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SETTIMANALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
7.7.2005
La bellezza,
gli architetti, i filosofi
[la Repubblica di Mercoledì 14 Aprile 2004]
WEB
Mostre
I concorsi sono online
Roma: Alberti, la memoria della città
Dal disegno con il tecnigrafo all'impiego di software e applicativi. L'informatica e Internet anche
all'interno degli studi di architettura hanno rinnovato a fondo l'organizzazione e il modo di lavorare. Oggi carte e progetti viaggiano
online e le modifiche si possono
apportare in tempo reale. «La gestione telematica della propria attività è rimessa al singolo professionista - afferma Raffaele Sirica,
alla guida del Consiglio nazionale
degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori -. Come
Consiglio nazionale, invece, ci sforziamo di mettere in rete e far dialogare gli Ordini territoriali. A proposito, già da tempo, sul nostro
portale Internet (consultabile sul
sito www. cnappc. archiworld. it)
abbiamo realizzato un registro
unico che consente di verificare
la posizione di qualsiasi iscritto
all'Albo professionale presso qualunque Ordine provinciale. E per
accorciare i tempi dei concorsi di
progettazione - aggiunge il presidente del Cnappc — stiamo sperimentando procedure di concorso
via web e tramite videoconferenza. In questo modo si vengono a
creare delle giurie “virtuali", i cui
componenti possono esaminare
direttamente dalla loro location
gli elaborati dei candidati». Sono
lontani i tempi del tecnigrafo.
Professionisti
anche in tecnologia
Se fosse vero, come provocatoriamente ebbe a scrivere George Bernard Shaw, che le professioni sono
«cospirazioni contro i profani», la
tecnologia si potrebbe definire come la loro arma d'attacco. Da sempre, infatti, l'utilizzo, o meglio il
dominio, di nuovi mezzi tecnologici costituisce (accanto ai saperi
specialistici) uno dei fattori determinanti nel processo di miglioramento qualitativo e di innalzamento del prestigio
SEGUE
«È… da sapere che la sicurezza, l'autorità, il decoro dello stato dipendono in gran parte dall'opera dell'architetto.»
Con queste parole, tratte dal De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, si apre l'esposizione dei Musei Capitolini a Roma dedicata al
grande architetto genovese. La mostra, aperta fino al 16 ottobre, conclude un percorso di convegni e di studi che ha impegnato il biennio
2002-2004, quando scoccarono i sei secoli esatti dalla nascita dell'artista. (...) Del resto, l'opera dell'Alberti è tale che travalica qualsiasi
ricorrenza, per importante che sia e, in questo caso, le motivazioni
sono più che valide perché a Roma (e dove altrimenti ?) si pone sul
tappeto il problema dell'Alberti urbanista.
Bisogna infatti sapere che quando Leon Battista giunse a Roma nel 1432 per entrare a far
parte della curia di papa Eugenio IV, come abbreviatore apostolico, la città eterna viveva
un momento di prima rinascita che però risentiva ancora della mancanza di un piano organico vero e proprio. (...) Fu nei vent'anni
successivi al suo arrivo a Roma, che l'Alberti,
confrontando il testo di Vitruvio con la realtà
dei monumenti romani riuscì a rinverdire la
tradizione architettonica e a dar vita ad un testo originale e fondamentale come il De architectura. L'opera fu presentata a papa Niccolò
V nel 1452 e divenne una pietra miliare nella storia della cultura non
soltanto antiquaria del Quattrocento. Sarà appena il caso di ricordare che lo studio dell'antico dal vero condizionò non poco la vena creativa di questo novello Vitruvio.
La relazione con le grandi opere del passato, perciò, non fu un mero esercizio accademico, ma modificò, attraverso la figura dell'Alberti,
la visione che quel secolo aveva del ruolo e della funzione dell'architetto. Si comprende allora come, con la frase che abbiamo citato
all'inizio, egli volesse sottolineare l'importanza sociale dell'architetto
a cui egli attribuisce, a ragione, quasi delle responsabilità di governo. Come la costruzione di fortezze idonee avrebbe concorso alla sicurezza ed alla solidità degli apparati militari, così la realizzazione
di edifici nobili e degni avrebbe sottolineato l'autorità e la saldezza
dello stato; infine un'edilizia privata elegante e raffinata avrebbe contribuito a rendere vivo il decoro della città. In definitiva, perciò, dall'architetto dipende il volto del potere e della società di allora. È infatti lui che consegna ai posteri l'immagine di un'epoca ed è lui che
rende prioritaria rispetto ad un'altra la scelta culturale di un'epoca.
Su tutti questi aspetti la mostra permette un'ampia riflessione corredata da un vasto apparato documentario che va da mappe urbane
a piante monumentali, da frammenti di edifici storici a dipinti d'epoca per un totale di oltre centoventi pezzi.
Divisa in tre sezioni, la mostra è curata da un folto gruppo di studiosi
quali Burns, Fancelli, Fiore, Nesselorath e Viscogliosi, cui vanno aggiunti i nomi di Frommel, Bruschi, Bulgarelli e Calzone che compongono il Comitato scientifico.
LA ROMA DI LEON BATTISTA ALBERTI. ARCHITETTI, UMANISTI E ARTISTI ALLA SCOPERTA DELL'ANTICO NELLA CITTÀ DEL QUATTROCENTO, Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli, fino al 16 ottobre 2005
Marco Bussagli su Avvenire di Domenica 26 Giugno
SEGUE
www.museicapitolini.org
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SETTIMANALE
DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI
E CONSERVATORI
sociale che caratterizza l'evoluzione dei professionisti e li differenzia dall'universo generico dei
lavoratori.
Sprint tecnologico. A rafforzare
queste tesi, ora, giunge un'indagine, elaborata dal Censis per « l Sole 24 Ore del lunedì», dalla quale
emerge che i professionisti sono
molto più sensibili della media
degli italiani all'utilizzo di tecnologie telematiche. Computer, cellulare, Internet e palmari rappresentano ormai strumenti fondamentali per una frazione molto significativa di quanti svolgono attività di servizi. In particolare, lo
scarto tra professionisti e media
nazionale è di oltre venti punti
percentuali nell'uso di personal
computer a casa, di 16 punti nell'utilizzo dei pc in ufficio e di 18,4
punti nei collegamenti a Internet.
Un risultato tanto più interessante se si considera, come ricorda Giuseppe Roma, direttore del
Censis, che «l'acquisto e la gestione di sistemi informatici rappresenta un investimento monetario
e di competenze che ricade sui costi individuali di produzione. Mentre nel settore pubblico, o in azienda, l'uso del computer viene incentivato dall'organizzazione, per
i professionisti il cambiamento è
direttamente legato al miglioramento delle prestazioni e all'ottimizzazione delle modalità di lavoro». In ufficio utilizza Internet il
40,1% dei professionisti, contro il
37,2% dei dipendenti pubblici, il
27,4% di quelli privati e il 21,3%
della media nazionale. (...) «Il lavoro professionale è costantemente in rete - commenta Roma e lo dimostra la presenza di linee
Adsl non solo negli studi, ma anche
nelle abitazioni. L'impegno lavorativo continuo, da sempre tipico
degli autonomi, oggi si concretizza via Internet, con effetti moltiplicati in termini di risultato economico e produttivo».
Elio Silva su Il Sole 24ORE di Lunedì 27 Giugno
Mostre
I segreti della Cupola di Brunelleschi
La mostra documentaria «La Cupola di Santa Maria del Fiore sotto gli affreschi: conferme e novità» è curata dai docenti della facoltà fiorentina Roberto Corazzi e Giuseppe Conti insieme all'architetto Stefania Marini e si pone l'obiettivo
di dare un ulteriore contributo agli studi dedicati alle tecniche di costruzione della Cupola, analizzate mediante sofisticate apparecchiature. Un esempio è l'endoscopia industriale, che utilizza una sorta di sonda inserita dagli studiosi nelle fessure presenti sulla Cupola. Il risultato dell'esperimento, con la relativa documentazione fotografica, è uno
degli elementi di maggiore interesse dell'esposizione, dove è possibile osservare anche sette plastici - alcuni dei quali riproducono un nuovo modello sulla geometria di una porzione di vela della Cupola - e le macchine usate dal Brunelleschi per la costruzione del suo capolavoro, messe a disposizione dal Dipartimento di Scienza delle Costruzioni
della Facoltà di Architettura. La mostra documenta la ricerca degli studiosi fiorentini, che ha prodotto una precedente esposizione e, nell'anno corrente, l'uscita di due libri: Cupola di Santa Maria del Fiore. Tra ipotesi e realtà (Pitagora) e La Cupola di Santa Maria del Fiore raccontata dal suo progettista Filippo Brunelleschi (Sillabe).
Facoltà di Architettura, Piazza Ghiberti 27, Firenze, fino all'8 luglio
Architettura in Montagna - Gino Valle in Carnia
Gino Valle, il noto architetto scomparso nel 2003, eseguì tra gli anni '50 e gli anni '80 alcune significative opere nel
territorio montano del Friuli nord-occidentale. La Casa Quaglia a Sutrio (1953-54), il Municipio di Treppo (1956-58),
le Terme di Arta (1962-64), il Municipio di Sutrio (1975-78) e il Kursaal di Arta (1975-79) sono riusciti esempi di inserimento del moderno nel paesaggio alpino e sono considerati tra le più significative architetture italiane del secondo dopoguerra. Il comune di Treppo Carnico rende omaggio al lavoro di Valle con una mostra che presenta i disegni originali dei progetti per la Carnia e le fotografie degli edifici realizzate all'epoca da importanti autori tra cui
Italo Zannier, Fulvio Roiter e Carla De Benedetti. Oltre agli esempi già noti sono esposti lavori inediti come l'Asilo di
Fielis di Zuglio (1950-52) e altri progetti che mostrano la continua ricerca progettuale di Valle. Lungi dall'essere datata, l'architettura di Valle in Carnia offre uno stimolo ai progettisti odierni ricercando un dialogo evolutivo tra nuove
strutture e ambiente preesistente che rifugge soluzioni unitarie o formule certe.
