La rassegna di oggi
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La rassegna di oggi
RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 2 dicembre 2016 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2) A rischio due Intercity Trieste-Venezia (Piccolo) Biglietto unico per salire sul bus (Gazzettino) Pop Vicenza: 700 esuberi non bastano (Gazzettino) “Finita la bufera sul mobile” (Piccolo) Salvini attacca la Specialità: va cancellata (M. Veneto) Ecco il dentista gratis per bimbi e over 65: al via il nuovo servizio (M. Veneto) Nozze gay, i magistrati danno ragione a Honsell (M. Veneto) CRONACHE LOCALI (pag. 8) Completata la segreteria Cgil (M. Veneto Udine) Abs, borse di studio ai figli dei dipendenti (M. Veneto Udine) Honsell scrive ai dipendenti: «L’Uti la più grande riforma» (M. Veneto Udine) Medici di base e specialisti insieme al Cap di Manzano (M. Veneto Udine) Magazzino a fuoco, concordata la cassa integrazione per un anno (M. Veneto Pordenone) Supplenti, da rifare decine di assegnazioni (Gazzettino Pordenone) La vigilanza comunale resta alla Italpol (Piccolo Trieste) «Per ora la Provincia vive ancora» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Migranti di nuovo vicino all’Isonzo (Piccolo Gorizia-Monfalcone) 1 ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE A rischio due Intercity Trieste-Venezia (Piccolo) di Marco Ballico - Nel giorno in cui Trenitalia conferma i collegamenti dal Friuli Venezia Giulia su Roma e Milano pure con l'orario invernale, con il vantaggio tra l'altro di una riduzione di 10 minuti sui Frecciarossa per Milano, a livello nazionale rimbalza la notizia dell'odor di taglio per gli Intercity, compresi quelli che collegano al mattino e alla sera Trieste e Venezia. Dall'11 dicembre così informa Trenitalia - i Frecciarossa sull'asse Roma-Milano si arricchiscono di altre quattro corse. Nel "pacchetto" invernale rientrano pure le nuove rotte per la neve (Courmayer, Madonna di Campiglio e Cortina) e l'alta velocità. Novità quest'ultima che ha riflessi anche sui Frecciarossa in partenza dalla regione. In un quadro complessivo di stabilità (i collegamenti verso Lombardia e Lazio sono garantiti da un finanziamento regionale di 3 milioni di euro), gli Etr 500 ora a disposizione in regione dopo che sulla Milano-Napoli sono stati introdotti 50 Frecciarossa 1000 "Pietro Mennea", potranno infatti sfrecciare a 300 all'ora nei 40 km tra Treviglio e Brescia. Il collegamento Trieste-Milano che attualmente parte alle 6.08 e arriva alle 10 chiuderà così la sua corsa alle 9.50, naturalmente con le stesse modalità di servizio: le quattro classi executive, business, premium e standard, la rete wi-fi con intrattenimento e connessione internet 3G per tutti e, per chi sceglie la executive, anche una sala meeting con tavolo riunioni, sei poltrone e un monitor ad alta definizione 32 pollici collegabile al computer personale per videoproiezioni. E, sempre per i clienti top, il caffè iperespresso Illy, spremute d'arancia e pasti gourmet con piatti caldi o freddi, serviti al posto a colazione, pranzo, aperitivo e cena. Non manca nemmeno l'edicola con quotidiani e riviste. La cattiva notizia arriva invece in materia di Intercity, collegamenti che, è confermato anche da fonti Trenitalia, sono a rischio soppressione. La questione, nel quadro della trattativa Fs-ministero dei Trasporti sul nuovo contratto per il cosiddetto servizio universale, riguarda 14 corse low cost sul territorio italiano, compresa una coppia tra Trieste e Venezia: l'Ic 734 in partenza dal capoluogo regionale alle 22.06 e in arrivo a Mestre alle 00.05 e l'Ic 735 Mestre-Trieste delle 5.50 (arrivo in città alle 7.46). Treni (il primo per turnisti e turisti, il secondo anche per i pendolari) non troppo frequentati (a volte si viaggia con meno di 40 passeggeri) e dunque inevitabilmente nel mirino in una fase in cui si sta definendo un contratto da 220 milioni di euro che, nelle intenzioni delle parti, punta a un miglioramento del servizio (ristorazione a bordo, pulizie durante il tragitto, wi-fi, carrozze nuove) ma ipotizza anche una riduzione dei costi, giacché il servizio Intercity italiano accumula ogni anni 45 milioni di perdite. Nel nuovo contratto, fa sapere il ministero dei Trasporti, «ci sono 95 milioni in più e altri 112 milioni in più ci saranno dal 2018 in poi per salvare un servizio che stava morendo». Il piano è dunque quello di sacrificare alcune tratte dove gli Intercity viaggiano vuoti e allo stesso tempo rafforzare ciò che resta. Per esempio sulla Jonica da Reggio Calabria a Taranto e forse fino a Bari. A svantaggio di altre zone dove c'è invece un servizio regionale che funziona come sulla Torino-Genova e dove quindi non si correrebbe il rischio di penalizzare i viaggiatori. Al momento i due Ic Trieste-Venezia risultano prenotabili, ma la scure potrebbe calare a metà gennaio e dunque il caso resta aperto. «Non c'è dubbio che, ci togliessero quei treni, ritorneremmo esterni all'Italia che conta», osserva il segretario regionale Filt Cgil Valentino Lorelli. Perplesso anche Andrea Palese, coordinatore del comitato pendolari Alto Friuli: «Un treno cancellato non è mai una buona notizia. È opportuno dunque che la Regione, dopo aver raggiunto tra l'altro un accordo di sistema con Rfi, sensibilizzi Roma sull'opportunità di mantenere i due Ic». Biglietto unico per salire sul bus (Gazzettino) Ieri in commissione consiliare il bando da 2 miliardi illustrato dall'assessore Santoro - testo non disponibile 2 Pop Vicenza: 700 esuberi non bastano (Gazzettino) Maurizio Crema - Ex Popolari venete: entro Natale i piani di fusione tra Vicenza e Veneto Banca, poi toccherà ai cda e alla Bce dire l'ultima parola. Anche se si fa già una data per l'aggregazione vera e propria se tutto andrà secondo i piani di Gianni Mion e di Atlante: luglio. Ma nel frattempo il presidente di Popolare Vicenza lancia l'allarme: «Non bastano i 700 esuberi già individuati, ma faremo d tutto per evitare impatti traumatici». Mion in passato aveva parlato di 1300-1500 esuberi (in Veneto Banca ce ne sarebbe un altro migliaio). Il 5 inizierà la trattativa col