Biblio News gennaio 2016
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Biblio News gennaio 2016
gennaio 2016 Art Nouveau e Simbolismo tra ‘800 e ‘900 La stagione 2016 delle mostre milanesi si apre con due artisti che operarono a cavallo tra ‘800 e ‘900, periodo in cui Milano fu un centro culturale molto vivace tanto da non sfigurare a paragone di altre capitali europee. La prima è dedicata ad Alfons Mucha, uno dei pionieri dell’Art Nouveau che, sotto il nome di Liberty, ebbe un vivace sviluppo anche nella Milano di Adolfo Wildt a cui è dedicata la seconda mostra. Le oltre 220 opere della mostra Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau, visitabile a Milano, Palazzo Reale, fino al 20 marzo 2016, indicano un percorso che ricostruisce il gusto elegante, prezioso e sensuale di quella che fu chiamata la Belle Epoque attraverso soprattutto 120 tra affiches e pannelli decorativi di Alfons Mucha, uno dei più significativi interpreti dell’Art Nouveau, 90 dei quali pazientemente raccolti nel giro di vari anni dall’ex campione di tennis Ivan Lendl e passati recentemente alla Richard Fuxa Foundation di Praga. Il nucleo principale della mostra, organizzata da Comune di Milano - Cultura, Palazzo Ducale Fondazione per la cultura – Genova, e 24 ORE Cultura, è costituito da 120 opere di Alfons Mucha, l’artista moravo che fu il promotore di un nuovo linguaggio comunicativo che si è dimostrato applicabile a una grande varietà di contesti: poster, decorazione d’interni, pubblicità per qualsiasi tipo di prodotto, illustrazioni, produzioni teatrali, design di gioielli e opere architettoniche. Gli esperti parlano di stile Mucha, che in pratica non è altro che un linguaggio ornamentale, per usare le parole della curatrice Stefania Cretella, basato principalmente “sull’esaltazione della bellezza e della giovinezza, quasi sempre rappresentate attraverso figure femminili disinvolte e accattivanti, che guardano direttamente verso lo spettatore, colte in pose studiate per esaltarne l’eleganza e la dinamicità. La figura femminile, avvolta in morbide vesti e adorna di Due manifesti per Sarah Bernhardt Alfons Mucha (1860 - 1939) Moravia, seconda metà dell’’800. Un bimbo nato da famiglia povera dimostra precocemente una chiara predisposizione per l’arte. Un ricco signore se ne accorge e lo prende sotto la sua protezione finanziando i suoi studi. Molte biografie di grandi artisti cominciano così. Nel caso del piccolo Alfons il mecenate è il conte Eduard Khuen- Belasi, che gli finanzia gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e un viaggio a Parigi, dove sbarca nel 1887. Nella capitale francese sta rapidamente prendendo piede una nuova forma d’arte, l’Art Nouveau. Mucha se ne entusiasma e inizia a lavorare come illustratore per importanti riviste e case editrici francesi. L’evento che cambia la sua vita arriva nel 1894, quando disegna un manifesto per Sarah Bernhardt in occasione dello spettacolo Gismonda di Victorien Sardou. È l’inizio di una lunga collaborazione con la famosa attrice che lo reclama per i manifesti dei suoi spettacoli dove appare come una fanciulla diafana ed elegante nonostante avesse ormai passato la cinquantina. Il 1897 è l’anno della sua prima mostra personale presso la all’epoca ben nota Galerie de la Bodinière di Parigi. Nel 1900 disegna il manifesto per la partecipazione dell'Impero austro-ungarico all'Esposizione Internazionale di Parigi. Nel 1902, in Documents décoratifs, Mucha definisce in 72 tavole l’essenza dello stile Art Nouveau. Dal 1904 l’artista compie il primo viaggio negli Stati Uniti dove risiederà dal 1905 al 1910, per trasferirsi proprio in quell’anno a Praga, dove risiederà fino alla morte. Tra le opere principali le decorazioni della Casa Municipale di Praga e l’Epopea slava, una serie di dipinti per il castello di Zbiroh. Nonostante la lontananza in America la sua fama continua a crescere, con le personali del 1920 e del 1921, ospitate rispettivamente all’Art Institute of Chicago, dove espone 5 quadri dell’Epopea slava, e il Museo di Brooklyn a New York, che riscuotono un successo strepitoso. Nel 1922 Mucha diventa Gran Maestro della massoneria cecoslovacca. Nel 1936 è a Parigi per l’ultima volta in occasione di una retrospettiva della sua opera. Si spegne a Praga il 14 luglio 1939. 