Serino (AV) @ NEWSLETTER @ Pro Loco

Transcript

Serino (AV) @ NEWSLETTER @ Pro Loco
Pro Loco
Serino (AV)
@ NEWSLETTER @
Pro Loco
Serino (AV)
   Anno 2 – Numero 17 – 11 Ottobre 2007 – www.prolocoserino.it   
14 luglio 2007, Le due vie, frazione Strada, in prossimità della Statale 574 [Foto di Giovanni De Feo]
Non gettiamo alle ortiche il nostro futuro!
a cura della Redazione ([email protected])
Cari Lettori, ben ritrovati. Visto il ritardo con il quale siamo usciti, forse qualcuno di voi avrà
seriamente pensato che il numero “17” avesse portato sfortuna alla Newsletter… non vi
preoccupate, siamo ancora qui a tenervi compagnia in queste grigie giornate autunnali.
L’immagine ed il titolo di copertina sono quanto mai espliciti. Il nostro mondo, Serino
incluso, per il nostro bieco egoismo e la nostra stolta ottusaggine, rischia di diventare
un’enorme pattumiera con inevitabili conseguente sulla salute pubblica. Lo avete riconosciuto?
Si è proprio amianto il soggetto fotografato! Sicuramente ricorderete i pericoli derivanti
dall’interazione con questo materiale, di cui abbiamo parlato nel numero 14 del nostro giornale
telematico. Non avrete avuto difficoltà a riconoscere nella foto una “bella” Eternit d’annata. In
Italia, lo rammentiamo ai più distratti, le ultime stime parlano di più di 3000 chilometri quadrati
di coperture in Eternit ancora presenti sui nostri tetti.
Arrivederci al prossimo numero con la XXXIII Sagra della Castagna (3 e 4 novembre).
All’interno
AMBIENTE
ATTUALITA’
BENI CULTURALI
CINEMA e LIBRI
PERSONAGGI
POESIE
RACCONTI
SERVIZIO CIVILE
SOCIOLOGIA
VARIE ed EVENTUALI
Inquinamento? No grazie! di Giovanni De Feo
Grazie Serino!! di Annarosaria D’Agostino
La nostra storia di Emanuela Pelosi
La casta di Giovanni De Feo
Antonio Infantino di Giovanni De Feo
Lontano dall’uomo, Estate di Alessandro Gioia
Il viaggio infinito di Piera Vincenti
Io, Papa girl, vi racconto il mio incontro con la fede di Piera Vincenti
Pulcinella’s way (quinta puntata) di Alessandro Gioia
Tutto l’oro del mondo… di Sara Ingino
Serino, tra “familismo amorale”e nuove socialità di Baldovino
Eventi di Maria Marra
La frase del mese: «Condividi la tua conoscenza, è un modo per raggiungere l’immortalità» Dalai Lama
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@AMBIENTE@
Inquinamento? No grazie!
di Giovanni De Feo* ([email protected])
L’inquinamento è uno dei temi più dibattuti, ai diversi livelli della società e dagli
interlocutori più disparati. Non c’è programma televisivo, dibattito, quotidiano o magazine che
non tratti l’argomento e non ribadisca come siamo ormai giunti a livelli di inquinamento tali da
mettere a repentaglio non solo l’incolumità dell’ambiente ma anche e soprattutto la nostra
salute.
Anche nella “verde Irpinia” le cose non vanno diversamente e, soprattutto ultimamente, si fa
un gran parlare di inquinamento e dei conseguenti effetti sulla salute pubblica.
Per evitare che si parli a vuoto, come spesso capita, proviamo a dare il nostro modesto
contributo, nel tentativo di spiegare in parole semplici cosa si dovrebbe correttamente intendere
per inquinamento.
Per iniziare a ragionare intorno al concetto di inquinamento, partiamo dalla definizione
fornitaci dal Vocabolario della Lingua Italiana. L’inquinamento, secondo il nostro “forbito”
amico, consiste nella «introduzione nell’ambiente naturale di sostanze chimiche o biologiche, o
di fattori fisici, in grado di provocare disturbo o danni all’ambiente stesso» (Zingarelli, 2003;
pag. 913). Introdurre sostanze chimiche nell’ambiente, ad esempio, determina modificazioni
negli equilibri tra le diverse componenti che, immediatamente o in tempi più o meno lunghi,
possono produrre danni dagli effetti non sempre reversibili.
Perché l’ambiente subisce delle modificazioni? Per rispondere alla domanda dobbiamo fare
un salto nel passato ed esattamente nel 500 a.C. In quel periodo, infatti, il filosofo Anassagora di
Clazomene affermava che «una qualsiasi entità non può essere generata dal nulla e ne si può
dissolvere nel nulla»; ed ancora: «ogni entità può diventare una qualsiasi altra entità». Val la
pena ricordare che in quello stesso periodo la città di Atene (non v’è da stupirsi visto il livello di
civilizzazione al quale giunsero) organizzò la prima discarica per i rifiuti: i cittadini, infatti,
erano obbligati a smaltire i propri rifiuti ad almeno un miglio dalle mura della città. Il filosofo
Anassagora, in pratica, gettò le fondamenta sulle quali due millenni dopo Antoine Lavoisier, il
padre della chimica moderna, costruì il principio di conservazione della massa. Risale al 1789,
infatti, la pubblicazione del suo Trattato di chimica elementare.
La prima discarica di Atene ci offre lo spunto per ribadire al Lettore che l’inquinamento non
è un fenomeno moderno o, come peggio ancora si usa dire, nasce con l’inizio della rivoluzione
industriale e dell’era tecnologica! L’inquinamento non solo accompagna da sempre l’uomo, ma
nasce prima dell’uomo. La storia della Grecia e di Roma in epoca classica, ad esempio, è
costellata di orrori ecologici, che ricordano da vicino quelli del giorno d’oggi:
• disboscamento forzato dell’Attica;
• indiscriminato sfruttamento del sottosuolo da parte dei Romani, che comportò (oltre al
deturpamento del paesaggio) condizioni di vita assolutamente inumane per le grandi
masse di lavoratori impiegate;
• l’uso su vasta scala del piombo, che comportò un generale peggioramento della salute in
Roma, fino a far ipotizzare che questo metallo abbia avuto un ruolo determinante nella
decadenza dell’Impero;
• immani stragi di animali negli spettacoli circensi: fino a 11.000 esemplari uccisi in 123
giorni.
La causa del degrado ambientale non è tanto il progresso tecnologico, quanto piuttosto
l’atteggiamento dell’uomo di fronte alla realtà che lo circonda.
La celeberrima “Spectant victores ruinam naturae” sembra che sia stata scritta da Plinio
proprio con riferimento a una specifica procedura di prospezione e di estrazione mineraria.
«Che fine avrà lo sfruttamento della terra nei secoli futuri? Fino a che punto arriverà la nostra
avidità?». A Plinio faceva eco Seneca dicendo: «Non passerà molto tempo che non vi sarà più
un lago in cui si rispecchiano i timpani delle vostre ville! Non vi sarà più fiume le cui sponde
2
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
non siano assediate dalle vostre residenze di campagna! Ovunque la costa del mare s’incurvi in
una baia, getterete le fondamenta d’un nuovo palazzo!».
A cosa ci riferiamo nell’affermare che l’inquinamento nasce prima dell’uomo? Prima della
comparsa della vita sulla terra, le condizioni ambientali, evidentemente, erano tali da non
consentire né la vita dell’uomo, né quella di una qualsiasi altra forma vivente. È evidente che
con tale affermazioni stiamo implicitamente assumendo che l’inquinamento è un concetto
relativo, laddove i termini di paragone sono l’uomo e le altre forme viventi. In quest’ottica, ad
esempio, possiamo dire che la luna, i pianeti del sistema solare diversi dalla Terra ed i loro
satelliti non sono compatibili con la vita in quanto ancora troppo inquinati!
In generale, ogni attività è finalizzata al raggiungimento di determinati obiettivi: realizzare
un prodotto, fornire un servizio, ecc. Qualsiasi attività può essere vista come la combinazione di
processi fisici, chimici e biologici. Com’è ben noto dalle leggi della fisica, della chimica e della
biologia, nessuna trasformazione è perfetta e, pertanto, con un qualsiasi processo di
trasformazione posto in essere dall’uomo non è possibile raggiungere al 100% l’obiettivo
prefisso o, in altre parole, non esistono attività umane che hanno un’efficienza del 100%. Ci sarà
sempre un qualche difetto (Errore?) nelle cose che facciamo. In tutte le attività di produzione o
di erogazione di un servizio, ad esempio, accanto alla realizzazione del prodotto principale,
inevitabilmente si otterranno altri prodotti secondari e non desiderati.
Seguendo un approccio del tipo LCA (Life Cycle Assessment, Analisi del Ciclo di Vita), un
qualsiasi processo di trasformazione può essere studiato in maniera sistematica concentrando
l’attenzione sui confini del sistema all’interno del quale il processo avviene. In ingresso al
sistema avremo i flussi di materia e di energia necessari per dare vita al processo di
trasformazione. In uscita, invece, avremo i prodotti principali ed, eventualmente, l’energia
disponibile. Accanto a questi flussi principali, tuttavia, avremo necessariamente altri flussi
secondari. I tre principali sottoprodotti sono riconducibili ai tre comparti fisici (aria, acqua,
suolo): emissioni gassose, acque reflue e rifiuti solidi. A completare il quadro delle emissioni ci
sono i flussi di calore residuali (cascami termici), la produzione di rumori e gli altri flussi
riconducibili ad altri e svariati impatti.
L’inquinamento consiste nell’alterazione dei parametri fisici, chimici e biologici propri di
uno o più comparti ambientali, in stato di equilibrio, provocata dalle attività umane. I fenomeni
di inquinamento possono riguardare il suolo, le acque e l’aria, separatamente o congiuntamente
(situazione più ricorrente). Tra gli agenti inquinanti si distinguono: sostanze organiche, quali
idrocarburi, clorofluorocarburi, il cui effetto dannoso è provocato da un accumulo anomalo;
sostanze inorganiche, come metalli pesanti, amianto ed altre sostanze che esercitano un’azione
tossica sull’uomo, gli animali, le piante o l’ambiente nel suo insieme; fonti sonore, come il
traffico automobilistico o le attività produttive che provocano disturbi acustici; fonti di calore,
come gli scarichi di acque a temperatura superiore a quella ambiente; fonti di radiazioni
pericolose (ad esempio quelle ionizzanti) o anche di per sé non dannose (ad esempio, la luce) o
di incerto effetto (le onde elettromagnetiche).
L’inquinamento può manifestarsi su scala locale, come avviene nella maggior parte dei casi,
o globale, come succede nel caso delle emissioni inquinanti che incrementano l’effetto serra e
provocano il riscaldamento globale (“global warming”) o la diminuzione dello spessore dello
strato di ozono stratosferico (fenomeno noto come “buco dell’ozono”, o, più rigorosamente,
“ozone depletion layer”).
Prima di salutarvi ci tengo a segnalarvi l’uscita on-line del sito internet:
www.greenopoli.it
Spero che siate numerosi a visitarlo. Lasciate la Vostra firma nel guestbook (se vi va, si
intende!) e partecipate ai sondaggi che abbiamo avviato.
Un caro saluto dal Vostro ingegnere sociologico.
* Professore aggregato di Ingegneria sanitaria-ambientale, attualmente insegna Fenomeni di inquinamento e controllo della
qualità ambientale presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Salerno. Ama prendersi in giro
definendosi: Ingegnere sociologico libero pensatore nonsò-cratico esperto di “munnezza”. OBIETTORE DI COSCIENZA.
3
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@ A T T U A L I T A’ @
Grazie Serino!!
di Annarosaria D’Agostino* ([email protected])
Amici della Newsletter,
rieccoci insieme dopo la lunga pausa estiva. Con piacere abbiamo risposto a coloro che si
sono preoccupati, durante le scorse settimane, non vedendo la Newsletter tra le loro mail;
questo ci gratifica, anche se vorremmo che l’interesse fosse condiviso da un numero maggiore
di lettori. Lo ripetiamo sempre: inviateci qualche commento, consiglio e perché no qualche
rimprovero… costituiranno per noi uno stimolo a fare meglio!
Vi confesso che quest’articolo l’ho inviato alla nostra Redazione con ritardo; finché il mio
amico super- paziente Nino non è arrivato gentilmente a “minacciarmi”!!