sindacato che è pronto a fare concessioni (leggesi contratti di solidarietà) per coprire i 250 lasciati fuori dal fondo apposito ma non è disposto ad accettare licenziamenti. Nel frattempo Popolare Vicenza vara la nuova squadra di comando nel Sud in Banca Nuova: Salvatore Bragantini presidente, Alessandro Pansa vice (in cda anche il vice direttore di BpVi Iacopo De Francisco, il direttore centrale Alberto Beretta e la manager del corporate Anna Tosolini). Resta al suo posto il direttore Adriano Cauduro. E si definiscono i contorni dell'azione di responsabilità, che dovrebbe colpire i cda e i collegi sindacali degli ultimi dieci anni fino a maggio 2015 con la società di revisione Kpmg: decisiva l'assemblea del 13 dicembre. Altro stop per i tavoli di conciliazione nel cda di ieri: ma dovrebbero partire a metà mese insieme a quelli di Veneto Banca. «In questo momento c'è un gruppo di lavoro fatto dai team di management delle due banche che stanno lavorando a un'ipotesi di fusione», spiega il presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Mion, parlando dell'ipotesi di matrimonio fra l'istituto e Veneto Banca. I due gruppi sono supportati da Boston Consulting e dovrebbero finire il loro lavoro prima della fine di dicembre, aggiunge. In ogni caso, una decisione non sarà presa entro Natale: «Finiranno il loro lavoro e poi con l'anno nuovo vedremo cosa viene fuori, se la proposta troverà l'interesse dei due cda e dell'azionista», cioè del fondo Atlante. In attesa dell'incontro del 5 dicembre Mion però dà fuoco alle polveri. Parlando a margine dell'assemblea di Space 2 (la società che entrerà nell'aerospaziale comprando Avio), Mion ricorda che quella dei 700 esuberi annunciati ai sindacati, è una soluzione che rientra all'interno del fondo di solidarietà e quindi si cercherà di agevolare questa via, però il problema degli esuberi è noto e non è limitato a questi. La soluzione per gli altri 600-800 dipendenti in eccesso potrebbe essere spostato più avanti, magari nel 2018. Ma su questo punto Mion è in sospeso: «Bisogna vedere, auspichiamo che ci siano forme di soluzione che evitino i licenziamenti, questo lo auspichiamo tutti». Il rischio vero è che con la fusione con Veneto Banca gli esuberi possano gonfiarsi per arrivare alla quota complessiva di 2500-3000. Tutto dipenderà dal piano di fusione e dalle prospettive di sviluppo per due banche che hanno bisogno di nuovi capitali. Atlante è pronto a versare un altro miliardo. Ma non basterà e di attendono altri soci. 3 “Finita la bufera sul mobile” (Piccolo) di Christian Benna - Cambio della guardia alla presidenza di Federlegno. Dopo il doppio mandato 2011-2016 a guida "friulana" sotto l'egida di Roberto Snaidero, ieri a Milano la giunta della federazione degli industriali della filiera del legno e dell'arredo ha designato come candidato al suo vertice per il prossimo triennio l'imprenditore Emanuele Orsini, titolare dell'azienda di Sassuolo Sistem Costruzioni. Ma non è un addio a Federlegno quello di Snaidero perché probabilmente ricoprirà una carica legata alla sua "specialità", l'internazionalizzazione delle imprese. E «fino al Salone del Mobile di Milano della prossima primavera - come tiene a ricordare- manterrò il ruolo di presidente della federazione». Roberto Snaidero, è stato eletto alla guida di Federlegno nel 2011, annus horribilis del settore. È passata la bufera? La situazione era in effetti molto pesante. I consumi interni precipitavano, l'estero sembrava un miraggio. Ma ci siamo rimboccati le maniche. Sotto la mia presidenza ci siamo concentrati sullo sviluppo dell'export. Federlegno ha aperto uffici in tutto il mondo, promosso fiere, missioni commerciali e incontri B2B. E i risultati sono arrivati. Le vendite oltre frontiera corrono, l'anno scorso abbiamo fatturato 14 miliardi di euro, in aumento del6,4% rispetto al 2014. E anche la domanda interna è in ripresa, grazie al bonus mobili per cui abbiamo tanto lottato. Il bilancio è positivo. Ma livelli pre-crisi sono ancora lontani.. Qualcuno pensava che il Made in Italy sarebbe stato spazzato via dalle grandi catene e dalle importazioni a basso costo. E invece siamo ancora qua. E forse il messaggio più bello di questi anni di presidenza è il salone del Mobile di Shanghai che abbiamo concluso qualche settimana fa. È stato un successo clamoroso: a testimonianza che se facciamo conoscere Made in Italy i consumatori ci apprezzano. Le fa più paura Brexit o l'America che diventa protezionista sotto la presidenza Trump? Ad oggi non c'è stato un effetto negativo del Brexit. È vero che i contratti nel nostro settore sono di lunga durata e le procedure di uscita dell'Inghilterra dall'Unione Europea sono ancora agli inizi, ma sono convinto che le nostro imprese riusciranno a spuntarla grazie alla qualità dei loro prodotti. Non mi preoccupa neppure l'America che anzi rimane un punto di riferimento per i nostri distretti industriali. Il nostro problema continua a essere la Russia che per via dell'embargo Ue e della crisi economica ha ridotto ai minimi termini le importazioni dall'Italia. Tuttavia devo dire che al Salone di Mosca ho rivisto l'interesse di molti rivenditori, segno che lo scenario sta volgendo al sereno. Ad ogni modo Federlegno non sta ferma. Stiamo esplorando nuove missioni e incontri nell'Africa subsahariana, in Iran e Giappone. Il mercato interno è in ripresa? Ci sono segnali positivi. L'anno scorso abbiamo registrato un aumento del giro d'affari per lo 0,1%, una piccola percentuale che però indica una svolta: erano quattro anni che i fatturati andavano giù. E anche il 2016 dovrebbe chiudersi con miglioramento dei ricavi. Nella legge di stabilità è stato confermato il bonus mobili. Siamo molto contenti anche se per motivi tecnici è stato escluso l'incentivo per le giovani coppie. Faremo di tutto per fare rientrare il provvedimento al Senato. Per competere servono imprese più grandi? Auspichiamo fusioni e concentrazioni tra imprese italiane. Mi sembra che qualcosa si stia facendo. Anche grazie all'iniziativa di fondi di investimento che stanno agevolando i processi di aggregazione. Ma il nostro vero asset è la creatività abbinata alla qualità del prodotto. Basti pensare al boom delle aziende del Triveneto che si occupano di case in legno, un fenomeno che era difficile da prevedere e che invece sta diventando un grande successo. 