42° Congresso Nazionale SIBioC
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42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 001 ACCURATEZZA DELLA DETERMINAZIONE DELL’EMOGLOBINA TOTALE IN CO-OSSIMETRIA NELLA GESTIONE DEL PAZIENTE ANEMIZZATO 002 CLINICAL AND ANALYTICAL EVALUATION OF THE EPOC BLOOD-GAS ANALYZER 1 1 2 1 1 G. Introcaso , S. Faini , P. Rumi , M. Raggi , A. 1 Cavallero 1 U.O. Medicina di Laboratorio - Centro Cardiologico Monzino, Milano 2 U.O. Terapia Intensiva Post-Operatoria - Centro Cardiologico Monzino, Milano Introduzione: Gli emogasanalizzatori Point of Care (POC) misurano oltre ai parametri di emogasanalisi anche l’emoglobina totale. Scopo del presente lavoro è stato valutare l’attendibilità della misura dell’emoglobina effettuata con CO-ossimetro e il suo possibile utilizzo nella valutazione dello stato di anemizzazione del paziente nell’immediato periodo post-operatorio. Metodi: Sono state effettuate determinazioni dell'emoglobina totale ed ematocrito su 120 campioni prelevati da pazienti ricoverati in Unità di Terapia Intensiva Post-Operatoria cardiochirurgica (Tipo). I campioni, prelevati al letto del paziente utilizzando siringhe eparinate, sono stati analizzati utilizzando il CO-ossimetro GEM PremierTM 4000 (Instrumentation Laboratory). Entro 30 minuti dal test è stato eseguito un secondo prelievo in EDTA ed inviato in laboratorio per l’esame emocromocitometrico eseguito su sistema HMX (Beckman Coulter). I dati complessivi sono stati analizzati tramite regressione lineare, determinando l’accuratezza relativa con grado di associazione e grado di accordo. Risultati: Dal protocollo di confronto tra metodi abbiamo 2 ottenuto i seguenti risultati: y=1.0604x-0.4088 r = 0.96, r= 0.98 (p<0.0001), DS dei residui= 0.2; è stato calcolato uno scostamento sistematico assoluto (bias) per 4 valori di emoglobina: 7, 8, 9, 10 g/dL, bias= 0, 0, 0.1,0.2 g/dL rispettivamente. Abbiamo ottenuto la seguente equazione di regressione dell’ematocrito misurato: y= 1.1048x – 2 2.3458, r = 0.87. Per quattro valori di ematocrito pari a 21, 24, 27, 30% il bias dell’ematocrito misurato su Gem è stato 0.2, 0.1, 0.4, 0.8% rispettivamente; il bias dell’ematocrito calcolato è stato 1, 1, 1.6, 2% rispettivamente. Il coefficiente di correlazione dell’ematocrito misurato è risultato r= 0.93 e dell’ematocrito calcolato r= 0.97 (p<0.0001). Conclusioni: La misura dell’emoglobina totale POC si è dimostrata attendibile e con accuratezza elevata nella gestione dei pazienti anemizzati dopo intervento cardiochirurgico. Nella valutazione dell’anemizzazione il dato dell’emoglobina può, quindi, essere utilizzato in modo prioritario dai clinici. Bibliografia: Beneteau-Burnat B et Al. Evaluation of the Gem PremierTM 4000: a compact blood gas CO-Oximeter and electrolyte analyzer for point-of-care and laboratory testing. Clin Chem Lab Med 2008; 46(2):271-9. 1 2 2 S. Viganò , G. Vettore , S. Spadaro , M. Zilio , N. Di 2 3 2 Vitofrancesco , F. Navoni , P. Carraro 1 Dip. Interaziendale Pronto Soccorso, A.O. e ULSS 16, Padova 2 Dip. Interaziendale Medicina di Laboratorio, A.O. e ULSS 16, Padova 3 Alere S.R.L., Scorzè, Venezia The analyzer “Epoc Blood Analysis” (Alere Srl, Venice, I) is a bedside single cartridge system for the determination of blood gases, electrolytes and glucose. It provides results on blood samples in 0,5-3 minutes. It consist of a base unit for the analytical process and a handheld palm wireless connected PC that can receive the data near the patient. Our study assessed the analytical performance and potential clinical efficacy of this tool. Materials and methods: 112 consecutive patients who accessed the accident and emergency department, were qualified as ‘critical’ and needed arterial blood gases. 36% of these subjects were identified as red code priority on triage and 64% as yellow code. The most common clinical presentations were: dyspnea 36%, chest pain 20%, palpitations or arrhythmias 11%, fever or sepsis 4%; in one case the patient had acute myocardial infarction. The variables examined were pH, pCO2, pO2, hematocrit, Na, K, ionized calcium, glucose. Readings from the Epoc instrument were compared to those of a reference Rapidpoint 405 (Siemens Healthcare Diagnostics, Milan) instrument. Timeliness and therapeutic benefit from the possibility to obtain the results earlier on the Epoc instrument served as outcomes. Results: The correlation coefficients vs. reference instrument for pH, pCO2, pO2, K, glucose results were higher than 0.96. The imprecision level was consistent with the state of the art for these tests. Sigma performance metrics provided a value above 3 for the main variables. There was definite clinical benefit deriving from earlier treatment in 13% of patients, probable benefit in 42%. Conclusion: The Epoc Blood Analysis can be safely applied within the context of critical care and results in more timely treatment if a blood gas analyzer is not already available. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 389 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 003 IMPORTANZA DELLA PRE-ANALITICA NEL DOSAGGIO DI ELETTROLITI ED EMOGLOBINA: CONFRONTO TRA DIFFERENTI METODICHE ED IMPLICAZIONI PER I POCT 004 LA GESTIONE DEI GLUCOMETRI NELL’AZIENDA OSPEDALIERA BOLOGNINI DI SERIATE A CONTROLLO REMOTO IN LABORATORIO 1 1 1 1 1 M. Vidali , G. Tornotti , P. Zumaglini , C. Cerutti , G. 1 Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara I sistemi del Point-Of-Care Testing (POCT) attualmente in commercio consentono la misurazione di un ampio range di analiti, utilizzando in molti casi gli stessi principi analitici delle strumentazioni convenzionali di un Laboratorio Analisi. In questo lavoro abbiamo confrontato i valori di sodio, potassio ed emoglobina misurati tramite sistema POCT e strumentazione automatica del Laboratorio, al fine di valutare l’intercambiabilità dei metodi analitici utilizzati e l’effetto di eventuali errori pre-analitici. 3719 campioni (gen-dic 2009) sono stati analizzati per emoglobina (Hb) ed elettroliti sia su strumentazione automatica (ADVIA/Sysmex), sia con emogasanalizzatore Radiometer ABL725, entrambi localizzati presso il Laboratorio Analisi dell’Azienda. Per il confronto è stata utilizzata l’analisi di Bland-Altman, la regressione parametrica di Deming e quella nonparametrica di Passing-Bablok (Linguaggio R ver. 2.10.1, Analyse-it ver. 2.21). Per il sodio ed il potassio l’analisi ha evidenziato una differenza media (bias) tra i 2 metodi utilizzati rispettivamente di 0,0 e 0,21 mmol/l con limiti di accordo al 95% compresi tra -5,8 e 5,8 mmol/l e tra -0,37 e 0,78 mmol/l. Tale intervallo, pur compatibile con la variabilità analitica dei due metodi in studio, risulta lievemente maggiore di quella riportata in ambito internazionale. Relativamente al potassio l’analisi di regressione ha evidenziato la presenza di errore sistematico costante e proporzionale. Per l’emoglobina è stata evidenziata la presenza di importanti componenti di errore casuale (bias medio 0,84 g/dl, 95% limiti di accordo da -1,41 a 3,08 g/dl) e sistematico, come suggerito dall’analisi di regressione (intercetta -0,70 (95%IC da 0,98 a -0,43) p<0,0001; pendenza 1,13 (95%IC da 1,11 a 1,15) p<0,0001). Il nostro studio mostra una buona intercambiabilità dei metodi per il sodio e, in misura minore, per il potassio, evidenziata da limiti di accordo entro o vicini a valori riportati in letteratura o comunque clinicamente accettabili. Per l’emoglobina si sono osservati, al contrario, limiti di accordo eccessivamente estesi, suggerendo la necessità di investigare attentamente i possibili fattori, in particolare pre-analitici, che contribuiscono ad aumentare l’errore casuale e quello sistematico. 390 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 C. Perani , A. Stoppini , L. Auriemma , G. 1 1 1 1 Tiraboschi , A. Finazzi , A. Panna , R. Marchetti , L. 1 1 1 Lorusso , P. Barboglio , A. Vender 1 Medicina di Laboratorio, A.O. Bolognini di Seriate Obiettivi: implementare un' unica tipologia di glucometri nei reparti di degenza e negli ambulatori dell’Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate con garanzia di utilizzo secondo le specifiche di qualità del Servizio di Medicina di Laboratorio ( DGR Regione Lombardia 3313 del 2.2.2001 ) e con controllo remoto in Laboratorio. Dopo aver rilevato le necessità, attivato i punti rete, espletato una gara in service, si sono implementati nelle U.O e negli Ambulatori dei 4 Presidi Aziendali 46 glucometri identici STAT-STREP ditta GEPA. Si è rilasciata la password di utilizzatore al personale infermieristico formato e sono state identificate due persone di laboratorio per ogni presidio(tecnico e biologo / medico)a supporto per eventuali necessità e dotato ogni presidio di uno strumento di back-up. E’stata preordinata una procedura per l’identificazione del paziente attraverso lettura codice nosografico/codice fiscale e per il corretto utilizzo strumentale, con gestione su ogni strumento di due CQI nelle 24 ore, un controllo di linearità ogni tre mesi e adesione alla VEQ. Risultati: unica tipologia strumentale in uso nelle 43 U.O/Ambulatori dell’Azienda , unica procedura operativa rilasciata dalla Medicina di Laboratorio e adottata da 733 utilizzatori formati e autorizzati. Verifica giornaliera in laboratorio dell’attività di reparto/ambulatorio con tracciabilità sistematica dell’operatore, dei dati analitici, del CQI ; emissione di un referto cumulativo per ogni paziente. Il numero delle glicemie determinate in Azienda negli ultimi 12 mesi è di 118.000 ; il Bias calcolato sulla media dei risultati di un mese rispetto alla media di consenso dell’intera installazione è sempre inferiore al 5% per il livello 1 (x = 59 mg/dL) 2 ( x =107 mg/dL ) 3 (x= 288 mg/dL . L’imprecisione mostra un CV medio del 5 % per livello 1 e un CV medio de 4.5% per livelli 2 e 3. Bibliografia: P.Cappelletti - La logica organizzativa del point of care testing:gli elementi per la progettazione Riv Med Lab JLM, Vol 2,N1,2001 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 005 POCT: UN PROCESSO DA GOVERNARE ANCHE CON L'INFORMATICA 1 1 006 UN MODELLO TECNICO E ORGANIZZATIVO PER LA GESTIONE INTEGRATA DI DIFFERENTI TIPOLOGIE DI STRUMENTAZIONE POCT 1 V. Granero , M.R. Cavallo , E. Richetta , D. 1 1 3 4 Fortunato , M. Lasina , M. Pastorelli , G.A. Cibinel , G. 2 1 La Valle , G.l. Crudo 1 Lab. Analisi di Pinerolo ASL TO3 2 Direzione sanitaria Osp. Riuniti di Pinerolo ASL TO3 3 Rianimazione ASL TO3 4 Medicina d'urgenza ASL TO3 Scopi e Obiettivi Il progetto di riorganizzazione della rete dei POCT del Ns. Ospedale ha come obiettivi: garanzia di appropriatezza, qualità pre-analitica,identificazione e rintracciabilità univoca nell’intero processo, dall’approvvigionamento alla refertazione. Metodologia Costituita la commissione POCT ,tracciato il diagramma di flusso per il governo del processo si sono definite le responsabilità. Fondamentale, per gestire effettivamente il controllo dell’intero processo, è una rete informatica di colleghi i diversi sw. Risultati Abbiamo iniziato questa attività di governo del processo POCT sperimentando le possibili soluzioni sulla rete degli EGA L’implementazione del sw gestionale Radiance De Mori ha reso possibile il controllo e monitoraggio in tempo reale, garantendo l’acquisizione e la tracciabilità dei dati (Risultati, CQ e allarmi) mediante la sincronizzazione continua tra i sistemi. L’accesso al sw avviene mediante browser (Internet Explorer), pertanto da qualsiasi PC in rete è possibile governare il POCT senza dover necessariamente installare PC aggiuntivi.Le integrazioni informatiche e la gestione dei vari EGA di reparto garantiscono una corretta identificazione del paziente nonché una appropriata archiviazione del referto prodotto dal LA e firmato digitalmente tramite il proprio sw. È stato possibile introdurre la gestione degli Operatori con i relativi permessi di accesso anche in un contesto ospedaliero di elevato turn-over.Da qualsiasi PC infatti come Amministratore di sistema si ha la possibilità di creare/abilitare/disabilitare ogni singolo. Considerazioni conclusive Tutto ciò ha permesso l’effettiva gestione della rete POCT EGA e di: - Gestire l’accesso all’uso dello strumento per il personale abilitato, mediante identificazione automatica con codice a barre; - Identificare eventuali operazioni improprie sulla strumentazione; - Individuare e monitorare la corretta e periodica formazione ed addestramento del personale; - Individuare eventuali avventi avversi, per il miglioramento continuo della Qualità, con l’obbiettivo della minimizzazione del Rischio Clinico e Biologico - Estendere questa esperienza al sistema POCT emocromi e appena possibile a quello dei glucometri Bibliografia: ISO 22870:2006 1 1 1 A. Motta , M. Locatelli , F. Dorigatti 1 Diagnostica e Ricerca San Raffaele -LABORAFIRCCS Osp. San Raffaele, Milano Introduzione: la gestione della strumentazione POCT rappresenta una grossa sfida organizzativa per il laboratorio chiamato a guidare la valutazione e la scelta della strumentazione analitica a gestirla ed ad integrare i dati prodotti all’interno della storia clinica del paziente. Queste attività richiedono Personale dedicato alla gestione e al monitoraggio della strumentazione, l'utilizzo di differenti software gestionali in ragione delle diverse tipologie di strumenti POCT e l’implementazione di soluzioni architetturali informatiche complesse e di non facile manutenzione. Obiettivo: realizzare un sistema di controllo software indipendente dal fornitore di strumentazione POCT, capace di gestire le problematiche strumentali (malfunzionamenti, QC, ecc...) integrato con il sistema gestionale del laboratorio (LIS)ed ospedaliero (HIS), aperto a soluzioni informatiche innovative ed in grado di misurare il numero delle prestazioni eseguite con la strumentazione POCT. Materiali e metodi: è stato acquisito il software POCcelerator, middleware per l’integrazione di strumentazione analitica, prodotto da Conworx e distribuito da Siemens,sono stati acquisiti i seguenti modelli di analizzatori in uso o in valutazione presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele: 22 emogasanalizzatori RapidPoint 400/405, 1 analizzatore Clinitek,1 DCA 2000 Avantage,1 coagulometro ITC Haemocron Signature Elite, 1 glucometro Accu-chek, 1 glucometro Nova StatStrip. Risultati: tutti gli analizzatori sono stati messi in rete e connessi al middleware POCcelerator così da monitorarne la funzionalità(gestione controlli di qualità, errori strumentali ecc.) ed intervenire, in caso di malfunzionamenti, per escluderne l’utilizzo.E’ possibile ricevere i risultati relativi ai pazienti degenti e integrarli con il LIS e HIS. POCcelerator permette di rilasciare i campioni che provengano da strumentazione attiva, in regime di controllo di qualità e di tracciare tutti gli eventi legati all’esecuzione di analisi con strumentazione POCT (utente, analizzatore, SID/PID). Conclusioni: il software utilizzato, configurandosi come reale middleware soddisfa tutte le necessità previste per la gestione integrata della strumentazione POCT, permettendo di monitorare in modo centralizzato le performance di ogni singolo strumento e di integrare i dati dei pazienti con il LIS ed HIS. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 391 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 007 SENSIBILITA’ CLINICA DI DIFFERENTI ANALIZZATORI EMATOLOGICI NELLA PATOLOGIA LINFOPROLIFERATIVA 008 LA TECNOLOGIA WEB AL SERVIZIO DELLA MEDICINA DI LABORATORIO 1 1 1 1 1 V. Brescia , A. Mileti , E. Cleopazzo , A. Lopello , A. 1 2 1 Verna , L. Cazzato , F. Di Serio 1 Lab.di Patologia Clinica I, Osp. Policlinico, Bari 2 Servizio Immuno Trasfusionale, Osp. Policlinico, Bari Negli ultimi anni sono stati prodotti e commercializzati analizzatori ematologici per l’esecuzione dell’esame emocromocitometrico decentralizzato (POCT) in grado di eseguire il conteggio leucocitario differenziale (LD) completo. Scopo del lavoro. Valutare la sensibilità clinica intesa come generica capacità di distinguere i campioni normali da quelli patologici, e l’attendibilità degli allarmi nel segnalare la presenza di definite tipologie di cellule immature o atipiche, in soggetti con patologie linfoproliferative. Materiali e Metodi. Sono stati valutati 20 soggetti “normali” (utilizzati per la verifica dell’intervallo di riferimento), 20 campioni con linfopenia non “allertata”, 20 campioni con linfocitosi “ allertata”. L’esame emocromocitometrico è stato eseguito su analizzatori ematologici Advia 2120 (Siemens) e Cell Dyn Sapphire (Abbott) e su analizzatore POCT Abacus Junior. La metodologia utilizzata per la valutazione ha seguito le indicazioni riportate dallo standard NCCLS H20-A per la LD (1). Il metodo di riferimento microscopico (M.O.) per il conteggio LD ha previsto la media di 2 conte in cieco su 200 cellule. Per lo studio sono stati eseguiti test statistici di base, studi di correlazione e comparazione (BlandAltman). Risultati. Il metodo microscopico e gli analizzatori ematologici hanno mostrato ottime correlazioni nel calcolo dell’intervallo di riferimento (r > 0,83) e nella valutazione della linfopenia “non allertata” (r > 0.95). La valutazione dei campioni con linfocitosi “allertata” ha evidenziato ottime correlazioni tra analizzatori (r > 0.97) relativamente alla conta linfocitaria assoluta. Conclusioni. Lo studio evidenzia che sui campioni “normali”, linfopenici “non allertati” e con linfocitosi “allertata” vi è una buona correlazione tra i metodi per la conta linfocitaria assoluta. Il metodo POCT, non fornendo il citogramma e gli allarmi morfologici correlati non risulta sufficientemente utile per la corretta interpretazione dei quadri di linfocitosi. 1.CLSI/NCCLS: Reference Leukocyte (WBC) Differential Count (Proportional) and Evaluation of Instrumental Methods; Approved Standard-Second Edition. H20-A2. ISBN 1-56238-628-X. ISSN 0273-3099; 2/29/2008. 392 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 I. Giambini , I. Vignoli , G. Federici 1 Dip. Medicina di Laboratorio, Policlinico Tor Vergata, Roma Tecnologia WEB significa distribuzione delle informazioni in rete geografica. Non è necessario cablare o prevedere reti di grandi capacità. Il LIS acquisito dalla nostra struttura usufruisce di tutte le tecnologie destinate al mondo Internet: Cellulari, Palmari, Navigatori satellitari, PC; e delle tecniche di interconnettività wireless: GRPS – UMTS – HSDPA, WiFi/WiMax, Bluetooth Rev e 2. Il LIS integra nativamente, all’interno della sua piattaforma (Nell’Application server, più specificatamente) un Web server sempre attivo e particolarmente adatto per la gestione dei dati dai punti di periferia del sistema. Anche le interfacce WEB sono più che adattabili alle esigenze dell’Utente e sono disegnate dall’Amministratore del sistema mediante tools visuali. Il LIS, facendo leva sulla leggerezza del codice Java e sulla potenza dell’ambiente stesso. Consente la gestione totale dei dati clinici di laboratorio e la loro distribuzione ovunque sia presente una connessione Internet. Il sistema utilizza il protocollo [HTTPS]. Questo tipo di comunicazione garantisce che solamente i client ed il server siano in grado di conoscere il contenuto della comunicazione e fornisce un’ottima protezione contro eventuali intercettazioni dei dati in transito da e verso il DataBase. Il sistema è pienamente aderente agli standard IHE, i principali protocolli supportati nativamente sono: ASTM; HL7; CIC; DICOM; ASCII; PL/SQL. Il sistema è una suite integrata di applicativi per consentire la massima flessibilità e semplicità di utilizzo: Laboratorio, Centro Prelievi, Accettazione Richieste, Controllo di Qualità, Magazzino, Firma Digitale, Statistiche, WEB, Sieroteca, Sistema Esperto di Validazione, Microbiologia, Modulo Amministrativo, Modulo di gestione dell’autoimmunità, Modulo connettività aggiunto per la gestione dei Pazienti TAO. Tutte queste funzionalità sono da pensarsi nello stesso ambiente grafico. L’Amministratore del sistema ha la possibilità di personalizzare l’ambiente di lavoro dell’utente finale sia concedendo o negando l’accesso alle funzioni del prodotto. Sono presentati i notevoli vantaggi ottenuti dal Dipartimento di Medicina di Laboratorio applicando il nuovo LIS con tecnologia WEB. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 009 IL TAT PRE E POST INFORMATIZZAZIONE: ESPERIENZA NELLA MEDICINA DI LABORATORIO DELLA ASL LANCIANO-VASTO CHIETI 1 1 1 010 LABORATORI IN RETE, APPLICAZIONE DEI CODICI LOINC PER UN’INFORMATICA CON LINGUAGGIO COMUNE 1 1 1 1 C. de Fazio , M.B. Di Sciascio , C. Di Cosmo , A. 2 2 1 Rulli , A. Esposito , C. Romano 1 Lab. di Patologia Clinica P.O. S.S. Annunziata Chieti 2 Servizio qualità e accreditamento ex-ASL Chieti M. Ostorero , M. Lasina , G.L. Crudo , M.R. Cavallo , E. 1 1 1 1 Richetta , D. Fortunato , V. Granero , E. Peyronel , E. 1 Magnano 1 Lab. Analisi Pinerolo ASL TO3 Scopo del lavoro è quello di valutare il TAT del campione “urgente” dopo l’attivazione del nuovo SIL che ha portato, nella ex-ASL di Chieti, all’unificazione dei tre laboratori appartenenti a PP.OO. diversi in un laboratorio unico logico, al collegamento in rete dei reparti e dei DSB. Ad oggi sono stati collegati l'80% dei reparti (n. 20) e il 100% dei DSB (n. 8). Il vecchio sistema gestionale permetteva di calcolare e monitorare il TAT confrontando le fasi di accettazione e di stampa, essendo la modalità di trasmissione dei referti solo cartacea; il nuovo sistema prevede l’accettazione e la disponibilità diretta del referto nei reparti e nei DSB e il check-in in laboratorio. Considerando le seguenti fasi: T0 check-in, T1 validazione tecnica, T2 validazione medica, T3 stampa, l’analisi del TAT può essere scomposta in: fase 1 - validazione tecnica (T1 vs T0); fase 2 - validazione medica (T2 vs T1); fase 3 - stampa (T3 vs T0). L’estrazione dei dati dal LIS è stata possibile grazie ad una specifico software che la ditta fornitrice ha appositamente elaborato allo scopo. Dalla analisi dei dati è emerso che: 1.il tempo della validazione tecnica va da un minimo di 12 minuti (tra le ore 23 e l'1) ad un massimo di 55 minuti (tra le ore 8 e le 9) 2.il tempo della validazione medica va da un minimo di 10 minuti (tra le ore 23 e l'1) ad un massimo di 60 minuti (tra le ore 8 e le 9) 3.la stampa del referto con firma autografa va da un minimo di 30 minuti (tra le ore 23 e l'1) ad un massimo di 120 minuti (tra le ore 8 e le 9). Questo tempo, essendo i dati immediatamente disponibili on-line dal reparto dopo la validazione medica, non viene sentito come prioritario dal personale del laboratorio. Il nuovo sistema, permettendo la suddivisione in sottofasi, fornisce gli strumenti per analizzare più approfonditamente il processo e per poter apportare le relative azioni correttive. I risultati mostrano come il TAT tra pre e post informatizzazione non sia sensibilmente migliorato e che ad oggi il vantaggio è dovuto alla immediata disponibilità dei dati online ma suggerisce anche che ci sono buoni margini di miglioramento sicuramente individuabili nella fase 2. Bibliografia: Esami di laboratorio in Medicina d’Urgenza Paolo Carraro, Ivo Casagranda, Mario Plebani Scopi e Obiettivi Nel Laboratorio è essenziale armonizzare i SW applicativi allo scopo di garantire identificazione univoca e tracciabilità del dato, ma altresì è indispensabile, in ottica di creazione di reti regionali, ragionare su interconnessioni tra laboratori con sistemi diversi. In Piemonte la DGR n.19-6647 ha definito i criteri di riorganizzazione e razionalizzazione delle attività di laboratorio, ma per realizzare gli obiettivi espressi in questa delibera occorre implementare, oltre che progetti di logistica avanzata, anche progetti informatici. Per creare una rete informatica occorre usare un linguaggio comune. Ci siamo quindi posti l’obiettivo che i dati prodotti dal ns laboratorio siano utilizzabili nel progetto di costruzione della cartella elettronica centralizzata come espresso dal Progetto SIRSE redatto dall’ARESS Piemonte Metodologia Per raggiungere questo obiettivo abbiamo definito e descritto il nostro processo di gestione informatica riingenierizzandolo. Abbiamo analizzato archivi cartacei e informatici e il processo è stato descritto in diagramma di flusso per individuare ambiti di miglioramento anche in ottica di rete. In gruppo regionale si sono studiati i documenti SIRSE e LOINC forniti da ARESS per quanto riguarda la cartella clinica elettronica. Risultati Si è ottenuto un notevole snellimento delle pratiche da espletare in laboratorio per: fornire referti, elaborare dati e produrre report di gestione. Si sta lavorarndo alla mappatura delle analisi mediante i codici LOINC (Logical Observation Identifiers Names and Codes LOINC®) che consentono di aggregare nella cartella sanitaria elettronica dati provenienti da più laboratori evitando di perdere le informazioni fondamentali per l’interpretazione degli stessi (unità di misura, metodica, modalità di prelievo, materiale impiegato). Considerazioni conclusive La nostra collaborazione al progetto SIRSE fa sì che ogni aggiornamento necessario per l’evoluzione del nostro sistema informativo tenga conto anche di questo ulteriore, fondamentale passo nella gestione del dato di laboratorio: solo se si riuscirà ad implementare in tutta la regione questo linguaggio si realizzerà in pratica la rete dei laboratori. Bibliografia Progetto SIRSE sito ARESS Piemonte biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 393 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 011 LA COMUNITÀ DI PRATICA ONLINE NEL LABORATORIO CLINICO, LA NOSTRA ESPERIENZA 1 1 1 1 C. Rumori , M. Brogi , D. Tinalli , B. Sisi , R. 1 1 1 1 Palumbo , S. Salti , S. Rapi , B. Salvadori , A. 1 Ognibene 1 Lab. Generale, A.O.U. Careggi, Firenze. Introduzione Marshall McLuhan, uno fra i più importanti teorici delle comunità di pratica, nel libro “Gli strumenti del comunicare” afferma: "nel regime della tecnologia elettrica il compito dell’uomo diventa quello di imparare e di sapere; tutte le forme di ricchezza derivano dallo spostamento dell’informazione". L’elevata automazione, il turnover del personale, la creazione di macroaree che richiedono competenze sempre maggiori richiedono un veicolo dell’informazione e della conoscenza veloce e dinamico. Di seguito descriviamo l’esperienza nel settore di Chimica clinica e Immunometria del Laboratorio Generale dell’Azienda OspedalieroUniversitaria di Careggi della Comunità di Pratica Online (CPO). Materiali e Metodi Per la realizzazione della CPO abbiamo utilizzato materiale informatico open-source. La CPO è stata configurata utilizzando ATutor un open source web-based Learning Content Management System (Canada), nella piattaforma abbiamo reso disponibili alcuni strumenti come il Forum, il Magazzino file e i Link Utili e la Posta Elettronica. Risultati e Conclusioni Gli strumenti disponibili nell’area virtuale hanno permesso ai 15 iscritti alla CPO una più pronta disponibilità di numerose informazioni e documenti. In particolare il magazzino file, lo strumento più utilizzato, ha dato la possibilità di reperire facilmente: le metodiche in uso nel settore, i manuali strumentali, i verbali delle riunioni organizzative e le comunicazioni dei controlli di qualità, tutto il materiale della qualità (istruzioni di lavoro e procedure del settore e altri di pertinenza), i report del controllo di qualità esterno e materiale bibliografico. Tutti gli iscritti alla piattaforma (il personale del settore) può attingere a questo materiale e può intervenire ai forum. I forum principali riguardano i seguenti argomenti: comunicazione al personale, turni e guardie, aiuto tecnico. Tutti gli iscritti possono intervenire e gli interventi vengono notificati per e-mail. Lo spazio virtuale della CPO è risultato uno strumento valido come ausilio al coordinamento e alla gestione del settore, offre inoltre al nuovo personale la possibilità di reperire informazioni per un migliore e facile inserimento. 394 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 012 UN PROGETTO AZIENDALE PER IL MONITORAGGIO DELLA PERFORMANCE DEL LABORATORIO ANALISI 1 1 1 G. Patrucco , L. Caretto , M. Cagliano 1 Lab. Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia Osp. S. Andrea ASL "VC" Vercelli IntroduzioneAll’interno di un progetto aziendale teso ad assicurare agli utenti prestazioni di qualità, si inserisce la prima fase del progetto di laboratorio volto a valutare la qualità tecnica ed organizzativa percepita della propria attività a seguito dell’aggiornamento strumentale avvenuto per l’area di chimica clinica-urgenze. L’analisi di quest’area, conosciuta come critica per i tempi di risposta, ha utilizzato il TAT come indicatore di efficienza della fase analitica.Materiali e metodi Sono stati individuati DEA ed UTIC come U.O. da cui provengono la maggior parte delle richieste urgenti ed oncoematologia, rianimazione e diabetologia come unità a cui si deve garantire la risposta entro due ore. Il periodo di osservazione di un mese, sia per gli strumenti DimensionRxLSiemens che per DimensionVista-Siemens che li hanno sostituiti,comprende la valutazione del TAT analitico per troponina, mioglobina, CKmassa, profilo biochimico ed ematologico d’urgenza o concordato con i reparti descritti, intendendo per TAT analitico il tempo compreso tra la presa in carico della provetta e la validazione tecnica dei dati.Per avere tempi rappresentativi dell’intera giornata,essendo il presidio sede DEA di I livello,i dati sono stati estratti per le fasce orarie 7-11,14-18,18-7.Sono stati anche raccolti dati relativi alla fase pre-preanalitica, utili per la prosecuzione del progetto.Risultati Sono stati valutati 268 campioni processati su Dim.RxL con TAT di 44’per Dea,49’per UTIC,69’per diabetologia,58’per oncologia,48’per rianimazione e 217 campioni processati su Dim.Vista con TAT di 29’per Dea,26’per UTIC,65’per diabetologia,38’per oncologia,37’per rianimazione.La% di miglioramento è pari ad una riduzione del 33% del TAT in totale con valori particolarmente interessanti per il Dea con -36% e per l’UTIC del -47%.Conclusioni Il miglioramento della tecnologia a seguito dell’aggiornamento strumentale ha ridotto i tempi analitici aumentando i livelli di gradimento dei reparti. L’obiettivo di riduzione del TAT analitico è stato raggiunto mentre rimane da affrontare e sarà parte dell’attuazione del progetto la problematica relativa alla fase preanalitica.Bibliografia Plebani M,et al Lab. network of excellence: enhancing pat safety and service effectiveness. CCLM 2006;44:150 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 013 IL LABORATORIO ANALISI URGENTI IN UN POLICLINICO UNIVERSITARIO: ATTUALITA’ E PROSPETTIVE FUTURE 1 1 1 M. Galdiero , G. Tammaro , D. Chianese , F. 1 1 Scopacasa , E. Grimaldi 1 Dip. Assistenziale di Medicina di Laboratorio, A.O.U. Policlinico Federico II, Napoli. Negli ultimi anni nel Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, si è assistito ad un progressivo ma inappropriato incremento dell’utilizzo del Servizio Analisi Urgenti da parte dei Dipartimenti clinici, contestualmente ad una riduzione delle unità di personale e del budget economico.Lo scopo di questo lavoro è stato quello di individuare le cause di questo fenomeno e proporre azioni correttive atte a razionalizzare l’utilizzo del laboratorio di urgenza e migliorarne l'efficienza.E'stata fatta una analisi per il periodo 1982–2005 di:capacità ricettiva della struttura ospedaliera,tipo e numero di strutture con attività assistenziali di lunga e breve degenza specialistiche e non,tipo,numero e distribuzione oraria delle richieste di indagini,incidenza di campioni con risultati patologici,analisi del processo dalla compilazione delle richieste alla archiviazione dei risultati. Dal 1980 nell’Azienda si sono verificati una progressiva riduzione dei posti letto (da 1670 a 879 nel 2005) a fronte di un aumentato numero di accessi in cicli chiusi, nonché un incremento dell’indice di rotazione paziente/ posto letto (da 18.8 del 1980 a 37.2 del 2005) ed un aumento del numero delle richieste di analisi urgenti sul totale delle analisi (dal 14% del 1980 al 34% del 2005). Si è osservato inoltre un significativo decremento delle richieste in urgenza nei giorni di sabato e domenica in cui rimane invariato il numero di analisi richieste per campione ed il percento delle analisi rispetto al profilo completo delle analisi inventariate al Servizio Analisi Urgenti. Esaminando la distribuzione per fascia oraria del flusso di campioni pervenuti come urgenti, si è osservato un picco massimo nella fascia oraria 8-14 (56%) ed un minimo nella fascia 20–8 (12%). Una ulteriore stima dell’appropriatezza è stata ottenuta osservando la percentuale di risultati patologici: questa risulta non così elevata come ci si potrebbe attendere da esami in urgenza. Dai dati ottenuti è emersa la necessità di ridisegnare l’assetto organizzativo del Servizio e, soprattutto, di ottimizzare l’appropriatezza degli esami richiesti, con opportuni interventi. Cappelletti P. La modernizzazione dei laboratori orientata all’appropriatezza diagnostica e all’efficacia dei trattamenti. Riv Med Lab - JML 2004;2:147-63. 014 RUOLO DEL TLB NELLA GESTIONE DEL MAGAZZINO DEGLI ALLERGENI "SEMPRE IN ORDINE" 1 1 1 1 L. Nota , Y. Bevini , M. Biondi , G. Montanari , P. 1 1 1 Paolini , D. Tonozzi , N. Zelioli 1 Dip. di Patologia Clinica, Lab. di Tossicologia e Diagnostica Avanzata, Nuovo Ospedale Civile S.Agostino Estense, Modena Obiettivo: L’organizzazione del magazzino della Diag.Allergologica in vitro, pone da qualche anno la necessità di coprire tutte le casistiche (acquisti, carichi/ scarichi, statistiche) con l'obiettivo di ottenere una razionalizzazione delle scorte.Il lab.TDA ha adottato un modello interattivo, per ridurre gli sprechi di materiale non utilizzato mantenendo sempre vigile una scorta minima di reattivi/allergeni. L'integrazione dei vari supporti derivanti dell'AUSL NOCSAE Modena e da una sezione del programma che gestisce lo strumento ICAP1000, ha reso possibile la gestione delle scorte fino ad allora controllate con supporto cartaceo e visivo. Metodologia: •Programma IDM: sezione Stock Manager •Modello Centralizzato Intraziendale: acquisto, stoccaggio, distribuzione del materiale per reparti e i servizi ospedalieri •Statistiche elaborate semestralmente sulla base di:analisi dei consumi, giorni di copertura e stagionalità. Stabilita la scorta minima (calcolata da IDM, sulla base della movimentazione media per gli allergeni) e il punto di riordino per ciascun reattivo (Wash, Coniugato,Stop, Calibratori, Controlli) è iniziato il nostro percorso. Giornalmente, i reattivi di cui sopra, prelevati per il dosaggio, vengono registrati su un apposito foglio preparato per tipologia, quantità e codice prodotto, mentre i livelli di allergeni vengono aggiornati automaticamente dal programma.Una volta alla settimana l’operatore, dopo aver confrontato i propri fogli, provvede a far registrare lo scarico dal magazzino dell’ospedale, dotato di un programma che elabora i dati inseriti ed individua i reattivi da riordinare. I livelli delle scorte degli allergeni, invece, elaborati da IDM, vengono segnalati in rosso dal sistema quando entrano in scorta minima. La stampa dell’ordine avviene automaticamente e inviata al responsabile del magazzino che invia la commessa in tempo reale provvedendo all’evasione della stessa. Stampate le liste di prelievo materiale, il programma aggiorna automaticamente le scorte del magazzino. Risultati e Conclusioni:A otto mesi dall’implementazione di questo modello si è registrata una riduzione delle giacenze del 30%, con le scorte passate da 122.000 a 85.000 Euro. L’obiettivo è arrivare ad una riduzione delle giacenze del 50% senza pregiudicare l’attività del laboratorio. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 395 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 015 MANAGEMENT OF LARGE WORKLOADS IN BACTERIOLOGY: EXPERIENCE ON COMPLETELY AUTOMATED URINE CULTURE PROCESS 1 1 1 1 S. Oddera , S. Delfino , A. Galleano , O. Illiberi , P. 1 1 1 Piazzai , E. Schellino , L.C. Bottaro 1 Dip. di Patologia Clinica - U.O. Patologia Clinica, Servizio di Microbiologia, P.O. San Carlo di Voltri, ASL3 Genovese Introduction: the rationalization of the department of clinical pathology and the consequent centralization of bacteriology tests has greatly increased the workload requiring the automation of certain analytical processes. In this context, the use of an automated system for the management of urine samples may represent an excellent improvement because of the high number of requests of processing these samples and the high incidence of negative specimens. Therefore, we employed an instrument for the screening of urine samples , able to provide (negative) results as quickly as possible, to ensure traceability of the sample and to avoid errors in handling the sample. Materials and methods: urine samples were analyzed by Alfred60 and HB&L (Alifax). These instruments use the light-scattering technique to detect the activity of bacterial replication (CFU/ml). Afred60 has an "inviolable" barcode reader: the barcode reading of the primary sample coincides with its dispensing, ensuring the traceability of the sample and reducing the biological hazard for the operator. We received the urine samples from 5 hospitals and 72 ambulatories distributed over a vast territory (away until 70km from our service). Results: during the last year (May 2009 - April 2010) we processed 35,926 urine samples (daily average value:165 ± 18).The positive threshold was set at 50,000 CFU/ ml and was found in 33% (11,856 urine samples) of total samples. This value rises to 58% if hospitalized patients were considered separately. Sixty-seven percent of the samples have a clinically non-significant bacteriuria (negative test). In other words, 24,070 samples were not plated with a consequent saving of material and a reduction of personnel employed in bacteriology. Conclusion: automated screening of urine cultures using HB&L and Alfred60 allows optimization of the management staff of the bacteriology, to save money, to reduce risk exposure of the staff, and to reduce TAT (turnAround-time) providing the results of negative tests in a few hours. Indeed the results of non-significant bacteriuria are sent to our computer system directly and then to medical department in online connection. Bibliography: D. Iverson, et all., “Detection of Bacteriuria by a Rapid, Three hour,Automated Screening Method”, Poster,ASM, USA, 1999. 396 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 016 ORGANIZZAZIONE AREA SPECIALISTICA ED OTTIMIZZAZIONE DEI SUOI FLUSSI DI LAVORO: L’ESPERIENZA DEL LABORATORIO DELL’OSPEDALE DI AREZZO 1 1 1 M. Matteucci , M. Mafucci , E. Migali 1 Dip. di Diagnostica per Immagini e di Patologia Clinica, Osp. “S.Donato”, AUSL 8, Arezzo La riorganizzazione delle strutture di Laboratorio dell’AUSL8 Aretina ha reso necessario una nuova configurazione del Laboratorio Centralizzato che consentisse una gestione ottimale dei nuovi flussi analitici mantenendo alta la qualità del dato. Tale organizzazione ha previsto la creazione di 3 aree analitiche distinte: CoreLab, Ematologia/Coagulazione ed Area Specialistica. Se da una parte l’organizzazione del lavoro delle prime due aree presentava già positive esperienze con soluzioni consolidate, l’Area Specialistica non era fino ad ora mai stata affrontata nel suo insieme, integrando nello specifico i settori di Immunometria Specialistica, Infettivologia, AutoImmunità ed Allergologia. Lo scopo del presente lavoro è presentare in dettaglio l’organizzazione legata a quest’ultima area. L’esigenza era quella di trovare una soluzione che consentisse il massimo dell’automazione, organizzata con un unico gestionale e che integrasse al suo interno anche quelle linee routinarie minori che contribuiscono a formulare un referto completo per i profili coinvolti, consentendo al contempo scelte di eccellenza analitica riguardo a ciascuna specialità. La soluzione si è ottenuta con la fornitura di un sistema di automazione <aperto> FlexLab INPECO che integra: tre strumenti DiaSorin LIAISON (profili TORCH, Bone&Mineral, EBV&Infectious Disease e Specialità varie), uno strumento Siemens ADVIA CENTAUR (profilo Epatite/AIDS) e due strumenti Phadia UNICAP250 (profili AutoImmunità ed Allergologia), il tutto gestito dal middleware NEMO di Linea3 a cui s'interfacciano anche gli strumenti stand alone per la Sierologia Minore e, tramite l’host DNLAB, per l’AutoImmunità in ELISA ed IFA. L’attività annua del settore produce circa 350 mila esami (46% di TORCH/EBV/Infectious Disease/Bone&Mineral/ Specialità varie, 24% di Epatite/AIDS, 28% di AutoImmunità/Allergologia, 2% di ELISA/IFA) con circa 250 provette al giorno che arrivano tra le ore 7 e le ore 13; i tests (1200/die) per il 90% sono eseguiti in totale automazione su Flexlab; il 95% dei campioni vengono refertati giornalmente entro le ore 15. Due anni di esperienza confermano la bontà della scelta fatta che ha ridotto il TAT ed i tempi di refertazione, oltre ad aver ottimizzato le risorse umane, garantendo massimi livelli di qualità. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 017 G6PD ENZYME ACTIVITY IN EMERGENCY: IS IT FEASIBLE? 1 1 018 THE AUTOMATION SYSTEM IN THE LABORATORY: A WAY TO IMPROVE EFFICIENCY AND EFFECTIVENESS 1 M. Antenucci , A. Minucci , D. Tripodi , A. 1 1 1 1 Primerano , B. Giardina , C. Zuppi , E. Capoluongo 1 Lab. of Clinical Molecular Biology, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic Univ. of Rome, Italy Background: Glucose-6-phosphate dehydrogenase deficiency is the most prevalent enzyme deficiency, with an estimated 400 million people affected worldwide. This inherited deficiency causes neonatal hyperbilirubinemia and chronic hemolytic anemia. Although most affected individuals are asymptomatic, exposure to oxidative stressors such as certain drugs or infection, can elicit acute hemolysis. Often rapid knowledge of the G6PD enzyme activity status helps to guide the diagnosis especially in those patients where the clinical picture is unclear. The aim of this study was to make the G6PD enzyme assay fully automated, developing a precise, reproducible and specific biochemical assay. Materials and Methods: The G6PD/6PDG (Nurex) was the method chosen to be automated. This test determines the level of G6PD activity in a cell lysate. This test doesn’t use the red cell number and the hemoglobin value. After sample initial manual treatment all subsequent steps have been automated: the reagent addition, incubation, data calculation and online of the results. Results: The G6PD/6PDG test was successfully fully automated on clinical chemistry analyzer Olympus AU 2700. The intra and inter series imprecision with two controls at different concentrations showed that this test is accurate, sensitive and reproducible. Discussion: The laboratory tests required in emergency are increasing and more frequently these tests are improved according to the needs of the clinics, of the new knowledge and of the rationalization and optimization of laboratory procedure. The G6PD assay in emergency could be helpful in clarifying the clinical diagnosis. Conclusions: In an hospital where the patient number afferent to the emergency department is increasing, also considering the significant increase in immigrates due to globalization, an automated and rapid G6PD enzyme assay could be inserted in the panel of the test requires in emergency. 1 1 1 1 A.M. Basile , P. Maselli , F. Adamo , M. Basile , S. 1 1 1 1 Capozzo , F. Giorgio , D. Nardelli , A. Pavone , S. 1 Tundo 1 Div. of Clinical Pathology “Miulli” Hospital, Acquaviva delle Fonti (BARI) Abstract Job Purpose: In order to reduce cost, tat and risk in our lab an automation system was introduced in our lab organization, allowing complete serum assays consolidation. Main task of this work is to measure the variation of analytical TAT, number of tubes and FTE between old and new lab work process in the serum area. Materials and methods: Automation system is the StreamLab Analytical Workcell (Siemens) connected to: 2 Dimension Vista 1500 1 Immulite 2000 xpi 1 Advia Centaur XP 1 automatic centrifuge 1 decapper Consolidated examinations are approximately 200. The system allows checkin, decapping and sorting of samples. The analytical TAT is defined as time from check in to check out of a serum tube and data are directly downloaded from LIS. Results: • The serum tubes used for a routine clinical chemistry/, immunometria and Virology decreased by 80% (5 to 1 specimen). • Automatic centrifugal, decapping and sorting of samples allowed the elimination of manual steps at higher risk, reducing 25% exposure to biological risks. • The TAT is past: 86 to 36 m# testing routines; da72 33 m#per tests in urgency; through the interaction between the LIS and analytical tools around 80-85% of our findings are auto-validated and the results automatically issued, reducing by 49.2.9 min tat for our tests more frequent • consolidation and integration is a major benefit to optimize current employees. Conclusions: the use of automation proved to be a tool in line with the objective of the lab reorganization. Bibliografia: • Installation of a total automation system: effect on laboratory budget, personnel, and tat. T.Plecko and E. Wieland. Central Institute for Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, Klinikum Stuttgart, Germany. Clin Chem Lab med 2007; • Biochemistry and immunodiagnostic consolidation: experience from meaux hospital laboratory. E.Plouvier, M.Bogard and F.Thuillier. Biochemistry Laboratory, Meaux Hospital, Meaux, France Clin Chem Lab Med 2007; • Plebani M. Errors in clinical laboratories or errors in laboratory medicine? Clin Chem Lab Med 2006; biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 397 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 019 iRICELL SISTEMA PER L'ANALISI COMPLETA DELLE URINE: CONTRIBUTO DELLE MODERNE TECNOLOGIE ALLA RIORGANIZZAZIONE DEL SETTORE URINE 020 ATTIVITA’ DI REENGINEERING DEL LABORATORIO ANALISI DELL’OSPEDALE “F. MIULLI” DI ACQUAVIVA DELLE FONTI 1 1 1 1 1 E. Pinca , A. Grasso , C. Zarli , F. Pignatelli 1 Lab. Analisi cliniche Dr. Pasquale Pignatelli, Lecce Scopo:Valutare l'impatto sui flussi operativi e sulla produttività del settore urine attraverso l'automazione completa dell'esame delle urine Materiali: 1 sistema iRICELL 2000 (IL Milano) composto da un sistema Velocity per analisi chimico fisica e da un sistema iQElite per analisi del sedimento, collegati con un ponte e con un software che gestisce entrambe le analisi Risultati:A questo settore è tradizionalmente dedicato poco personale mentre richiede un elevato impegno manuale sia tecnico che specialistico, la scelta dell'automazione completa è stata la soluzione a queste problematiche. In una prima fase abbiamo preso confidenza con il sistema iRICELL 2000 confrontando i risultati sia con M.O. 200x che con il precedente sistema del sedimento urinario (SediMax-Menarini). Abbiamo anche valutato l'opportunità di refertare RBC e WBC non più per gradiente ma per µL per allinearci con le linee guida Abbiamo creato regole di validazione per gli elementi autoclassificati dal sistema iQElite, delle soglie di normalità sotto le quali i campioni vengono validati automaticamente. I flussi di lavoro sono stati analizzati tenendo conto: a)tempo d'analisi totale b)percentuale camp. da rivedere a video c)camp. fermati per incongruenza tra le due analisi d)eventuale revisone microscopica e)refertazione finale. Sono stati considerati circa 100 camp/g a)tempo per entrambe le analisi circa 60min b)15% revisione a video del sediemnto c)5% incongruenza tra le analisi d)revisione a M.O. inf.1% e)refertazione camp. negativi immediata e contestuale al tempo d'analisi, camp. positivi dopo revisone a video refertazione è istantanea Conclusioni:L'automazione nel settore Analisi Urine grazie al sistema iRICELL ci ha permesso di riorganizzare ed ottimizzare tutte le fasi del processo analitico migliorando la produttività e la qualità dei risultati consentendo al laboratorio di essere più rispettoso verso le raccomadazioni delle linee guida, implementando la sicurezza degli operatori. Bibliografia: DeRosa R., et al. Nuovo sistema di microscopia automatizzata delle Urine, Convegno SIMeL, 2004 398 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 A. Pavone 1 U.O.C. Lab. di Patologia Clinica, Ente Ecclesiastico Osp. Generale Regionale “F. MIULLI” Acquaviva delle Fonti (BA) L’automazione nasce con l’intento di riorganizzare i processi operativi ed i flussi di lavoro del lab. clinico. Diverse soluzioni di automazione sono disponibili, ma per la loro applicazione è necessario valutare e scegliere quella che permetta di raggiungere gli obiettivi di qualità e di servizio identificati (1). Scopo del lavoro è stato di valutare l’efficacia di un processo di consolidamento/integrazione dell’area siero attuato nel lab.analisi dell’Osp. Miulli. Materiali e metodi. Elementi di ingresso in fase di progettazione sono stati la situazione di partenza ed i fattori critici della struttura, gli obbiettivi da realizzare, la strategia di attuazione, le fasi ed i tempi di realizzazione per l’applicazione del modello. La strategia d’intervento attuata e stata l’utilizzo di una streamLab configurata con: Modulo di input/output, Modulo di trasporto, Centrifuga automatica, 2 analizzatori Dimension Vista 1500, 1 Advia Centaur xp ed 1 Immulite 2000 xpi Risultati. L’applicazione della workcell ha permesso un flusso continuo reale (212 metodi on board contemporaneamente, distribuzione e gestione automatica delle provette, dei rerun, decapping); un miglioramento dell’efficienza (% impiego analizzatori +20%, backup sempre attivo, gestione automatizzata dei fermi macchina on line); una maggiore produttività (abbassamento TAT analitico, capacità di carico provette accresciuta); maggiore flessibilità (variazioni di carico di lavoro, sorting); maggiore economicità (-35% provette siero, riduzione degli operatori); migliore qualità (tracciabilità della operatività). Discussione. La proposta di automazione, nata dall'attento esame, dalla riorganizzazione dei processi operativi e dei flussi di lavoro, ha avuto come obiettivo il miglioramento del tempo di risposta, della qualità complessiva dell'informazione di laboratorio e del contributo che questa attività deve avere nella gestione del paziente e nel miglioramento degli esiti di salute. L'automazione del Laboratorio, integrata nel flusso operativo, misurata e proporzionale all'attività effettuata potrà liberare risorse economiche ed umane. Conclusione. L'automazione permette di migliorare la gestione della diagnostica, tuttavia rimane uno strumento e non una soluzione. (1) Hawker C.D.”Laboratory Automation: total and subtotal”. Clin Lab Med, vol27. n4. 2007, pp749-770 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 021 APPROPRIATEZZA: STUDIO DI IMPATTO ECONOMICO 1 1 1 022 AUTOMAZIONE:NUOVA ORGANIZZAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE PROFESSIONALITA'-LA FORMAZIONE PER IL CAMBIAMENTO 1 R. Addobbati , G. Antonucci , E. Borin , O. Radillo 1 Dip. di Medicina Molecolare, Lab. di Immunopatologia Clinica, IRCCS Burlo Garofolo, Trieste Scopo della ricerca: Da tempo esistono le linee guida regionali (FVG) che stabiliscono in modo univoco quali siano gli approcci più corretti per la diagnostica sierologica della celiachia. Vengono individuati sulla base della letteratura internazionale principalmente due test: il dosaggio delle IgA e quello degli anticorpi antitransglutaminasi di classe A. Nel caso che il soggetto sia deficitario di IgA, evenienza rara ma non rarissima (1:400-700) si procede con il dosaggio degli anticorpi anti transglutaminasi di classe IgG. Metodologia: Nel presente lavoro sono state analizzate le richieste che afferiscono al nostro laboratorio per la diagnostica sierologica della celiachia. I dati ottenuti indicano: A) una parziale inappropriatezza descrittiva per l'utenza esterna B) una marcata inappropriatezza prescrittiva per l'utenza interna C) un impatto economico, relativo all'inappropriatezza (pazienti ambulatoriali esterni e pazienti interni) che è di circa 6600 €/anno per la nostra diagnostica Considerazioni conclusive: I dati sopra indicati sono stati raccolti dall'elaborazione di un anno di attività diagnostica, e inducono alla considerazione che è essenziale un monitoraggio costante della appropriatezza e del suo impatto economico. Riferimento bibliografico: 1. DGR 1561 del 29.6.2007 2. Tommasini A, Not T, Martelossi S, Ventura A, et al. Mass screening for coeliac disease using antihuman transglutaminase antibody assay. Arch Dis Child 2004; 98:512-5 3. Lenardht A, Martelossi S et al. Role of human-tissue transglutaminase IgG and antigliadin IgG antibodies in the diagnosis of coeliac disease in patients with selective immunoglobulin A deficiency. Dig Liver Disease 2004; 36:730-4 4. Baldas V, Martelossi S and SIGENP working groups. Serological screening of coeliac disease: choosing the best test under two years. Abstract 38 Annual Meeting of the ESPGHAN. Porto, 2005 1 1 1 M.R. Cavallo , E. Richetta , D. Fortunato , V. 1 1 1 Granero , M. Lasina , D. Curcuruto , R. 1 1 Dispenza , M.G. Boglione 1 Lab. Analisi Pinerolo ASL TO3 Scopi e Obiettivi Come tanti laboratori abbiamo lavorato per anni su strumenti automatici stand alone. Nel 2006 il passaggio all’utilizzo di una semiautomazione ha portato un grande cambiamento con l’introduzione del concetto di provetta condivisa, senza però cambiare il “vecchio” rapporto operatore-strumento e le attività classiche caratterizzanti il professionista di laboratorio. La sfida che abbiamo lanciato, introducendo un sistema completamente automatizzato è stata quella di passare ad un approccio operatore sistema che permettesse la crescita della professionalità di ognuno e lo sviluppo di attività gestionali prima ritenute non indispensabili. Metodologia Il modello organizzativo implementato con l’introduzione di un sistema full automation è quello basato sui requisiti della norma UNI EN ISO 9001:2008 e sui principi del Total Quality Management, in particolare sull’approccio per processi e sul coinvolgimento del personale. Questa riorganizzazione è stata supportata da un intenso programma formativo, riconoscendo nella formazione lo strumento più idoneo a vincere le naturali resistenze al cambiamento legate all’introduzione di una nuova cultura organizzativa Tramite la formazione è stato promosso e sostenuto il cambiamento organizzativo, gli operatori hanno acquisito capacità di agire in un sistema complesso caratterizzato da interconnessioni ed interdipendenze che richiede anche competenze di tipo gestionaleorganizzativo. Risultati Il singolo operatore e stato sostituito dal team; il singolo insieme alla sua squadra si è trasformato da semplice esecutore a gestore di un processo che controlla dalla pianificazione al monitoraggio. La nuova organizzazione ci ha consentito una migliore efficienza nella produzione analitica e di creare nuove competenze: si sono nominati i diversi process owner e referenti di POCT, approvvigionamento, sicurezza,formazione, informatica e logistica. Considerazioni conclusive I cardini della nostra nuova cultura di organizzazione sono:nuova visione delle professioni e del lavoro: il team di processo, garantire più tempo per le attività di controllo e gestione,mettersi in gioco ed assumere responsabilità. Bibliografia H. Kerzner Strategic Planing for Project Management JohnWiley&Sons, 2001 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 399 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 023 URGENCIES/EMERGENCIES’ MANAGEMENT, COMPARISON BETWEEN THE DIMENSION SISTEM RXL AND THE STREAMLAB ANALYTICAL WORKCELL 024 IL GRUPPO DI LAVORO COME PROTAGONISTA DELLE SCELTE DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ 1 1 1 A.M. Basile , P. Maselli 1 Div. of clinical pathology “Miulli” Hospital, Acquaviva delle Fonti (BARI) Introduction and aim of the study:The availability of the results of the exams in emergency/urgency is decisive for a rapid diagnosis to optimize the patients’ outcome.In the 80% of the serologic exams requests coming from the First Aid, myoglobin and troponin tests are planned.The aim of the research is the TAT, that characterizes two analytic systems: Dimension RxL (Siemens) and Dimension Vista Intelligent associated to the StreamLab Analitical Workcell ( Siemens). Materials and Methods:The comparison was carried out distinguishing one-year period experience acquired by the Clinical Pathology Lab using the Dimension RxL (Siemens), and the activity developed during the last six months with the new system Dimension Vista Intelligent, linked to the StreamLab Analitical Workcell (Sistem).The following parameters have been compared: the principle of method used, the time of execution, the type and the amount of sample used. Results The Dimension RxL (Siemens):Myoglobin -principle of the method:enzyme immunoassay in 2 phases ( dioxide of chromium/ β galactosidase), execusion time:16 min.,volume sample used:20µl.Troponin principle of the method: enzyme immunoassay ( dioxide of chromium/ alkalin phosphatase),execution time : 16 min,volume sample used: 50µl.Dimension Vista ( Siemens):Myoglobin-principle of the method: homogeneous immunodosage chemiluminescent LOCI technology (Oxygen channeling immunoassay in luminescence),execution time: 10 min,volume of the sample used: 2µl.Troponin - principle of the method: homogeneous immunodosage chemiluminescent LOCI technology, execution time: 10 min,volume of the sample used: 2µl. Conclusive consideration: An advantage of LOCI technology applied in the system Dimension Vista IntelligentLab is the quickness of the results; the TAT of the analyzed tests is about 10 minutes. This allows the TAT reduction from 72 to 33 min, concerning the requests in urgency/emergency. So if the Lab Medicine and the Unit Emergency cooperate, developing a system that minimizes the preanalytic aspects of the gathering and transport of the samples to the analysis area. The time for the response < 1hour is without doubts possible, as the most ambitious aim of <30 minutes, in line with the directives of the National Academy Chemical Biochemistry (NACB). 400 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 P. Pezzati , O. Antelmo , A. Bandinelli , G. Carbone , L. 1 1 1 1 Centola , N. Cini , A. De Stefano , F. Luceri , V. 1 1 1 Mosconi , E. Nocita , N. Vellku 1 Lab. Generale, A.O.U. Careggi, Firenze L’introduzione di un nuovo metodo analitico in un laboratorio di Analisi biochimiche comporta valutazioni di vario tipo: qualità analitica, costi, adattabilità. I primi due parametri sono valutabili oggettivamente (accuratezza, precisione, calcolo del costo/test), al contrario, per l’ultimo aspetto, il coinvolgimento attivo del personale nel processo decisionale è di fondamentale importanza. Alla luce della rilettura critica dei i risultati della VEQ UKNEQAS Tacrolimus, nel settore Farmacotossicologia del Laboratorio Generale della AOU Careggi Firenze è stato valutata la fattibilità del passaggio dal metodo analitico ACMIA automatico Tacrolimus Dimension (Siemens Healthcare Diagnostics) al metodo CMIA con pretrattamento manuale Tacrolimus Architect (Abbott) al fine di migliorare la robustezza del sistema analitico (1). Il settore, che esegue circa 1000 determinazioni di Tacrolimus/anno per pazienti trapiantati, si avvale di 5 tecnici sanitari biomedici a tempo pieno e 2 in partime. Sono state condotte sedute in parallelo con le due metodiche per un totale di 100 campioni; agli operatori incaricati dell’esecuzione del test è stato distribuito un questionario (scala Likert a 5 punti) in cui veniva chiesto di esprimere un giudizio circa la percezione del carico di lavoro del metodo con pretrattamento. La variabilità intralaboratorio interserie, giudicata dal CV del controllo di qualità interno (due livelli) ha evidenziato, per entrambi i livelli, un CV notevolmente più basso del metodo CMIA rispetto ad ACMIA; la correlazione tra i risultati dei pazienti 2 (curva Bland-Altmann: r 0.33 ) ha confermato i dati già presenti in letteratura; il questionario ha evidenziato che la quasi totalità del personale ha giudicato il passaggio ad un metodo semimanuale compatibile con l’organizzazione del settore poiché la fase di pretrattamento è di semplice e rapida esecuzione. Il miglioramento continuo della qualità prevede la valutazione e la implementazione di nuovi metodi analitici o nuovi modelli organizzativi, tuttavia, per assicurare il successo dell’iniziativa, è indispensabile che le scelte siano condivise con il personale e tengano conto anche dell’impatto che essa possa avere su clinici e pazienti. (1) Wallemacq P.et al Ther Drug Monit 2009 31 189-204 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 025 COME IL LABORATORIO PUÒ CONTRIBUIRE AL MIGLIORAMENTO DELL'APPROPRIATEZZA DELLA RICHIESTA E AD UN APPROCCIO EVIDENCE BASED ATTRAVERSO L'USO DEI TEST RIFLESSI A CASCATA 1 1 1 1 S. Secondini , C. Martini , A. Priori , E. Tili , F. 1 1 1 Torelli , C. Morosetti , P. Pauri 1 U.O. Patologia Clinica, Osp. di Jesi ,Jesi (AN) L’abitudine di richiedere “tutto a tutti” dovrebbe essere ormai tramontata, mentre è ancora ampiamente diffusa, con la richiesta in prima battuta di “coppiette” o “triplette” incompatibili. Un approccio evidence based, al contrario, richiede l’uso appropriato dei test diagnostici, sulla base delle probabilità pre-test, in un’ottica centrata sul paziente. Fra i nuovi compiti del Laboratorio ci sono quelli di indirizzare la richiesta, fornire consulenza, descrivere le caratteristiche dei test utilizzati. Nell’ambito degli obiettivi di budget stiamo lavorando con i clinici ospedalieri e i medici di medicina generale per costruire un approccio che prevede che il laboratorio prenda in carico il test positivo/patologico, con approfondimento a cascata in automazione, mediante integrazione fra software gestionale del sistema Cobas 6000 Roche Diagnostics e SIL. Oltre alla famosa tripletta TSH/FT4/FT3, molti altri sono gli esempi (PSA, bilirubina, colesterolo, marcatori di epatite, ecc.) che comportano rischio di individuazione di anomalie apparenti (falsi positivi) o irrilevanti ai fini clinici, dispersione di risorse economiche, assenza di beneficio clinico per il paziente. Relativamente ai markers di epatite B abbiamo realizzato numerosi interventi: abolizione della richiesta dei marker completi e dello screening pre-chirurgico, uso del solo anti HBs nei vaccinati, introduzione di test riflessi, in caso di positività per HBsAg, comportando negli anni un risparmio stimabile, a tariffa, di più di 200.000 euro. Per quanto riguarda i marcatori tiroidei nel 2009 sono stati eseguiti un totale di 43.983 test “combinati”, corrispondenti ad un valore tariffario di €571.779, pari a €13 a test (spesa reagenti €84.994). I TSH patologici sono stati 3.417 con un valore tariffario per i test riflessi di €237.601 (spesa reagenti €32.437). Altro esempio è quello del PSA: su 7.317 richieste “combinate” PSA TOTALE/PSA LIBERO, corrispondenti ad un valore tariffario di €181.460 (spesa reagenti €54.146), soltanto 1.199 PSA TOTALI erano patologici con un valore tariffario per test riflessi di €105.598 (spesa reagenti €26.492). Questo approccio permette quindi un notevole risparmio sia per il Laboratorio (in termini di “spesa pubblica” e di budget) che per l’utenza (ticket). 026 VALUTAZIONE PREANALITICA DEL CAMPIONE MEDIANTE INDICI DEL SIERO SU DIMENSION VISTA: CONSIDERAZIONI SULL’INDICE DI LIPEMIA 1 1 1 C. Lo Cascio , A. Ariberti , M.S. Graziani 1 Lab. Analisi Chimico Cliniche ed Ematologiche, OCM, A.O.U. Iintegrata Verona Scopo del lavoro Nell’ambito della valutazione degli indici del siero sull’analizzatore Dimension Vista (Siemens), abbiamo esaminato l’indice per la rilevazione della lipemia (indiceL). Materiali e metodi L’indice L viene determinato mediante lettura fotometrica a 700 nm del campione diluito 1:17.5 con acqua distillata, e assume un valore da 1 a 8., essendo 1 l’indice di un campione privo di interferenza. Abbiamo esaminato i campioni della routine giornaliera che presentavano un indice L significativo (>3) per un periodo di circa 1mese, valutando in tali casi la presenza di torbidità o lipemia visibile, la presenza di errori strumentali, e determinando i trigliceridi, focalizzndo poi l’attenzione sui campioni che presentavano indice L positivo apparentemente senza motivazione e verificando se la diluizione manuale con acqua a temperatura ambiente determinasse l’intorbidamento del campione. Risultati Lo 0,59% dei campioni mostra indice L >3; in 1/3 dei casi (24) tale indice non è spiegabile, e la diluizione con acqua provoca torbidità. In tali campioni era presente una anomalia proteica di varia natura: 14 componenti monoclonali IgM, 6 componenti monoclonali IgG , 2 oligoclonalità, 2 ponti beta-gamma Nel 12% dei casi tali campioni presentavano errori strumentali nella determinazione di alcuni analiti. Discussione e conclusioni La corrispondenza tra concentrazione approssimativa dell’interferente e indice presenta, come noto, un comportamento molto variabile nell’indice di lipemia. E’ altrettanto noto come la presenza di paraproteine possa determinare varie interferenze analitiche. In questa occasione abbiamo evidenziato come l’indice di lipemia possa evidenziare la possibile prsenza di tale problematica. Nella strumentazione attualmente in uso tale interferenza risulta particolarmente evidente sia perché l’indice L presenta un ampio range di risposta, sia perché la presenza di un middleware permette di selezionare rapidamente tali campioni. Bibliografia Clinical and Laboratory Standards Institute/NCCLS. Interference Testing in Clinical Chemistry; Approved Guideline – Second Edition. CLSI/NCCLS document EP7A2 [ISBN 1-56238-584-4]. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 401 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 027 REFERENCE INTERVALS: TOWARD A NEW TOOL FOR LABORATORISTS ? 1 2 3 G. Cevenini , A. Di Muro , L. Micheli , . Tuscany SIBioC 5 4 group , R. Leoncini 1 Dept. of Surgery and Bioengeneering, Univ. of Siena, Siena, Italy 2 Altaquota IT S.r.l., Loc. Drove - Campomaggio, Siena, Italy. 3 Dept. of Internal Medicine, Endocrine-Metabolic Sciences and Biochemistry, Univ. of Siena, Siena, Italy 4 U.O.C. Lab. Analisi Cliniche, A.O.U. Senese, Siena, Italy 5 A.O.U. “Careggi”, Firenze, Italy Reference limits are some of the most powerful tools in the medical decision process due to their utility in assessing the health status of patients. Their definition can be time consuming and expensive, because of the need of large recruitment of reference individuals according to estabilished criteria. Clinical laboratories have numerous and easily available data from inpatients and outpatients, which could be used for an estimation of reference intervals. The Tuscany SIBioC group decided to evaluate this approach and developed an algorithm and a software, based on a recent method proposed by Concordet et al. (1). This allows the indirect reference limits estimation of analytes through multiple aggregated or disaggregated data originating from clinical laboratories in hospitals or similar structures, and it takes into account the IFCC and CLS recommendation statements for indirect sampling processes. We assume data as a mixture of healthy and unhealthy populations partially overlapped, assumed to be Gaussian with Box-Cox transformation. Their separation is obtained with an iterative technique based on the maximum likelihood principle. From the two populations distinction is then possible to identify that of healthy subjects and, through it, to estimate the reference values with the simple statistic evaluation of 95% confidence intervals. It is also possible to evaluate the anomalous subjects percentage in respect to the total. In order to verify the system reliability, we performed a pilot study. We firstly collected and analyzed SGOT values obtained by U.O.C Laboratorio Analisi Cliniche – Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, from all Units during 2009. As expected, the merging result is a different range in respect to the current. This finding suggests different problems currently under evaluation: - Accuracy. It is of paramount importance to assess the system performance with several different populations and to stratify data (i.e. according to gender, age, Unit, etc) - Reliability. We are evaluating it through statistical analysis; - Applicability. We are discussing the potential problems in clinical routine. 1. Concordet et al., A new approach for the determination of reference intervals from hospital-based data, Clin. Chim. Acta, 405, 43-48, 2009. 402 028 “ LA GESTIONE DELLE GAMMOPATIE MONOCLONALI.PROJECT MANAGEMENT AL SAN FILIPPO NERI “ biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 A. Di Nicola , D. Piane 1 Lab. Patol. Clin. A.O. San Filippo Neri, Roma La gestione per processi rappresenta il motore centrale di un sistema che tenta di individuare i processi che risultino critici per la soddisfazione dei fabbisogni del paziente e comprendere come modificarli eliminando le attività senza valore aggiunto ed è base per applicare il Project Management. I percorsi assistenziali danno importanza ai criteri di appropriatezza professionale e agli esiti di salute,quindi richiamano l’attenzione sul fatto che il vero prodotto di una organizzazione sanitaria non sono le prestazioni, ma gli esiti (outcome) . Anche gli accertamenti del laboratorio analisi possono essere considerati un processo. La somministrazione di un questionario al personale del laboratorio di Patologia Clinica del San Filippo Neri sui processi e percorsi assistenziali, ha evidenziato sia una scarsa conoscenza sul significato ed importanza dei percorsi assistenziali, sia una scarsa coscienza di far parte di un percorso assistenziale e come il laboratorio possa essere considerato un processo. Partendo dall’osservazione dei flussi di lavoro della sezione di sieroproteine, del tipo e quantità di richieste effettuate dai reparti durante i primi sei mesi del 2009, in modo da poter evidenziare le principali caratteristiche e criticità, attraverso l’applicazione delle caratteristiche processuali del Project Management, si è cercato di costruire un percorso o processo diagnostico riguardante la diagnostica delle Gammopatie Mnoclonali. Questo percorso aveva, come prima conseguenza ed obiettivo, una maggiore appropriatezza nella domanda e richiesta di esami clinici, cosa che si concretizzava in una sostanziale riduzione del numero di esami, con successiva conseguenza in un risparmio in termini economici. Attraverso questo studio si intende, quindi, mettere in evidenza come il Project Management possa essere un valido strumento da utilizzare per gestire cambiamenti ed innovazioni in sanità ed in particolare come la Medicina di Laboratorio possa essere fulcro centrale di elaborazioni di nuovi processi e percorsi assistenziali che mettano al centro della sua azione il paziente e la misura e verifica degli “outcome” degli esami di laboratorio, intendendo, con tale termine, l’impatto che questo ha sul trattamento e sull’esito dello stesso 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 029 PHENOTIPYCAL CHANGEABILITY IN BETA – THALASSEMIAS AND POSSIBLE CLINICAL IMPLICATION. CASE REPORT 1 1 1 2 D. Dell'Edera , G. D'Anzi , V. Falcone , E. Vutullo , A.A. 2 3 3 Epifania , G. Martelli , M.C. Padula 1 U.O.S.D. Laboratorio di citogenetica e genetica molecolare - P.O. "Madonna delle Grazie" - Matera 2 U.O.C. di Patologia Clinica ed Analisi di laboratorio P.O. "Madonna delle Grazie" - Matera 3 Dip. di Biologia, Difesa e Biotecnologie - Università degli Studi della Basilicata - Potenza The term beta-thalassemia includes all those hereditary disturbances of the hemoglobin (Hb), transferred trough a recessive autosomal mechanism, due to a reduced or else defective synthesis of beta globin sequences. The aim of this paper is to highlight as sometimes the only biochemical diagnosis is not exhaustive and a molecular diagnostic widening is necessary to detect the genetic deficiency that is the reason of the beta thalassemic trait. To improve this theory the following clinical case is reported: a 29 years old girl that was 11 weeks pregnant addressed us to receive the prenatal screening test related to the first three-month pregnancy period. The biochemical and hematological tests highlighted that Mrs. D. F. was a carrier of the beta thalassemic trait, (MCV63fl,MCH30pg,HbA2:4.4%,HbF:1.5%,red corpuscles 5.92x106/ul and Hb12.4g/dl), that has been confirmed trough our molecular analysis (genotype: ß+IVS1.110 G>A in heterozigosys). More difficult to be realized was the case of Mr. B.A.: he showed an uncertain hematological picture labeled as “compatible with a αthalassemia picture” (MCV63fl,MCH21.4pg,HbA2:2.7%,HbF:1.0%, red corpuscles5.33x106/ul,Hb 11.4g/dl). This picture revealed difficult to be understood because of the regularity of HbA2 (2.7%) that was in contrast with the value of the MCV (63fl). In situation like this only the molecular diagnosis allows correctly highlighting the specific typology of ßthalassemia the subject is carrier of. As a matter of fact the molecular analysis excluded the possibility that Mr. B.A. was a α thalassemia carrier and pointed out that he was a healthy carrier of ßthalassemia (genotype ß039C>T in heterozigosys). In the light of what has been explained above, the couple has been informed about risks to beget child suffering from ßthalassemia and together with the married couple has been decided to work out a prenatal diagnosis through a sample of chorionic villus. The identification of these particular cases fixes important implications about the prenatal diagnosis approach. The correct characterization of the healthy carrier is absolutely necessary with a subsequent study in depth of the partner’s situation. 030 VALUTAZIONE DELLA INCIDENZA DELLE INFEZIONI POLMONARI DA ATIPICI RESPIRATORI : CLAMIDIA PNEUMONIAE, MICOPLASMA PNEUMONIAE, LEGIONELLA, E VRS, CON UNA METODICA IN BIOLOGIA MOLECOLARE IN PCR REAL TIME 1 1 1 A. De Santis , C. Silvestri , G. Cataldi 1 Lab. di Analisi Cliniche e Microbiologiche P.O. San Paolo - ASL Bari BARI Obiettivi Valutazione della incidenza delle infezioni polmonari da microrganismi atipici respiratori Clamidia pneumoniae, Micoplasma pneumoniae, Legionella spp e VRS (Virus Respiratorio Sinciziale) con una metodologia in Biologia Molecolare in PCR “Real Time” per un periodo di 5 anni dal 2005 al 2009. I materiali biologici utilizzati per la ricerca sono stati bronco aspirati, lavaggi bronchiali, espettorati, tamponi nasali e faringei. Metodologia La metodica di biologia molecolare utilizzata per la ricerca dei microrganismi è stata la reazione di amplificazione NASBA (Nucleic Acid Sequence Based Amplification) utilizzata nel sistema NucliSens EasyQ in Real Time della Bio-Merieux. La reazione si basa sull’amplificazione isotermica a 41°C dell’RNA del microrganismo e sulla contemporanea rilevazione dell’amplificato mediante l’utilizzo di sonde specifiche Molecular Beacons (MB) le quali si legano alla sequenza target dell’RNA amplificato e generano un segnale che viene rilevato proprio in “real time detection”. L’avvenuta amplificazione di ciascun microrganismo e la correttezza dell’intera metodica è stata valutata con un controllo interno. Risultati La rilevazione dei microrganismi con la metodica in PCR “Real Time” nei 5 anni ha fornito i seguenti risultati percentuali sul totale degli isolati : anno 2005 positivi 1,85%, anno 2006 positivi 4,41%, anno 2007 positivi 21,5%, anno 2008 positivi 19,46, anno 2009 positivi 10,1%. Le percentuali di positività indicate si riferiscono alla totalità dei microrganismi (Micoplasma, Clamidia, Legionella e VRS) rilevati per anno e nell’ambito di tali percentuali il VRS rappresenta la componente più importante. Considerazioni conclusive Le positività rilevanti del 2007 e del 2008 coincidono con il picco di epidemia influenzale che si è verificato negli stessi anni. La metodica di rilevazione dei microrganismi in PCR “Real Time” appare essere molto più sensibile delle metodiche immuno sierologiche. Bibliografia “Evaluetion of different nucleic acid amplification techniques for the detection of M. pneumonia, C. pneumonie and Legionella spp. In respiratory specimens from patients with community-acquired pneumonia.” K. Loens, T. Beck, D. Ursi, M. Overdijk, P. Sillikens, H. Goossens, M. Ieven. Journal of Microbiological Methods 73 (2008) 257-262 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 403 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 031 DETECTION OF GENOMIC REARRANGEMENTS IN B-CELL CHRONIC LYMPHOCITIC LEUKEMIA: MLPA vs FISH 1 3 1 2 C. Dininno , O. Scarciolla , G. Lauria , S. Fabris , G. 4 5 5 7 Cutrona , A. Ciancio , C. Mannarella , E. Vitullo , F. 6 2 5 1 Morabito , A. Neri , A. Fragasso , R.A. Cifarelli 1 Centro Diagn. Ric. X-Life, Osp. Madonna delle Grazie, Matera 2 Centro Ric. Studio Leucemie, Univ. Milano, Fond. IRCCS Polic., Milano 3 U.O. Ost. e Gin., Osp. Madonna delle Grazie, Matera 4 Div. Onc. Med.-Ist. Naz. Ric. Cancro, IST, Genova 5 U.O. Emat., Osp. Madonna delle Grazie, Matera 6 U.O.C. Emat., A.O. Cosenza 7 U.O. Pat. Clin. e Lab. An., Osp. Madonna delle Grazie, Matera B-Chronic lymphocytic leukemia (B-CLL) is characterized by highly clinical and biological heterogeneity. Chromosomal changes have been detected in the majority of B-CLL samples by use of interphase FISH, showing a clinical relevance of specific genetic abnormalities, such as 13q14, 11q22–q23, 17p13 deletions and trisomy12.Recently, the Multiplex Ligation-dependent Probe Amplification (MLPA) technique, has been reported for the evaluation of DNA copy number. We performed MLPA assay in 79 B-CLL patients in Binet stage A comparing the results with available FISH data. 70/79 samples investigated by FISH were also analyzed for CD38 and ZAP-70 expression and IgVH mutational status.MLPA assay was performed according to the manufacturer’s recommendations. Data were analyzed with Coffalyser Software. FISH analyses were performed using a set of commercially available probes specific for del11q22-23, +12, del13q14 and del17p13.A minimum of 100 interphase nuclei were evaluated. MLPA and FISH approaches detected 13q14 deletion in 40 patients (51%), 11 of which showed biallelic deletion at MLPA analysis and only 6 by FISH.In 3 cases FISH was unable to detect the biallelic deletion because MLPA use several small probes instead of one large one for the minimal deletion region. In 2 cases MLPA was unable to detect both monoallelic and biallelic13q deletions pattern in the same sample. Identical results were obtained for 15 (19%) cases with trisomy 12. 17p13 deletions were detected by MLPA in 4 of the 6 cases detected by FISH (8%), whereas 11q23 deletions were found by MLPA in 13 of the 14 B-CLLs detected by FISH (18%); in the 3 cases detected only by FISH, the low percentage of cells carrying the alterations (<30%) may hamper MLPA detection.Finally, MLPA showed in 5 patients (5%) other chromosomal alterations: three duplication 2p24, one deletion of 6q25-26, one deletion 9p21 and duplication 8q24. Our study showed a good correlation between the MLPA and FISH results (96%). Moreover, MLPA and FISH showed a comparable sensitivity. These results suggest that MLPA may represent a useful technique for analysis of genomic alterations in B-CLL and proven to be rapid, cost effective and easy-performing, enabling the simultaneous analysis of many samples. 404 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 032 EFFECTIVENESS OF HIGH-THROUGHPUT CYP2D6 GENOTYPING IN THE IDENTIFICATION OF THE RESPONDER PHENOTYPE TO DONEPEZIL TREATMENT 1 1 2 1 A.P. Gallo , M. Savino , D. Seripa , M. Garrubba , A. 2 1 Pilotto , S.A. Santini 1 Clinical Analysis Laboratory, Dept. of Clinical Pathology,CSS Hospital, IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG) 2 Geriatric Unit - Gerontology-Geriatrics Research Laboratory, Dept. of Medical Sciences, CSS Hospital, IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG) Background: A recent study reported an association of the single-nucleotide polymorphism (SNP) rs1080985 in the promoter region of CYP2D6 with a poor response to donepezil treatment in patients with Alzheimer’s disease (AD). At present, however, more data can be obtained by high-throughput genetic analysis in respect to a single SNP analysis. Aim of this study is the analysis of CYP2D6 in patients with AD by means of an highthroughput genetic analysis to evaluate its effectiveness in the identification of patients responder/non-responder to donepezil treatment. Method: Sixty patients clinically diagnosed as AD classified as responders (n = 37) or non-responders (n = 23) to donepezil treatment were genotyped for CYP2D6 clinical relevant polymorphisms by means of the AutoGenomics INFINITITM CYP4502D6-I assay on the AutoGenomics INFINITITM analyzer. Results: An higher frequency of mutated alleles in responder than in non-responder patients (75.38% vs 43.48%; p=0.015) was observed. Thus, the presence of a mutated allele of CYP2D6 was associated with a response to CYP2D6-metabolized drugs (OR=4.044 (1.348–12.154). No difference was observed in the distribution of allele rs1080985 (p=0.320). Conclusions: The high-throughput genetic analysis of the CYP2D6 polymorphisms better discriminate responders/ non-responders in respect to the standard analysis of the CYP2D6 polymorphysm rs1080985. Our result indicate that an high throughput genetic assays may be useful in clinical practice to identify subgroups of patients with particular CYP2D6 genotypes showing different clinical response to drug treatments. References. Pilotto A, Franceschi M, D'Onofrio G, Bizzarro A, Mangialasche F, Cascavilla L, Paris F, Matera MG, Pilotto A, Daniele A, Mecocci P, Masullo C, Dallapiccola B, Seripa D. 2009. Effect of a CYP2D6 polymorphism on the efficacy of donepezil in patients with Alzheimer disease. Neurology 73:761-767. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 033 CNP mRNA EXPRESSION IN AN EXPERIMENTAL ANIMAL MODEL OF MYOCARDIAL INFARCTION 1 2 3 1 M. Cabiati , A. Martino , C. Caselli , M. Campan , T. 3 3 3 Prescimone , D. Giannessi , S. Del Ry 1 Sector of Medicine, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Italy. 2 Univ. of Pisa, Department of Biology – Section Genetics 3 CNR Institute of Clinical Physiology and Fondazione G. Monasterio, Lab of Cardiovascular Biochemistry, Pisa, Italy Background. In the mammalian myocardium natriuretic peptides are regulatory autcoids whose functions include cytoprotection against ischemia–reperfusion injury. Recently, a great deal of interest has focused on the relationship between ischemia and brain natriuretic peptide (BNP) release as a potential diagnostic and prognostic marker of acute myocardial ischemia. Studies on CNP demonstrated that continuous administration of CNP improved left ventricular dysfunction and attenuated the development of cardiac remodeling after myocardial infarct. Aim. To determine possible myocardial alterations in the expression of CNP in an experimental animal model of myocardial infarction (MI). Materials and Methods. Left ventricular (LV) tissue was collected from male adult minipigs with MI (n=4), induced by permanent surgical legation of the left anterior descending coronary artery and from 5 healthy pigs. mRNA expression of CNP was determined by Real TimePCR in LV tissue samples collected from border (BZ) and remote zones (RZ) of infarcted area and from LV of healthy pigs. As control, in the same samples, we also evaluated BNP expression. Multiple reference genes were tested and geometric mean of the four most stably expressed genes (CYC, TBP, ACTB, GAPDH) was used for normalization of mRNA expression of CNP and BNP in each sample. Results: Transmural infarction affected about 15% of the LV wall mass. After 4 weeks, mRNA expression was higher in infarcted regions than in controls for CNP (controls=2.44±2.7, BZ=15.4±7.6, RZ=2.19±0.8, p=0.03 BZ vs. RZ) and for BNP (controls=0.04±0.02, BZ=16.2±4.6, RZ=2.2±1.3 p=0.0016, p=0.0016, controls vs. BZ and BZ vs. RZ respectively). Conclusion. Our results show that in addition of BNP also CNP is overexpress in MI confirming the involvement of this peptide in myocardial ischemia. The vasorelaxant actions of BNP together with the antifibrotic and antihypertrophic actions of CNP could have an synergistic effect playing a beneficial and protective action on the failing heart. CNP could become an important target for the development and evaluation in animals models of new treatments of MI which could be transferred to clinical practice. Ref: Burley DS et al. Cardioprotective actions of peptide hormones in myocardial ischemia. Heart Fail Rev 2007; 12:279-91. 034 SELECTION AND VALIDATION OF REFERENCE GENES FOR NORMALIZATION OF REAL-TIME RT-PCR DATA IN HEART FAILURE: STUDY IN A EXPERIMENTAL ANIMAL MODEL 1 2 1 M. Cabiati , A. Martino , M. Campan , T. 3 3 2 3 Prescimone , C. Caselli , A. Rossi , D. Giannessi , S. 3 Del Ry 1 Sector of Medicine, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Italy 2 Univ. of Pisa, Department of Biology – Section Genetics 3 CNR Institute of Clinical Physiology, Laboratory of Cardiovascular Biochemistry, Pisa, Italy Background. At present, the pig represents the eligible experimental animal model to study cardiovascular disease and it is particularly used in heart failure (HF). Pacing induced HF model is considered the gold standard in HF research. In molecular biology this animal model allows the investigation of gene-expression profile because, being free of confounding effects, reflects the natural history of the disease. Real-time RT-PCR (RTPCR) is the benchmark method for measuring mRNA expression levels but accuracy and reproducibility of RT-PCR data are reliant on appropriate normalization strategies. The selection of most stable expressed genes validated between a set of multiple and carefully selected targets is considered the best approach for normalization purpose of RT-PCR data. While in human myocardium the selection of reference gene has been performed, to date, no specific reference genes have been identified in porcine myocardium. Aim. To develop a set of reference genes to use for normalizing mRNA expression data obtained by RT-PCR in different cardiac chambers of normal and HF minipigs. Methods and Results. Cardiac tissue was collected from adult minipigs without (control, n=4) and with pacing-induced HF (n=5). Eight candidate reference genes (GAPDH, ACTB,B2M,TBP, HPRT-1, PPIA, TOP2B,YWHAZ), among the most used reference in the literature were selected and HPRT1, TBP and PPIA were found to be the most stable in right and left atria, PPIA, GAPDH and ACTB in the right ventricle and HPRT1, TBP and GAPDH in the left ventricle. The normalization strategy was tested analyzing mRNA expression of tumor necrosis factor (TNF)-α, a classical inflammation marker known to be up-regulated in HF by RT-PCR. The difference of TNF-α mRNA expression between normal and HF samples resulted more significant when data have been normalized with the selected reference genes. Conclusions. The finding obtained in this study underline the importance to provide a set of reference genes to normalize mRNA expression in HF and controls minipigs. The use of unvalidated reference genes can generate biased results because also their expression could be altered by the experimental conditions. Ref. Vandesompele J et al Accurate normalization of realtime quantitative RT-PCR data by geometric averaging of multiple internal control genes. Genom Biol 2002; 3: RESEARCH0034 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 405 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 035 IDENTIFICATION OF A NOVEL MUTATION IN UDP-GLUCURONOSYLTRANSFERASE GENE IN A PATIENT WITH NEONATAL UNCONJUGATED HYPERBILIRUBINEMIA 1 1 1 1 D. Tripodi , A. Minucci , B. Giardina , C. Zuppi , E. 1 Capoluongo 1 Lab. of Clinical Molecular Diagnostic, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University of Rome, Italy. Background: Genetic alterations of the UGT1A1 gene result in Crigler-Najjar Syndrome (CNS) and Gilbert’s Syndrome (GS), an autosomal recessive conditions characterized by non-hemolytic unconjugated hyperbilirubinemia. In according to the levels of the serum bilirubin, CNS is classified in two types: type I and type II. In CNS I patients, mutations in UGT1A1 determine the about total loss of UGT1A1 enzyme activity, while in CNS II minimal levels of UGT1A1 activity are maintained. Aim and Methods: We report the molecular UGT1A1 gene characterization of an Italian patient presenting hyperbilirubinemia in the neonatal period. The infant was born at full term, weighing 3320 g, from nonconsanguineous parents and without any family history of jaundice. Serum total bilirubin was 21 mg/dl on the second day of life. The child was exposed to intensive phototherapy until 15th postnatal day. After phototherapy, plasmatic concentration of indirect birilubin dropped at 5 mg/dl only in the fourth month of life. Results: Direct sequencing of the whole UGT1A1 gene from the patient revealed the presence of a known deletion (c.508_510delTTC) encompassing the exon1 and a novel mutation in the exon4 (c.1099C>T). Mother and father were both carriers of the deletion (mother) and the new mutation (father), respectively, confirming the allelic in trans transmission. Discussion: CNS has an incidence around 1/1.000.000 births, but only few hundred cases have been described: for these reasons the real prevalence of UGT1A1 mutation in Italian population is not well established. Since a better evaluation of the causes of persistent hyperbilirubinemia, particularly in newborns suffering from haemolytic crises, needs to be performed and planned, our intent is to check the incidence of the UGT1A1 mutation in Italian population. We underline that these information may be useful also for the pharmacogenetic implications of the UGT1A1 status for drug development and therapy. Also considering that literature data reported a frequency of UGT1A1 mutated heterozygotes of about 1/500. References Strassburg CP. Gilbert-Meulengracht's syndrome and pharmacogenetics: is jaundice just the tip of the iceberg? Drug Metab Rev. 2010;42:162-75. 406 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 036 CORRELAZIONE TRA I POLIMORFISMI DEL GENE OLR1 E LE MUTAZIONI DEI GENI Β-FIBRINOGENO, MTHFR, ACE, FATTORE V E PROTROMBINA IN PAZIENTI CON MALATTIA CEREBROVASCOLARE ISCHEMICA 1 1 1 1 M.T. Vietri , A.M. Molinari , M. Boggia , G. Porcaro , G. 1 1 1 1 Caliendo , M.L. De Paola , M. Parisi , M. Cioffi 1 Dip. di Patologia Generale Cattedra di Patologia Clinica Facoltà di Medicina e Chirurgia Seconda Università di Napoli La patogenesi della malattia cerebrovascolare (MCV) è stata associata a mutazioni dei geni ß-fibrinogeno, MTHFR, ACE, fattore V e protrombina. In uno studio precedente abbiamo valutato l’associazione tra i polimorfismi del gene OLR1 (IVS4- 14 A/G e IVS4 -73 C/T) e la MCV. OLR1 codifica per LOX-1, recettore delle ox-LDL. I polimorfismi di OLR1, in linkage disequilibrium, regolano l’espressione dell’isoforma di splicing LOXINA, mancante del dominio responsabile del legame alle ox-LDL. Gli alleli G di IVS4- 14 e T di IVS4 -73 determinano la sintesi del recettore LOX-1, che contiene il dominio, mentre gli alleli A e C determinano la sintesi della LOXINA. I risultati mostrano una differenza statisticamente significativa tra la distribuzione del genotipo GG e TT nei pazienti rispetto ai controlli (p=0,01). Obiettivo di questo studio è valutare in pazienti con MCV l’associazione tra i polimorfismi di OLR1 e le mutazioni dei geni ß-Fibrinogeno -455G>A, MTHFR C677T, MTHFR A1298C, ACE I/D, fattore V G1691A, fattore V H1299R, protrombina G20201A. Sono stati selezionati 43 pazienti (M=19; F=24; 26-65 anni) affetti da MCV ischemica e 42 soggetti di controllo. La ricerca delle mutazioni è stata condotta con metodica multiplex PCR/Ibridazione inversa su striscia. Diversi studi hanno suggerito un coinvolgimento di più mutazioni nell’insorgenza della MCV, riportando dati controversi. I nostri risultati non hanno mostrato differenze statisticamente significative tra i pazienti ed i controlli per le mutazioni studiate, in accordo con i dati riportati in letteratura. Nei pazienti selezionati la sola correlazione significativa è con i polimorfismi di OLR1. In essi è più frequente l’isoforma LOX-1, che induce l’internalizzazione delle ox-LDL ed una cascata di eventi responsabili di disfunzione e danno endoteliale. LOX-1 potrebbe giocare un ruolo fondamentale nell’esordio e nella progressione dell’aterosclerosi, contribuendo alla patogenesi delle MCV. In conclusione le mutazioni studiate non sembrano costituire un ulteriore fattore di rischio per stroke ischemico, mentre l’analisi dei polimorfismi di ORL1 potrebbe rappresentare un approccio clinico utile per valutare i fattori di rischio per le MCV. 1)Vietri MT et al, Genet Test 2010; 14:9-11 2)Streifler JY et al, Strokeb2001; 32:2753-58 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 037 A NEW UNIVERSAL AND SELF-CONTAINING LYOPHILIZED PCR MIX 1 2 1 M. Gramegna , E. Castiglioni , A. Moiana , M. 3 4 Zanussi , M. Ferrari 1 Sentinel CH. SpA, Milano, Italy 2 Vita-Salute San Raffaele University, Milano, Italy 3 Diagnostica e Ricerca San Raffaele SpA, Milano, Italy 4 San Raffaele Scientific Institute, Genomic Unit for the Diagnosis of Human Pathologies, Center for Genomics, Bioinformatics and Biostatistics, Milan, Italy. PCR Mixes, as well as enzymes and amplification mixes components, are usually stored at a -20° or +2/8°C. As a consequence, a number of freezers and fridges need to be implemented in the laboratories. The new STATNAT patented technology, that involves a new cocktail of preservatives and stabilizers that maintain the enzymes’ activity during freeze drying, allows the storage at room temperature of self-containing amplification mixes, enzymes included, for one year without any diminished activity or performances. The aim of this study is to show the features of the new STAT-NAT system and its applications in the most diffused molecular biology techniques. The mixes are in a ready to use format. They can be prepared without primers, mainly for the research field, or in a complete configuration if for a diagnostic test. In particular, to evaluate the performance of the Universal Master Mix we considered 4 different molecular applications: direct sequencing (3730 DNA analyser, Applied Biosystems) following DNA amplification (MyCycler Personal Thermal Cycler, BioRad) and PCR purification (MultiScreen HTS Vacuum Manifold system, Millipore), Real Time PCR in presence of a fluorescent dye, Melting Curve Analysis and High Resolution Melting analysis (Rotor-Gene 6000 5plex HRM, Corbett Research). After a preliminary comparison between the reagents currently in use in our laboratories and the ones obtained with STAT-NAT technology we analyzed 30 DNA samples with both the systems. STAT-NAT mixes showed a good performance for all the 4 applications, with a perfect agreement in all the evaluated tests. In particular, the specific composition of the freeze dried mixes, excluding particular compounds that could affect the purification step, yielded an high quality of sequencing products. We can conclude that, the ready to use format, the room temperature storage, and the sample volume flexibility, guarantee a simple and effective use in several molecular biology systems, shortening the assembling time and minimizing the contamination risk. 038 LA BIOLOGIA MOLECOLARE NELLE ßTALASSEMIE: NUOVI APPROCCI METODOLOGICI 1 1 1 1 A. Amato , M. Perri , I. Zaghis , P. Grisanti , D. 1 1 Zei , M.P. Cappabianca 1 ANMI Onlus, Centro Studi Microcitemie Roma, Roma Negli ultimi anni, nel nostro Centro di prevenzione e diagnosi della talassemia, è aumentato il numero di pazienti, soprattutto a causa di una sempre maggiore affluenza di stranieri. Ciò ha portato ad un incremento delle mutazioni da indagare nel gene ß-globinico, la maggior parte delle quali risulta essere di tipo non delezionale: per questo motivo la caratterizzazione dei difetti molecolari viene da noi effettuata mediante la tecnica ARMS-PCR (Amplification Refractory Mutation System) utilizzando primer selezionati in base alle origini etniche dei soggetti in esame. I casi non risolti con la tecnica sopra descritta, vengono caratterizzati mediante l’analisi di sequenza del gene ß-globinico. L’impiego del sequenziatore automatico (Beckman TM Coulter CEQ 8000 Genetic Analysis System) ha reso possibile l’identificazione di mutazioni rare, mai individuate precedentemente nel nostro Laboratorio. In particolare, sono state riscontrate emoglobine varianti, già rilevate dalla presenza di picchi anomali mediante HPLC a scambio cationico (Variant II Bio-Rad), come Hb Camperdown, Hb Shelby, Hb G-Copenhagen, Hb K-Ibadan, Hb O-Arab, Hb Raleigh, Hb J-Guantanamo, Hb Agenogi e Hb South Florida ed emoglobine varianti, non evidenziate mediante HPLC, come Hb Ernz e Hb Potomac. Sono state inoltre individuate delezioni che provocano slittamenti del modulo di lettura [cd 82-83 (G), cd 51 (-CT)], delezioni e sostituzioni nucleotidiche che determinano alterazioni dello splicing [IVS II-2 (-12bp); IVS I-130 (G#C); IVS II-705 (T#G)], mutazioni che provocano difetti di trascrizione [-29 (A#G)] e sostituzioni nucleotidiche che alterano il sito di poliadenilazione del pre-mRNA (AATAAA#AACAAA). Per quanto riguarda la caratterizzazione delle ß-talassemie delezionali viene utilizzata la tecnica della GAP-PCR e per le delezioni non note si ricorre alla metodica MLPA (Multiplex Ligationdependent Probe Amplification), con la quale è stato (1) possibile evidenziare la nuova delezione Leiden 7,4kb . L’utilizzo di nuove metodiche è risultato, quindi, essere fondamentale per l’individuazione di difetti molecolari rari o non noti e per una corretta diagnosi di ß-talassemia, altrimenti impossibile con i consueti kit diagnostici. (1) Phylipsen M. et al.: “Two new beta-thalassemia deletions .....”. Haematologica 2009 Sep;94(9):1289-92. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 407 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 039 NT-S100A8 INHIBITS INSULIN RELEASE AND ACTIVATES AKT AND NF-KB CELL SIGNALLING IN PANCREATIC CANCER (PC) CELLS 1 1 1 1 S. Moz , A. Padoan , D. Bozzato , E. Fadi , P. 2 1 2 2 Fogar , E. Greco , F. Navaglia , C. Zambon , S. 3 2 4 Pedrazzoli , D. Basso , M. Plebani 1 Dip. Sc. Diagn. e Terapie Speciali, Univ. Padova 2 Dip. Medicina di Laboratorio, A.O. di Padova 3 Dip. Sc. Mediche e Chirurgiche, Univ. Padova 4 Dip. Sc. Diagn. e Terapie Speciali-Medicina di Laboratorio, A.O.U. Padova Objectives:to verify whether NTS100A8, a peptide isolated from PC tissue of diabetic patients:1) alters Akt and NFκB signalling in PC cells,2) interferes with insulin (Ins) signalling,3) alters Ins response to glucose stimulation. Methods:PC cell lines (BxPC3,Capan1,MiaPaCa2) remained unstimulated or were stimulated with 50mU Ins for 10 min with/without 50 and 500 nM NTS100A8 for 5,10,15 and 30 min. Cell lysates immunoblots were 473 performed with pIκBα, pAkt (Ser 241 308 ,Thr ), Akt, pPDK1 2448 (Ser ), p-mTOR (Ser ), ßactin antibodies. ßTC6 rat insulinoma cells were untreated or treated 30 min daily for 1 week with 50, 200 and 500nM NTS100A8 plus 20mM glucose or with 20mM glucose alone. Cells were then stimulated with 20mM glucose and Ins was measured at 2,3,5,10,15,30min. Results:both Ins and NTS100A8 independently induced Akt Ser 473 phosphorylation in BxPC3 and MiaPaCa2, 308 not in Capan1. Akt Thr phosphorylation in all PC cell lines was induced by Ins, not by NTS100A8. NTS100A8 time and dose-dependently induced p-mTOR in BxPC3, but it did not induce pPDK1. To study NFκB signalling we assessed the phosphorylation of its cytoplasmic inhibitor IκBα. In all cell lines IκBα was constitutively phosphorylated. Ins determined a significant reduction of pIκBα in Capan1 and MiaPaCa2 and an enhancement in BxPC3, effects not counteracted by NTS100A8. In BxPC3 and Capan1, NTS100A8 caused an increase in pIκBα after 5min, followed by a reduction at 10 and 15min and recovery at 30min. pIκBα in MiaPaCa2 cells was not modified. Glucose induced early (2min) and late (15-30min) Ins release in control ßTC6 cells. The amount of Ins release was progressively reduced when cells were stimulated with glucose for one week and almost completely abolished when glucose was given with NTS100A8 (Repeated measures ANOVA:p<0.001). Conclusions:NTS100A8 in PC cells induces Akt phosphorylation through mTOR signalling pathway not PDK1 pathway and activates NFkB signalling. These findings support a possible role of NTS100A8 in promoting PC cell survival. This peptide does not counteract Ins signalling, but its chronic exposure abolishes Ins response to glucose and this supports for its role as a diabetogen. 2+ Soderling TR.The Ca -calmodulin-dependent protein kinase cascade.TIBS.1999 Jun;24(6):232-6 408 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 040 ALFA 1 ANTITRIPSINA ED EMOCROMATOSI IN SARDEGNA: CASO CLINICO DI CIRROSI EPATICA CON DOPPIA ETEROZIGOSI M-CAGLIARI/H63D 2 2 2 3 P. Coni , S. Manconi , G. Faa , G. Angioni , G. 3 3 Melis , F. Coghe 1 DSS. (DNA Sequencing Service) – Univ. degli Studi di Cagliari 2 Anatomia Patologica A.O.U. di Cagliari 3 Lab. Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia – A.O.U. di Cagliari L’alfa 1 antitripsina (AAT) è una glicoproteina plasmatica prodotta prevalentemente dal fegato con attività antiproteasica. Il ruolo principale dell’AAT negli alveoli polmonari è quello di evitare la digestione di fibre elastiche del polmone da parte di un elevata concentrazione di elastasi alveolare, presente durante l’infiammazione. Per questo motivo, una grave carenza serica è spesso associata a enfisema polmonare giovanile o ad altre patologie polmonari. La carenza congenita di AAT è causata più che da una mancata sintesi epatica, da un inefficace trasporto in circolo della proteina mutata che, accumulandosi all’interno degli epatociti, induce gravi epatopatie. L’emocromatosi (HFE) è una malattia congenita caratterizzata da un progressivo accumulo in diversi organi di ferro e, nel fegato è il principale fattore genetico di rischio per epatopatie. Queste due malattie congenite da accumulo epatiche vengono definite come autosomiche recessive e dovrebbero essere associate a processi patologici solo nella forma omozigote. Il caso descritto in questo poster dimostra invece che anche uno stato di doppia eterozigosi AAT e HFE (M-Cagliari/H63D) può causare direttamente una grave cirrosi epatica. Una possibile spiegazione di questo caso clinico deriva dal fatto che un iniziale accumulo di ferro può inibire il sistema di degradazione Ubiquitina/Proteosoma, che normalmente elimina l’AAT alterata; a sua volta l’accumulo di AAT altera il normale trasporto intraepatico del ferro aumentandone l’accumulo. Per questo motivo ci chiediamo se in questi casi sia possibile prevenire il danno epatico con l’uso di chelanti per il ferro. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 041 LO SCREENING MUTAZIONALE MULTIGENICO MEDIANTE APEX ARRAY PUÒ ESSERE UTILIZZATO COME SCREENING DI SECONDO LIVELLO NELLA DIAGNOSI MOLECOLARE DELLE IPOACUSIE CONGENITE 042 POLYMORPHISMS OF THE INTERLEUKIN-1BETA GENE CLUSTER IN ATHLETES: INTERLEUKIN-1 RECEPTOR ANTAGONIST POLYMORPHISM ASSOCIATES WITH ATHLETIC PHENOTYPE 1 1 1 1 G. Sauchelli , A.A. Crispo , I.C.M. Tandurella , G. 2 1 Esposito , F. Salvatore 1 Ceinge Biotecnologie Avanzate s.c.a r.l., Napoli 2 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. di Napoli Federico II L‘ipoacusia è la forma più frequente di deficit sensoriale (1/1.000). Nella maggioranza dei casi, la sordità è isolata (NSHL), in quanto la perdita dell'udito è l'unica anomalia clinica. Nei paesi sviluppati, il 60-80% delle ipoacusie ad esordio precoce sono di origine genetica e sono trasmesse con modalità autosomica recessiva (80% dei casi), dominante (20%), X-linked recessiva e mitocondriale (meno dell’1%). Sono caratterizzate da una notevole eterogeneità genetica, con 46 geni identificati. Mutazioni diverse nello stesso gene possono essere associate sia a forme recessive che dominanti. In alcuni casi, il deficit uditivo può essere associato a mutazioni in 2 differenti geni dello stessa famiglia funzionale (GJB2 e GJB6). Mutazioni nel gene GJB2 si riscontrano nel 50% dei casi di sordità infantile; in particolare, la mutazione prevalente nel gene GJB2 è la delezione 35delG. Per la messa a punto della strategia diagnosticomolecolare più idonea nella nostra popolazione, abbiamo analizzato il DNA di 20 pazienti italiani affetti da NSHL (15 recessive, 5 dominanti), mediante Apex array. Con questa tecnologia è possibile valutare simultaneamente la presenza di circa 180 mutazioni note, localizzate nei geni GJB2, GJB6, GJB3, SLC26A4, SLC26A5, e nel mtDNA. L’analisi ha identificato 2 mutazioni in 7/15 pazienti (47%) con forma recessiva, 1 sola mutazione in 2/15 pazienti (13%), 0 mutazioni in 6/15 pazienti (40%). In uno di questi pazienti, è stata trovata una mutazione in GJB2 ed una in GJB6, ciascuna ereditata da un genitore. In uno solo dei 5 pazienti con forma dominante, il chip ha identificato la mutazione-malattia (1). Tutte le mutazioni identificate sono state confermate con sequenziamento. Nei nostri pazienti con forma recessiva, la mutazione prevalente (37% degli alleli) è la 35delG in GJB2, in accordo con la letteratura. In totale, 15/17 mutazioni identificate (88%) cadono in GJB2, 1 in GJB6, 1 in SLC26A4. In conclusione, l’analisi di GJB2 deve essere eseguita come test di primo livello per la diagnosi molecolare delle NSHL; nei pazienti negativi, può essere eseguita come test di secondo livello l’analisi mediante Apex array. (1) Feldmann, D.et al. Am. J. Med. Genet. 137A: 225-227, 2005. Finanziato da: Regione Campania, DGRC 1901/2009. 1 1 S. Cauci , M. Di Santolo , L. Debellis , K. 3 2 4 Ryckman , S.M. Williams , G. Banfi 1 Dept of Biomedical Sciences and Technologies, School of Medicine, University of Udine, Udine, Italy 2 Center for Human Genetics Research, Vanderbilt University, Nashville, TN, USA 3 Department of Pediatrics, University of Iowa, Iowa City, IA ,USA 4 IRCCS Orthopedic Hospital Galeazzi, and School of Medicine, University of Milan, Milan, Italy Introduction. The interleukin-1 (IL-1) family of cytokines is involved in the inflammatory and repair reactions of the skeletal muscle during and after exercise. Plasma levels of the IL-1 receptor antagonist (IL-1ra) increase dramatically soon after endurance exercise. Factors predisposing to athletic performance are not fully characterized. Accumulating data point to an effect of genetic polymorphisms on the athletic phenotype. The IL-1 genotype family may potentially affect the adaptations to chronic resistance exercise. Aim. We explored whether IL-1 polymorphisms are associated with athletic phenotype in white European subjects. METHODS. Genomic DNA was obtained from 205 athletes, and 458 sedentary controls. Two diallelic polymorphisms in the IL-1β gene (IL-1B) representing C/ T base transitions at –511 and +3954 positions, and a variable number tandem repeats (VNTR) in intron 2 of the IL-1ra gene (IL-1RN) were assessed. Results. We found a higher frequency of the IL-1RN 1/2 genotype in athletes (41.0%, 84/205) compared to sedentary controls (26.4%, 121/458), with an odds ratio (OR) = 1.93 (95% CI = 1.37-2.74), and a lower frequency of the 1/1 genotype 43.9% (90/205) versus 58.5% (268/458), OR = 0.55 (95% CI = 0.40-0.77). However, frequency of the IL-1RN 2/2 genotype did not differ between groups. No significant findings were obtained by comparison of either –511 or +3954 IL-1B polymorphisms between athletes and sedentary controls. Conclusion. We first showed that genetic variants at the IL-1ra locus predispose to athletic phenotype among white European subjects. Our findings suggest that immune genetic polymorphisms may modulate the muscle health, performance, and recovery capacities. Cauci S, Di Santolo M, Ryckman KK, Williams SM, Banfi G. BMC Med Genet. 2010 Feb 22;11:29. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 409 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 043 STUDIO DELLA DISTRIBUZIONEDEL VIRUS DELL'EPATITE C (HCV) NELLA PROVINCIA DI ORISTANO (SARDEGNA) MEDIANTE SEQUENZIAMENTO CAPILLARE 044 LABORATORY DIAGNOSIS OF H1N1 VIRUS BY INTEGRATED MOLECULAR PROCEDURE : REAL TIME PCR/CAPILLARY DNA SEQUENCING 1 1 2 1 1 G. Orrù , G. Sanna , M. Orgiana , D. Mandas , P. 3 4 4 4 Coni , M. Pautasso , P. Ferraguti , F. Coghe 1 DSS. (DNA Sequencing Service) – Univ. di Cagliari 2 Associazione Sarda per lo Studio delle Malattie del Fegato; Unità Spec. Gastroenterologia & Epatologia – Oristano 3 Anatomia Patologica A.O.U. di Cagliari 4 Lab. Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia –A.O.U. di Cagliari HCV è un virus ad RNA della famiglia Flaviviridae, a singolo filamento positivo. Il genoma, lungo circa 9600 nucleotidi, è costituito da un’unica ORF che codifica per una poliproteina di circa 3000 aminoacidi. HCV è caratterizzato da un alto grado di variabilità nella sequenza nucleotidica: durante la replicazione muta continuamente; perciò il sistema immunitario deve costantemente identificare ed eliminare varianti di recente formazione, spesso senza riuscirci. Scopo dello Studio In Sardegna, come in Italia, prevale il sottotipo 1b, ma non esistono dati di epidemiologia molecolare completi, in particolare per alcune aree geografiche. L’analisi molecolare di questi campioni permette di stabilire il grado di omologia nucleotidica tra i diversi isolati e la correlazione filogenetica tra gli stessi per poter identificare possibili “isole di patogenicità” o una sorgente comune di infezione, caratterizzando i ceppi anche in base alla loro provenienza geografica. Materiali e Metodi Si sono eseguite indagini molecolari su 36 sieri provenienti da pazienti affetti da epatopatia HCV-relata, residenti in provincia di Oristano ed afferenti all’Unità di Epatologia di Oristano. E’ stata progettata una RT-eminested PCR con un set di 3 primers: 2 primers esterni ed 1 interno che amplificano un frammento di circa 1000 nucleotidi. I primers sono disegnati in due regioni altamente conservate del genoma di HCV: la 5’UTR e la regione del core. Gli ampliconi sono stati successivamente sequenziati tramite sintema ABI 310 ( Applied Biosystem) e analizzati tramite sistemi di allineamento multiplo ( ClustalW , GenBee). Risultati Nei campioni analizzati e’ stata confermata la prevalenza del genotipo 4 e dei suoi sottotipi, GenBank accession. AY962105, AY944409. Il genoma HCV presente nei pazienti sardi, affetti da epatite cronica HCV-relata, risulta essere modificato nella sua sequenza, rispetto alle sequenze genotipiche note e pubblicate in GenBank. Per meglio precisare gli aspetti non chiariti, relativi al rapporto HCV-ospite nell’evoluzione cronica dell’epatopatia HCV-relata, sono necessari ulteriori studi. 410 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 G. Orrù , F. Pilia , M. Orgiana , D. Mandas , M. 2 2 1 2 Pautasso , P. Ferraguti , V. Piras , F. Coghe 1 DSS (DNA Sequencing Service) Dip. di Chirurgia e Scienze Odontostomatologiche Universita' degli Studi di Cagliari 2 Lab. Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia, P. O. San Giovanni di Dio, A.O.U. di Cagliari Introdution: H1N1 virus is negative sense, single-stranded, segmented RNA viruses, it is a subtype of Influenza A virus, in 2009 it was signaled as the most common cause of human influenza (flu). Normally some strains of H1N1 are endemic in humans, other strains of H1N1 have been isolated in animals ( especially pigs and birds). In June 2009, World Health Organization (WHO) stated that a swine origin strain ( isolated in Mexico) was involved in Human pandemic and It moving the alert level to phase 6. This new strain appears to be a result of genic reassortment of human influenza and swine influenza viruses. In this contest a specific, selective methodology was necessary for detect this virus and distinguish it among seasonal H1N1 and the most frequent influenza A virus ( H3N2). Methods: Following a previous methodology published from CDC ( Centers for Disease Control and Prevention of Altlanta) , we have designed a molecular procedure by using M2 gene encoding for viral matrix protein 2 involved in viral drug response. In the first instance a RT-real time PCR with Fluorescence Resonance Energy Transfer (FRET) probes was perfomed using M2 sequence with Gen Bank accession n. GQ377104. The PCR primers (OGM2F and OGM2R) were designed to flank a region of 231 bp and the FRET Probes OGM2F1 were designed on the basis of (AGT-AAT) nucleotides mismatch differences that distinguish, the M2 fragment of the swine H1N1 from H3N2 and seasonal H1N1 by melting curve analysis. The RT-PCR, the generation of melting curves, and fluorescence detection, were all performed using the LightCycler system (Roche Diagnostics, Mannheim, Germany). Subsequently all positive samples was confirmed by capillary sequencing method by using the same primers couple and the same RT-PCR amplicon. The results were compared to the M2 sequences deposited on NCBI platform. This study has been executed on 50 subjects that reported symptoms of influenza . Results: On 51 Sardinian patients 9 were positive for swine H1N1 (18%), 4 for H3N2 (8%) subtype, and 37 were negative. This molecular system fast and capable of detecting/ distinguish swine H1N1 on human samples, could be of help in epidemiological studies to determine the viral subtype with high specificity. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 045 RUOLO DELL’EPIGENETICA NELLA GRAVIDANZA DELLA DONNA OBESA 1 1 046 VANIN-1 I26T POLYMORPHISM, HYPERTENSION AND CARDIOVASCULAR EVENTS IN TWO LARGE URBAN-BASED PROSPECTIVE STUDIES IN SWEDES 2 M. Ferrigno , V. Capobianco , C. Nardelli , R. Di 2 3 2 2 Noto , E. Mariotti , L. Del Vecchio , L. Pastore , L. 2 4 4 2 Iaffaldano , F. Quaglia , P. Martinelli , L. Sacchetti 1 Fondazione IRCCS SDN- Istituto di Ricerca Diagnostica e Nucleare 2 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Università di Napoli Federico II e CEINGE Biotecnologie Avanzate S.C. a R.L. 3 CEINGE Biotecnologie Avanzate S.C. a R.L. 4 Dip. di Ginecologia, Università di Napoli Federico II Dati sperimentali su modelli animali indicano che la regolazione epigenetica di geni fetali potrebbe essere un importante meccanismo della programmazione fetale dell’obesità. Inoltre, anche nell’uomo alcune malattie dell’adulto possono originarsi in utero, come suggeriscono alcuni studi epidemiologici. Ciò pare sia l’esito di modifiche dello sviluppo dovute a condizioni intrauterine non ottimali che portano a cambiamenti permanenti nella struttura e funzione tissutali, processo denominato “programmazione fetale o intrauterina” (Fowden AL et al. J Neuroendocrinol. 2008;20(4):439-50). Lo scopo dello studio è stato valutare, nelle placente di donne gravide obese e non obese, la presenza di una differente regolazione miRNA-dipendente della trascrizione genica. 2 Sono state reclutate 5 gravide non obese (BMI<60 kg/m ) 2 e 10 obese (BMI>60 kg/m ), al termine della gravidanza, afferenti al Dipartimento di Ginecologia, Università degli Studi di Napoli Federico II. L’RNA totale è stato purificato da sezioni di placente, raccolte al momento del parto cesareo, utilizzando il mirVana miRNA Isolation kit (Ambion). L’espressione dei miRNAs è stata valutata con il sistema TaqMan Array Human MicroRNA Panel v1.0 (Applied Biosystems). La predizione dei geni target dei miRNAs diversamente espressi nelle obese rispetto alle non obese è stata effettuata con il programma TargetScan mentre il programma Gene Ontology è stato usato per l’identificazione dei pathways metabolici in cui tali geni è predetto siano coinvolti. I risultati hanno evidenziato che: 1) il 78% dei miRNAs studiati è espresso nel tessuto placentale; 2) il 48% dei miRNA espressi è diversamente regolato nelle placente di donne gravide obese rispetto a quelle delle donne gravide non obese; 6) alcuni geni target dei miRNA up-espressi sono coinvolti nei pathways del TGFß e del signalling dell’insulina. Lavoro finanziato da Conv. CEINGE-Regione Campania (DGRC 1901/2009), Regione Campania LR n5/2005 e MIUR PRIN 2008. 1 1 2 3 M. Montagnana , E. Danese , C. Fava , M. Sjogren , P. 3 3 3 2 Almgren , G. Engström , B. Hedblad , P. Minuz , G.C. 1 3 Guidi , O. Melander 1 Dept. of Life and Reproduction Sciences, University Hospital of Verona, Italy. 2 Dept. of Medicine, University Hospital of Verona, Italy. 3 Dept. of Clinical Sciences, Lund University, University Hospital of Malmö, Sweden. Background. Vanin-1 (gene name VNN1) is an enzyme with pantetheinase activity generating the amino-thiol cysteamine which is implicated in the regulation of redox status through its effect on glutathione. We tested the hypothesis that the rs2294757 VNN1 I26T polymorphism could affect blood pressure (BP) levels, hypertension prevalence, and risk of incident cardiovascular events. Methods. The VNN1 I26T polymorphism was genotyped in 5664 participants of the cardiovascular cohort of the "Malmö Diet and Cancer" (MDC-CVA) study and successively in 17874 participants of the “Malmö Preventive project”(MPP). The incidence of cardiovascular events was monitored for an average of nearly 12 years of follow-up in the MDC-CVA and for 25 years in the MPP. Results. Both before and after adjustment for sex, age and BMI in the MDC-CVA the polymorphism had a mild lowering effect on diastolic BP and hypertension, especially in females. However in MPP no effect on BP phenotypes was detectable. Kaplan-Meier curves compared by log-rank test did not show any statistical difference in cardiac events (n=304 in MDC-CVA and n=1290 in MPP) and cerebral ischemic episodes (n=261 in MDC-CVA and n=855 in MPP) in carriers of different VNN1 I26T genotypes. In Cox regression analysis, adjusting for age and sex carriers of at least one 26T allele were not significantly protected in the MDC-CVA either from coronary events (H.R. 0.907, 95%C.I. 0.722-1.138; p=0.40) or stroke (H.R. 0.912, 95%C.I. 0.713-1.166; p=0.46) and in the MPP (H.R. for coronary events 0.992, 95%C.I. 0.888-1.108; p=0.89; H.R. for stroke 1.005, 95%C.I. 0.877-1.151; p=0.95). Conclusions. Our data do not support a major role for the VNN1 I26T variant in determining BP level and incident ischemic events. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 411 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 047 LA FARMACOGENETICA NELLA TERAPIA ANTICOAGULANTE ORALE: DALL’ANALISI GENETICA ALLA PRATICA CLINICA 1 1 1 C. Mazzaccara , M. Toriello , R. Liguori , R. 1 2 3 Tomaiuolo , A. Cottarelli , D.F. Vitale , P. 4 1 1 Meccariello , G. Castaldo , L. Sacchetti 1 CEINGE-Biotecnologie Avanzate S.C.aR.L., Napoli – Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. degli Studi di Napoli Federico II, Napoli, Italia 2 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. degli Studi di Napoli Federico II, Napoli, Italia 3 Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS Istituto di Campoli Telese, Benevento, Italia 4 Dip. di Medicina Interna Univ. degli Studi di Napoli Federico II, Napoli, Italia Il Coumadin, anche noto come Warfarin Sodium, rappresenta il farmaco di elezione utilizzato per la prevenzione ed il trattamento dei disordini tromboembolici. Il suo utilizzo presenta diverse difficoltà di applicazione e necessita di un costante follow-up clinico a causa della ristretta finestra terapeutica, delle numerose interazioni farmacologiche ed alimentari e dell’ampia variabilità interindividuale nella dose richiesta. Circa il 40-60% di questa variabilità è attribuita a fattori clinici, demografici e genetici, come sesso, età, etnia, patologie concomitanti e presenza di polimorfismi nei principali geni coinvolti nella farmacocinetica e nella farmacodinamica del Warfarin, quali CYP2C9, VKORC1. Lo scopo del nostro studio è stimare la frequenza dei polimorfismi CYP2C9*2 (430C/T; Arg144Cys), CYP2C9*3 (1075A/C; Ile359Leu), VKORC1 -1639G/A, in 206 soggetti del Sud Italia, oltre che di valutarne l’influenza nella determinazione della dose terapeutica di farmaco in 91 pazienti in terapia con Warfarin, insieme anche alle caratteristiche cliniche e demografiche dei pazienti. La tipizzazione genetica dei suddetti polimorfismi mediante Real Time, TaqMan Method, ci ha permesso di calcolare le seguenti frequenze genotipiche ed alleliche: CYP2C9 *1/*1 59.2%, *1/*2 21.4%, *2/*2 1.9%, *1/*3 12.6%, *3/*3 1.9%, *2/*3 2.9% (*1: 76.2%, *2: 14.0%, *3: 9.7%); VKORC1 -1639G/G 25.7%, -1639G/A 55.8%, -1639A/A 18.4% (G: 53.6%, A: 46.3%). I nostri risultati hanno mostrato un chiaro e statisticamente significativo trend di riduzione della dose assunta dai portatori di uno o più dei suddetti polimorfismi rispetto ai soggetti wild-type. Inoltre, l’analisi di regressione stepwise ha evidenziato che il maggiore contributo alla variabilità nella dose di Warfarin è dovuto al polimorfismo VKORC1 -1639G/A, seguito da età, polimorfismi di CYP2C9 e sesso. In conclusione, i nostri dati permettono di conoscere il contributo di ciascuna variabile genetica e non nella determinazione della dose ottimale di Warfarin, al fine di costruire algoritmi da utilizzare per impostare una terapia personalizzata. Acknowledgement: CEINGE Conv. Regione Campania (DGRC 1901/2009) Reference: Kamaly F., Wynne H. Pharmacogenetics of Warfarin. Annu Rev Med 2010;61:63-65 412 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 048 STUDY OF A FAMILY OF THE PROVINCE OF MATERA PRESENTING GLUCOSE-6-PHOSPHATE DEHYDROGENASE(G6PD) DEFICIENCY AND GILBERT SYNDROME 1 1 3 D. Dell'Edera , G. D'Anzi , M.C. Padula , E. 2 2 3 4 3 Vitullo , A.A. Epifania , L. Milella , L. Losco , G. Martelli 1 U.O.S.D. Lab. Cit. e Gen. Mol., Osp. Madonna delle Grazie, Matera 2 U.O.C. Pat. Clin. ed Analisi di Lab., Osp. Madonna delle Grazie, Matera 3 Dip. Biol., Univ. Studi della Basilicata, Potenza 4 U.O.C. Chir., Osp. Madonna delle Grazie, Matera G6PD deficit, a recessive X-linked trait, is the most common enzyme deficiency in the world, associated with chronic hemolytic anemia (class 1). The most devastating clinical consequence of this deficit can be hyperbilirubinemia, that can be also related to Gilberts syndrome, a condition associated with promoter polymorphism for the uridinediphosphoglucuronate glucuronosyltransferase 1 (UDPGT1) gene. The aim of this work is to underline as sometimes DNA molecular analysis is required to detect and to understand the genetic deficiency that is the reason of the disorder in question. The study experimental design provided: bilirubinic dosage; electrophoresis and enzymatic activity dosage of G6PD; molecular analysis of the UGT1A promoter to detect a TA insertion, that leads at the presence of [A(TA)7TAA] mutation. These methods were applied to analyze a family, formed by four persons (father: D.D., mother: P.M., son: D.S. and daughter: D.G.). The results of this study are: • D.D.: intermediate G6PD activity (0,52 – normal range:>1,22 G6PD/6PGD), with electrophoretic migration speed reduced of 20% than wild type, associated to hyperbilirubinemia (indirect bilirubin: 1,7h mg/dL - normal range: 0,2-0,8 mg/dL) and molecular evidence of mutation in UGT1A gene in heterozygosity. • P.M.: normal G6PD activity (1,38), with electrophoretic migration speed wild type, associated to hyperbilirubinemia (indirect bilirubin:1,3h mg/dL) and molecular evidence of mutation in UGT1A gene in heterozygosity. • D.S.: normal G6PD activity (1,42), with electrophoretic migration speed wild type, associated to hyperbilirubinemia(indirect bilirubin: 2,50h mg/dL) and Gilbert syndrome (molecular evidence of mutation in UGT1A gene in homozygosity). • D.G.: intermediate G6PD activity (0,63), but there’s the Layonization responsible of the disorder manifestation. Morever, this is a case of patient with Gilbert syndrome (molecular evidence of mutation in UGT1A gene in homozygosity). This study shows as there are cases in which the presence of hyperbilirubinemia is not associated with G6PD deficit, but, such as in the analyzed family, is caused by the presence of mutation in the UGTA1 promoter, related to Gilbert syndrome. We emphasize that to put a differential diagnosis is most important investigate both UGT1A gene and G6PD activity. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 049 ALTERAZIONI DEL SISTEMA BDNF/RECETTORE TRKB NELL’AREA DI WERNICKE IN SUICIDI 1 2 1 3 S. Keller , F. Zarrilli , S. Sacchetti , M. Sarchiapone , A. 4 4 4 5 Marusic , T. Zagar , V. Carli , A. Roy , R. 6 1 6 Tomaiuolo , L. Chiariotti , G. Castaldo 1 Dip. di Biol. e Patol. Cell. e Mol., Univ. Federico II, Napoli;CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli; Italy 2 Facoltà di Scienze MFN, Univ. del Molise, Isernia;CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli; Italy 3 Dip. di Scienze per la Salute, Università del Molise, Campobasso; Italy 4 University of Primorska, Slovenia 5 Psychiatry Service, Dept. of Veteran Affairs, New Jersey, USA 6 Dip. di Bioch. e Biotecn. Med., Univ. Federico II, Napoli;CEINGE-Biotecnologie Avanzate, Napoli; Italy Il suicidio è un rilevante problema di salute pubblica: nel 2020 si potrebbero registrare 1.5 milioni di suicidi nel mondo. Molti geni espressi nel sistema nervoso centrale sono candidati alla predisposizione alle condotte suicidarie. Tra questi, abbiamo studiato il sistema BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor)/recettore TrkB. BDNF è una neurotrofina coinvolta nella crescita, differenziamento, sopravvivenza e plasticità neuronale già correlata con la predisposizione al suicidio. I nostri primi risultati hanno escluso un’associazione tra varianti polimorfiche G196A e -281 C/A del gene BDNF ed il suicidio (Zarrilli F, et al, Am J Med Genet, 2009), ma hanno evidenziato una riduzione dell’espressione del messaggero in cellule di area di Wernicke da soggetti suicidi rispetto ai controlli. Successivamente, abbiamo dimostrato che la ridotta espressione era dovuta, almeno in una parte dei soggetti, all’ipermetilazione del promotore IV del gene BDNF individuando, per la prima volta, un’associazione tra meccanismi di regolazione epigenetica e suicidio (Keller S, et al, Arch Gen Psych, 2010). Nel presente lavoro abbiamo studiato l’altro componente del sistema, il gene TrkB che codifica per il recettore tirosina chinasi B di BDNF. Abbiamo studiato 60 campioni di tessuto dell’area di Wernicke analizzando alcuni polimorfismi (PCR e sequenziamento), il profilo di espressione dell’isoforma TrkB.T1 (RT-PCR quantitativa) e il profilo di metilazione di 10 siti CpG del promotore (MALDI-TOF). Non vi sono differenze significative tra le frequenze alleliche dei polimorfismi nei soggetti suicidi rispetto ai controlli, diversamente da quanto riportato da Kohli et al (2010). Anche il grado di metilazione e i livelli di espressione non mostrano differenze nell’area di Wernike dei suicidi rispetto ai controlli contrariamente a quanto avviene nella corteccia frontale (Ernst et al 2009). Il presente studio escluderebbe, quindi, una correlazione dei polimorfismi analizzati, nonché dell’espressione e della metilazione del gene TrkB nell’area di Wernicke con la predisposizione al suicidio indicando anche che le diverse modificazioni epigenetiche correlate al suicidio sono altamente specifiche di alcune aree cerebrali. Lavoro supportato da Regione Campania (DGRC 2362/07) e MIUR (PS-126/IND e PRIN-2007KR7PRY). 050 A MIRNA DNA METHYLATION MAP OF PROSTATE CANCER 1 2 1 1 A. Formosa , R. Miano , S. Cortelli , M. Kalimutho , J. 3 3 4 Vandesompele , P. Mestdagh , G. Federici , S. 1 Bernardini 1 Dept. of Internal Medicine, the Univ. of Rome tor Vergata, Roma 2 Dept. of Urology, Policlinico tor Vergata, Roma 3 Center for Medical Genetics Ghent, Ghent Univ. Hospital, Ghent, Belgium 4 Dept. of Clinical Biochemistry, Policlinico to Vergata, Roma Background: Epigenetics refers to heritable changes in gene expression not involving the DNA sequence. Part of the epigenome involves the methylation of cytosine in promoter regions concentrated with CpG dinucleotides termed “CpG islands”. CpG island methylation silences a gene’s transcription. In cancer, aberrant promoter methylation has begun to explain the deregulated expression of small, endogenous RNAs called microRNAs. MicroRNAs inhibit mRNA translation to fine tune gene networks. In prostate cancer, the downregulation of miRNAs may contribute to cancer initiation and development, and the cause may be promoter hypermethylation. Here, we attempted to decipher tumor-suppressor miRNAs whose expression is diminished or silenced by CpG island hypermethylation in prostate cancer to discover novel biomarkers and ideas for therapy. Methods: To unmask potentially silenced miRNAs, the prostate carcinoma cell lines PC3, DU145 and LNCap as well as the normal prostate epithelial cell line PrEC were treated with the demethylating agent 5-aza-2’deoxycytidine. For each cell line, the expression profiles of 650 miRNAs were analyzed by real-time quantitative PCR (qPCR) before and after treatment. With methylation specific PCR (MSP), those miRNAs upregulated by ≥2.5 fold only in the tumor cell lines and having CpG islands within 10kb upstream of their 5’ end were analyzed for methylation. The status of miRNAs methylated in tumor cells but not in PrEC cells have begun to be evaluated in prostate carcinoma tissues and compared to benign prostate hyperplasia. Results: The treatment of 5-aza-2’-deoxycytidine upregulated, in a tumor cell line specific manner, the expression of many miRNAs that have CpG islands in their upstream regions. Via MSP we have isolated the following candidates for analysis in human specimens: miR-34b/ c, miR-132, miR-450a, miR-18b, miR-627 and miR-148a. Their status in human prostate cancer specimens has just begun to be analyzed. Based on previous studies in other cancers, we expect cancer-specific methylation of two to eight miRNAs in tissues. Sharma S, Kelly TK, Jones PA. Epigenetics in cancer. Carcinogenesis. 2010 Jan;31(1):27-36. Epub 2009 Sep 13. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 413 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 051 ALTERAZIONI DEL DNA MITOCONDRIALE IN PAZIENTE CON PATOLOGIA NEUROLOGICA COMPLESSA 052 RAPID PRENATAL DIAGNOSIS BY QF-PCR. A 3 YEARS’ EXPERIENCE 1 1 2 3 C. Mazzaccara , M. Ferrigno , F. Salvatore , M. 4 1 Masullo , L. Sacchetti 1 CEINGE Biotecnologie Avanzate S.C. a R. L., Napoli - Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. di Napoli Federico II 2 Fondazione IRCCS SDN, Napoli 3 CEINGE Biotecnologie Avanzate S.C. a R. L., Napoli 4 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. di Napoli Federico II - Dip. di Studi delle Istituzioni e dei Sistemi Territoriali, Univ. di Napoli “Parthenope” Le malattie mitocondriali rappresentano un gruppo eterogeneo di sindromi cliniche causate da variazioni, principalmente eteroplasmiche, del DNA mitocondriale (mtDNA) e/o da mutazioni di geni nucleari. Tali patologie, caratterizzate da un deficit energetico del metabolismo mitocondriale sono spesso multisistemiche e coinvolgono principalmente i tessuti ad elevata richiesta energetica quali il tessuto nervoso, muscolare, l’occhio. Riportiamo il caso di una bambina di 9 anni affetta da una patologia neurologica complessa, caratterizzata da atassia cerebellare con aprassia dello sguardo, teleangectasia, ipotonia e ipostenia. Le indagini genetico-molecolari per la presenza di mutazioni patogeniche per le diagnosi di Atassia con aprassia oculomotoria e Atassia Teleangectasia (A-T), avevano dato esito negativo. Nel nostro laboratorio abbiamo investigato l’intero genoma mitocondriale della paziente al fine di evidenziare eventuali alterazioni patogeniche dell’mtDNA. Il sequenziamento dell’ mtDNA (sia da sangue periferico che da tampone buccale) ha evidenziato la presenza di 12 varianti genetiche, di cui 5 presenti nella regione codificante (geni MT-ND1, MT-ND2, MT-ND5, MTCYB, MT-ATP6) e 7 in quella non codificante (DLoop, MT-RNR1). Nell’ambito delle varianti della regione codificante, 4 determinano un cambio aminoacidico nelle relative proteine. Tra tutte le varianti riscontrate, 11/12 sono descritte in letteratura come polimorfismi e/o mutazioni, anche in associazione a patologie mentre 1/12 risulta essere una nuova variante. Tale variante:12514 G/A, presente nel gene MT-ND5 (subunità proteica del Complesso I mitocondriale), riscontrata in forma eteroplasmica, determina la sostituzione Glu60Lys in un sito altamente conservato. Studi bioinformatici predicono questa sostituzione come possibilmente dannosa. Tale variazione, assente in 80 controlli, è stata rilevata allo stato eteroplasmico anche nel campione buccale della nonna materna e della mamma. Il saggio spettrofotometrico dell’attività enzimatica del Complesso I ha evidenziato nel probando e nei familiari testati un’attività enzimatica residua variabile dal 13% (nonna) al 74% (probando) in associazione alla variabile genetica mitocondriale 12514 G/A. Acknowledgement: CEINGE Conv. Regione Campania (DGRC 1901/2009) Reference: Di Donato S. J Neurol. 2009 May;256(5):693-710 414 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 E. Danese , E. Meneghelli , G. Chiaffoni , M. 1 1 1 Montagnana , F. Aprili , G.C. Guidi 1 Sez. di Chimica Clinica, Univ. degli Studi di Verona, Verona Background. Over the last four decades, prenatal diagnoses of chromosome abnormalities have been carried out by cytogenetic analyses. With the aim to alleviate the anxiety of parents waiting for conventional cytogenetic results, the Quantitative Fluorescent Polymerase Chain Reaction (QF-PCR) has been introduced to perform rapid prenatal diagnosis of common chromosome aneuploidies. Aim of this study was to review the results of our experience and to discuss the possibility of reducing the load of prenatal cytogenetic tests. Methods. Between January 2007 and May 2010, 962 amniotic fluid samples were tested using both QF-PCR and karyotype analysis. Most common indications for invasive diagnosis were advanced maternal age (556, 57.8%), increased biochemical risk (195, 20.2%) and ultrasound fetal abnormalities (120, 12.5%). QF-PCR was performed using short tandem repeats markers for 21, 18, 13 and XY chromosomes as well as nonpolymorphic markers AMEL and SRY. Results. By using QF-PCR we have correctly identified 32 chromosome aneuploidies and 901 chromosomally normal samples (100% specificity and sensibility for the aneuploidies investigated). 11 cases with a normal rapidtest result have shown an abnormal karyotype. Of these, 10 have been referred for abnormal ultrasound findings, increased biochemical risk, abnormalities previously detected by chorionic villus sampling, or familiar autosome rearrangements. One case has been referred for advanced maternal age only, and the aberration identified was paternally inherited and apparently balanced. Conclusions. Our preliminary data confirm that QF-PCR is a rapid, simple and accurate prenatal diagnostic test, allowing to make a diagnosis in the great majority of cases. Because of a residual risk, QF-PCR can be used as a preliminary method to reduce parental anxiety, but conventional cytogenetic analysis should still be performed to confirm the diagnosis of normal fetuses. However, in countries where large-scale cytogenetic tests are not available, QF-PCR could be used as stand-alone procedure, in those cases without other indication beyond advanced maternal age. Cirigliano V, et al. Rapid prenatal diagnosis of common chromosome aneuploidies by QF-PCR, results of 9 years of clinical experience. Prenat Diagn 2009;29:40-9. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 053 CARATTERIZZAZIONE FUNZIONALE DI MUTAZIONI NEL GENE GCK ASSOCIATE AL MODY2, IDENTIFICATE IN PAZIENTI DELLA REGIONE CAMPANIA 1 2 1 M. Capuano* , C. Garcia-Herrero* , N. Tinto , V. 1 3 2 1 Capobianco , A. Franzese , M.A. Navas , L. Sacchetti 1 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. degli Studi di Napoli Federico II, Italia.- CEINGE Biotecnologie Avanzate, Napoli, Italia 2 Dpto Bioquimica y Biologia Molecular III, Facultad de Medicina, Universidad Complutense de Madrid, Spagna. 3 Dip. di Pediatria, Univ. degli Studi di Napoli Federico II, Italia. Il MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young) è una forma monogenica di diabete mellito non insulino-dipendente, caratterizzato da alterazioni in geni espressi nelle cellule β del pancreas che determinano un deficit più o meno severo di secrezione insulinica; le caratteristiche cliniche del MODY sono: età d’insorgenza precoce, iperglicemia più o meno severa, in genere assenza di auto-anticorpi pancreatici ed obesità, ereditarietà autosomica dominante e familiarità in almeno 2 generazioni. In particolare, mutazioni inattivanti in eterozigosi nel gene della glucochinasi (GCK) determinano il MODY2, che è la forma più frequente di MODY in Italia fino al 63% (Lorini R. et al., Diabetes Care 2009). La GCK è una fosfotrasferasi citoplasmatica che nelle β cellule pancreatiche funge da “sensore del glucosio” controllando il pathway glicolitico e stimolando la secrezione di insulina. L’analisi del gene GCK in 70 bambini diabetici della Campania con sospetto MODY2 reclutati presso la Pediatria dell’AOU Federico II ha permesso di identificare 22 mutazioni di cui 14 “novel” (N. Tinto et al. PlosOne, 2008). Per alcune di esse, la cui analisi bioinformatica faceva ipotizzare rilevanti alterazioni strutturali, sono stati eseguiti saggi di attività enzimatica e di stabilità termica per valutarne il possibile effetto patogenetico. Tutte le mutazioni analizzate (E70D, R392S, H137D, G162D) determinano una riduzione dell’attività enzimatica e della stabilità termica (da parziale a totale) alterando differenti parametri cinetici. Le alterazioni funzionali riscontrate correlano con i livelli glicemici osservati nei pazienti. Il nostro studio dimostra che differenti mutazioni nel gene GCK, associate al MODY2, alterano la funzione dell’enzima mediante diversi meccanismi che possono coinvolgere l’attività enzimatica e/o la stabilità proteica. Infine, la severità della mutazione insieme al background genetico individuale possono avere un ruolo rilevante nel determinare i diversi fenotipi riscontrati nel MODY2. *Gli autori hanno contribuito in ugual misura al lavoro. 054 APPROPRIATEZZA DELLA RICHIESTA DI INDAGINE MOLECOLARE PER IL FATTORE V DI LEIDEN 1 1 1 1 R. Rolla , S. Meola , P. Pollarolo , M. Vidali , P. 1 1 Pergolini , G. Bellomo 1 Lab. Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara La resistenza alla proteina C attivata (rPCA) rappresenta una delle più frequenti cause di trombofilia, dovuta nella maggior parte dei casi al polimorfismo di Leiden del gene del Fattore V (Arg506Gln). In questo studio abbiamo valutato l’appropriatezza delle richieste dell’indagine genetico-molecolare di II livello nell’ambito della diagnosi di trombofilia. L’rPCA è stata valutata con il kit ProCG/FV su strumentazione BCS XP (Dade-Behring), nel quale viene determinato un tempo di coagulazione classico (PCAT/0) ed un secondo tempo (PCAT) dopo aggiunta di un reagente attivatore la proteina C e di plasma carente di FV. Il risultato viene espresso come rapporto PCAT/ PCAT0. L’analisi genetico-molecolare per il FV Leiden è stata condotta tramite kit AC034 NLM (Nuclear Laser Medicine s.r.l.). Nel periodo gen 2006 – mar 2010, il Laboratorio ha ricevuto 4969 richieste di FV Leiden a fronte di 3010 richieste di rPCA. Il polimorfismo di Leiden era presente in 372 (7.5%) soggetti in eterozigosi e in 10 (0.2%) soggetti in omozigosi, con una frequenza del tutto comparabile a quella della popolazione Italiana non selezionata. Delle 3010 richieste per rPCA, 183 (6.1%) sono risultate positive (ratio<0,7) e 2827 (93.9%) negative (ratio>0.7). A 1468 (52%) dei 2827 soggetti negativi per rPCA è stata comunque richiesta l’analisi genetica per Fattore V di Leiden, che è risultata negativa in tutti. Al contrario, soltanto a 106 (57.9%) dei 183 soggetti risultati positivi per rPCA è stata richiesta l’analisi genetica, risultata positiva in tutti. Per i restanti 77 soggetti positivi per rPCA non è mai stato richiesto successivamente alcun approfondimento molecolare. Ad un’analisi preliminare di appropriatezza prescrittiva, la richiesta dell’esame genetico-molecolare di II livello in 1468 soggetti già negativi allo screening per rPCA (I livello) ha determinato una spesa aggiuntiva di euro 38/campione (al netto della spesa reagenti senza costi aggiuntivi ore uomo) per una spesa complessiva di euro 55784. I dati evidenziano la necessità di interventi informativi e formativi immediati e capillari, rivolti ai Medici delle Unità Operative e del Territorio, relativamente all’appropriatezza prescrittiva per la diagnosi di trombofilia. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 415 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 055 RAPID DETECTION OF CFH POLYMORPHISM P.Y402H IN AGE-RELATED MACULAR DEGENERATION USING HIGH-RESOLUTION MELTING ANALYSIS 1 1 1 1 E. Mello , P. Concolino , B. Giardina , C. Zuppi , E. 1 Capoluongo 1 Lab. di Biologia Molecolare, Ist. di Biochimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica, Roma Age-related macular degeneration (AMD) is a complex disorder causing irreversible central vision loss in the elderly population of the developed world. CFH gene (chromosome 1q32, NG_007259) is now widely accepted as an important AMD susceptibility gene. The major CFH AMD-associated gene coding variant is the Tyr402His (rs1061170, c.1277 T>C) one: in fact individuals with the risk allele C exhibited an increased risk of AMD with OR ranging between 2.4 and 4.6 for heterozigous and 3.3–7.4 homozygous of the variant allele. Moreover recent studies investigated the potential pharmacogenetic relationship between CFH p.Y402H variant and therapeutic response in AMD, particularly when antioxidants or intravitreal anti-VEGF therapies are administered. High resolution melting analysis is a rapid closed-tube mutation scanning assay that detects sequence variation by thermodynamic differences between DNA fragments. Materials and Methods: To validate HRM genotyping of CFH c.1277 T>C, we analyzed 53 DNA samples from patients with AMD. All samples used in this study were previously genotyped for rs1061170 by sequence analysis and by comparison with the CFH genomic sequence (GenBank NG_007259). PCR amplification and melting curve analysis for CFH single nucleotide polymorphism rs1061170 were performed in the LightCycler® 480 Real-Time PCR System (Roche Diagnostics, Germany). Results: Using a curve shape-matching algorithm we correctly genotyped 53 amples (13 homozygous TT, 21 heterozygous CT and 19 homozygous CC). All samples corresponded to the previous genotype assignments. Discussion: Early identification of individuals with genetic risk variant CFH p.Y402H is clinically important for the definition of AMD status. High-resolution DNA melting provides a very simple fast and inexpensive solution for CFH genotyping. 056 NEUROTROPHINS AND RECEPTORS PATTERN IN PLACENTAS FROM PREGNANCIES COMPLICATED BY HELLP SYNDROME AND INTRAUTERINE GROWTH RESTRICTION (IUGR) 1 2 1 1 M. Emanuelli , S. Giannubilo , V. Pozzi , E. Renzi , D. 1 2 1 2 Sartini , P. Stortoni , F. Saccucci , A.L. Tranquilli , M. 1 Cecati 1 Dip. di Biochimica, Biologia e Genetica, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona 2 Dip. di Scienze Cliniche Specialistiche e Odontostomatologiche, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona Objective: The neurotrophin family comprises molecules involved in growth, differentiation, survival, regeneration, normal functions of the neuronal system, and in angiogenesis. We investigate the expression pattern of neurotrophic signaling molecules in pregnancies complicated by HELLP (Hemolysis, Elevated Liver enzymes and Low Platelet count) syndrome and IUGR. Study design: Placentas from normal term pregnancies (n=10), from pregnancies complicated by HELLP syndrome (n=10) and intrauterine growth restriction (IUGR) (n=10) were collected. Macroarray analyses were performed with GEArray Q Series Human Neurotrophin and Receptors Gene Array HS-018. The data were confirmed by quantitative Real-Time PCR. The MannWhitney test was used for statistical analysis. Differences were considered significant at p < 0.05. Results: Differential gene expression measurements (IUGR versus normal, and HELLP versus normal), confirmed by real-time PCR technique, revealed a significant down-regulation for IL-6 (3.9-fold and 2.7-fold for IUGR group and HELLP group, respectively). STAT3 a and b isoforms were reduced by 50 and 47% in HELLP group and 22 and 49% in IUGR group, respectively. Bcl-2 and Mcl1 were also evaluated. Differential gene expression measurements revealed a significant downregulation for Bcl-2 (2.7-fold and 3.0-fold for IUGR and HELLP group, respectively), while the expression of Mcl1 isoform 1 (long) was significantly increased (1.8-fold and 1.7-fold for IUGR and HELLP group, respectively, p < 0.05). The Mcl1 isoform 2 (short) expression levels did not show statistically significant differences between normal and pathological pregnancies. Conclusions: Decreased expression of IL-6 could mean that abnormalities in the immunological system function involve inflammatory cytokines other than IL-6 in pregnancies complicated by HELLP syndrome and IUGR. The STAT3α and STAT3β downregulation lead to a marked reduction of cellular transcriptional activity. Decreased expression of IL-6 is associated with a down-regulation of Bcl-2 but not of Mcl-1 isoform 1, suggesting that these two anti-apoptotic proteins may function independently and that Mcl1 may have a distinct role in controlling apoptotic pathway. 416 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 057 COMMON GENETIC VARIANTS OF MUTYH ARE NOT ASSOCIATED WITH CUTANEOUS MALIGNANT MELANOMA: APPLICATION OF MOLECULAR SCREENING BY MEANS OF HIGH RESOLUTION MELTING TECHNIQUE IN A PILOT CASE-CONTROL STUDY 1 2 2 C. Santonocito , A. Paradisi , R. Capizzi , A. 1 1 2 1 Minucci , E. Torti , S. Lanza-Silveri , C. Zuppi , E. 1 Capoluongo 1 Lab. Biologia molecolare clinica-Dip. Biochimica e Biochimica clinica-Univ. Cattolica Sacro Cuore- Roma 2 Dip. Dermatologia-Univ. Cattolica Sacro Cuore- Roma Background: MutYH glycosilase is involved in recognizing the 8-oxoG:A mismatch being capable to excise the adenine base using proofreading mechanisms. Some papers showed a strong association between cancer development or aggressiveness and such mutYH gene mutations. Aim of this paper is to verify a possible association between the most frequent mutYH gene mutations and melanoma in the context of a case-control pilot study. Methods: One hundred ninety-five melanoma patients and 195 healthy controls were matched for sex and age. Clinical and laboratory data were collected in a specific database and all individuals were analysed for mutYH mutation by high-resolution-melting technique and by direct sequencing. Results: Male and females had significant different distributions of tumor sites and phototypes. No significant associations were observed between Y165C, G382D and V479F mutYH mutations and melanoma development risk or aggressiveness. Conclusions: Our preliminary findings do not confirm a role for MutYH gene mutations in the risk of melanoma development or in its aggressiveness. Further studies, are necessary for the assessment of the MutYH role not only in melanoma disease but also in other cancer types with the same embryonic origin, in the context of a larger pathway of genes involved in DNA stability or integrity. Reference: Russo MT, De Luca G, Casorelli I, et al. Role of MUTYH and MSH2 in the control of oxidative DNA damage, genetic instability, and tumorigenesis. Cancer Res 2009; 15:4372-4379. 058 HUMAN PAPILLOMAVIRUS TYPE DISTRIBUTION AND CORRELATION WITH CYTOLOGICAL PATTERNS IN A SALENTINIAN POPULATION 1 1 2 4 G. Leo , M. Pisanò , A. Tinelli , M. Bochicchio , M.M. 1 1 1 1 Galante , F. Storelli , S. Leo , R. Guarascio , N. 1 1 3 Quarta , L. Cavalera , V. Lorusso 1 Lab. Biol. Mol. ed Onc. Sperim. (LBMOS), Osp. Vito Fazzi, Asl Lecce 2 U.O. Ginecol. ed Ostetricia, Osp. Vito Fazzi, Asl Lecce 3 U.O. Onc., polo Oncol. “G. Paolo II”, Osp. Vito Fazzi, Asl Lecce 4 Dip. Ing. dell’Innovazione, Univ. del Salento, Lecce Background: Disomogeneous data exist about human papillomavirus (HPV) type diffusion in Salento women diagnosed with cytological abnormalities. Aim: To correlate HPV genotype with normal or abnormal cytology (ASCUS, LSIL and HSIL). Methods: A random population based sample of 1306 women aged 15-88 years from the general population of Salento participated in a HPV study during the period 2006-2010. Data about Papanicolaou test, DNA detection for HPV and other clinical informations were collected and analyzed by means of an ad hoc developed database implemented on the MySQL relational engine and of a Web-enabled Java application in order to perform statistical analysis. Results: HPV DNA was identified in 352 samples (26,95%). High Risk HPV (HR-HPV) infection prevalence was 18,71%.The most commonly detected HPV types were HR-HPV16 (5,82%), LR-HPV6 (3,22%), HR-HPV31(2,45%) and HR-HPV53 (1,99%). HPV DNA detection rate had a statistically significative increase (Chi-square trend test, P < .0001) with age in women until 35 (P= 6,81%), caused by both HR-HPV and LR-HPV types, though HR-HPV infections had higher prevalence (4,90%) than LR-HPV ones (P= 1,76%). The analysis of HPV genotypes distribution in different age groups, in addition, revealed a statistically significative infection increase with age in young women by HR-HPV16 (Chi-square trend test, P < .0003), HRHPV31 (Chi-square trend test, P < .007), LR-HPV6 (Chisquare trend test, P < .002), LR-HPV70 (Chi-square trend test, P < .008) LR-HPV62 (Chi-square trend test, P < .03). Regarding 385 patients with cytological abnormalities, HPV DNA was found in 94 (24,42%), 26,8% of ASCUS, 26,6% of LSIL and 52% of HSIL. HR-HPV16 once again was the most commonly detected type, followed by 53, 31,18, 66, 33, 58, 59,45, 56,39, these types prevalence increasing with the degree of cytological abnormalities ASCUS-LSIL (HR-HPV16 = 28,8% and 69,2%). Discussion Besides HR-HPV16 and LR-HPV6, which are targeted by HPV vaccines, other HR-HPV types, such as 53, 31, 66 are diffused in general population and seem to be associated with cytological alterations in sexually active women. Nicolas Wentzensen et all.Grading the severity of cervical neoplasia based on combined histopathology, cytopathology, and HPV genotype distribution among 1,700 women referred to colposcopy in Oklahoma. Int. J. Cancer: 124, 964–969 (2009) biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 417 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 059 G6PD MURCIA, G6PD UBE AND G6PD ORISSA: REPORT OF THREE G6PD MUTATIONS UNUSUAL FOR ITALIAN POPULATION 1 1 1 1 A. Minucci , M. Antenucci , D. Tripodi , B. Giardina , C. 1 1 Zuppi , E. Capoluongo 1 Lab. of Clinical Molecular Diagnostic, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic Univ. of Rome, Italy. Background: Glucose 6-phosphate dehydrogenase (G6PD) deficiency is a common disease determined by a large number of genetic mutations. About 400 G6PD variants have been described with distribution and frequency that differs among various populations depending on ethnicity and geographical areas. For example, in Italy, the mutations more frequent are G6PD Mediterranean, G6PD Cassano G6PD Seattle, and G6PD A-. Aim and Methods: We report, for the first time, three families carrying G6PD mutations unusual for Italian population. Genetic tests were performed by means of whole G6PD gene sequencing, both for the first screening and for the second level test. Results: Family 1: The proband is an asymptomatic 29-year-old female of Abruzzo ancestry (Central Italy). The whole G6PD genetic screening performed by direct sequencing, revealed the presence of a mutation named G6PD Ube / Konan. Family 2: The proband is an asymptomatic 25-yearold male, of Sardinian ancestry referred to our hospital for a laboratory confirmation of the G6PD deficiency, the sequencing of the whole G6PD gene, revealed the presence of a mutation named G6PD Murcia. Family 3: A prolonged neonatal jaundice revealed a G6PD deficiency in a newborn male. This deficiency was due to the presence of a G6PD mutation named G6PD Orissa. Discussion: G6PD Ube is the most common mutation in Japan. The G6PD Murcia is one of the most frequent in Spain. G6PD Orissa mutation is reported as the major polymorphic variant in an Indian tribal population. Our study confirms the high heterogeneity of the G6PD mutations in Italy. We suggest to sequence the whole G6PD gene, in symptomatic individuals resulted as negative to the routinely first genetic screening, especially in those patients coming from peculiar Italian regions or immigrants. Reference: Minucci A. et al. Description of a novel missense mutation of glucose-6-phosphate dehydrogenase gene associated with asymptomatic high enzyme deficiency. Clin Biochem. 2007;40:856-8. 418 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 060 UN MODELLO "EX VIVO" PER LO STUDIO DEGLI EFFETTI DELLA TERAPIA CON BUTIRRATO IN PAZIENTI AFFETTI DA CLORIDORREA CONGENITA 1 1 1 1 A. Elce , G. Cardillo , F. Amato , G. Terrin , R. Berni 2 2 1 1 Canani , R. Troncone , G. Castaldo , R. Tomaiuolo 1 CEINGE Biotecnologie avanzate, Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. di Napoli Federico II, Napoli, Italy 2 Dip. di Pediatria, Univ. di Napoli Federico II, Napoli, Italy La Cloridorrea congenita (CLD) è una rara malattia autosomica recessiva, caratterizzata da diarrea profusa con perdita di cloro. La malattia è causata da mutazioni nel gene SLC26A3, che codifica per uno scambiatore - - anionico Cl /HCO3 , espresso dalle cellule intestinali. Da alcuni anni utilizziamo una nuova terapia a base di butirrato, capace di ridurre nettamente numero e quantità di scariche diarroiche (Berni Canani R. et al Gastroenterology. 2004). Scopo di questo studio è quello di verificare il meccanismo molecolare alla base dell’effetto correttivo del butirrato. Quattro pazienti CDL sono stati trattati con una supplementazione orale di NaCl/ KCl e sodio butirrato (100mg/Kg/d) per una settimana. L’efficacia della terapia è stata testata in vivo valutando il volume fecale, il numero delle evacuazioni, la consistenza delle feci ed il bilancio idroelettrolitico. Questi parametri sono stati comparati con gli stessi registrati una settimana prima del trattamento. Contemporaneamente sono state sviluppate colture di epitelio nasale, ottenute mediante brushing dei turbinati inferiori e, mediante Real-Time PCR, sono stati comparati i livelli di espressione del gene SLC26A3 in cellule trattate con butirrato 5 mM a 24 ore dal trattamento e cellule non trattate. Nel primo paziente la terapia ha determinato una risposta completa (miglioramento dell’incontinenza e riduzione delle concentrazioni fecali di sodio e cloro). Il paziente è un eterozigote composito per 2 mutazioni missenso, entrambe associate ad un corretto folding e topogenesi della proteina. In cellule epiteliali nasali del paziente il butirrato ha determinato un marcato aumento del trascritto di SLC26A3. In altri tre pazienti la terapia sembra avere un effetto parziale; in questi casi le mutazioni causative determinano l’assenza della proteina in membrana. La risposta parziale può quindi dipendere dall’attivazione di altri canali in grado di vicariare la funzione di SLC26A3. Abbiamo quindi avviato studi con microarray di espressione su cellule primarie NHBE al fine di identificare altri canali modulati dal butirrato. Il lavoro è stato supportato dall’AIFA, dalla regione Campania (DGRC 2362/07) e dal MIUR (PS-126 IND). 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 061 IL RUOLO DEL PROMOTORE DEL GENE CFTR: DA ELEMENTO REGOLATIVO A POSSIBILE PROTAGONISTA NELLA PATOGENESI DELLA MALATTIA 062 ANALISI DI POLIMORFISMI NON-HLA PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO GENETICO DI CELIACHIA IN 200 FAMIGLIE DELLA CAMPANIA 1 1 3 3 2 S. Giordano , F. Amato , A. Elce , M. Monti , C. 1 2 3 3 Iannone , P. Pucci , G. Castaldo , R. Tomaiuolo 1 CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli 2 CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli; Univ. di Napoli Federico II 3 CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli; Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche; Univ. di Napoli Federico II Ad oggi le mutazioni causative di Fibrosi Cistica (FC) identificate sono più di 1600, ma attualmente non risulta possibile individuare più del 94% degli alleli CF anche attraverso il sequenziamento di tutte le regioni codificanti del gene. Il nostro progetto è volto a studiare un’ampia regione a monte del sito di inizio trascrizione (6000 bp) allo scopo di individuare nuove mutazioni, chiarirne l’effetto sull’espressione genica e migliorare la comprensione dei meccanismi alla base della fine regolazione temporale e tessuto-specifica del gene CFTR. Mediante il sequenziamento abbiamo effettuato l’analisi delle 6000 bp a monte del gene CFTR in 90 pazienti affetti da CF classica o atipica, con almeno 1 mutazione non identificata dopo sequenziamento completo del gene; 50 soggetti della popolazione generale hanno costituito il gruppo di controllo. L’intera regione di 6000 bp è stata clonata in un sistema reporter (luciferasi) per valutare l’effetto delle varianti alleliche rispetto al wild type in sistemi cellulari esprimenti e non esprimenti CFTR. L’analisi molecolare ha evidenziato la presenza di 19 varianti geniche, di cui solo 8 già descritte in letteratura, tra sostituzioni mononucleotidiche e microdelezioni. Sei varianti sono state riscontrate esclusivamente in pazienti CF e non in soggetti di controllo. I primi esperimenti col sistema reporter hanno evidenziato una significativa riduzione dell’attività trascrizionale del costrutto recante una microdelezione rispetto alla forma wild type in cellule non esprimenti CFTR mentre l’attività rimane pressochè invariata in cellule esprimenti, suggerendo che la mutazione riduca l’espressione genica (e quindi sia causativa di malattia) presumibilmente alterando il sito di legame di fattori trascrizionali. Oltre alla microdelezione stiamo testando con lo stesso sistema tutte le altre varianti; inoltre, mediante saggi EMSA abbiamo iniziato a studiare quali siano i fattori regolatori che interagiscono con il sito della microdelezione, anche per valutare se la presenza di mutazione possa alterarne il legame al DNA. Lavoro supportato dalla Fondazione per la ricerca sulla FC (Verona), regione Campania (DGRC 2362/07) e MIUR (PS-126IND). 1 2 3 N. Tinto , A. Cola , M.V. Esposito , M.P. Sperandeo , V. 3 1 Izzo , L. Sacchetti 1 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ.` di Napoli ‘‘Federico II’’ e CEINGE Biotecnologie Avanzate, Napoli 2 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. di Napoli ‘‘Federico II’’ 3 Dip. di Pediatria Univ. di Napoli ‘‘Federico II’’ Napoli La celiachia (CD) è una patologia indotta dall'ingestione di glutine che si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti. L’unica forte correlazione genetica finora dimostrata per la CD è quella con i geni HLA codificanti per gli eterodimeri DQ2 e/o DQ8. Tuttavia l’HLA è una condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo della CD, spiegando solo il 40% della componente genetica della malattia. Risulta quindi evidente l’esistenza di altri geni non-HLA che contribuiscono al rischio genetico totale di CD. Studi di linkage e di associazione hanno permesso di identificare diverse regioni genomiche molte delle quali contenenti geni coinvolti nella risposta immune/infiammatoria o nella permeabilità intestinale e che risultano associate anche ad altre patologie autoimmuni (Romanos J. et al Gastroenterology 2009;137:834–40). Tali dati aggiungono un altro 3-4% alla componente genetica della CD, dimostrando che essa rappresenta un modello classico di malattia poligenica dove la predisposizione genetica dipende da un singolo gene (HLA) che determina effetti maggiori sulla risposta immune e da multipli altri geni i quali influenzano, in misura minore, diversi aspetti dell’immunità e dell’infiammazione. Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare 11 polimorfismi presenti in regioni cromosomiche indipendenti, in 200 famiglie campane con celiachia, per una più precisa valutazione del rischio genetico globale di sviluppare la malattia. Studi preliminari hanno mostrato che un marcatore nella regione 3q28, molto vicino al gene LPP, aumenta notevolmente il rischio di sviluppare la malattia. La proteina LPP potrebbe avere un ruolo nella regolazione della motilità e dell’adesione cellulare; tuttavia ulteriori analisi sono necessarie per completare lo studio e per definire il ruolo dei loci genici significativamente associati, nel meccanismo patogenetico della malattia. La previsione del rischio genetico (HLA e non-HLA) di celiachia potrebbe essere di notevole ausilio nella diagnosi precoce e nella valutazione della prognosi nei familiari di I grado che presentano un elevato rischio di sviluppare la malattia e che risultano spesso asintomatici e pertanto di difficile inquadramento clinico. Lavoro finanziato da Conv. CEINGE Regione Campania (DGRC 1901/2009) biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 419 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 063 MOLECULAR ANALYSIS OF HEREDITARY HEMOCHROMATOSIS: CASE REPORT 1 2 1 D. Dell'Edera , E. Vitullo , G. D'Anzi , A.A. 2 3 3 3 Epifania , M.C. Padula , L. Milella , G. Martelli 1 U.O.S.D. Lab. di Citogenetica e Genetica Molecolare P.O. "Madonna delle Grazie" - Matera 2 U.O.C. di Patologia Clinica ed Analisi di Laboratorio P.O. "Madonna delle Grazie" - Matera 3 Dip. di Biologia - Univ. degli Studi della Basilicata Potenza Introduction: Our previous study showed that the hereditary hemochromatosis, a recessive disorder that leads to iron overload, is characterized by a particular clinical behavior in the province of Matera (Basilicata). The aim of the present work was directed to detect and understand, in molecular key, the peculiar clinical appearance focusing on a particular case report. Methods: A case report is presented for a 62-year-old female with a pathologic value (62%) of the transferrin saturation, a sensitive parameter of iron overload. The genetic test for hemochromatosis was performed. The experimental design provided: DNA extraction from whole blood, DNA amplification by multiplex PCR, reverse dotblot on nitrocellulose strips to analyze the presence of 11 HFE gene mutations (V53M, V59M, H63D, H63H, S65C, Q127H, E168X, E168Q, W169X, C282Y, Q283P), 4 Transferrin Receptor mutations (Y250X, E60X, M172K, the AVA Q 594-597) and 2 Ferroportin mutations (N144H, V162). In a second step, we made the primer design, based on HFE gene sequences present in NCBI database to amplify DNA and to isolate the most significant fragments. After, HFE gene fragments sequencing was performed. The next bioinformatics analysis allowed to verify the homology among our obtained sequence and known HFE gene sequences. Results: The first step shows that the analyzed genotype is H63D heterozygous. We found an abnormal transferrin saturation value, as expected for the homozygous. There aren’t additional factors that can explain this result, as evidenced by clinical history. In addition, the sequencing results put in evidence the presence of a genetic variation in HFE gene, reported in SNP database as rs2858996. Conclusions: The present study confirms the singular clinical behavior of the disease in Matera province. Furthermore, the polymorphic site could change a sequence required for intron excision, resulting in alternative splicing mechanism. For an appropriate characterization of the disorder we should consider and investigate both the structural and functional gene aspects. 420 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 064 EXPRESSION OF INFLAMMATION-RELATED GENES IN HUMAN ATHEROSCLEROTIC PLAQUES 1 2 3 M.D. Di Taranto , A. Morgante , U.M. Bracale , L. 3 3 4 Del Guercio , F. Carbone , F.P. D'Armiento , M. 3 2 3 2 Porcellini , G. Fortunato , G. Bracale , F. Salvatore 1 Fondazione IRCCS SDN, Napoli, Italy 2 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. degli Studi di Napoli “Federico II” Napoli, Italy e CEINGE scarl, Napoli, Italy 3 Dip. Ass. di Chirurgia Generale Toracica, Vascolare e Endovascolare, Univ. degli Studi di Napoli “Federico II”, Napoli, Italy 4 Dip. di Scienze Biomorfologiche e Funzionali – Sez. Anatomia Patologica e Citopatologica, Univ. degli Studi di Napoli “Federico II”, Napoli, Italy Introduction – Atherosclerosis is a chronic disease with development of lesions protruding in the vessel lumen. Plaque rupture and thrombosis can cause acute events such as myocardial infarction or stroke. Inflammation is clearly identified as a pivotal process in the atherosclerosis development and progression, although the molecular mechanisms have not been completely unravelled (Libby P et al. Circ J. 2010;74:213-20). Our aim is to perform a wide expression study of inflammation related genes in human atherosclerotic plaques. Materials and Methods – The Human Inflammation Array (Applied Biosystems) was used to perform the mRNA quantification of 92 inflammation-related genes in 12 atherosclerotic plaques, their respective adjacent regions (with a lower grade lesion) and 7 healthy arteries. The principle of the array is the real-time PCR amplification with a TaqMan probe specific for each gene. Data analysis was performed with SDS 2.3 software with the comparative Ct method using the gene beta-2microglobulin as housekeeping and one of analysed samples as calibrator. Results and conclusions – The mRNA levels of 42 genes result to be differently expressed: 13 genes were up-regulated in atherosclerotic plaques respect to control arteries whereas 29 were down-regulated. Their expression levels show an increasing or a decreasing trend from healthy arteries to plaque adjacent regions and to advanced plaques. These genes belong to many different functional classes. In particular, we observed the dys-regulation of genes encoding for enzymes involved in the arachidonic acid metabolism (eg. COX1, PTGIS, and 5-LO) that lead to generation of prostaglandins and leukotrienes. This dys-regulation creates a proinflammatory status in atherosclerotic vessels. Results of the wide panel of inflammation-related genes may contribute to unravel the mechanisms of inflammation involvement during the atherosclerotic process and could highlight new possible target for anti-inflammatory therapy in cardiovascular diseases. Acknowledgements – CEINGE Convenzione Regione Campania, DGRC 1901/2009 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 065 VARIANTI GENICHE DELLA RISPOSTA IMMUNE INNATA NELLE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI: MESSA A PUNTO E VALIDAZIONE DI UN METODO DI ANALISI IN PCR MULTIPLEX E MINISEQUENCING 1 2 1 2 G. Ferraguti , A. Crudeli , S.M. Bruno , P. Vernia , F. 1 1 1 Ceci , R. Strom , M. Lucarelli 1 Dip. di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Sapienza Univ. di Roma 2 Dip. di Scienze Cliniche, Sapienza Univ. di Roma La patogenesi delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) vede coinvolti fattori ambientali e cause genetiche, quest’ultime determinate in primis da polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) valutabili mediante tecniche rapide, affidabili e a costo contenuto: PCR multiplex e minisequencing. Obbiettivi di questo studio sono: mettere a punto e validare un pannello di 10 polimorfismi per l’analisi dei geni NOD2 (R702W, G908R, A1006R), TLR4 (D299G), TLR2 (R753Q), CD14 (260C>T) e TLR9 (1237T>C), già associati alle MICI, e di TOLLIP (-526 C>G; A222S) mai studiato nei pazienti con MICI; indagare le frequenze alleliche e genotipiche delle variazioni di sequenza e le eventuali correlazioni tra genotipo e fenotipo clinico. Il DNA genomico, estratto dal sangue venoso periferico di 57 pazienti affetti da MICI e da 26 donatori di sangue sani (controllo), è stato amplificato in PCR multiplex (2 PCR da 5 ampliconi più un controllo negativo per ogni paziente) e, dopo controllo elettroforetico, purificato per rimuovere primers e nucleotidi non incorporati. Il templato purificato, utilizzato per la reazione di minisequencing (che consiste nell’estensione di una singola base di un primer, di lunghezza predefinita, immediatamente adiacente alla base polimorfica, utilizzando nucleotidi terminatori di catena marcati in fluorescenza) è stato di nuovo purificato per rimuovere i nucleotidi fluorescenti non incorporati prima dell’elettroforesi capillare, eseguita su sequenziatore ABI PRISM 3100 Avant. Con il software GENOTYPER viene quindi generato un elettroferogramma per ciascun paziente. Ogni differenza dall’elettroferogramma di riferimento può essere attribuita alla presenza di una variazione di sequenza in omo o eterozigosi. La validazione della metodica è stata ottenuta tramite conferma in sequenziamento dei genotipi ottenuti. Per i geni già noti, le frequenze alleliche e genotipiche ricavate dalla nostra popolazione concordano con quelle descritte in letteratura. E’ ancora in corso l’analisi delle variazioni del gene TOLLIP e la relazione genotipofenotipo relativamente agli altri marcatori. Il saggio in minisequencing messo a punto appare comunque un utile strumento per individuare sottogruppi omogenei di pazienti con MICI al fine di personalizzare prognosi e terapia. 066 ESPRESSIONE E METILAZIONE DEI GENI ENAC 1 1 1 1 M. Lucarelli , F. Ceci , G. Truglio , S. Pierandrei , F. 2 1 2 Carofiglio , G. Ferraguti , F. Ascensioni , S. 3 1 Quattrucci , R. Strom 1 Dip. di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Sapienza Univ. di Roma 2 Dip. di Biologia Cellulare e dello Sviluppo, Sapienza Univ. di Roma 3 Dip. di Pediatria e Centro di Riferimento della Regione Lazio per la Fibrosi Cistica, Sapienza Univ. di Roma La secrezione di ioni Cl- da parte dell’epitelio respiratorio avviene tramite la proteina CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator), il suo malfunzionamento origina la Fibrosi Cistica (FC). Il CFTR limita anche l’assorbimento dello ione Na+ esercitando una parziale repressione sul canale epiteliale del Na + (ENaC), codificato da 3 geni (SCNN1A, SCNN1B e SCNN1G). Questo equilibrio, che rende idratato il liquido di superficie delle vie aeree, viene probabilmente regolato dalla trascrizione dei geni ENaC in un modo non completamente chiarito, soprattutto dal punto di vista epigenetico. Abbiamo studiato sia in vitro (linee cellulari epiteliali umane H441, MCF10A, 16HBE, CFBE e HACAT), sia ex vivo (epitelio nasale umano da brushing nasale, granulociti, linfociti e monociti in soggetti con o senza FC) la correlazione tra i livelli di metilazione delle regioni regolatrici all’estremità 5’-flanking dei 3 geni ENaC e la loro espressione. Nelle linee cellulari H441, MCF10A e HACAT e nell’epitelio nasale risulta elevata l’espressione di tutti i geni ENaC. Nelle linee cellulari 16HBE e CFBE, nonché nei granulociti, linfociti e monociti è stata rilevata un’espressione bassa o assente. Confrontando i dati sperimentali abbiamo rilevato una correlazione inversa tra espressione e metilazione di 2 delle 3 zone analizzate della regione 5’-flanking del gene SCNN1A. Nel gene SCNN1B, invece, una delle 4 zone analizzate della regione 5’-flanking è risultata costantemente non metilata, contrariamente alle altre 3 che sono risultate sempre metilate, indipendentemente dai livelli di espressione. Nel gene SCNN1G una delle 2 zone analizzate del 5’-flanking del gene è risultata sempre non metilata e l’altra sempre ipometilata, anche in questo caso indipendentemente dai livelli di espressione. Dai nostri risultati, appare ipotizzabile che il gene SCNN1A svolga un ruolo di “master regulatory gene” regolando non solo l’espressione del gene stesso, ma (seppure con meccanismi ancora da chiarire) anche quella del complesso dei geni ENaC. Un ulteriore approfondimento di questi studi potrà essere di interesse sia per la comprensione dei meccanismi dell’interazione CFTR – ENaC che per l’ottimizzazione di strategie terapeutiche per la FC basate sull’inibizione dei geni ENaC. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 421 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 067 ENDOGENOUS MATRIX METALLOPROTEINASES REGULATE GENERATION OF NEURONAL AND GLIAL CELLS FROM MURINE NEURAL STEM CELLS 068 EFFECTS OF DIFFERENT STORAGE TEMPERATURES ON HUMAN PROTEOME 1 1 1 2 1 E. Cacci , M. Sinno , G. Tonti , P. Caramanica , F. 2 1 Mannello , S. Biagioni 1 Dip. di Biologia e Biotecnologie, Sapienza Univ. di Roma 2 Istituto di Istologia, Analisi di Laboratorio, Univ. di Urbino Newly formed neurons are generated from adult Neural Stem Cells (NSC) and continuously integrated into specific regions of the brain under both physiological and pathological conditions (Zhao et al., 2008). The regulation of neurogenesis involves a wide spectrum of instructive and converging signals from the microenvironment in which NSC reside, the so-called neurogenic niche. Among the others, metalloproteinases (MMPs), and particularly the gelatinases MMP-2 and MMP-9, are emerging as important players in the modulation of the neurogenic niche, although their role in NSC modulation has just begun to be unraveled (Tonti et al., 2009). One major goal of our research is to understand how MMPs can modulate NSC properties. In a first set of experiments we analyzed the expression of MMP-2 and MMP-9 in NSC cultures isolated from the embryonic (E13,5) mouse cortex. We found that MMP-2 was expressed both at mRNA (by real time RT-PCR) and protein levels (by gel zymography of conditioned culture media from proliferating and differentiating NSC), whereas MMP-9 was not detectable. As the metalloproteinase tissue inhibitor (TIMP) 2 tightly controls MMP-2 activity, we also analyzed TIMP-2 expression by real time RT-PCR. Our findings demonstrate that TIMP-2 is strongly up regulated (in a time dependent manner) during the differentiation process, suggesting the involvement of MMP-2/TIMP-2 system in the modulation of neurogenesis. Furthermore, treatment of NSC with a broad-spectrum MMPs inhibitor (Marimastat) at microM concentrations strongly increased the percentage of cells differentiating into neurons, whereas it dramatically abated the percentage of astrocytes. Altogether our data indicate the involvement of MMPs in the modulation of neuronal and glia differentiation and suggest that MMPs contribute into NSC fate decision. The molecular mechanisms underlying these events are currently under investigation. Zhao C et al., (2008). Mechanisms and functional implications of adult neurogenesis. Cell 22;132(4):645-60 Tonti GA et al., (2009). Neural stem cells at the crossroads: MMPs may tell the way. Int J Dev Biol.;53(1):1-17. 422 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 S. Pasella , E. Canu , A. Baralla , S. Pinna , A. 1 1 1 1 Mannu , L. Murgia , C. Carru , L. Deiana 1 Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Dip. Scienze Biomediche, Univ. di Sassari There is a numerous list of pre-analytical variables that can alter the analysis of blood-derived samples. Serum and plasma are the most common specimens for various analysis in clinical diagnostics. Different studies have shown that plasma samples are preferable to serum for the analysis of peptides and small proteins (1). Since human plasma is easily accessible it is usually the most valuable specimen for identifying biomarkers of diseases. In this study we evaluated the effect of storage temperature on the protein profile of human plasma. Blood samples were collected in EDTA tubes from six individuals (3 males and 3 females) and centrifuged to obtain plasma. The plasma sample of each individual was divided into 4 aliquots, one aliquot was analysed at the moment while 3 of these were stored at different temperatures, -80°C, -20°C, 4°C, Room Temperature (20-25°C) and thawed and analysed 13 days later. Proteins were extracted and separated by bidimensional electrophoresis (2D-PAGE ), the gels were stained with Coomassie R-250 and their images analysed using the software PDQuest. The Student t-test implemented for PDQuest identified different protein spots whose relative intensities were significantly varied (p<0.05) when comparing samples extracted at time 0 and those under the 4 different storage temperatures (2, 23,46 and 21 different spots at -80°C, -20°C, 4°C, R.T. respectively). An increasing number of spots highlighted by the t-test showed to lower their intensities with a two-fold decrease, in particular 2 spots at -80°C, 9 at -20°C, 38 at 4°C and 7 at R.T., while only a few number of spots showed a two-fold increase. This work shows how different storage temperatures can have a significant influence on plasma protein profiles; our results suggest that when the samples can’t be analysed immediately the ideal storage temperature for plasma samples, before 2D analysis, is -80°C (correlation coefficient between fresh and stored samples: 0.81). However further investigations will be necessary to better understand the nature of these spots by using mass spectrometry for protein identification. (1) Peptidomic analyses of human blood specimens: comparison between plasma specimens and serum by differential peptide display. Tammen et al. , Proteomics (2005) 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 069 ASPETTI BIOLOGICI E MOLECOLARI DELLA LINFOCITOSI B MONOCLONALE 1 2 3 070 L’EMOCROMATOSI EREDITARIA, UNA MALATTIA ETEROGENEA. ANALISI DI UNA FRATRIA 1 F. Sciarini , D. Perego , F. Rossini , S. Signorini , G. 1 1 1 4 Limonta , M. Piatti , P. Mocarelli , P. Brambilla 1 Servizio Univ. di Medicina di Laboratorio, Osp. di Desio 2 Div. di Medicina, Osp. di Desio 3 Div. di Ematologia, Osp. S.Gerardo dei Tintori di Monza 4 DIMS, Medicina e Chirurgia, Univ. Milano Bicocca Introduzione:In presenza di un’espansione monoclonale di cellule B, una conta linfocitaria superiore a 5000/ MMC caratterizza soggetti con leucemia linfatica cronica (LLC), mentre una conta linfocitaria inferiore a 5000/MMC caratterizza soggetti con linfocitosi B monoclonale (MBL). Le MBL sono classificate o come CD5- o come CD5+ assimilabili a LLC (CLL-MBL). Recenti studi suggeriscono che in soggetti CLL-MBL la malattia possa evolvere in LLC. Scopo:Valutazione retrospettiva delle caratteristiche biologiche e molecolari del clone linfocitario in pazienti CLL-MBL. Materiali e metodi:Sono stati analizzati 42 soggetti CLLMBL, in cura presso le Divisioni di Medicina dei nostri ospedali. Lo stato mutazionale di IgVH è stato valutato tramite sequenziamento automatico (ABI PRISM 310, Applied Biosystems) e considerato non mutato nel caso di omologia superiore al 98%. L’espressione dei marcatori immunofenotipici, di ZAP-70 e CD38 (considerati positivi con espressione superiore al 20%) è stata valutata in citofluorimetria (Beckman-Coulter Epics XL-MCL). Risultati:Per i 42 pazienti è stato valutato l’immunofenotipo e la restrizione delle catene leggere dei linfociti. Lo stato mutazionale del gene IgVH è stato determinato in 36 pazienti. Le sequenze identificate come riarrangiamenti non produttivi (1) o biallelici (1) e a cui non è stato possibile assegnare una percentuale di omologia (1) sono state escluse. Dei restanti 33 pazienti, 29 (88%) presentano il gene IgVH mutato, mentre 4 (12%) non mutato. Le famiglie più rappresentate sono VH4-34 (21%) e VH3-7 (9%). L’espressione di ZAP-70 è stata valutata per 41 pazienti ed è risultata positiva in 16 casi (39%) e negativa in 25 (61%). L’espressione di CD38 è stata valutata in 42 soggetti e solo 1 (2%) è risultato positivo. In 7 soggetti dei 19 a cui è stata misurata la linfocitosi per almeno 2 anni, si è evidenziata progressione. Nel 86% (6/7) di questi soggetti era presente almeno un fattore prognostico negativo. Conclusioni:Complessivamente i soggetti CLL-MBL studiati hanno, in prevalenza, IgVH mutato e repertorio genico simile a quello dei casi LLC mutati. Da notare che i pazienti con linfocitosi progressiva presentano spesso (86%) almeno un fattore prognostico negativo. Bibliografia:Shanafelt TD, Leukemia 2010; 24: 512-520 1 1 1 M. Schioppa , G. Canzano , A. Di Tria , A. 1 1 Costanzo , A. Costanzo 1 Aornas "Sant'Anna e San Sebastiano" Caserta 2 U.O.C. Patologia Clinica 3 U.O.S.D. Genetica e Biologia Molecolare Introduzione: Il gene HFE svolge il ruolo di controllore del passaggio del ferro dalla cellula della mucosa intestinale al sangue. L’identificazione della presenza delle mutazioni nel gene HFE coinvolto nell’emocromatosi implica la possibilità di rimuovere il ferro in eccesso prima che si verifichi il danno tessutale. SCOPO: Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di individuare la segregazione delle più frequenti mutazioni del gene HFE in una famiglia. Materiali e Metodi: Nel nostro studio sono state analizzate le mutazioni del gene HFE mediante ibridazione inversa, previa estrazione ed amplificazione del DNA, in una paziente e successivamente sui familiari. Risultati e Discussioni: Abbiamo riscontrato sulla nostra paziente una doppia mutazione, la H63D e la S65C e valori di ferritina >3000ng/ml. Il primo step è stato quello di individuare, data la stretta vicinanza delle due mutazioni sul gene, se queste fossero in cis o in trans. Quindi, abbiamo esteso il test genetico anche ai figli della paziente, rivelando, uno la mutazione H63D e l’altro la mutazione S65C. Più sorprendentemente abbiamo riscontrato che entrambi erano eterozigoti composti con un’altra mutazione, la C282Y di derivazione paterna. La nostra conclusione è stata che le mutazioni della paziente si trovavano in trans. La mutazione C282Y è, come noto, associata alla forma più grave di emocromatosi ereditaria soprattutto quando è in omozigosi, mentre le mutazioni H63D e S65C determinano forme più lievi della malattia. Tuttavia è possibile ipotizzare che la presenza delle mutazioni H63D e S65C nello stesso introne, possano codificare per una proteina meno funzionale con conseguente accumulo di ferro. I figli, essendo eterozigoti composti presentano valori normali di ferritina. Tutto questo può essere spiegato dal fatto che l’emocromatosi ereditaria è una malattia eterogenea e quindi oltre ad un’alterazione genetica principale altri geni modulatori e fattori acquisiti possono interagire nel determinare l’espressione della malattia. Conclusioni: La possibilità di valutare il rischio di malattia in soggetti asintomatici è uno degli aspetti dell’applicazione della genetica nella pratica clinica. La logica di fondo è che su questi individui, classificati come soggetti a rischio si può intervenire per prevenire la malattia e/o per evitare complicanze gravi. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 423 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 071 SEGREGATION OF THE G3460A/ND1 mtDNA MUTATION IN LEBER'S HEREDITARY OPTIC NEUROPATHY (LHON) FAMILIES: IMPLICATIONS FOR DIAGNOSIS AND PROGNOSIS 1 2 1 P. Magistroni , M.L. Valentino , S. Macchi , C. La 2 2 2 1 Morgia , L. Iommarini , A. Maresca , G. De Luca , V. 2 1 Carelli , F. Pallotti 1 Dept. of Experimental and Clinical Biomedical Sciences, Univ. of Insubria, Varese, Italy; Circolo Hospital-Clinical Biochemistry Laboratory, Varese 2 Dept. of Neurological Sciences, Univ. of Bologna, Bologna, Italy. Background. In order to shed light on the mechanisms underlying the patterns of segregation of mtDNA pathogenic mutations, we studied three unrelated LHON families harbouring the G3460A/ND1 mtDNA mutation in heteroplasmic fashion with at least one family member affected with LHON. The segregation of heteroplasmy was studied along the maternal lineages to assess the modality of the mutation accumulation through generations . Methods. We studied total DNA from blood and we quantified the mutational load in every family member by a real-time PCR method, using a TaqMan MGB probe. Results. Analysis of the three LHON families with the G3460A/ND1 mutation showed different patterns of transmission within the same maternal lineage: with branches switching rapidly to homoplasmy and others remaining heteroplasmic or reverting to wild type. Family 1 shows a rapid drift to homoplasmy in a few generations. Family 2 shows the same pattern of rapid shift in two branches of the family tree, whereas in other three branches low heteroplasmic loads seems to maintain stability through generations. Family 3 shows both patterns as the above mentioned families. Conclusions. The study of large pedigrees harboring pathogenic mtDNA mutations could give valuable information to be used both in diagnosis and prognosis of the disease. LHON is a mitochondrial disorder characterized by incomplete penetrance and the clinical manifestations may be very different among families and among subjects within the same maternal lineage. LHON mutations are often homoplasmic, but not all homoplasmic individuals are affected. Here we studied three different families with different loads of heteroplasmic mutation. The segregation of the G3460A/ND1 mutation may occur in different ways even within the same family, as observed in particular for family 2. These findings suggest that the pattern of mutation segregation may be genetically regulated, but independently from the mtDNA mutation. In fact, this pattern of segregation along the maternal line seems to be maintained through generations and this might be a powerful tool in the prediction of possible homoplasmic shifts, thus giving information on the clinical phenotype along generations. 424 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 072 A COMMON POLYMORPHISM IN SCN5A GENE IS ASSOCIATED WITH DILATED CARDIOMYOPATHY 2 2 1 1 G. Frisso , L. Forgione , G. Limongelli , G. Pacileo , S. 3 1 1 1 Zanotta , V. Maddaloni , T. Roselli , M.G. Russo , D. 4 1 5 Bonaduce , R. Calabrò , F. Salvatore 1 U.O.C. di Cardiologia AORN Monaldi, Seconda Univ. degli Studi di Napoli,Napoli 2 CEINGE-Biotecnologie Avanzate s.c.ar.l, Napoli, Dip.di Bioch. e Biotec. Med., Univ. Federico II,Napoli 3 Dip.di Bioch. e Biotec. Med., Univ. Federico II,Napoli 4 Dip. Med. Clin. Scienze Cardiov. Immunol., Univ. Federico II,Napoli 5 IRCCS – Fondazione SDN, Napoli, CEINGEBiotecnologie Avanzate s.c.ar.l, Napoli Background. Dilated cardiomyopathy (DCM) is characterized by ventricular dilatation and impaired systolic function. DCM is a final common pathway of various acquired diseases, up to 50% of cases are reported to be idiopathic and approximately 20% of DCM cases display familial prevalence. More than 20 genes are associated with DCM in humans. DCM associated genes encode structural proteins of cardiomyocytes and ion channels. The gene SCN5A, which encodes the alpha subunit of the major Na+ channel in the heart. We hypothesized that the p.H558R polymorphism could be a genetic risk factor in dilated cardiomyopathy, as the R minor allele of this polymorphism has been shown to alter SCN5A function, by reducing depolarizing sodium current and modulating the biological effects of concomitant SCN5A mutations. Methods. We recruited 134 DCM patients (50 with familial DCM -FDCM-, 58 with idiopatic DCM and 26 patients affected by post-ischemic DCM) and 168 age, ethnicity, and gender matched controls. The mean age at diagnosis was 45+12 y., with a mean follow-up of 8.2+5.5 y. SCN5A was subject to comprehensive mutation scanning in all cases and to targeted genotyping of a common loss-of-function p.H558R polymorphism in controls. The Hardy-Weinberg law was applied to analyze distribution of SCN5A p.H558R genotypes. Association between the three genotypes and categorical variables were tested 2 using the c test or Fisher’s exact test. Results. The major finding of this study was a significant difference in frequencies of the 3 p.H558R genotypes in familial DCM compared to normal controls: HH 40 vs 49%, HR 36 vs 44%, RR 24 vs 7%; p = 0.004). 60% of familial DCM subjects had at least one R allele compared with 51% of controls. The minor R allele frequency was 42% in familial DCM compared with 29% in the normal controls. Compared with the HH and HR genotype, the RR genotype confers an OR for developing DCM in familial cases of 4.1 (95% CI 1.7-9.9; p = 0.001). Conclusions. Our data demonstrate that the SCN5A p.558RR genotype is associated with dilated cardiomyopathy in patients with familial DCM. This result may help to early identify candidates to develop DCM among asymptomatic relatives of FDCM patients in families without an identified mutation. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 073 XRCC1 AND RAD51 GENETIC SINGLE NUCLEOTIDE POLYMORPHISMS MODIFY NORMAL ACUTE TISSUE REACTIONS IN HEAD AND NECK CANCER PATIENTS TREATED WITH RADIATION THERAPY 1 1 2 1 N. Pratesi , L. Simi , M. Mangoni , I. Mancini , G.P. 2 1 1 Biti , M. Pazzagli , C. Orlando 1 Dip. Fisiopatologia Clinica, Sez. Biochimica Clinica, AOU Careggi, Firenze 2 Dip. Fisiopatologia Clinica, Sez. Radioterapia, AOU Careggi, Firenze The radiation dose necessary to achieve local tumor control is limited by the tolerance of normal tissues present in the irradiation field. Patients treated with the same schedule may develop different toxicity effects. It is assumed that SNPs can be responsible for such cases of clinical radiosensitivity and are being sought to individualize radiation treatment of cancer patients. We investigate the association between XRCC1 G28152A, XRCC3 C18067T, RAD51 G135C and GSTP1 A313G variants and the occurrence of acute reactions in 85 head and neck cancer patients after radiotherapy. We used HRMA (High Resolution Melting Analysis) for the rapid detection of SNPs. Mucositis, xerostomy, dermatitis and dysphagia were considered the clinical end points. Skin reaction within the radiation field was documented during the treatment, and severity of acute side effects was assessed using NIH Common Toxicity Criteria. Patients with moderate to severe toxicity (grade >2 ) were compared to those with little or no reaction (grade ≤2). Chi-square analysis revealed an association between XRCC1 G28152A and higher grade of mucositis (p=0,04, OR=4.7); RAD51 135 GG/GC was associated with lower grade of dysphagia (p=0,05, OR=2.4). The average biologically effective radiation dose (BED) was 58,01±1.22 Gy and it was calculated to account for difference in fractionation and overall treatment time, using the formula: BED = nd[1+(dß/α)]- γ/α(T-T0), given the number of fractions n, the fraction size of d, an α/ß ratio of 10 Gy for acute skin reaction, a time factor γ/α of 0,7 Gy/day, the overall treatment time T and a starting time for compensatory proliferation T0 of 21 days. The likelihood of not developing severe acute skin reaction (grade >2) was analyzed in relation to BED, as a univariate survival analysis, using Kaplan-Meier methods. The risk of acute mucositis was increased in patients with XRCC1 G28152A (p=0.04). The probability of not developing severe dermatitis and dysphagia was higher in carriers of RAD51 135 GG/GC genotypes (p=O,029; p=O,042). Our data support the hypothesis that these SNPs may be involved in cellular response to radiotherapy. 074 RAPID GENOTYPINGOF THE LACTASE-PHLORIZIN HYDROLASE (LCT) GENE C/T-13910 AND G/A-22018 MUTATIONS BY HIGH-RESOLUTION MELTING CURVE ANALISYS 1 1 1 1 C. Santonocito , E. Torti , R. Penitente , C. Zuppi , E. 1 Capoluongo 1 Lab. Biologia molecolare clinica-Dip. Biochimica e Biochimica clinica-Univ. Cattolica Sacro Cuore- Roma Background: Adult-type hypolactasia is a widespread condition throughout the world, causing lactose malabsorption. The lactose breath test is a simple diagnostic tool, but the need for prolonged monitoring of hydrogen excretion has led to a genetic test proposal. A single nucleotide polymorphism, C/T#13910 co-segregates with the persistent/non-persistent trait and it is the major factor responsible for the persistence of the lactase-phlorizin hydrolase (LCT) gene expression. The CC genotype indicates lactase non-persistence, the TT genotype indicates lactase persistence and heterozygosis (C/T) is accompanied by an intermediate defect. Another mutation in co-segregation with C/T-13910 has recently been discovered in the LCT gene (G/A-22018): this determines the persistence of the enzyme’s activity. The most common molecular test is based on RFLP method. The aim of the present study is to describe a new High Resolution Melting (HRM) analysis for a rapid LCT mutation genotyping. Methods: Analyses for C/T-13910 and G/A-22018 mutations were performed using HRM-based method. Primers were designed for this study based on the GenBank sequence. We screened C/T-13910 and G/ A-22018 mutations in 50 individuals attending the Hospital premises. In order to evaluate the reliability of this technique, we compared the results obtained by HRM, RFLP and sequencing. Results: We found the following genotypes: CCGG, CTGA, CCGA, TTAA. Since the C>T and G>A transversion modifies the derivative melting curve shape and the melting temperature (Tm), all possible genotypes were successfully identified. Conclusions: HRM analysis for the C/T-13910 and G/ A-22018 mutations genotyping is a simple, rapid, sensitive and low cost method, very useful in diagnostics. Reference: Identification of a variant associated with adult-type hypolactasia. Enattah NS, Sahi T, Savilahti E, Terwilliger JD, Peltonen L, Järvelä I. Nat Genet. 2002 Feb;30(2):233-7. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 425 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 075 THE NOVEL HH1 N1472DEL MUTATION IN A LONG QT PATIENT SHOWS MIXED BIOPHYSICAL PROPERTIES 076 DIGENIC HETEROZYGOSITY IN KCNQ1 AND KCNH2 GENES CAUSES SEVERE LONG QT PHENOTYPE 1 1 1 1 3 N. Detta , G. Frisso , A. Zullo , C. Cozzolino , B. 2 2 4 2 Sarubbi , E. Romeo , D. Wang , R. Calabrò , F. 5 4 Salvatore , A.L. George 1 CEINGE–Biotecnologie Avanzate s.c.ar.l., Napoli, Italia 2 U.O.C. Cardiologia, A.O. Monaldi, Seconda Univ. di Napoli, Italia 3 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. Federico II, Napoli, Italia 4 Div. Genetic Medicine, Dept. Medicine and Pharmacology and Institute for Integrative Genomics, Vanderbilt University, Nashville, TN, USA 5 CEINGE–Biotecnologie Avanzate s.c.ar.l. e IRCCSFondazione SDN, Napoli, Italia Long QT syndrome (LQTS) is a familial autosomal dominant disease characterized by prolongation of the QT interval on the surface ECG, syncope, torsade de pointes and sudden cardiac death in young patients. Heritable LQTS is classified into different types (LQTS 1-12), and each type is linked to mutations in a specific gene. LQTS3 is associated with gain-of-function mutations in the SCN5A gene; the gene encodes the voltagedependent cardiac sodium channel α-subunit that allows a large inward depolarizing current during phase 0 of the cardiac action potential. We identified and functionally characterized the novel SCN5A c.4416-4418delAAC (p.N1472del) mutation associated with LQTS. This deletion was engineered into the recombinant human heart sodium channel (hH1) and coexpressed with the human sodium channel ß-1 subunit (hß1) in the tsA201 cell line. The functional properties of the p.N1472del mutation were then determined by whole-cell patch clamp recording. The mutant channel had a decreased current density and the potential for half-maximal activation (V1/2) was shifted to more positive potential compared with wildtype (WT) channel; the slope factor (k) was higher in SCN5A-p.N1472del than in the WT channel. The mutant also exhibited a +12 mV depolarizing shift in the V1/2 of steady-state of inactivation compared with the WT, whereas WT and SCN5A-p.N1472del had similar slope factors. Moreover, the mutant had a slower recovery from inactivation experiments than WT. Finally, we tested if the mutant exhibited the increased persistent sodium current that is typical of SCN5A mutations associated with LQTS3. Current levels were persistently higher in SCN5Ap.N1472del than in the WT channel. In conclusion, our results demonstrate that p.N1472del mutation causes all the biophysical defects commonly associated with LQT (increased persistent current and positive shift in the voltage-dependence of inactivation) and is responsible for other functional alterations (positive shift in the voltage dependence of activation and a slower recovery from inactivation) which can be related to additional clinical defects. 426 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 2 A. Zullo , G. Frisso , N. Detta , B. Sarubbi , E. 2 2 3 4 Romeo , R. Calabrò , A.L. George , F. Salvatore 1 CEINGE–Biotecnologie Avanzate s.c.ar.l., Napoli, Italia 2 U.O.C. Cardiologia, A.O. Monaldi, Seconda Università di Napoli, Italia 3 Div. Genetic Medicine, Dept. Medicine and Pharmacology and Institute for Integrative Genomics, Vanderbilt University, Nashville, TN, USA 4 CEINGE–Biotecnologie Avanzate s.c.ar.l. e IRCCSFondazione SDN, Napoli, Italia Long QT syndrome (LQTS) is an inherited arrhythmic disorder associated with QT interval prolongation on ECG, syncope, torsade de pointes and sudden cardiac death in young patients. Heritable LQTS is classified in 12 types depending on mutations in a specific gene. In most cases, the mutations involve the genes encoding α-subunits of repolarizing K+ channels (KCNQ1 and KCNH2). Prolongation of the QT interval and action potential duration is associated with the decrease of outward K + current in cardiomyocytes. The screening for LQTScausing mutations in a family from South Italy revealed two mutations in two genes: c.G1748A (p.R583H) in KCNQ1 and c.G323A (p.C108Y) in KCNH2. Interestingly, all subjects carrying just one of these two mutations did not show the LQT phenotype, whereas the only two subjects carrying both were clinically affected (QTc > 530ms). To analyze the genotype-phenotype association and to shed light on the pathogenetic defects responsible for these LQTS cases we characterized the biophysical features of the two mutant channels. We generated the KCNQ1 and KCNH2 mutants by site-directed mutagenesis. Each mutant was transiently expressed in CHO cells and functionally characterized by whole-cell patch clamp recordings. The biophysical studies showed that in the homozygous condition, mutation c.G323A led to a nonfunctional KCNH2 channel, whereas, in the heterozygous condition, mutant KCNH2 had significantly reduced current density at positive potentials and a negative shift in the voltage dependence of activation compared to the wild type. Furthermore, mutant KCNQ1-p.R583H had significantly reduced tail current density compared to the wild-type channel, but no significant changes in activating current density and voltage-dependence of activation. In conclusion, our results demonstrate that mutation KCNH2-p.C108Y induced a dominant negative effect in the heterozygous condition. Moreover, both KCNH2p.C108Y and KCNQ1-p.R583H had some biophysical defects that could be combined and lead to the LQTS phenotype, as observed in the pedigree of the family reported herein. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 077 LA PCR IN REAL-TIME PER Bk VIRUS NEL POSTTRAPIANTO RENALE 2 1 1 G. Canzano , M. Schioppa , R. Ferrante , . 1 1 1 Nunziante , A. Costanzo , A. Costanzo 1 AORNAS "Sant'Anna e San Sebastiano" CASERTA 2 U.O.C.di Patologia Clinica Introduzione:Il BK virus( BKV) è un polyomavirus umano associato a nefropatie (PVAN) e disfunsioni renali in pazienti(Pz) trapiantati renali(TxR).Persiste in forma latente nel tratto urogenitale e nei linfociti B di soggetti sani e può riattivarsi in individui immunocompromessi.La terapia immunosoppressiva(Tacrolimus-Micofenolato)diminuisce il rischio di rigetto nei trapiantati ma aumenta il rischio di patologie infettive tra cui anche la replicazione di BKV dai siti di latenza provocando a volte nefropatia interstiziale. Scopo:In questo studio è stata condotta un indagine per valutare la replicazione del BKV nei Pz Tx sottoposti a terapia antirigetto e valutare i vantaggi di una diagnosi precoce per migliorare la prognosi del Graft. Materiali e Metodi:I valori di viruria e viremia sono stati ottenuti secondo un protocollo di biologia molecolare:estrazione DNA(tecnologia boom),amplificazione e rivelazione mediante PCR-RealTime(CELBIO). Risultati e discussioni:Nel periodo considerato(gennaio2009-luglio 2010) abbiamo analizzato un totale di 150 campioni(69 urine,81 sangue intero)provenienti da 53 pazienti afferenti i reparti di nefrologia ed ambulatorio esterno per Tx.Il BKV è risultato positivo in 27/53(50,94%) Pz,di cui 18/53 urine(33,96%) e 9/53 sangue intero(16,98%), con un aumento della viruria che ha preceduto quello della viremia .Dei Pz esaminati,35/53(66,04%) sono stati screenati sia per sangue che urine.Di questi,3/35(8,57%) hanno presentato viruria e viremia positiva. Conclusioni:La PCR, nei pazienti monitorati, per viruria è risultata essere un indice precoce di replicazione virale che può consentire di attuare una diminuzione del dosaggio del Tacrolimus come primo intervento terapeutico per prevenire la progressione del deterioramento della funzione renale.Per i pazienti con contemporanea viruria e viremia,in particolare, è stato osservato che al diminuire del tacrolimus diminuiva la carica virale. La PCR quantitativa in associazione con il monitoraggio del tacrolimus,in assenza di sintomi clinici,consente di personalizzare la terapia immunosoppressiva dei TxR. 078 DNA SEQUENCE CAPTURE ARRAY AND NEXT GENERATION SEQUENCING TO IDENTIFY NEW DISEASE-CAUSING GENES: THE CASE OF HYPERTROPHIC CARDIOMYOPATHY 1 1 2 2 V. D'Argenio , G. Frisso , V. Precone , A. Boccia , G. 3 3 4 3 Limongelli , G. Pacileo , A. Fienga , R. Calabro' , G. 1 5 Paolella , F. Salvatore 1 CEINGE-Biotecnologie Avanzate s.c.a r.l., Napoli, Italia; Dip. di Bioch. e Biotecn. Med., Univ. Federico II, Napoli 2 CEINGE-Biotecnologie Avanzate s.c.a r.l., Napoli 3 U.O.C. di Cardiologia A.O. Monaldi,Seconda Univ. degli Studi, Napoli 4 Dip. di Bioch. e Biotecn. Med., Univ. Federico II, Napoli 5 CEINGE-Biotecnologie Avanzate s.c.a r.l., Napoli, Italia; IRCCS – Fondazione SDN, Napoli Hypertrophic cardiomyopathy (HCM) is the most frequent genetic cardiovascular disease worldwide and is an important cause of heart failure-related disability in young 1 people . To date, about 50 different genes have been identified and the number is increasing. We evaluated a novel approach to identify causative mutations in a large number of HCM candidate genes. Four HCM patients previously analysed by DHPLC/Sanger sequencing for causative mutations in 8 sarcomeric genes were enrolled in this study. Overall, 234 genes were selected for array on the chip, and a custom sequence capture array was designed for target enrichment of all coding regions and 500 bp flanking regions at each of their two ends. The size of our target was 3,908,196 bp. Each DNA sample was sequenced in two independent runs by the GS FLX System. We obtained an average of 164 Mb/sample, which is equivalent to 503,775 different sequencing reads/sample with an average read length of 325.6 bp. Sequence and data analysis were performed using the Roche/454 gsMapper software. High confidence variants were blasted against the SNP database to distinguish between known and unknown variants. We found 7864 different variants, of which 6725 were intronic, 424 intergenic and 715 exonic. About 31% of the last ones were novel and 56 novel variants were in 35 HCM related genes. In all patients, we confirmed the mutations and polymorphisms previously identified in them with the DHPLC/Sanger approach. The simultaneous analysis of a vocabulary of genes so to increase sensitivity for the molecular diagnosis may in turn increase the information for those patients in whom traditional screening was not adequate. With this new technology it may be possible to identify mutations in genes that, also acting as phenotype modifiers, could be responsible for clinical variability thereby contributing to explain the pathogenetic mechanism underlying HCM development. Consequently, by reducing time and costs and increasing the sensitivity of molecular testing, routine HCM molecular diagnostics could be implemented also to obtain a model readily applicable to other genetic diseases. 1 Frisso G et al. Clin Genet 2009; 76:91-101 Acknowledgments This study was supported by grant from Regione Campania, MIUR PS35-126/IND and PRIN. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 427 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 079 DE NOVO SEQUENCING AND ASSEMBLY OF THE WHOLE GENOME OF NOVOSPHINGOBIUM PUTEOLANUM PP1Y: A PUTATIVE BIOTECHNOLOGY ENGINE 1 2 1 1 V. D'Argenio , P. Cantiello , B. Naso , M. Petrillo , L. 2 3 1 3 Cozzuto , E. Notomista , G. Paolella , A. Di Donato , F. 1 Salvatore 1 CEINGE - Biotecnologie Avanzate, Napoli --- Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. degli Studi di Napoli Federico II 2 CEINGE - Biotecnologie Avanzate, Napoli 3 Dip. di Biologia Strutturale e Funzionale, Univ. di Napoli Federico II Novosphingobium sp. PP1Y, isolated from seawater of the harbor of Pozzuoli (Naples, Italy), is able to grow on a wide range of aromatic compounds including mono, bi, tri and tetracyclic aromatic hydrocarbons 1 and heterocyclic compounds . These peculiar features suggest that PP1Y has adapted to grow efficiently at the water/fuel oil interface using the aromatic fraction of the fuel oils as carbon and energy source(1). The whole PP1Y genome sequence could provide important clues about the metabolism of this species and about the possibility of manipulating it for bioremediation purposes. In this context, we carried out the highthroughput de novo sequencing and assembly of the whole Novosphingobium genome using the GS20 System. The genomic DNA was randomly sheared into small fragments, purified and assessed for quality. The library obtained was hybridized on the surface of microscopic beads, clonally amplified within the droplets of a water-in-oil emulsion (emPCR), and bi-directionally sequenced using a modified pyrosequencing protocol. The resulting sequencing reads were analyzed and processed into contigs generating a consensus sequence. PCR amplifications were performed to fill in gaps generated by contigs assembly. Four sequencing runs were performed, which yielded more than 120 Mb, being equivalent to 1,224,396 sequencing reads. Because the PP1Y genome is about 5.2 Mb, we obtained a coverage of 22.6X. The average read length was 101.8 bp and average GC content 63.2%. The 98.8% of the sequencing reads was used for the assembly, obtaining 286 contigs, 108 of which were larger than 500 bp, the largest contig was 368,742 bp. We used two PCR strategies to complete the assembly. The results were assembled with the GS data so that the entire genome sequence was obtained. The final PP1Y genome is comprised of a single 3.9 Mb circular chromosome. We also identified the DNA sequence of 3 plasmids, one megaplasmid of 1.16 Mb and two plasmids of 192 and 48 kb respectively. Our results will help to clarify the molecular basis of the unusual features of this strain and to engineer strains with enhanced abilities. 1 Notomista E et al, 2010. Submitted. Acknowledgments This study was supported by grant from Regione Campania, MIUR PS35-126/IND and PRIN. 428 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 080 RAPID AND SENSITIVE ASSESSMENT OF PAH MUTATION STATUS IN HYPERPHENYLALANINEMIA ITALIAN PATIENTS BASED ON DNA HIGH THROUGHPUT SEQUENCING 1 2 1 1 A. Palmieri , V. D'Argenio , G. Guerri , V. Sanna , A. 3 4 Daniele , F. Salvatore 1 CEINGE-Biotecnologie Avanzate Sca rl, Napoli 2 CEINGE-Biotecnologie Avanzate Sca rl, Napoli --- Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ.' degli Studi di Napoli Federico II 3 CEINGE-Biotecnologie Avanzate Sca rl, Napoli --- Dip. di Scienze Ambientali, Seconda Univ. degli Studi di Napoli 4 CEINGE-Biotecnologie Avanzate Sca rl, Napoli --- Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Univ. degli Studi di Napoli Federico II --- IRCCS-Fondazione SDN, Napoli Phenylketonuria (OMIM database: 261600) and its Hyperphenylalaninemia (HPA) variants are the most important disorders of amino acid metabolism caused by a deficiency of phenylalanine hydroxylase (PAH: EC 1.14.16.1), which metabolizes phenylalanine (Phe) to tyrosine. Phe causes severe brain damage but an early Phe-restricted diet prevents neurocognitive and developmental damage. In most HPA forms, defective PAH activity results from mutations in the PAH gene. To date, more than 500 mutations, scattered throughout the gene, have been identified (http:// www.pahdb.mcgill.ca). Mutation analysis is important to obtain information both about the expected phenotype and for counseling in the affected families. In our lab, we perform the molecular diagnosis of HPA with a detection rate of #90% [1, 2]. We have set-up a competitive strategy based on the high-throughput sequencing approach. From a control population and HPA patients identified from neonatal screening, we collected a blood sample (3 mL) in EDTA and extracted DNA using a standard protocol. Using the Primer3 software (http://frodo.wi.mit.edu/primer3/), we designed specific primers encompassing about 100 kb including 20 kb of the promoter region, all exons and introns, and 5 kb of the 3’ UTR region of PAH gene. Subsequently, overlapping long-PCR amplicons, ranging in size between 8-12 kb, were generated using a touch-down protocol. Each amplicon was individually amplified and purified. After appropriate quality assessment (2100 BioAnalyzer, Agilent) and quantification (Picogreen assay, Invitrogen), the amplification products from the same DNA sample are sequenced. The PCR amplification/high throughput sequencing approach detects both single-nucleotide polymorphisms and CNVs in target genes thereby increasing the spectrum of detected variations within the analyzed gene. 1. Daniele A et al. (2008) BBA, 1782, 378 2. Daniele A et al. (2009) FEBS Journal 276, 2048 Acknowledgments This study was supported by Regione Campania (Convenzione CEINGE_Regione Campania, G.R. 27/12/2007), by IRCCS-Fondazione SDN, and by Ministero Salute, Rome, Italy 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 081 ANALISI MOLECOLARE DEL GENE TP63 IN PAZIENTI AFFETTI DA SINDROME EEC 1 1 2 082 DIAGNOSI DI SINDROME DI SHWACHMANDIAMOND MEDIANTE ANALISI MOLECOLARE DEL GENE SBDS 1 P. Nardiello , R. Miceli , E. Di Iorio , C. Missero , G. 1 Castaldo 1 CEINGE-Biotecnologie Avanzate, Napoli - Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche Univ. di Napoli Federico II 2 Fondazione Banca degli Occhi del Veneto-Onlus, Zelarino (Mestre), Italy Le sindromi EEC (Ectrodactyly-ectodermal dysplasiaclefting syndrome) sono disordini caratterizzati da ectrodattilia, displasia ectodermica e labiopalatoschisi; sono noti due tipi di sindrome EEC, correlate a diversi loci genici: tipo 1 (locus in 7q11.2-q21.3) e tipo 3 (locus in 3q27-29). La EEC3 è una malattia rara, autosomica dominante, a penetranza incompleta ed espressività variabile, causata prevalentemente da mutazioni nel gene TP63 localizzato sul cromosoma 3 (3q27-29), e costituito da 16 esoni. La sua espressione è regolata da due promotori che danno origine a due gruppi di isoforme: quelle contenenti un dominio N teminale con attività di transattivazione (TA) e quelle che non contengono tale dominio (∆N); uno splicing alternativo al C terminale genera ulteriori isoforme. TP63 codifica per p63, un fattore di trascrizione coinvolto nello sviluppo degli epiteli stratificati; la maggior parte delle mutazioni causative di EEC3 cade nel dominio di legame al DNA (DBD). Abbiamo sviluppato l’analisi in sequenziamento diretto dei 16 esoni di TP63, con cui abbiamo analizzato 44 campioni di DNA (21 pazienti affetti o sospetti per EEC e 23 familiari sani); il totale di soggetti analizzati comprendeva 10 nuclei familiari e 6 casi singoli. Mutazioni in TP63 sono state identificate in 14/21 pazienti; 7 sono di tipo missense e riportate in letteratura; è stata inoltre identificata una nuova missense in due pazienti non imparentati. In 2 dei 10 nuclei familiari la mutazione identificata era trasmessa da un genitore al figlio affetto ed in entrambi i casi l’espressione della malattia era estremamente variabile; in 8 famiglie le mutazioni identificate erano invece presenti nei pazienti affetti ma non nei genitori, pertanto, sembrerebbero insorte a causa di un evento de novo nel paziente affetto. Nonostante ad oggi siano stati pubblicati rarissimi casi di mosaicismo germinale per la sindrome EEC, l’analisi molecolare del gene TP63 nelle cellule germinali dei genitori dei pazienti in cui sono state identificate mutazioni de novo, consentirebbe una determinazione del rischio per la coppia di avere altri figli affetti. Lavoro supportato da regione Campania (DGRC 2362/07) e MIUR (PS 35-126/Ind). 1 1 2 P. Nardiello , A.L. Galiero , V. Raia , R. Berni 2 2 Canani , A. Passariello 1 CEINGE-Biotecnologie avanzate, Napoli, Italy - Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche Univ. di Napoli Federico II 2 Dip. di Pediatria, Univ. di Napoli Federico II, Napoli, Italy La Sindrome di Shwachman-Diamond (SDS) è un disordine genetico a trasmissione autosomica recessiva, la cui incidenza varia da 1:10.000 a 1:200.000 nati vivi. La malattia presenta un quadro clinico estremamente complesso, caratterizzato da insufficienza del pancreas esocrino che si manifesta nei primi anni di vita con malassorbimento e scarsa crescita, da alterazioni ematologiche quali neutropenia costante o intermittente, anemia, meno frequentemente piastrinopenia e leucemia. A queste anomalie si possono associare una bassa statura, alterazioni scheletriche, infezioni ricorrenti, ritardo psicomotorio e deficit intellettivo. La SDS è causata da mutazioni nel gene SBDS, localizzato sul cromosoma 7 in posizione q11; esso è costituito da 5 esoni e codifica per una proteina di 250 aminoacidi coinvolta nel processo di sintesi dell’rRNA. In posizione q11.23 è localizzato il suo pseudogene (SBDSP), che ha una omologia di frequenza del 97% e che si ritiene implicato in fenomeni di ricombinazione e conversione genica, responsabili dell’insorgenza di mutazioni a carico del gene SBDS. E’ stato eseguito uno studio di genotipizzazione molecolare mediante sequenziamento diretto dei 5 esoni di SBDS, su 42 campioni di DNA, di cui 41 estratti da sangue periferico ed 1 da cellule di mucosa buccale. E’ stata posta diagnosi di SDS in 4 soggetti, e diagnosi di 7 portatori appartenenti ai nuclei familiari di 3 affetti. Le mutazioni identificate nel gene SBDS negli 11/42 soggetti analizzati sono le 2 mutazioni riportate in letteratura come le più frequenti ed entrambe associate a SDS: mutazione non-sense (c.183-184TA>CT, p.K62X) ed una mutazione di splicing (c.258+2T>C, p.C84fsX3). I 4 soggetti, nonostante avessero lo stesso genotipo, presentavano una differente espressione clinica della malattia. Probabilmente l'ampia variabilità del fenotipo e l’evoluzione del quadro clinico con l'età sono alla base delle difficoltà diagnostiche che possono provocare una sottostima della reale incidenza della malattia; questo è uno dei principali motivi che rendono di particolare importanza l’esecuzione dell’indagine molecolare nei primi anni di vita. Lavoro supportato da regione Campania (DGRC 2362/07) e MIUR (PS 35-126/Ind). biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 429 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 083 SPLENECTOMY AFTER A TRAFFIC ACCIDENT HIDES A NEW PK-LR GENE MUTATION 1 1 1 084 MARCATORI GENETICI EMERGENTI DEL RISCHIO DI OSTEOPOROSI:RUOLO DELLE VARIANTI DEL GENE ESR2 1 A. Minucci , D. Tripodi , C. Santonocito , C. Zuppi , B. 1 1 Giardina , E. Capoluongo 1 Lab. of Clinical Molecular Biology, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic Univ. of Rome, Italy. Background. Pyruvate Kinase (PK) deficiency is one of the most common causes of nonspherocytic hemolytic anemia. The degree of anemia varies widely, ranging from very mild or fully compensated anemia to lifethreatening neonatal anemia and pronounced jaundice necessitating exchange transfusions and subsequent continuous transfusion therapy. Methods. We report a case of a splenectomized patient after traffic accident, with clinical history characterized by a chronic mild hemolytic anemia due to unknown cause and no familiar history of PK deficiency. While the activities of the some investigated red cell enzymes were normal or increased in relation to reticulocytosis, PK activity was tending to the lower limit of the value reference. For this reason we decided to analyze the PKLR gene by direct sequencing. Results. The PK activity of the patient was 100 mU/ GR (normal values: 80-200). The patient shown mild hyperbilirubinemia (2.7 mg/dl), reticulocytosis (5.8%) and normal hemoglobin (13.1g/dl). The sequence of PK-LR gene revealed the presence of novel genotype: c.661G>T (exon 6) and c.1178A>G (exon 9) in trans allelic position as confirmed by parent’s genetic analysis. Discussion. Although in some cases there is a clear and direct correlation between the patient’s genotype and phenotype, caution is needed in predicting the clinical consequences of molecular PK-LR gene abnormalities. Moreover, in presence of PK deficiency the splenectomy usually results in the PK activity normalization, in an increase of 1–3 g/dl in hemoglobin, often reduces or even eliminates the transfusion requirement in most transfusion-dependent cases, but it does not arrest hemolysis. In our patient the splenectomy hides a novel PK-LR gene mutation, masking the effects of this mutation on the protein. Conclusions. Functional studies of the mutant enzyme are needed to understand the real effects of this mutation on the enzyme activity. Reference. Zanella A, Bianchi P, Fermo E. Pyruvate kinase deficiency. Haematologica. 2007;92:721-3 430 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 2 2 M. Currò , N. Ferlazzo , A. Bitto , F. Squadrito , H. 1 1 1 1 Marini , S. Condello , R. Ientile , D. Caccamo 1 Dip. Scienze Biochimiche Fisiologiche e della Nutrizione, Univ. di Messina, Messina 2 Dip. di Medicina e Farmacologia, Univ. di Messina, Messina L’analisi dei determinanti genetici del rischio di osteoporosi ha assunto da tempo un ruolo molto importante nello studio sui meccanismi patogenetici dell’osteoporosi. Infatti è stato evidenziato come caratteristiche scheletriche, quali l’altezza e la densità minerale ossea (BMD), o gli stessi marcatori biochimici tipici del turnover osseo abbiano una componente fortemente ereditaria. I marcatori tradizionali di rischio di osteoporosi annoverano le varianti geniche del recettore della vitamina D (VDR), della catena α1 del collagene I (COL1A1), del recettore alfa degli estrogeni (ESR1), della calcitonina (CTR), e dell’osteoprotegerina (OPG). Altri polimorfismi genici, tra cui le varianti del gene del recettore beta degli estrogeni (ESR2), sono stati proposti come possibili nuovi candidati per la determinazione del rischio di malattia osteoporotica (1). La distribuzione prevalente del recettore ESR2 nel tessuto osseo, differentemente dal recettore ESR1 che è maggiormente ubiquitario, rende l’uso diagnostico delle varianti del gene ESR2 più specifico allo scopo di determinare l’influenza di fattori locali sul fenotipo osseo nella popolazione generale. In 90 soggetti di sesso femminile in pre-menopausa (età media 45 ± 5 anni) abbiamo analizzato la distribuzione del polimorfismo AluI (1730G>A) del gene ESR2 mediante discriminazione allelica in Real-time PCR. Inoltre è stata determinata la densità minerale ossea (BMD) e marcatori biochimici del turnover osseo, quali fosfatasi alcalina (ALP), osteoprotegerina (OPG), peptide C-terminale del collagene (CTx), RANK e RANKL. Il genotipo eterozigote GA (49%) è risultato prevalente nella popolazione esaminata, seguito dal genotipo omozigote GG (35%) e da quello omozigote AA (14%). I risultati dell’indagine statitistica, mediante ANOVA oneway, mostrano una influenza del genotipo AA sulla BMD e su alcuni dei marcatori del turnover osseo come ALP e OPG. La caratterizzazione dei marcatori genetici legati all’ereditarietà di una bassa densità minerale ossea potrebbe permettere di identificare precocemente gli individui suscettibili a sviluppare osteoporosi, consentendo una prevenzione mirata basata sull’uso di terapie specifiche e adeguate modificazioni dello stile di vita. 1. Rivadeneira et al., J Bone Miner Res. 21:1443-56, 2006. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 085 INCREASED PLASMA LEVELS OF SOLUBLE CD40 LIGAND CORRELATE WITH PLATELET ACTIVATION MARKERS AND UNDERLINE THE NEED FOR STANDARDIZED PRE-ANALYTICAL CONDITIONS 1 1 1 1 F. Martini , S. Riondino , F. La Farina , A. Spila , M. 1 1 1 Semeraro , P. Ferroni , F. Guadagni 1 Dip. di Medicina di Laboratorio e Biotecnologie Avanzate , IRCCS San Raffaele, Roma Background It is well established that soluble CD40 ligand (sCD40L) plays various physiological roles, mainly the modulation of proinflammatory and immune responses. The inflammatory network and the coagulation cascade are strictly correlated biological systems, in a way that atherosclerosis is considered to be an inflammatory disease. Thus, CD40-CD40L interaction represents a trigger for the initiation and perpetuation of chronic inflammatory disorders actively involved in atherogenic and thrombotic mechanisms and may serve as a link between inflammation and atherothrombosis (Ferroni P et al. Curr Med Chem 2007;14:2170). Objectives To investigate whether sCD40L dosage might represent a useful tool to explore in vivo platelet function. Design and methods sCD40L and sP-selectin (marker of in vivo platelet activation) levels and light transmission aggregometry (LTA) were analyzed in 69 aged healthy donors in whom baseline levels of sCD40L were supposedly not affected by underlying pathologies. Immunoassays were performed on platelet-depleted citrate plasma samples. The effects of in vitro aspirin treatment on the release of sCD40L were investigated in 15 subjects following in vitro platelet stimulation by exogenous agonists. The effects of a 1-month therapeutic course of low-dose aspirin (100 mg/day) on sP-selectin and sCD40L levels were also investigated. Results A significant correlation was observed between sCD40L and sP-selectin (p<0.01). In vitro aspirin treatment remarkably decreased sCD40L levels following platelet activation by exogenous agonists. sCD40L directly correlated with LTA (p<0.0001). In vivo aspirin treatment significantly reduced both sP-selectin and sCD40L levels (both p<0.01) in a direct correlation (p<0.05). Conclusions Citrated plasma samples reflect sCD40L released from platelets and, thus, physiological levels of this marker in vivo. While further underlining the need for standardization of pre-analytic conditions, including the sample type, we may conclude that citrated plasma samples, handled to minimize ex vivo release of sCD40L from platelets, probably yield one of the most valid estimates of in vivo circulating levels of soluble platelet activation markers. Partially supported by Italian Ministry of Health, Grant RFIN06-PMS/40/06. 