Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina
Transcript
Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina
VICENZAPIU.COM: Online il settimanale diventa quotidiano con i commenti ai fatti del giorno - www.vicenzapiu.com Troppi boschi, montagna a rischio pag 3 Ospedaletto, Sondaggio sul Pat il paese by centrodestra: diviso a metà le nostre risposte pag pag 8 10 www.vicenzapiu.com n° 172 21 novembre 2009 euro 1,00 Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi In edicola il sabato Ultimo stadio Si avvia alla conclusione il cammino per la costruzione di un nuovo stadio L’intesa fra il consorzio Vicenza Futura e il Comune prevede un nuovo impianto nella zona est. In cambio, un parco commerciale I punti critici: scarse contropartite per il pubblico, condizioni-capestro e consiglio comunale di fatto esautorato Ciàcole Q L’acqua del sindaco uella approvata nei giorni scorsi dal parlamento con l’ennesimo voto di fiducia (e con il sì dei federalisti della Lega) non è una privatizzazione dell’acqua. È questo il ritornello che ripetono, a destra come a sinistra, i sostenitori del provvedimento. Tecnicamente hanno ragione: la legge apre le porte ai privati nella gestione del servizio idrico, mentre proprietà e controllo rimangono pubblici. Ma non fatevi fregare. È il classico caso in cui un piccolo passo mette in moto un processo praticamente irreversibile. Anche da Vicenza si sono alzate voci di protesta: tra le altre, quella della parlamentare Daniela Sbrollini, di Legambiente, e dell’assessore Antonio Dalla Pozza. In realtà, non è detto che le gare finiscano con una vittoria dei privati, ma molte delle preoccupazioni appaiono condivisibili. Per la logica del profitto applicata ad un bene pubblico (se i comuni possono gestire il servizio pensando solo al pareggio e reinvestendo gli utili, perché cederlo ad un privato che deve giocoforza guadagnarci?); per i probabili aumenti delle bol- lette; per le minori tutele dei lavoratori. E non solo. Come osservava su queste pagine, ormai un anno fa, il presidente di Acque Vicentine Giancarlo Corò, che certo non è pregiudizialmente contrario ai bandi di gara, gestire il servizio idrico vuol dire gestire il territorio: falde, risorgive, acquedotti. E questo impone una riflessione in più. Ecco, pensiamoci bene, se è proprio questa la strada che vogliamo seguire. Tanto più in una zona come la nostra, dove il pubblico ha sempre fatto il suo dovere. E anche bene. Galleria Milan Tappeti Orientali dal 1958 Strada Ca’ Balbi, 210 Vicenza Tel 0444 911 961 Orari: 10,00-12,30 16,00-19,30 il fatto 172 del21 novembre 2009 numero 3 pag Il ritorno della foresta Montagna a rischio Da Asiago al Grappa, negli ultimi quarant’anni sono cresciuti più i boschi delle case Ma il ritorno della natura non è necessariamente positivo: si perdono paesaggi, tradizioni e conoscenze e ci si ritrova spesso con una boscaglia impraticabile. E pericolosa | Terrazzamenti in Valsugana (foto di Mauro Varotto) di Luca Matteazzi G eografi, antropologi. montanari e guardie forestali ne discutono da anni. Tutti gli altri, cioè chi in montagna ci va solo per un weekend all’aria aperta o per qualche settimana di vacanza, probabilmente non se n’è nemmeno accorto. Ma nelle nostre montagne, dal Pasubio al Grappa (come del resto sta avvenendo in tutto l’arco alpino), è in corso una trasformazione epocale, che potrebbe compromettere un patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico antico di secoli. E per una volta non stiamo parlando dell’avanzata del cemento o del proliferare di seconde case. In questo caso, infatti, l’insidia viene dall’avanzare del bosco. Anzi, della foresta, che si sta velocemente riprendendo spazi e territori. Bene, verrebbe da dire, ma la questione è ben più complessa. Perché l’esplosione delle foreste è la diretta conseguenza dell’abbandono. E il risultato non è semplicemente una natura incontaminata, ma il più delle volte una “boscaglia impraticabile”, come si legge sul sito di Geograficamente, associazione nata al dipartimento di Geografia dell’università di Padova e che segue con un’attenzione particolare le tematiche relative all’ambiente e al territorio. stati letteralmente mangiati dal bosco, nel canale di Brenta. E anche nell’altopiano di Asiago. I dati sono impressionanti. In Italia, nel 2005, c’erano quasi due milioni di ettari di foreste in più rispetto a vent’anni prima. Nell’Altopiano, che pure è una delle zone d’Italia dove l’urbanizzazione è cresciuta in modo più vertiginoso (negli ultimi cinquant’anni il numero di case è quasi quadruplicato, passando da 8.216 a 28.398, e solo negli ultimi 35 anni sono state costruite abitazioni su un milione di metri quadrati di terreno, senza contare strade, marciapiedi e altre opere di urbanizzazione), la copertura forestale interessa oggi i due terzi del paesaggio. Negli ultimi quarant’anni, il bosco ha guadagnato 7mila ettari di terreno, cioè 70 milioni di metri quadri, ben più dello sviluppo edilizio. A Rotzo il 90 per cento del paesaggio è chiuso, cioè dominato dal bosco o dalla foresta. A Lusiana, Roana, Foza, Gallio e Conco si viaggia oltre il 75 per cento. Le cifre Cosa sta succedendo non è difficile da spiegare. Le zone di montagna, in particolare quelle di media montagna, erano caratterizzate da un’economia agropastorale faticosa e, nella maggior parte di casi, poco redditizia. Con il boom economico del dopoguerra, paesi, contrade e frazioni si sono svuotati, campi, orti e pascoli sono stati lasciati a loro stessi, e la vegetazione ha ricominciato a guadagnare terreno. Nel Vicentino lo si può vedere ovunque: nelle malghe del Pasubio ormai diroccate, tra i pascoli del Novegno, un tempo famosi per i formaggi e oggi frequentati solo da qualche decina di mucche, nella valli di Posina e Laghi, dove terrazzamenti e contrade sono La rivoluzione “È il processo di trasformazione più imponente in corso nel mondo occidentale - ci spiega Mauro Varotto, docente di Geografia a Padova e membro del comitato scientifico del Cai -. Nemmeno l’urbanizzazione può competere, a livello quantitativo. Va chiarito, però, che l’avanzamento della vegetazione non è l’avanzamento del bosco: il bosco è un luogo curato dall’uomo, questo invece è un processo spontaneo che deriva dall’abbandono”. Gli addetti ai lavori parlano di riforestazione. E nella differenza apparentemente marginale tra bosco e foresta sta il nocciolo del problema. L’avanzata della natura, infatti, non è necessariamente un fattore positivo. “È un modo di pensare tipicamente urbano, che nasce con Rousseau, o se vogliamo banalizzare che è stato diffuso da prodotti come i cartoni di Heidi, quello che vede la natura come acriticamente positiva e l’uomo come un fattore impattante - continua Varotto -. Quello a cui assistiamo invece è una estremizzazione degli habitat: da un lato c’è una concentrazione delle attività umane, con una artificializzazione sempre più forte dell’ambiente, dall’altra il ritorno del selvatico”. E non si deve nemmeno scivolare nel rischio di vedere nell’avanzare degli alberi un pretesto per nuove urbanizzazioni. Come dire, costruite pure, tanto c’è bosco. “È come dire che possiamo inquinare di più tanto la domenica andiamo in montagna a respirare aria pulita. Non è equilibrio, è la somma di due contrari”. Natura più povera A farne le spese di questa estremizzazione degli ambienti è quel paesaggio intermedio fatto di prati, orti, pascoli, terrazzamenti e boschi ben curati che in realtà era il vero elemento distintivo delle montagne. Un paesaggio in cui l’intervento dell’uomo era fondamentale, e che anzi trovava la sua ricchezza proprio nell’equilibrio tra attività umane e natura. Come ha scritto Paolo Rumiz su La Repubblica del 20 settembre, le praterie del Grappa e le distese di pascoli di Asiago sono meraviglie artificiali frutto di una guerra senza quartiere contro la sterpaglia. “In termini culturali questa è una perdita secca - aggiunge ancora Varotto -. Perdiamo un patrimonio fatto di paesaggio, ma anche di conoscenze, di pratiche e di capacità di gestire questi territori. Chi è capace, oggi, di seguire la manutenzione di un muretto a secco? Ma anche in termini ambientali, la maggior naturalità di un ambiente non significa tout court maggior valore naturalistico. Il valore di un ambiente è dato dalla sua ricchezza di specie e di ambienti, e la riforestazione provoca spesso una semplificazione”. Ad alta quota si ha così il moltiplicarsi dei mughi; più in basso è tutto un rigoglio di acacie e altre piante semi-infestanti. Vipere e alluvioni “Con l’infittirsi degli alberi e l’abbandono delle terre un tempo coltivate, i luoghi diventano sempre più selvaggi - scriveva nel 1998 Mario Rigoni Stern -. Non si va più a raccogliere la legna e l’abbandono fa crescere il sottobosco, così aumentano le vipere, che lì trovano in abbondanza il loro cibo preferito, i topi, ma aumentano anche le volpi, le donnole, le faine e gli uccelli rapaci. Luoghi così inselvatichiti non sono buoni nemmeno da funghi; i sentieri si inerbano e spariscono tra rovi e spini. Anche ai piedi delle montagne, dove queste si raccordano con le colline prima della pianura, dilagano le infestanti robinie, e così quei luoghi diventano impraticabili”. Le conseguenze si avvertono poi anche a livello pratico, ad esempio sul rischio idrogeologico. Il mantenimento di sentieri, terrazzamenti, coltivi, canali e boschi era un’assicurazione, per quanto pic- cola, contro frane e alluvioni. Con la montagna lasciata a se stesse, i rischi derivanti da questo tipo di fenomeni crescono. Anche se in pochi, almeno finora, sembrano essersene preoccupati. Le iniziative Qualcosa, negli ultimi anni, comincia a muoversi. L’ultimo piano di sviluppo rurale promosso dall’Unione Europea distribuisce incentivi a chi tutela i paesaggi rurali, segno che sta maturando un approccio più complesso. Anche a livello locale, si registrano segnali di un ritorno alla montagna. A Valstagna c’è un interessante progetto per il recupero delle terrazze, sul Tretto c’era una cooperativa che gestiva in modo naturale una piccola mandria in cambio della sottoscrizione di una specie di “buoni ordinari bovini”, un po’ ovunque ci sono persone che provano a riprendere coltivazione e allevamento, con alterne fortune. “Ci vorrebbero delle facilitazioni - conclude Varotto -, che non vuol dire necessariamente esborso di denaro pubblico. Pensiamo ad esempio a quanto costano i danni provocati da frane e smottamenti, e a quanto ci costerebbero incentivi per prevenirli. Ma nessuno mette mai a confronto queste due voci di bilancio. Invece, anche dal punto di vista del paesaggio, meglio il versante di una valle coltivato a terrazze o protetto da una rete paramassi?”. www.vicenzapiu.com Direttore Responsabile LUCA MATTEAZZI [email protected] Editore MANY MEDIA SRL via Btg.Monte Berico, 34 Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 Redazione corso Btg. Monte Berico, 34 (VI) tel. 0444 923362 fax 0444 926780 [email protected] Collaborano: ANDREA ALBA ALBERTO BELLONI FRANCESCO CAVALLARO FEDERICA CEOLATO GIULIANO CORÀ FRANCESCA DANDA FRANCESCO DI BARTOLO ANDREA FASULO GIULIA GALVAN GIOVANNI MAGALOTTI Giancarlo Marcotti Marco Milioni Roberta Pileggi MATTEO RINALDI GIULIO TODESCAN ALESSIO MANNINO [email protected] Impaginazione e grafica Mosè Foto Design [email protected] PAOLO MUTTERLE [email protected] Giornale chiuso in redazione alle ore 12,00 di giovedì 19 novembre 2009. Stampa centro stampa editoriale srl Via Del Lavoro, 18 36040 Grisignano di Zocco (vi) tel. 0444 414303 Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008 Associato Unione Stampa Periodica Italiana Copyright: Le condizioni di utilizzo dei testi e delle foto sono concordate con i detentori. Se ciò non è stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere il giusto compenso. VicenzaPiù si avvale di opere d’ingegno (testi e fotografie) distribuiti gratuitamente con le licenze Creative Commons “Attribuzione”e “Attribuzione - Non opere derivate”. Ringraziamo tutti gli autori che ci permettono di utilizzare i loro lavori segnalando il nome o il link ad un loro spazio web personale. Per maggiori informazioni: www.creativecommons.it primo piano 172 del21 novembre 2009 numero 4 pag primo piano 172 del21 novembre 2009 numero 5 pag Nuovo stadio, a noi non Menti La scheda | Il Menti e, a destra, l’area dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio. Foto di Michele Biscaro L’arena degli spettacoli sportivi (e non) a Vicenza Est prevede grossi vantaggi per la cordata Caoduro-Maltauro-Unicomm Ecco i punti critici dell’accordo ipotizzato che la giunta di Achille Variati sia orientata per un trattamento di favore verso una parte precisa dei poteri forti locali. di Alessio Mannino Quelli appunto che sfilano nella compagine del nuovo stadio, che invece erano stati penalizzati dai il grande affare della nuopredecessori di centrodestra, più va Vicenza disegnata dal attenti alle sirene dell’ex cabina di Pat del centrosinistra. Lo stadio comando di Assindustria (l’asse a est della città che sostituirà il Amenduni-Ingui, oggi in declino). vecchio Romeo Menti è stato preNel dettaglio, l’intesa sentato come il fiore prevede di sistemare all’occhiello fra gli lo stadio in una suaccordi preliminari perficie totale di 281 stretti dall’ammimila metri quadrati nistrazione Variati a ridosso del casello con alcuni privati autostradale di Videl settore immobi- Il progetto cenza Est. Il presupliare e commerciale. occupa da solo posto è che vi sia la Immaginato come buona parte necessità (“particoun polo d’attraziolare interesse pubne non solo sportivo della superficie blico”) di una nuoma anche ricreativo agricola va costruzione che e musicale (“arena utilizzabile ospiti le partite dei degli eventi”), l’imbiancorossi del Vipianto di cui si parla cenza Calcio, società da dieci anni pare che fa capo a Sergio Cassingena finalmente approdare al progetto (gruppo commerciale Sisa), per definitivo. Si sfregano le mani gli altro avviato a passare la mano imprenditori presenti nell’azioall’industriale chimico e parlanariato del consorzio Vicenza mentare leghista Alberto Filippi. Futura Spa, fra i quali figurano I privati capitanati da Caoduro, come soci di primo piano il colosmolto abilmente, fanno presente so delle costruzioni Maltauro, la nell’accordo che il Comune non è più piccola Bilding del geometra nelle condizioni finanziarie per Giandomenico Marchetti (ex presobbarcarsi una spesa così ingensidente della società), il gigante te (pag. 5), perciò se ne assumono commerciale Unicomm di Mario loro l’onere. In cambio, è naturaCestaro e la Caoduro (impianti le, di una contropartita. L’esatta d’aerazione) di Paolo Caoduro, a stima globale di tale scambio non capo della cordata e notoriamente viene dichiarata, ma essa si idenvicino all’attuale sindaco. La loro tifica in sostanza nel permesso di proposta (P.G. n.63.620 del 6 otrealizzare un’area a destinazione tobre scorso) accolta dal Comune commerciale, direzionale, resicontiene infatti una serie di claudenziale e altro che si estenderà sole molto favorevoli per i loro fuper 110 mila metri quadrati. In turi profitti. Tant’è che esponenti soldoni, la logica è la seguente: tu, dell’opposizione, per giunta da Comune, non puoi permetterti di sponde opposte (come il pidiellino pagarti lo stadio nuovo, e allora Maurizio Franzina e la nodalmoio, privato, me ne faccio carico a liniana Cinzia Bottene) hanno già E’ patto che mi sia concesso il via libera per una valorizzazione immobiliare destinata a grandi plusvalenze con le quali mi ripagherò i costi di costruzione. In sostanza, vedremo sorgere intorno al futuro stadio una selva di attività commerciali (ma non un unico centro commerciale vero e proprio, poiché la legge urbanistica regionale non lo consente). Primo: a chi giova? Il fatto è che l’esigenza di una struttura adeguata e rispettosa di standard e norme di sicurezza è un’esigenza primaria del Vicenza Calcio, società privata a fini di lucro. Non direttamente del Comune. L’alternativa avrebbe potuto essere questa: la società calcistica individua una zona idonea, pagandosi non solo l’acquisto del terreno ma anche la viabilità di collegamento relativa. Certo, con la possibilità di edificazioni per ottenere un tornaconto in termini di business. Così, invece, il problema di fondo è che il Comune si impegna dando luce verde ad un insediamento commerciale nuovo di zecca di 110 mila metri quadrati che da solo si mangia una buona fetta della Sau (la superficie agricola ancora utilizzabile per essere edificata, il cui limite a Vicenza è di 247 mila metri quadrati). Secondo: costi per il privato. Tra i costi che l’assessorato al Territorio retto da Francesca Lazzari vanta di mettere sul conto di Vicenza Futura c’è la demolizione del Menti e una serie di opere di urbanizzazione collegate al nuovo impianto (pag. 6). Demolire è un’operazione economicamente irrisoria rispetto a quella del parco commerciale in progetto, e inoltre per essa viene escluso che i privati si accollino anche eventua- Quinto: i tempi e la capienza. Viene garantito l’obbligo di portare a termine il nuovo stadio entro 5 anni, tempo che però può essere allungato ad un totale di dieci “per giustificati motivi”. Sicché per assurdo il privato potrebbe realizzare subito il parco commerciale mentre per lo stadio si Terzo: l’indice di utilizzaziodovrebbe aspettare un decennio ne territoriale, ossia la misura o poco meno. Quanto ai posti, un entro la quale il privato deve limiprimo stralcio potrà tarsi a costruire. Nel contenerne 10.000, protocollo d’intesa mentre, in previsione è fissato a 0,4 metri dell’ascesa in serie A, quadrati al metro per quello da 20.000 quadro (pag. 9). Ovsi parla di una non vero il privato si im- I privati meglio specificata pegna ad utilizzare possono “seconda fase”. E se fisicamente 40 metri recedere questa seconda fase, quadrati su 100. Tale in caso ovvero