Bè per una volta il mio ritardo è giustificato, infatti, decisa su che cosa scrivere, ho cercato di
soffermarmi a lungo raccogliendo tutte le impressioni, sensazioni da poterVi trasmettere.
Il mio articolo è dedicato alla manifestazione di solidarietà sociale “Un Sorriso Amico” che si
è tenuta lo scorso 22 e 23 Settembre a Sala di Serino.
Un’iniziativa organizzata dall’Associazione Commercianti e Artigiani di Serino “Vivi
Serino”, dalla Pro Loco di Serino, dall’Amministrazione Comunale, Comunità Montana e da
tutte le Associazioni ed Enti presenti sul territorio.
Ancora una volta, nel fare questo elenco, mi stupisco!!
Finalmente qualche iniziativa riesce a scuotere gli animi e a far sì che le forze si uniscano.
Io, insieme con altri membri della Pro Loco, unitamente ai membri del Consiglio
Direttivo”Vivi Serino”, sono stata impegnata in prima linea.
Quando per la prima volta mi vidi con il Presidente “Vivi Serino”, mio carissimo amico
Salvatore Colella, per cominciare ad organizzare, provai una gioia immensa.. era il segno che
qualcosa finalmente stava cambiando!È diventato poi per me una certezza, continuando ad
organizzare la manifestazione.
Per tutti quelli che non sono a conoscenza del programma, in breve, Vi racconto:
si è trattato di due serate tenutesi a Sala di Serino in cui si sono esibiti vari gruppi locali: A
capu n’è bona band, Serino Skalo, The Picture, Banda Città di Serino, Monesis Project, Tano,
Gennarì e Anema e Core. Nel corso delle due serate sono stati allestiti stand gastronomici con
piatti tipici locali. La Domenica sera c’è stata l’estrazione dei biglietti della lotteria organizzata
per l’occasione.
Tutto il ricavato è stato devoluto in beneficenza.
Programma a parte, si è trattato di un’iniziativa che ha lasciato il segno e non credo solo per
noi promotori ma anche per tutti i serinesi e non che vi hanno partecipato.
Per la prima volta, e sottolineo per la prima volta, mi è capitato di vedere tantissimi giovani
operare attivamente, con gioia per la realizzazione di questa nobile iniziativa.
Per me, che continuo a difendere a spada tratta dalle critiche la mia Serino, si è trattato di
una grande soddisfazione.
Per la prima volta possiamo rivolgere un GRAZIE collettivo! Ha trionfato la bontà, questo
valore così trascurato nei rapporti che viviamo quotidianamente.
Insieme siamo riusciti ad accantonare la competizione, l’aggressività, la cattiveria, abbiamo
bandito per una volta il “Mors tua, vita mea” che spesso non ci fa vivere serenamente e ci
trascina verso la legge della giungla!
Spesso noi serinesi, sarà colpa della nostra conformazione geografica (lo dico sempre per
sdrammatizzare!), con la nostra mentalità per certi aspetti un po’ chiusa, ci ostiniamo ad
inseguire valori quali: ricchezza, potere, successo e siamo capaci di ottenerli in qualsiasi modo,
talvolta non curanti di tutto il resto che c’è intorno.
Eppure avvertiamo nella nostra coscienza che questo modo di vivere è sbagliato, che ci crea
disagio, sofferenza. Ecco la prova: il successo di “Un Sorriso Amico”è frutto della nostra parte
nascosta che aspira alla bontà, alla gentilezza, alla cortesia, alla solidarietà, alla volontà di poter
essere d’aiuto agli altri.
4
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
Grazie a questa manifestazione, mi sono arricchita, ancora una volta, di nuove conoscenze,
alcune delle quali stanno per trasformarsi in amicizie, ho avuto modo di accantonare i
pregiudizi e stimare delle persone che ho viste impegnate con il Cuore per garantire la riuscita
dell’iniziativa.
Ho avuto l’impressione che la bontà abbia conosciuto un suo momento di ritrovata
popolarità.
Dai commenti raccolti in giro si è capito che si è riusciti a colpire il cuore, la sensibilità, la
magnanimità della gente che, sicuramente non è tornata a casa delusa.
Due serate che hanno regalato tanti bellissimi momenti, di gioia ed emozione, allegria e
divertimento, incanto e commozione…
Spero mi sia fatta interprete dei sentimenti di tutti coloro che hanno collaborato.
Un enorme e meritatissimo plauso va a tutti coloro che hanno partecipato, che ci hanno
creduto e che hanno reso magica unica indimenticabile questa prima ( e speriamo non ultima)
iniziativa!
* Laureanda in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Salerno. Ha un particolare interesse per il
giornalismo; ha collaborato con testate giornalistiche locali.
@BENI CULTURALI@
La nostra storia
di Emanuela Pelosi* ([email protected])
Ben ritrovati, non ci siamo dimenticati di voi! Come potremmo? …noi che ci muoviamo
lungo i “confini” della memoria, operando a che questa barriera cada e la storia torni a svolgere
la sua funzione di magistra vitae e torni ad essere presupposto indispensabile di quella che
alcuni chiamano “coscienza civile”.
Questa estate leggendo un saggio di Stefano Pivato, Vuoti di Memoria – Usi e abusi della storia
nella vita pubblica italiana -, Laterza, Bari 2007, mi sono imbattuta in uno scritto estrapolato da un
testo di respiro più ampio e ho, in un certo qual senso, ritrovato un mondo che da tempo vive
con me, in quanto mi aiuta a spiegare a ragazzi di varie età il forte legame con i “nostri” luoghi:
«Altri vendevano vento. Seduti dietro un tavolino inventavano dei ricordi per quelli che non ne
avevano o che li avevano dimenticati. “Venditore di ricordi veri, freschi, autentici, verificabili”,
aveva persino scritto uno di loro su una lavagna da scolaro appesa al muro. Non avevano molti
clienti. I ricordi non erano merce rara in quel paese, ma bisogna dire che ad Agadir questo
piccolo commercio della memoria era stato abbastanza fiorente. Dopo il terremoto certi
sopravvissuti avevano perso la memoria, altri avevano cercato di verificare i loro ricordi, e poi
ci furono quelli che non avevano vissuto quella notte terribile e che, in visita ad Agadir, si
facevano raccontare quell’avvenimento tragico, con tutti i particolari da quei venditori di vento
che si presentavano come degli “illuminati che i muri, cadendo, hanno risparmiato». (Tahar Ben
Jelloun, A occhi bassi, Einaudi, Torino 1993)
Ovviamente non mi sento un venditore di vento, ma ho apprezzato questo scritto in quanto
attraverso un’immagine nitida, quasi fotografica, fa arrivare a noi una delle problematiche, che
da anni, tra gli altri, la “gente di pro loco”, cerca di affrontare: la perdita della memoria storica
collettiva da parte delle nuove generazioni a favore di un «(…) presente nel quale manca ogni
rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi [i giovani] vivono» (Eric J.
Hobsbawn, Il secolo breve, Rizzoli, Bergamo, 2004). Come esplicano questa azione i volontari
attivi in un’associazione quale la pro loco? Le modalità sono varie e cambiano da luogo a luogo,
la pro loco Serino (personifichiamo l’ente) da anni opera in sinergia con le istituzioni scolastiche
locali; è coadiuvata dalle risorse umane che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso
il servizio civile nazionale, mette a disposizione, ed è supportata dai propri iscritti e in alcuni
5
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
casi anche dalle istituzioni locali. Le azioni messe in atto negli ultimi mesi sono, oltre ad altre di
cui si è già parlato nel presente numero della newsletter, un protocollo d’intesa con la Scuola
Media Statale Francesco Solimene, grazie al quale la scuola e la pro loco collaboreranno per far
conoscere alle giovani generazioni le antiche tradizioni serinesi e le problematiche, quale quella
dell’emigrazione, ancora oggi vive nella nostra terra; la realizzazione, per il secondo anno, dei
murales a Ferrari (numero 6 della newsletter), che questa estate hanno visto all’opera i maestri
Domenico Ingino e Sabino Matta, gli esordienti Panfilo Ginestra e Jessica Perna e le nuove leve
Marco Cirino, Rocco De Feo, Rosalina Monte, Maria Grazia Rizzo, Andrea Romei, Veronica
Romei e Sabatino Trombetta, coadiuvati dal maestro Giuseppe Pelosi. Anche quest’anno si è
puntato sulla forza comunicativa dell’immagine per rappresentare personaggi, luoghi e
tradizioni legati alla memoria storica locale; questi murales contribuiscono per i temi
rappresentati, per la loro collocazione in un luogo pubblico, per il linguaggio realistico, quindi
semplice e coinvolgente, per la loro valenza emotiva, a restituirci frammenti di vita passata.
Con queste immagini di enormi dimensioni, ben visibili e fortemente comunicative l’arte
diviene vettore di un messaggio sociale e culturale e si pone l’obiettivo di raggiungere il
maggior numero di persone possibile.
Altra azione, ormai giunta al suo quinto anno, è quella svolta dai volontari di servizio civile,
che in dialogo costante con gli anziani del luogo, sono stati in grado di creare un punto di
contatto con un passato recente, molto spesso obliato. Ho voluto fare questo riferimento al
lavoro svolto dai volontari, oltre perché doveroso, dato l’argomento di cui si disserta, anche
perché desidero in questa occasione salutare sia quelli di loro che terminano il loro anno di
servizio civile il primo ottobre, sia tutti coloro che li hanno preceduti. Un saluto che non è solo
legato alla circostanza particolare, ma è legato alla conclusione del mio ciclo di volontariato in
qualità di OLP, operatore locale di progetto. Dopo tanti anni di impegno, di crescita personale,
di grandi esperienze, che mi hanno arricchito sotto il profilo umano e professionale, esaurito il
mio impegno, materiale e morale con i volontari dell’anno 2006-07, ho ritenuto maturi i tempi a
che qualcun altro, si assuma l’onore e l’onere di crescere con i volontari che verranno; la
persona che si è sentita di caricarsi di questa responsabilità è Anna Rosaria D’Agostino, nostra
amica e compagna di viaggio ormai da un po’, prima volontario di servizio civile nazionale, poi
socia della pro loco, attualmente segretaria dell’ente e curatrice della rubrica “Attualità” della
presente Newsletter.
L’augurio che mi sento di fare ad Annarosa (per gli amici) è quello di riuscire sempre a
trovare la forza per portare avanti l’impegno preso e di continuare a credere in quello che fa
anche nei momenti più bui.
Nella speranza che nuovi elementi vadano ad aggiungersi, grazie all’impegno della nostra
amica, coadiuvata pur sempre da tutti noi, a questo ponte in costruzione tra passato e presente,
vi do appuntamento al prossimo numero e vi ricordo che un paese senza memoria è un paese
senza storia e, come tale, alla mercè di qualsiasi individuo.
* Docente di Storia dell’Arte
6
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@CINEMA e LIBRI@
La casta
Così ì politici italiani sono diventati intoccabili
Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella
Rizzoli, 2007 RCS Libri S.p.A., Milano
Recensione a cura di Giovanni De Feo
Caro Fausto (Coppola),
dopo le tue anticipazioni in occasione della nostra piacevole chiacchierata di fine giugno in
via Pescatore, non ho potuto fare a meno di aggiungere all’elenco dei libri da leggere, La casta,
di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.
Fausto (Bertinotti) che se ne va a Parigi, per festeggiare le future nozze di Clotilde d’Urso,
nipote del banchiere Mario, con Arthur de Kersauson de Pennendreff, con un aereo di Stato?
No. È davvero troppo. Ma allora tutti quei discorsi sul proletariato, sulle lotte di classe, la
dedica dell’elezione a Presidente della Camera alle operaie e agli operai. No, non è possibile. È
proprio il caso di dire: «non c’è più religione».
Il libro-inchiesta dei due bravissimi giornalisti del Corriere della Sera, in soli due mesi dalla
sua uscita, ha già superato le dieci ristampe. Il motivo? Li potete intuire dai titoli di alcuni dei
capitoli del libro:
• Quattro regine al prezzo di un Napoletano. Costi segreti al Quirinale, on-line a Buckingam
Palace;
• Prodigi: in volo 37 ore al giorno. Da Berlusconi a Bertinotti, tutti via con gli aerei di Stato;
• Seggi lasciati agli eredi come case o comò. La Loggia e Mancini, Craxi e Di Pietro, al potere
per dinastia;
• Perso il Rolex d’oro? Paga la Camera. I privilegi: dalle scorte ai ristoranti meno cari delle
mense operaie;
• AAA Cercasi poltrona per rombato. Migliasia di cariche nelle società pubbliche per sistemare
gli «ex»;
• Ultimo lusso, atterrare sotto casa. Sprechi, clientele e manie di grandezza delle Regioni
Ordinarie;
• Le Province sono inutili? Aumentiamole. Tutti falliti i tentativi di abolirle: servono a
distribuire posti.
