Clicca per aprirla - Panathlon International

Transcript

Clicca per aprirla - Panathlon International
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA
FACOLTÀ DI ECONOMIA
Sede di Vicenza
Dipartimento di Economia Aziendale
Corso di Laurea in
Economia del Commercio Internazionale
LA COMUNICAZIONE NEL MONDO CALCISTICO:
RADIOGRAFIA DI UNA REALTÀ
Relatrice:
Ch.ma Prof.ssa PAOLA CASTELLANI
Laureando:
GUIDO ZANOVELLO
VR080418
d ddd
Anno Accademico 2010/11
0
INDICE
INTRODUZIONE…………………………………………………………………… p. 3
CAPITOLO 1: L’ORGANIZZAZIONE INTERNA DELLA SOCIETÀ CALCISTICA:
E
ANALISI DEI DIVERSI RUOLI E COMPETENZE
1.1 PREMESSA………………………………………………………………………p. 5
1.2 IL GRUPPO DI LAVORO…………………………………………….................p. 6
e 1.2.1 L’obiettivo…………………………………………………………………..p. 8
e 1.2.2 I ruoli………………………………………………………………………..p. 9
r r1.2.3 La componente comunicativa………..……………………........................ p. 10
r 1.2.4 Il coordinamento………………………………………………………….. p. 12
1.3 ORGANIGRAMMA SOCIETARIO…………………………………................p. 14
e
1.3.1 Il presidente……………………………………………………………….p. 16
e
1.3.2 L’amministratore delegato……….……………………………………….p. 20
e
1.3.3 Il direttore generale (D.G.)……………………………………………......p. 21
e
1.3.4 Il responsabile markenting………………………………………………..p. 23
e
1.3.5 L’addetto stampa………………………………………………………….p. 24
e
1.3.6 Il segretario……………………………………………..............................p. 26
r
1.3.7 Il direttore sportivo (D.S.)…………………………………………………p. 27
e r 1.3.8 Alternativa al D.S.: il football manager…………………………………...p. 28
e r1.3.9 L’osservatore…………………………………………………………........p. 29
r
1.3.10 Il responsabile del settore giovanile…………………………………….. p. 30
r
1.3.11 L’allenatore…………………………………………………………........p. 33
r
1.3.12 Lo staff tecnico………………………………………….......................... p. 35
r
1.3.13 Il calciatore…………………………………………………………........ p. 39
CAPITOLO 2: IL SISTEMA DI RELAZIONI DELLA SOCIETÀ CALCISTICA
2.1 PREMESSA……..………………………………………………………………p. 45
2.2 CLUB, TIFOSI ED ENTI...……………………………………………………..p. 47
e 2.2.1 Lo stadio……….……..……………………………………………………p. 47
1
e 2.2.2 Il tifoso ideale…………..…………………………………………..……...p. 49
2 2.2.3 Il tifoso moderno…………………………………..……………………....p. 50
e 2.2.4 Gli ultrà…………………………………………….…………………….. .p. 51
e 2.2.5 Immagini nel campo……………………………………………………….p. 53
D 2.2.6 Gli enti sportivi.…………………………………………………………....p. 56
e 2.2.7 Gli eventi e il web, una comunicazione alternativa………….…………….p. 57
2.3 SPONSORIZZAZIONE CALCISTICA E COMUNICAZIONE .……………...p. 59
EE 2.3.1 Evoluzione del termine “sponsorizzazione”……………………………… p. 60
EE 2.3.2 Lo sponsor come strumento di comunicazione …………….…..…...…… p. 60
E 2.3.3 Tipologie di sponsorizzazione…………………………………………….p. 62
2.4 COMUNICARE ATTRAVERSO IL CALCIO: I MASS MEDIA IN ITALIA...p. 63
EE 2.4.1 Il linguaggio del calcio…………………………………………………….p. 65
E 2.4.2 La stampa ………………………………………………………………....p. 67
E 2.4.3 La radio……………………………………………………………………p. 69
E 2.4.4 La televisione ……………………………………………………………..p. 70
e
2.4.5 Internet………………………………………………………………….....p. 74
CONCLUSIONE…………………………………………………………………… p. 77
BIBLIOGRAFIA.........................................................................................................p. 79
2
INTRODUZIONE
Nel mondo del calcio l’aspetto della comunicazione è fondamentale sotto ogni punto di
vista. È innegabile che quando si pensa ad una società calcistica, ciò che colpisce sono i
suoi risultati agonistici, i trofei conquistati, i goal segnati dai suoi campioni o anche le
sue sconfitte e disavventure dentro e fuori dei campi da gioco. Ma tutto ciò, sia nel bene
che nel male, è frutto di un’organizzazione fondante appunto su una comunicazione
corretta o meno tra quanti operano attorno ad essa, all’interno e all’esterno. È appunto
su tali aspetti basilari che mi soffermo in questa tesi, descrivendo i legami comunicativi
che interagiscono tra le diverse componenti di un organigramma completo, con le
diverse figure in esso presenti, ciascuna della quali svolge un proprio ruolo all’interno o
all’esterno delle società.
È chiaro che soprattutto nei club minori alcuni ruoli possono essere identificati in una
stessa persona, ma ciò non intacca il quadro generale che ho cercato di analizzare in
tutte le sue sfaccettature.
La comunicazione avviene innanzitutto all’interno della società (v. Cap I°) tra i
dirigenti, i tecnici, gli atleti e quanti si occupano degli aspetti economici e divulgativi.
È indispensabile il possesso di una perfetta conoscenza dell’ambiente nel quale ci si
muove o delle persone che si frequentano o che sono coinvolte dalle decisioni, onde
lavorare in un ambiente sereno ed evitare incomprensioni, ostilità e scelte sbagliate, che
potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti. Una nobile
concezione di ogni azione sportiva dev’essere protetta, grazie anche ad una corretta
comunicazione, dalle aggressioni che le varie vicende umane moltiplicano a dismisura.
E Il calcio è uno svago ed uno spettacolo popolare dalle dimensioni più o meno
grandiose, che trova vastissima eco nei mass media e quindi nelle sponsorizzazioni, ma
dev’essere anche un mezzo educativo, un fattore di sviluppo della personalità e di
promozione umana e sociale. Affinchè tutto ciò si possa realizzare, è necessaria anche
una corretta comunicazione della società con quanti ruotano esternamente ad essa, come
ad esempio i tifosi e gli enti sportivi. Di ciò mi occupo nei vari paragrafi del secondo
capitolo della tesi, soffermandomi dettagliatamente, come del resto ho cercato di fare
anche nella prima parte, sui diversi aspetti comunicativi che devono unire quanti vivono
3
all’esterno e all’interno di ogni club, rimandando per approfondimenti alla bibliografia
riportata alla fine della tesi stessa.
4
Capitolo 1
E
L’ORGANIZZAZIONE INTERNA
DELLA SOCIETÀ CALCISTICA:
ANALISI DEI DIVERSI RUOLI E
e
COMPETENZE
1.1 PREMESSA
Nel corso degli anni ogni società di calcio professionistica ha visto sviluppare al suo
interno un insieme di figure fondamentali. Nei primi anni del 1900 le società erano
quasi sempre gestite dal Presidente e dai suoi soci, che interpretavano il calcio da
mecenati, come semplice e puro divertimento. Col passare del tempo, però, a partire
dagli anni ’50, soprattutto in seguito all’avvento delle televisioni, il calcio ha cambiato
fisionomia. È stato quindi necessario inserire nell’organigramma societario, figure
prima assenti o di minor rilevanza. Più precisamente, a fianco di quelle tradizionali
quali sono il presidente, l’allenatore con lo staff tecnico e i calciatori, assumono un
particolare rilievo personaggi e ruoli prima ignorati o sottovalutati, come
l’amministratore delegato, il direttore generale, il direttore sportivo, il responsabile
marketing e quello del settore giovanile, l’addetto stampa, il segretario, lo staff medico e
l’osservatore. Ciò è dovuto principalmente al fatto che da allora lo sport non è più inteso
solo come puro hobby, ma anche come una realtà economica, specialmente con
5
l’avvento degli sponsor. Affinchè la società di calcio possa raggiungere gli obiettivi
ottimali, è necessario che venga creato un insieme di figure, tra loro complementari,
idonee a gestire i rapporti sia interni (con i vari dipendenti della società stessa) sia
esterni (con i tifosi, gli enti sportivi, gli sponsor, i media). Perciò, tenendo conto della
molteplicità dei ruoli, è fondamentale promuovere e consolidare innanzitutto la
comunicazione interna. Il Presidente deve interagire con l’amministratore delegato, il
direttore generale ed il direttore sportivo per stabilire assieme gli obiettivi sportivi e i
relativi mezzi finanziari, in particolare il budget disposto per la campagna acquisti da
realizzare di concerto con l’allenatore, che si avvarrà anche del parere dei suoi piu stretti
collaboratori. Alla fine di ogni anno si procede alla stesura del bilancio per confrontare i
risultati finanziari reali, determinati soprattutto dai successi della squadra nelle varie
competizioni, con quelli preventivamente attesi. Come si può notare, quindi, una società
che voglia sopravvivere e rafforzare il proprio brand, dovrà necessariamente sviluppare
un’ottima sinergia al proprio interno.
1.2 IL GRUPPO DI LAVORO
Per sviluppare un’ottima sinergia che permetta di raggiungere gli obiettivi prefissati nel
miglior modo possibile, è fondamentale capire in che modo i dipendenti del club
debbano comportarsi all’interno del club stesso. Spesse volte, infatti, abbiamo sentito
parlare di società sportive in crisi o addirittura fallite perché molti dipendenti
assumevano atteggiamenti contrastanti con gli ideali e gli obiettivi della società stessa.
E In ogni realtà aziendale, compreso il club di calcio, il successo di esso dipende in
primo luogo dalla sinergia che si riesce ad instaurare tra i diversi dipendenti. Essi
costituiscono un gruppo di lavoro che, “riconosce, utilizza e valorizza le uguaglianze e
le differenze, armonizzandole fra di loro in modo funzionale rispetto alla qualità delle
relazioni e al raggiungimento del compito”1. Il fine di tale gruppo è quello di integrare
nel modo più efficiente possibile il contributo di ogni singolo individuo. Più
precisamente, il gruppo di lavoro, attraverso il dialogo interno alla società, programma,
assegna ruoli e gestisce le diverse e numerose relazioni. Così, la comunicazione risulta
1
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, la Biblioteca Pensa MultiMedia, Lecce 2006, p. 31.
6
un elemento determinante al raggiungimento degli obiettivi prefissati, poiché permette
di coordinare le diverse mansioni dei dipendenti come se questi fossero un team. “Il
team nella sua definizione classica è un’unità di due o più persone con abilità
complementari, impegnate verso il raggiungimento di un unico scopo, che condividono
aspettative comuni assumendosi la responsabilità dei risultati” 2. “In quanto gruppo di
lavoro, il team nasce nel momento in cui un insieme di persone viene investito di un
compito, che può essere concluso in sé o preparatorio al lavoro di altri gruppi”3. Più
ogni componente del gruppo si dimostra disponibile verso i colleghi, abile
professionalmente ed intraprendente, maggiori saranno le possibilità di massimizzare
l’efficacia di ogni singolo apporto, raggiungendo così risultati irraggiungibili senza
l’aiuto reciproco.
Il team, tuttavia, per ottimizzare il proprio operato, ha bisogno di regole guida, che
possano accomunarlo agli altri componenti del gruppo, a cui si lega per condivisione di
valori basilari per garantire un clima di lavoro sereno durante il raggiungimento di
predeterminati risultati. Secondo Kharbanda e Stallworthy, un comportamento efficiente
all’interno del team deve comprendere il fatto di essere preparati, esser responsabili dei
propri compiti, saper ascoltare, non criticare le persone, essere aperti ai suggerimenti,
essere
cortesi
e
leali,
non
perdere
l’autocontrollo,
essere
collaborativi4.
E Purtroppo, la sola presenza di norme condivise non garantisce il buon funzionamento
del gruppo di lavoro. “Per raggiungere questo scopo sono da considerare nella loro
particolare significatività sia gli aspetti strutturali che quelli funzionali. I primi si
delineano nelle condizioni di base, attraverso le quali il gruppo esprime la sua esistenza
e ne preannuncia la qualificazione; ad essi vanno ricondotti gli obiettivi da raggiungere,
i ruoli e le qualità dei singoli, il numero dei componenti, il metodo, le routine nella
pratica di lavoro. I secondi hanno attinenza con le dinamiche che nel team si
organizzano attraverso i processi posti in essere durante il funzionamento stesso del
gruppo. Troviamo qui le relazioni, la comunicazione nelle sue diverse forme, il clima, i
processi di sviluppo del sistema di competenze dei singoli e del gruppo. In posizione
trasversale, fra le dimensioni strutturali e quelle funzionali, si collocano le funzioni di
2
Katzenbach J. R., Smith D. K., The Wisdom of Teams: Creatingthe Hight-Performance Organization,
Harward Business School, Boston, 1993; Cfr., Quaglino G. P., Ghisleri C., Avere leadership, Cortina,
Milano, 2004.
3
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 33.
4
Kharbanda O., Stallworthy E., Il lavoro in team, De Agostini-F. Angeli, Milano, 1994, p. 109.
7
leadership, cioè quel complesso articolato e sistemico di azioni, dinamiche, valori e
rappresentazioni, necessario all’esistenza stessa del team e capace di influire in modo
determinante sulle funzioni e sui processi che nel gruppo si determinano. Ogni singola
dimensione partecipa sempre in forma integrata e continua alle altre dimensioni,
rafforzando così quella prospettiva epistemica del gruppo di lavoro che lo delinea come
realtà unitaria, dinamica e multiprospettica”5.
1.2.1 L’ OBIETTIVO
“È il risultato atteso del gruppo di lavoro, verso cui occorre far convergere le risorse
disponibili… Maggiore è la precisione con cui un gruppo descrive, interpreta e
condivide, fra tutti, gli aspetti costituenti l’obiettivo e minori saranno le difficoltà che
esso incontrerà nel conseguire i risultati attesi”6.
A seconda delle disponibilità economiche e della serie in cui si milita, verranno
stabiliti gli obiettivi sportivi, finanziari e commerciali che si vogliono raggiungere. Ad
esempio, società considerate l’elitè del calcio mondiale come il Real Madrid, il
Barcellona, il Manchester Utd. e il Milan, a fronte delle loro ingenti spese sia in termini
di campagna acquisti- monte ingaggi, sia in termini commerciali, non potrebbero mai
permettersi di non arrivare tra le prime classificate nei rispettivi campionati o venire
eliminate nel primo turno di Coppa, poiché i soldi provenienti dal buon posizionamento
o dalla vincita di qualche trofeo, che permettero conseguentemente di rafforzare il loro
brand a livello mondiale, verrebbero a mancare, causando perdite di bilancio, oltre che
d’immagine non indifferenti. “In generale, un obiettivo, per divenire efficace, deve
assumere alcune caratteristiche particolari, cioè essere: definito e scritto in termini di
risultato; costruito su fatti, dati osservabili e risorse disponibili; finalizzato in forma
esplicita; chiarito e articolato in compiti; perseguibile; valutato..
Il punto nodale sta nel perseguire la chiarezza dell’obiettivo pur nella dinamica
costante degli eventi e ciò permette maggiore motivazione dei membri, miglior impiego
delle risorse, riduzione della conflittualità interna al gruppo e coerenza nelle attese
esterne”7. “Ogni attività va quindi programmata, stabilendo in anticipo gli obiettivi da
5
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 38.
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 40.
7
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 41.
6
8
raggiungere, le modalità di svolgimento da rispettare e le risorse da impiegare;
organizzata, individuando chi e con quali responsabilità dovrà curarne la realizzazione;
guidata, fornendo le direttive e motivando gli organi operativi; ed, infine, controllata,
valutando i risultati raggiunti rispetto a quelli programmati”8.
Per agevolare il raggiungimento degli obiettivi, quindi, bisognerà evitare di:

essere assenti alle riunioni di lavoro, fondamentali per stabilire un dialogo tra le
diverse figure societarie, riguardo ai programmi futuri;

non essere disponibili a fare più dello stretto necessario;

risultare ostili verso i consigli dei colleghi;

sottrarsi al confronto con gli altri soggetti interni al club;