2 Primavera e estate Il giudizio di Paride elaborati e splendenti gioielli, è resa attraverso un segno grafico marcato e serpentino, riempito con colori solari e vivaci.” Da notare l’uso discreto che Mucha fa del nudo femminile, mai esibito com’era frequente per molti suoi contemporanei – basti pensare a Gustav Klimt- ma solo suggerito, accennato con grande eleganza. In mostra possiamo ammirare opere di Mucha destinate a committenze diverse. Tra le più significative il manifesto del 1894 per la commedia Gismonde che rappresenta la protagonista Sarah Bernhardt, all’epoca star acclamata in tutti i teatri. Si tratta del primo manifesto di Mucha che ebbe un successo tale che Sarah Bernhardt pretese Mucha per la realizzazione dei manifesti di tutte le sue recite seguenti come La dame aux camelias e la Medée e di alcuni dei suoi gioielli. Le opere di Mucha sono nettamente prevalenti ma sono comunque affiancate da arredi e da opere d’arte decorativa di artisti e manifatture di vari Paesi europei dello stesso periodo storico, a dimostrazione di come il movimento Art Nouveau, sotto varie denominazioni locali (Jugendstil, Liberty, Modern Style e via dicendo) sia stato un fenomeno europeo. Molto significativa la presenza di artisti italiani, a testimonianza del notevole contributo che l’Italia ha dato al movimento. Il più rappresentato è Galileo Chini con numerose maioliche decorate con motivi floreali, ma interessanti anche i vasi di Domenico Baccarini e i mobili di Luigi Fontana. Molto ben rappresentata anche la Francia con prodotti della Vetreria Daum di Nancy e vasi di Lalique e Emile Gallé. Il risultato è una rappresentazione precisa e documentata degli anni immediatamente precedenti alla tragedia della guerra mondiale. Questa mostra, che al termine del periodo milanese si trasferirà al Palazzo Ducale di Genova, non è destinata a essere fine a se stessa perché, come ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, sarà seguita da una grande mostra sul Simbolismo, in apertura a febbraio 2016, e da un importante progetto dedicato a Boccioni nel corso della prossima primavera. Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau Milano, Palazzo Reale - Fino al 20 marzo 2016 Infoline +39.02 54915 Prezzi dei biglietti, compresa audioguida Intero: € 12,00 Ridotto: € 10,00 Gruppi: € 10,00 Scuole: € 6,00 Famiglie: adulti € 10,00 (massimo 2 adulti) bambini da 6 a 14 anni € 6 Informazioni e acquisto biglietti Orari Lunedì: 14.30 - 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30 - 19.30 giovedì e sabato: 9.30 - 22.30 Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura 3 Adolfo Wildt (1868-1931). L’ultimo simbolista Con questa mostra la GAM Galleria d’Arte Moderna prosegue il percorso di valorizzazione dei nuclei più significativi delle sue collezioni scultoree, dopo quella dedicata a Medardo Rosso dello scorso anno. Iniziativa quanto mai opportuna visto che Adolfo Wildt, pur essendo considerato da molti il maggior scultore del principio del secolo scorso, rimane ancora oggi sconosciuto al grande pubblico, vittima soprattutto della condanna all’oblio decretata dalla cultura del secondo dopoguerra, che lo accusava erroneamente di essere stato un artista di regime. La mostra, realizzata grazie alla collaborazione dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi, e ai prestiti dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, dai Musei Civici di San Domenico di Forlì, dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano e di numerosi prestiti da parte di collezionisti privati italiani, presenta 50 sculture di Wildt in gesso, marmo, bronzo oltre a 7 opere a confronto: la Vestale di Antonio Canova, tre opere di Fausto Melotti e una di Lucio Fontana, che furono suoi allievi alla Scuola del Marmo da lui fondata nel 1922, annessa all’Accademia di Brera nell’anno successivo. Il percorso della mostra si snoda lungo sei sezioni che scandiscono l’evoluzione dell’artista in un periodo in cui Milano fu al centro di fenomeni come la Scapigliatura e il movimento futurista. Si inizia con Sotto l’ala dei maestri (1885-1906). È il periodo in cui Wildt frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera caratterizzato da una produzione di stampo naturalista, che successivamente sarà rinnegata. È del 1892 la Vedova, la sua prima opera riconosciuta, che gli