo sguardo sul mio fucile fluttuante.
«Oh cara.»
«Oh cara decisamente,» dissi cupa anche se la mia rabbia stava
scemando via. Avvolsi la civetta rotta con la mia magia e la sfilai via.
Volevo essere incazzata, ma aveva un aspetto così carino conciata in
quel modo.
Pffatt. Pffatt. Pffatt.
Il proiettile attraversò la prima civetta, facendo incendiare i suoi
componenti interni al suo passaggio. Altri due passarono innocuamente attraverso l’aria, impattando sul muro della cucina dietro con lampi
di fuoco. Mentre il guardiano meccanico cadeva cambiai bersaglio con
la praticata perfezione del SATS. Premendo nuovamente il grilletto
mandai altri tre proiettili alla seconda civetta.
Una filo rosa colpì la mia schiena, bruciando dolorosamente, ma
misericordiosamente senza trasformarmi in cenere rosa. Senza nemmeno aspettare di vedere la seconda civetta meccanica cadere, feci girare
la canna attorno per puntarla a quella dietro di me e telecineticamente
premetti nuovamente il grilletto. Tre proiettili, una ventata di fuoco, e la
terza civetta cadette sul pavimento in fiamme. L’aria odorava di ozono,
cavi bruciati ed interiora robotiche ribollenti.
462
Fallout: Equestria — Parte II
Esauriti, gli incantesimi di puntamento caddero. Mi guardai attorno
ma li avevo presi tutti. Controllai il caricatore del fucile zebra.
Stavo rapidamente utilizzando le munizioni ad alta penetrazione
che il fucile zebra poteva usare. L’arma non sembrava avere la capacità
di sparare un solo colpo alla volta, e ne serviva solo uno per attraversare quelle creature. Avevo bisogno di cambiare arma ma il fucile da
combattimento si era già dimostrato troppo impreciso alla distanza a
cui preferivo ingaggiare quelle creature. Erano facili da uccidere, ma le
loro armi ad energia magica avevano la possibilità, anche se sottile, di
disintegrare qualsiasi cosa colpissero. Non volevo che si avvicinassero
abbastanza da avere un buon tiro.
Sospettavo che la Piccola Macintosh avesse potenza più che sufficiente per perforare la pelle metallica di quelle cose senza usare munizioni ad alta penetrazione. Il che era un bene perché la Piccola Macintosh
era l’unica arma di cui non avevo munizioni di quel genere (a parte
la pistola a dardi, che era completamente inutile contro quelle piccole
cose).
Cambiando arma iniziai a muovermi verso la parete di frigoriferi,
intenta a scoprire quali chicche il Ministero della Morale avesse stipato
su quel piano con una quantità di conservanti sufficienti per l’eternità.
Ogni altro piano della sede dell’MdM aveva una cucina, anche se solo
piccola. C’erano più cucine che bagni, cosa che non potevo pensare
fosse logisticamente salutare. Ed alcuni piani come quello non erano
nient’altro che cucina. I poster sul muro erano tutti marroni e sfaldati,
o bruciati del tutto, ma quelli che erano ancora leggibili mi avevano
convinto che Pinkie Pie avesse in realtà creato un’industria governativa
basata sullo sfornare feste di compleanno per piccoli e bravi puledri e
puledre. Sei stata brava quest’anno, Littlepip (fidati di noi, noi sappiamo!).
Quindi ecco la tua torta, inviata direttamente dal Ministero della Morale.
Con un biglietto di auguri di compleanno firmato da Pinkie Pie stessa!
Quello che avevo immaginato era ridicolo ed impossibile, ma in
qualche modo credevo che in realtà fosse vero.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
463
Velvet Remedy mi fermò, insistendo per guardare la mia ferita sulla
schiena prima di farmi fare un altro metro. Così mi sedetti sulle cosce
e guardai con desiderio la porta del frigorifero.
«Tu e Calamity,» disse seccata Velvet Remedy. «Quando sognavo
di essere una pony medico era per spendere la mia vita ad aiutare pony.
Molteplici. Non solo due, ancora ed ancora.»
«Potresti sempre lasciarmi OW!» Trasalii quando premette qualcosa che mi punse sulla bruciatura prima di versare un gel piacevolmente
freddo su di essa.
«Ecco, sarà come nuova in pochissimo tempo. Un po’ rosa, forse, e
potrebbe volerci qualche giorni perché il manto ti ricresca, ma non farà
una cicatrice.» Non come la linea a sinistra sul mio collo, intendeva.
«. . . ed anche solo cercare di convincerlo a farsi un bagno è come cercare
di infilare una mela nella cruna di un ago. . .» Una volta che Velvet
Remedy era entrata nell’argomento Calamity semplicemente non si era
più fermata. Volevo coprirmi le orecchie con gli zoccoli, ma non potevo
farlo e contemporaneamente camminare. Almeno la sua voce era calata,
fatta più timida dall’arredamento del corridoio.
Eravamo riuscite a raggiungere uno dei tanti piani che erano stati
dedicati alla setacciatura delle enormi quantità di intelligence ottenute
collegandosi ad ogni conversazione «privata» trasmessa da tecnologia
arcana, come dai terminali. Il Ministero della Morale era in ascolto.
Lungo tutto l’oscuro corridoio vi erano dei poster anneriti dal fumo
di Pinkie Pie. Ci stavano guardando, sembrava che gli occhi seguissero
i nostri movimenti. Le parole in grassetto «PER SEMPRE» risaltavano
dal basso del poster.
Il più inquietante. Più raccapricciante. Corridoio. Di sempre!
Feci fluttuare fuori uno dei muffin che avevamo trovato nel frigorifero e gli diedi un morso. Era un po’ stantio, ma ancora sorprendente-
464
Fallout: Equestria — Parte II
mente commestibile dopo due secoli. Chiunque li avesse cucinati era
od una dea della cucina, od una fattucchiera davvero oscura.
«. . . spara senza riflettere. Come quando ha sparato al drago prima
ancora che potessimo provare a parlarci. Come ha sparato a te. . .»
La stavo ancora ignorando quando raggiungemmo la fine del corridoio. Sinistra, destra o dritte attraverso le porte davanti? Iniziai a sentire
scemare gli effetti delle Ment-ali Party-Time. Alla prima occasione ne
avrei presa un’altra. Non potevo rischiare di avere i postumi in un posto
così buio e. . . inquietante. O, del resto, attorno a Velvet Remedy mentre
era così. . .
«Whoa!»
Avevo aperto le porte e mi trovai a fissare il cielo. Una sala uffici
tre volte le dimensioni dell’Atrio di una Scuderia si apriva davanti a
noi, riempita con file e file di scrivanie con terminali, aprendosi su uno
spazio vuoto. Il sole si stava appena muovendo sotto la copertura di
nubi, colorando il cielo di un arancione apocalittico. Mi ero in qualche
modo scordata che metà dell’edificio era andato.
Per la prima volta in settimane fui colpita da delle grandi ed incapacitanti vertigini. Mi ero abituata all’immensità dell’esterno, ma averla
all’improvviso ed inaspettatamente gettata in faccia risvegliò la puledra agorafobica dentro di me. Con attenzione, tremando leggermente,
chiusi la porta.
«. . . potrebbe effettivamente piacere un bruto come lui?» Velvet Remedy
si fermò per respirare. Ringraziai Celestia per il momento di quiete,
pregandola dispettosamente di poter mandare la voce di Velvet Remedy
in una vacanza lunare.
Secondo le mie stime, eravamo un piano al di sopra di dove si era
incastrato il monopattino. Rampe di scale collassate ci avevano forzato
a salire di più e stavamo cercando una via per scendere nuovamente.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
465
«È solo che mi fa così. . . così. . . incazzare,» Velvet Remedy esplose
pestando il pavimento. Ed ecco la fine del potere della preghiera. «Sai,
penso seriamente che dovrei riconsiderare le mie opzioni. Ci sono un
sacco di altri stalloni nelle Terre Devastate d’Equestria. . .»
Sentii una fitta di gelosia. Iniziai a scavare un buco in cui sotterrarla.
«. . . O,» disse Velvet Remedy con una improvvisa dolcezza. Mi fermai. Potevo sentire il suo respiro sul mio orecchio sinistro. Quando
si era avvicinata così tanto? Con una voce sensuale dolce quanto il
cioccolato fuso suggerì, «O magari una giumenta?»
Sentii mancarmi le ginocchia. Il mio cuore saltò un battito. Le mie
interiora si riscaldarono ed il mio stomaco si riempì di farfalle.
Quindi la realtà dura e fredda mi crollò addosso, spegnendo il calore
ed uccidendo le farfalle con il gelo. Mi voltai verso di lei, istantaneamente e freddamente furiosa.
«NO.»
Velvet Remedy fece un passo indietro sorpresa.
«No. Sei troppo percettiva per non sapere che ho una cotta per
te.» Feci un passo avanti, con la voce fredda e brusca. «Non ti farò
giocare con il mio cuore, offrendomi ciò che bramavo, solo per cercare
di riavvicinarti a Calamity.»
Velvet Remedy indietreggiò con le orecchie all’indietro, balbettando.
«Per l’amore delle Dee, Remedy!» sbraitai. «Sei una seguace di Fluttershy. Non puoi essere così cattiva.»
Velvet Remedy spalancò gli occhi. Le sue orecchie erano appiccicate
all’indietro sul cranio e si ritraeva da me ranicchiandosi.
Bene.
Mi voltai e camminai via, non volendo guardarla nuovamente. La
lasciai che era ancora lì quando voltai l’angolo. Qualcosa si stava spezzando dentro di me e non volevo che lei lo vedesse.
«Non dovresti essere qua,» disse una voce che suonava inqueitantemente come una Pinkie Pie meccanica. «Sei stata una pony cattiva!»
466
Fallout: Equestria — Parte II
La griglia di una robofatina brillò di un arrabbiato rosso-rosa e
mirò la sua arma ad energia magica verso di me..
«Da dove vengono?» urlò Velvet Remedy quando altre cinque robofatine circondarono il vano della porta ed iniziarono a vaporizzare le
nostre barricate di tavoli e frigoriferi.
Conoscevo la risposta, ma non avevo tempo per spiegare ad alta
voce. Era ovvio, seriamente. Prima che ci fosse l’Osservatore a guardare ogni pony, c’era Pinkie Pie. Ma certo che le robofatine erano sue.
Le immaginai fluttuare per le strade pre apocalittiche di Ponyville, Appleloosa, Manehattan. . . onnipresenti. Ovunque. Svolazzando in giro
riproducendo allegra musica di tuba e tutte le altre piccole ed insensate
canzoni felici che suonavano. Piccoli ambasciatori di incoraggiamento
dal Ministero della Morale. Piccole spie.
Sparai colpo dopo colpo, abbassandomi solo per ricaricare. Le ondate stavano arrivando più velocemente, e ce n’erano abbastanza di loro
che il mio incantesimo di mira si scaricava prima che potessi finirle
tutte. Fortunatamente erano bersagli facili. Sembrava non capissero il
concetto di evasione.
La chiarezza delle MPT era svanita, lasciando il mio cervello come
una lumaca. Ogni istante non speso a mirare e sparare era speso a
sperare per un’occasione per mangiare un’altra Ment-ali. Ma con Velvet
Remedy ranicchiata di fianco a me non c’era modo di farlo. Ero ancora
freddamente arrabbiata con lei, e l’ultima cosa che volevo era darle
la soddisfazione di vedere qualcosa che avrebbe interpretato come la
prova di avere ragione.
Tuttavia mi stavo chiedendo perché proprio quel piano.
Altre quattro piombarono dentro attraverso la finestra in frantumi.
Gli lanciai contro un frigorifero. Tre rimasero schiacciate da esso. La
quarta fu spinta lontano. Di fianco a me Velvet sparò con la sua pistola
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
467
a dardi ancora ed ancora contro di essa. Aveva una brutta mira ma
alla fine la colpì. Il dardo rimbalzò contro il robot corazzato senza fare
danni.
Il robot rispose al fuoco, sparandole attraverso la criniera.
«Bene,» si arrabbiò con una determinazione signorile. Fui sorpresa
dal sentire il fucile da combattimento fluttuare fuori dalla sua fondina.
«Proviamo questo qua.»
BLAM!
La robofatina esplose in una cascata di scintille.
L’ufficio era stato, un tempo, effettivamente piuttosto carino. Una gigantesca finestra dava su quella che un tempo sarebbe stata una visuale
panoramica di Manehattan. La finestra si era frantumata verso l’interno e l’intelaiatura era frastagliata di denti di vetro. Quattro casseforti,
coperte di bolle ma intatte, erano incassate nella parete a fianco della
finestra. Davanti ad essa c’era una scrivania sciolta.
Nell’angolo più lontano c’era una piccola cucina. Sul bancone un
terminale dava un leggero bagliore rosa. Non ne avevo mai visto uno
prima che non brillasse di quel malato verde mela. Il telaio era deformato e bruciacchiato e richiese qualcuno degli strumenti speciali che
avevo recuperato dalla Scuderia Ventinove solo per interfacciarmi con
esso, ma lo schermo era ancora leggibile.
Sull’altro angolo più lontano della stanza, opposto alla cucina, c’era
un altro scheletro annerito di un pony. Mi ero appena seduta per provare gli zoccoli per penetrare nel terminale quando lo notai, e qualcosa
era sepolto tra le ossa.
Incuriosita mi alzai e trottai verso di esso. Quella che avevo intravisto era una zona di colore, pulita, non danneggiata dal fuoco magico
che aveva divorato il posto. Guardando più da vicino vedi una statuetta
468
Fallout: Equestria — Parte II
nella la cassa toracica del pony morto da tempo. Una giovane unicorno
viola con strisce rosa e viola nella criniera lavanda. Twilight Sparkle.
Cautamente, feci fluttare la statuetta fuori dalla cassa toracica e le
diedi uno sguardo più da vicino. Immediatamente, sentii uno strano
bagno di chiarezza che spinse via la nuvola che si era posizionata sopra
il mio cervello. La sensazione non era minimamente potente rispetto
al mangiare una Ment-ali Party-Time, e nemmeno saporita. . . ma non
potevo negare che non mi sentissi più pulita in qualche modo.
Alla base della statuetta: «Sii Brillante».
Sorridendo un poco infilai via la statuetta e feci tornare la mia
attenzione al terminale.
Quello era oltre le mie capacità. Nemmeno con i nuovi trucchi che
avevo imparato comparando i libri fui in grado di violarlo.
«Littlepip. . .» iniziò Velvet Remedy, avvicinandosi cautamente mentre io mi arrendevo disgustata. «. . . per favore, riguardo a prima. . .»
La fissai in avvertimento. «Guarda, semplicemente non parlarne.»
Ricacciando indietro una replica più aspra, «Anzi, perché non vai fuori
per un poco? Ho bisogno di un po’ d’aria fresca.
La vidi diventare ancora un po’ più piccola. Annuì, senza dire altro,
ed entrò nell’ufficio oltre la strana porta a forma di muffin.
L’instante in cui la porta si chiuse, feci fluttuare fuori le mie Ment-ali
Party-Time e ne ingoiai una. Andai prima alle cassaforti, scassinando
ognuna facilmente. E, con mia gioia, il contenuto della terza cassaforte
comprendeva dozzine di scatole di Ment-ali Party-Time! Ero in realtà
più felice per quella scoperta che non per i due StealthBuck che trovai
nella quarta.
Quindi diressi la mia attenzione all’insolente terminale mentre la
mia mente raggiungeva nuovi livelli di intelletto. Richiese altri quattro
tentativi, costringendomi ripetutamente ad uscire dal sistema prima
che si bloccasse. Ma infine lo fregai. Feci un gridolino di gioia!
«Littlepip?» la voce di Velvet Remedy suonò attraverso la porta—
timida, cauta.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
469
Le spalle mi si abbassarono. Sospirai. Alzandomi dal terminale, mi
diressi verso la porta e la aprii. «Va bene, guarda. So che ti dispiace. E
che non lo volevi fare. Ma non cambia il fatto che hai cercato di farlo.
E questo non smetterà di far male in tempi brevi.»
Annuì, con le lacrime agli occhi. Mi sentii male. Perché mi sentivo
male?
Chiusi gli occhi e sospirai nuovamente. Stavo vedendo la situazione più chiaramente. Anche se non lo volevo. Le Ment-ali Party-Time
erano rivelatrici dalle pari opportunità. «E, per quanto possa valere, ti
capisco. So cosa significa mettere la propria fede in qualcosa cui credi
in un modo piuttosto che per quello che è in realtà.» Cercai un esempio
che non rivelasse che non avevo effettivamente ottenuto nessun suggerimento da DJ Pon3. Non volevo ancora ammetterlo. E, fortunatamente,
non mi ci volle molto per trovare un esempio migliore.
«Quando misi zoccolo all’esterno ero completamente disorientata.
Non lo capivo minimamente. L’unica cosa che capivo erano le Scuderie.
O, per lo meno, è quello che pensavo. In realtà l’unica cosa che capivo
era la Scuderia Due. E quando le altre Scuderie non si rivelarono all’altezza delle mie aspettative, io. . . non sono riuscita a gestire bene la cosa.»
Battei uno zoccolo sul pavimento, sollevando della cenere. «Diamine,
non ci volevano nemmeno tutti quei bizzarri e perversi esperimenti
sociali. . . mi agito se l’architettura non è giu. . . non è la stessa. Non è
quel che io penso sia giusto.»
Velvet Remedy mi stava fissando pensierosa.
«Quando qualche cosa, o qualche pony, non sono all’altezza delle
tue assunzioni su di lui, allora devi accettare che non lo conoscevi bene
quanto pensavi, e sforzare di conoscere meglio il vero lui. . . oppure
inizia a, beh. . .»
«Fare quello che sto facendo ora?» ofrrì Velvet Remedy.
«Eggià.» Le sorrisi. Quindi roteai gli occhi, «Ed io sono totalmente la pony sbagliata a cui chiedere questi consigli quando non riesco
nemmeno a gestire la cosa da sola.»
470
Fallout: Equestria — Parte II
«Grazie, Littlepip,» disse sinceramente Velvet mentre io sparivo nuovamente attraverso la porta a forma di muffin per guardare ancora una
volta il terminale.
C’era solo un pezzettino recuperabile di dati dal terminale. Un messaggio audio:
«Ciao Twilight. Sono io. . .
«Ho cercato di mandarti messaggi sia al tuo ufficio a Canterlot che quello che hai qua. Ogni pony dice che sei di nuovo
alla Splendid Valley, quindi sto provando pure lì adesso. Spero
veramente che tu non mi stia semplicemente evitando. Io. . . Io
non ti biasimerei se lo stessi facendo.»
La voce era ansiosa, triste e spezzata. Conoscevo la voce di Pinkie Pie;
l’avevo sentita nel ricordo di Vinyl Scratch. Era quasi la stessa, ma molto
più fragile. Possibilmente anche cupa.
«Sono andata alla rimpatriata a casa di Spike e l’ho portata
proprio come hai chiesto. Tutti i miei amici erano lì tranne te. . .
Spike ha detto che era perché non potevi allontanarti dal lavoro,
ma. . . Era perché io sarei stata presente?
«Twilight, mi dispiace così tanto. Avevi ragione. Completamente ragione. L’ho saputo per tanto tempo. È solo. . .
«Non posso.
«Voglio dire, non potevo. Ma lo farò. Ho preso appuntamento alla Clinica Helpinghoof. Per domani. Loro dovrebbero avere delle robe. . . medicine che possono aiutare queste. . .
dipendenze. . . ad andare via.
«Pensi che possano essere in grado di mettere la medicina in
un torta? O magari in una crostata? Mi piacciono le crostate!»
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
471
Sentii sulla registrazione il suono di un battito e la porta
aprirsi. Una seconda voce interruppe.
«Signorina Pinkie Pie? Il Ministero delle Tecnologie Belliche ci ha mandato una dozzina di Ranger d’Acciaio. Sono in
posizione con i nostri agenti.»
Pinkie Pie parlò nuovamente, ma rivolta al pony intruso.
Non si era preoccupata di modificare la registrazione; l’ha
lasciata semplicemente andare avanti.
«Oooh, quei pony della Four Stars sono dei pony cattivi!
Quei pony devono essere esiliati. Quindi essere rinchiusi nel
posto in cui sono stati esiliati. Ma prima abbiamo bisogno di
ottenere i segreti dalle loro cattive, proprio cattive teste di pony
per essere sicuri che non ci siano altri di loro. Quindi di’ ai miei
pony che li vogliamo vivi. . .
«OH! Idea! Falli partire in uno dei miei Palloni Pinkie!6 »
Il pony intruso sembrò insicuro, colto alla sprovvista dal
suggerimento. «Signorina? Vuole che facciamo irruzione alla
Four Stars usando un. . . gigantesco dirigibile con la forma della
sua testa?»
«Uh huh! Voglio che sappiano che sto venendo a prenderli!»
Non potevo trattenere la mia mente dall’immaginare un gigantesco
pallone rosa con la stessa faccia che fissa come quella sul gigantesco
cartellone. Non ero sicura se fosse ingegnoso o folle.
Sentii sulla registrazione lo scatto della porta che si chiudeva. Pinkie
Pie ritornò a rivolgersi alla sua (ex?) amica, Twilight Sparkle.
«Scusa per l’interruzione. Tu. . . non crederesti a quello che sta
succedendo. Ma non preoccuparti. Se supereremo questa giornata, tutto andrà per il meglio.
«Dopo oggi potrò fare quello che volevi che facessi. Potrò
cercare di essere nuovamente la tua Pinkie Pie. Mi dispiace che
6
Nell’originale, Pinkie Balloons.
472
Fallout: Equestria — Parte II
non abbia provato prima. . . ma semplicemente non potevo. So
che non mi crederai ma. . . prova a ricordare i paraspiritelli.
«Ho fatto cose brutte, Twilight. Cose orribili. Ed ho lasciato
i pony del mio Ministero fare cose ancora peggiori. E mi dispiace
davvero, davvero tanto. Non so se potrò essere nuovamente la
tua Pinkie Pie. Ma proverò. È una Promessa Pinkie Pie!
«Io. . .
«Le Ment-ali Party-Time sono cattive. Rovinano i pony. So
di essere in rovina. Più che mai. Ma ne avevo bisogno. La vecchia e normale Pinkie Pie è brillante e può sentire quando le
cose stanno per succedere. Ma le Ment-ali Party-Time mi rendono. . . di più. Non migliore. Ora lo so. Ma. . . di più. E ci serviva
di più. Equestria richiede di più.
«Con le Ment-ali Party-Time il mio Senso Pinkie è molto,
molto più Sensoso7 . Ed è l’unica cosa che ci tiene uno zoccolo
avanti alle cose molto, molto brutte. Il mio naso brucia da tutto
il giorno. È come un naso che prude ma molto, molto peggio.
Quelli sono pony cattivi, Twilight, e vogliono farci del male. Far
male a tutta Equestria. E la sola Pinkie Pie normale non può
fermarli. . .
«Ma dopo oggi, andrà di nuovo tutto bene. Semplicemente
lo so. Dobbiamo solo superare oggi. . .
«. . . E domani ho quell’appuntamento. E. . . e. . .
«E Twilight? Pensi che. . . magari. . . potresti venire con me?
Sono. . . piuttosto spaventata. E non è il genere di paura che va
via ridacchiando.
«Voglio dire, ti ho qua con me adesso, quindi saresti più o
meno con me in ogni caso. Ma non è lo stesso. Voglio la vera
Twilight Sparkle. Io. . .
«Io rivoglio la mia amica.
«Per favore?
7
Nell’originale, Sense-y, la y è aggiunta per rendere la parola un avverbio.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
473
«Farò qualunque cosa. . .»
La registrazione finì. Rimasi seduta, stordita. C’era un turbine di pensieri nella mia mente, ma nessuno di esse si focalizzò abbastanza.
Le Ment-ali Party-Time rovinavano i pony.
L’aveva detto Pinkie Pie stessa. Ma aveva anche detto che la rendevano. . . di più. Sapevo che era vero; stavano rendendo me di più proprio
in quel momento.
Pinkie Pie voleva liberarsene. Ma non poteva. Non solo perché ne
era dipendente, ma perché doveva fidarsi dell’aiuto per poter fare il suo
lavoro. Per cercare di salvare milioni di pony. Come poteva questo non
essere più importante di un’amicizia?
Le Terre Devastate d’Equestria richiedevano sacrifici.
La registrazione audio finiva con un allegato:
Errore. Connessione con il terminale Maripony #42
fallita.
Messaggio non inviato.
Twilight Sparkle non aveva mai ricevuto l’ultima chiamata di Pinkie
Pie.
Ti ho qua con me adesso. . .
Gli occhi mi caddero sullo scheletro di pony dal quale avevo recuperato la statuetta di Twilight Sparkle. Una tristezza sgorgò dentro di
me. Sentii le lacrime colarmi sulle guance.
«Possano Celestia e Luna essere con te, Pinkie Pie,» dissi, senza
sapere cos’altro dire.
474
Fallout: Equestria — Parte II
Il sole stava calando oltre l’orizzonte, dipingendo le nuvole al di sopra
con strisce di rosa e viola. I colori di Twilight8 .
Calamity e SteelHooves ci stavano già aspettando quando Velvet
Remedy ed io raggiungemmo il piano inferiore e trovammo la punta
del monopattino fuori misura della Red Racer, saldamente incastrato
in quella che un tempo era stata l’intelaiatura di una gigantesca finestra,
leggermente sbilanciato. Il modello rosso scricchiolava nel vento.
«Oh sì. Ha un aspetto sicuro,» commentò SteelHooves.
Velvet Remedy si risollevò quando vide Calamity, fissandolo fino a
quando ricambiò lo sguardo, quindi distolse apposta lo sguardo.
«Va bene, penso che questa volta Velvet Remedy e Calamity dovrebbero andare assieme,» suggerii fermamente. Avevano delle cose di cui
parlare e, prima lo facevano, meglio sarebbe stato per loro e per me. «Io
andrò con SteelHooves e lo aiuterò levitandolo sul monopattino.»
Il cielo al di sopra stava diventando percettibilmente più scuro. Dovevamo sbrigarci. Misi uno zoccolo sul bordo e feci l’errore di guardare
in basso. Una grande, paralizzante vertigine mi colpì. Eravamo quattordici piani sopra il vicolo. I piccoli punti rossi delle manticore riempivano il terreno molto, molto al di sotto. Un altra volò attraverso il vicolo
più o meno a metà tra me e loro. Sentii sudore freddo colarmi in mezzo
alla fronte.
Non pensavo di poterlo fare!
«Senza offesa, ma non voglio che tu mi leviti, bambina. Hai l’aspetto
di qualcuno che sta per svenire.»
«Cambio di piani,» annunciò Calamity. «Littlepip, allontanati dal
bordo. Riprendi fiato. Velvet, vai tu per prima. Non preoccuparti,» aggiunse, vedendo la sua espressione spaventata. «Sarò lì a prenderti se
cadi. Littlepip, quando sei pronta, usa la tua levitazione per alleggerire
il carico di SteelHooves. Dopo di ciò, ti trasporterò in volo.»
8
Doppio riferimento ai colori di Twilight Sparkle ed i colori del crepuscolo (che,
in inglese, è per l’appunto Twilight).
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
475
Tutti concordammo. Una volta lontana dal bordo, mi sentii molto
meglio.
Velvet Remedy andò per prima, provando il monopattino. Vibrò
leggermente nel vento, scricchiolò allarmantemente quando raggiunge
la metà, ma resse. Per un istante mi chiesi perché Calamity non poteva
trasportare pure lei in volo. Ma realizzai che non c’era modo che potesse trasportare pure SteelHooves. Ed era meglio avere qualche pony
più leggero attraversare per primo, con Calamity pronto a fiondarsi,
piuttosto che sottoporre subito il monopattino al Signor Pony Pesante.
Velvet Remedy saltò giù dall’altra punta del monopattino che si era
incastrato a circa l’altezza di un pony dalla terrazza della Red Racer su
cui era incastrato. Sorrise debolmente e fece un piccolo cenno. Feci un
cenno di ritorno. Fu allora che li notai.
Individuai l’impalcatura spezzata che un tempo aveva sorretto il
gigantesco monopattino della Red Racer diversi piani più sopra. Annidate all’interno vi erano le scure e coriacee figure dei pipistrelli vampiro. Il sole era affondato completamente dietro l’orizzonte, la luce stava
svanendo dal cielo, e loro stavano iniziando a muoversi.
Feci levitare fuori il fucile zebra, pensando che se gli avessi sparato mentre erano ancora annidati assieme, il fuoco avrebbe potuto
eliminare l’intero nido. Ma SteelHooves stava mettendo zoccolo sul
monopattino; che fece un lamento di protesta da far tremare le ossa e
diressi la mia concentrazione sul circondarlo in un bozzolo telecinetico,
annullando il peso delle sue borse ed armatura. Pesava probabilmente
meno di me in quel momento.
Il primo pipistrello vampiro spalancò le ali e prese il volo, in caccia
di una preda.
Calamity gli sparò. La figura barcollò a mezz’aria, quindi cadde
sgraziosamente dal cielo. La detonazione mandò tutti gli altri pipistrelli
vampiri a svolazzare in aria!
Calamity si voltò, sparò nuovamente, ed un altro cadde. Ma altri
due si diressero verso di lui, sentendo la cena. Il pegaso si girò in aria e
volò via, attirandoli lontano da noi.
476
Fallout: Equestria — Parte II
Pffatt. Pffatt. Pffatt.
Divisi la mia concentrazione tra lo sparare il fucile zebra e tenere
la maggior parte del peso di SteelHooves giù dal monopattino. Focalizzarsi su due compiti differenti non era come sollevare due oggetti, ma
potevo farlo—solo non facilmente. E non potevo usare l’incantesimo
di mira senza perdere la presa sul Ranger d’acciaio.
La maggior parte dei miei colpi non andò a segno.
Sentii lo scoppio degli spari dalla posizione di Velvet Remedy. Aveva ancora il mio fucile da combattimento, e con il suo secondo colpo
uno dei pipistrelli vampiri esplose spargendo interiora. Vidi un altro volare alto nell’aria sopra di lei. Una scia curva di fuoco gli corse incontro,
il missile SteelHooves esplose all’impatto. Le ali coriacee si agitarono
nella caduta; non rimaneva nessun segno del corpo a cui un tempo
erano attaccate..
