Dicembre • R • Prove di laboratorio: Kenwood TS 590SG • La
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Dicembre • R • Prove di laboratorio: Kenwood TS 590SG • La
n.12Dicembre € 5,50 MENSILE ANNO XXXVII - N. 12 - 2014 - Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma1, DCB - Filiale di Bologna In caso di mancato recapito, inviare a CMP BOLOGNA per la restituzione al mittente che si impegna a versare la dovuta tassa 2014 • La selettività e i suoi segreti • Alimentatore stabilizzato 5-30 V • Fusibile elettronico • Misura della tensione con il metodo potenziometrico • NAVTEX, trasmissione sulle... onde del mare • Preamplificatore microfonico con SMD • Bletchley Park National Radio Centre •R • Trasformatore Un-Un per antenne verticali a larga banda • Prove di laboratorio: Kenwood TS 590SG http://www.edizionicec.it E-mail: [email protected] [email protected] http://www.radiokitelettronica.it 7 9 Fusibile elettronico 14 Alimentatore stabilizzato 5 - 30 V 20 Trasformatore Un-Un per antenne verticali a banda larga 25 Antenne, dalla scintilla alla “canna da pesca” - 5ª p. 28 Laboratorio misure radio - 5ª p. 32 Misura della tensione 47 Kenwood TS 590SG 51 Ricetrasmettitore SDR - 2ª parte 55 NAVTEX 58 La selettività e i suoi segreti 63 Il sigilla cavi 66 Preamplificatore microfonico con SMD 67 Maxwell e le onde elettromagnetiche 68 Bletchley Park 71 Complesso ricevente R 1475 - 2ª parte 75 Previsioni ionosferiche di dicembre 76 Trasmissioni internazionali in lingua italiana VARIE ED EVENTUALI 12 / Sommario Dicembre 2014 AUTOCOSTRUZIONE di Massimo Nizzola AUTOCOSTRUZIONE direzione tecnica GIANFRANCO ALBIS IZ1ICI di Fabio Sbrizzai grafica MARA CIMATTI IW4EI SUSI RAVAIOLI IZ4DIT ANTENNE di Davide Melchiori Autorizzazione del Tribunale di Ravenna n. 649 del 19-1-1978 Iscrizione al R.O.C. n. 7617 del 31/11/01 ANTENNE direttore responsabile NERIO NERI I4NE di Angelo Brunero LABORATORIO-MISURE La sottoscrizione dell’abbonamento dà diritto a ricevere offerte di prodotti e servizi della Edizioni C&C srl. Potrà tale diritto rivolgendosi al database della casa editrice. Informativa ex D. Lgs 196/03 - La Edizioni C&C s.r.l. titol tamento tratta i dati personali liberamente conferiti per fornire i servizi indicati. Per i diritti di cui all’art. 7 del D. Lg e per l’elenco di tutti i Responsabili del trattamento rivolgersi al Responsabile del trattamento, che è il Direttore Ve potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere alle società del Gruppo per le medesime finalità della raccolta e a società esterne per la spedizione del periodico e p materiale promozionale. ll responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è il direttore responsabile a cui, presso il Servizio Cortesia, Via Naviglio 37/2, 48018 Faenza, tel. 0546/22112 - Fax 0546/662046 ci si può rivolgere per i diritti previsti dal D. Lgs. 196/03. di Enrico Barbieri LABORATORIO-MISURE di Umberto Bianchi Amministrazione - abbonamenti - pubblicità: Edizioni C&C S.r.l. - Via Naviglio 37/2 - 48018 Faenza (RA) Telefono 0546.22.112 - Telefax 0546.66.2046 http://www.edizionicec.it E-mail: [email protected] http://www.radiokitelettronica.it E-mail: [email protected] PROVE DI LABORATORIO di Rinaldo Briatta SDR Una copia € 5,50 (Luglio/Agosto € 6,50) Arretrati € 6,00 (pag. anticipato) I versamenti vanno effettuati sul conto corrente postale N. 12099487 INTESTATO A Edizioni C&C Srl IBAN: IT 43 U 07601 13100 0000 1209 9487 BIC: BPPIITRRXXX di G. Martelli e E. Sbarbati RADIOACOLTO di Luigi Colacicco L’ASPETTO TEORICO Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana di Gianfranco Tarchi A RUOTA LIBERA Carte di credito: di Pierluigi Poggi PER COMINCIARE di Alessandro Gariano ANNIVERSARI • Abbonamenti per l’Italia € 45,00 • Abbonamenti Europa-Bacino Med. € 70,00 • Americhe-Asia-Africa € 80,00 • Oceania € 90,00 • Abbonamento digitale € 35,00 su www.edizionicec.it di Nerio Neri Distribuzione esclusiva per l’Italia: Press-di Distribuzione e Stampa Multimedia S.r.l. 20090 Segrate (MI) A RUOTA LIBERA di Stefano Sinagra SURPLUS Distribuzione esclusiva per l’Estero: Press-di Distribuzione e Stampa Multimedia S.r.l. 20090 Segrate (MI) di Umberto Bianchi PROPAGAZIONE di Fabio