la salita in valore, però, potrebA, non dovesse vebe lievitare in sede di di modifiche rificarsi? Il rischio, redazione del piano E’ prendere quindi, è che lo stadegli interventi (la o lasciare dio rimanga inchioprogettazione spedato a quota 10 mila cifica di ogni interposti. vento urbanistico, momento successivo all’adozione Sesto: la condizione del Pat che fa da cornice d’insiecapestro. me). Anche questo elemento renVicenza Futura si riserva la posde impossibile una stima precisa sibilità di recedere dall’accordo della valorizzazione immobiliare, col Comune «qualora con il Pat rendendo opaco l’accordo nel suo o con qualsivoglia eventuale atto insieme. pianificatorio...concessorio conseguente..., anche di scala attuaQuarto: assenza di vincoli tiva e o edilizia sia imposto o preper il privato. scritto qualsivoglia onere/contriCaoduro e soci promettono di forbuzione anche non direttamente nire uno schema di convenzione connesso all’ambito, ulteriore per le attività commerciali-direrispetto a quanto precisato nella zionali previste, ma non s’impepresente...» (pag. 10). Significa gnano a rispettare alcun paletche se durante il passaggio del to, neppure quello di rispettare Pat in consiglio comunale spunlo schema stesso. Il quale verrà teranno emendamenti che i prireso noto all’amministrazione vati giudicano a loro danno persolo dopo l’approvazione del Pat ché magari fissano vincoli o costi (pag. 6). Allo stato e fino a quel più onerosi a favore del pubblico, momento, perciò, il Comune non loro risponderanno facendo salavrà niente in mano per sapere tare l’accordo. Insomma: prendel’esatto valore della contropartita re o lasciare. commerciale. li bonifiche del sottosuolo o messa in sicurezza del terreno. La viabilità e i sottoservizi previsti saranno solamente interni, lasciando alle casse comunali il peso di inserire un insediamento di tali dimensioni nella rete urbana. Settimo: nota ambigua. A pagina 6 si legge che l’inserimento dell’accordo nel Pat “è propedeutico all’introduzione nel Piano degli Interventi, che potrà anche definire ogni esigenza regolativa senza necessità di successivo strumento attuativo”. Quest’ultima nota significa letteralmente “senza ulteriori passaggi in consiglio comunale”, cioè senza che vi sia, al di là del Piano degli interventi, una provvedimento ad hoc per far esaminare all’organo sovrano deliberativo della città sul progetto finale. Perciò, una volta superate le forche caudine del Pat grazie alla condizione capestro (vedi punto sesto), e del successivo Piano degli interventi, il piano potrebbe tranquillamente veleggiare verso l’approdo senza più pericoli di scendere a compromessi con quei rompiscatole di consiglieri comunali. Questa ambiguità (voluta?) rende bene il quadro complessivo di un’intesa che sembra forse congegnata un po’ troppo su misura dell’interesse privato, e non di quello pubblico. Le cifre del progetto L ’iniziativa urbanistica conosciuta come “Nuovo Menti” è una proposta di valorizzazione immobiliare lanciata all’amministrazione comunale berica dalla società Vicenza Futura spa. Fra i soci più importanti di quest’ultima figurano il Gruppo Maltauro, la Unicomm, la Bilding Immobiliare e la Caoduro. I lotti sono situati nella zona orientale della città a ridosso del casello di Vicenza Est. L’iniziativa abbraccia una superficie totale di 280.000 metri quadri. Il privato prevede la realizzazione di uno stadio utilizzabile anche per concerti ed eventi consimili, la proprietà del quale rimarrà comunque del proponente e non della pubblica amministrazione. Contestualmente il privato si impegna a demolire a sue spese il vecchio stadio Menti. Per contropartita Vicenza Futura ottiene il cambio d’uso per un’area agricola di 110.000 metri quadri da destinare a commercio, direzionale ed altro. L’area destinata alle attrezzature sportive e alle funzioni collegate non è inclusa nei 110.000 metri quadri prima citati. Il privato, una volta siglato l’accordo si prende cinque anni di tempo (prorogabili per altri cinque) per completare il “nuovo Menti”. AI RISTORANTE PIZZERIA Specialità pesce e carne - Sale per banchetti e cene aziendali 36100 VICENZA - S.S. Pasubio, 2 Tel. 0444 564 790 - Chiuso il Martedì Nel servizio a fianco l’analisi entra nello specifico, mentre sul sito di VicenzaPiù (www.vicenzapiu. com) saranno disponibili le versioni elettroniche di questi pezzi, unitamente all’allegato che contiene la bozza di accordo. Ma c’è un dato di fondo che va considerato. Non viene esplicitata alcuna stima dei valori sul piatto di Vicenza Futura e di quelli sul piatto del comune. Così se ne può solo fare una a spanne. I circa 110.000 metri quadri di edificabile concessi ai privati, una volta realizzati, potranno valere (la stima è alla grossa e fa fede ai dati dichiarati; allo stato le planimetrie non sono state misurate) 2.000 euro al metro quadro. Ovvero 220 milioni di lire (con cui si dovranno coprire, ovviamente, anche tutti i costi di realizzazione). In cambio il comune che cosa ottiene? Una demolizione che vale qualche decina di migliaia di euro, un nuovo stadio che non apparterrà più all’ente pubblico, la possibilità (tutta teorica allo stato) di riservarsi l’uso dell’arena degli eventi per qualche giorno l’anno e dulcis in fundo l’onere, assai gravoso per la collettività, di realizzare una nuova viabilità. Marco Milioni 172 del21 novembre 2009 focus numero 6 numero 7 pag flickr.com/paPisc Dalla Serenissima alla Nestlè 172 del21 novembre 2009 focus pag L’oro di Recoaro ecoaro, l’unico Comune in cui “l’acqua del sindaco” è in bottiglia. Se a Venezia il primo cittadino Massimo Cacciari invita i veneziani ad aprire il rubinetto e bere la “sua” acqua al posto di quella imbottigliata, nella “Conca di Smeraldo” il sindaco Franco Perlotto strizza l’occhio proponendo la sua “Recoaro” in bottiglia, orgoglio di un Comune così ricco di sorgenti. E lo fa dai quotidiani e settimanali di tutto il Veneto, sorridente in una foto che ritrae anche il monte più amato dai recoaresi, la parete di roccia della Sisilla, alle spalle del rifugio Campogrosso. Un’ “acqua del sindaco” che, nel piccolo borgo montano, è anche una necessità: lo stabilimento, pur passato dai 700 dipendenti del 1980 ai 96 di oggi, rimane sempre la più grande fabbrica del paese. Verdi e Radetzsky La scoperta Passaggi di mano La storia cita come delle acque lì per l’azienda, data per la scoperta risale alla fine Da che nel frattempo era delle acque oligoentrata a far parte minerali recoaresi del Seicento, il 1689, tempo del opera del conte delle “partecipazioni statali” (acquisita dominio della Sere- Lelio Piovene dallo Stato), inizia nissima, ad opera il declino: subisce la del conte Lelio Pioprima riduzione ocvene che, con grande cupazionale con la privatizzaziomodestia, diede alla fonte il suo ne e un taglio di 200 dipendenti. nome (“Lelia”). Da quel momento cosa hanno mandato via l’amministratore». Dal 1998 ad oggi Sanpellegrino, oggi ramo di Nesltè, è fra i leader dei produttori di acque minerali in Italia. Conta 7 marchi: S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Nestlé Vera, Recoaro, S.Bernardo, Pejo. «Nestlè, quando è entrata, ha lavorato bene a livello infrastrutturale - precisa ancora Storti -: ha investito molto, 20 milioni di euro solo in impianti nuovi. La multinazionale ha acquistato tutte le sorgenti da Recoaro Mille alla zona del Creme. Ne ha comprate molte, sono state recintate, e hanno eliminato l’alpeggio per evitare l’inquinamento delle sorgenti: questa secondo noi va vista come una cosa indispensabile se si vuole avere un futuro per l’acqua oligominerale, è un fattore che permette alle sorgenti di esistere. Altrimenti sarebbero in costante pericolo: si pensi che per sorgenti di montagna come queste non solo abitazioni vicine ma anche un semplice mucchio di letame potrebbe essere letale. Banalmente, un cumulo di letame potrebbe essere una bomba ad orologeria, se col tempo si infiltra e inquina i pozzi non lo togli più. L’area è stata sottoposta anche a vincoli specifici». Campagne, strategie e dimenticanze Sanpellegrino ha investito sul brand “Recoaro” negli ultimi anni con azioni specifiche: nel 2006 con la campagna stampa e tv “Te- sori della nostra terra”, nel 2007 con una campagna celebrativa per gli 80 anni del marchio e nel 2008 con una campagna advertisement “invito all’ascolto” associata al meteo. Quest’anno, secondo dati aziendali, con la grande crisi Recoaro ha visto un calo della propria quota di mercato pari al 7,8%, tutto sommato in linea rispetto al calo generale del mercato delle acque minerali nel Nordest (meno 7,5 %, sempre fonti aziendali). In questi anni vi è stata comunque una costante riduzione del personale e della produzione. «Oggi siamo arrivati a 96 occupati, prima della più recente riorganizzazione operata da Nestlè ce n’erano 112 commenta Storti -. Quest’anno la produzione si è attestata attorno ai 140 milioni di pezzi. Sull’operato di Nestlè, va detto che Recoaro è sempre risultata “compressa” all’interno dell’insieme dei marchi del gruppo Sanpellegrino. Le due campagne promozionali degli anni scorsi non hanno avuto grande visibilità. Inoltre hanno sempre dimenticato di promuovere il Gingerino, un prodotto che vive di vita propria al punto che quest’anno, senza pubblicità, è risultato il prodotto più venduto nel mercato degli aperitivi. Ha retto in modo strepitoso, è la bibita che dà remunerabilità ed equilibrio economico all’azienda. Non abbiamo mai capito bene quale ruolo la Nestlè riserva a Recoaro all’interno del mercato Sanpellegrino: la Regione Veneto sta monitorando anche la proporzione fra la disponibi- VIDEO PRODUZIONI e AGENZIA PUBBLICITARIA con 20 anni di esperienza • Riprese e montaggi video • Video tecnici su macchine ed impianti di produzione • Video istituzionali per aziende • Spot pubblicitari, programmi TV e Video Clip • Riversamenti su DVD da qualsiasi supporto • Studio dell’immagine aziendale • Siti internet • Posizionamento su motori di ricerca • Realizzazione cataloghi e depliant • Fotografia industriale Linkvideo - Via Padova, 1 36070 Trissino (Vi) www.linkvideo.it Agenzia Commerciale - 36100 Vicenza - Via Btg. Monte Berico, 32/34 - Tel. 0444-938826 - [email protected] • Stampa digitale e tipografica • CD - DVD multimediali • Duplicazioni • Progettazione 3D • Sala posa interna | In alto, il gruppo del Carega, sopra Recoaro flickr.com/ialla R Nell’anno 1986 viene acquistata dall’imprenditore Giuseppe Ciarrapico e perde altre 50 unità, per una produzione di circa 430 milioni di pezzi. Dal 1993 al 1995 la fabbrica entra nell’orbita di Raul Gardini, e passa alla gestione “Gardini Malgara” con un taglio di ulteriori 140 unità: ne restavano ancora circa 300. Con la morte di Raul Gardini c’è un nuovo passaggio di mano: da questo punto in poi, ci si può affidare alla vivida memoria di uno dei sindacalisti che, ad allora ad oggi, si sono occupati della fabbrica di bibite. «Alla morte di Gardini subentrò la famiglia Mentasti - ricorda Nicola Storti, della Uil Alimentare -; a capo dello stabilimento, come amministratore unico e fiduciario, misero Paolo Luni. Questi aveva una forte pregiudiziale contro l’azienda: in San Pellegrino - perché i Mentasti avevano comprato tutto il gruppo - iniziò una guerra interna bestiale, in particolare a Recoaro». È in quegli anni, secondo Storti, che il marchio perde buona parte del suo prestigio, e che altri cento posti di lavoro vengono lasciati per strada. La “guerra”, insomma, diventa sempre più intensa, fino al 1997: in quell’anno si arriva al “lodo” della Regione Veneto che fissa la forza minima di occupati in 120 unità fisse e 30 part-time, con una produzione attestata in 220 milioni di pezzi. «L’anno dopo la Nestlè, che aveva una partecipazione del 20 per cento, ha comprato tutto il gruppo - continua Storti -: come prima flickr.com/ialla di Andrea Alba la storia dell’acqua si accompagna a quella di Recoaro: nel Settecento il paese ha un primo sviluppo diventando meta di bagni termali, che si tramuta in un vero e proprio “boom” nell’Ottocento, sotto il dominio austro-ungarico e soprattutto con il Regno d’Italia, dopo il plebiscito del 1866. La stazione curativa e idrotermale era una delle più rinomate d’Italia, frequentata durante l’estate da nomi quali Giuseppe Verdi, Nietzsche, Giacomo Zanella, Radetzsky, Lamarmora, Mayerbeer, Ponchielli, molti membri della casa imperiale degli Asburgo e la regina Margherita di Savoia. Ma la svolta, in senso industriale, si ha nel Ventennio fascista. Nel 1927 avvia la produzione lo stabilimento dell’acqua “Lora”: la società era la stessa che gestiva le terme. In pochi anni è “boom” anche per l’acqua in bottiglia: se alla fondazione lo stabilimento contava solo 60 dipendenti, nel dopoguerra lo sviluppo occupazionale fu verticale, si pensi che nel 1981 la fabbrica contava 700 occupati. flickr.com/foto silenziose Il sindaco della cittadina termale è in prima fila per il rilancio dell’acqua minerale Storia di un’industria che ha fatto la fortuna della Conca di smeraldo e che, nonostante licenziamenti, crisi e globalizzazione, è ancora oggi la fabbrica più grande della zona | La nuova campagna pubblicitaria con il sindaco Franco Perlotto lità di acqua e l’acqua commercializzata, perché avere un certo quantitativo di acqua sfruttabile e sfruttarne solo una piccola parte è una cosa strana». Il rilancio Con il 2009, e l’intenzione di una nuova riorganizzazione interna alla Sanpellegrino, c’è stata una mobilitazione che ha coinvolto anche le istituzioni. La Regione, in particolare per volontà dell’assessore al Lavoro Elena Donazzan, ha legato lo sfruttamento delle sorgenti d’acqua oligominerale su suolo regionale al mantenimento dell’occupazione. Ne è seguito l’accordo che, tra l’altro, ha visto l’”acqua del sindaco” finire sui giornali con la campagna stampa “Orgoglioso di bere minerale, orgogliosi di essere Recoaro”. L’acqua del sindaco «Attraverso la campagna - osserva Uno degli obiettivi è naturalmenStefano Agostini, amministratore te anche contrastare quanto afdelegato Sanpellegrino - vogliamo fermato dal sindaco di Venezia, lanciare un messaggio a tutti quegli e rilanciare l’acqua in bottiglia. attori istituzionali che credono nel «Quando me l’hanvalore dell’acqua mino detto ho spiegato nerale come imporche per me questa tante industria per il è acqua del sindaco Paese e come elemenne più ne meno di to fondamentale per Nel 1981 la salute dei cittadini. lo stabilimento quell’altra - commenta Franco Perlotto, Il nostro obiettivo è aveva 700 sindaco sostenuto da di costruire un nuoun’inedita alleanza vo modello di colla- dipendenti Lega-Pd, un passaborazione pubblico/ Ora sono to da alpinista ed privato per lavorare un centinaio esperto internaziocongiuntamente alla nale di cooperaziovalorizzazione di un ne ed emergenza -; prodotto che rappregli ho spiegato che ero pronto a senta l’eccezionalità del patrimonio sostenere il marchio se c’era un naturalistico italiano nel mondo». impegno analogo dell’azienda. Il cambio di direzione si vede, fuori dallo stabilimento è stato rimesso il marchio “Recoaro”. Mancava da vent’anni». Perlotto ha voluto anche la “sua” pubblicità. «Recoaro è un marchio territoriale come pochi altri in Italia. Questo può servire anche a trainare il nostro paese, le nostre montagne - spiega -, non a caso ho chiesto al fotografo di salire a Campogrosso e fotografare la Sisilla alle sue spalle, la montagna-simbolo di Recoaro, con la sua madonnina sulla cima. Su questa parete di roccia negli anni ‘70 abbiamo fatto per la prima volta in Italia “free climbing”, scalato senza alcun chiodo». La speranza, per il primo cittadino, è che la produzione “riparta”. «Che in questi dieci anni ci sia stato un calo continuo è innegabile. Si spera in un’inversione di tendenza: questo è il primo intervento commerciale di rilievo in tanti anni». Su questo, anche il sindacato ha da dire la sua. «Per il 2010 non ci hanno dato le previsioni di produzione - conclude Storti - ma presumiamo saranno in linea con quest’anno. Per noi questo non va bene, Recoaro deve assolutamente crescere. Per essere viva deve tornare a 200 milioni di pezzi. Con questo accordo, l’ultimo, che abbiamo firmato speriamo sia la volta buona che oltre a concedere investimenti promozionali per un milione di euro ripensino allo spazio commerciale del brand all’interno del gruppo Sanpellegrino. Recoaro deve avere più spazio di vendita. Hanno promesso di farlo, stiamo a vedere cosa succederà». 