sviare, attraverso fatti e/o parole, dall’obiettivo prestabilito.
Le suddette circostanze rappresentano aspetti molto delicati che potrebbero indirizzare
l’operato del gruppo di lavoro verso obiettivi che non hanno nulla a che vedere con
quelli prestabiliti. Sarà quindi necessario monitorare costantemente l’operato di ogni
singolo dipendente, affinchè non si creino situazioni ostili, sia dal punto di vista
motivazionale che comunicativo, che possano porsi in conflitto con gli intenti del
gruppo.
1.2.2 I RUOLI
Col passare degli anni, tutte le società di calcio, in virtù della crescita esponenziale di
tale disciplina dovuta all’aumento degli appassionati ma anche a fattori economici e
mediatici, hanno visto sviluppare al loro interno un assetto organizzativo sempre più
complesso. La società di calcio moderna può esser addirittura paragonata ad
un’azienda per la moltitudine di dipendenti che la costituiscono. Ognuno di loro ricopre
mansioni ben definite che risultano essere complementari a quelle del resto del gruppo.
E Ciascun ruolo distingue le diverse figure, in base alle competenze, esperienze,
metodologie di lavoro che queste applicano per soddisfare i programmi societari, in un
sistema in continuo mutamento, dove la creatività umana rappresenta una risorsa
fondamentale per poter sviluppare strategie ottimali che garantiscano all’impresa di
crescere. Il ruolo, quindi, può essere definito come “una serie di aspettative condivise
8
Sciarelli S., Economia e gestione delle imprese, Cedam, Padova, 2002.
9
dai membri del gruppo riguardanti il comportamento di una persona che occupa una
data posizione nel gruppo”9.
Tale posizione sarà quasi sempre decisa dal Presidente che, dopo un’attenta
riflessione con il Cda sulle priorità del club, ingaggia personale specializzato a svolgere
funzioni precise. “Alla base di ogni assegnazione di ruolo si collocano processi di
negoziazione che giungono a identificare, sia pure con livelli di discrezionalità,
comportamenti vietati, richiesti e permessi da parte del gruppo al detentore di uno
specifico ruolo. Tale negoziazione pone costantemente in gioco numerosi fattori, quali
le consapevolezze individuali, le percezioni di ruolo, le motivazioni a ricoprire
determinati spazi, le competenze possedute e le esperienze realizzate. Ogni ruolo si
colloca all’interno di un sistema interdipendente e si dispiega in relazione costante con
gli altri ruoli, per cui ad ogni variazione di singole parti corrispondono assestamenti e
mutazioni nel sistema stesso; partecipa di una complessità di aspettative che trovano
riferimenti in atteggiamenti, comportamentii, vissuti, opinioni, valori, percezioni e
rappresentazioni singole e di gruppo”10.
Tuttavia, negli ultimi anni, c’è una crescente tendenza ad assegnare ad un unica
persona più ruoli, per ragioni economiche (far svolgere ad un individuo mansioni che
spetterebbero a più persone, permette di risparmiare a livello di stipendi) o di esperienza
(una persona nel mondo del calcio da diversi anni può esser in grado di svolgere anche
altri ruoli, appresi durante la sua carriera). Ad esempio, capiterà di vedere un direttore
generale o un allenatore svolgere anche le mansioni del direttore sportivo,come succede
soprattutto in Inghilterra: Alex Fergouson, football manager del Manchester Utd., dopo
anni passati a svolgere le classiche mansioni dell’allenatore, ha lasciato al suo staff
tecnico tale compito, concentrandosi sull’aspetto gestionale della squadra e sul mercato.
1.2.3 LA COMPONENTE COMUNICATIVA
“È evidente, a questo punto, come la componente comunicativa assuma un ruolo
centrale nei più recenti assetti organizzativi del settore sportivo, e si rivela irrinunciabile
per qualsiasi società sportiva nell’era contemporanea. Una comunicazione declinata e
processata secondo le esigenze specifiche di un’organizzazione, che assolve alla
9
Luft J., Dinamiche di gruppo, Città Studi, Torino, 1997, p. 31 .
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 45.
10
10
definizione dell’immagine societaria e delle squadre, alla produzione e diffusione delle
informazioni e alla gestione delle relazioni”11.
“Essa, pur nella sostanziale unità, assume caratteri interattivi, informativi e
trasformativi12. Al primo livello (interattivo) si producono, fra componenti del gruppo,
condizioni dialogiche connotate dal “qui e ora”, si attualizzano confronti, decisioni,
scambi di informazioni, dati, conoscenze. Al secondo livello (informativo) la
comunicazione si struttura secondo sistemi che rispondono alla necessità di fornire
saperi posseduti, la cui organizzazzione procede mediante sequenze informative che
riconoscono articolazioni, valutano attendibilità, validità, esaustività e incompletezze
dei dati offerti secondo un determinato flusso. Al terzo livello (trasformativo) la
comunicazione produce modificazione e cambiamento, realizza influenzamenti,
elaborazioni di conoscenze, scambio di sapere, essa stessa nel linguaggio viene
sottoposta a trasformazioni continue ad opera del gruppo”13.
E
e Ogni messaggio assume significati diversi in base all’interlocutore, al contesto in cui
viene inserito e al numero di persone a cui si riferisce. Diventa quindi fondamentale
garantire la chiarezza comunicativa, considerando le conoscenze, le competenze e i
pregiudizi dell’interlocutore, per agevolarlo nella comprensione del messaggio, così che
possa comportarsi di conseguenza. Mal interpretare un comportamento o una parola è
un rischio molto elevato quando non c’è sinergia tra i diversi ruoli. Si rischia, infatti, di
interpretare nel modo sbagliato il messaggio, così da indurre comportamenti nocivi alle
finalità della società.
Quindi, la comunicazione gruppale, per risultare efficace deve essere:

indirizzata verso attività relative alla presa di decisioni e allo sviluppo di ipotesi,
sia verso la soluzione di problemi, rispettando le regole e gli obiettivi
predeterminati;

trasparente perché comprende le conoscenze dei singoli e perché procede
coerentemente tramite comunicazioni efficaci e funzionali da parte di tutti;
11
Mazza B., Giochi di retroscena, Franco Angeli, Milano 2007, p. 111.
Quaglino G. P., Casagrande S., Castellano A. M., Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo, Cortina,
Milano 2002.
13
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 48.
12
11

capace di porsi in relazione con situazioni, dati ed interpretazioni, finalizzando
gli scambi verso direzioni concrete di contenimento del conflitto, di rapidità
decisionale, di valutazione;

rapportata ad un preciso momento da parte del singolo o del gruppo, adeguando
le condizioni comunicative ai bisogni di una particolare circostanza.
E È importante ricordare che “la comunicazione è produttiva quando ottiene che il
gruppo, pur partendo da punti di vista diversi, arrivi a un risultato concreto, condiviso,
misurabile”14.
E “L’inefficacia comunicativa si palesa come lavoro apparente, disinteresse, noia,
confusione, motivo per cui stentano a proporsi adeguatamente quei processi di
confronto e di scambio, di ascolto, di esposizione e di feedback capaci di attivare circuiti
comunicativi significativi per il gruppo e per i risultati che esso persegue”15.
1.2.4 IL COORDINAMENTO
Un gruppo di lavoro è considerato efficace se riesce a raggiungere gli obiettivi
prestabiliti attraverso il coordinamento tra le diverse figure societarie. L’essenza del
coordinamento, secondo Quaglino, consiste nel “fare ordine”16, cioè ogni individuo
deve svolgere le proprie mansioni in modo disciplinato e coerente così da facilitare il
raggiungimento del traguardo prestabilito: se si lavorasse in un ambiente disordinato,
risulterebbe complicato raggiungerlo. Diventa perciò fondamentale la capacità
organizzativa del presidente del club, il quale deve esser in grado di ordinare un sistema
in parti interdipendenti e correlate, garantendo ad ognuna una determinata mansione
rispetto al complesso. Infatti, la funzione organizzativa, attraverso la suddivisione dei
compiti e la coordianzione tra le diverse aree, permette di soddisfare le condizioni di
massima efficienza operativa, in cui ciascuno è responsabile di quanto esegue.
E Tuttavia, in corso d’opera, il gruppo di lavoro può sviare dal percorso
precedentemente deciso; questo capita perché si abbandonano le metodologie corrette o
ci si concentra su un obiettivo diverso, privilegiando aspetti secondari che non portano
ad un corretto svolgimento dei compiti poiché si utilizzerebbero tempo e risorse in
14
Quaglino G. P., Casagrande S., Castellano A. M., Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo, op. cit., p. 145.
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 51.
16
Quaglino G. P., Cortese C. G., Gioco di squadra, Cortina, Milano, 2003, p. 106.
15
12
modo inefficiente. Risulterà, quindi, fondamentale trovare un punto d’incontro tra le
diverse componenti facenti parte della società, al fine di coordinare l’operato dei singoli
soggetti.
E In linea generale, in una società di calcio possiamo così distinguere 2 macro-settori:

area amministrativa, che viene gestita principalmente dall’amministratore
delegato e/o dal direttore generale. Essa comprende anche le funzioni relative ai
ruoli di responsabile marketing e addetto stampa.

area tecnica, che viene coordinata dal direttore sportivo, il quale sovraintende
l’operato dello staff tecnico, con riferimento anche al settore giovanile.
E Nell’attività di coordinamento, un ruolo fondamentale è svolto dalla segreteria, che si
occupa essenzialmente di gestire i legami tra le varie componenti, risolvendo le diverse
problematiche, principalmente di natura burocratica, che le riguardano. “Coordinare
implica quindi porre in dialogo le dimensioni presenti nel gruppo (competenze,
relazioni,
atteggiamenti,
disponibilità,
organizzazione..),
singolarmente
e
strutturalmente, direzionandole verso il presidio del lavoro” 17.
Per garantire che l’azione coordinativa del team risulti efficiente, bisogna fare in
modo che tra le parti si stabilisca un legame in continua evoluzione, dove ogni singolo
componente, in virtù dell’esperienza accumulata col tempo, contribuisca a soddisfare le
aspettative, attraverso una condivisione di intenti e modus operandi con il resto del
gruppo. Questo significa che bisognerà coordinare l’intero sistema, secondo le regole e
le azioni del team che sono frutto di “comprensioni”18 reciproche, e dove il gruppo
cerchi di promuovere un rapporto di reciproca fiducia e accoglienza tra le diverse parti,
al fine di creare un clima sereno che permetta di lavorare in modo ottimale.
17
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, op. cit., p. 82.
Sergiovanni T. J., “Costruire comunità nelle scuole”, LAS, Roma 2000; Id., “Valutazione della scuola
comunità che apprende”, LAS, Roma, 2001.
18
13
1.3 ORGANIGRAMMA SOCIETARIO
Nel calcio, quando prendiamo in considerazione l’organigramma di una società, non
possiamo pensare che esso sia uguale per tutte. Ciò è spiegato dal fatto che su di esso
incidono diversi fattori, strettamente collegati tra loro: economici, sportivi, storici e
geografici.
E Innanzitutto, bisogna sottolineare che le squadre di calcio con un glorioso passato,
vedi ad esempio il Torino, quasi sempre sono possedute da imprenditori disposti a
spendere molto denaro, che acquistano il club per collegarlo al loro nome/azienda; di
conseguenza, l’organigramma delle suddette società è già ben strutturato poiché essa è
in un certo senso obbligata a raggiungere e mantenersi ai vertici del calcio nazionale o
addirittura internazionale. Tuttavia, se le società non godono di tale “vantaggio”,
possono faticare a reperire il capitale necessario a “mantere in vita” e/o potenziare il
club. I Presidenti, infatti, possono non esser ben supportati a livello economico dai socisponsor (solitamente le aziende più importanti sponsorizzano i club con un forte appeal
derivante dal loro passato o dai loro risultati sportivi), per cui l’organigramma rimarrà
invariato siccome non c’è sufficiente denaro per assumere ulteriore personale. Ecco
allora che il club sarà in un certo senso costretto a perseguire obiettivi sportivi al di
sopra delle aspettative di inizio stagione, così da ottenere quel denaro (in base al
piazzamento in Campionato o in Coppa, ogni squadra incassa proventi sempre più
consistenti man mano che ci sia avvicina ai vertici della rispettiva competizione) utile
ad attrarre importanti soci/sponsorizzazzioni che permetteranno di ampliare
l’organigramma della società.
Un limite a quanto appena detto, può esser rappresentato da fattori geografici, cioè
dalla localizzazione del club: le competizioni che si disputano in paesi arretrati,
caratterizzati da lotte politiche o privi di un glorioso passato calcistico, hanno notevoli
difficoltà a reperire soci-sponsor di un certo spessore e le loro strutture sono quasi
sempre arretrate rispetto a quelle delle squadre professionistiche dei Paesi più
importanti (Italia, Spagna, Inghilterra, Germania su tutti). Di conseguenza, risulterà
ancora una volta fondamentale trovare grossi investitori, come ad esempio magnati russi
o sceicchi arabi, disposti a spendere follie pur di portare al successo tali club. Ne è
esempio l’Anzhi, squadra russa del Daghestan, tra le zone più pericolose del paese, che
14
sta riuscendo ad ingaggiare calciatori di un certo spessore, come Eto’o, grazie ad
investimenti vicini al miliardo di euro disposti dal magnate russo Kerimov per ottenere
successi sportivi. Generalmente gli organigrammi di questi club hanno strutture ancora
molto arretrate rispetto alle altre società del mondo. Abbiamo quindi evidenziato quali
siano i fattori che incidano sulla struttura societaria di un club.
Infine, riallacciandomi a quanto esposto inizialmente, nella fig. 1, riporto un esempio
di organigramma di una società di calcio, proponendomi di approfondire nei
sottoparagrafi successivi, gli aspetti caratterizzanti delle principali figure in esso
evidenziate.
Fig. 1: Organigramma generale di una società calcistica
PRESIDENTE
AMMINISTRATORE
DELEGATO
AREA
AMMINISTRATIVA
AREA TECNICA
DIRETTORE
GENERALE
SEGRETERIA
RESPONSABILE
MARKETING
DIRETTORE
SPORTIVO
ADDETTO STAMPA
STAFF TECNICO
CALCIATORI
Fonte: ns. elaborazione
15
AREA SETTORE
GIOVANILE
OSSERVATORI
RESPONSABILE DEL
SETTORE GIOVANILE
SQUADRE GIOVANILI
1.3.1 IL PRESIDENTE
Il Presidente è al vertice dell’organigramma societario; solitamente, è un imprenditore
che dispone di notevoli risorse finanziarie e che intende investire in questo sport o
perchè appassionato e/o perchè vede un’importante occasione di rendita anche
economica. Essendo il proprietario, si avvale di collaboratori in modo tale da ottenere i
risultati che si è prefissato. Gli obiettivi variano secondo le sue disponibilità
economiche. Tuttavia, per far fronte a spese superiori a quelle previste o per voler
sviluppare maggiormente la società stessa, il Presidente normalmente richiede la
partecipazione di altre persone alla gestione, in qualità di soci. Non è previsto un
numero massimo, ma è comprensibile che in una società amministrata da molti, ci sia il
rischio che sorgano divergenze tali da non poter raggiungere i fini inizialmente
prefissati. Spetta quindi al proprietario trovare i soci adeguati ai fini che egli stesso
vuole perseguire. Ci deve essere affinità non solo nel perseguimento del risultato, ma
anche nel modo di raggiungerlo. C’è chi preferisce intraprendere una politica di
contenimento dei costi, consolidando l’immagine della società all’interno del territorio e
chi invece propende ad espandere il brand societario in campo internazionale senza
badare a spese.
In base alla strada intrapresa, bisognerà poi, come si è detto, creare una sinergia con
tutti i dipendenti e fare in modo che questi ottimizzino le risorse a disposizione nel
perseguire gli obiettivi. Ecco che la comunicazione risulta fondamentale per gestire in
modo efficiente la società.
Quindi, un Presidente deve:
1. essere ben informato su tutte le attività del club: per esempio, conoscere la
situazione finanziaria aggiornata ed ovviamente, ciascun programma relativo
alle varie squadre facenti capo alla società;
2. essere consapevole della direzione e dei piani futuri del club, anche per costruire
nuovi servizi;
3. avere una buona conoscenza, diretta od indiretta, delle regole di costituzione del
club e dei doveri dei portatori di carica e delle eventuali commissioni societarie;
4. gestire incontri esecutivi, garantendo che tutte le questioni vengano discusse in
modo da poter prendere decisioni ottimali;
16
5. indirizzare la riunione annuale del club, facendo in modo che l’ordine del giorno
venga rispettato e trattato;
6. rappresentare il club a livello locale, nazionale ed internazionale, promuovendo
una collaborazione con le Istituzioni (Comune, Regione, Coni, F.I.G.C., Fifa ad
es.), per migliorare la sensibilità dei cittadini alle iniziative sportive ed
umanitarie;
7. essere un leader di sostegno per tutti i soci, cercando di ascoltare i suggerimenti
di altre persone (non solo i membri della commissione);
8. promuovere e motivare i diretti interessati per garantire che le attività pianificate
proseguano nel miglior modo possibile;
9. garantire una pianificazione e una verifica del budget in conformità ai desideri
dei soci.
E È bene sottolineare che la carica di presidente può non essere sempre rappresentata
dal proprietario della società, il quale rimane comunque azionista di maggioranza, bensì
da una persona ritenuta simbolo di quel club perchè si è distinta come calciatore o come
dirigente (ad es. G. Facchetti nell’F.C. Inter di Moratti).
Nel calcio di oggi possiamo notare che la personalità e le ambizioni del Presidente, il
blasone della società da lui posseduta, nonché la cultura del Paese del club, sono
elementi che ci permettono di confrontare diversi modi di intendere il ruolo di
“Presidente”. Ad esempio,
in Italia, la maggior parte dei presidenti delle società di calcio sono grossi
imprenditori immobiliari, petroliferi o commerciali che sono a capo di una
società sportiva da diversi anni, soprattutto per passione, ma anche per acquisire
notorietà per se stessi e per le loro aziende, grazie all’enorme visibilità che
questo sport concede.
In Inghilterra, a partire dalla fine degli anni ʼ90, quando il calcio inglese ha
intrapreso una politica di rinnovamento per abbattere il “fenomeno hooligan”
degli anni ʼ80 e ʼ90, molti club sono stati acquistati da presidenti di
multinazionali che hanno visto nella Premier League l’occasione per realizzare
ottimi investimenti. Come non dar loro ragione, visto che oggi è considerato
forse il campionato più bello d’Europa? Il merito va sicuramente attribuito agli
stadi di proprietà che le società hanno reso assai confortevoli, attorno ai quali
17
sono stati realizzati veri e propri centri di interesse anche commerciale, per
rendere più piacevoli i momenti pre e post partita e per agevolare la
partecipazione delle famiglie, in modo da respirare un’ atmosfera più accogliente
e sicura. Dai profitti ottenuti le società hanno trovato quei capitali necessari per
acquistare un maggior numero di campioni, i quali, a loro volta sono allettati
dall’idea di vivere la partita in strutture di richiamo e d’avanguardia. In pochi
anni il campionato inglese ha così ottenuto una notevole visibilità che ha attratto
magnati russi, come Roman Abramovich nel Chelsea, o sceicchi arabi, come
Mansur bin Zayd Al Nahyan nel Manchester City. In particolare, quest’ultimo,
proprietario dell’Abu Dhabi United Group for Development and Investment, ha
acquisito nel 2008 la società, con l’obiettivo di farla arrivare nel corso di pochi
anni ai vertici del calcio mondiale. Per realizzare ciò, sicuramente non ha badato
ha spese; infatti la squadra attuale, oltre a concorrere per vincere il campionato
inglese, sta raccogliendo soddisfazioni anche in campo europeo, grazie ai molti
campioni di cui dispone. In questo caso, però, non sono più i presidenti a
governare e ad amministrare direttamente il club, sia perché occupati dai propri
impegni lavorativi sia perché non abituati a vivere lo sport in modo passionale,
bensì dirigenti esperti del settore che si impegnano a realizzare gli obiettivi
prefissati, senza però godere di una sinergia per così dire familiare con i vertici
societari. L’ingresso di questi magnati e sceicchi, accompagnato dal crescente
potere dei mass media e delle sponsorizzazioni, ha rafforzato, purtroppo, l’idea
che il calcio oggi giorno sia sempre più caratterizzato da una matrice economica,
piuttosto che passionale e ludica.
E Oggigiorno si sta diffondendo una forma alternativa di presidenza, rappresentata
dall’azionariato popolare inteso come una diffusione della proprietà azionaria presso il
pubblico dei tifosi, i quali diventano anche investitori e dirigenti. A differenza della
forma di presidenza classica, in cui le quote sono in mano ad un numero limitato di soci,
l’azionariato popolare consente una capillare diffusione della proprietà delle quote della
società, creando così investitori cosiddetti non istituzionali. Questo permette di garantire
una maggiore stabilità politico-sociale attraverso una distribuzione del reddito più
omogenea, e consente una partecipazione più ampia alle sorti del club, a cominiciare
dalle assemblee societarie. Di conseguenza, i tifosi, possedendo anche solo una quota
18
azionaria della società sportiva, godono di tutti i diritti e i doveri per legge spettanti al
singolo socio.
Il Futbol Club Barcelona, con i suoi 163.000 soci circa, costituisce il più grande
esempio di azionariato popolare nel mondo. Dal 1978 il presidente è eletto per suffragio
universale. Le elezioni si svolgono ogni quattro anni e vi possono votare ed essere votati
tutti i soci del club che hanno compiuto 18 anni, con alle spalle almeno un anno di
adesione al club. Il Presidente sceglie i membri della Giunta Direttiva, che sono
ratificati da un’assemblea di “soci rappresentanti”, 300 soci maggiorenni eletti a sorte e
partecipanti, per un biennio, alle assemblee annuali dei soci, con diritto di parola e di
voto, in rappresentanza di tutti i soci del club. Secondo la legislazione sportiva spagnola
tutti i direttivi devono presentare avalli economici pari al 15% del bilancio annuale del
club. Questa norma, stabilita allo scopo di garantire la prosperità economica al club
contro un’eventuale cattiva gestione, è criticata da una parte dei soci, che vedono un
ostacolo economico al principio basilare della società, secondo cui qualunque socio ha
diritto a candidarsi alla presidenza. Joan Laporta è stato il penultimo Presidente del
Barcelona F.C.: nominato nel 2003 e rieletto nel 2006 non ha avuto la necessità di
andare alle urne, poiché era l’unico dei quattro candidati a superare abbondantemente le
1.804 firme di soci richieste per aspirare alla presidenza del club. Il 13 giugno 2010
Alexandre Rosell è stato eletto Presidente della società blugrana con più del 60% delle
preferenze dei membri del club.
In Italia, un’esempio di azionariato popolare è rappresentato da MyRoma, ente di
diritto privato che dal maggio 2010 ha dato vita ad un soggetto giuridico (formato
unicamente da tifosi) che sta partecipando in maniera fattiva al capitale sociale del club
giallorosso per creare e sviluppare una responsabile e democratica rappresentanza dei
sostenitori all' interno del club. “MyRoma nasce secondo i dettami dell’Azionariato
Popolare Europeo:
- massima democraticità (una testa, un voto);
- assenza dello scopo di lucro;
- vasta partecipazione popolare;
- sostenibilità (quota di adesione impegnativa ma accessibile a tutti)”19.
19
MyRoma, sito internet: http://www.myroma.it/.
19
1.3.2 L’AMMINISTRATORE DELEGATO
L’amministratore delegato di una società di calcio è uno stretto collaboratore del
presidente. Assieme a quest’ultimo, ai soci, al direttore generale, al direttore sportivo,
costituisce il Cda, organo nel quale vengono stabiliti i programmi futuri e nel quale
vengono prese decisioni di estrema importanza nel corso della stagione, ad esempio
l’aumento di capitale; il consiglio gli delega dei poteri e delle funzioni al fine di
ottimizzare la gestione della società stessa. Spesso la carica di amministratore delegato
viene assunta da un vice presidente o da un direttore generale che, in mancanza del
presidente stesso, ne fa le veci.
Innazitutto, l’amministratore delegato focalizza l’attenzione su tutte le questioni
amministrative relative al club. Nello specifico, deve aggiornarsi costantemente sulle
dinamiche interne così da avere una visione completa di ciò che accade ed
eventualmente poter intervenire. Ogni decisione sarà comunque presa nel Cda ma egli
potrà proporre o chiarire ciò che, secondo lui, va o non va nel programma
precedentemente stabilito. Si può facilmente capire che i suoi interventi sono orientati a
semplificare il lavoro del presidente, consigliandolo e supportandolo nelle decisioni da
prendere. Nell’ adempiere a questo dovere, ha l’obbligo di consolidare la
comunicazione con i membri dell’esecutivo e del comitato, per far sì che ogni
dipendente rispetti i principi di garanzia ed efficienza all’interno della società.
E Anche nell’area tecnica deve far affidamento sulla comunicazione, poichè deve
consolidare i rapporti con gli allenatori, i giocatori, lo staff tecnico e i volontari per
creare un’atmosfera serena che permetta ad ognuno di lavorare nel migliore dei modi.
Più precisamente, l’amministratore delegato deve comprendere i rapporti e gli stati
d’animo di ogni dipendente, facendo in modo che ognuno svolga le proprie mansioni in
maniera adeguata, intervenendo, qualora ciò non accada. Nel perseguire questo scopo si
avvale dell’aiuto del direttore sportivo o del football manager, cioè la persona che
sovraintende e gestisce tutta l’area tecnica, attraverso i dati, i fatti o gli episodi di una
certa rilevanza che quest’ultimo gli comunica.
Con codesti obiettivi, dovrà quindi :