Bonucci RADIOASCOLTO di Marcello Casali Stampa: Cantelli Rotoweb Srl Castel Maggiore (BO) AUTOCOSTRUZIONE Fusibile elettronico Mai più fusibili bruciati di Massimo Nizzola L a necessità di un fusibile elettronico non l’ho mai avvertita se non quando dovevo riparare degli apparati dotati di alimentazione switching ma l’acquisto di un variac (parecchi anni fa), non me ne hai fatto sentire veramente la necessità. Convivo con queste alimentazioni dai primi anni ottanta e di solito ,cambiando un condensatore oppure ,tutto ciò che orbita intorno al finale, in caso di “esplosione”, mi permette di risolvere rapidamente il problema ,riportando l’apparato al normale funzionamento. Spesso utilizzo anche MOSFET compatibili presi dal cassettino “finali MOS” e quasi mai ho incontrato anomalie degne di nota. L’unica meritevole di interesse che ricordo, è di un po’ anni fa, ed era un problema un po’ strano causato da un foto accoppiatore ma anche in quel caso, non ho perso, alla fine, troppo tempo. Quindi, quando un carissimo amico, mi ha pregato di riparargli un caricabatterie per un trapano, mi sono, come al solito, prontamente attivato per “sistemarglielo”. All’apertura, mi sono trovato il finale con un bel buco sul corpo, il solito UC3842 spaccato a metà, una resistenza carbonizzata oltre al fusibile “sublimato”, visto il colore del vetro . Sostituendo in pochi minuti i componenti, il caricabatterie è tornato in vita per poi guastarsi nuovamente un paio di giorni dopo. Da allora è cominciato il mio calvario. Durante il funziona- mento, tutte le forme d’onda sono regolari, non scalda, le saldature rifatte in larga parte sono buone, sollecitandolo meccanicamente non succede nulla e lo stesso vale scaldandolo o raffreddandolo. Alla fine, in modo casuale, si guastano gli stessi tre componenti oltre al solito fusibile. Sono assolutamente contrario alle sostituzioni in prova ,ma ho dovuto rassegnarmi cambiando alcuni pezzi senza risultato e così, è nato il desiderio di un fusibile che avesse una velocità per così dire “elettronica”. Una protezione di questo tipo ,mi permetterebbe di salvare i componenti per capire cosa in realtà funziona o non funziona nel caricabatterie. Il progetto, ha quindi cominciato a prendere forma scarabocchiato su un foglio mentre aspettavo che si guastasse di nuovo. Realizzare quello che potremmo definire un sensore di corrente e di rapido intervento è, a livello teorico abbastanza semplice, anche senza usare componenti particolari e quindi, ero convinto di realizzarlo in un pomeriggio od al massimo in una giornata. In realtà le cose si sono complicate un pochino e la cosa è andata avanti per parecchie settimane ma vediamo quindi, lo schema di principio, i problemi e come sono stati risolti. Per misurare la corrente, ho scelto il modo più semplice che è quello di misurare la caduta di tensione su una resistenza ,in parallelo alla quale, posizionare un foto accoppiatore. Di conseguenza, con un potenziometro sull’emettitore, riuscivo perfettamente a regolare la soglia di intervento simulando, con resistenze di vario valore, il carico all’uscita. Ho anche pensato di usare un componente dell’Allegro ma visto che la massima corrente che tratterò non supererà mai i 2 ampere sono rimasto fedele al tradizionale. Gli opto isolatori sono ovviamente due, uno per semionda, visto che a 50 Hz la durata è sufficiente a fare dei bei danni. Di primo acchito ho pensato di usare un triac che, come sappiamo, una volta innescato si aprirà solo al passaggio per lo zero ed in presenza di resistenze molto basse avremo, per il tempo massimo di 10ms, anche correnti altissime. Quindi la nostra protezione così come è concepita, almeno una semionda o parte di essa la lascia transitare e, con questi presupposti, in caso di corto circuito, il nostro dispositivo non potrà fare molto. Il problema principale è sicuramente quello dello spunto. Quando collego un carico, che non sarà mai puramente resistivo, avrò un picco nell’assorbimento che si esaurirà in un paio di semionde o poco più. Questo transiente ovviamente saturerà il foto transistor ed il nostro fusibile, disconnetterà i il carico non permettendogli il regolare funzionamento. Inizialmente avevo