086 EFFICACY OF A QUALITY CONTROL SYSTEM FOR THE USE OF INR PORTABLE MONITORS 1 1 1 1 L. Bassi , S. Testa , O. Paoletti , A. Alatri , A. 1 1 1 Zimmerman , N. Delpero , E. Spotti 1 A.O.Istituti Ospitalieri - Clinical Pathology Division , Haemostasis and Thrombosis Center - Cremona Itroduction Since 2002 the Hemostasis and Thrombosis Center of Cremona decentralized the management of Vitam K Antagonist patients in peripheral health units (PHU), through using portable monitors (PM) . Objectives We defined a quality control (QC) analytical system to ensure accuracy and efficacy. Methods Central laboratory coagulometer (STA-R; Roche) was considered as reference system. In PHU were used Coaguchek XS (Roche). Based on current guidelines for laboratory QC, the following criteria were defined: 1. PM suitabily: a) precision calculated on normal plasmas pool, repeated 10 times, acceptable if CV < 5%; b) accuracy, evaluated on 10 pathological specimens with INR < 4.0, accettable if INR differences < ± 0.5. 2. Intra-assay precision: each PHU elaborates monthly the Lewej-Jennings cards. Internal QC, provided by the company, was performed at the beginning of each session and every 20 samples. A CV between ± 20% was considered acceptable. 3. Quaterly accuracy to assess the agreement between analytical instruments: 3 samples at different therapeutic range were analyzed in duplicate. Differences £ 0.5 INR was considered acceptable. 4. External quality assessment (NEQAS): it considers both laboratory data and clinical treatment, to assess the accuracy of the global therapeutic management. Results In the 9 PHU 18 portable monitors were used to perform 18210 test/year. Analytical precision was very good with a CV always < 5%. Control system showed 2 cases out of range (on 360 total controls = 0.55%), giving practical indication for immediate instrument replacement. The external QC was optimal. Conclusions The adopted QC protocol make an accurate and precise control of PM in use, ensuring the quality of analytical data and, by consequence, optimal patient therapeutic management. QC is a mean to ensure good results and we think that national authorities should garantee the application of correct protocols to allow PM use. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 431 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 087 CARBETOCIN INCREASE THROMBIN GENERATION AFTER CESAREAN SECTION 1 1 1 1 L. Bassi , S. Testa , O. Paoletti , A. Alatri , A. 1 1 1 Zimmermann , A. Cogrossi , M. Stramezzi , M.T. 2 2 Davico , A. Riccardi 1 Haemostasis and Thrombosis Center, AO Istituti Ospitalieri, Cremona , Italy 2 Obstetrics and Gynaecology Division, AO Istituti Ospitalieri , Cremona, Italy Background: To prevent post partum haemorrhage uterotonic prophylactic drugs are commonly used after caesarean section. Aim of the present pilot study is to evaluate thrombin generation(TG) after caesarean section (CS) in women treated with carbetocin and oxitocin, two different uterotonic agents. Materials and Methods We enrolled 28 women, undergoing cesaren section, 14 treated with oxytocin and 14 treated with carbetocin . Patients, without previous bleeding or thrombotic events, were matched for age, weight , parity and race. Blood samples for TG study and blood cell count were collected before delivery (T0), 1 hour (T1) and 24 hour (T2) after drug infusion . Blood samples were immediate centrifuged and poor platelet plasma (PPP) stored at -80°. Thrombin generation was performed with a commercial assay ( Technothrombin TGA, Technoclone). TG measured lag time, peak, velocity, endogenous thrombin potential (ETP). The activation of coagulation was obtained with adding small amounts of tissue Factor and phospholipid. ETP results was expressed as nM-Thrombin/min. Results No differences were observed in TG between two groups at T0. A significant increase in ETP at T1 was observed in the carbetocin group (ETP mean ± DS= 3810.8 ± 661.95), than oxitocin treated patients (ETP mean ± DS= 3588.7 ± 711.36) with p<0.05. T2 showed the persistent ETP increase in carbetocin group even if it didn’t reach the statistical significance. Also other parameters like peak and velocity were significantly increased in the carbetocin compared with oxitocin group both at T1 and T2. No differences in bleeding were observed in the two groups. Conclusions Our pilot study show a major ETP increase in patients treated with carbetocin, probably reflecting an important uterotonic action and its longer half-life in comparison with oxitocin. These properties, as recently reported, may support carbetocin use during delivery to prevent postpartum blood loss. 432 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 088 IL DOSAGGIO DEL D-DIMERO SULL’ANALIZZATORE ACL ADVANCE (I.L.) E SUL CA1500 SYSMEX (SIEMENS) NEI PAZIENTI CON DIAGNOSI CERTA DI TOMBOSI VENOSA PROFONDA (TVP). NOSTRA ESPERIENZA 1 2 1 1 R. Lovero , M. Pepe , A. Carucci , A. Legrottaglie , M. 1 1 1 1 Vasciaveo , S. Lovero , F. Epicoco , P. Ciola , A. 1 1 Ostuni , E. Vinci 1 U.O.C. Lab. analisi Fasano-Cisternino-Ostuni 2 U.O. Lab. analisi Canosa-Minervino Spinazzola La TVP è definita come l'ostruzione, parziale o completa, di una o più vene del circolo profondo degli arti inferiori o superiori. Le linee guida vigenti, nel sospetto di una TVP, indicano come prime indagini da eseguire l’ultrasonografia seguita dal test ematico del D-Dimero. Il D-dimero è un frammento proteico prodotto dalla degradazione del coagulo che si forma quando la plasmina dissolve i filamenti di fibrina stabilizzata dal fattore XIIIa. Scopo del lavoro è stato quello di valutare la correlazione tra due sistemi analitici quali il CA1500 e l’ACL ADVANCE per il dosaggio del D-dimero in pazienti con diagnosi di TVP confermata da ultrasonografia significativa per l’occlusione di una vena del circolo profondo degli arti inferiori. Materiali e metodi: per tale studio sono stati arruolati 50 soggetti che non presentavano segni clinici di TVP ed erano negativi all’indagine con ultrasonografia, 35 pazienti con diagnosi certa di TVP. I campioni di plasma sono stati analizzati su entrambi gli analizzatori per la valutazione della correlazione trai due strumenti. Inoltre gli stessi campioni sono stati analizzati per la determinazione del CV. I risultati sono stati espressi come coefficiente di Pearson; i valori con p< 0.05 sono stati considerati significativi. Risultati: Il CV ottenuto per l’analizzatore CA1500 è stato pari a 3.15% nei soggetti sani mentre in quelli con TVP è stato pari a 3,55%; per l’analizzatore ACL il CV è stato pari a 2.57% per i soggetti sani mentre nei pazienti con TVP è stato pari 3,32%. I risultati ottenuti mostrano che il D-Dimero eseguito sull’analizzatore CA1500 correla con i risultati del D-Dimero eseguito sull’ACL sia per i soggetti sani (r=0,54 p<0,05) sia per i pazienti con TVP (r=0,73 p<0,05). Conclusioni. L’ultrasonografia e la misurazione del Ddimero sono entrambi test utili ai pazienti con TVP. ll test D-dimero è comunemente impiegato in diagnostica per ridurre il ricorso all'ultrasonografia nei pazienti in cui si sospetta la presenza di una TVP. I risultati ottenuti dal nostro studio mostrano che entrambi gli analizzatori possono essere utilizzati al fine di una precoce diagnosi di TVP. Bibliography: Wells P, et al. Evaluation of D-dimer in the diagnosis of suspected deep-vein thrombosis. N Eng J Med 2003;349(13):1227-35 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 089 THE INTERFERENCE OF HYPOFIBRINOGENEMIA IN COAGULATION TEST: COMPARISON BETWEEN MAGNETO-MECHANICAL VERSUS PHOTO-OPTICAL METHODS 1 1 1 1 R. Volpi , G. Martini , R. Del Bono , R. Morandini , F. 1 1 Brognoli , L. Caimi 1 U.O. Lab. Analisi, A.O. Spedali Civili di Brescia, Brescia (Italy) Test for routine haemostatic evaluations, such as PT and aPTT, are extremely sensitive to hypofibrinogenemia. The aim of the study is to assess the reliability of coagulation test in patients with hypofibrinogenemia, defined as less than 150 mg/dl of plasma fibrinogen levels, comparing two different methods: magneto-mechanical versus photo-optical. Eighty-four consecutive plasma samples with fibrinogen below 150 mg/dl, detected with the photo-optical analyzer BCS-Dade Behring using Dade Behring’s reagent Multifibren R (Clauss method), were tested for PTINR and aPTTratio using Dade Behring’s reagents: Thromborel S and Pathromtin SL. After testing, plasmas were frozen and stored at -80°C. They were then thawed at 37°C and re-tested for PTINR and aPTTratio on the magneto-mechanical Roche STA Rack Evolution Coagulation Analyser using Roche reagents: STA Neoplastin R and STA Cephascreen. On both coagulation analysers were also tested 50 consecutive normal fibrinogen level plasmas. We applied the Bland&Altman method to assess the interchangeability of the two methods after pre-setting clinical acceptance limits of concordance for PT-INR and aPTTratio at 0.5. Upper and lower concordance limits for PTINR were 0.46 and 0.65 respectively. Upper and lower concordance limits for aPTTratio were 1.03 and 0.53: these ranges were clinically relevant. Upper and lower concordance limits for PT-INR on normal plasma were 0.31 and 0.52 and for aPTT ratio were 0.44 and 0.24 respectively; therefore the photo-optical method compared to the magnetomechanical gave clinically acceptable difference between the two methods. When fibrinogen is below 150 mg/dL, results of routine coagulation tests become totally method-dependent, therefore they do not provide reliable assessment of patient’s haemostatic status. We found no significant intermethod differences of clinical relevance for normal level fibrinogen samples, therefore influences due to the type of reagent or to the type of Analyser can be excluded. On the basis of this study, we urgently need more accurate and reliable results of routine coagulation tests for safely monitoring haemostasis in our patients. Bibliography. Lefkowitz JB et al. Fibrinogen Longmont: a dysfibrinogenemias that causes prolonged clot-based test results only when using an optical detection method. American J of Hematol 2000;63:149-155 090 ITALIAN EQA SCHEME FOR COAGULATION TESTS: STATE OF THE ART 1 1 1 L. Zardo , L. Sciacovelli , S. Secchiero , M. Plebani 1 Centro di Ricerca Biomedica, Castelfranco Veneto (TV), Italy 1 The “Centro di Ricerca Biomedica” implemented in 2007 an EQA Scheme for Coagulation (PT, aPTT, FBG, ATIII e D-D) and the number of Italian participants is about 400. In 2009 a scheme for Special Coagulation (protein C, protein S, Factors) has been implemented too, including a specific sample for APC resistance. The aim of this study is to analyse the state-ofthe-art concerning coagulation tests evaluating the standardisation level among different diagnostic systems used by participants and interlaboratory variability (CV%). PT: the time values, in seconds, obtained using recombinant thromboplastins are shorter than those obtained using non-recombinant thromboplastins. When INR is calculated, these differences are deleted if INR <2, while are maintained if INR>2. Increasing the PT values, the linear correlation among different thromboplastins decreases and, consequently, the CV% increases (INR<1.7 CV= 6%, INR>1.7 CV=14%). APTT: the time values, in seconds, are different according to the diagnostic systems. When ratio is calculated, these differences diminish, but are not deleted and can give different clinical interpretations of sample (pathological/ normal) for values near the cut-off. FBG: values obtained with several diagnostic systems are different in a significant way, although all of them use the Clauss method. However the peer group CV% is better with Clauss method (CV=7-8%) than derived method ones (CV=14-15%). ATIII: the standardisation between different chromogenic methods used by participants is good. D-Dimer: the peer group interlaboratory variability in positive samples results good (CV<10%) although the standardisation between diagnostic systems is low. Two ways of data reporting (ng/mL and ng/mL FEU) are used by participant laboratories, that provide values about half one of the other. It is highlighted a clear tendency towards the data reporting using FEU unit. The EQA programs can point out the great variety of analytical systems on the market, their level of standardisation and the interlaboratory variability. The improvement of these parameters can be achieved with the collaboration among laboratories, diagnostic systems manufacturers and EQA organizers. [Quality Specifications in EQA schemes: from theory to practice Chim Clin Acta 346 (2004) 87-97] biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 433 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 091 VALUTAZIONE DI LABORATORIO DI APTT CON TEMPI ACCORCIATI 1 1 1 G. Andreani , R. Antonucci , S. Lorenzini , L. 1 1 Fantoni , M. Panichi 1 Lab. Analisi Biochimico-cliniche e microbiologiche , ASL 1, Massa e Carrara Il tempo di tromboplastina parziale attivato (APTT) e il tempo di protrombina(PT) sono gli esami più richiesti per lo screening dei disturbi emostatici.L'APTT viene utilizzato per identificare anomalie nella via intrinseca e comune della coagulazione, per il monitoraggio della terapia anticoagulante con eparina non frazionata e per il rilevamento di inibitori della coagulazione. Studi recenti hanno dimostrato che i valori di APTT accorciati riflettono uno stato di ipercoagulabilità associato ad un aumentato rischio di tromboembolismo venoso. Scopo.E' stato quello di verificare se valori di APTT accorciati (ratio<0.76) ottenuti nel nostro Laboratorio potevano dipendere dalla modalità di raccolta dei campioni o se invece venivano confermati in prelievi eseguiti nei giorni successivi. Materiali e metodi. Abbiamo esaminato prospetticamente i valori di APTT di pazienti interni pervenuti nel nostro Laboratorio dal 1 Dicembre 2009 all'1 Marzo 2010.Per l'analisi abbiamo utilizzato il Kit APTT Synthasil (Ditta IL). Di 10.382 campioni analizzati, 325 (3.1%) avevano una ratio <0.76:150 provenivano dal Pronto Soccorso (46%), 46 dalle Medicine(14%), 30 dall'Oncologia (9.2%), 30 dalle Chirurgie (9.2%), 21 dall'Ortopedia (6.4%), e 48 (14.7%) da altri Reparti.Abbiamo poi verificato se i valori di APTT dei 325 pazienti selezionati venivano confermati nei prelievi eseguiti nei giorni successivi. In 43 pazienti (13.2%)i valori di APTT sono stati confermati, ma nessuno di loro è stato sottoposto allo screening della trombofilia;63 pazienti sono stati dimessi e quindi non è stato più possibile rianalizzarli.Infine 219(67%) avevano valori di ratio compresi tra 0.8 e 1.2. Conclusioni. Dai dati ottenuti risulta evidente che nella maggior parte dei casi l'accorciamento dell'APTT sia dovuto ad errori durante la fase preanalitica.Dato che la qualità totale nella diagnostica coagulativa rappresenta un requisito necessario per il conseguimento di risultati clinicamente attendibili, risulta necessario informare periodicamente il personale che esegue i prelievi nei Pronto Soccorsi circa l'esistenza di linee guida specifiche sulla gestione della fase preanalitica dei test coagulativi.Inoltre va sottolineata l'importanza di valutare i pazienti con APTT accorciato per un eventuale rischio trombotico. Bibliografia.Mina A. et Al.Blood Coagul Fibrinolysis 2010 Mar;21(2):152-7. 434 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 092 FIBRIN BETA CHAIN IS RESISTANT TO PLASMIN DIGESTION IN CORONARY ARTERY DISEASE PATIENS: A NEW PATHOPHYSIOLOGICAL MECHANISM UNDERLYNG THROMBUS FORMATION 1 1 1 2 B. Olimpieri , C. Fiorillo , M. Becatti , A.M. Gori , R. 2 2 1 2 Marcucci , C. Giglioli , P.A. Nassi , D. Prisco , R. 2 3 Abbate , G.F. Gensini 1 Dept. of Biochemical Sciences, Univ. of Florence, Florence, Italy 2 Dept. of Medical and Surgical Care and Thrombosis Centre, A.O.U. Careggi, Florence, Italy 3 Dept. of Medical and Surgical Care and Dep. of Heart and Vessels, A.O.U. Careggi, Florence, Italy Coronary artery disease (CAD) patients display altered properties of plasma clot architecture but no information is available on their fibrin resistance to lysis. Platelet hyperreactivity in patients on dual antiplatelet treatment (DAT) represents a risk factor for the occurrence of adverse cardiovascular events. Aim of the present study was to ascertain whether fibrin resistance to lysis occurs in CAD patients on DAT and its relationship with platelet hyperreactivity. Residual platelet reactivity (RPR-aggregation by collagen ≥56%) was assessed in platelet-rich plasma stimulated by 2 µg/ml collagen. We evaluated in vitro degradation of fibrin clots from 57 patients (18F/39M) on DAT 6 months after percutaneous coronary intervention (PCI) and 33 controls (10F/23M). Fibrinogen was purified from citrated plasma and exposed to thrombin (1,2 U/mL) (1). Plasmin was then added (4,17 µg/mL), and the fibrin clots were digested over a period of 6 hours at 37 ºC. The digestion reaction ended by adding 10µL of LDS gel electrophoresis sample buffer. Samples were heated at 90 ºC for 5 min under reducing condition then, aliquots from each digest (12 µg of fibrin) were loaded onto 4-12% Bis– Tris gels and further stained with Bio–safe Coomassie. Band intensities were quantified by densitometry and data obtained were expressed as the ratio between the densitometry reading of the purified protein at a given time of digestion and that of the undigested protein. After 6 hours in all controls degradation of the fibrin beta chain occurred, whereas it was not observed in 27 (48%) CAD patients. A significant decline in fibrin band intensity was observed in 29 (52%) CAD patients. Degradation of the fibrin beta chain was not significantly different between patients with ST segment elevation myocardial infarction (STEMI) (50%) and non-STEMI (52%) patients and between patients with and without traditional risk factors. The decline of beta chain was significantly (p<0.05) different between patients with and without residual platelet reactivity (RPR) by collagen. Persistence of fibrin beta chain occurs in CAD patients and is related to platelet hyper-reactivity, suggesting a new pathophysiological mechanism underlying thrombus formation. 1. Miniati et al. Am J Respir Crit Care Med, 2010 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 093 IL LABORATORIO DI PRIMO LIVELLO NELLA DIAGNOSI DI CARENZA DI PRE-CALLICREINA: DESCRIZIONE DI UN CASO 1 2 3 094 UTILIZZO DELL'ANALIZZATORE QUANTA LYZER PER L'AUTOMATIZZAZIONE DI TEST IMMUNOENZIMATICI PER LO STUDIO DELL'EMOSTASI 3 G. Andreani , E. Paladino , A. Liotta , A. Cellai , A. 3 3 4 4 Rogolino , S. Fedi , D. Lazzini , F. Pecori 1 Lab. Analisi chimico-cliniche microbiologiche, Azienda USL n°1 di Massa e Carrara 2 Lab. Agenzia Emofilia A.O.U. Careggi, Firenze 3 Lab. Malattie Aterotrombotiche A.O.U. Careggi, Firenze 4 U.O. Medicina Trasfusionale Azienda USL n°1 di Massa e Carrara Introduzione.La attuale visione della cascata coagulatoria non distingue più tra via intrinseca ed estrinseca e nega il contributo dei fattori della fase di contatto nella generazione della trombina in vivo.Questa visione spiega pertanto il riscontro di un prolungamento del tempo di tromboplastina parziale attivato(APTT) nei soggetti con carenza di fattori della fase di contatto(fattore XII, precallicreina e chininogeno ad alto peso molecolare)in assenza di storia clinica per pregresse emorragie. Scopo del lavoro.E' stato sottoposto alla nostra attenzione per lo screening dell'emostasi un paziente maschio di 66 anni. L'anamnesi per storia emorragica era negativa e il paziente riferiva di essere stato sottoposto in precedenza ad interventi chirurgici senza riscontro di sanguinamenti. Materiali e metodi.Il tempo di protrombina(PT),l'APTT e il dosaggio di alcuni fattori sono stati eseguiti con reattivi della Ditta IL.Il PT era normale(0.91 INR) mentre l'APTT è risultato prolungato con tempi decisamente variabili(56sec.,80sec.,150 sec.;v.n.<37 sec).L'APTT eseguito su una miscela 1:1 (plasma normale:plasma paziente) era normale (29 sec) e questo risultato ci ha suggerito che si trattasse della carenza di uno o più fattori di pertinenza dell'APTT.I fattori interessati sono risultati nella norma:VIII 85%,IX 110%,XI 124%,XII 73%.La storia clinica e i risultati ottenuti ci hanno fatto ipotizzare una carenza di uno dei fattori della fase di contatto(pre-callicreina o chininogeno ad alto peso molecolare).Abbiamo pertanto eseguito l'APTT allungando progressivamente i tempi di incubazione.Dopo 20 minuti di incubazione l'APTT si è normalizzato a 35.1 sec.Per avere la conferma che si trattasse di un deficit di pre-callicreina abbiamo inviato il campione in un Laboratoro di secondo livello. Il dosaggio eseguito con metodo cromogenico ha confermato una carenza del 12.5% (v.n.:60-160). Conclusioni.I dati riportati in letteratura sottolineano l'importanza della scelta del tipo di reattivo per la determinazione dell'APTT, poichè il deficit di precallicreina non viene evidenziato da tutti i reagenti APTT.Inoltre la nostra esperienza suggerisce che anche un Laboratorio di primo livello è in grado di risolvere problemi diagnostici relativamente complessi,in tempi brevi,con metodi di indagine semplici e costi contenuti. Bibliografia.Asmis LM, Thromb Res.2002;105:463-70. 1 1 1 1 C. Novelli , B. Morelli , C. Stefanin , M.G. Cozzi , M.L. 1 1 1 2 Duca , G. Garavaglia , F. Rampinini , S. Castagni 1 U.O. Trasfusionale - Ematologia, Osp. di Legnano 2 Instrumentation Laboratory - Milano Premessa: Le nuove strategie aziendali degli ospedali pubblici orientate alla riduzione dei costi globali (anche attraverso la mancata sostituzione del personale tecnico e laureato) rendono problematica la implementazione di alcuni parametri per lo studio dell’emostasi. L’automazione di questi test rappresenta una esigenza importante per ridurre il tempo impiegato dal personale tecnico nell’esecuzione di queste metodiche e per garantire un miglioramento significativo delle performances analitiche. Scopo: Valutare le performances analitiche dello strumento Quanta Lyzer prodotto dalla GSG Robotix e distribuito in Italia dalla INOVA (ora acquisita dalla Instrumentation Laboratory) nell’esecuzione di test di secondo livello nello studio dell’emostasi. Materiali e metodi: Per il nostro studio sono stati utilizzati i seguenti kit commerciali: Imuclone TAFI, Imubind TF, Imubind Total TFPI, Imubind Plasma PAI-1 e t-PA Imubind della American Diagnostica, Zymutest HIA IgGAM, Zymutest Protein Z e Zymuphen MP-Activity della Hyphen, Technozym ADAMTS-13 Activity, Antigen and INH della Technoclone, Enzygnost F1 +2 e Enzygnost TAT della Siemens, sICAM-1, CD62, sVCAM-1 e Human VEGF della DiaClone. Risultati: Le metodiche sono state eseguite sia singolarmente sia abbinate ad altre nell’ambito di profili creati in laboratorio per: 1) diagnosi di specifiche patologie (ad es. HIT e PTT), 2) esami di secondo livello per lo studio delle trombofilie (TAFI, PZ, PAI-1, t-PA), 3) studi di ricerca su parametri specifici (microparticelle, sICAM-1, CD62, VEGF e sVCAM-1). Per il calcolo del CV intra- e inter-assay sono stati utilizzati sia i controlli normali e patologici dei kit che un pool di plasmi preparato in laboratorio. Risultati: I CV delle metodiche eseguite su Quanta Lyzer sono risultati compresi tra il 4,8 e l’8,3%; i CV delle stesse metodiche eseguite manualmente erano, invece, compresi tra 6,5 e 11,8%. Conclusioni: L’esecuzione delle metodiche suindicate con lo strumento Quanta Lyzer ha portato significativi miglioramenti nel nostro laboratorio sia per quello che riguarda il risparmio di tempo dedicato a queste dal personale tecnico che, soprattutto, ad un miglioramento delle performances analitiche con una significativa riduzione dei CV intra- e inter-assay. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 435 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 095 VON WILLEBRAND FACTOR MULTIMER ANALYSIS IN A SEMI-AUTOMATED SYSTEM 1 1 1 1 F. Pasotti , I. Zanella , L. Caimi , D. Ricotta 1 Lab. di Biochimica Clinica, A. O. Spedali Civili, Brescia, Cattedra di Biochimica Clinica. Von Willebrand factor (vWF) is a high molecular weight glycoprotein that plays an important role in hemostasis. The von Willebrand disease (vWD) is the most common inherited bleeding disorder with a worldwide prevalence of 1-2 %. The vWD reflectsdeficiency or disfunction of vWF. Persons with vWD may experience easy bruising, nose-bleeds, or other mucosal bleeding and symptoms can range from mild bleeding in type 1 vWD to severe, lifethreatening bleeding in type 3vWD. The laboratory tests for the initial evaluation of vWD include the measurements of vWF antigen, vWF ristocetin cofactor activity and factor VIII coagulant activity. Multimer analysis (1) visualizes the distribution of plasma vWF multimers and is used to help in the vWF subtype determination. This procedure is technically complex and irreproducible (this is due to the extreme range of protein size from 556 kDa homodimer to over 10-20000 kDa multimers, that need a high time-consuming procedure and present many technical difficulties), and only few laboratories are skilled to perform the analysis of the multimeric structures of the vWF for clinical diagnosis. Our work focuses on the establishment of a more reproducible and semi-automated method that performs the electrophoresis of vWD patient’s plasma with sodium dodecyl sulphate (SDS) agarose gel in a horizontal, semiautomated, electrophoresis system (Interlab G26). The agarose gel concentration ranged from 1.2 to 2% and the gel size was maximal 10 x 10 x 0.1 cm. The analysis was performed at 15°C, at different times (30’-120’) and with different volt settings. Afterwards the different gels were transferred onto a polyvinylidine fluoride membrane and subsequently the blots were probed with an horseradish peroxidise (HRP) conjugated rabbit antivWF antibodie. There are several major advantages to perform this method including rapid processing, simplicity of the instrument management, and good sensitivity and resolution of multimer’s bands. (1) Marlies R. Ledford-Kraemer. Analysis of von Willebrand factor structure by multimer analysis. American Journal of Hematology 2010, 510-514. 436 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 096 L’ITER PREOPERATORIO PER PAZIENTI ADULTI CANDIDATI AD INTERVENTI CHIRURGICI IN ELEZIONE: ADERENZA ALLE LINEE GUIDA ED ANALISI DEI COSTI NELLA REGIONE LIGURIA 1 3 4 5 G. Devoto , R. Delfino , P. Fuccaro , F. Giacomelli , L. 6 7 6 Mantero , M. Medica , G. Panataleoni , P. 8 9 10 1 Rubartelli , G. Vallerino , S. Voltolini , C. Devoto 1 Lab. Analisi, ASL 4 Chiavarese, Lavagna 2 Day Surgery, Asl 3 Genovese, Genova 3 Anestesia e Rianimazione, Asl 4 Chiavarese, Lavagna 4 Anestesia e Rianimazione, Ospedale Evangelico, Genova 5 Oculistica, Asl 3 Genovese, Genova 6 Anestesia e Rianimazione, Asl 3 Genovese, Genova 7 Urologia, Asl 4 Chiavarese, Lavagna 8 Cardiologia, Ospedale Villa Scassi, ASL3 Genovese, Genova 9 Ostetricia e Ginecologia, Ospedale Villa Scassi, ASL3 Genovese, Genova 10 Farmacoallergia, Ospedale San Martino, Genova Scopi del presente lavoro sono stati quelli di valutare le linee guida disponibili nazionali ed internazionali in tema di esami pre operatori, confrontarle con la realtà organizzativa di alcune aziende ospedaliere della Regione Liguria e simulare l’andamento dei costi qualora fossero introdotti i comportamenti suggeriti da tali linee guida. Materiali e Metodi: Sono state confrontate con quattro tra le più importanti Linee Guida al riguardo: NICE 2003, ICSI 2006, ACC/AHA 2007, ESC/ESA 2009. Abbiamo limitato la nostra analisi ai pazienti adulti candidati ad interventi chirurgici in elezione ad eccezione della cardiochirurgia, la chirurgia vascolare e la neurochirurgia. Il confronto è avvenuto con le diverse unità operative della Regione Liguria operanti nelle seguenti specialità:chirurgia generale, ortopedia, ginecologia, urologia, oculistica, cardiologia interventistica. Abbiamo valutato le SDO prodotte nel 2009, i protocolli preoperatori delle U.O. per confrontare la richiesta di esami, ed i relativi costi. A tale scopo sono stati quindi utilizzati i costi dei reagenti e del personale riferiti al Laboratorio di Analisi dell’ASL 4, ottenendo un costo a Paziente di € 26,24. L'esecuzione di tali accertamenti preoperatori applicati agli interventi presi a considerazione, Numero 39.688, generavano un costo di € 1.048.822. Abbiamo quindi ricalcolato i costi se fossero state applicate le linee guide del NICE in tutti i pazienti operati ottenendo un risparmio di € 627.573. Conclusioni:il numero degli esami preoperatori può essere drasticamente ridotto solo modificando i percorsi assistenziali. Ovvero la loro esecuzione deve essere successiva ad un’approfondita valutazione chirurgica ed anestesiologica del Paziente. Una corretta raccolta dell’anamnesi ed un accurato esame obiettivo sono la migliore sicurezza per il paziente candidato ad intervento chirurgico. Inoltre i nostri dati dimostrano chiaramente quali sono i risultati in termini economici che si otterrebbero dalla modifica dell'attuale pratica assistenziale pre operatoria. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 097 VALUTAZIONE ESTERNA DI QUALITA' (VEQ) PER L'ESAME MICROSCOPICO DELLE URINE: STUDIO DI CASI CLINICI 1 2 1 S. Secchiero , G.B. Fogazzi , L. Sciacovelli , L. 1 1 Zardo , M. Plebani 1 Centro di Ricerca Biomedica, Castelfranco Veneto, TV 2 U.O. di Nefrologia, Fondazione IRCCS Cà Granda, Osp. Maggiore Policlinico, Milano Il Programma di VEQ per l'esame microscopico delle urine, gestito dal Centro di Ricerca Biomedica (CRB), è nato nel 2000 come una delle due parti del programma “Urinalysis Performance” (l'altra è relativa all'esame chimico fisico). Dal ciclo di VEQ 2007, nell’obiettivo di fornire ai partecipanti un supporto formativo sempre più efficace, è stato introdotto lo studio di casi clinici: 2 esercizi all'anno prevedono l’invio di 4 immagini ciascuno, relative ad un caso clinico, accompagnate da una breve descrizione con l’indicazione degli esami di laboratorio effettuati. I partecipanti devono identificare e descrivere i 4 elementi rappresentati nelle foto e formulare una diagnosi clinica tra le 4 o 5 proposte. Le risposte vengono valutate da uno specialista Nefrologo e a ciascun tipo di valutazione viene associato un punteggio. La risposta relativa alla diagnosi viene valutata solo se tutti i 4 elementi presentati sono stati identificati in modo corretto. Scopo: Valutare l'impatto dello studio di casi clinici nell'ambito di una VEQ. Materiali: Sono state analizzate le risposte relative ai 6 casi clinici presentati negli ultimi 3 cicli di VEQ. Risultati (= n. di partecipanti con accesso alla diagnosi sul totale, % di risposte corrette, % di risposte scorrette): Sindrome nefritica acuta: 168/325, 86,9%, 12,5%; Litiasi ureterale: 125/310, 95.2%, 4.8%; Contaminazione delle urine da parte delle secrezioni vaginali: 251/326, 77.3%; 21.5%; Sindrome nefrosica: 257/310, 93,4%, 5.4%; Necrosi tubulare acuta da nefropatia uratica: 175/284, 73.7%, 25.7%; Microematuria isolata di probabile origine glomerulare: 113/285, 97.3%, 0%). Discussione: L'elevata percentuale di risposte corrette indica una buona conoscenza delle associazioni cliniche relative alle immagini presentate nell'ambito di 4 su 6 casi clinici. Per 2 casi invece più del 20% dei partecipanti ha fornito una diagnosi scorretta: un valido aiuto al miglioramento può essere offerto dal commento dell'esperto, a corredo del rapporto periodico fornito dal CRB. L'introduzione dello studio di casi clinici nel Programma VEQ può incoraggiare i partecipanti ad esprimere commenti interpretativi sui referti i quali contribuiscono a migliorare la collaborazione tra specialisti del laboratorio e clinici a beneficio del paziente. 098 PROGETTARE AZIONI PREVENTIVE PER GESTIRE IL RISCHIO IN FASE PREANALITICA: FMECA DI PROCESSO E PROGETTO 1 2 3 D. Rovella , M.R. Cavallo , D. Curcuruto , E. 1 1 2 Richetta , D. Fortunato , P. Reinaudo , L. 2 2 3 Coucourde , E. Bivi , M. Condò 1 SC Lab. Analisi Pinerolo ASL TO3 2 SC Servizio Immuno Trasfusionale ASL TO3 3 SS Area Qualità Pinerolo ASL TO3 Scopi e Obiettivi La fase più critica del processo di lab., in ottica di Risk Management, è quella preanalitica extra ed intra lab. Utilizzando la tecnica FMECA di processo e progetto ci si è posti l'obiettivo di identificare i possibili errori e individuare ed attivare adeguate azioni preventive (AP). Metodologia: Dopo formazione mirata sulla tecnica con definizione di scale di valutazione condivise e descrizione dei processi di laboratorio e trasfusionale si è ritenuto che l'applicazione della FMECA ci avrebbe permesso, insieme ai tradizionali metodi e strumenti per la Qualità, di migliorare le fasi più critiche del processo in modo tale da assicurare un outcome sicuro e clinicamente desiderabile. Descritto con diagramma di flusso il processo produttivo, si è valutata come più critica la fase preanalitica. Si è costituito un gruppo di lavoro multidisciplinare che ha analizzato tale fase con tecnica FMECA, individuando alcune AP. Dall'analisi degli IPR (indici priorità rischio) si sono individuate specifiche AP, si è valutato il loro impatto con FMECA di progetto e, successivamente, verificato al termine delle AP. Risultati Le AP individuate sono state: 1 utilizzo di braccialetto identificativo 2 informatizzazione richieste per emocomponenti 3 automazione identificazione campione 4 cambio contenitori per tutti gli es. urine 5 team building laboratoristi-infermieri di reparto e territorio. Si è sperimentato con successo, l'utilizzo del braccialetto identificativo e si è acquisita specifica automazione in fase di preparazione delle provette. La comparazione degli IPR tra FMECA di processo e di progetto con l'attuazione delle AP, dimostra: -IPR NULLI/QUASI NULLI aumento del 51,3% -IPR BASSI calo del 66,6% -IPR MODERATI calo del 90% -IPR MEDIO ALTRI decremento del 10% Ma è stata l'attività di team building che ci ha permesso di costruire un'alleanza per la sicurezza, confermando che la comunicazione e la multidisciplinarietà sono i veri cardini del miglioramento. Considerazioni Conclusive Il metodo utilizzato risulta idoneo non solo all'identificazione dei possibili errori, ma dai primi risultati ottenuti e dal progetto formulato, emerge la sua efficacia nell'assicurazione di un outcome sicuro e clinicamente desiderabile. Bibliografia Dossier 75-2002 (ISSN 1591-223X) biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 437 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 099 STATO DELL’ARTE DELLA MISURA DEGLI ORMONI TIROIDEI LIBERI: RISULTATI DEL PROGRAMMA DI VALUTAZIONE ESTERNA DI QUALITÀ IMMUNOCHECK 100 LA QUALITÀ DEL PERCORSO FORMATIVO POSTLAUREA IN BIOCHIMICA CLINICA: CONFRONTO FRA PERCEZIONE ED EVIDENZA 1 4 3 4 S. Giovannini , M.R. Chiesa , A. Renieri , A. 3 4 1 3 Mercuri , A. Pilo , C. Prontera , M. Scarlattini , R. 3 2 3 Conte , A. Cerico , G. Zucchelli 1 Fondazione CNR Regione Toscana G. Monasterio, Pisa 2 Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa 3 Istituto di Fisiologia Clinica CNR, Pisa 4 QualiMedLab s.r.l., Pisa La misura della frazione libera degli ormoni tiroidei fT3 e fT3 presenta notevoli difficoltà teoriche e metodologiche. Allo scopo di valutare se esistono differenze significative nelle performance analitiche e nelle concentrazioni misurate dai vari metodi utilizzati dai laboratori, abbiamo analizzato i risultati degli ultimi tre cicli annuali del programma di Valutazione Esterna di Qualità (VEQ) Immunocheck organizzato da QualiMedLab/CNR. Nei tre cicli, sono stati distribuiti e misurati dai partecipanti (circa 1000 laboratori francesi e italiani) 54 campioni di controllo. La variabilità totale media (CVt) delle misure di fT3 ottenute dai laboratori nei 54 campioni di controllo è risultata 14.7% per i campioni a concentrazione inferiore a 3 pg/mL, 13.9% per i campioni a concentrazione 3-4 pg/ mL e 15.8% per i campioni a concentrazione superiore a 4 pg/mL. Per le misure di fT4 la variabilità totale CVt è risultata 22.3% per i campioni inferiori a 7 pg/mL, 15.4% per i campioni a concentrazione 7–12 pg/mL e 15.7% per i campioni superiori a 14 pg/mL. CVt riflette sia la precisione dei metodi sia le differenze sistematiche tra metodi. La precisione media dei metodi (variabilità entro-metodo, tra-laboratori) è risultata per fT3 11.5 CV% per i campioni inferiori a 3 pg/mL, 7.1 CV% per i campioni 3 – 4 pg/mL e 6.6 CV% per i campioni superiori a 4 pg/mL; per fT4 12.0 CV% per i campioni a concentrazione inferiore a 7 pg/mL, 7.1 CV% per i campioni 7 – 12 pg/mL e 6.1 CV% per i campioni superiori a 12 pg/mL. Per la misura di fT3 e fT4, i metodi più usati dai partecipanti sono: Centaur e Immulite Siemens, Architect e Axsym Abbott , Modular e Elecsys Roche, Access e DxI Beckman, AIA Tosoh e Vidas Biomerieux; questi 10 metodi producono circa il 90% dei risultati raccolti nella VEQ. Per valutare l’accordo dei risultati prodotti dai vari metodi, sono state calcolate le differenze percentuali tra i valori ottenuti dal metodo più diffuso (Centaur, Siemens) e gli altri metodi. Per fT3 le differenze sistematiche sono generalmente inferiori a ±15%; fa eccezione il metodo Immulite Siemens che produce risultati più bassi (da 15 a 40% a seconda della concentrazione). Per fT4 le differenze sono generalmente inferiori a ±10% ad eccezione del metodo Vidas Biomerieux che misura più basso (20-30%) e del metodo AIA Tosoh che produce risultati più elevati (25-30%). 438 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 2 1 I. Pascucci , . Specializzandi , L. Sacchetti 1 Dip. DBBM & CEINGE Biotecnologie Avanzate e Scuola di Specializz. in Biochimica Clinica Ateneo “Federico II” Napoli 2 Scuola di Specializz. in Igiene e Medicina Preventiva Ateneo “Federico II” Napoli Il presente lavoro propone la valutazione della percezione della qualità del percorso formativo, da parte degli iscritti alla Scuola di Specializzazione in Biochimica Clinica dell’ Ateneo Federico II di Napoli, per verificare se questa si discosta dagli obiettivi prefissati dalla Scuola. È stato svolto dagli iscritti alla Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dello stesso Ateneo (Dott.: Amato Antonella, Buonocore Raffaella, Diana Maria Veronica, Germano Annunziata, Granata Annalisa, Marsilia Antonella, Mattiacci Dario Maria, Mazza Chiara, Ottaiano Edoardo, Passaro Maria, Savoia Fabio, Silvestro Tiziana, Sorrentino Laura, Spagnuolo Danilo, Zingone Letizia), nell’ambito dell’ attività professionalizzante. Allo scopo è stato redatto un questionario, modulato su schemi presenti in letteratura, di 36 quesiti relativi a 4 macroaree: Organizzazione, Didattica, Attività innovative, Competenze acquisite, che è stato somministrato agli iscritti alla Scuola in Biochimica Clinica in occasione dell’incontro settimanale di Journal Club. I presenti (n.58) rappresentavano il 78% degli iscritti ed hanno risposto tutti al questionario. Sono stati analizzati i dati ed i risultati sono stati confrontati con le evidenze oggettive verificate nel corso degli Audit interni. È evidente un buon livello di soddisfazione globale da parte degli iscritti (il 60% degli intervistati è soddisfatto); in particolare le attività di tipo innovativo (Journal Club e presentazione di un seminario in lingua inglese) soddisfano il 65% degli iscritti. Le principali criticità emerse sono: -comunicazione carente con i rappresentanti degli specializzandi (43%) -limitata possibilità di periodi formativi presso laboratori esteri (44%) -insufficiente insegnamento della lingua inglese (34%). Le azioni correttive/di miglioramento intraprese dal Consiglio della Scuola sono state: -discussione con i rappresentanti degli specializzandi al fine di favorire la comunicazione, -sensibilizzazione dei Docenti/Tutori al fine di promuovere brevi periodi di perfezionamento all’estero -implementazione di un corso di inglese audio/video guidato da un Tutore esperto anziano a cadenza settimanale. Rif: Osservatorio Nazionale della formazione medica specialistica seduta del 30/6/08 prot. 3521 del 9/9/09 MIUR 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 101 IL PERCORSO DI MIGLIORAMENTO CONTINUO ATTRAVERSO LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO E LA COMUNICAZIONE CON GLI UTENTI E GLI OPERATORI 102 IL WEB PER LA GESTIONE DEI DOCUMENTI DEL SISTEMA QUALITÀ IN UNA GRANDE AZIENDA OSPEDALIERA 1 1 1 1 1 S. Secondini , C. Martini , A. Priori , E. Tili , F. 1 1 Torelli , P. Pauri 1 U.O. Patologia Clinica, Osp. Civile di Jesi, Jesi (AN) La nostra U.O. pone particolare attenzione al dialogo con utenti ed operatori, per continuare a migliorare il servizio fornito, certificato ISO 9001:2000 dal 2006 e ISO 9001:2008 dal 2009. In quest’ottica sono state intraprese diverse iniziative di comunicazione ed innovazione. Viene regolarmente aggiornata la Carta dei Servizi nei suoi diversi formati: versione completa, versione ridotta per esterni ed interni, tabelle prestazioni con modalità di invio e raccolta materiale biologico, e in diversi supporti: cartaceo ed informatico intranet e internet. Sono state prodotte brochure informative disponibili in sala d’attesa e distribuite a Distretti e Medici di Medicina Generale per sensibilizzare l’utenza su vari argomenti: infezioni da citomegalovirus e toxoplasma in gravidanza, consigli per il prelievo dei bambini, test HIV, infezioni sessualmente trasmesse. Nell’ambito della gestione del rischio clinico, è in fase di sperimentazione un sistema tecnologico innovativo (“Patient kit & Label” fornito dalla Ditta Becton Dickinson a costo zero) che permette, dopo l’accettazione software, la produzione in automazione totale di un kit utente contenente provette già etichettate e barcodate, con lo scopo di migliorare l’efficacia (riduzione dell’errore) e di accrescere l’efficienza (ottimizzazione dell’uso delle risorse disponibili) del processo di produzione delle informazioni necessarie ad identificare inequivocabilmente ed immediatamente il paziente lungo l’iter diagnostico. Stiamo effettuando, attraverso un questionario, un’indagine di gradimento, che dimostra un elevato apprezzamento negli aspetti che riguardano il rispetto della privacy, la sicurezza nell’identificazione e la riduzione dei tempi infermieristici. Per quanto riguarda gli operatori del laboratorio, allo scopo di analizzare l’efficacia della formazione ECM svolta nell’anno precedente e le esigenze formative espresse per il futuro, è stata effettuata, mediante questionario, un’indagine che ha permesso di redigere il Piano Formativo di U.O. e di Dipartimento per il 2010, che è in corso di attuazione. Infine, nell’ambito dei progetti di budget, è stato aumentato l’uso di un commento interpretativo al test patologico: da 186 nel 2008 a 1.223 nel 2009, molto apprezzato sia dai clinici ospedalieri che dai MMG. 2 3 1 M. Nicoli , F. Fabris , G. Pirana , M.S. Graziani 1 Lab. Analisi dO, Osp. Civile Maggiore, A.O.U. Integrata, Verona 2 Servizio Miglioramento Qualità e Accreditamento, A.O.U. Integrata, Verona 3 Uff. per l'Informazione Interna, A.O.U. Integrata, Verona Scopo/Obbiettivo: La Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (AOUI) è costituita da 90 Unità Operative 377 ambulatori e 22 Unità Amministrative/Sanitarie. E’ certificata ISO 9001:2008 dal 2002. Il volume della documentazione del Sistema Qualità gestita nella nostra AOUI cresce esponenzialmente a causa della molteplicità di prestazioni, servizi, progetti che vengono gestiti. Reperire con rapidità le informazioni, controllare che vengano rispettate le autorizzazioni e le gerarchie, diffondere automaticamente i documenti e permettere la collaborazione di più utenze contemporaneamente su dati comuni è ciò che serve oggi. Metodi: La AOUI, al fine di centralizzare ed unificare la Gestione Sistema Qualità, ha incaricato il Servizio Miglioramento Qualità e Accreditamento e l’Ufficio per l’Informazione Interna di utilizzare una Piattaforma Documentale denominata “Alfresco” accessibile nell’Intranet Aziendale su applicazione web. Alfresco è una soluzione open source web based integrata, innovativa e semplice da utilizzare. Tramite siti di nuova generazione e note tecnologie open source (Java, JSF,ecc.), consente una facile integrazione tra le informazioni. Le principali funzionalità sono: - sistema basato su applicazione web - accesso al repository - permessi su cartelle e documenti - conversione documenti tra diversi formati - notifiche tramite email - ricerche alla Google sui contenuti - accesso al sistema tramite web services - integrazione Office tramite SharePoint. Risultati: La semplicità di configurazione e di utilizzo lo rendono uno degli applicativi più utilizzati per la gestione documentale. Si possono ottenere documenti unificati per tutta l’Azienda, eliminazione del cartaceo, facile accessibilità a tutti gli utenti tramite l’intranet aziendale, tenuta sotto controllo di tutta la documentazione. Considerazioni Conclusive: La completezza, la validità, la tracciabilità e l'inalterabilità della documentazione possono essere garantite. Le funzioni di gestione del ciclo di vita dei documenti offerte da Alfresco assicurano che le persone afferenti possano lavorare assieme per svolgere tutte le attività collegate alla formalizzazione di un processo/prodotto, dalla descrizione del progetto attraverso la sua compilazione e modifica, fino alla emissione. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 439 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 103 IS THE DETERMINATION OF TCF7L2 POLYMORPHISM A USEFUL MARKER IN THE PREDICTION OF IMPAIRED GLUCOSE METABOLISM? 1 1 1 104 ACCURACY OF A PORTABLE METER TO MONITOR GLYCEMIA 1 1 R. Gambino , S. Bo , N. Alemanno , M. Cassader , P. 1 1 Cavallo-Perin , G. Pagano 1 Dept. of Internal Medicine, Univ. of Turin, Torino Background: TCF7L2 is a nuclear receptor for CTNNB1 known as ß-catenin. This receptor is the last step of the Wnt signaling pathway which regulates embryogenesis, cell proliferation and motility other than cell fate determination. Some polymorphisms of the TCF7L2 gene were associated with Type 2 diabetes since the Wnt signaling pathway is linked to glucose homeostasis. Methods: 1,877 Caucasian subjects aged 45-64 years were invited to participate in a metabolic screening in 2001-2003. Diabetes was diagnosed when 2 fasting glucose values were >126 mg/dL or if known diabetes was recorded by the family physician, while those with blood glucose levels between 100 and 125 mg/dL were classified as having impaired fasting glucose. Genotyping for TCF7L2 SNPs rs7903146 utilized the real-time allele discrimination method. Results: homozygous carriers of TT genotype (rs7903146) had significantly higher glucose levels (<0.001) in the fasting state and lower HOMA-B values (<0.001). After six-year follow-up type 2 diabetes and IFG reached the highest prevalence in the homozygous T carriers (<0.001)). HOMA-B values, are lower in subjects carrying the minor T allele (<0.001). After adjustment for age, sex, BMI, waist circumference and familial diabetes, the T allele confers an increased risk for IGF and diabetes both in heterozygous and homozygous carriers either at baseline and at follow-up. The AUCs of the ROC curves for the TT genotype were 0.56 for incident IFG and 0.54 for incident diabetes. Conclusion: The prevalence of MS in subjects carrying the TT genotype was about 2-fold higher at follow-up, when compared to the prevalence at baseline. This increment was almost exclusively due to the significantly higher prevalence of hyperglycemia in this subgroup. Our study confirms an effect of the TCF7L2 polymorphism on hyperglycemia in an adult Italian population-based cohort both in cross-sectional and longitudinal evaluation. The independent association of TCF7L2 polymorphism with increasing fasting glucose values in the follow-up may represent a marker for higher metabolic risk, useful for developing more closely tailored lifestyle preventive approaches. Reference: da Silva Xavier G et al: TCF7L2 regulates late events in insulin secretion from pancreatic islet ß-cells. Diabetes 2009,58:894–905. 440 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 2 1 S. Cauci , M. Geat , G. Stel , M.P. Francescato 1 Dip. Scienze e Tecnologie Biomediche, Facoltà di Medicina, Università di Udine 2 Dip. Patologia Medicina Sperimentale e Clinica, Facoltà di Medicina, Università di Udine Diabetes is a chronic illness that requires continuing medical care. It is well established that reduction of glycemic fluctuations over time prevents or delays complications in both type 1 and type 2 diabetes. Thus, self-monitoring of blood glucose (SMBG) is highly recommended to assess whether glycemic targets are being achieved. Results of SMBG can be useful to monitor for asymptomatic hypoglycemia and hyperglycemia and to adjust medications (particularly prandial insulin doses). Accordingly, there is a need for precise and accurate portable glucose meters. The accuracy of a commercial portable glucose meter was tested by analysing 301 differences between glucose values obtained with a standard laboratory reference method and contemporarily obtained fingerstick values determined by a commercial glucose meter. Venous blood samples were collected in fluoride containing tubes; plasma samples were analysed by the laboratory applying a hexokinase based methodology (Olympus Diagnostic Systems AU2700) using Olympus reagents. The ContourLink blood glucose meter (Bayer Healthcare) was used for the fingerstick blood samples. Overall, the laboratory values did not differ statistically from the fingerstick glucose levels (paired t-test, n=301, p=NS). The bias (average fingerstick – laboratory values) was -0.05 mM (2.9%), the limits of agreement ranging from -2.2 to 2.2 mM. Similar results were obtained grouping together the values lying within the recommended glucose level for diabetic patients (i.e. 4.4 - 10 mM), the bias being still -0.05 mM (0.6%), the limits of agreement being narrower (-1.8 to 1.7 mM). Nevertheless, above the hyperglycemic threshold (i.e. 10 mM), the fingerstick values were significantly lower than the laboratory values (paired t-test, n=30, p<0.001) the error amounting to 10.5 ± 12.6%. Below the hypoglycaemic threshold (i.e. 4.4 mM) the values of the portable meter were significantly higher than the laboratory values (paired t-test, n=42, p<0.001), the error amounting to 25.3 ± 22.3%. The large difference observed in the extreme glycemic values between the portable meter and the laboratory is of concern and underscores the need of caution when using the fingerstick values to guide diabetic patients in evaluating their glycemic status. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 105 VARIAZIONI DEI LIVELLI PLASMATICI DI OMOCISTEINA NELLA PATOLOGIA DIABETICA 1 1 1 106 CONFRONTO DEI VALORI DI HbA1C TRA SOGGETTI DIABETICI BETA TALESSEMICI E NON TALASSEMICI: NOSTRA ESPERIENZA 2 A. Peruzzini , G. Pegoretti , A. Sicà , A. Valentini 1 Lab. di Patologia Clinica Osp. S.Chiara ,Trento 2 Servizio di Fisica Sanitaria Osp. S.Chiara Trento Sono stati valutati i livelli plasmatici di HYC in tre gruppi distinti di pazienti diabetici. Il primo gruppo di 256 pazienti comprendeva: A. diabetici di tipo 1 e 2, B. diabetici con cardiopatia (28%) e senza(72%) C. diabetici con retinopatia (39%) e senza(61%). Il secondo gruppo comprendeva 323 pazienti con HCY positiva di cui 162(59%)casualmente associati ad Hb glic. positiva (>5,9%). Il terzo gruppo comprendeva 100 pazienti selezionati fra diabetici con HYC positiva con valore noto di Hb glic. Oltre all'HCY per tutti i pazienti sono anche stati esaminati i corrispondenti valori di GLUC, COL Tot., COL HDL, COL LDL, TRIGL,l'età dei pazienti,la P sist.,la P diast.e il BMI. E' stato utilizzato il test del t di Student per decidere se le differenze fra le medie fossero da considerare indicative di una effettiva differenza tra le popolazioni da cui i campioni provengono. Si è evidenziata una differenza significativa fra pazienti diabetici di tipo 1 e 2 a livello di tutti i parametri esaminati ad eccezione del GLUC e HB glic. L'HCY risulta discriminante anche fra diabetici con e senza cardiopatia (t=3.92, df=254, p=0.01) e fra diabetici di tipo 1 con e senza cardiopatia (t=3.65, df=133, p=0.01). Lo studio delle differenze fra diabetici con e senza retinopatia non ha presentato esiti significativi ad eccezione del GLUC e dell HB glic., l'HCY risulta discriminante solo fra soggetti diabetici di tipo 1 e 2 con retinopatia(t=2.60 df=100 p=0.01). Non risulta significativa la differenza fra il gruppo di diabetici con HCY positiva aventi associati casualmente il corrispondente valore di HB glic. e il gruppo di diabetici selezionato con HCY positiva e HB glic. Risulta anche non significativa la differenza fra diabetici con HCY positiva casualmente associati ad HB glic positiva e diabetici con HCY positiva già selezionati con HB glic positiva. I campioni devono essere considerati appartenenti alla stessa popolazione e pertanto riconoscere non casuale la relazione di positività dell'HCY e la corrispondente positività dell'HB glic e quindi con la malattia diabetica. In definitiva è ipotizzabile una relazione di dipendenza fra lo sviluppo della malattia diabetica ed il conseguente aumento dei livelli plasmatici di HCY. 1 1 1 I. Cataldo , C. D'Ortona , P. Peca 1 Lab. di Patologia Clinica,Osp. SS. Annunziata,Chieti La misura dell’emoglobina glicata HbA1C è molto utile in pazienti diabetici per monitorare il controllo glicometabolico a medio lungo termine.Nei pazienti diabetici il glucosio, presente nel sangue ad alte concentrazioni, si lega alle catene beta del’emoglobina A1(α2β2) mediante una reazione non enzimatica irreversibile formando l’emoglobina glicata la quale non trasporta l’ossigeno con la stessa efficacia dell’emoglobina A1 causando danni ai vari organi.Inoltre nei soggetti portatori di beta talassemia la ridotta o assente sintesi di beta catene condiziona il processo di glicazione dell’Hb e ciò può determinare una diminuizione della misura della HbA1C . Scopo:valutare l’interferenza della beta talassemia eterozigote sulla misura della HbA1c confrontando i valori riscontrati in un gruppo di soggetti diabetici beta talassemici con quello di diabetici non beta talassemici. Materiale e Metodi:abbiamo esaminato circa 795 soggetti e di questi 40 (età media 58 aa) presentavano una eterozigosi per la beta talassemia.Il dosaggio della HbA1C è stato eseguito con il metodo della cromatografia ad alta pressione (HPLC Variant II Biorad). Risultati:abbiamo eseguito un’analisi statistica dei dati ,i valori medi della HbA1c dei soggetti beta talassemici (7,6 %) sono risultati inferiori al valore medio dei soggetti diabetici non talassemici (8,4 %). Conclusioni:il nostro studio dimostra che il dosaggio dell’ HbA1C risulta sottostimato nei soggetti diabetici beta talassemici rispetto a diabetici non portatori ed è necessario tenerne conto nel monitoraggio del paziente diabetico.Alla luce di questi risultati abbiamo avviato nel nostro laboratorio uno studio in collaborazione con il diabetologo sulla valutazione dell’interferenza della beta talassemia sul dosaggio dell’ HbA1C nei soggetti diabetici al fine di valutare quanto la sottostima del valore dell’analita possa comportare un errore terapeutico in questa categoria di pazienti. Biobliografia:American Diabetes Association.Standards of medical care in diabetes.Diabetes Care 2004 ;27( suppl 1) :S 15-35. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 441 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 107 DETECTION OF SICKLE CELL DISEASE IN THE NEONATAL PERIOD BY A NEW IMMUNOMETRIC METHOD (PERKINELMER) RUNNING ON THE AUTODELPHIA PLATFORM 1 1 1 1 P. Ialongo , R. Colletti , C. Ialongo , L. Vestri , I. 1 Antonozzi 1 Dip. Medicina Sperimentale e Patologia - Univ. di Roma -Sapienza The first aim of the neonatal screening for haemoglobinopathies is to identify neonates with sickle cell disease (SCD), to whom an early penicillin prophylaxis and vaccines are vital. As a result of recent migratory fluxes involving distant areas of the globe, the genetic structure of populations residing in the Southern Europe respect to haemoglobin disorders prevalence is dramatically changing. Thus, despite some logistic problems and economic constraints respect to the settingup of neonatal screening for hemoglobinopathies, a need for inexpensive and easy-to-use screening assays is getting real. Methods: We have started a pilot program based on the AutoDELFIA Hb Immunoassay, which employs antibodies recognizing different Hb subunits for capturing, and HbS and HbA specific ones for detection. AutoDELFIA provides a easy-to-interpret result, based on the HbS/HbA ratio to which correspond a 3-letter code. Such test can be performed on Dried Blood Sposts (DBS) in a 96-well microplate, giving the possibility to run as much as 700 tests in about 5 hours. Materials: We have screened 5090 peripheral blood specimens (20,8% of the total live births),collected as dried blood spots, randomly and anonymously selected among Latium newborns, testing with Perkin Elmer AutoDELFIA Hb Immunoassay, with Biorad HPLC BioRad NBS Variant assays and with PerkinElmer IEF Resolve (PerkinElmer Life Sciences, Zaventem, Belgium). Results: AutoDELFIA Hb Immunoassay correctly identified 16 newborns (0.31% of the total) with Hb FAS phenotype (0.31% incidence), respect to both HPLC and IEF analysis; no false negatives were shown to occur. Conclusions In our opinion, respect to the merely recognition of S-phenotypes (namely FAS or FSS) PerkinElmer’s immunometric assay has shown the best performance in terms of throughput (DBS x time), quality (no false negatives) and easiness, thus being an ideal candidate for a newborns screening planning. 108 RELEVANCE OF FLOW CYTOMETRY FOR THE DIAGNOSIS AND MONITORING OF TREATMENT IN T-CELL LARGE GRANULAR LYMPHOCYTES LEUKEMIA (T-LGL) PATIENTS 1 1 2 1 B. Peruzzi , A.M.G. Gelli , A. Bosi , G. Messeri , S. 2 1 Ciolli , R. Caporale 1 Lab. Generale, Sez. Ematologia, Coagulazione e Citometria, AOU Careggi, Firenze 2 U.O. Ematologia, AOU Careggi, Firenze Introduction: T-LGL is a clonal proliferation of cytotoxic CD3+ T-lymphocytes accompanied by lineage-restricted cytopenias (i.e neutropenia or pure red cell aplasia), rarely lymphocytosis. It may be indolent but there are patients complaining about symptoms due to severe neutropenia or pure red cell aplasia (PRCA). A peripheral blood smear, BM biopsy and karyotype are necessary to exclude other cause of cytopenias (i.e. aplastic anemia, hypoplastic myelodisplastic syndrome or paroxysmal noctunarl hemoglobinuria) but immunophenotyping by flow cytometry (FC) of peripheral blood cells is necessary to establish T-LGL diagnosis. Alemtuzumab, an anti-CD52 humanized MoAb, may be used as target therapy for T-LGL patients unresponsive to standard immunosuppressive treatment. FC evaluation of variable CD52 expressions is mandatory before starting alemtuzumab. The aim of the study is to demonstrate that FC method is a main diagnostic approach for the diagnosis of T-LGL and that CD52 expression studied by FC is useful for the sensitivity to the treatment. Materials and methods: The FC analysis was performed using mouse MoAb (Becton Dickinson, USA; Serotec, USA). The evaluation of the clonality was studied by PCR (Applied Biosystems, USA). Results: 5 patients of T-LGL were diagnosed and monitored by FC. All those cases showed a clonal cell population with an aberrant bimodal distribution expression or lack of a T cell marker. One case was CD8+/ CD4+, 3 were CD8+/CD4- and 1 was CD4-/CD8-. They all were CD16-/CD56-, CD57+/CD52+ with an αß clonal rearrangement of T-cell receptor (TCR). All patients had been previously treated with various immunosuppressive treatments (i.e. steroids, cyclosporine, fludarabine and high dose intravenous human immunoglobulins) without satisfactory results. Thus, since CD52 was highly expressed all 5 patients were treated with Alemtuzumab. Cytopenias recovered in all patients in the first month of therapy and, at the end of treatment, all of them were in complete remission (CR) with a median time to recovery of T CD4+ ≥200/mm3 of 12 months. Conclusion: In conclusion FC is a technology with decisional impact in T-LGL diagnosis. Monitoring of phenotype during treatment by FC allows clinicians to evaluate results and immunological recover. 442 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 109 PRELIMINARY DATA ON A RARE CASE OF FECHTNER’S SYNDROME. THE ADDED VALUE OF THE MORPHOLOGICAL STUDY OF PERIPHERAL BLOOD IN THE ETIOLOGICAL DIAGNOSIS OF THROMBOCYTOPENIA 1 2 3 M. Sindona , E. Caramanna , F. Sorrentino , G. 4 5 Conte , M. D'Amora 1 UOC Lab. Patologia Clinica Osp. S.M.d.P. Incurabili ASL Napoli 1 Centro 2 UOC Lab. Patologia Clinica Osp. S.M.d.P. Incurabili ASL Napoli 1 Centro 3 UOC Nefrologia e Emodialisi Seconda Università degli Studi di Napoli 4 UOC Nefrologia e Emodialisi Seconda Università degli Studi di Napoli 5 UOC Lab. Patologia Clinica Osp. S.M.d.P. Incurabili ASL Napoli 1 Centro The Fechtner’s syndrome is a rare human disorder (a disease which generally occurs in less than 200,000 people in the US) characterized by giant platelets, thrombocytopenia and characteristic Dohle body-lyke cytoplasmic inclusions in granulocytes. It is an autosomal dominant disease and the patients show thrombocytopenia associated with chronic interstitial nephropathy, which progresses often into an end-stage renal disease along with sensorineural hearing loss and presenile cataract. The MYH9 gene is mutated in patients affected by the Fechtner’s syndrome; the gene maps on the long arm of chromosome 22, and encodes the non-muscle myosin heavy chain IIA (NMMHC-IIA). It is a ubiquitous expressed cytoplasmic myosin and it controls cytokinesis, cell motility, cell recognition and maintenance of cell shape. The diagnostic process includes the integration of clinical and laboratory data, which only if are properly integrated can allow the detection of suspect cases, while the diagnosis of certainty is given to genetic analysis. At present, the currently available instrumental methods can detect low thrombocytopenia, any change in platelet volume, and in some cases they can also detect the leukocyte inclusions. The morphological study of peripheral blood and immunofluorescence analysis of NMMHCA in the neutrophils can often bring to the suspected diagnosis, while the molecular biology analysis defines the type of gene alteration, giving prognostic information essential for the good management of such patients. A protocol for investigation of thrombocytopenia is therefore essential for the correct diagnosis of the disease, whose incidence is underestimated on account of errors occurring in the diagnostic evaluation at the first level of diagnosis. 110 THE GLUCOSE-6-PHOSFATE DEHYDROGENASE (G6PD) DEFICIENCY: CLINICAL, BIOCHEMICAL AND MOLECULAR FEATURES 1 1 1 D. Maffi , M.T. Pasquino , M.P. Caforio , L. 1 2 2 3 Mandarino , F. Sorrentino , P. Cianciulli , G. Girelli , P. 1 Caprari 1 Dip. Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare, Istituto Superiore di Sanità, Roma 2 DH Talassemici, Osp. S. Eugenio, Roma 3 UOC Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Policlinico Umberto I, Sapienza Univ. di Roma The aim of this work was to evaluate the presence of G6PD deficiency in healthy blood donor population and to study G6PD-patients as regards clinical, biochemical and molecular features. Methods: 1900 blood donors of Policlinico Umberto I were screened for G6PD deficiency by differential pH-metry (CL-10 PLUS, Biocontrol). 1032 patients from S. Eugenio Hospital were studied for diagnosis of G6PD deficiency. The definitive diagnosis of G6PD deficiency was achieved by a diagnostic protocol including family study and both enzymatic and molecular test. G6PD and PK activities and GSH concentration were determined by spectrophotometric methods; hematological parameters were determined by ADVIA 120 (Siemens). The molecular characterization of G6PD variants was performed by ARMS, RFLP and DNA sequence analysis. Results: 21/1900 blood donors were G6PD deficient and the main Italian G6PD variants G6PD Seattle 844C, Mediterranean 563T and A376G,202A were found. 507/1032 patients were G6PD deficient and the DNA analysis confirmed the frequency distribution of G6PD variants in Central Italy: 63% G6PD Mediterranean, 15% G6PD Seattle, 5% G6PD A-, 3% G6PD Chatam 1003G,and 1% for G6PD Union 1360T, Cassano 1347C, and Sibari 634G. Moreover single cases of G6PD Ube 241T and G6PD Radlowo 679T were detected and three novel mutations were characterized: nt 130 GCC-ACC; nt 1021 GTC-TTC, and nt 751 GAT-AAT. The results of biochemical and hematological analyses showed significant differences between normal and Mediterranean patients. No difference between Seattle subjects and normal ones was found. Nevertheless in hemizigous A- subjects a significantly lower GSH content than normal one was observed. The acute hemolytic anemia occurred in 63/328 patients with Mediterranean variant, in 2/80 patients with Seattle variant, and in 13/25 A- patients. The hemolytic attack was triggered mainly by drugs.Conclusions: Though the A- variant is considered milder than Mediterranean variant, the Agroup shows lowered GSH concentration comparable to the Mediterranean group and many A- people showed hemolytic attack. The evaluation of blood donors population evidenced that G6PD deficiency is not a rare event among periodic donors, so the performance of the G6PD screening on all blood donors might be suggested. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 443 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 111 LA DIAGNOSTICA DELLA LEUCEMIA PLASMACELLULARE IN CITOLOGIA AUTOMATIZZATA 112 ERYTHROCYTE MEMBRANE PROTEINS ELECTROPHORESIS: A NEW QUICK APPROACH 1 1 1 1 1 G. Barbina , S. Mazzolini , A. Colatutto , C. Toso , C. 1 1 1 Feruglio , B. Marcon , P. Sala 1 Lab. Analisi d’Elezione A.O.U. S. Maria della Misericordia, Udine. Introduzione: La diagnostica in citologia automatizzata della leucemia plasmacellulare è particolarmente complessa per la rarità di tale affezione, per la difficile interpretazione morfologica degli elementi cellulari e per la relativa incapacità strumentale degli analizzatori automatici ad effettuare lo screening delle plasmacellule. La strumentazione ematologica di ultima generazione in realtà può indirizzare il patologo clinico verso la diagnosi di sospetto facilitando così il necessario approfondimento microscopico e/o citofluorimetrico. Scopo del lavoro: Abbiamo analizzato un caso di Leucemia plasmacellulare con diverse strumentazioni citologiche automatizzate per valutare in quale misura le strumentazioni citologiche di ultima generazione siano in grado di confermare la diagnosi. Materiali e metodi: Il campione di sangue periferico in EDTA di un paziente con leucemia plasmacellulare è stato processato con le seguenti strumentazioni: Abbott CellDyn Sapphire, Coulter LH 750 e Sysmex XE-2100 per confermare il sospetto di leucemia plasmacellulare, in seguito è stata effettuata l’analisi citofluorimetrica (con BD FACSCalibur ) mediante i seguenti anticorpi monoclonali: CD45, CD3, CD19, CD10, CD22, CD56, CD20, CD38, HLA-DR, CD138,CyIg Lambda/Kappa, SmIg Lambda/ Kappa. Risultati: Le strumentazioni sono state in grado di segnalare la presenza di plasmacellule neoplastiche indirizzando il patologo verso l’approfondimento diagnostico. Per le caratteristiche morfologiche e dimensionali, le plasmacellule sono segnalate come elementi linfomonocitoidi, linfociti atipici, o blasti, con degli scattergram altamente evocativi. Discussione e conclusioni: In un adeguato setting clinico si può affermare che tutta la strumentazione ematologica automatizzata presa in considerazione è in grado di indurre il sospetto della presenza di plasmacellule. Per la nostra esperienza abbiamo notato che lo scattergram fornito dalla strumentazione Sysmex è molto sensibile ed è in grado di indirizzare il laboratorista verso la patologia della serie plasmacellulare. Il sospetto clinico e la diagnosi citologica automatizzata devono però essere sempre affiancati dalla valutazione microscopica e da quella citofluorimetrica. 444 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 A. Amato , O. Sarra , F. Lama , P. Di Biagio , D. 1 1 1 Gianni , L. Masi , R. Piscitelli 1 ANMI Onlus, Centro Studi Microcitemie Roma, Roma The red blood cell membrane is a multi-component structure that is responsible for many of the physiological functions and mechanical properties of the cell. The red cell membrane comprises a lipid bilayer, integral membrane proteins and a membrane skeleton. Integral membrane proteins include glycophorins and transport protein such as band 3. The red cell membrane skeleton is a multi-protein complex formed by structural proteins including α and ß spectrin, ankyrin, protein 4.1 and actin. The membrane skeleton proteins interact with the bilayer and transmembrane proteins and they are responsible for maintaining the shape and deformability of the erythrocyte. Defects in any of these components can manifest as a clinical disorders involving the erythrocytes. Analysis of erythrocyte membrane proteins by sodium dodecyl sulphate polyacrylamide gel electrophoresis (SDS-PAGE) remains an unmatched element of orientation toward the primarily mutated protein (and gene). Two different electrophoretic systems have to be perfomed. They are the continuos buffer system of Fairbanks with an exponential gradient of acrylamide concentration from 3.5% to 17% and the discontinuous buffer system of Laemmli with a linear gradient of acrylamide concentration from 5% to 15%. We adapted Laemmli model to generate a minimum and a maximum estimation of erythrocyte membrane proteins concentration, producing a range of normality. Fresh human blood samples were collected from 180 healthy subjects. Erythrocyte membrane proteins were prepared by hypotonic lysis, and fractionated by SDSPAGE using a 4% to 20% linear gradient of acrylamide. The amount of the different protein were quantitated by a quick and innovative stain free method that allows direct visualization, analysis and documentation of protein samples in SDS-PAGE gels without staing, destaing, or gel drying procedures (Criterion Stain Free System, BioRad). We established reference ranges for each protein using the measurement of band’s relative quantity to the total of the lane. Statistical procedure were performed by R software. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 113 SIX-COLOR FLOW CYTOMETRY ANALYSIS OF CD34+ HEMATOPOIETIC STEM CELLS IN CRYOPRESERVED EARLY PRE-TERM HUMAN CORD BLOOD SAMPLES 114 VALUTAZIONE DEI LEUCOCITI IN CORSO DI SEPSI CON DUE ANALIZZATORI EMATOLOGICI: COULTER LH750 ED HORIBA ABX 1 1 1 1 1 F. D'Alessio , P. Mirabelli , M. Gorrese , G. Scalia , M. 2 1 1 1 Gemei , E. Mariotti , R. Di Noto , A. Scotto Di Frega , P. 3 1 3 1 Martinelli , G. Fortunato , D. Paladini , L. Del Vecchio 1 CEINGE-Biot.. Avanz., Dip. Bioch. e Biot. Med., Univ. Fed. II, Napoli 2 CEINGE-Biot. Avanz., Europ. School Mol. Med., Napoli 3 Dip. Sc. Ost.-Gin, Urol. e Med. Ripr., Univ. Fed. II, Napoli During the last decades, extended characterizations were performed about human full-term cord blood (hTCB) hematopoietic cell populations, but little information is available on human early pre-term cord blood (hEPCB) hematopoietic stem cells (HSCs) [Cervera et al, American Jour. of Hemat.,2006;vol. 81]. In our study, we analyzed by six-color flow cytometry 19 th th hEPCB (16 -24 weeks) and 17 hTCB samples. Firstly, Pos Dim we observed that the percentage of CD34 CD45 cells was higher in hEPCB compared to hTCB and that it decreased during pregnancy. After enumerating Pos Dim CD34 CD45 fraction, we examined the expression, in terms of mean fluorescence intensity (MFI) and percent of positive cells, of CD29, CD31, CD38, CD90, CD117, CD133, CD135, CD200, CD243 and CD338. We found that MFI value of CD135 was lower in hEPCB, Pos Dim Pos while the percentage of CD34 CD45 CD243 cells was higher in hTCB. As to CD38, we evidenced that hEPCB samples were considerably richer in Pos Dim Neg undifferentiated CD34 CD45 CD38 HSCs respect to the hTCB counterparts. We also compared the expression of the above-mentioned molecules in undifferentiated (CD34 Pos Dim Pos Dim CD45 Neg CD38 )and Pos committed (CD34 CD45 CD38 ) HSCs residing in hEPCB and hTCB. In particular, while Pos Dim Pos CD34 CD45 CD38 HSCs from both hEPCB and hTCB were clearly positive for CD29, CD71 and CD135, a marked expression of CD31 and Pos Dim Pos CD117 was restricted to CD34 CD45 CD38 hEPCB and hTCB cells, respectively. Moreover, our data showed that hEPCB were also enriched Pos Dim Neg Pos for undifferentiated CD34 CD45 CD38 CD133 HSCs.Finally, analyzing the percentages of monocytes, NK-, T- and B-lymphocytes within the two samples, we observed that T- and B-cells were in higher number in hTCB and hEPCB, respectively. We therefore studied the B-cell lineage maturation and we found a higher quantity Pos Pos Pos 2 1 1 R. Lovero , M. Pepe , A. Carucci , A. Legrottaglie , L. 1 1 1 1 Barletta , S. Tundo , C. Curigliano , S. Stallone , E. 1 Vinci 1 U.O.C. Lab. analisi Fasano-Cisternino-Ostuni 2 U.O. Lab. analisi Canosa-Minervino Spinazzola La sepsi o setticemia è una sindrome clinica caratterizzata da un'abnorme Risposta Infiammatoria Sistemica (SIRS), conseguente alla presenza nel sangue di microrganismi patogeni provenienti da un focolaio sepsigeno. L’esame emocromocitometrico fornisce informazioni sul numero totale e sulle diverse popolazioni dei leucociti permettendo, insieme all’emocoltura, la diagnosi di sepsi. Scopo del lavoro è stato quello di confrontare i due analizzatori ematologici presenti nel nostro laboratorio Coulter LH750 ed Horiba ABX che utilizzano metodologie differenti per la identificazione delle popolazioni leucocitarie. Materiali e metodi: per tale studio sono stati arruolati 100 soggetti sani e 25 pazienti con diagnosi certa di sepsi (emocolture positive e/o segni clinici di sepsi). I campioni di sangue intero sono stati analizzati su entrambi gli analizzatori per la valutazione della correlazione tra i due strumenti prendendo in esame i seguenti parametri: WBC, RBC, HB, PLT,NE#, LI#, EO#, MO#, BA#. Inoltre gli stessi campioni sono stati utilizzati anche per la determinazione del CV. I risultati sono stati espressi come coefficiente di Pearson; i valori con p< 0.05 sono stati considerati significativi. Risultati: I CV forniti sia dall’analizzatore LH 750 e che dall’HORIBA ABX sono risultati sovrapponibili con quelli riportati nella scheda tecnica degli strumenti. I risultati ottenuti indicano che i parametri, presi in considerazione in questo studio, forniti dall’analizzatore LH 750 correlano con quelli dell’analizzatore HORIBA ABX sia per i soggetti sani (WBC r=0,21 p<0,05; RBC r=0.12, p<0.05; HB r=0.09, p<0.05; PLT r=0.08, p<0.05; NE# r=0,34, p<0,05; LI# r=0,24, p<0,05; EO# r=0,61, p<0,05; MO# r=0,42, p<0,05; BA# r=0,52, p<0,05) che per i pazienti con infezione acuta (WBC r=0,34, p<0,05; RBC r=0.22, p<0.05; HB r=0.19, p<0.05; PLT r=0.28, p<0.05; NE# r=0,27, p<0,05; LI# r=0,14, p<0,05; EO# r=0,57, p<0,05; MO# r=0,62, p<0,05; BA# r=0,67, p<0,05). Conclusioni: La sepsi è una condizione potenzialmente molto grave. La diagnosi precoce di tale sindrome è importante per il management del paziente. La buona correlazione ottenuta tra i due analizzatori indica che entrambi possono essere utilizzati per la diagnosi di sepsi. Pos of immature CD45 CD19 CD20 CD10 B-cells in hEPCB respect to hTCB samples. Taken together, these results evidence the potential usefulness of hEPCB for highlighting early steps of human immune system as well as for developing novel strategies of stem cellbased therapy. Acknowledgements: CEINGE Convenz. Reg. Campania, DGRC 1901/2009. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 445 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 115 CLINICAL, HEMATOLOGICAL AND BIOCHEMICAL FEATURES OF 90 PATIENTS AFFECTED BY HEREDITARY SPHEROCYTOSIS AND HEREDITARY ELLIPTOCYTOSIS 116 THE ROLE OF DIFFERENT TESTS FOR THE LABORATORY DIAGNOSIS OF HEREDITARY SPHEROCYTOSIS 1 1 1 1 1 P. Caprari , A. Tarzia , M.P. Caforio , M.G. Paolizzi 1 Rep. Biochimica e Biologia Molecolare Clinica, Dip. Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare, Istituto Superiore di Sanità, Roma Aim-Disorders of the erythrocyte membrane comprise an important group of inherited hemolytic anemias, including Hereditary Spherocytosis (HS) and Hereditary Elliptocytosis (HE).These syndromes are characterized by marked clinical and laboratory heterogeneity. Morphology, osmotic fragility test and reticulocyte count are the key diagnostic features of these disorders and membrane protein analysis is needed to identify the membrane protein defects. In this work clinical, hematological and biochemical features of 46 patients with HS and 44 patients with HE were reported. Methods - Diagnosis and characterization of patients were performed by applying a diagnostic protocol including family history, clinical signs (anemia, splenomegaly, jaundice), hematological parameters (red cell indices and morphology, reticulocyte count) and biochemical features (osmotic fragility, G6PD and PK activities, ATP and GSH concentrations and membrane proteins).Membrane proteins defects were characterized by SDS-PAGE of erythrocyte ghosts; moreover the evaluation of spectrin dysfunction was performed on spectrin extracts by SDSPAGE and non denaturing electhrophoresis. Results and Discussion – HS patients showed more relevant clinical signs: anemia, splenomegaly (5 splenectomized subjects) and hemolysis (increase in RDW values, reticulocyte counts, PK activity, and unconjugated bilirubin. HE patients were divided into three defined groups: common HE (14/44), spherocytic HE (20/44) and HE combined with other hereditary defects (10/44): thalassemia (7), G6PD deficiency (1) and PK deficiency (2).Spherocytic HE patients showed clinical manifestation comparable with HS subjects. Osmotic fragility was increased in 89% HS, 64% common HE, and 70% spherocytic HE subjects. G6PD and PK activities and GSH concentration were particularly increased in HE-Thal patients. The main membrane protein defects were: spectrin deficiency and/ or dysfunction (80%), Band 3 and protein 4.2 (15%), ankyrin (11%) in HS patients and spectrin deficiency and/or dysfunction (73%), protein 4.1 (9%), protein 4.2 (7%)deficiency and Band 3 (9%) in HE patients.The cytoskeletal spectrin organization was altered in 67% and 79% HS and HE patients respectively. The analysis of spectrin extracts allowed to identify additional spectrin alterations (44/90) that resulted to be a very common feature in these disorders. 446 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 3 4 P. Ialongo , R. Colletti , C. Ialongo , J. Alessandroni , A. 2 2 1 Testi , F. Giona , I. Antonozzi 1 Dip. Medicina Sperimentale, Univ. Sapienza di Roma 2 Dip. Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Univ. Sapienza di Roma 3 Dip. Medicina di Laboratorio, Univ. Tor Vergata di Roma 4 IRCCS San Raffaele Pisana, Roma Hereditary Spherocytosis (HS) is an inherited hematological disorder caused by different defects in 1 membrane-associated cytoskeletal network , which leads to a reduced resistance of red blood cells (RBCs) to mechanical stress, causing auto-hemolysis with severe anemia. To date three different methods are available to assay low-resistant RBCs, two of them based on osmotic resistance assaying (the Acidified Glycerol Lysis test (AGLT50) and the Eurospital’s Osmored test), and the resting on the automated count of hyperchromic microcytes (ADVIA 120, Siemens). From January 2009 to June 2010 we tested 60 blood samples from pediatric patients (median age 7 years, range 1-15 years) suspected for HS on the basis of clinical signs (splenomegaly with hemolytic anemia), and in a 1/3 of cases with a familiarity for HS too. A set of 100 samples from non-HS patients matched for age and sex was assayed as control. By the ADVIA 120 automated cytometer, 11 samples resulted negatives for HS as stated by a percentage of hyperchromic microcytes <8.5%, similarly to the Osmored test, which resulted in 11 negatives on the basis of a percentage hemolysis <28%. On the contrary, the AGLT50 test resulted in just 23 positive samples (at a cutoff time of 1860 seconds), of which 5 positives to Osmored test too, and 2 of them further positives to the ADVIA 210 cytometry. For each different kind of test all control samples assayed resulted negatives. After a 24 hours incubation at 37°C, the retesting of all samples with both AGLT50 and Osmored gave a positive outcome for HS. Interestingly, of the 11 previously negatives at ADVIA 120 testing, 8 became positive for HS with a percentage of hyperchromic RBCs >24% (p<0.05). Our results are suggestive for a substantial biochemical and hematological heterogeneity in HS, which corresponds to the need of a structured approach that in our opinion shouldn’t prescind from the osmotic resistance assaying. Particularly, the role of such tests should be as of successive steps, from hematological (ADVIA 120) to biochemical’s (Osmored, AGLT50), toward a clear and complete laboratory diagnosis. Ref.1: The molecular basis of hereditary red cell membrane disorders. Delaunay J. Blood Rev. 2007 Jan;21(1):1-20. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 117 EMOGLOBINOPATIE: APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA E QUESITO DIAGNOSTICO 1 1 118 RESISTENZE OSMOTICHE ERITROCITARIE: RILEVANZA CLINICA 1 1 1 1 M. Mercadanti , A. Caleffi , A. Romero Alvares , G. 1 Lippi 1 U.O. Diagnostica Ematochimica, Dip. Patologia e Medicina di Laboratorio, A.O.U. Parma M. Mercadanti , A. Romero Alvarez , A. Caleffi , S. 1 1 Pipitone , G. Lippi 1 U.O. Diagnostica Ematochimica, Dip. Patologia e Medicina di Laboratorio, A.O.U. di Parma Introduzione La presenza del quesito diagnostico o della motivazione clinica nelle richieste di prestazioni laboratoristiche si intreccia con il tema dell’appropriatezza prescrittiva delle indagini ematochimiche. Lo scopo della ricerca è di valutare la ricorrenza del quesito diagnostico e l’appropriatezza prescrittiva nelle indagini di screening per emoglobinopatie, patologie monogeniche più diffuse al mondo, caratterizzate da costante incremento in aree geografiche non tradizionalmente endemiche. Materiali e metodi Sono state esaminate le richieste di 481 pazienti ambulatoriali inviati al nostro laboratorio per determinare l’assetto emoglobinico, nel periodo novembre 2009– febbraio 2010. E’ stata valutata la ricorrenza del quesito diagnostico, le motivazioni cliniche sono state raggruppate in sette ambiti clinici. Risultati Il 31% delle richieste non riportava il quesito diagnostico. Il 27% delle indagini era richiesto per gravidanza, il 23% per indagini preconcezionali, l’8.5% nella diagnostica delle microcitosi/anemie microcitiche. Le restanti motivazioni erano così distribuite: infertilità (2.3%), procreazione assistita (2.1%), controllo/accertamenti/astenia (2.1%), richiesta specialistica (1.0%). Il quesito non era coerente nel 2.9%. Le terminologie utilizzate per definire il quesito diagnostico erano variegate, in gran parte coerenti. Discussione I dati mostrano che la maggioranza degli accertamenti per emoglobinopatie vengono richiesti in età fertile, correlati al concepimento, e secondariamente nell’ambito della diagnostica delle microcitosi/anemie microcitiche. Emerge tuttavia una quota rilevante di richieste che non riportano il quesito diagnostico, nonostante l’obbligatorietà dello stesso. La conoscenza del quesito clinico può fornire elementi utili sia per l’interpretazione dei risultati, sia per il criterio decisionale in relazione ad eventuali approfondimenti diagnostici specialistici, di quale tipo e con quale tempestività, dovendo coinvolgere più specialisti (ginecologo, genetista, ematologo), ed anche considerando il rapporto costo/beneficio. La valutazione della tipologia dei prescrittori potrà fornire suggerimenti per la promozione di audit clinici multidisciplinari al fine di migliorare l’adesione a percorsi di appropriatezza prescrittiva. Scopo Il test delle resistenze osmotiche eritrocitarie (ROE) misura il grado di resistenza delle emazie a condizioni di iper o ipoosmolarità.Le condizioni caratterizzate da iperresistenza sono riferibili a due entità nosologiche, sindromi talassemiche e stati ferrocarenziali, mentre quelle con iporesistenza comprendono patologie genetiche come la sferocitosi o rientrano nella diagnostica delle anemie emolitiche.Il lavoro si prefigge di valutare la rilevanza diagnostica delle richieste per ROE giunte al laboratorio negli ultimi 8 anni. Materiali e metodi Sono stati esaminati i referti per ROE forniti dal laboratorio dal 2002 al 2009.Per le ROE è stato utilizzato il test al glicerolo con lettura nefeloturbiminimetrica (Osmored, Eurospital, Trieste).I risultati sono stati comparati con gli indici eritrocitari classificati in normali, anemia microcitica, normocitica, macrocitica, eseguiti con contaglobuli Sysmex (Japan). Risultati Dal 2002 al 2009 sono state eseguite 382 determinazioni di ROE così ripartite, a partire dal 2002: 39, 31, 34, 50, 46, 61, 45, 76. Le ROE erano normali in 152 casi con emocromo normale (incluso un caso di Hb S eterozigote), in 38 soggetti con microcitosi/anemia microcitica (di cui 5 di grave entità), in 47 con anemia normocitica, in 37 con macrocitosi/anemia macrocitica.La iper-resistenza era aumentata in 74 casi di cui 40 con microcitosi/anemia microcitica, 10 soggetti con emocromo normale, 18 con anemia normocitica (di cui 4 portatori di Hb S eterozigote), 6 con macroctosi/anemia macrocitica. La iporesistenza era alterata in 34 casi corrispondenti a 25 pazienti. Discussione I nostri dati rilevano un netto incremento delle richieste per ROE nel corso degli anni.La iper-resistenza è risultata aumentata in 30 casi con indici eritrocitari non coerenti per sindromi talassemiche/sideropenie.Nei portatori di eterozigosi S il solo test delle ROE avrebbe comportato la misconoscenza della variante strutturale.La diagnostica delle talassemie si avvale di tecniche specifiche quali la HPLC, così come il bilancio marziale viene indagato con parametri biochimici diretti.Si evince che il test delle ROE possa ritenersi inappropriato per la diagnostica delle talassemie/sideropenie, riservandolo esclusivamente ai casi con fondato sospetto di sferocitosi. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 447 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 119 REGULATORY T-CELL NUMBER IS CORRELATED TO PROGRESSIVE FEATURES OF DISEASE IN CHRONIC LYMPHOCYTIC 1 1 1 G. D'Arena , M.M. Minervini , N.P. Sinisi , N. 1 2 3 3 Cascavilla , G. D'Auria , D. Veltri , N. Del Prete , A. 3 3 3 Paradiso , A. Doddato , G. Grande 1 Ematologia e Uni. Trap Cel.Stam., IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” 2 Osp. S.Giuliano-Giugliano-ASL Napoli 2 Nord 3 Lab. Pat. Clin. Osp.dell’Immacolata, Sapri-ASL Salerno Introduction: Naturally arising CD4+CD25+ regulatory T-cells (Treg) actively maintain immunological selftolerance. A reduction in the number or function of these cells can also elicit tumour immunity. Several studies evidenced that the immune system in patients with chronic lymphocytic leukemia (CLL) is deficient. Patients and methods:In the current study we have evaluated, by means of a multiparametric flow cytometric approach, the circulating Treg cell number in 80 patients with previously untreated CLL and in 40 normal subjects. CD4+CD25+high density cells were gated and evaluated for CD127 expression at low or undetectable levels to analyze only Treg cells. Results :A lower percentage number of Treg cells was detected in CLL patients (mean number 0.43%, range 0.02-1.2%) than in controls (1.13%, range 0.2-2.1%). On the contrary, when evaluated as absolute number, CLL patients showed a higher number of Treg cells (mean number 70.8/µL, range 3-880/µL) compared to controls (mean number 23.2/µL, range 4.4-41/µL). A correlation of Treg cell absolute number was also found with more advanced Rai clinical stage (p<0.0001), absolute CD38 positive B-cell number (p <0.02), and more elevated LDH levels (p< 0.037). No correlation, however, were found with ZAP-70 expression, IgVH mutational status and cytogenetic abnormalities. Only in 2 patients Treg cells were found at very low levels. These patients suffered from a concomitant autoimmune disorder (autoimmune haemolytic anaemia and idiopathic thrombocytopenic purpura) at the moment of analysis. Conclusion: Finally, our data showed that Treg cells are higher in CLL patients and correlate with disease status rather than prognostic factors themselves. This subset of T-cells is probably involved in the crucial mechanism of pathogenesis and progression of CLL and a therapeutic intervention targeting these cells need to be explored. 448 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 120 VALUTAZIONE PRELIMINARE DELL'ANALIZZATORE COULTER UNICEL DXH 800: IMPATTO SUL FLUSSO DI VALIDAZIONE 1 1 1 1 B. Morelli , R. Scalvini , C. Gatti , S. Latella , C. 1 2 Novelli , N. Di Gaetano 1 U.O. Trasfusionale - Ematologia, Osp. di Legnano 2 Instrumentation Laboratory - Milano Premessa: Il nostro laboratorio sta affrontando una fase di cambiamento organizzativo che porterà ad un forte incremento del carico di lavoro sia in termini quantitativi che in termini qualitativi: infatti nel giro di pochi mesi l’Ospedale verrà dotato di numerose nuove sale operatorie e verrà introdotta la terapia con le cellule staminali. Per questi motivi abbiamo ritenuto opportuno valutare le performances del nuovo analizzatore Coulter Unicel DxH 800 e il suo impatto nella gestione del carico di lavoro afferente al nostro laboratorio. Scopo: Oggetto della valutazione sono stati 426 campioni di pazienti provenienti dai reparti di ematologia, oncologia e pediatria. I campioni sono stati processati entro 6 ore dal prelievo su Coulter LH 750, attualmente in uso nel nostro laboratorio, e successivamente su UniCel DXH 800. Il sistema di validazione esperta (Modulab) ha permesso di identificare 197 campioni patologici per la presenza di anomalie quantitative e/o qualitative; questi sono stati poi analizzati su DxH 800 e osservati al M.O. secondo i criteri CLSI. Le segnalazioni strumentali qualitative a carico della serie leucocitaria studiate sono state presenza di blasti, presenza di immaturità mieloide (mielociti e pro mielociti) differenziata dalla presenza di soli metamielociti, e linfociti varianti. Risultati: le anomalie morfologiche riscontrate su DxH 800 (Blasti, Imm Gran, Left Shift e Var Lymph) hanno mostrato rispettivamente le seguenti sensibilità (0.889, 0.800, 0.745, 0.571) e specificità (0.981, 0.929, 0.810, 0.982). L’analisi su LH 750 per le suddette segnalazioni avevano riportato le seguenti sensibilità (0.998, 0.714, 0.605, 0.517) e specificità (0.981, 0.947, 0.895, 0.997). Conclusioni: la valutazione effettuata ha permesso di riscontrare ottime performance analitiche di DxH 800 con significativa riduzione delle flag morfologiche leucocitarie e del numero dei falsi negativi. L’analizzatore è in possesso delle potenzialità per incrementare l’efficienza del laboratorio in termini di produzione del dato certo e riduzione del tempo-uomo al rilascio dei risultati. Ref.: P. Barnes et al. “Performance of Beckman Coulter Unicel DxH800 Cellular Analysis System in a tertiary Hospital Hematology Laboratory”, Int. Jnl. Lab. Hem. 2010 32 (Suppl.1) 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 121 ABNORMAL EXPRESSION OF THE WAP FAMILY SLPI GENE IN PATIENTS WITH CHRONIC MYELOPROLIFERATIVE NEOPLASMS 1 1 1 122 DIAGNOSTICA DELLE EMOGLOBINOPATIE: ESPERIENZA DI SUPPORTO AD UN LABORATORIO DI 1° LIVELLO 1 2 2 A. Pancrazzi , E. Antonioli , P. Guglielmelli , C. 1 1 1 1 Bogani , L. Pieri , L. Tozzi , N. Bartalucci , A. 1 1 1 1 Spolverini , F. Biamonte , A. Bosi , A. Vannucchi 1 Sez. di Ematologia, Dip. Area Critica Medico Chirurgica, Univ. degli studi di Firenze, Firenze M. Carta , D. Leone , G. Ivaldi 1 Lab. di Chimica Clinica ed Ematologia, Osp. S.Bortolo, Vicenza 2 Lab. di Genetica-Settore Microcitemia, Osp. Galliera, Genova Background: Abnormal expression of several protease inhibitors has been demonstrated to occur in granulocytes from patients with polycythemia vera using gene expression profiling. Among these, SLPI, a member of the WAP family, that is involved in cell cycle and apoptosis regulation. Overexpression of SLPI is described as neoplastic phenotype in several solid tumors. AIMS The aim of the study was to evaluate whether abnormal expression of SLPI characterizes patients with MPN METHODS We studied 130 patients with MPN and 45 healthy controls. Expression levels of SLPI were determined by a quantitative TaqMan RT-PCR using granulocyte RNA and GAPDH as the housekeeping gene. In healthy blood donors the mean delta Ct value for SLPI was 7.1±1.7 RESULTS The mean expression level of SLPI in the whole MPN population (3.7±1.7) was significantly higher than in healthy subjects (p <0.0001). There was a progressive increase in SLPI overexpression in patients with ET (4.4±1.6) to PMF (3.6±1.8), PPVMF (3.1±1.6), PV (2.9±1.2), and to PET-MF (1.5±1.3). By using the 5.83 cut-off, 113/130 patients had SLPI overexpression (87%), accounting for 100%, 100%, 85%, 94%, 81% of PET-MF, PPV-MF, PMF, PV, TE patients, respectively. The abnormal expression of SLPI correlated with the JAK2 mutational status: SLPI ratio was 2.6±1.5 in homozygotes, 3.8±1.5 in heterozygotes and 4.5±1.7 in wild-type patients; the difference between homozygote and heterozygote patients was statistically significant (p=0.004). To evaluate whether SLPI expression was modulated by cytokine exposure, we measured changes in SLPI mRNA levels after in vitro granulocyte activation with different cytokines such as G-CSF, IL8, IL3, IL11, La necessità di poter individuare e diagnosticare i difetti dell’emoglobina rappresenta oggi una crescente esigenza per il laboratorio di analisi chimico-cliniche. I mutamenti della popolazione, la complessità dei difetti e la varietà dei composti Hb e delle opzioni diagnostiche oggi a disposizione sono tutti elementi che possono in parte agevolare ma talvolta anche rendere più complessa la comunicazione del risultato al medico prescrittore e rendere necessaria una conferma con un approccio diagnostico più raffinato. Il presente lavoro vuole riferire sull’esperienza di un laboratorio di 1° livello che ha potuto trovare un supporto alla conclusione diagnostica utilizzando “un parere a distanza” ponendo un quesito diagnostico sulla base dei risultati ottenuti principalmente dal sistema cromatografico in uso (HA8160 Menarini), dai valori emocromocitometrici, conoscendo in molti casi lo stato marziale ma disponendo solo sporadicamente dei dati anamnestici. Inoltre il laboratorio di 1°livello esegue il test di sickling nei casi in cui viene segnalata dal sistema cromatografico la presenza di una variante simile all’Hb S e l’elettroforesi a pH alcalino o acido quando il test di sickling risulta negativo. Nel corso degli ultimi quattro anni sono stati esaminati circa 8000 soggetti: in 150 casi per poter esprimere una conclusione diagnostica di laboratorio è stato necessario ricorrere ad un approfondimento con indagini molecolari, ripetere l’esame a distanza di tempo oppure giungere ad una conclusione più articolata condividendola con un laboratorio di riferimento di 2°livello (Second Opinion). L’esperienza di questi anni ha dimostrato che la conclusione diagnostica può certamente risultare maggiormente appropriata, e quindi sostanzialmente più utile al clinico, quando viene integrata dall'esperienza di un laboratorio di riferimento: quest’ultimo si affianca al 1° livello nel percorso interpretativo senza sostituirlo. Inoltre si è potuto constatare che questo “parere a distanza” in molti casi ha potuto produrre un effetto virtuoso consentendo di limitare sia il numero di approfondimenti molecolari costosi che la ripetizione non giustificata degli esami di 1°livello. IFN-α and TNF. There was no significant modulation of SLPI by above cytokines, a part for G-CSF exposure. SLPI plasma levels were measured by an ELISA assay; the mean plasma levels in MPN patients were significantly higher than in controls (37 ng/mL and 22 ng/mL, respectively (p=0.006)). Among different disease ET patients showed higher SLPI plasma levels (65 ng/ml) Conclusions We have identified abnormal expression of SLPI gene as a novel molecular marker of MPN, that is also associated with raised plasma protein levels; there was also a disease-specific pattern of overexpression among TE, PMF, PV, PPV and PET patients. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 449 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 123 VALUTAZIONE DELLA SENSIBILITA' CLINICA DELLA FORMULA LEUCOCITARIA ELABORATA SUL NUOVO ANALIZZATORE EMATOLOGICO COULTER UNICEL DXH 800 1 1 1 1 124 CONTRIBUTO ALLA DIAGNOSI DELLE MDS FORNITO DALL’ANALIZZATORE SYSMEX XE-2100 CON IL PARAMETRO STRUTTURALE NEUT-X E CON GLI INDICI ERITROCITARI E RETICOLOCITARI 2 2 1 1 B. Morelli , R. Scalvini , C. Gatti , S. Latella , C. 1 2 Novelli , N. Di Gaetano 1 U.O. Trasfusionale - Ematologia, Osp. di Legnano 2 Instrumentation Laboratory - Milano T. Catalano , M. Fumi , D. Martins , Y. Pancione , S. 1 1 Sale , V. Rocco 1 A.O. Rummo Benevento Lab. Patologia Clinica 2 AIL Benevento sezione Stefania Mottola Premessa: L’analizzatore ematologico Coulter Unicel DxH800, recentemente introdotto in commercio, presenta numerose interessanti novità tecnologiche tra le quali la possibilità di Re-run automatico e di Reflex Testing e soprattutto un “Core Analitico” ottico che permette 7 distinte misurazioni su ogni popolazione leucocitaria sfruttando la nuova “Flow Cytometric Digital Morphology” allo scopo di migliorare la sensibilità clinica della formula leucocitaria elaborata dal contaglobuli. Scopo del lavoro: Valutare le performances del Coulter DxH 800 nei confronti del Coulter LH 750 in dotazione nel nostro laboratorio in relazione a: 1) parametri assoluti misurati (WBC, RBC. HHGB, MCV, PLT, MPV, RET), 2) sensibilità clinica della formula leucocitaria determinata sul nuovo analizzatore. Materiali e metodi: Sono stati selezionati 426 campioni di pazienti ricoverati o in regime di D.H. presso i reparti di Medicina, di Oncologia e di Pediatria dell’Ospedale di Legnano. I campioni sono stati processati sia su LH 750 che su DxH 800 entro 6 ore dal prelievo. Gli strisci di sangue periferico sono stati eseguiti manualmente e poi fissati e colorati sul coloratore Aerospray della Delcon. La osservazione al M.O. (200 elementi per campione) è stata eseguita da due operatori esperti secondo i criteri della CLSI. L’elaborazione statistica dei risultati è stata eseguita mediante l’analisi di regressione con il calcolo dei coefficienti di correlazione utilizzando il software Excel. Risultati: I coefficienti di correlazione tra i due contaglobuli sono risultati pari a 0.993 (WBC), 0.932 (RBC), 0.917 (HGB), 0.964 (PLT), 0.707 (MPV) e a 0.843 (RET). Per quello che riguarda i parametri della formula leucocitaria i coefficienti di correlazione sono risultati pari a 0.946 (Ne), 0.945 (Ly), 0.844 (Mo) e a 0.788 (Eo). Conclusioni: 1) I parametri misurati direttamente sui due contaglobuli correlano in maniera ottimale, 2) I nuovi parametri introdotti sul nuovo analizzatore ematologico DxH 800 consentono un miglioramento della sensibilità clinica della formula leucocitaria rispetto a quella elaborata su Coulter LH 750. Rif. Bibl.: P. Barnes et al. “Performance of Beckman Coulter Unicel DxH 800 Cellular Analysis in A Tertiary Hospital Hematology” – Int. Jnl. Lab. Hem. 2010, 32 (Suppl 1). Le MDS sono un gruppo eterogeneo dei disordini maligni del midollo con una cattiva prognosi. Fino a qualche tempo fa le MDS erano trattate solo con terapia di supporto, come le trasfusioni di sangue, ma ci sono stati dei miglioramenti nella terapia delle MDS ad alto rischio e questo rende cruciale una diagnosi precoce e corretta del tipo di MDS. In accordo a Cymbalista F. (2007) che ha riportato il valore del parametro strutturale NeutX fornito dall’analizzatore Sysmex XE-2100, correlato alla granularità dei neutrofili, nella diagnosi delle MDS, abbiamo analizzato 150 campioni di donatori sani, 3000 campioni della routine ematologica, 120 campioni di MDS, 34 campioni di CMML e 4 campioni di ARSA-t diagnosticate secondo i criteri WHO 2008. Il valore di cut-off calcolato sul nostro analizzatore per il NEUT-X è lievemente inferiore rispetto a quello riportato da Cembalista (1320 vs 1330, con CV del 2%). Una riduzione di questo parametro nella routine ematologica è stato rilevato nel 4,7%. Nei 158 campioni di MDS e MPD/MDS una riduzione di questo parametro sotto il valore di 1320 è stato rilevato in 104 casi (65,8%). L’analisi dei campioni con NEUT-X <1320 in rapporto alla classificazione WHO 2008 ha fornito i seguenti risultati: sindrome 5q- (2/2); AR (3/6); AREB-1 e 2 (20/22); ARSA (13/34) ; ARSA-t (2/4); CMML (22/30); RCMD (14/21); RCMD-RS (12/18); MDS-U (16/20). Se vengono isolati i campioni delle categorie MDS dove la probabilità delle alterazioni della granularità dei neutrofili sono più probabili (111), viene rilevato un NEUT-X <1320 in 88 campioni (79,3%). Il rilievo di un consistente numero di casi di MDS con NEUT-X <1320 nelle quali la classificazione non prevede una displasia granulocitaria (20/46; 43,5%) può orientare per un bias nella classificazione morfologica, ma anche per una sensibilità più elevata dell’indice strutturale nell’individuare le alterazioni dei granuli dei neutrofili. Ulteriori studi sugli indici reticolocitari, sugli indici di fluorescenza e sugli indici strutturali dei monociti potranno portare ad un miglioramento della sensibilità diagnostica dell’analizzatore per le MDS e per le MDS/MPD. 450 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 125 COMPARISON BETWEEN TWO AUTOMATED CALCITONIN IMMUNOASSAYS IN PATIENTS SCREENED FOR MEDULLARY THYROID CANCER 1 1 1 1 C. Carrozza , F. Annunziata , G. Canu , S. Di Leva , R. 1 1 1 Lapolla , E. Torti , C. Zuppi 1 Lab. Analisi 1, Policlinico Universitario "A.Gemelli", Roma Background: Calcitonin (CT), a 32-aa polypeptide hormone produced by parafollicular thyroid cells (C-cells), is used as marker for the diagnosis of medullary thyroid cancer (MTC) along as in post-surgery follow-up. In these patients, CT detectable level suggests recurrence of disease. Moreover, this test is used for the screening of relatives of patients with multiple endocrine neoplasia (MEN 2). In the presence of a strong clinical suspicion of C-cell hyperplasia with normal CT basal levels, CT determination following pentagastrin stimulus (Pg test) may be a useful tool. Aim of the study: The evaluation of the performance of two automated CT immunoassays so as to have a CT method with a higher sensitivity to be employed in our laboratory. Methods: CT values obtained with IMMULITE®2000, Siemens, (analytical sensitivity=2pg/ml; functional sensitivity=n.a.) by chemiluminescence immunoassay were compared with those from LIAISON®, DiaSorin (analytical sensitivity<1pg/ml; functional sensitivity<2pg/ ml). The study was performed using 75 samples from patients screened for MTC, of which 36 samples from patients submitted to Pg testing. Results: Comparison between the two assays for all samples shows a good correlation (y=1,0475x+20,671; 2 R =0,97) in the total selected population. Moreover, we divided the results on the basis of a 10 pg/ml cut-off value. Out of 75 analyzed assays, we found 39 CT values 10 pg/ ml (basal) and 36 above cut-off (basal and after Pg). For values below 10 pg/ml, the correlation between the two 2 methods is not statistically significant (R =0,54, p=0,42). Conclusion: The good correlation obtained between the two methods in all samples collected from both normal and pathological subjects, ensures a good reliability of both methods, allowing a comparison of results obtained between these different instruments in clinical practice. However, LIAISON CT results show a better assay sensitivity, confirmed by a lower functional sensitivity 2 along with non-remarkable R for values above 10 pg/ml. To conclude, we suggest that the LIAISON method allows to carefully study thyroidectomized patients in which slight serum CT changes may imply residual disease. Bieglmayer C et al, Measurement of calcitonin by immunoassay analyzer Clin Chem Lab Med 2007 45:662 126 A TWELVE YEAR LONG FOLLOW UP OF A MEN2A PATIENT HARBOURING THREE "DE NOVO" MUTATIONS OF THE RET PROTO-ONCOGENE 1 3 3 3 L. Circelli , G. Conzo , D. Pasquali , G. Accardo , V. 3 3 3 3 Sacco , D. Esposito , A. Renzullo , A. Sinisi , V. 2 Colantuoni 1 Ceinge, biotecnologie avanzate, Napoli 2 Ceinge, biotecnologie avanzate, Napoli; Dip.Scienze Biol e Amb, Università degli Studi del Sannio, BN 3 Dip.Medico-Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale, Seconda Università di Napoli, Napoli Multiple Endocrine Neoplasia type 2A (MEN2A) is an autosomal dominant hereditary disorder, associated with a cluster of germline gain-of-function mutations of the RET proto-oncogene (RET). It encodes for a membrane tyrosine-kinase receptor expressed in neuralcrest derived cells. Genotype-phenotype correlation studies have shown that specific RET mutations are associated with tumor aggressiveness. We report the clinical evolution of a 36 year-old MEN2A patient bearing three independent “de novo” RET mutations at codons 634, 640 and 700 in exon 11. The clinical phenotype is characterized by medullary thyroid cancer (MTC) and bilateral pheochromocytoma (Pheo) without hyperparathyroidism. We already reported this case as a MEN2A associated with two RET mutations at codons 634 and 640 (1). Subsequently, we identified the third mutation at codon 700 in the same exon 11. The patient underwent thyroidectomy and removal of all nodes of the region for MTC and left adrenalectomy for Pheo, followed six years later by a right adrenalectomy for recurrence. Three years later, the patient was subjected to removal of more enlarged latero-cervical nodes, positive for MTC infiltration. None of the parents and relatives investigated bear RET mutations. During the follow-up, in spite of a constantly elevated serum calcitonin (CT) level and in the absence of detectable secondary metastases, the patient gave birth to an healthy daughter in good health, without RET mutations. The analysis of this twelve years long follow-up shows that the patient with three “de novo” RET mutations, despite the persistence of elevated serum calcitonin levels, has a more favourable prognosis. (1) Tessitore A. et al. (1999) A novel case of Multiple Endocrine Neoplasia Type 2A associated with two de novo mutations of the RET Proto-oncogene. J Clin Endocrinol Metab. 89:3522-27. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 451 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 127 L’APPROPRIATEZZA NELLA RICHIESTA DEGLI ESAMI DI LABORATORIO: L’ESPERIENZA NOVARESE DEL TSH-RIFLESSO 1 1 1 1 128 APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA DI CATECOLAMINE E RELATIVI METABOLITI IN UNA POPOLAZIONE AMBULATORIALE 1 1 1 N. Atzeni , M. Vidali , E. Mairate , L. Ciardi , G. 1 Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara A. Romero Alvarez , M. Mercadanti , A. Caleffi , G. 1 Lippi 1 U.O. Diagnostica Ematochimica, Dip. di Patologia e Medicina di Laboratorio, A.O.U. Parma In questo lavoro abbiamo valutato l’appropriatezza delle richieste di screening della funzione tiroidea esaminando quelle afferenti al Laboratorio Analisi dell’Azienda prima e successivamente all’introduzione del test del TSH-riflesso e alla formazione degli operatori sanitari del territorio. Periodo utilizzato per il confronto: luglio-dicembre 2008 vs luglio-dicembre 2009. Provenienza delle richieste: Centro Prelievi (CP) e Unità Operative dell’Azienda (UO). Nei due periodi considerati non ci sono differenze significative nel numero delle richieste per TSH, FT3, FT4 o anticorpi (AbTPO, AbTG). Nella seconda metà del 2009, a fronte delle 9987 (5385 CP, 4602 UO) richieste di TSH (singolo o in varia combinazione), sono pervenute 1845 (373 CP, 1472 UO) richieste di TSH-riflesso, con un incremento mensile progressivo. Le richieste improprie doppie di TSH e TSH-riflesso per i CP e le UO sono state rispettivamente 2 (0,5%) e 129 (8,7%). Le richieste combinate di TSH+FT3+FT4 hanno presentato una riduzione del 22% (da 2668 a 2082) per i Medici Ospedalieri e del 6% (da 2947 a 2766) per i Medici del territorio (CP). Delle 2766 (di cui 1041 a carico di pazienti mai valutati per funzione tiroidea nei 18 mesi precedenti) e 2082 richieste combinate per TSH+FT3+FT4, rispettivamente da parte dei Medici del territorio e Ospedalieri, ben 1814 (65,6%) e 1140 (54,6%) erano negative per tutti e tre gli analiti. Per i 1814 pazienti non ricoverati, a cui il proprio medico avesse richiesto il solo TSH-riflesso, ci sarebbe stato un risparmio di euro 18,25 (14,25 vs 32,50 euro). Nel complesso si osserva un trend di diminuzione dei rapporti FT3/TSH e FT4/TSH, più marcato per gli operatori dell’Azienda. In particolare, mentre per gli operatori delle UO i rapporti FT3/TSH e FT4/TSH sono rispettivamente 57,5% (70,4% nel 2008) e 62,2% (83,1% nel 2008), vicini all’obiettivo del 50% indicato dalla Regione, per i medici del territorio si registrano ancora percentuali elevate (68,7% e 73,6%). I dati suggeriscono che il nuovo test del TSH-riflesso sia molto più diffuso, forse per una maggior informazione e/ o formazione, tra i medici Ospedalieri che tra quelli del territorio. Tuttavia, l’analisi non ha evidenziato un radicale cambiamento nelle modalità prescrittive degli operatori. Scopo: il laboratorio è direttamente coinvolto nel percorso di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva delle indagini laboratoristiche. Nella diagnostica delle patologie del sistema cromaffine, numerosi studi hanno investigato l’efficienza diagnostica del dosaggio delle catecolamine e dei relativi metaboliti. Il dosaggio delle metanefrine è ritenuto il marker diagnostico più sensibile per la diagnosi di feocromocitoma. La determinazione del solo acido vanilmandelico è considerata obsoleta per la scarsa sensibilità diagnostica. Lo scopo del nostro studio è quello di valutare l’aderenza delle prescrizioni ambulatoriali per il dosaggio di catecolamine e relativi metaboliti urinari a queste indicazioni. Materiali e metodi: è stata valutata la numerosità e la sequenza temporale delle determinazioni di epinefrina, norepinefrina, metanefrine, acido vanilmandelico (VMA) nella popolazione ambulatoriale afferente al laboratorio dell’Azienda Ospedaliera di Parma nell’anno 2009. Le indagini sono state condotte su campioni di urine, raccolte nell’arco di 24 ore, mediante tecnica HPLC (Bio-Rad, Milano). Risultati: Nel 2009 sono state eseguiti 356 dosaggi per catecolamine, 274 per VMA, 186 per metanefrine. In ottantanove casi erano richiesti contemporaneamente catecolamine e VMA, in 75 catecolamine e metanefrine, in 10 metanefrine e VMA, in 7 catecolamine, metanefrine e VMA. Tre pazienti avevano richieste per catecolamine e metanefrine cronologicamente disgiunte. I dosaggi del singolo analita sono stati 131 per catecolamine, 168 per VMA e 26 per metanefrine. Discussione: I dati evidenziano che le richieste per metanefrine sono inferiori a quelle per catecolamine e VMA. La prescrizione associata di catecolamine e metanefrine (che insieme forniscono la migliore efficienza diagnostica) è presente solo nel 24% delle richieste di catecolamine e nel 46% di metanefrine. La difformità di comportamento prescrittivo rispetto alle indicazioni della letteratura è ragionevolmente imputabile ad una scarsa conoscenza dell’offerta diagnostica del laboratorio, considerando l’introduzione relativamente recente del dosaggio delle metanefrine. Audit clinici multidisciplinari potrebbero migliorare i percorsi diagnostici di patologie complesse ma relativamente rare. 452 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 129 HUMAN GROWTH HORMONE (GH) ASSAY: STANDARDISATION AND CLINICAL IMPLICATIONS 1 1 1 130 DETERMINAZIONE DEL CORTISOLO LIBERO URINARIO MEDIANTE LC-MS/MS IN UNA PAZIENTE IN TERAPIA CON MITOTANE 1 C. Carrozza , R. Lapolla , G. Canu , F. Annunziata , S. 1 1 Baroni , C. Zuppi 1 Lab Analisi 1, Policlinico Universitario “A.Gemelli”, Roma Background: GH is a 191 aa heterogeneous peptide, of pituitary production. The GH isoforms are: 22K(85%), 20K(10%) and post-translation GH forms. About 40-60% of blood GH is complexed with GH-binding proteins. The poor comparability of GH results, obtained by several methods, is partly due to the standard preparation used for calibration. Indeed, the international reference preparation (IRP), IS 80/505, is of human pituitary origin nd and contains all GH isoforms. However, the new IRP 2 IS 98/574 is a 22K recombinant GH isoform. Aim of the study: To compare the results obtained by ECLIA method on IMMULITE Siemens, calibrated with two different IRPs: IS 80/505and IS 98/574. Methods: GH was measured in 42 samples from children submitted to GHRH+Arg stimulus,using the ECLIA method calibrated with the IS 80/505 and the recently introduced IS 98/574. Siemens suggests a cut-off of 10 ng/ml using IS 80/505 and of 8 ng/ml with IS 98/574; therefore the percentage variation (var%) on patients’ results is 20%. Results:. The comparison between the two calibrators for all selected samples shows a good correlation (y=0.6617x +0,0691, R2=0,98). Moreover, we divided the results in values raging from 0-10; 10-20; 20-40ng/ml. The total mean var% was 32 and the mean var% among different range is not significantly changed. Conclusion: The GH assay is influenced by binding proteins, isoforms, standardization problems, conversion factors. Therefore, there is a notorious difficulty in accurately measuring plasma GH and a disparity of GH results obtained across assays and laboratories. The discrepancies cause confusion and can have serious implications for the management of patients with GH-related disorders; so it is to be hoped that there is a consensus on the standardization of GH assays. According to the most recent international recommendations, the IS 98/574 calibrator, the mass measurement unit (µg/L) and conversion factor (3UI =1mg) should be used. The AIFA note 39 provides specific laboratory parameters for GH prescription in Italy. However, our results suggest that values reported by the note should be adjourned to those obtained by means of recombinant GH calibration. P.J Trainer et al,Consensus statement on the standardization of GH assays, Eur J Endocrinol 2006;155(1):1-2 1 1 1 C. Carrozza , J. Gervasoni , S. Persichilli , A. 2 2 1 Prioletta , S. Della Casa , C. Zuppi 1 Lab. Analisi I, Policlinico Univ. "A. Gemelli" ,Roma 2 Divi. di Endocrinologia, Policlinico Univ. "A. Gemelli" ,Roma Introduzione Il mitotane è un inibitore della steroidogenesi surrenalica utilizzato nel trattamento del carcinoma del surrene. Come tutti gli inibitori della steroidogenesi, il mitotane può provocare insufficienza surrenalica e il clinico deve valutare l’adeguatezza della funzionalità del surrene per decidere l’inizio della terapia sostitutiva. Per monitorare l’efficacia del trattamento, il dosaggio del cortisolo sierico risulta inattendibile perché il mitotane, aumentando i livelli di cortisol-binding-globulin, porta ad un aumento fittizio della cortisolemia totale. Questi pazienti andrebbero monitorati ricorrendo al dosaggio del cortisolo libero urinario (CLU). I metodi immunometrici diretti o estrattivi utilizzati per il dosaggio del CLU e ampiamente diffusi in routine, risultano poco specifici perché i precursori del cortisolo e i loro metaboliti che si accumulano durante tale trattamento, cross- reagiscono nell’immunodosaggio portando a valori falsamente elevati di cortisoluria. L’analisi del CLU mediante spettrometria di massa tandem, grazie all’elevata selettività permette una misura del cortisolo accurata e libera da interferenze. Scopo del lavoro Monitorare la steroidogenesi surrenalica in una paziente in terapia con mitotane dosando il CLU mediante LC-MS/MS e mediante metodo immunometrico ECLIA. Metodi La misura del CLU è stata eseguita mediante HPLC accoppiata a spettrometria di massa tandem utilizzando una sorgente APCI operante in modalità positiva. Il cortisolo sierico e il CLU (previa estrazione con diclorometano) sono stati inoltre dosati con metodo ECLIA usando un kit Roche su Modular E. Riultati Il cortisolo sierico era pari a a 128 ng/ml (v.n. 35-210 ng/ml), il CLU con metodo ECLIA era uguale a 135 µg/24h (v.n. 36-137 µg/24h) mentre è risultato inferiore a 1 µg/L quando misurato in LC-MS/MS (v.n. 11-70 µg/24h) Conclusioni I valori del cortisolo sierico e del CLU dosati con metodo ECLIA, invalidati dall’uso del mitotane, sono risultati ai limiti superiori della norma e non avrebbero permesso di riconoscere l’inadeguata funzionalità del surrene. Il CLU dosato in LC-MS/MS, metodo altamente specifico e libero da interferenze, ha evidenziato l’insufficienza surrenalica indicando cosi’ al clinico la necessità di iniziare la terapia sostitutiva. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 453 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 131 PROTOCOLLO PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELL'UTILIZZO E DELLA SPESA DELLA DIAGNOSTICA DI LABORATORIO TIROIDEA 1 1 1 1 M. Panichi , M. Mosti , R. Bruzzi , B. Danesi , G. Del 1 1 1 1 1 Frate , G. Fontani , P. Guelfi , E. Mangia , C. Menconi 1 Lab Analisi Chimico Cliniche e Microbiologiche, Osp. Carrara, USL1, Massa e Carrara Al fine di una razionalizzazione dell'utilizzo e della spesa nella diagnostica di laboratorio tiroidea, presso il Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia di Carrara, dall'anno 2010 si è deciso di introdurre il test “TSH REFLEX”. Il tutto è stato preceduto da una campagna di informazione e sensibilizzazione sul territorio che ha visto coinvolti i medici di famiglia, il personale del laboratorio, Endocrinologia e Medicina Nucleare. Una consuetudine ormai radicata nella pratica clinica, vede la richiesta del TSH sempre affiancata al dosaggio di FT3 ed FT4, quando non anche agli anticorpi Anti-Tg e anti-TPO. La letteratura ha ormai ampiamente dimostrato che questo pannello di esami, si rivela, in una grande percentuale di casi, inutile. Infatti, il solo TSH è in grado di evidenziare tutti i casi di disfunzione tiroidea, spesso anticipando la comparsa dei sintomi. Soltanto dopo aver valutato il valore di TSH, può risultare utile il dosaggio degli altri ormoni tiroidei. I notevoli miglioramenti nel campo informatico e l'automazione ad oggi in uso presso il nostro laboratorio, hanno permesso di poter operare durante la sessione analitica una selezione dei campioni che necessitano ulteriori dosaggi. Il “TEST TSH REFLEX” opera secondo il seguente algoritmo: - 0,3 <TSH < 4 µUI\ml: STOP o approfondimento solo se persiste un fondato sospetto clinico; - TSH <0,3 µUI\ml: Eseguire FT4: Se FT4> limite superiore di normalità: STOP Se FT4< limite superiore di normalità eseguire FT3; TSH > 4 µUI\ml: Eseguire FT4 e Ab TPO: Se Ab TPO sono “normali”: dosare AbTG Se Ab TPO sono “elevati”: STOP Nel nostro laboratorio nel periodo compreso dal 01/01/ 20009 al 31/12 2009 sono pervenute 48406 richieste per TSH, 34198 per FT3 e 35156 per FT4. Di questi circa il 60% avevano un TSH compreso 0,3 – 4 µUI\ml per cui non avrebbero avuto necessità di ulteriori approfondimenti. Il TSH REFLEX oltre ad un risparmio economico, che stiamo quantificando, si associa ad una più veloce refertazione e soprattutto ad una maggiore appropriatezza nel pannello di screening tiroideo.In tutti i casi tale algoritmo non sostituisce la possibilità di richiedere comunque gli esami tiroidei. 454 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 132 ALDOSTERONE: LIKELY LINK BETWEEN POLYCYSTIC OVARIAN SYNDROME (PCOS) AND CARDIOMETABOLIC SYNDROME IN YOUNG WOMEN 1 2 1 1 R. Lovero , M. Pepe , A. Carucci , S. Tundo , G. 3 1 1 Saltarelli , A. Legrottaglie , L. Barletta , I. 4 1 1 1 Carbonara , S. Lovero , C. Curigliano , E. Vinci 1 U.O.C. Lab. analisi Fasano-Cisternino-Ostuni (BR) 2 U.O. Lab. analisi Canosa-Minervino Spinazzola (BAT) 3 U.O. di Medicina Legale servizio Igiene e Sanità Pubblica ASL BR (BR) 4 U.O. Ostetricia e Ginecologia Ospedale Civile Fasano (BR) Context: The polycystic ovarian syndrome is the most common endocrine disorders in young women. Recently, an expert conference (Rotterdam 2003) recommended that PCOS be defined when at least two of the following three features were present: oligo-and/or anovulation; clinical and/or biochemical signs of hyperandrogenism; polycystic ovaries. In the last years, it has become apparent that the PCOS not only is a reproductive endocrinopathy but is also associated with characteristic metabolic disturbance comprise insulin resistance (IR), a features of the cardiometabolic syndrome. Emerging evidence supports that aldosterone excess is involved in the pathogenesis of IR. Aldosterone enhances oxidative stress and inflammation, in turn, contributes to impaired insulin metabolic signalling. Objective: Our objective was to test the hypothesis that increased aldosterone production was associated with IR in PCOS and healthy subjects. Patients and Methods: twenty-five patients with PCOS were compared with thirty healthy subjects at day 7°-14°-21° of human menstrual cycle. FSH, LH, DHEAS, E2, PGR, PRL, testosterone, cortisol, CRP, total cholesterol, LDL, HDL, triglycerides, aldosterone levels and homeostasis model assessment (HOMA) score for estimation of IR were measured in each subject. Results, analyzed with unpaired t test, were expressed as mean±SD; correlations were expressed as Pearson’s coefficient; p<0,05 was considered significant. Results: Fertility and lipid profile were similar in PCOS and controls except for LH and triglycerides values (p<0,05). All subjects had aldosterone levels within the normal range. Only in PCOS women aldosterone was slightly above the upper limit of the normal range at day 14°. Besides, aldosterone, HOMA and CRP values were significantly (p<0,001) increased in PCOS compared with controls at every time considered. A significant (p<0,05) direct correlation between aldosterone and HOMA and CRP values was observed only in PCOS. Conclusion: A putative cause of the increased aldosterone levels, even if within normal range, observed in PCOS could be the IR. Recent studies support hyperaldosteronism as a cause of impaired glucose metabolism. Clearly, additional studies are needed to determine the role of aldosterone in causing metabolic dysfunction. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 133 “LA TIROIDE SCENDE IN PIAZZA”: MANIFESTAZIONE DI SENSIBILIZZAZIONE SULLA TIROIDE NELLA POPOLAZIONE DI VERONA E PROVINCIA. UTILIZZO DI UN DATABASE 134 LA CONCENTRAZIONE DI ANTICORPI ANTITIROIDE: UTILITA' NELLA VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE D'ORGANO 1 1 2 1 1 A. Ferrari , R. Castello , C. Cocco , B. Caruso , A. 1 1 1 1 Cremon , L. Lippa , A. Massocco , N. Melloni , D. 1 1 1 1 Nicolis , M. Nundini , S. Ugolini , M.S. Graziani 1 Lab. di Analisi Chimico Cliniche ed Ematologiche, Osp. Civile Maggiore, A.O.U. Integrata di Verona 2 U.O. Medicina Generale/Endocrinologia, Osp. Civile Maggiore, A.O.U. Integrata di Verona Introduzione. Tra il 2008 e il 2010 l’Associazione Medici Endocrinologi, l’Azienda Ospedaliera di Verona e l’Ospedale di Negrar hanno organizzato 4 manifestazioni denominate “La tiroide scende in piazza” per sensibilizzare la popolazione di Verona e provincia sulle patologie tiroidee. Il laboratorio è stato coinvolto nella gestione informatica dei dati anagrafici, anamnestici e diagnostici e nell’esecuzione dei test di funzionalità tiroidea. Scopo del lavoro. Utilizzare i risultati ottenuti per produrre algoritmi diagnostici applicabili alla popolazione generale, attraverso una gestione informatizzata e rigorosa dei dati. Materiali e Metodi. Ai partecipanti alle manifestazioni venivano effettuati: accettazione anagrafica, anamnesi e visita endocrinologica, prelievo ematico ed ecografia del collo. Tutti cittadini esaminati non dovevano avere precedenti patologie tiroidee. Il laboratorio ha eseguito TSH reflex, fT4 ed Ab TPO, utilizzando il sistema Advia Centaur XP (Siemens). Per il TSH è stato utilizzato l’IR 0,15-3,00 mU/L, introdotto recentemente nel nostro laboratorio. ® Tutti i dati sono stati inseriti in un database di MS Access , allestito dal personale del laboratorio. Risultati. Sono stati valutati complessivamente 2916 cittadini, dei quali il 31% maschi e il 69% femmine. L’età mediana era di 51 anni. L’8,5% dei cittadini è risultato avere un’alterata funzionalità tiroidea, mentre l’8,4% dei pazienti eutiroidei aveva positività agli Ab TPO. In 1293 cittadini (44,3%) è stata rilevata la presenza di almeno un nodulo al riscontro ecografico ed è stata indicata l’esecuzione di agoaspirato a 775 di questi (26,6%), agli altri 480 è stato consigliato un follow-up ecografico. Conclusioni. Il database ha consentito di confrontare i dati raccolti, permettendo una valutazione complessiva dello stato di salute della tiroide dei partecipanti e di aggiornare l’algoritmo diagnostico del TSH reflex. Dall’analisi dei risultati è possibile ricavare le seguenti valutazioni: - il TSH reflex è sufficiente per valutare la funzionalità tiroidea come test iniziale nella popolazione generale; - AbTPO sono presenti nel 10% dei soggetti eutiroidei a suggerire un patologia autoimmune non “ancora” clinicamente espressa; - La patologia tiroidea è presente in almeno il 35% della popolazione. 1 1 1 V. Brescia , A. Mileti , M. Tampoia , A. Losito , C. 1 1 1 Capobianco , M. Varone , F. Di Serio 1 Patologia Clinica I, Osp. Policlinico, Bari La presenza di anticorpi anti tireoperossidasi (TPOAb) ed anti tireoglobulina (TGAb) è uno dei fattori di rischio per lo sviluppo di ipotiroidismo (1). Scopo del nostro lavoro è stato valutare la frequenza di alterazioni della funzionalità tiroidea in rapporto al titolo anticorpale. Materiali e Metodi. Sono state valutati 2151 richieste di ricerca di anticorpi anti tiroide, pervenute presso l’ambulatorio della Patologia Clinica I da gennaio a giugno 2010. 301 (14%) soggetti, 103 maschi (età media 38 anni, range 21-55) e 198 femmine (età media 32 anni, range 18-49), sono risultati positivi alla presenza di anticorpi anti tiroide, all’esordio di malattia. A tutti i pazienti è stato eseguito il dosaggio di TSH e fT4. Tutti i test sono stati eseguiti su sistema automatizzato Centaur (Siemens), con metodologia CLIA. L’analisi statistica ha previsto l’utilizzo del Chi-square test. Risultati. 169 soggetti (56%) sono risultati TPOAb e TGAb positivi; 120 soggetti (40%) sono risultati solo TPOAb positivi e 12 soggetti (4%) solo TGAb positivi. La valutazione dei valori del TSH eseguita nei 301 soggetti stratificati per differenti livelli di concentrazione anticorpale, ha evidenziato ipotiroidismo subclinico in 4 (5%) degli 80 soggetti con valori di TPOAb compresi tra 60-90 U/mL, in 3 (4.9%) dei 61 soggetti con valori di TPOAb tra 91-180 U/mL, in 14 (12.3 %) di 113 soggetti con valori di TPOAb tra 181-500 U/mL, in 4 (14.2%) di 28 soggetti con valori di TPOAb tra 501-1000 U/mL, in 1(14.2%) dei 7 soggetti con valori di TPOAb >1000 U/ mL e nessun caso nei 12 soggetti con positività isolata per TGAb. La differenza percentuale non è risultata statisticamente significativa (P value =0.13) Conclusioni. I dati da noi ottenuti hanno evidenziato che gli TPOAb sono un marker più sensibile degli TGAb nella diagnosi di AITD. Il titolo anticorpale non è utile nel predire lo stato di ipotiroidismo conclamato o subclinico. Si conferma la necessità alla diagnosi e nel monitoraggio della patologia autoimmune tiroidea del dosaggio del TSH e della ricerca di anticorpi anti tiroide per la valutazione eziologica dell’ipotiroidismo. 1.Sinclair D. Clinical and laboratory aspects of thyroid autoantbodies. Ann Clin Biochem 2006;43:173-83 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 455 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 135 VALUTAZIONE DEL CORTISOLO SALIVARE IN PAZIENTI PEDIATRICI CON DISTURBI PSICHIATRICI ASSOCIATI A STRESS 136 TSH REFLEX ALGORITHM REVISION UPON POPULATION-BASED THYROID SCREENING 1 1 1 1 2 R. Luciano , E. Misirocchi , F. Colistro , S. Vicari , S. 2 1 Gaudio , M. Muraca 1 Lab. Analisi, Osp. Pediatrico Bambino Gesù, Roma 2 Neurops. Infantile,Osp. Pediatrico Bambino Gesù, Roma La produzione di cortisolo aumenta in condizioni di stress psico-fisico severo, compresi gli stati depressivi o i disturbi d’ansia (1, 2). Scopo del nostro lavoro è stato valutare la concentrazione mattutina di cortisolo salivare come indice di stress in una popolazione pediatrica. Sono stati studiati 15 soggetti con Disturbi Psichiatrici di Asse I secondo i criteri del DSM-IV (9 maschi e 6 femmine, di età media 15.6 anni, range 11-17) e un gruppo di controllo senza Disturbi Psichiatrici (17 maschi e 4 femmine, età media 10.2 anni, range 5-14). Il cortisolo salivare è stato determinato utilizzando un metodo competitivo Immunoenzimatico colorimetrico (Diametra). L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando il T- test e il test del χ². I risultati sono espressi come Medie ± ES. Non sono state riscontrate differenze significative nel rapporto maschi/femmine tra i due gruppi di soggetti. All’interno di ciascun gruppo, non sono state riscontrate differenze significative nella concentrazione salivare di cortisolo tra i due sessi. La concentrazione di cortisolo salivare è risultata significativamente superiore nel gruppo con Disturbi Psichiatrici (8.093 ng/mL ± 1.204 ng/mL; range 0.8-3.3) rispetto al gruppo di controllo (2.143 ± 0.148 ng/mL; range 3.2-19.0; p <0.001). L’analisi di distribuzione dei valori dimostra che, nel gruppo con Disturbi Psichiatrici, solo un caso aveva un valore di cortisolo salivare ( 3.2 ng/mL) che si sovrapponeva con il limite superiore di valori del gruppo di controllo. Questi risultati suggeriscono che la valutazione del cortisolo salivare potrebbe essere usata nelle screening delle condizioni di stress in età pediatrica, quali la sindrome da abuso e/o gli altri disturbi psichiatrici di Asse I. (1) Knorr et all, Psychoneuroendocrinology (2010). (2) Vreeburg et all, Psychosom Med. 2010 May;72(4):340-7. 456 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 2 C. Cocco , A. Ferrari , B. Caruso , R. Castello , L. 3 1 1 1 Furlani , A. Cremon , L. Lippa , A. Massocco , N. 1 1 1 1 Melloni , D. Nicolis , S. Ugolini , M.S. Graziani 1 Lab. di Analisi Chimico Cliniche ed Ematologiche, Osp. Civile Maggiore, A.O.U. Integrata di Verona 2 U.O. di Medicina Generale/Endocrinologia, Osp. Civile Maggiore, A.O.U. Integrata di Verona 3 Servizio di Endocrinologia, Osp. Sacro Cuore, Negrar (VR) Introduction. For diagnostic purposes, free thyroid hormones (fT4 and fT3) and thyroid peroxidase antibodies (AbTPO) are performed on the basis of TSH cut-off values (TSH reflex, TSHr). These values should be monitored and could be modified according to demographic and clinical conditions able to influence the TSH concentration. Aim. Define cut-off values for TSHr by re-calculating TSH Reference Intervals (RI) in individuals enrolled in thyroid screening initiatives carried on in the general population. Materials and methods. RI of TSH have been calculated in a sample population of 646 individuals from the geographic area of Verona. Thyroid dysfunction has been excluded on the basis of familiarity, clinical examination, echography and ongoing therapy. Algorithm for TSHr has been re-calculated in 3,874 patients from the Laboratory database: TSH 4.3÷10 mU/L (n=2,834), TSH >10 mU/L (n=654), TSH 0.15÷0.35 mU/L (n=386). TSH, ® fT4 and AbTPO have been measured with Advia CentaurXP (Siemens). Percentiles (2.5 and 97.5) and 99% confidence intervals (99% CI) have been calculated ® with STATA (STATA Corp LP – USA). Results. RI of TSH was 0.45÷3.02 mU/L (99% CI 0.42-0.52 and 2.70-3.29, respectively). Cut-off threshold for AbTPO analysis was modified from 3.7 to 3.0 mU/L. The range of fT4 for TSH 4.3÷10 mU/L was 9÷20 pmol/L (99% CI 9-9 and 20-21, respectively), comparable with the RI (10÷23 pmol/L). The fT4 range for TSH >10 mU/L was 3.4÷19 pmol/L (99% CI 3-4 and 17.0-19.5, respectively). Both fT4 and AbTPO could thus be measured for TSH >10 mU/L (previously >4.3 mU/L). Subjects with TSH 0.15÷0.35 mU/L, always showed fT4 values within the RI; as a consequence, the lower cut-off level could be 0.15, instead of 0.35 mU/L. Conclusion. Testing TSHr in a healthy sample population from our geographic area led us to update the diagnostic algorithm, resulting in improvement of the Laboratory management of tests for thyroid dysfunction. 1. J Clin Endocrinol Metab 2010;95:1095-104 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 137 LEVEL OF CIRCULATING 25-HYDROXYVITAMIN D: NORMAL RANGE OR OPTIMAL VALUES? 1 1 1 S. Valaperta , M. Monari , R. Assandri , V. Lo 1 1 2 1 Cicero , E. Baldassarre , S. Garbelli , A. Montanelli 1 Lab. Clinical Investigation , IRCCS Istituto Clinico Humanitas , Rozzano, Milano 2 Information Technology, IRCCS Istituto Clinico Humanitas , Rozzano, Milano Background Vitamin D has a wide variety of physiological functions in the human body. There is increasing evidence that low serum levels of this vitamin have an important role in the pathogenesis of different skeletal and extra-skeletal diseases(1). Several studies have defined vitamin D deficiency as circulating levels of 25 hydroxyvitamin D ≤ 32 µg/L. Where is the “normal” level of circulating 25(OH)D in humans? Sampling human subjects, who appear to be free from disease, and assessing “normal” circulating 25(OH)D levels based on a Gaussian distribution of these values is now considered to be a grossly inaccurate method of identifying the normal range.We have analyzed the data collected in our laboratory in six months of 2010 year by biochemistry chemical approach. Materials, Methods and Results We have measured 1469 non selected serum samples by a competitive assay: 25(OH) Vitamin D TOTAL, Liaison ®, Diasorin (linearity 4-150 µg/L; CV intra-series 5% and inter-series 10%; normal range 10-55 µg/L). We have classified the results as follows: between 1469 tested, we evidence a deficiency of vitamin D in 975 samples (65.1%) by the set point 32 µg/L but in only 197 (13%) by the normal range (10 – 55 µg/L). In particularly the deficiency is present in age classes: - under 40y (85 samples): 69.4% <32 µg/L but only 7.1% out of normal range - between 41y and 60y (510 samples): 70.0% <32 µg/L but only 19.8% out of normal range - over 60y (874 samples): 61.9% <32µg/L but only 10.3% out of normal range. Conclusions The value of 32 µg/L proposed as deficiency set point is higher than the 10 µg/L value recognized by assay manufactures and chemical chemistry laboratories. In our study the normal range gives an underestimation of vitamin D deficiency in 53% of cases with important implications in therapeutic treatment. Therefore we believe that, in the report of the clinical laboratory, the “normal range” is insufficient and must be involved also by the “optimal value” that could alert physicians to obtained an early detection of vitamin D deficiency. Reference 1. Seasonal variance of 25-(OH) vitamin D in the general population of Estonia, a Northern European country Mart Kull Jr,Riina Kallikorm, Anu Tamm and Margus Lember. 138 p.S904F: A RARE RET GENE MUTATION PRESENT IN THE ITALIAN POPULATION 1 1 1 A. Minucci , E. Lucci Cordisco , D. Tripodi , C. 1 1 1 Zuppi , B. Giardina , E. Capoluongo 1 Lab. of Clinical Molecular Biology, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic Univ. of Rome, Italy. Background: Germline RET gene mutations are causative of multiple endocrine neoplasia (MEN) and may be identified by genetic screening. Three different syndromes are distinguished: MEN 2A, when medullary thyroid carcinoma (MTC) is associated with pheochromocytoma and/or parathyroid adenomas; MEN 2B, when accompanied by a marfanoid habitus and/ or pheochromocytoma; and familial medullary thyroid carcinoma (FMTC), when only MTC is present. Materials and methods. We report the results of the molecular analysis of the RET gene in an Italian family. The proband, a 57 years old man, underwent thyroidectomy for MTC at 51 years. His father showed raised calcitonin level at 86 years. There was no evidence of phaeochromocytoma or parathyroid disease on screening in both. The RET gene was analyzed by direct DNA sequencing. Results. The proband was found to have the c.2071G>A and c.2712C>G variants. Interestingly, he showed at position 904 a C to T transition (c.2711C>T) leading a serine to leucine or phenylalanine aminoacid change (if the c.2711C>T occurs in cis or in trans with c.2712C>G, respectively). By analysis of the RET gene of the father we confirm the trans distribution of the two substitutions. Discussion. The hereditary form of MTC represents only 20–25% of all MTC whose prevalence of thyroid cancer varies from 5–10%. With the introduction of RET genetic screening, the finding of a germline RET mutation became sufficient to define the “hereditary” nature of the syndrome. This family represents the second Italian family with p.S904F mutation. The relatively low aggressiveness of this FMTC form can be explained by the absence of a positive familial history and by the involvement of noncsyteine RET mutations. Reference. Elisei R, Romei C, Cosci B, Agate L, Bottici V, Molinaro E, Sculli M, Miccoli P, Basolo F, Grasso L, Pacini F, Pinchera A RET genetic screening in patients with medullary thyroid cancer and their relatives: experience with 807 individuals at one center.J Clin Endocrinol Metab. 2007;92:4725-9. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 457 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 139 MATRICI CONVENZIONALI E CHERATINICHE PER ESAMI TOSSICOLOGICI NEI LAVORATORI A RISCHIO DL 81 1 1 1 1 M. Scoditti , T. Voi , P. Robert , R. Incalza , A. Sanasi 1 Lab. di Patologia Clinica Distrettuale e Tossicologia ASLl BR, Brindisi 1 Nel primo semestre del 2009, presso il Laboratorio,abbiamo effettuato test tossicologici su lavoratori di aziende locali.Il nostro lavoro si propone di confrontare gli accertamenti su urina e capello,al fine di confermare l’attendibilità della matrice cheratinica,sottolineando la facilità di prelievo,la non invasività e la stabilità degli analiti e dei relativi metaboliti rilevabili anche a distanza di mesi.I test sono stati realizzati con metodiche di I livello e di II livello, utilizzando per lo screening il test Emit II plus (di tipo immunoenzimatico)che effettua una stima qualitativa.Il campione cheratinico o urinario correttamente processato è stato sottoposto all’eventuale fase successiva di conferma con HPLC Biorad® e/o GC/MS Varian®.In totale sono stati esaminati 415 lavoratori, eseguendo i test in parallelo sia su matrice urinaria che cheratinica, definendo così in percentuale il numero di soggetti positivi ai test di conferma relativi alle tre classi più rilevanti di sostanze d’abuso riscontrate.Dei 415 lavoratori sottoposti agli accertamenti 306 sono risultati negativi mentre i restanti 85 sono risultati positivi, di questi ultimi: 46 sono risultati positivi per i cannabinoidi, 28 per la cocaina e 11 per gli oppiacei.I risultati ottenuti dal nostro studio di comparazione,ha dimostrato come le positività riscontrate nei test su matrice cheratinica siano più alte di circa il 10% rispetto a quelle su urine,confermando l’enorme vantaggio offerto dall’impiego della matrice cheratinica nelle indagini tossicologiche sui lavoratori.Nonostante il test sul capello risulti più costoso,esso garantisce maggiore sensibilità e specificità per accertamenti di valenza medico-legale. Bibliografia: 1.S. Pichini, I. Altieri, P. Zuccaro, R. Pacifici. Drug monitoring in nonconventional biological fluid and matrices. Clin. Pharmacokinet 30(3); 211-28 (1996) 2.Accordo, ai sensi dell´articolo 8, comma 2 dell´Intesa in materia di accertamento di assenza di tossicodipendenza,30 ottobre 2007 (Rep. Atti n. 99/CU) 3.P. Klintz, A. Tracqui, P. Mangin. Detection of drugs in human hair for clinical and forensic application. Int. J. Leg. Med. 105: 1-4 (1992). 458 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 140 VALUTAZIONE AI SENSI DELLA D.G. REGIONE LOMBARDIA N°9097/2009 DEL DOSAGGIO DELLE SOSTANZE D'ABUSO PRESENTI NELLE URINE DI SOGGETTI PROVENIENTI DAI SERT DELL'ASL DI BRESCIA 2 1 1 F. Vassallo , E. Grassi , R. Patelli , F. Speziani 1 Lab. di Sanità Pubblica ASL Brescia 2 Dir.Sanitaria ASL Brescia 1 Con la D.G.R. n°9097 del 13/03/09 sono stati stabiliti i requisiti da adottarsi dagli SMeL e dai Laboratori di Sanità Pubblica (LSP) ai fini dell’autorizzazione alla ricerca nei materiali biologici di sostanze stupefacenti, anche con valenza medico legale. L’LSP dell’ASL di Brescia ha analizzato, dall’ottobre 2009 al maggio 2010, 3189 campioni di urina provenienti dai SERT dell’ASL di Brescia, di questi, 191 appartenenti al monitoraggio dei lavoratori impiegati in particolari mansioni a rischio per la sicurezza e quindi sottoposti periodicamente alla verifica di assenza d’assunzione di sostanze stupefacenti. Per le analisi di screening è stato adottato un metodo immunochimico, mentre per quelle di conferma è stata applicata la gas-cromatografia associata alla spettrometria di massa. Dopo lo screening, sono stati rilevati 180 positivi ai cannabinoidi, 126 alla cocaina, 70 agli oppiacei e 5 al metadone. Nei soggetti provenienti dai SERT (non lavoratori) i cannabinoidi sono le droghe maggiormente presenti (40%), seguiti dalla cocaina (29%) e, in misura nettamente inferiore, dagli oppiacei (17%). In 53 campioni è stata inoltre individuata la concomitante presenza di più sostanze d’abuso (13%). Anche nelle urine dei lavoratori sottoposti a verifica di assenza d’assunzione di stupefacenti i cannabinoidi sono la prima droga (61%) presente nei campioni, seguiti dalla cocaina (26%), che supera il metadone come positività (9%). Gli oppiacei rappresentano invece solo il 4% dei positivi. Le analisi di conferma hanno convalidato la presenza delle medesime classi di sostanze rilevate nello screening con il 46% di cannabinoidi ed il 31% di benzoilecgonina, metabolita della cocaina. In tutti i campioni risultati positivi agli oppiacei è stata rilevata morfina (18%) e nel 3% anche codeina. In conclusione, esiste perfetta concordanza tra i risultati ottenuti con lo screening e le analisi di conferma. I cannabinoidi, sono nettamente la prima droga presente nei campioni di urina analizzati negli ultimi 8 mesi, segue la cocaina, che supera gli oppiacei come positività. Da tutte le analisi effettuate si evince inoltre che la poliassunzione è tipica solamente del gruppo di soggetti non appartenenti al monitoraggio dei lavoratori impiegati in particolari mansioni a rischio. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 141 MATRICI BIOLOGICHE PER LA VERIFICA DI ASSENZA STABILE DI USO DI SOSTANZE STUPEFACENTI NEL RILASCIO E NELLA CONFERMA DELLA PATENTE DI GUIDA 1 1 1 F. Svaizer , A. Lotti , M. Gottardi , M.P. Miozzo 1 Lab. Sanità Pubblica, APSS di Trento 142 A RAPID HIGH PERFORMANCE LIQUID CHROMATOGRAPHY-TANDEM MASS SPECTROMETRY FOR THE SIMULTANEOUS QUANTIFICATION OF SIROLIMUS AND EVEROLIMUS IN HUMAN BLOOD SAMPLES 1 La disciplina sulle patenti di guida è contenuta negli articoli del CdS.Particolare attenzione viene posta alla verifica dell’idoneità alla guida in sicurezza,soprattutto nei confronti dei soggetti che abbiano evidenziato contatto con sostanze stupefacenti e dei giovani candidati all’abilitazione alla guida.In base al disposto dell’art.320 del CdS,"la patente di guida non deve essere rilasciata o confermata ai candidati o conducenti che si trovino in stato di dipendenza attuale da sostanze stupefacenti,né a persone che comunque consumino abitualmente sostanze capaci di compromettere la loro idoneità a guidare senza pericoli".L’accertamento dei requisiti,prima del rilascio o per il rinnovo dopo sospensione,è effettuato da Commissioni Medico Legali costituite presso le USL territorialmente competenti.La CML ha facoltà di predisporre un proprio protocollo per accertamenti atti a documentare la situazione tossicologica del soggetto:assenza di tossicodipendenza e assenza stabile di uso di sostanze stupefacenti. Le matrici utilizzate sono urina e capello.L’esperienza maturata nel corso di oltre un decennio presso la APSS di TN,sulla base di un protocollo che prevede un esame su capello e otto esami su urina con cadenza bisettimanale,consente di sostenere che esiste sostanziale differenza nelle informazioni fornite dalle due matrici,soprattutto per evidenziare l’allontanamento stabile dall’uso di droghe.Il pannello di indagini prevede ricerca di Opp,Coc,Amf,XTC,Met su capello e in più THC in urina. Analizzando i dati dal 2005 al 2009 per i parametri ricercati,con esclusione di Met(e THC nel capello),si osserva che per i 589 soggetti sottoposti ad accertamento sono state eseguite le analisi su 589 campioni cheratinici e su 4712 campioni urinari.In matrice cheratinica sono state riscontrate 86 positività(14,6%)e in quella urinaria 34 positività(0,72%),che si elevano a 163(3,46%)includendo i THC.Nel 2009 è stata inserita la ricerca di THC anche nel capello e notiamo che globalmente i campioni positivi in tale matrice sono stati il 36,55%, mentre in urina sono stati il 4,48%. Da questi dati si evince come gli esami condotti su matrice cheratinica abbiano una capacità analitica maggiore rispetto a quelli effettuati su urina e che quindi il ricorso all’utilizzo di tale matrice favorisca una migliore valutazione tossicologica dei soggetti. 1 1 1 1 C. Artusi , M. Ivanova , A. Liverani , G. Polo , M. 1 1 Zaninotto , M. Plebani 1 Dept. of Laboratory Medicine, University-Hospital, Padova, Italy Background: Therapeutic drug monitoring (TDM) of immunosuppressants is critical to carrying out optimal patient care after organ transplantation. In the past few years, high performance liquid chromatography coupled with tandem mass spectrometry (HPLC-MS/ MS) has evolved to a true alternative to antibody-based immunoassays in routine TDM due to its high specificity and sensitivity. Aim of the present study was to set up a fast, robust, and high-throughput LC-MS/MS method for the simultaneous determination of Sirolimus (SIR) and Everolimus (EVE) in whole blood which enabled us to replace immunoassays in routinary practice. Materials and Methods: Six-level blood calibrators for SIR (range 2.9–51.2 µg/L) and EVE (range 2.2–43.7 µg/L) were adopted for the assay development, while three materials with different concentrations were used for the internal quality control. Ascomycin was used as an internal standard (IS). Sample preparation was based on precipitation of 50 µL of sample using zinc sulphate and methanol containing IS, followed by centrifugation. HPLC analysis was performed on Agilent 1200 binary system with a Agilent Zorbax XDB-C18 and a C18 guard column maintained at 70 °C. The injection volume was 20 µL. Mobile phases A and B were methanol and water, respectively, both containing 0.1% formic acid in 2 mmol/ L ammonium formate. Using appropriate gradient elution profile and SPE on-line, elution times for all compounds analyzed were 3.5 minutes. ESI–MS/MS (MRM) was done on Agilent 6430 Triple Quadrupole Mass Spectrometer with ESI source in positive ion mode. Ammoniated adducts of molecules were used as precursor ions for all analytes. Results: Calibration curves were linear throughout the selected ranges. The intra- and inter-assay CVs (<10%) and the recovery (>90%) were highly satisfactory. The functional analytical sensitivity was found to be 0.3 µg/L for EVE and SIR. A good performance in an international proficiency testing scheme (UK NEQAS) has been documented. In daily routine, of about 40 patient samples, a typical total turnaround time is less than 2.5 hours. Conclusions: The proposed validated method is simple, rapid and accurate. Therefore, it is suitable for the routinary use in clinical laboratories. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 459 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 143 RALTREGRAVIR AND DARUNAVIR: SIMULTANEOUS DETERMINATION IN HUMAN PLASMA BY HIGH-PERFORMANCE LIQUID CHROMATOGRAPHY WITH FLUORESCENCE DETECTION 1 2 2 1 A. Barassi , P. Villani , M. Cusato , R. Pacciolla , M. 2 1 Regazzi , G.V. Melzi d'Eril 1 Dept. of Medicine, Surgery and Dentistry, Univ. of Milan, Milan 2 Lab. of Clinical Pharmacokinetics, Foundation IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia Background. Raltegravir (RAL) belongs to the class of drugs known as integrase inhibitors that suppress HIV replication. Darunavir (DRV) is a protease inhibitor used to treat HIV type-1 that is often administered in combination with RAL. Our aim was to develop an accurate and sensitive HPLC method with fluorescence detection to quantify simultaneously plasma DRV and RAL concentrations. Methods. The HPLC analysis used a reverse-phase C18 column; a mobile phase of acetonitrile and 0.01% TEA in water (pH=3). An extraction with hexane/hethylacetate (1:1,v/v) procedure was used to separate RAL, DRV and internal standard from the plasma fractions in samples, standards and quality controls. The organic layer was evaporated to dryness, reconstituted with mobile phase and analyzed by fluorescence detection (ex. 299 nm; em. 396 nm). The standard curves are prepared using RAL and DRV added to human free plasma to give plasma concentrations from 0.04 to 6.0 and from 0.2 to 20.0 mg/L for RAL and DRV, respectively. Three quality control samples were prepared for each curve by spiking plasma at concentrations of 0.12, 1.2 and 5.0 mg/L for RAL and 0.8, 1.6 and 6.0 mg/L for DRV, respectively. Results. The linear regression data for the calibration curves of RAL and DRV consistently demonstrated coefficients of determination > 0.998 and > 0.999, respectively. The limit of quantification was 0.02 and 0.2 mg/L for RAL and DRV, respectively. The interand intra-assay CVs of the quality control samples for both drugs were always <10%. The assay was successfully applied during routine TDM to evaluate plasma samples from 20 experienced HIV+ outpatients treated with a HAART regimen containing RAL, DRV and two NNRTIs and/or TDF. The mean±SD [median] DRV and RAL plasma concentration were 3.14±1.5 [2.72] mg/L and 0.25±0.53 [0.11] mg/L, respectively. Conclusions. The proposed method is specific, precise, very cheap and the limits of quantification are consistent with trough plasma concentrations. Reference. Baroncelli S, et al. Ann Pharmacother. 2010;44:838-43. 460 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 144 A PROPOSAL FOR SYSTEMATIC TOXICOLOGICAL ANALYSIS OF NON–ALLOWED SUBSTANCES IN SEIZED PHARMACEUTICALS AND COSMETICS 1 1 1 1 E. Marchei , M. Pellegrini , M.C. Rotolo , R. Pacifici , S. 1 Pichini 1 Dept. of Therapeutic Reserch and Medicine EvaluationIstituto Superiore di Sanità-Roma Systematic toxicological analysis (STA) of non allowed substances in pharmaceutical and cosmetic products, sold through internet web sites or illegal circuits, is an important tool to disclose the eventual presence of pharmacologically active substances could be illegally employed in these preparations. The first important point is that the compounds that have to be looked for are often unknown. Whenever in analytical chemistry unknown compounds must be screened and reliably identified,mass spectrometric techniques with hyphenated chromatographic systems are required. Gas chromatography- mass spectrometry (GC-MS) is still the gold standard for STA in all samples, combining the separation power of GC with the high selectivity of electron ionization MS, preceding the analytical step with some form of isolation procedure to separate the drugs from the matrix. The “Drug abuse and doping” Unit of the National Institute of Health in Rome has developed and validated a methodology for analysis of non–allowed substances in pharmaceutical and cosmetic products (drugs , drugs of abuse, cosmetic products, doping agents) seized by the Italian anti-adulteration and safety bureau (NAS). These procedures can be separated into two distinct types: (a) liquid–liquid extraction, and (b) solid-phase extraction, at a acid (pH=2,5) basic (pH=10-12) and neutral (pH=7) pH. The GC conditions were as follows: splitless injection mode; 1 DB-MS capillary (30 m x0.25 mm x 0,25 µm .) GC column; injection port temperature at 260 °C; helium carrier gas flow-rate at 1 mL/min; column temperature programmed from 100–290 °C at 30°/min, with an initial time of 2 min and a final time of 5 min. The MS conditions were as follows: electron ionization mode; ionization energy at 70 eV; ion source temperature at 220 °C; capillary direct interface at 280 °C; full-scan mode from m/z 50–to m/z 550, 1 scan/s. An efficient toxicological analysis is the basis of a competent toxicological judgment, consultation and expertise. Up to now, we analized 65 pharmaceutical products (14,7%) , 30 cosmetic products (6,8%) and 168 (38%) doping agent finding . Also we analized 72 hamp food products (16,3%) , 6 dietary supplements containing Ma Huang or/and Sida Cordifolia (1,3%) and 100 capsules of various colors without labeling (22,6%) 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 145 LC-MS/MS ASSAY FOR THE SIMULTANEOUS QUANTIFICATION OF LICIT AND ILLICIT DRUGS IN BREAST MILK 1 1 1 146 TOSSICODIPENDENZA E LAVORO: L'ATTIVITA' DEL LABORATORIO DI TOSSICOLOGIA DELL'OSPEDALE DI DESIO 1 1 1 E. Marchei , M. Pellegrini , M.C. Rotolo , O. Garcia2 1 1 Algar , S. Pichini , R. Pacifici 1 Dept of Drug Research and Medicine Evaluation, Istituto Superiore di Sanitá, Roma, Italy 2 Unitat de Recerca Infància i Entorn (URIE), Paediatric Service, IMIM-Hospital del Mar, Barcelona, Spain L. D'Amato , M. Brambilla , A. Szudlo , M. 1 2 1 1 Bertona , P.M. Gerthoux , P. Mocarelli , P. Brambilla 1 Dip. Universitario di Medicina di Laboratorio, Osp.di Desio, Desio, Monza e Brianza 2 Lab. di Biochimica Clinica, Osp. di Vimercate, Vimercate, Monza e Brianza Breastfeeding is an essential physiologic process that provides nutrition and protects a child against infection and immunologic disorders. When drugs are administered to a nursing mother, a small part of them may appear in her milk. Most of the licit and illicit drugs consumed by the breastfeeding woman pass into the milk and can hypothetically have short- and long-term harmful effects on the infant. The ability to predict the approximate amount of drug that might be present in milk from the drug structure would be very useful in the clinical setting. We describe the development and validation of a method for the quantification of licit (caffeine and tobacco) and illicit drugs (opiates, cocaine, cannabinoids and amphetamines), using liquid chromatography-mass tandem spectrometry (LC-MS/MS). Chromatography was performed on a C18 reversed-phase column using a gradient of 2 mM ammonium acetate, pH 6.6 and methanol as a mobile phase at a flow rate of 0.35 mL/ min. Separated analytes were determined by electrospray ionization tandem mass spectrometry in the positive ion mode using multiple reaction monitoring. Milk samples were kept at -30 degrees C until analysis and the analytes were extracted from the matrix by solid phase extraction. Concentration range covered were 5-1000 ng/ mL for all drugs under investigation. Intra-assay and interassay imprecision were less than 15.7% for lower quality control samples and less than 14.9% for medium and high quality control samples. Recovery range was 36.2-83.7%. Analytes were stable after three freeze-thaw cycles. This method was applied to the analysis breast milk from human milk banks from Barcelona, Spain, to assess substance exposure in breast-fed infants in relation to eventual clinical outcomes. Preliminary results showed a prevalence of caffeine consumption (50%) and tobacco use (30%). Cannabis consumption was detected in 3% of samples. This LC/MS/MS assay provides adequate sensitivity and performance characteristics for the simultaneous quantification of biomarkers of licit and illicit most commonly used worldwide. Introduzione. In attuazione del D.L.9/4/08 n.81 recante disposizioni sulla sorveglianza sanitaria e della conferenza StatoRegioni del 18/09/2008, il laboratorio di Tossicologia dell’ospedale di Desio ha effettuato dosaggi di screening e di conferma in spettrometria di massa, per l’accertamento di assunzione di sostanze stupefacenti/psicotrope in lavoratori addetti a mansioni che comportano particolari rischi per terzi. Meteriali e Metodi. Dal 1/1/09 al 31/3/10 sono state analizzate con test di screening EMIT le urine di 8292 lavoratori e di 159 sono stati eseguiti i test di conferma. Su tutti i campioni veniva garantita la catena di custodia con la tracciabilità di tutto il percorso. Test di Screening: Tecnologia Enzyme-Multiplied Immunoassay Technology (EMIT). Test di Conferma: Gas Cromatografia accoppiata a Spettrometria di Massa, Agilent HP 6890N, HP 5973 e Cromatografia Liquida accoppiata a Spettrometria di Massa, Thermo LC-TSQ Vantage. Risultati. Su 8292 campioni dosati nel nostro laboratorio con tecnologia EMIT, 159 sono risultati positivi. Le positività confermate sono state 148, il 93.1%. I falsi positivi sono stati 11, il 6.9%. Per un totale di 148 positivi ai test di conferma, risulta che le sostanze più assunte sono state: cannabinoidi(63.5%), cocaina(28.3%), morfina(3.4%), buprenorfina(3.4%), metadone (1.4%). Nessuna positività è stata riscontrata per le amfetamine. Su 8292 campioni di urina è stato effettuato il dosaggio della creatininuria. 63 campioni (0.76%) presentavano creatinine urinarie <0.2 g/l. Questi campioni non sono stati considerati idonei per l’analisi. Conclusioni. Dei lavoratori sottoposti a test di screening nel nostro laboratorio, l’1.78% è risultato positivo ai test di conferma, con assunzione prevalente di cannabinoidi. Dai nostri dati risulta che i test di screening basati su tecnologia EMIT presentano una buona specificità di analisi, riducendo il numero di falsi positivi. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 461 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 147 ROUTINE ASSESSMENT OF IMMUNOSUPPRESSANT DRUG LEVELS THROUGH LC-MS/MS 1 1 1 M. Isabello , F. Martinelli , S. Vitali , C. 1 1 1 1 Boccadoro , M.T. Barba , A. Nonnato , A. Caropreso 1 Clinical Biochemistry Laboratory, San Giovanni Battista Hospital, Torino Since November 2009, LC-MS/MS was adopted in our laboratory for the routine assessment of three among immunosuppressant drugs, Tacrolimus, Everolimus and Syrolimus. First we compared results of the new method (Waters Mass Trak System) with those obtained with previously used immunochemical assays (ACMIA and MEIA). Our results show a good correlation among methods, except for unpredictable discrepancies in Tacrolimus values between ACMIA and LC-MS/MS occurring in some samples. Besides problems arising from between-method variability, relevant aspects to be considered concern the organization model for the implementation of LC/MS-MS method in the laboratory routine. According to the novel approach, samples are processed daily at three time intervals: those from in-hospital divisions (a mean of 30 Tacrolimus and 5 each for Everolimus and Syrolimus a day), between 7 and 10 am, from ambulatorial patiens (30 Tacrolimus and 5 each for Everolimus and Syrolimus a day) between 10 and 12 am, and from other hospitals (20 Tacrolimus, 15 Everolimus and 10 Syrolimus a day) between 1 and 3 pm. Overall, on average 80 Tacrolimus, 25 Everolimus and 20 Syrolimus are tested on a daily basis. When taking into account TAT calculation, LC-MS/MS routine could be managed by a single technician, even if an higher workload has to be considered on Monday and Friday, the main limitation being represented by specimen pre-treatment procedures, requiring about 20 minutes for each 20-sample batch of analysis. The choice of LC-MS/ MS as a routine approach is feasible even in a laboratory with an high volume of tests. The availability of a second instrument may serve as back-up and could provide the tools to lower TAT and widening the panel of tests. A team of five technicians have been trained so far to run the instrument during the working days. In the near future we are trying to involve more operators with the aim of covering holidays also. Immunosuppresant drug monitoring through LC-MS/MS is an innovative step to optimize the management of patient therapeutic regimen; it may help providing a better quality of life for transplanted patients by reducing drug exposition and minimizing toxicicity and side effects. 462 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 148 VALUTAZIONE DI DUE METODICHE ANALITICHE PER LA DETERMINAZIONE DELL’EVEROLIMUS SU SANGUE INTERO MEDIANTE LC-MS/MS E FPIA 1 1 1 1 A. Nonnato , A. Mussa , M. Isabello , S. Vitali , F. 1 1 1 Martinelli , C. Boccadoro , M.R. Adamo , M. 1 1 1 Vancheri , M.T. Barba , A. Caropreso 1 Lab. Baldi e Riberi, settore Farmaco-tossicologia, A.O.U. San Giovanni Battista di Torino sede MOLINETTE Scopo. Nel presente lavoro vengono valutati il limite inferiore di quantificazione, la linearità, la ripetibilità e la riproducibilità di un metodo HPLC-MS/MS per la quantificazione dell’Everolimus nel sangue intero e comparati i risultati ottenuti tra la tecnica LC-MS/MS e la tecnica FPIA su una popolazione di 170 pazienti per un totale di 640 campioni provenienti da soggetti trapiantati di rene, fegato, cuore e midollo. Introduzione. I recenti studi farmacologici hanno portato alla scoperta di nuove molecole antirigetto tra cui l’Everolimus, oggetto del nostro studio. A causa del ristretto range terapeutico diviene fondamentale il suo monitoraggio. Il dato analitico da fornire al clinico deve essere accurato e preciso per evitare sottodosaggi o sovradosaggi. A questo scopo sono stati sviluppati metodi analitici appropriati essenzialmente di tipo immunochimico (FPIA) e di tipo cromatografico (LC-MS/ MS). Materiali e Metodi. Il presente lavoro è stato realizzato utilizzando il kit XE RUO della Waters su HPLC WATERS 2695 e spettrometro di massa QUATTRO MICROTM API ® Waters ed il kit diagnostico INNOFLUOR CERTICAN ® ® della Seradyn su strumentazione TDx . Risultati. Per il metodo LC-MS/MS il limite di quantificazione (LOQ) è stato posto pari a 1.0 µg/L con un CV% ≤ 15%; la linearità tra 1,0 e 25,9 µg/L; la ripetibilità intraserie, 20 prove condotte su 3 pool contenenti tra 2 – 3, 4 – 6 e 7 – 10 µg/L hanno dato rispettivamente un CV% di 10.1, 6.7 e 7.3 %. Le 14 prove interserie (riprod.) hanno dato un CV% di 9.7, 9.2 e 7.7 %. La correlazione secondo Passing Bablok fornisce l’equazione [Ev-FPIA] = 1.5[EvLCMS] – 1.0. La differenza media delle concentrazioni tra i due metodi, secondo Bland Altman, è di 1,5 µg/L con un bias pari al 23.9 %. Discussione e Conclusione. I risultati evidenziano una maggiore sensibilità e specificità della LC-MS/MS rispetto alla tecnica FPIA. Inoltre il metodo FPIA sovrastima l’Everolimus per valori > di 2.0 µg/L a causa della cross-reattività che dipende dalla scarsa specificità dell’anticorpo monoclonale utilizzato. La tecnologia LCMS/MS diventa perciò un importante supporto analitico per una determinazione più accurata e routinaria dell’Everolimus. Bibliografia. Streit F., Armstrong V.W., Oellerich M., et al. Clin Chem 2002; 48(6):955-8. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 149 IL MONITORAGGIO TERAPEUTICO DEL SIROLIMUS SU SANGUE INTERO: CONFRONTO TRA IL METODO ANALITICO HPLC-MS/MS ED IL METODO MEIA 1 1 1 1 1 A. Nonnato , A. Mussa , M. Isabello , S. Vitali , F. 1 1 1 Martinelli , C. Boccadoro , M.R. Adamo , M. 1 1 1 1 Vancheri , M.T. Barba , F. Ranieri , A. Caropreso 1 Lab. Baldi e Riberi - settore Farmaco-tossicologia - A.O.U. San Giovanni Battista di Torino - sede MOLINETTE ® Waters ed il kit diagnostico SIROLIMUS della Abbott su ® LC-MS/MS il limite 1 1 1 I. Pavan , L. Marchioro , A. Daniele , L. D'Aprile , M. 1 Plebani 1 Dip. di Medicina di Laboratorio, Ospedale-Università, Padova Scopo. Lo studio valuta il limite inferiore di quantificazione, la linearità, la ripetibilità e la riproducibilità di un metodo LC-MS/MS per la quantificazione del Sirolimus nel sangue intero e comparati i risultati ottenuti tra la tecnica LC-MS/ MS e la tecnica MEIA su una popolazione di 141 pazienti per un totale di 411 campioni provenienti da soggetti variamente trapiantati. Introduzione. Il Sirolimus, o rapamicina, è un lattone macrociclico prodotto dallo Streptomyces Hygroscopicus inizialmente utilizzato per le malattie dermatologiche e poi utilizzato anche come immunosoppressore. Il dato analitico da refertare deve essere accurato e preciso per evitare sottodosaggi o sovradosaggi, poichè il range terapeutico è particolarmente ristretto. A questo scopo sono stati sviluppati metodi analitici appropriati essenzialmente di tipo immunochimico (MEIA) e di tipo cromatografico (LC-MS/MS). Materiali e Metodi. Il presente lavoro è stato realizzato utilizzando il kit XE RUO della Waters su HPLC WATERS 2695 e spettrometro di massa QUATTRO MICROTM API strumentazione IMx . Risultati. Per il metodo 150 DETERMINAZIONE IMMUNOENZIMATICA DELLA 6MONOACETILMORFINA URINARIA: VALUTAZIONE DELLA SUA UTILITÀ DIAGNOSTICA COME INDICATORE DI ASSUNZIONE DI EROINA di quantificazione (LOQ) è stato posto pari a 1.5 µg/L con un CV% ≤ 20%; la linearità tra 1,5 e 24.3 µg/L; la ripetibilità intraserie, 20 prove condotte su 2 pool contenenti tra 9 – 10, 20 – 21 µg/L hanno dato rispettivamente un CV% di 10.3, 8.6 %. Le 38 prove interserie (riprod.) condotte su 2 pool contenenti tra 5 – 6, 9 – 10 µg/L hanno dato un CV% di 16.0, 11.2 %. La correlazione secondo Passing Bablok fornisce l’equazione [Ev-MEIA] = 1.12[Ev-LCMS] – 1.45. La differenza media delle concentrazioni tra i due metodi, secondo Bland Altman, è di 1,12 µg/L con un bias pari al 14.0 %. Discussione e Conclusione. I risultati evidenziano una maggiore sensibilità e specificità della LC-MS/MS rispetto alla tecnica FPIA. Inoltre il metodo FPIA sovrastima il Sirolimus per valori > di 1.3 µg/L a causa della cross-reattività che dipende dalla scarsa specificità dell’anticorpo monoclonale utilizzato. La tecnologia LCMS/MS diventa perciò un importante supporto analitico per una determinazione più accurata e routinaria del Sirolimus. Bibliografia. Kahan BD, Keown P. Levy G A, Johnson A. Clin Ther 2002, n.24, pagg 330-50. Una sfida quotidiana alla quale si sottopongono i laboratori che eseguono test di screening per le sostanze d’abuso è la determinazione dell’eventuale assunzione di eroina. Come è noto, i test immunometrici sono soggetti a dare risultati falsi positivi in quanto tutte le sostanze oppioidi, anche quelle non derivanti dall’eroina, vengono convertite a morfina. Dopo l’assunzione, l'eroina è rapidamente metabolizzata e trasformata in morfina e 6-monoacetilmorfina (6-AM). Quest’ultima viene in parte metabolizzata in morfina e in parte escreta non modificata (circa 1%) con le urine. La presenza di 6-AM indica inequivocabilmente l’avvenuta assunzione di eroina nelle ultime 24 ore, mentre è noto che la presenza di morfina potrebbe indicare l’assunzione di preparati farmacologici antitosse a base di codeina. La codeina, infatti, viene demetilata a morfina da parte del citocromo P450 2D6. Alla luce della recente introduzione nel mercato di un kit diagnostico per la 6-AM, si è voluto rivalutare la determinazione di questo metabolita pur consapevoli della sua ridotta emivita (30’ circa, con una finestra di rilevabilità di 2-8 h). Allo scopo sono stati selezionati 226 campioni di urina positivi per gli oppiacei applicando, su strumentazione Cobas 6000 v. c510, la metodologia CEDIA® (Microgenics). 223-255037 µg/L è il range di concentrazione di oppiacei riscontrato nei campioni, mentre per la 6-AM il range rilevato è stato: 0-27 ng/mL. Solamente il 44% dei campioni è risultato positivo per la 6-AM nonostante il 93% delle concentrazioni di oppiacei fosse di molto superiore al cut-off di 300 µg/L. I risultati ottenuti mostrano come non sia scontato trovare una corrispondenza tra la concentrazione di oppiacei e 6-AM. Il test 6-AM è lineare solamente entro la curva di calibrazione: l’estrapolazione strumentale non fornisce informazioni utili o orientative sulla concentrazione reale di metabolita, al contrario di quanto accade invece per gli oppiacei. La ridotta finestra di rilevabilità della 6-AM, anche per elevate dosi di oppiacei, ne limita l’efficacia e l’utilità diagnostica nella determinazione dell’uso illecito di eroina. (Bibliografia: “Disposition of Toxic Drugs and Chemicals in Man”, 7th ed., Baselt R.C. et al. Chemical Toxicology Institute, 2005) biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 463 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 151 VALUTAZIONE DI UN METODO CON TECNOLOGIA BIOCHIP VERSUS IL METODO DI RIFERMENTO IMMUNOMETRICO PER LA DIAGNOSTICA TOSSICOLOGICA SU URINE IN URGENZA 1 1 1 1 S. Mazzolini , G. Barbina , A. Colatutto , R. Zaglia , L. 1 1 1 1 1 Isola , N. Pradal , A. Lerussi , B. Marcon , P. Sala 1 Lab. Analisi d’Elezione A.O.U. S. Maria della Misericordia Udine Introduzione: Negli ultimi anni la richiesta di determinazioni di droghe d’abuso su matrice urinaria ha subito un incremento esponenziale, determinando un aumento del carico di lavoro per i laboratori che si occupano di tossicologia di 1° e 2° livello. La necessità di fornire referti con ricaduta di natura medico-legale in tempi ragionevolmente rapidi ha spinto le case produttrici a sviluppare nuove metodiche. Scopo del lavoro: Abbiamo preso in considerazione un metodo innovativo che sfrutta il sistema di Biochip Array Technology (Evidence Investigator Randox Laboratories) vs il metodo immunometrico DRI in uso nel nostro Istituto, (ILab 650 Instrumentation Laboratory). Materiali e metodi: Nei mesi di novembre/dicembre 2009 abbiamo analizzato 57 campioni di urine di soggetti afferenti alla Sezione di Tossicologia, positivi verso differenti specificità. I campioni sono stati processati con ILab-650 e contemporaneamente con il sistema Biochip Array. Tutti i campioni di urina sono stati sottoposti a conferma con metodo gas cromatografico con rilevazione a spettrometria di massa. (Varian 4000 GC/MS/MS). Risultati: I risultati della ricerca degli Oppiacei, delle Amfetamine e della Cocaina sono sovrapponibili con i 2 metodi presi in considerazione (Sensibilità: 1,00 Specificità: 0,91) mentre per i Cannabinoidi si è evidenziata una discrepanza tra le due metodiche di difficile interpretazione anche per la bassa numerosità dei campioni e ciò non ha consentito un’analisi statistica affidabile. Discussione e conclusioni: Dall’analisi dei nostri dati, pur tenendo conto della citata bassa numerosità del campione, emerge una lieve superiorità del metodo DRI immunometrico vs il metodo Biochip Array in termini di operatività e facilità d’interpretazione dei risultati. Inoltre va rilevata la maggior sensibilità del metodo DRI che consente di operare in sicurezza nei laboratori che effettuano lo screening tossicologico. Non si esclude peraltro che il metodo Biopchip Array possa avere uno sviluppo per la diagnostica su matrici alternative quali saliva, sudore e capello consentendo l’acquisizione di risultati semiquantitativi. 464 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 152 DETERMINAZIONE DEI LIVELLI PLASMATICI DI FLECAINIDE, PROPAFENONE, VERAPAMILE 1 1 1 1 P. Pigini , A. Calcinari , A.M. Gambini , S. Marinelli , G. 1 1 Scarpini , M. Tocchini 1 Lab.Analisi, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona La Flecainide e il Propafenone appartengono al gruppo di farmaci antiaritmici di classe I,che agiscono bloccando i canali del sodio sensibili al voltaggio. La Flecainide ha biodisponibilità elevata. Le concentrazioni plasmatiche ottimali sono comprese tra 0,2-0,4mcg/ml.Il suo effetto proaritmico a concentrazioni plasmatiche maggiori di 1,5mcg/ml ne rendono necessario il monitoraggio. Il Propafenone presenta spiccate variazioni interindividuali nel metabolismo;inoltre le sue proprietà farmacocinetiche e farmacodinamiche possono essere modificate da concomitante somministrazione di induttori enzimatici e la sua affinità alle proteine plasmatiche potrebbe dar luogo ad interazioni per spiazzamento di legame. Il Verapamile appartiene agli antiaritmici di classe IV ed è un bloccante dei canali del calcio. Il farmaco,in seguito a somministrazione orale,è assorbito quasi completamente,ma viene estesamente metabolizzato al “primo passaggio”attraverso il fegato. I pazienti da noi monitorati sono prevalentemente bambini in terapia intensiva e pazienti sottoposti a trapianto d’organo;si è quindi provveduto a mettere a punto un metodo idoneo a rispondere alle esigenze di rapidità,sensibilità e accuratezza di esecuzione. Il metodo da noi studiato prevede la determinazione contemporanea dei tre farmaci dopo estrazione in SPE (colonnine CN) dalla matrice plasmatica. L’analisi è condotta in HPLC utilizzando una colonna analitica CN,5µm,4,6x250mm alle seguenti condizioni:fase mobile costituita da 700ml di tampone fosfato 12mM(pH3), 200ml di acetonitrile,100ml di metanolo; flusso 1ml/min. L’eluato è monitorato a 215nm. Per ogni analita sono stati determinati rispettivamente gli intervalli di linearità,i limiti di sensibilità(CV%<5%),il recupero medio % e la precisione valutata in 15 serie di determinazioni a 0,1-0,25-0,5mcg/ml: FLECAINIDE:0.04-10mcg/ml(R2=0.999);0.02mcg/ ml;105%;CV:3.9%,1.4%,2% PROPAFENONE:0.03-10mcg/ml(R2=0.999);0.01mcg/ ml;99%;CV:4.4%,3.9%,1.7% VERAPAMILE:0.04-10mcg/ml(R2=0.999); 0.03mcg/ ml;110%;CV:2.9%,2.4%,0.9% Il metodo descritto è sensibile ,accurato e la possibilità di determinare con un’unica estrazione e corsa cromatografica i tre analiti lo rende idoneo a soddisfare le esigenze della routine Riferimento:Wilson K.M.et al.Therapeutic Drug Monitoring 20:435-438,1998 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 153 FALSI VALORI ELEVATI DI FK506 UTILIZZANDO LA METODICA ACMIA: COME RICONOSCERLI E COME RISOLVERLI 1 2 M. Tempestilli , U. Visco Comandini , M.D. 3 3 1 D'alessandro , A. Bachetoni , L.P. Pucillo 1 Lab.di Biochimica Clinica e Farmacologia, I.N.M.I “L.Spallazani”, Roma. 2 U.O.S. Trapianti, I.N.M.I “L.Spallazani” Roma. 3 U.O.C. Patologia Clinica Generale e dei Trapianti, Policl. Umberto I, Roma. Introduzione:il Tacrolimus (FK506)è un potente immunosoppressore utilizzato per evitare il rigetto in pazienti sottoposti a trapianto d’organo. La finestra terapeutica del farmaco è molto ristretta richiedendo un continuo monitoraggio delle concentrazioni ematiche. Gli effetti tossici del FK506 sono stati correlati alle concentrazioni ottenute sulle emazie poiché la quantità di farmaco presente negli eritrociti è circa l’80-90% del totale. Oltre spettrometria di massa (gold standard), sono stati sviluppati metodi automatizzati per il dosaggio del FK506 in MEIA e ACMIA. Descrizione del caso:qui riportiamo il caso di un uomo di 48 anni trapiantato di fegato nel 2006 in terapia con FK506, con valori stabili nel range terapeutico(4-20ng/ mL)che,utilizzando il metodo ACMIA, nel dicembre 2009 ha presentato un improvviso picco della concentrazione del farmaco a 105ng/mL e confermato da prelievi successivi, senza alcuna manifestazione clinica di tossicità e valori ematochimici normali. Allo scopo di verificare la presenza di una possibile interferenza del metodo con fattori plasmatici il dosaggio del FK506 è stato eseguito utilizzando il metodo ACMIA su plasma(191ng/mL) e su emazie lavate(12.7ng/mL)e MEIA su sangue intero(6.4ng/mL).I risultati dimostrano la presenza di un interferente plasmatico.Inoltre, tale interferenza con il metodo ACMIA è stata confermata da valori di ciclosporina(232ng/mL), mai assunta dal paziente.Il metodo ACMIA rispetto al MEIA ha mostrato una sostanziale concordanza sulle emazie lavate quando è stata applicata la formula:FK506 su emazie lavate X HT/100. Conclusioni:la metodica ACMIA è riproducibile e automatizzata, ma non deve essere sottovalutata la possibilità di interferenze da fattori plasmatici. Il dosaggio differenziato su plasma ed emazie lavate permette di evidenziare tale anomalia. Per ottenere valori accurati in pazienti critici, è necessario utilizzare altri metodi che non risentono della presenza di interferenti(HPLC-MS, MEIA), alternativamente è possibile utilizzare una formula correttiva delle concentrazioni nelle emazie lavate. Hermida J, Tutor JC. Falsely increased blood tacrolimus concentrations using the ACMIA assay due to circulating endogenous antibodies in a liver transplant recipient:a tentative approach to obtaining reliable results. Ther Drug Monit.2009 Apr;31:269-72. 154 COMPARAZIONE TRA METODO DI SCREENING E DI CONFERMA NELLA DETERMINAZIONE DI SOSTANZE D'ABUSO SU URINE 1 1 1 M.L. Capuano , R. Colelli , C. Di Dio , L. 1 1 1 1 Lombardelli , A. Cundari , A. Neri , R. Carrozza 1 Lab. Analisi Cliniche e Microbiologiche Osp. Viterbo Scopo. Questo lavoro ha lo scopo di valutare la validità e l’efficacia delle tecniche utilizzate in laboratorio per il dosaggio di sostanze d’abuso quali oppiacei, cocaina e cannabinoidi. Per la determinazione di questi analiti su campioni di urina a scopo medico legale, le linee guida dell’ ISS sostengono la necessità di effettuare analisi di screening di primo livello attraverso metodiche immunochimiche e analisi di conferma utilizzando tecniche cromatografiche che risultano essere specifiche e selettive per singole sostanze. Materiali e metodi. Nel lavoro come test immunochimico è stata utilizzata una metodica semi-quantitativa FPIA della Axsym ditta Abbott Laboratories. Come test di conferma è stata utilizzata la metodica GC-MS tramite apparecchiatura Clarus 500 della Perkin-elmer. Durante l’esecuzione del test iniziale sono stai esaminati tutti i livelli di concentrazione vicini al cut-off fino ad oltre il limite. Questo vuol dire che sono stati considerati solo i risultati positivi prodotti dal test di screening in quanto sono quei valori che devono essere sottoposti a test di conferma per valutare la reale positività del dato ottenuto. Risultati. Nel 2009, anno di sperimentazione della procedura, dei 50 campioni presi in considerazione 18 sono risultati positivi al test FPIA per gli oppiacei e confermati al 100% in GC-MS; 17 risultati positivi per la cocaina al test immunochimico sono stati confermati al 100% in GC-MS; gli unici valori che risultano discordanti tra le tecniche utilizzate sono quelli relativi alla ricerca dei cannabinoidi perché dei 15 campioni risultati positivi in Axsym solo 10 sono confermati in GC-MS con una concordanza del 67% tra le metodiche utilizzate. Conclusioni. Si può concludere che la tecnica GC-MS utilizzata per la conferma si è rivelata estremamente valida e versatile. Si è ottenuta una concordanza quasi unanime tra la tecnica di conferma e la metodica FPIA nella ricerca dei metaboliti della cocaina e degli oppiacei. Unica difficoltà rimane la determinazione dei cannabinoidi in particolare vicino al cut-off. Bibliografia:Zuccaro, Pichini, Altieri, Pacifici Proposta di linee guida per l’analisi delle sostanze d’abuso nei liquidi biologici, Rapporti ISTISAN 99/24 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 465 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 155 IODURIA – VALUTAZIONE DELL’ESCREZIONE URINARIA DI IODIO IN ALUNNI DI SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DELLA PROVINCIA DI BRINDISI 156 VALUTAZIONE DEI RISULTATI DI UN ANNO DI ANALISI DI ETANOLO E SOSTANZE D'ABUSO IN LIQUIDI BIOLOGI 1 1 1 1 1 1 M. Scoditti , T. Voi , A. Sanasi , P. Robert , S. Lofino 1 Lab. di Patologia Clinica Distrettuale e Tossicologia P.O "A. Di Summa" L’importanza dello iodio per l’uomo si deve al ruolo fondamentale che tale oligoelemento svolge nella sintesi degli ormoni tiroidei,intervenendo così in tutti i processi metabolici in cui essi sono coinvolti. Senza dubbio la disponibilità di iodio dovrebbe essere maggiore nelle aree costiere,ed è questo il punto di partenza del nostro lavoro. La ioduria è stata misurata su urine del mattino raccolte da 250 alunni di diverse scuole secondarie di primo grado della provincia di Brindisi nel bimestre aprile-maggio 2010. Per l’analisi è stato utilizzato un metodo colorimetrico della Celltech® il quale effettua una stima quantitativa espressa in µg/dl della concentrazione urinaria di iodio basato sulla reazione di Sandell-Kolthoff. Lo iodio infatti, risulta essere catalizzatore di una reazione di ossidoriduzione in cui uno ione cerico di colore giallo viene ridotto a ione ceroso praticamente incolore,parallelamente all’ossidazione dello ione arsenioso a ione arsenico.Pur essendo una metodica molto sensibile, la determinazione della ioduria presenta alcune problematiche: le urine contengono grosse quantità di sostanze interferenti con la reazione di ossido-riduzione (nitrati,tiocianati e ioni ferrosi) ed è per questo che i campioni vengono pre-trattati ed in seguito incubati per 90 minuti a 105 °C per inibire tali interferenti. Terminato il tempo di incubazione si procede con la valutazione colorimetrica. Nel nostro studio i risultati ottenuti sono i seguenti:107 dei campioni esaminati presentavano una normoioduria (valori normali 16-30 ug/dl),78 mostravano una concentrazione di lieve ipoioduria(lieve carenza 8-15 ug/dl),24 una iperioduria(iperioduria >30 ug/dl)e 41 presentavano una grave carenza di iodio(grave carenza <8 ug/dl). Possiamo per tanto affermare che nonostante lo studio sia stato effettuato in una zona costiera, la percentuale di bambini presentanti una lieve/grave carenza di iodio all’interno delle urine risulti significativa. World Health Organization. United Nations Children’s Fund & International Council for the Control of Iodine Deficiency Disorders.Assessment of iodine deficiency disorders and monitoring their elimination. 2nd ed.Geneva, Switzerland: WHO; 2007. Trimboli T, Marchioni E. Le malattie da deficit dell’apporto iodico e le metodiche di determinazione della ioduria. RIMeL/IJLaM 2009. 466 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 M.L. Capuano , M. Fabretti , G. Ranungolo , A. 1 1 1 Cundari , A. Neri , R. Carrozza 1 Lab. Analisi Cliniche e Microbiologiche Osp. Viterbo Scopo del presente lavoro è quello di valutare l’andamento dei risultati di etanolemie e sostanze d’abuso (oppiacei, cannabinoidi e cocaina) dei campioni richiesti dall’Autorità Giudiziaria attraverso il Pronto Soccorso delle ASL di Viterbo, secondo quanto definito dalla normativa vigente, permettendoci di avere un’indicazione della situazione locale, attraverso il monitoraggio della popolazione e le situazioni a rischio. Materiali e Metodi. La determinazione dell’etanolemia viene eseguita su campioni di sangue intero, prelevato secondo il protocollo specifico, con GC CLARUS 500 Pelkin Elmer, munito di spazio di testa TURBOMATRIX 40 e rivelatore a ionizzazione di fiamma. La matrice utilizzata per la ricerca delle sostanze d’abuso è l’urina. I test di ‘screening’ iniziali sono stati effettuati tramite analizzatore AxSYM per dosaggi immunologici a fluorescenza a luce polarizzata (FPIA Abbott). Nel caso di positività ad una classe di sostanze risulta necessario, per poter agire ai fini legislativi, avere un riscontro con un metodo di conferma in grado di identificare in maniera inequivocabile gli analiti in esame e di ottenere dati quantitativi con un livello di confidenza ben definito. Il test di secondo livello per le sostanze d’abuso è la gas-cromatografia con rilevatore di massa e lo strumento è il GC-MS CLARUS 500 Pelkin Elmer. Risultati. Nel periodo compreso tra il 1/4/2009 e il 1/4/2010 sono pervenuti nel nostro laboratorio 177 campioni per la ricerca di etanolemie di cui 51 superiori a 0.5 g/l (29%), dei positivi il 18% con un valore compreso tra 0.5 e 1 g/l, il 61% tra 1 e 2 g/l e 21% maggiori di 2 g/l. I test analizzati per la determinazione delle sostanze d’abuso sono stati 357 di cui il 12% positivo . Di questi il 12% positivi per cocaina, il 58% per cannabinoidi e il 30% per oppiacei. Conclusioni. Dall’analisi dei campioni positivi alle alcolemie il 78% sono maschi. Per le sostanze d’abuso si è verificata una positività maggiore per i cannabinoidi seguita dagli oppiacei e cocaina con una poliassunzione del 2.5%. La procedura adottata nel nostro laboratorio garantisce l’affidabilità del dato dal punto di vista medico legale. Bibliografia. Bertol E., Mari F., Lodi F., Marozzi E., Trattato di tossicologia Forense, Ed. Cedam, Firenze 2000. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 157 L'ETANOLO NON HA ETÀ? 1 1 1 1 A. D'Andrea , G. D'Amico , L. Leotta , R. La Brasca , A. 1 1 1 1 Mastrone , A. Salomone , M. Vincenti , R.A. Salvo 1 Centro Regionale Antidoping, Orbassano (TO) Il modo in cui si beve è radicalmente cambiato da un consumo di tipo mediterraneo a comportamenti a rischio (abuso e binge drinking). Recentemente alcuni autori hanno annoverato tra gli indicatori di uso/abuso di etanolo la valutazione della percentuale di soggetti che risultano positivi ai test per la ricerca di etanolo ai sensi dell’art. 186 del CdS. Lo scopo del lavoro è valutare l’incidenza dell’uso/ abuso di etanolo negli automobilisti di Torino e provincia stratificando i risultati per età e/o sesso. Le fasce d’età considerate sono: inferiore ai 24 (A), 25-35 (B), 36-46 (C), 47-57 (D), maggiore ai 58 anni (E). Lo studio ha, inoltre, voluto indagare per i 5 gruppi se esistevano differenze significative anche nell’etanolemia. I campioni positivi allo screening eseguito con principio enzimatico sono stati sottoposti a conferma con HS-GC-MS. Sono stati analizzati 992 campioni (761 maschi; 229 femmine) per un periodo di un anno. I risultati ottenuti nei 5 gruppi hanno messo in luce che non esistono differenze significative nell’incidenza di positività tra i diversi gruppi con una percentuale media del 21.1 ± 2.6. La percentuale più alta di soggetti positivi è stata riscontrata nel gruppo D (23,9%) e più bassa nel gruppo E (17,1%). Considerando i risultati ottenuti nei due sessi si evidenzia, invece, una differenza significativa (incidenza di positività nei maschi 28% contro 9,6% delle femmine). I dati riscontrati sono leggermente superiori ai risultati ottenuti da uno studio epidemiologico del 2008 (Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS) che aveva individuato un’incidenza del 26,4% nei maschi e del 7,8% nelle femmine. Stratificando i risultati per sesso ed età si riscontra che, mentre per le femmine non esiste nessuna differenza fra i 5 gruppi per i maschi è possibile evidenziare una differenza significativa fra il gruppo D (33%) e il gruppo E (18,9%). La valutazione dell’etanolemia ha dato i seguenti risultati: A: 1,61 ±0,54; B: 1,75±0,85; C: 1,99±0,80; D: 2,15±0,85; E: 2,10±0,85. Si evidenzia una differenza significativa tra A e C,D,E. Dai dati risulta i fattori di rischio sono il sesso maschile e l’età fra i 47-57 anni. 158 SVILUPPO DI UN METODO IN LC/MS/MS PER LA DETERMINAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE PLASMATICA DI SORAFENIB 1 1 1 1 M. Vidali , M. Bagnati , M. Albertario , N. Atzeni , D. 1 1 1 2 Scarano , V. Castellina , G. Muscarello , I. Viano , D. 2 1 Colangelo , G. Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara 2 Lab. di Farmacologia, Univ. del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Novara Introduzione e scopo. Il sorafenib è un inibitore multichinasi utilizzato nel trattamento del carcinoma epatocellulare e renale. La somministrazione orale per periodi prolungati, tipica di questi nuovi farmaci chemioterapici, la grande variabilità interindividuale, l’influenza di fattori ambientali, il rischio di tossicità, in particolare nei pazienti con alterazioni epatiche e renali ed i costi rendono indispensabile il monitoraggio della concentrazione plasmatica del farmaco, utile nella definizione di protocolli terapeutici personalizzati. Materiali e metodi. 50µl di plasma, diluiti con 100µl di una soluzione acqua:acetonitrile (60:40) contenente 500ng/ml di standard interno ([2H3, 15N] sorafenib tosilato), sono miscelati con 700µl di acetonitrile. Dopo centrifugazione a 10800 rpm per 10 min, l’analisi cromatografica è eseguita mediante HPLC Agilent 1290 Infinity LC (colonna: Zorbax Eclipse XDB-C18, 2.1mm x 50mm, 1.8µm; fase mobile: formiato d’ammonio 5mM + acido formico 0,01% in acqua (tampone A) e acido formico 0,01% in acetonitrile (tampone B); gradiente: 50% B per 2 min, 50-90% B in 1 min, 90% B per 1 min, 80-50% B in 0,1 min, post-time 2 min; temperatura 50°C, flusso 0.35ml/min, volume iniezione 0.5µl). L’eluente è monitorato mediante un triplo-quadrupolo Agilent 6410 (ionizzazione ESI+ con delta EMV 400V; transizione sorafenib: 465.1>252.1; transizione SI: 469.1>256; fragmentor 130; CE 34). Risultati. Il recupero e la ripetibilità stretta a 50, 500 e 5000ng/ml erano rispettivamente 99.9%, 95.3%, 93.7% e 5.8%, 1.1% e 1.8%. La curva di calibrazione (24 punti indipendenti: 8 livelli con 3 replicati) era lineare tra 50 e 10000ng/ml (pesata 1/x; R2=0,9998) con LOQ (CV<6%) a 50ng/ml. Nessun picco interferente è stato evidenziato nel plasma di campioni bianchi. L’analisi ha evidenziato livelli comparabili di SI lungo tutto l’intervallo di concentrazione (area picco SI: media 3617, sd 89). Conclusioni. Il metodo presentato risulta essere veloce e facilmente applicabile nel monitoraggio terapeutico di pazienti con somministrazione continuativa di sorafenib. Bibliografia: Haouala E. et al. J Chromatogr B 2009; 877(22):1982-96 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 467 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 159 ANALISI QUANTITATIVA DI CONFERMA CON LC/ MS/MS DI DROGHE D’ABUSO NEL PLASMA 1 1 1 1 M. Bagnati , M. Vidali , M. Albertario , D. Scarano , N. 1 1 1 1 Atzeni , C. Luna , G. Muscarello , G. Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara Ad oggi, la maggior parte dei test di screening e di conferma per droghe d’abuso con valenza giudiziaria sono effettuati su matrice urinaria. Tuttavia, la diagnosi di attualità d’uso di sostanze illecite, e la conseguente applicazione di sanzioni amministrative o penali, richiede la dimostrazione dei metaboliti attivi della sostanza nel sangue del soggetto in esame. A questo scopo il laboratorio ha sviluppato un metodo quantitativo di conferma in LC/MS/MS su matrice plasmatica. Cannabinoidi (THC e THC-COOH): 500µl di plasma sono miscelati con 20µl di THC-COOH-d3 500ng/ml in metanolo, 1ml di acqua e 200µl di ac. acetico 10%. Dopo l’aggiunta di 5ml di esano:acetato di etile (90:10), agitazione e centrifugazione, 3ml del surnatante sono evaporati a 55°C e ripresi con 300µl di acqua:acetonitrile (1:1). Oppiacei (morfina, codeina, 6-MAM) e cocaina (cocaina, BEG): 500µl di plasma sono miscelati con 50µl di morfina-d3 o BEG-d3 500ng/ml in acqua e 400µl di acetonitrile. Dopo SPE il campione evaporato viene ripreso inizialmente con 200µl di acetonitrile:tampone A (formiato d’ammonio 5mM, acido formico 0.01% in acqua) (1:9), e successivamente con 200µl di tampone A. L’analisi cromatografica in gradiente è eseguita mediante HPLC Agilent 1290 Infinity LC (colonna: Zorbax Eclipse XDB-C18, 2.1mm x 50mm, 1.8µm; fase mobile: tampone A e tampone B (acido formico 0,01% in acetonitrile); temperatura 50°C, flusso 0.35ml/min, volume iniezione 5µl). L’eluato è monitorato mediante un triplo-quadrupolo Agilent 6410 in modalità ESI. Le curve di calibrazione per cannabinoidi o oppiacei/cocaina sono state costruite utilizzando rispettivamente 18 (6 livelli con 3 replicati) e 24 punti indipendenti (8 livelli con 3 replicati). Gli intervalli di linearità (ng/ml) del metodo sono: THC (1-50, r2=0.991), THC-COOH (1-50, r2=0.998), morfina (1-500, r2=0.999), codeina (1-500, r2=0.998), 6-MAM (1-500, r2=0.998), cocaina (1-500, r2=0.996), BEG (1-500, r2=0.999). Il limite di quantificazione (LOQ), calcolato con 6 replicati indipendenti, è di 1ng/ml per tutti gli analiti investigati, con un CV%<15%. La metodica LC/MS/MS descritta consente di eseguire il test di conferma nel plasma, ed è quindi utile nell’identificazione di soggetti sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. 468 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 160 ANALISI QUANTITATIVA DI CONFERMA CON LC/MS/MS DI DROGHE D’ABUSO IN MATRICE URINARIA: COME CAMBIA IL LABORATORIO 1 1 1 1 M. Bagnati , M. Vidali , M. Albertario , D. Scarano , N. 1 1 1 1 Atzeni , C. Luna , V. Castellina , G. Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara Introduzione e scopo. Il progressivo incremento delle richieste di analisi di conferma per oppiacei e cocaina evidenzia la necessità di una gestione ottimizzata dei carichi di lavoro e delle risorse del Laboratorio. A questo scopo abbiamo sviluppato un metodo quantitativo di conferma in LC/MS/MS su matrice urinaria in alternativa al metodo GC/MS precedentemente in uso. Metodi. 200µl di urina sono miscelati con 200µl di morfina-d3 o BEG-d3 500ng/ml in acqua e 400µl di acqua. Dopo agitazione su vortex il campione è centrifugato a 10000rpm per 7min. I campioni positivi agli oppiacei (1ml) con concentrazione <20000ng/ml all’analisi di screening sono precedentemente idrolizzati a pH 5 con 20µl di enzima β-glucuronidasi-arisulfatasi a 55°C per 2 ore. L’analisi cromatografica è eseguita mediante HPLC Agilent 1290 Infinity LC (colonna: Zorbax Eclipse XDB-C18, 2.1mm x 50mm, 1.8µm; fase mobile: formiato d’ammonio 5mM + acido formico 0,01% in acqua (tampone A) e acido formico 0,01% in acetonitrile (tampone B); temperatura 50°C, flusso 0.35ml/min, volume iniezione 0.5µl). L’eluato è monitorato mediante un triplo-quadrupolo Agilent 6410 (ionizzazione ESI+ con delta EMV 400V). Le curve di calibrazione per oppiacei e cocaina sono state costruite utilizzando rispettivamente 27 punti indipendenti (9 livelli con 3 replicati) con regressione pesata 1/x. Risultati. Gli intervalli di linearità (ng/ml) del metodo sono: morfina (5-5000, r2=0.999), codeina (5-5000, r2=0.999), 6-MAM (5-5000, r2=0.999), cocaina (5-5000, r2=0.999), BEG (5-5000, r2=0.999). Il limite di quantificazione (LOQ), calcolato con 6 replicati indipendenti, è di 5ng/ml per tutti gli analiti investigati, con un CV%<15%. La preparazione e l’analisi dei campioni richiede un tempo inferiore (riduzione>50% tempo operatore) e comporta costi decisamente minori (eliminazione colonne e solventi per SPE e derivatizzazione) rispetto alla metodica precedente Conclusioni. La metodica LC/MS/MS descritta, rispetto all’analisi in GC/MS, non richiedendo preparativa SPE e successiva derivatizzazione consente l’esecuzione del test di conferma in matrice urinaria per cocaina e oppiacei con notevole risparmio di risorse umane ed economiche. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 161 VARIATIONS AND ACCURACY OF CARBOHYDRATE-DEFICIENT TRANSFERRIN DURING PREGNANCY 1 1 1 1 162 LA RISPOSTA DEL LABORATORIO ALLE NUOVE RICHIESTE DEI CLINICI: PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO 1 1 1 2 V. Bianchi , A. Ivaldi , A. Raspagni , C. Arfini , M. 2 Vidali 1 Toxicology Laboratory, Dept. of Clinical Pathology, SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo Hospital, Alessandria, Italy 2 Clinical Chemistry Unit, Maggiore della Carità Hospital, Novara, Italy M. Vidali , M. Bagnati , C. Luna , A. Rosina , L. 2 2 1 Castello , G.C. Avanzi , G. Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara 2 Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara Introduction and Aim. Contrasting data are available on the diagnostic accuracy of Carbohydrate-Deficient Transferrin (CDT) during pregnancy. These differences may depend in part on how CDT was evaluated and expressed. Here, we report on variations in CDT levels in pregnant women using an HPLC candidate reference method (Helander et al., CCLM 2007). Patients and Methods. Alanine Aminotransferase (ALT), Aspartate Aminotransferase (AST), GammaGlutamyltransferase (GGT), Mean Corpuscular Volume (MCV), Serum Transferrin, urine and serum Ethyl glucuronide (EtG) and CDT were measured in 65 women, self-reporting as non-alcohol abusers, at different stages of normal pregnancy (gestational weeks: median 28, IQR 8.5-32.5). CDT was expressed as percentage of disialotransferrin to total transferrin (CDT%), with cut-off at 2.0%. Statistical analyses were performed by SPSS statistical software v. 15.0 (SPSS Inc., Chicago, IL, USA). Results. AST, ALT, GGT and MCV were respectively 19 IU/L (IQR 16-23), 15 IU/L (IQR 12-21), 8 IU/L (IQR 5-11) and 86.5 fL (IQR 82.7-90.4). Recent alcohol consumption was excluded in all women by both undetectable serum and urine EtG values. CDT% and Transferrin were respectively 1.4% (IQR 1.1-1.6%, min-max 0.5-2.0%) and 377 mg/dL (IQR 313-423, min-max 221-681). Transferrin was associated with both CDT% (r=0.63, p<0.001) and gestational week (r=0.68, p<0.001). Interestingly, CDT % was highly correlated with gestational week (r=0.75, p<0.001), even after controlling for the effect of total transferrin (partial correlation r=0.64, p<0.001). Moreover, statistically significant differences in CDT% were also evident between women grouped for pregnancy trimester (1st trimester: median 1.0%, IQR 0.9-1.1; 2nd trimester: median 1.3%, IQR 1.2-1.4; 3rd trimester: median 1.6%, IQR 1.4-1.7; ANOVA p<0.001). Trend analysis confirmed a proportional increase of CDT% along with pregnancy trimesters (p<0.001). Three women had CDT% close to the cut-off (1.9, 2.0, 2.0). Conclusions. CDT is independently associated with gestational week. The diagnostic accuracy of CDT for detecting alcohol abuse may be limited in pregnant women and the effect of gestational week should be considered. Reference: Stauber RE et al. Alcohol & Alcoholism 1996; 4:389-392 L’introduzione di nuove tecnologie in Laboratorio, in particolare di una strumentazione LC/MS/MS, permette di rispondere adeguatamente alle richieste dei clinici, rappresentando un valido supporto in situazioni critiche. In questo lavoro presentiamo un caso clinico di sospetta tossicità da digitossina. GM e LR, marito e moglie, arrivano in PS, presentando un quadro clinico ed ECG compatibile con intossicazione da digitale. Confusi, raccontano di aver consumato una discreta quantità di erbe, di cui non sanno riferire i dettagli. Sono quindi tenuti sotto osservazione, monitorando le funzioni vitali, in attesa dell’arrivo degli anticorpi specifici antidigossina, la cui somministrazione determinerà un miglioramento importante delle condizioni cliniche ed infine la risoluzione del caso. Di fronte a concentrazioni di digossina indosabili in entrambi i pazienti, il Laboratorio è stato chiamato a valutare l’eventuale presenza di digitossina, non rilevabile però con i dosaggi di chimica clinica per digossina; né erano disponibili kit specifici per digitossina. Una rapida revisione della letteratura scientifica ha permesso l’individuazione di opportune condizioni per la preparazione e la successiva analisi del campione. 500µl di plasma e 100µl di idrossido di ammonio sono miscelati per 3 min con 5 ml di t-butilmetiletere. Dopo centrifugazione, 4 ml di surnatante sono evaporati e ripresi con 300µl di una soluzione acqua:acetonitrile (50:50). L’analisi è eseguita con strumentazione HPLC Agilent 1290 Infinity LC e triplo-quadrupolo Agilent 6410. L’acquisizione in tempi rapidi di uno standard puro di digitossina (>98,8%) ha permesso non solo di confermare la presenza del farmaco nei due campioni ma anche di accertarne le elevate concentrazioni compatibili con la gravità dei quadri clinici (rispettivamente 50 e 100 ng/ml; range terapeutico 10-30 ng/ml). Un campione delle stesse erbe portato in Ospedale dai due coniugi, 15 giorni dopo le dimissioni, risulterà essere Digitalis purpurea, pianta da cui si estrae la digitossina. Questa esperienza evidenzia come il dialogo e la fattiva collaborazione tra clinici e laboratoristi, unitamente all’innovazione tecnologica e alla sua disponibilità, rappresentino fattori essenziali per una risposta appropriata in situazioni critiche. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 469 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 163 L’IMPLEMENTAZIONE DI EVIDENCE RANDOX NELLA ROUTINE DI UN LABORATORIO DI RIFERIMENTO PER L’ACCERTAMENTO DI ASSENZA DI TOSSICODIPENDENZA NELLE MANSIONI A RISCHIO: VALUTAZIONE OPERATIVA E ORGANIZZATIVA 1 1 M. Vidali , G. Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U Maggiore della Carità, Novara L’entrata in vigore del provvedimento del 18/09/2008, per gli accertamenti sanitari per sostanze d’abuso in lavoratori addetti a mansioni a rischio, ha determinato per i Laboratori la necessità di identificare strumentazioni adeguate e stabilire procedure organizzative idonee per gestire il conseguente incremento del carico di lavoro. Nel 2009 il Laboratorio di Novara ha ricevuto 2013 richieste per screening tossicologico per mansioni a rischio. A fine maggio 2010 le richieste sono state 1343 (a fine maggio 2009: 658, aumento 204%) con aggiuntive richieste per 264 benzodiazepine (totale anno 2009: 145) e 508 per buprenorfina (totale anno 2010: 401). Dopo sperimentazione (lug-dic 2009) e valutazione delle performance analitiche, da gen 2010 l’analisi di screening semiquantitativa viene condotta su strumentazione dedicata Evidence Randox, che combina la tecnologia Biochip Array, l’elevata produttività dell’analizzatore automatico Evidence ed il pannello Drug of Abuse plus (opp, amf, metamf, coca, THC, barb, benzo1, benzo2, metad, pcp, MDMA, bupre, creat). Unitamente alle ottime performance analitiche (accuratezza, precisione, specificità, concordanza con l’analisi di conferma), valutate anche da altri autori (Marchioro et al. 2007), la soluzione scelta presenta numerosi vantaggi: calibratori e controlli multi-analita (riduzione dei costi e facilità di stoccaggio), riduzione rifiuti, elevata produttività (fino a >1200 test/ora), automazione completa, manutenzione limitata, prezzo competitivo (comparabile ai test speditivi on site). La resa media di un kit (test effettivamente usati per pazienti) di 360 biochips è dell’89%, comparabile ad altri strumenti per immunochimica. La strumentazione è inserita in un sistema organizzativo con la presenza di differenti figure professionali: personale segreteria (accettazione), pre-analitica (aliquotazione campione), tecnico (analisi campioni), dirigente (validazione). L’attività, con cadenza trisettimanale richiede l’intervento di un unico tecnico per un tempo complessivo medio di un’ora/giorno (tempo effettivo escluso quello per l’analisi). Evidence Randox in un contesto di appropriatezza organizzativa rappresenta una valida ed efficiente soluzione nella gestione dello screening per droghe d’abuso nelle mansioni a rischio. 470 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 164 MONITORAGGIO TERAPEUTICO DELLA RIBAVIRINA IN PAZIENTI DIALIZZATI CON EPATITE C 1 2 3 M. Tempestilli , C. Cherubini , P. Narciso , C. 3 2 1 4 Tommasi , B. Bartoli , L. Mazzitelli , P. Ascenzi , S. Di 2 1 Giulio , L.P. Pucillo 1 Lab. di Biochimica Clinica e Farmacologia, I.N.M.I “L.Spallazani”, Roma 2 U.O.S. Nefrologia e Dialisi nelle malattie infettive, S.Camillo Forlanini e I.N.M.I “L.Spallazani”, Roma 3 Div. di malattie infettive e tropicali, I.N.M.I “L.Spallazani”, Roma 4 Dip. di Biologia, Università Roma 3, Roma Introduzione: nei pazienti affetti da epatite da HCV con normale funzionalità renale, è raccomandata la terapia combinata con interferone peghilato (PEG-IFN) e ribavirina (RBV). Il 90% della RBV viene eliminata per via renale e, a causa dell’alterata farmacocinetica per accumulo da mancata eliminazione, la RBV è sconsigliata in pazienti emodializzati allo scopo di evitare fenomeni tossici (anemia). In questi pazienti il monitoraggio della concentrazione plasmatica del farmaco (TDM) rappresenta la base per il management della terapia. Metodi: quindici pazienti emodializzati HCV+, con viremia da 4.2 a 6.7 log10 UI/mL sono stati arruolati per iniziare il trattamento con PEG-IFN alfa-2a 1.5 microgr/Kg/ settimana e RBV 200mg/die. La Ctrough della RBV è stata monitorata, tramite HPLC-UV, a 2, 4, 8, 12 settimane e, successivamente una volta al mese, insieme agli altri parametri emato-chimici, in particolare la concentrazione di emoglobina (Hb). Risultati: il range terapeutico della RBV (1500-2100ng/mL) è stato superato fra le 4 e le 8 settimane di terapia. A causa dell’accumulo di farmaco, 12 pazienti hanno modificato il regime terapeutico passando da 200mg/die a 200mg a giorni alterni, in accordo con i valori di concentrazione di RBV. La viremia HCV è risultata non determinabile in 10 su 15 pazienti. I fallimenti erano in pazienti con genotipi di difficile trattamento (3-4). Le concentrazione di RBV sono risultate inversamente correlate con i valori di Hb (p<0.01). Conclusione: il TDM della RBV in pazienti emodializzati affetti da HCV e insufficienza renale cronica, sottoposti a dialisi, è un efficace mezzo per modulare i livelli plasmatici del farmaco minimizzando gli effetti collaterali massimizzando la risposta terapeutica. Fenomeni di accumulo del farmaco si sono verificati nel secondo mese di terapia e il TDM ha permesso di modificare la terapia senza necessità di sospensioni premature. A seguito della modulazione della terapia, i pazienti emodializzati HCV + possono essere trattati con successo utilizzando PEGIFN e RBV permettendo a questi pazienti l’inserimento in lista d’attesa per trapianto. Bibliografia: Bruchfeld A, et al. Ribavirin treatment in dialysis patients with chronic hepatitis C virus infection, a pilot study. J Viral Hepat. 2001 Jul;8(4):287-92. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 165 EVALUATION OF ANALYTICAL METHODS FOR WHOLE BLOOD EVEROLIMUS DETERMINATION THROUGH LC-MS/MS AND FPIA TECHNIQUES 1 1 1 1 A. Nonnato , A. Mussa , M. Isabello , S. Vitali , F. 1 1 1 Martinelli , C. Boccadoro , M.R. Adamo , M. 1 1 1 Vancheri , M.T. Barba , A. Caropreso 1 Lab. di Biochimica Clinica - Sez. Farmaco-Tossicologia, A.O.U. San Giovanni Battista di Torino - sede Molinette Introduction. Recent pharmacological research led to discovery of new rejection molecules including Everolimus, subject of our study. Due to the narrow therapeutic index monitoring becomes significative. Therefore, analytical data to provide clinicians must be accurate and precise to avoid underdoses or overdoses. To this end, immunochemical (FPIA) and chromatographic (LC-MS/MS) analytical methods have been developed. Aim. The aim of the study is to evaluate the low limit of quantification, linearity, repeatability and riproducibility of an LC-MS/MS method for the quantification of Everolimus in whole blood and correlate the results obtained with an FPIA method on a population of 170 patients for a total of 640 samples from kidney, heart, liver and bone marrow transplantation. Materials and Methods. All tests have been performed TM using the MassTrack Immunosuppressants XE RUO Waters kit on WATERS Alliance 2695 HPLC supporting QUATTRO MICRO TM API Micromass mass spectrometer and INNOFLUOR ® CERTICAN ® diagnostic kit from ® Seradyn on TDx instrument. Results. For LC-MS/MS method the low limit of quantification was found to be 1.0 µg/L with a CV% ≤ 15%; the linearity between 1.0 and 25.9 µg/L; the intra-day repeatability, 20 tests performed on three pools containing between 2–3, 4–6 and 7–10 µg/L, gave a CV% of 10.1, 6.7 and 7.3 %. The 14 inter-day tests (riproducibility) over a period of three weeks gave a CV% of 9.7, 9.2 and 7.7 %. The correlation of the two analytical methods provides the following Passing Bablok equation: [Ev-FPIA] = 1.5[EvLCMS] – 1.0, with a Bland Altman bias of 23.9%. Discussion and Conclusions. The Results show a higher sensitivity and specificity of LC-MS/MS method compared to FPIA technique. Moreover, FPIA overestimates Everolimus due to the monoclonal antibody crossreactivity to its metabolites. Thus LC-MS/MS technology becomes an important analytical support to a more accurate routine Everolimus determination. References Streit F., Armstrong V.W., Oellerich M., et al. Clin Chem 2002; 48(6):955-8. 166 RICERCA DI SOSTANZE STUPEFACENTI NEL SANGUE: PROPOSTA DI UN TEST PRELIMINARE DI SCREENING 1 1 1 1 F. Svaizer , A. Lotto , M. Gottardi , M.P. Miozzo 1 Lab. Sanità Pubblica - Azienda per i Servizi Sanitari di Trento La notevole espansione dell’utilizzo di droghe d’abuso ha portato all’incremento dei controlli da parte delle Forze dell’Ordine per verificare l’eventuale violazione dell’art.187 C.d.S.e la contestuale individuazione dell’attualità d’uso di sostanze stupefacenti.Ciò ha determinato un aumento di richieste di indagini su sangue,in quanto questa è ritenuta la matrice idonea a documentare se,all’atto della contestazione,il soggetto fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Al fine di garantire l'attendibilità del dato analitico,di rendere più celere l’indagine e di contenere i costi,è importante disporre di due tecniche analitiche,indipendenti tra loro e basate su principi diversi per la purificazione del campione,l’estrazione degli analiti e la loro rilevazione. Per la ricerca di droghe su sangue intero,presso il LSP di Trento vengono utilizzate tecniche LC/MS e GC/MS ed è inoltre allo studio un test di screening per individuare la presenza di Opp,Coc,Amf,XTC,THC,Met,Bup,BDZ.Esso prevede una fase di deproteinizzazione del campione,la sua concentrazione tramite evaporazione a secchezza,la solubilizzazione delle molecole con il reattivo VMA-T e l’analisi con gli analizzatori automatizzati ed i reagenti impiegati per la ricerca in screening delle droghe in urina.Sono state predisposte curve di taratura in matrice ed allestiti campioni ematici blank e fortificati mediante aggiunta di sostanze pure.I cut-off utilizzati sono quelli proposti nelle linee guida del GTFI(rev.n°3 del 1/3/2010).I campioni reattivi al test di screening sono stati testati con metodo LC/MS o GC/MS, unitamente a campioni negativi.Su circa 100 campioni reali,la concordanza delle due tecniche sui negativi è stata del 100%;sui positivi si è riscontrata concordanza al 100% per Cocaina e Oppiacei,qualche risultato aspecifico sulla classe delle Amfetamine.La positività al test di screening per i Cannabinoidi ha trovato conferma con presenza di THC,CBD,CBN e/o di THC-COOH,anche se in qualche caso con concentrazioni inferiori al cut-off. Dall’analisi complessiva dei dati si evince che la metodica di screening nei confronti di quella cromatografica presenta una sensibilità pari al 100%,mentre la valutazione della specificità richiede ulteriore approfondimento.La casistica è ancora preliminare ma i risultati sono soddisfacenti e molto promettenti. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 471 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 167 SPERIMENTAZIONE E VALUTAZIONE DEI REAGENTI CEDIA E DRI PER LA DETERMINAZIONE DELLE DROGHE D’ABUSO SU SIERO UTILIZZANDO L’ANALIZZATORE ILab 650 1 1 1 1 M.A. Mangano , C. Corsaro , G. Magrì , A. Signorelli , I. 1 Zinno 1 Lab. di Chimica e Clinica Tossicologica, ASP 3, Catania Il protocollo operativo per gli accertamenti richiesti dall’art.187 del CdS, prevede che siano effettuati test di screening su campioni di sangue per la ricerca di sostanze stupefacenti e/o psicotrope ed eventuale analisi di conferma sulle seconde aliquote. Si è resa necessaria quindi la messa a punto di un lavoro di sperimentazione e valutazione delle performance analitiche dei reagenti CEDIA e DRI, normalmente utilizzati per i dosaggi urinari di oppiacei, cocaina, cannabinoidi, amfetamine/ metamfetamina/MDMA e metadone, per la rispettiva determinazione su siero utilizzando l’analizzatore ILab 650.La concentrazione degli analiti nella matrice serica è inferiore a quella urinaria pertanto per costruire le curve di calibrazione sono stati testati sia i calibratori urinari a più bassa concentrazione sia diluizioni degli stessi o con siero negativo o con calibratore negativo urinario.I dosaggi immunoenzimatici sono stati eseguiti su ILab 650 mentre le conferme su GC/MS Varian 220-MS. Per i reagenti DRI è stata preparata una curva di calibrazione a tre punti utilizzando i calibratori “Multidroghe DRI” tal quali; per i CEDIA si è proceduto invece a preparare due diverse curve di calibrazione, ciascuna a due punti, utilizzando diluizioni dei seguenti calibratori CEDIA: “Multicalibratore cut-off primario” per AMP/MDMA, cocaina e oppiacei; “PPX metadone intermedio” per il metadone e “cal. 50 ng/mL THC” per i cannabinoidi.I controlli utilizzati sono stati ottenuti diluendo con siero negativo al GC/MS i calibratori ad alta concentrazione CEDIA. Per ambedue reagenti sono stati calcolati i LOD. L’elaborazione dei dati relativi alle curve di calibrazione e all’analisi di campioni serici, negativi e positivi al GC/MS, ha dimostrato che la metodica CEDIA con utilizzo di calibratori diluiti con pool di sieri negativi, offre maggiore precisione e accuratezza. La performance dei reagenti è migliorata conservando gli stessi in frigorifero piuttosto che on board. Dai dati ottenuti si è deciso di adottare i seguenti valori di cutoff: oppiacei 10 ng/mL, cocaina 10 ng/mL, cannabinoidi 5 ng/mL, amfetamine/metamfetamina/MDMA 10 ng/mL, metadone 10 ng/mL, valori che saranno revisionati alla fine della sperimentazione. Bibliografia:Henderson, DR, Friedman, SB, Harris JD. et al. CEDIA, a homogeneous immunoassay system. Clin Chem. 32 (1986) 1637-1641 472 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 168 LE INDAGINI TOSSICOLOGICHE EFFETTUATE SEGUENDO LA NORMATIVA DELL’ ACCORDO IN MATERIA DI ACCERTAMENTO DI ASSENZA DI TOSSICODIPENDENZA (GU N.234 DEL 6.10.08) 1 1 2 3 M. Corbelli , L. Leone , P. Basilicata , R. Guadagni , A. 3 4 4 4 Simonelli , S. Sartori , E. Bassotti , G. Zenobi , M. 4 4 Matteucci , G. Alici 1 Lab. “Dr. P. Pignatelli”, Lecce 2 Dip. di Medicina Pubblica e della Sicurezza Sociale - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Univ. degli studi di Napoli "Federico II" 3 Dip. di Medicina Sperimentale - Sez. di Medicina del Lavoro, Igiene e Tossicologia Industriale - Seconda Università degli Studi di Napoli SUN 4 Eureka srl Obbiettivi: valutazione dei risultati ottenuti durante 18 mesi di controlli effettuati seguendo la normativa dell’ Accordo in materia di accertamento di assenza di tossicodipendenza (GU n.234 del 6.10.08) Materiali e metodi: le procedure di prelievo e di campionamento sono avvenute secondo le modalità previste dalla normativa (verbale, sigillo per i tre campioni, catena di custodia, ecc.) Lo “screening” è stata effettuato con metodica CEDIA su strumento Olympus AU640. Alcuni campioni, selezionati in base al valore di concentrazione “borderline”, sono stati analizzati con metodica rapida su striscia “InstAlert Multi Drug” (Biorad). Le urine risultate positive al test di screening CEDIA sono state analizzate attraverso tecnica di conferma (GC-MS). Risultati: sono stati analizzati 487 campioni di urine appartenenti ad operatori attivi nel settore dei trasporti pubblici e privati, di sesso maschile, di età compresa tra 23 e 64 anni. Il test di screening ha evidenziato in 13 lavoratori positività per una sostanza e in 1 lavoratore per 2 sostanze. N.10 positività delle 15 riscontrate al test di screening sono state confermate con metodica di II livello (GC-MS, LC-MS). Conclusioni: I risultati ottenuti indicano una diffusione delle sostanze stupefacenti del 3% negli operatori del trasporto con netta prevalenza di THC (46,6%) rispetto alle altre sostanze. Le indagini eseguite attraverso steps successivi garantiscono la corretta valutazione dei risultati (33,3% di “falsi positivi” allo screening) e la tutela dei lavoratori. L’utilizzo di metodiche “rapide” per il test di screening ha evidenziato una scarsa attendibilità del metodo nella valutazione di campioni con concentrazioni “borderline”. Riferimenti bibliografici: Provvedimento n. 99/cu del 30.10.2007 Provvedimento n. 178/csr del 18.09.2008 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 169 ACMIA VERSUS MEIA ASSAY IN THERAPEUTICAL MONITORING OF SIROLIMUS 1 1 1 M. D'Alessandro , P. Mariani , B. Evangelista , D. 1 1 1 Severi , V. Sargentini , A. Bachetoni 1 U.O. Patologia Clinica, Dip. Chirurgia Generale e Trapianti d'organo "P.Stefanini", Univ. Sapienza di Roma. Background: Sirolimus (Rapamune, Wyeth-Ayerst, Princeton, USA), is a macrolide antibiotic inhibitor of mammalian target of rapamycin (mTOR-i) with antiproliferative and immunosuppressant properties. This drug has a narrow therapeutic index and individual farmacokinetic variability requiring blood monitoring. The HPLC-MS is the referring method for blood sirolimus assay although immunoassay systems are widely used in therapeutic drugs monitoring. In this study we compare the sirolimus determinations using the Microparticle Enzyme Immunoassay (MEIA) run on the IMx analyser (Abbott) with the recently introduced Affinity ColumnMediated Immunoassay (ACMIA), run on the Dimension Xpand (Siemens Corporation, Deerfield,USA). Aim of our study was to evaluate the performance of ACMIA method, that has the advantage of not requiring pre-treatment procedure, compared to the MEIA method. Methods: 50 samples from kidney or liver transplant recipients and 21 samples from International Proficiency Testing Scheme (patients pool and sirolimus added samples) were analyzed using Dimension Xpand with sirolimus Flex reagent for ACMIA method and IMx sirolimus for MEIA method. Results: Sirolimus concentration of patient samples measured by ACMIA method closely correlated with those measured by MEIA method (r = 0.88 ). The BandAltman plot showed that more than 95% of the values were within the confidence interval and the bias between methods was 2.193 showing a specific trend of higher results measured by the Flex assay (mean values MEIA: 6.06±3.2 – ACMIA: 8.2 ± 4.3 ng/ml). Comparison of Proficiency testing samples assayed with the two methods showed a similar trend ( r= 0.86 )and Band-Altman plot with a bias of 1.973. The concentration of the samples with sirolimus added were also correlated to the target concentration: MEIA assayed r= 0.89, ACMIA assayed r= 0.93. Conclusion: ACMIA method used for Sirolimus assay is a valid alternative to MEIA method. Not requiring sample’s pre-treatment makes ACMIA method faster and its accuracy is proven by the good performance in respect to its target values of proficiency testing samples. 170 SHORT AND LONG TERM STABILTY OF FREEZEDRIED URINE SAMPLES AS REFERENCE MATERIALS FOR DRUGS OF ABUSE TESTING IN PHARMACO-TOXICOLOGY 1 2 3 F. Brandimarti , S. Bompadre , S. Pichini , S. 4 1 Sartori , R. Giorgetti 1 Sez. Medicina Legale, Dip. Neuroscienze, Univ. Polit. Marche, Ancona 2 Dip. di Scienze Biomediche, Univ. Polit. Marche, Ancona 3 Ist. Sup. Sanità, Roma 4 Eureka lab division s.r.l, Chiaravalle (AN) Introduction: The need of ready-to use reference material for drugs of abuse testing has increased in forensic and clinical laboratories to rapidly set up the assay validation protocol and as quality control process. Lyophilized urine samples containing drugs of abuse and metabolites can be a useful material which can circumvent the lengthy administrative process to acquire expensive drugs of abuse standards. The crucial point of lyophilized urine samples use is to establish stability of different drugs and metabolites during production and storage. Aim: We evaluated short and long term stability of morphine, codeine, cocaine and benzoylecgonine in lyophilized urine samples provided by Eureka s.r.l. Methods: For preparation of the samples, blank urines previously subjected to filtration for clarification were fortified with standard solutions of the corresponding compounds and filtered under sterile conditions. Shortterm stability was evaluated at 25°C for up to 7 days. Longterm stability was evaluated at different time intervals for up to 6 months at -20 degree C. Concentrations were determined by liquid chromatography reverse phase separation with gradient mobile phase and triple quadrupole MS/MS detection (1). Results: Results obtained showed minimal differences (lower than 10%) between lyophilised and non-lyophilised aliquots stored at -20 degree C at all time periods. The ongoing investigation include the study of stability up to 24 months. (1)Development and validation of a liquid chromatography-mass spectrometry assay for the determination of opiates and cocaine in meconium. Pichini S, Pacifici R, Pellegrini M, Marchei E, PérezAlarcón E, Puig C, Vall O, García-Algar O. J Chromatogr B Analyt Technol Biomed Life Sci. 2003 Sep 5;794(2):281-92. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 473 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 171 VARESPLADIB INHIBITS EX-VIVO SECRETORY PHOSPHOLIPASE A2 IN BRONCHO-ALVEOLAR LAVEGE FLUIDS FROM DIFFERENT TYPES OF NEONATAL LUNGl INJURY 1 1 1 172 VCS PARAMETERS AS MARKERS OF SEPSIS. A CASE-CONTROL STUDY 1 2 D. Tripodi , A. Minucci , D. De Luca , J. Trias , B. 1 1 1 Giardina , C. Zuppi , E. Capoluongo 1 Lab. di Biologia Molecolare Clinica, Policlinico "A. Gemelli" Univ. Cattolica del Sacro Cuore di Roma 2 Anthera Pharmaceuticals inc., Hayward (CA) – USA Varespladib inhibits ex-vivo secretory phospholipase A2 in broncho-alveolar lavage fluids from different types of neonatal lung injury 1 1 1 Domenico Tripodi , Angelo Minucci , Daniele De Luca , 2 1 1 Joaquim Trias , Bruno Giardina , Cecilia Zuppi , and 1 Ettore Capoluongo . 1 Laboratory of Clinical Molecular Biology, Institute of Biochemistry and Clinical Biochemistry, Catholic University of Rome, Italy. 