garantire il funzionamento corretto ed efficiente del Comitato esecutivo, con
tutte le operazioni di calcio;
20

presiedere le sedute in assenza del Presidente;

assicurare che tutti i settori dell’ambito tecnico siano gestiti in maniera
efficiente;

supervisionare il programma di sviluppo del settore giovanile in modo tale da
migliorare i giovani atleti sia dal punto di vista atletico che formativo;

garantire che tutti gli allenatori e lo staff di supporto svolgano le loro mansioni
secondo le modalità prestabilite;

sovrintendere il reclutamento di allenatori e giocatori in base ai criteri indicati
dal Presidente, direttore sportivo e allenatore;

svolgere le funzioni richieste dal Presidente, Comitato Esecutivo o generale;

fornire una relazione sulle operazioni di portafoglio alla riunione periodica del
Cda.
E Un esempio può essere rappresentato da Adriano Galliani, amministratore delegato
dell’A.C. Milan dal 1986 e vicepresidente vicario. Per ragioni di incompatibilità durante
gli anni in cui era capo del governo, Silvio Berlusconi, ha rinunciato alla Presidenza
dell’A.C. Milan, delegando proprio ad Adriano Galliani la gestione amministrativa e
sportiva del club.
e
e Galliani, quindi, può esser definito il “factotum” della società rossonera, in quanto,
oltre a svolgere gli incarichi presidenziali, collabora con il direttore sportivo Ariedo
Braida nelle strategie di mercato. Infatti, grazie alla sua lunga esperienza e alle sue
intuizioni, ha permesso all’A.C. Milan di poter effettuare ottimi investimenti, dai quali
ha ottenuto grandi soddisfazioni sia dal punto di vista sportivo, sia da quello finanziario.
E A dimostrazione della sua bravura in tale ambito , è stato premiato dalla F.I.G.C.
come “miglior dirigente del calcio italiano” a conclusione della stagione 2010-2011.
1.3.3 IL DIRETTORE GENERALE (D. G.)
Il direttore generale assume un ruolo cruciale nella vita di un club sportivo, in quanto è
ritenuto il collante tra l’area amministrativa e l’area tecnica. Deve infatti costruire,
rafforzare e sviluppare i rapporti tra i diversi addetti ai lavori (nello specifico,
presidente, amministratore delegato, direttore sportivo e allenatore) al fine di coordinare
21
le strategie delle due aree nel modo più efficiente possibile. È quindi fondamentale che
abbia capacità comunicative sviluppate e una certa sensibilità nel relazionarsi, per
stimolare ogni soggetto a rendere al meglio, facendolo sentire parte integrante del
progetto.
E Nello specifico, è colui che:

gestisce le risorse economiche a disposizione in linea agli obiettivi concordati
con il Presidente;

redige il budget annuale, in linea con i programmi pluriennali, pianificando
strategie obiettivi e risorse, al fine di raggiungere i risultati prestabiliti;

garantisce una crescita costante della società, promuovendo le relazioni con
l’ambiente esterno, e/o reperendo le risorse economiche e non, utili al club,
attraverso incontri, proposte e accordi;

coordina le diverse aree dell’organizzazione (area amministrativa e area tecnica),
in base alle mansioni, alle responsabilità, e agli obiettivi di ognuna;

provvede alla trattativa per i diritti televisivi con i responsabili del settore;

se la società non possiede un direttore sportivo, in base al budget disponibile e
agli obiettivi sportivi, gestisce la campagna trasferimenti dei calciatori, secondo
le esigenze dell’allenatore della prima squadra, contrattando con le altre società
sportive e seguendo tutti gli aspetti contrattualistici legati alla compravendita;

supervisiona, in sintonia con il responsabile del settore giovanile, l’attività del
Settore Giovanile, destinando le risorse tecniche necessarie per raggiungere i
risultati dei programmi pluriennali;

programma, in accordo con il team manager e con il direttore sportivo,
l’organizzazione del ritiro estivo, delle trasferte e delle gare interne della prima
squadra;

risolve, confrontandosi con il vertice societario, le problematiche che possono
affiorare all’interno della prima squadra;

presiede le risorse umane e provvede alla motivazione del personale,
distribuendo i compiti secondo le competenze di ciascuno, individuando percorsi
di crescita professionale, valutando la prestazione dei singoli, attraverso la
verifica del raggiungimento degli obiettivi concordati.
22
1.3.4 IL RESPONSABILE MARKETING
Il responsabile marketing è una figura chiave per ogni azienda che voglia esser
competitiva: il club si affida ad un esperto del settore che rappresenta un’azienda
specializzata in tale ambito. Ad esso spetta il compito di consolidare ed espandere
l’ immagine del club attraverso l’ elaborazione e la messa in atto di una strategia di
marketing.
E Più precisamente, il piano di marketing comincia con il marketing analitico. In tale
fase, vengono monitorati i dati relativi all’andamento degli spettatori, dei ricavi, dei
costi, cercando di identificare le principali opportunità e i principali rischi presenti nel
mercato, nonché le forze e le debolezze della società stessa rispetto agli altri club. A
questo punto inizia la fase di marketing strategico, “intesa come la scelta, una volta
fissati gli obiettivi da perseguire, dei segmenti di domanda (target di mercato) a cui si
vuole prioritariamente rivolgere e della offerta (marketing mix) che s’intende proporre a
tali segmenti ”20. Prima di attuare tale fase, bisogna però valutare se la società sia in
grado di supportare la strategia stabilita. Infine, verificato che esista tale possibilità,
viene avviata una terza fase, quella del marketing operativo, in cui vengono realizzate le
strategie decise precedentemente, relative al servizio da offrire ai tifosi, ai prezzi del
merchandising da richiedere e alla comunicazione e distribuzione da rivolgere alla
domanda.
E I principali obiettivi ai quali deve soddisfare tale strategia, sono: “farsi conoscere,
qualificare l’immagine e il brand, acquisire clienti per una gara, un abbonamento, ecc.,
fidelizzare i clienti, informare sulle condizioni di offerta e di vendita, informare su
particolari risultati conseguiti, educare all’uso del servizio, correggere opinioni erronee,
ecc.”21.
e Per conseguire questi risultati, il responsabile marketing, quindi, dovrà intervenire su:

redditività degli investimenti: attraverso Istituti di mercato vengono fatte
indagini per capire quale sia la politica ottimale da intraprendere per aumentare i
guadagni;
20
Cherubini S., Il marketing sportivo, Franco Angeli, Milano, 2003, p. 40.
Cherubini S., Canigiani M., Santini A., Marketing, comunicazione, eventi, Franco Angeli, Milano 2005,
p. 37.
21
23

tifosi: essendo il patrimonio di ogni squadra di calcio, si cerca di promuovere
iniziative, molto spesso in sinergia con l’addetto stampa, che permettano di
consolidare il loro legame al club;

brand: ogni anno vengono effettuate modifiche su di esso affinchè risulti
coerente con gli obiettivi che i vertici societari hanno deciso;

merchandising: di anno in anno, a causa del cambiamento dello sponsor tecnico
(è lo sponsor che fornisce l’abbigliamento sportivo: Nike, Adidas, Lotto, Puma
ad es.) o semplicemente per ragioni commerciali, si cambia la grafica del
vestiario utilizzato dai calciatori durante la gara o nel tempo libero;

territorio: effettuando indagini di mercato si cerca di capire se esiste la
possibilità di utilizzare campagne pubblicitarie o altri strumenti di marketing,
per diffondere il brand del club in regioni o paesi ancora “vergini”;

strutture: soprattutto in Inghilterra, dove gli stadi sono di proprietà delle società
di calcio, ci si affida ad aziende di marketing affinchè diano direttive su come
intervenire per rendere più confortevole lo spettacolo durante il match, così da
invogliare i tifosi a venire allo stadio.
1.3.5 L’ADDETTO STAMPA
L’addetto stampa è colui che ha il compito di comunicare ai media le notizie che la
società gli indica. In particolare, nell’ufficio stampa si predispongono i contenuti della
comunicazione che un club di calcio intende veicolare. Proprio perché si ripone
notevole importanza alla comunicazione, l’addetto stampa è quasi sempre un giornalista
capace di ridurre la distanza e gestire i rapporti con i mass media, utilizzando un lessico
coerente con le esigenze del pubblico sportivo.
L’obiettivo principale che egli deve conseguire, è quello di gestire i rapporti esterni
(tifosi, Istituzioni, sponsor, giornalisti), e di diffondere l’immagine della società
mediante uno stile e contenuti che permettano al club di distinguersi positivamente
rispetto alle altre squadre. Quindi, “risulta decisivo il rapporto con la comunità di
appartenenza, al fine di ottimizzare i processi organizzativi degli eventi, sviluppare
dinamiche fiduciarie anche indipendentemente dagli esiti sui campi di gara, intervenire
24
nelle politiche di governo e valorizzazione del territorio, oltre a semplificare la gestione
delle situazioni di crisi”22. eIn particolare, “ le pubbliche relazioni costituiscono uno
strumento
di
comunicazione
ampiamente
utilizzato.
Le
pubbliche
relazioni
comprendono le comunicazioni elaborate dalla società per far conoscere l’esistenza, le
azioni e le finalità dell’impresa e sviluppare un’immagine favorevole nella mente non
soltanto dei tifosi, ma anche del pubblico, degli interlocutori istituzionali e commerciali
e di tutti i cittadini. Gli strumenti utilizzati per le pubbliche relazioni, oltre alle
informazioni relative all’impresa, sono gli eventi sportivi stessi, il loro svolgimento e
tutto ciò ad esso connesso oltre all’informazione che corre su radio e televisione e sulla
stampa” 23.
Soprattutto gli incontri che vedono il club impegnato in casa chiamano l’ufficio
stampa ad una serie di attività, quali:

preparazione degli accrediti per i giornalisti;

preparazione della cartella stampa, in cui si trova una brochure contenente tutte
le informazioni relative alla gara; della cartella possono far parte anche la rivista
ufficiale del club o pubblicazioni speciali (poster, calendari, ecc.);

conferenza stampa: alcuni tesserati del club, solitamente il mister e qualche
giocatore, vengono sottoposti alle interviste dei giornalisti;

fornire informazioni/dati sulla partita ad alcune testate giornalistiche.
E L’inizio e la chiusura della stagione sono altri due momenti che chiamano l’ufficio
stampa alla produzione di altrettante pubblicazioni, il primo di presentazione, il secondo
di resoconto, con numeri e curiosità sulla squadra e il campionato. In particolare,
all’inizio stagione, che comincia con la presentazione della squadra ai tifosi, l’addetto
stampa deve provvedere a coinvolgere i mass media locali, regionali e nazionali al fine
di ricreare un ambiente pieno di entusiasmo per i successi della passata stagione o per le
aspettative future, dovute magari ai nuovi giocatori acquistati dal club. Dovrà quindi
coordinare le interviste dei giocatori o degli altri dirigenti con i media, il momento degli
autografi e delle foto con i tifosi accorsi a sostenere la loro squadra del cuore. Infine
deve rendere reperibili ai tifosi, volantini contenenti statistiche di svariato tipo inerenti
22
23
Mazza B., Giochi di retroscena, op. cit., p. 113.
Zagnoli P., Radicchi E., Sport marketing, Franco Angeli, Milano 2005, p. 188.
25
alla storia del club e a quella dei giocatori della rosa attuale, con particolare attenzione
per quelli nuovi, magari sconosciuti ai più.
Allo stesso modo, l’addetto stampa, al termine della stagione, deve organizzare e
coordinare i mass media nel corso della festa o della cena che conclude con il classico
“rompete le righe” la stagione appena terminata. Solitamente, se la società decide di
programmare una cena è perché vuole mantenere una certa riservatezza dal pubblico; i
motivi possono esser dovuti ad un clima in società negativo dal punto di vista
finanziario o sportivo così da scongiurare possibili contestazioni dei tifosi. Se invece si
prevede di coinvolgere i tifosi e mass media a 360° è per festeggiare una stagione
entusiasmante per la vincita di uno o più trofei. Ad esempio al termine della stagione
2010/2011 l’A.C. Milan ha deciso di festeggiare i suoi giocatori e lo staff tecnico con un
pullman scoperto che girava lungo le vie della città fino ad arrivare in piazza Duomo
dove c’erano migliaia di tifosi pronti ad acclamare i loro beniamini. In tale contesto
l’addetto stampa avrà quindi il compito di organizzare e gestire la produzione di
volantini con le informazioni sulla squadra e sui giocatori nella passata stagione, da
distribuire gratuitamente ai tifosi presenti.
Solitamente, nelle suddette situazioni, il lavoro viene svolto quasi sempre in sinergia
con quello del responsabile marketing: “se all’ufficio stampa spetta il raccordo
informativo tra ente sportivo e realtà esterna, le strutture di comunicazione assolvono
all’ideazione e alla supervisione di tutti i processi integrati, dalla pianificazione alla
realizzazione della corporate image della società, della squadra, del marchio e
dell’atleta, dalla valutazione all’ottimizzazione dei flussi interni ed esterni, dalla
definizione e organizzazione del communication mix al confezionamento e alla gestione
degli eventi sportivi”24.
1.3.6 IL SEGRETARIO
La posizione del segretario è fondamentale per la gestione di successo di qualsiasi club
poiché spesso costituisce il primo contatto che le persone esterne hanno per ricevere
informazioni su di esso. Egli è funzionario dell’amministrazione e fornisce il legame tra
i diversi dipendenti, tra questi e gli organi esterni.
24
Mazza B., Giochi di retroscena, op. cit., p. 114.
26
Il ruolo di segretario di una società calcistica comprende un’ampia gamma di compiti:

svolge attività contabili, amministrative, finanziarie e tecniche relative alla
società, fa in modo che vengano applicate correttamente le normative federali,
gestisce i contatti con le Istituzioni, ecc.. Risponde per la sua attività al Direttore
Generale;

cura la raccolta e lo smistamento della posta, comunicando eventuali variazioni
delle normative federali o dei regolamenti di Lega e coordinando l’attività di
ogni singolo collaboratore;

provvede al tesseramento dei calciatori, nel rispetto delle procedure richieste,
predisponendo i contratti, curandone la ratifica presso le istituzioni competenti,
conservando e archiviando tutta la relativa documentazione; predispone tutte le
pratiche assicurative relative agli infortuni dei calciatori, curandone l’intero iter
procedurale;

coordina le informazioni da/per le diverse istituzioni calcistiche (F.I.G.C. ad
esempio), con attenzione anche ai provvedimenti disciplinari e alle sanzioni a
carico del singolo calciatore o della società, per i quali raccoglie tutta la
documentazione per eventuali ricorsi e aggiorna prontamente il file relativo ad
ogni singolo calciatore;

sovraintende alla logistica e all’organizzazione delle gare, con particolare
attenzione alle strutture di supporto, ai servizi di controllo ingressi e biglietteria,
nel rispetto della normativa vigente.
1.3.7 IL DIRETTORE SPORTIVO (D. S.)
“I numerosi cambiamenti intervenuti nel mondo calcistico hanno portato ad un
ripensamento del ruolo del direttore sportivo: sempre più complesse e numerose sono le
attività che è chiamato a svolgere”
30
. “Secondo il nuovo regolamento dei direttori
sportivi, egli può essere definito come la persona fisica che svolge per conto delle
società sportive professionistiche, attività concernenti l’assetto organizzativo e/o
amministrativo della società, ivi compresa espressamente la gestione dei rapporti anche
contrattuali fra società e calciatori o tecnici e la conduzione di trattative con altre società
sportive, aventi ad oggetto il trasferimento di calciatori, la stipulazione delle cessioni dei
27
contratti e il tesseramento dei tecnici, secondo le norme dettate dall’ordinamento della
F.I.G.C.”25.
E Può quindi essere definito come il direttore dell’area tecnica. Oltre a riferire ai piani
alti della dirigenza informazioni sull’operato dell’allenatore e dei suoi collaboratori e
sull’atmosfera che si respira in squadra, monitora i campionati di tutto il mondo per
cercare nuove promesse da inserire e far crescere nei settori giovanili, o campioni
affermati affini allo schema di gioco dell’attuale allenatore. Più precisamente, il
direttore sportivo, dopo essersi confrontato con l’allenatore su quali devono essere le
peculiarità tecnico-caratteriali del calciatore ideale da acquistare, analizza i campionati
di tutto il mondo per vedere se esiste un calciatore con le caratteristiche richieste. Se lo
trova, grazie anche all’aiuto degli osservatori, comincia ad instaurare un legame con il
procuratore dell’atleta e con il direttore sportivo della società di cui questo fa parte, per
venire a conoscenza, innanzitutto della disponibilità della squadra a trattare e del
giocatore a trasferirsi, e poi dei soldi che bisognerebbe investire tra costo del cartellino e
quello dell’ingaggio, per far sì che il giocatore venga acquistato. Basta solo che in uno
di questi punti non si trovi un punto d’incontro per far saltare l’affare. È quindi
fondamentale che il direttore sportivo risulti affabile e convincente con il calciatore e
con la sua squadra affinchè le parti si rendano disponibili alla trattativa e ad un
eventuale riduzione del prezzo.
Il suo operato sarà poi giudicato dal Presidente e dal direttore generale che, facendo
un confronto tra i soldi spesi per la campagna acquisti e l’effettivo incremento del
valore tecnico della squadra, valuteranno il suo operato e provvederanno ad un
eventuale riconferma o sostituzione.
1.3.8 ALTERNATIVA AL D.S.: IL FOOTBALL MANAGER
“Il tradizionale modello calcistico inglese non prevede il ruolo del direttore sportivo, la
cui figura è in qualche modo surrogata dall’ampio raggio d’azione del football
manager… Nel mondo calcistico anglosassone, per tradizione, il football manager è il
leader indiscusso dell’area tecnico-calcistica e il gestore di tutto ciò che la concerne.
25
F.I.G.C., “Elenco speciale dei direttori sportivi”, art. 1 comma 2.
28
Quindi: dagli aspetti tecnico-tattici tradizionali, a quelli economico-finanziari
soprattutto legati alla gestione dei budget inerenti la prima squadra e la compravendita
dei calciatori durante le sessioni di mercato. In altre parole, il manager calcistico
anglosassone tende ad incarnare la somma dei ruoli dell’allenatore più quello del
direttore sportivo(D.S.); ed ecco spiegato il motivo per cui la figura del D.S. non ha
(finora) preso piede in Gran Bretagna”26.
Si hanno in Premier League due esempi di football manager di caratura mondiale,
rappresentati da Arsène Wenger all’Arsenal e da Sir. Alex Ferguson al Manchester
United. Entrambi, hanno assunto le vesti di “ D.S.”, lasciando al loro staff tecnico,
soprattutto nel caso di Ferguson, il compito di allenare la squadra. Wenger fu invece il
primo football manager ad introdurre in Premier League una struttura ben articolata in
tutte le aree connesse alla vita della prima squadra: introdusse figure prima inesistenti o
marginali, come quella del nutrizionista e dello scouting, anche a livello di settore
giovanile. A differenza del collega francese, Ferguson ha assunto un ruolo per certi
versi parallelo rispetto a quello del D.S. tradizionale, cioè quello di football manager
che, muovendosi dai campi, si sposta decisamente verso la scrivania.
Tale modello presenta sicuramente dei vantaggi a livello mediatico: soprattutto in
Inghilterra, il football manager viene visto da gran parte della stampa, dai tifosi e dalla
maggioranza degli addetti ai lavori come l’unico responsabile dell’area tecnico-sportiva
del club di calcio e perciò risulta essere facilmente identificabile in base ad una
tradizione che riconosce questa figura come unico punto di riferimento. Ovviamente per
il football manager, questo risulta esser un vantaggio quando si ottengono risultati
sportivi positivi, perché ne beneficierebbe esclusivamente lui del merito, ma, per la
stessa ragione, sarebbe ritenuto il primo responsabile da licenziare se le cose andassero
in direzione opposta.
1.3.9 L’OSSERVATORE
L’osservatore è una persona che cerca, soprattutto tra le squadre giovanili, calciatori che
potrebbero incrementare il tasso tecnico della squadra. Egli lavora in collaborazione con
26
Lattanzio C., “Il ruolo del direttore sportivo nel calcio professionistico inglese:verso un nuovo modello
organizzativo”, Tesi d’esame al Corso di direttore sportivo, F.I.G.C settore tecnico, Coverciano, 2009.
29
un suo staff ed ha una rete di contatti in quasi tutto il mondo. Egli deve rimanere
costantemente in contatto con il direttore sportivo, per informare quest’ultimo dei
giocatori tenuti sotto osservazione.
Nello specifico, deve presentare una relazione che sintetizzi le caratteristiche, non
solo tecniche ma anche caratteriali del giocatore osservato nel corso di una stagione.
Alcuni ritengono che il giocatore dovrebbe essere giudicato esclusivamente per le sue
abilità col pallone, ma, negli ultimi anni, si sta dando grande importanza anche alla
struttura fisica del calciatore. Molti ex-calciatori ritengono però che sia un grave errore
giudicare un calciatore in base al peso o all’altezza. A sostegno di questi ultimi va
menzionato un episodio che accadde agli inizi del 2000: l’allora Presidente del Como
Enrico Preziosi, come egli stesso ammise in un’intervista televisiva, rifiutò d’ingaggiare
Lionel Messi, attualmente il migliore giocatore di calcio, perché ritenuto fisicamente
troppo debole.
e
E
Condividiamo invece l’idea che un giovane calciatore venga valutato anche per la
sua vita fuori dal campo. Ad esempio, ci sono società che stabiliscono multe a chi non
rispetta le buone regole di vita proprie di uno sportivo professionista. Negli ultimi anni
abbiamo assistito a grandi campioni, come il brasiliano Adriano, che nel corso di pochi
anni da campioni sono diventati un peso per le società di appartenenza poichè
frequentavano compagnie sbagliate, non seguivano un regime alimentare idoneo ad un
atleta e spesso erano amanti della vita notturna che impediva loro di essere fisicamente
riposati il giorno successivo per la partita o per l’allenamento.
Ecco spiegata la notevole importanza di un osservatore, che deve fornire al direttore
sportivo qualsiasi informazione utile a capire se un calciatore ha le caratteristiche
fondamentali per diventare un grande campione sotto ogni profilo.
1.3.10 IL RESPONSABILE DEL SETTORE GIOVANILE
Una delle principali cause per cui il calcio italiano è in crisi può essere sicuramente
dovuta all’incapacità delle società italiane di investire tempo e denaro nel creare settori
giovanili adeguati a far crescere, sia sotto l’aspetto umano sia dal punto di vista tecnico,
ragazzi ritenuti possibili campioni. Infatti, all’interno di ogni società calcistica, il settore
giovanile assume un ruolo decisamente importante: seppur sia dotato di una propria
autonomia tecnica e di gestione economica, non deve risultare estraneo dal contesto
30
generale della società. Il fine principale di tale contesto è quello di preparare giovani
calciatori affinchè possano intraprendere la carriera come professionisti, debuttando con
la prima squadra, magari dopo qualche esperienza in società dilettantistiche o
professionistiche con l’intento di fargli acquisire un po’di esperienza. Se lo
diventeranno, a beneficiarne non saranno solo loro, ma anche le società stesse, che
otterranno risultati di prestigio; questi, comunque, non dovranno mai essere anteposti al
ruolo formativo che deve avere il settore giovanile.
Per raggiungere il prestigio, però, il Presidente e i suoi soci devono fare in modo che
il settore giovanile sia dotato di un’ottima organizzazione così da poter risolvere
tempestivamente le problematiche che possono sorgere durante il corso della stagione.
Di conseguenza, la professionalità e le doti umane di coloro che operano nel settore
giovanile (dirigenti, allenatori, ecc.) rappresentano un cardine per raggiungere gli
obiettivi precedentemente citati; infatti, ognuno di loro deve sempre ricordarsi che il
tutto deve essere finalizzato alla crescita della persona come presupposto fondamentale
per ottenere anche buoni calciatori.
Avere un settore giovanile ben sviluppato non è fondamentale solo perché ciò
permette di aumentare il tasso tecnico dei giocatori nazionali, bensì risulta necessario
anche dal punto di vista economico: se un giocatore entra in prima squadra direttamente
dalle giovanili si permette di risparmiare sul costo del cartellino e magari di ottenere una
plusvalenza da un’eventuale vendita futura.
Di qui, l’importanza che riveste la figura del responsabile del settore giovanile.
Innanzitutto egli deve provvedere a creare un habitat ideale dove far crescere i giovani
calciatori, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista formativo. I
centri giovanili delle società più blasonate, infatti, oltre ai campi da gioco, comprendono
anche scuole private dove far crescere i giovani (chi non va bene a scuola può anche
rischiare di essere mandato via dalla società) e convitti. Il responsabile dovrà quindi
comunicare frequentemente con i genitori per avere una panoramica completa sulle
abitudini e sul comportamento dei ragazzi, non solo della “primavera” ma di tutte le
categorie, a partire dai più piccoli. Pertanto ogni azione deve promuovere il benessere
del giovane, ovviamente senza trascurare le funzioni educative della famiglia.
E È opinione assai diffusa che attualmente il miglior settore giovanile nel mondo sia
posseduto dal Futbol Club Barcellona, che investe ogni anno circa 20 milioni di euro.
31
Infatti, la Cantera blaugrana rappresenta una vera scuola calcio nella quale emergono
qualità, metodologie e valori comuni a tutte le squadre giovanili, comprese i “pulcini”.
Un modello che rappresenta il massimo, dato che la Spagna, vincitrice della sua prima
Coppa del Mondo in Sudafrica, comprendeva molti giocatori del Barca (Xavi, Iniesta,
Puyol, Piquè, Pedro ecc.). Per il Barcellona la differenza tra settore giovanile e prima
squadra non è notevole come in Italia. È noto infatti che gli atleti della prima squadra e
quelli del settore giovanile si allenano,seppur in orari diversi, all’interno della cittadella
sportiva. Di più, Pep Guardiola, allenatore della prima squadra,conosce perfettamente i
metodi di lavoro del settore giovanile: insieme al direttore sportivo del club, e al
responsabile del settore giovanile, egli sovraintende il lavoro di tutto il settore giovanile.
E “Per essere allenatori del settore giovanile del Barcellona bisogna avere tre requisiti:
formazione universitaria, esser stati giocatori di calcio ed avere particolari doti da un
punto di vista tecnico ed educativo. Obiettivo fondamentale della Cantera è quello di
formare “buone” persone. Un’attenzione maniacale, infatti, viene data all’educazione, al
rispetto delle regole e dei valori sportivi. Tutti i giocatori, prima o dopo la seduta,
salutano non solo il proprio allenatore, ma anche tutti gli altri tecnici che dovessero
incontrare in spogliatoio, negli spazi esterni o nel tragitto che li porta fuori dal centro.
Sono vietati tatuaggi, piercing, capelli colorati e grande importanza viene data al
comportamento scolastico, all’uguaglianza, al rispetto reciproco. L’unico modo
attraverso il quale i giocatori del Barca devono distinguersi è legato all’abilità sportiva e
al fair –play”27.
Possiamo quindi denotare che il settore giovanile per il Barcellona F.C. intende
primariamente di far diventare veri uomini i propri giovani tesserati, e solo
secondariamente si prefigge di istruirli al gioco del calcio. Si ritiene questa filosofia
“vincente”, per risollevare le sorti di questo meraviglioso sport, sempre piu contaminato
da aspetti che con il calcio hanno poco a che fare; ecco perché ogni club dovrebbe
ammirare e perseguire gli stessi obiettivi della Cantera.
27
Viscidi M., Pane A., Lucchesi M., “Barca,una Cantera mondiale”, tratto dal sito web:
http://www.assoallenatori.it/.
32
1.3.11 L’ALLENATORE
L’allenatore è colui che gestisce tatticamente la squadra. Egli decide la tattica da
adottare di volta in volta a seconda dell’avversario, i calciatori da mandare in campo ed
in quali ruoli utilizzarli. Inoltre gestisce l’allenamento quotidiano della squadra.
E
e Spesso il mister è stato un calciatore, per cui la competenza tecnica che gli deriva
dalla carriera di calciatore lo avvantaggia; tuttavia, non è detto che sia in grado di
spiegarla ai suoi giocatori, per cui risulta fondamentale essere “buoni comunicatori”. La
comunicazione assume un ruolo centrale soprattutto se si pensa che l’allenatore
interagisce in condizioni piuttosto difficili: dallo spogliatoio, allo stadio, passando per la
palestra, tutti luoghi in cui lo spazio fisico e la confusione complicano il dialogo tra le
parti. Oltretutto, “il tempo a disposizione non è mai quello di cui avrebbe bisogno: i
giocatori di una squadra sono tanti, parlare a ciascuno in tutte le circostanze che lo
renderebbero necessario è impossibile, l’intervallo di una partita è breve e le cose da
sbrigare sono tante”28.
Per evitare incomprensioni, quindi, all’allenatore converrà stabilire semplici regole
che permettano di creare un clima sereno tra i giocatori e tra questi e lo staff tecnico,
quali:

definire le mansioni di ogni soggetto, evitando sovrapposizioni;

esser l’unico collettore dell’informazione;

favorire la condivisione e il confronto di idee;

fare in modo che ogni componente dello staff tecnico si senta protagonista;

sostenere il proprio staff tecnico davanti ai giocatori;

discutere privatamente con un calciatore, parlando sempre in modo esplicito;

motivare ogni decisione.
E Affinchè i giocatori recepiscano ed applichino le indicazioni e gli ordini nel modo
corretto, il mister deve utilizzare un linguaggio comune, fatto di segnali semplici,
comprensibili e riproducibili, che permetta loro di comunicare serenamente, creando
“affiatamento”. L’allenatore dovrà fare in modo che si crei sinergia sia tra lo staff
tecnico e la rosa di giocatori, sia tra di essi, cercando di creare un codice comune di
28
Accame F., Come dice il mister, Edizioni correre, Milano 2007, p. 7.
33
comunicazione tale da far fronte con successo alle situazioni variabili del gioco.
E Un allenatore, perciò, si riterrà bravo quando è in grado di:

pianificare la propria attività in base agli obiettivi da raggiungere;

motivare i giocatori che svolgono la loro attività al fine di soddisfare i bisogni di
competenza (apprendere e migliorare le proprie abilità sportive), divertimento,
amicizia (stare con amici e farsene di nuovi), squadra (essere parte di un
gruppo), competizione (gareggiare, avere successo, vincere), forma fisica
(sentirsi forte). L’allenatore dovrà stimolare quotidianamente ciascun giocatore
considerando il carattere di ognuno;

prestare attenzione a tutto ciò che riguarda il proprio gruppo, sia
individualmente sia collettivamente, cercando di interpretare il tono della voce,
gli sguardi, l’espressività e la gestualità dei ragazzi e così lo stato d’animo
dell’intera squadra;

saper ascoltare, per creare un clima favorevole alla comunicazione, dando
spazio a chi si appresta a parlare;

comunicare, cioè deve saper utilizzare al meglio il linguaggio verbale e quello
non verbale. Ciò significa interagire con la squadra in modo chiaro, semplice e
concreto, senza doppi sensi o allusioni, che vada diretto al concetto che si vuole
esprimere. Ogni allenatore si esprimerà in base al suo carattere: c’è quello
severo, che realizza la sua comunicazione in modo autoritario e quello
democratico che comunica in modo equilibrato.
ENelle mie esperienze di giocatore ho avuto diversi allenatori, ognuno dei quali
viveva il calcio in maniera differente, utilizzando il tono della voce, i gesti, gli sguardi
propri della sua personalità: quelli più estroversi parlavano in modo esasperato e spesso
urlavano, gesticolando platealmente verso chi non li ascoltava, mentre i più riservati si
dimostravano più pacati e comprensivi verso chi sbagliava, magari rimanendo seduti in
panchina. Siccome ogni giocatore reagisce diversamente agli stimoli provenienti
dall’esterno, alcuni miei compagni perdevano fiducia in se stessi quando il mister li
criticava platealmente, altri, invece, ne uscivano più sicuri dal confronto.
E Quindi, il mister, nel comunicare con ciascun giocatore, deve tener conto della loro
sfera emotiva-psicologica. Come afferma P. Fanna, l’allenatore ha il dovere di
34
insegnare, di preparare gli atleti fin da ragazzi: il rinforzo della propria autostima, il
rinforzo della propria condizione pscicologica e l’eliminazione di paure e dubbi che se
permanessero potrebbero tradursi con effetti negativi sulla personalità, condizionando
se stessi e i propri compagni.
R
1.3.12 LO STAFF TECNICO
“Ai massimi livelli del calcio professionistico il mister non è più solo.. attorno a lui è
nato uno staff tecnico che rappresenta un processo di parcellizzazione delle funzioni”29.
E Più precisamente, le squadre professionistiche di oggi, al fine di ottimizzare e di
semplificare le mansioni del mister, ingaggiano dei collaboratori che gli permettono di
curare esclusivamente la parte tecnico-tattica della squadra, mentre essi curano altri
aspetti non meno importanti di ogni singolo giocatore. Solitamente lo staff tecnico è
costituito, oltre al già citato allenatore, dall’allenatore in seconda, dal collaboratore
tecnico-tattico, dal preparatore dei portieri, dal preparatore atletico, dal team manager,
dallo staff medico e dal magazziniere. Su di essi mi soffermerò nel seguito del presente
sottoparagrafo.
E È fondamentale che ci sia condivisione totale di idee riguardo alla filosofia di gioco,
agli schemi, alle regole comportamentali, poiché solo in questo modo si può costruire
una squadra vincente. Se anche uno solo dei componenti non fosse d’accordo, infatti, si
rischierebbe
innanzitutto
di
minare
la
serenità
all’interno
del
gruppo,
e
conseguentemente di non riuscire ad ottenere i risultati sperati.
1) ALLENATORE IN SECONDA: l’allenatore in seconda è il primo collaboratore
dell’allenatore; segue le sue indicazioni, da far eseguire ai calciatori durante gli
allenamenti, in particolare relativamente alla parte tecnico-tattica. In assenza
dell’allenatore, per motivi personali o perchè squalificato, il suo vice lo sostituisce in
panchina il giorno della partita. Molto spesso ex giocatori che hanno da poco
abbandonato l’attività agonistica e che vogliono far carriera come allenatori,
cominciano ad apprendere i segreti del mestiere proprio come vice di un allenatore che
conoscono perché sono stati da lui allenati e con il quale hanno instaurato un buon
29
Accame F., Come dice il mister, op. cit., p. 59.
35
feeling. È di estrema rilevanza, per l’allenatore, avere come vice una persona che
condivida la sua filosofia di gioco, i suoi schemi; se non fosse così, si rischierebbe di
creare confusione nei giocatori, rendendoli incapaci di assimilare nel minor tempo e nel
miglior modo possibile le direttive dell’ allenatore sul campo.
2) COLLABORATORE TECNICO-TATTICO: lavora a stretto contatto con
l’allenatore e il suo vice. Anche nel suo caso, è fondamentale che ci sia una
condivisione di idee riguardo agli schemi di gioco. Nello specifico, il collaboratore
tecnico-tattico prevede che, alla ripresa degli allenamenti dopo la partita passata, si
analizzino, assieme all’allenatore e ai giocatori, gli errori tecnico-tattici commessi dalla
squadra, per poi correggerli nei giorni successivi durante gli allenamenti. L’intento
ovviamente è quello di far assimilare alla squadra gli schemi di gioco dell’allenatore nel
minor tempo possibile, cercando nuove soluzioni di gioco, nuovi movimenti, con e
senza palla, che possano rendere la manovra di gioco molto più fluida. Dopodichè, il
collaboratore spiega all’allenatore le caratteristiche di gioco del prossimo avversario,
quali sono i suoi punti deboli e quelli di forza: l’allenatore, nel corso della settimana,
eserciterà la squadra sulle soluzioni di gioco da adottare contro l’avversario.
3) PREPARATORE DEI PORTIERI: è colui che si occupa dell’allenamento specifico
dei portieri e il suo lavoro viene integrato con quello dell’allenatore. In genere i portieri
sono tre: il titolare, la riserva, ed il terzo che è quasi sempre un giovane della primavera
o un esperto a fine carriera. Il preparatore gestisce i portieri a livello tecnico, mediante
esercitazioni specifiche (uscite, rinvii, prese) e psicologico. Di norma, il preparatore dei
portieri è un ex portiere.
4) PREPARATORE ATLETICO: solitamente esistono più preparatori atletici in una
squadra, specie se di rango, famosa e ricca. Essi gestiscono i giocatori a livello fisico,
indicando gli esercizi da effettuare in palestra per la resa muscolare e i metodi di corsa,
scatti e aerobica. Tutto ciò fa sì che i giocatori riescano a gestire pienamente i novanta e
più minuti di una partita e di quelle successive. È importantissimo il lavoro che essi
svolgono soprattutto nel ritiro estivo, poiché determina la condizione atletica di ogni
calciatore nel resto della stagione. Oggi si tende a personalizzare gli esercizi per ogni
36
calciatore a seconda del ruolo che ricopre e della sua condizione fisica .
5) TEAM MANAGER: è colui che si occupa della gestione tecnico-sportiva nel senso
più stretto del termine. Nello specifico, è colui che consegna all’arbitro la lista della
formazione da mandare in campo il giorno della partita e delle successive sostituzioni.
Inoltre si occupa dell’aspetto logistico quando ci si deve spostare per le trasferte di
campionato e di coppa: stabilisce gli orari di partenza del pullman, dell’aereo o del
treno. Vive quindi a stretto contatto con tutto lo staff tecnico, compresi i giocatori, con i
quali consolida un rapporto confidenziale per capire i loro stati d’animo o le loro
esigenze, così da comunicarlo alla/e persona/e di riferimento (allenatore, direttore
sportivo o generale, presidente, ecc.).
6) STAFF MEDICO: questo è costituito dai medici, fisioterapisti, infermieri e
massaggiatori che si occupano della prestanza fisica dei giocatori, curando eventuali
fratture,
lesioni
ed
occupandosi
anche di
un’eventuale loro
riabilitazione.
I massaggiatori assistono agli allenamenti e alle partite da bordo campo, per curare
immediatamente un eventuale infortunio muscolare dell’ atleta.
Il medico sportivo ha un rapporto diretto, del tipo dottore- paziente, con ogni atleta, in
cui il primo fornisce le cure necessarie al secondo dopo che questo ha spiegato la
dinamica dell’ incidente, i movimenti che non riesce a fare e i dolori che sente.
Contemporaneamente, il medico si confronterà con gli altri dottori, coaudiuvati dagli
infermieri, per cercare la miglior cura possibile al calciatore. Se gli infortuni sono gravi,
vedi ad esempio l’ultimo infortunio di Cassano di cui abbiamo tanto sentito parlare sui
media, i calciatori vengono portati direttamente al pronto soccorso poiché le società non
godono di strutture adeguate per curarli. Sarà poi il dottore dell’ospedale a comunicare
allo staff medico del club le condizioni di salute dell’atleta/paziente e i tempi di un
eventuale recupero.
Il ruolo di fisioterapista può esser coperto da più persone, specialmente nei top club. I
fisioterapisti gestiscono il recupero dei giocatori infortunati, seguendo da vicino i
progressi di ogni infortunato, e lo aiutano durante la riabilitazione; in caso di imprevisti
o complicazioni, lo comunicheranno al medico sportivo, che provvederà a trovare una
soluzione.
Per ciò che concerne la salute pscico-fisica degli atleti, cito ad esempio “MilanLab”,
37
centro di ricerca scientifica finalizzato alla gestione ottimale del benessere della singola
persona. Tale centro, utilizzando i dati personali di ogni giocatore raccolti negli anni
passati, identifica le linee guida relative alla gestione ottimale di ciascuno di essi. Il sito
dell’ A.C. Milan informa che “l’analisi effettuata poggia le proprie basi su tre livelli di
acquisizione. Il nostro stato di salute può essere messo in relazione con l’equilibrio di
tre fattori base, che possiamo equiparare ai lati di un triangolo equilatero. Un lato
corrispondente alla condizione strutturale, un altro riassume gli aspetti biochimici, il
terzo è il lato della condizione psicologica. Se uno qualsiasi dei lati del triangolo
equilatero si indebolisce, ne seguirà uno squilibrio complessivo e quindi lo stato di
benessere ne risulterà in qualche modo compromesso. Alla base di MilanLab domina
infatti una visione della salute intesa come stato di totale benessere fisico, sociale e
mentale, che dipende dall’equilibrio fra i tre principali livelli funzionali sopra citati.
Ognuno di questi livelli - nell’organizzazione di MilanLab - è rappresentato da un’area
di intervento… Secondo questa visione una società, una squadra di calcio, una persona,
un atleta, sono singoli “sistemi integrati”, composti da diversi sottosistemi la cui
interazione ed efficienza determinano l’equilibrio complessivo. Il rendimento globale è
dato quindi dall’integrazione degli specifici sottosistemi che lo compongono...
L’integrità psicofisica dei campioni è il patrimonio più prezioso di una società di calcio:
da ciò dipendono il rendimento sul campo della squadra e il successo sportivo ed
economico del club. È pertanto decisivo monitorare, misurare e controllare in modo
sistematico e rigoroso i vari elementi che concorrono al benessere dell’atleta…. La
missione di MilanLab è ottimizzare i risultati della squadra attraverso un sistema di
information technology, che consente di vedere in ogni momento le condizioni
psicofisiche di ogni singolo calciatore e della squadra nel suo complesso”30.
7) MAGAZZINIERE: non meno importante di altre figure societarie, il magazziniere
spesso lavora con alcuni colleghi. Egli fa il cosiddetto lavoro sporco, ovvero portare nel
campo di allenamento i palloni, le sagome, i coni, le porte, le casacche e via elencando.
Durante il ritiro estivo, egli si occupa di montare e smontare le attrezzature da palestra
nel caso in cui si debba cambiare sede del ritiro. Comunicherà quindi col settore tecnico
per capire quali macchinari o attrezzi richiedere e predisporre in base agli esercizi che
30
A.C. Milan, sito ufficiale: http://www.acmilan.com/.
38
allenatore e preparatori atletici vogliono far svolgere alla squadra. Con ognuno dei
calciatori, invece, avrà un rapporto più personale in quanto, oltre a fornire le divise da
gioco o da allenamento, dovrà preparare i vari accessori, come scarpe, parastinchi,
polsini ecc., che solitamente vengono procurati dagli sponsor personali di ogni
calciatore. Infatti, sempre più si sta diffondendo questa tendenza a personalizzare ogni
prodotto sportivo per distinguere il giocatore non solo dal numero di maglia, ma anche
dal tipo e dal colore delle scarpe, e da altri gadget utili soprattutto per rafforzare
l’immagine, sia del calciatore che li indossa, sia dell’azienda che lo sponsorizza.
1.3.13 IL CALCIATORE
Il calciatore è un atleta che pratica lo sport del calcio. Ogni giocatore, nell’ambito della
propria squadra, riveste un ruolo che dipende dalla posizione occupata in campo:
portiere, difensore, centrocampista, attaccante. Nonostante il calciatore sia sempre stato
un personaggio pubblico, negli ultimi anni sta notevolmente incrementando la sua
popolarità sia per l’esponenziale aumento di appassionati, sia per il crescente potere dei
mass media nel mondo calcistico. Di conseguenza, il giocatore, essendo osservato dai
dirigenti, dai tifosi presenti allo stadio e dai telespettatori, dovrà adottare un
comportamento ed un linguaggio adeguati al contesto con cui si relaziona.
E Quando giocavo a calcio, per esempio, ricordo che, durante la partita, si comunicava
con i compagni utilizzando parole che molto spesso racchiudevano un discorso più
ampio (“uomo” - “solo” - “raddoppia”) soprattutto nel momento in cui si era partecipi
dell’azione principale. In alternativa, soprattutto se l’azione di gioco era lontana, si
utilizzava la gestualità ( “chiamare la palla alzando la mano”), per richiamare
l’attenzione del portatore di palla.
E Il linguaggio verbale e non verbale, però veniva anche utilizzato, sia da giocatori sia
da allenatori, come atto provocatorio per condizionare l’atleta al fine di intimidirlo e
condurlo all’errore di esecuzione; ad esempio il dito indice posto sotto l’occhio
significava “stai attento”, la tirata della maglia serviva per non farsi superare
dall’avversario, lo sgambetto era una provocazione. Insomma, erano segnali di
comunicazione che esprimevano le intenzioni sicuramente non corrette da parte di un
atleta.
39
E Ovviamente i calciatori, in primis il capitano della squadra, comunicano anche con
l’arbitro e i suoi assistenti per le loro decisioni, comprese le ammonizioni e le
espulsioni dal campo. I direttori di gara spesso vengono criticati per i loro possibili
errori, errori che del resto capitano anche agli atleti, agli allenatori,…31. Ma,
fortunatamente, si verificano anche episodi positivi di fair-play (rispetto delle regole
giuste), ove un giocatore che ha commesso un’infrazione, comunica il proprio errore
all’arbitro, che non se n’era accorto, anche se ciò comporta una decisione a lui avversa,
quale, ad esempio, l’annullamento di un goal.
Durante la partita si comunica anche con il pubblico. La squadra che gioca nel
proprio stadio può contare sul supporto dei propri tifosi, pronti a sostenerla dall’inizio
alla fine dell’incontro, a meno che non ci sia una contestazione per risultati sportivi
deludenti o per contrasti con la dirigenza. Escludendo tale ipotesi, il calore del proprio
pubblico spesso può determinare l’esito della partita poiché, inconsciamente, i giocatori
sono maggiormente incentivati a dare il meglio di sé davanti alle persone che
conoscono; per tale ragione si usa dire che il pubblico rappresenta il “dodicesimo uomo
in campo”.
E Il giocatore, quindi, essendo un personaggio pubblico, ha il dovere morale verso se
stesso, la sua società, la sua squadra, il suo pubblico e verso gli avversari, di adottare un
comportamento corretto, che possa essere un esempio per tutti. Di conseguenza, le
provocazioni che possono provenire dagli avversari, dal pubblico o dai mass media,
devono essere gestite con intelligenza.
“Dopo un gol si ha la massima espressione emotiva del calciatore, è un momento di
grande felicità che ogni giocatore vive secondo il proprio stato d’animo o secondo la
situazione che si viene a creare. L’importanza di una partita è direttamente
proporzionale alla tensione emotiva, e il goal segnato verrà vissuto sia dal giocatore sia
dagli altri componenti (giocatori - dirigenti - pubblico) in forma di grande liberazione.
C’è chi corre esultando verso il pubblico, manifestando la propria felicità, chi corre
verso la panchina, chi verso un compagno; è uno sfogo del tutto personale e viene
vissuto con la massima spontaneità ed entusiasmo…
Tutti questi momenti di forte tensione durante la partita sono condizionati da gesti,
sia da parte dell’allenatore, sia di tutto lo staff, verso i giocatori, arbitro, pubblico e
31
Per approfondimenti v.: Casarin P., Pastorin D., Noi due in fuorigioco, Elèuthera, Milano, 2005.
40
viceversa. Questa comunicazione, soprattutto non verbale, fatta di gestualità o di
movimenti più o meno nervosi da parte dei protagonisti (addetti ai lavori), più sarà
equilibrata e serena più troverà efficacia nella sua interpretazione, trasmettendo
messaggi positivi tra tutti gli interlocutori”32.
E Nella prima squadra le tensioni a cui un calciatore oggigiorno è esposto, sono alle
volte insostenibili: quando si diventa professionisti, specialmente se si gioca per un top
club, si entra a far parte della categoria dei personaggi pubblici, con i vantaggi e gli
svantaggi che questa situazione comporta. Diventare un idolo per tanta gente significa
ottenere una visibilità esponenziale, che può “far perdere” la testa all’atleta,
galvanizzato ad inizio carriera perché divenuto famoso, ma che, con il passare del
tempo, può stressarlo per la possibile invadenza dei mass media o dei tifosi nella sua
vita privata. Specialmente negli ultimi anni, scoop di qualsiasi tipo sui calciatori, fanno
molto audience e perciò gli atleti vengono spesso pedinati dai paparazzi quando vanno
a cena con la famiglia o in discoteca con gli amici. Se a ciò aggiungiamo il fatto che gli
stipendi di quasi tutti i calciatori sono esorbitanti, il rischio di montarsi la testa,
soprattutto per quelli giovani, è quindi altissimo. Di conseguenza si cerca di indirizzare
il comportamento del ragazzo verso atteggiamenti consoni a quelli di un atleta, facendo
in modo che non perda il contatto con i veri valori, propri del club, e con la realtà in cui
vive.
E
e Tuttavia, può capitare che il calciatore si trovi in difficoltà, non per i motivi suddetti,
ma perché “costretto” a rapportarsi con una realtà che lo mette a disagio; le ragioni
possono esser dovute al cambiamento di città, nazione, cibo, lingua, frequentazioni che
il ragazzo affronta quando cambia squadra.
Un’altra ragione per cui l’atleta potrebbe sentirsi a disagio può esser dovuta al
periodo negativo che si trova ad affrontare: ad esempio, se un attaccante non segna da
diverse partite si instaura in lui un senso di insicurezza, che gli fa perdere autostima
così da non rendere più ai livelli attesi, rischiando pure i fischi dei tifosi e le critiche dei
media. Infatti il calcio è uno sport in cui gli appassionati si aspettano sempre tanto dai
32
Fanna P., “La comunicazione tra allenatore e calciatore nel contesto della partita”, Tesi Corso Master
2002/2003 per l’abilitazione ad allenatore professionista di 1ª categoria, tratto dal sito web:
http://www.pizzinnos.it/.
41
propri beniamini ed in cui la riconoscenza per prestazioni positive nelle precedenti
partite spesso viene dimenticata velocemente. Non solo da parte dei supporter, ma
talvolta anche da parte di dirigenti e tecnici, delusi per la mancanza di continuità di
rendimento del giocatore. Si instaurerà, così, nel calciatore la paura di perdere il posto
da titolare o addirittura di venire ceduto. Questo contribuisce a renderlo appunto
insicuro, sia quando gioca, sia quando deve confrontarsi con il pubblico o con lo staff
tecnico/dirigenziale. È invece fondamentale per l’atleta sentirsi sostenuto e incoraggiato
così da ritrovare la serenità e gli stimoli necessari per ritornare a giocare secondo le sue
capacità. Da ciò risulta fondamentale per il Presidente, ingaggiare collaboratori capaci
non solo di svolgere professionalmente i loro compiti, ma anche di armonizzare il clima
giusto all’interno del gruppo, cercando di instaurare un dialogo costante con ciascun
individuo, per capire dove e come risolvere eventuali problemi emotivi del calciatore.
Per di più avere dei “leader” in squadra è basilare per un lavoro sereno ed efficace.
Infatti lavorare con atleti bravi, autorevoli, intraprendenti che non hanno paura di
sbagliare e che non perdono fiducia in se stessi, agevola sicuramente l’armonia di
gruppo, essendo essi di esempio per i compagni che non hanno la stessa sicurezza nelle
proprie capacità. Al contrario, calciatori poco educati e professionalmente discutibili
possono rappresentano un problema non solo per il resto del gruppo, ma anche per i
tifosi, a cui trasmettono un messaggio negativo che, purtroppo, non sempre viene
adeguatamente condannato dalla dirigenza o dai media.
Come esempio concreto, ricordo il già citato Lionel Messi, attualmente riconosciuto
come il miglior calciatore del mondo. Viene soprannominato la Pulce, per via della sua
statura. A soli 24 anni è riuscito a vincere, a titolo personale, un Pallone d’oro, due
Pallone d’oro Fifa, un Fifa World Player, un titolo come miglior giocatore della Uefa e
con il Barcellona numerose competizioni, tra cui la Champions League, la Coppa del
Mondo per club, e il campionato spagnolo. Molti lo paragonano al “grande” Diego
Armando Maradona, perché capace di estasiare ogni amante del calcio con le sue abilità
tecniche che l’hanno portato a battere numerosi record, oltre al fatto che entrambi siano
connazionali e dotati della stessa struttura fisica. Ritengo Messi un campione non solo
per le sue doti tecniche ma soprattutto per il comportamento pacato ed umile che palesa
in ogni manifestazione pubblica, compresa la partita. Sappiamo benissimo che i
giocatori di oggi sono mediaticamente esposti a qualsiasi rischio: appena commettono
42
qualche errore, appena violano una disposizione del loro club, vengono criticati
aspramente dai dirigenti, dai mass media, e di conseguenza da ogni tifoso. Messi,
seppur sia logicamente al centro dell’attenzione dei media per via delle sue doti
calcistiche, fin dall’inizio della sua carriera non si è mai reso protagonista di qualche
spiacevole episodio, non ha infranto gli ordini della sua società e soprattutto, a detta di
chi lo conosce bene, è sempre rimasto umile nonostante i contratti milionari da lui
sottoscritti. Così dovrebbe comportarsi un vero campione!
Se confrontiamo le abitudini di ogni singolo calciatore, purtroppo riscontriamo che
molti di loro, appena diventano celebrità, “perdono” la testa. Tanto per fare un esempio,
Mario Balotelli, attaccante del Manchester City, ritenuto da molti il campione del
futuro, si è reso spesso protagonista di episodi negativi: comportamenti irriverenti verso
i compagni di squadra e verso l’allenatore, multe e incidenti con le sue lussuose auto,