considerato un ritardo di circa un secondo grazie al quale, l’alimentatore di un PC portatile usato per le prove che, per inciso, ogni qualvolta collego alla rete scintilla in modo preoccupante, non faceva intervenire la protezione. Lasciare però “scoperto“ il carico per un secondo non mi piaceva molto ed inoltre il picco di spunto mi ha anche obbligato a proteggere opportunamente i foto accoppiatori con dei diodi veloci. Avendo sottovalutato questo particolare Rke 12/2014 9 AUTOCOSTRUZIONE Alimentatore stabilizzato 5-30V Con convertitore DC-DC di Fabio Sbrizzai IW3SRZ L ’idea di questo progetto nasce dalla disponibilità di un trasformatore tirato fuori dallo scatolone delle cianfrusaglie messe da parte tempo prima e mai utilizzate. Durante l’ultimo trasloco mi ritrovo in mano questo trasformatore, già parte dell’alimentatore di una vecchia stampante a getto. La fattura sembra buona, ma non c’è nessuna scritta che mi dica quanti volt escono al secondario, né quale sia la sua potenza apparente. Per quanto riguarda il primo dato, è sufficiente collegare una spina e misurare la tensione con un multimetro: legge 28Vac (efficaci). Una stima approssimativa della potenza può invece essere fatta sulla base delle dimensioni del nucleo. In questo caso si tratta di un nucleo in ferro laminato del tipo “corazzato”, le cui colonne laterali misurano 9x24mm e la cui sezione complessiva vale, quindi, S = 4.32 cm2 (2x0.9x2.4). La potenza apparente può essere stimata come [Crapella]: P = (S1.15)2 14.1 VA Ipotizzando un fattore di potenza di ca. 0.85, possiamo stimare una potenza attiva attorno ai 12 W, non elevatissima, ma utile in certi casi. Ad esempio, per costruire un alimentatore DC. Prendiamo quindi un ponte raddrizzatore a diodi e un condensatore da 1000 F, 50V (filtro) e li colleghiamo come in Fig. 1. Che tensione otteniamo in uscita? Presto detto: 28V(eff)1.414 = 39.6Vdc, per semplicità indi14 Rke 12/2014 cati come 40Vdc in figura. Questo valore rappresenta la massima tensione: applicando un carico si osserverà un’ondulazione o ripple tanto più marcata quanto più elevata sarà la potenza richiesta dal carico. Si presentano, a questo punto, due problemi: 1. Il valore di 40V è difficilmente compatibile con i circuiti normalmente utilizzati nella pratica ed incompatibile con la maggior parte dei circuiti integrati. 2. Il ripple viene avvertito come ronzio in tutti i circuiti che prevedono un’uscita audio e introduce rumore in altre applicazioni come, ad esempio, amplificatori RF, mixer, oscillatori, circuiti digitali e convertitori analogico-digitali. Esso è un fenomeno FORTEMENTE INDESIDERATO. Che si fa, quindi? Le strade sono due: o si opta per uno stabilizza- tore di tensione tipo 7812 (per 12V in uscita) o 7805 (per 5V), oppure si ricorre ad un convertitore DC-DC in questo caso, stepdown o buck. Qual è la soluzione migliore? Supponiamo di voler richiedere all’alimentatore la potenza massima (12W), corrispondente ad un assorbimento di corrente pari a 300 mA (a fronte dei 40V in ingresso), ma su un circuito a 12V, frapponendo un 7812. La potenza disponibile al circuito alimentato sarebbe: 12V300 mA = 3.6W. E gli altri 8.4? Calore, dissipato sull’aletta dello stabilizzatore (che pertanto scalderà parecchio). In poche parole: uno spreco di energia (e di soldi). Qual è la situazione, invece, considerando l’impiego di un convertitore DC-DC? Il funzionamento è in questo caso un po’ più complesso e viene illustrato nel prossimo paragrafo. Fig, 1 - Gruppo trasformatore - raddrizzatore - filtro. ANTENNE Trasformatore Un-Un per antenne verticali a larga banda Prove e consigli per la costruzione di Davide Melchiori IZ3HAE Generalità Tutti abbiamo provato a costruire questo tipo di antenna, vuoi per uso portatile, la classica “canna da pesca”, vuoi per stazione fissa, vuoi modificando le vecchie “Mantova 5” da CB. In rete troviamo le varie descrizioni di come costruire il famoso trasformatore di impedenza 4:1 da sbilanciato a sbilanciato, od Un-Un (Unbalanced to Unbalanced); non chiamiamolo Bal-Un (Balanced to Unbalanced), per cortesia. L’idea di provare questi trasformatori mi è venuta vedendo l’articolo di I8SKG su Radio Rivista, dove realizzava questo