FALLOUT:EqUESTRIA
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FALLOUT:EqUESTRIA
Fallout: Equestria Versione italiana Kkat TSEP, 2012 This book is a work of fiction. Names, characters, places and incidents are products of the author’s imagination or are used fictitiously. Any resemblance to actual events or locales or persons, living or dead, is entirely coincidental. Copyright © 2011 by Kkat “My Little Pony: Friendship Is Magic” is the property of Hasbro, Inc. All other borrowed and referenced works are the property of their respective copyright holders. Original characters and story belong to Kkat. This work is of non-commercial character and for personal use only. Edited and typeset by “TSEP” in year 2012 as their 3rd work. Typeset using free system LATEX. Supervising editor: Twilight Sparkle. 1st edition, 7th revision. October 15, 2012 Indice Introduzione 1 Le Terre Devastate di Equestria 3 Prologo: Sui PipBuck ed i Cutie Mark 5 1 Fuori dalla Scuderia 9 2 Le Terre Devastate d’Equestria 19 3 Guida 37 I 4 Prospettiva 61 5 81 Calamity 6 La Verità dei Fatti 121 7 139 Velvet Remedy 8 Deragliati 159 9 La Morale della Favola 179 10 Correzione di Rotta 207 11 Fazioni 239 12 Bisogna Andare Avanti II Voci del Passato 263 299 13 Voci del Passato 301 14 SteelHooves 327 15 Sussurri nell’Oscurità 369 16 Torri 409 17 La Cattiva di Turno 435 18 Cause Innaturali 495 19 Tradimento 529 20 Dietro il Sipario 567 Interludio: Una Giumenta per Cui Vale la Pena Lottare 21 Il Cuore di Twilight Sparkle III 601 621 Spiriti Generosi 655 22 La Maniera dei Pony di Terra 657 Editor’s notes 699 Ringraziamenti Ecco l’elenco, in ordine cronologico, di chi ha contribuito alla traduzione anche solo per una pagina: 1. Franco Traversaro (belinde) 2. Alessandro (Starshine) 3. Gabriele Branchi (Kraff) 4. Matteo Martinelli (Sidero) 5. Mattia Festa (ThePreserver) 6. Stefano Fiorini (Akay) 7. Aldo Corda (Valid95) 8. Luca Di Carlo (thefrecciablu) 9. Luca Monteverdi (Rufus Loacker) 10. Giacomo Torvi (HellDiver) 11. Cristiano Masucci (Otaku220k) 12. Adriano Demarinis 13. Drago riluttante 14. Leonardo Rappa Introduzione C’era una volta, nella magica terra d’Equestria. . . . . . un’era in cui gli ideali di amicizia lasciarono spazio ad avidita, egoismo, paranoia ed all’accaparramento dei sempre minori spazi e risorse naturali. Gli stati si armarono contro i loro vicini. La fine del mondo avvenne come era stato predetto—il mondo sprofondo in un abisso di fuoco magico e magia oscura. I dettagli sono triviali ed inutili. I motivi, come sempre, fini a sé stessi. La vita fu quasi del tutto cancellata via dal mondo. Una grande pulizia; la scintilla magica negli zoccoli dei pony infurio rapidamente fuori controllo. Megaincantesimi piovvero dal cielo. Intere nazioni vennero divorate dalle fiamme, inghiottite dagli oceani ribollenti. I pony furono quasi estinti, i loro spiriti divennero parte della radiazione ambientale che permeo la terra. Una quieta oscurita scese sul mondo. . . . . . Ma non fu, come alcuni avevano predetto, la fine del mondo. Al contrario l’apocalisse fu semplicemente il prologo per un altro sanguinoso capitolo nella storia dei pony. Nei primi giorni, a migliaia vennero risparmiati dagli orrori dell’olocausto trovando asilo in enormi rifugi sotterranei chiamati Scuderie. Ma quando riemersero trovarono solo l’inferno della devastazione a salutarli. Tutti tranne quelli nella Scuderia Due. Poiché nel fatidico giorno in cui il fuoco magico piovve dal cielo, le enormi porte d’acciaio della Scuderia Due si chiusero, e non si riaprirono mai piu. 1 Parte I Le Terre Devastate di Equestria Prologo Sui PipBuck ed i Cutie Mark Se voglio raccontarvi l’avventura della mia vita—spiegando come sono giunta in quel posto con quelle persone, e perché ho fatto quello che sto per fare—dovrei probabilmente iniziare spiegandovi qualcosa sui PipBuck1 . Che cos’è un PipBuck? Un PipBuck è un dispositivo, indossato su una zampa anteriore appena sopra lo zoccolo, assegnato ad ogni pony di una Scuderia non appena diventano abbastanza grandi per cominciare a lavorare. Fusione di magia degli unicorni e di scienza, il PipBuck misura costantemente la vostra salute, aiuta ad amministrare impiastri curativi ed altre medicine, tiene traccia ed organizza ogni cosa nelle vostre sacche, assiste nelle riparazioni e tiene qualsiasi nota o mappa a portata di zoccolo. In aggiunta, permette di ascoltare a piacere le trasmissioni della Scuderia o di sintonizzarsi e decrittare praticamente ogni frequenza radiofonica. E non è tutto. Il proprio PipBuck genera un EFS (Eyes-Forward Sparkle, scintilla davanti agli occhi) che indica la direzione ed aiuta a stimare se i pony o le creature attorno a te siano o meno ostili. E, forse la cosa più impressionante, un PipBuck può magicamente aiutarti in combattimento per brevi periodi di tempo mediante l’uso del SATS (Stable-Tec Arcane Targeting Spell, incantesimo arcano di puntamento della Stable-Tec). Oh, ed una caratteristica che non va dimenticata: può tenere traccia della posizione di oggetti o pony marcati, inclusi i proprietari di altri PipBuck. Quindi se un pony in qualche modo si perde—non chiedetemi come sia possibile perder1 Riferimento ai Pip-Boy dei videogiochi. Buck è infatti un termine spesso usato, incorrettamente, per riferirsi agli stalloni ed altri maschi di alcune specie. 5 6 Fallout: Equestria — Parte I si in una Scuderia, ma occasionalmente accade—chiunque conosca il marcatore del disperso lo può trovare istantaneamente. Si può perfino far brillare come una torcia. Quindi sì, i PipBuck sono testimonianza della scienza arcana degli unicorni. E sì, avere un PipBuck è un grosso vantaggio. E visto quanto meraviglioso e miracoloso tutto ciò possa sembrare, è difficile far capire ai pony che non hanno mai vissuto in una Scuderia quanto ordinario, quanto banale, fosse un PipBuck agli occhi dei pony che vivevano nella Scuderia Due. E perché fossi insoddisfatta di averne uno come cutie mark. Ogni pony nella Scuderia Due aveva un PipBuck. Tutte le funzioni che ho menzionato? La maggiorparte dei pony non ne usa nemmeno la metà. Lo usavano soltanto per sintonizzarsi sull’emittente della Scuderia—per ascoltare la dolce, dolce voce di Velvet Remedy la sera o gli ultimi concorsi della scuola di canto durante la giornata. La Scuderia aveva due leghe calcistiche, una che permetteva il SATS ed una che lo proibiva. A parte ciò, la maggiorparte dei pony non badava minimamente al proprio PipBuck. La Capogiumenta assegna ad ogni pony il proprio PipBuck nel giorno del loro Cutie Mark Party—solitamente uno o due giorni dopo aver ottenuto il simbolo sui propri fianchi che mostra a tutti cosa ti rende speciale, a cosa tu sia destinato ad essere bravo a fare. Una volta che si è mostrato, la Capogiumenta sa a quale lavoro assegnarti; sai qual è il tuo posto nella Scuderia. Quindi no, non ero per nulla emozionata dal fatto che quello che mi rendeva speciale fosse qualcosa che ogni pony aveva, era un po’ come dirmi che non ero per nulla speciale. Certo, avere un PipBuck come cutie mark avrebbe potuto significare che ero destinata a diventare una fantastica puledra riparatrice di PipBuck o qualcosa del genere, ma in realtà era come avere il cutie mark di un cutie mark. Non ha aiutato il fatto di essere l’ultimo pony ad ottenere il proprio cutie mark. Poco sorprendente, con il senno di poi. È un po’ difficile scoprire cosa si suppone tu sia brava a fare quando quel che si suppone tu sia brava a fare è qualcosa che non ottieni fino a quando non hai Prologo — Sui PipBuck ed i Cutie Mark 7 scoperto cosa tu sia brava a fare. Quindi ho provato di tutto. Ho anche provato ad inventare cose nuove. In quanto unicorno, la mia magia innata mi permette un livello di fine manipolazione che i pony di terra non possono godere. Ogni pony può afferrare una chiave coi denti ed aprire una serratura, ma usare più strumenti in un’operazione veramente delicata? Quello richiede levitazione di precisione. Quindi decisi di imparare a forzare serrature con forcine e cacciavite. E stavo diventando anche abbastanza brava. Sfortunatamente, non mi ha fatto ottenere il mio cutie mark. Mi ha fatto solo finire nei guai. Sono persino, per mia umiliazione, passata attraverso il CAT (Cutiemark Aptitude Test, test attitudinale per il cutie mark) nella speranza che mi potesse guidare verso quello che mi rende speciale. Invece no. Il mio CAT era del tutto nella media con solo qualche punteggio marginalmente superiore in un paio di settori, indicando che sarei potuta essere adatta per lavorare come Tecnico di PipBuck o come Ispettore della Lealtà alla Scuderia. Due opzioni, devo sottolineare, che erano ancora meno impressionanti se si considera che generalmente ci si aspetta che gli unicorni lavorino nel comparto tecnico od amministrativo. È così, a parte per gli unicorni che sono artisti naturali, come Velvet Remedy. Come dicevo prima, la nostra magia innata ci permette quel tipo di manipolazione di precisione che il lavoro tecnico richiede. Alla stessa maniera, la Capogiumenta e l’amministrazione erano sempre unicorni. Dopo tutto, è la magia da unicorno della Capogiumenta che crea la finta luce solare usata per far crescere il nostro meleto sotterraneo. Ed anche se le nostre mele possono non sembrare come quelle meravigliose bellezze rosse dei vecchi libri, sono quello che ci tiene in vita. È stato solo perché mi lasciarono mettere zoccolo in entrambe le posizioni che mi guadagnai l’accesso ad un PipBuck prime di riceverne uno mio, altrimenti potrei non aver mai ottenuto il mio cutie mark. Oh, il mio nome è Littlepip. Figuratevi. Mi è stato dato quel nome perché ero la più giovane e piccola, ed anche mia madre ebbe il buon 8 Fallout: Equestria — Parte I senso di non chiamarmi “Pipsqueak”2 (non che non la ami, ma quando il cutie mark di una puledra è un bicchiere di sidro forte. . .). Comunque, è divertente come nomi del genere, certe volte, assumano significato. Piacere di conoscervi. Ecco la mia storia. . . 2 Termine assimilabile con “Mezzacalzetta”. Capitolo Uno Fuori dalla Scuderia «Perché nella Scuderia Due, nessun pony entra e nessun pony esce.» Grigio. I muri dell’officina riparazioni erano tutti di un monotono, spento grigio. Il particolare muro che stavo guardando aveva il merito di essere di un grigio particolarmente pulito. I PipBuck sono notoriamente robusti ed affidabili, quindi essere il Tecnico PipBuck della Scuderia significava passare lunghi periodi senza nulla da fare. Essere l’apprendista del Tecnico PipBuck significava che mi toccavano tutti i banali lavoretti quotidiani mentre il mio istruttore faceva prolungati sonnellini nella stanza sul retro. Lavoretti come pulire i muri. «Questa parete ha bisogno di un murales.» Mi lasciai fantasticare, immaginando la Capogiumenta acconsentire ed ordinare a Palette in persona di trasformare la nostra officina in uno dei suoi capolavori vivacemente colorati. Palette era la più grande pittrice della Scuderia Due, e come ogni artista di talento ciò la rendeva un tesoro per la comunità. La vita nella Scuderia Due inevitabilmente ti divorava lo spirito—nascevi nella Scuderia, vivevi l’intera vita nella Scuderia, saresti morta lì, ed il corso della tua vita era ampiamente determinata dal tuo Cutie Mark Party. Perciò la Capogiumenta insisteva perché ogni settimana una nuova canzone venisse aggiunta al repertorio dell’emittente della Scuderia, che le aree pubbliche fossero vivacemente colorate e decorate con murales allegri e motivanti, che venissero regolarmente organizzate feste nell’atrio. . . tutti queglii sforzi erano per distrarre ed allontanare la depressione. Tornai rovinosamente alla realtà continuando a guardare l’eternamente grigio e vuoto muro. Abbellire le aree di manutenzione era già una priorità tragicalmente bassa, e l’officina del Tecnico PipBuck era 9 10 Fallout: Equestria — Parte I una delle aree meno trafficate delle officine. Sentii le mie orecchie abbassarsi mentre iniziavo a realizzare che avrei guardato lo stesso muro grigio per praticamente ogni giorno del resto della mia vita. «Oh cara. Va veramente così male.» E lei era lì. Velvet Remedy, il meraviglioso unicorno femmina dal manto color carbone con striature colorate nella criniera, dalla voce morbida come la seta e ricca come il cioccolato più fine, stava sul portone della mia officina. Mi sentii subito felice di aver finito le pulizie ed al contempo mi vergognai che la stanza fosse così al di sotto del suo livello. Non potevo credere che lei fosse lì. L’avevo vista sul palco superiore alle ultime feste; ascoltavo le sue canzoni incessantemente, registrando ogni nuova sul mio PipBuck per non dover aspettare di sentirla di nuovo. Lo ammetto, avevo una cotta per lei da anni. Io ed almeno trecento altri pony. Mia madre ne rideva. «Littlepip,» diceva, ridacchiando con le sue amiche, «le porte del granaio di Velvet Remedy non si aprono in quella direzione». Ci misi un paio d’anni per capire cosa mia madre intendesse dire. E ci misi svariati secondi per realizzare che Velvet Remedy mi aveva appena chiesto qualcosa. «C-cos-huh?» Bellissima risposta, Littlepip. Così elegante. Avrei voluto scavarmi una via di fuga attraverso il pavimento di cemento e coprirmi con i detriti. Lei sorrise dolcemente. Mi sorrideva! E con quella voce meravigliosa, «Sembravi così affranta mentre stavo entrando. C’è qualcosa che posso fare per te?» Velvet Remedy si offriva. Di aiutare. Me. Lo shock mi fece tornare in senso. Velvet Remedy doveva avere una qualche motivo per essere laggiù. Qualche motivo riguardante il suo PipBuck. Era improbabile che volesse soltanto passeggiare per le officine, dopo tutto. Guardandomi attorno, realizzai che ero l’unico pony al lavoro. Il mio insegnante era, come al solito, a dormire nel suo ufficio. Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia 11 «Oh. . . no, non era n-niente». Cercai di ricompormi. «Come posso essere di aiuto?» L’espressione di Velvet Remedy era compassionevole e dubbiosa, ma alzò la zampa anteriore, portando alla mia vista il suo PipBuck. Un modello più elegante del mio, con le sue iniziali ed il suo cutie mark (un bellissimo uccellino con le ali aperte ed il becco aperto nel canto) che lo abbellivano con gusto. «Mi spiace disturbare, ma sta cominciando a fare irritazione. Potresti cambiare l’imbottitura?» «Oh, certamente!» Stavo già levitando le chiavi speciali da usare per sbloccare il PipBuck dalla zampa di un pony (come apprendista Tecnico di PipBuck, avevo ogni tipo di strumento di precisione nelle tasche della mia bardatura da lavoro). «Lo faccio immediatamente!» Il PipBuck si staccò con un clic. Velvet Remedy ridacchiò con esitazione, abbassando lo zoccolo. «Oh no, va bene lo stesso. Prenditi il tempo necessario. Torno nella mia stanza a mettere qualche unguento su questa zampa e mi riposerò nel pomeriggio». Vero! Velvet Remedy si sarebbe esibita al Saloon della Scuderia Due l’indomani notte! Avrei dovuto lucidarlo per renderlo degno di essere indossato sopra il suo zoccolo. Se ci avessi passato tutta la notte sopra avrei potuto dargli una completa messa a punto e farlo tornare a funzionare come il giorno in cui l’ottenne, e sarei riuscita a riconsegnarglielo prima dello spettacolo. «Va bene! Te lo riconsegnerò per domani a quest’ora. Non rimarrai insoddisfatta. Te lo prometto!» Mi sorrise ancora, e tutto il grigio del mondo non sarebbe riuscito a rabbuiare la mia giornata. «Grazie.» E poi si girò per andare. Guardai il suo cutie mark scomparire dietro la porta. E poi non c’era più. 12 Fallout: Equestria — Parte I Il giorno dopo stavo fischiettando una delle canzoni di Velvet Remedy mentre camminavo nel salone, diretta alla sua stanza. Il suo PipBuck fluttuava accanto a me in un campo di levitazione magica, imbottito col miglior rivestimento che ero riuscita a trovare e luccicante come nuovo. Ero stanca per la lunga nottata di lavoro, ma di ottimo umore. Velvet Remedy sarebbe stata così felice del mio lavoro! Girato l’angolo le mie fantasie vennero interrotte dalla massa di pony radunati fuori della stanza di Velvet Remedy. Accidenti, sarei stata costretta a combattere per farmi strada fra i cacciatori di stampazoccolo e paparazzi. Facendo levitare il PipBuck più in alto, iniziai a farmi largo tra la folla. «È scomparsa!» «Ma come ha potuto andarsene?» Le voci somesse ed i nitriti di panico attorno a me crebbero in maniera allarmante. «Perché avrebbe dovuto abbandonarci?» Andata? Velvet Remedy era. . . andata? E poi le parole che mi raggelarono. «Non pensavo nemmeno che le porte della Scuderia potessero aprirsi!» Era andata fuori?!? «Niente paura, pony!» rimbombò la voce della Capogiumenta da un qualche punto nella folla. «Ho il marcatore di ogni pony della Scuderia. Manderò personalmente fuori una squadra di ricerca. Avremo indietro la nostra Velvet entro la fine della giornata. Non preoccupatevi.» Mi sentii affogare in un umido, freddo cemento. Il mio sguardo si levò lentamente verso il PipBuck che fluttuava sopra di me. Abbassai la testa, cercando lentamente di uscire dalla folla, avvicinando il PipBuck. Quando la Capogiumenta avrebbe richiamato il marcatore di Velvet Remedy, avrebbe condotto chiunque non a lei, ma al suo PipBuck fermo in assistenza. . . Urtai con un tonfo qualcuno, spaventandomi abbastanza da far evaporare in una nuvola il campo di levitazione, ed il scintillante PipBuck cadde sferragliando a terra. Girandomi mi trovai faccia a faccia con la Capogiumenta. Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia 13 Non parlò, ma il suo sguardo si posò sul PipBuck a terra. Le iniziali di Velvet Remedy ed il suo cutie mark erano chiaramente visibili. «Che. Cos’è. Questo?» La Capogiumenta parlò lentamente, pericolosamente. Tutti gli sguardi si girarono verso di me. Potevo sentire ogni singolo paio d’occhi. Nessuno parlava. Il silenzio scese come una cappa. La mia bocca era secca. Non riuscivo a parlare. Non ne avevo bisogno. Potevo sentire l’ondata di odio. Dozzine di fanpony di Velvet Remedy, ed io ero il pony che portava il motivo per cui il loro idolo era disperso. La voce della Capogiumenta era bassa e sorprendentemente gentile. «Prendilo con te e vai nella tua stanza. Velocemente.» Non me lo feci dire due volte. Passai quella sera a letto, giocherellando col PipBuck di Velvet Remedy mentre la radio del mio trasmetteva un’altra replica della tragedia della giornata. Non potevo crederci. Velvet Remedy se n’era andata. Non riuscivo a capire. Come aveva potuto lasciarci? Perché avrebbe voluto andarsene? Le porte di uscita della Scuderia Due erano chiuse e sigillate. Solo la Capogiumenta conosceva il codice segreto per aprirle, assumendo che si potessero aprire. Cosa che, ovviamente, potevano fare. Ma perché? Nessuno sapeva realmente cosa ci fosse di fuori, sempre che ci fosse qualcosa. I libri di storia suggerivano che il mondo fosse distrutto, senza vita e velenoso. Quello era, almeno, il comune e logico assunto. Ma una storia di fantasmi che qualcuno mi raccontò durante il mio primo (e unico) pigiama party mi aveva fatto avere incubi orribili ed ancora si nascondeva nelle ombre della mia testa: una storia di un pony che in qualche modo era riuscito ad aprire le porte della Scuderia ed era uscito fuori. . . solo per scoprire che non esisteva alcun fuori! Solo 14 Fallout: Equestria — Parte I un enorme nulla che trascinò via il pony, divorandogli l’anima fino a che non ne rimase più nulla. Empiricamente sapevo che non poteva essere così, ma l’immagine mentale ancora mi terrorizzava. Le due cose che capivo erano che Velvet Remedy mi aveva fatto rimuovere il suo PipBuck in modo che la Capogiumenta non potesse tracciarla, e che io ero fottuta. Essere la più piccola pony della mia età, e l’ultima ad avere ottenuto il proprio cutie mark, non mi aveva aiutato nel fare amicizia con i miei compagni. Onestamente nemmeno mia madre mi aveva aiutato. E nemmeno svegliarmi urlando durante il mio primo pigiama party. Quindi ero abituata a stare da sola. Ma non avevo mai avuto nemici, fino ad ora. Ero invisibile per gli altri pony, ma nessuno mi aveva mai odiato. Non potevo comunque dar loro torto, anche se pensavo fosse assolutamente ingiusto. Erano feriti ed arrabbiati ed avevano bisogno di un capro espiatorio. I notiziari non avevano riferito il mio nome, ma solo che «il PipBuck decorato e personalizzato di Velvet Remedy era stato trovato in possesso di un Tecnico PipBuck», ma essendocene due, non fu difficile per qualsiasi pony capire, anche senza lo spettacolo davanti alla porta di prima. La Capogiumenta stava parlando alla radio. «Sentiamo tutti quanti questa perdita. Ma voglio ricordare ad ogni pony che è una scelta di Velvet Remedy. Ha scelto di abbandonare la sua casa. Di abbandonare noi, la sua famiglia. Ha tradito la mia fiducia e ha tradito la vostra, esattamente come ha tradito la fiducia del pony che ha ingannato per farsi togliere il PipBuck, assicurandosi che noi non potessimo più trovarla. So che molti di voi sono arrabbiati o feriti. Devo indirizzare la vostra rabbia verso la vera causa. . .» Per quanto grata fossi per le sue parole, non sarebbe riuscita a cambiare il risentimento che avrei dovuto affrontare tutti i giorni, anche se ogni pony se lo fosse tenuto per sè. Aleggiava nell’aria come fumo stantio. Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia 15 Cercai di distrarmi con il PipBuck libero, incappando in un file crittato. Lo avevo visto già il giorno prima ed avevo pensato fosse probabilmente una nuova canzone non ancora finita. Non avevo voluto aprirlo, allora, sia per rispetto della privacy di Velvet Remedy che per odio per le anticipazioni, ma pensai che a quel punto non importava più. La canzone non sarebbe mai più stata suonata. Aprendo una tasca della mia bardatura degli attrezzi ne tirai fuori uno che mi avrebbe permesso di rimuovere la crittatura in sicurezza e facilmente. Era un file audio. Lo eseguii. «Il codice di sblocco per aprire le porte della Scuderia Due è. . . CMC3MAPS1 Mi alzai di scatto, sorpresa per quello che avevo sentito. Spensi rapidamente la radio e lo rimandai in esecuzione. Non riconobbi la voce. Era femminile, abbastanza dolce, ed aveva uno strano accento che non assomigliava a nessun altro nella Scuderia. Ma ora sapevo come aveva fatto Velvet Remedy ad andarsene. Dovevo essere rimasta lì seduta per ore, contemplando cosa avrei dovuto fare. Ma finalmente avevo operato la mia scelta. Sarei andata fuori per seguirla. Sarei andata per riportarla indietro. Stavo lì, a guardare le gigantesche porte d’acciaio che sigillavano la Scuderia Due dagli orrori (o dal nulla!) che stava fuori. E guardai le due guardie che bloccavano la mia strada. Avevo riempito le bisacce di mele e generi di prima necessità. Avevo preso anche un Grande Libro delle Scienze Arcane2 per avere qualcosa da leggere. Due borracce mi pen1 Nell’originale CMC3BFF. Qualsiasi ulteriore spiegazione sarebbe un’anticipazione indebita. 2 Nell’originale, Big Book of Arcane Sciences, riferimento al Big Book of Science presente nei giochi. 16 Fallout: Equestria — Parte I devano dal collo. Ero pronta per andare. Ma la Capogiumenta voleva essere sicura che non ci fossero episodi di emulazione. Insistenza e sguardi torvi non mi avrebbero portato da nessuna parte. Il mio corno stava risplendendo ma loro rimanevano al loro posto, per nulla impressionati. Non mi avrebbero lasciata nemmeno avvicinare al pannello di controllo. «Ehi, ma tu non sei la puledra che ha lasciato che la nostra Velvet andasse a perdersi là fuori?» una delle guardie chiese audacemente, facendo prepotentemente un passo in avanti. L’altra guardia si voltò dall’altra parte, disgustata. Non sono sicura se fosse disgustato da me o se la pensava come sembrava fare la Capogiumenta riguardo i pony che se la volessero prendere con me. Stavo quasi sperando fosse il primo caso, considerando cosa stavo per fargli. THUD! La cassapanca di metallo sopra di loro cadde sulle loro teste, mettendoli a tappeto. Pony terrestri—non si aspettano mai il trucchetto del qualcosa-levita-sopra-di-te. Ero ai contolli e stavo inserendo il codice dal PipBuck di Velvet Remedy, quando la voce della Capogiumenta risuonò dagli altoparlanti vicini. «Ferma! Ti ordino di fermarti immediatamente!» Certo, come no. «Guardie! Voglio ogni pony di guardia alle porte della Scuderia Due! Fermate quella puledra!» Oh merda! I miei zoccoli volarono alla leva principale delle porte, e pregai Celestia che quel codice funzionasse. Poi, con tutta la mia forza, la tirai. Un forte sferragliare riempì l’aria, seguito dal fischio del metallo e da un gran rombo che scosse la stanza. Mentre la guardavo la gigantesca barra che serrava le porte della Scuderia Due scivolò di lato. Un enorme braccio snodato scese dall’alto, attaccandosi alla porta, e con un lacerante stridore spinse in fuori la pesante porta d’acciaio. Capitolo Uno — Fuori dalla Scuderia 17 Casualmente mi trovai a pensare con la voce di mia madre «le porte del granaio della Scuderia Due non si aprono in quella direzione». Le porte della Scuderia Due non si sarebbero dovute aprire per nulla. Anche se ero stata io ad azionare la leva, ero stupita di vederla veramente aprirsi. «Non sei obbligata a farlo. . . Littlepip, giusto?» La voce della Capogiumenta mi fece riavere dal mio stupore. Potevo sentire gli zoccoli delle guardie avvicinarsi al galoppo. Feci un passo attraverso la porta. «Non ti preoccupare. La porterò indietro.» «No, non lo farai! Se esci di qua, non ti lasceremo mai più rientrare!» Per un momento, il senso di ingiustizia fu pungente. La Capogiumenta voleva mandare fuori una squadra di ricerca per portare indietro Velvet Remedy. Ma Velvet era speciale, ed io. . . no. Una parte di me voleva tornare subito indietro, stisciando verso la mia stanza e la mia triste ma sicura vita. Trascinandomi un poco, uscii fuori dalla porta. Con un sibilo finale ed un rumore sferragliante, le porte d’acciaio della Scuderia Due si chiusero irrevocabilmente dietro di me. Non so cosa mi aspettassi di trovare appena oltre la porta, ma di sicuro non quel lungo, oscuro corridoio che puzzava di legno marcio ed aria sepolcrale. Non ero più nella Scuderia. Ma non ero nemmeno ancora fuori. Ero nel limbo. Accesi la luce del mio PipBuck e balzai indietro per lo spavento alla vista degli scheletri di pony morti da lungo tempo sparsi per la via. L’esterno della porta della Scuderia era butterata dove i pony avevano picchiato gli zoccoli fino a spezzarseli, cercando di entrare. Avanzando velocemente scoprii che il corridoio si apriva su una vecchia stanza con delle scale che salivano verso una botola dalla serratura spaccata. Il varco dal mondo esterno verso la Scuderia Due era 18 Fallout: Equestria — Parte I stato astutamente camuffato da porta di un deposito di mele. E per camuffato intendo che la persona che l’aveva costruita aveva realmente edificato un deposito di mele. Dopo aver preso un profondo respiro trottai su per le scale, spalancai la porta del deposito ed uscii all’esterno. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Cherchez La Puledra—+10% di danno verso lo stesso sesso ed opzioni di dialogo speciali con certi pony. Capitolo D ue Le Terre Devastate d’Equestria «Ma dove vivi? Qua nel mondo reale il sangue scorre, piccol a pony. Il sangue scorre. . .» Nulla! I miei primi secondi all’esterno furono un’eternità di terrore da infarto da far tremare gli zoccoli! Quella storia era vera! L’esterno era solo un grande ed oscuro nulla! Mi circondava, soffocante. Se fossi stata in grado di respirare avrei urlato. Poi i miei occhi cominciarono ad abituarsi all’oscurità. Iniziai a calmarmi, boccheggiando e sentendomi debole (e anche un po’ stupida). In mia difesa posso dire che non avevo mai sperimentato la notte, prima di allora. Non realmente. Certo spegnevo sempre la luce prima di sdraiarmi a letto, ma quella era un’oscurità piccola, confinata alla mia stanza. E c’era sempre la luce che filtrava da sotto la porta. Le luci del salone della Scuderia Due erano eterne. Quello era differente. Una fresca brezza, diversa da qualsiasi cosa nella Scuderia, mi solleticava la pelliccia e rinfrescava la pelle al di sotto. Portava odori umidi e putrescenti, polverosi ed alieni. Potevo sentire il suono degli insetti notturni, gli scricchiolii del legno ed un lontano gorgoglìo. . . Ma quel che mi colpiva di più era quello che non potevo sentire—il costante basso mormorio dei generatori della Scuderia ed il sempre presente ronzio delle luci erano scomparsi—così potenti nella loro assenza che all’inizio l’esterno mi era parso silenzioso. Potevo sentire la terra ed i ciottoli sotto gli zoccoli, così differenti dai pavimenti lisci e sterili su cui avevo trottato per tutta la mia vita. Ed anche se non potevo vedere molte cose o troppo distante, potevo spingere il mio sguardo più lontano di quanto avessi mai fatto prima, e non c’erano 19 20 Fallout: Equestria — Parte I muri che definissero i confini della stanza. Stavo guardando un abisso orizzontale che si allontanava da me in ogni direzione. Un panico tutto nuovo iniziò a prendere forma in me. Le zampe anteriori cedettero e mi misi a sedere, stordita. Fissai lo sguardo sul terreno, respirando profondamente, ringraziandolo non solo perché mi sorreggeva ma anche per essere un punto di arresto per lo sguardo. Poi feci l’errore di guardare il cielo, e la sua assoluta ed infinita altezza mi fece girare la testa ed attorcigliare lo stomaco. Grandi cumuli nuvolosi coprivano la maggior parte del cielo; ma c’erano dei buchi attraverso cui passava una luce leggera che mi permettevano di vedere l’infinito che si estendeva oltre. Follemente pensai alle nuvole come ad una grande rete, fatta per prendermi nel caso fossi caduta dalla terra verso quell’abisso sopra di me; ma se fossi scivolata in uno di quei buchi, sarei precipitata verso l’alto in eterno. Strizzai gli occhi cercando di non vomitare. La paura e la nausea furono intense ma passeggere. Una volta tornata in senso iniziai a notare le piccole cose che mi erano sfuggite nel panico iniziale. Il panorama circostante cominciava ad essere visibile. Il mondo attorno a me non si stendeva uniforme; il terreno si sollevava e si incurvava—le colline diventavano montagne. La terra era disseminata dalle nere dita di alberi morti da lungo tempo. Sulle colline più distanti potevo vedere l’ondeggiare delle foglie di boschi più sani, ma gli alberi vivi vicino alla Scuderia Due erano pochi, rari e malaticci. In un secondo tempo notai che il mio PipBuck stava lampeggiando con tutta una serie di avvisi. L’auto mappatura stava già iniziando a fare il suo lavoro coi miei nuovi e non familiari dintorni, e con mia sorpresa aveva già tirato fuori un nome dal nulla: Sweet Apple Acres. Girandomi per prendere le mie cose, i miei occhi furono catturati dal vuoto scheletro di quella che assumevo una volta potesse essere una magnifica casa. Ora cigolava ed ondeggiava al vento minacciando di crollare. Guardando di nuovo il mio PipBuck vidi che stava captando numerose trasmissioni. La radio della Scuderia Due era oscurata, ma nuove Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 21 emittenti avevano preso il suo posto. Il mio cuore mancò un battito, perché era la prima indicazione del fatto che ci potessero essere pony viventi all’esterno, dopo tutto. Con una zoccolata sintonizzai il PipBuck sulla prima stazione della lista. «. . . ancora sigillata. Non c’è modo di entrare. Mio figlio, ha mangiato una mela da quei dannati alberi vicino alla Scuderia ed ora sta terribilmente male. Troppo male per muoversi. Ci siamo rintanati nella cisterna vicino al vecchio monumento commemorativo. Stiamo finendo il cibo e le forniture mediche. Vi prego, se qualche pony è in ascolto, aiutateci. . . Ripeto il messaggio. Pronto? C’è qualche pony là fuori? Per piacere, ci serve aiuto! Stavo portando la mia famiglia alla Scuderia vicino alla Sweet Apple Acres quando siamo stati attaccati dai razziatori. Solo io e mio figlio siamo sopravvissuti. Siamo arrivati alla Scuderia, ma è ancora sigillata. Non c’è modo di entrare. Mio figlio, ha mangiato una mela da quei dannati alberi vicino alla Scuderia ed ora sta terribilmente male. Troppo male per muoversi. Ci siamo rintanati nella cisterna vicino al vecchio monumento commemorativo. Stiamo finendo il cibo e le forniture mediche. Vi prego, se qualche pony è in ascolto, aiutateci. . . Ripeto il messaggio. Pronto? . . .» La voce era piena di una terribile rassegnazione, come se quel pony avesse già perso ogni speranza e stesse solo agendo meccanicamente. Scossa, la spensi. Non credo avrei potuto sopportare di ascoltarla ancora una volta. Fu allora che mi accorsi di un leggero ticchettio proveniente dal mio PipBuck. Controllandolo scoprii che il suo rilevatore di radiazioni—una funzionalità che non avevo mai potuto testare—si era automaticamente attivato. Il piccolo e dolce indicatore ad arcobaleno era sempre rimasto fermamente piantato sul verde. Era ancora lì, ma discretamente spostato sul limitare del giallo. Non potevo limitarmi a stare lì per il resto della mia vita su quella 22 Fallout: Equestria — Parte I che molto, molto tempo fa era stata la porta di un deposito di mele. Beh, avrei potuto, ma sarebbe stata una vita relativamente breve e miserabile. Stavo iniziando a realizzare una cosa: con così tante direzioni verso cui andare, qual era la possibilità che avrei scelto proprio quella che aveva seguito Velvet Remedy? Anche se aveva poche ore di vantaggio, le speranze di ritrovarla erano quasi nulle. Ma dovevo cominciare da qualche parte. E la migliore possibilità che avevo era di salire in alto e dare un’occhiata intorno. Le rovine lì vicino si innalzavano al di sopra di qualsiasi albero circostante, ed il tetto sbilenco della torretta superiore era probabilmente il miglior punto di osservazione che potessi augurarmi. Chiusi gli occhi, mi rimisi in piedi ed entrai all’interno. Quello che era rimasto dell’edificio della Sweet Apple Acres si rivelò più robusto di quanto sembrasse (o suonasse). Era anche sostanzialmente vuoto, qualsiasi cosa di valore che era sopravvissuta era stata rubata, lasciando solo pezzi che nessuno voleva ma che il tempo stesso sembrava incapace di cancellare. Scarpe rotte, scatole di sapone per pulire vestiti che non esistevano più da anni, una forca col manico spezzato, un rastrello. Iniziai a salire le scale. I miei occhi colsero un flebile baluginio, un leggero color verde mela avvelenata, che proveniva dalla stanza di sopra. La luce proveniva dallo schermo di un vecchio terminale, un dispositivo per le scienze arcane identico a quelli usati nella Scuderia Due. Sembrava un miracolo che funzionasse ancora dopo due secoli passati all’esterno. Quando la Stable-Tec costruiva qualcosa, lo costruiva per durare. La curiosità mi ci condusse davanti, e la meraviglia lasciò rapidamente il posto alla comprensione. Non era una coincidenza che Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 23 quel particolare terminale fosse acceso, perché mostrava un messaggio recente: A qualsiasi pony che abbia lasciato la Scuderia Due per cercarmi: Vi prego, tornate a casa. Sto facendo quello che devo. La Capogiumenta lo capisce, anche se non lo accetterà mai, e spero che un giorno capirete anche voi. Non tornerò indietro. Non cercatemi. Non mettetevi in ulteriore pericolo per salvarmi. Vi prego di perdonarmi. Velvet Remedy Cercai altro sul terminale ma tutti i messaggi erano antichi e corrotti, tranne uno. E quell’uno aveva una codifica abbastanza unica, qualcosa di cui avevo già sentito parlare ma che non avevo mai visto prima—una codifica binaria; per decifrarla avrei dovuto scaricare il messaggio sul mio PipBuck sia dal terminale da cui era stato inviato sia da quello che lo aveva ricevuto. Non avendo niente di meglio da fare con l’enorme capacità di memorizzazione del mio PipBuck, salvai il messaggio. In realtà sapevo che le probabilità di incappare nel terminale gemello, e soprattutto trovarlo ancora funzionante, erano schiacciantemente contro di me. E nemmeno avevo alcuna ragione di pensare che un messaggio vecchio di secoli potesse avere un qualche significato. Più importante era che adesso dovevo affrontare il fatto che l’esterno fosse la mia nuova casa. Anche se avessi trovato Velvet Remedy, difficilmente sarebbe voluta tornare indietro con me. Devo ammetterlo, avevo coltivato il sogno che la Capogiumenta sarebbe stata talmente entusiasta per il ritorno di Velvet che ci avrebbe riabbracciati entrambi 24 Fallout: Equestria — Parte I nel branco. Magari avrebbe anche indetto un party in mio onore. Ora ero costretta ad ammettere quanto sciocca1 fosse quella speranza. Pensare a ciò riempì la mia mente di nubi oscure. Ma quando raggiunsi la cima delle rovine e guardai le terre devastate, una chiara luce, per quanto flebile, tremolò nell’oscurità. . . La luce di un fuoco, a non più di mezz’ora di trotto di distanza, bucava di arancione l’oscurità della notte. Mentre mi avvicinavo al cerchio della luce del fuoco sentivo che c’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa nel modo in cui il polveroso unicorno beige era sdraiato sulla sua stuoia di paglia, accovacciato sulle sue zampe. Una certa tensione nel suo linguaggio corporeo. Ma fu solo quando misi zoccolo nella luce per dare una buona occhiata—mentre un caloroso «Salve» mi moriva sulle labbra—che vidi che era imbavagliato, e scorsi il riflesso delle fiamme su qualche anello visibile della catena che gli legava gli zoccoli. «Ma guarda un po’ qui! Se ne passeggiava tutta bella e carina, vero?» Un grosso pony di terra emerse dall’ombra di una roccia lì vicino. I suoi zoccoli ticchettavano metallicamente sul terreno roccioso, a causa degli scarponi crudelmente chiodati. Due pony uscirono dai loro nascondigli da direzioni diverse—un altro pony terrestre che stringeva una pala la cui lama era stata mortalmente affilata, ed il terzo era un unicorno il cui corno acceso faceva levitare verso di me un corto strumento di legno e metallo con due tubi. Ogni pony indossava una bardatura di pelle spessa. Come per la notte, non avevo mai visto prima un’arma da fuoco, a parte quelle disegnate sui libri. Ma quei libri erano stati abbastanza espliciti da permettermi di riconoscere il pericolo mortale. 1 Nell’originale, foalish: gioco di parole intraducibile tra foolish (stupido) e foal (puledro). Ricorrerà altre volte nel corso dell’opera. Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 25 L’unicorno legato sulla stuoia scosse la testa dandomi un’occhiata triste e derisoria mentre cercava di scostare il bavaglio con uno zoccolo, senza più tentare di tenere nascoste le catene. I tre pony che mi stavano minacciando lo degnarono solo di qualche occhiata. «Avrebbe anche potuto truccarsi per noi», disse ridacchiando l’unicorno armato di fucile. Poi, rivolgendosi a me, «Non ti dispiacerebbe, vero?» Risate. «E pure un altro unicorno. Renderà una bella cifra, questa.» Rendere una cifra per cosa? E da chi? Quello che impugnava la pala-spada nella bocca mormorò qualcosa di incomprensibile. Poi, apparentemente decidendo che il fucile era un deterrente adeguato, sputò la sua arma e ripetè «Per le De. . . Voglio dire, guardatela. Credo che abbia fatto un bagno!» Fui improvvisamente e bizzarramente conscia di quanto fossero sporchi i quatto pony, e quanto puzzassero. Riuscii a coprire un conato con un colpo di tosse. «Che succede?» chiesi. Fra tutte le emozioni che si combattevano per la supremazia nella mia testa, la confusione era riuscita a guadagnarsi la vittoria. L’unicorno prigioniero riuscì finalmente a liberarsi dal lurido bavaglio. «Sono schiavisti, imbecille.» Monterey Jack, lo sporco unicorno dall’espressione cupa e con il cutie mark a forma di formaggio, mi seguiva mentre avanzavamo faticosamente assieme ai nostri carcerieri, camminando su un sentiero rovinato che un tempo era stata una strada. Le mie zampe erano incatenate, rendendomi difficile la camminata ed impossibile qualsiasi cosa più veloce di un trotto. Il PipBuck aveva reso inutili gli sforzi degli schiavisti di legarmi le zampe anteriori, costringendoli alla fine ad incatenarmi sopra 26 Fallout: Equestria — Parte I le ginocchia. Se quello con la pala-spada non l’avesse puntata minacciosamente alla mia gola, gli altri due si sarebbero guadagnati qualche paio di zoccolate nelle parti basse. In quelle condizioni, se la sbrigarono in poco tempo. Non mi avevano imbavagliato, ma Monterey mi aveva convinto prima che chiacchiere indesiderate da parte dei futuri schiavi avrebbero probabilmente portato alla perdita della mia lingua. Non che comunque avessi molto altro da dire a quei bruti a parte il mio repertorio di colorite metafore. Non mi aspettavo che rispondessero alle mie domande, anche nel caso in cui la mia lingua fosse sopravvissuta alla domanda, ed erano ciarlieri tra di loro quanto bastava. «Ohio huesto hentieho», mormorò il pony terrestre attraverso il manico stretto nei denti. «Bene allora, se imparassi a nuotare potremmo prendere la via più lunga, no?» suggerì l’unicorno con velenosa dolcezza. «Ohio hil hottuho nuoho.» Dal suo odore, decisamente più pungente di quello degli altri, pensai che più che altro odiasse l’acqua in generale. «Se la smettete di lamentarvi vi lascio provare uno degli schiavi prima che arriviamo alla foresta, che ne dite?» Il loro capo, il pony terrestre chiamato Cracker, con le scarpe chiodate ed un cutie mark che assomigliava in maniera sospetta ad una frusta (o forse ad un serpente?), si girò verso Monterey e me con un ghigno osceno. Guardai altrove. Si misero a ridere. Sotto i loro disgustosi discorsi potevo sentire un suono liquido da più avanti. Non il gorgogliare di una fontana, più quello di una poltiglia. E. . . qualcos’altro. Un suono distante, in avvicinamento. Musica? Sì, musica. Leggermente metallica ma. . . Trionfante? Regale? Non potevo mettere lo zoccolo su esattamente quale sentimento quella musica cercasse di ispirare, ma era chiaramente fuori luogo. Cracker si accorse della mia espressione e sogghignò. «Sembra quasi che tu non l’abbia mai sentito prima. Cos’è, hai vissuto la tua vita in Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 27 una Scuderia? Se stai sperando nella cavalleria non è quella, ragazza. È solo una di quelle robofatine.» La musica cessò con una staffilata metallica. Lo schiavista unicorno, Cannemozze2 , trottò un poco più avanti, guardando avanti lungo il sentiero. Girandosi verso di noi ghignò. «Pensate che l’abbia preso un radigatore?» Cracker suggerì che fosse volata nella trappola di qualcuno. L’altro pony terrestre avanzò dei borbottìi incomprensibili per via della pala in bocca. L’unicorno si voltò di nuovo in avanti e la luce del suo corno illuminò la macchina—una sfera metallica delle dimensioni di una testa di puledro sostenuta in volo da quattro ali—che fluttuava silenziosamente proprio davanti alla sua faccia. Non era scienza arcana, posso dirlo tranquillamente; era pura ingegneria dei pony terrestri. «CAZZO!» Cannemozze saltò indietro di una buona lunghezza per la sorpresa. Poi sollevò il suo fucile e sparò alla robofatina. Il suono fu come quello di un piatto metallico che cadeva dal soffitto, e riecheggiò nel silenzio notturno tra le colline. La sfera metallica si riempì di scintille quando venne crivellata dai pallini, emise un lamento elettrico e scomparve nell’oscurità. L’unicorno stava per inseguirla, ma la voce di Cracker lo fermò. «Basta, Cannemozze. Risparmia le munizioni.» «Dannazione, odio quando fanno quella merdata furtiva. È una fottuta radio volante, non dovrebbe fare agguati ai pony.» Le mie orecchie bruciavano per la sequela di crude bestemmie, ma non ci prestai attenzione. Stavo rimuginando su quello che avevo appena visto. «Imbecille», mormorò Monterey Jack. «L’avranno sentito tutti fino a Ponyville. . .» A differenza del mio compagno schiavo, ero contenta di aver visto l’unicorno usare la sua arma. Perché adesso sapevo come funzionava. 2 Nell’originale, Sawed-off, parola che definisce per l’appunto un fucile a canne mozze. 28 Fallout: Equestria — Parte I «. . . quale dannato idiota», borbottò Monterey, «annunciare la sua presenza così vicino al territorio dei razziatori.» Un fiume scorreva attraverso il nostro cammino, con le acque quasi stagnanti che sciabordavano sulle rive. L’acqua bagnava e veniva risucchiata dai pilastri di un ponte, producendo quei suoni umidi che avevo sentito prima. Dietro il ponte si intravedevano i resti semi distrutti di una città pre apocalittica. Il ponte era un labirinto di barricate. Scure ombre di pony si muovevano su di esso. Per un istante avevo commesso l’errore di sperare in un salvataggio, ma poi i miei occhi caddero sui pali acuminati che stavano allineati lungo il ponte, e sulle teste putrescenti di pony decapitati che adornavano due di essi. Sentii il gusto della bile. La visione era orrenda. «Cagey, stai qui», disse Cracker, finalmente dando un nome al pony schiavista con la pala. «Cannemozze, andiamo a vedere qual è il pedaggio questa volta.» Monterey Jack abbassò la testa e guardò minacciosamente il ponte. Mi mossi più vicino a lui, seguendo il suo esempio, e sperando di essermi posizionata in modo che Cagey non potesse vedere il luccichio del mio corno mentre facevo levitare il cacciavite ed una forcina fuori dalla mia bardatura da lavoro. Come tutto l’equipaggiamento degli schiavisti, le manette alle mie zampe erano grezze e di bassa qualità. Mentre Cracker e Cannemozze discutevano con i pony sul ponte, mi concentrai per forzare il primo lucchetto. Fui ricompensata da un leggero scatto mentre si apriva a molla, liberando la zampa col PipBuck. La manetta cadde a terra con un tonfo leggero. «Huh!» Le orecchie di Cagey si erano rizzate all’improvviso, ed ora si era girato a guardarmi. Rapidamente abbandonai la magia lasciando Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 29 cadere il cacciavite e la forcina nella terra, e sperai che nell’oscurità lo schiavista non potesse vedere il cambiamento nelle mie catene. «Coha hai hahho?» chiese Cagey ringhiando minacciosamente. Il bordo sporco ed affilato della pala era a pochi centimetri dai miei occhi. BLAM! Cagey si girò all’improvviso, facendo passare la pala-spada abbastanza vicino alla mia faccia da farmi gridare. Lo sparo proveniva dal ponte. Non sembrava il suono del fucile di Cannemozze. Ma il secondo colpo sì. A Cagey occorse solo un istante per capire che attraversare il ponte era diventato un affare sanguinoso. Tornando a squadrarci, con una postura minacciosa, iniziò a dire. . . qualcosa. Immagino stesse per intimarci di restare fermi, ma non lo saprò mai. La sua testa esplose, ricoprendomi di sangue. Rimasi lì, con gli occhi spalancati, tremando per lo shock. Il sangue, caldo ed appiccicoso, mi gocciolò sulla fronte e nell’occhio sinistro, colandomi nel manto e nella criniera. Nella crescente lista di cose che non avevo mai visto prima di quella notte, la morte di un altro pony raggiunse la cima. Strizzai gli occhi, sentendo il sangue sotto la palpebra. Cagey era morto! Ed avevo Cagey tutto addosso! Il bisogno di buttarmi nel fiume era incontenibile. Ma non ci sarei arrivata così. Spinta da qualcosa di più della mera determinazione, il mio corno tornò ad illuminarsi e cominciai a scassinare il resto delle mie manette. Lanciai un’occhiata verso il ponte, e vidi Cannemozze accovacciarsi dietro una barricata mentre apriva magicamente il suo fucile, infilandoci nuove munizioni. Due colpi, realizzai. Uno alla robofatina, e l’altro proprio ora. Chiudendo l’arma la fece levitare sopra la barricata e sparò alla cieca nella mischia, riempiendo un pony razziatore già ferito di pallini. Il pony barcollò e cadde. Sfortunatamente per Cannemozze, il razziatore dietro di lui aveva un altro tipo di fucile, più veloce e non limitato a due colpi, che sparava 30 Fallout: Equestria — Parte I proiettili che aprirono grandi buchi nel corpo dell’unicorno schiavista nel momento in cui alzò la testa per vedere il risultato dei suoi sforzi. Mi voltai, nascondendomi dall’incubo che stava avvenendo davanti a me. Mi concentrai sulle serrature. Mi ero liberata e stavo cominciando a liberare anche Monterey quando due pony razziatrici trottarono giù dal ponte verso di noi, camminando sui corpi mutilati di Cracker, Cannemozze e degli altri razziatori che erano riusciti a portare con sè. Una delle due in avvicinamento era l’unicorno che manovrava il devastante fucile da combattimento. L’altra era una pony terrestre con una mazza in bocca. L’unicorno stava ridendo. Non la risata sguaiata di Cracker, ma una risata folle che mi fece venire i brividi lungo il collo. «Direi che abbiamo vinto un premio!» La pony terrestre ridacchiò dietro la mazza mentre l’unicorno ci stava valutando. Le due in qualche modo erano ancora più lerce degli schiavisti. L’unicorno aveva cicatrici frastagliate sul volto e sui fianchi, una delle quali squarciava il suo cutie mark, e molte ferite ancora sanguinanti. La pony terrestre era calva e terribilmente ustionata su buona parte del suo fianco sinistro. Entrambe indossavano bardature che sembravano lacere e rattoppate. «Ci aiutate?» suggerii debolmente. «Oh, vi aiutiamo, certamente!» L’unicorno impennò e mi diede un calcio, i suoi zoccoli mi colpirono duramente il fianco. Il dolore esplose e caddi, boccheggiando. Impennandosi nuovamente fece cadere tutto il suo peso su di me. Urlai. Vicino a me Monterey lasciò andare un grugnito carico di dolore mentre la pony terrestre gli faceva assaggiare la sua mazza. Lasciandomi accoccolata a piangere, anche l’unicorno volse la sua attenzione verso l’ancora incatenato Monterey. In pochi istanti mi fu chiaro che volevano Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 31 colpirlo e riempirlo di mazzate fino a che non fosse diventato solo un cadavere senza vita. E probabilmente senza fermarsi nemmeno allora. «Tiragli fuori la zampa. Vogli sparargli via gli zoccoli!» La razziatrice unicorno fece levitare il fucile da combattimento ad un palmo di distanza dalla zampa estesa di Monterey, l’unica che ero riuscita a liberare dalle manette. Ignorando il dolore balzai in piedi, avvicinandomi e ruotando per dare un forte calcio all’indietro. I miei zoccoli colpirono il fucile, facendolo volare via. Cadde rumorosamente sul ponte. Un istante più tardi stavo facendo levitare la pala-spada verso la due razziatrici che mi stavano guardando con espressioni divertite. Due contro una, ed entrambe erano combattenti esperte. Quella con la mazza si avvicinò, come se fosse curiosa di sapere se martello batte coltello. Monterey fu su di lei in un istante, mettendole le zampe anteriori sopra la testa e tendendo attorno al collo le catene tra di esse. La mazza cadde dalla bocca mentre la razziatrice soffocava. L’unicorno si girò, sorpresa dall’improvviso cambio nelle probabilità. Avrei potuto attaccarla in quel momento, ma minacciare un pony è molto differente dall’attaccarne realmente uno. Non ero sicura di riuscire a colpire un altro pony, farla sanguinare. Menomarla, o magari ucciderla. L’unicorno sollevò la mazza e si girò ad affrontarmi con quella, con uno sguardo assassino. Ed improvvisamente trovai facile spingere la pala-spada in avanti. Non si trattava più di proseguire oltre la minaccia; quella era sopravvivenza. L’auto preservazione è istintiva; leva ogni esitazione morale. E se non avevo le capacità di combattimento della mia avversaria, dalla mia parte avevo un vantaggio. Il SATS. Aiutata dall’incantesimo di mira del mio PipBuck, mandai la pala a squarciarele le caviglie, azzoppandola. Un secondo fendente, questa volta verso la sua faccia, riuscì a disarmarla. Il terzo sarebbe stato un colpo per uccidere. . . . . . tranne per il fatto che non ero pronta per farlo. Non ancora. Invece feci girare la pala, colpendole la testa col manico, abbastanza 32 Fallout: Equestria — Parte I duramente da spezzare il legno. La razziatrice cadde ai miei piedi, incosciente. Alzai lo sguardo. Monterey era in piedi col petto ansante, sul corpo del pony terrestre, ormai soffocata. Mi stava guardando quietamente. Poi finalmente alzò lo zoccolo anteriore ma solo fino a pochi centimetri dal terreno, quando la catena si tese. «Oh!» Abbandonando la pala-spada, accesi la luce del mio PipBuck e cercai il mio cacciavite. Avevo perso la forcina; era impossibile riuscire a ritrovarla nella terra, di notte. Ma ne avevo altre. Quando fummo entrambi liberi, Monterey zoppicò lentamente verso il ponte. Poco più tardi ritornò, col corno lievemente illuminato di beige. Il fucile di Cannemozze lo seguiva. Prima che potessi reagire lo puntò verso la testa dell’unicorno stesa a terra e fece fuoco. Il suo sangue cominciò a scorrere sul terreno verso i miei zoccoli. Lo guardai in un silenzio stupito mentre lui si girò e cominciò a frugare i cadaveri, prendendo i loro oggetti. Finalmente ritrovai la voce. «Cosa stai facendo?» Mi guardò come se fossi stupida. «Controllo se hanno addosso qualcosa di valore. Con un po’ di fortuna, cibo.» Annuii, guardandolo mentre si dirigeva verso i corpi da questo lato del ponte. Frugare i corpi dei cadaveri mi sembrava sbagliato; ma una fredda e razionale parte di me mormorava che era uno scrupolo che avrei dovuto superare per riuscire a sopravvivere. E sai che imbarazzo se fossi morta di fame perché troppo timida per cercare nella borsa di un pony deceduto un sacchetto di avena od una vecchia lattina di succo di mele? Camminai verso il ponte. Guardai il corpo di un razziatore morto, con il viso sanguinante distrutto dagli scarponi di Cracker. Iniziai a cercare nelle tasche della sua bardatura ma il mio stomaco si ribellò, e mi gettai verso la ringhiera a vomitare il mio pranzo nel melmoso fiume sottostante. Un largo squarcio nelle nuvole illuminò tutto con una luce morbida ed argentea, e mi potei vedere riflessa nell’acqua, ancora coperta col sangue di Cagey che lentamente si stava rapprendendo. Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 33 Poi vidi il fucile di Cannemozza galleggiare nell’aria dietro la mia testa. «Prenderò anche quello che hai con te», mi informò Monterey Jack strascicando annoiato le parole. «C-cosa?» Mi girai lentamente e lo vidi in piedi sul ponte, illuminato dalla luce della luna, col corno irradiante una leggera luce beige. Il fucile galleggiava tra di noi, puntato verso di me. «M-ma ti ho appena salvato!» «Già. E per questo motivo non ti ucciderò.» I suoi occhi si strinsero. «A meno che, naturalmente, non fai qualcosa di stupido proprio ora.» «Ma ti ho appena salvato!» «Non eri certo la prima della classe», disse maliziosamente. «Dovremmo lavorare insieme! Viaggiare insieme!» Monterey sbuffò. «E dividere le nostre limitate provviste? Andare a dormire con un occhio aperto ogni notte, sperando di beccarti quando proverai a pugnalarmi alle spalle. No, grazie.» La mia giustificata incredulità si trasformò rapidamente in negazione. All’improvviso ero così stanca. Annuendo abbassai la testa e lasciai cadere le mie due borracce. Poi indietreggiai in modo che lui vi si potesse avvicinare. Girai la testa per iniziare a slegare le mie bisacce. Lo vidi sul ponte proprio dietro la mia coda. Quando mi voltai verso Monterey il mio corno era illuminato. Ed il fucile da combattimento era balzato in aria. Per un lungo momento rimanemmo lì, due unicorni su un ponte, circondati da cadaveri, coi fucili che galleggiavano tra di noi, puntati l’uno sull’altro. La luce della luna scendeva su di noi dallo squarcio di nubi. Monterey Jack ruppe il silenzio: «Non lo userai. Ti ho visto risparmiare quella razziatrice. Se non sei riuscita ad uccidere una pony come quella, non riuscirai ad uccidere me.» Strinsi gli occhi. «Imparo velocemente.» Sbuffò, ma non si mosse. «Sai almeno usare quella cosa?» 34 Fallout: Equestria — Parte I Mi forzai un sorriso sulla faccia. «Lo sai che hai ancora un solo colpo in canna? Ed a giudicare dalla robofatina, quel fucile è talmente mal messo che sopravviverò se mi spari. Sopravviverai tu venendo colpito da questo tante volte quante riesco a premere il grilletto mentre provi a ricaricare?» Monterey Jack fece un passo indietro. Vedendolo vacillare il mio sorriso non fu più forzato. «E mi riprendo le mie borracce.» Ponyville. Mi chiedevo come facesse il mio PipBuck a conoscere i nomi dei posti prima di me. Aveva dato un nome perfino alle macerie di una costruzione nella quale mi ero appena intrufolata. Ponyville era territorio dei razziatori. Speravo soltanto che quel posto, quella «Carousel Boutique», non ne fosse piena. Monterey Jack ed io ci eravamo appena separati quando la ringhiera del ponte era esplosa vicino a me. Un cecchino! Lo stesso pony, presumevo, che aveva ridotto la testa di Cagey a succo di mela. Fuggii in città, prendendo copertura con quello che c’era. Poche costruzioni erano abbastanza sane da potercisi nascondere. Quella era la più vicina. Fortunatamente ero sola. Aspettai per quasi un’ora, accovacciata nelle ombre vicino alla porta; ma il pony cecchino non sembrava interessato a seguirmi. No, lui o lei avrebbe dovuto solo aspettare fino a che non fossi uscita. La fatica mi piombò addosso. Ero stata sveglia tutta la notte precedente, e gli eventi della notte avevano messo a dura prova sia il corpo che lo spirito. I miei muscoli erano deboli e doloranti. Il corpo mi faceva male per i calci che avevo ricevuto. Mi sentivo emotivamente distrutta. Avevo bisogno di dormire. Addormentarsi lì era probabilmente una pessima idea. Sempre se mi fossi svegliata, probabilmente sarei stata negli zoccoli di schiavisti, razziatori o magari anche peggio. Ma uscire di nuovo, cercare un posto migliore, semplicemente non era un’opzione. Capitolo Due — Le Terre Devastate d’Equestria 35 Non ero abbastanza in forma per mettere di nuovo alla prova il mio ingegno contro il pony cecchino. La Carousel Boutique era in condizioni simili all’edificio alla Sweet Apple Acres, solo che la razzia era stata più distruttiva. I muri erano stati disegnati con crude immagini di violenza ed ancora più crude bestemmie. Una pila di vestiti stracciati marciva in un angolo, maleodorante, come se dei pony ci avessero urinato sopra ripetutamente. C’erano due letti, uno dei quali profondamente inzuppato di sangue (e probabilmente di altre cose anche più abbiette). L’altro era più piccolo, un letto per puledri, nient’altro che un materasso su un’intelaiatura spezzata. Nella mia condizione, sentii che sarebbe andato benissimo. La Carousel Boutique offriva altri due tesori, un baule sigillato ed un altro terminale, identico a quello alla Sweet Apple Acres. Era ancora funzionante, di nuovo per mia sorpresa. Era bloccato; tirando fuori i miei attrezzi d’accesso mi misi al lavoro. Quei terminali erano stati costruiti dagli stessi pony che più tardi avrebbero creato i PipBuck, e le cifrature e le protezioni erano abbastanza simili da permettere ai miei attrezzi di farsi strada tra le misure di sicurezza. Quello che restava era un puzzle, trovare la password in brandelli di codice che i miei strumenti erano riusciti ad esporre. Nel mio stato mentale fu probabilmente un miracolo il riuscire ad analizzare il codice ed a trovare la password. O forse no. La password era «mela». Risi da sola, trattenendomi quando sentii il volume della mia stessa voce nell’immobilità della decrepita boutique, quando realizzai che, oltre ogni ragionevole probabilità, quello era il computer da cui era stato inviato il messaggio. Con un ingiustificato senso di completezza lo scaricai, e lasciai che il mio PipBuck facesse il resto. Gli anni avevano danneggiato la registrazione, ma c’era ancora abbastanza audio ascoltabile per permettermi di riconoscere la stessa voce femminile, abbastanza dolce e con uno strano accento, che molte ore prima mi aveva rivelato il codice che mi aveva condotto via dalla mia vecchia vita e dentro a quella nuova ed orribile. 36 Fallout: Equestria — Parte I «. . . istruzioni speciali per la Scuderia Due. . . . . . c’è la mia famiglia laggiù! Fino a quando il veleno non sarà scomparso da quassù, quella porta non si apre per nessun pony!» La voce sfumava nel rumore di statico. «. . . lo so che non lo sopporti, Sweetie Belle, ma sei una Capogiumenta ora. La Capogiumenta della Scuderia più importante di tutta Equestria. Ho bisogno che tu lo faccia per me. . . . . . per tenerli al sicuro. . . . . . migliori amiche per sempre, ricordi?. . .» Il file sonoro finì con un pigolio. Avevo avuto ragione—non c’era nulla di realmente importante in un messaggio vecchio di due secoli. Lasciai il baule per la mattina, mi raggomitolai, ed andai a dormire. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Sensi da Cavallo—Sei veloce ad imparare. Guadagni un ulteriore 10% quando ricevi punti esperienza. Capitolo Tre Guida «Libri! Ho letto molto sull’argomento.» Giorno. Non avevo mai visto prima il sole, ed era corretto dire che ancora non l’avevo fatto. Ma la forza della sua luce filtrava attraverso la spessa ed incollerita coltre di nubi, prendendo un colore malato ma lo stesso più luminosa e calda delle ronzanti lampade della Scuderia Due. L’aria stessa sembrava in qualche modo sbagliata in quella luce, scolorita. Ma tutto era illuminato. Potevo vedere i granelli di polvere e cenere muoversi nella stanza (mi chiesi quanto fosse salutare respirarli), e per la prima volta mi resi realmente conto di quanto esteso fosse l’esterno. Volevo nascondermi sotto la finestra. Mentre cercavo la volontà per mettere piede (nel molto, molto grande) fuori, mi occupai di aprire il baule sigillato che avevo scoperto la notte prima. Mi costò due forcine, ma ne valse la pena! Dentro c’era il più bel vestito che avessi mai visto! Quelle linee, quelle pieghe del tessuto, ed i colori—eleganti e regali—ma alla stesso tempo la stoffa era leggera, ariosa e per nulla cadente! Era un sogno! Tristemente, però, un sogno per un altro pony, qualcuna più alta di me. Felicità e disappunto si mischiarono in egual misura. Ma anche se non potevo indossarlo (almeno non senza qualche grosso intervento di sartoria) era la cosa più bella ed allegra che avessi visto da quando avevo abbandonato la Scuderia. Piegandolo accuratamente lo infilai nelle mie bisacce. Ricordandomi del pony cecchino della notte prima feci un passo indetro, usando come copertura un tavolo rovesciato, ed usai la mia magia per aprire la porta. Una campanella brunita appesa sopra tintinnò allegramente. La luce del sole si riversò silenziosamente all’interno. 37 38 Fallout: Equestria — Parte I I suoni dell’esterno fluirono nella stanza. Il cinguettio degli uccelli, il lontano scorrere del fiume. L’aria più fresca spinse via quella stagnante. Cautamente mi mossi sulla porta e guardai intorno. La Ponyville post apocalittica era uno scheletro marcescente di una piccola cittadina un tempo accogliente. Tra le costruzioni collassate e le case bruciate, le strade erano disseminate di macerie e rifiuti. E dappertutto disegni depravati e grotteschi in colori brillanti. I graffiti non erano limitati all’esterno; i razziatori avevano deturpato la Carousel Boutique con un fervore quasi estatico. Volsi lo sguardo dalla porta, seguendo le linee di bestemmie che si curvavano dai muri verso le travi del tetto. E mi ritrassi, soffocando di disgusto a quello che la luce del sole aveva rivelato sopra di me—dozzine di gatti morti ed essiccati erano stati appesi al soffitto come decorazioni. Avevo dormito proprio sotto tre di loro. Feci involontariamente un passo indietro, mettendo uno zoccolo posteriore fuori dalla porta. BIP. Che cos’era? BIP. Mi voltai e scorsi un disco arancione mezzo sotterrato nel terreno, appena fuori dalla porta. Una piccola luce rossa pulsava su di esso. BIP. BIP. BIP. «CHIUDI LA PORTA!» La voce venne fuori dal nulla, metallica e meccanica ma in qualche modo carica di urgenza. Il mio cuore perse un colpo e saltai all’interno, sbattendo la porta con violenza. L’esplosione all’esterno strappò via la porta dagli infissi, scagliandola assieme a me in fondo alla stanza! Caddi attraverso un separè a brandelli, e la porta fumante cadde sopra di me. «Ugh!» Mentre mi trascinavo via da sotto la porta ero più scioccata che ferita. Mi ronzavano le orecchie. Una trappola. Non c’è da meravigliarsi che i razziatori non mi avessero attaccata mentre dormivo. Avevano lasciato un regalo, invece. «Sbrigati. Ce ne sono altri in arrivo.» Potevo appena sentire la voce; le mie orecchie mi sembravano imbottite di zucchero filato. Capitolo Tre — Guida 39 «Chi sei?» chiesi, ma mi mossi per mettere le borracce attorno al collo mentre magicamente estraevo il fucile da combattimento. Ero costernata dallo scoprire che avevo ancora soltanto un colpo rimasto; ma se un pony razziatore fosse entrato dalla porta intendevo farlo valere tutto. Una voce completamente differente replicò «Vieni fuori, vieni fuori, chiunque tu sia!». La testa di una razziatrice si infilò nel vano della porta, ridendo maniacalmente con qualcosa tra i denti. Sembrava una mela metallica. Scosse la testa, lanciandola nella stanza verso di me, ma il picciolo le rimase tra i denti. Un ricordo mi tornò in mente: ero una giovane pony e trotterellavo verso la scuola della Scuderia, quando un pony più vecchio saltò fuori da una porta e mi lanciò un gavettone. Era esploso contro il mio corno, inzuppando completamente me ed i miei compiti a casa. «Ehi, non essere così triste, fianchibianchi! Stavo cercando di aiutarti. Sai, nel caso il tuo cutie mark dovesse essere un bersaglio!» Il pony più anziano si era messo a ridere ed era corso alle lezioni, lasciando me gocciolante e miserabile nel salone. Lezione appresa: quando un pony lancia qualcosa verso di te, non farti colpire. Non lasciarla nemmeno cadere vicino a te, perché potrebbe schizzare. Il fucile da combattimento sferragliò a terra mentre concentrai la mia magia sulla mela metallica, prendendola al volo e rilanciandola fuori dalla porta. La granata riuscì a malapena ad uscire dalla stanza quando esplose. Polvere e pezzi di legno volarono contro di me, finendomi negli occhi. Un tintinnìo scoppiò ai miei piedi. Guardando in basso, strabuzzando gli occhi per i detriti che mi ci erano finiti, vidi la piccola campanella che da sopra la porta era atterrata, piegata, ai miei zoccoli. Mi facevano male gli occhi, e continuavo a sbatterli per pulirli. Cautamente, solevando di nuovo il fucile da combattimento, mi sporsi fuori dalla porta. Potevo appena vedere la zampa anteriore del pony razziatore dietro lo stipite della porta, completamente immobile. Ripensandoci, levitai il tavolo in modo che formasse una barricata nella metà inferiore 40 Fallout: Equestria — Parte I della porta, e strisciai dietro di esso. Sporgendo rapidamente la testa, sbirciai per controllare se il pony era ancora cosciente. La gamba non era attaccata al resto del pony. Impiegai un momento per individuare il resto lacerato del corpo, misericordiosamente morto. Mi lasciai cedere dietro la copertura, sentendomi assalire da una strana sensazione. Avevo appena ucciso un pony! Uscire di nascosto da Ponyville fu un’impresa straziante. Realizzai rapidamente che stavo ignorando l’Eyes-Forward Sparkle. Quando accesi il mio EFS fu molto più facile determinare dove fossero i razziatori e come evitarli. Nonostante mi stessero attivamente cercando, quei pony si dimostrarono dei cacciatori tutt’altro che capaci. Usare la mia magia per sbattere lo sportello di una cassetta della posta in fondo alla strada o rompere una bottiglia contro una ciminiera solitaria a svariati metri di distanza si dimostò una distrazione sufficiente per riuscire a superarli. Ero quasi riuscita a superare l’ultima casa quando il pony cecchino ricominciò a spararmi contro. Il tiro più preciso mi graffiò il fianco—un’ondata di dolore e scorrere di sangue. Fortunatamente la ferita sembrava più grave di quanto non fosse, ed anche le mie scarse competenze mediche furono abbastanza per fermare il sanguinamento e bendarla. Mi accovacciai in un fossato, riparata dagli alberi, e cercai di riprendere fiato. Sentivo nuovamente una musica che suonava in distanza. Il brontolio del mio stomaco era molto più forte, ricordandomi che non avevo ancora mangiato in quasi una giornata. Levitai una mela fuori dalla bisaccia mentre stappavo una delle borracce. Naturalmente non avevo bevuto più di un sorso quando il mio PipBuck accese una danzante luce rossa sulla bussola del mio EFS. Non proveniva dalla città di razziatori ma da più in alto, dalla profondità della collina boscosa. Capitolo Tre — Guida 41 Ovviamente. Qualcos’altro stava venendo a cercarmi. Perché le terre devastate chiaramente mi odiavano. Ritappai la borraccia e mi alzai, trasalendo al bruciore del mio fianco ferito. Sollevai il fucile da combattimento, ancora col suo colpo singolo, e tesi le orecchie in ascolto. I dintorni erano tranquilli. Anche la musica non c’era più. Poi cominciai a sentire un debole ronzio. Abbassai il fucile a livello degli occhi e misi a fuoco la punta della canna, allineandola col pallino rosso sul mio EFS. All’inizio non vidi nulla. Poi la scorsi, una brutta e piccola creatura volante, gonfia e grottesca, che si librava tra gli alberi. Anche lei mi vide, e sputò un piccolo dardo spinoso contro di me. Mi mancò (quasi, poiché mi rimase impigliata nella criniera). Presi la mira ma esitai. Il maledetto nanerottolo era così piccolo, e riusciva a scattare così casualmente, che non avevo nessuna possibilità di colpirlo. Non volevo sprecare il mio unico colpo. Quindi feci la successiva scelta migliore. Mi spostai dietro un albero e mi preparai al galoppo. Un’altro marcatore apparve sul mio EFS seguito da un suono saettante e crepitante diverso da qualsiasi avessi mai sentito prima. La luce rossa si spense, lasciando solo quella nuova, che il mio PipBuck aveva individuato come «amichevole». «Sono veramente dispiaciuto per quello che ti è successo prima a Ponyville. Ma quella razziatrice non ti ha lasciato altra scelta. Ti avrebbe ucciso.» Era la stessa voce meccanica e metallica che aveva urlato l’avviso che di sicuro mi aveva salvato la vita poco prima. Con un misto di sollievo e smarrimento vidi la robofatina volare verso il mio nascondiglio. «Chi sei?» («Cosa sei?» era la domanda che voleva scapparmi dalla bocca, ma sospettai sarebbe stata scortese). «Un amico.» Alzai un sopracciglio. «Va bene, un conoscente di passaggio. Ma uno che non ti farà nulla di male.» Dopo una pausa significativa, «Chiamami Osservatore.» 42 Fallout: Equestria — Parte I Guardai la robofatina con occhio critico. «Osservatore. Va bene. . .» Uscii da dietro l’albero ed iniziai a cercare dove fosse rotolata la mia mela quando l’avevo lasciata cadere. Poco distante, vicino a dove si trovava la creatura volante, vidi un mucchietto di cenere rosa incandescente. «Sei stato tu?» «Paraspiritastri. È quello che ottieni se mescoli i paraspiritelli con la Corruzione. Non li reggo. Felice di essere d’aiuto.» Ritrovai la mela e la feci levitare di fronte a me. «Grazie. E grazie per avermi avvisato di quella. . . cosa nel terreno.» «Mina.» Battei le palpebre. «V-vuoi la mia mela?1 » La robofatina rise, cosa molto strana da sentire poiché la voce artificiale non aveva alcuna inflessione. «No. È come si chiama. L’esplosivo nel terreno. Si chiama mina. Si attiva quando le passi vicino.» «Oh.» Morsicai la mela. «È un nome veramente stupido per un’arma.» La robofatina rise di nuovo. Era un po’ snervante. Poi, stranamente, mi ritrovai a ridacchiare anch’io. «Avevo davvero pensato che volessi dire che la mela era tua. L’avrei divisa se l’avessi voluta, anche se non so cosa ne avresti fatto visto che non puoi mangiare.» «Eh?» Per non avere emozione nella sua voce, la robofatina faceva un buon lavoro ad esprimere confusione. «Non mangi. Cibo. Perché sei un robot, e non hai una bocca.» Una risata per la terza volta, anche se era più un ghigno leggero. «Oh! Volevi dire la robofatina.» Beh, almeno non ero l’unico confuso dalla conversazione. «Io non sono realmente una robofatina. Io sono da qualche altra parte. Ho solo imparato come hackerare queste cose per comunicare. E guardare in giro.» Stavo iniziando a cogliere il quadro. «Allora quella musica. . .» 1 Gioco di parole intraducibile sul doppio significato della parola mine, che significa sia mina che mio, da cui la confusione di Littlepip. Capitolo Tre — Guida 43 «Perbacco no. Spengo quella merda nel momento in cui prendo il controllo di una di queste, non hai idea di quanto vecchia sia quella musica.» Come ripensandoci l’hacker-nella-robofatina continuò «Non ancora.» Finii la mia mela. Il mio stomaco stava molto meglio ora. Ed anche il mio spirito, avendo finalmente avuto una conversazione civile (anche se decisamente bizzarra). «Oh, il tempo è quasi finito. Guarda, ci sono un paio di cose di cui avrai bisogno se vuoi sopravvivere qua fuori. Un’arma (o almeno un sacco di munizioni in più per quella che hai già), una bardatura corazzata, una guida. . . e più importante, hai bisogno di farti qualche amico.» La corazza, almeno, non dovrebbe essere cosa troppo difficile, anche se rabbrividii violentemente al pensiero di mettermi la bardatura di un pony morto. Però, quel colpo radente. . . Ero stata fuori per meno di un giorno intero ed ero già arrivata terrificantemente vicina a morire. Probabilmente sarei potuta strisciare indietro fino al ponte e spogliare quei cadaveri. Un’arma? Se l’idea di spogliare della corazza un cadavere mi faceva rabbrividire, la possibilità di uccidere di nuovo mi fece fermare il cuore. Ed amici? In quello non ero stata fortunata quando ero puledra nella Scuderia. Che possibilità avevo in un mondo dove salvare un pony da razziatori e schiavitù non ti faceva ottenere nemmeno uno straccio di amicizia? Se quello era ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere, non ero sicura di poter essere all’altezza del compito. «Cosa intendi per guida?» L’ondeggiante robofatina rimase in silenzio per un istante. «Sparo alla cieca e tiro ad indovinare che ti piacciono i libri. Ho ragione?» «Beh, sì. Io. . .» «C’è un ottimo libro per la gente che viaggia attraverso le Terre Devastate d’Equestria. Sono praticamente certo che ce n’è una copia nella Biblioteca di Ponyville. Dammi solo un secondo. . . Fatto, ho mandato la sua locazione al tuo PipBuck.» 44 Fallout: Equestria — Parte I I miei occhi si allargarono in allarme. «La Biblioteca di Ponyville. Vuoi dire quel posto da cui sono a malapena scappata? La città piena di pony malati e psicopatici? Stai cercando di farmi uccidere?» «Guarda, devi pur fidarti di qualcuno.» Il ricordo di Monterey Jack si affacciò alla mia memoria. «Perché dovrei fidarmi di te? Non ti ho nemmeno mai incontrato. Ti stai nascondendo dietro ad una radio robot.» «Oh, chennesò. Che ne dici del io-che-ti-salvo-la-vita? Se sto cercando di ammazzarti perché avrei dovuto farlo?» La voce, Osservatore, aveva ragione. Ma, prima che potessi dire alcunché in risposta, la robofatina ruttò scariche di statico e cominciò nuovamente a suonare musica (che era eseguita da svariate armoniche e tromboni). Volò pigramente via, come se non si curasse del fatto che io fossi lì. La Biblioteca di Ponyville era in un albero. Non una casa su un albero, ma letteralmente dentro un albero. Un massiccio e nodoso albero più grande della maggior parte delle altre costruzioni era stato fatto crescere nel mezzo della città, chiaramente frutto di un progetto magico, ed era stato svuotato per diventare la biblioteca pubblica. Il lato sud era carbonizzato e morto. Ma c’erano ancora alcune foglie verdi sui rami opposti. L’albero era circondato da un ampio spazio aperto senza assolutamente alcuna copertura. Qualsiasi speranza che la fortuna alla Carousel Boutique continuasse sfumò quando guardai il balcone più alto e finalmente scovai il cecchino—una pony di terra armata con un fucile dall’aspetto potente. Il fucile era attaccato alla ringhiera del balcone mediante un giunto girevole, permettendo alla razziatrice di mirare qualsiasi cosa potesse vedere. L’unica via di accesso sicura era da direttamente dietro di lei, dove la porta del balcone e la retrostante punta dell’albero bloccavano la sua linea di tiro. Sicuramente c’erano altri pony razziatori all’interno. Capitolo Tre — Guida 45 Muovendomi di nascosto dall’unica direzione che non significasse morte istantanea, raggiunsi la porta tremando per la tensione. Più velocemente e silenziosamente possibile mi lasciai alle spalle Ponyville. . . ed entrai direttamente nell’inferno dei pony!2 Cadaveri di pony dappertutto! Non come sul ponte dove i pony erano caduti in combattimento; quei pony erano stati mutilati, dissacrati e messi in mostra! Il corpo di un qualche povero pony pendeva dal soffitto, con la testa e gli zoccoli mozzati e la pelle recisa e tirata via per mostrare la carne e le ossa al di sotto. Teste e zampe pendevano da catene come perverse decorazioni da party. La carcassa putrescente di una pony rosa e dalla criniera violacea era stata affissa con le zampe divaricate su una libreria, e crocifissa con picchetti da ferrovia. Due le erano stati martellati negli occhi. Su un altro muro un torso era stato scuoiato ed aperto, e le interiora del pony erano state tirate fuori per decorare le scaffalature come stelle filanti. Sangue fresco e rappreso erano ovunque, gocciolando dal soffitto e dipingendo i muri assieme ai graffiti, che in qualche modo erano diventati ancora più denigratori e crudeli. Tra le librerie erano affissi poster risalenti alla guerra montati in cornici ormai distrutte. Un qualche razziatore aveva dipinto sopra uno di essi («Leggere è Magia») una rappresentazione cruda ma efficace dell’esplosione di un megaincantesimo. Un altro («I pony più belli hanno belle menti!») era coperto da un disegno che era semplicemente pornografico. I libri erano stati bruciati in mucchi. Il pavimento era ricoperto da cenere e sporcizia. Il fetore era insopportabile. La stanza era dominata da tre gabbie, due quadrate e grandi a terra, ed una più piccola che pendeva dal soffitto a malapena sufficiente a contenere un pony. Dei prigionieri—sporchi, percossi ed abusati—erano accoccolati all’interno, con gli zoccoli legati da corde colorate. I due 2 Assonanza intraducibile tra Ponyville—letteralmente «città dei pony»—e pony hell, «inferno dei pony» 46 Fallout: Equestria — Parte I nelle gabbie più vicine mi guardarono con espressione miserabile ed il mio cuore si spezzò dolorosamente. I miei occhi continuarono ad allargarsi fino a che mi costrinsi a serrarli ed a mordermi uno zoccolo per impedirmi di urlare. Arretrai contro la porta, ansante, incapace di respirare normalmente, non volendo respirare per niente quell’aria. L’orrore di quella stanza mi si rovesciò addosso, facendomi annegare. Tolsi lo zoccolo a malapena in tempo per evitare di vomitarmi addosso la mela. La sua puzza si mescolò al fetore della stanza, assalendomi ulteriormente. «Per favore», un sussurro da una delle pony, terrorizzata di alzare la voce, «aiutaci.» Quello era oltre l’orrore! Mi schiacciai gli occhi sempre più forte. . . poi li aprii mentre un’ondata di brutale determinazione spazzava via la debolezza. «Ti prego. . . aiuto!» Quella non era una voce disincarnata ed intrappolata in una ripetizione infinita, proveniente da un qualche segnale radio che rimbalzava nell’etere. Quelli erano pony viventi; erano lì di fronte a me, ed avevano bisogno di aiuto. E sarei stata dannata come quei maledetti razziatori se li avessi fatti implorare una volta di più. Feci uscire il cacciavite ed una forcina ed immediatamente iniziai a lavorare sulla serratura più vicina. La porta della gabbia metallica si aprì con uno scatto. All’interno due pony, legati e sdraiati sui loro stessi escrementi. Realizzai con disagio che non avevo niente con cui tagliare le corde. Provai a snodarle con la mia magia; le corde della prima erano talmente impregnate di sangue che riuscii ad aprire il nodo, ma il secondo era troppo stretto. «Lo. . . lo fai sul serio?» La prima pony si alzò tremante. «S-sono libera?» Annuii, poi guardai gli altri pony. Non avevo idea di come avrei potuto raggiungere quello nella gabbia sospesa. «Se potessi aiutarmi con. . .» Capitolo Tre — Guida 47 La pony sbiancò e scosse la criniera. «Oh no, non riesco a stare ancora qua dentro. Ma, ecco, prendi queste provviste. Sono riuscita a nasconderne un po’. . .» La pony scavò nel fango del pavimento con lo zoccolo, rivelando quel mucchietto di scarti assolutamente patetico chiuso in uno straccio sporco a cui ammontavano tutti i suoi averi. Una lattina di carote a dadini, una scatola monodose di torta ante bellica, qualche tappo di bottiglia. Mi si spezzò il cuore. «No, tienile tu. Ne avrai più bisogno di. . .» Mi interruppi, notando una singola cartuccia da fucile nel mucchio. «In realtà ti prendo questa cartuccia. Grazie!» Aprii magicamente il mio fucile e la misi al suo posto. Ora ne avevo due. La pony aveva già chiuso lo straccio, lo aveva stretto tra i denti ed era rapidamente scivolata fuori dalla porta prima che io potessi dire altro. Mandai una preghiera a Celestia per lei e mi concentrai a salvare gli altri. Guardai il secondo pony, che non aveva detto una parola, e mi ritrassi quando vidi il sangue che incrostava l’interno dei suoi fianchi. Cosa avevano fatto quei razziatori!?! Guardandomi attorno studiai la forma della stanza, cercando di ignorare gli onnipresenti orrori (davanti alla porta principale c’era un vecchio affresco di una bellissima unicorno alata—Celestia?—insolitamente grande ed aggraziata, con un libro che levitava di fronte a lei, le sue ali distese su un arcobaleno di puledri sorridenti che ascoltavano la sua lettura. Non solo i pony erano stati coperti da disegni di sangue e pugnali e violenza, ma l’affresco era stato usato come bersaglio da allenamento per qualsiasi cosa, dalle pallottole al lancio di escrementi, ed ora era distrutto ed indicibilmente macchiato). La stanza aveva una forma strana, con balconi e stanze che si ramificavano (letteralmente) in ogni direzione. Potevo sentire le voci dei pony razziatori nelle altre stanze. E, a giudicare dalle decorazioni, i coltelli non sarebbero stati troppo distanti. «Torno subito», promisi in un sussurro. Poi, sollevando il fucile da combatimento, mi mossi verso la stanza interna più vicina. 48 Fallout: Equestria — Parte I Saltai indietro quando la porta si aprì verso di me. Un razziatore vi passò attraverso e si fermò, fissandomi con aria assente. Il suo manto era nero scuro sotto la sua corazza di fortuna, e la sua criniera era selvaggia. Aveva delle fondine legate ai fianchi, una con una piccola pistola e l’altra contenente un coltello il cui filo era stato seghettato, per infliggere ferite più gravi. In una rigida, inorridita incredulità vidi che il suo cutie mark era realmente un torace squarciato. Il razziatore si riprese velocemente, girando la sua testa ed estraendo la piccola pistola coi denti (che voleva fare, premere il grilletto con la lingua?) un attimo prima che il SATS mi aiutasse ad infilare due pallettoni dritti nella sua faccia. Non provai rimorso mentre la sua testa si trasformava in spaghetti al sugo e si spargeva sul suo corpo istantaneamente senza vita. Non avevo appena ucciso un pony—quei razziatori avevano rinunciato ad ogni diritto al titolo! Quelli non erano pony, erano mostri malati che andavano abbattuti! E che Celestia mi aiutasse se non avevo intenzione di farlo. Non me ne ero accorta fino a quel momento, ma ero adirata! La pura malvagità di quel luogo mi aveva scosso fino all’anima. . . e la mia anima era furiosa! Raccogliendo coltello e pistola, lasciai da parte il fucile da combattimento ormai scarico. La più piccola pistola non sarebbe stata altrettanto potente, ma era completamente carica—sei colpi in un tamburo girevole. E ciò era un bene, perché era impossibile che il rumore non facesse accorrere ogni altro razziatore presente nei dintorni. I primi tre pony razziatori galopparono nella stanza principale quasi immediatamente, una di loro urlando insulti concitati. Il SATS mi aiutò a sparare tre colpi alla sua testa. I primi due andarono a vuoto, ma il terzo trovò casa in uno dei suoi orrendi occhi rossi e lei cadde. Il secondo cominciò a sparare con un’altra piccola arma da fuoco (che ne sapevo, sparano davvero con la lingua!), ed i proiettili colpirono la cornice della porta. Uno trapassò una mia bisaccia, ma non colpì la carne. Mi inginocchiai ed allungai la testa, levitando il revolver dentro la porta aperta. Sparai due colpi al secondo pony, ma l’incantesimo di Capitolo Tre — Guida 49 puntamento del mio PipBuck si stava ricaricando, e senza di quello avrei potuto anche sparare al soffitto. Eppure il pistolero sgattaiolò via, usando uno dei pony prigionieri come copertura. La vergognosità dell’azione gettò benzina sul fuoco della mia rabbia. Varcai del tutto la soglia, cercando il terzo e vedendolo in fondo al lato distante della sala principale. Il terzo razziatore abbassò la testa, con una stecca da biliardo stretta tra i denti, e mi caricò. Sbattei le palpebre. «Sul serio?» Feci un singolo passo indietro. Il pony correva alla massima velocità, ed era quasi su di me quando l’estremità della stecca si incastrò nella porta, facendolo fermare di botto. Sparai l’ultimo colpo a bruciapelo sul suo collo. Da quella distanza non ebbi bisogno del SATS. «Voi pony non dovreste essere più furbi di così? Vivete in una libreria!» Quando il corpo colpì il pavimento, sanguinando dalla ferita che gli trapassava il collo, vidi il pony con la pistola in piedi allo scoperto, che prendeva la mira attraverso la porta. Scartai di lato mentre il colpo stava partendo, ed urlai sentendo la pallottola entrarmi nel fianco. Faceva male! Più di quanto avessi pensato potesse fare. Mi appoggiai contro il muro, lasciando una scia di sangue e collassando di fianco alla porta. Il dolore mi inondava il fianco, infiammandosi ad ogni respiro. Potevo sentire il suono degli zoccoli del razziatore mentre si avvicinava cautamente. Cercai di concentrarmi sulla mia magia per chiudere la porta, ma il corpo del pony con la stecca era lì in mezzo. Guardai la stanza. Era una cucina. Su un tavolo, circondato da coltelli, c’era il corpo di una terribile creatura con scaglie e denti. Il razziatore con il cutie mark a torace aperto lo stava macellando per cucinarlo. Un frigorifero. Ed un forno. C’erano libri sparsi, ma tutti antichi, distrutti ed illeggibili (stavo cominciando a dubitare dell’affermazione dell’Osservatore che lì ci fosse un libro come quello che aveva descritto). Poi i miei occhi caddero su quello che stavo sperando di trovare. In un 50 Fallout: Equestria — Parte I angolo, appesa al muro sopra numerose scatole di munizioni, c’era una sbiadita scatola gialla con un simbolizzata una farfalla rosa: una scatola medica! Doppia fortuna: la scatola sembrava sigillata. C’erano segni di coltello dove i razziatori avevano cercato di forzarla. Avrebbe dovuto contenere qualche crema medica, e magari anche una pozione curativa! Ma dovevo sopravivere al razziatore, prima, ed ero ferita e senza proiettili. Andare alle scatole di munizioni avrebbe significato passare oltre la porta aperta. Strisciando indietro mi guardai ancora intorno. E focalizzai la mia magia nonostante il dolore. Quando il razziatore entrò, venne raggiunto da uno sciame di coltelli che volavano verso la sua faccia. «Gah!, urlò facendo dietro front. I coltelli o mancarono il bersaglio o colpirono inutilmente la sua corazza. Ero ancora più patetica con le armi da mischia che non con le pistole. Ma lo avevo tolto dai piedi per abbastanza tempo per poter raggiungere le scatole di munizioni. La fortuna era di nuovo con me. Mentre la prima scatola conteneva munizioni per un’arma che non avevo ancora visto, l’altra aveva delle pallottole giuste per il revolver. Il razziatore mise di nuovo la testa dentro, gridando «Hai finito i coltelli, signorina! Perché non la pianti e vieni fuori. Prometto che ti lascerò morire, eventualmente.» La sua testa si voltò nella mia direzione ed i suoi occhi si allargarono. Non so se era per il mio sguardo o per il revolver. Il SATS era di nuovo con me, e quel bastardo non avrebbe più avuto la possibilità di usare come scudo prigionieri violentati e picchiati. Dopo un altro razziatore morto, una scatola medica forzata ed una pozione curativa, trotterellai silenziosamente nella stanza principale, con il coltello seghettato che mi galleggiava di fianco. Andai verso la gabbia aperta e tagliai via le corde che legavano la povera pony. «Vai. Sei libera. Mettiti in salvo da qualche parte.» In un batter d’occhio mi Capitolo Tre — Guida 51 ricordai del pony cecchino, e le dissi velocemente come poteva evitarlo. Annuì silenziosamente e cominciò ad allontanarsi. Andai alla gabbia vicina. Quello che vidi mi fece stare male. Una pony era stata chiusa assieme ad un cadavere in decomposizione. La pony si agitava nel sonno, e stringeva con la coda l’orrendo corpo come fosse un’ursa di peluche. A differenza degli altri cadaveri, non riuscivo a capire come quella fosse stata uccisa, perché non era stata squartata. Il corpo aveva perso tutto il suo manto e la pelle era un disgustoso mosaico di macchie rosse e grigie, in desquamazione. Gli occhi erano aperti, asciutti e puntati in direzioni differenti. I denti erano orribilmente ingialliti, dello stesso colore dei pochi resti della criniera e della coda. Strane escrescenze carnose pendevano dai suoi fianchi. All’inizio li scambiai per mutilazioni, ma poi realizzai di stare guardando le ali della pony! Era il cadavere di un pegaso. Spogliate di pelo e piume, le ali sembravano strane, addirittura repellenti. Urlai, un grido di terrore a pieni polmoni, quando il cadavere cambiò posizione e si sedette, con gli occhi che ruotarono fino a focalizzarsi su di me. Era un pony zombie! Il pony zombie battè le palpebre e cercò di mettersi in piedi, solo per cadere su un fianco alato poiché i suoi zoccoli erano legati con corde come gli altri. Quel. . . Lei mi fissò tristemente. La mia mente vacillava. Tra i pezzi vaganti di pensiero che mi giravano per la testa, quello di «slegare la cortese zombie così non si arrabbia con me» dimostrò essere il più coerente, se non il più sano. Deglutendo mossi il coltello verso le sue corde. «Stai ferma.» La guardai negli occhi ma dovetti immediatamente volgere via lo sguardo. Uno di essi stava di nuovo roteando via. Il suo fiato era fetido. «Se ti lascio andare, e tu cerchi di mangiarmi il cervello, dovremo arrivare a male parole.» 52 Fallout: Equestria — Parte I Avevo liberato i secondi due prigionieri, inclusa la pony zombie, entrambi i quali fuggirono via senza offrire di aiutarmi (anche se la zombie almeno mi sorrise, il che fu. . . profondamente spiacevole), e stavo cercando di capire come arrivare alla gabbia appesa quando comparvero altri due razziatori da un balcone soprastante. Uno era un pony unicorno con un’arma dall’aspetto veramente spaventoso. Mi tuffai nel rifugio di una tromba delle scale quando l’unicorno aprì il fuoco. Il mitra emise una terrificante cacofonia di colpi in fuoco rapido mentre riempiva la sala principale di pallottole. Almeno adesso avevo scoperto per che tipo di arma fossero i grossi caricatori. Aspettai fino a che non lo sentii ricaricare, quindi schizzai nella stanza e ruotai per affrontarlo, concentrando tutta la mia magia. . . nè sulla mia arma nè sulla sua, ma sulla libreria dietro di lui. La luce del mio corno si fece sempre più forte mentre lui sollevava il fucile da assalto e prendeva di mira la mia testa. CRASH! La libreria gli cadde addosso, gettandolo a terra privo di coscienza. Il fucile da assalto cadde a terra in una pioggia di libri distrutti. Qualcos’altro era caduto allo stesso modo, lanciato dalla caduta della libreria. Scalciando via un libro che era caduto sopra di esso, vidi che era un antico, polveroso paio di binocoli anteguerra. All’inizio mi sembrò veramente strano che qualcuno potesse aver bisogno di binocoli in una biblioteca—avrebbe voluto significare un problema di vista veramente forte—ma misi da parte quel pensiero bizzarro. Non riuscivo a vedere dove fosse andato l’altro razziatore. Rapidamente aggiunsi il mitra alla mia crescente collezione, ed i binocoli per buona misura. Poi guardai il balcone, considerandolo come via per arrivare al pony ingabbiato che pendeva dal soffitto. Sarei stata abbastanza vicino per poter vedere cosa stavo facendo mentre avessi forzato la serratura. Il secondo pony ricomparve alla ringhiera, con un ghigno malvagio sul volto. Con uno zoccolo spinse avanti una scatola di munizioni, poi Capitolo Tre — Guida 53 la fece inclinare. Il coperchio si aprì di scatto ed una mezza dozzina di dischi arancioni caddero nella libreria sottostante. BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! BIP! Oh cazzo! Schizzai via veloce per quanto le mie gambette mi permettessero, saltai il cadavere del pony con la stecca e mi misi sotto il tavolo, usando la mia magia per girarlo a mo’ di scudo. Il radigatore scuoiato cadde a terra con un tonfo viscido. Oltre il mio scudo, il mondo diventò solo fuoco e luce accecante! Quando riemersi la sala principale era un disastro. Sangue fresco mi gocciolò sul manto. Guardando in alto vidi i resti squartati del pony nella gabbia metallica, ora contorta. Oh, che Celestia li maledica all’inferno! Più determinata che mai ripulii i corpi dei razziatori (quel poco che era rimasto di loro) dalle loro armature. Le corazze erano triturate ed a brandelli, ma con qualche sforzo riuscii a rappezzare assieme qualcosa che mi desse una protezione maggiore della mia bardatura da lavoro della Scuderia. Il risultato non aveva praticamente tasche, per cui avrei dovuto tirar fuori la mia bardatura dalle bisacce per raggiungere la maggior parte dei miei attrezzi, ma era un compromesso accettabile. Indossarla fu raccapricciante. I miei zoccoli erano scuriti dal sangue solo per averci lavorato sopra. Ogni centimetro era ricoperto dal sangue bruciacchiato dei pony morti. Stavo quasi per abbandonare la 54 Fallout: Equestria — Parte I mia determinazione e lasciare lì quella cosa orrenda. La indossai; il mio stomaco si ribellò, ma non avevo più niente da vomitare. Diedi ancora un’occhiata in giro pensando di avere ancora tempo. Il razziatore al piano di sopra ovviamente assumeva che fossi morta (io stessa avrei assunto di essere morta). Spogliare i cadaveri mi fece guadagnare qualche munizione. La pistola del precedente razziatore era in cattivo stato fin dall’inizio, ed era stata danneggiata oltre il limite dall’esplosione. Molti pony apparentemente collezionavano tappi di bottiglia, che mi sembrarono una cosa assurdamente strana da conservare. Li lasciai da parte. Il frigorifero della cucina aveva una piccola scorta di cibo: carne cotta di radigatore, qualche spiedino alla griglia di frutta e di quello che il PipBuck identificò come carne di paraspiritastro, una scatola di torta dei tempi della guerra (perché nulla è salutare da mangiare quanto del cibo vecchio di duecento anni) e bottiglie di acqua che sembrava attinta direttamente dal fiume fangoso. Presi tutto tranne l’acqua e la torta; apparentemente il razziatore col cutie mark a torso squartato era un cuoco abbastanza decente. Ripensandoci, guardai gli ingredienti sulla scatola della torta (era riempita con così tanti conservanti che il tuo stomaco sarebbe rimasto intatto anche dopo che il tuo corpo fosse marcito in polvere!) e presi anche quella. Quando uscii dalla cucina il pony razziatore era nella stanza principale a controllare il suo lavoro. Mi diede un’occhiata (a me ed alla mia crescente artiglieria) e scattò su per le scale. Galoppai dietro di lui, col revolver che fendeva l’aria avvolto nella nuvola di levitazione dello stesso colore della luce del mio corno. Entrò in una porta al livello superiore. Impiegai un solo istante a raggiungerlo, ma la cautela mi fece fermare prima di irrompere all’interno. Se fossi stata dall’altra parte avrei atteso appena di fianco alla porta, pronta a spaccare la testa del razziatore che fosse corso all’interno. A posizioni invertite non avrei fatto lo stesso errore. Un grido di una puledra dall’interno, «Aaaah! Aiuto!» cambiò lo scenario. Capitolo Tre — Guida 55 Rimanendo su un lato spalancai la porta. Non essendoci stato un attacco, schizzai dentro. E mi fermai subito. La stanza era tappezzata su entrambi i lati da un sacco di libri distrutti, e finiva in una grande finestra che si apriva su una balconata. La stanza era disgustosamente decorata come la precedente, ma era stata riempita di materassi per dormire. Vicino alla finestra, una puledra troppo giovane per avere il suo cutie mark era sdraiata su un materasso inzuppato da così tanto sangue da essere quasi nero. Era stata picchiata e violentata ripetutamente, ed i suoi fianchi erano stati coperti di piccole bruciature proprio dove il cutie mark sarebbe dovuto alla fine apparire. Le sue corde erano vicine, sul pavimento, e sembravano masticate. E tra lei e me c’era il pony razziatore con un ostaggio che mi lasciò sorpresa: la pony zombie! Impiegai un momento per realizzare che doveva essere volata dentro attraverso il balcone; e (se mi era concesso credere che ci fosse ancora decenza nel mondo) doveva essere stata lei a morsicare le corde della puledra ed a liberarla. Ora era contro un muro, con la lama di un’ascia puntata alla gola. Una piccola parte di me continuava a distrarmi chiedendosi come la pony zombie potesse volare visto che le ali non avevano piume. Come se fosse un mistero più importante che non il come facesse ad essere viva (in qualche senso) nella sua decadente condizione fisica. La mia distrazione fu distratta da un tavolo lì vicino. Un posacenere con un sigaro acceso mi mostrò come la puledra avesse guadagnato le sue bruciature. La mia rabbia salì fino a quando sentii che avrebbe potuto esplodermi dagli occhi. Vicino al posacenere, due familiari mele metalliche erano appoggiate su un libro (solo in parte macchiato) col cranio stilizzato di un pony sulla copertina. Un secondo libro, con sopra un revolver praticamente identico a quello che galleggiava vicino a me, era caduto sul pavimento dove rimaneva appoggiato alla gamba del tavolo, assieme ad alcune penne ed un cestino da merenda da puledrina. Una sorridente e gentile unicorno bianca con una criniera rosa 56 Fallout: Equestria — Parte I e lavanda guardava il logo della Stable-Tec. Mi sembrò sbagliato che qualcosa dall’aspetto così innocente dovesse essere in quel posto. I miei occhi tornarono al pony terrestre razziatore con l’ascia tra i denti. Per un momento mi limitai ad odiarlo, nella stanza silenziosa eccetto che per gli occasionali singhiozzi della puledra. Quando mi tornò la voce, fui sorpresa dalle mie parole. «Per Celestia, sei un imbecille. È difficile dire ad un pony di arretrare, o di arrendersi, quando hai un’ascia in bocca, non è vero? Magari, se avessi passato un po’ di tempo a leggere questi libri invece di distruggerli, saresti stato abbastanza furbo da tirare fuori un piano che ti permettesse davvero di negoziarti la fuga.» Le granate levitarono via dal tavolo; le portai in mezzo a noi. «Un piano che non finisse con me che ti infilo una di queste in culo!» Il razziatore premette più forte la lama dell’ascia contro il collo della pony zombie, abbastanza da tagliarle la carne che si spezzò e ritirò come se fosse stata troppo tesa. Un liquido che una volta forse era stato sangue colò dalla ferita. La pony zombie non battè ciglio o piagnucolò, ma la puledra fece entrambe le cose. «Giusto. Uccidila.» Il revolver volò in avanti, di fianco alle granate. «Così non ci sarà nulla che possa parare il colpo.» Potevo vedere che il razziatore stava vagliando le sue opzioni e non gradiva quelle che stava trovando. Lasciando cadere l’ascia dalla sua bocca piagnucolò pateticamente «Non voglio morire!», e scattò verso il balcone aperto, saltando oltre la puledra in lacrime. Il SATS mandò quattro colpi direttamente nel suo culo. Fu un modo patetico di morire. Guardando la puledra e la pony zombie sorrisi tristemente. «Ce n’è ancora uno. Torno subito.» Mi girai e continuai a salire le scale verso il balcone superiore ed il pony cecchino. Capitolo Tre — Guida 57 Meglio equipaggiata ed un sacco più confidente, col cuore ancora pieno del fuoco della giustizia, mi feci cautamente strada fuori da Ponyville. Più avanti vidi un enorme gazebo che copriva la statua di marmo di un pony impennato, vestito con una bardatura da combattimento e con una spada in bocca. Il gazebo era relativamente libero dai graffiti. . . e guardando coi binocoli potei vedere perché. I campi di erbacce tutto attorno pullulavano di radigatori. Il mio EFS si riempì di puntini rossi appena mi avvicinai un poco. Tirando fuori il mio nuovo fucile da cecchino ne colpii qualcuno. La loro carne, ora sapevo, era mangiabile quando cucinata (almeno, relativamente rispetto alle altre fonti di cibo delle Terre Devastate d’Equestria). Rimettendo il fucile nella sua imbragatura (un altro «regalo» del pony cecchino), tirai fuori il coltello seghettato e strisciai verso le mie prede. Un avviso lampeggiò sul mio PipBuck. Controllandolo scoprii che aveva dato un nome al gazebo di fronte a me: il Monumento di Guerra a Macintosh. La curiosità mi spinse più vicino. Prestando attenzione ai radigatori, mi avvicinai abbastanza per leggere col binocolo le iscrizioni sotto la statua. In onore di Big Macintosh, eroe della Battaglia della Cresta Spaccazoccolo, e del suo nobile sacricio per tutta Equestria. Abbassando i binocoli vidi qualcos’altro. Un cerchio di cemento usciva dal terreno, con una botola al centro. Ricordandomi della notte precedente risintonizzai il mio PipBuck sulla prima emittente radio della lista. «. . . da quei dannati alberi vicino alla Scuderia ed ora sta terribilmente male. Troppo male per muoversi. Ci siamo rintanati nella cisterna vicino al vecchio monumento commemorativo. 58 Fallout: Equestria — Parte I Stiamo finendo il cibo e le forniture mediche. Vi prego, se qualche pony è in ascolto, aiutateci. . . Ripeto il messaggio. . .» Tirando fuori il revolver e prestando attenzione ai radigatori andai verso l’apertura della cisterna. Ero quasi lì quando una delle bestie mi caricò, con l’enorme bocca aperta a mostrare file e file di denti affilati come rasoi. Gli sparai due volte in bocca. Con orrore ciò non fu sufficiente ad ammazzarlo. Ma lo fece tentennare. Il suono, però, ne aveva fatto avvicinare altri. Abbandonando nella fretta il mio revolver, usai la magia per aprire la botola ed entrai, chiudendo il coperchio sopra di me. Quando mi riebbi dalla mia ira ero esausta. Dopo la battaglia nella biblioteca il mio intero corpo era dolorante per lo sforzo. I miei nervi erano distrutti dall’adrenalina. Mangiando uno spiedino di paraspiritastro, controllai ancora la piccola camera sotterranea prima di coricarmi nel piano superiore di un letto a castello incavato nel muro. Cercai di non pensare allo scheletro di puledro nel letto sotto di me. Lo scheletro del padre era alla porta. Un sorso dalle mie borracce dovette bastarmi per far passare la sete. Erano quasi vuote, dovevo centellinarle. Pensai a come, quando ero tornata giù dopo aver sistemato il pony cecchino, la pony zombie fosse già andata via ed avesse portato con sè la povera puledra. Sperai che fossero in qualche luogo al sicuro. Trovai strano che la miglior pony che avessi trovato nelle terre devastate fosse sostanzialmente morta. Avevo anche visto che il pony col fucile da assalto era scomparso. Doveva essersi svegliato e liberato dalla libreria crollata. Ciò voleva dire che c’era ancora almeno un razziatore in giro, ma non ero il tipo di pony che uccide qualcuno mentre dorme. Nemmeno un razziatore. Capitolo Tre — Guida 59 Pensai che se avessi dormito lì la notte avrei dato tempo ai radigatori di allontanarsi dall’uscita. Se ero fortunata sarei anche riuscita a trovare dove avevo abbandonato il revolver. Fino ad allora mi sarei tenuta occupata coi miei due nuovi libri. Tirandoli fuori dalle saccocce mi soffermai a guardare il primo, quello con la mia pistola perduta in copertina. Pistole e Proiettili3 . Molto chiaro. Per il momento lo misi da parte. Il secondo libro, il tomo grigio con un teschio di pony nero sulla copertina, era il vero premio. Aprendolo alla prima pagina, cominciai a leggere: «La Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate4 . Di Ditzy Doo. . .» Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Topo da biblioteca—Presti molta più attenzione ai dettagli quando leggi. Guadagni un 50% punti abilità in più quando leggi libri. 3 Nell’originale, Guns and Bullets, riferimento all’omonimo libro presente nei videogiochi. 4 Nell’originale, Wasteland Survival Guide, riferimento all’omonimo libro presente nei videogiochi. Capitolo Q uat tro Prospettiva «Non so perché si sia interessato a te ma starei attento. Non ha mai aiutato nessuno prima d ’ora.» Stupida! Una raffica di fulmini si abbattè dietro di me, distruggendo un vecchio orologio sul retro dell’ufficio di controllo in cui mi ero rannicchiata. La Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate era zeppa di consigli utili. Guide per la ricerca di cibo. Un intero capitolo sulle mine. Ed altro ancora! E poi c’erano quelli non-così-utili. Dopo aver letto il capitolo sul «Far Lavorare per Te la Tecnologia Pre Bellica dei Pony Terrestri», il mio primo pensiero quando capitai fra le rovine delle Armerie Ironshod1 fu di ficcare il naso dentro per vedere se ci fosse della tecnologia che avrei potuto far lavorare per me. Invece mi ero ritrovata intrappolata in un labirinto pieno di robot ponycidi e torrette automatiche, ed ero scappata fino a quando ero riuscita a rintanarmi in un angolo di un bugigattolo in alto sopra l’area di lavoro. Quasi senza munizioni. Se non avessi trovato quella scatola medica nel bagno degli impiegati sarei morta già cercando di attraversare il secondo piano. Come avevo fatto ad essere così tanto stupida? Sotto, tre di quei robot stavano gironzolando, cercandomi. Erano dei cosi cingolati, fatti per assomigliare in qualche modo ad un pony, con evidenti teste bombate che contenevano veri cervelli. Mi rifiutavo di credere che i pony che li avevano costruiti potessero avere usato il cervello di altri pony nel montaggio. Il pensiero era troppo terribile. Anche farlo col cervello di un animale era orribilante. E chiaramente 1 Nell’originale, Ironshod Firearms; “shod” è la ferratura dei cavalli. 61 62 Fallout: Equestria — Parte I due secoli di funzionamento continuo non avevano fatto nulla di buono per la loro sanità mentale. «Vieni fuori. Vogliamo solo ucciderti per violazione di domicilio!» Giustappunto. Il fatto che la loro voce assomigliasse a quella di una giovane puledra, nonostante fosse chiaramente artificiale, li rendeva ancora più inquietanti. Per fortuna le ringhiere delle passerelle che portavano all’ufficio erano troppo strette per permettere ai robocervelli di salire. Una voce molto più profonda ed autorevole rimbombò per la stanza. «Arrenditi in nome del Ministero della Tecnologia, feccia di una zebra!» Mi ritrassi dietro una riga di armadietti metallici mentre la stanza veniva riempita da un’ondata di fiamme! Sfortunatamente la stessa cosa non valeva per l’altro tipo di guardia robotica in cui ero incappata lì. Quella che sembrava un grande ragno metallico dalle molte zampe, numerose delle quali sembravano terminare in armi, tra cui una sega circolare ed un lanciafiamme. E quel che è peggio è che la dannata cosa poteva volare! Feci scivolare entrambe le mie granate fuori dalle bisacce ed aspettai che le fiamme scomparissero. Gli armadietti metallici stavano cominciando a diventare spiacevolmente caldi contro la mia schiena, ed il calore dell’aria mi bruciava i polmoni. Nell’istante in cui il lanciafiamme si spense mi sporsi con la testa oltre l’angolo e feci levitare entrambe le bombe dritte contro il mostro metallico, rimuovendo le sicure nel tragitto. Quando mi vide il robot alzò una pulsante arma verde che assomigliava al corno di un unicorno. Un fuoco arcano eruppe da esso, passandomi abbastanza vicino da bruciacchiarmi la guancia. La fiammata colpì un vecchio ventilatore posato sulla scrivania dietro di me; s’illuminò di verde per un momento, poi si fuse! Tornai a nascondermi appena rilasciai le granate. L’esplosione scosse l’ufficio. Sentii un terribile stridore metallico mentre la passerella all’esterno cedeva. Guardando indietro, il robot era un ammasso di rottami. Il passaggio fuori era ancora abbastanza intatto, Capitolo Quattro — Prospettiva 63 ma ondeggiava malamente. Non ero sicura che potesse reggere il mio peso. Recuperando quello che potevo dai rottami del ragno robotico considerai le mie opzioni. Non potevo stare lassù per sempre. Se mi fossi mossa molto velocemente avrei potuto correre lungo la passerella senza che i robocervelli mi colpissero. La loro artiglieria non sembrava molto precisa. Ma i primi metri della passerella erano parzialmente scardinati, ed ondeggiavano in maniera allarmante. Più li guardavo e meno volevo metterci zoccolo sopra. Non avevo mai provato a levitare me stessa, prima d’ora. In teoria avrebbe dovuto funzionare, ma non avevo mai visto nessun pony farlo. Concentrandomi, ci provai. Potevo sentire la luce del mio corno tendersi per avvolgere il mio intero corpo. Si fece più forte quando tentai di sollevarmi. Stavo brillando come una dozzina di lanterne quando sentii il mio corpo sollevarsi, appena appena, dal terreno. Stavo sudando. Era tutto quello che riuscivo a fare, ma ci stavo riuscendo. Ora un passo avanti. . . ed un altro. . . ed un altro. . . Ero a metà strada quando i robocervelli iniziarono a sparare genericamente nella mia direzione. Uno dei bulloni cedette, facendo piegare la passerella. Mi sentii molto fortunata per non starla realmente toccando. Ma ero anche quasi esaurita. Davanti a me la passerella si fermava appena prima delle finestre che lasciavano passare la doppiamente filtrata luce solare (una volta dalle nuvole e l’altra dallo sporco del vetro stesso) ed illuminavano il pavimento della fabbrica, sommandosi alla luce dei pesanti dispositivi appesi al soffitto. La passerella correva nei due sensi rimanendo parallela al muro. Una era la direzione da cui provenivo. L’altra portava ad una porta chiusa. Solo che quella porta non aveva un serratura da forzare. Poteva invece venire aperta con un comando da un terminale. Un’altra scarica mi mancò di poco, attraversando una delle finestre rotte dell’ufficio di osservazione ed andando a friggere il terminale che avevo usato, non più di cinque minuti prima, per sbloccare quella porta. 64 Fallout: Equestria — Parte I Era un sacco di passerella metallica. Ed i dannati robot sotto di me sparavano fulmini. Grugnii nello sforzo di tenermi sollevata, mentre la mia vista si scuriva ai bordi. Dovevo fermarmi o sarei svenuta. E sarebbe stata la mia fine. Rilasciando la mia magia mi lasciai cadere sulla passerella. Ondeggiò, ma tenne. Lasciai andare il fiato che non mi ero accorta di stare trattenendo ed iniziai a galoppare. «Non correre! Vogliamo essere tuoi amici!» Altre scariche. Mi irrigidii, aspettandomi di rimanere paralizzata mentre l’elettricità lacerava il mio corpo partendo dagli zoccoli. Invece sentii uno schianto, una forte esplosione ed una vibrazione metallica provenire da qualche punto in alto. Guardando su mentre correvo vidi che una delle scariche aveva colpito una delle lampade appese sopra, facendo esplodere la lampada ronzante. E quella fu, paurosamente, l’ultima goccia. Si staccò malamente dal vecchio soffitto crepato e penzolò giù, schiantandosi sulla passerella dietro di me. L’intera passerella si scosse. E poi la sezione alle mie spalle si strappò via con un urlo lacerante di metallo abusato. Oh, che mi scopino con gli zoccoli di Celestia! Lo ammetto, il mio repertorio di espressioni colorite era divenuto molto più profano dopo l’esperienza coi razziatori; ma mentre galoppavo lungo la passerella col cuore in fiamme, cercando di stare al passo con i pezzi di camminamento che cominciavano a cadere verso il pavimento della fabbrica come un fragoroso e letale domino, l’espressione mi parve totalmente appropriata. Ero quasi arrivata alla porta quando il camminamento metallico mi cedette da sotto i piedi. Mi lanciai in avanti, avanzando solo per inerzia, e mi aggrappai alla sezione finale con nient’altro che gli zoccoli anteriori. Rimasi appesa lì, con gli zoccoli penzoloni su una vecchia catena di montaggio di fucili rimasta distrutta dal crollo della passerella. Lottai cercando tirarmi su centimetro per centimetro. Usai la mia magia per cercare di sollevare le mie bisacce e trascinarmi in avanti. Il cuore mi batteva all’impazzata. Lottai per allontanare dalla mente immagini della Capitolo Quattro — Prospettiva 65 mia caduta—cercando di non pensare alla mia schiena che si rompeva atterrando sul nastro trasportatore sotto di me. Almeno i dannati robocervelli non mi stavano ancora sparando contro, essendosi allontanati per cercare riparo. Mi sembrò un’eternità, ma centimetro dopo centimetro riuscii a trascinarmi sul tratto finale della passerella. Ondeggiava pericolosamente sotto di me, sporgendo dal muro come un trampolino, tenuta a posto da bulloni allentati in fori usurati. Cautamente mi rimisi sugli zoccoli e camminai delicatamente verso la porta. Una scarica elettrica centrò la passerella, colpendomi le zampe e facendomi cadere in dolorose convulsioni. Collassai tremante sul passaggio, con i peli della criniera e della coda ritti. La passerella rispose con un pianto metallico e si spostò di svariati centimetri, minacciando di scaricarmi nell’abisso sottostante. Mi rimisi tremante in piedi. Un’altra scarica mi passò poco sopra, mancando il camminamento di un palmo e colpendo il soffitto sopra di me. Piovvero pezzi di intonaco bruciacchiato. Provai a spingere la porta e fui enormemente sollevata nel vederla aprirsi. Poi la passerella cedette ulteriormente. Barcollai e mi aggrappai alla cornice della porta per non scivolare giù dalla piattaforma metallica, ormai decisamente inclinata. Una terza scarica elettrica saettò nell’aria, colpendo un’altra linea di lampade da illuminazione, facendole oscillare pericolosamente. Grugnendo mi sollevai nella stanza. Mi girai e mi sedetti sulla porta, guardando il robocervello in basso che girava in cerchio cercando un modo per raggiungermi. Poi, con un forte colpo di zoccoli, feci cadere l’ultimo pezzo di passerella. Cadde raschiando il muro fino a sfasciare il contenitore del cervello del robot, spiaccicando l’organo all’interno e continuando oltre, fino a spaccare la macchina grosso modo a metà. Devo ammettere che provai a quel suono una soddisfazione immensa. 66 Fallout: Equestria — Parte I Realizzai che se la stanza che avevo raggiunto a costo di tanti pericoli non avesse offerto un’altra uscita avrei avuto dei grossi problemi. Chiudendo la porta dietro di me mi sentii immediatamente più tranquilla. La stanza era tinteggiata con un arancione sgargiante, e la pittura non aveva perso del tutto il suo calore col tempo. I pannelli di legno probabilmente una volta avrebbero dato un’aria piacevole e familiare a quello che ero convinta fosse l’ufficio della capogiumenta della fabbrica. Ora quel legno era marcio e cadente. Sul muro dietro la scrivania c’era un’enorme targa in bronzo, fortemente brunita: ARMERIE IRONSHOD Che ne dici di quelle mele?2 Non colsi la battuta. Ignorandola mi guardai attorno. Scrivania grande e decorata. Una sedia. Classificatori. Un poster in una cornice retroilluminata—lo stesso poster che avevo visto molte altre volte nella fabbrica, ma quello era in migliori condizioni e mostrava graziosi pegasi che si impennavano nel cielo, con arcobaleni che esplodevano dietro di loro mentre abbattevano oscure e demoniache figure a strisce con occhi cattivi e luminosi (Meglio lisce che a strisce!3 Entra oggi nelle Forze Armate Equestri!). Un armadio. I miei occhi si posarono appena su quelle cose, fermandosi prima su quelle importanti. L’ufficio aveva un terminale a cui potevo accedere, una cassaforte a muro che potevo forzare ed un ascensore personale che, se avesse funzionato, mi avrebbe potuto portare in sicurezza al primo piano e fuori da quella trappola mortale. C’era una scatola di munizioni sotto la scrivania. Poi i miei occhi caddero su qualcosa di unico. Montata sul muro di fronte c’era una teca di vetro. E nella teca c’era un bellissimo e perfettamente conservato revolver. Un modello 2 Il motto originale è “How do you like them apples?”, espressione retorica usata in dileggio per notizie sorprendenti o gravi. 3 Nell’originale, Better Wiped than Striped. Capitolo Quattro — Prospettiva 67 simile al mio, ma realizzato con quello che doveva essersi avvicinato all’amore. Aveva un mirino telescopico ed un morso in avorio modellato per essere estremamente confortevole in bocca. Sul manico c’era un emblema, tre mele. Per prima cosa misi zoccolo (per così dire) sulla cassaforte. Fu difficile e mi richiese un po’ di tentativi, ma dopo aver rotto una forcina capii meglio come evitare ulteriori perdite. La cassaforte si aprì con uno scatto generoso. L’impressionante quantità di oggetti mi fece chiedere se dopotutto la mia escursione nelle Armerie Ironshod non fosse valsa la pena. Iniziai a separare i tesori dalla spazzatura. Dentro c’era un sacchetto di monete risalenti alla guerra, una copia dell’Esercito Equestre Oggi, una pila di giornali finanziari che avevano smesso di significare qualcosa centinaia di anni prima, una confezione di quelli che sembravano gomme da masticare (non riuscii a decifrare le scritte su di essa), una batteria Magiscintilla ed infine uno strano dispositivo tecnoarcano da legare allo zoccolo che sembrava fatto per interfacciarsi al mio PipBuck. Curiosa lo indossai e lo feci analizzare dal mio PipBuck. StealthBuck4 . Incantesimo di Invisibilità. Una carica. Che figata! Poi c’era il terminale. Tirando fuori la mia bardatura da lavoro presi i miei attrezzi da manutenzione ed iniziai a lavorare. Quel terminale era più difficile da forzare rispetto ai precedenti. Anche coi miei attrezzi dovetti abbandonare la procedura diverse volte per evitare di farmi bloccare fuori. Tirai fuori un’altra mela dalle mie borse e l’addentai, osservando lo schermo, trovandomi a morsicare qualcosa di dolorosamente duro. Levitando la mela ad altezza d’occhio vidi un proiettile incastrato dentro. Guardando in basso, in efetti nelle saccocce c’era un piccolo buco, anche se mi occorse qualche minuto per ricordarmi quando fosse successo. Una volta dentro scoprii un vero casino di vecchie annotazioni e messaggi. In aggiunta, il terminale aveva una chiave di spegnimento 4 Riferimento agli Stealth Boy dei giochi, oggetto dalle caratteristiche simili. 68 Fallout: Equestria — Parte I per tutta la sicurezza robotica. E poteva aprire da remoto sia la cassaforte che la teca. Alzai gli occhi al cielo, ringraziando l’universo per avermi concesso quella opzione potenzialmente salva vita solo adesso che avevo combattuto lungo tutto il percorso fino alla fine e non mi serviva più. Realizzai anche che avrei pure risparmiato una forcina se avessi lavorato prima sul computer. Ordinai al terminale di aprire la teca. Ciò attivò un messaggio. «Cugino Braeburn, so che non abbiamo parlato molto negli ultimi tempi, ma lo sforzo bellico sta arrivando ad una svolta paurosa e potrei non avere più la possibilità di vederti ancora. Voglio riparare i recinti. Ora, non voglio rovinare tutto con le parole. Sappiamo tutti quanto sia andata bene l’ultima volta. Invece ti mando la Piccola Macintosh come regalo e come scusa. Per mostrarti che sono sincera. Tienila al sicuro per me, vuoi?5 » L’accento era molto simile a quello della voce che avevo trovato sul PipBuck di Velvet Remedy, anche se chiaramente questa volta non era lo stesso pony. Ma era il tono onesto della registrazione che mi fece fermare. Duecento anni prima, una pony aveva dato quella pistola come segno di scusa e come tentativo di riavvicinarsi alla famiglia. Ed il cugino di quella pony aveva fatto come lei aveva chiesto, conservando l’arma per generazioni dopo la sua stessa morte. Non l’avrei lasciata lì, intoccata da alcun pony fino a quando l’edificio non le fosse crollato sopra. Ma quando la presi, lo feci con rispetto. Quello che rimaneva era guardare nel resto dell’ufficio. La scatola di munizioni conteneva proiettili per la Piccola Macintosh, e non in piccola quantità. Nell’armadio trovai delle vecchie tute da manutenzione che 5 L’inflessione e la sonorità di questa parlata era resa con vocali molto aperte ed un sacco di elisioni ed aspirate. L’autrice cercava di rendere, qua come in moltissime parti successive dell’opera, la parlata originale di Applejack. Capitolo Quattro — Prospettiva 69 avrei potuto usare per riparare i buchi della mia bardatura da lavoro, ed altri indumenti che mi lasciai alle spalle. Alla fine mi volsi verso l’ascensore e premetti il pulsante. Nulla. Naturale che non funzionasse. Le terre devastate proprio non potevano concedermi respiro. Tirando fuori i miei attrezzi aprii il pannello laterale e cercai di capire cosa ci fosse di rotto e se potevo aggiustarlo da lì. Per mio grande sollievo, potevo. L’ascensore si dimostrò in condizioni impressionanti, particolarmente considerando il resto della costruzione. Ma la batteria del pannello era morta. Per grazia di Celestia c’era quel rimpiazzo nella cassaforte. Dopo un cambio di batterie ero sulla mia strada. Mentre le porte si chiudevano, un pensiero mi attraversò il cervello, «Macintosh? Ma non era. . .» Trotterellai tra gli edifici collasati che occupavano l’area intorno alle Armerie Ironshod, senza nessuna direzione particolare da prendere. Non avevo trovato alcun segno di civiltà. . . civiltà civile, intendiamoci. Avevo praticamente rinunciato a trovare Velvet Remedy. Per adesso mi soddisfava l’esplorazione casuale, anche se si era appena dimostrata eccezionalmente pericolosa. Nella Scuderia Due sapevo esattamente quale sarebbe stato il mio futuro (e pure quanto insopportabilmente noioso sarebbe stato). Là fuori, nell’enorme ed aperto esterno, dovevo lottare proprio con l’opposto. Non avevo mai considerato che avere un posto assegnato potesse essere tanto un sollievo quanto un peso. Le mie orecchie si rizzarono al suono di una musica trionfale e troppo elaborata. Guardai la robofatina svolazzare giù per una strada trasversale. Correndole incontro, mi portai di fronte a lei. «Osservatore?» Si limitò a galleggiarmi verso il fianco. 70 Fallout: Equestria — Parte I Le scattai di nuovo di fronte. «Ciao?» La musica continuò a suonare. Agitai uno zoccolo di fronte alla sua non-faccia. Mi danzò attorno e continuò a muoversi. Beh, decisamente un grande aiuto. Presi una direzione a caso e ricominciai a trottare. Pensai ai consigli dell’Osservatore. Corazza, fatto. Armi, fatto e rifatto. Guida? Guardai indietro verso l’edificio della Ironshod. Un po’ approssimativamente, ma fatto. Amici? «È abbastanza dura fare amici dove pare non esserci alcun pony in giro!» La mia voce esasperata rimbalzò tra i cadenti muri di cemento. Se quella era una missione, era una missione sfigata. Avevo seriamente bisogno di trovare qualcosa da fare. Preferibilmente diversa da «schivare» e «abbassarsi». Nella Scuderia Due mi ero sentita dolorosamente ordinaria. Desideravo essere speciale; ora desideravo essere qualsiasi cosa. Con gli occhi bassi notai per caso un monopattino Red Rider tra le rovine. Tirandolo fuori con uno zoccolo lo rimisi sulle ruote e lo spinsi avanti ed indietro un paio di volte. Tre rotelle erano bloccate dalla ruggine, ma con mia sorpresa una girava ancora. Alzando lo sguardo mi ritrovai sul bordo di un parco giochi. Le altalene e lo scivolo si protendevano nell’aria stranamente colorata, anneriti da un antico incantesimo di fuoco, come ossa di un’enorme bestia morta. La giostra era deformata ed inclinata. Lo scheletro di un pony bambino era ancora accoccolato da un lato. Mi invasero la tristezza ed un’enorme vergogna. Mi ero dispiaciuta per me stessa in mezzo a tutto ciò? Un altro piccolo scheletro era posato contro la corteccia bruciata di un albero, con tre pattini sul terreno vicino ai suoi zoccoli. Il quarto? Dubitai che qualcuno lo avrebbe mai saputo. Arrancai avanti, passando oltre il silenzioso cimitero improvvisato. Sul lato più distante, protetta da muri che erano ancora abbastanza intatti, trovai un vecchio distributore automatico. La macchina ancora Capitolo Quattro — Prospettiva 71 pubblicizzava la «Sparkle~Cola» attraverso gli anni di sporcizia. Mostrava un logo retroilluminato con carote stilizzate. Sorprendentemente pareva ancora funzionante. Tirando fuori qualche moneta risalente alla guerra provai ad inserirle nella macchinetta. Non mi aspettavo avesse ancora della soda dopo tutti quegli anni. Fui stupefatta quando una bottiglia rotolò fuori obbedientemente. Mi accorsi all’improvviso di quanto fossi terribilmente assetata! La Sparkle~Cola era tiepida ma lo stesso decisamente deliziosa, con un piacevole retrogusto di carota. Il ticchettio del mio PipBuck mi informò che stavo ingerendo piccoli quantitativi di radiazioni con ogni sorso, ma non abbastanza da essere pericolosi. Avevo corso magiori rischi girando attorno alla Sweet Apple Acres. E comunque, se avessi raggiunto il punto in cui l’assunzione di radiazioni avesse iniziato a farmi stare male, avevo un paio di pozioni RadiaVia—le uniche forniture della scatole medica della Ironshod che non avevo dovuto usare giusto per sopravvivere all’edificio. Avevo individuato una panchina proprio dietro il lato della costruzione e decisi di riposarmi un po’ le gambe, magari leggendo il volume di Esercito Equestre Oggi che avevo preso con me. Appena voltai l’angolo mi cadde l’occhio su un vecchio manifesto strappato affisso al muro. L’immagine mostrava il volto di una vecchia pony di un color rosa quasi inopportuno. La sua criniera era striata di grigio (su alcuni pony il grigio nei capelli li fa apparire distinti; sulla maggioranza li fa solo sembrare vecchi. I suoi la facevano assomigliare ad un bastoncino di zucchero). I suoi occhi erano enormi, lo sguardo fisso. Potevo giurare, poster o non poster, che stesse guardando proprio me. Qualche pony aveva strappato il poster proprio nel mezzo; non avevo idea di quale potesse essere la sua espressione, ma non potevo fare altro che sentirmi come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. C’erano delle scritte in grassetto sopra e sotto l’immagine, ora profondamente sbiadite, che annunciavano: PINKIE PIE TI OSSERVERÀ PER SEMPRE!6 C’erano 6 Nell’originale, PINKIE PIE IS WATCHING YOU FOREVER. 72 Fallout: Equestria — Parte I altre parole sotto, microscopiche, così piccole e sbiadite che dovetti andare vicino e sforzarmi per leggerle. «. . . un felice promemoria dal Ministero della Morale7 .» Mi feci indietro, inclinando la testa mentre guardavo di nuovo il poster. «Che cos’è il Ministero della Morale?» La voce dell’Osservatore irruppe da sopra la mia spalla, facendomi saltare così in alto che il mio corno bucò il soffitto. «Un’altra idea con ottime intenzioni che sulla pergamena sembrava molto meglio.» Annaspai cercando di far tornare a battere regolarmente il cuore e provai una fugace empatia per Cannemozze. La robofatina galleggiava proprio di fianco a me. Celestia, quelle cose erano veramente silenziose quando non trasmettevano musica! «Ma stai cercando di farmi venire un infarto?!» «Oh. Scusa.» Diedi un’occhiataccia al globo volante. Mi dimenticai della panchina e ricominciai a camminare, cercando di godermi il resto della Sparkle~Cola. La robofatina mi seguì. «Vedo che hai trovato una corazza. . .» La voce meccanica sembrava esitante. Non chiesi perché. Nemmeno l’Osservatore si diede cura di spiegare o ripensarci su. Forse il fatto che stavo camminando tra le Terre Devastate d’Equestria in un veste ricoperta dentro e fuori di sangue essiccato l’aveva fatto fermare. Sarei probabilmente potuta andare da un qualsiasi pony di una Scuderia dicendo «Sono un malvagio e cattivo pony da incubo. Arrrr!» e, nonostante la mia taglia, mi avrebbero dato un’occhiata e sarebbero fuggiti. Sorseggiai la mia cola e desiderai disperatamente un qualche posto decente per fare un bagno. Il problema era che qualsiasi accumulo d’acqua abbastanza pulita e non radioattiva per farci un bagno sarebbe stata troppo preziosa per essere sporcata. Una delle mie borracce era vuota, l’altra quasi. 