172 del21 novembre 2009 focus numero 8 172 del21 novembre 2009 focus pag numero Ospedaletto, il paese debilitato Pat, le domande L’ipotesi di creare una microarea per nomadi ha messo in subbuglio la frazione Tra viabilità problematica, grandi opere che incombono e servizi che mancano, viaggio in un paese diviso a metà PdL, Lega e Udc propongono un sondaggio sul nuovo piano urbanistico Ecco le nostre risposte (un po’ farlocche) del centrodestra P | Qui sopra, i manifesti contro i nomadi apparsi ad Ospedaletto. Nelle altre foto alcuni scorci della frazione di Luca Matteazzi “ mentari, la latteria, la macelleria, il ciabattino, un negozio di profumi e detersivi, un supermercato che all’epoca era un signor supermercato, il dottore; la farmacia no, quella non c’è mai stata, ma il resto sì”. Adesso la macelleria ha chiuso, il ciabattino anche, il negozio di detersivo lo stesso, e il supermercato è diventato un piccolo supermercato di periferia. Rimane un negozietto chiamato trovatutto (“Perché ci trovi davvero di tutto, e fortuna che c’è quello”), e qualche altro piccolo esercizio: una maglieria, un negozio di vini, il tabacchino. “Il lotto c’è - scherza Santinon -. E ci sono anche tre parrucchieri”. Poco altro. Basta fare il confronto tra un lato e l’altro del ponte: di là è tutto curato, ordinato, tenuto bene, lampioncini nuovi, marciapiedi in porfido; di qua sembra di essere rimasti indietro di qualche decennio”. Giampietro Santinon è una delle anime della frazione di Ospedaletto: animatore del coro Amici della Montagna, presidente del circolo ricreativo culturale, gestore della sala parrocchiale, ma soprattutto una vita passata lì, tra quelle Un paese, una case affacciate sull’ex parrocchia percorso della stataIl cuore del paese è le per Treviso. “Cin- Sono rimasti quantasette anni di bar, tabaccheria, raccolto attorno alla Ospedaletto”, sotto- e supermercato chiesa e alle sale della parrocchia, che linea con una punta di orgoglio. Il ponte Per tutto il resto sono l’unico punto di a cui fa riferimento bisogna spostarsi ritrovo disponibile (“Anche se uno non è in realtà il pontici crede, deve venire cello sul Tribolo che lì: non c’è altro”). Poi divide praticamente ci sono i bar, le birrerie e le pizzea metà la frazione, mettendone in rie, che quelli sì sono rimasti. “Ma evidenza carenze e contraddizioper i ragazzi non è proprio il masni. Il paese - perché Ospedaletto simo”, osserva Santinon. Gli spazi in fondo ha ancora l’anima del picverdi? “C’è un giardinetto dietro colo paese - è uno. Ma di là, come le elementari, ma saranno 50 medicono gli abitanti del posto, è sottri quadrati, basta appena per chi to il comune di Bolzano Vicentino; vuole leggersi il giornale. Il parco di qua è Vicenza. E la differenza giochi nuovo è di là, sotto Bolzasi sente. no”. I campi sportivi? “Di là, li ha fatti Bolzano, se no non avremmo L’emorragia nemmeno quelli”. Percorsi pedo“È un paese debilitato”, aggiunge nali e passeggiate? “Di là”. Santinon. In tante cose, non solo E dire che gli spazi, in una frazionella differenza di arredo urbane immersa nella campagna, non no tra la metà vicentina e quella mancherebbero: c’è, ad esempio, bolzanina. Fino a qualche decenun’area pubblica proprio di fronte nio fa, Ospedaletto si aggirava agli impianti sportivi (ma di qua) sui 700 abitanti (“anni belli, ci si sulla quale da anni erano previste conosceva uno per uno”) e aveva aree verdi e servizi. Le aree verdi quasi tutto quello di cui c’era bierano inserite anche nel vecchio sogno. “Cerano tre negozi di ali- piano regolatore degli anni ’80, ma non si sono mai viste: “Molti di noi, allora bambini, pensavano di utilizzarle per giocarci - si legge nel volantino che il Comitato Ospedaletto Sicuro ha diffuso in questi giorni per richiamare l’attenzione sui problemi della frazione -. Speranza delusa, lottiamo almeno per portarci i nostri figli”. Così come non si sono mai visti nemmeno gi altri spazi pubblici. “Ci si poteva fare qualcosa per gli anziani come le piste di bocce - riprende Santinon -, o un campetto di pallavolo, magari una passeggiata curata per collegarlo al centro del paese. Invece...”. Invece non si è fatto niente. Così Ospedaletto rimane un paese tranquillo, in cui la microcriminalità che in altre zone desta allarme è quasi assente (“E’ un bel po’ che non succede niente”), dove le nuove lottizzazioni realizzate negli ultimi anni sono state assorbite senza scossoni, e in cui le uniche preoccupazioni potrebbero essere le fognature ancora assenti (“Scarichiamo ancora nel Tribolo. E siamo nel 2009, è possibile?”) e l’ipotesi di un futuro microcampo per nomadi, contro cui sono comparsi manifesti un po’ ovunque. Potrebbero, perché in realtà la cronica carenza di servizi, tutto sommato comprensibile in una frazione così piccola, è resa ancora più pesante dalla difficoltà dei collegamenti. È la viabilità, infatti, il primo cruccio di chi vive da queste parti. Viabilità: promesse e attese Le scuole medie sono ad Anco- 9 pag questo spostamento alle porte del netta, le poste pure, l’ambulatorio paese, se ci sono interessi legati medico più vicino è in viale Triealla possibile valorizzazione di ste, e per arrivarci c’è una sola alcuni terreni. Anche perché abpossibilità: lo “stradone”, cioè biamo già l’autostrada che sbarra quel chilometro di statale iperil paese dall’altra parte: se adesso trafficata che va da villa Imperiali ci mettono la tangenziale davanti, al curvone di ingresso al paese. non ci muoviamo più. Un altro po’ Senza marciapiedi, senza protee ci chiedono il visto per entrare”. zioni, senza piste ciclabili. “Non c’è niente - illustra ancora SantiSegnali di risveglio non -. Quando ero ragazzino non Battute a parte, negli ultimi temera così: c’era un po’ di marciapiepi qualcosa si sta muovendo. de in ghiaino, e c’era lo stradino Dopo anni di lavori finanziati da che lo teneva in ordine. Adesso parrocchia, regione e cittadini, no: come fai a mandarci i ragaznel febbraio scorso ha riaperto il zini per farli arrivare a scuola. O piccolo teatro della frazione. E il un anziano? Devi accompagnarli. primo anno di attiviOppure usare il meztà sta andando bene. zo pubblico”. “Ogni quindici giorni Da anni gli abitanla sala è praticamenti chiedono almeno te piena - racconta una pista ciclabile, Santinon -. Adesso ma come tutte le al- Sono anni c’è una rassegnatre cose anche que- che si chiede concorso che si chiusta è rimasta una una ciclabile il 12 dicembre promessa sentita per Anconetta derà con una serata di decine di volte ed eternamente rinvia- Tante promesse, gala”. Non solo. La sala sta diventando ta. Con la rotatoria zero risultati un punto di richianel curvone, se non mo anche per altre altro, chi si muove in attività: un paio di macchina fa un po’ settimane fa una comunità di immeno fatica, anche se recentemigrati l’ha chiesta in affitto per mente proprio lì c’è stato un incifesteggiare un matrimonio, segno dente mortale: “Delle rotatorie si che l’integrazione, nel quotidiano, può dire quello che si vuole, ma sta facendo passi avanti. Rimane prima non si riusciva ad uscire dal la grande incognita della viabilità. paese, adesso la mattina ci si muoE rimane il rischio di diventare un ve”. Anche qui, però, la situazione semplice satellite, un dormitorio potrebbe cambiare: nel nuovo Pat per la città. “Il nostro problema è si prevede che il prolungamento che siamo troppo vicini a Vicenza, di via Aldo Moro passi proprio e quindi per il lavoro e per tutte le lì, dove ora c’è la rotatoria, invealtre cose ci si sposta; e al tempo ce che qualche centinaio di metri stesso siamo troppo lontani: non più in là, come era previsto nel riusciamo a far sentire la nostra vecchio Prg. “Il vecchio tracciato voce, non pesiamo. Si ricordano segue l’elettrodotto - rimarca Sandi noi solo quando ci sono le eletinon -, dove c’è già un corridoio zioni”. Alle ultime amministrative non costruito: basterebbe interla frazione ha votato all’80 per rare i cavi dell’elettricità e costrucento per il centrodestra. Se Vairci sopra la strada per prendere i riati vuole riguadagnare posizioni classici due piccioni con una fava. deve darsi da fare. Mi piacerebbe capire il perché di opolo delle Libertà, Lega Nord e Udc hanno lanciato un sondaggio on line sul piano urbanistico (Pat) che ridisegnerà il volto di Vicenza per i prossimi dieci-venti anni secondo la visione del centrosinistra di Achille Variati. Al di là della buona volontà di “sentire il popolo”, vanno fatte subito due considerazioni. La prima è che in realtà i contenuti del Pat non sono stati sviscerati e resi pubblici se non per sommi capi e riguardo i progetti più grossi, e anche di questi si ha una conoscenza approssimativa, sulle generali, perciò gli elettori non possono esprimere un’opinione abbastanza ragionata. La seconda è la conseguenza della prima, con l’aggiunta di una certa colpevole, ma legittima malizia di chi ha stilato il questionario: l’opposizione, che deve fare l’opposizione, ha infatti dato per scontate o volutamente travisate intenzioni che la giunta Variati non ha mostrato di avere, o che non ha comunque inserito nel testo del Pat. Tuttavia, ci siamo ugualmente provati a rispondere, a queste nove domande del centrodestra (che potete trovare cliccando su http:// www.lamiavicenza.it/). Ecco cosa è venuto fuori. AREA EX DOMENICHELLI: sei d’accordo che in quest’area siano inseriti: centro sociale, uffici comunali, nuovo comando di Polizia Municipale? Sì, no, non mi interessa Il centro sociale, stando alle carte e alle dichiarazioni dell’amministrazione, non ci sarà. Quanto meno non nell’accezione comune del termine, cioè uno spazio di proprietà pubblica dato in autogestione ad un gruppo di ragazzi in genere di precise idee politiche (estrema sinistra). Si è parlato invece di centro culturale e giovanile. Questa, perciò, è una domanda trabocchetto per solleticare l’intolleranza dell’opinione pubblica di centrodestra verso il mondo dell’ex Ya Basta. Sul nuovo comando dei vigili, di per sé, non si vede perché no, ma il giudizio su questo va messo assieme a quello sul nuovo municipio, per il quale rimandiamo ad una risposta successiva. AREA SAN BIAGIO: quale futuro per il polo san Biagio? Centro storico culturale, nuovi fabbricati residenziale/commerciale, parcheggi. Parcheggi a parte, il Pat dell’assessore Francesca Lazzari sogna per San Biagio sia un centro mu- con Hullweck oggi consigliere comunale Pdl: «in Comune, su input della precedente amministrazione che ha lanciato il bando e lo ha cavalcato per due campagne elettorali, sono state presentate 1.498 richieste di nuova capacità edificatoria: 239 domande hanno già ottenuto risposta all’interno dei piani frazione e come annessi ruAREA ZONA EST AEROPOR- stici; delle 1.259 domande rimaTO DAL MOLIN: quale vuoi nenti, 300 sono relative al consoche sia la futura destinazione lidamento urbano previsto nella dell’area? Aeroporto, eliporto nuova pianificazione e quindi sa(senza elicotteri), parco pubblico, ranno accolte; 146 sono già accolte perché rientrano negli accordi parco pubblico più eliporto. L’aeroporto continua ad avere il sottoscritti con i privati; 263 insisuo strenuo difensore in Claudio stono in aree agricole caratterizCicero, ma ormai è fuori dalla zate da edifici preesistenti e perrealtà: non c’è un imprenditore ciò rappresentano un’espansione che ci creda ed esca di tasca le razionale, quindi condivisibile. Ne palanche necessarie, e la base restano ancora 550, di cui 65 riamericana che sorgerà a fianco è guardano aree vincolate dove non stata la pietra tombale di un fal- è ammesso costruire e 40 sono limento tutto vicentino. Anche fra intercettate dalla variante alla i contrari dalla base c’è chi, come SP46 e per questo non possono essere accolte. Rispetto Franca Equizi, vealle rimanenti 445, drebbe bene una pictutte su aree agricocola pista per l’aerole senza preesistenze club e per voli privati e senza sottoservizi, a chiamata. I riforposso dire che non misti del Patto per Dal Molin est? vogliamo illudere le Vicenza vorrebbero Bene parco persone come altri un “bosco urbano” e anno fatto, ma che l’eliporto. In realtà ed eliporto cercheremo di acquesta domanda do- Ma senza cettare tutte le dovrebbe essere riformande che rientrano mulata chiedendo se nuove nell’articolo 57 del si vuole o no la base edificazioni Pat, che consente Usa, ma ormai sial’edificazione quanmo fuori tempo masdo l’alloggio rappresimo. Tutta l’area sarebbe stata magnificamente senta davvero un risposta ad un convertibile a verde, senza aerei, fabbisogno di rilevanza sociale». elicotteri e tanto meno parà della Ulteriore chiarimento sulle aree 173sima brigata aviotrasportata agricole è arrivato giovedì 19 nodell’esercito statunitense. A que- vembre: «La Regione non ha consto punto, un parco pubblico più diviso l’ipotesi di dare parere poeliporto sarebbe forse la soluzione sitivo alle istanze di chi, sulla base preferibile. Basta non si costrui- del bando promosso dalla precesca altro (a buon intenditor, poche dente amministrazione, chiedeva parole: vero signori del mattone nuova edificazione in area agririmasti a bocca asciutta dal fa- cola: l’indicazione regionale è di dare parere positivo solo in caso moso “indotto” della Ederle 2?). di aggregato abitativo preesistenBANDI INTERESSI DIFFUSI te pari ad almeno cinque abitazio(B.I.D.): è giusto che il P.A.T. ni». C’è da dire che una parziale abbia cancellato le richieste risposta alle richieste del Bid la dei cittadini? Sì, no, non mi in- dà il piano-casa recepito dalla maggioranza di centrosinistra a teressa Non le ha “cancellate”, le ha dra- fine ottobre. In ogni caso, l’idea sticamente ridotte. Il sindaco Va- del bando in sé non è sbagliata. riati ha illustrato così il ridimen- La difficoltà sta nell’escludervi sionamento del bando ideato da categoricamente gli interessi di Maurizio Franzina, ex assessore costruttori e immobiliari e di conseale, archivistico e culturale che abitazioni, uffici e negozi di vicinato. Sogna perché bisognerà vedere nel concreto, con la fase due (il Piano degli Interventi), quanta porzione di terra verrà mangiata dall’area culturale e quanta dal residenziale/commerciale. Ricordiamoci che in centro città le attività commerciali languono e le case sfitte sono più di 2 mila. Meglio un vero polo dove risistemare la biblioteca Bertoliana, dotato, perché no, di un parcheggio riservato ai fruitori, che poi sono studenti e anziani. ciliarlo con il disegno strategico della città. CAMPI NOMADI: ritieni opportuno prevedere 5 micro campi nomadi al costo di € 650.000? Sì, no vanno eliminati anche gli esistenti, ne è sufficiente uno. Uno solo sarebbe una sorta di riedizione del ghetto di ebraica memoria. I cinque previsti sono stati stralciati dal Pat, e la domanda diventa automaticamente superata dagli eventi. Le microaree sarebbero state un passo avanti rispetto alla situazione attuale. Anche se, in generale, non ci dovrebbe essere nessun campo per sinti e rom, che vanno aiutati a trovarsi una casa e un lavoro come tutti. MU N ICIPIO/T R IBU NA L E: dove ritieni giusto collocare gli uffici comunali? Dove sono ora, area ex Domenichelli, teatro nuovo (viale Mazzini), nel vecchio tribunale. Il vecchio tribunale non presenterebbe vantaggi rispetto all’attuale collocazione storica, fra Palazzo Trissino e Palazzo degli Uffici in piazza Biade: praticamente sarebbe un trasloco inutile. L’idea della giunta è di trasferirli nell’area ex Domenichelli per rivitalizzare la zona di viale Milano. Il fatto è che lì i terreni da acquistare sono privati, mentre accanto al nuovo teatro non si dovrebbe procedere a nessun acquisto perché il terreno è già del Comune. Dal punto di vista finanziario, perciò, converrebbe questa seconda ipotesi. STADIO: sei d’accordo a spostare lo stadio a Vicenza Est? Sì, no meglio il Menti ristrutturato, non mi interessa. In questo numero diamo conto dei dubbi e delle zone d’ombra dell’intesa preliminare fra Comune e privati del consorzio Vicenza Futura. Al di là del merito specifico, l’amministrazione intende il nuovo stadio come un sito per eventi e spettacoli di grosso calibro, perciò fuori città è meglio che dentro. Senza contare che il Menti, per la zona in cui è collocato, è inadeguato rispetto a tutte le nuove norme sulla sicurezza negli stadi. TANGENZIALE: condividi la realizzazione della tangenziale Nord? (prolungamento di via Aldo Moro) Sì, no, non mi interessa. Chiaro che messa così siamo d’accordo tutti, dato che una tangenziale a nord che assieme alla sud costituisca una circonvallazione attorno alla città contribuisce ad una mobilità complessiva più comoda e veloce. I problemi però sono due: come si srotolerà sul territorio, speriamo nel modo meno invasivo possibile per la vivibilità di zone come Saviabona e Anconetta, e quanti mezzi militari americani ingolferanno il suo percorso per fare la spola fra Ederle 1 ed Ederle 2. Perché la tangenziale nord, che nasce povera in canna quanto a finanziamenti statali (gli Americani si guardano bene dallo scucire un dollaro per opere utili a loro ma fuori dal perimetro delle loro caserme), vedrà la luce chissà quando anche per collegare le due basi. ZONA STADIO: nel caso in cui si sposti lo stadio quale destinazione prevedere all’area? parco pubblico e parcheggi, polo universitario, residenziale e polo meccatronica ITIS Rossi. Cosa mettere al posto del Menti mandato in pensione e demolito? Il Pat parla di polo della meccatronica ed eventualmente di alloggi universitari. Ecco, non vorremmo che ci siano più alloggi che meccatronica, e che poi questi alloggi rimangano sfitti per poi essere messi sul mercato come appartamenti per famiglie: avremmo ottenuto così l’ennesimo quartierino residenziale per il profitto dei soliti furbetti. Un polo universitario con adeguato sfogo verde sarebbe l’ideale, ma senza speculazioni edilizie, please. 