4 Salvini attacca la Specialità: va cancellata (M. Veneto) di Anna Buttazzoni - Lo ammette Matteo Salvini. Nel salotto politico più prestigioso della tivù – Porta a Porta – il capo della Lega si schiera contro le Regioni speciali. Anche per quel motivo non gli piace la riforma del ministro Maria Elena Boschi, perché non tocca le Speciali. Non è il solo Salvini. Accomodato sulla stessa poltrona Massimo D’Alema, altro feroce sostenitore del No al referendum, disse che con la riforma le Speciali diventano Stati autonomi, dimostrando di non gradire. È dunque l’eliminazione delle Regioni autonome a surriscaldare ancor più il clima a due giorni dal voto, con la presidente Fvg Debora Serracchiani che toglie la maschera «ai difensori taroccati» della Specialità regionale, leghisti per primi. Il numero uno del Carroccio sta discutendo con Bruno Vespa della “clausola di supremazia”, che si applica solo alle Regioni ordinarie e che consente allo Stato di intervenire in materie di competenza regionale a tutela dell’interesse nazionale. «La Boschi – spiega Salvini a Vespa – ha detto che non tocca le Regioni speciali. Ma come? Ci sono i parenti poveri e i parenti ricchi. Se siamo tutti uguali perché qualcuno no?». Salvini parla a un’ampia platea. È calandosi nel parterre più piccolo del Fvg che le dichiarazioni del capo padano non tengono e anzi cozzano con quelle pronunciate nelle sue visite in Friuli e con le parole del segretario regionale, e capogruppo alla Camera della Lega, Massimiliano Fedriga, impegnato a ripetere che se vincerà il Sì la Specialità sarà cancellata, sparirà schiacciata dal neocentralismo renziano. Una contraddizione nella quale Serracchiani sguazza. «Salvini continua la sua battaglia contro le Regioni autonome – scrive la presidente su Fb – decretandone l’inutilità e smentendo pubblicamente le finte battaglie dei suoi adepti in Fvg. Si dimentica però che le Regioni ordinarie con i conti in regola potranno ottenere nuove competenze, aumentando la propria autonomia». Serracchiani ripete che la riforma rafforza la Specialità regionale. «Per ottenere questo risultato abbiamo fatto un grande lavoro di squadra con Parlamento e Governo, inserendo il principio dell’intesa con lo Stato. Ma la nostra Autonomia ha dei nemici giurati – rilancia la presidente –, pronti a sacrificarla se gli torna utile. Uno dei capi è Salvini, che ha parlato chiaro più volte contro le Regioni speciali. Nello stile dei camaleonti, però, quando attraversa il Tagliamento, Salvini indossa la casacca che gli presta il suo Fedriga, e il visitor si traveste da autonomista. Questo modo di fare propaganda non è corretto, e l’inganno dura poco. Facciamo chiarezza una volta per tutte. Chi vota Sì blinda la Specialità – prosegue Serracchiani –, chi vota No o si astiene, mette in serio pericolo un’istituzione che ha garantito benessere e crescita alla nostra terra. In Fvg invita a votare No chi mette prima gli interessi personali e di parte, e solo dopo il diritto all’autogoverno, conquistato dai nostri padri in un difficile momento storico. Non è la prima volta che la Lega tenta di svendere la nostra Autonomia. Fedriga si ricorda del patto di Sirmione? Quando Renzo Tondo presidente è andato da Luca Zaia e Roberto Maroni a firmare per la macroregione. Cambiano le forme ma rimane uguale l’obbedienza dei leghisti nostrani agli ordini lombardi». 5 Ecco il dentista gratis per bimbi e over 65: al via il nuovo servizio (M. Veneto) di Michela Zanutto - Cure odontoiatriche gratuite per bambini fra 0 e 6 anni, per i ragazzi fino a 14 anni e per gli over 65 con un Isee inferiore ai 6 mila euro. È il cuore del Programma regionale di odontoiatria sociale che fa della prevenzione l’arma vincente della sanità regionale. «Un nuovo servizio, introdotto grazie alla stabilizzazione delle risorse avviata negli ultimi anni», ha sottolineato la presidente Debora Serracchiani. Il via alle prenotazioni scatta lunedì 12 dicembre. «Siamo molto contenti di annunciare che siamo pronti per partire con il progetto dell’odontoiatria sociale, frutto di un lavoro che va avanti da due anni - ha proseguito Serracchiani -. Perché prima di riuscire a offrire questo programma strutturato abbiamo dovuto analizzare le situazioni che c’erano in ogni singola azienda sanitaria e distretto. Mancavano linee guida comuni e quindi persistevano situazioni molto diverse sul territorio dove in alcuni casi il servizio non esisteva affatto». Un programma che nasce e si inserisce all’interno della sanità pubblica. E che, a regime, porta all’assunzione di una trentina fra odontoiatri e igienisti dentali, impegnando centinaia fra medici, infermieri e studenti. Roberto Di Lenarda, coordinatore della Rete odontoiatrica regionale, è il deus ex machina dell’iniziativa che proprio oggi «sarà presentato al ministero della Salute - ha sottolineato l’assessore competente, Maria Sandra Telesca - perché c’è un’enorme attenzione in merito. Si parla del nostro progetto su tutte le riviste specializzate». Di Lenarda ha voluto sottolineare che cullava «da anni quest’idea, ma soltanto questa amministrazione ha saputo coglierne la portata». L’offerta è dedicata a tutti i residenti in regione. Particolare attenzione è dedicata all’età evolutiva (0-14 anni) e soprattutto ai bambini fra 0 e 6 anni che sono totalmente esentati dal pagamento delle prestazioni ricevute. «È un forte segno di attenzione alla prevenzione», ha sottolineato Di Lenarda. È prevista invece una compartecipazione alla spesa per i ragazzi fra 7 e 14 anni. Focus anche sulle vulnerabilità sanitarie e sociali. Si tratta di tutti quei pazienti che a causa di pregresse situazioni patologiche (malati oncologici, trapiantati, cardiopatici) sono più a rischio, o di quanti hanno un Isee inferiore ai 15 mila euro. Per loro il sistema sanitario si fa carico dei costi. Le visite odontostomatologiche (la chirurgia della bocca) sono garantite a tutti