Divinis® è lieto di proporvi

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Divinis® è lieto di proporvi
Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi
“DI...VINO, MA NON SOLO…”
Martedì 8/10/2013
La Borgogna Comune per Comune:
Meursault
Meursault Clos de Mazeray 2005
Jacques Prieur ~ Meursault (F)
Meursault A.O.C. ~ Chardonnay ~ 13,5° ~ Euro 70,00
Meursault Les Tillets 2009
Patrick Javillier ~ Meursault (F)
Meursault A.O.C. ~ Chardonnay ~ 13,5° ~ Euro 62,00
Meursault Les Tessons 2006
Pierre Morey ~ Meursault (F)
Meursault A.O.C. ~ Chardonnay ~ 13° ~ Euro 75,00
Meursault Clos de la Barre 2006
Comte Lafon ~ Meursault (F)
Meursault A.O.C. ~ Chardonnay ~ 13° ~ Euro 195,00
Meursault 2009
Philippe Pacalet ~ Beaune (F)
Meursault A.O.C. ~ Chardonnay ~ 13° ~ Euro 96,00
Meursault 2006
Domaine Lafarge ~ Volnay (F)
Meursault A.O.C. ~ Chardonnay ~ 13° ~ Euro 50,00
Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%.
Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità.
Meursault
Meursault è una perla anche dal punto di vista paesaggistico. Situato su un modesto rilievo, la
guglia della torre campanaria si staglia sulle vigne circostanti a ricordare l’importanza della
chiesa, e in particolare dei monaci, nella storia dei vini di Borgogna. Se Chassagne e Puligny
non sono che dei piccoli villaggi, Meursault è un vero paese, con vestigia storiche, un bel
centro e, cosa da non sottovalutare per gli amanti del tipo di vacanza, anche un bel
campeggio.
Dal punto di vista geologico, il filone di calcare duro di Comblanchien riaffiora qui in alcune
zone, per dare poi tutto il proprio carattere alle vigne di Puligny e Chassagne. A Meursault
prevalgono marne calcaree e non manca la presenza di argilla. I terreni del comune sono
prevalentemente siti nella parte bassa del pendio e i migliori sono posizionati intorno ai 260 m.
slm. Ma le vigne del comune non si inoltrano sul pendio, anzi spesso giacciono in pianura.
Questo conferisce ai vini un carattere più morbido e un approccio più facile, sin da giovani.
Nessuna vigna del comune è classificata Grand Cru, ma alcuni Premier Cru possono vantare
strutture di tutto riguardo: senza voler fare classifiche, Genevrières possiede normalmente una
struttura paragonabile a quella di altri Grand Cru. Ma la rigidità delle regole di Borgogna è ben
nota e anche questo cru deve accontentarsi dello status di Premier. Questo si tramuta in un
vantaggio per gli appassionati, almeno dal punto di vista del prezzo, possono accedere a
questi vini, anche se non economici, a prezzi più moderati.
Il prototipo del Meursault, con tutte le varianti del caso, è un vino morbido e profumato, di
grande fascino, ma non privo di struttura e di potenzialità di maturazione nel tempo.
Come sempre, almeno in Borgogna, lo stile aziendale contribuisce fortemente a determinare il
profilo dei singoli vini. Purtroppo, parlando proprio di vini bianchi, abbiamo attraversato un
periodo in cui le caratteristiche più accattivanti sono state un po’ forzate per ottenere prodotti
ancora più accettabili da certi mercati. Anche aziende importanti come Comte Lafon hanno
ceduto a queste pratiche e il risultato sono vini morbidi al limite della mollezza e incapaci di
maturare nel tempo. Troppe bottiglie, anche prestigiose, già ossidate dopo solo pochi anni.
Domaine Pierre Morey
La famiglia Morey è presente a Meursault dal 1793 proveniente da non molto lontano, da
Chassagne-Montrachet. Nel ‘900, Auguste Morey, padre di Pierre, diviene mezzadro del Comte
Lafon nel 1935. Il figlio gli succede nel 1971, ma anche quando i Comte Lafon decidono negli
anni ’80 di riprendere la gestione diretta delle vigne, Pierre continua a vinificare alcuni vini più
prestigiosi fino al 1991. Nel contempo inizia una collaborazione con il Domaine Leflaive, di cui
diviene “reggente” nel 1989; posto che conserverà fino al 2008 dando un ulteriore impulso alla
qualità dei vini, portandoli ai vertici della qualità mondiale.