Qualche altra chicca? Siete subito serviti: finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a
quando furono aboliti dal referendum; “rimborsi” elettorali 180 volte più alti delle spese
sostenute; presidenti di circoscrizione con l’auto blu, e così via sprecando…
Lo so che vi è venuta l’orticaria a sentire queste cose. A me è venuto il “sangue amaro” a
leggere questo libro. Non possiamo, tuttavia, far finta di non sapere e ignorare ciò che capita
intorno a noi. La casta, infatti, non è solo in Parlamento o nelle Regioni, ma laddove ci sono
interessi e soldi da spartire c’è una casta di eletti che pretende di avere più diritti degli altri. I
motivi: provate a esercitarvi nel fornire delle possibili risposte…
Per fortuna che c’è Lei a mettere tutto in ordine e a dare il giusto senso alle cose. Chi? La
Livella! Ovviamente.
7
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@PERSONAGGI@
Antonio Infantino
di Giovanni De Feo ([email protected])
Sono le 2 e 20. Telenostra. È già cominciato. Ma quello non è Raffaele Ingino? Eh, si, è
proprio lui. Hoddesdon? E che ci fa Raffaele a casa mia. Senti, senti. Il possibile erede di Pietro
Mennea è di Hoddesdon ed è figlio di una compaesana di Rivottoli: Antonio Infantino! Sono
letteralmente esterrefatto.
Quando sento nominare Pietro Mennea, non vedo solo il suo volto, ma mi si stagliano nella
mente 4 cifre: 19.72. Non dovrei aggiungere altro perché rischierei di rovinare le pagine di
poesia che il barlettano dalla volontà d’acciaio ha scritto nella sua straordinaria vita di uomo e
di atleta. Certo, non tutti hanno trascorso come me la loro gioventù incollati ad un televisore
nelle caldissime ed afose giornate estive, completamente immerso nelle gare di atletica di
Olimpiadi, Campionati del Mondo, Campionati Europei, etc. … e certo, perché poi ci sono le
gare indoor e quelle classiche all’aperto. E il 19.72? Ah, è vero. Quasi me ne dimenticavo. Uno
dei record del mondo di atletica più longevi. Quello dei 200 metri piani. La freccia del Sud lo
stabilì nel 1979 a Citta del Messico, quando, come studente di scienze politiche, stava
prendendo parte alle Universiadi. Questo “mitico” record è resistito fino al 1996, quando è stato
battuto dall’uomo dalle scarpette d’oro, l’americano Michael Johnson, che molti di Voi
ricorderanno, oltre che per le preziose scarpe, anche per la sua corsa da soldatino.
Hoddesdon. Musica per le mie orecchie. È la cittadina dell’Hertfordshire (la Contea di
Herthford) dove sono nato, in Gladstone Road. Per un ragazzino che a quattro anni lascia il
luogo nel quale è nato, l’Inghilterra, quando cresce tutto si ammanta di mistero e di magia.
L’INGHILTERRA. LA REGINA. IL BIG BAN…
Quanti Italiani, e tra questi molti compaesani di Serino, ancora oggi vivono in Inghilterra, ed
in particolare a Hoddesdon.
8
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
Raffaele Ingino, nelle sue vesti di Vice Sindaco del comune di Serino, si è recato in
Inghilterra in occasione della festa di Sant’Antonio, santo particolarmente venerato dai Serinesi
di Hoddesdon. Il legame con Rivottoli è di quelli forti. Recentemente, in occasione di Volturair
(complimenti alla famiglia Marra e a tutti gli altri organizzatori!), ho avuto modo di scambiare
quattro chiacchiere con Raffaele, che mi ha raccontato della bella esperienza inglese. Gli Italiani
all’estero hanno un grande bisogno di mantenere vivo il contatto con la loro terra madre ed è
anche grazie a loro che si mantengono vive certe tradizioni, certi costumi, certi termini dialettali
che altrimenti andrebbero persi nel dimenticatoio di una a volte cieca ricerca dello sviluppo,
dell’emancipazione culturale, ecc.
Antonio Infantino? Una giovane promessa dell’atletica mondiale. Ebbene si. Non usiamo
mezzi termini. I suoi tempi sono favolosi. Sta letteralmente stracciando uno ad uno tutti i
primati dei suoi compaesani e coetanei inglesi. Purtoppo si. Antonio corre per l’Inghilterra. La
mamma è di Rivottoli. Il papà è siculo. Ma lui è nato, cresciuto ed allevato sportivamente oltre
Manica. Il fatto che Barletta, la città di origine di Pietro Mennea, sia tra Serino e la Sicilia, forse
non è un caso se Antonio ha il TNT nelle gambe. Il quasi diciassettenne atleta di Hoddesdon,
eccelle sia nei 100 che nei 200 metri, la gara che ha reso immortale il suo mito Mennea, mettendo
in mostra delle doti naturali assolutamente straordinarie. Del resto basta dare una sbirciatina su
Internet per rendersene conto.
Direttamente dal sito della Hertfordshire County Atlete, scopriamo alcuni scores della
giovanissima stella che corre per il Club “Enfield And Haringey”.
Result
Competition and Venue
Date and Age
100 Metres
10.65
SEAA U17M Champs Fin Ashford
10.70
National YAL Bournemouth
10.76
AAA’s U20 Champs Hea Bedford
10.78
AAA’s U20 Champs Sem Bedford
10.81
SEAA U20 Inter Count Eton
10.87
Spar Challenge Heats Bedford
10.91
SEAA U20 Inter Count Eton
10.98
SEAA U17 Champs Fina Chelmsford
11.10
Spar Challenge Final Bedford
11.12
SEAA U17 Champs Heat Chelmsford
11.19
Herts County Champs Watford
11.20
National YAL Premier Haringey
11.30
English Schools Cham Birmingham
11.40
Young Athletes Leagu Norwich
11.41
English Schools Cham Birmingham
11.42
English Schools Cham Birmingham
11.50
YAL Southern Premier Croydon
11.52
National YAL Final Birmingham
11.60
Herts Schools Champs Hemel Hempstead
26/05/07
(16.2)
07/05/07
(16.1)
23/06/07
(16.3)
23/06/07
(16.3)
26/08/06
(15.4)
11/06/06 (15.2)
26/08/06 (15.4)
27/05/06 (15.2)
11/06/06 (15.2)
27/05/06 (15.2)
14/05/06 (15.2)
31/07/05 (14.4)
09/07/05 (14.3)
17/07/05 (14.3)
08/07/05 (14.3)
08/07/05 (14.3)
21/05/06 (15.2)
04/09/05 (14.5)
11/06/05 (14.2)
Silver
200 Metres
21.80
National YAL
21.81
SEAA U17 Champs Fina Chelmsford
22.22
SEAA U17 Champs Heat Chelmsford
22.33
English Schools Cham Gateshead
22.37
English Schools Cham Gateshead
22.46
Herts County Champs Watford
22.58
English Schools Cham Gateshead
22.61
National YAL Final Birmingham
22.70
National YAL Premier Haringey
23.00
Young Athletes Leagu Norwich
07/05/07 (16.1)
28/05/06 (15.2)
28/05/06 (15.2)
07/07/06 (15.3)
07/07/06 (15.3)
14/05/06 (15.2)
08/07/06 (15.3)
04/09/05 (14.5)
31/07/05 (14.4)
17/07/05 (14.3)
Silver Medalist
Herts Cap
U17 County Champion
English Schools Champion
U17 County Champion
5th in the Final
Il racconto sull’astro nascente dell’atletica, non finisce qui ma proseguirà sui prossimi
numeri della Newsletter. Nel frattempo speriamo di riuscire a metterci in contatto con la
famiglia di Antonio e, perché no, direttamente con lui. Se qualcuno di Voi può darci una mano
non esiti a farlo.
See you soon!
9
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@POESIE@
di Alessandro Gioia* ([email protected])
Lontano dall’uomo
Se dovessi rinascere
me ne guarderei bene…
dall’essere uomo.
Se dovessi rinascere,
vorrei volare,
vivere
come un uccello selvatico
e guardare tutto dall’alto,
spiegare le mie ali.
Volare e immaginare
solo nuvole,
essere un falco,
e considerare la terra degli uomini
un qualcosa di talmente lontano,
come se non ci fossi mai stato.
Estate
Cadendo, le stelle
fanno sognare
belle cose,
sinuose comete,
ombrose rose.
Giacenti paesaggi
all’unisono
si uniscono,
sembra tutto un dipinto
di un artista il quadro.
Poi le lucciole
e il silenzio
ancora.
E la loro eterna voce,
notte dopo notte,
dopo i raggi.
Voce dopo il sole.
Che al mattino
tace.
* Nato a Mainz (Germania) nel 1974. Laureato in Lingue e Letterature straniere e in Lettere, attualmente si occupa di
traduzioni e di interpretariato.
10
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@RACCONTI@
Il viaggio infinito – personaggi e storie di vita parigina
di Piera Vincenti* ([email protected])
Il titolo che avevo inizialmente pensato per questo reportage dalla Francia era un altro ma
dopo quanto avvenuto al ritorno non ho potuto che scegliere questo.
Cos’è accaduto? Semplice. Sabato pomeriggio alle 13 ero all’aeroporto Charles De Gaulle.
Sarei dovuta partire alle 15,15 con volo Meridiana e atterrare a Napoli. Il volo è stato rimandato
di due ore, poi di un’altra mezz’ora e poi chissà di quanto finché, intorno alle 18, ci hanno
comunicato di averlo cancellato. Sono partita alle 20,20 con l’Alitalia e atterrata due ore e dieci
dopo a Roma. Ho riavuto la mia preziosa valigia a mezzanotte e 5 minuti. Un pullman messo a
disposizione dalla compagnia mi ha portata a Napoli e dopo un’altra ora circa di viaggio sono
finalmente arrivata a casa. Intanto si erano fatte le 4 di mattina. Solo 10 ore di ritardo.
Comunque, preferisco dimenticare i disagi subiti e conservare nel cuore le immagini della
mia Parigi, spettacolare, ricca di arte e cultura, alla moda, sofisticata, chic. Passeggiando lungo
le strade affollate si percepisce una sensazione di candore. Gli edifici sono costruiti per la
maggior parte in marmo, liscio e levigato o intervallato da artificiose decorazioni ma sempre
bianco. Neanche la vivacità dei colori della gente e delle boutique riesce ad offuscarne la luce e
quel senso di vastità e libertà interiore che da essa promana. L’aria è impregnata dall’odore dei
pregiati profumi francesi che mescolandosi a quello dei croissant appena sfornati dà vita ad una
fragranza che ha il sapore dei sogni.
Le donne parigine sono di un’eleganza invidiabile, sobrie e raffinate insieme, non concedono
nulla all’eccesso e alla stravaganza ma appaiono ugualmente belle e desiderabili nella loro
semplicità. Gli uomini, poi, sono uno spettacolo. Ce ne sono di tutti i tipi, quelli tipicamente
francesi, con quel delizioso nasino all’insù e i modi galanti, e quelli dalla pelle scura e dal corpo
perfetto. I francesi, però, non solo cortesi. Si sentono superiori, degli eletti, e fanno sentire agli
altri la loro presunta superiorità.
Parigi. Sono sempre stata attratta dalla capitale francese. Sono cresciuta in compagnia di
D’Artagnan, i moschettieri e il cardinale Richelieu, Lady Oscar, Luigi XVI e la regina Maria
Antonietta, la Stella della Senna. Mi sono nutrita della storia francese e poi della sua arte. Ho
conosciuto e amato la pittura impressionista e sognato di ammirare i grandi capolavori di tutti i
tempi esposti al museo del Louvre. Il mio sogno è diventato realtà.
L’ho capito quando mi sono trovata di fronte l’imponente piramide in vetro situata nel
cortile del palazzo, un tempo residenza reale, e ho ricordato la mia amata guida del Louvre, che
tante volte avevo sfogliato desiderando un giorno di varcare quella soglia, una porta aperta su
un angolo di paradiso terrestre. Mi avevano prospettato file chilometriche invece sono entrata
immediatamente. Dove ho dovuto fare una coda lunga tre ore è stato alla Tour Eiffel.