Con un tonfo la mia visuale della battaglia fu coperta dalla faccia
di un pipistrello vampiro quando atterrò sulla punta del monopattino
della Red Racer e mi afferrò con le sue zanne simili a pugnali. Incapace
di vederlo persi la presa su SteelHooves. Il monopattino fece un lamento
doloroso di metallo contro cemento.
Pffatt. Pffatt. Pffatt.
Mancai. Era proprio davanti alla mia faccia, sentivo il suo respiro
rancido, e mancai!
Il pipistrello vampiro piegò le ali, spingendosi attraverso la finestra
mentre mi mordeva. Sentii la gigantesca creatura pipistrello collidere
con me, la lordura del suo fetore mi fece strozzare. Le sue zanne vogliose
di sangue raschiarono contro la mia corazza, cercando di penetrarla.
Sentii un colpo da Calamity, ed il pipistrello vampiro fece uno stridio spacca timpani. Si ritrasse fuori dalla finestra, cercando il suo assalitore, e fiori di sangue fiorirono da due buchi nella sua testa quando
Calamity sparò nuovamente.
«Ho pensato che volessi un po’ d’aiuto, compagna!» urlò Calamity, piegando il cappello all’indietro mentre volava davanti. Quattro
pipistrelli vampiri lo stavano inseguendo!
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
477
SteelHooves aveva appena finito di attraversare. Fissai il monopattino. Si era spostato con il peso di SteelHooves. Sembrava ancora meno
stabile di prima. Ma Calamity era occupato; avrei dovuto farla da sola.
«Puoi farcela,» dissi a me stessa ad alta voce. «Era il tuo piano.»
Misi zoccolo sul monopattino, con le zampe che tremavano leggermente.
Ero a metà strada, madida di sudore, movendomi un centimetro alla
volta, quando il pipistrello vampirò piombò su di me. Alzai il fucile
zebra verso il mio assalitore e premetti il grilletto.
Pffatt. Pffatt. Pffatt.
Il pipistrello vampiro strillò, avvolto dalle fiamme. Spalancai gli
occhi quando vidi il pipistrello infuocato precipitare verso di me. Accelerando ad un galoppo spaventato corsi verso la fine del monopattino.
Il cadavere infuocato del pipistrello vampiro si schiantò dietro di
me sul monopattino, staccandolo dalla finestra del Ministero della Morale con uno stridio terrificante. Sentii il ponte su cui stavo correndo
barcollare e mancarmi da sotto gli zoccoli, lasciandomi in caduta libera.
Circondandomi nella mia stessa magia cercai di spingermi in avanti,
aggiungendola al mio slancio.
Per la grazia di Luna mi stavo tuffando verso una finestra piuttosto
che verso una parete di cemento. E, visto che le Terre Devastate d’Equestria mi odiavano, era l’unica finestra nell’intera fabbrica della Red
Racer con dei pannelli di vetro ancora perlopiù intatti.
Il vetro mi tagliò, nuovo dolore eruppe da punti del mio corpo
quando mi ci schiantai attraverso ed atterrai duramente, rimbalzando
su un tavolo e schiantandomi su diverse sedie. Tutto divenne nero.
478
Fallout: Equestria — Parte II
Quando mi riebbi, mi ritrovai nei resti di una sala conferenze. Il mio
intero corpo dolorava. Ero separata dai miei amici da diversi piani.
Era passato abbastanza tempo per esaurire l’effetto delle Ment-ali PartyTime.
Ed una manticora mi stava annusando.
Brontolai. Cercai di spingermi sugli zoccoli, ma era troppo difficile.
Mi chiesi cosa si sente quando si viene mangiati. E se la manticora mi
avrebbe punto prima.
La manticora si piegò su di me e mi morse la criniera. Quindi mi
sollevò tramite essa ed iniziò a trasportarmi come una gattina. Faceva male, Il retro del collo e dello scalpo mi bruciavano, ma mi faceva
troppo male in ogni altra parte per potermi lamentare.
La manticora si voltò ed iniziò a dirigersi verso un buco nella parete.
Individuai il mio fucile zebra tra le sedie in frantumi e mi concentrai,
facendolo fluttuare verso di me. La manticora o non lo notò o non ne
sapeva abbastanza per fregarsene.
Realizzai che avrei potuto spararle; ma mi stava portando in qualche posto, ed ero curiosa di sapere dove (anche io dovevo andare in
qualche posto, e con la mia fortuna sarebbe stato lo stesso qualche posto.
In ogni caso, per quanto mi facesse male essere trasportata via criniera
non volevo nemmeno camminare da nessuna parte). Due piani più tardi scoprii dove, quando la manticora mise zampa fuori da una rampa
di scale su una balconata che abbracciava il piano industriale. Piccoli monopattini rossi dalle dimensioni normali erano sparsi ovunque
in diversi stati di assemblaggio. Tra i nastri trasportatori consumati e
gli antichi macchinari decrepiti qualche pony aveva posizionato delle
gabbie. Tante di loro erano piene di pony. La maggior parte di loro era
piena di cadaveri orribilmente gonfi, distorti e deformati, che un tempo
erano stati pony. La loro vista mi attorcigliò lo stomaco e mi pugnalò il
cuore.
Le manticore si muovevano liberamente tra le gabbie come cani da
guardia.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
479
La mia catturatrice si piegò sul bordo della balconata ed aprì la
bocca, facendomi cadere attraverso la cima aperta di una delle gabbie.
Atterrai su un sottile strato di paglia con un pesante e doloroso tonfo.
Cautamente, accedetti all’incantesimo di ordinamento dell’inventario del mio PipBuck e feci fluttuare fuori la pozione ristoratrice extraforte che avevo intascato precedentemente nella Scuderia Ventinove.
Bevvi avidamente, e mi riposai mentre il mio corpo iniziava a rammendarsi.
«Impossibile,» sussurrai quando guardai la gabbia di fronto a me,
sull’altro lato di un nastro trasportatore pieno di ruote di monopattino. All’interno vi era una giumenta blu marino dall’aspetto familiare.
Gemetti. Non poteva essere vero.
Mi individuò. Cosa che non era in realtà molto sorprendente considerando la mia entrata. «Hey!» Si spinse sugli zoccoli e fece un gesto verso di me attraverso le sbarre della sua gabbia, sussurrando fortemente.
«Sei tu!»
La guardai addolorata ed annuii. «Mi dispiace! È colpa mia. Avrei
dovuto rimanere con te. Portarti al sicuro a casa.»
La pony blu si guardò attorno spaventata. «No. Lui mi stava aspettando là.»
Lui? Lui chi?
«Ha preso ogni pony a Gutterville,» sibilò spaventata. «Ci ha circondato con quei suoi mostri.» Mi squadrò. «Hai ancora le tue armi!
Quando torna devi ucciderlo!»
La mia mente era annebbiata dalla depressione e stupidità post
Ment-ali. Mi sbrigai per aggiornarmi. «Chi? Cosa?» Ed infine, «Perché?»
«Il dottore. Ci sta torturando a morte!» mi disse sbrigativamente.
«Dice che sta facendo esperimenti su di noi! Prende un pony e lo porta
in quella stanza, quindi ci sono urla terribili ed orrende. E quando li
riporta indietro la maggior parte di loro sono morti. I fortunati lo sono.
Alcuni respirano e sentono ancora gli stimoli, ma non per molto. I loro
corpi sono tutti contorti e sbagliati.»
480
Fallout: Equestria — Parte II
Celestia abbia pietà.
Mi alzai, guardando le file di gabbie. Dozzine di facce di pony mi
fissarono in risposta, la maggior parte delle espressioni erano di orrore e disperazione. Alcune mi guardarono speranzose. Altri pony mi
guardarono con compassione ed una straziante accettazione che presto
sarebbero morti, dissacrati ed urlanti, e non c’era niente che si potesse fare. Due pony fissavano il nulla, le loro menti erano incapaci di accettare
quello che stava succedendo.
Non quando ancora respiravo!
La manticora, il «mostro» di quel dottore, mi aveva messo in una
gabbia. Le gabbie non potevano trattenermi. E mi aveva lasciato con le
mie armi. Mi concentrai, sollevando per primo il fucile zebra e quindi la
pistola a dardi avvelenati, fluttuando ognuna ad un mio fianco. Non ero
stata preparata per civette meccaniche o sciami di robofatine o pipistrelli vampiri. Ma avevo un piano per le manticore. Le sbarre lo rendevano
ancora più semplice. L’unico modo con cui potevano prendermi era
dall’alto.
Scivolai nel SATS. Non avevo mai usato due armi in quel modo
prima, ma quanto poteva essere difficile? Il veleno dalle code delle manticore era paralizzante per i pony, fatale a dosi abbastanza alte. Non
sapevo se le manticore avessero una sorta di immunità alle proprie
punture; se no, il veleno almeno le avrebbe dovute rallentare. Proiettili
potenziati con il fuoco avrebbero dovuto fare il resto.
Riempii il caricatore sul fucile zebra ed iniziai a scegliere i bersagli.
Scassinare la serratura della mia gabbia sarebbe stato decisamente più
semplice senza la manticora morta con me nella gabbia. Ma mi arrangiai.
Quella manticora era stata l’unica ad atterrare all’interno della mia
gabbia prima che potessi ucciderla. I dardi avvelenati non facevano più
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
481
alle manticore che alle robofatine e gufi, quindi l’avevo scartata a favore
della Piccola Macintosh. La manticora era riuscita a tagliarmi piuttosto
seriamente, lasciandomi diversi sfregi sanguinanti sul petto, prima che
la Piccola Macintosh la riempisse della sua morte rumorosa.
La pistola a dardi ed il fucile zebra erano silenziosi. La Piccola Macintosh era rumorosa. Ma tanto anche le manticore infuocate erano rumorose. La fabbrica era piena di fumo ed odore di carne di manticora
cotta.
La porta della mia gabbia si aprì e corsi verso la gabbia della pony
blu mare, lavorando sulla serratura il più velocemente che potevo senza
rompere una forcina. «Questa volta ti scorterò a casa,» promisi. Ma
prima, «Dov’è il laboratorio di questo cosiddetto dottore?»
Indicò la strada. Ma non ci andai fino a quando non aprii le serrature di ogni gabbia che ospitava un pony vivo. Incoraggiai coloro che
sembravano più mentalmente stabili ad aiutare i pony che non erano in
grado di lasciare le proprie gabbie da soli. Mi costrinsi a non guardare
troppo a lungo o troppo da vicino quelli morti.
«Ogni pony rimanga qua. Torno subito, e poi vi scorterò tutti fuori
da questo posto fino a. . .» guardai la pony blu mare e mimò con le
labbra il nome del suo villaggio, «Gutterville.»
Detto ciò mi accucciai ed inizia a muovermi verso il laboratorio.
Non appena lasciai il piano industriale attivai uno degli StealthBuck.
Quel dottore non mi avrebbe visto arrivare.
Superai un’altra manticora, prendendo una nota mentale su dove si
trovava così da poterla uccidere dopo essermi occupata del dottore.
Non volevo fare più rumore di quanto non ne avessi già fatto.
Alla fine del corridoio vidi le doppie porte che portavano a quella
che un tempo era stata la clinica di emergenza della fabbrica della Red
Racer (cosa diceva sugli originali livelli di sicurezza della fabbrica?). La
482
Fallout: Equestria — Parte II
luce sgorgava attraverso la piccola finestra quadrata sulle porte e tra le
crepe.
Cautamente aprii piano la porta, il più silenziosamente possibile, e
mi infilai all’interno.
La figura marcia di un pony terrestre ghoul in un camice da laboratorio si muoveva tra tavoli di materiali chimici ed equipaggiamenti
medici. Diversi letti ospedalieri erano allineati ad una parete, con macchie scure che probabilmente non erano solo di sangue. Sul più lontano,
un pony di terra marrone era legato supino, con gli occhi spalancati e
morti, ed una gigantesca bolla era cresciuta malignamente dal suo torace. Al centro della stanza vi erano i cadaveri squarciati di manticore.
Sembrava che fossero state dissezionate. Sopra una parete vi erano dozzine di code di manticora. Nell’angolo più lontano erano impilati fusti
alti due pony. Ognuno mostrava un’etichetta gialla a forma di diamante
con segnali di pericolo viola scuro.
Sottoprodotti magici tossici.
Proprietà del Ministero delle Scienze Arcane.
NON TOCCARE, INALARE o FISSARE.
«No, no,» borbottò fra sé e sé il dottore ghoul. «Sono così vicino. L’ultimo
lotto aveva quasi funzionato. Che cosa sto dimenticando?»
Trottò verso un terminale, fissando schermate di dati. Quindi si
voltò verso una pila di manticore morte. «Guardatevi. Avete lo stesso
aspetto che avevate prima delle bombe. . .»
Eccetto, immaginavo, non così morte e soggette ad autopsia.
«. . . La radiazione non vi tocca. La contaminazione non vi danneggia. Siete le creature perfette.»
Feci fluttuare fuori la Piccola Macintosh. Il Dr. Ghoul non era del
tipo razziatore sadistico; era totalmente fuori di testa. Esitai a sparare, lasciandogli finire il suo perverso sbraitare. Volevo sapere per cosa
erano morti così orribilmente quoi pony. Anche se non avrebbe avuto
alcun senso.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
483
Il dottore si fermò, fissando il bordo di un tavolo. Tra i blocchi degli appunti e le bilance elettroniche vi era una sfera di memoria. Si
allungò e la toccò, facendola rotolare sotto il suo zoccolo. Quindi si
voltò. «So che il segreto è nel vostro veleno,» annunciò ai corpi squarciati delle manticore. «Semplicemente non ho ancora perfezionato la
formula. Qualche altra piccola correzione, qualche altro piccolo test. . .
Ma riuscirò a decifrarlo!»
Si diresse verso lo stallone morto sul letto ospedialero. Trottandogli
incontro, il dottore sussurrò incoraggiantemente, «Non ci vorrà molto.
Ogni pony vi ricorderà. Tutti voi. E, più degli altri, me. Stiamo per
dare ai pony d’Equestria la cura per la Contaminazione! Penso che la
chiamerò Contami-Via9 . . .» Fece una pausa, come se il cadavere di pony
avesse risposto. «No, hai ragione, è un nome stupido.»
Indietreggiando, agitò uno zoccolo verso il cadavere, sorridendo.
«No, no, figurati. Non c’è bisogno di ringraziarmi. Sono stato felice di
porterti rendere partecipe!»
Buona. Dea. Celestia.
Il dottore si fermò in un momento di rivelazione. «Avrò bisogno di
altri pony.»
La curiosità prese il sopravvento su di me. Ero invisibile, e quello psicopatico non stava per ferire nessun pony nell’immediato. Pensai di avere
tempo.
Mi mossi verso il tavolo più lontano, abbassai il corno, e mi focalizzai sulla sfera di memoria. Il mondo reale cadde attorno a me. . .
9
Nell’originale, Taint-Away.
484
Fallout: Equestria — Parte II
. . . rimpiazzato da un ufficio lussuoso. Trofei erano allineati sugli
scaffali. Un modello dalle dimensioni molto più piccole di un monopattino della Red Racer pendeva dal soffitto. Ogni cosa era ricoperta di
una tinta rossastra e la mia visuale continuava a sobbalzare e dondolare,
facendomi venire il mal di mare.
Dietro una grosse scrivania modellata su legno scuro vi era una giumenta dal manto arancione e dalla criniera viola che mostrava le prime
solide strisce di grigio. «Ancora niente?» La voce era dannatamente
familiare.
«Solo una per ora,» una voce venne non da me ma da vicino a me.
Realizzai all’improvviso che quel ricordo era distintamente e terrificantemente diverso. Potevo vedere ed udire, ma non potevo sentire od
odorare o gustare. Non avevo minimamente il senso di un corpo.
La mia prospettiva si agitò follemente all’improvviso, lasciandomi
a guardare il soffitto. Quindi si riaggiustò nuovamente. Ancora un po’
ed avrei vomitato, possibilmente rivelando la mia posizione. Ma ero
rinchiusa in quel ricordo fino a quando non fosse finito. Realizzai che
avevo fatto un grave errore tattico.
Stavo sobbalzando verso una libreria. Poi stavo fissando il soffitto
attraverso la tinta rossa. Lentamente la mia visuale ruotò fino a quando
stavo guardando la faccia di una austera unicorno bianca dalla criniera scarlatta ed un corrispondente bagliore scarlatto attorno al corno.
Mi stava fissando. Quindi il suo corno smise di risplendere e la tinta
rossa sparì, lasciando la stanza in un colore perfetto e nitido. La unicorno trottò attraverso la stanza, ed il corno iniziò a brillare nuovamente
mentre esaminava l’arredamento sul lato più lontano. Quando il corno
passò vicino una delle lampade essa emise un luccichio rosa brillante. Il
luccichio rosa si illuminò ulteriormente con il rumore di un palloncino
che scoppia e sparì.
«Questa è l’ultima, Signorina Scootaloo. La sua stanza è pulita da
ogni ficcanaso del Ministero della Morale,» disse l’unicorno. «Devo
farle entrare adesso?»
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
485
Scootaloo annuì, facendo una smorfia. «Per favore. Le mie amiche
hanno aspettato abbastanza a lungo.» Guardò l’unicorno uscire dall’ufficio e si guarò attorno con un sospiro. Il suo sguardo cadde su di
me.
«Oh, Sèttete!10 » urlò diretta all’unicorno. «Hai lasciato la tua. . .» La
voce si abbassò con un sospiro, «. . . Sparkle~Cola.»
Ero una Sparkle~Cola? No, aspetta. . . Ero un dispositivo di spionaggio inserito all’interno di una bottiglia di Sparkle~Cola. Scootaloo
trottò verso di me, si abbassò ed afferrò quella che immaginavo fosse
la cima di una bottiglia di cola, la sollevò e mi trasportò verso il suo
cestino. La mia visuale si rigirò stranamente mentre cadevo, atterrando
a faccia in su tra la spazzatura. Mi fissò attraverso la circonferenza del
cestino, quindi trottò fuori visuale.
Sentii la porta aprirsi. Tutto quello che potevo vedere era il soffitto.
«Apple Bloom, Sweetie Belle, sono così contenta di vedervi. Voglio dire, non potete immaginare!» disse Scootaloo, suonando sollevata.
Poi una tensione strisciò nella sua voce. «Non siete state seguite, vero?
Nessun pony vi ha visto?»
«Contente di vederti anche da parte nostra,» disse Apple Bloom con
un pizzicio di allegria. «E no, siamo state prudenti. Ma pensi davvero
che sia una buona idea avere una riunione segreta ad un edificio di
distanza dal Ministero della Morale?»
«Sai, ho scelto questo posto pensando che non si sarebbero mai
aspettati nessun pony pianificare qualcosa proprio sotto al loro naso. Ma Sèttete ha trovato altre due cimici Ministeriali nel mio ufficio
proprio prima che entraste.»
«Chi è Sèttete?» chiese la dolce voce di Sweetie Belle.
«Pony capo della mia sicurezza personale,» rispose Scootaloo. Quindi battè uno zoccolo sul pavimento, «Io odio tutto questo!»
«Scoots?»
10
Nell’originale, Peek-a-Boo.
486
Fallout: Equestria — Parte II
Scootaloo grugnì in frustrazione. «Odio tutto questo nascondersi
e muoversi furtivamente. Non è più divertente!»
«Non è mai stato divertente,» commentò Apple Bloom.
«No. Hai ragione. È malato.» Scootaloo entrò parzialmente nella
visuale, agitando uno zoccolo verso la finestra del suo ufficio. «Stiamo
avendo incontri clandestini, creiamo nuovi tipi di doppia codifica, ci
aggiriamo in Scuderie incomplete solo per poter parlare liberamente
l’una con l’altra. Quelle sono le pony che rispetto di più, due di loro
sono vostre sorelle, e noi dobbiamo nasconderci da loro per poter fare
qualcosa!»
«Ehi aspetta, non c’è niente di male con Applejack!»
«Rarity è. . . solo sotto pressione.»
Scootaloo sembrò aver ceduto. «Va bene, garantito, Applejack non
ha fatto realmente niente di male. E sono orgogliosa che Rainbow Dash
sia ancora buona. Ma le altre? Pinkie Pie? E, seriamente, Sweetie Bell. . .
il Ministero dell’Immagine? Ma. Che. CAZZO!»
«Smettila di parlare di mia sorella in quel modo,» chiese Sweetie
Belle con un pizzico di avvertimento nella voce.
«Eggià. Sappiamo tutti la questione. Non c’è bisogno di girare il
coltello nella piaga.» suggerì Apple Bloom, «Parliamo di qualcos’altro.»
«Come le Scuderie di Manehattan,» propose Sweetie Belle. «Ho
sentito che hai già iniziato a mandarci dentro dei pony. . .»
«Eggià, o perché continui a cambiare i progetti delle mie Scuderie.»
Scootaloo sospirò. «Ne abbiamo già discusso, Apple Bloom. Qualche volta dobbiamo cambiare la struttura e le attrezzature delle Scuderie
per adattarsi agli Esperimenti.»
«Ma i miei progetti erano perfetti!» si lamentò Apple Bloom.
«Esatto,» replicò la pony arancione dalla criniera viola. «I tuoi progetti sono sempre perfetti. È per questo che ogni pony li usa. I tuoi
progetti hanno messo un terminale in ogni casa senza nessun zoccolo
in aiuto. . .»
«Pfft. I terminali erano un progetto precoce. I PipBuck sono molto
meglio.»
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
487
«. . . Ma,» insistette Scootaloo, «Ogni Scuderia non può essere perfetta. Non per far funzionare gli Esperimenti.»
«Ma perché no?»
Scootaloo gemette, uscendo dalla visuale. Apple Bloom la seguì,
entrando in visuale. Vedevo solo parte della sua testa, ma era una pony
carina giallo pallido con un brillante manto rosa. Immaginai che fosse
della stessa età della giumenta arancione.
«Voglio dire, so che se mai dovremo usare le Scuderie è importante assicurarsi che i pony non facciano semplicemente gli stessi errori
dopo che ne escono. Ma è ugualmente importante assicurarsi che ne
escano, giusto? Quindi perché cambiare un progetto inteso per ottimizzarne le possibilità? Io solo. . . non capisco perché. . .» Apple Bloom
diede un’occhiata verso di me. «. . . ehi, quando hai ricominciato a bere
Sparkle~Cola?»
Non riuscivo a dire se Scootaloo fosse infastidita o grata per il cambio di argomento. «Non ho. Sai che non riesco a toccare quella roba
dopo aver sentito dell’incidente allo stabilimento. Era di Sèttete.»
«Oh,» disse Apple Bloom, distogliendo o sguardo. «E che mi dici
riguardo a te che inizi già a mandare pony nelle Scuderie di Manehattan.
I Protocolli Omega non sono stati ancora attivati.»
«Io. . . beh, sai dove si stanno dirigendo le cose. Pensi davvero che
avremo tanto preavviso quando lo faranno? Abbastanza per un’evacuazione?»
Sweetie Belle rispose. «No.»
«E. . . va bene, sarò onesta. Ho iniziato ad avere dei ripensamenti
su alcuni degli Esperimenti, specialmente quelli nelle Scuderie di Manehattan. Sono. . . rischiosi,» ammise severamente Scootaloo. «Vorrei
fare un test a secco, solo per essere sicuri che non ci siano dei problemi
prima della vera cosa.»
Apple Bloom alzò la testa. «Ma. . . ciò non direbbe ad ogni pony
quello che stiamo facendo? Ciò rovinerebbe gli Esperimenti.» Dalla
voce non sembrava che lo volesse più di quanto lo voleva Scootaloo.
488
Fallout: Equestria — Parte II
«Lo so,» Scootaloo battè uno zoccolo sul pavimento cupamente.
«Quindi terremo i pony di Manehattan nelle Scuderie fino a quando la
minaccia di questa guerra non sarà finita. Dopo di ciò non importerà
più.»
«Io. . . non penso di poterlo sopportare,» disse cautamente Sweetie
Belle. «Ci vedranno come pony cattivi che sperimentano su prigionieri inermi. Come possiamo giustificarlo se poi salta fuori che non era
affatto necessario?»
«Non ti preoccupare,» disse solennemente Scootaloo. «Ho organizzato le cose in modo che voi due siate pulite. Sembrerà che sia stata
tutta una mia idea.» Con una risata non divertità notò, «Seriamente,
più o meno lo è stata in ogni caso.»
«Scoots. . .»
«Eggià, non possiamo fartelo fare.»
Uno zoccolo colpì la scrivania con abbastanza forza da far tremare
il cestino (finii per fissare un involucro dall’Emporio Muffin).
«Sì che potete. Perché dovete,» il tono di Scootaloo era aspro e,
sospettai, sull’orlo delle lacrime. «Non possiamo lasciare che accada
nuovamente. Rainbow Dash, Applejack, Rarity, Pinkie Pie. . . tutte loro.
Amo anche loro. Ma la cosa che hanno creato è andata fuori controllo.
E sta facendo male ad ogni pony. E non posso permettere che accada
nuovamente. Mai!
«Questa non è più la nostra Equestria! Non è il mondo felice, sicuro e piacevole in cui siamo cresciute. Non capisco come abbia fatto a
finire in questo modo. C-come. . . come ha p-p-potuto peggiorare così!
Qualche pony deve capirlo! E correggerlo! E. . . e. . . e. . .
«E se devo diventare la cattiva di turno per farlo, allora lo diventerò.»
La realtà si riassestò senza preavviso. E seppi immediatamente di essere
nei guai. Il ricordo era stato molto più lungo degli altri. L’incantesimo
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
489
di invisibilità si era esaurito. Ad un certo punto ero semplicemente
apparsa nella stanza, paralizzata dalla sfera di memoria.
Ero sul tavolo ospedaliero, legata da catene. Le mie armi erano state
rimosse e messe da parte, probabilmente vicino ma sempre fuori vista.
Stavo ancora indossando la mia bardatura da lavoro corazzata. Era
intrisa del sangue dagli sfregi che mi attraversavano il torace ed ero
stordita dalla perdita di sangue.
Il dottore ghoul trottò verso di me. «Oh ciao, ci siamo? Sei tornata
con me? Bene. Non preoccuparti, aiuterai un sacco di pony. . .»
Il dottore uscì di vista e ritornò con una siringa in bocca. Mi fissò.
E continuò a fissarmi.
E rimase a fissarmi, paralizzato, fino a quando la giumenta blu mare
si avvicinò, con la mia pistola a dardi avvelenati in bocca, e ribaltò il
dottore paralizzato con una spinta del suo zoccolo.
Le diedi uno sguardo grato.
Sì voltò, guardò in basso, ed iniziò a calpestare furiosamente il dottore ghoul. Sentii il cranio spezzarsi e frantumarsi. La pony sembrò
sfogare tutto il suo dolore e la sua rabbia sul ghoul, pestandolo e pestandolo e pestandolo a lungo dopo quella che doveva essere la sua
morte.
Mi diede il tempo di far fluttuare fuori il mio cacciavite ed una
forcina ed aprire ogni mia catena. Erano lucchetti semplici, ma ero
ferita ed allarmantemente stordita. Ruppi tre forcine prima di essere
libera. Per tutto il tempo, la giumenta blu mare sbattè gli zoccoli su
quello che era diventato più impasto che corpo.
Non si fermò fino a quando la strinsi in un abbraccio e la sorressi.
Sedevo su un bordo, guardando dall’alto la deprimente cittadina di
Gutterville mentre il sole mattutino si alzava. Al di sotto Velvet Remedy si stava prendendo cura dei pony che avevamo aiutato. Calamity e
490
Fallout: Equestria — Parte II
SteelHooves avevano discusso le possibili difese che potevano essere
aggiunte attorno al gruppo di casupole. Calamity stava spiegando dello
schieramento di torrette che avevamo assemblato alla Giunzione R-7.
Mi ero incontrata con i miei amici nella fabbrica della Red Racer
circa mezz’ora dopo la morte del dottore ghoul. Erano riusciti a trovare
la cassaforte che interessava a DJ Pon3, ma non c’era modo che la potessero aprire. Allora SteelHooves aveva fatto saltare in aria l’intera parete
attorno alla cassaforte e l’aveva trascinata in giro dietro di sè con una
imbragatura. Calamity aveva depredato tutto il resto.
All’interno vi erano due registrazioni demo. «Chiudi gli occhi11
(Versione Manehattan Non Dorme Mai)» di Sweetie Belle, ed una canzone chiamata «Cantala12 » delle Cutie Mark Crusaders. Sperai che a
Homage piacesse il dono.
L’Osservatore fluttuava silenziosamente di fianco a me. Dopo la
sede del Ministero della Morale non ero sicura che avrai mai visto di
nuovo quelle piccolo robofatine allo stesso modo.
«Non è abbastanza, vero?» chiesi, rompendo il silenzio. «Conoscere
la propria virtù, intendo.» Ricordai la lista dell’Osservatore delle Grandi
Virtù dei Pony. Ma quelle virtù, avevo imparato, non erano grandi da
sole; avevo visto la versione oscura e deformata di tante di loro. La
dolorosa e triste risata di Pinkie/Silver Bell. La lealtà solo al contratto
ed alla moneta di Gawd. L’onestà per pura disperata immagine di sé di
Monterey. Avevo quasi collezionato un set.
«No,» rispose l’Osservatore in quella inespressiva voce meccanica
dietro la quale si nascondeva l’Osservatore. «C’è una. . . scintilla che è
rischiesa. Senza essa, una virtù non è niente di speciale.»
«Qual è la scintilla?» chiesi sconsolata. Non sapevo nemmeno la
mia virtù. Mi serviva pure una scintilla?
«Amicizia,» disse semplicemente l’Osservatore.
11
Nell’originale Hush now, quiet now, ninna nanna cantata da Fluttershy alle CMC
nell’episodio 17.
12
Nell’originale, Sing It.
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
491
Alzai lo sguardo verso la robofatina fluttuante, ed il cambio di posizione fece sfregare le bende sul mio torace. «Amicizia?» mi voltai per
guardare Velvet Remedy bendare la zampa di uno stallone rosa. Vidi Calamity ridere spontaneamente a qualcosa che SteelHooves aveva detto.
Amicizia.