172 del21 novembre 2009 focus numero 10 172 del21 novembre 2009 blog pag numero Condominio 3, l’integrazione parte dal vicino. Di casa Multe e pericoli, Ad Arzignano il primo progetto di mediazione civica capillare: 30 mediatori sempre reperibili per risolvere i contrasti In dieci mesi oltre cento interventi: molti successi, ma tanto lavoro è ancora da fare Giro di vite sui ciclisti che non rispettano il codice della strada. Giusto Ma non si dimentichino i continui pericoli che minacciano chi si muove in bici e i tanti ostacoli che ancora costellano la città trasgressioni su due ruote N di Giulio Todescan G europeo, non c’è un progetto simile per numero di persone coinvolte, che sono oltre 1.700 nei primi dieci mesi» spiega Roberto Fumagalli, responsabile del progetto. I numeri Quindici mediatori professionisti, provenienti dal master in mediazione familiare, civica e penale dell’Università patavina, affiancano nelle strade della vallata dell’Agno altrettanti mediatori non professionisti, che hanno seguito un corso di formazione organizzato dal master stesso. I quindici non professionisti fanno parte della comunità migrante arzignanese e, come gli altri, girano in lungo e in largo o accolgono nella loro sede le persone che si rivolgono al servizio, oltre ad essere reperibili 24 ore su 24 Eccellenza europea tramite grazie ad un numero verLo fanno ogni giorno da dieci de. I numeri dei primi dieci mesi mesi i trenta mediatori civici del sembrano confermare l’utilità del progetto «Condominio 3» di Arservizio: oltre 110 zignano. Dove il 3 sta «progetti», ovvero per «Regole, Rispetto interventi per risole Solidarietà per una vere le più svariate cittadinanza condiforme di conflitto, visa». Si tratta di una In dieci mesi dei quali 44 concluvera e propria «eccel- 17 interventi si positivamente, lenza» del nostro ter- nelle scuole, con il ripianamento ritorio, dal momento dell’incomprensione che è il primo, e fino 36 nei o del litigio. Sono 17 ad ora unico, servizio condomini, gli interventi nelle di mediazione civica 41 tra privati scuole, 36 nei concapillare in Italia e domini, 41 fra priin Europa. «Il provati cittadini: fra getto, finanziato dal datore di lavoro e lavoratore, fra Ministero delle politiche sociali vicini di casa, e così via. e gestito per la parte formativa dall’Università di Padova, sarà In classe... presentato come buona pratica al Il fulcro dei micro-conflitti è il Forum mondiale della mediaziorapporto non sempre sereno fra ne che si terrà in Venezuela dal 27 «comunità accogliente» e «coal 29 novembre. Siamo il primo munità migrante». «Un progetesempio nel nostro genere a livello flickr.com/urbatem ira e rigira, alla fine si ritorna sempre lì: gli odori, i rumori, i corpi, il pianerottolo da pulire, la diversità di linguaggi o accenti. L’intolleranza - come la possibile convivenza pacifica e costruttiva passa per di qui, e forse per capire il successo della Lega nei nostri territori può valere di più passare una giornata in un condominio «multietnico», lì dove nascono e si incancreniscono le mille paure quotidiane abilmente solleticate dai politici «padani», che mille convegni sulla politica post-ideologica. to è considerato concluso solo quando le due parti dichiarano di non aver più nulla da recriminare» dice Fumagalli. «Un intervento particolarmente riuscito è stato in seguito a un conflitto in una classe di Arzignano, con conseguente denuncia da parte di un genitore il cui figlio è stato aggredito - racconta ancora il responsabile -. I due minori sono stati sospesi dalla scuola, ma a quel punto i mediatori hanno lavorato con loro affinché la sospensione diventasse educativa e pedagogica, non solo punitiva. Quando sono ritornati in classe, i compagni li hanno visti entrare dalla porta mano nella mano. I due bambini hanno prodotto un cartellone insieme, che è stato appeso in classe. Loro si sono riconciliati, e poi lavorando con i carabinieri abbiamo fatto sì che fosse ritirata la denuncia, facendo trovare un punto di incontro fra i genitori dei due minori». mati nel condominio Cartanese, … e nelle case dove la situazione, a detta degli Arzignano, Chiampo, Montecamministratori di condominio, chio, Montorso, San Pietro Musera disastrosa, un ghetto. Risolina, Altissimo: sono i comuni fiuti ammonticchiati fuori dai dove il servizio di mediazione portoni, automobili arriva. Comuni ad abbandonate, sporco alta densità mispazi comuni grante e dove, reA Montecchio negli - continua Fumacentemente, si sono galli -. L’azienda che insediate molte am- ci siamo gestisce i rifiuti non ministrazioni della incontrati passava più a ritirare Lega Nord. «Ci sia- con il Comune l’immondizia perché mo incontrati con non veniva diffel’amministrazione per la renziata. Abbiamo di Montecchio per questione incontrato le 33 fadiscutere del pro- panchine miglie che ci vivono blema delle pane abbiamo fatto forchine che il Comumazione, insegnanne ha tolto ad Alte do la pulizia degli spazi comuni. Ceccato. Siamo stati invitati a Insieme ai bambini abbiamo crepartecipare al prossimo incontro ato un giornalino a fumetti, in cui fra Comune e amministratori di i più piccoli spiegavano agli adulcondominio». Sono stati portati ti come si fa raccolta differenziaa termine fino ad ora cinque inta. Ora il condominio è tornato terventi «condominiali» a Monpulito, ma il nostro lavoro non è tecchio, altrettanti a Chiampo. finito: ora va mantenuto tale». «A Chiampo siamo stati chiapresso pizzeria da Mario music & drinks dal mercoledì alla domenica apertura da primavera a estate 430 posti a sedere interni e 180 esterni venerdì aperto fino alle 3,00 • sabato aperto fino alle 4.30 domenica, martedì, mercoledì e giovedì aperto fino alle 2 lunedì chiuso Viale Italia, 191 • 36051 Creazzo (Vi) • tel. 0444522215 DEGUSTAZIONE VINI SERATE JAZZ SERATA TEMA SERATA D’ARTE SANGRIA PARTY MOJITO PARTY MUSICA DJ Viale Italia, 191 • 36051 Creazzo (VI) • tel. 0444 522215 on so se qualcuno ha mai sentito la storia di Guido Trenti, ciclista professionista che qualche tempo fa, durante un allenamento, si schiantò contro un’auto sbucata da una strada laterale senza dare la precedenza, uscendone letteralmente con le ossa rotte. Qualche settimana di convalescenza e poi, quando ancora era costretto a nutrirsi con una cannuccia per le conseguenze dell’incidente, la beffa: a casa gli fu infatti recapitata una contravvenzione perché la sua bici, al momento dell’incidente, era sprovvista del campanello che secondo il codice della strada è invece obbligatorio per tutti i velocipedi. Le multe L’episodio mi è tornato in mente perché anche a Vicenza, la notizia è di ieri, la polizia municipale ha iniziato a tener sotto osservazione e a sanzionare i ciclisti: dieci i multati nella sola giornata di sabato, in parte perché viaggiavano contromano in corso San Felice, in parte perché avevano svoltato a sinistra in fondo a corso Palladio, all’uscita di piazza Matteotti, e in parte perché circolavano senza fanale. Qualcuno pure con qualche aggravante, come il fatto di circolare ubriaco, di parlare con il cellulare o di pedalare troppo velocemente. Da ciclista dico: ben vengano i controlli, e anche le multe, se date con un po’ di buon senso. Circolare contromano, ad esempio, è sicuramente pericoloso, così come muoversi di sera senza luci. Rimango più perplesso di fronte all’eccesso di velocità: a meno di non chiamarsi Fabian Cancellara, infatti, o di non buttarsi in picchiata dalla pontara di Monte Berico, anche solo avvicinarsi ai 50 chilometri all’ora in bicicletta è ardua; superarli quasi impossibile. Ma forse il ciclista in questione, pur muovendosi a velocità più contenuta, stava sfrecciando in una circostanza oggettivamente pericolosa, ad esempio tra le auto incolonnate. Rigore Detto questo, mi auguro che ci sia altrettanto rigore anche per tutti quei comportamenti, e sono tanti, che mettono a rischio l’incolumità dei ciclisti, come chiunque provi a spostarsi in bicicletta per le vie della città sperimenta ogni giorno. E non mi riferisco ai comportamenti più difficili da sanzionare: | Auto in sosta lungo la ciclabile di Sant’Agostino. so bene che vedere multate le auto che ti sorpassano per poi svoltare improvvisamente a destra, tagliandoti la strada e obbligandoti ad inchiodare, rimarrà un sogno. Così come rimarrà un’utopia vedere contravvenzionato chi esce da una strada laterale senza dare la precedenza, chi si butta in una rotatoria anche se in mezzo c’è già una bici (che quindi ha diritto di passare), e i tanti che dopo aver parcheggiato spalancano la portiera senza nemmeno provare a guardare se c’è qualche ciclista in arrivo. Però si potrebbe almeno provare a fare qualche controllo su altre cattive abitudini, più facilmente intercettabili e punibili. Ad esempio su chi parcheggia nelle ciclabili. In media vengo in città in bicicletta due o tre volte alla settimana e, per quanto possa sembrare paradossale, nel tragitto tra casa mia e l’ufficio il tratto più pericoloso è la pista ciclabile di Sant’Agostino, in particolare nel tratto che va dall’incrocio con via del Lavoro a quello con via dell’Industria. I motivi? Le auto e i furgoni che sbucano dai cancelli laterali senza far caso alle bici, i camion che si fermano per il carico-scarico delle merci proprio sulla ciclabile, e soprattutto le auto che parcheggiano sulla corsia riservata alle due ruote, obbligandoti a salire sul marciapiede o a buttarti in strada. Ce ne sono sempre, di giorno come di sera. Di multe, invece, non ne ho mai vista neanche una. Punti critici C’è poi un altro punto da sottoli- neare. Alcuni dei comportamenti multati nei giorni scorsi sono spiegabili (sottolineo: spiegabili, non giustificabili) con le scelte viabilistiche fatte in città negli ultimi anni. Scelte tutte orientate a fluidificare il traffico veicolare, anche con buoni risultati, ma che molto raramente hanno preso in considerazione le esigenze dei ciclisti. Qualche esempio. Chi arriva da ovest, poniamo da viale Verona, ed è diretto in centro, una volta arrivato alla rotatoria tra viale Mazzini e viale Milano non può proseguire dritto. L’unica è buttarsi in viale Milano e allungare il giro passando davanti alla stazione per poi risalire viale Roma: ora, se questo costa poco o nulla a chi è in auto, diventa invece un bel pezzo di strada in più (e di strada pericolosa in più) per chi si muove in bicicletta. Stesso discorso dall’altro capo della città: per imboccare corso Padova chi arriva da viale della Pace deve infilarsi in via Quadri fino alla rotatoria con via Pizzocaro, allungando non di poco il tragitto. Se in auto può essere conveniente fare un chilometro di strada a ritmo scorrevole piuttosto di duecento metri incolonnati, in bici lo stesso ragionamento non funziona. E a forza di creare ostacoli e strettoie, si finisce che la bici rimane in garage. Allora, cara amministrazione, accanto alle multe, inizia a pensare anche a come rendere Vicenza più pedalabile. Con un po’ più di fantasia, e se necessario di coraggio, di quanto mostrato finora. Luca Matteazzi 11 pag Rifondazione: “Più diritti per rom e sinti” Ma l’integrazione non si fa coi campi-ghetto Gentilissimo Mannino, Leggo sul settimanale Vicenzapiù n.171 a p. 10 un suo articolo “Campi nomadi? Ecco perché no”. Non comprendo perché tanta ostinazione contro questi cittadini che non sono nomadi o zingari, ma sinti e rom, al fatto che possono vivere tranquillamente ed educare i propri figli in un ambiente sereno e igienicamente adatto ad ogni essere umano. Non capisco perché invece di racchiuderli in “campi di concentramento”, non possiamo seguire le linee civili designate in Europa e in altre città italiane, dando loro la possibilità di avere delle aree dove risiedere unicamente con la loro famiglia. Una famiglia che seguendo la loro tradizione che fino a qualche tempo fa era anche la nostra, è allargata. Ha ragione a dire che dei cittadini non possono usufruire solamente dei diritti, ma hanno anche dei doveri e mi sembra che anche questi cittadini ne siano a conoscenza, tanto che fino ad ora a loro è stato solo chiesto, ma le amministrazioni comunali, non hanno mai fatto nulla per loro. Anzi da anni cercano di avere colloqui con gli amministratori per rivendicare che il campo dove li hanno insediati non è a norma igienico sanitaria, che hanno gli estintori fuori uso, che esistono due bagni per 90 persone, ma tutti sono sempre stati sordi. Quando finalmente è sembrata arrivare una soluzione ai loro problemi ecco che i soliti cittadini maggioritari impauriti dagli stereotipi mediatici, bloccano tutto. Dove sono quindi i loro diritti di cittadini? A me sembra che siano stati nuovamente calpestati. Per quanto riguarda l’integrazione debbo affermare che questi cittadini, pur mantenendo le loro tradizioni si sono integrate benissimo, essendo - almeno per quanto riguarda i sinti - da millenni cittadini italiani e da generazioni cittadini vicentini. Alcuni di loro infatti, hanno fatto richiesta di unità abitative comunali e altri invece proprio per loro cultura preferiscono vivere nelle “campine”. Certo non pretendo che qualcuno di noi maggioritari borghesi, abituati a vivere comodamente nelle nostre quattro mura possa comprendere questo modo di vivere, ma certo potrebbe proprio per una interazione, anzi integrazione con queste comunità, accettarlo. La invito comunque a fare un giro con me al campo di Viale Cricoli e a conoscere queste famiglie per comprendere quanto non siano diverse dalle nostre e forse potrebbe ricredersi su alcuni costrutti che spesso ci costruiamo. Cara signora Rui, le rispondo con ordine. A chiarire per primo che è sbagliato chiamarli nomadi sono stato io nell’articolo. Proprio per questo, e cioè per il fatto che sono stanziali e molti di loro cittadini regolari a tutti gli effetti, secondo me la soluzione non può essere quella prospettata dall’assessore John Giuliari e caldeggiata da lei e, deduco, dal suo partito. Perché, invece di avere due grandi “campi di concentramento”, come li chiama lei, ne avremo cinque, solo più piccoli. E’ proprio la logica del ghetto, anzi dell’autoghettizzazione che ho contestato e che contesto (e che mi compiaccio di vedere abbandonata dalla giunta di centrosinistra, che ha proceduto allo stralcio dal Pat delle micro-aree osteggiate da parte del Pd e criticatissime dal Pdl). Alcuni di loro hanno fatto richiesta per case popolari? Benissimo: questa è la strada giusta. Quella, ribadisco, per cui il Comune deve sì farsi carico di questa minoranza, ma a patto di metterla sullo stesso piano di parità col resto della popolazione bisognosa. Nessuna ostinazione o pregiudizio da parte mia, come vede, semmai il contrario. L’ultima questione, che poi è quella di fondo, è l’accettazione di uno stile di vita diverso dal modo di vivere della maggioranza, che nel caso dei rom e sinti s’identifica con la “famiglia allargata”, con il clan. Ora, poniamo che io volessi vivere in una comune hippie, e che perciò necessiti di uno spazio sufficientemente grande e separato per impiantarci la mia comunità di fricchettoni. Dovrei comprarmi un terreno, dopodiché sarei libero di invitarci dentro chi mi pare e realizzare la mia società alternativa. Non sarebbe anche questo un “modo di vivere” da rispettare? Eppure non potrei avanzare nessun diritto particolare all’amministrazione pubblica, se non quello di lasciarmi in pace. So bene che qui stiamo parlando di una parte di popolazione con caratteristiche etniche e culturali sue proprie, ma insomma, parliamoci chiaro: non si può pensare all’integrazione “a pezzi”, un po’ sì e un po’ no, cinque campetti al prezzo di due, evitando di affrontare i nodi essenziali che sono un’abitazione come tutte le altre e un lavoro che li inserisca nel tessuto sociale. Oppure niente, si dica pure no al dogma dell’integrazione a tutti i costi, qua mica siamo fissati. E allora essi stessi per primi, gli eredi dei gloriosi nomadi, tornino ai loro antichi, nobilissimi, errabondi costumi. Irene Rui Resp. dipartimento per le politiche migratorie ed etniche Rifondazione Comunista Federazione di Vicenza Alessio Mannino fiabe 172 del21 novembre 2009 numero 12 pag “Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c'era una pentola che bolliva e fece l'atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta sul muro. Figuratevi come restò. Il suo naso, che era già lungo, gli diventò più lungo almeno quattro dita.” (C. Collodi) Il fossile L’elefante Il fossile fu molti anni fa fiore o conchiglia mollusco od insetto ora è spirale in forma di pietra e racconta una storia lontana e segreta Il fossile fu in forma di vita prima dell’uomo e dei dinosauri Il fossile fu all’inizio del mondo Il fossile fu molte ere fa un mondo di future possibilità Pino Costalunga Illustrazioni di Benedetta Pasetto Gigante Elefante D’argento Elefante Zanne bianche quante? Ne ha due Elefante! Spruzzante Elefante Bastimento Elefante Zampe grosse quante? ne ha quattro Elefante! Obbediente Elefante Paziente Elefante l’uomo non ha virtù così tante Pennina e il grande volo Errata corrige Anche le filastrocche Leone, L'acquario e L'asino pubblicate nel numero 170 erano lavori di Pino Costalunga. Per un disguido tecnico in fase di impaginazione è saltata la firma dell'autore. Ce ne scusiamo con l'interessato e con i lettori. La chiamarono Pennina perché aveva la forma di una piccola penna di pettirosso. Era stata l’ultima fogliolina a spuntare sul ramo e tutte le sue sorelle ricordavano il giorno in cui era venuta al mondo. - E come potremmo dimenticarlo! - sussurravano tra loro quando il vento della sera solleticava il loro maestoso faggio sul limitare del bosco. Nessuna foglia con un minimo di clorofilla nelle venature si sarebbe mai sognata di venire al mondo in una giornata come quella! Era accaduto un mattino della seconda settimana di marzo: il sole, che nei giorni precedenti aveva risvegliato la terra assopita facendo fremere tutti gli alberi del bosco, era d’un tratto sparito. Il cielo si era oscurato, era iniziato a piovere a dirotto e un vento gelido ululava tra i rami del faggio. Le piccole foglie, spuntate da poche ore ai teneri raggi del sole, s’erano strette al ramo tutte intirizzite. Mentre cercavano di difendersi da quell’improvviso cataclisma, Verdina, la foglia più vicina alla punta del ramo, esclamò : - Sorelle! Sta spuntando una nuova foglia! Le altre inquiline del ramo si voltarono a fatica, lottando contro il vento e la pioggia. - Con questo tempo! - Impossibile! - Cose da pazzi! Pennina, mentre le compagne frusciavano tra la tempesta, mise fuori la testa dal ramo e si guardò intorno. Era la prima volta che vedeva il mondo e in quel momento le sembrò davvero brutto, ma pensò che ormai era spuntata e non poteva tornare indietro. Si affacciò verso Verdina, sorrise e disse: - Ciao! Verdina la salutò con un rispettoso inchino e la scrutò a lungo con l’aria severa . - Qua fuori è sempre così? - chiese allora Pennina per rompere il ghiaccio. - No, ma adesso non mi parlare. - Perché? Ho fatto qualcosa di male? - Sì, hai occupato il mio posto. - Il tuo posto? Ma qui ci stiamo bene tutte… - Ma il posto sulla cima del ramo era mio! Pennina all’improvviso si sentì triste e si pentì di aver scelto quel giorno per spuntare. Si ripiegò su se stessa e per il resto della giornata non parlò più. Il giorno seguente il sole splendeva di nuovo nel cielo, i raggi si riflettevano sui rami fiabe ancora umidi, rimbalzavano sui sassi e cadevano tra l’erba bagnata. Pennina