Contemporaneamente in questo periodo ha continuato a coltivare le vigne di famiglia,
applicando fin dall’inizio i precetti della biodinamica. Dal 1997 l’intero corpo delle vigne è
coltivato in biodinamica. Dalla fine degli anni ’90 lo affianca la figlia Anne.
Inoltre ha sviluppato negli anni una attività di negozio selezionato tra alcuni viticoltori di
qualità per completare la gamma dei vini proposti.
Il Docteur Lavalle classificava Les Tessons (nel suo libro Histoire de Grands Vins de la Côte
d'Or nel 1855), nella lista delle "Premières Cuvées", in una lista di vini classificati attualmente
come Premier cru (Genevrières, Charmes, Bouchères, Gouttes d'Or). Ma le AOC (Appellations
d'Origine Contrôlées) non hanno ripreso questa classificazione nel 1935, senza dubbio perchè
l’opera di reimpianto a seguito della fillossera è stata più tardiva in questo settore. La maggior
parte delle parcelle era stata inizialmente destinata ad altri impieghi, ed solo all’inizio degli
anni ’50 che le vigne riappaiono su questi siti. Vini fini ed eleganti, complessi, molto
rappresentativi della tipicità del Meursault, possiedono un grande potenziale di maturazione
grazie alla mineralità dei terreni. I vigneti aziendali di questa parcella sono stati rinnovati nel
1975. Dopo la vendemmia manuale, le uve vengono selezionate e pressate delicatamente.
All’uscita dalla pressa, il mosto viene passato in tini, dove rimane fino a 24 ore per facilitare lo
sviluppo dei lieviti indigeni, dopodichè passa in tonneaux, dove avviene la fermentazione
alcolica e malolattica, e vi rimane del 16 al 20 mesi.
Philippe Pacalet
Philippe Pacalet è il discendente di una famiglia di vignaioli dal 1780. Tra l’altro, è nipote di
Marcel Lapierre, uno dei precursori delle lavorazioni “naturali” in Borgogna e da lui ha
acquisito le conoscenze per la vinificazione in assenza di anidride solforosa. È uno dei
personaggi d’avanguardia del lavoro naturale in Borgogna. I suoi circa 10 ettari di vigna sono
condotti in biologico, le attività vengono visionate personalmente e la vendemmia è manuale.
La fermentazione avviene con lieviti indigeni per preservare l’autenticità delle uve e in totale
assenza di anidride solforosa. La maturazione dei vini avviene in botti di rovere per un periodo
piuttosto lungo, che può arrivare fino a 18 mesi. Le parcelle di Meursault, hanno un suolo di
tipo sassoso argillo-calcareo, esposizione a sud-est, e godono di un clima caldo e solare. Le
vigne hanno un’età media di 45 anni e una densità d’impianto di 10000 ceppi per ettaro.
Pressatura dei grappoli selezionati e passaggio immediato in botti per la fermentazione con
lieviti indigeni, senza aggiunta di anidride solforosa. Permanenza in botti in riduzione, senza
travasi, per circa 14 mesi, in completa assenza di anidride solforosa. Solo durante
l’imbottigliamento, completamente manuale, ne viene aggiunta una piccola quantità.
Domaine Jacques Prieur
Fondato alla fine del XVIII secolo, questo domaine che conta oggi ben 22 ettari di vigneti (tra i
quali molti grand cru prestigiosi, come; Montrachet, Musigny, Chambertin, ecc) in tutta lo
Borgogna, ha avuto grande importanza nell’affermazione della Borgogna nel mondo. Tra
l’altro, Jacques Prieur, che ha il proprio nome all’azienda negli anni ’50, è stato uno dei
fondatori dell’associazione degli Chevaliers du Tastevin. Attualmente la proprietà è in gran
parte della famiglia Labruyere, ma i Prieur confermano la loro presenza e la continuità nelle
scelte dell’azienda. Dal 1990 la responsabilità della vinificazione è nelle mani dell’enologa
Nadine Gublin che, con stile delicato ed intenso, ha portato una ventata di novità nei vini del
Domaine. Il Clos de Mazeray è un Monopole di 2,87 ha. nella periferia di Muersault.
