L`importanza della ricerca sulla teoria della psicoterapia di
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L`importanza della ricerca sulla teoria della psicoterapia di
ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2002 L’importanza della ricerca sulla teoria della psicoterapia di Rogers per i programmi di ricerca sui risultati della psicoterapia ∗ Neil Watson La ricerca sul processo e sui risultati della TCC - terapia centrata sul cliente - successivamente denominata “approccio centrato sulla persona” (Rogers, 1979) è stata parte integrante nello sviluppo delle teorie di Carl Rogers (Barrett-Lennard, 1962; Rogers & Dymond, 1954; Shlien, 1957). Egli (1957, 1959, 1992) ipotizzò che il terapeuta fornisca nella relazione tre condizioni: congruenza, accettazione positiva incondizionata ed empatia. Se percepita dal cliente, che si trova in uno stato di incongruenza, queste condizioni sono fattori causali necessari e sufficienti per l’efficacia della terapia. In alcune ricerche quasi-sperimentali e correlazionali è stato riscontrato che tali condizioni sono legate a risultati positivi nella TCC (Barrett-Lennard, 1962; Bommert, Minsel, Fittkau, Langer & Tausch [1972], citato in Bozarth et al., 2002; Rudolph, Langer & Tausch [1980], citato in Bozarth, Zimring & Tausch, 2002; Tausch, Sander, Bastine & Friese [1970], citato in Gurman, 1977). L’ipotesi di Rogers può venire estesa ad altri tipi di terapia: ciò ha dato impulso alla misurazione delle condizioni della relazione nelle ricerche sui risultati della terapia psicodinamica (Free, Green, Grace, Chernus & Whitman, 1985; Kolb, Beutler, Davis, Crago & Shanfield, 1985; Lafferty, Beutler & Crago, 1989; Saltzman, Luetgert, Roth, Creaser & Howard, 1976; Strupp, Fox & Lessler, 1969) e di quella cognitivo-comportamentale (Burns & Nolen-Hoeksema, 1992; Chambers, Urban & Borkevac, 1989). È stata dimostrata una correlazione fra le condizioni di Rogers ed i risultati terapeutici. Tuttavia la maggior parte di questi studi ha verificato le condizioni necessarie e sufficienti appunto soltanto come correlati e non è stata progettata specificatamente per verificarle come cause determinanti dei risultati stessi. Un’importante eccezione è lo studio di Burns e Nolen∗ Dipartimento di Psicologia, College of William & Mary, Williamsburg, Virginia. Email: [email protected] - Traduzione di Valeria Vaccari. 1 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2002 Hoeksema (1992) sulla terapia cognitivo-comportamentale, che ha usato un metodo statistico di modello causale e ha scoperto che l’empatia del terapeuta produce risultati indipendentemente dalle tecniche e da altri fattori. Questi studi suggeriscono che le condizioni della relazione possano essere fattori causali dei risultati di terapie diverse dalla TCC. Tali scoperte comportano notevoli implicazione nella ricerca sui risultati di qualunque tipo di terapia. La domanda è: in che misura questi risultati derivano dalle condizioni della relazione instaurata dal terapeuta e in che misura dipendono invece dalle sue tecniche? Per rispondere, la ricerca sui risultati di una terapia deve includere le misurazioni delle condizioni necessarie e sufficienti. La ricerca sulla terapia centrata sul cliente La ricerca sui risultati della TCC è stata esaminata nel passato in numerose pubblicazioni (Greenberg, Elliott & Lietaer, 1994; Luborsky, Singer & Luborsky, 1975; Meltzoff & Kornreich, 1970; Smith, Glass & Miller, 1980). Questo corpo di ricerche può essere considerato nel contesto della distinzione proposta da Chambless e Hollon (1998) fra “efficienza” (effectiveness) ed “efficacia“ (efficacy) della terapia. La principale differenza consiste nel fatto che la prima è non-sperimentale, comportando solo pre- e post misurazioni, mentre la ricerca sull’efficacia è completamente sperimentale, con designazione randomizzata dei pazienti. Questa seconda dimensione può essere ulteriormente distinta in non-specifica, quando la comparazione è con un gruppo di controllo formato da pazienti in lista di attesa; l’efficacia specifica si dimostra invece quando la terapia ottiene più risultati di un placebo o di un altro tipo di terapia. L’applicazione di questa distinzione è un modo soddisfacente di riassumere l’attuale situazione della ricerca sui risultati della TCC. Revisioni precedenti hanno esaminato le ricerche che rientrano nella categoria dell’efficienza, concludendo che esistono prove sostanziali a favore della TCC (Greenberg et al., 1994; Luborsky et al., 1975; Smith et al., 1980; cf. Meltzoff & Kornreich, 1970). Le prove sull’efficacia si ritrovano in due studi. Meyer (1981) dimostrò l’efficacia non specifica della TCC in confronto ad un gruppo di controllo di pazienti in lista d’attesa e l’efficacia specifica rispetto alla terapia psicodinamica. Ward et al. (2000) scoprirono che la TCC e la terapia cognitivo-comportamentale erano equivalenti nel migliorare gli stati depressivi e che entrambe presentavano una efficacia specifica in rapporto a cure prestate da medici generici. Anche se questi studi non esaminavano espressamente le condizioni necessarie e sufficienti come cause dei risultati, essi provano l’efficienza e l’efficacia della terapia basata sulle teorie di Rogers. La ricerca sui risultati di un approccio terapeutico risponde a due domande: “Funziona?” e “Come funziona?”