indipendentemente dal reddito. Rinnovate anche le prestazioni per i detenuti. Avviato pure un progetto di diagnostica precoce delle neoplasie del cavo orale. Per questo tipo di prevenzione sarà attivato un ambulatorio dedicato in ogni distretto. «In questo campo ritardare una diagnosi significa passare da un trattamento che in cinque minuti risolve il problema a costo zero a un drammatico peggioramento della qualità della vita - ha spiegato Di Lenarda -. Meglio un falso positivo che perdere un caso, anche perché lo paghiamo abbondantemente». La Regione offre anche le prestazioni ortodontiche (extra Lea) per bambini e ragazzi fra 0 e 14 anni (gratis per Isee inferiori ai 6 mila euro e con il pagamento del solo apparecchio ortodontico fino a 10 mila) e le protesi per gli over 65 (gratis con Isee inferiore ai 6 mila euro, con un esborso di 250 euro per Isee fino a 10 mila e 500 fino a 15 mila). «Il progetto di odontoiatria sociale - ha chiarito Telesca - è un esempio di come si riorganizza la Sanità governando la spesa ma mantenendo alti i livelli assistenziali e introducendo dei servizi aggiuntivi». A bilancio la Regione ha stanziato un milione di euro per l’avvio del progetto. 6 Nozze gay, i magistrati danno ragione a Honsell (M. Veneto) di Giacomina Pellizzari - «Il decreto del prefetto che nel 2014 ha annullato l’atto con cui il sindaco di Udine aveva trascritto nel registro di stato civile il matrimoni gay celebrato all’estero, è illegittimo». Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, dovrà farsene una ragione perché anche il Consiglio di Stato ha ribadito quando già detto dai vari tribunali amministrativi: il prefetto non poteva annullare la trascrizione nel registro di stato civile dell’unione celebrata in Sudafrica, tra l’udinese Adele Palmeri e la cittadina sudafricana Ingrid Owens. È l’ennesima vittoria del primo cittadino che si dice rallegrato perché la sentenza del Consiglio di Stato dimostra che aveva agito nella sua piena funzione di sindaco per dare risposte ai cittadini. Ma la battaglia di Honsell non si chiude qui perché il sindaco fa notare che la legge Cirinnà approvata recentemente in Italia senza la stepchild adoption non risolve la questione dei figli. Detto questo, torniamo alle trascrizioni dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso. Nella sentenza depositata ieri mattina, il Consiglio di Stato rileva che «solo il Consiglio dei ministri, e non anche il prefetto, può esaminare la legittimità degli atti emessi dai sindaci quali ufficiali di stato civile e disporne l’annullamento, se essi risultano illegittimi». La terza sezione, invece, «per ragioni di carattere processuale, non si è occupata della questione sostanziale» se «i sindaci possano o meno disporre la trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni contratti all’estero da persone dello stesso sesso». «Nel 2014, quando trascrissi quell’atto, l’attuale legge sulle unioni civili non era ancora stata approvata. È una legge che segna un passo avanti importante sulla strada dei diritti umani. La decisione del Consiglio di Stato mi conforta perché va nella direzione della civiltà». Honsell da Bologna, dove ieri era impegnato in un convegno, plaude al Consiglio di Stato e ripete, come aveva fatto più volte in passato, che «l’azione fatta allora dal ministro degli Interni fu un’azione di arbitrio nei confronti dei prefetti. Questi ultimi infatti - sono sempre le parole del primo cittadino - non avevano l’autorità per intervenire sul registro di stato civile». Detto che nel 2014 quella trascrizione aveva il fine di rendere pubblica l’unione tra le due donne che avevano già adottato due bambini, Honsell cita con orgoglio la sentenza del Consiglio di Stato perché quella sentenza «dimostra che l’analisi effettuata dagli uffici di palazzo D’Aronco era corretta. All’epoca seguimmo il diritto civile internazionale e, rispetto a quei principi, la trascrizione era legittima». Il sindaco di Udine resta convinto che la sua battaglia portata avanti a suon di ricorsi, abbia contribuito a promuovere anche la legge Cirinnà. Ecco perché aggiunge: «Speriamo che la stessa legge possa avere piena applicazione anche per quanto riguarda la stepchild adoption». Non possiamo dimenticare che nel corso del dibattito parlamentare è venuta meno la possibilità per i genitori non biologici di adottare i figli avuti in precedenza dai partner. Certo è che due anni fa, oltre all’annullamento della trascrizione dell’unione Palmieri-Owens, l’intervento del commissario ad acta nominato dal prefetto non consentì a Honsell di registrare anche l’altra richiesta di trascrizione ricevuta dall’udinese Giulio Papa e da suo marito Dirk Van den Eede. Ora la situazione è più chiara per tutti tant’è che a palazzo D’Aronco le unioni tra persone dello stesso sesso sono quasi all’ordine del giorno. È di questi giorni anche la notizia che una coppia gay friulana ha avuto due gemelli in California. Unita un anno fa in matrimonio all’estero, la coppia grazie a due donne, una che ha accettato di donare l’ovulo l’altra di portare avanti la gravidanza, oggi si trova al centro di una grande famiglia. Perché con quelle due donne, individuate dalla clinica californiana dopo aver analizzato i profili di tutte le persone coinvolte, ha stretto un rapporto di amicizia che durerà per sempre. I due gemellini, nati con due mesi di anticipo, stanno bene. Dovranno restare ancora qualche settimana in incubatrice prima di poter intraprendere il viaggio verso il capoluogo friulano dove, facile immaginarlo, saranno accolti sicuramente con tanto affetto. La coppia, che preferisce mantenere l’anonimato, ritiene di poter tornare in patria tra circa un mese. 7 CRONACHE LOCALI Completata la segreteria Cgil (M. Veneto Udine) Sono Maurizio Balzarini e Michela Martin i due nuovi ingressi che completano la segreteria della Cgil provinciale di Udine, guidata da Natalino Giacomini. A eleggerli l’assemblea generale della Camera del lavoro, riunitasi ieri mattina nella sede di via Bassi. Balzarini, 57 anni, vanta una lunga esperienza nella Fiom provinciale, di cui è anche segretario in scadenza. Martin, 