trasformatore per l’antenna da lui brevettata, utilizzando delle bacchette di ferrite, ed affermava che l’efficienza di questo tipo di trasformatore era molto migliore del tipo a toroide serie T. Foto 1 20 Cosa si trova in rete Con il noto motore di ricerca, in rete si trova il classico Un-Un realizzato su toroide Amidon T200 o simili, chi dice di colore rosso, chi giallo, chi con 20 spire, chi con 10, chi con 15. Partendo da questi progetti ho voluto sperimentare personalmente la bontà degli stessi, arrivando a svilupparne uno autonomamente. Per le misure e le prove ho utilizzato l’analizzatore vettoriale MiniVNA. Prime prove, efficienza Per togliermi la curiosità ho realizzato un set-up, con due trasformatori per tipo, accoppiati sul lato ad alta impedenza e collegati alla porta DUT (Device under test) e DET (Detector) del Mini-VNA. Utilizzando la modalità “filtro” si registra l’efficienza del trasformatore. Riassumendo, il Foto 2 Rke 12/2014 trasformatore Un-Un 4:1 presuppone un’impedenza di antenna di 200 , l’uscita DUT del VNA emette RF (radiofrequenza) alla frequenza richiesta, ed effettua le misure vettoriali tramite la porta DET, quindi è in grado di stabilire l’efficienza dei trasformatori così collegati. Effettuiamo la prova tra 0 e 30 MHz, a copertura di tutte le HF. Effettuiamo la prova con: 1- Un-Un 4:1 realizzato su bacchetta di ferrite con L=100mm, 10 spire di binato rosso, fornita da RF Elettronica BF57 o BF58, vedi loro catalogo, Foto 1, traccia BLU sul grafico (fig. 1). 2- Un-Un 4:1 realizzato su toroide Amidon T225 rosso/grigio, Foto 2, traccia ARANCIO sul grafico (fig. 1). La misura sull’asse delle Y è il return loss in X la frequenza, quindi tanto più il valore di Return LABORATORIO-MISURE Laboratorio misure radio Come certificare in modo amatoriale i propri strumenti di misura (Quinta parte) di Enrico Barbieri I2BGL Controllo di conformità delle caratteristiche di due multimetri e di un voltmetro Dopo aver certificato gli strumenti per la frequenza e quelli per misurare l’ampiezza dei segnali radio, non si può trascurare di verificare e certificare la funzionalità degli strumenti classici di misura come i tester, per misurare le tensioni, le correnti e le resistenze. Come per le misure riguardanti la frequenza è necessario avere delle frequenze di riferimento per confrontare i counter/frequenzimetri, così per le misure di tensione e corrente è indispensabile avere strumenti già certificati oppure tensioni/correnti/resistenze di sicuro riferimento. Nel mio laboratorio sono presenti tre strumenti di misura (trascu- Foto 1 28 rando quelli da pannello). I lettori potranno fare questo lavoro con tutti gli strumenti che riterranno opportuno certificare: Il tester ICE 680E, anno 1967, che mi accompagna da sempre nelle mie sperimentazioni, col quale è possibile misurare anche le capacità, le reattanze e la frequenza in gamme molto limitate e non certamente in quelle radio. Foto 1. Ciò che caratterizza la bontà del tester, oltre alla precisione, è la sensibilità, che per questo strumento è di 20.000 ohm/volt in correte continua, 4000 /volt in c.a. Il tester Albametro, dell’Allocchio Bacchini, che ha più o meno la mia età. Dono di amici che avevano un genitore elettrotecnico che lo ha usato e conservato co- Foto 2 Rke 12/2014 Foto 3 me un reliquia e come tale mi è pervenuto due anni fa. Foto 2. La sensibilità dell’Albametro è di 2.000/volt in c.c.. Lo strumento ha una custodia in legno con maniglia per il trasporto. Il voltmetro portatile della Galileo, che mi è arrivato insieme all’Albametro, è un voltmetro a zero centrale, a cipolla, Foto 3, con tre morsetti per misurare 3 V, 30V e 150 V. La sensibilità è di 100 /volt. A fondo scala assorbe 30mA. Ha una custodia ben conservata, da oreficeria, come per gli orologi d’argento “da taschino”. Premetto che ho imparato ad usare gli strumenti elettrici a 16 anni, in laboratorio misure, e queste misure erano relativamente facili da fare. Non è stato così per certificare la bontà dei due tester, non tanto per l’impostazione della misura per misura- PROVE DI LABORATORIO Kenwood TS 590SG Un regalo per il prossimo Natale??? di Rinaldo Briatta I1UW A pparato nuovo o quasi il TS 590SG