Questa vigna, ereditata dai Monaci di Citeaux, produce fin dall'origine vini rossi e bianchi.
Possiede un suolo alluvionale argillo-calcareo posato su un antico letto di fiume.
Le uve vengono vendemmiate manualmente. Poi i grappoli interi vengono pigiati in una pressa
pneumatica. La fermentazione alcolica e la maturazione si svolgono in barriques. La
fermentazione malolattica viene svolta al 100%. Durata della maturazione: 18 mesi.
Domaine Lafarge
L’azienda familiare è stata creata all’inizio del diciannovesimo secolo ed è situata nel cuore del
villaggio. La proprietà si estende, ad oggi, a circa 12 ettari, cresciuti di generazione in
generazione. Ne 1949 Michel affianca il padre nella conduzione dell’attività e nel 1978 viene a
sua volta affiancato dal figlio Frédéric, che apporta un nuovo impulso nella conduzione della
vigna fino a convertire tutta l’azienda alla biodinamica a partire dal 2000. Questa è stata tra le
prime azienda di Borgogna a commercializzare i propri vini in bottiglia, insieme ad altri nomi
importanti come Ramonet. Parzialmente a partire dal 1934 e per intero dal 1960. Di stampo
tradizionalissimo, i vini si presentano austeri soprattutto in gioventù e guadagnano nel tempo.
Le ultime annate, forse per effetto dell’approccio di vigna (ma anche del meteo canicolare), si
presentano più mature e carnose. I vini rimangono comunque fortemente riconoscibili.
Frédéric ha fatto suo il motto del capo indiano Seattle: “non ereditiamo la terra dai nostri avi, la
trasmettiamo ai nostri eredi”.
Comte Lafon
La famiglia Lafon proviene dal Sud-Ovest della Francia ed è solo alla fine dell’800 che si
trasferisce a Digione, quando Jules Joseph Barthélémy Lafon viene trasferito in Borgogna
all’interno dell’amministrazione pubblica. In particolare quando, nel 1894, sposa Marie Boch,
discendente di una famiglia di proprietari di vigneti e negozianti di vino, dalla cui eredità
viene, tra l’altro, il Clos de la Barre. Negli anni ’20 del ‘900, in qualità di sindaco di Meursault,
riporta di attualità il pranzo di fine vendemmia che riunisce i proprietari e i loro salariati. Oggi
questo pranzo è divenuto una delle feste di riferimento dell’autunno borgognone ed è sede del
premio letterario la “Paulée de Meursault”. Jules muore nel 1940, ma lascia una patrimonio
viticolo importante che costituisce ancora oggi in nucleo centrale delle proprietà dell’azienda.
Gli succedono i figli Pierre e Henri. Ma Pierre muore prematuramente nel 1944 e il fratello non
sembra intenzionato a proseguire il lavoro e preferisce vendere. Ma René, figlio di Pierre, si
oppone e nel 1956 prende il controllo totale del Domaine. In questo periodo i vigneti vengono
completamente affidati a mezzadri, i quali lo aiutano anche successivamente nel rinnovamento
quasi totale delle vigne. Progressivamente i vini vengono imbottigliati e, a partire dal 1961, la
totalità delle bottiglie viene venduta con l’etichetta aziendale. Dal 1984 gli succede il figlio
Dominique, che ancora oggi controlla la totalità del Domaine di 13,80 ha., dopo che tutti i
contratti di mezzadria sono stati chiusi.
La densità degli impianti è elevata, circa 10000 piante per ha. Il rimpiazzo delle viti morte o
malate avviene per selezione massale, cercando comunque di valorizzare le vecchie vigne. Dal
1992 è iniziata la conversione delle vigne in agricoltura biologica e dal 1995 il Domaine è
certificato. A partire da quella data sono iniziate le sperimentazioni per la conversione in
biodinamica e dal 1998 tutte le vigne sono lavorate secondo questa filosofia.