Io avevo l’amicizia. Sentii una fitta di gioia mentre la comprensione tagliava lo strato di meschina gelosia ed inquietante paranoia che
minacciava di sopraffarmi. Avevo degli amici.
«Si può dire che io abbia fatto uno studio sulla materia,» ammise
l’Osservatore. Quindi, prima che potessi chiedere, uno schicco di statico
annunciò la scomparsa dell’Osservatore. La robofatina fluttutò via con
una musica tamburellante.
Homage sorrise, facendo fluttuare le due demo lontano da me. «Grazie.
A tutti voi. DJ Pon3 stava aspettando di ascoltarle da tanto tempo. Non
può dirvi quanto lui lo apprezzi.»
«Beh, potrebbe iniziare dicendocelo di persona,» suggerì severamente SteelHooves.
«Mi dispiace,» si scusò Homage. «È molto occupato a preparare il
prossimo spicchio di notizie. Ma ha mandato me per assicurarsi che
sappiate quanto sia emozionato. E per darvi questo.»
Il corno di Homage brillò mentre guidava il regolatore di flusso tra
gli zoccoli di Calamity.
«Aww,» intò Velvet Remedy con chiaro disappunto. «Stavo sperando di incontrarlo. E cantare per lui.»
Sussultai, realizzando che non avevo ancora menzionato la cosa ad
Homage. La carina unicorno grigia mi diede un’occhiata inquisitoria.
«Uhm. . . domani,» farfugliai. «Sono sicura che DJ Pon3 avrà tempo per
noi domani. Ed è stata una giornata così luuuunga, qualcuno di noi
492
Fallout: Equestria — Parte II
vuole davvero incontrarlo senza prima aver riposato un po’?» Ingoiai,
guardando speranzosa gli altri. «Ed un bagno?»
Fu quello a convincere Velvet Remedy, che annuì cerimoniosa. «Oh,
giusto! Che cosa stavo pensando?»
«E tu non vuoi dare a quella. . . cosa,» puntai l’arcano arnese mentre
parlavo a Calamity, «una bella occhiata prima di andare da qualche
parte?»
«Eggià.»
Guardai SteelHooves. Non avevo niente. Ma sembrò recepire il
messaggio e si voltò per andarsene. «Vieni con noi, Littlepip?»
«Uhm. . . vi raggiungerò,» offri, avendo bisogno di rimanere indietro abbastanza a lungo per dare l’idea della musica di Velvet Remedy
ad Homage.
I miei amici misero zoccolo nell’ascensore e si voltarono. Velvet mi
stava sorridendo, facendomi sapere ancora una volta quanto era grata
della nostra chiaccherata e del mio perdono. Calamity toccò la punta
del suo cappello rivolto a me.
Le porte si chiusero. L’ascensore iniziò ascendere, portandoli giù
verso la suite.
«Grazie, Puledra della Scuderia,» disse piano Homage. «E non solo
per le demo. Ho già avuto notizie da Gutterville.»
Ricordando il trucco dell’Osservatore al nostro primo incontro,
sentii un colpo. «Tu lo. . . sapevi?»
Ma gli occhi di Homage si spalancarono innocentemente. «No. Se
l’avessi saputo te l’avrei detto. Perché se l’avessi saputo, e te l’avessi detto,
sapevo che saresti andata semplicemente per aiutarli.»
Annuii e le sorrisi grata. Speravo che ogni pony mi trattasse come
mi trattava Homage.
«Quindi, Velvet Remedy. . . è brava?»
Sogghignai. «La migliore. Discendente diretta di Sweetie Belle.»
Catturò l’attenzione di Homage. «E non ha solo ereditato le sue capacità,
penso che le abbia superate.»
Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno
493
«Bene, allora devo proprio ascoltarla.»
Colpii il pavimento con lo zoccolo, pensare a Velvet Remedy mi
riempiva di malinconia. C’era una cosa che non avevo avuto il coraggio di chiedere prima. Ed il mio cuore doleva dal desiderio di sapere.
«Homage. . . posso chiedere a te un favore?»
«Certo,» l’unicorno grigia sorrise luminosamente. «Che cos’è, hai
qualche bisogno?»
Feci un respiro profondo. Sarebbe stato umiliante. Ma Homage
aveva occhi praticamente ovunque. Se qualche pony poteva trovare
qualche cosa per me, era lei. «Tu guardi l’intera Equestria. . . le parti che
puoi vedere. Hai mai individuato là fuori una giumenta a cui. . . beh. . .
a cui io possa piacere?» Chiusi gli occhi, quasi affogando nell’imbarazzo. «Voglio dire, una giumenta a cui piacciano le giumente a cui possa
piacere una giumenta come me?»
Ogni secondo in cui Homage rimase in silenzio sembrò come se
una incudine mi cadesse sulla testa. Seguita da un carro da fieno. Seguito da un pianoforte.
«Io potrei. . .» disse cauta Homage.
Sussultai, sentendomi sia sollevata ma anche mortificata. «Allora. . .
potresti indicarmi la direzione giusta? Dirmi dove?»
Sentii uno zoccolo toccarmi gentilmente la spalla.
«Littlepip, ho detto che io potrei.»
Mi voltai per guardarla, senza comprendere. Poi, guardandola negli
occhi, sentii una scintilla di comprensione. «Oh. . . .» strabuzzai gli occhi.
La sua espressione si ammorbidì. . . sensualmente. . .
La scintilla tramutò in un fuoco. «OH!»
Homage sorrise meravigliosamente.
Grazie, Celestia!
Nota: nuovo livello.
Nota abilita: La Scienza ha raggiunto il 100%.
Nuovo vantaggio: Puledra d’Azione (livello due)—Conosci il tuo incantesimo di
mira come il retro del tuo zoccolo, rendendoti circa il 20% piu figa in combattimento.
Per ogni livello di questo vantaggio ottieni +15 punti azione nel SATS.
Capitolo D iciot to
Cause Innaturali
«Quel lavoro aveva ‘strano’ scritto da tutte le parti»
Speranza.
Finalmente avevo trovato un’altra giumenta che rispettavo ed ammiravo e che, in cambio, rispettava (e forse addirittura ammirava) me.
Una che era attratta dalle giumente e che potevo credere fosse, almeno
un poco, attratta fisicamente da me. Non eravamo innamorate, ci conoscevamo appena. . . ma c’era la possibilità di amare. C’era, in una parola,
speranza.
Le ultime sedici ore avevano reso la giornata lunghissima. Per quanto mi sarebbe piaciuto trascorrere le successive molte ore con Homage,
aveva subito capito che non ero nella forma per fare altro che dormire.
Lei mi fece tornare alla mia suite, dove Velvet Remedy pulì e lavorò
sulle mie ferite fino a quando non caddi in un sonno senza sogni per
puro sfinimento.
Mi svegliai la mattina molto tardi, affamata. . . e per più del semplice
cibo. Velvet Remedy si era già svegliata ed era scomparsa tra i negozi,
per ricavare quanti più tappi possibile da tutto quello che Calamity
aveva deciso di sgraffignare dalle rovine della fabbrica della Red Racer
e della sede del Ministero della Morale. La maggior parte di quello
che Velvet ed io avevamo saccheggiato era destinato all’uso personale—
cibo e munizioni, principalmente, così come le ghiandole velenifere
che avevo tagliato dalle manticore.
Dopo quello che aveva passato avevo deciso di consentire alla pony blu mare di tenere la mia pistola a dardi avvelenati. Avevo tutto il
necessario per crearne un’altra una volta tornati a casa. Calamity aveva
acquistato una postazione di lavoro (attualmente smontata) che avrebbe installato alla Giunzione R-7 una volta ritornati. Cosa che, grazie al
495
496
Fallout: Equestria — Parte II
pezzo necessario per riparare il Bandito del Cielo, non avrebbe richiesto
più di qualche giorno.
Non avevo intenzione di andarmene fino a quando avessi avuto la
possibilità di spendere del. . . tempo di qualità con Homage.
Per qualcosa di più della semplice curiosità sintonizzai il mio PipBuck sulla stazione di DJ Pon3 ed ascoltai la musica mentre mi pulivo e
strigliavo. Homage aveva già cominciato ad integrare la nuova musica
nella playlist di DJ Pon3. Quella canzone insolitamente orecchiabile riguardante il rammendare l’amicizia che Homage ed io avevamo ballato
era in riproduzione mentre mi lavavo i denti e cercavo di snodare tutti
i grovigli da criniera e coda.
«EVVIVA!» La voce di DJ Pon3 tuonò sulle onde radio quando la
canzone finì. «Celestia e Luna ci benedicano, abbiamo della NUOVA
MUSICA!»
«E con la nuova musica arrivano anche delle nuove Notizie! Siete
pronti? La notte scorsa, la nostra Salvatrice delle Terre Devastate. . .»
La mia telecinesi implose, facendo cadere tutto quello che stavo
facendo fluttuare.
«. . . quella bimba dalla Scuderia Due, ha trovato e salvato la brava
gente di Gutterville! E da quale orrore li ha salvati, vi chiederete? Da
uno psicotico scienziato ghoul che stava facendo esperimenti con la Contaminazione e che aveva allevato un suo piccolo esercito di manticore!
Questo, gente, è ciò che si intende con schiacciare due radiablatte con uno
zoccolo: non solo ha salvato le vite di oltre due dozzine di pony, ma ha
anche risolto il problema di manticore di Manehattan!»
Lasciai cadere la testa nel lavandino, facendo un piagnucolante sospiro. La mia reputazione era totalmente fuori controllo. Sentii a malapena la porta della suite aprirsi, mentre mi angosciavo su ciò che i
pony pensassero e si aspettassero da me. Parte di me era certa che ad
Homage piacesse semplicemente mettermi in imbarazzo.
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
497
«Diamine, se vedete la bimba, ditele di fermarsi e di venirmi a trovare.
Il vecchio DJ Pon3 vuole darle un gran bacio per quel che ha fatto!»
La mia testa si alzò di scatto, colpendo dolorosamente il rubinetto
con il mio corno. «Ahi!»
«Lo sai che ci sono modi più civili per bere un sorso d’acqua piuttosto che lapparla dal lavandino, vero?» La voce di Velvet Remedy risuonò
dall’altra stanza.
Indietraggiando mi toccai il corno guardandomi allo specchio, poi
mi voltai verso Velvet. Stava trainando un piccolo carretto rosso carico
di scorte e vestiti. Fissai gli abiti piuttosto fantasiosi ed eleganti.
«Ho pensato che volessimo apparire al meglio per DJ Pon3» affermò
con semplicità. Merda. Mi ero scordata dell’imminente audizione di
Velvet Remedy. «Non preoccuparti. Conosco la tua taglia. Ti ho avvolta
nelle bende abbastanza spesso da saperla.»
Mi sentii arrossire.
Velvet Remedy fece fluttuare un paio abiti, entrambi semplici ma
allo stesso tempo graziosi, verso di me. «Staranno benissimo su di te.
Fidati di me. Quello a destra metterà davvero in risalto i tuoi occhi.
Quello a sinistra si abbina magnificamente con la tua criniera e coda.»
«Quale dovrei indossare, allora?»
«Sta a te decidere. Oppure, se vuoi fare la misteriosa, entrambi. Trova una scusa per allontanarti e cambiati a metà della serata.» Velvet
Remedy fece un sorriso luminoso. «Avanti, prendili. Una ragazza non
può mai avere troppi vestiti.»
Annuii, facendoli fluttuare con cura sul mio letto. Poi saltai e diedi
un abbraccio a Velvet Remedy. «Grazie!»
«Oh non ci pensare, cara,» nitrì lei gentilmente.
Velvet Remedy era in attesa di incontrare DJ Pon3.
498
Fallout: Equestria — Parte II
Dovevo parlare con Homage per capire come volesse gestire la cosa.
Se Homage era stata disposta a rivelarsi a me, confidandomi un tale
grande segreto, allora era logico pensare che sarebbe stata ugualmente
disposta nei confronti dei miei amici. Parte di me, tuttavia, non lo voleva. Volevo che rimanesse il nostro piccolo segreto—solo Homage ed
io. Qualcosa di speciale tra di noi. Volevo che non confidasse a nessun
altro pony, nemmeno Velvet Remedy, un tale dono. Era un pensiero
egoista; sapevo che mi sarei dovuta vergognare di me stessa per averlo
avuto. Ma mi consolai pensando che quello era il segreto di Homage ed
io avrei potuto raccontarlo o meno, quindi il non averlo detto ai miei
amici rappresentava un atto di virtù.
Sulla strada per l’ascensore superai un poster. Pinkie Pie, insisteva,
continuava a guardarmi. PER SEMPRE.
Sulla parete di fronte vi era un poster di Fluttershy. Questa volta non
stava facendo la modella per la Sparkle~Cola, ma per un vero poster
del suo Ministero:
Guerra? Paura? Morte?
Dobbiamo Fare di Meglio!
MINISTERO DELLA PACE
Dobbiamo fare di meglio. Dovremmo fare di meglio. Dovrei fare di
meglio.
Capii perché Velvet Remedy amava quella pony pegaso gialla. Se
solo ce ne fossero state di più come lei le Terre Devastate d’Equestria
forse non lo sarebbero mai diventate.
Stavo ancora contemplando il poster quando Homage uscì dall’ascensore. Il viso le si illuminò non appena mi vide. «Ah. Proprio la
pony riparatostapane che stavo cercando.»
Non avrei mai sopportato l’imbarazzo.
«Homage,» feci un respiro, sentendo il mio cuore agitarsi mentre
buttavo giù il fatto che quella carina unicorno grigia dalla vibrante criniera blu provava effettivamente qualcosa per me. Forse dei sentimenti
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
499
romantici. O, almeno, era disposta a considerare la cosa. La cosa da
sola era più di quanto avessi mai avuto prima da una giumenta. E da
una giumenta che mi piaceva davvero. E che era anche carina!
«Si?» disse scherzosamente, facendomi balbettare.
«Io. . . ehm. . . io, è che. . . Quando e come vorresti fare quella cosa
in quel posto?»
«Quella cosa in quel posto?»
Agitai uno zoccolo per l’agitata esasperazione «Sai. Velvet Remedy?
DJ Pon3? Registrare la sua musica?»
«Oh!» sogghignò Homage. «Quella cosa in quel posto. Ti fidi di
lei, vero? I pony della Tenpony Tower mi conoscono come la ragazza
tuttofare di DJ Pony3, ma davvero non posso lasciar capire che gli sono
un po’ più di vicina di così. Può mantenere un segreto?»
Parte di me non sopportava condividere la verità su Homage, ma
sarebbe stato sbagliato non farlo. «Per sempre.»
«Tu sei DJ Pon3?»
Homage sorrise, godendo chiaramente dell’incredulità di Velvet
Remedy.
Velvet Remedy si era preparata splendidamente ed aveva indossato
uno dei suoi vestiti nuovi, uno di un punto di viola splendido, il tutto
con l’intenzione di fare una prima impressione mozzafiato. Mi stava
mandando occhiate frustrate.
«Ho qua un intero studio di registrazione, così la registrazione sarà
buona quanto tu lo sei,» disse Homage, mettendosi tra di noi mentre
parlava a Velvet. Mi ritrovai a fissare i fianchi di Homage, coperti con
un abito di seta color argento che brillava aggrappato così saldamente
al. . .
Velvet mi stava guardando. Mi aveva beccato a fissare, ed il piccolo
sorriso sul suo volto mi fece fare un tuffo al cuore. Sarei stata fortunata
500
Fallout: Equestria — Parte II
se il resto dei nostri viaggi non avessero avuto come colonna sonora
«Littlepip ed Homage siedono sotto un melo».
Homage fece fare a Velvet Remedy un tour molto più breve, saltando completamente il tetto e l’Ateneo ma ma mostrando il piccolo
studio di registrazione all’uscita dello STEMSA. Velvet sembrava essere
in paradiso. Non importa quanto protestasse, non importa per quanto tempo avesse bramato di diventare un pony medico, l’unico pony
che Velvet poteva sperare di convincere che lei non otteneva una gioia
impareggiabile dal cantare era Velvet stessa.
Quando Velvet entrò nella camera di registrazione Homage diresse
la sua attenzione sugli strumenti di registrazione, muovendo il corno
su un banco di interruttori e manopole. Righe di luci colorate si accesero in risposta. Ero stata lasciata a sedere in un angolo a guardare lo
spettacolo.
Velvet Remedy si avvicinò al microfono. «Prova suono? Mi senti
chiaramente, DJ. . . come dovrei chiamarti?»
«Homage, quando siamo assieme,» rispose l’unicorno grigia.
Sentii una del tutto irrazionale fitta di gelosia sentendo nominare
loro e «assieme». Mi colpii la fronte con uno zoccolo. Sentimenti del
genere erano tanto disdicevoli quanto ridicoli. «Smettila di essere una
pony sciocca, Littlepip!» sussurrai sottovoce a me stessa.
«Questa è un’installazione fantastica, Homage», lodò Velvet. Poi
con quasi troppa noncuranza, chiese «Per caso ti capita mica di avere
un banco da lavoro, qua attorno da qualche parte?»
Homage alzò lo sguardo dal banco di registrazione. «Si? Perché?»
«Oh, bene. Littlepip ha un progetto, ed ha bisogno di uno spazio di
lavoro privato,» dichiarò Velvet Remedy. Mi sentivo davvero stupida
per aver provato quella fitta involontaria; anche mentre era sul punto
di fare una prestazione che sarebbe stata ascoltata da tutta Equestria,
Velvet Remedy stava pensando a come aiutarmi.
«Ho il sospetto che il progetto le prenderà tutta la notte,» mormorò
Velvet con fare sornione e cospiratorio. «Va bene se passa la notta con
te, vero?»
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
501
Per le orgasmiche esplosioni solari di Celestia!
«Oh, mi farebbe molto piacere poterla. . .» mormorò in risposta
Homage, «. . . intrattenere per una notte.»
Ero condannata.
«Pronta quando lo sei tu.»
Il corno di Velvet Remedy cominciò a brillare. La camera di registrazione si riempì di luce colorata e di una ricca musica elettrica.
Homage era pietrificata dallo stupore. Sorrisi, conoscendo l’impatto di
un’esibizione di Velvet Remedy.
«La musica è il mio rimedio. . .»
Quattro ore più tardi Homage ed io stavamo passeggiando nel centro
commerciale della Tenpony Tower. Velvet Remedy era stata fantastica. Dietro sua insistenza Homage aveva lasciato Velvet eseguire ogni
canzone più volte, assicurandosi che avesse la migliore registrazione
possibile di ognuna. Una volta conclusa l’esibizione la mia compagna
dal mantello color carbone era esausta, e ci aveva lasciate per andare a
fare un sonnellino.
Homage era stata un torrente di commenti sulla prestazione e sulla
nuova musica fino da allora. Fortunatamente non sentii altre ripetute
fitte di gelosia per la cosa. Ero, in effetti, abbastanza stupefatta pure io.
Homage ed io avevamo passato più di un’ora semplicemente a ricordare
l’esibizione come una coppia di puledrine fan dopo un concerto.
La prima canzone era stata a lungo una delle preferite alla Scuderia Due (se avessi dovuto attribuirle un tema musciale, sarebbe stata
quella) ed anche la seconda era stata una popolare nei suoi giorni alla
Scuderia. La terza era la sua interpretazione di una canzone che una
volta mi aveva detto essere stata originariamente eseguita da Pinkie Pie
e dal DJ Pon3 originale al Battizoccoli, qualcosa che aveva scelto specificatamente per DJ Pon3—era la canzone che aveva iniziato a cantare allo
502
Fallout: Equestria — Parte II
Spaccazoccolo, ed ero emozionata al pensiero di averla potuta finalmente ascoltare fino alla fine! L’effetto su Homage era stato entusiasmante.
Adoravo vedere la piccola unicorno grigia fare quei gridolini!
L’ultima era una che avevo sentito Velvet Remedy preparare durante
i nostri viaggi. Quella che una volta aveva dichiarato fosse su di me. Non
riuscivo a decidere se volevo sciogliermi o nascondermi.
Avevamo raggiunto il bordo di una balconata che abbracciava il
piano inferiore del centro commerciale della Tenpony Tower, pieno di
negozi di classe (inclusi uno solo per il vino ed un altro di fronte che era
solo per il formaggio, ma che era chiuso). Quando ci avvicinammo alle
scale mi fermai a guardare di sotto. SteelHooves stava trottando in giro,
sbirciando dentro le vetrine ed assorbendo l’arte in mostra, disinvolto
per quanto poteva. Tutto intorno a lui i pony si fermavano e lo fissavano,
alcuni si allontanavano imbarazzati. Vidi una madre tirare in modo
protettivo dietro di sé la propria puledrina curiosa.
«Il tuo amico sta provocando molto scalpore,» osservò Homage.
Ridacchiai. «Credo che l’alta società della Tenpony non sia abituata
a vedere un pony in armatura potenziata magicamente.» Mi chiesi se i
suoi zoccoli blindati stessero rigando il loro presuntuoso pavimento di
marmo lucido.
«Beh, lui è un Ranger d’Acciaio. Questo dà da pensare alla maggior
parte dei pony.»
Non era la prima volta che sentivo qualche pony di cui mi fidavo
suggerire che i Ranger d’Acciaio avessero una reputazione non proprio
splendente. «Perché?»
Homage mi guardò con sorpresa. «Stai viaggiando con un Ranger
d’Acciaio,» disse lentamente, «e non sai niente di loro?»
Aprii la bocca per dire che sapevo che erano. . . che cosa? Li conoscevo dai poster, ma quelli erano vecchi di duecento anni. A dire la
verità non conoscevo i Rangers d’Acciao. Conoscevo SteelHooves. Almeno più di quanto i miei compagni conoscessero l’enigmatico pony
completamente nascosto dalla sua armatura. Avevo visto una sfera di
memoria. Una con un ricordo che assumevo (con ragione) fosse suo.
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
503
«No. . . Suppongo di no. Parlamene tu.»
Homage ci guidò lontano dalle scale verso un tavolo di un piccolo
ma costoso ristorante. Una pony cameriera ci portò i menù nel momento in cui ci sedemmo, riuscendo a guardarci con aria altezzosa, come se
i suoi clienti le fossero inferiori. Guardando il menù scoprii per l’ennesima volta che tutto quel che c’era su di esso era una versione abbellita
di cibo pre apocalittico.
Scossi la testa, spingendo il menù da parte. «Cinquanta tappi di
bottiglia per un purè di banane che posso trovare gratis nel frigorifero
di un edificio in rovina? No, grazie. Friggerlo in striscioline e tesserle a
forma di cestino non vale così tanto.»
Homage sollevò un sopracciglio. «Cerca di ricordare che la maggior parte dei pony di qui non durerebbe un giorno là fuori. Ci sono
razziatori, schiavisti, robot di sicurezza fuori controllo e forse anche
qualche manticora selvatica, tra loro e quel cibo gratis.» Guardò gli altri
clienti, poi si chinò in avanti e sussurrò, «Onestamente non credo che
la maggior parte di questi pony sia in grado di gestire le radiablatte. Ne
schiaccerebbero una, poi le altre radiablatte li ucciderebbero mentre cercano di raschiare via le viscere dagli zoccoli presi da un incontrollabile
disgusto.»
Guardai le giumente d’élite ed i gentilstalloni della Tenpony. Probabilmente aveva ragione.
«Le scorte della Tenpony Tower sono esaurite generazioni fa. Quello che vendono ora è stato acquisito dai pony sciacallo, specialisti nel
setacciare le rovine di Manehattan in cerca di alimenti. Fortunatamente
c’erano alimentari, ristoranti e drogherie in abbondanza in questa città prima della bomba, quindi sciacallare è stato tanto fruttoso quanto
pericoloso. Ma i pony sciacallo non rischiano il collo a buon mercato.
E visto che tutta l’acqua è irradiata è difficile per una famiglia di pony
purificarne abbastanza per tenere un piccolo orto. Per un ristorante
come questo le colture fresche sono fuori questione.»
Considerai la cosa. Poi ripresi il menù.
504
Fallout: Equestria — Parte II
Ordinai il purè di banane a forma di cestino ed una bottiglia di vino.
Erano sorprendentemente pieni di sapore.
«I Rangers d’Acciaio,» Homage spiegò al di sopra dei nostri bicchieri
di vino, «sono la vecchia guardia del Ministero delle Tecnologie Belliche.
Si vedono come i cavalieri della grandezza del passato, che ritengono
essere legata ai progressi tecnologici ed industriali d’Equestria, e custodi
della tecnologia che il loro Ministero ha contribuito a creare.
«Onestamente, la maggior parte di loro sarebbe più interessata a
salvare il tuo PipBuck che a salvare te.»
Dopo pranzo portai Homage alla spa come inizio serata. La volta precedente era stata così assolutamente piacevole che dovevo condividere
l’esperienza con lei.
Homage aveva chiesto che la piccola radio nella spa venisse sintonizzata sulla stazione di DJ Pon3. Dall’espressione che le diedero le
pony della spa non dovevano approvare molto la ribelle amante dei
ghoul, ma erano abituate alla richiesta. Con la nuova musica trasmessa
sospettavo che la popolarità della trasmissione si stesse impennando.
Una delle belle pony della spa mi stava tamponando il viso con
fango pulente e rivitalizzante quando la voce di DJ Pon3 squillò dalla
piccola radio.
«Buona sera, bambini!»
Guardai sorpresa Homage. Lei mi fece l’occhiolino in risposta prima
che le coprissero le palpebre con fette di cetriolo.
«Ho una domanda per voi tutti fedeli ascoltatori. Qualcuno tra voi
giumente o stalloni ha mai visto. . . un fantasma? ‘Suvvia, DJ Pon3!’ vi
sento dire. ‘Non ci sono cose come i fantasmi! Ci sono storie di fantasmi
su Manehattan fin da quando la nonna di mia nonna era una puledra,
e nessun pony ne ha mai realmente visto uno. Le storie di fantasmi
sono tutte inventate, lo sai!’ Bene, e se ora io, DJ Pon3, la vostra voce
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
505
nelle terre devastate, vi stessi per dire che io ho visto un fantasma?
E non intendo eroiche Puledre della Scuderia che miracolosamente
sopravvivono cadendo con treni giù da un dirupo, non questa volta.»
Gemetti ad alta voce. Avrei serrato gli occhi, ma erano già stati
coperti con vegetali.
«Ora, fu svariati anni fa, e mi ero appena tirata fuori da una situazione a stretto contatto con una di quelle manticore, quindi in quel
momento ero sotto Dash e Stampede. Ma lei era lì, onesta verità di
Celestia. Non l’ho mai più vista, o ritrovato l’esatto punto in cui ero incappata in lei. Ma ci sono più cose folli in queste selvagge terre devastate
di quanto crediate.»
Più tardi, mentre le pony della spa ci facevano una ponycure ed un
trattameto al corno, chiesi ad Homage, «Che cos’è lo Stampede?»
«Oh, una miscela di Rage ed antidolorifici,» rispose Homage. «Un’amica ed io trovammo la ricetta nelle rovine di una clinica dell’MdP
quando eravamo giovani.»
La mia curiosità prese il sopravvento. «Un’amica? Avrò l’occasione
di incontrarla?»
«No. Sfortunatamente la mia amica non è sopravvissuta agli sforzi
per farci entrare nella Tenpony Tower.»
Mi sentivo meravigliosamente rinfrescata e rilassata. Il tempo passato
alla spa era stato piacevole ed intimo, ed avevo grandi speranze per il
resto della serata.
Quando uscimmo dalla spa Homage si sporse vicina e sussurrò
«Ho preregistrato quell’ultimo pezzo. È una buona idea farsi vedere
occasionalmente in pubblico mentre DJ Pon3 è ‘in diretta’ alla radio.»
Annuii, fissandola appena un po’. Il bagno di fango era stata la prima
volta in cui l’avevo vista non indossare né un vestito né un accappatoio
da spa. Il suo cutie mark sembrava poter essere sia un altoparlante che
506
Fallout: Equestria — Parte II
un megafono. In entrambi i casi era perfettamente adeguato a lei. E
potevo capire perché scegliesse di tenerlo privato vestendosi finemente. Se qualche pony avesse sospettato che lei potesse essere più che la
semplice pony tuttofare di DJ Pon3, quel cutie mark non sarebbe stato
altro che una confessione involontaria.
Tre piccoli pony galopparono fino a noi, due puledri ed una puledra più giovane. I due più giovani avevano le lacrime agli occhi, il
puledro cercava di trattenerle mentre la puledra le stava strizzando via
con un’espressione speranzosa.
Sentii Homage gemere al loro avvicinarsi.
«Signorina Homage,» chiese il più grande quando si furono fatti
vicini. «DJ Pon3 ha detto che papino ha cercato di derubare l’Eroina
delle Terre Devastate, ed è per quello che è in prigione. È vero?»
«L’ha fatto davvero?»
«Papino non l’avrebbe fatto.»
Oh, fottetemi con la luna. Luna, sole, entrambi. Stupratemi con
violenza.
Homage sembrava, se non altro, ancor meno a suo agio. Ma rimase
fedele alla verità. «Si, bambini. Temo che l’abbia fatto.»
«Ma gli dispiace davvero. . .» mi intromisi, anche se sapevo che l’unica cosa per cui Monterey Jack fosse davvero dispiaciuto era che la
cosa l’aveva messo in una brutta posizione. «. . . e sono sicura che lo
lasceranno andare. Io. . .»
Mi interruppi, rabbrividendo mentre sceglievo le parole parlando
più lentamente. «So che la Puledra della Scuderia è davvero turbata di
vederlo in prigione.»
«Lei lo salverà?» disse all’improvviso la puledra con tanta speranza
nella voce che quasi mi stese.
«Perché dovrebbe farlo?» replicò il fratello più grande. «L’ha minacciata ed ha cercato di derubarla.»
Guardai Homage senza speranza.
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
507
«Non lo lasceranno andare,» disse il fratello di mezzo. «Lo impiccheranno tra due giorni.»
Camminai avanti ed indietro per l’Ateneo mentre Homage mi guardava
triste. «Non puoi interferire.»
«Oh, sì che posso!»
Homage fece un sospiro malinconico. «Capisco perché senti che
dovresti. Anche se ha steso il suo fieno. Ma da quel che hai detto non
mi sembra proprio che voglia essere aiutato.»