procura l’attenzione da parte di un mecenate, Franz Rose, che lo sosterrà fino al 1912. Si passa poi a La poesia del chiaroscuro (1906-1915). La critica non è benevola nei suoi confronti e Wildt mette in discussione la sua arte, cadendo in un lungo periodo di depressione da cui ne esce con il gruppo Trilogia. Interessante la Maschera del dolore che in verità è un autoritratto. Nel terzo breve periodo intitolato La famiglia mistica (1915-1918) troviamo opere sul tema della Autoritratto (1909) Santa Lucia (1926) Adolfo Wildt - L’ultimo simbolista GAM Galleria d’Arte Moderna via Palestro 16 – 20121 Milano [email protected] Orari Lunedì chiuso da martedì a domenica 9.00 – 17.30 giovedì apertura prolungata alle 22.30 in occasione di conferenze, visite guidate e iniziative Biglietti Costo incluso nel biglietto della Galleria Visite guidate a cura della sezione didattica della GAM Info e prenotazioni +39 02 884.459.47 +39 02 454.874.00 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00) [email protected] Web e Social Media GAM Web: www.gam-milano.com TW: @Gam_Milano FB: www.facebook.com/galleriadartemodernamilano IG: https://instagram.com/gam_milano Hashtag: #WILDTMI 4 Filo d’oro (1927) Arturo Toscanini (1929) Teatro alla Scala Madonna e del Bambino che presentano un’iconografia più spirituale, che si ritrova nel periodo seguente L’asceta del marmo (1918-1926) quando Wildt abbraccia una tendenza espressiva sempre più slegata dalla realtà anatomica e sempre più infusa di spiritualità, dove le linee si semplificano, sia nelle sculture e dove vengono affrontati concetti immateriali come l’anima, le ombre, la musica e la poesia. Tipica del periodo la Santa Lucia del 1926. Successivamente Wildt si avvicina al fascismo con l’adesione a Novecento italiano, il movimento mirato al “ritorno all’ordine”. La sua produzione di questo periodo, L’architettura delle forme (1922 -1926), predilige quindi monumenti e ritratti, mai realistici e sempre più orientati alla rappresentazione della dimensione spirituale dei soggetti. Di questo periodo è Filo d’oro (1927). Ultimo periodo: Milano, gli amici e gli allievi. Fontana e Melotti: allievi di Wildt alla Scuola del marmo da lui fondata nel 1922, riconoscono il debito verso il loro maestro, nonostante le loro ricerche plastiche prendano poi direzioni diverse. È di questo periodo il ritratto di Toscanini nel ridotto del Teatro alla Scala. Molte sono le opere di Wildt che si possono ammirare a Milano fuori dei locali della mostra. Oltre al parco di Villa Reale, che ospita La Trilogia (Il Santo, Il Giovane, Il Saggio), molte opere si possono visitare al Cimitero monumentale: l’Edicola Giuseppe Chierichetti e l’Edicola Korner 1929; il Monumento Ravera, in bronzo, riferito all’attentato contro Vittorio Emanuele III del 12 aprile del 1928, in cui perse la vita, appunto, quasi tutta la famiglia Ravera; il Monumento a Ulrico Hoepli, fondatore dell’omonima casa editrice (1924); il Monumento Bistoletti o Casa del sonno risalente al 1922; la Sepoltura dell’avvocato socialista Cesare Sarfatti. Inoltre, in largo Gemelli, il Tempio della Vittoria ospita un’imponente statua in bronzo di Sant’Ambrogio. In via Serbelloni 10, al Palazzo Sola-Busca, si trova l’Orecchio, scultura in bronzo realizzata da Wildt nel 1927 che ha rappresentato uno dei primi citofoni di Milano e della storia: l’opera è stata concepita come un ingrandimento dell’orecchio del Prigione del 1915, presente in mostra. Infine nell’atrio di Palazzo Berri Meregalli in via Cappuccini 8 può essere ammirata l’interessante Vittoria (1919). Adolfo Wildt (1868 – 1931) Figlio di un portinaio e primo di sei fratelli, la vita di Adolfo Wildt –milanese al 100% nonostante il cognome- cominciò in salita. A nove anni, dopo aver terminato la terza elementare, è costretto a ingegnarsi per guadagnare qualche soldo lavorando come garzone in varie botteghe fintanto che a undici anni entra nell’atelier di Giuseppe Grandi, l’autore del monumento di piazza 5 Giornate a Milano. Ciò rappresenta l’ingresso nel mondo della scultura da cui non sarebbe più uscito. La prima opera pienamente riconosciuta da Wildt -le precedenti sono state disconosciute dall’autore- è La Vedova , ritratto della moglie del 1892. Quest’opera segna una tappa importante nella carriera artistica di Wildt perché suscita