Galleria D'Arte Moderna «Enrico De Cillia», Treppo Carnico (UD), fino al 25 settembre
«Rileggere l'antico» a Villa Adriana
La mostra propone una rilettura dell'apparato decorativo della Villa costruita dall'imperatore Adriano nella prima metà
del II secolo d.c. La mostra, organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni
Archeologici, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e dalla Facoltà di Ingegneria Università di Roma Tor Vergata, con l'apporto scientifico di Benedetta Adembri e Giuseppina Enrica Cinque, è il risultato del progetto
denominato Ri.V.A. teso al ri-studio ed alla ri-scoperta della dimora imperiale. Nella mostra vengono esposti i più
significativi ritrovamenti portatati alla luce durante i lavori di scavo presso tre aree archeologiche: l'Edificio a Tre
Esedre, l'Antinoeion e il Teatro Greco. La mostra espone anche i risultati dei recenti scavi relativi all'area del Teatro
Greco. Grazie all'analisi delle foto aeree con il sistema iperspettrale MIVIS e alle indagini geofisiche con georadar
è stato possibile comprendere meglio la complessa articolazione della struttura, costituita dall'edificio per lo spettacolo e da una serie di corpi ed elementi architettonici scenografi a più livelli. Infine vengono presentate anche immagini della Villa associate a disegni di Leonardo da Vinci che, documentato con certezza sulla base delle indicazioni contenute in un foglio del Codice Atlantico, visitò Tivoli e l'area archeologica.
Ex caffetteria di Villa Adriana, Tivoli, fino al 25 settembre
«Pulviscoli»
La mostra presenta una selezione di circa 200 disegni dei 2500 dati da Alessandro Mendini alla Collezione Permanente del Design in vista dell'apertura del Museo del Design e che saranno consultabili digitalmente all'interno della Biblioteca del Progetto della Triennale di Milano. Si mostrerà il metodo di lavoro di Alessandro Mendini, indagato attraverso i disegni preparatori, febbrili solari e limpidi schizzi colorati, e i testi teorici ed esplicativi che precedono la realizzazione di un progetto.
Triennale di Milano, fino al 24 luglio
Tommi Grönlund e Petteri Nisunen
Prima personale italiana di Tommi Grönlund (1967) e Petteri Nisunen (1962), artisti, architetti e designer finlandesi
conosciuti in Italia in occasione della Biennale di Venezia del 2001, dove i due avevano rappresentato il proprio paese nel Padiglione dei Paesi Nordici. Nel 1993 Grönlund e Nisunen realizzano le loro prime installazioni, basate sull'energia potenziale di uno spazio e sulla presenza di fenomeni fisici solitamente invisibili (le radiazioni, le frequenze sonore bassissime) traslati in modo da divenire percepibili attraverso lampade, cubi d'acciaio e solidi di cemento che vibrano, piattaforme d'alluminio lucido che riflettono i segnali luminosi. Da allora il loro lavoro ragiona attorno alle diverse forme di percezione e di correlazione tra fenomeni fisici apparentemente disconnessi tra loro e all'uso di flussi energetici e meccanismi regolati da schemi casuali: una casualità non delegata a un software ma che prende forma dal ritmo disuguale di fenomeni naturali come le radiazioni, il calore, l'energia elettrica, il movimento, la propagazione della luce.[...]. A cura di Daniela Cascella.
Galleria Nicola Fornello, via Paolini 27, Prato, fino al 23 luglio
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
SEGRETARIO: LUIGI MARZIANO MIRIZZI
PRESIDENTE: RAFFAELE SIRICA
TESORIERE: GIUSEPPE ANTONIO ZIZZI
VICE PRESIDENTE: MASSIMO GALLIONE
CONSIGLIERI: RENATA BIZZOTTO,
VICE PRESIDENTE: LEOPOLDO EMILIO FREYRIE
LUIGI COTZIA, GIORGIO MARCHETTI,
VICE PRESIDENTE: GIANFRANCO PIZZOLATO
PIERLUIGI MISSIO, NEVIO PARMEGGIANI
DIRETTORE RESPONSABILE
RAFFAELE SIRICA
DIRETTORE EDITORIALE
MASSIMO GALLIONE
COORDINAMENTO EDITORIALE
GIORGIO SCIANCA
DIREZIONE E REDAZIONE
CNAPPC, VIA SANTA MARIA DELL’ANIMA, 10
00186 ROMA
TEL. [06] 6889901 R.A.
FAX [06] 6879520
http://www.larchitetto.archiworld.it
Di questo numero sono state inviate copie ai 42.600 possessori di casella
di posta elettronica ARCHIWORLD NETWORK @archiworld.it - @awn.it
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SETTIMANALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
14.7.2005
Riprendere la via
della qualità architettonica
[Il Gazzettino di Mercoledì 18 Febbraio 2004]
Camerino
Veneto
XV Seminario
di Architettura
I giovani architetti e i concorsi
La XV edizione del seminario internazionale e premio di architettura e cultura urbana si terrà presso l'università di Camerino (Mc),
Palazzo Ducale, dal 31 luglio al 4
agosto, sul tema «Arte architettura. Nuovi paesaggi urbani», organizzato da Giovanni Marucci.
Programma - Temi progettuali
Il seminario comprenderà sessioni in aula magna con brevi relazioni programmate, comunicazioni e conversazioni sul tema, che
sarà trattato in modo interdisciplinare da docenti e qualificati
professionisti, alternate a laboratori all'interno dei quali gli iscritti potranno presentare le loro opere e confrontarsi sui diversi aspetti dell'argomento.
I temi progettuali proposti sono:
- rapporto fra architettura e sedimentazioni storiche/archeologiche
- allestimenti, rappresentazioni,
architetture temporanee
- luoghi e spazi per l'arte e l'aggregazione sociale
Nelle giornate del seminario sarà
allestita la mostra delle opere presentate in concorso dai partecipanti con relativo catalogo a diffusione interna, come ulteriore
opportunità di confronto e di
scambio di esperienze. Nella giornata conclusiva, saranno assegnati i premi CAMERINO 2005.
Università di Camerino; Consiglio
Nazionale degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori; Ordine
degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia
di Macerata; Archeoclub d'Italia
con il patrocinio di INARCH, INU,
Consiglio degli Architetti Europei,
Comune di Camerino
web.unicam.it/culturaurbana
Gli Ordini in aiuto degli enti locali per scrivere i bandi
Sono reclamati a gran voce ma poi non portano a fattivi incarichi di progettazione. Si tratta dei concorsi di idee, ovvero dibattiti sul futuro urbanistico delle città, adottati per mettere a confronto idee innovative sullo spazio urbano da trasformare. Sono considerati trampolini per i giovani architetti e progettisti ma in realtà, si tratta di metodi che raramente
portano ad un incarico di progettazione definitiva o esecutiva di un'opera. Succede, infatti, che le amministrazioni bandiscano il concorso di idee, ma poi chiudano l'idea vincitrice in un cassetto e la facciano realizzare a distanza di tempo da architetti o ingegneri dipendenti degli uffici tecnici. In questo modo, spesso, i concorsi di idee finiscono per trasformarsi per i giovani professionisti in una grande delusione.
Intanto, a Treviso, l'Ordine degli architetti ha creato uno staff di professionisti per predisporre i bandi dei concorsi in modo corretto: «In questo modo - spiega Italo Rebuli, presidente
dell'Ordine provinciale trevigiano - il Comune procede spedito e i nostri iscritti si sentono
più garantiti. I Comuni così possono avere il vincitore in quattro mesi: bandito il concorso
occorre lasciare 60 70 giorni per la progettazione, 15 giorni per la presentazione della documentazione e un mese alla giuria per l'esame degli elaborati e la scelta del vincitore».
Appello a Cacciari: «Difendi il lavoro degli under 40»
Adesso sperano nei concorsi di idee per la realizzazione della stazione della metropolitana di superficie in via Olimpia o per la riqualificazione dell'area dell'ospedale Umberto I, i
giovani architetti di Venezia. «A Mestre dovrebbero essere una quindicina i siti sui quali intervenire», ipotizza Andrea Degan, giovane architetto veneziano che insieme ad un gruppo di colleghi ha raccolto sottoscrizioni in calce ad una lettera inviata il mese scorso al sindaco, Massimo Cacciari. (...)
La richiesta, avanzata al nuovo sindaco, di impugnare il bando della precedente amministrazione sembra impossibile da soddisfare. «L'assessore all'urbanistica, Gianfranco Vecchiato (presidente veneziano dell'Ordine degli architetti, n. d. r.) - prosegue Degan - che molte volte ha ribadito la necessità di entrare, per Venezia, in una nuova stagione dei concorsi, ci ha rassicurato sul fatto che presto sarà aperto anche un ufficio concorsi, per le future
progettazioni, con l'obiettivo di tutelare i concorrenti e creare le condizioni per la maggior
partecipazione possibile». (...)
Primo obiettivo dei giovani progettisti resta la promozione del concorso di idee per riuscire a farsi notare. «Ci sono varie forme per avere uno speciale riguardo per i giovani, nella città in cui esiste probabilmente la più alta concentrazione di progettisti al mondo - prosegue Degan - si può prevedere anche una speciale sezione di concorso per gli under 40.
Invece dobbiamo vedercela con i grossi studi locali ed italiani e anche con i grandi nomi stranieri che muovono indotto, ma non è detto siano in grado di portare le soluzioni migliori.
Molte volte lo studio con i grossi fatturati può proporre idee meno creative e più standardizzate. Mentre, invece, il giovane professionista, può essere più innovativo».
SEGUE
Cities: Grand Bazaar of ArchitectureS - Istanbul 3/7 luglio
Si sono conclusi a Istanbul il XXII Congresso Mondiale UIA e la XXIII Assemblea
dei Delegati, durante la quale è stato eletto il nuovo Presidente, Gaétan Siew,
delle Isole Mauritius. Per la Regione UIA 1, i Delegati degli architetti
di 98 paesi del mondo hanno eletto Presidente l’italiano Giancarlo Ius,
la cui candidatura era stata presentata dal Presidente del CNAPPC
Raffaele Sirica. Il prossimo numero di lAnews sarà interamente dedicato
alla cronaca, alle immagini e ai commenti.
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SETTIMANALE
DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI
E CONSERVATORI
Assegnato il Premio
Città di Oderzo
È stato aggiudicato ad Alfonso
Cendron, per il progetto Casa
Deeks a Volpago del Montello
(Treviso), il premio di architettura Città di Oderzo 2005, giunto alla nona edizione.