2 Anthera Pharmaceuticals inc., Hayward (CA) – USA. Background: Secretory phospholipase A2 (sPLA2) enzymes are crucial for surfactant catabolism and lung inflammation. They have been associated with lung stiffness, impaired surfactant activity and the degree of respiratory support both in acute respiratory distress syndrome and in some forms of neonatal lung injury. Varespladib potently inhibits this enzyme in animal models of lung injury. Materials and methods: Forty mechanically ventilated neonates affected by either hyaline membrane disease, infections or meconium aspiration have been subjected to bronchoalveolar lavage. This was subdivided in four aliquots and added with increasing varespladib concentration (10µM, 40µM, 100µM) or saline. sPLA2 enzyme activity, proteins and albumin were measured. Results. At concentrations 40 µM varespladib inhibits secretory phospholipase in hyaline membrane disease (p<0.0001), infections (p=0.003) and meconium aspiration (p=0.04). Discussion: A substantial body of literature suggests that both catabolic and pro-inflammatory action of sPLA2 enzymes might affect lung function, causing respiratory distress syndrome. The role of sPLA2 enzymes in lung inflammation and surfactant catabolism suggests that this family of enzymes could be the target for novel treatments in some distinct forms of neonatal acute lung injury. Reference: Secretory phospholipase A2 pathway during pediatric acute respiratory distress syndrome: A preliminary study. De Luca D, Minucci A, Cogo P, Capoluongo ED, Conti G, Domenico P, Carnielli VP, Piastra M. Pediatr Crit Care Med. 2010 Mar 25. 474 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 L. Napoli , R. Chiaramonte , G. Evangelico , A. 2 2 2 Cortegiani , A. Di Benedetto , S. Mangione 1 Analysis Lab. Dept. of Anaesthesiology Intensive Care and Emergency, P.Giaccone Hosp. Univ. of Palermo 2 Dept. of Anaesthesiology Intensive Care and Emergency, P.Giaccone Hosp. Univ. of Palermo A cheap and fast diagnostic parameter for detection of sepsis would have both economic and therapeutic benefits. Coulter LH series hematology analyzer uses the VCS technology (Volume, Conductivity and LaserScatter) to determine 24 positional parameters concerning all main leucocytes. It detects mean value and standard deviation of V, C and S. Many authors have analyzed the usefulness of VCS parameters in reactive neutrophils for detection of infections. An increase in Mean cell Volume and a decrease in Mean Scatter have been described in septic patients. The aim of this study is to verify the correlation between VCS parameters and sepsis. We enrolled 92 patients, at the admission in our ICU. We divided them in two groups according to ACCP/ SCCM diagnostic criteria: Controls (48) and Sepsis (44). For each patient we collected a blood sample in EDTA tube immediately after making the diagnosis. All samples were analyzed for detection of VCS parameters by Coulter LH 500 hematology analyzer. Arithmetic mean and standard deviation of Mean V,C,S were calculated; comparison between arithmetic means was performed by using the Student t test. A P value less than .05 was considered significant. ROC curves were also realized. A statistically significative difference was observed between MNV among the 2 groups,instead of none between MNC and MNS. The Area under the ROC curve was 0,816 for V; 0,546 for C; 0,604 for S. The correlation with sepsis was a linear positive one for V (strong) and C (weak) instead of a linear negative one for S. The best cut-off value was >163 for V (Sens: 84%; Spec: 68%); >137 for C (Sens: 72%; Spec: 41%); <134 for mean-S (Sens: 56%; Spec: 64%). Our study demonstrates the high diagnostic performance of Mean-V and the weak one of Mean-C and MeanS in septic patients. The clinical usefulness of Mean-V is strengthened by the quickness and cheapness of its analysis. It seems to be a remarkable laboratoristic help for critical patient’s clinical assessment. Bibliography Chavez F et al.: Quantitative determination of neuthrophil VCS parameters by the Coulter automated analyzer: new and reliable indicators for acute bacterial infection. Am J Clin Pathol 2005; 124:440-444 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 173 A STUDY OF LYMPHOCYTIC SUBPOPULATION IN A SARDINIAN POPULATION OF ELDERLY 1 2 174 SEROPREVALENCE FOR T.GONDII, CMV, EBV, HSV, VZV IgG IN A SARDINIAN POPULATION OF ELDERLY 2 A. Marchisio , M.L. Pettinato , M. Cilliano , A. 2 1 1 1 Muredda , G. Rocca , S. Pinna , A. Zinellu , P. 1 1 2 1 Occhineri , C. Carru , M.S. Mura , L. Deiana 1 Biochimica Clinica, Biologia Molecolare Clinica, Facoltà di Medicina, Univ. di Sassari 2 Istituto di Malattie Infettive, Facoltà di Medicina, Univ. di Sassari During senescence have been described some immunological alterations that cause the decay of the defense functions, contributing in this way to the biological phenomenon of aging. The analysis of these changes should keep in mind the extreme complexity of the immune system. The cells derived from thymus and the functions of natural killer cells undergo profound changes with age. Indeed there is a decrease in the turnover of cytotoxic T lymphocytes, but also in those with modulator function (T helper and T suppressor). It follows an alteration of the immunity cell-mediated and an alteration of the B lymphocyte functions. In the healthy elderly more than a decline we have a remodeling of the immune system, with some parameters and immune functions strongly affected, and other, extraordinarily well preserved or even activated (especially in centenarians). In our study we performed, by flow cytometry in six colors, the count of lymphocyte subpopulations of 26 subjects (19 females and 7 males), recruited in the AKeA Project, aged between 80 and 105 years, with median age of 101 years. The lymphocyte count was also performed on a control population of 103 healthy subjects (69 females and 34 males) aged between 20 and 45 years. The lymphocyte count was given to the CD3 +, CD3 + CD8 +, CD3 + CD4 +, CD16 + CD56 +, CD19 +, CD45 + and CD4/CD8 ratio. The values of lymphocyte subpopulations in the group of elderly were comparable to those in the control population. From this preliminary study we showed that the elderly population has lymphocytic subpopulations values comparable to those of the control population. This finding might indicate that in the long-lived subjects that we examined there is not an impairment of the immune system, which normally follows the senescence. We would extend the study to a larger sample. Furthermore, to assessing the actual activities of circulating lymphocytes would be appropriate and interesting study the cellular subgroups in the population of CD4 + and CD8 +. 2 1 2 M.L. Pettinato , A. Marchisio , M. Cilliano , G. 2 2 1 1 1 Coinu , G. Cattari , G. Rocca , E. Canu , S. Sotgia , A. 1 1 1 1 Bacciu , C. Carru , M.S. Mura , L. Deiana 1 Biochimica Clinica, Biologia Molecolare Clinica, Facoltà di Medicina, Univ. di Sassari 2 Istituto di Malattie Infettive, Facoltà di Medicina, Univ. di Sassari In the elderly, physiologically, there is a general depression of the immunity both cell-mediated than humoral. The cell-mediated immunity depression is manifested by a reduction in peripheral lymphocyte proliferation and an increase in immature T lymphocytes, while the humoral depression is manifested with a reduced affinity of the antibody for the antigen and an increased production of autoantibodies. The status of efficiency of the immune system of elderly is closely related to their health. In some cases (centenarians), however, age-related changes lead to a "reconfiguration" of the immune system. The data on the remodeling of immune function with age rather than unidirectional deterioration, prove the existence of complex interactions between nervous, endocrine and immune systems, human behavior and environmental influences that need further study. The maintenance of defenses depends on the capacity to resist, adapt or repair the damage caused by pathogenic noxae. In our study, we analyzed 150 individuals recruited in the AKeA Project, older than or equal to 100 years (93 females and 57 males) and 18 controls aged between 18 and 37 years (10 females and 8 males). We done the research for each individual by enzyme immunoassay of serum IgG antibodies, directed against: Toxoplasma gondii, cytomegalovirus, Epstein-Barr (VCA), Herpes Simplex, Herpes Zoster. In the group examined we showed a positive serology (IgG) to all infectious agents tested, significantly higher than the control group. The data obtained corroborate what we expected. Infact the patients have had more time and have lived in a historical period of exposure to infectious agents. All the person examined showed a humoral memory still protective, indicating a good efficiency of the immune system. This feature is considered a positive factor favoring longevity. For a possible confirmation of this hypothesis, we propose to extend the study to a larger sample. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 475 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 175 MISURARE L'APPROPRIATEZZA DELLA DIAGNOSTICA ALLERGOLOGICA IN VITRO, IN EMILIA ROMAGNA 176 ANTICORPI ANTI MITOCONDRIO: ANALISI DEL MARCATORE IN UNA COORTE ITALIANA 1 1 2 3 A.T. Scacchetti , V. Cova , L. Battistelli , C. 4 5 6 6 Chiodino , S. Ghisellini , M. Lodolini , M. Martelli , F. 7 8 Panichi , E. Savi 1 Dip. Patol. Clin., Lab. Tossic. e Diagnostica Avanzata, Nuovo Osp. Civile S. Agostino Estense, Modena 2 Lab. Aria Vasta Romagna, AUSL Ravenna 3 Lab. Ematochimica, AOU Parma 4 Lab. Analisi Osp. di Guastalla, AUSL Reggio Emilia 5 Lab. Analisi, AOU S.Anna Ferrara 6 Lab. Analisi Osp. Maggiore, AUSL Bologna 7 Lab. Analisi, AO Arcispedale S. Maria Nuova Reggio Emilia 8 U.O.S. Allergol. Osp. G. Da Saliceto AUSL Piacenza Obiettivo. I test erogati per la Diagn. Allergologica in vitro sono da considerare appropriati dopo aver preso correttamente in considerazione: i pazienti che possono beneficiarne; il setting laboratoristico più idoneo, comprese le caratteristiche dei professionisti coinvolti; il momento, all’interno della storia naturale della condizione da trattare, più favorevole al profilo beneficio-rischio. Su questi principi, il Lab.di Diagn. Allergologica in vitro,deve massimizzare la probabilità di ottenere gli effetti desiderati e ridurre gli sprechi, facendo in modo che i benefici attesi eccedano, con un sufficiente margine di probabilità, le conseguenze negative dell’intervento stesso. Metodologia. Nell'ambito dei prodotti erogati dal piano di Formazione Aziendale è stato possibile avviare un evento formativo "Progetto di Formazione sul campo" avendo come attività di addestramento la "Partecipazione a progetti di Miglioramento".La partecipazione è stata limitata ai professionisti operanti in sede regionale nella disciplina in oggetto. Il disegno di un n. di ore complessive (300 nell’arco di un anno), la realizzazione di un verbale (testimoniante gli incontri e la programmazione del lavoro) sono requisiti indispensabili, insieme alla motivazione della richiesta e agli obiettivi da raggiungere, perché tale evento sia presentato in Commissione Regionale per l’attribuzione dei crediti ECM. Questo strumento formativo ha reso possibile la formazione di un “gruppo di lavoro”accreditato ECM. Risultati e Conclusioni. 5 indicatori saranno analizzati per procedere all’individuazione e mantenimento di un percorso diagnostico clinico-laboratoristico standardizzato e validato: caratteristiche del paziente: cliniche, con riferimento alla condizione acuta o cronica della patologia presentata, socio-culturali; caratteristiche della prestazione: efficienza/efficacia, sicurezza, costo; tempo di erogazione della prestazione in relazione alla storia clinica del paziente: caratteristiche del livello assistenziale; caratteristiche del professionista che fornisce la prestazione. La realizzazione di un documento regionale condiviso e validato permetterà al laboratorio di diagnostica allergologica di sviluppare una elevata autonomia organizzativa con compiti prioritariamente assistenziali. 476 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 L. Nava , G. Giana , E. Minotti , T. Tamborini , N. 1 1 1 1 Forlani , C. Valli , C. Cali' , M. Frigerio 1 Lab. analisi Chimico-Cliniche e Microbiologia, Osp. Cantù , A.O. S.Anna di Como Scopo. La Cirrosi Biliare Primitiva (PBC) è una malattia cronica epatica su base autoimmune che trova negli anticorpi anti Mitocondrio (AMA) il marcatore sierologico principale sia diagnostico che predittivo. In questo lavoro si è analizzata l’incidenza degli AMA in rapporto al sesso e all’età per verificarne l' incidenza prima dell’età considerata il picco di incidenza della malattia (40-60 anni). Lo studio è stato effettuato su pazienti del Comasco nel periodo gennaio-dicembre 2009. Metodologia. Sono stati eseguiti 496 test per la ricerca degli AMA di cui 294 su femmine e 202 su maschi.. Il test è stato eseguito con la metodica di immunofluorescenza indiretta utilizzando il kit “Mosaic Basic Profile 3A” della ditta Euroimmun automatizzato sul preparatore di vetrini APS 16 Plus della ditta DAS. La diluizione di screening è stata di 1/40; sui campioni positivi è stata eseguita la titolazione anticorpale con diluizioni a raddoppio fino all’end-point. Risultati. Le percentuali di positività degli AMA riscontrate nelle femmine (7.5%) e nei maschi (0.99%) sono perfettamente sovrapponibili ai dati di letteratura riguardo alla prevalenza della PBC nel rapporto femmine/maschi (8-9/1). L’analisi dei risultati positivi in rapporto all’età e al sesso ha evidenziato la maggior prevalenza del marcatore dopo i 40 anni con una percentuale del 70,8% nelle femmine e del 8,3% nei maschi. Inoltre il 20,9% delle pazienti risultate positive presentava un’ età inferiore a 39 anni. Conclusioni. I risultati preliminari permettono di evidenziare un’alta percentuale di presenza del marcatore ad alto titolo in donne di età inferiore a 39 anni. La conferma di questo dato permette di selezionare persone ad alto rischio di PBC da sottoporre a follow up così da poter intervenire il più precocemente possibile con la terapia in grado di rallentare l’evoluzione della malattia stessa consentendo ai pazienti una migliore qualità di vita. Bibliografia.Tozzoli R., Bizzaro N., Villalta D., Tonutti E., Pinchera A. “Il laboratorio nelle malattie autoimmuni d’organo”. Bologna: Società Editrice Esculapio; 2009. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 177 INFLAMMATORY CYTOKINES PATTERN IN RECURRENT MISCARRIAGE 1 2 2 1 M. Emanuelli , S. Giannubilo , B. Landi , V. Pozzi , R. 2 1 1 1 Raffio , D. Sartini , M. Cecati , F. Ferretti , P. 2 2 2 Stortoni , A. Corradetti , A.L. Tranquilli 1 Dip. Biochimica, Biologia e Genetica, Univ. Politecnica Marche, Ancona 2 Dip. Scienze Cliniche Specialistiche e Odontostomatogiche, Univ. Politecnica Marche, Ancona Objective: To investigate inflammatory cytokines expression pattern in trophoblastic tissue from women with unexplained recurrent spontaneous miscarriage. Materials and methods: Trophoblastic tissue was obtained during surgical uterine evacuation in 11 women with recurrent miscarriage and in 20 healthy pregnant women undergoing elective termination of pregnancy as controls. The array was performed with GEArray Q Series Human Inflammatory Cytokines & Receptors Gene Array HS-015 membranes. The data were confirmed by quantitative real-time PCR (qPCR). The Mann-Whitney U test was performed for statistical analysis. Results: Macroarray analysis identified three genes differentially expressed. Quantitative real-time PCR in trophoblast tissue confirmed a significant down-regulation for Transforming Growth Factor beta 3 (TGF- b3) and for Interleukin 25 ( IL-25) (5-fold reduction and 2.5-fold reduction, respectively) and a significant up-regulation for CD-25, also known as Interleukin 2 receptor alpha (IL-2RA) (7-fold increase) in women with recurrent miscarriage compared to controls. Conclusion: The trophoblast cytokines expression pattern allows us to confirm at the maternal-fetal interface the assumption about the immunotrophic theory as revealed by a switch between Th1 and Th2 profile in recurrent miscarriage. Immunological and inflammatory regulations of the placental environment have certainly a key role in the success of pregnancy. 178 ITALIAN MULTICENTRE STUDY FOR APPLICATION OF A DIAGNOSTIC ALGORITHM IN AUTOANTIBODY TESTING FOR AUTOIMMUNE RHEUMATIC DISEASE : CONCLUSIVE RESULTS 1 2 3 C. Bonaguri , A. Melegari , A. Ballabio , P. 4 1 1 5 Terenziani , A. Russo , L. Battistelli , R. Aloe , P. 6 2 1 Dall'Aglio , T. Trenti , G. Lippi 1 U.O. Diagnostica Ematochimica, Dip. Patologia e Med. Laboratorio, A.O.U. Parma 2 Lab. Tossic. e Diagn.Avanzata, Dip. Pat. Clin., AUSL Modena 3 Lab. Analisi P.O. Castel San Giovanni, AUSL Piacenza 4 Lab. Microbiologia, ASMN Reggio-Emilia 5 S.S. Dip.Biochimica Elevata Automazione, Dip. Patologia e Med. Laboratorio, A.O.U. Parma 6 Clin.Immunol.Medica, A.O.U. Parma Aims. The presence of specific auto-antibodies in serum (i.e. ANA, anti-dsDNA, anti-ENA), is one of the major criteria for the diagnosis of Autoimmune Rheumatic Disease. As such, the request of these tests has grown exponentially in the laboratory practice. The aim of this study is to implement a common guideline for reducing clinically inappropriate test requests of autoantibody testing in a broad geographic area (Parma, Modena, Piacenza, Reggio-Emilia) with reference to the diagnosis of Autoimmune Rheumatic Disease. Methods. This study, supported by a Regional grant for innovative research projects and started in January 2008, is an observational research aimed to compare the number of tests (ANA, anti-dsDNA, anti-ENA) and the percentage of positive test results before and after implementation of the diagnostic algorithm for hospitalised patients. Results. 1) A multidisciplinary team comprising clinical immunology and laboratory scientists was instituted, with the aim to collect and analyse diagnostic criteria, clinical needs, laboratory report formats, analytical procedures and number of tests performed. 2) A common guideline for autoantibody testing, which poses ANA test at the first level, has been developed and implemented since January 2009. 3) The results for the period January -June 2009 (12.738 tests) were compared to those of the same period in 2008 (13.067 tests). A significant reduction in the number of anti-dsDNA (26%) and anti-ENA (15%) was observed. The percentage of second-level tests positivity after implementation of the diagnostic protocol has also remarkably increased both for ENA (13% vs 17%) and dsDNA (9% vs 11%). Discussion. In our study the development and implementation of diagnostic algorithms for hospitalised patients not only allowed a reduction in the number of second-level tests, but also increased their diagnostic specificity. We hope that a close collaboration between Clinicians, Laboratory Specialists and Health Care Services could allow to apply diagnostic algorithms not only for hospitalised patients, but also for outpatients (about 65% of overall patients). biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 477 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 179 GLI ALLERGENI RICOMBINANTI NELL’EPIDEMIOLOGIA DELLE ALLERGIE NELL’AREA MILANESE 1 1 180 DOSAGGIO DELLA VITAMINA D IN CHEMILUMINESCENZA (Liaison®) E PATOLOGIE CONNESSE. ESPERIENZE E CONSIDERAZIONI NELLA POPOLAZIONE BRINDISINA 1 M. Ramondetta , R. Maiavacca , M.C. Garlaschi , M.T. 1 2 2 1 Zanferrari , M. Previdi , G. Stucchi , E. Torresani 1 Lab. Centrale di Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Osp. Maggiore Policlinico, Milano 2 U.O.S. Allergologia Ambientale e Occupazionale, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Osp. Maggiore Policlinico, Milano I ricombinanti sono considerati di grande utilità nella diagnosi, eziologia e cura delle allergie e permettono lo studio di fenomeni complessi come le reazioni crociate tra fonti allergeniche in apparenza distanti. I pazienti (pz) allergici agli alimenti si dividono in due categorie: tipo 1, sensibilizzati primariamente ad alimenti vegetali, (responsabili LTP); tipo2, con sensibilizzazione all’alimento secondaria alla cross-reattività con un sensibilizzante primario (responsabili proteine strutturali e difensive della pianta come profiline e PRP, presenti sia in pollini che in frutti di alberi anche lontani tra loro sotto l’aspetto botanico). Scopo del lavoro è stato caratterizzare i profili di sensibilizzazione (tipo 1 e 2) di soggetti dell’area milanese, sintomatici dopo assunzione di alimenti vegetali. Sono state dosate, mediante metodica ImmunoCAP (Phadia), IgE sieriche dirette verso allergeni inalanti, alimentari e ricombinanti Bet v1, Bet v2, Cor a8, Pru p3. Degli 82 pz selezionati (M/F: 28/54, età media 32,5 anni) 15 pz presentano positività di tipo 1 (11 per LTP, 2 per noci, 1 per arachidi, 1 per semi), 67 di tipo 2 (46 per PR10, 18 per profilina, 3 per latex). L’analisi dei 2 campioni (pollinosici e allergici ad alimenti vegetali) conferma un rischio elevato, statisticamente significativo, di riscontrare allergia alimentare nei pz primariamente sensibilizzati ai pollini, in particolare betulacee. Infatti, il 30,7% di tutti i pollinosici (e il 44% dei sensibilizzati alle betulacee) riferiscono sintomi di allergia alimentare; mentre il 79% dei pz con allergia alimentare risultano sensibilizzati ai pollini (il 94% nel caso dei sensibilizzati agli alberi). La sensibilizzazione agli alberi non consente di attribuire a PR10 tutti i casi di OAS per rosacee e frutta con guscio, al contrario il ricorso al dosaggio dei ricombinanti costituisce, a fianco dei dati clinico-anamnestici un utile strumento per la diagnosi differenziale. La prevalenza di sensibilizzazioni di tipo 2, notoriamente più rappresentata nel nord Europa, risulta anche nell’area della città di Milano, ricca di alberi della famiglia delle betulacee. Bibliografia Zuidmeer L et al. The prevalence of plant foodallergies: a systematic review. J Allegy Clin Immunol 2008;121:1210-8. 478 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 1 M. Scoditti , A. Sanasi , P. Robert , T. Voi , R. 1 1 1 1 1 Incalza , B. Carlo , D. Nigro , A. Vitale , D. D'astore , L. 1 1 Poci , F. Pedali 1 Lab. di Patologia Clinica Distrettuale e Tossicologia La vitamina D è presente in natura in 2 forme: ergocalciferolo o vitamina D2 presente in pochi alimenti e calciferolo o vitamina D3 che viene sintetizzata nella pelle dalla luce solare. Un’adeguata esposizione al sole garantirebbe l’80% del fabbisogno di vitamina D. Il restante 20% potrebbe essere assicurato dall’alimentazione. Considerati i limiti alla sintesi endogena della vitamina D3 (ridotta esposizione al sole, uso di creme solari, ecc.) e la scarsa reperibilità nell’alimentazione possiamo comprendere la ragione della diffusione della condizione di ipovitaminosi D in Italia. Per questo motivo, lo status della vitamina D è correlata ad un elevato rischio di patologie extrascheletriche, quali ipertensione, malattie cardiovascolari, cancro, sclerosi multipla, artrite reumatoide ed altre malattie autoimmuni. Nel Laboratorio di Patologia Clinica Distrettuale e di Tossicologia “A. Di Summa” di Brindisi la vitamina D viene dosata con lo strumento Liaison Diasorin secondo il metodo della chemiluminescenza diretta a 2 fasi. Lo scopo del nostro studio è stato quello di stabilire i nuovi range di riferimento di vitamina D per la popolazione brindisina. Nel nostro laboratorio nel 2009 sono stati effettuati 300 dosaggi di vitamina D. Prima di effettuare questo studio, i valori di riferimento da noi utilizzati erano 9,0-55,0 ng/ml, valori non conformi con quanto riportato in letteratura. Infatti, dei 300 dosaggi, 32 risultavano fuori range, in particolare 22 per ipovitaminosi e 10 per ipervitaminosi. I valori superiori a 49 non sono stati presi in considerazione perché 15 campioni cadono nel range 50- 100 ng/ml e solo 2 sono maggiori di 100 ng/ml. Dalla valutazione statistica è emerso che la frequenza più alta per valori di vitamina D è intorno a 23 ng/ml che è stato fissato come limite minimo. Il limite massimo, invece, in accordo con i dati in letteratura, è stato fissato a 100 ng/ml. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 181 IMPROVEMENT OF ANTI-TRANSGLUTAMINASE ANTIBODIES (tTG) DIAGNOSTIC ACCURACY BY AGE-RELATED CUT-OFFS IN A SELECTED PEDIATRIC POPULATION 182 LIVELLI SIERICI DELLA PROTEINA S-100 IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A STENTING O ENDOARTERIECTOMIA CAROTIDEA 1 1 2 1 3 D. Bozzato , F. Brotto , D. Basso , C. Mescoli , F. 1 1 1 1 Navaglia , P. Fogar , E. Fadi , E. Greco , C. 1 1 2 1 Zambon , E. Rossi , G. Guariso , M. Plebani 1 Dept. of Laboratory Medicine Univ. of Padova 2 Dept. of Pediatrics Univ. of Padova 3 Dept. of Medical Diagnostic Sciences and Special Therapies Univ. of Padova Background: For both adult and children a unique cut-off is currently used for tTG. Aim. To ascertain in children whether tTG diagnostic performance could be enhanced by the identification of age-related cut-offs. Methods 423 children (291 females) with a clinical suspicion of celiac disease (CD) were consecutively subjected to EGD. CD was diagnosed (n=305) or ruled out (n=118) on the basis of small bowel histological findings. Fasting sera for tTG (Quanta Lite, INOVA Diagnostics) and total IgA (Dade Behring GmbH) were obtained before EGD. Total IgA deficiency was defined for values < 0.06 g/L. Diagnostic accuracy, negative (NPV), positive (PPV) predictive value, were calculated. Results: The 305 histologically proven CD patients had also positive tTG results (>20 U as recommended by the manufacturer). 12/118 children with negative histological findings had positive tTG results: within a 2-year followup, 8 were CD diagnosed, while 4 remained negative. Considering children overall, ROC curve analysis by using the best DPR [sensitivity-(1-specificity)] allowed to identify 35 U as the best cut-off (sensitivity 96.7%, specificity 94.1%, PPV 97.7%, NPV 91.7%). Children were then subdivided into 5 statistically comparable groups: group 1 (n=84; £ 3 yrs); group 2 (n=84; >3 and £ 5 yrs); group 3 (n=84; >5 and < 8 yrs); group 4 (n=79; ³ 8 and < 12 yrs); group 5 (n=92; ³ 12 and £ 17 yrs). In each group tTG levels were compared between CD and controls excluding those children with total IgA deficiency. The best cut-offs were: 69.5 U in group 1 (sensitivity 97.3%, specificity 100%, PPV 100%, NPV 84.6%); 14.75 U in group 2 (100%, 88.9%, 98.7%, 100%); 21.16 U in group 3 ( 100%, 100%, 100%, 100%); 15.75 U in group 4 (100%, 96.9%, 97.9%, 100%); 54.15 U in group 5 (95.7%, 100%, 100%, 95.7%). Discussion Age related cut-off might significantly improve tTG diagnostic accuracy in children. Higher cut-offs are required for children less than 3 or more than 12 years. Given the high sensitivity and specificity obtainable in the pediatric age by age related cut-offs, this test among symptomatic children might probably replace biopsy, which should probably be deserved only to cases without response to gluten-free diet. 1 1 1 R. Ledonne , F. Greco , R. Tenuta , M. Mauro , N. 1 2 2 1 Elia , E. Scarcello , F. Morrone , C. Giraldi 1 UOC Microbiologia e Virologia Clinica e Molecolare P.O. Annunziata Cosenza 2 UOC Chirurgia Vascolare P.O. Annunziata Cosenza Introduzione: S-100 è una proteina acida chelante il calcio a basso peso molecolare (21 KDa), presente nel tessuto nervoso di tutti i mammiferi . La determinazione della proteina S100 nel siero è utile nella prognosi e nel decorso clinico dei pazienti affetti da melanoma maligno ed è inoltre indicata nella valutazione del danno cerebrale secondario a: trauma, asfissia perinatale, arresto cardiaco, chirurgia cardiaca e stroke. Scopo del nostro studio è stato quello di determinare l’utilità clinica e prognostica di S100 nel siero di pazienti sottoposti a stenting (CAS) o endoarteriectomia (CEA) per stenosi carotidea. Metodi: dal 1° Dicembre 2009 al 1° Febbraio 2010, 25 pazienti, età media di 75 anni, sei di sesso femminile, sono stati trattati per stenosi carotidea emodinamica (22 mediante CAS e 3 mediante CEA, 1 per eversione e 1 con posizionamento di patch) nell’UO di Chirurgia Vascolare dell’Azienda Ospedaliera (AO) di Cosenza. N.12 pazienti erano sintomatici e due, entrambi sottoposti a CAS, hanno presentato minor stroke. In tutti è stato eseguito, presso l’UOC di Microbiologia e Virologia Clinica e Molecolare di Cosenza, il dosaggio sierologico della proteina S-100 con la strumentazione LIAISON® (DiaSorin Saluggia-VC) presente nel laboratorio, insieme alla valutazione neuroradiologica mediante TAC encefalo o RMN diffusione, prima e dopo l’intervento chirurgico. Risultati: l’analisi dei dati evidenzia una prevalenza di complicanze neurologiche, pari al 24%. La specificità del test, superiore all’84%, indica come S100 sia un marcatore biochimico sufficientemente efficace di danno cerebrale. Nella nostra indagine, infatti, la percentuale dei falsi positivi è risultata inferiore al 16%, con una probabilità superiore al 66% (VPP) nell’identificazione dei pazienti con danno neurologico, e un VPN pari al 100% in quelli esenti da complicanze neurologiche. Conclusioni: il monitoraggio della proteina S100 è risultato di grande utilità clinica nella prognosi dei pazienti con sequele neurologiche clinicamente non rilevabili. Sulla base di queste osservazioni, è auspicabile l’avvio un protocollo diagnostico che preveda, per questi pazienti, insieme all’esecuzione sistematica postprocedurale di indagini radiologiche dell’encefalo, la valutazione dei livelli plasmatici di S100. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 479 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 183 REFERENCE CHANGE VALUE (RCV) OF 25 HYDROXYVITAMIN D TO ESTIMATE THE CRITICAL DIFFERENCES FOR SIGNIFICANT CHANGES IN SERIAL RESULTS 184 DISTRIBUZIONE DEI VALORI DELL’ISOENZIMA OSSEO DELLA FOSFATASI ALCALINA IN UNA POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 1 1 1 1 1 V. Brescia , M. Tampoia , A. Mileti , G. Urso , F. Di 1 Serio 1 Patologia Clinica I, Osp. Policlinico, Bari Background. Recently, vitamin D analogs have been introduced for the treatment in many diseases. When a molecular marker is used to detect changes in patient’s health status or response to treatment, the best way to detect analytical changes consists in the comparison between serial results, rather than a comparison with population-based reference ranges. Data on biological variation assess the utility to estimate the critical differences for significant changes detection. Since there is no evidence in literature on the use of the biological variability data for 25-hydroxyvitamin D (25OH-D) (1). Objective. To determine the biological variations of 25hydroxyvitamin D. Methods. We took blood specimens from 11 apparently healthy laboratory workers (6 women, 5 men, age range 33–50 years, mean 42.5),once a week for 12 weeks. All samples were analyzed in a single run in duplicate. 25OH-D concentrations were determined by chemiluminescent analyzer Liaison (DiaSorin). On the same samples we have been determined i-PTH, Ca and P. The intra-individual (CVI) and interindividual (CVG) biological variation were calculated by nested ANOVA and subtraction analytical variation calculated according to NCCLS EP15-A2. The reference change value (RCV) and the index of individuality (II) were derived using the following formulae: RCV =2.77(CVI ); II= CVI / CVG . Results. The media were respectively 24.32 ng/mL (range 15.6 to 35.2) for 25OH-D, 25.98 pg/mL (14.8 to 36.3) for i-PTH, 9.31 (8.6 to 11.8) mg/dL for Ca and 3.75 mg/ dL (range 2.8 to 4.8) for P. The intra-individual variability (CVI) produced by 25OH-D, i-PTH, Ca and P were respectively 4.71%, 14.88%, 3.12%, 10.14%. The interindividual (CVG), was of 64.39% for 25OH-D, 22.42% for iPTH, 5.09% for Ca and 26.21% for P. The RCV calculated for 25OH-D, i-PTH, Ca and P were respectively 18.02%, 42.61%, 9.41% and 29%. Conclusions. The individuality index of 25OH-D was close to 0.6 showing that the RCV is adequate for interpretation of serial results from a patient. Our study on biological variation demonstrate that the applicable differences required for two results to detect a response to 25OH-D replacement therapy is great of 18,2% (RCV). 1. Westgard: http://www.westgard.com/biodatabe1.htm 480 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 A. Fortunato , C. Marchetti , G. Soffiati 1 Lab. di Chimica clinica ed Ematologia, Osp. "San Bortolo" - Vicenza Scopo del lavoro: L’isoenzima osseo della fosfatasi alcalina (bALP) è associato alla mineralizzazione dell’osso ed è un ottimo marcatore dei processi di neoformazione nello studio delle malattie osteometaboliche. In questo lavoro è stata verificata la distribuzione delle concentrazioni di bALP in una popolazione di soggetti presunti sani, inoltre è stata verificata la correlazione tra due metodi commerciali. Materiali e metodi: due sistemi automatizzati (DXi 800BeckmanCoulter e Liaison-DiaSorin) sono stati utilizzati per misurare la bALP in 182 soggetti, selezionati per assenza di patologie acute o croniche e non assunzione di terapie farmacologiche: 90 uomini con età compresa tra 18 e 40 anni (media 29,2 - IC 95%: 27,8-30,6) e 92 donne, non in menopausa, con età tra 20 e 40 anni (media 31,2 - IC 95%: 29,9-32,5) e in 77 pazienti afferenti al laboratorio con richiesta di determinazione di bALP per motivi diagnostici con età media di 65 anni (IC 95%: 62-68). Risultati: nella popolazione di riferimento (n. 182 soggetti) le concentrazioni di bALP negli uomini erano comprese tra 3,9 e 29,4 µg/L (media 13,4 -IC 95%: 12,4-14,5) e tra 2,1 e 38,1 µg/L (media 15,5 - IC 95%: 14,2-16,8); nelle donne tra 5,0 e 37,4 µg/L (media 10,7 - IC 95%: 9,7-11,8) e tra 4,5 e 39,6 µg/L (media 11,7 - IC 95%: 10,5-14,9) rispettivamente con DXi800 e con Liaison. L’estrapolazione degli intervalli di riferimento al 95°le, da questi dati, indica per gli uomini valori massimi di 25,0 e 28,0 µg/L e per le donne di 20,6 e 26,7 µg/L rispettivamente con DXi800 e con Liaison. Il confronto dei due metodi sui risultati dei complessivi 259 campioni (soggetti di riferimento e con patologia) ha dimostrato una retta di regressione, secondo Passing e Bablok, con equazione y(Liaison)=1,4x(DXi800) - 2,4 e coefficiente di correlazione di 0,722 (IC 95%: pendenza da 1,3 a 1,5, intercetta da -3,3 a -1,4, correlazione da 0,676 a 0,764). Discussione e conclusioni: nella nostra esperienza si conferma una differenza di intervalli di riferimento tra i due metodi, sia per gli uomini che per le donne, come riportato negli inserti di prodotto. Nello studio di correlazione, in particolare con il diagramma di Bland e Altmann, si evidenzia che la sovrastima di un metodo rispetto all’altro è maggiore all’aumentare delle concentrazioni misurate. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 185 ANDAMENTO DEI MARKERS INFIAMMATORI DOPO INTERVENTO DI BYPASS AORTOCORONARICO 1 2 1 186 CEREBRAL AND EXTRA-CEREBRAL CHOLESTEROL BIOSYNTHESIS IS IMPAIRED IN HD PATIENTS 1 M. Brugia , M. Pierri , V. Scocco , M. Tocchini 1 Lab. Biochimica Clinica e Microbiologia. A.O. Riuniti Ancona 2 Cardiochirurgia A.O. Riuniti Ancona Introduzione Scopo dello studio è valutare l’andamento dei principali markers infiammatori dei pazienti sottoposti ad intervento di rivascolarizzazione miocardica mediante circolazione extracorporea. Sono stati inclusi solo i pazienti programmati per essere sottoposti ad intervento elettivo di bypass aortocoronarico. Materiali e metodi Nel periodo 01/10/2007 al 30/06/2010 sono stati studiati prospetticamente 232 pazienti (193 maschi e 39 femmine) età media 71 anni. Sono stati determinate proteina C reattiva (nefelometria ad alta sensibilità Behring), interleuchina-6 e interleuchina-10 (Medical Systems ) prima dell’intervento, dopo 12 e 24 ore e i globuli bianchi prima dell’intervento chirurgico, in prima, seconda e quarta giornata. Risultati I marker dell’infiammazione si modificano significativamente nel periodo post-operatorio ed in modo differenziato. La concentrazione dell’interleuchina-6 aumenta dopo poche ore dall’intervento, raggiunge il picco a 12 ore per poi ridursi e tornare nella norma successivamente. La proteina C inizia ad aumentare dopo 12 ore dall’intervento e raggiunge il picco dopo 24 ore e si mantiene elevata fino alla dimissione. L’aumento dei globuli bianchi si registra in prima giornata. Il 3% dei pazienti ha avuto complicanze di tipo respiratorio. Conclusioni Il bypass cardiopolmonare determina un’attivazione significativa dei processi infiammatori che possono essere monitorati con i dosaggi seriali di interleuchina 6, 10 e PCR. 1 1 1 1 V. Leoni , C. Mariotti , L. Nanetti , C. Tomassello , E. 2 3 3 Salvatore , F. Soletti , A.R. Bentivoglio , M. Bandettini 4 5 6 1 del Poggio , S. Piacentini , F. Squiteri , S. Di Donato 1 Unit of genetic of neurodegenerative and metabolic diseases, IRCCS National Institute of Neurology ´C. Besta´ 2 Dept of Neurological Science, University of Napoli, Italy 3 Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto di Neurologia, Roma, Italy 4 Dept. of Neuroscience Ophtalmology and Genetics, University of Genova 5 Department of Neurology, University of Florence, Florence, Italy. 6 Neuropharmacology Unit, IRCCS Neuromed, Pozzilli, Italy. Background. Cholesterol in CNS is fundamental for membrane trafficking, signal transduction and synaptogenesis. Almost all the brain cholesterol is locally synthetised. Homeosthasis is maintained through a neuronal-specific cholesterol 24-hydroxylase which converts cholesterol into 24-hydroxycholesterol (24OHC). The levels of 24OHC in plasma thus reflect the number of active neurons and the volume of grey matter. We previously found that plasma levels of 24OHC were progressively reduced in early Huntington’s disease (HD) (1), and that cholesterol biosynthesis was significantly impaired in the brain of multiple mouse HD models and in fibroblasts from HD patients. Methods We analyzed by isotope dilution mass spectrometry the plasma levels of cholesterol precursor lathosterol and lanosterol (marker of cholesterol biosynthesis), 24OHC and bile acid precursor 27hydroxycholesterol, in 130 HD gene-positive subjects (from pre-symptomatic to advanced stage of disease). Results We found that the plasma levels of lathosterol and lanosterol, together with 24OHC and 27OHC were reduced in all HD patients compared to healthy controls (P<0.001). Conclusion Whole-body cholesterol synthesis and brainderived 24OHC were significantly decrease following the disease burden. We suggest that the early reported significant decrease of plasma 24OHC levels in early HD (1) is associated with two concurrent mechanisms, i.e. the progressive loss in grey matter linked to the neurodegenerative process and the impairment in brain cholesterol biosynthesis, in agreement with our previous findings across multiple rodent models of Huntington’s disease . 1. Leoni et al. Brain 2008;131:2851-9. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 481 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 187 FAMILIAL HYPERCHOLESTEROLEMIA: A FLOW CHART FOR THE MOLECULAR DIAGNOSIS 1 1 3 M.N. D'Agostino , M. Romano , M.D. Di Taranto , G. 4 4 4 2 Marotta , M. Gentile , P. Rubba , G. Fortunato 1 Ceinge s.c.a.r.l. Biotecnologie Avanzate, Napoli 2 Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli 3 Fondazione IRCCS SDN, Napoli 4 Dip. di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli Introduction – Monogenic dyslipidemias are mainly responsible for the elevation of LDL-cholesterol such as Familial Hypercholesterolemia (FH). The LDL receptor (LDLR) gene is the locus mainly involved in FH while the Apoliprotein B (ApoB) and Proprotein Convertase, Subtilisin/Kexin-type 9 (PCSK9) genes are involved in a lower percentage of cases. Recently the international diagnostic criteria for FH (Minhas R. et al. Heart 2009;95:584-591) include the differentiation between “definite FH” and “possible FH” in relation to clinical features and family history. A definite FH is diagnosed if major alterations of cholesterol levels are present in the suspected patients in addition to the presence of tendon xanthomas in a first- or second-degree relative. Mild clinical features in patient’s relatives lead to the classification as possible FH. The identification of a causative mutation in above-mentioned genes constitute an unique criterion for the diagnose of definite FH. Materials and Methods – 89 unrelated patients from Southern Italy with clinically diagnosed FH were enrolled. The promoter and the 18 exons of the LDLR gene were amplified by PCR and directly sequenced. To confirm splicing mutations, we performed RT-PCR analysis on the mRNA. For detection of large rearrangements, copy number quantification of the 18 exons of the LDLR gene was performed by the SALSA MLPA P062C1 kit (MRCHolland). Long-PCR have been carried out in order to confirm large rearrangements. Results and conclusions – We screened 89 unrelated FH patients for mutations in the LDLR gene. Direct sequencing of the promoter and encoding regions of the LDLR gene revealed mutations in 60/89 patients (mutation rate 67.4%). In the 29 patients without detectable mutations at sequence analysis, we carried out an MLPA analysis to search for large rearrangements and found gross deletions in 5/29 subjects. Using these two methods, we identified mutations in 65/89 subjects (mutation rate 73.0%). Our results indicate that large rearrangements of LDLR gene are responsible of FH in more than 5% of patients suggesting that genetic screening for FH disease should include the detection of large rearrangements. Acknowledgements – CEINGE Convenzione Regione Campania, DGRC 1901/2009 482 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 188 AUMENTATI LIVELLI DELLA SOMOCISTEINILAZIONE DELLE LDL NELLA MALATTIA RENALE CRONICA 1 2 3 1 C. Carru , A. Zinellu , G. Loriga , B. Scanu , E. 1 1 3 1 Pisanu , M. Sanna , A.E. Satta , L. Deiana 1 Dip. Scienze Biomediche, Univ. di Sassari 2 Porto Conte Ricerche Srl, Tramariglio, Alghero 3 Dip. Medicina Interna, Univ. di Sassari Recenti studi hanno dimostrato che l’omocisteinilazione delle LDL aumenta l’ aterogenicità delle lipoproteine suggerendone, in particolare, un ruolo nelle patologie croniche renali, nelle quali l’elevata concentrazione di lipidi fortemente contribuisce ad un eccesso di morbilità e di mortalità. Nel nostro studio sperimentale, mediante l’utilizzo della elettroforesi capillare, abbiamo effettuato le misura dei tioli legati alle LDL [omocisteina (Hcy), cisteina (Cys), cisteinilglicina (Cys-Gly); glutatione (GSH) e della glutamilcisteina (Glu-Cys)] in 30 pazienti affetti da malattia renale cronica e in 60 soggetti di controllo. Sono anche state effettuate le determinazione dei tioli plasmatici totali e il profilo lipidico. Sono stati riscontrati aumentati livelli di Hcy, Cys, GSH e Glu-Cys plasmatici totali nei pazienti rispetto ai controlli; sono risultati significativamente aumentati anche i valori di Hcy e Cys legati alle LDL nei soggetti nefropatici mentre erano bassi i livelli di apoBGSH, apoB-Glu-Cys e apoB-Cys-Gly. Utilizzando un test di regressione lineare multipla, abbiamo rilevato che, nei soggetti sani, la Hcy totale plasmatica era il determinante più importante della Hcy legata alla LDL e che la CysGly era associata negativamente con la concentrazione di apoB-Hcy. Nella malattia cronica renale il più importante determinante della S-omocisteinilazione è risultata la creatinina mentre la Hcy plasmatica totale era debolmente associata con apoB-Hcy; inoltre in questi pazienti la Cys-Gly era inversamente correlata con la Somocisteinilazione, suggerendo un ruolo protettivo di queste molecole verso la S-omocistenilazione delle LDL. L’aumento dei livelli di S-omocisteinilazione delle LDL osservato nei pazienti con malattia renale cronica, in considerazione anche di nostre precedenti osservazioni sperimentali sulla tossicità della modificazione delle lipoproteine, potrebbe spiegare, almeno in parte, l’aumentato rischio di malattia cardiovascolare nei pazienti partecipanti allo studio. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 189 DETERMINAZIONE DELLA MALONDIALDEIDE PLASMATICA MEDIANTE ELETTROFORESI CAPILLARE CON DETECTOR UV 1 2 3 1 E. Pisanu , A. Zinellu , S. Manca , L. Murgia , A. 1 1 1 1 1 Mannu , M. Sanna , B. Scanu , L. Deiana , C. Carru 1 Dip. di Scienze Biomediche, Univ. di Sassari 2 Porto Conte Ricerche Srl, Tramariglio, Alghero 3 Lab. di Base, Azienda ASL 1, Sassari Un passo importante nella degradazione delle membrane cellulari è la reazione di specie reattive dell'ossigeno con i doppi legami di acidi grassi polinsaturi per generare idroperossidi lipidici. Si possono dunque generare una grande varietà di aldeidi, relativamente stabili e allo stesso tempo biologicamente attive, e pertanto considerati come ''citotossici e secondi messaggeri''. Il danno determinato dai radicali liberi dell’ossigeno sulla per ossidazione lipidica gioca un ruolo chiave nell’eziologia di alcuni disturbi come diabete, aterosclerosi, cancro e morbo di Parkinson. Purtroppo la misurazione diretta della produzione dei radicali liberi risulta assai complessa, per questo la misurazione della perossidazione lipidica è diventata una tecnica comunemente utilizzata per valutare lo stress ossidativo. La determinazione della malondialdeide (MDA) è il metodo più utilizzato per il monitoraggio della perossidazione lipica. È stata messa a punto una semplice metodica con campo d’iniezione amplificato del campione (field amplified sample injection, FASI) in elettroforesi capillare con detection UV per la separazione e misurazione della malondialdeide libera nel plasma. La rilevazione avviene in meno di 8 minuti, utilizzando come buffer di corsa un tampone Tris-Fosfato 200 mmol/L a pH 5,0. i campioni di plasma vengono trattati con acetonitrile che consente la precipitazione delle proteine e il surnatante viene direttamente iniettato senza particolari procedure di purificazione o derivatizzazione. Utilizzando l’iniezione elettrocinetica il limite di detection di un campione reale è di 3 mmol/L; dunque è stato migliorato di circa 100 volte il limite di detection (LOD) rispetto ai saggi in elettroforesi capillare già presenti in letteratura. I test di precisione indicano una buona ripetibilità del nostro metodo, sia per quanto concerne i tempi di migrazione (CV=1,11%), sia per quanto riguarda le aree sottese ai picchi (CV=2,05%). Inoltre è stata ottenuta anche una buona riproducibilità intra- ed inter-saggio (CV=2,55% e CV=5,14% rispettivamente). L’adeguatezza del metodo è stata testata misurando i livelli di MDA in 44 soggetti sani. 190 TROPONIN DETERMINATION IN ELDERLY PATIENT WITHOUT CHEST PAIN IN EMERGENCY DEPARTMENT 1 1 1 2 N. Bettinardi , I. Felicetta , B. Luppi , F. Porro , E. 1 Torresani 1 U.O. Central Laboratory, Fondazione IRCCS Ca' Granda, Ospedale Maggiore Policlinico. Milan, Italy 2 U.O. Emergency Medicine, Fondazione IRCCS Ca' Granda, Ospedale Maggiore Policlinico. Milan, Italy Background. Troponin (Tn) is recognized as the best biomarker for detecting miocardial damage. Chest pain is the most common presenting symptom for patients with unstable coronary syndromes or myocardial infarction (MI); it is also known that elderly patient should have Tn elevation not due to acute coronary syndrome (ACS) but to causes well-recognized. Aim. Verify if TnT request is inappropriate in elderly patient presenting in emergency department (ED) without chest pain. Method. Over a 1-month period we consulted electronic clinical records from the ED presentation to discharged of all patients aged ≥65 years (min 65 years, max 101 years, mean age: 82,8 years; M/F: 47/53) with TnT request and without chest pain (n=100); we recorded the discharge diagnoses and we matched them with TnT concentrations (negative: <0,03 ng/mL, positive: ≥0,03 ng/mL). In patients with positive TnT and a final diagnoses (no ACS) that did not match with TnT result, we noted evidences of known causes of raised TnT. Results. 17 patients had TnT negative: 16 of them had also normal ECG, and the only patient with abnormal ECG dead of cerebral hemorrhage. 21 patients had positive TnT and final diagnoses (ACS) matched with that. 62 patients had TnT positive and discharge diagnoses did not match with TnT result (TnT elevation in absence of ischemic heart disease); about the remaining 7 patients, the discharge diagnoses were: acute pulmonary edema (n=2), syncope (n=2), atrial flutter (n=1) and electrolyte disturbances (n=1); one patient died without any diagnosis. Conclusion. In elderly patients without chest pain we found 21% with positive TnT and ACS as discharge diagnosis; all these patients had ECG characteristic of IMA. Specialized literature recommended that in patients with diagnostic ECG abnormalities, diagnosis and treatment should not be delayed while awaiting TnT result (level of evidence: C). We concluded that TnT request is not necessary to diagnose AMI in elderly patients without chest pain; on the contrary, in this population, because of possible TnT elevation in absence of ischemic heart disease (55%), TnT determination could be a confounding in diagnostic process. References. NACB Practice Guidelines: Clinical for Biomarkers in ACS. Circulation 2007; 115:356-375 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 483 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 191 LA TROPONINA NELLA VALUTAZIONE DELLA CARDIOTOSSICITA' DA CHEMIOTERAPICI 1 1 1 2 B. Morrocchi , D. Veggi , F. Balboni , F. Innocenti , A. 3 2 Fanelli , G. Bellesi 1 Lab. Analisi Chimico-Cliniche, IFCA, Firenze 2 DH Ematologia, IFCA, Firenze 3 Dip. Diagnostica di Laboratorio, Lab. Generale, Az.Osp.Univ. Careggi, Firenze Negli ultimi anni le strategie per la cura oncologica hanno compiuto notevoli passi, nonostante ciò i farmaci antitumorali, proprio per il loro meccanismo di azione, restano fra le sostanze più tossiche per l’apparato cardiovascolare. La cardiotossicità secondaria alla terapia antitumorale rappresenta un importante fattore che condiziona la terapia e il decorso della malattia. Scopo del lavoro è stato quello di valutare il ruolo del dosaggio della TnI nell'individuazione pre-clinica del danno cardiaco nei pazienti ricoverati da Settembre 2009 presso il DH ematologico della nostra struttura e sottoposti a CTAD, al fine di poter gestire al meglio la terapia e instaurare un trattamento cardioprotettivo capace di controllare gli effetti dannosi della terapia. I dosaggi della TnI sono stati effettuati su 36 pazienti ( 27 LNH, 3 LLC, 6 HDG) utilizzando il metodo RPIA Stratus CS , prima e dopo ogni ciclo chemioterapico, seguendo I protocolli terapeutici del reparto che si differenziano in base alla patologia. I risultati sono stati I seguenti: 27 pazienti hanno mostrato nel periodo di osservazione sempre TnI negativa e nel follow up non è stata riscontrata alcuna riduzione significativa della FEV ne evento cardiaco avverso, in un paziente è stato rilevato un aumento transitorio della TnI ed è tuttora in monitoraggio cardiologico. Un paziente ha mostrato un aumento significativo dei livelli sierici di TnI per un mese e nei monitoraggi cardiologici di controllo è stata riscontrata una riduzione significativa della FEV fino al 20% con conseguente interruzione della terapia. L'assenza, la presenza e la persistenza di valori di TnI positivi ci consente di discriminare tra pazienti a più alto rischio di sviluppare cardiotossicità e quelli con una buona prognosi cardiologica. L'alto valore predittivo negativo della TnI permette infatti di identificare con sicurezza i pazienti a basso rischio di cardiotossicità, che rappresentano la maggior parte dei soggetti sottoposti a CTAD , consentendo di riservare le risorse necessarie per una stretta sorveglianza cardiologica ai soli pazienti positivi. Cardinale D, Sandri MT, Colombo A, et al. Prognostic value of troponin I in cardiac risk stratification of cancer patients undergoing high-dose chemotherapy. Circulation. 2004;109:2749-54. 484 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 192 COMPARISON OF NT-proCNP AND CNP PLASMA LEVELS IN ENDOTHELIAL DYSFUNCTION-LINKED DISEASES 1 2 1 1 S. Del Ry , M. Cabiati , S. Turchi , G. Catapano , C. 1 1 1 1 Caselli , T. Prescimone , C. Passino , M. Emdin , D. 1 Giannessi 1 CNR Institute of Clinical Physiology and Fondazione G. Monasterio CNR-Regione Toscana, Pisa, Italy; 2 Dept. of Medicine, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa, Italy. Background. C-type natriuretic peptide (CNP) plays a central role in clinical conditions characterized by endothelial dysfunction. CNP plasma levels are extremely low and a pre-analytical phase is necessary to assay plasma CNP concentrations. Amino-terminal CNP (NTproCNP) circulates at higher concentrations than CNP, allowing a direct assay and the use of smaller amounts of plasma. Aim. To evaluate the analytical performance of a direct NT-proCNP assay and to measure its plasma levels in clinical conditions characterized by endothelial dysfunction. Methods. NT-proCNP and CNP were measured in 246 subjects: 130 with chronic heart failure (CHF), 19 with diabetes, 24 with hepatic cirrhosis and 73 controls. Results. Plasma NT-proCNP was higher in all the clinical conditions studied with respect to controls (controls:45.5±1.84 pg/ml, CHF:67.09±7.36, diabetes:51.5±5.75 cirrhosis:78.4±19.9; p=0.034, p=0.04 CHF and cirrhosis vs. controls, respectively). In CHF patients NT-proCNP concentrations showed a significant increase as a function of clinical severity. By comparison of ROC curves, CNP assay resulted better associated with disease than NT-proCNP assay in all the different clinical condititions. Conclusions. Although NT-proCNP analytical performance is satisfactory, CNP is better in discriminating between disease and normality. Only after its diagnostic power will be well assessed, it will be possible to use reliably NT-proCNP assay instead of CNP. Ref: Prickett TCR, et al.. Identification of amino-terminal pro-C-type natriuretic peptide in human plasma. Biochem Biophys Res Commun 2001; 286:513-17. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 193 EVALUATION OF DIAGNOSTIC ACCURACY OF BNP FOR CONGENITAL HEART DISEASE IN NEWBORNS AND INFANTS 1 1 1 194 VALUTAZIONE E CONFRONTO DELLE PERFORMANCE ANALITICHE E DEGLI INTERVALLI DI RIFERIMENTO DELLA TROPONINA T ED I AD ALTA SENSIBILITÀ 1 S. Storti , M. Cantinotti , C. Prontera , S. Giovannini , L. 1 1 1 2 Zyw , M. Crocetti , B. Murzi , A. Clerico 1 Fondazione CNR Regione Toscana G. Monasterio, Pisa 2 Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa In order to evaluate the diagnostic accuracy of BNP assay in the diagnosis of congenital heart disease (CHD) we measured plasma BNP in 188 apparently healthy newborns and infants throughout the first month of extrauterine life, as well as in 245 healthy infants with age ranging from 1 month to 12 years. Furthermore, we measured plasma BNP n 152 neonates with CHD; 154 healthy children, matched for age, were used as controls for diagnostic accuracy testing by ROC analysis. BNP was measured with a fully automated platform (Triage BNP reagents, Access Immunoassay Systems, Beckman Coulter, Inc.). In healthy newborns and infants, BNP levels are highest in the first three days of life with a rapid fall in the next days of the first month of life. According to these data some age-dependent upper limits of reference values for BNP assay should be taken into account in newborns and infants. BNP values were significantly higher (p < 0.0001) in newborns and infants with CHD than healthy subjects (CHD patients: median 1167.5 ng/L, range 25-54447 ng/ L; healthy subjects: median 150.5 ng/L, range 5-866 ng/ L). The diagnostic accuracy of BNP assay was assessed by ROC analysis taking into account three different groups divided according to age. Group 1: all CHD patients and healthy newborns and infants as a whole (i.e., from birth to the 30th day of life); Group 2: from the first to the third day of life; Group 3: from the 4th to the 30th day of life. The AUC of the ROC curve of Group 3 (0.935) was found to be significantly higher than those of Group 1 (0.843, p = 0.009) and Group 2 (0.769, p = 0.0003), while the AUC values of Group 1 and Group 2 were not significantly different (p= 0.191). In conclusion, the accuracy of BNP assay can greatly vary during the first month of extra-uterine life, showing the lowest diagnostic accuracy in the first 3 days after birth. After the second week of life the biomarker becomes more accurate in ruling in CHD. 1 3 3 1 C. Prontera , A. Mercuri , G. Zucchelli , S. Storti , S. 3 1 2 Giovannini , S. Turchi , A. Clerico 1 Fondazione CNR Regione Toscana G. Monasterio, Pisa 2 Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa 3 Istituto di Fisiologia Clinica CNR, Pisa In accordo con le linee guida, abbiamo calcolato i valori del 99° URL per alcuni metodi di dosaggio della cTnI e cTnT di nuova generazione in più di 200 soggetti adulti apparentemente sani (54% maschi). Sono stati valutati i seguenti metodi: TnI-Ultra (ADVIA CP®, Siemens Medical Solutions Diagnostics SrL), Access AccuTnITM (UniCell® DxI 800, Beckman Coulter), HS-cTnT (Roche Diagnostics) e cTnT standard (Roche Diagnostics). I metodi ad alta sensibilità per la troponina I (TnI-Ultra ADVIA) e T (HS-cTnT) hanno mostrato performance analitiche in linea con quanto richiesto dalle linee guida internazionali, in quanto il 99° URL risulta misurato con imprecisione inferiore al 10% CV (TnI-Ultra ADVIA, 99° URL = 87 ng/L, 10% CV = 57 ng/L; HS-cTnT 99° URL = 37 ng/L, 10% CV= 13 ng/L). Il metodo standard per il dosaggio della cTnT ha mostrato valori non dosabili in tutti i campioni testati nei soggetti normali. Infine, il valore del 99° URL è 70 ng/L per il metodo cTnI Access con un 10% CV=70 ng/L. I valori di cTnI e cTnT misurati con i differenti metodi erano significativamente correlati fra di loro (p<0.001). E’ stata trovata una correlazione altamente significativa fra l’età ed i valori di cTnI, misurati con il metodo ADVIA (Rho= 0.527, p<0.0001), e quelli di cTnT, misurati con il metodo HS (Rho=0.336, p<0.0001). E’ stata anche trovata una correlazione altamente significativa fra i valori di NT-proBNP (misurati con la piattaforma Elecsys, Roche Diagnostics) ed i valori di cTnI, misurati con i metodi ADVIA (Rho= 0.346, p<0.0001), e quelli di cTnT, misurati con il metodo HS (Rho=0.301, p<0.0001). In conclusione, si conferma che soggetti adulti apparentemente sani presentano valori misurabili di cTnI e cTnT se si utilizzano per il dosaggio metodi ad alta sensibilità di nuova generazione. Si conferma inoltre che i valori di riferimento dipendono oltre che dal metodo di dosaggio anche dall’età dei soggetti testati. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 485 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 195 DIFFERENTE REGOLAZIONE DI ANP E BNP IN PAZIENTI CON PATOLOGIE CARDIACHE ACQUISITE E CONGENITE 196 CARDIAC INJURY MARKERS IN NON-ELITE ULTRAENDURANCE RUNNERS 1 1 1 3 C. Prontera , M. Fontana , A. Mercuri , S. 3 2 1 1 Giovannini , C. Passino , M. Emdin , P. Festa , L. Ait1 3 2 Ali , G. Zucchelli , A. Clerico 1 Fondazione CNR Regione Toscana G. Monasterio, Pisa 2 Scuola Superiore Sant'Anna, Pisa 3 Istituto di Fisiologia Clinica CNR, Pisa Nel presente studio abbiamo misurato il peptide proANP ed il peptide NT-proBNP allo scopo di valutare se l’utilizzo combinato di questi due biomarcatori potesse migliorare la discriminazione fra patologie acquisite cardiache da quelle congenite, in particolare la tetralogia di Fallot. Per la determinazione del proANP abbiamo utilizzato il metodo immunofluorescente B.R.A.H.M.S (Hennigsdorf, Germany) sul sistema KRYPTOR, che utilizza due anticorpi che riconoscono il segmento peptidico regionale medio del peptide (MR-proANP). La determinazione di NT-proBNP è stata eseguita mediante il metodo elettrochemiluminescente (ECLIA, Elecsys Roche). Sono stati arruolati 115 pazienti con differente grado di scompenso cardiaco (età media±SD: 67.15±14.68 anni) e 68 con tetralogia di Fallot (età media±SD: 18.87±9.3 anni). Mediamente, i valori di entrambi i peptidi sono più elevati (p<0.0001) nei pazienti con scompenso cardiaco conclamato (HF) che nei pazienti con tetralogia di Fallot (HF, media±SE: NT-proBNP 505.7± 60.5 pmol/L, MRproANP 376.3±23.9 pmol/L; Fallot: NT-proBNP 20.7±64.4 pmol/L, Mr-proANP 97.8±25.4 pmol/L). Tuttavia, il rapporto fra i valori di NT-proBNP e quelli di MR-proANP risulta significativamente differente nei due gruppi di pazienti (HF 1.08±0.08, Fallot 0.24±0.09; p < 0.0001). L’analisi mediante curve ROC indica che il rapporto NTproBNP/MR-proANP discrimina fra scompenso cardiaco sintomatico e teratologia di Fallot (AUC 0.90). I nostri risultati mostrano che la produzione e/o la degradazione periferica del MR-proANP e del NT-proBNP sono differenti nei pazienti adulti con scompenso cardiaco conclamato rispetto ai pazienti con tetralogia di Fallot, indicando una differente regolazione dei due sistemi principali di peptidi natriuretici cardiaci (ANP e BNP) nelle diverse malattie cardiache. Pertanto, il nostro studio suggerisce che la misura di differenti peptidi natriuretici cardiaci potrebbe essere utile nell’evidenziare differenze nei meccanismi fisiopatologici e/o nei parametri emodinamici dei pazienti con malattie cardiovascolari di differente etiologia. 486 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 2 1 S. Cauci , L. Debellis , G. Stel , S. Lazzer , D. 1 1 1 Salvadego , R. Guerra , P.E. di Prampero , G. 1 Antonutto 1 Dip. Scienze e Tecnologie Biomediche, Scienze Motorie Gemona e Facoltà di Medicina e Chirurgia, Univ. di Udine, Udine, Italy. 2 Dip. di Patologia e Medicina Sperimentale e Clinica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Univ. di Udine, Udine, Italy. Introduction. An elevation of cardiac injury markers including creatinine kinase (CK), myoglobin (Myo) and cardiac troponin (cTn) especially cTnT has been observed in elite athletes following strenuous exercise. The mechanism and significance of this observation however have not been fully elucidated. Aim. The goals of this study were: 1) to determine the kind and amount of changes in plasma biomarkers in non-elite athletes; and 2) to identify possible clinical or biochemical associations. Methods. We recruited 10 non-elite runners in 2009, performing a 3 days long race (23 km on day 1, 49 km on day 2 and 19 km on day 3). Demographic data and blood samples were collected for analysis of CK, CKMBm, Myo, cTnI, and Creatinine (Cr) levels within two hours of race start (baseline), at race completion, and 5 days post-race. Results. All subjects exhibited significant elevations in Myo (P <0.001) , CK (P <0.001), CKMBm (P <0.001), cTnI (P = 0.03) and Cr (P = 0.02) immediately postrace. However, the CKMBm/CK ratio did not differ. All biomarkers returned to baseline (pre-race) values 5 dayspost race. Conclusion. Dramatically elevated values of plasma biomarkers normally associated with cardiac damage likely do not indicate real cardiac injury as highlighted by the absence of CKMBm/CK variation. The modest elevation in cTnI levels post-race is likely a non-specific phenomenon in marathon runners. However, whether the increase in the levels of these enzymes represents true subclinical myocardial injury or a result of the release of cTnI from the myocytes (or other cells) requires further investigation. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 197 CIRCULATING LEVELS OF ADIPONECTIN ARE CORRELATED WITH CARDIOVASCULAR RISK SCORES AND WITH THE PREVALENCE OF CORONARY ARTERY DISEASE DETECTED BY CT ANGIOGRAPHY 1 2 3 C. Caselli , M. Coceani , T. Prescimone , M. 1 4 5 7 Schlueter , M. Cabiati , M. Bianchi , S. Del Ry , A. 7 6 7 7 Mazzarisi , F. Cocci , P. Marraccini , D. Giannessi 1 CNR Institute of Clin. Physiol. Pisa Italy 2 Fondazione Toscana Gabriele Monasterio Pisa Italy 3 Università di Siena 4 Scuola Superiore S. Anna 5 AUOP 6 Università di Pisa 7 CNR Institute of Clin. Physiol. and Fondazione Toscana G. Monasterio Pisa Italy 198 LIMITI DECISIONALI PER LA TROPONINA I, VALUTAZIONE ANALITICA DI UN DOSAGGIO AD ELEVATA SENSIBILITA’ 1 2 1 1 C. Tardi , F. Ferranti , L. Tittarelli , A. Bertoli , F. 2 1 Ammirati , C. Paparella 1 U.O.C. Lab. Analisi, Osp. "G.B.Grassi" ASL RM/D 2 U.O.C. Cardiologia Osp. “G.B. Grassi” ASL RM/D Scopo: La troponina cardiaca I (TnI) è l’indicatore più sensibile e specifico di cardiopatia ischemica e le linee guida suggeriscono l’adozione, come valore “soglia”, del valore corrispondente al 99° percentile in soggetti sani, indicando che a tale valore l’imprecisione totale del dosaggio deve essere <10%. Abbiamo voluto verificare tali valori impiegando un dosaggio automatizzato in chemiluminescenza (Abbott ARCHITECT TnI), classificato tra i metodi con elevata 1 Purpose. The prognostic value of Adiponectin (ADN), an insulin-sensitizing, anti-atherogenic and anti-inflammatory adipocytokine, in heart disease is still debated. We aimed to evaluate in patients (pts) referred for chest pain syndrome who underwent CT coronary angiography (CTCA) the relationship between circulating ADN and 1the predicted 10-year risk of cardiovascular disease, 2Agaston Calcium Score (AS), 3- presence of coronary artery disease (CAD) and number of diseased vessels. Methods. We prospectively included 106 consecutive pts (71 males, age 54±8 yr). Circulating total and High Molecular Weight (HMW) ADN were measured by dedicated ELISAs (Linco Research and ALPCO Diagnostics-Pantec). Cardiovascular risk estimation was assessed by Framingham Risk Score (FRS) and Systematic Coronary Risk Evaluation (SCORE) for low risk populations. AS was evaluated by standard method. Coronary atherosclerosis and presence of stenosis (≥50%) were evaluated by an interactive application on multiplanar reformatting CTCA reconstruction. Results. Total and HMW ADN were negatively associated with FRS and SCOREs. Total AND was 11.3±1.3 µg/mL, 7.6±0.5 and 5.2±0.6 in low, intermediate and high risk groups of FRS, (p<0.01 low vs intermediate and high risk group), respectively and HMW AND was 2.4±0.4, 1.6±0.1 and 1.2±0.1 (p=0.02 low vs high risk). Total AND resulted 9.4±0.8 and 7.6±0.9 (p=0.02) for low and intermediate risk group of fatal CHD SCORE as well as 9.5±0.8 and 6.3±0.6 (p=0.005) for low and intermediate risk group of fatal CVD no-CHD SCORE. A similar behaviour was observed for HMW ADN. No significant correlation was observed between ADN and AS. CAD was detected in 58/106 pts (55%), 8 of which (7.6%) had 3 vessel CAD. Total ADN were significantly greater in non-CAD compared with CAD and 3 vessel CAD pts (10.0±1.0, 7.0±0.5, 5.4±1.0, p=0.03 and p=0.009). Conclusion. Low ADN levels correlated with risk scores of cardiovascular disease and presence and severity of CAD. The absence of a link with AS suggests that ADN may be not related to the calcification phase of coronary atherosclerosis. Thus, ADN may have a specific role in a future integrated system of coronary risk stratification. sensibilità analitica (≤ 0,01 ng/mL). Materiali e Metodi: Per la valutazione dei valori normali sono stati utilizzati campioni provenienti da una popolazione di individui sani : 313 soggetti normali, stratificati per sesso (158 femmine, 155 maschi) e per classi di età (>25 soggetti per sesso per ogni decade dai 20 ai 79 anni). La sensibilità funzionale è stata misurata preparando dei “pools” di plasma a diluizioni scalari con concentrazioni attese di troponina da 1,200 a 0,009 ng/ mL. Aliquote di ciascun “pool” sono state analizzate in doppio in 10 sessioni diverse nell’arco di un mese. Risultati: Il valore di 99° percentile era 0,027 ng/mL, ma con una significativa differenza tra maschi (0,039) e femmine (0,015). Una tendenza all’innalzamento con l’età era presente in entrambi i sessi, ma soprattutto tra i maschi (99° percentile >70 anni: 0,061 ng/mL). Sulle diluizioni, i valori misurati erano del tutto consistenti con quelli attesi (differenza <9%) e la soglia di imprecisione corrispondeva alla concentrazione di 0,034 ng/mL (CV totale = 9,45%). Discussione: La variazione per sesso ed età dei valori 2 normali di TnI, peraltro già documentata , induce ad una certa cautela nell’adozione della soglia al 99° percentile; i nostri dati indicano, a conferma di altri studi e dei dati riportati in metodica, che il metodo ARCHITECT TnI presenta una variabilità <10% ad una concentrazione di 0,034 ng/mL, e riteniamo che questo valore possa essere utilizzato come soglia diagnostica per i pazienti con sospetta sindrome coronarica acuta, nell’ambito del protocollo diagnostico proposto dalle U.O. 1 Reichlin T. et al , N Engl J Med 2009; 361: 858-867. 2 Clerico A. et al, Clin Chem Lab Med 2008; 46 (6): 804-808 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 487 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 199 HEART-TYPE FATTY ACID BINDING PROTEIN IN THE DETECTION OF SUB-CLINICAL MYOCARDIAL DAMAGE IN PATIENTS WITH HEART FAILURE: COMPARISON WITH HIGH-SENSITIVE TROPONIN I 2 4 4 5 M. Cabiati , S. Savelli , C. Caselli , P. Di Cecco , M. 1 3 1 1 Fontana , T. Prescimone , S. Turchi , A. Mercuri , S. 1 1 1 Del Ry , M. Emdin , D. Giannessi 1 CNR Istituto di Fisiologia Clinica-CNR – Fondazione G.Monasterio (Pisa) 2 Scuola Superiore S. Anna Pisa 3 Università di Siena 4 CNR Istituto di Fisiologia Clinica-CNR 5 Fondazione G.Monasterio (Pisa) Purpose. The presence of sub-clinical myocardial damage in heart failure (HF) identifies patients at increased risk of subsequent cardiac events. Aim of this study was to compare the Heart-Type Fatty acid Binding Protein (HFABP), a small cytosolic protein rapidly released into the circulation after cardiac membrane damage, with indices of myofibril damage - cTroponin (Tn) I and high-sensitive (hs) cTnI - and with the classical markers of myocardial injury (myoglobin, LDH). Methods. Biomarkers were analyzed in 40 healthy subjects and in 60 HF patients (age: 69±10yrs; sex: 87% male; NYHA class I-II, n=31; NYHA III-IV, n=29; median ejection fraction, EF%: 38). Plasma H-FABP was measured by a specific ELISA (HBT(NL)-Pantec), hs-TnI by ADVIA TnI-ultra method and the other biomarkers, including Nt-proBNP, with conventional fully automated assays. Results: H-FABP significantly increased in failing patients as a function of disease severity (1.9±0.2 ng/ml in controls; 2.7±0.2 in NYHA I-II; 4.2±0.7 NYHA III-IV, p=0.05 class III-IV vs I-II, p<0.0001 class III-IV vs controls). An increase of all cardiac markers was detected in function of clinical severity, as expected. H-FABP positively correlates with the other biomarkers: r = 0.7, p<0.001 with Nt-proBNP, r = 0.44, p<0.001 with cTnI, r = 0.49, p<0.001 with hs-cTnI, r = 0.7, p<0.001 with myoglobin and r = 0.52, p<0.001 with LDH. The AUC of ROC curves for H-FABP, cTnI and hs-cTnI for the association with disease were 0.778, 0.666 and 0.770, respectively (p=ns H-FABP vs cTnIs). Conclusions. The increase of both H-FABP and cTnIs in failing patients as a function of clinical severity suggests the presence of an ongoing irreversible cardiomyocyte damage in these patients. Serial measurement of both indices could provide a new monitoring tool to guide therapy and management of HF patients. 488 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 200 IL DOSAGGIO DELLA MIOGLOBINA È REALMENTE UTILE NELLA DIAGNOSTICA DELLA NECROSI MIOCARDICA MEDIANTE TROPONINA I ULTRASENSIBILE? 1 1 1 1 M. Vidali , M. Sciancalepore , S. Tota , M. Faccio , G. 1 Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara Nel set-ott 2008, il Laboratorio dell’Azienda ha iniziato un processo di Audit Clinico sull’uso dei biomarcatori cardiaci nell’ambito dei servizi di Emergenza, in particolare sull’utilizzo della sola troponina I ultrasensibile in alternativa alla richiesta combinata di mioglobina e troponina per la diagnosi di infarto del miocardio. Fasi Audit: 1) revisione della letteratura (ott 2008); 2) valutazione della pratica corrente (nov 2007 – nov 2008); 3) pianificazione della nuova strategia diagnostica basata sulla sola troponina I ultrasensibile (dic 2008); 4) sperimentazione (apr 2009 – aprile 2010); 5) revisione dei dati. Durante la fase 2, sono stati studiati 1297 pazienti che presentavano almeno 2 dosaggi seriati di troponina e mioglobina, comparando le variazioni di mioglobina in rapporto alle variazioni contestuali di troponina. La compliance degli operatori è stata valutata esaminando le richieste nel periodo gen 2009 – dic 2009. La maggior parte dei pazienti negativi per mioglobina ad entrambi i dosaggi (n=864) sono confermati dal permanere o dal ritornare dei valori di troponina ad una concentrazione <0,04 ng/ml (cut-off cTn). I soggetti che si sono positivizzati alla mioglobina tra il primo ed il secondo dosaggio (n=111), o con valori costantemente aumentati (n=270), presentano paralleli incrementi di troponina o comunque valori elevati di troponina ad entrambi i dosaggi (test esatto di Fisher, p<0.0001). A fronte di un numero invariato di richieste di troponina, si è osservata una significativa riduzione delle richieste di mioglobina, già evidente a partire da feb 2009, con un decremento del rapporto richieste combinate troponina+mioglobina/ (totale richieste di troponina) da una media mensile del 51,3% (gen 2008 – gen 2009), ad una del 15,9% (apr 2009 – dic 2009). La disponibilità di un test per le troponine ad alta sensibilità, e l’abbassamento dei limiti decisionali legato ad una migliore imprecisione, rendono l’utilizzo di un ulteriore marcatore precoce, ma aspecifico come la mioglobina, non più consigliabile. I dati evidenziano un’ottima compliance delle Unità Operative alle nuove modalità prescrittive, rappresentando un ottimo esempio di collaborazione professionale tra Clinici e Laboratoristi. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 201 RETICULOCYTE COUNT IN CARDIO-RENAL SYNDROME 1 2 3 202 MMP-2 LEVELS ARE INCREASED IN HIGH RISK PATIENTS FOR CAD: A CORRELATION STUDY WITH CT CALCIUM SCORE 1 L. La Sala , R. Galeazzi , R. Lisa , F. Olivieri , R. 3 4 2 1 Antonicelli , M. Lorenzi , F. Busco , A.D. Procopio 1 Dept. of Molecular Pathology and Innovative Therapies Polytechnic Univ. of Marche, Ancona 2 Clinical Laboratory & Molecular Diagnostics, I.N.R.C.A. Natl Inst, Hosp, Ancona 3 Cardiologic Unit (CCU), I.N.R.C.A. Natl Inst, Hosp, Ancona 4 Center of Clinical Pathology and Innovative Therapies, Research Dept. I.N.R.C.A. National Institute, Ancona Background: Anaemia and renal dysfunctions are frequently associated with heart failure (HF), especially in elderly patients. This syndrome, called Cardio-Renal Syndrome (CRS), is associated with an increased hospitalization and mortality (1). However the CRS prevalence and the relationships between CRS related parameters are poorly investigated (2). Aim: The aim of our study was to investigate the prevalence of CRS in an elderly cohort hospitalized patients, and the relationships between some parameters related to anaemia and renal failure in these patients. Methods: Data were obtained from 196 hospitalized patients older than 65 years, consecutively admitted to CCU, INRCA, Ancona from January to December 2008 (mean age ± SD; 100 males, 81,2 ± 8 and 96 females, 83,4 ± 8). 159 patients were affected by HF. Biochemical (Modular-Roche) and haematological (Sysmex DASIT) parameters were analysed in all enrolled patients. Clinicalanamnestic data were also collected. Results: HF patients showed an increased numbers of reticulocytes respect to non HF patients (GLM, p=0.001). Moreover, in HF patients the reticulocytes count increased significantly in NYHA classes II, III and IV (n.94) respect to NYHA classe I (n. 65)(GLM, p=0.014). HF with anemia and RF (CRS)(n. 51) had reticulocytes count lower than HF with anemia without RF (n.19)(GLM, p=0.045). A significant negative correlation between reticulocytes count and Hb level (Pearson correlation= -0.3527, p<0.001) was observed. In HF patients a significant positive correlation between creatinine level and BUN (Pearson correlation= 0.70, p<0.001) was observed. Conclusion: In the studied cohort 48,6% of HF patients was affected by anemia (Hb<12g/dL) and 58% of HF patients was affected by RF. The prevalence of CRS was 39,6%. An increased reticulocytes count was observed in HF patients respect to non HF, and this increasing was related to NYHA classes. These data suggest that reticulocytes producted from bone-marrow were increasing with the severity of HF. In conclusion, reticulocytes count could be an haematological inexpensive and non-invasive marker associated with HF and its severity, including CRS. References 1.Palazzuoli, Int J Clin Pract, 2008 2.Silverberg, Eur J Heart Failure, 2008 La Sala and Galeazzi contributed equally 1 3 1 C. Caselli , T. Prescimone , M. Coceani , P. Di 1 1 1 4 Cecco , M. Schlueter , M. Cabiati , M. Bianchi , S. 1 1 2 1 Del Ry , A. Mazzarisi , F. Cocci , P. Marraccini , D. 1 Giannessi 1 CNR Institute of Clinical Physiology and Fondazione Toscana Gabriele Monasterio Pisa Italy 2 Univ. di Pisa 3 Univ. di Siena 4 AUOP Purpose. Many studies suggest that metalloproteases (MMPs) are involved in several steps of the atherosclerotic process. MMP-2, which is highly expressed in the vulnerable regions of the atherosclerotic plaques, may also play a role in plaque rupture process. We aimed at evaluating in patients referred for chest pain syndrome who underwent CT coronary angiography (CTCA) the relationship between circulating MMP-2 and 1- the predicted 10-year risk of cardiovascular disease, 2Agaston Calcium Score (AS), 3- presence of significant coronary artery disease (CAD). Methods. We prospectively included 198 consecutive patients (121 males, age 64±12 yr). Significant coronary stenosis in at least one major vessel, was present in 107/198 patients (55%), of whom 23 presented triple vessel disease. Cardiovascular risk estimation was assessed by Framingham Risk Score (FRS) and Systematic Coronary Risk Evaluation (SCORE) for low risk populations. AS was evaluated by standard method. Coronary atherosclerosis and presence of stenosis (≥50%) were evaluated by an interactive application on multiplanar reformatting CTCA reconstruction. Circulating MMP-2 was measured by dedicated ELISA (Quantikine MMP-2 immunoassay, R&D Systems). Results. MMP-2 was weakly correlated with FRS (r=0.182, p<0.05) and SCOREs ( r=0.326, p<0.001 for fatal CHD SCORE, r=0.376, p<0.001 for fatal CVD non CHD SCORE and r=0.363, p<0.001 for fatal CVD SCORE, respectively). Patients with AS>400 had significant higher concentration of MMP-2 as compared to patients with AS=0 (240±12 vs 208±10 ng/mL, p<0.028). Moreover, patients with three vessel disease as compared to patients without CAD (AS=0, no coronary stenosis) had higher levels of MMP-2 (253±14 vs 219±7 ng/mL, p=0.013). Conclusion. MMP-2 was able to detect patients with high risk scores as well as with known CAD. Thus, MMP-2 circulating levels may be considered in an algorithm for CAD assessment and stratification. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 489 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 203 MARCATORI DI LESIONE E FUNZIONE MIOCARDICA SU SISTEMA SIEMENS DIMENSION VISTA 1500 1 1 2 G. Bonetti , F. Stefini , L. Caimi 1 U.O. Lab. Analisi Chimico Cliniche, A.O. Spedali Civili di Brescia 2 Dip. di Scienze Biomediche e Biotecnologie, Univ. degli Studi di Brescia 1 Introduzione. Secondo le linee guida NACB-IFCC il TAT per la determinazione dei marcatori cardiaci dovrebbe essere<60min. Il sistema Dimension Vista 1500 (Vista) Siemens permette la determinazione di Troponina cardiaca I (TnI) in 10 min. Scopo del lavoro. Valutare le performance analitiche di Vista TnI, creatinchinasi MB (CK-MB) e Nt-propeptide natriuretico B (Nt-proBNP). Materiali e metodi. Determinazione di TnI, CK-MB e NtproBNP mediante metodo immunochemiluminometrico con tecnologia LOCI®con 2 Ac monoclonali. E’ stato effettuato uno studio di imprecisione secondo doc. CLSI EP5-A2 e per CK-MB e Nt-proBNP una comparazione con il metodo in uso presso il laboratorio (Elecsys 2010,Roche) secondo doc. CLSI EP9-A2. E’ stata valutata preliminarmente la distribuzione dei valori di cTnI in 100 soggetti donatori di sangue (50 F,50 M,età media 43,range:20-60 anni). Risultati. Imprecisione totale (CVt) di TnI:19.7%,12.4%,9.3%,7.6% e 5.7% a 0.022,0.034,0.048,0.071,0.128 µg/L, rispettivamente, stima del 10% CVt a 0.043 µg/L. Relativamente alla distribuzione della TnI 97 soggetti mostravano valori <0.015 µg/L. CVt 2.62% a 21.7 µg/L per CK-MB, 1.34% e 1.20% a 100 e 335 ng/L per Nt-proBNP, rispettivamente. Nello studio di comparazione tra metodi, regressione lineare: CK-MB Vista=0.974xElecsys+1.3, Syx=7.8, r=0.996, Nt-proBNP Vista=1.04xElecsys+13, Syx=147, r=0.998. Discussione. Vista CK-MB mostra un CVt entro il goal analitico ottimo derivato dalla variabilità biologica ed è comparabile al metodo in uso nella classificazione dell’estensione dell’IMA. Per la distribuzione in soggetti di riferimento si rende necessario un ampliamento della numerosità del campione. Il CVt di Nt-proBNP risulta 2 inferiore a quanto dichiarato dalla ditta e da altri autori . Conclusioni. Vista mostra caratteristiche analitiche e strumentali, tempi d’esecuzione delle analisi, che lo rendono idoneo nella valutazione biochimica di una sospetta necrosi miocardica e nella valutazione dell’estensione di IMA. Il CVt di Nt-proBNP è inferiore al metodo validato in uso, la concordanza di Nt-proBNP 3 al valore di 300 ng/L ne permetterebbe l’impiego nell’esclusione di un’origine cardiaca in soggetti con dispnea acuta. Bibliografia 1.Clin Chem 2007;55:547-51 2.Clin Biochem 2009;42:1444-51 3.Eur Heart J 2006;27:330-7 490 204 COMPARISON OF THREE HIGHLY SENSITIVE TROPONIN ASSAYS FOR RISK STRATIFICATION OF MYOCARDIAL INJURY biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 2 3 2 G. Lippi , G.L. Salvagno , M.M. Mion , M. Gelati , M. 2 2 3 Montagnana , E. Danese , M. Zaninotto , M. 3 2 Plebani , G.C. Guidi 1 U.O. di Diagnostica Ematochimica, A.O.U. di Parma, Italy 2 Sez. Chimica Clinica, Dip. Scienze MorfologicoBiomediche, Univ. di Verona, Italy 3 Dip. di Medicina di Laboratorio, Univ. di Padova, Padova, Italy Background. A positive cardiac troponin test represents the gold standard for detection of myocardial injury, risk stratification of acute coronary syndromes, as well as for the diagnosis of acute myocardial infarction. To enable the appropriate stratification of the cardiovascular risk, however, the laboratory should use highly sensitive, specific, and precise assays, which would also enable an appropriate clinical decision making. Materials and Methods. Fifty consecutive heparin-plasma samples referred from the intensive care unit were simultaneously tested with on traditional troponin T (TnT) assay (Roche Diagnostics) and three different highly sensitive troponin assays. Serum Troponin I (TnI) was measured with two high sensitive assay on Centaur TnI Ultra (Siemens Healthcare Diagnostics) and Dimension Vista (Siemens Healthcare Diagnostics). High sensitive TnT was measured with the new Hs-TnT for the Modular analytical platform (Roche Diagnostics). The 99th percentile of the upper reference limit (URL) for apparently healthy subjects is 0.04 µg/L for Centaur TnI Ultra, 0.045 µg/L for Dimension Vista cTnI LOCI, and 0.014 µg/L for Hs-TnT, respectively. Results. The Spearman correlations between assays were 0.981 (Hs-TnT versus TnT), 0.925 (Hs-TnT versus Centaur TnI Ultra), 0.924 (Hs-TnT versus Vista cTnI LOCI) and 0.969 (Centaur TnI Ultra versus Vista cTnI LOCI). The prevalence of samples exceeding the 99th percentile of the URL of the respective assays was 82% (n=41), 100% (n=50), 98% (n=49) and 98% (n=49), with TnT, Hs-TnT, Centaur TnI Ultra and Vista cTnI LOCI, respectively. Conclusions. Results of our investigation attest that the clinical decision making based on 99th percentile of the URL does not differ significantly measuring troponin with either Hs-TnT or Centaur TnI Ultra and Vista cTnI LOCI.Reference. Lippi G, Cervellin G, Plebani M. Sensitive cardiac troponin T assay. N Engl J ed. 2010 Apr 1;362(13):1242. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 205 TREATMENT WITH CYCLOPHOSPHAMIDE, LENALIDOMIDE AND DEXAMETHASONE (CLD) INDUCES AN INCREASE IN N-TERMINAL NATRIURETIC PEPTIDE TYPE B AND TROPONIN I IN PATIENTS WITH AL AMYLOIDOSIS 206 LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON SCOMPENSO CARDIACO ACUTO :MONITORAGGIO NEURORMONALE (BNP) E BIOIMPEDENZOMETRICO (BIVA) 1 1 1 1 P. Russo , G. Palladini , L. Zenone Bragotti , R. 2 2 1 1 1 Albertini , G. Sarais , V. Valentini , A. Foli , L. Obici , F. 1 2 3 1 Lavatelli , G.B. Vadacca , R. Moratti , G. Merlini 1 Amyloidosis Research and Treatment Center and Dep. of Bioch., Fond. IRCCS Polic. San Matteo and Univ. of Pavia, Pavia 2 Clin. Chem. Lab., Fond. IRCCS Polic. San Matteo, Pavia 3 Direz. Scien., Fond. IRCCS Polic. San Matteo, Pavia In AL amyloidosis (AL) N terminal natriuretic peptide type B (NT-proBNP) and cardiac troponins (cTn) are indicators of cardiac dysfunction and prognosis. Changes in NT1 proBNP are markers of cardiac response. We report the modifications in cardiac biomarkers (CB) observed during a trial of cyclophosphamide (C), lenalidomide (L) and dexamethasone (D) in 21 previously treated AL patients (pts). Serum NT-proBNP and cTnI were measured by an electrochemiluminescence sandwich immunoassay (ECLIA, Roche: upper reference limits, u.r.l., in men and women were 88 ng/L and 153 ng/L, respectively, in subjects <50 years, and 227 ng/L and 334 ng/L in those ≥50 years) and a chemiluminescence assay (Advia Centaur CP, Siemens Diagnostics: u.r.l. 40 ng/L), respectively. Baseline cTnI ≥100 ng/L was an exclusion criterion. Treatment comprised ≤9 cycles of C (500 mg on days 1, 8 and 15), L (15 mg on days 1-21) and D (40 mg on days 1, 8, 15 and 22) q28 days. Heart involvement (HI) was defined as a >12 mm mean left ventricular wall thickness at echocardiography. Clinically relevant changes in CB were defined as ≥30% and ≥300 ng/L for NT-proBNP and ≥20% and ≥40 ng/ L for cTnI. Eight pts (38%) presented with HI, and NTproBNP and cTnI were above the u.r.l. in 14 (67%) and 4 (19%) cases, respectively. Baseline median (range) NTproBNP was 860 ng/L (62-2778 ng/L) and cTnI 20 ng/ L (0-91 ng/L). After cycle 1 median (range) NT-proBNP increased to 2243 ng/L (130-11167 ng/L) and cTnI to 39 ng/L (0-355 ng/L). NT-proBNP increased only in the 14 pts with initially elevated NT-proBNP. Cardiac TnI increased in 10 pts (48%), all with elevated baseline NTproBNP, including 3 with high baseline cTnI. Two months after treatment discontinuation, NT-proBNP decreased in 6/14 pts (43%) and cTnI in 3/10 pts (30%) and median (range) NT-proBNP fell to 1036 ng/L (45-28817 ng/L) and cTnI to 21 ng/L (3-221 ng/L). Changes in CB were not associated with modifications in symptoms of heart failure, wall thickness, ejection fraction, creatinine, fluid retention, hematologic response and survival. The transient increase of CB in AL pts treated with CLD should be considered when evaluating cardiac response. The pathogenesis of this phenomenon warrants further studies. 1 2 2 F. Veneziani , F. Petrucci , L. Goedecke , L. Fratoni , V. 2 2 Fabbri , M. Milli 1 Lab. Analisi Chimico Cliniche, Osp. S. Maria Nuova, Firenze 2 UTIC, Osp. S. Maria Nuova, Firenze La strategia terapeutica ottimale del paziente con scompenso cardiaco acuto congestizio (SC) è il trattamento diuretico infusivo, con eliminazione dell’eccesso di fluidi senza compromissione della funzionalità renale. Abbiamo valutato il monitoraggio neurormonale (BNP) con quello bioimpedenzometrico (BIVA) nella gestione clinica di una popolazione di 60 pz ricoverati per SC. Il BNP è stato dosato con il kit Triage BNP (Inverness) su DxC 600i ( Beckman Coulter) con cutoff di normalità a 100 pg/mL. Il monitoraggio BIVA è stato eseguito sull’apparecchio EFG (AKERN) ottenendo valori di resistenza (R), reattanza (XC) ed un nomogramma che esprime lo stato di idratazione tissutale e lo stato “nutrizionale” del pz. L’aumento di XC corrisponde a riduzione dei fluidi interstiziali. Sono stati identificati 2 gruppi: Gruppo A (GA): 30 pz trattati secondo “usual care” (monitoraggio clinico e del BNP). Gruppo B(GB): 30 pz con “usual care” e monitoraggio giornaliero BIVA. Nel GB la gestione della terapia diuretica è stata guidata dai dati di idratazione tissutale. Sono stati valutati : il valore della Cr e del BNP alla dimissione, il numero dei reingressi ospedalieri per SC , la mortalità per causa cardiovascolare a 3 mesi e nel GB anche la relazione tra i valori del BNP e di XC. Risultati: Alla dimissione, i pz del GB (BIVA) mostravano valori di Cr più bassi rispetto a quelli del GA .Il GA presentava un tasso di eventi più elevato rispetto al GB (BIVA) (decessi + riammissioni per SC a 3 mesi). I valori di BNP ed il ∆ durante il ricovero sono simili nei 2 gruppi .La relazione XC-BNP nei 30 pz del GB presenta 2 pattern di comportamento: Pattern 1 (21 pz): concordanza XC-BNP (riduzione del BNP con aumento della XC). Pattern 2 (9 pz): discordanza XC-BNP (persistenza di BNP elevato con aumento della XC). Conclusioni: il monitoraggio con BNP e BIVA è un approccio affidabile e semplice per ottimizzare la rimozione di liquidi in pz ricoverati per SC severo. Verosimilmente si raggiunge un migliore bilancio idrico alla dimissione con minore compromissione della funzionalità renale. Bibliografia Dickstein K, Cohen-Solal A, Filippatos G, et al.- ESC guidelines for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure 2008. Eur Heart J2008; 29: 2388-2442. 1 Palladini G et al. Blood 2006;107:3853-8. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 491 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 207 B TYPE NATRIURETIC PEPTIDE (BNP) AS A MARKER OF CARDIAC RESPONSE IN AL AMYLOIDOSIS 1 1 2 208 RUOLO DELLA COPEPTINA SIERICA NELL'ESCLUSIONE DELL'INFARTO ACUTO DEL MIOCARDIO ( DATI PRELIMINARI) 2 P. Russo , G. Palladini , R. Albertini , G. Sarais , V. 1 1 1 1 Valentini , A. Foli , L. Zenone Bragotti , L. Obici , F. 1 2 3 1 Lavatelli , G.B. Vadacca , R. Moratti , G. Merlini 1 Amyloidosis Research and Treatment Center and Department of Biochemistry, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo and Univ. of Pavia, Pavia 2 Clinical Chemistry Laboratory, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia 3 Direzione Scientifica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia N-terminal pro natriuretic peptide type B (NT-proBNP) is a powerful marker of cardiac dysfunction and prognosis in AL amyloidosis (AL). Decrease of NT-proBNP after chemotherapy predicts better survival and is a surrogate 1 marker of cardiac response. Measurement of BNP is more widely available than that of NT-proBNP, but its utility in AL patients (pts) has not been investigated so far. We report the prognostic relevance of BNP changes in 136 newly diagnosed consecutive AL pts, evaluated before and 6 months after treatment initiation. Serum NT-proBNP was measured with an electrochemiluminescence sandwich immunoassay (ECLIA, Roche). Plasma BNP was assessed by a 2site immunochemiluminescence assay (ADVIA Centaur, Bayer). Based on the biological variability of natriuretic peptides (NPs), response and progression of NT-proBNP were defined as ≥30% and ≥300 ng/L changes, and for BNP as changes ≥30% and ≥50 ng/L. Partial hematologic response (PR) was defined as a ≥50% reduction of the amyloidogenic serum free light chains (FLC) and complete response (CR) as a normalization of FLC kappa/lambda ratio with negative serum and urine immunofixation. Differences in survival were tested for statistical significance by log-rank test. The ability of NPs to predict survival was tested in univariable and multivariable Cox models. Fifty-one pts (38%) achieved PR and 23 (17%) CR. PR and CR were associated with a median 25% and 45% NT-proBNP and a median 15% and 40% BNP decrease, respectively. There was a 79% concordance between NPs response (p<0.001) and 89% between NPs progression (p<0.001). Both NT-proBNP (91% vs. 62% surviving 3 years, p=0.008) and BNP (89% vs. 66% surviving 3 years, p=0.03) responses predicted longer survival, whilst progression of NT-proBNP (85% vs. 31% surviving 3 years, p<0.001) and BNP (80% vs. 36% surviving 3 years, p<0.001) was associated with poor prognosis. At multivariable analysis, progression of NTproBNP (p<0.001) or BNP (p<0.001) and hematologic response (p=0.05 in the NT-proBNP model, p=0.006 in that of BNP) were the only independent prognostic variables. In AL amyloidosis, BNP can substitute NTproBNP as a marker of cardiac response. Progression of NPs emerges as an important prognostic determinant. 1 Palladini G et al. Blood 2006;107:3853-8. 492 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 R. Grillone , A. Chiefalo , A. Contina , V. De 1 2 2 2 Cristofaro , M. Guarino , F. Paladino , F. Schiraldi , B. 1 Dente 1 U.O.C. Medicina di Laboratorio, Osp. San Paolo ASL Napoli 1 centro 2 U.O.C. Medicina d'Urgenza, Osp. San Paolo ASL Napoli 1 centro Introduzione: E’ indispensabile escludere rapidamente la diagnosi di IMA in PS. Attualmente l’ECG e la determinazione della Troponina T rappresentano il primo approccio diagnostico per i pazienti che afferiscono al PS con dolore toracico o altri sintomi premonitori di infarto. Questo approccio diagnostico comporta un periodo di attesa relativamente lungo ed un aggravio dei costi di degenza.Recenti studi hanno documentato che la Copeptina, porzione c-terminale del pro-ormone vasopressina, aumenta in maniera significativa nell’infarto acuto e, quindi, hanno spinto a valutare l’utilità della sua determinazione per una più veloce e sicura diagnosi di IMA. Scopo: Verificare l’accuratezza diagnostica dell’associazione Copeptina /Troponina T per l’esclusione precoce dell’Infarto Acuto del Miocardio. Metodi: Sono stati selezionati 39 pazienti afferenti al P.S. del D.E.A. Osp. San Paolo con dubbio diagnostico per infarto del miocardio e ricoverati nel reparto di Osservazione. Il protocollo di ricerca concordato prevedeva al tempo O’ la determinazione di Copeptina (metodo immunometrico in chemiluminescenza della ditta Brahms), Troponina T (Roche Diagnostics), ECG ed ECO e la ripetizione della Troponina T e dell’ECG dopo 3 e 6 ore. Risultati: 19/39 (49%) delle Copeptine misurate sono risultate inferiori al valore soglia di 14.1 pmol/L; tali pazienti avevano una Troponina T < 0.010 microgr/L con un ECG aspecifico.Il 100% non ha sviluppato IMA. Viceversa, delle restanti 20 (51%) che presentavano un valore > 14.1 pmol/l, 5 pazienti (25%) hanno evidenziato nelle successive determinazioni un incremento della Troponina T ed un ECG patologico. Conclusioni: Dai dati preliminari emerge un alto valore predittivo negativo della Copeptina. Ovviamente i dati statistici avranno una significatività maggiore quando sarà raggiunto l’obiettivo di arruolare nello studio almeno 500 pazienti. Bibliografia: Reichlin T. et al. Incremental Value of Copeptin for Rapid Rule Out of Acute Myocardial Infarction. Journal of American College of Cardiology 2009, 54 (1): 60-8. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 209 PRESTAZIONI ANALITICHE DEL SISTEMA AQT90 FLEX PER LA DETERMINAZIONE DEI MARCATORI CARDIACI IN URGENZA 210 LA COPEPTINA NEL “RULE OUT” PRECOCE DELL’INFARTO 1 1 1 1 1 A. Fortunato , A. Morello , L. Crestale , G. Soffiati 1 Lab. di Chimica Clinica ed Ematologia, Osp. "San Bortolo" - Vicenza Scopo del lavoro: sono state valutate le prestazioni analitiche e la praticabilità del sistema automatizzato AQT90 FLEX (Radiometer ApS) per i parametri Troponina I (TnI) e Mioglobina (Myo) osservando la precisione e la correlazione con i metodi in uso. Materiali e metodi: La TnI e la Myo sono state misurate in 170 pazienti sia su campioni di plasma, con LiEparina, che sui corrispondenti campioni di sangue intero, in EDTA, con AQT90. I campioni di plasma sono stati processati nella stessa seduta analitica anche con il sistema AIA360 (Tosoh). La precisione del metodo è stata verificata con la determinazione di campioni di controllo commerciali, pronti all’uso e dello stesso lotto, su tre livelli di concentrazione in 20 sedute analitiche di giorni differenti. Risultati: per la TnI i risultati ottenuti con il sistema AQT90 erano compresi tra 0,01 e 14,0 ng/mL con valore medio sui campioni di sangue intero di 0,59 ng/mL (IC 95%:0,30-0,88), e valore medio di 0,63 ng/mL (IC 95%: 0,18-1,07) nei campioni di plasma. Gli stessi campioni sul sistema AIA 360 erano distribuiti tra 0,001 e 120 ng/ mL con valore medio di 2,98 ng/mL (IC 95%: 1,20-4,76). I coefficienti di correlazione tra i risultati dei sistemi confrontati risultano 0,919 (IC 95%:0,891-0,941) e 0,973 (IC 95%:0,957 to 0,983) rispettivamente per i campioni di sangue intero e plasma. Per la ripetibilità sono stati ottenuti CV% compresi tra 4,9 e 9,3 per concentrazioni tra 0,025 e 1,04 ng/mL. Analogamente per la Myo le concentrazioni misurate erano tra 20 e 1000 ng/mL con medie di 247 (IC 95%:205-288), 238 (IC 95%:176-299) e 189 (IC 95%:149-229) ng/mL rispettivamente e CV% tra 3 e 12,8 per valori tra 70 e 306 ng/mL. Discussione e conclusioni: il sistema valutato si dimostra di elevata praticabilità per la semplicità operativa richiesta. I valori riscontrati nella misura della TnI evidenziano una maggiore compressione dei valori di concentrazione assoluti ottenuti con il sistema AQT90 rispetto al metodo in uso, sia per le misure effettuate su sangue intero (campione ideale per l’assenza di preparazione del campione) che per quelle fatte su plasma, tuttavia non si registrano diverse classificazioni dal punto di vista clinico rispetto ai limiti soglia dei due sistemi valutati (rispettivamente 0,023 ng/mL per AQT90 e 0,07 ng/mL per AIA 360). 2 1 A. Tabucchi , V. Tommassini , F. Carlucci , A. 3 3 1 Camarri , S. Sartini , C. Scapellato 1 U.O. Lab. Analisi Cliniche - A.O.U. Senese 2 Dip. Medicina Int. Scienze Endocrino-Metab. e Biochimica - Univ. Siena 3 U.O. Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza - A.O.U. Senese BACKGROUND Il dolore toracico rappresenta una delle cause più frequenti di chiamata al 118 e di accesso autonomo al Pronto Soccorso. Attualmente il gold standard diagnostico è rappresentato dalla Troponina T (TnT), rilasciata in circolo a seguito della necrosi del miocardio. La regolazione del sistema di risposta endogeno allo stress avviene da parte del sistema arginina-vasopressina (AVP): elevati livelli sono stati riscontrati in soggetti colpiti da infarto del miocardio (IMA) e in diversi stati di shock settico. Il suo utilizzo diagnostico risulta limitato a causa della breve emivita (5-15 min.). Uno studio recente ha dimostrato come i livelli di Copeptina, porzione Cterminale del precursore AVP (CTproAVP), aumentino in soggetti colpiti da IMA e come tale molecola sia di più facile determinazione per l’elevata stabilità. Scopo di questo studio è quello di verificare se la combinazione Troponina-Copeptina permetta un più rapido e accurato “rule out” di IMA. METODOLOGIA: Nei mesi Aprile-Maggio 2010 sono stati reclutati 45 pazienti afferenti all’U.O. di Pronto Soccorso e Medicina D’Urgenza, per dolore toracico tipico. I criteri di inclusione nello studio prevedevano un Chest Pain Score (CPS) >4 e ECG negativo per Sindrome Coronarica Acuta. La Copeptina è stata valutata con kit B.R.A.H.M.S. Copeptin su analizzatore automatizzato Kryptor, con tecnologia TRACE, in campioni di plasma-EDTA; la Troponina T con metodica Eclia su analizzatore Roche Cobas 601. RISULTATI E CONCLUSIONI Dei 45 pazienti analizzati, 25 sono stati dimessi con valori negativi di TnT; 4 sono stati ricoverati in UTIC; 5 in Cardiologia; 5 in Medicina; 5 in Osservazione Breve Intensiva; 1 paziente è stato ricoverato in Pneumologia. L’analisi combinata dei valori di TnT e CTproAVP nei pazienti con IMA diagnosticato in reparto evidenzia che, in quelli con CPS>4 valori negativi di entrambi i markers permettono di escludere un IMA in atto, la positività della sola Copeptina autorizza all’osservazione/ricovero, la positività della sola TnT può indicare un IMA recente ma non in atto o altra causa non dovuta a IMA. La positività di entrambe indica pazienti con alto rischio di IMA in atto. Keller T. et al. Copeptin Improves Early Diagnosis of Acute Myocardial Infarction. J Am Coll Card 2010; 55:2096-106. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 493 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 211 TROPONINA I ULTRASENSIBILE: INTRODUZIONE IN UN LABORATORIO D'URGENZA 1 1 1 1 L. Paterna , F. Lavarda , S. Perolini , G. Lavarda , G. 1 1 Olivieri , V. Rizza 1 Lab. di Chimica Clinica e di Ematologia, Osp. San Carlo Borromeo, Milano Introduzione. I test ultrasensibili per la determinazione della Troponina giocano un ruolo importante nel processo decisionale clinico, in quanto possiedono le principali caratteristiche del marcatore ideale: elevata sensibilità e specificità, precocità di rilascio, ampia finestra diagnostica e risultati in tempi adeguati alle esigenze cliniche. Scopo della Ricerca. Presso il nostro Laboratorio d'Urgenza è in via di introduzione un nuovo strumento per la determinazione della Troponina I ultrasensibile al fine di fornire un miglior supporto nella gestione del paziente con cardiopatia ischemica. Lo scopo dello studio è verificare le performance analitiche del nuovo test sia rispetto a quanto dichiarato dal produttore sia rispetto al test in uso. Materiali e Metodi. Strumenti: Vista1500 (CTNI hs) e Dimension RxL (CTNI) ditta Siemens. Pazienti: 70 soggetti apparentemente sani e 70 pazienti afferenti al Pronto Soccorso. Analisi Statistica: 1) Calcolo del 99° percentile sui soggetti apparentemente sani. 2) Calcolo del CV a diversi livelli di concentrazione sullo strumento Vista. 3) Confronto tra i risultati ottenuti sui due strumenti per i pazienti del Pronto Soccorso. Risultati.1) Il calcolo del 99° percentile è risultato essere 0,050 ng/mL pressocchè in accordo con quanto dichiarato dalla ditta produttrice (0,045). 2) I CV calcolati a diverse concentrazioni sono: 1,8% per 0,150 ng/mL; 5 % per 0,050 ng/mL e 8,5% per 0,035 ng/mL. 3)Il confronto con lo 2 strumento in uso ha evidenziato r = 0,996 con la seguente retta di regressione Vista=0,003+1,1RXL. Rispetto all'RxL (cut-off 0,15 ng/mL) il nuovo strumento ha classificato come positivi il 13% in più dei pazienti. Conclusioni. Dal punto di vista analitico i risultati ottenuti sono soddisfacenti e quindi proporremo ai Clinici il nuovo valore di cut-off ottenuto e cioè 0,050 ng/mL coerente con un CV<10%. E' chiaro che l'elevata sensibilità del nuovo test abbassa il limite di positività; sarà quindi necessario costituire un gruppo di studio con gli specialisti per monitorare l'impatto clinico del nuovo test e valutare i risultati lievemente alterati (zona grigia) rispetto alla presenza di malattia. 494 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 212 DETERMINAZIONE DELLA MIELOPEROSSIDASI NELLA DIAGNOSI PRECOCE DI SINDROME CORONARICA ACUTA: UNA REALE UTILITA’ CLINICA? 1 1 2 M.M. Mion , M. Zaninotto , G. Biasillo , M. 2 2 1 Gustapane , L.M. Biasucci , M. Plebani 1 Servizio di Medicina di Laboratorio, A.O.U. degli Studi di Padova, Padova 2 Istituto di Cardiologia, Univ. Cattolica del Sacro Cuore, Roma Per il riconosciuto ruolo dell’infiammazione nel processo di aterogenesi, i marcatori biochimici di flogosi sono stati particolarmente studiati nell’ambito della sindrome coronarica acuta (SCA). Recentemente la mieloperossidasi (MPO) é stata proposta come nuovo biomarcatore potenzialmente utile nella diagnosi precoce di SCA. Gli studi finora condotti tuttavia hanno fornito risultati contrastanti. Questo studio ha valutato l’utilità clinica della determinazione di MPO nella diagnosi precoce di SCA in confronto alla determinazione della troponina cardiaca. Le concentrazioni di MPO (Siemens Health Care Diagnostics) e di troponina cardiaca T misurata con metodi tradizionali e ad alta sensibilità (cTnT e hs-cTnT rispettivamente, Roche Diagnostics), sono state determinate in campioni (MPO, pmol/L: plasma K2EDTA; cTnT, µg/L e hs-cTnT, ng/L: siero) ottenuti all’ammissione da pazienti (pts) afferenti al pronto soccorso (PS) per dolore toracico entro 12 ore dall'esordio dei sintomi. Pts arruolati consecutivamente: n=356 (216 maschi, 140 femmine; età, 50° percentile, range: 63, 15-94 anni); tempo dall’esordio dei sintomi: <3 ore=32%, 3-6 ore=17%, >6 ore=51%; n=114 pts (32%) sono stati successivamente ricoverati, n=242 pts (68%) sono stati dimessi direttamente dal PS; diagnosi alla dimissione: SCA, n=37 pts (10%); non-SCA, n=319 pts (90%). 50° percentile (range): MPO=SCA 353 (143-2926), nonSCA 370 (35-4139); cTnT=SCA 0.080 (<0.010-1.33), non-SCA <0.010 (<0.010-1.04); hs-cTnT=SCA 90.82 (4.46-1513.00), non-SCA 5.74 (<3.00-451.70). Mann Whitney U test (p): SCA vs non-SCA=MPO (0.8753); cTnT (<0.0001); hs-cTnT (<0.0001). AUC (95% CI): MPO 0.49 (0.39-0.60); cTnT 0.81 (0.73-0.90); hs-cTnT 0.90 (0.84-0.96). Confronto tra AUC (p): cTnT vs MPO (<0.0001); hs-cTnT vs MPO (<0.0001); hs-cTnT vs cTnT (0.0073). La determinazione di MPO nella diagnosi precoce di SCA non ha fornito alcuna informazione clinicamente utile e/o aggiuntiva rispetto a quella ottenuta dalla troponina cardiaca determinata con metodi tradizionali e/o ad alta sensibilità. Numerosi fattori infatti influenzano i livelli circolanti di MPO rendendo l’enzima un biomarcatore caratterizzato da scarsa specificità in una popolazione non selezionata come quella considerata nello studio. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 213 MR-PROADM E CT-PROAVP: VALORE PROGNOSTICO NELLO SCOMPENSO CARDIACO CRONICO 1 1 2 1 M.M. Mion , M. Zaninotto , G.M. Boffa , M. Plebani 1 Servizio di Medicina di Laboratorio, A.O.U. degli Studi di Padova, Padova 2 Dip. di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari, Univ. degli Studi di Padova, Padova Lo scompenso cardiaco cronico (SCC) è una malattia che rappresenta un crescente problema di salute pubblica nei Paesi industrializzati. L’identificazione di pazienti (pts) con SCC ad elevato rischio di mortalità e che potrebbero beneficiare di una terapia più aggressiva resta una delle più importanti sfide nel trattamento di questa patologia. Studi recenti suggeriscono una potenziale utilità clinica nello SCC di MR-proADM (regione media del precursore dell’adrenomedullina) e di CT-proAVP (frammento del precursore della vasopressina). In questo studio è stato valutato il valore prognostico di MR-proADM e di CTproAVP in pts affetti da SCC. I livelli plasmatici di MRproADM (nmol/L) e di CT-proAVP (pmol/L) (BRAHMS) sono stati misurati in n=103 pts (92 maschi, 11 femmine; età, 50° percentile, range: 61, 17-83 anni) ricoverati per SCC da disfunzione sistolica (NYHA: I+II n=48, III+IV n=55); end-point combinato: morte per tutte le cause/trapianto cardiaco. Sono stati analizzati come possibili fattori di rischio parametri anagrafici, clinici, strumentali e di laboratorio. Durante il follow-up (media ±DS=14±8 mesi), n=26 pts (25%) hanno subito un evento avverso (morte: n=11; trapianto cardiaco: n=15). All’analisi di sopravvivenza univariata di Cox sono risultate significative (p): le concentrazioni plasmatiche di MRproADM (0.01), CT-proAVP (<0.001), sodio (<0.001), IL-6 (interleuchina 6) (0.04), hs-PCR (proteina C reattiva ad alta sensibilità) (0.018), BMI (body mass index) >30 (0.008), FE (frazione di eiezione del ventricolo sinistro) (0.001). All’analisi multivariata di Cox, le variabili che hanno mantenuto un potere predittivo indipendente (p) sono risultate: le concentrazioni plasmatiche di MRproADM (0.006), CT-proAVP (0.001), sodio (<0.001), IL-6 (0.02), BMI>30 (0.015), FE (0.01). Le curve di sopravvivenza di Kaplan-Meier ed il log rank test hanno evidenziato un maggior rischio di eventi avversi in pazienti con livelli di MR-proADM e di CT-proAVP superiori al 50° percentile calcolato nella popolazione considerata (0.876 e 10.74 rispettivamente). In pazienti con SCC sistolico, i livelli circolanti di MR-proADM e CT-proAVP hanno dimostrato un valore predittivo indipendente per l’end-point combinato morte per tutte le cause e trapianto cardiaco. 214 OTTIMIZZAZIONE DELLA RICHIESTA DI PSA FREE, ESPERIENZA DELL’ASL4 CHIAVARESE: RICADUTE IN TERMINI COSTI 1 1 1 1 G. Devoto , V. Marrè , S. Massaro , C. Devoto , R. 1 1 Tronci , P. Botto 1 Lab. Analisi, ASL 4 Chiavarese, Lavagna, Genova Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare la riduzione dei costi in beni e servizi (Reagenti di Laboratorio) derivante dall’applicazione delle Linee Guida (NACB: Practice guidelines and recomendations for use of tumor markers in the clinic 2002 e 2005) nell’ambito della Patologia Prostatica. Le sopradette Linee Guida invitano i Clinici e i Medici di laboratorio a seguire le seguenti indicazioni: il valore di cut off per il PSA Totale è 4.0 ng/mL, da considerarsi come limite decisionale e non come valore “NORMALE”, la determinazione del PSA Free è indicata solamente nei pazienti con valori di PSA Totale nel range 4 – 10 ng/mL, il monitoraggio della malattia deve prevedere la sola determinazione del PSA Totale. Per essere maggiormente garantiti, in accordo con i colleghi Urologi del ASL 4 Chiavarese, abbiamo allargato il range entro il quale determinare il PSA Free portandolo a 2 – 20ng/mL. Materiali e Metodi: Sulla base di quanto premesso abbiamo applicato, dall’anno 2008, il seguente protocollo diagnostico: il Clinico, di fronte ad un sospetto di patologia prostatica, indipendente dall’età del paziente, richiederà solamente la determinazione del PSA Totale, il laboratorio analisi effettuerà autonomamente la determinazione del PSA Free solamente nei pazienti con PSA Totale nel range 2 - 20 ng/mL.Risultati: analizzando i dati statistici riferiti agli anni 2006-2007, abbiamo registrato che il 60% delle richieste contenevano entrambi gli analiti generando un Costo di 25.000 Euro per il PSA Free e di 27.000 Euro per il PSA Totale su base annua.La stessa analisi, applicata agli anni 2008-2009 dopo l’applicazione di tale protocollo diagnostico, evidenziavo la riduzione del 50% delle determinazioni di PSA Free cui corrispondeva una riduzione dei costi di 15.000 EURO su base annua. Conclusioni: l’esperienza dell’ASL 4 Chiavarese dimostra come la collaborazione tra Medici di Laboratorio e Clinici,sia una pratica non solo auspicabile ma possibile. Che tale pratica determina una significativa ottimizzazione dei costi, senza incidere negativamente nella pratica clinica e sull’outcome del Paziente. Ci permettiamo di proporre l’estensione di tale protocollo a livello Regionale. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 495 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 215 THE ROMA (RISK OF OVARIAN MALIGNANCY ALGORITHM) FOR ESTIMATING THE RISK OF EPITHELIAL OVARIAN CANCER IN WOMEN PRESENTING WITH PELVIC MASS: IS IT REALLY USEFUL? 216 NICOTINAMIDE N-METHYLTRANSFERASE: A POTENTIAL TARGET MOLECULE FOR EFFECTIVE THERAPY AND EARLY DIAGNOSIS OF ORAL SQUAMOUS CELL CARCINOMA 1 1 1 1 M. Montagnana , E. Danese , O. Ruzzenente , S. 1 1 1 1 Giudici , M. Gelati , G.L. Salvagno , G. Lippi , M. 1 1 Franchi , G.C. Guidi 1 Sez. di Chimica Clinica, Univ. degli Studi di Verona, Verona Objectives: The objective of this study was to evaluate the performance of the predictive model ROMA (Risk of Ovarian Malignancy Algorithm), which utilizes the combination of Human Epidydimis Protein 4 (HE4) and CA125 values, to assess the risk for epitelial ovaric cancer (EOC) in women with a pelvic mass. Methods: 104 women diagnosed with a pelvic mass and scheduled to have surgery were enrolled. Preoperative serum levels of HE4 and CA125 were measured. Separate logistic regression algorithms ROMA for premenopausal and post-menopausal women were utilized to categorize patients into low and high risk groups for EOC. Statistical analyses were performed with GraphPad Prism 5.0. The Area Under Curve (AUC), the sensitivity and the specificity were calculated for HE4, CA125 and ROMA in diagnoses of ovarian cancer by using receiver operating characteristic (ROC) analysis. Results: The pre-menopausal group had 36 benign cases of which 31 were classified as low risk providing a specificity of 86.1% (95% CI: 70.5-95.3), and 15 EOC of which 8 were classified as high risk, providing a sensitivity of 53.3% (95% CI: 26.6-78.7). The postmenopausal group contained 13 benign cases of which 11 were classified as low risk giving a specificity of 84.6% (95% CI: 54.6-98.0), and 40 EOC tumors of which 33 were classified as high risk giving a sensitivity of 82.5% (95% CI: 67.2-92.7). In pre-menopausal group, the AUC was 0.71 (0.54-0.88) for CA125, 0.77 (0.62-0.92) for HE4 and 0.77 (0.63-0.92) for ROMA. In post-menopausal group, the AUC was 0.86 (0.76-0.96) for CA125, 0.94 (0.88-0.99) for HE4 and 0.92 (0.85-0.99) for ROMA. Conclusion: The ROMA is a simple scoring system which shows a high sensitivity and specificity for the detection of malignant adnexal masses in post-menopausal women but not in pre-menopausal women. Moreover, the dual marker combination of HE4 and CA125 (ROMA) don’t show a better performance of HE4 alone. Reference Moore RG, McMeekin DS, Brown AK, et al. A novel multiple marker bioassay utilizing HE4 and CA125 for the prediction of ovarian cancer in patients with a pelvic mass. Gynecol Oncol 2009;112:40-6. 