43 anni, proviene invece dalla Filcams, la categoria che rappresenta i lavoratori del commercio e del terziario, dove ha iniziato la sua esperienza sindacale da delegata, per poi approdare, dal 2010, alla segreteria provinciale. «Non posso che esprimere la mia soddisfazione per l’ingresso in segreteria di due sindacalisti forti di un lungo impegno sul campo, che li ha visti condurre negli ultimi anni vertenze importanti, legate sia alla crisi che alla contrattazione con le aziende», commenta Giacomini, spiegando che la distribuzione delle deleghe verrà decisa nelle prossime riunioni della nuova segreteria, interamente rinnovata dopo il passaggio di testimone tra Pezzetta e Giacomini, lo scorso 26 settembre, e la doppia elezione di oggi. Giacomini, al termine dei lavori, ha voluto porre l’accento sul difficile compito che attende la sua «squadra», consapevole di doversi confrontare con un contesto ancora duramente segnato dalla crisi. «Se è vero che la cassa integrazione è scesa quasi del 20% rispetto allo scorso anno sia a livello regionale sia in provincia, questo è anche l’effetto del progressivo azzeramento degli ammortizzatori. Ammortizzatori – aggiunge Giacomini – che con il 2017 vedranno ridursi ulteriormente la propria copertura». Abs, borse di studio ai figli dei dipendenti (M. Veneto Udine) Borse di studio da trecento a duemila euro – o per importi pari alla quota di iscrizione, nel caso di master universitari – saranno concesse dalle Acciaierie Bertoli Safau ai figli dei propri dipendenti che riusciranno a conseguire brillanti risultati durante l’anno scolastico in corso. Nel bando rilasciato di recente dall’azienda viene richiesto l’ottenimento della votazione massima nel superamento dell’esame di terza media, l’ottenimento della media di 8/10 per gli studenti della scuola secondaria di II grado, e il superamento di tutti gli esami previsti nel piano annuale di studi con una media almeno pari a 28/30 per gli studenti universitari. Per l’azienda friulana, presso la quale attualmente sono occupati circa mille e duecento dipendenti, si tratta del terzo bando consecutivo in tre anni. «L’eccellenza è uno dei valori cardine della nostra azienda – ha dichiarato l’amministratore delegato di Acciaierie Bertoli Safau Alessandro Trivillin – perseguire la qualità in ogni nostra attività, tutti i giorni, fa parte di uno stile di vita che vogliamo premiare anche nelle famiglie dei nostri dipendenti». Oltre a questo progetto, Acciaierie Bertoli Safau è attiva, sempre nel mondo della scuola, a fianco di Coni e Regione Friuli Venezia Giulia nel progetto intitolato “Movimento in 3S”, dedicato agli allievi delle scuole elementari e alle loro famiglie e volto a promuovere un corretto stile di vita in termini di alimentazione e di esercizio fisico. 8 Honsell scrive ai dipendenti: «L’Uti la più grande riforma» (M. Veneto Udine) di Cristian Rigo «Saremo protagonisti della più importante riforma amministrativa dall’istituzione della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia nel 1963». Così il sindaco Furio Honsell ha concluso la lettera spedita a tutti i dipendenti del Comune di Udine che si apprestano a essere trasferiti in seno all’Unione territoriale intercomunale (Uti) Friuli Centrale. Il primo cittadino ha ribadito che la riforma «è decisiva per fornire servizi migliori ai cittadini» e ha annunciato ai dipendenti che a breve saranno chiamato per sottoscrivere il loro nuovo contratto di lavoro chiarendo anche che le condizioni rimarranno invariate: «L’attuale rapporto di lavoro instaurato con il Comune proseguirà con l’Uti del Friuli Centrale senza soluzione di continuità e il trasferimento avverrà a parità di inquadramento giuridico ed economico, mantenendo tutto quanto precedentemente maturato in esecuzione del contratto di lavoro». Non solo: «In caso di recesso dall’Unione o di scioglimento della stessa - si legge sempre nella missiva -, si applicheranno la disciplina e le tutele inerenti il rientro nell’organico del Comune come disciplinate dalla normativa regionale». Gli stipendi e i diritti maturati restano quindi invariati, mentre l’Uti gestirà la contrattazione di secondo livello e le progressioni di carriera. A partire dal primo gennaio 233 persone non saranno più alle dipendenze del Comune bensì dell’Uti che unisce Udine, Campoformido, Pozzuolo del Friuli, Pradamano, Tavagnacco e Tricesimo. Andranno ad aggiungersi ai 7 dipendenti già trasferiti la scorsa estate e ai 15 che entreranno nei prossimi mesi. Oltre a tutti gli agenti della polizia locale e gli amministrativi impiegati nel comando di via Girardini (a parte chi gestisce il rilascio delle autorizzazioni di occupazione suolo pubblico), sarà trasferito il personale dell’Ambito socio-assistenziale, le assistenti sociali, gli informatici e tutti coloro i quali si occupano dei tributi e dell’ufficio del personale. Due i dirigenti (i responsabili dei servizi Tributi e dei sistemi informatici, Maria Pia Zampa e Antonio Scaramuzzi) che si vanno ad aggiungere all’ingegner Luigi Fantini, l’attuale dirigente responsabile della Pianificazione territoriale sovracomunale e a Giampaolo Tarpignati che segue i progetti europei, i quali insieme a cinque tecnici sono entrati a far parte dell’Uti a luglio. Nei giorni scorsi è stato ufficializzato anche l’incarico di segretario generale dell’Uti che è stato affidato a Giuseppe Manto il quale tra i suoi primi compiti dovrà redigere due bandi per individuare il nuovo comandante della polizia dell’Uti e il dirigente dei Servizi sociali. 