7 Nell’originale, Ministry of Morale. Capitolo Quattro — Prospettiva 73 «Forse il motivo per cui stai avendo difficoltà a trovare il tuo posto è che non hai ancora scoperto la tua virtù», se ne uscì dal nulla l’Osservatore. Mi fermai. «Cosa? Come fai a sapere. . . oh, fa lo stesso.» Poi, «Cosa intendi per la mia virtù?» «Beh,» cominciò la sfera volante, «le grandi eroine di Equestria, pony con indissolubili legami di amicizia durati per tutta una vita, erano riconosciute da tutti come esempi ognuna di una delle grandi virtù dei pony. Gentilezza, onestà, risata..» «La risata è una virtù?» chiesi dubbiosamente. «Seguimi su questo,» la robofatina continuò senza battere ciglio, «generosità, lealtà e magia. Quelle pony non conoscevano realmente sè stesse, o le altre, fino a quando uno di loro non si accorse che le sue amiche rappresentavano quelle virtù, che insieme presero vita di per sè stesse. Ora, non sto dicendo che quelle siano le uniche virtù, sono solo un. . .» Il robot si fermò come per cercare le parole. «. . . insieme particolarmente importante. Sto solo dicendo che se forse impari a riconoscere la virtù dominante nel tuo cuore, riuscirai a trovare te stessa. E non avrai più bisogno di niente e nessuno che ti dica quale sia il tuo posto nel», la voce dell’Osservatore scomparve con uno scoppiettio ed ancora una volta la musica tornò ad uscire dalla robofatina. «Brillante.» Guardai la robofatina mentre lentamente navigava via. Beh, se quello non era un sacco di cagate, non sapevo che altro fossero. Quando finii la mia soda buttai la bottiglia vuota in un mucchio di altre. Le bottiglie vuote riempivano le Terre Devastate di Equestria come erbacce. Un nuovo pensiero mi stava sovvenendo. Riguardo l’Osservatore. La Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate doveva essere stata scritta dopo la caduta dei megaincantesimi. Molto dopo, considerando i suoi vibranti consigli sullo scavare tra le macerie. Quindi quel libro non doveva essere stato nella Biblioteca di Ponyville come parte della collezione originale risalente alla guerra. Arrivò lì in seguito; dalla 74 Fallout: Equestria — Parte I mancanza di bruciature o scarabocchi e non essendo coperto di sangue, avrei potuto dire anche di recente. Il che mi fece chiedere: l’Osservatore sapeva dei pony che i razziatori tenevano prigionieri? E se era così, era quello il motivo per cui mi aveva convinto ad andare lì? Ero stata manipolata e spinta in quell’orrore perché l’Osservatore sperava che potessi liberarli? Non potevo esserne certa. E considerando che l’Osservatore mi aveva salvato la vita avrei dovuto concedergli il beneficio del dubbio. Ma non potevo fare a meno di pensare che l’Osservatore avesse giocato con me, e non mi piace essere raggirata. Le mie orecchie si alzarono di nuovo quando la musica si fermò nuovamente e venne rimpiazzata da una voce. Ma non era la voce dell’Osservatore. Quello era un altro pony. Quella voce non era metallica. Era la voce morbida di un pony maschio con un untuoso carisma. «Amici, pony, gioite! Anche se il mondo attorno a voi è desolante, sfregiato ed avvelenato dalla guerra degli sconsiderati, disonorevoli, inferiori pony del passato, noi non dobbiamo vivere nell’ombra della loro avidità e cattiveria. Insieme, possiamo innalzare Equestria di nuovo alla sua precedente bellezza! Insieme, noi possiamo costruire un nuovo regno dove vivere tutti in perfetta unità! Sta già succedendo, miei buoni pony. Già adesso le fondamenta di un’era nuova e meravigliosa stanno venendo posate. Certo, è un duro lavoro, ma non è nosto dovere, per noi stessi e per le future generazioni di pony, per essere migliori? No, essere il meglio che possiamo essere? Ve lo dico ora, come vostro amico, come vostro leader, che possiamo. Che dobbiamo. E che LO FAREMO!» Che sogno febbricitante era quello? La musica era ricominciata—non improvvisamente nel mezzo di una canzone come quando l’Osservatore perdeva il controllo della robofatina, ma all’inizio di un nuovo pezzo, come se quello fosse il modo in cui si supponeva la robofatina dovesse funzionare. Capitolo Quattro — Prospettiva 75 Aspetta, i pony avevano un leader ora? Quella era una seria notizia per me. Per quel che avevo potuto vedere non avevamo nemmeno una nazione. Diavolo, mi sarei accontentata di una città! Od anche solo poche baracche relativamente vicine tra loro, fintanto che avessero dentro dei pony che vivessero in pace. O vicino alla pace quanto le terre devastate permettessero. Se avevamo un leader dovevamo avere almeno una città, vero? Trottando più veloce trovai una rovina con scale abbastanza intatte da permettermi di raggiungere quello che era rimasto del secondo piano. Tirai fuori i binocoli e mi guardai attorno. Abbastanza sicura, in lontananza, vidi del fumo. Un certo numero di pennacchi, abbastanza vicini tra loro, da suggerire una sorta di insediamento. Pregai Celestia che il fumo provenisse da fuochi da cucina e non da dei razziatori che distruggevano tutto. C’era un sentiero che conduceva all’insediamento. Quello mi avrebbe permesso di non perdere la direzione. E c’era del movimento sul sentiero. Il mio corno scintillò mentre mettevo a fuoco i binocoli, portandomi alla vista un piccolo gruppo di pony. Due di loro stavano trainando un carro stracarico. Un giovane pony era sul carro alle loro spalle, e sembrava stare parlando con altri due che conducevano delle bestie a due teste egualmente caricate. Il gruppo stava avanzando verso di me, allontanandosi dalla teorica città. Ma non sembrava stessero fuggendo e nessuno di loro mi pareva ferito, e tutto ciò mi parve un buon segno. Decisamente un ottimo segno. Guardai in alto verso le nubi spesse e ribolenti, su dove il disco del sole formava una macchia luminosa nel soffitto nuvoloso, e mandai una preghiera di ringraziamento a Celestia. Il percorso non era esattamente una strada. Piuttosto era una lunga striscia arcuata che tagliava attraverso le Terre Devastate d’Equestria. 76 Fallout: Equestria — Parte I Due linee parallele di metallo rinforzate con tavole incrociate di legno malamente invecchiato. Una mezz’ora prima avevo passato un canalone con un ponte traballante. Dopo il mio divertimento con le passerelle preferii affrontare il dirupo piuttosto che appoggiare gli zoccoli su qualcosa che sicuramente stava trattenendosi dall’inevitabile collasso solo per potervi trascinare anche me. Risultò essere una buona decisione, nonostante le ferite. Il canalone era la tana di un gruppetto di grosse e deformi creature a forma di maiale con le zanne anteriori decisamente brutte. Uno di essi si attaccò alla mia zampa sinistra, mordendo attraverso la corazza causandomi una ferita profonda. La Piccola Macintosh non era nè silenziosa nè delicata. Un singolo colpo da quella piccola e dolce pistola bastò a staccare via la testa del maialastro che mi stava attaccando! E sparava abbastanza velocemente da permettermi di ammazzare gli altri tre prima che il mio incantesimo di mira si esaurisse. Sotto il ponte c’era l’accampamento di un qualche pony. Sembrava fosse stato abbandonato da tempo ma c’erano vari oggetti abbandonati, tra cui alcune munizioni, una singola lattina di cibo in mezzo ad un mucchio di latte svuotate («Frutta Magica» annunciava l’etichetta, ma si rivelarono essere solo fagioli) ed una scatola medica sigillata. Ne aprii facilmente la serratura trovandovi una pozione curativa che bevvi rapidamente, sospirando di sollievo mentre la brutta ferita si richiudeva gentilmente ed il dolore scivolava via. C’erano bende magiche, certo, non potenti quanto una pozione curativa ma ottime per le ferite della carne, ed una scatola di. . . mentine? («Ment-ali! Rinfresca la mente ed il fiato!» Fui sorpresa di vedere una zebra sorridente sulla scatola, la prima raffigurazione di una zebra che non sembrasse un cattivo da libro illustrato). Ora credevo di essere a metà strada verso l’insediamento, forse a due terzi. Cercai di non immaginare quello che avrei trovato (un’intera città di pony felici e civilizzati, magari). Non volevo caricarmi per una delusione. «Anche poche baracche» mi dicevo. Mi misi a passo di trotto. Capitolo Quattro — Prospettiva 77 Sentii il colpo d’arma da fuoco nello stesso istante in cui un proiettile passò attraverso la mia zampa posteriore destra ed un altro fece risuonare la custodia metallica del fucile da cecchino sulla mia schiena. Urlai in agonia, crollando improvvisamente a terra e scivolando sul terreno roccioso, tenendomi la zampa. Stavo sanguinando profusamente da un buco che le passava attraverso. Il proiettile aveva mancato l’osso, e potevo dirlo con dolorosa precisione perché lo potevo vedere! Buttai indietro la testa ed urlai di nuovo. Disperatamente mi trascinai attorno ad un grosso cumulo di pietre, cercando di ripararmi da un tiratore che non avevo ancora individuato. Concentrandomi per quanto potevo attraverso il terribile dolore, estrassi le fasciature magiche dalle mie borse. Cercai di fasciarmi la zampa sanguinante ma il bendaggio era pensato per tagli ed abrasioni, non certo buchi perforanti. Era inzuppato di sangue e scivolò via ancora prima che avessi finito di fasciarmi. Buttai la benda e riprovai, questa volta stringendo molto di più la fasciatura. Anche quella si inzuppò di rosso brillante, ma almeno rimase a posto. Tremando di paura e dolore, e capendo dai brividi improvvisi che il mio corpo stava andando in shock, alzai lo sguardo e cercai di individuare il pony che mi aveva attaccato. Guardai tutto attorno, ma non c’era nessuno! E non c’era uno straccio di copertura dietro cui si potesse nascondere. Quelle colline di terra e roccia erano per lo più sterili. Mi sentii come se il cuore avesse appena ingoiato un cubetto di ghiaccio quando immaginai che lì fuori ci fosse un pony con uno StealthBuck! Avrebbe potuto essere proprio di fianco a me, puntandomi la sua arma alla testa, e non l’avrei nemmeno saputo! Ma poi guardai in alto, e là nel cielo c’era un pony pegaso color ruggine con la criniera arancione sotto un cappello Desperado nero, e con quelli che sembravano due fucili legati ognuno sotto un’ala. Il pony aveva appena finito di aggirarmi e stava mirando dritto verso di me! In preda al panico solevai per istinto una grossa pietra a mo’ di scudo di fronte alla mia faccia. Risuonò un singolo colpo in aria, i due fucili avevano sparato simultaneamente! Il primo proiettile colpì la 78 Fallout: Equestria — Parte I roccia facendo volare via schegge di pietra, e rimbalzò finendo contro le mie borracce. Il resto della mia acqua gorgogliò fuori ai miei zoccoli. Il secondo trapassò la mia corazza e mi si piantò nella spalla sinistra, facendomi barcollare. Collassai nuovamente, ed il dolore ebbe un picco prima di iniziare a svanire lentamente, cosa che sapevo non essere un buon segno. Questa volta non pensavo di potermi più rialzare. E quindi era quella la morte? Così sopravvalutata. Gli occhi si fecero pesanti. Li chiusi, non credo per molto. Ma quando li riaprii vidi i pony che trainavano il loro carro, salendo per la collina. Dietro di loro ci sarebbero stati altri pony, che portavano i. . . cosi da soma a due teste. Mi ricordai del giovane pony sul retro del carro. Dubitavo che anche uno solo di loro avrebbe guardato in alto. Forzandomi sugli zoccoli iniziai a trascinarmi all’aperto. Se dovevo morire non l’avrei fatto rimanendo a terra, guardando quei pony venire trucidati! Il mio corpo gridava in agonia nella mia testa, ma continuai a muovermi, camminando sulle zampe malferme fino a che non fui sul sentiero davanti al gruppo in avvicinamento. Girandomi, e concentrandomi nonostante il martellare nella mia testa, sollevai la Piccola Macintosh in aria e la puntai verso il pegaso rugginoso che era scattato indietro ed ora stava di nuovo volando verso di me. Rimasi direttamente tra lui ed i viaggiatori. La mia visione era confusa per le lacrime ed il trauma. Non ero sicura, anche col SATS, di poterlo colpire. E non avevo possibilità contro la sua mira. Era un tiratore fantastico; tecnicamente non mi aveva ancora mai mancato. Mettendoci ogni grammo di me stessa, ringhiai minacciosa per come potevo. E sperai che una pony sopravvissuta a quattro colpi potesse essere scambiata per una pony da non sottovalutare. «Sparami quanto ti pare, ma se attacchi quella famiglia, io! Ti! Ammazzo!» Con mia sorpresa gli occhi del pegaso si allargarono, ed invece di sparare ripiegò le ali, fermandosi di fronte a me. «Whoa, bimba!» Levitare la Piccola Macintosh stava diventando realmente difficile. Persi la sensibilità delle zampe ferite e caddi in ginocchio senza nemmeno accorgermene. Capitolo Quattro — Prospettiva 79 «Non sono io quello che attacca la carovana! Sei tu!8 » Cosa? L’oscurità stava occupando tutti i lati della mia visuale. La mia testa nuotava. La conversazione non aveva alcun senso. Ma almeno stava parlando invece di ammazzarmi. Debolmente, «. . . non sto attaccando. Tu hai sparato a me.» «Eh, certo che ti ho sparato! Se vedo una razziatrice che s’avvicina ad una carovana, la perforo fino a che non si muove più!» Il pony color ruggine mi guardò. Poi, con un’aria stranamente orgogliosa, «È la mia politica.» Sentii le mie zampe anteriori cominciare a cedere. Ero vicina a collassare. Ma le parole del pony accesero un fuoco nel mio cervello. La Piccola Macintosh aveva cominciato a sprofondare verso il terreno ma ora tornò in alto, puntata direttamente in mezzo agli occhi del mio attaccante. «Non sono una razziatrice!» Il pony mi indicò polemicamente. «Di certo assomigli ad una razziatrice!» Uscendo apparentemente dal nulla, il puledro del vagone galoppò in vista. Cercai di alzare la voce per avvisarlo, ma non uscì nulla. L’oscurità che lottava per sopraffare la mia visione alla fine vinse ed io collassai, affondando in quello che sembrava un sonno profondo. L’ultima cosa che sentii fu il puledro che piagnucolava, «Calamity, che cos’hai fatto?!» Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Testa d’Uovo—Aggiungi +2 punti abilità ogni volta che guadagni un nuovo livello. 8 Anche la parlata di questo personaggio è basata su quella di Applejack. Capitolo C inque Calamity «Amicizia. L’amicizia non cambia mai.» Viva! Ero ancora viva! Quando tornai cosciente mi ritrovai sdraiata su un materasso, con le coperte rimboccate, sentendomi al caldo, riposata e più comoda di quanto fossi mai stata da quando avevo abbandonato la Scuderia Due tre giorni prima. Almeno, pensavo fossero tre giorni; non avevo idea di quanto a lungo fossi rimasta incosciente. Per abitudine alzai lo zoccolo anteriore per controllare data ed ora sul mio PipBuck. Facendo ciò smossi una coperta che iniziò a scivolare verso il pavimento. «Oh! Guarda chi si è svegliata!» L’armoniosa voce di una pony orribilmente vicina a me mi scioccò mettendomi in piena allerta. Guardandomi tutto attorno mi trovai circondata da numerosi pony, tra cui ne riconobbi soltanto uno—ed era il pegaso che mi aveva sparato, tanto per cominciare! Mi chiesi se ero sua prigioniera. La bella voce proveniva da un’ugualmente bella pony terrestre dal manto bianco, la cui criniera di zucchero filato rosa si combinava con la divisa da infermiera a righe gialle e rosa che stava indossando. Analizzando quello che potevo vedere dei muri attraverso la folla di pony vidi una linea di tre scatole mediche (con tutte le piccole farfalle perfettamente allineate) ed uno sbiadito poster risalente alla guerra che apparentemente pubblicizzava il lavoro nei servizi sanitari («Non hai bisogno di diventare un Ranger d’Acciaio per essere un Eroe! Unisciti oggi al Ministero della Pace!1 » annunciava la pony del poster, a malapena poco più di una puledra, che indossava la stessa identica uniforme 1 Nell’originale, Ministry of Peace. 81 82 Fallout: Equestria — Parte I di quella che mi aveva appena riportato alla vita). Dalle decorazioni e dalla mancanza di funi o catene conclusi che quella era una clinica, e che io non ero prigioniera. Inoltre mi sentivo realmente abbastanza bene. Stanca, come se avessi avuto bisogno di una buona dormita. . . solo che non ero assonnata. Solo stanca, ed un po’ accaldata. Mi misi a sedere e la stanza cominciò a girare. «Prenditela comoda, compagna» disse il pegaso che mi ricordai si chiamasse Calamity—anche se ero un po’ confusa riguardo come lo avessi scoperto—mentre faceva un passo verso di me. Sfrecciai indietro sul materasso. Oh certo, sembrava tutto educato e gentile ora, con quei pony in giro; ma quando lo avevo visto io era il pegaso-mortale-cheuccide-dal-cielo-con-fucili-di-fuoco. «Candi?» chiese uno degli altri pony, un pony terrestre dal manto grigio e con criniera e coda nere, guardando la mia infermiera (anche se a me parve la stesse chiamando caramella2 , e sentii il bisogno stranamente allegro di annuire). «Oh, starà perfettamente bene. Ho mischiato l’ultima pozione curativa di cui aveva bisogno e gliel’ho data meno di un’ora fa.» «Mischiato?» Il pony grigio alzò un sopracciglio con fare dubbioso. Candi sorrise. «Ma con acquavite di mele, naturalmente! Trovo che le medicine scendano sempre meglio a quella maniera.» Non riuscivo a capire perché il pony grigio si stesse passando uno zoccolo sulla faccia. Mi sentivo perfettamente bene ora. Più che bene. E piacevolmente calda. Lo stallone grigio cominciò ad allontanare tutti i miei ospiti. Ciò mi fece sentire un poco triste, anche se effettivamente non ne conoscevo nessuno. Mi ero sentita così sola negli ultimi giorni, così desiderosa di trovare della civiltà, e lì ce n’era, ma lui non me la stava lasciando godere. Un pensiero che realizzai non avesse alcun senso, anche se non ero sicura del perché. 2 Gioco di parole intraducibile tra il nome dell’infermiera, Candi, e caramelle, candy. Capitolo Cinque — Calamity 83 «Vieni fuori quando te la senti. So che ci sono dei pony a cui farebbe piacere vederti.» Lo stallone grigio mi sorrise. Poi guardò il rugginoso recalcitrante. «Anche tu, Calamity. Fuori di qui.» Calamity mi diede di nuovo un’occhiata prima di sfrecciare fuori. Candi saltellò fino a me, sussurrando con aria sognante, «Che stallone meraviglioso, non è vero?» «Chi?» «Ma Calamity, naturalmente!», ridacchiò. Ero senza parole. No, non lo ero. «Mi ha sparato.» Lei allontanò quell’argomento con un gesto dello zoccolo. «Sono sicura che c’è solo stata un’incomprensione.» C’era stata, mi ricordavo, ma. . . perché stavamo parlando di ciò? Al massimo volevo parlare di quanto bella fosse Candi (Candi caramella!), non di Calamity. Meno che mai di come fosse meraviglioso. Nessuno di quelli però sembrava un argomento accettabile da dire ad alta voce. Tenendo il broncio tornai a ripetere «Mi ha sparato. . .» Poi aggiunsi «. . . un sacco.» Più riposata, e con la testa molto più chiara, fui felice di incontrare i pony di Nuova Appleloosa. Secondo il mio PipBuck ero stata incosciente per circa due giorni. Guardai il paese fortificato da sopra la ringhiera. Multiple linee di quelle che capii fossero binari ferroviari convergevano verso una città costruita principalmente da dozzine e dozzine di case sostanzialmente identiche, costruite con antichi vagoni passeggeri alcuni dei quali sovrapposti anche in due o tre piani. Molti avevano ancora le loro ruote. Pesanti vagoni metallici da carico formavano un anello tutto attorno alla città, con grossi ponti da entrambi i lati. Guardie pony armate camminavano sui tetti dei vagoni, tenendo d’occhio la devastazione all’esterno. Dentro decine di pony terrestri ed unicorni trotterellavano vivendo 84 Fallout: Equestria — Parte I le loro normali vite. Il posto era sporco, rugginoso. . . e completamente meraviglioso! «Come avete fatto ad impilarle in quella maniera?» chiesi, guardando le pile di carrozze, la maggiore delle quali era alta quattro piani. Ringhiere e passerelle uscivano da essa, connettendola alle altre torri. Nel piano più alto luminose lettere brillanti annunciavano la Taverna del Casello3 . Railright4 , lo stallone grigio e nero che era risultato essere lo sceriffo-sindaco-tengo-tutti-uniti della città, rimanendo impassibile disse «È stato fatto da uno dei pony unicorno.» Mi girai boccheggiando, guardandolo fisso. Non avevo mai sentito prima di qualcuno capace di levitare oggetti così grossi o pesanti! Railright mantenne l’espressione seria solo per un momento, prima di ridacchiare. «Ti sto prendendo in giro.» Il mio stupore svanì in un sorriso imbarazzato mentre lui ridendo indicava verso il cielo. «Per quello c’è l’argano della gru.» Guardando dietro in alto potei vedere la gigantesca torre di metallo arancione che sporgeva sopra la città, con un grosso gancio che pendeva dal lungo braccio. «Comunque,» continuò, «se stai cercando qualcuno che sollevi roba veramente pesante non puoi trovare di meglio di Argano5 . Dovresti parlargli.» «Parlare alla gru?» dissi lentamente, cercando di capire se era un altro scherzo. Ma non lo era. Argano, mi disse, era il nome di un unicorno che lavorava alla ferrovia. «Non troverai un telecinetico più forte di lui da questo lato delle 3 Nell’originale, Turnpike Tavern. Le turnpike erano una sorta di strada a pedaggio nell’inghilterra del Settecento, date in gestione a privati. Una traduzione letterale sarebbe stata “Taverna dell’Autostrada”, ma era penosa. 4 Letteralmente, “guida a destra”. 5 Nell’originale Crane, che significa precisamente “gru” ed era il termine usato per indicare la gru cittadina. Capitolo Cinque — Calamity 85 Rovine di Canterlot.» Con ciò, Railright mi offrì di accompagnarmi nel gran tour. Il negozio di materiali vari di Nuova Appleloosa si chiamava Assolutamente Tutto6 . Era la quarta tappa del tour. Railright sorrideva con fare saputo mentre mi persuadeva a dirigermi verso quella costruzione dall’aspetto bislacco. Tre vagoni, ognuno diverso dall’altro, erano stati fusi assieme per creare il negozio. Uno di essi era un vagone cisterna di metallo nero dominato da una ciminiera. Quella era una delle fonti di fumo che avevo visto da distante. Fermandomi di fronte alla porta, lessi il cartello sotto l’insegna col nome del negozio, scritto in uno stampatello giocoso: Sì, faccio consegne! Niente zoccoli, brutti pungiglioni? Nessun servizio. Chiedimi degli ordini speciali! Non rispondo, ma mi ci metto subito! Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate! Disponibile adesso! La prima copia per ogni famiglia è gratis! Spinsi la porta ed entrai. E mi fermai con un sussulto quando vidi la pony zombie della libreria dei razziatori. Potevo dire che fosse la stessa dal modo in cui le rotearono gli occhi. Il fatto che mi riconobbe con un immediato e luminoso sorriso e che scattò per stringermi in un (disagevolmente scivoloso) abbraccio erano decisamente ulteriori indizi. 6 Nell’originale, Absolutely Everything. 86 Fallout: Equestria — Parte I Trotterellò indietro e mosse una zampa in quello che era una sorprendentemente valida combinazione di un gesto di benvenuto e della presentazione del negozio (qualcosa che odiavo ammettere di essere contenta: la sua puzza mentre mi abbracciava mi aveva costretto a trattenere il fiato. Ero certa che vomitare sarebbe stato scortese). «Uh. . . ciao di nuovo» dissi, sentendomi un po’ in imbarazzo. L’ultima volta che il pegaso zombie mi aveva visto stavo trotterellando fuori per ficcare una pallottola nel cranio di un razziatore. «Salve» disse una voce familiare sulla mia sinistra. Ero stata tanto concentrata sulla pony zombie da non accorgermi assolutamente che ci fossero altre persone nel negozio. Girandomi trovai Calamity che mi guardava con un timido sorriso. «Guarda, prima che scappi via, volevo solo dirti quanto sono dispiaciuto!» Non scappai, anche se feci un cauto passo indietro. «Mi stavo facendo raccontare la storia da Ditzy Doo, vedi. . .» Ditzy Doo? Mi girai verso la pegaso zombie. «Tu hai scritto la Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate?» Entrambi gli occhi di Ditzy Doo si focalizzarono su di me ed annuì ferventemente, sprizzando letteralmente gioia. Sì, faccio consegne. All’improvviso avevo un’idea molto buona di come quel libro fosse finito nella Biblioteca di Ponyville. Il che, alla fine, rafforzava i miei sospetti nei confronti dell’Osservatore. Mentre stavo pensando Ditzy Doo si era avvicinata velocemente tenendo un’altra copia del libro in bocca, e lo stava infilando nelle mie saccocce. La pony zombie era meravigliosamente gentile e generosa ed aveva gravi problemi con la gestione degli spazi personali. Aprii la bocca per dire qualcosa, magari che già ne avevo una copia (anche se, considerando che il volume preso dal tavolo dei razziatori aveva molte pagine strappate, averne un’altra copia intera sarebbe stato abbastanza utile). Comunque, qualsiasi cosa stessi per dire, venni sopraffatta da una strana realizzazione. «Tu. . . non parli molto, vero?» I pony zombie potevano parlare? Capitolo Cinque — Calamity 87 Ditzy Doo fece un passo indietro e spalancò la bocca, facendomene vedere l’interno più di quanto avrei voluto. Calamity attirò la mia attenzione, «La lingua di Ditzy Doo è stata tagliata dagli schiavisti qualche decennio fa. Se la cava molto bene anche senza, comunque.» Quindi l’avviso di Monterey Jack era stato decisamente accurato. Ditzy Doo trotterellò al bancone, dove prese in bocca una matita e scribacchiò qualcosa sul primo foglio di un grosso blocco per appunti. Lasciò la matita e prese il blocco, mentre gli occhi le si stortavano di nuovo. Guardando strettamente il foglio per non fissarmi scortesemente sul suo sguardo lessi ad alta voce, «Visto che non potevo parlare, ho iniziato a scrivere. Se non fosse stato per quello non sarei mai diventata così brava a farlo.» La guardai strabuzzando gli occhi. Ditzy Doo appoggiò il blocco, riprese la matita ed aggiunse una riga prima di ripassarmelo per leggere. «Ora, che ne dici di fornirti di una corazzatura migliore?» Tappi di bottiglia? Erano quelli che i pony usavano come moneta, all’esterno? Per quanto assurdo fosse, ed era ridicolo, avrei dovuto aspettarmelo. Nessuna meraviglia che i razziatori accumulassero quelle cose. Nessuna meraviglia che ci fossero bottiglie vuote abbandonate ovunque, ma non si vedesse alcun tappo (eccetto, naturalmente, quello che avevo casualmente buttato via da qualche parte fuori dalle Armerie Ironshod). La mia bardatura da lavoro della Scuderia era rimasta all’Assolutamente Tutto. Ditzy Doo non aveva nessuna corazza della mia taglia, ma aveva giurato di essere in grado di modificare la mia bardatura in modo da farla diventare migliore di qualsiasi difesa un razziatore fosse riuscito a rattoppare insieme. Si era offerta di farmelo gratis ma avevo 88 Fallout: Equestria — Parte I insistito per pagarle il lavoro. Ed è stato allora che ho scoperto l’assolutamente strampalato (senza offesa per Ditzy7 ) sistema di scambio usato nelle Terre Devastate d’Equestria. «Tappi di bottiglia. Seriamente.» Fortunatamente le monete risalenti alla guerra avevano ancora un qualche valore, anche se solo in mucchio. Solo per il fatto che permettessero di prendere bottiglie dai pochi distributori che non erano ancora già stati scassinati e depredati. Ditzy Doo prese quasi tutte le mie monete; non avevo idea se quello che le stavo dando fosse o meno un prezzo equo, ma sospettavo mi stesse facendo un generoso sconto. Insistette anche per darmi un foglio di carta su cui si spiegava un uso completamente differente per i tappi di bottiglia—un modo per trasformarli in mine fatte in casa. In apparenza sarebbe dovuto essere un inserto per il capitolo della Guida dedicato alle mine che qualcuno le aveva sconsigliato (probabilmente con saggezza) di includere. Quando lasciai l’Assolutamente Tutto Railright commentò «Ditzy Doo è il nostro pegaso residente. E pure il nostro ghoul residente.» Giusto, perché pony ghoul suona molto meglio di pony zombie. «Anche se» aveva continuato, indicando con uno zoccolo Calamity, «ho continuato a dire a questo qui che sarebbe sempre stato il benvenuto, se volesse stabilirsi nella mia città. Ormai è da quattro anni che sta tenendo al sicuro le carovane.» Ora, mentre stavo andando ad incontrare Argano, con Calamity che trotterellava di fianco a me, finalmente arrischiai una conversazione con lo stallone color ruggine. «Ah, non vivi qui?» «No. Ho un posto ad una mezz’ora di volo di distanza.» Pensai a quello che sapevo dei pony pegasi. «Un posto sulle nuvole?» 7 Nell’originale il sistema è definito cockeyed, che significa sia “strampalato” che “strabico”. Capitolo Cinque — Calamity 89 Avrei giurato che i suoi occhi si fossero allargati appena un po’. «Oh no. Solo una baracca. Qualcosa che qualche pony ha messo assieme qualche generazione fa, solo per finire mangiato dagli animali selvaggi di queste parti.» Avevo già incontrato qualcuno degli animali selvatici di quelle parti. Mentre camminavamo sulla passerella mi cadde l’occhio sulla strana arma che indossava Calamity, e con lo sguardo seguii la strana leva metallica che dalle canne dei fucili arrivava proprio di fronte a lui— un meccanismo di controllo, sospettai. Aprii la bocca per chiedergli qualcosa al riguardo, solo per trovarmi a parlare al vuoto. Mi fermai e guardai indietro; si era fermato improvvisamente per cedere il passo ad una giumenta con un cappello di paglia ed il suo puledro. Sembrava avere problemi a trattenere il puledro dallo scappare via alla massima velocità. Pareva avesse bisogno di un guinzaglio. «Ma mà! Voglio andare a vedere Derpy!» Calamity si avvicinò e sussurrò «È come certa gente chiama Ditzy Doo. Per gli occhi.» Certo, perché è su quello che si concentrano. I bulli della Scuderia Due avrebbero completamente ignorato la questione della carne putrefatta per quello. «Lei non sembra preoccuparsene. In realtà credo che lo trovi simpatico.» Non gli feci notare che Ditzy Doo non sembrava curarsi nemmeno di avere la lingua mozzata. Non mi parve giusto. «Trolley, torna qua» richiamò la madre quando il puledro cominciò a trottare un po’ troppo velocemente. «E stai lontano da quel negozio. Non voglio che vai ad importunare quella cosa.» Cosa? Va bene, ammetto di avere pensato a lei come ad un «esso» qualche volta, ma era stato quando pensavo fosse morta. Mi fermai. «Mi scusi, signora. Sono nuova da queste parti. C’è qualcosa che non va riguardo i pony zo. . . ghoul?» La giumenta sembrava imbarazzata, e guardava più Calamity che me. Non avevo bisogno di guardare; potevo sentire il suo cipiglio. 90 Fallout: Equestria — Parte I «Beh, nulla contro la buona vecchia Derpy. Voglio dire, la signora Ditzy Doo. Ma. . . beh, lo sa. . .» «So cosa?» insistei, cercando di non mostrare l’imbarazzo che stavo provando per aver esitato al suo odore od a come era stato grossolanamente scivoloso il suo abbraccio. «Beh. . .» La giumenta si guardò attorno furtivamente, poi abbassò l testa e sussurrò. «Lo sa che sono tutti come bombe ad orologeria, vero? Voglio dire, si vede che cosa l’essere un ghoul provochi al loro esterno. Si immagini cosa fa ai loro cervelli. Tutti impazziscono, prima o poi. Povera Ditzy, ha resistito per un bel periodo di tempo ed è solo un po’ matta. Ma un giorno. . . Solo non voglio che il mio ragazzo acceleri il processo. O che sia lì quando alla fine si rivolterà contro tutti noi.» Detto ciò la giumenta si raddrizzò, tirò a sè Trolley e si affrettò. Lontano, decisamente, dall’Assolutamente Tutto. Rimasi immobile lì per lungo tempo, stupita. Alla fine chiesi a Calamity, «È così?» Calamity sospirò profondamente, il che non era un buon segno. «Già. . . almeno per la maggior parte di loro. Vai nei posti sbagliati e ti troverai braccato da branchi interi di pony ghoul cannibali diventati zombie. Ma, e lo penso sul serio, sono solo la maggiorparte, ed anche loro sono dei buoni pony, pure se un po’ puzzolenti e di aspetto strano, fino a quel giorno. Alcuni, come Ditzy Doo, vanno contro la probabilità e non perdono mai il senno.» Capivo lo spirito delle sue parole, ma quelle notizie non mi fecero provare paura per la glabra pegaso scrittrice. Mi fecero soffrire per lei. Argano era un pony unicorno giallo con la criniera e la coda a strisce arancioni e beige. Indossava un brillante caschetto da costruzioni arancione con un buco per il corno. Quando lo trovammo stava caricando dei barili sul pianale di un vagone—quest’ultimo in effetti fermo sui Capitolo Cinque — Calamity 91 binari che correvano attraverso la città e si connettevano con numerosi altri. «Buongiorno! Sono felice di conoscere la piccola giumenta col PipBuck che ha salvato Sweet Apple e Ditzy Doo! Per non dimenticare Desert Rose, Barrel Cactus e Turquoise!» Si interruppe e mi strinse vigorosamente lo zoccolo. «Piacere di conoscerti,» sorrisi, sentendomi un po’ scossa dopo la stretta di zoccolo. «Railright mi ha detto che sei tu il pony con cui parlare se si vuole vedere qualche grosso sollevamento.» Argano sorrise, poi con fare casuale sollevò contemporaneamente tre barili e li mise al loro posto sul vagone. «Direi che lo sono.» Poi, per mia sorpresa, mi chiese «Che incantesimi conosci?» «Incantesimi?» risposi esitante. «Sai,» continuò a parlare mentre altri tre barili levitavano via, illuminati della stessa luce che usciva dal suo corno. «I pony unicorno di solito hanno una piccola collezione di incantesimi, normalmente collegati con quello in cui sono destinati ad essere i migliori (tranne quelli che diventeranno bravi negli incantesimi, naturalmente, perché ne hanno veramente un sacco). Io, per esempio, posso fare ogni sorta di riparazioni alle rotaie ed ai treni semplicemente concentrandomici.» Merda. Dando una zoccolata al terreno sospirai profondamente. «Niente. Solo telecinesi. Nessun incantesimo.» Sapevo di essere patetica. La levitazione era roba semplice da puledri. Quando avevo avuto il mio cutie mark, ogni altro unicorno della Scuderia Due aveva una bella collezione di incantesimi. Grazie, Argano, per avermi ricordato che ero probabilmente l’unicorno meno magica di sempre. Gli occhi di Argano si allargarono per la sorpresa. E velocemente cambiò argomento. «Ora ho un sacco di lavoro da fare. Se tu mi volessi fare un piccolo favore in cambio potrei insegnarti tutto quello che so riguardo al sollevamento di grossi pesi.» Mi sembrava fantastico. «Qual è il favore?» Portargli un’aranciata? Magari da mangiare? Aiutarlo a legare i barili sul vagone?» 92 Fallout: Equestria — Parte I «Stiamo avendo qualche piccolo problema con le cose che stanno uscendo da quella vecchia Scuderia ad ovest di qui. Da quel che ho sentito sei veramente coraggiosa e non hai paura di usare un’arma. Basta che scendi nella Scuderia e chiudi la porta. Sono sicuro che possiamo far fuori le bestiacce di sopra, se qualche pony gli sigilla il nido.» Va bene, non proprio un’aranciata. «E quindi perché sei di nuovo con me?» Il cielo si era scurito prematuramente. Presto avrei dovuto attivare l’incantesimo di luce del mio PipBuck. «Ho pensato che te ne devo una,» disse onestamente Calamity mentre mi rimaneva affianco. «Forse anche un sacco, considerando tutto quello che hai fatto per i buoni pony di Nuova Appleloosa.» Sospirando provai a consolarlo. «Non potevi sapere. Stavo indossando una corazza da razziatrice incrostata di sangue.» E portavo un arsenale che avrebbe fatto diventare radioattivo d’invidia il razziatore medio. «Incrostata di sangue di razziatore. Corazza che avevi addosso solo perché ne avevi bisogno mentre salvavi le vite di cinque bravi cittadini!» «Solo quattro, in realtà. È stata Ditzy Doo a salvare Sweet Apple.» «E hai salvato Ditzy Doo in modo che potesse salvare Sweet Apple. Sul mio libro, con quello fa cinque.» Fece un profondo respiro. «In aggiunta non posso permetterti di andare laggiù da sola. Ho sentito terribili storie su quelle Scuderie. Brutte, brutte cose sono successe dentro troppe di esse.» «Io vengo da una Scuderia. Diamine, ogni pony viene da un pony che è uscito da una Scuderia, no? Posso capire perché una abbandonata possa diventare un invitante terreno da riproduzione, ma non è che tutte le Scuderie sono maledette o sinistre.» Capitolo Cinque — Calamity 93 Calamity ci rimurginò su. «Suppongo che su questo hai ragione. Tutti tranne i pochi come Ditzy Doo che in qualche modo sono sopravvissuti all’apocalisse in superficie, o sono discendenti di pony che l’hanno fatto.» Interruppi il mio trotto così repentinamente che quasi inciampai. La borraccia superstite, riempita, oscillò in avanti e poi indietro, colpendomi sul petto. «Ditzy Doo è sopravvissuta alla guerra? È così vecchia?» «Eggià. I pony ghoul non invecchiano come fanno i normali pony.» L’idea di una pony che era stata realmente in giro fin da allora, che sapeva esattamente cosa fosse successo, mi lasciò interdetta. «Qual è la sua storia?» Calamity sbuffò una risata. «Fin’ora non sono nemmeno riuscito ad indovinarne la maggior parte. Tutto quello che so è che stava volando fuori da Cloudsdayle quando venne colpita dal primo megaincantesimo. Lei rimase presa proprio nel margine estremo delle energie magiche che hanno cancellato l’intera città. È un ghoul sino da allora.» Annuii, proseguendo in solenne silenzio, con l’immagine di un’intera città tra le nuvole e piena di pony che mi riempiva la mente. Un minuto era lì, e poi più nulla. Le nuvole sopra di noi cominciarono a gocciolare. Era come essere in una doccia della Scuderia Due. Solo che la doccia era ovunque! E non si fermava. Se non fossi stata lavata da Candi il giorno prima l’avrei accolta con gioia, nonostante la temperatura dell’acqua. Ora, inzuppata fino al midollo, la trovai solamente miserevole. Il cielo era diventato talmente scuro che avevo dovuto accendere la luce del mio PipBuck per poter vedere davanti a me. In teoria era ancora giorno, ma era difficile crederlo. Un vento feroce era venuto su dal nulla e spingeva la pioggia contro di noi come un’arma. «Cosa sta succedendo?!?» urlai a Calamity sopra il rumore della tempesta. 94 Fallout: Equestria — Parte I «È una tempesta, con tuoni e fulmini8 . E pure una bella grossa. Faremo meglio a trovare un qualche riparo, perché è appena iniziata!» «Tempesta con tuoni?» urlai in risposta mentre una macchia tra le nuvole si illuminava di una luce breve ma intensa. «Cos’è un tuono?» KA-BOOOOOOOM! Il cielo esplose! Era come il suono di uno sparo, se la pistola fosse stata impugnata da Celestia stessa e fosse fatta di pura meraviglia. Cercai veramente di nascondermi dietro Calamity. «Ripigliati, tu lì dietro!» Timidamente e con un po’ di vergogna, arretrai e mi rimisi sugli zoccoli. Un altro lampo dipinse il panorama di bianco accecante ed ombre, scomparendo prima che realizzassi cosa fosse successo. Un’altra possente esplosione cadde dal cielo seguendo di poco la luce. Calamity dovette mettermi uno zoccolo addosso per impedirmi di nascondermi di nuovo. «Se sei così spaventata dal tuono, aspetta di vedere davvero il fulmine!» ghignò. «Ora vediamo di muoverci e di trovare un riparo.» Ogni lampo di luce nelle nuvole era seguito da un terrificante sparo o da un rombo possente. Poco più tardi vidi effettivamente un fulmine. Avevo immaginato che i fulmini fossero un po’ come le scariche di elettricità che i robocervelli mi avevano sparato contro. Non era assolutamente così. Quello era uno strappo bianco attraverso il cielo, come se l’universo stesso si fosse squarciato. Durò un battito di ciglia, ma vidi ancora l’immagine residuale davanti ai miei occhi per svariati minuti. Vidi anche un pony, o pensai di vederlo, molto distante sulla cima di una collina brevemente illuminata dal fulmine. Non avrei saputo dire se fosse un pegaso od un unicorno. . . all’inizio pensai fosse entrambi. Ma la visione era scomparsa prima che potessi essere sicura di aver visto qualcosa. 8 Brutta traduzione, lo so, ma è l’unica che permetta di dare un senso alla successiva frase di Littlepip. Capitolo Cinque — Calamity 95 Galoppammo, mentre il suolo sotto di noi si faceva sempre più pantanoso ed insidioso, fino a che fummo costretti a fermarci da un fiume furioso e schiumeggiante. L’acqua torbida e scrosciante strappava via qualsiasi cosa da entrambe le rive. Potevo vedere le scure sagome di alberi morti e sradicati portati via dalla corrente. Appena oltre l’altra riva si innalzava una parete rocciosa. L’acqua scrosciava dalle fessure della roccia in centinaia di rivoli, ognuno dei quali confluiva nel fiume al di sotto. Proprio davanti a noi, appena più in alto nella collina, c’era la bocca scura di una caverna, col sentiero che vi ci conduceva già dilavato via. Rimasi a guardare impotente, cercando di capire come avremmo potuto attraversare. Poi mi sentii sollevata in aria mentre Calamity ci faceva volare sopra il fiume e mi appoggiava all’imbocco della caverna, facendomi sentire stupida. Feci un passo avanti, illuminando la caverna col mio PipBuck. Il sentiero saliva per circa un metro, poi iniziava una ripida discesa con delle paurose scale metalliche, arrugginite da sembrar quasi nere, che portavano ad un pianerottolo in cemento. Nella piattaforma le pareti di roccia scavata vennero sostituite da muri in pietra lavorata. Alla fine, una porta d’acciaio dall’aspetto molto familiare rimaneva spalancata sul suo braccio pieghevole. Il numero 24 era stato inciso al centro della porta. Oltre stava una copia arrugginita e rovinata del luogo che una volta credevo sarebbe stato per sempre la mia casa. Calamity corse oltre di me. «Non stare lì impalata. Aiutami a chiudere questa porta prima che il dannato fiume straripi ed allaghi completamente qusto buco!» Stava cercando di spingere fisicamente la porta. Guardai in basso, notando per la prima volta che il pavimento della caverna era già un’unica pozzanghera, profonda qualche centimetro ed in crescita. Spinta in azione mi precipitai ai controlli. Mi soffermai abbastanza a lungo a verificare il meccanismo di serraggio (che in realtà era completamente mancante) e mi assicurai di poter essere in grado di aprirla di nuovo. Appena fui soddisfatta provai a tirare la leva. Non voleva 96 Fallout: Equestria — Parte I muoversi. Concentrandomi, mentre il mio corno brillava, aggiunsi la forza della telecinesi a quella dei miei zoccoli. Con un forte suono lamentoso la leva si mosse. Il braccio di chiusura si azionò con un rantolo e la porta della Scuderia 24 si chiuse, gemendo in segno di protesta. «Te ne sei accorto che ci siamo appena chiusi nella Malvagia e Terrificante Scuderia della Paura, vero?» presi in giro il mio auto invitato compagno mentre si guardava attorno con meraviglia. «M-mi sto fidando di quello che hai detto prima. Credo che se c’è qualcuno che ne sa qualcosa, devi essere tu.» Mi scoccò un’occhiata nervosa. «Comunque,» aggiunse agitando le ali, «non penso che queste mi saranno utili, in un modo o nell’altro.» I miei occhi caddero sull’imbragatura che portava Calamity. Il pegaso aveva una coppia di fucili gemelli da lunga distanza, legati sui fianchi proprio sotto le ali e sorretti da un meccanismo da bardatura. Sottili «redini» metalliche gli arrivavano proprio di fronte, terminando in un morso che gli rimaneva pochi centimetri sotto la bocca. Mordendolo le due canne avrebbero fatto fuoco contemporaneamente. Il sistema era pensato per ricaricarsi a comando—probabilmente tirando il morso, od addentandolo differentemente. Non sapevo dire. «Ehi, Calamity, te lo volevo chiedere, che cos’è quello?» dissi puntando uno zoccolo verso il meccanismo. «Cosa?» Si girò su se stesso, guardandosi attorno. Non riuscii a trattenere una risata. Si fermò, prima voltandosi verso di me, poi di nuovo alle sue spalle. «Che, vuoi dire la mia bardatura da combattimento?» Annuii. «Un bel lavoretto, vero? L’ho progettata io stesso!» Arretrò, mostrandola orgoglioso. Poi, vista la mia espressione, chiese «Vuoi dirmi che non hai mai visto prima una bardatura da combattimento?» Scossi la testa. Capitolo Cinque — Calamity 97 «Beh, questo è strano!» disse pavoneggiandosi. «Ci sono sostanzialmente due tipi di armi da fuoco, semplificando. Ci sono quelle piccole che un pony può infilarsi in bocca o farsi levitare attorno se è un unicorno. Poi ci sono le bardature da combattimento, per tutte quelle armi che sono troppo grandi o pesanti o che hanno troppo rinculo per poter essere usate senza un supporto. Ho visto qualsiasi tipo di armi montate su bardature. Mitragliatrici, lanciarazzi. . .» «Lanciarazzi!» La mia coda scese e mi si abbassarono le orecchie al pensiero. «Eggià! Anche armi ad energia magica.» Fece una pausa «. . . anche se quelle sono abbastanza introvabili, quindi sarà difficile che ne vedrai mai una coi tuoi occhi.» Me lo annotai per futuro riferimento. Dopo aver controllato il mio PipBuck per radiazioni o pericoli simili, e l’EFS per qualsiasi luce ostile, presi una lunga sorsata dalla mia borraccia e cominciai a pianificare il nostro percorso. Ero sicura che grazie alla vita passata in una Scuderia sarei riuscita ad orientarmi in quella senza alcun problema. Se la struttura era la stessa la porta sulla destra nella prossima stanza avrebbe condotto alle scale per i piani inferiori. Lì ci sarebbe stata la caffetteria, le zone residenziali, la scuola e la clinica. A sinistra un corridoio che avrebbe portato in profondità verso le aree di manutenzione, compresa la sempre familiare officina del Tecnico PipBuck. Senza pensarci due volte decisi che saremmo andati prima a destra. Calamity, nel frattempo, aveva controllato le stanze immediatamente adiacenti. Tornò indietro con un’espressione stupita. «Hanno messo una scatola di dinamite in quel magazzino laggiù.» Bene, quello era un po’ sorprendente. Sentii le mie orecchie che si rizzavano. Non ne avresti trovata nella Scuderia Due. «Che cosa c’era dentro?» «Dinamite, suppongo,» disse Calamity con fare accademico. «In verità non lo so per certo. Era chiusa a chiave. E non mi sono messo ad agitarla come un regalo di compleanno per sentire cosa ci fosse dentro. Nel caso fosse piena, sai, di dinamite.» 98 Fallout: Equestria — Parte I Seguii il pegaso color ruggine nel magazzino per controllare. Ma con tre tentativi e dopo aver perso due altre forcine (le cui scorte stavano allarmantemente diminuendo) dovetti ammettere che la serratura era oltre la mia auto proclamata capacità. Invece suggerii di muoversi secondo il percorso che avevo originariamente pianificato. La porta verso le zone residenziali si aprì con un sibilo rassicurante. Le luci emettevano un ronzio familiare. . . quelle che funzionavano ancora. La Scuderia Ventiquattro mi stava già facendo venire la nostalgia di casa. Era però peggio il dolore sordo nel mio cuore che si mischiava ad uno sconcertante senso di errore. Vedere quel posto arrugginito ed in rovina era spiacevole in un modo che non riuscivo a descrivere. Era come se stessi camminando nella mia personalizzata versione del dopo apocalisse. Stavo trovando porte che non si aprivano. Il pavimento era cosparso di lattine e spazzatura. I generatori, lasciati senza manutenzione, stavano emettendo strani rumori ritmici. E da più in profondità provenivano sbuffi, colpi e sibili che in una Scuderia non si sarebbero dovuti sentire per nulla. Quella era la versione demoralizzante e misteriosa, come fosse una casa degli spettri, della Scuderia Due. Mi girai verso Calamity e lo vidi raccogliere tappi di bottiglia dal terreno. Mi morsi il labbro, resistendo ad un’ondata di emozioni che urlavano che stava dissacrando il posto. Saccheggiare e scavare rovine era la sopravvivenza, fuori nelle Terre Devastate d’Equestria. E, logicamente, si applicava anche lì. Ma, ancora più che prendendo oggetti da pony appena morti, quello mi sembrava come derubare i cadaveri. Empio. Le mie sensazioni si dispersero quando, sopra di noi, un fulmine cadde così vicino alla caverna che lo potemmo sentire fin dentro la Scuderia. Il cuore mi picchiava forte nel petto. «Cosa diamine. . . ?» balbettai, muovendo lo zoccolo per indicare il cielo fuori. «Te l’ho detto. Tempesta.» «Non è simile a nessuna tempesta di cui abbia letto nei miei libri scolastici», controbattei. Capitolo Cinque — Calamity 99 Calamity mi guardò con un’espressione leggermente beffarda. «Il tempo non è più com’era una volta. Il sole e la luna non sono più condotti nel cielo da pony. Noi pegasi. . .» «Le Divine Celestia e Luna muovono il sole e la luna attraverso il cielo ogni giorno, tutti i giorni!» scattai, scandalizzata. Come poteva anche solo dire una cosa del genere! Quella era come. . . blasfemia! «Oh certo.» Roteò gli occhi verso di me. Roteò gli occhi! «Dal loro posto nel paradiso dei pony. Giusto.» Rizzai il pelo. Mi guardò con calma finché non mi arresi, facendogli cenno di continuare. «Come stavo dicendo, noi pegasi non andiamo più in giro a controllare il tempo. Il clima d’Equestria è impazzito.» Sentii un brivido sotto la mia criniera. Attraverso i muri metallici e la montagna, sentivamo i colpi della tempesta. Iniziavo a chiedermi quanto rinforzata doveva essere stata la Scuderia Due, per non avermi mai fatto sentire una tempesta come quella. Ovviamente era stata progettata per stare chiusa più a lungo, il che immaginavo implicasse le altre differenze architettoniche che stavo iniziando a notare. «Oh,» pensai a voce alta, «c’è solo una sezione di bagni.» Almeno, solo una nella sezione delle zone residenziali della Scuderia. Nella Scuderia Due, ce ne erano due. Una per le giumente ed una per gli stalloni. Il pavimento fuori era bagnato e potevo sentire un ruggito gorgogliante e suoni di spruzzi da dietro la porta dei bagni. A differenza della Scuderia Due, la Scuderia Ventiquattro era collegata alla falda, e l’acqua era soltanto purificata con incantesimi antitossina ed antiradiazioni. Con l’effetto collaterale che ogni lavandino e bagno stava sputando fuori acqua. 100 Fallout: Equestria — Parte I Lo stesso stava succedendo per le fontane. Quella tra la scuola e le zone residenziali stava spruzzando acqua marrone. Gli orribili rumori provenivano da tubi e condutture piuttosto che da mostri innaturali. Mi immobilizzai quando una luce rossa apparve sullo schermo del mio EFS. Da qualche parte, proprio sopra di noi, c’era di sicuro una delle creature di cui aveva parlato Argano. Non che nessuno di noi si fosse preoccupato di farsele descrivere, realizzai. «Quindi. . . qualche idea di preciso su che tipo di ‘bestiaccia’ dovremmo cercare qua sotto?» sussurrai mentre entrambi ci abbassavamo, muovendoci il più silenziosamente possibile. Mentre i bagni non erano separati, i dormitori lo erano—il piano centrale per gli stalloni e quello inferiore per le giumente. Anche quello era differente dalla Scuderia Due, dove le separazioni erano definite dalle famiglie. Il mio EFS mi parve terribilmente limitato, incapace di dirmi su quale piano fosse la creatura, solo che fosse quasi sopra la nostra testa. Levitai fuori la Piccola Macintosh, pronta per quanto lo potessi essere. «In realtà no», mi sussurrò Calamity. «E per come mi ricordo non avremmo dovuto cercarle. Noi dovevamo solo chiudere la porta.» «Per come mi ricordo,» risposi, forse un po’ meno silenziosamente di quanto avrei dovuto, «io avrei dovuto chiudere la porta. Tu non dovevi essere da nessuna parte.» Non potevo negare che avesse ragione. In effetti, se intrappolati nella tana di qualche creatura, ficcare il naso in giro era probabilmente la cosa peggiore che un pony potesse fare. D’altro canto era un’altra Scuderia. La mia curiosità ed il senso di appartenenza non mi avrebbero permesso di lasciarla inesplorata. E se dovevo rimanere intrappolata lì per qualche ora, beh, niente meglio che adesso. Calamity scosse la testa, ma mi seguì lo stesso. Facemmo pochi passi ancora ed il pallino rosso scomparve. Mi girai rapidamente, cercando di vedere se in qualche modo era giunto dietro di noi, ma non c’era nulla. O la creatura era evaporata o ci eravamo Capitolo Cinque — Calamity 101 sovrapposti, su due piani. Ci accovacciammo lì, fermi e silenziosi. Dopo un istante il pallino rosso ricomparve, di nuovo di fronte a noi. E pochi secondi dopo scomparve di nuovo. Questa volta, apparentemente, per l’ultima volta. A parte la vecchiaia ed il deterioramento, la scuola della Scuderia Ventiquattro sembrava esattamente come quella di casa. Banchi per gli studenti, in tenere piccole righe. Un’area comune con i giochi. La cattedra dell’insegnante con un terminale, matite ed anche una mela marcita da lungo tempo. L’unica vera differenza era un grosso contenitore di vetro che un tempo doveva essere stato un acquario. Anche coi muri arrugginiti, mi sentivo a casa. Sarei dovuta essere a mio agio. Invece era spiacevolmente strano. E mi stava mettendo in ansia. I costanti tonfi e cigolii dalle tubature mi mettevano a disagio e per buona misura mi stavano facendo venire un leggero mal di testa. Peggio ancora, avevamo incontrato altri tre «fantasmi»—entità ostili che apparivano nel mio EFS ma da nessun’altra parte—ed il fatto che Calamity non avesse un suo PipBuck per confrontare non aiutava per nulla. Stavo iniziando a preoccuparmi che il mio EFS, o magari lo stesso PipBuck, fosse stato danneggiato od alterato dall’esposizione alle Terre Devastate d’Equestria. Difficile, mi rassicurai, ricordandomi che erano fatti per resistere a molto peggio che quello. Era più probabile, e meno confortante, che le creature laggiù avessero la magia dalla loro. «Hai mai sentito di un pony chiamato Principe Celeste?» «Cosa?» Trottai verso di lui, corrugando la fronte. «Fammi vedere», dissi strappandogli da davanti il libro sulla cattedra con un bagliore di telecinesi. Lessi poche frasi, poi serrai il libro per guardare la copertina. Era un libro di storie per puledri. «Lo Stallone sulla Luna?!» 102 Fallout: Equestria — Parte I Calamity ghignò. «Sai, mi pare di ricordare che mia mamma mi leggeva una storia del genere. . . solo era una puledra sulla luna, se non ricordo male.» «Perché lo era, la Puledra sulla Luna!» Velocemente iniziai a guardare gli altri libri sui banchi e sulle librerie della scuola. Quando ebbi finito avevo raggiunto delle conclusioni che mi parevano importanti. «Uno: ogni pony significativo in ogni libro è stata trasformata in uno stallone. . .» «Beh, sospetto che alcuni di essi fossero stalloni, per cominciare. . .» «Due!», proseguii imperterrita, anche se la mia voce suonava tesa alle mie stesse orecchie. «Nessuna storia o libro di testo ha altro che vaghi riferimenti alla storia od al governo d’Equestria.» Non che la libreria della Scuderia Due fosse stellare al riguardo—la storia più recente che si potesse trovare sui nostri libri era vecchia di almeno una generazione. Ma lì non c’era mancanza di materiale. Quella era deliberata alterazione di fatti e contesti! Nella parte di Scuderia dedicata all’educazione! Ciò era. . . era. . . «Sai, mi sa che tipo scoppi se non ti calmi un pelo.» Buttai con cattiveria nell’angolo il libro che stavo tenendo. Stavo per trottare fuori, con l’indignazione che mi avvolgeva come un mantello, quando mi ricordai del terminale che si trovava sulla cattedra dell’insegnante. Dallo schermo proveniva una debole luce. Mi ci avvicinai preparandomi a forzare l’ingresso, solo per rimanere un po’ delusa quando mi offrì prontamente i suoi segreti. Come se ce ne fossero. Quelle registrazioni erano principalmente riempite con note di presenza e voti. Due erano fuori luogo. La prima: Abbiamo avuto una vera sorpresa oggi quando abbiamo testato la magia dei giovani unicorni. Ho fatto portare a tutti i miei piccoli pony i loro animaletti per farmi vedere come riuscivano a farli levitare. Abbastanza semplice, anche se un animale che si dimena può aggiungere un livello di dicoltà per puledri di quest'età. Capitolo Cinque — Calamity Ho dovuto lasciare che Butter e Peridance prendessero in prestito la mascotte della classe, visto che non hanno animali propri. Peridance era emozionata, ma credo che Butter9 sia terrorizzata dal serpente, anche se le è stato spiegato che è senza denti ed innocuo. Inutile dirlo, Butter non è andata molto bene. La vera sorpresa è stata la piccola Quanta, che aveva avuto problemi anche con le levitazioni minori durante l'anno. Lo so che queste cose non sono mai state osservate nella femmine, ma non riesco ad immaginare nessun'altra spiegazione: abbiamo avuto una completa epifania magica proprio nella nostra classe. Quanta non solo ha fatto levitare sè stessa, ma ha anche rilasciato un lampo di energia che ha colpito tutti gli animaletti della stanza. La maggior parte è solo andata in panico ed è stata dovuta essere recuperata, ma alcuni (compresa la nostra mascotte) sembrano essere completamente scomparsi. E, cosa più strana di tutto questo, il lampo arcano sembra aver trasformato il brutto e vecchio gatto di Codacarota in. . . beh, un gatto ancora più brutto e vecchio. È durato un solo istante. Quanta sembra stare bene. Non mi sono nemmeno accorta di cosa avesse fatto. Naturalmente si è dovuto chiamare i genitori, e Codacarota è traumatizzata. Sarà un miracolo se riuscirò ad insegnare qualcosa a questi puledri nel il resto della settimana. Nel frattempo ho intenzione di scrivere una proposta per avere un altro stallone unicorno a supervisionare questi test da adesso in poi. Solo per precauzione. 9 Letteralmente, “Burro”. 103 104 Fallout: Equestria — Parte I La seconda registrazione che stonava era di quattro giorni dopo, ed era l’ultima del terminale: Mi aspettavo che qualche genitore tenesse i propri puledri a casa dopo l'eccitazione di inizio settimana, ma adesso dovrebbero lasciarli tornare a scuola. Invece le presenze sono ancora ai minimi. Oltre la metà dei miei studenti ha saltato le lezioni, oggi. Se le cose non cambiano dopo il ne settimana inizierò a chiamare i genitori. E se non funziona, magari anche il Capostallone. Fissai l’ultima registrazione per un po’ di tempo. «Aspetta. . . il Capostallone?» Calamity mi guardò con curiosità. «Che c’è che non va?» «La Capogiumenta di questa Scuderia era un Capostallone?» Sbattè le palpebre, e poi i suoi occhi si strinsero appena un po’. «Che c’è di sbagliato?» «La Capogiumenta dovrebbe essere una Capogiumenta. Ecco cosa c’è di sbagliato.» Era come spiegare ad un bambino. Ma invece di capire, i suoi occhi si strinsero ancora un poco. «Stai dicendo che un ragazzo non può fare quello che fa una ragazza?» Presa alla sprovvista cercai il modo migliore per spiegare. «N-no. Non è così!» Agitai gli zoccoli in diniego. «È solo. . . solo come dovrebbe essere. È la tradizione.» Non si mosse. La sua voce era molto piatta. «Stai dicendo che se anche ci fosse un pony più bravo di chiunque altro nel dirigere una Scuderia, stallone o giumenta, ed avesse un cutie mark che lo dimostrasse e tutto quanto, non gli dovrebbe essere concesso visto che è un maschio?» Deglutii, facendo un passo indietro. Dannazione, ma avevo ragione. Ma non c’era nulla che potessi dire per spiegare che avevo ragione senza Capitolo Cinque — Calamity 105 sotterrarmi ancora di più. Allora, invece, mi chiusi a riccio e non dissi nulla. Calamity si girò e camminò fuori della classe. Questa volta fui io a seguirlo. «Va bene, adesso sono io che mi sento un po’ in imbarazzo.» Davanti a noi c’era un’altra porta che dava verso le officine. Alla destra la caffetteria. Alla sinistra un deposito di manutenzione. Nel magazzino: un terminale illuminato, più ripiani di forniture, ed un poster sul muro di un potente stallone che si ergeva coraggioso e grande, affrontando il pericolo a testa alta, pronto e capace, mentre tre puledre si rannicchiavano dietro i suoi zoccoli, terrorizzate ma che cercavano protezione in lui, con gli occhi evidentemente adoranti. Calamity si sentiva imbarazzato. Io sentivo qualcosa di più paurosamente vicino alla rabbia. Non era dovuto al fatto che quella curva avrebbe dovuto portarci all’atrio. Potevo perdonare alcune evidenti divergenze nel design della Scuderia (anche se mi irritavano). Non era l’eroico stallone o le puledre smorfiose. C’era un desiderio di essere speciale e di essere ammirato per i propri successi che il manifesto mi aveva fatto percepire appieno. Non era nemmeno che quello fosse il quinto poster che avessimo incrociato, e che tutti esprimessero gli stessi pregiudizi sessisti. Era dato dal fatto che lo stallone in quel manifesto stava valentemente stringendo una chiave inglese tra i denti, e l’inenarrabile orrore che stava facendo piangere le puledre come conigli spaventati era apparentemente un lavandino che perdeva. Cautamente, cercando di non pestare un’altra mina sociale, dissi «Capisci. . . perché sono arrabbiata? Questa non è, tipo, fallo fare al pony migliore, chissenefrega delle tradizioni. Questa è. . .» 106 Fallout: Equestria — Parte I «Già. Questa è manipolazione. Tutti questi poster sono stati qui da prima che i pony trottassero in questa Scuderia per evitare l’apocalisse.» Si girò e mi rivolse lo sguardo. «È come dire che certi lavori sono solo per puledre o stalloni.» Avevo afferrato il punto. «E questo è vero solo per la cucina.» Mi fermai. Le mie orecchie si rizzarono e per un momento scommetto che avrebbero anche potuto fumare. «Cosa?! Cosa vorresti. . .» E poi vidi il suo sguardo sornione. «Oh. Ah ah. Credo di essermelo meritato.» «Già.» Stemmo in silenzio per un momento. Iniziai a forzare l’accesso al terminale ed a leggere le registrazioni di un pony che sembrava essere il supervisore alla manutenzione, mentre Calamity prendeva un po’ di forniture che meritavano di essere raccolte. I clangori e le botte nelle tubature continuavano indefessi. Ma per un momento mi sentii un po’ meno stressata. Mi pareva di essere uscita dal campo minato sociale, bruciacchiata ma intatta. E quello, naturalmente, fu il momento in cui tuttò andò all’inferno. Avevo appena finito la quarta registrazione ed ero a buon punto della quinta quando il mio EFS si accese non con un «fantasma», ma cinque! Registrazione Uno: Non posso credere alla mia fortuna. Persimmonie10 è una bella giumenta. L'appuntamento di ieri sera è andato incredibilmente bene. Mi ha persino lasciato darle un bacio! E sembro piacere anche alla sua piccola puledra, Codacarota. Ancora meglio, anche lei mi piace abbastanza. Non ho dovuto ngere come pensavo che 10 Persimmon è un frutto, precisamente il caco. Meglio lasciare questo nome non tradotto! Capitolo Cinque — Calamity 107 avrei dovuto, per passare un po' di tempo con sua madre. In eetti abbiamo un secondo appuntamento pianicato per domani sera. Oh, e Cornogrigio ha nalmente aggiustato le luci al livello 2-B. Quello sfarfallio stava facendo impazzire tutti. Registrazione Due: Dannazione, di tutte le sfortune. Prima l'intera linea di illuminazione gioca ad indovina-quale-livello si spegne, gettando nell'oscurità l'intero atrio proprio nell'ora di punta. Ancora peggio, Persimmonie ha posticipato il nostro appuntamento. Una qualche puledra unicorno ha fatto qualcosa di incerto all'animaletto di Codacarota, e Persimmonie è stata con lei tutto il giorno cercando di impedirle di aogare nelle sue stesse lacrime. Ritiro tutto. Odio i puledri. Registrazione Tre: Sono stato chiamato nell'ucio del Capostallone, oggi. Una grossa emergenza che richiedeva i miei talenti speciali. Indovina? Si è di nuovo chiuso fuori. Di nuovo! È la terza volta questa settimana. Fortunatamente qualunque pony con un mezzo grano di buon senso riuscirebbe ad aprire quella roba. La dannata serratura più debole che abbia mai visto. Comunque, nel caso dovesse capitare di farlo a Cornogrigio, ho lasciato un mucchietto di forcine ed una copia di Serrature Moderne11 nella cassetta di sicurezza dello spogliatoio delle 11 Nell’originale, Lockpicking Today, in riferimento al libro Tumblers Today presente nei videogiochi. 108 Fallout: Equestria — Parte I ocine. Gli ho anche sottolineato i pezzi più utili. E quindi, no a che non si dimentica la password, persino lui non dovrebbe avere problemi. E come password ho messo il suo nome, quindi. . . oh diavolo, probabilmente se la scorderà lo stesso. Nel frattempo la mia vita amorosa ha preso una svolta verso il peggio. La puledra di Persimmonie sembra essere all'ospedale. Ho sentito che il gatto l'ha attaccata. Probabilmente lo dovranno sopprimere. Registrazione Quattro: Dove diamine è Cornogrigio? Quell'idiota ha saltato l'intero dannato turno oggi. Ho chiamato nella sua camera, ma non ha risposto. Dannazione, devo sbrigare tutto da solo. Oh, ho rimpiazzato l'intero palco luci del livello 2B ed indovina un po'? Abbiamo ancora dei problemi. Giuro su Dio che i pony che hanno costruito questo posto devono avere tagliato i costi. Probabilmente hanno truato la Stable-Tec per intascarsi un bel po' di soldi. Spero che gli si sia fuso il culo quando è caduto il megaincantesimo. Registrazione Cinque: Cornogrigio ancora non c'è. Ho parlato con degli altri, e nemmeno loro l'hanno visto. Mi hanno suggerito di chiedere in ambulatorio. Sarebbe proprio da lui trovare un modo di cadere e di impalarsi sul suo stesso corno. Dannazione, c'è di nuovo quel suono raschiante. Qualcosa è riuscito ad entrare nel sistema di ventilazione. Capitolo Cinque — Calamity 109 Ho rimosso molte delle grate su questo livello. Si spera che qualsiasi cosa sia cada fuori e non debba mandare qualche puledro a strisciargli dietro. Ho già detto di quanto odio i puledri? Doppia dannazione. Ho appena visto la cosa che mi guardava. Se fosse possibile direi che era il dannato gatto di Codacarota. Ma lo hanno preso ed abbattuto ieri. Tripla dannazione! La dannata cosa mi ha appena morso! Lo giuro, gli mando dietro un puledro con un lanciaamme! Guardando in alto vidi la scura apertura dove sarebbe dovuta essere la grata di apertura. E le numerose paia di occhi alieni che vi brillavano dentro. «Calamity, stai indietro, sono nella ventilazione!» Calamity balzò indietro al mio grido mentre la prima creatura sgusciava fuori, atterrando su una scaffalatura e rovesciando un secchio di fusibili che precipitò sul pavimento. Sembrava solo vagamente felino, con scaglie invece che pelliccia, zanne enormi ed occhi da gatto la cui pupilla correva orizzontalmente. Per qualche motivo quel dettaglio fu quello che mi schifò di più. Avevo fatto lo sbaglio di mettere via la Piccola Macintosh. Quando balzò verso di me non ebbi tempo di estrarre la pistola, od anche solo di pensare. Reagii istintivamente, agguantando telecineticamente la creatura e spingendola lontano da me, proprio come con la granata. Solo che questa volta eravamo in una piccola stanza e non c’era un posto dove lanciarla, così rimbalzò indietro contro il muro, bloccata e sibilante. Un secondo balzò giù, colpendo il terminale e cadendo a terra. Alzai uno zoccolo posteriore e lo feci scendere con tutta la forza possibile sul- 110 Fallout: Equestria — Parte I la testa della creatura. Impennandomi colpii quello che stavo tenendo bloccato con una percossa fatale. Il terzo mi saltò direttamente sopra, agganciandosi con gli artigli alla mia criniera. Urlai come una puledra. «Toglilo! Toglilo! Toglilo!» Mi dimenai nel panico, infilando uno zoccolo posteriore nel terminale che emise un suono di vetri infranti e scoppiettii assortiti. Potevo sentire i peli bruciacchiarsi attorno allo zoccolo. Mi girai verso la porta e vidi Calamity prendere la mira. BLAM! La mia mente evocò un flashback di me ferita e morente, colpita più volte proprio da quello stesso pony che scendeva in picchiata verso le rotaie, mirando di nuovo verso di me. Senza pensare mi lanciai verso la porta, cercando di schivare quel colpo. . . un secondo dopo che Calamity aveva già sparato, squarciando il gatto-serpente e lasciandomi incolume. Mi rimisi incerta sui miei zoccoli. Provai a sorridere, anche se potevo sentire che era più una smorfia. Potevo leggerglielo in faccia: voleva dirmi che potevo fidarmi di lui, dirmi di smettere di aver paura che mi stesse per sparare. Ma non l’avrebbe detto. Non poteva perché sapeva che avevo ogni diritto e ragione di aver paura dei fucili con lui attorno. Che avrei dovuto agire in quella maniera. In quel momento realizzai qualcosa. Era veramente dispiaciuto di avermi sparato. Non dispiaciuto di aver sparato alla nuova eroina locale che aveva salvato dei cittadini. Ma dispiaciuto di aver sparato a me. Non era lì per imbarazzo. Non stava cercando di aggiustare una qualche perdita di reputazione o di posizione, ai suoi occhi od a quelli di chiunque altro. Era realmente rammaricato di avermi quasi fatto morire. Non mi ero nemmeno accorta che la stessi pensando in quella maniera. Ma ora mi resi conto di averlo fatto. Dannazione, ora mi sentivo come se fossi io a dovermi scusare con lui. Si girò, guardando verso il soffitto. «Credo che il rumore dello sparo li abbia spaventati.» Capitolo Cinque — Calamity 111 «Per adesso,» annuii. Avevo avuto la mia rivelazione, ma non glielo potevo dire. Lo avrebbe subito negato, e poi ci sarebbe stato solo imbarazzo. Era uno stallone, dopo tutto. . . Dannazione! Mi rimproverai per avere avuto un pensiero del genere. Non che fosse difficile capire cosa mi avesse spinto a pensarla così. Guardai lo stupido manifesto. «Odio questa Scuderia.» La Piccola Macintosh schizzò attorno, sparando altri tre colpi guidati dal SATS. Tre altri di quei gatti-serpenti vennero scaraventati nell’oblio. Erano facili da uccidere, il che difficilmente bilanciava l’essere così piccoli, veloci ed agili. Ed estremamente aggressivi! Molti altri cercarono di saltare sopra Calamity, trovando pane per i loro artigli. Sgroppò, buttando indietro le ali e scagliandoli in aria, e tirò un calcio con gli zoccoli posteriori uno dei caduti, trasformandolo in un impasto rosso. «Quanti di. . . questi mostriciattoli. . . pensi ci siano?» Sparai ad una delle creature che Calamity aveva lanciato, mancandola. E di nuovo, questa volta colpendola. L’ultima mi scansò, saltando sulla schiena di Calamity. Lo sentii urlare quando la creatura affondò i denti nel retro del suo collo. «Tranquillo, ce l’ho!» Strappai telecineticamente via la creatura, col mio corno che brillava fieramente mentre alzavo la Piccola Macintosh fino al corpo miagolante, grondante il sangue di Calamity, e premevo il grilletto. «Dannazione, quella cosa mi ha morso.» «Sta’ fermo. Fammi guardare.» Stavo già tirando fuori dalle mie bisacce le bende mediche. Le stavo per finire. Sapevo che ne avremmo potuto trovare altre o nell’ambulatorio (che doveva essere più avanti) o nei bagni della zona residenziale (che avrebbe voluto dire tornare un sacco indietro). 112 Fallout: Equestria — Parte I Eravamo passati attraverso l’area di manutenzione, un viaggio lungo, umido ma anche un tranquillo spulciare nella parte più profonda della Scuderia, che era mezza piena d’acqua. Avevamo trovato lo spogliatoio, e con la password avevamo aperto la cassetta di sicurezza. La mia raccolta di forcine mi faceva stare molto più tranquilla, e Serrature Moderne era ordinatamente posto nelle mie bisacce. Le uniche creature che avevamo trovato nelle officine erano morte. Affogate. Nonostante sembrassero un incrocio tra un serpente ed un gatto, i piccoli mostri non sembravano in grado di nuotare. Ringrazia le terre devastate per i piccoli piaceri quando riesci ad averli. Iniziammo, comunque, a trovare scheletri. Sporadicamente all’inizio, ed ora in gruppi. Più ci avvicinavamo all’atrio, il cuore della Scuderia, e più morti trovavamo. Non potei fare a meno di immaginare qualcuno che camminasse nella Scuderia Due e trovasse alla stessa maniera i cadaveri di tutti quelli con cui avevo vissuto fino a qualche giorno prima. Per un istante fu troppo. Dovevo riposare, per schiarirmi le idee. Non meno di nove di quelle dannate cose scelse quel momento per attaccarci. Mentre bendavo la ferita di Calamity feci una smorfia alla mia mancanza di abilità mediche. Se avessi cercato di entrare nel «Ministero della Pace» mi avrebbero cacciato fuori a calci nella coda. Era già abbastanza brutto quando a morire sarei stata soltanto io, se non avessi saputo quale fosse il lato giusto della bottiglia di una pozione. Non mi piaceva per nulla avere qualche altro pony che si affidava alle mie (mancanti) abilità. Ma ancora stavamo muovendoci nella giusta direzione. Tranne che non lo stavamo realmente facendo, vero? Più ci pensavo e meno le mie motivazioni per gironzolare lì sotto suonavano ragionevoli. Finendo, mi volsi e guardai indietro verso la strada da cui eravamo venuti. «Va bene, è andata così. Sono stata una pony stupida. Ci giriamo indietro, galoppiamo verso l’ingresso, ci barrichiamo ed aspettiamo che la dannata tempesta finisca. Poi usciamo e chiudiamo la porta dietro di noi.» Capitolo Cinque — Calamity 113 «Ehm. . . in realtà. . . io voto per continuare verso la clinica.» Mi girai, sorpresa. Vedendo Calamity, la mia sorpresa si trasformò in stupore. Poi in orrore. «Spero che. . .» vacillò, pallido sotto il manto «. . . magari ci tenevano qualcosa per. . . sai. . . veleno?» Thump. Così cadde il pegaso12 . «Calamity!» Chimera dalle note personali del Dottor Mora13 , Capo Medico, Scuderia 24 Ho scelto di chiamare questa nuova specie «chimera» per quelle che mi paiono ragioni decisamente ovvie. La creatura è il risultato di una selvaggia esplosione magica da parte di una senza dubbio decisamente dotata puledra di nome Quanta. In un lampo di energia magica incontrollata, Quanta è riuscita a fondere più creature nelle sue vicinanze in un unico essere—una completamente nuova forma di vita pienamente funzionale. Alla prima chimera sono serviti molti giorni di muta prima di rivelare la sua vera natura, durante i quali un’altra puledra, Codacarota, è stata attaccata dalla creatura. È stata condotta rapidamente alla clinica, ma è morta in poche ore a causa di una tossina magica iniettatale dalla creatura. Dopo la muta, la chimera ha successivamente attaccato un operaio della manutenzione di nome Cornogrigio. Questa volta sia la chimera 12 Nell’originale, down went the pegasus. Credo sia la parodia al verso della poesia “The Loss of the Royal George” di William Cowper, che recitava down went the Royal George, “la Royal George affondò”. Il tono è indiscutibilmente epico. 13 Nell’originale Brierberry, che sarebbe più precisamente una varietà di mora selvatica. 114 Fallout: Equestria — Parte I che la sua vittima erano completamente maturi ed adulti. Sulla base del caso di Codacarota abbiamo trattato Cornogrigio con incantesimi anti veleno e pozioni, ma senza successo. Cornogrigio è sopravvissuto il triplo di Codacarota, ed è stato in estrema agonia per la maggior parte di quel periodo. È stato solo dopo la morte di Cornogrigio che abbiamo scoperto la componente chiave del miscuglio della chimera. Come si può osservare nelle immagini allegate a questo documento, gli elementi felini e serpentini della fusione sono abbastanza ovvi (vedi immagini C-1 e C-2).. Quello che inizialmente non avevamo realizzato, e non avremmo potuto sospettare, è che doveva esserci stato un qualche tipo di insetto nell’aula dove Quanta ha lanciato il suo incantesimo, e che anche quello è stato infuso nella creatura ad un livello più profondo. Si può osservare che le zanne della chimera non sono molto simili a quelle di un serpente, ma presentano maggiori analogie con l’ovopositore di un insetto. Il comportamento di questa specie è estremamente aggressivo, ed attacca ogni possibile ospite nel quale possa iniettare le sue uova. Nel giro di un solo giorno le uova maturano all’interno dell’ospite, dopo di ché una figliata di cuccioli di chimera scaverà la strada fuori dal corpo del pony infetto, uccidendolo definitivamente se già non era morto. Nel caso di Cornogrigio, cinque nuove chimere esplosero fuori dal suo corpo meno di un’ora dopo che era stato dichiarato morto (vedi immagine C-3). Si può immaginare la faccia del mio assistente (ma non si è obbligati; vedi immagine C-4). Fortunatamente dal caso di Cornogrigio e dagli esemplari di cuccioli di chimera che ci ha fornito, siamo stati in grado di progettare e creare una pozione anti chimera. Sfortunatamente, alcune delle erbe richieste erano disponibili in tragicamente basse quantità, quindi c’è un’alta probabilità che non se ne avrà abbastanza per tutti. Il Capostallone ne tiene una bottiglia sigillata nel sui ufficio, assieme alla ricetta. Nel frattempo sto tenendo il resto nel refrigeratore medico qui in clinica nell’attesa che il Capostallone decida come attuare la distribuzione. Capitolo Cinque — Calamity 115 Oh, che Celestia abbia misericordia! Nel tempo che ci misi a leggere l’orrore mi aveva intorpidito. Lentamente mi alzai dal terminale del Dottor Mora ed osservai la clinica. C’erano scheletri di pony ovunque. Dozzine di loro erano accatastati davanti alla porta aperta del refrigeratore medico. Altri erano aggrovigliati tra di loro. Una nuova specie, estremamente ostile, che immobilizza le sue vittime con un singolo morso e poi le tortura a morte da dentro al massimo in una giornata. . . e facendo così può quintuplicare il suo numero? Realizzai rapidamente che l’unica cosa che avesse impedito alle chimere di ricoprire le Terre Devastate d’Equestria era il fiume ed il fatto che non potessero nuotare. Grazie terre devastate per l’enorme favore! Se fossimo sopravvissuti avrei fatto una chiacchierata con Argano riguardo la definizione di «qualche piccolo problema». La sottostima non è una virtù, nelle Terre Devastate d’Equestria. Guardai il letto dove stava riposando Calamity, che sembrava ancora più debole di prima. Oh Dee, non potevo dirglielo! Lasciamogli pensare di essere avvelenato; era molto meglio. Inutilmente andai ad aprire la porta della cella frigorifera, già sapendo che non avrei trovato nulla dentro. Va bene, ultima possibilità. Andai verso la finestra della clinica e guardai nell’atrio. La stanza era scura. Ogni luce era fulminata. L’unica illuminazione veniva dalla coppia di luci ancora funzionanti della clinica e da quelle intermittenti e tremolanti che provenivano dalla finestra rotonda dell’ufficio della Capogiumenta (no, del Capostallone) in alto. Se c’era una singola dose rimasta di. . . «antidoto». . . sarebbe stata al sicuro sotto chiave in una cassaforte lassù. L’unico modo di raggiungerla era attraverso l’atrio. L’atrio brulicava di chimere. Deglutendo forte mi girai verso Calamity. E gli dissi il piano. Dopo avermi guardato a lungo, Calamity finalmente disse «È una follia». 116 Fallout: Equestria — Parte I Mi concentrai, il mio corno cominciò a brillare ed aprii le mie bisacce. «Ce la farò.» «Non ce la farai! È un suicidio. E ci ucciderai entrambi!» Lo guardai duramente. «Fammi indovinare. Stai pensando che lo dovresti fare tu, visto che sei già. . . avvelenato. Poco importa se non riesci nemmeno a stare in piedi senza aiuto. Ed a malapena con.» Il pegaso color ruggine riuscì a guardarmi in tralice. «Allora vattene da qua. Almeno uno di noi sopravviverà a questa folle Scuderia.» Ora dovevo giocare sporco. «Non lascerò indietro un amico.» Ricaricai la Piccola Macintosh. Calamity tossì. Mi guardò con genuino stupore. «Amico? Ma. . . ti ho sparato.» Ruotai gli occhi verso di lui. Ed annuii. «Si, lo hai fatto. E per questo ho intenzione di pungolarti per il resto della tua vita. E sono sicura che il mio sangue non valga, se tu muori oggi.» «Non fare la stupida ostinata, Littlepip. Non c’è un dannato modo che tu possa. . .» Facendo levitare lo StealthBuck per farlo vedere a Calamity, sorrisi con molta più sicurezza di quanta ne sentissi. «Ho questo.» Furono, senza dubbio, le due ore più strazianti della mia vita. Avanzando centimetro dopo centimetro nell’oscurità, circondata da predatori letali. Loro non potevano vedermi. Ma nell’oscurità era solo tramite il mio EFS e l’incantesimo di mira che potevo evitare di calpestare od urtare una di loro. Era un campo minato. E quando lo attraversai, realizzai come chiamare la mia stessa stupidità un «campo minato sociale» fosse una flagrante ingiustizia nei confronti di un vero campo minato, e di chiunque fosse mai finito in uno. Quello era un campo minato. E tutte le mine Capitolo Cinque — Calamity 117 erano vive ed in movimento. Una mossa sbagliata e non sarei stata solo io a morire. Ma ce la feci. E per una volta le terre devastate concessero favori. La porta del Capostallone era facile da forzare come preventivato. Dallo scheletro ipotizzai che il Capostallone si fosse chiuso dentro, e temetti che avesse bevuto la pozione anti chimera. Ma dentro la cassaforte trovai sia lei che la ricetta, assieme ad una vecchia registrazione. Pensai fossero le sue ultime parole. Se fossi stata alla Scuderia Due, e fossi stata la Capogiumenta, ed avessi visto tutti morire a causa di un qualche incidente magico? Credo che avrei fatto lo stesso. Presi tutti e tre gli oggetti. Pensai che dovevo, considerando cosa mi stavo per mettere a fare. Anche dopo aver bevuto il rimedio, a Calamity sarebbe servito del tempo per rimettersi. Non c’era modo di sapere quanto. Sollevando sia il pegaso che la Picola Macintosh seguii all’indietro il percorso, anche troppo conscia del fatto che le dannate chimere stavano usando i condotti di ventilazione e non ci si poteva fidare nemmeno delle aree già ripulite. Rifeci tutta la strada fino al magazzino vicino alla porta principale. Mi sedetti con Serrature Moderne davanti e lo scorsi rapidamente, cercando tutti i consigli che potevo in poco tempo. Le sottolineature mi aiutarono sul serio. All’esterno un tuono scosse rassicurantemente la montagna. Guardai in alto e ringraziai Celestia per la tempesta. I consigli del libro risultarono utili. Con un po’ di sforzo e solo una forcina riuscii ad aprire la scatola con su scritto dinamite. Rimossi cautamente ogni candelotto. Poi posi un accoccolato Calamity dentro la scatola e la chiusi. Se una chimera fosse dovuta entrare mentre io ero occupata, non volevo potesse arrivare a lui. Per le successive due ore corsi avanti ed indietro per tutta la Scuderia Ventiquattro. Dappertutto tranne che nell’atrio. Aprii ogni porta che potesse essere aperta. E poi la bloccai con un cestino, od un archivio puntellato o con qualsiasi altra cosa che le impedisse di chiudersi. 118 Fallout: Equestria — Parte I Per l’atrio, dopo aver recuperato le forniture mediche della clinica, lasciai un candelotto acceso sul davanzale della clinica e corsi via. Il resto della dinamite serviva per allargare abbastanza la caverna da far entrare il fiume. Nel tempo che ci misi a preparare il tutto, Calamity si era ripreso e si stava chiedendo come mai fosse stato impacchettato come eplosivo ad alto potenziale. I suoi occhi si allargarono sempre più mentre gli spiegavo cosa stessi facendo. «Dannazione!» disse solo. Eravamo stati nella Scuderia Ventiquattro per la maggior parte della notte. Era l’alba quando ritornammo a Nuova Appleloosa. Almeno in teoria. La tempesta aveva smesso di martellare col suo peggio le terre devastate ed ora si accontentava di pioverci solamente addosso. Candi fu abbastanza gentile da lasciarmi schiantare su un letto libero della sua clinica. Un più che giusto pagamento per averle dato la cura anti chimera. Una copia, naturalmente. Stava ancora piovendo quando mi svegliai, più tardi nel pomeriggio. Ed era sera tardi quando Calamity si svegliò e trotterellò fuori per raggiungermi. Per allora ero finalmente riuscita a fare qualche progresso sotto l’insegnamento di Argano. Stavo ansimando e sudavo copiosamente, e ci fermammo a bere una Sparkle Cola. «Direi che siamo pari», dissi a Calamity mentre Argano faceva levitare una bottiglia di Sparkle Cola gelata davanti ad ognuno di noi. «Non capisco.» «Se fossimo rimasti alla porta non saresti mai stato morso.» «Se fossimo rimasti alla porta non avresti mai trovato l’antidoto.» «Se fossimo rimasti non ne avresti mai avuto bisogno.» «Ah-ha! Ma qualche altro pony magari si! Argano aveva detto che stavano avendo dei problemi con le creature, quindi ovviamente qualcuna di loro era uscita.» Capitolo Cinque — Calamity 119 Merda! Me n’ero completamente dimenticata! Comunque, con un po’ di fortuna e con la loro tana distrutta. . . «Non era la tua Scuderia, sai.» La voce di Calamity aveva assunto un tono solenne. Guardai il mio nuovo amico. «Cosa?» «So che sei cresciuta in una Scuderia. Ma non era quella Scuderia.» Naturalmente non lo era. Lo sapevo, ma non ero ancora sicura di cosa Calamity volesse arrivare a dire. «È solo che. . . sembravi prendere quello che abbiamo trovato laggiù, non so. . . personalmente.» Mi guardò onestamente. «Volevo solo ricordartelo, è tutto.» Aveva ragione, naturalmente. Non so cosa stessi cercando o che cosa mi fossi aspettata di trovare. Ma avevo permesso che la Scuderia Ventiquattro diventasse un affronto personale. La Scuderia Ventiquattro non era mai stata casa mia. Non avevo mai avuto nulla a che fare con lei. Gli unici fili che collegavano le diverse Scuderie erano vecchi di due secoli, recisi e sotterrati in una storia quasi del tutto dimenticata. La Stable-Tec non esisteva da molto, molto tempo. Non le dovevo alcuna fedeltà, e non avevo alcuna responsabilità verso morti tanto antiche. «Oh!» Tirai fuori la registrazione presa nell’ufficio del Capostallone. «Dovremmo ascoltare cosa c’è sopra?» Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Pistolero—Quando usi un’arma da fuoco tenendola in bocca o facendola levitare, la tua possibilità di colpire usando il SATS aumenta del 25%. Aggiunto vantaggio di missione: Telecinesi Possente (livello uno)—Triplica la massa che puoi far levitare con la tua magia da unicorno. Capitolo Sei La Verità dei Fatti «Meglio soli che male accompagnati.» Salve! Il mio nome è Scootaloo. Probabilmente mi conosci (perché sono abbastanza famosa) per le mie fantastiche performance ad eventi come il GALLoPS dell’anno scorso, o magari solo come fondatrice della Red Racer. ... Nulla che significhi più un dannato accidente, naturalmente. Se stai ascoltando questa registrazione significa che sono stati attivati i Protocolli di Emergenza di Livello Omega e tu stai. . . ora stai. . . oooh, dannazione! Scusa. Va bene. . . Da adesso ti parlo in qualità di vice presidente della StableTec. Sei stato nominato Capogiumenta (o, nel caso della Scuderia Ventiquattro, Capostallone) di una Scuderia Stable-Tec per la preservazione della vita. Sei stato scelto per il tuo senso di lealtà e del dovere, sia verso i pony attorno a te che verso la compagnia. E nonostante la sede della Stable-Tec ora. . . probabilmente. . . non è altro che un mucchio di rovine fumanti, i nostri ideali sopravvivono. La tua Scuderia è stata scelta per partecipare ad un vitale progetto sociale. Il primo obiettivo della tua Scuderia, come di tutte le altre, è salvare le vite dei pony all’interno. Ma c’è anche uno scopo più alto oltre al salvare le vite dei singoli pony. Noi alla Stable-Tec capiamo che non si fa nulla di buono per la stirpe dei pony se ci si salva oggi soltanto per ammazzarsi a vicenda più tardi. Dobbiamo capire dove abbiamo sbagliato. Dobbiamo trovare una strada migliore. E dobbiamo essere pronti ad implementarla il prima possibile quando le porte della Scuderia si 121 122 Fallout: Equestria — Parte I apriranno. . . ed a sopravvivere a quello che gli attuali governanti saranno riusciti a fare ad Equestria. . . . . . dannazione! I-io proprio spero che nessun pony debba mai ascoltare questo. Non potremmo aver fatto tutto questo per nulla? Ci stanno veramente per distruggere tutti, non è vero?. . . Scusa. Sono di nuovo del tutto fuori copione. Dov’ero rimasta? Ah, si. In breve, la Stable-Tec sta lavorando per assicurare una più. . . più 1 società alle generazioni future2 . Nella cassaforte del tuo ufficio troverai un elenco di istruzioni speciali e di obiettivi, assieme ai dettagli su come la tua specifica Scuderia sia stata progettata per portare avanti la vostra parte. Se in un qualsiasi momento dovessi credere che la tua parte nel progetto stia minacciando la sicurezza dei pony sotto la tua responsabilità. . . nel suo complesso. . . dovrai interrompere la partecipazione ed intraprendere tutti i passi necessari per correggere la situazione. In qualsiasi altra circostanza, comunque, è cruciale che tu ti attenga alle direttive fornite e che mantenga informata la Stable-Tec di tutti i risultati, come è scritto nelle tue istruzioni sigillate. Grazie. Da tutti noi. Da tutta Equestria. . . ... Grazie, e possa qualche pony lassù avere pietà di tutti noi. Non certo il messaggio che mi ero aspettata. Ora le mie emozioni nei confronti delle Scuderie erano completamente sballate nella mia testa, e tutto quello che volevo era dimenticarmene completamente. «Abbandona il vecchio, abbraccia il nuovo, giusto?» Bussai di nuovo con lo zoccolo sul bancone. «Apple Whiskey, un altro dei tuoi speciali, per piacere!» 1 Stabile Gioco di parole sul doppio significato del termine stable, che significa sia “scuderia” che “stabile”. 2 Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 123 Apple Whiskey, l’unicorno barista che possedeva e gestiva la Taverna del Casello, mi riempì un altro bicchiere. Poi, mentre lo guardavo, allineò sette mele sul bancone—bellissime mele dorate, molto diverse da quelle pallide ed insapori della mia non-casa—ed agitò il suo corno sopra di esse trasformandole una ad una in bottiglie della bevanda di mele fermentate in assoluto più deliziosa, ammazza dolore e svuota testa possibile. Di fianco a me, Calamity battè gli zoccoli a terra in applauso e diverse giumente nella taverna fecero un gridolino. «Non so perché mi sono sorpresa», mezzo sussurrai avvicinandomi a Calamity. «Il vostro capo è uno stallone, dopo tutto.» Le orecchie di Calamity si rizzarono e mi diede un’occhiata carica di scioccata confusione. «Il mio capo? Io non ho un capo!» Non sapevo dire se era suonato più offeso o preoccupato. Agitai uno zoccolo. «L’ho ascoltato. Sulla robofatina. Quando non stava facendo l’Osservatore.» Calamity mi guardò con ancora maggior confusione. E poi scoppiò in una fragorosa risata. «Cosa? Occhiorosso3 ?» Si girò verso il resto del bar. «Ehi, pony. Qua Littlepip pensava che Occhiorosso fosse il nostro capo!» L’intera taverna si unì nella risata. «Buona Dea, ragazza!» esclamò una delle giumente in fondo al bancone, «Occhiorosso non è altro che un borioso finocchio! Diavolo, non lo sto nemmeno a sentire quel canale! Non quando il DJ è in onda!» «Uh?» «Eggià,» concordò uno stallone da un tavolo vicino mentre raccoglieva una pila di tappi di bottiglia dai suoi compagni, che lo guardavano storto mentre molti di loro davano occhiate disgustate a dei rettangolini di carta colorati. «Ci provi il vecchio Occhiorosso a venire fuori ed a tentare di rendere Nuova Appleloosa parte del suo cosiddetto nuovo mondo! Prenderò personalmente tutta la sua unità e fratellanza e gliela infilo dritta nel. . .» 3 Nell’originale, Red Eye. 124 Fallout: Equestria — Parte I «Dai le carte!» lo interruppe di malumore il pony di fianco a lui. «Quindi. . .» Lottai per inserire i nuovi tasselli nel puzzle che mi stavo costruendo in testa. Le bevute erano ottime per dimenticare, ma non così buone per pensare. «. . . la voce non-Osservatore nelle robofatine è Occhiorosso, e non è il vostro capo. . .» «Cos’è questa roba dell’osservatore?» chiese la giumenta vicina a me. «Quelle robofatine sono solo radio. Occhiorosso non può realmente controllare i pony attraverso di loro. Non sono videocamere!» Si girò verso Calamity. «Voglio dire, riesci ad immaginare se lui potesse. . . ?» Bene, sapevo che quello non era vero. Ma apparentemente il fatto che quelle robofatine potessero essere usate come spie non era conoscenza comune. L’Osservatore mi aveva suggerito qualcosa del genere. Uno dei pony in fondo al bancone chiamò, «Ehi, Apple Whiskey! Metti sul DJ!» Apple Whiskey guardò una scatola marrone, in cima ad uno dei ripiani, che aveva cavi che la collegavano ad altoparlanti sparsi per la Taverna del Casello. Con una leggera luce del suo corno la radio si accese e la bellissima voce di una giumenta, forse la più dolce che avessi mai sentito (o, almeno, una degna seconda a quella di Velvet Remedy) uscì dalle casse. «Come è successo? Cosa ho fatto? Cercavo di aiutare, ma ho fatto tanto male. Vorrei nascondermi. Vorrei scappare. Vorrei trovar modo di ricominciare4 . . .» La voce, e la canzone che eseguiva, era così solenne e triste e carica di determinazione da spingere la mia mente verso luoghi non felici. Presto fui sull’orlo del pianto, e dovetti sforzarmi per non farlo. Pensai che un’altra bevuta avrebbe aiutato, così finii il mio bicchiere e bussai per un altro. 4 La traduzione di questa canzone, come di tutte le successive nel corso dell’opera, non è strettamente letterale: ho cercato di mantenere la ritmica dell’originale, quindi qualche parola o sfumatura è andata persa. Sottolineo quel “ho cercato”. Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 125 «. . . ho scordato la guerra combattendo le mie battaglie. Ora il mondo mi pesa caricato sulla sella. . .» Oh, era insopportabile. Mi si stava spezzando il cuore, e non ero nemmeno sicura del perché. Cercai una distrazione. «DJ? Chi è il DJ?» Le risposte arrivarono velocemente, quasi troppo veloci per potergli stare dietro. Sembrava che ogni pony nella taverna avesse qualcosa da dire. «DJ Pon3, naturalmente!» «C’è sempre un DJ Pon3!» «La miglior musica delle Terre Devastate d’Equestria!» «. . . si, tutte le, quante, dodici canzoni? Venti?» «È un pony ghoul. In giro da sempre.» «No, non lo è. Continuano a cambiare. Quando ero puledra, il DJ era una giumenta!» «Ho sentito dire che è un pegaso. Ha la stazione su, nelle nuvole. È così che sa sempre quello che sta succedendo.» «Questa è una stupidaggine. Ogni pony sa che la stazione di DJ Pon3 è nella Tenpony Tower nelle Rovine di Manehattan!» «Anche lui è un pony ghoul! È in giro fin da prima della guerra!» «Ho sentito che il DJ Pon3 originale era in realtà una giumenta che si chiamava Vinyl Scratch e che morì quando il fuoco magico delle zebre cancellò Manehattan. Ma suo nipote venne risparmiato, perché era nella Tenpony e tutto il resto, e ne prese il mantello.» «Avevo sentito fosse la sorella.» La mia testa girava. Calamity mi sorrideva affettatamente. Avvicinandosi sussurrò «C’è sempre un DJ Pon3.» E, in sottofondo, la voce di apparentemente infinita bellezza e tristezza, piangeva «Come posso sistemare le cose? Quante volte devo provare? 126 Fallout: Equestria — Parte I Ti prego, questa volta, lasciamelo fare!» La musica sfumò. Ed una voce uscì dalla radio. «Qui è DJ Pon3, e quella era Sweetie Belle che cantava una delle grandi verità delle terre devastate: ogni pony ha fatto qualcosa di cui rammaricarsi. Ed adesso, miei piccoli pony, è l’ora delle notizie! Vi ricordate di quando vi ho raccontato di quei due pony strisciati fuori dalla Scuderia Due? Bene, mi hanno segnalato che una di quei piccoli pony ha fatto fuori il covo di razziatori nel cuore di Ponyville, salvando numerosi prigionieri—compresa la nostra amata autrice della Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate, Ditzy Doo! Ehi ragazza, grazie! Da tutti noi! Ed ora il tempo: nuvoloso dappertutto, con possibilità di pioggia, sparatorie e sanguinosi smembramenti. . .» Non ascoltai realmente tutto il resto. Ero troppo stordita. Ero alla radio. DJ Pon3 stava parlando di me. Nel mio cuore si mischiarono orgoglio e panico, ed il secondo inghiottì rapidamente il primo. Ero stata fuori meno di una settimana, e già avevo una reputazione che si spandeva su tutte le Terre Devastate d’Equestria. . . una reputazione che mi dipingeva come un pony molto più eroico e capace di quanto fossi realmente. «. . . un’ultima cosa, l’altra abitante della Scuderia è stata vista per l’ultima volta vicino ad Appleloosa. Le mie preghiere vanno a lei. E questa è la verità dei fatti. Ora torniamo alla musica. Ecco Sapphire Shores che ci canta come il sole non si possa nascondere per sempre. Dalle tue labbra alle orecchie di Celestia, Sapphire!» Per un momento tutto parve fermarsi. «Cosa?!?» mi volsi verso Calamity, «Vicino ad Appleloosa? Pensavo che questa fosse Appleloosa!» Calamity ridacchiò, non avendo ancora finito di divertirsi con la mia ignoranza delle terre devastate. «Impossibile, Littlepip! Questa qui Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 127 è Nuova Appleloosa! Non puoi avere una nuova senza avere una vecchia, non trovi?» Poi divenne improvvisamente serio. «Ora, tu non vuoi andare da nessuna parte vicino alla vecchia Appleloosa, mi hai capito? È una città di schiavisti!» Apple Whiskey interruppe. «Beh, non c’è pericolo ad andare là per commerciare. Gli vendo un bel po’ del mio personale whiskey di mele, a quella gente là.» Ero stupefatta. Di sicuro stava scherzando! «Tu. . . commerci coi pony schiavisti!?» «Già. In effetti ho un treno che va in quella direzione proprio domani.» Lo guardai incredula. «Commerci con gli schiavisti!?!» Calamity mi sussurrò all’orecchio, «Perché credi che non sono mai stabilito qua.» Non era una domanda. La mattina dopo mi ritrovai sotto la pioggia a guardare il treno, sentendomi non poco colpevole per aver passato l’ultimo pomeriggio a caricare i carri merci come parte del mio allenamento con Argano. Quel pomeriggio sarebbe andato diversamente se avessi saputo dove fossero destinate quelle merci. «Posso parlarti un po’ di questo, vero?» Calamity stava di fianco a me, e controllava le cariche della sua bardatura da combattimento. Avevo un dolore sordo alla testa—le conseguenze di troppo whiskey di mela—ma stavo pensando con chiarezza. Sapevo che era folle, ma dove c’erano schiavisti ci sarebbero stati anche schiavi da salvare. Sapevo che parte di me stava cercando di rimanere al livello della mia sovrastimata reputazione; ma ero anche stata una prigioniera, anche se solo per poche ore, e non potevo soltanto ignorare il fatto che ci fossero dei pony che avessero bisogno di qualche altro pony a cui importasse abbastanza da provare ad aiutarli. «No.» 128 Fallout: Equestria — Parte I «Bene, allora vengo con te. Ho sempre voluto andare a sparare qualche colpo in quel dannato posto. Magari, se ci siamo in due, potremmo anche avere una possibilità.» Le sue parole mi lasciarono immensamente sollevata. «Parlerò con Ditzy Doo per i rifornimenti. Non voglio che nessuno di noi rimanga senza munizioni là. O cibo. Possiamo prendere il treno su per le montagne e giù per il deserto, ma probabilmente dovremo tornare indietro trottando.» Ci rimuginai sopra, ed all’improvviso pensai che anche se avessimo avuto i nostri rifornimenti, che ne sarebbe stato degli eventuali pony che avremmo salvato? Sarebbero stati in grado di affrontare quel tipo di viaggio? Non che quelle domande mi spaventassero più di tanto. Ma avremmo dovuto trovare un modo di convincere i pony che trainavano il treno ad aspettarci. Dopo che avremmo «derubato» la città con cui stavano commerciando, niente meno. Espressi i miei dubbi a Calamity. «Avrai bisogno di fare davvero un bel discorsetto se vuoi convincerli a fare qualcosa del genere», replicò, poi sembrò avere un’idea. «Conosco un pony qua in città che potrebbe avere quello che ti serve per riuscirci!» Calamity trottò via, lasciandomi lì a guardare di nuovo il treno. Mentre aspettavo cercai di familiarizzarmi con il treno. I pianali ed i carri merci portavano le mercanzie. I vagoni passeggeri, in questo caso solamente uno, servivano per portare i pony. L’elegante vagone rosso in coda e quello grande e bronzeo e con una ciminiera che si trovava in testa erano misteri. Non sapevo nulla del primo, ed il secondo lo riconoscevo solo per un elemento simile che faceva parte di quel guazzabuglio che era l’Assolutamente Tutto. Curiosa, chiesi cosa servissero quei vagoni ad uno dei pony da traino. Fu felice di rispondere. «Quello dietro è il vagone di servizio.» Puntò uno zoccolo verso il vagone rosso sul retro. «Ha i freni. Vedi, quando saliamo per la montagna dobbiamo continuare a cambiare le squadre di traino perché è un Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 129 lavoro faticoso. Una squadra tira, una squadra si fa portare e guarda in giro in caso di razziatori. Ma quando si scende dalla montagna, allora ogni pony sale. Ed usiamo i freni per non andare troppo veloci.» Ora stava indicando quello di fronte. «Quella si chiama locomotiva. Serve per trainare il treno. Anche se la usiamo principalmente per il fischio. Tiene le bestiacce lontane dai binari.» Eh? «Per trainare il treno? Pensavo foste voi ragazzi a trainarlo?» «Eggià. Lo facciamo noi.» «Allora. . .» «Beh, perché la locomotiva non va senza carbone. Ed anche se ce l’avessimo, non abbiamo il vagone apposito per trasportarlo. Così, invece, usiamo la forza dei pony.» Non aveva alcun senso. «Quindi la locomotiva serve a trainare il treno, ma la locomotiva non può tirare il treno, quindi voi dovete trainare la locomotiva ed il treno?» Dovevo essermi persa qualcosa. «Già.» Argh. «Va bene. . . allora perché non avete carbone? Dov’è il carbone?» Il pony del treno roteò gli occhi verso di me. «Oh, non esiste carbone in Equestria.» Sentii qualcosa scattare nella mia testa. «Tutto il carbone proviene da una terra molto, molto lontana.» «Allora. . . in che modo. . . il carbone. . . sarebbe dovuto arrivare qui?» «Col treno, naturalmente!» Argh! Ne avevo abbastanza. Avevo bisogno di smetterla di imparare cose sui treni. Mi facevano venire male al cervello. Quella conversazione aveva peggiorato tantissimo il mio mal di testa! Schizzando nelle pozzanghere Calamity trottò indietro. Dopo che il pony del treno era tornato al suo lavoro, Calamity si impennò ed agitò gli zoccoli, facendo una finta espressione spettrale. «Oooooh! Tutto il carbone è in una strana e lontana terra straniera. . . piena di zebre! OooOOOoooh!» Lo guardai per nulla sorpresa. «Hai finito?» 130 Fallout: Equestria — Parte I Si rimise a quattro zampe e tirò fuori una scatoletta dalle sue bisacce, offrendomela coi denti. La feci levitare per guardarla meglio. La scatoletta aveva il disegno in rilievo di una zebra. «Sono quelle che venivano chiamate Ment-ali Party-Time5 . Fatte usando le Ment-ali e. . . beh, dell’altra roba. Garantito che ti rendono l’anima della festa. Quelle cose ti tolgono il doposbronza, ti schiariscono la testa e ti rendono il miglior parolaio di tutte le terre devastate.» Le guardai dubbiosa. Ma poi, avevo fiducia in Calamity, e che cosa avevo da perdere? Aprendo telecineticamente la scatoletta, tirai fuori uno dei quadratini e me lo misi in bocca, masticandolo sperimentalmente. Dovevo ammetterlo, erano saporite, anche se il retrogusto era un po’ amaro. Ma non mi sentivo in alcun modo differente da. . . WHOA! Il mondo intero si mise improvvisamente a fuoco. I colori diventarono più brillanti e piacevoli. Anche la pioggia sembrava più bella. Ed i miei pensieri! Stavo pensando più chiaramente di quanto avessi mai fatto! Capivo cose che non avrei mai potuto prima. Per Celestia, dove erano state quelle cose meravigliose per tutta la mia vita? Mi sentii sicura. Trovare la cosa giusta da dire sarebbe stato così facile. Avrei potuto convincere qualsiasi pony a fare qualsiasi cosa! E lo avrei dimostrato! Ore dopo, fissavo fuori dal finestrino del vagone passeggeri, guardando il panorama scivolare via. O, almeno, quel poco che riuscivo a vedere considerando che il cielo si era scurito e la pioggia era nuovamente peggiorata. Ricordando i torrentelli che scendevano giù dalla parete vicino alla Scuderia Ventiquattro, pregai perché la tempesta non ci causasse problemi mentre salivamo su per la montagna. 5 Nell’originale, Party-Time Mint-als. Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 131 Convincere i pony del treno ad aspettarci era stato facile, compensando il crollo quando l’effetto delle Ment-ali Party-Time scomparve, lasciandomi la sensazione di essere mezza cieca ed orribilmente stupida senza il loro aiuto. Non potevo fare altro che mangiarne immediatamente un’altra. In effetti lo avrei fatto, se Calamity non mi avesse portato via la scatoletta. Anche adesso stavo lanciando occhiate furtive alle sue bisacce. Ugh. Pensiamo ad altro. Cercai di sintonizzarmi sulla stazione di DJ Pon3; era a malapena udibile tra le scariche di statica. Nuova Appleloosa, capii, era vicina al limite della buona ricezione. Cercai un’altra stazione sul mio PipBuck, e trovai la musica delle robofatine. Calamity mi disse di spegnerla. Fissando nuovamente la finestra, lasciai vagare la mente finché non si fissò, fra tutte le cose, su Ditzy Doo. Stavo indossando la mia bardatura da lavoro, ora migliorata a vera corazza grazie alla strana ma allegra pegaso ghoul. Quella povera pony, pensai. Vedere la sua casa cancellata, poi venire trasformata nella parodia putrescente di un pony e costretta a vivere con quei ricordi per secoli. Razziatori, schiavisti. . . Ha sofferto sotto gli zoccoli di entrambi. Avendo visto dal vero cose che mi riempiono di orrore al solo pensiero. E come se non bastasse, in quanto pony ghoul, era come se avesse una spada magica che pendeva sul suo cervello, aspettando che cadesse. Era incredibile che non fosse divenuta il relitto distrutto di un pony. Ricordai il suo sorriso, chiedendomi come potesse essere felice. . . E poi capii. Calamity chiese, «Cosa c’hai da ridere così tutto all’improvviso?» Ridacchiai tra me, scuotendo la testa. «La risata è una virtù.» «Che stai dicendo?» Sorrisi, tenendo per me una più forte risata. «Magari non la risatina sciocca, e decisamente non quella tipo bwah-ah-ah. . . Ma quel tipo di risata interiore che permette ad un pony di prendere tutto quello che questo mondo gli butta contro senza perdere la sua. . . gioia.» Magari era un po’ tirato chiamarla risata. Ma era decisamente una virtù! 132 Fallout: Equestria — Parte I Mi girai di nuovo verso la finestra, con lo spirito in qualche modo più alto di quanto fosse stato in giorni. Un fulmine lampeggiò all’esterno. Sobbalzai, tirandomi indietro dalla finestra. Avrei giurato di aver visto la testa di un enorme pony rosa, delle dimensioni di un’ursa major, scrutare verso di me da sopra le colline, sorridendo. «Sei pronta?» gridò Calamity sotto il nubifragio. Il treno si stava avvicinando ad Appleloosa (la vecchia Appleloosa). Calamity ed io stavamo sul tetto del vagone passeggeri, scivoloso per la pioggia, col vento che ci frustava con la gocce e che sbatteva le nostre criniere e code. Annuii. Stringendomi con le zampe anteriori, Calamity allargò le ali e prese il vento. La tempesta ci strappò via dal treno, e Calamity cominciò a dirigersi verso un crinale che dominava la città schiavista. Il vento ci sballottolava, facendomi temere di poter precipitare, ma la rotta di Calamity rimase ferma. Atterrammo. . . ed immediatamente scivolai cadendo nel fango. Calamity scoppiò a ridere. Mi scossi molto violentemente, lanciando almeno metà del fango su di lui, e poi mi misi a ridere anch’io. Ma poi ci fermammo. Virtù o no, c’era tempo e luogo per le risate. E quello non lo era. Feci galleggiare i binocoli verso Calamity e tirai fuori il fucile da cecchino per guardare, attraverso il suo mirino, la collezione di case di legno distrutte, vagoni deragliati, strutture metalliche di fortuna e gabbie di schiavi che era la vecchia Appleloosa. Il treno stava giusto entrando. Tra l’oscurità della tempesta e la distrazione del treno, non ci sarebbe mai stato un momento migliore per entrare di nascosto. Attraverso il mirino da cecchino potevo vedere le sagome delle guardie che camminavano sulle passerelle tra le case e sopra le gabbie. Nelle gabbie potevo Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 133 vedere i pony schiavi sdraiati sotto la pioggia, forme derelitte sotto la tempesta. Sentii un familiare senso di incazzatura che prendeva piede. «Calamity, tu stai qua. Io entro.» «Non ho fatto tutta questa strada per stare indietro.» Levitai il fucile da cecchino verso di lui. «Sei la mia copertura. E la mia via d’uscita rapida se le cose vanno male. A meno che non pensi di essere più bravo a forzare quelle serrature ed io sia migliore per farti volare via.» Chiaramente non era felice, ma mi concesse il punto. Tirando fuori la Piccola Macintosh e controllando che fosse ben carica, iniziai a scendere lo scivoloso crinale. Non volevo dover usare la pistola. Non che fossi particolarmente vivi-e-lascia-vivere riguardo gli schiavisti. Solo che con tutto quello che poteva essere la Piccola Macintosh, non era silenziosa. Ero quasi arrivata alla prima riga di gabbie quando un fulmine illuminò crudamente il panorama. Se non l’avesse fatto sarei morta un istante dopo. Così, invece, ero soltanto fottuta. Mine. Tutt’attorno alle gabbie i fottuti schiavisti avevano sparso mine. La pioggia aveva lavato via la terra che copriva qualcuna di esse, e la copertura metallica arancione rifletteva i lampi di luce. Ce ne erano sicuramente altre, ma non avevo idea di quante fossero. O dove. Dopo la mia sessione con Argano ero molto migliorata nell’auto levitazione. Ma quello mi avrebbe soltanto portato al recinto. Ero molto meno sicura di avere il potere per levitare tutti gli schiavi verso la sicurezza. «Ehi, chi c’è là?» Una voce dall’oscurità, un pony schiavista. Non ero la sola pony ad aver visto qualcosa in quel lampo di luce. Dannazione! 134 Fallout: Equestria — Parte I Accelerai, muovendomi più furtivamente possibile. Odiavo l’idea di lasciare i recinti degli schiavi, ma avevo bisogno di più tempo. Se avessi sparato avrei messo dietro di me tutta la città. Se avessi cercato di far fuori uno schiavista coi miei zoccoli, sapevo che avrebbe potuto chiamare aiuto prima che riuscissi a finirlo. Quindi, invece, decisi di nascondermi, infilandomi nella baracca più vicina. Lo rimpiansi immediatamente. La baracca aveva solo poche stanze, e da una al piano di sopra potevo sentire quello che realmente sperai fossero due pony schiavisti che lo stavano facendo. Mi sentii sia imbarazzata che disgustata. Tentando di non fare un suono cercai un posto dove nascondermi. Non volevo stare proprio davanti alla porta se il pony di guardia avesse deciso di dare un’occhiata nella baracca. Cominciai anche a controllare le scatole. Sapevo che era rubare, non solo recuperare dalle rovine, ma quei pony rubavano altri pony, e quindi non credevo avessero motivo di lamentarsi. Con cacciavite e forcine non risparmiai nemmeno la cassetta chiusa che trovai nella stanza successiva. Al suo interno trovai un qualcosa di. . . unico. Un piccolo totem. Una statuetta di una pony arancione con la criniera e la coda gialle, nell’atto di scalciare. Quello che mi colpì fu il cutie mark di tre mele, identico al marchio sulla Piccola Macintosh. La feci galleggiare per leggere l’iscrizione sulla base (Sii Forte!) e sentii un’ondata di energia magica. Non ero sicura di cosa fosse, ma. . . mi sentivo realmente più forte! Non solo fisicamente, ma anche più sicura di me . Infilando la statuetta nelle mie bisacce finii la mia raccolta e. . . La porta si aprì all’improvviso. «Eccoti qua!» Mi girai di scatto, scivolando nella comodità del SATS, e sparai due colpi verso il pony—uno alla testa ed uno al petto—prima che potesse raggiungermi per colpirmi coi suoi zoccoli chiodati. Il suono si propagò. Immediatamente i due pony di sopra interruppero il loro rapporto e scesero in carica giù per le scale. Solo uno di loro si era fermato a prendere un’arma. Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 135 BLAM! BLAM! BLAM! La Piccola Macintosh ruggiva come i tuoni. Lo schiavista col fucile non riuscì a sparare nemmeno un colpo. Ricaricai più velocemente che potevo. Luna dannata! Bene, ero in gioco, ora. Il fuoco divampò dietro di me mentre mi nascondevo dietro ad una roccia. Un lanciafiamme! Quel bastardo mi stava attaccando con un lanciafiamme! «Oh, sento odore di pony arrosto per cena», ringhiò lo schiavista con la bardatura da battaglia con lanciafiamme incorporato. «Che ne dici di un piccolo barbecue?» Stavo seriamente sperando che stesse solo facendo il terribile, che quei pony non fossero tanto depravati da mangiare realmente gli altri pony! Lampeggiò un fulmine. Il tuono rimbombò sopra di me. Corsi verso una copertura dietro ad una carrozza completamente ritorta. Le fiamme si allargarono dietro di me, bruciandomi la coda! Con un grido mi lanciai in una pozzanghera lì vicino finché le fiamme non scomparvero. Ohi. Ohi. Ohi. «Avanti, vieni fuori, dovunque tu sia!» Arretrando tirai fuori il fucile da combattimento. La Piccola Macintosh aveva finito le munizioni cinque schiavisti morti fa. Due di loro erano unicorni che portavano fucili, ed ora non correvo certo il rischio di finire presto le loro pallottole. Lo schiavista piromane girò l’angolo e se ne prese una facciata. Andò giù duramente. Velocemente presi quello che mi serviva dal corpo, lasciando indietro la bardatura. Non avevo nè l’attitudine naturale nè l’allenamento professionale per usare una bardatura da combattimento, e non avevo bisogno di quel peso che mi rallentasse. Mi guardai nervosamente attorno alla ricerca di altri aggressori. 136 Fallout: Equestria — Parte I Contando il pony col lanciafiamme ed i tre nella prima baracca, avevo fatto fuori un totale di nove schiavisti. Molti, ma di nessun significato per un’intera città. Ero sorpresa che i colpi d’arma non avessero richiamato maggiore attenzione. La tempesta doveva essere stata la maggior spiegazione di ciò, e quei tizi sembravano avere un ego stupefacente che gli impediva di correre semplicemente a cercare altro aiuto. Ma doveva esserci in gioco altro che stupida fortuna, schiavisti ancora più stupidi ed il tempo! Combattere le guardie schiaviste mi stava spingendo vicino al grande fienile a più piani nel centro della città. C’era un sacco di luce che usciva dalle finestre, ed un sacco di rumore. Quando mi portai più vicino potei sentire della musica. Controllai il mio PipBuck, ma la vecchia Appleloosa sembrava essere fuori dal raggio di qualsiasi stazione eccetto una, il canale delle robofatine (quella stazione copriva ogni luogo, non sapevo come. Anche se sospettavo che le stesse robofatine potessero effettivamente esse stesse agire da ripetitori). Quella, comunque, non era quella musica. Entrare dalla porta principale sarebbe stata morte certa. Ma strisciare su una passerella al secondo piano si dimostrò più sicuro. Cercai di entrare silenziosamente, ma nel momento in cui riuscii a far scattare la serratura il vento aprì la porta facendola sbattere rumorosamente. Rabbrividii. Poi infilai dentro la testa. La stanza era vuota. Di pony, almeno. Era piena di mobili rotti e vecchi schedari. Tappi di bottiglia, munizioni e pacchetti di sigarette riempivano molti armadi; trovarono una nuova casa nelle mie bisacce. Non fumavo, e non avevo intenzione di cominciare. Ma avrei potuto vendere i pacchetti a Ditzy Doo, che li avrebbe rivenduti ai sorprendentemente numerosi pony di Nuova Appleloosa che lo facevano. Una porta sul lato più distante si apriva su una balconata. Da lì potevo vedere che l’intera stanza sotto era un salone aperto, riempito di pony che stavano bevendo, giocando e guardando lo spettacolo su un palcoscenico proprio sotto di me. La balconata circondava il salone, e c’erano pony di guardia che camminavano attorno secondo uno schema. Capitolo Sei — L a Verità dei Fatti 137 Erano concentrati sul caos al di sotto e non mi avevano visto. Non ancora. Aspetta! Io. . . Io conoscevo quella voce! Strisciando appiattita sul pavimento della balconata, spinsi la testa oltre il bordo per vedere la cantante. Velvet Remedy! Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Telecinesi Possente (livello due)—Triplica la massa che puoi far levitare con la tua magia da unicorno. Gli effetti sono cumulativi con Telecinesi Possente di livello uno, che è richiesta per poter ottenere questo vantaggio. Capitolo Set te Velvet Remedy «Ci considerano veramente delle divinità. Ma in effetti, chi può biasimarli?» Lei! Era ancora meravigliosa come la prima volta che l’avevo vista. Era stato alla festa di compleanno della figlia della Capogiumenta. Velvet Remedy aveva partecipato per cantarle una straordinaria versione della canzone di Buon Compleanno. Ero stata dolorosamente gelosa della puledra per settimane. In realtà era ancora più bella dell’ultima volta che l’avevo vista. L’avevo seguita fuori nelle terre devastate. A vederla adesso, contro quel sfondo di metallo arrugginito, legno vecchio, macchie di sangue e liquori— il suo canto così pulito e maestoso sopra il baccano dei malviventi—il contrasto mozzava il fiato. Il mio cuore svolazzava come una farfalla chiusa in un barattolo. Una parte di me voleva correre da lei. Una parte di me, piccola ma insistente, voleva essere furiosa con lei, incolparla per avermi coinvolto; poco importava che l’unica pony che mi avesse spinto fuori da quella Scuderia fossi stata io. I miei occhi tornarono alle guardie che stavano facendo il loro giro. Anche se non stavano guardando nella mia direzione, entro pochi secondi non mi avrebbero potuto mancare. Seguire qualsiasi grido del mio cuore era fuori discussione. Invece arretrai silenziosamente, e ritornai da dove ero venuta. Ciò creava una nuova increspatura nel piano. Ora liberare Velvet Remedy era la mia più alta priorità. Non che gli altri pony in quelle gabbie fossero meno importanti per me. Ma qualcosa di personale si 139 140 Fallout: Equestria — Parte I era aggiunto alla situazione. Nella mia testa cominciai ad accarezzare l’idea di quanto sarebbe stata contenta di vedermi. Nel momento in cui uscii fuori capii di essere nei guai. Numerosi pony schiavisti, con lanterne su pali legati sulla schiena, stavano tutto attorno al cadavere del bastardo col lanciafiamme che avevo fatto fuori. La scia delle mie attività non sarebbe passata inosservata od ignorata. Quattro di quei pony, quelli armati più alla leggera, si girarono e corsero verso il grosso fienile centrale. Mi schiacciai contro il muro. Stava per scattare l’allarme! Un singolo colpo di fucile risuonò attraverso la tempesta, ed il primo pony cadde con due ferite da proiettile. Due dei tre corridori scivolarono cercando di fermarsi sul fango e si acquattarono cercando copertura. Il terzo continuò a correre. Era quasi arrivato al fienile— abbastanza vicino da schizzare la porta di rosso quando Calamity lo colpì. I quattro schiavisti più pesantemente armati avevano visto Calamity nella sua ultima picchiata ed iniziarono a sparare nella sua direzione. Ma lui era veloce, e l’illuminazione inadeguata. . . e quella notte certo non ero ancora rimasta impressionata dalla mira degli schiavisti. Fui lieta e per nulla sorpresa che la pioggia di pallottole da fucile d’assalto mancasse completamente il mio compagno. Ma adesso quei quattro stavano lavorando in gruppo, muovendosi verso il fienile coprendosi a vicenda. Impedendo a Calamity qualsiasi percorso di avvicinamento sicuro. Muovendomi velocemente scesi dalla passerella e corsi verso uno degli edifici di legno mezzi collassati che circondavano il mega fienile, col fucile da combattimento carico e pronto. La porta era chiusa. Per la fretta versai numerose forcine e quasi persi il cacciavite. La serratura era testarda e difficile, ed ogni fallimento mi rendeva più nervosa. Desiderai ardentemente un’altra Ment-ali, preferibilmente del tipo Party Time. La forcina si ruppe. Capitolo Sette — Velvet Remedy 141 Dietro di me i rumori dal fienile centrale erano cambiati drasticamente. La musica si era interrotta. E gli urli degli ubriachi erano stati sostituiti da grida autorevoli. Estraendo freneticamente un’altra forcina tentai di nuovo. Potevo sentire le porte del fienile che si spalancavano e schiavisti ponycidi che si gettavano nella tempesta. Grida di sangue e stupro e morte—ed il fatto che tanto vetriolo fosse diretto verso di me mi colpì come un pugno allo stomaco. Se quegli schiavisti mi avessero catturato, avrei desiderato di essere soltanto una pony morta! La serratura della porta finalmente cedette. Senza un secondo da perdere mi infilai all’interno. POW! POW! POW! POW! Quattro colpi rapidi col mio fucile e gli schiavisti di guardia all’interno (che giocavano d’azzardo attorno ad un tavolo coperto di tappi di bottiglia e mozziconi di sigaretta) andarono giù prima di avere il tempo di reagire alla mia presenza. Mi accorsi solo un istante dopo che avevo sparato solamente in base a quello che sembravano, a cosa stavano indossando, e perché erano armati in un posto come quello. Non avevo appena fatto, in sostanza, lo stesso che Calamity aveva fatto quando aveva aperto il fuoco contro di me? Avevo ucciso solo quei due, ma anche in retrospettiva non avevo ragione di credere che il mio istinto dichiaratamente alimentato dalla paura si fosse sbagliato. Uno dei pony morti aveva un paio di manette come cutie mark, e l’altro aveva sia le chiavi della porta anteriore che quelle della gabbia che occupava due terzi della stanza. I miei occhi si allargarono quando guardai davanti a me. Quelle non erano come le gabbie nella Biblioteca di Ponyville; non c’erano prigionieri dietro quelle sbarre. Invece c’erano armi. E scatole di munizioni, alcune impilate sulle altre! Ero nell’armeria! Due pensieri mi corsero alla mente, uno di seguito all’altro: avevo appena fatto jackpot! E quello era probabilmente il primo posto dove sarebbe andata la maggioranza degli schiavisti! 142 Fallout: Equestria — Parte I Rapidamente mi voltai e chiusi la porta. Poi cominciai a barricarla. Non troppo pesantemente, visto che intrappolarmi da sola lì dentro non avrebbe salvato nessun pony, men che meno me stessa. Ma mi avrebbe dato tempo. Tempo per saccheggiare e considerare la mia prossima mossa. Uno schedario, il tavolo e la scrivania metallica sarebbero andati bene. I tappi di bottiglia e le carte da gioco si sparsero a terra quando alzai il tavolo e lo posai contro la porta. Gli feci levitare lo schedario sopra per tenerlo a posto. Poi la scrivania si ammantò della stessa luce del mio corno quando cominciai a spostarla. La scrivania, notai, aveva un terminale acceso. Tempo permettendo sarebbe potuta valere la pena vedere cosa aveva da raccontare. Per prima cosa, comunque, dovevo migliorare il mio armamentario. Sette scatole di munizioni (metà delle quali sigillate), due espositori di fucili ed un armadietto per le armi (anch’esso bloccato) più tardi, ero diventata più simile ad un arsenale mobile che ad un pony. Vi erano dozzine di armi, ma erano tutte in condizioni tanto schifose che riuscii a recuperarne solo tre, tra cui una pistola sparachiodi, grazie anche all’incantesimo di assistenza alle riparazioni del mio PipBuck che mi permise di smontare rapidamente le armi peggiori per recuperarne i pezzi sani. L’armadietto conteneva due bardature da combattimento, ma entrambe erano troppo pesanti per me e quindi le lasciai perdere. Ora avevo munizioni per tutto tranne che per la Piccola Macintosh, anche per armi che non avevo mai visto, come delle magiscintille per ricaricare armi ad energia magica, oltre che tre missili. Mi disturbò molto il fatto che gli schiavisti avessero una piccola scorta di missili. Soprattutto per il fatto che entrambe le bardature da combattimento non erano state costruite per loro. Il premio più grande non furono però le armi o le munizioni, ma alcuni schemi per costruirsi da soli una pistola a dardi velenosi! Sarebbe Capitolo Sette — Velvet Remedy 143 stata silenziosa e paralizzante, ed ero abbastanza sicura di aver visto la maggior parte delle parti richieste all’Assolutamente Tutto. Gli schiavisti impiegarono un po’ di tempo per capire che mi ero barricata nella loro armeria. Se quello li fece rallentare, comunque, non lo diedero a vedere. Chiudere la porta era stato uno sforzo vano; il primo pony arrivato all’armeria aveva infatti il suo mazzo di chiavi. Il tavolo, lo schedario e la scrivania si dimostrarono molto più utili allo scopo, e quando finii di riparare le armi che stavo prendendo gli schiavisti smisero di spingere la porta con i loro zoccoli. Non avevo dubbi che mi stessero aspettando silenziosamente fuori per un’imboscata, ma ciò mi diede ancora un po’ di tempo che usai per dare un’occhiata al terminale. Ci misi poco e niente per forzarlo. La password era «terminale». Non ne ero per niente impressionata. La prima registrazione era vecchia, datata parecchi anni prima dell’apocalisse. Le altre erano tutte degli ultimi mesi. Registrazione Uno: Ieri abbiamo ricevuto un'ispezione a sorpresa dal Ministero della Morale. Eravamo abbastanza sicuri che sarebbe arrivata e mi avevano dato istruzioni sul da farsi, ma non riesco a credere come sia andata liscia. Gli passiamo una piccola percentuale del prodotto speciale e loro ci danno le bolle d'autorizzazione? Anche se erano corrotti non riesco a capire il motivo per cui non ci hanno incastrati e si sono tenuti tutto per loro. Sembrava troppo bello per essere vero. Quindi ho fatto un po' di ricerche, e l'amico di un mio amico che lavora alla Ironshod e che dice di avere dei contatti mi ha dato questa mela da masticare: secondo lui la stessa Capogiumenta del MdM detesta le nuove leggi sul contrabbando. E visto che è il MdM che applica queste leggi, signica che ogni sorta di delizioso 144 Fallout: Equestria — Parte I dolcetto delle zebre sta entrando in Equestria sotto il naso della Principessa. Immagino signichi che nché lei dice che sono Golden Delicious, noi trattiamo Golden Delicious. Ed anche se la Principessa sospetta di lei (e quanto dovrebbe esser stupida per non farlo?), lei è veramente l'unico pony che il MdM non possa accusare di sedizione! Registrazione Due: Finalmente ho tolto tutta la merda da questo terminale. Trecento e passa documenti che non mi servivano assolutamente a nulla (e molti dei quali è probabilmente meglio che non vi siano registrazioni). Tutti cancellati tranne quel dannato le vecchissimo con quel fottuto ag che non permette la modica. E credetemi, ci ho provato. Non capisco perché ci preoccupiamo pure di registrare dove inviamo la merce, visto che va tutta nello stesso dannato posto. Non so neppure perché diavolo Stern abbia bisogno di tutti questi schiavi, ma a meno che non stia costruendo un esercito, qualsiasi cosa sia ha un diavolo di tasso di mortalità. Il capo è più preoccupato per il tasso di mortalità in transito. Un terzo di questi cazzoni non sopravvive al viaggio e Stern non ci paga i cadaveri. Dovrei trovare un modo per mantenere la merce viva almeno nché non ci pagano. Forse un cocktail di droghe potrebbe servire. L'altra settimana ho trovato un nto pavimento che portava ad un carro merci sepolto pieno di quella roba! Registrazione Tre: Capitolo Sette — Velvet Remedy Ho nalmente convinto il capo che abbiamo bisogno di cominciare un piccolo business parallelo nel mercato dei puledri. I giovani sono più facili da radunare, controllare ed addestrare. Certo, dobbiamo ancora pensare in termini di investimento dato che non posso fare il lavoro di un normale schiavo, ma c'è pieno di pony là fuori che riescono a vederne il potenziale. Sfortunatamente, Stern non è una di quelli. Quella puttana non ha pazienza. Una miscela di Buck e Dash, in piccole dosi, riesce molto bene a non far crollare anche il più inutile schiavo prima dell'arrivo a Fillydelphia. Cosa succede dopo che Stern gli mette gli zoccoli addosso non è un mio problema. Devo dire a Schioccafrusta1 di andarci più leggera con loro. Nessuna miscela di droga salva un pony dall'essere frustato a morte. Gli potrei anche suggerire di cambiare un po' più spesso gli schiavi che trainano i vagoni. Registrazione Quattro: Le celle nel vecchio ucio dello scerio sono state perfette per metterci i puledri. I coloni di Appleloosa possono pure aver costruito questo posto badando più alla velocità che alla durata, ma di certo sapevano come fare delle gabbie. Direi addirittura che, nella lista di cose che sono felice siano state lasciate indietro quando hanno tutti tirato le cuoia, le celle sono ad un buon secondo posto dopo quella ricetta per la torta di mele! 1 Nell’originale, Whip Crack. 145 146 Fallout: Equestria — Parte I Pare che raccogliere puledri abbia reso gli attacchi alle case isolate un rischio molto migliore. I genitori tendono a sparare fastidiosamente quando andiamo a prenderli, ma si prendono tanti fastidi per tenere i loro piccoli fuori dal combattimento che se pure siamo costretti ad uccidere tutti gli adulti riusciamo lo stesso a fare un buon guadagno. Registrazione Cinque: Ma che cazzo! Un'intera spedizione di due vagoni massacrata. Il meglio che siamo riusciti a capire è che sono niti contro un canemonio randagio. Maledetta contaminazione che ha fottuto tutto. Ora ho sentito che Stern sta inviando un rappresentante speciale per supervisionare le nostre operazioni. Mi pare più che voglia prendere il controllo. Credo si troverà una bella sorpresa. E questo rappresentante speciale farà meglio a guardarsi la coda. Ho un nuovo branco di puledri pronti per essere spezzati. Rastrellati assieme ai tappi con l'ultima spedizione. Un altro vantaggio del trattare in puledri: basta ucciderne uno davanti agli altri per togliergli tutta la voglia di combattere. Registrazione Sei: L'ultima settimana è stata indescrivibile. Stern se la stava giocando ben nascosta quella storia del rappresentante speciale. Non me lo sarei mai aspettato! Diciamo solo che stavo tremando nei miei scarponi quando il nostro nuovo capo ha sentito di quelle cose che blateravo quando ancora non la conoscevo. Ma immagino che sia facile essere comprensiva quando sei Capitolo Sette — Velvet Remedy 147 connessa al divino! Tra l'altro, abbiamo ancora quello che è rimasto del nostro vecchio capo per ricordaci che gli zoccoli della nuova non sono morbidi. Il nuovo acquisto sta facendo meraviglie nel tenere in piedi gli schiavi. È una buona cosa, visto che il nuovo capo non apprezza il trucchetto del Buck e Dash. Per fortuna sono riuscito a convincerla che si trattasse di un'idea di Cuordimela2 . Povera Cuordimela. Non l'avrebbe mai predetto. Sia lode alla Dea vivente! Nel tempo che ci misi a leggere avrei potuto dar fuoco alla città con il calore della mia rabbia. Mentalmente stavo aggiungendo le gabbie dei puledri alla mia lista di obiettivi, dove combatterono con Velvet Remedy per il primo posto. Emotivamente, stavo ribollendo. Non volevo più rimanere nascosta in una stanza barricata. Volevo uscire fuori e fare del male a qualche fottuto pony malvagio! A volte le terre devastate ascoltano quello che desideri e decidono di dartelo con tutti e quattro gli zoccoli. Mi ero appena allontanata dal terminale, pestando furiosamente gli zoccoli mentre cercavo di concentrarmi abbastanza per muovere la scrivania, quando la barricata esplose verso l’interno in una furia di frammenti. Sangue ed agonia scoppiarono dal mio corpo mentre venivo sbattuta indietro contro la parete. La mia testa picchiò contro la gabbia dell’armeria e per un momento persi conoscienza. Gli schiavisti avevano lanciato un missile contro la porta! 2 Nell’originale, Apple Core. 148 Fallout: Equestria — Parte I Tremando per lo shock ed il dolore bevvi avidamente un’altra pozione curativa. Subito le mie ferite iniziarono a chiudersi. Calamity teneva la mia zampa anteriore sinistra al suo posto in modo che lo squarcio che quasi l’aveva staccata potesse andare a posto. La ferita era più che grave. Persino con la pozione sarei stata male fino a che un vero pony medico non l’avesse potuta sistemare. Candi sembrava orribilmente lontana, e quello pure assumendo che avesse le capacità di farlo. Fortunatamente, mi rassicurò Calamity, una bardatura lanciamissili richiede un certo sforzo per mirare correttamente, il che significava che una pony senza un reale addestramento ad usarla si sarebbe piantata ad ogni lancio. E l’avrebbe resa un facile bersaglio. Quasi troppo facile per un tiratore come Calamity. Quando potei di nuovo stare in piedi, anche se malferma, raccontai velocemente a Calamity quello che avevo scoperto. Mi diede un’occhiata indagatrice quando evitai di dire qualcosa riguardo a Velvet che potesse mettere a nudo il mio cuore, poi (per fortuna) trottò indietro per dare una veloce occhiata alle bardature da combattimento. Nessuna, dichiarò con un’occhiata, era abbastanza simile alla sua anche solo per recuperare qualche pezzo. Non osammo spendere altro tempo nell’armeria. Gli schiavisti sarebbero ritornati a momenti. Decidemmo di dividerci. Avrei cercato Velvet Remedy mentre lui saliva verso l’ufficio dello sceriffo, dove avrebbe controllato il posto e si spera avrebbe fatto fuori le eventuali guardie. Lo avrei raggiunto lì presto per scassinare le gabbie, ma fino ad allora avrebbe potuto radunare i puledri. O, almeno, dar loro la speranza e le prima compagnia amichevole da quando erano stati catturati. Scivolando fuori separammo le nostre strade e ci infilammo nella tempesta. Gli schiavisti ci mancarono per pochi secondi. Capitolo Sette — Velvet Remedy 149 Chiusi velocemente la porta del vagone dietro di me; al di fuori il brillante rettangolo di luce che avevo aperto si ridusse e scomparve nell’oscurità. Lei era lì! «Era ora!» La sua coda era nella mia direzione mentre lei era girata verso tre scatole gialle disposte in modo che le loro farfalle formassero un triangolo. «Non posso certo far nulla di buono stando seduta q. . .» Aveva dato un’occhiata verso di me e si era interrotta. Adesso si girò lentamente verso di me, fissandomi. «Oh. . . no. . .» Nell’ultima mezz’ora mi ero riempita la testa di fantasie immaginandomi l’espressione sul suo viso quando l’avessi trovata. La sorpresa! La gioia! Non c’era nessuna delle due. «Oh, oh cara!» I suoi occhi viaggiavano dalla mia faccia alla mia bardatura da lavoro della Scuderia Due (ancora abbastanza riconoscibile nonostante i miglioramenti di Ditzy Doo) al PipBuck sulla mia zampa. Velvet Remedy sembrava scioccata e. . . triste? «Cosa stai facendo qui?» chiese con un sussurro. Stetti a testa alta. «Ti ho seguita fuori dalla Scuderia. Ho attraversato le Terre Devastate d’Equestria per trovarti. Sono qui per salvarti!» Le rivolsi il mio miglior sorriso da vincente. Poi, preoccupandomi di come fossero potute suonare le mie parole, aggiunsi umilmente «Non ti sto stalkerando.» «Certo, come no.» Scuoteva la testa e si agitava intorno come se fosse sconvolta. «Ho cercato così duramente di impedire a qualsiasi pony di seguirmi. Non è per nulla quello che volevo!» Poi mi guardò di nuovo, e questa volta potevo dire che stesse guardando le ferite. E le armi. «Sei tu quella fuori che sta sparando a tutto? Sei tu, senz’altro.» Aspetta. . . Perché all’improvviso mi sembrava come se stessi facendo qualcosa di sbagliato? «Si. Come stavo dicendo, sono qui per salvarti.» «Salvarmi? Littlepip. . .» Oh cielo, si ricordava il mio nome! «. . . non sono una prigioniera. Sono qui di mia volontà.» 