11
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
Quell’affare è molto più imponente e complesso di quanto non appaia in tv o sulle cartoline.
Mentre aspettavo di salire ho raccontato a mia sorella la sua storia: progettata per l’esposizione
universale di fine ottocento, ha richiesto due anni per essere costruita, ha ricevuto una pessima
accoglienza presso i contemporanei ma è finita per diventare uno dei simboli più
rappresentativi di Parigi. La torre è di una perfezione unica, articolata e piena di viti e bulloni.
Ha più di cento anni ma conserva intatto il fascino della novità. Per ore ho aspettato il momento
in cui avrei visto la capitale dalla sua cima, cantando popopopo come mi aveva suggerito un
12
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
amico, ma nel frattempo si è fatto buio, l’ultimo piano è stato chiuso e ho dovuto accontentarmi
di salire solo fino al secondo livello. Da cui comunque si gode di una vista spettacolare. La
Senna che taglia in due la città, i palazzi, Notre Dame, parchi verdeggianti dai contorni incerti,
avvolti nel fioco chiarore di un sole ormai scomparso dietro l’orizzonte. Ancora più affascinate è
stato il gioco di luci che illuminano la torre e la fanno scintillare come un albero di Natale. Solo
che sotto non ci sono regali, solo turisti e venditori ambulanti di souvenir.
Ma torniamo al Louvre. Una sinuosa scala a chioccia collega la base della piramide con
l’ingresso, da dove si diramano le varie sezioni in cui il museo è articolato. Senza neanche
vederlo se non sui libri, in un mio racconto lo avevo descritto con queste parole: “un luogo
incantato e senza tempo in cui la civiltà dell’antico Egitto s’incontra con quella orientale, Giulio
Cesare conversa con la Gioconda, il cristianesimo e l’islam convivono pacificamente, gli antichi
e i moderni abitano un eterno presente, il tutto in una cornice maestosa e spettacolare.” Il
Louvre è esattamente questo, un luogo in cui il tempo si è fermato per lasciare il posto alla
bellezza, che è forse l’unica cosa che accomuna gli uomini di tutti i tempi e li proietta verso Dio.
L’unica nota stonata sono i turisti ignoranti, soprattutto i famigerati giapponesi, che girano
armati di macchine fotografiche e scattano foto a qualunque cosa si trovino davanti
distruggendo lo spirito di una visita ad un museo. Beh, io ho una teoria tutta mia secondo cui
l’arte va ammirata e contemplata in silenzio, in preghiera quasi, perché solo così si può
veramente sperare di coglierne la bellezza che la anima. Passavo con venerazione da un’opera
all’altra, le riconoscevo e le salutavo come un vecchio amico che non si vede da anni e si scopre
ancora simile a quell’immagine sfuocata che i ricordi hanno lasciato nella mente. La cosa che
più mi ha incantato è stata la scultura di Canova, Amore e Psiche, ideale da qualunque punto di
vista la si guardi, semplicemente perfetta. Ero così eccitata e presa che costringevo mia sorella
ad ascoltarmi mentre sciorinavo lezioni di storia dell’arte su ogni capolavoro che ci trovavamo
di fronte. Si sarà anche annoiata ma almeno ha imparato qualcosa visto che non ha avuto la mia
stessa fortuna di incontrare insegnati che gliel’abbiano insegnata e fatta amare.
E il Musèe D’Orsay! Il luogo più spettacolare che abbia mai visto in vita mia. Se prima
sognavo di fare la guida alla National Gallery di Londra, dopo ho desiderato una cosa sola: fare
la guida al museo D’Orsay! Il problema è che dovrei prendere una laurea in storia dell’arte e
imparare almeno un po’ di francese. Cosa impossibile! Il francese, non la laurea in storia
dell’arte. C’erano tutti i miei dipinti preferiti dei miei pittori preferiti, gli stessi che sono esposti
sulle pareti del mio soggiorno. Ebbene sì, casa mia sembra la brutta copia del museo D’Orsay!
Ho preso l’audioguida e mi è stata utile per quegli artisti che non conoscevo ma su tanti altri mi
ha detto molto meno di quanto già non sapessi. Con questo non intendo assolutamente
spacciarmi per un’esperta d’arte, so solo quello che ho studiato sui libri ma, siccome l’ho
studiato con passione, ricordo molte più cose che di tanti altri argomenti. Mi sono commossa fin
quasi alle lacrime di fronte alle pennellate rapide e fugaci di Renoir, alle sue figure ridondanti e
agli spaccati di vita parigina, alle ninfee di Monet, ai giochi creati dalla luce che si riflette
nell’acqua da lui sapientemente catturati, al verde dei paesaggi di Pisarro, alla forme
reinventate di Van Gogh.
No, non ho visto solo i musei a Parigi… anche le chiese! La cattedrale di Notre Dame - che
ho scoperto essere intitolata alla Vergine perché la traduzione è Nostra Signora – la Madaleine,
il Sacro Cuore a Monmartre, il quartiere in cui i miei artisti preferiti hanno vissuto e lavorato.
Ho affrontato anche un’avventura pazzesca per vedere lo Stade de France, lo stadio in cui gioca
il Saint Denis. Dai templi sacri a quelli della religione profana: il calcio!
Ho visitato giardini variopinti, passeggiato lungo gli Champs Elysèe, mi sono dedicata ad un
po’ di sano pazzo-shopping parigino.
Ho fatto anche una crociera lungo la Senna. Se state pensando ad un’esperienza romantica,
l’acqua che scintilla sotto un limpido sole, musica soffusa, atmosfera intima e seducente… stop!
13
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
Fate un passo indietro e immaginate invece i soliti turisti giapponesi, sempre loro, con le loro
onnipresenti macchinette, anziane signore inglesi che per proteggersi dal sole aprono sgargianti
ombrellini impedendo ogni visuale, una voce registrata che in diverse lingue – ma non in
italiano – spiega quello che c’è intorno. Decisamente un’esperienza da fare! Una visita alla città
rilassante e istruttiva.
Un altro posto che ritengo degno di nota è La Defence. Al centro una spianata intitolata a
Cherles De Gaulle, da un lato Le Grand Arche, tutt’intorno spendenti edifici di vetro che ti
danno la sensazione di possedere il mondo pur essendone al di fuori.
La Valle della Loira, invece, è davvero un posto fuori dalla realtà, che appartiene
interamente al mondo delle fiabe, delle principesse fragili e dei principi coraggiosi, dei fantasmi
e delle streghe, delle sfarzose feste a ballo, dei vestiti colorati che ondeggiano al ritmo di
musica, degli amori segreti e dei baci che ridanno la vita. Un po’ come Disneyland, luoghi
incantati in cui l’unica regola che conta è abbandonarsi ai propri sogni infantili e viverli, come
Peter Pan. Walt Disney diceva if you can dream it, you can do it – se puoi sognarlo, puoi farlo. Lo
spirito del parco è esattamente questo: rendere i propri sogni realtà.
Sabato mattina ho fatto un’ultima passeggiata lungo le strade di Parigi, poi sono scomparsa
in una stazione della Metro con negli occhi Place de la Concorde.
La mia vacanza era finita, non il mio viaggio.
Una volta Paul Bowles ha detto: Il turista ritorna. Il viaggiatore continua ad andare.
Scoprire un nuovo Paese, visitare città sconosciute, conoscere persone e venire in contatto
con culture e stili di vita differenti è sempre affascinante, eccitante, apre nuove porte sulla
comprensione del mondo e di se stessi. La vita di tutti i giorni, invece, appare spesso ripetitiva,
triste, senza emozioni. Ma non è così. Tutta la vita è un viaggio e ogni giorno, per quanto
monotono, è una nuova scoperta, ogni persona una ricchezza da dare e da ricevere. Ogni
avvenimento, per quanto apparentemente banale, può cambiare il corso di un’esistenza.
Viaggiare non è allontanarsi da un luogo per raggiungerne un altro. Viaggiare è scoprire la
novità della vita nella quotidianità, ritrovare la capacità di stupirsi e incantarsi anche di fronte
alle cose semplici.
* Laureata in Scienze della comunicazione presso l'Università degli Studi di Salerno, è appassionata di letteratura,
cinema, sport e viaggi. Collabora con l’emittente televisiva Telenostra e con il quotidiano “Buongiorno Irpinia”.
14
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
Io, Papa girl, vi racconto il mio incontro con la fede
di Piera Vincenti* ([email protected])
Giovani dal cuore grande, come la Vergine Maria, quelli che si lasciano conquistare dalla
novità di Cristo e diventano, in questo modo, protagonisti di una storia affascinante,
collaboratori del progetto di salvezza di Dio.
Cinquecentomila giovani sono stati i protagonisti dell’Agorà, l’incontro con il Santo Padre a
Loreto, l’ 1 e 2 settembre. Tra questi anche le comunità neocatecumenali della parrocchia di San
Ciro martire di Avellino, guidate dai catechisti Federico Alvino e Claudio Testa, a cui si sono
unite le comunità di Serino, Contrada e Sant’Antimo (Na). E, a riprova che la vera giovinezza
non è solo quella del corpo, una giovane di 68 anni, Clelia Lepore, che con la sua forza e
determinazione è stata un esempio per tutti ragazzi.
La nostra è stata un’esperienza straordinaria vissuta, come ogni pellegrinaggio, all’insegna
della precarietà e dei disagi ma, dove noi eravamo deboli, stanchi, sfiduciati, è arrivato Dio a
sostenerci con la sua grazia.
Siamo partiti in 61 da Avellino mercoledì scorso, ognuno con il suo carico di peccato,
ribellione, speranze e aspettative che non sono state deluse. Per un paio di giorni ci siamo
fermati in due paesini dell’Abruzzo, Altino e Casoli (Ch), dove le famiglie della parrocchia ci
hanno accolto con affetto e premura, offrendoci non solo la loro ospitalità ma anche il tempo e
la disponibilità. «Ci Hanno accolto con il cuore aperto – testimonia qualcuno – non come
estranei ma come persone di famiglia, conosciute e amate da sempre e ciò stupisce ancora di più
se si pensa al clima di diffidenza in cui siamo costretti a vivere oggigiorno».
Come i discepoli, a cui Gesù lasciò il mandato “Andate in tutto il mondo e predicate il
Vangelo ad ogni creatura”, anche noi siamo scesi in strada ad annunciare la buona notizia che
Gesù Cristo è morto e risorto per ognuno di noi e che ci ama così come siamo, non come
dovremmo essere. Vincere la vergogna, l’imbarazzo, la resistenza della gente, non è stato
semplice. Non tutti si sono dimostrati disposti ad ascoltare, molti sono stati i rifiuti, le porte
sbattute in faccia. «Un rifiuto è un segno di conversione molto forte – racconta un ragazzo – ma
le esperienze positive ci sono state. Ho parlato con un’anziana donna e questa, il giorno dopo,
mi ha detto che il nipotino le aveva chiesto perdono per averla fatta arrabbiare».
Anche don Sabatino, parroco di Altino, ha visto i frutti della predicazione: «Un uomo che
non viene mai in chiesa mi ha chiesto scettico se questi giovani credessero davvero in quello che
facevano. Il giorno dopo è venuto a messa».
Molte di più la Parole che abbiamo ricevuto, a partire dal giovedì pomeriggio quando, nella
cattedrale di Chieti, si è svolta la cerimonia di presentazione delle diocesi accolte. Oltre ai
giovani provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Basilicata, erano presenti le delegazioni di
diversi Paesi europei. L’incontro, presieduto dal vescovo di Chieti-Vasto, Mons. Bruno Forte, è
proseguito nell’anfiteatro del Museo Archeologico Nazionale sul tema “Segni di un unico
sogno”.
«Il grande sogno della Chiesa – ha detto fr. Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di
Bose – è l’ecumenismo. Chi non è ecumenico non è autenticamente cristiano».
In serata, ampio spazio alla festa e al divertimento con l’esibizione di Eugenio Bennato e i
Taranta Power.
Il cristiano è colui che non conosce sosta. Nuovi pellegrinaggi hanno atteso le comunità di
Avellino e Sant’Antimo il giorno seguente. In mattinata abbiamo visitato il Santuario del Volto
Santo a Manoppello, dov’è conservato il sudario di Gesù, quello che insieme alla Sacra Sindone
ne avvolgeva il corpo nel sepolcro. Sotto il sole rovente di mezzogiorno, abbiamo preso parte
alla Celebrazione Eucaristica Giubilare, presieduta dal vescovo Bruno Forte che, durante
l’omelia, ha invitato «a preservare il Tempio dello Spirito Santo, cioè il nostro corpo, attraverso
la castità vissuta come una scelta di libertà».