appare sul mercato giusto in tempo per rinverdire una vecchia gloria della Kenwood in opera da ottobre 2010 ben noto quindi e ancora in grado di offrire un ottimo servizio in tutte le modalità amatoriali. Il TS 590SG rimane nelle linee quasi uguale al TS 590S ma a questo modello si aggiungono molte varianti che provengono sia dall’esperienza di servizio e sia dalle innovazioni implementate nel Kenwood TS 990S, modello di punta della casa di Yokohama, ben noto per le peculiari caratteristiche (RadioKit maggio 2013 e dicembre 2010) Vorrei presentare brevemente le particolarità del “vecchio” TS 590S che sono ripresentate anche sul nuovo TS 590SG. Dunque si tratta di un transceiver HF-50 MHz classe 100watt, ali- mentazione esterna dotato di eccellente accordatore d’antenna automatico con memorie. Caratteristica è la conversione di frequenza che si presenta in modo non consueto cioè con prima media frequenza di 73,095 MHz quindi un Up-conversion a tre conversioni; questa disposizione riguarda la copertura generale del ricevitore ma per le gamme amatoriali di 15-20-40-80 e 160 m il ricevitore opera con prima media di 19,374 MHz e quindi diventa un Down-conversion offrendo in tal modo tutte le peculiarità ben note di questa disposizione. Il passaggio tra questi due modi operativi avviene in modo automatico al comando delle modalità cioè SSB/CW/FSK mentre per i modi AM/FM si opera in Upconversion rendendo possibile la copertura generale. La struttura base del ricevitore cambia quindi a seconda del modo e consente prestazioni al meglio dello stato dell’arte in dipendenza della scelta dell’operatore. Viene da chiedersi allora quanti o quali vantaggi possano ottenersi se queste caratteristiche di base vengono riprese nel nuovo modello TS 590SG. Intanto molte sono le innovazioni introdotte; alcune provengono dalla pratica operativa trascorsa. In quattro anni di operazioni e di laboratorio hanno esse stesse dato frutti importanti ma la progettazione e conseguente realizzazione del mod TS 990S ha permesso di avere a disposizione soluzioni e circuiti innovativi che sono applicati nel nuovo TS 590SG. Allora vediamo queste innovazioni È nuova la sezione dei filtri Roofing, nuovo tipo e nuovo fornitore; avendo questi nuovi filtri Roofing una BW di 6 kHz ed essendo posto direttamente all’uscita del mixer consentono un notevole e apprezzabile miglioramento delle caratteristiche dinamiche a banda stretta. È dichiarato migliorato anche lo stadio mixer di cui al momento non conosciamo la precisa disposizione circuitale, chissà che possa essere simile al mixer H mode presente sul TS 990S. di cui si conoscono bene le notevoli doti. (Radiokit gennaio 2014) Altro miglioramento è la formazione del segnale di AGC direttamente negli stadi DSP di IF Circuito di cui la Kenwood reclama la primogenitura già dal suo modello TS870S. L’attuale circuito di AGC è stato sviluppato per il TS 990S e si avvale di un DSP a 32 bit; l’AGC basato sul DSP consente un notevole miglioramento nell’ambito della IMD–IN BAND ed è peculiare nelle operazioni SSB/CW/FSK dove la conversione in basso nelRke 12/2014 47 RADIOASCOLTO NAVTEX Trasmissioni sulle... onde del mare di Luigi Colacicco I l NAVTEX è uno standard di trasmissione radio, la cui finalità è la diffusione di avvisi ai naviganti. Tali avvisi riguardano la comunicazione di tutto quanto possa risultare utile a chi va per mare. Spaziano dal semplice bollettino meteorologico alla segnalazione di situazioni di pericolo, alle limitazioni sul traffico marittimo. Le trasmissioni sono a senso unico; nel senso che sono solo alcune stazioni costiere, a ciò preposte, che emettono gli avvisi diretti alle navi, ma non il contrario. Il NAVTEX fa parte integrante del GMDSS (Global Maritime Distress Safety System, sistema internazionale per la sicurezza e il soccorso in mare). Di questo sistema fanno parte altri servizi che vedremo in altra occasione. In ogni caso, per l’organizzazione del GMDSS tutti i mari del mondo sono stati divisi in ventuno grandi aree, ciascuna denominata NAVAREA I… XXI. I mari italiani si trovano all’interno della NAVAREA III, di cui fanno parte anche il Mare d’Azov e il Mar nero; il coordinamento è affidato alla