150 Fallout: Equestria — Parte I Cosa? COSA?!? «Sei. . . qui. . . con gli schiavisti. . .» Non avrei saputo dire cosa si stesse rompendo più velocemente, la mia testa od il mio cuore. «Stai. . . lavorando con gli schiavisti!?» Mi guardò, la sua voce era fredda. «E tu ti stai tagliando una striscia di sangue attraverso di loro. Quanti pony sono morti a causa tua, questa notte, Littlepip?» «Sono schiavisti!» Respiravo affannosamente, vedendo rosso. «E che ne dici della gente che sostengono? Questa è una città, Littlepip. Ci sono mercanti e proprietari di taverne e pony che lavorano, qui. Hai ucciso qualcuno di loro? Ne sei sicura?» «No, non l’ho fatto. Ne sono certa!» Beh, a meno che quel qualcuno dei cittadini indossasse una corazza da schiavista e portasse pistole schiaviste e mi stesse sparando contro. «E gli schiavi? Pensi di poter uccidere i pony schiavisti senza che attuino ritorsioni? Pensi che non se la prenderanno con pony indifesi per dare l’esempio?» Non se li salviamo tutti prima, pensai selvaggiamente. Ma invece di discutere ulteriormente, mi forzai a calmarmi. Quella era Velvet Remedy! Le dovevo dare la possibilità di spiegarsi. Nel tono di voce più piatto che potessi, chiesi «Perché?» La voce di Velvet Remedy non si alzò mai nè vacillò. Io ero vicina all’urlare e lei manteneva il suo portamento. Mi faceva voglia di urlare ancora di più. «Quando ho lasciato la Scuderia. . . dopo aver lasciato un messaggio per impedire a qualsiasi pony di seguirmi,» mi lanciò un’occhiata penetrante «mi imbattei in una banda di pony che erano stati fatti a pezzi da una bestia terrificante. C’era soltanto un sopravvissuto, gravemente ferito, senza una gamba. Quindi naturalmente galoppai verso la sua zampa. «Lo sapevi che ho sempre voluto essere una pony medico? Richiusi le sue ferite e lo portai indietro al suo campo. Era un campo di schiavisti, e c’erano molti pony lì che avevano un serio bisogno di aiuto, particolarmente tra i prigionieri.» Velvet Remedy guardò il vagone intorno, che Capitolo Sette — Velvet Remedy 151 iniziavo a realizzare non fosse la sua cella ma la sua stanza. «Sono stata con loro da quel momento.» Mi limitai a guardarla. «Ma. . . stai aiutando gli schiavisti!» Velvet Remedy si voltò via da me, guardando al suo muro di scatole gialle con le piccole farfalle rosa. Casualmente, come se stesse parlando del tempo (nuvoloso con possibilità di pioggia, sparatorie e sanguinosi smembramenti), mi disse «Una volta lessi in un libro, quando avevo circa la tua età, che quando Fluttershy—La Giumenta del Ministero della Pace—scese su un campo di battaglia, insistette che i suoi pony guaritori si occupassero di ognuno ferito sul campo. Ognuno! Pony, zebra, a lei non importava. . .» Mi rivolse uno sguardo piatto e chiese lentamente, «Come potrei fare di meno?» «È diverso!» «Oh?» mi sfidò, «Come?» Perché erano schiavisti che uccidevano la gente e vendevano gli altri alla schiavitù ed alla morte, anche i puledri! E le zebre erano. . . le zebre avevano solo cancellato le nostre città. Pestai il terreno. Va bene, magari non avevo alcuna ragione logica del perché ci fosse qualche differenza, ma lo sentivo differente. «Guarda», tentai ragionevolmente, «questi pony schiavisti. . . quando ne salvi uno, gli stai rendendo possibile far male ed uccidere altri pony. Distruggere vite. Gli schiavi che guarisci? Vengono venduti per un lavoro terribile che finisce per ucciderli. Gli schiavisti ti stanno solo usando per far sopravvivere quei poveri pony al viaggio verso l’inferno.» Velvet Remedy sembrava addolorata. «Credi che non lo sappia? Ma che altro posso fare? Sono solo un pony. E non rimarrò a far nulla! Vorresti che trottassi via dai pony che soffrono perché hanno avuto la sfortuna di venire catturati dagli schiavisti?» Ora, finalmente, potevo sentire il terreno che si riassestava sotto i miei zoccoli. «Puoi aiutarmi a salvarli.» Ridacchiò tristemente, scuotendo la testa. «Salvarli? Noi due? Contro tutti quegli schiavisti?» Mi squadrò, «Non che dubiti della tua deci- 152 Fallout: Equestria — Parte I sione. . . o della tua potenza di fuoco. Ma saremmo orribilmente soverchiati. . .» Potevo sentirmi ghignare, «Non sono sola. Abbiamo supporto. Ed è un pegaso!» La sua resistenza stava cedendo, ma ancora scuoteva la testa. «Anche se ce la facessimo, e poi? Hai anche portato cibo abbastanza per gli schiavi? Acqua? Siamo a molti giorni di trotto dall’insediamento amichevole più vicino, e molti dei pony che stavo curando non sono in condizione di fare un simile viaggio. Alcuni sono puledri!» Il suo sguardo capitò sulla mia zampa ferita, e gli occhi le si allargarono. «Oh cara!» Puntò uno zoccolo. «E non mi sembra che nemmeno tu sia in condizione. Se avessimo qualche ora potrei curarti, ma. . .» Sedette indietro, la voce carica di rammarico. «Oh, ammiro il tuo coraggio e sacrificio. Ma Littlepip, ci hai veramente pensato?» «Certo che ci ho pensato,» balbettai stizzita e molto onestamente, «ho un treno!» «Oh!» I suoi occhi si allargarono per la sorpresa. E per la prima volta la sua voce era speranzosa invece che addolorata. «Quello. . . potrebbe funzionare!» Calamity stava di guardia in cima all’ufficio dello sceriffo quando Velvet Remedy ed io ci facemmo strada verso le celle all’interno. Una mezza dozzina tra puledri e puledre che puzzavano di sporcizia e di dolore ci guardarono avvicinare, con gli occhi pieni di terrore. La paura si attenuò quando videro Velvet Remedy, e lei gli sorrise gentilmente in ritorno. «Ho buone notizie, piccoli pony!» disse gentilmente, esitando con una smorfia mentre passava oltre il cadavere senza testa di una delle guardie—Calamity aveva spianato la strada. «Stiamo per fare tutti una gita in treno!» Ero già al lavoro sulla serratura della prima gabbia. Le lanciai un’occhiata, ammirando come trattava coi puledri, accarezzandoli attraverso Capitolo Sette — Velvet Remedy 153 le sbarre. Era stata, potevo vederlo, l’unica cosa bella nella loro squallida e terribile vita lì fuori. Gli occhi mi scivolarono sui suoi fianchi, notando con divertimento (non per la prima volta) che aveva due scatole mediche legate ai fianchi a mo’ di bisacce, e realizzai solo allora che le striature scarlatte e dorate nella sua criniera e coda avevano una suggestiva somiglianza col giallo e rosa che ora associavo al Ministero della Pace. Ed anche: perché non ci avevo pensato? Quella scatole metalliche avrebbero fornito una migliore protezione ed aggiunto anche della corazza per i fianchi! I nottolini scivolarono al loro posto, ed aprii la porta. I piccoli pony all’interno mi guardarono con espressioni contrastanti: gioia, speranza ed una impaurita riluttanza a lasciare entrare quelle emozioni nei loro cuori. «Arriva qualcuno!» La voce di Calamity irruppe sopra il suono della pioggia. «Whoa. . . Littlepip, abbiamo un problema! Un grosso problema!» Velvet Remedy mi lanciò un’occhiata preoccupata, come se la speranza che si era creata in lei stese andando in frantumi. Muovendomi agilmente mi avvicinai alla finestra più vicina e guardai fuori. Due pony avanzavano a grandi passi verso l’ufficio dello sceriffo, calpestando il piccolo fiume che un tempo era stata la strada. Un terzo controllava da sopra un vagone, poi scese per camminare tra di loro. I due ai lati indossavano pesanti bardature da combattimento, ma era la figura in mezzo a loro che catturava la mia attenzione. Era alta, il suo corpo trasudava una graziosa cattiveria ed una forza che non avrei mai immaginato in alcun pony. In verità, sembrava a malapena un pony. Dai suoi zoccoli al lungo corno spiraleggiante sulla sua testa, alle sue. . . ali! Un unicorno alato! Sgomenta, richiamai le uniche figure simili nella mia memoria. «CCelestia? Luna?» La voce della misteriosa, oscura giumenta risuonò maestosa attraverso il torrente. «Vi concederemo una sola possibilità di uscire. Fatelo. O Noi faremo cadere l’intero edificio sulle vostre orecchie!» 154 Fallout: Equestria — Parte I La mia mente vacillò. Sentii i miei zoccoli avanzare, tirandomi verso la porta. Ma mi fermai come immobilizzata da una cosa che il mio cuore insisteva fosse vera: né la Dea Celestia né la Dea Luna avrebbero sostenuto tali orribili pony! Chiunque fosse quella. . . creatura, non meritava la mia deferenza! Il mio amico ateo sul tetto si era fermato per un momento. Con un yee ed un haw si tuffò verso il trio nemico, sparando due volte. Quattro proiettili trovarono casa ed il pony sulla sinistra della non-una-dea cadde negli schizzi, ed il sangue ricoprì gli zoccoli della strana giumenta e ruscellando nel fiume che era la Mane Street3 . La strana giumenta rispose con un nitrito di risata che non aveva alcuna gentilzza nell’anima. «Quale impudenza!» Rimasi senza fiato quando il corno della giumenta si accese di un verde malato ed una scarica di fulmini scaturì dalla sua punta, colpendo Calamity al petto e scaraventandolo indietro nel cielo. «Calamity!» Mi concentrai disperatamente, illuminando il mio corno. Calamity stava cadendo a spirale, privo di coscienza, e lo presi a malapena in tempo, fermandolo a galleggiare sopra il campo minato che circondava i recinti degli schiavi. I suoi occhi si aprirono all’improvviso e si allargarono di terrore quando vide le mine sotto di lui, ed i suoi zoccoli si agitarono nel panico mentre cercava di retrocedere in aria. «Oh. . . se questo non è toccante!» La giumenta si girò verso il pony schiavista che ancora la affiancava mentre portavo Calamity verso la sicurezza. «Uccidila.» Lo schiavista trottò avanti, con le numerose canne della sua bardatura che puntavano alla vecchia ed inzuppata struttura di legno. Dietro di me sentii Velvet Remedy parlare ai puledri, «State giù, tutti quanti. Più bassi che potete!» Mi voltai e la vidi agitare il corno verso le loro gabbie. E mi meravigliai quando un debole chiarore protettivo 3 Gioco di parole tra la pronuncia di main di Main Street, “strada principale”, e mane, “criniera”. Capitolo Sette — Velvet Remedy 155 ricopri le celle. Troppo tardi realizzai che Velvet Remedy non aveva pensato di entrare essa stessa nell’incantesimo di protezione che stava mantenendo attorno ai puledri. Il rombo della bardatura dello schiavista non era come il tuono delle altre armi, ma era più il ruggito di un drago! I proiettili entrarono dal lato dell’edificio, e moltissimi lo traforarono perforando la facciata dell’ufficio dello sceriffo! Mi rannicchiai dietro una scrivania metallica, sentendo i proiettili fendere l’aria appena sopra di me e poi risuonare contro il metallo come se stessero cercando di uccidere la scrivania. Sentii Velvet Remedy gridare. La sentii cadere. Il ruggito si fermò, come se la bardatura avesse bisogno di riprendere fiato. Saltando su dalla mia posizione, mettendo gli zoccoli anteriori sulla scrivania, guardai oltre la finestra e mi concentrai. Il baluginio del mio corno si combinò con quello attorno ad una, due, tre, quattro mine. Le tirai via dal terreno e le portai verso i nostri nemici mentre il pony ricaricava il mitragliatore. La strana giumenta vide cosa stavo facendo, alzò un’ala e si avviluppò in un campo di energia di un color verde malato, una versione molto più brillante e forte dell’incantesimo di protezione di Velvet Remedy. Lo schiavista si voltò verso le mine galleggianti quando cominciarono a suonare. Arretrò, con gli occhi spalancati. . . BIP BIP BIP BOOOOM! Lo scudo della strana giumenta si ricoprì di sangue ed organi. L’incantesimo aveva a malapena tremolato alla forza dell’attacco. Ma. . . aveva tremolato. «È stato quasi impressionante», sbeffeggiò. «Ma adesso il tempo dei giochi è finito.» Non stavo prestando attenzione. I miei occhi erano solo per Velvet Remedy, che era sdraiata al centro di una pozza di sangue sempre più larga. L’avevano colpita tre proiettili, uno solo di striscio ma due erano penetrati in profondità nel suo ventre. Più velocemente che potei aprii una delle sue scatole mediche e tirai fuori un rotolo di bende curative. 156 Fallout: Equestria — Parte I La porta dell’ufficio dello sceriffo venne strappata via dai cardini e volò via nell’oscurità. «Vai avanti», insultò, «lancia il tuo incantesimo migliore.» Non ci fu alcun incantesimo. Non ne avevo nessuno da lanciarle contro. «Oh!» rise come se avesse in qualche modo potuto leggermi la mente. «Nessun incantesimo? Bene, non sei altro che la patetica pantomima di un unicorno!» Finii di fasciare Velvet come meglio potei. Si mosse, gemendo di dolore. Il mio cuore sussultò. «E qui Noi speravamo che la grande assassina che aveva deciso di assalire la Nostra città Ci avrebbe almeno fornito una sfida. Siamo state completamente annoiate!» Mi concentrai. Il mio corno cominciò a risplendere. «Di nuovo la telecinesi? Un gioco da puledri.» Stava trottando più vicino, ma si fermò a diversi metri dagli scalini. «Per i problemi che Ci hai causato. . . e peggio, per aver sprecato il Nostro tempo con la tua pateticità, prima Noi uccideremo i tuoi amici. Poi li taglieremo in un piacevole spezzatino. Con cui Noi ti nutriremo.» Il mio corno si illuminò maggiormente. Stavo cominciando a sudare per lo sforzo. «. . . No, pensiamo che invece Noi lo faremo mangiare ai puledri, e ti costringeremo a guardare!» La luce del mio corno si infiammò, ed un brillante alone lo avvolse ulteriormente. Cominciai a tremare per lo sforzo. «Ancora. Non. Impressionate.» La voce della strana giumenta era gloriosa ed incredibilmente annoiata. La luce del mio corno usciva dalla porta ed attraverso i buchi nei muri dei proiettili, e lei non avrebbe potuto curarsene di meno. «Quindi cosa stai facendo? Stai levitando via tutti i piccoli pony? Non puoi mandarli tanto lontano da impedire a Noi di ricatturarli. O magari stai cercando di levitare ogni arma dell’armeria? Anche se potessi, questo scudo attorno a Noi fermerà qualsiasi proiettile!» Capitolo Sette — Velvet Remedy 157 Un secondo alone irruppe dal mio corno, avvolgendo il primo. Urlai mentre l’energia bruciava attraverso di me. La strana giumenta guardò da un lato e dall’altro. Si voltò per vedere se ci fosse qualcosa dietro di lei, ma non vide altro che acqua corrente ed oscurità. Anche in alto, ma ancora non vide nulla. «Oh, ne abbiamo abbastanza!» Si voltò di nuovo verso di me. «Hai ragione,» dissi, avanzando debolmente verso la porta, con lo sforzo che mi assorbiva talmente tante energie che temevo di svenire da un momento all’altro. «Sono piccola. Debole. . . patetica.» La mia zampa ferita tremava talmente tanto da farmi battere i denti. I miei occhi lacrimavano per il dolore. Tenni la testa bassa, corno a terra. Sembrando quasi adorante. «Sono una triste pantomima di un unicorno senza incantesimi tranne che per il trucchetto da puledri della levitazione.» Senza alzare il mio corno la guardai negli occhi. Così vicino la mia luce la ricopriva. Potevo vedere che non era veramente nera, ma il manto era uno scuro verde foresta e la criniera era striata di verde e viola. «Ma sono diventata veramente, veramente brava in questo.» Di nuovo la giumenta si guardò casualmente attorno, cercando di indovinare cosa stessi facendo. Ma potevo vedere appena un pizzico di apprensione nella sua espressione annoiata. «Bene, forse non sei inutile dopo tutto. Datti a Noi. Unisciti a Noi nell’Unità. Diventa qualcuno più grande della miserabile cosa che sei adesso.» Un terzo strato brillante irruppe dal mio corno. La luce era accecante. La mia zampa ferita cedette nell’agonia, e caddi su un ginocchio. «No!» Arretrando disgustata, la giumenta chiese, «Oh, cosa stai facendo?» Sentii Calamity ridacchiare lì vicino. «Ti impedisce di gettare un’ombra.» «Cosa?» La giumenta guardò in basso. Poi in alto una seconda volta, questa volta vedendo il molto più debole chiarore provenire da sopra l’ufficio dello sceriffo. Un istante più tardi il carro merci vagante che galleggiava silenziosamente passò oltre il tetto e si fermò sopra di lei. I suoi occhi si allargarono mentre comprendeva quando lo lasciai andare. 158 Fallout: Equestria — Parte I WHAM! La massiccia ondata che fuoriuscì dall’impatto mi colpì, entrandomi nelle narici e nei polmoni. Tossii, senza fiato. Cercai di rimettermi sugli zoccoli ma la stanchezza mi sopraffece, e svenni. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Organizzatore—Sei efficente nel gestire il tuo inventario in generale. Questo ti rende molto più facile portare quei piccoli extra di cui hai sempre avuto bisogno. Oggetti con un peso di due o meno per te si considerano pesanti la metà. Capitolo O t to Deragliati «Qualcosa mi dice che questo non è un numero da circo.» Sangue. Scorreva attorno ai miei zoccoli, mi schizzava le zampe, trasportato dal quel fiume che era la Mane Street. Ero ritta al centro del fiume, ed era pieno di cadaveri. «Quanti pony hai massacrato?» chiese la voce accusatoria di Velvet Remedy. «Di certo non ti è servito molto tempo per diventare un’omicida di massa, non è vero, Littlepip?» «V-Velvet?» La cercai nell’oscurità della tempesta. Ma i miei occhi trovarono solo il muro dell’ufficio dello sceriffo, divorato dai proiettili. Lo ricoprivano crude scritte a bomboletta che urlavano blasfemie. I razziatori erano stati lì. I loro nauseanti disegni, le sadiche mutilazioni, erano in mostra perché ogni pony le potesse vedere. Guardai il torso del pony che pendeva dal soffitto all’interno, con le membra amputate e la pelliccia rasata fino alla pelle, scivolare dalle catene e cadere a terra con un tonfo molliccio. Cercai di urlare, quando cominciò a strisciare verso di me! Con un umido suono di lacerazione il corpo squarciato contro il muro si scosse per liberarsi, con la carne che si scorticava ritirandosi e mostrando le costole e gli organi putrescenti, e si contorse verso di me, sguazzando nell’acqua. Cercai di ritirarmi, solo per scoprire che i miei zoccoli erano bloccati nella strada fangosa! L’icore scarlatto nell’acqua ricoprì il mio PipBuck e si impregnò nel pelo attorno alle zampe. «Calamity! Velvet? Aiutatemi!» urlai, ma la mia voce non aveva suono. 159 160 Fallout: Equestria — Parte I Una silenziosa robofatina osservava, senza fare nulla, mentre la parte inferiore di uno schiavista si univa alle altre due che stavano strisciando malignamente verso di me, srotolando dietro di sè una lunga striscia di intestini. Mi svegliai, col cuore che batteva forte e col corpo coperto di sudori freddi, al suono ed agli scossoni del treno. Ero debole, ma più calda e meno dolorante di quanto avrei mai dovuto essere. Ero coricata in uno dei letti del vagone passeggeri, con una coperta sopra di me. Al mio fianco Velvet Remedy stava teneramente ondeggiando il suo corno sopra la mia gamba recentemente ferita. Con mio grande stupore la zampa sembrava migliorare, anche se prudeva profondamente. Cercai di allontanare lo spettro del mio incubo. Quello non era stato il primo terrore notturno che le esperienze dell’esterno avessero creato, ma era stato il più profondamente spiacevole. L’inserimento dei miei compagni, o la loro mancanza, in qualche modo aveva reso quel sogno molto, molto peggiore. Velvet Remedy! L’ultima volta che l’avevo vista era sdraiata in una pozza del suo stesso sangue, dopo aver salvato quasi una mezza dozzina di puledri. . . Le mie orecchie si tesero verso i suoni attorno a me; guardandomi alle spalle vidi i puledri e le puledre delle celle dello sceriffo occupare buona parte del vagone passeggeri. Sembravano stanchi e sbattuti; due di loro si erano velocemente addormentati, ma uno aveva ancora abbastanza entusiasmo per guardarmi e sorridere. «È stato fantastico!» Il puledro ondeggiò lentamente il suo zoccolo in aria e poi lo pestò a terra con un colpo. Gli rivolsi un debole sorriso, col cuore che finalmente iniziava a calmarsi. Calamity si voltò dalla finestra che stava fissando per darmi il bentornata nella terra dei viventi. Capitolo Otto — Deragliati 161 «Siamo. . . a posto?» Ero esitante, temendo in parte che fosse solo un altro sogno che aspettava di tramutarsi in incubo. Velvet Remedy annuì rassicurante. «Gli schiavi?» «Nel vagone di servizio», disse piano Velvet. Meno piano, «Questo treno ha un solo vagone passeggeri, e mi è sembrato che i puledri avessero maggior bisogno di spazio. Quindi potevano andare o nel vagone di servizio, o legati ai pianali.» Parlare così duramente, come se avessi suggerito qualcosa di terribile, non era, decisi, uno dei suoi tratti caratteriali più affascinanti. All’improvviso mi ricordai del piano originale e delle gabbie dove erano stati tenuti i pony prigionieri. «Ma le serrature. . . ?» Sapevo che Calamity non poteva averle forzate, e non riuscivo ad immaginare che Velvet Remedy, nella sua gioventù, avesse esercitato quell’abilità. Roteò gli occhi verso di me. «Oh avanti, non sono la scassinatrice che sei tu, e di certo non ho il livello di maestria telecinetica che hai mostrato—imponente, devo aggiungere—ma sono un unicorno! Posso fare una semplice levitazione. Tra i tuoi proiettili e le mine sono stata in grado di. . . aggirare la necessità di scassinamenti o chiavi.» Il treno rumoreggiava attorno a noi. Dando un’occhiata fuori dalla finestra vidi che avevamo già attraversato il deserto ed eravamo chiaramente a un buon punto della nostra strada su per la montagna. Il passo dei pony ferrovieri stava rallentando; ci stavamo avvicinando al punto culminante della ferrovia montana. La mia conversazione con Velvet era andata scemando, ed ora Calamity la interruppe completamente. «La nostra ombra è tornata.» Mi alzai a sedere, tastandomi la gamba guarita. «Ombra?» Il puledro che aveva parlato prima dichiarò «Il signor Calamity pensa che qualcosa ci segua.» Notai che Calamity stava accucciato alla finestra, guardando in alto attraverso di essa. . . verso il cielo? «Un’altra. . .» mi trattenni dal dire dea per riferirmi alla schiavista unicorno alata che avevo combattuto. «. . . di quelle. . . come dallo sceriffo?» 162 Fallout: Equestria — Parte I «Non penso. Ma c’è qualcosa lassù. Che si tiene appena fuori vista.» «Se è fuori vista, come fai a dire che c’è qualcosa lassù?» controbattè Velvet. Ma ad un’occhiata di Calamity cedette. «Un altro pegaso, magari?» Calamity fece una smorfia. «Io. . . non credo proprio.» Rivolse lo sguardo alla finestra, in silenzio. «Almeno ha smesso di piovere», annunciò Velvet Remedy, guardando fuori dalla finestra. «Quella tempesta è durata per giorni.» Mi voltai e guardai la spessa coltre di nuvole grigie. La pioggia aveva decisamente smesso di cadere dal cielo e le nuvole erano di un colore molto più più chiaro, che trasformavano la luce del sole in un grigio monotono. «Velvet. . .» cominciai. Mi sorrise, ed il mio cuore si risollevò, la sua ruvida osservazione precedente dimenticata all’istante. «Grazie, Littlepip. Le tue medicazioni mi hanno salvato la vita.» La guardai, sapendo che era impossibile che quei poveri tentativi di metterle delle bende, trattate magicamente o meno che fossero, potessero averla portata in salute. Iniziai a dirlo ma lei alzò uno zoccolo per interrompermi. «No, ma sei riuscita a fare abbastanza bene da farmi riprendere conoscenza, e da lì ho potuto prendermi cura di me stessa». Lanciò un’occhiata di lato verso Calamity. «Per non parlare di te e di quel tuo interessante amico.» Calamity nitrì nella sua direzione. Guardai la mia gamba, sorpresa. Ghignando, Velvet mi ricordò, «Te l’avevo detto che avrei sempre voluto essere un pony medico. Ho studiato per diventarlo ed anche fatto dell’apprendistato.» Guardai la bellissima giumenta, molti anni più vecchia di me, incuriosita. «Se è quello che volevi, perché non l’hai fatto?» «Perché comparve il mio cutie mark. Un giorno cantai una canzone per un gentilpony malato, ed apparve. Un uccello canterino, un usignolo per essere precisi. E quando il tuo cutie mark appare, il tuo posto Capitolo Otto — Deragliati 163 nella Scuderia è deciso.» C’era un triste tono da dato-di-fatto nella sua voce. Era una verità e lo sapevo fin troppo bene. «Ho anche implorato la Capogiumenta. Ma chiaramente la mia sorte era diventare un’intrattenitrice, il mio destino era scritto sui miei fianchi. La mia voce era la più bella della Scuderia, e non potevo negare di saper cantare. O che mi piacesse anche un bel po’ farlo. La Capogiumenta mi mostrò pure la mia genealogia, dimostrando che ero la molte-volte-pro pronipote della prima Capogiumenta della Scuderia Due, anche lei una cantante leggendaria.» Annuii, avendo ascoltato da me la struggente musica alla Taverna del Casello. «Come potevo combattere il peso di tutto questo? La Capogiumenta. . . mi lasciò cortesemente la possibilità di indulgere nel mio hobby, nel poco tempo libero se non avesse interferito con i miei nuovi obblighi di sollevamento del basso morale della Scuderia. Ma i miei sogni, mi fu detto, non erano per me.» Sospettando la risposta, dovetti farle la domanda: «Velvet, perché hai lasciato la Scuderia.» Velvet nitrì pudicamente. «Di nuovo a causa del mio cutie mark.» Si voltò, spostando una delle scatole mediche per mostrarmi l’usignolo sul suo fianco. Le ali erano spiegate, il becco aperto nel canto. «Vedi che cosa non è, Littlepip?» Vedevo cos’era. Cos’era sempre stato. Un uccello dalle canzoni meravigliose. «Non è un uccello in gabbia,» disse Velvet Remedy, con voce soddisfatta. «E se non lo è lui, allora non dovevo esserlo nemmeno io. Che vengano orrori e dolore, avevo bisogno di essere libera.» «Vado a fare una passeggiata fuori, magari mi stiracchio le ali.» 164 Fallout: Equestria — Parte I Alzai lo sguardo dal libro che stavo leggendo per passare il tempo (era saltato fuori che Esercito Equestre Oggi parlava solo di bardature da combattimento). Il treno stava rallentando fin quasi a fermarsi. La locomotiva aveva appena superato il picco, ed i pony ferrovieri stavano trainando il resto del treno oltre il limite verso la curva successiva, prima di lasciarlo correre e salire essi stessi a bordo. Non ci sarebbe stata un’altra possibilità di prendere un po’ di aria fresca. . . o per Calamity di dare una occhiata più approfondita alla nostra ombra. Annuii, dicendogli di andare. Velvet Remedy era probabilmente nel vagone di servizio; aveva fatto regolari controlli ai pony adulti che avevamo recuperato, e mi ero intrattenuta anch’io facendo una rapida trottata una volta che lei era a controllare i puledri. Aspettai, mentre il tempo sembrava aver rallentato fino a strisciare come il treno stesso. Ci stava mettendo un bel po’ di tempo—che si fosse persa? No, era stupido; non puoi perderti su un treno, no? Ridacchiai quando pensai che, se anche mi fossi persa sul treno, l’incantesimo di automappatura del mio PipBuck mi avrebbe guidato. Povera Velvet, come sarebbe riuscita a trovare il percorso su un treno, senza di esso? Avevo offerto a Velvet Remedy il suo PipBuck; ma con mia sorpresa l’aveva rifiutato. Sottolineai quanto fosse uno strumento incredibilmente utile nelle Terre Devastate d’Equestria. Disse che potevo tenerlo come un dono. E come scusa per avermelo lasciato, in primo luogo. Non si incolpava perché avevo lasciato la Scuderia, ma rimpiangeva di aver messo uno zoccolo (e in verità un intero pony) nella mia decisione. Avevo provato un’ultima volta, e finalmente mi aveva detto in tono piatto «Sono fuggita da quella prigione, non indosserò le sue manette. Non importa quanto dorata una manetta possa essere.» Detto quello se ne era andata per controllare i pony nel vagone di servizio. Fui strappata dalle mie fantasticherie dal ruggito draconico del fuoco di una mitragliatrice a canne rotanti. Seguito dall’urlo di morte dei pony ferrovieri. Un solo secondo più tardi sentii la squadra di ricambio (che ora stava facendo da guardia) che apriva il fuoco in risposta. Capitolo Otto — Deragliati 165 I puledri furono presi dal panico. Stavo cercando di calmarli (o almeno raggrupparli) quando Velvet Remedy tornò attraverso la porta sul retro, preoccupata. Quasi nello stesso istante uno dei pony ferrovieri della squadra di cambio irruppe all’interno, gridando ed agitando le zampe, con una carabina a leva che galleggiava al suo fianco. «Agguato schiavista! Proteggete i puledri!» Cosa? Come potevano essere arrivati davanti a noi?! Prima che potessi chiedere, un macabro pony con indosso una corazza schiavista, con gli zoccoli chiodati ricoperti del sangue dei pony ferrovieri, irruppe nel vagone passeggeri e si impennò, intenzionato ad ucciderne un altro. Non ebbi il tempo di pensare; solo estrassi il mio fucile da combattimento e gli sparai. Il ferroviere si accucciò, fece roteare il suo fucile e lo scaricò sullo schiavista. Non capii quale colpo lo avesse ammazzato. Immagini del mio incubo mi tornarono alla memoria. Esitai, ma per fortuna solo dopo che l’attaccante era stato abbattuto. Poi con una zoccolata attivai l’EFS e guardai la moltitudine di segni rossi che riempiva l’indicatore macinare le poche amichevoli che erano di fronte a me. Mi voltai verso Remedy, facendo levitare fuori la pistola sparachiodi e caricandola con un blister marcato. Non ero stata in grado di determinare che cosa significassero le marcature sulle ricariche, ma sospettavo che una qualsiasi di quelle fosse almeno in grado di incapacitare. «Prendi questa. Proteggi i puledri con la tua vita. Vado ad aiutare davanti!». Meglio farli fuori prima che riuscissero ad arrivare fin lì, se possibile. Velvet Remedy guardò la sparachiodi come se fosse infetta. «Io. . . non potrei.» Oh, per il bene di Celestia. «Devi! Non sopravviverai qua fuori se non hai intenzione di combattere.» Indicai i puledri. «E nemmeno chi stai proteggendo.» Velvet deglutì. «Voglio dire. . . non so usarla!» Oh! «È facile. Falla fluttuare puntando questo lato verso il cattivo. Per sparare tira indietro questa levetta; è il grilletto.» 166 Fallout: Equestria — Parte I Annuì. Poi mi guardò come se sperasse che potessi offrirle un’altra opzione. «Non sono un’assassina. Io. . . non penso di poterlo fare!» «Impara.» Era stata una cosa dura da dirle, anche brutale. Ma erano le Terre Devastate d’Equestria. Il treno scivolò lungo i binari, prendendo velocità ma ancora abbastanza lento da permettere alla variegata forza schiavista di pony unicorno e terrestri di saltare a bordo. Due pony terrestri con bardature con mitragliatrici a canne rotanti avevano squartato la squadra di tiro, sminuzzando i poveri pony in carne rossa. Lo sbarramento di fuoco in risposta li aveva egualmente ammazzati. Presi posizione su un vagone merci, molti carri davanti alla carrozza passeggeri che ospitava Velvet Remedy ed i puledri, col fucile d’assalto pronto. Lo schermo del mio EFS era talmente pieno di rosso davanti a me che era impossibile individuare i singoli nemici. Una parte di me avrebbe voluto provare a parlamentare, se non altro per evitare il crescente dolore della mia coscienza. Ma quello era fuori discussione. No, qualsiasi pony che stesse attaccando il treno doveva cadere. Fu con quell’intenzione fermamente piantata nella mia testa che aprii il fuoco contro la prima schiavista che provò a saltare sul carro davanti a me. Il mio colpo andò a vuoto e lei saltò di nuovo giù. Dannazione! Sentii un’esplosione sopra e dietro di me. Alzando gli occhi al cielo vidi Calamity schivare ed intrecciarsi in aria con un grifone che lo stava inseguendo. L’aviatore nemico impugnava un corto fucile da caccia dall’aria molto più malvagia di quelli che avevo visto fino ad allora, ed ogni tanto rallentava il suo inseguimento per sparare un colpo. Calamity, sia benedetto, non si stava rendendo un bersaglio facile ed il grifone perdeva distanza ad ogni fallimento. Capitolo Otto — Deragliati 167 Mentre guardavo, Calamity all’improvviso virò in alto, facendo un giro completo. . . e con mio sgomento il grifone seguì la mossa, con una virata lievemente interna alla sua che li fece di nuovo riavvicinare! Sentii un galoppo farsi vicino, ma quando rivolsi di nuovo l’attenzione al vagone davanti non vidi nulla. Confusa feci un passo verso il bordo, guardando in basso per vedere se stavano correndo sul terreno. . . . . . solo per trovare tre pony schiavisti che correvano lungo le pareti del mio vagone, sorpassandomi! Da qualche parte un pony unicorno li stava aiutando con incantesimi! Un alone magico incollava i loro zoccoli al fianco del treno in corsa. «Che Luna vi stupri col suo corno!» ringhiai, furibonda per il trucchetto magico, e mirando col fucile d’assalto sparai a cosce, fianchi e colli mentre correvano lungo il successivo vagone prima della carrozza passeggeri. Due pony urlarono quando caddero dal treno, mortalmente feriti, ed uno si ruppe il collo nella caduta; ma il terzo si infilò nello spazio tra le vetture prima che potessi spostare la mia arma su di lui. Il treno si muoveva a un buon trotto, ora. Corsi lungo il tetto saltando sul vagone seguente e scivolai nel fermarmi. Guardai in basso tra le due vetture, e velocemente tirai indietro la testa quando lo schiavista mi individuò e scaricò una raffica della mitraglietta che teneva in bocca verso il punto dove un istante prima si trovava il mio cranio. Concentrandomi tirai via dal suo nascondiglio lo schiavista dagli occhi sbarrati. Poi qualcosa mi colpì da dietro, accendendo una striscia di dolore bruciante sulla mia schiena! Lo lasciai cadere, ed il dannatamente fortunato bastardo cadde in sicurezza sul tetto proprio di fianco al bordo. Ero circondata, ora; la pony che avevo mancato prima era salita dietro di me mentre ero concentrata su quello nuovo, ed aveva una frusta in bocca che manovrava con una precisione infernale. Con uno schiocco di frusta strappò via dalla levitazione il mio fucile d’assalto, che volò oltre il dirupo che la ferrovia stava aggirando. Lo schiavista con la mitraglietta aveva sfruttato il mio momento di sorpresa per ricaricare, ed ora ghignava; nella sua testa mi aveva già ucciso. 168 Fallout: Equestria — Parte I Un’altra esplosione dall’alto e due pallottole lacerarono lo schiavista, abbattendolo. Il suo cadavere, con la mitraglietta ancora stretta tra i denti, scivolò via dal tetto del vagone. Un istante dopo Calamity scese radente sul carro e fece una stretta virata, andando a raschiare con gli zoccoli contro la parete rocciosa che si elevava dall’altro lato del treno. Il grifone scese in picchiata inseguendolo. Mi abbassai. La pony frustatrice non fu abbastanza rapida e venne segata da una delle ali del grifone, ed il colpo la decapitò con precisione. Sentii il mio cuore perdere un battito quando vidi le lame che adornavano il profilo anteriore delle ali del grifone. Raccogliendo la frusta della pony decapitata, calciai via la dondolante testa dal vagone. Arrotolai la frusta in una bisaccia, tirai fuori il fucile da combattimento e mi mossi, prima da un lato del carro e poi dall’altro. L’incantesimo che stavano usando gli schiavisti aveva cambiato drammaticamente la situazione, ed ero dolorosamente preoccupata di quanti mi fossero potuti passare oltre prima che me ne accorgessi. Più avanti nel treno sentii numerosi spari mentre i restanti ferrovieri combattevano per le loro vite. Verso il fondo del treno mi sembrava di sentire Velvet Remedy gridare! Mi volsi verso il suono, dando le spalle alla testa del convoglio, quando qualcosa urtò forte da qualche parte in avanti, e poi il treno diede uno scossone quando le ruote scricchiolarono attraverso un corpo che era caduto sui binari. Calamity atterrò abilmente al mio fianco. Lo fissai sorpresa, e sembrò arrossire mentre si passava uno zoccolo nella criniera. «Mi spiace che Ali-a-rasoio non ci possa raggiungere. Non voleva staccarsi dalla mia coda. Anche quando ho fatto una picchiata tra due vagoni.» Calamity sorrise, guardandosi attorno come se stesse cercando un amico mancante. «Giuro, era proprio dietro di me appena un istante fa!» Sorrisi. Poi puntai uno zoccolo verso il vagone passeggeri. «Vai ad aiutare Velvet!» Calamity annuì e si levò in aria, senza nemmeno bisogno di volare mentre il treno, ormai al galoppo, portava il vagone verso di lui. Lo vidi Capitolo Otto — Deragliati 169 scomparire nello spazio tra i due vagoni, e poi galoppai in aiuto dei pony ferrovieri. Mentre facevo ciò una voce terrorizzata nella mia testa mi chiedeva cosa fosse diventata la mia vita, cosa io stessi diventando, se c’erano così tanti pony che volevano la mia vita, ed io stavo caricando verso di loro? Gli ultimi due sopravvissuti tra i pony ferrovieri ed io corremmo sopra i tetti e stavamo scendendo nella porta aperta del vagone passeggeri, quando due scariche di energia magica rosa attraversarono il cielo, sparati dalla bardatura da combattimento di un unicorno razziatore bianco. Il pony ferroviere che era stato con noi pochi secondi prima ora non era altro che una brillante cenere rosa portata via dal vento. Il vagone passeggeri era vuoto! Più o meno. Il corpo di uno schiavista dal manto nero pendeva dal soffitto, riempito di aghi. L’incantesimo sui suoi zoccoli gli impediva di cadere sul pavimento, anche dopo la morte. Fece quasi venire un colpo al pony terrestre con me. Per essere onesti, potrei aver gridato un poco anch’io. «Ti dirò, preferisco gli schiavisti che sparano proiettili!» boccheggiò il ferroviere, riprendendosi. «Non puoi mettere una benda attorno all’essere ridotti in cenere!» Ero del tutto d’accordo. Velvet Remedy corse attraverso la porta sul retro, rientrando dal vagone da carico in coda. Vedendo il pony ferroviere gli fece cenno di seguirla. «Per piacere, vada da Calamity! È nel vagone di servizio!» «Ne abbiamo una brutta in avvicinamento», la avvisai. «E altri quattro dopo di lei. Credo che questi siano gli ultimi, ma una sta usando una bardatura con armi ad energia magica!» Velvet Remedì annuì con circospezione, poi guardò in alto ed indicò il corpo in alto. «Q-questo è venuto dal tetto! C-come un insetto!» Era chiaramente scossa, più per l’aver dovuto prendere una vita che per la 170 Fallout: Equestria — Parte I stranezza della situazione, ma sospetto che non riuscisse a concentrarsi su quello. Non ancora. Cominciai a domandarmi se la sua occasionale sgradevolezza non fosse parte di un meccanismo di difesa per scendere a patti con gli orrori delle Terre Devastate d’Equestria. Il pony terrestre le trottò oltre, ricaricando la sua arma e chiudendosi la porta alle spalle. Un minuto più tardi Calamity arrivò galoppando. «Tutti i pony sono nel vagone di servizio e l’ho scalciato via! Gli schiavisti non li raggiungeranno da qua!» Abbassò la testa e percosse il pavimento. «Qui è dove terremo la linea!» Non c’era tempo per i discorsi. Calamity aveva a malapena spiegato le sue intenzioni quando tre schiavisti, guidati da un pony unicorno, entrarono nel vagone contro di noi. Non dal fronte nè dal retro, ma dalle finestre! Nel vagone passeggeri esplose la violenza. Il SATS si agganciò allo schiavista che proveniva dalla finestra alla mia sinistra. A quella distanza difficilmente potevo mancare. Sfortunatamente, nemmeno loro! Il corno di Velvet Remedy si illuminò mentre io sparavo al petto del mio primo bersaglio, ancora ed ancora. La sua corazza fermò molto del danno ma cadde indietro, ed il suo colpo mi graffiò la guancia. Mi voltai verso il secondo, ma non abbastanza velocemente da impedirgli di mandare la sua mazza magicamente potenziata dritta contro il mio costato! Il dolore era accecante! Potevo sentire le costole che si spezzavano sotto la corazza! Il mio grido di dolore non gli impedì di calare un secondo colpo sulla mia schiena. La corazza di Ditzy Doo dissipò il colpo su tutto il corpo, salvandomi da una spina dorsale spezzata e da una molto breve vita da paralizzata. Calamity aveva sparato un doppio colpo con la sua bardatura, aprendo squarci in uno dei pony che venivano dal suo lato. Interiora insanguinate andarono ad imbrattare il letto, le pareti e la finestra. L’ultimo andò contro Velvet Remedy. Oh Dee, perché non indossava protezioni? Dal pavimento vidi con orrore lo schiavista infilare il suo coltello da combattimento in profondità nella sua spalla, mancandole di poco il Capitolo Otto — Deragliati 171 collo. Il sangue sgorgò attorno alla lama trasformando il suo manto grigio carbone in un nero bagnato. L’incantesimo implose, e la magia che si irradiava dal suo corno svanì in un istante. Iniziai a rialzarmi, piangendo ancora mentre una brillante agonia si faceva strada dentro di me con dita infuocate. Il mio incantesimo di mira si stava ancora ricaricando, ma il mio primo avversario si era già ripreso e stava riprendendo la sua pistola. Il pony con la mazza caricò un altro colpo, intenzionato a pestarmi fino alla sottomissione: la sottomissione di un cadavere. Calamity sparò. La corazza che aveva salvato lo schiavista dal mio fucile da combattimento non fece lo stesso contro le potenti carabine del mio compagno. Lo schiavista che aveva colpito Velvet aveva afferrato l’impugnatura del coltello coi denti cercando di estrarlo dalla cantante ferita, ma il corno di Velvet si illuminò un’altra volta ed un campo telecinetico avvolse il pugnale. Era una telecinesi semplice e debole, che tratteneva la lama. Ma impedì al pony di estrarre il coltello con la facilità che si era aspettato, e quella breve pausa diede a Calamity abbastanza tempo per volgere le sue canne verso di loro. Sparò di nuovo, e Velvet venne coperta dai brandelli dell’altro pony. Il dolore era atroce; la mia vista era pesantemente offuscata. Avevo problemi a respirare. Però almeno ora eravamo (pensavo speranzosamente) solo tre contro uno. Ma quando lo schiavista alzò la sua mazza sulla mia testa la porta si aprì con uno schianto. L’unicorno bianco, rimanendo appena fuori della porta, aprì il fuoco con quell’energia magica rosa. Con un lampo del mio corno il pony con la mazza si ritrovò spinto via, trasformato in uno scudo improvvisato. Un battito di ciglia più tardi, era luccicante cenere rosa. Ora era davvero un tre contro uno. E mentre dovevo lottare contro il dolore per sparare, il mio incantesimo di mira era finalmente tornato ed il SATS guidò i miei colpi. E Calamity non aveva alcun bisogno di 172 Fallout: Equestria — Parte I aiuto. Il corno di Velvet Remedy era illuminato mentre lentamente saldava le mie numerose costole rotte, sobbalzando un poco quando il treno ebbe una sbandata. Il dolore al fianco si era ridotto a un sordo pulsare, comunque abbastanza forte da farmi piagnucolare. «Veramente, Littlepip, questa sta diventando un’abitudine.» Il suo manto era inzaccherato del suo stesso sangue. L’ultima delle nostre pozioni curative era stata consumata ed entrambi stavamo usando le ultime delle nostre bende. Solo Calamity ne era uscito praticamente indenne. Gli schiavisti erano morti lì vicino a noi, tranne quello che mi aveva preso a mazzate. Il suo corpo era stato vaporizzato—trasformato in cenere luminosa. Rabbrividii al pensiero di averne potuto respirare un poco. Mi voltai, guardando il pavimento. Anche se avevamo vinto, non la sentivo una vittoria. Invece mi sembrava di aver condotto una mezza dozzina di pony ferrovieri al loro massacro. E, alla fin fine, avevo fallito anche nel combattimento. Se Calamity non fosse stato con noi. . . Interpretandomi veramente troppo facilmente, Velvet Remedy cercò di consolarmi. «Almeno tu hai fatto fuori quello con la mazza orribile. Tutto quello che sono riuscita a fare è stato fare da bersaglio.» «Stai facendo più che la tua parte con le tue abilità mediche e gli incantesimi di cura,» specificai, aggiungendo «anche se sono sorpresa che tu non sia rimasta con gli schiavi liberati ed i puledri.» Velvet Remedy nitrì. «Quel vagoncino era già troppo affollato. Se avessi cercato di infilarmici qualche pony sarebbe soffocato!» Finì di medicare le mie ferite, accigliandosi agli scossoni sempre più forti del treno. Il panorama saettava fuori dalle finestre. «Eggià», disse Calamity ritornando, facendosi strada nel treno sferragliante, «sembra che quella fosse l’ultima di loro.» Capitolo Otto — Deragliati 173 Il treno gemette pericolosamente quando affrontò una curva, costringendoci ad aggrapparci ognuno a qualcosa. Velvet ci guardava allarmata. «Ma a voi pony non sembra che stiamo andando terribilmente veloci? Come fanno questi vostri treni a rallentare?» «Usiamo i freni.» «E dove sono?» «Nel vagone di servizio.» Le orecchie di Velvet precipitarono indietro. Guardò impassibile Calamity. «Il vagone di servizio? Che sarebbe il grosso carro rosso in coda, vero? Quello che poco fa hai scalciato via da noi?» Sentii salire un’ondata di panico. Calamity fece una piccola smorfia. «Eggià.» Ponderando, «Sai, questo potrebbe spiegare lo sguardo del pony ferroviere mentre lo stavo facendo.» «Inizio a capire come hai ottenuto il tuo nome», Velvet disse in tono piatto. Seguirono alcuni minuti per confermare la situazione e chiedersi cosa si potesse fare mentre il treno continuava la sua corsa senza controllo giù per la montagna; presto tutti e tre dovemmo tenerci ad ogni curva. Eravamo ancora a metà della discesa, e ripidi dirupi si stendevano da entrambi i lati. Alla fine decisi che c’era un’unica soluzione. «Calamity, porta al sicuro Velvet Remedy in volo!» Gli occhi di Velvet si allargarono, «E tu?» Risolutamente pestai uno zoccolo sul pavimento, cercando di ignorare le fitte alle gamba appena curata ed alle costole. «Andrà bene. Ho trovato un altro modo di scendere.» Entrambi sembravano dubbiosi. Ma avevano fiducia in me. Quindi annuendo Calamity e Velvet si diressero verso il più vicino pianale. «Torno a prenderti!» promise Calamity mentre allargava le ali. Il vento strappò Calamity e Velvet nell’aria. E poi fui sola. Su un treno fuori controllo! Va bene, pensai tra me e me. Adesso era l’ora di pensare davvero ad una via di fuga. Il treno stava caricando verso una curva della montagna, 174 Fallout: Equestria — Parte I prendendola troppo veloce! Il convoglio sbandò; potevo sentire le ruote che si staccavano dalle rotaie! Il mio corno si accese di energia, e sudori freddi ricoprirono il mio già troppo abusato corpo mentre canalizzavo potere telecinetico per tenere il treno sulle rotaie. L’intero convoglio s’illuminò flebilmente mentre svoltava la curva, pazzescamente inclinato, correndo su un solo lato delle sue ruote! Con un tonfo cigolante il treno si riassestò sui binari, già diretto verso un’altra curva, che questa volta avrebbe lanciato il peso del treno contro la parete rocciosa che vi si innalzava. La roccia raschiò tutto il treno, scavando i vagoni merci e strappando la maggior parte del tetto della carrozza passeggeri con un fragore clamoroso. Strinsi gli occhi contro una tempesta di schegge. Quando li riaprii di nuovo il vento mi stava sferzando attraverso lo squarcio nel vagone. Potevo vedere un’altra curva più avanti, ancora più stretta. Tremando per la stanchezza capii che questa volta era impossibile impedire al treno di deragliare. Mi concentrai di nuovo, sperando di potermi levitare verso un posto sicuro. Gemendo per lo sforzo sentii i miei zoccoli abbandonare il terreno proprio mentre la locomotiva entrava nella curva, riuscendo a seguirla. Il grosso peso del treno non poteva fare altrettanto. Con un orrendo e fragoroso sbalzo il treno si piegò e venne strappato dalle rotaie, svettando sopra la scogliera come un serpente con la testa rotta, e precipitando verso la valle una trentina di metri più in basso! Con tutta la mia rimanente concentrazione mi spinsi in alto e lontano, sollevandomi fuori dal soffitto aperto. . . ma non era abbastanza. Stavo ancora cadendo, e velocemente! I miei sforzi mi rallentavano solo abbastanza da farmi vedere il treno che mi superava, precipitando sulla foresta morta al di sotto con un indicibile fragore. La distruzione sotto di me era come lo zoccolo di Luna contro la terra in basso. Grandi nuvole si stavano alzando, nascondendo le macerie contro cui mi stavo per spiaccicare. Capitolo Otto — Deragliati 175 Calamity mi afferrò! Tutti e tre—Calamity, Velvet ed io—camminavamo lungo la stretta valle sotto il tetto di nuvole grigie. Non avevo idea di dove fossimo, tranne che Nuova Appleloosa era a molti giorni di cammino sulla mappa del mio PipBuck. Assumendo che potessimo viaggiare in qualcosa di simile ad una linea retta. Assumendo che ci andassimo. Basandosi sulle registrazioni del terminale, gli schiavisti della vecchia Appleloosa stavano vendendo i carichi di pony che catturavano a qualcuna chiamata Stern in un qualche luogo chiamato Fillydelphia. Non avevo perso la mia rabbia per quel che avevo letto, per le cose malvagie e crudeli che quei pony stavano facendo. La tenni a fuoco lento nel retro della mia mente. Se fosse stato per me, Fillydelphia era la prossima tappa. Ma non potevo ignorare le nostre necessità più pressanti. Avevamo un disperato bisogno di materiale medico. Alla stessa maniera, il cibo e l’acqua che Calamity ed io avevamo portato era insufficiente per mantenere tre pony per più giorni. Avevamo bisogno di un rifugio sicuro e di rifornimenti. Una volta riuniti ci riposammo per molte ore. Noi tre eravamo passati attraverso una terribile battaglia, e sarebbe stato folle, se non impossibile, spingerci oltre senza darci un po’ di pausa. In verità avevamo bisogno di molta di più di quella che ci prendemmo—io stessa ero talmente indebolita dalle mie estreme azioni telecinetiche che mi trovai incapacitata a sollevare persino qualcosa di relativamente leggero come la Piccola Macintosh—ma l’ambiente non familiare e magari anche ostile non incoraggiava gli indugi. La valle era disseminata di neri alberi morti e pezzi di detriti. Non del treno, il cui punto di impatto era ormai chilometri dietro di noi; quelle raccontavano della devastazione dell’apocalisse d’Equestria. Cocchi volanti precipitati ed altri veicoli simili segnavano il terreno. Secondo 176 Fallout: Equestria — Parte I Calamity eravamo al di sotto della periferia di quella che una volta, molto sopra di noi, era stata la città dei pegasi di Cloudsdayle. Ora non c’era nulla al di sopra delle nuvole. E sul terreno le uniche lapidi a ricordare la fine improvvisa delle vite di così tanti pony erano i relitti di quei veicoli dei pegasi che si erano trovati troppo lontani dalla città per essere immediatamente consumati ma non abbastanza da salvare chi li stava trainando. Un’inappropriata musichetta allegra (pesante sul bassotuba) aleggiava per la valle come il canto di una sirena. Le mie orecchie si rizzarono e cominciai a galoppare verso la fonte, ed i miei compagni sorpresi si scontrarono per seguirmi. «Littlepip!» Velvet rimase a bocca aperta. «Cos’è?» Calamity non era meno confuso; conosceva il suono di una robofatina, ma non poteva immaginare per quale motivo avessi così tanta fretta di trovarla. Raggiunta la robofatina la avvolsi con la magia del mio corno, spostandola in modo che mi prestasse attenzione. «Osservatore!» Calamity atterrò, guardandomi stranamente. Velvet, considerevolmente rimasta indietro, scese al trotto quando non vide segni di immediato pericolo o rischi che rimanessi paralizzata ancora una volta. «Osservatore!» gridai stizzita, dando uno scossone alla noiosa robofatina, come se facendo così la musica si dovesse spegnere ed evocare il mio criptico compagno. «Osservatore, lo so che puoi sentirmi! Ho bisogno di te, adesso!» «Littlepip,» cominciò lentamente Calamity. «Non penso. . .» Si interruppe, con gli occhi che gli si allargavano per il terrore quando la musica si interruppe con uno schiocco a metà di una canzone e la robofatina mi parlò direttamente con una voce che non aveva mai sentito provenire da nessun’altro dispositivo simile. «Uh, ciao, Littlepip. Come posso aiutarti?» La metallica voce artificiale che mi stava parlando chiaramente spaventò profondamente il mio compagno, esperto delle terre devastate. «Ho bisogno che mandi un messaggio a Nuova Appleloosa!» Agitai freneticamente uno zoccolo. «C’è un vagone di servizio sceso dalla Capitolo Otto — Deragliati 177 montagna, senza il treno. Il ferroviere che c’è sopra farà in modo che arrivi in fondo alla discesa in sicurezza, ma ci sono un sacco di pony all’interno, tra cui cinque giovani, che non possono sopravvivere là fuori da soli. Nuova Appleloosa deve mandare un convoglio a prenderli.» L’Osservatore rimase in silenzio, esitante. «Osservatore, non sono in buona forma. Non hanno cibo nè acqua. Il tempo è essenziale!» L’Osservatore parlò lentamente, «Non so, Littlepip. Non sono abituato a. . .» «Non. Mi. Interessa!» gridai di malumore. «Ti dispiace per quei pony, no? Vuoi vedere morire quei puledri?» «No! Voglio dire, sì, mi interessa. No, non voglio. . .» «Allora aiutali! Non c’è tempo per indugiare nella timidezza, Osservatore. Ci sono vite in pericolo!» Con uno schiocco la musica della robofatina continuò. La rilasciai, incerta se sentirmi sollevata o disgustata. «Littlepip», nitrì Velvet trottando fino a me. «Se continuerai a dare ordini ai tuoi amici, presto finirai per non averne più.» Aggrottai la fronte, ricordandomi all’improvviso del mio incubo senza amici. Calamity mi diede un’occhiata che mi suggerì che poteva avere ragione. Velvet continuò a camminare, e mi misi in colonna dietro di lei. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Trotto Leggero—Sei agile, fortunata e sempre attenta; o forse hai semplicemente padroneggiato l’arte dell’autolevitazione. In ogni modo non attivi mai mine o trappole sul terreno. Capitolo Nove La Morale della Favola «Sono io quella che dovrebbe venire importunata da sconosciuti ovunque vada!» Nuvole. La prima volta che misi zoccolo fuori in quel nuovo mondo, l’esterno era impossibilmente grande, il cielo terrificantemente alto. Ora le onnipresenti nuvole—mutevoli, turbinanti, scure per la pioggia—erano soltanto un altro soffitto. Grigio, come quello nelle officine della Scuderia. Solo raramente, come in quella prima notte, si potevano aprire piccole fessure nella copertura nuvolosa, simili a ferite lacerate che si sarebbero lentamente rimarginate. L’allettante visione del meraviglioso e brillante blu al di sopra, allegro e sereno, tentava e torturava coloro che vivevano nel buio sottostante. «Littlepip» chiese Velvet, i suoi pensieri non lontani dai miei, «l’aria non ti sembra strana, all’esterno? Il giorno è così caldo e brillante, eppure l’aria è. . . malaticcia. Mi sento così desiderosa, eppure così riluttante a farmi avvolgere da essa.» «Come se fosse velenosa,» concordai. Calamity non disse nulla. Supposi che per lui l’aria fosse aria e fosse sempre stata così. I rottami sparsi dei veicoli dei pegasi, caduti dal cielo quando la metropoli di Cloudsdayle venne obliterata in un singolo colpo di zoccolo, erano sparsi per chilometri. Alcuni cocchi volanti e vagoni erano ulteriormente funestati dai vecchi scheletri dei poveri pony colpiti a morte o fatalmente feriti dal megaincantesimo, ma i cui corpi non erano stati completamente cancellati. Le montagne si alzavano da entrambi i lati della valle, coperte di erba malaticcia ed alberi anneriti. Nuove piante erano cresciute attorno ad essi, nutrendosi dei loro fusti in decomposizione. In alto ed in 179 180 Fallout: Equestria — Parte I avanti c’era la consumata e sbiadita immagine di una bottiglia gigante di Sparkle~Cola, la cui carota stilizzata identificava immediatamente la bevanda anche se il testo del cartellone era troppo severamente sbiadito per potersi leggere. Un pony giallo malamente stinto e con la criniera rosa la teneva in alto, con una felicità quasi orgasmica. Secondo Calamity quegli enormi tabelloni, chiamati cartelloni pubblicitari, una volta avevano costellato tutte le rotte maggiori tra Cloudsdayle e le altre città, pubblicizzando beni e servizi da tutta Equestria. Potevo vedere un altro tabellone dall’altro lato della valle, forse mezzo chilometro più in basso. Anche da quella distanza potevo riconoscere la familiare immagine degli eroici pegasi con gli arcobaleni che esplodevano nel cielo alle loro spalle mentre piombavano sulle armate delle malvagie zebre. Meglio Lisce che a Strisce. Un grande vagone consegne giaceva martoriato, piegato e parzialmente affondato nel terreno. Vidi sulla sua fiancata quello che sembrava essere un logo d’azienda—una formazione di sette cerchi in ascesa— che mi parve stranamente familiare. Non dovetti rimuginarci a lungo, perché quando vi ci avvicinammo l’automappatura del mio PipBuck lo battezzò: Relitto delle Spedizioni Ditzy Doo. Ora mi ricordavo dove avevo visto quel disegno—nella pagina del titolo all’interno della Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate. Calamity stava guardando il rottame con la stessa comprensione. Velvet osservava ferma in mezzo a noi, confusa sul perché ci fossimo fermati a guardare. «Cosa?» «Quì è dove Ditzy Doo è caduta» dissi, provando stupore ed un’intensa tristezza. Quella. . . quella sarebbe stata la sua unica lapide, se non avesse sofferto una sorte più strana. «Chi?» «Ditzy Doo» ripetei, persa nei miei pensieri. Stavo cercando di immaginare come potesse essere stato. Velvet, che non conosceva quel nome, mi diede un’occhiata che spiegava quanto utile pensava fosse quella risposta, e si voltò verso Calamity. «Eggià.» Capitolo Nove — L a Morale della Favola 181 Velvet sbuffò e camminò oltre, girando intorno al retro. Pochi istanti dopo la sentii chiamare «Littlepip, vorresti per piacere venire a veder qua?» La sua voce aveva un tono di. . . speranza? Trottai in giro per cercarla (per nulla come un cucciolo al richiamo del suo padrone). Scatole e casse erano disseminate sul terreno attorno al retro del carro della Spedizioni Ditzy Doo, e molte altre erano ammucchiate e schiacciate all’interno. Alcune erano state forzate e tutto era stato depredato da qualsiasi oggetto di valore. Eccetto, così era, per una cassaforte ed un bauletto sul retro. Era il secondo che aveva acceso l’eccitazione di Velvet perché, nonostante fosse di fattura identica a quella di ogni altro bauletto in cui mi fossi imbattuta, i contrassegni erano molto caratteristici: tre bande gialle, e quella al centro col simbolo di una farfalla rosa. Quella non era una scatola medica, ma i colori ed il simbolo erano chiaramente quelli del Ministero della Pace. «Certo, nessun problema», annunciai fieramente, levitando il cacciavite e le forcine mentre guardavo Velvet che lottava per non mettersi a saltellare per l’emozione. Mi voltai e cominciai col forzare la serratura della cassaforte. Riuscii a sentire il colpo del suo zoccolo, e mi morsi le labbra per trattenere una risata. La serratura della cassaforte cedette quasi troppo facilmente. Considerando il livello di saccheggiamento ero sorpresa che una serratura così debole fosse stata un deterrente così durevole. Ero forse l’unica all’esterno ad avere sviluppato quell’abilità? Aprii la cassaforte. Un oggetto all’interno catturò immediatamente la mia attenzione. Tutto l’interno della cassaforte era riempita da un bagliore rosato che si emanava da una bottiglia di un liquido luminescente rosso porpora: Sparkle~Cola RAD! Con un tonicante tocco di radiazioni ed un'esplosione di aromi al ravanello! (È come un calcio in faccia! Coi ravanelli!) 182 Fallout: Equestria — Parte I La Sparkle~Cola RAD galleggiò fuori dalla cassaforte passandomi oltre, avviluppata nella luminescenza magica del corno di Velvet. Alzando la bottiglia all’altezza degli occhi fece una smorfia denigratoria. «Questa è follia. Come può un pony essere talmente stupido da pensare che consumare radiazioni sia salutare?» Le mie abilità di levitazione erano state talmente sovraccaricate che mi occorse un reale sforzo per riprendere indietro la bottiglia, ma combattei fieramente per non ansimare. Velvet Remedy mi guardò con qualcosa di simile all’orrore quando mi vide infilare la bottiglia in una delle mie bisacce. «Non hai veramente intenzione di berla, vero?» Scrollai le spalle. Sembrava dovesse essere gustosa; e secondo il mio PipBuck la radiazione ancora presente era abbastanza residuale da poter essere eliminata più tardi da una pozione RadiaVia. Mi volsi verso il bauletto, spingendo Velvet a dimenticare (o almeno ignorare) la bevanda nelle mie bisacce. Quella serratura non era facile. Si rifiutava egoisticamente di concedere i suoi segreti. Dopo il terzo tentativo iniziai a temere che potesse essere al di sopra delle mie capacità. E non volevo assolutamente che Velvet Remedy mi vedesse fallire. Avevo un’altra opzione. . . ma non volevo che lei vedesse nemmeno quella. «Questa è una difficile. . . mi serve concentrazione. Velvet, potresti uscire?» E, considerando il suo avvertimento precedente, aggiunsi «Per piacere?» Si capiva che non voleva, ma con signorilità si spostò all’esterno. Appena fu fuori vista attivai l’incantesimo di ordinamento del mio PipBuck e tirai fuori la scatoletta di Ment-Ali da dove l’avevo nascosta, nel fondo del mio bagaglio. Non era l’incredibile Party-Time che avevo provato precedentemente, ma non avevo bisogno di parlare con la serratura. Aprendo la scatoletta me ne infilai una in bocca ed iniziai a masticare. L’effetto fu immediato. Era come se una pellicola grigia fosse stata lavata via da tutti i miei sensi, come se la mia mente si fosse rischiarata dopo che era rimasta immersa nella nebbia profonda! Ero più viva di Capitolo Nove — L a Morale della Favola 183 quanto fossi mai stata prima! Non era una Party-Time, e decisamente non altrettanto caramelliziosa1 , ma era sufficiente per far cantare la dannata serratura per me! All’esterno potevo sentire la voce di Velvet Remedy: «Calamity, posso chiederti una cosa?» «Massì, direi che puoi.» «Perché sei l’unico pony pegaso che ho visto nelle Terre Devastate d’Equestria? Avevo l’impressione che i pegasi dovessero essere comuni come i pony terrestri ed unicorno.» Le mie orecchie si rizzarono. La loro conversazione non voleva essere privata, quindi non era esattamente origliare. E, dovevo ammetterlo, anch’io volevo saperlo. Ci fu una pausa significativa. Poi Calamity sbuffò, «Wow, signora, quando fai una domanda punti diretta alla gola, direi.» «Mi dispiace. Mi scuso se è una cosa personale. . .» «No, no. Devi saperlo, direi.» Potevo sentire Calamity sospirare; la mia percezione era innalzata ad un livello impressionante! Come avevo predetto ora la serratura era semplice, e si arrese aprendosi di scatto. «Non troverai altri pony pegaso. A meno che non siano. . . come me.» Fece una pausa come se parlare di quell’argomento fosse fisicamente faticoso. «Vedi, ai tempi della guerra, noi pegasi eravamo la più grande forza di combattimento d’Equestria. Eravamo l’elite! Il meglio del meglio! Ma dopo che Cloudsdayle fu colpita, beh. . . andò così, gioco finito. Abbandonarono la guerra, abbandonarono Equestria. . . anche se non è che nessuna delle due durò più che qualche altra ora. I pony pegaso chiusero il cielo ed andarono a nascondersi.» «Chiusero. Il. Cielo?» «Eggià. Hanno messo a piena potenza le forge di nuvole e le hanno bloccate così. Hanno salvato le altre loro città, le loro famiglie. Le zebre non potevano mirare accuratamente quello che non potevano vedere. 1 Nell’originale, candy-licious. 184 Fallout: Equestria — Parte I Non che non ci abbiano provato. Hanno centrato qualche colpo fortunato, ma non molti.» Riuscii a sentire uno di loro raschiare il terreno con uno zoccolo. «Non c’è stato un giorno in Equestria che da allora non sia stato almeno in gran parte nuvoloso.» Velvet Remedy boccheggiò. «È. . . è orribile!» «Oh, loro continuano a ripetersi che prima o poi le spegneranno, apriranno il cielo e scenderanno in picchiata per salvare il resto di noi. Quando saranno pronti. Quando sarà il momento giusto.» Calamity sbuffò in dichiarato disprezzo. «Hanno continuato a ripeterselo da soli per più di duecento anni. La verità è che sono troppo arroganti e pigri per preoccuparsene. Fin tanto che continuano a dirsi che alla fine faranno la cosa giusta riescono a vivere le loro vite per conto loro. Intanto un sacco di voi muoiono quaggiù, per gli schiavisti ed i razziatori ed i mostri. . . e state facendo uno sforzo dannatamente duro per salvarvi da soli senza il loro aiuto.» A me pareva più che altro che i pegasi fossero spaventati. Aprii il bauletto ed iniziai a guardare gli oggetti all’interno. «E tu?», chiese Velvet. «Non trovavo che vivere con me stesso fosse tanto facile come sembrava a molti altri, manica di merde secche con le ali2 .» Wow Calamity, ero così felice di averti dalla parte d’Equestria, ma quanto eri amareggiato? Pochi istanti dopo Velvet trottò nel retro del carro consegne. Lanciò un’ultima occhiata oltre le spalle in direzione di Calamity, poi notò che avevo aperto il bauletto. Con un suono compiaciuto danzò virtualmente sui rottami per raggiungermi. Dentro: numerose pergamene, rovinate quando una bottiglia di qualcosa si era frantumata, i cocci di detta bottiglia, la fotografia incorniciata di un coniglietto, una piccola sfera di cristallo sigillata in una busta trasparente (Proprietà del Ministero della Pace—Visualizzazione 2 Nell’originale, buncha winged horseapples. Capitolo Nove — L a Morale della Favola 185 Riservata—Visioni non autorizzate verranno perseguite) ed un libro (Sovrannaturali). «Oh!» Velvet rimase a bocca aperta e fece un suono che sentivo di poter ragionevolmente descrivere come uno strilletto da ragazzina. La guardai, con gli angoli della mia bocca che si stiravano in alto mentre realizzavo che Velvet Remedy, la meravigliosa unicorno dall’inconfrontabile bellezza e dalla grazia musicale che aveva ispirato almeno trecento ammiratori, era lei stessa poco più di una puledra appassionata3 . «Lo so che cos’è questa!» annunciò Velvet, sollevando la busta con la sfera per ispezionarla più da vicino. «È una sfera della memoria. Era usata per registrare gli eventi non solo mediante suoni ma anche con immagini in movimento. Molto meglio di un registratore o di una videocamera. Ed è pure rara!» Velvet raccolse la sfera della memoria e la fotografia del coniglio. Fui sorpresa quando lasciò il libro. «Oh, quello ce l’ho già. Ma dovresti prenderlo tu, Littlepip. So che lo troverai utile.» Qualcosa nella sua espressione mi fece pensare che ci fosse una battuta, ed a mie spese. Comunque non ero una che abbandonasse un libro, specialmente se era uno consigliato da Velvet Remedy. Avevo appena finito di infilare il libro nelle mie saccocce quando lo schermo dell’EFS esplose di rosso. Mi raggelai. Merda. . . erano un sacco di nemici! Nella mia testa decisi che gli schiavisti ci avevano ritrovato. E, dall’aspetto della situazione, avevano portato un esercito! «Littlepip? Cos’è?» Ansiosamente sussurrai. «Vai a prendere Calamity. Silenziosamente. . . . per piacere.» Mi girai lentamente sul posto. C’era un varco nel rosso; non eravamo ancora interamente circondati. «Problemi!» Più di quanti ne potessimo gestire! Velvet si tese immediatamente, annuì nervosa e trottò fuori più velocemente e silenziosamente che potè, solo urtando una scatola lungo 3 Il termine usato era fanfilly, storpiatura dell’appellativo fangirl in cui il termine “ragazza” è sostituito con “puledra”. 186 Fallout: Equestria — Parte I il percorso. Trasalimmo entrambi. Quando raggiunse il fondo del retro del carro si fermò, atterrita. «Pony zombie!» Cosa? Non schiavisti? Mi spostai vicino a lei. Stavo già iniziando a pensare come spiegarle la storia dei ghoul, ma le parole mi morirono sulle labbra quando vidi gli sguardi vuoti ed affamati ed i movimenti incerti e grotteschi dell’orda in avvicinamento. Quelli non sembravano ghoul: quelli erano pony zombie! Mi ricordai dell’avviso: vai nei posti sbagliati e ti troverai inseguito da branchi interi di pony ghoul cannibali diventati zombie. Muovendomi più vicino a Calamity sussurrai «Seguitemi». Li vedemmo spostarsi un passo più vicino. Due. Il pony zombie più vicino si lanciò sbavando in carica! «Correte!» Corremmo. Corremmo come fossimo stati inseguiti da un’orda di mostri senza cervello che volevano sbranarci vivi. Perché lo eravamo! I pony zombie esplosero in azione, unendosi alla caccia, la nostra carne il premio che stavano cercando. Molti si levarono in aria e volarono contro di noi. Cercai di afferrare telecineticamente una carrozza volante abbattuta quando la superammo, ma la luce attorno al mio corno tremolò e si spense. Non avevo trucchetti telecinetici per salvarci. Velvet Remedy urlò quando un pony zombie scese in picchiata dal cielo. Si chinò, e la creatura la mancò andandosi a schiantare contro un albero. Saltai oltre il corpo e continuai a correre, col fianco che cominciava a fare male. Quel dolore crebbe fino a diventare brace ardente nel mio fianco, portandomi le lacrime agli occhi e minacciando di togliermi le forze. Due altri pony zombie si tuffarono verso di noi. Calamity, con gli occhi spalancati per la paura, si accigliò improvvisamente e sputò fuori «Aw, ‘fanculo!». Scivolò fermandosi, si voltò indietro ed aprì il fuoco. Il colpo strappò un’ala senza piume ad uno dei due zombie, facendolo andare a sbattere contro l’altro. I due precipitarono in avvitamento, schiantandosi schifosamente nello scheletro metallico e mezzo sotterrato di un grosso carro progettato per portare altri mezzi più piccoli. Capitolo Nove — L a Morale della Favola 187 Più avanti la carcassa arrugginita di una lunga carrozza passeggeri usciva dal terreno come una barricata. Lanciandosi in aria Calamity ci gridò di aggirarla e continuare a correre. «Non rallentate! Nemmeno per un istante!» gridò mentre schivava un altro pony zombie volante, dando un calcio alla sua bardatura per ricaricare. Velvet stava tirando bene davanti a me, ma le mie gambe più corte ed il fianco in fiamme minacciavano di portarmi ad una morte veramente orrenda. Velvet voltò l’angolo della carrozza passeggeri e scomparve dietro di essa. Potevo sentire il branco proprio alla mia coda, gli zoccoli che tuonavano sul terreno in una ressa affamata, respiri impazziti che colpivano il mio manto. Non potevo fare la curva; sarebbero stati su di me se avessi tentato. Sperando che la mia piccola taglia per una volta potesse essermi d’aiuto mi infilai invece in una delle finestre rotte e frantumate. Il mio corpo, con le saccocce e tutto, passò attraverso l’apertura senza problemi. Colpii una delle panchine all’interno e saltai nella finestra opposta senza perdere velocità. Frammenti di vetro mi tagliarono collo e gambe, graffiandomi la corazza prima di volare via quando le mie bisacce li colpirono. Ero di nuovo fuori, ed abbastanza al sicuro, quando la cinghia del mio fucile da cecchino si incastrò in un pezzo di metallo ritorto, fermandomi di strappo e facendomi penzolare contro il fianco della carrozza con un tonfo cigolante. Ero intrappolata! Provai a tirarmi via, ma i miei zoccoli a malapena sfioravano il terreno. Potevo sentire i tonfi degli zoccoli della moltitudine di pony zombie che raggiungevano il grande vagone, ed il branco si divise per passare da entrambe le parti. Roteai cercando di strappare a morsi la cinghia prima che mi fossero addosso. Da qualche punto sopra di me sentii Calamity sparare; il metallo del carro si piegò e si bucò, e per una volta i suoi colpi non colpirono un nemico. Il panico esplose in me. I pony zombie non mi avevano preso, ma un colpo sfortunato di Calamity avrebbe potuto (terribilmente realizzai quanto sarebbe stato preferibile un tale fato, e pregai Celestia perché gli fornisse la saggezza e la misericordia di spararmi se avessero cominciato a mangiarmi!). 188 Fallout: Equestria — Parte I Con un forte morso finale la cinghia si ruppe e caddi libera. Istintivamente afferrai il fucile da cecchino coi denti, realizzando solo dopo quanto fosse stato un folle spreco di secondi preziosi, e corsi forte quanto mi permettevano la gamba ed i fianchi urlanti! Il branco zombie stava già aggirando il vagone passeggeri e si stava chiudendo su di me. I loro zoccoli brutalizzavano l’erba scolorita sotto di loro. Ancora di più aggirarono l’ostacolo con una facilità che rese risibile la mia scorciatoia. La mente chiara e le percezioni acuite erano diventate un orrore. Potevo sentire il terreno tremare sotto di me. Potevo calcolare in quanto tempo mi avrebbero masticato la pelle. Potei percepire uno strano, debole scoppiettio attraverso il rombo dell’orda. Sentii il mio corpo sollevato in aria quando il relitto del vagone passeggeri venne consumato in una fiammata di magia rilasciata senza controllo. Potevo vedere la pulsante cascata di colori lanciare strane ombre mentre turbinanti energie magiche eruttavano attraverso l’aria. Potevo odorare il fetido odor di cadavere degli zombie mentre venivano squarciati, ed anche delle parti dei loro corpi che prendevano fuoco. Colpii il terreno che stavo ancora correndo, e la vallata barcollò mentre cercavo di non rotolare. Pezzi di pony zombie piovvero tutto attorno come pioggia. Davanti a me Velvet Remedy si era fermata e stava solo a guardare, con gli occhi fissi su una scena alle mie spalle che preferivo non immaginare. La maggior parte del branco era stato ucciso nell’esplosione, e molti che non lo erano stati erano dispersi. . . ma non per molto. Calamity volò sopra di me, urlando ad un’ansimante Velvet di girarsi e continuare a correre. Un gruppo di strani veicoli volanti, dipinti a macchie azzurre e grigie con piccoli spruzzi di bianco, formava l’unica posizione difendibile. Oltre quelli la valle si allargava in colline rocciose che non offrivano alcuna copertura. Li raggiungemmo mentre altri pony zombie ci volavano oltre, atterrando solo pochi metri davanti. Velvet Remedy abbassò il suo corno, Capitolo Nove — L a Morale della Favola 189 caricandoli ed infilzandone disordinatamente uno, incapace di trattenere un «Eeeew!» con cui fui completamente in accordo. Cercai di impugnare la Piccola Macintosh telecineticamente, ma la mia magia proprio non ne era in grado. Disperatamente mi guardai attorno in cerca di qualcosa da poter afferrare con la bocca, un qualche pezzo di ferro da usare a mo’ di lancia. Quello che trovai era infinitamente meglio. Almeno, pensai così. Quando Calamity sparò al pony zombie che mi si stava avvicinando, arrancai verso il punto dove il carico di uno dei veicoli si era rovesciato. Avevo visto, in piccoli e crudeli squarci, il meraviglioso azzurro al di sopra delle nuvole. La mia mente schiarita dalla Ment-ali realizzò rapidamente che la vernice su quegli strani veicoli volanti una volta sarebbe servita da cammuffamento. Un convoglio militare dei pegasi! E, lode a Celestia, una delle cose che avevano trasportato erano torrette! Ero addestrata a riprogrammare la matrice di incantesimi di un PipBuck. Mettere a punto una torretta per farla andare secondo le definizioni di amico e nemico del mio PipBuck era abbastanza facile! Specialmente adesso! «Uh, Littlepip? Sei sicura di quello che fai?» chiese Calamity, dandomi un’occhiata mentre atterrava tra me ed altri zombie, sparando di nuovo. Ero tutta un sorriso. «Ci puoi scommettere!» «Celestia ti guardi e ti tenga al sicuro, Mentre viaggi per la strada che hai scelto. Sia Luna con te e ti mantenga forte, Così da non perdere mai il tuo coraggio. Rimani leale, onesta e coraggiosa, Non dimenticare quelli che hai salvato 190 Fallout: Equestria — Parte I E nei nostri cuori non farai errori. . .» Le canzone di Velvet Remedy passava dall’abbozzato a bocca chiusa al testo cantato, l’ultimo in uno stato di variazione costante. Per me guardare il mio idolo comporre dal vero una canzone era entusiasmante. Calamity non si lamentava, trovando anche lui la musica risollevante nell’oscurità delle terre devastate, anche se il suo occasionale roteare degli occhi suggeriva che avrebbe preferito se lei si fosse accontentata di una serie di versi piuttosto che cercare la perfezione. Erano passate diverse ore dagli zombie e la valle era alle nostre spalle, a distanza di sicurezza. Un grigio più scuro iniziò nuovamente ad allargarsi in cielo. Non una tempesta, disse Calamity con un certo tono di incoraggiamento. Solo l’arrivo della notte (se avessi mai incontrato i pony pegaso, pensai, li avrei ringraziati per rendere le Terre Devastate d’Equestria così deprimenti. In qualche modo era peggio della grigia monotonia della Scuderia Due, perché non avevo mai creduto che la Scuderia potesse essere migliore. Ma forse quella poteva essere la depressione da post Ment-ali che parlava). «Oh cielo!» Velvet rimase a bocca aperta quando superammo la cresta di una collina tondeggiante e lo vedemmo: un assolutamente gigantesco cartellone, molto più alto di qualsiasi costruzione avessi mai visto, si profilava appena oltre la successiva collina. L’immagine, incredibilemente non sbiadita nonostante le macchie di sporco ed i danni dell’acqua nel corso dei secoli, non era nient’altro che la gigantesca faccia di una pony di un rosa quasi insopportabile, con una criniera che l’età aveva reso simile ai bastoncino di zucchero. Stava sorridendo, ed i suoi occhi sembravano seguirci. L’avevo vista prima dal treno. Anche adesso, riconoscibile con quella luce e da quella distanza come un cartellone, mi—Celestia misericordiosa!—dava ancora un brivido nervoso. Guardai mentre camminavo più vicina, cercando di immaginarlo prima che così tante decadi avessero preso il loro tributo, prima che venisse ripetutamente condito dalla cenere e dalla polvere portate dal vento, percorso da rivoli di piog- Capitolo Nove — L a Morale della Favola 191 gia; quando il suo piazzamento fosse stato chiaramente giocoso, posto dietro la cima della collina in modo che sembrasse che la pony stesse giocando a cucù-settete con l’intera dannata contrada. Quando ancora non era così. . . «. . . Maledetto da Luna. Fottutamente. Inquietante!» Cercai di scrollarmi via la sensazione con un’alzata di spalle, voltandomi via dall’enorme cartellone. . . e trovantomi a fissare una subdola robofatina. «Ciao, Littlepip!» Sarei finita nella nazione vicina se Calamity non avesse morso la mia coda in fuga. Mi trattenne mentre correvo sul posto finché il panico non mi abbandonò. Per quel momento l’Osservatore si era saggiamente portato fuori dalla portata di zoccolo. «Sei fortunato che ora non riesca a tirarti telecineticamente sassi contro!» Velvet Remedy sembrava mi avrebbe aiutato. Calamity guardava la robofatina con evidente diffidenza, con le ali distese e le gambe allargate in una posa difensiva. «Littlepip. . . ?» Tutto quello che volevo sapere al momento era, «Osservatore, sono al sicuro?» La robofadina ondeggiò. «Si. Li stanno raggiungendo dei vagoni. Anche se Ditzy Doo ora potrebbe avere l’idea che tu riesca ad hackerare nelle robofatine e mandare messaggi attraverso di loro. Mi spiace.» «Littlepip?» Calamity avrebbe ringhiato se avesse potuto. «Non mi fido di quella cosa!» Così l’Osservatore aveva trovato un modo per consegnare il messaggio senza far capire ai pony di Nuova Appleloosa cosa fosse in grado di fare. Alle parole di Calamity realizzai che in effetti nemmeno io avevo fiducia nell’Osservatore. Ed ora che sapevo che i pony per la cui liberazione avevamo combattuto ed eravamo arrivati quasi a morire erano al sicuro, o lo sarebbero stati presto, mi vennero in mente un po’ di domande. Prima e davanti alle altre, «Mi hai mandato in quel buco di razziatori sapendo perfettamente cosa, e chi, ci avrei trovato, vero?» 192 Fallout: Equestria — Parte I Calamity smise di fissare il robottino dallo strano comportamento, guardando me. Non gli avevo mai detto perché ero andata nella Biblioteca di Ponyville. «Avevano bisogno di aiuto.» «Avresti potuto dirmi la verità!» dissi accigliandomi. «Ehi, non è che esattamente ti conoscessi, no? Mi eri sembrata una buona pony che avrebbe fatto la cosa giusta una volta che avessi visto di persona, ma. . .» Ora mi sembrava di ringhiare. «Mi hai mentito!» «No!» Se fosse stato possibile per la voce meccanica e senza tono suonare accalorata, lo sarebbe stata. «Ti avevo detto che non volevo farti del male. E non l’ho fatto. Ti avevo detto che là avresti trovato qualcosa di cui avevi bisogno per sopravvivere qua fuori. . .» La robofatina volò più vicina. «E direi che hai trovato cose di maggior valore che non un solo libro. Non sei d’accordo?» Dannazione, l’Osservatore aveva ragione. Avevo trovato Ditzy Doo, che era una conoscente che valutavo molto di più della guida che aveva scritto (che comunque tenevo in piuttosto alto riguardo). Srotolando una tela mentale potevo argomentare che la mia amicizia con Calamity nascesse da quello che era successo là. Possibilmente, anche se con minor certezza, potevo dire che la mia relazione coi cittadini di Nuova Appleloosa, e quindi la mia possibilità a salvare molti altri pony, tra cui Velvet Remedy (per talune definizioni di «salvare») derivavano da quello che l’Osservatore stava proponendo. Volevo ancora piazzare uno zoccolo nella piastra frontale del dannato robot. Ma sapevo che non sarebbe servito a nulla. La robofatina non era l’Osservatore. Velvet Remedy parlò. «Littlepip, cosa sta succedendo?» Raccontai tutto. Capitolo Nove — L a Morale della Favola 193 «Whoops! Quasi fuori tempo. . . «avvisò l’Osservatore quando finii la mia storia, che aveva commentato raramente. Calamity stava ancora lanciando occhiatacce al robot volante. Organizzai le domande nella mia testa, per priorità. «Osservatore, tu sembri sapere un sacco di cose. . .» «Beh, sì.» «Cos’erano i Ministeri?» Avevo trovato tanti riferimenti ai Ministeri sparsi tra i manufatti del passato che sospettavo tale informazione sarebbe stata utile per contestualizzare. Non mi accorsi che avevo appena posto quella che era probabilmente la più importante domanda della mia vita (fu, come minimo, di Livello Celestia). L’Osservatore rimase in silenzio per un po’. Abbastanza a lungo che pensai che il nostro strano pseudo-compagno potesse essere di nuovo svanito via. L’Osservatore parlò lentamente, deliberatamente. «Ti ricordi quando ti ho detto che avresti dovuto cercare la tua virtù? E ti ho raccontato dei più grandi eroi d’Equestria?» Annuii. «Ne hai accennato, sì.» «Bene. . .» Le parole dell’Osservatore uscirono con lentezza, come se fossero dolorose. «Il Massacro di Littlehorn4 spezzò il cuore della Principessa Celestia. Dopo di quello, circa a metà della guerra, la Principessa Celestia decise che Lei non era più il pony giusto per condurre Equestria. Quindi Lei fece un passo indietro ed abdicò la Sua posizione a Sua sorella, la Principessa Luna. . .» Ascoltai meravigliata. Non avevo mai sentito parlare delle Dee in quella maniera prima di quel momento. «La guerra era stata devastante, sia all’estero che in patria. Equestria era in condizioni di grave sofferenza, subendo problemi sia dall’interno che per le armate nemiche. Non potete immaginare com’era allora. «Quegli eroi di cui ti ho parlato? Erano sei fantastiche pony dai cuori sinceri ed anime virtuose, la cui amicizia deteneva il potere di 4 Letteralmente “Piccolocorno”, ma credo sia inutile sottolineare l’assonanza con lo storico Massacro di Little Bighorn. Il gioco di parole svelerà il suo secondo significato tra molti capitoli. 194 Fallout: Equestria — Parte I cambiare il mondo. La Principessa Celestia era sempre stata come una madre per loro. Le vedeva, una in particolare, come Sue figlie. Le amava e voleva proteggerle. Quindi la Principessa Celestia le schermò dal peggio della guerra, trovando loro missioni che le tenessero, per la maggior parte, fuori dal pericolo, od almeno lontano dai campi di battaglia. Mandandole in missioni diplomatiche presso i grifoni od i bufali—cose di questo genere. «La Principessa Luna le incontrò per la prima volta in circostanze molto differenti. La Principessa Luna le rispettava e le vedeva come Sue eguali. E, lo penso realmente, come Sue salvatrici. E così quando la Principessa Luna ascese a condurre Equestria e combattere la guerra, chiamò le più preziose eroine d’Equestria perché fossero Sue consigliere personali. Comandò la creazione di nuovi uffici di governo, uno sotto ognuna di loro, il cui scopo fosse ascoltare i loro pareri e trovare modi di implementarli.» «E quelli erano i Ministeri?» «Sì.» Guardai tutto intorno la cupa e decadente terra devastata che una volta era stata la meravigliosa nazione d’Equestria. «Non mi pare che sia andata molto bene.» Silenzio. Poi l’Osservatore parlò ancora. «Hai mai sentito il vecchio detto ‘la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni’?5 Se c’era una morale alla loro storia, direi che è quella.» Al calare della notte ci avvicinammo ad una fattoria che sembrava in larga misura intatta—nessun animale nei recinti, ma da un camino usciva del fumo ed una luce accogliente usciva da molte delle finestre, come pure dalle fessure attorno alle porte del silos. Eravamo di nuovo 5 Nell’originale, the portal to hell is opened with the incantation of good intentions, ovvero “il portale dell’inferno si apre con l’incanto delle buone intenzioni”. Capitolo Nove — L a Morale della Favola 195 solo noi tre, dato che l’Osservatore era ancora sparito con uno schiocco ed era stato sostituito dalla metallica musica patriottica di un’inconsapevole robofatina. Calamity aveva tenuto un occhio guardingo sul robot fino a che non era scomparso alla vista. Un corvo svolazzò in basso, appollaiandosi sulla prima di quelle che sembravano tre tavole che spuntavano dal terreno sul limitare di un pascolo rinsecchito. L’ultima tavola era più piccola e storta. Gli ultimi paletti di una cancellata, immaginai. Rapidamente ma con attenzione trottammo giù per la collina rocciosa ed attraverso i campi disseminati di pietre fino a raggiungere la casa. Avevamo bisogno di un posto dove dormire, cibo da mangiare e, possibilmente, rifornimenti medici. La casa sembrava fosse stata mandata da Celestia stessa. . . assumendo che i pony all’interno non ci sparassero per violazione di domicilio. Avere speranza nell’ospitalità degli sconosciuti non era saggio nelle Terre Devastate d’Equestria. Un mulino a vento cigolante con due terzi delle pale mancanti stridette per la ruggine mentre passavamo. «Forse questa non è proprio una grande idea», iniziai. Solo perché non c’erano orrendi graffiti non voleva dire che il posto non fosse pieno di razziatori. Velvet Remedy marciò davanti a me. «Davvero, Littlepip, non dovresti suonare così stanca. . .» Stava alzando uno zoccolo per bussare quando la porta si spalancò, illuminandoci di luce calda. Velvet strizzò gli occhi verso lo spazio vuoto di fronte a lei, poi abbassò lo sguardo per guardare la puledrina sull’uscio. Era rosa. Rosa sgargiante! Era stranamente simile alla faccia del gigantesco cartellone, solo molto, molto (molto!) più piccola. E giovane. E di una somiglianza decisamente imperfetta. Era difficile dirlo in quella luce, ma in qualche modo sembrava sbagliata. I miei occhi prima si fissarono su una grezza cicatrice sulla sua fronte, come se fosse caduta di testa recentemente, probabilmente ad una velocità molto alta, e si fosse ferita in maniera abbastanza grave. La prima ipotesi che mi venne in mente fu che fosse saltata giù dal tetto del fienile. Provando 196 Fallout: Equestria — Parte I a volare? Gli occhi mi si mossero verso i suoi fianchi, cercando le ali, ma era decisamente un pony terrestre. Poi vidi il suo fianco nudo. Era giovane, ma non così tanto giovane. Era meno di una testa più bassa di me. Sapevo com’era lottare per un cutie mark che non voleva comparire; il mio cuore andò a lei. Aveva aspettato il suo più a lungo di quanto avessi fatto io, e stava ancora aspettando. . . no, aspetta. L’errore si mise a fuoco (se fossi stata ancora sotto l’effetto delle Mentali l’avrei realizzato immediatamente!). Il suo manto non era realmente il suo manto. Si era dipinta di rosa! Guardai Calamity e Velvet Remedy. Dalle loro espressioni anche loro dovevano averlo visto, e non erano proprio a loro agio. «Ciao cara», cominciò Velvet. «Tua madre è. . .» «OH CASPITA!» La puledra balzò su, strillando di gioia. Poi altrettanto velocemente portò uno zoccolo alla bocca, come a boccheggiare per l’orrore. «Oh no! Siete troppo in ritardo! Vi ho aspettato tutto il giorno, ma ora siamo chiusi!» Le lacrime riempirono i suoi occhi spalancati. Velvet Remedy fece un passo indietro. «Oh cara. Mi spiace, bambina, ma non siamo. . .» Lo sguardo di orrore si dissipò istantaneamente, rimpiazzato da un largo sorriso. «Certo che non lo siete! Come se noi chiudessimo mai!», ridacchiò esuberante. Corse fuori dalla casa, scattando oltre di noi, poi si fermò improvvisamente con un’espressione cupa. «Però vi dovete davvero affrettare. Brutte cose infestano questi campi, di notte!» Con quell’inquietante annuncio, gridò di gioia e corse verso il silos. Ci guardammo a vicenda. Ero confusa. Calamity semplicemente alzò le spalle e cominciò a trottare dietro la giovane e rosa puledra. Quando raggiungemmo il silos Velvet disse «Scusa, tesoro, ma non abbiamo capito il tuo nome?» Capitolo Nove — L a Morale della Favola 197 «OH!» La puledra rosa sussultò. «Hee! Certo! Scusate! Sono così eccitata! Siete i primi visitatori che il museo abbia avuto in. . . oh, secoli!» Ridacchiando di nuovo, «Oh, mi chiamo Pinkie Bell6 !» «Museo?» chiesi, alzando un sopracciglio. Pinkie Bell si fece forza e spinse per aprire la porta del silos. L’interno sembrava come se un party fosse esploso dentro di esso. Non in un buon modo—più come se un party avesse ingoiato una granata, ed ora la stanza fosse imbrattata di sangue e viscere di party. «Benvenuti nel Museo di Pinkie Pie!» La puledra stava praticamente rimbalzando. «Questo è il museo numero uno di tutti gli oggetti di Pinkie Pie in tutta Equestria!» Calamity stava scrollando la testa, ma c’era un sorriso sollevato sulla sua faccia. Velvet Remedy gli fece una smorfia e lui roteò gli occhi in risposta. Era strano, nessun dubbio al riguardo. Ma: niente schiavisti, niente razziatori, niente orribili mostri—una discesa nel leggermente bizzarro era decisamente un cambiamento ben accetto. Pinkie Bell non si diede tregua, non fermandosi nemmeno per respirare. «E sapete, siete giusto in tempo per il tour! Ma ora dov’è la guida? Sarà meglio che non stia di nuovo dormendo. . . oh aspettate! Sono IO!» Il «museo» era una singola grossa stanza. Non c’era molto con cui fare un tour. Ma Pinkie Bell si fece punto d’onore di fermarsi e mostrare un oggetto dopo l’altro, la maggior parte dei quali adornati con palloncini sgonfi o vomitati di coriandoli. «. . . e ballarono e ballarono tutto il giorno e la notte! Ed il più bello di tutto è che è proprio questo il silos dove Pinkie Pie, ancora puledra, inventò il primo party di sempre ed ottenne il suo Cutie Mark!» Velvet mi si avvicinò mormorando, «Sono abbastanza sicura che i party siano esistiti da molto più che duecentocinquant’anni.» Ma Pinkie Bell era chiaramente un rullo, e non aveva intenzione di fermarsi per le domande. 6 Letteralmente, “campana rosata”. 198 Fallout: Equestria — Parte I «Durante i primi anni della guerra Pinkie Pie viaggiò dappertutto, facendo party per le truppe d’Equestria che stavano per andare in battaglia! Portandogli il sapore delle loro case e, cosa più importante, rallegrandoli e portando sorrisi sui loro volti!» Pinkie Bell agitò le braccia di fronte a numerosi cavalletti con fotografie incorniciate di Pinkie Pie, vestita con fronzoli e calze a rete, che ballava su un palco di fronte a quasi mille pony. «Questo quando non era in missioni super segrete per conto della Principessa Celestia!» «Sembra molto più piccola di persona» commentai con Velvet, pensando a quanto meno minaccioso sembrasse il pony reale in confronto con il folle cartellone a pochi chilometri dalla fattoria. «L’unico rimpianto di Pinkie Pie era di non poter essere dappertutto ad aiutare tutte le truppe tutto il tempo! (Anche se con Dash poteva arrivarci abbastanza vicino!) Quindi naturalmente. . .» Calamity alzò uno zoccolo. «Dash la sua amica o Dash la droga?» Pinkie Bell sembrò non notarlo. Saltellando verso un poster familiare Pinkie Bell continuò, inarrestabile. «. . . quando la Principessa Luna si offrì di dare a Pinkie Pie un intero Ministero tutto suo per farci qualsiasi cosa volesse, si scagliò sull’occasione! Ed il Ministero della Morale era nato!» Era il poster PINKIE PIE TI OSSERVERÀ PER SEMPRE, questa volta intatto. L’anziana giumenta rosa sorrideva maliziosamente, come se avesse appena giocato uno scherzo meraviglioso. E con l’intera faccia visibile giurai di aver colto un che di curioso nei suoi occhi. Non mi sentivo più colpevole mentre il poster mi guardava; ora mi sentivo inconfortevolmente esposta. Una esercitata piroetta portò Pinkie Bell ad un tavolo coperto da un set da chimico e numerosi. . . campioni. «Pinkie Pie era sempre stata molto brava a cucinare. E quando la Pricipessa Luna (buu) dichiarò che le droghe che stavano dilagando in Equestria dalle terre delle zebre erano pericolose per la gente, Pinkie Pie decise di dimostrare che potevano essere buone, un’aggiunta divertente a qualsiasi party! Lavorando notte e giorno Pinkie Pie inventò una miscela di Ment-ali e di Capitolo Nove — L a Morale della Favola 199 alcune delle sue cose preferite, creando. . . dun DUN DUN! Le Ment-ali Party-Time!» Pinkie Pie sollevò una scatoletta, mostrandole. Volevo quella scatoletta! Pinkie Bell l’appoggiò vicino al set chimico e proseguì. Persi il filo del suo monologo perché la mia mente insisteva che avevo assolutamente bisogno di ricordarmi dove fosse posizionata quella scatoletta. «. . . per allora il Ministero della Morale aveva trasformato Pinkie Pie in un’iconica figura che trascendeva i limiti dl singolo pony per diventare una figura mistica che poteva stare facilmente al fianco di Principessa Celestia e Principessa Luna stesse!» Va bene, quello era semplicemente sbagliato. «I piccoli puledri e puledre sapevano che Pinkie Pie li osservava costantemente. Vedeva tutto quello che facevano. E se erano puledri e puledre buoni, se erano educati ed amichevoli, se facevano i loro lavoretti e sorridevano e ridevano e non spargevano mai bugie sediziose, allora al loro compleanno Pinkie Pie gli avrebbe portato uno splendido party!» Pinkie Bell agitò uno zoccolo come avviso. «Ma, se erano stati cattivi puledri e puledre, Pinkie Pie gli avrebbe portato una roccia!» Cosa dia. . . ?! Guardai Velvet Remedy sbalordita. Nel frattempo Pinkie Bell si era interrotta. I suoi occhi si allargarono e trattenne un profondo respiro. Ed aspettò. Un secondo, due, tre, quattro. . . Alla fine Pinkie Bell lasciò andare il fiato con un sospiro di disappunto. «Scusate. Mi pareva di sentire un numero musicale estemporaneo in arrivo.» Velvet Remedy guardò studiatamente altrove. «Comunque, cosa stavo dicendo. . . Oh sì, come Pinkie Pie porta i party!» Velvet si voltò verso la giovane puledra, un po’ spaventata. «Porta? Cara, lo sai che Pinkie Pie è morta, vero?» Pinkie Bell non perse un colpo. «Oh, è morta fisicamente! Ma il suo spirito vive in tutti noi!» Guardai il sopracciglio di Velvet alzarsi. E poi ridacchiò, sembrando accettarlo ad un livello che io proprio non potevo. Mentre mi passavo 200 Fallout: Equestria — Parte I lo zoccolo sulla faccia Velvet si avvicinò a Calamity e sussurrò «Penso che lo spirito di Pinkie Pie abbia una molestatrice.» Riuscii a perdermi la maggior parte del resto del «tour» perché stavo cercando un modo di convincere Pinkie Bell a separarsi da quella che probabilmente era una parte di pregio della sua collezione. Ma ritornai di scatto attenta quando Pinkie Bell annunciò di avere qualcosa da chiederci. Una proposta. «Mi risulta di avere l’unica copia della ricetta per le Ment-ali PartyTime!. . .» Va bene, sapevo che non era vero. Anche l’amico di Calamity ce l’aveva. Ma sarebbe stato il metodo più facile e veloce per averla per me stessa. E perché stressarsi a chiedere una singola scatoletta quando avrei potuto avere la dannata ricetta!? «. . . e la condividerò con voi se mi potrete portare l’unico pezzo mancante della collezione del Museo Pinkie Pie! Un’edizione limitata della statuetta magica di Pinkie Pie! Portatela qui, ed io indirò un party che finirà tutti gli altri party!» «Non mi sarei dovuta divertire», stava dicendo Velvet Remedy mentre trottava nervosamente per la stretta camera al secondo piano in cui Pinkie Bell aveva assolutamente insistito stessimo per la notte. Quando Pinkie Bell spiegò come fossero state create poche serie di figure delle Giumente dei Ministeri, incantate in maniera molto particolare, la mia mente era subito andata alla statuetta della pony arancione con le tre mele sul fianco. Trovarne un’altra simile, una specificatamente di Pinkie Pie, poteva essere virtualmente impossibile. D’altra parte Pinkie Bell insisteva sul fatto che le statuette potessero sopravvivere persino all’apocalisse. E realmente ne avevo trovata una dopo essere stata all’Esterno per grosso modo quanto, una settimana? Calamity si sedette sul letto, con un orecchio al muro mentre guardava Velvet agitarsi. Capitolo Nove — L a Morale della Favola 201 «Quella povera puledra. È così terribilmente triste.» Calamity nitrì. «Triste? Stavi ascoltando la stessa piccola palla di Dash dipinta di rosa che ascoltavo io?» Poi, ricordandosi della sua stessa precedente confusione, chiarì «La droga». Velvet Remedy si fermò. «Oh si. E quella povera ragazza non è felice. Per nulla.» Chinò la testa. «È piena di dolore. Deve esserle successo qualcosa di terribile.» Guardando Velvet Remedy fui ancora una volta catturata dalle striature oro e porpora nella sua criniera bianco argento, di nuovo trovandovi strane reminiscenze del rosa e giallo del Ministero della Pace. Solo che fino ad allora ci pensavo come a coincidenza o destino. Ora mi chiedevo se non fosse più simile al manto tinto di rosa di Pinkie Bell. Velvet notò il mio sguardo e sembrò indovinare cosa stessi pensando paurosamente in fretta. «Non è lo stesso!» insistette tranquillamente. Calamity stava prestando maggiore attenzione al muro. Improvvisamente saltò sugli zoccoli. «È andata. E se non volete che ci succeda qualcosa di orribile, suggerisco che ce ne andiamo anche noi.» Si mosse verso la porta e premette la maniglia. Non si mosse. Era chiusa. «Magari sta solo cercando di proteggerci dalle brutte cose che girano nei campi la notte?» proposi, senza davvero crederci. Velvet Remedy mi aveva scansato per provare lei stessa la porta. Ora sbuffò, «Non importa. Ce ne andiamo. Non starò chiusa in gabbia.» Calamity si era mosso alla finestra e stava controllando la fattoria al di sotto. Mi impennai mettendo gli zoccoli sulla cornice e spiai attraverso il vetro. Per un momento non vidi nulla. Solo la notte. Poi, mentre Pinkie Bell apriva la porta del fienile abbastanza da scivolare all’interno e richiuderla alle sue spalle, apparve uno spiraglio di luce vagamente pulsante e colorata. Calamity aspettò, silenzioso ed immobile, fino a che non si aprì la porta della casa, disegnando un rettangolo di luce sul terreno con ritagliata in esso la forma di Pinkie Bell. Nel momento in cui la porta si richiuse si voltò scalciando la finestra. 202 Fallout: Equestria — Parte I Il colpo fu terribilmente rumoroso. La fuga sarebbe stata pericolosa, se non impossibile, senza un pegaso che ci facesse volare giù. Iniziammo ad attraversare la fattoria, strisciando acquattati, tenendoci nell’oscurità delle ombre più profonde. Stavamo strisciando sul fianco del fienile quando un impulso mi sopraffece e mi infilai all’interno. Più tardi dissi a Velvet Remedy e Calamity che non ero sicura sul perché fossi entrata nel fienile. Ma in realtà avevo esattamente due motivi. Primo, la ricetta per le Ment-ali Party-Time non era nel museo, e non l’avevo individuata nella casa. Sarebbe potuta essere stata nascosta ovunque—in un libro o sotto una coperta—ma credevo che l’ossessione di Pinkie Bell non le avrebbe permesso di non metterla in mostra. Così speravo fosse nel fienile. Secondo, quella luce pulsante e stranamente mutevole mi ricordava spiacevolmente il modo in cui era esploso il vagone passeggeri dopo che Calamity gli aveva sparato. Gli avevo chiesto qualcosa in seguito, e mi aveva spiegato come alcuni dei più grandi carri volanti, come quello che era stato progettato per portare dozzine di pony, usassero un campo magico generato da un motore a magiscintilla7 in modo che un singolo pony li potesse sollevare in aria. Come le batterie magiscintilla quei motori erano frutto di scienze arcane ed imbrigliavano potenti energie magiche. Calamity non lo capiva a quel livello, naturalmente. Lui sapeva solo che sparare contro la scatola magica di uno di quei veicoli rilasciava un inferno di vortice. Un tale vortice era rapido e molto violento. L’idea che Pinkie Bell potesse avere qualcosa di simile nel suo fienile, magari un vortice magico in qualche modo stabile o perpetuo, mi preoccupava profondamente. 7 Nell’originale semplicemente spark engine, ovvero “motore a scintilla”; ho preferito mantenere l’assonanza con le già incontrate batterie magiscintilla. Capitolo Nove — L a Morale della Favola 203 «Che cosa sto guardando?» Era piccola, di una forma una geometrica le cui facce sembravano torcersi l’una attraverso l’altra. L’intera cosa aveva le dimensioni di un cesto di mele, e colori malati ed ipnotici roteavano su di essa. Potevo sentirla attirarmi ad essa. Mi ci stavo perdendo dentro. Mi servì uno sforzo fisico per tirarmi via dalla cosa. Guardandomi attorno trovai una cassaforte. Il resto del fienile era sostazialmente spoglio. Scivolai verso di essa e mi applicai in quell’attività che sembrava tanto unica. La cassaforte si aprì con un sospiro. All’interno c’era il mio premio: la ricetta delle Ment-ali Party-Time! Ma non era mia. Avevo cercato nelle rovine. Avevo saccheggiato le case di schiavisti e razziatori. Ma questa volta era derubare una povera giovane pony che non era nemmeno ancora una giumenta. Ma. . . Ment-ali Party-Time! E sul serio, tutto quello che dovevo fare era copiarla sul mio PipBuck. L’avrei subito rimessa a posto. E quello non sarebbe stato davvero rubare, giusto? Tranne che Pinkie Bell la stava offrendo come ricompensa per aiutarla in qualcosa. E quello me lo faceva sentire come se fosse stato rubare. Come se stessi prendendo una ricompensa che non mi ero guadagnata. Sedetti, guardando nella cassaforte per non so quanto a lungo. Alla fine mi concentrai sulla magia di levitazione. . . e tirai fuori l’altro oggetto nella cassaforte. Un registratore con un singolo messaggio sopra. Lo copiai nel mio PipBuck e lo avviai. Non riconobbi la voce, ma suonava giovane. Almeno giovane tanto quanto Pinkie Bell era adesso. «Peartree8 , «I razziatori sono tornati ieri. Non avevano preso bene che papà la settimana scorsa li avesse scacciati a fucilate, così questa volta sono tornati in forze. Mamma ci ha fatto nascondere 8 Letteralmente, “Albero da Pere” 204 Fallout: Equestria — Parte I nella stanza di sopra e ha lanciato un incantesimo per non farci vedere. Ci ha fatto promettere di stare in silenzio ed immobili. Ma Silver Bell9 . . . «La mia sorellina è sempre stata capace di fare una musica bellissima, come il tintinnio di dozzine di campanelle magiche. L’adoriamo tutti. Ma a Silver Bell, ogni tanto quando è spaventata o preoccupata, l’incantesimo si attiva da solo. Non voleva farlo. È stato un incidente. «I razziatori hanno ucciso mamma e papà. Li hanno uccisi in maniera lenta e brutale. E ci hanno costretto a guardare. È stato. . . «Li ho sotterrati sul limitare del campo ad est. Ho messo un paio di assi come lapide. Odio che non possano durare a lungo, ma non posso scolpire i loro nomi nella roccia. E mamma e papà meritano di avere i loro nomi sulle loro tombe. «Silver Bell ha incubi tutte le notti. Onestamente, la maggior parte delle notti anch’io. E durante il giorno sta solo rannicchiata in silenzio. Non piange mai. Non sorride mai. Non riesco nemmeno a farla mangiare. Non so cosa fare. «Ho intenzione di portarla alla Tenpony Tower. Ho sentito che c’è un tizio lassù che si occupa degli orfani. È una lunga camminata, così sono andata a farmi dare consigli dai vicini. Se non sarò tornata quando arrivi qua, ti prego di caricare il carro. So di non poterti chiedere di venire con noi: hai la tua gente di cui prenderti cura. Ma apprezzerei davvero se potessi rimanere in zona per poterti dire addio. «Sei la migliore amica che potessi desiderare. «Con amore, Memory.» Sedetti lì, stordita. Oh dolce Dea Celestia. . . 9 Letteralmente, “Campana d’Argento” Capitolo Nove — L a Morale della Favola 205 «Non avresti dovuto ascoltarla!» Mi voltai di soprassalto trovando Pinkie Bell (. . . no, Silver Bell!) a fissarmi dritta negli occhi. «Non. È. Tua.» Così da vicino potevo vedere molto meglio la sua cicatrice. Un’orribile realizzazione mi colpì come acqua gelata. Silver Bell era un unicorno. Si era tagliata via il corno! Mi ritrassi, scontrando nella cassaforte aperta. «La vuoi così tanto? Tienila!» Pinkie/Silver Bell avanzò per chiudermi contro la cassaforte. Da dietro di lei, la voce di Velvet Remedy risuonò nell’aria. «Tu non sei come Pinkie Pie.» Pinkie/Silver Bell si raggelò. Poi si voltò lentamente via da me. Comunque bloccava il fronte della cassaforte, ed in qualche modo non riuscivo a spingermi a passarle oltre per liberarmi. «Tu non sei per niente come Pinkie Pie», disse lentamente Velvet Remedy, con calma. La sua voce non era accusatoria, ora. Era principalmente triste. «Tu sei, al limite, l’opposto di Pinkie Pie.» Vidi la puledra di fronte a me tremare. Le emozioni sembravano attraversarla come se non volessero fermarsi, o fossero ansiose di togliersi di mezzo in modo che la successiva emozione potesse prendere il controllo. «Tu non porti felicità. Quando ti guardo, tutto quello che sento è tristezza», continuò Velvet, dando con la voce un tono di gentilezza alle sue parole. «Se Pinkie Pie ti incontrasse, non vorrebbe organizzare un party. . .» «Sì che vorrebbe!» Velvet si interruppe solo un momento. «Magari vorrebbe, ma non organizzerebbe una festa perché vorrebbe divertirsi con te. Organizzerebbe un party perché vorrebbe aiutarti. Perché la renderesti molto triste.» «C-c-cosa n-ne sai?» «Io so che la risata, la vera risata, non è costretta. Non è qualcosa che ti dipingi addosso per nascondere i tuoi veri sentimenti.» Velvet 206 Fallout: Equestria — Parte I Remedy camminò lentamente verso la puledra, che era bloccata tra l’esplodere di rabbia e lo scoppiare a piangere. «Lo so che sei molto ferita dentro. E non è il genere di ferita che possa venire guarita da una festa. O curata dal mio corno.» Nel tempo in cui Velvet Remedy aveva raggiunto la puledra, Pinkie/Silver Bell stava tremando malamente. «Quello che è successo ai tuoi genitori non è colpa tua. Quello che è successo a tua sorella non è colpa tua. . .» A sua sorella? Improvvisamente mi ricordai delle tre assi nel campo. L’ultima piegata, come se fosse stata piantata da qualcuna più piccola e giovane che non era stata molto in grado di posizionarla. Pensai ad una sorella più vecchia di nome Memory che trottava da sola verso i confinanti più vicini, in un’altra fattoria probabilmente ad una dozzina di miglia di distanza attraverso un territorio infestato dai razziatori. Il mio cuore cedette. «SÌ! LO! È! STATA!» E con quello Silver Bell crollò in un pianto disperato. Velvet Remedy era lì per stringere la puledra tra la testa ed una zampa, dandole una criniera su cui piangere. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Ira Matematica—Sei in grado di ottimizzare la logica del tuo incantesimo di mira. Il SATS ora è 20% più figo. Capitolo D ieci Correzione di Rotta «Già. È una buona cosa che non mi paghino per assecondarli. Fiamma Sacra, il mio culo!» Fuochi d’artificio. Pinkie Bell (no, Silver Bell—dovrei proprio pensare a lei come Silver Bell) li chiamava fuochi d’artificio; li aveva conservati per quando la sua collezione nel Museo Pinkie Pie non fosse stata completa. Ovviamente. Se sei intenzionata ad indire una «festa per finire le altre feste» hai bisogno dei fuochi d’artificio. «È quello che penso che sia?» mormorò Railright, fissando dalla porta aperta del fienile lo strano oggetto colmo di colori pulsanti e cangianti. Per nulla desideroso d’entrare. All’esterno, oltre a lui, potevo vedere Ditzy Doo che aiutava la puledrina col vagone delle consegne («Consegno Assolutamente Tutto!» era inciso sulla fiancata, assieme alla costellazione di cerchi che, supponevo, era il logo del pony ghoul). L’Osservatore era nuovamente ricomparso. Una robofatina aveva silenziosamente vagato nella fattoria nel pieno della notte. L’Osservatore vegliava su di noi. Il mio appena un po’ inquietante estraneo guardiano. Era stata necessaria molta meno persuasione per convincere l’Osservatore a contattare nuovamente Ditzy Doo per avere aiuto. Forse era perché l’avviso di Velvet Remedy era ancora fresco nella mia mente e l’avevo chiesto cortesemente, questa volta, per favore. Più probabilmente perché l’Osservatore era completamente impazzito nell’attimo in cui avevo condotto la robofatina nel fienile. La reazione colma di panico dell’Osservatore alla vista dell’oggetto era stata inaspettata ed inquietante. Piuttosto diversa dalla raffinata crisi di Velvet Remedy quando aveva incontrato Ditzy Doo. Quando le ebbi assicurato che la ghoul era un’amica e non una famelica pony zombie 207 208 Fallout: Equestria — Parte I come la mandria che ci aveva inseguito il giorno prima, Velvet aveva sorriso e si era comportata in modo perfettamente cortese. Ma stava ancora mantenendo le distanze e lanciava alla ghoul occhiate terrificate. Penso che la pony medico dentro di lei stesse avendo una reazione allergica alla semplice esistenza dei pony ghoul. Io avevo atteso l’arrivo del personale di Ditzy Doo. Silver Bell aveva bisogno di aiuto, e noi non potevamo offrirglielo da soli. Vi era un posto a Manehattan che avrebbe forse potuto aiutare la povera puledrina, se ancora esisteva. Ma come il mio oh-così-sfortunato viaggio nelle Terre Devastate d’Equestria aveva già dimostrato, era fin troppo pericoloso trascinarsi dietro un pony come Silver Bell. Aveva bisogno di amore e conforto, sicurezza e terapia prolungata. Vagare per le terre devastate non glielo avrebbe concesso, ed un altro incontro ostile avrebbe potuto segnarla in modo ancora peggiore. Mi preoccupava che il suo dolore e le sue ferite potessero essere già troppo gravi per guarire. Non potevo rischiarlo. Ed in mancanza di alternative, Nuova Appleloosa era l’unica vera e propria opzione che vedevo. E con quel che sapevo di Ditzy Doo, sarebbe stato difficile trovare un’altra pony in grado di aiutarla, eccettuato un pony psichiatra professionista. E sapevo che Dizy Doo avrebbe tenuto veramente a lei. Non mi ero aspettata che Railright arrivasse sul vagone. E per quanto mi fosse sembrato gradevole in precedenza, qualcosa a riguardo di quella visita parve malaugurante. Gli diedi le spalle, voltandomi verso lo strano oggetto, attenta a guardare appena al di sopra e di lato, piuttosto che proprio sulla superficie in movimento. «Già.» Calamity sostava appena all’interno del fienile, dopo aver aperto la porta. Anche lui rifiutava di avvicinarsi ulteriormente, per quanto a causa di una ragionevole attenzione piuttosto che di volgare paura. «Quella è una bomba al fuoco magico.» Pinkie Bell teneva megaincantesimi inesplosi nel suo fienile. Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 209 Come fuochi d’artificio. Pilastri di pura luce solare forarono l’aria attraverso centinaia di piccole aperture nell’onnipresente velo di nubi. Era come la notte nella quale uscii per la prima volta dalla Scuderia Due, solo che, al posto di un imperscrutabile abisso punteggiato di stelle, quello che si vedeva oltre era un cielo del blu più splendido. Desideravo così ardentemente quel cielo. Ma le aperture si richiusero rapide come si erano aperte. Per mezzogiorno il velo grigio sarebbe stato nuovamente solido. Ditzy Doo aveva avvolto Silver Bell in una coperta e si stava fissando sulla parte frontale del vagone con maturata abilità. Mi colse a guardare e sorrise di rimando, con uno dei suoi strani occhi che roteava verso l’alto. Tentai di non tremare alla sua vista, e le diedi il mio miglior sorriso di rimando. Poi lanciai uno sguardo appena rimproverante in direzione del carico di barili vicino ai quali Velvet Remedy stava cercando di rimanere senza nascondersi realmente. «Cosa diamine pensate di fare con quella cosa?» Calamity stava chiedendo a Railright mentre si allontanavano dal fienile. «Suggerirei di farci crollare addosso il fienile, ma potrebbe farla esplodere. Diamine, per quel che ne sappiamo anche muoverla potrebbe farla esplodere!» Railright nitrì. «Non ne ho idea.» Alzò uno zoccolo per bloccare Calamity. «Ti dispiace se scambio due parole con Littlepip? In privato?» Calamity scrollò le spalle e trottò verso Ditzy Doo. Railright mi si avvicinò. Il mio senso di disagio crebbe. «Sai, se continui a mandarci gente, dovremo costruire una città più grande.» cominciò distrattamente, ma percepii un tono severo di sottofondo. «Beh, spero di liberare molti altri pony dagli schiavisti» ammisi, pensando ancora una volta a Fillydelphia. «Ma li sto mandando a voi solo perché siete la gente più gentile ed onesta che io abbia incontrato 210 Fallout: Equestria — Parte I fino ad ora.» In tutta onestà, cominciavo a sentirmi un poco a disagio nel mandare dei pony a vivere in una cittadina che era famosa per il traffico di schiavi. Speravo solo che l’influsso delle storie dei prigionieri maltrattati dagli schiavisti potesse ribaltare le loro vedute. «Non fraintendermi. Ammiriamo quello che stai cercando di fare. Tu sei là fuori a salvare delle vite, e di questo non c’è nessuno che se ne lamenti. Gli daremo una buona casa, e faremo in modo che la puledrina e tutti gli altri dalla vecchia Appleloosa siano trattati bene.» Ecco che arriva, pensai. «Ma. . .» Railright fece una smorfia. «Siete tutti avventati e pericolosi. Avete fatto massacrare sei dei nostri migliori pony ferrovieri, alcuni dei quali erano miei amici da più tempo di quanto possa ricordare. Avete distrutto uno dei pochi treni funzionanti, ed avete praticamente dato fuoco ad ogni relazione pacifica che Nuova Appleloosa potesse intrattenere con gli schiavisti. Ora dovrò mettere più pony di guardia sulle mura e dovremo inviare più guardie con le carovane. Onestamente, mi chiedo se abbiamo abbastanza munizioni in città nel caso in cui dovessero decidere di vendicarsi per quello che voi avete fatto.» Mi sedetti sui miei fianchi, le orecchie basse. Il mio cuore stava sprofondando. «Quindi mi dispiace di dovervelo dire. . . mi dispiace davvero. . . ma non siete più propriamente i benvenuti a Nuova Appleloosa.» Tentò di rendere il colpo meno duro. «Almeno, non per un bel po’.» Mi sentii un poco intontita. Railright lanciò uno sguardo oltre il proprio fianco, dove Ditzy Doo e Calamity stavano battendo i loro zoccoli, trattando sulle merci saccheggiate che avevano cominciato a pesarci nelle nostre borse da sella. Railright tornò con lo sguardo su di me. «Ditzy Doo è stata dannatamente insistente nel voler continuare a commerciare con voi. Ma l’ho convinta a condurre i suoi affari con voi fuori dalle porte.» Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 211 Il soffitto di nubi si era completamente richiuso, rigettando nuovamente le Terre Devastate d’Equestria nel loro triste grigiore. Velvet Remedy e Calamity mi erano trottati davanti, lanciati in una discussione sui testi delle canzoni; Velvet aveva, in qualche modo, convinto Calamity a provare un duetto con lei. Il mio cuore pareva piombo, ma fui sorpresa che le notizie di Railright non mi avessero ferito molto di più. Non mi sentivo come se mi avessero tolto il pavimento da sotto i piedi. Nella mia mente non avevo creato veri e propri legami con Nuova Appleloosa, eccettuato forse un amichevole rispetto per l’autrice della Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate. Non avevo mai considerato l’idea di farne la mia casa, in particolare non dopo aver appreso perché Calamity avesse rifiutato di farne la sua. Pertanto non ero più alla deriva in quel momento di quanto non lo fossi stata l’ultima notte. Controllai il mio PipBuck. La sua mappa automatica aveva diverse nuove locazioni indicate ora, inclusa quella verso la quale stavamo viaggiando: Manehattan. Calamity aveva barattato piuttosto bene, ottenendo per noi rifornimenti medici, cibo, borracce e perfino munizioni per la Piccola Macintosh; aveva anche ottenuto di poterci far guardare alcune delle mappe di Ditzy Doo e di registrarne le informazioni sul mio PipBuck. Era da quelle mappe che avevo ottenuto gli indicatori per Manehattan (che era a meno di una settimana di trotto) e Fillydelphia (che non lo era). La fattoria Bell possedeva un piccolo depuratore d’acqua, che ci aveva permesso di riempire le nostre borracce per la lunga marcia. Silver Bell si stava lasciando dietro il suo Museo Pinkie Pie. Le avevo chiesto, con molta delicatezza, il permesso di guardare la sua ricetta per le Ment-ali Party-Time. Ora era archiviata nel mio PipBuck. Per un qualche motivo non ritenni opportuno parlarne ancora agli altri. La stanchezza cominciava ad esigere il suo scotto su tutti noi. Non avevamo dormito, rimanendo con Silver Bell fino all’arrivo di Ditzy Doo. Perfino quando la puledrina aveva cominciato a gridare in un sonno colmo di incubi eravamo rimasti vigili. 212 Fallout: Equestria — Parte I Nella distanza potevo vedere una sottile torre bianca innalzarsi verso il cielo, così alta da forare le nubi. Una parte di me era fortemente tentata di deviare nella sua direzione, solo per poterle dare un’occhiata, ma era lontana diverse miglia ed avrebbe aggiunto molte ore al nostro viaggio. Piuttosto cercai di saziare la mia curiosità con una piccola serie di edifici davanti a noi. Trottai più rapidamente per raggiungere Calamity e Velvet. Velvet Remedy si era presa una pausa dalla sua scrittura di canzoni, tormentata da una domanda, «Calamity, se i pegasi vivono sulle nuvole, cosa mangiano?» Calamity rispose con leggerezza, «Oh, coltivano il loro cibo lassù.» Lui la guardò, «Non hai mai sentito parlare di semina delle nuvole?» Velvet Remedy lo fissò. A beneficio di Calamity, bisogna dire che era riuscito a mantenere un’espressione seria per diversi attimi prima di sogghignare. Velvet ridacchiò. «Molto divertente. Bene, avete i vostri segreti. Ma un giorno mi aspetto una vera risposta.» Tentai di far levitare i miei binocoli ed osservare più accuratamente gli edifici, ma fui appena in grado di aprire le mie saccocce prima che il mio incantesimo si esaurisse. Per la grazia di Luna, avevo bisogno di dormire. Calamity si levò in aria, lanciandosi in avanti per eseguire una passata aerea sopra alle strutture. Tornò indietro, con espressione cupa. «Razziatori.» BLAM! Un’altra pony razziatrice cadde, gran parte della sua testa sparsa sul muro dietro di lei, mescolata coi graffiti. Tornai ad abbassarmi dietro al carretto di mele (le mele erano marcite da tempo ed i razziatori avevano Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 213 iniziato a decorarlo con teschi di pony). La Piccola Macintosh aveva ancora due colpi. Io avevo più proiettili, ma non ero sicura di come ricaricare senza affidarmi alla mia magia. Era già abbastanza strano far fuoco con l’arma tra i denti. Velvet Remedy si accucciò al mio fianco, curando una ferita sul fianco di Calamity. A suo beneficio bisogna dire che aveva effettivamente tentato di parlare con i razziatori. Loro avevano risposto al suo saluto con alcuni suggerimenti estremamente perversi, dei quali almeno uno aveva a che fare con la necrofilia. Quello era stato il momento in cui Calamity aveva cominciato a sparare ai pony che avevano preso posizioni di cecchinaggio sui tetti. «Agganciami al carro,» ordinò Calamity. «Prego?» , Velvet lo guardò dubbiosa. Calamity diede un colpetto con lo zoccolo al carretto delle mele. «Invece che nasconderci dietro ad esso, usiamolo. Agganciamici e montate su!» Guardai fra il carro e Calamity. «Aspetta. . . vuoi dire che ci trainerai in aria mentre noi spariamo? Puoi farlo?» «Eggià.» Strabuzzai gli occhi. Sarebbe sicuramente stato un combattimento da romanzo. Annuii a Velvet e lei cominciò a legare Calamity al vagone. Poco dopo eravamo in aria. Era esilarante. Il vento che soffiava sul mio manto, il terreno che non mi tratteneva più. Era come cadere, solo più divertente. Un poco terrificante, ma divertente. «Non dimenticarti di rispondere al fuoco!» gridò Calamity, rendendosi conto che io ero rimasta catturata dall’esperienza. Il proiettile di un pony razziatore colpì il fondo del vagone. Sospettai che non fosse stato il primo. La mia mente tornò alla battaglia e presi la mira. BLAM! Un altro pony razziatore cadde. Ne allineai un terzo con il mirino e diedi un colpo di lingua al grilletto. Il mio bersaglio cadde, col sangue che si accumulava in una pozza sotto di lui. Era fin troppo facile. 214 Fallout: Equestria — Parte I Solo in quel momento ebbi bisogno di ricaricare o cambiare le armi. Il fucile da combattimento sarebbe stato inutile a quella distanza, ed avevo perduto quello da assalto nella battaglia sul treno. Ciò mi lasciava con il fucile da cecchino, un’arma così grande da richiedere la telecinesi od un supporto per poter fare fuoco. Osservai il carretto, supponendo di potermi appoggiare sulla sua balaustra. «Whoa!» Calamity gridò mentre il cielo si riempiva di proiettili, uno dei quali giunse quasi a rigare la sua bardatura da combattimento. «Fastidiosi parassiti! Lil’pip, vedi se riesci a colpire quello nascosto dietro alle casse della posta. Mi avvicino così avrai una linea di tiro pulita.» Allineai il fucile da cecchino fissandolo come meglio potevo, poi presi la mira mentre Calamity faceva voltare il carretto. Vidi una unicorno razziatrice, una brutta giumenta con solo tracce di viola rimaste nella sua criniera. Era quasi del tutto protetta dietro alla serie di cassette postali, intenta a far levitare una carabina d’assalto dotata di mirino, un notevole miglioramento rispetto al fucile d’assalto che avevo usato in precedenza. Trattenni la mia lingua fin quando la manovra di Calamity non mi diede la possibilità di un buon colpo. La razziatrice emerse quasi completamente in vista, scatenando una pioggia di proiettili in nostra direzione. Scivolando nel nirvana di mira del SATS notai appena il grido di Calamity mentre tirai il grilletto con la lingua, mandando la razziatrice a farsi giudicare dalle Dee. Percepii il vagone inclinarsi pericolosamente. «Calamity!» gridò Velvet Remedy dietro di me. Il vagone ruotò violentemente in aria. Ansimai. Calamity era stato colpito proprio alla sua ala destra! L’ala stava perdendo sangue e lui mormorava in predo all’agonia mentre tentava di mantenere stabile il vagone. «Mi dispiace, gente,» mugugnò dolorosamente. «Potreste tutti quanti percepire qualche turbolenza. . .» Il vagone si abbassò di un metro e mezzo, destando un grido sia in Velvet che in me. Calamity si riprese dalla caduta, trainandoci verso l’alto, tentando di raggiungere il tetto dell’edificio più integro. Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 215 Ce la fece. In gran parte. Il mio amico si schiantò violentemente sul tetto, scivolando lungo le tegole rotte, mentre il vagone si abbattè poco sotto di lui con un pessimo angolo ed una delle ruote si staccò, scagliando me e Velvet Remedy in aria. Mi trovai di nuovo a volare, nel genere di caduta non divertente. Colpii una volta il tetto rimbalzando ed il dolore avvampò nella spalla, e volai in un mucchio di casse e scatole di munizioni (con le prime che si infransero all’impatto). Guardai in alto per vedere il carretto delle mele rotolare sopra Calamity, volando oltre l’orlo del tetto con un sonoro schiocco, e procedendo oltre il bordo, trascinandosi dietro il mio amico! Il sangue dalla sua ala colpita macchiava il tetto. Il pegaso ferito ansimava e scalciava all’esterno con le sue gambe, afferrandosi al bordo del tetto ed interrompendo la caduta. Si fermò, tremante, con il peso del vagone che lo trascinava tramite l’imbragatura, quasi del tutto intatta. «Aiuto!» Velvet Remedy brontolò nelle vicinanze. La fortunata giumenta era riuscita ad atterrare di ventre su di un bel materasso soffice—il letto di un razziatore (a ripensarci, forse, non era stata così fortunata). Mi rialzai sugli zoccoli, lamentandomi per il dolore delle schegge e dei frammenti e della brutale escoriazione alla mia spalla, e scattai verso Calamity. Velvet mi galoppò oltre, con le sue zampe più lunghe che la portarono vicina al fianco del pegaso, dove cominciò a mordere l’imbragatura tesa. Mi unii rapidamente a lei. Calamity grugnì. Dopo solo pochi ma lunghissimi secondi, recisa l’imbragatura, il carretto cadde lungo il fianco dell’edificio, infragendosi sul marciapiede sottostante. Velvet Remedy si inginocchiò sul materasso (che aveva tentato di rivoltare su di un lato meno orrendamente macchiato, solo per esserne dissuasa dalle colonie di insetti che vivevano al di sotto), e contemplò 216 Fallout: Equestria — Parte I la sfera della memoria che avevamo trovato fra i resti della Ditzy Doo Consegne. Non l’aveva ancora effettivamente attivata. Velvet si era occupata della pulizia e della cura dell’ala ferita di Calamity al meglio che poteva per poi avvolgerla in bende curative, assicurando il pegaso che sarebbe stato pronto a volare nuovamente il mattino successivo. Presumendo, ovviamente, che seguisse il suo suggerimento e rimanesse con gli zoccoli per terra, prendendosi un po’ di riposo. Similmente, aveva medicato il resto delle nostre ferite con pozioni curative e misture. Ancora una volta, le nostre scorte mediche erano calate ben più di quanto avremmo voluto; ma contavo sul saccheggio degli edifici. Sicuramente i razziatori dovevano averne accumulate un po’. Vi era una botola più di sotto, nell’edificio. Pochi attimi dopo che avevamo allentato il carretto delle mele ne era emerso un singolo pony razziatore, armato di un rastrello metallico i cui denti erano stati affilati come artigli letali. Cadde per un doppio colpo della bardatura da combattimento di Calamity. Perfino sull’orlo del collasso Calamity era ancora un tiratore perfetto. «Perché una bomba al fuoco magico?» domandai mentre recuperavo il mio fucile da cecchino, tentando di rimetterlo all’interno della sua fondina senza l’ausilio della levitazione (risultò che ricaricare i proiettili nella Piccola Macintosh era perfettamente entro le mie capacità, ma solo fin quando avessi tenuto la pistola con la bocca). I miei compagni guardarono entrambi verso l’alto, allarmati. Io chiarii, «Intendo, perché era una bomba? Pensavo che i megaincantesimi venissero scagliati.» Calamity, che si era rannicchiato vicino alla botola del tetto, al tempo stesso riposando e montando la guardia, rispose, «Gli unicorni scagliano incantesimi. Le zebre non lo facevano. Mescolavano i loro incantesimi all’interno di pozioni, filatteri e feticci. I loro megaincantesimi erano od innestati in missili incantati, come quello che cancellò Cloud- Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 217 sdayle, od introdotti nei centri abitati e fatti esplodere, come la bomba al fuoco magico che annientò Manehattan.» Annuii a quelle parole e mi concentrai sul prelevare munizioni dalle cassette dei pony razziatori. Una cassa chiusa a chiave mi fornì diverse granate. Non male. Guardando Calamity domandai, «Pronto ad affrontare l’edificio?» Speravo che tutti i razziatori fossero già stati sistemati e che potessimo saccheggiare liberamente. Ma si trattava probabilmente di un semplice desiderio. Calamity annuì, rialzandosi sugli zoccoli. Velvet Remedy si alzò, superandomi in direzione della botola. Io mi allungai e morsi l’estremità della coda di Velvet Remedy (tentando di non pensare al suo sapore) e la superai trottandole oltre. «Stai qui,» sussurrai. «Lasciaci prima andare in esplorazione.» Velvet nitrì lievemente in mia direzione, non apprezzando, ma si fermò. Calamity addentò la maniglia della botola e batté le ali (ricevendo uno sguardo carico di disappunto da Velvet Remedy), aprendola. Fummo salutati dalla luce tiepida ed irregolare e dal fumo acre di barili di rifiuti bruciati. Accucciandomi mi avviai verso le scale. Calamity mi seguì. Vi erano tre pony razziatori all’interno, barricati ed in nervosa attesa che noi ci mostrassimo. Feci segno a Calamity di arretrare, poi tornai indietro io stessa. Un attimo dopo, mandai diverse delle mie nuove granate a salutarli. «Oh cazzo!» giunse una voce da sotto, seguita da tre rapide esplosioni, poi un silenzio spezzato solo dal suono dei resti cadenti. Strisciando nuovamente verso il basso trovai tre corpi sanguinolenti ed un dannato casino. Il resto dell’edificio era libero da razziatori, per quanto Calamity avesse dovuto tagliare alcuni fili tesi e «disarmare» un grappolo di granate che pendevano al di sopra della porta frontale prima che io potessi essere pronta a dichiarare l’edificio sicuro per il saccheggio (tristemente, né Calamity né io avevamo il genere di abilità con esplosivi e trappole da permetterci di recuperare le granate in 218 Fallout: Equestria — Parte I sicurezza. Il disarmo del grappolo di granate fu compiuto a distanza, e comportò il lancio di un secchio ed un bel po’ di corsa). Tornai verso le scale, invitando Velvet Remedy a scendere. «Oh, posso scendere ora? Che gentile.» Velvet mi concesse un’espressione pacata e mi trottò oltre. Merda. Al di sotto, la sentii trattenere il respiro alla vista del massacro. Chiusi gli occhi, mugugnando, poi li aprii e le camminai appresso. Gli edifici includevano un ufficio postale, un negozio di generi alimentari ed un Centro di Reclutamento per l’Esercito Equestre. L’ultimo aveva subito un colpo diretto, rimanendo composto da solo due muri, uno dei quali ancora mostrava un grosso manifesto di reclutamento. («Puoi essere anche tu un Ranger d’Acciaio!» asseriva, con l’immagine di un pony visto di spalle. . . od almeno una forma vagamente simile ad un pony in armatura completa visto di spalle; aveva anche una lampada accesa sulla fronte, e torreggiava su di una distesa segnata da rocce e cosparsa di zebre morte ed insanguinate). Il resto dell’edificio era collassato nel cratere sul fondo. Noi avevamo effettuato il nostro atterraggio di fortuna sul tetto dell’ufficio postale. Si rivelò essere il più degno di essere saccheggiato, poiché i razziatori vi avevano immagazzinato di tutto, dalle stecche di sigarette ai più vari e disparati elementi che avrei potuto adoperare per costruire una pistola ad aghi avvelenati. Nessuna fornitura medica, tuttavia. Quello fu un duro colpo. Il negozio di alimentari era stato da tempo saccheggiato di tutto il suo cibo ed i razziatori ne avevano trasfmormato l’interno nel loro accampamento; i corpi sventrati delle loro vittime pendevano dal soffitto in mezzo a materassi luridi e ciotole colme di cibo disgustoso. Graffiti pornografici e blasfemi coprivano ogni cosa. Velvet aveva insistito per Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 219 entrare nel negozio di alimentari nonostante i nostri avvertimenti, ma ne fuggì rapidamente, andando a vomitare in una delle cassette delle lettere sull’altro lato della strada. Trottando presso l’unicorno raccolsi la carabina d’assalto con i denti e faticai per riporla nelle mie borse da sella, prima di darla vinta all’arma e portarla attorno al collo sulla stessa tracolla delle borracce. Calamity aveva alleggerito gli altri pony razziatori di armi e beni, lasciandogli le loro bardature; ora stava facendo a pezzi le loro armi da fuoco, costruendone di migliori con le parti più sane. Trottai in sua prossimità per guardarlo; avevo fatto la stessa cosa tempo prima, ma lui era decisamente più bravo. Velvet Remedy, apparendo un poco più stanca per la fatica, mi chiamò mentre si avvicinava trottando. «C’è una cassaforte nel cratere che sembra ancora intatta, cara. Vuoi fare un tentativo?» Le lasciai aprire la strada. Misericordiosamente, usare forcine e cacciavite era ancora una mia abilità. Mentre tentavo di scassinare la serratura, domandai a Velvet, «Abbiamo bisogno di un posto per riposare. Cosa ne pensi di dormire qui?» «In una città di razziatori?» domandò incredula. «Hai visto il loro décor? Oltre ad essere incredibilmente disgustoso è anche eccezionalmente malsano. Ho un mezzo sospetto che siano stati bersagli così facili perché erano inabili per le malattie. Senza offesa.» Nitrii lievemente e mi concentrai sulla cassaforte. «Senza contare che ce ne potrebbero essere altri là fuori intenti a. . . razziare. Vuoi davvero essere addormentata quando torneranno?» Aveva una buona ragione. Per quanto fossi stanca, quello era un posto orribile per riposare. La cassaforte si aprì con uno scatto. Guardando all’interno, vi trovai un altro StealthBuck ed una copia di Tattiche di Infiltrazione Zebra1 1 Nell’originale, Zebra Infiltrarion Tactics, riferimento al libro Chinese Army: Special Ops Training Manual presente nei videogiochi. 