Sbuffai. «Allora non ho intenzione di lasciar decidere a lui. Ha
tre bambini che hanno bisogno di cure. Devono venire prima del suo
distorto codice d’onore.»
«Littlepip,» gemette Homage. «Ci siamo appena conosciute. Non
voglio perderti di già.»
Mi fermai, scioccata. «Perdermi?»
Esasperata, Homage spiegò, «Se fai qualcosa, e sopravvivi alle guardie con le loro bardature da combattimento, a te ed ai tuoi amici non
sarà più permesso di mettere zoccolo nella Tenpony Tower.»
Mi voltai e la guardai negli occhi. Rilucevano, pronti al pianto.
«Sarò con te, sempre, praticamente ovunque tu andrai. Sintonizzati
semplicemente su DJ Pon3 e sarò lì. Ma. . . tu non sarai in grado di
essere con me.»
Caddi sulle mie cosce mentre il peso di quanto stessi sacrificando
scendeva appieno su di me.
Stava scendendo la notte mentre camminavo lentamente lungo la Linea
Celestia. Velvet Remedy e SteelHooves seguivano in riga dietro di me,
Calamity stava volando in perlustrazione.
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Fallout: Equestria — Parte II
Tutto quello che avevo detto agli altri era che stavo andando a fare
una passeggiata. Ognuno di loro aveva insistito per accompagnarmi.
Solo Velvet Remedy aveva chiesto se c’era un motivo per cui la facevo,
e l’aveva fatto in privato. Vedeva che ero angosciata, ed era allarmata dal fatto che non passassi la sera con Homage. Calamity, pensavo,
stava cercando una scusa per stiracchiarsi le ali. SteelHooves si era semplicemente accodato senza commentare; sentivo che sarebbe andato
ovunque mi fossi diretta, ed ancora non avevo idea del perché.
La verità era che, per quanto desiderassi passare la notte con Homage, ero troppo in subbuglio interiore per goderne. Avevo bisogno
d’aria fresca. Avevo bisogno di schiarirmi la testa. Avevo bisogno di
una distrazione.
Fortunatamente la unicorno grigia non solo aveva capito, ma mi
aveva incoraggiato.
Il corno di Velvet Remedy forniva la luce; non avevo nemmeno
bisogno di quella del mio PipBuck. La quiete della notte ci avvolgeva
come un lenzuolo, interrotta solo dalle occasionali grida in distanza o
colpi d’arma da fuoco. Ogni volta Calamity svolazzava via per investigare. A volte tornava indietro raccontando di sciacalli che combattevano
animali selvaggi; la maggior parte delle volte tornava indietro senza
più informazioni di prima. Una volta la sua scomparsa fu seguita da
numerosi piccoli tuoni—riconoscevo il suono della sua bardatura da
combattimento ad orecchio. Non sentii fuoco di risposta, ma tutti ci
fermammo ed aspettammo e ci preoccupammo alla stessa maniera. Gli
ci volle un quarto d’ora per tornare, e quando lo fece era carico di sacchi
di merci rubacchiate.
«Tana di razziatori. Un sacco di pony terrestri con lance e mazze,»
spiegò con un ghigno. «Nessuno si aspetta un pegaso!»
Atterrò e mi passò un sacco pieno di mele metalliche. «Non avevano
nemmeno alcuna munizione, ma avevano queste.» SteelHooves si offrì
di prendere le granate. Tra tutti noi lui era l’unico con una reale abilità
con quelle cose.
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
509
«Uno di questi giorni dobbiamo trovare qualcosa che non faccia
danno a zona.»
Calamity passò un altro sacco, chiaramente contenente una scatola
quadrata con gli spigoli smussati, a Velvet Remedy. «Il kit medico che
avevano era sigillato, così ti ho porto tutto il coso.»
«Portato», corresse Velvet mentre prendeva il sacco.
«È quello che ho detto.»
Velvet roteò gli occhi verso di me prima di appendersi il sacco addosso, agganciandolo alla sua bardatura. Non c’era fretta di aprirlo. Potevo
forzare la serratura una volta raggiunta la successiva stazione della Four
Stars.
Consegnati i regali Calamity volò di nuovo avanti.
La successiva stazione della Four Stars aveva l’aspetto di un massacro.
Guardai SteelHooves camminare tra i corpi di oltre trenta ghoul. La
maggior parte di loro sembrava essere stata smaciullata da un pesante
fuoco di mitragliatrice a canne rotanti. Potenti esplosioni avevano creato buchi nei muri della stazione e nelle case che vi erano state costruite
dentro ed attorno.
Il posto era impregnato dell’odore umidiccio dei cadaveri dei ghoul.
Il ronzio delle mosche era un suono costante che mi ricordava l’acuto
lamento delle luci della Scuderia Due.
Velvet Remedy era fuggita lungo la linea poco meno di trecento
metri oltre, con lo stomaco incapace di sopportare la cosa. Calamity
stava depredando i cadaveri.
«Il gruppo di Codaputrida,» annunciò infine SteelHooves, molto
più tardi di quando ero giunta alla stessa conclusione. Mantenne il suo
profondo tono di voce neutrale. Desiderai poter vedere la sua espressione sotto la maschera.
«SteelHooves?» Chiesi cautamente. «Stai bene?»
510
Fallout: Equestria — Parte II
«Perché non dovrei?» chiese, tenendo nuovamente la voce neutra.
Troppo neutra. Stava trattenendo qualcosa—se fossero risate di gioia
od una sfuriata di offesa, non riuscivo a dirlo. «Che mi dici di te? Non
ti stai abbandonando al saccheggio, ho notato. Come direbbe Calamity,
non è che queste creature stiano ancora usando qualcosa. Tanto vale
che vadano a nostro uso.»
Per SteelHooves: depredare i ghoul andava bene ma depredare i
Ranger d’Acciaio no? La cosa non mi piaceva, anche se dovevo tenere
conto del fatto che, dovevo ammetterlo, avrei probabilmente reagito
assai peggio alla dissacrazione dei corpi degli abitanti delle scuderie.
«Ho intenzione di cremarli,» annunciai. «Non appena Calamity ha
finito di depredarli. Se vuoi, dovresti unirti a lui nel farlo.»
«Interessante,» intonò SteelHooves, ma rimase con me.
Trovai la sua reazione alla mia reazione interessante quanto apparentemente lui aveva trovato essere la mia reazione. Per quanto la collocazione fosse macabra e ripugnante, decisi di scandagliare il nostro
nuovo amico. «Ho. . . sentito parlare dei Ranger d’Acciaio. Non hanno
esattamente una. . . reputazione eroica.»
«È così che ti vedi?» Replicò. «Sei un’eroina?»
Trasalii, ma sospettai subito che stesse cambiando discorso. «Che
mi dici di te? Come vedi te stesso?»
«Come un tradizionalista.»
Ok, cosa diamine significava? Provai di nuovo, «Mi hanno detto
che la maggior parte dei Ranger d’Acciaio sono più interessati a salvare
la tecnologia che salvare i pony. Che mi dici di te?»
SteelHooves rimase silenzioso.
Feci pressione. «Ci stai seguendo in giro per tenere al sicuro il mio
PipBuck?»
SteelHooves sbuffò ridendo. Poi, tetro, rivelò un poco di se stesso.
«Ogni singolo Ranger d’Acciaio fa lo stesso Giuramento. Ma c’è qualche. . . divergenza di opinione riguardo a se la fedeltà sia dovuta alla
Giumenta del Ministero od al Ministero stesso.»
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
511
Parlò «del Ministero» come se ce ne fosse solo uno. O, almeno, come
se solo uno avesse importanza.
«C’è così tanta differenza?» chiesi, ma Calamity tornò prima che
riuscissi ad ottenere una risposta, e SteelHooves non era disposto a
condividere con un pubblico.
«Penso di aver trovato tutto quello che potremmo volere.»
«Hai una schiena molto forte per essere un pegaso,» disse scherzoso
SteelHooves. «Sei sicuro di non voler prendere anche i mobili?»
Calamity grugnì, sbattendo le ali. Ignorando la frecciatina del commento di SteelHooves, considerai la verità sottointesa. «Calamity, perché non voli indietro e depositi tutto alla suite? Potrai raggiungerci poi.
Saremo ancora sulla Linea Celestia.»
Calamity sorrise, inclinando indietro il cappello. «Sarà fatto!» Poi
andò via.
Mi concentrai ed i corpi dei ghoul vennero circondati uno ad uno
dalla luce. Li feci levitare in una pila. Poi, allontanandomi su una delle
monorotaie con SteelHooves che mi seguiva sull’altra, raggiunsi una
distanza di sicurezza. Mi voltai, facendo fluttuare il fucile zebra, e sparai
mezzo caricatore nel mucchio di cadaveri. La pila cominciò a bruciare.
Raggiungemmo Velvet Remedy, che stava fissando il rogo di ghoul
stranamente affascinata. Guardai indietro, cercando di capire perché la
vista catturasse così il suo sguardo.
Una fenice di fuoco magico stava girando attorno alla pira di cadaveri.
«. . . messaggio ripetuto. Di nuovo, qui è Alanera degli Artigli
di Alanera che invia una chiamata di soccorso su ogni frequenza amica. Per favore inviate questo messaggio a qualsiasi compagnia di Artigli nell’area. Io e la mia squadra siamo rimasti
512
Fallout: Equestria — Parte II
intrappolati sul tetto della Torre Ferro di Cavallo da forze nemiche. Siamo a corto di munizioni e non possiamo resistere ancora
a lungo. Oh. . . oh no. . . ne arrivano ancora. . . !»
Il messaggio radio finiva improvvisamente e poi ricominciava, ripetendo le parole della grifone. Suonava più giovane di Gawd e non dura
quanto lei.
Il mio PipBuck aveva cominciato a ricevere il segnale di aiuto ad
oltre un chilometro dalla Torre Ferro di Cavallo. Il segnale era debole,
ma la Torre Ferro di Cavallo era stata una delle costruzioni più alte di
tutta Equestria ed era il più grande grattacielo rimasto nelle Rovine di
Manehattan, facendo facilmente impallidire la Tenpony Tower con più
del doppio della sua altezza.
«A chiunque stia ricevendo questo messaggio, qui è Alanera degli Artigli di Alanera. Vi prego, abbiamo bisogno di aiuto. Siamo
bloccati sul tetto della Torre Ferro di Cavallo da schiaccianti forze nemiche. Siamo a corto di munizioni e cibo ed abbiamo già
perso tre della nostra squadra. Abbiamo disperato bisogno di
assistenza. Se qualcuno può sentire questo messaggio, per favore portate aiuto. Per favore, fate presto! Non possiamo resistere
ancora a lungo. Questo è un messaggio ripetuto. Di nuovo, qui
è Alanera. . .»
Mi tolsi l’auricolare e feci partire la registrazione ad alto volume quando fummo a pochi isolati di distanza. Avevo sperato che Calamity si
riunisse a noi prima che avessimo raggiunto la stazione Four Stars del
grattacielo, ma non avevo intenzione di aspettare. Ogni ripetizione del
messaggio premeva su di me con un crescente senso di urgenza.
«Noi entriamo,» annunciai. Poi, riconsiderando le mie parole, «Io
entro. Voi due potete stare indietro se volete. Lo capisco.» Agitai la coda.
«Tra l’altro, qualche pony dovrebbe far sapere a Calamity dove siamo.»
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
513
SteelHooves nitrì. «Personalmente non vedo l’ora di poter incontrare quei nobili trucidatori di ghoul.» Mi fissò. «E tu entri perché? Stai
facendo l’eroina? Ti diverti a rischiare la tua vita per degli sconosciuti?
O c’è qualcos’altro riguardo alla Torre Ferro di Cavallo?»
Diedi un’occhiata al mio compagno, poi sorrisi furbetta. «Oh, voglio
solo sapere come un gruppo di grifoni possa rimanere intrappolato sul
tetto di un edificio.»
SteelHooves ridacchiò. Mi voltai verso Velvet Remedy.
«Tu non entrerai da sola,» insistette Velvet con un sorriso torvo ed
un colpo di zoccolo. «E possiamo lasciare un messaggio a Calamity.»
Fece una pausa. «Lui sa leggere, vero?»
Feci roteare gli occhi. «Si, e tu lo sai.» Poi considerai l’idea e mi
trovai alle strette. Avevo ancora il blocco degli appunti e la matita che
avevo preso al poliziotto della Tenpony Tower, ma una nota lasciata sotto un pezzo di cemento sarebbe passata facilmente inosservata. Per fare
in modo che Calamity lo vedesse, dovevamo dipingere il messaggio in
grandi lettere sul tetto della stazione. Ed anche allora l’avrebbe mancato
se non lo avessimo illuminato in qualche modo. Elencai i problemi a
Velvet Remedy.
«Nel caso ti fossi persa lo spettacolo di luci di prima, cara, l’illuminazione non sarà un problema,» Velvet sorrise ironica. «Posso gettare
un incantesimo sulle lettere che le renderà piuttosto vistose.»
«Puoi far solo brillare le parole?»
Velvet Remedy scosse la testa. «Si, ma solo se resto per mantenerle.
Per lasciarmele alle spalle dovrei incantare una scritta esistente. Pittura, preferibilmente, a meno che non riusciamo a trovare un calamaio
veramente grande.»
SteelHooves nitrì mentre trottava oltre di noi verso le doppie porte
della stazione che portavano nella Torre Ferro di Cavallo. «Allora le
dipingeremo col sangue del primo nemico che incontreremo.» Si girò e
scalciò le porte abbastanza forte non solo da spalancarle, ma facendone
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Fallout: Equestria — Parte II
volare una lungo la sala d’attesa all’interno. Feci una smorfia e ringraziai
le Dee per il fatto che la stanza non fosse piena di nemici. «Venite?»
Aiutai Velvet Remedy a scavalcare il corpo del grifone, dalle dimensioni
quasi doppie a causa della bardatura da combattimento dotata di mitragliatrici a canne rotanti gemelle che era ancora legata al suo cadavere.
Era il primo corpo che avevamo trovato che non fosse vecchio di secoli.
Il pavimento era cosparso di bossoli di proiettile, rendendo il girargli
attorno insidioso.
Non sapevo dire che cosa l’avesse ucciso. La cosa mi preoccupava.
Mi preoccò ancora di più quando Velvet Remedy le diagnosticò come
cause naturali, con la voce carica di incredulità.
«Almeno sappiamo che sono venuti da qua,» osservò SteelHooves.
«Stavo iniziando a temere che non ci fosse un modo per salire.»
La maggior parte degli interni della Torre Ferro di Cavallo erano
collassati. Le rampe di scale erano crollate, i corridoi si erano incavati.
L’intero edificio era diventato un labirinto, costringendoci ad entare
ed uscire dalle stanze per andare da una parte all’altra di un corridoio,
facendoci scendere di un piano per cercare delle scale che ci portassero
su di due.
Sentii scorrere dell’acqua davanti a noi. Il mio PipBuck cominciò a
ticchettare leggermente.
L’unico modo per raggiungere la rampa di scale successiva era attraverso una sezione collassata della parete tra due gabinetti. Il talismano
dell’acqua dell’edificio stava ancora pompando acqua attraverso le tubature in frantumi. L’acqua aveva un basso livello di radiazioni. La bomba
al fuoco magico aveva probabilmente irradiato il talismano stesso.
Controllai con Velvet Remedy, assicurandoci di avere abbastanza
RadiaVia con noi. La doccia radioattiva sarebbe stata minima, niente
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
515
per cui valesse la pena preoccuparsi. Ma era un indizio di problemi più
grandi più avanti, e volevo essere sicura che fossimo preparati.
Trattenendo il fiato mi spinsi attraverso gli spruzzi il più velocemente possibile. Incespicai un poco quando il pavimento bagnato dall’altro
lato si mosse leggermente.
«Oooookie dokey lokey. SteelHooves, ti farò fluttuare oltre e ti metterò giù là in fondo,» dissi indicando l’angolo più lontano della stanza
vicino alla porta che dava sul corridoio. «Il pavimento non è stabile.»
Velvet Remedy rimase indietro. Mi concentrai su SteelHooves, avvolgendolo in una coltre telecinetica. Lentamente sollevai il pesante
Ranger d’Acciaio di mezzo metro e lo condussi attraverso la doccia.
Feci un singolo passo all’indietro, sentendo nuovamente il pavimento
oscillare pericolosamente, e lo feci planare oltre di me verso un angolo
che ero piuttosto sicura fosse asciutto e stabile.
SteelHooves era a metà strada quando qualcosa che vide attraverso
la porta aperta lo fece agitare, cercando di conquistare il pavimento.
Prima che potessi metterò giù, prima che potessi anche solo chiedere che cosa avesse visto, l’alicorno attraversò la porta.
La mia magia di letivazione implose mentre boccheggiavo scioccata. SteelHooves cadde duramente, voltandosi per sparare all’alicorno,
ed il pavimento cedette sotto di lui. SteelHooves cadde fuori vista. Sentii degli spruzzi dal di sotto. L’alicorno fece un passo avanti, guardando
giù nel buco, ed il resto del pavimento collassò. L’alicorno cercò di spalancare la ali per volare, ma si incastrarono contro le cornici della porta
e cadde al di sotto assieme a lui.
Mi ritrovai su una tavola bagnata che si sporgeva sul pavimento al
di sotto come un trampolino. Cosa appropriata dato che il pavimento
al di sotto era una piscina.
Il mio PipBuck iniziò a ticchettare con grande entusiasmo.
Aprendosi un varco tra i detriti galleggianti l’alicorno riemerse. Il
suo corno iniziò a brillare. SteelHooves non era visibile da nessuna
parte, essendo sicuramente finito sul fondo.
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Fallout: Equestria — Parte II
Desiderai il sacco pieno di granate. Dovevo agire rapidamente, ma
la mia mente non stava pensando abbastanza velocemente! L’alicorno
avrebbe alzato il suo scudo prima che avessi capito che cosa fare!
Ka-BLAM!
Un’esplosione a fianco della mia testa mi fece scoppiare i timpani. Il mondo divenne uno sgradevole ronzio acuto. Persi immediatamente il senso dell’equilibrio, cadendo dalla mia postazione. Atterrai
su un pezzo di pavimento galleggiante che immediatamente iniziò a
ribaltarsi.
Afferrai telecineticamente il pezzo di pavimento, lanciando un urlo
che potevo sentire ma non udire. Concentrarsi era diventato straziante.
Di fronte a me vidi l’alicorno galleggiare tra detriti e sangue. Velvet
Remedy aveva spazzato via un grosso pezzo del collo della creatura con
il fucile da combattimento. Non era morta, ma tra la perdita di sangue
e l’affogamento era una corsa per cosa l’avrebbe uccisa per prima.
Guardai con orrore mentre iniziava a guarire, con la ferita che
lentamente si richiudeva.
Si rigenerano, porca puttana?
Quello non era giusto! Quello non andava bene!
Con uno scoppio di rabbia iniziai ad afferrare telecineticamete pezzettini di pavimento galleggianti e dentellati ed cominciai a pugnalare
il collo dell’alicorno fino a che non lo mozzai crudelmente. La creatura
iniziò ad affondare sotto l’acqua radioattiva arrossata.
Velvet Remedy era piegata su di me, con il corno puntato sul mio orecchio sinistro. Aveva già ripristinato l’udito a quello destro.
SteelHooved stava di fianco a noi sul bordo della piscina, gocciolando acqua che stava facendo ticchettare selvaggemente il mio PipBuck.
Stava litigando con Velvet riguardo a quanta RadiaVia aveva bisogno
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
517
di bere. Velvet era dell’opinione che avesse bisogno di ogni singola confezione che avevamo; SteelHooves insisteva che non ne aveva affatto
bisogno.
Il mio orecchio sinistro iniziò a sistemarasi.
«Non abbiamo tempo per questo,» SteelHooves battè uno zoccolo
sul pavimento, rompendo le piasterelle sotto il suo zoccolo blindato.
«Quelle creature viaggiano sempre in gruppo.»
«Allora prendi la RadiaVia e smettila di fare il bambino,» ribattè la
mia chirurga armata di fucile, guardandolo torvo. «Seriamente, perché
tutti i miei pazienti devono essere così difficili?»
Volevo puntualizzare che io ero sdraiata lì in atteggiamento molto
non-difficile, grazie.
SteelHooves a quel punto si alzò. Alla fine mi intromisi. «SteelHooves, diglielo.»
Entrambi si voltarono per fissami. O, almeno, assumevo che SteelHooves mi stesse fissando. Il suo visore era puntato nella mia direzione.
«Dirmi che cosa?» mi chiese lentamente Velvet. Poi, voltandosi
verso SteelHooves, «Dirmi. Che. Cosa?»
SteelHooves rimase in silenzio.
Sospirai. «Guarda, se sono stata in grado di capirlo, lo farà anche
lei. Lei è più intelligente di me.»
Potevo dire che Velvet Remedy si stesse sforzando per non reagire
al mio complimento.
SteelHooves infine cedette.
«Io sono un ghoul.»
Velvet Remedy, per sua gloria, non fece un passo indietro. Nemmeno ansimò. Rimase semplicemente stranamente silenziosa per un
po’. Abbastanza a lungo che avrei temuto di aver perso nuovamente
l’udito se non fosse stato per il tic, tic, tic sulle piastrelle sotto il Ranger
d’Acciaio.
«Le radiazioni sono. . . rigenerative per i ghoul,» ammise SteelHooves. «Ero più in pericolo di affogare.» In verità di quello c’era stato
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Fallout: Equestria — Parte II
poco pericolo, con il riciclatore d’aria della sua armatura potenziata
magicamente.
Ma certo, realizzai, sentendomi lenta e supida: l’alicorno si stava rigenerando perché era nella piscina. Le radiazioni dovevano condizionarle
allo stesso modo.
«Bene allora, immagino che tu non abbia bisogno di RadiaVia,» concluse Velvet Remedy con noncuranza, facendo scivolare le confezioni
di nuovo in una delle sue scatole mediche aperte.
Sapendo di essere la più capace nella furtività determinai che dovevo
esplorare più avanti. Individuai le due sorelle dell’alicorno in una stanza
un piano più in alto. Le loro code erano puntate verso di me, inconsce
della mia presenza mentre sembrava si stessero concentrando per cercare di strappare magicamente dai suoi cardini la porta di una cassaforte.
I loro manti erano di un viola scuro, quasi nero. E non era la sola cosa
che avevo notato.
Non avevano i cutie mark!
Liberai il mio fucile da cecchino e scivolai nello zen del SATS.
BLAM!
Il primo alicorno cadde duramente, dipingendo la cassaforte su cui
era concentrata col cervello che le uscì dal davanti del cranio. La seconda iniziò a voltarsi, con lo scudo che aveva già cominciato a formarsi.
Ma io fui più veloce. E quelle creature non erano molto più resistenti
di noi, se beccate ignare e senza i loro incantesimi di protezione in atto.
BLAM!
Scivolai fuori dal SATS mentre il secondo corpo dell’alicorno crollava sul pavimento. Guardai la cassaforte e gli schizzi di sangue, cervella
ed ossa mi ricordarono che non eravamo tornati indietro per dipingere
la nota per Calamity.
Aspetta. Ferma.
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
519
Stavo guardando le interiora di qualche pony. . . od almeno di qualche cosa che avevo appena ucciso. . . e stavo pensando a quello?
Stavo diventando davverò così insensibile agli orrori ed alla violenza delle Terre Devastate di Equestria?
Mi chiesi dove si piazzasse la cosa sulla scala della perdita-di-sé di
Monterey Jack.
Mi chiesi anche cosa diamine stessero cercando quegli alicorni.
Quindi trottai avanti per scassinare la serratura. La cassaforte, tuttavia, si rifiutò di venire sbloccata. Dopo esami e sforzi realizzai che
non era stata inceppata o rotta dagli alicorni. Non ero semplicemente
abbastanza brava.
Beh, sapevo come sistemare la cosa.
Mi ritrovai a sorridere quando le Ment-ali Party-Time mi lavarano
da tutta la stupidità e lentezza che mi stava trattenendo. Feci un respiro
profondo di sollievo! Finalmente, ero di nuovo la vera io. Il mio sorriso
scomparve quando mi voltai vedendo Velvet Remedy che mi guardava
triste.
Altri tre alicorni stavano dall’altra parte di una fossa separatrice. Almeno cinque pavimenti interni erano collassati lasciando un alveare
di mezze stanze a circondare l’immenso abisso. Pagliuzze di detriti e
cenere fluttuavano nell’abisso che ci separava.
SteelHooves aprì il fuoco con il suo lanciagranate automatico, abbattendone una (e tutte le stanze attorno a lei) prima che potesse erigere completamente il suo scudo. Le altre due si lanciarono in aria,
spalancando le ali mentre i loro scudi le circondavano con una bolla.
Feci una preghiera a Luna e feci fluttare fuori una sfera di memoria,
assicurandomi che fosse quella con l’ultimo party di Pinkie Pie e non
quella che avevo recuperato dalla cassaforte sette piani più sotto. Iniziai
a levitare la sfera più vicino alle due.
520
Fallout: Equestria — Parte II
L’alicorno fece una maligna, aspra e maestosa risata che rimbombò
sulle pareti dell’abisso. Usando la sua telecinesi la liberò dal mio manto
telecinetico scagliando una sedia. La sfera contenente il ricordo dell’ultimo party di Pinkie Pie cadde nell’abisso al di sotto, rimbalzò, rotolò e
sparì in una fenditura, persa per sempre.
La voce dell’alicorno dal manto viola scuro rimbombò con superiorità innegabile. «Pensi che Noi siamo stupide? Noi ricordiamo come Ci
hai ucciso prima!»
Oh, eravamo così fottuti!
«Correte!» urlai, voltai la coda e corsi verso le scale.
Velvet Remedy e SteelHooves galoppavano dietro di me, superandomi quando saltai fuori dalla rampa di scale e dentro un corridoio.
Voltandomi, ordinai a SteelHooves di far collassare l’entrata dietro
di noi. Il suo lanciagranate automatico era inutile contro un alicorno
difeso da scudo, ma era più che sufficiente per far crollare la struttura
in cui eravamo. Cemento e legno caddero in una tempestosa nube di
polvere.
«Che cos’è successo?» domandò SteelHooves.
Ansimando, spiegai. «C’è un qualche genere di telepatia coinvolta. . .» Le mie paure si erano rivelate fondate. «. . . non solo tra quelli che
sono assieme. Tutti loro. Ogni volta che ne uccidiamo uno, imparano
dall’evento.» Non sarei stata in grado di ingannarli due volte allo stesso
modo.
La nostra mossa ci fece guadagnare tempo, ma non molto. Potevo
sentirle dall’altro lato liberare un passaggio per raggiungerci.
Con uno scoppio di luce uno degli alicorni apparve tra di noi.
«Possono pure teletrasportarsi!?» esclamò Velvet Remedy, raggiungendo finalmente lo stesso livello di odiosa incredulità che provavo per
quelle creature.
L’alicorno stessa sembrava un poco sorpresa. Apparentemente teletrasportarsi in qualche posto che non si può vedere era difficile anche
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
521
per quelle creature. Non pensavo si aspettasse di essere così vicina. Peccato che non fosse apparsa un metro più spostata in qualsiasi direzione,
incastrata in una parete. Ma no, non potevamo essere così fortunati.
O potevamo? Realizzai qualcosa di molto particolare. La sfera scudo dell’alicorno era formata a piena potenza, ma era letteralmente apparsa al centro tra di noi. Parte di ognugno di noi era all’interno della
barriera. Incluso il didietro metallico di SteelHooves.
L’alicorno iniziò a lanciare un incantesimo. Sentii una morsa stringersi attorno al mio cuore. I miei zoccoli iniziarono a formicolare.
Un incantesimo di infarto? Sentii il panico crescere dentro di me
mentre il mio cuore si dibattava per battere, ed improvvisamente seppi
come quelle creature avevano ucciso i grifoni tramite «cause naturali».
«Muovetevi!» urlai mentre afferravo telecineticamente il sacco pieno di granate. SteelHooves scattò in avanti, lasciando indietro le granate
dentro il sacco. Senza aprirlo per rivelarne il contenuto mi concentrai e
cercai di rimuovere più linguette che potevo. Sfortunatamente muovere
oggetti che non potevo vedere direttamente era difficile per me quanto teletrasportarsi in uno spazio sconosciuto per l’alicorno. Riuscii a
rimuovere solo le linguette di tre prima di ritrarmi dallo scudo.
L’alicorno guardò dubbiosa il sacco che cadde ai suoi zoccoli. Il suo
scudo contenne l’esplosione piuttosto efficacemente. Fu una visione
brillante e viscerale.
«Beh, potrebbe spiegare come dei grifoni possano rimanere intrappolati
su un tetto,» dissi categorica.
Avevamo dovuto combattere altre quattro creautre prima di raggiungere il tetto. La combinazione della mia furtività e della massiccia
potenza di fuoco di SteelHooves ci aveva tenuto in vita, ma stava diventando più difficile. Erano tutte in allerta per noi e sembrava stessero
coordinando le loro difese. Dovevamo fuggire ogni volta che avevano
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Fallout: Equestria — Parte II
gli incantesimi alzati, e non eravamo abbastanza veloci da abbatterne
più di due prima che le altre fossero in grado di alzare i loro scudi.
Sul tetto vi erano altri quattro alicorni. Erano sedute, immobili, ai
quattro angoli dell’edificio, con l’attenzione rivolta verso il centro. Invece di circondarsi con una sfera di magia protettiva stavano cooperando per mantenere una semisfera di forza magica che stava tenendo in
gabbia i tre grifoni mercenari.
«Questa mi è nuova,» borbottò SteelHooves dietro di me.
«Oh, grazie al Grande Uovo,» esclamò una di loro, vedendoci attraverso alla luminescente conchiglia di forza che intrappolava lei e gli
altri due grifoni sopravvissuti. Si fermò. «Dov’è il resto di voi?»
Mi guardai attorno. Velvet Remedy e SteelHooves erano ai miei
fianchi. Solo le Dee sapevano dove fosse Calamity. Sospettai che stesse
girando attorno alla Linea Celestia, sperando di individuarci. Trasalii
al pensiero e sperai che non fosse troppo preoccupato. Potevo vedere
il debole suggerimento dell’alba in arrivo sull’orizzonte.