Spagna. La fig. 1 è molto esauriente; solo il golfo di Biscaglia (Bay of Biscay) non vi rientra. Lungo le coste sono dislocate delle stazioni radio che trasmettono i bollettini NAVTEX. La trasmissione viene effettuata in USB su due uniche frequenze, per tutte le stazioni: 518 kHz e 490 kHz. Sulla prima frequenza la trasmissione è in lingua inglese, per tutte le stazioni emittenti. La seconda frequenza è utilizzata invece solo per trasmettere bollettini in lingua locale. Vediamo come è formato un messaggio tipo, facendo riferimento alla fig. 2. Ciascun messaggio NAVTEX inizia con nove caratteri di controllo, chiamati “Header Codes”. I primi cinque caratteri sono “ZCZC_” e sono sempre gli stessi per tutti i messaggi; sono emessi per la sincronizzazione (messa a punto della fase). Questi primi cinque caratteri sono seguiti da altri quattro, che indichiamo con B1, B2, B3 e B4 dove: • B1 è una lettera dell’alfabeto che identifica la stazione trasmittente. Infatti, nel bollettino NAVTEX, ciascuna stazione costiera, abilitata alla trasmissione, è contrassegnata con una lettera dell’alfabeto. Notare che, per una stessa stazione trasmittente, il carattere identificativo è diverso a seconda che trasmetta sui 518 kHz oppure sui 490 kHz. Alle tre stazioni italiane sono state assegnate “E” (490 kHz) e “U” (518 kHz) per Mondolfo; “I” (490 kHz) e “R” (518 kHz) per La Maddalena; “W” (490 kHz) e “V” (518 kHz) per Sellia Marina. • B2 è anch’esso un carattere alfanumerico che indica l’argomento del messaggio, come mostra la fig. 3. • B3 e B4 sono due cifre che indicano il numero progressivo del messaggio, che parte da 01, arriva a 99; per ripartire di nuovo da 01; il numero 00 è particolare ed è riservato ai soli messaggi relativi a emergenze o ad argomenti di particolare urgenza. Il sistema di codifica dei caratteFig. 2 - Struttura di un bollettino NAVTEX Rke 12/2014 55 L'ASPETTO TEORICO La selettività e i suoi segreti Fatti, miti e un po’ di chiacchiere su una caratteristica fondamentale del ricevitore Parte prima di Gianfranco Tarchi I5TXI M entre gli anni ‘60 volgevano al termine, dalle pagine di un noto mensile di radioelettronica, l’architetto Giancarlo Buzio guidava gli apprendisti ascoltoni, compreso chi scrive, alla scoperta delle onde corte. Sono passati quaranta anni e ricordo tuttora come il simpatico Buzio sintetizzava i principali requisiti del ricevitore, grazie alla “Regola delle tre esse” che recita: “Un buon ricevitore dev’essere sensibile, stabile, selettivo”. Tuttora valida, la regola richiede solo due ritocchi: l’aggiunta di una quarta esse, “Spurie assenti”, e la precisazione che sensibilità e selettività devono essere dinamiche, cioè misurate in presenza di forti segnali vicini a quello voluto. Infatti, come accade nella realtà, la convivenza tra il debole segnale voluto e i forti segnali vicini può vanificare le buone prestazioni rilevate con un solo segnale di prova. Scopriamo insieme cosa si cela dietro la terza esse, la selettività, ed evitiamo i tranelli più comuni. Cos’è e come si indica La selettività di un ricevitore è la capacità di escludere i segnali non desiderati, anche forti, posti su frequenze adiacenti o vicine a quella sintonizzata. Vediamo, ad esempio, una situazione comune per SWL e OM: l’emittente desiderata trasmette su 58 Rke 12/2014 14.205 kHz USB e arriva con un segnale di -100 dBm, poco più di 2 V su 50 . L’emittente indesiderata trasmette su 14.210 kHz USB e arriva con un bel segnale di -53 dBm, 500 V. “Li mortacci sua...” penserà qualcuno memore di tanti DX persi in situazioni analoghe, ma non è il caso. Se il “disturbatore” ha un’emissione pulita, un ricevitore con discreta selettività manderà all’altoparlante solo il segnale a 14.205 kHz. Invece, un ricevitore poco selettivo, ad esempio con un filtro ceramico da 6-8 kHz, lascerà passare entrambi i segnali col risultato di sentire solo quello più forte e, si badi bene, senza alcuna colpa di chi opera su 14.210 kHz. La selettività si indica con alcuni semplici numeri: la banda passante a -6 dB, la banda passante a -60 dB ed eventualmente il ripple in banda e l’attenuazione ultima fuori banda. Questi sono i numeri del maturo Icom IC-756 col filtro stretto