«L’emozione più grande – afferma uno dei partecipanti – è stato vedere il Corpo e il Sangue
di Gesù a Lanciano». Nella cittadina abruzzese si conserva, infatti, il Miracolo Eucaristico più
importante. Il prodigio avvenne nel secolo VIII per il dubbio di un monaco della reale presenza
di Gesù nell’Eucarestia. Durante la celebrazione della messa, l’ostia diventò carne viva e il
sangue si mutò in sangue vivo. Negli anni ’70 la scienza che ha decretato che si tratta di un
cuore e di sangue umani, entrambi appartenenti al gruppo sanguigno AB, lo stesso riscontrato
15
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
nella Sindone. Un fatto straordinario, ma totalmente ordinario se si considera che avviene ogni
volta che una messa viene celebrata.
Con la tristezza nel cuore, ma animati dall’entusiasmo per nuova avventura che ci
attendeva, abbiamo salutato le famiglie ospiti con una grande festa a base di porchetta, balli di
gruppo e karaoke.
Il momento di mettersi in cammino verso Loreto era finalmente arrivato. Dovevano essere 4
i chilometri di distanza dal parcheggio del pullman fino alla spianata di Montorso, luogo
dell’incontro con il Papa Benedetto XVI, invece abbiamo camminato per circa 20 km, sotto il
peso di sacchi a pelo e zaini stracolmi. L’unico aiuto è venuto dal venticello che soffiava lieve e
dai molti abitanti di Loreto, che ci spronavano ad andare avanti. Fuori dal nostro settore perché
troppo affollato, ci siamo accampati su di una collinetta da cui il palco appariva un puntino
lontano.
Un clima gioioso e di festa ha accompagnato la veglia. Lo Spirito che ha animato la
manifestazione è ancora indescrivibile a parole: in cinquecentomila, provenienti da ogni parte
d’Europa e del mondo, hanno lodato lo stesso Dio ognuno nella propria lingua accomunati da
una stessa fede, cantando e danzando fino all’alba senza mai stancarsi. «E’ stata una notte
speciale – testimonia una ragazza – in cui ho incontrato Dio e ho conosciuto tanti giovani pieni
di entusiasmo per la sua Parola».
«Maria conosce le nostre aspirazioni, il desiderio di amore che ci anima, di un amore vero e
profondo che dà senso al nostro avvenire. Non abbiate paura del fallimento, a chi confida in Dio
nulla è impossibile». Queste le parole del Santo Padre che hanno accompagnato la notte di
veglia e di preghiera, fino al momento in cui è riapparso per la celebrazione Eucaristica della
domenica mattina.
Le sue parole hanno infiammato il cuore dei giovani, pronti ad applaudirlo quando
ricordava che «l’umiltà è la vera via» e invitava a «non seguire la strada dell’orgoglio, del
successo ad ogni costo, dell’apparire e dell’avere a scapito dell’essere. Andate controcorrente e
non abbiate paura di essere giudicati».
Le stesse parole sono state ripetute il giorno seguente da Kiko Arguello, fondatore del
cammino neocatecumenale, un cammino di fede alla riscoperta del Battesimo. All’incontro, che
si è svolto anch’esso nella spianata di Montorso, era presente Mons. Anthony Fisher,
Arcivescovo di Sidney, città in cui si terrà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel
luglio 2008. Il momento più toccante è stato quello delle chiamate vocazionali al sacerdozio, alla
vita consacrata e all’itineranza. In due nel nostro gruppo si sono alzati, dando la loro
disponibilità a Dio perché compia in loro il suo disegno d’amore.
Abbiamo lasciato la spianata per la seconda volta in due giorni, distrutti nel corpo ma
rigenerati nello spirito, pieni di quella vita nuova che sgorga dall’incontro con Cristo - vicino
nei momenti di gioia e di festa e in quelli di prova e smarrimento - e con negli occhi una sola
meta: Sidney.
* Pubblicato su “Buongiorno Irpinia” del 5 settembre 2007
16
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
Pulcinella’s way (quinta puntata)
di Alessandro Gioia ([email protected])
L’Italia dello Stato nello Stato, dove non si sa mai con chi si ha a che fare… e la vita che così
va. Si passa il tempo ascoltando le canzoni anni sessanta, settanta, ottanta un Battisti, un
giovane Guccini. Canzonette e non, poesia e non, e da vecchi si berrà, si giocherà al solitario.
Probabilmente, visto come vanno le cose, e prendendo sul serio le parole di Pietro… le parole
sue le ho fatte mie, interiorizzate, e ammetto che purtroppo ha ragione, visto che è così
insomma, mi arrendo davanti a tutto e getto la spugna.
Una cosa è certa se continua così non darò mai un figlio a questo paese. Cosa farà, chi lo
accudirà, se non riuscirò a concludere nulla con che coraggio parteciperò al suo concepimento!
Dovrò per forza tirarmi indietro. Essere un vigliacco, come ce ne sono tanti, e che vivono in
pace con loro stessi, che se ne vanno a dormire con la coscienza pulita la sera. Sono pochi, ma ci
sono. Se per mettere su famiglia sarò costretto a fare l’imbroglione, lascio perdere… campare
così non è il caso… Pulcinella’s way!
Luca stava dormendo e Pietro si dilettava con l’enigmistica. Io, come mio solito, guardavo
fuori cercando di godermi tutti i paesaggi, belli e brutti, il mare e piccole colline verdi e brulle
alcune. Da piccolo amavo osservare quei piccoli quadri che si possono trovare appesi alle pareti
della sala d’attesa quando si va dal dentista: piccole opere d’arte dipinte da sconosciuti pittori, e
il paesaggio che sempre mi ha affascinato e quello in cui un campo ben arato domina
incontrastato con al centro un casolare. Mi trasmetteva, e la sensazione è la stessa ancora oggi,
quel senso di silenzio e pace, di dolce abbandono. Sarebbe bello entrare in un quadro per non
uscirne mai più, farne parte. Abitare in un casolare abbandonato nell’arte, dove il senso del
movimento te lo trasmette chi ti sta guardando e tu, personaggio sconosciuto di un dipinto,
farai parte dell’immaginazione dell’osservatore, vivendo così in ognuno. Mio padre tempo fa
aveva intenzione di trasferirsi in campagna e darsi alla terra, un casolare abbandonato è quello
che ci vuole. Da ristrutturare, con il camino e il forno a legna per le pizze e tanti cani e gatti
intorno. Seguire placidamente il ritmo della natura e cogliere le sfumature dei paesaggi
attraverso il lento morire delle foglie in attesa che rinascano in primavera. Davanti al casolare
un lungo sentiero con ai lati i sempreverdi, pini da addobbare a Natale e un grande prato con
tanti platani e panchine, che quando viene l’autunno si trasforma in un letto di foglie in cui ci si
può tuffare. E il cielo, con le nuvole che assumono mille forme, nella mia immaginazione
diventeranno le mie compagne.
Era mezzogiorno, Pozzuoli, Aversa e Capua dietro di noi, stavamo per raggiungere la
stazione di Gaeta, il freddo era pungente, l’unico indifferente persino al freddo era Luca:
“ Aprite un po’ il finestrino, è mai possibile che devo respirare tutto stò fumo passivo?”
“Perché tu non fumi?!” chiese Pietro con l’aria di chi già conosce la risposta.
“ Sì fumo, ma non è questo il punto, ci vuole rispetto, se qualcuno vuole fumare che se ne
esca fuori… apre il finestrino e fuma! Come faccio io.”
Intanto con la telecamera riprendevo tutto divertendomi un sacco. Litigarono fino a quando
non arrivò il controllore a chiederci i biglietti, noi li avevamo, soltanto una cosa, erano un po’
cari. Un signore seduto di fronte disse che era dovuto all’inflazione e che tante cose sarebbero
aumentate. Aveva l’aria dell’economista, un tipo taciturno, fino ad allora non aveva aperto
bocca. Sembrava una persona a modo, riservata: sulla ottantina, pochi capelli bianchi e uno
sguardo serioso, le rughe testimoniavano la sua sofferenza passata come guardiane di una vita
veramente vissuta. Gracile, con quelle sue mani lunghe, e le dita si muovevano veloci come se
fosse stato da giovane un comunicatore, un uomo di partito, gesticolava e i suoi movimenti
continui contrastavano con la sua voce, con il suo raccontare lento. Ci disse un sacco di cose, era
stato da giovane un membro della resistenza, aveva militato in Toscana dove i tedeschi più che
nelle altre regioni avevano ucciso donne e bambini. Avrà visto tante cose, tanta crudeltà umana,
pensai. Penso che solo attraverso un certo periodo storico o chi fa delle precise esperienze possa
alla fine capire ciò che veramente è stato, i libri non bastano. Così è per la storia e così è anche
per le altre cose legate al quotidiano. Un ricco, un benestante insomma, non può capire i
problemi che deve affrontare un povero cristo di periferia con un padre operaio. Ci vogliono far
credere che tutte queste differenze non esistono più, che alla fine dei conti siamo più o meno
tutti uguali. Non credo proprio, il benessere economico influenza il carattere delle persone e se
qualcuno vive negli agi ed ha una vita spensierata non comprende certo lo sbandato o il
17
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
barbone che se ne sta nelle sale d’attesa di una stazione ferroviaria. Per non farla lunga e non
perdermi in continue digressioni con il vecchietto parlammo molto e fu davvero un peccato che
non gli rivolgemmo la parola subito, e che eravamo scettici all’epoca, scettici e in fondo un po’
asociali. Essendo tipi molto particolari ed effettivamente persino un po’ strani non vedevamo al
di là del nostro naso, senza immaginare che ci potesse essere qualcuno che avrebbe potuto
illuminarci su qualcosa o qualcuno. Il vecchio ci chiese se credevamo nella politica, e che
rapporto avevamo noi con i partiti, se avevamo degli ideali. Personalmente non me ne fregava
un tubo, anche se per uno studente può essere grave.
Sì, conoscevo la storia: Federico Barbarossa, il fascismo, il sessantotto, gli anni di piombo,
ma non volevo approfondire nulla. Ero profondamente convinto, e lo sono ancora oggi, che più
si sa e più si soffre, sembra banale ma è così. In fondo chi ha fatto mai qualcosa per noi! I politici
dal dopoguerra in poi ma soprattutto negli ultimi anni hanno sempre trasmesso quel senso di
falso, di corruzione continua, e hanno creato le lottizzazioni del cervello sociale. Destra e
sinistra, sinistra e destra, tutto qua, ma nessuno è sceso veramente in campo in nostro favore.
Nessun politico, tanto per fare un esempio, è sceso in campo a favore dei laureati, eppure si sa
quanti laureati ci sono in mezzo ad una strada, è una piaga sociale, ma nessuno ne parla.
Nessuno affronta la questione. Il problema delle raccomandazioni, un’altra tematica che si
dovrebbe affrontare. Contribuisce a creare una società immeritocratica nel suo insieme,
partorendo una collettività di fessi e una di furbi che si comprano il posto. Soprattutto nelle
zone meridionali dove i posti si comprano a suon di voti e il giovane si vede costretto a
sottostare al regalo, a prostituirsi moralmente al prossimo, o deve votare per qualcuno o
qualcosa di cui non conosce nulla o non ne condivide le idee. Questa non è democrazia, se il
vecchietto ha contribuito a liberare il nostro paese dai tedeschi gli altri hanno pensato di
distruggere di nuovo la società, di riscriverla a modo loro. No… no… certamente, nessuno
bombarda le città da noi, nessuno ti mette al muro per ucciderti se non la pensi come loro o se
non sei con loro. Semplicemente oggi se ne fregano di te e di me, di noi tutti. Noi giovani siamo
considerati degli imbecilli, coloro che detengono il potere ormai ci hanno comprato con quelle
quattro trasmissioni demenziali in tv dove ti sbattono in faccia un po’ di tetta e un po’ di sedere
da velina o da letterina. Non sto cercando di capovolgere una società ormai distrutta, sì, è
distrutta, finita, è stata annullata dalla nostra generazione di fessi. Siamo fessi perché quando i
vecchi politici passeranno a miglior vita ci rimarranno sulla terra da soli con tutti i guai che
hanno combinato.