. La prima riguarda, per quanto abbiamo visto, l’efficienza e l’efficacia. La seconda si riferisce invece al meccanismo causale che collega le variabili del processo terapeutico ai suoi risultati: la teoria di Rogers riguarda tale meccanismo, specificando che il terapeuta fornisce le condizioni del rapporto in un processo che determina i 2 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2002 risultati. Svariati studi hanno fornito prove correlazionali dell’associazione fra le condizioni del rapporto e i risultati della TCC. (Bommert et al. [1972], citato in Bozarth et al., 2002; Rudolph et al. [1980], citato in Bozarth, et al., 2002; Tausch et al. [1970], citato in Gurman, 1977). Anche se questi studi correlazionali non erano stati concepiti per esaminare le condizioni della relazione come fattori causali, nondimeno essi forniscono comunque prove valide per la teoria di Rogers. In un studio quasi-sperimentale del meccanismo della TCC, BarrettLennard (1962) verificò specificamente la teoria di Rogers delle condizioni necessarie e sufficienti come fattori causali. Egli riscontrò che i terapeuti più esperti mostravano livelli più alti di accettazione e tendevano a fornire livelli più alti di incondizionalità di accettazione, congruenza ed empatia. Inoltre i clienti dei terapeuti più esperti tendevano ad ottenere risultati migliori. Purtroppo i risultati si avvicinavano soltanto ad una rilevanza statistica a causa della limitatezza del campione. Ciononostante, lo studio di BarretLennard fornisce prove valide che le condizioni della relazione producono risultati nella TCC. Proposta di un metodo per la ricerca dei risultati Abbiamo quindi due fonti che suggeriscono l’importanza di studiare le condizioni della relazione come fattori causali nella ricerca sui risultati di qualunque tipo di terapia. La prima è quella della prove sperimentali, quasi-sperimentali o correlazionali per l’efficacia, l’efficienza ed il meccanismo causale della TCC (Barrett-Lennard, 1962; Bommert et al. [1972], citato in Bozarth et al., 2002; Meyer, 1981; Rogers & Dymond, 1954; Shlien, 1957; Rudolph et al. [1980], citato in Bozarth, et al., 2002; Tausch et al. [1970], citato in Gurman, 1977; Ward et al., 2000). L’altra è la prova correlazionale dell’associazione fra le condizioni della relazione e i risultati nella terapia psicodinamica (Free et al., 1985; Kolb et al., 1985; Lafferty et al., 1989; Saltzman et al., 1976; Strupp et al., 1969) nonché la prova correlazionale e del modello causale nella terapia cognitivo-comportamentale (Burns & Nolen-Hoeksema, 1992; Chambers et al., 1989). Questi elementi indicano che le condizioni della relazione possono essere fattori causali nei risultati delle terapie diverse dalla TCC. Una considerazione essenziale per elaborare un progetto di ricerca è se realizzare un esperimento in cui le condizioni della relazione, come la tecnica della terapia, siano impostate sistematicamente. Questo approccio non è proponibile per due ragioni. Primo, la validità intrinseca di una tale ricerca è problematica, perché le convinzioni del terapeuta sull’importanza delle condizioni della relazione probabilmente ne influenzerebbero l’applicazione da parte sua. Le tecniche e le condizioni della relazione non sono pillole e il terapeuta non può essere cieco. In secondo luogo, l’artificiosità dell’impostazione rende la validità dell’esperimento molto opinabile. A causa di questi problemi la componente del progetto di ricerca che si riferisce alle condizioni della relazione dovrebbe porsi su un piano quasi-sperimentale in cui si misurino le condizioni fornite spontaneamente dal terapeuta. 3 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2002 La componente del progetto di ricerca per la variabile della tecnica potrebbe essere invece sperimentale, con assegnazione randomizzata dei clienti. La variabile individuale del terapeuta verrebbe inserita entro la variabile del tipo di terapia, con 15-25 clienti assegnati a caso ad ogni terapeuta. La ragione per cui il numero di clienti è relativamente alto per ogni terapeuta è che la misurazione del livello delle condizioni della relazione fornite da un terapeuta risulterebbe dalla media ricavata dal sottocampione di clienti assegnato al terapeuta. Questo sottocampione deve essere abbastanza ampio per fornire la capacità statistica di rilevare ogni differenza attendibile nelle condizioni della relazione e nei risultati fra i vari terapeuti che partecipano