Un vento freddo mi scompigliò la criniera, trasportando l’odore
salato del porto. Era quasi un peccato che avessimo raggiunto il tetto
nel buio della notte. La vista durante il giorno doveva essere fantastica.
Ripensandoci, la vista mi avrebbe potuto paralizzare per le vertigini. Quindi probabilmente era meglio che fossimo lì in quel momento,
dopotutto. Voltandomi verso i tre grifoni, «Siamo tutti qua. Solo noi.»
«Beh, non è un grande salvataggio,» disse amaramente uno dei
grifoni.
«Gratitudine. Prova a cercarla.»
Mi voltai e guardai gli alicorni. Erano statuarie nella loro concentrazione. Non ero nemmeno sicura che avessero realizzato che noi eravamo sul tetto con loro. Ed erano al di fuori dello scudo che stavano
creando. Avremmo potuto abbatterne tre con un attacco coordinato.
Sicuramente i grifoni avrebbero potuto abbattere l’ultima. «Che genere
di potenza di fuoco avete ancora voi ragazzi?»
Sentii SteelHooves fischiare quando la grifone in fondo camminò
in avanti. Stava indossando qualcosa che sembrava un suo tipo di ar-
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
523
matura potenziata magicamente, un progetto grifone—nemmeno lontanamente intricata od avvolgente come quella di SteelHooves, che lasciava artigli, zampe ed ali nudi come la maggior parte del viso—con
la bardatura da combattimento più grande, a tre canne, che avessi mai
visto.
«Cannone AA smontato,» disse elogiativo SteelHooves. Non avevo
idea di cosa significasse, ma sembrava come la versione non ad energia
magica del cannone al plasma che Calamity aveva usato contro il drago.
Beh, avevamo decisamente la potenza di fuoco.
«Solo cinque colpi rimasti,» disse accigliata la grifone. In ogni caso,
cinque colpi da quella cosa sarebbero dovuti essere più che. . .
«E ci sono altre quattro ali di quelle bastarde arrapate in arrivo,»
annunciò la prima grifone. Dalla sua voce la identificai infine come
Alanera. Mentalmente annotai che io non avrei scelto la parola «arrapate» per descrivere gli alicorni. A meno che Alanera sapesse qualcosa
che io non sapevo.
«Quattro ali?» chiesi. «Intendi altre due?»
«No,» si intromise SteelHooves. «Intende altre dodici.»
«Oh. Beh. . . sassi lunari.» Aveva senso. Una «ala» doveva essere un
gruppo di tre. Spiegava perché ce ne fossero tre a caccia di SteelHooves
fuori Fetlock.
«Queste quattro ci hanno tenuto qua in trappola mentre arrivavano
i loro rinforzi,» ci informò Alanera.
Aspetta. . .
Mi rallegrai. «Siamo a posto, allora. Sono piuttosto sicura che le
abbiamo fatte fuori mentre salivamo!» Contai mentalmente. Una nella
piscina. Due alla cassaforte. Tre all’abisso. Una di loro era sopravvissura,
e si era riunita con altre tre. Quindi ne avevamo uccise. . .
. . . nove. Ne erano rimaste ancora tre. In qualche modo eravamo
riusciti ad evitare una intera ala di alicorni senza che nessun gruppo se
ne accorgesse.
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Fallout: Equestria — Parte II
E sarebbero probabilmente spuntate sul tetto da un momento all’altro. Dovevamo fare velocemente!
Spiegai rapidamente il piano ed ognuno iniziò a prendere la propria
posizione. Mentre lo facevano non potevo far altro che dar voce ai miei
sospetti con Alanera: «Che cosa stavate cercando te ed i tuoi mercenarai
in questo posto che quelle creature vogliono così tanto?»
«Codici per penetrare in una cassaforte nel Ministero dell’Immagine sul Viale dei Ministeri,» disse Alanera, sorprendentemente cordiale.
«La cassaforte contiene un artefatto di cui il nostro datore di lavoro vorrebbe davvero tanto entrare in possesso. Salta fuori che la ‘dea’ di questi
mostri lo vuole pure lei.»
«Che genere di artefatto?» chiesi, facendo levitare fuori la Piccola
Macintosh e controllando le cariche. Avrei usato un proiettile magico,
tanto per andare sul sicuro.
«Il Libro Nero. Beh, il Libro Nero di qualcosa o qualcos’altro. Un
tomo di alcune delle più brutte magie zebra. Robe che possono fare a
pezzi l’anima di un pony, dicono. O far risorgere gli spiriti dalla tomba.»
Necromanzia.
Lo stesso pensiero che certi incantesimi e poteri esistessero veramente mi diede brividi da incubo. Per quel che sapevo nessun pony
aveva mai usato quelle arti oscure; era orribile immaginare che le zebre
effettivamente potessero. La necromanzia non si supponeva nemmeno che fosse vera—solo una storia dell’orrore per spaventare giovani
puledre ai pigiama party.
Se era per quel genere di brutte cose che il Ministero dell’Immagine faceva retate, la purga dei libri prendeva una totalmente nuova e
terrificante luce. Iniziai a chiedermi se lo scopo dietro le confische dei
libri «ideologicamente incompatibili» non fosse, almeno in parte, una
copertura. Perché, per le Dee, non potevi dire al pubblico che le zebre
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
525
avevano la necromanzia, tanto meno che libri sull’argomento stessero
entrando in Equestria!
La nozione della necromanzia zebra suggeriva una nuova inquietante dimensione sul come lo stare ai margini dell’esplosione di un megaincantesimo avesse trasformato i pony in pony ghoul e pony zombie.
Mentre parlavo con Alanera e riflettevo sulle implicazioni del Libro Nero, SteelHooves e Velvet Remedy stavano discutendo dei nostri
nemici. Catturai la fine della conversazione.
«. . . non hanno tutte gli stessi incantesimi. Solo quelle dal manto
viola scuro come quelle delle ali al di sotto possono teletrasportarsi,» le
spiegò SteelHooves. «Quelle dal manto blu notte. . .»
«Invisibilità,» interruppe Velvet Remedy. «Oh sì. Mi ricordo.»
«Quelle verde scuro? Non le ho viste fare niente che le altre non
possano fare.» SteelHooves si avvicinò ad uno degli alicorni simil statua
e diede una occhiata da vicino al suo manto, un verde foresta così scuro
da essere quasi nero. «Fino ad ora.»
Butcher, la grifone con l’arma pesante, era pronta davanti all’alicorno più lontano. SteelHooves aveva agganciato quella alla mia sinistra.
Velvet Remedy aveva il suo (precedentemente mio) fucile da combattimento che si librava ad un centimetro dalla tempia di quella alla mia
destra. Feci fluttuare la Piccola Macintosh tra gli occhi di quella di
fronte a me.
«Al mio tre. Uno. . . Due. . .»
In un tempestoso tuono di colpi d’arma da fuco ed esplosioni, i tre
alicorni vennero abbattuti. E lo scudo sparì. L’ultimo alicorno immediatamente tornò in vita, in allerta e. . .
. . . la super arma della grifone fece uno scoppio che si sarebbe potuto
sentire dalla luna. Il quarto alicorno semplicemente non esisteva più.
Alanera volò in avanti e mi prese nei suoi artigli mentre l’altro grifone, leggermente impacciato, raccoglieva Velvet prendendo il volo. Lanciai un velo telecinetico attorno a SteelHooves, trasportandolo con noi.
L’ultimo grifone prese il volo, girando in cerchio per proteggerci la coda.
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Fallout: Equestria — Parte II
Eravamo a qualche isolato di distanza quando gli ultimi tre alicorni
spuntarono sul tetto. Parte di me voleva ridere sarcastica. Poi ci ricordarono che potevano volare anche loro. E, senza ostacoli, erano molto
più veloci e manovrabili.
Circondandosi negli scudi magici volarono in avanti per ridurre la
distanza.
Chiusi gli occhi, cercando di forzare il mio cervello potenziato dalle
MPT a pensare a qualcosa. Per la prima volta, le Ment-ali Party-Time
mi stavano deludendo.
«Beh, sembra che abbiate bisogno di un po’ d’aiuto!»
Solo un’altra volta ero stata così felice di sentire la voce di Calamity ed era stato quando stavo fronteggiando un drago. Aprii gli occhi, fissandolo grata. «Spero che tu abbia un piano. Perché io non ho
niente.»
«Semplicemente seguitemi!» Calamity sorrise e si spinse davanti a
noi, diminuendo l’altitudine.
Guarda un po’, l’unica direzione in cui grifoni dal carico posante potessero volar più veloci degli alicorni era verso il basso. Ci inseguirono,
ma stavamo aumentando la distanza.
«A meno che ci stiamo tuffando su una fabbrica di materassi,» si
lamentò Alanera, «sarà un viaggio molto corto!»
Guardai indietro. C’era una buona distanza tra noi e le tre creature, visibili solo come bolle luminose di energia verde malato che
piombavano dal cielo verso di noi.
«Iniziate a cabrare ora!» disse in risposta Calamity.
«Ma ha la minima idea. . .» grugnì il grifone che stava trasportando
Velvet Remedy, «di quanto sia difficile. . . cabrare. . . a questa velocità. . .
portando tanto carico?»
Vidi la strada avvicinarsi velocemente mentre iniziavamo a cabrare.
Sorrisi, pensando semplicemente a quanta spazzatura Calamity aveva
l’abitudine di saccheggiare. Non avevo dubbio che la risposta fosse sì.
I tre grifoni infine livellarono con soli alcuni metri di scarto, sfiorando le cime dei carri più alti. Sentii uno zoccolo sfregare sulla cima
Capitolo Diciotto — Cause Innaturali
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di una carrozza passeggeri. Gli alicorni stavano iniziando a ridurre la
distanza. Fulmini scaturirono da uno dei loro corni, superandoci.
Più avanti la strada finiva in un immenso parcheggio. File e file
di carri da trasporto erano allineate davanti ad un lungo edificio. Con
l’eccezionale chiarezza visiva fornita dalle Ment-ali Party-Time fui in
grado di vedere un logo sul tetto dell’edificio mentre ci avvicinavano: il
simbolo nero di un’omega con un pony terrestre bianco che sembrava
far levitare un pacco sulla sua schiena.
Realizzai all’improvviso il piano. Un battito di ciglia prima che
Calamity iniziasse a sparare.
Accesi il mio Eyes-Forwards Sparkle, facendo una veloce scansione
della vita di sotto. Avevo solo un istante, ma almeno avevo le Ment-ali
Party-Time a potenziare il mio acume e giudizio. Tutto ciò che vedevo erano lucette rosse che si muovevano al di sotto. Probabilmente
radiablatte. Sentii una serie di scoppi quando sorpassammo i carri da
trasporto ed il tetto.
Gli alicorni avevano appena raggiunto il parcheggio, troppo veloci
per fermarsi, quando il primo carro da trasporto esplose come una
bomba a megaincantesimo molto in miniatura. La prima esplosione
fece partire immediatamente il resto, e tre quartieri cittadini eruttarono
in una vibrante cascata di luce follemente colorata.
I loro scudi non potevano proteggerli da quello. L’onda di radiazione
non poteva curarli da una forza che li fece a pezzi a livello cellulare. Non
potevano nemmeno urlare mentalmente. Non c’era tempo. I tre alicorni
erano semplicemente spariti.
L’edificio ci fece da scudo abbastanza a lungo da salvarci prima di
venire vaporizzato. Il mio PipBuck urlò quando fummo colpiti dalla
doccia di calore e radiazioni. Il mio EFS si illuminò di rosso, avvertendomi che stavo subendo avvelenamento di radiazioni prima di schiantarsi
assieme al mio PipBuck.
Un istante più tardi ci schiantammo pure noi.
Nota: Nuovo livello.
528
Fallout: Equestria — Parte II
Nuovo vantaggio: Telecinesi Possente (livello tre)—La tua telecinesi è di livello
Twilight Sparkle. Puoi gestire oggetti multipli con facilità; e con abbastanza concentrazione puoi probabilmente trasportare in giro una Ursa Minor!
Capitolo D iciannove
Tradimento
«Dimmi che i miei amici mi stanno tutti mentendo e mi evitano perché
non gli piacciono più le mie feste e non vogliono più essere miei amici!»
Dipendenza.
Come fai a sapere quando sei in trappola? Quando vuoi qualcosa
più di ogni altra? Quando ti trovi a mentire ai tuoi amici ed a nascondere loro cose che non vuoi sappiano? Quando non riesci a stare una
settimana senza ricadere nella tentazione? Un giorno?
O semplicemente quando insisti che, dato che nessuna delle precedenti si applica a te, stai bene?
Ci eravamo schiantati e tutto era diventato nero, come quando qualcuno soffia su una candela. Giacevo sulla strada, svenuta e gravemente
ferita. Ma nel profondo della mia incoscienza stavo ancora cadendo.
L’ultimo messaggio di Pinkie Pie tormentava i miei sogni. Nel tempo
che ci misi a riprendere conoscenza l’effetto della Ment-ali Party-Time
svanì, ed io ero di nuovo impantanata nella mia debolezza. Neppure il
multicolore spettacolo pirotecnico che aveva letteralmente consumato
i tre isolati dietro di noi era riuscito a penetrare con la sua brillantezza
nella nebbia della mia mente. Mentre mi liberavo dalle macerie sparse
anche sulla strada l’occhio della mia mente poteva ancora vedere quello
scheletro, da solo, nell’angolo. . . con la statuetta dell’amica ormai caduta
dentro la sua cassa toracica.
E tutto quello che volevo era un’altra Ment-ali Party-Time. Per scacciare la nebbia e la confusione. Per rendermi brillante, per poter aiutare
i miei amici.
In quel momento realizzai che, anche se non raggiungevo i criteri
della mia lista mentale di «segnali di avvertimento», stavo rischiando
di perdere il controllo. Ero ancora io a scegliere se prendere una MPT
529
530
Fallout: Equestria — Parte II
o no, e potevo rifiutarmi in ogni momento. Ma. . . ero arrivata ad un
punto in cui non mi sentivo giusta—non mi sentivo nemmeno me
stessa—a meno di avere quell’aumento di chiarezza e carica dalle Mentali Party-Time.
Forse, solo forse, avevo un problema?
«Yee-HAW!» urlò trionfalmente Calamity mentre tornava svolazzando
da noi. «È così che si fa in stile Dashita!»SteelHooves gemette profondamente mentre il Ranger ricoperto di metallo si rimetteva sui suoi
zoccoli blindati. «Per la cronaca,» brontolò, «Nessun pony qua è autorizzato a lamentarsi che le mie tattiche di battaglia siano eccessive. Mai
più.»
«Aaaaah!» gridò uno dei grifoni (Butcher, penso). «La mia ala!
Penso sia rotta. . .»
Velvet Remedy si trascinò fuori dai rottami del carro rovesciato
dentro al quale era atterrata. Il suo corpo era lacero e sanguinante, in
particolare aveva un profondo sfregio sulla fronte, ma ignorò le proprie
lesioni e zoppicò verso il grifone gravemente ferito. A circa metà strada dal grifone si fermò, tremando, mentre fissava il turbinante fuoco
prismatico dietro di noi.
«Celestia misericordiosa. Spero che dentro a quegli edifici non
vivesse nessun pony.»
Calamity atterrò orgoglioso accanto a lei. «Certo che no. Abbiamo
ripulito quel buco dai razziatori ieri sera, ricordi?»
Avevamo fatto che cosa quando?
Velvet Remedy barcollò leggermente e si pulì il rivolo di sangue che
le colava nell’occhio. «Oh. . . Intendi quando tu volavi via e ci lasciavi
tremendamente preoccupati per te?» Appoggiò lo zoccolo e fece ancora
un passo verso il suo paziente designato, dicendo, «Ti. . . ti aiuterò. Non
ti muovere. . .»
Capitolo Diciannove — Tradimento
531
Fece altri tre passi prima di svenire. «Hey!» Esclamò Calamity afferrandola prima che potesse colpire l’asfalto. La sorresse mentre si
accasciava.
Cercai di trottare verso di lei, solo per scoprire che ero sdraiata a
terra. Mi sembrò sorprendente. Cercai di alzarmi, ed una fitta di agonia
mi attraversò la zampa anteriore destra. La sollevai, cercando di capire
cosa ci fosse di sbagliato. . . e la sentii pesante. I miei occhi videro il
tondino metallico per cemento armato che spuntava da essa, proprio
sopra lo schermo morto del mio PipBuck.
«Oh. Questo non va bene. . .»
Sollevai lo sguardo per vedere la scura figura di un grifone corazzato che mi si avvicinava, poi i miei occhi si rovesciarono e persi
nuovamente conoscenza.
«. . . avevamo già acquisito i codici quando hanno cominciato a metterci
alle strette. Pensavamo fosse un colpo di fortuna che ci stessero spingendo verso il tetto, ma quelle puttane hanno trasformato la nostra via
di fuga in una trappola.»
Mi svegliai per la seconda volta al suono di Alanera e SteelHooves
occupati a discutere. Non pensavo di essere rimasta svenuta per più di
qualche minuto. Mi sentivo più debole di quando giacevo sofferente
nella capanna di SteelHooves, molto malata, e la mia zampa anteriore destra pulsava così tanto di dolore che non riuscivo a contenere le
lacrime.
«La mia squadra ha notato gli alicorni controllare almeno un’altra
cassaforte nell’edificio,» fece notare SteelHooves. «Sapevano che voi
avevate già i codici?»
Alanera rise. «Beh, non l’abbiamo mica pubblicizzato!»
La mia attenzione venne deviata. La bellezza di Velvet Remedy mi
si era posata accanto mentre ero svenuta. Velvet Remedy si sporgeva
532
Fallout: Equestria — Parte II
in ginocchio su di me, con il corno guaritore che brillava. Era una posizione in cui mi stavo stancando di vederla. La sua testa era avvolta
in bende strette magicamente ed una grande macchia rossa vi filtrava
attraverso, sopra la ferita in via di guarigione.
«Spero che ti piaccia il sapore della RadiaVia, Littlepip,» disse, sorridendo e cercando di sembrare noncurante. Potevo sentire la tensione
nella sua voce, non importa quanto bene la nascondesse. «SteelHooves è l’unico di noi che non ne trangugerà intere scatole, se riesco a
convincere il Dottor Helpinghoof a venderci le sue scorte.»
«Velvet. . . ti senti bene? Sei caduta.»
Velvet mi sorrise dolcemente. «Ho una commozione cerebrale, ma
non dovrebbe essere troppo grave. Sono più preoccupata per te, Littlepip.»
Pfft. Sarei stata bene. Qualche pozione curativa e sarei stata buona
come nuova. Le dissi così. Velvet trasalì. Perché era trasalita?
«Littlepip. . . Non puoi prendere una pozione curativa. Non mentre
quella cosa è ancora dentro di te.» Guardai l’insanguinato giavellotto di
metallo scanalato che aveva grottescamente trafitto la mia zampa anteriore. Velvet Remedy continuò, «La mia magia e le nostre medicine ti
possono riaggiustare, si. Ma prima quella sbarra metallica deve uscire.»
Avrebbe fatto male, vero?
Velvet Remedy mi assicurò che avrebbe fatto UN SACCO di male.
Feci fluttuare fuori la sfera di memoria della Torre Ferro di Cavallo,
contemplandola per un istante. La serratura della cassaforte era stata
la più ardua che avessi mai tentato di forzare. Era stata oltre le capacità
magiche dei due alicorni. Quali segreti avrebbe potuto nascondere?
Secondo Alanera i mercenari avevano già trovato i codici che stavano
cercando da qualche altra parte nell’edificio. Naturalmente gli alicorni
non avrebbero potuto saperlo con certezza. Probabilmente stavano solo
facendo una ricerca approfondita.
«Al mio tre?» suggerii a Velvet Remedy. Lei annuì, le sue labbra
erano strette in una linea sottile.
Capitolo Diciannove — Tradimento
533
«Uno.. Due. . .»
Mi protrassi con la mia magia e toccai la sfera. Nell’istante in cui il
corno di Velvet Remedy si illuminava ed il tondino da cemento armato
veniva ricoperto di luce, tutti i miei sensi vennero lanciati in un altro
mondo.
Ero seduta davanti a dei banchi di terminali, tra due altri pony a
cui non prestavo assolutamente attenzione. Un auricolare mi ronzava
leggermente nell’orecchio. Lo schermo del terminale non aveva altro
che l’icona di un palloncino che si gonfiava fino a scoppiare, per poi
riempirsi di nuovo.
La pony che stavo cavalcando era dolorante per l’essere stata seduta nella stessa posizione troppo a lungo. La criniera le prudeva, così
come. . .
Accidenti! Va bene, la criniera gli prudeva. Così come altre parti.
Ed all’improvviso volevo veramente, veramente tanto tornare piuttosto
alle Rovine di Manehattan per sentire un tondino da cemento armato
venirmi strappato fuori dalla zampa.
Il palloncino scoppiò di nuovo e quindi fu rimpiazzato da del testo.
> Trasmissione audio intercettata.
> Origine Trasmissione: Residenza Orange, Torre Ferro di Cavallo, Manehattan
> Ricevente della Trasmissione: [][][][][][]
> Destinazione Trasmissione Codicata. Registrazione
chiamata. Richiesta Operazione di Sorveglianza.
«Perfetto,» udii e sentii dire allo stallone attraverso la mia bocca, con
una voce tremendamente annoiata. Sentii il mio zoccolo colpire un
534
Fallout: Equestria — Parte II
pulsante senza guardarlo. La statica nel mio orecchio venne sostituita
da delle voci.
«. . . stare con Zio e Zia Orange.»
Riconobbi immediatamente la voce di Apple Bloom. Aveva un timbro strano e rauco, come se avesse pianto molto ed esaurito le lacrime.
Il mio ospite prese una matita in bocca e cominciò a scarabocchiare
su un blocco degli appunti. Potevo sentire il sapore della gomma, e
sentivo i segni di piccoli morsi sull’impugnatura di legno. Cercai di
concentrarmi sul gusto e la vista ed il suono, ignorando categoricamente
gli altri sensi.
«Hanno detto qualcosa?» L’altra voce era quella di Sweetie Belle.
Sembrava nervosa? Preoccupata?
Altre parole si materializzarono sullo schermo davanti a me.
> Codica Illegale Violata.
> Ricevente della Trasmissione: Pony Perfection, Canterlot
> Procedere con analisi vocale?
Lo stallone che stavo cavalcando sospirò rumorosamente e premette un
altro bottone. Quindi tornò a scarabocchiare, guardando lo schermo
solo a metà.
> Analisi Vocale in corso.
«No,» affermò severa Apple Bloom. «I dottori pony dicono che mia
sorella se la caverà, ma. . .»
«. . . Ma?» sembrava che Sweetie Belle avesse paura di sentire la risposta. «Voglio dire, è una notizia fantastica, giusto? Perché non sembri
felice?»
La voce di Apple Bloom si abbassò. Mi sentii raddrizzarmi leggermente sulla sedia. Apparentemente i pony che cercavano di non far
rumore si meritavano almeno un po’ di attenzione.
Capitolo Diciannove — Tradimento
535
«C’è. . . una voce,» confidò Apple Bloom alla sua amica. «Certa gente
dice che magari non è stato proprio un incidente.»
«Cosa?» ansimò Sweetie Belle, e la sua voce si abbassò in un sussurro nonostante fosse scioccata. «Chi vorrebbe far del male ad Applejack?»
Lo schermo si illuminò mentre nuove informazioni scorrevano rapidamente. Da qualche parte, un maneframe aveva appena capito chi
stava parlando, e riguardo a cosa. Ora lo schermo e l’auricolare avevano
la completa attenzione del mio ospite.
«Dicono. . . che magari è stato qualche pony all’interno del suo
stesso Ministero.»
Sweetie Belle dall’altro capo rimase in silenzio. In sottofondo riuscivo a sentire un pony piangere, un pianto leggero da spezzare il cuore;
ma non potevo dire se fosse dal capo dell’unicorno o della pony di terra.
Non dovetti riflettere a lungo.
«Cosa cavolo1 sta succedendo lì? Sweetie Belle, da dove stai chiamando? Va tutto bene?» E poi un pensiero più oscuro sembrò colpire
la giumenta, «Ha avuto un ‘incidente’ anche tua sorella?»
«Cosa? Oh, oh no. Mia sorella sta bene. Siamo. . . siamo alla spa sul
Corso della Foglia Cadente2 . Rarity è qui fin da dopo pranzo a cercare
di far smettere di piangere Fluttershy.»
«Cosa. . . per Applejack?»
Sweetie Belle sembrò in colpa. «Uh. . . no. Non penso che sappiano
ancora cosa sia successo. Rarity mi ha fatto venire qualche ora fa. Parrebbe che quando Fluttershy ha saltato il loro trattamento settimanale
Rarity sia andata a cercarla. Ha trovato Fluttershy ranicchiata in un
angolo nel suo ufficio al Ministero della Pace. Non so esattamente cosa
sia successo, ma. . .»
Era diventato il turno di Apple Bloom. «Ma?»
1
Nell’originale, what the hay (hay significa paglia), esclamazione popolare
soprattutto nel Regno Unito.
2
Nell’originale, Leaf Fall Lane.
536
Fallout: Equestria — Parte II
«Fluttershy dice che Rainbow Dash l’ha chiamata traditrice!»
«Cosa?!» Apple Bloom non era in grado di mantenere la voce bassa come Sweetie Belle. Sentii qualche pony in sottofondo chiamarla
domandandole qualcosa.
La voce di Apple Bloom divenne tetra quando rispose, «No, non è
successo niente, Zio Orange. Non è all’ospedale. Sto solo parlando con
Sweetie Belle.» Poi, dopo una pausa, aggiunse pensierosa, «Sembra che
Rarity e Fluttershy non potranno raggiungerci molto presto.»
Apple Bloom parlò nuovamente con chiarezza, rivolta a Sweetie
Belle.
«Uh. . . dovrei andare. Twilight Sparkle dovrebbe teletrasportarsi
in qualunque istante. Rimarrà con noi finché Applejack non sarà più
critica,» spiegò Apple Bloom, «E sai come il teletrasporto rovini questi
terminali. Penso seriamente che potrei progettarne uno migliore mentre dormo. . . In ogni caso, Scootaloo avrebbe giustamente da ridire se
sapesse che sto parlando su una linea non sicura.»
«Una traditrice?! Apple Bloom, riesci ad immaginarlo? Rainbow
Dash è la sua amica di più lunga data. Ed ancora peggio, è la portatrice dell’Elemento della Lealtà!» Sweetie Belle sembrava profondamente addolorata. «È quasi come. . . avere la lealtà stessa a darti della
traditrice!»
«Mi chiedo se le piacerebbe se qualche pony chiamasse lei traditrice,» ribattè cupa Apple Bloom.
«Come può Rainbow Dash dire una cosa del genere?»
«Non lo so,» rispose Apple Bloom, sembrando offesa. «Mi sono
arresa a cercare di capire, ormai. Voglio solo che tutto questo finisca.»
«Lo so. Questo. . . tutto. . . Qualche volta vorrei semplicemente scavare un buco per terra e nascondermi fino a quando tutta questa stupida
guerra sarà finita.»
Lo schermo si illuminò.
> Trasmissione Terminata dal Lato Ricevente.
> Analisi del contenuto in corso.
Capitolo Diciannove — Tradimento
537
> Contenuto Etichettato come Priorità Alfa.
> Richiesto Ricordo di Conferma della Sorveglianza.
> Per favore fai Rapporto al tuo Supervisore.
Sentii che mi alzavo e mi toglievo l’auricolare. «Dannazione. Odio l’estrazione del ricordo,» lo sentii brontolare da quella che sembrava la
mia bocca. «Spero che quelle giumente muoiano in un incendio.»
Ritornai ad un mondo di oscurità ed incredibile dolore. Ma almeno
ero di nuovo una giumenta. Reprimendo un urlo sorrisi debolmente a
Velvet Remedy, che stava avvolgendo la mia zampa in bende curative.
«Quello è stato astuto,» si complimentò Velvet Remedy mentre faceva levitare un paio di pozioni rinvigoritrici fuori da una scatola medica
appoggiata di fianco a lei. Notai che non stava indossando le sue e mi
guardai attorno. Avrei potuto giurare che le stesse indossando prima
che svenissi per la seconda volta, ma non riuscivo a ricordare se le aveva
quando mi ero svegliata.
Non lontano vidi Calamity che lavorava sulle sue «bisacce», rimpiazzando le scatole danneggiate dalla battaglia con alcune nuove sciacallate
da. . . qualche parte.
«Niente di interessante?» chiese Velvet Remedy, indicando con il
corno la sfera di memoria.
Abbassai lo sguardo sulla sfera di memoria; i pensieri che aveva
provocato stavano combattendo per il predominio nella mia testa:
Avevo già intravisto prima dei segnali che non tutto andasse bene
all’interno del Ministero della Tecnologia, ma che qualche pony all’interno del Ministero avesse tanta determinazione ed animosità verso Applejack da cospirare la sua morte. . . ciò portava il conflitto ad un intero
nuovo livello. Ciò piazzava la chiamata in un qualche momento dopo la
538
Fallout: Equestria — Parte II
morte del fratello maggiore di Applejack ed il suo corrispondente sforzo
per un maggiore controllo sul suo stesso Ministero. Probabilmente anche dopo il ricordo di Applesnack. Una nuova generazione di terminali
rinforzati magicamente avrebbe spiegato perché continuassi a trovarne
di funzionanti nelle Terre Devastate d’Equestria. E se quella chiamata
aveva avuto luogo quando pensavo, avrebbe spiegato perché la vasta
maggioranza dei terminali fossero dei pezzi di rottame distrutti. Solo
quelli ritenuti più vitali o posseduti da pony benestanti od importanti
sarebbero stati aggiornati.
Stavo anche cominciando a vedere le possibilità che Gawdyna Grimfeathers aveva riconosciuto in un’intera camera blindata piena di ricordi.
Ma quei pensieri erano distrazioni.
Più importante, Velvet Remedy non avrebbe mai dovuto vedere
quel ricordo.
«Solo un qualche stallone che stava passando un giorno di lavoro
veramente noioso» mentii, sollevandola e facendola fluttuare indietro
verso le mie bisacce. «Come sta la grifone con l’ala rotta?»