La vendemmia è fatta manualmente e una serie di controlli successivi, tende a vinificare
esclusivamente uve sane e ben mature.
Dopo una pressatura soffice, i mosti passano in cuvé inox per la stabilizzazione e il deposito
delle parti solide, dopodichè vengono passati in barriques per la fermentazione alcolica e
successivamente per la malolattica. Un travaso e batonnage con frequenza selezionata in base
ai vini, portano al completamento della maturazione dopo 18/22 mesi. Prima
dell’imbottigliamento viene effettuato un altro travaso e una leggera chiarifica alla bentonite.
Il Clos de la Barre, parcella di 2,1 ha. situata dietro la residenza della famiglia è un Monopole.
È esposta a Est, in leggero pendio, con un suolo argilloso poco profondo e sottosuolo di
calcare duro. I vini prodotti in questa parcella sono ricchi, molto minerali, buona acidità ed
evidenti note agrumate, soprattutto in gioventù.
Patrick Javillier
La famiglia Javillier è originaria di Meursault da più secoli ed è sempre stata proprietaria di
parcelle di vigna. Ma è nel 1945 che Raymond, padre di Patrick, di ritorno dalla guerra, decide
di dedicarsi a pieno alla produzione e alla commercializzazione di vino. Raduna le parcelle di
proprietà, ne acquisisce di nuove e inizia un’attività commerciale rivolta prevalentemente
all’estero.
Patrick, dopo il diploma in enologia, all’inizio degli anni ’70 subentra al padre nella gestione
dell’azienda e nel 1974 vinifica per la prima volta le uve del Domaine. Prosegue anche l’attività
commerciale, ma si concentra sempre di più sull’attività di vogneron e acquisisce altre vigne a
Meursault e nei comuni limitrofi.
Il lieu-dit Les Tillets è situato nella parte alta della collina a sud del centro abitato, ha una
esposizione sud/sud-est e giace su un terreno argilloso, che in profondità presenta rocce brune
calcaree. Le parcelle di proprietà dell’azienda sono separate l’una dall’altra, per una superficie
di 1,5 ha. e l’età delle vigne va dai 30 ai 70 anni. Il nome Tillets viene da un tipo di tiglio che
in età medioevale si trovava nelle vigne. La vendemmia è selezionata, la vinificazione in legno
piccolo e la maturazione dura circa 18 mesi. La messa in bottiglia avviene dopo una leggera
filtrazione.
I commenti di Maurizio Landi
Chi ama i vini di Borgogna sa che non esiste una sola Borgogna! Assaggiare questi Meursault,
al di la dei gusti personali è stata un’esperienza fondamentale per capire la varietà e le tante
sfaccettature che questa terra meravigliosa ci regala! I tratti peculiari di questo comune sono
particolarmente evidenti: note di miele e di burro a profusione, morbidezza ed eleganza
altrettanto spiccata. Questi vini sembrano proprio essere fatti per incantare! Indubbiamente un
palato esigente può trovarli un po’ stucchevoli, ma bisogna proprio avere il cuore di pietra per
non rimanere affascinato da queste bottiglie.
Un discorso a parte lo farei per il vino di Pacalet. In questi anni si fa un gran parlare di questo
personaggio “alla moda”. Perciò recentemente ho introdotto diversi vini nelle nostre incursioni
borgognone e il risultato, dal mio punto di vista, non è incoraggiante. Parlando proprio dei
bianchi, mi sembra di capire meglio le critiche che vengono mosse a più riprese dai produttori
della regione quando sostengono che i vini “naturali” sono tutti uguali. Difficile esprimere in
due parole la sensazione che ho provato, ma mi sembra di poter dire che, dopo aver
assaggiato diversi comuni di questo produttore, sembrano proprio tutti uguali. La tanto
decantata valorizzazione del territorio non c’è, ma si trova in bella evidenza l’invadenza del
“metodo”. E, quel che è peggio, si tratta di vini rustici, poco eleganti e poco persistenti. E
venduti a caro prezzo! Non ci siamo!
Proseguendo in ordine di gradimento il vino di Javillier è sembrato molto corretto, ma un po’
semplice. Rimane comunque in evidenza una nota acida un po’ invadente che, dopo poco,
rimane l’unica sensazione. Per il resto i tratti caratteristi del Meursault ci sono, ma un po’ in
sordina.