freccette tirate verso i ragazzi delle giovanili, case incendiate, frequentazioni poco
raccomandabili, sono alcuni dei molti episodi spiacevoli che l’hanno portato ad esser
soprannominato “bad boy”. Ritengo che il suo peggior errore, comunque, sia stato e
continui ad essere quello di non assumersi la responsabilità degli sbagli commessi, solo
perché ha avuto un’infanzia difficile; altrimenti tutti coloro che l’hanno vissuta in modo
analogo potrebbero sentirsi legittimati a compiere atteggiamenti poco educativi. È
sbagliato!
E Così com’è sbagliato il comportamento di chi non punisce questo tipo di condotta.
Ci sono dirigenti che, pur di non rovinare i rapporti con alcuni giocatori, per il timore
che essi chiedano di cambiare squadra, sono disposti a soprassedere o ignorare
mancanze anche non lievi. Il club non deve permettere che ciò accada, poiché potrebbe
rovinare il clima di equilibrio all’interno del gruppo, dove i calciatori più corretti
potrebbero giudicare negativamente tale atteggiamento troppo tollerante ed ingiusto.
Adottare uno stile consono ai principi di etica sportiva permetterebbe invece alla
società stessa di avere un beneficio d’immagine, che verrebbe apprezzata, non solo dai
propri dipendenti, ma anche dai tifosi e dai media come esempio da imitare.
E In sostanza si tratta quindi di responsabilizzare tutti coloro che lavorano a stretto
contatto con la società, per garantire la diffusione d’immagini e messaggi educativi. La
preoccupazione più grande, infatti, è quella di fare crescere bene i bambini più piccoli,
appassionati di calcio, evitando loro il rischio di emulare quei calciatori che con i propri
43
riprovevoli comportamenti possono rovinare un mondo nato per divertire ed educare.
Tali giocatori dovrebbero rendersi conto che la ricchezza e la fama non rendono le
persone speciali, ma solamente rivelano chi deve ancora diventare “uomo”.
44
Capitolo 2
IL SISTEMA DI RELAZIONI R
R DELLA SOCIETÀ CALCISTICA
2.1 PREMESSA
Il calcio “è tre volte inserito nei processi di comunicazione in quanto
COMUNICATORE delle proprie attività, MEDIUM di comunicazione per altre
organizzazioni e CONTENUTO per l’editoria sia tradizionale (stampa) sia innovativa
(tecnologica)”33. Nel primo caso, le società sportive instaurano un legame con il mondo
esterno, in particolare con i propri tifosi e gli enti sportivi ad esse collegati. Nel secondo
caso, invece, il club di calcio rappresenta un mezzo per pubblicizzare le aziende che lo
sostengono finanziariamente (sponsorizzazioni). Infine, nel terzo caso, il mondo
calcistico permette ai mass media di intrattenere il pubblico interessato, utilizzando
programmi televisivi, giornali ed internet (v. fig. 2).
Notiamo che le tecnologie hanno assunto un ruolo centrale in tutti e tre i casi. Infatti,
lo sviluppo sempre più rapido di queste, congiunto alla loro diffusione
all’interno di ogni nucleo familiare, ha permesso di dare ampio risalto al mondo dello
sport, in particolare a quello del calcio. Basta pensare che negli ultimi anni dello scorso
33
Cherubini S., Canigiani M., Santini A., Marketing, comunicazione, eventi, op. cit., p. 37.
45
secolo, per merito di questi fenomeni, in particolare con la nascita di internet e la
diffusione della pay-tv, questo settore sportivo è stato completamente rivoluzionato.
E Una volta, per vedere una partita, bisognava per forza andare allo stadio, e chi non
poteva, utilizzava la radio per informarsi; chi non la possedeva, il giorno successivo
comprava un quotidiano sportivo. Oggi, invece, l’incontro può esser vissuto anche da
casa guardando la televisione e ci si può costantemente informare sulle ultime notizie
della propria squadra del cuore utilizzando internet, senza bisogno di aspettare
ventiquattro ore per saperle.
Le società di calcio, ovviamente, si sono adattate a questo cambiamento. A partire
dai loro Presidenti, che hanno interpretato la diffusione dei mass media come
un’opportunità per incrementare la visibilità della società stessa (con le inerenti
conseguenze economiche e nei confronti degli enti sportivi), sia tramite la diffusione
dell’immagine del club a livello internazionale, sia mediante la pubblicizzazione del
marchio aziendale che sponsorizza il club.
Fig. 2: Relazioni esterne di una società calcistica
TIFOSI
ENTI
SPORTIVI
SOCIETÀ
DI
CALCIO
MASS
MEDIA
Fonte: ns. elaborazione
46
SPONSOR
2.2 COMUNICAZIONE, TIFOSI ED ENTI S E D
Innanzitutto è da notare che ovviamente un club calcistico dovrà relazionarsi con gli
enti sportivi ad esso preposti, come ad esempio FIFA e CONI.
Ciò premesso, il principale intervento che una società di calcio effettua per attrarre a
sé il maggior numero possibile di tifosi, consiste nell’indurli a recarsi allo stadio: essi
devono sostenere i loro beniamini affinchè trovino le giuste motivazioni per vincere la
partita. I tifosi,infatti, sono considerati la “linfa vitale” di ogni club calcistico perché,
andando allo stadio e/o comprando il suo merchandising, gli permettono di mantenersi e
svilupparsi. Secondo Cherubini, “la supportership è il vero patrimonio di una società
calcistica;…supportership intesa come l’insieme delle persone che nel mondo del calcio
seguono e sostengono una squadra di calcio con la quale si identificano”34.
In particolare, quando parliamo di tifo sportivo, intendiamo riferirci ad un fenomeno
sociale per cui, singolarmente o in gruppo, ci si impegna a sostenere con entusiasmo la
vittoria di una squadra. Ogni individuo lo esprime in maniera del tutto personale: ci
sono coloro che si godono la partita dal divano di casa e vedono l’incontro dal vivo solo
sporadicamente, quelli che vanno allo stadio a sostenere la squadra in modo civile e
coloro che, purtroppo, utilizzano modi esasperati e diseducativi per dimostrare la loro
fede calcistica.
Inoltre, il club cerca di organizzare eventi accessibili al pubblico, come convegni,
feste di fine anno, oppure di utilizzare strumenti tecnologici, come le chat, per stabilire
un contatto diretto tra il tifoso ed il suo idolo calcistico.
2.2.1 LO STADIO
Lo stadio rappresenta il luogo dove i calciatori ed i tifosi “collaborano” affinchè si vinca
la partita: il tifoso deve incitare i primi per fare in modo che riescano ad esprimersi al
massimo delle loro capacità così da poter conquistare i 3 punti o passare il turno di
Coppa. La società di calcio, quindi, dovrà provvedere a rendere sempre più flebile la
distanza che separa questi due gruppi. I fattori che permettono di raggiungere il suddetto
obiettivo sono essenzialmente due: la squadra deve conseguire risultati sportivi
soddisfacenti e gli stadi devono soddisfare le esigenze dei supporter.
34
Cherubini S., “Il marketing delle società sportive”, Sviluppo & Organizzazione, n° 99, Milano 1987.
47
Nel primo caso, una squadra, per creare entusiasmo attorno a sé, che le permetta di
coinvolgere più tifosi possibili alla partita, deve vincere. Infatti, è dimostrato che
giocare un buon calcio e/o inanellare una serie di risultati utili consecutivi, siano
determinanti per attirare l’attenzione dei cittadini. Se ciò non fosse vero, trascurando
l’ipotesi di fallimento, come mai nelle serie inferiori gli spettatori sono decisamente
inferiori rispetto a quando il club militava nella massima serie o ambiva a raggiungere
risultati più ambiziosi di quelli attuali? Per rispondere a tale domanda prendiamo come
esempio il Calcio Padova: a partire dalla stagione 1995-1996 precipitò, nel giro di
cinque anni, dalla Serie A fino alla Serie C-2 (l’attuale Lega Pro). Di conseguenza, si
generò una profonda scontentezza nella città, poiché la gente si sentiva “tradita” sia dai
giocatori che dalla Proprietà, come fossero stati feriti nell’orgoglio: passare da spettatori
in partite contro le squadre più importanti d’Italia, per poi ritrovarsi ad assistere ad
incontri contro squadre semi-professionistiche non fu affatto semplice. I Biancoscudati
si ritrovarono così a giocare davanti a poche migliaia di tifosi, quando qualche anno
prima la media spettatori superava quota 15.000. Solo con la conquista della Serie B
nella stagione 2008/09 la squadra riconquistò i propri supporter, grazie ai quali oggi
l’Euganeo è uno degli stadi più frequentati della serie cadetta.
Tuttavia, per invogliare i propri tifosi a recarsi allo stadio, non basta che la propria
squadra ottenga buoni risultati sportivi, soprattutto oggi in cui si può vedere il match dal
televisore di casa. Bisogna fare in modo che lo stadio rappresenti un luogo dove poter
passare qualche ora assieme alla famiglia.
E
e Soprattutto all’estero, i club di calcio si sono già mossi in questa direzione. In
particolare, in Inghilterra, la costruzione di stadi moderni, ha permesso ai tifosi di
usufruire di molteplici servizi, in totale sicurezza e comodità. Infatti, nella concezione
moderna, lo stadio non viene più inteso solamente come il luogo in cui si assiste alle
partite di calcio, ma è concepito come una struttura polivalente che permette di essere
sfruttata tutti i giorni della settimana: all’interno di esso, infatti, si possono svolgere
alcune attività interne al club, si può acquistare il suo merchandising, vedere il museo
ad esso dedicato, fare la spesa, fare attività fisica, e persino vedere un film, grazie alla
presenza di uffici, centri commerciali, musei, palestre, piscine, e addirittura cinema.
E In Italia, purtroppo, l’unica società che attualmente lo possiede è la F.C. Juventus
(altri stadi di proprietà, come quelli del Cagliari Calcio, U.S. Palermo, A.C. Fiorentina
48
ed Atalanta Calcio sono in fase di progettazione). A rallentare la loro costruzione, la
legge n° 91 del 1981 ha rappresentato, e lo fa tutt’ora, un notevole ostacolo, poichè ha
contribuito a mantere gli stadi sotto la proprietà dello Stato. Così facendo, le società di
calcio non sono mai state stimolate a focalizzare l’attenzione sulle attività ad essi
connesse, poichè non avrebbero avuto sostanziali vantaggi nel modernizzare gli stadi. Si
è così arrivati ad assistere alle partite in strutture fatiscenti e semi-deserte.
Solo ora si sta riflettendo sulla possibilità di modificare la legge 91, ma la strada
intrapresa è ancora lunga per sperare di competere con gli impianti sportivi inglesi.
Anche se gli stadi sono stati resi luoghi in parte più sicuri, grazie alla presenza degli
steward (cioè gli addetti alla sicurezza negli stadi), i quali hanno permesso di debellare
atti vandalici e di pura violenza, che stavano convincendo anche il più fedele tra i tifosi
ad assistere alla partita dal televisore di casa.
2.2.2 IL TIFOSO IDEALE
Il tifoso ideale, secondo la mia opinione, è colui che non si perderebbe, per nessuna
ragione al mondo, la partita allo stadio della sua squadra del cuore. Ideale perché è una
persona che concepisce lo sport in modo sano, all’insegna del fair-play, interpretandolo
come un gioco in cui si riconoscono vincitori e vinti. Tale tipologia di tifoso predilige,
quando si reca allo stadio, sedersi preferibilmente in tribuna, dove partecipa alla partita
in modo più composto. La ragione principale risiede nel fatto che è il settore più sicuro
di tutto lo stadio, e quindi è più facile trovarsi seduti a fianco di bambini venuti con le
loro famiglie.
Tuttavia, il tifoso ideale non rinuncia ad esprimere la propria soddisfazione o
delusione, conseguente al risultato della propria squadra, attraverso un linguaggio
accettabile più “colorito” e attraverso gesti “teatrali” (ad esempio, si alza in piedi
quando la squadra segna, finge di piangere quando il calciatore sbaglia un goal). Se si
tratta di una gara importante, partecipa alle coreografie, ad esempio con la ola, che
coinvolgono tutti gli spettatori della squadra vincente; il fine è quello di sostenere il
club preferito fino alla conclusione dell’incontro, così che i giocatori stessi possano
trovare un’ulteriore motivazione per dare il massimo in campo. Ecco perché si sente
spesso dire che il tifoso è il dodicesimo giocatore.
49
Al termine della partita, se possibile, il tifoso ideale cerca di avvicinarsi alla tribuna
vip (settore della tribuna riservato ai personaggi importanti della squadra locale e ospite)
per poter fotografare, o avere un autografo del calciatore preferito, da conservare o da
regalare al proprio figlio.
Una volta concluso l’incontro, commenta, con agli amici, le impressioni sulla partita,
gli episodi chiave e le prestazioni dei giocatori, esprimendo la sua opinione. Soprattutto
in passato, se la sua squadra aveva vinto, si recava al bar per festeggiare la vittoria
assieme agli altri tifosi. Cori, brindisi, balli esprimevano, e mi auguro possano farlo
ancora oggi, la felicità che questa emozionante disciplina quale il calcio offre ai suoi
appassionati.
E Infatti, è questa l’atmosfera che tutti vorremmo vedere allo stadio, e non solo, e che
purtroppo oggi rimpiangiamo! Un clima di festa in cui tutti si abbracciano, sorridono, e
cantano, all’interno di strutture sicure, adatte ad ospitare la presenza di famiglie, senza
che si verifichino episodi violenti. Purtroppo, l’inadeguatezza di certi stadi ma
soprattutto la violenza di alcuni ultrà, hanno già troppe volte impedito, in particolar
modo nel nostro Paese, di partecipare con spensieratezza ed educazione a questo
spettacolo. Ragion per cui, prendendo spunto dal modello inglese, negli ultimi anni sono
state promosse misure cautelari dal governo, con l’introduzione della tessera del tifoso,
o dalle società stesse, con gli steward, per debellare la violenza e cercar di promuovere
la bellissima atmosfera che questo sport è capace di creare.
2.2.3 IL TIFOSO MODERNO
Soprattutto negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un naturale calo degli spettatori
presenti allo stadio. Questo fatto può esser attribuito principalmente a tre fattori: alla
violenza degli ultrà, al declino degli stadi italiani, sempre più fatiscenti, e, soprattutto,
all’ascesa della pay-tv.
Da quando la televisione trasmette in tempo reale tutte le partite del campionato e
delle Coppe, il tifoso, spinto anche da altri motivi quali ad es. il gelo invernale o la
calura estiva, ha cominciato a porsi alcune domande: perché devo andare allo stadio se
temo di esser coinvolto in qualche scontro tra ultrà rivali? Perché devo andare allo
stadio, magari rischiando di rimanere bloccato nel traffico, quando sono più comodo sul
mio divano di casa che non sui seggiolini dello stadio? Ecco come ragiona il tifoso
50
moderno. Non è detto che certe considerazioni non debbano esser fatte, ma qualora tutti
ragionassero in questo modo, sarebbe la fine di questo sport! Così facendo, la violenza e
il business avrebbero la meglio sulla purezza di questa disciplina, che per oltre un
secolo, ha coinvolto ed appassionato milioni di tifosi in tutto il mondo.
Quindi, analizzando nello specifico, il tifoso moderno spesso preferisce assistere alla
partita della squadra del cuore, dal televisore di casa. Solitamente egli esterna le proprie
emozioni utilizzando toni abbastanza pacati, senza mai avere quegli scatti istintivi
(salvo forse in occasione del goal) propri del vero tifoso che è sempre partecipe
all’azione della sua squadra, come fosse un giocatore.
Al tifoso moderno i media offrono numerose possibilità per rivedere dal televisore di
casa, la partita, i commenti, i goal a cui è interessato; esistono, infatti, programmi
sportivi che parlano del calcio sotto diverse prospettive, non ultima quella satirica. Di
conseguenza, ci sono tutte le condizioni per invogliare gli appassionati ad andare
sempre meno allo stadio. Quando ci vanno, è perché assistono ad un incontro decisivo o
tra due squadre blasonate. È proprio questo un altro elemento, sempre più diffuso, che
distingue il tifoso ideale da quello pigro: la costanza con la quale sostiene la squadra del
cuore nel corso di tutta la stagione e non solo in alcune partite. Inoltre, durante la
stagione, il tifoso moderno non ha l’ossessione di guardare la partita a tutti i costi:
talvolta gli basta sapere il risultato finale. Anche per tale ragione si spiegano le reazioni
contenute che ha, dopo una vittoria o una sconfitta.
Possiamo quindi definirlo “simpatizzante” più che vero e proprio tifoso, poichè
dimostra in maniera alquanto superficiale, il suo attaccamento verso la squadra del
cuore.
2.2.4 GLI ULTRÀ
Sono coloro che spesso esprimono in modo fanatico il loro attaccamento verso la
squadra del cuore. “Gli ultrà vanno regolarmente allo stadio,viaggiano per seguire la
squadra in trasferta, seguono la partita in piedi dalla curva, sono il cuore pulsante di
ogni stadio”35.
35
Foot J., Calcio, Rizzoli, Milano, 2007, p. 351. Per approfondimento v. ad es.: Roversi A., Calcio, tifo e
violenza. Il teppismo calcistico in Italia, il Mulino, Bologna, 1992; Dal Lago A., Descrizione di una
battaglia. I rituali del calcio, il Mulino, Bologna, 1990; Dal Lago A., Moscati R., Regalateci un sogno,
51
e
Quando parliamo degli “ultrà” dobbiamo fare attenzione a non confonderli con gli
“hooligan” cioè i tifosi del calcio anglosassone che utilizzano il calcio come un pretesto
per giustificare i loro comportamenti violenti. Diversamente dagli estremisti inglesi, gli
ultrà hanno adottato forme di autorganizzazione simili a quelle riscontrabili nei gruppi
politici o tra i movimenti sociali36. Difatti, essi sono soliti riunirsi in associazioni o
trovarsi in alcuni bar della città, soprattutto se gestiti da alcuni di loro, per organizzare
le coreografie e i cori allo stadio, le trasferte, e per decidere le eventuali proteste da
attuare nei confronti dei giocatori, della dirigenza o delle cariche Istituzionali (il
sindaco, il ministro, ecc.). “La prima organizzazione ultrà moderna fu probabilmente la
Fossa dei Leoni, un gruppo di tifosi milanisti costituitosi nel 1968, e scioltosi
nell’autunno del 2005, anche se già a partire dagli anni Trenta erano nati club e
circoli”37 anche in seguito ai successi del grande Torino.
Nel corso degli anni queste organizzazioni hanno acquisito sempre più poteri.
Innanzitutto hanno assunto la “proprietà” della curva, in cui, durante lo svolgimento
della partita, sostengono/protestano a favore/contro la squadra, cantando ed esponendo
degli striscioni. Solitamente sono i leader, noti come capi-ultrà, ad organizzare il tutto.
Essi sono vicini anche alla dirigenza del club, che spesso concede loro alcune
facilitazioni per l’ingresso allo stadio o per viaggiare al seguito della squadra in
trasferta.
E Ciononostante, il rapporto Dirigenza-ultrà alle volte è basato su minacce e paura (“Se
vendi quel giocatore, te la faremo pagare...” ad es.). Negli ultimi anni, questo è un
aspetto che ha condizionato e che condiziona tuttora, gran parte delle politiche
intraprese dal Presidente: ad esempio, Claudio Lotito, Presidente della S.S. Lazio, è
stato spesso criticato da una parte della tifoseria perché ritenuto colpevole di agire
contro il bene del club, attraverso una campagna di contenimento dei costi finalizzata a
ridurre il debito della precedente gestione, impedendo l’arrivo al Centro Sportivo
Formello di campioni internazionali. Egli stesso, forse per stemperare le numerose
contestazioni, si è definito “il peggior Presidente nella storia della Lazio”.
Bompiani, Milano, 1992; Triani G., Mal di stadio. Storia del tio e della passione per il calcio, Edizioni
Associate, Roma, 1990; Brown A., FANATICS! Power, identity and fandom in football, Routledgem,
London, 1998, pp. 88-101; Colombo D., De Luca D., Fanatics. Voci, documenti e materiali dal
movimento ultra, Castelvecchi, Roma, 1996.
36
Roversi A., Balestri C., “Gli ultrà oggi. Declino o combiamento?”, Polis, n° 3, 1999.
37
Foot J., Calcio, op. cit., p. 352.
52
E Purtroppo la violenza di alcuni ultrà non si limita ad essere manifestata attraverso le
parole: viene anche utilizzata quella fisica da parte di ultrà facinorosi che sfogano i loro
istinti malvagi, con lancio di oggetti o scontri verso la polizia o le tifoserie rivali. Gli
omicidi avvenuti nel 1995 e nel 2007, in cui le vittime erano un tifoso del Genoa e un
agente di polizia, ma soprattutto le tragedie dell’Heysel (morirono 39 persone mentre
600 rimasero ferite) e di Hillsborough (96 morti), sono stati la conseguenza logica di
questi comportamenti veramente deprecabili, tenuto conto che il calcio è uno sport, un
divertimento.
E “Questi tifosi spesso agivano fuori dalla legge, benchè avessero le loro leggi personali
e i loro regolamenti. Una zona dello stadio era di loro proprietà, pensavano, e lì ci
potevano fare tutto ciò che volevano. Mentre i tifosi normali venivano meticolosamente
perquisiti prima di entrare allo stadio…, agli ultrà veniva concesso di portare all’interno
fumogeni, bandiere, enormi striscioni e fuochi d’artificio, così come megafoni e
altoparlanti. Per le trasferte, ai tifosi venivano forniti treni speciali, che ovviamente
utilizzavano gratis minacciando chiunque chiedesse il biglietto. Questi treni venivano
spesso distrutti, o usati come base da cui attaccare i rivali” 38.
Il rapporto che sussiste tra le diverse tifoserie, fortunatamente, non è basato solo
sulla violenza: esistono anche i gemellaggi. Spetta ai capi-ultrà decidere chi deve essere
considerato amico e chi, invece, avversario. I gemellaggi permettono alle tifoserie rivali
di fraternizzare sia durante che dopo la partita, attraverso striscioni,cori e “bevute
collettive” presso i bar limitrofi allo stadio. Questi gemellaggi, però, non sono
permanenti perché possono cessare per incomprensioni, offese, o altri episodi che
annullano il precedente legame. Esistono delle guide o riviste semiufficiali dove
vengono elencati i gemellaggi stessi.
2.2.5 IMMAGINI DAL CAMPO
Quando andiamo allo stadio, l’entusiasmo che proviamo appena entriamo all’interno, è
suscitato dalla quantità di gente presente ma soprattutto dalle coreografie che i tifosi
hanno saputo organizzare per questa partita. Capiterà, quindi, di assistere a partite in cui
38
Foot J., Calcio, op. cit., p. 353.
53
interi settori dello stadio vengono coperti da striscioni e bandiere che fanno da cornice
ai cori del pubblico.
Solitamente sono le curve ad esporre le coreografie più scenografiche, poiché gli
ultrà, sentendosi i tifosi più vicini alla squadra, utilizzano tale forme di comunicazione
al fine di sostenere i loro beniamini. Fino ad un paio di anni fa, quando si introdussero
regolamenti che vietavano la presenza di qualsiasi oggetto pericoloso, essi sparavano
anche rumorosissimi petardi e accendevano fumogeni. Fortunatamente oggi
contribuiscono a sostenere lo spettacolo, solo con i canti, “rigorosamente coordinati e
spesso accompagnati anche dalla musica,con tamburi ,trombe e fischietti”39. Questo non
significa, però, che gli striscioni o i cori provenienti dagli altri settori siano meno
importanti. Il calciatore, infatti, quando entra sul campo da gioco, alza sempre lo
sguardo verso tutti gli spalti, provando emozioni fortissime nel sentire i canti e nel
leggere i cartelloni, che servono a motivarlo ulteriormente in vista della partita.
Il contenuto di queste coreografie/striscioni è determinato, come si evince anche dai
siti web di varie società calcistiche nazionali ed estere, da diverse circostanze, in
particolare:

dall’importanza dell’incontro: basti pensare alle partite di Champions League (il
torneo in cui partecipano le prime classificate di ogni campionato europeo) ma
soprattutto dei Mondiali. In tali occasioni, ad una squadra abituata a vincere,
generalmente viene chiesto di replicare, per cui i suoi tifosi esporranno
striscioni del tipo “Vogliamo la Coppa!”; invece, per squadre più modeste, che
già considerano la partecipazione alla competizione come qualcosa di
incredibile, scriveranno ad esempio, “Orgogliosi di voi!”;

dalla storia della squadra: nell’Anfield Stadium, dove gioca l’F.C. Liverpool,
sugli spalti è sempre presente la scritta “You’ll never walk alone” (“Non
camminerai mai solo”), che corrisponde al titolo dell’inno dei Reds e che
accomuna tutti i loro tifosi40;

dallo stato di “forma” della propria squadra: se questa sta ottenendo risultati
sportivi al pari o superiori alle aspettative, verrà sostenuta o elogiata, ma se,
39
Foot J., Calcio, op. cit., p. 365; per approfondimento, v.: Brunello P., Benfante F., Lettere dalla curva
sud. Venezia 1998-2000, Odradek, Roma, 2001, pp. 109-118; Brunello P., Storia e canzone in Italia: il
Novecento, Itinerari educativi”, Comune di Venezia, 2000, pp. 399-401.
40
De Biasi R., You’ll never walk alone, Shake ed. Underground, Milano, 2008.
54
invece, la sua posizione in classifica non fosse soddisfacente, potrebbero venire
esposte scritte quali “Vergogna!” o “Andate a lavorare”;

dalle scelte dirigenziali: se la società acquista dei giocatori forti, per il livello
tecnico o per le ambizioni della squadra, verrà pubblicamente ringraziata con
striscioni del tipo “Grazie Presidente!”; se, invece, l’operato di alcuni dirigenti
non fosse considerato positivamente, ad essi solitamente viene chiesto di
dimettersi;