Ascoltando con profonda attenzione ciò che il vecchio ci diceva mi passarono per la mente
tutte queste cose, e sinceramente avevo anche un po’ paura. Sono sempre stato un tipo insicuro
e la condizione economica della mia famiglia contribuiva a fomentare questo mio continuo stato
di paura. All’epoca, e sono passati cinque anni, da quel viaggio, il mondo attraversava un
brutto periodo e le cose oggi sono peggiorate. Cosa accadrà tra cinque o dieci anni, tra venti o
trenta. Il futuro mi faceva paura. Luca intanto rivolse al vecchio la seguente domanda:
“Mi scusi, signor…?”
“Silvani, Franco Silvani, impiegato in pensione,” rispose l’uomo scrutando Luca in attesa
che continuasse!
“Posso darti del ‘tu’? ”
“Certamente, lo esigo, da tutti voi, se mi danno del “lei” le persone sembrano contribuire
alla mia vecchiaia, al deterioramento di un corpo già mezzo rotto, lo so da me che sono una
carcassa, ma mi piace l’illusione, e adesso è quella di sentirmi giovane come voi tre.” E si mise a
ridere, per la prima volta ci accorgemmo che aveva pochissimi denti.
“Dove sei diretto?”
“Ad Anzio, vi abita mia sorella, più giovane di me di dieci anni, sono anni che mi supplica
di andare da lei, dice che lo fa per il mio bene, che a Napoli sono solo come un cane e tutto il
resto.”
“Non è sposato,” intervenne Pietro.
“No, non lo sono. Come disse un noto attore: ‘ Non amo avere estranei in casa ’ , sono scelte.
Ognuno fa le sue. E stavo dicendo… mia sorella mi vuole con sé non solo perché mi vuole bene,
ma per via della pensione. Ha due figli sposati, e uno di loro, Silvio, ha perso il
lavoro…insomma alla fine per un piatto di pasta e un po’ di pace sarò io ad aiutare
loro…economicamente. A Napoli avevo tutto, abitavo poco lontano da piazza Dante, una bella
casa e lì avevo costruito il mio mondo. Sono nato e cresciuto lì, e l’ho vista cambiare, è stata
18
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
travolta dagli influssi esterni che non le si addicono. E nel mio piccolo appartamento possedevo
diversi libri comprati qua e là durante gli anni e li avevo sistemati in una stanza che affacciava
su di un cortile in cui v’era un giardino stile inglese con tanti fiori e piccoli sentieri per le
passeggiate pomeridiane…aprivo la finestra durante le lunghe giornate d’estate e mi mettevo a
leggere e di tempo ne avevo, erano libri sulla storia di Napoli, e sognavo, sognavo la sua
bellezza passata, la sua eleganza, e il mio mondo pian piano iniziò a prendere forma. Il passato
di una città che ha attraversato ogni sorta di guaio, mille problemi, ma che aveva una dignità
persino davanti alla morte. Aveva rispetto! Oggi non è così, no, non lo è! Figuratevi…con la
funicolare piena zeppa nessuno mi fa sedere, nessun giovane, e me ne sto in piedi! Solo…e
osservo il paesaggio intorno a me che salendo con la funicolare sembra muoversi insieme a me,
e penso al passato chiudendo gli occhi, sono banale…vero?”
“Affatto,” risposi, e il suo sguardo divenne malinconico, aveva tanta voglia di parlare, di
raccontarsi, e il suo modo di esporre la vita era lineare, interessante.
Il vecchio proseguì: “ Ogni giorno, giunto finalmente a destinazione, scendo lentamente
dalla funicolare facendo attenzione agli altri passeggeri, sì, ho sempre paura che qualcuno non
volendo mi venga addosso e mi faccia cadere come se fossi un pupazzo. Voi giovani avete
sempre fretta, vi muovete come se dietro di voi ci fosse qualcuno che v’insegue, un fantasma.
Lo so, e la paura che vi fa agire così, in fondo non siete cattivi, immaturi certo, ma chi non lo è
stato alla vostra età?! La vostra voglia infinita di cambiare il mondo non vi fa apprezzare quello
che già possedete, le libertà che avete raggiunto senza nemmeno lottare….scusatemi se parlo
così, spesso mi lascio andare e quando viaggio mi lascio ancora di più, non sopporto la noia, mi
fa paura.
“Dicevo… giunto a destinazione, scendo e mi siedo davanti al mio solito bar, è un bel posto,
proprio vicino Villa Floridiana, fuori dal bar c’è una piccola terrazza con tanti tavoli
apparecchiati e il personale è gentile, soprattutto quando lascio loro un poco di mancia…ordino
un caffè e inizio a fumare la mia pipa che mi fu regalata da un mio caro amico adesso passato a
miglior vita, si chiamava Michele ed era emigrato in Inghilterra appena finita la guerra…per
cercare lavoro, e lo trovò in un piccola fabbrica poco lontana da Londra…è una pipa di valore,
originale. Inizio a fumare e con calma sfoglio il mio giornale, pagina dopo pagina, cercando di
focalizzare gli articoli che più mi vanno a genio e scartando quelli della cronaca che mi
rattristano. Mi deprime, sapete, tutto quello che non posso cambiare. Sono fatto così, con il
tempo anche voi capirete e l’esperienza insegna, si diventa stanchi ad un certo punto, ci si
accorge che il corpo e la mente non reagiscono più agli stimoli esterni e si cerca solo pace e
tranquillità.”
“Questo è quello che fai ogni giorno, e non ti stanchi! perché non ti sei mai sposato, dico, mi
scusi se sono così diretto, non ti sei mai innamorato veramente?” Luca sembrò colpire nel
segno, e l’uomo continuò a raccontarsi, avevamo superato Terracina e mancavano una trentina
di minuti per raggiungere Anzio. Non faceva più tanto freddo e qualche timido raggio di sole
illuminò i nostri stanchi visi.
“Chi non si è mai innamorato? Tutti credo siamo stati attratti da qualcuno, il bene è un
valore supremo e il rapporto di coppia deve essere vissuto, l’amore per me è stato sempre una
cosa seria, ma non consideravo il matrimonio un questione importante. Tutti i miei amici si
sposarono appena finita la guerra, chi aveva venti anni, chi ventidue, ed erano felici per aver
raggiunto il loro scopo. Proprio così, per molti di loro ammogliarsi non era solo un sogno, ma
un vero e proprio affare, soprattutto per chi non possedeva nulla. Lo stesso facevano le donne,
che si maritavano con uomini facoltosi. Allora pensai, osservando tutto con attenzione, a
differenza di molti altri ero diventato un acuto osservatore dei miei tempi, a cosa serve tutto ciò!
E’ una questione di dote, e l’amore, il vero amore dove lo mettiamo. Sì, la maggior parte di loro
ha messo su famiglia e apparentemente vivevano felici, ma nei loro sguardi intravedevo una
leggera vena di malinconia, si lamentavano, diventavano talmente banali che quasi non li
riconoscevo. Indirettamente contribuirono a far sì che non mi spossassi.”
“Abbiamo capito, ti sei fatto influenzare, ma l’amore poi, quello vero che non si traduce in
matrimonio lo hai trovato?” chiese di nuovo Luca con l’aria rassegnata di chi è costretto ad
ascoltare tante chiacchiere senza poter cambiare discorso per una questione di educazione.
“Come già vi ho detto,” riprese il vecchio “ ogni giorno da anni mi dirigo al mio solito bar,
quando ero impiegato presso “ Il Mattino,” per intenderci non ero specializzato in nulla, non
ero né un giornalista né altro, ero un semplice segretario come se ne vedono tanti in giro,
19
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
all’epoca con un po’ d’amicizia di alcuni miei parenti riuscii ad impiegarmi. Era un lavoro
noioso il mio, senza alcun futuro professionale, ho fatto le stesse cose per anni: compilavo
documenti, scrivevo lettere per poi imbucarle a destra e a manca, mi occupavo delle “pubbliche
relazioni.” Così dicevano i miei superiori, incluso il mio direttore. Chiuso in una stanzetta mi
sentivo solo e passeggiando un giorno per la città trovai un piccolo cane abbandonato, color
bianco, con un puntino nero, ma piccolo, proprio sul naso e lo chiamai Puntino, che mi fece
compagnia per molti anni…lì nel mio piccolo ufficio, i miei colleghi mi trattavano bene, erano
delle brave persone, non era mica colpa loro se non avevo la stoffa del giornalista. Avevo tanta
immaginazione, avevo pure studiato, frequentato il Liceo, ma di scrivere non se ne parlava
proprio, ero un disastro, lo sono ancora oggi.”
Ma sono molto bravo a raccontare…quando racconto rimango molti fatti in sospeso e faccio
nascere in chi mi ascolta la curiosità, ogni essere umano è curioso, fa parte della natura umana,
come mangiare e bere, come far l’amore. La curiosità è un qualcosa di astratto che non si tocca,
ma si percepisce, si sente nell’aria come il profumo dei fiori: gigli, margherite…”
A dir la verità ce n’eravamo già accorti, quasi mai arrivava al sodo il buon vecchietto, una
semplice chiacchiera per trascorrere un po’ di tempo si stava trasformando in un lungo
romanzo a capitoli, ma alla fine prese noi tutti, volevamo sapere se e quando aveva conosciuto
qualcuno. Noi proprio, che misantropi come eravamo non ce ne fregava nulla di niente e di
nessuno, ma ecco, si presenta un vecchio durante un viaggio di come se ne fanno tanti, anche se
per noi era il primo, e ti attira la sua vita, una vita banale a dir la verità, normale, come se ne
vivono tante, al giorno d’oggi soprattutto. Oggi la vita per gli altri non è che valga poi tanto,
nessuno ti chiede mai nulla, tutto scorre in maniera indifferente e raggiungere tale
consapevolezza significa uscir fuori dalla massa.
“Avevo appena compiuto trentadue e la mia giovane età mi spingeva a girare in lungo e in
largo tutta l’Italia durante le vacanze estive e a Natale, lo stipendio non era poi tanto male e mi
permetteva frequenti spostamenti. Insieme al mio cane sono stato a Firenze, a Roma, Bologna, e
in tante altre città e ho compreso che nessuna città era come Napoli, per certi versi la nostra è
una città unica. Persino le donne, ed erano gli anni cinquanta, infondevano nel mio cuore
quell’allegria che da nessun’altra parte ho
riscontrato. Quelle belle donne napoletane di
allora, persino gli americani rimasero colpiti dalla loro esuberanza caratteriale, i loro corpi poi,
ti attaccavano la loro voglia di vivere come se fosse stata una bellissima malattia dell’anima.”
“Una sera mi fermai presso Villa Floridiana, era settembre e la pace di quel luogo si
sposava con il mio stato d’animo, ero tranquillissimo. Non c’era nessuno, tutto le panchine
erano libere, accesi la mia pipa e iniziai a fumare.
Puntino salterellava qua e là dietro le farfalle colorate, innocue creature di Dio.
All’improvviso una donna sui trent ’anni e neanche si avvicinò ad una panchina poco
distante dalla mia, si sedette e estrasse un libro dalla sua borsa verde, era una bella ragazza.
Subito rimasi colpito dal suo sguardo innocente, dal suo viso angelico, un po’ pallido e
rassegnato. Non doveva essere felice, oppure aveva passato qualche guaio, distrattamente di
tanto in tanto alzava un po’ la testa per guardarsi in torno così incrociammo gli sguardi più di
una volta senza che accadesse nulla di particolare. Mi feci coraggio e mi alzai, mi avvicinai a lei,
e fu una sorpresa la sua reazione, mi fece sedere senza indugio. Iniziammo a conversare
parlando del più e del meno, eravamo così emozionati che ci presentammo dopo una decina di
minuti, si chiamava Graziella e scoprii parlando che faceva la donna di servizio presso una
famiglia benestante del Vomero, era lì da poco.