«Non sarà in grado di volare per un po’. Le sue ferite erano molto
peggiori di quando avevano sparato all’ala di Calamity. . .» disse Velvet,
volgendo lo sguardo verso la grifone in questione. Non appena Velvet
guardò altrove diedi una spinta telecinetica alla sfera di memoria, facendola volare nell’aria della notte. Con un po’ di fortuna, il lancio l’avrebbe
mandata abbastanza vicino all’apocalisse in miniatura del nostro Dashita da far in modo che che almeno i ricordi velenosi sarebbero potuti
morire in un incendio.
«DJ Pon3 non sta raccontando l’intera storia,» insistette Alanera, parlando con SteelHooves. Il mio compagno ricoperto di metallo aveva
oh-così-casualmente chiesto del massacro dei pony ghoul alla stazione
Capitolo Diciannove — Tradimento
539
della Linea Celestia. «Certo, Stellatriste li voleva morti, ma un po’ di
tizi nella Tenpony Tower, come quel dottore, erano interessati ad una
soluzione più affabile.»
«Affabile?» disse SteelHooves con una incredulità tinta di disgusto.
«Coi ghoul?»
Alanera si curvò. «Eggià, beh, in passato ho incontrato un po’ di
pony ghoul che erano più rispettabili della maggior parte dei pony nelle
terre devastate.» Il tono della grifone suggeriva che c’era altro che avrebbe voluto aggiungere, ma non avrebbe insultato il Ranger d’Acciaio che
aveva appena contribuito a salvarle la vita. «Non sono come i pony zombie; anche se alla fine. . . beh, lo Sceriffo Codaputrida stava precipitando
nella zombitudine, ne sono piuttosto dannatamente sicura.»
«Oh?» chiese SteelHooves in un tono di conversazione manipolativo che stavo cominciando a riconoscere. Mi chiesi se avrei dovuto
preoccuparmi. Alanera od i suoi grifoni avevano qualcosa da temere
da SteelHooves? E che dire dei pony alla Tenpony Tower?
Non lo pensavo, ma quanto conoscevo bene in realtà SteelHooves?
Quanto bene un qualche pony poteva conoscerlo quando ogni mostra
di opinione od emozione poteva essere un inganno abilmente tessuto?
«Eggià. Lo Sceriffo Codaputrida non voleva la coabitazione, anche
se un po’ di tizi della Tenpony erano disposti a fare una prova. Quel
bastardo aveva piani per spazzare via ogni pony in quella Torre e prenderla per se stesso e per la sua banda.» Alanera fendette l’aria in disgusto.
«C’è un intero branco di pony zombie nei tunnel di manutenzione vicino alla Tenpony Tower. Aveva cercato di pagarci per sbloccare l’entrata
di un vecchio tunnel in modo che potessero infestare il posto.»
SteelHooves rimase in mortale silenzio per un istante. Poi, «Ha
cercato di assoldarvi per rompere un contratto? Di certo doveva sapere
che l’onore di un grifone non lo avrebbe permesso. Perché non l’ha fatto
da solo?»
Vidi come Alanera si gonfiò di orgoglio. «Lo stupido non poteva.
Si sblocca solo dall’interno.»
540
Fallout: Equestria — Parte II
«Per Luna!» sussultò SteelHooves. «Spero che abbiate parlato di
questo con Capo Stellatriste?»
Una smorfia prese forma sul becco di Alanera.»In verità. . .» Artigliò
il suolo. «Non vedevo nessuna utilità nell’alimentare l’intolleranza di
quell’imbecille dopo che lo Sceriffo Codaputrida era stato tolto di mezzo. La verità è che non volevamo nemmeno seguire il piano di far fuori
gli altri oltre a lui ed i suoi scagnozzi, ma l’intero dannato posto ci è
caduto addosso nel momento in cui l’abbiamo abbattuto. Non abbiamo
avuto scelta se non ucciderli tutti.»
SteelHooves nitrì. «Beh, chi può biasimarvi. Ma Stellatriste deve sapere di quella potenzialmente fatale falla nella sicurezza della Tenpony.
Dov’è l’entrata di questo vecchio tunnel, esattamente?»
Butcher fece cadere la sua bardatura da combattimento munita di cannone AA smontato ai miei zoccoli. Strabuzzai gli occhi, senza capire.
«Guarda, hai salvato le nostre vite lassù. Siamo in debito con te,»
spiegò Butcher. «Alanera probabilmente ti farebbe Artiglio onorario se
fossi stata almeno una pegaso. Ma dato che sei un’unicorno la cosa semplicemente non prenderebbe il volo.» Sorrise alla sua stessa freddura.
Fissai l’arma ridicolmente enorme. «Non posso, davvero,» balbettai,
pensando semplicemente a cosa diamine avremmo potuto fare con
quella cosa se l’avessi accettata. «Potrebbe servirti.»
«Eggià, beh, la mia vita mi serve di più. E ce l’ho in gran parte grazie
a voi. Gli Artigli di Alanera ripagano i loro debiti. E non negare che
potresti usarla. La Piccola Gilda3 qui farà un buco negli scudi degli
alicorni se riesci a mantenerla sul bersaglio per un fuoco concentrato
di quattro o cinque colpi.» Alzò la testa. «D’altra parte, l’altra idea era
una nostra armatura completa, ma non penso che si adatti ad un pony.»
3
Nell’originale, Little Gilda.
Capitolo Diciannove — Tradimento
541
Calamity si alzò in volo e rimase sospeso, fissandola. «In realtà
scommetto che potrei montare quella ragazza sulla bardatura da combattimento di SteelHooves. . .»
«Dove?» L’enorme bardatura da combattimento di SteelHooves aveva già un lanciagranate automatico su un fianco ed un lanciamissili
sull’altro!
«Sulla sua schiena!» Calamity spinse il cappello all’indietro, scaldandosi all’idea. «Certo dovremmo montarla all’indietro, quindi SteelHooves dovrebbe puntare la coda sul bersaglio per farla sparare, ma
se la implementiamo in quella gingillosa magia di puntamento. . .»
Oh no. Avrei fermato quella pazzia all’istante. SteelHooves, se non
altro, aveva bisogno di un’arma che fosse meno sovrapotenziata; qualcosa che potesse sparare in sicurezza nei corridoi. «No. . . piuttosto, che
ne dici se semplicemente ci dovete un favore?»
«Non tendo molto a dovere favori che potrebbero tornare indietro
a strapparmi le piume della coda,» Alanera, che aveva finalmente finito
di parlare con SteelHooves, si intromise nella conversazione. «Ma se
riesci a pensare a qualcosa di più accettabile entro la fine della settimana,
dovremmo essere ancora in giro nell’area.»
Butcher guardò la sua capo squadra. «Qual è il piano?» Si sdraiò vicino alla sua bardatura da combattimento ed iniziò a mettersela addosso.
Era chiaramente fin troppo pesante per sollevarla senza telecinesi.
«Finire il contratto. Consegnare i codici e ricevere il nostro pagamento. Dopo quello?» Alanera guardò indietro verso l’ultimo membro
della sua squadra, che era stato virtualmente mummificato da Velvet
Remedy.
«Per l’Uovo,» imprecò Alanera, «Mi inventerò qualcosa.»
Calamity sembrò deluso quando Butcher ribardò Piccola Gilda.
«Non saprei. Come dovremmo fare per trovarvi?»
Alanera pescò un piccolo dispositivo dalle sue bisacce. Assomigliava un sacco ad uno StealthBuck. «Questo è un trasmettitore. Puoi collegarlo al tuo PipBuck ed usarlo per trasmettere messaggi radio quanto
542
Fallout: Equestria — Parte II
per riceverli. Il tuo PipBuck non è una torre radio, quindi non avrai
molto raggio d’azione, ma se hai captato le nostre trasmissioni sai già
quali frequenze contattare.»
Annuii, facendolo fluttare nelle mie bisacce. Per prima cosa, avrei
dovuto ripristinare la matrice di incantesimi del mio PipBuck. Potevo
farlo dall’armatura di SteelHooves proprio come avevo già fatto al contrario. Ma era una procedura complicata che non potevo fare mentre
ero ferita. Od al buio. O probabilmente senza Ment-ali Party-Time.
No. . . No, potevo farlo senza di loro. Anche se non mi sentivo come
se potessi. L’avevo già fatto prima, dannazione.
SteelHooves trottò per unirsi a noi. Ero tentata di chiedergli della
sua alquanto sinistra conversazione con Alanera, ma diresse la mia attenzione altrove. «Siamo osservati. C’è una robofatina che sta cercando
di ottenere la tua attenzione senza farmi sapere che c’è.»
L’Osservatore.
Mi congedai dicendo di dover andare dietro alla piccola pila-di-detriti
per puledre. Abbastanza sicura la robofatina fluttuò verso di me, silenziosa come il tramonto.
«Ciao Littlepip!» L’Osservatore cercò di sembrare noncurante, ma
non era un incontro casuale. Se lo fosse stato avrei sentito per prima la musica. «Che cosa state facendo tutti qua fuori? E che cos’era
quell’esplosione?»
Mi chiesi se l’Osservatore fosse il timido inseguitore che SteelHooves ed io avevamo già notato. Decisi di provare la teoria.
«Beh, Calamity stava giocando con i fuochi d’artificio e SteelHooves
ha lasciato che ci seguissi segretamente tutto il giorno senza che lui lo
sapesse,» dissi cupa. «Cosa stai combinando?»
«Tutto il giorno? Non capisco cosa intendi, Littlepip. Sono appena
arrivato.»
Capitolo Diciannove — Tradimento
543
Bella storia. Non importava. Avevo bisogno dell’aiuto dell’Osservatore. «Osservatore, ho bisogno di un favore. Ho bisogno che contatti
Gawdyna e le racconti degli Artigli di Alanera.»
L’Osservatore rimase in silenzio abbastanza a lungo da farmi sentire
il bisogno di spiegare.
«Gawdyna sta raggruppando grifoni che non sono attualmente sotto contratto. Alanera ha perso metà dei suoi grifoni a causa degli alicorni ed i sopravvissuti sono gravemente feriti. Probabilmente hanno
bisogno di più aiuto di quanto possiamo offrirne. Dovremmo lasciare
almeno che Gawdyna gli dia la possibilità. . .»
«No,» intonò la voce meccanica della robofatina.
«No?» Mi sedetti, sorpresa. «Guarda, possiamo aiutare queste persone. O ti importa solo dei pony?»
«Sono stato disposto ad aiutarti prima perché era per salvare vite.
Questo non è salvare vite. È più come un. . . progetto di vanità. Io non
mi rivelo per una ragione. Ogni volta che lo faccio mi metto a rischio!»
Oh per l’amor di Luna. Mi voltai, mostrando la schiena al robot
fluttuante.
Poi l’Osservatore mi sorprese. «Va bene. Lo farò per te. Ma devi
accettare di fare qualcosa per me. Ho una missione per te.»
«Tu hai che cosa adesso?» strabuzzai gli occhi, mi voltai nuovamente e fissai la robofatina.
«C’è un’Opale Nera nella Tenpony Tower. Mi è stata rubata. La
rivoglio indietro.»
Timidamente, chiesi, «Che cos’è un’Opale Nera?»
«È una gemma speciale. È come una sfera di memoria, ma usata
in un Ricollettore4 .» Prima che potessi chiedere che cosa fosse un Ricollettore, l’Osservatore mi illuminò. «Le sfere di memoria contengono
ricordi presi dagli altri con la magia degli unicorni, solitamente con la
4
Nell’originale Recollector, che può essere inteso sia nel senso di collettore che in
quello di permettere il ricordo.
544
Fallout: Equestria — Parte II
forza. Un Ricollettore è una corona incantata che qualcuno può indossare quando vuole registrare quello che sta vivendo. O per rivivere la
suddetta registrazione. Anche se chi lo indossa non è un unicorno.»
Annuii. Quel tipo di progresso aveva perfettamente senso. Come i
terminali resistenti alla magia di Apple Bloom sospettai che fosse un
passo in avanti della tecnologia arcana che si ebbe solo orribilmente
vicino alla fine. Altrimenti sarei inciampata ovunque su di loro.
«Così vuoi che io prenda una sfera di memoria, una sorta, dalla
Tenpony Tower e te la porti. Cos’è, ti sembro un pony corriere?» Lo
guardai in cagnesco. «Ma se questo è quello che mi chiedi per renderti
utile, lo farò. Dov’è il coso?»
«Credo sia stato preso da quel pony radiofonico, DJ Pon3. Recuperalo per me ed io consegnerò il messaggio.»
Aspetta. Cosa? L’Osservatore voleva che derubassi Homage!?
«Io. . . Io. . .» Lottai con un senso di rabbia inarticolata. «Okie. . . dokey. . . lokey. Vedrò cosa posso fare.» La mia voce era aspra e calma. «Ma
tu manda il dannato messaggio prima.»
La robofatina si librava mentre Osservatore sembrò contemplare la
cosa.
«Naturalmente. La fiducia va in entrambe le direzioni.»
Beh, forse. Ma l’Osservatore mi aveva appena chiesto di tradire la
fiducia di qualche pony a cui tenevo. Ed in quel momento tenevo ed
avevo bisogno di Homage molto più di che di un qualche pony che si
nascondeva dietro una robofatina e che chiedeva dei favori in cambio
della presa d’azione. Quindi avrei chiesto ad Homage dell’Opale Nera.
Gentilmente. E se lei avesse detto di no, l’Osservatore sarebbe rimasto
a corto di fortuna.
All’improvviso, mi venne in mente un’altra cosa. I miei occhi si
spalancarono mentre fissavo la robofatina dell’Osservatore.
«Che c’è? Perché mi stai guardando in quel modo?»
«Non sei scomparso. Le tue piccole visite stavano diventando più
brevi. È quasi come se ogni volta che inizio a chiederti qualcosa che ti
Capitolo Diciannove — Tradimento
545
mette a disagio, convenientemente il tuo tempo nella robofatina finisce.
Ma ora che vuoi qualcosa da me, hai. . .»
Ci fu uno scoppio statico, poi l’allegra musica da marcia (composta
da tuba, batteria ed armonica) fuoriuscì dalla robofatina quando l’Osservatore finì il tempo.
Non me la bevevo.
Il sole stava iniziando a sorgere, dipingendo le nuvole al di sopra con
magnifici colori ed immergendo la città in un labirinto di lunghe ombre.
Mi sarei goduta la passeggiata di ritorno se la mancanza del mio
Eyes-Forward Sparkle non mi avesse fatto temere ogni angolo ed ombra,
incapace di dire dove i nemici si stessero nascondendo. Se la mia zampa
anteriore non avesse pulsato. Se la mia testa non avesse martellato ed
il mio stomaco non si fosse contorto e stretto brutalmente. Avevo già
vomitato tutto quello che avessi mai mangiato.
Ero arrivata ad una conclusione: odiavo la nausea da radiazioni. Un
bel po’. Tenpony Tower, Homage ed il letto sembravano infinitamente
lontani.
Velvet Remedy aveva fatto passare le RadiaVia tra di noi (escludendo SteelHooves) prima che gli Artigli di Alanera se ne fossero andati.
Quello che non sarebbe esattamente stato abbastanza per purgare le
radiazioni da noi tre era stato diviso in porzioni fin troppo piccole per
sei. Velvet Remedy continuava ad assicurarci che saremmo stati bene
una volta che fossimo tornati alla Tenpony Tower ed avesse potuto
prendere più scorte. Anche se non stavamo dicendo niente. Cosa che
mi rendeva ancora più preoccupata..
Mi distrassi pensando alla sfera di memoria. E ciò guidò i miei
pensieri verso il Ministero della Tecnologia (Bellica). Cosa che mi portò
a ricordare il commento di SteelHooves riguardo al Ministero. E chi
aveva aiutato.
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Fallout: Equestria — Parte II
Compagnie come Ironshod, Four Stars, Equestrian Robotics ed anche
Stable-Tec.
Armerie Ironshod: dove avevo imparato che non tutto andava bene
nel mondo di Applejack. Equestrian Robotics: non sapevo veramente
nulla di loro, ma sospettavo fortemente che il carburante per incubi
che erano le robofatine potesse essere ricondotto ai loro zoccoli. FourStars: i pony traditori che si erano barricati ed avevano lavorato assieme
agli infiltrati zebra e che erano ampiamente responsabili della morte di
milioni. E Stable-Tec. . . sapevo già cosa avevano fatto.
Sotto la guida e supporto del Ministero.
Fui strappata via dai miei pensieri dall’ansimare di Velvet Remedy.
Ero rimasta indietro, per via tanto quanto dei miei viaggi mentali quanto per le mie dimensioni e stato fisico. Cercai di galoppare avanti, dove
il resto degli altri erano ranicchiati dietro un muro in frantumi, sbirciando da una mezza finestra. Invece barcollai e scoprii che in verità
avevo un altro poco in più da poter vomitare.
Pulendo lo schifo dalla mia faccia con leggero disgusto mi avvicinai
ad una seconda finestra, non volendo stare troppo vicina agli altri dopo
quello che avevo fatto. Di fianco vi era una scrivania metallica; eravamo
tecnicamente nel «dentro» dell’edificio, guardando «fuori». Mi fermai
per aprire la scrivania, trovando una dozzina di tappi di bottiglia.
La mia mente annebbiata insisteva a chiedersi perché continuavo a
trovare tappi di bottiglia in posti del genere. Scrivanie. Cestini dei rifiuti.
Armadietti. Schedari. Che genere di pony andava in giro a mettere
soldi in posti a caso? Quale processo mentale porta a: Oh, guarda! Una
scrivania nella desolatezza urbana. Mettiamoci dentro qualche tappo.
Non troppi—abbastanza giusto per comprare un tramezzino. . . ?
Scossi la testa, cercando di ripulire la mente dalle ragnatele che
aggroviglavano quei pensieri. Il rimbombo del mio mal di testa si accentuò, facendomi sapere che quella era la cosa sbagliata da fare.
Ricacciando indietro le lacrime, guardai «fuori» la strada. Sentii lo
strano trambusto di battito d’ali prima di vederne la fonte. Quando lo
Capitolo Diciannove — Tradimento
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feci, i miei occhi si spalancarono. Un istante più tardi, una palla di fuoco
verde illuminò la strada quando la fenice di fuoco magico incendiò uno
dei pipistrelli vampiro che la stava attacando. Rimasi lì, con la bocca
spalancata.
Non tutti i miei compagni si accontentarono del semplice guardare.
Facendo levitare fuori il suo fucile da combattimento, Velvet Remedy
fece un passo attraverso la sua finestra, con nostra grande sorpresa.
Velvet Remedy non era mai la prima ad entrare in combattimento.
La gamma di creature contro cui era disposta ad usare la forza letale
stava crescendo, includendo ormai gli alicorni. Ma era sempre stato per
legittima difesa, o per la difesa di altri pony. Quando vidi Velvet prendere una posizione da battaglia, sollevando il fucile verso la schermaglia
aerea, mi ricordai di quello che aveva detto Monterey Jack e mi chiesi se la stavo lentamente perdendo alle richieste delle Terre Devastate
d’Equestria. Stava perdendo se stessa?
Velvet Remedy aspettò fino a quando la figura della fenice di fuoco
magico venne interamente coperta dal corpo del pipistrello vampiro.
BLAM!
Il pipistrello gigante emise uno strillo straziante e cadde a terra.
Velvet Remedy spostò la mira verso un altro, aspettando il momento
opportuno.
I pipistrelli non glielo avrebbero concesso. Uno di loro cambiò direzione, tuffandosi verso la mia amica. Ci fu un doppio sparo quando
Calamity entrò nel combattimento ed il robusto corpo del pipistrello
vampiro si schiantò agli zoccoli di Velvet Remedy.
Il cielo risplendette di macchie verdi quando la fenice di fuoco magico cercò di avventarsi sui suoi attaccanti. Uno dei pipistrelli vampiro
si voltò e si scontrò con il maestoso uccello verde ed oro, ed i due piombarono all’interno della carcassa di un carro da trasporto,schiantandosi
contro casse piene di libri distrutti. Parte di me si chiese se i libri erano
diretti verso l’Ateneo di Twilight Sparkle.
La fenice di fuoco magico era bloccata sotto il pipistrello vampiro.
Potevo vederla lottare per uscire. Un altro pipistrello vampiro svolazzò
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Fallout: Equestria — Parte II
fino all’apertura del carro da trasporto, poi indietreggiò rapidamente
quando la fenice gli sputò contro fuoco magico. La bella creatura emise
un grido lamentoso quando il pipistrello vampiro piegò la testa per affondare le sue zanne nell’uccello. Il secondo pipistrello vampiro discese
sull’apertura.
«Littlepip!» gridò sgomenta Velvet Remedy. «Il tuo fucile zebra!»
Trasalii, guardandola confusa mentre il mio cervello senza MPT lottava
per analizzare quello che lei voleva da me.
Velvet Remedy non era disposta ad aspettare. Il suo corno brillò
quando mi strappò il fucile zebra dalle sue cinghie di sostegno ed iniziò
a sparare alla cieca nel retro del carro. In pochi secondi tutto l’interno
era in fiamme. I pipistrelli vampiro strillarono in agonia. Uno di loro
cadde fuori, camminando bizzarremente sulle sue ali in fiamme, un
inferno vivente. Collassò sulla strada.
Nient’altro, né fenici di fuoco magico né il secondo pipistrello vampiro, emerse dalla impetuosa fornace che il carro dei libri era diventato.
Spostai lo sguardo dal carro a Velvet Remedy e ritorno senza capire.
«Ma la. . .» Velvet Remedy mi diede uno sguardo teso, poi tornò a fissare
il fuoco.
Mentre faticavo a finire il pensiero un’esplosione di cenere partì
dalle fiamme. Roteò nell’aria mattutina, catturando i raggi solari che
trafiggevano l’apocalittico paesaggio urbano, roteando in un vento completamente unico. Poi, con un’esplosione accecante di luce smeraldo con
punte d’oro, la fenice di fuoco magico riapparve.
Velvet Remedy fece uno strillo di gioia. Guardò la strana ma bellissima creatura girare tre volte attorno a noi, fare grido musicale, e librarsi
via.
Facendo fluttuare il fucile zebra di nuovo a me, sorrise furbesca.
«Non hanno la stessa relazione con l’essere bruciate vive, ricordi?»
Capitolo Diciannove — Tradimento
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«Quando torneremo mi farò un lungo bagno,» annunciò Velvet Remedy.
«Prenderò la RadiaVia, non appena la clinica del Dottor Helpinghoof
apre. A questa andatura non sarà molto dopo il nostro ritorno.»
«Dannazione, quando torneremo io mi farò un lungo bagno!» esclamò Calamity, causando un finto svenimento di Velvet.
Io volevo soltanto dormire. Preferibilmente accanto ad Homage.
«Io. . .» mi fermai, con la mente che combatteva la nausea, l’astinenza da
MPT e la privazione del sonno. «Non lo so. Ho bisogno di dormire. Ma
non abbiamo molto tempo.»
«Non abbiamo molto tempo? Per cosa?»
«Prima che Monterey Jack sia giustiziato,» dissi a Calamity senza
mezzi termini. «Dobbiamo salvarlo.»
Gli altri, tutti, si fermarono.
«Dobbiamo fare che cosa adesso?» Chiese Calamity, come se gli
avessi detto che tutti avremmo dovuto farci mordere dai serpenti a
sonagli.
«Scusa, non intendevo quello,» dissi, realizzando il mio errore. «Io
devo salvarlo.»
«Perdonami, ma continuo a pensare di non aver sentito bene.»
«Posso chiedere perché?» chiese Velvet Remedy.
«Senza menzionare come?!» aggiunse SteelHooves.
Mi voltai per guardare i miei sorpresi e non collaborativi amici. Mi
venne in mente che non avevo mai menzionato loro la mia intenzione
di salvare l’antipatico unicorno beige.
«Io dico di lasciare che lo impicchino!» disse Calamity, atterrando
con un’autoritaria zoccolata sul terreno.
«Hai appena conosciuto. . .» iniziò Velvet, poi si fermò. «Ci farai cacciare tutti dalla Tenpony Tower per salvare il pony che ha cercato di derubarti? Succederà così, se le guardie semplicemente non ti spareranno.
Anche se ha confessato?»
Mi sentii tremare. Non ero affatto nelle condizioni di affrontare
quella discussione. Non potevano tutti semplicemente capire che quella
era la cosa giusta da fare?
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Fallout: Equestria — Parte II
«Dannazione, Littlepip!» Velvet Remedy improvvisamente si arrabbiò con me. Perché era arrabbiata con me? «Monterey Jack non se lo
merita! Hai salvato la vita di quel miserabile bastardo e lui ti ha ripagato
cercando di fotterti! Non riuscirà a fregare anche la tua felicità!»
Mi ritrassi dal linguaggio di Velvet Remedy così come dalla sua
rabbia.
«Concordo,» disse semplicemente SteelHooves.
Alla fine reagii, concentrandomi su Velvet Remedy. «Non importa!
Non importa se merita di essere salvato o no. Chiunque sul campo di
battaglia, disse Fluttershy, giusto? Quello stallone ha dei bambini! Due
puledri ed una puledra. Cosa pensi che gli succederà se lui muore? La
Tenpony Tower ti è parsa il tipo di posto che comprende la beneficenza?
Qualcuno di voi ha visto un orfanotrofio là dentro, mentre eravate in
giro a fare compere?»
Mi voltai verso Calamity e SteelHooves. «Non importa cosa posso
perdere se lo faccio. Ma che mi dite di quello che perderò se non ci
provo nemmeno?»
Qualche volta, per fare quello che è giusto, devi diventare la cattiva
di turno.
Tutti i miei amici si allontanarono di un passo da me. Si guardarono l’un l’altro come se si stessero chiedendo chi dovesse parlare per
primo. Alla fine SteelHooves fece un passo avanti. «Bene allora, qual è
il piano?»
Con un grosso sospiro di sollievo (e sentendomi all’improvviso così
stordita che dovetti combattere per non cadere in ginocchio), spiegai:
«Ho ancora uno StealthBuck. Entro di nascosto. Lo colpisco con un
dardo. Solo uno; il veleno lo paralizzerà per qualche ora ma non avrà
effetti permanenti. Poi forzo la serratura e lo faccio fluttuare sulla mia
schiena. Userò la mia levitazione per diminuire il suo peso. Finché lo
sto effettivamente trasportando l’incantesimo di invisibilità dovrebbe
coprirci entrambi, proprio come copre le mie bisacce.»
Capitolo Diciannove — Tradimento
551
Gli occhi di Velvet Remedy erano umidi, ma fece un passo avanti.
«In questo caso abbiamo qualcosa che dobbiamo fare prima che possa
godermi il mio bagno.»
La guardai dubbiosa, ma speranzosa.
«Dobbiamo fermarci da quel banco di lavoro, così puoi costruire
una nuova pistola a dardi.»
Ero morta sui miei zoccoli.
Riuscivo a malapena a rimanere alzata; il banco da lavoro sembrava
ondeggiare sotto di me. Velvet Remedy era però al mio fianco, incoraggiandomi gentilmente. Il suo atteggiamento sembrava essere completamente cambiato dopo che avevo menzionato i bambini. Ero sorpresa
ma assolutamente compiaciuta.
«Va bene. Ce la puoi fare. Solo concentrati.»
Annuii alla voce di Velvet mentre incollavo con la colla prodigiosa
i pezzi di apparentemente casuale spazzatura per formare una potente
arma fatta a zoccolo. «Ecco. . . ha solo bisogno di asciugare, ora.»
Velvet Remedy annuì e si strofinò leggermente contro di me. «Il tuo
cuore è sempre al posto giusto, Littlepip.» Si ritrasse, dandomi un sorriso triste. «La tua mente forse non tanto. Ma ho imparato a credere al
tuo cuore. . .» Guardò in basso, strisciando il suo zoccolo sul pavimento.
«Ci tengo a te, sai.»
Sentii il mio cuore palpitare e la mia testa ondeggiare. Che cos’era?
Non era lei che cercava di ferire Calamity. Ci stava provando con me?
Dopo avermi spinto il giorno prima verso Homage? No. . . dovevo stare
interpretando male.
Guardai altrove, dolorante perché sapevo che Homage era così vicina. I miei occhi catturarono un lampo di rosso nell’angolo più lontano
sotto una coperta. «Ehi. . . uh. . . Velvet, quello è il tuo carretto?» chiesi,
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Fallout: Equestria — Parte II
sospettando che l’avesse lasciato lì la mattina prima. Immaginai Homage trovarlo e metterlo con cura da parte, anche coprendolo. . . anche se
per prima cosa non riuscivo a ricordare Velvet portarlo dentro.
La guardai di nuovo, ed il pensiero mi abbandonò. Era bellissima e
triste da far male al cuore. I suoi occhi stavano brillando di nuovo, ma
cambiò argomento. «Per quanto?» deviò, guardando di nuovo la pistola
a dardi.
«Oh, la colla prodigiosa è. . .» cercai una buona parola e fallii. «Prodigiosa. Nessun tempo affatto. Diamine, è probabilmente pronta già
adesso.»
«Hai tutti i dardi che ti servono?»
«Dovrebbe servirmene uno solo.» Anche se, dovevo ammettere, nello stato in cui ero me ne sarebbe occorsa qualche dozzina. Sarei stata
fortunata a colpire la porta di un granaio.
«Fammi vedere,» tubò Velvet. Feci fluttuare fuori uno dei miei dardi avvelenati e lo infilai nella pistola a dardi. Velvet Remedy avvolse la
sua telecinesi attorno ad essa e la sollevò al suo occhio, controllando
l’allineamento. Mi venne in mente che un’arma non letale come la pistola a dardi avrebbe dovuto esercitare un certo fascino sulla mia amica
più pacifista.
Mi ricordai delle mie precedenti preoccupazioni. Quanto avrebbe
potuto beneficiare Velvet, psicologicamente e spiritualmente, dall’essere
in grado di gestire i nemici senza bagnare ulteriormente gli zoccoli di
sangue e morte? Dannazione, perché non ci avevo pensato prima?
Mi voltai verso di lei, con sulle labbra la promessa che le avrei fatto una pistola a dardi. E mi bloccai smarrita. Velvet Remedy aveva
la pistola a dardi puntata dritta su di me. Non lo sapeva che non era
sicuro?
Thwap!