non poté resistere a quello spettacolo. Era la prima volta che vedeva così tanta luce, così tanto verde attorno a sé. Dimenticò il giorno prima e si sentì la foglia più felice del mondo. Avvertiva un desiderio di muoversi, di correre lungo il ramo, di farsi trasportare dal vento che la accarezzava lieve e caldo, ma non riuscì a muoversi dal punto in cui si trovava. Si voltò allora verso le sorelle e rimase di stucco. Le altre foglie del ramo erano cresciute di almeno due centimetri rispetto a come le aveva viste il giorno prima. Cercò allora di guardare la propria superficie e notò con delusione che lei era cresciuta molto meno rispetto alle sorelle. Mentre era intenta ad osservare il proprio corpicino sentì uno strano fruscio poco lontano. Alzò lo sguardo e vide le sorelle ridacchiare. - Ah, ah, questa è bella - dicevano tra loro, - deve essere per il fatto che è nata col tempaccio di ieri. Le ha bloccato la crescita! - Ma ci pensate? - ghignava una, - non produrrà mai quanto noi! E un’altra aggiungeva: - Sarà un peso per il ramo e un’eterna incapace! E ridacchiavano. Pennina cercò di non far caso alle loro parole ma non poté più fingere di non sentire quando le sorelle composero una filastrocca che le recitarono beffarde. Suonava così: Un giorno di pioggia è nata Pennina La più brutta tra tutte, la più piccolina! Tenta di essere simile a noi, ma è tonta, minuta e non crescerà mai! La ripetevano tra loro e ridacchiavano maligne. Quando lei si voltava le altre si giravano tutte verso il tronco, offrendole le spalle. Così Pennina cominciò a guardare giù, verso il prato che si estendeva a pochi passi o un po’ più in su, in direzione del bosco. Osservava le lucertole che si appostavano al sole, le formiche operose e i ragni che tessevano le loro tele brillanti ai raggi del mattino. E avrebbe voluto unirsi a loro, muoversi anche lei, correre, camminare, gettarsi in volo. Come le sarebbe piaciuto vedere il mondo, abbracciarlo tutto con uno sguardo! E invece era costretta a starsene su quel ramo, tutta sola, senza mai parlare con nessuno. Al mattino una lacrima di rugiada le rigava il corpicino: scendeva seguendo le venature e precipitava a terra con un tonfo. La sua non poteva certo dirsi una vita felice, eppure ogni mattina, quando vedeva il sole spuntare in lontananza, sentiva dentro di sé il brivido che aveva provato il giorno in cui era nata. Allora per un attimo la certezza di essere sola svaniva e Pennina si sentiva parte di quello spettacolo unico e sempre nuovo che ogni mattina si ripeteva davanti a lei. Nelle sere di giugno, benché non fosse cresciuta più di un paio di centimetri da quando era nata, Pennina volgeva lo sguardo verso il sole che tramontava. Si lasciava colorare le gote dai raggi color fuoco e poi guardava verso il bosco, dove il terreno sembrava bruciare, tanto era colore del sole. Avrebbe voluto andare fin laggiù, correre a vedere, ma la stessa forza che l’aveva tenuta ferma quando era spuntata la teneva sempre ancorata al ramo. Avrebbe desiderato chiedere alle sue sorelle, che parlottavano sempre tra loro senza mai coinvolgerla, ma non le avrebbero mai rivolto la parola. Pensò allora di chiedere ad un uccellino, uno di quelli che si posavano al mattino a pochi centimetri da lei, facendo ondeggiare la punta del ramo, ma alla sera essi tornavano nei propri nidi e poi lei non parlava il loro linguaggio. - È inutile - mormorò triste Pennina, - non saprò mai com’è fatto il mondo. Fu allora che avvertì un brivido più forte Corso A. Palladio n 172 - Vicenza 0444 225262 [email protected] (Volete provare anche voi a fare un disegno ispirato alle fiabe o alle filastrocche della Pentola dipinta? Inviateceli a: Redazione VicenzaPiù, via Battaglione Monte Berico 34, Vicenza; oppure all’indirizzo mail [email protected]. Li pubblicheremo) www.galla1880.com 13 pag Conosci il tuo nome ? ANNA Questo bellissimo nome palindromo, cioè che si legge nello stesso modo da sinistra a destra e viceversa, ha una derivazione ebraica: significa “ Dio ha concesso la grazia”. Ma il nome esisteva anche nell’antica Roma, così infatti si chiamava la dea Anna Perenna, alla quale si sacrificava per poter passare felicemente da un anno all’altro. Perciò “Anna” non era altro che l’anno al femminile, cioè la Luna, che determinava il tempo ruotando intorno alla Terra. Tutte le bambine che portano questo nome hanno perciò il viso splendente come quello del nostro satellite e amano la notte. Il loro onomastico si festeggia il 26 luglio. Il poeta Giorgio Caproni dedicò a sua madre Anna questi dolcissimi versi: Come scendeva fina e giovane le scale Annina. Mordendosi la catenina d’oro, usciva via lasciando nel buio una scia di cipria che non finiva. ROBERTO È uno dei nomi più diffusi in Europa. Il suo significato è “l’illustre famoso” e deriva dal germanico antico. La storia ci tramanda figure di uomini illustri (appunto!) che si chiamavano così: Roberto il Guiscardo, che creò il regno normanno nel sud Italia e Roberto d’Angiò, re di Sicilia. I bambini che portano questo nome dovranno faticare molto per esserne all’altezza. Festeggeranno l’onomastico il 29 aprile oppure il 13 maggio. Libri belli belli Per bambini che amano le avventure divertenti e scoppiettanti e che credono fermamente che al mondo non c’è niente di inutile, neppure l’aria che esce dalla pancia. Dai nove anni. Il dottor Prottor e la superpolvere per Petonauti di Jo Nesbo Salani Per bambini che perdono i denti da latte e che hanno gli stessi problemi di crescita di un bambino-vampiro. Dai sette anni. Vampiero, morderò un bambino vero di Nicola Cinquetti Raffaello Per bambini-fiori in cerca della loro casa ideale, un racconto pieno di poesia dalle magnifiche illustrazioni. Dai cinque anni. Rosso papavero di Anselmo Roveda, Chiara Dattola Lapis “…Non c’è conquista più grande che insegnare la magia della lettura a un bimbo di sei anni…” J. Mcbride educatori e insegnanti Galla Girapagina Viale Verdi 26 a Vicenza lungo il dorso e attraverso le venature. Si voltò, ma dietro a lei non c’era nessuno. In quello stesso istante udì una voce che la chiamava. - Chi è? - chiese Pennina. - Sono io - rispose la voce. - Io chi? - Io, il vento. Non mi senti? Da mesi volevo parlarti. Di solito non lo faccio, passo tra voi foglie e vi lascio parlare tra voi, perché so che non mi amate. - Davvero? - domandò Pennina. - E perché? - Perché quando giunge il tempo del grande volo sono io che vi stacco dal ramo. So che le altre non te l’hanno detto. È per questo che ho deciso di parlarti. Voglio che tu sappia cos’è quel colore rosso sul terreno. È laggiù che ogni foglia finisce la propria vita; quel rosso siete voi a formarlo. Ogni anno. - Vuoi dire che laggiù… - Sì. Morendo vi depositate una sull’altra; poi verrà l’inverno, cadrà la neve che vi ricoprirà e a primavera, mentre sul ramo torneranno nuove foglie, il sole ogni sera verrà ad illuminarvi. È il destino di ogni foglia finire laggiù, e io sono chiamato a compierlo. Ma ascolta, io voglio farti un regalo… - Un regalo? E cosa? - Sarà una sorpresa - sussurrò il vento. E aggiunse:- Al tempo del grande volo. Poi, prima di andarsene, la solleticò dolcemente sul dorso. Venne l’estate col suo calore, i frutti maturi e gli insetti rumorosi e svolazzanti, passò agosto, poi settembre e il sole cominciò a riscaldare meno il bosco e il prato. Le foglie si dipinsero a poco a poco del colore dei rami. Erano tristi le foglie: sapevano che il tempo del grande volo sarebbe presto giunto. Solo Pennina appariva felice in quei giorni. Pensava al vento e alla sua promessa che di lì a poco si sarebbe realizzata. Un giorno d’ottobre le foglie iniziarono a cadere dal ramo: precipitavano verso il terreno tra i lamenti tristi delle sorelle. Pennina attendeva in silenzio; le dispiaceva che le sorelle fossero così tristi. Un pomeriggio sentì che anche il suo momento era giunto. Si lasciò andare. - Sono qua - sentì mormorare alle sue spalle. Conosceva quella voce. Il vento la staccò leggermente dal ramo e la portò in alto, tra innumerevoli piroette. Pennina da lassù gettò uno sguardo verso il mondo. Non aveva mai visto niente di più bello. L’abbracciò con un sorriso e si sentì felice. Aveva realizzato il suo sogno. Michele Santuliana Disegni di Angela e Cecilia, scuola primaria 2 giugno a cura di Paola Valente LIBRERIA TRAVERSO genitori, libri per bambini e ragazzi, 172 del21 novembre 2009 numero economia&mercati 172 del21 novembre 2009 numero 14 ViPiù Castelli e leggende il Veneto stregato festa a metà Ultimi giorni del festival “Spettacoli di mistero” Spettacoli, passeggiate e dibattiti per scoprire le tradizioni del territorio tra antichi manieri, creature leggendarie e detti popolari a recessione è ufficialmente finita anche in Italia. Venerdì 13 novembre l’Istat ha infatti comunicato le stime preliminari per il terzo trimestre 2009, stime che hanno evidenziato una crescita del nostro Pil dello 0,6% rispetto al trimestre precedente (-4,6% rispetto ad un anno fa). La notizia non ha suscitato particolare euforia in quanto era ampiamente attesa, anzi le previsioni erano per un incremento ancora superiore (+0,7%). Due dei tre macro settori in cui normalmente viene suddivisa l’economia, l’industria ed i servizi, hanno registrato una variazione positiva, mentre l’agricoltura ha evidenziato ancora un calo. Il dato rimane comunque confortante in quanto un simile incremento non si verificava dal quarto trimestre 2006. Le cattive notizie Probabilmente, però, non si è potuto festeggiare il risultato ottenuto poiché, contemporaneamente al dato sul Pil, veniva pubblicato dalla Banca d’Italia il supplemento Finanza Pubblica del bollettino statistico, dal quale si apprendeva che nello stesso mese di settembre è stato toccato il nuovo record negativo per il nostro debito pubblico, salito a 1.786,8 miliardi di euro dai 1.757,5 del mese di agosto. Infine il Ministero dell’Economia rende noto un altro dato preoccupante, anche se ampiamente prevedibile: nei primi nove mesi dell’anno le entrate tributarie sono calate del 3.3%. In pratica nelle casse dello Stato mancano all’appello 9.575 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2008. Per questi motivi non possiamo gioire completamente per la fine della recessione in quan- Il miraggio del sesto posto Il nostro Presidente del Consiglio ha, comprensibilmente, rimarcato con particolare enfasi il risultato conseguito dal Pil del nostro Paese, sottolineando ancora una volta come la fase peggiore della crisi economica possa considerarsi superata. Egli ha poi messo in risalto il sorpasso che, pare, sia stato effettuato dall’economia italiana nei confronti della Gran Bretagna: “Siamo la sesta nazione più ricca del mondo” ha annunciato. Non vogliamo sminuire i risultati ottenuti evidenziando come il sorpasso sia avvenuto più per demerito della Gran Bretagna che per meriti nostri: dopotutto vincere, anche se solo su autogol, è sempre meglio di perdere. Noi, però, non siamo uomini politici, e non dobbiamo far risaltare i successi minimizzando le sconfitte: siamo analisti ed amiamo la logica e l’obiettività. Parlando di sesta potenza mondiale si ingenera, consapevolmente o meno, l’idea che i suoi cittadini siano al sesto posto nella classifica dei più ricchi del mondo. Non è così. E’ evidente, ma forse conviene ribadirlo. Pil e Pps, ricchezza a confronto E’ chiaro che per valutare il benessere di una popolazione occorre dividere la ricchezza prodotta per il numero di abitanti ottenendo così il “Pil pro-capite” che è senz’altro un indicatore che ci permette confronti fra cittadini appartenenti a stati diversi; ma non basta. Per stilare con obiettività una classifica del benessere Lussemburgo 271,4 Malta 75,5 Irlanda 136,6 Portogallo 75,5 Olanda 135,0 Slovacchia 71,9 Austria 123,1 Estonia 68,2 Svezia 121,5 Ungheria 68,2 Danimarca 118,7 Lituania 61,1 Regno Unito 117,2 Polonia 57,6 Germania 116,1 Lettonia 55,8 Finlandia 115,1 Romania 45,8 Belgio 113,9 Bulgaria 40,2 Francia 107,4 Stati Uniti 154,4 Spagna 103,4 Norvegia 190,2 ITALIA 100,5 Svizzera 141,6 Europa 27 100,0 Islanda 119,8 Cipro 96,4 Giappone 111,0 Grecia 93,9 Croazia 63,1 Slovenia 90,7 Turchia 45,5 Rep. Ceca 80,1 Macedonia 32,6 Didascalia tabella Ecco, in base ai dati Eurostat, il P.I.L. Pro-capite in PPS relativo al 2008. La media dell’Unione Europea è stata posta pari a 100. Ai 27 Paesi membri dell’Unione Europea abbiamo aggiunto altri 8 Stati che possono essere di interesse per un raffronto ancor più completo a livello internazionale. Le parole dell’economia BENCHMARK Riferimento per valutare il rendimento delle proprie scelte di investimento. Il benchmark è quindi un parametro, normalmente un indice o un mix di più indici che rispecchia un profilo di investimento, in termini di obiettivo e rischio. Ad esempio, se una persona investe la totalità del proprio capitale in azioni italiane, avrà come benchmark l’indice della Borsa di Milano. Per un Fondo di Investimento superare il proprio benchmark è indicativo di una buona qualità nella gestione, in quanto l’operatività sui mercati è gravata da costi, in termini di commissioni e spese, che inevitabilmente vanno a ridurre il rendimento dell’investimento. flickr.com/mararie L flickr.com/stuartpilbrow Dopo quindici mesi di calo, il Pil italiano ha ripreso a salire (0,6 per cento) Ma c’è poco da festeggiare: il debito pubblico è a livelli record, le entrate fiscali crollano, e se si guarda alla ricchezza reale l’Italia è solo al 13° posto in Europa degli abitanti di nazioni diverse, occorre ponderare il Pil pro-capite con un coefficiente che standardizzi il dato rispetto al potere d’acquisto. Uscendo dal linguaggio tecnico statistico il concetto è semplice: se due persone, di paesi diversi, hanno lo stesso reddito, ma in uno dei due stati il costo della vita è doppio rispetto all’altro, i due cittadini non godranno di certo dello stesso tenore di vita, anzi, uno sarà esattamente il doppio più ricco rispetto all’altro. Per questo motivo gli statistici hanno costruito il PPS (Purchasing Power Standards), in pratica uno standard di potere d’acquisto che annulla le differenze tra i diversi livelli di prezzo dei vari paesi. In questo modo otteniamo una unità di misura, artificiale, ma con la quale è assolutamente possibile fare dei raffronti: in pratica con un PPS si acquista la stessa quantità di beni e servizi in tutti i Paesi. Ora, esiste un Organismo sovranazionale serio ed affidabile che esegue con rigore scientifico e pubblica periodicamente questo genere di rilevazioni statistiche? Ebbene sì, si tratta di Eurostat, l’ufficio di statistica europeo. Unico neo è che i dati non sono propriamente “in tempo reale”: così, a tutt’ora, non disponiamo ancora dei dati definitivi per l’anno 2008, ma riteniamo molto attendibili le stime preliminari pubblicate a fine giugno. Ecco una tabella riassuntiva. Come si vede, in questa classifica l’Italia si piazza al tredicesimo posto a livello di Unione Europea, e ancora più indietro se si allarga lo sguardo anche ad altre nazioni extra Ue. Ben lontani, dunque, dal sesto posto indicato dal Pil complessivo. Ma di questo parleremo più approfonditamente la settimana prossima. 15 pag ViPiù Recessione finita, to la riduzione del gettito fiscale, ed il conseguente deterioramento della finanza pubblica, peseranno come macigni su questa debole, ed appena accennata, ripresa economica. 