l’interesse del collezionista tedesco Franz Rose, che da quel momento gli assicura uno stipendio annuo aprendogli il mercato tedesco quando in patria è oggetto di entusiasmi e stroncature. Dal 1900 lavora a una monumentale fontana destinata al palazzo di Rose che sarà terminata solo nel 1912 quando viene esposta alla Triennale di Brera e che oggi, dopo varie vicende, si può ammirare nei giardini della Villa Reale. Negli anni seguenti espone in varie sedi ottenendo numerosi apprezzamenti ma scarsi ritorni economici. Il successo arriva solo alla fine della prima guerra mondiale con numerose committenze private senza però avere l’unanimità della critica: agli elogi di D’Annunzio si contrappongono le stroncature di Soffici e Papini. Muore nel marzo del 1931 per le complicazioni di un’influenza poco dopo che nella Quadriennale di Roma una sala era stata interamente dedicata alla sua opera. 5 La mostra “Milano, città d’acqua”, visitabile fino al 14 febbraio 2016 a Palazzo Morando, presenta 150 foto d’epoca, documenti inediti e materiale cartografico per testimoniare come l’acqua, presente in abbondanza in città fin dalla sua fondazione, sia stata un elemento cardine attorno al quale si è costruita la fisionomia di Milano, la sua prosperità e la sua fortuna storica. Si parte dalle cronache da Bonvesin de la Riva, illustre poeta e scrittore milanese del XIII secolo che nella sua cronaca “De magnalibus urbis Mediolani” del 1288 ci informa che all’epoca c'erano 6000 sorgenti di acqua pura per alimentare le 12500 case della città, per arrivare, nel secolo scorso, alla copertura dei navigli e all’apertura dell’Idroscalo. Molte erano anche le vie d’acqua naturali presenti sul territorio milanese che però sfortunatamente non erano molto utili per le attività commerciali perché scarsamente navigabili La svolta si ebbe con la costruzione di due opere, all’epoca di assoluta avanguardia, ossia il Naviglio Grande che collega Milano al Ticino e perciò al lago Maggiore, la Svizzera e i Paesi del Nord Europa, e quello della Martesana, il nostro naviglio di casa, che collega Milano con l’Adda e il lago di Como. Il primo diventa navigabile nel 1272, primo esempio al mondo, secondo Wikipedia, di un’opera di questo tipo e di queste dimensioni, il secondo nel 1471, quand'era duca Galeazzo Maria Visconti. I navigli e i molti canali interni furono per secoli non solo una via privilegiata per il trasporto di mercanzie di ogni tipo e di materiale da costruzione come il marmo di Candoglia per il Duomo ma anche la sede per attività sportive come il canottaggio e persino per la pesca, almeno fino a quando le acque si mantennero pulite. Oltre che permettere il trasporto capillare delle merci all’interno della città, le vie d’acqua fornivano energia idraulica per molte attività artigianali in particolare nel campo tessile e delle armi, come ricordano ancora molti toponimi come via Mulino delle armi. Oltre a queste vie d’acqua Milano ha sempre avuto una grande abbondanza di sorgenti di acqua di ottima qualità perché sta nel bel mezzo di una zona di risorgive. Questa caratteristica oggi presenta alcuni lati negativi, come i periodici allagamenti della metropolitana e i problemi nelle cantine e nei box sotterranei di molti edifici nel nostro Milano, città d’acqua Sede: Palazzo Morando, spazi espositivi pianoterra, Ridotto Speciale: € 8 via Sant’Andrea 6, Milano Per prenotazioni visite guidate (obbligatoria per i Orari: da martedì a domenica: 10:00-19:00 gruppi): T. +39 338 7811024 giovedì: 10:00 - 22:30 (la biglietteria chiude un'ora prima) [email protected] Biglietti (comprensivi di audio guida, introdotta da Linus, direttore di Radio DeeJay): intero: € 10 ridotto: € 8 famiglie: 1 genitore: € 8 + 1 figlio entro i 14 anni € 5; 2 genitori: € 8 cad. + 1-2 figli, € 5 cad. 6 Infoline: T. +39 02 49 79 83 88 [email protected] www.mostramilanoacqua.it Comune, ma un tempo garantiva facile accesso a un’acqua potabile di ottima qualità che assicurava un livello sanitario e di qualità della vita incomparabilmente superiore rispetto a tante altre città europee anche illustri. Basti pensare che ancora alla fine del ‘700 a Parigi la popolazione beveva l’acqua della Senna in cui confluivano le acque nere, cosa che rendeva frequente la morte per dissenteria, specie dei forestieri, come accadde alla