220 Fallout: Equestria — Parte I («Conosci il Tuo Nemico!»), così come diversi documenti usurati dal tempo ed un certo numero di granate che brillavano di energia magica. Un messaggio registrato rintanato sul fondo. Lo caricai nel mio PipBuck e l’ascoltai. «Ti mando uno dei dispositivi recuperati sulla Cresta Spaccazoccolo. L’intelligence ci suggerisce che le zebre abbiano sviluppato dei feticci per incantesimi di invisibilità, ma questo sembra qualcosa di sviluppato dal Ministero della Magia. È perfino compatibile con i PipBuck. Detesto dirlo, ma pare che ci siano traditori tra le nostre fila. Se qualcuno nell’MSA sta contrabbandando tecnologia arcana con le zebre, la Principessa dovrà agire.» Nessuna voce che riconoscessi, ma si trattava del terzo Ministero che ora conoscevo per nome. Terzo di sei. Sei eroiche migliori amiche; sei Ministre. Il Ministero della Morale ed il Ministro della Pace erano i soli altri di cui sapessi qualcosa. . . ma lo erano? No, ve ne era un altro, per quanto non ne avessi appreso il nome. La statuetta arancione in impennata era chiaramente una delle edizioni limitate di artefatti magici dei quali Pinkie. . . no, Silver Bell, ci aveva parlato. Il cutie mark con tre mele era identico nel disegno all’impugnatura della Piccola Macintosh. Il fatto che potessi idealmente disegnare una linea da una delle eroine guardiane ad una fabbrica d’armi sorvegliata da robot dalla forma di pony con cervelli organici mi fece inorridire un poco. Avevo la sensazione che non avrei apprezzato molto ciò che dovevo apprendere riguardo quei Ministeri. Per lo meno il Ministero della Pace sembrava benigno. Una serie di curve di binari tracciava le colline ondulate e rocciose, incrociando il nostro sentiero e costringendoci a cominciare a percor- Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 221 rerli. Non si trattava esattamente della direzione giusta ma vi era vicina, e sospettavo che i binari avrebbero lentamente svoltato conducendoci probabilmente verso Manehattan. Inoltre la strada aveva il beneficio di essere relativamente piana. Tutte quelle colline mi stavano confondendo. «Non più una vita in questa gabbia dorata,» Velvet cominciò a cantare. «Incatenata a quel che dovrebbe essere. Sono pronta a lasciare questo palco; è ora per questo uccello di volare libero.» «Sono stato accecato perché ho chiuso gli occhi,» Calamity si aggiunse. La sua voce non era al livello di quella di Velvet Remedy, ma riuscì a sostenere la melodia sorprendentemente bene. «Vedendo solo ciò che mi han detto di vedere. È ora di alzarsi e scuotersi via le bugie; infrangere le regole, spalancare le ali ed andarmene!» Wow. Per la seconda volta in quella mattina mi sedetti sui miei fianchi, con la bocca spalancata. Velvet Remedy e Calamity continuarono con la loro canzone, ignari del fatto che io mi fossi fermata, fissandoli. Mi rialzai in piedi e trottai per riguadagnare terreno. Vi era una parte del mio spirito che stava semplicemente zampillando felicità, nel vedere i miei amici a quel modo. Una parte della mia mente era in costante gioia nel sentire Velvet scrivere una nuova canzone. E vi era una parte di me, noiosamente tipico dei pony di terra, che insisteva su come i due stessero annunziando della nostra presenza ogni 222 Fallout: Equestria — Parte I cosa nelle vicinanze. Sospettai che Velvet Remedy non se ne fosse accorta—sebbene fosse stata nelle terre devastate per più ore di me, aveva una minore esperienza nell’attraversarle; e la sua mente sembrava incline a pensare diversamente. Calamity, d’altro canto, probabilimente non se ne dava peso. Non vi erano mote minacce là fuori dalle quali lui non potesse semplicemente volare via, e supposi che talvolta dimenticasse di stare viaggiando con due pony legati al terreno. Ignorai accuratamente quella parte di me. Per ora, la canzone stava aiutando le mie zampe a funzionare. Mentre aggiravamo una collina ripida, la canzone di Velvet Remedy e Calamity raggiunse una fine improvvisa. «Non ho ancora idea di cosa fare per la transizione,» Velvet ammise, un poco imbarazzata. «Ma il ritornello è forte.» Calamity fu daccordo, avendo oramai cominciato ad amare il progetto. Spalancando le ali, si involò rapidamente per atterare su di un’alta roccia che emergeva dall’apice della collina, poi si acquattò. «C’è qualcosa più avanti» volò attentamente in basso verso di noi. «C’è un gruppetto di pony raccolto attorno ad un mucchio di veicoli ammassati assieme.» Calamity controllò la carica sulla sua sella da battaglia. «Potrebbero essere razziatori. . .» «Potrebbero?» domandai allarmata. Calamity fece una pausa, arrossendo. «Si. . . beh. . . um, meglio avvicinarsi con cautela. La prudenza non è mai troppa e tutto il resto. Per fortuna non ci hanno ancora visti, quindi. . .» «Ne sei sicuro, pony?» disse una voce stridula nell’aria al di sopra di noi. La grifone corazzata calò di fronte a noi, in posizione da battaglia— gli artigli erano affilati come rasoi, una cicatrice irregolare andava dal suo becco a dove un tempo doveva essere stato il suo occhio destro, un fucile a pompa ad energia magica con tre canne infoderato in una fondina ad estrazione rapida sotto il suo torace. Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 223 La grifone sfregiata si chiamava Gawd, e noi eravamo i suoi «ospiti». Lo ammetto, la trovai. . . impressionante. Gawd ci guidò lungo i binari verso quella che il mio PipBuck aveva marcato come Giunzione R-7. Il «mucchio di veicoli» di Calamity si rivelò essere un vecchio treno arrugginito unito ad una serie di vagoni, che formavano una barricata sui binari. I vagoni del treno erano strani— non avevo mai visto carri per il trasporto del bestiame prima. Le ruote della motrice erano scomparse. Dalle spire di cactus che vi crescevano sopra, la Giunzione Sette non doveva aver visto traffico da almeno un decennio. I pony avevano convertito il treno intrappolato in una postazione di guardia. Lamiere di metallo arrugginito costituivano baracche che si appoggiavano al mucchio di vagoni. Dalla puzza di fogna, la vecchia stazione di cambio sul lato opposto era il loro gabinetto. Velvet Remedy si coprì il naso con uno zoccolo, con gli occhi umidi. Calamity mi notò occhieggiare verso i carri bestiame. «Ho sentito storie di schiavisti che li usavano per trasportare gli schiavi per lunghe distanze sui binari,» borbottò, aggiungendo poi, dopo averci pensato un attimo: «Non ne ho mai visto uno con i miei occhi, però.» Considerando le dimensioni del carro, e poi il numero di pony sul treno, il conto mi colpì: si trattava di un bel po’ di schiavi! D’altro canto, quei pony non stavano certamente adoperando il treno per comprare e vendere altri pony. Erano vestiti della stessa corazza di fortuna che avevo preso dai razziatori, ma un’occhiata più accurata rivelò che molti di loro portavano armi ad energia magica di un qualche tipo. E mentre ci avvicinavamo molte di quelle armi ci venivano rapidamente puntate addosso. Le mi orecchie si abbassarono, mentre ricordavo uno dei pony ferrovieri vaporizzarsi, lasciandosi dietro solo della scintillante cenere rosa. Mi resi conto solo in quel momento che avevo visto quello stesso effetto il mio primo giorno all’aria aperta—la robofatina controllata dall’Osservatore aveva usato un’arma simile sul paraspiritastro (quindi, forse, le robofatine non erano di completo design di pony di terra, dopo tutto). 224 Fallout: Equestria — Parte I Nonostante la situazione mi lanciai in voli pindarici. Cosa diceva l’Osservatore dei paraspiritastri? Quando mescoli un paraspiritello con la Contaminazione. Che è una radiazione magica, corretto? O è qualcosa di differente? «Ehilà!» gridò Gawd. «Lasciateli passare. Io e questi piccoli pony dobbiamo scambiare due parole.» Degli zoccoli si alzarono in segno di saluto, diversi pony fecero eco, rispondendo «Ehilà» prima di tornare a quello che stavano facendo prima. Una giumenta bruna priva di una zampa stava usando un paletto per incastrare delle batterie nella matrice di un cannone ad energia magica a più canne. Un unicorno rosa aveva estratto diverse bocche dal cannone e le stava pulendo col suo corno. Si muoveva lentamente, come se le sue capacità motorie fossero danneggiate, ma la sua operazione di telecinesi col corno era fluente e precisa. Potevo vedere vecchie cicatrici—diverse dozzine come minimo, forse più di cento—che scendevano lungo il dorso e le gambe. Era stato frustato quasi fino alla morte. Diverse volte. Osservai i miei compagni. Calamity aveva rallentato, lanciando un’occhiata incuriosita all’arma. Velvet Remedy era più preoccupata, se non sgomenta, della condizione di alcuni pony. Un puledrino mezzo morto di fame trottò fuori da un riparo all’ombra fatto di metallo arrugginito, portando attorno al collo una borraccia che offrì a ciascuno della mezza dozzina di pony che potevo vedere. Velvet mi si avvicinò, mormorando nervosamente, «In cosa ci stiamo infilando?» Con artiglio ed ala, Gawd ci diresse all’interno dell’unico vagone passeggeri del treno, abbandonato di fianco al motore guasto. Dall’odore aspro all’interno doveva essere sicuramente la casa di Gawd. O, almeno, il suo ufficio. «Chiudi la porta,» ordinò ad un pony di terra dal manto blu, mentre entrava al nostro seguito. La porta si chiuse con uno stridio metallico, e potei sentire i tiranti richiudersi al loro posto. Eravamo chiusi a chiave all’interno, assieme alla grifone. Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 225 Ironicamente realizzai che, in circostanze migliori, quello sarebbe stato un errore tattico da parte del grifone—tre contro uno, ed almeno due di noi potevano cavarsela in combattimento (era strano, quasi sgradevole, pensare a me stessa come una pony in grado di affrontare un combattimento in sicurezza. Non per la prima volta pensai se le terre devastate mi stessero cambiando in meglio, o semplicemente cambiando e basta). In quel momento, tuttavia, con la mia magia di levitazione al suo minimo, saremmo stati probabilmente spacciati se la situazione fosse precipitata al combattimento. Era la stessa ragione che mi aveva convinta fin da subito ad accettare «l’invito» di Gawd. Nulla era cambiato. La stanza era ammobiliata in modo spartano, eccettuata la scrivania, che disponeva di un terminale luminoso, ed una bandiera nera rovinata posta sul muro retrostante, che mostrava malevoli artigli che emergevano dall’oscurità. Gawd girò attorno alla scrivania, raggiungendone il retro, posò su di essa i suoi artigli e ci fronteggiò. Scossi la testa, tentando di liberarmi delle ragnatele della carenza di sonno, e mi trovai a valutare come sarebbe decisamente attraente se fosse più vicina alla mia età e se fosse stata, ovviamente, una pony. «Innanzi tutto,» Gawd ci occhieggiò malamente. «Chi siete voi pony, e per chi lavorate?» Calamity mostrò i denti. «Potrei chiederti la stessa cosa!» «Bada alle tue maniere, pegaso! Sei nel nostro territorio e nella mia casa. Io faccio le domande, voi rispondete.» Posi uno zoccolo sul fianco di Calamity per calmarlo. Avanzai, «Io sono Littlepip. Questi sono Calamity e Velvet Remedy. Siamo solo di passaggio.» Avevamo anche un sempre più disperato bisogno di un posto dove dormire ma non intendevo rivelarlo, ed ancor meno rivelare che avremmo potuto dormire nelle vicinanze di quel posto. «Il Signor Topaz vi ha dato permesso di attraversare il nostro territorio?» 226 Fallout: Equestria — Parte I Qualcosa mi fece sospettare che si trattasse di una domanda trabocchetto. Ma prima che potessi formulare una risposta strategica, Velvet Remedy domandò, «Chi è il Signor Topaz?» Il grifone brizzolato si abbassò sulla scrivania, fissando Velvet Remedy col suo unico occhio buono. «Prego?» fissò Velvet, valutandola. Velvet Remedy mantenne la testa alta. «Ci hai domandato del Signor Topaz, un pony del quale non ho mai sentito parlare. Ti ho chiesto chi fosse. Cosa c’è di complesso?» Dovetti trattenermi dal battermi uno zoccolo sulla fronte. Tuttavia, Gawd apparentemente vide qualcosa in Velvet che la convinse che l’unicorno era sincera. Il grifone tornò a sedere indietro, «Non lo sapete davvero?» Un sorriso attraversò lentamente il suo becco, e la sua cicatrice si trasformò in un qualcosa di sgradevole. «Beh, ora, questo sì che è interessante!» fece tamburellare gli artigli gli uni sugli altri, osservandoci con sguardo calcolatore. «Ebbene?» Velvet Remedy incalzò. Gawd si poggiò all’indietro, sorridendo apertamente. «Il Signor Topaz è il signore e padrone dello Spaccazoccolo e di tutti i territori limitrofi.» Calamity nitrì lievemente. «Ah, scemenze. Qua dove siamo non è per nulla vicino alla Cresta Spaccazoccolo.» Gawd roteò gli occhi. «No. Ma siete a meno di mezz’ora di volo dallo Spaccazoccolo, il complesso frantumazione rocce, che ha ricevuto questo nome dopo lo Spaccazoccolo, la battaglia.» «Complesso di frantumazione rocce.» Gawd si passò un’ala sul volto. «Davvero? Di sicuro comprendete il significato di frantumazione.» fissò le nostre espressioni dubbiose, poi sospirò. «Talvolta delle rocce hanno delle gemme all’interno. A meno che non si disponga di un unicorno che ti sappia dire in quali ce ne sono ed in quali no, è necessario aprirle per scoprire cosa c’è dentro. Per essere chiari: avete attraversato almeno una fattoria di rocce per arrivare fin qua.» Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 227 Velvet Remedy inarcò un sopracciglio, confusa. «Come fate a coltivare le rocce?» «Ugh. Facile. Prendi un appezzamento di terra dove le rocce hanno dato mostra di contenere gemme e le coltivi!» Chiaramente non stavamo impressionando il grifone con la nostra ignoranza. Agitando un artiglio, «Alcuni pony solevano perfino girare le rocce su loro stesse da un campo all’altro per migliorare le possibilità di trovarvi gemme. . .» «Questo non ha alcun senso,» sbottai, interrompendola. Le gemme non crescevano nelle rocce come semi, dopo tutto. La mia testa mi doleva. Calamity peggiorò solamente la situazione, suggerendo «Penso sia una tradizione.» «Beh, è una tradizione stupida,» risposi. «Queste sono rocce. Le gemme non sono magiche; una roccia non ha maggiori possibilità di dare gemme se la curi con amore, o le dai luce solare extra od un miglior terreno dove stare.» «Beh, le gemme potrebbero essere magiche. Voglio dire, quanti artefatti usano gemme? Hai bisogno di gemme per costruire armi ad energia magica. Le usano per concentrare ed amplificare le energie.» Lo fissai. Anzitutto, quello era un livello di esperienza tecnica sulle scienze arcane che non mi sarei mai aspettata da Calamity. In secondo luogo, non mi era mai venuto in mente che le gemme potessero essere magiche. Gawd sedeva di fronte a noi, aspettando con impazienza. Dopo una pausa silenziosa mi volsi nuovamente verso di lei. «Penso che la faccenda fra noi sia chiusa. Prego, continua.» Gawd aveva un lavoro per noi. Ci promise in cambio tappi di bottiglia ed un passaggio sicuro. 228 Fallout: Equestria — Parte I Ovviamente avevamo alcune domande. Prima fra tutte, «Perché noi?» «Perché voi pony non siete di questa zona. Non avete fedeltà nei confronti delle persone del luogo. Questo vi permette di operare dove io non posso, fare cose che un impiegato del Signor Topaz non potrebbe fare senza finire nei guai.» Ci lanciò uno sguardo di intesa. «Chiaro?» Annuii lentamente. «Vuoi farci fare qualcosa che tu non puoi fare senza essere sleale verso il Signor Topaz.» «Ma non è lo stesso sleale assoldare qualcuno per farti fare il lavoro sporco?» domandò Velvet Remedy. Gawd la guardò malamente. «Allora, chiariamoci. Io ho solo due lealtà. Al contratto ed ai tappi di bottiglia. E precisamente in quest’ordine.» Si poggiò sulla schiena, guardando oltre la propria spalla la bandiera dietro di sè. «Il mio vecchio equipaggio lo imparò sulla sua pelle quando decisero di accettare l’offerta di Occhiorosso, e tradirono la carovana che ci aveva pagato per la protezione contro gli schiavisti di Occhiorosso.» Si voltò nuovamente verso di noi. «Gli Artigli non tradiscono i contratti. Nemmeno per tonnellate di tappi. L’hanno imparato nel modo duro quando gli ho sparato alle spalle.» Il suo sorriso si fece fosco, «Era una questione di onore.» Sparare ai propri compagni alle spalle non mi ricordava alcun codice d’onore che io potessi comprendere. Tuttavia le parole di Gawd spalancarono una fiumana di nuove domande da parte nostra, che si accavallavano l’una con l’altra. Gawd fu abbastanza gentile, per un poco, e rispose. «Occhiorosso, quel tipo sulle robofatine, è lui che guida gli schiavisti?» «Si. Ironico, vero? Predica tutte quelle merdate sulla pace e l’unità ed il costruire un futuro migliore, e sta facendo tutto sulla schiena di centinaia di schiavi. Non riesco a capire come così tanti di voi pony possano credere a quella spazzatura ipocrita.» «I grifoni invece no?» Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 229 «Diavolo, no. Non poteva pagarmi abbastanza per farmi mordere la sua mela avvelenata.» Gawd ghignò, aggiungendo, «Non che ne stia offrendo. Nessuna Unità per i grifoni. Per lui siamo solamente ali assoldate.» «Ed i grifoni lavorerebbero per lui?» «Si.» Gawd parve prendere la domanda come offensiva o stupida. Oppure offensivamente stupida. «Gli Artigli lavoreranno per chiunque li paghi. Schiavisti, razziatori, piccoli e dolci cittadini, carovane. Chiunque abbia i tappi. Non giochiamo alla politica e non prendiamo parti. A meno che, ovviamente, non sia specificato nel contratto. Questa è stata la tradizione dei grifoni per più di duecento anni. Occhiorosso l’ha capito. Ed a differenza di certa gente non ha riserve sul rinforzare le proprie forze con le nostre truppe.» «Artigli?» «Gli Artigli,» Gawd rispose con fierezza, volgendosi verso la bandiera, «Sono stati i migliori mercenari nelle Terre Devastate d’Equestria da prima che Equestria diventasse una terra devastata.» Colpì con orgoglio la propria corazza. «Non puoi assoldarne di migliori.» «Ma perché. . . ?» Ma Gawd era giunta infine alla conclusione della sua buona disposizione alla conversazione. «Basta! Non sono la vostra fottuta insegnante. Sono quella che vi sta assoldando per svolgere un servizio. Svolgetelo, e svolgetelo bene, ed in tal caso potrete chiedermi qualsiasi cosa volete mentre vi conduco in sicurezza fuori da qui.» Osservai i miei compagni. L’impresa di per se non sarebbe stata troppo difficile. Si collocava, dopo tutto, proprio fra le mie abilità migliori. Avrei a stento avuto bisogno della poca magia di cui disponevo. Gawd tamburellò ancora una volta i propri artigli gli uni contro gli altri. «Oh, un’ultima cosa.» Come mai sapevo che non mi sarebbe piaciuta? «Cosa?» «Garanzie.» Gawd sorrise, un sorriso freddo e privo di amicizia. «Non che non mi fidi di voi. Ma devo assicurarmi che voi non vogliate 230 Fallout: Equestria — Parte I fiondarvi là dentro e dire ad Occhimorti del nostro piccolo accordo. Pertanto. . . uno di voi rimarrà con me.» «Oh diamine, no,» Calamity grugnì. «O magari, invece. . .» suggerii ragionevolmente. «Potresti sederti sul mio corno e girare.» Gawd sogghignò davvero al suggerimento. Aprì ed agitò i propri artigli. «Se decidete di non volere il lavoro siete liberi di andarvene. Mi basterà ordinare ai pony là fuori di aprire la porta e dir loro che non siete più sotto la mia protezione.» Sollevò un sopracciglio, fingendo di darci il tempo di pensare alla non-scelta. «Fate il lavoro, è così che ne uscite fuori.» Ok, non così attraente. Lanciai un’occhiata al grifone. «Va bene. Puoi avere me.» Deglutii un momento dopo e spiegai, «Come prigioniera.» Gawd valutò l’offerta per meno di un istante. «No.» Un artiglio affilato come un rasoio attraversò l’aria, puntandosi in direzione di Velvet Remedy. «Rimarrà lei.» La mia mente fece eco alle parole di Calamity: oh diamine, no! Aprii la bocca, aspettandomi che la serie di volgarità che si stava facendo strada verso la mia lingua avrebbe sconvolto persino un razziatore. Ma Velvet fu più rapida. «D’accordo.» «Cosa?!» mi voltai verso di lei, sbigottita. Velvet annuì appena. «Ci sono dei pony qui di cui potrei occuparmi. E per questa impresa sono richieste le tue abilità speciali. . .» «Aspetta,» Gawd interruppe. «‘Occuparti?’ Non dirmi che sei un’altra Predicatrice.» Velvet Remedy squadrò a sua volta il grifone. «Forse avresti dovuto chiedere qualcosa in più di me prima di insistere perché rimanessi qui.» Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 231 Calamity mi passò i binocoli e si accovacciò dietro alla formazione di rocce che delimitava la cima della collina. Li presi e guardai dentro la valle piccola ed innaturale, circondata da creste. Diversi sentierini tagliavano attraverso la valle, finendo all’ingresso di metallo di una fortezza. Mura di cemento con le finestre sbarrate sorgevano dal terreno, circondando un cortile, gran parte del quale era appena visibile attraverso un tetto di filo spinato (per quanto vi fosse un foro nel filo spinato, attraverso il quale in passato un pony avrebbe potuto far cadere i pacchi postali). I resti malconci di una strada, attraversati da diverse barriere in calcestruzzo, terminavano presso una seconda porta di metallo spesso, sorvegliata da una torre di guardia. Potevo vedere pochi pony pattugliare tra la porta e le torri. Recinto Rieducazionale Spaccazoccolo Rieducuhiamo moralità aberranti attraverso il duro lavoro e la cura amorevole Eravamo stati avvertiti che le zone circostanti la valle erano minate. La strada sarebbe stata una via verso il massacro. E se anche fossi andata da sola utilizzando lo StealthBuck dubitavo che sarei riuscita ad attraversare quella porta. Sembrava che si potesse aprire solamente dall’interno. Se davvero volevamo infiltrarci all’interno, vi era una sola via possibile. Guardai Calamity e vidi che era giunto alla stessa conclusione. «Mi sa che aspetteremo fin quando non sarà più buio, poi ti porterò dentro in volo.» Annuii. «Sei sicuro che la tua ala ce la faccia?» Calamity spalancò la propria ala bendata e la batté qualche volta. «Si. Pronto a partire. Ci vuole più di un proiettile per buttarmi fuori dal cielo.» Aggiunse velocemente, «Quando non sto trainando un carretto da mele, per lo meno.» Un’ombra passò sul suo viso mentre si osservava l’ala bendata. Volare all’interno era comunque rischioso. Un punto scuro ed a forma di pony nel cielo—qualcuno avrebbe potuto notarlo, specialmente se 232 Fallout: Equestria — Parte I era di guardia in attesa di grifoni. Non volevo rischiare che sparassero nuovamente a Calamity. E lo StealthBuck non avrebbe potuto occultarci entrambi. Ponderai sul problema fin quando non mi venne un’idea. Avrebbe potuto aiutare, ma detestavo dover chiedere a Calamity di volare sulla sua ala ferita (anche se lui stesso l’aveva preso in considerazione). «Calamity, ricordi quei materassi al negozio di alimentari?» domandai. Un ora più tardi, con il cielo nuvoloso che si faceva scuro, Calamity volò delicatamente in cerchio in direzione del foro nel filo spinato al di sopra del complesso. Le sue zampe anteriori mi avvolgevano. Io, da parte mia, usai la mia telecinesi per mantenere la copertura di uno dei materassi dei razziatori facendolo volare attorno a noi. Il suo colore irregolare ma quasi completamente grigio cammuffava le nostre forme contro il cielo. Lo Spaccazoccolo era diventato la casa di schiavi fuggiti, molti dei quali provenienti da un treno che era stato colto in un’imboscata alla Giunzione R-7, che si guadagnavano da vivere saccheggiando le fattorie locali. La semplice idea mi fece torcere lo stomaco. Avendo combattuto per salvare diversi pony catturati, rischiato la mia vita e quella dei miei amici (senza menzionare le vite degli innocenti pony del treno) per dar loro la libertà, la mera idea che alcuni ex-schiavi si fossero dati alla più disgustosa forma di inciviltà mi faceva accapponare la pelle. Il loro leader era un pony di nome Occhimorti, che parlava in vece di un pony presumibilmente in posizione più alta che nessuno, escluso Occhimorti, aveva mai visto: il Signor Topaz. Era per lui che Occhimorti organizzava gruppi di saccheggiatori all’esterno dello Spaccazoccolo e manteneva l’impianto di frantumazione operativo. Dentro quella fortezza, ci aveva detto Gawd, al sicuro nell’ufficio di Occhimorti, c’era una cassaforte. Nella cassaforte c’era un registro. Gawd lo voleva. Non aveva spiegato perché. Onestamente, anch’io avevo le mie ragioni per volergli dare un’occhiata. Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 233 Agilmente Calamity sfrecciò attraverso la sezione danneggiata del filo spinato e ci fece atterrare delicatamente su di un lato del cortile. «Vedi?» sussurrò con orgoglio. «Nessun problema!» Non più tardi di un battito cardiaco dopo, due razziatori dello Spaccazoccolo ci trottarono incontro. Calamity ed io ci ritraemmo nelle ombre e ci coprimmo col materasso. Trattenemmo il respiro. «Hai sentito qualcosa?» sentii uno domandare all’altro. «Si, il mio stomaco. Brontolare.» Sembrarono fermarsi lì per diversi lunghi secondi. La puzza che proveniva dal tessuto cominciò ad inumidirmi gli occhi e torcermi lo stomaco. Avevo paura di starnutire o vomitare. Alla fine sentii i loro zoccoli allontanarsi. Lanciando la copertura marcia di lato inspirai aria fresca. Poi Calamity ed io scivolammo lungo il muro fino alla prima porta che potemmo trovare. Era chiusa a chiave. Non durò a lungo. «Non è la cassaforte che dovresti scassinare,» commentò Calamity mentre faceva la guardia presso la porta. Eravamo riusciti ad entrare nel Centro Visitatori del rieducazionale. . . diciamolo: della prigione. I manifesti sui muri avevano immagini di pony sorridenti e felici che scalciavano le rocce rivelando splendide gemme, o che trasportavano dette gemme alle matrone del complesso raggianti di approvazione. («Qui insegnamo a quei poveri pony che hanno perso la via a riunirsi alla nostra gente!» inneggiava uno striscione. Un’altra: «Non ci vorrà molto prima che i nostri ospiti diventino orgogliosi del loro duro e buon lavoro, che supporta lo sforzo bellico!») Non c’era modo al mondo di esprimere la mia indignazione. Due distributori automatici si ergevano fianco a fianco vicino a Calamity, con le luci intermittenti. Entrambe erano state forzate e svuotate rispettivamente da Sparkle-Cola e Sunrise Sarsaparilla (l’ultima delle 234 Fallout: Equestria — Parte I macchine riportava un’immagine della Dea Celestia che sollevava il sole sopra alcuni allegri bevitori di Sarsaparilla). Eravamo comunque riusciti a saccheggiare un bel po’ di vecchie monete risalenti alla guerra da entrambe le macchine. «Ci vorrà solo un momento,» risposi, facendo levitare verso l’alto forcina e cacciavite. La cassaforte sulla quale stavo lavorando non era di Occhimorti; si trattava della cassaforte ove venivano tenuti gli Oggetti Smarriti del Centro Visitatori. Quella parte dell’edificio non era neanche del tutto collegata con la prigione. Avremmo dovuto affrontare il cortile e tentare da un’altra porta. Calamity scosse il capo. «Onestamente non mi sento a posto. Non so come mai stiamo facendo tutto questo. Non stiamo aiutando i razziatori?» Mi fermai. La sensazione era venuta anche a me. «Lo stiamo facendo perché non siamo nella condizione di combattere questa gente. Sarebbe duro perfino da riposati ed in salute.» Presi un profondo respiro, «Inoltre questa è la nostra possibilità di scoprire che cosa sta succedendo.» «Non è che mi importi molto di cosa sta succedendo in un campo di razziatori. Se non come posso porvi fine.» Mi voltai verso Calamity e scossi il capo. «No, non solo qui. Ovunque.» Stavo iniziando a ricostruire qualcosa nella mia testa, qualcosa che non mi piaceva. «Ho visto cose che mi suggeriscono che questa non sia la situazione normale nelle Terre Devastate d’Equestria. Nella mia prima notte all’esterno sono stata catturata dagli schiavisti. Hanno marciato dritti verso un ponte controllato dai razziatori, pronti a pagare il pedaggio, ed invece i razziatori hanno cominciato a sparare. In quel momento la presi come fortuna; ma non lo penso più ormai.» Calamity mi diede un’occhiata pensierosa, valutando le idee che stavo mettendo sul piatto. «Quella pseudo-dea alla vecchia Appleloosa, lei era nuova. Gli schiavisti locali non avevano mai visto nulla come lei prima. Ma qualcuna di Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 235 nome Stern ha mandato qui quella puttana fin da Fillydelphia per tenere sotto controllo le cose. E questo è accaduto, quando. . . una settimana o due fa?» Tornai a concentrarmi sulla cassaforte. «C’è qualcosa che sta succedendo là fuori, e quell’Occhiorosso è al centro di tutto. Qualsiasi cosa sia, ha atteso a lungo. . .» cercai le parole giuste; con un fulmine mentale, mi vennero in mente. «È come un fiume in tempesta che, solo ora, è pronto a spezzare gli argini ed allagare tutto.» Calamity sedette, dando un colpetto al suo cappello e riflettendoci su. «Suppongo che abbia senso.» Calamity ridacchiò, «Tra l’altro, quante volte posso dire di essere in missione per. . .» «Non farlo.» Calamity nitrì delicatamente. «Presumo neanche una.» La mia forcina si spezzò. Facendone scivolare fuori un’altra tentai di nuovo. Avevo un palpabile desiderio di vedere i contenuti di quella cassaforte, derivante da una delle ultime annotazioni risalenti alla guerra viste sul terminale del Centro Visitatori. Il terminale era stato criptato così abilmente che i razziatori dello Spaccazoccolo non erano mai stati in grado di accedervi. Annotazione 42: Abbiamo appena ricevuto notizia che Spaccazoccolo chiuderà la parte del Centro Visitatori di questo complesso. Il Ministero della Morale ha decretato che gli amici e le famiglie di pony che sono stati riconosciuti colpevoli di sedizione o tradimento non avranno più diritto di visitare i nostri ospiti no a completata riabilitazione, per timore che i nostri ospiti possano spargere il loro veleno presso i loro cari. Considerato ciò questa sarà la mia ultima annotazione. 236 Fallout: Equestria — Parte I Fortunatamente la liquidazione sarà generosa. Intendo portare la mia famiglia a Cloudsdayle. Il mondo al di sotto è un po' troppo brutto per crescervi i miei puledrini. Abbiamo fatto del nostro meglio per contattare i pony che hanno ancora Oggetti Smarriti, molti dei quali verranno inviati oggi. Sfortunatamente non abbiamo avuto fortuna nel raggiungere la nostra recente ospite intrattenitrice. Sweetie Belle è apparentemente scomparsa dalla faccia d'Equestria. Mi sono curata di disporre le sue proprietà al sicuro. Mi diverte che stiamo per chiudere questo ucio subito dopo averlo ridipinto. Se qualcuno avesse detto qualcosa prima ci saremmo risparmiati un sacco di problemi (per non menzionare il vestito nuovo di Tiara, per quanto ognuno di noi sia irritato al riguardo. Quella giumenta è insopportabile). Mi era costata una forcina ma la cassaforte era finalmente aperta (avrei scoperto solo più tardi, con mio imbarazzo, che avrei semplicemente potuto aprirla tramite il terminale se fossi stata più paziente). All’interno vi era un unico pacchetto. Con attenzione lo tirai fuori prendendolo con i denti e lo poggiai sul pavimento. Tirai appena lo spago che lo legava, che si sciolse facilmente. Fui stupita nel vedere una statuetta di una pony incredibilmente bella, dalle sensuali criniera e coda viola, ed uno splendido cutie-mark rappresentante tre gemme (vi erano altre cose nel pacchetto, ma le dimenticai completamente). «Hai finito di molestare visivamente quella statua, ragazza?» le parole di Calamity spezzarono la mia ammirazione. Sembrava impaziente. Io arrossii violentemente. «È un bel vedere, te lo concedo. Ma penso che non apprezzerebbe moltissimo il modo in cui la stai guardando.» Capitolo Dieci — Correzione di Rotta 237 «Stavo. . . solo. . . guardando. . .» balbettai, poi concentrai le mie energie per far levitare la statua nella mia borsa. Sapevo di rischiare di compromettermi del tutto, ma dovevo proprio tenerla! E non volevo rischiare di rigare la statuetta con i denti. La statuetta tremò, senza volersi sollevare dal terreno. Poi percepii un’esplosione di energia magica, e la statuetta levitò elegantemente. Qualsiasi benedizione mi avesse concesso, aveva appena rinfrancato il mio corno. Solo un poco, ma abbastanza per sollevare la statuetta e perfino la Piccola Macintosh. Feci ruotare la sensuale, splendida giumenta fin quando non fui in grado di leggere l’incisione. «Sii Risoluta!» Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Colpo Stabile—I tuoi attacchi sono fluidi, eleganti e precisi. Hai una maggiore possibilità di effettuare un colpo critico contro un avversario in combattimento, equivalente a 5 punti di Fortuna extra. Capitolo Undici Fazioni «Non conosco nessuno che entrerebbe di sua volontà in questo posto, a meno che non stia cercando guai.» «Andati. «Tutti a Manehattan sono solo. . . andati. S-stavo parlando con la mia migliore amica, Silver Spoon, su una chat via terminale quando la connessione è caduta. La. . . la mia migliore amica è morta. Solo che. . . che non. . . che non giace morta da qualche parte. Un minuto prima stava parlando con me, raccontandomi del concerto che era andata a vedere la sera prima al Battizoccoli1 , e poi era solo andata. Cancellata. «D-dicono che i pony in alcune delle strutture dei Ministeri potrebbero essere sopravvissuti. . . ma non pare realistico. Lo Spaccazoccolo è a più di due giorni di trotto da Manehattan, ed alcune delle guardie hanno detto di aver potuto sentire l’esplosione del megaincantesimo. È stato innaturale, alieno. . . come se non fosse un vero suono. Qualcuna si è avventurata sulla cresta più alta. Sono tornate indietro descrivendo un’enorme colonna di un perverso fuoco verde con una strana lucentezza multicolore, circondata da anelli di fumo nero, che s’innalzava fino alle nuvole da appena oltre l’orizzonte, proprio dove sarebbe dovuta esserci Manehattan. «Ora stanno dicendo che anche Cloudsdayle è stata colpita. E che i megaincantesimi d’Equestria sono già stati lanciati contro le zebre. Oh. . . oh no. . . le zebre colpiranno Ponyville? È così 1 Nell’originale, Hoofbeats. 239 240 Fallout: Equestria — Parte I piccola! Non vorranno farlo, vero? Io. . . devo avvisare mamma e papà! «Magari possono entrare nella Scuderia alla Sweet Apple Acres. Oh ti prego, ti prego, fa’ che sia ancora aperta! L’altra settimana Silver Spoon mi ha detto che la Stable-Tec stava richiamando i pony nelle Scuderie attorno a Manehattan, ma era solo una sorta di prova generale. Niente per cui i pony dovessero spaventarsi. Non è che sapessero. . .» Spensi la registrazione. Mentre era rimasta in esecuzione ne avevo scaricate molte altre nel mio PipBuck. Stavo trovando frammenti dell’audio diario di quella pony sparsi per tutto l’edificio del corpo di guardia. Avevo tirato fuori un auricolare dalla mia bardatura da lavoro rinforzata e l’avevo collegato al mio PipBuck, per poter ascoltare le registrazioni in un orecchio senza rivelare la mia posizione. Calamity ritornò dalla sua perlustrazione, segnalando con la coda che il percorso era pulito. Il movimento attraverso lo Spaccazoccolo si stava dimostrando più rapido di quanto non avessi il diritto di aspettarmi. I nostri progressi erano parzialmente dovuti al cercare di mantenere un profilo il più basso possibile—senza riempire le nostre bisacce di oggetti che qualcuno potesse cercare (avevo fatto un’eccezione per il contenuto della cassaforte degli Oggetti Smarriti, giustificando il furto ricordandomi che nessuno l’aveva aperta fin dai megaincantesimi, e quindi nessun pony si sarebbe insospettito a trovarla vuota finché l’avessi richiusa e sigillata). Ma più che quello, quei pony non sembravano considerare che ci si potesse infiltrare nella fortezza; non erano di guardia. Non sono una signora delle ombre, ma avevo a malapena avuto bisogno dei consigli avanzati del Tattiche di Infiltrazione Zebra per scivolare oltre quegli ignari pony (avevo sfogliato il libro mentre Calamity stava recuperando il materasso di copertura). Calamity non era abbastanza bravo ed aveva quasi reso nota la sua presenza ai razziatori dello Spaccazoccolo già due Capitolo Undici — Fazioni 241 volte, ma eravamo riusciti a nasconderci entrambe le volte. Mi venne in mente che, una volta tornati al treno-fortino di Gawd, gli avrei potuto prestare il Tattiche di Infiltrazione Zebra per studiarlo (non è che i libri si possano leggere una sola volta, dopo tutto). L’interno della vera Spaccazoccolo era un freddo e monotono grigio—molto simile alle officine nella Scuderia Due, tranne che lì tutti i muri erano incrinati e scheggiati, il soffitto cadente, con l’illuminazione fioca ed irregolare che proveniva da piccole lanterne che pendevano da chiodi da ferrovia infilati nelle pareti. Il cielo nuvoloso all’esterno, via via più scuro, trasformava le alte serie di finestre inferriate in occhi morti che guardavano fissamente le sale. Da qualche parte lungo il corridoio una radio trasmetteva una canzone terribilmente triste—eravamo di nuovo nel raggio delle trasmissioni di DJ Pon3. «. . . Pony sulla superstrada, senza carattere, senza volto, Pony che brulicano intorno, arrancando verso luoghi senza nome. . .» La canzone toccava corde malinconiche nel mio cuore; la cantante in qualche modo riusciva a rendere l’Equestria di prima della guerra triste e squallida come le terre devastate stesse. Mentre seguivo Calamity considerai di avviare un’altra registrazione dell’audio diario solo per coprirla; ma realizzai che ascoltandola con solo un orecchio, le due si sarebbero probabilmente mischiate in qualcosa di ancora più deprimente. «. . . Puledri che aspettano il loro compleanno; fai una festa, sii felice, crescendo troppo veloci; perdendo le speranze di quel che potevano essere. . .» 242 Fallout: Equestria — Parte I «Beh, merda!» mormorai cupamente mentre rimanevo nell’ombra dietro ad un cartello («Lavoro Duro è Lavoro Felice!») e guardavo attraverso le larghe file di scrivanie verso la ben illuminata stanza in fondo. All’interno un pony che corrispondeva alla descrizione di Occhimorti fattaci da Gawd stava seduto dietro una scrivania, leggendo un libro (Gemmologia applicata). Era affiancato da almeno un pony di guardia che potevo vedere, e probabilmente altri che non notavo. La cassaforte era direttamente dietro di lui. Non c’era modo di arrivarci non vista. Anche se avessi usato lo StealthBuck, avrebbe sentito l’apertura della cassaforte a poche decine di centimetri dalle sue orecchie. «È l’ora del piano B», sussurrai a Calamity. «Ne hai uno?» Calamity alzò un sopracciglio. «Certo. Caricarli tutti nel vagone di servizio e scalciarli via.» Feci una smorfia mentre mi ricordava come fosse andato il suo ultimo piano. «Potrebbe essere peggio,» sussurrò sorridendo. «Sono sicuro che il piano di Velvet sarebbe di andare lì e chiederglielo cortesemente.» Chiusi gli occhi. Dannazione. Non potevamo solo sedere lì, aspettando che il bastardo se ne andasse. Più a lungo stavamo in zona, maggiori erano le possibilità di venire sorpresi. «Va bene,» dissi alla fine. «Faremo così.» Gli occhi di Calamity si allargarono. «Stavo scherzando!», sibilò. Grata alla statuetta dell’eccitante giumenta per avermi restituito un po’ di telecinesi, feci levitare con attenzione il mio fucile da cecchino e quello d’assalto verso Calamity. «Prendi questi. Torna indietro e nasconditi in quella stanza laterale con le vecchie torce», lo istruii ricordandomi di una stanza che sembrava non essere stata usata per nient’altro negli ultimi mesi. «Vado là a dire ciao.» «E dopo che tutti ti avranno sparato contro, qual è il piano?» «Qua sto volando alto, ma se tutto il resto fallisce ho ancora lo StealthBuck. Dovrebbe permettermi di uscire. Se si inizia a sparare non aspettarmi. Torna in sicurezza da Velvet.» Ripensandoci, «Per piacere.» Calamity fece una smorfia e se ne andò, borbottando sottovoce qualcosa sulla saggezza di lasciar «volare alto» dei pony non pegasi. Feci Capitolo Undici — Fazioni 243 partire un’altra registrazione audio, ascoltando la quale diedi a Calamity il tempo di posizionarsi al sicuro. La voce della stessa giumenta uscì dal mio auricolare, suonando allarmata. «La rete di comunicazione è andata. Ho provato e riprovato a raggiungere mamma e papà, ma non ce l’ho fatta. All’inizio sembrava che la rete fosse sovraccarica, e le mie chiamate continuavano a venire rimbalzate. Poi è proprio morta del tutto. «Non riusciamo nemmeno a raggiungere nessuna delle sedi del Ministero della Morale. Nessun pony si aspettava che quello a Manehattan rispondesse, ma nemmeno Canterlot? Potrebbero. . . non è possibile che le zebre abbiano distrutto Canterlot! Potrebbero? Cosa. . . cosa è successo alla Principessa Luna?» Avendo già sentito parlare delle Rovine di Canterlot conoscevo la risposta. Passai alla successiva registrazione. «Sta cominciando a piovere fuori; era luminoso e soleggiato meno di un’ora fa. Penso che i pony pegasi stiano oscurando Cloudsdayle. «La maggior parte delle guardie sono andate, ora. Mi hanno lasciato i codici per aprire le celle. Scoops ha detto che toccava a me. Nessun altro pony avrebbe corso il rischio di lasciare liberi i nostri ospiti. Perché io? N-non sono quella che dovrebbe essere al comando! «Se non lo faccio, quei pony moriranno di fame qua! Ma se lo faccio. . . alcuni di loro sono Pony Veramente Cattivi. Alcuni di loro hanno anche confessato di aver aiutato le zebre alla Cresta Spaccazoccolo quando avevano cercato di assassinare la Principessa Celestia. Se li lascio andare. . . chi lo sa quali danni potrebbero provocare? Cos’è peggio? Lasciarli morire qua? Od infliggerli ad un’Equestria ferita e sofferente? 244 Fallout: Equestria — Parte I «No, no, no! Sono solo un’ispettrice. Non sono io a dover prendere questo genere di decisioni! «Mamma? Papà? Silver Spoon? Che cosa dovrei fare?» Non ero sicura del perché stessi ascoltando ora quelle registrazioni. Curiosità? O forse, in qualche modo, stavo mostrando il mio rispetto al passato ascoltando? Imparando? In un modo o nell’altro, non importava. Tempo di andare. «Come sei entrata?» disse Occhimorti aggrottando le sopracciglia e fissandomi. Avevo tre armi ad energia magica puntate alla mia testa (anche se piuttosto il grosso e brutale pony sulla sinistra di Occhimorti sembrava in grado di uccidermi coi denti). «Io. . .» Dannazione, pensa! L’Osservatore potrà aver definito l’onestà una virtù, ma a volte l’abilità di coprirsi la coda è anche quella un virtù. «. . . ho usato la magia. Sono un unicorno, dopo tutto.» Sentii un’ondata di sollievo—poteva sembrare plausibile. Anche io avrei potuto cascarci se non avessi saputo quanto faccia pietà con gli incantesimi. «Una domanda migliore è: perché?» «Perché? Perché sono venuta qua?» «No, perché le puledre sono diverse dai puledri.» La voce del pony grigio ardesia trasudava sarcasmo. «Cosa ne pensi?» Balbettando realizzai che avrei potuto pianificare molto meglio il mio approccio. «I-io volevo. . .» Distolsi lo sguardo, cercando mentalmente un’ispirazione. Gli occhi mi caddero su un articolo di giornale incorniciato, ingiallito dal tempo, che mostrava l’immagine sbiadita di una bella unicorno («Sweetie Belle si Esibisce in un Concerto Patriottico allo Spaccazoccolo»). I miei occhi scattarono di nuovo ad incrociare quelli di Occhimorti. «. . . unirmi al tuo gruppo. Siete tutti schiavi scappati, vero? Bene, sono appena scappata dalla vecchia Appleloosa.» Capitolo Undici — Fazioni 245 Appena l’ebbi detto realizzai che stavo indossando la bardatura rinforzata della Scuderia e probabilmente non ero per nulla simile ad una schiava fuggita. Occhimorti mi stava guardando con profondo e ben meritato sospetto. Se iniziavano a sparare ero probabilmente morta. Piccola e veloce è utile contro fuoco da lunga distanza, ma non così tanto contro colpi a bruciapelo da armi che ti avrebbero sciolto in poltiglia. Peggio, il mio cuore sprofondò quando realizzai che Calamity avrebbe quasi certamente condiviso il mio destino. Da quel che sapevo del mio nuovo amico, correre e nascondersi non erano nel suo normale libro delle tattiche. Non importava cosa gli avessi detto di fare, sospettavo che avrebbe scelto di unirsi allo scontro. «Facciamo così, puledrina,» Occhimorti sembrò finalmente decidere, fissandomi con un’occhiata. «Vediamo come te la sbrighi con un paio di lavoretti. Dimostra di essere utile e ne riparleremo.» Deglutii. Beh, almeno non mi aveva ancora sparato. «Cosa hai bisogno che faccia?» «Ho una lettera che deve essere consegnata. Non lontano, appena alla Cresta Collegiallo. Forse ad un’ora di trotto. Ho una mappa che puoi caricare sul tuo PipBuck. Consegnala, ritorna e riparleremo.» Mentre spingeva la busta sigillata sulla scrivania verso di me mi chiesi se dicesse qualcosa tipo «Uccidi il pony che porta questa lettera.» «Oh, ed avrai bisogno di questa fascia da zampa. Farà capire a Gawdyna che puoi passare.» «Chi?» chiesi mentre mi mettevo la fascia, fingendo ignoranza. «Quella puttana di un grifone che dirige il nostro comitato di benvenuto. Onestamente è più un problema di quello che vale, ma al capo sembra piacere, quindi rimane. Per ora. «Il capo? Pensavo fossi tu il capo.» Occhimorti chiaramente non aveva la pazienza di Gawd per le domande. «Scramble, se parla di nuovo inizia a strapparle le zampe.» 246 Fallout: Equestria — Parte I Il ghigno del bruto alla sinistra di Occhimorti si allargò con entusiasmo. Me ne andai rapidamente ed in silenzio. Non ero arrivata lontano prima che una delle guardie di Occhimorti arrivasse trottando alle mie spalle. Fece cenno, in maniera apparentemente casuale, di affiancarmi sull’altro lato ad un altro pony dello Spaccazoccolo. Senza dire parole, era chiaro che si stessero assicurando che «trovassi la via di uscita». Quando ci avvicinammo alla piccola stanza dove Calamity si stava nascondendo, esclamai più forte che potevo senza suonare sospetta «Così accompagnate i pony fuori. È il vostro lavoro ufficiale? Siete gli accompagna-fuori?» «Zitta», disse in avvertimento la guardia di Occhimorti, ma l’altro rispose tranquillamente. «In realtà no. Sono solo uno spaccapietre.» Alzai un sopracciglio. «Uno spaccapietre? E qual è la tua storia?» Sembrava abbastanza amabile. «Gli schiavisti assaltarono il mio podere. Mio fratello ed io li combattemmo, mentre mia moglie provò a nascondere i nostri figli. Hanno ucciso mio fratello, preso la mia bellissima Sugarplum2 ed i ragazzi e mi hanno dato per morto.» Mentre parlava una nuvola era scesa sul suo viso. Strinse gli occhi ed un tono di ribollente tristezza si insinuò in ogni sua parola. «Sono strisciato fin qua in cerca di protezione. Non sono un razziatore. Non faccio nulla di quella merda. Lavoro solo le rocce e ringrazio le Dee per non essere da solo fuori nelle terre devastate.» Annuii solennemente. Che altro potevo fare? Nel pesante silenzio che seguì potevo sentire quella radio accesa in qualche stanza vicina. La musica si era interrotta, e DJ Pon3 stava riportando le notizie. 2 Letteralmente, “Prugna allo zucchero”. Capitolo Undici — Fazioni 247 «..avvisavamo ogni pony di stare lontani per qualche tempo da Appleloosa. Bene, sembra che la Puledra della Scuderia3 o non ha recepito il messaggio, o ha scelto di ignorarlo. Ho ricevuto rapporti confermati secondo i quali la piccola ragazza ha marciato su Appleloosa e ha portato l’inferno sui suoi zoccoli. Ha liberato più di una dozzina di pony, molti dei quali puledri. Sono felice di dirvi che sono tutti sani e salvi. Ma c’è una nota amara in questa canzone. Quando una piccola armata di schiavisti ha cercato di riprendersi i prigionieri, la nostra eroina delle terre devastate si è sacrificata assicurandosi che ogni pony potesse fuggire in sicurezza. E quindi la prossima canzone va a te, Puledra della Scuderia. Possano Celestia e Luna avvolgerti nelle Loro code. . .» Inciampai perdendo un passo, la mia mente scioccata nell’improvvisa realizzazione. La radio stava parlando di me. Di nuovo. I poveri pony che avevo aiutato a liberarsi ce l’avevano fatta. Ero morta! . . . Beh, secondo la radio; qualche pony doveva aver assunto che ero morta nello schianto del treno. O quello, o qualche pony che sapeva meglio aveva mentito. Volevo fermarmi, tornare indietro, ascoltare il resto. Per scalciare o gridare alla radio per farle ripetere in qualche modo tutto dall’inizio. «Continua a muoverti!» berciò la guardia di Occhimorti quando rimasi momentaneamente indietro. Trottai più veloce per rimettermi tra di loro. Osservando la guardia, questa volta chiesi a lui, «E qual è la tua storia?» Con un’occhiata, «Ho vinto il mio posto qua nel concorso annuale Calpesta a Morte un Unicorno Fastidioso.» Era meglio tornare in silenzio. Stavamo prendendo una direzione lievemente differente e più diretta attraverso il cortile rispetto a quella 3 Nell’originale Stable Dweller, che letteralmente sarebbe “Abitante della Scuderia”. Diventando l’appellativo con cui verrà identificata Littlepip ho preferito una traduzione meno letterale. 248 Fallout: Equestria — Parte I che avevamo seguito io e Calamity. La sala dove stavamo passando in quel momento aveva numerose porte che si aprivano in una combinazione tra anfiteatro e refettorio. C’era un vecchio palco sul retro con il sipario stracciato ed insozzato, su cui immaginai che Sweetie Belle, la giumenta che sarebbe diventata la prima Capogiumenta della Scuderia Due, si fosse esibita. La stanza era riempita disordinatamente con panche e tavole e dozzine di pony razziatori che stavano mangiando un pallido stufato, il cui odore si mescolava spiacevolmente con la puzza di pony non lavati ed un substrato di marciume secco. Lanciai la registrazione successiva sul mio PipBuck per distrarmi. «Non sono stata abbastanza veloce. Avrei dovuto immaginarlo. Nessuna meraviglia che il resto dello staff sia scappato così velocemente. Avrei dovuto sapere che lo Spaccazoccolo si sarebbe sigillato appena il mainframe si fosse accorto di essere stato tagliato fuori dall’esterno. Protocolli per la prevenzione delle evasioni assistite. Nel tempo che ho impiegato per prendere la mia decisione e rilasciare gli ospiti dalle loro celle, eravamo già tutti intrappolati dentro. «Lo so come va a finire per i deboli. Posso solo immaginare cosa mi faranno quando troveranno un membro dello staff imprigionato assieme a loro. «Ho preso il cibo dal frigo della guardiola e mi sono chiusa in questo bagno. Ho anche serrato diverse altre porte. Con un po’ di fortuna, penseranno che sia normale che anche questa porta sia chiusa. Poiché se davvero tenteranno di fare irruzione, sono sicura che ci riusciranno. «Ho, forse, tre giorni di cibo. Abbondante acqua. Un poco di medicine. Spero solo che tutto duri abbastanza da permettere a loro di trovare una via fuori dallo Spaccazzoccolo. La mia unica possibilità è che se ne vadano prima di accorgersi che io sono qui.» Capitolo Undici — Fazioni 249 Mentre uscivamo dal cortile, la guardia si voltò verso di me, spingendomi contro il muro. «Vuoi conoscere la mia storia?» grugnì. «Te la racconterò. Ero un mercante su di una carovana che gli Artigli di Gawd dovevano sorvegliare. Li ho visti tentare di rivenderci agli schiavisti ed ho visto lei ammazzarli tutti. Quindi, come sono arrivato qui? Mi ci ha portato in volo. Così come noi sappiamo che ci ha portato te.» Le mie orecchie fischiarono. Potevo sentire il muro di pietra graffiarmi il dorso. «Una volta ero uno dei pony la fuori, un seguace di Gawd. Ma non diventi un buon mercante se non sei in grado di inidividuare i cambiamenti nel mercato. Quindi ho ricostruito le mie lealtà con Occhimorti,» il mercante-divenuto-guardia mi informò, la sua voce cavernosa che mi avvisava. «Gawd è diretta al banco del carnefice. E fidati di me, non vorrai ritrovarti con il lato sbagliato quando l’ascia calerà.» I due, allora, si voltarono verso di me. L’altro ridacchiava, «Prova a ‘teletrasportarti’, ora.» Mi lasciarono in un cortile roccioso, chiudendosi la porta alle spalle. Mi guardai attorno, realizzando che una qualsiasi struttura studiata per tenervi prigionieri dei pony avrebbe anche avuto una qualche sorveglianza per impedire agli unicorni di teletrasportarsi semplicemente fuori. Si trattava di una capacità magica rara, ma una che avevano previsto. Mi recai dove era stato gettato il materasso e mi nascosi, attivando un altro audio diario mentre attendevo Calamity. La voce era tenue, appena soffocata dai suoni di un feroce litigio in sottofondo. «Finito il cibo. Ho sfruttato al massimo quello che avevo. . . penso. Non ho un sistema per sapere l’ora qui, ma penso che sia passata una settimana. Come minimo quattro giorni. Dopo che il cibo se n’è andato, ho saccheggiato il cesto dei rifiuti. Alcuni vecchi torsoli di mela. . . erano marroni, molli e con un sapore orrendo. 250 Fallout: Equestria — Parte I «Gli ospiti all’esterno se la stanno cavando molto peggio. C’erano meno di due giorni di scorte nella dispensa quando siamo andati in quarantena. Ora stanno morendo di fame. P-Posso sentirli all’esterno. . . litigano su chi sarà mangiato per primo. Oh, nonono. Non possono, è più che orrendo—» La voce della pony fu interrotta da un grido soffocato. La confusione di sottofondo si fece più forte e potei chiaramente sentire un pony gridare «Fatela a pezzi!» «NO! Oh nonononono! Non fatemi ascoltare! Celestia, Luna, vi prego! Non posso sentire tutto questo!. . .» La notte ci abbracciò nella sua oscurità mentre Calamity mi portava verso la Cresta Collegiallo. «Ora perché stiamo aiutando anche questo bastardo di un Occhimorti?» «Stiamo ancora cercando di arrivare a quella cassaforte per Gawd. Ricordati di Velvet.» «Eggià,» disse cupamente. Volammo in silenzio per qualche altro minuto, poi «Dov’è che dovrebbe essere di nuovo questo posto? Non vedo un accidente qua fuori stanotte.» Avevo la posizione marcata sulla mappa automatica del mio PipBuck, ma esitavo a sollevare la zampa per guardare; muovermi mentre venivo trasportata da un pegaso volante sembrava poco saggio. Invece avviai il mio EFS per controllare l’indicatore. Nulla. Od avevo dimenticato di impostare la bussola per tenere traccia della Cresta Collegiallo, od eravamo fuori strada. «Dannazione, l’ho superato!» Calamity virò, ed il fresco vento della notte penetrò nel mio manto e nella criniera. La curva portò alla vista Capitolo Undici — Fazioni 251 un certo numero di luci tremolanti. «È quello che stiamo cercando? A me sembra solo un gruppo di campeggiatori.» Controllai il mio EFS. Ora potevo vedere il marcatore, stava pulsando proprio sul bordo dello schermo. «No, siamo ancora fuori strada. È indietro in quella direzione.» Calamity non voltò. «Aspetta e fa’ silenzio. Voglio vedere cos’è questo, allora.» Scese un poco più in basso, per passare in volo sopra le luci. Quando ci avvicinammo potei distinguere anch’io la massa di tende, focolai e pony. E, avvicinandoci ancora, bandiere: rosse e nere, con un occhio bianco stilizzato con l’iride cremisi che ne dominava il centro. I pony in basso erano armati, e ce n’erano un sacco. Individuai due grifoni tra di loro. Mercenari degli Artigli, dalla loro corazza, ma indossavano bandane rosse e nere con il caratteristico occhio. Chiaramente non Artigli di Gawds. Differente compagnia. Oltre il fondo dell’accampamento, scorsi righe di carri degli schiavisti. Calamity battè le sue ali, grugnendo piano per il dolore mentre ci sollevava in alto nell’oscurità, si spera prima che qualcuno di quelli sotto avesse dato un’occhiata in alto. «Beh, se quello non è un bel barile di mele marce.» «Calamity,» sussurrai, incapace di ignorare quel grugnito. «La tua ala. . .» «Sto bene. Zitta ora.» Continuammo a volare. Ora stavo tenendo meglio d’occhio il mio EFS. La Cresta Collegiallo era trecento metri indietro verso lo Spaccazoccolo, con abbastanza colline in mezzo che avrebbero reso impossibile per noi individuare l’accampamento se non andandoci direttamente sopra. Questa volta vidi la piccola luce della lanterna in attesa del corriere. Suggerii a Calamity di volare oltre e lasciarmi trottare da sola, arrivando dalla direzione prevista. 252 Fallout: Equestria — Parte I Occhimorti batté i propri zoccoli l’uno contro l’altro, scrutandomi. Non avevo menzionato nulla dell’armata di schiavisti di Occhiorosso. «Ottimo lavoro,» disse infine. «Prenditi un po’ di riposo. Sembri il giocattolo di un grifone. Torna domani mattina. Avrò un altro lavoro per te. Fallo, e sei dentro.» Così dicendo, mi allontanò con un gesto. Questa volta, con mia sorpresa, non balzò in avanti nessun pony per scortarmi. Ero solamente alcuni metri più lontana nella sala, quando Occhimorti, accompagnato dalle sue guardie, camminò semplicemente fuori dal suo ufficio, lasciandosi dietro la porta aperta. Si voltarono, muovendosi in un’altra direzione. Mi fermai. La cassaforte non era sorvegliata. Sembrava. . . quasi troppo semplice. No, era sicuramente troppo semplice. Mi fermai. Attivai lo StealthBuck. La cassaforte era complessa ma entro le mie capacità. Si aprì con uno schiocco. Tutto ciò che vi era all’interno era un registro. Feci scivolare il registro nella mia bisaccia ed ero intenta a richiudere la cassaforte quando Occhimorti ed il suo entourage tornarono, guardandosi attorno. Se non fosse stato per la magia mi avrebbero senz’altro visto. Occhimorti cominciò a trottare attorno alla parte posteriore della sua scrivania dalla destra, con la sua rozza guardia del corpo che lo fiancheggiava sulla sinistra, intrappolandomi. Non importava se mi vedessero o meno—un semplice scontro avrebbe reso nota la mia presenza! Mentre si avvicinavano salii sopra la scrivania. Le altre due guardie, una delle quale era l’ex-mercante, presero posizione presso la porta. Mi voltai verso la scrivania, accuattandomi e preparandomi a strisciare in mezzo a loro. Una di esse chiuse la porta. Che Luna mi scopi con la luna. Mi voltai lentamente. Occhimorti si era fermato e stava osservando la sua cassaforte. «Pensi che l’abbia preso?» domandò il fu mercante. Il mio cuore affondò nello stomaco. Capitolo Undici — Fazioni 253 «Oh, penso che la nostra piccola spia abbia fatto qualsiasi cosa Gawdyna le volesse far fare,» Occhimorti sorrise. «Ben venga. Lasciamo che il grifone cuocia nel suo brodo.» Si voltò verso le sue guardie. «Meglio preparare gli altri. Le forze di Occhiorosso pianificano di saccheggiare Spaccazzoccolo all’alba di dopodomani. Dobbiamo assicurarci che non abbiano alcun problema ad entrare. È l’ora di incontrare il grande capo in persona.» La mia mente vacillò. Occhimorti stava facendo accordi con gli schiavisti? Avrebbe permesso alle forze di Occhiorosso di arrivare e catturare i pony che doveva proteggere sul posto? L’inganno era simile al tradimento degli Artigli di Gawd, ma su di una scala molto più larga. Occhimorti scivolò dietro alla sua scrivania e batté gli zoccoli su di essa, costringendomi ad alzarne uno per evitare di essere toccata. Potevo sentire il sudore scivolare lungo la mia fronte mentre, silenziosamente, rimanevo in equilibrio. Occhimorti si appoggiò in avanti ed agguantò la sua copia di Gemmologia Applicata con i denti. Con terrore, realizzai che ero proprio sopra di essa. Alzai la mia gamba posteriore appena in tempo. Ora il mio equilibrio era molto più faticoso da mantenere. Tutto il mio corpo era dolorante a causa della carenza di sonno. Cercai precipitosamente un posto dove posare uno dei miei zoccoli alzati prima di cadere. La porta sbatté mentre veniva aperta. Caddi sul pavimento con un tonfo sordo mentre una coppia di pony di terra entravano all’interno. Occhimorti balzò all’indietro, sorpreso, ed il libro cadde sul pavimento. «Signore, chiediamo scusa per l’interruzione, ma abbiamo un intruso!» Occhimorti fissò i due pony. «Una piccola unicorno, alta più o meno così?» domandò distrattamente, sollevando il proprio zoccolo. «No signore. Questo è un pegaso!» Con la luna! Il mio PipBuck mi avvisò che l’incantesimo di invisibilità stava per avere termine. Non avevo alcuna scelta. Barcollai sui miei zoccoli ed 254 Fallout: Equestria — Parte I aggirai rapidamente i pony, riuscendo a stento a scivolargli in mezzo. Poi mi lanciai attraverso la porta aperta. Galoppai verso il punto d’incontro velocemente per quanto le mie gambe stanche permettessero. Calamity mi stava aspettando, nascosto sotto la copertura del materasso. «Non serve più quello. Ti hanno individuato. Ho il registro. Andiamo!» Decollammo in pochi istanti. Potevo capire quanto fosse stanco Calamity; continuavamo a perdere quota. Feci una smorfia per tutto l’esercizio che stavamo facendo avere alla sua ala ferita. «Torniamo da Gawd e dormiamo. Non mi importa niente, dobbiamo dormire!» Lui non si era lamentato, ma potevo dire che l’ala lo stava uccidendo. Avviai un’altra registrazione. Questa volta la giumenta non stava più sussurrando, ma potevo a malapena sentirla sopra il baccano. «Dannazione. Sanno che sono qua. Mi sono svegliata da un incubo con tanta agitazione che ho dato un calcio al cestino della spazzatura, e l’hanno sentito. Presto spaccheranno la porta.» Potevo sentire uno dei pony sull’alto lato dei bagni gridare promesse abissalmente profane. «Non ho più bisogno di indovinare cosa mi faranno. Loro vogliono che lo sappia. Ma non glielo lascerò fare. «Figurati, questa merdosa pistoletta dopo tutto mi salverà. Ho usato l’impugnatura per rompere lo specchio. Farà male. . . ma se lo faccio velocemente. . . non farà male a lungo.» Era rimasta una sola registrazione. La Giunzione R-7 comparve nel buio. Esausto, Calamity ci fece fare un atterraggio un po’ ruvido. Dei pony ci puntarono contro lumine- Capitolo Undici — Fazioni 255 scenti armi ad energia magica da tutte le direzioni. Gawd fece qualche passo in avanti. «Bentornati. Stavo cominciando a preoccuparmi per voi due.» Ci squadrò. «Avete il registro?» Annuii tremando. «Sì. Ma prima che lo guardi, voglio darci io un’occhiata. E c’è qualcosa che dovresti sapere.» Gawd alzò un sopracciglio. «Oh?» chiese valutandomi. «Occhimorti sa. Me lo ha praticamente lasciato rubare. L’ho sentito dire qualcosa riguardo il lasciarti cucinare da sola.» Gawd si sedette, continuando a guardarmi. Alla fine, «Sono impressionata. Non eri obbligata a dirmelo.» Poi, con uno sguardo sottile, «Quindi perché l’hai fatto? Qual è il tuo interesse.» Barcollai sugli zoccoli. «C’è dell’altro. Ma te lo dirò solo dopo che io ed i miei amici avremo dormito. Qui. Nella sicurezza della tua protezione.» Il becco di Gawd si ruppe in un ghigno, con la cicatrice che le alterava un lato. «Va bene. Ti sei guadagnata un accordo.» Pungentemente, «Ma mentre dormite voglio quel registro.» Annuii. «Quello che mi interessa non prenderà molto tempo.» Gawd ci guidò indietro verso uno dei carri bestiame. Quando misi uno zoccolo dentro sentii un’ondata di sollievo vedendo Velvet Remedy, rannicchiata su un letto di paglia leggermente ammuffita. Stava parlando dolcemente con un altro pony mentre controllava un terzo la cui zampa posteriore era fasciata con quelle che erano state alcune delle nostre preziose bende. Mi chiesi quante scorte mediche avessimo ancora, se ne avevamo. Velvet Remedy saltò su al nostro ritorno, rivolgendoci un debole ma radioso sorriso. «Cosa avete fatto voi due, avete preso la strada panoramica?» «Eggià. Qualcosa del genere,» rispose Calamity. «E cosa ti avevo detto per l’ala!» Velvet Remedy spinse Calamity verso l’angolo del vagone che era chiaramente diventata la sua clinica improvvisata. «Fammici dare un’occhiata e cambiare le bende!» 256 Fallout: Equestria — Parte I Scuotendo la testa in un misto di adorazione e disperazione, mi accodai a lei. Ero troppo stanca anche per apprezzare il suo delizioso lato coda. Trovato un angolo di paglia che sembrava sporco ma morbido, mi accovacciai e feci levitare fuori il registro. Sfogliandolo trovai voci di molti anni prima. Quelle più nuove, mi pareva, erano sospette. Qualsiasi fosse il piano di Occhimorti, avevo pensato che avrebbe falsificato il registo come parte di essa. Ma le vecchie voci, sbiadite com’erano, non sarebbero potute essere falsificate senza saltare all’occhio. Almeno non da un pony terrestre (mi trovai a pensare a come sarebbe potuto essere un cutie mark da falsificatore). Fu facile trovare la voce che stavo cercando: Alcuni dei fattori vicini hanno cominciato a fare resistenza. Si sono armati da quella carovana di mercanti che è passata il mese scorso. Uno di loro ha sparato qualche colpo al gruppo di razziatori che avevo mandato verso la zona est. Al Signor Topaz non interessa, vuole solo che le rocce continuino ad arrivare. Ed allora credo sia ora di ricordare a quei coltivatori di rocce perché fare quello che diciamo. Domani manderò qualcuno dei ragazzi alla fattoria Bell per dare un esempio. Gli ho detto di farla molto scenograca, così che gli altri pony non abbiano possibilità di fraintendere. Richiusi di scatto il libro con più forza telecinetica di quanta pensavo ne avessi ancora in me. Il registro volò attraverso il carro bestiame andando a rimbalzare sulla parete più distante. Ora non volevo dormire. Ora volevo marciare di nuovo là, infilare la Piccola Macintosh giù per la gola di Occhimorti ed aprire il fuoco. Invece mi alzai, recuperai il registro e camminai fuori per fare due chiacchiere con Gawd. Capitolo Undici — Fazioni 257 «E quindi adesso?» Gawd alzò lo sguardo dal registro, lanciandomi un’occhiata attraverso la sua scrivania. «Ora? Ora vai a dormire. Domani parliamo un po’ durante la colazione, poi sarete liberi di andare. Per allora tutte le pattuglie di frontiera e gli avamposti sapranno che ho detto che siete liberi di passare. Avete fatto il lavoro. Un contratto verbale è comunque un contratto, e non lo rinnego.» Gawd si accigliò un poco. «Peccato, comunque. Avremmo davvero avuto bisogno di un medico abile qua.» Lasciai cadere il discorso. Comunque non era davvero quello che stavo cercando. «E tu?» «Io?» Puntai uno zoccolo verso il registro. «Cosa farai adesso?» Gawd sbuffò, poi si tirò su. «Il Signor Topaz mi ha preso sotto contratto per proteggere lo Spaccazoccolo ed i suoi pony dai pericoli. E non è difficile dimostrare che Occhimorti sia appena diventato uno di questi pericoli.» Premette un artiglio sul registro. «Non posso ignorare questo. Sapevo che Occhimorti stava organizzando qualcosa di losco, ma questo è inaccettabile.» Un po’ troppo sotto il muso, pensava una parte di me. Quasi come se il tradimento di Occhimorti fosse stato creato su misura per infilarsi sotto le penne di Gawd. Glielo dissi. Lei rise, una risata amara ma comunque divertita. «Credi che non lo sappia?» Potevo indovinare che cosa doveva stare pianificando. Ed un’altra domanda si affacciò alla mia mente. «Cosa faresti con questo posto se fosti al comando?» Mi diede un’occhiata. «Lo Spaccazoccolo, intendo. Cosa faresti?» Lentamente, con tono piatto, intonò «Non sono al comando. Non lo sarò. Anche con Occhimorti andato. Il Signor Topaz controlla questa giunzione, e sono ancora sotto suo contratto.» 258 Fallout: Equestria — Parte I Giusto, pensai mentre annuivo. Ma se tu non lo fossi? Velvet Remedy mi venne incontro quando rientrai nel carro bestiame. Ero veramente stanca, ma il mio cuore comunque palpitò un poco al suo avvicinarsi. «Allora, la grifona ci lascia davvero andare via?» Annuii. Velvet Remedy pareva più sorpresa che sollevata. «Possiamo passare la notte. Abbiamo bisogno di sonno. . .» «Avrei insistito. Calamity ha fatto molto danno alla sua ala con tutto quel volare in giro. Ha bisogno di tempo per guarire.» Feci una smorfia addolorata. Velvet Remedy cambiò argomento con quello che la mia mente privata di sonno insisteva essere una repentinità stridente. «Littlepip, ho avuto una conversazione veramente interessante mentre tu e Calamity eravate fuori a rubare.» Sospirai debolmente. Non ero davvero pronta a ciò. «Vedi quel tizio laggiù?» chiese, puntando uno zoccolo verso una forma scura che assumevo fosse un pony che dormiva. «Il suo nome è Predicatore4 .» Annuii, ricordandomi vagamente di Gawd che diceva qualcosa riguardo un Predicatore. «Dice di essere qua per spargere la parola della Dea sotto lo zoccolo di Occhiorosso.» Le mie orecchie si rizzarono. Velvet Remedy aveva la mia piena attenzione. «La parola della Dea?» chiesi. Dal modo in cui aveva parlato aveva reso chiaro che non si stava riferendo a Celestia o Luna. Velvet Remedy anuì. «Afferma che questa sua Dea gli ha parlato in sogno sin da quando era un piccolo puledro.» Il suo tono suggeriva che la sua prognosi non coinvolgesse il divino. 4 Nell’originale, Preacher. Capitolo Undici — Fazioni 259 Non ero pronta a chiudere così in fretta la questione. Guardando severamente Velvet Remedy sussurrai in risposta. «Potrebbe avere ragione.» I suoi occhi si allargarono per lo stupore. Prima che potesse aprire bocca per prendermi in giro, elaborai. «Non ti sei chiesta come hanno fatto gli schiavisti ad arrivare davanti al nostro treno in quella maniera? Mi stavo chiedendo se non ci potesse essere un qualche tipo di. . . magia telepatica? . . . coinvolta in qualche modo.» Sentii l’improvvisa urgenza di andare alla Tenpony Tower e parlare con DJ Pon3. Sembrava avere un’incredibilmente buona, seppur imperfetta, rete di informatori. . . o magari qualche sorta di magia o tecnologia che gli forniva rapporti. Volevo scambiare informazioni. Scoprire cosa sapeva. C’era un puzzle qua, e mi mancavano ancora numerosi pezzi per vederne la figura. Se un qualche pony aveva quei pezzi, doveva essere DJ Pon3. Velvet Remedy pareva stare digerendo il mio commento. Finalmente parlò di nuovo. «Beh, se è vero mette il resto del discorso del Predicatore in una luce più minacciosa.» Mi portò verso l’angolo più distante del carro, sussurrando. «Secondo il Predicatore, la Dea sceglie di parlare a pochissimi pony. . .» Iniziai a farmi domande. Sceglie? O ci sono delle limitazioni ai poteri della cosiddetta Dea. «. . . E quel pony Occhiorosso è quello a cui parla di più. Comunque il Predicatore non è del tutto convinto che Occhiorosso stia. . .» Velvet Remedy si interruppe, cercando le parole. «. . . ricevendo correttamente il messaggio. Sembra pensare che la ricezione di Occhioroso sia stata confusa.» Chiaramente Velvet Remedy non era soddisfatta dell’analogia, ma avevo afferrato l’idea. «O quello,» continuò Velvet Remedy, «o lui semplicemente non sta ascoltando. In entrambi i casi il Predicatore è qui per spargere la ‘Vera Parola’ della Dea. Lontano da Occhiorosso e dalle sue bande di schiavisti.» 260 Fallout: Equestria — Parte I Pensai all’accampamento armato a poche ore di trotto fuori dal territorio dello Spaccazoccolo. Il Predicatore non era andato abbastanza lontano. Esitai a chiedere. «E quale sarebbe questa Vera Parola?» Davvero non volevo chiederlo direttamente al Predicatore. Certo, avrei ottenuto una risposta che non fosse inquinata dai pregiudizi di Velvet Remedy, ma al costo di finire imbrigliata in un sermone. Ero troppo stanca anche solo per contemplare la possibilità, quella notte. «Parafrasando: pregate Me, adorate Me ed io vi solleverò e diventerete Uno, Uniti sotto di Me.» Velvet Remedy aveva chiaramente sofferto ore di ciò. Potevo capire perché Gawd avesse temuto di aver guadagnato un altro Predicatore. Annuii a Velvet. «C’è un mucchio di paglia che chiama il mio nome. Parleremo ancora con Gawd domani a colazione, ma dopo di quello siamo liberi di andare.» Non ero così sicura, comunque, di volermene già andare. Feci partire l’ultima registrazione prima di mettermi a letto. Questa volta i colpi alla porta del bagno erano molto più rumorosi, ritmati. Sembrava che i pony là fuori stessero usando un mobile come ariete. Potevo sentire lo squarciamento strutturale del telaio della porta. La voce della giumenta era debole, e parlava in un’inquietante cantilena. «Vi sento bussare ma non potete entrare! «Vi sento. . . già, vi sento. Wow. . . ho appena realizzato che ho tutti questi diari ed i soli pony che mai li ascolteranno siete voialtri figli di puttana. Fottetevi tutti! Dal primo all’ultimo! «Mio. . . «Oh wow. . . vertigini. . . Cosa stavo. . . ? «Sai, credo che il rosso sia il mio colore. . . Splish splash, clop clop! Ehi, Silver Spoon. . . Dipingiamo di rosso la città! O. . . sai. . . almeno il bagno. . . «Oh, continuate a bussare, bastardi! Capitolo Undici — Fazioni 261 «. . . non si abbina al mio cutie mark, però. Va bene, comunque è un cutie mark stupido. Davvero, una tiara di diamanti? Cosa cazzo dovrebbe significare? «Voglio dire, capisco i diamanti. Celestia sa che ne ho ispezionati abbastanza. . . Ho mandato i migliori di loro qua sotto per anni. C’è un’altra cosa che non avrete mai! Ah. . . Ah ah. . . Proprio come non avrete me! «Il mio. . . il mio nome è Diamond Tiara e voi figli di puttana non mi avete preso! Sono andata. . . andata via! «Voglio dire. . . davvero, però. . . una corona? Cosa voleva dire? «Eh eeeh eeh! Non potete prendermiiii! «Voi non. . . «. . . potete. . . «. . . prender. . .» Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Galoppo Silenzioso—Hai padroneggiato il movimento silenzioso, permettendoti di muoverti rapidamente e comunque non fare rumore. Puoi Strisciare a piena velocità senza alcuna penalità. Capitolo D odici Bisogna Andare Avanti «Quindi. . . pensi di avere quello che serve per battermi qui, sul mio palco, nella mia città? Vieni, lo vedremo.» Colazione. Spinsi con lo zoccolo un mucchietto di tappi di bottiglia lungo il bancone metallico mentre un pony sfregiato, con un grembiule scuro ed un cutie mark a forma di arrosto, tirava via uno spiedo di kebab di coniglio dalla griglia del barbecue. Ospiti o no, dovevamo pagare per il nostro cibo; non sono sicura del perché mi aspettassi diversamente. Presi il mio pasto, col suo odore saporito che mi assaltava le narici, e lo portai al tavolo dove Calamity si stava già immergendo in una ciotola di pappa d’avena. «Littlepip, cosa stai facendo!?» Velvet Remedy quasi urlò quando mi vide avvicinare. Mi fermai, guardandola con fare interrogativo. Velvet Remedy sembrava colpita. «Non vorrai mangiare quella roba, vero?» Annuii, incapace di rispondere con lo spiedino di kebab ancora in bocca. La mia pancia gorgogliava. Succhiai una goccia che stava sfuggendo e fui colpita dal gusto del coniglio alla brace. Non era proprio quello che mi aspettavo, e faceva sussultare in maniera strana il mio stomaco, ma era buono! «Littlepip. . .» Velvet alzò uno zoccolo al petto in gesto di esagerata offesa. «Quella è carne!» «Uh-hu,» dissi enfaticamente attraverso la mia colazione, sperando che dopo aver stabilito quel fatto mi fosse concesso di mangiare in pace. Gli occhi di Velvet Remedy si strinsero. «Siamo vegetariani,» disse in tono neutro. Mi fermai su ciò. Vero, tutto quello che avevo mai mangiato alla Scuderia Due erano mele. Ma avevo assunto che fosse perché erano l’unica 263 264 Fallout: Equestria — Parte I cosa che avevamo da mangiare. E pensavo che sarei stata perfettamente felice mangiando nient’altro che mele finché avessi vissuto. Ripensai al mio primo pasto all’esterno. . . come avessi trovato della carne cotta in un frigorifero ed avessi semplicemente assunto che fosse quello che i pony mangiavano nelle terre devastate. Il mio stomaco l’aveva combattuta fastidiosamente, ma avevo immaginato che fosse per lo più il risultato di una vita intera a mele, e che il cibo dell’esterno fosse solo qualcosa a cui ci si doveva abituare. Per la maggior parte mi sembrava di essermi ben acclimatata. Naturalmente, ora che ci pensavo, si trattava di un frigorifero di razziatori. Quindi la dieta era sospetta. Calamity alla fine alzò la testa dalla sua ciotola d’avena infilandosi nella conversazione. «Oh, possiamo mangiare carne senza problemi. Solo non ci piace molto. Non è proprio buona per la nostra dieta.» Calamity guardò di lato, mentre le labbra coperte d’avena si arricciavano in una smorfia. «Mio fratello mi sfidava in gare a mangiare hotdog. Che per lo più significava infilarmi quelle robe disgustose giù per la gola.» Velvet Remedy sembrava inorridita. «Maledizione, probabilmente erano più disgustosi per il fatto di essere vecchi di due secoli piuttosto che per l’essere di carne.» Sentii il mio appetito sparire. Ugh! Per la grazia di Celestia, sperai che almeno li avessero tenuti congelati per tutto quel tempo! Velvet Remedy alzò il naso e trottò via dal nostro tavolo. Stava per andarsene quando Gawd si sedette vicino a noi con un piatto di topi arrosto. Guardò Velvet rabbrividire di disgusto ed accelerare il passo. Dopo aver succhiato un topo tenendolo per la coda ed averlo inghiottito intero, Gawd si voltò verso di me e chiese «Che problema ha?» «Suppongo che ve ne andrete dopo colazione, allora?» chiese Gawd. Tra una boccata di verdure grigliate ed una di carne di coniglio ave- Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 265 vo raccontato a Gawd delle forze di Occhiorosso. Aveva ascoltato con espressione grave. «Volevate quella scorta?» Era una domanda che mi aveva tormentato tutta la notte (non la questione della scorta, ma in primo luogo l’andarsene adesso). Avremmo potuto andarcene ora, lasciare lo Spaccazoccolo completamente dietro di noi. Tirarcene fuori prima del dramma impellente, e lasciare quei pony al destino che si erano creati loro stessi. Era, dovevo ammetterlo, non del tutto privo di fascino. Specialmente considerando che le alternative quasi certamente implicavano il farsi sparare contro, con alte possibilità di morire. C’era qualcuno o qualcosa lì che meritasse di rischiare la mia vita, e le vite dei miei compagni? «S-sto considerando di restare,» ammisi. «Solo ancora un po’». Gawd fece una smorfia. Dall’altro lato del tappo di bottiglia non avevo alcun altro posto dove avessi fretta di essere. Non avevo una casa. L’unica cittadina amichevole che avevo incontrato fino ad allora mi aveva appena cacciato. Ero ancora persa ed alla deriva come da sempre. Mi sentivo come ero stata nella Scuderia Due quando non avevo ancora il mio cutie mark, senza un posto. Stessa sensazione. . . solo i muri erano cambiati (anche il soffitto era ancora grigio—solo più alto). Ero il pony con il PipBuck sul fianco—un simbolo che non voleva dire nulla di speciale nella Scuderia Due non voleva dire assolutamente nulla nelle terre devastate. L’Osservatore mi aveva detto di cercare la mia virtù. Che virtù avrei avuto se fossi andata via? Va bene, forse la salute. La salute era una virtù? Autoconservazione? A dir la verità, non avevo esattamente una missione più ampia. Personalmente trovavo lo schiavismo una pratica vile e volevo combattere Occhiorosso (e sì, avevo visto segni che Occhiorosso fosse implicato in qualcosa di grosso; ma erano solo la curiosità e la preoccupazione che mi spingevano ad investigare). Potevo andarmene con la speranza che stavo avanzando verso l’obiettivo di fermare Occhiorosso, se veramente quella fosse diventata la mia missione. Ma la piccola armata appena 266 Fallout: Equestria — Parte I oltre quelle colline erano pony di Occhiorosso. E se veramente volevo combattere gli schiavisti, perché non lì? «Forse dovremmo parlare,» mi disse Calamity in tono pungente. Gawd mi guardava pensierosa, ovviamente soppesando le possibilità. Finalmente giunse ad una decisione. «Se ti interessa restare, ho un contratto da offrirti.» Sollevai un sopracciglio. «Oh?» «Cosa ne penseresti di far fuori Occhimorti per me?» Le mie orecchie si alzarono di scatto. Calamity la fissava sorpreso. «Io? Perché?» Gawd fece una smorfia. «Perché se non lo fai tu, dovrò farlo io. Ed anche se sono convinta che sia sotto le ali del mio contratto con il Signor Topaz fare così, le ricadute politiche non sarebbero buone. Occhimorti ha un sacco di sostenitori, e non mi piace aspettarmi una lancia nella schiena.» «Non vedo come assumere noi per far fuori questo tizio possa farti diventare meno un bersaglio.» «Forse no,» accondiscese Gawd. «Ma vale la pena tentare. Se,» aggiunse, voltandosi per guardarmi, «ci stai.» La mia mente vacillò. Avrei ucciso Occhimorti? Diavolo, lo volevo già fare. L’avevo contemplato ed anche altro. Ma venire assunta per farlo? Ero già una vigilante, ma ero pronta ad essere un’assassina? Ero stata fuori dalla Scuderia per più di una settimana, meno di due. Se facevo ciò in quel momento, cosa sarei diventata per la fine del mese? Per il mio prossimo compleanno? «C-ci penserò,» risposi onestamente. Gawd si accigliò. Naturalmente avrebbe voluto una risposta immediata. Non c’era esattamente molto tempo. Avevamo meno di una giornata prima che la gente di Occhiorosso marciasse sullo Spaccazoccolo. Mi venne in mente che, considerando quello che sapevamo di Gawd e degli Artigli, lei avrebbe avuto più rispetto per me se avessi chiesto: «Cosa ne tireremmo fuori? Qual è la paga?» Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 267 Giurerei che un abbozzo di sorriso toccò il becco di Gawd. «Occhimorti ha una chiave. La tiene costantemente nascosta nella sua coda. La chiave apre una camera blindata sotto lo Spaccazoccolo, dove sono posizionate le vecchie miniere.» Aveva senso. Ovviamente, un posto come lo Spaccazzoccolo verrebbe costruito sopra una serie di miniere di gemme. Non possono essersi sempre affidati alla coltivazione di rocce. Quando le miniere di gemme si esaurirono, l’unica cosa per cui usarle era come magazzino. L’ultimo messaggio di Diamond Tiara diceva addirittura qualcosa riguardo al mandare le gemme migliori «di sotto». «Che cosa c’è nella camera blindata?» Gawd fece un sorriso furbesco. «La tua paga, qualunque cosa sia. Potrebbe essere delle gemme. Potrebbe essere delle armi. I pony pre apocalittici usavano le gemme dallo Spaccazoccolo per costruire armi ad energia magica. Considerando che l’armeria ne era piena, è giusto assumere che la camera blindata possa averne anche di più.» L’idea di immagazzinare un ammasso di armi magiche poco sotto una prigione mi sembrava più che leggermente folle. Dopotutto, di sicuro non assemblavano quelle cose lì. In ogni caso, se avessi ucciso Occhimorti non sarebbe di certo stato per la ricompensa. «Non puoi farlo.» Velvet Remedy calpestò il terreno e sbuffò all’interno del vagone bestiame, vuoto tranne che per noi tre. «Littlepip, una cosa è uccidere per autodifesa. O per proteggere gli altri. Ma questo. . .» Si voltò, guardandomi con uno sguardo che avrebbe pietrificato la Capogiumenta stessa. «Questo. È. Assassinio!» Calamity era imbronciato. «Questa volta sono d’accordo con Velvet Remedy, Littlepip,» disse categoricamente. «Capisco gli Artigli, posso 268 Fallout: Equestria — Parte I pure rispettarli un poco. Ma io non sono un mercenario. Se lo fai, io non ci sto.» Velvet colpì in profondità. «Hai presente la canzone che stavo scrivendo riguardo al rimanere nobili e veritieri? Era riferita a te, Littlepip. Ed ora sei bocciata su tutti i livelli. Anche solo considerarlo. . .» Si allontanò da me, la voce ammorbidita dal rammarico, «Sono. Così. Delusa da te.» Mi sentivo come se mi stessi dissanguando, morente. Ma più mi rimproveravano, più realizzavo che avevo già scelto la mia strada. Dovevo solo fargli capire il perché. «Silver Bell.» Entrambi si zittirono, fissandomi. Dopo una lunga, suggestiva pausa, Calamity chiese, «Cosa c’entra Silver Bell in tutto questo?» Mi sentivo debole, ma diedi un giro di vite alla mia decisione. «La madre ed il padre di Silver Bell sono stati uccisi dai razziatori. E hanno costretto Silver Bell e sua sorella a guardare. Ve lo ricordate?» Vidi un brivido attraversare l’espressione di Velvet Remedy. «Certo che ci. . .» «Le. Hanno. Costrette. A. Guardare!» Enfatizzai ogni parola con lo scalciare di uno zoccolo. «E l’hanno fatto lentamente. In modo molto lento e molto doloroso e molto orribile!» Chiesi nuovamente, «Ve lo ricordate?» Entrambi i miei compagni rimasero in silenzio. «Quei razziatori venivano da qua,» dissi loro finalmente, «e stavano eseguendo gli ordini di Occhimorti.» Sputai, «L’ho letto personalmente nel suo registro.» Calamity parlò per primo. «Beh, questo cambia le cose.» Velvet Remedy tremò per un attimo, ma rimase risoluta. «In che cosa cambia?» «Non è più assassinio,» dichiarò Calamity senza riserve. «È giustizia.» Velvet ravvivò la sua criniera. «Vendetta, intendi.» Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 269 «Nah. Intendo giustizia. Pura e semplice.» Calamity mi fece un cenno. «Ci sto.» Gettò un’occhiata piena di significato al mio corno. «Com’è la tua telecinesi?» «Il riposo ha fatto faville. Non farò giochetti con vagoni ferroviari,» ammisi, «Ma penso di cavarmela con dei barili. Com’è la tua ala?» Gli occhi di Velvet Remedy saltavano tra noi due ancora ed ancora. Con un tocco di disperazione nella voce tentò, «State pianificando di trovare quali razziatori erano coinvolti ed uccidere pure loro? Od avete semplicemente intenzione di devastare l’intero Spaccazoccolo?» «Sono razziatori,» disse Calamity con calma, stirandosi le ali. «Onestamente, mi chiedo perché gli stiamo dando una mano. Voglio dire, lasciamo che loro e gli schiavisti facciano a cazzottti l’un l’altro. Prendiamo a calci ciò che rimane.» Io avevo un’altra idea. «In realtà, non tutti i pony qua sono cattivi.» Stavo pensando allo spaccapietre con cui avevo parlato mentre mi scortava fuori. «Penso. . . Credo che questo posto possa essere cambiato. Magari diventare una cittadina commerciale invece di una fortezza di razziatori.» Mentre le parole uscivano, capivo che erano stupidamente idealistiche. Ma insistetti. «Stavo pensando: uccidere Occhimorti. Trovare il Signor Topaz e trattare con lui—affabilmente se possibile, letalmente se non. E lasciare Gawd al comando.» Occhimorti mi aveva detto di tornare per un altro lavoro. Sentendo il confortevole peso della Piccola Macintosh nelle mie bisacce, del fucile da cecchino e della carabina d’assalto ora tornate sulla mia schiena e fianco, sospettai che quello non fosse il lavoro che aveva in mente. Ma il suo invito era un’opportunità perfetta. Avevo lasciato Calamity indietro nel cortile, a leggere Tattiche di Infiltrazione Zebra, mentre andavo da sola. Non gli era piaciuto quel particolare, ma gli spiegai che avevo intenzione di prendere la strada 270 Fallout: Equestria — Parte I panoramica, esplorando alcune ali dello Spaccazoccolo che non avevo ancora visto. Compreso il come scendere nelle miniere sottostanti. Vedendo per la prima volta il cortile alla luce del giorno Calamity aveva individuato immediatamente le placche metalliche di un montacarichi idraulico, ma i comandi erano danneggiati ben oltre la riparazione. Anche se avesse funzionato sarebbe stato all’interno delle miniere stesse. Doveva esserci un’altra via. Da qualche parte, c’era una porta che conduceva direttamente sotto la prigione, e volevo sapere dove si trovava. Ora sospettavo di averla trovata. Era dietro il palcoscenico nella mensa. Da un lato il sipario, pesante e macchiato, nascondeva quello spazio oscuro dalla grande ed affollata area dove i razziatori mangiavano qualunque cosa capitasse come pasto. Si era accumulata abbastanza polvere da poter dire che nessun pony si era mai avventurato dietro il sipario. Perché avrebbero dovuto? Era pieno di oggetti di scena marci e di scheletri di centinaia di pony. Innumerevoli ossa erano infilate negli armadietti, spuntavano da casse di metallo, e formavano pile che dovevano essere state alte tre pony quando ancora avevano della carne. Gli «ospiti» dello Spaccazoccolo erano finiti in una spirale di barbarie e cannibalismo, ed alla fine ognuno di loro era spirato lì. Avevo trovato delle registrazioni; avevo trovato i graffiti. Mi ero chiesta perché non fossi ancora inciampata sui loro scheletri. Sopra, un gigantesco murales abbracciava la parete. Un dipinto dello stesso pony soldato dall’aspetto nobile che avevo visto in forma di statua a Ponyville. In posizione rampante. Dietro di lui, chiara anche se il murales era pesantemente sbiadito e scheggiato, c’era la Dea Celestia in persona, con le sue divine caratteristiche splendenti d’approvazione. In origine, realizzai, quello era ciò che ogni pony «ospite» dello Spaccazoccolo avrebbe visto ogni volta che mangiava un pasto. Fino a quando venne costruito il palcoscenico, nascondendolo. La parete era munita di un cancello con delle sbarre, largo abbastanza da far passare un carro. Dietro c’era una piccola area mortale, Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 271 larga solo pochi metri, con due torrette ad energia magica poste in delle nicchie in ogni lato, prive d’energia. Dietro, una spessa porta di metallo. Basandomi sulla luce senza vita che c’era sopra, potevo dire che la porta non aveva energia. Volevo entrarci. E non perché c’era una camera blindata piena di possibili tesori. Solo Occhimorti aveva la chiave per la camera blindata, e solo Occhimorti aveva mai visto il Signor Topaz faccia a faccia. Se il Signor Topaz esisteva veramente, ero certa che fosse giù in quella camera blindata. La mia mente evocava immagini di ogni genere, da un terminale dedicato che permetteva ad Occhimorti di parlare con un molto remoto Signor Topaz, alla camera blindata che era in realtà una Scuderia, al Signor-Topaz-il-Robocervello. Il cancello era chiuso a chiave. Dovetti spingere via tumuli di ossa sgretolanti per raggiungerlo, trattenendo il respiro mentre fiocchi bianchi si mescolavano nell’aria. Aveva richiesto diversi minuti dei miei sforzi, ma il cancello finalmente cedette al mio talento. La porta di metallo, invece, era tutt’altra storia. Poteva essere aperta soltanto da un terminale da qualche parte nell’edificio, e solo se avessi potuto ripristinare l’energia ad esso. Devo aver speso delle ore a ficcanasare per lo Spaccazoccolo, tentando di ripristinare l’energia a quella porta. Era semplicemente questione di cambiare una boccata di fusibili ed una fila di batterie magiscintilla, ma si erano rivelate noiosamente difficili da trovare. Trovai l’armeria in una stanza laterale della caserma delle guardie. Era completamente carente d’armi—nessuna sorpresa, la maggior parte dei razziatori sembrava attrezzata con armi ad energia magica che assumo fossero state prese dall’armeria. C’era, tuttavia, un articolo di giornale incorniciato sulla parete in fondo, e dietro di esso una cassaforte. 272 Fallout: Equestria — Parte I Quando tolsi la cornice la fotografia catturò la mia attenzione. La scena era nel mezzo di una leggera nevicata invernale; l’immagine era di un funerale. Dall’impressione che dava doveva essere uno veramente importante, dato che le figure in ombra di due unicorni alati sostavano sullo sfondo, malamente fuori fuoco. Una era decisamente più bassa dell’altra. La mia mente voleva trasformarle nelle Dee Celestia e Luna. Ma non era quello che aveva catturato la mia attenzione. L’occhio del fotografo si era focalizzato su una giumenta—un singolo pony arancione che, al contrario di tutti quelli attorno a lei, aveva evitato il formale abito nero indossato dagli altri per vestire solo un cappello nero da cowgirl ed un fazzoletto nero attorno al collo con l’immagine di una mezza mela ricamata sul fronte. La macchina fotografica aveva catturato un luccichio proveniente da una lacrima che scendeva mentre lei lasciava cadere un unico, bellissimo fiore sopra la bara. Il cutie mark della giumenta, tre mele, era identico al disegno sulla Piccola Macintosh. Tutta Equestria Piange Big Macintosh, Eroe della Cresta Spaccazoccolo Due settimane fa non sapevamo nemmeno il suo nome. Ma quando Big Macintosh è balzato davanti al proiettile di un assassino zebra destinato per la Principessa Celestia, morendo sul colpo, è anche balzato nel cuore e nella mente di ogni aettuoso e patriottico pony, divenendo modello di coraggio, audacia e sacricio per tutta Equestria. I funerali si sono tenuti questo pomeriggio nel cortile occidentale del Viale dei Ministeri. Per ordinanza della Principessa Luna, i pegasi hanno organizzato una leggera nevicata. . . Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 273 La cassaforte si aprì rivelando due (!) StealthBuck, l’ultima batteria magiscintilla che mi serviva, ed una serie di munizioni che, secondo i documenti che trovai assieme ad esse, erano potenziate magicamente. Proiettili per la Piccola Macintosh, la pistola ad aghi, anche per la bardatura da combattimento di Calamity. Più due tipi per armi con un calibro con cui non avevo familiarità (anche se sospettavo che uno fosse per la bardatura da combattimento multi canna che avevo visto usare dagli schiavisti). Avevo appena infilato i miei nuovi tesori nelle bisacce e stavo rimettendo l’articolo incorniciato al suo posto quando il suono di razziatori che parlavano mi immobilizzò. «. . . sicura che non si faranno saltare in aria fino all’inferno e ritorno, su quelle mine?» Una voce, uno stallone. Una giumenta che dalla voce sembrava giovane sbuffò, «Come se me ne importasse qualcosa se lo fanno. Hai la minima idea di che cosa hanno fatto quei dannati schiavisti alla mia cittadina?» Rimisi frettolosamente a posto la cornice e mi acquattai ad una parete dietro una delle serie di scaffali per le munizioni vuoti, con le orecchie in allerta. «Non sei di Littlehorn? Ho sentito che hanno massacrato quel posto.» «Nah. Ma sarebbe stato più gentile da parte loro. Hanno preso tutte le giumente e stalloni che potevano, ed ucciso il resto lasciando i morti a marcire dove erano caduti. Ma i puledri e le puledre? Occhiorosso non ha bisogno di bambini. Quindi ci hanno semplicemente lasciato indietro a badare a noi stessi.» Dopo un momento di impacciato silenzio, continuò. «Il posto peggiorò in fretta. Diamine, faceva schifo già all’inizio, con così tanti di noi che vedevano i propri genitori affettati e cosparsi in giro. Ma diventò molto peggio. Ho portato via la mia coda da quel posto il più 274 Fallout: Equestria — Parte I presto possibile. Quindi, personalmente, sarei più che contenta se buona parte di questa comitiva di razziatori morisse urlando con le zampe spappolate.» Potevo vedere le ombre dei due Razziatori dello Spaccazoccolo muoversi sul pavimento dell’armeria mentre passavano, troppo immersi nella loro conversazione per accorgersi di qualcosa di strano. «Eggià, capisco. Ma se la trappola di Occhimorti funziona, avremo un bel mucchio di quegli schiavisti come nostri schiavi. Quindi potrai prendertela con loro lentamente ed in modo personale. Sono sicuro che Occhimorti non se la prenderà se a qualche nuovo spaccapietre mancheranno un paio di organi interni non vitali.» Le loro voci si affievolirono quando svoltarono un angolo da qualche parte fuori dal campo visivo. Lasciai andare il fiato che non avevo realizzato stessi trattenendo. La mia mente corse per mettere assieme ciò che avevo appena udito. Occhimorti, quindi, non stava affatto tradendo lo Spaccazoccolo con gli schiavisti. Stava semplicemente ingannando le forze di Occhiorosso facendogli credere che lo stesse facendo—attirandoli in una trappola. Era ovvio che volesse che entrassero senza alcuna difficoltà. E stava ingannando Gawd per farla agire contro di lui. Che, nel caso quel piano avesse avuto lo zoccolo d’approvazione da parte del Signor Topaz. . . o peggio, fosse a tutti gli effetti un piano del Signor Topaz. . . Dovevo parlare con Gawd. Prima di andare a sparare a qualche pony. «Voglio che tu uccida Gawd.» Fissai Occhimorti. Quello era il secondo compito che aveva per me? Finsi nuovamente ignoranza meglio come potevo, «Chi?» Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 275 Occhimorti sbuffò. «Gawdyna Grimfeathers1 . Grifone. Cicatrice sopra il becco che le attraversa la faccia. Solo un occhio. Non puoi mancarla.» Si sporse in avanti con un sorriso sadistico. «Se fai questo, sei dentro. Membro della mia compagnia.» Apparentemente compiaciuto con se stesso, addolcì l’accordo, «Diamine, ti farò addirittura una delle mie guardie personali. Avrai una bella stanza ed alcuni dei cibi migliori.» Ero senza parole. Stava giocando con me. Lo sapevo. Ma ero comunque completamente all’angolo. Mi guardai attorno come un pony che affoga in cerca di uno zoccolo. Ed ancora una volta, il mio sguardo cadde sull’immagine della prima Capogiumenta della Scuderia Due, Sweetie Belle. Ricordai una cosa che Velvet Remedy mi aveva detto. Una cosa che le aveva detto la Capogiumenta. Fissando Occhimorti nei sui occhi grigio ardesia, annuii fermamente. «Va bene. Nessun problema.» Strabuzzò gli occhi. «È tutto?» chiesi, come se uccidere Gawd fosse la cosa più facile d’Equestria. Sollevò le sopracciglia. «No. . . Penso che sia tutto.» Mi girai come per andarmene, feci qualche passo, e mi fermai. Guardi oltre la mia spalla, «Non credere che i pony di qua non sospetteranno di te. Dovresti avere un alibi.» Le sue sopracciglia si alzarono ulteriormente. «Ascolta. Ho un piano che si prenderà cura del tuo problema con il grifone e ti lascierà in apparenza pulito.» Ora i suoi occhi si strinsero. «Ah sì? Prego, racconta.» «Mai sentito parlare di una pony chiamata Sweetie Belle?» Occhimorti strabuzzò gli occhi per la sorpresa e quindi rise. Indicò l’immagine alla parete. «Sentito di lei? Ho ogni sua canzone che puoi trovare nelle terre devastate. Lo sai che si è addirittura esibita qua? 1 Letteralmente, “penne tenebrose”. 276 Fallout: Equestria — Parte I Proprio su quel palcoscenico.» Puntò il suo zoccolo in direzione della mensa. «Prendi le scale appena fuori dal mio ufficio, ti porteranno sulla balconata dove dove il Custode dell’Amicizia guardò l’esibizione.» Wow. Avevo sperato che Occhimorti avesse almeno familiarità con la giumenta dell’immagine sulla parete, ma non avrei mai immaginato che quel sadistico bastardo fosse un fan. Finito l’entusiasmo, la sua voce tornò fredda. «Perché?» Feci un respiro profondo. «Bene, a questo punto sai che non ho viaggiato fin qua da sola. Capita che una delle persone che viaggia con me sia una discentende diretta di Sweetie Belle. E, guarda un po’, il talento musicale è cosa di famiglia.» Avevo la sua attenzione. «Si chiama Velvet, ed è diretta a Manehattan per registrare delle nuove canzoni per la radio di DJ Pon3.» Aspetta. . . quella era effettivamente una buona idea! E mi avrebbe dato modo di parlare con lo stallone più famoso d’Equestria. «Quello che penso: dovrei riuscire a convincere ad esibirsi qui. Ad usare proprio quel palcoscenico. . .» La mia mente stava correndo, cercando di mettere insieme un piano che suonasse decente alla velocità delle mie parole. «Lo faremo stanotte. Invita ogni pony a vederla. E. . . anche Gawdyna Grimfeathers.» Ad Occhimorti, potevo vedere, stava piacendo l’idea. E con la battaglia della mattina dopo che si avvicinava, l’idea di un’esibizione per migliorare il morale era di un tempismo perfetto. «Mi nasconderò nella balconata. Sparerò due colpi. Uno alla testa del grifone. L’altro al tuo tavolo, abbastanza vicino da far sembrare che fossi anche tu un bersaglio.» Feci levitare fuori uno degli StealthBuck. «Sarò sparita prima che un qualsiasi pony possa prendermi od anche solo vedermi. Puoi dar la colpa ad un assassino schiavista. Chi non se la berrebbe?» Specialmente se ogni pony sapeva che la mattina successiva gli schiavisti avrebbero attaccato in massa. Occhimorti contemplava il piano mentre io me ne stavo lì in piedi, sentendomi sempre più nervosa. Doveva rendersi conto che quel piano Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 277 l’avrebbe messo nello stesso mirino di Gawd, e lui mi credeva già una sua spia. Avrebbe creduto che l’avrei tradita così in fretta, che la mia fedeltà cambiava con una chiaccherata? «Mi piace!» Occhimorti scoppiò in un ghigno. Unì i suoi zoccoli. «Ad una condizione.» Uh oh. «Questa tua Velvet. . . Voglio sentire almeno due canzoni prima che tu interrompa lo spettacolo. Incluso qualcosa di Sweetie Belle.» «Ehm. . . qualcosa in particolare?» Sorrise. «Diamine, le amo tutte.» Si mise comodo. «Sorprendetemi.» Quando uscii dall’ufficio di Occhimorti, diedi un’altra occhiata attorno. Mi ricordai come Occhimorti e le sue guardie avessero preso una strada diversa poco prima che rubassi il registro. Ora non fui sorpresa dallo scoprire che il passaggio conduceva alle scale che portavano alla balconata di sopra. La esplorai. In ombra. Una sola via d’accesso. Era una perfetta postazione di cecchinaggio. Mentre ritornavo giù dalle scale, notai un un barlume color mela malata che non avevo visto prima. Uno dei terminali in una delle scrivanie nella stanza fuori dall’ufficio di Occhimorti era ora alimentato. Ero sicura che prima non lo fosse. Cambiare quei fusibili e le batterie magiscintilla dovevano avergli dato energia. Estraendo i miei strumenti d’accesso, hackerai dentro al terminale. Non c’erano menù, niente annotazioni. Invece, solo una singola funzione. Avevo trovato il terminale che apriva la porta alle miniere ed alla camera blindata al di sotto. «Ficcherò un proiettile nella testa di Occhimorti,» dissi a Gawd. «Ed un altro al tuo tavolo. Quindi userò uno StealthBuck per svignarmela prima che qualsiasi pony possa identificarmi. Puoi dare la colpa agli 278 Fallout: Equestria — Parte I schiavisti che attaccheranno domani.» Gawd stava scetticamente ponderando l’idea. «Certo, qualche pony potrebbe avere comunque dei sospetti, ma non del tipo con cui possono agire. In particolare se prendi il comando e li guidi alla vittoria contro gli schiavisti.» Gawd scosse il capo. «Devo ammettertelo. Sei una diamine di infima cospiratrice.» Sentii un’ondata d’orgoglio, ed immediatamente mi chiesi se godere di tali elogi facesse bene o male alla mia reputazione. Qualche minuto dopo mi unii a Calamity e Velvet Remedy nel vagone bestiame. Velvet Remedy stava balzellando nervosamente in giro. «Un’esibizione? Con solo poche ore di preavviso per prepararmi?» «Nuovamente, perché lo stiamo facendo?» Calamity era confuso. «Da quale parte stiamo adesso?» «La stessa di prima. Il piano di base non dovrebbe cambiare. Ma prima voglio avere quei due nella stessa stanza, assieme.» Velvet Remedy aprì una delle sue bisacce, tirando fuori un blocchetto per gli appunti. «Quali canzoni dovrei fare? La maggior parte della mia musica non è appropriata per i razziatori. Per qualche motivo non penso che canzoni riguardo pace ed amore, nobiltà o libertà siano il loro genere» Calamity nitrì, «Beh, tanti di loro sono schiavi fuggiti. . .» Velvet Remedy stava controllando la sua lista di canzoni. «Bene, una è andata. Questa. . . potrebbe andare. Oh, questa potrebbe essere divertente, ma originariamente era un duetto (ho letto in una vecchia rivista che Pinkie Pie e Vinyl Scratch la cantarono al Battizoccoli). Potrei adattarla per un solo pony, ma richiede davvero un accompagnamento musicale. Magari una originale di Velvet Remedy? Magari. . . ?» Strabuzzai gli occhi, ricordando, «Beh, Occhimorti si aspetta due canzoni prima dell’attacco. E dice che una di loro dev’essere di Sweetie Belle.» Velvet si offese. «E quando avevi intenzione di dirmelo?» «Ehm. . . proprio adesso?» Nitrì. «Fantastico. Due canzoni, una della mia bis, bis, eccetera nonna. Bene, almeno le conosco quasi tutte a memoria. Ma l’altra. . .» Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 279 Non potei far altro che roteare gli occhi. Per quanto adorassi la musica di Velvet Remedy, e mi innamorassi di lei ad ogni canzone, quella notte ci serviva solo una distrazione. Non aveva bisogno di essere perfetta. «Pensi di essere in grado di tenere ogni paio d’occhi su di te?» chiese Calamity. Velvet Remedy si mostrò giocosamente offesa. «Ma certamente, caro. Non ci sarà un occhio per nessun altro pony in quella stanza.» Le credevo. Ero certo che Velvet Remedy sarebbe stata in grado di tenere ogni occhio su di lei anche nel caso in cui Ditzy Doo fosse nel pubblico. All’improvviso, Velvet Remedy sussultò. «Ogni occhio! Ho bisogno di un bagno! Oh no, che cosa indosserò!?» «Posso darti una mano per quello.» Velvet scosse il capo. «No, grazie. Posso farmi un bagno abbastanza bene da sola, cara.» Farfugliai, arrossendo calorosamente. Quello non era ciò che intendevo, ma ora che l’aveva detto, non potevo togliermi l’immagine dalla mente. Il cuore mi si agitava nel petto. Calamity nitrì e si voltò. «Vi lascerò del tempo in privato per. . .» agitò uno zoccolo tra noi due, «. . . qualunque cosa sia.» Uscì velocemente, mormorando qualcosa riguardo all’aiutare i pony di Gawd a montare e far funzionare il loro cannone al plasma magico prima che le forze di Occhiorosso arrivassero sul posto. Non stavo prestando la minima attenzione. Avevo occhi solo per Velvet Remedy, e potevo sentire la mia faccia bruciare. «Io. . .» Calpestai il pavimento. «Voglio dire, ho la cosa perfetta per te da indossare!» Concentrando la mia magia, aprii le mie bisacce e feci uscire il vestito più bello delle terre devastate, la mia scoperta dalla Carousel Boutique. 280 Fallout: Equestria — Parte I «Come posso sistemare le cose? Quante volte devo provare? Ti prego, questa volta, lasciamelo fare. . . Lasciamelo fa—a—re!» Velvet Remedy era magnifica. Il vestito le stava benissimo addosso, rendendola ancora più sbalorditiva di quanto l’avessi mai vista prima. Il suo corno risplendeva, il palcoscenico era inondato di una calda, colorata luce che mutava con la sua voce e l’atmosfera della canzone. «Mi alzo sui miei zoccoli, scalcio in aria, E lascio la fermezza sommergere la disperazione!..» Aveva scelto come primo pezzo la stessa canzone incredibilmente straziante della radio. Qualcosa con cui ogni pony sarebbe stato familiare. E le stava rendendo più che giustizia. Era. . . stupenda. Mi ranicchiai sulla balconata, coperta da un disgustoso coprimaterasso. Il SATS era pronto. Il mio fucile da cecchino era carico e poggiato al mio fianco. Mi stavo veramente odiando per aver pianificato di rovinare la sua esibizione. Occhimorti non era stupido. Quando ero entrata nella balconata avevo trovato una nota lasciata per me: Un colpo al bersaglio, uno al tavolo. Il palcoscenico è attrezzato per esplodere se spari a qualunque altra cosa. Celestia lo incenerisca! Anche se avessi potuto mandare un messaggio a Calamity, non era migliore di me a disarmare gli esplosivi (per ripicca, rubai la sua copia di Gemmologia Applicata). Velvet Remedy portò la canzone ad una finale strappalacrime. Il pubblico, composto da razziatori, sedeva completamente stupefatto. Anche il becco di Gawd era spalancato. Ci furono diversi secondi di densa quiete, il palcoscenico si oscurò tranne che per la debole luminescenza del corno di Velvet. Quindi un’esplosione di zoccoli battuti invase la sala, facendo vibrare la balconata e mandando piccoli detriti giù dal soffitto mentre dozzine di pony calpestavano il pavimento con gli zoccoli in applauso. Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 281 Notai Occhimorti lanciare uno sguardo alla balconata. Con la coda dell’occhio, lo notò anche Gawd. Immerse il becco in una piccola coppa, senza mai smettere di fissarlo. Una nuova musica cresceva dal palcoscenico, un’orchestra in un singolo corno. Velvet Remedy iniziò a battere uno zoccolo sul palcoscenico, dando il ritmo. Presto, la maggior parte dei pony nella sala la stava seguendo. «Abbiamo avuto abbastanza di questa roba lenta, chi c’è per fare un party!?» urlò, ottenendo un ruggito dalla folla. Le mie orecchie erano ritte; i miei occhi allargati. Per un momento, mi scordai del fucile da cecchino al mio fianco. Tutto ciò che importava era che non riconoscevo la musica. Non avevo mai sentito quella canzone! «Galoppa, non trottare, la notte brucia di calore, non farmi aspettare! La banda sta suonando, la folla sta urlando, è questo che la mia anima vuole mangiare! Se non sorridi, non stai nemmeno provando! Inizia una sommossa! Non stare lì a guardare! Zoccolo a terra, dammi di più, ho bisogno del mio rock ‘n’ roll!» Per la grazia di Celestia! Avrebbe fatto saltare gli esplosivi sotto il palcoscenico da sola! Feci fluttuare il mio fucile da cecchino, ora terrificata dal lasciarle completare la canzone. Con le luci ed i suoni che ora emergevano dal palcoscenico, Velvet Remedy aveva assolutamente l’attenzione di ogni pony (e grifone). Per Luna, avrei potuto iniziare a sparare e nessun pony se ne sarebbe accorto finché metà della stanza non fosse a terra! Beh, sempre se il palcoscenico non fosse finito in una palla di fuoco. «. . . Non essere pigro; fai il matto! Perché non capisci che è un PARTY?» 282 Fallout: Equestria — Parte I Immergendomi nella perfezione dell’incantesimo di puntamento del mio PipBuck, agganciai una sequenza di tre bersagli. BLAM! BLAM! Il primo colpo attraversò la piccola coppa, cospargendo Gawd con il proprio drink, e sprofondò nel tavolo. Prima che qualche pony potesse reagire, il secondo tranciò la metà superiore della testa di Occhimorti, inondando diversi pony davanti a lui. Il mio terzo bersaglio era Velvet Remedy, che brillò di una luce non di sua creazione mentre telecineticamente la spingevo indietro oltre il pesante sipario e giù dal palcoscenico. In accordo con le parole di Occhimorti, l’intero fronte del palcoscenico detonò in un ruggito di fuoco e frammenti meno di un respiro dopo. File intere di pony davanti caddero. Vidi Gawd barcollare, sanguinando per colpa di una scheggia di legno. Attivai lo StealthBuck e galoppai silenziosamente verso le scale. Da sotto, potei sertire un pony urlare, «Sono gli schiavisti! Stanno attaccando in anticipo!» Assunzione più che plausibile, pensai mentre raggiungevo le scale. Ero scesa per metà quando un’esplosione da qualche parte dall’esterno mi fece sapere che il pony nel panico non era completamente nel torto. Mentre correvo al terminale, la mia mente indugiò sulla coincidenza. Ma no, realizzai quando arrivai alla scrivania ed attivai l’unica funzione del terminale, non era affatto una coincidenza. Gli schiavisti di Occhiorosso non si sarebbero fidati di Occhimorti. Così come Occhimorti intendeva tradirli, loro dovevano aver sempre avuto l’intenzione di attaccare in anticipo. Ed adesso, ogni singolo pony era lì. In accordo al piano, anche Gawd era presente, così come quelli a lei fedeli. Avevamo messo tutti i pony in un singolo punto e lasciato i confini ed i posti di guardia indifesi. Era ovvio che avrebbero attaccato ora. Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 283 Lo StealthBuck stava per finire quando mi infilai nella stanza dietro il sipario. Trovai Velvet Remedy che si rialzava da una pila di scheletri. Sul suo vestito così perfetto c’erano delle ossa che penzolavano. Ansimando mi scusai, spiegando della nota. Con un gesto mi zittì. «Oh va tutto bene. Preferisco essere seppellita in una pila di scheletri che unirmi a loro.» Con un sorriso che mi sciolse il cuore disse, «Grazie, Littlepip!» Quindi, ripensandoci, «Non avresti potuto farmi finire la canzone, comunque?» Timidamente dissi, «Temevo che avresti fatto saltare gli esplosivi da sola.» Guardai il sipario dietro di me. Dalla luce ondeggiante che si vedeva dai bordi, il fronte del sipario stava andando a fuoco. Era spesso abbastanza da non permettere tanto presto alle fiamme di farsi strada. Guardai su. Un fumo nero stava iniziando a coprire il soffitto. Dall’altro lato del sipario sentii scambi di colpi d’arma da fuoco ed esplosioni d’energia magica. Mi guardai attorno cercando Calamity. Il pegaso color ruggine galloppò all’interno un momento più tardi, con il suo cappello nero da cowpony che stava quasi per cadere. Una chiave pendeva da una catenella tra i suoi denti. Velvet Remedy roteò gli occhi ridendo. «Ti sei veramente fermato a prendere la chiave?» Calamity voltò la testa, agganciando la catena ad uno dei fucili della sua bardatura da combattimento. «Diamine sì!» Sogghignò rivolto a Velvet. «A seconda di chi vince qua fuori, sto già pianificando di piombare indietro e depredare i corpi.» Velvet Remedy alzò gli occhi al cielo. Anche io roteai gli occhi. Quindi mi girai e trottai verso il cancello. «Andiamo. . .» Calamity morse la punta della mia coda, fermandomi. «Aspetta un momento, zuccherino.» Fece un cenno con la testa rivolto al cancello. Mi voltai per guardare. Dall’altra parte del cancello, tra noi e la porta di metallo ora aperta, c’erano quattro torrette puntate direttamente su di me. 284 Fallout: Equestria — Parte I Gemetti. Ristabilire l’energia aveva anche riattivato le torrette. Come avevo fatto ad essere così stupida da non realizzare che sarebbe successo. Avrei potuto disattivarle prima, quando era sicuro. «Le facciamo fuori tutte e quattro assieme?» chiese Calamity. «No. . . aspetta. . . fammi pensare.» «Perché stiamo ancora scendendo laggiù comunque?» chiese Velvet, assumendo chiaramente che il resto del piano fosse andato in fumo. Ero tentata di concordare. Ora, più che altro, «Sto più o meno sperando che ci sia una via d’uscita alternativa.» Sollevai il mio PipBuck e lo guardai. «Va bene, siamo fortunati. Ho un altro StealthBuck. Posso usarlo per raggiungere le torrette e riprogrammarle, come ho fatto con quella al convoglio dei pegasi. In questo modo, ci lascieranno passare, e terranno fuori ogni pony che abbia l’idea di seguirci.» Avevamo un piano. Tolsi lo StealthBuck scarico dal mio PipBuck ed inserii l’ultimo che avevo. Quindi mi misi a lavorare. Ci ritrovammo a strisciare dentro delle grotte riconvertite a magazzino, piene di pile di casse marchiate col nome Recinto Rieducazionale Spaccazoccolo. Alcune erano marchiate con un cerchio che proclamava avessero Priorità Livello Celestia e bollate con le iniziali M.S.A. oppure M.T.B. «Bene,» mormorai conversando con i miei compagni. «So che l’MSA. è il Ministero della Magia, ma non ho mai sentito dell’altro.» Calamity si fermò, con un’espressione confusa che gli annebbiava la faccia. «Come fa. . . ?» «Ministero delle Scienze Arcane,» spiegò indifferentemente Velvet Remedy prima che potesse rompere qualcosa. Una voce, bassa e profonda, rombò attraverso le grotte, facendoci fermare. Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 285 «Quindi! Voi siete i pony venuti nella mia città che hanno fatto così tanto casino. Avete ucciso il mio vice, ed ora siete venuti per me.» «Signor Topaz?» chiese Calamity, facendo eco ad i miei pensieri. O stava usando un veramente ben nascosto sistema d’altoparlanti, o stava usando la magia per accrescere la sua voce. Sospettavo la seconda. E ciò probabilmente significava un unicorno. O. . . un’idea peggiore mi colpì. . . una di quelle cose pseudo-divine come la creatura dalla vecchia Appleloosa. E lì ero senza vagoni. Passando velocemente alle munizioni magiche, mandai una preghiera a Celestia ed un’altra a Luna. Se il Signor Topaz era uno di quei mostri, avevamo bisogno di tutta l’assistenza divina possibile. Calamity cambiò in fretta la carica della sua bardatura da combattimento. Velvet Remedy, invece, non sembrava impressionata. Il suo corno iniziò a brillare, e quando aprì la bocca, la sua voce risuonò da ogni roccia e pezzo di legno delle miniere: «NON. SONO. IMPRESSIONATA.» Il suo nitrito risuonò per le pareti. Velvet Remedy abbassò l’imponenza della sua voce fino a quando non fu solo un po’ più terrificante della sua. «Ora perché non fai il gentile? Smettila di giocare, e vieni a dire ciao.» Feci levitare la Piccola Macintosh e mi preparai per l’apparizione di quella che mi ero convinto fosse una di quelle pseudo-dee. Quando il drago dalle squame arancioni si profilò da dietro l’angolo, leccandosi i denti, realizzai che mi ero profondamente sbagliata. «Beh,» urlò Calamity mentre le sue ali lo spingevano nelle profondità delle caverne più velocemente di quanto io e Velvet Remedy potessimo galoppare, «almeno non è un drago completamente sviluppato!» 286 Fallout: Equestria — Parte I Mi concentrai sulla velocità, riuscendo in qualche modo a stare al passo con Velvet Remedy. Calamity aveva ragione, per quel che potesse servire—il Signor Topaz era leggermente più piccolo di un vagone ferroviario, non contando la sua coda chiodata. Avrebbe potuto ingoiarmi con un morso; ma per Calamity, sarebbero potuti servirgliene due. Non vedevo come ciò potesse aiutarci. Usando la mia magia strappai un altro palo di supporto dalla parete mentre gli correvamo a fianco. Potei sentire le rocce cadere a terra mentre il soffitto si incavava. Non speravo di fermarlo, ma almeno lo stavo rallentando abbastanza da star davanti a quei denti! «Avremmo potuto utilizzare la diplomazia,» esclamò Velvet mentre correva per salvarsi la vita. «Se Calamity non gli avesse sparato per primo!» Mi stavo sforzando per respirare, e piccole punture infuocate mi crescevano nei polmoni. Potevo sentire il Signor Topaz farsi strada nel nuovo crollo. «Davanti a sinistra!» ansimai. Non potevo fermarmi e controllare l’automappatura del mio PipBuck, ma la bussola del mio EFS indicava che stavamo girando in tondo. «Almeno sappiamo che le nuove munizioni funzionano!» Calamity girò sul posto, sparando due colpi al drago, quindi fece una stretta curva a sinistra, sparendo dietro l’angolo. Lo seguimmo, poco dietro. La sala che avevamo appena abbandonato si tramutò in un inferno, le pareti tremavano per il ruggito del drago. Le munizioni funzionavano. I proiettili penetravano attraverso la corazza del drago. Ma era così grosso che sembrava lo facessero solo incazzare. Senza rallentare, Velvet rise mentre correvamo davanti ad una grande porta di metallo. «Bene, ecco la tua camera blindata! Nessun pony vuole fermarsi ad aprirla?» Domanda retorica da spiritosona. Calamity si fermò alla giunzione successiva, librandosi in un gradevolmente controllato panico. «Littlepip, da che parte?» Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 287 «Dovrebbe essere destra questa volta!» Od almeno, lo speravo veramente. Altrimenti, stavo mandando tutti quanti in un punto morto. Sottolineo il morto. Calamity sparì nel passaggio a destra. Luna e Celestia erano con noi. La scelta si rivelò giusta, ed il passaggio ci riportò nel tunnel iniziale. Riconoscendolo, Calamity era già volato nello Spaccazoccolo, dove la battaglia tra razziatori e schiavisti era al suo massimo. Velvet Remedy fu la seconda. Ma mentre correvo verso la porta, il Signor Topaz alla fine mi raggiunse. Aprì le sue immense fauci, con i denti scintillanti. Gocce di saliva mi caddero sul collo. Le torrette aprirono il fuoco mentre passavo tra di loro. Il drago urlò! Il verso risuonò nella sala, portando ad una pausa momentanea la battaglia mentre ogni pony si voltava per fissare l’ora abbastanza ferito ed estremamente incazzato drago, mentre il Signor Topaz distruggeva le quattro torrette con il fuoco. I componenti interni si fusero con un sibilo e si fermarono. Sentii il fuoco passarmi sopra, la mia bardatura annerirsi, la mia pelle ricoprirsi di vesciche a causa del calore. Una delle mie bisacce prese fuoco. Il cuore mi batteva come se stesse per esplodere. I fianchi mi bruciavano per la fatica. Provai ad urlare per chiamare gli altri, ma non trovavo il fiato. Non sarei riuscita a raggiungere l’esterno prima di collassare. Mi allontanai dagli altri mentre il fuoco iniziava a diffondersi dalla bisaccia alle briglie che sostenevano il mio fucile da cecchino; stavo cercando un corridoio troppo stretto per il drago. Dietro di me, la mensa era coperta dalle fiamme. Il Signor Topaz stava mortalmente bruciando sia schiavisti che razziatori. Quindi il drago sparì. Collassai contro la parete della lavanderia due corridoi distante dalla mensa, ansimando profondamente. L’acqua riempiva il lavandino di 288 Fallout: Equestria — Parte I fianco a me, bagnando la mia bisaccia e colando sul pavimento. Era fredda contro la mia pelle ustionata. Mi buttai a terra, sguazzando nella pozzangera in formazione, desiderando d’immergerci dentro ogni parte di me che doleva. Stavo piangendo. Provai a non pensare a quanto facesse male. Di focalizzare la mia attenzione su altro. Non era facile. Il drago, assumetti, era tornato nelle miniere. Poteva volare nella mensa quanto voleva, ma il resto delle sale erano troppo strette per lui. Era probabilmente nato laggiù o. . . Velvet Remedy collassò di fianco a me, ansimando pesantemente. Era niente di meno che un miracolo che nessuna di noi due fosse ferita più gravemente, tanto meno morte. Cercai d’alzarmi, ma ora che mi ero fermata le mie zampe si rifiutavano di lavorare ancora. «Dov’è. . . il. . . drago?» Chiesi ansimando, cercando conferma alla mia teoria. Velvet Remedy semplicemente scosse il capo. Non lo sapeva. «Dov’è. . . Calamity?» «Non lo. . . so. . . L’ho perso. . . di vista.» Dannazione. Calamity non era così stupido da scendere per seguirlo, o per la camera blindata, giusto? No, certo che no. Era solo rimasto separato, tutto lì. Ma se schiavisti e razziatori stavano ancora combattendo nel cortile, non era sicuro stare nei pressi del punto d’incontro. Sarebbe volato alla Giunzione R-7 e ci avrebbe aspettato là? Od avrebbe ingaggiato i pony che lottavano nella. . . «Oh Luna benedetta!» «Littlepip?» Velvet Remedy, per quanto esausta, sollevò le orecchie in allerta. Realizzai che il gigantesco buco nel filo spinato sopra il cortile doveva essere opera del drago. E ciò mi portò a: «Il montacarichi! Il drago spunterà attraverso il cortile!» Sibilai per il dolore cercando di muovermi. Velvet Remedy mi guardò allarmata. «Little. . . pip! Ecco. . . lasciami. . .» Aprì debolmente una Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 289 delle scatole mediche gialle che usava come bisacce e tirò fuori l’ultima delle nostre bende curative ed una siringa. «Questo. . . ridurrà. . . il dolore. . .» Ansimò lentamente. «Fidati di me. . . ti serve.» Aveva decisamente ragione. L’antidolorifico aiutò. Urlai comunque. Quando Velvet Remedy finì, sentivo la testa leggera e la mia vista era confusa dalle lacrime. Brontolai debolmente, le ginocchia tremanti, quando finalmente mi misi sugli zoccoli. «Littlepip, non sei in condizione. . .» Ma non c’era convinzione nella voce di Velvet Remedy, solo dispiacere. Entrambi sapevamo che non potevamo stare lì. E sapeva che dovevo cercare d’aiutare Calamity. «Abbiamo. . . del Buck nelle nostre scorte?» Mi morsi il labbro inferiore, odiando di chiederle una cosa del genere. Velvet Remedy mi risparmiò il suo usuale sguardo di disapprovazione, tirando semplicemente fuori la bottiglia e passandomi qualcuna delle pastiglie giallo-arancioni al suo interno. «Grazie,» sussurrai, facendomele levitare in bocca. Infilai la testa sotto la cascata che veniva fuori dal rubinetto e le ingoiai senza masticare. Ci volle qualche istante, abbastanza da farmi temere che non avrebbero avuto l’effetto di cui avevo bisogno. Un’esplosione di energia divampò dentro di me. Mi sentii più forte, più veloce, meno esausta e più sveglia. Così. . . Così stavo bene. Così ce l’avrei decisamente fatta! Sollevai la mia bisaccia inzuppata fuori dal lavandino e la misi di nuovo sul mio fianco, sibilando quando sfregò la mia pelle bendata. «Ripensandoci» pensai, togliendomela e facendola levitare di fianco a me. Volgendomi verso Velvet Remedy feci uno sforzo per non suonare prepotente. «Velvet, potresti per piacere provare a cercare Calamity? Solo, stai attenta. Non farti prendere. . . da nessun pony.» Annuì. «Cos’hai intenzione di provare a fare, Littlepip?» 290 Fallout: Equestria — Parte I Lanciai uno sguardo verso la porta. «Torno giù. Voglio arrivare a quella camera blindata. Se siamo fortunati ci sarà dentro qualcosa che ci può dare una possibilità contro quel drago.» «Ma. . .» Velvet Remedy si accigliò, «Littlepip, non hai la chiave!» Con un sorriso dissi, «Quando mai ho avuto bisogno di una chiave per superare una serratura?» La sala mensa era una carneficina. Il telaio carbonizzato del palcoscenico era ancora lambito dalle fiamme. L’aria era soffocante per il fumo. La puzza di pony arrostiti, alcuni dei quali ancora in fiamme, cercava di strangolarmi. Andavo di fretta, ma mi presi lo stesso il tempo per recuperare qualcuna a caso tra le armi meno danneggiate sul pavimento, prima di dirigermi oltre il cancello deformato dal calore e le torrette distrutte. Dietro di me, la sbarra bruciacchiata che una volta sorreggeva il sipario cadde con fragore. Mi diressi verso la camera blindata. Girando un angolo mi trovai faccia a faccia con una pony in corazza di cuoio che impugnava una lancia ad energia magica. Non avrei saputo dire da che parte fosse, ma non aveva importanza: si mise subito in posizione di combattimento. «Aspetta. . .» Spinse la punta illuminata della lancia verso di me. Cercai di schivare, ed il mio fianco andò a sbattere contro la parete della caverna. Una linea di bruciante agonia mi attraversò il lato del collo, e la mia carne ribollì e si fuse. «Aaaaaugh!» La pony avanzò, fendendo con la punta della lancia verso la mia testa. Mi buttai sul ventre mentre la lancia passava sopra di me, e le lanciai le mie bisacce sul viso. La pony incespicò all’indietro. Mentre si riprendeva, mi lanciai nel SATS e mirai una delle armi a caso contro di lei. Il mio cuore si fermò quando realizzai che si trattava Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 291 di un fucile ad energia magica che non avevo idea di come si attivasse. La pony spinse la lancia verso i miei occhi ed io sbandierai il fucile sulla sua traiettoria, deflettendola. Il fucile sibilò deformandosi dove era entrato in contatto con la punta della lancia. Abbandonai tutto quello che stavo sollevando e caricai la pony a testa bassa. Lei fece un altro fendente con la lancia, ma ero oltre la sua portata; l’asta colpì il mio fianco con abbastanza forza da lasciarmi un livido attraverso la mia bardatura rinforzata, ma non abbastanza da farmi perdere la traiettoria. Il mio corno trapassò la sua corazza e si infilò profondamente nel suo petto. Sentii la lancia rimbalzarmi sopra la testa quando le cadde dalla bocca. Cercò di tirarsi indietro, ma io spinsi fino a quando non la sentii indebolirsi, mentre il suo corpo diventava un peso morto. Feci un passo indietro, col mio corno coperto di sangue. La pony cadde ai miei zoccoli, respirando ancora superficialmente. Sentii il sangue colarmi giù dalla testa. Una goccia mi finì nell’occhio sinistro, colorando la mia vista di scarlatto. Debolmente sussurrò «. . . non voglio morire. . .» Rabbrividii. Cercai di strizzarmi il sangue fuori dall’occhio, ma invece ne cadde dentro ancora di più, annebbiandomi la vista. «È troppo tardi. Mi dispiace.» Mi dispiaceva, onestamente. «Non posso salvarti.» Pensai di spezzarle il collo. Era già morta—perché farla soffrire? Alzai uno zoccolo. . . . . . E le passai oltre. Semplicemente non potevo farlo. Non importa cosa stavo permettendo alle terre devastate di farmi, non ero ancora cambiata così tanto. Camminai nella grotta ancora per qualche passo, poi mi fermai e mi voltai. Feci levitare le bisacce verso di me, aprendole e tirando fuori la mia coperta. La stesi gentilmente su di lei. Poi sollevai le armi dal pavimento, abbandonando il fucile ad energia magica ma aggiungendo la lancia alla mia collezione. 