Ow! Aprii la bocca, con parole di sorpresa che mi si gelarono sulla
lingua.
Velvet Remedy fece cadere una lacrima quando disse «Mi dispiace,
Littlepip.»
Capitolo Diciannove — Tradimento
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Cosa. . . Cosa stava succedendo?
Il corno di Velvet Remedy si illuminò un po’ di più. Sentii il cigolio mentre il piccolo carretto rosso si avvicinava, fermandosi dietro di
me. Velvet Remedy si avvicinò e mi diede una spinta gentile con uno
zoccolo, scaricando il mio corpo paralizzato sul carretto.
Mi aveva sparato di proposito!
Quando Velvet Remedy sollevò la coperta sopra di me, coprendo
il mio corpo, giurai che l’avrei uccisa.
Non so quando persi conoscenza. L’ultima cosa che ricordavo era il
sentire la vibrazione dell’ascensore attraverso le sponde metalliche del
carretto. Un carretto che, devo annotare, era veramente scomodo. Non
avevo potuto vedere nulla, e l’unica cosa che potevo annusare era la
dannata coperta. Mentalmente avevo realizzato che avrei dovuto essere
ribollente di rabbia o tremante di preoccupazione, forse addirittura
dovevo temere per la mia vita. Ma ero troppo malata e troppo esausta
per avere ancora qualche emozione.
Probabilmente mi ero addormentata.
Mi ritrovai a svegliarmi con l’orrendamente familiare sensazione
di essere legata ad un tavolo medico. Un lampo di panico mi percorse,
portandomi a forzarmi contro le cinghie che mi tenevano giù mentre
immaginavo che lo psicotico dottore ghoul si fosse in qualche modo
rigenerato e mi avesse catturato di nuovo. Con l’aiuto di Velvet Remedy!
Collassai indietro, con un dolore nero che cresceva nel cuore. Come
aveva potuto farlo? La credevo mia amica!
Realizzai quanto completamente orribile mi sentissi. Oltre il dolore
al cuore, oltre il mal di testa ed il malessere fisico. Mi sentivo profondamente ed insopportabilmente sbagliata dentro. Era così che si sentiva la
Contaminazione? Gettai indietro la testa sul cuscino (un poco sorpresa
che i miei rapitori avessero pensato di darmene uno).
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Fallout: Equestria — Parte II
Sopra di me un qualche pony aveva inchiodato un poster al muro.
Una giumenta molto giovane vestita con un’uniforme da infermiera rosa a strisce gialle mi guardava, dicendomi come non avessi bisogno di
diventare un Ranger d’Acciaio per essere un eroe. Apparentemente eroiche posizioni quali «Tecnico allo Svuotamento Padelle» e «Pagliaccio
del Reparto Tumori» mi stavano aspettando.
Non la fabbrica della Red Racer. I miei occhi vagarono smarriti. Il
letto medico a cui ero legata era isolato da delle tende. Potevo vedere le
sagome dei pony che si muovevano dall’altra parte. L’unica cosa assieme
a me era uno strano terminale blippeggiante e diversi tubicini di plastica
che portavano liquidi dentro e fuori il mio corpo.
Una delle ombre era Calamity. Potevo dirlo dalla forma del suo
cappello.
Dannazione, NO! Non anche lui! Celestia e Luna li dannino entrambi al bruciante. . .
«Eccheddiamine,» sentii parlare Calamity, rivolto ad uno degli altri
pony nella stanza, «Ricordi quando abbiamo parlato riguardo al farlo
nel modo giusto? Beh, questo. Non. Lo. È.»
«Pensi che volessi farlo?» La voce di Velvet Remedy mi arrivò attraverso le diafane tende che mi chiudevano via. C’era angoscia nella sua
voce. Bene! «Littlepip mi ha forzato lo zoccolo.»
«Ed esattamente come l’ha fatto? Mi pare di ricordare che fosse a
malapena in grado di camminare dritta.»
All’improvviso il mio corpo iniziò a sembrarmi davvero pesante.
Come se una grossa coperta di piombo mi stesse schiacciando.
«Non essere ingenuo! L’hai sentita. L’esecuzione di Monterey Jack
è domani. Si sarebbe fatta buttare fuori da questo posto prima che
avessimo qualsiasi possibilità di convincerla a fare il trattamento.»
Oh. Ecco cos’era.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma la pesantezza mi coprì le palpebre e non riuscii a tenerle aperte.
Capitolo Diciannove — Tradimento
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Quando mi risvegliai di nuovo mi sentivo. . . meglio.
Ero stanca e debole, affaticata fino alle ossa, ma in una maniera che
sentivo normale. Il mal di testa ed il malessere erano andati. Potevo vedere, ascoltare, sentire, pensare. Chiaramente. Non c’era nebbia contro
cui combattere.
Cercai di sedermi, ma ero ancora fermamente legata al letto medico.
Fui presa da uno scatto di panico ma lottai per reprimerlo. Non ero di
nuovo là. Non ero nel laboratorio del ghoul pazzo. Era differente. E
se avessi continuato a ripetermelo, magari il mio corpo avrebbe mi
ascoltato ed il mio cuore avrebbe rallentato fino alla normalità.
Mi sdraiai, sentendomi già esausta per lo sforzo di alzarmi. Non
avevo l’energia per combattere ma ne avevo abbastanza per cominciare
ad incazzarmi. I soli amici che avessi mai avuto nella mia vita avevano
cospirato contro di me. Velvet Remedy mi aveva paralizzato. Mi avevano legata ad un letto in una clinica a mala pena un giorno dopo la mia
terrificante esperienza con il dottore ghoul. Mi avevano costretta a. . .
Per la grazia dell’esilio lunare, io sapevo di avere un problema. Non
è che fossi stupida. Semplicemente. . . Diamine, sarei venuta lì da sola. Eventualmente. L’avrei fatto; avevo semplicemente avuto cose più
importanti, più pressanti. . .
Un’ombra si mosse fino al divisorio, ed una delle tende venne scostata. Un pony di terra marrone scuro trottò nella mia piccola prigione.
Dietro di lui potevo vedere Velvet Remedy rannicchiata su una panchina. Il suo corno stava brillando ed una sfera di memoria era appoggiata
sulla panca di fronte a lei. Si era nuovamente ritirata nella Sfera di
Fluttershy.
Dee! Come se Velvet Remedy non avesse problemi di suo.
Sentii qualcosa di duro nel fondo del mio stomaco. Avevo ogni
diritto di essere furiosa con lei, e lo ero. Ma non potevo odiarla. Invece,
anche con la rabbia addosso, provai una fitta di preoccupazione per lei.
«Bene, buongiorno,» disse lo stallone. «Sono il Dottor Helpinghoof.
E tu, mi è stato detto, sei Littlepip. Come ti senti questa mattina?»
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Fallout: Equestria — Parte II
Diressi la mia rabbia verso di lui. Non sapevo quanta se ne meritasse,
ma era almeno un po’. Dopo tutto aveva decisamente acconsentito di
sottopormi alla sua cura contro le dipendenze senza il mio permesso;
ero paralizzata in quel momento. In più era molto, molto conveniente.
«È un nome veramente stupido.»
Il dottore non colse nessuna delle offese volute. «Sì, suppongo tu
abbia ragione. Cambiai il mio nome quando decisi di rilevare la clinica.
Le Cliniche Helpinghoof erano centri pre apocalittici per l’aiuto e la
riabilitazione. Forse è stato presuntuoso da parte mia.»
Sospirai e scossi la testa. «No. Questo. . . ha senso.» Il Dottor Helpinghoof era un. . . omaggio alle Cliniche Helpinghoof. Sentii mio malgrado un sorriso arricciarmi la bocca. Lo combattei, trovando nuovamente
la mia giusta ira.
«Perché sono legata?!» domandai.
Helpinghoof rispose cordiale, «Il trattamento delle dipendenze richiede una pulizia completa del tuo corpo. Davvero, non vorresti staccare nessuno dei tubicini mentre il processo è in corso. Potresti causarti
dei danni permanenti.»
Oh. «Ma perché sono ancora legata?»
«Beh, onestamente perché la prima reazione della maggior parte
dei pazienti nella tua posizione è di galoppare via. E fin troppo spesso
assimilare altra di qualsiasi droga da cui li abbia appena ripuliti.»
«La scelta è mia, non è vero?»
«Sì, è certamente vero. E con amici come i tuoi non ho dubbi che
domani ti ritroveresti di nuovo qui, se lo facessi. Potrei trarre un profitto
costante da te.»
Guardai il soffitto. «Ho bisogno di nuovi amici!» Stavo rapidamente
esaurendo quelli che non mi avessero sparato.
«Quell’atteggiamento non è inaspettato. Nessuna buona azione, e
tutte quelle stronzate,» disse il dottore. «Ma nel tuo caso ti terrò legata
fino a che non sarò sicuro che tu non voglia fare qualcosa di troppo
stancante.» Gli rivolsi un’occhiata nera, ma la accolse con una scrollata
di spalle.
Capitolo Diciannove — Tradimento
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«Quando sei arrivata qua la dipendenza dalle Ment-ali Party-Time
non era certo il tuo unico problema. Stavi soffrendo di una severa esposizione alle radiazioni. Per non menzionare una piccola dose di avvelenamento da manticora. Ed il tuo corpo era chiaramente passato attraverso abbastanza traumi nelle ultime poche settimane da essere sull’orlo
di cedere. Ho dovuto fare un sacco di lavoro prima di poter rischiare
anche solo di iniziare il trattamento.» Il dottore parlò con onesto avvertimento, «Queste procedure ti hanno lasciata in uno stato debole e
fragile. Guarirai propriamente, ora. Ma devi prendertela comoda per
almeno i prossimi giorni. Nessuna attività stancante.»
Rimasi calma mentre elaboravo la cosa. In che cattive condizioni
ero stata? E se io ero messa così male, com’erano messi gli altri? «Dottore, i miei. . . ‘amici’? Hanno passato quello che ho passato io. Per favore,
hanno bisogno anche loro del suo aiuto.»
Helpinghoof annuì. «Lo so. La tua amica unicorno ha già insistito.
Il Ranger d’Acciaio non mi lascia neppure dare un’occhiata, ma ho già
avuto sia Calamity che Velvet Remedy sul mio tavolo mentre tu ti stavi
riprendendo.»
Naturalmente. SteelHooves non avrebbe voluto che qualche pony
realizzasse cosa fosse. «Staranno bene?»
«Fisicamente, sì,» disse il dottore. «Anche se sospetto che il loro
grado di guarigione emotiva spetti più a te che a me.»
Fantastico. Scaricate anche quel peso su di me. Non avrei nemmeno
avuto l’opportunità di incazzarmi con loro.
«Ora, voglio parlare un poco delle dipendenze,» mi informò Helpinghoof.
Perfetto. La ramanzina. E mi aveva pure legato per farmela.
«Dovresti ormai aver notato che i tuoi sensi e processi mentali sembrano più chiari e più limpidi. Non iper potenziati come quando eri sotto l’effetto delle droghe, ma comunque molto meglio rispetto a quando
eri in astinenza. Ho ragione?»
A malincuore, annuii.
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Fallout: Equestria — Parte II
«Questa è la spiacevole altra faccia della medaglia delle Ment-ali
Party-Time. Sono un acceleratore mentale composto da piante mistiche
native solo nelle terre delle zebre, e forse nella Everfree Forest. Non importa quanto spesso le usi, saranno sempre efficaci come la prima volta.
Quello che la maggior parte dei dipendenti da MPT non realizzano,
tuttavia, è che l’astinenza degrada le tue capacità mentali. Più ne prendi,
peggio starai quando non sarai sotto il loro effetto. I pony che le hanno
prese per anni hanno raggiunto il punto in cui riescono a malapena a
muoversi senza la droga nel loro corpo.»
Helpinghoof sorrise finemente. «Lo stato di chiarezza in cui ti trovi
adesso è in realtà come sei sempre stata prima della tua dipendenza
dalle Ment-ali Party-Time.»
Che cosa? Ero così prima? Ma mi sentivo molto più all’erta. Era
tutto così chiaro. Era così facile pensare. Non iper veloce come quando
ero fatta di MPT, ma comunque facile. Se ero così prima delle MPT,
perché sembrava una cosa nuova? E perché non ero stata in grado di
dire. . .
Ma in realtà ero stata in grado di dirlo. Sapevo che qualcosa non
andava da tanto tempo. Sentii una lacrima nel mio occhio e mi chiesi
da dove fosse venuta. Guardai il dottore.
«Ora, posso darti consigli, ma non posso fare in modo che tu li
segua,» continuò il dottore. «Hai assolutamente bisogno di stare lontana dalle Ment-ali Party Time. Non sarà facile. Il tuo corpo ed il tuo
cervello potrebbero non bramarle più od averne bisogno, ma la maggior parte delle dipendenze da droga sono tanto psicologiche quanto
fisiche. Quindi non posso dirti che non sarà difficile. Ma da quel che ho
sentito hai una forte volontà, ed hai forti amici che ti possono aiutare a
superarla.»
Annuii lentamente, senza veramente voler ascoltare la cosa, ma
sapendo che ne avevo bisogno.
«E ti raccomando fortemente di stare lontana dalle normali Mentali, o se è per questo da qualsiasi altra sostanza che crei dipendenza.
Buck, Rage, Dash. . . tutte loro. Le Ment-ali Party Time sono la droga
Capitolo Diciannove — Tradimento
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che crea più dipendenza là fuori, ma tante altre non sono molto meglio.
E con la tua storia familiare sei molto più suscettibile alle dipendenze della maggior parte dei pony, quindi il mio consiglio è di starne
semplicemente lontana.»
Iniziai ad annuire nuovamente e mi fermai. Aspetta. «Che cosa
centra la mia famiglia in tutto questo?»
«La predisposizione verso le dipendenze può essere ereditaria,» mi
informò Helpinghoof. «La tua amica Velvet Remedy mi ha detto di tua
madre.»
«Mia madre?» Non ne aveva alcun diritto!
«Era un’alcolista, non è vero?»
Digrignai i denti, guardando tutto tranne il dottore. Lui aspettò
pazientemente fino a quando la mia bile e la furia si furono placate
abbastanza da rispondere, «Beh, il suo cutie mark era un bicchiere di
sidro di mele forte. Che cos’altro sarebbe dovuta diventare?»
«Lo sai che i cutie mark non controllano il tuo destino, vero?»
Distolsi semplicemente lo sguardo. Non sarei stata trascinata in
una discussione su mia madre. Anche se mi avessero tenuta legata per
giorni.
Oh merda. Monterey! Quanto a lungo ero stata priva di conoscienza?
Tentai di guardare l’ora nel mio PipBuck ma la mia zampa anteriore
era legata. E, ricordai rapidamente, il mio PipBuck era in ogni caso
morto.
«Dottore,» dissi, cercando di non sembrare troppo ansiosa. «Quanto manca prima che Monterey Jack sia giustiziato?» Per favore, Luna,
dammi la forza. . .
Il dottore strabuzzò gli occhi. «Il proprietario del negozio di formaggi? È stato due ore fa.» Sentii un peso della dimensione di una fioriera
cadermi nello stomaco. Seguito da un’incudine. «Perché, lo conoscevi?»
Avevo fallito.
560
Fallout: Equestria — Parte II
Velvet Remedy fu la prima a visitarmi, fresca da Fluttershy-landia. Parlò cauta, trottando sui gusci d’uovo. Mentre lo faceva il suo corno si
illuminò, rimuovendo le cinghie che mi tenevano giù, una alla volta.
Resistetti all’impulso di prenderle la gola. Nessuna attività stancante,
aveva detto il dottore.
«Non mi aspetto che tu mi perdoni. . .» stava dicendo Velvet.
«Bene,» interruppi duramente. «Perché non lo faccio.»
Lei trasalì al suono delle mie parole, ma continuò ostinata, «. . . o
che le cose tra di noi si sistemeranno. Ma mi aspetto che tu capisca il
perché. E capire perché l’abbia dovuto fare ora.»
«Perché hai sentito di doverlo fare ora, vuoi dire,» sputai. «E contro
la mia volontà.»
«Non avresti ricevuto l’aiuto di cui avevi bisogno da sola. Questo
potrebbe essere l’unico posto nelle intere Terre Devastate d’Equestria
in grado di aiutarti, ed eri sul punto di gettare tutto alle ortiche.»
«Avevo già capito di avere un problema,» replicai. «Avrei chiesto
aiuto.»
«Oh?» chiese Velvet Remedy, intrappolata da qualche parte fra
shock e l’incredulità. «Quando?»
«Dopo che ci siamo schiantati. L’ho realizzato allora. Ed avrei probabilmente chiesto aiuto dopo aver dormito un po’.»
«Conveniente.» Si girò dandomi la schiena. Non avevo bisogno di
vedere la sua faccia per dire che stava nascondendo le lacrime. Potevo
sentirle nel tremore del suo respiro, lo vedevo nei sussulti del suo petto.
Arrrgh! Volevo farla a pezzi con i miei denti. . . ma allo stesso tempo
non potevo sopportare di vederla ferita. E sapevo che se le avessi parlato
ancora, l’avrei ferita soltanto di più. Forse se lo meritava, ma non volevo
infliggerle maggior dolore.
«Velvet, non hai bisogno di stare qui.»
Si passò uno zoccolo sul viso prima di guardarmi. I suoi occhi erano
rossi e gonfi, ma non mi lasciò vedere le lacrime.
Capitolo Diciannove — Tradimento
561
«Perché per quel che hai fatto, i figli di Monterey Jack sono senza
un tutore e presto saranno senza una casa,» dissi austera, fissandola. A
suo merito, rimase immobile ed incassò.
Avevo chiesto al dottore che cosa ne sarebbe stato di loro. Avevo
avuto ragione sul fatto che la Tenpony Tower non avesse niente di simile
ad un orfanotrofio; ricordai le parole del dottore: secondo Helpinghood
la Tenpony Tower è una «meritocrazia», non una comunità socialista.
Coloro che non si sono guadagnati il diritto di rimanere, e che non
possono permettersene il privilegio, non possono rimanere. I puledri
e la puledra sarebbero stati buttati fuori dalla Torre alla fine del mese.
«Così devi aiutarmi a sistemare la cosa. Manda qui SteelHooves.
Ho bisogno di parlare con lui. E fagli portare le mie bisacce e la mia
bardatura da lavoro. Ho bisogno di far ripartire il mio PipBuck per poter
inviare un messaggio agli Artigli di Alanera. Ci restituirà il favore che
ci devono; gli farò portare i bambini allo Spaccazoccolo.» Mi accigliai.
Non era l’ideale, ma era dannatamente molto meglio di quello che i
piccoli avrebbero affrontato da soli nelle Rovine di Manehattan.
«Sarà tuo compito dare la notizia ai figli di Monterey, e persuaderli
ad andare.»
Gli occhi di Velvet Remedy si spalancarono, riconoscendo immediatamente quanto emotivamente doloroso sarebbe stato il compito che le
avevo assegnato. Ma lei annuì, accettando il fardello come ricompensa
dovuta.
«Mi dispiace così tanto, Littlepip,» disse Calamity, con la testa fra gli
zoccoli. Si era infilato nella tenda non appena Velvet Remedy era andata
via.
Feci un profondo respiro e mi sedetti con cautela. Era uno sforzo
farlo, ma la testa rimase chiara ed i miei intestini non sussultarono. Era
una beatitudine non essere ammalati o sotto gli effetti dell’astinenza.
562
Fallout: Equestria — Parte II
«Non hai niente di cui scusarti, Calamity,» dissi, anche se il pony
arrabbiato nel retro della mia testa aveva qualche opinione differente.
«L’ha fatto Velvet. E lei. . . aveva ragione a volermi aiutare. Avevo bisogno
di aiuto.»
Calamity alzò lo sguardo su di me. Ero scioccata nel vedere un
profondo dolore nei suoi occhi. «No, Littlepip. Sono quello che si deve
scusare di più. È tutta colpa mia! Sono quello che in prima battuta ti
ha dato quelle mentine maledette dalle zebre.»
Scorregge solari infiammate. Calamity aveva ragione. Per la prima
volta considerai cosa l’avermi visto perdere la testa in quelle cose dovesse aver fatto a lui. Era stato dilaniato dal dolore per tutto il tempo? Oh
Celestia misericordiosa, che cosa avevo fatto ai miei amici?
Stancante o no, mi spinsi fuori dal letto medico e lanciai i miei zoccoli anteriori attorno a Calamity, strofinandomi contro il suo collo. Non
avevo parole, nessuna idea di cosa dire. Ma sperai che se lo avessi abbracciato abbastanza a lungo, avrebbe capito quanto lui fosse perdonato,
e quanto io fossi dispiaciuta.
Avevo un sacco di scuse da fare.
«Come stai tu?» chiesi a SteelHooves mentre collegavo il mio PipBuck alla sua armatura potenziata magicamente usando gli strumenti
dalla mia bardatura da lavoro.
«Non dovresti essere tu quella a cui ogni pony lo chiede?» chiese la
voce profonda di SteelHooves.
«Sono stata. . . assuefatta per tanto tempo,» ammisi. «Mi sono persa
delle cose. Cose ovvie. O, almeno, sono stata troppo lenta nell’arrivarci.»
Deglutii. «Per esempio, mi avevi detto che il Ministero della Tecnologia
fondò la Four Stars. E poi hai scoperto che cosa hanno fatto. Non riesco
ad immaginare quanto debba averti colpito. . .»
«Ho. . . affrontato la cosa,» tagliò corto SteelHooves.
Capitolo Diciannove — Tradimento
563
«Ma non avresti dovuto affrontarla da solo.» Scossi la testa. «Mi sono concentrata su Velvet Remedy e Calamity, e non ho nemmeno visto
che tutti i miei amici stavano soffrendo. Non solo quelli rumorosi.»
SteelHoohes nitrì. «Grazie, Littlepip. Ma, come ti ho detto, la sto
gestendo.»
Annuii, rispettando la sua determinazione. Il mio PipBuck bippò,
domandando la mia attenzione. «Va bene. Ma sono qui per te. Davvero
qui, adesso,» aggiunsi. «Se posso aiutare in qualche modo. Se ti serve
semplicemente un qualche pony con cui parlare.»
«Preferirei di no.»
Mi zittii. Per la successiva mezz’ora mi concentrai nel far funzionare
nuovamente il mio PipBuck. Quando ebbi finito il piccolo dispositivo
da zampa operava più fluidamente ed efficentemente di quanto avesse
fatto in mesi. Feci levitare il trasmettitore fuori dalle bisacce e mandai il
messaggio ad Alanera. Era infastidita dal lavoro che le chiedevo ma più
sollevata per averla contattata così velocemente, restituendo il favore
con qualcosa che non era niente di peggio che un fastidio.
«Per il Grande Uovo, bimba, sono mezza tentata di dire che questi
sono tre favori. Ma poi dovrei capire quanti in più te ne dovrei per averci
fatto d’aggancio con le operazioni di Gawdyna allo Spaccazoccolo. Mi
sentivo come se qua mi avessero tirato le ali per un po’.»
«Grazie, Alanera. Velvet Remedy farà in modo che i piccoli pony ti
aspettino alla stazione Four Star della Tenpony Tower.»
Terminai la trasmissione. SteelHooves rimase silenzioso per un po’.
«Sei sicuro. . . ?» iniziai a chiedere mentre mettevo via i miei attrezzi.
«Littlepip, sei il genere di giumenta che mi fa desiderare di essere un
pony migliore.» Suonava. . . triste? «Solo un’altra giumenta mi ha mai
fatto sentire così. E presto o tardi sei destinata ad imparare, proprio
come fece lei, che non sono un pony migliore.»
SteelHooves uscì dalla clinica di Helpinghoof.
564
Fallout: Equestria — Parte II
«Dov’è SteelHooves?»
«Sei sicura di poter stare alzata, Littlepip?» chiese Calamity, con gli
occhi che si spalancavano per la preoccupazione quando irruppi nella
suite.
«Sai dove sia?» Dopo che SteelHooves se n’era andato ero semplicemente rimasta a fissare il vuoto. Ci vollero diversi minuti perché la
sensazione d’affondamento mi spingesse pienamente all’azione. E per
allora avevo perso traccia di lui.
«Uh. . . beh, l’ultima volta che l’ho visto stava parlando con Capo
Stellatriste.»
No! Mi voltai e galoppai verso l’ascensore.
Mi ci volle troppo—davvero troppo—per trovare la porta per il seminterrato. Mi spinsi oltre il punto dove sarei dovuta collassare, gareggiando con un orologio invisibile. Quando trovai la porta il mio stato di
allarme si intensificò. Sarebbe dovuta essere chiusa a chiave. Invece
la porta era socchiusa. Mi fiondai all’interno, poi mi fermai, appoggiandomi ad una fredda parete di cemento, lottanto con la perdita di
fiato.
Il seminterrato era un disordinato labirinto. I muri laggiù erano
troppo spessi perché il mio Eyes-Forward Sparkle potesse individuare
dei pony, amici o nemici, oltre la stanza in cui ero. Ero costretta a cercare
con la sola vista. Alla fine, in una stanza sul retro, trovai un pesante
gruppo di porte sotto un antico segnale di avviso la cui pittura si stava
sfogliando:
Rifugio di Emergenza
Solo Unicorni Autorizzati
Come l’ingresso al seminterrato anche quelle porte erano aperte. Il mio
PipBuck si illuminò. Un pony amico.
Capitolo Diciannove — Tradimento
565
«SteelHooves?»
Accesi la luce del mio PipBuck e vidi il Ranger d’Acciaio nelle tenebre, di fronte ad un’altra grossa porta fatta d’acciaio spesso, con inserita una minuscola finestra in vetro rinforzato. C’era un pannello di
controllo a pochi centimetri dal suo zoccolo destro alzato.
«SteelHooves!» chiamai, ansimando, con una fitta bruciante al fianco. «Non farlo!»
Il Ranger d’Acciaio abbassò il suo zoccolo blindato e si voltò per
guardarmi. «Non fare cosa?» chiese con così tanta noncuranza che
avrei voluto urlare.
«Non lasciarli entrare!»
Il Ranger d’Acciaio piegò la testa. «Oh. Non ti preoccupare, Littlepip.
Nessun pony passerà da questa porta. Mi sono assicurato che non possa
mai più essere usata.»
Cosa? Oh. Oh, grazie alle Dee!
Collassai sul freddo pavimento di pietra, sentendomi come se non
sarei mai più stata in grado di alzarmi. Ma andava bene. Tutte le mie
paure erano state nella mia testa.
SteelHooves trottò verso di me. «Hai davvero pensato che avrei lasciato entrare i pony zombie? Che avrei permesso che tutti gli innocenti
pony della Tenpony Tower perissero? Tu proprio non mi conosci per
nulla, davvero.»
Trottò oltre di me, lasciandomi lì.
No, ammisi, sentendomi completamente umiliata tanto quanto mi
sentivo oltre l’essere esausti. No, non conoscevo SteelHooves. E forse
era tempo che la smettessi di pensare male dei miei amici. Iniziare
a fidarmi di più di loro. Erano veramente dei buoni pony. E stavano
davvero cercando di aiutare.
I miei pensieri vennero interrotti da un colpo. La faccia di Capo Stellatriste apparve dall’altro lato della finestra. La carne era stata strappata
dal lato della sua testa. Potevo vederlo fissare l’interno con disperazione
ed orrore, mentre colpiva l’altro lato della porta.
566
Fallout: Equestria — Parte II
Poi i pony zombie gli furono di nuovo addosso, tirandolo via dalla
finestra mentre lo facevano a pezzi, mangiandolo vivo.
Nota: Nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Galoppo del Pony Mietitore—Se uccidi un bersaglio mentre
usi il SATS, il 25% dei tuoi PA sono ripristinati dopo essere usciti dall’incantesimo.
Questo di solito ricaricherà il tuo incantesimo di puntamento abbastanza per usarlo
nuovamente immediatamente per almeno un altro attacco.
Capitolo Venti
Dietro il Sipario
«Posso fare qualcosa per te?. . . O a te?»
Fallimento.
Non avevo potuto salvare Monterey Jack. Non avevo potuto impedire a SteelHooves di uccidere Capo Stellatriste.
Stavo deludendo i miei amici e chi aveva bisogno di me. Realizzare
quel che avevo fatto con la mia dannata dipendenza a chi mi era più
vicino mi colpì nel profondo. E per quanto volessi infuriarmi con Velvet Remedy era colpa mia se Monterey Jack era morto. L’avevo ucciso
con una mentina. In effetti l’avevo ucciso con un sacco di mentine. Le
mangiavo come fossero. . . dannazione, avevano proprio il sapore delle
caramelle; quanto cazzo era sbagliato?
Ero fisicamente esausta e mentalmente sopraffatta, sul punto di
piangere.
Mi ci volle molto tempo per rialzarmi dal pavimento e prendere la
via del ritorno. Il seminterrato era enorme, caotico, labirintico. Presi
una svolta sbagliata e mi ritrovai in una stanza piena di generatori a
magiscintilla, metà dei quali erano in funzione e davano l’impressione
che la stanza stesse vibrando. Una fila di essi, sulla parete più lontana,
era bruciata ed annerita, con la copertura metallica crepata. Un generatore esploso scintillava casualmente, dando all’aria un sapore elettrico.
Lo scheletro di un pony, tagliato in due da un mucchio di frammenti
metallici, riposava a qualche metro da essi. Una cianografia ingegneristica sulla parete mi disse che quelli erano i generatori che davano
energia alle difese mistiche del Ministero. Avevano dato le loro vite per
salvare l’edificio ed i suoi abitanti dalla bomba al fuoco magico di Manehattan. . . beh, tutti tranne uno sfortunato pony della manutenzione.
567
568
Fallout: Equestria — Parte II
Mi chiesi quale fosse stato il di lei (o di lui) nome. Quel pony aveva una
famiglia? Sapevano che cos’era successo?
Tutto irrilevante dopo duecento anni. Un’ultima lacrima.
Tornai sui miei passi e finalmente trovai la via d’uscita. Quando varcai la soglia del seminterrato fui accolta da due guardie della Tenpony
Tower.
«Littlepip. Devi venire con noi.»
Li guardai, poi voltai lo sguardo verso la porta aperta dietro di me.