Si notò subito che si sentiva spaesata, era una ragazza di provincia, proveniva da un piccolo
paese del napoletano di cui, dopo tanti anni, non ricordo più il nome. I giorni passarono e così
le settimane, iniziammo a frequentarci da subito e la vita sembrava sorriderci a pieno. Amava
molto leggere e così condividemmo molti interessi, parlavamo di tutto durante le nostre lunghe
passeggiate e spesso e volentieri sui nostri sogni, delle nostre speranze, di quello che avremmo
voluto diventare. Lei amava il canto e cantava che era una bellezza, sentire la sua voce
m’inebriava, canzoni napoletane, che prima non avevo mai apprezzato, non ero un’amante
della musica e del canto…fu bello. Napoli divenne ancora più affascinante ai miei occhi e la
perenne tristezza legata al carattere pian piano andò scemandosi e il mio viso riprese a colorirsi
di salute. C’incontravamo ogni pomeriggio là dove c’eravamo conosciuti, e le miei giornate di
lavoro divennero meno pesanti, avevo tutto: una modesta abitazione, un cane a cui volevo un
gran bene e un lavoro, seppur modesto. La mia semplicità esistenziale faceva sì che mi
20
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
accontentassi di poco e poi c’era lei, con quei suoi lunghi capelli attaccati all’indietro di color
nero, occhi neri in cui ci si poteva tuffare senza alcun riservo, quel suo modo di
gesticolare…tutto amavo di lei, e la sua persona riempì il mio vuoto.”
“Poi cosa accadde” dicemmo tutti e tre quasi in coro, era una bellissima storia, la storia,
ripeto, di un uomo qualunque capace di attirare l’interesse di tre giovani arrabbiati con il
mondo intero e alcune volte misantropi.
“La felicità non è mai eterna, si dice che sia la sospensione del dolore, quel filosofo che
pronunciò questa tremenda verità aveva ragione e purtroppo ho dovuto accettarlo senza
riserve…Si era trasferita da me e tutti all’inizio non la vedevano di buon occhio, all’epoca
convivere non è certo quello che s’intende oggi.”
“Fu una specie di rivoluzione personale nei confronti di una società bigotta e cattolica,
nemmeno lei credeva nel matrimonio e così entrambi eravamo felici della nostra vita e di quella
unione, che seppur strana agli occhi di quel mondo fatto di oscurità e di ignoranza, per noi era
tutto. Ci divertivamo quando le vecchiette e anche i giovani sparlavano di noi, ma non ce ne
fregava nulla perché eravamo felici. Poi un giorno accadde l’irreparabile, eravamo andati al
mare per una breve passeggiata e Graziella aveva deciso sin dalla sera prima di farsi un bagno,
era una sera d’agosto, il momento ideale. Io rimasi sulla spiaggia a leggere il mio solito giornale,
il cielo era di un chiaro incantevole e l’orizzonte lineare come sempre, era molto brava a nuotare
e così arrivò lontano, tanto lontano che il suo corpo si trasformò ai miei occhi in un piccolo
puntino…all’improvviso, nulla, non la vedevo, dov’era finita? mi chiesi, mi tuffai in acqua
nuotando in lungo e in largo ma di lei nessuna traccia, avvisai la polizia e la guardia costiera,
niente! Era scomparsa inghiottita dal mare, le onde la riportarono sulla terra dopo due giorni,
era stato un banale crampo la causa della tragedia. Non riuscirò mai a perdonarmelo…il mare
me la riconsegnò con indifferenza, con crudeltà.
Non vi racconto in che stato s’era ridotta, da allora per me la mia vita è finita, vivo tanto per
vivere e il male che regna intorno a me non lo intravedo, non m’interessa, sono tornato ad
essere un egoista, per sopravvivere in questo mondo marcio è l’unico modo. Essere egoisti, con
il mondo, con la gente, altrimenti si corre il rischio d’impazzire. E così, cari miei ragazzi mi
sono costruito il mio piccolo mondo di sogni, quando vado a fare la spesa oppure quando me
ne sto davanti al bar, lo vedo! Vedo Pulcinella che mi sorride, il suo sorriso e amaro e gioca con
me, salta qua e là, e l’unico che mi fa compagnia ora. Voi non lo vedete perché avete perso la
forza del sogno, io invece lo vedo, lo vedo ancora.”
Dire che rimanemmo di stucco e dire poco, uno strano silenzio avvolse la nostra cabina e
solo il rumore provocato dal treno si udiva, Luca guardò fisso l’uomo, e non rise più come
aveva spesso fatto mentre lui parlava, senza farsene accorgere ovviamente. Pietro guardò fuori
dal finestrino facendo finta di niente, lacrimò in silenzio, rimase di pietra. Io continuai a
riprendere con la telecamera fino alla fine, poi la spensi senza parlare.
Quando il treno giunse alla stazione di Anzio il vecchio, che già da parecchi minuti prima
aveva iniziato a prepararsi, ci salutò con affetto, e la sua assenza per tutto il viaggio iniziò a
sentirsi, era un buon uomo e si vedeva. E’ raro incontrare persone simpatiche al giorno d’oggi,
la sua figura si disperse tra la folla e fu come se non l’avessimo mai conosciuto.
(… continua sul prossimo numero)
* Nato a Mainz (Germania) nel 1974. Laureato in Lingue e Letterature straniere e in Lettere, attualmente si occupa di
traduzioni e di interpretariato.
21
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@SERVIZIO CIVILE@
Tutto l’oro del mondo…
di Sara Ingino* ([email protected])
Eccomi ancora con voi, ancora una volta a raccontarvi un'altra esperienza di emigrazione.
Diversamente dalle altre può sembrare più comune, un racconto come tanti, ma vi posso
garantire che non esistono esperienze di questo tipo che possono essere definite "comuni".
La persona in questione oggi ha sessantasei anni e nel 1959 a diciotto anni decise di
trasferirsi in Inghilterra sperando di trovare un lavoro per aiutare economicamente i genitori.
Grazie ad alcuni amici trovò lavoro nei greenhouse, delle serre dove si coltivavano barbabietole e
pomodori.
Lavorava dodici ore al giorno, facendo anche molti straordinari con la speranza di
arrotondare la paga settimanale che era di otto sterline al giorno. Viveva in una casa con altri tre
amici, che come lui lavoravano nelle serre. Una casa piccola con una stanza da letto una cucina
e un bagno.
Poche volte gli capitava di uscire la sera, a causa della stanchezza, ma in quelle poche volte
rimaneva affascinato da Londra e dai suoi locali e dalle persone che li frequentavano, così
diversi da lui e sicuramente pieni di soldi. Conobbe molte persone che nei momenti tristi lo
hanno confortato e aiutato.
Nonostante fosse circondato da persone che gli volevano bene, gli mancava la sua famiglia e
soprattutto l'affetto dei propri genitori. Per questo motivo dopo cinque anni, nel 1964 decise di
tornare in Italia, a Serino, riabbracciando così i suoi familiari che intanto erano riusciti a
completare, grazie anche all'aiuto economico del figlio, la propria casa.
A Serino trovò l'amore e un lavoro. Oggi è in pensione, trascorre le giornate curando la
propria proprietà e passando il tempo con i nipoti. Non si è mai pentito della scelta fatta, cioè
quella di ritornare a casa, perchè ritiene che «tutto l'oro del mondo non basta a procurare la
felicità».
* Volontaria di Servizio Civile Nazionale
22
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@SOCIOLOGIA@
Serino, tra “familismo amorale”e nuove socialità
di Baldovino ([email protected])
La nostra piccola comunità serinese sta vivendo un periodo particolarmente ricco di spinte
contrastanti: da un lato c’è il reiterato “ferreo” tentativo da parte della classe politica, vecchia e
nuova, di mantenere lo status quo, navigando nell’immobilismo acritico; dall’altro c’è il timido
ma caparbio sforzo da parte delle generazioni più giovani di sganciarsi dalle logiche clientelari
e particolaristiche che attanagliano Serino e ne impediscono uno sviluppo economico sano e di
ampio respiro.
Basta andare in giro per il paese per notare che non ci sono tante opportunità di
aggregazione e di partecipazione dialettica: mancano associazione culturali o di pubblica utilità,
le sezioni dei partiti sono aperte solo nei periodi pre-elettorali; mancano, insomma, a Serino
luoghi “tradizionalmente” deputati alla partecipazione politica sana, trasparente e fruttuosa.
Tutto ciò in conformità al concetto di “familismo amorale” utilizzato dal sociologo americano
Banfield per spiegare la mancanza di reazione all’arretratezza del Meridione, l’avversione verso
lo spirito di comunità, e l’adozione in ogni comportamento della “regola aurea” di cooperare
solo in vista di benefici materiali e immediati per la famiglia –o per la catena di clientele –
particolaristica.
Per contro, a questo atteggiamento di chiusura, tipico delle vecchie generazioni e della classe
dirigente, va rilevato un timido tentativo di apertura verso nuovi approcci di socialità. Scrivo
questo perché, parlando con alcuni miei coetanei, avverto, diffuso e palpabile, il loro bisogno
di uscire allo scoperto; di tentare strade nuove di dibattito politico, trasversali, non legate a
schemi partitocratrici; di sperimentare nuove metodologie di interazione, mettendo in moto
idee innovative che favoriscano maggiore coinvolgimento e condivisione e si sviluppino in una
rete di relazioni circolari dove ognuno è parte di un processo…
In questo senso è da interpretare la bella manifestazione di solidarietà sociale, svoltasi il 22 e
23 settembre, intitolata “Un sorriso amico”, che ha visto come attori organizzativi i ragazzi che
animano la Pro Loco locale, unitamente all’associazione “Vivi Serino”, la quale ha lo scopo di
aggregare soggetti che operano nell’ambito del commercio e dell’artigianato serinese.
È stata davvero una intensa e coinvolgente manifestazione, il cui scopo è stato altrettanto
emozionante: aiutare un ragazzo in difficoltà. Infatti il ricavato, ottenuto dalla vendita di
biglietti con estrazione finale, dalla vendita prodotti eno-gastronomici locali, nonchè dalle
offerte volontarie, è stato devoluto in beneficenza…
La manifestazione ha visto la partecipazione di numerose band musicali locali, a
testimonianza del fatto che la musica sia ancora un elemento di aggregazione per i giovani, uno
strumento per esplicitare la loro voglia di esserci (a volte peccando di protagonismo eccessivo),
il loro grido di partecipazione.
L’organizzazione dell’evento ha visto come protagonisti dei giovani carichi di entusiasmo,
consapevoli di realizzare una manifestazione senza precedenti nella storia locale, così come
sorprendente è stato l’apporto fisico di alcuni giovani che la società serinese ha purtroppo
emarginato…
Occasioni come queste, dove prende il sopravvento la circolarità delle relazioni
interpersonali rispetto alla verticalità di quelle precedenti, hanno letteralmente mandato in
frantumi tutta una serie di immagini collettive legate al fenomeno della devianza e della
conseguente emarginazione sociale di alcuni ragazzi che sopportano il peso di etichettature e
stigmatizzazioni sociali.
Ciò deve far riflettere su come la figura del “cattivo ragazzo” sia in massima parte opera di
una verticale costruzione sociale. Infatti, allorquando quella persona ha la possibilità di sentirsi
coinvolto in una causa solidale, di percepire di trovarsi all’interno di una relazione circolare, si
dimostra in tutta la sua sensibilità, in tutta la sua umanità, aprendosi alle esigenze degli altri…
23
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
@ VARIE ed EVENTUALI @
Eventi
di Maria Marra* ([email protected])
Carissimi,
ben ritrovati. Dopo una lunga pausa estiva, finalmente Vi presentiamo il numero “17” della
Newsletter. Siete superstiziosi? No? Meglio così.
Dall’ultima volta che ci siamo sentiti, parecchie cose sono successe. A me il compito di
raccontarvele.
Procediamo con ordine.
Il 29 Luglio 2007, a partire dalle ore 21.00, presso il chiostro del Convento di San Francesco,
si è tenuta la “Serata di Poesia e Musica”. L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con il
Comune di Serino. Per l’occasione, Oscar Luca D’Amore ha letto alcuni Canti della Divina
Commedia: il I e il V dell’Inferno, il XXX del Purgatorio e il XXXIII del Paradiso. La lettura dei
canti è stata accompagnata dal sassofono del maestro Domenico Luciano e dalla chitarra del
maestro Daniele Medugno. La serata è stata di quelle indimenticabili. Oscar è stato bravissimo
e ha strameritato i tanti applausi e le reiterate richieste di bis che gli hanno tributato le tante
persone che hanno affollato il chiostro del convento. La fusione tra musica e poesia è stata
perfetta. Da brividi le note toccate dal sassofono di Domenico Luciano. La serata è stata
presentata da Emanuela Pelosi che ci ha tenuto a ringraziare i soci della Pro Loco Annarosa
D’Agostino (mitica per il suo impegno), Maria Marra e Giovanni De Feo. Come sempre,
impareggiabile è stato l’apporto del maresciallo Vastola. Quasi dimenticavo che la serata si è
chiusa con un piacevolissimo buffet di dolci!