292 Fallout: Equestria — Parte I Non incontrai altri problemi prima di raggiungere la camera blindata. I piccoli perni finirono al proprio posto e la porta metallica della camera blindata si aprì con uno scatto. E quindi si attivarono tutti gli allarmi. Apparentemente, anche se non mi serviva una chiave per aprire quella porta, mi serviva per farlo in silenzio. Piantai i miei zoccoli anteriori sulla pesante porta di metallo e, sforzandomi, la aprii spingendo (qualcosa che quasi certamente non avrei potuto fare se non fossi stata fatta di Buck). Feci un passo nell’oscurità davanti e mi concentrai, aumentantando la luce del mio corno per illuminare la stanza. C’erano molte cose che mi sarei aspettata. Quella non era una di loro. La stanza era piena, da cima a fondo, di ripiani di sfere di memoria. Ogni sfera era etichettata con una data ed un «numero ospite». Dovevano essercene centinaia. Le mie orecchie e coda si afflosciarono. Non c’era nulla che mi avrebbe aiutato contro. . . «Bene, bene. Guarda te se non sei insistente.» Mi voltai di scatto. Il Signor Topaz era acquattato alla porta della camera blindata, la testa del drago sporgeva all’interno. Le spalle erano troppo larghe per entrare, ma bloccava completamente la mia via d’uscita. Ed un soffio infuocato avrebbe incenerito qualunque cosa all’interno della camera blindata. «Avevo intenzione di masticare un paio dei tuoi amici là fuori, in particolare quel pegaso dall’aspetto delizioso, proprio quando hai suonato la campanella per la cena.» Riuscii ad indietreggiare appena fuori dal raggio di masticazione quando la mia coda colpì il retro di un ripiano, facendo cadere diverse Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 293 sfere di memoria. Mi guardai attorno freneticamente, ma non c’era posto dove nascondersi o scappare. «Dovevi proprio farti mangiare per prima. Ammiro questa perseveranza,» scherzò perfidamente il drago. «P-prima?» Il Signor Topaz era sadico, ma almeno era un chiaccherone. Se potevo continuare a farlo parlare, magari potevo trovare una via d’uscita. Tormentai il mio cervello alla ricerca di qualche trucco telecinetico che potesse salvarmi la pelle. «Le gemme sono per dessert, ovviamente. Voi pony, voi siete il piatto principale.» Il drago aggrottò le sopracciglia, facendomi venir voglia d’urlare. «Ovviamente, sei arrivata tu e hai rovinato tutto. Ho speso tutto questo tempo e fatica per assicurarmi un raccolto perfetto per un ultimo pasto prima di dormire, ed ora sono quasi tutti morti!» Il suo sguardo era pieno di odio. «Voi pony avete un sapore molto migliore da vivi.» Feci marcia indietro, premendomi contro il ripiano, facendo cadere dozzine delle piccole sfere mistiche che si sparpagliarono sul pavimento, rotolando in tutte le direzioni. Lo sguardo del drago fu catturato momentaneamente da una delle sfere rotolanti. «Cosa pensavi esattamente di trovare qua comunque? Montagne di gemme? Pensavi che mi divertissi a far venir giù quell’imbecille di Occhimorti ogni volta che mi veniva un languorino? Ma hai guardato almeno nelle casse?» «N-no.» Rise, il suo respiro allegro scaldò la stanza finché sentii di voler svenire. Persi tutta la concentrazione, le mie bisacce e le armi raccolte sferragliarono a terra. Le guardò divertito. «O magari delle armi? Speravi di trovare un fucile magico trucida draghi, magari? Come se ci fosse mai stato un drago abbastanza suicida da tenere qualcosa del genere vicino a casa.» «N-n-no,» dissi nuovamente, anche se questa volta c’era andato molto vicino. 294 Fallout: Equestria — Parte I Il drago si sporse nella stanza e spinse una delle sfere verso di me con un artiglio. «Vai avanti. Provane una. Sei morta per questo, dopo tutto.» Stavo per morire. Esitando, allungai uno zoccolo verso una delle sfere, ma quindi lo tirai indietro. Stavo sudando tantissimo. Il calore in quella stanza mi stava togliendo le forze. Presto non sarei stata capace di stare in piedi. Eppure, l’unica strategia che avevo era continuare a farlo parlare. «C-che cosa sono?» «Confessioni.» Il drago sorrise crudelmente. «Sembra che la vecchia giumenta del vostro Ministero della Morale non si fidasse proprio dei normali metodi d’interrogatorio. Qualche incidente durante la sua giovinezza o qualcosa del genere. Quindi, invece, addestrarono unicorni proprio come te a cercare nella memoria degli altri, trovare i pensieri o le esperienze incriminanti, e strapparle fuori per registrarle pubblicamente. Non volevano mica mandare pony innocenti allo Spaccazoccolo, dopotutto.» «Cos. . . ma. . . questo è. . .» «Certamente, non tutti i pony uscirono dal processo nelle stesse condizioni in cui erano entrati, mentalmente parlando. Ma come dite voi pony? Non puoi cuocere una crostata senza tagliare a fette qualche mela?» Rise nuovamente. Questa volta, persi conoscenza. Solo per un istante, penso. Ma mi ritrovai sdraiata sul pavimento senza alcun ricordo di essere caduta. «Questo è. . . orribile.» Il drago smise di ridere. «Vedi, piccola pony? Guarda che cosa voi pony state facendo l’un l’altro di sopra. Guarda che cosa tu hai fatto ad entrambi di sopra. Cosa ti fa pensare che la vostra, immorale specie valga abbastanza per essere altro che non cibo per draghi?» Cercai d’alzarmi. Ma semplicemente non potevo. Il calore stava facendo bruciare in agonia tutte le mie ustioni. Mi sentii come se stessi andando nuovamente a fuoco, solo che questa volta era peggio. Gridai. Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 295 Il drago mi avrebbe mangiato. Non c’erano opzioni, non c’erano trucchi, non c’erano vie d’uscita. Sarei morta lì. In quelle condizioni. Sola in una piccola stanza di metallo sotto una prigione. Eppure, provai a rispondere. «N-non tutti. . . noi. . . siamo cattivi. Alcuni. . . di noi. . . sono buoni.» Il drago sbuffò, aggiungendo fumo al calore. «Sì, posso vederlo.» Mi stava fissando, e mi ci volle un momento per realizzare che stava fissando il mio corno. Il calore aveva rappreso il sangue. Beffardamente, offrì, «Beh, suppongo che alcuni di voi siano buoni. . . con il ketchup. Rende voi piccoli pony dolci e facili da mandare giù!» Mi ranicchiai, temendo che avrebbe riso di nuovo. L’aria era quasi troppo calda per respirare. «Anche se personalmente, preferisco la mostarda. . .» Il pozzo della miniera al di fuori eruttò in un verde fuoco liquido, il getto colpì il drago nel fianco con abbastanza forza da strappare la testa fuori dalla stanza, scaraventandolo via. «Yee HAW!» Benedetta aria fredda scivolò nella stanza, schiarendomi la testa. Quella era la voce di Calamity! «Che ne dici di quelle mele!» Calamity svolazzò in vista, trasportando il cannone al plasma magico dalla Giunzione R-7. «Hey Littlepip! Ragazzi se sono felice di vedere che stai bene! Scusa se c’ho messo tanto a tornare. Queste cose sono pesanti quando non sono montate correttamente!» La mostruosa arma a tre canne era più grande di lui, appoggiata al ventre e con la cella d’alimentazione attaccata alla cima della sua bardatura da combattimento con una corda. Mi ritrovai a ridacchiare quasi istericamente. «S-sei ridicolo!» «Sì, beh. . .» l’allegra voce di Calamity cambiò. «Oh ma mi state seriamente prendendo in giro!» «Cosa?» «Si sta rialzando! Corri!» 296 Fallout: Equestria — Parte I Correre era un tantino più di quello che potevo fare. Sentivo un terzo del mio corpo come se fosse attaccato ad una fiamma. Barcollai, cercando di concentrarmi. La mia bisaccia si sollevò. Calamity sparò nuovamente, il getto del cannone obliterò l’aria, il rinculo scagliò il pegaso all’indietro. Il drago ruggì di dolore e rabbia. Luna gloriosa, cosa serve per uccidere una di quelle cose!? Afferrando telecineticamente il resto dei miei averi, corsi fuori dalla porta. Calamity stava mordendo le corde che sostenevano il cannone. «Non posso trasportare te e questo allo stesso tempo.» Guardai indietro. Il drago era gravemente ferito, possibilmente in modo mortale. Una delle sue ali era curva e deforme. Le scaglie sul suo fianco si erano fuse assieme alle costole. Una delle sue zampe era un moncone informe. Eppure, si stava rialzando, i suoi occhi pieni di rabbia. Aprì la bocca per sputare fuoco. Il fuoco era solo una frazione dei getti che era riuscito a fare prima. Sentii un’ondata di aria caldissima che lo cavalcava di fronte, ma le fiamme non ci raggiunsero. Pochi istanti dopo, Calamity mi stava trascinando in aria. Sù per il buco lasciato dal montacarichi idraulico abbassato e nel cielo annuvolato. Passammo di fianco a Gawd, impegnata in un brutale combattimento aereo con due grifoni dal campo degli schiavisti; con la coda dell’occhio libero dal sangue, la vidi estrarre quel suo fucile ad energia magica e svuotarlo a bruciapelo nel petto di uno dei suoi opponenti. Sotto di noi, il caos dei pony in guerra riempiva il cortile, esplosioni e raffiche d’energia magica formavano una violenta danza di carneficina attorno alla scura cavità quadrata del montacarichi. Il drago, impossibilmente, ci seguì. Anche con la sua ala rovinata, il drago era più veloce di noi, e si avventò attraverso il buco nel filo spinato ed inseguendoci. Calamity sarebbe stato più manovrabile se la sua ala fosse completamente guarita e non stesse trasportando peso extra. Al momento, eravamo un mattone volante composto da due pony. Capitolo Dodici — Bisogna Andare Avanti 297 Mentre si avvicinava il Signor Topaz spalancò le fauci. Guardandomi indietro, vidi file di denti affilati circondare uno scuro ed insaziabile esofago. Avevo un’idea. «Continua a volare dritto.» Calamity grugnì, tendendo le ali per aumentare la velocità. «Spero che tu sappia che cosa stai facendo. . .» Aprii le mie bisacce ed estrassi il resto delle mie granate. Tutte. Con una sfumatura d’orrore notai con divertimento che assomigliavano davvero a mele di metallo. «Che ne dici di. . .» mormorai mentre lasciavo andare tutto tranne le sicure, mandando le granate dritte nell’avida gola del drago. Anche mentre sparivano, mi ritrovai a pensare che potevo aver fatto un terribile errore. I draghi soffiano fuoco e mangiano gemme. Cosa mi fece pensare che qualche granata gli avrebbe causato più di un’indigestione? Un istante dopo, appresi che le mie riserve erano esatte quando le granate non fecero assolutamente nulla alle parti sane del drago. . . ma fecero esplodere il fianco ferito, deformato e deteriorato dal potente assalto del plasma magico, in un fiume di sangue. Il Signor Topaz, con un buco aperto nel fianco più grande di tre pony adulti, era quasi certamente morto prima di toccare il terreno in modo scoordinato e scivolare per una trentina di metri, lasciando una scia di sangue e fluidi interni. Calamity si voltò e lo sorvolò, riportandoci alla Giunzione. Delle battaglie stavano ancora infuriando in certe parti dello Spaccazoccolo, ma entrambi avevamo avuto abbastanza emozioni per la notte. «Oh cavoli,» disse stancamente Calamity. «Mi sono quasi dimenticato di Velvet Remedy.» Prima che mi facessi prendere dal panico, mi informò, «Si è nascosta nel Centro Visitatori. E le ho detto che sarei tornato subito per lei.» Gentilmente, mi fece scendere e quindi svolazzò indietro nella notte, sembrando completamente esausto. Sedetti lì aspettando il suo ritorno e, ad un certo punto, mi addormentai. 298 Fallout: Equestria — Parte I Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Pony Cecchino—La tua probabilità di colpire un nemico alla testa con il SATS è aumentata del 25%. Parte II Voci del Passato Capitolo Tredici Voci del Passato «È una storia di fantasmi. Sono tutte inventate.» Casa. «Rinunciate ai diritti sul contenuto della camera blindata, e lei è tutta vostra,» spiegò Gawd mentre indicava con un’ala la Giunzione R-7. «Accettate?» Una camera blindata pieno di memorie strappate dalle menti di pony morti duecento anni fa. . . od un posto da chiamare casa. «Non ne avrai bisogno?» Chiesi cautamente. «Per difesa?» «Ora che sono io a dirigere lo spettacolo, mi sistemerò per bene allo Spaccazoccolo. Non abbiamo più i numeri per dividerci fra tutti gli avamposti, ormai. Dobbiamo costruire e consolidare nuove difese. Se siamo fortunati, gli schiavisti di Occhiorosso torneranno nelle loro tane e si leccheranno le ferite. Non mi fido della fortuna.» Gawd fece un sorriso duro. «Preferisco contare sull’avidità delle persone. Di solito funziona molto meglio.» Annuii lentamente. «Ed i pony, qui, non la saccheggiaranno mentre sarò via?» Gawd sogghignò. Stavo diventando brava a fare quelle che lei considera le domande giuste. «Non se gli dico di non farlo, non lo faranno.» Con un incaratteristico tocco di cordialità, aggiunse, «Tutti sanno cosa avete fatto per loro là dentro. E quelli che non si sentono in debito hanno almeno il buon senso di non scatenare l’ira dell’ammazza-draghi locale.» Guardai il treno disabilitato e le baracche fatte di metallo di scarto sotto una luce completamente nuova. Quella poteva essere casa mia. Casa nostra, se Calamity e Velvet avessero accettato di rimanere. Un posto per riposare. Per Calamity per appendere il proprio cappello (in 301 302 Fallout: Equestria — Parte II modo figurativo, per lo meno, considerando che addirittura ci dormiva con quel cappello, così come dormiva con il sottosella per la bardatura da combattimento). Trotterellai intorno, godendomi il giro. C’era una pompa d’acqua sul retro. Griglie per cucinare. Un piccolo purificatore per l’acqua in quelli che erano stati gli alloggi privati di Gawd. Insieme al vagone passeggeri il treno aveva anche molti vagone bestiame e due vagoni merci—avremmo avuto tutti il nostro spazio personale e molti luoghi da usare come magazzino. Un generatore in una delle baracche teneva accese le luci di notte e faceva andare il frigorifero nell’ultimo vagone. Guardai il posto di guardia oltre quello che era stato l’ufficio di Gawd. Calamity mi fece un cenno con l’ala fasciata. Aveva quasi finito di mettere in posizione il cannone al plasma a tre canne. Mi chiedevo. . . Calamity era l’unico di noi tre ad avere la capacità di poter sparare manualmente con quel mostro, mi sarebbe stato possibile attrezzarlo come torretta automatizzata? Pensai al convoglio cielo-mimetico, conoscevo un posto perfetto dove trovare i pezzi. È anche vero che il posto era arrugginito, sporco e pieno di fieno ammuffito—ma la maggior parte di quelle cose potevano essere messe a posto con del duro lavoro ed un po’ di Tenere Cure Amorevoli1 . L’orribile fetore che veniva dal’edificio centrale, la cui latrina straripava di letame, era tutta un’altra storia. Gli diedi un’occhiata, con leggeri conati di vomito. Quello sarebbe stato difficile e spiacevole da mettere a posto. Velvet Remedy vide la mia espressione ed iniziò a canticchiare, «Non pensare a quello come ad anni di escrementi di pony, Littlepip. Pensalo come fertilizzante gratis. Potremmo provare ad iniziare un giardino insieme.» Insieme! Quella parola mi riscaldò il cuore e mi riempì di gioia più di quanto la diretta luce del sole potesse fare. 1 Nell’originale era abbreviato in TLC, che sta per Tender Loving Care. Capitolo Tredici — Voci del Passato 303 La mia casa nelle Terre Devastate d’Equestria sarebbe stata quella che prima era di Gawd. Compreso il suo ufficio. Ogni esitazione (o interesse sul perché Gawd volesse una camera blindata piena di sfere di memoria), venne lavata via da quel fantastico «Insieme». «La prendo!» «Io non capisco,» borbottò Calamity. «Adesso stiamo aiutando i razziatori?» Insieme, Calamity ed io camminammo attraverso il cortile roccioso dello Spaccazoccolo appena dietro Gawd. Velvet Remedy era da un’altra parte, avendo insistito per essere lei stessa a curare i feriti, nonostante avesse finito le scorte mediche (sia le nostre che quelle trovate allo Spaccazoccolo) la seconda mattinata dopo la battaglia. E nonostante fosse molto probabile che i vili mostri che avevano ucciso i genitori di Silver Bell fossero fra i feriti piuttosto che fra i morti. «Non saranno più razziatori.» La voce di Gawd diede una risposta che era difficile da mettere in dubbio. Calamity, essendo Calamity, lo fece lo stesso. «Questo non cambia le cose orribili che alcuni di loro hanno fatto.» Agitò la criniera. «Non mi piace comunque.» «Quello era sotto Occhimorti.» Gawdyna Grimfeathers aveva portato alla vittoria i pony sotto assedio dello Spaccazoccolo contro gli schiavisti di Occhiorosso. Ora, con sia Occhimorti che il Signor Topaz fuori dagli zoccoli, era lei l’unica a cui i pony dello Spaccazzoccolo potessero rivolgersi per farsi guidare. «Ho grandi piani per questo posto; non ci sarà più spazio per mostri senza onore nel mio Spaccazzoccolo.» La guardai, ammirando le sue parole ed il modo in cui si muoveva. Gawdyna non mi andava a genio, ma non potevo far altro che rispettarla. E sì, era elegante, potente e molto attraente per un non-pony (e se anche 304 Fallout: Equestria — Parte II è un grifone? Non c’è nulla di male a guardare). Gawd stessa si era occupata di entrambi i grifoni nemici, abbattendoli con il suo fucile ad energia magica ed i suoi artigli. Ne era uscita con un paio di nuove cicatrici. Pensai che la facevano sembrare soltanto solenne. Sperai che le altre giumente le avrebbero trovate così; adesso avevo una cicatrice tutta mia. Le bruciature, anche se orribilmente dolorose, si sarebbero potute curare con rimedi magici. La grave ferita causata dal deformante e distruttivo potere magico non si sarebbe cancellata facilmente. La piccola linea di carne corrotta dalla lancia ad energia magica che mi aveva toccato il collo sarebbe rimasta con me per il resto della mia vita. «. . . ci saranno un po’ di uova marce, ma ce ne occuperemo.» Gawdyna stava parlando con Calamity. Mi accorsi di aver perso la concentrazione; stavo ammirando i suoi fianchi (in un modo totalmente rispettoso) ed avevo perso il filo del discorso. «Tutti gli altri pony stanno capendo di aver speso gli ultimi anni a spaccarsi gli zoccoli per un drago che come ricompensa se li sarebbe divorati. Stanno riconsiderando i loro percorsi di vita e quasi tutti saranno pronti per un cambiamento.» Gawdyna sogghignò, guardando a Calamity. «Metterò la paura di Gawd in chiunque non ne ha l’intenzione.» Nei giorni passati, avevo scoperto che il Signor Topaz aveva abbassato l’ascensore di carico e stava per emergere nel cortile quando avevo fatto scattare l’allarme. La voce del drago era forte, e si era sentita chiaramente dal campo. Mentre nessun pony era a conoscenza della mia parte nella conversazione, diverse dozzine avevano sentito tutto ciò che il drago aveva da dire. Le voci si erano diffuse fra i sopravvissuti. Tutti i pony conoscevano me ed i miei compagni per nome e si erano fatti un’opinione. . . «Ehi Littlepip!» un urlò risuonò attraverso il campo da un gruppo di pony che facevano una cernita delle armature prese dai cadaveri. «Hai per caso trovato qualche proiettile ammazza draghi di recente? Hai provato a guardare nella dispensa del Signor Topaz?» Capitolo Tredici — Voci del Passato 305 . . . alcune meno incoraggianti di altre. Spostai lo sguardo da un’altra parte e provai ad ignorarli. Concentrandomi rientrai nella conversazione. «Che grandi piani hai?» Gawd si fermò e si voltò, valutandomi con lo sguardo. Chiaramente stavo facendo leva su segreti che preferiva tenersi dentro. Dopo un lungo silenzio mi diede una risposta che avrei comunque ottenuto normalmente in un paio di settimane. «Alla luce del prematuro spappolamento del Signor Topaz abbiamo abbastanza gemme per attirare carovane ed aprire rotte commerciali. Lo Spaccazoccolo si trova ad un paio di giorni di carovana sia da Manehattan che da Nuova Appleloosa.» Gawd mi fissò con un sorriso ben informato. «E ho sentito che gli Appleloosiani stanno cercando nuovi partner commerciali.» Provai a non trasalire. Quante cose sapeva Gawdyna? «Ed io ho un fienile da venderti a Canterlot,» si fece beffe Calamity, dando a Gawd un sorriso ironico. «Se vi aspettate che io creda che un mercenario temprato come Gawdyna Grimfeathers stia pensando di stabilirsi e di giocare al sindaco.» Gawd rise. Fu una risata forte e lunga. «Già giusto. Sto anche inviando. . .» Si fermò, cercando la parola giusta. «Inviti agli Artigli attualmente non sotto contratto.» Non disse nient’altro, ma stavo iniziando a farmi un quadro della situazione. «E le sfere di memoria?» chiesi, soprattutto per curiosità. Per quanto mi piacesse come stava diventando la Giunzione R-7 (specialmente da quando avevamo eliminato quel tanfo vomitevole ed avevo iniziato a portare a compimento i miei piani per le torrette), avevo iniziato a sospettare di aver scelto il lato peggiore del patto. L’idea non mi dava fastidio; avevo le bisacce piene così com’erano. Se non altro ammiravo quanto Gawdyna fosse scaltra. Gawd socchiuse gli occhi. «Non sono affari vostri.» Quello che mi aspettavo. 306 Fallout: Equestria — Parte II Non appena arrivammo alla fine del campo ed entrammo nella torre di guardia, sentii la radio. La fine di una antica canzone di Sapphire Shores fece posto alla voce di DJ Pon3. «Buona sera, abitanti delle terre devastate! Come va a tutti voi pony? Ho delle grandi notizie per voi oggi! Ricordate quella piccola Puledra della Scuderia che ha fatto fuori gli schiavisti di Appleloosa e ha salvato tutti quei pony? Beh, non chiedetemi come, ma è sopravvissuta ad un tuffo di testa da un dirupo su un treno in corsa. Proprio così, puledre e gentilstalloni: è tornata!» Gawd continuò a camminare, ma Calamity si era fermato ed aveva cominciato a fissarmi, con le sopracciglia alzate ed il cappello spinto indietro. Mi sentii arrossire molto senza sapere il perché. «E cosa ha fatto intanto, vi chiederete. Bene, sedetevi e drizzate le orecchie, perché è l’ora per DJ Pon3 di raccontarvi una storia. Pronti? Bene. Questa è la storia di una puledrina di nome Silver Bell. . .» Guardai verso Calamity con dolore. Non volevo prendermi i meriti per una buona azione che Velvet Remedy aveva fatto. Tutto quello che io avevo fatto era spingere l’Osservatore a chiedere aiuto a Ditzy Doo. «Aspetta fino a quando inizierà a chiamarti ammazzadraghi,» Calamity rallegrò il mio disagio. DJ Pon3 non aveva minimamente citato il mio compagno pegaso, e Calamity sembrava incredibilmente compiaciuto dalla cosa. Guardai indietro il campo di rocce ed i pony che lavoravano duro per le conseguenze della battaglia. Una leggera malinconia si fece spazio nel mio cuore. La fine della settimana, pensai. Entro quel giorno avrei riassemblato le torrette recuperate dal convoglio volante e le avrei fatte partire. Entro quel giorno saremmo stati in forze e riposati. Il mio manto stava ricrescendo bene nei punti dove era stato bruciato. Velvet Remedy aveva già smesso di agitarsi per l’ala di Calamity. Capitolo Tredici — Voci del Passato 307 Calamity stava già diventando irrequieto. Si era unito a me perché a me, come a lui, non piaceva rimanere a guardare mentre gli altri venivano sfruttati od uccisi. Aveva rispettato l’idea della Giunzione R-7 come base per le nostre operazioni, ed aveva già pensato di costruire un’officina in uno dei vagoni bestiame, ma il mio amico pegaso non avrebbe mai accettato di stabilirsi lì e giocare alla felice casalinga. Velvet Remedy era ancora agitata per i pony feriti più gravemente che era riuscita a salvare, ma potevo dire che stava iniziando ad accettare che non ci fosse nient’altro che lei potesse fare che altri pony non fossero in grado di fare. Presto anche lei avrebbe voluto lasciare quel posto. L’usignolo non aveva ancora finito di volare. Io, per quel che mi riguardava, volevo spazzare via l’ombra crudele della schiavitù di Occhiorosso che oscurava l’anima d’Equestria—ma era un obiettivo estremamente vago ed assurdamente ambizioso. Avevo dimostrato di saper salvare le persone, ma non ero così arrogante da credere di poter realmente cambiare il corso delle armate e dell’economia. In verità l’unico obiettivo concreto davanti a me era incontrare DJ Pon3. Preferivo contare su di lui per indicarmi una strada. Inoltre, dopo aver sentito le sue trasmissioni radio nei giorni precedenti, mi era veramente venuta la strana idea di mandare in onda la musica di Velvet Remedy. Entro la fine della settimana sarebbe stata ora di andare. Eravamo pronti per partire. Ad eccezione di Velvet Remedy. La guardai mentre se ne stava sdraiata sul pavimento del vagone ferroviario che aveva reclamato come proprio, rigirandosi la sfera di memoria che avevamo raccolto dai rottami delle Spedizioni Ditzy Doo tra gli zoccoli. «Non l’hai ancora guardata?» chiesi, sopresa. Velvet Remedy mi guardò con un dolce sguardo mansueto. «Dopo quello che hai trovato nella camera blindata? Come potrei? Speravo 308 Fallout: Equestria — Parte II che riguardasse Fluttershy. . . ma adesso.» Lo prese tra gli zoccoli e lo sollevò all’altezza dei propri occhi. «E se fosse una confessione? E se non fosse bella?» La capivo. Ricordavo la mia reazione quando avevo realizzato che Velvet Remedy non era prigioniera degli schiavisti della vecchia Appleloosa. Ed anche se si era rivelato essere per lodevoli intenzioni, sapevo quanto facesse male vedere il pony che si idolizza cadere dal piedistallo su cui lo si è posto. «Vuoi che lo veda prima io per te?» offrii. Velvet Remedy sorrise riconoscente ed annuì. Mise la sfera di memoria a terra ed indietreggiò. Feci un respiro profondo, ricacciando indietro un’improvvisa esitazione. Non avevo mai visto una sfera di memoria prima. A rigor di logica, sapevo cosa aspettarmi: rivivere l’esperienza di un qualche altro pony. Mi era stato detto che tali memorie erano visive, auditorie, tattili. . . anche il gusto e l’olfatto erano conservati. Ma sarebbe stata vivida e frizzante od annebbiata dal tempo? Avrei visto le cose come realmente erano state, o sarei stata influenzata dalle percezioni e dalle parzialità di chi si ricordava? Avrei percepito i pensieri del pony? Sarei stata capace di distinguerli dai miei? Mi sentii un po’ indecisa ma anche intensamente curiosa. Velvet Remedy mi stava guardando; la sua presenza mi fece ricordare perché lo stavo facendo. Mi inginocchiai. Sporgendomi in avanti, toccai con il mio corno la sfera di memoria e mi focalizzai leggermente. Una strana sensazione di flusso mi inondò mentre il vagone ferroviario, Velvet Remedy e le intere Terre Devastate d’Equestria vennero cancellati e furono sostituiti da una realtà completamente differente. Capitolo Tredici — Voci del Passato 309 Ero in piedi su un palcoscenico, o più precisamente il pony attraverso i cui occhi stavo vedendo e le cui orecchie stavo ascoltando aveva messo zoccolo su un palcoscenico. Era, stranamente, come essere paralizzati; potevo sentire cosa lei (?) sentiva, ma non potevo muovermi da sola. All’improvviso ebbi l’urgente desiderio di mordermi il labbro inferiore, un desiderio seguito da un’ondata di panico quando non ci riuscii. Stavo guardando una platea affollata in un teatro coperto largo e piuttosto carino. Diversi pony nella folla erano intenti a conversare, ed una leggera bufera di voci che si sovrapponevano riempiva la sala. Tutto era leggermente attutito e fuori fuoco, ma potevo comunque definire le facce di ogni singolo pony—un livello di dettaglio che la definiva come una grezza registrazione degli eventi dal cervello della pony che stavo, per mancanza di una parola migliore, «cavalcando» piuttosto che qualcosa che la pony avrebbe potuto ricordare naturalmente da sola. Avrei voluto dare un’occhiata da vicino alle pareti della platea—avevo la chiara impressione che non fossero ricoperte di pannelli di legno ma che fossero effettivamente formate da alberi vivi, proprio come la Biblioteca di Ponyville. Ma, ovviamente, potevo vedere solo quello che la pony aveva visto. Si concentrò su un’anziana (ma incredibilmente graziosa) pegaso gialla con una fluente criniera rosa che le copriva gran parte del volto, ed una coda dello stesso rosa, che le stava camminando riluttante davanti verso un podio, posto davanti al centro del palcoscenico. La pony gialla fissava il pavimento mentre camminava, come se avesse paura del contatto visivo con la folla prima di avere il podio in mezzo come scudo. Fui colpita dalla chiara somiglianza tra la pony e quella sul cartellone pubblicitario che avevo visto la settimana prima, anche se la serie di eventi che avevano potuto portare una pony dall’essere la testimone di una cola al sapore di carota al diventare una delle giumenti più potenti nel governo era ben oltre le mie capacità di comprensione. 310 Fallout: Equestria — Parte II «Uhm. . . s-salve? Posso avere la vostra attenzione, per favore? Se non vi spiace?» L’immenso sistema d’altoparlanti della platea esaltò la voce della pony, amplificandola fino a quasi il livello di una normale conversazione. Ma comunque la folla si ammutolì all’istante. Ogni stallone e giumenta nella folla portò la propria attenzione alla gialla giumenta con tre farfalle rosa come cutie mark. Riconobbi immediatamente il disegno. Velvet Remedy aveva appeso le scatole mediche nel suo vagone ad Appleloosa in modo che le loro farfalle avessero proprio lo stesso aspetto. «Grazie,» cigolò la pegaso, sembrando sorpresa di essere all’improvviso il centro di così tanta attenzione. Mi accorsi che non aveva la risolutezza per dominare la loro attenzione in quel modo. I pony della folla non ascoltavano la giumenta sul palcoscenico per obbedienza, figurarsi per paura. No, in effetti non era nemmeno rispetto quello che vedevo. Era amore. «Ora. . . uhm. . . So che ogni pony è molto, molto occupato. Quindi cercherò di non prendere troppo del vostro tempo.» Io capii, ma non penso che lei l’avesse capito. Fluttershy temeva di offenderli, o di essere loro di disturbo. Dalle loro espressioni dubitai che fosse anche solo remotamente possibile. «La Principessa Luna ci ha dato. . . ecco. . . ci ha permesso di. . . Abbiamo un nuovo progetto.» Sentii qualche colpo e nitrito farsi strada tra la folla. Non importa quanto amassero la giumenta sul palcoscenico, quelle non erano chiaramente notizie ben accolte. La pegaso gialla fece un verso, ritraendosi un poco. «Per favore. . . va tutto bene. So che siamo tutti pieni di lavoro, e che ogni pony ha già così tanto da fare. . . e state tutti facendo un lavoro fantastico.» Mentre aggiungeva l’ultima frase, sorrise caldamente a tutti. Se tutta l’acqua nella Scuderia Due si fosse congelata, quel sorriso avrebbe potuto scioglierla. «Ma. . . questo è veramente importante. Ho parlato con la Principessa Luna, e. . . . Voglio davvero, davvero mettere in atto questo progetto. Capitolo Tredici — Voci del Passato 311 Io ci sono completamente dentro, e spero veramente che lo sarete anche voi.» I suoni di dissenso si fermarono. Ogni pony ascoltò. «Questa orribile, orribile guerra dura da troppo, troppo tempo ed ha fatto male a così tanta gente.» Potevo sentire la tristezza ed il dolore nella sua voce. Dolce, misericordiosa Celestia. . . Avrei voluto galoppare da lei e darle un abbraccio. Avrei voluto mentirle e dirle che sarebbe andato tutto bene. «Quindi Luna dice che il Ministero della Pace dovrebbe lavorare su un modo per far finire la guerra, e riportare ognuno, sia pony che zebre, al tavolo della diplomazia.» Qualche pony (verso cui ebbi il forte impulso di calciare sul muso) addirittura chiese: «Se la guerra finisce, non diventeremo tutti disoccupati?» Sentii Fluttershy sussurrare la preghiera, «Dalle tue labbra alle orecchie di Celestia.» Annaspai, ansimando come se avessi trattenuto il respiro, quando il mio vero mondo mi esplose attraverso, sommergendomi. Impiegai un momento per stabilizzarmi. Velvet Remedy mi stava guardando con grandi, bellissimi occhi. Le sorrisi, facendo levitare la sfera di memoria a lei, stando attenta a focalizzarmi attorno invece che direttamente ad essa in modo da non perdermi nuovamente nel ricordo. «Non è brutto.» Viaggiammo per buona parte del giorno sotto il cielo grigio ardesia. Le fredde, morte ossa di Manehattan si profilavano davanti a noi, ancora 312 Fallout: Equestria — Parte II ad almeno un giorno di distanza. Ma anche a quella distanza il potere distruttivo della bomba al fuoco magico si era fatto sentire. Le fiamme non si erano nemmeno avvicinate, ma l’immensa onda d’urto aveva abbattuto alberi e scavato buchi nelle case. Ci avvicinammo ad una piccola e molto umile casa separata da tutte le altre, un paio di chilometri più lontana da Manehattan rispetto al resto dei sobborghi che circondavano la città. La porta d’ingresso della casupola dava le spalle alla città, come se la casa stessa volesse ignorare i monoliti urbani sullo sfondo. A causa di ciò la porta d’ingresso era sopravvissuta quasi intatta, mentre il retro della casupola era collassato su se stesso. A quella distanza i danni della bomba non potevano essere stati più che quelli di un forte vento, ma avevano indebolito l’altro lato della casa abbastanza da permettere agli effetti decadenti del tempo di devastarla. Mentre ci avvicinavano Calamity sussurrò, «C’è qualche pony a casa.» Si sollevò in aria, volando furtivamente in avanti per guardare meglio. Un istante più tardi tornò sorridendo. «Tutto a posto. Ci siamo trovati un mercante errante che si è imbucato nelle rovine. Non fate caso al gufo; sono piuttosto sicuro che sia addomesticato.» Calamity spalancò le ali e volò avanti per salutare il mercante. Velvet Remedy trottò dietro di lui, muovendosi attorno al (mancante) lato ovest del piccolo edificio. Mentre la seguivo, notai che qualche pony aveva fissato una registrazione alla porta d’ingresso. Sembrava antica e malamente consumata; sospettai che fosse lì fin dalla morte del proprietario della casupola. Cambiai direzione, trottando verso la porta, ed il mio PipBuck segnalò una nota enigmatica sul mio Eyes-Forward Sparkle, facendomi sapere che aveva deciso di chiamare quelle particolari rovine «Cottage di Trixie». Da tempo mi ero arresa al cercare di capire perché il mio PipBuck continuasse a marcare località apparentemente a caso. La registrazione era in condizioni orribili. La tirai giù, intenzionata a lavorarci mentre Calamity contrattava con il mercante. Nel retro della mia mente, una voce insistente ripeteva che poteva essere abbastanza Capitolo Tredici — Voci del Passato 313 difficile da richiedere delle Ment-ali Party-Time. Sapevo che le voce mentiva, e cercai di ignorarla. Quando mi riunii agli altri il mercante (un brizzolato stallone unicorno con una criniera color polvere che indossava una bardatura da negoziante) stava raccontando a Calamity e Velvet Remedy delle panzane sulle Rovine di Manehattan. Dalle occhiate che continuava a dare a Velvet era chiaro che non aveva mai visto una giumenta così affascinante in. . . beh, un tempo veramente lungo, se non da sempre. «Fantasmi?» chiese scetticamente Velvet Remedy. «Eggià. Per questo non mi avventuro mai oltre Fetlock2 . Beh, per quello e per le manticore.» «Manticore?» domandò Calamity. «Cosa ci fanno creature della foresta come quelle nelle rovine di una grande città risalente alla guerra?» «Che ne so. Ma il posto è orrendo con loro. Meglio starne alla larga.» Velvet non voleva arrendersi, «E con. . . fantasmi.» L’unicorno mercante annuii. «Questo è quello che si dice, almeno. Ricordate, Manehattan non è come Canterlot, dove i pony sono morti in modo lento e doloroso. A Manehatten è stato all’improvviso. È successo così in fretta che gli spiriti dei pony non si sono nemmeno accorti di essere morti.» «Assurdità,» nitrì Velvet. Il pony finalmente notò il mio arrivo e fece un grande ghigno. «Ah, un’altra cliente. Benvenuta al. . .» agitò uno zoccolo verso l’edificio collassato attorno a lui, «. . . Buco di Merda Dannato da Luna.» Dietro di lui, un gufo robotico ronzò e fischiò dalla cima di un armadietto senza ante. Quando aprì il becco di metallo, fui in grado di vedere il bagliore di una piccola arma ad energia magica nascosta all’interno. «Non è molto, ma è tutto mio.» La curiosità prese il sopravvento su di me. «Quanto per l’uccello?» 2 Fetlock è il nome dell’articolazione appena sopra l’attaccatura dello zoccolo. 314 Fallout: Equestria — Parte II Il pony mercante rise rozzamente. «Spiacente, signorina. Il vecchio Gearwing3 non è in vendita. Un mercante non vive a lungo nelle terre devastate se viaggia senza una protezione.» Annuii. Passai a Calamity la lancia ad energia magica per aggiungerla alla merce da barattare e mi sedetti per lavorare alla registrazione. Quelle cose erano progettate per essere ridicolmente resistenti, ma quella aveva preso un sacco di bastonate. Mentre estraevo fluttuando alcuni dei miei preziosi strumenti, realizzai che sarebbe stato un piccolo miracolo se fossi stata in grado di tirarci fuori qualcosa. Avevo appena iniziato a lavorare quando Velvet Remedy battè uno zoccolo a terra. «No, no, no.» Guardai su, chiedendomi perché disapprovasse i miei tentativi, solo per realizzare che stava nitrendo a Calamity. Abbassando la testa, lo spinse via dal mercante. «Cosa ti ha fatto attorcigliare la coda?» chiese offeso. «Ti stai facendo derubare da lui, ecco cosa,» replicò. «Ecco, lascia gestire le cose ad una pony che sa una cosa o due.» Guardai i miei compagni, assorta. Il pony mercante li stava fissando leggermente accigliato. Velvet Remedy tornò da lui, e mentre Calamity la guardava da dietro, lei ignorò la pila di beni che lui stava cercando di vendere al pony, senza menzionare tutto ciò che lui sperava di comprare; ammiccò con le ciglia al mercante, dandogli uno sguardo che accese una fitta di gelosia nel mio petto, e chiese, «Quel vestito laggiù, quello nei colori primaverili? Quanto viene?» Contrattò, giocando con il proprio fascino mentre faceva discretamente notare le cattive condizioni di ogni vestito che lui le fluttuava. Dopo poco, aveva comprato quattro vestiti al costo di due. Trottando verso Calamity, portando i vestiti, gli chiese gentilmente, «Ora, saresti così gentile da usare il tessuto di questi per sistemare il danno fatto dalla nostra orribile lotta con il drago al magnifico abito che Littlepip mi aveva dato?» 3 Letteralmente, “Ala ad Ingranaggi”. Capitolo Tredici — Voci del Passato 315 Sentii il mio cuore fare un piccolo balzo. Calamity la stava semplicemente fissando, esterefatto. Il mercante lentamente mormorò «lotta con il drago» mentre la guardava. «Perché l’hai fatto? Non hai nemmeno preso nessuna scorta medica.» Velvet evitò la domanda con una scrollata di spalle. «Per favore?» aggiunge sorridendo a Calamity, che si mise velocemente al lavoro. Tornai a pensare alla registrazione. Dopo quasi un’ora ero compiaciuta dai miei progressi. Avevo realizzato che i contenuti della registrazione non sarebbero valsi lo sforzo, ma ormai era diventata una sfida. Il messaggio effettivo non importava più di tanto. Calamity aveva finito di riparare il bellissimo vestito di Velvet Remedy. Ero impressionata. Sembrava nuovo. Velvet sorrise e gli diede un piccolo bacio sulla guancia (suscitando un altro battito di gelosia da parte mia), quindi prese il vestito e trottò dietro alcuni detriti per indossarlo (cosa che, a dir la verità, non aveva alcun senso). Il mio PipBuck fece la sua ultima scansione del messaggio, ricostruendolo. L’avevo recuperato quasi nella sua interezza. Mi infilai l’auricolare per ascoltare quello che un’ora di lavoro mi aveva portato. Sapevo di non dovermi aspettare chissà cosa, ma se finiva per essere una pubblicità porta a porta per delle cravatte, sarei stata un poco stizzita. «Labbrobianco4 , mi spiace non poter venire questa settimana. Sai che vederti è uno dei punti migliori della mia settimana, ma ho appena ricevuto la chiamata più incredibile. Twilight Sparkle, sì quella Twilight Sparkle, mi ha chiamato. Di punto in bianco. Non è fantastico? Voglio dire, l’ho conosciuta quando non era niente ed io ero. . . «Lascia perdere. Sono solo così sorpresa che si ricordi di me. Ma no, mi ha invitato a Manehattan questo fine settimana per 4 Nell’originale Whitelip, in riferimento ai “baffi bianchi” che rimangono bevendo una tazza di latte. 316 Fallout: Equestria — Parte II parlare di una proposta. Riesci ad immaginarlo? Io, lavorare al Ministero della Magia! E quando la Giumenta del Ministero in persona ti chiama per esporti l’offerta, sai che dev’essere importante. «Io. . . Io esiterei a dirlo, ma sono tornata. Oh sì, la vita di Trixie sta finalmente per fare la svolta! «Uhm. . . Non so per quanto starò a Manehattan; ma per sicurezza, procedi e lascia il mio solito ordine sulla soglia: tre bottiglie di latte ed una confezione di burro. Ti pagherò settimana prossima. Promesso.» Tutta quella fatica, ed avevo recuperato un ordine allo stallone del latte locale? Mi ero promessa di non infastidirmi, ma un po’ lo ero. Velvet Remedy era riemersa, dall’aspetto impossibilmente sbalorditivo. L’avevo già vista in quel vestito e mi faceva ancora tremare le zampe. Il mercante invece no, ed era chiaramente colpito. «Adesso, pensiamo agli affari,» disse Velvet con un grazioso sorriso, fluttuando la lancia ad energia magica dalla pila di beni che Calamity aveva cercato di vendere. «Ora, non sono certa che lei abbia i tappi per qualcosa di questo genere, ma sono sicura che possiamo arrivare ad un accordo.» «N-non sei sicura che io abbia. . . ?» Il mercante cercò di riguadagnare la sua compostezza. «Signorina, direi che quella vale. . .» «Piuttosto tanto,» sorrise Velvet. «Consideri: tutto il potere di un’arma ad energia magica, ma nella forma di una lancia che ogni pony può usare senza addestramento specialistico? Un’arma dall’effetto devastante che non finirà mai i proiettili o le batterie magiscintilla. Niente spese di tappi, guadagnati col sudore della fronte, per le munizioni; niente rischi di doversi fermare e ricaricare in un momento critico della battaglia.» Velvet Remedy la sollevò teatralmente. «E guardi le sue condizioni! Guardi, la gemma da sola vale più delle miserabili scorte mediche che il suo delizioso piccolo Buco di Merda ha da offrire.» Capitolo Tredici — Voci del Passato 317 Fece una pausa, ammirando la lancia ad energia magica. «Guardi, ripensandoci, non posso immaginare di separarmente. Certo, è un po’ pesante, ma. . .» «Va bene, va bene,» l’unicorno mercante esplose. «Cosa vuoi per quella?» Guardai Calamity. Dalla sua espressione, stava pensando la stessa cosa. D’ora in avanti, Velvet Remedy avrebbe seguito tutte le nostre contrattazioni. Il corpo della radiablatta5 scricchiolò grossolanamente sotto il mio zoccolo. Raschiai velocemente la porcheria dal mio zoccolo usando un cartello stradale abbattuto. Avevamo dormito al Cottage di Trixie la notte precedente e ce l’eravamo presa comoda nel corso della mattinata. Secondo il mio PipBuck, il labirinto delle rovine annerite delle case ci stava spingendo attraverso quello che un tempo era stato il sobborgo di Fetlock. Stavamo andando lenti; un’area così grande significava che c’erano da trovare ancora degli oggetti degni di essere recuperati, anche fuori da casseforti e bauli. Tristemente, niente scorte mediche. Velvet stava cercando di usare le poche scorte che avevamo ottenuto dal mercante al risparmio, tagliando le bende curative in metà o terzi, ma insisteva comunque a pulire e coprire tagli ed abrasioni per evitare infezioni. Velvet Remedy strillò di gioia quando aprì un vecchio frigorifero e trovò diverse bottiglie di acqua ancora pura all’interno. Le nostre borracce erano quasi vuote, ed i pochi rubinetti funzionanti che avevo trovato facevano fare dei felici clicchettìi al mio PipBuck per i livelli di radiazioni dell’acqua. La sua scoperta era una benedizione direttamente da Luna. 5 Nell’originale radroach. 318 Fallout: Equestria — Parte II Non c’erano ripari degni del nome, e punti rossi brulicavano sulla bussola del mio EFS. Sopratutto radiablatte o gli occasionali porcospini giganti mutanti. La radiazione magica che aveva intriso l’acqua aveva distorto una moltitudine di abitanti animali delle terre devastate in versioni grottesche e spesso mostruose delle specie originali. Molte creature non erano sopravvissute alla mutazione. Ma almeno non erano razziatori o schiavisti. Era un sollievo non combattere altri pony. Velvet Remedy stava iniziando a sviluppare dell’abilità con la sua pistola ad aghi; le sue riserve morali riguardo all’uccidere chiaramente non si applicavano alle bestie avide ed ostili. Calamity piombò su di noi, dopo aver esplorato più avanti. «Siamo fortunati. Penso di aver trovato un posto dove passare la notte.» Velvet Remedy ed io gli lasciammo fare strada. Due isolati dopo, arrivammo alla carcassa di una carrozza passeggeri volante. Era in condizioni molto migliori rispetto a quello che avevo usato come scorciatoia sotto i confini di Cloudsdayle. La vernice era annerita dal fuoco e si stava sfaldando col tempo, e quello che c’era sotto era più ruggine che metallo. Ma era completamente intatta, dato che era parcheggiata alla fermata carrozze quando il megaincantesimo era esploso, piuttosto che essere caduta dal cielo. Era anche piena di passeggeri che, insieme al pony conducente imbrigliato di fronte, erano stati bruciati vivi dalla parete di fuoco magico che aveva spazzato Fetlock. La carrozza passeggieri era piena di scheletri bruciacchiati e bagagli abbrustoliti. «Vuoi che dormiamo lì dentro?» chiese Velvet Remedy, sembrando inorridita. «Calamity, questo è macabro. Anche per te.» Fissai la carrozza piena di scheletri di pony e mi ritrovai a riflettere su chi fossero. Com’erano state le loro vite? Erano stati felici? Mi chiesi se la carrozza era diretta a Manehattan. Se quei pony stavano tutti andando al lavoro. Se alcuni di loro fossero amici, che chiaccheravano sulle spese che avrebbero fatto? Schiacciai quei pensieri con una forte zoccolata. L’apocalisse era già un assalto giornaliero di orrore e tristezza senza renderla ancora Capitolo Tredici — Voci del Passato 319 peggiore rimuginandoci sopra. Farlo poteva solo portare un pony al suicidio od alla pazzia. Distogliendo lo sguardo, sentii un piccolo tizzone di gioia quando vidi la tremolante luce di un distributore di Sparkle Cola infilato in una nicchia, subito dopo l’angolo della fermata carrozze. «Torno subito,» annunciai, lasciando Calamity e Velvet a pulire la carrozza passeggeri. O litigare al riguardo. Una delle due. Trottai attorno la parete e nella nicchia, che immediatamente realizzai era molto più grande di quanto avessi immaginato. I punti rossi sul mio EFS erano diventati così onnipresenti che avevo smesso di dargli attenzione. Grande errore. La manticora si girò, diede un’occhiata all’intrusa che aveva appena zoccolato ciecamente nella sua tana e fece un ruggito che spinse la mia criniera all’indietro. La puzza di carogna del suo alito mi fece sapere che ero la sua cena. Fissai il gigantesco, brutale mostro dalle poderose zampe, immense ali e dalla coda velenosa e fui veramente grata di non aver avuto niente da bere per diverse ore. Non avevo nessun’arma pronta; non avevo voluto sprecare preziose munizioni su cose che potevo uccidere con una scalciata od una pestata. La manticora certamente non cadeva in quella categoria, ma mi voltai, dandogli una scalciata con entrambi gli zoccoli posteriosi sul naso. Era come scalciare un muro di mattoni. Invece di spingere indietro la manticora, mi lanciai in avanti in una musata a terra. La manticora sollevò una zampa piena di grandi artigli e la scagliò sulla mia schiena. Se non fosse stato per i rinforzi di Ditzy Doo il colpo avrebbe potuto spezzarmi la colonna vertebrale. Invece il dolore mi attraversò la schiena offesa. Mi arrampicai sugli zoccoli e corsi. La manticora mi inseguì, balzandomi dietro. Io sono bassa; lei era più grande di diversi carretti di mele. L’inseguimento fu breve. La manticora mi diede una testata, scagliandomi in aria. Colpii duramente la strada e rotolai fino a quando andai a sbattere su quello 320 Fallout: Equestria — Parte II che era rimasto della parete di un ferramenta dall’altra parte della strada. La manticora mi caricò mentre mi rimettevo sugli zoccoli, stordita. Il suono della bardatura da combattimento di Calamity spezzò l’aria. Il sangue eruttò da un buco da una delle zampe anteriori della manticora che incespicò, mancandomi per schiantarsi invece contro un vecchio lampione. Il palo venne strappato da terra e ruzzolò con un rimbombo metallico. Mentre la manticora si riprendeva, un vestito semi bruciato che doveva venire dai bagagli sparsi per la carrozza volò nell’aria circondato dal campo magico di Velvet Remedy, legandosi attorno alla testa della manticora come una benda. La manticora frustò ciecamente con la sua velenosa coda da scorpione. Uno dei colpi percosse l’accidentato marciazoccoli a meno di trenta centimetri da me. Calamity sparò di nuovo, questa volta nel fianco della creatura. Feci fluttuare fuori la Piccola Macintosh e mirai, indietreggiando. La manticora agitò la testa violentemente, scacciando via la benda. Feci un buon tiro, colpendo la coda. La forza della Piccola Macintosh tagliò la coda della manticora in due. Ruggì di dolore e si lanciò su di me. Questa volta ero pronta e schivai agilmente. Mi voltai verso di lei, mirando la Piccola Macintosh alla schiena della manticora. Il mostro spalancò le ali e si lanciò in aria, volando verso Calamity. Calamity le sparò ancora una volta e fiori cremisi germogliarono sul suo petto, prima che la creatura gli andasse contro, abbattendo Calamity in volo. Preoccupata per il mio amico mi voltai per vedere dove fosse caduto mentre lei tornava indietro. Calamity gemette, non alzandosi ma per lo meno sembrando intatto. Il suo cappello era caduto sulla strada non troppo lontano. Velvet Remedy trottò verso di me. «Sei tu l’esperta telecinetica— prova queste.» Stava levitando con lei una catasta di lame dentate provenienti dal ferramenta. Capitolo Tredici — Voci del Passato 321 Mentre la manticora piombava su di noi, io riempii l’aria di morte rotante. Velvet Remedy finì di guardare la sfera di memoria del Ministero della Pace (almeno per la dodicesima volta) e stava ora facendo finta di non guardarmi cuocere la carne della manticora. Secondo il mio PipBuck era relativamente sana. . . almeno per quanto lo fosse la carne. Velvet stava mangiando il nostro ultimo barattolo di mais. Calamity aveva pulito via le ultime nostre due lattine di fagioli quasi un’ora prima e poi era strisciato sotto il vagone passeggeri per «guardare una cosa». Doveva ancora tornare all’aria. Stava diventando piuttosto scuro. Il vagone era ancora la migliore opzione tra i posti dove dormire, ma avremmo dovuto farlo a turni. Il mio intero corpo era dolorante per l’essere stata sbatacchiata in giro dalla manticora. Mi stavo quasi abituando ad essere in un costante stato di dolore. Calamity era rimasto in condizioni peggiori, ma la sua commozione cerebrale sembrava misericordiosamente leggera. Solo Velvet Remedy ne era uscita incolume. In ogni caso, la lotta era valsa le pene e dolori; le sacche di veleno dalla coda pungente della manticora erano l’ultima cosa che mi serviva per costruire una pistola a dardi avvelenati secondo gli schemi che avevo trovato nell’armeria della vecchia Appleloosa. Con un sospiro, Velvet Remedy trottò alla carrozza e si acquattò, sbirciando sotto. «Oh, esci. Non c’è niente lì sotto che possa essere così interessante,» giudicò. «Hai subito una caduta veramente brutta prima e non mi hai ancora lasciato esaminarti.» Con una fiera determinazione, aggiunse, «E questa volta, voglio che ti spogli completamente di quella bardatura e che mi lasci fare un’esame completo.» Aprii una Sparkle Cola che avevo trovato dentro il distributore automatico dopo la lotta e bevvi un sorso. Calda, ma non troppo piatta, e deliziosamente carotosa. 322 Fallout: Equestria — Parte II Calamity strisciò obbedientemente fuori da sotto la carrozza, con un gran ghigno sulla faccia. «Grandi notizie,» annunciò. «È praticamente intatto.» «Di cosa stai parlando?» chiese Velvet Remedy, alzando la testa. Calamity indicò con la testa la carrozza passeggeri. Mi ritrovai a chiedermi quale fosse la sua definizione di intatto. Le finestre erano tutte in frantumi e c’erano diversi buchi sul tetto. Un foro largo quanto due zoccoli si era fatto strada con la ruggine sul fianco sinistro. «Quello di cui sto parlando è che, al contrario di quella che avete visto l’altra volta, questa bellezza è più che solo un’esplosione in attesa di avvenire.» Calamity si voltò verso il vagone e sorrise. «Posso sistemarla. Tutto ciò che le serve è un regolatore di flusso.» «Le?» nitrì Velvet. «Eggià.» Calamity battè le ali, sollevandosi in aria. Alzai un sopracciglio. «Un regolatore di flusso? È un pezzo d’equipaggiamento molto specifico. Non è qualcosa che troveremo verosimilmente poggiato in giro.» Calamity tornò con gli zoccoli per terra. «Eggià, lo so. Ma pensaci. Se lo troviamo potrò trainarci tutti, più tutto l’equipaggiamento che vogliamo portare, per tutte le Terre Devastate d’Equestria. Niente più trottare lunghe giorni per paesaggi infestati.» Velvet Remedy nitrì. «Oh certo. Perché le tue esperienze precedenti con i veicoli sono state stellari, fino ad ora.» Mi ricordai del treno. E del carretto delle mele. Forse infilarsi in una cosa che era anche una bomba non era poi una grande idea. Però non lo dissi. Non c’era motivo di reprimere l’entusiasmo di Calamity. Non è che avessimo la parte necessaria per sistemarla, ed ogni ulteriore esitazione poteva essere messa da parte fino a quando non l’avremmo avuta. Il che, con ogni probabilità, voleva significare mai. Velvet, nel frattempo, stava spronando Calamity ad uscire dalla sua bardatura da combattimento e sottosella. «So che l’hai costruita tu, e che preferisci indossarla, ma seriamente. . . sono stata con te da oltre una Capitolo Tredici — Voci del Passato 323 settimana adesso, e non ho ancora visto il tuo cutie mark. C’è ignoranza del senso del gusto e c’è essere totalmente ridicoli.» La mia attenzione era rivolta alla mia cena, ma a quello alzai la testa. A pensarci, neanche io avevo mai visto il cutie mark di Calamity. Indossava sempre almeno il suo sottosella e bisacce, tranne quando si lavava. Ed io avevo sempre rispettato la sua intimità per quello, anche se sopratutto per il disinteresse nel guardare uno stallone pulirsi. «Questo perché non ne ho uno.» Cosa? Impossibile. Il mio cutie mark aveva richiesto un’eternità per apparire, ma ce l’avevo comunque da anni. Come poteva uno stallone adulto non averlo ancora. «Oh,» Velvet Remedy distolse lo sguardo, sembrando insicura su come avrebbe dovuto rispondere. Calamity fece un basso e non divertito ghigno. «Non in quel senso. Un tempo ne avevo uno. Solo non più.» «Cosa!?» Velvet Remedy fece eco ai miei pensieri, anche se più teatralmente. Calamity ci guardò, quindi fece un lungo sospiro. «Beh, diamine, suppongo che dobbiate saperlo anche voi.» Si stolse la sua bardatura da combattimento ed iniziò a tirare le cinghe del suo sottosella. «È stato coperto con un marchio.» «Cosa? Perché?» farfugliò Velvet. «Chi farebbe una cosa del genere?» «I miei fratelli,» disse Calamity, con meno calma di quanto volesse. «Guardate, questo è quello che fanno ad un pegaso come me.» «Come te?» chiesi, ricordandomi che l’aveva già detto prima. Calamity annuì. «Adesso vi dico tutto riguardo ai pegasi. Beh, si dice che quando il megaincantesimo cancellò Cloudsdayle, tutti i pegasi abbandonarono Equestria e si nascosero dietro il loro soffitto di nuvole. Tutti, ebbene, tranne uno.» Avevo smesso di mangiare; mi sembrava irrispettoso. Ma presi comunque un grande sorso dalla Sparkle Cola mentre ascoltavo a quella che sarebbe ovviamente diventata una lunga storia. 324 Fallout: Equestria — Parte II «Si dice che Rainbow Dash vide quello che gli altri pegasi stavano facendo, e li abbandonò proprio come loro avevano abbandonato tutti i pony al di sotto. . .» «Chi?» interruppe Velvet Remedy il più gentilmente che poteva. Calamity sorrise. «Rainbow Dash. La migliore di noi, secondo le opinioni di certi pony. Colei che addestrò i pegasi nella forza di combattimento più élitaria e temuta sia dentro che fuori Equestria. La Giumenta del Ministero dell’Epicità. Colei che. . .» Giurai che Calamity avesse aspettato che stessi bevendo un altro sorso per dirlo. Tossii violentemente, con Sparkle Cola che mi spruzzava dalla bocca e dalle narici. Avrei sentito odore di carote per una settimana. «Il Ministero di COSA!?» boccheggiai con le lacrime agli occhi. Sapevo che stavo deragliando ulteriormente la storia di Calamity, ma non mi importava. Calamity ghignò alla mia reazione «Il Ministero dell’Epicità.» «E che cosa, ti prego di dircelo, facevano?» indagò Velvet Remedy. Calamity alzò le spalle. «Per quel che ne so, niente.» Elaborò, «Ricordate quando l’Osservatore ci disse dei Ministeri? Beh, ho sentito la storia in un modo differente. I pegasi non parlavano mai di nessuna delle altre Giumente, ma parlavano di Rainbow Dash. E la storia che ho sentito è che quando la Principessa Luna le disse che avrebbe avuto il proprio ministero, Rainbow Dash proclamò immediatamente, ‘Bene, quindi il mio sarà il Ministero dell’Epicità!’ «E quando le chiese che cosa avrebbe fatto un Ministero del genere, lei rispose, ‘Oh, vedremo.’ Rainbow Dash era troppo occupata a combattere per vincere la guerra per preoccuparsi di dirigere qualche ufficio governativo.» Mi limitai a fissarlo. Non c’erano semplicemente parole da dire. «Questo è. . . interessante,» disse infine Velvet Remedy. «Quindi questa Rainbow Dash era un’eroina per i pony pegaso.» Gli occhi di Calamity si strinsero. «Enfasi su era. Non le andò a genio il loro chiudere il cielo e ritirarsi. Quindi volò via. Non fu mai Capitolo Tredici — Voci del Passato 325 più vista. Ed i pegasi? Abbandonarono la loro opinione su di lei più velocemente di un puledro che getta via il cappello in fiamme. . .» Calamity finì di sciogliere il suo sottosella. La copertura cadde a terra, rivelando un fianco marchiato da un simbolo magico. Il suo cutie mark era stato obliterato, rimpiazzato da una macabra cicatrice che assomigliava ad una nuvola con un fulmine. «Io sono un Dashita6 ,» disse Calamity. «Per loro significa ‘Traditore’.» Tuoni risuonavano sopra le nostre teste. Non era ancora mezzogiorno, ed il cielo si era scurito abbastanza da poter essere scambiato per una tarda sera. La prima gioccia di pioggia mi bagnò il naso, seguita da una seconda sull’orecchio sinistro. Ci eravamo mossi oltre Fetlock in una zona di colline ondulate ed erbose, occasionalmente rovinate da incongrue macchie di sabbia. C’era un lago visibile ai piedi della collina successiva, con una baracca e diverse barche a remi infossate sulla spiaggia. Mentre ci avvicinavamo, il mio sempre-così-utile PipBuck mi disse che era la «Capanna di SteelHooves7 » e che l’avevo trovata. Feci fluttuare fuori la Piccola Macintosh ed usai il mirino telescopico per dare un’occhiata più da vicino. C’erano strumenti allineati sulle pareti, e potevo vedere il bagliore di un terminale funzionante in un chiosco coperto all’esterno. E. . . erano torrette quelle? C’erano cosi metallici sul terreno ad ogni angolo della capanna, nascosti mimeticamente. Poteva essere semplicemente il mio recente lavoro alla Giunzione R-7 ad avermi fatto pensare in quel modo; se fossero state torrette, sarebbero state per buona parte sotterrate. 6 7 Nell’originale Dashite. Letteralmente “Zoccoli d’Acciaio”. 326 Fallout: Equestria — Parte II «Aspettatate!» urlai, individuando ora delle fosse che deturpavano il fianco erboso della collina tutto attorno alla capanna, la conseguenza dell’esplosione di alcune mine. L’erba era alta giusto il necessario per fare in modo che le mine fossero completamente nascoste fino a quando non ci si fosse sopra. Calamity e Velvet Remedy si fermarono, guardandomi con allarme. Aprii la bocca per spiegargli delle mine, ma un’altra voce mi zittì. «Bene, guardate chi abbiamo!» La voce era regale, maestosa e terrificante. L’unicorno alato apparì improvvisamente di fronte a noi, brillando di vita. Velvet Remedy fece un piccolo strillo. «Ci ricordiamo di te da Appleloosa.» La mia mascella cadde. No. Impossibile. . . Ma fissandola mi resi conto che quella era una diversa pseudo-dea rispetto a quella nella città schiavista. La sua colorazione era quasi identica ma c’erano delle differenza di tratti, della criniera e dei fianchi. Bolle d’aria ad entrambi i nostri lati tremolarono ed apparirono altri due malvagi unicorni alati. «Incantesimi d’invisibilità?» si lamentò Velvet Remedy, iniziando apparentemente ad unirsi a me nella convinzione che le terre devastate semplicemente ci odiassero. Le pseudo-dee ci circondarono. Ognuna era differente, ma solo in modo sottile, come se fossero tutte sorelle. Mi guardai attorno freneticamente, ma le colline ondulate erano completamente prive di vagoni. Una barca a remi infossata non sarebbe bastata. «Non sei il premio che stavamo cercando,» disse una di loro. «Ma sarà comunque un piacere ucciderti,» disse il trio quasi facendo le fusa. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Contro Galoppo—Il tuo elegante lavoro di zoccoli (o volo agile nel caso tu sia un pony pegaso) ti tiene fuori dal raggio d’offesa. Gli opponenti soffrono -5 alle abilità di combattimento quando ti attaccano. Capitolo Q uat tordici SteelHooves «Le Scuderie non hanno mai avuto lo scopo di salvare nessun pony.» Esplosioni! Il mondo intorno a me venne squarciato da una cacofonia di luci violente e suoni roboanti, un calore scioccante seguito da un ruggito superiore alla forza del tuono. L’oscurità del crepuscolo fu annientata da una luce troppo brillante. Il tempo rallentò il passo, come se un sovraccarico sensoriale stesse causando un ritardo al mio cervello. Mi colpirono fuoco e schegge che accesero scintille di dolore su tutto il corpo. Il ruggito che riempiva il mondo morì con un acuto sibilo quando persi l’udito. Ero bloccata in quel posto, incapace di muovere il mio corpo. Il sangue schizzò sulla mia faccia quando la pseudo-dea davanti a me venne fatta a pezzi ed i brandelli del suo corpo furono barbaramente gettati in ogni direzione. Mi sentii gettata a terra. Velvet Remedy mi coprì con il suo corpo mentre il suo scudo si formava attorno a noi con dolente lentezza. Sentii un calore appiccicoso quando il suo sangue gocciolò in basso, mescolandosi con il mio. Solo più tardi realizzai di non essere io quella sotto attacco. La seconda pseudo-dea si stava voltando, con gli occhi spalancati mentre innalzava il suo scudo magico. Ma era troppo tardi per lei e le esplosioni a fuoco rapido, che stavano uccidendo Velvet Remedy e me solo per la vicinanza, lacerarono direttamente la creatura. Lo scudo della pseudo-dea si increspò, oscillò è morì prima che potesse manifestarsi pienamente. Poi anche lei venne consumata in una fiammata mutilante. Il tempo tornò a scorrere normalmente quando la pioggia di esplosioni si fermò momentaneamente. La mia visione era distorta dalle immagini residue delle creature, i loro corpi martoriati impressi nella 327 328 Fallout: Equestria — Parte II mia vista. Le orecchie non sentivano ancora nulla a parte un lontano brusio nauseante. Ma ora potevo vedere la fonte dell’imponente attacco. Ed avevo già visto quella cosa prima. Era il manifesto dal centro di reclutamento che prendeva vita davanti a noi. Un pony completamente celato in una grigia armatura in acciaio, compresa anche la coda. Era una possente reliquia dalla guerra, un «Ranger d’Acciaio». Una lampada luminosa sulla fronte mise in risalto il suo obiettivo, e l’enorme arma sul lato destro della sua mostruosa bardatura da combattimento cominciò a sparare nuovamente. Ma all’ultima pseudo-dea era stato dato un sacco di tempo per alzare lo scudo mentre le sue sorelle venivano massacrate. E gli esplosivi—che ora vedevo erano simili alle mele di metallo che avevo usato contro il drago, ma che venivano sparate ad una velocità spaventosa— detonarono contro lo scudo mentre lei se ne stava all’interno, sembrando comoda, indifferente e solo leggermente incazzata. Le fiamme illuminarono il suo manto blu notte ed i capelli verde malaticcio, e facevano brillare i suoi occhi come porte per l’inferno. Ancora una volta, il lanciagranate automatico del Ranger d’Acciaio si fermò. Ed ora una grande scatola sul lato sinistro della sua bardatura da combattimento si aprì, facendo partire due razzi che sfrecciarono in un arco attraverso l’aria verso la creatura, lasciando scie di fumo al loro passaggio. La pseudo-dea semplicemente abbassò la testa, una scintilla di luce zampillò dal suo corno. In un istante, i due razzi invertirono la rotta. Il Ranger d’Acciaio cercò di indietreggiare ma non ne ebbe il tempo. I razzi impattarono direttamente il nostro aspirante salvatore corazzato e l’esplosione gettò il massiccio corpo giù per la collina. L’erba si ridusse in fumo, sporcizia e fuoco mentre il corpo cadendo rimbalzava diverse volte sulle mine prima di fermarsi, immobile ed apparentemente senza vita, ai piedi della baracca sottostante. Il peso di Velvet mi opprimeva. Aspettammo che il Ranger d’Acciaio si alzasse, ed il mondo sembrò aspettare con noi. Quando dopo lunghi momenti non si mosse, la pseudo-dea avanzò verso di esso. Potei sentire Capitolo Quattordici — SteelHooves 329 la sua risata, anche se le mie orecchie non sentivano nulla se non quel terribile fischio. In fondo alla mia mente capii di aver avuto ragione—la telepatia aveva un ruolo nella minaccia delle pseudo-dee. «Vedete, ecco come il cosiddetto ’Poderoso Cacciatori d’Alicorni’ è caduto!» La voce maestosa e crudele della pseudo-dea si espresse nella mia testa. «La Dea sarà più che contenta.» L’impatto dei proiettili creò scintille gemelle sullo scudo della pseudo-dea. Zoppicante e sanguinante a causa della tempesta di fuoco e schegge, Calamity avanzò. Vedevo la sua bocca muoversi. Senza dubbio, stava dicendo qualcosa di sprezzante e spiritoso. La pseudo-dea (o alicorno, da come si era definita), si girò e sbuffò beffardamente. Calamity sparò di nuovo con futile effetto. Alzai le cosce, cercando di dire a Velvet Remedy di scendermi di dosso, ma non lo fece. Il suo corpo era caldo, un peso morto. Realizzai che il suo incantesimo di scudo era caduto e sentii un impeto di panico. Mi alzai, facendola rotolare via, e mi girai ritrovando la mia bella compagna svenuta, con la pelle scorticata da una granata ed eccessivamente sanguinante. Con un bagliore del mio corno aprii una delle sue scatole mediche e cominciai a tirare fuori le scorte che ci rimanevano. Il mio cuore urlò nel vedere quante poche fossero. Forse urlai anch’io, ma non potevo sentirlo. Aprii l’altra, sperando ce ne fossero di più, ma tutto quello che rimaneva nella seconda cassetta medica era il suo vestito, una bottiglia di Buck e. . . . . . le Ment-ali Party-Time! Quella voce nella mia testa ruggì. Velvet Remedy contava su di me. Sarebbe morta se non fossi riuscita ad aiutarla. Avevo bisogno di essere più intelligente in quel momento! Avevo bisogno di essere migliore in quel momento! Avevo bisogno di quelle Ment-ali! La piccola sfera di memoria cadde nell’erba quando strappai la scatola delle Ment-ali Party-Time dalla sua scatola-bisaccia e la feci fluttuare 330 Fallout: Equestria — Parte II a me. Il desiderio mi colpì, e dovetti sforzarmi di prenderne solo una. Per farle durare. Una sarebbe stata. . . Il mondo diventò molto più luminoso, più chiaro, più pulito. Ero consapevole di ogni goccia di pioggia appena mi colpiva. Ero consapevole di ogni dolore, ogni ferita sanguinante nel mio stesso corpo. La mia mente sfrecciò seguendo catene di ragionamenti. Ancora una volta una luce brillante scoppiò sopra di noi, portando un odore soffocante di ozono, quando l’alicorno richiamò un fulmine dalle nubi temporalesche, che colpì Calamity mandandolo a terra. Mi voltai, cercando di gridare, ma non avevo voce. Oppure lo feci, ma non riuscii a sentirlo. Calamity tremò, colto dagli spasmi sul terreno. Non era morto, nemmeno incosciente, ma non era in condizione di combattere. L’alicorno non sembrò curarsene. Un sorriso malizioso increspò i suoi lineamenti, freddo e malvagio, mentre granelli di rosa-porpora si accesero intorno alla sua testa, crescendo e formando frecce magiche. Cercai di rialzarmi sui miei zoccoli ma le mie gambe non funzionavano. Mi colpì un’ondata di nausea. Sapevo di star soffrendo per la perdita di sangue ed il suono nelle orecchie stava triturando il mio senso dell’equilibrio. Ma sapevo anche che Calamity e Velvet erano sul punto di morire. Lo ero anche io, ma sarei morta salvandoli. E, nel puro splendore di acume accresciuto dalle Ment-Ali, sapevo bene come farlo. La mia telecinesi non mi tradì, anche quando il mio corpo l’aveva già fatto. Portai il mio fucile da cecchino vicino a me mentre sollevavavo la sfera di memoria e la fecevo volare verso l’alicorno, muovendola in modo da avvicinarla dal fianco. Sentii una fitta di coscienza a rischiare qualcosa di così prezioso per Velvet. La pseudo-dea si voltò, catturando il movimento con la coda dell’occhio. Reagì prima di riconoscerla, aspettandosi una granata, e focalizzò la sua magia contro essa per rimandarmela indietro. La sfera di memoria risplendette dolcemente quando l’alicorno la toccò con la magia. I suoi occhi si spalancarono, lo scudo cadde e la Capitolo Quattordici — SteelHooves 331 cascata di frecce magiche evaporò quando l’alicorno si perse nella sfera di memoria. Scivolando nel zen di mira del SATS, mi allineai per il colpo alla testa e premetti il grilletto. «No!» gridò Velvet Remedy, la sua voce risuonò distante ed ovattata attraverso il ronzio nelle mie orecchie. Fece fluttuare via da me la scatoletta di Ment-ali Party-Time prima che avessi la possibilità di prenderne un’altra. Ne avevo già prese due, una prima di uccidere l’alicorno ed una seconda per combattere la pesante depressione che sapevo sarebbe venuta all’esaurirsi della prima. «Ma. . . !» cercai di inventare qualcosa che Velvet Remedy si sarebbe bevuta. Ero diventata impressionante: potevo convincere chiunque a fare qualsiasi cosa. «Almeno fammele tenere, potrei averne bisogno.» Ma per qualche ragione non ero in grado di convincere la più bella giumenta delle terre devastate a farmi tenere una scatola piena di medicine. Somministrai l’ultima delle pozioni mediche a Velvet Remedy. Il fluido magico sembrava dolorasamente lento a guarirle le ferite. Adesso le restavano soltanto le bende curative per aiutare Calamity e me. Non ne avevamo nemmeno lontanamente a sufficienza. Era ancora molto debole per la perdita di sangue, e stava avendo dei problemi a stare alzata. Calamity aveva bisogno di un tutore medico per farsi sistemare la gamba; Velvet Remedy non voleva rischiare di lanciare un incantesimo di rigenerazione fino a quando non fosse posizionata correttamente. In più aveva bisogno di molto riposo per riprendersi dal fulmine che lo aveva colpito. Ce n’era ancora uno. Dovetti fare cenno a Velvet Remedy di stare indietro prima di avvicinarmi alla figura corazzata immobile, accartocciata contro la capanna 332 Fallout: Equestria — Parte II sottostante. Sfruttando la mia levitazione, sarei potuto passare sopra il campo minato in modo sicuro. Velvet Remedy non poteva. Tra i pensieri-parole dell’alicorno ed il nome che il mio PipBuck aveva dato spontaneamente alla baracca, non avevo bisogno dell’intelligenza accresciuta dalle Ment-ali Party-Time per rendermi conto che quello era probabilmente SteelHooves. Il grande cacciatore d’alicorni. . . il che significava che ce ne erano degli altri. Forse molti di più. Il pensiero di tutto ciò era terrificante. SteelHooves ne aveva sterminati due con una combinazione di sorpresa ed un’epica potenza di fuoco. Era stato per ingegno e fortuna che ero riuiscita ad uccidere il terzo prima che ci seccasse tutti. L’ultima volta mi era servito un vagone merci. Quelle creature non erano invincibili, ma erano potenti e molto difficili da uccidere. Lo stallone di metallo (o, almeno, stavo presumendo stallone sulla base della forma della corazza) non si era mosso dopo la battaglia. Mi accucciai accanto al Ranger caduto (molte delle mie bende si spostarono e si disfarono mentre lo feci e le ferite grondarono sangue). Da vicino l’armatura era ancora più impressionante. Aveva un proprio sistema di filtraggio dell’aria, completo di supporto vitale, ed addirittura un sistema di iniezione di farmaci meccanizzato. Il danno dei razzi era stato molto inferiore a quanto sarebbe dovuto essere. Nonostante ciò l’armatura si era incavata nei punti d’impatto, schiacciando terribilmente il pony all’interno. Cercai un modo per rimuovere l’elmetto. Se ce n’era uno, era ben nascosto. Ma trovati un connettore che avrebbe permesso al mio PipBuck di interfacciarsi con la matrice dell’elmetto a tecnologia arcana. Tirai fuori uno strumento dalla bardatura da lavoro, già sospettando che l’elmetto includesse un’equivalente sistema di EFS e SATS, se non di più. Chiunque avesse progettato l’armatura doveva aver lavorato a coda intrecciata con la Stable-Tec. «Non farlo.» La voce dall’interno dell’elmetto era bassa e rombante, eccezionalmente mascolina. Capitolo Quattordici — SteelHooves 333 Balzai indietro, sorpresa. C’era un pony vivo là dentro! Spinta dalla fiducia che mi davano le Ment-ali Party-Time mi avvicinai, cercando di rassicurarlo. «Sono un Tecnico di PipBuck, certificata dalla Stable-Tec,» mentii, ma solo un po’, «Sono sicura di poter essere utile.» «No. Non puoi.» disse la voce, ma il corpo ancora non si mosse. L’elmetto non si girò nemmeno per guardarmi. «La mia armatura ha subito un colpo incapacitante. Tutto è off-line. Il sistema medico, l’autoriparazione. . . l’intera matrice di incantesimi è andata in crash.» Mi sedetti sulle cosce, trasalendo quando molti dardi taglienti di dolore sferzarono i miei fianchi. «Puoi. . .» «Senza il potere magico, non posso nemmeno a muovermi. Morirò qui. Sono, in verità, già morto.» La voce bassa dall’armatura sembrava rassegnarsi all’idea, ed era in pace con essa. «Ma li ho portati con me. E, se non erro, ho salvato la Puledra della Scuderia. Come atto finale non è stato affatto male.» Fui presa alla sprovvista. La mia esagerata reputazione. Un profondo disagio si mosse dentro di me. Non era giusto che gli altri pony rischiassero la loro vita per me, che pensassero a me come qualcosa di speciale. Fissai il Ranger d’Acciaio, non ancora morto ma paralizzato. Se l’armatura non aveva energia, collegarsi ad essa sarebbe stato inutile. Guardai indietro verso Velvet Remedy, desiderando di aver effettivamente speso un po’ di tempo per imparare di più sulla medicina piuttosto che essermi semplicemente affidata alle sue abilità. Contemplai di sollevarla sopra al campo minato. Mi voltai nuovamente verso il pony corazzato caduto, «Va bene. . . SteelHooves, giusto?» «Come fai a. . . oh. Naturalmente.» Naturalmente cosa? Mi scrollai la confusione di dosso e continuai, «Sto portando il nostro medico quì.» Senza aggiungere altro, mi voltai e focalizzai la mia magia su Velvet Remedy. Fluttuò in aria con uno strillo scioccato. Cominciò a fluttuare in aria verso di noi. 334 Fallout: Equestria — Parte II «Littlepip, mettimi giù!» «Campo minato», dissi con noncuranza. «Va bene, spostami, poi mettimi giù.» Un attimo dopo si era unita a noi. Mi rivolse un nitrito da signorina e si voltò a guardare verso il cacciatore corazzato. Quando la informai di ciò che mi era stato detto la mia mente balenò al poster che avevo visto sul muro della clinica di Candi: «Non hai bisogno di diventare un Ranger d’Acciaio per essere un Eroe! Unisciti oggi al Ministero della Pace!». Guardai Velvet Remedy, sapendo che doveva aver già incontrato lo stesso poster da qualche parte, e mi chiesi se se ne stava ricordando pure lei. «Non vi dovete preoccupare,» insistette SteelHooves. «Non c’è niente che possiate fare. È stata una bella caval. . . «Sciocchezze,» nitrì Velvet Remedy, spazzando via la morbidità del Ranger d’Acciaio. «Dobbiamo solo farti uscire. . .» «No,» disse nuovamente la voce bassa e roca. «Scusa?» chiese Velvet, confusa. Spese diversi minuti ad esaminare l’armatura, con aria sempre più preoccupata. «Anche se la tua armatura ti avesse protetto dalle bruciature ed i tagli, hai subito una grave e massiccia contusione. Il danno interno potrebbe. . .» Mentre parlava, iniziò a circondare l’armatura in un morbido bagliore magico. «Non togliere la mia armatura.» Velvet Remedy nitrì. «Oh per piacere, ci son già passata con Calamity. Non posso curarti se non. . .» «Se rimuovi l’armatura, morirò.» Sbattei le palpebre, guardandolo a bocca aperta, osservando la gigantesca ammaccatura sul suo fianco. Non avevo l’intuito medico di Velvet Remedy, ma potevo immaginare che l’armatura fosse l’unica cosa che lo tenesse ancora insieme. Capitolo Quattordici — SteelHooves 335 Velvet si tirò indietro, rimuovendo il suo incantesimo. «Beh, questo sembra un difetto di progettazione.» «L’armatura è fatta per tenermi in vita,» disse SteelHooves un po’ sulla difensiva. «Apri la piastra corazzata sul mio fianco sinistro.» Velvet Remedy fece come gli era stato ordinato, rivelando un sistema di somministrazione di farmaci e pozioni mediche di ogni genere, dal Buck a. . . «Qualcuna di quelle medicine non la riconosco nemmeno,» disse Velvet sorpresa. «L’armatura ha un potenziamento curativo. Se stesse funzionando, sarei già completamente curato.» Ancora guardando il sistema di inziezioni, feci notare con noncuranza, «Non ha un sistema per le Ment-Ali Party. . .» «Littlepip!» mi rimproverò Velvet Remedy, zittendomi. Mi ritrassi, atterrita. Scacciai dalla mente il pensiero delle droghe, focalizzandomi invece sul collasso della matrice di incantesimi dell’armatura potenziata magicamente. Se fosse stata un PipBuck, avrei potuto facilmente. . . «Aspettate,» sussurrai, sapendo già cosa fare. Velvet Remedy mi diede un’occhiataccia. «Littlepip. . .» sibilò pericolosamente. Non potevo biasimarla. Era passato solo un secondo da quando avevo fatto quell’altra osservazione; non le piaceva affatto quanto potessi pensare velocemente in quel momento (se l’avesse fatto, magari non mi avrebbe tolto così in fretta le mie Ment-ali Party-Time). «No, so come sistemarlo! Posso ripristinare l’energia dell’armatura e riavviare la matrice di incantesimi.» Sorrisi. «L’ideatore dell’armatura ha chiaramente incorporato tecnologia arcana della Stable-Tec. Non è poi così differente dal sistemare un PipBuck.» L’espressione di Velvet si addolcì. «Bene allora, non stare lì impalata,» sorrise, levandosi di mezzo, stando attenta a non avvicinarsi al campo minato. Trottai in avanti, e tornai alla realtà con un tonfo. Il riconoscere il mio errore si mischiò con l’opprimente depressione che mi inondò 336 Fallout: Equestria — Parte II all’affievolirsi degli effetti delle Ment-ali Party-Time. In un istante, ero stupida, ignorante e sciocca. «N-non posso,» mi lamentai. «Ma hai appena detto. . .» «Non ho gli strumenti.» Volevo piangere. Il Ranger d’Acciaio sarebbe morto, imprigionato nella sua armatura, perché io non ero un Tecnico di PipBuck, certificata dalla Stable-Tec. La mia bardatura da lavoro non includeva la chiave per matrici di incantesimi. Lo ammisi, riluttante. Velvet Remedy mi camminò incontro, traballando un poco, ancora debole per la perdita di sangue. Mi avvolse con la sua coda, sussurrandomi in modo confortante nell’orecchio. «Una chiave per matrici di incantesimi?» La voce di SteelHooves sembrò più speranzosa che rassegnata. «Potresti riuscire a trovarne una nella Scuderia Ventinove.» Stavamo andando in un’altra Scuderia. Mi sentivo tremare al solo pensiero. Penso più per timore che debolezza fisica; Velvet Remedy aveva nuovamente fasciato le mie ferite. Calamity zoppicò verso di me. «Ricorda, Littlepip. Questa non è la tua Scuderia.» Annuii. Ero ancora sotto la depressione post-MPT. Sapevo che non ero nelle condizioni mentali per farlo. Ma SteelHooves aveva bisogno di aiuto, e glielo dovevamo. «Ho cambiato idea,» protestò il Ranger d’Acciaio. «Non posso permettervi di andare in una Scuderia per me.» Il suo senso di speranza era stato velocemente schiacciato da una testarda nobiltà d’animo, che capivo ma rifiutavo. Non ero l’unica. «Oh? Bene allora, vieni qua e fermaci,» suggerì Velvet Remedy. Per poi aggiungere, «Oh già. Non puoi.» Capitolo Quattordici — SteelHooves 337 «I tuoi modi di fronte al capezzale sono orribili,» riferì la voce da dentro l’armatura. Guardai noi tre. Non eravamo assolutamente nelle condizioni di viaggiare in un territorio sconosciuto ed ostile. Ognuno di noi riusciva a mala pena a stare in piedi. «Non vi dirò dove si trova l’entrata,» disse SteelHooves per dissuaderci. Calamity nitrì. «Il tombino1 con su scritto Scuderia Ventinove? Vicino alla fermata delle carrozze passeggeri di Fetlock?» SteelHooves ebbe l’acume di non dire nulla. Calamity si chinò e sussurrò, «E Velvet che pensava che non ci fosse nulla di interessante sotto la carrozza passeggeri.» Ci volle molto più tempo per tornarci di quanto mi ricordassi. Ci muovevamo con cautela, evitando i segnali rossi sulla bussola dell’EFS. In quel momento sentivo che anche un paio di radiablatte ci avrebbe potuto ammazzare. Calamity stava volando, evitando di mettere peso sulla sua gamba. Guardò la carrozza passeggieri ed annunciò in modo troppo allegro, «Beh, spero che la tua levitazione sia tornata al pieno della sua imponenza, Littlepip. A meno che non abbiamo trovato un regolatore di flusso e nessun pony me l’ha detto, muovere quel coso toccherà a te.» Mi stesi a terra. Avevo bisogno di focalizzarmi totalmente sulla carrozza passeggieri (Viaggi Bandito del Cielo, notai senza alcun motivo), e ciò significava non impegnare le mie energie per stare alzata. Il mio corno si accese mentre mi concentravo sulla gigantesca carrozza. Venne avvolto dal potere magico. Lo spinsi, convergendo tutta la mia volontà per muovere il veicolo. Il mio corno brillò. Un alone brillante lo circondò. La carrozza iniziò a dondolare, gemendo. Il sudore iniziò a colarmi dalla mia fronte. Iniziai ad avere problemi a respirare. Da qualche parte, distante, Velvet Remedy si stava preoccupando, ma la 1 Nell’originale ponyhole cover, in riferimento al termine manhole cover, che significa per l’appunto tombino. 338 Fallout: Equestria — Parte II ignorai. Un secondo alone brillante circondò improvvisamente il mio corno, e l’intera carrozza si sollevò di un paio di metri da terra e venne spinta indietro sul marciazoccoli. L’abbassai dolcemente, poi collassai, esausta. Potevo vedere il tombino. Yay. Ora della nanna. «Quanto tempo sono stata svenuta?» chiesi, atterrita. «Abbastanza a lungo da prenderti un po’ del sonno che ti serviva,» mi consolò Velvet. «Io stessa ho riposato un po’ gli occhi.» Eravamo in un breve galleria di manutenzione. Da un lato una porta conduceva ad altre gallerie di manutenzione che serpeggiavano tutte sotto Feltlock. Dall’altra parte, tre gradini conducevano fino alle massicce porte della Scuderia Ventinove. Calamity si ergeva su tre zampe (la sua zampa anteriore azzoppata era sollevata) e stava fissando il meccanismo di controllo. «Beh, siamo ad un punto morto,» proclamò. Sembrava che la Scuderia Ventinove non si fosse mai aperta. E senza una password di sblocco era improbabile che saremmo riusciti ad entrare. Eppure andai a lavorarci su. Sentivo la mia mente ancora pigra e considerai di sgranocchiare una Ment-ali (anche una che non fosse al sapore di Party avrebbe aiutato), ma non volevo che Velvet Remedy o Calamity pensassero che ne avessi bisogno. Non era così. Mi rendevano soltanto migliore. Dopo essermi inserita nel sistema di controllo ed aver indagato a fondo scoprii qualcosa di interessante. «Io. . . credo di aver trovato un’entrata di servizio.» «Dove?» chiese Calamity, guardando il condotto che portava in superficie. «È lontana?» Scossi la testa. «No, voglio dire, nel sistema. È necessaria una chiave a tre parti per aggirare la protezione standard.» «Che genere di chiave?» domandò Velvet Remedy. Capitolo Quattordici — SteelHooves 339 «Riconoscimento vocale. Sono necessarie tre voci diverse,» li informai. Poi, prima che qualche pony sottolineasse il fatto che casualmente eravamo in tre, mi spiegai: «Devono essere le tre voci giuste. Non importa ciò che viene detto, solo che venga detto dalle voci giuste.» Era un’entrata di servizio veramente interessante, per quel particolare. Mi chiesi cosa avesse portato a progettarla in tal modo. E se tutte le Scuderie avessero la stessa falla nella sicurezza. «Tre voci di chi?» Pensai per un momento, e maledissi quanto fosse lento il mio cervello a ragionare. «Io. . . ehm. . .» Poi mi ricordai del codice di sblocco della Scuderia Due. CMC3MAPS2 . «Credo di saperlo.» La prima voce fu quella che richiese più tempo, semplicemente perché non avevo una sua registrazione. Ci sedemmo invece ad ascoltare DJ Pon3 alla radio, aspettando che la sua selezione di canzoni scorresse. Per la prima ed unica volta fui grata che la sua trasmissione radiofonica avesse una così limitata gamma di musica. «Buona sera ad ogni pony! Qui è il vostro umile presentatore, DJ Pon3, padrone delle onde radio. Ed è solo una questione di tempo prima di ritornarci dentro. Ma prima, la notizie! Sembra che la nostra crociata delle terre devastate proveniente dalla Scuderia Due sia una salvatrice dalle pari opportunità. Dai rapporti che sto ricevendo, lei ed i suoi compagni hanno aiutato un gruppo di razziatori dello Spaccazoccolo per evitare che fossero decimati e schiavizzati dall’attacco di un esercito di schiavisti. . . E poi, perché non si può avere un muffin senza glassa, ha ucciso un drago!» Dannazione di Luna, perché non era mai «Calamity e la sua compagnia?» O «Velvet Remedy ed il suo seguito»? 2 A questo punto si può chiarire significato e traduzione dell’acronimo, in caso ce ne fosse ancora bisogno. Nell’originale era CMC3BFF, Cutie Mark Crusaders 3 Best Friends Forever, “Migliori Amiche Per Sempre”. 340 Fallout: Equestria — Parte II «Non so se sono d’accordo con te questa volta, ragazza. Salvare i razziatori? Alcuni mostri meritano di essere ridotti in schiavitù.» Perfetto. «Ancora notizie: ho avuto un altro rapporto riguardo canemoni che attaccano i viaggiatori nelle terre devastate tra Manehattan e Fillydelphia. Seriamente, pony, se dovete viaggiare in quel posto, assicuratevi di avere una scorta pesantemente armata. E se non l’avete, non fatelo. Questo è stato un suggerimento per la sopravvivenza di DJ Pon3. Sintonizzatevi per ulteriori suggerimenti di questa serie, tra cui ’Le granate non sono da mangiare’ ed ’I razziatori non vogliono essere tuoi amici.’ Ma prima, è Sweetie Belle che canta, ’I Giorni Bui sono Finiti’. . .» Mi alzai di scatto. «Ecco che arriva, pony!» Tornai ai controlli, diedi in pasto all’incantesimo di riconoscimento vocale i primi versi della canzone, prendendo mentalmente nota di registrare la canzone per uso futuro nel caso avessi avuto la profonda sfortuna di dover entrare in una Scuderia per la terza volta. Seguii con stralci di due registrazioni: «Il codice di sblocco per aprire le porte della Scuderia Due è. . . CMC3MAPS.» «Salve! Il mio nome è Scootaloo. Probabilmente mi conosci (perché sono abbastanza famosa) per le mie fantastiche performance ad eventi come il GALLoPS dell’anno scorso, o magari solo come fondatrice della Red Racer. . .» Con un possente sibilo ed un draconico gemito di protesta le porte per la Scuderia Ventinove cominciarono a muoversi. Mi voltai e trovai Velvet Remedy che mi passava davanti per andare ad mettersi di fronte alla porta. La splendida giumenta aveva indossato il suo fantastico vestito e si era strigliata la criniera. Lanciai uno sguardo Capitolo Quattordici — SteelHooves 341 a Calamity, che si limitò ad alzare le spalle. «Uhm. . . Velvet?» L’abito nascondeva la maggior parte delle sue bende. «Stiamo per incontrare per la prima volta i pony di un’altra Scuderia. Vogliamo mettere avanti il nostro zoccolo migliore», disse aristocraticamente. «Specialmente se non hanno mai avuto prima visitatori dall’esterno. Vogliamo sembrare diplomatici,» il suo occhio si mosse per guardarmi senza girare la testa. «Se voi due entrate per primi, sembreremo degli invasori.» La grande porta di metallo oscillò via e Velvet Remedy entrò nella Scuderia Ventinove in modo regale e senza esitare. Calamity zoppicò verso di me mentre la guardavo sparire all’interno. «Lei è veramente speciale, non credi?» «Sì. . .» dissi, sentendomi un po’ senza parole. Guardai Calamity, che stava guardando Velvet attraverso la porta. «. . . lei è. . .» Ci arrivai più tardi. Calamity non stava guardando Velvet Remedy, se la stava mangiando con gli occhi. Qualcosa si ruppe nel mio cervello. «. . . no!» No, semplicemente. . . no. «No?» chiese, confuso, senza che i suoi occhi lasciassero i suoi fianchi. Balbettai, ricomponendomi. «No, non no. Voglio dire. . . sì. Sì, lo è. Lei è. . .» Mia. Dannazione! Ciò era ingiusto. Io amavo Velvet Remedy. L’amavo da molto tempo prima che Calamity la incontrasse. Sì, sì, sapevo che in realtà non avevo alcuna possibilità con lei. Lei era. . . lei! Ed io ero solo. . . io. Ed io sapevo tutto su come si aprono le porte dei granai3 . 3 Riferimento alla battuta della madre di Littlepip, nel primo capitolo. 342 Fallout: Equestria — Parte II Ma. . . arrugh. Presi l’immagine mentale di Calamity che corteggiava con successo Velvet Remedy mentre io non potevo e la gettai in un buco buio e profondo. Poi riempii quel buco. Poi costruii una casa sopra a quel buco e mi trasferii in essa. Mi focalizzai invece sugli incontaminati ma estremamente cupi interni della Scuderia Ventinove. A prima vista sembrava perfettamente conservata. Un sussulto di Velvet Remedy mandò in frantumi quell’illusione. Velvet stava indietreggiando dai resti di uno scheletro penzolante da una parte del meccanismo delle porte, con la parte centrale del corpo polverizzata. Velvet vacillò, sembrando sul punto di svenire. Feci una smorfia, guardando Calamity che si precipitò per sorreggerla. Quello era un inizio nefasto. Due porte di metallo ci offrirono due opzioni: Manutenzione od Atrio. Il mio EFS era libero da simboli rossi. Del resto era completamente libero tranne che per i miei due compagni. Non c’era vita in quella Scuderia. Almeno non nel raggio dell’incantesimo del mio PipBuck. La Scuderia era completamente silenziosa, tranne che per l’immancabile acuto ronzio delle luci ed il dolce rumore dei generatori. «Questo posto è una tomba» disse Calamity. Quella per la Manutenzione avrebbe dovuto portarci direttamente all’officina del Tecnico dei PipBuck. Ma quella per l’Atrio ci avrebbe protato direttamente alla clinica, ed avevamo disperato bisogno di scorte mediche. D’altra parte c’era qualcosa che si stava nascondendo nella Scuderia Ventinove, avevamo bisogno delle scorte mediche prima di bighellonare in giro. Espressi il mio ragionamento a Velvet Remedy e Calamity ed entrambi concordarono, e Calamity trasalì quando lo zoccolo della sua zampa ferita strisciò sul pavimento. Feci un passo avanti e la porta per l’Atrio scivolò verso l’alto. Quando camminai all’interno, i miei occhi caddero all’istante sugli scheletri Capitolo Quattordici — SteelHooves 343 di almeno altre tre dozzine di pony. Erano disseminati per la sala, ma la concentrazione maggiore era proprio ai miei zoccoli. Dovetti usare la telecinesi per creare un passaggio attraverso le ossa dei pony «abbastanza fortunati» da riuscire ad entrare in una Scuderia prima che il megaincantesimo distruggesse Manehattan. Sentii la rabbia mordermi il retro della testa. Ricordai a me stessa che quella non era la mia Scuderia. C’erano anche un sacco di detriti nell’Atrio. Bottiglie di birra e whiskey, scotch e vino, quasi tutte vuote e molte in frantumi. Abiti e vestiti da gentilpony resi sudici dal decadimento. Nell’angolo più lontano, un impianto stereo era crivellato di buchi di proiettile. «Pensi che loro. . . ?» Velvet lasciò la frase in sospeso. Stava guardando dietro di noi, appena sopra la porta da cui eravamo venuti. Due torrette automatiche della sicurezza erano installate sulla parete. Avevano l’energia, ma non sembrava ci stessero seguendo. Il mio EFS affermò che non erano una minaccia. La stanza suggeriva che non era sempre stato così. Guardai in alto verso la finestra circolare dell’ufficio della Capogiumenta, solo che non ce n’era una. La parete era vuota e piatta dove sarebbe dovuta essere la finestra. La scala che avrebbe dovuto portare al centro della Sicurezza ed all’ufficio delle Capogiumenta era lì, ma era semplicemente etichettata: Sicurezza. Mi ritrovai irrazionalmente turbata dalle incorrettezze della progettazione della Scuderia. Di nuovo. Dietro di me, sentii Calamity sussurrare a Velvet, «Ha reagito male ad un’altra Scuderia prima d’ora.» Cosa, ero così ovvia? «Faremmo bene a tenere un occhio su di lei.» Oh perfetto. Ora sarebbero diventati i miei genitori. Arrugh. «Va bene, sembra non ci sia nessun pericolo immediato. Dovremmo dividerci per risparmiare tempo. Velvet, dovresti ripulire la clinica.» Era sicura. Potevo vedere l’interno della clinica attraverso la finestra dell’Atrio. «Calamity ed io ci dirigeremo alla manutenzione.» Velvet Remedy obiettò, «No, Calamity dovrebbe rimanere con me.» 344 Fallout: Equestria — Parte II Mi trattenni a stento dal pestare il pavimento. Velvet Remedy continuò noncurante, «Voglio rattoppare quella zampa il prima possibile. Posso usare la mia magia per curare l’osso una volta che l’ho posizionata in modo appropriato.» Bene, brontolai mentalmente. Poi, cercando di suonare la più compiacente possibile, «Certamente. Nessun problema. Non ho bisogno di nessun aiuto per trovare l’officina del Tecnico dei PipBuck dopotutto.» Certo, assumendo che il resto di quel posto non si articolasse in modo bizzarro. «Sarò di ritorno prima che abbiate finito.» Iniziai a trottare indietro attraverso la porta. Velvet Remedy mi fermò con una voce delicata. «Littlepip? Va tutto bene?» Agitai uno zoccolo. «Oh sì. Solo. . . mi sento un po’ logorata. Perdita di sangue, sai.» Feci un dolce sorriso. Lei sembrava che stesse cercando di sembrare persuasa. «Va bene, sono solo un po’ sorpresa. Ma sono felice. È una buona cosa che i miei due amici si piacciano l’un l’altro.» Calamity tossì. «Aspetta, cosa?» Nitrì, «Lei è una moralista elitaria piena di sé che preferirebbe curare i nostri nemici piuttosto che sparargli.» Velvet Remedy gli lanciò uno sguardo corrucciato. «E lui è un impulsivo ruffiano che pensa di poter curare le terre devastate affogandole nel sangue.» Buone Dee, non potevano essere più ovvi! Me ne andai prima di mettermi ad urlare. Spesi il resto del tragitto attraverso la Manutenzione della Scuderia a ricordarmi che era effettivamente una buona cosa che i miei amici andassero d’accordo, che ero una stupida ad essere gelosa quando fin dall’inizio non avevo avuto alcuna possibilità di provarci e che, se volevo tenermeli amici, avrei fatto meglio a seppellire quei sentimenti nello stesso buco buio. Capitolo Quattordici — SteelHooves 345 Mi chiesi da quanto quella storia stesse andando avanti. Era nuova? C’erano stati dei segnali troppo che non avevo colto perché troppo noncurante? O semplicemente non avevo voluto coglierli? L’idea del «coglierli» mi portò un’immagine mentale completamente indesiderata di Velvet e Calamity che velocemente stracciai e bruciai. Sarebbe stato difficile. Sai che cosa ti renderebbe facilmente felice per loro? Un piccolo pony nella mia testa mi agitò davanti una scatoletta. ‘Fanculo quel piccolo pony. Volevo crogiolarmi per un’altro po’. Una piccola luce apparì sulla bussola del mio EFS. Non era ostile. Uno di loro era venuto fin lì per seguirmi? Se era così, come avevano fatto a superarmi? Un momento dopo un robot della manutenzione si librò fuori da una delle stalle, coi suoi molteplici arti che ballonzolavano mentre puliva la parete. Non c’era da stupirsi che quel posto sembrasse immacolato. Sentii una scintilla di irritazione perché noi non avevamo un robot pulisci-pareti nella Manutenzione della Scuderia Due. Dovevo lavare i muri della mia officina a zoccolo. Il robot iniziò a pulire nella mia direzione. Decisi di togliermi dalla sua strada accucciandomi nell’officina del Tecnico della Robotica. La stanza era piena di robot della manutenzione in diversi stati di degrado. C’erano abbastanza strumenti da migliorare i piani dell’officina di Calamity. Iniziai a depredare. L’ufficio sul retro del Tecnico della Robotica era stato annerito dal fuoco. Trovai gli scheletri carbonizzati di due pony insieme ad un robot medico parzialmente smantellato. A giudicare dall’aspetto qualche pony aveva fatto un fatale errore lavorandoci sopra, facendo andare all’impazzata il lanciafiamme sanitario4 . Il robot della manutenzione passò attraverso la sala. Nel retro dell’ufficio bruciato c’era una cassaforte, il dipinto sulla parete che la copriva si era sciolto e sbucciato. La cassaforte invece non 4 Nell’originale, sanitary flamethrower. Probabilmente un dispositivo per lo smaltimento di materiale organico infetto. 346 Fallout: Equestria — Parte II aveva temuto nulla dal fuoco. Feci scivolare fuori il mio cacciavite ed una forcina, solo per scoprire che la cassaforte non era chiusa. Già di malumore, mi sentii tradita. Dentro c’era una fiaschetta di whiskey alla mela, una confezione vecchia di duecento anni (Buongustaio Vecchio Stile5 ) di Gocce di Miele, una scatola di (tristemente normali) Ment-ali, diversi appunti della manutenzione ed una registrazione. Tralasciando gli appunti scaricai la registrazione nel mio PipBuck ed iniziai ad ascoltare. «Qui è Mender6 , per segnalare i progressi diagnostici sul robot per le faccende domestiche di Cannikin7 . Sono stato su tutta la notte per esaminare la programmazione di questo coso; volevo avere il resoconto pronto in tempo per il funerale. «Da quello che posso dire, sembra che il robot abbia sofferto di un problema tecnico mentre riceveva un aggiornamento automatico dei suoi sottoprogrammi dalla Stable-Tec. Questa è veramente l’unica ipotesi che ho per spiegare come mai abbia dato a Cannikin una tazza di caldo e fumante solvente industriale invece di un caffè. «Tutti quei pony che mormoravano che il vecchio Cannikin avrebbe bevuto fino a morire si staranno probabilmente soffocando con le loro stesse parole proprio ora. E se non lo stanno facendo dovrebbero farlo. Ho visto il povero collega prima che lo incenerissero—la sua intera bocca e gola erano state corrose via. Ho avuto incubi per giorni per quello. «Pianifico di andare a parlare con Cornombroso8 più tardi oggi; voglio che tutti gli automatismi domestici rimangano spen5 Nell’originale, Old-Fashioned Gourmet, riferimento al perk di gioco “Buongustaio del Vecchio Mondo” (Old World Gourmet). 6 Letteralmente “Riparatore”. 7 Letteralmente “Secchiello”. 8 Nell’originale Shadowhorn. Capitolo Quattordici — SteelHooves 347 ti fino a quando non li avremo controllati tutti. Ovviamente sarà un’impresa farlo, e ci vorrà molto tempo. «So che è brutto da parte mia usare la morte di Cannikin per accelerare i miei programmi, ma questo è solo un altro esempio del perché penso che abbiamo bisogno di un’autorità all’interno della Scuderia. Come possono i pony della Stable-Tec anche solo lontanamente pensare di poter governare una Scuderia se non sono qui, a vedere che succede?» Ciò era inaspettato. E macabro. Tentai di togliere l’immagine mentale di Cannikin dalla mia testa, concentrando i miei pensieri sull’idea di una Scuderia senza una propria Capogiumenta. Una Scuderia mandata avanti in modo remoto dalla Stable-Tec. L’officina del Tecnico di PipBuck era proprio dove sarebbe dovuta essere. Ero sorpresa, confortata, ed un poco scocciata dal dover provare entrambe le cose. La chiave per matrici di incantesimi del Tecnico era chiusa a chiave in un armadietto assieme a dozzine di altri strumenti di precisione potenziati ai quali una mera apprendista come me non aveva il permesso di accedere. Feci nuovamente fluttuare fuori il mio cacciavite ed una forcina. Qualche minuto più tardi la mia bardatura da lavoro rinforzata era piena di tutto ciò che mi sarebbe servito per una riparazione avanzata di un PipBuck. E, almeno in teoria, tutto il necessario per ristabilire il flusso di potere magico nell’armatura di SteelHooves. E, giusto per sicurezza, impacchettai diverse batterie magiscintilla ed un piccolo apparato conduttore di campo magico. All’ufficio del capo Tecnico della Scuderia mancava l’amaca che aveva così spesso sostenuto il peso del mio insegnante nella Scuderia 348 Fallout: Equestria — Parte II Due. Scossi la testa, dando all’officina un’ultima occhiata prima di uscire per riunirmi ad i miei amici. Individuai un audio diario tra gli oggetti sparsi sulla scrivania del Tecnico. Sedermi e far partire il diario? O trottare indietro per trovare Velvet Remedy e Calamity. Assieme. Si spera non mentre si baciavano. Va bene, il diario. Cornombroso ci ha chiamato in riunione questa mattina. Abbiamo quasi avuto un grande disastro ieri. Quell'idiota di Buckbright ha costruito al suo puledro un fucile a piombini per il compleanno, quindi l'ha portato giù al livello del reattore per fare pratica contro dei bersagli. Che cosa stava pensando? Il puledro ha mancato una radiablatta ed ha fatto un piccolo buco nel sistema ambientale. In eetti ha intaccato il talismano per l'acqua. Fortunatamente sta funzionando bene, ma un altro centimetro e l'intera Scuderia sarebbe stata in un serio problema. Come capo della Manutenzione, Cornombroso ha proclamato una nuova serie di protocolli di sicurezza. Non saranno uciali no a quando non saranno approvati dalla Stable-Tec, ma li seguiremo comunque. Se alla Stable-Tec non piace che qualche pony dia ordini in suo nome, allora possono trottare loro stessi qua sotto e dire diversamente. Velvet Remedy spinse tre barattoli di pozione ristoratrice extra-forte verso di me. «Bevile. Sarai in salute perfetta in dieci minuti.» Capitolo Quattordici — SteelHooves 349 Ero scioccata. «Non dovremmo portarle con noi? Usarle al risparmio?» Velvet Remedy scosse la testa. Aveva un aspetto molto migliore. Aveva messo via il suo vestito e rimosso le bende; la sua pelle era perfetta, il suo manto sembrava puro ed in salute. Aveva un paio di flebo che le coprivano i fianchi, con un tubicino chirurgico che portava ad un punto sotto la sua spalla sinistra. «Non ne abbiamo bisogno. Ne ho già messo via un’altra dozzina per i nostri viaggi, bende a bizzeffe, qualche tutore, sacche di sangue ed altro. Per la prima volta abbiamo un’entrata positiva di scorte mediche. Direi che questa clinica è stata un dono delle Dee, ma so di più.» Alzai un sopracciglio mentre fluttuavo alle mie labbra la prima pozione. Velvet Remedy mi diede una registrazione. «Ho trovato questa mentre stavo. . . requisendo le scorte.» Sorrisi alla sua riluttanza al chiamarlo saccheggio o depredare. Buttai giù due delle pozioni ristoratrici extra-forti ed infilai la terza nelle mie bisacce. Il ricordo di Velvet, la sua pelle a brandelli e sanguinante, mi era tornato in mente. Potevo gestire l’essere quasi in piena salute se ciò significava avere una di quelle pronta in caso d’emergenza. Anche Calamity sembrava stare molto meglio. Si lamentò che, dopo l’incantesimo rigenerativo di Velvet Remedy, il tutore non era proprio necessario, ma lei insistette che lui lo tenesse addosso per almeno un altro giorno. Camminai per la clinica, cercando un buon posto dove sedermi ed ascoltare la registrazione. Ero accigliata, mi aspettavo brutte cose. Le registrazioni contenevano molto raramente belle cose nelle Terre Devastate d’Equestria. Specialmente, così sembrava, nelle Scuderie. Trovai un laboratorio chimico nel retro della clinica. Per un istante, tutti i pensieri della registrazione mi sfuggirono dalla mente. Guardando le droghe e le scorte, realizzai che con quello che avevo già, avevo tutti gli ingredienti necessari per cucinare la mia partita di Ment-ali Party-Time! Ed avendo l’abilità e l’opportunità, non potevo resistere. Sarebbe stato stupido farlo. 350 Fallout: Equestria — Parte II Quando mi misi al lavoro, mi ricordai del perché ero venuta lì. Feci partire la registrazione mentre schiacciavo le normali, noiose vecchie Ment-ali in una polvere fine. «Oh. . .» La voce era così carica di pura disperazione che spensi velocemente la registrazione. Non volevo sentirla. Mi concentrai sulla mia cottura chimica per diversi lunghi minuti, con la registrazione che se ne stava semplicemente lì sul bancone a fissarmi funestamente. Infine, sbuffando, la feci ripartire. «Com’è potuto succedere?! «Il dottore ed io siamo usciti solo per qualche minuto. Quando siamo tornati, la clinica si era sigillata ed il sistema antincendio si era attivato, riempiendo l’intera clinica con. . . con. . . «C’abbiamo messo più di un ora per riaprirla. Abbiamo provato a rompere la finestra, ma è rinforzata. Perché qualcuno dovrebbe rinforzare la finestra? Ogni pony all’interno è soffocato. Citronella9 era dentro per farsi solo togliere dei punti. Stava organizzando la Cute-ceañera10 di sua figlia questa sera, e stavamo decidendo che genere di torta prendere dai distributori. Il puledro degli Orange era ancora nell’asilo della clinica! Oh cavoli! Penso che nessun pony gliel’abbia ancora detto!. . .» Lo spensi nuovamente. Il mio cuore era aggrovigliato in nodi. Parte di me voleva piangere. Parte di me voleva infuriarsi con qualcosa. Ma non c’era niente di ovvio con cui infuriarsi. Quindi mi sfogai con il rubinetto, battendo i miei zoccoli contro di esso per il suo rifiuto a darmi dell’acqua. Era stupido, ma mi fece sentire bene. Finalmente 9 Nell’originale, Lemongrass. La Quinceañera è, nei paesi latino-americani, la festa oraganizzata per i quindici anni delle ragazzine. 10 Capitolo Quattordici — SteelHooves 351 (dopo aver versato dell’acqua dalla mia borraccia), finii di mischiare la miscela e la misi sul fuoco. Il rumore di una mitragliatrice che apriva il fuoco catturò la mia attenzione. Tutti i pensieri riguardo diari, Ment-ali e chimica evaporarono quando sentii Velvet Remedy urlare. I miei amici erano nei guai! Quando mi girai due punti rossi comparirono sulla bussola del mio EFS. Le torrette erano diventate ostili. Tornando con un balzo nella clinica centrale, vidi Calamity e Velvet accucciati dietro ad un banco medico ribaltato mentre le due torrette all’esterno (sopra la porta ora chiusa) bersagliavano la finestra di vetro. Cerchi e crepe a forma di ragnatela coprivano ogni suo centimetro, il vetro rinforzato stava per cedere. Fluttuando fuori la Piccola Macintosh mi posizionai dove sarei stata in grado di mirare entrambe l’istante in cui il vetro avrebbe ceduto. Non avevo molta copertura, ma se fossi stata veloce ed un poco fortunata non ne avrei avuto bisogno. La finestra si ruppe in una cascata tintinnante. Sentii il primo proiettile colpirmi il petto, senza penetrare la mia corazza, mentre mi immergevo nel SATS e miravo entrambe le torrette due volte. Un secondo proiettile attraversò la mia zampa anteriore tra il mio PipBuck ed il mio ginocchio mentre sparavo il primo colpo. Ed il secondo. BLAM! BLAM! La prima torretta esplose. La seconda mosse il suo arco di proiettili via da Calamity e Velvet Remedy e lo diresse verso di me. BLAM! BLAM! Un ultimo proiettile colpì il mio fianco, rimbalzando sull’impugnatura del mio fucile da combattimento con un forte schippo, quando la seconda torretta esplose. Collassai, realizzando all’improvviso che per l’ennesima volta stavo soffendo un dolore veramente forte. Ma quella volta non avevo assolutamente preoccupazione. Avevo Calamity e Velvet Remedy proprio 352 Fallout: Equestria — Parte II vicino, ed eravamo in una clinica. Se mi avessero dovuto sparare, non riuscivo a pensare ad un posto migliore od una compagnia migliore. Ma non appena toccai il pavimento lottai per rimettermi sugli zoccoli, ignorando le mie ferite. Zoppicando, sanguinando copiosamente, cercai di spingermi verso il laboratorio chimico. Dovevo assicurarmi che le mie Ment-ali Party-Time non cuocessero troppo. Ora che i miei amici erano al sicuro, la mia mente si concentrò su quello che era diventata una nettamente secondaria ma pur sempre importante priorità. La porta dell’Atrio era chiusa e bloccata. Eravamo sigillati all’interno. Era più un peggioramento che una vera preoccupazione. Sapevo che sarei dovuta essere in grado di sbloccare ogni porta in quel luogo dalla stazione della Sicurezza. Ma raggiungerlo significava passare per diversi punti dove saremmo potuti essere attaccati dall’improvviso grilletto-facile del sistema di sicurezza. Guardai i miei compagni. Ormai, stavo iniziando a pensare a noi come guerrieri esperti delle terre devastate (beh, almeno Calamity ed io). Non ero rimasta all’esterno a lungo, ma il tempo era stato una forgia come non ce ne sono altre. Delle torrette non sarebbero dovuto essere un gran problema per gli ammazza-draghi. Mi frenai all’istante. Quel tipo di pensiero era pericoloso. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era iniziare a credere all’entusiasmo della radio. Velvet Remedy mi stava guardando con tristezza. Pensavo di essere stata abbastanza veloce, ma immaginavo che sospettasse cosa stavo facendo nel laboratorio chimico. Non mi aveva tolto gli occhi di dosso da allora, ed il suo sguardo di rimprovero mi stava bruciando dentro l’anima. Capitolo Quattordici — SteelHooves 353 Calamity stava studiando qualcosa sul muro. All’inizio assunsi si trattasse di un altro poster di epoca bellica—lo stava studiando con la stessa intensità che Velvet Remedy di solito riservava a qualsiasi cosa inerente al Ministero della Pace. Ma quando mi avvicinai, ancora un po’ zoppicante sulla zampa rattoppata e fasciata, vidi che si trattava di una mappa della Scuderia. I miei occhi seguirono il percorso su per le scale fino alla stazione di Sicurezza. L’armeria era lassù, assieme ad una serie di stanze che in una corretta Scuderia sarebbero stati gli alloggi personali della Capogiumenta e della sua famiglia. Lì erano etichettate come stanze per VIP (Very Important Ponies). C’era una grande area di assolutamente nulla dove sarebbe dovuto essere l’ufficio della Capogiumenta. La mia fronte si corrugò. «Odio davvero queste Scuderie.» Velvet Remedy stava osservando gli scheletri, tenendomi comunque nella sua linea visiva. «Era. . . era ridotta così, l’altra che avete trovato?» «Peggio», nitrì Calamity. Ci dirigemmo verso le scale, fermandoci ad una bacheca coperta dalle solite note. Mi ritrassi; qualche pony aveva scritto «SMETTILA DI UCCIDERCI!» sulla bacheca con quello che sembrava sangue. «Oh cielo», sussurrò Velvet. Con mia sorpresa tirò via dalla bacheca una delle note, levitandola più vicino per ispezionarla. La nota era posizionata tra un proclama di nuove regole di sicurezza ed un foglietto per due puledre disperse i cui visi sorridenti avevano fissato per secoli un atrio pieno di cadaveri. Sul foglio che aveva preso Velvet era dipinta la parte inferiore della «D». Spostai lo sguardo dalla bacheca a lei chiedendomi come, per la Criniera di Luna, potesse trovare qualcosa più degno di nota dell’immensa preghiera di misericordia scritta coi propri fluidi corporei da un pony morente. Velvet Remedy voltò il manifestino in modo che io e Calamity potessimo vederlo. 354 Fallout: Equestria — Parte II Party del Terzo Mese di Sopravvivenza! Questa sera nell'Atrio! Dalle 10 alle 16 dirige la Vinyl Scratch della nostra Scuderia 29 (gli alcolici verranno serviti dopo mezzogiorno) Calamity fischiò, tirandosi su il cappello. «Vinyl Scratch. La DJ Pon3 originale. . . almeno secondo alcuni. Quindi è sopravvissuta alla bomba al fuoco magico di Manehattan, dopo tutto.» Tirai un’occhiata a Calamity che gli suggeriva di aver bisogno di rivedere la sua definizione di «sopravvissuta». Odiavo veramente quelle Scuderie. Tra la furtività e la Piccola Macintosh le altre torrette si dimostrarono una minaccia irrisoria. Ricaricai mentre entravamo nella stazione di Sicurezza. Mi sedetti per penetrare nel terminale, cercando di essere rispettosa quando fluttuai via lo scheletro di un pony per poggiarlo in un angolino vicino agli altri. Velvet Remedy aveva iniziato a pregare per loro. Calamity trottò verso l’armeria nella vana speranza di poter aprire la porta senza le mie abilità. Dopo aver scoperto di non poterlo fare, si girò con un’espressione di disappunto. Aspettai che facesse un passo prima di aprire la porta a distanza dal terminale facilmente violato. Fece un salto, poi mi lanciò un ghigno e scomparve all’interno. Una piccola, ma di buona natura, vendetta; sentivo ancora l’odore di carote. Mi girai per vedere un gigantesco ammasso di registri della sicurezza. Andando a casaccio, tirai fuori uno dei più recenti. Annotazione 67: Questa è pazzia! Capitolo Quattordici — SteelHooves 355 Più della metà della popolazione è morta. All'inizio pensavamo fossero solo strani incidenti, ma adesso sono chiaramente intenzionali. È come se la Scuderia stessa si sia messa contro di noi! Ieri la scuola si è sigillata da sola e del plasma è stato ventilato nella stanza. Ventitré puledri e puledre sono stati massacrati orribilmente, i loro corpi si sono letteralmente sciolti! Potevamo sentire le loro grida! Mio nipote era in classe. Aveva appena ottenuto il suo Cutie Mark; sarebbe cresciuto per diventare un artista! Mia sorella non riesce a smettere di piangere. Si è chiusa nella sua stanza con tutte le fotograe che ha di lui. Qualche pony deve essere responsabile di tutto questo. Qualche pony deve pagare! Mi ritrovai tremante, e non dal dolore. Ordinai al terminale di sicurezza di far partire una delle più vecchie. Annotazione 43: Cornombroso è spirato la scorsa notte a causa delle complicazioni dopo essere stato quasi folgorato ieri mattina presto mentre tentava di accedere alla giunzione dietro un pannello di sicurezza con il suo PipBuck. Questo, così presto dopo che Buckbright e suo glio sono morti in quell'incidente con l'ascensore! Questa Scuderia è una trappola mortale. Ne feci partire un’altra. Annotazione 72: È la Stable-Tec. Deve esserlo! Quei bastardi alla Stable-Tec ci hanno chiusi tutti quanti nel loro pic- 356 Fallout: Equestria — Parte II colo fottuto labirinto mortale e ci stanno uccidendo. Non è nemmeno più uno per uno oramai. Ci stanno massacrando a gruppi! Che genere di sadici bastardi potrebbero fare questo!? Hanno ucciso dei bambini! Non capiscono che noi siamo l'unica speranza per il genere dei pony? Queste Scuderie dovrebbero avere lo scopo di salvarci! Che genere di malvagi fottisella11 si diverte a giocare al massacro con gli ultimi membri superstiti della sua stessa specie? Non possiamo nemmeno raggiungerli. È tutto controllato remotamente. Feci partire quello successivo, ignorando Velvet Remedy che mi chiedeva di smettere. Annotazione 73: Ah. Ah. Ci stanno prendendo in giro, vero? Mi viene in mente che noi non sappiamo veramente se i megaincantesimi sono esplosi. Noi crediamo che il mondo sopra di noi sia stato distrutto perché è quello che la Stable-Tec ci ha detto di credere. Ma se così non fosse? Tutta Equestria sta semplicemente andando avanti con le loro vite quotidiane nel mondo soleggiato là sopra mentre noi urliamo e piangiamo e moriamo qua sotto per l'insano divertimento di qualche pony malato e senz'anima della Stable-Tec. È l'unica cosa che darebbe un minimo di senso a questo orrore. 11 Nell’originale, saddlefuckers. Capitolo Quattordici — SteelHooves 357 Mi allungai per farne partire un’altra quando Velvet Remedy mi tirò fisicamente via dal terminale. «COSA!?» Urlai in piena rabbia, ed il mio corpo stava tremando così tanto che sentivo che sarei esplosa. «Littlepip,» disse, e capii che stava piangendo, «Devi fermarti.» Calamity e Velvet Remedy mi mandarono a controllare le ultime due stanze, le stanze VIP. mentre loro spegnevano i sistemi di sicurezza ed aprivano tutte le porte. Andava bene. Volevano che riprendessi fiato. Che mi calmassi. Io volevo trovare un posto lontano da loro e qualcosa da poter distruggere con violenza. Vedevo rosso come mai prima, e non potevo nemmeno attaccare l’origine della mia rabbia perché erano tutti morti. Morti decenni e secoli fa. Il mio corpo non smetteva di tremare. La prima stanza aveva un’insegna accesa sopra di essa: Vinyl Scratch. Quindi quella era la sua stanza. Il DJ Pon3 originale. Feci un passo avanti e la porta si aprì. La stanza all’interno non era stata toccata sin dalla notte del party, tre mesi dopo che le porte della Scuderia Ventinove si erano chiuse, intrappolando ogni pony al suo interno. Camminai in giro, osservando. Pile di registrazioni. Giradischi. Equipaggiamento per la registrazione. Uno spazio piuttosto lussuoso anche se piccolo per mangiare e dormire. Un bagno personale con una vasca da bagno. Avrei potuto sfogare abbastanza bene la mia rabbia lì. Le registrazioni si sarebbero frantumate sotto i miei zoccoli in modo abbastanza piacevole. Ma non potevo farlo. Distruggere le cose che sono state amate dai pony che hanno vissuto lì (anche se per poco tempo) non sarebbe stato come inveire contro i vili pony che avevano creato quel posto; sarebbe stata piuttosto una continuazione del loro lavoro. Raccolsi invece 358 Fallout: Equestria — Parte II qualche registrazione, facendole scivolare nelle mie bisacce. Una volta tornata dagli altri le avrei fatte chiudere da Velvet Remedy in una delle sue scatole mediche dove sarebbero state al sicuro dai proiettili. Mi ricordavo ancora della mela. C’era una cassaforte nella stanza. Esitai. Per qualche ragione mi sembrava un po’ strano scassinare la cassaforte di una celebrità, anche una morta da molto tempo. Ma con un respiro profondo tirai fuori i miei strumenti e mi misi al lavoro. Dentro vi trovai un vecchio giocattolo per bambini, diverse fotografie incorniciate ed una manciata di poster. Ed una scatola che sembrava essere stata salvata da un fuoco. Dentro vi erano quattro sfere di memoria. Una catturò la mia attenzione. Era etichettata: L’Ultimo Party di Pinkie Pie. La presi, infilandola nelle mie bisacce e camminai nella stanza successiva. L’insegna sopra la porta annunciava: Cornombroso. La giumenta a capo della manutenzione era una VIP nella Scuderia? Anche nel bel mezzo della mia a mala pena trattenuta furia verso la Stable-Tec, il cui mio puro odio nei loro confronti non poteva essere espresso, parte del mio cervello riconobbe che sembrava strano. La porta si aprì per me ed entrai. La stanza era più disordinata. C’erano componenti e metallo di scarto ovunque. Progetti finiti a metà coprivano il tavolo. Schemi di differenti sistemi della Scuderia erano attaccati al muro. Uno di essi era stato strappato via per rivelare la cassaforte della stanza. Ancora una volta mi misi al lavoro. Quando la cassaforte si aprì rivelò un’altra registrazione. Sembrava sorprendentemente simile a quella che avevo trovato nell’ufficio del Capostallone. Dovevo ascoltarla. Ma parte della mia mente mi urlò di non farlo. Non diedi ascolto alla voce. Al contrario feci partire il messaggio, ed un’altra voce familiare prese vita nella tomba che era la Scuderia Ventinove. La voce sembrava determinata ma stanca e piena di tristezza. Sembrava come se stesse leggendo un copione che aveva imparato ad odiare. Capitolo Quattordici — SteelHooves 359 «Salve, Cornoombroso! Quel che segue è solo per le tue orecchie. Ti sto parlando perché sei stata selezionata per un lavoro molto importante, grazie al tuo senso di lealtà e dovere sia a questa compagnia che ai pony intorno a te. «Il mio nome è Scootaloo. Probabilmente mi conosci per. . . oh a chi importa. Sono stanca di queste cose. . . «. . . riproviamo. . . «Salve, il mio nome è Scootaloo, e sono la vice-presidente della StableTec. Se stai sentendo questo significa che i Protocolli di Minaccia di Livello Omega sono stati attivati ed i cittadini di Equestria scelti per la Scuderia Ventinove sono stati messi al sicuro dentro la miglior infrastruttura mai creata per la sopravvivenza all’apocalisse. «Mi dispiace tanto. Vorrei che potessimo fare di più. «Diamine, avrei voluto che tutto questo potesse essere impedito. . . «. . . Ma invece tocca a noi salvare chi possiamo, e cercare di impedire che accada di nuovo. Per questo motivo la tua Scuderia è stata selezionata per partecipare ad un vitale progetto sociale. L’obiettivo primario della Scuderia Ventinove, come per tutti le altre, è di salvare le vite dei pony al suo interno. Ma. . . «. . . ma c’è uno scopo più grande per la tua Scuderia, oltre il salvare i singoli pony. Noi qui alla Stable-Tec capiamo che non va bene per il genere dei pony salvarsi adesso solo per poi annientarsi l’un l’altro dopo. Dobbiamo capire che cosa è andato storto. Dobbiamo trovare una via migliore. E dobbiamo essere pronti ad implementarla il prima possibile appena le porte delle Scuderie si apriranno. E sopravvivere a ciò che i nostri leader attuali saranno riusciti a fare ad Equestria. . . «. . . dannazione. Come siamo arrivati a questo? Dannazione, dannazione, dannazione!. . . «Noi. . . Penso che siamo arrivati a questo. . . forse. . . perché siamo pony. Facciamo del nostro meglio. Abbiamo le migliori intenzioni. Ma quando le cose vanno male ci agitiamo o ci confondiamo. O ci sconvolgiamo. O ci arrabbiamo. La nostra abilità nel fare scelte intelligenti è più compromessa quanto più ne abbiamo bisogno. 360 Fallout: Equestria — Parte II «Cattive scelte, scelte emotive. . . ci hanno trascinato in una guerra che nessun pony voleva. Ci hanno spinto sull’orlo dell’estinzione. . . e se stai ascoltando tutto questo. . . «. . . oltre. «. . . che vadano tutti all’inferno. Che tutti noi andassimo all’inferno. «. . . «Scusa. Odio tutto questo. Vorrei che il mondo fosse di nuovo come quando ero una puledra. Ma i desideri sono solo desideri. «. . . dannazione, sembra che non possa finire una di queste senza andare ampiamente fuori argomento. Sono sicura che tu ti stia chiedendo cosa, se non altro, ha a che fare tutto ciò con te? Perché ti sto dicendo questo? Non preoccuparti, c’è un motivo; questo non è semplicemente il vaneggiamento di un pony della Stable-Tec che è. . . già morto. . . non è vero? «. . . «La tua scuderia ha una progettazione veramente eccezionale. A dispetto dei documenti ufficiali questa Scuderia non ha alcun tipo di collegamento remoto con la Stable-Tec. Al contrario, per sostituire la normale posizione della Capogiumenta, abbiamo attrezzato la Scuderia Ventinove con un sistema computerizzato di classe Crusader12 . «Il Maneframe13 classe Crusader è il più avanzato supercomputer mai creato dal genere dei pony, usando i più grandi progressi disponibili della tecnologia arcana. Il Crusader è capace di pensieri propri, creatività ed apprendimento. Ne abbiamo costruiti solo tre, e gli altri due sono al momento in possesso rispettivamente del Ministero delle Scienze Arcane e del Ministero dell’Epicità. «L’obiettivo di questo esperimento sociale è rimuovere dall’equazione l’emotivo e fallibile pony. Per vedere se possiamo fare meglio attraverso un sistema di governo pragmatico e logico che non è soggetto ai nostri errori. 12 13 Letteralmente, “Crociato”. Assonanza tra main, principale, di mainframe, e mane, criniera. Capitolo Quattordici — SteelHooves 361 «Come sempre, nel caso qualcosa dovesse andare storto, c’è un backup. E quel backup sei tu. Forniti insieme a questa registrazione ci sono i codici per spegnere il Maneframe Crusader in caso d’emergenza. Fare ciò sfortunatamente disattiverà anche tutti i sistemi automatici, quindi questo andrebbe fatto solo in caso di vita o di morte della popolazione della Scuderia. C’è una giunzione di accesso fra la stazione di Sicurezza e le stanze VIP attraverso la quale potrai accedere al Crusader Maneframe. «Come ultima risorsa, la programmazione del Crusader Maneframe può essere interamente sovrascritta transferendo magicamente la mappatura del cervello di un pony nel Maneframe stesso. Questo ti permetterebbe di diventare effettivamente il Crusader, prendendo tu stessa il controllo dei sistemi automatici. Tuttavia questo non è stato testato e gli effetti sul pony che inizierà questo trasferimento sono sconosciuti, quindi io veramente, veramente lo sconsiglio. «In ogni altra circostanza, comunque, è cruciale che continui l’inganno, secondo le direttive fornite. «Grazie. Da tutti noi. Da tutta Equestria. Ti auguro buona fortuna, e possa la Scuderia Ventinove e tutti i suoi pony vivere bene ed a lungo.» Trovare la giunzione d’accesso di sicurezza fu facile. Stavo riascoltando il messaggio, però nel mio auricolare. Non aveva senso. Ma aveva il singolare beneficio di non essere opprimentemente malvagio. Dovevo saperne di più. Spostando il pannello di sicurezza, trovai un labirinto di condutture e cablaggi. Ed in mezzo, un piccolo cubo giallo arancione con un connettore nero. Mi ricordai che l’ultimo pony che aveva cercato di fare ciò era stato effettivamente fulminato. Collegare il mio PipBuck nella giunzione potrebbe essere una sentenza di morte. Fortunatamente avevo un’altra opzione. 362 Fallout: Equestria — Parte II Tirai fuori il PipBuck di Velvet Remedy per la prima volta sin da quando l’avevo trovata. Era una bellezza, ma avevo capito che aveva un significato meno piacevole per lei. Tenendolo solo con la levitazione collegai il suo PipBuck personalizzato nella giunzione. Alcuni minuti dopo stavo guardando un flusso di dati. Una stringa catturò la mia attenzione: > Errore Rilevato: > Talismano dell'Acqua in funzione al 98% della capacità > Analizzando i Danni > Possibilità di ripristinare il Talismano dell'Acqua a piena funzionalità: 0% > Analizzando le Opzioni > Livelli di Radiazione della Superce 1300% sopra il livello di sopravvivenza > La Preservazione della Vita dei Pony richiede razionamento dell'acqua ed una riduzione dello 0.02% della popolazione della Scuderia > Avviando razionamento dell'acqua > Analizzando la popolazione per il 0.02% più sacricabile > Avviando riduzione della popolazione Le forze mi abbandonarono. Fissai quello che stavo leggendo, e la mia rabbia si sciolse in una fredda disperazione. C’erano diverse stringhe di dati simili. Nel corso di una stagione il talismano dell’acqua danneggiato aveva continuato a deteriorarsi, ed ogni volta che il danneggiamento raggiungeva una nuova soglia il Crusader che dirigeva la Scuderia Ventinove aveva eliminato una porzione della popolazione in un tentativo freddamente calcolato di preservare nell’insieme la «Vita dei Pony» nella Scuderia. Capitolo Quattordici — SteelHooves 363 Dopo tre mesi il talismano dell’acqua si ruppe completamente. Il Crusader agì di conseguenza. Per preservare la Vita dei Pony. Versai quello che rimaneva di una bottiglia di whiskey alla mela giù per la mia gola, godendomi il bruciore. La rabbia si era prosciugata, rimpiazzata da un intorpedimento che era anche peggio. Decisi di scappare da quel posto orribile tramite la sfera di memoria, almeno per un po’. Poggiandola gentilmente focalizzai la mia magia sulla sfera. Istantaneamente, fui sommersa da lampi brillanti, un orribile ruggito rimbombante ed una nausea sviscerante. La sfera di memoria si era in qualche modo deteriorata, ed io ero intrappolata all’interno di un incubo di reazioni sensoriali e vertigini. Cercai di scappare, ma non c’era via d’uscita. Poi il mondo tornò a posto. Ma non era il mio mondo. Ero piuttosto sicura di essermi vomitata addosso, ma non ero io, quindi non potevo dirlo. Tutto attorno a me c’era un imponente party. Luci colorate, decorazioni da festa, ed un ritmo di ballo che ti afferrava l’anima e ti faceva venire voglia di muoverti. Ero ai giradischi, agitando la testa al ritmo. Ed ovunque, pony. Pony che ballavano, pony che mangiavano, pony che facevano cose in angoli e dietro vasi di piante che avrebbero fatto arrossire e svenire i loro genitori. Una pegaso azzurra che stava graziosamente invecchiando con una criniera color arcobaleno svolazzò verso i giradischi con un po’ di spavalderia e sembrando leggermente brilla. 