Il progetto di Cendron è stato
scelto sui dieci selezionati tra i
118 in gara per il riconoscimento pubblico alla qualità del costruire.
Il premio è stato istituito dal
comune di Oderzo, in provincia
di Treviso, e promosso tra gli altri anche dal Cnappc ed è diventato una sorta di monitoraggio
sull'evoluzione e la trasformazione urbana e territoriale del
Triveneto.
In attesa della presentazione
ufficiale del premio, il 25 ottobre
alla Triennale di Milano, sono
stati annunciati il vincitore Cendron e il premio speciale della
giuria alla committenza, che è
stato assegnato alla provincia
autonoma di Bolzano per la realizzazione della nuova sede della libera università di Bolzano a
Bressanone.
La premiazione coinciderà con
l'apertura della mostra dei progetti selezionati, il 26 novembre
a Oderzo, che sarà allestita dal
vincitore Cendron.
Il premio è promosso dall'ordine degli architetti di Treviso e
dalla provincia e gode del patrocinio delle Regioni Veneto e Friuli, delle Province autonome di
Bolzano e Trento, di Iuav, Ministero Beni Culturali, Federazione
regionale degli Ordini degli architetti di Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Ordini degli architetti delle province di Bolzano e di
Trento.
Veneto - Concorsi di architettura
Ma alla vittoria non sempre segue l'incarico
Servono ad aprire un dibattito sul futuro urbanistico di una città, ad alimentare la partecipazione dei professionisti ed in generale dei cittadini, a far emergere giovani progettisti e a mettere a confronto idee innovative sullo spazio urbano da trasformare. Tuttavia i concorsi di idee
che i giovani architetti reclamano a gran voce nelle città venete portano solo raramente ad un
incarico di progettazione definitiva o esecutiva di un'opera. Succede invece che in molti casi
le amministrazioni bandiscano un concorso di idee e poi chiudano l'idea vincitrice in un cassetto o che a distanza di qualche tempo la facciano realizzare da architetti o ingegneri dipendenti degli uffici tecnici o ancora da professionisti esterni di fiducia.
«La legge in questo caso è chiara» spiega Andrea Missori, architetto veneziano che insieme
al collega Maurizio Vardagnolo ha scritto qualche anno da una sorta di vademecum intitolato Concorsi di architettura, decalogo nazionale. «Il regolamento di attuazione della Merloni,
il decreto 554/ 99, prevede chiaramente - continua Missori - che sia per il concorso di idee sia
per il concorso di progettazione, l'amministrazione non abbia alcun obbligo di affidare incarichi successivi al progetto preliminare, cioè la predisposizione del definitivo e dell'esecutivo
al professionista vincitore». (...)
Così iniziarono Piano e Chipperfield
Chi li consiglia e chi li evita. I concorsi di idee possono trasformarsi anche in una grande delusione per i giovani progettisti che sperano, non solo di farsi conoscere, ma anche di realizzare quanto progettato. «Consigliamo la partecipazione ai nostri associati solo se il premio è
elevato, considerando che il concorso di idee ha il pregio di promuovere il professionista senza consentirgli spesso di seguire la fase di realizzazione dell'opera ideata - chiarisce Nicola Cacciatori, presidente dell'associazione giovani architetti di Verona (Agav), che conta 150 soci circa - Proprio a me è successo in passato di vincere un concorso di idee, nel cui bando era specificato che, in caso di realizzazione dell'opera, il lavoro sarebbe stato assegnato all'autore, mentre poi a distanza di qualche anno ad occuparsene sono stati i dipendenti del Comune banditore, senza che io potessi rivendicare nulla». Quindi la convenienza può venire dal premio, elevato e dalla pubblicità. Gli ordini professionali inoltre possono solo consigliare, non più diffidare i loro iscritti dalla partecipazione ad un concorso di idee, anche se non è previsto alcun
premio e quindi il contributo del progettista non viene ripagato. «L'antitrust è intervenuto diffidandoci dal diffidare gli iscritti: il nostro intervento poteva alterare le regole del mercato»,
spiegano all'Ordine trevigiano.
Sollecita invece i colleghi a partecipare, perché i concorsi di idee sono sempre un ottimo trampolino, Giovanni Nicola Roca, presidente di Vaga, l'associazione che raggruppa i giovani architetti
vicentini. «Molti grandi professionisti hanno cominciato con i concorsi, ad esempio Renzo Piano. David Chipperfeld di Londra lavora solo per concorsi. Oltretutto le amministrazioni comunali
a volte affidano ai vincitori la realizzazione delle opere progettate». (...)
Valeria Zanetti su Il Sole 24ORE Nord-Est di Mercoledì 13 Luglio
Convegno
È Roma la città italiana con più creativi
www.oderzocultura.it
Il motore d'Italia? La «classe creativa» : scienziati, artisti, architetti, manager, professionisti, designer, stilisti, musicisti. I talenti capaci di produrre idee e innovazioni, di generare «salti di conoscenza» e creare «discontinuità» .
Sono loro la risorsa - scarsa, in Italia - che le città devono trattenere se vogliono essere davvero competitive. È
partita la gara per attirare il capitale umano. E l'Ance, l'associazione dei costruttori, analizza la situazione italiana: indietro rispetto a Paesi come Irlanda e Belgio, «ostacolata» da problemi economici, sociali, urbanistici. A fare il punto sulle «città che attraggono creatività» alla Triennale di Milano c'erano il ministro delle Infrastrutture,
Pietro Lunardi, esperti di marketing, economisti, il presidente dell'Ance, Claudio De Albertis, il Premio Nobel per
l'Economia 2004 Edward Prescott. Riuniti nel convegno «Le città dei creativi» per analizzare l'omonima indagine condotta dallo studio Ambrosetti. Deludenti i risultati: l'Italia è al 34° posto nel «ranking internazionale della
creatività». Roma è la prima città italiana per classe creativa (24,62% della forza lavoro), seguita da Napoli (23,38),
Milano (22,87), Palermo (22,52) e Torino (19,91). Numeri insufficienti: la quota di creativi nei Paesi trainanti, quelli che grazie alle «idee» stanno costruendo il loro sviluppo, raggiunge il 30 per cento. Servono, allora, nuove proposte. «Per essere attrattiva - spiega Paolo Borzatta, curatore della ricerca - una città deve essere aperta 24 ore
su 24, offrire stimoli culturali e una buona qualità della vita, favorire la multiculturalità» . È d'accordo Lunardi: «Le
città italiane hanno bisogno di menti creative per rinascere, per non essere dormitori, ma centri di produzione».
S. Scarane su ItaliaOggi di Mercoledì 13 Luglio
sul Corriere della Sera di Mercoledì 13 Luglio
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
SEGRETARIO: LUIGI MARZIANO MIRIZZI
PRESIDENTE: RAFFAELE SIRICA
TESORIERE: GIUSEPPE ANTONIO ZIZZI
VICE PRESIDENTE: MASSIMO GALLIONE
CONSIGLIERI: RENATA BIZZOTTO,
VICE PRESIDENTE: LEOPOLDO EMILIO FREYRIE
LUIGI COTZIA, GIORGIO MARCHETTI,
VICE PRESIDENTE: GIANFRANCO PIZZOLATO
PIERLUIGI MISSIO, NEVIO PARMEGGIANI
DIRETTORE RESPONSABILE
RAFFAELE SIRICA
DIRETTORE EDITORIALE
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00186 ROMA
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SETTIMANALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
19.7.2005
Una città bella e possibile
ecco la sfida degli architetti
[la Repubblica di Sabato 27 Novembre 2004]
Istànbul 3-10 luglio
XXII Congresso Mondiale e XXIII Assemblea UIA
Istànbul, sliding door
In principio era l'architettura. Ed è ancora
XXII Congresso Mondiale
di Architettura
3 - 7 luglio
XXIII Assemblea UIA
8 - 10 luglio
L'assemblea dei Delegati UIA a
Istànbul si è conclusa domenica 10
luglio con l'elezione dei vertici:
il Presidente
Gaetan Siew (Isole Mauritius),
il Segretario Generale
Jordi Farrando (Spagna),
il Tesoriere Donald Hackl (USA),
1°Vice-Presidente : Louise Cox
(Australia),
2°Vice-Presidente: Martin Drahovsky (Slovacchia),
Vice-Presidente, Regione I, Giancarlo Ius (Italia),
Vice-Presidente, Regione III, Mauricio Rivero Borrell (Messico),
Vice-Presidente, Regione IV, Seif
Alnaga (Egitto).
Il Congresso in sintesi
Totale partecipazione
al congresso
Partecipanti registrati:
Studenti registrati:
70.000
5.560
1.700
Sedi principali
Lutfi Kirdar Convention & Exhibition Centre (principali conferenze e Assemblea UIA)
ITU Taskisla Building, sede della
Facoltà di architettura (incontri,
manifestazioni e mostre, il promobus UIA-AWC)
Hilton Convention Centre e Istanbul Convention & Exhibition Centre (Fiera internazionale di Edilizia
e Architettura)
Keynote Speakers
24
Cengiz Bektas, Denise Scott
Brown, Odile Decq, Michael
Sorkin, Mario Botta, Glenn Murcutt, Joseph Rykwert,
SEGUE
Ìstanbul, Istànbul o Istanbùl? È la prima domanda che si fa al taxista una volta sbarcati all'aeroporto Ataturk, nella metropoli turca,
l'ex Sublime Porta, ora è ancora innegabile «porta» verso l'Asia o verso l'Europa, a seconda dei punti di vista e di partenza. Si pronuncia
Istànbul, ma i turchi non sottilizzano: sono organizzati, efficienti e
internazionali, ma con quell'animo levantino e millenario che percepisce pure l'ospite più distratto. Di ospiti qui ne capitano sempre
tanti, ma all'inizio di luglio la grande città da 16 milioni di abitanti
ne ha assorbiti almeno diecimila in più che arrivavano con un fine
ben preciso: non turismo, bensì partecipazione. La partecipazione
ad un avvenimento mondiale, cioè il XXII Congresso mondiale UIA
di architettura, ovvero «mimarlik». Questi diecimila «mimar», giovani e anziani, studenti e «archistar», si sono ritrovati nel Gran Bazaar dell'ancestrale arte della costruzione, antica quanto è antico
l'uomo, come racconta la parola stessa che ha nella sua radice l'«arché», il principio.