per CW, FL-101: 290 Hz a -6 dB, 490 Hz a -60 dB, ripple entro 4 dB per una banda di 260 Hz. L’attenuazione fuori banda è circa 85 dB a ±2 kHz. La banda passante a -6 dB indica quanto è ampia la banda di frequenze all’interno della quale si può ritenere che un segnale non subisca attenuazione degna di nota. All’interno di questa banda, infatti, la risposta dell’RX varia tra il massimo, che usiamo come riferimento a 0 dB, e due mi- nimi inferiori di 6 dB rispetto al massimo. Qualcuno obietterà che una riduzione di segnale pari a 6 dB equivale a passare da 100 W a 25 W. L’obiezione è fondata, ma c’è il ripple: una risposta in banda che sia piatta entro 2/3 dB è possibile solo con i migliori filtri a quarzo o meccanici, oppure con i filtri digitali. Talvolta si usa l’espressione banda passante da sola: in essa c’è dell’ambiguità, ma di solito s'intende a -6 dB. La banda passante a -60 dB indica quanto è ampia la banda di frequenze al di fuori della quale la potenza dei segnali indesiderati è attenuata almeno un milione di volte. Il valore di -60 dB è un compromesso tra un’attenuazione fortissima, che potrebbe essere 80/100 dB, e un’attenuazione ragionevole, ottenibile e misurabile senza troppe difficoltà. A proposito di attenuazioni ragionevoli, osserviamo che i costruttori dei ricevitori più economici, equipaggiati con modesti filtri ceramici, indicano la banda passante a -40/-50 dB, perché i -60 dB non sono mai raggiunti o lo sono soltanto a distanza di decine di kHz. Il valore di -60 dB è anche il limite oltre il quale conviene dimenticare la selettività statica e puntare sulla selettività dinamica, concetti cui accenneremo più avanti. Il ripple in banda indica a quali variazioni massime sono soggetti i segnali compresi nella A RUOTA LIBERA Il sigilla cavi Una soluzione economica ed efficace di Pierluigi Poggi IW4BLG U no dei problemi più banali e diffusi nelle installazioni radio amatoriali è il passaggio dei cavi coassiali e di controllo, fra l’interno dell’abitazione e l’esterno. Il problema, per quanto semplice, se ben osservato richiede invece il raggiungimento di differenti obiettivi quali: - sigillare contro il passaggio di aria (calda/fredda) e relativo effetto camino - sigillare contro l’ingresso di pioggia/umidità - impedire che animali (i.e. insetti) possano penetrare nello shack Condotta per cavi antenna ed accordatore a forma di collo d’oca e “sigillata” con uno straccio. Pioggia e neve non entrano, ma il resto... - permettere una facile manutenzione dei cavi - essere di facile posa Una soluzione professionale al problema è in genere l’uso di un passacavo a tenuta per ogni conduttore, scelta tanto performante quanto “rigida”. Infatti richiede spazio e non permette agevoli modifiche della configurazione. Più spesso si opta per il far passare tutti i cavi assieme attraverso un’apertura, usualmente di forma circolare, sigillata “in qualche modo”. I metodi domestici di soluzione di questo problema spaziano dallo straccio spinto dentro all’apertura assieme ai cavi all’uso di sigillanti siliconici o poliuretanici. L’uso di condotte opportunamente profilate ad esempio a collo d’oca, può sicuramente ridurre il rischio di ingresso di precipitazioni atmosferiche, ma non risolve completamente il problema. Quale che sia la realizzazione sopra descritta impiegata, tenuta e/o facile manutenibilità sono compromesse. Infatti, soluzioni quali “tappi di carta” o stracci offrono facile manutenzione e modifiche, ma non sono certo idonei a garantire la tenuta agli agenti atmosferici, mentre ben tutti conosciamo cosa accade quando andiamo a cercare di manipolare un cavo “sporcato” di silicone o peggio, poliuretano espanso. Una soluzione pulita, efficace ed economica è invece rappresentata dai “nastri espandenti”. Pensati e sviluppati come prodot- ti di sigillatura di intercapedini nell’edilizia e molto diffusi nel mercato mitteleuropeo, i nastri auto-espandenti sono essenzialmente prodotti realizzati con schiuma poliuretanica a celle aperte, impregnata con resina acrilica. I nastri sono compressi e confezionati in rotoli. Una volta posati si auto espandono e riempiono il giunto in tempi variabili a seconda della temperatura ambiente. I tempi