La Cgil: giù le mani dall`articolo 18

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La Cgil: giù le mani dall`articolo 18
48 ECONOMIA
SABATO 18 OTTOBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA
LA CAMUSSO Serve uno sciopero
Quasi 700 lavoratori hanno partecipato alla manifestazione della Cgil
IERI A TORINO Tensioni in piazza:
generale di tutta la siderurgia
gli antagonisti criticano Landini
■ «Da Terni a Taranto, forse il governo
non si è accorto che tutta la siderurgia è in
grande difficoltà. A tutti i metalmeccanici
diciamo che sarebbe bene andare allo
sciopero generale del settore». Lo ha detto
ieri il leader della Cgil Susanna Camusso.
■ Torino ad alta tensione. Scontri si sono
verificati tra forze dell’ordine e gli studenti
mentre si svolgeva anche la manifestazione
della Fiom. Dalla galassia antagonista si
sono levate critiche al leader della Fiom
Maurizio Landini.
I lavoratori ieri mattina lungo la tangeziale Ovest
La Cgil: giù le mani dall’articolo 18
Circa 700 lavoratori hanno sfilato ieri in città contro Jobs Act e manovra di stabilità
Galletti: il 25 ottobre porteremo in piazza San Giovanni a Roma 2.000 bresciani
NELLE AZIENDE BRESCIANE
L’adesione allo sciopero
va dal 60 al 90 per cento
BRESCIA Massiccia l’adesione allo
sciopero di 4 ore proclamato dalla Cgl
nella nostra provincia. Secondo un
comunicato Fiom alla Iveco ha
incrociato le braccia il 70% della forza
lavoro, con l’adesione anche di
lavoratori iscritti alle altre
organizzazioni sindacali. Alla
Acciaierie Iro adesione al 95%;
S.A. Eredi Gnutti, Stefana, Trw,
Strambini e Baroni, Rejna, Fiorentini
e Bonomi Eugenio 90%; Off. Cervati
OMB Int., Duraldur e Industrie
Pasotti 80%; Beretta 75%; Ori Martin,
Metalwork, Redaelli, Timken, Omeca,
Cromodora, Metallurgica San Marco
70%; Uberti 65% Santoni 60%.
BRESCIA «Giù le mani dall’articolo 18». Lo striscione di apertura del
corteo dei lavoratori Cgil è eloquente e la battaglia è solo all’inizio. Tra
una settimana esatta, il prossimo
sabato 25 ottobre a Roma, potrebbero essere molti di più i bresciani
che sfileranno accanto al leader nazionale Susanna Camusso contro
il «Jobs act», per chiedere un «cambio di marcia» nella politica economica del Governo Renzi. Già trenta
i pullman prenotati dal sindacato
di via Folonari. «Possiamo superare i 40 pullman, duemila lavoratori
- dichiara Damiano Galletti -. In
piazza San Giovanni saremo in tanti, dobbiamo creare un movimento, solo così possiamo costringere
Renzi a tornare sui suoi passi, spingerlo a trattare sui diritti».
Poco più di 600 secondo i dati della
Questura, il doppio secondo i calcoli della Cgil, i lavoratori che hanno
manifestato dai cancelli Iveco di
via Fiume fino a via Volturno, con
lunga fermata nel tratto della tangenziale Ovest, bloccando il traffico cittadino. «Siamo di fronte ad
un atto che non ha precedenti nella storia sociale e democratica del
Paese - dichiara Galletti -. Col Jobs
act si vuole cancellare e non estendere lo Statuto dei lavoratori, modificando l’articolo 18 e liberalizzando così i licenziamenti, rendendo
l’imprenditore unico arbitro del
rapporto di lavoro, consegnando
alle aziende la possibilità di demansionare con decisione unilaterale i
lavoratori e liberalizzando a discrezione dell’azienda il controllo a distanza sui lavoratori».
Trw: Brescia strategica, non chiuderà
Ieri l’annuncio choc del colosso: tutti a casa a Livorno
CARTIERA TOSCOLANO
La famiglia Marchi
potrebbe cedere
il Gruppo Burgo
TOSCOLANO La famiglia
Marchi potrebbe cedere il
Gruppo Burgo (società che
detiene la Cartiera di
Toscolano). Lo scrive il
quotidiano MF, secondo il
quale i vertici del colosso
cartiero di Altavilla
Vicentina (2,6 miliardi di
fatturato consolidato)
potrebbero venire incontro
alle richieste avanzate
dalle banche creditrici. Da
qualche mese Burgo si e'
seduta al tavolo con alcuni
primari istituti di credito
italiani per rinegoziare un
debito che supera il
miliardo di euro (circa 790
milioni a medio-lungo
termine e 300 milioni a
breve). Tra le banche piu'
esposte ci sono
Mediobanca (che e' anche
azionista del gruppo con il
22%), Unicredit, Intesa
Sanpaolo e Banco
Popolare. Dopo una prima
fase collaborativa la
trattativa si sarebbe pero'
bloccata sul delicato
capitolo dei futuri assetti di
governance del gruppo.