In principio, dunque, era l'architettura. Ed è ancora, come ben poteva comprendere chiunque durante i giorni del congresso. C'era un
tale fermento, una tale intensità, una tale sensazione di «com'è piccolo il mondo», da restare incantati. Mondo piccolo, mondo globalizzato, mondo locale, mondo «glocal»: a Istanbul, e nel nome dell'architettura, si sono ritrovati i rappresentanti della vecchia Europa
e quelli dei paesi emergenti, i giapponesi determinati a diventare sede successiva di congresso dopo Torino 2008 e i sudafricani spettacolari. La città di Durban era con Tokyo l'altra candidata ad ospitare
l'incontro del 2011. Ha vinto Tokyo (era già stata superata due volte,
prima proprio da Istanbul e poi da Torino), ma quanto più sono risultati simpatici i sudafricani. Nella presentazione delle candidature, i giapponesi hanno proiettato un video cupo, di una città che ricordava tanto la Gotham City di Batman, scura, opprimente e cattiva. Gli architetti di Durban, invece, suonavano sui tamburi africani.
E ballavano. E offrivano della loro città un'immagine accattivante, allegra. Rafforzata dalla volontà di allontanare dalla platea internazionale l'idea delle barriere razziali che tutto il mondo ha imparato
a collegare al Sudafrica. Ha vinto Tokyo, ma nel cuore dei partecipanti
è rimasta l'eleganza di Durban.
Quello dell'Africa, della solidarietà operativa e professionale, non
squisitamente caritatevole, è stato d'altronde uno dei temi che ha pervaso il congresso. Non era un tema ufficiale, ma si sentiva nell'aria.
Si respirava insieme con la fragranza delle persone che hanno voglia
di impegnarsi, di lavorare, di pensare che una buona architettura possa migliorare il mondo. Che è l'idea del presidente UIA uscente Jaime Lerner, brasiliano, ex governatore dello stato del Paranà: sul
concetto di «agopuntura urbana» (ogni intervento nella foresta si riverbera sulla città), sulla forza delle città e della loro «celebrazione»,
ha puntato tutta la sua innovativa presidenza. Interesse alle persone, all'ambiente, al mondo intero. Perché nessuno è più isolato, nel
bene e nel male, nessuno si può ritenere immune dalle catastrofi, naturali o provocate dall'uomo
SEGUE IN ULTIMA PAGINA
29
SETTIMANALE
DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI
E CONSERVATORI
Dal Gran Bazaar turco alla Piazza italiana
di GIANCARLO IUS
All'Assemblea Generale dei delegati UIA di Istanbul, nella presentazione della mia candidatura alla presidenza della Regione 1,
ho ritenuto opportuno spostare il tipo di ragionamento dallo stile “burocratese”, che si muove in base a statuti e regolamenti, certo utili per la vita di una organizzazione internazionale, ad un discorso più culturale e più aderente ad esigenze e aspettative di chi
opera in questo settore. Sono convinto che non si debba mai dimenticare, in questo ambiente, di “parlare di architettura”. Sono
altresì convinto che il tema da me portato nel mio discorso, cioè
il passaggio dal Gran Bazaar turco alla piazza rinascimentale italiana, sia un punto veramente interessante, su cui d'ora in avanti potremo lavorare per dare contenuti culturali al prossimo congresso di Torino.
Raccogliendo le impressioni avute in questa settimana di congresso, riguardo a temi come le archistar e l'architettura-spettacolo,
io ritengo che questi siano in via di esaurimento. Ci sono tantissimi giovani, nei paesi evoluti ma anche nelle nazioni emergenti, che
stanno dando un contributo considerevole e che, secondo me, nei
prossimi anni si imporranno sulla scena dell'architettura. La cultura architettonica deve ampliarsi e diventare un fenomeno di massa, una scena diffusa dove poter comunicare l'architettura a tutti
affinché tutti ne percepiscano il valore. Questo nella convinzione
che l'architettura debba essere un patrimonio comune e non soltanto argomento di una ristretta cerchia elitaria.
Spesso noi siamo portati a pensare che casa nostra costituisca il
mondo intero e dimentichiamo che le risorse di questo mondo tanto vasto sono invece incalcolabili e incontrollabili. E questo è un motivo per cui Istanbul ci ha stupiti. C'è inoltre un secondo aspetto:
data la nostra cultura occidentale, molto organizzata e molto “tedesca” spesso sottovalutiamo la portata di un gesto, di un guizzo
di intelligenza. Credo che dobbiamo riflettere su come un intervento diretto dell'uomo possa risolvere mille problemi. Forse è
giunto il momento di condensare e ridurre regolamenti e regole lasciando invece più spazio all'intelligenza, all'uomo, non soltanto
nell'architettura ma anche nella vita quotidiana.
Tre anni fa, a Berlino, ci aspettavamo di essere stupiti dalla perfezione dell'organizzazione tedesca e invece proprio quest'ultima
ha avuto delle difficoltà a chiudere il congresso. Se confrontiamo
quegli avvenimenti con l'estemporaneità e la capacità creativa dei
turchi, sottolineando come tutta la città di Istanbul abbia dato un
sostanziale contributo all'evento, possiamo essere sicuri che l'uomo potrà realizzare moltissimo se saprà contare su se stesso, lasciando da parte regole e macchine e soprattutto acquistando più
fiducia nelle proprie capacità. Questo è un augurio che faccio a me
stesso oltre che ai colleghi in tutto il mondo, perché penso che proprio questo sia l'obiettivo.
Siamo ora avviati verso il prossimo congresso, a Torino nel 2008
e io sono convinto che lo sviluppo del tema “transmitting architecture” affermerà ulteriormente che l'uomo è il centro della nostra attività.
Dall’architettura alla Celebrazione delle città
di PIERRE LACONTE, Foundation for the Urban Environment
Nell'epoca delle archistar, il Congresso 2005 ha voluto mettere l'accento sulla responsabilità degli architetti nei confronti della città.
Per iniziativa del suo presidente Jaime Lerner, ex sindaco di Curitiba, l'Unione Internazionale degli Architetti ha organizzato un
grande concorso a scala mondiale intitolato “Celebration of Cities”
per premiare le iniziative degli architetti volte al miglioramento
della propria città, anche con interventi di modesta entità (“agopuntura urbana”). I progetti premiati sono stati oggetto di una importante pubblicazione e sono visionabili sul sito dell'UIA
(www.uia-architectes.org). Questa iniziativa cittadina sarà portata
avanti a cura del Consiglio Nazionale Architetti PPC (www.archiworld.it). La sfida civica dell'architettura è tanto più difficile da
superare quanto più il peso dell'architettura nel budget complessivo del progetto tende a ridursi, soprattutto a beneficio della pubblicità e del marketing, che assorbono circa il 17% del budget, secondo quanto sostiene Trevor Boddy in “New Urbanism: The
Vancouver Model”. Si è parlato di “markitettura”. Un simile contesto costituisce pure una sfida per la critica architettonica, da cui
si attende un servizio fotografico pubblicitario piuttosto che una
analisi indipendente.
Tra le Relazioni congressuali incentrate sulla città si può citare
quella di Charles Correa (Bombay), che analizza la città-mito, luogo di tutte le speranze delle popolazioni rurali alla ricerca di un
lavoro o di un modo per sopravvivere, ben prima che di un alloggio. Correa denuncia il dibattito sulle “case per i poveri”, popolare presso i politici e i loro architetti ma offensivo per i beneficiari. Distingue la città organica e invisibile, fatta di una dinamica di
flussi, dalla “City Beautiful”, risultato di una civilizzazione urbana consolidata, che resta un obiettivo a lungo termine. Questa analisi non dimentica quella degli antropologi che lavorano a Lagos
o a Kinshasa, come Theodore Trefon (“Reinventing Order in the
Congo”) o Filip de Boeck (“Kinshasa: tales of the Invisible City”).
Le periferie dormitorio, invece, non sono né una città di flussi, caotica ma complessa e dinamica, né la “City Beautiful”.
La città sede del Congresso illustrava bene sia il problema delle periferie dormitorio sia del lassismo urbano. Istanbul in effetti, a partire dagli anni '50, ha praticato una politica di autostrade
urbane. Queste hanno simultaneamente spezzato il flusso spontaneo all'interno dei quartieri attraversati e incoraggiato una
doppia dispersione di popolazione: quella dei residenti urbani respinti dalla città e quella dei rurali alla ricerca di lavoro e pronti
a sistemarsi in alloggi di fortuna.
Dall'altro lato, nella città moderna (Beyoglu) il patrimonio di parchi pubblici frutto dell'urbanistica del 19° secolo veniva dilapidato,
autorizzando nel cuore degli spazi verdi la costruzione di una serie di edifici in altezza a beneficio di investitori privati. È all'incirca
come se fosse stata permessa la proliferazione di edifici giganti al
Bois de Boulogne. A Istanbul l'ultima di queste è stata il Ritz-Carlton, qualificata come “Urbanistica Politica” dai partecipanti turchi nel giornale del congresso. La dispersione dei luoghi del congresso nel territorio della Congress Valley obbligava i circa 7000
partecipanti a numerosi tragitti in taxi, a meno che non volessero camminare un quarto d'ora sotto il sole cocente.
D'altronde, lo splendido patrimonio dell'Impero Romano d'Oriente è nello stesso tempo oggetto dell'ammirazione dei visitatori
e della deplorevole indifferenza degli amministratori locali. L'interno di Santa Sofia è da anni invaso dai ponteggi, senza lavori in
corso a causa della carenza di budget. I 21 chilometri di mura fortificate, inserite nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco, sono
stati spezzettati in piccoli cantieri di restauri isolati, aggiudicati al
ribasso senza una visione d'insieme. Le murature di mattoni romani
sono completate da terrazze in mattoni industriali. Le campagne
di Europa Nostra Turchia (www.europanostra.org) ad oggi non han-
no suscitato alcun interesse da parte delle autorità municipali.