madre di Mozart. Inoltre l’abbondanza di acqua rendeva possibile scavare canali di difesa, come dimostrano le due cerchie, quella interna sul tracciato che ancor oggi si chiama cerchia dei navigli, e quella esterna a difesa delle mura spagnole. L’acqua abbondante è servita per alimentare molte fontane come quella del Castello, di Piazza Giulio Cesare o di Piazza Fontana - uso diffuso in molte città in tutto il mondo- ma anche per realizzare piscine pubbliche e luoghi di sport e di svago molto prima che queste cose diventassero comuni. Così nel 1842 a Milano furono inaugurati i Bagni Doria che furono la prima piscina pubblica d’Italia, nel 1931 fu inaugurato il Lido di piazzale Lotto che offriva la possibilità ai milanesi di bagnarsi in un vasto bacino con onde artificiali per simulare i bacini naturali, una caratteristica che all’epoca era presente solo in America a Coney Island. I canali, su cui si affacciavano alcuni dei più bei palazzi della città come quello dei Visconti o il palazzo del Senato, rendevano Milano una piccola Amsterdam del sud con tanti scorci caratteristici di grande fascino. Sfortunatamente i canali all’interno della città furono anche utilizzati per lo scarico delle acque nere al posto delle fognature. Ciò sta alla base della loro progressiva copertura perché il fetore emanato a un certo punto diventò insopportabile. La mostra testimonia vari lavori di ricopertura delle vie d’acqua cittadine come il naviglio interno e il naviglio della Martesana in via Melchiorre Gioia. Cosa trovi in biblioteca Benzi, Fabio Galileo Chini Mele, Giancarlo La Martesana e il suo naviglio Benzi, Fabio Art Deco Nicolini, Toni I lavatoi dei navigli di Milano Cremonesi, Angelo Il fascino dei navigli Ogliari, Francesco Il naviglio della Martesana D’Amato, Gabriella Fortuna e immagini dell’Art Deco Patrussi, Donata Liberty De Micheli, Mario La scultura del Novecento Pomodoro, Arnaldo La scultura italiana del XX secolo Duncan, Alastir Deco Ormiston, Rosalind Alphonse Mucha Ginex, Giovanna Il cimitero monumentale di Milano Vinca Masini, Laura Il Liberty Mazzocca, Fernando Liberty Weill, Alain I maestri del manifesto Liberty 7 Biblioteca Comunale La Biblioteca Comunale di Segrate, presente sul territorio dal 1970, garantisce a tutti i cittadini la possibilità di informarsi attraverso la consultazione e il prestito di libri, quotidiani, periodici, dvd, cd musicali, cd-rom e risorse digitali. In biblioteca è possibile navigare in internet da postazioni multimediali fisse oppure attraverso la rete wireless gratuita e accedere alla biblioteca digitale per consultare online quotidiani italiani e stranieri, banche dati professionali, risorse audio e video, ebook. Giovedì 14 gennaio - Ore 21.00 185° incontro Conversazione attorno al romanzo di Francesca Duranti, La casa sul lago della Luna La biblioteca organizza iniziative per promuovere la lettura coinvolgendo lettori di tutte le età, dai bambini agli adulti, e favorisce lo scambio tra culture diverse e l’accesso alle risorse informative e culturali da parte di tutti i cittadini, senza distinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale. La Biblioteca Comunale di Segrate fa parte di CUBI, Culture Biblioteche, rete di 70 biblioteche in grado di offrire un catalogo di oltre un milione di documenti tra libri, riviste, film e musica che possono essere selezionati e ordinati tramite il catalogo online e l’app SBVinTasca che permette di accedere da smartphone a tutti i servizi della biblioteca. Giovedì 4 febbraio - Ore 21.00 186° incontro Conversazione attorno al romanzo di Yasmina Khadra, Le rondini di Kabul Tra i servizi online disponibili si segnalano Media Library, che permette tra l’altro il prestito di ebook, e Bibliomediablog, il blog delle biblioteche digitali pubbliche. Centro Civico “Giuseppe Verdi” Sala Polifunzionale Via XXV Aprile - Segrate http://gruppoletturasegrate.blogspot.it/ Ingresso libero Biblioteca Comunale - Sede centrale Centro Civico Giuseppe Verdi - Via XXV Aprile 20090 Segrate Tel. 02 26902374 / 02 26902366 In collaborazione con D COME DONNA Associazione di Promozione Sociale Centro d’ascolto, informazione, consulenza, solidarietà Tel. /Fax 02 2133039 [email protected] www.dcomedonna.it [email protected] Seguici su facebook 8
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