172 del21 novembre 2009 numero cultura economia&mercati di Giancarlo Marcotti cultura pag | Marostica: visite guidate per scoprire i segreti dei castelli M ni di festival isteriosi diari di pietra, cariservano daveri scomparsi, passaggi comunque qualche segreti, creature fatate, leggende e sorpresa: ecco una carrellata sugli misteri. Quasi in risposta al dilaeventi rimasti in cartellone (per il gare di zucche, scheletri danzanti programma dettagliato c’è il sito e feste in maschera d’importaziowww.spettacolidimistero.it). ne, dai primi di novembre in tutto il Veneto ha preso il via “SpettacoLionora e i passaggi segreti li di Mistero”, un festival lanciato Non c’è castello che non abbia il dalla Regione per valorizzare le suo contorno di misteri, leggende tradizioni locali e richiamare l’ate fantasticherie, e il castello di tenzione su centri ingiustamente Marostica non fa certo eccezioconsiderati minori. Più di duecenne. La giornata del 29 novembre to appuntamenti, tra spettacoli, una serie di visite guidate accomconcerti, letture, dibattiti, campagnerà i visitatori alla scoperta minate e cacce al tesoro, in oltre delle origini e della cento luoghi diversi, storia del Castello dalle calli di VeneInferiore (e, di rizia ai borghi del Caflesso, anche delle dore, passando per altre fortificazioni città d’arte e corti di A Marostica della città), guidancampagna. Tutto in si ricorda doli attraversando il compagnie di miti e Lionora, mastio, le prigioni, credenze popolari: le sale con i costuanguane, salbanel- a Recoaro mi storici e il camli, mazzarioli, orchi, la bella mino di ronda, illustrighe, fate, diavoli, Etele strando tecniche cavalieri e fantasmi, di costruzione e ma anche alchimiantiche usanze, per sti, studiosi dell’ocarrivare a parlare dei passaggi culto e artisti. In questo grande segreti che unirebbero con luncalderone, il vicentino ha fatto la ghi cunicoli sotterranei il castelsua parte, coinvolgendo una quinlo Inferiore a quello Superiore, e dicina di paesi: a Orgiano si è anquest’utlimo con il monastero di dati alla ricerca delle origini dei San Benedetto. Non mancherà, Promessi Sposi, a Caldogno hanovviamente, nemmeno il riferino ripreso vita il filò e la “scartomento alla vicenda della bella sada” dei morti, a Lonigo si è rieLionora che sta all’origine della vocato il miracolo della Madonna, celebre partita a scacchi, e si poa Isola sono stati rappresentati trà sbirciare attraverso le merlastrani episodi cinquecenteschi di ture verso la leggendaria tomba donne spiritate, e altri eventi sono del cavaliere longobardo San Bestati organizzati a Bassano, Cartinedetto. gliano, Costabissara, Fara, Thiene e Lugo. Anche gli ultimi dieci gior- Anguane e montagne spaccate A Recoaro rivive invece la leggenda della Montagna Spaccata, che vede protagonisti alcuni dei personaggi più tipici dell’immaginario popolare vicentino, e veneto in generale: le anguane, creature misteriose, ora affascinanti ora malvagie, che popolavano le notti di boschi, fiumi e torrenti. Il cuore della leggenda è la storia d’amore tra Etele e il giovane boscaiolo Giordano: i due decidono di sposarsi, nonostante la ragazza sia destinata a sparire nel giorno in cui sua madre, la Maga del bosco, morirà. E quando quel momento arriva, è la montagna stessa ad inghiottirla, aprendosi davanti a lei e respingendo Giordano con una impetuosa cascata. L’eco di tutto questo si può ancora oggi ammirare alla Montagna Spaccata, dove la fenditura nella roccia, gli squarci di cielo, i giochi d’acqua del torrente Torrazzo richiamano subito alla mente l’atmosfera magica e fatata della leggenda. Appuntamento sabato 21 con passeggiate e visite guidate, e domenica 22 con racconti in piazza e uno spettacolo presso il teatro comunale. I segreti di Sarcedo Sarcedo propone una storia di intrighi e misteri ambientata nell’edificio più antico del paese, quella Cà Terzo che sembra una fortezza pur senza esserlo, che ha un granaio decorato con indecifrabili incisioni e le cui origini si perdono nella notte dei tempi. La storia parte alla fine della prima guerra mondiale, quando un uffi- I misteri dei magnagati Sempre di mistero si tratta, ma questa volta maghi e folletti non c’entrano. A Malo la proloco ha infatti organizzato una serata dedicata ai detti e ai proverbi del territorio. In particolare al più famoso e “misterioso” di tutti: quello secondo cui i vicentini sarebbero noti “magnagati”. Da dove è nato questo modo di dire? E cosa rispondiamo quando qualcuno ce ne chiede l’origine? “Secondo un’ipotesi diffusa - recita il depliant illustrativo - i vicentini sono stati chiamati magna gatti A spasso con i salbaneli dopo che non restiA Brendola, dove già tuivano più a Venenelle due domeniche zia una schiera di scorse si è andati alla gatti chiesti in prescoperta delle antiche stito per sconfiggetradizioni locali, nel re un’invasione di pomeriggio di dome- Da dove arriva topi che tormentava nica 22 è prevista una la città. I maldicenti passeggiata dalla fra- il soprannome supponevano che zione di San Vito alla di magnagati? forse la mancata refontana dell’Orco, at- Tre ipotesi stituzione dei felini traverso i boschi della in ballo era da ricollegarsi zona. “Il bosco era luoad un utilizzo cugo di leggende e paure: linario dei gatti l’abitazione prediletta dovuta alla fame e alla povertà di streghe, folletti, fate ed orchi dell’epoca. Un’altra ipotesi è lesi legge nell’invito -. Quante volte i gata alle parlate locali: per dire la giovanotti passando da filò in filò frase ‘hai mangiato?’ nel dialetto alla ricerca di avventure amorose, antico vicentino si chiedeva ‘gatu nel ritorno verso casa attraversanmagnà?’. Questa pronunciata fordo il bosco incontravano i folletti se diede lì occasione agli oppositosalbanei - (minuscoli uomini vestiti ri di altre province per affibbiare di rosso)che saltando di ceppaia in ai vicentini il sopranome di ‘maceppaia facevano venire la tremagna gatu’”. E forse c’è anche una rella. Erano esseri capaci di scherterza ipotesi, basata sulla storia zi malvagi, di disturbare il sonno vicentina del Quattrocento. Apdegli uomini, di intrecciare la coda puntamento giovedì 26 novembre dei buoi e delle mucche con robualle 20,30. sti e minuscoli nodi, di far perdere l’orientamento”. ciale inglese ferito sull’Altopiano e ricoverato nel granaio della villa insieme ad alcuni commilitoni sente parlare di cadaveri scomparsi e strani esperimenti. Proverà a fare chiarezza, ma rischierà anche lui una brutta fine come scopriranno, trent’anni più tardi, due giovani innamorati che si sono dati appuntamento proprio in quel granaio. Se volete sapere come andrà a finire, non resta che fare una capatina allo spettacolo, sabato 21 novembre, alle 15,30. cultura 172 del21 novembre 2009 numero 16 ViPiù Sette note e dintorni Giada Meggiolaro e Nereo Marulli sono due giovani artisti selezionati per il Premio Giovani Danz’Autori 2010. Con un progetto sperimentale ed auto-ironico dedicato alla propria “maldestrezza” di Giulia Galvan G iada Meggiolaro e Nereo Marulli sono nella rosa dei giovani artisti selezionati per il Premio Giovani Danz’autori (Gd’A) del Veneto 2010: lei è di Montecchio Maggiore, lui di Ferrara, ed entrambi hanno conseguito una laurea di primo livello in Pittura all’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Al momento Nereo Marulli è iscritto al biennio specialistico Arte e Spazio Pubblico e Giada Meggiolaro ha ottenuto quest’anno il Diploma di abilitazione presso l’Accademia. Le loro intuizioni artistiche riescono a coniugare preparazione coreografica con originali suggestioni performativo-installative. Giada si è formata nella danza classica e in quella moderna/contemporanea, seguendo al contempo svariati workshop nell’ambito della coreografia: i laboratori di improvvisazione e composizione di Chiara Bortoli, per la quale ha danzato in In margine sospeso nel 2007, Scene (d)allo specchio. Performance per cinque donne sedute da TU.UT e 7 autoritratti+ 1 collettivo nel 2008, il workshop “Conosco i miei polli”, con Freddie Opoku Addaie, che ha avuto luogo a Montorso nel luglio di quest’anno, e quelli tenuti da nomi illustri della scena contemporanea quali le coreografe israeliane Yasmeen Godder e Iris Erez. Specialmente quest’ultima ha segnato un momento di svolta per la danzatrice castellana, portandola a partecipare allo spettacolo Progetto Canova nel 2007 a Possagno. Nereo, invece, vanta numerose partecipazioni ad eventi espositivi di arte contemporanea in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Slovenia fin dal 2005. Si citano in particolar modo la personale La visione dell’oscuro tenuta presso la Galleria Caterina Tognon di Venezia e la collettiva ZTL - Zona a Traffico Limitato alla Galleria A+A di Venezia. La sua versatilità gli è valsa il terzo posto al Premio Aletti ArtVerona 2008 per le categorie Pittura, Scultura, Video, Installazione e Mixed Media. Il progetto di ricerca che i due artisti hanno proposto per il Premio Gd’A porta il nome auto-ironico di Verecondia/Frequentando la 172 del21 novembre 2009 pag17 numero movida Giovani danzatori promettenti e maldestri propria maldestrezza e si serve dell’immaginario organico suscitato dall’utilizzo di una pesante guaina bianca riempita d’acqua e termosaldata a mano, una sorta di placenta tramutata in abito che Giada indossa durante la performance. La composizione, ancora allo stato embrionale, ma che promette già degli esiti accattivanti, sfida le possibilità dell’uso di un costume di questa foggia, una scelta mirata a modificare il peso e l’equilibrio della danzatrice. “Come una massa acquosa la danzatrice assumerà tutte le forme possibili dal movimento per poi tradirle, lasciarle continuamente sotto il peso della propria identità mutevole, la cui unica soluzione è potersi liberare”, si legge nella presentazione del progetto. In questa collaborazione, come nei lavori precedenti, Giada Meggiolaro e Nereo Marulli si integrano a vicenda: “io sono più fisica, più terrena, lui è più concettuale”, afferma la danzatrice. Da tempo i due artisti condividono l’elaborazione della loro indagine artistica, ma per la prima volta il Gd’A permette loro di costruire insieme un progetto più complesso. Si ricordi a questo proposito che il programma Giovani Danz’autori si articola in più mesi ed è finalizzato allo sviluppo dei progetti presentati dagli artisti mediante diverse iniziative, che, oltre a quelle più strettamente legate alla coreografia, spaziano dalla videodanza alle classi di drammaturgia e di lighting design. In corrispondenza di ogni fase sono previste delle sessioni di feedback individuali o di gruppo per discutere del progresso dei lavori. “È un arricchimento totale, caratteriale, fisico, che ci metterà alla prova non soltanto a livello artistico - spiega Giada Meggiolaro -. Di solito dai il massimo soprattutto quando sei in scena, qui invece ci si allena ad esserci al 100% sempre, qui e ora, si tratta molto della concretezza e dell’onestà di quello che si è”. “Trovo molto importante il momento di feedback con gli altri, relazionarci con persone diverse che sperimentano, magari, gli stessi problemi - aggiunge Nereo Marulli -. È molto importante la parte formativa che ci mette a disposizione il Gd’A. È una rivoluzione del metodo, le dinamiche di un gruppo sono diverse dalle nostre, è un metterci alla prova”. I risultati della loro ricerca artisti- movida pag ecco l’Altramusica ca su Verecondia saranno svelati nel corso della semifinale del Gd’A il 28 febbraio 2010 al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia. | Giada Meggiolaro L’Amleto di Timi e la leggenda di Cerri Sul palco dell’Astra Filippo Timi riscrive e interpreta un Amleto beffardo e irriverente Al Comunale, dopo Eros Pagni, serata jazz con il grande chitarrista Franco Cerri | Filippo Timi E’ un fine settimana costellato di grandi nomi quello che attende gli appassionati di musica e di teatro. All’Astra, per la rassegna gusti Astrali, arriva infatti Filippo Timi, uno degli attori emergenti più eclettici ed amati. Domenica 22 novembre, alle 21, porterà in scena “Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche”, spettacolo con il quale si cimenta con l’interpretazione, la riscrittura e la regia di Amleto, facendone una tragedia beffarda ed irriverente. “Un poveraccio quando esce fuori di testa si sente Re, un Re quando impazzisce che cosa si può mai immaginare di essere?”. È questo l’incipit sul palco e l’assunto di partenza di tutto il progetto, come spiega lo stesso Timi: “Il mio è un principe orgiastico, tutto cibo e denti marci, lo specchio consapevole del mondo da cui proviene, quello dei potenti che nel ‘600 potevano permettersi di uccidere un uomo solo per il gusto di farlo. Un principe che ha preso coscienza di sé e della sua identità e che vuole svelare il gioco della finzione teatrale anche a tutti gli altri personaggi”. Timi utilizza la maschera di Amleto come pretesto per una critica ai cliché del teatro: stufo di dover tornare in scena, ogni volta, con gli stessi costumi, per una volta vorrebbe fare altro, riuscire a prendersi meno sul serio, stare coi propri compagni d’arme a gozzoviglie e con le proprie donne. E queste ultime son le vere protagoniste dello spettacolo: consapevoli del loro spessore, loro sì che sapranno vivere e districarsi. Al Comunale, invece, dopo il triplo appuntamento con Eros Pagni per l’apertura della stagione di prosa (venerdì 20, sabato 21 e domenica 22), lunedì sera arriva Franco Cerri, una leggenda del jazz italiano, e non solo. Cerri aveva sedici anni e lavorava come ascensorista alla Montedison quando il padre gli regalò una chitarra, e diede una svolta alla sua vita. Inizia a suonare da autodidatta e negli anni della seconda Guerra Mondiale suona nei dopolavoro milanesi con alcune orchestrine. Nel 1945 Gorni Kramer, su segnalazione del Quartetto Cetra, lo fa entrare nella sua grande orchestra. Cinque anni più tardi inizia ad esibirsi come solista ed in varie formazioni, collaborando con tutti i più grandi jazzisti del momento: Django Reinhardt, Barney Kessel, Wes Montgomery, Chet Baker, Gerry Mulligan, Billie Holiday, Lee Konitz. Ottantatre anni fra po- che settimane, Franco Cerri è uno dei jazzisti più popolari e autorevoli di casa nostra. Lo è grazie alla sua tecnica raffinata, alla sua lunga carriera discografica, ma anche perché, negli anni ’60 e ’70, si impegnò molto per far entrare il jazz nelle case degli italiani ideando popolari trasmissioni televisive come di “Jazz in jazz”. Nella stagione del centenario, la Società del Quartetto ha dunque deciso di tributargli una “serata d’onore”. Cerri arriva a Vicenza alla testa di un trio formato dal chitarrista Michele Calgaro e dal tastierista Alberto Gurrisi per una serata “in punta di dita” che ripercorrerà 65 anni di carriera ai vertici del jazz internazionale. | Franco Cerri A Montecchio ha aperto un nuovo centro didattico Dalle lezioni di piano e chitarra, ai corsi di fotografia e di architettura della canzone Il fondatore Luca Pellizzaro: “Più che una scuola, è un circolo artistico” sabato 21 CAMILLAS Nuovo Bar Astra - contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo - musica rock demenziale dalle Marche Free entry sabato 21 ZOYSIE Equobar - strada marosticana 350, ore 21 Concerto rock alternativo Free entry di Francesca Danda I giovani vicentini e la musica vanno d’accordo, l’ abbiamo già detto. Tra gli under 30 almeno uno su quattro canta, suona uno strumento, o comunque sa cosa vuol dire spendere ore di studio su leggii e spartiti. Ed essendoci la domanda, prolifera l’offerta: la provincia conta innumerevoli scuole di musica, dal tradizionale Conservatorio alla celeberrima Thelonious dell’Arci a grossi poli come quello valdagnese (“Progetto Musica”, con più di 1000 iscritti). Ma c’è qualcuno di nuovo che fa capolino sulla scena. Promettendo a gran voce “Tutta un’Altramusica”. E’ un gruppo di ragazzi tra i 25 e i 30 anni, che ad ottobre ha inaugurato a Montecchio un nuovo centro didattico consacrato alle sette note. Che, a partire dalla scelta del nome - “Altramusica” appunto - propone un approccio del tutto originale. «Più che una scuola di musica, è un circolo artistico per promuovere la cultura musicale nel territorio, congiuntamente a tutte le arti espressive collegate» spiega Luca Pellizzaro, musicista ideatore dell’iniziativa. In primavera il vulcanico 28enne ha coinvolto i suoi compagni di ventura - perlopiù membri assieme a lui dei Pensiero Zero, pop band vicentina approdata l’anno scorso sul palco dell’Ariston per le finali di Sanremo Lab - nella stesura di un progetto etico-giovanile da candidare a un bando regionale GPS (Giovani Portatori di Significato). «Senza alcuna speranza» sottolinea Luca. Che si sbagliava, visto che la proposta ha sbaragliato la concorrenza, guadagnando i finanziamenti di start up per l’apertura della struttura. «Un’impresa comunque titanica quando si è tutti ex studenti o la- Gli appuntamenti sabato 21 BUBE SAPRAVIE TRIO Teatro Busnelli - via Roma 24 (Dueville), ore 21.30 Concerto etnofolk di musica Klezmer con Luca Nardon (percussioni), Nereo Fiori (fisarmonica) e Riccardo Marogna (clarinetto) Ticket (5,00 euro) sabato 21 BENOIT MARTINY BAND + MENROVESCIO + RESTLESS YELLOW FLOWERS CSC Centro Stabile di Cultura - via Val Leogra (San Vito di Leguzzano), ore 22 Concertto contaminato tra garage, jazz e rock’n’roll dal Belgio + concerto rock psichedelico + concerto rock alternativo Riservato soci CSC | Lo staff di Altramusica voratori a progetto…». Per trovare la sede idonea, causa diffidenza dei proprietari di immobili, restii ad affittare spazi a chi produce “rumori molesti”. Per contenere le spese, magari improvvisandosi manovali per dipingere ed insonorizzare i locali faticosamente concessi. Per assumersi il rischio di firmare senza alcuna garanzia di successo contratti d’affitto che stanno abbondantemente sopra i tre zeri. Ma non per convincere altri avventurieri che, carichi di professionalità ed entusiasmo, salgano a bordo. «Trovare partner per dare corpo all’idea non è stato difficile: quando tracci la direzione verso qualcosa di diverso e valido, la gente partecipa». Ed infatti sono già 10 gli insegnanti di musica reclutati, che offrono corsi - individuali o di coppia - di canto, chitarra, basso, batteria, piano e tastiere, violino, violoncello, sax, tromba e musica d’insieme. A prezzi decisamente concorrenziali, visto che la filosofia d’azione sconfina nel nonprofit. Oltre a docenti che curano labo- | I locali della scuola ratori di teatro, arti visive e così via. Perché la scuola di musica è un pretesto per innescare un processo di contaminazione artistica a 360 gradi. Ed allora via al corso di pittura acrilica, al laboratorio di storia e tecniche di fotografia, alla panoramica sul cinema di Tarantino, allo stage per diventare tecnici del suono e allo studio dell’architettura della canzone, curato dallo stesso Luca. Senza contare i progetti in cantiere, come pomeriggi musicali per bambini, laboratori di musicoterapia e l’avvio di servizi musicali offerti a rassegne e contest della zona. Motivo per cui “Altramusica” si è guadagnata il patrocinio e la collaborazione del Comune di Montecchio. L’iniziativa piace e le iscrizioni fioccano, di tutte le età. Forse perché non è mai troppo tardi per prendere confidenza con le sette note… (infoline: www. altramusica.net -0444.1700270) sabato 21 iMELT + GUEST Yourban Music Lab - via 51° Stormo 3 (Thiene), ore 22.30 Concerto del gruppo indie rock alternativo per presentare il nuovo cd “Il nostro cuore a pezzi” Free entry domenica 22 DEEP MATTER Panic Jazz Club - piazza degli Scacchi (Marostica), ore 21 Concerto di musica jazz con Francesco Caliari al sax, Luigi Vitale al vibrafono, Beppe Calamosca al trombone, Federico Valdemarca al c.basso, Marco Carlesso alla batteria Free entry martedì 24 KARMA TO BURN + MAYA MOUNTAINS Sabotage Bar - viale dell’Industria 12, ore 22 Serata di musica stoner rock con il gruppo leggenda anni ’90 direttamente dagli Usa Free entry giovedì 26 MC HOMELESS + RIDDLORE CVE + ZOEN + SWEET POISON Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 21 Disaster Week Festival - Serata di concerti rap hardcore dagli Usa e dalla Francia - Sotto il palco, dancefloor exibhition con Ritmo Metropolitano Free entry giovedì 26 VICENZA ROCK CONTEST Route 66 - via Dal Ponte 128 (Marola), ore 21.30 Rassegna musicale - concerti di Ultimo Controllo (rock sperimentale), Charlotte Bean (rock), Blackout (hard rock), The Fishermen (skeletronic park), Latte+ (rock) Free entry venerdì 26 PAPU DJSET Nuovo Bar Astra - contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo - musica a 360 gradi Free entry venerdì 27 PIANODRAMMA Equobar - strada marosticana 350, ore 21 Concerto jazz alternativo del duo piano elettrico - batteria Free entry venerdì 27 MISTY MONKEYS Sabotage Bar - viale dell’Industria 12, ore 22 Serata di musica vintage-rockblues anni ’60-’70, con tributo a Cream, Black Sabbath, Deep Purple, Led Zeppelin, Rush… Free entry venerdì 27 VICENZA ROCK CONTEST Route 66 - via Dal Ponte 128 (Marola), ore 22 Rassegna musicale - concerti di Sajanega (street rock’n roll), Marco Angelo (rock), Fonotopia (rock funk), Kimo (hip hop), Sideffects (rock punk), Croxing (rock progressivo) Free entry movida 172 del21 novembre 2009 pag18 tecnologia numero Salviamo Emmerich: c’è di peggio Popcorn 172 del21 novembre 2009 numero 19 pag ViPiù Tecnologia Fotocamera oscura 2012 si inserisce nel ricco e stereotipato filone del cinema catastrofico Divertente la sceneggiatura, valido il messaggio: non tutto è da buttar via di Marco Milioni di Giuliano Corà B eh, insomma, lo sapete com’è Emmerich: o lo amate (si fa per dire) o lo buttate. Non è Michael Mann, per capirsi, e tanto basterebbe per cambiare cinema. Tuttavia, qualcosa per salvarlo si può trovare, e, onestamente, non si tratta d’una difesa d’ufficio. Primo. I film di Emmerich sono, per lo meno, ‘divertenti’: nel senso che stai lì a vedere come va a finire, che fai il tifo per l’eroe di turno, che non dici miodiochepallequandofinisce. Secondo. Nei film di Emmerich gli effetti speciali non sono fini a se stessi, come in quel genere di cinema ultimamente accade sempre più spesso (Transformers 2 non è un film, è uno spot pubblicitario della Industrial Light & Magic, e Parnassus vi si avvicina molto), ma strumenti di un particolare tipo di cinema. Di cui qualcuno può anche legittimamente dire che ‘non è cinema’, ma questo è un altro discorso. Terzo. Nei film di Emmerich non è mai tutto da buttar via, come sembrerebbe a prima vista. Così è di questo 2012, secondo film di quel suo sottofilone di cinema catastrofico che potremmo chiamare ‘Pentitevi-figli-di-p******-che-lafine-del-mondo-è-vicina’. Il primo è stato The day after tomorrow (2004), in cui la fine arrivava per colpa dei cambiamenti climatici causati con criminale e suicida incoscienza da parte dell’uomo (chissà se Obama e i suoi amichetti cinesi l’hanno visto). Fu, sia pur nella sua ‘spettacolarità’, un film in grado di farci riflettere sull’immensa fragilità della nostra società tecnologica, e non fu facile di- menticare quelle terribili immagini di strade, fino a poco prima colme di auto e merci, improvvisamente invase dall’acqua, che trasformava tutto in un ammasso di inutile ferraglia; o di quella città, fino a poco prima arrogante nella sua potenza e ricchezza, in pochi giorni ridotta a un pack gelido e mortale, in cui pochi sopravvissuti bruciavano libri e mobili per scaldarsi, e contendevano il cibo ai lupi di uno stabulario (la nemesi!). Qui il pericolo viene da fuori: una particolarissima stagione di tempeste solari aumenta oltre ogni limite il flusso di neutrini che investe la terra, rendendo fluida la crosta terrestre, causando il fluttuare delle placche e provocando inimmaginabili terremoti, apocalittiche eruzioni e tsunami da Diluvio Universale. L’Umanità, di fronte alla minaccia, mostra il suo lato peggiore. Nell’impossi- bilità di salvare tutti, costruisce quattro gigantesche ‘arche’ destinate a navigare sulle acque dopo la catastrofe, in cerca di un nuovo Ararat su cui rifondare la razza umana. Naturalmente il costo di questa operazione è immenso, per cui i biglietti sono riservati solo ad una ricchissima élite di politici e potenti, mentre tutti gli altri vengono tenuti rigorosamente all’oscuro. È angosciante il cinismo classista che Emmerich mette in bocca a questa gente (tra parentesi, è impressionante la somiglianza tra il bravo Oliver Platt, che interpreta Carl Anheuser, il peggiore di loro, e il Ministro Brunetta: che ci sia uno stereotipo fisiognomico degli ******?!), e la presenza di pochi ‘buoni’ non consola troppo. Un altro elemento collega i due film. Nel primo, gli americani trovano riparo dalla nuova Glaciazione proprio in quel Messico contro il quale hanno innalzato un Muro. Qui, dopo la catastrofe, le arche fanno rotta verso quell’Africa da cui tanti miseri barconi di disperati partono ogni giorno, unico continente, pare, sopravvissuto intatto alla rovina: forse un altro ‘messaggio’ non casuale del regista. Altro elemento positivo, la sceneggiatura: divertente, scoppiettante, mai loffia (esilarante la mimica del pollo in procinto di essere decapitato: e davanti ad un monaco buddista!), che riesce a ritagliarsi uno status autonomo di fronte ad effetti speciali semplicemente mirabolanti. Insomma: continuo a pensare che c’è di peggio, e tra poco, quando cominceranno ad arrivare i Boldi e De Sica di Natale, vedrete che mi darete ragione. Duemiladodici (R. Emmerich, USA/Canada, 2009) L’allegra musica di Rodari Sul comodino Esce per Einaudi una raccolta di alcune delle opere più note dello scrittore di Omegna Testi rivolti ai più giovani, ma che possono essere riletti con piacere anche dagli adulti di Giovanni Magalotti A nche oggi, fra le primissime letture di molti bambini italiani, insieme ai testi di autori contemporanei, ci sono le storie e le filastrocche di Gianni Rodari (1920-1980): la qual cosa dimostra che lo scrittore di Omegna (Novara) è ormai da tempo un vero e proprio classico della lette- ratura per l’infanzia. In questi giorni esce per Einaudi Ragazzi un prezioso volume intitolato “I libri della fantasia” che raccoglie, con i disegni di Bruno Munari, alcune fra le opere più note di Rodari: le “Filastrocche in cielo e in terra”, le “Favole al telefono”, “Il Pianeta degli alberi di Natale”, “Il libro degli errori”, “C’era due volte il barone Lamberto” e “Il gioco dei quattro cantoni”. Al di là del consistente spessore, si tratta di un testo certamente indi- rizzato ai più giovani, ma che merita attenzione anche da parte dei lettori adulti. In primo luogo per smentire un vecchio luogo comune secondo il quale la letteratura per l’infanzia non può essere fruita con piacere anche dai più grandi. In secondo luogo, perché basta andare a rileggere, pure in velocità, qualche racconto breve di Rodari, o qualche sua filastrocca, per apprezzarne la fantasia sfrenata e lo stile spesso scoppiettante, e per co- glierne la ricchezza di sfumature e, forse, anche l’attualità. L’ironia, il paradosso, il gioco dell’assurdo, l’umorismo sottile, gli stravolgimenti del linguaggio rappresentano infatti gli strumenti grazie ai quali prende forma una visione profondamente morale del mondo. E valori come l’amicizia, la fiducia, il rispetto e la tolleranza che oggi spesso appaiono stonati nella lugubre sinfonia del mondo, tornano a suonare, almeno fra le pagine di un libro, una musica al- legra che fa guardare al futuro con un po’ più fiducia e serenità. Gianni Rodari, I libri della fantasia (disegni di Bruno Munari), Einaudi Ragazzi, 860 pp., e 24 L e fotocamere digitali sono diventate uno strumento di larghissimo consumo, ma i princìpi elementari della fotografia non sono conosciuti dalla maggioranza degli utenti. Con l’effetto che si spendono un sacco di soldi in prodotti non validi o con caratteristiche eccessivamente avanzate per l’utilizzo reale. I fondamentali La fotografia digitale è quel procedimento che permette di ottenere immagini a mezzo di tecnologie elettroniche direttamente in forma digitale. Gli usi più comuni di questa modalità sono quello dello scanner e della macchina fotografica digitale appunto. Mi si conceda quindi una breve digressione grammaticale sullo scanner. L’azione di questo strumento (“to scan” il verbo inglese, “scan” il sostantivo corrispondente) in italiano ha il suo corrispondente in scansionare. Il termine scannerizzare seppur di uso comune è sbagliato. Anche il termine, meno usato, scannare, è scorretto, visto che scannare è solo sinonimo di sgozzare (scannare un maiale, una capra e via dicendo, ma non si può dire scannare una foto a meno che questa non abbia una trachea con i relativi vasi sanguigni). Fattori determinati Fattori determinanti nella riuscita di una fotografia digitale sono la qualità delle ottiche, la qualità dei sensori che trasformano in informazioni numeriche l’immagine reale, i procedimenti informatici (algoritmi) con i quali le immagini al grezzo vengono tramutate in file compressi come i jpg, la grandezza dei sensori, nonché il numero dei punti immagine (si chiamano pixel e il concetto che sta alla base del loro funzionamento è lo stesso dei chiodini colorati che adoperavamo all’asilo) presenti nel sensore. Questa caratteristica è nota come risoluzione. Per chi voglia conoscere un po’ di più sui rudimenti della fotografia digitale e non solo, consiglio le pagine di riferimento su Wikipedia. Se la cosa poi vi appassiona ci sono in città numerosi circoli fotografici che organizzano corsi spesso ben fatti a prezzi abbordabili. Rimane il fatto però che per fare una buona foto ci vuole qualcosa da dire o da trasmettere. Prezzi e dotazioni Oggi le case produttrici reclamizzano tantissimo la risoluzione dei loro apparecchi (con la dicitura 3 mega pixel, 5 mega pixel, 10 mega pixel, ovvero 10 milioni di pixel) e spesso dimenticano fattori altrettanto determinanti, se non maggiormente determinanti, come la qualità delle ottiche, la loro capacità di non deteriorare l’immagine unitamente alla qualità del sensore. Oggigiorno con un centinaio di euro si può acquistare una buona macchina fotografica che è bene sia dotata di stabilizzatore ottico dell’immagine. Lo stabilizzatore digitale corregge eventuali imperfezioni con un programma che però non riesce ad eguagliare l’efficacia di uno “fisico”. Piccoli consigli Si può usare una risoluzione molto alta quando pensiamo che quella foto verrà stampata. Se invece dobbiamo memorizzare l’immagine senza necessità specifiche una risoluzione bassa o media ci fa risparmiare spazio sulla memoria. Un’altra piccolezza. È assolutamente inutile (anzi dannoso perché scurisce la foto invece di illuminarla) usare il flash con condizioni di luce buona o anche medio-bassa. Se la luce non è tanta meglio tenere ben ferma la macchina, aumentando se si può, il tempo di esposizione, ovvero il tempo in cui il diaframma (la palpebra del sensore) rimane aperto per “fissare” l’immagine. Tutti optano per le digitali, pochi sanno come usarle Ecco alcuni consigli per spendere bene i vostri soldi Provati per voi: Adsl di emergenza e dispositivi per l’ufficio mobile U n’interruzione del servizio di connessione adsl può dare moltissime noie, anche gravide di conseguenze negative, a molti utenti. Tra questi tra i più esposti possono essere alcuni tra liberi professionisti, artigiani, piccoli imprenditori, negozianti, tecnici specializzati, operatori dell’informazione (ma non si può escludere anche l’utenza privata). Nel mercato però ci sono alcuni dispositivi per andare incontro ad esigenze specifiche, soprattutto di chi ha una piccola rete aziendale o domestica. Un apparecchio che può fare al caso nostro è il modem router 3G 244 WN fabbricato dalla Atlantis (prezzo indicativo 170 euro). Si tratta di un normalissimo dispositivo che si collega alla rete telefonica dalla quale accede al servizio adsl classico, quello fornito da Alice, Fastweb, Tiscali e simili. L’apparecchio è dotato di tre antenne per permettere di condividere la connessione al web ad altri pc dotati di periferica wireless. Via radio ovviamente è possibile creare una vera e propria rete locale. Accesso al web e accesso alla rete locale sono anche g a r a n - titi via cavo da quattro porte ethernet. La chicca del router Atlantis però sta in una porta usb alla quale per esempio si può collegare una chiavetta UMTS (internet ad alta velocità che sfrutta la rete della telefonìa mobile 3G). L’apparecchio infatti non solo è in grado di gestire il funzionamento della chiavetta dati, ma è pure in grado di attivarla automaticamente se il servizio si interrompe. Ugualmente è possibile attivarla quando la normale connessione diventa troppo lenta. La configurazione è abbastanza semplice. Il manuale accluso è esaustivo (info: www. atlantis-land.com). Per chi invece ha la necessità di allestire alla veloce un vero e proprio ufficio fuori sede (magari in una sala conferenze in albergo, in una fiera o in altra sede temporanea) c’è il Novatel Mifi 2353, prezzo 300 euro tondi. Sostanzialmente si tratta di un dispositivo che permette a più computer di condividere la connessione al web ottenuta attraverso la rete 3G. Il gingillo, grande come un pacchetto di sigarette, si attiva inserendo un sim card compatibile con lo standard 3G abilitata per il trasferimento dati. Il pannello di configurazione è so- fisticato, ma facile da usare. Una volta completata la procedura sarà possibile condividere l’accesso al web per un massimo di cinque pc (info: www. novatelw i r ele s s. com). Se poi le vostre necessità di “ufficio provvisorio” sono ancora maggiori (o se si vuole approntarne uno senza pagare gli allacciamenti di Telecom) esiste anche un dispositivo che è in grado di far funzionare un qualsiasi fax compatibile con lo standard G3 (da non confondere col 3G. Questi fax sono ormai i più diffusi). Tale dispositivo tecnicamente si definisce commutatore GSM. È una scatolina grande come una videocassetta cui via filo è collegata un’antennina da posizionare dove c’è campo per il telefonino. All’interno si inserisce una normale sim per cellulare, ma mai quelle della Tre, che non sono compatibili. Tra i dispositivi con queste caratteristiche c’è il modello FTC-333 della taiwanese Maxcomm; si tratta di una azienda all’avanguardia in questo campo, la quale produce anche un vero e proprio apparato fax gsm dotato di stampante interna: si tratta del modello MW-8 GSM (info: www. maxcomm.com.tw). (M.M.) sport 172 del21 novembre 2009 numero 20 ViPiù sport Pallavolo sport pag Pallavolo / Fipav Noventa, la storia è qui 172 del21 novembre 2009 numero Nel volley berico brilla la stella Altair Sono quasi 40 gli anni del club rossoblu, legato a doppio filo con la passione e l’impegno di Salvatore Fabio, ex insegnante alla scuola media Fogazzaro e poi presidente e anima del volley noventano 21 pag Gli appuntamenti SABATO 21 Ginnastica Artistica CAMPIONATO INTERREGIONALE DI CATEGORIA E SPECIALITA’ Nell’interrato del PalaCampagnola si riuniscono i migliori ginnasti di Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Alle 15 tocca agli allievi di 1^, 2^ e 3^ fascia. Alle 19.30 scatta il campionato di categoria e di specialità per junior e senior. Al termine le premiazioni. SCHIO, PalaCampagnola: ORE 15.00 Calcio a 5 GIURIATO VICENZA vs CIVITANOVA Campionato Serie A2 - 8a giornata andata ZANE’, Palasport: ORE 16.00 Volley femminile MINETTI BPVI vs PONTECAGNANO Campionato Serie A2 - 7a giornata. Voglia di riscatto per Paccagnella e compagne dopo tre stop consecutivi. Attenzione però alla squadra ospite: le salernitane sono reduci dalla vittoria casalinga sulla capolista Carpi. PALAREWATT: ORE 18.00 GIOVEDI’ 26 Basket femminile BERETTA FAMILA vs SALAMANCA Nel quarto turno di Euroleague le arancioni di Orlando si giocano le chances per entrare nei primi due posti del girone nel big-match contro le temibili spagnole del Salamanca. SCHIO, PalaCampagnola: ORE 20.30 Fondata nel 1963 in ambito parrocchiale, la polisportiva di S. Pio X è il punto di riferimento per la pallavolo maschile in città Ma la società presieduta da Pamela Franchini raccoglie anche molte ragazzine del quartiere | Cristian Tonello (Giuriato Vicenza) | Alcune delle squadri giovanili gialloblu: Under 18 femminile, Under 18 e Under 16 maschile. | Alcune foto d’epoca della società bassovicentina. A destra: un attacco di Ives Zuecco. di Andrea Ragazzi N el 2010 festeggeranno insieme i loro primi quarant’anni. Una distinta signora, con tanti ricordi felici di gioventù, affatto sfiorita dal passare del tempo, con il suo fedele accompagnatore. Lei è Volley Noventa, la più titolata fra le società di pallavolo femminile della provincia, nata nel 1970 come Centro Sportivo Noventa. Lui è il professor Salvatore Fabio, una vita da dirigente tesserato Fipav (39 anni, un record) e una storia personale legata a filo doppio con quella della società bassovicentina. La nascita del Centro Sportivo Originario di Longi, piccolo comune del messinese (“il nome - ci spiega da buon insegnante di lettere - deriva dalla forma allungata dell’antico castello, in latino “castrum longum”), Fabio arriva a Noventa Vicentina nel 1969. È neolaureato quando si insedia alla scuola media Fogazzaro (“33 anni, sempre in sezione C”). Ma l’italiano gli va stretto, i ragazzi lo vedono tanto in palestra quanto in aula, alcuni lo scambiano per l’insegnante di ginnastica. Pratica e insegna ogni tipo di disciplina, è arbitro, dirige una squadra di ciclismo. Insomma, l’uomo giusto per creare e gestire una società sportiva. Sono anni importanti per la scuola, nell’area berica si combatte contro il basso livello di istruzione e cultura generale, fonte di pesanti carenze socioeconomiche. In questo contesto, la Fogazzaro è una media sperimentale, con orario che copre l’intera giornata. Centinaia di ragazzi ci entrano con l’anticipo alle sei del mattino. Lezioni, doposcuola e tempo libero arrivano fino alle ventidue. Il preside, Alfredo Veronese (il palazzetto cittadino porta il suo nome) crede quanto Fabio nel valore sociale ed educativo dello sport. Insieme si dedicano alla creazione del Centro Sportivo Noventa, una polisportiva che in breve arriva a contare 360 iscritti tra tennistavolo, calcio, calcetto, volley, basket e altro ancora. Quando Veronese, primo presidente del Centro, lascia per