Occorre per contro segnalare numerosi interventi di restauro di
carattere privato riguardanti edifici del 19° secolo, in particolare
l'antica officina Cibali (1884) nella città vecchia. Nella parte moderna (Beyoglu), l'Università Tecnica di Istanbul, superba costruzione del 1847, è stata impeccabilmente restaurata (Yapi Merkesi Group). Dopo la rimessa in funzione del tramway e la pedonalizzazione della sua arteria principale la rinascita di questo quartiere progredisce anno dopo anno. Essa aumenterà ancora con la
realizzazione del metrò leggero, che collega la città antica a quella moderna e si completerà con una funicolare sotterranea per il
collegamento della piazza principale (Taksim) al porto dei traghetti. Parallelamente al congresso si sono tenute numerose
esposizioni, interessanti e ben organizzate, consacrate specialmente al patrimonio “Art Nouveau” di Istanbul, alle realizzazioni del Programma di Supporto per le Città Storiche dell'Aga Khan
Foundation (www.akdn.org), alle due architetture tedesche del dopoguerra e alle relazioni tra il movimento futurista italiano e l'architettura. I grandi architetti dell'epoca di Mussolini, come Adalberto Libera (Palazzo dei Congressi dell'Eur), sono oggi stati riabilitati e ricollegati al movimento futurista piuttosto che all'ideologia fascista.
su A+Architecture Urbanisme Design
Istanbul chiama Torino
«Torino surprises you», «Torino ti sorprende». La scritta campeggia sul rosso acceso che arreda i due grandi stand allestiti ad Istanbul nella «Congress valley» della metropoli levantina affollata di
8 mila architetti ed esperti di design (l'1,5% è italiano): è stata la
giornata della nostra città, ieri, alla 22ª edizione del Congresso modiale degli architetti organizzata dall'Uia, la sigla che li riunisce in
tutto il pianeta.
Nella giornata conclusiva del simposio, tra la città turca e la capitale subalpina c'è stato il passaggio di testimone dal «Gran bazar dell'architettura», fil rouge del 2005, a «Comunicare l'architettura», tema dell'edizione del luglio 2008 che Torino s'è aggiudicata battendo la concorrenza di Tokyo e Siviglia; «un tema - ha
spiegato il presidente dell'Ordine degli architetti torinesi, Riccardo
Bedrone - che punta dritto alla necessità di far uscire i dibattiti sul
nostro settore dai salotti e dai convegni di esperti ed accoliti riportandoli là dove debbono stare, ovvero in mezzo alla gente». A
ricevere in consegna nella solenne cerimonia di ieri il vessillo dell'Uia avrebbe dovuto essere il sindaco, Sergio Chiamparino. Che
però, appena arrivato in aeroporto, ha saputo degli attentati di Londra, e ha immediatamente deciso di far ritorno in città: «Non mi
sento di partecipare a una festa, pur di promozione della città, di
fronte a una tale tragedia. Voglio organizzare subito una manifestazione di solidarietà con la capitale inglese. Questo disastro rischia di provocare un clima oscuro anche in città».
A presentare al congresso le grandi trasformazioni di Torino, e
ad invitare gli esperti di tutto il mondo nella nostra città, è stata
così l'assessore Elda Tessore, ad Istanbul con il presidente di Turismo Torino Livio Besso Cordero e con gli assessori regionali Giuliana Manica e Sergio Conti. Davanti a una platea che ha ascoltato le maggiori star del mondo del settore, dagli italiani Massimiliano Fuksas e Paolo Portoghesi all'iraniana Zaha Hadid, o il giapponese Tadao Ando, Tessore ha parlato soprattutto della metropolitana e delle Olimpiadi, «che sono per noi anche grandi occasioni di nuova qualità architettonica. Saremo capitale del libro, poi
del design, infine dell'architettura: vi do sin d'ora appuntamento al Lingotto. Venendo a Torino potrete toccare con mano i risultati
della passione con cui lavoriamo, oltre che l'attenzione e la pazienza con cui i nostri cittadini ci seguono». Quella delle istituzioni
non è stata la sola pattuglia di torinesi sbarcata alla «Congress Valley». Oltre allo staff di «Convention bureau», che ha lavorato alla
candidatura torinese, sono ad Istanbul gli architetti di «archiworld.tv». Ai 10.000 architetti iscritti hanno presentato la prima tv via web del mondo dedicata esclusivamente all'architettura.
Fondata da poche settimane, è già uno strepitoso successo.
Giovanna Favro su La Stampa di Venerdì 8 Luglio
Il meglio dell'architettura italiana sfila sulle rive del Bosforo
Il XXII congresso dell'Uia (Unione internazionale degli architetti) si è appena concluso, ma l'architettura italiana è ancora protagonista sulle rive del Bosforo. Merito della mostra «Dal futurismo al futuro possibile nell'architettura italiana contemporanea», curata e organizzata dal CNAPPC e dall'Istituto Italiano di cultura di Istanbul. La mostra è stata inaugurata in uno dei luoghi più
affascinanti di Istanbul, Tophane-i Amire, gli splendidi spazi della fabbrica di cannoni costruita da Mimar Koca Sinan, l'architetto cinquecentesco considerato il Michelangelo turco. Una sorta di
basilica protoindustriale con merli e comignoli che accoglie l'allestimento di Gae Aulenti della mostra curata da un comitato
scientifico presieduto da Franco Purini e composto tra gli altri da
Livio Sacchi (entrambi presenti a Istanbul). L'esposizione è ambasciatrice dell'architettura contemporanea italiana nel mondo.
Allestita per la prima volta nel 2002 in Giappone presso il Tokyo
Design Center attraverso la fondazione «Italia in Giappone», è poi
sbarcata a Kobe, Caracas, Kuala Lumpur, in Australia e, in Europa,
a Oslo, Reykjavik e Bruxelles e sarà presto a Città del Messico. L'impianto della mostra ha subito pochi ritocchi: 65 pannelli con altrettanti progetti dal 1990 ai giorni nostri in cui c'è tutta l'architettura italiana.
I 65 progetti sono suddivisi in nove sezioni: dalle residenze (come Casa Wolf in Colorado, di Ettore Sottsass) agli edifici del sapere
(il Polo universitario a Porta Tufi, Siena, di Natalini architetti), dai
luoghi di lavoro (la sede iGuzzini a Recanati di Mario Cucinella)
ai teatri (uno per tutti: gli Arcimboldi di Gregotti a Milano), da musei e centri culturali (uno dei capolavori di Renzo Piano: il centro
culturale canaco a Noumèa, in Nuova Caledonia) alle chiese (San
Giovanni Battista a Desio, di Gabetti&Isola), passando per piazze,
percorsi pedonali, grattacieli, complessi sportivi e restauri dell'antico. Alla struttura portante della mostra si affiancano un filmato sul paesaggio italiano e i plastici di alcuni progetti e produzioni più recenti, ciò che trasforma la mostra in un work in progress. E a legare il futuro all'immediato passato, tempere, scritti
autografi e altre testimonianze dei maestri del Novecento italiano, da Adalberto Libera a Antonio Sant'Elia, da Pier Luigi Nervi a
Giuseppe Terragni, da Carlo Scarpa a Aldo Rossi. A Istanbul c'è grande attenzione per la cultura italiana, come garantisce il direttore
dell'Istituto italiano di cultura Silvio Marchetti, per iniziativa del
quale la mostra è giunta nella metropoli turca. E ancor di più c'è
attenzione per l'architettura italiana: l'inaugurazione della mostra è stata affollatissima ed è stata definita dal presidente dell'Uia
il miglior evento collaterale del congresso. Una dimostrazione di
come l'Italia, almeno in campo culturale, potrebbe ambire a un
ruolo egemone nel bacino del Mediterraneo.
Andrea Cuomo su Il Giornale di Giovedì 14 Luglio
29
SETTIMANALE
DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI
E CONSERVATORI
Sumet Jumsai, Zaha Hadid, Peter
Eisenman, Kengo Kuma, Aziz Lazrak, Alexandros Tombazis, Zvi
Hecker, Ross Lovegrove, Massimiliano Fuksas, Tadao Ando, Mikhail
Piotrovsky, Charles Correa, Paolo
Portoghesi, Shigeru Ban, Robert
Venturi, Moshe Safdie, Ken Yeang
Gold Medal UIA 2005:
Tadao Ando
L'architetto giapponese è stato irraggiungibile dai media, al pari
di Zaha Hadid, come vere “archistar ©” della manifestazione.
Il simbolo di Istanbul:
Sultanahmet
I grandi nomi dell'architettura
mondiale hanno scelto la Moschea Blu
Concorsi per gli studenti
24
“Extreme” - Creating Space in Extreme and Extraordinary Conditions
Tra i premiati, due gruppi italiani:
- Francesca Blanc con Noelia Ferreira, Emiliano Benedetti, Mariano Suarez, Luciana Ferreira, Loreley Beltramini, Valeria Chiosso,
Remigio Bouquet (Wolf Tochtermann Prize)
- Anna Scriminaci con Valentina
Bonfanti (Borusan Prize)
Altri eventi
20
Incontri e Tavole rotonde
102
Totale Eventi
39
Mostre ed esposizioni ITU
27
Mostre
Tra queste: UIA «Celebration of
Cities»; «CAMPO BAEZA, Light is
More»; «From Futurism to a Possible Future», «Aga Khan Award
for Architecture», «Children and
Architecture», «Common Cultural Heritage».
Proiezioni di documentari e cortometraggi sull'architettura e sul40
le città
«Social Events» per tutti i parteci16
panti
Istànbul, sliding door
(come si è visto, se mai ne fossero mancate le prove, proprio durante i giorni del congresso,
con l'attentato di Londra); nessuno, d'altronde, può più pensare di non condividere i risultati raggiunti. Al presidente Lerner è succeduto Gaetan Siew, delle Isole Mauritius, un africano multilingue e colto, capace di parlare di architetti e di architettura, e non soltanto ai
suoi colleghi. La vecchia Europa ha mostrato un po' la corda: in confronto non soltanto all'Africa, ma anche ai paesi dell'ex Unione Sovietica. Al cospetto di kirghisi, kazachi, georgiani,
numerosi ed entusiasti, i rappresentanti europei sembravano un gruppo viziato e snob. Siamo davvero così, noi del vecchio continente? Sì, siamo così, ma sicuramente siamo anche
capaci di non esserlo. Nella speranza che gli scossoni in grado di riscuoterci non siano soltanto delle tragedie.