di assestamento a basse temperature (circa 0 °C), possono superare anche la settimana, mentre, con temperature estive (superiori a 30 °C), possono bastare pochi minuti. Nella nostra situazione in studio, sono preferibili ad altre soluzioni perché di facile applicazione, non sporcano i cavi, i tempi di posa sono ridotti e se opportunamente scelti, sono molto affidabili nel tempo, con garanzia di funzionamento ben oltre i due lustri. Oltre a essere ottimi isolanti termoacustici, possono essere, a seconda dei casi, più o meno permeabili al vapore nonché alla pioggia battente. La norma che li classifica in base alle loro caratteristiche è la DIN 18542:2009, norma che li suddivide in nastri auto-espandenti BG1, BG2 e BGR. - Nastro Auto-espandente BG1: adatto all’esterno, anche esposto ai raggi UV, è permeabile al vapore. Rende un giunto impermeabile per pressioni fino a 600 Pa. Esempio di espansione del nastro non più compresso. Prodotto: Pigaband All in One 54/7-15, Pigal Rke 12/2014 63 A RUOTA LIBERA Bletchley Park Un interessante viaggio tra radio, crittografia e computer di Stefano Sinagra IZ0MJE S e i vostri interessi, oltre alla radio e all’elettronica, sfiorano anche la storia e l’informatica, dovete assolutamente dedicare una giornata a Bletchley Park quando farete un viaggio dalle parti di Londra. Distante circa un’ora di treno dalla capitale inglese[1], l’installazione di Bletchley Park –conosciuta anche come Station X[2]- fu protagonista della decodifica dei messaggi cifrati dell'Asse durante la Seconda Guerra Mondiale. Il velo sulle attività di tale centro cominciò a sollevarsi poco prima del 1980, finiti i trenta anni di silenzio imposti dal giuramento di segretezza di chi ci lavorò. La storia, piuttosto romanzata, fu portata al grande pubblico dal libro ENIGMA[3] e dal film su esso basato[4]. La segretissima base fu impiantata alla vigilia del conflitto nel parco di una stupenda villa di fine ‘800 e collocata strategicamente: abbastanza distante da Londra per non essere coinvolta nei bombardamenti, lungo le maggiori arterie di comunicazione ed equidistante tra Oxford e Cambridge, che avrebbero costituito il serbatoio di cervelli cui attingere. Che la base sia stata impiantata prima dell'inizio delle ostilità non deve stupire: tutte le maggiori potenze si intercettavano a vicenda dalla comparsa del telegrafo[5] e della radio, confidando in sistemi di crittografia abbastanza elementari. Anzi, casomai possono far sorridere lo [1] Servizi da Euston station della London Midland. Chi viaggia in treno ha diritto allo sconto del 50% sul biglietto d’ingresso: consultate il sito di Bletchley Park per maggiori dettagli: http://www. bletchleypark.org.uk/ [2] Nome della stazione radio presente all'inizio delle attività, inserito in una serie battezzata con le lettere dell’alfabeto, quindi senza una connotazione misteriosa della lettera “X”. Successivamente si ritenne opportuno non attirare tentativi di radiolocalizzazione e le radio furono trasferite altrove, ma il nominativo rimase in uso come soprannome. [3] Di Robert Harris, pubblicato in Italia da Mondadori nel 1996 [4] Pellicola del 2001 prodotta tra gli altri da Mick Jagger. [5] Grazie ad opportune derivazioni nelle cabine di connessione dei cavi. [6] Ragazze dal buon curriculum scolastico la cui storia familiare potesse garantire una garanzia sulla riservatezza. Risultavano imbarcate sulla nave fittizia “HMS Pembroke V“ Stazione per intercettazioni radio della Metropolitan Police 68 Rke 12/2014 La villa al centro del parco stupore e l’indignazione manifestati la scorsa estate quando si sparse la notizia che gli USA avrebbero spiato le comunicazioni di tutti i governi del mondo. Bletchley Park (di qui in avanti “B.P.”) era strutturata come centro interforze, cui contribuivano militari dell’intelligence, professori universitari in discipline scientifiche e umanistiche, tecnici e, a fornire la manovalanza impiegatizia, le volontarie della Marina[6]. A pieno regime ospitò oltre 1’000 addetti che ne raggiungevano i cancelli in treno o autobus su turni che coprivano le 24 ore. Eppure il nemico non ne ebbe mai sufficiente percezione
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