sopraggiunti incarichi politici, è Fabio a subentrargli. La NazionalNoventa Si capisce presto che l’attività di punta della polisportiva può essere il volley femminile. Sembra che le ragazze noventane ce l’abbiano nel dna. Il vivaio cresce, nel 1975 a Palermo arriva una prima storica medaglia d’argento ai Giochi della Gioventù, un anno più tardi il titolo italiano categoria ragazze, quello allieve nel ’77. Nel ’79 e ’80 il cerchio si chiude e le bassovicentine sono per due anni consecutivi campionesse juniores. Nel frattempo il Centro Sportivo Noventa si struttura e nel giro di un amen si arrampica dalla terza divisione alla B2, dove trova ad aspettarla, è il 1977, un’altra formazione noventana, la Primavera. Il derby si disputa un anno soltanto. I due incontri della stagione si giocano in un palazzetto stracolmo. I ricordi di Fabio sono un fiume in piena: “Si respirava un clima incredibile. La gente che non era riuscita ad entrare ascoltava da fuori i rumori della partita, un milione e cinquecentomila lire di incasso, un paese intero a seguire l’evento”. A fine anno, destini opposti per i due club: sparisce la Primavera, mentre il Noventa sale in B, poi in A2 (1978), infine in A1 (1981). Le protagoniste della scalata sono le ragazze della finale di Palermo del ‘75, che dalle glorie giovanili passano alle convocazioni in nazionale maggiore. “Allora in azzurro - spiega il professore - andavano due blocchi: 6 atlete di Ravenna, la squadra più titolata in quegli anni, 5 di Noventa”. Per Salvatore, come fosse ancora a scuola, snocciolare cognome e nome di quelle cinque è una bella poesia da recitare a memoria: “Zuecco Ives, Turetta Consuelo, Todesco Maria Rosa, Caccaro Giovanna, Rossetto Elisabetta, che nei ritiri azzurri divideva la stanza con una certa Manù Benelli. Anche Bellon Cristina vide la nazionale, una volta sola, prima di trovarsi a scegliere tra convocazioni e posto di lavoro. Ma la passione le è rimasta, gioca ancora con una squadra amatoriale”. Il declino e la rinascita Le belle favole finiscono. La grande pallavolo di provincia regge finché può, ma, dopo tre lustri ad alto livello, nel 1992 cede il titolo alla neonata Battistolli Vicenza (la futura Minetti), mentre Noventa si avvia al declino. Nel ‘97 l’avventura nata nella scuola media Fo- gazzaro sembra finire. Ma Fabio non si da per vinto, trova nuova linfa vitale nel territorio, sotto forma di indispensabili sponsor (Mobilfer, Verde Bio, Ipag, Trevi Benne). Il Volley Noventa riapre i battenti nel 2003, in serie C, e da due anni ha ritrovato la ribalta di un campionato nazionale, la serie B2. Stagione partita peraltro alla grande, con sette vittorie in altrettante gare, prima di perdere match e primato in classifica sabato scorso nel big match contro Porcia. Le tesserate sono tante (148 tra prima squadra, Minivolley, Under 12,13, 16 e 18) per un paese di 8000 abitanti, e garantiscono un futuro sereno. L’amarezza del Prof. “Certo oggi è tutto diverso - dice amaro il professore - la società è cambiata, come la pallavolo. Una volta il volley era folklore, in trasferta si partiva con due pullman di tifosi, c’era più allegria e coinvolgimento. Oggi ci sono più libertà, più possibilità, ma nei giovani non vedo la pazienza e lo spirito di sacrificio che caratterizzava le atlete del passato. Inoltre ci si trova spesso di fronte a genitori iperprotettivi, che non accettano i limiti dei loro figli, una panchina viene letta come un’offesa personale”. La sfida, per Fabio, è andare oltre questi ostacoli, creare un ambiente in grado di diffondere i valori e gli ideali dello sport. Andrà anche oltre la squalifica comminatagli nel marzo scorso (20 mesi out da ogni attività federale, poi ridotti a 10), per una vibrata protesta nei confronti dell’arbitro del derby Noventa-Montecchio, che ha rischiato di azzoppare la società e di gettarlo nello sconforto. Ma la risposta è arrivata con i fatti: multa pagata, ricorsi nelle opportune sedi, puntuale accettazione dei verdetti, pur se contrari. Volley Noventa e il professor Salvatore Fabio hanno girato ancora una volta pagina, puntando lo sguardo agli imminenti festeggiamenti per i loro primi quarant’anni. | Il presidente Fabio tra i due tecnici attuali delle Verde Bio Ipag Noventa, Battistella e Ferrari. di Alida Pretto A ltair è una delle stelle più brillanti del cielo e più vicine alla Terra ed il nome significa in latino “andare in alto” e in arabo “l’aquila volante”; termini che suonarono da messaggio benaugurate per la società sportiva di Vicenza fondata in ambito parrocchiale nel novembre del 1963 nel popoloso quartiere di S. Pio X. Nata con pochi dirigenti ed una trentina di atleti, l’ U.S.D. Altair è cresciuta proponendo varie attività e oggi calcio e pallavolo sono le due discipline prevalenti, con il volley che impegna circa 190 giovani e più di 20 adulti tra accompagnatori dirigenti ed allenatori. La società presieduta da Pamela Franchini, è il punto di riferimento per la pallavolo maschile in città: se, infatti, sono molte le realtà femminili, l’Altair è l’unica società che opera con i “maschietti”, con i quali ha vinto anche diversi titoli provinciali. Nelle sue squadre inoltre è cresciuto dal 1977 al 1982 l’highlander del volley vicentino, anche se di nascita è torinese, ovvero Luca Milocco, che dopo aver “lasciato” l’Altair ha giocato per 15 anni nei campionati di serie A. collezionando importanti risultati come la Coppa Cev vinta nel 1987 e il titolo mondiale per club conquistato nel 1991, entrambi con la maglia del Milano. Nel suo palmarès anche 65 presenze in nazionale, fra cui quelle ai Campionati Europei del 1985 e ai Mondiali del 1986 insieme a campioni come Lucchetta, Zorzi, Gardini, Bertoli e Galli. Il settore maschile è motivo d’orgoglio per la società, specialmente negli ultimi anni in cui, statistiche alla mano, tra i ragazzini è sempre più difficile il reclutamento. Non a caso il comitato FIPAV di Vicenza ha istituito un osservatorio provinciale per la pallavolo maschile, che si è radunato per la prima volta all’inizio di questa settimana. L’Altair negli anni scorsi aveva iniziato una collaborazione con molte società della provincia per cercare di far crescere il “movimento azzurro”, ma problemi logistici ed economici hanno messo il progetto in stand-by ed oggi la società accoglie soprattutto i ragazzi del quartiere e del circondario ed è ripartita facendo un lavoro di promozione nelle scuole per portare i giovani in palestra. Obiettivo raggiunto, visto che l’Altair è riuscito ad iscriversi a tutti i campionati giovanili: under 13, 14, 16 e 18; quest’ultimi partecipano poi anche al campionato di prima divisione con un unico fuori quota, Enrico Lanaro, tornato nella società che lo ha fatto crescere pallavolisticamente dopo le esperienze in categorie superiori al Joy Volley Vicenza e al Castellana. “Abbiamo soltanto quattro atleti del 1992, otto del ‘93 ed addirittura due del ‘94 - ci tiene a precisare il tecnico Alessandro Delia - Il nostro obiettivo primario è rivolto all’under 18, dove puntiamo alla finale provinciale, mentre per quanto riguar- da la prima divisione ci interessa accumulare più esperienza possibile, utile non solo per il campionato giovanile ma anche per gli anni futuri, possibilmente salvando la categoria”. La squadra è formata da gruppi provenienti da altre realtà, come ACS Povolaro e Ardens, e quindi l’amalgama non è ancora dei migliori, ma l’allenatore è fiducioso di trovare presto l’assetto ideale. Ottimi, fino a questo commento, anche i risultati dall’under 16, che ha vinto cinque incontri su cinque senza perdere neanche un set. Il punto di forza dell’Altair è sicuramente il florido settore maschile, ma la società opera anche in ambito femminile con le formazioni under 12, 13, 14, 16, 18, seconda e terza divisione. Quello che accomuna tutti è lo sport inteso come momento di educazione e di maturazione umana, che si realizza con l’orgoglio di esprimere il proprio meglio nelle leali battaglie di un gioco di squadra, la gioia vivissima delle vittorie, la volontà di reagire alle sconfitte e la determinazione nel superare le difficoltà sparse lungo il cammino. E’ per questo che da alcuni anni in casa Altair si porta avanti anche il “Progetto Multisport”, per dare la possibilità al maggior numero possibile di bambini di poter praticare un’attività motoria completa, formativa e divertente e favorire così uno sviluppo armonico. Passione, professionalità, impegno e divertimento: questo è l’Altair, una delle stelle del firmamento della pallavolo vicentina. DOMENICA 22 Nuoto 2° TROFEO SISA VICENZA NUOTO MASTER Tappa del circuito nazionale Supermaster, in gara 700 atleti provenienti da tutta Italia. Nel programma: 100 farfalla, 50 rana, 100 misti, 200 stile libero, staffetta 4x50 stile, 400 misti, 100 dorso, 200 rana, 50 stile libero. PISCINE DI VICENZA: ORE 9.00 Rugby RANGERS VICENZA vs RUGBY ODERZO Ultimo incontro casalingo del 2009 per i ragazzi di Cipriani; poi seguiranno tre trasferte consecutive (Livenza, Alpago, Lido Venezia) e prima di rivedere i biancorossi a Vicenza bisognerà attendere il 24 gennaio 2010. La sfida ha tutto il sapore della rivincita, perché il Rugby Vicenza intende riscattare la sconfitta subita al termine della scorsa stagione, quando i biancorossi furono superati dal team opitergino nello spareggio per accedere ai play-off promozione. CAMPO A.GOBBATO: ORE 14.30 | Foto di Marco Tomaino SABATO 28 Calcio PADOVA - VICENZA Campionato Serie B - 16a giornata. Torna la sfida tra biancorossi e biancoscudati. In classifica il Padova sopravanza il Vicenza e in più ha il vantaggio del fattore campo, ma nei derby i pronostici sfuggono a qualsiasi logica. STADIO EUGANEO: ORE 15.30 Hockey Ghiaccio MIGROSS ASIAGO vs FASSA Campionato Italiano Serie A 15a giornata. ASIAGO, PalaOdegar: ORE 20.30 Basket femminile AS VICENZA vs NOVARA Campionato Italiano Serie B Eccellenza - 2a giornata ritorno. PALALAGHETTO: ORE 20.30 DOMENICA 29 Hockey inline CAODURO DIAVOLI vs EDERA TRIESTE Il big-match dell’8a giornata del campionato Serie A1 - 5a giornata. I Diavoli biancorossi ospitano i rivali storici dell’Edera in uno scontro di altissima classica. PATTINODROMO, Viale Ferrarin: ORE 18.00 distribuzione Diventa quotidiano www.vicenzapiu.com VicenzaPiù è in edicola il sabato, consultabile sul sito: www.vicenzapiu.com la domenica, e successivamente in distribuzione nei seguenti punti: CENTRO STORICO STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale Milano, 104 STAZIONE FTV Viale Milano, 138 STAZIONE FERROVIARIA LIBRERIA MONDADORI presso Stazione Ferroviaria LIBRERIA MONDADORI Piazza delle Erbe, 9/A PASTICCERIA “ALBERTONI” Via Paolo Lioy, 32 BAR “CAFFÈ COMMERCIO” Piazza Biade, 22 BAR “MON PLEN” Contrà Santa Barbara, 21 172 del21 novembre 2009 numero ViPiù “BAR ITALIA” Galleria Pozzo Rosso, 19 BAR “VICENZA” Corso Palladio BAR “BORSA” Piazza dei Signori COMUNE- PALAZZO TRISSINO Corso Palladio, 98 BAR “GARIBALDI” Contrà Cavour, 7 RISTORANTE “DAI NODARI” Contrà Do Rode, 20 BAR/PASTICCERIA “SORARÙ” Piazzetta Palladio, 17 BAR “ILLY” Contrà Muscherie BAR “CAFFÈ ROMA” Corso Fogazzaro BAR/RISTORANTE “IRIS” Corso Fogazzaro, 33 BAR “SAN LORENZO” Corso Fogazzaro, 62 PASTICCERIA “RUDATIS” Contrà Santa Barbara, 29 PROVINCIA - PALAZZO NIEVO Contrà Gazzolle, 1 BAR “TAZZA D’ORO” Corso Palladio, 153 BAR “PEGASUS” Piazza Matteotti, 8 BAR “NAZIONALE” Galleria Porti, 7 BAR “BARASTRA” Contrà Barche, 14 BAR “MAGAZZINO DEL CAFFÈ” Contrà Manin UNIVERSITÀ Contrà Barche, 57 BAR “ALLE 2 COLONNE” Piazza dei Signori RISTORANTE “MALVASIA” Contrà delle Morette, 9 BAR “CHIERICATI” Corso Palladio SOCIETA’ GENERALE MUTUO SOCCORSO Corso Palladio, 186 LIBRERIA GALLA LIBRARSI Contrà delle Morette LIBRERIA TRAVERSO Corso Palladio, 172 BAR “OVO SODO” Contrà Pescherie Vecchie, 16 PASTICCERIA “SAN FRANCESCO” BAR “MERCATO” Contrà Pescherie Vecchie, 25 TRIBUNALE Contrà Santa Corona BAR “SCRIGNI” Piazzale De Gasperi, 8 LIBRERIA GIUNTI Corso Palladio, 186 BAR “MINERVA” Contrà Santa Corona, 11 PASTICCERIA “VENEZIA” Contrà Pescheria, 4 distribuzione SEDE AIM Contrà Pedemuro San Biagio BAR/PASTICCERIA “FOGAZZARO” Corso Fogazzaro 22 pag Pelle Tel: 0444 - 923362; mail: [email protected] BAR “SUSANNA” Via Calvi, 18 NEGOZIO “FORMAGGI TIPICI” Riviera Berica CENTRO COMMERCIALE PALLADIO Strada Padana verso Padova “BOUTIQUE DEL PANE! Corso Fogazzaro, 142 PASTICCERIA “ALIANI” Corso Fogazzaro, 163 ZONA EST E NORD ZONA OVEST BAR/RISTORANTE “BOCCALETTO” Via Trieste, 81 RISTORANTE “2 FOGHER” Strada Pasubio, 2 BAR “CAPRICE” Galleria ParcoCittà FONTANA Strada Pasubio, 17 BAR “TORRIONE” Porta Castello, 3 STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale Trieste “PASTICCERIA SOLE” BAR “CASTELLO” Piazza Castello BAR “PALAZZETTO” Via Anconetta, 46 SEDE CISL Contrà Cabianca, 20 PASTICCERIA “ARTIGIANA” Via Medici, 69 BAR “PIGAFETTA” Contrà Pescaria MACELLERIA “ZANELLATO” via Medici, 50 PASTICCERIA “LA VICENTINA” Corso San Felice e Fortunato LIBRERIA GALLA Corso Palladio 11 PASTICCERIA “BOLZANI” Corso Padova, 146 PASTICCERIA “GAMBARATO” Contrà Porta Padova, 105 BAR “IV NOVEMBRE” Via IV Novembre, 79 BAR “BAR DEGLI ANGELI” Via IV Novembre ZONA SUD BAR “LOSS BAR” Via Prandina, 1 BAR “BAR CLASSICO” Via Giaretta, 21 FIDAS Via Baracca, 204 PASTICCERIA “VACCARI” Via Vaccari, 85 SEDE CGIL Via Vaccari, 128 STAZIONE DI SERVIZIO API Via Fusinato BAR/GELATERIA MONTE BERICO Via X Giugno, 84 STAZIONE DI SERVIZIO Q8 via Medici PALESTRA INJOY Strada Marosticana, 24 EQUOBAR Strada Marosticana, 350 STAZIONE DI SERVIZIO TOTAL Viale della pace PASTICCERIA “VIALE DELLA PACE” Viale della Pace, 106 BAR “DOLCE VITA” Strada Cà Balbi, 236 PASTICCERIA “TOMMINI” Strada Cà Balbi, 313 BAR “AVVENIRE” via Nicolò Vicentino, 60 nome e cognome Federico Pelle titolo di studio Maturità classica età 37 professione Ingegnere del suono/compositore luogo di nascita Parma segni particolari Pochi e scarsamente rilevanti BAR “BABILONIA” Via Pecori Giraldi, 30 PASTICCERIA “VERONA” Via Legione Antonini CINEMA PRIMAVERA Via Ozanam, 11 BAR “CILLYLOUNGECAFFÈ” Via Btg. Val Leogra, 80 CENTRO SPORT PALLADIO Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 29 UIL Via Quasimodo, 47 BAR “CIRKUS” Via Enrico Fermi, 347 “RISTORANTINO GRAN CAFFÈ” Via Enrico Fermi Il tratto principale del mio carattere Espansività La qualità che preferisco in un uomo Intelligenza La qualità che preferisco in una donna Intelligenza Quel che apprezzo di più nei miei amici Lealtà Il mio principale difetto A volte l’arroganza La mia occupazione preferita Comporre Il mio sogno di felicità Che non succeda mai nulla ai miei cari STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale San Lazzaro, 106 Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia Che succedesse qualcosa alle persone alle quali tengo BAR “MONTECARLO” Via Verona, 78 Quel che vorrei essere Sereno BAR “SARTEA” Corso San Felice, Il paese dove vorrei vivere L’Italia che non c’è più I miei film preferiti “Once” di John Carney Quel che detesto più di tutto L’avarizia e la grettezza d’animo Il personaggio storico più ammirato Leonardo da Vinci, per il genio Laboratorio di assistenza tecnica Server e sistemi di rete Pc assemblati e delle migliori marche e quello più disprezzato Hitler per il male assoluto, G. W. Bush tra i recenti Il dono di natura che vorrei avere Avere una bellissima voce Come vorrei morire Senza (troppi) rimpianti Offriamo connettività internet professionale in collaborazione con MC-Link ( www.mclink.it ), con molteplici servizi tra i quali: ADSL, ADSL2+, SHDSL, telefonia VOIP, Gestione VPN, noleggio apparecchi Hardware CISCO System ecc. Stato attuale del mio animo Moderatamente ottimista Il mio prossimo impegno nella vita Comporre le musiche del Narciso e proseguire gli studi in Conservatorio Il mio credo politico o ideale Continuare ad avere fiducia che “prima o poi” riusciremo a cambiare le cose Cosa mi piace e cosa non mi piace di Vicenza Mi piace la dimensione umana, non mi piacciono alcune scelte legate alla viabilità CENTRO COMMERCIALE AUCHAN Il piatto a cui non so rinunciare Carne LA BOTTEGA ARTIGIANA DEL PANE Via Zugliano, 49 PASTICCERIA “LA ROCCA” Corso San Felice, 255 I miei libri della vita “Novecento” di Alessandro Baricco BAR “MERY’S BAR” Galleria Tiziano, 22 SCUOLA ARTE E MESTIERI Via Rossini, 60 I miei poeti preferiti Pablo Neruda Cosa mi piace e cosa non mi piace dei vicentini Mi piace la determinazione e la forte appartenenza territoriale, non mi piace questo eccessivo provincialismo CSMR Via Vicenza, 204 - Altavilla I musicisti che mi piacciono di più Beatles, Nicola Piovani Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza Le proprie, quindi le mie I miei pittori preferiti L’impressionismo Francese Il mio motto Avanti tutta! CENTRO ANZIANI “LA RONDINE” Via Calvi, numero Federico Editoria, comunicazione uffici stampa e marketing PASTICCERIA “GALLA” Riviera Berica, 84 172 del21 novembre 2009 botta&risposta Vendita e creazione siti WEB e domini internet autogestibili dal cliente per mezzo di un software potente e di facile utilizzo ( www.magic-cms.eu ), per aggiornare e modificare in tempo reale la propria pagina WEB senza l’intervento del WEBMASTER e con pochi e semplici click. Creazione e stampa immediata di bigliettini da visita il plastica (plastic-cards) e Adesivi, di ottimo impatto visivo, eccezionale robustezza e qualità, senza l’obbligo di grandi attese (anche immediata se già in possesso di File sorgente o foto) e senza quantitativo minimo. Digit World Srl Viale Riviera Berica, 187 36100 Vicenza Tel. 0444240731 e-mail: [email protected] sito: www.digitworldsrl.com 23 pag Direttamente dalla fabbrica spaccio maglieria uomo-Donna in questo periodo disponibili cappottini e vestitini in maglia Trendy 2010 sede spaccio: Via leonardo da Vinci, 16 - tel. 0444/482306 - Tezze di arzignano Orari: dal Lunedì al Venerdì dalle 14.30 alle 19.00, Sabato dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00