Di positivo per gli italiani c'è, per esempio, che alla presidenza della sezione 1 dell'UIA, quella europea, è stato eletto proprio un italiano, Giancarlo Ius, madrelingua friulana, impostazione mitteleuropea e autentico «cittadino del mondo».
La candidatura posta dal Presidente del Consiglio Nazionale architetti PPC, Raffaele Sirica, ha incontrato il favore della maggioranza dell'Assemblea dei Delegati UIA di 98 nazioni.
Un'altra novità, tutta italiana, ha percorso le vie del congresso: era quella di Archiworld.tv,
la prima web-television interamente dedicata all'architettura e agli architetti. Una sorta di
tv-puzzle, una rivista via internet da sfogliare navigando attraverso video, filmati, registrazioni, cartoni animati, tutto rigorosamente a tema. Nella società della comunicazione è difficile comunicare: l'architettura non fa eccezione. È difficile «comunicare» l'architettura: questo di Archiworld.tv si è dimostrato un modo inedito per farlo. Per far conoscere il «channel»,
è arrivato a Istanbul un promobus carico di schermi al plasma, di mouse, di cavi, di matite
e di borse di tela. Carico, pure, di tante persone all'antica italiana, sorriso sulle labbra e voglia di lavorare. I giovani architetti di Torino che hanno avuto l'idea e hanno fatto l'impresa,
con il loro gigante buono, promosso dall'UIA, si sono piazzati davanti alla facoltà di architettura, dove avvenivano le registrazioni dei partecipanti, e hanno coinvolto nell'iniziativa
almeno seimila persone, che si mettevano in coda per salire sul promobus. Una volta tornati
a casa, questi visitatori hanno evidentemente continuato a navigare, facendo registrare ventimila contatti al sito nelle prime due settimane dopo l'inaugurazione.
Nelle sale del congresso, intanto, arrivavano studenti e «archistar». Gli architetti famosi che
un altro italiano, Massimiliano Fuksas, ha per primo definito così: per comunicare l'architettura, disse una volta, è bene che gli architetti si comportino come le star del rock. Vadano tra la gente, si mostrino, si raccontino, si spendano. E a Istanbul si sono spesi in tanti, dallo stesso Fuksas a Zaha Hadid, da Tadao Ando a Odile Decq, da Shigeru Ban a Glen Murcutt,
da Zvi Hecker a Mikhail Piotrovsky, da Ross Lovegrove a Peter Eisenman, da Moshe Safdie a
Charles Correa. Correa è un architetto indiano dal portamento principesco, che non suscita
soltanto entusiasmi all'estero, ma in patria (vive a Bombay) ha lavorato concretamente per
il bene delle città. A Istanbul ha analizzato davanti a una platea fittissima il concetto di «cittàmito», luogo di speranza che non va contaminato con scelte populiste, gradite agli amministratori e agli architetti, ma inutili per gli inurbati. Ecco, ancora i paesi emergenti che emergono e, forse, ci daran dei punti.
Tre anni fa il congresso mondiale dell'architettura si svolse a Berlino, tra il disinteresse generale e una freddezza di cui sarebbe ingiusto incolpare soltanto i tedeschi. Istanbul e i suoi
organizzatori, Suha Özkan, hanno dato una prova forte di partecipazione, di organizzazione, di capacità a risolvere i problemi, di professionalità e di disponibilità. Istanbul ha 2500
anni, ne ha viste di tutti i colori, splendori e decadenze. Nella ciclicità della storia, sembra
nuovamente voler assurgere a un ruolo trainante. Non sarà un caso che sia riuscita ad ospitare tanto bene i «mimar». Non sarà un caso che uno dei personaggi più popolari della sua
storia sia un architetto, mimar Sinan, che ha edificato incalcolabili splendori. E poi il mimar
passa, ma l'architettura resta.
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
SEGRETARIO: LUIGI MARZIANO MIRIZZI
PRESIDENTE: RAFFAELE SIRICA
TESORIERE: GIUSEPPE ANTONIO ZIZZI
VICE PRESIDENTE: MASSIMO GALLIONE
CONSIGLIERI: RENATA BIZZOTTO,
VICE PRESIDENTE: LEOPOLDO EMILIO FREYRIE
LUIGI COTZIA, GIORGIO MARCHETTI,
VICE PRESIDENTE: GIANFRANCO PIZZOLATO
PIERLUIGI MISSIO, NEVIO PARMEGGIANI
DIRETTORE RESPONSABILE
RAFFAELE SIRICA
DIRETTORE EDITORIALE
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COORDINAMENTO EDITORIALE
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SETTIMANALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
28.7.2005
Attenti, vogliono rubarci
il paesaggio
[Il Sole 24ORE di Domenica 18 Gennaio 2004]
su Avvenire
Associazione Italiana Architettura del Paesaggio
Come agire
«Paesaggio a rischio»
di LEONARDO SERVADIO
di CARLO BRUSCHI, Presidente AIAPP
Il paesaggio, questo sconosciuto.
Ci viviamo immersi, ne siamo
circondati, lo modifichiamo imprimendo in esso tracce del nostro passaggio nello scorrere della storia - dai templi megalitici
alle ciminiere, dai ponti romani
ai terrazzamenti agricoli - ma
solo ora sembra si stia formando
una sensibilità specifica verso il
paesaggio: per via delle minacce
da cui lo vediamo oppresso. Oggi il quadro di riferimento per la
gestione e la valorizzazione del
paesaggio è la «Convenzione europea del paesaggio». L'Italia ha
partecipato al processo di formulazione della «Convenzione»
che si è concluso a Firenze nel
2000. (...) «La Convenzione europea è un documento breve ma
dalle implicazioni importantissime - spiega Carlo Bruschi, il
presidente dell'Aiapp e organizzatore del convegno «Paesaggio
a rischio» in Campidoglio - ricco
di implicazioni».
Ma come definire il paesaggio? «Qui sta il punto. Sinora si è
teso a guardare al paesaggio in
prevalenza sotto il profilo estetico.
Anche il Codice dei Beni Culturali recentemente approvato
in Italia, importante e di grande
rilevanza, sebbene avviato nella
giusta direzione, ancora stenta a
riconoscere al paesaggio tutta la
complessità storico/ ambientale/
ecologica/ naturalistica/ sociologica/ economica/ ecc. che
ovunque ormai gli viene attribuita.
La Convenzione europea (...)
invece ne raccoglie tutte le implicazioni e i variegati aspetti. A
partire dal fatto che le popolazioni che vi abitano ne sono parte attiva e integrante. Il paesaggio quindi è visto non solo come
bene da tutelare,
SEGUE
Nel Convegno “Paesaggio a rischio” svoltosi a Roma l'11 giugno scorso
l'AIAPP - Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio - ha sviluppato i contenuti del contributo italiano al Convegno Internazionale che si svolgerà nell'autunno prossimo a Lille (Francia) sui principali problemi del Paesaggio in Europa. Questo Convegno, insieme a quelli che si stanno svolgendo nelle altre Nazioni europee, costituisce la fase preparatoria di un Convegno Internazionale dal titolo "Tending the
Planet - Towards an Agenda for the European Landscape" - ovvero "Protéger la Planète" - che proprio EFLA, su
suggerimento di FFP (la nostra consorella Associazione
francese), intende organizzare a Lille sui principali problemi del Paesaggio in Europa. L'incontro si propone pertanto di fare il punto sull'effettiva tutela, in senso lato, che
la nostra Nazione riesce a proporre per le proprie ricchezze paesaggistiche (...). In sintonia con quanto indicato nella Convenzione Europea del Paesaggio, ormai
quasi giunta alla ratifica anche nel nostro Paese, i relatori affronteranno in questa giornata di studi temi legati in modo particolare alla salvaguardia, alla gestione e
alla pianificazione dei nostri paesaggi, quali i rapporti istituzionali tra le Nazioni d'Europa, l'applicazione della Convenzione Europea del Paesaggio, le normative attualmente in vigore in Italia e nei Paesi membri, l'ecologia del paesaggio.
Un altro aspetto particolarmente in evidenza nella CEP è la formazione degli specialisti del settore: appare evidente, infatti, che a nulla valgono i buoni propositi di salvaguardia, gestione e pianificazione se mancano gli studiosi della disciplina e le figure professionali in grado, rispettivamente, di fare analisi e ricerca scientifica e di progettare e tradurre in realtà le azioni individuate. Pur con le dovute e talvolta eccellenti eccezioni, è ormai sempre più evidente che la formazione del Paesaggista - soprattutto se interpretata in una ottica di largo respiro - non
può più essere lasciata al caso, alla tradizione familiare o alla buona volontà del singolo, ma ha bisogno di un iter formativo autonomo, innovativo e accuratamente calibrato sia sulle caratteristiche della Nazione di origine, sia su quelle, spesso molto diverse, delle altre realtà europee ed internazionali. Che il Paesaggio, nostro o altrui (ma ha poi senso “nazionalizzare” il Paesaggio?), sia un bene irrinunciabile e purtroppo
e troppo spesso a rischio è più di un semplice allarme, è un dato di fatto. Di fronte a questo stato di cose, la cosa peggiore è quella di limitarsi alla sterile protesta: proprio perché siamo convinti della loro diversa e maggiore sensibilità e consapevolezza globale, occorre che i Paesaggisti di ieri, di oggi e di domani (compresi quelli che non sanno ancora di esserlo) e quanti hanno a cuore le sorti del territorio si rimbocchino le maniche e si diano da fare. Per questo motivo AIAPP intende
nuovamente operare, nel rispetto delle sue finalità statutarie, come elemento catalizzatore delle forze attive nel settore e si propone, attraverso
i contributi di altissimo livello che caratterizzeranno questo Convegno,
di giungere a porre in evidenza linee teoriche, soluzioni progettuali e
indicazioni legislative nelle quali, quasi un comune denominatore, l'Italia e l'Europa possano riconoscersi e avviare, pur nel rispetto delle proprie diversità, programmi di intervento comuni e concordati.
www.aiapp.net
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SETTIMANALE
DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI
E CONSERVATORI
Istanbul
XXII Congresso Mondiale di Architettura, 3 - 7 luglio
XXIII Assemblea UIA, 8 - 10 luglio
Gaétan Siew, élu Président de l’UIA à Istanbul
Gaétan Siew, architecte mauricien, a été élu Président de l'Union Internationale des Architectes, lors de l'Assemblée générale de l'UIA qui s'est déroulée à Istanbul (Turquie), du 8 au 10
juillet 2005. Il est entré en fonction lors de la 103ème session
du Conseil de l'UIA, le 10 juillet 2005 et succède à Jaime Lerner (Brésil).