Siamo abituati a dover aspettare i vini di Lafarge e anche in questo caso il Meursault ha chiesto
un po’ di tempo per aprirsi. Inizialmente un po’ amarognolo e ostico, a un secondo assaggio
ha mostrato tutta la sua suadenza con una sensazione di miele veramente affascinante. Peccato
che, alla lunga, non sia riuscito ad andare oltre e il vino è rimasto su questa tonalità un po’
monocorde, anzi si svuotato un po’. La ricchezza e la complessità dei Volnay è lontana, ma
non è un vino trascurabile.
Il Clos de la Barre è un vino straordinario di forza e di eleganza. E vorrei anche vedere: con
quel che costa! Lo stile morbido dell’azienda lo rende appena un po’ stucchevole, ma è
veramente un vino di gran classe. Di grande fattura, senza lasciare trasparire la tecnica, forse in
questa occasione avrebbe meritato maggiore attenzione.
Attenzione che, invece, è stata riservata al vino di Prieur. Più passa il tempo e meno riesco ad
appassionarmi ai vini di quest’azienda. Qui, al contrario del precedente, la tecnica è fin troppo
evidente. La ricerca della piacevolezza sembra portata allo spasimo, appesantendo il vino di
una struttura, a mio avviso, eccessiva. Ma non vorrei essere troppo severo. Si tratta di un bel
vino, ma non mi piace!
Certamente mi piace Les Tessons di Pierre Morey, ma mi sembra il meno Meursault della
serata. Forse anche la parcella impone le sue caratteristiche, ma la mineralità e la freschezza di
questo vino, mi sembrano un po’ distanti dagli altri vini della serata. Complesso e infinito, è
comunque un fuori classe, come, d’altronde, questo produttore ci ha da lungo tempo abituato
ad aspettarci da lui. Da bere tutti i giorni!
Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione
Vino
Produttore
Totale
4 Meursault 2009
Philippe Pacalet
1 3 1 2 1 1 1 1 5 1 2 4 3 2 3
31
2 Meursault Les Tillets 2009
Patrick Javillier
3 1 3 1 2 4 4 2 3 4 3 2 1 3 2
38
1 Meursault 2006
Domaine Lafarge 2 5 4 5 4 5 2 3 1 2 1 1 4 1 1
41
6 Meursault Clos de la Barre 2006
Comte Lafon
4 2 2 3 3 2 5 6 4 3 4 5 6 4 6
59
5 Meursault Clos de Mazeray 2005 Jacques Prieur
5 4 5 4 5 3 3 4 2 6 6 6 2 6 4
65
3 Meursault Les Tessons 2006
6 6 6 6 6 6 6 5 6 5 5 3 5 5 5
81
Pierre Morey
Meursault
Les Tessons
Les Tillets
Clos de Mazeray
Meursault (437 ha)
Chardonnay (vini bianchi)
Pinot Nero (vini rossi)
Gradazione alcolica (vini bianchi): 11 - 14 %
Gradazione alcolica (vini rossi): 10,5 - 13,5 %
Rendimento massimo (vini bianchi): 45 hl/ha
Rendimento massimo (vini rossi): 40 hl/ha
Immagine tratta da: "Atlante Mondiale del Vini" di Hugh Johnson edizioni Arnoldo Mondadori
Clos de la Barre
Meursault 1er Cru (132 ha)
Les Cras, Les Caillerets, Les Santenots Blancs,
Les Plures, Les Santenots du Milieu, Charmes,
La Jeunelotte, La Pièce sous le Bois, Sous le
Dos d'Ane, Sous Blagny, Perrières, Clos des
Perrières, Genevrières, Porusot, Le Porusot,
Les Bouchères, Les Gouttes d'Or
Chardonnay (vini bianchi)
Pinot Nero (vini rossi)
Gradazione alcolica (vini bianchi): 11,5 - 14,5 %
Gradazione alcolica (vini rossi): 11 - 14 %
Rendimento massimo (vini bianchi): 45 hl/ha
Rendimento massimo (vini rossi): 40 hl/ha