Stavo per essere arrestata? Un peso mi affondò nel cuore. Dovevano
pensare che io fossi responsabile della scomparsa del Capitano Stellatriste. Erano stati. . . veloci. Ma in effetti poco prima stavo correndo in
giro come una pony impazzita e poi ero lì, abbandonando la scena del
crimine.
Perché oggi non poteva andare peggio.
Annuii alle guardie, senza dire nulla, e mi feci scortare agli uffici di
polizia. Ci ero già stata prima. Mi chiesi se ci fosse qualcuno dei pony
coi quali avevo giocato a fare la seduttrice per poter avere una conversazione privata con Monterey Jack. Non avrebbero avuto bisogno di
giustiziarmi, sarei morta dall’imbarazzo.
Una cosa era certa. Non avevo intenzione di dire nulla. Sapevo cosa
aveva fatto SteelHooves, ma a cosa avrebbe portato puntare lo zoccolo?
Avevo imparato la lezione con Monterey Jack.
Dei pony si girarono per fissarmi mentre marciavo attraverso il
Commissariato della Tenpony. Fui in grado di sentire a metà i sussurri
che seguirono il mio passaggio. Riconobbi alcune delle guardie in servizio, inclusa quella a cui avevo parlato dolcemente per farmi dare la
matita con cui poter buttare giù tutte le idee che il mio cervello pieno
di MPT mi faceva elaborare. Lasciai cadere la testa, volendo strisciare.
Alzai lo sguardo quando passammo vicino a diverse guardie pony
che parlavano con SteelHooves. Da quel che sembrava era lì di sua
spontanea volontà. Questo non prometteva nulla di buono.
«Qui dentro, prego,» disse uno dei miei accompagnatori. Per mia
sorpresa la porta spalancata di fronte a me non portava ad una cella,
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
569
ma ad un ufficio di bell’aspetto, con pannelli di finto legno, e pieno di
scaffali. «Si accomodi. E non si preoccupi. Qualche pony sarà da lei fra
poco.»
Guardai verso di lui, confusa.
«Scusa per i ritardi. Abbiamo avuto da fare con il Capo; non sei la
nostra priorità, oggi.»
Ero così stanca che sprofondai sul piccolo divano in ufficio e non mi
mossi, aspettando per quelle che mi parvero ore. Controllai il mio
PipBuck. Si stava facendo tardi. Avevo fame. Ed ero confusa.
C’era una piccola radio in un angolo della scrivania. L’accesi, volendo perdermi nella musica di DJ Pon3. Invece rimasi scioccata nel
sentire il rombo della profonda voce di SteelHooves uscire dalla radio.
«Io non sono un eroe.
«Se state cercando un eroe, guardate al Capo Stellatriste. Si è sacrificato coraggiosamente per salvare tutti voi. Vorrei solo aver potuto salvare
lui.
«Sceriffo Codaputrida stava radunando un vero e proprio esercito
di pony-zombie nei tunnel di manutenzione che circondano la Tenpony
Tower. C’è una porta nel seminterrato attraverso la quale lo sceriffo stava
per liberarli sugli innocenti abitanti di questa torre. Sarebbe stato un
massacro. Gli Artigli assunti dal Capo vennero a conoscenza di questa
minaccia, ma non erano soddisfatti di come la situazione fosse precipitata
(quando incontrai gli Artigli erano notevolmente meno rispetto a quando
Capo Stellatriste li aveva assunti), cosi hanno omesso di informare il capo
di tutto questo lasciando le vostre vite in pericolo.
«Quando ebbi informato il capo, insistette per scendere ad indagare
sulla storia degli Artigli. Trovammo la porta e ci avventurammo all’interno, con l’intenzione di far in modo che non potesse venire aperta dall’esterno. Stavano distruggendo il terminale che controllava la porta di accesso
570
Fallout: Equestria — Parte II
alle gallerie di manutenzione quando i pony-zombie ci attaccarono in
massa. Solo la mia armatura mi ha salvato.
«Ricordo ancora le ultime parole di Stellatriste: mi ordinò di fuggire,
chiudere la porta e di assicurarmi che fosse disattivata pure dall’interno
della Torre. Rimase indietro, lottando fino alla fine, sacrificandosi per
darmi il tempo necessario. Per fare in modo che Tenpony fosse, ed ora è,
sicura.»
Fissai la radio. Per la criniera di Celestia, in realtà si stava tirando
fuori da tutto questo, non è vero? C’era tanta verità intessuta nella storia
che avrebbero esitato ad aprire un’indagine. Ed ogni pony si sarebbe
chiesto se mettere in dubbio l’eroismo di Capo Stellatriste. Sapevo che
era andata diversamente, ma io ero l’unica a saperlo, e sarebbe stata la
mia parola contro la sua. La mie molte parole da non-cittadino. Non
che avrei detto nulla. Avevo già fatto l’errore di andare su questa strada.
Ora dalla radio usciva la voce di DJ Pon3. «. . . Da un’intervista di
un’ora fa con uno dei miei fedeli assistenti. Il Corpo di Polizia della
Tenpony ha confermato il racconto del Ranger d’acciaio basandosi su
una voce del computer lasciata da Capo Stellatriste. . .»
Oh. Aspetta. . . è per questo che era trotterellato qui dentro? Le mie
abilità di scassinatrice sembravano praticamente uniche nel loro genere,
ma dubitavo che la mia capacità di forzare un terminale fosse altrettanto rara. E se qualche pony poteva farlo, chi se non un «cavaliere del
Ministero della Tecnologia»? Era solo una supposizione, un sospetto,
ma mi colpì come SteelHooves coprisse le sue basi. Una parte di me
quasi ammirava quello di cui era capace. Una parte di me era arrabbiata
per il fatto che stesse usando la trasmissione di Homage, dedicata alla
verità delle terre devastate (non importa quanto possa far male), per
diffondere le sue menzogne .
Spensi la radio.
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
571
Finalmente un qualche pony arrivò per parlarmi. Il disinvolto gentilpony che prese posto dall’altra parte della scrivania era un unicorno
bruno e screziato, con gli occhiali sul naso ed una pergamena come
cutie mark.
«Mi dispiace di averla fatta aspettare. Mettiamoci al lavoro, va bene?»
Annuii con aria cupa. Non ero più curiosa di sapere perché ero qui.
Volevo solo che finisse in fretta, così avrei potuto andarmene.
L’unicorno levitò alcune pergamene dalla scrivania e le aprì.
«Ora, si deve essere consapevoli che ci sono delle spese che devono
essere contabilizzate. Il costo della corda utilizzata per appendere Monterey Jack era di trenta tappi di bottiglia. . . roba fine, di prima qualità.
Il costo per il carnefice era 25 tappi di bottiglia. Poi ci sono le spese di
cremazione. . .» Lo stallone mi guardò da sopra gli occhiali. «A meno
che, naturalmente, non preferisca gettare il suo corpo agli uccelli in
mezzo alla strada.» Il suo tono suggeriva che sarebbe stato visto come
incivile, ma che era tenuto a notificarmi la possibilità. «La cremazione
è di per sé 100 tappi, più ulteriori 57 per il contenitore di base. . .»
Lo fissai con crescente comprensione. Stavo per pagare l’esecuzione di Monterey Jack? Ero sbalordita. Come in Equestria poteva avere
senso?
Ma, pensai mentre affondavo nella depressione, aveva senso. . . La
sua morte era colpa mia. Perché non avrei dovuto pagare per questo?
Ascoltai scoraggiata l’elenco di commissioni, spese ed oneri legali che
cresceva e cresceva.
«. . . Un anno di affitto sia per il negozio di formaggi che per le sue
stanze private. Ammontano a settemila e duecento tappi di bottiglia.
Tutte insieme, le spese necessarie ammontano ad un totale di nove mila
e quarantasette tappi di bottiglia.»
Lo fissai con sguardo assente per un momento. Poi annuii. Con un
sospiro gli chiesi: «In quanto tempo devo pagare tutto questo? Non
ho tutti quei soldi.» Come gruppo avrei potuto avere facilmente più
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Fallout: Equestria — Parte II
del doppio, ma non me la sentivo di prendere una così grossa somma
di tappi di bottiglia da quello che era il denaro di Calamity e Velvet
Remedy (oltre che di SteelHooves, anche se mi sentivo meno in colpa
per questo).
Il gentilstallone si limitò ad sbattere gli occhi.
Perfetto. Per i loro standard ero povera. «Voglio dire, probabilmente
potrei pagare circa la metà adesso. . .»
Guardandomi in modo strano, lo stallone mi informò: «È già stato
tolto dai conti. Purtroppo Monterey Jack non aveva fondi sufficienti
a pagare tutto in tappi, quindi è stata confiscata una discreta quantità
di beni personali per l’asta in accordo con. . .» e monotamente enunciò
tutto il legalese che mi passò alto sopra la criniera.
La confusione strapazzò i miei pensieri. Quindi non avrei dovuto
pagare per l’esecuzione di Monterey Jack? Ed allora perché mi avevano
portato qui per dirmi tutto questo? Pensavano che volessi sapere, per
poter gongolare? Avevo l’obbligo giuridico di gongolare?
Il gentilpony mi stava fissando. Una smorfia gli apparve sul viso.
«Beh, ho appena perso quella scommessa,» mormorò tra sé. Poi, rivolgendosi a me, «Lei non ha idea del perché sia qui, vero?»
Scossi la testa.
«Monterey Jack è stato condannato per tentato banditismo. Lei era
il pony che aveva cercato di derubare. Pertanto, alla sua morte, tutte le
proprietà sono legalmente state intestate a lei.»
Cosa? Aspetta. . . COSA!? Era già abbastanza brutto quando pensavo di stare per essere punita; avevo fatto pace con questo, perché per
il mio fallimento e la mia stupidità l’avevo non di meno meritato. Ora
stavo per venire ricompensata per questo? No! Il mondo non poteva
essere così tanto andato a puttane! Mi rifiutavo di accettarlo.
Lo stallone mi guardò. «Sinceramente, c’è un certo numero di pony
che pensa che la confessione di Monterey Jack possa essere nata più
dalla magia del suo corno che dal peso della propria coscienza,» mi
mise al corrente. Mi ricordai dei sussurri mentre passavo. Certo che lo
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
573
pensavano. Qualunque pony che fosse a conoscenza di questa contorta
clausola di legalese avrebbe sospettato di me. Persino io non ero stata in
grado di capire perché Monterey Jack avesse confessato fino a quando
non avevo parlato con lui in privato.
Lo stallone legale continuò, «Io personalmente avevo scommesso
dei buoni tappi sul fatto che fosse una sorta di piano preparato tra lei e
Monterey Jack.» Si accigliò nuovamente. «Chiaramente no.»
Rimasi immobile sentendo ciò. «Cosa? È morto. Che sorta di piano
avremmo potuto escogitare?»
Lo stallone alzò le spalle. «Tutti noi sappiamo che Monterey Jack
non era a posto da quando sua moglie era morta.»
Dopo che Clarinet morì, io ero tutto quello che gli rimaneva.
«Clarinet, giusto?» chiesi, e lo stallone legale annuì. «Ha menzionato sua moglie. Cosa le è successo?»
«Girava voce che ci fosse una Scuderia intoccata da qualche parte a
Fetlock. Qualche mese fa stavano cercando di trovarla. Niente; nessuno
ha. . .»
Il mio cuore fece un tuffo. Era assurdo sentirmi colpevole per aver
trovato io stessa la Scuderia Ventinove, non è vero?
«. . . è stata uccisa da una manticora. Secondo Monterey Jack lui
aveva ucciso la cosa, ma non prima che pungesse entrambi riducendo
lei davvero male. Poveri com’erano avevano abbastanza anti-veleno
solo per uno e lei insistette che lo usasse per sè stesso. Con le sue ferite,
secondo Monterey, lei probabilmente non ce l’avrebbe fatta anche se
glielo avesse dato.» Lo stallone scosse la testa. «Ovviamente questo è
solo come lo ha raccontato Monterey. Ma non mi era mai parso che lo
stallone mentisse.»
Dolce, misericordiosa Celestia.
Lo stallone legale si schiarì la gola e tornò ai documenti di fronte a
lui. «Tornando agli argomenti nei nostri zoccoli; anche escluse le tasse
e le deduzioni le rimangono ancora gli appartamenti privati, l’atto e
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Fallout: Equestria — Parte II
la licenza commerciale del negozio ed una modesta quantità di mobili per la casa. Naturalmente ci sono due questioni che devono essere
affrontate.»
Era così sbagliato. Non poteva essere che stessi guadagnando beni
dalla tragedia di Monterey. Io proprio. . . non potevo accettarlo. Non
me lo meritavo.
«In primis, naturalmente, c’è il semplice fatto che non è una cittadina della Tenpony Tower. Essendo così non le è permesso operare
attività commerciali all’interno della Torre. Normalmente occorrono
svariati anni per guadagnare la cittadinanza. Ma con lo status giuridico
di queste proprietà, se presenta la domanda adesso, dovrebbe riuscire
ad ottenere la cittadinanza in poco più di un anno.» Guardò da sopra gli
occhiali, bloccandomi con un’occhiata. «È comunque raccomandazione di quest’ufficio che venda l’atto e la licenza di comercio del negozio
a qualche giumenta o gentilpony che abbia la cittadinanza. Tirare su
una bella sommetta e farla finita.»
Annuii. Mi chiedevo, a Homage sarebbe stato utile un ex negozio
di formaggi?
«La seconda riguarda i figli di Monterey Jack. . .»
Le mie orecchie scattarono. Cos’era questa?
«. . . a cui è legalmente concesso di rimanere negli appartamenti privati fino alla fine del mese. Quindi nonostante lei possegga legalmente
la proprietà, mi dispiace ma non le sarà possibile buttarli fuori fino al
primo del. . .»
Mi sentii come se mi avesse colpito un pianoforte.
Secondo le fottute contorsioni legali della Tenpony Tower ero io
quella che avrebbe cacciato i puledri e le puledre di Monterey Jack nelle
mortali terre devastate!
Stavo finalmente vedendo oltre il velo. L’esecuzione di Monterey
Jack avrebbe trasformato me, l’eroina che i suoi figli adoravano, nella
pony che gli avrebbe rubato la casa subito dopo che loro padre era morto. Il calcio definitivo mentre erano a terra. A meno che, naturalmente,
non avessi fatto qualcosa al riguardo. . .
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
575
. . . esattamente come avevo già fatto. Mi ero presa cura di loro prima
che questa trappola scattasse.
Guardai lo stallone mentre un nuovo sentimento bruciava via la
mia depressione: rabbia.
«Mi ha giocato!»
Urlai ai muri della mia suite, ribaltando telecineticamente tutti i
letti. Gli occhi mi bruciavano per le lacrime. Il mio cuore martellava
con rabbia.
«Mi ha incastrato!» Creai un tornado di coperte nella stanza. «Ero
la buona puledra sempliciotta1 che sapeva di poter manipolare. Ed aveva ragione!» Pestai con tutti gli zoccoli. Le coperte si attaccarono alle
finestre e scivolarono giù dai vetri.
Odiavo Monterey Jack. Lo volevo morto. Ma era già morto, e non
ero una pony che poteva cambiare idea e reindirizzare la sua frustrazione sui suoi figli. Aveva così ragione sul mio conto. Allora avevo invece
diretto la mia furia contro la stanza, ed ero grata che nessuno dei miei
compagni fosse lì attorno per vedermelo fare.
Era troppo. La vergogna della mia dipendenza, il dolore di come
avessi ferito i miei amici, il tradimento nelle azioni di Velvet Remedy,
ed ora Monterey Jack mi fotteva a quattro zoccoli dall’oltretomba.
Scagliai una delle mie bisacce contro il muro. Se la levitazione avesse
avuto una reale forza alle spalle probabilmente avrei potuto fare un
buco nel muro. Invece la bisaccia si limitò a sferragliare contro la parete,
aprendosi e rovesciando il suo contenuto. Il valore di una vita di MentAli Party-Time piovve giù sul pavimento. La scorta dalla cassaforte di
Pinkie Pie.
1
Nell’originale, the goody four-shoes filly. Riferimento a Little Goody Two-Shoes,
personaggio di una storia per bambini, variazione di Cenerentola.
576
Fallout: Equestria — Parte II
Guardai la pila di scatolette, gelandomi sul posto.
Mi occorse solo un istante per trasferire tutta la mia rabbia ed il
mio dolore contro le droghe. Prima che me ne rendessi conto ero nel
bagno, rovesciandole nell’acqua della toilette scatoletta dopo scatoletta,
maledicendo loro e me stessa per tutto quello che insieme avevamo
fatto alla mia vita.
Sciacquo. Ecco andato il valore di un mese. Sciacquo. Eccone un’altra dozzina.
Ne stavo buttando via un valore incalcolabile in tappi di bottiglia. . .
e buon viaggio. Non avrebbero avuto la possibilità di far del male a
nessun altro pony.
Sciacquo. Ecco che se ne andava quello a cui mi ero permessa di
diventare dipendente.
Sciacquo. Quello che avevo lasciato si insinuasse tra me ed i pony
che mi erano più vicini di quanto qualsiasi familiare fosse mai stato.
Stavo piangendo così forte che potevo a malapena vedere cosa stessi
facendo. Ma non ne avevo bisogno.
Sciacquo. Sciacquo. Sciacquo.
L’ultima scatoletta di Ment-ali Party-Time galleggiò di fronte a me, in
bilico sul water, aperto. Dovevo solo rovesciarlo e tirare lo sciacquone. La cosa più semplice del mondo. Un gioco di telecinesi da puledri.
Capovolgere e tirare l’acqua.
Ma la scatoletta rimaneva lì, senza muoversi.
L’ultima scatoletta.
Per tutto il danno che avevano fatto. . . che io gli avevo lasciato fare. . .
le Ment-ali Party-Time avevano salvato la mia vita e quella dei miei
compagni. Più di una volta.
Dovevo tenerne una scatola? Solo per le emergenze?
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
577
Ma se ne avessi presa anche solo una avrei rischiato di cadere di
nuovo nella dipendenza. Era bastata solo la prima volta. E non potevo
farlo a me stessa. Non ero Monterey Jack. Non ero disposta a fregarmi
in questo modo.
La scatoletta cominciò a inclinarsi.
E se fosse stata proprio quella lucidità mentale l’unica cosa in grado
di salvare i miei amici? Se ci fosse stata in gioco la vita di Calamity? O
di Velvet? O di SteelHooves? Non varrebbero il costo del mio sacrificio?
Sì. Certo che lo varrebbero.
La scatoletta si alzò e prese a levitare verso di me.
Ma. . . avrei potuto far loro qualcosa di simile? Metterli di nuovo
in quella situazione? E tenere anche solo una confezione non sarebbe
stato come tradirli?
La scatoletta si fermò, fluttuando sopra al bordo del water. «Littlepip?» la voce di Homage mi sorprese dall’entrata del bagno. La mia
magia implose, lasciando cadere la scatoletta nel water, contenitore
metallico e tutto il resto.
Guardai verso di lei, spaventata, con gli occhi rossi e gonfi, conscia
di apparire un completo disastro.
Homage entrò nel bagno, tranquilla ed elegante nel suo vestito. Mi
spostai indietro, tentanto di non toccarla con il mio sudicio corpo. Non
mi permise di allontanarmi. Mi afferrò, stringendomi al suo petto. Non
riuscii più a contenermi, e scoppiai a piangere.
Sentii la confezione di metallo sollevarsi mentre Homage lo levitava
fuori dall’acqua per gettarlo nella pila degli altri vuoti.
Sciacquo.
Ad un certo punto Homage mi portò via dalla mia suite conducendomi
su verso l’Ateneo dove lei viveva. Fece partire della musica tranquilla e
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Fallout: Equestria — Parte II
mi stette vicino, lasciando la trasmissione di DJ Pon3 ad una ripetizione
di canzoni priva di notizie.
«Quanto ci vorrà prima che questa notizia faccia il giro?» chiesi
seccata mentre il sole tramontava.
Homage mi rivolse uno sguardo dolce ma di rimprovero. «Pony
Ripara-tostapane prende a calci l’Assuefazione—maggiori informazioni all’inizio dell’ora?» Il grazioso unicorno grigio mi diede un colpetto
con il muso. «Seriamente? Non credo sia qualcosa di adatto alle onde
radiofoniche, non credi?»
Le sorrisi con gratitudine.
«Lascia che ti prepari qualcosa da mangiare,» disse Homage prima
di lasciare il mio fianco. Realizzai quanto stessi davvero morendo di
fame. Non avevo mangiato per. . . quasi due giorni?
Homage faceva vergognare i ristoranti della Tenpony Tower con la
loro buccia di banana fritta e quant’altro. Semplicemente, cucina deliziosa. E non le importò di cucinare ancora quando finito di mangiare
ero ancora affamata.
Dopo cena mi sentivo stanca ed emotivamente svuotata, senza considerare che non ero ancora completamente piena, ma avevo abbastanza
energie per aiutarla a pulire.
«Dove hai imparato a cucinare in questo modo?» chiesi, considerando che non avevamo nessuno con la metà del suo talento in viaggio
con noi. Fui quasi tentata di suggerirle di unirsi al nostro gruppo (e
non solo per il cibo) ma sapevo che c’era bisogno di lei, qui. Tutte le
Terre Devastate d’Equestria dipendevano da DJ Pon3.
«La mia giovinezza criminale,» accennò strizzando un occhio. La
spintonai con lo zoccolo, e lei spiegò. «Io ero davvero un’assistente dell’ultimo DJ Pon3. È così che indossai il suo mantello quando lui si
ammalò; ero l’unica che lo conosceva. L’incantesimo della voce magica era già passato a ben cinque DJ Pon3, quindi le terre devastate non
avrebbero notato lo scambio.»
Annuii, proprio come sospettavo.
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
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«Dopo aver guadagnato il mio cutie mark passai diversi anni vagando attorno alle rovine di Manehattan ed oltre insieme a Jokeblue,
un’amica fidato. . .» L’amica, realizzai, quella che aveva menzionato precedentemente. «. . . l’area da qui a Fillydelphia non era mortale come è
oggi. Andavo a caccia di sfere della memoria da dare a DJ Pon3, nella
speranza di trovare nuova musica o qualcosa di utile per la trasmissione.
Facendo altre commissioni per DJ Pon3. Mi guadagnai un posto nella
Torre. Lungo la strada imparai a sopravvivere. Cucinare, manutenzione
delle armi, un sacco di pratica a violare terminali ed aprire casseforti e
porte.»
Pensai a tutte le violazioni e tutti gli scassi che avevo fatto, guidati
principalmente dalla curiosità e dalla necessità di esplorare e conoscere.
Anche se quello che avevo imparato non significava gran che. Come
se mantenere la memoria fosse un riconoscimento ed un omaggio al
passato.
«Jokeblue era quella che sapeva gestire le armi e disarmare le trappole. . .» Homage si spense come se l’avesse colpita un ricordo doloroso.
«Tu. . . vuoi parlarne?»
Homage sorrise, con una lacrima negli occhi. «. . . molte trappole.
Qualche crudele bastardo aveva riempito di esplosivo un passeggino,
usando il cadavere di un puledro appena nato e la registrazione del
pianto di un piccolo per attirare le vittime.» Mi ritrassi, innorridita.
«Nel momento in cui fu abbastanza vicina da capire che il piccolo era
morto, fu troppo tardi per correre. Cercò di disarmarla, ma. . .» La voce
cara dell’unicorno si interruppe, soffocata.
Ora era il mio turno di consolare Homage.
Mi allungai sul letto di Homage mentre lei mi faceva un massaggio.
Od aveva imparato un sacco dalla nostra visita alla spa, od aveva fatto
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Fallout: Equestria — Parte II
pratica. Ad ogni modo era meraviglioso! Se fossi stata una gatta avrei
fatto le fusa.
La sentii premersi contro di me mentre si chinava per sussurrarmi
all’orecchio. «So che il dottore ti ha ordinato di rilassarti e non sforzarti.
Lo stai ad ascoltare come la maggior parte dei suoi pazienti.»
Annuii, non volendo realmente parlarne. O davvero di qualsiasi
cosa. Quello che stava facendo coi suoi zoccoli era divino. Li stava
premendo in cerchi contro il retro delle mie zampe alla base della groppa. Non con l’abilità delle pony professioniste della spa, forse. Ma in
maniera indicibilmente più deliziosa perché era Homage a farlo.
«Quindi non mi scuserò per l’aiutarti a disobbedire ancora.» Non
avevo idea di cosa stesse. . . oh SALVE! Boccheggiai quando sentii la
sua lingua in posti in cui prima di allora l’avevo solo immaginata. Il
piacere esplose in tutto il mio corpo.
Ed aveva solo iniziato. Questa si sarebbe decisamente dovuta qualificare come attività faticosa2 .
Mi misi a sedere, spaventata, ed il mio sguardo fu attratto dalla finestra
buia.
Di fianco a me Homage si rigirò nel letto, aprendo un occhio mentre
sollevava le coperte con la magia. «Littlepip?» chiese, mezza addormentata.
Le dissi che credevo di aver visto un lampo verde fuori dalla finestra. Mi ricordò di quello che avevo intravisto nella nebbia circa una
settimana prima.
2
In questo punto si inseriscono gli eventi narrati nell’Interludio. Si ricorda che
quest’ultimo è un capitolo con contenuti sessualmente espliciti, scritto da Pacce sulla
base di materiale originariamente utilizzato da Kkat e successivamente eliminato dalla
stesura definitiva. Al di là delle parti «hard» l’Interludio presenta una serie di dialoghi
tra Littlepip e Homage molto importanti per la metamorfosi della loro infatuazione
in un vero e proprio amore.
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
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«Probabilmente è solo una fenice di fuoco magico» concluse Homage, rannicchiandosi vicino a me. «Ce ne sono molte a Manehattan»
«Sì,» annuii. «ma ho come l’impressione che questa ci stia seguendo.»
Passammo il mattino seguente insieme. Homage si alzò abbastanza
presto per prepararci la colazione. E di nuovo due ore più tardi si infilò
nella Stazione di Trasmissione di Emergenza. Le news questa volta
includevano un resoconto del mio «coraggioso ed eroico salvataggio»
degli Artigli di Alanera, con annesse congratulazioni di DJ Pon3 per
aver di nuovo schiacciato due uova con uno zoccolo—a quanto pare,
ero stata Io a mettere fuori gioco tre alicorni, con le mie sole forze,
facendo anche esplodere una base di predoni. Nascosi la testa sotto
le lenzuola. La cosa non mi avrebbe dovuto sorprendere (in effetti mi
sarei sorpresa di più se Calamity non avesse accosentito a lasciare a me
tutto il merito). Homage aveva dimostrato di divertirsi davvero a farmi
contorcere. In ogni modo a lei possibile.
Fu impegnata per quasi un’ora, lasciandomi coi miei pensieri. Quando ritornò avevo ormai deciso con riluttanza di toccare un argomento
delicato. L’opale nero.
«Quell’oggetto?» mi chiese, capendo subito di cosa stavo parlando. Mi aspettavo che mi chiedesse perché lo volevo, ma invece «Come
sapevi che ne avevo uno?»
Mi morsi un labbro. «Un. . . conoscente vuole che glielo ‘procuri’.»
Distolsi lo sguardo, per poi ricondurlo ai suoi occhi. «Ero molto tentata
di dire semplicemente a quel pony di fottersi. Ma ho pensato che avrei
potuto chiederlo. Per favore, sentiti libera di dire di no. Non voglio che
si interponga niente fra di noi per il momento. O, a dire il vero, mai.»
Homage mi scrutò per un dolorosissimo attimo, poi sorrise. «Cara,
l’unica cosa che si è interposta fra noi nelle ultime ore è stato il sudore.
582
Fallout: Equestria — Parte II
Ma devo pure portare avanti un’attività, per quanto vorrei poter battere
la fiacca. Non ti criticherò certo perché tu fai lo stesso.»
Feci un sospiro di sollievo.
«E sì, puoi averlo.» Colse la mia sorpresa con uno sguardo ardente.
«Ho anche un regalo per te. Ma l’opale nero. . . vedilo come una sorta di
anticipo. Ho una missione per cui voglio ingaggiarti.»
I miei occhi si spalancarono per la sorpresa. «Qualsiasi cosa.»
Rise. «Potresti cambiare idea dopo che ti avrò detto di cosa si tratta.
Ma. . . tu ed i tuoi amici state pianificando di dirigervi a Fillydelphia,
giusto?» La gioia nella sua voce si spense appena pronunciò quel nome.
Annuii con decisione. «Sono ancora convinta che qualcosa si stia
aggravando nelle terre devastate di Equestria. Qualcosa che riguarda
Occhiorosso e gli alicorni. So che sono in giro da un po’ di tempo,»
le dissi. Abbastanza da rendere SteelHooves noto ai mostri come il
Poderoso Cacciatore di Alicorni, in maniera sarcastica.
Indagando sulla mia teoria continuai «Gli alicorni sono in giro da
molto tempo, giusto? Ma, stavo pensando, non sono diventati molto
più comuni?»
Homage riflettè sulla cosa. «Dieci anni fa non ne avevo mai nemmeno sentito parlare. Ora sono ovunque a Canterlot, e quest’anno ne
ho notato apparire diversi gruppi perfino nei pressi di Manehattan.»
Annuii di nuovo. «Appena scopro cosa sta succedendo, DJ Pon3
sarà il primo a saperlo,» le promisi.
«E subito dopo anche tutta Equestria,» giurò Homage. «Anche se
potrei usarti come marionetta3 . . .» sospettai che l’allusione fosse voluta.
«. . . se porti a termine questa non-così-piccola missione per me. Ricordi
quel bancone pieno di schermi vuoti nella STE?»Li avevo notati quando
mi aveva fatto entrare per la prima volta nello STEMSA ed avevo dato
un’occhiata in giro. Glielo dissi.
«Quelli sono le trasmissioni provenienti dalla torre di Fillydelphia.
Occhiorosso ha preso il controllo di quella torre, od almeno di quel
3
Nell’originale, I might get a foreleg up on you, ovvero «potrei infilarti una zampa».
Capitolo Venti — Dietro il Sipario
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tre percento a cui normalmente ho accesso, e mi ha escluso. Se vai in
quella direzione voglio che tu attacchi un dispositivo di disabilitazione
al mainframe nella stazione della torre. Questo permetterà a DJ Pon3 di
riavere finalmente occhi