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GARDONE VT Annuncio
«choc» a Livorno: chiude la
Trw. L’azienda di componentistica auto lo ha annunciato
ieri mattina ai lavoratori e la
notizia èrimbalzata immediatamenteanche aGardone Valtrompia, dove lavorano poco
meno di 400 lavoratori nella
produzione di componenti
complessi dei sistemi sterzanti. Il sito di Brescia resta strategico per la multinazionale
che lo scorso maggio,in un incontro con i sindacati, ha confermato investimenti in macchinari e nuovi prodotti.
«La prossima settimana è fissato un incontro, calendarizzatoda tempo - spiega Ghirardi della Fiom - nel corso del
quale verrà deciso l’ammortizzatore da utilizzare per il
previsto calo dei volumi produttivi del 2015».
La Trw di Livorno, fornitrice
Fiat, dà lavoro a 413 persone.
L’annuncio è arrivato durante una riunione in Confindustria dove l’azienda ha rifiutato di mettere in discussione la
chiusura e ha detto che si rivolgerà al Ministero per studiare gli ammortizzatori sociali. A questo punto la riunione è stata interrotta e una cinquantina di lavoratori ha fatto irruzione nella sede di Confindustria, chiedendo di aprire un tavolo al Ministero. Il
gruppo Trw ricordiamo è stato recentemente acquisito
dal colosso tedesco Zf di Friedrichshafen, che ha messo
sul piatto 13,5 miliardi di dollari per rilevare nel 2015, tutti
gli stabilimenti.
Brico di Roncadelle Anche
i lavoratori del Brico Center
di Roncadelle hanno manifestato ieri a Brescia. Negli scorsi giorni èstata comunicata lorolachiusura del punto vendita del centro Commerciale Le
Rondinelle. I sindacati attendono un incontro con l’azienda, ma al momento non è
chiaro quali possano essere
le prospettive per i lavoratori.
«In particolare - si legge in
una nota della Filcams Cgil - è
stato proposto il trasferimento su filiali di altre province o
regioni e non è stata ancora
sciolta la riserva dell’azienda
sull’utilizzo degli ammortizzatorisociali. Negli incontri sino ad ora svolti il sindacato
ha espresso la propria disponibilità ad un confronto, che
possa consentiredi individuare le soluzione meno onerose
per i lavoratori, esplorando
possibili percorsi per la ricollocazione presso eventuali subentranti. «Chiederemo
chiarezza rispetto a possibili
subentri e acquisizioni dei locali aziendali (di proprietà di
Brico Center)».
r.
Galletti è un fiume in piena: «Renzi
ha un grande appeal sui mezzi di
comunicazione, noi dobbiamo
spiegare ai lavoratori che bisogna
scendere in strada solo così possiamo farcela - prosegue il segretario
provinciale -. Chiediamo una nuova politica economica che faccia
partire gli investimenti; un nuovo
sistema di tutele contro la disoccupazione per tutti i lavoratori; una riforma del mercato del lavoro che
cancelli la selva di contratti precari; il rinnovo dei contratti di lavoro
pubblici e privati; una nuova politica fiscale che crei giustizia e redistribuisca il reddito».
Ma una manifestazione unitaria
non avrebbe avuto maggiore forza? «Non essere riusciti a trovare
l’unità sindacale pesa molto - spie-
ga Galletti -. Ma noi siamo qui, non
cacciamo nessuno, sono gli altri
sindacati che non vogliono aggregarsi. Andiamo a contarli quanti saranno oggi nelle piazze con la Cisl».
Alla manifestazione di ieri erano attesi i lavoratori di città, Valtrompia,
Franciacorta e Palazzolo. Mentre
per la zona Garda e Bassa Orientale
la Cgil ha organizzato davanti al
centro fiera di Montichiari un presidio ed un volantinaggio. In primo
piano in strada ieri gli striscioni della Mac, della Trw, quelli della Metal
Work. In mezzo a loro il leader della Fiom provinciale Francesco Bertoli al quale chiediamo se 600/700
lavoratori non siano un po’ pochi.
«Non sono pochi, poi la scorsa settimana c’è stato già uno sciopero,
siamo sulla strada giusta - spiega
Bertoli -. Lo ha detto anche Landini: se stiamo fermi sappiamo come
va a finire, abbiamo il dovere di difendere lo statuto dei lavoratori».
Tra i lavoratori anche Dario Filippini de «Il Sindacato è un’altra cosa»,
opposizione interna alla Cgil che
ha invitato i lavoratori all’assemblea in programma mercoledì 22
ottobre nella Sala Piamarta di via S.
Faustino. La sua posizione è radicale: «Serve lo sciopero generale. Confindustria e Governo vogliono abolire l’articolo 18, controllare a distanza i lavoratori, avere le mani libere per fare ciò che vogliono. Il
gruppo dirigente della Cgil deve
rompere col Pd. Il sindacato non
deve assecondare la politica».
La sfida è solo rinviata. A Roma in
piazza San Giovanni.
Roberto Ragazzi
r.ragazzi@ giornaledibrescia.it