9 Medici di base e specialisti insieme al Cap di Manzano (M. Veneto Udine) di Christian Seu - «L’attività dei Centri di assistenza primaria è l’attuazione concreta di una delle parti fondamentali della riforma sanitaria regionale». La presidente della Regione, Debora Serracchiani, ha “battezzato” con queste parole il Cap di Manzano, inaugurato formalmente ieri nella sede distrettuale di via Drusin e già operativo dallo scorso ottobre. Il centro serve i Comuni diButtrio, Premariacco, San Giovanni al Natisone, Corno di Rosazzoe Manzano, per un’utenza complessiva di oltre 24mila abitanti. La struttura, come le altre “gemelle” già attivate in regione, offre anzitutto un servizio di orientamento per gestire al meglio i problemi di salute della persona. La contemporanea presenza dei medicidi medicina generale (hanno sin qui aderito in quattordici) e degli specialisti, integrati in un modello organizzativo che li vede condividere le fasi di cura del paziente, viene incontro alle esigenze delle fasce più fragili, come i malati cronici e gli anziani. I locali, rinnovati nel 2011 e attrezzati negli ultimi mesi con strumentazione all’avanguardia (un ecografo e uno spirometro su tutti), ospitano ambulatori specialistici di oculistica, odontoiatria, ortopedia, dermatologia, chirurgia, chirugia vascolare e diabetologia, oltre a spazi dedicati al percorso nascita. Anche grazie all’apertura prolungata garantita (dal lunedì al venerdì sono dodici le ore di servizio, dalle 8 alle 20, mentre il sabato il centro è aperto dalle 8 alle 10), il Cap punta a ridurre il numero di accessi alle strutture ospedaliere, che dovranno sempre più diventare mirate al trattamento dei pazienti acuti, come ha evidenziato il direttore sanitario dell'Azienda sanitaria universitaria integrata (Asui) di Udine, Giampaolo Canciani. Particolare soddisfazione è stata espressa dall’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca, che ha sottolineato come i Cap rappresentino la miglior risposta a chi parlava della riforma sanitaria come di un libro dei sogni. «Stiamo portando avanti – ha affermato Telesca – un’idea nuova di gestione della salute dei cittadini che prevede un sistema nel quale i Cap non siano solo un luogo fisico, ma un modo di lavorare dove tutti gli operatori dialogano confrontandosi fra di loro». Il direttore generale dell’Asui di Udine, Mauro Delendi, ha messo in rilievo il valore aggiunto dell’organizzazione del Cap, ovvero quello «di far parlare ai medici un linguaggio comune: in questo modo riusciamo a fare squadra e non competizione». «Abbiamo avviato un vero cambiamento culturale: la realizzazione di una riforma attraverso la quale, grazie anche ai Centri di assistenza primaria, non è più il cittadino che gira attorno alla sanità, ma è il sistema sanitario che deve girare intorno ai nostri cittadini», ha aggiunto Serracchiani, che ha poi visitato la struttura, accompagnata dal direttore del Distretto sanitario di Cividale, Luigino Vidotto. La presidente ha poi indicato nella prevenzione «uno dei prossimi progetti da portare avanti nei Cap, anche attraverso una costante opera di informazione rivolta ai cittadini ». 10 Magazzino a fuoco, concordata la cassa integrazione per un anno (M. Veneto Pordenone) di Andrea Sartori - Sottoscritto ieri un atto di intesa tra azienda e sindacati sulla cassa integrazione straordinaria per i dipendenti del magazzino sanvitese di Centrale Adriatica, che la scorsa settimana è stato per metà distrutto da un incendio. La firma dell’ammortizzatore sociale avverrà martedì a Trieste tra rappresentanze della società cooperativa, dei lavoratori e della Regione. Questo l’esito del lungo confronto di ieri pomeriggio a San Vito, al termine del quale è stato firmato un documento d’intesa con il quale presentarsi all’appuntamento della prossima settimana. Sul tavolo – riuniti direttore, consulente e rsu e sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil - le decisioni sui 62 dipendenti diretti di Centrale Adriatica. La cigs avrà durata un anno, ma «l’intenzione è limitare al massimo la cassa integrazione – riferisce Eraldo Ius, rsu Filcams Cgil –. Punteremo il più possibile a essere integrati nel posto di lavoro». In un primo periodo, la cigs interesserà gran parte dei 62 dipendenti. Ma alla riapertura delle attività nel settore generi vari (la porzione che si è salvata dal rogo), l’obiettivo sarà coinvolgere il numero massimo di addetti. Insomma, la cigs è vista come un paracadute a fronte di una situazione straordinaria, del quale usufruire per meno tempo e numero di addetti possibile. Su quando avverrà la ripresa c’è ancora un punto di domanda. I rappresentanti dei lavoratori si attendono una prima risposta sull’agibilità del reparto – le perizie sono in corso – entro le prossime due o tre settimane. «È un percorso a tappe – osserva Ius –. Tutte le parti in causa contano sul fatto che l’agibilità per il nucleo storico del magazzino sia riconosciuta il più presto possibile. Sappiamo che tutti stanno facendo il massimo perché ciò avvenga. Poi si rientrerà con la volontà di gestire anche il personale del reparto degli alimentari freschi, ovvero quello distrutto. Già in questi giorni alcuni addetti sono stati richiamati per una gestione minima». Non si tratta ancora della ripresa delle attività logistiche, dirottate al momento in altri magazzini tra Friuli, Veneto ed Emilia della rete che rifornisce i supermercati Coop (il sito sanvitese ne serviva 136 nel Triveneto). Per quanto riguarda gli altri lavoratori del magazzino, oltre ai 62 dipendenti diretti, già venerdì scorso era stata trovata una soluzione per i circa 120 addetti in capo ad Astercoop: una ventina sono in cassa integrazione in deroga, gli altri sono stati ricollocati in altri magazzini. Anche gli autotrasportatori di Cta stanno lavorando tra altri siti, trasportando merci anche dall’Emilia. Intanto, sulla parte distrutta dal rogo proseguono le indagini disposte dalla procura. 