496 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 2 3 D. Sartini , V. Pozzi , A. Santarelli , C. Rubini , M. 4 1 2 5 Tomasetti , E. Renzi , R. Rocchetti , L. Lo Muzio , M. 1 Emanuelli 1 Dip. di Biochimica, Biologia e Genetica, Univ. Politec. Marche, Ancona 2 Dip. di Scienze Cliniche, Specialistiche e Odontostomatol., Univ. Politec. Marche, Ancona 3 Dip. di Neuroscienze, Univ. Politec. Marche, Ancona 4 Dip. di Patologia Molecolare e Terapie Innovative, Univ. Politec. Marche, Ancona 5 Dip. di Scienze Chirurgiche, Univ. di Foggia, Foggia Oral squamous cell carcinoma (OSCC) is the most common form of head and neck cancer worldwide. Up to now, reliable biomarkers for early diagnosis and prognostic monitoring of OSCC are still lacking. Therefore, it is necessary to identify new target molecules for effective therapy and for diagnosis at the premalignant and/or early stages of OSCC. We focused on the expression of Nicotinamide NMethyltransferase (NNMT), which catalyses the Nmethylation of nicotinamide, pyridines and other structural analogs, playing an important role in the biotransformation and detoxification of many xenobiotics. We analysed the enzyme expression in paired tumour (T) and nontumour (NT) tissues obtained at surgery by RT-PCR, Real-Time PCR, and western blot. Compared with normal mucosa, OSCC exhibited significantly increased expression of NNMT in 11 of 22 (50 %) examined patients. Interestingly, NNMT was upregulated in most of the favourable OSCCs (N0). Both, pT and pathological staging showed an inverse correlation with NNMT mRNA levels, and a significant negative association of the amount of NNMT expressed by tumour tissue compared to the adjacent normal mucosa was found with metastasis. Immunohistochemical analyses results seem to indicate a favourable prognosis in patients with tumours expressing high NNMT levels, whereas the absence of marked NNMT expression seems to constitute a hallmark of aggressive biological behaviour. We also evaluated the effect of shRNA-mediated inhibition of NNMT on the proliferative potential and apoptosis of oral cancer cell line PE/CAPJ15. ShRNA vectors targeted against NNMT efficiently suppressed gene expression, showing inhibition rates around 70 %, observed at both the mRNA and protein levels. The shRNA-mediated gene silencing of NNMT resulted in a significant rise in apoptosis rate. Preliminary studies on salivary NNMT by western blot showed strong immunoreactive bands in samples of OSCC patients and negative or weakly positive bands in normal saliva samples. The present data support the hypothesis that NNMT plays a role in tumour expansion and represents a highly promising marker for early detection of oral cancer. Moreover, knowing the status of NNMT expression would be helpful in predicting the prognosis of each patient. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 217 MICRO-RNA PROFILING IDENTIFIES MIR-126 AS PROMISING BIOMARKER FOR PROGNOSIS AND EARLY DETECTION OF MALIGNANT MESOTHELIOMA 218 HER2 REAL-TIME QPCR, A POTENTIAL METHODS ABLE TO MONITOR THE OUTCOME OF BREAST CANCER PATIENTS 1 1 2 2 2 D. Sartini , L. Santarelli , E. Strafella , S. Staffolani , M. 2 1 1 2 Amati , M. Emanuelli , V. Pozzi , M. Bracci , A. 3 4 5 2 Sabbatini , R. Ranaldi , S. Gasparini , M. Tomasetti 1 Dep. of Biochemistry, Biology and Genetics, Polytechnic Univ. of Marche, Ancona 2 Dep. of Molecular Pathology and Innovative Therapies, Polytechnic Univ. of Marche, Ancona 3 Thoracic Surgery Unit, Hospital Univ. of Ancona, Ancona 4 Pathological Anatomy Unit, Hospital Univ. of Ancona, Ancona 5 Pneumology Unit, Hospital Univ. of Ancona, Ancona Background: Improved detection methods for diagnosis of malignant pleural mesothelioma (MPM) are essential for early and reliable detection and treatment. Since recent data point to abnormal levels of microRNAs (miRNAs) in tumors, we hypothesized that a profile of deregulated miRNAs may be a marker of MPM and that the levels of specific miRNAs may be used for monitoring its progress. Methods: miRNAs isolated from fresh-frozen biopsies of MPM patients were tested for the expression of 88 miRNAs known to play a regulatory role in neoplastic diseases. Three selected miRNAs were assayed in cancerous tissue and adjacent non-cancerous tissue sample pairs collected from 27 MPM patients by quantitative reverse transcription-PCR. Furthermore, the performance of the selected miRNAs as biomarker was evaluated in serum samples of asbestos-exposed subjects, MPM patients and compared with age-matched healthy subjects. Results: A considerable difference in the miRNA expression pattern was observed between tumors and normal tissues. Of all miRNAs, mostly showing lower levels of expression, only eight were significantly downregulated. Of these, three miRNAs were analysed in a larger sample series, with miR-126 and miR-32 showing significant differential expression. A strong association was found for low miR-126 and elevated miR-32 levels in cancerous tissue and worse prognosis of the patients. The miR-126 significantly distinguishes asbestos-exposed subjects from MPM patients and from age-matched controls. Conclusions: Deregulation of specific miRNAs is involved in MPM and is associated with patient prognosis. We propose miRNA-126 in association with soluble mesothelin-related peptides as marker combination for early detection of MPM. 1 1 2 M. Savino , M. Garrubba , A.P. Gallo , G. Merla , B. 2 3 4 4 Augello , R. Murgo , V.M. Valori , E. Maiello , S.A. 1 Santini 1 Clinical Analysis Laboratory, CSS Hospital, IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG) 2 Medical Genetics Service, CSS Hospital, IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG) 3 Dept. of Surgery, CSS Hospital, IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG) 4 Dept. of Onco-ematology, CSS Hospital, IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG) Recently we developed a real-time quantitative reverse transcription PCR assay, able to detect Her2neu expression in peripheral blood samples. The HER2 QPCR method was suitable, sensitive and reproducible for the determination of HER2 status in the blood of breast cancer patients, attending the Breast Cancer Unit of CSS Hospital, before administration of anti-Her2neu specific therapy. Now, we suggest that this approach could be predictive of the clinical outcome and might be useful for monitoring the response to treatment. Therefore, aim of this study was to evaluate the potential application of HER2 QPCR in clinical samples collected during therapy and follow-up. Patients: Twenty breast cancer patients were enrolled at the Breast Cancer Center of CSS Hospital before administration of anti-Her2neu specific therapy. After six months from surgery 10 did not show evidence of disease (NED), and the remaining 10 patients were affected by advanced breast cancer (ABC). From each patients, peripheral blood were collected during the follow up (surgery, 6, 12, 18 and 24 months). Methods: RNA extracted from peripheral blood was reverse transcribed and the specific real-time quantitative PCR assay (HER2 QPCR) was performed. Results: according to the established cut off value, 6 out of the 10 ABC patients scored positive for Her2neu expression after immunotherapy (24 months of the clinical diagnosis), whereas 7 out of the 10 NED patients have a Her2neu expression lower than the cut off value after 24 months of the clinical diagnosis. All patients presented HER2 over expression during immuno-therapy. Only in one patient, classified as NED six months after surgery, we found an HER2 over expression eighteen months after surgery, suggesting the tumour progression. Conclusions: All samples from patients with more aggressive disease, even if immune-treated, were found positive for the Her2neu transcript. As expected, a good response to the therapy was associated to the HER2 expression value below the cut off. Our date suggest that the QPCR can be used to identify breast cancer patients with poor prognosis and to monitor the response to the therapy. References. Clin Chim Acta. 2007 Sep;384(1-2):52-6. Cell Oncol. 2009;31(3):203-11. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 497 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 219 PCA3 EVALUATION AS A NEW BIOMARKER FOR PROSTATE CANCER DETECTION 1 1 2 M.A. Cicilano , P. Pazienza , D.F. Randone , S. De 2 3 1 Luca , R. Passera , P. Milillo 1 Lab. Analisi, Presidio Sanitario Gradenigo, Torino 2 Div. Urologia, Presidio Sanitario Gradenigo, Torino 3 Div. Medicina Nucleare 2, Univ. degli Studi di Torino PSA is used as a marker of prostate disease, but its limits as prostate cancer diagnostic test are well recognized. PSA increase is not cancer specific. PCA3 is noncoding mRNA overexpressed in prostate cancer, used as new diagnostic biomarker. PCA3 assay performance is currently under investigation. Aim: to evaluate role of PCA3 for prostate cancer diagnosis in men with high level of PSA and to verified if PCA3 score cutoff suggest by Gene Probe (35) is the optimal one. We characterized PCA3 performance in two different groups: i) 552 men enrolled in our hospital, with increased serum PSA level (2.5-10 ng/mL), negative DRE and scheduled for a first biopsy, ii) 227 men enrolled in 10 Piedmont clinical centres, with one or more previous negative prostate biopsies, persistent high PSA and scheduled to repeat biopsy. First catch of urine sample were collected following DRE and tested to quantify PCA3 and PSA mRNA concentrations using the Progensa PCA3 assay (Gene Probe). Best PCA3 score cut-off was identified by ROC analysis. Results were analysed using Fisher’s exact test, Mann-Whitney test and Bivariate correlations. Data from 552 patients scheduled for first biopsy show PCA3 test had 68.3% sensivity (vs 69.1% of PSA, 71.4% of f%PSA) for detection of prostate cancer, 35.6% specificity (vs 28.5% PSA, 34.8% of f%PSA) and negative predictive value 82.3% (vs 66.7% PSA, 77.6% of f%PSA) using PCA3 score cut-off=35. ROC AUC was 0.586 for PCA3, 0.520 for PSA, 0.557 for f%PSA. Among 227 men with previous negative biopsy only 70 had positive repeat biopsy (30.8%). PCA3 test had 70.3% sensivity for detection of prostate cancer, 81.6% specificity and negative predictive value of 86.3% using PCA3 score cutoff=35. ROC analysis show that using PCA3 score=40 the test had 74.3% sensivity for detection of prostate cancer, 86.6% specificity and negative predictive value of 88.3%. Our results reveal PCA3 assay is not better than PSA test in prostate cancer screening, on the contrary these data suggest usefulness of PCA3, after one or more negative biopsies, to identify patient risk for positive re-biopsy. PCA3 score cut-off=40 get optimal balance between sensivity and specificity. 498 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 220 SERUM BIOMARKERS OF PANCREATIC CANCER (PC) AND PANCREATIC CANCER DERIVED DIABETES MELLITUS (DM) 1 2 1 1 A. Padoan , P. Fogar , E. Fadi , E. Greco , D. 1 1 2 2 Bozzato , S. Moz , F. Navaglia , C. Zambon , R. 3 4 2 5 Seraglia , S. Pedrazzoli , D. Basso , M. Plebani 1 Dip. Scienze Diagnostiche e Terapie Speciali, Univ. di Padova, Padova 2 Dip. Medicina di Laboratorio, A.O. di Padova, Padova 3 CNR, ISTM, Padova 4 Dip Scienze Mediche e Chirurgiche, Univ. di Padova, Padova 5 Dip Scienze Diagnostiche e Terapie Speciali e Medicina di Laboratorio, A.O.U. di Padova, Padova Objectives: To verify whether discontinuous SDS-PAGE, perfomed in the conditions which allowed the isolation of NT-S100A8 from PC tissues, can identify potential serum markers of PC and PC induced DM. Methods :We collected sera from 42 PC patients (17 with and 25 without DM) and from 11 healthy controls (C). Results: In the low MW range (15,000 - 1,000 Da), nine protein bands were identified and numbered 1 to 9 from heaviest to lightest. Only band number 2 (14,200 Da approximately), was correlated with PC diagnosis, being present in 10/11 C and absent in 2 37/42 cancer cases (χ =26.8,p<0.001). Two bands, 4 and 9, MW 10,000 and 1,000 Da respectively, correlated 2 with each other (χ =4.8,p<0.05). In PC, the absence of both bands correlated with the presence of DM 2 2 (χ =8.6,p<0.01 for band 4 and χ =6.6,p<0.05 for band 9) and was significantly associated with higher fasting plasma glucose levels (p<0.05 for band 4 and p<0.01 for band 9). The absence of band 9 was also significantly associated with HbA1c (p<0.05) and with glucose/Cpeptide ratio (p<0.05). To characterize the protein inversely correlated with PC diagnosis, we performed a MALDI-TOF analysis of the tryptic in-gel digestion of band 2. The identified peaks were analysed by Mascot Peptide Mass Fingerprint and showed a high homology with human hemoglobin subunit b (score 76, p<0.05) Conclusion: SDS-PAGE analysis of the low MW serum proteins allowed the detection of peptides correlated with PC derived DM and the identification of free beta globin as a potential PC serum marker. Reference: Basso D, Greco E, Fogar P, Pucci P, Flagiello A, Baldo G, Giunco S, Valerio A, Navaglia F, Zambon CF, Falda A, Pedrazzoli S, Plebani M. Pancreatic cancerderived S-100A8 N-terminal peptide: a diabetes cause? Clin Chim Acta. 2006;372(1-2):120-8. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 221 DETECTION AND EVALUATION OF CIRCULATING TUMOR CELLS IN LOCALLY ADVANCED COLORECTAL CANCER 222 SERUM MESOTHELIN IN ASBESTOS -EXPOSED WORKERS 1 1 1 1 L. Zorzino , M. Picozzi , M.C. Cassatella , M.G. 2 4 3 5 Zampino , A. Chiappa , E. Botteri , L. Adamoli , E. 2 4 1 Magni , E. Bertani , M.T. Sandri 1 U.O. di Medicina di Laboratorio, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 2 U.O. di Cure Mediche, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 3 Div. Epidemiologia e Biostatistica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 4 Div. Chirurgia Generale e Laparoscopica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano 5 Dip. di Medicina, Istituto Europeo di Oncologia, Milano Background. Circulating tumor cells (CTC) in blood are essential for the formation of metastasis. There is growing evidence that CTCs can serve as new diagnostic, prognostic and predictive marker. Recent studies demonstrated that CTCs detected at baseline and at disease-evaluation during treatment were an independent prognostic factor in metastatic colorectal cancer, while the role in early stages after radical surgery is under investigation. Aim of this study is to investigate the role of CTCs in locally advanced rectal cancer patients undergoing neo-adjuvant chemoradiotherapy, for whom no information is to date available. Methods. Blood samples from 40 patients (pts) with cT3-4 and/or N+ rectal cancer were obtained at baseline (T0), after neoadjuvant therapy with capecitabine and concomitant external radiotherapy (T1), 3-5 days after curative surgery (T2) and at 6 months from surgery (T3). The first 18 pts had 10 ml blood sampling, while the subsequent 22 had thirty ml at each time point. CTC enumeration was performed using the CellSearch System (Veridex, USA), by means of immunomagnetic separation and by staining with fluorescent reagents. CTCs were defined as nucleated cells expressing cytokeratin 8,18 and 19, but lacking CD45. A sample was considered positive when 1 or more cells were detected. Results. Forty pts underwent T0 sampling, 33 completed CT/RT (T1) and 32 underwent T2 sampling. At baseline 7 pts presented 1 CTC (17.5%), one 2 CTCs (2.5%), one 27 CTCs (2.5%), while in 31 pts (77.5%) no CTCs were detected. Among these latter, 4 were missed for other time-points evaluations. In the remaining 27 pts, 25 were CTC negative and 2 were CTC positive. Among 9 pts with CTC positive at baseline, one had not other time-point 2 3 4 P. Marroni , M. Mencoboni , F. Spigno , V. Mortara , L. 3 2 3 2 Michelazzi , C. Ferrarazzo , A. Cioè , R. Galli , R. 5 Filiberti 1 Patologia Clinica, Ist. Nazionale per la Ricerca sul Cancro, Genova 2 Oncologia Medica, A.O. Villa Scassi, Genova 3 Medicina del Lavoro, Univ. di Genova, Genova 4 INAIL, Genova 5 Epidemiologia, Biostatistica e Clinical Trials, Ist. Nazionale per la Ricerca sul Cancro, Genova Background: Recent reports have raised interest on soluble mesothelin-related peptides (SMRP) as potential markers in diagnosis and prognosis of malignant mesothelioma. The role of SMRP for screening of at-risk asbestos-exposed subjects has also been discussed. The goal of our study was to evaluate the predictive value of SMRP in a cohort of subjects with past exposure to asbestos, at risk for malignant mesothelioma. Methods: The study subjects were recruited from those working as dockers and ship-builders or in a steel industry. A detailed questionnaire on demographic data, smoking history, occupation (industry, occupational task, duration of asbestos exposure), familial cancer history and clinical anamnesis was administered to all subjects. Blood samples from all individuals were collected by routine venipuncture and participants underwent medical examination. A written informed consent was obtained from all patients before enrollment. SMRP was determined wit a commercial ELISA kit. Results: We analyzed 1233 subjects, mean age 61.3±6.5 years. Sixty-four of them were smokers or former smokers. One of the participants was diagnoses a malignant mesothelioma and had a serum SMRP value of 21 nM/L. In the remaining subjects, mean SMRP was 0.56±0.46 nM/l (range 0-4.45 nM/L). SMRP was lightly correlated with age (r=0.11). No correlation was found with smoking habits. The analysis of medical anamnesis showed the following mean SMRP values: 0.51±0.3 in subjects with no disease, 0.95±0.6 and 0.67±0.4 in patients with a previous tumor of lung or in other sites, respectively. Subjects with benign respiratory diseases had a mean SMRP value of 0.74±0.6. Conclusion: This preliminary analysis on asbestos-exposed subjects confirmed the presence of higher SMRP values in individuals with tumors of pleura and lung. samples, 6 were CTC negative and 2 presented ≥ 1 CTC. Only one patient was CTC positive on all time points. No evidence of correlation was found between patient/tumor characteristics and CTC count. Conclusion. The preliminary results of this study show that at least 1 CTC was detected in 9 pts out of 40 evaluable pts at baseline (22.5%) and in only one patient showed CTC at all time of sampling. No association with clinical or pathological findings was observed. The study is still ongoing. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 499 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 223 INVOLVEMENT OF AKT/NF-KB PATHWAY IN N6ISOPENTENYLADENOSINE INDUCED APOPTOSIS IN HUMAN BREAST CANCER CELLS 1 2 3 4 T. Di Matola , C. Laezza , A.M. Malfitano , P. Ricchi , S. 1 1 3 Esposito , G. Somma , M. Bifulco 1 Lab. di Pat. Clin., “C.T.O.”, ASL Napoli 1 Centro, Naples, Italy 2 Centro di Endocr. ed Onc. Sperim. del CNR, Dip. di Biol. e Pat. Cell. e Mol.“Federico II”, Naples, Italy 3 Dip. di Scienze Farmac., Univ. degli Studi di Salerno, Fisciano (SA), Italy 4 Dip. di Oncoemat., U.O.C. Centro delle Microcit., AORN “A. Cardarelli”, Naples, Italy Introduction. Breast cancer is the most common cancer among Italian women; it accounted for 29.0% of cancer incidence in women and 16.9% of cancer 6 mortality. N -isopentenyladenosine (i6A) is a modified nucleoside with a pentaatomic isopentenyl derived from mevalonate that induces inhibition of tumor cell proliferation in several tumor cell lines; i6A arrests tumor cell proliferation by inhibiting farnesyl diphosphate synthase and protein prenylation and competes for 6 nucleoside transport. N -isopentenyladenosine inhibits the tumour cell growth by inducing cell apoptosis; however, little is known regarding the mechanisms by which the drug induces cell apoptosis. Matherials and Methods. Human breast cancer cells (MDA-MB-231) were obtained from ATCC and cultured in DMEM/F12 medium. After incubation and extraction, the lysed cells were electrophoretically transferred to a nitrocellulose membrane. Each membrane was incubated with monoclonal antibodies, washed with TTBS and incubated with secondary antibody conjugated with peroxidase. The signal was then detected using chemiluminescent detection system (Western blot analysis). Results. In this study, we further explored the molecular mechanisms of i6A as an anticancer agent on a human breast cancer cell line MDA-MB-231. Treatment with i6A decreased the cell proliferation of MDA-MB-231 cells in a dosedependent manner by arresting the cells at G0/G1 phase. This effect was strongly associated with concomitant decrease in the level of cyclin Dl, cyclin E, cdk2, and increase of p21wafl and p27kip. In addition i6A also induced apoptotic cell death by increasing the expression of Bax, and decreasing the levels of Bcl-2 and Bcl-xL, and subsequently triggered mitochondria apoptotic pathway (release of cytochrome C and activation of caspase-3). We observed that i6A suppressed the nuclear factor kappaB (NF-KB) pathway and inhibited the Akt activation. Conclusions. The results of this study indicate that i6A decreases cell proliferation, induces apoptotic cell death in human breast cancer cells, possibly by decreasing signal transduction through the Akt/NF-kB cell survival pathway, and may be a potentially effective chemopreventive or therapeutic agent against breast cancer. Bibliography. C. Laezza et al.: N6-isopentenyladenosine inhibits cell proliferation and induces apoptosis...-Int. J. Cancer: 124, 1322–1329(2009) 500 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 224 CLINICAL RELEVANCE OF ANALYTE LEVELS AND APPROPRIATE MATRIX COMPOSITION FOR COMMERCIAL TUMOR MARKER MULTI CONSTITUENT CONTROLS 1 1 1 1 M. Olsson , O. Nilsson , C. Hall , C. Fermér , K. 1 1 Majnesjö , M. Lundin 1 Fujirebio Diagnostics AB, Gothenburg, Sweden Aim: Quality Assurance of Tumor Marker assays require access to control materials that closely resemble patient samples. Several Multi Constituent Tumor Marker Control kits are marketed for this purpose. The objective of this study was to compare six commercially available products in terms of analyte levels and control matrix. Materials and Methods: The analyte levels for AFP, CA15-3, CA19-9, CA125, CEA, Ferritin, FreePSA and Total PSA were determined for six Multi Constituent Tumor Marker Control kits: Bio-Rad Liquichek™ (REF 548X), Bio-Rad Lyphochek® (REF 368X), CliniQA Liquid QC™ (REF 91302), MAS® T-marker (REF TUM-S1), Fujirebio Diagnostics TM Control (REF 108-20) and Randox Quality Control Sera (REF IA2633). To evaluate matrix composition, the different control materials and normal serum samples were analyzed with a Serum Protein Electrophoresis (SPE) kit. Results: All kits contained one control where the levels for each analyte corresponded to the normal range and at least one control with analyte levels in the pathological range. Clinically relevant percentages of FreePSA to Total PSA were only observed in the controls from Fujirebio and Cliniqa, with 30% and 10% FreePSA respectively. The remaining control materials tested contained >90% FreePSA. The Fujirebio and Lyphochek controls showed similar pattern on SPE compared to normal serum samples, including bands in the albumin, alpha-, beta- and gammaglobulin regions. Alpha- and beta globulin bands were merged for the Cliniqa control. The Liquichek, MAS and Randox controls showed a distinct albumin band only. Conclusions: Clinically relevant analyte levels and appropriate sample matrix are the most important parameters for any quality control. The Fujirebio and Cliniqa controls showed a clinically relevant ratio of FreePSA to Total PSA, and were identified as suitable for quality assurance of Total PSA assays. The controls with a matrix most similar to patient samples were Fujirebio and Lyphochek. Reference: Lilja H, Ulmert D, Vickers A. Prostate-specific antigen and prostate cancer: prediction, detection and monitoring. Nature Reviews Cancer 8, 268-278 (2008). 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 225 SINGLE-NUCLEOTIDE POLYMORPHISMS OF MICRORNAS IN NSCLC PATIENTS: GENOTYPE DISTRIBUTION, CORRELATION WITH EXPRESSION AND CLINICAL FEATURES 1 1 1 1 S. Vinci , S. Gelmini , N. Pratesi , S. Conti , F. 1 1 1 1 Malentacchi , L. Simi , M. Pazzagli , C. Orlando 1 U.O. di Biochimica Clinica, Dip. Fisiopatologia Clinica, Univ. degli Studi di Firenze, Firenze Since single miRNA can have a large number of potential mRNA targets, even minor variations in their expression can have influences of hundreds of putative. The presence of sequence variants in miRNA genes may influence their processing, expression and binding to target mRNAs. Here we evaluated 98 paired samples (cancer and normal tissues) from NSCLC patients to study the genotype distribution of SNPs in four miRNA genes: miR-196a2 (rs11614913 C-T), miR-146a (rs2910164 CG), miR-149 (rs2292832 C-T) and miR-499 (rs3746444 G-A) and their influence on expression of respective miRNAs. The simultaneous analysis of paired tissues excluded that SNPs in these miRNAs may undergo somatic mutations during cell transformation. We did not find any association between distribution of miR-149, miR-196a2 and miR-499 genotype and risk of NSCLC. Conversely CG allele of miR-146a appeared associated to an increased risk for NSCLC (p=0.042 and 1.77 OR). The same genotype was correlated to a relevant increase (about six–fold) of its expression in NSCLC. Also for miR-149, the CC genotype seems associated to an increased miRNA expression, but in this case this feature tended to favour an improvement of overall survival. The previously described tendency to the up-regulation of mir-196a2 expression was confirmed also in this study (p<0.001), without any evident association with its genotype. 226 SPLICING VARIANTS OF CARBONIC ANHYDRASE IX IN BLADDER CANCER AND URINE SEDIMENTS 1 1 2 F. Malentacchi , S. Vinci , A. Della Melina , J. 3 1 2 3 Kuncova , M. Pazzagli , D. Villari , G. Giannarini , G. 4 3 1 Nesi , C. Selli , C. Orlando 1 U.O. Biochimica Clinica, Dip. Fisiopatologia Clinica, Univ. degli Studi di Firenze, Firenze 2 U.O. Urologia, Dip. di Area Critica Medico Chirurgica, Univ. degli Studi di Firenze, Firenze 3 U.O. Urologia, Dip. di Chirurgia, Univ. di Pisa, Pisa 4 Dip. Patologia e Oncologia Umana, Univ. degli Studi di Firenze, Firenze In human cancers, carbonic anhydrase IX (CAIX) influences cell proliferation and tumor progression, maintaining pH under hypoxic conditions. An alternative CAIX isoform (AS), independent from the hypoxia levels, was recently demonstrated in cancer cells(1). AS competes with the full-length (FL) isoform in the regulation of the extracellular pH. In the present study we evaluated mRNA expression of the two CAIX isoforms and their clinical relevance in 45 patients affected by bladder transitional cell carcinoma and benign mucosa and in urine sediment of 81 bladder cancer patients and 93 controls by real-time PCR technology. Expression of FL was lower than AS in benign mucosa (p=0.006) whereas in paired bladder cancers FL mRNA was higher (p=0.007). Consequently, the percentage of FL in bladder cancers was significantly higher than in benign mucosa (p<0.0001). In the urinary sediments of bladder cancer patients FL mRNA was higher in comparison to benign mucosa (p=0.003). FL percentage appeared dramatically higher in urine sediments of bladder cancer patients in comparison to controls (p<0.0001). In addition FL% was significantly different in sediments from pTa-pT1 and ≥ pT2 patients (p=0.016). Stratification according tumor grade indicated that FL% was lower in G1 bladder cancers in comparison to G2G3 (p=0.005) The clinical sensitivity for FL% in urine sediments was 93%, with a 76% specificity. Using the same cut-off positive predictive value (PPV) was 72% , whereas negative predictive value (NPV) was 91%. Our results seem to indicate that in bladder cancers and related urine sediments, FL is the prevalent and most accurate clinically relevant variant surrogate of hypoxic stress. (1) Barathova M, Takacova M, Holotnakova T et al. Alternative splicing variant of the hypoxia marker carbonic anhydrase IX expressed independently of hypoxia and tumour phenotype. Br J Cancer 2008;98:129–36. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 501 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 227 ADVANCES IN DIAGNOSTICS: ASSESSMENT OF THE PCA3 TEST FOR EARLY DIAGNOSIS OF PROSTATE CANCER 228 THE MEANING OF THE THYMIDINE KINASE (TK) IN LYMPHOPROLIFERATIVE DISEASE 1 1 2 2 3 P. Bruni , F. Galasso , R. Giannella , S. Perdonà , G. 2 1 Sepe , R. Giulivo 1 Lab. Biodiagnostica Montevergine-Malzoni, Avellino 2 Clinica Malzoni, Avellino 3 INT Fondazione G. Pascale, Napoli Background. PCA3 is a prostate specific non-coding mRNA significantly overexpressed in prostate cancer tissue. Urinary PCA3 levels have been associated with prostate cancer grade suggesting a significant role in the diagnosis of prostate cancer. We have examined 1792 patients from several areas of Italy and assessed the association of urinary PCA3 score with the results of prostate biopsy. Material and Methods. First-catch urine samples were collected after digital rectal examination (DRE). PCA3 and PSA mRNA levels were measured using Trascription-mediated PCR amplification. The PCA3 score was calculated as the ratio of PCA3 and PSA mRNA (PCA3 mRNA/PSA mRNA x 1000) and the cut off was set at 35. Results. A total of 1792 PCA3 tests were performed from December 2008 to July 2010. The rate of informative PCA3 test was 99%, with 1767 patients showing a valid PCA3 score value: 862 patients (48.78%) presented a PCA3 score higher than the cut-off (>=35) whereas the remaining 905 patients (51.22%) presented a PCA3 score lower than the cut-off limit (<35). Of the 1767 patients only 408 had undergone rebiopsy; among those patients we found that mean and median PCA3 scores were significantly higher in the PCa versus the biopsy negative group (110 and 82 vs 44 and 33 respectively). The mean PCA3 score (73) for the patients diagnosed with HGPIN/ASAP at biopsy was intermediate between patients with negative and positive biopsy. The PCA3 test was < 35 in 71 of 140 patients with negative concurrent biopsy findings and >= 35 in 86 of 100 with positive biopsy findings (sensitivity 86.0% and specificity 50.7%). Conclusions. PCA3 urine assay shows improvement of the performance characteristics and identification of serious disease compared with PSA, detection techniques have acceptable diagnostic accuracy rates, and might be useful in choosing between repeat biopsy and more conservative follow-up. 502 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 V. Brescia , A. Mileti , M. Tampoia , G. Urso , A. 1 1 1 Verna , V. Masellis , F. Di Serio 1 Patologia Clinica I, Osp. Policlinico, Bari Background.The Thymidine Kinase (TK) is an effective marker of cell proliferation, perhaps the only marker that can be measured in serum Aim of study. Evaluation of TK concentration in patients with lymphoproliferative disease. Materials and Methods. Were evaluated 26 healthy subjects (control group) and 105 patients with lymphoproliferative disease (18 viral infections, 20 autoimmune diseases, 18 monoclonal gammopathies (MG), 16 CLL, 33 NHL). TK was assayed using a chemiluminescent kit commercial laboratory (Dia-Sorin) on the LIAISON® automated analyzer. To verify the analytical precision was used protocol NCCLS EP15-A2. The Dunnett's Multiple Comparison test was used for comparison of medians. The assessment of sensitivity and specificity for different cutoff values was performed by ROC curves. Results. The analytical precision was 1.69-2.5 (Within run CV%) and 2.22-2.98 (Within laboratories CV%). The median TK in the control group was 4.0 U/L (range 1.7-6.3), in subjects with virus infection was 25.0 U/L (range 5.2-280), with autoimmune disease was 11.1 U/L (range 3.8-33.3), with MG was 8.8 U/L (range 2.2-45), with CLL was 10.0 U/L (range 2.0-231) and with NHL was 34.9 U/L (range 5,2-640). The comparative analysis provided statistically significant differences between normal vs NHL (P <.001). The analysis of ROC curves (patients vs healthy subjects) revealed: to cutoff value of 5.3 U/ L sensitivity and specificity of 94.4 and 92.3 in virus infection, 85.0 and 92.3 in autoimmune disease, 81.8 and 92.3 in CLL; to cutoff value of 6.3 U/L sensitivity and specificity of 66.7 and 100 in MG, 87.5 and 100 in the NHL, respectively. Discussion. Our data show that the concentration of TK, for the appropriate analytical performances, lends the introduction into the routine. TK are increased in both disease oncohematology that in viral infections and autoimmune diseases, therefore, the "usefulness" in the primary diagnosis of lymphoproliferative disease seems limited. Conclusion TK itself as "biomarker" in lymphoproliferative disease, useful for assessing the development of benign disease and response to therapy of malignancy or chronic 1.O’Neill KL, Buckwalter MR, Murray BK: Thymidine kinase: diagnostic and prognostic potential. Expert Rev Mol Diagn 2001;1: 428–433. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 229 INTRATHECAL SYNTHESIS OF TUMOR MARKERS IN LEPTOMENINGEAL METASTASIS 1 1 1 230 VALUTAZIONE DI UN DOSAGGIO ELISA PER LA DETERMINAZIONE DELLA CROMOGRANINA A E CONFRONTO CON UN METODO IRMA 2 E. Corsini , G. Bernardi , E. Ciusani , A. Salmaggi , D. 1 Croci 1 U.O di Patologia Clinica e Genetica Medica 2 U.O. di Neurooncologia Leptomeningeal metastasis (LM) is a neurological complication occurring in patients affected by solid or hematological malignancies. Although prognosis is generally poor (mean servival time <6 months), an early diagnosis of LM is crucial to start aggressive treatments and to prevent further neurological deterioration. Cytological detection of tumor cells in Cerebrospinal Fluid (CSF) is the “gold standard” for LM, but the sensitivity of this test is unsatisfactory (sensitivity: 50-60% at first lumbar puncture), because of the rapid deterioration of cells in CSF. Therefore there is an urgent need of novel CSF markers able to improve the diagnosis of LM. The tumor markers (TM) CEA, CA15.3, CA125 e CA19.9 are glycoproteins released at high levels by tumor cells. High TM concentrations in serum are not considered specific of malignancies, since TM may be increased also in some benign conditions. However, within the CNS only tumor cells may produce TM. We quantified TM in serum and CSF in 29 patients with LM and in 100 patients affected by Other Neurological Diseases (OND) with an automated analyzer (Modular Analytics SWA, Roche) and then we evaluated the putative intrathecal synthesis of TM (TMIS), calculated according the mathematical approach suggested by Reiber for immunoglobulins (IgA). All LM patients showed intrathecal synthesis for at least one markers, while all OND patients were negative (specificity of the test: 100%). TMIS was as sensitive as cytological examination and in 2 dubious cases confirmed the diagnosis. We found no clear correlation between TM and tumor type. CEA was detected in most of the patients (26/29), regardless of the type of carcinoma. Therefore, CEA could be the marker of choice as a diagnostic test of LM. Our data suggest that TMIS is a specific and sensitive parameter and a reliable diagnostic tool for diagnosis of LM. References Kosmas C et al. Changes of cerebrospinal fluid tumor marker levels may predict response to treatment and survival of carcinomatous meningitis in patients with advanced breast cancer. Med Oncol 2005;22(2):123-28. 1 1 1 R. Dittadi , I. Bertoli , R. Bastianello , S. 1 1 Bonaventura , M. Gion 1 Lab. Analisi, Osp. dell'Angelo, Mestre-Venezia La Cromogranina A (CgA) è una proteina prodotta da cellule di origine neuroendocrina, la cui determinazione è considerata utile nella gestione di pazienti con tumori neuroendocrini. Scopo del lavoro è la valutazione analitica, ed il confronto con un metodo IRMA (CisBio International), del metodo ELISA recentemente sviluppato dalla stessa Ditta utilizzando i medesimi anticorpi. L'imprecisione è stata valutata testando due pool di plasma EDTA (P1 e P2) secondo il protocollo CLSI EP-15. La linearità è stata valutata mediante diluizioni (da 1/2 ad 1/30) di 5 campioni a concentrazioni iniziali da 929 a 133 µg/L. I valori di riferimento su plasma EDTA (matrice utile per una migliore conservazione, ma non valutata alla Ditta) sono stati determinati usando 120 soggetti normali (CLSI C28-A2.) 94 campioni sono stati inoltre dosati anche con il dosaggio IRMA. Imprecisione: P1 (72.5 µg/L) ha mostrato un C.V. intradosaggio di 4.7% ed un C.V. totale di 6.8%. P2 (389 µg/L) un C.V. intradosaggio di 4.4% ed un C.V. totale di 7.9%. I risultati confermano i dati forniti dalla Ditta (C.V. intradosaggio <6%, C.V. totale <10%). Linearità: I risultati mostrano percentuali di recupero tra il 90% e il 120% su 3 campioni su tutti i rapporti di diluizione. Con altri due campioni si sono evidenziati recuperi non adeguati solo per valori <25 µg/L e >900 µg/L. Confronto con IRMA: La regressione di Passing-Bablock fra ELISA ed IRMA ha fornito un'ottima correlazione [ELISA= -0,53(-5.5/+3.7) + 0.789(0.757/0.820) IRMA], con sottostima dei valori ottenuti con ELISA. L'analisi di Bland-Altman conferma il dato, mostrando un bias medio di -25.3% (range ±2 ds da -51.3 % a +1.0%). Intervallo di riferimento: la valutazione dei soggetti sani su plasma EDTA ha fornito un valore del 95° percentile della distribuzione di 119 µg/L, contro un valore di riferimento del sistema IRMA di 150 µg/L. Il metodo ELISA si mostra ben correlato con l’originale CgA -IRMA. Presenta una sottostima media di circa il 22%, e parallelamente un intervallo di riferimento diminuito all’incirca della stessa entità. Nel corso di questo studio il range di calibrazione è stato ristretto dalla Ditta produttrice, per migliorare la linearità. Complessivamente il metodo sembra risultare sufficientemente attendibile e robusto per l'introduzione in routine biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 503 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 231 CHARACTERIZATION OF A SERUM PROTEINS PATTERN FROM NSCLC PATIENTS TREATED WITH GEFITINIB 232 DOSAGGIO DI “ MONOTOTAL” CON UN SISTEMA AUTOMATICO RANDOM ACCESS 1 1 3 5 V.M. Garrisi , I. Bongarzone , A. Mangia , M. 3 3 3 2 Cremona , M. De Bortoli , E. Vaghi , D. Galetta , U. 4 1 1 1 Pastorino , V. Cafagna , M. Quaranta , I. Abbate , A. 5 Paradiso 1 Dip. Onc. Sper., U.O. Lab. An., Ist. Tum. IRCCS, Bari 2 Dip. Onc. Clin., Ist. Tum. IRCCS, Bari 3 Dip. Onc. Sper. e Lab., Fond. IRCCS Ist. Naz. Tum., Milano 4 Dip. Chir., U. O. Chir. Toracica, Fond. IRCCS Ist. Naz. Tum., Milano 5 Dip. Onc. Sper., Lab. Onc. Sper.,Ist. Tum. IRCCS, Bari Introduction. EGFR-targeted therapy, i.e. Gefitinib, has shown favourable efficacy only in a minority of patients with chemotherapy-refractory Non Small Cell Lung Cancer. A strongly predictive blood-based test is needed. We have evaluated in serum SELDI-TOF spectra a pattern of proteins included in a MALDITOF based algorithm previously reported by Taguchi et al. (1) as predictive of response to EGFR TKIs treatment and identified the principal components of such algorithm. Methods. In 11 pre-treatment sera from patients undergoing in Gefitinib monotherapy, we identified the cluster with m/z 5843, 11445, 11529, 11685, 11759, 11903 using NP 20 proteinchip array. Four peaks with m/ z 5843, 11445, 11529, 11685 appeared to be linked to the acute phase protein SAA (Serum Amyloid A) family based on their calculated molecular weight. To confirm that such peaks were isoforms of SAA, we analysed the spectra of serum mixture from one patient both before and after immunodepletion of SAA. To identify SAA we run anti-SAA immunoprecipitated on a onedimensional SDS-PAGE gel and after silver staining, we excised a band from the gel with MALDI-TOF analysis. Peptide Mass fingerprint revealed the exclusive presence of the SAA protein in the excised band. Finally, in order to evaluate SAA concentration, we performed an ELISA for SAA. Results. 5 out of 8 peaks of Taguchi algorithm corresponded to the isoforms of SAA. SAA concentrations were ranging from 7.41 to 43.47 µg/ml. Considering the 5 µg/ml the upper limit of the normal range of the ELISA assay used, we concluded that all sera showed high level of SAA and there was no obvious trend relating these concentrations to SAA and response to Gefitinib treatment. Conclusion. The majority of m/ z features reported by Taguchi are linked to SAA and high-levels of this acute-phase protein were present in all patients irrespective of response to therapy. Further studies on a large cohort of patients are required to definitely establish if this algorithm can be used to predict response to treatment. Reference. 1.Taguchi F et al. Mass Spectrometry to classify Non Small Cell Lung Cancer patients for clinical outcome after treatment with epidermal growth factor receptor tyrosine kinase inhibitors: a multicohort crossinstitutional study. J Natl Cancer Inst 2007;99:838-46. 504 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 C. Cosma , D. Faggian , P. Hoxha , F. Favaro , M. 1 Plebani 1 Dip. di Medicina di Laboratorio, Univ. degli Studi di Padova, Italia Le citocheratine (CK) sono proteine strutturali presenti nelle cellule epiteliali del filamento intermedio. Durante la trasformazione di cellule normali a maligne la conformazione delle CK è generalmente mantenuta. Tale proprietà ha permesso di utilizzare le CK come marcatore tumorale. Le CK 8,18 e 19 sono quelle che si trovano maggiormente in vari tipi di carcinoma (vescica, mammella, polmone, apparato gastrointestinale, ovaio e prostata). In particolare queste tre citochine sono un marcatore molto sensibile del cancro al polmone, soprattutto nei casi di tumore a cellule squamose non piccole (NSCLC), essendo il loro livello ben correlato con la carica tumorale e la gravità della malattia. Il dosaggio RAD Monototal (ditta Radim, Pomezia Terme, Italia) prevede l’utilizzo di una tecnologia immunoenzimatica a fluorescenza in completa automazione applicata allo strumento RAD 120. Nel corso dello studio sono state valutate le prestazioni analitiche e di accuratezza del prodotto RAD120 Monototal, reclutando nei mesi di aprile e maggio 2010 una popolazione di oltre 200 campioni pervenuti con richiesta di TPA, i cui risultati erano inferiore al cut-off in 50 campioni mentre 150 campioni avevano valori di TPA elevati. I risultati di Monototal sono stati confrontati con quelli del TPA ottenuti con metodo Liaison (Diasorin) che è lo strumento utilizzato nel nostro laboratorio per la routine, la cui qualità viene monitorata attraverso CQI e schemi specifici di VEQ. Considerando il quadro clinico del pannello di sieri analizzato, ed il contemporaneo dosaggio di altri markers, si è ottenuto un valore di sensibilità del 81.4%, di specificità del 94.2%, ed una concordanza pari a 86.3%. La ripetibilità del metodo è stata valutata attraverso sedute di intra-assay a tre livelli (alto, medio e basso) ed abbiamo ottenuto i seguenti CV%: 6,2%, 8.11% e 6,6% rispettivamente. Mentre l’inter-assay ha evidenziato i seguenti CV% : 7.22%, 15.18%, 1.06%. Il sistema in completa automazione, l’accesso random dei campioni con caricamento continuo, la capacità operativa fino a 120 campioni a bordo con identificazione positiva del campione attraverso barcode e una produttività fino ad un massimo di 120 test/ora sono solo alcuni degli aspetti importanti del dosaggio del Monototal su RAD 120. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 233 APPLICAZIONE DEL DOSAGGIO QUANTITATIVO PER LA CROMOGRANINA AD UN SISTEMA AUTOMATICO RANDOM ACCESS : L’ESPERIENZA DI PADOVA 234 EFFECTS OF COMBINED REGULAR TRAINING AND ORGANIC-BASED DIET ON OXIDATIVE STRESS PARAMETERS IN YOUNG SOCCER PLAYERS 1 1 1 1 1 C. Cosma , D. Faggian , P. Hoxha , A. Tasinato , M. 1 Plebani 1 Dip. di Medicina di Laboratorio, Univ. degli Studi di Padova, Italia La Cromogranina è una proteina acida idrofila di 439 aa (49 kD) presente nei granuli cromaffini delle cellule neuroendocrine. Il dosaggio RAD Cromogranina (ditta Radim, Pomezia Terme, Italia) è basato su una tecnologia immunoenzimatica a fluorescenza in completa automazione applicata allo strumento RAD 120. Nel corso dello studio sono state valutate le prestazioni analitiche e di accuratezza del prodotto RAD120 Cromogranina, reclutando una popolazione di oltre 150 pazienti pervenuti con richiesta di Cromogranina nei mesi di aprile e maggio 2010. I risultati ottenuti con la metodica in uso (RIA CGA-RIA CT, CIS BIO International, France) hanno evidenziato 45 campioni con valori al di sotto del cut-off e 120 con valori elevati di Cromogranina. Sul siero di questi pazienti e su altri 20 dei quali si aveva una diagnosi certa di tumore neuroendocrino intestinale, abbiamo eseguito il dosaggio Cromogranina RAD 120. I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli ottenuti con il metodo utilizzato in laboratorio. La ripetibilità del metodo è stata valutata attraverso sedute d’intra-assay a tre livelli (alto, medio e basso) ottenendo i seguenti CV%: 7%, 1,9% e 1,7%. L’inter-assay ha evidenziato i seguenti CV% :5.3%, 9.2%;,12.21%. Il confronto RAD Cromogranina vs CGA-RIA CT ha dimostrato una sensibilità del 90,68% e una specificità dell’88.32%. Per i campioni clinicamente caratterizzati, si è effettuato il confronto tra le aree sottese alle curve ROC ottenute con entrambi i metodi : CGA-RIA CT vs RAD Cromogranina 0,67 vs 0,69 rispettivamente. In conclusione, oltre ai risultati soddisfacenti, sono da sottolineare la semplicità dell’utilizzo dello strumento RAD120, la capacità a bordo di 120 campioni con identificazione positiva del campione attraverso barcode, la ripetizione automatica a diverse pre-diluizioni del campione fuori curva e il tempo di refertazione sicuramente inferiore rispetto a quello impiegato adoperando il metodo radioisotopico attualmente in uso nel nostro laboratorio. 1 1 2 G. Soldi , A. Silvestro , M. Becatti , E. Castellini , V. 2 2 1 1 Di Tante , I. Scacciati , N. Taddei , P.A. Nassi , G. 2 1 Galanti , C. Fiorillo 1 Dept. of Biochemical Sciences, Univ. of Florence, Florence 2 Sports Medicine Center, Univ. of Florence, Florence Physical exercise leads to the formation of ROS in skeletal muscles, and its effects on athletic performance have been extensively investigated. Oxidative stress balance is a complex issue, involving many intra- and extracellular elements, and it's hard to assess whether the overall status is due mainly to one or another cause. Moreover, a consequence of regular physical training is the hormetic effect: the presence of a light but continuative stimulus induces adaptation (1). Another interesting issue is the effect of the diet on oxidative stress parameters: in particular, in the last few years a lot of attention has been put in evaluating the potential benefits of organic food on antioxidant defenses. We performed our study on a group of 18 young soccer players. 9 of them ate normally during the study period (10 training weeks), while the other 9 followed a diet based on organically grown/prepared foods. Blood samples were drawn at fasting conditions from each subject before the beginning of training season and after 10 weeks, a day after the last training session. Plasma was immediately separated and stored at -80°C until assayed. Three main parameters were evaluated: total antioxidant capacity (TAC), protein carbonyl content (PCC) and thiobarbituric acid reactive substances (TBARS). Our results show that TAC significantly increased after the 10 weeks (from 182,7 to 223,4 nmol of Trolox eq./mg prot); PCC significantly decreased (from 5,16 to 3,3 nmol/mg) and TBARS did not undergo significant variations (from 0,238 to 0,256 nmol Trolox eq./mg prot). No significant differences were noticed between the "diet" group and the "control" group. Our findings suggest that, in spite of the probable increase in ROS production due to exercise, the adaptation effect leads to a burst of the overall antioxidant capacity that counteracts oxidative stress. The different diet appears unimportant in this case. We can hypothesize that the gain of antioxidant capacity is mainly due to gene up-regulation, rather than to non-enzymatic antioxidant supplementation by food. A beneficial effect of the organic-based diet on antioxidant defenses cannot be excluded but, with regard to young sportsmen, a much greater influence of regular training is evident. (1) Gomez-Cabrera et al., 2007 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 505 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 235 INFLUENCE OF CHRONIC AEROBIC EXERCISE ON URINARY NEUTROPHIL GELATINASE-ASSOCIATED LIPOCALIN (NGAL) 1 2 3 236 INFLUENCE OF 60 KM -MARATHON IN PROFESSIONAL RUNNERS ON COAGULATION TESTING 1 2 1 1 G. Lippi , G.L. Salvagno , F. Schena , M. 2 1 4 2 Montagnana , R. Aloe , G. Cervellin , G.C. Guidi , T. 5 Trenti 1 U.O. Diagnostica Ematochimica, A.O.U. di Parma, Italy 2 Sez. Chimica Clinica, A.O.U. di Veorna, Italy 3 Sez. di Scienze Motorie, Univ. di Verona, Italy 4 U.O. di Medicina d'Urgenza, A.O.U. di Parma, Italy 5 Dip. di Patologia Clinica, AUSL di Modena, Italy E. Danese , G. Lippi , G.L. Salvagno , M. Gelati , M. 1 3 3 1 Montagnana , C. Tarperi , C. Capelli , F. Schena , G.C. 1 Guidi 1 Sez. Chimica Clinica, Dip. Scienze MorfologicoBiomediche, Univ. di Verona, Italy 2 U.O. di Diagnostica Ematochimica, A.O.U. di Parma, Italy 3 Sez. Scienze Motorie, Dip. Scienze Neurologiche e della Visione, Univ. di Verona, Italy Background. NGAL (neutrophil gelatinase associated lipocalin) is an early marker for acute kidney injury (AKI), whose plasma and urinary levels rise soon after renal damage and are therefore used for diagnosing and monitoring AKI in several circumstances such as intensive care, emergency medicine, renal transplantation. Nevertheless, no information is available so far on the influence of chronic aerobic exercise on this novel and promising marker. Materials and Methods. Urinary NGAL was assessed in 40 members of the Italian National cross country sky team and in 40 healthy sedentary subjects matched for age and sex. Urine samples were collected in the morning, after an overnight fast. Athletes had rested at least 18 hrs from the previous training. Urinary NGAL was measured by ARCHITECT NGAL (Abbott Laboratories), an assay which utilizes a non-competitive, sandwich format with chemiluminescent signal detection. Urinary creatinine was also measured on a DxC 800 system (Beckman Instruments, Inc). Results were finally expressed as geometric mean and 95% confidence of interval (95% CI). Results. No significant difference was observed in urinary NGAL between athletes and sedentary controls: 15.8 ng/mL (95% CI: 3.0-89.2 ng/mL) versus 20.0 ng/mL (95% CI: 2.0-84.2 ng/mL; p=0.227). When correcting urinary NGAL values for urinary creatinine, a non significant trend towards higher values was however observed in athletes (19.0 ng/mg creatinine; 3.7-121.0 ng/mg creatinine) than in the sedentary subjects (12.6 ng/mg creatinine; 1.7-86.9 ng/mg creatinine; p=0.086). Discussion. The results of the present investigation have two notable clinical implications. First, chronic aerobic exercise does not significantly influence the levels of both urinary NGAL and urinary NGAL corrected for urinary creatinine, when measured in resting athletes. Then, we have also shown that in special circumstances, such as in subjects undergoing high volumes of physical activity, the correction of urinary NGAL for urinary creatinine might be more helpful to mirror the renal function and monitor changes throughout time. Background. Little is known about the influence of strenuous exercise on the blood coagulation testing. To further clarify the influence of an endurance training on coagulation testing, Activated Partial Thromboplastin Time (APTT), Prothrombin Time (PT), Fibrynogen, Protein C (PC), Protein S (PS), Antithrombin (AT) and the new ProtacInduced Coagulation Inhibition Percent (PcCi%) were assayed on 18 professional ultra trained marathon runners. Materials and Methods. Blood was collected from 13 male and 5 female Ultra Marathon runners from the Italian National Team (current age range, 34-49 and 37-43 years, respectively), immediately before and after a 60 Km marathon run Results. Data are expressed as geometric mean ± the standard error of the mean. Statistically significant variations by one-way analysis of variance were observed for APTT (27.3±0.4 vs 23.5±0.4 sec; p<0.001), PT (10.7±0.2 vs 11.6±0.2 sec; p<0.001), AT (111±2 vs 118±2 U/L; p<0.05) and PcCi% (89.7±0.9 vs 75.4±2.4; p<0.001) before and after the Ultra-marathon. No difference were instead observed for PC, PS and Fibrinogen. Conclusions. Ultra-marathon running is associated with a wide range of significant variations in coagulation testing, which should be acknowledged and taken into consideration to prevent misinterpretation and to improve the usefulness of coagulation investigations in professional athletes. Reference. Lippi G, Salvagno GL, Ippolito L, Franchini M, Favaloro EJ. Shortened activated partial thromboplastin time: causes and management. Blood Coagul Fibrinolysis. 2010 Jul;21(5):459-63 506 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 237 ACUTE VARIATION OF LEUCOCYTES COUNTS FOLLOWING A ULTRA -MARATHON IN PROFESSIONAL RUNNERS 1 2 1 1 E. Danese , G. Lippi , G.L. Salvagno , M. Gelati , M. 1 3 3 3 Montagnana , C. Tarperi , C. Capelli , F. Schena , G.C. 1 Guidi 1 Sez. Chimica Clinica, Dip. Scienze MorfologicoBiomediche, Univ. di Verona, Italy 2 U.O. di Diagnostica Ematochimica, A.O.U. di Parma, Italy 3 Sez. Scienze Motorie, Dip. Scienze Neurologiche e della Visione, Univ. di Verona, Italy Background. Laboratory haematology is catalyzing a mounting focus in the field of sports medicine, for both clinical and antidoping purposes. This growing interest should however be supported by awareness of the major issues and latent drawbacks of the preanalytical phase, including the potential influence of physical exercise on a variety of haematological parameters, to prevent misinterpretation of data and to improve the clinical usefulness of these investigations. To further clarify this issue, complete blood cell count was assessed on 18 professional ultra marathon trained. Materials and Methods. Blood was collected from 13 male and 5 female Ultra Marathon runners from the Italian National Team (age range, 34-49 and 37-43 years, respectively) immediately before and after a 60 Km marathon run. Results were expressed as mean ± the standard error of the mean and significance of variation was evaluated by one-way analysis of variance. Results. Statistically significant variations from the baseline values were observed for Platelets (276±14 vs 357±20 x 109/L), White blood cells (6.0±0.4 vs 16.3±1.0 x 106/L), Neutrophils (3.3±0.3 vs 13.3±0.9 x 106/L), Monocytes (0.4±0.0 vs 0.9±0.1 x 106/L), and Eosinophils (0.2±0.1 vs 0.1±0.1 x 106/L) counts (all p<0.001). No significant differences were recorded for other hematological parameters, including haematocrit, haemoglobin and red blood cells count. Conclusions. Ultra-marathon running is associated with a broad range of hematological variations which must be recognized and taken into consideration to prevent misinterpretation and to improve the usefulness of haematological investigations in the professional athletes. Reference. Lippi G, Banfi G, Maffulli N. Preanalytical variability: the dark side of the moon in blood doping screening. Eur J Appl Physiol. 2010 Jul;109(5):1003-5 238 COMET ASSAY TO ASSESS DNA DAMAGE AND RESVERATROL ACTIVITY IN VOLUNTARY RUNNERS 1 1 1 1 B. Tomasello , S. Grasso , G. Malfa , S. Stella , M. 1 Favetta 1 Dipartimento Chimica biologica, Chimica medica e Biologia molecolare- Università di Catania In presence of an unbalance of cellular redox state due to either a massive increase in ROS/RNS production or a decrease in efficiency/quantity of antioxidant systems arises oxidative stress condition promoting different oxidative stress-related diseases such as premature aging, neurodegenerative disorders and cancer. Regular aerobic exercise is well known to modulate redox condition and ameliorate quality of life, decreasing morbidity and mortality in older people. Many researches have demonstrate that regular physical exercise, i.e. long term activities, having both elevated energy expenditure and high oxygen consumption, may promote ROS production and oxidative stress conditions, depending on duration and type of exercise as well as on the individual lifestyle and eating habits. We were aimed to study in voluntary runners the peripheral blood cell DNA status in order to examine: the global and oxidative, as level of 8-OH-guanine (8-oxo-dG), DNA status; the runners’ DNA susceptibility to an in vitroinduced H2O2 oxidative insult; the capabilities of 3,5,4’trihydroxystilbene (RESV), a natural promising antioxidant polyphenol, in reducing DNA damage. Twentyfive male voluntary runners were compared with twenty sedentary control male and DNA damage was evaluated by alkaline, neutral and Fpg modified versions of Comet assay. The H2O2 and/or RESV treatments were performed directly on agarose embedded cells (atypical Comet assay). The results evidenced DNA damage and levels of 8-oxodG higher in runners than in sedentary control subjects. Blood cell DNA of athletes results to be prone to the in vitro induced oxidative insult (200µM H2O2) and RESV100µM was able to switch from antioxidant to pro-oxidant, acting as angel or devil, depending on the basal DNA damage and redox state of the single athlete. Our results underlie “the good, the bad and the ugly” properties present in the resveratrol, or probably in its metabolites, pointing out the need of a greater regulatory control in widely using some poly-mechanistic herbal medicines as micronutrients in diet supplementation, in particular when the objective is to ameliorate the performance of athletes. Di Giacomo C et al. J Med Food.12:145-150, 2009 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 507 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 239 LE ALBUMINE: FAST E SLOW. EVIDENZIATE IN ELETTROFORESI IN GEL D’AGAROSIO (AGE) E IN ELETTROFORESI CAPILLARE (CZE) 1 2 1 1 M. Falcone , M. Castronovi , S. Petti , M. Angiolilli 1 1° Lab. Analisi Cliniche, Azienda Ospedaliero Universitaria OO.RR. di Foggia 2 Nefrologia e Dialisi Sono stati evidenziati due differenti tipi di alloalbumina, su tracciati elettroforetici nel lavoro di routine: la variante fast e la variante slow, la prima migra in zona prealbumina e la seconda in zona α1 all’elettroforesi delle proteine. Scopo: l’AGE e la CZE evidenziano le varianti, ma l’AGE fa vedere meglio di che tipo di variante si tratta. Presso il 1° Laboratorio degli OO.RR. di Foggia non è infrequente trovare delle alloalbumine. In pochi mesi si sono trovate diverse varianti slow, mentre non era mai stata evidenziata una variante fast. Nel mese di gennaio una signora ricoverata in D.H. di Nefrologia evidenzia all’AGE una doppia banda di albumina variante fast. Esaminato il padre, anche questi presenta la stessa variante, il figlio della signora non mostra la variante. Mentre le slow albumine trovate nei mesi precedenti erano tutti di cittadini nativi italiani, la signora era cittadina italiana, ma nativa sudamericana, figlia di padre italiano e madre sudamericana. L’AGE svela meglio la posizione delle bande di albumina. Infatti, sullo stesso gel sono allineati gli altri tracciati che danno un punto di repere delle albumine e quindi diventa evidente la posizione delle bande, se sono in posizione α1 o in prealbumina. Mentre ciò non è molto evidente in CZE, infatti, i tracciati sono singoli e non si possono confrontare con gli altri, come se venisse meno il punto di repere. Conclusione: L’AGE sembra non tramontare e conserva sempre delle performance che altre tecnologie, che sono migliorative su altri aspetti, non la sostituisco pienamente. Nel settore proteine è necessario avere in funzione un apparecchio per AGE, perché tante volte risolve quesiti che CZE pone. Bibliografia: I. Infusino, A. Dolci, M. Panteghini. Confronto tra due sistemi per elettroforesi capillare e in gel d'agarosio per la ricerca e caratterizzazione di componenti monoclonali nel siero. Biochimica Clinica, vol. 32 n.6 2008 240 SERUM PEPTIDE PROFILING BY MALDI-TOF MASS SPECTROMETRY IN WOMEN WITH GROSS CYSTIC DISEASE OF THE BREAST (GCDB) 1 2 3 R. Mangerini , A. Profumo , P. Guglielmini , A. 4 3 5 Rubagotti , G. Schiavone , P. Romano , A. 6 7 8 2 Facchiano , M. Muselli , G. Damonte , R. Mattia , F. 4 Boccardo 1 Med. Onc. B Dep,, Nat. Canc. Research Inst., Genoa 2 Biopolim. and Proteom. Unit, Nat. Canc. Research Inst.,Genoa 3 Dep. Onc., Biol. and Gen., Univ. Genoa 4 Med. Onc. B Dept. Nat. Canc. Research Inst., Genoa and Dept. Onc., Biol. and Genetic, Univ. Genoa 5 Bioinform. Unit, Nat. Canc, Research Inst., Genoa 6 Inst. Food Science, Nat. Research Council, Avellino 7 Inst. Electronics, Computer and Telecommunication Engin., Nat. Research Council, Genoa 8 Dep. Experim. Med., Univ. Genoa The commonly recognized risk factors for breast cancer (except for BRCA mutations)are not so predictive to discriminate the women suitable for specific surveillance or chemopreventive interventions.This explains the increased interest in developing novel risk markers.This study was designed to assess whether proteomics would allow to generate peptide signatures able to further discriminate the breast cancer risk of women affected by GCDB, a benign condition per se implying a 2-4 fold increased risk of developing a breast cancer depending on prevalent cyst type. We identified a training set of 30 criopreserved sera collected between 1985 and 1993 from women affected by GCDB.16 of these women were found to have subsequently developed an invasive breast cancer and served as cases.The other women who were still cancer-free served as controls and were selected after matching by age, family history, cyst fluid cation and EGF concentrations, follow-up and serum storage duration.Serum sample analysis was performed by magnetic bead-assisted serum peptide capture coupled to AP-MALDI-TOF-MS.Data handling was performed using two bioinformatic tools:PROTEO and ALISPECTRA. The resulting data spreadsheet was analyzed by means of two alternative statistical algorithms:significance analysis of microarray and shadow clustering, a machine learning model that generates a set of rules that is able to discriminate between two or more groups of samples. Distinct patterns were observed in the two groups on study independently of the algorithm employed.We identified 34 peptides whose pattern distribution differed in cases and controls (p=0.016).14 peptides have been previously identified by means of MS/MS tandem spectrometry.All of them,except for fibrinopeptide A,were decreased in cases as compared to controls, including complement C3f,bradykinin and inter-α-trypsin inhibitor heavy chain H4.The characterization of the other significant signals is underway. 508 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 241 DOPAMINE PEROXIDATION IN HUMAN CEREBELLUM: NEW PERSPECTIVES OF INVESTIGATION THE PATHOGENESIS OF PARKINSON'S DISEASE 1 2 2 242 ERYTHROCYTE GLUTATHIONE TRANSFERASE OVER-ACTIVITY AND ITS CORRELATION WITH PLASMA HOMOCYSTEINE IN CHRONIC KIDNEY DISEASES 4 A. De Iuliis , G. Pantano , H. Pranvera , G. Arrigoni , P. 5 4 4 Zambenedetti , G. Miotto , M. Massimino , F. 4 1 Vianello , P. Arslan 1 Dip. di Scienze Medico-Diagnostiche e Terapie Speciali, Univ. degli Studi di Padova 2 Scuola di Specializzazione di Patologia Clinica, Univ. degli Studi di Padova 3 Scuola di Specializzazione di Patologia Clinica, Univ. degli Studi di Padova 4 Dip. di Chimica Biologica, Univ. degli Studi di Padova 5 Div. di Anatomia Patologica, Osp. di Dolo-Venezia, Univ. degli Studi di Padova 6 Dip. di Anestesiologia e Farmacologia, Univ. degli Studi di Padova Introduction: The cerebellum is a brain area not traditionally considered dopaminergic, but it contains neuronal elements, which are indicative of dopaminergic neurotransmission. In order to investigate on the dopamine (DA) metabolism occurring in human cerebellum, we analysed this brain region by using the in gel-detection of DA peroxidizing activity, by us set out. Parallely, we assayed DA levels in cerebellar tissues in comparison with DA levels in midbrain tissue.Tyrosine hydroxylase (TH) and DA transporter protein (DAT) immunoreactivity was also tested in the same tissues. Methods: Protein mixtures from human normal cerebellum homogenates were separated in native gel and subjected to specific activity staining, by using DA and hydrogen peroxide as substrates. The reactive gel bands were analysed by mass spectrometry. DA assays were performed by High Performance LiquidChromatography-coupled to Electrochemical Detection (HPLC-ED). Immunocytochemical techniques were used to test TH and DAT protein expression. Results:Mass spectrometry analysis of the cerebellar reactive bands identified: Peroxiredoxins-1 (Prx-1), Prx-2, Prx-6 and DJ-1. DA levels were lower in cerebellar tissues if compared to midbrain tissue. DAT immunoreactivity was instead apparently higher than TH immunoreactivity. Conclusions: The cerebellar peroxidative reaction revealed the presence of some proteins, peroxiredoxins and DJ-1, interplaying with the oxidative metabolism of DA. Considering that DJ-1, whose mutations are associated with autosomal recessive earlyonset Parkinson’s disease, has been reported to be involved in DA synthesis, as well as DAT is specific marker of DA axons, our results suggest a possible cerebellar dopaminergic system, highlighting new perspectives of investigation in the pathogenesis of Parkinson’s disease. 1 2 4 1 M. Dessì , A. Noce , A. Bocedi , I. Martini , R. 1 1 5 Massoud , G. Fucci , A. Pastore , S. Manca di 2 3 1 Villahermosa , G. Ricci , G. Federici 1 Dep. of Lab. Med, Univ. Hosp. Tor Vergata, Rome 2 Nephrology and Dialysis Unit, Univ. Hosp. Tor Vergata, Rome 3 Dep. of Chem. Sc. and Tech., Univ. of Rome “Tor Vergata” 4 Dept. of Mol. Gen. and Microb., Duke Univ., Durham, NC, USA 5 Bioch. Lab., Children’s Hosp. and Research Inst. “Bambino Gesù”, Rome Previous study reported increased expression of erythrocyte glutathione transferase (e-GST) in end-stage renal disease patients on maintenance hemodialysis (MHD), and physiological e-GST level in chronic kidney diseases patients under conservative therapy (CKD). Hyperhomocysteinemia is present in more than 90% uremic patients. We re-evaluated the e-GST levels in CKD patients and studied the correlation between eGST expression and plasma homocysteine (Hcy) levels in MHD patients. E-GST activity was assayed using a new automated procedure. Our simplified procedure, adapted to an automated apparatus (Modular P800), requires only 20 ml of whole blood and no erythrocyte purification step. Linearity and recovery experiments were performed using blood samples implemented by authentic GSTP1-1. Intra-day precision and inter-day precision were evaluated using four whole blood samples. GST activity was measured six times for each sample and the relative standard deviation was 2.9% and 3.5% for intra-day and inter-day assay, respectively. 72 CKD patients divided into four stages according to the K-DOQI guidelines staging, 62 MHD patients and 80 healthy controls were studied. A new automated spectrophotometric procedure for e-GST activity, validated by intra-day, inter-day and recovery experiments, confirmed an increased e-GST activity in MHD patients (10.2±2.7 U/g Hb) compared with controls (5.8±1.8 U/g Hb). A surprising significant increase of eGST activity was observed in pre-dialysis patients related to K-DOQI stages (7.4±2.4 U/g Hb, 8.1±4.5 U/g Hb, 9.5±2.5 U/g Hb, 12.3±2.7 U/g Hb in stages from I to IV, respectively). No correlation was found between e-GST activity and classical markers of systemic inflammation. For the first time a significant correlation was observed between increased plasma Hcy levels and e-GST activity (P<0.0001) in MHD patients. Using a simple procedure for e-GST activity a significant increase of activity was found in CKD patients related to the stage of renal insufficiency.A direct correlation between plasma Hcy and e-GST expression was found in MHD patients. e-GST proposes as new biomarker for MHD and CKD patients. Reference: Galli F, Rovidati S, Benedetti S, et al. Overexpression of erytrocyte glutathione-S-transferase in uremia and dialysis. Clin Chem 45: 1781–1788,1999 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 509 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 243 ANALYSIS OF IRON RELEASE FROM FERRITIN BY MEANS OF REAL TIME SAXS MEASUREMENTS 1 2 2 1 244 AN IN-VITRO MODEL OF ALUMINIUM UPTAKE INTO APOFERRITIN CAVITY 1 1 2 2 C. Rossi , M. Rodio , G. Ciasca , M. Chiarpotto , A. 2 3 3 3 1 Bianconi , A. Alimonti , B. Bocca , A. Pino , P. De Sole 1 Dip. di Biochimica e Biochimica Clinica, Univ. Cattolica del Sacro Cuore, Roma 2 Dip. di Fisica, Univ. degli Studi ”La Sapienza”, Roma 3 Dip. di Ambiente e Connessa Prevenzioni Primaria, Istituto Superiore di Sanità, Roma M. Chiarpotto , C. Rossi , G. Ciasca , A. Bianconi , A. 3 3 3 2 1 Alimonti , B. Bocca , A. Pino , M. Rodio , P. De Sole 1 Dip. di Biochimica e Biochimica Clinica, Univ. Cattolica del Sacro Cuore, Roma 2 Dip. di Fisica, Univ. degli Studi ”La Sapienza”, Roma 3 Dip. di Ambiente e Connessa Prevenzioni Primaria, Istituto Superiore di Sanità, Roma Increased iron concentration in tissues appears to be a factor in the genesis and development of different inflammatory and degenerative diseases; in particular, anomalous iron concentrations in brain tissue seem to be involved in some neurological diseases, such as Alzheimer’s disease (AD). Many experimental findings suggest that Fe accumulation in brain could be strongly linked to the presence of ferritin dysfunctions. As, indeed, demonstrated in the work of Quintana et. al., ferritin iron core composition significantly differs between physiological and AD’s brain ferritins, where an increase of toxic ferrous iron (Fe<SUP>2+</SUP>) has been detected [1]. Providing a clear understanding of the mechanism behind the release of toxic Fe<SUP>2+</SUP> from ferritin core may help to elucidate the role of ferritin dysfunctions into the development of neurological disorders [2]. In this study, we present a new developed method to study the toxic Fe<SUP>2+</SUP> release from ferritin, based on real-time small angle X-ray scattering measurements (SAXS). Horse spleen ferritin has been used as a model system. Iron release from the ferritin cavity has been induced simply by means of chemical reduction and subsequent chelation. Assuming radial symmetry, our method allows to measure density variations of the ferritin core as a function of time and distance from the core centre i.e. to provide reliable time-resolved three dimensional model of the core during the iron release process. Furthermore our SAXS analysis suggest that the iron release process proceeds towards several steps, namely a defect nucleation in the outer part of the mineral core, the diffusion of the reducing agent towards that inner part of the core and, finally, the erosion of the core from the inner to the outer part. [1] C. Quintana et al. J. Struc. Biol. 131, (2000) 210. [2] N. Galvetz et al. J. AM. CHEM. SOC. 9 (2008) 8062. In a recent study we have shown that human serum ferritin is filled in with metals other than iron (Fe), mainly aluminium (Al). As, indeed, shown by mass spectroscopy, the Al/Fe molar ratio ranges from ~0.6 to ~6.5 in different clinical conditions. Although the ability of ferritin to bind Al together with Fe is known, no paper has shown an Al/Fe molar ratio as high as reported in our work. Furthermore, we have shown that ferritin metal content is inversely correlated with the serum ferritin concentration [1]. These results open the way to the development of new diagnostic tools based on the measurements of the serum ferritin metal content. In this regard, providing a clear understanding of the mechanism behind Al uptake in to the ferritin cavity is of paramount importance. Here we present an in-vitro model of the Al and Fe uptake in paraphysiological conditions based on the remineralization of horse spleen apoferritin cavity. Al and Fe uptake has been induced incubating apoferritin at 37°C in a reaction solution containing FeSO4•7H2O and AlK(SO4)2•12H2O, both at 1mM concentration. Different Al/Fe molar ratio in solution have been obtained simply tailoring the aluminium solubility. By means of mass spectroscopy measurements, we demonstrate that apoferritin is able to mineralize the 510 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 - physiological form of aluminium, i.e Al(OH)4 -. This is a notable finding because ferritin is known to bind only few kind of minus charged compounds [2]. Furthermore, we show that the total amount of mineralized aluminium into the apoferritin core is directly proportional to the concentration of soluble aluminium in solution. To gain a better understanding of the mechanisms behind the metal uptake into the apoferritin cavity, we investigate the structural features of the core at different stage of the re-mineralization process by small angle x-ray scattering. Our results show that the mineralization process starts from the outer shell and proceeds towards the centre of the cavity. [1] P.L. Spada et al., Clinical Biochemistry, 42 (2009) 1654 [2] X. Yang et al., Biophys. J., 78 (2000) 2049 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 245 IL DOSAGGIO DELLA PROCALCITONINA NELLA PRATICA CLINICA DELLE UNITA’ DI TERAPIA INTENSIVA E RIANIMAZIONE: CONFRONTO TRA METODI 1 1 1 C. Vendramin , T. Callegari , V. Copponi , P. 1 1 1 2 Camurati , V. Perticone , E. Paradiso , M. Vidali , C. 1 Arfini 1 Lab. Analisi, Dipartimento di Patologia Clinica, AO SS Antonio e Biagio e C. Arrigo, Alessandria 2 Lab. Ricerche Chimico Cliniche, AOU Maggiore della Carita', Novara Introduzione: La procalcitonina (PCT), unitamente alla valutazione clinica del paziente, si è dimostrata un marcatore biologico con elevato grado di accuratezza diagnostica nella diagnosi precoce di infezioni batteriche delle basse vie respiratorie e di sepsi. Utilizzando un cutoff di PCT di 0.25 ng/mL è possibile differenziare i pazienti con sospetto di infezione batterica e sepsi dai pazienti privi di risposta infiammatoria. Scopo del nostro studio è stato quello di confrontare il metodo VIDAS BRAHMS PCT, attualmente in uso presso la nostra Struttura, con il metodo ADVIA CENTAUR BRAHMS PCT. Materiali e Metodi: Per questo studio sono stati inclusi 64 pazienti consecutivi (41 uomini / 23 donne; età: mediana 54, IQR 40-73) afferenti alle Unità di Terapia Intensiva e Rianimazione della Azienda Ospedaliera SS Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria con richiesta di PCT. Il dosaggio di PCT è stato effettuato con il metodo VIDAS e con il metodo ADVIA CENTAUR. Risultati: I valori di PCT nel campione considerato erano compresi tra <0.01 e 49.47 ng/mL. I valori mediani (IQR, min-max) di PCT per il test VIDAS e CENTAUR erano rispettivamente 0.86 ng/mL (0.15-4.05, 0.05-49.47) e 0.51 ng/mL (0.23-2.40, 0.01-34.82). La differenza media tra i due metodi (VIDAS-CENTAUR) era 1.3 ng/mL (95% delle differenze comprese tra -4.5 e 7.1 ng/mL). Considerando solo i valori di PCT compresi tra 0.05 e 4 ng/mL, il bias medio era invece di 0.25 ng/mL (95% delle differenze comprese tra -0.55 e 1.05 ng/mL). Tuttavia, era evidenziabile sia un aumento della variabilità delle differenze lungo l’intervallo di concentrazione sia una dipendenza delle stesse dalla media dei valori. L’analisi di regressione nonparametrica di Passing e Bablok ha evidenziato un’intercetta di 0.02 (95%IC da -0.002 a 0.04) e un coefficiente angolare significativo di 0.696 (95%IC da 0.666 a 0.726). Per cut-off (VIDAS) di 0.1, 0.25, 0.5 e 2 ng/mL la concordanza (indice K di Cohen) tra i due test era rispettivamente 84.1%, 92%, 75% e 78.4%. Conclusioni: Nonostante la discrepanza dei valori sia risultata rilevante, con aumento della stessa lungo l’intervallo di concentrazione, al cut-off di 0.25 ng/mL i due metodi presentano una buona concordanza (coppie concordanti 62/64 (97%), K di Cohen=0.92). 246 DEFINING THE APPROPRIATE PANEL OF LABORATORY TESTS BEFORE CONTRAST MEDIA ADMINISTRATION: THE EXPERIENCE OF CAREGGI HOSPITAL 1 2 1 2 A. Caldini , M. Bartolini , A. Terreni , I. Menchi , G. 1 Messeri 1 Dip. Diagnostica di Laboratorio , A.O.U. Careggi, Firenze, Italy 2 Dip. di Radiodiagnostica, A.O.U. Careggi, Firenze, Italy Major advances in medical imaging have led to much wider use of diagnostic procedures employing contrast media: as a consequence the occurrence of scenarios with risk of contrast-induced nephropathy (CIN) could increase. The definition of the appropriate panel of laboratory tests to be performed before contrast media administration for the prevention of CIN is still a challenge in our country. Despite the large body of evidence that monoclonal gammopathies “per sè” do not increase the risk of CIN, serum protein electrophoresis (SPE) and Bence Jones protein (BJP) are largely requested before contrast media administration, often as STAT requests in case of an urgent imaging procedure. The workload for the laboratory is not negligible both in terms of time and cost. To overcome this, a protocol for contrast media administration, based on international guidelines (1) indications, was produced in cooperation between Radiodiagnostic and Laboratory Medicine departments . Regarding laboratory tests, the protocol indicates that, in order to evaluate the risk of CIN, the most important test is the evaluation of renal function while widespread requests of SPE and BJP are not justified. Renal function is assessed by means of creatinine measurement and e-GFR estimation, performed in our lab according to SIBioC –SIMeL -SIN recommendations. As first step, the protocol was discussed among the operators of the Radiodiagnostic dpt. In a second phase, it is planned to approve the protocol as official document of AOU Careggi, and then to present it to clinicians of our hospital during an educational meeting, organized in cooperation between Radiodiagnostic and Medicine Laboratory dpts. The widespread application in our hospital of this protocol will give clinicians the advantage of requiring only fast TAT tests like creatinine and e-GFR, reducing thus the time for the diagnostic procedure and reducing at the same time the number of SPE an BJP requests, saving time and costs. The diffusion of the protocol will furthermore give us the opportunity to focus clinicians’ attention on monoclonal gammopathy related tests, with the aim of developing further shared protocols for screening, diagnosis and follow-up of plasma cell disorders. 1. ESUR Guidelines on Contrast Media 2007 www.esur.org biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 511 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 247 HEXOSAMINIDASE ACTIVITY OF ERYTHROCYTES PLASMA MEMBRANE AS A POSSIBLE BIOMARKER OF OXIDATIVE STRESS AND KIDNEY CONDITIONS IN OLD PATIENTS WITH CHRONIC RENAL FAILURE UNDER RENAL REPLACEMENT THERAPY 248 ANALISI PROTEOMICA DELLA FRAMMENTAZIONE DELLE PROTEINE PLASMATICHE E URINARIE: EFFETTI SULLA DETERMINAZIONE IMMUNOMETRICA DELL'ALBUMINA 1 1 1 1 2 G. Goi , L. Massaccesi , C.J. Baquero , C. Musetti , D. 2 3 Cusi , S. Bertoli 1 Dept. of Medical Chemistry, Biochemistry and Biotechnology, University of Milan, Italy 2 Graduate School of Nephrology, University of Milan, Italy 3 Dialysis Unit, IRCCS Multimedica, Sesto San Giovanni, Milan, Italy The hexosaminidase (Hex) and its isoformes are ubiquitous enzymes (1). Several studies underline strong relation between their levels in body fluids and pathologies or different degree of complications as shown for plasma levels of Hex in diabetes (2) or urinary Hex in nephropathy (3). Recently, Hexs are found and deeply studied in plasma membrane and in cytosol of human erythrocytes (4). Red cells are a useful model for investigating physio-pathological conditions; erythrocyte glycohydrolases, particularly the Hexosaminidase (Hex), are considerate new and sensitive oxidative stress markers (5). Renal replacement therapies (RRT) exposes patients to oxidative stress increasing the inflammatory state already present (6). We assessed Hex activity on erythrocyte’s plasma membrane in 11 Chronic Renal Failure (CRF) patients on conservative treatment, in 15 on peritoneal dialysis (PD), in 12 on haemodialysis, before (HD-pre) and after (HD-post) a treatment and compared these to 30 healthy controls to evaluate the role of different RRT on oxidative stress. Moreover, we compared for their behaviour Hex and total plasmatic antioxidant defences (LagTime) analyzed in our previous study. In CFR patients, Hex activity show a significant increase respect to controls (p<0.001). It’s remarkable that, with the progression of the pathology (and through different RRT), the activity decreased until, in HD patients, values similar to controls. This suggest, in HD patients, a minor oxidative stress exactly how indicated from Lag-time in our precedent study. Evidence strengthened by the negative correlation between Hex e Lag-time. Data confirmed the role of Hex as early biomarker of oxidative stress and consequent cellular damages and highlighted positive effects of RRTs suggesting HD how the least oxidant treatment as RRT for older patients. Results remark a possible role of this enzyme as a marker of kidney conditions and as a further signal to start RRT. 1 Perez LF, et al. Ups J Med Sci. 2007;112,3:296-302 2 Jovanovic VB ,et al. J Clin Lab Anal. 2008;22,4:307-13 3 Basturk T, et al. Ren Fail. 2006;28,2:125-8 4 Massaccesi L e t al. Clin Biochem. 2007 Apr;40,7:467-7 5 Massaccesi L, et al. Mech Ageing Dev. 2006 Apr;127,4:324-31 6 Morena M,et al. Hemodial Int. 2005 Jan;9,1:37-46 512 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 E. Furlani , A. Cortelazzo , H. Cerutti , C. 2 1 1 Scapellato , R. Leoncini , R. Guerranti 1 Dip. Medicina Interna, Scienze Endocrino-Metaboliche e Biochimica, Univ. di Siena 2 U.O.C. Laboratorio Analisi Cliniche, A.O.U. Senese Il proteoma plasmatico e quello urinario sono costituiti da proteine intere e dai relativi frammenti ottenuti per effetto delle proteasi fisiologiche. L’identificazione e la determinazione di tali frammenti sta assumendo un ruolo sempre più importante nella diagnostica di laboratorio poiché la proteolisi risente delle varie condizioni patologiche in cui viene alterata l’attività proteasica. Tale problematica è di particolare interesse per l’albumina, la cui determinazione è necessaria per la diagnosi di alcune patologie renali quali la nefropatia diabetica. La proteolisi della sua catena polipeptidica influenza la determinazione dell’albumina urinaria poiché alcuni frammenti non sono rilevabili dai comuni saggi immunologici (1). Lo scopo di questa indagine preliminare è: individuare i frammenti dell’albumina urinaria modificati rispetto al plasma per gettare luce sull’attività proteasica nel rene e vie urinarie; capire se i frammenti hanno diversa immunoreattività rispetto alla proteina intera. Per questo abbiamo effettuato un confronto tra proteine plasmatiche e urinarie di soggetti sani con elettroforesi bidimensionale su gel per evidenziare eventuali differenze nel pattern dei frammenti proteolitici. Inoltre le proteine urinarie di soggetti sani, dopo separazione con elettroforesi bidimensionale, sono state rivelate sia con silverstaining MS compatibile che tramite immunoblot con lo stesso Ab anti-albumina impiegato nelle determinazioni nefelometriche. In base a ciò è possibile accertare la presenza di frammenti di albumina non rilevabili dall’anticorpo. I nostri risultati evidenziano una parziale corrispondenza fra i frammenti plasmatici e quelli urinari. Inoltre dal confronto dello stesso campione urinario analizzato in silver e in Western Blot emerge che alcuni frammenti perdono la loro immunoreattività e ciò può essere responsabile di una sottostima della misura dell’albumina urinaria con i problemi diagnostici che ne possono conseguire. Tali studi saranno estesi anche ad altre patologie in cui il grado di frammentazione proteica è addirittura superiore. 1) Sviridov D, Drake SK, Hortin GL. Reactivity of urinary albumin (microalbumin) assays with fragmented or modified albumin. Clin Chem. 2008 Jan;54(1):61-8 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 249 LA VALUTAZIONE DELLE ADIPOCHINE NELLA DIAGNOSI DELL’OBESITÀ SEVERA 1 2 1 250 RILIEVO DI COMPONENTI SIERICHE MONOCLONALI IN ZONA BETA2: IMPORTANZA DELL’ELETTROFORESI CAPILLARE 3 G. Labruna , F. Pasanisi , C. Nardelli , R. Caso , D.F. 4 2 1 Vitale , F. Contaldo , L. Sacchetti 1 CEINGE Biotecnologie Avanzate S.C. a R.L. e Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Università di Napoli Federico II 2 Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche nell’Obesità e Disturbi del Comportamento Alimentare e Dip. di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Napoli Federico II 3 Dip. Assistenziale di Medicina di Laboratorio AOU Federico II, Napoli 4 Fondazione Salvatore Maugeri, Istituto IRCCS, Benevento Ad oggi diversi fenotipi di obesità sono stati descritti (Blüher M. Curr Opin Lipidol 2010;21:38-43). In particolare, i pazienti “a rischio” di complicanze metaboliche sono caratterizzati da insulino-resistenza e da alti livelli di grasso viscerale e lipidi plasmatici se paragonati ai pazienti metabolicamente sani (MHO), sebbene entrambi i gruppi abbiano BMI e massa grassa elevati (Karelis AD et al. J Clin Endocrinol Metab 2004;89:2569-75). Scopo del presente lavoro è stato valutare le concentrazioni sieriche di diverse adipochine, ormoni gastro-intestinali e molecole pro-infiammatorie per ricercare eventuali marcatori biochimici del fenotipo “a rischio”. Lo studio è stato effettuato in una popolazione di giovani pazienti del Sud Italia affetti da obesità di grado severo 2 (n=160; età media=25.2 anni; BMI medio=44.9 kg/m ; 65% femmine). In particolare, sono state misurate le concentrazioni sieriche di glucagone, grelina, GIP, GLP-1, IL-6, TNFα, leptina, adiponectina, adipsina e visfatina tramite tecnologia xMAP su strumentazione Bio-Plex (BioRad). Inoltre, è stato calcolato il rapporto leptina/ adiponectina (L/A) ed il fatty liver index (FLI), un indice di steatosi epatica. Dei soggetti analizzati, il 21,3% erano MHO. All’analisi univariata, il gruppo dei pazienti “a rischio” è risultato avere livelli medi più alti di BMI (p<0,0001), leptina (p=0,039), FLI (p<0,0001) e rapporto L/A (p=0,003), e più bassi di visfatina (p=0,026) rispetto ai pazienti MHO. All’analisi multivariata, il rapporto L/A, i trigliceridi sierici ed il sesso maschile risultavano essere statisticamente associati al fenotipo “a rischio” spiegando il 19,5% dell’insulino resistenza osservata in questi pazienti. I nostri risultati rappresentano un’ampia caratterizzazione biochimica del soggetto giovane severamente obeso e dimostrano che il rapporto L/A ed i trigliceridi sierici sono markers del fenotipo “a rischio”. Tali indicatori possono essere utilizzati nella routine clinica per lo screening dei pazienti obesi al fine della messa a punto di strategie terapeutiche mirate per la prevenzione delle complicanze associate all’obesità. Lavoro finanziato da Conv. CEINGE-Regione Campania (DGRC 1901/2009), Regione Campania LR n5/2005 e MIUR PRIN 2008. 1 1 1 1 M. Stanziola , M. Monti , G. Caruso , A. Mennella , A. 1 Castagliuolo 1 U.O.C. Di Patologia Clinica Ospedale A.Rizzoli Lacco Ameno Ischia Napoli Background: Il riscontro all’esame elettroforetico di picchi anomali in particolare nella zona β2, impone l’integrazione con metodica dell’elettroforesi capillare ( EC ) per la ricerca qualitativa di proteine sieriche monoclonali M che in alcune condizioni migrano in zone diverse da quella γ. Scopo: Vengono descritti 2 casi in cui sono stati rilevati in modo occasionale alcuni picchi anomali, particolarmente elevati in zona ß2 all’esame elettroforetico. L’ulteriore impiego dell’immunotipizzazione proteica ( Immunotypying capillarys ) ha successivamente consentito la qualificazione di tali componenti che sono risultate Imunoglobuline della classe IgA con catene pesanti di tipo κ o λ. L’ulteriore ricerca della proteina di Bence Jones,determinata con metodica quantitativa nefelometrica , confermava la presenza di catene pesanti libere nelle urine dei rispettivi pazienti. Conclusioni: Generalmente fattori del Complemento ( C3, C4) e proteina C reattiva migrano in zona ß2 e potrebbero indurre un’interpretazione non corretta dell’esame elettroforetico per la possibilita’ che componenti monoclonali possano nascondersi in zone diverse dalla zona γ. Pertanto l’applicazione sistematica di metodiche sensibili, quali l’Elettroforesi capillare e l’immunotipizzazione, consente la ricerca e l’identificazione di componenti sieriche monoclonali M anche in zone diverse contribuendo non solo alla diagnosi di una possibile gammopatia monoclonale che rimarrebbe misconosciuta per anni ma anche al follow-up di pazienti portatori di una MGUS. In particolare, poiche’ la prima osservazione viene effettuata in un laboratorio di Patologia Clinica, una corretta interpretazione ed identificazione di picchi monoclonali contribuira’ sicuramente ad una diagnosi di certezza ed ad una precoce strategia terapeutica. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 513 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 251 PLASMIN SYSTEM IN CSF OF ALZHEIMER'S DISEASE PATIENTS 1 1 2 G.M. Sancesario , S. Bernardini , Z. Esposito , M. 1 2 1 2 Nuccetelli , R. Sorge , G. Federici , G. Bernardi , G. 2 2 Sancesario , A. Martorana 1 Dept. of Clinical Biochemistry Internal Medicine, Univ. of tor Vergata, Rome, Italy 2 Dept. of Neuroscience, Univ. of tor Vergata, Rome, Italy Background: Alzheimer’s disease (AD) is characterized by the extracellular deposit of amyloid ß (Aß) in the hippocampus and neocortex. The imbalance between Aß production from the amyloid precursor protein and its degradation likely plays a key role in the pathogenesis of sporadic AD. Several proteases are involved in Aß degradation and among them plasmin has assumed an emerging role because it efficiently degrades Aß aggregates in vitro and co-localizes in the periphery of amyloid plaques. Plasminogen is converted to active plasmin by tissue plasminogen activator (t-PA) that is inhibited by plasminogen activator inhibitor (PAI-1 and – 2). It is known that plasmin levels are significantly reduced in the hippocampus and cortex of AD patients, but not in the cerebellum. It would be useful to known whether changes of the plasmin system in the brain tissue can also be detected in the CSF in vivo. Methods: To further clarify whether the plasmin system is involved in vivo in patients with AD, we analyzed 76 CSF samples of AD (n=36) and control patients (n=40) for plasminogen, tPA and PAI-1 levels using ELISA. The activity of tPA and uPA in CSF samples were determined by zymographic analysis. The AD biomarkers were analyzed using ELISA kits. Results: While the levels of Aß and tau were significantly low and high, respectively, in the CSF of AD patients, confirming the diagnosis of dementia, we found that the levels of plasminogen, tPA and PAI-1 were similar in both groups. Moreover, the changes of Aß and tau did not correlate with the contents of any protein of the plasminogen system in AD. Finally, t-PA activity was similar in the CSF of AD and controls. Conclusion: We have demonstrated that the plasmin complex in the CSF in vivo is normal in AD patients; therefore, the CSF does not reflect the plasmin changes observed post mortem in brain tissue by previous studies. Our data suggest that plasmin reduction in the brain of AD patients could be a secondary late event, induced in the Aß plaques after Aß burden had occurred. Alternatively, the plasminogen system detected on the whole in the CSF could not be sensitive enough to reflect correspondent focal changes in the brain tissue. Tucker et al. Neurosci Lett. 2004, 368:285-9. 514 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 252 IMMUNOFISSAZIONE DELLE SIEROPROTEINE CON ANTISIERO PENTAVALENTE 1 1 1 1 L. Nava , G. Giana , E. Minotti , T. Tamborini , N. 1 1 1 1 Forlani , M. Romanò , C. Colombo , F. Asnaghi 1 Lab. analisi Chimico-Cliniche e Microbiologia, Osp. Cantù, A.O. S.Anna Como Scopo. L’Elettroforesi capillare, introdotta di recente nella routine diagnostica, evidenzia anche lievissime anomalie del tracciato che richiedono un approfondimento di secondo livello con l’Immunofissazione. Di recente è stata sviluppata una tecnica Immunofissativa che utilizza un antisiero pentavalente per lo screening delle Componenti monoclonali (CM). Questo lavoro si prefigge di saggiare l’utilità di tale test. Metodologia. E’ stato utilizzato il kit “Hydragel 6 IF Penta”(IFE pentav.) della Sebia, che prevede l'utilizzo di un unico antisiero pentavalente. Sono stati analizzati 104 campioni suddivisi in 4 gruppi in base all’intensità della banda visibile alla elettroforesi capillare e in base al fatto cha la CM fosse nota oppure no. Inoltre sono stati esaminati in doppio 51 sieri sia in IFE pentav. che in IFE classica. Risultati. Il 50% (32/64) dei sieri con bande <0,04g/ dL, classificate come “lievissime”, ha dato un risultato negativo. Il 25% dei sieri con presenza di banda non nota (6/24) è risultato negativo alla IFE pentavalente. Per quanto riguarda i campioni esaminati in doppio con i due test, si è rilevata una completa sovrapposizione dei due test per i campioni con bande >0.04 g/dL e per i due campioni con riduzione della frazione immunoglobulinica policlonale. Per i 33 campioni con bande considerate lievissime si sono avuti 2 dubbi e 3 positivi al pentavalente risultati poi negativi alla IFE classica e un falso negativo in un contesto di aumento policlonale delle Immunoglobuline. Conclusioni. I risultati ottenuti permettono di confermare l’utilità di un test di screening di immunofissazione in quanto circa il 40% delle sospette CM visualizzate alla elettroforesi sono risultate negative al Pentavalente e quindi possono essere refertate molto più velocemente. L’introduzione dell’immunofissazione con l’antisiero pentavalente permetterebbe di utilizzare al meglio il test di immunofissazione classica e, per ultimo, consentirebbe di verificare in modo più approfondito tutti i casi di richieste di immunofissazione per sospetto clinico così da non perdere le rare CM che non sono evidenziate dall’elettroforesi capillare. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 253 SCREENING IFE-PENTA PER LA RICERCA DELLE COMPONENTI MONOCLONALI NEL SIERO E NELLE URINE: IL SUO UTILIZZO NELLA PRATICA DEL LABORATORIO 254 CRITICITA' NELLA REFERTAZIONE DEL DOSAGGIO DELLA GLUCOSIO-6 FOSFATO DEIDROGENASI (G6PDH) 1 1 1 1 1 G. Cigliana , E. Curti , B. Frollano , M. Attanasio , F. 2 2 Gulli , U. Basile 1 Patologia Clinica, Istituto Nazionale Tumori "Regina Elena", Roma 2 Lab. Immunologia, Ist. Patologia Generale, Univ. Cattolica "Sacro Cuore", Roma Nel siero la ricerca e l’identificazione delle componenti monoclonali (CM) viene effettuata attraverso metodiche elettroforetiche (EF) e metodiche di immunotipizzazione: immunoelettroforesi (IFE) e immunosottrazione automatizzata (ISE). Nelle urine, per la ricerca delle CM (BJP), viene esclusivamente raccomandato il metodo IFE. Scopo: utilizzare un metodo di screening per la ricerca delle CM che consenta di individuare i campioni negativi e di analizzare quelli positivi con i metodi di conferma più opportuni ISE o IFE con riduzione dei tempi di lavorazione tecnica e di refertazione. Metodi: per lo screening abbiamo utilizzato l’antisiero IFE-Penta della Sebia (antisieri IgG, IgA, IgM, K e L) applicando la metodica definita per i sieri e quella per le BJP sullo strumento Hydrasis (Sebia). Nel siero la metodica, già validata dalla Sebia, consente di valutare 24 campioni per gel. Nelle urine abbiamo testato 12 campioni per gel utilizzando fissativo e antisiero IFE-Penta per ciascun campione. Risultati: abbiamo testato circa 500 campioni sierici/urinari in pazienti prevalentemente oncologici dell’ istituto Regina Elena. Nei sieri abbiamo trovato: 22% negativi, 42% positivi con CM singole e franche inviati alla conferma con ISE (Immunotyping Capyllaris Sebia), 36% dubbi o positivi con CM multiple o deboli inviati alla conferma con IFE (Hydragel 2/4 IF MS/MD). La metodica ISE senza lo screening con IFE-Penta necessita una ulteriore conferma in IFE del 40% dei campioni analizzati. Lo screening con IFE-Penta consente di ottimizzare l’uso della metodica ISE automatizzata riducendo le conferme in IFE allo 0.5%. Nelle urine abbiamo trovato: 47% negativi e 53% dubbi o positivi inviati alla conferma con IFE (Hydragel 2/4 BJUP MS/MD). Dei dubbi/positivi l’87% si sono confermati veri positivi mentre il 17% si sono rivelati falsi positivi alla conferma con IFE. Conclusioni: il metodo di screening IFE-Penta descritto per i sieri e per le urine consente di ridurre significativamente i tempi di processazione e di refertazione dei campioni e di ottimizzare l’uso delle risorse e delle metodiche disponibili mantenendo i requisiti di sensibilità e di specificità consigliati dalle linee guida. Inoltre si realizza un contenimento dei costi utilizzando le metodiche di conferma solo per i campioni positivi o dubbi. 1 1 1 M. Vidali , B. Bardone , A. Mora , G. Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara La valutazione della G6PDH riveste un ruolo chiave nell’individuazione dei pazienti a rischio di crisi emolitiche. Tuttavia, non vi è ancora accordo sulle modalità di refertazione della G6PDH (normalizzazione per RBC o Hb) nè sulla necessità di segnalare nel referto fattori confondenti potenzialmente associati a falsi negativi. In questo lavoro abbiamo esaminato differenti parametri reticolocitari in pazienti sottoposti al test per G6PDH. L’attività della G6PDH è stata misurata (Trinity Biotech G6PDH su Siemens ADVIA 2400) in 415 pazienti non selezionati ed espressa come Unità per numero di eritrociti (vn 146-376 U/10^12 RBC) o per grammi di emoglobina (vn 4.6-13.5 U/g Hb). Per ogni paziente erano disponibili i parametri emocromocitometrici e reticolocitari. Il campione presentava valori mediani di G6PDH di 331 U/10^12 RBC (IQR 305-360) e 11.4 U/g Hb (IQR 10.5-12.6), ed una frequenza di positività del 2.9% per entrambe le normalizzazioni (concordanza coppie 100%, K di Cohen=1). I pazienti (n=40) con una prevalenza maggiore del 10% di reticolociti immaturi avevano valori significativamente minori di conta eritrocitaria, Hb, ematocrito, e maggiori di conta reticolocitaria assoluta e/o relativa (p<0.001). Inoltre, gli stessi mostravano maggiori livelli sia di G6PDH non normalizzato (p=0.034) sia normalizzato per RBC (p<0.001) o Hb (p<0.001). 4 di 5 pazienti con deficienza parziale di G6PDH (attività 10-60% del valore normale medio) e 4 di 6 pazienti con valori di G6PDH vicini al limite inferiore dell’intervallo di riferimento presentavano una reticolocitosi assoluta e/o relativa aumentata. I dati supportano la possibilità di sovrastima dell’attività della G6PDH, e quindi di una diagnosi errata (grave vs parziale deficienza, parziale deficienza vs normalità) in pazienti in cui l’enzima viene dosato a breve distanza da un episodio emolitico acuto. Lo studio evidenzia inoltre la necessità, qualora si presentasse il sospetto, di refertare l’attività dell’enzima unitamente ai parametri reticolocitari, suggerendo da una parte la possibilità di un’errata valutazione del paziente e dall’altra la necessità di ripetere il dosaggio a distanza dall’evento emolitico. Infine, i risultati mostrano un’ottima concordanza dei valori ottenuti con le due differenti normalizzazioni. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 515 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 255 HANDLING TEMPERATURE OF CSF AFTER LUMBAR PUNCTURE IS A CRITICAL FACTOR LOWERING THE DETECTABLE Aß1-42 IN AD PATIENTS 1 1 2 G.M. Sancesario , S. Bernardini , Z. Esposito , M. 1 2 1 2 Nuccetelli , R. Sorge , G. Federici , G. Bernardi , A. 2 2 Martorana , G. Sancesario 1 Dept. of Internal Medicine, Faculty of Medicine and Surgery, The Univ. of Rome Tor Vergata, Italy 2 Dept. of Neuroscience, Faculty of Medicine and Surgery, The Univ. of Rome Tor Vergata, Italy Background - The peptide amyloid-beta 1-42 (Aβ1-42), extensively studied in the CSF of humans as biological marker for Alzheimer’s disease (AD), is highly unstable and results are variable. Although many efforts have been developed to assess a uniform standardization of preanalytical procedures, a recent paper has pointed out how there is still a considerable variation for Aβ1-42 measurement not only between but also within centres (Verwey et al., Ann Clin Biochem 2009; 46: 235–240). Mostly, collecting tube surface, pre¬analytical temperature, repeated freeze/thaw cycles and storage at 4, 18, and 37 °C can produce a major influence on the stability of Aβ1-42. We investigated whether Aβ1-42 detection in CSF may be affected by handling temperature after lumbar puncture. Methods - CSF was collected from patients affected by probable AD (n = 27), other dementias (OD) (n = 24), or other neurological disorders without cognitive impairment (OND) (n = 23). After lumbar puncture, CSF samples were either maintained at physiological 37 °C, or handled according to standard procedures and centrifuged at 4 °C for 10 min; thereafter, one aliquot was stored at 4 °C and another at 37 °C, before freezing samples 90 min later at – 80 °C, pending analysis. Aβ1-42 and total tau were determined using a commercially available sandwich enzyme-linked immunosorbent assay ELISA. Results and discussion - Reduced Aβ1-42 and increased total tau CSF levels were confirmed as hallmarks of the OD and AD groups, providing standard measurement in samples stored at 4 °C before freezing. However, avoiding cooling or reheating CSF from 4 to 37 °C before freezing increased the Aβ1-42 concentration detectable in the AD group (P < 0.01), but not in control groups. The relative Aβ1-42 concentration detected in the samples reheated at 37 °C respective to that at 4 °C (Aβ1-42 Detection Variability Index) may have an adjunctive diagnostic value, representing an index of Aβ1-42 variable detection at different temperatures. We suggest that coupling the absolute Aβ1-42 concentration, detected in standard conditions after cooling at 4 °C, and the Aβ1-42 Detection Variability Index may improve discrimination between diagnostic groups, adequately differentiating the AD from the OND as well from the OD groups. 516 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 256 ARMONIZZAZIONE DEI METODI PER LA DETERMINAZONE DEGLI ENZIMI DEL SIERO: CRITERI PER LA SCELTA DI IDONEI MATERIALI DI CALIBRAZIONE 1 2 G. Cattozzo , C. Franzini 1 A.O.U. Osp. di Circolo e Fondazione Macchi, Varese 2 Univ. degli Studi, Milano In due esperimenti di armonizzazione dei risultati forniti dai metodi per la determinazione di ALP (tampone AMP e tampone DEA) e di LDH (reazione lattato-piruvato, LP, e reazione piruvato-lattato, PL), si è valutata l’affidabilità di due criteri per la scelta dei materiali di calibrazione (MC) idonei al trasferimento dell’esattezza analitica di un metodo assunto come riferimento (metodi AMP e LP). Come parametro di affidabilità si è utilizzato il rapporto tra i valori misurati per i sieri da pazienti (SP) con il metodo ricalibrato e con il metodo di riferimento: la mediana di tali rapporti non dovrebbe discostarsi da 1 in misura superiore all’errore totale accettabile (ETa) stimato sulla base della variabilità biologica. Entrambi i criteri confrontano la posizione dei dati relativi ai MC con la retta di regressione lineare (ascisse metodo di riferimento, ordinate metodo alternativo) dei valori ottenuti per i SP. Secondo il criterio A (CrA), lo scostamento dalla retta (lungo l’asse delle ordinate) di ciascun MC è espresso come residuo normalizzato (residuo diviso per la deviazione standard dei residui calcolati per i SP): se questo risulta < 3, il MC è considerato commutabile con i SP e quindi idoneo al trasferimento di esattezza. Secondo il criterio B (CrB), tale scostamento è espresso come percentuale della concentrazione misurata per ciascun MC con il metodo di riferimento: il MC è ritenuto idoneo se tale scostamento è inferiore all’ETa. Nei due esperimenti i MC, a turno, sono stati utilizzati per convertire i risultati misurati con i metodi DEA e PL nei corrispondenti risultati ottenibili con i metodi di riferimento nell’analisi di 106 SP per ALP e 109 SP per LDH. Nell’esperimento riguardante ALP i 3 MC idonei ed i 5 MC inidonei venivano riconosciuti correttamente applicando entrambi i criteri. Nell’esperimento riguardante LDH 23 MC risultavano idonei e 8 inidonei: CrA riconosceva correttamente 10 MC idonei e 7 MC inidonei, mentre CrB riconosceva correttamente 13 MC idonei e tutti i MC non idonei; CrA riconosceva come idoneo anche un MC inidoneo, mentre tutti i MC considerati idonei secondo CrB erano correttamente classificati. Globalmente, i risultati depongono per un’accettabile, anche se non assoluta, affidabilità dei due approcci alla valutazione dell’idoneità dei MC al trasferimento dell’esattezza analitica. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 257 URINARY MICROPARTICLE COMPOSITION IN RENAL CELL CANCER: TOWARD BIOMARKERS DISCOVERY 1 1 1 1 M. Pitto , L. Morosi , C. Bianchi , F. Magni , C. 1 1 2 3 Chinello , P. Brambilla , C. Salemi , G. Zanetti , S. 4 1 Ferrero Bogetto , F. Raimondo 1 Dept. of Exp. Medicine, Univ. Milano-Bicocca, Monza 2 Dept. of Lab. Medicine, Desio Hospital - Univ. MilanoBicocca, Desio, Milano 3 Dept. of Urology, Hospital Maggiore IRCCS, Univ. Milano, Milano 4 Dept. of Medicine Surgery and Dentistry, Pathological Anatomy, S. Paolo Hospital, Univ. of Milano, Italy Clear cell renal carcinomas (RCC) is representing about 3% of all kidney cancers. No biomarkers for diagnosis or for post-surgery monitoring of RCC are yet available. Urines contain membranous nanovesicles (50-100 nm), that are known to be released from urothelial cells of the kidney and of the renal tract. Using urinary microparticles (MPs) as a starting material for biomarker discovery was shown to be advantageous, since reduction of the complexity of the urine proteome together with enrichment in renal proteins towards plasmatic ones is achieved (1). We performed antibody-based quantification of putative biomarkers in urinary vesicles from a patient cohort in order to search for potential tumor marker. MPs were isolated from about 30 ml of urines collected from 41 patients (29 clear cell RCC, 6 malignant non-clear cell and 6 benign) and 28 control healthy subjects, matched for sex and age, by ultracentrifugation. Specific membrane protein detection was performed by SDS-PAGE/WB. After band intensity densitometric quantification and normalization by urinary creatinine, evaluation of diagnostic performance was accomplished by ROC analysis. Results show that Aquaporin-1 (AQP1) and the Extracellular Matrix Metalloproteinase Inducer (EMMPRIN) are reduced in ccRCC patient urinary MPs, while Matrix metallo-protease 9 (MMP-9) and Carbonic Anhydrase IX (CA9) result more abundant. ROC curve analysis show good discrimination power between ccRCC patients and the control group. Moreover the analysis of MPs purified from follow-up urines of RCC patients shows that, after two years from surgery, protein levels change again and are similar to controls. In conclusion our work suggests that MP isolation may provide an efficient first step in biomarker discovery in urine. 1) Hoorn EJ, et al., Nephrology 2005;10:283-90. Grants from FIRB: Rete Nazionale per lo studio del proteoma umano (n. RBRN07BMCT). 258 RUOLO DEI BIOMARKER LIQUORALI NELLA DIAGNOSI DI MALATTIA DI ALZHEIMER: L'ESPERIENZA DEL NOSTRO CENTRO 1 1 2 2 G. Passerini , A. Carobene , L. Ferrari , F. Caso , G. 2 1 1 1 Magnani , M. Locatelli , F. Ceriotti , F. Dorigatti 1 Diagnostica e Ricerca San Raffaele, IRCCS Osp. San Raffaele, Milano -LABORAF2 Dip. di Neurologia, IRCCS Osp. San Raffaele, Milano Introduzione. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi venti anni in merito alla comprensione dei meccanismi patogenetici e la disponibilità di nuove indagini strumentali, la diagnosi precoce di Malattia di Alzheimer (AD) in molti casi è ancora difficoltosa. L'iter diagnostico dipende da criteri prevalentemente clinici; alcuni Autori sostengono tuttavia che i biomarker liquorali ß-amiloide(1-42), tau e tau fosforilata(181P) possono fornire un valido supporto alla diagnosi di AD in fase preclinica. Obiettivo del nostro studio è valutare se vi sia una correlazione tra i livelli liquorali di ß-amiloide(1-42), tau e tau fosforilata (181P) e la diagnosi di AD e di demenza fronto-temporale (DFT). Metodi. Sono stati analizzati i prelievi liquorali di 149 soggetti, ricoverati presso la Divisione di Neurologia dell'Ospedale San Raffaele, da novembre 2008 a maggio 2010: 53 erano affetti da AD secondo i criteri NINCDS-ADRDA, 12 da DFT, 42 presentavano una compromissione cognitiva lieve (MCI), 42 erano controlli sani. Sui dati raccolti è stata condotta un'analisi statistica con il T-test di Student. Risultati. I pazienti affetti da AD rispetto al gruppo di controllo, mostravano livelli maggiori di proteina tau fosforilata (p=0,001) e una ridotta concentrazione di ß-amiloide (p=0,005). L’aumentata concentrazione di proteina tau fosforilata nel gruppo di pazienti con AD risultava anche dal confronto con i pazienti affetti da DFT (p=0,001) e da MCI (p=0,001). Una ridotta concentrazione di ß-amiloide si evidenziava anche confrontando il gruppo AD con i pazienti affetti da DFT (p=0,019) e da MCI (p=0,018). Non sono state trovate differenze statisticamente significative tra le misure di proteina tau dei pazienti appartenenti al gruppo di controllo rispetto ai pazienti affetti da DFT, da AD e da MCI. Al contrario le misure di proteina tau dei pazienti affetti da AD mostravano incrementi statisticamente significativi rispetto ai valori determinati nel gruppo di pazienti con MCI (p=0,019). Conclusioni. I dati presentati, in accordo con la letteratura internazionale, evidenziano che i dosaggi liquorali di proteina tau, proteina tau fosforilata(181P), ß-amiloide(1-42), possono fornire al clinico un utile strumento nella diagnosi di AD e nella diagnosi differenziale tra AD e DFT. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 517 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 259 UN CASO DI MIELOMA IPERLIPIDEMICO, UNA RARA VARIANTE DEL MIELOMA MULTIPLO 1 2 3 1 A. Terreni , D. Cammelli , R. Alterini , B. Peruzzi , G. 1 1 Avveduto , A. Caldini 1 Lab. Generale, Dip. Diagnostica di Laboratorio, A.O.U. Careggi, Firenze 2 Patologia Medica, Dip. di Biomedicina, A.O.U. Careggi, Firenze 3 Ematologia, Dip. di Biomedicina, A.O.U. Careggi, Firenze Il mieloma iperlipidemico (MI) è una rara variante di mieloma multiplo associato a elevati valori di trigliceridi e colesterolo, non riconducibili a dislipoproteinemia. A causa della sua bassa incidenza, dalla sua prima descrizione avvenuta 30 anni fa, restano a oggi poco conosciuti i sintomi, il decorso clinico e la terapia ottimale. Il meccanismo alla base del MI è ancora poco noto: una delle ipotesi è che la paraproteina leghi le lipoproteine inibendone la degradazione. Noi presentiamo il caso di R.G., una donna di 58 aa giunta alla nostra attenzione nel 2008 a causa di un dolore al rachide dorsale associato a lombosciatalgia. La risonanza magnetica del rachide, la biopsia osteo-midollare (BOM) e gli esami emato-chimici evidenziavano un quadro compatibile con mieloma multiplo (MM) IgA λ. La paziente presentava livelli di colesterolemia (693mg/dl) e trigliceridemia (551 mg/dl) molto elevati rispetto ai precedenti controlli. Utilizzando tecniche di immunofissazione e immunosottrazione non è stato possibile dimostrare un’associazione tra lipoproteine e componente monoclonale (CM). La paziente iniziava il trattamento chemioterapico, nel corso del quale l’andamento dell’iperlipidemia seguiva quello della CM. Dopo un periodo di remissione, a gennaio del 2010, la paziente andava incontro a una ricaduta di malattia che progrediva nell’aprile 2010 quando nel sangue periferico si evidenziavano numerosi elementi plasmocitoidi. La BOM confermava una metaplasia a elementi plasmoblastici. Poco dopo la paziente moriva per emorragia celebrale in corso di leucemia plasmacellulare. La storia clinica e l’andamento dei parametri biochimici in risposta alla terapia, hanno permesso di inquadrare la paziente come MI, anche in assenza di una dimostrazione biochimica dell’interazione tra lipoproteine e CM. D’altronde in una recente revisione sul MI (1) viene riportato che solo nel 45% dei 53 casi descritti è stato dimostrata la presenza di un complesso CM/lipoproteina, suggestivo di una inibizione della degradazione lipidica da parte della CM. In conclusione l’associazione tra MM e iperlipidemia è una condizione rara ma clinicamente rilevante, le cui caratteristiche cliniche e meccanismi patogenetici sono ancora in gran parte sconosciuti. (1) Ann Hematol 2010;89:569-77 518 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 260 LA CISTATINA C NEL LIQUIDO CEREBROSPINALE DI PAZIENTI CON SCLEROSI MULTIPLA 1 1 1 1 G. Previtali , M. Amadei , M. Donati , M. Frasanni , E. 2 1 Montanari , C. Zurlini 1 Dip.Patologia Clinica, Osp.Fidenza AUSL Parma 2 Dip.Neurologia, Osp. Fidenza AUSL Parma Obiettivo della ricerca Scopo del lavoro è di determinare i valori di cistatina C( Cys C) nel liquor cerebrospinale (CSF) di pazienti con varie forme di Sclerosi Multipla(SM) e in pazienti con malattie neurologiche non infiammatorie(OND) presi come gruppo di controllo e osservare se i valori di Cys C nei pazienti con SM siano significativamente ridotti. Pazienti e metodi I campioni di CSF provengono da 54 pazienti con diverse forme di SM definita(35femmine/19 maschi) età media 39 anni(19-62) e da 20 pazienti con differenti patologie non correlate a malattie neurologiche infiammatorie (OND) (10 femmine/10 maschi) età media 48 anni(21-88) . I campioni di CSF, dopo la raccolta per puntura lombare,sono stati centrifugati per eliminare la frazione cellulare e congelati -70°C fino al momento dell'uso. Il lavoro è stato effettuato rispettando la Dichiarazione di Helsinki. I valori di Cys C nel CSF sono stati determinati con metodo nefelometrico utilizzando il kit diagnostico Cystatin C PET della ditta Dako su strumento Immage 800 della Beckman secondo le indicazioni fornite dalla ditta. Analisi Statistica L'analisi della varianza è stata valutata con ANOVA test(MedCalc statistical software)e per la significatività della differenze fra le medie è stata usato il Tukey HSD Test. Risultati L'analisi della varianza ANOVA mostra che almeno due medie sono statisticamente diverse(p=0.000195). Il Tukey HSD Test ci indica una differenza significativa(p<0.01) fra le medie di alcuni gruppi con diverse forme di SM e il gruppo dei pazienti con malattie neurologiche non infiammatorie. Conclusioni I l lavoro evidenzia un limitato significato fisio-patologico nel confronto fra i valori della Cys C dei pazienti con SM e quelli con OND in quanto i risultati mostrano che molti pazienti ,in tutti i gruppi, hanno valori di Cys C nel CSF compresi fra 2-6 mg/L. Nonostante la riduzione statisticamente significativa delle medie sopratutto fra i gruppi di MS Recidivante-remittente e OND non è possibile discriminare ,secondo la nostra esperienza,fra pazienti con MS e il gruppo di controllo con la sola determinazione della Cys C (1). Bibliografia 1.Bever CT, Garver DW. Increased cathepsin B activity in multiple sclerosis brain. J Neurol Sci 1995 ; 131:71-73. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 261 DOSAGGIO CDT: CONFRONTO TRA METODI 1 1 262 MR-proANP: A POSSIBLE ADDITIONAL CARDIAC MARKER IN AL AMYLOIDOSIS 1 M. Daves , M. Floreani , G. Cosio 1 Lab. di Biochimica Clinica, Comprensorio Sanitario di Bolzano Introduzione: la CDT o transferrina carboidrato carente è un marcatore di abuso alcolico. Nel nostro laboratorio la CDT viene eseguita dal 2005 con elettroforesi multicapillare (EC) e abbiamo analizzato 35600 sieri. Dall’anno 2009 tutti i sieri superiori al cut-off in EC sono stati dosati anche con un metodo HPLC. Materiali e metodi: abbiamo eseguito 6011 CDT in EC (Capillarys, Sebia), di questi il 9% (n=541) superiori al cut-off di 1,3%, sono stati processati con metodo HPLC (ClinRep, Recipe, cut-off >1,8%). Risultati: Il valore medio di CDT e la deviazione standard dei 541 sieri è risultata in EC 2.09%±1,46 e in HPLC 2,24%±1,53. Dalla comparazione tra i metodi abbiamo ottenuto la retta y=0,93x+0,009 e il coefficiente r=0,976. I sieri sono stati inoltre divisi in due: gruppo 1 con CDT ≥2% (n=156) e gruppo 2 con CDT compresa tra 1,3% e 1,9% (n=385). La correlazione tra i metodi è ottima (r=0,98) nel gruppo 1, ma è meno buona (r=0,6) nel gruppo 2. Nel primo gruppo solo 1 paziente ha un valore discordante nei due metodi, mentre nel secondo gruppo ben 239 pazienti (62%). Tali differenze sono imputabili solo nel 10% dei casi ad una scarsa separazione delle frazioni in EC. Abbiamo poi considerato come veri positivi solo i campioni con CDT superiore alla soglia con entrambi i metodi; variando il cut-off in EC da 1,3% a 1,4% e quindi a 1,5% diminuiscono progressivamente i falsi positivi (valore predittivo positivo del test aumenta progressivamente 55%, 67% e 79%), ma aumentano i falsi negativi e la sensibilità del test si abbassa. Conclusioni: Il sistema multicapillare è un metodo ottimale per lo screening della CDT per la buona produttività, la sensibilità analitica e la possibilità di utilizzare la provetta primaria. Il problema dei valori discordanti tra EC e HPLC non viene risolto variando i cut-off . Viste le implicazioni medico legali del test, ci sembra consigliabile fornire un dato di CDT superiore alla soglia quando si osserva una concordanza tra almeno due metodi analitici basati su principi chimico-fisici differenti. Da quando abbiamo adottato tale procedura la qualità del dato fornito risulta sicuramente più affidabile e difendibile. 2 2 2 2 P. Cardelli , G. Ferranti , G. Salerno , M.T. Corsetti , A. 1 1 2 Moscetti , F. Saltarelli , F. Capogreco , C. Della 3 2 1 Costanza , P. Iaquinto , G. La Verde 1 A.O. S. Andrea, Roma 2 Dip. di Medicina Clinica e Molecolare - Univ. Sapienza di Roma 3 Bios SPA Diagnostica di Laboratorio, Roma Introduction. Primary amyloidosis (AL amyloidosis), a plasmacellular discrasia, represents a group of diseases characterised by the deposition of light chains fibrils that infiltrate tissues leading to multi systemic organ involvement. About one third to a half of patients with Al amyloidosis have a clinically-significant cardiac involvement. The degree of cardiac compromise depends on the extent and location of amyloid deposition in the heart and the most common presentations are congestive heart failure-mainly a restrictive infiltrative pattern-and conduction system disturbances. Cardiac biomarkers can provide usefull prognostic information in light chain amyloidosis. Aims. The aim of this study is to evaluate the use of MR-proANP(1-98, which is the mid-regional portion of the prohormone of the active atrial natriuretic peptide(99-126) as an earlier predictor marker of cardiac impairment. Materials and Methods. Blood samples were collected (-80°C) from 6 patients with systemic amyloidosis(GR1) and from 4 patients with localized amyloidosis(GR2) and serum levels of MR-proANP(Brahms MR-Pro-ANP Kryptor) ,NTproBNP(Elecsys® proBNP), Free Light Chain(FLC, Binding Inside) Kappa(κ) and Lambda(λ) were assayed. The Mann-Whitney(p<0.05) test was used to compared results. The non parametric Spearman test( p<0.05) was used to value the significantly correlations. Results. Serum MR-proANP was significantly higher (p=0.02) in patients of GR1(349.00±296.20 pmol/l) respect to the GR2 patients (55.02±64.92 pmol/l) as well as NTPro-BNP level (p=0.004). About FCL only the FLC-λ concentration was significantly (p=0.004) increased in GR1(342.40±153.60 mg/L) vs GR2 (56.69±6.52 mg/L). In GR1, a significant correlation MR-Pro-ANP vs NT2 Pro-BNP(p=0.0004;r =0.976) and MR-Pro-ANP vs FLC2 L (p=0.046; r =0.738) was observed. Conclusions. MRProANP in addition to NT-ProBNP appear as a good marker of cardiac impairment available for diagnose and follow up of cardiac impairment in patients with systemic AL amyloidosis. References. Current treatment of AL amyloidosis. Giovanni Palladini, Giampaolo Merlini. Haematologica, Vol 94, Issue 8, 1044-1048 doi:10.3324/ haematol.2009.008912 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 519 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 263 VARIATION OF THE PRINCIPAL ELECTROLYTES IN CEREBROSPINAL FLUID(CSF) AND SERUM OF PATIENTS WITH MULTIPLE SCLEROSIS 2 2 264 PLASMA γGLUTAMYLTRANSFERASE FRACTIONS: DIAGNOSTIC AND PROGNOSTIC PREDICTIVE VALUE 2 M.R. Favaroni , G. Salerno , G. Ferranti , M.T. 2 2 2 1 Corsetti , P. Tiranno , F. Capogreco , F. Tabacco , L. 1 2 Portaro , P. Cardelli 1 A.O. S. Andrea, Roma 2 Dip. di Medicina Clinica e Molecolare - Univ. Sapienza di Roma Introduction. Multiple sclerosis (MS) is a nervous system disease that affects the brain and spinal cord. It damages the myelin sheath, the material that surrounds and protects the nerve cells. This disease slows down or blocks messages between the brain and the body, leading to the symptoms of MS. The neuron’s damages include alterations in the membrane to generate intracellular-versus-extracellular gradient of + + + ions including sodium(Na ), potassium(K ), chloride(Cl ) +2 and calcium(Ca ). Aims. The aim of study is to evaluate in CSF and serum Na+, K+, Cl- and Ca+2 levels in patients with multiple sclerosis(G1) and non autoimmune nervous diseases(G2, control group) to find out potential differences and correlations. Materials and Methods. The CSF and blood samples were collected (-80°C) from 8 patients of the G1 and from 6 control patients. The samples were tested on the Vitros Fusion 5.1 Johnson & Johnson and GEM 4000 Instrumental Laboratories. Mann-Whitney(p<0.05) test was used to compared results. Results. Na+, K+, Cl- levels were significantly higher (p=0.019, p=0.02, p=0.023, p=0.019) while Ca+2 level was significantly lower (p= 0.01) in the CSF of patients G1 compared to the control group. No modification in the electrolytes serum values of both groups were observed. In G1, the CSF/Serum gradient was statistically significant with respect to the control group for Na+ and K+ only (p=0.010, p= 0.042). Conclusion. In patients with SM these results indicate a selective modification of the CSF/Serum gradient electrolyte that could be ascribed an alteration of the Na+/ K+ pump the lower CSF Ca+2 levels and the increased the Cl- levels, could contribute to the anomalies in the transmission of electrical impulse. Further studies are needed to evaluate the utility of the CSF/serum electrolytes gradient in the follow up of MS patients. References. Cerebrospinal fluid from multiple sclerosis patients inactivates neuronal Na+ current. Hubertus Koller, Jochen Buchholz and Mario Siebler. Brain (1996), 119, 457-63 520 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 2 M. Franzini , I. Fornaciari , H.A. Elawadi , V. 3 3 1 1 Fierabracci , A. Pompella , A. Clerico , C. Passino , M. 4 3 Emdin , A. Paolicchi 1 Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa 2 Dip. di Chirurgia Generale e Trapianti di Fegato, Univ. di Pisa, Pisa 3 Dip. di Patolgogia Spermentale BMIE, Univ. di Pisa, Pisa 4 Fondazione Toscana G. Monasterio, Pisa γ#Glutamyltransferase (GGT) is a common diagnostic marker of liver dysfunction, but its values are also associated with the risk marker of cardiovascular events related with atherosclerosis, and the onset of type 2 diabetes, irrespective of hepatic disease and alcohol consumption. Due to its low specificity, GGT is not used in the risk stratification of patients. Thus, we developed a novel high-sensitivity FPLC method, which allowed us to identify four GGT fractions (b-GGT, m-GGT, s-GGT, fGGT, with molecular weights, MW, ranging from 2000 kDa to 70 kDa) in human plasma [1]. To establish their diagnostic and prognostic value, we participated to the Framingham Heart Study (FHS) with the project entitled “GGT fractions as predictors of the metabolic syndrome and incidence of cardiovascular disease”. At the present, statistical analysis is ongoing to determine the predictive value of each fraction concerning cardiovascular and metabolic diseases. To discriminate the effect of the main confounders on GGT activity, we analysed also cohorts of patients with conditions (NAFLD, NASH, alcohol abuse) associated with GGT elevation. Results showed that f-GGT is the most abundant form (>60% of total GGT) in the plasma of healthy subjects, while the increase of s-GGT was associated with hepatocellular damage and the increase of b-GGT was connected with liver steatosis and dyslipidemia. Changes in the ratio between b- and s-GGT were more specific than total GGT for identifying alcohol abuse (ROC AUC 0.834 and 0.510 respectively). In patients affected by tumors we identified a fifth fraction having a MW higher than b-GGT. Dimension (100-50 nm), density (1.063-1.210 g/ml) and sensitivity to detergent and protease action suggest that b-GGT might be constituted by microparticles and exosomes, possibly originating by tissue other than liver. In conclusion all collected data suggest that the GGT fraction pattern has a specific diagnostic value. These data, combined with results from FHS, will represent the basis to validate GGT fractions as specific biomarkers of hepatic, metabolic and cardiovascular disease. [1] Franzini M, Paolicchi A, Fornaciari I, et al. Cardiovascular risk factors and gammaglutamyltransferase fractions in healthy individuals. Clin Chem Lab Med. 2010;48:713-7. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 265 THE ROLE OF URINARY NGAL (uNGAL) AND ALBUMINURIA AS EARLY MARKERS OF CARDIAC DAMAGE IN PRIMARY HYPERTENSION 1 2 2 2 M. Fravega , G. Leoncini , F. Viazzi , P. Bezante , G. 2 2 1 1 Deferrari , R. Pontremoli , R. Degrandi , M. Mussap 1 Dept. of Laboratory Medicine, University-Hospital, Genoa, Italy 2 Dept. of Cardionephrology, Univ. of Genoa, Italy Neutrophil Gelatinase-Associated Lipocalin (NGAL) is an early and specific marker of acute kidney injury (AKI). Recent evidences suggest that NGAL may also be involved in chronic vascular remodeling during the development of atherosclerosis. NGAL demonstrated the best sensitivity and specificity when measured in urine. Albuminuriua, a powerful predictor of cardiovascular events, is thought to reflect widespread subclinical vascular abnormalities. We investigated the relationship between urinary NGAL (uNGAL) and albuminuria in the respect of left ventricular mass in low risk patients with primary hypertension. A total of 121 untreated, non diabetic patients, aged 25-73 y, with primary hypertension were studied. NGAL was measured by a chemiluminescent microparticle method, optimized on a fully-automated analytical platform (ARCHITECT, Abbott Diagnostics Inc, Rome, IT). Albuminuria was measured by nephelometry (BN II, Siemens Healthcare Diagnostics, Milan, IT) and expressed as albumin/creatinine ratio (ACR). Left ventricular mass (LVM) was assessed by echocardiography and indexed to body surface area (LVM/BSA) as well as height to allometric power of 2.7 (LVM/h2.7). Statistical analyses were performed by using non-parametric tests (Spearman’s rho, etc.). There was no correlation between uNGAL and ACR; however, both variables were directly related to clinic systolic blood pressure (rho=0.241, p=0.008 and rho=0.247, p=0.007 respectively), LV relative wall thickness (rho=0.242, p=0.019 and rho=0.269, p=0.009), LVM/BSA (rho=0.277, p=0.0075 and rho=0.219, p=0.0348) and LVM/h2.7 (rho=0.203, p=0.0499 and rho=0.215, p=0.0381). The simultaneous occurrence of increased uNGAL and ACR (above the median) was associated with higher left ventricular mass index values (LVM/BSA, p=0.0120; LVM/h2.7 p=0.0354) and entailed an increased risk of having left ventricular hypertrophy (LVH) (LVH/BSA, chi2 p= 0.0014; LVH/h2.7, chi2 p=0.0259). Furthermore, logistic regression analysis showed that the risk of presenting LVH increased more than 4-fold when uNGAL and ACR were both above the median, even after adjustment for age, gender and blood pressure values. High-normal values of uNGAL and ACR interact in the identification of increased left ventricular mass in low risk patients with primary hypertension. 266 DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI IN PEDIATRIA: L’APPORTO DEL DOSAGGIO DELLA CALPROTECTINA FECALE 1 1 2 1 S. Spagnuolo , A. Guzzo , P. Kosova , S. Orefice , B. 1 Dente 1 U.O.C. di Medicina di Laboratorio, Osp. San Paolo, Napoli 2 Ambulatorio di Gastroenterologia pediatrica, Osp. San Paolo, Napoli Introduzione. Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) sono il risultato di una disregolazione della risposta immunitaria verso la flora intestinale normale in un ospite geneticamente suscettibile. Il 25% dei casi esordisce nell'infanzia e il resto durante l'età adulta, con un picco nel 2° e 3° decennio di vita. La variabilità dello spettro clinico delle IBD esige nuovi strumenti nella diagnosi differenziale, specie con la sindrome dell’intestino irritabile (IBS). Si può valutare un eventuale coinvolgimento della mucosa intestinale dosando nelle feci i principali marcatori di flogosi, fra i quali, la Calprotectina fecale, proteina che deriva dai granulociti neutrofili e resta inalterata nelle feci per molto tempo. Obiettivo: confermare che il dosaggio della calprotectina fecale è utile come marcatore non invasivo di attività dello stato flogistico nelle IBD del bambino alla diagnosi e nel follow-up. Materiali e metodi. 48 piccoli pazienti affetti da IBD (39 diagnosticati istologicamente, di cui 18 MC, 13 CU, 8 Coliti indeterminate, e 9 in attesa di esame endoscopico), 19 affetti da IBS e 9 da intolleranza al lattosio, seguiti dall’ambulatorio di Gastroenterologia pediatrica del ns. Ospedale, sono stati sottoposti a valutazione clinica e al dosaggio della calprotectina fecale. I livelli di quest’ultima sono stati determinati con test ELISA quantitativo (Calprest, Eurospital, Italia) ed espressi come µg/g di feci (val. norm. < 100 µg/g in soggetti pediatrici). Risultati. Valori di calprotectina marcatamente aumentati nei pazienti con MC, CU e Colite indeterminata si sono contrapposti a valori compresi nell’intervallo di normalità nei pazienti con IBS. Le differenze sono risultate statisticamente significative (p<0,0001). Conclusioni. La calprotectina si riconferma marcatore molto sensibile, anche se non malattia-specifico, di uno stato flogistico dell’intero tratto intestinale. Pertanto è di grande aiuto nella diagnosi differenziale tra malattia organica caratterizzata da infiammazione della mucosa intestinale e disordini intestinali funzionali. Bibliografia. 1) Scherr R, Essers J, Hakonarson H, Kugathasan S. : Genetic determinants of pediatric inflammatory bowel disease: is age of onset genetically determined? Dig Dis. 2009 Sep;27(3):236-9. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 521 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 267 MULTIPLE MYELOMA AND MGUS: A SERUM EVALUATION OF PCT, MR-PROAMD AND MR PROANP 1 1 2 F. Tabacco , G. La Verde , M.R. Favaroni , G. 2 2 2 Salerno , M.T. Corsetti , G. Ferranti , A. Costante 2 1 1 1 , L. Troccoli , F. Saltarelli , A. Moscetti , C. Della 3 2 Costanza , P. Cardelli 1 A.O. S. Andrea Roma 2 Dip. di Medicina Clinica e Molecolare, II Facoltà di medicina e Chirurgia - Univ. Sapienza di Roma 3 BIOS SPA - Diagnostica di Laboratorio Introduction.Plasma cell disorders(plasma cell dyscrasias) are uncommon but became more frequent in the elderly people. They begin when a single B lymphocytes starts to multiply excessively and produces a large quantity of a single type of antibody, the M-protein. Plasma cell dyscrasias include multiple myeloma (MM) which is symptomatic debilitating malignancy plasma cells disease as well as monoclonal gammopathies of undetermined significance (MUGS) which is asymptomatic with a stable M-protein levels lower then 1.5 g/dL. Only the patients with MM develop cardiac disorders or recurrent infections as well. Aims. The aim of this study is to evaluate the serum concentration of MR-ProANP(1-98) - the mid-regional portion of the prohormone of the atrial natriuretic peptide(99-126) -, MR-ProADM -the mid-regional portion of the prohormone of adrenomedullin- and PCT which is a marker of bacterial infections, in MM and MUGS patients as a possible markers of clinical complications. Materials and Methods. Blood samples were collected from 6 patients with MM and from 7 patients with MGUS and serum levels of Pro-ANP, Pro-ADM and PCT were assayed (Brahms Kryptor). The Mann-Whitney(p<0.05) test was used to compared results. The non parametric Spearman test( p<0.05) was used to evaluate the significantly correlations. Results. MR-ProANP and MR-ProADM serum values are increased over the physiological range only in subjects with MM. MR-ProANP serum level is significantly higher (p=0.014) in patients with MM (320.3±408.6 pmol/l) with respect to patients with MGUS (76,65±42,91pmol/l) as well as MR-ProADM which is significantly (p= 0.0082) increased in MM (1.124±0.851pmol/l) vs MGUS(0,422±0,176pmol/l). PCT values are in the physiological range in both groups. In MM, a significant correlation MR-Pro-ANP vs MR-ProADM(p=0.001; r2=0.973) has been observed. Conclusion. These preliminary results show: a) MR-ProANP and MR-ProADM are selectively enhanced in serum of MM patients indicating that these molecules could be used in the follow up of these patients; b) if serum concentration of MR-ProANP and MR-ProADM increase at an earlier step of MUGS degeneration in MM they assays could assume a great clinical relevance. Further studies are needed to verify these finding. References. Multiple myeloma involving the myocardium and coronary vessels 522 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 268 VALUTAZIONE PRELIMINARE DEL SOFTWARE INTEGRATO MIDDLEWARE PER L'INTERPRETAZIONE DEI TRACCIATI ELETTROFORETICI 1 1 1 1 S. Calatroni , S. Gelsumini , E. Piazza , G. Asperti , S. 1 1 1 1 1 Conti , G. Gatti , E. Ferri , M. Biffi , A. Vernocchi 1 Servizio di Medicina di Laboratorio, A.O. Treviglio (Bg) Il software Middleware (Sebia Italia srl, Vision Sisge srl) è un sistema per interpretare i tracciati elettroforetici che integra numerose regole per determinare variazioni quantitative nelle diverse frazioni, insieme al sistema Neurosoft per rilevare anomalie morfologiche del tracciato sieroproteico. Scopo di questo studio è stato confrontare i risultati interpretativi dei tracciati forniti dal software integrato e quelli ottenuti dal personale esperto del settore Proteine. Sono stati presi in esame 10142 campioni sierici consecutivi con richiesta di elettroforesi sieroproteica, pervenuti al nostro laboratorio in un intervallo di tempo di 2 mesi (aprile e maggio 2010). Tutti i campioni sono stati sottoposti all'analisi mediante elettroforesi capillare delle sieroproteine ed alla valutazione interpretativa del tracciato secondo le procedure standard del laboratorio, da parte di personale esperto. I tracciati sono stati, quindi, trasferiti al software Middleware, rianalizzati e classificati in 4 gruppi identificabili mediante valori (check) compresi tra 0 e 3, corrispondenti rispettivamente all'assenza di anomalie morfologiche e quantitative, presenza solo di alterazioni quantitative, presenza solo di anomalie morfologiche e contemporanea presenza di anomalie morfologiche e quantitative. Il personale esperto ha individuato 539 (5,3%) tracciati patologici (presenza di componenti monoclonali, CM), 2438 (24,1%) anomali (presenza di alterazioni quantitative/morfologiche del tracciato) e 7162 (70,6%) normali. L'analisi mediante Middleware ha prodotto i seguenti risultati: 97,9% dei tracciati patologici (CM) e 94,9% dei tracciati anomali sono stati allertati dal sistema (check 1-3), mentre il 55,6% dei tracciati normali è stato classificato correttamente (check 0). La rielaborazione, dopo la modifica di alcune regole del software, ha permesso di ottenere una specificità del 62,2% senza variazioni significative di sensibilità (97,6% nei patologici e 92,5% negli anomali) che, tuttavia, potranno essere implementate continuando a valutare in dettaglio le regole applicate dal software. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 269 THE SERUM LEVELS OF MR-proANP IN PATIENTS HCV POSITIVE WITH AND WITHOUT CRYOGLOBULINEMIA 2 2 2 1 P. Cardelli , F. Leone , G. Salerno , S. Battarelli , M.T. 2 1 2 2 Corsetti , A. Pennica , F. Capogreco , P. Iaquinto , G. 2 1 1 2 Ferranti , L. Portaro , F. Tabacco , P. Cipriani 1 A.O. S. Andrea Roma 2 Dip. di Medicina Clinica e Molecolare II Facoltà di Medicina e Chirurgia - Univ. Sapienza di Roma Introduction. Hepatitis C virus (HCV) is the main etiologic agent of non-A, non-B chronic hepatitis. The HCV is a significant clinical problem throughout the world. About 85% of people infected with HCV develop chronic infection, and approximately 70% of patients develop histological evidence of chronic organ disease. The virus infection, can cause cryoglobulinemia, kidney and lymphoproliferative alteration function. The patients with HCV can develop cardiac disorders. Cardiac biomarkers can provide usefull prognostic information in HCV infection. Aims. The aim of this study is to evaluate the use of MR-proANP(1-98) , which is the mid-regional portion of the prohormone of the active atrial natriuretic peptide(99-126) as an earlier predictor marker of cardiac impairment. Materials and Methods. Blood samples were collected from 7 patients HCV positive(GR1) with cryoglobulinemia and from 10 patients HCV positive without cryoglobulinemia(GR2). The serum levels of MR-proANP (Brahms, Kryptor) and HCVviremia (Cobas Amplicor HCV) were assayed. The ttest(p<0.05) and Mann-Whitney test(p<0.05) were used to compared results. The Pearson test( p<0.05) was used to value the significantly correlations. Results. MR-Pro-ANP(physiological range <85.2 pmol/l) serum levels were significantly higher(p=0.015) in patients of GR1(143.3±41.95 pmol/l) respect to patients of GR2(9.46±3.56 pmol/l). HcV-Viremia was significantly (p=0.0001) increased in GR1(6.82*106±1.12*106 copies/ ml) vs GR2 (95424±17632 copies/ml). In GR1, a significant high correlation MR-Pro-ANP vs HCV2 Viremia(p=0.00001;r =0.997) was observed. In GR2 MR2 Pro-ANP vs HCV-viremia (p=0.001; r =0.894) correlation, in relation with the physiological levels of the MRPro-ANP, a cardiac damages for this group can be excluded. Conclusions. MR-Pro-ANP in association with HCV-viremia, appear new markers for the cardiac and circulatory evaluation of the patients affections from HCV with cryoglobulinemia. References. J Card Fail. 2006 May;12(4):293-8. Myocarditis and heart failure associated with hepatitis C virus infection. Matsumori A, Shimada T, Chapman NM, Tracy SM, Mason JW 270 UN UTILE ALGORITMO DIAGNOSTICO RELATIVO ALLA TROPOMIOSINA: PANALLERGENE CROSSSENSIBILIZZANTE DEGLI INVERTEBRATI 1 1 1 L. Finaurini , G. Napoli , F.M. Mei 1 U.O. Allergologia, ASUR Marche ZT3, Fano (PU) Le tropomiosine (TM) sono una famiglia di proteine coinvolte nella contrazione muscolare. Ne esistono varie isoforme che inducono la produzione di IgE specifiche e responsabili di cross-reattività molecolare e clinica tra invertebrati edibili (crostacei,molluschi)e non (aracnidi,insetti,parassiti). La TM è allergene maggiore dei crostacei, ma anche allergene minore degli acari, perciò pazienti allergici ai crostacei possono avere un test cutaneo positivo per acaro e viceversa. Si dosa in pazienti con reazioni allergiche ai crostacei con sintomi clinici vari: orticaria, SOA, shock anafilattico, e in quelli allergici ad acari o perché presentano sintomi respiratori e cutanei e talora sistemici in seguito ad ingestione di crostacei o molluschi, o per valutare il rischio di tali reazioni, o per prevedere l’efficacia dell'ITS. Tra gli afferenti all’U.O. Allergologia dell’Ospedale di Fano positivi allo screening inalatorio al prick test (SPT) per acari, alcuni sono stati valutati con RAST (Phadia250) per dosare sia estratti allergenici, sia 4 componenti molecolari Der p1, Der p2 (all.maggiori acaro) Der p10 (TM all.minore acaro), Pen a1 (TM all.maggiore dei crostacei). Individuati pattern diversi di sensibilizzazione, è stato perfezionato un algoritmo diagnostico in 4 punti che consente di operare scelte terapeutiche appropriate. Paz.1:rinite persistente. SPT per acari POS;RAST d1,d2 POS;all.maggiori degli acari POS;TM NEG. Diagnosi: allergia ad acari, attualmente in trattamento con ITS. Paz.2:rinite persistente, reazione da crostacei. SPT per acari POS;RAST d1,d2,f24,p4,i6 POS;all.maggiori degli acari NEG;TM POS. Diagnosi: sensibilizzazione a TM quindi evitare l’ingestione di crostacei e molluschi. Paz.3:reazione da crostacei. SPT per acari POS;RAST d1,d2,f24,f37,p4 POS;all.maggiori degli acari POS;TM POS. Diagnosi: polisensibilizzazione verso acari e TM. Paz.4:reazione da crostacei. SPT per acari POS;RAST d1,d2,f24 POS;all.maggiori degli acari NEG;TM NEG. Diagnosi: polisensibilizzazione verso acari e crostacei dovuta a componenti allergeniche minori degli invertebrati (es. argininkinasi o la catena leggera della miosina recentemente identificate). biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 523 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 271 CHARACTERIZATION OF THE BIOCHEMICAL, BIOPHYSICAL AND STRUCTURAL PHENOTYPES OF SEVEN PAH NATURAL VARIANTS IDENTIFIED IN PATIENTS AFFECTED BY HYPERPHENYLALANINEMIAS 1 2 2 2 M. Cerreto , P. Cavaliere , C. Carluccio , A. Zagari , A. 3 4 Daniele , F. Salvatore 1 CEINGE, Biotecnologie Avanzate, Napoli 2 CEINGE, Biotecnologie Avanzate, Napoli; Dip. Scienze Biologiche, Univ. Federico II, Napoli 3 CEINGE, Biotecnologie Avanzate, Napoli; Dip. Scienze Ambientali, SUN, Italy ; SDN-IRCCS, Napoli 4 CEINGE, Biotecnologie Avanzate, Napoli ; SDNIRCCS, Napoli Hyperphenylalaninemias (HPA) comprise a group of autosomal recessive disorders primarily due to mutations in phenylalanine hydroxylase (PAH) gene. To date, more than 500 mutations have been identified in PAH gene responsible of HPA phenotypes with different degree of severity. The aim of this study has been to provide information about the effects of seven PAH mutations previously identified, by our group, in Southern Italy patients and their relationships with HPA disease. We reproduced the PAH mutants in E. coli and expressed mg amounts of full-length wild type and of mutant proteins. We assessed the in vitro PAH enzyme activity, the oligomerization equilibrium of the tetrameric enzyme and the conformational stability of all recombinant proteins. Each mutant showed peculiar features with a decreased activity compared to the wild-type enzyme; also FPLC chromatographic profiles, circular dichroism spectra and thermal denaturation curves revealed differences in the mutant enzymes compared to the wild type. Our results support a correlation between the biochemical phenotype of PAH mutant forms and their biophysical behaviour that can explain the lower activity in vivo of the mutants. In addition, our data suggest that defects in the oligomerization and conformational stability of PAH are among the most relevant causes of HPA disease. Acknowledgement: Regione Campania (Convenzione CEINGE-Regione Campania), GR 27/12/2007 524 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 272 URINARY NEUTROPHIL GELATINASE-ASSOCIATED LIPOCALIN IN ADULT PATIENTS AFTER CARDIAC SURGERY 1 1 1 2 C. Cosma , D. Faggian , M.M. Mion , R. Bianco , M. 1 1 Zaninotto , M. Plebani 1 Dept. Of Laboratory Medicine, Univ. of Padua, Italy 2 Dept. of Medical And Surgical Sciences, U.O. Cardiosurgery, Univ. of Padua, Italy Neutrophil gelatinase-associated lipocalin (NGAL) has been proposed as an early marker of kidney injury. 36 adult patients (pts) submitted to cardiac surgery (CS) (coronary artery by-pass, n=34; cardiac transplantation, n=2) from April to June 2010 were enrolled. In urine samples collected preoperatively (group A), immediately post-CS (group B) and 2 (group C), 4 (group D) and 24 (group E) hours later, NGAL levels were measured using an automated assay (Architect, Abbott Diagnostics). A serum creatinine-based definition for Acute Kidney Injury (AKI) has been adopted (increase in serum creatinine from A values by>50% within 48 hours). Observed NGAL levels (mean±SD, ng/ml): 14.89±16.21 (A), 75.92±136.79 (B) (NGAL A vs B, p=0.0488), 111.15±273.29 (C) (NGAL A vs C, p=0.0414), 133.19±233.31 (D) (NGAL A vs D, p=0.0083) and 51.55±85.35 (E). Serum creatinine concentrations were similar in A and B samples (84.48±19.94 vs 76.52±27.8 µmol/L) but increased in E samples (101.29±51.67, p<0.0001). In six patients (17%) developing postoperative AKI, a typical NGAL release kinetic has been observed: low levels in A samples (19.07±2121), a significant increase in B samples (69.25±113.1), a peak in C samples (176.71±198.76), consistently high concentrations in D (157.4±214.2) as well as in E samples (134.38±170.3). Mean serum creatinine values in A, the day of CS and E samples were: 87.75±27.61, 106±30.98 and 147.72±82.73 respectively. In thirty patients (83%) not developing postoperative AKI, the NGAL release kinetic was similar: low levels in A samples (20.06±21.63), a significant increase in B samples (78.42±148.02), a peak in C (104.74±296.06) and consistently high values (127.3±246) in D samples, but, differently from AKI group, a significant decrease (35±38.24) in E samples were observed. In these patients, the levels of creatinine in A, the day of CS and E samples were 86.5±21, 69.89±22 and 84.3±24.71 µmol/ L respectively. In all adult patients submitted to cardiac surgery, urinary NGAL levels suggest the development of a renal failure: in 60% of patients developing AKI, higher levels immediately after CS have been observed, even if the great interindividual variability prevents to obtain a statistically significant difference in values between AKI and non-AKI patients. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 273 ERM/DA 471: EXPERIENCE OF RESTANDARDIZATION OF SENTINEL CYSTATIN C ASSAY 1 1 1 274 RUOLO DEL DOSAGGIO DELLA ß2MICROGLOBULINA SIERICA IN SOGGETTI PORTATORI DI UNA COMPONENTE MONOCLONALE 1 C.A. Ferrero , F. Magro , S. Portaluppi , V. Maffulli , G. 1 Borsani 1 Sentinel CH. SpA Objective: An International Reference Material for Cystatin C (ERM/DA 471) was recently introduced. This study describes the Target value transfer protocol, the obtained results and provides a preliminary insight on the impact of the new International Reference Material on previously established reference range. Materials/Instruments: IFCC ERM/DA 471: material is available from IRMM; assigned value is 5,48 mg/L (uncertainty 0,15 mg/L). Cystatin C assay, SENTINEL CH., is a particle enhanced turbidimetric immunoassay (PETIA). Abbott’s ARCHITECT cSystems and AEROSET Systems are random-access analyzers. Design study: Restandardisation Protocol: two phases restandardisation protocol was defined. Phase1: ERM/DA 471 was tested on triplicate over three independent runs. Mean of the measured values was used to calculated the conversion factor. Phase 2: a panel of human sera ranging from 0,50 mg/L to 5,95 mg/L was tested with ERM standardized assay vs in-house standadised assay. ERM material must be recovery after restandardisation 95 – 105%. Normal reference range: 258 plasma samples from healthy blood donors (Bayern Red Cross) were assayed on the Architect cSystem in duplicate. The reference range was defined at the 95% interval. Results: Restandardisation: mean of ERM/DA 471 was 4,90 mg/ L (n=9; CV% 0,94), thus the conversion factor resulted to be 1,119. Verification: Comparison of Restandardised assay vs in house standardized assay (x) gave a slope of 1,10, intercept +0,01, r=0,999, n = 70. Recovery of ERM/DA 471 on restandardised assay was 98%. Reference range [mg/L] Overall analysis: (n=258) 0.31 to 0.99 Gender subgroups: Male (74, age <50 years) 0,31 to 0,79; Male (62, age >50 years) 0,41 to 0,99 Female (62, age <50 years) 0,41 to 0,99; Female (60, age >50 years) 0,40 to 0,93 Conclusion: Restandardisation of Sentinel CH assay required a conversion factor of x1,119 in comparison to the onthe-market in-house standardization. Comparison on human sera confirmed the found conversion factor, hence remarking the commutability with human sera. New Reference range was established and found to be in agreement with the previous published data and on the current product claims. 1 1 1 1 G. Grandi , G. Avveduto , F. Fissi , A. Neri , V. 1 1 1 1 1 Sbolci , M. Brogi , F. Pirolo , P. Tozzi , A. Ognibene 1 Lab. Generale, A.O.U. Careggi, Firenze. Introduzione La ß2-Microglobulina (ß2M), è una piccola proteina dal peso di 11.8 KDa localizzata sulla superficie di tutte le cellule nucleate. Poichè , a causa del suo peso molecolare ridotto, il 95% della proteina libera viene filtrata dai glomeruli renali, la misura della concentrazione sierica di tale proteina è considerata un buon indice di disfunzione renale. Un’elevata concentrazione plasmatica di ß2M, in assenza di patologie renali, risulta essere correlata alla presenza di patologie autoimmuni o linfoproliferative. Lo scopo di questo studio è verificare l’utilità clinica del dosaggio della ß2M in soggetti portatori di una componente monoclonale in riferimento alla misura delle Catene Leggere (K/λ) libere nel siero. Materiali e Metodi Sono stati selezionati in maniera casuale 146 pazienti (77 donne e 69 uomini, età media di 62,8 anni (DS +/- 12.8), studiati dal 2008 al 2010, tutti positivi all’immunofissazione ed esaminati per i seguenti test: ß2M, Creatinina, Proteinuria di Bence Jones (BJ), Catene Libere K e λ. Attraverso la misura della creatinina è stato stimato il filtrato glomerulare (GFR) con la formula MDRD. Risultati Dei 146 soggetti, 37 presentavano proteinuria di BJ positiva (BJP) e 109 negativa (BJN). La GFR è risultata fisiologica in 126 soggetti. La curva ROC, costruita assumendo come soggetti patologici i portatori di proteinuria di BJ, ha evidenziato un’area sotto la curva di 0.67 (95%, CI 0.57-0.77, p<0.005) e 0.61 (95%, CI 0.50-0.71, p=NS) per il rapporto rispettivamente K/λ e ß2M. Tra i pazienti con GFR normale, quelli BJN, avevano valore patologico di ß2M nel 15.6% dei casi (15/96) mentre quelli BJP lo avevano nel 26.6% (8/30). Tra i pazienti con GFR alterato quelli BJN, avevano valore patologico di ß2M nel 92.3% (12/13) e quelli BJP nel 85.7 % (6/7) La differenza di performance dei due test studiati diventa più ampia se si considerano solo i soggetti con funzionalità renale diminuita, anche se la specificità diminuisce in entrambi.. Conclusioni Il dosaggio della ß2M risulta di scarsa utilità nei soggetti con componente monoclonale e particolarmente nei soggetti con concomitante valore patologico di GFR. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 525 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 275 SCREENING DEL CARCINOMA COLON-RETTALE: CONSIDERAZIONI SUL CUT-OFF 1 1 1 1 E. Grassi , F. Speziani , C. Romano , D. Folegatti 1 Lab. di Sanità Pubblica ASL Brescia La DDG N°7248 del 2-07-2007 della Regione Lombardia, così come le Linee Guida Nazionali ed Europee, suggerisce l’utilizzo del cut-off di 100 ng/ml nel test immunochimico di 1°livello per distinguere i campioni negativi da quelli positivi. Scopo Il presente lavoro intende fare un’analisi dei risultati del primo test di screening, in quei soggetti che sottoponendosi al secondo test ( dopo due anni), risultano positivi. Questo per verificare la percentuale di pazienti che al primo test avevano valori di emoglobina fecale vicino al cut-off. Materiali e Metodi Nel periodo giugno-luglio 2009 sono stati analizzati presso il Laboratorio di Sanità Pubblica della ASL di Brescia 7123 campioni di feci per la ricerca del sangue occulto in soggetti rispondenti al programma di screening del carcinoma colon-rettale. Sono risultati positivi 417 campioni di cui 307 avevano già eseguito il test due anni prima (come previsto dal programma), con esito negativo. Il metodo utilizzato nel LSP, è un metodo immunochimico basato sulla reazione di agglutinazione con anticorpi anti emoglobina umana assorbiti su particelle di polistirene, e conseguente incremento dell’assorbanza a 570 nm. Risultati I 307 soggetti risultati positivi al secondo test di screening, presentano una media di emoglobina fecale di 980.6 ng/ml e un range tra 100-19550. I campioni negativi degli stessi soggetti eseguiti due anni prima (primo test) presentavano una media di 44 ng/ml con un Range di 0-96. Di questi campioni negativi solo 5, pari al 1,6%, avevano valori di emoglobina fecale superiori a 90 mg/ml. Questi pazienti sono stati sottoposti a colonscopia che ha dato esito negativo per due di loro, mentre per gli altri tre è stata diagnosticata la presenza di polipi benigni. Conclusioni I dati analizzati confermano quanto già evidenziato in altri studi e cioè che il sanguinamento della lesione neoplastica è intermittente, che abbassando il cut-off a 90 ng/ml si creerebbe una situazione insostenibile per i centri di secondo livello (colonscopie) che non viene giustificato dal tipo di lesioni successivamente trovate (per lo più benigne e non urgenti),con un peggioramento complessivo del servizio. Bibliografia British Journal of Cancer (2009) 100, 259-265 526 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 276 INFLAMMATORY CYTOKINES IN FRACTURE HEALING: INVOLVEMENT AND ANALYSIS 1 2 3 3 R. Zenobi , M.G. Giganti , A. Torriero , C. Rau , U. 3 Tarantino 1 Dept. of Int. Med. Tor Vergata Univ., Rome 2 Dept. of Experim. Med. and Bioch. Scien,, School of Med., Tor Vergata Univ, Rome. 3 Univ. of Rome Tor Vergata, Faculty of Med. and Surgery, “Polic, Tor Vergata” Foundation, Div. of Orthop. and Traumatol. The importance of the interplay of both skeletal and immune systems is reflected by the emerging interdisciplinary research field, called osteoimmunology, focused on common aspects of osteology and immunology. Many segnaling molecules, such as transcription factors, membrane receptors, IL-6 and TNFα, are involved in the bone remodelling. The purpose of this study was to evaluate markers of bone metabolism and cytokines in patients with fragility fractures compared to osteoporotic patients. We enrolled 37 subjects with a femoral neck fracture and 47osteoporotic outpatients. Blood samples are drawing 24h before and after surgery (Group A) and at the first examination for outpatients (Group B). All the patients underwent DEXA examination (T-score <-2.5) to measure BMD. For bone metabolism were measured Ca, P, vitamin D, PTH, CTX, ALP and osteocalcin using ECL technology (Modular E, Roche, Basel, Switzerland). IL-1, IL-6, TNF-α and IL-10 concentrations were evaluated by ELISA assay (R&D Systems, Inc. Minneapolis, USA). Statistical analysis were performed using t-test. Statistical differences were observed in vitamin D, PTH and CTX concentrations. Group A showed a decrease in Vitamin D (p<0.001) whereas PTH and CTX were increase (p≤ 0.001). About cytokine concentrations Group A (before surgery) showed a significant increase in IL-6, TNF-α and IL-10 (respectively p<0.0001, p<0.0001 and p=0.01) respect Group B. The different implant used lead to a change, IL-6 and IL-10 increased after surgery in intramedullary nail patients Vs prosthesis, significant difference were respectively p<0.001 and p<0.05. The inflammatory mediators are involved not only in several aspects of physiological bone remodeling but also in pathological bone disorders. The higher cytokines levels observed in fractured patients suggest an inflammatory condition which lead to bone weakness, this hypothesis may be supported by the results obtained in Vitamin D, PTH and CTX (1). The results obtained in surgery treatment with prosthesis give a reduction in systemic cytokines concentrations. Inflammatory cytokines could be used to identify high-risk fracture patients, further study need to confirm their role in fracture healing. Bibliografia 1) Lacativa PG, Farias ML. Osteoporosis and inflammation. Arq Bras Endocrinol Metabol. 2010 Mar;54(2):123-32 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 277 PROFILO SIEROPROTEICO NEI PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE AL COLON RETTO 1 1 1 2 D. Vannoni , E. Brogi , S. Giglioni , C. Scapellato , L. 2 1 3 3 Ghezzi , L. Micheli , S. Civitelli , G. Ugolini , R. 1 Leoncini 1 Dip. Medicinia Interna Scienze Endocrino Metaboliche e Biochimica, Sez. Biochimica, Univ. di Siena, Siena 2 U.O.C. Laboratorio analisi cliniche, AOUS, Pol. Le Scotte, Siena 3 Dip. Chirurgia, Univ. di Siena, Siena L’elettroforesi delle sieroproteine rappresenta un metodo molto utilizzato per l’ausilio alla diagnosi di numerosi stati patologici, in primis per la ricerca delle componenti monoclonali nel sospetto di mieloma multiplo o malattie correlate (1), ma può essere richiesta, anche se in maniera non strettamente appropriata, negli stati infiammatori, infezioni acute o croniche, ecc. Il tumore al colon retto è molto frequente nel mondo occidentale e la ricerca di metodi predittivi della sua insorgenza o prognostici, per seguirne il decorso, è di grande interesse ed attualità. Lo scopo dello studio è quello di confrontare il profilo elettroforetico delle sieroproteine di soggetti controllo (CTR) con quello di soggetti affetti da tumore colon rettale (PZ), per ricercare anomalie nelle proporzioni e nella distribuzione delle varie sottoclassi proteiche, caratteristiche o, quantomeno, indicative della presenza del tumore. 700 CTR, 350 maschi e 350 femmine (età media 60), erano reclutati tra donatori di sangue, e 100 PZ, 50 maschi e 50 femmine, (età media 70 anni), erano ospedalizzati presso il Dip. di Chirurgia. I risultati ottenuti mettono in evidenza notevoli differenze nelle varie regioni del tracciato elettroforetico. I PZ mostrano una diminuzione significativa delle proteine totali (p<0.001) con un decremento dell’albumina (p<0.001), della regione ß1 (p<0.05) e γ(p<0.01) ed un aumento delle frazioni α1 (p<0.001), α2 (p<0.001) e ß2 (p<0.001), ovvero delle proteine della fase acuta, coinvolte nei processi infiammatori, necrotici e nelle infezioni. Tali variazioni non sono correlate con lo stato di avanzamento della patologia. La diminuzione dei livelli di albumina, anch’essa associata alla presenza di uno stato infiammatorio, fa presupporre un suo diretto coinvolgimento nella neoplasia in crescita. Questo studio rappresenta un tentativo di utilizzo di questa comune tecnica diagnostica nel tumore colon rettale, da eseguire sia come test predittivo di screening o per monitorare l’efficacia del trattamento terapeutico. Successivamente saranno oggetto di indagine anche altre patologie neoplastiche. (1) Kren D.F. Procedures for the evaluation of monoclonal immunoglobulins. Arch. Pathol. Lab. Med. 1999: 123; 126-32 278 DETERMINAZIONE DEL NT-PROBNP COME PARAMETRO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN PAZIENTI SOTTOPOSTE A RADIOTERAPIA TORACICA PER TUMORE DELLA MAMMELLA SINISTRA : STUDIO RETROSPETTIVO 1 2 3 M.P. D'Errico , M.F. Petruzzelli , L. Grimaldi , R. 1 2 1 Placella , M. Portaluri , A. Monetti 1 U.O. Lab. Analisi d’Urgenza, Osp.”A.Perrino”, Brindisi 2 U.O. Radioterapia, Osp.”A.Perrino”, Brindisi 3 U.O. Fisica Sanitaria, Osp.”A.Perrino”, Brindisi Sempre più numerose evidenze epidemiologiche provano che la malattia cardiovascolare è frequentemente correlata all'aumento della mortalità e morbilità nelle pazienti sottoposte a radioterapia (RT) per il tumore al seno dopo trattamento conservativo chirurgico. Obiettivo del nostro studio retrospettivo è valutare l’utilizzo della determinazione plasmatica della frazione Nterminale del Peptide natriuretico di tipo B (Nt-pro BNP) come indicatore di rischio cardiovascolare radioindotto. Materiali e metodi Dopo accurata anamnesi sono state reclutate 25 pazienti sottoposte a RT su mammella sinistra residua o su parete toracica (età 42-82,media 56,04), escludendo le pazienti con patologie renali; la determinazione di Nt-proBNP è stata effettuata in un periodo post radioterapia compreso tra i 2-22 mesi. Come gruppo controllo sono state selezionate 6 pazienti (età 44-71,media 58.5) sottoposte a RT su distretti corporei non toracici (gruppo NT) in un periodo di 12-40 mesi successivi al trattamento e 12 pazienti oncologiche (età 39-78,media 58,6) ancora non trattate con RT (gruppo T0). La determinazione del Nt-proBNP è effettuata su analizzatore Roche Cobas con metodica ECLIA,sensibilità analitica 5 pg/ml,v.n.<125 pg/ml. Risultati Tra i 25 casi analizzati 17 pz sono risultate negative ed 8 pz positive (conc.>125 pg/ml;32% del totale);ad eccezione di un caso per il quale si è verificato un evento cardiaco estemporaneo,tutte le pz positive manifestano l’innalzamento della conc.di Nt-proBNP a partire da 8 mesi post terapia,in accordo con i dati attualmente disponibili in letteratura in relazione all’irradiazione toracica. Nei gruppi controllo tutti i campioni analizzati presentano conc.di Nt-proBNP nei range di normalità. Inoltre i valori di Nt-proBNP nelle pz trattate (media 103 pg/ml,mediana 85 pg/ml,1SD 85%) risultano sensibilmente più alti (p=0.06) rispetto al gruppo controllo (T0 + NT)(media 62 pg/ml,mediana 65 pg/ml,1SD 59%). Conclusioni La determinazione plasmatica del Nt-proBNP puo’ costituire un apprezzabile indice di incipiente patologia cardiovascolare radioindotta e pertanto risultare utile nel follow up delle pazienti sottoposte a radioterapia toracica per tumore alla mammella. Jingu K.Int.J.Rad.Onc.Biol.Phys. 2007;69:1417-1423 Kozak K.Lung Cancer 2008;62:351-355 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 527 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 279 ACE INSERTION/ DELETION POLYMORPHISM AND LONGEVITY 1 1 3 3 280 APO E ALLELIC VARIANTS IN HEALTHY ELDERLY PEOPLE 1 1 3 1 B. Lo Sasso , A. Caruso , S. Pinna , A. Mannu , G. 1 1 1 1 Bivona , V. Randazzo , L. Liga , L. Schillaci , R. 2 2 1 3 Tomaiuolo , G. Castaldo , M. Ciaccio , L. Deiana 1 Sezione di Biochimica Clinica e Medicina Molecolare, Dip. di Biopatologia e Biotecnologie Mediche e Forensi, Univ. degli Studi di Palermo 2 CEINGE Biotecnologie Avanzate, Naples, Italy, Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche , Univ. Federico II, Naples, Italy 3 Dip. Scienze Biomediche, Univ. di Sassari, Italia A. Caruso , B. Lo Sasso , E. Canu , C. Bellia , S. 3 1 1 3 Pasella , V. Lapaglia , L. Carnevale , A. Baralla , R. 2 2 1 3 Tomaiuolo , G. Castaldo , M. Ciaccio , L. Deiana 1 Sez. di Biochimica Clinica e Medicina Molecolare, Dip. di Biopatologia e Biotecnologie Mediche e Forensi, Univ. degli Studi di Palermo 2 CEINGE Biotecnologie Avanzate, Naples, Italy, Dip. di Biochimica e Biotecnologie Mediche , Univ. Federico II, Naples, Italy 3 Dip. Scienze Biomediche, Univ. di Sassari, Italia Aim: Angiotensin I- Converting Enzyme (ACE) exists mainly in the endothelial cells of the whole body and plays an essential role in two physiological systems, one leading to the production of angiotensin II (potent vasoconstrictor) and the other to the degradation of bradykinin. An insertion/deletion (I/D) polymorphism in intron 16 of the human ACE gene has been reported to be related to the levels of the circulating enzyme. A possible relation between ACE polymorphism and longevity has been studied and remain controversial1-2. Aim of our study was to compare the frequency of ACE allelic variants between a population of elderly subjects and in a control group. Methods: 117 centenarians subjects recruited from the Sardinia Centenarian AKeA project, and 136 control subjects were recruited and underwent clinical examination and data collection. ACE polymorphisms were determined by the polymerase chain reaction (PCR). Qualitative data were compared between groups by the #2 test. Results: Our results show a difference of statistical significance between centenarians and control group regarding on D/D variant frequency, which is more represented in centenarians. I/D variant frequency is less represented in centenarians. Conclusions: Although ACE gene role in longevity remains controversial and the sample size needs to be enlarged, our study suggests an association between ACE polymorphism and longevity. References :1 JK Yang, YY Gong, L Xie et al. Lack of genetic association between the angiotensinconverting enzyme gene insertion/deletion polymorphism and longevity in a Han Chinese population. Journal of the Renine Angiotensin Aldosterone System, 2009; 10: 1158. 2 F Panza, A D’Introno, C Capurso et al. Lipoproteins, vascular- related genetic factors and human longevity. Rejuvenation research, 2007; 10:441- 58. Introduction: In the quest to understand the biological basis of human longevity, it can be supposed that genes and biochemical markers could be implicated in coronary artery disease (CAD), cerebrovascular disease (CVD), and Alzheimer’s disease (AD) and may have a role in human longevity. Among genetic markers, the apolipoprotein E (APOE) gene has been widely examined in different studies because of its well-documented role in AD and vascular diseases. Apolipoprotein E is a polymorphic glycoprotein that plays an essential role related to binding to receptors for the uptake of Chylomicrons and VLDL remnants and of LDL. The three ApoE major isoforms are E3 (Cys112/Arg158), E4 (Arg112/Arg158) and E2 (Cys112/Cys158). In the healthy 528 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 population, the presence of ε4/ε4 homozygote genotype is associated with an increased risk of Alzheimer's disease (AD)(1). Bennet et coll.(2) conducted a detailed analysis about relationship of apoE status, lipid levels, and coronary outcomes. They showed approximately linear relationships of apoE genotypes (when ordered ε2/ ε2, ε2/ε3, ε2/ε4, ε3/ε3, ε3/ε4, ε4/ε4) with LDL-C levels and CAD risk. Aim of the study was to verify the frequencies of APO E allelic variants in a healthy elderly population. Methods: 71 centenarians subjects (range 100-104 years) and 97 control subjects (range 90-99 years) were recruited from the Sardinia Centenarian AKeA project and underwent clinical examination and data collection. ApoE polymorphisms were determined by Real Time-PCR. Qualitative data were compared between groups by the #2 test. Results: Our results reveal that ApoE2 ε2 allele frequency shows a marked increase after 100 years old and confirms the hypothesis that this allele is related to longevity. Conclusions: Our results confirm the hypothesis of a probable link between ε2 allele and longevity and focus the attention on possible mechanisms underlying this link. References 1 OY Bang, YT Kwak, IS Joo et al. Important Link Between Dementia Subtype And Apolipoprotein E: A Meta-Analysis. Med J, 2003; 44: 401-413. 2 AM Bennet, E Di Angelantonio, Z Ye et al. Association Of Apolipoprotein E Genotypes With Lipid Levels And Coronary Risk. JAMA, 2007; 298: 1300-1311. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 281 DOSAGGIO DELLA VITAMINA D IN CHEMILUMINESCENZA (Liaison DIASorin) E PATOLOGIE CONNESSE. ESPERIENZE E CONSIDERAZIONI NELLA POPOLAZIONE BRINDISINA 1 1 1 1 282 NGAL: MARCATORE PRECOCE DI DANNO RENALE IN CARDIOCHIRURGIA 1 1 M. Scoditti , A. Sanasi , F. Pedali , T. Voi , L. Poci 1 Lab. di Patologia Clinica Territoriale e Tossicologia "A. Di Summa", Brindisi La vitamina D è presente in natura in 2 forme: ergocalciferolo o vitamina D2 presente in pochi alimenti e calciferolo o vitamina D3 che viene sintetizzata nella pelle dalla luce solare. Un’adeguata esposizione al sole garantirebbe l’80% del fabbisogno di vitamina D. Il restante 20% potrebbe essere assicurato dall’alimentazione. Considerati i limiti alla sintesi endogena della vitamina D3 (ridotta esposizione al sole, uso di creme solari, ecc.) e la scarsa reperibilità nell’alimentazione possiamo comprendere la ragione della diffusione della condizione di ipovitaminosi D in Italia. La forma metabolicamente attiva di vitamina D si trova in circolo legata alla proteina DBP e che raggiunge numerosi organi bersaglio su cui agisce legandosi allo specifico recettore nucleare VDR, in grado di regolare l’espressione di circa 500 geni. Per questo motivo, lo status della vitamina D è correlata ad un elevato rischio di patologie extra-scheletriche, quali ipertensione, malattie cardiovascolari, cancro, sclerosi multipla, artrite reumatoide ed altre malattie autoimmuni. Nel Laboratorio di Patologia Clinica Distrettuale e di Tossicologia “Di Summa” di Brindisi la vitamina D viene dosata con lo strumento Liaison Diasorin secondo il metodo della chemiluminescenza diretta a 2 fasi. Lo scopo del nostro studio è stato quello di stabilire i nuovi range di riferimento di vitamina D per la popolazione brindisina. Nel nostro laboratorio nel 2009 sono stati effettuati 300 dosaggi di vitamina D. Prima di effettuare questo studio, i valori di riferimento da noi utilizzati erano 9,0-55,0 ng/ml, valori non conformi con quanto riportato in letteratura. Infatti, dei 300 dosaggi, 32 risultavano fuori range, in particolare 22 per ipovitaminosi e 10 per ipervitaminosi. I valori superiori a 49 non sono stati presi in considerazione perché 15 campioni cadono nel range 50- 100 ng/ml e solo 2 sono maggiori di 100 ng/ml. Dalla valutazione statistica è emerso che la frequenza più alta per valori di vitamina D è intorno a 23 ng/ml che è stato fissato come limite minimo. Il limite massimo, invece, in accordo con i dati in letteratura, è stato fissato a 100 ng/ml. Wolf M, Shah A, Gutierrez O, et al.Vitamin D levels and early mortality among incident hemodialysis patients.Kidney Int 2007;72:1004 –13 2 1 1 E. Frati , R. Daverio , E. Bignami , G. Marino , F. 2 Ceriotti 1 Terapia Intensiva Cardiochirurgica, Istituto Scientifico Univ. S. Raffaele, Milano 2 Diagnostica e Ricerca S. Raffaele, Istituto Scientifico Univ. S. Raffaele, Milano Scopo: NGAL (Neutrophil Gelatinase-Associated Lipocalin) è tra i più promettenti nuovi marcatori precoci di danno renale acuto. NGAL è fisiologicamente espresso dai neutrofili e da molte cellule epiteliali tra cui le cellule tubulari renali e la sua espressione a livello renale aumenta molto in seguito ad insulti di tipo tossico o ischemico. Questo marcatore può essere misurato sia su plasma che su urina. Materiali e Metodi: Sono stati reclutati 27 pazienti (età 63,70±13,011; creatininemia preoperatoria 1,01±0,29; frazione d’eiezione 56,44±11,20) sottoposti ad intervento cardiochirurgico ad elevato rischio di insufficienza renale acuta (interventi combinati, reinterventi) ed è stato in questi pazienti misurato NGAL urinario prima dell’induzione dell’anestesia generale, all’arrivo in terapia intensiva e a distanza di 24 ore. Risultati: Tra i 27 pazienti analizzati, 5 hanno sviluppato insufficienza renale acuta secondo il criterio R di RIFLE, nessuno ha avuto necessità di dialisi e nessuno è deceduto. L’NGAL urinario basale è associato al diametro telediastolico all’ecocardiogramma transesofageo preoperatorio (p=<0,01). L’NGAL urinario all’arrivo in terapia intensiva è associato alla degenza ospedaliera postoperatoria (p= 0,043), mentre il valore a 24 ore dall’intervento è associato alla durata della degenza in terapia intensiva (p= 0,02) e al picco postoperatorio di creatinina (p=0,019). Discussione: Essendo associato al picco postoperatorio di creatinina e alla durata della degenza in ospedale, NGAL urinario si conferma anche nella nostra casistica un promettente marcatore di danno renale acuto. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 529 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 283 PURINE METABOLISM IN COURSE OF RELAPSINGREMITTING MULTIPLE SCLEROSIS: A CASECONTROL STUDY 1 1 1 M.C. Gueli , V. Cusimano , M.A. Mazzola , P. 1 1 Ragonese , G. Salemi 1 Dip. Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche (BioNEC), Univ. degli Studi di Palermo Changes of plasma and cerebrospinal fluid related to uric acid (UA) and oxypurine concentrations have been reported in course of relapsing-remitting Multiple Sclerosis (RRMS). These metabolites have been explained as markers of oxidative stress or of substained purine catabolism possibly due to imbalance in ATP homeostasis. To compare the plasma concentration of adenine, guanine, hypoxanthine (HX), xanthine (X) and UA between RRMS patients in a phase of clinical stability and healthy controls. They had not to be habitual smokers, drinkers and had to avoid foods rich in proteins two days before of venipuncture. Plasma samples were deproteinized through a Millipore-Amicon Ultracel and directly injected onto the HPLC column. The Waters-HPLC with a Photodiode Array Detector system consisted of a 600E Pump; Temperature Control Module; Empower TM2 DS; W-AtlantisT3 column. The mobile phase was potassium phosphate buffer (pH 2.5) and the optimal wavelength was 254nm. We actually included 5 patients with RRMS (3 females and 2 males, median age 38 years min 18 max 67; median disease duration 3 years, min 1 max 40; median EDSS 2.5, min 1,0 max 5,0) and 11 healthy controls. We found in RRMS patients an increase of mean HX (RRMS 4.31 µM, controls 2.33 µM, p = 0.0027) and of mean X (RRMS 1.50 µM, controls 1.10 µM, p = 0.027). The t-area of (adenine + guanine) was higher in RRMS group, but the difference was not statistically significant. UA concentration and the sum of HX + X + UA did not differ between the two groups. Our preliminary results do not confirm in RRMS patients a change of UA concentration, in a phase of clinical stability, but a selective increase of the HX, X, adenine and guanine. These changes more than expression of an increased release of HX and X through the adenosine-touric-acid cascade might be the outcome of the accelerated breakdown of AMP to HX in hypoxic state. We think that salvage of HX to IMP is reduced as is the further oxidation of HX and X to UA by a slowdown of the xanthine oxidase activity. Clearly these speculations await further experimental investigation. 530 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 284 AUMENTO DEI LIVELLI PLASMATICI DI DIMETILARGININA ASIMMETRICA (ADMA) IN PAZIENTI POST ENDOARTERECTOMIACAROTIDEA 1 2 3 B. Scanu , A. Zinellu , R. Ginanneschi , S. 3 1 1 1 Magliona , S. Pinna , M.A. Pnna , E. Canu , L. 1 1 Deiana , C. Carru 1 Dip. di Scienze Biomediche, Univ. di Sassari 2 Porto Conte Ricerche Srl, Tramariglio, Alghero 3 Lab. di Base, Azienda ASL 1, Sassari La restenosi è una complicanza che può presentarsi in seguito ad intervento di endoarterectomia della carotide (CEA) o ad altro tipo di manipolazione dell’arteria. Diversi fattori concorrono nel restringimento o nel blocco della arteria carotidea ma quello considerato prevalente è causato da un iniziale danno endoteliale, che vede coinvolti numerosi elementi cellulari nel processo fibroproliferativo e infiammatorio. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di indagare la eventuale presenza di associazione tra i livelli plasmatici di marcatori circolanti di danno endoteliale quali la arginina dimetilata asimmetrica (ADMA) plasmatica e il restringimento carotide postopertatorio. Nel nostro studio sperimentale, mediante l’utilizzo della elettroforesi capillare con detector UV, abbiamo effettuato le misura delle Arginina, ADMA e SDMA plasmatiche in 68 pazienti precedentemente sottoposti ad intervento chirurgico di endarterectomia carotidea. Sono state effettuate inoltre le determinazione dei livelli plasmatici della cisteina e della omocisteina. L’analisi di Pearson’s mostra una correlazione postiviva tra i livelli di ADMA e il grado di restringimento della carotide post intervento (r=0.37, P=0.003), dato confermato anche dal test statistico della analisi di regressione lineare multipla. I livelli di ADMA plasmatica erano significativamente associati con la Hcy (r=0.40, P=0.001) ed in misura minore, anche se non statisticamente significativa con la Cys (r=0.23, P=0.07). I nostri dati suggeriscono che il livelli plasmatici di ADMA sono coinvolti con il grado di restringimento delle carotidi post-endarterectomia suggerento che questa molecola potrebbe avere un ruolo importante negli eventi che portano a restenosi. In conclusione, abbiamo rilevato che i livelli di ADMA plasmatica sono correlati con il grado di restringimento carotidea post intervento chirurgico. Il risultato del nostro studio suggeriscono che focalizzando l’attenzione sulle modalità di trattamento anche sui meccanismi coinvolti nell’accumulo dell’ADMA si potrà beneficiare di una riduzione del restringimento o della prevenzione della restenosi. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 285 SERUM NEUTROPHIL GELATINASE-ASSOCIATED LIPOCALIN AND CYSTATIN C: ARE THEY PREDICTIVE BIOMARKERS OF ACUTE KIDNEY INJURY FOLLOWING PERCUTANEOUS CORONARY INTERVENTION? 1 1 1 2 M. Dessi , M.T. Caliò , M. Iozzo , V. Bernardo , F. 2 2 1 Tomai , A. Petrolini , G. Federici 1 Dept. Medicine of Laboratory, Tor Vergata University, Rome 2 Dept. Cardiovascular Sciences, European Hospital, Rome Contrast-induced acute kidney injury (CI-AKI) is associated with prolonged hospital stay and unfavourable early and late outcome following percutaneous coronary intervention (PCI). Recent studies have shown that neutrophil gelatinase-associated lipocalin (NGAL) and cystatin C (Cys C) are more sensitive than sCr for early detection of acute changes in renal function. Thus, aim of this pilot study was to assess whether changes in NGAL and Cys C serum levels are reliable indicators for an early diagnosis of CI-AKI following PCI, in patients with normal or impaired renal function. We enrolled 36 patients undergoing PCI (M/F 26/10; age 71±10 years), 19 with normal renal function and 17 with chronic kidney disease (estimated glomerular filtration rate, eGFR <60 ml/min). NGAL (point-of-care kit–Triage, Biosite Incorporated), Cys C and sCr were assessed at baseline and respectively at 6, 12, 24 hours, at 12, 24, 48 hours, and at 24, 48 and 72 hours after PCI. CI-AKI was defined as a sCr increase ≥ 0.3 mg/dl at 48 hours after PCI. The best NGAL and Cys C cutoffs for the early identification of patients at risk for CI-AKI were a concentration > 60 ng/ml at 12 hours (negative predictive value 86%, positive predictive value 28%) and respectively, an increase concentration ≥ 10% at 24 hours (negative predictive value 88%, positive predictive value 50%). At 48 hours after PCI, CI-AKI (sCr increase ≥ 0.3 mg/ dl) occurred in 8 patients (22%). A statistically significant association was detected between sCr increase at 48 hours and Cys C increase at 24 hours (p= 0.01), but not between sCr and NGAL increase at 12 hours (p= 0.3). Cys C at 24 hours was also predictive of CI-AKI both in patients with normal renal function (p= 0.07) and in those with eGFR <60 ml/min (p= 0.05). Conversely, NGAL at 12 hours failed to predict CI-AKI both in patients with normal and reduced renal function (p= 0.7 and p= 0.2, respectively). Cys C seems to be a reliable marker for the early diagnosis of CI-AKI in patients undergoing PCI. Further studies are warranted to establish the role of serum NGAL in this setting. Devarajan P. Review: neutrophil gelatinase-associated lipocalin: a troponin-like biomarker for human acute kidney injury. Nephrology (Carlton). 2010 Jun;15(4):419-28. 286 DOSAGGIO DEL BETA-CTX SIERICO NEI PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIE EPITELIALI CON E SENZA METASTASI OSSEE 1 2 2 3 T. Suppa , G. Lobreglio , S. Circhetta , A.S. Anastasia 1 Lab. Analisi Cliniche, Clinic-Lab, Leverano (Le) 2 U.O. Medicina di Laboratorio, A.O. Card G Panico, Tricase (Le) 3 U.O. Medicina Nucleare, A.O. Card G Panico, Tricase (Le) Backgraund e scopo. I CrossLaps o CTX sono peptidi costituiti da una seguenza di 8 amminoacidi (EKAHDGGR) dell'estremità carbossi-terminale della catena α1 del collagene di tipo 1, che aumentano nel siero in caso di elevato riassorbimento osseo fisiologico e/o patologico; i peptidi contenenti l'isomero ß dell'acido aspartico sono considerati accurati marcatori biochimici di elevato turnover osseo. Pertanto abbiamo valutato la concentrazione del ß-CTX sierico in pazienti affetti da neoplasie epiteliali sottoposti a scintigrafia ossea per la ricerca di eventuali metastasi osee, condizione clinica caratterizzata da un elevato riassorbimento osseo nelle sedi delle lesioni metastatiche. Materiali e metodi. E' stata valutata la concentrazione del ß-CTX in 117 pazienti affetti da neoplasie epiteliali. Tutti hanno eseguito la scintigrafia ossea "whole body" 99 con Tc -HMDP presso il reparto di Medicina Nucleare dell'A.O. "Card. G. Panico" di Tricase tra Gennaio e Novembre 2009. Il dosaggio del ß-CTX è stato effettuato mediante il saggio "Serum CrossLaps ELISA" (Pantec S.r.L., Torino), il cui metodo è basato sull'uso di due anticorpi monoclonali altamente specifici, diretti contro la sequenza amminoacidica EKAHD-ß-GGR. Sono stati infine calcolati gli indici di efficienza diagnostica VPP, VPN, sensibilità e specificità. Risultati. La scintigrafia ha evidenziato la presenza di metastasi ossee in 64 pazienti (54%). La concentrazione di ß-CTX sierico è risultata elevata (>200 pg/ml) in 62 pazienti con metastasi (96%) e in 8 pazienti senza metastasi ossee (7%) con sensibilità=0,96, specificità=0,84, VPN=0,95, VPP=0,88, accuratezza diagnostica=0,91. Conclusioni. Dai dati è emerso che la concentrazione del ß-CTX aumenta in modo statisticamente significativo in pazienti con metastasi ossee derivanti da neoplasie epiteliali rispetto ai pazienti oncologici senza neoplasie ossee. Il dosaggio del ß-CTX, pertanto, potrebbe costituire un utile marcatore biochimico per la valutazione della presenza di metastasi ossee nei pazienti affetti da neoplasie. Bibliografia. Evidence-based guidlines for the use of biochemical markers of bone turnover in the selection and monitoring of bisphosphonate treatment in osteoporosis: a consensus document of the Belgian Bone Club. Int J Clin Pract, 2009. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 531 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 287 SIGNIFICATO CLINICO DEL DOSAGGIO DELL'ALFA FETOPROTEINA IN GRAVIDANZA: STUDIO PROSPETTICO SU 139.000 GRAVIDANZE AD ESITO NOTO 1 1 1 D.C. Dall'Amico , C. Bollati , E. Muccinelli , E. 1 1 1 2 Pavanello , V. Guaraldo , I. Dusini , E. Viora , A. 1 2 2 2 Sciarrone , S. Bastonero , E. Gullino , P. Gaglioti 1 SS Screening Anomalie Cromosomiche, Lab. Analisi, Dip. Diagnostica e Servizi, AO OIRM-Sant'Anna, Torino 2 SSD Ecografia e Diagnosi Prenatale, Dip. Ostetricia e Neonatologia, AO OIRM-Sant'Anna, Torino Objective. In recent years the combined test has shown to be an efficient screening test for Down’s syndrome and has largely replaced the triple-test which includes maternal serum alpha-fetoprotein (MS-AFP) estimation for open spina bifida (OSB) risk evaluation, when individual level is compared with median level in the corresponding gestational age and reported as MoM (Multiple of the Median), adjusted by maternal weight and race. In the general population 2.5 MoM threshold gives an efficient screening results (FPR <3%, DR >95%). Guide lines of both American College and Canadian Society of Obstetrics and Gynaecology suggest anyhow to test MS-AFP at 15-18 weeks for OSB. Is it a useful advice also for Italian women? Methods. We reviewed results of 39.131 women who received whole prenatal care (including first trimester ultrasound examination for gestational age, triple-test at 15-18 weeks, mid-trimester ultrasound screening for foetal structural anomalies) in Sant’Anna Hospital since 2003 to 2007. Wallac Perkin Elmer AutoDelfia platforms and LMS Alpha software were our methods. MS-AFP ≥ 2.5 MoM was reported for 289 women (high risk group) and 2.0 ≤ MS-AFP ≤ 2.49 MoM for 569 (middle risk group). No invasive diagnostic test was offered but diagnostic ultrasound examinations were performed for everyone, and also uterine artery Doppler in high risk group. Complete follow up is available for all cases. Results. All 10 OSB cases were detected. Spontaneous miscarriages happened in 44 cases, foetal deaths in 4 cases. Pre-eclampsia developed in 50 cases and newborns had mean weight lower than mean Italian one. Conclusions. OSB has a low prevalence and ultrasound examination is a good diagnostic tool in women with high and middle risk, but MS-AFP ≥ 2.0 MoM identifies a population with increased risk of obstetric complications. Positive rate is low (2.2%), and diagnostic test are noinvasive ones, so uterine artery Doppler should be usefully offered to all women with MS-AFP ≥ 2.0 MoM, to direct clinical management in a group with high prevalence of hypertensive disorder. Reference. Gagnon A, Wilson RD, Audibert F et al. Society of Obstetricians and Gynaecologists of Canada. Obstetrical complications associated with abnormal maternal serum markers analytes. Review. J Obstet Gynaecol Can. 2008;30(10):918-49. 532 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 288 ANISAKIDOSI E DOSAGGIO DELLE IGE SPECIFICHE 1 1 1 2 E. Farnocchia , M. D'Anzeo , B. Cinti , S. Veccia , A. 2 1 Giacometti , M. Tocchini 1 Lab. Analisi, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona 2 Clinica Malattie Infettive, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona L’Anisakis simplex è un parassita che può infestare l’uomo a seguito di ingestione di pesce crudo o non ben cotto. I prodotti ittici dei mari italiani più frequentemente parassitari sono sardine, acciughe, sgombri, totani, calamari,.. L’uomo che si ciba di pesci infestati si comporta da ospite accidentale: la larva non si sviluppa ulteriormente, ma può rimanere vitale nell’apparato digerente, invadere e/o penetrare la mucosa gastrica o intestinale. La manifestazione clinica è riconducibile a una sindrome del colon irritabile o manifestarsi con dolori addominali, nausea, vomito e occasionalmente febbre. Si possono verificare anche casi di reazioni allergiche. La diagnosi viene confermata con rilievo endoscopico di cisti del parassita nella mucosa del duodeno. La ricerca di IgG anti-Anisakis mediante tecniche Elisa e Western Blot è attualmente in uso solo in pochi centri specializzati. Più accessibile anche se meno specifica è la differenziazione e titolazione di IgE anti-Anisakis che rileva spesso livelli significativi in corso di infestazione. Presso l’ambulatorio della Clinica Malattie Infettive di Ancona si sono presentati, in tempi diversi, due soggetti, un uomo di 54 anni ed una donna di 63. Entrambi lamentavano malessere e turbe gastrointestinali; riferivano frequenti pasti a base di pesce marinato o poco cotto; gli esami ematochimici rilevavano una modica eosinofilia ed incremento delle IgE totali; il successivo dosaggio delle IgE specifiche per Anisakis s. (ImmunoCAP-Phadia) evidenziava valori rispettivamente di 5,4 kUA/l e 2,2 kUA/l. I pazienti venivano trattati con Albendazolo al dosaggio di 400 mg, 2 volte al giorno, per 4 settimane, con la conseguente totale scomparsa della sintomatologia. Conclusioni: L’utilizzo di una metodica per la determinazione di anticorpi verso antigeni allergizzanti, nel caso dell’infestazione da Anisakis, ha svolto anche un ruolo diagnostico; in attesa di metodi diagnostici sierologici mirati, il dosaggio delle IgE specifiche potrebbe essere considerato un esame di primo livello ponendo l’indicazione all’ indagine endoscopica per conferma diagnostica. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 289 INFEZIONI DA MEZZI IMPIANTABILI E IGE SPECIFICHE PER ENTEROTOSSINE STAFILOCOCCICHE 1 1 1 290 ANTI-TNFα THERAPY MODULATES STORED BODY IRON SERUN MARKERS IN INFLAMMATORY BOWEL DISEASE PATIENTS 2 E. Farnocchia , M. D'Anzeo , B. Cinti , S. Veccia , A. 2 1 Giacometti , M. Tocchini 1 Lab. Analisi, A.O.U. Ospedali Riuniti, Ancona 2 Clinica Malattie Infettive, Univ. Politecnica delle Marche, Ancona Negli ultimi anni a seguito dell’utilizzo sempre più frequente di mezzi impiantabili (protesi articolari, vascolari, mammarie, PMK, CVC,…) si osservano spesso infezioni correlate a tali impianti. Queste infezioni presentano difficoltà di trattamento non solo dovute all’ambiente creato dalla presenza del mezzo di sintesi (biofilm, scarsa diffusibilità locale degli antibiotici), ma anche alla difficoltà di isolare l’agente causale. Ciò condiziona il tipo di trattamento a tal punto che spesso si deve ricorrere ad una terapia empirica. Quando si ottiene un isolamento colturale, nella maggior parte dei casi sono coinvolti agenti Gram positivi. Nel caso in cui non si ottenga alcun isolamento, la terapia è comunque volta alla copertura dai Gram positivi, soprattutto stafilococchi e streptococchi. Il trattamento di infezioni streptococciche non incontra generalmente particolari difficoltà grazie alla scarsa resistenza agli antibiotici; gli stafilococchi invece, sviluppano spesso resistenze multiple o le acquisiscono in corso di trattamento. Da qui la necessità di avere informazioni specifiche sugli agenti causali, in modo da poter trattare il paziente con farmaci ben tollerati, meno costosi e/o somministrabili per o.s. Caso clinico: Una donna di 75 anni veniva ricoverata con una infezione di protesi completa del ginocchio destro: presentava febbre elevata, prurito ed eritema, accompagnati da modica eosinofilia; veniva effettuato un PRIST che rilevava un marcato incremento delle IgE totali; veniva successivamente effettuato il dosaggio di IgE specifiche verso le tossine stafilococciche (enterotossina A, B, C e TSST); anche in questo caso il valore delle IgE risultava marcatamente positivo verso tutte le 4 enterotossine dosate. Il conseguente trattamento con farmaci di sicura efficacia verso stafilococchi multiresistenti portava al progressivo miglioramento della flogosi locale e alla scomparsa di eritema e febbre. Conclusioni. La ricerca di anticorpi IgE diretti verso frazioni antigeniche può in alcuni casi identificare indirettamente agenti infettivi, soprattutto in casi di infezioni che si protraggono da tempo, e rivelarsi preziosa per ottenere informazioni che, in alcuni casi, non vengono fornite da indagini microbiologiche mirate e spesso ripetute. 1 1 1 2 R. Rigolini , P. Giubbilini , B. Rampoldi , C. Testa , L. 3 2 4 2 Pastorelli , L. Spina , G.E. Tontini , N. Munizio , C. De 5 3 1 Salvo , M. Vecchi , E. Costa 1 Serv. Med. Lab., IRCCS Polic. San Donato, San Donato Milanese (MI), Italy 2 Gastroent. and Gastroint. Endoscopy Unit, IRCCS Polic. San Donato, San Donato Milanese (MI), Italy 3 Dept. Med. and Surgical Scienc., Univ. of Milan, Milan, Italy 4 Dept. Med. and Surgical Scienc., Univ. of Bologna, Bologna, Italy 5 Dept. Path., Case Western Reserve Univ. Cleveland, OH, USA Aim of the study: Inflammatory Bowel Diseases (IBD), namely Crohn’s Disease (CD) and Ulcerative Colitis (UC) are chronic, relapsing conditions characterized by an imbalance between pro- and anti-inflammatory mediators within gut mucosa, leading to a chronic intestinal immune activation. Consequent intestinal inflammation may cause nutrient malabsorption and chronic loss of blood from gut mucosa. Thus, IBD patients often present iron deficiency and alterations of iron markers leading to anemia or other clinical conditions. Infliximab (IFX) is a chimeric anti-TNFα monoclonal antibody, currently used as a therapeutic option in moderate to severe IBD. Indeed effective in inducing remission or reducing disease activity, the blockade of TNFα acts at different levels, which are yet to be fully characterized. Aim of the present study is to evaluate if IFX therapy exerts direct effects of on stored body iron in IBD patients. Materials and methods: Serum was collected from 14 IBD patients (8 CD, 6 UC), before each IFX infusion, for the first 3 infusions of the therapeutic regimen. Serum ferritin was determined by a solid-phase twosite chemiluminescent immunometric assay (IMMULITE 2000 – SIEMENS), instead transferrin and CRP levels were measured by a immunoturbidimetric and iron by a colorimetric assay (COBAS c – ROCHE/HITACHI SYSTEMS). Statistical analysis was performed by means of paired Student’s t test. Results: Serum iron significantly increased between the first and the third IFX infusion (36.71±11.98 vs. 48.14±19.51 µg/dl, p<0.05), as well as serum total transferrin (202.57±43.11 vs. 252.29±39.90 mg/ dl, p<0.01); CRP was significantly reduced (2.06±2.26 vs. 0.49±0.52 mg/dl, p<0.05), while a trend towards ferritin decrease was detectable, although not significant (64.14±71.50 vs. 27.50±30.80 ng/ml, p=0.06). Conclusions: Taken together, our data show that antiTNFα therapy significantly modifies serum markers of stored body iron, suggesting that, inducing mucosal healing, IFX may restore iron absorption and reduce intestinal iron loss, but also it may directly modulate the cytokine network regulating iron metabolism in the reticuloendothelial system. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 533 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 291 ANALISYS OF OXIDATIVE BURST ACTIVITY (PHAGO BURST TEST) IN 20 PATIENTS AFFECTED BY MULTIPLE CHEMICAL SENSITIVITY (MCS) 1 1 1 M.G. Buccheri , M. Caruso , P.L. Di Giuseppe , A. 1 1 Pennisi , G. Tringali 1 Istituto Ricerca medica Ambientale - Acireale (Catania) Multiple chemical sensitivity (MCS) is a "chronic, recurring disease caused by a person's inability to tolerate an environmental chemical or class of foreign chemicals". MCS has also been described as a group of "sensitivities to extraordinarily low levels of environmental chemicals" appearing "to develop de novo in some individuals following acute or chronic exposure to a wide variety of environmental agents including various pesticides, solvents, drugs, and air contaminants", including those found in sick buildings. Various theories have been proposed as a cause of the MCS syndrome including immunologic, genetic, toxicologic, psychologic and sociologic factors . MCS causes negative health effects in multiple organ systems, and that respiratory distress, recurrent infections, seizures, cognitive dysfunction, heart arrhythmia, nausea, headache, and fatigue. The purpose of this study was to investigate on the involvement of the immunological mechanism in MCS syndrome. In particular we studied the capacity of oxidative burst among leucocytes in order to explain immunological impairment observed. Oxidative burst was measured quantitatively by flowcytometry using commercial methods (PHAGOBURST) in heparinized whole blood drawn from 20 patients (4 men, 16 women, aging: 48 ± 4) and 3 controls (1 men, 2 women, aging: 31± 3). We found a significant differences between leucocytes respond in MCS patients to Phorbol 12-Myristate 13Acetate (PMA) vs controls. This founding could explain recurrent infections (cystitis, mycosis) and autoimmunity occurring in MCS patients. Therefore, further research needs to focus on a unique phenomenological characterization of MCS. -.Berg ND, Rasmussen HB, Linneberg A, et al. Genetic susceptibility factors for multiple chemical sensitivity revisited.. Int J Hyg Environ Health. 213:131-139, 2010 - Andreas Lun, Markus Schmitt and Harald Renz Phagocytosis and Oxidative Burst: Reference Values for Flow Cytometric Assays Independent of Age. Clinical Chemistry 46: 1836-1839, 2000 . - Wiesmüller GA, Niggemann H, Weissbach W, et al. Sequence variations in subjects with self-reported multiple chemical sensitivity (sMCS): a case-control study. J Toxicol Environ Health A.;71:786-94, 2008. 534 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 292 VALUTAZIONE DELLA CREATININA SIERICA E DEL FILTRATO GLOMERULARE CALCOLATO (e-GFR E CKD-EPI) IN RIFERIMENTO ALLA CLEARANCE DELLA CREATININA 1 1 1 M. Brogi , F. Morandini , D. De Ninno , G. 1 1 1 1 Materassi , D. Tinalli , C. Rumori , S. Rapi , B. 1 1 Salvadori , A. Ognibene 1 Lab. Generale, A.O.U. Careggi, Firenze. Introduzione Negli ultimi anni il dibattito in letteratura sugli algoritmi per il calcolo del filtrato glomerulare (e-GFR) è stato particolarmente pressante a dimostrazione dell’interesse per uno strumento di screening della funzionalità renale. Gli algoritmi utilizzati sono stati largamente valutati ed in molti laboratori l’e-GFR viene regolarmente refertata assieme alla misura della creatinina sierica (sCr). Nel presente studio i valori di e-GFR ottenuti con due algoritmi, MDRD e CKD-EPI, sono stati confrontati con i valori della sCr e della Clearance della Creatinina (ClCr). Quest’ultima è stata assunta come riferimento per il calcolo della sensibilità e della specificità degli altri parametri. Materiali e Metodi Il calcolo dell’e-GFR è stato eseguito su 9359 soggetti (4807 maschi, età 56.4±15.8, 4552 femmine, età 55.7±16.5). Su tutti è stata misurata la creatinina nel siero e nelle urine delle 24 ore e calcolata la ClCr. La misura della creatinina è stata eseguita con il metodo enzimatico su Advia 2400 (Siemens). Le formule utilizzate per il calcolo della e-GFR sono per la CKD-EPI: GFR = 141 x # min(Scr/κ,1) x max(Scr/κ, 1) – 1.209 x 0.993 -1.154 età x (1.018 -0.203 se femmina) e per la MDRD: 186 x (Scr) x (Età) x (0.742 se femmina). Risultati Il campione studiato è stato diviso in 4 gruppi, maschi e femmine con età dai 18 ai 65 anni e maschi e femmine con età >65. Per le femmine del gruppo 18-65 la sensibilità e la specificità per MDRD, creatininemia e CKD-EPI è risultata rispettivamente 81% e 91%, 88% e 83%, 79% e 92% Per i maschi del gruppo 18-65 , 91% e 81%, 96% e 67%, 92% e 82% rispettivamente . Per le femmine del gruppo >65 la sensibilità e la specificità per MDRD, creatininemia e CKD-EPI è risultata rispettivamente 71% e 89%, 63% e 94%, 73% e 88%. Per i maschi del gruppo >65, 87% e 85%, 82% e 89%, 89% e 80% rispettivamente. Conclusioni L’utilizzo dell’e-GFR (MDRD e CKD-EPI) offre maggiori informazioni rispetto alla semplice misura della creatinina in termini di screening della funzionalità renale. In particolare la MDRD, peraltro ben conosciuta rispetto alla CKD-EPI, di recente introduzione, mostra in questo studio una lieve superiorità in sensibilità nel gruppo 18-65. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 293 INDICATORI DI RISCHIO DI EMORRAGIA INTRACRANICA (ICH) POST-TRAUMATICA IN SOGGETTI IN TRATTAMENTO CON TERAPIA ANTICOAGULAMTE ORALE (TAO) 294 EVALUATION OF T-LYMPHOCYTE SUBSETS BY ABBOTT CELL-DYN SAPPHIRE HAEMATOLOGY ANALYZER COMPARED WITH FLOW CYTOMETRY 1 1 2 1 1 A. Ognibene , C. Casula , M. Brogi , C. Papi , S. 1 1 2 Stefanelli , G. Salerno , S. Grifoni 1 Lab. Generale, A.O.U. Careggi, Firenze. 2 Dip. di Emergenza, A.O.U. Careggi, Firenze Introduzione Il trauma cranico rappresenta una delle patologie più importanti e frequenti nei reparti d'emergenza. Tra i diversi fattori di rischio la Terapia Anticoagulante Orale (TAO) ha ricevuto notevole attenzione in letteratura. Lo scopo del presente studio è di identificare gli indicatori di rischio di evoluzione della ICH per migliorare la stratificazione del rischio dei pazienti in trattamento con Terapia Anticoagulante Orali (TAO) con trauma cranico minore. Materiali e Metodi Le cartelle cliniche di 1.554 pazienti adulti con trauma cranico minore valutati dal Dipartimento di Emergenza dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi da gennaio 2007 a febbraio 2008 sono stati analizzati retrospettivamente. Tutti i pazienti inclusi nello studio sono stati sottoposti a esami di laboratorio all’ammissione incluso l'INR; oltre all’esame anamnestico tutti hanno effettuato una TAC cranio e i risultato sono stati messi in relazioni ai diversi indici di rischio. Risultati Dei 1410 pazienti inclusi nello studio, 75 (5,2%) erano trattati con warfarin al momento del trauma. L'INR in questi soggetti era di 2,37 ± 1,04 (media ±SD) determinato all’ammissione al Pronto Soccorso. Il valore di INR è risultato significativamente associato a comparsa di emorragia intracranica dopo trauma cranico (r = 0,37, p <0,005). Dodici (12/75) dei pazienti in TAO è risultato positivo alla TAC per emorragia intracranica. La curva ROC costruita con i valori di INR ha mostrato un Area Under Curve = 0.76 (CI 95% 0.62-0.91 p<0.05) ed in particolare al cut-off di 2,43 una sensibilità del 90%, una specificità del 66% e un valore predittivo negativo del 97%. Conclusioni Lo studio conferma la forte relazione tra i valori di INR e la probabilità di emorragia intracranica, come dimostrato in studi precedenti, l'elevato valore predittivo negativo dell’INR potrebbe aiutare, insieme ad altri indici, a escludere emorragie intracraniche in questi soggetti. 1 1 D. Chianese , G. Tammaro , F. Scopacasa , L. Del 2 1 Vecchio , E. Grimaldi 1 Dept. of Biochemistry and Medical Biotechnology, University Federico II, Naples, Italy. 2 Dept. of Biochemistry and Medical BiotechnologyCEINGE, University Federico II, Naples, Italy. Up to recent years flowcytometric technology has been widely used for measurement of the absolute numbers of T-Lymphocyte subsets. More recently the Cell-DynSapphire automated hematology analyzer uses integrated optical and fluorescence measurements and automated procedures for CD3+, CD3+CD4+ and CD3+CD8+ determination without sample manipulation. In this study the performance of the CD-Sapphire in the T-Lymphocyte subsets determination was evaluated and the accuracy of the assay was assessed by comparison with FACSCalibur flow cytometer as a reference method. The assay resulted linear in the range tested within the limit of 28 cells for CD3+, 61 cells for CD3+CD4+ and 24 cells for CD3+CD8+ The precision is similar for that reported for others Tcells measurement systems, including FACSCount and Tri-Test. Comparison of CD3+, CD3+CD4+ and CD3+CD8+ T-Lymphocyte analysis showed high coefficient of correlations (r>0.9) and good agreement between the two instruments (slope 1.139 1.112 and 1.0166 respectively, and intercept near to zero). No significant bias (mean of differences 0.037 0.027 and -0.036 for CD3+ , CD3+CD4+ and CD3+CD8+ respectively) was observed between Cell-Dyn Sapphire and FACSCalibur across the entire range of counts tested. The CD Sapphire is a rapid and automated method and the level of accuracy, precision and Linearity were sufficiently high. The incorporation of alternatives to traditional flow Cytometric T-Cell immunophenotyping methods onto hernatology analyzers afford greater convenience and enhanced performance. REFERENCES 1. Johannessen B., et al. Implementation of monoclonal antibody fluorescence on the Abbott Cell-Dyn Sapphire hematology analyser, evaluation of lymphoid, myeloid and platelet markers. Clinical Lab Haematol 2006; 28(2): 84-96 2. Yamane T., et al. T-Lymphocyte subset analysis using the automated haematology analyser Cell-Dyn 4000 for patients with haematological disorders. Leuk Lymphoma 2006; 47(3): 503-506 3. Marshall P., et al. Rapid, automated, closed- tube Quantitation of CD4+ and CD8+ T-cell populations on the Cell-Dyn 4000. Clin Lab Haematol 2000; 6(3): 137-143 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 535 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 295 DOSAGGIO DEGLI OSSALATI URINARI SU AU 400 OLYMPUS 296 CREATININA ENZIMATICA SU AU 600 OLYMPUS 1 1 2 1 1 G. Cangiano , A. Latte , M. Russo , F. Forte , E. 1 1 1 Di Maina , C.I. Pandelli , M.M. D'Ambrosio , M. 3 4 1 Terribile , M. D'Amora , A. Risitano 1 U.O. Lab. di Patologia Clinica - P.O. dei Pellegrini ASL NA 1 2 U.O. Lab. di Patologia Clinica - Ospedale di Venezia Azienda ULSS 12 Veneziana 3 U.O. Nefrologia - P.O. dei Pellegrini ASL NA 1 4 U.O. Lab. di Patologia Clinica - P.O. S.M. del Popolo degli Incurabili ASL Na 1 La valutazione della calciuria e della natriuria, assieme ad ossaluria e citraturia delle 24 ore risulta indispensabile per il trattamento e la prevenzione della calcolosi da ossalato di calcio. La determinazione dell’ossalato urinario esistente nel commercio viene normalmente proposta con un kit fotometrico “in manuale”. In considerazione del discreto numero di determinazioni urinarie richieste e dall’ U.O. di Nefrologia dell’Ospedale dei Pellegrini – ASL NA1, col presente lavoro si mettono in evidenza particolari variazioni metodologiche e strumentali da adottare sull’analizzatore AU 400 Olympus al fine di poter automatizzare il dosaggio Trinder della ditta LTA. 2 mL di urina con pH compreso tra 4.2 e 5.6 vengono versati in un tubo di purificazione contenente carbone attivo. Si agita quindi per 5 minuti, si centrifuga e si raccoglie il sopranatante limpido. Quest’ultimo viene prelevato dallo strumento che effettua una diluizione 1:5 con tampone EDTA pH 7,0, inserito in posizione prediluente. Il diluito (50 µL) viene aggiunto a 200 µL di reattivo 1 (reagente R1 miscelato in parti uguali con il reagente R2, a seconda del numero di determinazioni e contenente tampone succinato pH 3,8 e DMAB). Dopo un’attesa di circa 5 minuti (cicli macchina da 0 a 10: lettura del bianco), l’analizzatore utilizza 40 µL di reagente 3 (liofilo portato in soluzione con 5 mL di acqua distillata e contenente ossalato ossidasi, perossidasi, conservanti e stabilizzanti). La reazione a termine è determinata rilevando l’assorbanza, sia a 600 che ad 800 nm, tra i cicli macchina 11 e 27. La linearità del metodo raggiunge 1,4 mmol/L. Nell’intervallo tra 0,03 ed 1,40 mmol/L di ossalati urinari si evidenzia un profilo di imprecisione con un CV < 5% . Le prove di recupero, effettuate su diluizione scalari di un campione a titolo elevato di ossalati, evidenziano valori tra il 100,2 ed il 108,0% (recupero medio del 102,4%). La precisione nella e tra le serie, ottenuta servendosi di due controlli a titolo noto della ditta LTA, mostra un CV% < 2%. Buona è la correlazione tra i valori dosati con la metodica automatizzata da noi proposta (y) e quelli estrapolati con il metodo “in manuale” (x) (r = 0,9876; y = 1,0151.x - 0,014). Zerwekh JE, Drake E, Gregory J, et al: Assay of urinary oxalate: Six methodologies compared. Clin Chem 1983; 29: 1977. 536 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 2 1 1 G. Cangiano , A. Latte , M. Russo , F. Forte , E. Di 1 1 1 3 Maina , A. Di Maio , C.I. Pandelli , M. D'Amora , A. 1 Risitano 1 U.O. Lab. di Patologia Clinica - P.O. dei Pellegrini ASL NA 1 2 U.O. Lab. di Patologia Clinica - Ospedale di Venezia Azienda ULSS 12 Veneziana 3 U.O. Lab. di Patologia Clinica - P.O. S. Maria del Popolo degli Incurabili ASL NA 1 Gli aumenti di creatinina ematica si manifestano quando gran parte del rene è compromesso. La creatinina è inoltre un parametro con un elevato indice di individualità e dipende molto dalla massa muscolare, dall’apporto dietetico e dalle differenze di sesso e di razza. Nonostante queste limitazioni, la determinazione della creatinina nel siero e della sua clearance è ampiamente utilizzata nella clinica. Viene inoltre raccomandato l’utilizzo della stima della velocità di filtrazione glomerulare (e-GFR) calcolata utilizzando determinazioni di creatinina con metodi a sicura tracciabilità IDMS (spettrometria di massa a diluizione isotopica). Col presente lavoro si valuta una metodica fotometrica della ditta Sentinel per il dosaggio della creatinina enzimatica da noi adattata sull’analizzatore biochimico AU600 della ditta Beckman Coulter. Lo strumento preleva 4 µL di siero e li aggiunge a 180 µL di reagente 1 (tampone/enzimi/substrato/ESPMT). Dopo un’attesa di circa 5 minuti (cicli macchina da 0 a 10), l’analizzatore utilizza 60 µL di reagente 2 (tampone/ enzimi/4-aminoantipirina): il risultato si estrapola dopo 27 cicli macchina con una reazione a termine letta a 540 nm e con una lunghezza d’onda secondaria di 800 nm. Il metodo è lineare fino a 60 mg/dL. Nell’intervallo tra 0,2 e 60 mg/dL di creatinina si evidenzia un profilo di imprecisione con un CV < 3% . Le prove di recupero, effettuate su diluizione scalari di un campione a titolo elevato di creatinina, evidenziano valori tra il 97,2 ed il 109,8% (recupero medio del 99,1%). L’imprecisione nella e tra le serie, ottenuta servendosi di due controlli a titolo noto della ditta Sentinel, mostra un coefficiente di variazione inferiore all’1%. Buona è la correlazione tra i valori dosati con la metodica enzimatica da noi proposta (y) e quelli estrapolati con il metodo Jaffé della ditta Beckman Coulter (x) (r = 0,9958; y = 1,0175.x - 0,12). Valori di creatinina dosati col metodo al picrato alcalino ed inferiori ad 1,2 mg/ dL presentano una sovrastima del 10-20% rispetto alle determinazioni rilevate col metodo enzimatico, così come riferito in letteratura. Myers GL et al. Recommendations for improving serum creatinine measurement: a report from laboratory working group of the National Kidney Disease Education Program. Clinical Chemistry 2006. 52:1,5-18 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 297 VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI ANALITICHE DELLO STRUMENTO NS-PLUS PER LA DETERMINAZIONE IMMUNOCHIMICA QUANTITATIVA DELL'EMOGLOBINA FECALE 298 CONFRONTO TRA DUE METODI DI DOSAGGIO DELLA CREATININA: JAFFÈ vs ENZIMATICO SU ANALIZZATORE AUTOMATICO AU 2700 1 1 1 1 1 P. Luraschi , I. Bonomi , L. Bressan , A. Tassan , N. 1 Corcione 1 Lab. Medico, Dip. di Prevenzione Medico, ASL Varese L’ASL della provincia di Varese ha attivato nel 2006 un programma di screening del carcinoma del colon-retto sulla popolazione residente (50/69 anni) che prevede la ricerca, con cadenza biennale, dell’emoglobina (Hb) fecale in un unico campione. In caso di positività (cutoff 100 ng/mL), i soggetti sono invitati a sottoporsi ad accertamenti di secondo livello. La misurazione della Hb fecale è affidata al Laboratorio Medico, che dall’Aprile 2010 utilizza a tale scopo strumento NSPlus prodotto da Otsuka Electronics e commercializzato da Alere. Il sistema analitico comprende un dispositivo monouso che permette il prelievo di una quantità standardizzata di materiale fecale e la sua diluizione in un volume predeterminato di tampone. Segue quindi la misurazione della concentrazione della Hb con metodo basato su principio immunochimico abbinato alla spettrofotometria con oro colloidale. Reagenti e dispositivi monouso sono forniti da Alfresa Pharma Corporation. Si è ritenuto opportuno effettuare una verifica delle caratteristiche del sistema analitico mediante valutazione di linearità, esattezza analitica e imprecisione entro la serie, impiegando diluizioni seriali di una soluzione di Hb di concentrazione nota, nel tampone per la raccolta e conservazione del campione, e imprecisione tra le serie, analizzando 2 materiali di controllo a 2 livelli di concentrazione. Il metodo ha mostrato linearità e buon accordo trovato/atteso (regressione trovato/atteso: pendenza 0.85; intercetta 12.79 ng/mL; r 0.999) nell’intervallo di concentrazione 40-800 ng/mL. L’imprecisione entro la serie (CV%) è risultata compresa tra 1.4% e 6.5% per concentrazione di Hb rispettivamente di 338 e 784 ng/mL. Al valore di 100 ng/mL, il CV % calcolato (equazione curva profilo di imprecisione) è risultato essere pari a 2.9%. Il profilo di imprecisione ha mostrato la classica curva ad U, con lieve deterioramento della imprecisione ai due estremi dell’intervallo analitico. L’imprecisione tra le serie (CV%) è risultata 12.6% e 9.6% per concentrazione di Hb rispettivamente di 92 e 257 ng/mL. In conclusione le caratteristiche di attendibilità analitica sono risultate corrispondenti alle nostre precedenti esperienze, in sostanziale accordo con i dati dichiarati e adeguate all’utilizzo clinico previsto. 1 C.G. Villa , G. Scarsi 1 Lab. Analisi A.O. San Antonio Abate Gallarate Il National Kidney Disease Education Program (NKDEP) raccomanda di calcolare e refertare la velocità di filtrazione glomerulare (GFR), quale indicatore di funzionalità renale in quanto è più sensibile rispetto al semplice dosaggio della creatinina. Quanto più preciso ed esatto è il valore della creatinina tanto più sarà affidabile il GFR calcolato. Viene raccomandato (1) l’utilizzo di calibratori tracciati allo standard internazionale di riferimento e la sostituzione del metodo di Jaffè con quello enzimatico che è più specifico. Quest’ultima raccomandazione trova ancora diverse resistenze legate principalmente a due fattori: il maggior costo ed una sottovalutazione dell’inaccuratezza del metodo colorimetrico. Scopo del lavoro è quello di confrontare il metodo colorimetrico Jaffè di dosaggio della creatinina (Beckman ref OSR 6178) con quello enzimatico (Sentinel ref 17654) su analizzatore Beckman AU2700. Entrambi i metodi sono stati calibrati con calibratore (Beckman system calibrator ref 6630) standardizzato allo standard NIST 909b. E’ stata eseguita una prova di precisione tra le serie per il metodo enzimatico (c.v. 3.1% al valore medio di 0,82 mg/dL e c.v. 1,9% al valore medio di 5,99 mg/dL). Per il metodo Jaffè questa prova mostra valori simili (c.v. 2.5% e c.v. 1,8%). E’ stato altresì fatto un confronto tra i due metodi su 100 sieri di pazienti (range 0,40 – 10 mg/dL di creatinina), la correlazione è ottima (R 0,998) e la pendenza, forzando l‘intercetta a zero, è vicina all’unità (0,993); però se si considerano i valori di creatinina da 0,40 a 2,00 mg/dL, la correlazione peggiora (R 0,992) e la pendenza della retta, pur rimanendo attorno all’unità (1,006) mostra una intercetta positiva (0,075). Questo scostamento sui valori bassi di creatinina è maggiormente evidente sui valori compresi tra 0,50 e 1,00 mg/dL di creatinina dove in media si supera il 10%. Queste differenze, imputabili al fatto che il metodo Jaffè non è specifico per la creatinina, impediscono un esatto dosaggio della creatinina, soprattutto sui valori critici. (1) Mauro Panteghini. Enzymatic assay for creatinine time for action. Clin Chem. Lab Med; 46(4); 567-572 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 537 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 299 VALUTAZIONE DI UN METODO IMMUNOTURBIDIMETRICO DI DOSAGGIO DELLA CISTATINA C SU AU 640 E SUO IMPIEGO SU SOGGETTI ANZIANI E DIABETICI 300 VALIDAZIONE DEL SISTEMA EMATOLOGICO XE-2100 PER L'ESAME CITOMETRICO AUTOMATIZZATO DEI LIQUIDI CAVITARI 1 1 1 C.G. Villa , G. Scarsi 1 Lab. Analisi A.O. San Antonio Abate Gallarate La Cistatina C (CysC) è una proteina a basso peso molecolare proposta come marker di funzionalità renale. Rispetto alla creatinina la concentrazione nel siero non è influenzata se non in minima parte dall’età, dal sesso e dalla massa muscolare. Scopo di questo lavoro è la valutazione della praticabilità del metodo immunoturbidimetrico Sentinel (ref 11510A) per il dosaggio della CysC su analizzatore automatico Beckman AU 640 con la stima degli intervalli di riferimento. Inoltre sono state studiate due popolazioni: i diabetici e gli anziani. I diabetici perché una delle complicanze più gravi è la nefropatia; gli anziani perché l’attività renale fisiologicamente diminuisce e la CysC rispetto alla creatinina non è influenzata dalla massa muscolare che in tarda età può variare in modo drastico (1). Sono state eseguite prove di precisione nella serie e tra serie: nella serie : n° replicati 30 c.v. 1,5% al valore medio di 0,59 g/dL e 1,1% al valore medio di 1,88 mg/dL tra serie: n° replicati 30 c.v. 3,3% al valore medio di 0,60 g/dL e 3,8% al valore medio di 3,08 mg/dL. Sono stati stimati gli intervalli di riferimento sulla popolazione sana composta da un campione di 160 donatori AVIS, età 20-60 anni e su 120 pazienti ambulatoriali età 60-90 anni con valori di creatinina nei range di riferimento. I dati trovati mostrano che gli intervalli di riferimento della CysC fino a 60 anni sono costanti sia nei maschi (range 0,45 – 0,75 mg/ dL) che nelle femmine (range 0,40 – 0,60 mg/dL) per poi aumentare con l’età (oltre 70 anni range 0,60 – 1,20 mg/dL); questo incremento, non evidenziabile con la creatinina, è probabilmente dovuto alla perdita fisiologica della funzionalità renale. Nei pazienti diabetici con valori di creatinina nel range di normalità, non troviamo valori di Cistatina C significativamente diversi rispetto ai soggetti presunti sani. (1) Sophie Seronie-Vivien, Pierre Delanaye et al. Cystatin C: current position and future prospects. Clin Chem Lab Med 2008;46(12):1664–1686 538 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 S. Buoro , R. Gustinetti , P. Dominoni , C. Galliani , E. 1 1 1 Lochis , C. Salieri , C. Ottomano 1 Lab. di Biochimica Clinica, Osp. Ospedali Riuniti, Bergamo Scopo Nella moderna organizzazione di Laboratorio l’automazione dell’esame citometrico del Liquido Ascitico (LA) e Pleurici (LP) è un passo obbligato. Questo studio si propone di validare l’impiego di Sysmex XE-2100 in funzione delle specifiche e dei cut-off patologici indicati dalle Linee Guida(LG) CLSI H56-A. Materiali. 106 campioni di LA e 20 di LP raccolti in EDTA, cellularità da 61 a 3364 Elementi Nucleati(EN)/µL (mediana 294/µL) sono stati analizzati senza pretrattamento su XE-2100 e al Microscopio con conteggio EN in camera di Nageotte e classificazione morfologica su citocentrifugato. La correlazione del conteggio WBC-DIFF di XE-2100 si è valutata con: coefficiente Pearson r, regressione PassingBablok, Bias Bland-Altman, correlazione Spearman. Su campioni omogeni costituiti da pool di surnatanti di liquidi cavitari a cui sono stati aggiunti leucociti da buffy-coat di sangue intero è stata valutata: Sensibilità Funzionale con analisi di 5 replicati per campione; Carry-Over secondo LG ICSH 1994 e Linearità secondo LG EP6-A. Risultati. Il conteggio WBC-DIFF di XE-2100 verso EN a microscopio evidenzia: r=0.99; y=0.98x+3.16; Bias –9.5 (IC95% da – 27.2 a +8.1). La percentuale di Other + IG (cellule ad alta fluorescenza di XE-2100) correla in modo significativo con la percentuale di macrofagi + cellule mesoteliali + altre cellule non leucocitarie (r Spearman=0.67; p<0.0001). La Sensibilità Funzionale (C.V. <20% da grafici di profilo di imprecisione) è di 29 EN/µL: 50 polimorfonucleati/µL; 66 2 mononucleati/µL; Linearità elevata (R =0.99) nel range esaminato da 8 a 944 EN/µL; Carry Over <1% nelle 4 serie di campioni analizzati. Conclusioni. La concordanza del conteggio WBC-DIFF di XE-2100 rispetto al conteggio EN al microscopio è elevata.I parametri Other% e IG% sono utili a evidenziare la presenza di macrofagi, cellule mesoteliali o altre cellule non leucocitarie, a definire regole standard e relativi reflex test per la validazione del conteggio. I risultati di Sensibilità Funzionale, Linearità, Carry Over confermano la possibilità di impiego di XE-2100 per l’analisi citometrica di LP e LA in funzione dei cut-off patologici definiti dalle LG CLSI H56-A Bibliografia Body Fluid Analysis for Cellular Composition;CLSI H56-A Vol.26 No.26 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 301 VALIDAZIONE DI SYSMEX UF1000 PER L' ESAME CITOMETRICO AUTOMATIZZATO DEL LIQUIDO ASCITICO 302 CONTRIBUTO ALLA VALUTAZIONE DEL COAGULOMETRO COAG 30 1 1 1 1 1 S. Buoro , M.G. Alessio , C. Gavazzeni , C. Galliani , E. 1 1 1 Lochis , P. Filisetti , C. Ottomano 1 Lab. di Biochimica Clinica, Osp. Ospedali Riuniti, Bergamo Scopo. In un precedente lavoro (1) è stata validata l’idoneità di Sysmex UF1000 nel conteggio di leucociti (WBC) ed Elementi Nucleati Totali (EN: somma dei conteggi WBC, EC, SRC) presenti nel Liquido Ascitico (LA) e il supporto dei citogrammi nella valutazione morfologica della componente cellulare. Questo studio ha l’obiettivo di valutare: Imprecisione, Sensibilità Funzionale, Linearità, Carry-over dei conteggi WBC e EN di UF1000 per l’analisi citometrica di LA in funzione delle specifiche contenute nella Linee Guida (LG) CLSI H56-A (2). Materiali e Metodi. E’ stata valutata: imprecisione totale (CVTOT) e nei giorni (BTD) secondo LG EP5-A2 con analisi in duplicato per 20 giorni del controllo Sysmex UFII; Sensibilità Funzionale con 5 replicati di campioni a diversa cellularità; Linearità secondo LG EP6-A con analisi in triplicato di diluizioni seriali di campione a elevata cellularità in pool di LA privo di cellule; Carry Over secondo LG ICSH 1994 in serie distinte con quattro campioni a elevata cellularità (da 425 a 4.010 WBC/µL). Risultati. Imprecisione: CVTOT è 35,3% per 0,9 WBC/µL; 2,3% per 425 WBC/µL; 1,6% per 785 WBC/µL; 4,7% per 96 EN/µL; 2,0% per 486 EN/µL; 1,6% per 897 EN/µL. BTD è 16,7% per 0,9 WBC/µL; 0,9% per 425 WBC/µL; 0,5% per 785 WBC/µl; 2,6% per 96 EN/µL; 0,8% per 486 EN/µL; 1,0% per 897 EN/µL. Sensibilità Funzionale: CV% <10% anche alle più basse cellularità esaminate (CV=6% per 27 WBC/ 2 µL; 5,3% per 32 EN/µL). Linearità elevata (R =1.0) nel range da 25 a 982 WBC/µL e da 27 e 983 EN/µL, con deviazione dalla linearità a concentrazioni di 0,7 WBC/µL e 2,5 EN/µL, carry-over trascurabile (<0,2%) Conclusioni. I risultati evidenziano ottime prestazioni di imprecisione, sensibilità funzionale, linearità, carry-over dei conteggi WBC e EN di UF1000 che, abbinate alla concordanza dei conteggi rispetto a microscopio ottico osservata nel precedente studio, confermano il suo possibile impiego nei percorsi di automazione dell’analisi citometrica di LA rispetto alle specifiche definite dalle LG CLSI H56-A. Bibliografia. 1) MG Alessio, S Buoro et al, "Valutazione del citofluorimetro Sysmex UF-1000i nello studio del Liquido Ascitico” atti 41 Congresso SIBIOC Napoli 2009. 