Né à l'Île Maurice en 1954, Gaétan Siew est diplômé de l'école d'architecture de Marseille en 1979. Il exerce libéralement
dans son agence de Port-Louis depuis 1981. Ses projets et ses
réalisations portent sur des équipements touristiques et commerciaux, sur des programmes d'aménagement et de restructuration urbaine à Maurice et dans l'Océan indien, en
France et en Inde. Il est notamment l'auteur du plan directeur
de l'aéroport international de l'Île Maurice, et du quartier chinois de Port-Louis, du terminal de l'aéroport international des
Seychelles.
Président de l'Association Mauricienne des Architectes en
1985, il prend une part active au développement urbain et à
la protection de l'environnement et du patrimoine de l'île. Il
est membre du Conseil économique et social de Maurice et
Membre du Comité Technique du Gouvernement de Maurice
auprès de l'OMC pour les Services d'Ingénierie et d'Architecture. Sur la scène internationale, il est membre du Conseil de
l'UIA de 1993 à 2002, puis est élu premier Vice-président de
l'Union, lors de l'Assemblée générale de Berlin, en 2002. Entre 1998 à 2005 il est Secrétaire général de l'Union des architectes d'Afrique (UAA). Gaétan Siew a pris part aux jurys de
plusieurs concours internationaux d'architecture. Il est intervenu à maintes reprises, lors de conférences internationales à travers le monde.
Composition du Bureau et du Conseil de l’UIA 2005 - 2008
CONGRÈS UIA 2011
L'Assemblée générale de l'Union Internationale des Architectes, réunie à Istanbul (Turquie) du 8 au 10 juillet 2005, a
procédé à l'élection de son nouveau Bureau pour la période
2005-2008 ainsi qu'au renouvellement d'une partie des membres de son Conseil.
L'Assemblée s'est également prononcée en faveur de la candidature de la ville de Tokyo au Japon, pour la tenue du Congrès et de l'Assemblée de l'UIA en 2011.
Le prochain Congrès triennal et la prochaine assemblée générale auront lieu à Turin (Italie) en 2008, conformément au vote de l'Assemblée de Berlin, en 2002.
Bureau de l’UIA
Président : Gaétan Siew (Île Maurice)
Président sortant : Jaime Lerner (Brésil)
Secrétaire général : Jordi Farrando (Espagne)
Trésorier : Donald J. Hackl (États Unis d'Amérique)
1ère Vice-Présidente : Louise Cox (Australie)
2ème Vice-Président : Martin Drahovsky (Slovaquie)
Vice-Président, Région I, Giancarlo Ius (Italie)
Vice-Président, Région III, Mauricio Rivero Borrell (Mexique)
Vice-Président, Région IV, Seif Alnaga (Egypte)
Conseil de l'UIA *
RÉGION I
Allemagne
Nina Nedelykov, membre titulaire, Hannes Hubrich, membre suppléant
France °
Jean-François Quelderie, (m.t.), Jean-Marie Charpentier, (m.s.)
Pays-Bas °
Luut Rienks, (m.t.), Rob Budding, (m.s.)
Royaume-Uni
Jack Pringle, (m.t.), Simon Allford, (m.s.)
RÉGION II
Grèce °
Elisabeth Siola, (m.t.), Nikos Findikakis, (m.s.)
Russie
Andrei Kaftanov, (m.t.), Elena Grigorieva, (m.s.)
Slovénie °
Tomaz Kancler, (m.t.), Matjaz Bertoncelj, (m.s.)
Turquie °
Suha Özkan, (m.t.), Gunhan Danisman, (m.s.)
RÉGION III
Brésil °
Roberto Simon, (m.t.), Haroldo Pinheiro Villar de Queiroz, (m.s.)
Colombie °
German Suarez Betancourt, (m.t.), Alejandro Sokoloff Moreno, (m.s.)
Costa Rica °
José A. Soto Pacheco, (m.t.), Maria Eugenia Vega, (m.s.)
Etats-Unis d'Amérique
James Scheeler, (m.t.), Eugene E. Hopkins, (m.s.)
RÉGION IV
Japon °
Kazuo Iwamura, (m.t.), George Kunihiro, (m.s.)
République de Corée °
Sun Jung Chough, (m.t.), Lawrence Kim, (m.s.)
République populaire de Chine °
Chunhua Song, (m.t.), Kai Cui, (m.s.)
Hong Kong
Joseph Kwan, (m.t.), Edward Shen, (m.s.)
RÉGION V
Afrique du Sud
Patricia Emmett, (m.t.), Hassan Asmal, (m.s.)
Cameroun
Laurence Ngosso, (m.t.), Mesmin Watat Djanga, (m.s.)
Côte d'Ivoire
Francis Sossa, (m.t.), Jacques Andoh-Alle, (m.s.)
Nigeria °
Donald Nwandu, (m.t.), Dan Musa, (m.s.)
* En 2002, les membres du Conseil de l'UIA ont été élus pour un mandat
de six ans.
Les membres du Conseil dont le pays est signalé par ° ont été élus lors
de l'Assemblée de Berlin en 2002, pour la période 2002-2008.
Les membres, dont les pays sont indiqués en caractères gras, ont été
élus lors de l'Assemblée d'Istanbul, en juillet 2005 pour un mandat de
trois ans. Ils siègeront jusqu'à l'Assemblée prévue à Turin en 2008.
Progettisti in festa
di MASSIMILIANO FUKSAS
Dodicimila architetti e studenti di architettura hanno invaso, all'inizio di luglio e per una settimana, Istanbul. L'UIA, Unione internazionale degli architetti, è infatti una specie di alluvione
che ricompare ogni tre anni con il suo congresso. Oltre alle elezioni della sua gerarchia interna (della quale poco importa ai più),
l'evento si manifesta con una serie di conferenze e mostre, quasi tutte di ottima fattura. Era l'occasione perfetta per chi voleva
“incontrare”, diciamo così (vista la quantità dei partecipanti,
mai meno di duemila, e delle conferenze che avvengono in contemporanea, almeno due alla volta, in sale diverse, dalle 9 di mattina alle 6 del pomeriggio), personaggi come Shigeru Ban, Peter
Eisenman, Zaha Hadid, Tadao Ando o lo spiritosissimo indiano
Correa. Quello che maggiormente occupa i discorsi dietro le
quinte non è tanto la qualità degli speaker, quanto l'organizzazione
e le dimensioni della kermesse. Non si può negare che la città di
Istanbul ne sia uscita molto bene. Organizzazione perfetta. I
convegnisti sono stati accolti, oltre che da un varco all'aeroporto per il controllo passaporti riservato agli architetti (che una volta tanto non si sono sentiti inferiori ai politici qualunque che hanno percorsi privilegiati e non si sa perché), anche da cartelli e stendardi che inneggiavano al loro congresso.
Come poteva essere diverso se il sindaco di Istanbul è lui stesso è un architetto? A parte gli architetti più conosciuti che hanno mostrato il loro lavoro, due conferenze in particolare sono da
citare: l'intervento di Rykwert e di Correa. Teorici entrambi, il primo attento al “linguaggio dell'architettura”, il secondo più attento
alla visione critica dello sviluppo urbano occidentale. Correa riflette con ironia sulle modificazioni violente avvenute sul territorio, con un punto di vista che ribalta la visione dell'architetto:
non è più l'oggetto e l'edificio il centro dell'interesse ma la comunità e le trasformazioni nei comportamenti sociali. Le grandi migrazioni sono il vero territorio da investigare. Basta uscire
dalla bellissima geografia di Istanbul, tra Mar di Marmara, il Bosforo, lo skyline del Corno d'oro disegnato mille volte dagli architetti in viaggio, andare verso l'aeroporto o per esempio spingersi fino agli sterminati quartieri abusivi (ma umani) e le speculazioni edilizie (disumane), per comprendere in che modo vivono i 15 milioni di abitanti della vecchia Costantinopoli. E i 12mila architetti convegnisti sono già lontani mille miglia.
su L'espresso di Venerdì 22 Luglio
Cities: Grand Bazaar of Architectures
di EKIM TAN
«Grand' it most certainly was, and 'bazaar' too».
Istanbul played host to the 22nd UIA Congress from July 3 to 7.
(UIA stands for Union Internationale des Architectes, a NGO that
represents architects throughout the world through national architectural associations). Under the title «Cities: Grand Bazaar of
Architectures», pluralism was highlighted as an indispensable
condition of the new century. Many would agree that there's no
better city in which to reflect on such a theme than the Turkish
metropolis with its long history as a place where different cultures come together. It also boasts a famous, vast and colourful
marketplace teeming with persistent and sometimes obtrusive
vendors. Yes it was “grand”, as the chairman of the Turkish Chamber of Architects boasted during the closing session. Besides numerous lectures, workshops and discussions, several idea com-
petitions and no less than 160 exhibitions took place both
within the “congress valley” and around the city. The organisers
proudly welcomed over 10,000 participants, a third of whom were Turkish.
The magnitude of the event in Turkey itself was celebrated with
unprecedented media coverage. Three different TV stations
broadcast the proceedings live. While on one channel you could
listen to Charles Correa talking about his recent work, you could
zap to another channel and hear a debate between Denise Scott
Brown, Robert Venturi, Zaha Hadid and Peter Eisenman. One of
the biggest-selling newspapers published a special edition every
day featuring the full programme, interviews and discussions
about architecture. And yes, it was definitely a «bazaar», a marketplace devoted to architecture. Anybody and anything related in
any way to architecture was there. A commercial architecture fair
was held right beside a session that featured highly theoretical
papers presented by academics. Over fifty halls and rooms were used for keynote speeches, debates, and other gatherings.
In attendance of course were the world famous architects
along with the 'star aura' that follows them everywhere. «Please do not flash lights at Charles Correa!» «We kindly ask you not
to request an autograph from Tadao Ando!». The latter was the
UIA Gold Medal winner for 2005.