364 Fallout: Equestria — Parte II «Fantasico ritmo, Vinyl Scratch!» ghignò, «I tuoi ritmi fanno sempre i party migliori!» Portava bene i propri anni, e doveva essere stata dannatamente carina nella sua giovinezza. Volevo la sua criniera! E, whoa, Vinyl Scratch la stava squadrando? Il mio sguardo andava su e giù. . . No, aspetta, stava solo dondolando la testa. «Eggià,» disse una familiare pony arancione con un cappello da cowpony sulla sua criniera gialla, e dei nastri rossi nella sua coda che richiamavano il suo cutie mark a tre mele. Era significativamente più vecchia rispetto alla sua statuetta; sembrava ancora più vecchia che nell’articolo di giornale, e non era invecchiata così bene. Mi chiesi se il suo aspetto dipendeva più dallo stress che dagli anni. «Fluttershy e Rarity odieranno di esserselo perse.» Il suo accento mi ricordava un sacco Calamity. La pony terrestre arancione girò attorno ad i giradischi, guardando il pegaso azzurro che oscillò leggermente sorridendo di rimando. «Sei sicura di voler volare a casa, Rainbow?» «Ah diamine, no!» la pegaso dalla criniera arcobaleno diede un colpo di zoccolo sulla spalla della pony arancione. «Non ho mai lasciato un party di Pinkie Pie in volo sicuro da. . . quasi vent’anni!» La pony arancione le lanciò uno sguardo strano. «Non ha provato nessuna delle. . . cose più forti. . . vero?» «Diamine no,» Rainbow battè uno zoccolo sul pavimento mentre si ripeteva. «Sai. . .» Abbassò la voce, che si era alzata, «. . . Non tocco niente di quella roba.» Alzò uno zoccolo al petto con un orgoglio leggermente barcollante. «Rainbow Dash non ha bisogno di potenziamenti!» La pony arancione sembrò sollevata. Realizzai che stavo guardando la misteriora Giumenta del Ministero dell’Epicità, la cui ribellione aveva dato a Calamity il suo titolo di Dashita. Non sapevo cosa pensare; anche se, dovevo ammeterlo, aveva certamente la criniera giusta. «Ho sentito che qua hanno della roba chiamata Dash!» disse Rainbow Dash in tono da cospiratrice. «Pinkie dice che renderebbe persino me più veloce.» Atterrò con atteggiamento eroico, con la voce riempita Capitolo Quattordici — SteelHooves 365 di spavalderia extra. «Certo che non mi faccio di quella roba, AJ. Dash fatta di Dash? Non violerebbe soltanto le leggi d’Equestria. Violerebbe le leggi della fisica!» Uno stallone dal manto verde mela trottò verso di loro e sussurrò qualcosa nell’orecchio della pony arancione (apparentemente chiamata AJ). Rainbow Dash si fermò fissandoli. «Quiiiiindi AJ, chi è il nuovo stallone?» «Non dovresti chiederlo in quel modo,» disse AJ irritata. «Ah, se volevi della compagnia,» Rainbow Dash diede un colpo di zoccolo al cutie mark della pony arancione, «Avresti potuto semplicemente chiedere a me.» La pony terrestre diede un’occhiataccia a Rainbow Dash. «La porta del mio granaio non si apre in quella direzione.» Qualcosa si agitò dentro di me. «E nemmeno la tua.» L’agitazione morì. «Sei ubriaca,» aggiunse la pony arancione inutilmente ma accuratamente, togliendosi di mezzo al passaggio di una giumenta verde con un piatto pieno di torta. Rainbow Dash semplicemente ridacchiò. «Quindi, hai intenzione di presentarmi il tuo nuovo stallone o no?» AJ girò gli occhi prima di presentarlo. «Questo è il sergente ‘SteelHooves’ Applesnack. Ha servito con Big Macintosh. Apples, caro, questa è Rainbow Dash, la vecchia amica che ti ho diffi. . . che ti ho raccontato.» Impossibile. «Impossibile!» Rainbow Dash fece eco ai miei pensieri. Quindi procedette a deragliarli. «Stai uscendo con uno stallone chiamato Applesnack?» La pegaso, che aveva appena ricominciato a volare, collassò sul pavimento, rotolando tra le risate. L’anziana pony terrestre arancione girò gli occhi. Senza guardare la sua compagna ridente nitrì, «Non farti male.» Da qualche altra parte nella sala, era scoppiato un litigio. «Applejack ed Applesnack!» Rainbow Dash cercò di alzarsi, ma cadde in una nuova ondata di risate. «Oh, fa troppo male!» 366 Fallout: Equestria — Parte II Stavo pensando che il suo titolo doveva essere una coincidenza. L’avrei saputo di per certo dalla sua voce, ma non aveva ancora detto niente. Stava guardando la vecchia amica della sua ragazza con un divertimento graziosamente beffardo. La mia vista venne strappata dalle due quando Vinyl Scratch alzò lo sguardo verso la balconata, dove il litigio che avevo a mala pena notato prima stava iniziando ad attirare l’attenzione di tutti i pony. Riconobbi immediatamente Pinkie Pie, anche se l’unicorno viola che stava determinatamente trottando via da lei non era familiare. «Non di nuovo,» disse Pinkie Pie, balzellando dietro di lei. «Non ti aspetterai mica che io cuocia un muffin senza prima assaggiarlo per assicurarmi che sia buooooono, giusto?» «Me ne vado,» disse. «Non sarei dovuta venire.» Era a mala pena udibile attraverso il clamore del party. La voce di Pinkie Pie invece per qualche motivo poteva essere chiaramente udita sopra la musica rock. «Oh, non fare così, Twilight! È un paaaar-tiiii! Divertiti!» L’unicorno guardò avanti, ignorandola finché la sorprendentemente ballonzolosa pony si lanciò direttamente davanti all’unicorno viola. «Divertiti! Divertiti! Divertiti! Divertiti!» cantò come se fosse un mantra. L’unicorno si fermò, con uno degli zoccoli davanti alzato, e scrutò. Sembrava lottare con un impulso interiore. Per un momento gli eventi sarebbero potuti andare in entrambi i modi. Ma abbassò il suo zoccolo con un colpo. «Io non mi sto divertendo, Pinkie Pie,» disse, con un tono di voce pericoloso ed alto. «E vuoi sapere un segreto? E. Nemmeno. Tu!» Pinkie Pie ridacchiò. «Certo che mi sto divertendo! C’è torta e gelato e muffin e la migliore musica da party e bevande e bomboniere e. . .» «E queste?» L’unicorno fece fluttuare una scatola da un tavolo vicino. Capii immediatamente cosa fossero. Capitolo Quattordici — SteelHooves 367 «Sì! Specialmente quelle!» La pony rosa stava quasi splendendo. Sentii Applejack gemere di fianco a me. Twilight aprì la scatola. Quindi la rovesciò, spargendo Ment-ali Party-Time per tutto il pavimento. Qualcuna rimbalzò giù dalla balconata, altre giù per le scale. La pony rosa ansimò e balzò al loro inseguimento, raccogliendole. Parte di me voleva unirsi a lei, ma ero impossibilitata dall’essere solo di passaggio. «Sono stufa di mentire per te,» la rimproverò ad alta voce Twilight. «Di coprirti con la Principessa. Tutti lo sono. Ed io non lo farò più.» Pinkie le lanciò uno sguardo feroce mentre raccoglieva le sue Ment-ali Party-Time. «Non dovevi farlo, streghetta-nervosetta-rimecon-etta14 .» «Non sei più una pony da party, Pinkie; sei solo una tossicomane. Come la metà dei pony ai tuoi party.» L’unicorno viola fissò la pony rosa, rilasciando un livello d’ira che si era chiaramente accomulato per un po’ di tempo. «Questo è tutto. Rivoglio la mia vecchia amica indietro. Voglio la mia Pinkie Pie. Tu non sei lei. Ma se ti capita di trovarla, dille di chiamarmi.» La canzone finì. Il ritmo si fermò. L’intera sala cadde nel silenzio. «Twi. . .» «No, dirmi ‘Twi’. Non funzionerà questa volta. O ti ripulisci e ti confessi. . .» L’unicorno fece un respiro profondo stringendo gli occhi in preparazione di quello che stava per dire. «. . . o questa amicizia è finita!» Twilight si voltò e camminò via. La pony rosa sembrò sgonfiarsi. Anche la sua criniera ricadde floscia. Di fianco a me, Applejack gemette nuovamente. «Oh cielo, Twi.» Rainbow Dash, che da tempo aveva smesso di ridere, battè le ali. «In un certo senso ha ragione.» E quindi la pegaso azzurro volò lentamente verso l’uscita. Superò comunque Twilight ed uscì. 14 Nell’originale, witchy-twitchy-rhymes-with-itchy. L’ultima parola, oltre ad essere la rima, significa “prurito”. 368 Fallout: Equestria — Parte II Twilight si girò, senza guardare direttamente Pinkie Pie. Con una voce che non sono sicura avesse raggiunto la balconata disse, «Se decidi di essere nuovamente la mia Pinkie Pie. . . davvero. . . ed hai bisogno d’aiuto, sai dove chiamare.» Quindi camminò oltre la porta in quella che sembrava una Manehattan notturna e piovosa. Si chiuse dietro di lei. Un pensiero mi colpì, quando collassai dal ricordo come se mi avessero dato un calcio allo stomaco (mi ero, in effetti, vomitata addosso). Appoggiandomi alla parete, mi riassicurai, «Non sono messa così male. . .» «Ma devo stare attenta con voi,» dissi alle Ment-ali Party-Time nelle mie bisacce. «Non posso lasciare che Calamity o Velvet Remedy pensino che ho un problema con voi. Non voglio perdere i miei amici perché loro pensano che io sia una tossicomane.» Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Pelle Dura (livello uno)—Le brutali esperienze delle Terre Devastate d’Equestria ti hanno rinforzato. Ottieni +3 al Limite Danni per ogni livello che ottieni di questo vantaggio. Capitolo Q uindici Sussurri nell’Oscurità «Psst! Pinkie Pie, stai già dormendo?» Riposo. Il sonno venne a singhiozzi. Avevo un serio e disperato bisogno di riposo, ma ogni volta che chiudevo le palpebre i sogni febbrili degli orrori delle terre devastate si scagliavano contro gli occhi della mia mente. Vidi dei pony caricare bagagli su una carrozza passeggeri (Viaggi Bandito del Cielo). Nella mia mente, erano famiglie in viaggio verso una giornata di risate e divertimento al parco divertimenti del Ministero della Morale—genitori che lanciavano calorosi sorrisi ai loro puledri e puledre che saltellavano sul posto con trepidazione (non so perché, ma ero certa che il MdM avevesse costruito dei parchi divertimenti, e che fossero regolarmente pieni di bambini urlanti). Vidi madri esortare i loro puledri a non arrampicarsi sui sedili, padri che si assicuravano che le loro videocamere avessero il nastro. Ed un grande muro di fiamme verdi con sinistri riflessi arcobaleno che correva verso di loro e che per qualche ragione nessun pony poteva vedere. Vidi una pony di nome Trixie lasciare un messaggio sulla porta del proprio cottage, sogghignando certa che la sua intera vita stesse per cambiare. La vidi allontanarsi da quella porta (che nel sogno per qualche motivo ero diventata io) anche quando la chiamai dicendole di tornare indietro, sapendo che se se ne fosse andata non avrebbe mai vissuto abbastanza da rivedere di nuovo il suo piccolo cottage. La chiamai, invocai, piansi. Ma lei non poteva sentirmi e camminò via. Vidi pony dare ai loro cari la grande notizia che erano stati selezionati per una Scuderia. Li guardai mentre loro—pony luminosi, colorati 369 370 Fallout: Equestria — Parte II e vivi—trottavano nella loro nuova casa, con l’orologio sulla parete sopra di loro che segnava il conto alla rovescia dei minuti fino a quando un incidente non avrebbe condannato tutti ad orrore e morte. Mi risvegliai agitata. Giacevo. . . da qualche parte. Un letto. Ma ogni volta che cercavo di ricordare esattamente dove mi trovassi, o come ci fossi arrivata, i ricordi scivolavano via. Aprii gli occhi. La stanza era buia, ma la luce filtrava attraverso la fessura di una porta aperta. Non riconobbi le pareti con i loro manifesti in ombra od il soffitto con la sua immobile e silenziosa torretta. Sentivo il mio corpo sbagliato. Mi faceva male, mi sentivo terribilmente debole. Avevo i brividi, quando non stavo sudando copiosamente. Il mio stomaco era agitato. La mia bocca era molle e sentivo uno strano sapore. Delle ombre trottarono vicino alla porta. Sentii la voce di Calamity. «Pensi che abbia preso qualcosa nella Scuderia?» La voce di Velvet Remedy, morbida e chiara, rispose: «Oppure potrebbe essere causato dallo stress. Sono preoccupata per lei. Penso che le terre devastate stiano entrando in lei.» «Mi sembra che a te vada meglio,» osservò Calamity, con la sua voce bassa per non svegliarmi. Velvet fece una beffarda (ma molto femminile) risata. «Non bene come pensi, mio nobile abitante dell’esterno.» Era sarcasmo? Od affetto? Non avrei saputo dirlo, e provare a pensarci su faceva nuotare i miei pensieri. «Ed io dovrei fare meglio di Littlepip; sono più di un decennio più matura di lei.» Grande. Per lei ero una bambina. Bellissimo. Sono una fottuta puledra. La stessa puledra della prima volta in cui ci incontrammo alla Cuteceañera di una qualche puledra più grande. La mia vita non avrebbe potuto andare meglio. «E tutte quelle droghe che sta prendendo. . . di certo non aiutano.» Il mio stomaco si strinse violentemente. Avrei voluto piangere. Le mie palpebre erano troppo pesanti per guardarmi ancora intorno, e Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 371 non le combattei quando si chiusero da sole. Mi voltai via dalla lama di luce che veniva dalla porta, cadendo di nuovo in un sonno agitato. «Vuoi stare qui con lei per tutta la notte?» La voce di Calamity era un sussurro, molto vicino al mio letto. Non ero del tutto sicura di essere sveglia, ancor meno sapevo dove le maree del sogno mi avessero deposto sulle spiagge della consapevolezza. Ricordavo vagamente un cambio nell’oscurità, una fluttuazione della luce, forse l’apertura di una porta. «Almeno finché le passa la febbre», il sussurro della voce di Velvet Remedy arrivava da vicino alla mia testa. Le mie orecchie si contrassero. «È sveglia?» «Entra ed esce dal sonno. Dormirà meglio una volta che la febbre sarà scesa.» Meraviglioso. Il mio corpo mi sembrava alieno. La mia mente era un’orribile foschia in movimento. Dissi una silenziosa preghiera a Celestia, implorandola di togliermi la malattia e spedirla sulla luna. «Sono più preoccupato per te,» disse Calamity. «E non solo perché anche tu hai bisogno di dormire.» Celestia, mi odi? La mia malattia e miseria stava gli stavano dando tempo per legare. La mia mente cominciò a tormentarmi con immagini di come avrebbero potuto spendere il loro tempo assieme, adesso che ero effettivamente fuori di scena. «Oh?» Il mio cervello febbricitante insistette che lei suonasse compiaciuta ed anche stranamente accondiscendente. «Il tuo incantesimo di scudo non è nemmeno lontanamente forte quanto quello degli. . .» Calamity fece una pausa. «. . . Alicorni, direi che li chiamiamo così ora.» Era disgusto quello nella voce di Calamity? No, non disgusto. Ma qualcos’altro. Qualcosa di spiacevole, come se la parola non avesse un buon sapore. 372 Fallout: Equestria — Parte II «Qual è il punto?» «Se vuoi prendere l’abitudine di usare il tuo corpo per fare da scudo ad altri pony, hai bisogno di cominciare ad indossare delle protezioni,» insistette Calamity. Yay Calamity. Glielo volevo dire anche io. Solo. . . non ne avevo avuto la possibilità. . . Sentivo la testa pesante. Anche solo ascoltare sembrava richiedere sforzo. Il mio corpo era troppo caldo, le lenzuola erano inzuppate di sudore, ma i miei arti erano troppo pesanti da muovere. Il sonno stava strisciando su di me come una manticora pronta ad attaccare, con l’intenzione di trascinarmi di nuovo negli incubi. «. . . non mi farai indossare nulla portato da quegli schifosi razziatori,» stava dicendo Velvet. Mi accorsi di essermi persa parte della conversazione. «Non ne ho l’intenzione. Corazze da schiavisti nemmeno. Brutta idea. Chiedi a Littlepip quando ne sarà in grado,» sussurò Calamity con fermezza. «Ma quando arriveremo alla Tenpony ti compreremo della roba adeguata alle Terre Devastate d’Equestria.» Il mio sconforto evaporò a quelle parole. Uno strano senso di sollievo, deviato dalla malattia, mi corse addosso. Una parte di me, realizzai, aveva avuto paura che mi avrebbero abbandonato. Mi sentivo condannata a vagare fino a quando non avessi trovato il mio posto in quell’infernale esterno. . . o lo avessi sistemato. Almeno, per quello che potevo. Supposi che stessi cercando la mia virtù, come aveva suggerito l’Osservatore, come una puledra che stesse cercando di invocare il proprio cutie mark. Ma Calamity e Velvet Remedy non erano gravati dalla mia missione, o dalla mia sensazione di essere completamente persa. Perché non vorrebbero lasciarmi da sola con essa nel caso trovassero un posto dove stare? La Tenpony Tower, per esempio. Perché non dovrebbero? Sentirli parlare di trovare una corazza per Velvet Remedy (qualcosa con cui ero fermamente d’accordo con Calamity che ne avesse bisogno, anche se non riuscivo ad immaginare il mio elegante idolo indossare nient’altro che vestiti di classe)—sapere che stavano pianificando Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 373 futuri viaggi nelle Terre Devastate d’Equestria, presumibilmente con me—riempiva il mio cuore di sicurezza e di speranza. Ma, a dispetto del calore di quei sentimenti, quando scivolai nuovamente nel sonno la mia mente cominciò di nuovo ad avventurarsi su sentieri oscuri. Mi trovai a chiedermi cosa, se non altro, si sarebbe potuto fare per salvare tutti i pony della Scuderia Ventinove. Tra l’esposizione alla fatale superficie ed il talismano dell’acqua morente, tutto quello che vedevo erano centinaia di pony intrappolati in un sarcofago sotterraneo. Già sotterrati, in attesa di morire. Non avevano bisogno, insisteva la mia mente, di morire con così tanta violenza ed orrore. Ma l’unico modo che riuscivo a pensare per salvarne anche solo uno di loro. . . No, quello sarebbe stato troppo aberrante per prenderlo in considerazione. . . . l’unico modo per salvarne anche uno sarebbe stato assicurarsi che il logorio sul talismano dell’acqua fosse così minimo che il suo deterioramento richiedesse svariati decenni. Qualcosa che si sarebbe potuto fare se, invece di ridurre inizialmente la popolazione di quel minimo 0,02%. . . Mi rannicchiai in me stessa, rivoltata dal poter anche solo pensare una cosa del genere. Mi svegliai nuovamente ore dopo boccheggiando silenziosamente, fradicia e rabbrividendo per un freddo che mi entrava nell’anima. Il senso di quello che stavo sognando collassò in un abisso oscuro che venne velocemente sigillato dal risveglio. Rimase solo qualche frammento di ricordo; ero piuttosto certa che avesse qualcosa a che fare con la Biblioteca di Ponyville, gatti morti e l’essere bruciata viva da un drago. Trovai una borraccia che era stata appesa al fianco del letto. Bevvi avidamente da essa e quindi caddi nuovamente negli orrori del sonno. 374 Fallout: Equestria — Parte II «No! Non andatevene! Sono intrappolata!» Urlai, con le zampe posteriori schiacciate sotto una parete crollata, ma Velvet Remedy e Calamity semplicemente camminarono via. «Per favore. . . Non lasciatemi qui!» Velvet Remedy appoggiò la testa contro la criniera di Calamity e gliela strofinò contro. La distanza tra di noi stava aumentando. Stavano a mala pena camminando, ma si allontanavano sempre di più. Le nuvole si scioglievano, diventando nebbia, circondandoli ed oscurandoli mentre il mio cuore minacciava di ingripparsi. Sapevo che quando sarebbero scomparsi, sarei morta. . . Mi svegliai piangendo e colpii con uno zoccolo il mio cuscino. La disperazione contaminava la mia speranza, come un muffin con della cenere mischiata all’impasto. Sarebbero rimasti con me, ma li stavo perdendo tra loro. Le mie orecchie si alzarono. Non c’erano voci. Oh Luna. . . Ero da sola! Mi avevano lasciato! Mi sentii in trappola. Alzai la testa di scatto, guardandomi attorno freneticamente. Luce diurna grigia che entrava attraverso pesanti tende (era una recinzione rinforzata?) aveva aumentato l’illuminazione ambientale nella stanza. Qualcosa di pesante mi premeva sul fianco. Girandomi, trovai Velvet Remedy addormentata, la sua testa era finita lì dal letto di fianco a me, appuntandomi sotto le coperte. Il conforto fu come un’ondata di antidolorifici, e soppresse le paure irrazionali dei miei terrori notturni che si aggrappavano a me come sanguisughe. Ero felice per Velvet e Calamity. No, lo ero davvero! Mi sentivo solo. . . sola. Sola, e. . . Frustrata. Distolsi lo sguardo da Velvet e mi ritrovai a fissare un gigantesco poster sulla parete, di un rosa abbagliante, pubblicizzante il Parco Divertimenti di Fillydelphia ‘Fabbrica del Divertimento’ («Tutto quello che il Gran Gala Galoppante sarebbe dovuto essere,» assicurava Pinkie Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 375 Pie, «Tutti i giorni, per sempre!»). Bene, ora sapevo da dov’era venuta quell’idea. Sulla parete opposta c’era un’altra copia del poster di reclutamento («Puoi essere anche tu un Ranger d’Acciaio!»). Realizzai dove dovevo essere. Alzando il mio PipBuck controllai l’automappatura. Capanna di SteelHooves. Collassai nuovamente sul letto, sentendomi incredibilmente esausta, fisicamente e mentalmente. E, ancora peggio, mi sentivo arrapata. Che non era una sensazione che si mischiava bene con la malattia. Magari era l’avere Velvet Remedy così vicina, con la sua testa premuta contro il mio fianco mentre dormiva in parte sul mio letto. Il mio stomaco si contorse in avvertimento. Non mi importava. Ero troppo accaldata, troppo malata. Ciononostante, mente mi giravo sulla schiena, cercai di evocare fantasticherie che avrebbero potuto mitigare almeno uno dei miei sintomi, con gli zoccoli sotto le coperte. Mi voltai per non guardare Velvet Remedy, umiliata. Contemplai Candi, ma il suo volto e le sue sembianze erano già sbiaditi nella mia mente (e la fine della mia relazione con Nuova Appleloosa avrebbe inacidito ogni fantasia). Considerai la giumenta dalla criniera arcobalendo dalla sfera di memoria. Ma non importa quanto bene fosse invecchiata, era sempre più vecchia di quanto avrei voluto fantasticare. Ed anche se la immaginavo più giovane, la connessione tra lei e Calamity l’avrebbe reso. . . strano. Infine, decisi di fantasticare sulla giumenta da una delle mie statuette, la mozzafiato ed attraente pony unicorno bianca con la sua fantastica criniera e coda viola. Godei quanto il mio corpo devastato dalla malattia permise. . . per forse mezz’ora. Quindi, come una secchiata d’acqua fredda, realizzai che la giumenta su cui stavo fantasticando era la pro, pro, qualcosadel-genere prozia di Velvet Remedy. Quello assassinò la mia fantasia e danzò crudelmente sul suo cadavere. Il peso della testa di Velvet Remedy si fece improvvisamente più presente di prima. Potevo sentire il calore che irradiava, ed il mio stomaco si annodò per il senso di colpa. 376 Fallout: Equestria — Parte II All’improvviso sentii qualcosa di pesante dentro di me, ed il sapore della bile. Spingendomi dal letto vomitai nel passaggio tra il bordo e la parete. Ancora con i conati di vomito, con la bocca che bruciava e con un sapore orribile, con gli occhi lacrimanti, sentii Velvet Remedy che si svegliava. La mia caduta era completa. Ora ai suoi occhi, invece di essere una bambina, sarei stata la pony che vomitava. Ora non avevo più possibilità di rubarla a Calamity. . . non che ne avessi mai avute (o che l’avrei mai fatto! Non sono quel genere di pony geloso ed egoista. Ma. . . per dire. . . se fossi stata quel genere di pony, quello sarebbe stato il chiodo finale nella bara delle possibilità che avevo avuto). Sentii il peso di Velvet sollevarsi dal letto mentre lei si ritraeva da me. «Oh. . . Littlepip, stai bene?» Che domanda stupida. Nonostate quello io annuii, con la testa premuta contro la parete. «Lascia che ti prenda dell’acqua. . .» Aspettai che se ne andasse, piangendo solo un poco contro la parete, con il manto reso opaco dal sudore, con la testa che bruciava contro il muro. «Dea, sono patetica.» Velvet Remedy tornò per darmi dell’acqua, per pulire la parete ed il pavimento dal mio vomito, per lavarmi e per sostituire le lenzuola del mio letto. Non ero nello stato per potermi godere nulla di tutto ciò. Ma mi potevo giustamente meravigliare che spendesse il suo tempo con una pony come me. La febbre passò in un qualche momento di quella sera e finalmente scivolai in un sonno ristoratore senza sogni. Mi svegliai sentendomi come non mi ero sentita per giorni: sana. Il mio corpo era debole ma non esausto, ed io ero calda e per fortuna riposata. Avevo la bocca impastata ma lo stomaco era a posto. E mi ritrovai abbastanza assetata. Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 377 Rotolai sul letto, chiedendomi quanto a lungo fossi stata semi-delirante, ed individuai Velvet Remedy accovacciata sul pavimento, profondamente addormentata. Il mio cuore balzò a lei, riconoscendo quanto dovessi al più anziano unicorno. La sua testa riposava su una vecchia giacca, e qualche pony aveva posato una coperta sopra di lei mentre dormiva. Ero sicura che fosse stato Calamity, e mi fece piacere. Mentre sollevavo la borraccia dalla spalliera del letto, la profonda e risonante voce di SteelHooves entrò dall’altra stanza. «Scusa, ma proprio non la bevo.» «Non ti capisco,» sentii rispondere Calamity. C’era qualcosa nel tono di entrambi i pony che catturò la mia attenzione. Le orecchie mi si rizzarono, e bevvi silenziosamente mentre ascoltavo. «Il tuo gruppo è come l’inizio di una brutta barzelletta,» elaborò SteelHooves. «Un’agente sotto copertura, una principessa discendente dall’aristocrazia pre apocalittica ed un reietto da una civiltà avanzata trottano in un saloon e cercano di dire ai pony che loro sono completamente normali.» Quasi mi strozzai. Rapidamente e senza rumore tappai la borraccia e la riappesi al letto. «Pensi che stiamo mentendo?» Grazie, Calamity, per suonare offeso. «Penso che o tu stia mentendo a me, o che loro mentano a te.» Sentii un calcio al pavimento che assunsi fosse di Calamity. «Cosa ti fa pensare. . . ?» «Perché ero cosciente, anche se a malapena. Eravamo tutti con i secondi contati1 . Quell’alicorno era nel pieno della forza, indenne, il suo scudo magico si scrollava di dosso le granate. Poi, un istante più tardi, era morta,» la voce bassa fece un resoconto lapidario del nostro scontro come un insegnante che leggeva i voti dei compiti in classe. «Un singolo foro di proiettile, dritto nel cervello. Vuoi farmi credere che 1 Nell’originale, I saw all of us down for the count: “vidi tutti noi a terra per il conteggio”, riferito ai secondi contati dall’arbitro nel pugilato. 378 Fallout: Equestria — Parte II l’abbia fatto una qualche giovane ed innocente giumenta solo da alcune settimane fuori da una Scuderia? E tu ci credi pure?» Non mi piacque come rimase silenzioso Calamity prima di dire, «Eggià, ci credo. Perché è quello che è successo.» «Una giovane ed innocente giumenta,» ripetè SteelHooves, «appena uscita da una Scuderia. Con raffinate abilità criminali che le permettono di forzare ogni serratura e di penetrare in ogni computer, anche quando nessun altro pony in duecento anni ne aveva avuto la capacità.» Mi accigliai. Dovevo ammetterlo, mi ero interrogata io stessa sulla carenza di altri scassinatori. Ma sapevo anche che avevo affinato la mia capacità di levitazione di precisione per anni nel mio tentativo di evocare il mio cutie mark. Il mio CAT aveva dimostrato che i miei talenti naturali erano focalizzati sulle scienze mondane ed arcane, ed i miei studi come tecnico PipBuck e gli strumenti del mio mestiere mi davano una competenza a manipolare terminali che pochi abitanti dell’esterno potevano avere. Ma soprattutto sapevo che quando avevo lasciato la Scuderia Due non ero nemmeno lontanamente vicina alla bravura in entrambe le cose rispetto a come lo ero diventata da allora. Avevo letto libri e fatto un sacco di pratica. SteelHooves continuò, «Riguardo a quello, una Scuderia che è ancora chiusa ed operativa? È già abbastanza difficile trovare una Scuderia la cui popolazione sia sopravvissuta.» A quello una nube oscura si addensò nella mia mente. La voce di Calamity era bassa, e forse un poco minacciosa. «Stai suggerendo che non vengano da una Scuderia?» «No. Sono sicuro che provengano da una Scuderia». La voce era fredda e piatta. «Solo trovo più credibile che siano agenti altamente addestrati in missione. . . magari da un qualche posto simile ad una struttura segreta del Ministero dell’Epicità. . . piuttosto che dei turisti dagli occhi spalancati provenienti da un rifugio per pony civili.» Cosa? Mi sembrava che Calamity avesse detto che il Ministero dell’Epicità non facesse realmente nulla. Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 379 Clamity nitrì. «Questo è. . . ridicolo.» «Davvero?» chiese SteelHooves. «È sopravvissuta ad un treno precipitato da un dirupo.» «L’ho presa io!» SteelHooves fece una pausa, e sembrò concedergliela. «Come l’hai conosciuta?» Il mio amico esitò. Poi, con un sospiro triste, «L’ho quasi ammazzata.» «Era appena uscita da Ponyville, dove aveva ripulito un covo di razziatori,» spiegò Calamity. «Era coperta di sangue ed indossava una corazza che aveva recuperato da loro, quindi la scambiai per una razziatrice. Sono piombato fuori dalle nuvole e cominciai a sparare.» Potevo sentire il rimorso nella sua voce. Sentii una fitta al cuore per lui. Ma feci anche una smorfia alla sua descrizione. Anche Calamity sembrò ripensarci sentendo come suonava, perché dopo una pausa continuò velocemente con «Erano razziatori, ricordatelo. I razziatori non sono difficili da ammazzare.» Poi, sembrando ricordarsi lo schianto del vagone, corresse «Se sei almeno un po’ fortunato. E col terreno dalla tua.» «Capisco», disse impassibile SteelHooves. «Non è una mortale pony agente segreto. È solo fortunata. E riguardo all’altra?» «Velvet Remedy? Lei è. . .» Calamity ridacchiò, «lei è una civile. È un medico ed una cantante. Come si infila questo nella tua teoria della struttura segreta?» «Qualche altro talento?» «Essere la più meravigliosa pony che abbia mai incontrato conta?» Potevo sentire il sorriso nella voce di Calamity. «Oltre a quello, no. Voglio dire, beh. . . ha un bizzarro talento per ottenere quello che vuole. Nel baratto, voglio dire. E nel convincere la gente a fare cose, quando non sta. . .» Calamity ammutolì. Bravo ragazzo, Calamity. Non finire quella frase. 380 Fallout: Equestria — Parte II «Una diretta discendente di una delle tre fondatrici della StableTec. La fondatrice che, credo, era il volto della Stable-Tec per le pubbliche relazioni ed anche la sorella di una delle otto figure più potenti nel governo pre apocalittico. Una discendente con abilità in seduzione, commercio e diplomazia.» SteelHooves intonò ironicamente, «No, hai ragione. Sembra proprio una pony civile.» Gemetti interiormente. Come diamine era riuscito SteelHooves a fare ciò? Io stavo iniziando a dubitare della mia storia, e l’avevo vissuta. Sentii Calamity sospirare. Speri fose per l’esasperazione. «Va bene, facciamo finta, solo per un minuto, che i miei compagni mi abbiano raccontato balle tra i denti.» Oh no, Calamity, ti prego non farlo. Siamo stati onesti. So che suona male quando la racconta così, ma. . . Calamity finì, «A quale scopo?» «Ebbene,» tuonò la voce profonda e mascolina, «sono marciate nel mezzo di una battaglia tra razziatori e schiavisti, in qualche modo hanno ottenuto di far sedere i capi delle due fazioni nel mirino della piccola, e poi hanno proceduto non solo ad eliminare quello che non gli piaceva, ma anche ad uccidere il drago che dirigeva lo spettacolo, assicurandosi che quella che volevano rimanesse in carica. . .» Calamity interruppe, «Oso dire di averci avuto a che fare anch’io.» SteelHooves continuò, non dissuaso. «A me, quello suona un sacco come un’unità speciale che riassesta le strutture di potere locali per adattarle ai propri scopi. Qualsiasi possano essere quegli scopi.» Le Dee lo maledicano. È quello che i pony pensavano? Ed ero stata mortificata dalla mia reputazione quando ero presumibilmente solo un’eroina. Ciò era. . . folle. Almeno Calamity sembrò essere d’accordo con me su quello. «Ceeeeerto. Va bene allora, che ne dici di questo? Se Littlepip è un qualche tipo di pony agente segreto, come diamine potrei averla quasi uccisa?» «Perché le strutture di addestramento sotterranee non sono esattamente il posto migliore per imparare a combattere avversari volanti. Dubito che riusciresti di nuovo a colpirla dall’alto.» Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 381 Calamity stava lottando per non cascarci, benedetto sia lui. «Guarda, sono stato con loro. Tu invece no. So che sono. . . sorprendenti. Ma se inizi a conoscerle. . .» «Vedrò che non sono per nulla spie?» La voce di SteelHooves sembrò sull’orlo di una risatina. «Eggià.» Grazie, Calamity. «Non un solo subdolo e malizioso pelo nelle loro criniere, allora?» «Neanche uno.» «Lo sapevi che Littlepip quando dorme fa una leggera e tenera russatina?» Io non ru. . . oh merda! «Puoi ripetere?» Avevo appena finito di vestirmi e stavo levitando le mie bisacce al loro posto quando il pony nell’armatura magicamente potenziata entrò e fece il suo annuncio. «Vi accompagnerò alla Tenpony Tower. Dopo avere rischiato per salvare la mia vita, scortarvi in sicurezza alla vostra destinazione è il minimo che possa fare.» Non ero certa di come mi sentissi al riguardo. SteelHooves, comunque, puntò gli zoccoli. «Insisto.» Aggrottai la fronte, guardando intorno la stanza mentre pensavo. La capanna aveva tre stanze, la camera da letto, la sala principale ed un laboratorio sul retro. Una volta guardatala nella sua interezza realizzai che SteelHooves mi aveva dato il suo letto per dormire e che ogni pony aveva riposato sul pavimento tranne me. Mi fece sentire grata e colpevole. Quella non era la stanza da letto, dove avevo passato malata gli ultimi lunghi giorni, ma la stanza principale della capanna che aveva un tavolo da pranzo, file di armadietti metallici, una scrivania con un 382 Fallout: Equestria — Parte II terminale luminescente ed alcuni trofei sparsi come decorazioni. Sopra la scrivania c’era un’insegna: una mezza mela con intarsiate tre scintille magiche circondate da ingranaggi, tenuta da ali a forma di falce di luna e con sovrapposta una spada da guerra con un’elsa da morso. Era lo stesso emblema che adornava il fianco dell’armatura da combattimento di SteelHooves, proprio dove il suo cutie mark sarebbe nascosto al di sotto. I Ranger d’Acciaio. Sospirai. «Dovrai chiederlo agli altri,» dissi, agganciando strette le mie bisacce. Iniziai a mettermi le cinghie per le fondine e le imbragature per le mie armi. «Ne ho già parlato con loro al riguardo. Dicono che sei il loro capo.» Cosa? Perché? Ero veramente la meno qualificata per il comando. Perché la radio continuava a dire così? Lo aggiunsi alla lista delle cose da dire a DJ Pon3 una volta giunti alla Tenpony Tower. Cercai Velvet Remedy, ma era sdraiata sul pavimento, con la mente persa nella sfera di memoria di Fluttershy. Nella stanza sul retro potevo sentire Calamity che lavorava sulle armi che si era procurato nell’armeria della Scuderia Ventinove. Le nostre tasche erano ora piene di comuni munizioni di piccolo calibro che non si adattavano a nessuna delle armi che preferivamo usare, e Calamity stava scambiando parti ed effettuando riparazioni su piccole pistole e fucili a basso potenziale per usare quei proiettili. Non che ci aspettassimo di usarle—solo la scorta dell’armeria di cartucce per fucile avrebbe probabilmente trovato impiego—ma sia le armi che le munizioni sarebbero state preziose merci di scambio. Una radio nella stanza sul retro era sintonizzata sulla stazione di DJ Pon3. Le sonorità di un quartetto di pony lasciarono spazio ad una melodia di dolore, paura e speranza ed alla piacevole voce di uno stallone che era morto da duecento anni. «Voglio calmare la tempesta, ma la guerra è nei tuoi occhi. Come posso proteggerti dagli orrori e le menzogne? Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 383 Quando tutto quel che aveva significato è in frantumi, distrutto, sanguinante Ed i sussurri nell’oscurità mi dicono che non sopravviveremo?» Dopo aver legato il mio fucile da cecchino in posizione, finalmente guardai SteelHooves. Ma la mia risposta sbiadì quando vidi che stava guardando lontano, con lo suo sguardo focalizzato su una piccola foto in un angolo della stanza che non avevo notato prima. L’immagine di un’anziana giumenta arancione, con la criniera gialla variegata di grigio sotto il suo cappello da cowpony. Si dondolò leggermente. Sentii un certo peso nella stanza che mi disse di non parlare. Mi avvicinai per dare un’occhiata più da vicino, ma sapevo di aver già visto prima quella giumenta. Molte volte. La sua statuetta era nelle mie bisacce, così come il ricordo di lei a quello che fu l’ultimo party di Pinkie Pie. Ero ormai certa che anche il ricordo di SteelHooves fosse in quella sfera. Sotto la foto c’era una teca da esposizione. All’interno, perfettamente conservata, c’era un’altra statuetta della pony arancione scalciante («Sii Forte»), nella gloria della sua giovinezza. In cima alla teca c’era un piccolo box foderato di seta, molto simile a quello che avevo trovato nella cassaforte di Vinyl Scratch, all’interno del quale giaceva una singola sfera di memoria. SteelHooves si mosse di nuovo solo quando la canzone finì, con l’ultimo ritornello che riecheggiava fino a scomparire. «La conoscevi, non è vero?» domandai delicatamente, gentilmente. SteelHooves si voltò verso di me. «Come avrei potuto? È morta secoli fa.» Lo fissai, non giudicandolo, solo che sapevo. Rimase rigido contro il mio sguardo per diversi minuti, fino a quando finalmente guardai altrove. La voce di DJ Pon3 eruttò dalla stanza sul retro. 384 Fallout: Equestria — Parte II Avete le orecchie ritte, fedeli ascoltatori? Perché vi ho parlato, ed alcuni di voi non sono stati a sentire. Per anni vi ho ricordato che ghoul e zombie non sono la stessa cosa. I ghoul sono pony che hanno avuto la sfortuna di essere esposti ad una massiccia dose di radiazioni magiche e non morire. Quella roba distorce ed imputridisce i loro corpi ma, a differenza degli zombie, le loro menti sono ancora come quelli di un qualsiasi altro pony, e meritano di essere trattati come tali. «Beh, alcuni di voi pony su alla Tenpony Tower non hanno ricevuto il messaggio. E quando lo Sceriffo Codaputrida2 ha insistito che a lui ed ai suoi ghoul fosse permetto di entrare, proprio perché erano stufi di essere braccati dalle manticore e massacrati dai pipistrelli vampiro3 , Capo Stellatriste4 , il comandante della sicurezza della Tenpony, ha risposto assumendo un gruppo di mercenari per setacciare le case popolari lungo la Linea Celestia e spazzarli via tutti. «In un’intervista, alla domanda su come fosse riuscito ad essere una così suprema testa di cazzo, Capo Stellatriste aveva questo da dire:» Un’altra voce, aspra ed irritata, uscì dalle casse della radio. «Vai a farti fottere. Ho fatto ciò che era giusto per quelli che ho giurato di proteggere.» La voce di DJ Pon3 ritornò. «Riscalda il cuore sapere che ci sono pony che difendono costantemente pregiudizi e bigottismo, vero? Grazie, Capo Stellatriste, e che possa Celestia benedirti con un bacio dal sole.» L’ultima parte suonò certamente come se fosse stata detta attraverso il digrignare dei denti. Scossi la testa. Da uno zoccolo ero veramente sollevata dal sentire delle notizie che non fossero riguardo a me. Ma dall’altro avevo avuto esperienze sia con pony ghoul come Ditzy Doo che con veri pony zombie. Conoscevo la differenza. E l’idea che qualche pony appoggiasse un 2 Nell’originale, Rottingtail. Nell’originale, bloodwings. 4 Nell’originale, Grim Star. 3 Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 385 massacro su larga scala di ghoul innocenti perché non si preoccupava di distinguerli dagli altri mi faceva male e mi tingeva la vista di rosso. La profonda e mascolina voce di Steelhooves nitrì dall’interno del suo elmetto metallico. «Non sei una fan di chi supporta i ghoul, deduco?» Lo guardai con una confusione che confinava con diverse emozioni oscure. Il mio disgusto era stato chiaramente evidente sulla mia faccia o nel mio linguaggio del corpo; non mi era venuto in mente che la mia reazione potesse essere facilmente fraintesa come diretta contro DJ Pon3. «Uno dei pony più saggi e gentili che ho mai incontrato in questo maledetto inferno è una pony ghoul!» gli sputai contro. «Il suo nome è Ditzy Doo, e vale facilmente quanto tre Ranger d’Acciaio messi assieme. Non per le abilità di combattimento o per le belle armi, ma per la qualità del suo carattere.» Battei a terra una zampa anteriore forte abbastanza da slogarmela. «DJ Pon3 ha ragione. E se non lo capisci, non c’è posto per te nei nostri viaggi.» SteelHooves non disse nulla. Ma iniziò a fare fagotto. Osservai i pezzi avanzati sparsi sul banco di lavoro lasciati da Calamity. Ora che avevo ottenuto tutte le parti per costruire la mia pistola a dardi velenosi avrei dovuto usare quell’opportunità per metterla insieme. Ricorrendo alla mia unica capacità magica iniziai a pulire il posto, mentre allo stesso tempo tiravo fuori gli schemi dalle mie bisacce. «Buongiorno, Littlepip.» Calamity trottò nella stanza. «È bello rivederti sui tuoi zoccoli.» Sorrisi sovrappensiero, facendogli un cenno con la testa. La conversazione della notte scorsa gettava ancora la sua ombra nella mia mente. Sapevo di cosa Calamity ed il Ranger d’Acciaio avevano parlato, ed il modo convincente con cui SteelHooves aveva tessuto i suoi dubbi. 386 Fallout: Equestria — Parte II Calamity sapeva che avevo origliato. Ma nessuno di noi aveva detto nulla. «Sembra che ci siamo guadagnati un nuovo compagno di viaggio. Almeno per un po’,» disse Calamity in modo colloquiale. «Che ne pensi di lui?» Alzai le spalle. Non sapevo ancora cosa pensare del Ranger d’Acciaio. Avevo visto ombre sia buone che cattive in lui, ma era ancora troppo presto per saltare5 alle conclusioni. Dal tono cauto di Calamity potevo dire che aveva dei dubbi riguardo a SteelHooves. «Lo ammetto, ci potrebbe essere comoda la sua potenza di fuoco,» offrì gentilmente. «Sarà dannatamente utile avere un specialista in ordigni esplosivi come quello in sella con noi se incapperemo in altri di quegli. . . alicorni.» Annuii, avendo iniziato a preoccuparmi per la prossima volta in cui avremmo incontrato quelle creature. Se i miei sospetti erano giusti. . . «D’altro zoccolo,» Calamity iniziò a parlare, poi si fermò come se si stesse chiedendo se la sua opinione valesse la pena di essere espressa. Mi girai a guardarlo e feci un cenno con uno zoccolo per dirgli di andare avanti. «Beh, diciamo soltanto che i Ranger d’Acciaio non hanno esattamente la reputazione di gente che si batte per i pony comuni.» Ah già. Reputazioni. La conversazione notturna incombeva di nuovo su di me. I miei occhi guardarono oltre Calamity, portando distanza fra di noi. Mi chiesi se il divario fosse più che fisico. I miei ricordi tirarono via una coperta da un quasi dimenticato sogno in cui ero intrappolata sotto una parete e guardavo i miei amici camminare semplicemente via. «Hey, Littlepip, stai bene?» Chiaramente portavo le mie preoccupazioni come un cutie mark. Sbuffai all’umorismo nero della cosa: che grande spia segreta che sarei stata. 5 Nell’originale hop, skip and jump, citazione della canzone di Pinkie Pie nel settimo episodio della prima stagione. Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 387 Calamity trottò vicino a me e poggiò gentilmente uno zoccolo sulla mia schiena. «Non ti preoccupare. Niente delle cose dette da quell’individuo pianterà semi di sfiducia fra di noi.» Lo guardai, con gli occhi spalancati. Mi sorrise. «Ho visto il tuo cuore, Littlepip. Vuoi sinceramente aiutare la gente, e metti la tua stessa vita in pericolo per farlo, anche quando alcuni di loro non se lo meriterebbero. Non inizierò a mettere in discussione quello che so riguardo a te perché qualche pony che non sa di cosa sta parlando capisce le cose in modo contorto.» Potevo sentire le lacrime raccogliersi nei miei occhi. Lanciai le zampe attorno al grosso pony color ruggine e lo abbracciai con tutta me stessa. «Puoi guardarci dentro se vuoi.» Fu la prima cosa che SteelHooves mi disse dopo la mia sfuriata di più di un’ora prima. Velvet Remedy era nella stanza a controllare le nostre provviste. Calamity stava riempiendo le nostre borracce dal depuratore d’acqua di SteelHooves. Avevo finito di fare fagotto ed i miei occhi vagavano senza scopo; il mio sguardo curioso alla fine cadde sulla sfera di memoria insediata sotto la foto di Applejack, giumenta del Ministero del. . . Realizzai che in realtà non sapevo quale Ministero del governo di Luna fosse assegnato ad Applejack. Avevo giusto abbastanza indizi per fare qualche informata ipotesi. «Vai avanti», mi incoraggiò SteelHooves. «Non è stato visto da tanto, tanto tempo. Qualche altro pony dovrebbe ricordare.» Considerai prima il Ranger d’Acciaio, poi la sfera. Mi chiesi perché qualche pony diverso da un unicorno vorrebbe tenerne una, dal momento che solo gli unicorni possono accedere ai ricordi archiviati 388 Fallout: Equestria — Parte II all’interno. Non aveva senso, mi resi conto, a meno che il pony la tenesse perché fosse condivisa. O per custodirla—ma custodirla era come gettarla via se nessun pony vedeva mai ciò che c’era all’interno. Annuii, rispettosa di quello che mi veniva offerto. Poi mi sporsi in avanti, puntando il mio corno verso la sfera e toccandola con la mia magia. Il mio mondo cadde lontano. Eravamo in piedi dietro le quinte, nascosti nell’oscurità da una pesante tenda. Applejack era accanto a me e stava fissando il buio palcoscenico di pietra, il podio con microfono e gli altoparlanti, la folla mormorante che riempiva l’auditorium di fronte ad esso, con l’enorme logo d’ottone dell’MTB sulla parete della scena. Io (o almeno il pony di cui stavo cavalcando le memorie) avevo occhi solo per lei. Lei sembrava nervosa, per non dire a disagio nel suo abbigliamento formale. «Non posso farlo.» Mi sentii parlare, sentii la voce provenire dalla mia bocca, «Andrai bene.» La voce era profonda e forte, come quella di SteelHooves ma nemmeno lontanamente così austera. «Mi odiano. A metà di loro già brucia il culo perché ho iniziato a mettere gli zoccoli nel Ministero invece di lasciargli semplicemente fare quello che volevano. Ma introdurre i pony di Twilight?» Dal suo tono, quello apparentemente non era andato tanto bene. Avvolsi una zampa anteriore attorno al suo collo (permettendomi di intravedere il colore verde mela del mio manto) e la strofinai gentilmente, una senzasione che trovai piuttosto piacevole. «Dopo di oggi lo capiranno tutti, e ti ammireranno tutti per quello.» Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 389 Io (o più precisamente, il pony che stavo «cavalcando») mi piegai in avanti e le sussurrai nell’orecchio. «Ora vai là fuori e fai la storia. O sarò costretto a sculacciarti.» Oh Dea Celestia! La pony arancione arrossì e diede al suo incoraggiatore uno sguardo che avrei pagato a qualunque prezzo per avere una giumenta che lo facesse a me. «Più tardi, donnaiolo.» Sorrise, almeno più allegramente di prima, ed avanzò verso la folla. Il pony che stavo cavalcando la guardò avanzare, il suo sguardo deviò ripetutamente sui suoi fianchi, portando il mio sguardo con il suo. Sebbene non lo potessi biasimare mi stava facendo sentire decisamente a disagio. Quella era una strana memoria da condividere. Poi notai che aveva una fondina legata ad una zampa, per lo più nascosta sotto il suo vestito formale. L’impugnatura d’avorio balenò con tre mele rosse mentre camminava. L’accoglienza non fu il rispettoso ed ammirato silenzio che aveva ricevuto Fluttershy. Ma Applejack si drizzò sul podio, si schiarì la gola, e parlò lentamente e chiaramente. «Ora ascoltate. So che siete un po’ addolorati riguardo all’avere pony dal Ministero delle Scienze Arcane a lavorare con voi. So che vi dedicate a migliorare Equestria alla maniera dei pony terrestri, e la magia è piuttosto il contrario di tutto questo. Ma ci sono delle cose che sono semplicemente troppo importanti per lasciare che del cocciuto orgoglio si metta in mezzo ad una richiesta d’aiuto. Fidatevi di me. Lo so. «E voglio che sappiate quanto sono fiera di essere qui oggi, in grado di mostrarvi i frutti dei vostri sforzi. La maggior parte di voi non sa su cosa abbiamo lavorato. Era importante tenere queste cose. . .» La parola seguente non sembrò uscirle naturalmente, «. . . compartimentalizzate per tenere questo progetto fuori dagli zoccoli delle zebre. Ciò che avete compiuto in solo un anno. . . non c’è un gruppo di pony terrestri che abbia fatto un lavoro migliore in meno tempo da quando abbiamo costruito Appleloosa.» 390 Fallout: Equestria — Parte II Fino a quel punto le sue parole avevano avuto un sottofondo di sdegnati brontolii ed opinioni sussurrate. Ora la sua voce calò in un tono sia cupo che funestamente serio. I pony nella folla iniziarono a zittirsi. Non per lei, ma per gran rispetto di quello di cui parlò. «Quando ero giovane mio fratello, Big Macintosh, c’era sempre per me. Era il mio parente più vicino, e non mi ha mai abbandonato. E quando Equestria ha avuto bisogno di lui, nuovamente non ci ha abbandonato. Ha servito eroicamente nel nostro esercito, lottando per il nostro stile di vita per tre anni. E poi, quando abbiamo avuto ancora più bisogno di lui, ha fatto il sacrificio finale. «Quando quel proiettile zebra penetrò attraverso la corazza di mio fratello e gli trafisse il cuore, spezzò anche il mio.» Potevo vedere che Applejack stava iniziando a lacrimare. La sua voce tremò, ma andò avanti. La sala era ora di un silenzio di tomba, tranne che per lei. «Un anno fa abbiamo seppellito mio fratello, Big Macintosh. E quel giorno giurai che nessun altro pony sarebbe morto inutilmente in battaglia. Stanno rischiando le loro vite là fuori. Gli dobbiamo di più. Ed ora, a partire da oggi, gli daremo di più.» Il mio compagno di ricordi iniziò a camminare verso il palcoscenico. Sentii le corde attaccate a me sollevarsi e tendersi, con la bardatura che mi scavava nella carne. Sentii la resistenza ed udii le ruote del carro che stavo trainando iniziare a muoversi. «Pony del Ministero della Tecnologia, vi do i Ranger d’Acciaio!» Pochi istanti dopo il ricordo collassò, e l’ultima visione persistette nella mia mente mentre il mio mondo si riassestava: uno sguardo indietro al carro da esibizione ed all’armatura potenziata magicamente che stava Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 391 trasportanto. Guardai SteelHooves, sentendo che ora lo capivo molto di più rispetto a qualche istante prima. Il grigio chiaro delle nuvole era calato, avvolgendo il paesaggio nella nebbia. Tutto attorno a noi le macerie degl edifici abbattuti dalla detonazione e demoliti dal tempo creavano ombre ed ostacoli. Dovevo regolarmente controllare la bussola del mio EFS per essere sicura che stessimo ancora andando nella giusta direzione. Anche Calamity stava a terra per evitare di perderci. Adesso stavamo entrando nella periferia di Manehattan. Sentii una fitta di disappunto per il non poter propriamente vedere la città. Calamity e Velvet Remedy si erano messi davanti. La mia frequente attenzione al mio Eyes-Forward Sparkle era tanto per individuare creature ostili quanto per navigare. Un altro punto rosso apparve di fronte a noi poco a sinistra. «Calamity, ad ore sette.» Calamity annuì e si accucciò strisciando in avanti. La nebbia lo avvolse, nascondendolo alla mia vista, ma la bussola del mio EFS segnalava la sua posizione. Velvet stette poco indietro, ma lo tenne fisso nel suo campo visivo, col suo corno che brillava debolmente mentre lei si preparava a lanciare uno scudo attorno al pegaso dalla criniera arancione coperta dal cappello desperado nero. Un istante dopo risuonò un singolo doppio colpo. Calamity ritornò. «Grosso radiporco.» Una delle creature simili ad un maiale che avevo incontrato sotto il ponte ferroviario. «Spero che tu non stia pianificando di cucinarlo e mangiarlo,» intonò denigratoriamente Velvet Remedy. «Non credo che tutta la carne che hai mangiato negli ultimi giorni ti abbia fatto del bene.» Le lanciai un’occhiataccia che probabilmente non poteva vedere e non dissi nulla. 392 Fallout: Equestria — Parte II «Vedi, è per questo che siete tutti vegetariani,» rise Calamity. «Non avete mai provato la pancetta. Fidatevi di me, se i pony fossero fatti per mangiare solo frutta, avena ed erba, allora l’esistenza della pancetta sarebbe la prova che il mondo è semplicemente crudele e malvagio.» Oh fantastico. Ora dovevo provare a mangiare il radiporco. Qualche istante dopo, avevamo acceso un fuoco e Calamity mi stava spiegando esattamente quali parti del radiporco fossero le più deliziose. Velvet Remedy aveva scelto di unirsi a SteelHooves nell’ignorarci. La sua voce delicata tagliò l’aria quando disse a SteelHooves, «Ora, se finiamo in una battaglia, spero che avrai il buon senso di lasciare che se ne occupino Calamity e Littlepip. Senza offesa—sono davvero grata che tu sia venuto a salvarci—ma sono andata più vicino alla morte per tutte le tue esplosioni che per gli alicorni.» Non ci avevo pensato in quel modo, ma Velvet Remedy aveva colto un punto importante. Le armi di SteelHooves erano tutte estremamente. . . eccessive. E, mentre era molto valido per combattere manticore od alicorni a buona distanza, poteva essere letale per ogni pony a distanza ravvicinata o negli spazi chiusi. Avrei dovuto convincere SteelHooves a starsene di riserva finché non fosse necessario. Non ero sicura su come l’avrebbe presa il Ranger d’Acciaio. Viaggiare con altri e prendere delle precauzioni per tenere i suoi compagni in vita non era, sospettai, qualcosa che SteelHooves aveva dovuto affrontare da molto tempo. «. . . vecchia canzone,» Calamity stava parlando con Velvet Remedy mentre tornavano davanti. «Se ne canto un pezzettino (male, probabilmente) la tua magia può creare un po’ di musica per accompagnarla?» «Beh,» disse Velvet incerta. «Di sicuro posso provare.» Quindi, con un sorriso rassicurante, «E la tua voce è piuttosto buona. Se prendessi delle lezioni di canto saresti molto gradevole da ascoltare.» Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 393 Roteai gli occhi. Quella era la mia Velvet. No, quella era la Velvet di Calamity, ribadii a me stessa. E quindi cancellai l’intero pensiero; Velvet Remedy era la Velvet di Velvet, e lo sarebbe stata fino a quando non avesse detto altrimenti. Ed anche a quel punto, solo fino a quando l’avrebbe permesso. Calamity sarebbe diventato il Calamity di Velvet. Ed io non sarei diventata una terza ala gelosa. SteelHooves prese posto sul resto. Rallentai, scegliendo di conversare con lui piuttosto che dilungarmi sui due pony davanti a me. Cercando di iniziare una conversazione gli dissi che avevo una domanda riguardo al ricordo che avevo visto. «Che domanda?» La sua voce suggeriva che c’erano tante domande che sospettava potessi avere e che la maggior parte di esse non fossero proprio affari miei. «Il Ministero della Tecnologia—perché M.T.B.?» Quando l’inosservabile pony parlò potei sentire un tocco di sollievo nella sua voce. «Ufficialmente era il Ministero delle Tecnologie Belliche. Ma Applejack odiava quel nome. Era sempre la prima a far notare che le innovazioni tecnologiche dell’MTB difendevano e portavano benefici per tutta Equestria, non solo allo sforzo bellico.» Annuii, ascoltando attentamente. Era un argomento che stava un po’ a cuore a SteelHooves. Ma un piccolo lampo verde nel cielo sopra di noi distrasse il mio sguardo. Guardai in alto ma non vidi nulla. Mi voltai per chiedere a SteelHooves se avesse visto qualcosa, ma lui stava continuando a parlare del Ministero di Applejack; dubitavo che lo schianto di una carrozza volante avrebbe potuto destare la sua attenzione. «Sotto la guida ed il supporto del Ministero fiorirono per tutta Equestria dozzine di industrie dalle tecnologie innovative, quelle già esistenti diventarono molto più potenti, ed i loro prodotti diventarono parte della vita quotidiana di ogni pony. Compagnie come la Ironshod, Four Stars, Equestrian Robotics ed anche la Stable-Tec.» Diresse il suo sguardo elmettizzato verso il mio PipBuck. «Quindi perché usare un 394 Fallout: Equestria — Parte II nome incentrato sulla guerra? Sarebbe dovuto essere il Ministero della Tecnologia.» Sentii della musica. Non Velvet Remedy o Calamity. Musica patriottica da festa sussurrata attraverso la foschia. Mi fermai, girando su me stessa fino a quando il piccolo puntino di luce apparve sulla mia bussola. «Ogni pony, per favore aspettate. Voglio controllare una cosa.» «Da sola?» chiese SteelHooves. «Sì,» annuii. «Va tutto bene. Torno subito.» «Lo fa spesso?» lo sentii chiedere ai miei compagni mentre mi immergevo nella foschia, seguendo il suono. «Fare cosa?» nitrì Calamity. «Gironzolare? Deviare dal percorso per esplorare rovine a casaccio? Tutto il tempo.» Mi stavo avvicinando ad un edificio. Metà di esso era un gigantesco granaio con larghe finestre in frantumi. L’altra metà sembrava un castello nella foschia. Il mio PipBuck segnalò un nome sul mio EFS: Stazione Principale ed Uffici Centrali Four Stars. La musica si interruppe con un schiocco ornato di statica. «Ciao, Osservatore.» «Ciao, Littlepip. Vedo che ti sei fatta un nuovo amico.» «Forse,» dissi, senza commentare ulteriormente. Come se fosse una battuta da copione, la profonda voce di SteelHooves risuonò attraverso la foschia. «Littlepip, tutto bene?» Wow. Furtivo non lo era. «Hey,» disse la voce meccanica dell’Osservatore, «Quella voce suona familiare.» Ciò non mi sorprese. La voce di SteelHooves era molto particolare. E se l’Osservatore aveva curiosato per le Terre Devastate d’Equestria da un po’ di tempo, poteva molto probabilmente aver spiato i Ranger d’Acciaio. Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 395 Osservatore: ora sì che c’era qualche pony che si meritava di essere sospettato di essere un pony agente segreto sotto copertura. Mi guardai attorno cercando la robofatina, ma la nebbia lo nascondeva in modo pratico. Individuai invece una coppia di distributori automatici: Sparkle~Cola e Sunrise Sarsaparilla. Ed una terza solo pochi metri distante da loro: Emporio Munizioni della Ironshod. L’ultima era stata aperta e saccheggiata a fondo. Rabbrividii immaginando il mondo pre apocalittico, dove potevi comprare munizioni insieme alle tue bibite dal distributore a bordo strada. Nessun contatto con altri pony era necessario. «Osservatore, c’era un Ministero dell’Epicità?» Era solo una domanda di riscaldamento; naturalmente già lo sapevo. «Ah sì, Rainbow Dash.» L’incorporea voce artificiale in qualche modo riuscì a suonare divertita anche se non aveva alcun tipo di inflessione. «Sì, una delle eroine d’Equestria decise che il suo Ministero sarebbe stato il Ministero dell’Epicità. Hanno anche costruito una Sede Centrale del Ministero per esso nel Viale dei Ministeri. Presumo che l’abbia menzionato Calamity?» Annuii. Poi, quando realizzai che l’Osservatore forse non poteva vedermi meglio di quanto io potessi vedere la robofatina (anche se mi avrebbe veramente sorpreso se quello fosse il caso), dissi, «Sì.» Viale dei Ministeri. Avevo già sentito di quel posto prima, ma non avrei esattemente messo lo zoccolo sul dove o quando. Dopo averci ponderato senza risultato, infine chiesi, «Che cosa faceva il Ministero dell’Epicità?» Odiai (detestai) dover domandare qualcosa che Calamity mi aveva raccontato, specialmente basandomi su quello che SteelHooves aveva detto. Ancora di più dopo che Calamity non aveva fatto lo stesso. «Non molto,» disse l’Osservatore con mio grande sollievo. «Voglio dire, Rainbow Dash buttò avanti due o tre progetti—il Progetto Singolo Pony era uno dei loro, per esempio—ma più che altro, semplicemente oziavano in giro e non facevano niente. Dopo qualche anno Luna or- 396 Fallout: Equestria — Parte II dinò di imballare il tutto, ed iniziarono ad usare il QG dell’MdE come magazzino.» Mi venne un’altra domanda. Attivai l’incantesimo di gestione dell’inventario del mio PipBuck ed aprii le mie bisacce. Quindi mi fermai, chiedendo per sicurezza: «Puoi vedermi?» «Sì, Littlepip. Posso vederti.» Ci avrei giurato. Feci fluttuare fuori le due statuette che avevo trovato. «Cosa sono queste?» Ovviamente l’Osservatore conosceva la risposta. «Edizione Limitata dei Pony dell’Armonia. Hai davvero dei piccoli e graziosi artefatti magici con te. Ne hanno fatte solo quarantadue.» «Quarantadue?» Mi aspettavo un numero più vicino a sei. «Le eroine d’Equestria, le sei pony amiche le cui virtù corrispondevano agli Elementi dell’Armonia. Ne hanno fatti sette serie—una per ognuna di loro ed una che Luna si è tenuta per sè. Le pony se li scambiavano generalmente l’un l’altra, anche se qualche statuetta è stata passata ai parenti od alle persone amate.» Aveva senso. Sweetie Belle aveva quella della sorella. Applejack diede una sua rappresentazione ad Applesnack. Mi chiesi se quella che avevo trovato alla vecchia Appleloosa era stata in origine un regalo per Braeburn. «Oh. Ora mi ricordo a chi suona simile il tuo amico.» Il nome che l’Osservatore mi disse mi fece sentire lieta che non stessi bevendo di nuovo della Sparkle~Cola. «Chi era. . . ?» Non riuscii a finire la domanda. Uno schiocco di statica sostituì la voce dell’Osservatore con quella di Occhiorosso, che era nel mezzo di un racconto rivolto a tutti su come razziatori, ghoul e canemoni fossero cattivi. La sua voce si affievolì quando la robofatina vagabondò senza scopo via da me fino a quando non venne ingoiata completamente dalla foschia. Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 397 La Four Stars era una compagnia di ferrovia sopraelevata che una volta provvedeva il trasporto pubblico per la metropoli di Manehattan. SteelHooves suggerì che, se la monorotaia era ancora intatta, sarebbe stata la via più facile attraverso la città, portandoci sopra il labirinto di macerie e lontano dalla maggior parte delle aberrazioni distorte dalle radiazioni e dagli occasionali razziatori che infestavano le rovine. Sembrava un buon piano, così mi fermai ad un cartello ancora illuminato rappresentante le linee. Quella stazione era parte della Linea Luna. La Linea Celestia, che la incrociava in diversi punti, portava direttamente alla Tenpony Tower. Calamity aveva finito di rovistare tra i bidoni dell’immondizia, e tornò con una sorprendente collezione di oggetti vendibili e qualche dozzina di tappi di bottiglia. Velvet Remedy roteò gli occhi. «Bene, spero che quelli siano abbastanza per te per pagarti un bagno appena arriviamo a Tenpony.» Guardai attraverso la sala d’attesa verso le pesanti porte della struttura d’uffici simile ad un castello. C’erano pannelli anneriti che sembravano postazioni per torrette che erano state distrutte secoli fa. Curiosa, trottai verso la porta e la provai. Chiusa. Beh, mi stava semplicemente pregando di aprirla. «Che cosa stai facendo?» chiese SteelHooves quando lui e gli altri si unirono a me. «Voglio vedere cosa c’è dentro,» dissi semplicemente, concentrandomi sulla serratura. Quella era difficile. La Four Stars non voleva cedere i suoi segreti facilmente. Cosa che mi rese più determinata sullo scoprire quali fossero quei segreti. Sentii Calamity fare un nitrito che si traduceva chiaramente come «te l’avevo detto». La serratura scattò. Trionfalmente, spalancai la porta. In un battito d’occhio registrai l’estensione dell’ingresso grigio, con la sua scrivania semicircolare fortificata con sacchi di sabbia e barricate di fortuna. In quel rapido sguardo vidi i corpi sparsi di una dozzina di 398 Fallout: Equestria — Parte II Ranger d’Acciaio—abiti fatti di armature potenziate magicamente che trattenevano i resti ossei dei pony. E vidi i tre buchi bruciacchiati nel soffitto che una volta ospitavano le torrette. La torretta rimanente del soffitto dell’ingresso della Four Stars girò su sè stessa ed aprì il fuoco. Fui colta di sorpresa, ma Velvet Remedy si era preparata. Il suo scudo mi circondò mentre l’aria si riempiva del rat-tat-tat-tat del fuoco di mitragliatrice. Tuttavia lo scudo non diede protezione; i proiettili gli passarono dritti attraverso. Quindi attraverso la mia corazza ed attraverso di me. Il mio corpo venne fatto a pezzi in agonia, ed al mio interno dozzine di cose andarono orribilmente male tutte assieme mentre almeno sei colpi passavano senza problemi attraverso di me e si infilavano nelle piastrelle del pavimento. Sentii a malapena il ruggito esplosivo del lanciagranate automatico di SteelHooves quando collassai, con i suoni e la luce che mi abbandonavano. Era come se stessi cadendo in un pozzo. Tramite il cerchio distante sopra di me, potevo vedere il soffitto detonare in un ammasso di palle di fuoco, quindi venne giù con un rombo distante, collassando nell’ingresso di sotto. Tornai nelle terre devastate dei viventi, in allerta e dolorante; Velvet Remedy mi stava versando un’altra pozione ristoratrice extra-forte giù per la gola. Mi strozzai, ansimando. «Bentornata, Littlepip. Siamo stati molto vicini al perderti,» la voce di Velvet era aspra dalla preoccupazione. «C-che cosa è successo?» La voce Calamity venne da qualche parte più avanti tra le macerie. «Proiettili ad alta penetrazione.» La sua voce suonava incredula ed allarmata. «Fermati!» ordinò SteelHooves. Fui colta dal panico, chiedendomi che cosa stessi facendo che potessi smettere di fare, ma la sua esclama- Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 399 zione era diretta verso Calamity. «Non ti lascerò depredare i corpi dei Ranger caduti.» «Hey,» ribattè Calamity, «Nel caso non l’avessi notato, non usano più ‘sta roba. E le munizioni che quella tua ridicola bardatura da combattimento spara in giro non sono economiche e non sono il genere di roba che trovi nelle casse di munizioni dei razziatori o nei cassetti delle scrivanie nei palazzi d’uffici. Dobbiamo raccattarle dove possiamo, quando possiamo.» Calamity si zittì un istante, quindi trottò in vista con un missile in bocca. «Hehondo mhe, hon hi manherà.» Posò il missile in una pila che stava ordinando, guardando in cagnesco SteelHooves. Guardai Velvet Remedy che mi stava pungolando a bere di più. «Bene. D’ora in poi, entriamo furtivamente negli edifici che possono non essere amichevoli.» SteelHooves tornò da me. Mi chiesi quanto super-pony-mortalesotto-copertura gli sembrassi in quel momento, con la corazza piena di buchi e coperta del mio stesso sangue appiccicoso (avrei dovuto pulirla e ripararla una volta giunta alla Tenpony Tower. O magari prima. Supposi che non dovevo sembrare molto meglio rispetto a quando me ne stavo andando via da Ponyville). «Hai decisamente la mia attenzione,» disse e si girò verso il Ranger morto più vicino. «Adesso anche io voglio sapere di più su questo edificio.» Annuii. «Va bene. Dividiamoci.» Considerai di tenere Velvet Remedy al mio fianco, ma realizzai che non era il piano migliore. «SteelHooves con me. Velvet, ti dispiacerebbe stare con Calamity? Voi due guardate nel resto di questo piano e nel seminterrato. Noi controlleremo gli uffici di sopra.» Velvet sorrise. E quindi mi fissò con uno sguardo pungente. «Fa’ attenzione. Molta più attenzione rispetto a prima.» Promisi. 400 Fallout: Equestria — Parte II All’Attenzione di Tutti i Dipendenti della Four Stars: In accordo con i nuovi protocolli di sicurezza ed antinfortunistici, a tutti i dipendenti sarà fornita un'arma da fuoco militare d'ordinanza. Quest'arma da fuoco dev'essere portata costantemente addosso mentre si è sulla proprietà della compagnia. In tale mancanza, od in caso di incapacità nel tenere la propria arma da fuoco ben mantenuta e propriamente caricata, ci saranno i presupposti per la terminazione sotto la politica gestionale dipendenti uniformata 13-B. Nell'improbabile evento di un'incursione sulla proprietà privata della Four Stars da parte delle forze governative, a tutti i dipendenti è richiesto di proteggere la proprità privata della Four Stars ed il personale esecutivo. A tutti i dipendenti è pertanto richiesto frequentare almeno uno dei tre programmi d'addestramento Sviluppo-della-Difesa-e-del-Lavoro-di-Squadra-Four-Stars nei ne settimana di questo mese. In tale mancanza ci saranno i presupposti per la terminazione sotto la politica gestionale dipendenti uniformata 6-F. Daisy May6 orirà qualcuno dei suoi amati biscotti ai ori fatti in casa come rinfresco dopo gli esercizi SDLSFS. Gnam! Avevo già letto quel messaggio prima; era in ogni terminale in cui ero penetrata. Non aveva per me più senso in quel momento rispetto alla prima volta. Guardai SteelHooves, controllando per assicurarmi che tutto fosse a posto, prima di visualizzare il successivo. 6 Letteralmente, “Margheritina di maggio” Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 401 Mi resi conto che quello era un buon momento per chiedere, «SteelHooves, hai mai sentito parlare di qualcuno chiamato Flutterguy?» SteelHooves nitrì. «Perché me lo chiedi?» «Oh, ho sentito qualche pony dire che la tua voce suona come quella di Flutterguy.» SteelHooves calciò leggermente il pavimento. «L’ho già sentita questa.» Le mie orecchie si rizzarono. Realizzai che avrebbe potuto essere un fuoricampo se SteelHooves avesse saputo qualcosa sul pony che l’Osservatore aveva menzionato. Aprii la bocca per chiedere, ma mi zittì. «È solo una presa in giro.» Oh. Quanta perspicacia. Tornai ai messaggi sul terminale. Politica Gestionale dell’Evacuazione, Versione Dipendenti: Noi qua alla Four Stars apprezziamo il vostro impegno per la compagnia. Nell'estremamente improbabile evento di una incursione federale, o peggio, un attacco con megaincantesimi, è dovere di ogni dipendente proteggere il personale chiave e garantire l'evacuazione sicura di tutti i dipendenti nel seguente ordine: 1. Presidente della Four Stars ed ogni Azionista sulla proprietà 2. Membri dell'Amministrazione Esecutiva 3. Ricercatori Capi 4. La Segretaria del Presidente, Daisy May 5. Membri dell'Amministrazione di Medio Livello 6. Assistenti Ricercatori con autorizzazione di livello Rosso, Nero od Oro 7. Assistenti Ricercatori con autorizzazione di livello Arancio o Bianco 402 Fallout: Equestria — Parte II 8. Supervisori di Piano Una volta che tutti i sopracitati sono stati evacuati in sicurezza dalla proprietà, vi incoraggiamo ad assicurare la vostra stessa sicurezza. Per garantire la vostra sicurezza stiamo fornendo munizioni ad alta penetrazione di classe militare a tutti i dipendenti sopra alla posizione di Supervisore. Mi appoggiai allo schienale del terminale e promisi a me stessa che, se mai in qualche modo fossi tornata indietro nel tempo, non sarei mai andata a lavorare in quel posto. C’era una quantità sorprendente di tecnologia arcana ancora funzionante in quell’edificio. O, almeno, c’era stata. SteelHooves non era delicato, ed ogni volta che faceva fuori uno dei robocervelli della sicurezza od una delle guardie robot simili a ragni, provocava danni imponenti ad ogni cosa in prossimità. Il saccheggio si era ridotto al trovare cose all’interno delle scrivanie di metallo o depredare le casse di munizioni. Fortunatamente c’erano un po’ di entrambe le cose. Nessun pony era entrato incolume in quel posto da secoli, e le sole casse di munizioni avrebbero potuto supportare un piccolo esercito. Calamity aveva ragione. Nessuna delle casse includeva missili o granate. Ma avevamo abbastanza di tutto il resto, inclusi un sacco di proiettili ad alta penetrazione, per durare un bel po’ di tempo. Con extra da vendere. La prevalenza di munizioni ad alta penetrazione convinse SteelHooves che quel posto si era fortificato principalmente contro i Ranger d’Acciaio. Ce n’era ancora uno. E quello sembrava un messaggio privato, non ancora duplicato su nessun altro terminale. Risposta: Satin: Ho sentito che il Ministero della Morale l'ha presa. Accusata di sedizione. Gli agenti dell'MdM lo scorso Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 403 ne settimana hanno fatto irruzione in casa sua nel mezzo della notte e l'hanno portata via. L'Amministrazione si sta infuriando di sopra; sembrano essere sicuri che Satin dirà qualcosa o, peggio, ricordi qualcosa. Tutto quello che so è che mi aspetto che qualche gorilla in armatura del Ministero sfondi la porta da un giorno all'altro. Fanculo a quegli spara contadini7 . Inizierò a portare la mia arma da casa! SteelHooves si voltò, preteggendomi il fianco, mentre strisciavo in avanti. Divisi la mia attenzione tra la sala e la bussola del mio EFS mentre perlustravo più avanti—controllare stanze, cercare dentro scrivanie e frugare tra le librerie, fino a quando un altro schizzo rosso si accese sulla mia bussola. Indietreggiando, indicai a SteelHooves la direzione del nemico in prossimità; quindi mi soffermai in una stanza laterale, non volendo essere colpita dalle ripercussioni che accompagnavano ogni attacco che faceva in uno stretto corridoio. Una voce robotica urlò, «Questa è proprietà privata, maiali federali! Arrendetevi e fatevi annientare!» La voce fu immediatamente seguita dal sibilo di un missile. Il corridoio eruttò fiamme. Con mia sorpresa sentii SteelHooves colpire il pavimento. Luna che caga rocce lunari! Veniva dal robot della sicurezza! Che genere di robot spara missili? Tirai fuori il mio fucile da cecchino, caricandolo con munizioni ad alta penetrazione. Quindi, tenendomi accucciata, diedi un’occhiata dietro l’angolo. 7 Nell’originale, appleseeds, in riferimento agli hayseeds, contadini. 404 Fallout: Equestria — Parte II Il robot occupava la maggior parte della sala, e sembrava il figlio mutante di un Ranger d’Acciaio e di un carro armato. Le sue quattro zampe finivano in sfere che lo spingevano lentamente per il corridoio. Contai come minimo tre armi, incluse una torretta lanciamissili ed una mitragliatrice a canne rotanti in una postazione girevole sul petto che poteva ruotare di 180 gradi attorno al telaio del robot. La mia mente cercò un appropriato livello di profanità, ma il risultato fu bianco come il fianco di un neonato. La cosa stava rullando verso SteelHooves, che si stava muovendo ma era incapacitato. La mitragliatrice a canne rotanti sul petto si voltò verso il Ranger caduto. Ero piuttosto certa che pure quella avesse munizioni ad alta penetrazione. Lanciandomi oltre l’angolo, alzai il fucile da cecchino e guardai nel mirino telescopio. La mitragliatrice a canne rotanti smise di dirigersi verso SteelHooves ed iniziò a rivolgersi verso di me mentre io scivolavo nel nirvana di mira del SATS. Il fucile da cecchino ruggì con tre colpi in rapida successione. I primi due proiettili fecero dei piccoli buchi nella «testa» della sentinella simil carro armato, con il solo apparente effetto di aver leggermente intaccato la sua mira. La mitragliatrice a canne rotanti della sentinella fece a pezzi la parete, ed un singolo proiettile lacerò la mia corazza creando una profonda escoriazione che mi attraversava il fianco sinistro. Il mio terzo colpo colpì in pieno la torretta missilistica, che puntualmente esplose. I missili erano stati progettati per far fuori un Ranger d’Acciaio; erano allo stesso modo efficaci nel rendere inerte la sentinella. La mia zampa anteriore sinistra era malferma, il sangue fresco si stava mischiando con l’appiccicoso disordine del mio manto arruffato. Zoppicai verso SteelHooves. La sua armatura gli stava amministrando pozioni curative e lo stava imbottendo di droghe. L’incantesimo di auto riparazione dell’armatura stava consumando metallo di scarto da un compartimento corazzato sul suo fianco destro, ricostruendosi. Mi fer- Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 405 mai un istante meravigliata da quello che Applejack ed il suo Ministero avevano creato. «Starai bene?» chiesi. SteelHooves annuì, sforzandosi di non gemere. «Allora sarò subito di ritorno. Voglio sapere a cosa stava facendo la guardia quel mostro.» La sentinella robot stava facendo la guardia all’ufficio del Presidente della Four Stars. La scrivania era corazzata, progettata per essere usata come una barricata, e c’era un pannello nascosto nella parete. . . beh, sarebbe stato nascosto se fosse stato chiuso. La scrivania era chiusa a chiave. Forzarla mi costò una forcina e mi guadagnai quella che sembrava una tessera lasciapassare di sicurezza. Nitrii all’ironia, sospettando che la tessera mi avrebbe permesso di aggirare tutta la sicurezza robotica che avevamo dovuto sfondare per arrivare lì. Diverse casse di munizioni chiuse erano nascoste sotto la scrivania. Quando aprii la prima trovai una mezza dozzina di granate spezza matrice. Compresi immediatamente che erano progettate per spezzare la matrice d’incantesimi delle armature dei Ranger d’Acciaio, rendendoli impotenti proprio come aveva fatto l’attacco dell’alicorno a SteelHooves. Ma non potei non pensare a come quel genere di granate avrebbero spezzato le più mondane tecnologie della maggior parte dei robot, incluso quello a guardia di quella stanza. «Fucile magico trucida draghi nella stanza del drago, decisamente.» Dovetti fare diversi tentativi per penetrare nel computer, ogni volta ritirandomi prima che riconoscesse l’intrusione e mi chiudesse fuori completamente. Politica Gestionale dell’Evacuazione, Versione Esecutivi: Nelle circostanze in cui Manehattan subisca un megaincantesimoo peggio, se il Ministero della Morale 406 Fallout: Equestria — Parte II organizza un'incursione su questa proprietàtutti gli uciali esecutivi della Four Stars dovranno dirigersi alla scuderia nel seminterrato in conformità delle procedure d'evacuazione ZS 1A5D, sotto elencate. Per favore attenetevi alle vostre direttive. La Scuderia Four Stars è garantita per tenervi protetti e sicuri nell'eventualità di qualsiasi catastrofe, ha cibo, acqua e scorte mediche per sopravvivere anche nell'eventualità di un megaincantesimoper quasi dodici intere settimane! L'SFS include anche un'armeria, un poligono di tiro per tenersi in pratica e materiale da leggere in abbondanza per tenervi occupati. Questo include i manuali di istruzioni su come acclimatarvi alle nuove condizioni esterne una volta che gli eetti postumi delle detonazioni dei megaincantesimi saranno cessati, ed il cerimoniale adatto per accogliere le nostre benefattrici zebre. Okie. Dokey. Lokey. I Ranger d’Acciaio non erano del Ministero della Morale. Qualche pony aveva chiamato i grossi calibri. Ed ancora peggio, i pony al comando se lo stavano aspettando. Che cosa stavano facendo? Secondo la mappa inclusa, la scala «nascosta» ci avrebbe portato dritto nel seminterrato. Saremmo dovuti essere in grado di incontrarci con Calamity e Velvet Remedy in fretta da là. Iniziai a forzare la serratura dell’armadietto delle armi. Come il terminale, spinse all’estremo le mie abilità. Ero tentata di usare una delle mie Ment-ali Party-Time per darmi quel qualcosa in più. Ma, proprio prima di arrendermi e farlo, l’armadietto si aprì. All’interno c’era un vestito corazzato diverso da tutti quelli che avevo visto fino a quel momento—rosso e nero con delle ornature oro, Capitolo Quindici — Sussurri nell’Oscurità 407 perfettamente conservato. Lo tirai fuori e lo misi sulla mia schiena, pensando che Velvet Remedy sarebbe stata sbalorditiva con esso. Insieme alla corazza c’era anche un elmetto, ma fui tentata dal lasciarlo lì. Le piume rosse che lo adornavano quasi urlavano «bersaglio». All’interno c’erano diverse carabine d’assalto dal progetto peculiare ed impressionante. Una di esse aveva un mirino telescopico ed era fornita di silenziatore. Aveva un’impugnatura personalizzata di legno intagliato tinto a strisce bianche e nere. «Ti stavamo aspettando, Littlepip.» Calamity mi sorrise quando mi unii a loro nel seminterrato. Lui e Velvet Remedy erano di fianco ad una porta chiusa con un terminale. Guardando il terminale, fui compiaciuta dallo scoprire che aveva un occhio magico per la scansione di tessere lasciapassare. Quella dannata cosa sarebbe stata utile dopo tutto. Offrii a Velvet l’abito che aveva trovato. Declassò l’elmetto come «appariscente», ma presto aveva Calamity che l’aiutava ad indossare il vestito corazzato. Diressi la mia attenzione al terminale, facendo fluttuare la tessera lasciapassare. «Dove diamine l’hai trovato?» la voce di SteelHooves rimbombò quando finalmente ci raggiunse. Mi voltai a guardarlo mentre tenevo ferma telecineticamente la tessera lasciapassare. SteelHooves si fermò in fondo alle scale e stava fissando Velvet Remedy. «Littlepip l’ha trovato in un armadietto di sopra,» rispose Velvet Remedy, baldanzosa. «Come pensate che mi stia addosso?» «Splendidamente,» rispose Calamity sospirando. «Il rosso e l’oro si abbinano con le strisce nella tua criniera e coda.» Quindi con un ghigno imbarazzato, «E non ho mai visto niente del genere. Ciò significa che nessun pony ti scambierà per una razziatrice od una schiavista e ti sparerà per sbaglio.» 408 Fallout: Equestria — Parte II L’occhio magico del terminale guardò la tessera lasciapassare e bippò allegramente. «Benvenuta, Signora Presidente!» Meccanismi interni iniziarono a sibilare e sfregare mentre la porta iniziò ad aprirsi. Non era niente di sofisticato rispetto alla porta della Stable-Tec, ma era certamente un paio di gradi sopra qualsiasi cosa che avevo visto nelle terre devastate. «Io potrei spararle,» brontolò SteelHooves. Lo fissammo tutti con occhiatacce ed espressioni perplesse. «Quella,» spiegò, «È un’uniforme da Legionario Zebra.» Calamity fischiò. Velvet Remedy all’improvviso sembrò a disagio. Mi voltai, scegliendo piuttosto di guardare dentro l’oscurità della mini scuderia aperta di fronte a me. Brillando nell’oscurità, gli occhi di almeno una dozzina di pony zombie mi fissarono. Quindi ci ripensai. Zombie, sì. Ma non pony. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Puledra d’Azione (livello uno)—Conosci il tuo incantesimo di mira come il retro del tuo zoccolo, rendendoti circa il 20% più figa in combattimento. Per ogni livello di questo vantaggio ottieni +15 punti azione nel SATS. Capitolo Sedici Torri «Vedi? Noi rimaniamo pienamente cortesi, anche a fronte di tali sgarbate accuse. Noi non abbiamo nulla da nascondere qua.» Manehattan. Poco più di duecento anni fa era una fiorente ed affaccendata metropoli. Manehattan era acclamata come la città più cosmopolita di tutta Equestria. Milioni di pony vivevano o lavoravano nella città, sede di alcuni dei più elitari circoli della società equestre. Poi, in un istante, Manehattan non c’era più. Milioni di vite di pony furono consumati in un lampo di luce, calore ed energia magica. Centinaia di migliaia vennero ulteriormente uccisi dall’onda d’urto e dai soprannaturali incendi verdi che incenerirono praticamente tutto quello che era rimasto in piedi. Ora tutto ciò che rimaneva di Manehattan all’indomani dell’apocalisse erano le Rovine di Manehattan: chilometri e chilometri di labirintica devastazione urbana e cenere, sotto le ombre degli scheletrici grattacieli che sorgevano dalle macerie come lapidi monolitiche. Un pony potrebbe chiedersi come si sia potuto permettere che accadesse un olocausto del genere. Come avevano potuto i nemici d’Equestria aver nascosto una tale catastrofica arma nel cuore della nostra più grande ed estesa metropoli? Trovai che fosse molto più facile da capire una volta appreso che la più importante compagnia di trasporti pubblici in Manehattan era gestita da pony traditori fedeli ai nemici d’Equestria, e che il seminterrato di quella stessa struttura era stato il banco di prova per le operazioni delle zebre all’interno della nostra madrepatria. Guardai negli occhi delle zebre zombie e realizzai che quello era il modo con cui avevano fatto entrare la bomba a fuoco magico dentro 409 410 Fallout: Equestria — Parte II Manehattan. Che quelle zebre erano le responsabili dell’assassinio di milioni di vite. Capii anche che la mini-scuderia sotto la Four Stars era ben al di sotto della qualità della Stable-Tec—per tutto il male che avevano fatto i giochetti della Stable-Tec, quei pony sapevano davvero come costruire un riparo per la sopravvivenza. Quella mediocre scuderia non era stata in grado di fermare le radiazioni magiche in entrata, trasformando le zebre (e quasi una dozzina di pony) che era stata progettata per proteggere nelle creature non morte di fronte a me. E sì, mi resi conto che potevano non essere zebre zombie quanto delle zebre ghoul. Direi che non mi importasse, ma parte di me in realtà sperò che fossero ghoul mentre indietreggiavo levandomi di mezzo. «SteelHooves! Dagli tutto quello che hai!» La nebbia si sollevò a metà pomeriggio, rivelando il cimitero delle Rovine di Manehattan sotto un cielo rombante di un grigio arrabbiato. Camminammo sopra esso, viaggiando in fila lungo una delle due monorotaie della Linea Luna, guardando verso gli isolati della città in rovina sottostante. In tutte le direzioni vedemmo edifici collassati e sviscerati, carri e carrozze anneriti, detriti ed immondizia che si concentravano sotto i pali metallici dei lampioni spezzati. Niente scheletri, tuttavia. Le creature viventi di Manehattan erano state ridotte in nulla più che cenere, mischiandosi con la cenere da un altro miliardo di fonti mentre veniva trasportata dal vento. Iniziai ad individuare alcuni luoghi di piccole dimensioni dove il verde fuoco magico stava ancora bruciando. Mi chiesi come anche il fuoco magico potesse sopravvivere per secoli. Il vento portava particelle di ruggine e cenere, così come gli odori del cimitero urbano. Una sinfonia di scricchiolii e gemiti infestava la città, mescolandosi con i suoni dell’instabile cemento che si sgretolava Capitolo Sedici — Torri 411 e del vento che martellava il metallo. Staccate1 occasionali di spari, di solito lontani e portati dagli echi, ci ricordavano che vi erano razziatori, saccheggiatori ed altri pony in agguato nei vicoli e nelle strutture buie. Un lampo verde ed oro ci sorpassò da dietro—un magnifico uccello sia terrificante che aggraziato spalancò le sue ali e volò attorno a noi come se ci stesse valutando. I suoi occhi sembravano brillare e strisce di fuoco magico fuoriuscivano dal suo becco. «Che cos’è quello?» chiese Velvet Remedy con un tono sgomento prima che potessi trovare le parole per fare la stessa domanda. «Fenice di Fuoco Magico2 ,» rispose SteelHooves, fischiando leggermente. L’uccello verde ed oro completò il cerchio, poi piombò verso il basso allontanandosi, scomparendo dalla vista passando attraverso vicoli oscuri. Ricominciammo a muoverci, tutti tranne Velvet Remedy che se ne rimase lì come incantata. Si girò verso SteelHooves e senza fiato chiese, «Parlami di loro.» Nitrendo, ci fermammo di nuovo (fatto interessante sul viaggiare su una singola fila: se un pony si ferma, a meno che non sia sul retro, il viaggio tende a fermarsi con esso). Mi ritrovai a fissare un cartellone rovinato la cui bottiglia di Sparkle~Cola RAD sembrava stesse davvero risplendendo («È come un calcio in faccia! Coi ravanelli!»). I cartelloni infestavano il cielo lungo la Linea Luna come le erbacce. «I Giardini di Manehattan erano il più grande santuario per fauna selvatica nel suo genere, casa delle creature più esotiche ed ammirate. Che furono tutte cremate all’istante quando esplose la bomba a fuoco magico delle zebre», spiegò SteelHooves. «Naturalmente una fenice non ha esattamente lo stesso rapporto con l’essere ridotti in cenere della maggior parte delle creature.» 1 2 Un modo per articolare una nota musicale. Nell’originale, Balefire Phoenix. 412 Fallout: Equestria — Parte II SteelHooves ridacchiò. «Non penserei di provare ad addomesticarne una. Soffiano fuoco.» Una malconcia giumenta blu mare fuggì da una vetrina senza porta ed iniziò a correre in strada, con una scia di lacrime dagli occhi mentre urlava. Una dozzina di pony razziatori, ognuno dotato di un’arma brutale e con indosso un vecchio caschetto da roller derby, uscirono correndo all’impazzata dall’edificio inseguendola, saltando fuori dalle finestre e caricando fuori dalla porta, urlando e ridendo. «Aiutatemi!» Inciampò mentre correva e la sua andatura rallentò. Il sangue le scorreva tra le cosce; potevo vederla sanguinare tramite il mio mirino telescopico. «Per favore qualche pony mi aiuti!» Era già stata stuprata ripetutamente. Ora l’avevano lasciata andare e la inseguivano per divertimento. Dall’altezza della Linea Luna eravamo troppo lontani per agganciare effettivamente con il SATS, quindi spostai il mirino davanti al primo razziatore—un pony chiazzato marrone e grigio con un teschio dagli occhi fiammeggianti come cutie mark—mirando a dove sarebbe stato, come consigliatomi da Calamity. «Bene, ora stai salda e scarica una raffica.» Premetti magicamente il grilletto. Tre colpi vennero sputati fuori dalla carabina d’assalto zebra, dotata di mirino telescopico. Le armi silenziate, appresi, non erano veramente silenziose; ma il suono smorzato si perse nel vento, ed il peso del silenziatore aiutò a ridurre il rinculo e mantenere il fucile sul bersaglio fra un colpo e l’altro. Il pony razziatore prese fuoco. Cadde per terra, urlando ed agitandosi. Feci un passo indietro, levitando il fucile in alto per controllare il caricatore mentre Calamity sparò un colpo. No, non avevo caricato Capitolo Sedici — Torri 413 per sbaglio proiettili magici. Il fucile zebra aveva incantato da solo i proiettili. Che si infili un corno dove non batte Celestia! Se quelle erano il tipo di armi che le zebre si portavano sul campo di battaglia. . . Le urla della giumenta vittima al di sotto attirarono di nuovo la mia attenzione sulla battaglia. Calamity sparò un secondo colpo. Portando il mirino telescopico ai miei occhi vidi che tre dei razziatori erano morti (uno dei cadaveri stava bruciando nella strada), e gli altri si stavano sparpagliando. La giumenta impanichita urlò, i suoi zoccoli inciamparono su un lampione caduto e cadde, scivolando sulla strada cosparsa di detriti. Uno dei razziatori stava ancora correndo verso di lei; diressi il mirino telescopico verso di lui. E mi bloccai quando lo vidi per quello che era—uno degli stupratori era un puledro dal fianco bianco! Lo osservai, seguendo quel veramente giovane pony con il mirino telescopico del fucile zebra, tremando leggermente. Indossava un caschetto da roller derby per puledri e teneva un coltello seghettato in bocca. Potevo vedere il sangue di lei su di lui. Mi concetrai, il grilletto del fucile zebra si mosse leggermente. . . Non potevo. Era solo un puledro! Inorridita guardai mentre il puledro raggiungeva la giumenta caduta evitando i calci che lei gli stava tirando. Sentii lo scoppio di uno sparo ad un metro da me, e vidi il corpo del puledro esplodere sanguinosamente in due punti, colpito con abbastanza forza da scaraventare il suo cadavere contro una vicina cassetta delle lettere. Abbassai il fucile zebra e mi voltai per fissare scioccata Calamity. Al suo fianco, gli occhi di Velvet Remedy erano spalancati. «Che c’è?» chiese Calamity prima di volare giù per aiutare la giumenta. «Ti ho rubato il colpo?» 414 Fallout: Equestria — Parte II I pony amano le risate. Le zebre non capiscono la gioia e la temono. I pony sono onesti. Le zebre dicono solo bugie. I pony sono fedeli. Le zebre ti pugnaleranno alle spalle. I pony sono generosi. Le zebre sono avide ed egoiste. I pony si interessano degli altri. Le zebre pensano solo a se stesse. Fissai il cartellone e pensai: wow. «Questo è. . . questo è semplicemente sbagliato,» disse Velvet Remedy, rompendo l’imbarazzante silenzio che era diventato nostro compagno di viaggio sin da quando Calamity aveva sparato al puledro razziatore. Le coppia di monorotaie fece una dolce curva, ed il cartellone era montato fra gli archi rampanti di un tozzo grattacielo, piazzato in modo che i pony sul treno potessero vederlo quando si avvicinavano alla curva. Avrebbe dominato la vista da un lato del treno mentre affrontava la curva. Calamity era volato in avanti, più per darci spazio che per il bisogno di esplorare. La Linea Luna sembrava libera da minacce. Volevo seriamente una Ment-ali Party-Time. Non ne avevo un particolare bisogno, ma mi sentivo smaniare per gli effetti, specialmente la spinta intellettuale. Potevo semplicemente pensare così velocemente, così chiaramente mentre beneficiavo di una MPT. Ero più consapevole di ciò che mi stava intorno, i miei sensi erano più affinati. Se quello era l’effetto che le Ment-ali Party-Time mi davano, iniziai a chiedermi, che effetto avevano su Pinkie Pie? Mi ritrovai a pensare nuovamente alla Four Stars. In base a ciò che avevamo trovato nella mini-scuderia (di cui non era rimasto molto dopo che l’artiglieria di SteelHooves aveva finito con le zebre), l’incursione del Ministero della Morale doveva essere avvenuta la stessa mattina Capitolo Sedici — Torri 415 in cui la bomba a fuoco magico era esplosa. Mi venne in mente che probabilmente il megaincantesimo era in viaggio quando attaccarono. Il Ministero della Morale aveva portato i Ranger d’Acciaio; sapevano che la cosa verso cui si stavano dirigendo richiedeva i grossi calibri. Sapevano dove guardare, chi interrogare. . . era venuto dall’abilità dei pony da lei impiegati, oppure Pinkie Pie stessa aveva capito quelle cose con il potere del migliore acume delle MPT? Influenzata, contemplai la seconda possibilità. Non importa di quali effetti negativi potesse aver sofferto a causa della dipendenza dalle MPT, Pinkie Pie aveva un’intuizione che confinava con la premonizione. I traditori erano terrorizzati dal suo Ministero; li aveva resi paranoici e precipitosi. E non importa cosa potrebbe dire qualche pony riguardo lei od il suo Ministero, Pinkie Pie era stata straziantemente vicina al salvare Manehattan. Mi fermai, guardando il desolato labirinto urbano. Milioni di pony erano morti in quel posto, la loro salvezza aveva corso contro il tempo ed aveva perso. Dovevo trovare qualcos’altro a cui pensare. Mi sintonizzai sulla trasmissione radiofonica di DJ Pon3, ascoltandola col mio auricolare. Era una mera distrazione; a quel punto sapevo tutte le canzoni a memoria. Speravo che DJ Pon3 potesse trovare qualcosa nelle registrazioni che portavamo degno di espandere il suo repertorio musicale. «Questa è appena arrivata,» annunciò DJ Pon3 tra le canzoni, «Abbiamo appena ricevuto una segnalazione che un debole ed angoscioso segnale può essere sentito vicino alla Torre Ferro di Cavallo3 . Sembra che gli Artigli di Alanera4 abbiano trovato pane per i loro becchi. Beh, non preoccuparti, Alanera. La Torre Ferro di Cavallo è piuttosto vicina al territorio dello Sceriffo Codaputrida. Magari qualcuno dei suoi ghoul vorrà darvi uno zoccolo. Oh, aspetta, giusto, tu ed i tuoi mercenari li avete massacrati tutti. Bene, buona fortuna con ciò. 3 4 Nell’originale, Horseshoe Tower. Nell’originale, Blackwing. 416 Fallout: Equestria — Parte II «Questo è DJ Pon3 che ricorda ad ogni pony nelle Terre Devastate d’Equestria: si raccoglie quello che si è seminato.» Calamity stava tornando da noi in volo. Spensi la radio del mio PipBuck mentre atterrava sulla monorotaia, «Questo vi piacerà.» Diversi minuti dopo avevamo trottato abbastanza lungo la curva per vedere quello che Calamity ci aveva accennato. Più avanti la Linea Celestia si incrociava con la Linea Luna. Passava circa sei metri al di sopra della Linea Luna, perpendicolare alla coppia di monorotaie di sotto. La buia parte sottostante della coppia di rotaie della Linea Celestia mi colpì per la sua strana struttura, dandomi la pelle d’oca. «Bene, come saliamo là sopra?» si fece beffe Velvet Remedy. Calamity roteò gli occhi e spalancò le ali. «Porterò tutti voi di sopra, ecco come. Anche se penso che il nostro amico Ranger d’Acciaio sia troppo pesante per me.» «Posso farlo levitare io mentre tu trasporti me,» offrii. Calamity annuì. «Bene allora. Solo fa attenzione, Littlepip. Non vogliamo disturbare i pipistrelli vampiro.» «Pipistrelli vampiro?» Feci fluttuare fuori i miei binocoli, sbirciando la Linea Celestia tramite essi, e mi accucciai senza fiato. Il ventre in ombra delle monorotaie era coperto dalle grottesche e coriaci forme di dozzine di giganteschi pipistrelli mutanti. «Eggià. Immagino che dovremmo raggiungere in fretta la Tenpony. Ritengo che non vorremmo stare all’aperto all’imbrunire.» Per quanto fosse stato difficile salire sulla Linea Celestia, scendere dalla monorotaia fu facile. Stava calando il crepuscolo quando affrontammo una curva ed incontrammo un grazioso arco d’argento annerito che sormontava le monorotaie. Attraverso l’arco potemmo finalmente Capitolo Sedici — Torri 417 vedere la Tenpony Tower nel suo sorprendentemente conservato splendore. L’avevamo intravista sopra e tra gli edifici per ore, ma solo in quel momento potemmo davvero coglierne le dimensioni e la ricercatezza della struttura. La luce brillava da dietro più della metà delle finestre, la maggior parte delle quali erano crepate ma piuttosto intatte. Ogni dozzina di piani l’edificio era circondato da un anello composto da una terrazza cortile, ma sulla recinzione attorno ognuno era possibile vedere le crude riparazioni. Un intero fianco della Tenpony Tower era annerito e decadente, murato con rinforzi a mosaico aggiunti nei decenni post apocalittici. Il nome originale dell’edificio era collassato nel cortile di ciottoli al di sotto. Una gigantesca torre di trasmissione radio si ergeva dal tetto verso il cielo. Le monorotaie passavano sotto l’arco (che un tempo avrebbe sfavillato sotto il sole) ed andavano dirette fino alla Tenpony Tower, dove passavano attraverso una stazione d’imbarco della Four Stars costruita nel fianco della torre diversi piani sopra il terreno. Sull’arco annerito era appeso un cartello che proclamava: Ministero delle Scienze Arcane Sede di Manehattan Entrando nella stazione vedemmo guardie pony, barricate dietro immense pareti d’acciaio, che osservavano il nostro arrivo da strette feritoie seguendo i nostri progressi con le loro armi. Le pareti della stazione erano decorate con dipinti a dimensione naturale di pony. Un tempo quei dipinti erano stati protetti da campi di energia magica simili all’incantesimo di Velvet Remedy. In quel momento la maggior parte dei dipinti era annerita, danneggiata o sfigurata oltre il riparabile, i loro scudi erano mancati e le gemme che contenevano i loro potenziamenti rubate. Tutti tranne uno: il dipinto di una familiare unicorno viola, le cui strisce un tempo rosa e viola nella sua criniera erano quasi tutte cambiate in grigio. 418 Fallout: Equestria — Parte II Saltai sul marciapiede che correva lungo la parete, dando un’occhiata più da vicino al dipinto. Gli angoli erano bruciacchiati e la pittura si era increspata con il calore, ma il campo protettivo ancora resisteva. Gli altri si fermarono, guardandomi, ma con un cenno gli dissi di andare avanti. «Voglio solo guardare. Vi raggiungerò.» Ognuno dei miei compagni annuì e trottò avanti, nessuno di loro sembrava condividere la mia curiosità. Sebbene non fosse una puledra nel fiore degli anni, Twilight Sparkle sembrava almeno un decennio più giovane in quel dipinto che nel ricordo dell’ultimo party di Pinkie Pie, e considerevolmente più felice. Era circondata dai frizzanti colori autunnali, diversi indistinti ed a mala pena disegnati pony creavano scarabocchi colorati attorno a lei sullo sfondo. Il suo cutie mark era nascosto, coperto da un foglietto sul fianco raffigurante il numero dieci5 . «La Corsa delle Foglie,» annunciò una voce dietro di me, facendomi sussultare così tanto che quasi caddi mortalmente giù. Mi voltai per fissare la robofatina che sembrava si fosse materializzata dal nulla. «Twilight Sparkle la corse ogni anno a Ponyville. Mai vinta.» A me, la voce meccanica suonava. . . nostalgica? «Fu così, fino a quando il Ministero non richiese tutto il suo tempo.» Fissai la unicorno viola con il «10» sul fianco; quindi guardai in su verso il perlopiù intatto grattacielo che un tempo era stato una sede del Ministero della Magia, le immense lettere che un tempo avevano pubblicizzato il suo nome erano cadute ed erano finite in pezzi sul terreno sottostante. E quindi guardai indietro. «Heh,» sorrisi. Voltandomi verso la robofatina, «Come fai a sapere che Twi. . .» Ma con uno schiocco di statica, l’Osservatore era andato, e la robofatina improvvisamente emise musica da tuba. Aggrottai le sopracciglia mentre 5 Probabilmente è la rappresentazione di una Corsa delle Foglie effettuata in età adulta, visto che nella serie televisiva portava il numero 42. Capitolo Sedici — Torri 419 guardavo il robot sferico sobbalzare via. Ero solo io, o le conversazioni con l’Osservatore stavano diventando più corte? «I pony non entrano semplicemente nella Tenpony Tower6 ,» ci informò il pony di guardia, aggrottando le sopracciglia attraverso una finestrella blidata mentre ci parlava attraverso un microfono. Le parole NO ZOMBIE! erano dipinte sul cancello in grandi lettere rosse. «Abbiamo affari da sbrigare con DJ Pon3» disse altezzosamente Velvet Remedy. «Ma se gli vuoi spiegare che ci hai mandato via. . .» «DJ Pon3 vi sta aspettando, allora?» «Assolutamente», mentì tranquillamente Velvet Remedy. «E se fossi in te, non lo farei aspettare.» «Tutti voi?» la voce era scettica. Velvet Remedy fece un eccessivamente drammatico sospiro. «Questa è la mia guardia del corpo», affermò indicando Calamity. «E sono certa che riconoscerai un membro dei Ranger d’Acciaio.» «I-io si. . .» «E. . .» Velvet guardò verso di me e sembrò brancolare nel vuoto. Frettolosamente offrii, «Pony riparatostapane7 .» Ogni pony mi diede una strana occhiata. «Il suo. . . uhm. . . tostapane fa le bizze?» Velvet Remedy sembrò addolorata. La guardia ci contemplò in silenzio. Finalmente, Velvet Remedy disse, «Guarda, per quanto mi piacerebbe starmene semplicemente qua fuori mentre tu finisci nei guai per non averci lasciato entrare, si sta facendo buio. Un centinaio di tappi di bottiglia potrebbe aiutare a smuovere la situazione?» 6 Nell’originale, Ponies don’t simply walk into Tenpony Tower, evidente richiamo a Boromir nel Signore degli Anelli. 7 Nell’originale, Toaster repairpony, riferimento all’abilità nel gioco Wasteland, predecessore spirituale di Fallout, di riparare i tostapane per ricavarne utili oggetti. 420 Fallout: Equestria — Parte II «Duecento.» «Centoventicinque. E non dirò a DJ Pon3 che hai cercato di estorcere tappi ai suoi ospiti.» «Va bene» la feritoia nella porta si aprì. «Fate scivolare i tappi dentro, poi potrete entrare.» Iniziai a tirar fuori i tappi e contarli. Avrei dovuto cominciare a raggrupparli in mucchietti da venti per rendere quel genere di operazioni più comode. Duecento era una larga fetta dei tappi di bottiglia che eravamo riusciti a recuperare, ma non ero preoccupata. Avevamo un sacco di armi e munizioni da vendere una volta all’interno. «Oh», aggiunse la guardia, «e dovete disarmarvi prima di passare attraverso il posto di controllo.» Che si infili un corno. . . «Non prenderete la mia bardatura da combattimento a meno di strapparla dal mio morto e freddo. . .» La guardia ci derise, «Non è nostra intenzione. Non dovete consegnare le vostre armi da fuoco e le bardature da combattimento. Solo le vostre munizioni. Tutte.» Alzai un sopracciglio in sorpresa. Inaspettato. Inoltre ci riduceva severamente i beni di scambio, ma almeno ci lasciava con gli oggetti più costosi e pesanti da svendere. Mentre passavamo il punto di controllo, una unicorno uscì dalla guardiola e fece ondeggiare il suo corno sopra di noi. Ogni caricatore, proiettile, granata e missile lampeggiò, visibile anche attraverso l’armatura metallica di SteelHooves. «Pony riparatostapane», ripetè con uno schivo sorriso mentre il suo sguardo passava sul mio fucile da cecchino, il fucile da combattimento, il fucile zebra, la carabina d’assalto. . . Mi passai uno zoccolo sul viso. «Ed un Ranger d’Acciaio?» chiese mentre rimuoveva i missili dal lato sinistro della bardatura da combattimento di SteelHooves. «Qual è la tua storia?» SteelHooves nitrì. «Sono qua solo per assicurarmi che non abbiate altri problemi con ghoul cocciuti.» Capitolo Sedici — Torri 421 «Oh, quello non è più un problema,» sorrise, «Ma grazie per la preoccupazione.» «Decisamente. Non si può avere un lurido ghoul che cammini semplicemente qua e la.» Calamity stava tirando oscure occhiate a SteelHooves. Velvet Remedy nitrì sottovoce, forte appena per assicurarsi di essere sentita, «Oh si. Sono cose inguardabili. Non posso immaginare nulla di peggio, eccetto magari un assassino di puledri.» Calamity nitrì e roteò gli occhi, abbassandosi la falda del cappello. In pochi minuti fummo spogliati da tutte le nostre munizioni. «Le riavrete tutte indietro quando ve ne andrete», promise affettuosamente l’unicorno mentre le raccoglieva tutte e le faceva levitare dentro la guardiola. «Mi sento. . . stranamente nudo,» si lamentò Calamity. Almeno le mie armi erano solo state ridotte a stravaganti mazze. «Probabilmente potrete comprare dei proiettili di gomma da Capo Stellatriste, se proprio ne sentite il bisogno» ci informò l’unicorno mentre la porta della guardiola si chiudeva dietro di lei. Calamity ed io ci scambiammo delle occhiate sorprese. Era la prima volta che sentivo di un qualche pony che usasse munizioni non letali. Ci fu un forte CLANK quando qualcosa si mosse dentro le decorate porte blindate di fronte a noi. Si aprirono, schiudendosi verso l’interno e rivelando il marmoreo ed illuminato da lampadari atrio della stazione della Tenpony Tower. Stavamo subendo delle occhiate. L’idea di alta società mi era completamente estranea. Non avevamo quella sorta di bizzarro elitarismo nella Scuderia Due. Le terre devastate erano un luogo sporco, accidentato ed arrugginito completamente in disaccordo con quel comportamento soffocante; l’unica ragione per cui un pony voglia camminare in giro 422 Fallout: Equestria — Parte II col naso all’insù in posti come Nuova Appleloosa è perché non vuole sentire la puzza di quello su cui sta camminando. «Sbrighiamoci a trovare un posto dove dormire» spinse Velvet Remedy. «Ho bisogno di un bagno.» «Diamine, questa gente mi sta facendo sentire come se io avessi bisogno di un bagno,» disse Calamity a testa bassa, sentendo il peso di tutti gli sguardi. «Ne hai.» Annuii, chiedendomi solo come avremmo trovato un posto dove stare. Stavamo attraversando un soppalco pieno di negozi di alta classe (o, almeno, di alta classe rispetto al resto delle Terre Devastate d’Equestria). Se avessimo voluto acquistare o vendere qualsiasi cosa, Velvet Remedy avrebbe avuto il suo bel da fare. Sospettavo che fosse l’unica con abbastanza tatto commerciale per riuscire anche solo a far parlare quei pony con lei. Velvet Remedy sembrò leggermi la mente. «Una volta lavati e riposati, dovremmo dividerci. Per prima cosa domani mattina prenderò le nostre merci da vendere, quindi acquisteremo qualche nuovo abito formale che ci aiuterà a mescolarci. Littlepip, dovresti pianificare l’incontro con DJ Pon3.» Concordai. «Voglio trovare un’officina. Voglio modificare la mia bardatura da combattimento. Prima di incontrare Littlepip, non avevo mai avuto più di un tipo di munizioni. Voglio trovare un modo rapido per passare da un tipo di munizioni all’altro. Sarebbe bello utilizzare proiettili di gomma quando la situazione lo richiede». Guardò Velvet e me. «Dovreste darmi le vostre armi, così posso farci della corretta manutenzione, dato che ci sono.» Velvet Remedy fece fluttuare la sua pistola a dardi verso di lui. «SituazionI come sparare ad un puledro, magari?» Calamity nitrì. «Eh no. Se vedo un razziatore, lo abbatto.» Il pony color ruggine fissò con aria di sfida Velvet Remedy, insistendo con orgoglio: «È la mia politica.» Capitolo Sedici — Torri 423 «Era un bambino!» sibilò Velvet Remedy, battendo uno zoccolo sul pavimento. Mi guardai attorno, i miei compagni stavano cominciando a fare una scenata. «Um. . . forse dovremmo risparmiarci questo per. . .» «Qualsiasi pony che scelga di essere uno sporco assassino razziatore sperimenterà l’essere perforato come un adulto,» affermò Calamity. «E pensi che un puledro od una puledra in quella situazione abbia fatto una vera scelta?» Gli occhi Calamity si strinsero ed inclinò la testa. «Beh, forse no. Maledetta tragedia. Ma ciò non significa che io gli darò un lasciapassare allo stupro e l’omicidio finché non riceve il suo cutie mark. Le sue potenziali future vittime non se lo meritano». La voce di Calamity stava pericolosamente crescendo. «Nel caso tu non l’abbia notato, il Mio Piccolo Stupratore laggiù. . .» «State zitti!» ordinai infine. «Giuro per le Dee, vi metto entrambi in castigo!» Velvet Remedy e Calamity si rizzarono. Ma l’interruzione fu sufficiente per farli guardare attorno e rendersi conto che quello non era il luogo in cui fare quel particolare litigio. I due rimasero in silenzio per il resto della serata, mentre io trovai un posto al Suite di Lusso Codadorata8 . Era una stanza bellissima, le pareti di marmo erano solamente un po’ crepate, la coppia di vasche da bagno erano solo leggermente macchiate e le lenzuola sui letti non erano troppo logore o consumate. Probabilmente pagai il doppio di quanto Velvet Remedy avrebbe potuto ottenere, ma ero felice di averli anche solo portati via dal pubblico. Gli animi erano ancora roventi anche la mattina successiva. Avevamo tutti fatto il bagno e lavato i nostri vestiti. Calamity trascorse la prima 8 Nell’originale, Goldentail’s Luxury Suites. 424 Fallout: Equestria — Parte II parte della mattinata a cucire e riparare le nostre corazze. La mia bardatura da lavoro corazzata era incrostata di sangue e piena di fori di proiettile. Nel frattempo, Velvet Remedy aveva impachettato le armi e gli oggetti saccheggiati per il commercio e si era diretta verso i negozi prima che fossero aperti, volendo esaminare le opzioni possibili. Trascorsi la mattinata affamata. Avevamo deciso che avremmo aspettato fino al ritorno di Velvet Remedy con un abbigliamento adeguato alla Tenpony prima di uscire a comprare del cibo. Eravamo passati davanti diversi ristoranti dall’aspetto elegante mentre ci dirigevamo verso il Suite di Lusso Codadorata, ed ero stufa di conserve e scatole di alimenti pre apocalittici (che, come ci ricordò Velvet, eravamo sul punto di finire ed avremmo dovuto farne scorta). Colsi l’occasione per rilassarmi, sdraiarmi su uno dei letti ed iniziare a leggere. Avevo quasi finito tutti i libri che avevo raccolto, ed avevo contemplato l’idea di darne la maggior parte a Velvet Remedy per venderli. Ma alla fine, decisi che piuttosto li avrei tenuti per portarli indietro alla mia casa alla Giunzione R-7. Iniziare una libreria. Quando tornò Velvet Remedy, portando a tutti noi indumenti nuovi (anche un maestoso mantello per SteelHooves), quasi caddi dal letto alla sua vista. Si era fatta nuova accounciatura e ponycure9 , ed indossava un nuovo abito di classe coordinato con nuovi gioielli assieme ad un modesto tocco di fard. Sbattè le sue lunghe-più-che-mai ciglia verso di me e mi sentii svenire. Una parte di me la odiava per essersi resa così desiderabile da parte mia. «Wow. . . Velvet hai un aspetto. . .» Calamity arrossì, sembrando un pochino surriscaldato. Ma balbettò qualcosa riguardo allo sperare che lei avesse salvato abbastanza tappi di bottiglia per fare colazione. Voltò il naso verso di lui, «Certo che l’ho fatto.» Guardandomi, scoppiò in un’allegra sghignazzata, applaudendo con gli zoccoli. «E ne abbiamo in abbondanza per fare un po’ di shopping.» «Che cosa hanno?» 9 Nell’originale, ponypedi. Capitolo Sedici — Torri 425 Velvet Remedy fece un sorrisetto, roteando gli occhi. «Oh non ci crederete. Questi pony hanno portato l’essere pieni-di-sé ad un livello completamente nuovo.» Nitrì. «Due piani più sotto, c’è un negozio che vende solo formaggio. Proprio di fronte ad un negozio che vende solo vino.» Per quanto potesse essere raffinata, Velvet Remedy non dava maggior valore all’essere snob rispetto a noi. «Ma naturalmente metà del divertimento dello shopping sta semplicemente nel guardare. Perché, c’è qualcosa che stai cercando?» «Qualche libro nuovo. E proiettili di gomma.» Velvet Remedy sospirò. Il ristorante era di classe e pieno di pony dall’aspetto cerimonioso. Guardai il mio piatto di «cibo» con un tocco di depressione. Non so perché mi aspettassi molto di più, non era come se i pony della Tenpony Tower fossero contadini con campi di cereali freschi. Invece avevamo ottenuto lo stesso cibo pre apocalittico, solo cucinato in modi nuovi e servito in minuscole ma artistiche porzioni. Non ci misi molto a mangiare. Ed ero ancora affamata. Dopo colazione ci separammo. Calamity e SteelHooves andarono a cercare Capo Stellatriste, con la speranza di acquistare proiettili ed eventualmente una bardatura corazzata più adatta per Velvet Remedy. L’uniforme da legionario zebra era stata riposta nei compartimenti di SteelHooves. Velvet Remedy si sentiva a disagio ad indossarla, in particolare perché avevamo camminato sopra innumerevoli tombe di pony che le zebre avevano assassinato, e non la biasimavo. Ma non sopportavo l’idea di semplicemente abbandonarla o venderla quando avrebbe potuto rivelarsi utile. Velvet ed io andammo a comprare delle scorte. Il cibo era un’alta priorità (sopratutto dato che non avevo nessuna intenzione di mangia- 426 Fallout: Equestria — Parte II re nuovamente in un ristorante per tutto il tempo della nostra permanenza). Guardando le file di barattoli e scatole dell’Alimenti Raffinati10 , mi ranicchiai vedendo i prezzi. «Forse dovremmo prendere il minimo indispensabile per il prossimo paio di giorni. Ne troveremo di più se facciamo un po’ di sciacallaggio.» Velvet Remedy concordò, ma solo perché aveva altri scopi per i tappi che avremmo risparmiato in quel modo. Facemmo una spesa leggera, quindi guardai Velvet Remedy che trattava con il commesso finché non ottenne uno sconto per noi. Non appena lasciammo l’Alimenti Raffinati mi ritrovai spinta in una spa dove Velvet Remedy insistette fermamente che entrambe ci sottoponessimo ad un trattamento corpo completo. Ero riluttante all’inizio, ma non appena iniziai a riassarmi nella sauna, sentendo sciogliersi i muscoli che probabilmente erano contratti sin dalla mia ultima notte nella Scuderia, mi ritrovai a fare un grande sospiro di sollievo. Una coppia di attraenti pony della spa ci diede un assolutamente paradisiaco massaggio. Quelli erano facilmente i migliori tappi che avessi mai speso. E, a dire la verità, la giumenta della spa che stava massaggiando la mia schiena con gli zoccoli stava iniziando davvero ad eccitarmi. «Ho sentito dire che Fluttershy andava in uno di questi posti ogni settimana con la mia pro, pro. . . aggiungi un mucchio di pro qua e la. . . pro zia,» confidò Velvet Remedy mentre l’adorabile pony della spa strofinava gli zoccoli sulle mie spalle. Improvvisamente mi sentii estremamente imbarazzata. Più tardi mentre oziavamo in un bagno di fango, il mio occhio individuò un libro che se ne stava solitario su un bancone. Curiosa, lo feci fluttuare verso di me per dargli un’occhiata. «Principî dell’Adeguato Linguaggio dei Pony11 », lessi ad alta voce. «Raffinare come pensiamo raffinando come parliamo.» Aprii il libro e guardai il frontespizio. In fondo, scritto in piccolo: Direttive ufficiali dal Ministero dell’Immagine. 10 11 Nell’originale, Fine Edibles. Nell’originale, Principles of Proper Pony Speech. Capitolo Sedici — Torri 427 Decisi di chiedere alla pony della spa se potevo comprare il libro. Stavamo tornando alle nostre stanze dopo quella che probabilmente era stata la più piacevole mattinata della mia vita e la mia attenzione era focalizzata nell’infilare il mio nuovo libro appena acquistato nelle mie bisacce, quando mi scontrai con uno stallone che stava uscendo da un negozio di formaggi, facendolo cadere. Il mio libro cadde sul pavimento insieme a diverse scatole piene di formaggio. Ritrovai la mia concentrazione ed iniziai ad offrirgli scuse ed assistenza quando i miei occhi caddero sul cutie mark a forma di formaggio sul suo fianco beige. «Tu!» Monterey Jack si alzò, togliendosi la polvere di dosso. «Oh. Sei tu.» Una bassa unicorno grigia vestita con una raffinata bardatura integrale trottò fuori e guardò il formaggio sparpagliato. Quindi noi. «C’è qualche problema?» «Sì. Questo. . . pony. . . ha cercato di derubarmi! Dopo che gli ho salvato la vita!» Ora ero io quella che stava iniziando a fare una sceneggiata, ma non me ne importava. Velvet Remedy stava fissando. Monterey Jack iniziò a raccogliere le scatole di formaggio, sollevandole coi denti dalle stringhe dell’involucro. Mi ignorò come se fossi un piccolo, rumoroso animale. «È vero?» chiese la unicorno grigia, guardando Monterey Jack. Monterey semplicemente sbuffò e finì di impilare le scatole di formaggio, quindi si concentrò, facendoli fluttuare verso la unicorno grigia con il completo. «Mi spiace, Homage. Ti sconterò sul conto il dieci percento per il trasporto approssimativo.» «Sì, è vero,» informai la unicorno grigia. Ma certo che il suo cutie mark sembrasse formaggio. Monterey Jack dirigeva un negozio di formaggi. 428 Fallout: Equestria — Parte II Una guardia pony in una vecchia Corazza di Sicurezza dell’MSA ed una bardatura da combattimento LSW12 stava trottando verso di noi. Voltandomi verso di lui, indicai Monterey. «Signore, desidererei che questo pony venisse arrestato.» La guardia pony guardò entrambi dall’alto verso il basso. «Con quale accusa?» «Tentato furto.» La guardia ridacchiò. «I prezzi di Monterey Jack possono essere esorbitanti, ma è un po’ forzata la cosa.» Scossi la testa. «No. L’ho salvato dai razziatori e mi ha ripagato cercando di derubarmi.» Voltandomi per guardare Monterey Jack, aggiunsi, «Stavano per farti saltar via gli zoccoli sparandogli, se ricordo bene. Magari avrei dovuto lasciarglielo fare.» La guardia mi guardò scettica. «Quando è stato?» Mi fermai, e controllai due volte la data sul mio PipBuck. «Tre settimane fa.» Era stato davvero così poco tempo prima? Mi sentivo come se fossi stata all’esterno da più tempo. «Mi spiace,» disse infine la guardia. «Ma è la tua parola contro la sua e, francamente, dato che tu non sei una cittadina della Tenpony, la tua parola non significa molto qua.» Mi adirai. «Vuoi dire che se ne va libero?» «Littlepip,» disse dolcemente Velvet Remedy, mettendomi uno zoccolo sulla spalla per calmarmi. «Lascialo nel passato. Può aver cercato di derubarti, ma non ha avuto successo.» Mi scrollai il suo zoccolo di dosso e girai attorno a Monterey Jack. «Quindi, te ne starai semplicemente lì a negare, vero? Bene, io. . .» «No,» disse fermamente. «. . . non starò. . . aspetta. . . cosa?» «Monterey?» Homage stava fissando l’unicorno beige del negozio di formaggi, dimenticandosi momentaneamente dei suoi acquisti. La guardia pony si era improvvisamente irrigidita. 12 LSW, acronimo di light support weapon, generalmente mitragliatrici leggere. Capitolo Sedici — Torri 429 «Ho due puledri ed una puledra a cui badare. Dovevo tornare a casa sano e salvo, e quelle scorte sarebbero state sprecate con te. Non eri nemmeno abbastanza furba da depredare i cadaveri. Non saresti sopravvissuta una settimana.» «Decisamente no,» disse Velvet Remedy inespressivamente. «Monterey Jack,» disse la guardia minacciosamente. «Ti rendi conto di cosa stai ammettendo?» Monterey Jack sbuffò, fissandomi. «Non sono un bugiardo. E non mi vergogno di ciò che ho tentato di fare. Assicurarmi che i miei bambini abbiano ancora un padre è più importante di una qualche piccola sciocca estranea che non ha il buon senso di non entrare in un campo di schiavisti.» Fissò la guardia, «Dopo che Clarinet è stata uccisa io sono tutto quel che gli rimane.» La guardia pony nitrì. «Beh, probabilmente non più. Conosci la legge. Il brigantaggio ti farà giustiziare.» Aspetta, aspetta, COSA?! Velvet Remedy ansimò. La guardia azionò un pezzetto sulla sua bardatura da combattimento e sentii ricaricare la sua arma leggera da supporto. «Mi spiace, Monterey Jack, ma dovrai venire con me.» «Uhm. . . Ho cambiato idea. Non ho intenzione di sporgere denuncia. Non è successo niente.» La guardia mi guardò accigliata. «Mi spiace bambina. Ma è la tua parola contro la sua. E, come ho detto, la tua parola da non-cittadina non vale quanto la terra sul mio zoccolo, da queste parti.» Camminai avanti ed indietro fuori dall’ascensore. Era una follia. Non possono uccidere un pony per aver tentato di derubare qualche pony ed aver fallito, vero? Dee, perché non ho semplicemente tenuto chiusa la mia stupida bocca? 430 Fallout: Equestria — Parte II Le porte dell’ascensore si aprirono. Avevo lasciato Velvet Remedy a cercare tra le leggi della Tenpony Tower, nella speranza che potesse trovare qualcosa mentre io cercavo di parlare con DJ Pon3. Salendo dentro all’ascensore l’aggiunsi alla lista delle cose che volevo chiedergli. D’altronde, perché Monterey Jack non aveva semplicemente tenuto chiusa la sua, di bocca? Nelle Terre Devastata d’Equestria l’onestà non è sempre una virtù. L’ascensore iniziò a muoversi verso l’alto. Feci un respiro profondo. Stavo per incontrare DJ Pon3. Mi chiesi cosa dovessi aspettarmi. Sperai che fosse disposto a parlare con me. Altrimenti, sarebbe stata una lunga camminata per nulla. Beh no, non per nulla. Era stata una lunga camminata per un trattamento alla spa. In effetti ne era valsa decisamente la pena. Le porte si aprirono ed uscii per ritrovarmi in un ricco atrio marmoreo, il cui centro era dominato da una fontana. Un gigantesco alicorno rampante d’ottone annerito dal tempo era di fronte a me, con le ali spalancate che abbracciavano l’atrio. La collana attorno al collo dell’alicorno era dotato di un talismano dell’acqua con un grande zaffiro posto al centro. Grazie al talismano nella fontana scorreva ancora acqua pulita e fresca anche duecento anni dopo l’apocalisse. Ricordai la pura acqua non-irradiata che avevamo goduto nei nostri bagni alla spa, e mi chiesi quanti talismani dell’acqua avesse la sola sede dell’MSA. E quanti avrebbero potuto beneficiarne se non fossero stati tutti ammassati assieme in un unico posto. L’atrio era circondato da delle scale che portavano ad una balconata. Incastonate nella balconata vi erano delle lettere in bronzo: Ministero delle Scienze Arcane—Manehattan. Dietro alla fontana vi era un ampio numero di doppie porte su cui gravava il titolo: Ateneo di Twilight Sparkle. Sopra sulla balconata vi era un secondo, quasi identico numero di doppie porte. Stazione di Trasmissione d’Emergenza MSA Solo Unicorni Autorizzati Capitolo Sedici — Torri 431 Feci un respiro profondo e mi diressi verso le scale. Un secondo paio di porte d’ascensore si aprirono dietro di me. Mi voltai per vedere la unicorno grigia, Homage, uscire e guardarsi attorno. Sorrisi, cercando di non sembrare nervosa. «Anche te sei qua per vedere DJ Pon3?» L’altra unicorno annuì. Era più o meno delle mie dimensioni, l’unico altro pony adulto che avessi visto nato con una simile piccola taglia. Le indicai con uno zoccolo di andare per prima. Era una cittadina, dopotutto. Quando raggiungemmo il pianerottolo, le doppie porte per la STEMSA si aprirono silenziosamente, facendomi pensare al folle racconto dei fantasmi di Manehattan che il mercante errante ci aveva raccontato. All’interno vi erano diversi maneframe e pareti composte da schermi di computer che davano la visuale a volo d’uccello della. . . grande maggioranza delle Terre Devastate d’Equestria, per quanto potessi dire. Homage trottò davanti a me mentre io mi fermavo a guardare. Cercando, individuai Nuova Appleloosa su uno di essi. «Impressionante, non è vero?» chiese Homage. Annuii, notando che, mentre la maggior parte degli schermi aveva immagini chiare e nitide, diversi guizzavano e soffrivano di strane distorsioni, ed un grande gruppo di schermi era del nero più scuro. «Sei già stata qui prima?» «Oh, qualche volta.» Camminò verso un banco di bottoni e luci, alzando uno zoccolo per premerne uno. Si voltà e trottò verso il centro della stanza dove un microfono si ergeva dal pavimento. Il corno di Homage brillò e la sua voce cambiò per magia. «Buongiorno, abitanti delle terre devastate!» urlò Homage nel microfono, la sua voce era ora maschile e molto familiare. «Come va ad ogni pony? Qui è il vostro amico, DJ Pon3, e beh, è di nuovo quel momento. . . esatto, tempo per qualche notizia!» Caddi sui miei fianchi, fissandola mentre la voce della piccola unicorno grigia veniva trasportata dalle onde radio. «Ho sentito delle voci che Monterey Jack, il proprietario del negozio di formaggi in quella oh-così-altezzosa Tenpony Tower, è stato arresta- 432 Fallout: Equestria — Parte II to per aver deciso che essere uno stupido ladruncolo sia l’appropriata risposta ad un atto di gentilezza. Ricordate quello che continuo a dirvi, miei piccoli pony: trattatevi l’un l’altro con gentilezza e rispetto. O non fatelo, e guardate come tutto ritorna a mordervi la coda. «Tra le altre notizie, un qualche pony è finalmente arrivato ad aggiustare il mio tostapane. Alleluia! È l’ora della colazione! Ecco un po’ di Sapphire Shores per farvi passare la mattinata.» Dieci minuti dopo ero sul tetto battuto dal vento della Tenpony Tower mentre Homage faceva un aggiustamento rifinitore alla gemma posta al centro di uno dei dischi della torre di trasmissione. Fissai il grigio labirinto di Manehattan. Da lassù potevo vedere un altro edificio Sede Ministeriale che era considerevolmente più consumato, la Torre Ferro di Cavallo, ed anche La Pony dell’Amicizia13 nel porto. Oceani blu mozzafiato si allargavano fino a che le acque sparivano sotto la nebbia al largo. «Ironico, non trovi?» chiese Homage, la sua voce non era più quella di DJ Pon3. «Mi è stato detto che quella statua era un regalo delle zebre generazioni prima della guerra.» Vi voltai per guardarla ma vidi qualcosa molto lontano sull’orizzonte che catturò la mia attenzione. Una torre bianca simile ad un obelisco si ergeva fino alle nuvole. Sbattei gli occhi, realizzando che l’avevo già vista prima, ma non laggiù. Prima, quando l’avevo individuata dalla distanza, era. . . Mi voltai per guardare nella direzione dove la torre sarebbe stata e visibile. Vi erano due di esse. Estrassi i miei binocoli e mi girai lentamente, passando in rassegna l’orizzonte. Molto lontano, sporgente dalle montagne vicino alla vecchia Appleloosa, pensai di averne individuata una terza. 13 Nell’originale, The Pony of Friendship. Capitolo Sedici — Torri 433 Quante ce n’erano di quelle torri? «Vedo che le hai individuate,» disse noncurante Homage. Abbassai i binocoli. «Che cosa sono?» «Non ne ho idea,» ammise Homage. «Qualcosa di pre apocalittico e veramente sofisticato. Quello che so è che ognuna di esse ha una casa di servizio alla base ed occhi d’osservazione a circa un terzo dell’altezza. DJ Pon3 riuscì a penetrare in una di esse. Tra quegli occhi ed i rapporti dai fedeli ascoltatori, ogni DJ Pon3 da allora è stato in grado di tenere i pony informati riguardo i pericoli, narrare le vicende degli eroi, ed in generale valutare quello che succede nelle terre devastate. E dargli bellissima musica per aiutarli a rendere la vita all’esterno più sopportabile. «È tutto quello che posso fare per aiutare ogni pony. Ma immagino che il massimo che posso fare sia il minimo che possa fare.» Guardai Homage con una meraviglia che rasentava la reverenza. «Tu, d’altro zoccolo, sembra che possa fare molto di più. E quindi gradirei il tuo aiuto. . .» Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Come Si Fa Giù alla Fattoria—Nel combattimento i tuoi colpi critici sono più devastanti. Il danno dei tuoi colpi critici, incluso quello dai Critici da Attacco Furtivo, è aumentato del 50%. Questo non influisce sulla possibilità di effettuare un colpo critico. Capitolo D iciasset te La Cattiva di Turno «Vi porto la verità, non importa quanto faccia male.» Risposte. Per settimane mi ero aggrappata all’illusione che tutte le mie domande avrebbero avuto risposta, se solo avessi raggiunto la Tenpony Tower e parlato con DJ Pon3. Seduta di fronte ad Homage al suo piccolo tavolo, parlando davanti ad una Sparkle~Cola ghiacciata, mi ritrovai a chiedermi come mi fossi autoconvinta di ciò. Per esempio non era stata in grado di dirmi nulla riguardo ad Occhiorosso; apparentemente le sue operazioni si svolgevano in uno dei pochi luoghi che lei non poteva vedere. Se non altro Homage aveva molte più domande di quante ne avessi io. Nel tempo che ci misi per raccontarle l’intera storia di quel che era realmente successo allo Spaccazoccolo e del perché avessi fatto le scelte che avevo fatto, l’unica vera rivelazione fu la realizzazione che aggrapparsi con tutte le proprie speranze ad un assunto non porta a nient’altro che farsi male. «Grazie, Littlepip,» disse Homage, offrendomi un’altra fetta di anguria appena uscita dalla lattina. «Parlo sempre ai miei ascoltatori nel modo più accurato che le mie risorse mi permettano. Tu non hai idea di quanto sia riconoscente per avere qualche pony che colmi le lacune.» Annuii. «Ed io sono riconoscente per la possibilità di esprimere il mio punto di vista della storia. La mia. . . reputazione sembra stia iniziando ad andare fuori controllo.» Homage sorrise, «Immeritatamente?» Puntò un zoccolo verso di me. «Forse pensi alle cose che fai come niente di speciale, ma lo sono. Semplicemente trattando il modo in cui metti te stessa in pericolo per 435 436 Fallout: Equestria — Parte II aiutare gli altri come un qualcosa che qualunque pony avrebbe fatto mostri alle terre devastate un modo per essere migliori.» Homage sollevò una fetta di anguria conservata da secoli tra gli zoccoli e lo mangiucchiò prima di continuare. «Hai ragione; quello è come i pony dovrebbero trattarsi l’un l’altro. Ma nelle Terre Devastate d’Equestria è abbastanza raro per un pony essere disposto a consumare preziose munizioni per soccorrere da lontano uno sconosciuto, specialmente quando sa che forse avrà bisogno di quei proiettili l’indomani per salvare se stesso o la sua famiglia. Mettere vita e zampe in pericolo?» Homage scosse tristemente il capo. Aveva una bellissima criniera di corti peli blu che le caddero sul volto mentre lo faceva. Mi allungai per spostarglieli dagli occhi in modo che non dovesse posare la sua anguria. «Temo che alle Terre Devastate d’Equestria non manchino i Monterey Jack, ma debbano fronteggiare una paralizzante mancanza di Littlepip.» «Perché avrebbe dovuto farlo?» Camminai per la frustazione. La menzione di Monterey Jack aveva fatto deragliare la precedente conversazione. «Non riesco a capirlo.» Homage mi guardava, sorpresa dalla mia agitazione. «La mia ipotesi sarebbe l’orgoglio. Da come hai detto non sembra proprio dispiaciuto per quello che ha fatto.» «È una legge stupida,» affermai con un colpo di zoccolo. Homage non sembrò d’accordo. «La Tenpony Tower ha, come deterrente, leggi estremamente severe riguardo tutto quello che cade sotto le attività da razziatore. Ricordati, siamo bloccati tra i razziatori dello Spaccazoccolo e gli schiavisti del Cratere di Fillydelphia. La Tenpony non solo vuole tenere fuori gli indesiderati, ma vuole anche mandare un chiaro messaggio ad ogni pony di entrambi i gruppi nel caso pensassero di mettere zoccolo vicino a questo posto.» Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 437 Dannazione. Odiavo ammetterlo, ma aveva senso. Quello che per me non aveva ancora senso era il perché Monterey Jack avesse confessato. La speranza che venisse liberato poiché non era stato un bandito di successo appassì. Mi fermai e guardai Homage, «Lui. . . doveva sapere che. . .» Mi sentivo insicura, come se mi stessi arrampicando sugli specchi. E, ancora peggio, mi sentivo responsabile. Come Homage aveva sottolineato poco prima nella conversazione, Monterey Jack era quello che aveva tentato a derubarmi, ed era quello che aveva fatto la schiacciante confessione. Per quel che le riguardava io non avevo ragioni per sentirmi in colpa. Ma non cambiava come mi sentissi. Nel momento in cui avevo visto Monterey tutta la sensazione di tradimento era stata ricacciata da giusta indignazione. Ed avevo tirato fuori la collera. «C’è qualche possibilità che lui non sapesse di poter essere giustiziato per. . . quello che ha ammesso?» Homage scosse la testa. «Ogni cittadino della Tenpony conosce la legge. Ottenere la residenza permanente richiede molto tempo, e conoscere la legge è uno dei requisiti più semplici da soddisfare.» Gemetti interiormente, confusa ed agitata. Homage aggiunse fermamente, «Monterey Jack ha qui quel negozio di formaggi da ormai cinque anni, e prima di quello era una guardia della carovana di mercanti da cui il vecchio proprietario del negozio si procurava le scorte. Monterey conosce la legge.» Dannazione. Homage ed io caminavamo assieme attraverso l’Ateneo di Twilight Sparkle. Ogni parete era coperta di librerie tranne per una coppia di angoli di lettura e tre ampie finestre a volta, che permettevano alla luce di mezzogiorno, ingrigita dalle nuvole, di riversarsi nella biblioteca. Ogni scaffale era pieno di tomi, manuali, romanzi ed opere raccolte in volu- 438 Fallout: Equestria — Parte II mi. Ogni pilastro era circondato da altri libri. C’era un grande tavolo al centro che si sorreggeva non sulle delle gambe, ma su un anello di librerie. Ogni sedia aveva spazio sotto i braccioli riempito con ancora altri libri. Sotto le finestre c’era un letto senza né libri né librerie, uno degli sparsi pezzi di arredamento (insieme al tavolo, il frigorifero, le sedie ed un vecchio fonografo) che mi fecero capire che quello fosse il posto che Homage aveva reso casa sua. «Quelli sono. . . un sacco di libri.» Homage trottò verso il tavolo dove risiedeva un antico terminale, che versava il suo bagliore verde attraverso uno strato di polvere. La graziosa unicorno grigia lo colpì con lo zoccolo e ne uscì fuori una voce elegante. «Twilight, cara. Dobbiamo davvero incontrarci presto. Sono secoli. E, posso parlare onestamente? Hai bisogno di riposo. Se qualche pony conosce il sovraccaricarsi di lavoro quella sono io. Per favore, perché non ti prendi solo una mattina libera? Unisciti a Fluttershy e me questa settimana. Faremo anche un salto a Manehattan; non c’è bisogno di tornare a Canterlot. Sono sicura che hanno delle adorabili spa anche a Manehattan. «Ora la ragione del perché ti sto chiamando sulla linea riservata: ho appena sentito che il mio Ministero è in procinto di purgare la Libreria di Ponyville dai libri ideologicamente incompatibili, e ho capito subito che vorresti tenerteli. Così ti sto dirottando anche questa spedizione. Spero che tu abbia spazio. So che il Ministero della Magia sul Viale dei Ministeri dispone di una biblioteca molto più grande, ma non possiamo proprio deviare questi carri verso Canterlot, non è vero? «Se stai finendo lo spazio. . . ora non ti arrabbiare. . . ma potresti chiedere aiuto a Pinkie Pie. Il suo Ministero ha una sede anche a Manehattan, dopotutto. E sembra sempre trovare abbastanza spazio per qualsiasi cosa. Io non so come faccia. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 439 «Comunque, mi dispiace dover essere così breve, ma devo scappare. I progetti per le copertine dei libri revisionati sono pronti, e non posso semplicemente lasciarle andare in stampa senza essere sicura che ognuna sia perfetta.» Distolsi lo sguardo da Homage e lo diressi verso le librerie con rinnovato rispetto. Non solo un sacco libri, ma anche un sacco di preservate versioni originali dei libri. Homage alzò lo sguardo verso una parete che era solo prevalentemente coperta di libri. Sopra la libreria vi era un quadro (rappresentante una vista panoramica di una valle desolata di terra e rocce) e posato sulla libreria vi era un piccolo orologio di legno ed ottone. Il grande zoccolo era a metà strada tra l’otto e l’uno1 , il piccolo zoccolo puntava dritto in basso verso il quattro. «Mi dispiace, ma devo davvero tornare alla radio. Ci sono rapporti su cui indagare, ed ho bisogno di controllare se gli schermi hanno catturato qualcosa. Ma per favore, sentiti libera di stare qui e sfogliare i libri finché non torno. Mi piacerebbe parlare ancora un po’. . . se non hai niente di urgente da fare.» Non avevo fatto o detto molto, anche se sapevo che avrei dovuto fare in modo che i miei compagni venissero a conoscenza di quello che era successo. Mi scusai, promettendole che sarei tornata subito. Appena cominciai ad andarmene dall’Ateneo mi ricordai delle registrazioni. Voltandomi verso Homage le tirai fuori e le feci fluttuare verso di lei. Lei le fissò con gli occhi spalancati, come una pony che compie gli anni che realizza che uno dei suoi regali è proprio delle dimensioni del giocattolo che aveva chiesto incessantemente. 1 La descrizione delle lancette farebbe pensare ad un orologio a 8 ore invece che alle consuete 12, che in effetti compare almeno una volta nella serie regolare (nella stazione ferroviaria di Canterlot, ma potrebbero esisterne anche altri). Di contro ci sono anche orologi regolari, come quello da taschino di Spike. Probabilmente Kkat ha solamente scelto l’alternativa più bizzarra. 440 Fallout: Equestria — Parte II «Le ho trovate in una delle Scuderie,» dissi, cercando di non scoppiare in una grossa sghignazzata per la sua espressione. «Ho pensato che potresti trovare un buon uso per loro.» Saltellò su e giù strillando di gioia. Per la prima volta dal negozio di formaggi mi sentivo felice con me stessa. Il corno di Homage si illuminò quando prese possesso delle registrazioni. «Tu non hai idea di quanto questo significhi! Non solo per me, ma per Equestria!» Stavo sorridendo brillantemente quando presi l’ascensore per tornare al mio piano. Mi sentivo ancora felice mentre trottavo verso la porta della nostra suite. Ma le voci al suo iinterno mi freddarono. «. . . il dottore di qui dice che ha un trattamento che può porre rimedio alle dipendenze,» stava affermando Velvet Remedy. Sentii la felicità venire drenata via da me, rimpiazzata dal malumore. Seriamente stavano parlando di quello? Alle mie spalle? Avevano parlato anche con un dottore di ciò? Un estraneo, non di meno? «Cosa, come semplicemente dare una pillola a Littlepip?» La voce dubbiosa di Calamity cancellò ogni dubbio che non stessero parlando di me. «La inghiotte e tutti i suoi problemi vanno via?» «Oh, no,» Rispose Velvet Remedy. «Primo, è più. . . complicato di così. E prenderà buona parte della giornata. Secondo, il Dottor Helpinghoof2 è stato chiaro, il trattamento pulisce dalla droga solo il corpo del paziente ed inverte la sua dipendenza fisica. Gli elementi psicologici della dipendenza probabilmente rimarranno con Littlepip per il resto della sua vita. Ma questo renderà le cose molto più semplici per lei.» Alzai uno zoccolo per sbatterlo sul pavimento con furia. Ma poi lo misi giù, non volendo farmi sentire da loro. C’erano così tante cose 2 Letteralmente, “Zoccolo in aiuto”. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 441 sbagliate in tutto ciò! Primo, come osavano?! Secondo, quale dipendenza? Più semplice come? Io ero perfettamente a posto. Non avevo preso una Ment-ali Party-Time da quanto, due giorni? Che razza di tossicodipendente può dire una cosa del genere? E terzo. . . «Helpinghoof»? Seriamente? «Non ne sono sicuro. . .» Grazie, Calamity. Ora dille di andare a farsi fottere. Invece, nitrì, «Littlepip non gestisce esattamente molto bene il sentirsi tradita. Ho visto la sua reazione alle Scuderie in cui siamo stati. . .» «Oh, sì. E quello non è niente comparato al modo in cui è partita con il proprietario del negozio di formaggi,» concordò Velvet Remedy. Perfetto. Quindi era quello ciò che stava facendo quando le avevo chiesto di esaminare le leggi per l’imminente esecuzione di Monterey Jack? Parlava ai dottori dei problemi che pretendevano avessi? «. . . Dobbiamo stare molto attenti su come gestiamo la cosa,» Velvet Remedy stava continuando con la sua assurdità. «Anche se riusciamo a far curare Littlepip, non sarà nulla di buono se la perdiamo a causa di ciò. Senza amici, chi la aiuterà anche solo dal prendere. . .» Avevo sentito abbastanza. Sarei tornata indietro alla biblioteca. Se Velvet Remedy e Calamity non sapevano dove mi trovavo e si fossero preoccupati bene, se lo meritavano. Homage era una cortese padrona di casa, cosa cui fui particolarmente grata dato che non avevo nessuna voglia di vedere Velvet Remedy o Calamity in tempi brevi. La graziosa unicorno grigia mi aiutò a trovare qualche libro che mi interessava, quindi mi lasciò a leggere e scomparve nella stazione di trasmissione. Nelle ore successive studiai con attenzione le edizioni originali de Il Grande Libro delle Scienze Arcane e di Serrature Moderne, facendo lettura comparativa con le copie che già avevo, prendendo appunti, ed 442 Fallout: Equestria — Parte II imparando parecchio su entrambe le materie. Apparentemente rendere i libri «ideologicamente compatibili» implicava anche il rimuovere il genere di informazioni avanzate che avrebbero potuto ispirare dei piantagrane. Sorrisi leggermente, realizzando che le mie attività di ricerca del mio cutie mark durante la mia giovinezza mi avrebbero decisamente messo nella categoria «piantagrane». Homage trottò nell’Ateneo di Twilight Sparkle poco più di due ore dopo; faceva fluttuare al suo fianco le registrazioni ed il vecchio fonografo che avevo visto poco prima. Mentre leggevo lei si sedette ad ascoltare la musica, con la testa che dondolava dolcemente a ritmo. I miei studi vennero interrotti solo una volta. Homage era a circa metà di una canzone piuttosto energica (riguardo il rammendare un’amicizia, da notare—nel ritornello l’asserzione, piuttosto rozza, che la vita senza amici facesse cagare colse acutamente nel segno e non riuscii comunque a concentrarmi sulla lettura). All’improvviso Homage fermò la canzone e la fece ripartire dall’inizio. Mi attraversò la mente il pensiero che che magari anche lei sentisse una connessione con il testo, ma fu cancellato quando proclamò: «Va bene, va bene. Non posso semplicemente ascoltare questa canzone. Devo ballarla.» Alzai lo sguardo ed annuii garbatamente. Poi tornai alla lettura. «Oh no,» battè uno zoccolo sul pavimento. «Non ballerò di fronte ad un’ospite che non sta ballando a sua volta. Sarebbe troppo imbarazzante.» Il sussurro di un pensiero si era appena iniziato a formare quando lei lo obliterò con un «Quindi alzati.» La mia testa si sollevò di scatto, sorpresa. La canzone non mi faceva venire realmente voglia di ballare, non importa quanto fosse bizzarramente allegra la musica in relazione al testo; ed io mi sentivo goffamente timida al mostrare la mia completa mancanza di abilità nel ballare di fronte ad Homage. Ma non me la sentivo di dirle di no, specialmente considerando che quella biblioteca era casa sua e che io le avevo fatto quel regalo. Quindi. . . ballammo. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 443 E sebbene all’inizio fu imbarazzante nemmeno Homage era una grande ballerina, ma colmava la sua mancanza di abilità con vigore creativo. Il suo sorriso e la sua energia erano contagiosi, e mi ritrovai a lasciarmi andare. Verso la fine della canzone mi stavo davvero divertendo, e sentii una fitta di tristezza quando la canzone finì. La canzone successiva era molto più lenta e per un momento mi sentii imbarazzata, ma distrassi entrambe domandando del quadro al di sopra dell’orologio. «È un dipinto della Splendid Valley,» dichiarò Homage, togliendosi i peli della criniera dalla faccia. Alzai un sopracciglio. «Non ha un aspetto splendido.» «Oh, non lo è. È un posto terribile. Fa sembrare il campeggiare nella Everfree Forest invitante quanto una giornata alla spa.» Homage mise uno zoccolo sulla mia spalla. «Stanne molto lontana.» Non avevo mai sentito parlare della Splendid Valley, men che meno avevo qualche desiderio di andare in quella zona. Ma mi fece pensare, «Perché Twilight Sparkle avrebbe dovuto tenere il dipinto di un posto del genere nella sua libreria?» Mi sentii marginalmente sciocca nel chiederlo—ovviamente non era terribile prima dell’apocalisse. D’altro zoccolo non era certamente splendida, non era nemmeno carina. Era arida e poco allettante. Ed il dipinto non si adattava al resto dell’Ateneo, né per i colori né per l’umore. Era come un ospite indesiderato. «C’è un impianto del Ministero della Magia laggiù,» rispose Homage. «Non una sede come questa,» chiarì Homage. «C’è una gigantesca rete di cave e caverne sotto la Splendid Valley. Poco dopo la creazione del Ministero l’MSA sfrattò i nativi di quelle caverne ed iniziò un’operazione di estrazione di gemme. Dopo aver ripulito la valle dalle gemme iniziarono ad usare le caverne vuote come luogo di smaltimento per alcuni dei. . . sottoprodotti degli esperimenti magici del Ministero.» La mia mente evocò immagini di mostri e grottescherie. Homage sembrò intuire la direzione della mia immaginazione e gentilmente la 444 Fallout: Equestria — Parte II rediresse. «Fusti pieni di strane tossine magiche. Negli ultimi mesi della guerra il Ministero della Magia stava apparentemente riattrezzando l’impianto per qualcos’altro, ma non penso che l’abbiano mai finito. La Splendid Valley fu il centro del secondo megaincantesimo lanciato. La maggior parte dei pony. . . beh, quelli che si prendono la briga di imparare almeno un po’ di storia. . . crede che fosse Manehattan la seconda. Ma la Splendid Valley fu colpita pochi minuti prima.» Presi nota di evitarla. Strane tossine magiche e radiazioni da magaincantesimo probabilmente non si mischiavano bene. Il pomeriggio stava sanguinando in sera; Homage era tornata alla stazione di trasmissione per rivestire i panni di DJ Pon3. Questa volaa la seguii, guardandola trasformarsi sia nella voce che nei modi quando si mise di fronte al microfono. «. . . ed è ora per un altro consiglio di sopravvivenza per pony di DJ Pon3. Oggi voglio parlarvi di due dei più grandi pericoli su cui potete incappare nelle Terre Devastate d’Equestria. No, non i radigatori, i pipistrelli vampiro od addirittura i canemoni. No, bambini, oggi vi voglio parlare delle loro madri. Esatto, prendete una sedia, perché è l’ora per DJ Pon3 di parlarvi dei rischi delle radiazioni e della contaminazione. . .» C’era qualcosa di meraviglioso nel vedere quella a me similmente piccola pony unicorno diventare la voce delle Terre Devastate d’Equestria. «. . . La radiazione magica, come tutti sappiamo, è un effetto collaterale delle magie potenti e malvage rilasciate violentemente su Equestria. Naturalmente le più grandi e peggiori zone di radiazione si trovano in posti come il Cratere di Fillydelphia, il centro città di Manehattan. . . praticamente ovunque abbiano colpito i megaincantesimi tranne che per Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 445 Cloudsdayle e Canterlot (entrambe le quali dovrebbero essere evitate per altre ragioni). Ma anche una carrozza volante esplosa di recente può essere radioattiva. Fortunatamente fintanto che portate sempre con voi il vostro rilevatore di radiazioni, ragazzi, quei posti possono essere evitati. «La minaccia più insidiosa delle radiazioni è che si insinuano nel cibo e nell’acqua. Bevete sempre acqua purificata ogni qual volta che potete. Assicuratevi di trasportare numerose borracce ogni volta viaggiate, e riempitele ad ogni fonte d’acqua sicura. Mantenete una sana scorta di RadiaVia. . .» La maggior parte di quelle cose la sapevo già, grazie alla Guida alla Sopravvivenza nelle Terre Devastate, quindi stavo ascoltando solo a metà. Dovevo ammettere che, nonostante Monterey Jack e la stupidità dei miei amici, quello era stato uno dei giorni migliori della mia vita. Ma si stava facendo tardi e la mia rabbia verso Velvet e Calamity, anche se ancora decisamente presente, si era smussata agli angoli. Era ora di tornare da loro. «. . . La contaminazione, d’altro zoccolo, è una zebra dalle strisce molto diverse. Nessun pony conosce esattamente che cosa sia la contaminazione o da dove provenga, ma conosciamo i suoi effetti mutageni sui mostri e le sue fatalmente maligne ripercussioni sui pony. Ricordate, gente: alla contaminazione non importa cosa state indossando. Nessun completo protettivo la tiene fuori. E non c’è cura. L’unico modo per poter dire in sicurezza se un posto è contaminato è dalla sua reputazione. Scopritene uno in qualunque altro modo e sarà probabilmente troppo tardi. . .» Mi suonò come se il modo migliore per nascondere qualcosa fosse infilarlo in una caverna ed appendere fuori un cartello con scritto «Pericolo: Contaminazione». «E per le altre notizie, uno dei più piccoli insediamenti nelle Rovine 446 Fallout: Equestria — Parte II di Manehattan, Gutterville3 , è diventato silenzioso. Se qualche pony sta viaggiando in quella direzione, per favore ci ficchi un po’ la testa e veda cosa sta succedendo. E poi lo faccia sapere al vostro vecchio amico DJ Pon3.» Alla fine, DJ Pon3 chiuse le notizie con un annuncio speciale: «Ora, so cosa tutti voi vi state in realtà chiedendo: che ne è di quella eroina d’Equestria dalla Scuderia Due? Che cosa sta facendo?» Trasalii, rivolgendo ad Homage un’occhiata supplichevole. Ma chiederle di contenersi mentre era DJ Pon3 era come chiedere a SteelHooves di togliersi l’armatura—semplicemente non sarebbe mai successo. «Bene, ho delle notizie incredibili: la Puledra della Scuderia vi ama! Esatto, tutti voi! E sapete come lo so?. . .» Ora stavo rabbrividendo. «. . . perché mi ha mandato una piccola pony riparatostapane con una consegna speciale. A partire da domani saranno aggiunte alcune nuove canzoni alla nostra trasmissione. Quindi rimanete sintonizzati, fedeli ascoltatori, perché non vorrete essere gli ultimi pony in giro ad aver ascoltato i dischi che farò girare per voi domani! Ed adesso, nuovamente, ecco Sapphire Shores che canta che il sole non si può nascondere per sempre.» Il bagliore del corno di DJ Pon3 si spense e fui di nuovo in stanza con Homage. «Stai un po’ esagerando, non ti pare?» Homage sorrise radiosamente. «Ho solo detto la verità, come faccio sempre.» 3 Letteralmente, “Città di Fogna”. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 447 Risi. «Beh, tranne che per l’intero espediente dell’identità segreta.» Homage mi fissò con un’espressione seria. «Pensi che agli altezzosi pony della Tenpony Tower piaccia l’idea di avere una simpatizzante dei ghoul nella loro torre? Ed ancor meno che trasmetta da essa? Se sapessero chi sono non avrei la libertà di dire le cose come stanno. Anzi, probabilmente mi bandirebbero direttamente dalla torre.» «Qualche volta,» disse, «essere onesti significa sapere quando non esserlo.» C’erano ancora due cose che volevo chiedere ad Homage, e solo una che potevo spingermi a chiedere, così quando tornammo dalla stazione di trasmissione finalmente tirai fuori la questione. «Questa mattina hai detto che ti serviva il mio aiuto?» Homage arrossì. «Beh, stavo tipo sperando che tu fossi disposta a rischiare la vita in una commissione per me, ma mi sento un po’ ridicola a chiedertelo ora.» Alzai un sopracciglio, la mia curiosità stimolata. «Continua.» La straordinaria unicorno grigia dalla criniera blu che continuava a caderle sugli occhi sembrò pensarci su, poi scosse la testa. «Dimmelo», dissi dandole una piccola gomitata. «Uhm. . . Preferirei di no. È stupido adesso.» «Dimmelo,» pressai, il suo rifiuto mi rendeva ancora più curiosa. Esasperata, si rifiutò. Mi fermai un poco. «Dimmelo. Dimmelo. Dimmelo!» Homage agitò uno zoccolo. «Va bene, va bene. Visto che proprio lo vuoi sapere. . .» Prese un respiro profondo. Poi rilasciò tutto in fretta. «Voglio che tu ottenga delle nuove canzoni per me. Canzoni specifiche. So che Sweetie Belle era molto vicina alle altre due fondatrici della Stable-Tec, una delle quali era Scootaloo. E Scootaloo fondò anche la 448 Fallout: Equestria — Parte II Red Racer, i cui uffici e fabbriche sono proprio qui a Manehattan. Sono capitata su informazioni qualche anno fa secondo cui la cassaforte dell’ufficio di Scootaloo dovrebbe ancora contenere qualche demo per canzoni che non sono mai state ascoltate prima. Voglio ottenerle ed acoltarle sin da allora. Ma non posso perché è veramente pericoloso. Il posto è semplicemente infestato di manticore.» Wow. Va bene, sì, potevo decisamente capire perché Homage la potesse considerare una richiesta stupida, considerando i precedenti. Ed ancora non sapeva nemmeno di Velvet Remedy. Ciò mi ricordò che dovevo tornare da Velvet Remedy e Calamity, gli amici che stavano tramando alle mie spalle, e dirgli che non avevo alcuna idea migliore sulla prossima cosa da fare rispetto a prima di arrivare. Avevo bisogno di una distrazione. E, seriamente, era per una buona causa. Per non parlare del fatto che volevo veramente vedere il viso di Homage illuminarsi di nuovo. «Va bene. Lo farò.» Homage stava fissando il pavimento, raschiandolo con uno zoccolo. Alle mie parole la sua testa scattò su, guardandomi con incredulità. «P-perché?» balbettò. Considerai di rendere il mio ragionamento più nobile, o falsificarlo del tutto. Ma una parte più grande di me sentiva che le menzogne non avevano posto nel dominio di DJ Pon3. Quindi, invece, le dissi «Perché non ho idea di quale sia la prossima cosa da fare. Ed i miei compagni si aspettano che ritorni con un piano. E, seriamente, perché me lo hai chiesto.» Indorando le mie parole giusto un poco, aggiunsi «Sarei felice di fare un piacere ad Homage.» Strabuzzò gli occhi. «Va bene, ti sei persa la parte sulle manticore?» Ridacchiai. «No. Ma ho ottenuto qualche nuova arma dall’ultima volta che ne abbiamo combattuta una. Credo che le possiamo gestire. E non preoccuparti,» aggiunsi, non volendo farla sentire colpevole, «se sembra troppo pericoloso torneremo indietro.» Homage annuì fermamente, accettandolo. Ciò le fece cadere nuovamente i peli della criniera sulla faccia. «Va bene. Ma se hai intenzio- Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 449 ne di fare qualcosa di così rischioso per me, non lo farai senza una ricompensa. E so proprio che cosa!» Piegai la testa, non proprio in cerca di una ricompensa e pronta a declinare l’offerta, ma troppo curiosa per rifiutarla senza prima sentirla. «Ho sentito che il tuo amico Calamity sta cercando in giro un regolatore di flusso. Beh, mi capita giusto di averne uno.» Non ero sicura di volere veramente un regolatore di flusso. L’idea di viaggiare in giro su una bomba a traino pegaso aveva un dubbio fascino. Prima di tornare dai miei compagni feci un’altra sosta. Sospettavo che Velvet Remedy fosse stata meno che diligente nel seguire la questione di Monterey Jack (considerando che invece aveva visitato dei dottori riguardo me), ma sapevo che le dovevo concedere il beneficio del dubbio. E, da quello che io stessa avevo imparato, Velvet Remedy poteva essersi scontrata contro un muro molto presto. D’altro zoccolo avevo bisogno di parlare io stessa con Monterey Jack prima di fare ulteriori piani, specialmente se quei piani avessero significato lasciarlo al suo destino. Sfortunatamente, le guardie della Tenpony Tower non erano disposte a lasciare una piccola non-cittadina come me ad andargli minimamente vicino. Nessun problema. Una scarica di gusto di menta più tardi ed il mondo esplose di vivida lucentezza. Farmi strada tra le guardie parlando fu facile. Ero un’affascinante ed intelligente giumenta; anche se non avevo alcun interesse verso di loro, loro naturalmente avevano interesse verso di me. Fui anche in grado di convincere uno di loro a darmi la sua matita ed un blocco per gli appunti. Era un’ottima cosa perché, ora che la mia mente era stata liberata dalla sua naturale indolenza, stavo avendo idee! Il regolatore di flusso sarebbe stato un beneficio stupefacente. Dopo aver finito gli affari alla Tenpony Tower saremmo tornati indietro ad 450 Fallout: Equestria — Parte II aggiustare il Bandito del Cielo. Magari fatto un viaggetto indietro a casa alla Giunzione R-7 per un po’ di manutenzione delle attrezzaturee e riordinamento dell’inventario. Poi saremmo stati in grado di andare diretti a Fillydelphia, evitando tutti i pericoli lungo il cammino. . . «Che cosa vuoi?» La voce acida di Monterey Jack per la mia brillantezza potenziata dalle Party-Time fendette la preoccupazione. Alzai lo sguardo e lo trovai ritto su un letto di paglia ammuffita sul retro di una cella chiusa da sbarre. Mi riorientai sul dove mi trovavo e del perché mi trovassi lì. Fissando lo sgradevole stallone beige, tagliai corto ed andai al punto, «Perché nel nome di Celestia hai ammesso quello che hai fatto? Sapevi che saresti stato arrestato e probabilmente ucciso per questo.» Monterey Jack mi fissò con sguardo freddo. E finalmente, come se stesse parlando ad una bambina, «Perché le Terre Devastate d’Equestria esigono sacrifici. Non sei stata all’esterno abbastanza a lungo per capirlo. . .» Mi squadrò. «Ma immagino che tu abbia iniziato. Non sei più la piccola innocente puledra che eri solamente tre settimane fa, vero? Hai ucciso. E non solo mostri, hai ucciso altri pony. Dimmi, quando sei uscita fuori da quella Scuderia, eri un’assassina? Feci un passo indietro, scioccata. Non avevo idea di cosa quello avesse a che fare, ma sapevo cosa stava dicendo. L’avevo visto nel modo in cui Velvet Remedy mi guardava, come se fossi stata immersa nel sangue fino ai fianchi. La maniera in cui vedevo me stessa nei tempi bui e negli incubi. «So che hai depredato cadaveri. Che mi dici del rubare ai razziatori o da altri pony che sono altrettanto cattivi, distorti e resi meschini dalle terre devastate, ed è semplice giustificare praticamente tutto ciò che gli si fa? Che mi dici del rubare a coloro cui è più difficile giustificare il furto. . . oppure adesso è ugualmente semplice rubare ad ogni pony?» Le parole di Monterey Jack evocarono i ricordi dell’irruzione nel fienile di Silver Bell. «Hai già tradito qualche pony? Lasciato qualche pony a morire per salvarti la pelle? Ucciso un innocente poiché era l’unico modo per pro- Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 451 teggere te e le tue cose?» Mi fissò, leggendo il disgusto nei miei occhi. «No? Che mi dici delle cose più piccole. Hai semplicemente tirato dritto?» La mia mente mi mostrò un flash di una pony blu inseguita dai suoi stupratori. Ma quello non contava! Avevamo salvato la sua vita. Calamity le aveva anche portato pozioni curative. Non è che l’avessimo lasciata in mano al destino. Avevamo aiutato! . . . e poi l’avevamo lasciata. Velvet Remedy, realizzai con l’acume migliorato dalle MPT, non ci avrebbe mai lasciato andar via senza prima aver scortato la ragazza a casa al sicuro se non fosse stata traumatizzata dalla vista di Calamity trucidare un puledro. Ma perché io non avevo insistito? Che cosa c’era di sbagliato in me? Monterey Jack stava aspettando. L’unica risposta che riuscii a fare fu annuire. Non stavo annuendo a nessuna delle sue domande nello specifico, ma al fatto che stavo seguendo il suo discorso. «Le Terre Devastate d’Equestria esigono sacrifici. Ti mangiano un pezzetto alla volta fino a quando non riesci più a riconoscerti. Quindi trovi una virtù. Trovi qualcosa in te stesso in cui credere, per cui non fai compromessi. Mai. E fino a quando riesci a preservare quella parte di te stesso, quell’unica cosa buona, puoi riuscire a sopportare di guardarti allo specchio ogni mattina. Diventa il tuo sostegno, la cosa che ti lascia vivere con te stesso. «La mia virtù, il mio sostegno, è che sono un pony onesto. Mantengo la mia parola. Non ho mai fregato un cliente. Non mento. Fino a quando potrò guardare a me stesso e sapere che sono ancora un pony onesto, allora potrò sopportare tutto quello che devo fare per fornire un posto sicuro ai miei puledri e puledre.» «Ma. . .» lo fissai, senza voler capire. «Avresti potuto non dire niente!» Mi guardò, «Per quanto a lungo? Ritorno, e tu sei su tutta l’intera dannata radio. I miei bambini la ascoltano ogni giorno per le notizie del tuo dannato da Celestia eroismo. Quanto cazzo ti idolizzano. Ed ogni giorno so che ho incontrato il loro idolo e che ho cercato di derubarla. 452 Fallout: Equestria — Parte II Ed io rimango in silenzio, ma l’omissione volontaria è comunque una menzogna. E quel veleno mi stava uccidendo quanto qualsiasi cappio.» Stringendo gli occhi premette la faccia contro le sbarre, per avvicinarsi quanto più possibile a me. «Non pensare che abbia parlato per te. Ho parlato per salvare me. Anche se questo mi uccide.» Indietreggiai. Non ero sicura se Monterey Jack fosse pazzo, stupido. . . o terribilmente, terribilmente sano. Mi voltai per andarmene. Mentre varcavo la porta mi urlò contro. «Se non hai ancora trovato la tua virtù farai bene a muoverti. Finché rimarrà ancora qualcosa di te da salvare.» Quando tornai finalmente dagli altri ero ancora sotto il fantastico effetto delle Ment-ali Party-Time. Quindi convincerli ad unirsi a me in una caccia alla musica fu uno scherzo (temevo l’insorgere di un litigio; ma quando arrivai Velvet Remedy era persa nella Sfera di Flutteryshy, dandomi la possibilità di parlare prima con gli altri). Calamity fu con me nel momento in cui menzionai il regolatore di flusso. Formulai la cosa a Velvet Remedy come una possibilità per impressionare DJ Pon3 e magari riuscire a farle registrare qualcuna delle sue canzoni. Mi ricordò che era una pony medico e non un qualche usignolo di Scuderia, ma era riluttante solo a metà e riuscii a convincerla suggerendo che avrebbe permesso alla sua musica di volare libera. Con SteelHooves non ci volle nessuna persuasione, non era né entusiasta né riluttante. La fabbrica della Red Racer non era minimamente vicina alle Linee Luna o Celestia, quindi dopo mezz’ora stavamo camminando attraverso la distruzione urbana della Rovine di Manehattan. I postumi delle Mentali erano peggiorati e l’unica cosa che mi tratteneva dal mangiucchiarne un’altra era la promessa a me stessa che l’avrei fatto una volta giunti alla Red Racer. Non potevo combattere in quelle condizioni, stupida e mezza cieca. Mi serviva quel qualcosa in più. E se ne avessi presa Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 453 un’altra in quel momento, avrei corso il rischio di avere i postumi nel mezzo del combattimento. Non potevo rischiarlo. Rallentai per camminare a fianco a SteelHooves, notando come Calamity e Velvet Remedy avessero cambiato inconsciamente il passo per mettere distanza tra di loro. Roteai gli occhi. Andavano già abbastanza male prima. La depressione si stava consolidando, e la loro stupida lotta silenziosa non stava aiutando. «Quindi. . . perché sei ancora con noi?» chiesi a SteelHooves in quello che speravo non fosse un tono brusco o dissuasivo. «Ci hai già scortato alla Tenpony Tower.» «Vuoi che me ne vada?» la profonda voce parlò dall’interno dell’armatura del Ranger d’Acciaio. Agitai uno zoccolo. «No, no, non intendevo quello. Voglio solo. . . mi piacerebbe sapere perché un pony come te voglia continuare a viaggiare con me.» «Magari non ho niente di meglio da fare.» Fissai in avanti, non credendogli minimamente. Però perché dovrebbe mentire? Sembrava come se tutti i miei compagni fossero sul punto di voltarmi le spalle. Ero paranoica? O SteelHooves era una minaccia? Immersa in quella oscura contemplazione non notai che gli altri davanti a me si erano fermati. Urtai contro il sedere di Calamity, raschiandogli la bardatura con il corno. «Ehi. Perché. . . ?» inizia a chiedere, infastidita, ma le parole mi caddero dalla bocca quando i miei occhi furono catturati da un grande poster su un solitario muro sgretolato. Il poster ritraeva un pegaso completamente rivestito da una lucente armatura nera. L’armatura sembrava quasi insettoide, intimorente. La bardatura da combattimento sembrava un carapace in onice con due antenne che spuntavano fuori, le cui punte scintillavano di energia magica verde. Come quella di SteelHooves anche la coda del pegaso era protetta da una corazza segmentata; ma al contrario dell’armatura del 454 Fallout: Equestria — Parte II Ranger d’Acciaio quella coda serviva anche da arma, terminando in un crudele e luminoso artiglio. Mi sentii come se stessi guardando una versione da incubo dell’armatura dei Ranger d’Acciaio. Sotto il pegaso, che si librava in una posizione decisamente minacciosa, erano sparse delle zebre, morte od in fuga. NON TEMERE, EQUESTRIA! NOI TI SALVEREMO! Calamity infine nitrì, deridendoli. «Proprio così. Un giorno, la Grande Enclave dei Pegasi4 scenderà in picchiata giù dal cielo per salvare tutti voi piccoli pony. Magari dopo che avranno finito con i loro pisolini.» Si sporse vicino e sussurrò rumorosamente. «Non trattenete il respiro. Non. Accadrà. Mai.» «Calamity. . . ?» iniziò Velvet Remedy, apparentemente dimenticando che era arrabbiata con lui. Voltandosi disgustato dal poster iniziò a trottare via. «Pigri. Arroganti. È come se avessero preso la migliore di noi e l’abbiano spogliata di ogni cosa buona ed ammirabile fino a quando non è rimasto altro che i suoi difetti e deciso ehi, andiamo avanti così!» «Penso che ci stiano seguendo,» annunciò SteelHooves mentre attraversavamo un cortile diroccato, avvicinandoci ad un edificio a torre annerito e mezzo mangiato dall’esplosione apocalittica. Stavo osservando l’incantesimo di automappatura del mio PipBuck; la fabbrica della Red Racer sarebbe dovuta essere di fronte a noi. Alle parole del Ranger d’Acciaio mi voltai, muovendo gli occhi sulla bussola dell’EFS, confinando nella luce calante più su di essa che sulla mia stessa vista. 4 Nell’originale, Grand Pegasus Enclave. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 455 Il cortile era coperto di immondizia portata dal vento; l’erbaccia spuntava dalle crepe nella lavorata pietra grigia. Guardai oltre la piattaforma che formava il centro del cortile; una piattaforma che un tempo aveva vantato diverse statue di pony. Le statue erano a pezzi ed in rovina; solo gli zoccoli dei pony rimanevano, spuntando grottescamente dalle pedane. Mi voltai prendendo una completa visione di ciò che ci circondava fino a quando tornai a guardare SteelHooves e l’edificio logorato dall’inferno che ci dominava dall’alto. Ma né io né il mio Eyes-Forward Sparkle individuammo niente. Non ancora. Ero sicura che SteelHooves avesse ragione. L’avevo individuato anche io diverse volte, cosa che probabilmente era un piccolo miracolo considerando quanto sentissi oscuri i miei sensi. Ma no, c’era un qualche pony o qualcosa che si mantevena al limite della capacità d’individuazione dello Sparkle. La luce sulla mia bussola lo indicava come non ostile, lasciandomi a dubitare se si stesse tenendo a distanza per timidezza o perché comprendesse i limiti della tecnologia arcana della Stable-Tec. Come se fosse d’accordo una nota comparì sul lato superiore del mio Eyes-Forward Sparkle. Avevo scoperto il «Battizoccoli». Mi voltai per guardare nuovamente l’edificio, osservandolo sorpresa. Sapevo cosa era stato un tempo quel grattacielo: era la sede di Manehattan del Ministero della Morale. L’avevo vista dal tetto della Tenpony Tower. Eppure, con abbastana sicurezza, la facciata di fronte a noi si auto proclamava (in piena sfrontatezza di stile e lettere al neon) come il centro della rumorosa ribellione musicale urbana. A differenza della sede locale del Ministero della Magia, quella del Ministero della Morale non si annunciava con dei cartelli lungo la Linea Celestia e nemmeno con un nome scritto in piccolo da qualche parte sul muro. Era un grattacielo impersonale ed anonimo. Modestamente monolitico dal terzo piano in sù. I primi due piani, tuttavia, erano dedicati a quello che stavo già pensando come una delle più popolari discoteche di Manehattan (ricordando il passato accenno di Velvet Remedy che Pinkie Pie e Vinyl Scratch si fossero esibite assieme al Bat- 456 Fallout: Equestria — Parte II tizoccoli almeno una volta). Anche il mio PipBuck non lo etichettava come una sede Ministeriale, come se fosse un segreto. . . ma uno che ogni pony già sapeva. A suo tempo la sede del Ministero della Magia si era rivelata esattamente quello che mi aspettavo da un edificio Ministeriale, comprese le folli difese magiche che lo avevano protetto dalla bomba al fuoco magico. Dall’apparente mancanza di difese della sede dell’MdM al fatto che poggiasse su un locale pubblico per party, quella decisamente non lo era. Avanzai attratta dalla facciata del Battizoccoli spalancata e dai vetri in frantumi. Cercai di immaginarlo pieno di pony che ballavano quella canzone che Velvet Remedy aveva iniziato a cantare sul palcoscenico dello Spaccazoccolo. Quando superai in trotto Calamity e Velvet una luce rossa apparve sul mio EFS e poi una seconda. Ed una terza. Mi fermai, indicandogli di rimanere indietro. Tenendomi bassa mi mossi verso la facciata del Battizoccoli, fino a quando raggiunsi un punto dove il marciazoccoli era coperto dal metallo accartocciato di un’edicola. Diversi altri punti comparvero quando sbirciai cautamente dietro l’angolo. Ti sei persa la parte sulle manticore? La fabbrica della Red Racer era letteralmente dall’altra parte di un vicolo laterale del Battizoccoli. Ammassi rosso ed arancione composti da manticore girovagavano per tutta la struttura. Guardai diverse spiccare il volo da una terrazza al dodicesimo piano ed iniziare a girare attorno all’edificio prima di atterrare una ad una su nuovi posatoi. Due di loro erano da sole nel vicolo, una mi dava la schiena, la sua coda era a pochi centimetri dalla mia faccia. L’altra stava scavando in un bidone dell’immondizia più avanti. Mi ritrassi dietro l’angolo e lanciai agli altri un’espressione angosciata. Mi fissarono tutti ansiosi. Era per pura fortuna che non ce ne fosse nessuna nel cortile. Potevo sospettare cosa fosse sucesso alle statue dei pony. Luna mi guidi. Che fare? Pensa. Pensa. . . Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 457 Quello che mi serviva era un’altra Ment-ali Party-Time. Ero certa che con solo una masticata la scarica di ragione e percezione avrebbe risolto il problema. Ma visto il comportamento dei miei compagni non potevo rischiare che mi vedessero prendere un’altra. Non avrebbero capito. Mi voltai, cercando di bloccare la loro linea visiva mentre attivavo l’incantesimo di gestione dell’inventario del mio PipBuck e facevo fluttuare fuori la scatola. Tenni la testa bassa e sperai che la luce dal mio corno non fosse abbastanza forte da essere notata da loro nello strano crepuscolo grigio. Feci levitare una MPT e la ficcai avidamente in bocca. Come mi aspettavo il sapore era delizioso ed avevo appena ingoiato, mentre mettevo via la scatola, quando la pellicola grigia venne tolta dai miei occhi ed il mondo divenne così più chiaro e migliore. Diedi un’altra occhiata dietro l’angolo, ancora più cautamente. Sembrava che la manticora non si fosse mossa. Anche la sua coda era quasi nella stessa posizione. La sua compagna aveva abbandonato il bidone dell’immondizia e si stava dirigendo verso il successivo. Guardai in alto il cielo. Ero abbastanza abile da poter gestire due manticore. Nessun problema. Ma anche in quello stato non potevo assolutamente gestire l’intero branco. Considerai di farci trasporare in volo uno ad uno da Calamity su uno dei cornicioni, ma anche le manticore potevano volare. Erano creature pesanti e goffe, e non sembrava che volassero mai molto in alto, ma. . . I miei occhi colsero qualcosa di rosso in alto nel cielo. Qualcosa che non era una manticora. Per nulla. La Red Racer era una fabbrica che produceva, tra le altre cose, monopattini. Era, da quel che potevo dire, meglio conosciuta per i suoi piccoli monopattini rossi. E chiaramente la Red Racer era piuttosto fiera di loro, visto che la fabbrica un tempo era stata decorata da un gigantesco monopattino rosso lungo quasi dieci metri. Il gigantesco monopattino simbolico non era più appoggiato sulla sua intelaiatura 458 Fallout: Equestria — Parte II sul tetto. L’intelaiatura si era arrugginita ed era collassata; il monopattino era caduto e si era incastrato tra la sede del Ministero della Morale e la fabbrica della Red Racer a circa quindici piani d’altezza. Creando un ponte. Sapevo come entrare nella fabbrica della Red Racer. «Sei proprio pazza,» commentò infine SteelHooves dopo aver sentito il piano. Velvet Remedy mi stava lanciando delle occhiatacce, come se il fissarmi abbastanza duramente le avrebbe spiegato il mio cambio d’umore. «Quello là è un grosso edificio dall’aria instabile, Littlepip. Penso che magari sia meglio dividerci in coppie per cercare di trovare la miglior via d’ascesa. Altrimenti ci vorrà un’eternità.» Concordai. Non solo volevo muovermi velocemente in modo che la mia MPT non esaurisse il suo effetto prima che fossimo saliti ed avessimo attraversato, ma pensavo veramente che i piani in quell’edificio non dovessero essere sottoposti al peso di più di due di noi allo stesso tempo. Specialmente quando uno di loro era SteelHooves. «Io andrò con SteelHooves. Sono la più leggera, e posso usare la levitazione quando necessario.» Velvet Remedy diede un’occhiata a Calamity ed esclamò, «No! Io. . . Io dovrei andare con te e SteelHooves dovrebbe andare con Calamity. Lui vola. Non un minimo di peso.» Calamity nitrì e roteò gli occhi. «Quello che vuoi, principessa. Quindi, Ranger, ti dispiace un po’ di saccheggio?» «No, finché trasporti tu,» mise in chiaro SteelHooves e seguì Calamity attraverso una delle vicine cornici senza vetro del Battizoccoli. Velvet Remedy alzò altezzosamente il naso in aria, facendo coppia con me mentre li seguivamo. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 459 Quando entrammo nell’oscurità Velvet Remedy si concentrò, illuminando il suo corno. La prima cosa che notai fu un distributore di palline di gomma. Le palline all’interno si erano fuse e bollite, ed erano diventate un blocco solido all’interno dell’alloggiamento deformato. L’area centrale del Battizoccoli era composta da tre piani di balconate sopra una pista da ballo che occupava la maggior parte del pianterreno. La piattaforma del musicista era stata un tempo appesa al soffitto con dei cavi. Penzolava inclinata ed un angolo si era sfracellato sulla pista da ballo come una nave che iniziava ad affondare. «È un male che sia gelosa di questo posto e dei pony che si sono esibiti qui?» mi chiese Velvet Remedy mentre passavamo sotto file di altoparlante pendenti, ognuno più grande di uno stallone adulto. «O che mi disturbi il fatto di vederlo distrutto in questo modo?» Scossi la testa. «Solo perché sogni di essere una pony medico non significa che ti piaccia di meno cantare.» In qualche modo sapevo che quelle erano le parole giuste. Doveva essere l’acume e le maniere che le MPT concedevano ad un pony, perché non ero sicura di poter capire da sola che cosa la preoccupasse. «Non stai tradento i tuoi sogni o la tua libertà perché ti piace cantare.» Velvet Remedy fece una pausa. Quindi nitrì, sorridendo. «Grazie, Littlepip.» Sorrisi di ricambio, evitando uno scheletro bruciacchiato. Quindi mi fermai, guardandolo. A differenza delle strade al di fuori, dove i pony erano stati vaporizzati in un lampo, quelli all’interno furono bruciati vivi. Trasalii, cercando di non immaginare le fiamme in corsa penetrare nella discoteca, riempiendola di fuoco. Realizzai che la sede del Ministero della Morale doveva aver avuto delle sue protezioni, ma non magicamente forti quanto quelle attorno alla sede Ministeriale diretta da Twilight Sparkle. Dovevano aver resistito solo un istante, probabilmente solo per un battito d’occhi, prima di cedere. L’inferno che aveva 460 Fallout: Equestria — Parte II consumato il posto non era stato niente meno di un olocausto. La bomba al fuoco magico delle zebre piazzata nel cuore di Manehattan fu detonata nella tarda mattinata. La popolazione del Battizoccoli era probabilmente al suo picco minimo dell’intera giornata. Lo stesso non poteva dirsi per la sede Ministeriale al di sopra. Concentrai la mia magia per creare un passaggio attraverso gli scheletri anneriti dei pony che coprivano buona parte del pavimento. Punti rossi chiazzarono la bussola del mio EFS. Scioccamente, il mio primo pensiero fu dei fantasmi di cui il pony mercante con il gufo meccanico ci aveva parlato. In un certo senso non ero andata molto lontano. «Who?5 » domandò la piccola civetta robot che si librava nel corridoio. Mi fermai. Non per paura ma in completo stupore. Civette robot di sicurezza ostili? Seriamente? La civetta meccanica aprì il becco, ed una sottile linea di energia magica rosa tagliò l’aria, colpendo un vaso annerito dal fumo sopra ad un bancone accanto a me. Il vaso volò all’indietro, splendendo fieramente di rosa, e si disintegrò in una fine cenere luminosa prima che potesse toccare il pavimento. Quindi sì, seriamente. Sentii la bardatura da combattimento di Calamity sparare da qualche altra parte sul piano. Feci scivolare il mio fucile da combattimento fuori dalla sua custodia, facendo fluttuare la bocca di fuoco verso l’uccello meccanico e quasi sparai a Velvet Remedy quando corse davanti a me, trafiggendo la creatura metallica con il suo corno. 5 Gioco di parole tra who, onomatopea del verso di gufi e civette, e who, parola che significa “chi”. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 461 Mi sentii tremare—presa tra panico, sollievo e rabbia—quando Velvet Remedy si fermò, con gli occhi fissi sull’inerte robot impalato sul suo corno. Scosse la testa, cercando di rimuoverlo. «Littlepip?» disse infine, suonando disperata e dall’aspetto comico. «Un aiutino per favore?» «Solo. Se prometti. Di non correre. Di nuovo. Davanti ad un’arma carica.» Si fermò, guardandomi con la civetta robot morta sul corno, i suoi occhi si allargarono quando le cadde lo sguardo sul mio fucile fluttuante. «Oh cara.» «Oh cara decisamente,» dissi cupa anche se la mia rabbia stava scemando via. Avvolsi la civetta rotta con la mia magia e la sfilai via. Volevo essere incazzata, ma aveva un aspetto così carino conciata in quel modo. Pffatt. Pffatt. Pffatt. Il proiettile attraversò la prima civetta, facendo incendiare i suoi componenti interni al suo passaggio. Altri due passarono innocuamente attraverso l’aria, impattando sul muro della cucina dietro con lampi di fuoco. Mentre il guardiano meccanico cadeva cambiai bersaglio con la praticata perfezione del SATS. Premendo nuovamente il grilletto mandai altri tre proiettili alla seconda civetta. Una filo rosa colpì la mia schiena, bruciando dolorosamente, ma misericordiosamente senza trasformarmi in cenere rosa. Senza nemmeno aspettare di vedere la seconda civetta meccanica cadere, feci girare la canna attorno per puntarla a quella dietro di me e telecineticamente premetti nuovamente il grilletto. Tre proiettili, una ventata di fuoco, e la terza civetta cadette sul pavimento in fiamme. L’aria odorava di ozono, cavi bruciati ed interiora robotiche ribollenti. 462 Fallout: Equestria — Parte II Esauriti, gli incantesimi di puntamento caddero. Mi guardai attorno ma li avevo presi tutti. Controllai il caricatore del fucile zebra. Stavo rapidamente utilizzando le munizioni ad alta penetrazione che il fucile zebra poteva usare. L’arma non sembrava avere la capacità di sparare un solo colpo alla volta, e ne serviva solo uno per attraversare quelle creature. Avevo bisogno di cambiare arma ma il fucile da combattimento si era già dimostrato troppo impreciso alla distanza a cui preferivo ingaggiare quelle creature. Erano facili da uccidere, ma le loro armi ad energia magica avevano la possibilità, anche se sottile, di disintegrare qualsiasi cosa colpissero. Non volevo che si avvicinassero abbastanza da avere un buon tiro. Sospettavo che la Piccola Macintosh avesse potenza più che sufficiente per perforare la pelle metallica di quelle cose senza usare munizioni ad alta penetrazione. Il che era un bene perché la Piccola Macintosh era l’unica arma di cui non avevo munizioni di quel genere (a parte la pistola a dardi, che era completamente inutile contro quelle piccole cose). Cambiando arma iniziai a muovermi verso la parete di frigoriferi, intenta a scoprire quali chicche il Ministero della Morale avesse stipato su quel piano con una quantità di conservanti sufficienti per l’eternità. Ogni altro piano della sede dell’MdM aveva una cucina, anche se solo piccola. C’erano più cucine che bagni, cosa che non potevo pensare fosse logisticamente salutare. Ed alcuni piani come quello non erano nient’altro che cucina. I poster sul muro erano tutti marroni e sfaldati, o bruciati del tutto, ma quelli che erano ancora leggibili mi avevano convinto che Pinkie Pie avesse in realtà creato un’industria governativa basata sullo sfornare feste di compleanno per piccoli e bravi puledri e puledre. Sei stata brava quest’anno, Littlepip (fidati di noi, noi sappiamo!). Quindi ecco la tua torta, inviata direttamente dal Ministero della Morale. Con un biglietto di auguri di compleanno firmato da Pinkie Pie stessa! Quello che avevo immaginato era ridicolo ed impossibile, ma in qualche modo credevo che in realtà fosse vero. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 463 Velvet Remedy mi fermò, insistendo per guardare la mia ferita sulla schiena prima di farmi fare un altro metro. Così mi sedetti sulle cosce e guardai con desiderio la porta del frigorifero. «Tu e Calamity,» disse seccata Velvet Remedy. «Quando sognavo di essere una pony medico era per spendere la mia vita ad aiutare pony. Molteplici. Non solo due, ancora ed ancora.» «Potresti sempre lasciarmi OW!» Trasalii quando premette qualcosa che mi punse sulla bruciatura prima di versare un gel piacevolmente freddo su di essa. «Ecco, sarà come nuova in pochissimo tempo. Un po’ rosa, forse, e potrebbe volerci qualche giorni perché il manto ti ricresca, ma non farà una cicatrice.» Non come la linea a sinistra sul mio collo, intendeva. «. . . ed anche solo cercare di convincerlo a farsi un bagno è come cercare di infilare una mela nella cruna di un ago. . .» Una volta che Velvet Remedy era entrata nell’argomento Calamity semplicemente non si era più fermata. Volevo coprirmi le orecchie con gli zoccoli, ma non potevo farlo e contemporaneamente camminare. Almeno la sua voce era calata, fatta più timida dall’arredamento del corridoio. Eravamo riuscite a raggiungere uno dei tanti piani che erano stati dedicati alla setacciatura delle enormi quantità di intelligence ottenute collegandosi ad ogni conversazione «privata» trasmessa da tecnologia arcana, come dai terminali. Il Ministero della Morale era in ascolto. Lungo tutto l’oscuro corridoio vi erano dei poster anneriti dal fumo di Pinkie Pie. Ci stavano guardando, sembrava che gli occhi seguissero i nostri movimenti. Le parole in grassetto «PER SEMPRE» risaltavano dal basso del poster. Il più inquietante. Più raccapricciante. Corridoio. Di sempre! Feci fluttuare fuori uno dei muffin che avevamo trovato nel frigorifero e gli diedi un morso. Era un po’ stantio, ma ancora sorprendente- 464 Fallout: Equestria — Parte II mente commestibile dopo due secoli. Chiunque li avesse cucinati era od una dea della cucina, od una fattucchiera davvero oscura. «. . . spara senza riflettere. Come quando ha sparato al drago prima ancora che potessimo provare a parlarci. Come ha sparato a te. . .» La stavo ancora ignorando quando raggiungemmo la fine del corridoio. Sinistra, destra o dritte attraverso le porte davanti? Iniziai a sentire scemare gli effetti delle Ment-ali Party-Time. Alla prima occasione ne avrei presa un’altra. Non potevo rischiare di avere i postumi in un posto così buio e. . . inquietante. O, del resto, attorno a Velvet Remedy mentre era così. . . «Whoa!» Avevo aperto le porte e mi trovai a fissare il cielo. Una sala uffici tre volte le dimensioni dell’Atrio di una Scuderia si apriva davanti a noi, riempita con file e file di scrivanie con terminali, aprendosi su uno spazio vuoto. Il sole si stava appena muovendo sotto la copertura di nubi, colorando il cielo di un arancione apocalittico. Mi ero in qualche modo scordata che metà dell’edificio era andato. Per la prima volta in settimane fui colpita da delle grandi ed incapacitanti vertigini. Mi ero abituata all’immensità dell’esterno, ma averla all’improvviso ed inaspettatamente gettata in faccia risvegliò la puledra agorafobica dentro di me. Con attenzione, tremando leggermente, chiusi la porta. «. . . potrebbe effettivamente piacere un bruto come lui?» Velvet Remedy si fermò per respirare. Ringraziai Celestia per il momento di quiete, pregandola dispettosamente di poter mandare la voce di Velvet Remedy in una vacanza lunare. Secondo le mie stime, eravamo un piano al di sopra di dove si era incastrato il monopattino. Rampe di scale collassate ci avevano forzato a salire di più e stavamo cercando una via per scendere nuovamente. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 465 «È solo che mi fa così. . . così. . . incazzare,» Velvet Remedy esplose pestando il pavimento. Ed ecco la fine del potere della preghiera. «Sai, penso seriamente che dovrei riconsiderare le mie opzioni. Ci sono un sacco di altri stalloni nelle Terre Devastate d’Equestria. . .» Sentii una fitta di gelosia. Iniziai a scavare un buco in cui sotterrarla. «. . . O,» disse Velvet Remedy con una improvvisa dolcezza. Mi fermai. Potevo sentire il suo respiro sul mio orecchio sinistro. Quando si era avvicinata così tanto? Con una voce sensuale dolce quanto il cioccolato fuso suggerì, «O magari una giumenta?» Sentii mancarmi le ginocchia. Il mio cuore saltò un battito. Le mie interiora si riscaldarono ed il mio stomaco si riempì di farfalle. Quindi la realtà dura e fredda mi crollò addosso, spegnendo il calore ed uccidendo le farfalle con il gelo. Mi voltai verso di lei, istantaneamente e freddamente furiosa. «NO.» Velvet Remedy fece un passo indietro sorpresa. «No. Sei troppo percettiva per non sapere che ho una cotta per te.» Feci un passo avanti, con la voce fredda e brusca. «Non ti farò giocare con il mio cuore, offrendomi ciò che bramavo, solo per cercare di riavvicinarti a Calamity.» Velvet Remedy indietreggiò con le orecchie all’indietro, balbettando. «Per l’amore delle Dee, Remedy!» sbraitai. «Sei una seguace di Fluttershy. Non puoi essere così cattiva.» Velvet Remedy spalancò gli occhi. Le sue orecchie erano appiccicate all’indietro sul cranio e si ritraeva da me ranicchiandosi. Bene. Mi voltai e camminai via, non volendo guardarla nuovamente. La lasciai che era ancora lì quando voltai l’angolo. Qualcosa si stava spezzando dentro di me e non volevo che lei lo vedesse. «Non dovresti essere qua,» disse una voce che suonava inqueitantemente come una Pinkie Pie meccanica. «Sei stata una pony cattiva!» 466 Fallout: Equestria — Parte II La griglia di una robofatina brillò di un arrabbiato rosso-rosa e mirò la sua arma ad energia magica verso di me.. «Da dove vengono?» urlò Velvet Remedy quando altre cinque robofatine circondarono il vano della porta ed iniziarono a vaporizzare le nostre barricate di tavoli e frigoriferi. Conoscevo la risposta, ma non avevo tempo per spiegare ad alta voce. Era ovvio, seriamente. Prima che ci fosse l’Osservatore a guardare ogni pony, c’era Pinkie Pie. Ma certo che le robofatine erano sue. Le immaginai fluttuare per le strade pre apocalittiche di Ponyville, Appleloosa, Manehattan. . . onnipresenti. Ovunque. Svolazzando in giro riproducendo allegra musica di tuba e tutte le altre piccole ed insensate canzoni felici che suonavano. Piccoli ambasciatori di incoraggiamento dal Ministero della Morale. Piccole spie. Sparai colpo dopo colpo, abbassandomi solo per ricaricare. Le ondate stavano arrivando più velocemente, e ce n’erano abbastanza di loro che il mio incantesimo di mira si scaricava prima che potessi finirle tutte. Fortunatamente erano bersagli facili. Sembrava non capissero il concetto di evasione. La chiarezza delle MPT era svanita, lasciando il mio cervello come una lumaca. Ogni istante non speso a mirare e sparare era speso a sperare per un’occasione per mangiare un’altra Ment-ali. Ma con Velvet Remedy ranicchiata di fianco a me non c’era modo di farlo. Ero ancora freddamente arrabbiata con lei, e l’ultima cosa che volevo era darle la soddisfazione di vedere qualcosa che avrebbe interpretato come la prova di avere ragione. Tuttavia mi stavo chiedendo perché proprio quel piano. Altre quattro piombarono dentro attraverso la finestra in frantumi. Gli lanciai contro un frigorifero. Tre rimasero schiacciate da esso. La quarta fu spinta lontano. Di fianco a me Velvet sparò con la sua pistola Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 467 a dardi ancora ed ancora contro di essa. Aveva una brutta mira ma alla fine la colpì. Il dardo rimbalzò contro il robot corazzato senza fare danni. Il robot rispose al fuoco, sparandole attraverso la criniera. «Bene,» si arrabbiò con una determinazione signorile. Fui sorpresa dal sentire il fucile da combattimento fluttuare fuori dalla sua fondina. «Proviamo questo qua.» BLAM! La robofatina esplose in una cascata di scintille. L’ufficio era stato, un tempo, effettivamente piuttosto carino. Una gigantesca finestra dava su quella che un tempo sarebbe stata una visuale panoramica di Manehattan. La finestra si era frantumata verso l’interno e l’intelaiatura era frastagliata di denti di vetro. Quattro casseforti, coperte di bolle ma intatte, erano incassate nella parete a fianco della finestra. Davanti ad essa c’era una scrivania sciolta. Nell’angolo più lontano c’era una piccola cucina. Sul bancone un terminale dava un leggero bagliore rosa. Non ne avevo mai visto uno prima che non brillasse di quel malato verde mela. Il telaio era deformato e bruciacchiato e richiese qualcuno degli strumenti speciali che avevo recuperato dalla Scuderia Ventinove solo per interfacciarmi con esso, ma lo schermo era ancora leggibile. Sull’altro angolo più lontano della stanza, opposto alla cucina, c’era un altro scheletro annerito di un pony. Mi ero appena seduta per provare gli zoccoli per penetrare nel terminale quando lo notai, e qualcosa era sepolto tra le ossa. Incuriosita mi alzai e trottai verso di esso. Quella che avevo intravisto era una zona di colore, pulita, non danneggiata dal fuoco magico che aveva divorato il posto. Guardando più da vicino vedi una statuetta 468 Fallout: Equestria — Parte II nella la cassa toracica del pony morto da tempo. Una giovane unicorno viola con strisce rosa e viola nella criniera lavanda. Twilight Sparkle. Cautamente, feci fluttare la statuetta fuori dalla cassa toracica e le diedi uno sguardo più da vicino. Immediatamente, sentii uno strano bagno di chiarezza che spinse via la nuvola che si era posizionata sopra il mio cervello. La sensazione non era minimamente potente rispetto al mangiare una Ment-ali Party-Time, e nemmeno saporita. . . ma non potevo negare che non mi sentissi più pulita in qualche modo. Alla base della statuetta: «Sii Brillante». Sorridendo un poco infilai via la statuetta e feci tornare la mia attenzione al terminale. Quello era oltre le mie capacità. Nemmeno con i nuovi trucchi che avevo imparato comparando i libri fui in grado di violarlo. «Littlepip. . .» iniziò Velvet Remedy, avvicinandosi cautamente mentre io mi arrendevo disgustata. «. . . per favore, riguardo a prima. . .» La fissai in avvertimento. «Guarda, semplicemente non parlarne.» Ricacciando indietro una replica più aspra, «Anzi, perché non vai fuori per un poco? Ho bisogno di un po’ d’aria fresca. La vidi diventare ancora un po’ più piccola. Annuì, senza dire altro, ed entrò nell’ufficio oltre la strana porta a forma di muffin. L’instante in cui la porta si chiuse, feci fluttuare fuori le mie Ment-ali Party-Time e ne ingoiai una. Andai prima alle cassaforti, scassinando ognuna facilmente. E, con mia gioia, il contenuto della terza cassaforte comprendeva dozzine di scatole di Ment-ali Party-Time! Ero in realtà più felice per quella scoperta che non per i due StealthBuck che trovai nella quarta. Quindi diressi la mia attenzione all’insolente terminale mentre la mia mente raggiungeva nuovi livelli di intelletto. Richiese altri quattro tentativi, costringendomi ripetutamente ad uscire dal sistema prima che si bloccasse. Ma infine lo fregai. Feci un gridolino di gioia! «Littlepip?» la voce di Velvet Remedy suonò attraverso la porta— timida, cauta. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 469 Le spalle mi si abbassarono. Sospirai. Alzandomi dal terminale, mi diressi verso la porta e la aprii. «Va bene, guarda. So che ti dispiace. E che non lo volevi fare. Ma non cambia il fatto che hai cercato di farlo. E questo non smetterà di far male in tempi brevi.» Annuì, con le lacrime agli occhi. Mi sentii male. Perché mi sentivo male? Chiusi gli occhi e sospirai nuovamente. Stavo vedendo la situazione più chiaramente. Anche se non lo volevo. Le Ment-ali Party-Time erano rivelatrici dalle pari opportunità. «E, per quanto possa valere, ti capisco. So cosa significa mettere la propria fede in qualcosa cui credi in un modo piuttosto che per quello che è in realtà.» Cercai un esempio che non rivelasse che non avevo effettivamente ottenuto nessun suggerimento da DJ Pon3. Non volevo ancora ammetterlo. E, fortunatamente, non mi ci volle molto per trovare un esempio migliore. «Quando misi zoccolo all’esterno ero completamente disorientata. Non lo capivo minimamente. L’unica cosa che capivo erano le Scuderie. O, per lo meno, è quello che pensavo. In realtà l’unica cosa che capivo era la Scuderia Due. E quando le altre Scuderie non si rivelarono all’altezza delle mie aspettative, io. . . non sono riuscita a gestire bene la cosa.» Battei uno zoccolo sul pavimento, sollevando della cenere. «Diamine, non ci volevano nemmeno tutti quei bizzarri e perversi esperimenti sociali. . . mi agito se l’architettura non è giu. . . non è la stessa. Non è quel che io penso sia giusto.» Velvet Remedy mi stava fissando pensierosa. «Quando qualche cosa, o qualche pony, non sono all’altezza delle tue assunzioni su di lui, allora devi accettare che non lo conoscevi bene quanto pensavi, e sforzare di conoscere meglio il vero lui. . . oppure inizia a, beh. . .» «Fare quello che sto facendo ora?» ofrrì Velvet Remedy. «Eggià.» Le sorrisi. Quindi roteai gli occhi, «Ed io sono totalmente la pony sbagliata a cui chiedere questi consigli quando non riesco nemmeno a gestire la cosa da sola.» 470 Fallout: Equestria — Parte II «Grazie, Littlepip,» disse sinceramente Velvet mentre io sparivo nuovamente attraverso la porta a forma di muffin per guardare ancora una volta il terminale. C’era solo un pezzettino recuperabile di dati dal terminale. Un messaggio audio: «Ciao Twilight. Sono io. . . «Ho cercato di mandarti messaggi sia al tuo ufficio a Canterlot che quello che hai qua. Ogni pony dice che sei di nuovo alla Splendid Valley, quindi sto provando pure lì adesso. Spero veramente che tu non mi stia semplicemente evitando. Io. . . Io non ti biasimerei se lo stessi facendo.» La voce era ansiosa, triste e spezzata. Conoscevo la voce di Pinkie Pie; l’avevo sentita nel ricordo di Vinyl Scratch. Era quasi la stessa, ma molto più fragile. Possibilmente anche cupa. «Sono andata alla rimpatriata a casa di Spike e l’ho portata proprio come hai chiesto. Tutti i miei amici erano lì tranne te. . . Spike ha detto che era perché non potevi allontanarti dal lavoro, ma. . . Era perché io sarei stata presente? «Twilight, mi dispiace così tanto. Avevi ragione. Completamente ragione. L’ho saputo per tanto tempo. È solo. . . «Non posso. «Voglio dire, non potevo. Ma lo farò. Ho preso appuntamento alla Clinica Helpinghoof. Per domani. Loro dovrebbero avere delle robe. . . medicine che possono aiutare queste. . . dipendenze. . . ad andare via. «Pensi che possano essere in grado di mettere la medicina in un torta? O magari in una crostata? Mi piacciono le crostate!» Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 471 Sentii sulla registrazione il suono di un battito e la porta aprirsi. Una seconda voce interruppe. «Signorina Pinkie Pie? Il Ministero delle Tecnologie Belliche ci ha mandato una dozzina di Ranger d’Acciaio. Sono in posizione con i nostri agenti.» Pinkie Pie parlò nuovamente, ma rivolta al pony intruso. Non si era preoccupata di modificare la registrazione; l’ha lasciata semplicemente andare avanti. «Oooh, quei pony della Four Stars sono dei pony cattivi! Quei pony devono essere esiliati. Quindi essere rinchiusi nel posto in cui sono stati esiliati. Ma prima abbiamo bisogno di ottenere i segreti dalle loro cattive, proprio cattive teste di pony per essere sicuri che non ci siano altri di loro. Quindi di’ ai miei pony che li vogliamo vivi. . . «OH! Idea! Falli partire in uno dei miei Palloni Pinkie!6 » Il pony intruso sembrò insicuro, colto alla sprovvista dal suggerimento. «Signorina? Vuole che facciamo irruzione alla Four Stars usando un. . . gigantesco dirigibile con la forma della sua testa?» «Uh huh! Voglio che sappiano che sto venendo a prenderli!» Non potevo trattenere la mia mente dall’immaginare un gigantesco pallone rosa con la stessa faccia che fissa come quella sul gigantesco cartellone. Non ero sicura se fosse ingegnoso o folle. Sentii sulla registrazione lo scatto della porta che si chiudeva. Pinkie Pie ritornò a rivolgersi alla sua (ex?) amica, Twilight Sparkle. «Scusa per l’interruzione. Tu. . . non crederesti a quello che sta succedendo. Ma non preoccuparti. Se supereremo questa giornata, tutto andrà per il meglio. «Dopo oggi potrò fare quello che volevi che facessi. Potrò cercare di essere nuovamente la tua Pinkie Pie. Mi dispiace che 6 Nell’originale, Pinkie Balloons. 472 Fallout: Equestria — Parte II non abbia provato prima. . . ma semplicemente non potevo. So che non mi crederai ma. . . prova a ricordare i paraspiritelli. «Ho fatto cose brutte, Twilight. Cose orribili. Ed ho lasciato i pony del mio Ministero fare cose ancora peggiori. E mi dispiace davvero, davvero tanto. Non so se potrò essere nuovamente la tua Pinkie Pie. Ma proverò. È una Promessa Pinkie Pie! «Io. . . «Le Ment-ali Party-Time sono cattive. Rovinano i pony. So di essere in rovina. Più che mai. Ma ne avevo bisogno. La vecchia e normale Pinkie Pie è brillante e può sentire quando le cose stanno per succedere. Ma le Ment-ali Party-Time mi rendono. . . di più. Non migliore. Ora lo so. Ma. . . di più. E ci serviva di più. Equestria richiede di più. «Con le Ment-ali Party-Time il mio Senso Pinkie è molto, molto più Sensoso7 . Ed è l’unica cosa che ci tiene uno zoccolo avanti alle cose molto, molto brutte. Il mio naso brucia da tutto il giorno. È come un naso che prude ma molto, molto peggio. Quelli sono pony cattivi, Twilight, e vogliono farci del male. Far male a tutta Equestria. E la sola Pinkie Pie normale non può fermarli. . . «Ma dopo oggi, andrà di nuovo tutto bene. Semplicemente lo so. Dobbiamo solo superare oggi. . . «. . . E domani ho quell’appuntamento. E. . . e. . . «E Twilight? Pensi che. . . magari. . . potresti venire con me? Sono. . . piuttosto spaventata. E non è il genere di paura che va via ridacchiando. «Voglio dire, ti ho qua con me adesso, quindi saresti più o meno con me in ogni caso. Ma non è lo stesso. Voglio la vera Twilight Sparkle. Io. . . «Io rivoglio la mia amica. «Per favore? 7 Nell’originale, Sense-y, la y è aggiunta per rendere la parola un avverbio. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 473 «Farò qualunque cosa. . .» La registrazione finì. Rimasi seduta, stordita. C’era un turbine di pensieri nella mia mente, ma nessuno di esse si focalizzò abbastanza. Le Ment-ali Party-Time rovinavano i pony. L’aveva detto Pinkie Pie stessa. Ma aveva anche detto che la rendevano. . . di più. Sapevo che era vero; stavano rendendo me di più proprio in quel momento. Pinkie Pie voleva liberarsene. Ma non poteva. Non solo perché ne era dipendente, ma perché doveva fidarsi dell’aiuto per poter fare il suo lavoro. Per cercare di salvare milioni di pony. Come poteva questo non essere più importante di un’amicizia? Le Terre Devastate d’Equestria richiedevano sacrifici. La registrazione audio finiva con un allegato: Errore. Connessione con il terminale Maripony #42 fallita. Messaggio non inviato. Twilight Sparkle non aveva mai ricevuto l’ultima chiamata di Pinkie Pie. Ti ho qua con me adesso. . . Gli occhi mi caddero sullo scheletro di pony dal quale avevo recuperato la statuetta di Twilight Sparkle. Una tristezza sgorgò dentro di me. Sentii le lacrime colarmi sulle guance. «Possano Celestia e Luna essere con te, Pinkie Pie,» dissi, senza sapere cos’altro dire. 474 Fallout: Equestria — Parte II Il sole stava calando oltre l’orizzonte, dipingendo le nuvole al di sopra con strisce di rosa e viola. I colori di Twilight8 . Calamity e SteelHooves ci stavano già aspettando quando Velvet Remedy ed io raggiungemmo il piano inferiore e trovammo la punta del monopattino fuori misura della Red Racer, saldamente incastrato in quella che un tempo era stata l’intelaiatura di una gigantesca finestra, leggermente sbilanciato. Il modello rosso scricchiolava nel vento. «Oh sì. Ha un aspetto sicuro,» commentò SteelHooves. Velvet Remedy si risollevò quando vide Calamity, fissandolo fino a quando ricambiò lo sguardo, quindi distolse apposta lo sguardo. «Va bene, penso che questa volta Velvet Remedy e Calamity dovrebbero andare assieme,» suggerii fermamente. Avevano delle cose di cui parlare e, prima lo facevano, meglio sarebbe stato per loro e per me. «Io andrò con SteelHooves e lo aiuterò levitandolo sul monopattino.» Il cielo al di sopra stava diventando percettibilmente più scuro. Dovevamo sbrigarci. Misi uno zoccolo sul bordo e feci l’errore di guardare in basso. Una grande, paralizzante vertigine mi colpì. Eravamo quattordici piani sopra il vicolo. I piccoli punti rossi delle manticore riempivano il terreno molto, molto al di sotto. Un altra volò attraverso il vicolo più o meno a metà tra me e loro. Sentii sudore freddo colarmi in mezzo alla fronte. Non pensavo di poterlo fare! «Senza offesa, ma non voglio che tu mi leviti, bambina. Hai l’aspetto di qualcuno che sta per svenire.» «Cambio di piani,» annunciò Calamity. «Littlepip, allontanati dal bordo. Riprendi fiato. Velvet, vai tu per prima. Non preoccuparti,» aggiunse, vedendo la sua espressione spaventata. «Sarò lì a prenderti se cadi. Littlepip, quando sei pronta, usa la tua levitazione per alleggerire il carico di SteelHooves. Dopo di ciò, ti trasporterò in volo.» 8 Doppio riferimento ai colori di Twilight Sparkle ed i colori del crepuscolo (che, in inglese, è per l’appunto Twilight). Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 475 Tutti concordammo. Una volta lontana dal bordo, mi sentii molto meglio. Velvet Remedy andò per prima, provando il monopattino. Vibrò leggermente nel vento, scricchiolò allarmantemente quando raggiunge la metà, ma resse. Per un istante mi chiesi perché Calamity non poteva trasportare pure lei in volo. Ma realizzai che non c’era modo che potesse trasportare pure SteelHooves. Ed era meglio avere qualche pony più leggero attraversare per primo, con Calamity pronto a fiondarsi, piuttosto che sottoporre subito il monopattino al Signor Pony Pesante. Velvet Remedy saltò giù dall’altra punta del monopattino che si era incastrato a circa l’altezza di un pony dalla terrazza della Red Racer su cui era incastrato. Sorrise debolmente e fece un piccolo cenno. Feci un cenno di ritorno. Fu allora che li notai. Individuai l’impalcatura spezzata che un tempo aveva sorretto il gigantesco monopattino della Red Racer diversi piani più sopra. Annidate all’interno vi erano le scure e coriacee figure dei pipistrelli vampiro. Il sole era affondato completamente dietro l’orizzonte, la luce stava svanendo dal cielo, e loro stavano iniziando a muoversi. Feci levitare fuori il fucile zebra, pensando che se gli avessi sparato mentre erano ancora annidati assieme, il fuoco avrebbe potuto eliminare l’intero nido. Ma SteelHooves stava mettendo zoccolo sul monopattino; che fece un lamento di protesta da far tremare le ossa e diressi la mia concentrazione sul circondarlo in un bozzolo telecinetico, annullando il peso delle sue borse ed armatura. Pesava probabilmente meno di me in quel momento. Il primo pipistrello vampiro spalancò le ali e prese il volo, in caccia di una preda. Calamity gli sparò. La figura barcollò a mezz’aria, quindi cadde sgraziosamente dal cielo. La detonazione mandò tutti gli altri pipistrelli vampiri a svolazzare in aria! Calamity si voltò, sparò nuovamente, ed un altro cadde. Ma altri due si diressero verso di lui, sentendo la cena. Il pegaso si girò in aria e volò via, attirandoli lontano da noi. 476 Fallout: Equestria — Parte II Pffatt. Pffatt. Pffatt. Divisi la mia concentrazione tra lo sparare il fucile zebra e tenere la maggior parte del peso di SteelHooves giù dal monopattino. Focalizzarsi su due compiti differenti non era come sollevare due oggetti, ma potevo farlo—solo non facilmente. E non potevo usare l’incantesimo di mira senza perdere la presa sul Ranger d’acciaio. La maggior parte dei miei colpi non andò a segno. Sentii lo scoppio degli spari dalla posizione di Velvet Remedy. Aveva ancora il mio fucile da combattimento, e con il suo secondo colpo uno dei pipistrelli vampiri esplose spargendo interiora. Vidi un altro volare alto nell’aria sopra di lei. Una scia curva di fuoco gli corse incontro, il missile SteelHooves esplose all’impatto. Le ali coriacee si agitarono nella caduta; non rimaneva nessun segno del corpo a cui un tempo erano attaccate.. Con un tonfo la mia visuale della battaglia fu coperta dalla faccia di un pipistrello vampiro quando atterrò sulla punta del monopattino della Red Racer e mi afferrò con le sue zanne simili a pugnali. Incapace di vederlo persi la presa su SteelHooves. Il monopattino fece un lamento doloroso di metallo contro cemento. Pffatt. Pffatt. Pffatt. Mancai. Era proprio davanti alla mia faccia, sentivo il suo respiro rancido, e mancai! Il pipistrello vampiro piegò le ali, spingendosi attraverso la finestra mentre mi mordeva. Sentii la gigantesca creatura pipistrello collidere con me, la lordura del suo fetore mi fece strozzare. Le sue zanne vogliose di sangue raschiarono contro la mia corazza, cercando di penetrarla. Sentii un colpo da Calamity, ed il pipistrello vampiro fece uno stridio spacca timpani. Si ritrasse fuori dalla finestra, cercando il suo assalitore, e fiori di sangue fiorirono da due buchi nella sua testa quando Calamity sparò nuovamente. «Ho pensato che volessi un po’ d’aiuto, compagna!» urlò Calamity, piegando il cappello all’indietro mentre volava davanti. Quattro pipistrelli vampiri lo stavano inseguendo! Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 477 SteelHooves aveva appena finito di attraversare. Fissai il monopattino. Si era spostato con il peso di SteelHooves. Sembrava ancora meno stabile di prima. Ma Calamity era occupato; avrei dovuto farla da sola. «Puoi farcela,» dissi a me stessa ad alta voce. «Era il tuo piano.» Misi zoccolo sul monopattino, con le zampe che tremavano leggermente. Ero a metà strada, madida di sudore, movendomi un centimetro alla volta, quando il pipistrello vampirò piombò su di me. Alzai il fucile zebra verso il mio assalitore e premetti il grilletto. Pffatt. Pffatt. Pffatt. Il pipistrello vampiro strillò, avvolto dalle fiamme. Spalancai gli occhi quando vidi il pipistrello infuocato precipitare verso di me. Accelerando ad un galoppo spaventato corsi verso la fine del monopattino. Il cadavere infuocato del pipistrello vampiro si schiantò dietro di me sul monopattino, staccandolo dalla finestra del Ministero della Morale con uno stridio terrificante. Sentii il ponte su cui stavo correndo barcollare e mancarmi da sotto gli zoccoli, lasciandomi in caduta libera. Circondandomi nella mia stessa magia cercai di spingermi in avanti, aggiungendola al mio slancio. Per la grazia di Luna mi stavo tuffando verso una finestra piuttosto che verso una parete di cemento. E, visto che le Terre Devastate d’Equestria mi odiavano, era l’unica finestra nell’intera fabbrica della Red Racer con dei pannelli di vetro ancora perlopiù intatti. Il vetro mi tagliò, nuovo dolore eruppe da punti del mio corpo quando mi ci schiantai attraverso ed atterrai duramente, rimbalzando su un tavolo e schiantandomi su diverse sedie. Tutto divenne nero. 478 Fallout: Equestria — Parte II Quando mi riebbi, mi ritrovai nei resti di una sala conferenze. Il mio intero corpo dolorava. Ero separata dai miei amici da diversi piani. Era passato abbastanza tempo per esaurire l’effetto delle Ment-ali PartyTime. Ed una manticora mi stava annusando. Brontolai. Cercai di spingermi sugli zoccoli, ma era troppo difficile. Mi chiesi cosa si sente quando si viene mangiati. E se la manticora mi avrebbe punto prima. La manticora si piegò su di me e mi morse la criniera. Quindi mi sollevò tramite essa ed iniziò a trasportarmi come una gattina. Faceva male, Il retro del collo e dello scalpo mi bruciavano, ma mi faceva troppo male in ogni altra parte per potermi lamentare. La manticora si voltò ed iniziò a dirigersi verso un buco nella parete. Individuai il mio fucile zebra tra le sedie in frantumi e mi concentrai, facendolo fluttuare verso di me. La manticora o non lo notò o non ne sapeva abbastanza per fregarsene. Realizzai che avrei potuto spararle; ma mi stava portando in qualche posto, ed ero curiosa di sapere dove (anche io dovevo andare in qualche posto, e con la mia fortuna sarebbe stato lo stesso qualche posto. In ogni caso, per quanto mi facesse male essere trasportata via criniera non volevo nemmeno camminare da nessuna parte). Due piani più tardi scoprii dove, quando la manticora mise zampa fuori da una rampa di scale su una balconata che abbracciava il piano industriale. Piccoli monopattini rossi dalle dimensioni normali erano sparsi ovunque in diversi stati di assemblaggio. Tra i nastri trasportatori consumati e gli antichi macchinari decrepiti qualche pony aveva posizionato delle gabbie. Tante di loro erano piene di pony. La maggior parte di loro era piena di cadaveri orribilmente gonfi, distorti e deformati, che un tempo erano stati pony. La loro vista mi attorcigliò lo stomaco e mi pugnalò il cuore. Le manticore si muovevano liberamente tra le gabbie come cani da guardia. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 479 La mia catturatrice si piegò sul bordo della balconata ed aprì la bocca, facendomi cadere attraverso la cima aperta di una delle gabbie. Atterrai su un sottile strato di paglia con un pesante e doloroso tonfo. Cautamente, accedetti all’incantesimo di ordinamento dell’inventario del mio PipBuck e feci fluttuare fuori la pozione ristoratrice extraforte che avevo intascato precedentemente nella Scuderia Ventinove. Bevvi avidamente, e mi riposai mentre il mio corpo iniziava a rammendarsi. «Impossibile,» sussurrai quando guardai la gabbia di fronto a me, sull’altro lato di un nastro trasportatore pieno di ruote di monopattino. All’interno vi era una giumenta blu marino dall’aspetto familiare. Gemetti. Non poteva essere vero. Mi individuò. Cosa che non era in realtà molto sorprendente considerando la mia entrata. «Hey!» Si spinse sugli zoccoli e fece un gesto verso di me attraverso le sbarre della sua gabbia, sussurrando fortemente. «Sei tu!» La guardai addolorata ed annuii. «Mi dispiace! È colpa mia. Avrei dovuto rimanere con te. Portarti al sicuro a casa.» La pony blu si guardò attorno spaventata. «No. Lui mi stava aspettando là.» Lui? Lui chi? «Ha preso ogni pony a Gutterville,» sibilò spaventata. «Ci ha circondato con quei suoi mostri.» Mi squadrò. «Hai ancora le tue armi! Quando torna devi ucciderlo!» La mia mente era annebbiata dalla depressione e stupidità post Ment-ali. Mi sbrigai per aggiornarmi. «Chi? Cosa?» Ed infine, «Perché?» «Il dottore. Ci sta torturando a morte!» mi disse sbrigativamente. «Dice che sta facendo esperimenti su di noi! Prende un pony e lo porta in quella stanza, quindi ci sono urla terribili ed orrende. E quando li riporta indietro la maggior parte di loro sono morti. I fortunati lo sono. Alcuni respirano e sentono ancora gli stimoli, ma non per molto. I loro corpi sono tutti contorti e sbagliati.» 480 Fallout: Equestria — Parte II Celestia abbia pietà. Mi alzai, guardando le file di gabbie. Dozzine di facce di pony mi fissarono in risposta, la maggior parte delle espressioni erano di orrore e disperazione. Alcune mi guardarono speranzose. Altri pony mi guardarono con compassione ed una straziante accettazione che presto sarebbero morti, dissacrati ed urlanti, e non c’era niente che si potesse fare. Due pony fissavano il nulla, le loro menti erano incapaci di accettare quello che stava succedendo. Non quando ancora respiravo! La manticora, il «mostro» di quel dottore, mi aveva messo in una gabbia. Le gabbie non potevano trattenermi. E mi aveva lasciato con le mie armi. Mi concentrai, sollevando per primo il fucile zebra e quindi la pistola a dardi avvelenati, fluttuando ognuna ad un mio fianco. Non ero stata preparata per civette meccaniche o sciami di robofatine o pipistrelli vampiri. Ma avevo un piano per le manticore. Le sbarre lo rendevano ancora più semplice. L’unico modo con cui potevano prendermi era dall’alto. Scivolai nel SATS. Non avevo mai usato due armi in quel modo prima, ma quanto poteva essere difficile? Il veleno dalle code delle manticore era paralizzante per i pony, fatale a dosi abbastanza alte. Non sapevo se le manticore avessero una sorta di immunità alle proprie punture; se no, il veleno almeno le avrebbe dovute rallentare. Proiettili potenziati con il fuoco avrebbero dovuto fare il resto. Riempii il caricatore sul fucile zebra ed iniziai a scegliere i bersagli. Scassinare la serratura della mia gabbia sarebbe stato decisamente più semplice senza la manticora morta con me nella gabbia. Ma mi arrangiai. Quella manticora era stata l’unica ad atterrare all’interno della mia gabbia prima che potessi ucciderla. I dardi avvelenati non facevano più Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 481 alle manticore che alle robofatine e gufi, quindi l’avevo scartata a favore della Piccola Macintosh. La manticora era riuscita a tagliarmi piuttosto seriamente, lasciandomi diversi sfregi sanguinanti sul petto, prima che la Piccola Macintosh la riempisse della sua morte rumorosa. La pistola a dardi ed il fucile zebra erano silenziosi. La Piccola Macintosh era rumorosa. Ma tanto anche le manticore infuocate erano rumorose. La fabbrica era piena di fumo ed odore di carne di manticora cotta. La porta della mia gabbia si aprì e corsi verso la gabbia della pony blu mare, lavorando sulla serratura il più velocemente che potevo senza rompere una forcina. «Questa volta ti scorterò a casa,» promisi. Ma prima, «Dov’è il laboratorio di questo cosiddetto dottore?» Indicò la strada. Ma non ci andai fino a quando non aprii le serrature di ogni gabbia che ospitava un pony vivo. Incoraggiai coloro che sembravano più mentalmente stabili ad aiutare i pony che non erano in grado di lasciare le proprie gabbie da soli. Mi costrinsi a non guardare troppo a lungo o troppo da vicino quelli morti. «Ogni pony rimanga qua. Torno subito, e poi vi scorterò tutti fuori da questo posto fino a. . .» guardai la pony blu mare e mimò con le labbra il nome del suo villaggio, «Gutterville.» Detto ciò mi accucciai ed inizia a muovermi verso il laboratorio. Non appena lasciai il piano industriale attivai uno degli StealthBuck. Quel dottore non mi avrebbe visto arrivare. Superai un’altra manticora, prendendo una nota mentale su dove si trovava così da poterla uccidere dopo essermi occupata del dottore. Non volevo fare più rumore di quanto non ne avessi già fatto. Alla fine del corridoio vidi le doppie porte che portavano a quella che un tempo era stata la clinica di emergenza della fabbrica della Red Racer (cosa diceva sugli originali livelli di sicurezza della fabbrica?). La 482 Fallout: Equestria — Parte II luce sgorgava attraverso la piccola finestra quadrata sulle porte e tra le crepe. Cautamente aprii piano la porta, il più silenziosamente possibile, e mi infilai all’interno. La figura marcia di un pony terrestre ghoul in un camice da laboratorio si muoveva tra tavoli di materiali chimici ed equipaggiamenti medici. Diversi letti ospedalieri erano allineati ad una parete, con macchie scure che probabilmente non erano solo di sangue. Sul più lontano, un pony di terra marrone era legato supino, con gli occhi spalancati e morti, ed una gigantesca bolla era cresciuta malignamente dal suo torace. Al centro della stanza vi erano i cadaveri squarciati di manticore. Sembrava che fossero state dissezionate. Sopra una parete vi erano dozzine di code di manticora. Nell’angolo più lontano erano impilati fusti alti due pony. Ognuno mostrava un’etichetta gialla a forma di diamante con segnali di pericolo viola scuro. Sottoprodotti magici tossici. Proprietà del Ministero delle Scienze Arcane. NON TOCCARE, INALARE o FISSARE. «No, no,» borbottò fra sé e sé il dottore ghoul. «Sono così vicino. L’ultimo lotto aveva quasi funzionato. Che cosa sto dimenticando?» Trottò verso un terminale, fissando schermate di dati. Quindi si voltò verso una pila di manticore morte. «Guardatevi. Avete lo stesso aspetto che avevate prima delle bombe. . .» Eccetto, immaginavo, non così morte e soggette ad autopsia. «. . . La radiazione non vi tocca. La contaminazione non vi danneggia. Siete le creature perfette.» Feci fluttuare fuori la Piccola Macintosh. Il Dr. Ghoul non era del tipo razziatore sadistico; era totalmente fuori di testa. Esitai a sparare, lasciandogli finire il suo perverso sbraitare. Volevo sapere per cosa erano morti così orribilmente quoi pony. Anche se non avrebbe avuto alcun senso. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 483 Il dottore si fermò, fissando il bordo di un tavolo. Tra i blocchi degli appunti e le bilance elettroniche vi era una sfera di memoria. Si allungò e la toccò, facendola rotolare sotto il suo zoccolo. Quindi si voltò. «So che il segreto è nel vostro veleno,» annunciò ai corpi squarciati delle manticore. «Semplicemente non ho ancora perfezionato la formula. Qualche altra piccola correzione, qualche altro piccolo test. . . Ma riuscirò a decifrarlo!» Si diresse verso lo stallone morto sul letto ospedialero. Trottandogli incontro, il dottore sussurrò incoraggiantemente, «Non ci vorrà molto. Ogni pony vi ricorderà. Tutti voi. E, più degli altri, me. Stiamo per dare ai pony d’Equestria la cura per la Contaminazione! Penso che la chiamerò Contami-Via9 . . .» Fece una pausa, come se il cadavere di pony avesse risposto. «No, hai ragione, è un nome stupido.» Indietreggiando, agitò uno zoccolo verso il cadavere, sorridendo. «No, no, figurati. Non c’è bisogno di ringraziarmi. Sono stato felice di porterti rendere partecipe!» Buona. Dea. Celestia. Il dottore si fermò in un momento di rivelazione. «Avrò bisogno di altri pony.» La curiosità prese il sopravvento su di me. Ero invisibile, e quello psicopatico non stava per ferire nessun pony nell’immediato. Pensai di avere tempo. Mi mossi verso il tavolo più lontano, abbassai il corno, e mi focalizzai sulla sfera di memoria. Il mondo reale cadde attorno a me. . . 9 Nell’originale, Taint-Away. 484 Fallout: Equestria — Parte II . . . rimpiazzato da un ufficio lussuoso. Trofei erano allineati sugli scaffali. Un modello dalle dimensioni molto più piccole di un monopattino della Red Racer pendeva dal soffitto. Ogni cosa era ricoperta di una tinta rossastra e la mia visuale continuava a sobbalzare e dondolare, facendomi venire il mal di mare. Dietro una grosse scrivania modellata su legno scuro vi era una giumenta dal manto arancione e dalla criniera viola che mostrava le prime solide strisce di grigio. «Ancora niente?» La voce era dannatamente familiare. «Solo una per ora,» una voce venne non da me ma da vicino a me. Realizzai all’improvviso che quel ricordo era distintamente e terrificantemente diverso. Potevo vedere ed udire, ma non potevo sentire od odorare o gustare. Non avevo minimamente il senso di un corpo. La mia prospettiva si agitò follemente all’improvviso, lasciandomi a guardare il soffitto. Quindi si riaggiustò nuovamente. Ancora un po’ ed avrei vomitato, possibilmente rivelando la mia posizione. Ma ero rinchiusa in quel ricordo fino a quando non fosse finito. Realizzai che avevo fatto un grave errore tattico. Stavo sobbalzando verso una libreria. Poi stavo fissando il soffitto attraverso la tinta rossa. Lentamente la mia visuale ruotò fino a quando stavo guardando la faccia di una austera unicorno bianca dalla criniera scarlatta ed un corrispondente bagliore scarlatto attorno al corno. Mi stava fissando. Quindi il suo corno smise di risplendere e la tinta rossa sparì, lasciando la stanza in un colore perfetto e nitido. La unicorno trottò attraverso la stanza, ed il corno iniziò a brillare nuovamente mentre esaminava l’arredamento sul lato più lontano. Quando il corno passò vicino una delle lampade essa emise un luccichio rosa brillante. Il luccichio rosa si illuminò ulteriormente con il rumore di un palloncino che scoppia e sparì. «Questa è l’ultima, Signorina Scootaloo. La sua stanza è pulita da ogni ficcanaso del Ministero della Morale,» disse l’unicorno. «Devo farle entrare adesso?» Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 485 Scootaloo annuì, facendo una smorfia. «Per favore. Le mie amiche hanno aspettato abbastanza a lungo.» Guardò l’unicorno uscire dall’ufficio e si guarò attorno con un sospiro. Il suo sguardo cadde su di me. «Oh, Sèttete!10 » urlò diretta all’unicorno. «Hai lasciato la tua. . .» La voce si abbassò con un sospiro, «. . . Sparkle~Cola.» Ero una Sparkle~Cola? No, aspetta. . . Ero un dispositivo di spionaggio inserito all’interno di una bottiglia di Sparkle~Cola. Scootaloo trottò verso di me, si abbassò ed afferrò quella che immaginavo fosse la cima di una bottiglia di cola, la sollevò e mi trasportò verso il suo cestino. La mia visuale si rigirò stranamente mentre cadevo, atterrando a faccia in su tra la spazzatura. Mi fissò attraverso la circonferenza del cestino, quindi trottò fuori visuale. Sentii la porta aprirsi. Tutto quello che potevo vedere era il soffitto. «Apple Bloom, Sweetie Belle, sono così contenta di vedervi. Voglio dire, non potete immaginare!» disse Scootaloo, suonando sollevata. Poi una tensione strisciò nella sua voce. «Non siete state seguite, vero? Nessun pony vi ha visto?» «Contente di vederti anche da parte nostra,» disse Apple Bloom con un pizzicio di allegria. «E no, siamo state prudenti. Ma pensi davvero che sia una buona idea avere una riunione segreta ad un edificio di distanza dal Ministero della Morale?» «Sai, ho scelto questo posto pensando che non si sarebbero mai aspettati nessun pony pianificare qualcosa proprio sotto al loro naso. Ma Sèttete ha trovato altre due cimici Ministeriali nel mio ufficio proprio prima che entraste.» «Chi è Sèttete?» chiese la dolce voce di Sweetie Belle. «Pony capo della mia sicurezza personale,» rispose Scootaloo. Quindi battè uno zoccolo sul pavimento, «Io odio tutto questo!» «Scoots?» 10 Nell’originale, Peek-a-Boo. 486 Fallout: Equestria — Parte II Scootaloo grugnì in frustrazione. «Odio tutto questo nascondersi e muoversi furtivamente. Non è più divertente!» «Non è mai stato divertente,» commentò Apple Bloom. «No. Hai ragione. È malato.» Scootaloo entrò parzialmente nella visuale, agitando uno zoccolo verso la finestra del suo ufficio. «Stiamo avendo incontri clandestini, creiamo nuovi tipi di doppia codifica, ci aggiriamo in Scuderie incomplete solo per poter parlare liberamente l’una con l’altra. Quelle sono le pony che rispetto di più, due di loro sono vostre sorelle, e noi dobbiamo nasconderci da loro per poter fare qualcosa!» «Ehi aspetta, non c’è niente di male con Applejack!» «Rarity è. . . solo sotto pressione.» Scootaloo sembrò aver ceduto. «Va bene, garantito, Applejack non ha fatto realmente niente di male. E sono orgogliosa che Rainbow Dash sia ancora buona. Ma le altre? Pinkie Pie? E, seriamente, Sweetie Bell. . . il Ministero dell’Immagine? Ma. Che. CAZZO!» «Smettila di parlare di mia sorella in quel modo,» chiese Sweetie Belle con un pizzico di avvertimento nella voce. «Eggià. Sappiamo tutti la questione. Non c’è bisogno di girare il coltello nella piaga.» suggerì Apple Bloom, «Parliamo di qualcos’altro.» «Come le Scuderie di Manehattan,» propose Sweetie Belle. «Ho sentito che hai già iniziato a mandarci dentro dei pony. . .» «Eggià, o perché continui a cambiare i progetti delle mie Scuderie.» Scootaloo sospirò. «Ne abbiamo già discusso, Apple Bloom. Qualche volta dobbiamo cambiare la struttura e le attrezzature delle Scuderie per adattarsi agli Esperimenti.» «Ma i miei progetti erano perfetti!» si lamentò Apple Bloom. «Esatto,» replicò la pony arancione dalla criniera viola. «I tuoi progetti sono sempre perfetti. È per questo che ogni pony li usa. I tuoi progetti hanno messo un terminale in ogni casa senza nessun zoccolo in aiuto. . .» «Pfft. I terminali erano un progetto precoce. I PipBuck sono molto meglio.» Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 487 «. . . Ma,» insistette Scootaloo, «Ogni Scuderia non può essere perfetta. Non per far funzionare gli Esperimenti.» «Ma perché no?» Scootaloo gemette, uscendo dalla visuale. Apple Bloom la seguì, entrando in visuale. Vedevo solo parte della sua testa, ma era una pony carina giallo pallido con un brillante manto rosa. Immaginai che fosse della stessa età della giumenta arancione. «Voglio dire, so che se mai dovremo usare le Scuderie è importante assicurarsi che i pony non facciano semplicemente gli stessi errori dopo che ne escono. Ma è ugualmente importante assicurarsi che ne escano, giusto? Quindi perché cambiare un progetto inteso per ottimizzarne le possibilità? Io solo. . . non capisco perché. . .» Apple Bloom diede un’occhiata verso di me. «. . . ehi, quando hai ricominciato a bere Sparkle~Cola?» Non riuscivo a dire se Scootaloo fosse infastidita o grata per il cambio di argomento. «Non ho. Sai che non riesco a toccare quella roba dopo aver sentito dell’incidente allo stabilimento. Era di Sèttete.» «Oh,» disse Apple Bloom, distogliendo o sguardo. «E che mi dici riguardo a te che inizi già a mandare pony nelle Scuderie di Manehattan. I Protocolli Omega non sono stati ancora attivati.» «Io. . . beh, sai dove si stanno dirigendo le cose. Pensi davvero che avremo tanto preavviso quando lo faranno? Abbastanza per un’evacuazione?» Sweetie Belle rispose. «No.» «E. . . va bene, sarò onesta. Ho iniziato ad avere dei ripensamenti su alcuni degli Esperimenti, specialmente quelli nelle Scuderie di Manehattan. Sono. . . rischiosi,» ammise severamente Scootaloo. «Vorrei fare un test a secco, solo per essere sicuri che non ci siano dei problemi prima della vera cosa.» Apple Bloom alzò la testa. «Ma. . . ciò non direbbe ad ogni pony quello che stiamo facendo? Ciò rovinerebbe gli Esperimenti.» Dalla voce non sembrava che lo volesse più di quanto lo voleva Scootaloo. 488 Fallout: Equestria — Parte II «Lo so,» Scootaloo battè uno zoccolo sul pavimento cupamente. «Quindi terremo i pony di Manehattan nelle Scuderie fino a quando la minaccia di questa guerra non sarà finita. Dopo di ciò non importerà più.» «Io. . . non penso di poterlo sopportare,» disse cautamente Sweetie Belle. «Ci vedranno come pony cattivi che sperimentano su prigionieri inermi. Come possiamo giustificarlo se poi salta fuori che non era affatto necessario?» «Non ti preoccupare,» disse solennemente Scootaloo. «Ho organizzato le cose in modo che voi due siate pulite. Sembrerà che sia stata tutta una mia idea.» Con una risata non divertità notò, «Seriamente, più o meno lo è stata in ogni caso.» «Scoots. . .» «Eggià, non possiamo fartelo fare.» Uno zoccolo colpì la scrivania con abbastanza forza da far tremare il cestino (finii per fissare un involucro dall’Emporio Muffin). «Sì che potete. Perché dovete,» il tono di Scootaloo era aspro e, sospettai, sull’orlo delle lacrime. «Non possiamo lasciare che accada nuovamente. Rainbow Dash, Applejack, Rarity, Pinkie Pie. . . tutte loro. Amo anche loro. Ma la cosa che hanno creato è andata fuori controllo. E sta facendo male ad ogni pony. E non posso permettere che accada nuovamente. Mai! «Questa non è più la nostra Equestria! Non è il mondo felice, sicuro e piacevole in cui siamo cresciute. Non capisco come abbia fatto a finire in questo modo. C-come. . . come ha p-p-potuto peggiorare così! Qualche pony deve capirlo! E correggerlo! E. . . e. . . e. . . «E se devo diventare la cattiva di turno per farlo, allora lo diventerò.» La realtà si riassestò senza preavviso. E seppi immediatamente di essere nei guai. Il ricordo era stato molto più lungo degli altri. L’incantesimo Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 489 di invisibilità si era esaurito. Ad un certo punto ero semplicemente apparsa nella stanza, paralizzata dalla sfera di memoria. Ero sul tavolo ospedaliero, legata da catene. Le mie armi erano state rimosse e messe da parte, probabilmente vicino ma sempre fuori vista. Stavo ancora indossando la mia bardatura da lavoro corazzata. Era intrisa del sangue dagli sfregi che mi attraversavano il torace ed ero stordita dalla perdita di sangue. Il dottore ghoul trottò verso di me. «Oh ciao, ci siamo? Sei tornata con me? Bene. Non preoccuparti, aiuterai un sacco di pony. . .» Il dottore uscì di vista e ritornò con una siringa in bocca. Mi fissò. E continuò a fissarmi. E rimase a fissarmi, paralizzato, fino a quando la giumenta blu mare si avvicinò, con la mia pistola a dardi avvelenati in bocca, e ribaltò il dottore paralizzato con una spinta del suo zoccolo. Le diedi uno sguardo grato. Sì voltò, guardò in basso, ed iniziò a calpestare furiosamente il dottore ghoul. Sentii il cranio spezzarsi e frantumarsi. La pony sembrò sfogare tutto il suo dolore e la sua rabbia sul ghoul, pestandolo e pestandolo e pestandolo a lungo dopo quella che doveva essere la sua morte. Mi diede il tempo di far fluttuare fuori il mio cacciavite ed una forcina ed aprire ogni mia catena. Erano lucchetti semplici, ma ero ferita ed allarmantemente stordita. Ruppi tre forcine prima di essere libera. Per tutto il tempo, la giumenta blu mare sbattè gli zoccoli su quello che era diventato più impasto che corpo. Non si fermò fino a quando la strinsi in un abbraccio e la sorressi. Sedevo su un bordo, guardando dall’alto la deprimente cittadina di Gutterville mentre il sole mattutino si alzava. Al di sotto Velvet Remedy si stava prendendo cura dei pony che avevamo aiutato. Calamity e 490 Fallout: Equestria — Parte II SteelHooves avevano discusso le possibili difese che potevano essere aggiunte attorno al gruppo di casupole. Calamity stava spiegando dello schieramento di torrette che avevamo assemblato alla Giunzione R-7. Mi ero incontrata con i miei amici nella fabbrica della Red Racer circa mezz’ora dopo la morte del dottore ghoul. Erano riusciti a trovare la cassaforte che interessava a DJ Pon3, ma non c’era modo che la potessero aprire. Allora SteelHooves aveva fatto saltare in aria l’intera parete attorno alla cassaforte e l’aveva trascinata in giro dietro di sè con una imbragatura. Calamity aveva depredato tutto il resto. All’interno vi erano due registrazioni demo. «Chiudi gli occhi11 (Versione Manehattan Non Dorme Mai)» di Sweetie Belle, ed una canzone chiamata «Cantala12 » delle Cutie Mark Crusaders. Sperai che a Homage piacesse il dono. L’Osservatore fluttuava silenziosamente di fianco a me. Dopo la sede del Ministero della Morale non ero sicura che avrai mai visto di nuovo quelle piccolo robofatine allo stesso modo. «Non è abbastanza, vero?» chiesi, rompendo il silenzio. «Conoscere la propria virtù, intendo.» Ricordai la lista dell’Osservatore delle Grandi Virtù dei Pony. Ma quelle virtù, avevo imparato, non erano grandi da sole; avevo visto la versione oscura e deformata di tante di loro. La dolorosa e triste risata di Pinkie/Silver Bell. La lealtà solo al contratto ed alla moneta di Gawd. L’onestà per pura disperata immagine di sé di Monterey. Avevo quasi collezionato un set. «No,» rispose l’Osservatore in quella inespressiva voce meccanica dietro la quale si nascondeva l’Osservatore. «C’è una. . . scintilla che è rischiesa. Senza essa, una virtù non è niente di speciale.» «Qual è la scintilla?» chiesi sconsolata. Non sapevo nemmeno la mia virtù. Mi serviva pure una scintilla? «Amicizia,» disse semplicemente l’Osservatore. 11 Nell’originale Hush now, quiet now, ninna nanna cantata da Fluttershy alle CMC nell’episodio 17. 12 Nell’originale, Sing It. Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 491 Alzai lo sguardo verso la robofatina fluttuante, ed il cambio di posizione fece sfregare le bende sul mio torace. «Amicizia?» mi voltai per guardare Velvet Remedy bendare la zampa di uno stallone rosa. Vidi Calamity ridere spontaneamente a qualcosa che SteelHooves aveva detto. Amicizia. Io avevo l’amicizia. Sentii una fitta di gioia mentre la comprensione tagliava lo strato di meschina gelosia ed inquietante paranoia che minacciava di sopraffarmi. Avevo degli amici. «Si può dire che io abbia fatto uno studio sulla materia,» ammise l’Osservatore. Quindi, prima che potessi chiedere, uno schicco di statico annunciò la scomparsa dell’Osservatore. La robofatina fluttutò via con una musica tamburellante. Homage sorrise, facendo fluttuare le due demo lontano da me. «Grazie. A tutti voi. DJ Pon3 stava aspettando di ascoltarle da tanto tempo. Non può dirvi quanto lui lo apprezzi.» «Beh, potrebbe iniziare dicendocelo di persona,» suggerì severamente SteelHooves. «Mi dispiace,» si scusò Homage. «È molto occupato a preparare il prossimo spicchio di notizie. Ma ha mandato me per assicurarsi che sappiate quanto sia emozionato. E per darvi questo.» Il corno di Homage brillò mentre guidava il regolatore di flusso tra gli zoccoli di Calamity. «Aww,» intò Velvet Remedy con chiaro disappunto. «Stavo sperando di incontrarlo. E cantare per lui.» Sussultai, realizzando che non avevo ancora menzionato la cosa ad Homage. La carina unicorno grigia mi diede un’occhiata inquisitoria. «Uhm. . . domani,» farfugliai. «Sono sicura che DJ Pon3 avrà tempo per noi domani. Ed è stata una giornata così luuuunga, qualcuno di noi 492 Fallout: Equestria — Parte II vuole davvero incontrarlo senza prima aver riposato un po’?» Ingoiai, guardando speranzosa gli altri. «Ed un bagno?» Fu quello a convincere Velvet Remedy, che annuì cerimoniosa. «Oh, giusto! Che cosa stavo pensando?» «E tu non vuoi dare a quella. . . cosa,» puntai l’arcano arnese mentre parlavo a Calamity, «una bella occhiata prima di andare da qualche parte?» «Eggià.» Guardai SteelHooves. Non avevo niente. Ma sembrò recepire il messaggio e si voltò per andarsene. «Vieni con noi, Littlepip?» «Uhm. . . vi raggiungerò,» offri, avendo bisogno di rimanere indietro abbastanza a lungo per dare l’idea della musica di Velvet Remedy ad Homage. I miei amici misero zoccolo nell’ascensore e si voltarono. Velvet mi stava sorridendo, facendomi sapere ancora una volta quanto era grata della nostra chiaccherata e del mio perdono. Calamity toccò la punta del suo cappello rivolto a me. Le porte si chiusero. L’ascensore iniziò ascendere, portandoli giù verso la suite. «Grazie, Puledra della Scuderia,» disse piano Homage. «E non solo per le demo. Ho già avuto notizie da Gutterville.» Ricordando il trucco dell’Osservatore al nostro primo incontro, sentii un colpo. «Tu lo. . . sapevi?» Ma gli occhi di Homage si spalancarono innocentemente. «No. Se l’avessi saputo te l’avrei detto. Perché se l’avessi saputo, e te l’avessi detto, sapevo che saresti andata semplicemente per aiutarli.» Annuii e le sorrisi grata. Speravo che ogni pony mi trattasse come mi trattava Homage. «Quindi, Velvet Remedy. . . è brava?» Sogghignai. «La migliore. Discendente diretta di Sweetie Belle.» Catturò l’attenzione di Homage. «E non ha solo ereditato le sue capacità, penso che le abbia superate.» Capitolo Diciassette — La Cattiva di Turno 493 «Bene, allora devo proprio ascoltarla.» Colpii il pavimento con lo zoccolo, pensare a Velvet Remedy mi riempiva di malinconia. C’era una cosa che non avevo avuto il coraggio di chiedere prima. Ed il mio cuore doleva dal desiderio di sapere. «Homage. . . posso chiedere a te un favore?» «Certo,» l’unicorno grigia sorrise luminosamente. «Che cos’è, hai qualche bisogno?» Feci un respiro profondo. Sarebbe stato umiliante. Ma Homage aveva occhi praticamente ovunque. Se qualche pony poteva trovare qualche cosa per me, era lei. «Tu guardi l’intera Equestria. . . le parti che puoi vedere. Hai mai individuato là fuori una giumenta a cui. . . beh. . . a cui io possa piacere?» Chiusi gli occhi, quasi affogando nell’imbarazzo. «Voglio dire, una giumenta a cui piacciano le giumente a cui possa piacere una giumenta come me?» Ogni secondo in cui Homage rimase in silenzio sembrò come se una incudine mi cadesse sulla testa. Seguita da un carro da fieno. Seguito da un pianoforte. «Io potrei. . .» disse cauta Homage. Sussultai, sentendomi sia sollevata ma anche mortificata. «Allora. . . potresti indicarmi la direzione giusta? Dirmi dove?» Sentii uno zoccolo toccarmi gentilmente la spalla. «Littlepip, ho detto che io potrei.» Mi voltai per guardarla, senza comprendere. Poi, guardandola negli occhi, sentii una scintilla di comprensione. «Oh. . . .» strabuzzai gli occhi. La sua espressione si ammorbidì. . . sensualmente. . . La scintilla tramutò in un fuoco. «OH!» Homage sorrise meravigliosamente. Grazie, Celestia! Nota: nuovo livello. Nota abilita: La Scienza ha raggiunto il 100%. Nuovo vantaggio: Puledra d’Azione (livello due)—Conosci il tuo incantesimo di mira come il retro del tuo zoccolo, rendendoti circa il 20% piu figa in combattimento. Per ogni livello di questo vantaggio ottieni +15 punti azione nel SATS. Capitolo D iciot to Cause Innaturali «Quel lavoro aveva ‘strano’ scritto da tutte le parti» Speranza. Finalmente avevo trovato un’altra giumenta che rispettavo ed ammiravo e che, in cambio, rispettava (e forse addirittura ammirava) me. Una che era attratta dalle giumente e che potevo credere fosse, almeno un poco, attratta fisicamente da me. Non eravamo innamorate, ci conoscevamo appena. . . ma c’era la possibilità di amare. C’era, in una parola, speranza. Le ultime sedici ore avevano reso la giornata lunghissima. Per quanto mi sarebbe piaciuto trascorrere le successive molte ore con Homage, aveva subito capito che non ero nella forma per fare altro che dormire. Lei mi fece tornare alla mia suite, dove Velvet Remedy pulì e lavorò sulle mie ferite fino a quando non caddi in un sonno senza sogni per puro sfinimento. Mi svegliai la mattina molto tardi, affamata. . . e per più del semplice cibo. Velvet Remedy si era già svegliata ed era scomparsa tra i negozi, per ricavare quanti più tappi possibile da tutto quello che Calamity aveva deciso di sgraffignare dalle rovine della fabbrica della Red Racer e della sede del Ministero della Morale. La maggior parte di quello che Velvet ed io avevamo saccheggiato era destinato all’uso personale— cibo e munizioni, principalmente, così come le ghiandole velenifere che avevo tagliato dalle manticore. Dopo quello che aveva passato avevo deciso di consentire alla pony blu mare di tenere la mia pistola a dardi avvelenati. Avevo tutto il necessario per crearne un’altra una volta tornati a casa. Calamity aveva acquistato una postazione di lavoro (attualmente smontata) che avrebbe installato alla Giunzione R-7 una volta ritornati. Cosa che, grazie al 495 496 Fallout: Equestria — Parte II pezzo necessario per riparare il Bandito del Cielo, non avrebbe richiesto più di qualche giorno. Non avevo intenzione di andarmene fino a quando avessi avuto la possibilità di spendere del. . . tempo di qualità con Homage. Per qualcosa di più della semplice curiosità sintonizzai il mio PipBuck sulla stazione di DJ Pon3 ed ascoltai la musica mentre mi pulivo e strigliavo. Homage aveva già cominciato ad integrare la nuova musica nella playlist di DJ Pon3. Quella canzone insolitamente orecchiabile riguardante il rammendare l’amicizia che Homage ed io avevamo ballato era in riproduzione mentre mi lavavo i denti e cercavo di snodare tutti i grovigli da criniera e coda. «EVVIVA!» La voce di DJ Pon3 tuonò sulle onde radio quando la canzone finì. «Celestia e Luna ci benedicano, abbiamo della NUOVA MUSICA!» «E con la nuova musica arrivano anche delle nuove Notizie! Siete pronti? La notte scorsa, la nostra Salvatrice delle Terre Devastate. . .» La mia telecinesi implose, facendo cadere tutto quello che stavo facendo fluttuare. «. . . quella bimba dalla Scuderia Due, ha trovato e salvato la brava gente di Gutterville! E da quale orrore li ha salvati, vi chiederete? Da uno psicotico scienziato ghoul che stava facendo esperimenti con la Contaminazione e che aveva allevato un suo piccolo esercito di manticore! Questo, gente, è ciò che si intende con schiacciare due radiablatte con uno zoccolo: non solo ha salvato le vite di oltre due dozzine di pony, ma ha anche risolto il problema di manticore di Manehattan!» Lasciai cadere la testa nel lavandino, facendo un piagnucolante sospiro. La mia reputazione era totalmente fuori controllo. Sentii a malapena la porta della suite aprirsi, mentre mi angosciavo su ciò che i pony pensassero e si aspettassero da me. Parte di me era certa che ad Homage piacesse semplicemente mettermi in imbarazzo. Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 497 «Diamine, se vedete la bimba, ditele di fermarsi e di venirmi a trovare. Il vecchio DJ Pon3 vuole darle un gran bacio per quel che ha fatto!» La mia testa si alzò di scatto, colpendo dolorosamente il rubinetto con il mio corno. «Ahi!» «Lo sai che ci sono modi più civili per bere un sorso d’acqua piuttosto che lapparla dal lavandino, vero?» La voce di Velvet Remedy risuonò dall’altra stanza. Indietraggiando mi toccai il corno guardandomi allo specchio, poi mi voltai verso Velvet. Stava trainando un piccolo carretto rosso carico di scorte e vestiti. Fissai gli abiti piuttosto fantasiosi ed eleganti. «Ho pensato che volessimo apparire al meglio per DJ Pon3» affermò con semplicità. Merda. Mi ero scordata dell’imminente audizione di Velvet Remedy. «Non preoccuparti. Conosco la tua taglia. Ti ho avvolta nelle bende abbastanza spesso da saperla.» Mi sentii arrossire. Velvet Remedy fece fluttuare un paio abiti, entrambi semplici ma allo stesso tempo graziosi, verso di me. «Staranno benissimo su di te. Fidati di me. Quello a destra metterà davvero in risalto i tuoi occhi. Quello a sinistra si abbina magnificamente con la tua criniera e coda.» «Quale dovrei indossare, allora?» «Sta a te decidere. Oppure, se vuoi fare la misteriosa, entrambi. Trova una scusa per allontanarti e cambiati a metà della serata.» Velvet Remedy fece un sorriso luminoso. «Avanti, prendili. Una ragazza non può mai avere troppi vestiti.» Annuii, facendoli fluttuare con cura sul mio letto. Poi saltai e diedi un abbraccio a Velvet Remedy. «Grazie!» «Oh non ci pensare, cara,» nitrì lei gentilmente. Velvet Remedy era in attesa di incontrare DJ Pon3. 498 Fallout: Equestria — Parte II Dovevo parlare con Homage per capire come volesse gestire la cosa. Se Homage era stata disposta a rivelarsi a me, confidandomi un tale grande segreto, allora era logico pensare che sarebbe stata ugualmente disposta nei confronti dei miei amici. Parte di me, tuttavia, non lo voleva. Volevo che rimanesse il nostro piccolo segreto—solo Homage ed io. Qualcosa di speciale tra di noi. Volevo che non confidasse a nessun altro pony, nemmeno Velvet Remedy, un tale dono. Era un pensiero egoista; sapevo che mi sarei dovuta vergognare di me stessa per averlo avuto. Ma mi consolai pensando che quello era il segreto di Homage ed io avrei potuto raccontarlo o meno, quindi il non averlo detto ai miei amici rappresentava un atto di virtù. Sulla strada per l’ascensore superai un poster. Pinkie Pie, insisteva, continuava a guardarmi. PER SEMPRE. Sulla parete di fronte vi era un poster di Fluttershy. Questa volta non stava facendo la modella per la Sparkle~Cola, ma per un vero poster del suo Ministero: Guerra? Paura? Morte? Dobbiamo Fare di Meglio! MINISTERO DELLA PACE Dobbiamo fare di meglio. Dovremmo fare di meglio. Dovrei fare di meglio. Capii perché Velvet Remedy amava quella pony pegaso gialla. Se solo ce ne fossero state di più come lei le Terre Devastate d’Equestria forse non lo sarebbero mai diventate. Stavo ancora contemplando il poster quando Homage uscì dall’ascensore. Il viso le si illuminò non appena mi vide. «Ah. Proprio la pony riparatostapane che stavo cercando.» Non avrei mai sopportato l’imbarazzo. «Homage,» feci un respiro, sentendo il mio cuore agitarsi mentre buttavo giù il fatto che quella carina unicorno grigia dalla vibrante criniera blu provava effettivamente qualcosa per me. Forse dei sentimenti Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 499 romantici. O, almeno, era disposta a considerare la cosa. La cosa da sola era più di quanto avessi mai avuto prima da una giumenta. E da una giumenta che mi piaceva davvero. E che era anche carina! «Si?» disse scherzosamente, facendomi balbettare. «Io. . . ehm. . . io, è che. . . Quando e come vorresti fare quella cosa in quel posto?» «Quella cosa in quel posto?» Agitai uno zoccolo per l’agitata esasperazione «Sai. Velvet Remedy? DJ Pon3? Registrare la sua musica?» «Oh!» sogghignò Homage. «Quella cosa in quel posto. Ti fidi di lei, vero? I pony della Tenpony Tower mi conoscono come la ragazza tuttofare di DJ Pony3, ma davvero non posso lasciar capire che gli sono un po’ più di vicina di così. Può mantenere un segreto?» Parte di me non sopportava condividere la verità su Homage, ma sarebbe stato sbagliato non farlo. «Per sempre.» «Tu sei DJ Pon3?» Homage sorrise, godendo chiaramente dell’incredulità di Velvet Remedy. Velvet Remedy si era preparata splendidamente ed aveva indossato uno dei suoi vestiti nuovi, uno di un punto di viola splendido, il tutto con l’intenzione di fare una prima impressione mozzafiato. Mi stava mandando occhiate frustrate. «Ho qua un intero studio di registrazione, così la registrazione sarà buona quanto tu lo sei,» disse Homage, mettendosi tra di noi mentre parlava a Velvet. Mi ritrovai a fissare i fianchi di Homage, coperti con un abito di seta color argento che brillava aggrappato così saldamente al. . . Velvet mi stava guardando. Mi aveva beccato a fissare, ed il piccolo sorriso sul suo volto mi fece fare un tuffo al cuore. Sarei stata fortunata 500 Fallout: Equestria — Parte II se il resto dei nostri viaggi non avessero avuto come colonna sonora «Littlepip ed Homage siedono sotto un melo». Homage fece fare a Velvet Remedy un tour molto più breve, saltando completamente il tetto e l’Ateneo ma ma mostrando il piccolo studio di registrazione all’uscita dello STEMSA. Velvet sembrava essere in paradiso. Non importa quanto protestasse, non importa per quanto tempo avesse bramato di diventare un pony medico, l’unico pony che Velvet poteva sperare di convincere che lei non otteneva una gioia impareggiabile dal cantare era Velvet stessa. Quando Velvet entrò nella camera di registrazione Homage diresse la sua attenzione sugli strumenti di registrazione, muovendo il corno su un banco di interruttori e manopole. Righe di luci colorate si accesero in risposta. Ero stata lasciata a sedere in un angolo a guardare lo spettacolo. Velvet Remedy si avvicinò al microfono. «Prova suono? Mi senti chiaramente, DJ. . . come dovrei chiamarti?» «Homage, quando siamo assieme,» rispose l’unicorno grigia. Sentii una del tutto irrazionale fitta di gelosia sentendo nominare loro e «assieme». Mi colpii la fronte con uno zoccolo. Sentimenti del genere erano tanto disdicevoli quanto ridicoli. «Smettila di essere una pony sciocca, Littlepip!» sussurrai sottovoce a me stessa. «Questa è un’installazione fantastica, Homage», lodò Velvet. Poi con quasi troppa noncuranza, chiese «Per caso ti capita mica di avere un banco da lavoro, qua attorno da qualche parte?» Homage alzò lo sguardo dal banco di registrazione. «Si? Perché?» «Oh, bene. Littlepip ha un progetto, ed ha bisogno di uno spazio di lavoro privato,» dichiarò Velvet Remedy. Mi sentivo davvero stupida per aver provato quella fitta involontaria; anche mentre era sul punto di fare una prestazione che sarebbe stata ascoltata da tutta Equestria, Velvet Remedy stava pensando a come aiutarmi. «Ho il sospetto che il progetto le prenderà tutta la notte,» mormorò Velvet con fare sornione e cospiratorio. «Va bene se passa la notta con te, vero?» Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 501 Per le orgasmiche esplosioni solari di Celestia! «Oh, mi farebbe molto piacere poterla. . .» mormorò in risposta Homage, «. . . intrattenere per una notte.» Ero condannata. «Pronta quando lo sei tu.» Il corno di Velvet Remedy cominciò a brillare. La camera di registrazione si riempì di luce colorata e di una ricca musica elettrica. Homage era pietrificata dallo stupore. Sorrisi, conoscendo l’impatto di un’esibizione di Velvet Remedy. «La musica è il mio rimedio. . .» Quattro ore più tardi Homage ed io stavamo passeggiando nel centro commerciale della Tenpony Tower. Velvet Remedy era stata fantastica. Dietro sua insistenza Homage aveva lasciato Velvet eseguire ogni canzone più volte, assicurandosi che avesse la migliore registrazione possibile di ognuna. Una volta conclusa l’esibizione la mia compagna dal mantello color carbone era esausta, e ci aveva lasciate per andare a fare un sonnellino. Homage era stata un torrente di commenti sulla prestazione e sulla nuova musica fino da allora. Fortunatamente non sentii altre ripetute fitte di gelosia per la cosa. Ero, in effetti, abbastanza stupefatta pure io. Homage ed io avevamo passato più di un’ora semplicemente a ricordare l’esibizione come una coppia di puledrine fan dopo un concerto. La prima canzone era stata a lungo una delle preferite alla Scuderia Due (se avessi dovuto attribuirle un tema musciale, sarebbe stata quella) ed anche la seconda era stata una popolare nei suoi giorni alla Scuderia. La terza era la sua interpretazione di una canzone che una volta mi aveva detto essere stata originariamente eseguita da Pinkie Pie e dal DJ Pon3 originale al Battizoccoli, qualcosa che aveva scelto specificatamente per DJ Pon3—era la canzone che aveva iniziato a cantare allo 502 Fallout: Equestria — Parte II Spaccazoccolo, ed ero emozionata al pensiero di averla potuta finalmente ascoltare fino alla fine! L’effetto su Homage era stato entusiasmante. Adoravo vedere la piccola unicorno grigia fare quei gridolini! L’ultima era una che avevo sentito Velvet Remedy preparare durante i nostri viaggi. Quella che una volta aveva dichiarato fosse su di me. Non riuscivo a decidere se volevo sciogliermi o nascondermi. Avevamo raggiunto il bordo di una balconata che abbracciava il piano inferiore del centro commerciale della Tenpony Tower, pieno di negozi di classe (inclusi uno solo per il vino ed un altro di fronte che era solo per il formaggio, ma che era chiuso). Quando ci avvicinammo alle scale mi fermai a guardare di sotto. SteelHooves stava trottando in giro, sbirciando dentro le vetrine ed assorbendo l’arte in mostra, disinvolto per quanto poteva. Tutto intorno a lui i pony si fermavano e lo fissavano, alcuni si allontanavano imbarazzati. Vidi una madre tirare in modo protettivo dietro di sé la propria puledrina curiosa. «Il tuo amico sta provocando molto scalpore,» osservò Homage. Ridacchiai. «Credo che l’alta società della Tenpony non sia abituata a vedere un pony in armatura potenziata magicamente.» Mi chiesi se i suoi zoccoli blindati stessero rigando il loro presuntuoso pavimento di marmo lucido. «Beh, lui è un Ranger d’Acciaio. Questo dà da pensare alla maggior parte dei pony.» Non era la prima volta che sentivo qualche pony di cui mi fidavo suggerire che i Ranger d’Acciaio avessero una reputazione non proprio splendente. «Perché?» Homage mi guardò con sorpresa. «Stai viaggiando con un Ranger d’Acciaio,» disse lentamente, «e non sai niente di loro?» Aprii la bocca per dire che sapevo che erano. . . che cosa? Li conoscevo dai poster, ma quelli erano vecchi di duecento anni. A dire la verità non conoscevo i Rangers d’Acciao. Conoscevo SteelHooves. Almeno più di quanto i miei compagni conoscessero l’enigmatico pony completamente nascosto dalla sua armatura. Avevo visto una sfera di memoria. Una con un ricordo che assumevo (con ragione) fosse suo. Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 503 «No. . . Suppongo di no. Parlamene tu.» Homage ci guidò lontano dalle scale verso un tavolo di un piccolo ma costoso ristorante. Una pony cameriera ci portò i menù nel momento in cui ci sedemmo, riuscendo a guardarci con aria altezzosa, come se i suoi clienti le fossero inferiori. Guardando il menù scoprii per l’ennesima volta che tutto quel che c’era su di esso era una versione abbellita di cibo pre apocalittico. Scossi la testa, spingendo il menù da parte. «Cinquanta tappi di bottiglia per un purè di banane che posso trovare gratis nel frigorifero di un edificio in rovina? No, grazie. Friggerlo in striscioline e tesserle a forma di cestino non vale così tanto.» Homage sollevò un sopracciglio. «Cerca di ricordare che la maggior parte dei pony di qui non durerebbe un giorno là fuori. Ci sono razziatori, schiavisti, robot di sicurezza fuori controllo e forse anche qualche manticora selvatica, tra loro e quel cibo gratis.» Guardò gli altri clienti, poi si chinò in avanti e sussurrò, «Onestamente non credo che la maggior parte di questi pony sia in grado di gestire le radiablatte. Ne schiaccerebbero una, poi le altre radiablatte li ucciderebbero mentre cercano di raschiare via le viscere dagli zoccoli presi da un incontrollabile disgusto.» Guardai le giumente d’élite ed i gentilstalloni della Tenpony. Probabilmente aveva ragione. «Le scorte della Tenpony Tower sono esaurite generazioni fa. Quello che vendono ora è stato acquisito dai pony sciacallo, specialisti nel setacciare le rovine di Manehattan in cerca di alimenti. Fortunatamente c’erano alimentari, ristoranti e drogherie in abbondanza in questa città prima della bomba, quindi sciacallare è stato tanto fruttoso quanto pericoloso. Ma i pony sciacallo non rischiano il collo a buon mercato. E visto che tutta l’acqua è irradiata è difficile per una famiglia di pony purificarne abbastanza per tenere un piccolo orto. Per un ristorante come questo le colture fresche sono fuori questione.» Considerai la cosa. Poi ripresi il menù. 504 Fallout: Equestria — Parte II Ordinai il purè di banane a forma di cestino ed una bottiglia di vino. Erano sorprendentemente pieni di sapore. «I Rangers d’Acciaio,» Homage spiegò al di sopra dei nostri bicchieri di vino, «sono la vecchia guardia del Ministero delle Tecnologie Belliche. Si vedono come i cavalieri della grandezza del passato, che ritengono essere legata ai progressi tecnologici ed industriali d’Equestria, e custodi della tecnologia che il loro Ministero ha contribuito a creare. «Onestamente, la maggior parte di loro sarebbe più interessata a salvare il tuo PipBuck che a salvare te.» Dopo pranzo portai Homage alla spa come inizio serata. La volta precedente era stata così assolutamente piacevole che dovevo condividere l’esperienza con lei. Homage aveva chiesto che la piccola radio nella spa venisse sintonizzata sulla stazione di DJ Pon3. Dall’espressione che le diedero le pony della spa non dovevano approvare molto la ribelle amante dei ghoul, ma erano abituate alla richiesta. Con la nuova musica trasmessa sospettavo che la popolarità della trasmissione si stesse impennando. Una delle belle pony della spa mi stava tamponando il viso con fango pulente e rivitalizzante quando la voce di DJ Pon3 squillò dalla piccola radio. «Buona sera, bambini!» Guardai sorpresa Homage. Lei mi fece l’occhiolino in risposta prima che le coprissero le palpebre con fette di cetriolo. «Ho una domanda per voi tutti fedeli ascoltatori. Qualcuno tra voi giumente o stalloni ha mai visto. . . un fantasma? ‘Suvvia, DJ Pon3!’ vi sento dire. ‘Non ci sono cose come i fantasmi! Ci sono storie di fantasmi su Manehattan fin da quando la nonna di mia nonna era una puledra, e nessun pony ne ha mai realmente visto uno. Le storie di fantasmi sono tutte inventate, lo sai!’ Bene, e se ora io, DJ Pon3, la vostra voce Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 505 nelle terre devastate, vi stessi per dire che io ho visto un fantasma? E non intendo eroiche Puledre della Scuderia che miracolosamente sopravvivono cadendo con treni giù da un dirupo, non questa volta.» Gemetti ad alta voce. Avrei serrato gli occhi, ma erano già stati coperti con vegetali. «Ora, fu svariati anni fa, e mi ero appena tirata fuori da una situazione a stretto contatto con una di quelle manticore, quindi in quel momento ero sotto Dash e Stampede. Ma lei era lì, onesta verità di Celestia. Non l’ho mai più vista, o ritrovato l’esatto punto in cui ero incappata in lei. Ma ci sono più cose folli in queste selvagge terre devastate di quanto crediate.» Più tardi, mentre le pony della spa ci facevano una ponycure ed un trattameto al corno, chiesi ad Homage, «Che cos’è lo Stampede?» «Oh, una miscela di Rage ed antidolorifici,» rispose Homage. «Un’amica ed io trovammo la ricetta nelle rovine di una clinica dell’MdP quando eravamo giovani.» La mia curiosità prese il sopravvento. «Un’amica? Avrò l’occasione di incontrarla?» «No. Sfortunatamente la mia amica non è sopravvissuta agli sforzi per farci entrare nella Tenpony Tower.» Mi sentivo meravigliosamente rinfrescata e rilassata. Il tempo passato alla spa era stato piacevole ed intimo, ed avevo grandi speranze per il resto della serata. Quando uscimmo dalla spa Homage si sporse vicina e sussurrò «Ho preregistrato quell’ultimo pezzo. È una buona idea farsi vedere occasionalmente in pubblico mentre DJ Pon3 è ‘in diretta’ alla radio.» Annuii, fissandola appena un po’. Il bagno di fango era stata la prima volta in cui l’avevo vista non indossare né un vestito né un accappatoio da spa. Il suo cutie mark sembrava poter essere sia un altoparlante che 506 Fallout: Equestria — Parte II un megafono. In entrambi i casi era perfettamente adeguato a lei. E potevo capire perché scegliesse di tenerlo privato vestendosi finemente. Se qualche pony avesse sospettato che lei potesse essere più che la semplice pony tuttofare di DJ Pon3, quel cutie mark non sarebbe stato altro che una confessione involontaria. Tre piccoli pony galopparono fino a noi, due puledri ed una puledra più giovane. I due più giovani avevano le lacrime agli occhi, il puledro cercava di trattenerle mentre la puledra le stava strizzando via con un’espressione speranzosa. Sentii Homage gemere al loro avvicinarsi. «Signorina Homage,» chiese il più grande quando si furono fatti vicini. «DJ Pon3 ha detto che papino ha cercato di derubare l’Eroina delle Terre Devastate, ed è per quello che è in prigione. È vero?» «L’ha fatto davvero?» «Papino non l’avrebbe fatto.» Oh, fottetemi con la luna. Luna, sole, entrambi. Stupratemi con violenza. Homage sembrava, se non altro, ancor meno a suo agio. Ma rimase fedele alla verità. «Si, bambini. Temo che l’abbia fatto.» «Ma gli dispiace davvero. . .» mi intromisi, anche se sapevo che l’unica cosa per cui Monterey Jack fosse davvero dispiaciuto era che la cosa l’aveva messo in una brutta posizione. «. . . e sono sicura che lo lasceranno andare. Io. . .» Mi interruppi, rabbrividendo mentre sceglievo le parole parlando più lentamente. «So che la Puledra della Scuderia è davvero turbata di vederlo in prigione.» «Lei lo salverà?» disse all’improvviso la puledra con tanta speranza nella voce che quasi mi stese. «Perché dovrebbe farlo?» replicò il fratello più grande. «L’ha minacciata ed ha cercato di derubarla.» Guardai Homage senza speranza. Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 507 «Non lo lasceranno andare,» disse il fratello di mezzo. «Lo impiccheranno tra due giorni.» Camminai avanti ed indietro per l’Ateneo mentre Homage mi guardava triste. «Non puoi interferire.» «Oh, sì che posso!» Homage fece un sospiro malinconico. «Capisco perché senti che dovresti. Anche se ha steso il suo fieno. Ma da quel che hai detto non mi sembra proprio che voglia essere aiutato.» Sbuffai. «Allora non ho intenzione di lasciar decidere a lui. Ha tre bambini che hanno bisogno di cure. Devono venire prima del suo distorto codice d’onore.» «Littlepip,» gemette Homage. «Ci siamo appena conosciute. Non voglio perderti di già.» Mi fermai, scioccata. «Perdermi?» Esasperata, Homage spiegò, «Se fai qualcosa, e sopravvivi alle guardie con le loro bardature da combattimento, a te ed ai tuoi amici non sarà più permesso di mettere zoccolo nella Tenpony Tower.» Mi voltai e la guardai negli occhi. Rilucevano, pronti al pianto. «Sarò con te, sempre, praticamente ovunque tu andrai. Sintonizzati semplicemente su DJ Pon3 e sarò lì. Ma. . . tu non sarai in grado di essere con me.» Caddi sulle mie cosce mentre il peso di quanto stessi sacrificando scendeva appieno su di me. Stava scendendo la notte mentre camminavo lentamente lungo la Linea Celestia. Velvet Remedy e SteelHooves seguivano in riga dietro di me, Calamity stava volando in perlustrazione. 508 Fallout: Equestria — Parte II Tutto quello che avevo detto agli altri era che stavo andando a fare una passeggiata. Ognuno di loro aveva insistito per accompagnarmi. Solo Velvet Remedy aveva chiesto se c’era un motivo per cui la facevo, e l’aveva fatto in privato. Vedeva che ero angosciata, ed era allarmata dal fatto che non passassi la sera con Homage. Calamity, pensavo, stava cercando una scusa per stiracchiarsi le ali. SteelHooves si era semplicemente accodato senza commentare; sentivo che sarebbe andato ovunque mi fossi diretta, ed ancora non avevo idea del perché. La verità era che, per quanto desiderassi passare la notte con Homage, ero troppo in subbuglio interiore per goderne. Avevo bisogno d’aria fresca. Avevo bisogno di schiarirmi la testa. Avevo bisogno di una distrazione. Fortunatamente la unicorno grigia non solo aveva capito, ma mi aveva incoraggiato. Il corno di Velvet Remedy forniva la luce; non avevo nemmeno bisogno di quella del mio PipBuck. La quiete della notte ci avvolgeva come un lenzuolo, interrotta solo dalle occasionali grida in distanza o colpi d’arma da fuoco. Ogni volta Calamity svolazzava via per investigare. A volte tornava indietro raccontando di sciacalli che combattevano animali selvaggi; la maggior parte delle volte tornava indietro senza più informazioni di prima. Una volta la sua scomparsa fu seguita da numerosi piccoli tuoni—riconoscevo il suono della sua bardatura da combattimento ad orecchio. Non sentii fuoco di risposta, ma tutti ci fermammo ed aspettammo e ci preoccupammo alla stessa maniera. Gli ci volle un quarto d’ora per tornare, e quando lo fece era carico di sacchi di merci rubacchiate. «Tana di razziatori. Un sacco di pony terrestri con lance e mazze,» spiegò con un ghigno. «Nessuno si aspetta un pegaso!» Atterrò e mi passò un sacco pieno di mele metalliche. «Non avevano nemmeno alcuna munizione, ma avevano queste.» SteelHooves si offrì di prendere le granate. Tra tutti noi lui era l’unico con una reale abilità con quelle cose. Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 509 «Uno di questi giorni dobbiamo trovare qualcosa che non faccia danno a zona.» Calamity passò un altro sacco, chiaramente contenente una scatola quadrata con gli spigoli smussati, a Velvet Remedy. «Il kit medico che avevano era sigillato, così ti ho porto tutto il coso.» «Portato», corresse Velvet mentre prendeva il sacco. «È quello che ho detto.» Velvet roteò gli occhi verso di me prima di appendersi il sacco addosso, agganciandolo alla sua bardatura. Non c’era fretta di aprirlo. Potevo forzare la serratura una volta raggiunta la successiva stazione della Four Stars. Consegnati i regali Calamity volò di nuovo avanti. La successiva stazione della Four Stars aveva l’aspetto di un massacro. Guardai SteelHooves camminare tra i corpi di oltre trenta ghoul. La maggior parte di loro sembrava essere stata smaciullata da un pesante fuoco di mitragliatrice a canne rotanti. Potenti esplosioni avevano creato buchi nei muri della stazione e nelle case che vi erano state costruite dentro ed attorno. Il posto era impregnato dell’odore umidiccio dei cadaveri dei ghoul. Il ronzio delle mosche era un suono costante che mi ricordava l’acuto lamento delle luci della Scuderia Due. Velvet Remedy era fuggita lungo la linea poco meno di trecento metri oltre, con lo stomaco incapace di sopportare la cosa. Calamity stava depredando i cadaveri. «Il gruppo di Codaputrida,» annunciò infine SteelHooves, molto più tardi di quando ero giunta alla stessa conclusione. Mantenne il suo profondo tono di voce neutrale. Desiderai poter vedere la sua espressione sotto la maschera. «SteelHooves?» Chiesi cautamente. «Stai bene?» 510 Fallout: Equestria — Parte II «Perché non dovrei?» chiese, tenendo nuovamente la voce neutra. Troppo neutra. Stava trattenendo qualcosa—se fossero risate di gioia od una sfuriata di offesa, non riuscivo a dirlo. «Che mi dici di te? Non ti stai abbandonando al saccheggio, ho notato. Come direbbe Calamity, non è che queste creature stiano ancora usando qualcosa. Tanto vale che vadano a nostro uso.» Per SteelHooves: depredare i ghoul andava bene ma depredare i Ranger d’Acciaio no? La cosa non mi piaceva, anche se dovevo tenere conto del fatto che, dovevo ammetterlo, avrei probabilmente reagito assai peggio alla dissacrazione dei corpi degli abitanti delle scuderie. «Ho intenzione di cremarli,» annunciai. «Non appena Calamity ha finito di depredarli. Se vuoi, dovresti unirti a lui nel farlo.» «Interessante,» intonò SteelHooves, ma rimase con me. Trovai la sua reazione alla mia reazione interessante quanto apparentemente lui aveva trovato essere la mia reazione. Per quanto la collocazione fosse macabra e ripugnante, decisi di scandagliare il nostro nuovo amico. «Ho. . . sentito parlare dei Ranger d’Acciaio. Non hanno esattamente una. . . reputazione eroica.» «È così che ti vedi?» Replicò. «Sei un’eroina?» Trasalii, ma sospettai subito che stesse cambiando discorso. «Che mi dici di te? Come vedi te stesso?» «Come un tradizionalista.» Ok, cosa diamine significava? Provai di nuovo, «Mi hanno detto che la maggior parte dei Ranger d’Acciaio sono più interessati a salvare la tecnologia che salvare i pony. Che mi dici di te?» SteelHooves rimase silenzioso. Feci pressione. «Ci stai seguendo in giro per tenere al sicuro il mio PipBuck?» SteelHooves sbuffò ridendo. Poi, tetro, rivelò un poco di se stesso. «Ogni singolo Ranger d’Acciaio fa lo stesso Giuramento. Ma c’è qualche. . . divergenza di opinione riguardo a se la fedeltà sia dovuta alla Giumenta del Ministero od al Ministero stesso.» Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 511 Parlò «del Ministero» come se ce ne fosse solo uno. O, almeno, come se solo uno avesse importanza. «C’è così tanta differenza?» chiesi, ma Calamity tornò prima che riuscissi ad ottenere una risposta, e SteelHooves non era disposto a condividere con un pubblico. «Penso di aver trovato tutto quello che potremmo volere.» «Hai una schiena molto forte per essere un pegaso,» disse scherzoso SteelHooves. «Sei sicuro di non voler prendere anche i mobili?» Calamity grugnì, sbattendo le ali. Ignorando la frecciatina del commento di SteelHooves, considerai la verità sottointesa. «Calamity, perché non voli indietro e depositi tutto alla suite? Potrai raggiungerci poi. Saremo ancora sulla Linea Celestia.» Calamity sorrise, inclinando indietro il cappello. «Sarà fatto!» Poi andò via. Mi concentrai ed i corpi dei ghoul vennero circondati uno ad uno dalla luce. Li feci levitare in una pila. Poi, allontanandomi su una delle monorotaie con SteelHooves che mi seguiva sull’altra, raggiunsi una distanza di sicurezza. Mi voltai, facendo fluttuare il fucile zebra, e sparai mezzo caricatore nel mucchio di cadaveri. La pila cominciò a bruciare. Raggiungemmo Velvet Remedy, che stava fissando il rogo di ghoul stranamente affascinata. Guardai indietro, cercando di capire perché la vista catturasse così il suo sguardo. Una fenice di fuoco magico stava girando attorno alla pira di cadaveri. «. . . messaggio ripetuto. Di nuovo, qui è Alanera degli Artigli di Alanera che invia una chiamata di soccorso su ogni frequenza amica. Per favore inviate questo messaggio a qualsiasi compagnia di Artigli nell’area. Io e la mia squadra siamo rimasti 512 Fallout: Equestria — Parte II intrappolati sul tetto della Torre Ferro di Cavallo da forze nemiche. Siamo a corto di munizioni e non possiamo resistere ancora a lungo. Oh. . . oh no. . . ne arrivano ancora. . . !» Il messaggio radio finiva improvvisamente e poi ricominciava, ripetendo le parole della grifone. Suonava più giovane di Gawd e non dura quanto lei. Il mio PipBuck aveva cominciato a ricevere il segnale di aiuto ad oltre un chilometro dalla Torre Ferro di Cavallo. Il segnale era debole, ma la Torre Ferro di Cavallo era stata una delle costruzioni più alte di tutta Equestria ed era il più grande grattacielo rimasto nelle Rovine di Manehattan, facendo facilmente impallidire la Tenpony Tower con più del doppio della sua altezza. «A chiunque stia ricevendo questo messaggio, qui è Alanera degli Artigli di Alanera. Vi prego, abbiamo bisogno di aiuto. Siamo bloccati sul tetto della Torre Ferro di Cavallo da schiaccianti forze nemiche. Siamo a corto di munizioni e cibo ed abbiamo già perso tre della nostra squadra. Abbiamo disperato bisogno di assistenza. Se qualcuno può sentire questo messaggio, per favore portate aiuto. Per favore, fate presto! Non possiamo resistere ancora a lungo. Questo è un messaggio ripetuto. Di nuovo, qui è Alanera. . .» Mi tolsi l’auricolare e feci partire la registrazione ad alto volume quando fummo a pochi isolati di distanza. Avevo sperato che Calamity si riunisse a noi prima che avessimo raggiunto la stazione Four Stars del grattacielo, ma non avevo intenzione di aspettare. Ogni ripetizione del messaggio premeva su di me con un crescente senso di urgenza. «Noi entriamo,» annunciai. Poi, riconsiderando le mie parole, «Io entro. Voi due potete stare indietro se volete. Lo capisco.» Agitai la coda. «Tra l’altro, qualche pony dovrebbe far sapere a Calamity dove siamo.» Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 513 SteelHooves nitrì. «Personalmente non vedo l’ora di poter incontrare quei nobili trucidatori di ghoul.» Mi fissò. «E tu entri perché? Stai facendo l’eroina? Ti diverti a rischiare la tua vita per degli sconosciuti? O c’è qualcos’altro riguardo alla Torre Ferro di Cavallo?» Diedi un’occhiata al mio compagno, poi sorrisi furbetta. «Oh, voglio solo sapere come un gruppo di grifoni possa rimanere intrappolato sul tetto di un edificio.» SteelHooves ridacchiò. Mi voltai verso Velvet Remedy. «Tu non entrerai da sola,» insistette Velvet con un sorriso torvo ed un colpo di zoccolo. «E possiamo lasciare un messaggio a Calamity.» Fece una pausa. «Lui sa leggere, vero?» Feci roteare gli occhi. «Si, e tu lo sai.» Poi considerai l’idea e mi trovai alle strette. Avevo ancora il blocco degli appunti e la matita che avevo preso al poliziotto della Tenpony Tower, ma una nota lasciata sotto un pezzo di cemento sarebbe passata facilmente inosservata. Per fare in modo che Calamity lo vedesse, dovevamo dipingere il messaggio in grandi lettere sul tetto della stazione. Ed anche allora l’avrebbe mancato se non lo avessimo illuminato in qualche modo. Elencai i problemi a Velvet Remedy. «Nel caso ti fossi persa lo spettacolo di luci di prima, cara, l’illuminazione non sarà un problema,» Velvet sorrise ironica. «Posso gettare un incantesimo sulle lettere che le renderà piuttosto vistose.» «Puoi far solo brillare le parole?» Velvet Remedy scosse la testa. «Si, ma solo se resto per mantenerle. Per lasciarmele alle spalle dovrei incantare una scritta esistente. Pittura, preferibilmente, a meno che non riusciamo a trovare un calamaio veramente grande.» SteelHooves nitrì mentre trottava oltre di noi verso le doppie porte della stazione che portavano nella Torre Ferro di Cavallo. «Allora le dipingeremo col sangue del primo nemico che incontreremo.» Si girò e scalciò le porte abbastanza forte non solo da spalancarle, ma facendone 514 Fallout: Equestria — Parte II volare una lungo la sala d’attesa all’interno. Feci una smorfia e ringraziai le Dee per il fatto che la stanza non fosse piena di nemici. «Venite?» Aiutai Velvet Remedy a scavalcare il corpo del grifone, dalle dimensioni quasi doppie a causa della bardatura da combattimento dotata di mitragliatrici a canne rotanti gemelle che era ancora legata al suo cadavere. Era il primo corpo che avevamo trovato che non fosse vecchio di secoli. Il pavimento era cosparso di bossoli di proiettile, rendendo il girargli attorno insidioso. Non sapevo dire che cosa l’avesse ucciso. La cosa mi preoccupava. Mi preoccò ancora di più quando Velvet Remedy le diagnosticò come cause naturali, con la voce carica di incredulità. «Almeno sappiamo che sono venuti da qua,» osservò SteelHooves. «Stavo iniziando a temere che non ci fosse un modo per salire.» La maggior parte degli interni della Torre Ferro di Cavallo erano collassati. Le rampe di scale erano crollate, i corridoi si erano incavati. L’intero edificio era diventato un labirinto, costringendoci ad entare ed uscire dalle stanze per andare da una parte all’altra di un corridoio, facendoci scendere di un piano per cercare delle scale che ci portassero su di due. Sentii scorrere dell’acqua davanti a noi. Il mio PipBuck cominciò a ticchettare leggermente. L’unico modo per raggiungere la rampa di scale successiva era attraverso una sezione collassata della parete tra due gabinetti. Il talismano dell’acqua dell’edificio stava ancora pompando acqua attraverso le tubature in frantumi. L’acqua aveva un basso livello di radiazioni. La bomba al fuoco magico aveva probabilmente irradiato il talismano stesso. Controllai con Velvet Remedy, assicurandoci di avere abbastanza RadiaVia con noi. La doccia radioattiva sarebbe stata minima, niente Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 515 per cui valesse la pena preoccuparsi. Ma era un indizio di problemi più grandi più avanti, e volevo essere sicura che fossimo preparati. Trattenendo il fiato mi spinsi attraverso gli spruzzi il più velocemente possibile. Incespicai un poco quando il pavimento bagnato dall’altro lato si mosse leggermente. «Oooookie dokey lokey. SteelHooves, ti farò fluttuare oltre e ti metterò giù là in fondo,» dissi indicando l’angolo più lontano della stanza vicino alla porta che dava sul corridoio. «Il pavimento non è stabile.» Velvet Remedy rimase indietro. Mi concentrai su SteelHooves, avvolgendolo in una coltre telecinetica. Lentamente sollevai il pesante Ranger d’Acciaio di mezzo metro e lo condussi attraverso la doccia. Feci un singolo passo all’indietro, sentendo nuovamente il pavimento oscillare pericolosamente, e lo feci planare oltre di me verso un angolo che ero piuttosto sicura fosse asciutto e stabile. SteelHooves era a metà strada quando qualcosa che vide attraverso la porta aperta lo fece agitare, cercando di conquistare il pavimento. Prima che potessi metterò giù, prima che potessi anche solo chiedere che cosa avesse visto, l’alicorno attraversò la porta. La mia magia di letivazione implose mentre boccheggiavo scioccata. SteelHooves cadde duramente, voltandosi per sparare all’alicorno, ed il pavimento cedette sotto di lui. SteelHooves cadde fuori vista. Sentii degli spruzzi dal di sotto. L’alicorno fece un passo avanti, guardando giù nel buco, ed il resto del pavimento collassò. L’alicorno cercò di spalancare la ali per volare, ma si incastrarono contro le cornici della porta e cadde al di sotto assieme a lui. Mi ritrovai su una tavola bagnata che si sporgeva sul pavimento al di sotto come un trampolino. Cosa appropriata dato che il pavimento al di sotto era una piscina. Il mio PipBuck iniziò a ticchettare con grande entusiasmo. Aprendosi un varco tra i detriti galleggianti l’alicorno riemerse. Il suo corno iniziò a brillare. SteelHooves non era visibile da nessuna parte, essendo sicuramente finito sul fondo. 516 Fallout: Equestria — Parte II Desiderai il sacco pieno di granate. Dovevo agire rapidamente, ma la mia mente non stava pensando abbastanza velocemente! L’alicorno avrebbe alzato il suo scudo prima che avessi capito che cosa fare! Ka-BLAM! Un’esplosione a fianco della mia testa mi fece scoppiare i timpani. Il mondo divenne uno sgradevole ronzio acuto. Persi immediatamente il senso dell’equilibrio, cadendo dalla mia postazione. Atterrai su un pezzo di pavimento galleggiante che immediatamente iniziò a ribaltarsi. Afferrai telecineticamente il pezzo di pavimento, lanciando un urlo che potevo sentire ma non udire. Concentrarsi era diventato straziante. Di fronte a me vidi l’alicorno galleggiare tra detriti e sangue. Velvet Remedy aveva spazzato via un grosso pezzo del collo della creatura con il fucile da combattimento. Non era morta, ma tra la perdita di sangue e l’affogamento era una corsa per cosa l’avrebbe uccisa per prima. Guardai con orrore mentre iniziava a guarire, con la ferita che lentamente si richiudeva. Si rigenerano, porca puttana? Quello non era giusto! Quello non andava bene! Con uno scoppio di rabbia iniziai ad afferrare telecineticamete pezzettini di pavimento galleggianti e dentellati ed cominciai a pugnalare il collo dell’alicorno fino a che non lo mozzai crudelmente. La creatura iniziò ad affondare sotto l’acqua radioattiva arrossata. Velvet Remedy era piegata su di me, con il corno puntato sul mio orecchio sinistro. Aveva già ripristinato l’udito a quello destro. SteelHooved stava di fianco a noi sul bordo della piscina, gocciolando acqua che stava facendo ticchettare selvaggemente il mio PipBuck. Stava litigando con Velvet riguardo a quanta RadiaVia aveva bisogno Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 517 di bere. Velvet era dell’opinione che avesse bisogno di ogni singola confezione che avevamo; SteelHooves insisteva che non ne aveva affatto bisogno. Il mio orecchio sinistro iniziò a sistemarasi. «Non abbiamo tempo per questo,» SteelHooves battè uno zoccolo sul pavimento, rompendo le piasterelle sotto il suo zoccolo blindato. «Quelle creature viaggiano sempre in gruppo.» «Allora prendi la RadiaVia e smettila di fare il bambino,» ribattè la mia chirurga armata di fucile, guardandolo torvo. «Seriamente, perché tutti i miei pazienti devono essere così difficili?» Volevo puntualizzare che io ero sdraiata lì in atteggiamento molto non-difficile, grazie. SteelHooves a quel punto si alzò. Alla fine mi intromisi. «SteelHooves, diglielo.» Entrambi si voltarono per fissami. O, almeno, assumevo che SteelHooves mi stesse fissando. Il suo visore era puntato nella mia direzione. «Dirmi che cosa?» mi chiese lentamente Velvet. Poi, voltandosi verso SteelHooves, «Dirmi. Che. Cosa?» SteelHooves rimase in silenzio. Sospirai. «Guarda, se sono stata in grado di capirlo, lo farà anche lei. Lei è più intelligente di me.» Potevo dire che Velvet Remedy si stesse sforzando per non reagire al mio complimento. SteelHooves infine cedette. «Io sono un ghoul.» Velvet Remedy, per sua gloria, non fece un passo indietro. Nemmeno ansimò. Rimase semplicemente stranamente silenziosa per un po’. Abbastanza a lungo che avrei temuto di aver perso nuovamente l’udito se non fosse stato per il tic, tic, tic sulle piastrelle sotto il Ranger d’Acciaio. «Le radiazioni sono. . . rigenerative per i ghoul,» ammise SteelHooves. «Ero più in pericolo di affogare.» In verità di quello c’era stato 518 Fallout: Equestria — Parte II poco pericolo, con il riciclatore d’aria della sua armatura potenziata magicamente. Ma certo, realizzai, sentendomi lenta e supida: l’alicorno si stava rigenerando perché era nella piscina. Le radiazioni dovevano condizionarle allo stesso modo. «Bene allora, immagino che tu non abbia bisogno di RadiaVia,» concluse Velvet Remedy con noncuranza, facendo scivolare le confezioni di nuovo in una delle sue scatole mediche aperte. Sapendo di essere la più capace nella furtività determinai che dovevo esplorare più avanti. Individuai le due sorelle dell’alicorno in una stanza un piano più in alto. Le loro code erano puntate verso di me, inconsce della mia presenza mentre sembrava si stessero concentrando per cercare di strappare magicamente dai suoi cardini la porta di una cassaforte. I loro manti erano di un viola scuro, quasi nero. E non era la sola cosa che avevo notato. Non avevano i cutie mark! Liberai il mio fucile da cecchino e scivolai nello zen del SATS. BLAM! Il primo alicorno cadde duramente, dipingendo la cassaforte su cui era concentrata col cervello che le uscì dal davanti del cranio. La seconda iniziò a voltarsi, con lo scudo che aveva già cominciato a formarsi. Ma io fui più veloce. E quelle creature non erano molto più resistenti di noi, se beccate ignare e senza i loro incantesimi di protezione in atto. BLAM! Scivolai fuori dal SATS mentre il secondo corpo dell’alicorno crollava sul pavimento. Guardai la cassaforte e gli schizzi di sangue, cervella ed ossa mi ricordarono che non eravamo tornati indietro per dipingere la nota per Calamity. Aspetta. Ferma. Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 519 Stavo guardando le interiora di qualche pony. . . od almeno di qualche cosa che avevo appena ucciso. . . e stavo pensando a quello? Stavo diventando davverò così insensibile agli orrori ed alla violenza delle Terre Devastate di Equestria? Mi chiesi dove si piazzasse la cosa sulla scala della perdita-di-sé di Monterey Jack. Mi chiesi anche cosa diamine stessero cercando quegli alicorni. Quindi trottai avanti per scassinare la serratura. La cassaforte, tuttavia, si rifiutò di venire sbloccata. Dopo esami e sforzi realizzai che non era stata inceppata o rotta dagli alicorni. Non ero semplicemente abbastanza brava. Beh, sapevo come sistemare la cosa. Mi ritrovai a sorridere quando le Ment-ali Party-Time mi lavarano da tutta la stupidità e lentezza che mi stava trattenendo. Feci un respiro profondo di sollievo! Finalmente, ero di nuovo la vera io. Il mio sorriso scomparve quando mi voltai vedendo Velvet Remedy che mi guardava triste. Altri tre alicorni stavano dall’altra parte di una fossa separatrice. Almeno cinque pavimenti interni erano collassati lasciando un alveare di mezze stanze a circondare l’immenso abisso. Pagliuzze di detriti e cenere fluttuavano nell’abisso che ci separava. SteelHooves aprì il fuoco con il suo lanciagranate automatico, abbattendone una (e tutte le stanze attorno a lei) prima che potesse erigere completamente il suo scudo. Le altre due si lanciarono in aria, spalancando le ali mentre i loro scudi le circondavano con una bolla. Feci una preghiera a Luna e feci fluttare fuori una sfera di memoria, assicurandomi che fosse quella con l’ultimo party di Pinkie Pie e non quella che avevo recuperato dalla cassaforte sette piani più sotto. Iniziai a levitare la sfera più vicino alle due. 520 Fallout: Equestria — Parte II L’alicorno fece una maligna, aspra e maestosa risata che rimbombò sulle pareti dell’abisso. Usando la sua telecinesi la liberò dal mio manto telecinetico scagliando una sedia. La sfera contenente il ricordo dell’ultimo party di Pinkie Pie cadde nell’abisso al di sotto, rimbalzò, rotolò e sparì in una fenditura, persa per sempre. La voce dell’alicorno dal manto viola scuro rimbombò con superiorità innegabile. «Pensi che Noi siamo stupide? Noi ricordiamo come Ci hai ucciso prima!» Oh, eravamo così fottuti! «Correte!» urlai, voltai la coda e corsi verso le scale. Velvet Remedy e SteelHooves galoppavano dietro di me, superandomi quando saltai fuori dalla rampa di scale e dentro un corridoio. Voltandomi, ordinai a SteelHooves di far collassare l’entrata dietro di noi. Il suo lanciagranate automatico era inutile contro un alicorno difeso da scudo, ma era più che sufficiente per far crollare la struttura in cui eravamo. Cemento e legno caddero in una tempestosa nube di polvere. «Che cos’è successo?» domandò SteelHooves. Ansimando, spiegai. «C’è un qualche genere di telepatia coinvolta. . .» Le mie paure si erano rivelate fondate. «. . . non solo tra quelli che sono assieme. Tutti loro. Ogni volta che ne uccidiamo uno, imparano dall’evento.» Non sarei stata in grado di ingannarli due volte allo stesso modo. La nostra mossa ci fece guadagnare tempo, ma non molto. Potevo sentirle dall’altro lato liberare un passaggio per raggiungerci. Con uno scoppio di luce uno degli alicorni apparve tra di noi. «Possono pure teletrasportarsi!?» esclamò Velvet Remedy, raggiungendo finalmente lo stesso livello di odiosa incredulità che provavo per quelle creature. L’alicorno stessa sembrava un poco sorpresa. Apparentemente teletrasportarsi in qualche posto che non si può vedere era difficile anche Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 521 per quelle creature. Non pensavo si aspettasse di essere così vicina. Peccato che non fosse apparsa un metro più spostata in qualsiasi direzione, incastrata in una parete. Ma no, non potevamo essere così fortunati. O potevamo? Realizzai qualcosa di molto particolare. La sfera scudo dell’alicorno era formata a piena potenza, ma era letteralmente apparsa al centro tra di noi. Parte di ognugno di noi era all’interno della barriera. Incluso il didietro metallico di SteelHooves. L’alicorno iniziò a lanciare un incantesimo. Sentii una morsa stringersi attorno al mio cuore. I miei zoccoli iniziarono a formicolare. Un incantesimo di infarto? Sentii il panico crescere dentro di me mentre il mio cuore si dibattava per battere, ed improvvisamente seppi come quelle creature avevano ucciso i grifoni tramite «cause naturali». «Muovetevi!» urlai mentre afferravo telecineticamente il sacco pieno di granate. SteelHooves scattò in avanti, lasciando indietro le granate dentro il sacco. Senza aprirlo per rivelarne il contenuto mi concentrai e cercai di rimuovere più linguette che potevo. Sfortunatamente muovere oggetti che non potevo vedere direttamente era difficile per me quanto teletrasportarsi in uno spazio sconosciuto per l’alicorno. Riuscii a rimuovere solo le linguette di tre prima di ritrarmi dallo scudo. L’alicorno guardò dubbiosa il sacco che cadde ai suoi zoccoli. Il suo scudo contenne l’esplosione piuttosto efficacemente. Fu una visione brillante e viscerale. «Beh, potrebbe spiegare come dei grifoni possano rimanere intrappolati su un tetto,» dissi categorica. Avevamo dovuto combattere altre quattro creautre prima di raggiungere il tetto. La combinazione della mia furtività e della massiccia potenza di fuoco di SteelHooves ci aveva tenuto in vita, ma stava diventando più difficile. Erano tutte in allerta per noi e sembrava stessero coordinando le loro difese. Dovevamo fuggire ogni volta che avevano 522 Fallout: Equestria — Parte II gli incantesimi alzati, e non eravamo abbastanza veloci da abbatterne più di due prima che le altre fossero in grado di alzare i loro scudi. Sul tetto vi erano altri quattro alicorni. Erano sedute, immobili, ai quattro angoli dell’edificio, con l’attenzione rivolta verso il centro. Invece di circondarsi con una sfera di magia protettiva stavano cooperando per mantenere una semisfera di forza magica che stava tenendo in gabbia i tre grifoni mercenari. «Questa mi è nuova,» borbottò SteelHooves dietro di me. «Oh, grazie al Grande Uovo,» esclamò una di loro, vedendoci attraverso alla luminescente conchiglia di forza che intrappolava lei e gli altri due grifoni sopravvissuti. Si fermò. «Dov’è il resto di voi?» Mi guardai attorno. Velvet Remedy e SteelHooves erano ai miei fianchi. Solo le Dee sapevano dove fosse Calamity. Sospettai che stesse girando attorno alla Linea Celestia, sperando di individuarci. Trasalii al pensiero e sperai che non fosse troppo preoccupato. Potevo vedere il debole suggerimento dell’alba in arrivo sull’orizzonte. Un vento freddo mi scompigliò la criniera, trasportando l’odore salato del porto. Era quasi un peccato che avessimo raggiunto il tetto nel buio della notte. La vista durante il giorno doveva essere fantastica. Ripensandoci, la vista mi avrebbe potuto paralizzare per le vertigini. Quindi probabilmente era meglio che fossimo lì in quel momento, dopotutto. Voltandomi verso i tre grifoni, «Siamo tutti qua. Solo noi.» «Beh, non è un grande salvataggio,» disse amaramente uno dei grifoni. «Gratitudine. Prova a cercarla.» Mi voltai e guardai gli alicorni. Erano statuarie nella loro concentrazione. Non ero nemmeno sicura che avessero realizzato che noi eravamo sul tetto con loro. Ed erano al di fuori dello scudo che stavano creando. Avremmo potuto abbatterne tre con un attacco coordinato. Sicuramente i grifoni avrebbero potuto abbattere l’ultima. «Che genere di potenza di fuoco avete ancora voi ragazzi?» Sentii SteelHooves fischiare quando la grifone in fondo camminò in avanti. Stava indossando qualcosa che sembrava un suo tipo di ar- Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 523 matura potenziata magicamente, un progetto grifone—nemmeno lontanamente intricata od avvolgente come quella di SteelHooves, che lasciava artigli, zampe ed ali nudi come la maggior parte del viso—con la bardatura da combattimento più grande, a tre canne, che avessi mai visto. «Cannone AA smontato,» disse elogiativo SteelHooves. Non avevo idea di cosa significasse, ma sembrava come la versione non ad energia magica del cannone al plasma che Calamity aveva usato contro il drago. Beh, avevamo decisamente la potenza di fuoco. «Solo cinque colpi rimasti,» disse accigliata la grifone. In ogni caso, cinque colpi da quella cosa sarebbero dovuti essere più che. . . «E ci sono altre quattro ali di quelle bastarde arrapate in arrivo,» annunciò la prima grifone. Dalla sua voce la identificai infine come Alanera. Mentalmente annotai che io non avrei scelto la parola «arrapate» per descrivere gli alicorni. A meno che Alanera sapesse qualcosa che io non sapevo. «Quattro ali?» chiesi. «Intendi altre due?» «No,» si intromise SteelHooves. «Intende altre dodici.» «Oh. Beh. . . sassi lunari.» Aveva senso. Una «ala» doveva essere un gruppo di tre. Spiegava perché ce ne fossero tre a caccia di SteelHooves fuori Fetlock. «Queste quattro ci hanno tenuto qua in trappola mentre arrivavano i loro rinforzi,» ci informò Alanera. Aspetta. . . Mi rallegrai. «Siamo a posto, allora. Sono piuttosto sicura che le abbiamo fatte fuori mentre salivamo!» Contai mentalmente. Una nella piscina. Due alla cassaforte. Tre all’abisso. Una di loro era sopravvissura, e si era riunita con altre tre. Quindi ne avevamo uccise. . . . . . nove. Ne erano rimaste ancora tre. In qualche modo eravamo riusciti ad evitare una intera ala di alicorni senza che nessun gruppo se ne accorgesse. 524 Fallout: Equestria — Parte II E sarebbero probabilmente spuntate sul tetto da un momento all’altro. Dovevamo fare velocemente! Spiegai rapidamente il piano ed ognuno iniziò a prendere la propria posizione. Mentre lo facevano non potevo far altro che dar voce ai miei sospetti con Alanera: «Che cosa stavate cercando te ed i tuoi mercenarai in questo posto che quelle creature vogliono così tanto?» «Codici per penetrare in una cassaforte nel Ministero dell’Immagine sul Viale dei Ministeri,» disse Alanera, sorprendentemente cordiale. «La cassaforte contiene un artefatto di cui il nostro datore di lavoro vorrebbe davvero tanto entrare in possesso. Salta fuori che la ‘dea’ di questi mostri lo vuole pure lei.» «Che genere di artefatto?» chiesi, facendo levitare fuori la Piccola Macintosh e controllando le cariche. Avrei usato un proiettile magico, tanto per andare sul sicuro. «Il Libro Nero. Beh, il Libro Nero di qualcosa o qualcos’altro. Un tomo di alcune delle più brutte magie zebra. Robe che possono fare a pezzi l’anima di un pony, dicono. O far risorgere gli spiriti dalla tomba.» Necromanzia. Lo stesso pensiero che certi incantesimi e poteri esistessero veramente mi diede brividi da incubo. Per quel che sapevo nessun pony aveva mai usato quelle arti oscure; era orribile immaginare che le zebre effettivamente potessero. La necromanzia non si supponeva nemmeno che fosse vera—solo una storia dell’orrore per spaventare giovani puledre ai pigiama party. Se era per quel genere di brutte cose che il Ministero dell’Immagine faceva retate, la purga dei libri prendeva una totalmente nuova e terrificante luce. Iniziai a chiedermi se lo scopo dietro le confische dei libri «ideologicamente incompatibili» non fosse, almeno in parte, una copertura. Perché, per le Dee, non potevi dire al pubblico che le zebre Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 525 avevano la necromanzia, tanto meno che libri sull’argomento stessero entrando in Equestria! La nozione della necromanzia zebra suggeriva una nuova inquietante dimensione sul come lo stare ai margini dell’esplosione di un megaincantesimo avesse trasformato i pony in pony ghoul e pony zombie. Mentre parlavo con Alanera e riflettevo sulle implicazioni del Libro Nero, SteelHooves e Velvet Remedy stavano discutendo dei nostri nemici. Catturai la fine della conversazione. «. . . non hanno tutte gli stessi incantesimi. Solo quelle dal manto viola scuro come quelle delle ali al di sotto possono teletrasportarsi,» le spiegò SteelHooves. «Quelle dal manto blu notte. . .» «Invisibilità,» interruppe Velvet Remedy. «Oh sì. Mi ricordo.» «Quelle verde scuro? Non le ho viste fare niente che le altre non possano fare.» SteelHooves si avvicinò ad uno degli alicorni simil statua e diede una occhiata da vicino al suo manto, un verde foresta così scuro da essere quasi nero. «Fino ad ora.» Butcher, la grifone con l’arma pesante, era pronta davanti all’alicorno più lontano. SteelHooves aveva agganciato quella alla mia sinistra. Velvet Remedy aveva il suo (precedentemente mio) fucile da combattimento che si librava ad un centimetro dalla tempia di quella alla mia destra. Feci fluttuare la Piccola Macintosh tra gli occhi di quella di fronte a me. «Al mio tre. Uno. . . Due. . .» In un tempestoso tuono di colpi d’arma da fuco ed esplosioni, i tre alicorni vennero abbattuti. E lo scudo sparì. L’ultimo alicorno immediatamente tornò in vita, in allerta e. . . . . . la super arma della grifone fece uno scoppio che si sarebbe potuto sentire dalla luna. Il quarto alicorno semplicemente non esisteva più. Alanera volò in avanti e mi prese nei suoi artigli mentre l’altro grifone, leggermente impacciato, raccoglieva Velvet prendendo il volo. Lanciai un velo telecinetico attorno a SteelHooves, trasportandolo con noi. L’ultimo grifone prese il volo, girando in cerchio per proteggerci la coda. 526 Fallout: Equestria — Parte II Eravamo a qualche isolato di distanza quando gli ultimi tre alicorni spuntarono sul tetto. Parte di me voleva ridere sarcastica. Poi ci ricordarono che potevano volare anche loro. E, senza ostacoli, erano molto più veloci e manovrabili. Circondandosi negli scudi magici volarono in avanti per ridurre la distanza. Chiusi gli occhi, cercando di forzare il mio cervello potenziato dalle MPT a pensare a qualcosa. Per la prima volta, le Ment-ali Party-Time mi stavano deludendo. «Beh, sembra che abbiate bisogno di un po’ d’aiuto!» Solo un’altra volta ero stata così felice di sentire la voce di Calamity ed era stato quando stavo fronteggiando un drago. Aprii gli occhi, fissandolo grata. «Spero che tu abbia un piano. Perché io non ho niente.» «Semplicemente seguitemi!» Calamity sorrise e si spinse davanti a noi, diminuendo l’altitudine. Guarda un po’, l’unica direzione in cui grifoni dal carico posante potessero volar più veloci degli alicorni era verso il basso. Ci inseguirono, ma stavamo aumentando la distanza. «A meno che ci stiamo tuffando su una fabbrica di materassi,» si lamentò Alanera, «sarà un viaggio molto corto!» Guardai indietro. C’era una buona distanza tra noi e le tre creature, visibili solo come bolle luminose di energia verde malato che piombavano dal cielo verso di noi. «Iniziate a cabrare ora!» disse in risposta Calamity. «Ma ha la minima idea. . .» grugnì il grifone che stava trasportando Velvet Remedy, «di quanto sia difficile. . . cabrare. . . a questa velocità. . . portando tanto carico?» Vidi la strada avvicinarsi velocemente mentre iniziavamo a cabrare. Sorrisi, pensando semplicemente a quanta spazzatura Calamity aveva l’abitudine di saccheggiare. Non avevo dubbio che la risposta fosse sì. I tre grifoni infine livellarono con soli alcuni metri di scarto, sfiorando le cime dei carri più alti. Sentii uno zoccolo sfregare sulla cima Capitolo Diciotto — Cause Innaturali 527 di una carrozza passeggeri. Gli alicorni stavano iniziando a ridurre la distanza. Fulmini scaturirono da uno dei loro corni, superandoci. Più avanti la strada finiva in un immenso parcheggio. File e file di carri da trasporto erano allineate davanti ad un lungo edificio. Con l’eccezionale chiarezza visiva fornita dalle Ment-ali Party-Time fui in grado di vedere un logo sul tetto dell’edificio mentre ci avvicinavano: il simbolo nero di un’omega con un pony terrestre bianco che sembrava far levitare un pacco sulla sua schiena. Realizzai all’improvviso il piano. Un battito di ciglia prima che Calamity iniziasse a sparare. Accesi il mio Eyes-Forwards Sparkle, facendo una veloce scansione della vita di sotto. Avevo solo un istante, ma almeno avevo le Ment-ali Party-Time a potenziare il mio acume e giudizio. Tutto ciò che vedevo erano lucette rosse che si muovevano al di sotto. Probabilmente radiablatte. Sentii una serie di scoppi quando sorpassammo i carri da trasporto ed il tetto. Gli alicorni avevano appena raggiunto il parcheggio, troppo veloci per fermarsi, quando il primo carro da trasporto esplose come una bomba a megaincantesimo molto in miniatura. La prima esplosione fece partire immediatamente il resto, e tre quartieri cittadini eruttarono in una vibrante cascata di luce follemente colorata. I loro scudi non potevano proteggerli da quello. L’onda di radiazione non poteva curarli da una forza che li fece a pezzi a livello cellulare. Non potevano nemmeno urlare mentalmente. Non c’era tempo. I tre alicorni erano semplicemente spariti. L’edificio ci fece da scudo abbastanza a lungo da salvarci prima di venire vaporizzato. Il mio PipBuck urlò quando fummo colpiti dalla doccia di calore e radiazioni. Il mio EFS si illuminò di rosso, avvertendomi che stavo subendo avvelenamento di radiazioni prima di schiantarsi assieme al mio PipBuck. Un istante più tardi ci schiantammo pure noi. Nota: Nuovo livello. 528 Fallout: Equestria — Parte II Nuovo vantaggio: Telecinesi Possente (livello tre)—La tua telecinesi è di livello Twilight Sparkle. Puoi gestire oggetti multipli con facilità; e con abbastanza concentrazione puoi probabilmente trasportare in giro una Ursa Minor! Capitolo D iciannove Tradimento «Dimmi che i miei amici mi stanno tutti mentendo e mi evitano perché non gli piacciono più le mie feste e non vogliono più essere miei amici!» Dipendenza. Come fai a sapere quando sei in trappola? Quando vuoi qualcosa più di ogni altra? Quando ti trovi a mentire ai tuoi amici ed a nascondere loro cose che non vuoi sappiano? Quando non riesci a stare una settimana senza ricadere nella tentazione? Un giorno? O semplicemente quando insisti che, dato che nessuna delle precedenti si applica a te, stai bene? Ci eravamo schiantati e tutto era diventato nero, come quando qualcuno soffia su una candela. Giacevo sulla strada, svenuta e gravemente ferita. Ma nel profondo della mia incoscienza stavo ancora cadendo. L’ultimo messaggio di Pinkie Pie tormentava i miei sogni. Nel tempo che ci misi a riprendere conoscenza l’effetto della Ment-ali Party-Time svanì, ed io ero di nuovo impantanata nella mia debolezza. Neppure il multicolore spettacolo pirotecnico che aveva letteralmente consumato i tre isolati dietro di noi era riuscito a penetrare con la sua brillantezza nella nebbia della mia mente. Mentre mi liberavo dalle macerie sparse anche sulla strada l’occhio della mia mente poteva ancora vedere quello scheletro, da solo, nell’angolo. . . con la statuetta dell’amica ormai caduta dentro la sua cassa toracica. E tutto quello che volevo era un’altra Ment-ali Party-Time. Per scacciare la nebbia e la confusione. Per rendermi brillante, per poter aiutare i miei amici. In quel momento realizzai che, anche se non raggiungevo i criteri della mia lista mentale di «segnali di avvertimento», stavo rischiando di perdere il controllo. Ero ancora io a scegliere se prendere una MPT 529 530 Fallout: Equestria — Parte II o no, e potevo rifiutarmi in ogni momento. Ma. . . ero arrivata ad un punto in cui non mi sentivo giusta—non mi sentivo nemmeno me stessa—a meno di avere quell’aumento di chiarezza e carica dalle Mentali Party-Time. Forse, solo forse, avevo un problema? «Yee-HAW!» urlò trionfalmente Calamity mentre tornava svolazzando da noi. «È così che si fa in stile Dashita!»SteelHooves gemette profondamente mentre il Ranger ricoperto di metallo si rimetteva sui suoi zoccoli blindati. «Per la cronaca,» brontolò, «Nessun pony qua è autorizzato a lamentarsi che le mie tattiche di battaglia siano eccessive. Mai più.» «Aaaaah!» gridò uno dei grifoni (Butcher, penso). «La mia ala! Penso sia rotta. . .» Velvet Remedy si trascinò fuori dai rottami del carro rovesciato dentro al quale era atterrata. Il suo corpo era lacero e sanguinante, in particolare aveva un profondo sfregio sulla fronte, ma ignorò le proprie lesioni e zoppicò verso il grifone gravemente ferito. A circa metà strada dal grifone si fermò, tremando, mentre fissava il turbinante fuoco prismatico dietro di noi. «Celestia misericordiosa. Spero che dentro a quegli edifici non vivesse nessun pony.» Calamity atterrò orgoglioso accanto a lei. «Certo che no. Abbiamo ripulito quel buco dai razziatori ieri sera, ricordi?» Avevamo fatto che cosa quando? Velvet Remedy barcollò leggermente e si pulì il rivolo di sangue che le colava nell’occhio. «Oh. . . Intendi quando tu volavi via e ci lasciavi tremendamente preoccupati per te?» Appoggiò lo zoccolo e fece ancora un passo verso il suo paziente designato, dicendo, «Ti. . . ti aiuterò. Non ti muovere. . .» Capitolo Diciannove — Tradimento 531 Fece altri tre passi prima di svenire. «Hey!» Esclamò Calamity afferrandola prima che potesse colpire l’asfalto. La sorresse mentre si accasciava. Cercai di trottare verso di lei, solo per scoprire che ero sdraiata a terra. Mi sembrò sorprendente. Cercai di alzarmi, ed una fitta di agonia mi attraversò la zampa anteriore destra. La sollevai, cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato. . . e la sentii pesante. I miei occhi videro il tondino metallico per cemento armato che spuntava da essa, proprio sopra lo schermo morto del mio PipBuck. «Oh. Questo non va bene. . .» Sollevai lo sguardo per vedere la scura figura di un grifone corazzato che mi si avvicinava, poi i miei occhi si rovesciarono e persi nuovamente conoscenza. «. . . avevamo già acquisito i codici quando hanno cominciato a metterci alle strette. Pensavamo fosse un colpo di fortuna che ci stessero spingendo verso il tetto, ma quelle puttane hanno trasformato la nostra via di fuga in una trappola.» Mi svegliai per la seconda volta al suono di Alanera e SteelHooves occupati a discutere. Non pensavo di essere rimasta svenuta per più di qualche minuto. Mi sentivo più debole di quando giacevo sofferente nella capanna di SteelHooves, molto malata, e la mia zampa anteriore destra pulsava così tanto di dolore che non riuscivo a contenere le lacrime. «La mia squadra ha notato gli alicorni controllare almeno un’altra cassaforte nell’edificio,» fece notare SteelHooves. «Sapevano che voi avevate già i codici?» Alanera rise. «Beh, non l’abbiamo mica pubblicizzato!» La mia attenzione venne deviata. La bellezza di Velvet Remedy mi si era posata accanto mentre ero svenuta. Velvet Remedy si sporgeva 532 Fallout: Equestria — Parte II in ginocchio su di me, con il corno guaritore che brillava. Era una posizione in cui mi stavo stancando di vederla. La sua testa era avvolta in bende strette magicamente ed una grande macchia rossa vi filtrava attraverso, sopra la ferita in via di guarigione. «Spero che ti piaccia il sapore della RadiaVia, Littlepip,» disse, sorridendo e cercando di sembrare noncurante. Potevo sentire la tensione nella sua voce, non importa quanto bene la nascondesse. «SteelHooves è l’unico di noi che non ne trangugerà intere scatole, se riesco a convincere il Dottor Helpinghoof a venderci le sue scorte.» «Velvet. . . ti senti bene? Sei caduta.» Velvet mi sorrise dolcemente. «Ho una commozione cerebrale, ma non dovrebbe essere troppo grave. Sono più preoccupata per te, Littlepip.» Pfft. Sarei stata bene. Qualche pozione curativa e sarei stata buona come nuova. Le dissi così. Velvet trasalì. Perché era trasalita? «Littlepip. . . Non puoi prendere una pozione curativa. Non mentre quella cosa è ancora dentro di te.» Guardai l’insanguinato giavellotto di metallo scanalato che aveva grottescamente trafitto la mia zampa anteriore. Velvet Remedy continuò, «La mia magia e le nostre medicine ti possono riaggiustare, si. Ma prima quella sbarra metallica deve uscire.» Avrebbe fatto male, vero? Velvet Remedy mi assicurò che avrebbe fatto UN SACCO di male. Feci fluttuare fuori la sfera di memoria della Torre Ferro di Cavallo, contemplandola per un istante. La serratura della cassaforte era stata la più ardua che avessi mai tentato di forzare. Era stata oltre le capacità magiche dei due alicorni. Quali segreti avrebbe potuto nascondere? Secondo Alanera i mercenari avevano già trovato i codici che stavano cercando da qualche altra parte nell’edificio. Naturalmente gli alicorni non avrebbero potuto saperlo con certezza. Probabilmente stavano solo facendo una ricerca approfondita. «Al mio tre?» suggerii a Velvet Remedy. Lei annuì, le sue labbra erano strette in una linea sottile. Capitolo Diciannove — Tradimento 533 «Uno.. Due. . .» Mi protrassi con la mia magia e toccai la sfera. Nell’istante in cui il corno di Velvet Remedy si illuminava ed il tondino da cemento armato veniva ricoperto di luce, tutti i miei sensi vennero lanciati in un altro mondo. Ero seduta davanti a dei banchi di terminali, tra due altri pony a cui non prestavo assolutamente attenzione. Un auricolare mi ronzava leggermente nell’orecchio. Lo schermo del terminale non aveva altro che l’icona di un palloncino che si gonfiava fino a scoppiare, per poi riempirsi di nuovo. La pony che stavo cavalcando era dolorante per l’essere stata seduta nella stessa posizione troppo a lungo. La criniera le prudeva, così come. . . Accidenti! Va bene, la criniera gli prudeva. Così come altre parti. Ed all’improvviso volevo veramente, veramente tanto tornare piuttosto alle Rovine di Manehattan per sentire un tondino da cemento armato venirmi strappato fuori dalla zampa. Il palloncino scoppiò di nuovo e quindi fu rimpiazzato da del testo. > Trasmissione audio intercettata. > Origine Trasmissione: Residenza Orange, Torre Ferro di Cavallo, Manehattan > Ricevente della Trasmissione: [][][][][][] > Destinazione Trasmissione Codicata. Registrazione chiamata. Richiesta Operazione di Sorveglianza. «Perfetto,» udii e sentii dire allo stallone attraverso la mia bocca, con una voce tremendamente annoiata. Sentii il mio zoccolo colpire un 534 Fallout: Equestria — Parte II pulsante senza guardarlo. La statica nel mio orecchio venne sostituita da delle voci. «. . . stare con Zio e Zia Orange.» Riconobbi immediatamente la voce di Apple Bloom. Aveva un timbro strano e rauco, come se avesse pianto molto ed esaurito le lacrime. Il mio ospite prese una matita in bocca e cominciò a scarabocchiare su un blocco degli appunti. Potevo sentire il sapore della gomma, e sentivo i segni di piccoli morsi sull’impugnatura di legno. Cercai di concentrarmi sul gusto e la vista ed il suono, ignorando categoricamente gli altri sensi. «Hanno detto qualcosa?» L’altra voce era quella di Sweetie Belle. Sembrava nervosa? Preoccupata? Altre parole si materializzarono sullo schermo davanti a me. > Codica Illegale Violata. > Ricevente della Trasmissione: Pony Perfection, Canterlot > Procedere con analisi vocale? Lo stallone che stavo cavalcando sospirò rumorosamente e premette un altro bottone. Quindi tornò a scarabocchiare, guardando lo schermo solo a metà. > Analisi Vocale in corso. «No,» affermò severa Apple Bloom. «I dottori pony dicono che mia sorella se la caverà, ma. . .» «. . . Ma?» sembrava che Sweetie Belle avesse paura di sentire la risposta. «Voglio dire, è una notizia fantastica, giusto? Perché non sembri felice?» La voce di Apple Bloom si abbassò. Mi sentii raddrizzarmi leggermente sulla sedia. Apparentemente i pony che cercavano di non far rumore si meritavano almeno un po’ di attenzione. Capitolo Diciannove — Tradimento 535 «C’è. . . una voce,» confidò Apple Bloom alla sua amica. «Certa gente dice che magari non è stato proprio un incidente.» «Cosa?» ansimò Sweetie Belle, e la sua voce si abbassò in un sussurro nonostante fosse scioccata. «Chi vorrebbe far del male ad Applejack?» Lo schermo si illuminò mentre nuove informazioni scorrevano rapidamente. Da qualche parte, un maneframe aveva appena capito chi stava parlando, e riguardo a cosa. Ora lo schermo e l’auricolare avevano la completa attenzione del mio ospite. «Dicono. . . che magari è stato qualche pony all’interno del suo stesso Ministero.» Sweetie Belle dall’altro capo rimase in silenzio. In sottofondo riuscivo a sentire un pony piangere, un pianto leggero da spezzare il cuore; ma non potevo dire se fosse dal capo dell’unicorno o della pony di terra. Non dovetti riflettere a lungo. «Cosa cavolo1 sta succedendo lì? Sweetie Belle, da dove stai chiamando? Va tutto bene?» E poi un pensiero più oscuro sembrò colpire la giumenta, «Ha avuto un ‘incidente’ anche tua sorella?» «Cosa? Oh, oh no. Mia sorella sta bene. Siamo. . . siamo alla spa sul Corso della Foglia Cadente2 . Rarity è qui fin da dopo pranzo a cercare di far smettere di piangere Fluttershy.» «Cosa. . . per Applejack?» Sweetie Belle sembrò in colpa. «Uh. . . no. Non penso che sappiano ancora cosa sia successo. Rarity mi ha fatto venire qualche ora fa. Parrebbe che quando Fluttershy ha saltato il loro trattamento settimanale Rarity sia andata a cercarla. Ha trovato Fluttershy ranicchiata in un angolo nel suo ufficio al Ministero della Pace. Non so esattamente cosa sia successo, ma. . .» Era diventato il turno di Apple Bloom. «Ma?» 1 Nell’originale, what the hay (hay significa paglia), esclamazione popolare soprattutto nel Regno Unito. 2 Nell’originale, Leaf Fall Lane. 536 Fallout: Equestria — Parte II «Fluttershy dice che Rainbow Dash l’ha chiamata traditrice!» «Cosa?!» Apple Bloom non era in grado di mantenere la voce bassa come Sweetie Belle. Sentii qualche pony in sottofondo chiamarla domandandole qualcosa. La voce di Apple Bloom divenne tetra quando rispose, «No, non è successo niente, Zio Orange. Non è all’ospedale. Sto solo parlando con Sweetie Belle.» Poi, dopo una pausa, aggiunse pensierosa, «Sembra che Rarity e Fluttershy non potranno raggiungerci molto presto.» Apple Bloom parlò nuovamente con chiarezza, rivolta a Sweetie Belle. «Uh. . . dovrei andare. Twilight Sparkle dovrebbe teletrasportarsi in qualunque istante. Rimarrà con noi finché Applejack non sarà più critica,» spiegò Apple Bloom, «E sai come il teletrasporto rovini questi terminali. Penso seriamente che potrei progettarne uno migliore mentre dormo. . . In ogni caso, Scootaloo avrebbe giustamente da ridire se sapesse che sto parlando su una linea non sicura.» «Una traditrice?! Apple Bloom, riesci ad immaginarlo? Rainbow Dash è la sua amica di più lunga data. Ed ancora peggio, è la portatrice dell’Elemento della Lealtà!» Sweetie Belle sembrava profondamente addolorata. «È quasi come. . . avere la lealtà stessa a darti della traditrice!» «Mi chiedo se le piacerebbe se qualche pony chiamasse lei traditrice,» ribattè cupa Apple Bloom. «Come può Rainbow Dash dire una cosa del genere?» «Non lo so,» rispose Apple Bloom, sembrando offesa. «Mi sono arresa a cercare di capire, ormai. Voglio solo che tutto questo finisca.» «Lo so. Questo. . . tutto. . . Qualche volta vorrei semplicemente scavare un buco per terra e nascondermi fino a quando tutta questa stupida guerra sarà finita.» Lo schermo si illuminò. > Trasmissione Terminata dal Lato Ricevente. > Analisi del contenuto in corso. Capitolo Diciannove — Tradimento 537 > Contenuto Etichettato come Priorità Alfa. > Richiesto Ricordo di Conferma della Sorveglianza. > Per favore fai Rapporto al tuo Supervisore. Sentii che mi alzavo e mi toglievo l’auricolare. «Dannazione. Odio l’estrazione del ricordo,» lo sentii brontolare da quella che sembrava la mia bocca. «Spero che quelle giumente muoiano in un incendio.» Ritornai ad un mondo di oscurità ed incredibile dolore. Ma almeno ero di nuovo una giumenta. Reprimendo un urlo sorrisi debolmente a Velvet Remedy, che stava avvolgendo la mia zampa in bende curative. «Quello è stato astuto,» si complimentò Velvet Remedy mentre faceva levitare un paio di pozioni rinvigoritrici fuori da una scatola medica appoggiata di fianco a lei. Notai che non stava indossando le sue e mi guardai attorno. Avrei potuto giurare che le stesse indossando prima che svenissi per la seconda volta, ma non riuscivo a ricordare se le aveva quando mi ero svegliata. Non lontano vidi Calamity che lavorava sulle sue «bisacce», rimpiazzando le scatole danneggiate dalla battaglia con alcune nuove sciacallate da. . . qualche parte. «Niente di interessante?» chiese Velvet Remedy, indicando con il corno la sfera di memoria. Abbassai lo sguardo sulla sfera di memoria; i pensieri che aveva provocato stavano combattendo per il predominio nella mia testa: Avevo già intravisto prima dei segnali che non tutto andasse bene all’interno del Ministero della Tecnologia, ma che qualche pony all’interno del Ministero avesse tanta determinazione ed animosità verso Applejack da cospirare la sua morte. . . ciò portava il conflitto ad un intero nuovo livello. Ciò piazzava la chiamata in un qualche momento dopo la 538 Fallout: Equestria — Parte II morte del fratello maggiore di Applejack ed il suo corrispondente sforzo per un maggiore controllo sul suo stesso Ministero. Probabilmente anche dopo il ricordo di Applesnack. Una nuova generazione di terminali rinforzati magicamente avrebbe spiegato perché continuassi a trovarne di funzionanti nelle Terre Devastate d’Equestria. E se quella chiamata aveva avuto luogo quando pensavo, avrebbe spiegato perché la vasta maggioranza dei terminali fossero dei pezzi di rottame distrutti. Solo quelli ritenuti più vitali o posseduti da pony benestanti od importanti sarebbero stati aggiornati. Stavo anche cominciando a vedere le possibilità che Gawdyna Grimfeathers aveva riconosciuto in un’intera camera blindata piena di ricordi. Ma quei pensieri erano distrazioni. Più importante, Velvet Remedy non avrebbe mai dovuto vedere quel ricordo. «Solo un qualche stallone che stava passando un giorno di lavoro veramente noioso» mentii, sollevandola e facendola fluttuare indietro verso le mie bisacce. «Come sta la grifone con l’ala rotta?» «Non sarà in grado di volare per un po’. Le sue ferite erano molto peggiori di quando avevano sparato all’ala di Calamity. . .» disse Velvet, volgendo lo sguardo verso la grifone in questione. Non appena Velvet guardò altrove diedi una spinta telecinetica alla sfera di memoria, facendola volare nell’aria della notte. Con un po’ di fortuna, il lancio l’avrebbe mandata abbastanza vicino all’apocalisse in miniatura del nostro Dashita da far in modo che che almeno i ricordi velenosi sarebbero potuti morire in un incendio. «DJ Pon3 non sta raccontando l’intera storia,» insistette Alanera, parlando con SteelHooves. Il mio compagno ricoperto di metallo aveva oh-così-casualmente chiesto del massacro dei pony ghoul alla stazione Capitolo Diciannove — Tradimento 539 della Linea Celestia. «Certo, Stellatriste li voleva morti, ma un po’ di tizi nella Tenpony Tower, come quel dottore, erano interessati ad una soluzione più affabile.» «Affabile?» disse SteelHooves con una incredulità tinta di disgusto. «Coi ghoul?» Alanera si curvò. «Eggià, beh, in passato ho incontrato un po’ di pony ghoul che erano più rispettabili della maggior parte dei pony nelle terre devastate.» Il tono della grifone suggeriva che c’era altro che avrebbe voluto aggiungere, ma non avrebbe insultato il Ranger d’Acciaio che aveva appena contribuito a salvarle la vita. «Non sono come i pony zombie; anche se alla fine. . . beh, lo Sceriffo Codaputrida stava precipitando nella zombitudine, ne sono piuttosto dannatamente sicura.» «Oh?» chiese SteelHooves in un tono di conversazione manipolativo che stavo cominciando a riconoscere. Mi chiesi se avrei dovuto preoccuparmi. Alanera od i suoi grifoni avevano qualcosa da temere da SteelHooves? E che dire dei pony alla Tenpony Tower? Non lo pensavo, ma quanto conoscevo bene in realtà SteelHooves? Quanto bene un qualche pony poteva conoscerlo quando ogni mostra di opinione od emozione poteva essere un inganno abilmente tessuto? «Eggià. Lo Sceriffo Codaputrida non voleva la coabitazione, anche se un po’ di tizi della Tenpony erano disposti a fare una prova. Quel bastardo aveva piani per spazzare via ogni pony in quella Torre e prenderla per se stesso e per la sua banda.» Alanera fendette l’aria in disgusto. «C’è un intero branco di pony zombie nei tunnel di manutenzione vicino alla Tenpony Tower. Aveva cercato di pagarci per sbloccare l’entrata di un vecchio tunnel in modo che potessero infestare il posto.» SteelHooves rimase in mortale silenzio per un istante. Poi, «Ha cercato di assoldarvi per rompere un contratto? Di certo doveva sapere che l’onore di un grifone non lo avrebbe permesso. Perché non l’ha fatto da solo?» Vidi come Alanera si gonfiò di orgoglio. «Lo stupido non poteva. Si sblocca solo dall’interno.» 540 Fallout: Equestria — Parte II «Per Luna!» sussultò SteelHooves. «Spero che abbiate parlato di questo con Capo Stellatriste?» Una smorfia prese forma sul becco di Alanera.»In verità. . .» Artigliò il suolo. «Non vedevo nessuna utilità nell’alimentare l’intolleranza di quell’imbecille dopo che lo Sceriffo Codaputrida era stato tolto di mezzo. La verità è che non volevamo nemmeno seguire il piano di far fuori gli altri oltre a lui ed i suoi scagnozzi, ma l’intero dannato posto ci è caduto addosso nel momento in cui l’abbiamo abbattuto. Non abbiamo avuto scelta se non ucciderli tutti.» SteelHooves nitrì. «Beh, chi può biasimarvi. Ma Stellatriste deve sapere di quella potenzialmente fatale falla nella sicurezza della Tenpony. Dov’è l’entrata di questo vecchio tunnel, esattamente?» Butcher fece cadere la sua bardatura da combattimento munita di cannone AA smontato ai miei zoccoli. Strabuzzai gli occhi, senza capire. «Guarda, hai salvato le nostre vite lassù. Siamo in debito con te,» spiegò Butcher. «Alanera probabilmente ti farebbe Artiglio onorario se fossi stata almeno una pegaso. Ma dato che sei un’unicorno la cosa semplicemente non prenderebbe il volo.» Sorrise alla sua stessa freddura. Fissai l’arma ridicolmente enorme. «Non posso, davvero,» balbettai, pensando semplicemente a cosa diamine avremmo potuto fare con quella cosa se l’avessi accettata. «Potrebbe servirti.» «Eggià, beh, la mia vita mi serve di più. E ce l’ho in gran parte grazie a voi. Gli Artigli di Alanera ripagano i loro debiti. E non negare che potresti usarla. La Piccola Gilda3 qui farà un buco negli scudi degli alicorni se riesci a mantenerla sul bersaglio per un fuoco concentrato di quattro o cinque colpi.» Alzò la testa. «D’altra parte, l’altra idea era una nostra armatura completa, ma non penso che si adatti ad un pony.» 3 Nell’originale, Little Gilda. Capitolo Diciannove — Tradimento 541 Calamity si alzò in volo e rimase sospeso, fissandola. «In realtà scommetto che potrei montare quella ragazza sulla bardatura da combattimento di SteelHooves. . .» «Dove?» L’enorme bardatura da combattimento di SteelHooves aveva già un lanciagranate automatico su un fianco ed un lanciamissili sull’altro! «Sulla sua schiena!» Calamity spinse il cappello all’indietro, scaldandosi all’idea. «Certo dovremmo montarla all’indietro, quindi SteelHooves dovrebbe puntare la coda sul bersaglio per farla sparare, ma se la implementiamo in quella gingillosa magia di puntamento. . .» Oh no. Avrei fermato quella pazzia all’istante. SteelHooves, se non altro, aveva bisogno di un’arma che fosse meno sovrapotenziata; qualcosa che potesse sparare in sicurezza nei corridoi. «No. . . piuttosto, che ne dici se semplicemente ci dovete un favore?» «Non tendo molto a dovere favori che potrebbero tornare indietro a strapparmi le piume della coda,» Alanera, che aveva finalmente finito di parlare con SteelHooves, si intromise nella conversazione. «Ma se riesci a pensare a qualcosa di più accettabile entro la fine della settimana, dovremmo essere ancora in giro nell’area.» Butcher guardò la sua capo squadra. «Qual è il piano?» Si sdraiò vicino alla sua bardatura da combattimento ed iniziò a mettersela addosso. Era chiaramente fin troppo pesante per sollevarla senza telecinesi. «Finire il contratto. Consegnare i codici e ricevere il nostro pagamento. Dopo quello?» Alanera guardò indietro verso l’ultimo membro della sua squadra, che era stato virtualmente mummificato da Velvet Remedy. «Per l’Uovo,» imprecò Alanera, «Mi inventerò qualcosa.» Calamity sembrò deluso quando Butcher ribardò Piccola Gilda. «Non saprei. Come dovremmo fare per trovarvi?» Alanera pescò un piccolo dispositivo dalle sue bisacce. Assomigliava un sacco ad uno StealthBuck. «Questo è un trasmettitore. Puoi collegarlo al tuo PipBuck ed usarlo per trasmettere messaggi radio quanto 542 Fallout: Equestria — Parte II per riceverli. Il tuo PipBuck non è una torre radio, quindi non avrai molto raggio d’azione, ma se hai captato le nostre trasmissioni sai già quali frequenze contattare.» Annuii, facendolo fluttare nelle mie bisacce. Per prima cosa, avrei dovuto ripristinare la matrice di incantesimi del mio PipBuck. Potevo farlo dall’armatura di SteelHooves proprio come avevo già fatto al contrario. Ma era una procedura complicata che non potevo fare mentre ero ferita. Od al buio. O probabilmente senza Ment-ali Party-Time. No. . . No, potevo farlo senza di loro. Anche se non mi sentivo come se potessi. L’avevo già fatto prima, dannazione. SteelHooves trottò per unirsi a noi. Ero tentata di chiedergli della sua alquanto sinistra conversazione con Alanera, ma diresse la mia attenzione altrove. «Siamo osservati. C’è una robofatina che sta cercando di ottenere la tua attenzione senza farmi sapere che c’è.» L’Osservatore. Mi congedai dicendo di dover andare dietro alla piccola pila-di-detriti per puledre. Abbastanza sicura la robofatina fluttuò verso di me, silenziosa come il tramonto. «Ciao Littlepip!» L’Osservatore cercò di sembrare noncurante, ma non era un incontro casuale. Se lo fosse stato avrei sentito per prima la musica. «Che cosa state facendo tutti qua fuori? E che cos’era quell’esplosione?» Mi chiesi se l’Osservatore fosse il timido inseguitore che SteelHooves ed io avevamo già notato. Decisi di provare la teoria. «Beh, Calamity stava giocando con i fuochi d’artificio e SteelHooves ha lasciato che ci seguissi segretamente tutto il giorno senza che lui lo sapesse,» dissi cupa. «Cosa stai combinando?» «Tutto il giorno? Non capisco cosa intendi, Littlepip. Sono appena arrivato.» Capitolo Diciannove — Tradimento 543 Bella storia. Non importava. Avevo bisogno dell’aiuto dell’Osservatore. «Osservatore, ho bisogno di un favore. Ho bisogno che contatti Gawdyna e le racconti degli Artigli di Alanera.» L’Osservatore rimase in silenzio abbastanza a lungo da farmi sentire il bisogno di spiegare. «Gawdyna sta raggruppando grifoni che non sono attualmente sotto contratto. Alanera ha perso metà dei suoi grifoni a causa degli alicorni ed i sopravvissuti sono gravemente feriti. Probabilmente hanno bisogno di più aiuto di quanto possiamo offrirne. Dovremmo lasciare almeno che Gawdyna gli dia la possibilità. . .» «No,» intonò la voce meccanica della robofatina. «No?» Mi sedetti, sorpresa. «Guarda, possiamo aiutare queste persone. O ti importa solo dei pony?» «Sono stato disposto ad aiutarti prima perché era per salvare vite. Questo non è salvare vite. È più come un. . . progetto di vanità. Io non mi rivelo per una ragione. Ogni volta che lo faccio mi metto a rischio!» Oh per l’amor di Luna. Mi voltai, mostrando la schiena al robot fluttuante. Poi l’Osservatore mi sorprese. «Va bene. Lo farò per te. Ma devi accettare di fare qualcosa per me. Ho una missione per te.» «Tu hai che cosa adesso?» strabuzzai gli occhi, mi voltai nuovamente e fissai la robofatina. «C’è un’Opale Nera nella Tenpony Tower. Mi è stata rubata. La rivoglio indietro.» Timidamente, chiesi, «Che cos’è un’Opale Nera?» «È una gemma speciale. È come una sfera di memoria, ma usata in un Ricollettore4 .» Prima che potessi chiedere che cosa fosse un Ricollettore, l’Osservatore mi illuminò. «Le sfere di memoria contengono ricordi presi dagli altri con la magia degli unicorni, solitamente con la 4 Nell’originale Recollector, che può essere inteso sia nel senso di collettore che in quello di permettere il ricordo. 544 Fallout: Equestria — Parte II forza. Un Ricollettore è una corona incantata che qualcuno può indossare quando vuole registrare quello che sta vivendo. O per rivivere la suddetta registrazione. Anche se chi lo indossa non è un unicorno.» Annuii. Quel tipo di progresso aveva perfettamente senso. Come i terminali resistenti alla magia di Apple Bloom sospettai che fosse un passo in avanti della tecnologia arcana che si ebbe solo orribilmente vicino alla fine. Altrimenti sarei inciampata ovunque su di loro. «Così vuoi che io prenda una sfera di memoria, una sorta, dalla Tenpony Tower e te la porti. Cos’è, ti sembro un pony corriere?» Lo guardai in cagnesco. «Ma se questo è quello che mi chiedi per renderti utile, lo farò. Dov’è il coso?» «Credo sia stato preso da quel pony radiofonico, DJ Pon3. Recuperalo per me ed io consegnerò il messaggio.» Aspetta. Cosa? L’Osservatore voleva che derubassi Homage!? «Io. . . Io. . .» Lottai con un senso di rabbia inarticolata. «Okie. . . dokey. . . lokey. Vedrò cosa posso fare.» La mia voce era aspra e calma. «Ma tu manda il dannato messaggio prima.» La robofatina si librava mentre Osservatore sembrò contemplare la cosa. «Naturalmente. La fiducia va in entrambe le direzioni.» Beh, forse. Ma l’Osservatore mi aveva appena chiesto di tradire la fiducia di qualche pony a cui tenevo. Ed in quel momento tenevo ed avevo bisogno di Homage molto più di che di un qualche pony che si nascondeva dietro una robofatina e che chiedeva dei favori in cambio della presa d’azione. Quindi avrei chiesto ad Homage dell’Opale Nera. Gentilmente. E se lei avesse detto di no, l’Osservatore sarebbe rimasto a corto di fortuna. All’improvviso, mi venne in mente un’altra cosa. I miei occhi si spalancarono mentre fissavo la robofatina dell’Osservatore. «Che c’è? Perché mi stai guardando in quel modo?» «Non sei scomparso. Le tue piccole visite stavano diventando più brevi. È quasi come se ogni volta che inizio a chiederti qualcosa che ti Capitolo Diciannove — Tradimento 545 mette a disagio, convenientemente il tuo tempo nella robofatina finisce. Ma ora che vuoi qualcosa da me, hai. . .» Ci fu uno scoppio statico, poi l’allegra musica da marcia (composta da tuba, batteria ed armonica) fuoriuscì dalla robofatina quando l’Osservatore finì il tempo. Non me la bevevo. Il sole stava iniziando a sorgere, dipingendo le nuvole al di sopra con magnifici colori ed immergendo la città in un labirinto di lunghe ombre. Mi sarei goduta la passeggiata di ritorno se la mancanza del mio Eyes-Forward Sparkle non mi avesse fatto temere ogni angolo ed ombra, incapace di dire dove i nemici si stessero nascondendo. Se la mia zampa anteriore non avesse pulsato. Se la mia testa non avesse martellato ed il mio stomaco non si fosse contorto e stretto brutalmente. Avevo già vomitato tutto quello che avessi mai mangiato. Ero arrivata ad una conclusione: odiavo la nausea da radiazioni. Un bel po’. Tenpony Tower, Homage ed il letto sembravano infinitamente lontani. Velvet Remedy aveva fatto passare le RadiaVia tra di noi (escludendo SteelHooves) prima che gli Artigli di Alanera se ne fossero andati. Quello che non sarebbe esattamente stato abbastanza per purgare le radiazioni da noi tre era stato diviso in porzioni fin troppo piccole per sei. Velvet Remedy continuava ad assicurarci che saremmo stati bene una volta che fossimo tornati alla Tenpony Tower ed avesse potuto prendere più scorte. Anche se non stavamo dicendo niente. Cosa che mi rendeva ancora più preoccupata.. Mi distrassi pensando alla sfera di memoria. E ciò guidò i miei pensieri verso il Ministero della Tecnologia (Bellica). Cosa che mi portò a ricordare il commento di SteelHooves riguardo al Ministero. E chi aveva aiutato. 546 Fallout: Equestria — Parte II Compagnie come Ironshod, Four Stars, Equestrian Robotics ed anche Stable-Tec. Armerie Ironshod: dove avevo imparato che non tutto andava bene nel mondo di Applejack. Equestrian Robotics: non sapevo veramente nulla di loro, ma sospettavo fortemente che il carburante per incubi che erano le robofatine potesse essere ricondotto ai loro zoccoli. FourStars: i pony traditori che si erano barricati ed avevano lavorato assieme agli infiltrati zebra e che erano ampiamente responsabili della morte di milioni. E Stable-Tec. . . sapevo già cosa avevano fatto. Sotto la guida e supporto del Ministero. Fui strappata via dai miei pensieri dall’ansimare di Velvet Remedy. Ero rimasta indietro, per via tanto quanto dei miei viaggi mentali quanto per le mie dimensioni e stato fisico. Cercai di galoppare avanti, dove il resto degli altri erano ranicchiati dietro un muro in frantumi, sbirciando da una mezza finestra. Invece barcollai e scoprii che in verità avevo un altro poco in più da poter vomitare. Pulendo lo schifo dalla mia faccia con leggero disgusto mi avvicinai ad una seconda finestra, non volendo stare troppo vicina agli altri dopo quello che avevo fatto. Di fianco vi era una scrivania metallica; eravamo tecnicamente nel «dentro» dell’edificio, guardando «fuori». Mi fermai per aprire la scrivania, trovando una dozzina di tappi di bottiglia. La mia mente annebbiata insisteva a chiedersi perché continuavo a trovare tappi di bottiglia in posti del genere. Scrivanie. Cestini dei rifiuti. Armadietti. Schedari. Che genere di pony andava in giro a mettere soldi in posti a caso? Quale processo mentale porta a: Oh, guarda! Una scrivania nella desolatezza urbana. Mettiamoci dentro qualche tappo. Non troppi—abbastanza giusto per comprare un tramezzino. . . ? Scossi la testa, cercando di ripulire la mente dalle ragnatele che aggroviglavano quei pensieri. Il rimbombo del mio mal di testa si accentuò, facendomi sapere che quella era la cosa sbagliata da fare. Ricacciando indietro le lacrime, guardai «fuori» la strada. Sentii lo strano trambusto di battito d’ali prima di vederne la fonte. Quando lo Capitolo Diciannove — Tradimento 547 feci, i miei occhi si spalancarono. Un istante più tardi, una palla di fuoco verde illuminò la strada quando la fenice di fuoco magico incendiò uno dei pipistrelli vampiro che la stava attacando. Rimasi lì, con la bocca spalancata. Non tutti i miei compagni si accontentarono del semplice guardare. Facendo levitare fuori il suo fucile da combattimento, Velvet Remedy fece un passo attraverso la sua finestra, con nostra grande sorpresa. Velvet Remedy non era mai la prima ad entrare in combattimento. La gamma di creature contro cui era disposta ad usare la forza letale stava crescendo, includendo ormai gli alicorni. Ma era sempre stato per legittima difesa, o per la difesa di altri pony. Quando vidi Velvet prendere una posizione da battaglia, sollevando il fucile verso la schermaglia aerea, mi ricordai di quello che aveva detto Monterey Jack e mi chiesi se la stavo lentamente perdendo alle richieste delle Terre Devastate d’Equestria. Stava perdendo se stessa? Velvet Remedy aspettò fino a quando la figura della fenice di fuoco magico venne interamente coperta dal corpo del pipistrello vampiro. BLAM! Il pipistrello gigante emise uno strillo straziante e cadde a terra. Velvet Remedy spostò la mira verso un altro, aspettando il momento opportuno. I pipistrelli non glielo avrebbero concesso. Uno di loro cambiò direzione, tuffandosi verso la mia amica. Ci fu un doppio sparo quando Calamity entrò nel combattimento ed il robusto corpo del pipistrello vampiro si schiantò agli zoccoli di Velvet Remedy. Il cielo risplendette di macchie verdi quando la fenice di fuoco magico cercò di avventarsi sui suoi attaccanti. Uno dei pipistrelli vampiro si voltò e si scontrò con il maestoso uccello verde ed oro, ed i due piombarono all’interno della carcassa di un carro da trasporto,schiantandosi contro casse piene di libri distrutti. Parte di me si chiese se i libri erano diretti verso l’Ateneo di Twilight Sparkle. La fenice di fuoco magico era bloccata sotto il pipistrello vampiro. Potevo vederla lottare per uscire. Un altro pipistrello vampiro svolazzò 548 Fallout: Equestria — Parte II fino all’apertura del carro da trasporto, poi indietreggiò rapidamente quando la fenice gli sputò contro fuoco magico. La bella creatura emise un grido lamentoso quando il pipistrello vampiro piegò la testa per affondare le sue zanne nell’uccello. Il secondo pipistrello vampiro discese sull’apertura. «Littlepip!» gridò sgomenta Velvet Remedy. «Il tuo fucile zebra!» Trasalii, guardandola confusa mentre il mio cervello senza MPT lottava per analizzare quello che lei voleva da me. Velvet Remedy non era disposta ad aspettare. Il suo corno brillò quando mi strappò il fucile zebra dalle sue cinghie di sostegno ed iniziò a sparare alla cieca nel retro del carro. In pochi secondi tutto l’interno era in fiamme. I pipistrelli vampiro strillarono in agonia. Uno di loro cadde fuori, camminando bizzarremente sulle sue ali in fiamme, un inferno vivente. Collassò sulla strada. Nient’altro, né fenici di fuoco magico né il secondo pipistrello vampiro, emerse dalla impetuosa fornace che il carro dei libri era diventato. Spostai lo sguardo dal carro a Velvet Remedy e ritorno senza capire. «Ma la. . .» Velvet Remedy mi diede uno sguardo teso, poi tornò a fissare il fuoco. Mentre faticavo a finire il pensiero un’esplosione di cenere partì dalle fiamme. Roteò nell’aria mattutina, catturando i raggi solari che trafiggevano l’apocalittico paesaggio urbano, roteando in un vento completamente unico. Poi, con un’esplosione accecante di luce smeraldo con punte d’oro, la fenice di fuoco magico riapparve. Velvet Remedy fece uno strillo di gioia. Guardò la strana ma bellissima creatura girare tre volte attorno a noi, fare grido musicale, e librarsi via. Facendo fluttuare il fucile zebra di nuovo a me, sorrise furbesca. «Non hanno la stessa relazione con l’essere bruciate vive, ricordi?» Capitolo Diciannove — Tradimento 549 «Quando torneremo mi farò un lungo bagno,» annunciò Velvet Remedy. «Prenderò la RadiaVia, non appena la clinica del Dottor Helpinghoof apre. A questa andatura non sarà molto dopo il nostro ritorno.» «Dannazione, quando torneremo io mi farò un lungo bagno!» esclamò Calamity, causando un finto svenimento di Velvet. Io volevo soltanto dormire. Preferibilmente accanto ad Homage. «Io. . .» mi fermai, con la mente che combatteva la nausea, l’astinenza da MPT e la privazione del sonno. «Non lo so. Ho bisogno di dormire. Ma non abbiamo molto tempo.» «Non abbiamo molto tempo? Per cosa?» «Prima che Monterey Jack sia giustiziato,» dissi a Calamity senza mezzi termini. «Dobbiamo salvarlo.» Gli altri, tutti, si fermarono. «Dobbiamo fare che cosa adesso?» Chiese Calamity, come se gli avessi detto che tutti avremmo dovuto farci mordere dai serpenti a sonagli. «Scusa, non intendevo quello,» dissi, realizzando il mio errore. «Io devo salvarlo.» «Perdonami, ma continuo a pensare di non aver sentito bene.» «Posso chiedere perché?» chiese Velvet Remedy. «Senza menzionare come?!» aggiunse SteelHooves. Mi voltai per guardare i miei sorpresi e non collaborativi amici. Mi venne in mente che non avevo mai menzionato loro la mia intenzione di salvare l’antipatico unicorno beige. «Io dico di lasciare che lo impicchino!» disse Calamity, atterrando con un’autoritaria zoccolata sul terreno. «Hai appena conosciuto. . .» iniziò Velvet, poi si fermò. «Ci farai cacciare tutti dalla Tenpony Tower per salvare il pony che ha cercato di derubarti? Succederà così, se le guardie semplicemente non ti spareranno. Anche se ha confessato?» Mi sentii tremare. Non ero affatto nelle condizioni di affrontare quella discussione. Non potevano tutti semplicemente capire che quella era la cosa giusta da fare? 550 Fallout: Equestria — Parte II «Dannazione, Littlepip!» Velvet Remedy improvvisamente si arrabbiò con me. Perché era arrabbiata con me? «Monterey Jack non se lo merita! Hai salvato la vita di quel miserabile bastardo e lui ti ha ripagato cercando di fotterti! Non riuscirà a fregare anche la tua felicità!» Mi ritrassi dal linguaggio di Velvet Remedy così come dalla sua rabbia. «Concordo,» disse semplicemente SteelHooves. Alla fine reagii, concentrandomi su Velvet Remedy. «Non importa! Non importa se merita di essere salvato o no. Chiunque sul campo di battaglia, disse Fluttershy, giusto? Quello stallone ha dei bambini! Due puledri ed una puledra. Cosa pensi che gli succederà se lui muore? La Tenpony Tower ti è parsa il tipo di posto che comprende la beneficenza? Qualcuno di voi ha visto un orfanotrofio là dentro, mentre eravate in giro a fare compere?» Mi voltai verso Calamity e SteelHooves. «Non importa cosa posso perdere se lo faccio. Ma che mi dite di quello che perderò se non ci provo nemmeno?» Qualche volta, per fare quello che è giusto, devi diventare la cattiva di turno. Tutti i miei amici si allontanarono di un passo da me. Si guardarono l’un l’altro come se si stessero chiedendo chi dovesse parlare per primo. Alla fine SteelHooves fece un passo avanti. «Bene allora, qual è il piano?» Con un grosso sospiro di sollievo (e sentendomi all’improvviso così stordita che dovetti combattere per non cadere in ginocchio), spiegai: «Ho ancora uno StealthBuck. Entro di nascosto. Lo colpisco con un dardo. Solo uno; il veleno lo paralizzerà per qualche ora ma non avrà effetti permanenti. Poi forzo la serratura e lo faccio fluttuare sulla mia schiena. Userò la mia levitazione per diminuire il suo peso. Finché lo sto effettivamente trasportando l’incantesimo di invisibilità dovrebbe coprirci entrambi, proprio come copre le mie bisacce.» Capitolo Diciannove — Tradimento 551 Gli occhi di Velvet Remedy erano umidi, ma fece un passo avanti. «In questo caso abbiamo qualcosa che dobbiamo fare prima che possa godermi il mio bagno.» La guardai dubbiosa, ma speranzosa. «Dobbiamo fermarci da quel banco di lavoro, così puoi costruire una nuova pistola a dardi.» Ero morta sui miei zoccoli. Riuscivo a malapena a rimanere alzata; il banco da lavoro sembrava ondeggiare sotto di me. Velvet Remedy era però al mio fianco, incoraggiandomi gentilmente. Il suo atteggiamento sembrava essere completamente cambiato dopo che avevo menzionato i bambini. Ero sorpresa ma assolutamente compiaciuta. «Va bene. Ce la puoi fare. Solo concentrati.» Annuii alla voce di Velvet mentre incollavo con la colla prodigiosa i pezzi di apparentemente casuale spazzatura per formare una potente arma fatta a zoccolo. «Ecco. . . ha solo bisogno di asciugare, ora.» Velvet Remedy annuì e si strofinò leggermente contro di me. «Il tuo cuore è sempre al posto giusto, Littlepip.» Si ritrasse, dandomi un sorriso triste. «La tua mente forse non tanto. Ma ho imparato a credere al tuo cuore. . .» Guardò in basso, strisciando il suo zoccolo sul pavimento. «Ci tengo a te, sai.» Sentii il mio cuore palpitare e la mia testa ondeggiare. Che cos’era? Non era lei che cercava di ferire Calamity. Ci stava provando con me? Dopo avermi spinto il giorno prima verso Homage? No. . . dovevo stare interpretando male. Guardai altrove, dolorante perché sapevo che Homage era così vicina. I miei occhi catturarono un lampo di rosso nell’angolo più lontano sotto una coperta. «Ehi. . . uh. . . Velvet, quello è il tuo carretto?» chiesi, 552 Fallout: Equestria — Parte II sospettando che l’avesse lasciato lì la mattina prima. Immaginai Homage trovarlo e metterlo con cura da parte, anche coprendolo. . . anche se per prima cosa non riuscivo a ricordare Velvet portarlo dentro. La guardai di nuovo, ed il pensiero mi abbandonò. Era bellissima e triste da far male al cuore. I suoi occhi stavano brillando di nuovo, ma cambiò argomento. «Per quanto?» deviò, guardando di nuovo la pistola a dardi. «Oh, la colla prodigiosa è. . .» cercai una buona parola e fallii. «Prodigiosa. Nessun tempo affatto. Diamine, è probabilmente pronta già adesso.» «Hai tutti i dardi che ti servono?» «Dovrebbe servirmene uno solo.» Anche se, dovevo ammettere, nello stato in cui ero me ne sarebbe occorsa qualche dozzina. Sarei stata fortunata a colpire la porta di un granaio. «Fammi vedere,» tubò Velvet. Feci fluttuare fuori uno dei miei dardi avvelenati e lo infilai nella pistola a dardi. Velvet Remedy avvolse la sua telecinesi attorno ad essa e la sollevò al suo occhio, controllando l’allineamento. Mi venne in mente che un’arma non letale come la pistola a dardi avrebbe dovuto esercitare un certo fascino sulla mia amica più pacifista. Mi ricordai delle mie precedenti preoccupazioni. Quanto avrebbe potuto beneficiare Velvet, psicologicamente e spiritualmente, dall’essere in grado di gestire i nemici senza bagnare ulteriormente gli zoccoli di sangue e morte? Dannazione, perché non ci avevo pensato prima? Mi voltai verso di lei, con sulle labbra la promessa che le avrei fatto una pistola a dardi. E mi bloccai smarrita. Velvet Remedy aveva la pistola a dardi puntata dritta su di me. Non lo sapeva che non era sicuro? Thwap! Ow! Aprii la bocca, con parole di sorpresa che mi si gelarono sulla lingua. Velvet Remedy fece cadere una lacrima quando disse «Mi dispiace, Littlepip.» Capitolo Diciannove — Tradimento 553 Cosa. . . Cosa stava succedendo? Il corno di Velvet Remedy si illuminò un po’ di più. Sentii il cigolio mentre il piccolo carretto rosso si avvicinava, fermandosi dietro di me. Velvet Remedy si avvicinò e mi diede una spinta gentile con uno zoccolo, scaricando il mio corpo paralizzato sul carretto. Mi aveva sparato di proposito! Quando Velvet Remedy sollevò la coperta sopra di me, coprendo il mio corpo, giurai che l’avrei uccisa. Non so quando persi conoscenza. L’ultima cosa che ricordavo era il sentire la vibrazione dell’ascensore attraverso le sponde metalliche del carretto. Un carretto che, devo annotare, era veramente scomodo. Non avevo potuto vedere nulla, e l’unica cosa che potevo annusare era la dannata coperta. Mentalmente avevo realizzato che avrei dovuto essere ribollente di rabbia o tremante di preoccupazione, forse addirittura dovevo temere per la mia vita. Ma ero troppo malata e troppo esausta per avere ancora qualche emozione. Probabilmente mi ero addormentata. Mi ritrovai a svegliarmi con l’orrendamente familiare sensazione di essere legata ad un tavolo medico. Un lampo di panico mi percorse, portandomi a forzarmi contro le cinghie che mi tenevano giù mentre immaginavo che lo psicotico dottore ghoul si fosse in qualche modo rigenerato e mi avesse catturato di nuovo. Con l’aiuto di Velvet Remedy! Collassai indietro, con un dolore nero che cresceva nel cuore. Come aveva potuto farlo? La credevo mia amica! Realizzai quanto completamente orribile mi sentissi. Oltre il dolore al cuore, oltre il mal di testa ed il malessere fisico. Mi sentivo profondamente ed insopportabilmente sbagliata dentro. Era così che si sentiva la Contaminazione? Gettai indietro la testa sul cuscino (un poco sorpresa che i miei rapitori avessero pensato di darmene uno). 554 Fallout: Equestria — Parte II Sopra di me un qualche pony aveva inchiodato un poster al muro. Una giumenta molto giovane vestita con un’uniforme da infermiera rosa a strisce gialle mi guardava, dicendomi come non avessi bisogno di diventare un Ranger d’Acciaio per essere un eroe. Apparentemente eroiche posizioni quali «Tecnico allo Svuotamento Padelle» e «Pagliaccio del Reparto Tumori» mi stavano aspettando. Non la fabbrica della Red Racer. I miei occhi vagarono smarriti. Il letto medico a cui ero legata era isolato da delle tende. Potevo vedere le sagome dei pony che si muovevano dall’altra parte. L’unica cosa assieme a me era uno strano terminale blippeggiante e diversi tubicini di plastica che portavano liquidi dentro e fuori il mio corpo. Una delle ombre era Calamity. Potevo dirlo dalla forma del suo cappello. Dannazione, NO! Non anche lui! Celestia e Luna li dannino entrambi al bruciante. . . «Eccheddiamine,» sentii parlare Calamity, rivolto ad uno degli altri pony nella stanza, «Ricordi quando abbiamo parlato riguardo al farlo nel modo giusto? Beh, questo. Non. Lo. È.» «Pensi che volessi farlo?» La voce di Velvet Remedy mi arrivò attraverso le diafane tende che mi chiudevano via. C’era angoscia nella sua voce. Bene! «Littlepip mi ha forzato lo zoccolo.» «Ed esattamente come l’ha fatto? Mi pare di ricordare che fosse a malapena in grado di camminare dritta.» All’improvviso il mio corpo iniziò a sembrarmi davvero pesante. Come se una grossa coperta di piombo mi stesse schiacciando. «Non essere ingenuo! L’hai sentita. L’esecuzione di Monterey Jack è domani. Si sarebbe fatta buttare fuori da questo posto prima che avessimo qualsiasi possibilità di convincerla a fare il trattamento.» Oh. Ecco cos’era. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma la pesantezza mi coprì le palpebre e non riuscii a tenerle aperte. Capitolo Diciannove — Tradimento 555 Quando mi risvegliai di nuovo mi sentivo. . . meglio. Ero stanca e debole, affaticata fino alle ossa, ma in una maniera che sentivo normale. Il mal di testa ed il malessere erano andati. Potevo vedere, ascoltare, sentire, pensare. Chiaramente. Non c’era nebbia contro cui combattere. Cercai di sedermi, ma ero ancora fermamente legata al letto medico. Fui presa da uno scatto di panico ma lottai per reprimerlo. Non ero di nuovo là. Non ero nel laboratorio del ghoul pazzo. Era differente. E se avessi continuato a ripetermelo, magari il mio corpo avrebbe mi ascoltato ed il mio cuore avrebbe rallentato fino alla normalità. Mi sdraiai, sentendomi già esausta per lo sforzo di alzarmi. Non avevo l’energia per combattere ma ne avevo abbastanza per cominciare ad incazzarmi. I soli amici che avessi mai avuto nella mia vita avevano cospirato contro di me. Velvet Remedy mi aveva paralizzato. Mi avevano legata ad un letto in una clinica a mala pena un giorno dopo la mia terrificante esperienza con il dottore ghoul. Mi avevano costretta a. . . Per la grazia dell’esilio lunare, io sapevo di avere un problema. Non è che fossi stupida. Semplicemente. . . Diamine, sarei venuta lì da sola. Eventualmente. L’avrei fatto; avevo semplicemente avuto cose più importanti, più pressanti. . . Un’ombra si mosse fino al divisorio, ed una delle tende venne scostata. Un pony di terra marrone scuro trottò nella mia piccola prigione. Dietro di lui potevo vedere Velvet Remedy rannicchiata su una panchina. Il suo corno stava brillando ed una sfera di memoria era appoggiata sulla panca di fronte a lei. Si era nuovamente ritirata nella Sfera di Fluttershy. Dee! Come se Velvet Remedy non avesse problemi di suo. Sentii qualcosa di duro nel fondo del mio stomaco. Avevo ogni diritto di essere furiosa con lei, e lo ero. Ma non potevo odiarla. Invece, anche con la rabbia addosso, provai una fitta di preoccupazione per lei. «Bene, buongiorno,» disse lo stallone. «Sono il Dottor Helpinghoof. E tu, mi è stato detto, sei Littlepip. Come ti senti questa mattina?» 556 Fallout: Equestria — Parte II Diressi la mia rabbia verso di lui. Non sapevo quanta se ne meritasse, ma era almeno un po’. Dopo tutto aveva decisamente acconsentito di sottopormi alla sua cura contro le dipendenze senza il mio permesso; ero paralizzata in quel momento. In più era molto, molto conveniente. «È un nome veramente stupido.» Il dottore non colse nessuna delle offese volute. «Sì, suppongo tu abbia ragione. Cambiai il mio nome quando decisi di rilevare la clinica. Le Cliniche Helpinghoof erano centri pre apocalittici per l’aiuto e la riabilitazione. Forse è stato presuntuoso da parte mia.» Sospirai e scossi la testa. «No. Questo. . . ha senso.» Il Dottor Helpinghoof era un. . . omaggio alle Cliniche Helpinghoof. Sentii mio malgrado un sorriso arricciarmi la bocca. Lo combattei, trovando nuovamente la mia giusta ira. «Perché sono legata?!» domandai. Helpinghoof rispose cordiale, «Il trattamento delle dipendenze richiede una pulizia completa del tuo corpo. Davvero, non vorresti staccare nessuno dei tubicini mentre il processo è in corso. Potresti causarti dei danni permanenti.» Oh. «Ma perché sono ancora legata?» «Beh, onestamente perché la prima reazione della maggior parte dei pazienti nella tua posizione è di galoppare via. E fin troppo spesso assimilare altra di qualsiasi droga da cui li abbia appena ripuliti.» «La scelta è mia, non è vero?» «Sì, è certamente vero. E con amici come i tuoi non ho dubbi che domani ti ritroveresti di nuovo qui, se lo facessi. Potrei trarre un profitto costante da te.» Guardai il soffitto. «Ho bisogno di nuovi amici!» Stavo rapidamente esaurendo quelli che non mi avessero sparato. «Quell’atteggiamento non è inaspettato. Nessuna buona azione, e tutte quelle stronzate,» disse il dottore. «Ma nel tuo caso ti terrò legata fino a che non sarò sicuro che tu non voglia fare qualcosa di troppo stancante.» Gli rivolsi un’occhiata nera, ma la accolse con una scrollata di spalle. Capitolo Diciannove — Tradimento 557 «Quando sei arrivata qua la dipendenza dalle Ment-ali Party-Time non era certo il tuo unico problema. Stavi soffrendo di una severa esposizione alle radiazioni. Per non menzionare una piccola dose di avvelenamento da manticora. Ed il tuo corpo era chiaramente passato attraverso abbastanza traumi nelle ultime poche settimane da essere sull’orlo di cedere. Ho dovuto fare un sacco di lavoro prima di poter rischiare anche solo di iniziare il trattamento.» Il dottore parlò con onesto avvertimento, «Queste procedure ti hanno lasciata in uno stato debole e fragile. Guarirai propriamente, ora. Ma devi prendertela comoda per almeno i prossimi giorni. Nessuna attività stancante.» Rimasi calma mentre elaboravo la cosa. In che cattive condizioni ero stata? E se io ero messa così male, com’erano messi gli altri? «Dottore, i miei. . . ‘amici’? Hanno passato quello che ho passato io. Per favore, hanno bisogno anche loro del suo aiuto.» Helpinghoof annuì. «Lo so. La tua amica unicorno ha già insistito. Il Ranger d’Acciaio non mi lascia neppure dare un’occhiata, ma ho già avuto sia Calamity che Velvet Remedy sul mio tavolo mentre tu ti stavi riprendendo.» Naturalmente. SteelHooves non avrebbe voluto che qualche pony realizzasse cosa fosse. «Staranno bene?» «Fisicamente, sì,» disse il dottore. «Anche se sospetto che il loro grado di guarigione emotiva spetti più a te che a me.» Fantastico. Scaricate anche quel peso su di me. Non avrei nemmeno avuto l’opportunità di incazzarmi con loro. «Ora, voglio parlare un poco delle dipendenze,» mi informò Helpinghoof. Perfetto. La ramanzina. E mi aveva pure legato per farmela. «Dovresti ormai aver notato che i tuoi sensi e processi mentali sembrano più chiari e più limpidi. Non iper potenziati come quando eri sotto l’effetto delle droghe, ma comunque molto meglio rispetto a quando eri in astinenza. Ho ragione?» A malincuore, annuii. 558 Fallout: Equestria — Parte II «Questa è la spiacevole altra faccia della medaglia delle Ment-ali Party-Time. Sono un acceleratore mentale composto da piante mistiche native solo nelle terre delle zebre, e forse nella Everfree Forest. Non importa quanto spesso le usi, saranno sempre efficaci come la prima volta. Quello che la maggior parte dei dipendenti da MPT non realizzano, tuttavia, è che l’astinenza degrada le tue capacità mentali. Più ne prendi, peggio starai quando non sarai sotto il loro effetto. I pony che le hanno prese per anni hanno raggiunto il punto in cui riescono a malapena a muoversi senza la droga nel loro corpo.» Helpinghoof sorrise finemente. «Lo stato di chiarezza in cui ti trovi adesso è in realtà come sei sempre stata prima della tua dipendenza dalle Ment-ali Party-Time.» Che cosa? Ero così prima? Ma mi sentivo molto più all’erta. Era tutto così chiaro. Era così facile pensare. Non iper veloce come quando ero fatta di MPT, ma comunque facile. Se ero così prima delle MPT, perché sembrava una cosa nuova? E perché non ero stata in grado di dire. . . Ma in realtà ero stata in grado di dirlo. Sapevo che qualcosa non andava da tanto tempo. Sentii una lacrima nel mio occhio e mi chiesi da dove fosse venuta. Guardai il dottore. «Ora, posso darti consigli, ma non posso fare in modo che tu li segua,» continuò il dottore. «Hai assolutamente bisogno di stare lontana dalle Ment-ali Party Time. Non sarà facile. Il tuo corpo ed il tuo cervello potrebbero non bramarle più od averne bisogno, ma la maggior parte delle dipendenze da droga sono tanto psicologiche quanto fisiche. Quindi non posso dirti che non sarà difficile. Ma da quel che ho sentito hai una forte volontà, ed hai forti amici che ti possono aiutare a superarla.» Annuii lentamente, senza veramente voler ascoltare la cosa, ma sapendo che ne avevo bisogno. «E ti raccomando fortemente di stare lontana dalle normali Mentali, o se è per questo da qualsiasi altra sostanza che crei dipendenza. Buck, Rage, Dash. . . tutte loro. Le Ment-ali Party Time sono la droga Capitolo Diciannove — Tradimento 559 che crea più dipendenza là fuori, ma tante altre non sono molto meglio. E con la tua storia familiare sei molto più suscettibile alle dipendenze della maggior parte dei pony, quindi il mio consiglio è di starne semplicemente lontana.» Iniziai ad annuire nuovamente e mi fermai. Aspetta. «Che cosa centra la mia famiglia in tutto questo?» «La predisposizione verso le dipendenze può essere ereditaria,» mi informò Helpinghoof. «La tua amica Velvet Remedy mi ha detto di tua madre.» «Mia madre?» Non ne aveva alcun diritto! «Era un’alcolista, non è vero?» Digrignai i denti, guardando tutto tranne il dottore. Lui aspettò pazientemente fino a quando la mia bile e la furia si furono placate abbastanza da rispondere, «Beh, il suo cutie mark era un bicchiere di sidro di mele forte. Che cos’altro sarebbe dovuta diventare?» «Lo sai che i cutie mark non controllano il tuo destino, vero?» Distolsi semplicemente lo sguardo. Non sarei stata trascinata in una discussione su mia madre. Anche se mi avessero tenuta legata per giorni. Oh merda. Monterey! Quanto a lungo ero stata priva di conoscienza? Tentai di guardare l’ora nel mio PipBuck ma la mia zampa anteriore era legata. E, ricordai rapidamente, il mio PipBuck era in ogni caso morto. «Dottore,» dissi, cercando di non sembrare troppo ansiosa. «Quanto manca prima che Monterey Jack sia giustiziato?» Per favore, Luna, dammi la forza. . . Il dottore strabuzzò gli occhi. «Il proprietario del negozio di formaggi? È stato due ore fa.» Sentii un peso della dimensione di una fioriera cadermi nello stomaco. Seguito da un’incudine. «Perché, lo conoscevi?» Avevo fallito. 560 Fallout: Equestria — Parte II Velvet Remedy fu la prima a visitarmi, fresca da Fluttershy-landia. Parlò cauta, trottando sui gusci d’uovo. Mentre lo faceva il suo corno si illuminò, rimuovendo le cinghie che mi tenevano giù, una alla volta. Resistetti all’impulso di prenderle la gola. Nessuna attività stancante, aveva detto il dottore. «Non mi aspetto che tu mi perdoni. . .» stava dicendo Velvet. «Bene,» interruppi duramente. «Perché non lo faccio.» Lei trasalì al suono delle mie parole, ma continuò ostinata, «. . . o che le cose tra di noi si sistemeranno. Ma mi aspetto che tu capisca il perché. E capire perché l’abbia dovuto fare ora.» «Perché hai sentito di doverlo fare ora, vuoi dire,» sputai. «E contro la mia volontà.» «Non avresti ricevuto l’aiuto di cui avevi bisogno da sola. Questo potrebbe essere l’unico posto nelle intere Terre Devastate d’Equestria in grado di aiutarti, ed eri sul punto di gettare tutto alle ortiche.» «Avevo già capito di avere un problema,» replicai. «Avrei chiesto aiuto.» «Oh?» chiese Velvet Remedy, intrappolata da qualche parte fra shock e l’incredulità. «Quando?» «Dopo che ci siamo schiantati. L’ho realizzato allora. Ed avrei probabilmente chiesto aiuto dopo aver dormito un po’.» «Conveniente.» Si girò dandomi la schiena. Non avevo bisogno di vedere la sua faccia per dire che stava nascondendo le lacrime. Potevo sentirle nel tremore del suo respiro, lo vedevo nei sussulti del suo petto. Arrrgh! Volevo farla a pezzi con i miei denti. . . ma allo stesso tempo non potevo sopportare di vederla ferita. E sapevo che se le avessi parlato ancora, l’avrei ferita soltanto di più. Forse se lo meritava, ma non volevo infliggerle maggior dolore. «Velvet, non hai bisogno di stare qui.» Si passò uno zoccolo sul viso prima di guardarmi. I suoi occhi erano rossi e gonfi, ma non mi lasciò vedere le lacrime. Capitolo Diciannove — Tradimento 561 «Perché per quel che hai fatto, i figli di Monterey Jack sono senza un tutore e presto saranno senza una casa,» dissi austera, fissandola. A suo merito, rimase immobile ed incassò. Avevo chiesto al dottore che cosa ne sarebbe stato di loro. Avevo avuto ragione sul fatto che la Tenpony Tower non avesse niente di simile ad un orfanotrofio; ricordai le parole del dottore: secondo Helpinghood la Tenpony Tower è una «meritocrazia», non una comunità socialista. Coloro che non si sono guadagnati il diritto di rimanere, e che non possono permettersene il privilegio, non possono rimanere. I puledri e la puledra sarebbero stati buttati fuori dalla Torre alla fine del mese. «Così devi aiutarmi a sistemare la cosa. Manda qui SteelHooves. Ho bisogno di parlare con lui. E fagli portare le mie bisacce e la mia bardatura da lavoro. Ho bisogno di far ripartire il mio PipBuck per poter inviare un messaggio agli Artigli di Alanera. Ci restituirà il favore che ci devono; gli farò portare i bambini allo Spaccazoccolo.» Mi accigliai. Non era l’ideale, ma era dannatamente molto meglio di quello che i piccoli avrebbero affrontato da soli nelle Rovine di Manehattan. «Sarà tuo compito dare la notizia ai figli di Monterey, e persuaderli ad andare.» Gli occhi di Velvet Remedy si spalancarono, riconoscendo immediatamente quanto emotivamente doloroso sarebbe stato il compito che le avevo assegnato. Ma lei annuì, accettando il fardello come ricompensa dovuta. «Mi dispiace così tanto, Littlepip,» disse Calamity, con la testa fra gli zoccoli. Si era infilato nella tenda non appena Velvet Remedy era andata via. Feci un profondo respiro e mi sedetti con cautela. Era uno sforzo farlo, ma la testa rimase chiara ed i miei intestini non sussultarono. Era una beatitudine non essere ammalati o sotto gli effetti dell’astinenza. 562 Fallout: Equestria — Parte II «Non hai niente di cui scusarti, Calamity,» dissi, anche se il pony arrabbiato nel retro della mia testa aveva qualche opinione differente. «L’ha fatto Velvet. E lei. . . aveva ragione a volermi aiutare. Avevo bisogno di aiuto.» Calamity alzò lo sguardo su di me. Ero scioccata nel vedere un profondo dolore nei suoi occhi. «No, Littlepip. Sono quello che si deve scusare di più. È tutta colpa mia! Sono quello che in prima battuta ti ha dato quelle mentine maledette dalle zebre.» Scorregge solari infiammate. Calamity aveva ragione. Per la prima volta considerai cosa l’avermi visto perdere la testa in quelle cose dovesse aver fatto a lui. Era stato dilaniato dal dolore per tutto il tempo? Oh Celestia misericordiosa, che cosa avevo fatto ai miei amici? Stancante o no, mi spinsi fuori dal letto medico e lanciai i miei zoccoli anteriori attorno a Calamity, strofinandomi contro il suo collo. Non avevo parole, nessuna idea di cosa dire. Ma sperai che se lo avessi abbracciato abbastanza a lungo, avrebbe capito quanto lui fosse perdonato, e quanto io fossi dispiaciuta. Avevo un sacco di scuse da fare. «Come stai tu?» chiesi a SteelHooves mentre collegavo il mio PipBuck alla sua armatura potenziata magicamente usando gli strumenti dalla mia bardatura da lavoro. «Non dovresti essere tu quella a cui ogni pony lo chiede?» chiese la voce profonda di SteelHooves. «Sono stata. . . assuefatta per tanto tempo,» ammisi. «Mi sono persa delle cose. Cose ovvie. O, almeno, sono stata troppo lenta nell’arrivarci.» Deglutii. «Per esempio, mi avevi detto che il Ministero della Tecnologia fondò la Four Stars. E poi hai scoperto che cosa hanno fatto. Non riesco ad immaginare quanto debba averti colpito. . .» «Ho. . . affrontato la cosa,» tagliò corto SteelHooves. Capitolo Diciannove — Tradimento 563 «Ma non avresti dovuto affrontarla da solo.» Scossi la testa. «Mi sono concentrata su Velvet Remedy e Calamity, e non ho nemmeno visto che tutti i miei amici stavano soffrendo. Non solo quelli rumorosi.» SteelHoohes nitrì. «Grazie, Littlepip. Ma, come ti ho detto, la sto gestendo.» Annuii, rispettando la sua determinazione. Il mio PipBuck bippò, domandando la mia attenzione. «Va bene. Ma sono qui per te. Davvero qui, adesso,» aggiunsi. «Se posso aiutare in qualche modo. Se ti serve semplicemente un qualche pony con cui parlare.» «Preferirei di no.» Mi zittii. Per la successiva mezz’ora mi concentrai nel far funzionare nuovamente il mio PipBuck. Quando ebbi finito il piccolo dispositivo da zampa operava più fluidamente ed efficentemente di quanto avesse fatto in mesi. Feci levitare il trasmettitore fuori dalle bisacce e mandai il messaggio ad Alanera. Era infastidita dal lavoro che le chiedevo ma più sollevata per averla contattata così velocemente, restituendo il favore con qualcosa che non era niente di peggio che un fastidio. «Per il Grande Uovo, bimba, sono mezza tentata di dire che questi sono tre favori. Ma poi dovrei capire quanti in più te ne dovrei per averci fatto d’aggancio con le operazioni di Gawdyna allo Spaccazoccolo. Mi sentivo come se qua mi avessero tirato le ali per un po’.» «Grazie, Alanera. Velvet Remedy farà in modo che i piccoli pony ti aspettino alla stazione Four Star della Tenpony Tower.» Terminai la trasmissione. SteelHooves rimase silenzioso per un po’. «Sei sicuro. . . ?» iniziai a chiedere mentre mettevo via i miei attrezzi. «Littlepip, sei il genere di giumenta che mi fa desiderare di essere un pony migliore.» Suonava. . . triste? «Solo un’altra giumenta mi ha mai fatto sentire così. E presto o tardi sei destinata ad imparare, proprio come fece lei, che non sono un pony migliore.» SteelHooves uscì dalla clinica di Helpinghoof. 564 Fallout: Equestria — Parte II «Dov’è SteelHooves?» «Sei sicura di poter stare alzata, Littlepip?» chiese Calamity, con gli occhi che si spalancavano per la preoccupazione quando irruppi nella suite. «Sai dove sia?» Dopo che SteelHooves se n’era andato ero semplicemente rimasta a fissare il vuoto. Ci vollero diversi minuti perché la sensazione d’affondamento mi spingesse pienamente all’azione. E per allora avevo perso traccia di lui. «Uh. . . beh, l’ultima volta che l’ho visto stava parlando con Capo Stellatriste.» No! Mi voltai e galoppai verso l’ascensore. Mi ci volle troppo—davvero troppo—per trovare la porta per il seminterrato. Mi spinsi oltre il punto dove sarei dovuta collassare, gareggiando con un orologio invisibile. Quando trovai la porta il mio stato di allarme si intensificò. Sarebbe dovuta essere chiusa a chiave. Invece la porta era socchiusa. Mi fiondai all’interno, poi mi fermai, appoggiandomi ad una fredda parete di cemento, lottanto con la perdita di fiato. Il seminterrato era un disordinato labirinto. I muri laggiù erano troppo spessi perché il mio Eyes-Forward Sparkle potesse individuare dei pony, amici o nemici, oltre la stanza in cui ero. Ero costretta a cercare con la sola vista. Alla fine, in una stanza sul retro, trovai un pesante gruppo di porte sotto un antico segnale di avviso la cui pittura si stava sfogliando: Rifugio di Emergenza Solo Unicorni Autorizzati Come l’ingresso al seminterrato anche quelle porte erano aperte. Il mio PipBuck si illuminò. Un pony amico. Capitolo Diciannove — Tradimento 565 «SteelHooves?» Accesi la luce del mio PipBuck e vidi il Ranger d’Acciaio nelle tenebre, di fronte ad un’altra grossa porta fatta d’acciaio spesso, con inserita una minuscola finestra in vetro rinforzato. C’era un pannello di controllo a pochi centimetri dal suo zoccolo destro alzato. «SteelHooves!» chiamai, ansimando, con una fitta bruciante al fianco. «Non farlo!» Il Ranger d’Acciaio abbassò il suo zoccolo blindato e si voltò per guardarmi. «Non fare cosa?» chiese con così tanta noncuranza che avrei voluto urlare. «Non lasciarli entrare!» Il Ranger d’Acciaio piegò la testa. «Oh. Non ti preoccupare, Littlepip. Nessun pony passerà da questa porta. Mi sono assicurato che non possa mai più essere usata.» Cosa? Oh. Oh, grazie alle Dee! Collassai sul freddo pavimento di pietra, sentendomi come se non sarei mai più stata in grado di alzarmi. Ma andava bene. Tutte le mie paure erano state nella mia testa. SteelHooves trottò verso di me. «Hai davvero pensato che avrei lasciato entrare i pony zombie? Che avrei permesso che tutti gli innocenti pony della Tenpony Tower perissero? Tu proprio non mi conosci per nulla, davvero.» Trottò oltre di me, lasciandomi lì. No, ammisi, sentendomi completamente umiliata tanto quanto mi sentivo oltre l’essere esausti. No, non conoscevo SteelHooves. E forse era tempo che la smettessi di pensare male dei miei amici. Iniziare a fidarmi di più di loro. Erano veramente dei buoni pony. E stavano davvero cercando di aiutare. I miei pensieri vennero interrotti da un colpo. La faccia di Capo Stellatriste apparve dall’altro lato della finestra. La carne era stata strappata dal lato della sua testa. Potevo vederlo fissare l’interno con disperazione ed orrore, mentre colpiva l’altro lato della porta. 566 Fallout: Equestria — Parte II Poi i pony zombie gli furono di nuovo addosso, tirandolo via dalla finestra mentre lo facevano a pezzi, mangiandolo vivo. Nota: Nuovo livello. Nuovo vantaggio: Galoppo del Pony Mietitore—Se uccidi un bersaglio mentre usi il SATS, il 25% dei tuoi PA sono ripristinati dopo essere usciti dall’incantesimo. Questo di solito ricaricherà il tuo incantesimo di puntamento abbastanza per usarlo nuovamente immediatamente per almeno un altro attacco. Capitolo Venti Dietro il Sipario «Posso fare qualcosa per te?. . . O a te?» Fallimento. Non avevo potuto salvare Monterey Jack. Non avevo potuto impedire a SteelHooves di uccidere Capo Stellatriste. Stavo deludendo i miei amici e chi aveva bisogno di me. Realizzare quel che avevo fatto con la mia dannata dipendenza a chi mi era più vicino mi colpì nel profondo. E per quanto volessi infuriarmi con Velvet Remedy era colpa mia se Monterey Jack era morto. L’avevo ucciso con una mentina. In effetti l’avevo ucciso con un sacco di mentine. Le mangiavo come fossero. . . dannazione, avevano proprio il sapore delle caramelle; quanto cazzo era sbagliato? Ero fisicamente esausta e mentalmente sopraffatta, sul punto di piangere. Mi ci volle molto tempo per rialzarmi dal pavimento e prendere la via del ritorno. Il seminterrato era enorme, caotico, labirintico. Presi una svolta sbagliata e mi ritrovai in una stanza piena di generatori a magiscintilla, metà dei quali erano in funzione e davano l’impressione che la stanza stesse vibrando. Una fila di essi, sulla parete più lontana, era bruciata ed annerita, con la copertura metallica crepata. Un generatore esploso scintillava casualmente, dando all’aria un sapore elettrico. Lo scheletro di un pony, tagliato in due da un mucchio di frammenti metallici, riposava a qualche metro da essi. Una cianografia ingegneristica sulla parete mi disse che quelli erano i generatori che davano energia alle difese mistiche del Ministero. Avevano dato le loro vite per salvare l’edificio ed i suoi abitanti dalla bomba al fuoco magico di Manehattan. . . beh, tutti tranne uno sfortunato pony della manutenzione. 567 568 Fallout: Equestria — Parte II Mi chiesi quale fosse stato il di lei (o di lui) nome. Quel pony aveva una famiglia? Sapevano che cos’era successo? Tutto irrilevante dopo duecento anni. Un’ultima lacrima. Tornai sui miei passi e finalmente trovai la via d’uscita. Quando varcai la soglia del seminterrato fui accolta da due guardie della Tenpony Tower. «Littlepip. Devi venire con noi.» Li guardai, poi voltai lo sguardo verso la porta aperta dietro di me. Stavo per essere arrestata? Un peso mi affondò nel cuore. Dovevano pensare che io fossi responsabile della scomparsa del Capitano Stellatriste. Erano stati. . . veloci. Ma in effetti poco prima stavo correndo in giro come una pony impazzita e poi ero lì, abbandonando la scena del crimine. Perché oggi non poteva andare peggio. Annuii alle guardie, senza dire nulla, e mi feci scortare agli uffici di polizia. Ci ero già stata prima. Mi chiesi se ci fosse qualcuno dei pony coi quali avevo giocato a fare la seduttrice per poter avere una conversazione privata con Monterey Jack. Non avrebbero avuto bisogno di giustiziarmi, sarei morta dall’imbarazzo. Una cosa era certa. Non avevo intenzione di dire nulla. Sapevo cosa aveva fatto SteelHooves, ma a cosa avrebbe portato puntare lo zoccolo? Avevo imparato la lezione con Monterey Jack. Dei pony si girarono per fissarmi mentre marciavo attraverso il Commissariato della Tenpony. Fui in grado di sentire a metà i sussurri che seguirono il mio passaggio. Riconobbi alcune delle guardie in servizio, inclusa quella a cui avevo parlato dolcemente per farmi dare la matita con cui poter buttare giù tutte le idee che il mio cervello pieno di MPT mi faceva elaborare. Lasciai cadere la testa, volendo strisciare. Alzai lo sguardo quando passammo vicino a diverse guardie pony che parlavano con SteelHooves. Da quel che sembrava era lì di sua spontanea volontà. Questo non prometteva nulla di buono. «Qui dentro, prego,» disse uno dei miei accompagnatori. Per mia sorpresa la porta spalancata di fronte a me non portava ad una cella, Capitolo Venti — Dietro il Sipario 569 ma ad un ufficio di bell’aspetto, con pannelli di finto legno, e pieno di scaffali. «Si accomodi. E non si preoccupi. Qualche pony sarà da lei fra poco.» Guardai verso di lui, confusa. «Scusa per i ritardi. Abbiamo avuto da fare con il Capo; non sei la nostra priorità, oggi.» Ero così stanca che sprofondai sul piccolo divano in ufficio e non mi mossi, aspettando per quelle che mi parvero ore. Controllai il mio PipBuck. Si stava facendo tardi. Avevo fame. Ed ero confusa. C’era una piccola radio in un angolo della scrivania. L’accesi, volendo perdermi nella musica di DJ Pon3. Invece rimasi scioccata nel sentire il rombo della profonda voce di SteelHooves uscire dalla radio. «Io non sono un eroe. «Se state cercando un eroe, guardate al Capo Stellatriste. Si è sacrificato coraggiosamente per salvare tutti voi. Vorrei solo aver potuto salvare lui. «Sceriffo Codaputrida stava radunando un vero e proprio esercito di pony-zombie nei tunnel di manutenzione che circondano la Tenpony Tower. C’è una porta nel seminterrato attraverso la quale lo sceriffo stava per liberarli sugli innocenti abitanti di questa torre. Sarebbe stato un massacro. Gli Artigli assunti dal Capo vennero a conoscenza di questa minaccia, ma non erano soddisfatti di come la situazione fosse precipitata (quando incontrai gli Artigli erano notevolmente meno rispetto a quando Capo Stellatriste li aveva assunti), cosi hanno omesso di informare il capo di tutto questo lasciando le vostre vite in pericolo. «Quando ebbi informato il capo, insistette per scendere ad indagare sulla storia degli Artigli. Trovammo la porta e ci avventurammo all’interno, con l’intenzione di far in modo che non potesse venire aperta dall’esterno. Stavano distruggendo il terminale che controllava la porta di accesso 570 Fallout: Equestria — Parte II alle gallerie di manutenzione quando i pony-zombie ci attaccarono in massa. Solo la mia armatura mi ha salvato. «Ricordo ancora le ultime parole di Stellatriste: mi ordinò di fuggire, chiudere la porta e di assicurarmi che fosse disattivata pure dall’interno della Torre. Rimase indietro, lottando fino alla fine, sacrificandosi per darmi il tempo necessario. Per fare in modo che Tenpony fosse, ed ora è, sicura.» Fissai la radio. Per la criniera di Celestia, in realtà si stava tirando fuori da tutto questo, non è vero? C’era tanta verità intessuta nella storia che avrebbero esitato ad aprire un’indagine. Ed ogni pony si sarebbe chiesto se mettere in dubbio l’eroismo di Capo Stellatriste. Sapevo che era andata diversamente, ma io ero l’unica a saperlo, e sarebbe stata la mia parola contro la sua. La mie molte parole da non-cittadino. Non che avrei detto nulla. Avevo già fatto l’errore di andare su questa strada. Ora dalla radio usciva la voce di DJ Pon3. «. . . Da un’intervista di un’ora fa con uno dei miei fedeli assistenti. Il Corpo di Polizia della Tenpony ha confermato il racconto del Ranger d’acciaio basandosi su una voce del computer lasciata da Capo Stellatriste. . .» Oh. Aspetta. . . è per questo che era trotterellato qui dentro? Le mie abilità di scassinatrice sembravano praticamente uniche nel loro genere, ma dubitavo che la mia capacità di forzare un terminale fosse altrettanto rara. E se qualche pony poteva farlo, chi se non un «cavaliere del Ministero della Tecnologia»? Era solo una supposizione, un sospetto, ma mi colpì come SteelHooves coprisse le sue basi. Una parte di me quasi ammirava quello di cui era capace. Una parte di me era arrabbiata per il fatto che stesse usando la trasmissione di Homage, dedicata alla verità delle terre devastate (non importa quanto possa far male), per diffondere le sue menzogne . Spensi la radio. Capitolo Venti — Dietro il Sipario 571 Finalmente un qualche pony arrivò per parlarmi. Il disinvolto gentilpony che prese posto dall’altra parte della scrivania era un unicorno bruno e screziato, con gli occhiali sul naso ed una pergamena come cutie mark. «Mi dispiace di averla fatta aspettare. Mettiamoci al lavoro, va bene?» Annuii con aria cupa. Non ero più curiosa di sapere perché ero qui. Volevo solo che finisse in fretta, così avrei potuto andarmene. L’unicorno levitò alcune pergamene dalla scrivania e le aprì. «Ora, si deve essere consapevoli che ci sono delle spese che devono essere contabilizzate. Il costo della corda utilizzata per appendere Monterey Jack era di trenta tappi di bottiglia. . . roba fine, di prima qualità. Il costo per il carnefice era 25 tappi di bottiglia. Poi ci sono le spese di cremazione. . .» Lo stallone mi guardò da sopra gli occhiali. «A meno che, naturalmente, non preferisca gettare il suo corpo agli uccelli in mezzo alla strada.» Il suo tono suggeriva che sarebbe stato visto come incivile, ma che era tenuto a notificarmi la possibilità. «La cremazione è di per sé 100 tappi, più ulteriori 57 per il contenitore di base. . .» Lo fissai con crescente comprensione. Stavo per pagare l’esecuzione di Monterey Jack? Ero sbalordita. Come in Equestria poteva avere senso? Ma, pensai mentre affondavo nella depressione, aveva senso. . . La sua morte era colpa mia. Perché non avrei dovuto pagare per questo? Ascoltai scoraggiata l’elenco di commissioni, spese ed oneri legali che cresceva e cresceva. «. . . Un anno di affitto sia per il negozio di formaggi che per le sue stanze private. Ammontano a settemila e duecento tappi di bottiglia. Tutte insieme, le spese necessarie ammontano ad un totale di nove mila e quarantasette tappi di bottiglia.» Lo fissai con sguardo assente per un momento. Poi annuii. Con un sospiro gli chiesi: «In quanto tempo devo pagare tutto questo? Non ho tutti quei soldi.» Come gruppo avrei potuto avere facilmente più 572 Fallout: Equestria — Parte II del doppio, ma non me la sentivo di prendere una così grossa somma di tappi di bottiglia da quello che era il denaro di Calamity e Velvet Remedy (oltre che di SteelHooves, anche se mi sentivo meno in colpa per questo). Il gentilstallone si limitò ad sbattere gli occhi. Perfetto. Per i loro standard ero povera. «Voglio dire, probabilmente potrei pagare circa la metà adesso. . .» Guardandomi in modo strano, lo stallone mi informò: «È già stato tolto dai conti. Purtroppo Monterey Jack non aveva fondi sufficienti a pagare tutto in tappi, quindi è stata confiscata una discreta quantità di beni personali per l’asta in accordo con. . .» e monotamente enunciò tutto il legalese che mi passò alto sopra la criniera. La confusione strapazzò i miei pensieri. Quindi non avrei dovuto pagare per l’esecuzione di Monterey Jack? Ed allora perché mi avevano portato qui per dirmi tutto questo? Pensavano che volessi sapere, per poter gongolare? Avevo l’obbligo giuridico di gongolare? Il gentilpony mi stava fissando. Una smorfia gli apparve sul viso. «Beh, ho appena perso quella scommessa,» mormorò tra sé. Poi, rivolgendosi a me, «Lei non ha idea del perché sia qui, vero?» Scossi la testa. «Monterey Jack è stato condannato per tentato banditismo. Lei era il pony che aveva cercato di derubare. Pertanto, alla sua morte, tutte le proprietà sono legalmente state intestate a lei.» Cosa? Aspetta. . . COSA!? Era già abbastanza brutto quando pensavo di stare per essere punita; avevo fatto pace con questo, perché per il mio fallimento e la mia stupidità l’avevo non di meno meritato. Ora stavo per venire ricompensata per questo? No! Il mondo non poteva essere così tanto andato a puttane! Mi rifiutavo di accettarlo. Lo stallone mi guardò. «Sinceramente, c’è un certo numero di pony che pensa che la confessione di Monterey Jack possa essere nata più dalla magia del suo corno che dal peso della propria coscienza,» mi mise al corrente. Mi ricordai dei sussurri mentre passavo. Certo che lo Capitolo Venti — Dietro il Sipario 573 pensavano. Qualunque pony che fosse a conoscenza di questa contorta clausola di legalese avrebbe sospettato di me. Persino io non ero stata in grado di capire perché Monterey Jack avesse confessato fino a quando non avevo parlato con lui in privato. Lo stallone legale continuò, «Io personalmente avevo scommesso dei buoni tappi sul fatto che fosse una sorta di piano preparato tra lei e Monterey Jack.» Si accigliò nuovamente. «Chiaramente no.» Rimasi immobile sentendo ciò. «Cosa? È morto. Che sorta di piano avremmo potuto escogitare?» Lo stallone alzò le spalle. «Tutti noi sappiamo che Monterey Jack non era a posto da quando sua moglie era morta.» Dopo che Clarinet morì, io ero tutto quello che gli rimaneva. «Clarinet, giusto?» chiesi, e lo stallone legale annuì. «Ha menzionato sua moglie. Cosa le è successo?» «Girava voce che ci fosse una Scuderia intoccata da qualche parte a Fetlock. Qualche mese fa stavano cercando di trovarla. Niente; nessuno ha. . .» Il mio cuore fece un tuffo. Era assurdo sentirmi colpevole per aver trovato io stessa la Scuderia Ventinove, non è vero? «. . . è stata uccisa da una manticora. Secondo Monterey Jack lui aveva ucciso la cosa, ma non prima che pungesse entrambi riducendo lei davvero male. Poveri com’erano avevano abbastanza anti-veleno solo per uno e lei insistette che lo usasse per sè stesso. Con le sue ferite, secondo Monterey, lei probabilmente non ce l’avrebbe fatta anche se glielo avesse dato.» Lo stallone scosse la testa. «Ovviamente questo è solo come lo ha raccontato Monterey. Ma non mi era mai parso che lo stallone mentisse.» Dolce, misericordiosa Celestia. Lo stallone legale si schiarì la gola e tornò ai documenti di fronte a lui. «Tornando agli argomenti nei nostri zoccoli; anche escluse le tasse e le deduzioni le rimangono ancora gli appartamenti privati, l’atto e 574 Fallout: Equestria — Parte II la licenza commerciale del negozio ed una modesta quantità di mobili per la casa. Naturalmente ci sono due questioni che devono essere affrontate.» Era così sbagliato. Non poteva essere che stessi guadagnando beni dalla tragedia di Monterey. Io proprio. . . non potevo accettarlo. Non me lo meritavo. «In primis, naturalmente, c’è il semplice fatto che non è una cittadina della Tenpony Tower. Essendo così non le è permesso operare attività commerciali all’interno della Torre. Normalmente occorrono svariati anni per guadagnare la cittadinanza. Ma con lo status giuridico di queste proprietà, se presenta la domanda adesso, dovrebbe riuscire ad ottenere la cittadinanza in poco più di un anno.» Guardò da sopra gli occhiali, bloccandomi con un’occhiata. «È comunque raccomandazione di quest’ufficio che venda l’atto e la licenza di comercio del negozio a qualche giumenta o gentilpony che abbia la cittadinanza. Tirare su una bella sommetta e farla finita.» Annuii. Mi chiedevo, a Homage sarebbe stato utile un ex negozio di formaggi? «La seconda riguarda i figli di Monterey Jack. . .» Le mie orecchie scattarono. Cos’era questa? «. . . a cui è legalmente concesso di rimanere negli appartamenti privati fino alla fine del mese. Quindi nonostante lei possegga legalmente la proprietà, mi dispiace ma non le sarà possibile buttarli fuori fino al primo del. . .» Mi sentii come se mi avesse colpito un pianoforte. Secondo le fottute contorsioni legali della Tenpony Tower ero io quella che avrebbe cacciato i puledri e le puledre di Monterey Jack nelle mortali terre devastate! Stavo finalmente vedendo oltre il velo. L’esecuzione di Monterey Jack avrebbe trasformato me, l’eroina che i suoi figli adoravano, nella pony che gli avrebbe rubato la casa subito dopo che loro padre era morto. Il calcio definitivo mentre erano a terra. A meno che, naturalmente, non avessi fatto qualcosa al riguardo. . . Capitolo Venti — Dietro il Sipario 575 . . . esattamente come avevo già fatto. Mi ero presa cura di loro prima che questa trappola scattasse. Guardai lo stallone mentre un nuovo sentimento bruciava via la mia depressione: rabbia. «Mi ha giocato!» Urlai ai muri della mia suite, ribaltando telecineticamente tutti i letti. Gli occhi mi bruciavano per le lacrime. Il mio cuore martellava con rabbia. «Mi ha incastrato!» Creai un tornado di coperte nella stanza. «Ero la buona puledra sempliciotta1 che sapeva di poter manipolare. Ed aveva ragione!» Pestai con tutti gli zoccoli. Le coperte si attaccarono alle finestre e scivolarono giù dai vetri. Odiavo Monterey Jack. Lo volevo morto. Ma era già morto, e non ero una pony che poteva cambiare idea e reindirizzare la sua frustrazione sui suoi figli. Aveva così ragione sul mio conto. Allora avevo invece diretto la mia furia contro la stanza, ed ero grata che nessuno dei miei compagni fosse lì attorno per vedermelo fare. Era troppo. La vergogna della mia dipendenza, il dolore di come avessi ferito i miei amici, il tradimento nelle azioni di Velvet Remedy, ed ora Monterey Jack mi fotteva a quattro zoccoli dall’oltretomba. Scagliai una delle mie bisacce contro il muro. Se la levitazione avesse avuto una reale forza alle spalle probabilmente avrei potuto fare un buco nel muro. Invece la bisaccia si limitò a sferragliare contro la parete, aprendosi e rovesciando il suo contenuto. Il valore di una vita di MentAli Party-Time piovve giù sul pavimento. La scorta dalla cassaforte di Pinkie Pie. 1 Nell’originale, the goody four-shoes filly. Riferimento a Little Goody Two-Shoes, personaggio di una storia per bambini, variazione di Cenerentola. 576 Fallout: Equestria — Parte II Guardai la pila di scatolette, gelandomi sul posto. Mi occorse solo un istante per trasferire tutta la mia rabbia ed il mio dolore contro le droghe. Prima che me ne rendessi conto ero nel bagno, rovesciandole nell’acqua della toilette scatoletta dopo scatoletta, maledicendo loro e me stessa per tutto quello che insieme avevamo fatto alla mia vita. Sciacquo. Ecco andato il valore di un mese. Sciacquo. Eccone un’altra dozzina. Ne stavo buttando via un valore incalcolabile in tappi di bottiglia. . . e buon viaggio. Non avrebbero avuto la possibilità di far del male a nessun altro pony. Sciacquo. Ecco che se ne andava quello a cui mi ero permessa di diventare dipendente. Sciacquo. Quello che avevo lasciato si insinuasse tra me ed i pony che mi erano più vicini di quanto qualsiasi familiare fosse mai stato. Stavo piangendo così forte che potevo a malapena vedere cosa stessi facendo. Ma non ne avevo bisogno. Sciacquo. Sciacquo. Sciacquo. L’ultima scatoletta di Ment-ali Party-Time galleggiò di fronte a me, in bilico sul water, aperto. Dovevo solo rovesciarlo e tirare lo sciacquone. La cosa più semplice del mondo. Un gioco di telecinesi da puledri. Capovolgere e tirare l’acqua. Ma la scatoletta rimaneva lì, senza muoversi. L’ultima scatoletta. Per tutto il danno che avevano fatto. . . che io gli avevo lasciato fare. . . le Ment-ali Party-Time avevano salvato la mia vita e quella dei miei compagni. Più di una volta. Dovevo tenerne una scatola? Solo per le emergenze? Capitolo Venti — Dietro il Sipario 577 Ma se ne avessi presa anche solo una avrei rischiato di cadere di nuovo nella dipendenza. Era bastata solo la prima volta. E non potevo farlo a me stessa. Non ero Monterey Jack. Non ero disposta a fregarmi in questo modo. La scatoletta cominciò a inclinarsi. E se fosse stata proprio quella lucidità mentale l’unica cosa in grado di salvare i miei amici? Se ci fosse stata in gioco la vita di Calamity? O di Velvet? O di SteelHooves? Non varrebbero il costo del mio sacrificio? Sì. Certo che lo varrebbero. La scatoletta si alzò e prese a levitare verso di me. Ma. . . avrei potuto far loro qualcosa di simile? Metterli di nuovo in quella situazione? E tenere anche solo una confezione non sarebbe stato come tradirli? La scatoletta si fermò, fluttuando sopra al bordo del water. «Littlepip?» la voce di Homage mi sorprese dall’entrata del bagno. La mia magia implose, lasciando cadere la scatoletta nel water, contenitore metallico e tutto il resto. Guardai verso di lei, spaventata, con gli occhi rossi e gonfi, conscia di apparire un completo disastro. Homage entrò nel bagno, tranquilla ed elegante nel suo vestito. Mi spostai indietro, tentanto di non toccarla con il mio sudicio corpo. Non mi permise di allontanarmi. Mi afferrò, stringendomi al suo petto. Non riuscii più a contenermi, e scoppiai a piangere. Sentii la confezione di metallo sollevarsi mentre Homage lo levitava fuori dall’acqua per gettarlo nella pila degli altri vuoti. Sciacquo. Ad un certo punto Homage mi portò via dalla mia suite conducendomi su verso l’Ateneo dove lei viveva. Fece partire della musica tranquilla e 578 Fallout: Equestria — Parte II mi stette vicino, lasciando la trasmissione di DJ Pon3 ad una ripetizione di canzoni priva di notizie. «Quanto ci vorrà prima che questa notizia faccia il giro?» chiesi seccata mentre il sole tramontava. Homage mi rivolse uno sguardo dolce ma di rimprovero. «Pony Ripara-tostapane prende a calci l’Assuefazione—maggiori informazioni all’inizio dell’ora?» Il grazioso unicorno grigio mi diede un colpetto con il muso. «Seriamente? Non credo sia qualcosa di adatto alle onde radiofoniche, non credi?» Le sorrisi con gratitudine. «Lascia che ti prepari qualcosa da mangiare,» disse Homage prima di lasciare il mio fianco. Realizzai quanto stessi davvero morendo di fame. Non avevo mangiato per. . . quasi due giorni? Homage faceva vergognare i ristoranti della Tenpony Tower con la loro buccia di banana fritta e quant’altro. Semplicemente, cucina deliziosa. E non le importò di cucinare ancora quando finito di mangiare ero ancora affamata. Dopo cena mi sentivo stanca ed emotivamente svuotata, senza considerare che non ero ancora completamente piena, ma avevo abbastanza energie per aiutarla a pulire. «Dove hai imparato a cucinare in questo modo?» chiesi, considerando che non avevamo nessuno con la metà del suo talento in viaggio con noi. Fui quasi tentata di suggerirle di unirsi al nostro gruppo (e non solo per il cibo) ma sapevo che c’era bisogno di lei, qui. Tutte le Terre Devastate d’Equestria dipendevano da DJ Pon3. «La mia giovinezza criminale,» accennò strizzando un occhio. La spintonai con lo zoccolo, e lei spiegò. «Io ero davvero un’assistente dell’ultimo DJ Pon3. È così che indossai il suo mantello quando lui si ammalò; ero l’unica che lo conosceva. L’incantesimo della voce magica era già passato a ben cinque DJ Pon3, quindi le terre devastate non avrebbero notato lo scambio.» Annuii, proprio come sospettavo. Capitolo Venti — Dietro il Sipario 579 «Dopo aver guadagnato il mio cutie mark passai diversi anni vagando attorno alle rovine di Manehattan ed oltre insieme a Jokeblue, un’amica fidato. . .» L’amica, realizzai, quella che aveva menzionato precedentemente. «. . . l’area da qui a Fillydelphia non era mortale come è oggi. Andavo a caccia di sfere della memoria da dare a DJ Pon3, nella speranza di trovare nuova musica o qualcosa di utile per la trasmissione. Facendo altre commissioni per DJ Pon3. Mi guadagnai un posto nella Torre. Lungo la strada imparai a sopravvivere. Cucinare, manutenzione delle armi, un sacco di pratica a violare terminali ed aprire casseforti e porte.» Pensai a tutte le violazioni e tutti gli scassi che avevo fatto, guidati principalmente dalla curiosità e dalla necessità di esplorare e conoscere. Anche se quello che avevo imparato non significava gran che. Come se mantenere la memoria fosse un riconoscimento ed un omaggio al passato. «Jokeblue era quella che sapeva gestire le armi e disarmare le trappole. . .» Homage si spense come se l’avesse colpita un ricordo doloroso. «Tu. . . vuoi parlarne?» Homage sorrise, con una lacrima negli occhi. «. . . molte trappole. Qualche crudele bastardo aveva riempito di esplosivo un passeggino, usando il cadavere di un puledro appena nato e la registrazione del pianto di un piccolo per attirare le vittime.» Mi ritrassi, innorridita. «Nel momento in cui fu abbastanza vicina da capire che il piccolo era morto, fu troppo tardi per correre. Cercò di disarmarla, ma. . .» La voce cara dell’unicorno si interruppe, soffocata. Ora era il mio turno di consolare Homage. Mi allungai sul letto di Homage mentre lei mi faceva un massaggio. Od aveva imparato un sacco dalla nostra visita alla spa, od aveva fatto 580 Fallout: Equestria — Parte II pratica. Ad ogni modo era meraviglioso! Se fossi stata una gatta avrei fatto le fusa. La sentii premersi contro di me mentre si chinava per sussurrarmi all’orecchio. «So che il dottore ti ha ordinato di rilassarti e non sforzarti. Lo stai ad ascoltare come la maggior parte dei suoi pazienti.» Annuii, non volendo realmente parlarne. O davvero di qualsiasi cosa. Quello che stava facendo coi suoi zoccoli era divino. Li stava premendo in cerchi contro il retro delle mie zampe alla base della groppa. Non con l’abilità delle pony professioniste della spa, forse. Ma in maniera indicibilmente più deliziosa perché era Homage a farlo. «Quindi non mi scuserò per l’aiutarti a disobbedire ancora.» Non avevo idea di cosa stesse. . . oh SALVE! Boccheggiai quando sentii la sua lingua in posti in cui prima di allora l’avevo solo immaginata. Il piacere esplose in tutto il mio corpo. Ed aveva solo iniziato. Questa si sarebbe decisamente dovuta qualificare come attività faticosa2 . Mi misi a sedere, spaventata, ed il mio sguardo fu attratto dalla finestra buia. Di fianco a me Homage si rigirò nel letto, aprendo un occhio mentre sollevava le coperte con la magia. «Littlepip?» chiese, mezza addormentata. Le dissi che credevo di aver visto un lampo verde fuori dalla finestra. Mi ricordò di quello che avevo intravisto nella nebbia circa una settimana prima. 2 In questo punto si inseriscono gli eventi narrati nell’Interludio. Si ricorda che quest’ultimo è un capitolo con contenuti sessualmente espliciti, scritto da Pacce sulla base di materiale originariamente utilizzato da Kkat e successivamente eliminato dalla stesura definitiva. Al di là delle parti «hard» l’Interludio presenta una serie di dialoghi tra Littlepip e Homage molto importanti per la metamorfosi della loro infatuazione in un vero e proprio amore. Capitolo Venti — Dietro il Sipario 581 «Probabilmente è solo una fenice di fuoco magico» concluse Homage, rannicchiandosi vicino a me. «Ce ne sono molte a Manehattan» «Sì,» annuii. «ma ho come l’impressione che questa ci stia seguendo.» Passammo il mattino seguente insieme. Homage si alzò abbastanza presto per prepararci la colazione. E di nuovo due ore più tardi si infilò nella Stazione di Trasmissione di Emergenza. Le news questa volta includevano un resoconto del mio «coraggioso ed eroico salvataggio» degli Artigli di Alanera, con annesse congratulazioni di DJ Pon3 per aver di nuovo schiacciato due uova con uno zoccolo—a quanto pare, ero stata Io a mettere fuori gioco tre alicorni, con le mie sole forze, facendo anche esplodere una base di predoni. Nascosi la testa sotto le lenzuola. La cosa non mi avrebbe dovuto sorprendere (in effetti mi sarei sorpresa di più se Calamity non avesse accosentito a lasciare a me tutto il merito). Homage aveva dimostrato di divertirsi davvero a farmi contorcere. In ogni modo a lei possibile. Fu impegnata per quasi un’ora, lasciandomi coi miei pensieri. Quando ritornò avevo ormai deciso con riluttanza di toccare un argomento delicato. L’opale nero. «Quell’oggetto?» mi chiese, capendo subito di cosa stavo parlando. Mi aspettavo che mi chiedesse perché lo volevo, ma invece «Come sapevi che ne avevo uno?» Mi morsi un labbro. «Un. . . conoscente vuole che glielo ‘procuri’.» Distolsi lo sguardo, per poi ricondurlo ai suoi occhi. «Ero molto tentata di dire semplicemente a quel pony di fottersi. Ma ho pensato che avrei potuto chiederlo. Per favore, sentiti libera di dire di no. Non voglio che si interponga niente fra di noi per il momento. O, a dire il vero, mai.» Homage mi scrutò per un dolorosissimo attimo, poi sorrise. «Cara, l’unica cosa che si è interposta fra noi nelle ultime ore è stato il sudore. 582 Fallout: Equestria — Parte II Ma devo pure portare avanti un’attività, per quanto vorrei poter battere la fiacca. Non ti criticherò certo perché tu fai lo stesso.» Feci un sospiro di sollievo. «E sì, puoi averlo.» Colse la mia sorpresa con uno sguardo ardente. «Ho anche un regalo per te. Ma l’opale nero. . . vedilo come una sorta di anticipo. Ho una missione per cui voglio ingaggiarti.» I miei occhi si spalancarono per la sorpresa. «Qualsiasi cosa.» Rise. «Potresti cambiare idea dopo che ti avrò detto di cosa si tratta. Ma. . . tu ed i tuoi amici state pianificando di dirigervi a Fillydelphia, giusto?» La gioia nella sua voce si spense appena pronunciò quel nome. Annuii con decisione. «Sono ancora convinta che qualcosa si stia aggravando nelle terre devastate di Equestria. Qualcosa che riguarda Occhiorosso e gli alicorni. So che sono in giro da un po’ di tempo,» le dissi. Abbastanza da rendere SteelHooves noto ai mostri come il Poderoso Cacciatore di Alicorni, in maniera sarcastica. Indagando sulla mia teoria continuai «Gli alicorni sono in giro da molto tempo, giusto? Ma, stavo pensando, non sono diventati molto più comuni?» Homage riflettè sulla cosa. «Dieci anni fa non ne avevo mai nemmeno sentito parlare. Ora sono ovunque a Canterlot, e quest’anno ne ho notato apparire diversi gruppi perfino nei pressi di Manehattan.» Annuii di nuovo. «Appena scopro cosa sta succedendo, DJ Pon3 sarà il primo a saperlo,» le promisi. «E subito dopo anche tutta Equestria,» giurò Homage. «Anche se potrei usarti come marionetta3 . . .» sospettai che l’allusione fosse voluta. «. . . se porti a termine questa non-così-piccola missione per me. Ricordi quel bancone pieno di schermi vuoti nella STE?»Li avevo notati quando mi aveva fatto entrare per la prima volta nello STEMSA ed avevo dato un’occhiata in giro. Glielo dissi. «Quelli sono le trasmissioni provenienti dalla torre di Fillydelphia. Occhiorosso ha preso il controllo di quella torre, od almeno di quel 3 Nell’originale, I might get a foreleg up on you, ovvero «potrei infilarti una zampa». Capitolo Venti — Dietro il Sipario 583 tre percento a cui normalmente ho accesso, e mi ha escluso. Se vai in quella direzione voglio che tu attacchi un dispositivo di disabilitazione al mainframe nella stazione della torre. Questo permetterà a DJ Pon3 di riavere finalmente occhi