2) Body Fluid Analysis for Cellular Composition; CLSI H56-A Vol.26 No.2 1 1 1 D. Cerasuolo , C. Polese , M. Rizzo , R. Scarano , E. 1 Cavalcanti 1 S. C. Medicina di Laboratorio, I. N. T. Fondazione Senatore "G. Pascale", Napoli Scopo del lavoro è stato quello di valutare, nel nostro Laboratorio, le performances del Coagulometro COAG 30, da poco in commercio, prodotto dalla TND Elettronica (CE) con la collaborazione esperta della ICD Partners di Napoli. Il COAG 30 ha una produttività di circa 100 PT/ normali/ora, può supportare fino a 22 reagenti in linea, è provvisto di sensori di livello per campioni, reagenti e acqua di carico e scarico. Le misurazioni avvengono a temperatura costante e controllata su 3 canali di lettura e con azzeramento della miscela reagente/campione. La valutazione della qualità analitica di tale strumento, ha previsto per ogni test (PT, aPTT e Fibrinogeno) la determinazione dell' Imprecisione intraserie e tra serie nonchè la Correlazione con il Coagulometro BCS XP (Siemens) in nostra dotazione. Reagenti, calibratori e controlli impiegati su entrambi gli analizzatori erano tutti della ditta Siemens. L'Imprecisione intraserie è stata ottenuta analizzando 2 Pool di plasma a due diversi livelli (A e B) eseguendo per ciacun test 20 determinazioni e calcolando Media, DS e CV%. L'Imprecisione tra serie è stata valutata analizzando un Pool di plasma in duplicato per 20 giorni eseguendo la stessa analisi statistica. Per la Correlazione sono stati analizzati, contemporaneamente, su entrambi gli analizzatori, 40 campioni di plasma a differenti livelli di attività e concentrazione. L'analisi dei dati è stata effettuata mediante Regressione lineare. I risultati ottenuti per l'Imprecisione intraserie sul Pool A sono stati per il PT: Media 112% e CV 3.9%; per l'aPTT: Media 37" e CV 4.9%; per il Fibrinogeno: Media 4.1 g/L e CV 2.3%. Sul Pool B per il PT: Media 78% e CV 3.3%; per l'aPTT: Media 39" e CV 2.5%; per il Fibrinogeno: Media 5.6 g/L e CV 6.2%. L'Imprecisione tra le serie ha fornito per il PT: Media 96% e CV 6.2%; per l'aPTT: Media 37" e CV 3.9% e per il Fibrinogeno: Media: 3.7 g/L e CV 6.2%. I risultati relativi alla Correlazione sono soddisfacenti, mostrando valori di r che variano da 0.955 a 0.987. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 539 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 303 EVALUATION OF SENTINEL TOTAL ACID PHOSPHATASE AND NON PROSTATIC ACID PHOSPHATASE ASSAY ON BECKMAN COULTER AU SERIES CLINICAL CHEMISTRY ANALYZERS 304 VALUTAZIONE DI UN NUOVO TEST DI TERZA GENERAZIONE PER IL DOSAGGIO DEL PTH IN AUTOMAZIONE 1 1 1 1 A. Cugini , F. Vespasiani , M. Valdambrini , L. De 1 2 2 Angelis , E. Bianchi , G. Fumagalli 1 Sentinel CH. SpA, Milano 2 Osp. di Circolo di Melegnano, Vizzolo Predabissi 1 1 M.B. Franci , B. Lucani , M.S. Campagna , A. 1 1 Calabrò , R. Nuti 1 Medicina Interna I, Univ. degli Studi di Siena ’ L Insufficienza Renale Cronica comporta la perdita della ’ Objective: Evaluation of Total Acid Phosphatase (ACP) and Non Prostatic Acid Phosphatase (ACP-NP) assay (from SENTINEL CH.) on Beckman Coulter AU400 and AU2700 was performed in compliance with quality specifications based on biological variability, according to Ricos. Materials/Instruments: ACP measurement is based on the hydrolysis in acid medium of α-naphtylphosphate to αnaphtol and phosphate. α-naphtol reacts with diazo-2chloro-5-toluene (Fast Red TR salt), forming an azo dye compound. Prostatic acid phosphatase activity, inhibited by tartrate, is calculated by subtraction between ACP and ACP-NP. Study Design: All study protocols were based on CLSI standard. To meet analytical specifications based on biological variation (TE<10.5%) at clinical decision level (4.7 U/L) the following acceptance criteria were adopted: for Total Imprecision CV<=4%; linearity bias ±5%; method comparison was performed by comparing the results of paired patient serum samples on AU400 vs. Hitachi 912 and on AU640 vs. AU2700. On Board reagent stability and calibration stability were also evaluated. Results-ACP: Overall CV was 2.7% at 19.86 U/L on AU400 and 1.8% at 8.8 U/L on AU2700. Method Comparison: A) AU400 vs Hitachi 912: n = 60, slope = 0.99, intercept = 0.29 U/L, r = 0.997; B) AU640 vs. AU2700: n = 60, slope = 0.97, intercept = 0.17 U/L, r = 0.998. Linearity was found from 0.2 up to 72.6 U/L. LOD was 0.13 U/L. ACP-NP: Overall CV was 3.2% at 11.63 U/ L for AU400 and 4.0% at 4.58 U/L for AU2700. Method Comparison: A) AU400 vs. Hitachi 912: n = 70, slope = 1.04, intercept = 0.28U/L, r = 0.998; B) AU640 vs AU2700: n = 60, slope = 0.93, intercept = -0.33 U/L, r = 0.987. Assay was linear from 0.2 up to 32.0 U/L. LOD was 0.14. Up to 7 days for reagent stability and 3 days for Calibration stability were found. Conclusion: Performance of Sentinel CH. ACP and ACPNP assays on Beckman Coulter AU Series instruments did meet the acceptance criteria based on Biological Variation database specification, allowing the use of the assay on clinical laboratory routine. 540 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 capacità di regolare correttamente l omeostasi fosfocalcica. Il ridotto assorbimento intestinale del calcio, secondario alla ridotta sintesi di 1,25-OH Vitamina D da parte del rene, induce un aumento della secrezione di PTH tale da determinare quella condizione di iperparatiroidismo secondario che rappresenta una ’ temibile complicanza dell IRC. Nei pazienti con IRC è importante monitorare i livelli della molecola intatta PTH 1-84 utilizzando metodiche che limitino le interferenze dei frammenti, specialmente quelli C-terminali che sono di incerto significato clinico. In particolare nei pazienti in emodialisi tali frammenti si accumulano in concentrazioni molto elevate che vengono a loro volta rilevati dalla totalità dei tests diagnostici di seconda generazione attualmente in commercio. Scopo del lavoro è valutare la nuova metodica DiaSorin LIAISON 1,84-PTH CLIA a confronto con la metodica IRMA DiaSorin N-tact PTH in uso nel Ns. laboratorio da diversi anni. 114 campioni di plasma EDTA (59 da pazienti dializzati/ nefropatici e 45 da pazienti di altri reparti ospedalieri) sono stati centrifugati entro 30 min e congelati a – ° 20 C. Le due metodiche dello studio utilizzano anticorpi specifici per le due regioni N-terminale e C-terminale della molecola di PTH. Il metodo IRMA utilizza un anticorpo policlonale contro la regione 39-84 legato in fase solida e un secondo anticorpo specifico per la regione 1-34 ® marcato con Iodio125. Il test CLIA Liaison 1,84-PTH è un dosaggio modificato di tipo sandwich in due steps a due siti che utilizza due anticorpi monoclonali per la cattura e il rilevamento della molecola PTH 1-84. L’utilizzo di questi anticorpi assicura che venga rilevato solo il PTH 1-84 e non presenta reattività crociata con alcun frammento (p.e. il 7-84 o altri). L’analisi statistica di confronto ha evidenziato una correlazione altamente significativa ( y = 1,36 x + 2,6 ; R = 0,997) tra la metodica CLIA e la metodica IRMA. In considerazione del fatto che la metodica CLIA si realizza in totale automazione, essa consente inoltre una gestione ottimale del campione e dei tempi di refertazione. Endres, D.B. and R. Villanueva, CLINICAL CHEMISTRY, 37(2):162, (1991) 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 305 VALUTAZIONE DEI LIVELLI DI OMOCISTEINA MEDIANTE SISTEMI ACL TOP, HPLC ED FPIA. WORK IN PROGRESS 2 1 1 306 STEROID PROFILING FOR CONGENITAL ADRENAL HYPERAPLSIA (CAH) USING ULTRAPERFORMANCE LIQUID CHROMATOGRAPHYTANDEM MASS SPECTROMETRY 1 S. Vitale , C. Bellia , G. Bivona , C. Migliorisi , R. 1 1 2 2 Raineri , L. Carnevale , S. Meli , M.F. Massenti , F. 2 1 Vitale , M. Ciaccio 1 Sez. di Biochimica Clinica e Medicina Molecolare, Dip. Di Biopatologia e Biotecnologie Mediche e Forensi, Università degli Studi di Palermo 2 Lab. Centralizzato Analisi Chimico-Cliniche, A.O.U.P., Palermo Introduzione:L’omocisteina è considerato un fattore di rischio indipendente per patologie aterosclerotiche, cardiovascolari, trombotiche, neurodegenerative e metaboliche (1-2). Scopo del presente lavoro è stato, valutare un nuovo metodo immunologico di agglutinazione competitiva che dosa l’omocisteina totale in campioni di sangue raccolti in citrato, comparandolo con i metodi cromatografici ed immunoenzimatici classici. Materiali e Metodi: Campioni di sangue prelevati random da soggetti non omogenei per patologia, sesso ed età sono stati sottoposti ad analisi, per la valutazione dei livelli di omocisteina plasmatica, con cromatografia liquida ad alta pressione (HPLC Perkin-Elmer), FPIA (AxSym Abbott) e ACL TOP (Instrumentation Laboratory). Risultati e Conclusioni: I risultati preliminari non hanno messo in evidenza valori di omocisteina plasmatica significativamente diversi con le tre metodiche, confermando i dati presenti in letteratura di concentrazioni lievemente minori con la metodica cromatografica. (ACL TOP, 14.95 µMol/L; FPIA 14.73 µMol/L; HPLC 13.43 µMol/L). Bibliografia 1) C. Bellia, G. Bivona, .B Lo Sasso et al. Effect of vitamin supplementation on Hyperhomocysteinemia and cardiovascular risk reduction. Biochimica Clinica, 2010; 34: 187-93. 2) F. Blanco-Vaca, R. Arcelus, F. Gonzales-Sastre et al. Comparison of the Abbott IMx and a High Performance Liquid Chromatography Method for Measuring Total Plasma Homocysteine. Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, 2000; 38: 327-9. 1 3 3 4 C. Rossi , L. Calton , H. Brown , A.M. Wallace , F. 1 5 1 1 Petrucci , O. Porzio , C. Di Ilio , P. Sacchetta , A. 5 3 Urbani , M. Morris 1 Ce.S.I., Fond. Univ. “G. d’Annunzio”, Chieti 2 Dip. Sc. Biom., Univ. “G. d’Annunzio”, Chieti e Pescara 3 Clin. Oper. Group, Waters Corporation, Atlas Park, Manchester, UK 4 Dep. Clin. Bioc., Glasgow Royal Infirm., Glasgow, Scotland, UK 5 Dip. Med. Int., Univ. Tor Vergata, Roma 6 Dip. Med. Lab., Polic. Univ. Tor Vergata, Roma 7 Lab. Enz., Fac. Farm., Univ. “G. d’Annunzio”, Chieti e Pescara 8 CERC, IRCCS-Fond. S. Lucia, Roma CAH is caused by inherited defects in steroid biosynthesis.Hormonal imbalances are reflected in decreased levels of aldosterone and cortisol and excessive secretion of 17-hydroxyprogesterone (17-OHP) and androstenedione.Diagnosis of CAH is based on the quantification of 17-OHP, usually by immunoassay. Compared with other neonatal screening tests, the specificity of screening for 21-CAH by immunoassays is low. In this contest the use of liquid chromatography coupled to a tandem mass spectrometer (LC/MS/ MS) would be ideal as it provides an opportunity to address some of the current test limitations and allows the quantification of more than one marker of the disease in a single measurement process. We developed two simple methods using ultra performance liquid chromatography-tandem mass spectrometry (UPLC/MS/ MS) in positive electrospray ionisation mode and multiple reaction monitoring acquisition:the first method [1] to determine the levels of 17-OHP, cortisol, 21deoxycortisol,11-deoxycortisol, and androstenedione in serum,and the second one to measure simultaneously 17-OHP, cortisol and androstenedione.In the second method, due to the lack of dried blood spot calibrators and quality controls a response in terms of concentration was possible only for 17-OHP, while cortisol and androstenedione were investigated qualitatively by the use of peak areas in reference to the stable deuterated internal standard. Reference ranges for each analyte were defined by analysis of samples from unaffected individuals.The present methods were compared with radioimmunoassay for 17-OHP. Both the assays were linear over each analyte concentration range with all coefficient of determination (R2) >0.997.Inter and intraday precision of the assay was better than 10%CV across the analytical range. Both the method provided good linearity, sensitivity and precision and demonstrated that tandem mass spectrometry is appropriate for the measurement of steroids in routine clinical laboratories.[1] Rossi et al (2010). Clin Chim Acta 411:222-8. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 541 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 307 IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI (IPA), TECNICHE DI ANALISI A CONFRONTO 1 1 308 VALUTAZIONE DEL SISTEMA ADVIA 2400 (SIEMENS) PER DOSAGGIO LDH E ALBUMINA NEI LIQUIDI CAVITARI 1 A. D'Andrea , A. Mastrone , L. Brunasso Cattarello , G. 1 1 1 1 D'Amico , C. Carpenito , R.A. Salvo , M. Vincenti 1 Area Chimico-Clinica, Centro Regionale Antidoping "Alessandro Bertinaria" Orbassano - Torino Gli IPA sono composti ubiquitari che si formano durante i processi di combustione incompleta e per pirolisi di materiale organico. Sono, inoltre, presenti in numerosi settori lavorativi sotto forma di polveri e di vapori liberi o adsorbiti su particolato aerodisperso. Esistono, pertanto, esposizioni agli IPA sia professionali che non. Si riscontra un crescente interesse da parte della letteratura scientifica alla ricerca di nuovi metodi per l’analisi del marcatore di esposizione attualmente adottato, rappresentativo della classe degli IPA, l’1idrossipirene urinario (1-OH-Py), metabolita del pirene. In letteratura esistono molti articoli che descrivono le procedure di estrazione e di analisi cromatografica, ma esistono pochi lavori di comparazione fra le varie tecniche per valutare quale possieda le migliori prestazioni. Lo scopo di questo lavoro è stato, quindi, quello di confrontare i vari metodi di estrazione/purificazione, cromatografici e di determinazione dell’1-OH-Py per valutare una metodica rapida, accurata e precisa da utilizzare per la stima dell’esposizione dei lavoratori a rischio di contaminazione. Per valutare quale sia il metodo con le migliori prestazioni sono stati utilizzati i criteri di validazione dell’UNI EN ISO 17025:2005 con approccio di tipo olistico. I metodi valutati sono stati: GC-MS; HPLCMS/MS e HPLC con rivelatore fluorimetro (HPLC-FLUO). L’ottimizzazione ha messo in luce che tutti i metodi valutati sono selettivi. La GC-MS risulta possedere una migliore linearità rispetto agli altri due metodi. La precisione intermedia risulta abbastanza buona e simile per i tre metodi: i coefficienti di variazione percentuale risultano tutti minori o uguali al 15% (CV %HPLC-FLUO 12,87% vs CV%HPLC-MS/MS 14,79% vs CV%GC-MS 15,00%). I LOD determinati risultano uguali per tutte le metodiche (0,25 ng/mL). I LOQ invece risultano minori per GC-MS e HPLC-FLUO (0,5 ng/mL) e maggiore per HPLC-MS/MS (0,75 ng/mL). Dai risultati ottenuti si può concludere che il metodo con le prestazioni migliori risulta la GC-MS tuttavia l’HPLC MS/ MS presenta buone prestazioni con il vantaggio di avere una preparativa del campione più semplice e più sicura, in quanto priva della derivatizzazione. Bibliografia: Buratti M et al.2000, Kakimoto K et al.2007 542 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 1 S. Buoro , M. Parimbelli , P. Amboni , P. Zilio , C. 1 Ottomano 1 Lab. Analisi Chimico Cliniche , A. Osp.Ospedali Riuniti, Bergamo Scopo. Il dosaggio della Latticodeidrogenasi: Piruvato-Lattato (LDH) e la Ratio nel liquido pleurico (LP) e dell’albumina (ALB) e il gradiente per i liquido ascitico (LA) sono utili per inquadrare la natura del versamento. I metodi impiegati nel sistema ADVIA 2400 (Siemens) sono validati per i dosaggi su siero o plasma. L’obiettivo di questo studio è la valutazione (effetto matrice ed imprecisione) di ADVIA 2400 per questi dosaggi su LP e LA secondo le specifiche contenute nella Linee Guida (LG) CLSI C49-A. Materiali e Metodi. Sono analizzati in replicato 9 campioni di LA, 2 di LP (con LDH compreso fra 86 e 789 U/L e ALB fra 806 e 3171 mg/dL) e 3 di siero (con LDH fra 327 e 611 U/L e ALB tra 2903 e 4062 mg/dL) come campioni interi e a 9 concentrazioni scalari con fisiologica. I dati ottenuti sono valutati con test di regressione, minimi quadratici e limiti di confidenza. L’imprecisione dei metodi per LDH e ALB è valutata con 40 ripetizioni in 2 serie analitiche su 2 pool a diversa concentrazione di ciascun liquido e siero. Risultati. I risultati dei dosaggi scalari di LDH e ALB dei campioni evidenziano un’elevata correlazione rispetto alle concentrazioni attese con coefficiente di R=1 con y=1x +0 (IC95%) rispettivamente con p<0.05 e p<0.0001. L’imprecisione (CV) rilevata nei pool per il dosaggio di: 1) LDH nel LP è di 1.26% e 0.85% con valori medi di 196 e 746 U/L, nel LA è di 2.56% e 0.71% con valori medi di 113 e 286 U/L, nel siero è di 1.37% e 0.64% con valori medi di 171 e 772 U/L. 2) ALB nel LP è di 0.95% a 0.74% con valori medi di 1468 e 1779 mg/dL, nel LA è di 1.44% e 0.64% con valori medi di 363 e 2782 mg/dL, nel siero è di 0.97% e 0.84 % con valori medi di 716 e 2993 mg/dL. Conclusione. I risultati evidenziano che le performance analitiche del sistema ADVIA 2400 sono preservate nell’analisi di LA e LP, confermando l’applicabilità rispetto alle specifiche definite dalle LG C49-A, con l’assenza di effetto matrice nei dosaggi di LDH e ALB per LA e LP (p<0.05 e p<0.001 IC95%) e l’imprecisione che risulta sovrapponibile a quella rilevata nel Siero. Bibliografia. Analysis of body Fluids in Clinical Chemistry, IFCC C49A Vol.27 No.14 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 309 COMPARAZIONE DI CINQUE METODI ANALITICI PER LA DETERMINAZIONE DELL’OMOCISTEINA 1 1 1 1 V. Bianchi , A. Lanati , F. Martino , S. Piccinini , A. 1 1 2 3 1 Pinca , G. Sida , M. Demicheli , M. Vidali , C. Arfini 1 Lab. Analisi, Dipartimento di Patologia Clinica, A.O. SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo, Alessandria 2 Lab. di Ematologia, Dipartimento Oncoematologico, A.O. SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo, Alessandria 3 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara Introduzione e scopo. L’enorme interesse per la valutazione della omocisteina come fattore di rischio cardiovascolare ha determinato lo sviluppo di un numero crescente di metodi analitici su analizzatori semiautomatizzati e automatizzati in alternativa al metodo di riferimento cromatografico in HPLC. In questo studio abbiamo confrontato 4 metodi analitici con il metodo in HPLC attualmente in uso presso la nostra Struttura. Pazienti e Metodi. I livelli di omocisteina sono stati determinati in 145 pazienti consecutivi utilizzando la seguente strumentazione 1) AxSYM e 2) IMx (Abbott Diagnostics); 3) ADVIA Centaur (Siemens Healthcare Diagnostics); 4) kit enzimatico (Axis-Shield Diagnostics) su ADVIA 2400; 5) Homocysteine kit by HPLC (Bio-Rad). Risultati. I livelli di omocisteina misurati con i differenti metodi erano rispettivamente (mediana, IQR, min-max): 13.6 µmol/l (9.9-21.5, 4.6-113.0) per AxSYM, 19.6 µmol/ l (10.1-29.3, 4.1-83.8) per IMx, 15.4 µmol/l (11.8-26.0, 6.5-93.0) per ADVIA Centaur, 12.8 µmol/l (9.5-19.6, 3.7-90.0) per Axis-Shield, 11.2 µmol/l (7.5-17.6, 1.8-74.6) in HPLC. La pendenza della retta di regressione di Passing e Bablok ed il bias medio (analisi di BlandAltman) nel confronto con il metodo di riferimento in HPLC era: 1.23 (95%IC 1.15-1.32) e 4.0 (95% delle differenze tra -8.1 e 16.1) per AxSYM, 1.26 (95%IC 1.19-1.33) e 6.2 (95% diff. tra -2.2 e 14.5) per IMx, 1.39 (95%IC 1.24-1.56) e 6.4 (95% diff. tra -5.8 e 18.6) per ADVIA Centaur, 1.21 (95%IC 1.12-1.31) e 3.0 (95% diff. tra -5.1 e 11.0) per Axis-Shield. Utilizzando un cut-off di omocisteinemia di 15 µmol/l, la frequenza di positivi era rispettivamente 31.7% con il metodo di riferimento in HPLC, 43.4% (concordanza coppie con HPLC 86.7%, k di Cohen=0.72) per AxSYM, 55.6% (conc. 88.9%, k=0.78) per IMx, 53.1% (conc. 77.6%, k=0.56) per ADVIA Centaur, 35.0% (conc. 93.5%, k=0.85) per Axis-Shield. Conclusioni. Tra i metodi esaminati, il kit Axis-Shield presenta una buona concordanza con il metodo di riferimento, potendo rappresentare un’alternativa in Laboratori con importante carico di lavoro che quindi necessitano di un’elevata automazione per l’analisi dell’omocisteina. Bibliografia: La'ulu et al. Performance characteristics of six homocysteine assays. Am J Clin Pathol. 2008, 130(6):969-75. 310 EVALUATION OF A NEW QUANTITATIVE IMMUNOTURBIDIMETRIC LATEX DETERMINATION OF HUMAN HEMOGLOBIN IN FECES ON AUTOMATED ANALYZER 1 1 1 1 M. La Motta , C. Bitella , I. D'Agnese , G. Longo , R. 1 1 Lucini , F. Rota 1 Sentinel CH., Milano Introduction: A new quantitative immunoturbidimetric latex determination of human hemoglobin (h-Hb) in feces (FOB Gold NG) was evaluated on Hitachi Modular-P System. The scope of the study was to verify analytical performances and the compliance of the assay with the FDA guidelines. Methods: The new FOB Gold NG assay, SENTINEL CH., is an immunoturbidimetric assay, based on an antigen-antibody agglutination reaction between the h-Hb contained in the sample and the polyclonal antibodies anti-human Hb coated on the surface of polystyrene particles. In presence of h-Hb an agglutination is formed and measured at 570 nm. The signal is proportional to the concentration of h-Hb contained in the sample. Hitachi Modular-P System is a randomaccess analyzer. Modified CLSI protocols were adopted. Acceptance criteria as total imprecision were ≤4.5% for negative samples (≤100 ng/mL) and ≤5.0% for positive samples (>100 ng/mL). Inaccuracy goal was set to ≤10%. Results: Limit of Detection was 9.5 ng/mL. Limit of Quantitation was 13.9 ng/mL. Total imprecision (39 days) gave CV% at ≤100 ng/mL lower than 4.5%, and CV% at >100 ng/mL lower than 5.0%. Calibration and Reagents was stable up to 39 days on board of instrument. The reaction was linear from 13 ng/mL up to 747 ng/ mL. The comparison vs. on market product (on 131 samples) gave R = 0.989. No prozone was observed up to 36750 ng/mL. The assay recognized the following hHb variants: Hb S, Hb C, Hb A2, Hb D. Hemoglobins from animal origin (bovine, pig, rabbit, horse, fish, sheep, chicken goat) did not interfere up to 2500 ng/mL. Bilirubin (250 µg/dL), ascorbic acid (100 µg/dL) BSA (40 g/L), BaSO4 (80 µg/mL) iron (1000 µg/dL) did not interfere. Human myoglobin showed a cross-reactivity of about 25%. Conclusion: The new SENTINEL FOB Gold NG assay did meet the predefined acceptance criteria and the obtained performances were in agreement with FDA recommendations; the assay did recognize all the hHb variants and was not affected by cross-reactivity vs. animal Hb. The method is specific for human hemoglobin and no restricted diet is required. Literature: Review criteria for assessment of Qualitative Fecal Occult Blood In Vitro Diagnostics Devices. Guidance for Industry and FDA staff. Food and Drugs Administration; August 8, 2007. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 543 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 311 EVALUATION OF A NEW QUANTITATIVE IMMUNOTURBIDIMETRIC LATEX DETERMINATION OF HUMAN HEMOGLOBIN IN FECES ON A HIGH TRHOUGH-PUT CLINICAL CHEMISTRY ANALYSERS AND ON A LOW TRHOUGH-PUT BENCH DEDICATED ANALYSERS 1 1 1 1 M. La Motta , C. Bitella , I. D'Agnese , G. Longo , R. 1 1 Lucini , F. Rota 1 Sentinel CH., Milano Introduction: Colon rectal cancer is the fifth most common form of cancer in the United States and the third leading cause of cancer-related death in the Western world. The risk of developing colorectal cancer increases with age. Most cases occur to the people with age between 60-70, while cases before age 50 are rare. Measurement of the human Hemoglobin (h-Hb) in stool is the base of large national screening program and of routinary demand. Both conditions benefit from the availability of assays adaptable to High through-put analyzers and to small analyzers. Scope: The study was aimed to verify analytical performances of a new immunoturbidimetric assay on a high through-put analyzer and on a dedicated low through-put analyzer. Methods: FOB GOLD NG, SENTINEL CH., is based on the reaction between the hHb contained in the sample and polyclonal antibodies antihuman Hb coated on the surface of polystyrene particles, which forms a turbidity measured at 570 nm. The signal is proportional to the concentration of h-Hb contained in the sample. Architect c16000 is a high through-put analyzer (1600 tests/hour), while SentiFOB is a dedicated top-bench analyzer (90 tests/hour). Acceptance criteria: Acceptance criteria for total imprecision were ≤7% for negative samples (≤100 ng/mL) and ≤5% for positive samples (>100 ng/mL). In comparison to on-market method, R must be ≥0.95 and slope must be between 0.90-1.10. Results: Architect c16000: LOQ 16.0 ng/mL; Total Imprecision Max CV% 3.1; Measuring Range from 16 to 735 ng/mL; Method Comparison: n = 163, r = 0.998; Reagents and Calibration were stable up to 40 days on board; no prozone effect was observed up to 36300 ng/mL. SentiFOB: LOQ 15.8 ng/mL; Total Imprecision Max CV% 6.6; Measuring Range from 20 to 797 ng/ mL; Method Comparison: n = 65, r = 0.997; Reagents and Calibration were stable up to 15 days; prozone effect was not observed up to 10850 ng/mL. Conclusion: Obtained data proved that the SENTINEL FOB Gold NG assay can be a valuable diagnostic tool both in large screening programs and in lab situation characterized by low demand. Literature: Review criteria for assessment of Qualitative Fecal Occult Blood In Vitro Diagnostics Devices. Guidance for Industry and FDA staff. Food and Drugs Administration; August 8, 2007. 544 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 312 EVALUATION OF A NEW COLLECTION TUBE FOR THE DETERMINATION OF HUMAN HEMOGLOBIN IN FECES SAMPLES 1 1 1 1 G. Longo , C. Bitella , I. D'Agnese , M. La Motta , R. 1 1 Lucini , F. Rota 1 Sentinel CH., Milano Introduction: Colon rectal cancer is the fifth most common form of cancer in the United States and the third leading cause of cancer-related death in the Western world. Large prevention national screening programs, based detection of Hemoglobin (h-Hb) in stool, requires collection devices to be easy-to-use and fully suitable for lab automation. Scope: The study was aimed at verifying performances of a new collection device in terms of sampling reproducibility, safety of the use, stability of h-Hb after use and adaption to large clinical chemistry analyzers. Material: The FOB Gold Tube NG is a new collection device designed, validated and manufactured on a fully automated assembling, filling and labeling line by SENTINEL CH. Methods: Stability after use were investigated by using modified CLSI protocols. A % recovery of >90% against first measurement was deemed acceptable. Results: Safety of use: the wrong use of the device is prevent and enhanced by the presence of a safety seal. No leakage or alteration of the device were observed after stress thermal trial and stress mechanical trials simulating adverse shipment conditions. Stability after use: 50 feces samples were sampled and tested after 6 days. The median recovery was 91% (-6 ng/ mL) at +2 +8 °C and 61% (-23 ng/mL) at room temperature against initial measurement. Sampling reproducibility: Device was designed to sample and solubilize 10 mg of stool sample in 1.7 ml buffer. Three samples at different consistency was prepared. Repeated sampling of the same sample gave a device-to-device variation of +/-1.8, +/-1.4 and +/-1.3 mg as SD on the three consistency levels respectively (total variation: +/-1.9 mg as SD). Automation: Device was designed to meet CLSI AUTO1– A and AUTO2-A2 guidelines. Dimensions were in compliance in terms of length and outer diameter. The device was accepted, processed and barcode identified by all major clinical chemistry analyzers. Conclusion: Safety of the use and adaptability to all Clinical chemistry analyzers data support the use of SENTINEL FOB Gold Tube NG as collection device for screening program. Literature: CLSI Guideline “Laboratory Automation: Specimen Container/Specimen Carrier; Approved Standard” Volume 20 Number 29 Approved December 2000. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 313 DETERMINAZIONE SU DIMENSION VISTA DELLA APTOGLOBINA: CONFRONTO CON UN ALTRO METODO NEFELOMETRICO 1 1 314 VALUTAZIONE DI UN NUOVO ADDITIVO PER LA RACCOLTA E CONSERVAZIONE DEL CAMPIONE PER LA DETERMINAZIONE DELL' OMOCISTEINA PLASMATICA 1 C. Lo Cascio , A. Ariberti , M.G. Anselmi , M. 1 1 Marini , M.S. Graziani 1 Lab. Analisi Chimico Cliniche ed Ematologiche, Osp. Civile Maggiore, A.O.U. Integrata Verona La determinazione dell’aptoglobina, proteina di trasporto dell’emoglobina libera, viene utilizzata nella diagnosi e nel monitoraggio dell’emolisi, in particolare dell’emolisi intravascolare, ambito nel quale la sua misura su un analizzatore di chimica clinica operativo h24 può risultare di interesse. Scopo del lavoro è la valutazione, attraverso il confronto con un metodo nefelometrico già in uso, delle prestazioni della determinazione nefelometria di aptoglobina su Dimension Vista . Materiali e Metodi Campioni di plasma o siero di 69 soggetti, residui dalla routine giornaliera. Reagente HAPT (Siemens) applicato su Dimension VISTA (Siemens), reattivo HPT (Beckman-Coulter), applicato su nefelometro Immage 800 (BeckmanCoulter), entrambi calibrati con calibratore fornito dalla ditta produttrice del reagente, standardizzato CRM470. Controlli di qualità Liquicheck Immunology Control (BioRad). Risultati I controlli di qualità presentano una variabilità accettabile (CV da 2.9% a 4.6%) e rientrano nei valori attesi sulla base del confronto con altri utilizzatori. Soddisfacenti risultano anche le prove di recupero. La correlazione Vista-Immage nell’ambito di misura analizzato (0-4 g/L) è: y = 1.011x + 0.1375 (r^2 = 0.9778). Il bias mediano di Dimension rispetto a Immage è 11% con un bias maggiore per valori <1g/L. Discussione La correlazione tra i due metodi risulta soddisfacente anche se si evidenzia un bias elevato per basse concentrazioni dell’analita, questo peraltro non influenza la classificazione dei campioni indosabili (minima concentrazione refertata 0.06 g/L e 0.077 g/L rispettivamente su Immage e Vista) che risultano tali per entrambi i metodi. Si può quindi affermare che la misura di aptoglobina su Vista presenta prestazioni paragonabili a quelle offerte dal metodo precedentemente in uso, con il vantaggio di poter essere utilizzato anche in regime di urgenza. Bibliografia Dati F, Schumann G, Thomas L, Aguzzi F. et al. Consensus of a group of professional Societies and Diagnostic Companies for interim reference ranges for 14 proteins in serum, based on the standardisation against the IFCC/BCR/CAP Reference Material (CRM 470). Eur J Clin Chem Clin Biochem 1996;34:517-20 1 1 1 1 S. Persichilli , J. Gervasoni , F. Iavarone , C. Zuppi , B. 2 Zappacosta 1 Lab. Analisi I, Policlinico A. Gemelli, Roma 2 Lab. e Servizi, Centro di Ricerca e Formazione ad Alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche Giovanni Paolo II, Univ. Cattolica del Sacro Cuore, Campobasso L’iperomocisteinemia è un fattore di rischio indipendente per numerose patologie Dopo il prelievo, l’omocisteina dagli eritrociti viene rilasciata nel plasma provocando un aumento dei valori (fino al 10% dopo un'ora dal prelievo, fino al 75% a 24 ore da prelievo). L’uso di anticoagulanti come EDTA e il citrato inibisce tale incremento, ma è necessario conservare i campioni in ghiaccio e separare il plasma in tempi brevi. Recentemente sono stati progettati nuovi dispositivi contenenti particolari additivi che stabilizzano l’omocisteina dopo il prelievo. Scopo di questo lavoro è valutare la stabilità dell’ omocisteina utilizzando il nuovo dispositivo KABEVETTE® Vacuum per la raccolta del campione. Per lo studio sono stati arruolati 5 volontari reclutati tra il personale del laboratorio. Per ogni soggetto sono stati eseguiti 5 prelievi rispettivamente in provette contenenti EDTA, citrato, eparinato, senza anticoagulante e nella provetta kabevette®. I campioni sono stati aliquotati in 4 frazioni denominate tempo 0,1,2,3 corrispondenti a 0,1,6,24 ore e lasciati a temperatura ambiente. Le frazioni corrispondenti al tempo 0 sono state centrifugate immediatamente e sierate mentre le altre aliquote sono state sierate ai tempi indicati nel protocollo. Tutti i campioni sono stati conservati a -80°C fino al momento dell’analisi Il dosaggio dell’omocisteina è stato eseguito contemporaneamente su tutti i campioni, con metodo HPLC-MS/MS. I risultati confermano che la mancata centrifugazione e refrigerazione del campione dopo il prelievo induce un significativo aumento della concentrazione di omocisteina. In particolare per il siero e per l’eparinato si è osservato un incremento pari al 10% a 1 ora dal prelievo, pari a circa il 30% a 6 ore e superiore al 50% a 24 ore. I campioni conservati in EDTA e in citrato risultano più stabili ma l’incremento risulta comunque significativo. Il nuovo sistema sottovuoto contenente lo stabilizzante mantiene costante la concentrazione di omocisteina a T ambiente per 24 ore. L’utilizzo di questi sistemi fornisce una garanzia di qualità pre-analitica e una semplificazione della fase preanalitica soprattutto quando la centrifugazione non può avvenire in tempi rapidi. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 545 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 315 ANALYTICAL EVALUATION OF FIRST-LINE THYROID TESTING ON THE IMMULITE 2000 AND THE UNICEL DXI 800 1 1 2 2 R. Aloe , C. Gnocchi , R. Minelli , G. Robuschi , R. 1 3 3 Musa , C. Bonaguri , G. Lippi 1 S.S.Dip. Biochimica elevata automazione Dip. Patologia e Med. Laboratorio, A.O.U. Parma 2 Sez. Endocrinologia, Dip.Onco-ematologico internistico, A.O.U. Parma 3 U.O. Diagnostica Ematochimica, Dip. Patologia e Med. Laboratorio, A.O.U. Parma Background Diagnosis of thyroid disorders is a challenging process that encompasses several aspects, including clinical evaluation, blood and imaging testing as well as fine needle aspiration biopsies and other tests. According to most recent guidelines and recommendations, firstline thyroid testing includes Thyroid Stimulating Hormone (TSH), free Triiodothyronine (fT3) and free Thyroxine (fT4). Materials and Methods To evaluate and compare analytical performances of two widely used immunoassays analyzers which also include thyroid testing, 40 samples collected from healthy blood donors were tested in duplicate on Immulite 2000 (Imm, Medical Systems) and DxI 800 (DxI, Beckman Coulter), and 193 samples (116 males, 77 females) were tested on DxI to determine fT3 and Ft4 reference ranges. Results Imprecision was: 2.6% (95%IC: 0.2-10.4%) Imm TSH vs 1.7% (95%IC: 0-6.6%) DxI TSH; 2.7% (95%IC: 0.4-12%) Imm fT3 vs 4.3% (95%IC: 0.4-10.5%) DxI fT3; 1.7% (95%IC: 0-8%) Imm fT4 vs 1.0% DxI fT4 (95%IC: 0-11.2%). As such, DxI imprecision fulfilled the imprecision desirable specification for all analytes (TSH 9%, FT3 4% fT4 2.9 respectively), while that of the Imm was slightly greater than expected for fT3. Correlation (r ) between instruments was also excellent for all analytes, being 0.974 (p<0.001) for TSH (Imm=1.29*DxI -0.02), 0.822 (p< 0.001) for fT4 (Imm=0.95*DxI+0.37), but it was only modest and marginally significant (r= 0.291; p=0.034) for fT3, respectively. Nevertheless, Bland and Altman plot analysis comparing DxI versus Imm values revealed a mean bias of -24% (95%IC: from -7 to -41%) for TSH, -13% (95%IC: from 13 to -39%) for fT3 and -40% (95%IC: from -23 to -56%) for fT4, respectively. Reference ranges obtained with non-parametric method (CLSI 28-A3) for DxI were: fT3 from 2.578 (90%IC 2.51-2.69) to 3.931 (90%IC 3.78-4.07); fT4 from 0.65 (90%IC 0.62-0.67) to 1.121 (90%IC 1.06-1.22). Discussion Taken together, these results demonstrate that although the analytical performances of the two analyzers are satisfactory or even excellent, the comparability is modest, highlighting the need for a major standardization or harmonization of test results. 546 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 316 VERIFICA DELL’ALLINEAMENTO TRA STRUMENTAZIONI PER IL DOSAGGIO DELL’EMOGLOBINA GLICATA 1 1 1 F. Cappellini , M. Bertona , S. Signorini , P. 1 2 Mocarelli , P. Brambilla 1 Servizio Univ. di Medicina di Laboratorio 2 Dip. di Medicina Sperimentale (DIMS), Facoltà di Medicina e Chirurgia, Univ. degli Studi Milano Bicocca, Monza-Brianza Introduzione: L’uso di più analizzatori in parallelo al fine di aumentare la produttività e per un backup più semplice è molto frequente nei laboratori ospedalieri. Questa organizzazione inserisce una fonte ulteriore di variabilità analitica per contenere la quale occorre controllare periodicamente l’allineamento strumentale per assicurare performance analitiche sovrapponibili sia in termini di precisione che di accuratezza. Presso il Laboratorio Analisi dell’Ospedale di Desio la valutazione della concentrazione di emoglobina glicata (Hb A1c) viene effettuata su 3 strumentazioni HPLC HA-8160 (Menarini), due delle quali di recente acquisizione. Scopo del presente lavoro è stato quello di verificare l’allineamento tra i 3 analizzatori per garantire la commutabilità dei risultati indipendentemente dall’analizzatore utilizzato. Materiali e metodi: Sono stati analizzati 30 campioni di sangue intero con concentrazioni di Hb A1c tra 28 mmol/mol e 132 mmol/ mol. Da ogni campione sono state prodotte 3 aliquote, ognuna è stata analizzata contemporaneamente in doppio su ciascun strumento. Si è scelto di utilizzare come limiti di accettabilità per la verifica dell’allineamento i valori suggeriti da “The RCPA Chemical Pathology QAP Group”: A1c < 86 mmol/mol: ± 6 mmol/mol; A1c > 86 mmol/mol: ±5%. I dati ottenuti sono stati valutati utilizzando la rappresentazione grafica delle differenze di Bland e Altman confrontando le tre possibili combinazioni di confronti tra i 3 strumenti. Risultati: Per tutti e 3 gli analizzatori sono stati ampiamente soddisfatti i criteri di accettabilità delle performance analitiche suggerite dal gruppo di consenso. Conclusioni: L’esperienza ci porta a concludere che i tre analizzatori sono perfettamente allineati tra di loro in modo da consentirne l’uso casuale garantendo la piena commutabilità dei risultati prodotti. Resta da valutare la frequenza ottimale con cui eseguire le verifiche dell’allineamento. Bibliografia: - J. Calleja. Parallel Processing and Maintaining Adequate Alignment between Instruments and Methods. Clin Biochem Rev. 2008 Vol 29 Suppl. - http://www.rcpaqap.com.au/chempath/ - RCPA Quality Assurance Programs 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 317 CORRELAZIONE TRA UN DOSAGGIO HBSAG QUANTITATIVO ED UNO SEMIQUANTITATIVO. DUE SISTEMI A CONFRONTO 318 CONFRONTO TRA DUE SISTEMI PER LA DETERMINAZIONE DELLA VES IN SANGUE/EDTA 1 1 1 1 1 G.A. Moscato , I. Batini , O. Marsi , D. Pieri , B. 1 1 1 1 Grandi , S. Passeri , C. Novi , I. Guarducci , G. 1 Pellegrini 1 Lab. Analisi Chimico-Cliniche, A.O.U. Pisana, P.O. Cisanello, Pisa Scopo: Obiettivo dello studio è stato la valutazione della correlazione tra il metodo in uso presso il nostro Laboratorio, l’Architect HBsAg quantitativo-Abbott e il dosaggio Vitros HBsAgES semiquantitativo-Ortho Clinical Diagnostics, di ultima generazione e di recente commercializzazione. Metodologia: Sono stati selezionati 260 campioni, 171 negativi e 89 reattivi al dosaggio Architect HBsAg.Il profilo di imprecisione del dosaggio Vitros HBsAgES è stato eseguito secondo le linee guida del protocollo CLSI EP5a2,su due livelli di controllo, per 20 giorni in doppio, su due diversi sistemi Vitros 3600.Risultati: La correlazione tra i due dosaggi si è dimostrata molto soddisfacente ed è stata pari al 99,61%. Sui 260 campioni testati,si è riscontrato un solo risultato discrepante ,con reattività al limite per Architect HBsAg,negativo con Vitros HBsAg ES e riconfermato negativo ad un dosaggio successivo su entrambe i sistemi.La precisione del metodo Vitros HBsAgES si è dimostrata molto buona con CV % (interassay ed inter-analizzatore) di 26.9 sul controllo negativo (media 0.14 S/CO)e del 5% sul controllo positivo basso (media 3.93 S/CO). Considerazioni conclusive: Il dosaggio Vitros HBsAgES ha dimostrato, un’eccellente discriminazione nella popolazione dei campioni negativi (media 0.12 e mediana 0.14 verso un cut-off, dichiarato, di 1.0 ed una zona grigia tra 0.89 e 0.99 S/CO). Sulla popolazione dei campioni positivi, il metodo Vitros, alla luce di questi dati preliminari, sembra aver evidenziato una più ampia estensione del range di misura. Le buone performance del dosaggio Vitros HBsAgES, ci hanno spinto a voler approfondire altri aspetti, che saranno oggetto di un prossimo lavoro, circa la linearità del metodo, test di recupero oltre ad un profilo di precisione su pool di sieri.Bibliografia:CLSI. Statistical Quality Control for Quantitative Measurements: Principles and Definitions; Approved Guideline - Third Edition. CLSI document C24A3 [ISBN 1-56238-613-1]. CLSI, 940 West Valley Road, Suite 1400, Wayne, PA 19087-1898 USA, 20 - Dufour DR. Clinical Chemistry 52:1457-59 (2006). Hepatitis B Surface Antigen (HBsAg) Assays-Are They Good Enough for Their Current Uses? - World Health Organization (WHO) 2nd International Standard for HBsAg, NIBSC code: 00/588 1 1 1 F. Pini , L. Paoli , B. Barlettani , R. Campigli , L. 1 Faggiani 1 Lab. Analisi, Sez. Ematologia e Coagulazione, P. O. di Piombino, Piombino (LI) La VES è un test utilizzato come marcatore generico di fase acuta, che consiste nel diluire 4 parti di sangue con una parte di citrato di sodio, e nel registrare di quanto sedimentino le emazie nel periodo di un’ora, all’interno di un tubo di vetro di dimensioni definite. In anni recenti sono stati sviluppati sistemi in grado di eseguire la VES su sangue indiluito anti-coagulato in EDTA. Il primo strumento disponibile sul mercato è stato il Test-1 (Alifax), sulle cui performance sono state pubblicate valutazioni dai risultati contrastanti, che addirittura ne mettono in dubbio la capacità di fornire risultati riferibili alla VES. Recentemente è stato sviluppato lo strumento Ves-Matic Cube 30 (DIESSE Diagnostica Senese SpA), che esegue il test misurando la sedimentazione delle emazie direttamente nel tubo da emocromo, mediante un nuovo sistema di lettura optoelettronico. Dal momento che nel nostro laboratorio è in uso uno strumento Test-1, abbiamo voluto eseguire una valutazione del VesMatic Cube 30 e del Test-1 in confronto alla classica metodica di Westergren. Con le tre metodiche sono stati analizzati 174 campioni in modo da coprire tutto il possibile ambito di misura della VES (1 – 140 mm/ h), considerando come “gold standard” la metodica di Westergren. I risultati sono stati analizzati statisticamente utilizzando il pacchetto software MedCalc (MedCalc , Belgio), ottenendo i seguenti risultati: Regressione di Passing – Bablok Test-1: y = 4,53 + 1,53 x Ves-Matic Cube 30: y = -2,00 + 1.00x la pendenza della retta di regressione si discosta sensibilmente da 1 nel caso del Test-1 Analisi di Bland – Altman Test-1 vs Westergren: limiti d’accordo -54,9 - 25,6 mm/h, bias = -14,7 mm/h Ves-Matic Cube 30 vs Westergren: : limiti d’accordo -17,9 - 23,2 mm/h, bias = 2,6 mm/h Come si nota dai dati sopra riportati, l’intervallo dei limiti d’accordo del Test-1 è circa il doppio di quello del VesMatic Cube 30.Il coefficiente di correlazione di Spearman è risultato pari a 0,85 (CI 95% 0,80 – 0,88, p<0,0001) per il Test-1 e pari a 0,91 (CI 95% 0,85 – 0,94, p <0,0001) per il Ves-Matic Cube 30. Concludendo, il sistema VesMatic Cube 30 fornisce risultati di VES sensibilmente più correlati con la metodica di riferimento rispetto a al Test-1, i cui risultati talvolta si discostano troppo dal valore di VES reale. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 547 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 319 COMPARISON OF NEW TOSOH G8 HIGHPRESSURE LIQUID CHROMATOGRAPHY WITH THE SEBIA CAPILLARYS CAPILLARY ELECTROPHORESIS AND TOSOH G7 IN THE EVALUATION OF HEMOGLOBINOPATHIES 320 MISURAZIONE DELLA VELOCITA' DI ERITROSEDIMENTAZIONE ATTRAVERSO VES MATIC CUBE 80 IN RELAZIONE AI LIVELLI DI PROTEINE PLASMATICHE INFIAMMATORIE 1 1 2 1 1 G.L. Salvagno , G. Lippi , F. Bellorio , B. Cirulli , M. 1 1 1 Gelati , E. Danese , G.C. Guidi 1 Sez. Chimica Clinica, Dip. Scienze MorfologicoBiomediche, Univ. di Verona, Italy 2 U.O. di Diagnostica Ematochimica, A.O.U. di Parma, Italy Background. Detection of structural hemoglobin (Hb) variants and thalassemias has become increasingly important in clinical laboratories because the early diagnosis of variants such as sickle disease or β-thalassemia major has important therapeutic consequences early in life. The aim of this study was to compare the analytical performances of new HPLC system Tosoh G8 according to the manufacturer's specifications with the HPLC system Tosoh G7 and automated capillary zone electrophoresis (CE). Than we evaluated the ability of the new G8 and CE to detect the most common variants. Materials and Methods. Forty consecutive samples (fifteen of which with variants) of whole blood collected in EDTA were sent to our laboratory for routine evaluation of hemoglobinopathies. Each sample was assessed by the two HPLC systems and CE at the same time. Results were finally expressed as geometric mean (GM) ± the standard error of the mean (SEM). Results. In 26 samples lacking a hemoglobin variant, there was good agreement between the techniques for assessing HbA, HbA2 and HbF. HbA had a mean value of 81.9% (SEM, 0.4%) by G7, 82.2% (SEM, 0.4%) by G8 and 96.4% (SEM, 0.3%) by CE. The HbA2 values were 3.0% (SEM, 0.3%) by G7, 3.1% (SEM, 0.2%) by G8 and 3.0% (SEM, 0.2%) by CE, whereas that of HbF were 0.8% (SEM, 0.2%) by G7, 0.7% (SEM, 0.2%) by G8 and 0.2% (SEM, 0.2%) by CE. The nonparametric regression according to the method of Passing & Bablok and the relative Spearman’s correlation coefficient showed excellent performance both for HbA2 (HPLC G8 = 0.93 x HPLC G7+0.30; r= 0.999, p<0.001; CE = 0.77 x HPLC G7+0.63; r= 0.91, p<0.001) and HbF quantification (HPLC G8 = 1.01 x HPLC G7-0.05; r= 0.97, p<0.001; CE= 1.03 x HPLC G7-0.56; r= 0.95, p<0.001). Both HPLC G8 and CE identified accurately the 15 variants (12 Hb S, 1 HbE,1 HbJ and 1 HbSC). Conclusions. We conclude that, on the basis of the analytical performance and the technical features of new HPLC Tosoh G8 assay and the CE, they are suitable assays for the rapid quantification and accurate evaluation of Hemoglobin Variants. 548 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 3 2 H. Cerutti , C. Muzzi , M. Meloni , C. Scapellato , A. 1 1 1 Cortelazzo , E. Furlani , R. Guerranti 1 Dip. di Medicina Interna, Scienze Endocrino Metaboliche e Biochimica , Sez. di Biochimica Univ. degli Studi di Siena 2 U.O.C. Lab.Analisi AOUS Az.Osp.Universitaria Senese 3 Diesse Ricerche Srl L’International Council for Standardization in Haematology considera il metodo Westergren la procedura di riferimento per la misurazione della Velocità di Eritrosedimentazione (VES). Recentemente è stato introdotto, come nuovo strumento di misurazione della VES, un metodo chiuso ed automatizzato: VES Matic Cube 80 (DIESSE SpA, Siena, Italia). Questo sistema determina la VES direttamente nelle provette di prelievo in EDTA, utilizzate dai conta globuli, quindi in totale assenza di elementi reflui e aerosol. Lo strumento legge l’Eritrosedimentazione grazie ad un sistema optoelettronico innovativo caratterizzato da un raggio a luce bianca LED ad alta energia con foto-sensori analogici. Lo scopo di questo studio è quello di mettere a confronto le misurazioni della VES attraverso il metodo Westergren e VES Matic Cube 80 in 248 pazienti affetti da diverse malattie e valutare la capacità di entrambi i metodi di riflettere uno stato infiammatorio determinando la correlazione tra l’aumento dei livelli di proteine plasmatiche infiammatorie e i valori di VES ottenuti. In ciascun campione sono state misurate le proteine totali, l’albumina, la proteina C-reattiva e altre proteine infiammatorie. I risultati ottenuti con VES Matic Cube 80 hanno dimostrato una buona correlazione (y = 0.955x - 0,205, r² = 0,816, p <0,05) con quelli ottenuti con il metodo Westergren. Gli stessi risultati sono stati ottenuti anche considerando il coefficiente di correlazione di Spearman (0,951, 95% CI, 0,937-0,961, con p <0.0001) e l'analisi attraverso Passing and Bablock con un’equazione di regressione lineare (y = 0,9153x - 0,5763) con buona pendenza e intercetta. L’analisi di Bland-Altman mostra un basso bias positivo (1,2 mm/h) indicando che i valori ottenuti con VES Matic Cube 80 sono poco inferiori a quelli misurati con metodo Westergren. I risultati provano che i valori di VES ottenuti con il metodo DIESSE mostrano una buona correlazione con i livelli di proteine infiammatorie, avvalorando la tesi che VES Matic Cube 80 offre una veloce e sicura determinazione della VES, assicurando precisione e una molto buona correlazione con il metodo di riferimento; inoltre meglio riflette la presenza di processi infiammatori nei pazienti con malattie infiammatorie acute e croniche. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 321 POCT DI NUOVA GENERAZIONE: PICCOLO XPRESS 1 1 1 1 C. Cosma , N. Vajente , D. Faggian , R. Venturini , M. 1 1 Zaninotto , M. Plebani 1 Dip. di Medicina di Laboratorio, Univ. degli Studi di Padova, Italia La strumentazione point-of-care è in rapida espansione per la pressione a produrre risultati in tempi sempre più rapidi, e per le scelte di consolidamento ed integrazione che inducono a ridimensionamenti del numero e del repertorio analisi dei laboratori. Il Piccolo® Xpress (Abaxis, Inc., Union City, CA), è uno strumento compatto e portatile il cui funzionamento prevede l’uso di Dischi Reagenti (tecnologia in chimica secca) che raggruppano fino a 14 tests correlati tra loro per il quadro clinico da indagare. In 12 minuti da 100µl di sangue intero, plasma o siero, si ottiene un pannello di risultati dipendente dal tipo di Disco Reagente. Sono state valutate le prestazioni di 2 Dischi Reagenti: Comprehensive Metabolic (CM) (Na, K, Cl, Ca, Crea, Glu, AST, ALT, Alb, ALP, tBIL, TP, tCO2, BUN, eGFR), su 50 campioni di plasma litio-eparina con richiesta di profili biochimici generali; Hepatic(H) (Alb, ALP, ALT, AST, tBIL, dBIL, TP), su 25 campioni . I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti su Modular Analytics DP (MADP) (Roche Diagnostic GmbH, Mannheim) utilizzato per le indagini di routine la cui qualità è monitorata attraverso CQI e schemi specifici di VEQ. Le caratteristiche d’imprecisione valutate su 2 livelli di controlli Liquid Unassayed Multiqual (Bio-Rad Laboratories, Irvine, CA), evidenziano CVcompresi tra 0.05% (Na, Multiqual Level 2) e 9.79% (Crea, Multiqual Level 1) per CM, e tra 0.69% (TP, Multiqual Level 2) e 11.07% (tBIL, Multiqual Level 1) per H. L’analisi secondo Passing-Bablok (CI 95%) che confronta i risultati di MADP vs CM evidenzia bias costanti statisticamente significativi per : Cl=11.30 (1.00÷21.70), Glu=0.1 (0.10÷0.35), AST=5.13 (3.08÷7.22), ALT=10.16 (8.16÷11.30), tBIL=3.65 (3.20÷4.00); e bias proporzionali per: Ca=1.22 (1.11÷1.36), AST=0.89 (0.84÷0.94), ALT=0.81 (0.76÷0.89), tBIL=0.81 (0.77÷0.85), BUN=0.88 (0.85÷0.92). Risultati analoghi e per gli stessi analiti (AST, ALT, tBIL) si ottengono dal confronto MADP vs H, con un bias proporzionale anche per ALP (0.88; 0.80-0.91). L’innovativa tecnologia dei dischi reagenti, le buone prestazioni analitiche, l’operatività per pannelli di tests congruenti clinicamente, le piccole dimensioni e la grande praticità rendono il piccolo Xpress un valido ed interessante analizzatore POCT di nuova generazione. 322 DOSAGGIO DEL D-DIMERO CON METODO IMMUNOTURBIDIMETRICO AD ALTA SENSIBILITA', DATI PRELIMINARI 1 1 1 D. Cerasuolo , F. Di Paola , L. Rossi , E. Cavalcanti 1 S. C. Medicina di Laboratorio, I. N. T. Fondazione Senatore "G. Pascale", Napoli 1 Scopo del lavoro è stato quello di valutare, nel nostro Laboratorio, le performances di un metodo immunoturbidimetrico, potenziato al latice, altamente sensibile, per il dosaggio del D-Dimero (Innovance DDimero, Siemens Diagnostici). L'Imprecisione nella serie, sul nostro sistema (BCS XP, Siemens Diagnostici), è stata condotta analizzando un pool di plama a livello patologico (2,1 mg/L), eseguendo 20 determinazioni, per tre giorni consecutivi e calcolando Media, DS e CV% (CV 0,6%). Per il calcolo dell'Imprecisione tra serie sono stati analizzati un Plasma di Controllo a livello Normale (Innovance D-Dimero Controllo 1) ed uno a livello Patologico (Innovance D-Dimero Controllo 2) in duplicato per 15 giorni, eseguendo la stessa analisi statistica. I CV ottenuti sono rispettivamente 6,7% e 3,7%. Per il calcolo dei Valori di Riferimento sono stati analizzati 60 campioni di plasma, da donatori afferenti alla Medicina Trasfusionale. I risultati ottenuti mostrano una Media di 0,28 mg/L, con un intervallo compreso tra 0,17 e 0,75. Si ritiene pertanto utile, se tali dati verranno confermati su un maggior numero di campioni, portare il cut-off da 0,55 a 0,65 mg/L. E' noto che tale test, utilizzato per escludere la presenza di TEV, ha un alto Valore Predittivo Negativo, risultando positivo in corso di numerose patologie. Nei pazienti oncologici, soggetti frequentemente a processi settici/ infettivi o sottoposti ad interventi chirurgici invasivi, con alta probabilità di sviluppare processi tromboembolici, un unico valore non può essere significativo. Dai nostri dati preliminari si evince che, in corso di processivi infettivi, in 15 pazienti esaminati il valore di D-Dimero è compreso tra 2,5 e 5,0 mg/L. Al fine di valutare il rischio di TEV, è pertanto necessario eseguire determinazioni seriate durante il periodo di degenza oltre che avvalersi di indagini strumentali. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 549 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 323 VALUTAZIONE DELLO SCREENING AUTOMATIZZATO STANDARD PER IMMAGINI DEL SEDIMENTO URINARIO VERSUS LA CITOLOGIA TRADIZIONALE 324 VALUTAZIONE DI UN METODO IMMUNONEFELOMETRICO PER IL DOSAGGIO DELL'OMOCISTEINA PLASMATICA 1 1 1 1 1 R. Anderlini , F. Torricelli , G. Patelli , L. Giampaolo , C. 2 2 2 1 Magnani , N. Bigiani , O. Raisi , A.M. Cenci 1 Dip.,Pat.Clin.Corelab,Nuovo Osp. Civile S.AgostinoEstense (NOCSAE) AUSL di Modena 2 U.O Citopatologia Osp.Mirandola AUSL di Modena Obiettivi: Il ritrovamento casuale di cellule alte vie/ atipiche nel sedimento urinario eseguito in automazione mediante acquisizione d'immagine digitale offre occasioni di riconoscimento di quadri significativi anche durante il monitoraggio di pazienti con eteroplasie. L’esame morfologico standard di urine estemporanee con analizzatore IL IRIS iQ200 segnala la presenza di cellule“sospette”da revisionare che nella nostra esperienza hanno trovato conferma in citodiagnostica. Materiali e metodi: Dalle urine fresche della routine interna (4 ospedali) ed esterna (tutta la provincia) di pazienti di entrambi i sessi, da 9 a 88 anni, afferenti al laboratorio BLU (1°semestre 2010), sono state selezionate quelle di 30 pazienti: 5 portatori con citodiagnosi di k-vescica, diversi per tipo istologico, infiltrazione e terapie; 6 conosciuti per altre neoplasie in diagnosi e/o in follow up; 4 con sospetto K vescica; 15 portatori di displasie/ stati infiammatori delle vie urinarie. Nell’indagine condotta con microscopia computerizzata mediante rete neurale le immagini non ascritte a categorie previste (NSE o UNCL) seguivano la revisione degli operatori a video e/o al MO (campo chiaro, 400X) e i campioni significativi per cellule atipiche, venivano inviati alla Sezione di Citopatologia. Risultati e conclusioni: buona corrispondenza tra riscontri in automazione e citologia standard delle urine con segnalazione strumentale e revisione delle immagini non correttamente classificate dalla rete neurale. In questo modo si sono confermati 2 k vescica pre-intervento, 3 dopo ureteroileostomia in pregresso k della vescica, 6 dovuti a manovre strumentali, 4 lesioni uroteliali misconosciute con conferma citodiagnostica. Questa positiva esperienza preliminare traccia un percorso volto al riconoscimento di elementi esfoliati nelle urine e può suggerire atipie da avviare ad approfondimenti motivati e interdisciplinari per accelerare le diagnosi. Un simile approccio in automazione si ipotizza anche in altri campi diagnostici di citologia esfoliativa, garantendo tracciabilità ed archiviazione immagini particolarmente utili nei follow up. I casi studiati possono, infine, contribuire alla realizzazione di un archivio immagini di cellule tipiche e atipiche utili alla formazione del personale. 550 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 2 1 D. Cerasuolo , M. Cilento , F. Di Paola , R. 1 1 Quaranta , E. Cavalcanti 1 S. C. Medicina di Laboratorio, I. N. T. Fondazione Senatore "G. Pascale", Napoli 2 U. O. C. Medicina di Laboratorio, P. O. San Paolo, A. S. L. Napoli 1 Centro L'omocisteina è da tempo riconosciuta come importante fattore di rischio trombotico ed i pazienti oncologici sviluppano, con una frequenza piuttosto elevata, complicanze tromboemboliche legate sia alla malattia di base che alla chemioterapia (1). In tali pazienti pertanto è di fondamentale importanza eseguire tutte le indagini necessarie alla valutazione del rischio. Per il dosaggio dell'omocisteina, l'HPLC in fase inversa, con rilevazione fluorimetrica, rappresenta il metodo di riferimento (2), ma non disponendo, nel nostro Laboratorio, di tale strumentazione, abbiamo valutato le performances analitiche di un metodo immunonefelometrico potenziato al latice per tale dosaggio (N Latex HCY - Siemens Diagnostici). La metodica è stata applicata al Nefelometro BN ProSpec (Siemens Diagnostici) secondo le indicazioni della Ditta produttrice. Abbiamo quindi effettuato il confronto dei risultati con quelli ottenuti con metodo HPLC. Lo studio dell'Imprecisione nella serie, sul nostro sistema, è stato condotto analizzando un Pool di plasma a livello normale (14.5 µmol/L), eseguendo 20 determinazioni e calcolando Media, DS e CV%, (CV = 1.95%). Per il calcolo dell'Imprecisione tra serie sono state analizzate aliquote congelate a - 20°C del medesimo pool per 15 giorni, eseguendo la stessa analisi statistica, ottenendo un CV = 2.95%. Il confronto tra metodi è stato effettuato analizzando 40 campioni di plasma da pazienti ricoverati, anticoagulati con EDTA, raccolti in modo random. I campioni, subito dopo l'arrivo, sono stati centrifugati, separati, divisi in due aliquote e congelati a - 20°C prima delle sedute analitiche. L'analisi della regressione lineare indica che il metodo Nefelometrico mostra un'ottima correlazione con quello HPLC (y=0.817x +0.60, r=0.991, p<0.00001) nell'intervallo di valori studiati da 5 a 204 µmol/L. Il metodo studiato, pertanto è idoneo all'utizzo nei Laboratori che non dispongono di strumentazione dedicata. Bibliografia 1. Mecully K.S. Homocysteine and vascular disease. Nat. Med. 1196,2:386-309 2. Gowacki R., Bald E. -J. Chromatogr. 2009, 877:3400-3404 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 325 VELOCITA' DI FILTRAZIONE GLOMERULARE CALCOLATA CON L'EQUAZIONE CKD-EPI VS L'EQUAZIONE MDRD: L'ESPERIENZA DELL'AZIENDA OSPEDALIERA S. M. NUOVA DI REGGIO EMILIA 1 1 2 2 326 CONFRONTO FRA DUE DIFFERENTI METODI PER LA DETERMINAZIONE QUALITATIVA DELL’ANTIGENE DI SUPERFICIE DELL’EPATITE B (HBsAg) IN CAMPIONI DI SIERO SUL SISTEMA AUTOMATICO VITROS ECi 1 1 1 A. Parisoli , L. Belloni , T. Lusenti , M. Corradini , S. 2 1 Pasquali , C. Dotti 1 Lab. Analisi Chimico Cliniche e di Endocrinologia, A.O. S.M.Nuova di Reggio Emilia. 2 O.U. Nefrologia e Dialisi, A.O. S.M.Nuova di Reggio Emilia. L. Tomasicchio , A. Viniero , A.M. Rutigliano , V. 1 1 1 Masellis , R. Luce , F. Di Serio 1 A.O.U. Policlinico, Bari Introduzione e scopo: l’equazione MDRD a “quattro variabili” per la stima della velocità di filtrazione glomerulare (GFR), usata di routine per la valutazione della funzionalità renale, mostra limiti di precisione e ingenera una sottostima agli alti valori di GFR. Scopo dello studio è quello di confrontare la classificazione della GFR calcolata con la nuova equazione CKD-EPI (Ann Inter Med 2009; 150: 604-12) rispetto all’equazione MRDR su un ampio numero di campioni analizzati presso il Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e di Endocrinologia dell’Azienda Ospedaliera S.M. Nuova di Reggio Emilia. Disegno dello studio: il calcolo della GFR con le due equazioni è stato eseguito sui prelievi di 62.820 pazienti ambulatoriali (27.348 maschi e 35.472 femmine) afferenti al nostro laboratorio di età compresa tra i 18 e 70 anni (età media 50.2 anni). Dallo studio sono stati esclusi soggetti di età inferiore ai 18 anni e i non caucasici. La creatinina sierica è stata misurata mediante il metodo cinetico Jaffè IDMS tracciabile (Modular , Roche Diagnostics, Mannheim, Germany). Risultati: 923 campioni (4.5%) classificati in stadio III secondo la formula MDRD risultavano in stadio II secondo l’equazione CDK-EPI. 12619 campioni (32%) classificati in stadio II secondo la formula MDRD risultavano in stadio I secondo l’equazione CDK-EPI. Il numero di pazienti non risultava differente per le classi di GFR da 15 a 29 mL/ utilizza la tecnologia MicroWell per la determinazione qualitativa dell’HbsAg sierico: dei 5 anticorpi monoclonali anti HBs utilizzati, due sono biotinilati e tre sono marcati con HRP. Le wells sono coattate con streptoavidina. Secondo quanto dichiarato dall’azienda, la specificità del test è = 99.88%; la sensibilità, determinata analizzando diluizioni seriali del WHO 2nd International Standard è <0.10 IU/mL; la sensibilità al valore di cut-off (cutoff =1) è = 0.066 IU/mL. Scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare la concordanza dei risultati per presenza/assenza dell’HBsAg in campioni di siero, testati in duplicato con il nuovo metodo di dosaggio e il metodo preesistente (VITROS HBsAg). Metodo. 228 campioni di siero, afferenti in regime di routine al nostro laboratorio, sono stati analizzati su strumentazione Vitros ECi con entrambi i metodi (VITROS HBsAg e VITROS HBsAg ES). Risultati. In 217 campioni i metodi hanno prodotto risultati concordanti (n.120 positivi; n. 97 negativi). Per i restanti campioni (n.11) si ottenevano valori borderline con il metodo VITROS HbsAg (unità S/CO da 0.96 a 1.38). Quando testati con il metodo VITROS HBsAg ES, dieci campioni risultavano negativi (unità S/CO ES <0.9) ed uno positivo (unità S/CO ES >1). Conclusioni. I nostri dati preliminari evidenziano una concordanza dei risultati = 95% e una maggiore specificità del metodo VITROS HBsAg ES rispetto al dosaggio VITROS HBsAg per valori prossimi al cut-off. I risultati necessitano di conferma con metodi di biologia molecolare. 2 2 min/1.73m e <15 mL/min/1.73m . Discussione e conclusioni: i dati da noi ottenuti concordano con quelli già riportati in letteratura, indicando una maggiore accuratezza della formula CKD-EPI rispetto alla MDRD nello screening della funzionalità renale nell’ambito di una popolazione senza patologia accertata. Infatti si riduce significativamente la percentuale di pazienti erroneamente classificati in stadio III, suscettibili di ulteriori indagini nefrologiche. Introduzione e scopo del lavoro. Il nuovo metodo di dosaggio VITROS HBsAg ES (Ortho Clinical Diagnostics), è un metodo in chemiluminescenza potenziata che TM biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 551 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 327 PRELIMINARY EVALUATION OF THE DRI®ETG IMMUNOASSAY FROM THERMO FISHER SCIENTIFIC ON THE ABBOTT ARCHITECT C8000 CLINICAL CHEMISTRY ANALYZER BY COMPARISON TO LC/MS 1 2 3 L. Germagnoli , J. Schumacher , B. Wilhelm , S. 1 4 Cingari , M. Boettcher 1 Lab. Unilabs Ticino. Breganzona, Switzerland 2 Centro Residenziale Cagiallo, Switzerland 3 Thermo Fisher Scientific, Clinical Diagnostics, Estavayer-le-Lac, Switzerland 4 LOD Medizin Service, Dassau, Germany Ethyl Glucuronide (EtG) is a ethanol direct metabolite, which is formed in the liver by conjugation of ethanol with glucuronic acid. EtG is present in various body materials, but it is usually measured in urine samples and a positive finding of EtG proves that the person was exposed to ethanol. EtG is detected in urine with a dose dependant manner and it can be detected in urine until 80 hours from the last ingestion. Due to its features, EtG seems to be suitable for monitoring alcoholic patients in rehabilitation who are obliged to stay in total abstinence. The reference method to measure EtG is LC/MS, but an immunoassay was recently introduced which can be applied on automated instruments. This will permit a wider use of the EtG into the clinical environment by a cost saving method and with fast results. The first aim of our work was to verify the performance of an EtG immunoassay in a clinical setting made by patients in an alcohol withdrawal program monitored by Centro Residenziale Ingrado Cagiallo. These patients were lodged, but were permitted to stay at home during the week end. EtG measurements were done by the DRI ® EtG enzyme immunoassay from Thermo Fisher Scientific, Microgenics GmbH, on an Abbott Architect c8000 analyzer. Confirmatory analysis was done by LCMS/MS in LOD Medizin Service, Dassau. Preliminary results were obtained from 10 patients from whom samples were taken on Monday morning right after they returned back to Cagiallo. In some cases consecutive samples were taken the following (6 to 9). In total 78 samples were measured. The judgment about the actual abstinence was made an expert MD. Confirmatory analysis was made for 21 urine samples. The second aim will be also to evaluate the performance of a lower cut-off for EtG (100 ng/mL) compared to the widely accepted cutoff of 500 ng/mL. The results obtained are: medium concentration in the patients 133 ng/ml, range 0-2000 ng/ml The comparison analysis with LC/MS method is: Deming regression Architect = 1.28 LC/MS + 31.97 correlation coefficient 0.9647 Passing – Bablok regression Architect = 1.30 LC/MS + 29.53 correlation coefficient 0.9773 These results suggest that the reagent can be used on Architect analyzer. Boettcher M, Brck O, Helander A. Evaluation of new immunoassay for urinary ethyl glucuronide testing. Alcohol Alcohol 2008; 43: 46-8 552 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 328 MISURA DELL’NT-ProBNP: DUE METODI A CONFRONTO 1 1 1 1 P. De Vita , M. Brogi , R. Girolami , V. Sbolgi , R. 1 1 1 1 Palumbo , A. Ognibene , S. Rapi , B. Salvadori 1 Lab. Generale, A.O.U. Careggi, Firenze. Introduzione: La determinazione dei peptici natriuretici ha assunto negli ultimi anni un’importanza sempre maggiore sia nella diagnosi differenziale tra scompenso cardiaco e malattie polmonari che per il monitoraggio e la stratificazione del rischio dei pazienti affetti da scompenso cardiaco (1) con un conseguente incremento delle metodiche disponibili per la loro determinazione. Scopo di questo lavoro è stato quello di confrontare i valori dell’NT-ProBNP forniti dal metodo metodo immunoenzimatico in chemiluminescenza (CLEIA) Pathfast (Mitsubishi, Giappone) rispetto al metodo enzimatico in immunofluorescenza (ELFA) utilizzato nella routine del laboratorio (VIDAS-Biomerieux, Francia). Materiali e Metodi: 103 campioni di siero (range=20-20721pg/mL) pervenuti al laboratorio per la determinazione del NT-proBNP sono stati analizzati in parallelo con i due metodi sopracitati. La correlazione tra i due metodi è stata valutata mediante regressione lineare ed analisi di Bland-Altmam. Risultati: la regressione lineare nel confronto tra i due metodi è risultata: y = 1.39 x +118.25. Il coefficiente di correlazione di Pearson ha fornito un valore di r2=0.982. L’analisi secondo Blend Altman ha mostrato uno scarto dalla media inferiore al 10% nel 51% dei campioni ed inferiore al 20% nel 71%. Discussione: nonostante una buona correlazione fra i risultati, confermata anche dalla verifica degli scarti, i dati evidenziano una netta differenza nei valori assoluti con una sovrastima di circa il 40% per il metodo Pathfast. 1) Clerico A, Fontana M, Zyw L, Passino C, Emdin M. Clin Chem 2007;53:813-22 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 329 CORRELAZIONE FRA L’INDICE DI EMOLISI DEGLI STRUMENTI ADVIA 2400 (SIEMENS) E LA CORRISPONDENTE CONCENTRAZIONE DI HB MISURATA CON METODO SPETTROFOTOMETRICO DI HARBOE 330 PREVENZIONE, SORVEGLIANZA E CONTROLLO DELLA MALNUTRIZIONE NEL PAZIENTE RICOVERATO: L’ESPERIENZA DELL’ASL 4 CHIAVARESE NEGLI ANNI 2006-2009 1 1 2 2 2 B. Salvadori , T. Rondelli , R. Notaro , M. Sica , G. 1 1 1 1 Materassi , D. De Ninno , F. Morandini , A. Ognibene 1 Lab. Generale, A.O.U. Careggi, Firenze. 2 Unità di Genetica e Trasferimento Genico - Core Research Laboratory - Istituto Toscano Tumori, Firenze. Introduzione Il rilascio di sostanze dai globuli rossi (emolisi) per rottura meccanica durante il prelievo o per manipolazione del campione può alterare la concentrazione sierica di alcuni analiti ed interferire con le metodiche analitiche. Quindi la conoscenza del grado di emolisi per esami di chimica clinica è essenziale per valutare la corretta determinazione delle sostanze la cui concentrazione ne risulta influenzata (ad es. potassio, LDH ed altri enzimi cellulari). Inoltre la quantificazione di Hb sierica può essere utile nel monitoraggio delle forme di emolisi intravascolare e per valutare la concentrazione di Hb libera nelle sacche di emocomponenti. Questo lavoro si propone di verificare la corrispondenza del “Hemolytic Index” (HI) fornito dagli analizzatori Advia 2400 (Siemens) e la concentrazione di Hb sierica. Materiali e Metodi L’Advia 2400 stima l’emolisi del campione misurando sul siero le assorbanze a 571 e 596 nm e calcolando, sulla base di una formula proprietaria, l’indice HI. La concentrazione di Hb è stata determinata in duplicato sullo spettrofotometro Genesys 10 Bio (Spectronic) col classico metodo di Harboe (Scand J Clin Lab Invest 1959;11:66) che utilizza la “correzione di Allen” (Clin Chem 1984; 30:627) per escludere interferenze da bilirubina, albumina e lipidi, secondo la formula: Hb (mg/ L)= 167,2*A 415 – 83,6*(A 380 +A 450 ) corretta per la diluizione 1:10 del siero in carbonato di sodio 0,1 mg/ml. HI e concentrazione di Hb sono stati determinati su 81 campioni di siero. Risultati Il valore medio di HI era 39.1 (DS 42.12). La concentrazione di Hb determinata sugli stessi campioni era in media 37.9 mg/dL (DS 39.8). I valori di HI e Hb 2 sono risultati linearmente correlati (R =0,99, y = 0.9411x + 1.0684). L’analisi di Bland-Altman mostra un bias medio di 1.235 con 95% CI da 0.13 a 2.34; il bias è maggiore per valori di HI ed Hb con concentrazioni Hb >150 mg/dl. Conclusioni La buona correlazione tra valore di HI e concentrazione di Hb nel range studiato permette di utilizzare questo parametro nella valutazione dell’attendibilità dei risultati di esami di laboratorio che possono variare anche notevolmente a causa di questa interferenza. 1 1 1 G. Devoto , V. Marrè , S. Massaro , F. Deiana , C. 1 2 2 Devoto , F. Gallo , C. Marchello 1 Lab. Analisi, ASL 4 Chiavarese, Lavagna 2 Dietetica e Nutrizione, ASL 4 Chiavarese, Lavagna Scopo del presente lavoro è la valutazione dell’applicazione dell’algoritmo diagnostico per la prevenzione, sorveglianza e correzione della malnutrizione nel Paziente Istituzionalizzato. Presso l’ASL 4 Chiavarese dall’anno 2005 è attiva la Struttura Semplice di Dietetica composta da N° 1 Medico, N°1 Biologo Nutrizionista e N°1 Dietista, per la gestione delle Problematiche Nutrizionali sia per Pazienti Ricoverati sia per Pazienti Ambulatoriali (Anoressia, Bulimia). Il protocollo diagnostico prevede, sulla scorta di un lavoro preliminare, l’applicazione di un Algoritmo Diagnostico all’atto del ricovero, comprendente una valutazione clinica dello stato nutrizionale del Paziente tramite il metodo Subjective Global Assessment (S.G.A.) e la determinazione della Prealbumina.Materiali e Metodi: all’atto del ricovero è valutato lo stato nutrizionale del Paziente tramite il S.G.A. e qualora il Paziente fosse classificato a rischio di malnutrizione o francamente malnutrito viene eseguita la determinazione della Prealbumina quale fotografia del profilo biochimico nutrizionale. In questi gruppi di Pazienti vengono poste in atto tutte le misure terapeutiche e di assistenza, suggerite dai Nutrizionisti e, a distanza di 7 giorni vengono rideterminate le concentrazioni sieriche della Prealbumina quale parametro di efficacia degli interventi effettuati. Abbiamo registrato negli anni 2006-2009 in quanti Pazienti è stato applicato tale algoritmo diagnostico nei Reparti di Degenza dell’ASL 4 Chiavarese.Risultati: abbiamo registrato un incremento di applicazione dell’algoritmo così suddiviso per numero di Pazienti studiati: Reparti Medici (280, 350, 342, 340), Reparti Chirurgici (23,40,31,58), Neurologia (24,30,60,71), Rianimazione (66,88,42,76), RSA (250,340, 290,367). Discussione e prospettive:i nostri dati dimostrano un graduale ma lento incremento dell’applicazione dell’algoritmo diagnostico per la valutazione dello stato nutrizionale nei Reparti di degenza. Nel 2010, in collaborazione con la Struttura di Dietetica, stiamo sviluppando un progetto aziendale coinvolgente 15 Strutture Residenziali per Anziani e Disabili del nostro territorio presso le quali verrà applicato tale protocollo diagnostico. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 553 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 331 LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI NEL LABORATORIO 1 2 G. Magrì , M. Doria 1 Certificazione Qualità e Accreditamento ASL1 IM 2 SPP ASL1 IM La prevenzione degli infortuni nel Laboratorio Analisi costituisce un importante obiettivo, in quanto produce importanti ricadute sull’organizzazione stessa. La gestione della sicurezza con modelli UNI EN ISO9001/ OHSAS 18001 può costituire un investimento per la gestione del Laboratorio e per tutto l’indotto. Un sistema di prevenzione non idoneo,può portare ad una sottovalutazione di tutte le buone norme comportamentali da parte degli operatori con un aumento degli infortuni e una lievitazione dei costi diretti e indiretti. L’INAIL ha previsto riduzioni delle tariffe per le strutture che attuano miglioramenti al disopra dei limiti stabiliti dalla legge. Anche il Laboratorio Analisi dell’ASL 1 Imperiese si è posta l’obiettivo di contrastare gli infortuni sul lavoro, a tale fine la Gestione Qualità del Laboratorio si è resa promotrice di un sistema di gestione della sicurezza che si avvale, oltre che dell’operato del Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale, anche di quanto realizzato all’interno dell’Azienda sulla base del Manuale della Qualità Aziendale ISO 9001:2008.Il risultato atteso è la diminuzione degli infortuni e la riduzione della polizza denominata “oscillazione per prevenzione”.L’obiettivo s’intende realizzato effettuato almeno un intervento tra quelli tra quelli indicati nella Sez.A del modulo OT24 INAIL o, almeno tre interventi tra quelli indicati nelle restanti sezioni del modulo, di cui almeno uno nel settore della formazione. Sistema Qualità del Laboratorio ha compilato nel modulo OT24 INAIL i punti 2,16,21,22 relativi a procedure in grado di contribuire alla riduzione il rischio di infortuni in Laboratorio. In particolare siamo intervenuti con esito positivo:sulle punture accidentali (il 70% di tutti gli infortuni a rischio biologico e il 25-29% di tutti gli infortuni)e a tale scopo i centri prelievo del laboratorio Analisi,sono stati dotati di aghi muniti dei dispositivi di sicurezza; sulle misure di prevenzione per il ridurre il rischio da movimentazione manuale dei carichi.Una maggiore sicurezza per i lavoratori non costituisce solo un beneficio per i diretti interessati,ma è garanzia di migliori prestazioni e risparmio economico. 554 332 FUNCTIONAL IMPAIRMENT IN VIDEO TERMINAL OPERATORS IS RELATED TO LOW-GRADE INFLAMMATION biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 1 1 1 F. La Farina , S. Riondino , F. Martini , R. 1 1 1 1 D'Alessandro , L. Polce , P. Ferroni , F. Guadagni 1 Dip. di Medicina di Laboratorio & Biotecnologie Avanzate , IRCCS San Raffaele, Roma Background Work-related musculoskeletal disorders (WMSDs) are pathologies associated with exposure to risk factors in the workplace. Progressive functional impairments develop with chronic repetitive tasks possibly involving inflammatory mediators (Carp SJ et al. Clin Sci 2007;112:305). Objectives To analyze systemic pro-inflammatory changes in relation to the possible occurrence of pain and disability in video terminal operators (VTOs) undergoing upper extremity repetitive stress. Methods Pain assessments, classification and grade of impairment relied on self-report measures of intensity, sensory characteristics, responses, and coping to pain. To this purpose, questionnaires were administered to 21 VTOs and to 21 matched controls. The inflammatory status of the enrolled subjects was analyzed by testing of serum high sensitive C-reactive protein (hsCRP) as well as systemic levels or monocyte expression of proinflammatory cytokines interleukin-6 (IL-6) and tumour necrosis factor-alpha (TNF). Results Serum levels of both cytokines were significantly increased in VTOs compared to control subjects (p=0.005 for TNF and p=0.004 for IL-6). TNF levels significantly correlated to IL-6 (p=0.019), which, in turn, was associated to increased hsCRP (p=0.012). VTOs with mild/moderate disability had higher serum hsCRP (p=0.001) and IL-6 (p=0.035) levels than VTOs without disabilities. Monocyte stimulatory TNF expression was particularly robust in individuals with mild/moderate disability. The increased monocyte expression of TNF was independently associated to increased IL-6 expression that, in turn, was an independent predictor of increased systemic hsCRP levels together with the presence of mild/ moderate functional impairment and weekly commitment to the display screen. Conclusions The results obtained in the present study indicated the occurrence of a low-grade inflammatory condition in VTOs with mild/moderate disability and confirm a role for inflammatory mediators in the biological processes that underlie musculoskeletal disorders by repetitive stress. The correct recognition of such a response might allow the identification of apparently healthy individuals at higher risk of developing WMSDs. Partially supported by Italian Ministry of Health, Grant RFIN06-PMS/40/06. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 333 VALUTAZIONE DEL TRITEST IN UNA POPOLAZIONE AMBULATORIALE CON ELEVATA INCIDENZA DI MIGRANTI 1 1 1 334 OSMOLALITA' PLASMATICA MISURATA E CALCOLATA IN PAZIENTI NORMO-, IPO- E IPERSODIEMICI 1 1 1 1 A. Romero Alvarez , M. Mercadanti , G. Lippi 1 U.O Diagnostica Ematochimica, Dip. Patologia e Medicina di Laboratorio, A.O.U. Parma M. Vidali , G. Sulas , E. Beltrami , G. Bellomo 1 Lab. di Ricerche Chimico-Cliniche, A.O.U. Maggiore della Carità, Novara Introduzione La trisomia 21 è la più frequente anomalia cromosomica neonatale, con incidenza stimata di un caso su 800 nati. Il tri-test è un test biochimico di screening che determina tre analiti di origine fetale e/o fetoplacentare, valutati tra la La valutazione dell’osmolalità plasmatica gioca un ruolo chiave in molte situazioni cliniche, in particolare nella medicina di emergenza, nel post-operatorio, nel paziente con patologie renali, endocrine e con alterazioni idroelettrolitiche. In questo lavoro abbiamo comparato i valori di osmolalità misurata e calcolata in pazienti normo-, ipo- e ipersodiemici. L’osmolalità plasmatica è stata misurata, tramite abbassamento del punto crioscopico (Advanced Osmometer mod. 3300, A. De Mori, Milano) in 150 pazienti ospedalizzati, suddivisi in iposodiemici (<125mEq/l, n=50), normosodiemici (135-145mEq/l, n=50) e ipersodiemici (>155mEq/l, n=50). L’osmolarità è stata calcolata utilizzando 3 differenti algoritmi: 1) Osm=2x[Na+] + glucosio/18 + AzotUr/2.8; 2) Osm=(1.86x[Na+]) + glucosio/18 + AzotUr/2.8 + 9; 3) Osm=(1.86x[Na+] + glucosio/18 + AzotUr/2.8)x1.09. Il gap osmolare è stato derivato come differenza tra osmolalità misurata e calcolata. L’osmolalità misurata nel campione e nei 3 sottogruppi (ipo-, normo- e iper-) era rispettivamente 314.4 mOsm/ Kg (DS 40.1), 276.3 (DS 21.4), 305.8 (DS 13.5), 361.4 (DS 21.9). Il gap osmolare medio nel campione e nei 3 sottogruppi, e l’intervallo al 95% (media ± 2DS), era rispettivamente: 12.7 mOsm/l (da -8.3 a 33.7), 14.5 (da -4.4 a 33.3), 13.4 (da -12.5 a 39.2), 10.2 (da -6.3 a 26.7) con l’algoritmo 1; 23.3 (da 2.5 a 44.1), 22.3 (da 3.6 a 41.1), 23.9 (da -1.9 a 49.6), 23.8 (da 7.0 a 40.5) con l’algoritmo 2; 7.0 (da -14.2 a 28.2), 9.2 (da -8.9 a 27.5), 8.4 (da -17.6 a 34.4), 3.2 (da -12.8 a 19.3) con l’algoritmo 3. La frequenza di pazienti con gap osmolare >10 mOsm/l (cutoff ampiamente citato in letteratura e utilizzato in clinica) nei differenti gruppi (ipo-, normo- e iper-) era: 58%, 54% e 40% (alg. 1), 94%, 96% e 92% (alg. 2), 42%, 25% e 12% (alg. 3). L’osmolalità calcolata non può mai sostituire quella misurata; al contrario, l’utilizzo combinato dei due parametri può fornire informazioni preziose per l’inquadramento diagnostico del paziente. Tuttavia, in considerazione dell’ampia distribuzione e della dipendenza dall’algoritmo impiegato, l’utilizzo del gap osmolare impone cautela. L’algoritmo 3 meglio si accorda con quanto ci si attenderebbe sulla base dei meccanismi fisiopatologici dell’iper- e dell’iposodiemia. a a 15 e la 18 settimana gestazionale. Materiali e metodi Sono stati esaminati i referti per tritest prodotti nell’anno 2009. I risultati sono stati valutati sulla base dell’etnia (italiana I, straniera S) e dell’età anagrafica secondo tre fasce di età (<25; 25-35; >35 anni). Le indagini biochimiche (alfafetoproteina, gonadotropina corionica beta, estriolo non coniugato) sono state eseguite su Immulite 2000 (Medical Systems). L’elaborazione del rischio è stato determinata con il programma Prisca. Risultati Nel 2009 sono stati eseguiti 737 tritest (343 gestanti I e 373 S provenienti in parte dal Nord Africa e dall’ Est Europa; 21 di etnia sconosciuta). Le gravide con età <25 anni erano 226, di cui 67 I e 149 S, 459 rientravano nella fascia 25-35 anni (244 I, 205 S), 52 avevano oltre 35 anni (32 I, 19 S). Gli indici di rischio per difetti del tubo neurale e per trisomia 18 risultavano nella norma. L’indice di rischio per trisomia 21 risultava aumentato in 13 casi (1.76%): 4 gestanti avevano un indice elevato (>1:50), per le restanti il rischio era distribuito da 1:89 a 1:232. Sei gestanti erano italiane (1.7%), una di età <25 anni, 5 nella fascia 25-35 anni; 7 gravide erano straniere (1.8%), di cui tre con età compresa fra 25-35 anni e quattro >35 anni. Discussione I nostri dati evidenziano l’elevata incidenza di popolazione non autoctona (50.6%) che accede al laboratorio pubblico per eseguire il tritest, con netta differenziazione rispetto alle gestanti italiane per quanto riguarda le fasce d’età. Il 39.9% delle straniere era di età <25 anni contro il 19.5% delle italiane, mentre nella fascia >35 anni le italiane rappresentano il 9.3% contro il 5.1% delle straniere. A fronte di questa eterogeneità in base all’età, la percentuale di positività del rischio per trisomia 21 è invece sovrapponibile nei due gruppi. Ulteriori studi potranno confermare questo rilievo e determinare l’influenza dell’età e dell’etnia nel rischio di trisomia 21. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 555 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 335 e-GFR: EQUAZIONI DI PREDIZIONE A CONFRONTO SU UNA POPOLAZIONE CAMPIONE E RICLASSIFICAZIONE DELLE CKD 1 1 2 A. Anesi , A.L. Tornesello , M. Farina , C. 1 1 1 1 Fontanella , L. Cerutti , C. Brera , M. Marchini , A. 1 1 1 Stringa , E. Gerola , S. Pittalis 1 U.S.C. Laboratorio Analisi, A.O. della Provincia di Lodi 2 U.S.C. Nefrologia e Dialisi, A.O. della Provincia di Lodi Introduzione. Persistono ad oggi incertezze sull’individuazione e corretta stratificazione dei pazienti ambulatoriali nell’ambito dei cinque stadi delle malattie renali croniche (CKD). A sostegno dell’implementazione del filtrato glomerulare (e-GFR) stimato con CKD-EPI proposta da Levey si confronta l’effetto della sua applicazione su una popolazione campione rispetto alla MDRD. Materiali e Metodi. Il calcolo dell’eGFR è stato determinato su 38543 pazienti (18695 maschi e 19848 femmine) di età compresa tra 20 e 70 anni afferenti ai punti prelievo dell’A.O. della Provincia di Lodi. La creatinina sierica è stata dosata su analizzatori Beckman Coulter DXC800 con il metodo cinetico di Jaffè e standardizzata IDMS. Il confronto tra l’e-GFR stimato con le due equazioni è stato effettuato sia sulla popolazione generale che nelle classi di età: 20-39, 40-59, 60-70 anni. Per ognuna di esse è stata calcolata la frequenza dei singoli stadi delle CKD. Risultati. Con la CKD-EPI vs MDRD si osserva una differente distribuzione delle CKD, in particolare dei primi tre stadi. L’applicazione della nuova formula, determina infatti un aumento del 17,39% di pazienti nello stadio 1 (62% vs 44,7%); una riduzione del 16,02% nello stadio 2 (31,7% vs 47,8%); una riduzione dell’1,31% nello stadio 3 (3,6% vs 4,9%) e nessuna variazione significativa negli stadi 4 e 5. Nelle classi di età comprese tra i 20-39 e i 40-59 anni si osserva un aumento di 1/3 dei pazienti con stadio 1 (16,6% vs 12,3% e 29,2% vs 19.8%, rispettivamente); una riduzione di 1/3 dei pazienti con stadio 2 (2,5% vs 6,8% e 14,6% vs 23%, rispettivamente) e di 1/5 di quelli con stadio 3 (0,07% vs 0,13% e 0,71% vs 1,17%, rispettivamente). Nella classe over 60 le differenze rispettivamente riscontrate per gli stadi 1-3 sono state: 11,11% vs 9,06%; 18,8% vs 20,28% e 3,63% vs 4,22%. Discussione e Conclusioni. L’utilizzo della formula CKDEPI sembrerebbe non solo migliorare l’efficienza di screening nei pazienti under 60 anni per le classi 1 e 2 delle CKD, ma anche ridurre il numero di visite ambulatoriali nefrologiche inappropriate nei pazienti over 60 classificati erroneamente con la MDRD entro lo stadio 3, minimizzando lo spreco economico e favorendo un migliore utilizzo delle risorse destinate alla prevenzione. 556 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 336 DETERMINAZIONE DEI NEUROTRASMETTITORI AMINOACIDICI NEI FLUIDI BIOLOGICI IN ELETTROFORESI CAPILLARE 1 2 3 4 M. Sanna , A. Zinellu , G.A. Deiana , S. Manca , R. 4 4 1 1 Ginanneschi , S. Magliona , B. Scanu , E. Pisanu , L. 1 1 Deiana , C. Carru 1 Dip. di Scienze Biomediche, Univ. di Sassari 2 Porto Conte Ricerche Srl, Tramariglio, Alghero, Sassari, Italy 3 Dip. Di Neuroscienze E Scienze Materno Infantili, Univ. di Sassari 4 Lab. di Base, Azienda ASL 1, Sassari Negli ultimi anni, il ruolo dei neurotrasmettitori aminoacidi (NAA) nella funzione del sistema nervoso è stato sottoposto ad una ricerca sempre più intensa. Tra gli aminoacidi che hanno un ruolo importante tra i neurotrasmettitori ricordiamo l’ Alanina (Ala), l'acido glutammico (Glu), l’acido aspartico (Asp), la Serina (Ser), la Taurina (Tau) e la glicina (Gly). Inoltre, l'alterazione dei livelli dei NAA nei liquidi biologici possono essere sintomatici di eventi patologici. È stata recentemente osservata la correlazione tra i livelli plasmatici di glutammato, alanina e serina e la gravità della depressione. Inoltre, è stato notato che il Glu ha importanti implicazioni nella malattia dell’Alzeimer, nell'epilessia e nella schizofrenia. I livelli plasmatici di taurina sono stati trovati alterata nei pazienti PD. I NAA sono presenti nel plasma, nelle cellule e, in tracce, in tutti i liquidi biologici, ma la loro determinazione nelle complesse matrici biologiche ne rende difficile la loro quantificazione. Per questo motivo abbiamo deciso di mettere a punto un nuovo metodo in elettroforesi capillare (CE) con il laser a fluorescenza indotta (LIF) con la quale vengono risolti i campioni in meno di 12 minuti usando un tampone fosfato (18 mmol/L ; pH 11.6). L'uso di alte temperature (100°C) durante la derivatizzazione del campione permette di ridurre drasticamente i tempi di reazione a 20 minuti rispetto alle 6-14 ore descritte per la reazione tra la FITC e gli AA a temperatura ambiente. Per dimostrare la sua vasta gamma di applicazioni il metodo è stato applicato per l'analisi di NAA nel plasma umano e in altri tipi di campioni, come globuli rossi, urine, le cellule in coltura, liquido cerebrospinale, saliva e umor vitreo, evitando così la limitazioni tipiche degli altri metodi normalmente adatte solo in uno o due tipi di matrice. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 337 LA VALUTAZIONE DEL “TEST COMBINATO”: I RISULTATI DI 3 ANNI DI LAVORO NELL'AZIENDA USL 1 DI MASSA E CARRARA 1 1 1 338 EGFR: CREATININA, CIFRE SIGNIFICATIVE E DIFFERENZA CRITICA (DCR). STUDIO SU UN GRUPPO CAMPIONARIO DEL BACINO D'UTENZA TEATINO 1 M. Panichi , M. Mosti , R. Bruzzi , G. Del Frate , E. 1 1 2 2 Mangia , C. Menconi , A. Santucci , A. Kemeny 1 Lab Analisi Chimico Cliniche e Microbiologiche, Osp. Carrara, USL1, Massa e Carrara 2 UU.OO. Ostetricia e Ginecologia Azienda USL 1 di Massa e Carrara Il test combinato è un test di screening prenatale, eseguito nel I° trimestre di gravidanza, basato sulla combinazione della traslucenza nucale (NT) con il dosaggio dei livelli plasmatici di free beta hCG, PAPP-A correlati con altri fattori (età, peso, razza,fumo, diabete, fivet). Questo esame fornisce un indice di rischio per la donna sulla probabilità di essere portatrice di un feto affetto da una specifica condizione o malattia permettendo di indirizzare verso un percorso diagnostico invasivo soltanto gestanti con un rischio superiore al cut-off. In tre anni il test combinato è stato eseguito su 4526 gestanti, con una età media alla data del prelievo di 30,6 anni, di cui 713 (15,7%) con età > 35aa e 3813 (84,3%) con età <35 aa. La determinazione dell'età gestazionale mediante misurazione della distanza vertice sacro, la misurazione in triplo della NT e il prelievo ematico sono stati eseguiti presso gli ambulatori di ginecologia dell'ASL 1 di Massa e Carrara in due sedute programmate settimanali. Il dosaggio della free beta hCG e della PAPP_A è stato eseguito con strumentazione automatica in chemiluminescenza (IMMULITE). L'elaborazione dell'indice di rischio è stata effettuata con software dedicato (PRISCA 4.0 Typolog Software) adottando il cut-off di 1:250 . Attualmente l'intero processo, incluso la consegna del referto, viene effettuato nell'arco della mattinata. Sul totale di 4526 gestanti, 249 sono risultate positive, di cui 233 “falsi positivi” e 16 “veri positivi” ed 1 “falso negativo”. La percentuale dei falsi positivi risulta del 5,1 %, in linea con il limite del 5 % imposto dall' UK National Screening Committe e l'OAPR (Odds of Being Affected with Positive Result). La sensibilità del test è risultata essere del 94,11%, la specificità del 94,83%, con un valore predittivo positivo pari al 6,4% ed un valore predittivo negativo del 94,5%. Considerando le 711 gestanti sopra i 35 anni, la sensibilità è risultata del 100%, la specificità dell' 84,4%, con un valore predittivo positivo del 4,3% ed un valore predittivo negativo del 100%. Di queste 711 gestanti soltanto 249 hanno eseguito l'amniocentesi , mentre le restanti 462, pur essendo candidate in base al solo fattore età, hanno evitato l'esame invasivo. 1 1 C. De Fazio , C. Romano 1 Lab. di Patologia Clinica 1, P.O. SS. Annunziata, Chieti Il nostro lavoro, in collaborazione con la Cl. Nefrologica, aveva come scopo quello di un’analisi descrittiva del eGFR del bacino di utenza di nostra appartenenza . Abbiamo estratto dal LIS oltre 50.000 dati (gennaioaprile 2010) di creatinina mg/dL (chimica secca Vitros IDMS) e dati anagrafici, che impostati in un foglio excel appositamente creato da noi, sono stati utilizzati per calcolare eGFR ( formula MDRD abbreviata )(1). I dati sono stati filtrati per escludere i casi che non potevano essere utilizzati , quindi abbiamo ulteriormente affinato il calcolo ponendo il valore della creatinina ad una e due cifre decimali per valutare se ci fosse una differenza statistica significativa nel calcolo dell’eGFR. Il test statistico non parametrico ( test Wilcoxon z=-16; p=0.00; n=38.000) ci ha indicato una differenza significativa fra i due gruppi campionari. Inoltre abbiamo utilizzato lo stesso procedimento delle cifre decimali per valutare la variazione del eGFR in uno stesso soggetto con valori crescenti di creatinina sulla seconda cifra decimale. Il risultato ottenuto è stato valutato sia rispetto al valore di eGFR che della Dcr (differenza critica basata sulla Variabilità biologica). Abbiamo utilizzato valori compresi fra 1,16 e 1,24 di creatinina (M-64 anni) e, se l’approssimazione è al primo decimale (1,2), il eGFR verrebbe sempre uguale a 60,95, mentre utilizzando entrambe le cifre decimali il eGFR varia da 63,39 a 58,69 con una differenza di – 7,93 %; la differenza della creatinina è del 6,5%, inferiore alla Dcr della creatinina (12%). Se il test di Wilcoxon e la nostra prova dimostrano la differenza sull’uso delle cifre decimali della creatinina nella determinazione del eGFR rimane da valutare l’impatto sulla valutazione clinica che sarà il prossimo passo in collaborazione con il reparto di clinica nefrologica. (1) Andrew S., Levey, MD ; e altri A More Accurate Method To Estimate Glomerular Filtration Rate from Serum Creatinine: A New Prediction Equation biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 557 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 339 QUANDO IL RISPETTO DI UNA CONDIZIONE PREANALITICA DI UN TEST DI LABORATORIO “CARATTERIZZA “ UNA ORGANIZZAZIONE COMPLESSA : IL CASO DELLA RICERCA DEL SANGUE OCCULTO E LO SCREENING DEI TUMORI DEL COLON RETTO 2 1 2 R. Corradini , G. De Girolamo , F. Rossi , F. 3 1 Torricelli , C.A. Goldoni 1 Servizio di Epidemiologia - Dip. di Sanità Pubblica AUSL di Modena 2 Programma Aziendale Screening Colon Retto -AUSL di Modena 3 Dip. Patologia Clinica-NOCSAE -AUSL di Modena La ricerca del sangue occulto rappresenta il test di 1 livello in molti programmi di screening dei tumori del colon retto in ambito nazionale. Per questo motivo negli ultimi anni l’attenzione si è particolarmente concentrata sulle prestazioni analitiche del test e sulla necessità di prevenire la degradazione della emoglobina fecale conseguente a condizioni di conservazione (tempo e temperatura) non ottimali . Recentemente è stata dimostrato come in alcune organizzazioni, nelle stagioni più calde, si possa verificare un calo significativo del valore della concentrazione media di emoglobina nelle feci con una possibile conseguente riduzione della percentuale dei pazienti Fobt positivi da avviare all’indagine colonscopica di approfondimento. Nella nostra organizzazione il reclutamento della popolazione bersaglio avviene lungo l’arco di tutto l’anno ad eccezione di 3 settimane in agosto e 2 settimane natalizie . Si può quindi dire che il campione fecale venga raccolto, consegnato e trasportato in tutte le stagioni . Ci siamo proposti di verificare se anche nella nostra realtà, caratterizzata dalla presenza di numerosi punti prelievo sparsi sul territorio e da due soli laboratori che effettuano l’analisi, ma con tempi stimati fra consegna del campione ed analisi di 1-2 giorni, potesse essere evidenziata la medesima tendenza . Ad una prima valutazione dei dati( 139070 FOBT eseguiti di cui 33705 in giu-ago) di uno studio osservazionale retrospettivo(2005-2010) condotto sulla nostra popolazione non sembra emergere un significativo decremento estivo né del valore di emoglobina fecale (Hb media nell’anno 49.41 ng/ml vs 48.46 media estiva) né della percentuale di pazienti positivi (5.93 annuale vs 5.51% estate). Riteniamo opportuno un ulteriore approfondimento dei dati con particolare riguardo alla più puntuale correlazione fra temperatura ambientale e esito del test prendendo anche in considerazione tutte le variabili sia organizzative che individuali in nostro possesso che possono influenzare l’esito del test e confondere l’effetto supposto della temperatura. Bibliografia Grazzini G.et al.Influence of seasonal variations in ambient temperatures on performance of immunochemical faecal occult blood test for colorectal cancer screening :observational study from the Florence district. Gut(2010).doi10.1136/gut.2009.200873 558 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 340 VALUTAZIONE EFFICACIA DELLA FORMULA CKDEPI COMPARATA ALLA FORMULA MDRD 1 1 1 V. Granero , M.R. Cavallo , E. Magnano , M. 1 1 1 1 Ostorero , D. Fortunato , E. Richetta , M. Lasina , G.l. 1 2 3 4 Crudo , A. Marciello , G. La Valle , M. Cavallo 1 Lab. Analisi di Pinerolo ASL TO3 2 Nefrologia Pinerolo ASL TO3 3 Direzione Sanitaria Osp. Riuniti di Pinerolo 4 Medico di Medicina Generale Scopi ed Obiettivi La malattia renale cronica (MRC) rappresenta un problema di salute pubblica di prima grandezza. Si stima che nella popolazione adulta un individuo su 10 abbia un’insufficienza renale moderata (espressa come Filtrato Glomerulare (FG) minore o uguale di 60 ml/kg/m’ x 1,73 m2 ed evidenza di danno renale) cioè una funzione renale dimezzata o più che dimezzata rispetto alla norma. È pertanto evidente che l’individuazione precoce dei pazienti a rischio di avanzata compromissione funzionale renale rappresenta un importante mandato sanitario sulla base del quale è possibile stratificarne il livello con semplici indagini laboratoristiche (esame delle urine, stima del filtrato glomerulare) che consentano azioni di prevenzione. Tra le indagini di screening su vasta scala la creatinina (CRE) rappresenta indubbiamente il biomarcatore più adatto perché facilmente standardizzabile, con basso costo, eseguita in tutti i laboratori, ma non può essere impiegata come stima del FG in quanto dipendente da età, sesso, peso corporeo ed etnia. Materiali e Metodi Utilizzando il dosaggio della CRE sierica effettuata con metodica Jaffè ricalibrata IDMS su Unicel DxC 800 Beckman Coulter, abbiamo rielaborato e confrontato le formule MDRD e CKD-EPI per la valutazione del FG su 10.000 campioni che ci sono pervenuti in Laboratorio durante il primo semestre 2010: 5.500 di esterni e 4.500 di ricoverati in area medica. Successivamente, attraverso audit clinici con i MMG e i Nefrologi abbiamo valutato i risultati. Risultati I dati sono stati stratificati in base ad età, sesso e valore di FG (secondo MDRD) e comparati con la formula CKDEPI. Dal confronto è emerso che: per valori di FG inferiore a 60, come già ampiamente dimostrato dalla letteratura, l’equazione CKD-EPI correla meglio con la valutazione clinica nella stima del FG; la formula MDRD sottostima il FG in soggetti con funzionalità renale ed è inadeguata per pazienti con gradi modesti di riduzione di FG. Considerazioni Conclusive In accordo con le Direzioni delle strutture di area medica e di Presidio si procederà pertanto a refertare la e-GRF utilizzando la formula CKD-EPI a partire dal primo ottobre 2010. Bibliografia A.S.Levey et al Ann Internal Med 2009 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 341 VALUTAZIONE DEL SISTEMA AUTOMATICO SEDIMAX PER LO SCREENING DELLE BATTERIURIE 1 1 1 1 S. Signorelli , R. Falbo , M.R. Sala , N. Venturi , P. 1 1 2 Mocarelli , P. Brambilla , P. Brambilla 1 Servizio Universitario di Medicina di Lab. Osp. di Desio, Desio (MI) 2 DIMS, Medicina e Chirurgia, Univ. Milano Bicocca Introduzione: Le infezioni delle vie urinarie (IVU) di origine batterica sono tra le patologie infettive di più comune riscontro. Il gold standard diagnostico delle batteriurie è l’esame colturale, indagine che comporta un notevole carico di lavoro e un elevato numero di campioni che risultano negativi. Scopo dello studio è stato quello di valutare le potenzialità del sistema SediMAX (Menarini) come metodo di screening automatizzato delle batteriurie al fine di sottoporre ad esame colturale solo i campioni positivi. L’applicazione di questo metodo oltre ad ottimizzare i processi analitici per la gestione delle IVU nel laboratorio, consentirebbe di ridurre i tempi di risposta e di migliorare l’impatto diagnostico sul paziente. Materiali e metodi: Tra novembre 2009 e gennaio 2010 sono stati raccolti 1014 campioni di urina mitto intermedio con richiesta di esame colturale. Tutti i campioni sono stati sottoposti alla normale routine di semina su terreno in piastra differenziale cromogeno CPS3 (Biomerieux) e contemporaneamente processati con l’analizzatore automatico Sedimax. I parametri considerati per la valutazione sono stati la quantificazione dei batteri (>10 HPF) e la conta dei leucociti (>4 HPF). Il confronto tra i due metodi è stato effettuato utilizzando come riferimento 4 l’esame colturale positivo con carica > 10 CFU/ml. Risultati: Sono stati esclusi dallo studio 58 campioni che presentavano al sedimento un sovraffollamento cellulare. Dei 953 campioni inclusi nello studio 176 (18,5 %)sono risultati positivi all’esame colturale e 777 (81,5%) negativi. I risultati ottenuti con il sistema Sedimax sono stati i seguenti: 492 (51,6%) campioni positivi e 461 negativi (48,4%). Gli indici statistici di sensibilità e specificità sono risultati rispettivamente 98,3% e 59,3 %, mentre il VPN è pari al 99,3 % e il VPP è pari al 35,4 %. Conclusioni: L’elevato valore di sensibilità e di VPN ottenuti, oltre alla bassa percentuale di falsi negativi (0.3%),indicano che il sistema SediMAX può essere utilizzato per lo screening delle batteriurie. Per ridurre il numero di falsi positivi è fondamentale la corretta interpretazione da parte dell’operatore dell’esame microscopico eseguito con lo strumento automatico. 342 AN INTEGRATED METABOLOMIC APPROACH REVEALS OBESITY-RELATED DERANGEMENTS IN KEY METABOLIC PATHWAYS IN HUMANS 1 2 3 R. Calvani , J. Gervasoni , G. Capuani , S. 2 3 4 Persichilli , A. Tomassini Miccheli , A. Iaconelli , B. 5 2 4 3 Zappacosta , C. Zuppi , G. Mingrone , A. Miccheli 1 Centro di Medicina dell'Invecchiamento, Dip. di Scienze Gerontologiche, Geriatriche e Fisiatriche, Univ. Cattolica del Sacro Cuore, Rome, Italy 2 Lab. Analisi I, Policlinico A. Gemelli, Rome, Italy 3 Dip. di Chimica, Univ. “La Sapienza”, Rome, Italy 4 Dip. di Medicina Interna, Univ. Cattolica del Sacro Cuore, Rome, Italy 5 Centro di Ricerca e Formazione ad Alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche Giovanni Paolo II, Univ. Cattolica del Obesity is a complex multifactorial disease involving genetic and environmental factors and influencing several different metabolic pathways. Sophisticated metabolomic analytical platforms and informatics tools have been developed to study the metabolic phenotype of a patient at the global level through both targeted and untargeted analysis of molecules present in cells, tissues or organisms. In this pilot study, we propose an integrated metabolomic approach through complementary platforms 1 ( H NMR, HPLC and LC-MS/MS of biofluids) to better characterize the metabolic profile of morbidly obese patients and the metabolic derangements in some key pathways that occur in this peculiar pathology. Urine and plasma samples from 15 morbidly obese insulin-resistant (body mass index >40; homeostasis assessment model of insulin resistance >3) male patients and 11 age-matched controls were collected, frozen 1 and analyzed by high-resolution H NMR spectroscopy, HPLC and LC-MS/MS; the resulting data were subjected to multivariate statistical analysis (principal component analysis and partial least squares discriminant analysis). Untargeted NMR-based metabolomic analysis allowed us to identify a urinary obesity-associated metabolic phenotype (metabotype) that differs from that of lean controls with gut microflora-associated metabolites (such as hippuric acid, trigonelline, 2-hydroxyisobutyrate) being the prominent contributors to this difference. Targeted HPLC and LC-MS/MS-based analysis of plasmatic metabolites involved in transmethylation and transsulfuration processes revealed significant differences between obese and lean subjects, with low levels of homocysteine and glutathione characterizing the morbidly obese phenotype. The integration of multivariate mathematical models built from both targeted and untargeted metabolomic analysis allowed us to describe a metabolic profile of obese patients and to find suggestive correlations between urinary and plasmatic metabolites. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 559 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 343 SCREENING BIOCHIMICO PRENATALE DEL PRIMO TRIMESTRE: ESPERIENZA MULTICENTRICA 1 2 1 1 M. Brugua , A. Pettinari , F. Pasquini , V. Scocco , M. 1 Tocchini 1 Lab. Biochimica Clinica e Microbiologia. Azienda Ospedali Riuniti Ancona 2 Lab. Citogenetica e genetica molecolare Azienda Ospedali Riuniti Ancona Negli ultimi anni lo screening biochimico su sangue materno, per selezionare le gestanti con un rischio aumentato di avere un feto affetto da Sindrome di Down o da una patologia cromosomica, ha avuto un notevole impulso. Il Test combinato in cui si tiene conto dell'età materna, translucenza nucale e dosaggio ematico di freebeta HCG e PAPP-A nel primo trimestre rimane una delle strategie migliori.(1) Materiali e metodi Tra il 01/01/2003 e il 31/12/2009 sono state esaminate 7450 donne in gravidanza (età media 32,8) seguite presso gli ambulatori Ostetrico ginecologici dell’Ospedale Riuniti di Ancona, Jesi e Fermo. I campioni di sangue sono stati raccolti tra la 10 e 14 settimane di gestazione. Le settimane sono state calcolate mediante misurazione ecografia del CRL. I livelli di free-HCG# e di PAPP-A nel sangue materno sono stati analizzati mediante metodo immunoenzimatico in chemiluminescenza (Medical Systems, Italia). I dosaggi sono stati trasformati in multipli di mediana (MoM) usando Prisca Typolog e corretti in base al peso, alla razza, all’abitudine al fumo, al diabete e ad un eventuale fecondazione in vitro. Il cut off di rischio per la Trisomia 21è stato fissato a 1/350 a termine. Risultati Delle 7450 donne screenate sono risultate positive 399 (5.3%).325 (81,4%) ra le pazienti positive hanno eseguito approfondimento diagnostico (amniocentesi o villocentesi). Tra queste 23 presentavano anomalie cromosomiche ed in particolare 15 un feto affetto da Trisomia 21, 2 da Trisomia 18, tre triploide, 1 da Trisomia 13, 1 Xq e 1 da sindrome di Turner. Non si sono avuti falsi negativi. Le prestazioni del test sono state le seguenti: DR=100% FPR=5% OAPR=1:94,7 OANR=1:7051 Conclusioni Il test combinato ha permesso di identificare non solo trisomie 21 e 18 ma anche altre aneuploidie cromosomiche. Il 50% delle gravide che presentavano feti affetti avevano una età inferiore a 35 anni questo ci porta a considerare la giusta utilità dello screening combinato nelle donne più giovani. Solo il 13,4% delle donne con età > 35 anni risultavano positive al test, evitando così all’ 86.6% di queste gravide di sottoporsi ad una diagnosi prenatale invasiva. (1) Malone FD et al. First and Second Trimester Evaluation of Risk (FASTER) trial: principal results of the NICHD multicenter Down syndrome screening study. Am J Obstet Gynecol. 2003;189:S56 560 biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 344 EVALUATION OF OXIDATIVE STRESS IN ERYTROCYTES OF PATIENTS WITH POLYCYSTIC OVARY SYNDROME 1 1 1 3 C. Cosma , D. Faggian , P. Hoxha , C. Fiore , G. 4 4 4 4 Donà , L. Bordin , E. Tibaldi , G. Clari , D. 2 1 Armanini , M. Plebani 1 Dept.. of Laboratory Medicine, Univ. of Padua, Italy 2 Dept. of Medical and Surgical Sciences, Univ. of Padua, Italy 3 Dept. of Gynecological and Surgical Sciences, Univ. of Padua, Italy 4 Dept. of Biological Chemistry, Univ. of Padua, Italy Patients with polycystic ovary syndrome (PCOS) have insulin resistance and hyperinsulinemia. Studies have evidenced that PCOS is associated with an inflammatory status and a deficiency of chiroinositolcontaning phosphoglycan, a mediator of insulin action. Administration of D-chiroinositol was able to increase the insulin action and improve the ovulatory function. The aim of this study was to investigate a possible inflammatory role of erythrocytes in this disease in vitro, to measure the Tyr-phosphorylation level of erythrocytes band 3 after diamide treatment. Diamide is known to induce alteration in the erythrocytes membrane, which, in presence of pre-existing pathological conditions, triggers higher Tyr-phosphorylative response. We analyzed the effect of inositol on both basal and diamide-treatment conditions, on erythrocytes from patients suffering from PCOS. None of the patients were taking any drugs nor had any other inflammatory disease in the past three months. Blood was collected in fasting conditions and erythrocytes were washed and incubated in their autologous plasma at 20% hematocrit for 24h at 35°C, in presence or absence of 2 mM inositol. 1,5mM diamide was then added and incubation was prolonged for further 30 min. Membranes were recovered, analyzed by Western blotting and immunorevealed with anti P-Tyr antibodies. Our results show that diamide induces higher band 3 Tyr-P level in erythrocytes from patients (185%±20% compared to subject controls), indicating pre-existing oxidative assault in all cases of PCOS. Pre-treatment with inositol significantly reduced diamide-induced band 3 TyrP level in PCOS, thus resembling control samples, whose Tyr-P was only slightly modified by inositol pre-treatment. This study has confirmed that women with PCOS do have an inflammatory status involving also circulating erythrocytes and that inositol treatment greatly improves erythrocytes response to oxidative assault. This effect is not genomic and maybe it is superimposed to the known genomic inflammatory parameters related to aldosterone and to other substances. 42° Congresso Nazionale SIBioC - Riassunti Poster 345 ESPERIMENTI PRELIMINARI PER LA VALUTAZIONE DEI CAMPIONI ITTERICI ANCHE IN CASO DI EMOLISI 1 1 1 2 P. Brunori , P. Masi , L. Faggiani , L. Villani , M. 4 3 3 3 3 Tronchin , C. Laube , A. Leoni , M. Demi , A. La Gioia 1 Lab. Analisi, Osp. Villamarina, Piombino (LI) 2 Lab. Analisi, Osp. Cecina (LI) 3 Lab. Analisi, Spedali Riuniti Livorno 4 Abbott Diagnostics-Roma La misurazione della bilirubinemia (Bil) è spesso ostacolata dalla contemporanea presenza di emolisi (H) come fattore interferente. L'entità dell' interferenza dipende non solo dal valore di H ma anche da quello di Bil (1). Nei moderni analizzatori automatici la presenza di H può essere quantificata attraverso un opportuno test, detto di interferenza, il cui valore blocca o lascia passare il risultato di Bil. La misurazione di Bil, però, riveste particolare importanza ed urgenza nei neonati a causa dei possibili problemi scatenati dall’ittero. In questi pazienti la ripetizione del prelievo, molto difficoltosa a causa del ridotto calibro ematico e della bassa volemia, riproduce spesso il problema. Per tentare di limitare questi inconvenienti abbiamo approfondito l’effetto di H sulla misurazione di Bil, partendo da pool di plasma di campioni non emolisati con vari gradi di ittero. Per ottenere una emolisi standardizzabile campioni non itterici venivano emolisati manualmente. Aliquote fisse (1/10 del volume totale) di plasma emolisato a diverse concentrazioni venivano aggiunte a corrispondenti aliquote itteriche (9/10). Il valore misurato del grado di emolisi (H mis) e della bilirubinemia (Bil H mis) veniva confrontato con il valore ottenuto senza interferente (Bil° con aggiunta 1/10 fisiologica). I dati dimostrano che il rifiuto di un campione emolisato deve tenere conto non solo del grado di H mis, ma anche del valore Bil H mis in quanto l’interferenza risente anche del valore Bil°. L’analisi secondo regressione lineare delle curve di decadimento BilHmis vs H mis (modello: BilH mis = Bil° + m x Hmis) mostra tale correlazione (pendenza = (9±3) x 10-3 mg/dL) anche se il processo inverso (calcolare Bil° da Hmis e BilHmis) risulta difficoltoso per i valori alti di Hmis. Utilizzando il modello delle curve di livello in cartografia è stata però costruita (Fig 2) una mappa del livello di interferenza I% in base ad Hmis e BilHmis. Con questa possiamo posizionare un paziente e stimare qualitativamente il suo Bil° da BilHmis ed Hmis. biochimica clinica, 2010, vol. 34, n. 5 561
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