Meanwhile, an exciting competition between Durban and
Tokyo was staged to decide which city would host the 24th UIA
Congress in 2011. The 23rd event will take place in Turin in
2008. (...)
The «Grand Bazaar of Architectures» no doubt came about
thanks to the eager organisers. After the Eurovision Song Contest and the Champions League Final, Istanbul again showed it can
handle a major event. To see so many different architectural goods
- material and immaterial - from all corners of the world right next
to one another was amazing.
Furthermore, thanks to the media, architecture was brought into the living rooms of ordinary people. Turkey welcomed architecture for four days and celebrated it to the full in Istanbul. But
really, what was it all about? Usually in a bazaar you not only hear
the cries of the vendors, but you can also bargain and discuss
whether to buy or not. Maybe this is what was lacking at the huge virtual architecture market. What will remain once the crowd
has departed? Will the voices of the vendors really make a meaningful contribution to the profession or outside world, or will these cries end up as an incomprehensible jumble?
In the end, almost out of the blue, The Istanbul Declaration was
presented. This document in nice big words focuses on global and
local politics and their effects on cities and architecture. Referring
to the reason the UIA was founded - in 1948 in Lausanne - the
Istanbul congress called for an end to the current war that is demolishing cities in Mesopotamia (read Iraq). Moreover, the
gathered architects pleaded for a production economy that prevents poverty, and a consumption economy that doesn't destroy our lives and environments. «We need peace, and an architectural and environmental discourse that can enhance cultural identities and societies. This is the only way to re-unify architecture and cities». Sure, that sounds very relevant, although
it's true for all times and places. But it also sounds like the result
of a completely different happening - definitely not the Grand Bazaar of Architectures that I experienced.
on archined.nl 19 juli 2005
30
SETTIMANALE
DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DEGLI ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI
E CONSERVATORI
ma come luogo di vita, con tutte
le sue caratteristiche.
(...) Come dicevo, la Convenzione non considera il paesaggio
come qualcosa di intoccabile, ma
lo assume nella sua complessità
stratificata. E parte dal presupposto che tutto è paesaggio: non
solo un prato o un monte, ma anche la città, la fabbrica, la strada,
la discarica... Il punto è come agire, secondo le tre direttrici fondamentali: la tutela di quanto ci
viene dal passato, la gestione che
mira a governare al meglio il presente e la pianificazione, per preparare il futuro».
Appunto: come agire?
«Occorre sollecitare una sensibilità diffusa sul paesaggio, riuscire a comprenderne le caratteristiche profonde, rispettarlo. Non
è semplice, per questo è importante la figura dello specialista, il
paesaggista, che è una figura professionale particolare, individuata dal dpr 328/01, diversa dall'architetto progettista, o dall'agronomo, o dal geologo, dal conservatore o dal pianificatore; ma
che tuttavia deve saper lavorare
assieme a tutte queste altre figure professionali».
L'Italia ha ratificato la Convenzione europea?
«Non ancora: la Convenzione europea è stata ratificata da 17 paesi e altri 13, tra cui l'Italia (ma pare che la ratifica avverrà a breve),
non l'hanno ancora fatto. Questo potrebbe esser dovuto al fatto che qui la ratifica comporta
oneri particolarmente pesanti,
soprattutto in relazione agli impegni di grandi opere infrastrutturali che si auspica di realizzare
o che si stanno realizzando, spesso secondo procedure d'urgenza.
Un'attenta gestione del paesaggio
richiede partecipazione e non
può vivere di urgenze soltanto».
(...)
su Avvenire di Sabato 11 Giugno
In libreria
Eisenman in contropiede
Il diagramma è una rappresentazione grafica dell'andamento di un fenomeno, di una sequenza di eventi, attraverso l'utilizzo di simboli convenzionali. Eisenman, cittadino newyorkese, studioso dell'Italia e, dagli anni
‘70, partecipe del dibattito internazionale sull'architettura razionale e di tendenza, progettista e docente in
varie università del mondo, vincitore del Leone d'oro all'ultima Biennale di Venezia, lo utilizza quale personale sistema linguistico, interpretativo della sua visione dell'architettura e delle sue espressività.
Per Eisenman l'architettura è una disciplina che ha un proprio ambito di autonomia scientifica, impregnato
di storia, filosofia, arte, matematica, letteratura; oggi è posta in continuo confronto con sistemi visivi e apparati tecnologici destabilizzanti. Il curatore del libro, docente di storia dell'architettura a Bologna, studioso
della realtà americana, nel saggio introduttivo inquadra la sua opera, che dichiara essersi posta come legame tra «il pragmatismo statunitense e le idealità europee». Il libro comprende altri saggi di Anthony Vidler,
Pier Vittorio Aureli, Gabriele Mastrigli e Jeffrey Kipnis, che, in maniera diversa, si occupano di spiegare che
cosa sia un diagramma e che significato abbia in architettura la sua applicazione compositiva. Quindi in serie illustrata la parte di “analisi critiche” presenta gli scritti di Eisenman, che parlano della forma in architettura, di Piranesi, Palladio, Luigi Moretti, Giuseppe Terragni; poi, con il titolo di “ricerca progettuale”, dei suoi
progetti americani, per Venezia e di quelli più recenti: il Memorial dello sterminio ebraico a Berlino e il Centro culturale della Galizia, a Santiago de Compostela. Infine, nella postfazione, Eisenman spiega che cos'è e
perché in questa occasione fa riferimento al “contropiede” calcistico, di cui un diagramma interpretativo, in
copertina, è illuminante della sua teoria compositiva.
PETER EISENMAN. CONTROPIEDE, a cura di Silvio Cassarà, Skira, 2005, euro 26
Quelle ombre russe
Cinema e architettura si incontrano in un cofanetto che raccoglie il documentario «Domà. Case a San Pietroburgo» e un ricco libro dallo stesso titolo. Il film è stato girato in Russia da due registi bolognesi, Mellara
e Rossi, noti per aver diretto un fulminante esordio cinematografico, «Fortezza Bastiani». I due hanno giustamente deciso, dopo quel film tutto bolognese, di realizzare un progetto per certi versi opposto, un documentario sulle case, le persone, le cose e i segreti della vecchia San Pietroburgo. All´impresa ha partecipato
anche lo scrittore Paolo Nori, che - insieme ad altri - è ospitato nel libro omonimo. Quest´ultimo vale come
una sorta di diario fotografico, di commento a margine, di antologia critica: curato, oltre che da Mellara e
Rossi, da Francesca Guerra, viene venduto insieme al DVD. Una piccola cosa, preziosa, originale che ha ricevuto il premio Videopolis Veneto Studio System 2005.
DOMÀ - CASE A SAN PIETROBURGO, Michele Mellara e Alessandro Rossi / AAVV, Gallo & Calzati Editori, 2005, euro 18
Mario Botta e il cantiere della Scala
Botta definisce il progetto per la Scala di Milano come «un restauro filologico che riporta sia i volumi del
Piermarini, sia quelli ottocenteschi alla loro architettura originaria, ripulendoli dalle aggiunte posteriori»: restauro conservativo per la parte monumentale e la sala teatrale, ristrutturazione per l'area servizi.
Il libro ripercorre tutte le fasi del cantiere con foto di qualità, evidenziando ciò che a cantiere finito non si
potrà più vedere; illustra il progetto iniziale, impostato da Giuliano Parmegiani (Mario Botta dichiara di essersi riferito a esso nella definitiva configurazione e, nell'intervista rilasciata a Emilio Pizzi, uno dei controllori della qualità esecutiva dell'intervento, descrive le ragioni del riordino volumetrico); tratta distintamente i
vari aspetti del rinnovamento, curati da Franco Malgrande, riguardo alla macchina scenica e da Elisabetta
Fabbri, per il restauro della parte monumentale; propone con chiari disegni il progetto delle strutture, degli
impianti e dell'adeguamento acustico. Larga parte è riservata alle fasi di cantiere (demolizioni, scavi e fondazioni, pose in opera di prefabbricati, di reti tecnologiche, impiantistiche, meccanica di scena, ripristini
delle facciate e delle finiture), studiate e programmate con esemplare accuratezza e innovatività, la cui organizzazione è distinta negli aspetti che riguardano la pianificazione, il coordinamento, la validazione. Autonomamente sono inquadrati anche i dettagli delle parti decorate, da restaurare; gli intonaci, i pavimenti, i
tessuti.
LA NUOVA SCALA. IL CANTIERE, IL RESTAURO E L'ARCHITETTURA, fotografie di Enrico Lonati, euro 58
L’avventura di Daniel Libeskind
È l'architetto che ha vinto la gara per la ricostruzione di Ground Zero. E che, fra i tanti progetti, sta anche
per dare un nuovo volto all’area storica della Fiera di Milano. Daniel Libeskind, nato in Polonia e americano
d'adozione ha pubblicato «Breaking Ground. Un'avventura tra architettura e vita». Un libro di memorie, dall'esperienza del kibbutz in Israele al suo brillante passato di armonicista. «Come nascono i miei progetti?
Ascolto le pietre. Colgo i volti intorno a me. Cerco di costruire ponti verso il futuro fissando il passato con
occhi limpidi. Sono ispirato dalla luce, dal suono, da spiriti invisibili, dalla netta coscienza del luogo e dal rispetto per la storia». Vulcanico, poetico, iconoclasta, capace di raffinate collisioni tra elementi tradizionalmente inconciliabili, Daniel Libeskind racconta in questo libro, originale fusione di autobiografia e riflessione sull'architettura, qual è il suo rapporto con lo spazio, la città, l'animo umano.
BREAKING GROUND. UN'AVVENTURA TRA ARCHITETTURA E VITA, Daniel Libeskind, Sperling & Kupfer, 2005, euro 19
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
SEGRETARIO: LUIGI MARZIANO MIRIZZI
PRESIDENTE: RAFFAELE SIRICA
TESORIERE: GIUSEPPE ANTONIO ZIZZI
VICE PRESIDENTE: MASSIMO GALLIONE
CONSIGLIERI: RENATA BIZZOTTO,
VICE PRESIDENTE: LEOPOLDO EMILIO FREYRIE
LUIGI COTZIA, GIORGIO MARCHETTI,
VICE PRESIDENTE: GIANFRANCO PIZZOLATO
PIERLUIGI MISSIO, NEVIO PARMEGGIANI
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