11 Supplenti, da rifare decine di assegnazioni (Gazzettino Pordenone) Valentina Silvestrini - Ancora nessuna pace nel mondo della scuola: a tre mesi dall'inizio delle lezioni con un ritardo mai visto prima, quello di mercoledì doveva essere l'ultimo atto delle operazioni di reclutamento degli insegnanti delle scuole dell'infanzia e delle primarie. Ma per alcune classi la fine dei disagi rimarrà un miraggio. Gli allievi saranno destinati ad avere il supplente del supplente che era già supplente. Alle assegnazioni degli incarichi di mercoledì scorso, infatti, dei circa ottocento insegnanti convocati, si sono presentati poco più della metà e sono stati assegnati circa 110 posti. Per quasi una ventina di cattedre delle elementari e per una manciata di posti nelle scuole dell'infanzia si dovrà rifare tutto da capo: nuove convocazione di parte degli insegnanti e nuova spunta dalla cosiddetta graduatoria ad esaurimento (Gae). Ma a quei posti da riassegnare corrispondono delle classi i cui allievi hanno avuto il docente supplente temporaneo da settembre fino a mercoledì, quando è stato loro assegnato un nuovo docente a cui tuttavia verrà revocato l'incarico con le nuove convocazioni e conseguente ri-assegnazione dei posti. In che tempi? Impossibile saperlo. Tutto nasce dal fatto che in graduatoria non comparivano tre docenti che invece avrebbero dovuto esserci. Un'anomalia che mercoledì ha spinto i sindacati a chiedere la sospensione delle operazioni (iniziate alle 15 e terminate alle 21), richiesta che però non è stata accolta rimandando a ieri mattina la verifica dei casi, per poi scoprire che tutte e tre le docenti avevano diritto al posto e che la loro assenza in graduatoria è dovuta a un errore materiale. Da qui la necessità di «indire nuove convocazioni e chiamare i docenti, a partire dalla prima delle tre insegnanti rimaste fuori dalla graduatoria», spiega Giuseppe Mancaniello della segreteria provinciale della Flc Cgil. Rientro nell'elenco che rimetterà in discussione parte delle assegnazioni: «Continua il giallo delle graduatorie e a rimetterci è la continuità didattica a beneficio degli allievi», commenta amara Antonella Piccolo di Cisl Scuola. Una docente della primaria iscritta alla Cgil è una delle reinserite in graduatoria, le altre due della Cisl sono precarie veterane in graduatoria da anni: tutte e tre da mercoledì sono a casa senza lavoro. Senza contare che il non comparire in graduatoria fino alla sua correzione preclude anche la chiamata dalle scuole per le sostituzioni (ad esempio per congedi). 12 La vigilanza comunale resta alla Italpol (Piccolo Trieste) Il servizio di vigilanza degli immobili comunali triestini resta affidato a Italpol group, che aveva vinto la gara bandita nel novembre dello scorso anno e aggiudicata nel marzo 2016. Lo ha deciso il Tar del Friuli Venezia Giulia con la sentenza 502 e lo ha fatto sapere la stessa azienda vincitrice con una breve nota trasmessa ieri l’altro via-fax. Erano state due le concorrenti, perchè Corpo Vigili Noturni aveva fronteggiato Italpol: d’altronde la posta in palio era piuttosto interessante, essendosi trattato di un milione 155 mila euro a valere sul triennio 2016-19. Corpo Vigili Notturni, con sede a Tavagnacco, non aveva accettato l’esito delle buste e aveva impugnato l’intero iter amministrativo comunale, dai verbali di gara alla determina di affidamento. In particolare si contestava il Durc (Documento unico regolarità contributiva) presentato da Italpol, che in questo appalto fungeva da capofila di un raggruppamento temporaneo di imprese, composto inoltre da Snab Sicurezza, da Sorveglianza Diurna e Nottuna, da Sicuritalia. Il caso amministrativo era emerso perchè la giunta comunale, nella riunione del 22 settembre, aveva deliberato la costituzione in giudizio contro il ricorso di Corpo Vigili Notturni. A rappresentare il ricorrente erano gli avvocati Luca Ponti e Luca De Pauli, a patrocinare il Comune Valentina Frezza, a difendere Italpol & alleati Graziella Dimitri. Come anticipato, il ricorrente ha perso ed è stato condannato a rifondere alle parti avversarie le spese di giudizio, consistenti in 3 mila euro per ciascuna. Presidente Umberto Zuballi, estensore Alessandra Tagliasacchi. Così Massimilano Magon, amministratore delegato di Italpol, nella missiva che accompagna l’estratto della sentenza, ha potuto scrivere che il Tar ha respinto tutte le censure proposte in ricorso e ha accolto le posizioni della resistente. Italpol, che fattura 10 milioni di euro e che opera con circa 200 addetti «costantemente impiegati nel territorio della Regione Fvg», continuerà - precisa la lettera - «a garantire la sicurezza degli immobili di proprietà del Comune, come peraltro avviene da quasi un decennio». Ricordiamo che Italpol ha sede legale in viale Giulio Cesare nel quartiere Prati a Roma, mentre la direzione generale è domiciliata in via Linussio a Udine. magr 13 «Per ora la Provincia vive ancora» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) di Stefano Bizzi «Per ora la Provincia vive ancora». Alle 8.30 di ieri mattina il commissario straordinario Pierpaolo Martina era già operativo. Si è messo subito al lavoro per capire cosa è rimasto della Provincia di Gorizia politicamente chiusa mercoledì dal presidente Enrico Gherghetta. Martina ha voluto conoscere i luoghi e le persone di cui si dovrà occupare nel prossimo futuro. Il suo decreto di nomina prevede un incarico che va dal primo dicembre al 30 settembre 2017 “fatta salva la cessazione anticipata”. È infatti ancora all’attenzione del Consiglio regionale il disegno di legge 164 secondo cui dal primo gennaio ci saranno dei cambiamenti. Il più importante prevede un commissario unico sulle tre province già commissariate (Gorizia, Trieste e Pordenone). Il commissario unico però potrà avvalersi di vicecommissari. «Posso solo dire che entro il mese sapremo chi sarà il commissario unico e, di conseguenza, se continuerò come vice-commissario. Per ora è tutto in evoluzione», premette Martina sottolineando che solo allora si aprirà la fase liquidatoria. Per il momento l’ente mantiene tutti i suoi poteri. «Dal primo gennaio le cose cambiano, nel senso che ci sarà ancora parecchio lavoro da fare, ma si imboccherà la fase propriamente conclusiva solo allora». Goriziano, classe 1969, Martina è laureato in giurisprudenza e dal 1998 lavora in Regione dove ricopre l’incarico di Direttore di Servizio al Servizio partecipazioni regionali della Direzione centrale finanze, patrimonio, coordinamento e programmazione politiche economiche e comunitarie. «Adesso come adesso c’era l’impossibilità giuridica di mantenere ancora gli organi eletti. È questo il motivo per cui io sono qui», dice precisando che il commissariamento non è dovuto a un malfunzionamento politico o all’impossibilità di portare avanti l’ordinaria amministrazione da parte dell’esecutivo. «Gli organi eletti erano