allo studio. Perché usare i clienti invece che i giudici come fonte per le valutazioni delle condizioni di relazione di un terapeuta? Rogers affermò esplicitamente che le condizioni fornite dal terapeuta devono essere percepite dal cliente perché avvenga un cambiamento costruttivo della personalità (Rogers,1957,1959,1992). La ricerca ha mostrato che le valutazioni dei clienti e quelle dei giudici non sono fortemente correlate. Per quanto quattro studi abbiano riscontrato delle correlazioni significative ma basse fra le valutazioni dei clienti e quelle dei giudici rispetto ad una o più condizioni fornite dal terapeuta (Burnstein & Carkhuff, 1968; Caracena & Victory, 1969; Hill, 1974; Rogers, Gendlin, Kiesler & Truax, 1967), il fallimento di altri sette studi nel confermare queste scoperte (Bozarth & Grace, 1970; Bozarth, Mitchell & Krauft, 1976; Fish, 1970; Hansen, Moore & Carkhuff, 1968; Kurtz & Grummon, 1972; McWhirter, 1973; Truax, 1966) ha portato gli esaminatori precedenti a concludere che non c’è un accordo attendibile fra le valutazioni dei clienti e quelle dei giudici (Gurman, 1977; Parloff, Waskow & Wolfe, 1978). Dato che queste scoperte indicano che giudici e clienti non sono in accordo sulla presenza delle condizioni della relazione, dal punto di vista della teoria di Rogers le valutazioni dei clienti sono le uniche che contano per verificare la validità della teoria stessa (Watson, 1984). Il sistema di assegnare le valutazioni sulle condizioni della relazione ad un certo numero di clienti designati a caso piuttosto che al singolo cliente risolve un problema metodologico: il cliente è anche la fonte di misurazione dei risultati, e quest’ultima è semplicemente la valutazione di un vantaggio o di un gradimento. Se la valutazione del singolo cliente sulle condizioni della relazione non è ben distinta alla valutazione dei risultati, può esserci un problema di correlazione artificiosa determinata dal metodo di raccolta dei dati. Le correlazioni fra questi due ordini di valutazione dei clienti presentano anche un problema di ambiguità nell’interpretazione dei risultati. Per supportare la teoria di Rogers, dovrebbe esserci una chiara dimostrazione che il terapeuta fornisca le condizioni della relazione. Due alternative possibili all’interpretazione che appoggia la teoria di Rogers sono: (a) i singoli clienti che valutano positivamente i loro terapeuti valutano vantaggiosa anche la loro esperienza terapeutica (vedi Parloff et al., 1978); (b) i clienti più fiduciosi, e quindi più portati a percepire le condizioni necessarie e sufficienti, hanno più probabilità di migliorare. Il sistema delle valutazioni riguardo alle capacità di relazione del terapeuta ed ai risultati di molti clienti assegnati a caso evita questi problemi e l’ambiguità dell’interpretazione. 4 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2002 Come in ogni studio accurato, le misurazioni dei risultati dovrebbero essere basate su fonti multiple, fra cui oltre al cliente il terapeuta e giudici indipendenti. La miglior misurazione per le condizioni della relazione di Rogers è “Barrett-Lennard Relationship Inventory“, che è stato elaborato nel programma originale di ricerca sulla terapia centrata sul cliente all’Università di Chicago (Barrett-Lennard, 1998). Si tratta della misurazione più largamente usata delle percezioni dei clienti delle condizioni necessarie e sufficenti di Rogers (Gurman, 1977; Watson, 1984, 1992). È costituita da quattro scale: congruenza, livello di accettazione, condizionalità della accettazione ed empatia. La concordanza interna e l’affidabilità dei test ripetuti di queste scale risultano da moderate ad elevate secondo Gurman (1977), nella sua pubblicazione di ventiquattro studi, e portano a concludere che c’è un forte grado di stabilità nella percezione delle condizioni della relazione da parte del cliente. Una dimostrazione sostanziale della validità di questo strumento si basa su numerosi studi in cui si è rilevato che esso si collega ai risultati della terapia al di là degli orientamenti teorici (Barrett-Lennard, 1962; Chambers et al., 1989; Free et al., 1985; Fretz, 1966; Kolb et al., 1985; Kurtz & Grummon, 1972; Lafferty et al., 1989; Tausch et al. [1970], citato in Gurman, 1977). Questa metodologia può essere usata per verificare i contributi relativi della relazione terapeutica e della tecnica ai risultati di qualunque tipo di terapia. In che misura il risultato è la conseguenza delle condizioni relazionali fornite dal terapeuta, e in che misura è la conseguenza della tecnica? Si possono verificare due ipotesi: (a) le condizioni della relazione sono necessarie e sufficienti per una terapia riuscita (Rogers, 1957, 1959, 1992); (b) le condizioni della relazione sono necessarie affinché la tecnica risulti efficace. Queste due ipotesi sono vicendevolmente compatibili. 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