Il 1° settembre, invece, è stata la volta della XIX Marcialonga Serinese “Memorial Felice
Pellecchia”, organizzata dalla Pro Loco insieme al Comune di Serino e alla Comunità Montana
Serinese-Solofrana. Hanno collaborato l’U.S. ACLI Avellino, il Forum Giovanile di Serino e
l’Associazione Commercianti e Artigiani “Vivi Serino”. Riprendendo le parole dell’Assessore
allo sport, Marco Ingino, una menzione particolare va a Giuseppe De Feo, detto “Mazzola” ed
al Cav. Andrea Vastola responsabile delegato della Pro Loco. Al “maresciallo” va il plauso per
aver fortemente voluto e creduto in questa iniziativa alla quale ha dedicato ogni istante delle
calde giornate di agosto: bravo, bravo, bravo!
La corsa, per un totale di 11 chilometri e 500 metri, si è svolta lungo le strade che per tanti
anni hanno visto sfrecciare il nostro amatissimo Felice Pellecchia. La partecipazione degli atleti
e delle persone è stata straordinaria a testimonianza del grande affetto per l’atleta di Guanni. A
tal proposito è stata a dir poco commovente l’accoglienza che hanno riservato alla corsa e agli
atleti gli amici della piccola frazione di Serino. Un grazie sentito va alle famiglia Carrafiello e
Di Dio. La corsa è partita verso le 17 e 30. A guidare gli atleti e a avvisare i cittadini presenti per
le strade, ci ha pensato la inconfondibile voce di Oscar Luca D’Amore, nelle vesti di cronista in
corsa. Al volante la spumeggiante Annarosa D’Agostino a fare anche da “radio corsa” con
l’arrivo, in Fontanelle di Serino. Dall’altro capo del telefono e del microfono (è proprio il caso di
dirlo) il nostro responsabile della comunicazione, nelle vesti di un insolito (ormai ci ha preso
gusto!) Bruno Pizzul. L’arrivo degli atleti è stato entusiasmante, immortalato dalla camera di
una fotografa del posto: tale “Ciccia a fotografa”, parole di Nino Pizzul.
La gara è stata vinta dall’atleta Cristian Gaeta dello Stato Maggiore dell’Esercito con il tempo
di 38 minuti e 27 secondi, alla media di 3’.20” al chilometro. Al secondo posto Gilio Iannone
della PM C.S. Esercito, con il tempo di 38’.42” ad una media di 3’.22’’ al chilometro. Sul terzo
gradino del podio è salito l’atleta Gennaro Varrella della SM ASD International Security S., con il
tempo di 39’.05’’, ad una media a chilometro di 3’.23’’.
Per le donne ha vinto la bravissima Maria Pericotti della ASDATL. Isaura Valle dell'Irno, con
il tempo di 49’.23’’, ad una media chilometrica di 4’.17’’. Sul secondo gradino del podio è salita
Carmela Alfano della A.S.D. Antoniana Runners Club, con il tempo di 51’.00’’ ad una media di
4’.26’’ a chilometro. Terza sul traguardo è giunta Annamaria Damiano della ASD
Montemiletto Team Runners con un tempo di 51’.13’’, alla media di 4’.27’’. I risultati completi
24
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
della gara, insieme alle foto dei momenti più belli della corsa, sono scaricabili dal sito della pro
loco (www.prolocoserino.it) alla sezione News e Newsletter.
Bella ed emozionante è stata la cerimonia di premiazione con la partecipazione della moglie,
della figlia e del fratello di Felice Pellecchia, del Sindaco di Serino, Gaetano De Feo, e del
Presidente della Comunità Montana, Michele Langastro. Molto toccanti le parole degli amici di
Felice.
Abbiamo voluto rendere omaggio ad un grande uomo e ad uno straordinario atleta
tappezzando il percorso con una foto che lo ritrae in corsa e abbiamo voluto emozionare i suoi
amici facendogli trovare sul traguardo il volto di Felice che li saluta con un «Era ora! Ancora
una volta vi ho sperso…».
Lo scorso 8 settembre, una delegazione della Pro Loco (chi scrive + il nonsò-cratico) ha
partecipato alla serata “CostruiAMO insieme a MARIA un mondo caPACE di realizzare il
sogno di ogni bambino”, iniziativa organizzata dalla nostra carissima Antonella Colangelo e
dal gruppo MARIArte, in collaborazione con il Comune di Serino e il Comitato Festa di Dogana
Vecchia. Nel corso della bellissima serata, hanno portato la loro testimonianza P. Giuseppe
(Bepy) Berton missionario Saveriano in Sierra Leone e suor Fernanda Pellizzer missionaria
Comboniana in Uganda. Dopo la funzione religiosa presso la Chiesa della Madonna di
Montevergine a Dogana Vecchia, è seguita una fiaccolata dalla Chiesa di Sala alla biblioteca con
la partecipazione di tanti bambini in compagnia dei loro genitori. La serata è stata musicata
dall’Orchestra e dal coro MARIArte, da artisti MARIArte, tutti sotto la guida della inossidabile
Antonella. Straordinario il lavoro svolto dietro le quinte dal bravissimo Nicola Acito,
coadiuvato, come sempre, da tutta la famiglia.
È la volta di “Un sorriso amico” la sorprendente iniziativa di solidarietà sociale organizzata
dall’Associazione Commercianti e Artigiani di Serino “Vivi Serino”, insieme alla Pro Loco e con
la collaborazione di tutti gli Enti e le Associazioni presenti sul territorio. La manifestazione si è
tenuta nei giorni di 22 e 23 settembre ed ha visto la partecipazione di diversi gruppi musicali e
artisti locali. Sabato 22 si sono esibiti gli Elettrogeni, A capu n’è bbona band, The picture e i
Serino Skalo. Domenica 23, invece, è stata la volta di Monesis Poject, Anema e core, Tano,
Gennarì e della Banda Città di Serino. La conduzione delle due serate è stata affidata a
Giovanni “Mike Buongiorno” De Feo. Il giorno 23 sono stati sorteggiati i premi della lotteria
della solidarietà organizzata per raccogliere fondi da devolvere a favore di un’iniziativa di
solidarietà sociale. Nel corso delle due serate, inoltre, sono stati allestiti stand gastronomici con
piatti tipici locali, sempre per raccogliere fondi da devolvere in beneficenza. Il lavoro svolto da
tutti è stato straordinario e le parole d’ordine sono state “solidarietà” e “condivisione”. Non
possiamo, tuttavia, non ringraziare in particolare alcune persone. Salvatore Colella, presidente
di Vivi Serino, per la brillante intuizione e per il grande sforzo organizzativo profuso insieme a
tutta l’Associazione. Eccezionale è stato il contributo dato dalla nostra Annarosa D’Agostino
che tra richieste di permessi e facezie varie ha dato tutta se stessa per la riuscita della
manifestazione. Come non ringraziare l’amico Elio Cirino (componente con Sandro Guarino
del noto gruppo A capu n’è bbona band) per il suo valido e fondamentale supporto. L’ultimo
grazie va ai fratelli Di Zenzo, Berto, Mimmo e Sabatino che sono stati straordinari non solo nel
corso delle due serate ma anche nelle settimane che hanno preceduto l’evento. Grazie a tutti e
arrivederci al prossimo anno.
Arriviamo agli ultimi eventi. Tanti? Ogni tanto ci diamo da fare!
Da venerdì 5 a lunedì 8 ottobre si è svolto il press tour “Lungo la via dell’acquedotto
romano, passeggiando tra castagneti, sulle tracce del tartufo nero”, iniziativa fortemente voluta
dall’Assessore al turismo del comune di Serino, Marco Ingino, e svolta in collaborazione con la
Pro Loco e la Comunità Montana, a seguito della stipula di un protocollo di intesa. All’evento
hanno aderito giornalisti di Informacibo, La strada dell’enoturismo (Sky), I sapori d’Italia,
NEWSD, A5T, Corriere della Sera (inserto Economia), Agire, Ansa, Agendaonline, Cucina e vini,
Campania Week End, Market Press, Ansa Turismo Campania, Zafferano e Ottopagine.
Di seguito il programma del tour, così come si è svolto.
Venerdì 5 ottobre
In serata. Accoglienza dei partecipanti e cena a base di prodotti tipici locali presso il
ristorante dell’Hotel Serino.
Sabato 6 ottobre
25
Newsletter della Pro Loco Serino – Anno 2 - Numero 17 – [email protected]
In mattinata. Alla scoperta del territorio: castagneti, Civita (mura), sorgente Tornola. Visita
(con degustazioni) alle aziende Terminio Frutta, Oleificio Basso, Azienda vitivinicola Villa
Raiano. Visita al Castello d’Orano e pranzo a base di prodotti tipici al ristorante Pozzillo.
Nel pomeriggio. Visita al sito archeologico dell’antica Abellinum ad Atripalda. Visita alla
pizzeria Abbascio a’ Curtina, dal “mitico” Ciello.
In serata. Cena a base di prodotti tipici presso il ristorante Tornola (saltata a causa delle
avverse condizioni meteo).
Domenica 7 ottobre
In mattinata. Visita all’azienda La Serena. Viaggio verso Bagnoli Irpino con percorso sul
Monte Terminio. Sopralluogo presso le aziende Lenzi e Perna. Visita al borgo e all’altopiano del
Laceno. Ritorno a Serino e pranzo presso il ristorante Antico Calabrisuotto.
Pomeriggio. Visita all’acquedotto Serino-Napoli dell’ARIN: sorgenti Acquaro-Pelosi e
sorgente Urciuoli. Visita dell’imbocco dell’antico acquedotto beneventano e visione
dell’epigrafe del 312 d.C. dell’antico acquedotto Augusteo. Visita presso il Convento di
Clausura e presso la casa paterna di San Giuseppe Moscati in Santa Lucia di Serino. Visita
presso il chiostro del convento francescano a Serino. Visita del borgo medievale di Canale di
Serino.
In serata. Cena a base di prodotti tipici presso il ristorante La Locandiera a Canale di Serino.
Lunedì 8 ottobre
In mattinata. Visita alle cantine Mastroberardino.
Nel corso della giornata di sabato i giornalisti sono stati guidati da Giovanni De Feo,
Alessandro Gioia e Tommaso Rocco, ai quali, nella giornata di domenica, si sono aggiunti
Annarosaria D’Agostino, Maria Marra, e Ottaviano De Biase. Molto bella e suggestiva, a
nostro avviso, la rendicontazione della giornata di sabato fatta da Gabriella Bianchi su
Ottopagine: “Serino e il Terminio. Un patto di accoglienza”.
L’ultimo impegno: la partecipazione al “Workshop delle idee”, organizzato dalla Provincia
di Avellino (Assessorati alla Cultura, allo Sport e alla Formazione), svoltosi l’8 ottobre scorso
presso l’auditorium dell’Istituto Magistrale di Avellino. Un grazie a Sabatino Del Regno per
l’invito e soprattutto per il suo splendido lavoro. Tutte le pro loco erano state invitate a
partecipare per fornire idee e proposte che potessero dar vita ad un momento di confronto sulle
attività a favore dei giovani della provincia da tramutare in cantiere sinergico. All’evento
abbiamo partecipato con una delegazione che oltre a chi scrive a visto la presenza dei soci
Annarosa D’Agostino e Giovanni De Feo e del sociologo serinese Sandro Guarino. La nostra
proposta è stata quella di realizzare una “Newsletter delle Idee”, sulla scorta di questa che state
leggendo, che metta in “rete” tutti i giovani (e non) della nostra provincia rimuovendo tutte le
eventuali barriere fisiche e psicologiche.
L’ultimo pensiero va all’amico Sandro Guarino (o’ sociologo) che è la new entry della nostra
Newsletter ed al quale va l’augurio per il suo ingresso nel gruppo e soprattutto il
ringraziamento per aver creduto nella nostra idea.
Nel salutarvi e darvi appuntamento al prossimo numero vi ricordo che il 3 e il 4 novembre si
terrà la
XXXIII edizione della Sagra della Castagna di Serino
presso la struttura del mercato coperto in Sala di Serino.
* Assicuratrice esperta del ramo amministrativo, contabile e marketing, nonché moglie del libero pensatore
nonsòcratico.
_______________
INFORMATIVA: Le informazioni tratte da questa pubblicazione devono essere opportunamente citate riportando
l’Autore, il numero e la pagina della Newsletter. Parti intere possono essere riproposte solo se riportate tra caporali e
con la contestuale citazione della fonte. La Redazione.
26