stati tenuti in prorogatio oltre la loro naturale scadenza e non li si poteva tenere in vita di più. Questo è un aspetto importante». La ricognizione del commissario è partita da Casa Morassi ed è continuata nella sede storica di corso Italia. «Ho iniziato da Borgo Castello per relazionarmi subito con il segretario generale. In qualche modo comincio a ricevere le consegne da chi rappresenta la continuità con la gestione precedente», osserva Martina aggiungendo: «Nei giorni scorsi ho parlato con il presidente Gherghetta per prendere coscienza di quello che in qualche modo resta da fare. Non è assolutamente vero che in una fase del genere le cose sono semplici. Mi sento di dover entrare in punta di piedi. Entro in una casa che negli ultimi anni è stata gestita da altri. Dovremo vedere cosa resta da fare e preparare il terreno per chi gestirà la fase liquidatoria. Dobbiamo sciogliere una serie di nodi connessi anche con gli atti compiuti negli ultimi giorni dalla giunta uscente, perché le intese sottoscritte aprono la strada a tutta una serie di altre cose. Dobbiamo effettivamente portarle a termine, senza considerare la complicazione del non semplice quadro normativo». Il commissario sarà chiamato a “spacchettare” piano piano le varie parti del bilancio che assieme alle funzioni e ai beni dovranno passare risorse e poste di bilancio ad altre amministrazioni. «Non è una cosa da poco, ne sono consapevole. Il concetto di base è che non si chiude dall’oggi al domani una realtà come questa». Tra le partite aperte c’è quella relativa alla destinazione degli immobili della Provincia. A chi andranno? Per ora non ci sono risposte possibili. «Prossimamente vedremo. I rapporti tra noi e tutti i soggetti interessati, come le Uti, sono buoni. Da parte di tutti ho visto disponibilità a discutere. Ora dovrò prendere i contatti con i vari attori». Se però l’orizzonte temporale è quello del primo gennaio, considerata la pausa festiva, il commissario dovrà fare letteralmente gli straordinari. «Il mese è ristrettissimo, ne siamo tutti coscienti. Abbiamo delle cose fondamentali che dobbiamo tentare di fare, per il resto prepareremo il terreno per la fase nuova che attraverseremo nel 2017. Ci vuole un po’ di pazienza. Prossimamente saprò dire qualcosa di più». Per quanto il suo ruolo sia tecnico, da goriziano, Martina non può non vedere il lato sentimentale dell’incarico. «È una fase storica dove un qualcosa di secolare viene superato. Troveremo il modo di risolvere i vari problemi. Non si risolve tutto dall’oggi al domani. C’è una complessità di cui si sono accorti tutti. Io non sono qua come controllore. Sono qui per sostituire tutti gli organi eletti e portare avanti una parte del disegno complessivo tracciato dalla legge regionale. Questa non è semplicemente una provincia l’ente affonda le sue radici nell’impero 14 austroungarico. Questa zona ha sempre avuto una sua autonomia con potestà legislativa e, da goriziano, un po’ di tristezza c’è». Migranti di nuovo vicino all’Isonzo (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Potrebbero aver trovato rifugio al Ponte del Torrione i richiedenti asilo che la scorsa notte sono rimasti senza un tetto sotto cui dormire. La capienza del sistema d’accoglienza ha di nuovo superato il limite massimo. Senza posti letto disponibili e con le temperature sotto lo zero, i migranti cercano di arrangiarsi come possono. I volontari dell’associazione “Insieme con voi” distribuiscono coperte, ma di più non possono fare. Il dormitorio Faidutti di borgo Piazzutta scoppia e mercoledì sera i residenti di Piuma hanno segnalato alle forze dell’ordine la presunta presenza di stranieri nella rudere che secondo il programma elettorale del sindaco Ettore Romoli avrebbe dovuto diventare l’“Enoteca dell’Impero”. I sopralluoghi non hanno però evidenziato nulla se non una rete della recinzione piegata. Non è stato in ogni caso possibile stabilire quando la rete sia stata danneggiata. Ieri pomeriggio dalla Prefettura hanno fatto sapere che l’ipotesi della temporanea trasformazione della struttura in rifugio improvvisato non è da scartare, ma rimane appunto un’ipotesi non confermata. È invece certo che nella notte precedente i richiedenti asilo si sono accampati all’incrocio tra corso Verdi e via Oberdan sotto il porticato della Posta centrale. A meno di arrivi dell’ultimo minuto ieri notte nessuno è invece rimasto all’addiaccio. «Abbiamo cercato di sistemare tutti – ha spiegato nel tardo pomeriggio il viceprefetto vicario Antonino Gulletta -. Ci sono state delle uscite dal progetto Sprar con una mezza dozzina di richiedenti asilo che hanno avuto il permesso di soggiorno. Siamo quindi riusciti a trovare un letto per tutti. Il dormitorio della Caritas funziona da aiuto e sostegno, ma viviamo sempre alla giornata e non sappiamo domani cosa succederà: se arrivano o non arrivano altri stranieri». Il numero due di piazza Vittoria sottolinea l’intesa con la Caritas, con la Croce Rossa, con l’Azienda sanitaria e con le associazioni di volontariato. «Stiamo cercando di fare rete e questo mi piace. Ognuno fa la sua parte e lo fa con senso di responsabilità. Certo, se ci fossero anche i Comuni, sarebbe più semplice». Per quanto riguarda il dato numerico il dormitorio della Caritas continua a dare ospitalità a una quarantina abbondante di stranieri, a cui si devono aggiungere i disperati italiani. «Stiamo facendo il massimo, ma non abbiamo strutture sufficienti», ribadisce Gulletta ricordando che il turn-over è limitato. “L’unica speranza è che il freddo fermi i flussi. Così potremmo respirare anche noi”. Parole di lode nei confronti del lavoro fatto dalla Prefettura arrivano da don Paolo Zuttion. “Pensavamo che non ci sarebbero stati nuovi flussii, invece ci sono stati. Purtroppo arrivano durante l’inverno quando è più difficile trovare soluzioni abitative. Non rimaniamo comunque con le mani in mano perché è inumano lasciare queste persone al freddo. La prefettura non ha la bacchetta magica, ma rispetto al passato ho visto maggiore attenzione nei confronti di quest’emergenza», ha detto il direttore della Caritas. Stefano Bizzi 15