dalle Istituzioni ed Enti: le televisioni ed i politici alle volte sono accusati di
agire contro il bene dei tifosi, per gli orari insoliti in cui vengono organizzate le
partite (ad es. per protestare contro lo spostamento di alcune partite al sabato o
al lunedì, alcune persone esposero lo striscione “Questo calcio fa sky-fo”, con
chiaro riferimento a Sky, l’emittente satellitare che detiene i diritti televisivi del
campionato),per alcune riforme ( il ministro Maroni ha introdotto la discussa
tessera del tifoso), o per trascurare le richieste (ad es. quella di aumentare i
trasporti pubblici verso lo stadio); di conseguenza vengono presi di mira con
cori o striscioni a volte offensivi.
Abbiamo quindi capito che il cartellone o lo striscione esposto serve al tifoso
essenzialmente per esternare il proprio stato d’animo, sia esso positivo o negativo.
Talvolta, anche i calciatori si comportano come i supporter, assumendo atteggiamenti
o pronunciando frasi che possono essere utilizzate per ringraziare, dissentire, provocare
qualcuno. Francesco Totti per esempio, dopo aver segnato un goal in un derby romano,
sfoggiò una maglietta provocatoria in cui c’era scritto “vi ho purgato ancora”, facendo
infuriare i sostenitori della Lazio. E Paolo Di Canio, da ex ultrà laziale, si era reso
famoso per i suoi comportamenti, spesso assai discutibili, che esprimevano il suo credo
politico di destra (condiviso da tanti tifosi laziali) e la sua ammirazione per Benito
Mussolini, che, leggendo la sua autobiografia, riteneva essere “una persona che aveva
fatto molto per l’Italia e aveva il merito di aver risvegliato l’orgoglio nazionale di un
intero popolo”41.
41
Di Canio P., The Autobiography, HarperCollins, London, 2001, pp. 255-258.
55
2.2.6 GLI ENTI SPORTIVI
Coloro che lavorano in una società di calcio, nello svolgere i loro compiti, devono
tenere conto delle direttive/normative degli organi sportivi preposti. Infatti è
importantissimo promuovere una buona comunicazione con questi ultimi perché ciò
permette a ciascuna squadra di “aver voce”, in ambito locale, nazionale ed
internazionale, nelle materie che contano (designazioni arbitrali, normative sui
trasferimenti dei calciatori, ecc.).
Innanzitutto, un club deve tener conto delle disposizioni della FIFA (Fédération
International de Football Association), la Federazione che governa il calcio e che si
occupa principalmente dell’organizzazione di tutte le manifestazioni internazionali,
compreso ovviamente il Mondiale di calcio. Ad essa fanno riferimento altre
organizzazioni, tra cui la Commissione Finanze, la Commissione Disciplinare, la
Commissione Arbitrale, ecc..
Alla FIFA fanno capo le sei diverse Confederazioni (CAF, AFC, CONCAF,
CONMEBOL, OFC E UEFA rappresentano rispettivamente Africa, Asia, America
centrale e del nord, Sudamerica, Oceania ed Europa) a cui spettano l'organizzazione e la
supervisione dell'attività calcistica nei vari continenti del mondo. A livello geopolitico,
l’Uefa è sicuramente la Federazione più influente e ricca. Come rappresentante delle
federazioni europee (più quelle di Russia, Turchia, Armenia, Azerbaijan, Georgia,
Cipro, Israele e Kazakhstan), in qualità di organo di controllo, organizzativo ed
amministrativo, essa si è spesso scontrata con gli enti di giustizia dell’Unione Europea,
ad esempio riguardo le sentenze di quest’ultima sui diritti televisivi e sui trasferimenti
dei calciatori (es. sentenza Bosman), che hanno costretto la Uefa a modificare alcune
regole non più in linea con le nuove direttive europee. Tra le più importanti
competizioni che tale Confederazione organizza ci sono i Campionati Europei, la
Champions League, l’Europa League, e la Supercoppa Uefa.
All’Uefa sottostanno ben 53 Federazioni nazionali, tra cui la Federazione Italiana
Gioco Calcio (F.I.G.C.), l’organo che si occupa dell’organizzazione e del controllo del
calcio in Italia. In particolare, gestisce i vari campionati
e coppe di calcio
professionistico, dirige e organizza l'attività della Nazionale e delle nazionali giovanili,
supervisiona e controlla i campionati professionistici (Lega di Serie A, Lega di Serie B,
Lega Pro) e dilettantistici, sia a livello interregionale (Serie D) che a livello regionale
56
attraverso i Comitati Regionali e le Delegazioni Provinciali e Locali ed infine promuove
anche le attività riservate ai settori giovanili.
La F.I.G.C., inoltre, deve far riferimento anche al Comitato Olimpico Nazionale
Italiano (CONI), ente pubblico facente parte del Cio (Comitato Olimpico
Internazionale). Il Coni promuove la diffusione della pratica sportiva e si occupa
dell’organizzazione e del potenziamento dello sport italiano attraverso le Federazioni
nazionali sportive (non solo la F.I.G.C.).
Affinchè il mondo del calcio italiano venga gestito in maniera efficiente, è importante
che le società di calcio, la F.I.G.C. e la Lega Calcio collaborino. Quest’ultimo è stato
l’organo che, fino al 2010, ha gestito i tornei di Serie A e di Serie B, la Coppa Italia, la
Supercoppa Italiana, il Campionato Primavera, la Coppa Italia Primavera e la
Supercoppa Primavera; nel 2010, si è scisso in Lega Nazionale Professionisti Serie A e
Lega Nazionale Professionisti Serie B. Le competizioni delle squadre di Lega PRO sono
invece gestiti dalla Lega Italiana Calcio Professionistico.
I club di calcio, però, hanno contatti anche con l’Associazione Italiana Calciatori
(A.I.C.), il sindacato che tutela ed assiste i calciatori professionisti di Serie A, B, Lega
Pro , C2 e, dal 2000, anche i calciatori dilettanti. Può capitare, infatti, come è accaduto
all’inizio del campionato scorso, che tra i club e gli stessi giocatori non ci sia sintonia su
alcune normative, con il rischio che questi ultimi utilizzino lo sciopero per rivendicare i
loro diritti.
Si evince, quindi, che una società di calcio, per risultare efficiente nella gestione delle
diverse pratiche e dei diversi ambiti, durante tutta la sua esistenza deve attenersi a
regolamenti approvati da enti sportivi e non. Oltretutto, il rispetto delle diverse
normative permette ai club di scongiurare sanzioni penali ed amministrative. Di
conseguenza sarà importante che i dirigenti delle squadra consolidino e sviluppino un
dialogo costante con queste Istituzioni.
2.2.7 GLI EVENTI E IL WEB, UNA COMUNICAZIONE ALTERNATIVA
Le società di calcio, come abbiamo già detto, cercano di ridurre al massimo la distanza
con i propri tifosi. Per raggiungere tale scopo, oltre a favorire la loro presenza agli stadi
(v. 2.2.1), predispongono forme di contatto alternative, come gli eventi aperti al
57
pubblico o i siti web. In entrambi i casi, sarà compito del responsabile marketing e
dell’addetto stampa organizzarle in modo ottimale.
Quando parliamo di eventi, solitamente intendiamo riferirci a quelli in ambito
territoriale. In particolare, se una squadra vince il Campionato o una Coppa, festeggia
davanti ai suoi tifosi, in piazza o in qualche altro luogo pubblico, che permetta un
notevole afflusso di gente. In tali occasioni ,il trofeo appena vinto, generalmente viene
esposto al pubblico dal capitano sopra un palco o un balcone alla presenza di tutti i
calciatori e dei dirigenti. Ciò può avvenire a conclusione di una serata condotta da
alcuni giornalisti, solitamente noti tifosi del club, in cui vengono ripercorsi insieme ai
protagonisti, i momenti più significativi del torneo appena concluso. Oppure, in
alternativa, ci sono alcuni deejay famosi che, con la loro musica, intrattengono i
supporters mentre i giocatori espongono la Coppa. Possiamo notare che, in entrambi i
casi, calciatori e tifosi festeggiano assieme come se non ci fossero distinzioni di ruoli.
E Un altro momento sportivo che gode di grande interesse pubblico, è rappresentato
dalla presentazione della squadra, in cui i tifosi sono desiderosi di conoscere i nuovi
calciatori, cercando di avere un loro autografo o una loro foto. Più importanti saranno i
nuovi arrivi, maggiori possibilità ci sono che all’evento accorra il maggior numero di
persone. Purtroppo, però, la data di presentazione della squadra può essere stabilita in
periodi scomodi a favorire una partecipazione di massa; la ragione di ciò risiede nel
fatto che molte squadre anticipano ai primi giorni di agosto la presentazione stessa,
essendoci già in questo mese alcune importanti partite di Coppa nazionale o addirittura
di Campionato.
Inoltre, le società di calcio, oltre a favorire eventi di massa, si rendono disponibili a
partecipare, in collaborazione con qualche ente pubblico o privato, a convegni di cultura
ed etica sportiva. In tali occasioni, i club vengono solitamente rappresentati da alcuni
dirigenti o calciatori. Ad esempio, lo scorso maggio presso l’Università di Padova, il
Panathlon (Movimento internazionale riconosciuto dal CIO come benemerito per la
promozione e la diffusione della cultura e dell’etica sportiva) ha organizzato un
convegno dedicato all’ “Educazione al tifo sportivo e al fair- play”, in cui erano
presenti, tra gli importanti relatori, i direttori generali del Calcio Padova (G. Sottovia) e
dell’A.S. Cittadella (S. Marchetti), i quali hanno espresso le loro testimonianze,
rispondendo anche alle domande del numeroso pubblico presente.
58
Infine, per quanto riguarda i sito web rimando al sottoparagrafo 2.4.5.
2.3 SPONSORIZZAZIONE CALCISTICA E
EEEEEEEEEEEECOMUNICAZIONE
È ormai opinione diffusa che la sponsorizzazione, attraverso lo sport, in particolare il
calcio, rappresenti un importante strumento di comunicazione.
L’ingresso dell’impresa nello sport è un fenomeno presente ormai da molti anni. È
vero che, inizialmente, in Italia il calcio professionistico è vissuto e cresciuto sulla base
dei proventi realizzati ai botteghini degli stadi e dal concorso pronostici Totocalcio,
ideato dal giornalista triestino Massimo Della Pergola durante l’internamento in un
campo di lavoro svizzero nella seconda guerra mondiale del secolo scorso. Tale
concorso offrì agli italiani la possibilità di vincere settimanalmente molti milioni,
procurando altresì grandi risorse finanziarie allo Stato e al Coni che potè distribuire
centinaia di milioni a tutte le Federazioni sportive, soprattutto al calcio. Con il passare
degli anni il Totocalcio però fu impoverito da altri concorsi a premi extracalcistici,
prima l’Enalotto e poi il Superenalotto. E così le società professionistiche del calcio
surrogarono le entrate del Totocalcio con proventi di sponsor, in primis quelli
provenienti dai diritti televisivi (v. 2.4.4).
Nel calcio lo sponsor è entrato dando il nome a certe squadre, come il Lanerossi
Vicenza, scrivendo il proprio nome sulle maglie, patrocinando un torneo o addirittura
un campionato (ad es. il campionato di serie B si chiama “Bwin” come l’azienda di
scommesse sportive). Ma è soprattutto la televisione che lo sponsorizza in maniera
cosmica, tantochè il pallone nella rete è diventato non il pallone del goal, ma il pallone
catturato da questa o quella rete televisiva42 (v.2.4.4).
42
Ormezzano G. P., Tutto il calcio parola per parola, Riuniti ed., Roma, 1997, p. 224.
59
2.3.1 EVOLUZIONE DEL TERMINE “SPONSORIZZAZIONE”
Con tale termine, si è soliti indicare una particolare forma di comunicazione
pubblicitaria dell’età contemporanea,43 che permette di cogliere l’attenzione di coloro
che seguono un determinato settore con un certo interesse, nel nostro caso il calcio.
La sponsorizzazione, come abbiamo detto precedentemente, è presente nel calcio da
molti anni; col passare del tempo a cambiare è stata la sua funzione. Infatti, negli anni
passati, la sponsorizzazione veniva concessa al club da parte dei loro Presidenti, che, in
qualità di imprenditori-supporter, lo finanziavano al fine di farle raggiungere importanti
traguardi sportivi. Non era quindi il risultato di una strategia aziendale che spingeva tali
soggetti ad investire; piuttosto era la passione ad assumere un ruolo decisivo.
A partire dagli anni settanta, tuttavia, da un approccio passionale si passò ad un
rapporto aziendalistico, orientato verso precise strategie di mercato.44 In questi anni,
infatti, si consolidò l’idea che lo sfruttamento della propria immagine (nel nostro caso
del club di calcio), potesse rappresentare un’importante fonte di guadagno: società e
Federazioni la utilizzarono per finanziare le spese di gestione delle loro attività. Inoltre,
a favorire tale cambiamento contribuì l’idea che la sponsorizzazione rappresentasse un
efficiente mezzo di comunicazione a livello pubblicitario, prima trascurato.
Solo a partire dagli anni ottanta la sponsorizzazione assunse le caratteristiche che
oggi la rappresentano. Nel 1999, il Consiglio d’Europa fa riferimento ad un “qualsiasi
accordo in base al quale una delle parti (sponsor) fornisce attrezzature, benefici
finanziari o di altro tipo all’altra (sponsorizzato), in cambio della propria associazione
ad uno sport o ad un singolo atleta e, in particolare, della possibilità di usare tale
associazione a scopo pubblicitario, specialmente sul mezzo televisivo”45.
2.3.2 LO SPONSOR COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE
Alla luce della suddetta definizione, la sponsorizzazione può essere intesa come uno
specifico strumento di comunicazione che l’impresa utilizza per divulgare il proprio
brand sul mercato, rafforzandone l’immagine.
43
De Giorgi M. V., Sponsorizzazione e mecenatismo, vol I°, Cedam, Padova, 1988, p. 9 e ss..
Sandri S., “Il nuovo codice delle sponsorizzazioni della camera di commercio internazionale”, Dir.
Informazione e informatica, Giuffrè, Milano, 1994, p.795 e ss..
45
Zagnoli P., Radicchi E., Sport marketing, op. cit., p. 334.
44
60
Le aziende, infatti, investono molti capitali in una società calcistica al fine di
aumentare la loro notorietà, migliorare la loro immagine e per sviluppare relazioni dal
punto di vista commerciale, così da incrementare il fatturato aziendale. Tali obiettivi
sono resi possibli dall’enorme potere del calcio, che permette di sfruttare l’ampia
visibilità dei media, il coinvolgimento dei tifosi ed i valori ad esso collegati, per
garantire all’impresa sponsorizzatrice il raggiungimento dei suddetti obiettivi.
Più precisamente, il calcio è ritenuto un fenomeno sociale e culturale che coinvolge
moltissime persone, per cui i mass media garantiscono ad esso la massima visibilità, sia
in ambito nazionale che internazionale. Essendo una disciplina sportiva è portatore di
numerosi valori, come la lealtà, l’amicizia, l’entusiasmo, la forza, la passione; di
conseguenza, l’azienda che decide di “parteciparvi”, beneficierà del legame che instaura
con tale sport, migliorando la sua immagine e di conseguenza i suoi guadagni.
Tuttavia, non è solo l’impresa sponsor ad avere un obiettivo. Anche il club di calcio
ne ha uno: trovare capitali da investire nella gestione societaria, come ad esempio nella
campagna acquisti o nella costruzione di impianti sportivi. Infatti, col passare degli
anni, i costi che un club di calcio è costretto ad investire per sopravvivere o svilupparsi,
sono decisamente aumentati. Le sole risorse impiegate dal Presidente e dai suoi soci
possono non bastare, per cui risulta fondamentale ottenere il supporto economico di
qualche azienda. Solo in tal modo, la società di calcio potrà competere con gli altri club.
Tra le caratteristiche che contraddistinguono la sponsorizzazione rispetto agli altri
strumenti di comunicazione, innanzitutto dobbiamo dire che saranno le vicende
correlate all’evento sportivo a determinare l’intensità e la durata con cui il marchio
viene diffuso: una squadra di grande prestigio ha più probabilità di essere ripresa dai
mass media, per cui il brand esposto sulle divise ufficiali otterrà maggiore visibilità.
Infatti, un cosiddetto “top club”, partecipando alle diverse competizioni internazionali,
come la Champions League o il Mondiale per club ad esempio, quando affronta una
squadra straniera ottiene l’attenzione mediatica non solo del suo Paese, ma anche di
quello di cui la squadra avversaria fa parte e, se riesce a raggiungere la finale,
aumenterà ancora di più la sua visibilità poiché la partita verrà trasmessa in tutto il
mondo. Ovviamente, il contenuto del messaggio, per essere facilmente identificabile dal
tifoso, deve essere concentrato sulla divisa da gioco. Si verrà così a creare
un’interferenza d’immagine fra il club sponsorizzato e l’azienda sponsorizzatrice, che
61
permetterà a quest’ultima di essere individuata durante un evento sportivo, diventando
anch’essa “sinonimo di sport, cultura, divertimento, invece di esibire un fine
commerciale” 46.
In tal modo, la sponsorizzazione rappresenta una tecnica di comunicazione a doppio
livello47: nel primo livello dà risalto al marchio aziendale durante l’incontro di calcio,
mentre nel secondo pubblicizza la partita attraverso i mass media.
2.3.3 TIPOLOGIE DI SPONSORIZZAZIONE
Il contratto che la società di calcio e l’azienda sponsorizzatrice stipulano, prevede una di
queste quattro tipologie di sponsorizzazione48:

tecnica: è un contratto di fornitura di abbigliamento sportivo in cui il club si
impegna a far comparire nelle proprie divise da gioco, il marchio dell’impresa
sponsorizzatrice, la quale diviene suo “fornitore ufficiale”. Oltre a fornire
l’abbigliamento ufficiale, solitamente lo sponsor corrisponde anche una somma
di denaro;

primaria: è il contratto per mezzo del quale il club offre allo sponsor la
possibilità di esporre il proprio nome o il proprio marchio, su tutti i materiali
necessari all’attività agonistica. Tale tipo di contratto è stato concesso per la
prima volta dalla F.I.G.C durante la stagione 1980/1981 ,dopochè, l’anno
precedente era stata data la possibilità di far comparire lo sponsor tecnico.49

partnership: a differenza della sponsorizzazione primaria, è un contratto di
sponsorizzazione meno intenso poiché si lega alla società sportiva in modo
indiretto, non legato all’attività agonistica. Questa sponsorizzazione compare
solitamente sui cartelloni pubblicitari presenti a bordo campo, sui tabelloni che
vengono posizionati dietro l’intervistato dopo una partita o durante una
conferenza stampa, sugli automezzi del club e sui biglietti dell’incontro.
46
Zagnoli P., Radicchi E., Sport marketing, op. cit., pp. 334-335.
Plat-Pellegrini V., Cornec A., Sponsoring. Le parrainage pubblicitaire, Paris, 1987, p.13 e ss..
48
Mormando M., “I contratti di sponsorizzazione sportiva”, Tesi di Laurea Facoltà di Economia,
Università degli studi di Firenze, Fond. A. Franchi, 1996/97.
49
De Silvestri A., “Le operazioni di sponsorizzazione e il merchandising delle società calcistiche”, Riv.
Dir. Sport., Bononia University Press, Bologna, 1983, p. 115 e ss..
47
62

sponsorship: è un contratto che riunisce le due tipologie di sponsorizzazione
precedentemente citate (primaria e partnership), poiché consente al marchionome dell’azienda sponsorizzatrice, di apparire su tutti gli spazi sfruttabili
presenti durante lo svolgimento dell’attività agonistica del club, siano essi diretti
o indiretti.
E In tutte le quattro tipologie suddette, dovranno essere rispettati i regolamenti vigenti
per quanto riguarda le dimensioni e gli spazi da occupare.
2.4 COMUNICARE ATTRAVERSO IL CALCIO:
E
I MASS MEDIA IN ITALIA
Oggi c’è il calcio televisivo, globale, quotato in Borsa, “un elemento fondamentale della
cultura contemporanea”, come disse il poeta T. S. Eliot, Premio Nobel della letteratura
nel 1948. Ed anche il giornalismo sportivo, salvo qualche raro ma significativo caso
bada al sodo, non sentendo più la necessità, dentro il cuore, nelle proprie vene, di
cominciare il resoconto di una partita dall’azzurro del cielo e dal verde del prato.50
E Il calcio moderno si avvale inconfutabilmente dello smisurato ampliamento della
dimensione mediatica, in particolar modo del mezzo televisivo, che è penetrato fino all’
inverosimile nella stessa struttura calcistica. Ciò ha portato le società sportive ad
intraprendere una nuova linea comunicativa con i media.
Quando non esisteva ancora la televisione, le partite venivano vissute allo stadio la
domenica, e chi non poteva andarci, utilizzava la radio per cercare di rivivere le
emozioni del match attraverso la voce e le emozioni del telecronista, il quale doveva
commentarlo utilizzando un lessico semplice ma allo stesso tempo coinvolgente. Gli
stadi erano sempre gremiti poichè la partita rappresentava un momento di festa che
coinvolgeva tutti i tifosi, i quali non si sarebbero persi l’ incontro per nessuna ragione al
mondo.
E Poi, con la nascita della televisione, si è dato inizio ad un progressivo ma radicale
50
Pastorin D., Sport, Etiche, Culture, vol. IV°, Panathlon International, Rapallo, 2004, pp. 125 e ss..
63
cambiamento dei modi di “vivere” il calcio. Se prima, il tifoso aveva solo due
alternative per seguire la partita (andare allo stadio o ascoltare la cronaca per radio), ora
si trova a poter scegliere anche tra numerose offerte televisive. In particolare, può
seguire l’ incontro in tempo reale dal televisore di casa (in primis tramite la pay-tv), può
assistere ai commenti post-partita, dai toni a volte fin troppo concitati nelle trasmissioni
settimanali (“Il processo di Biscardi”), può divertirsi con varietà che conciliano lo sport
con l’ attualità, spesso attraverso un linguaggio comico (“Mai dire gol” o “Quelli che il
calcio”).
E La radio e la televisione però non sono gli unici mezzi comunicativi che permettono
agli appassionati di calcio di informarsi sulle vicende sportive. La stampa, il mezzo di
comunicazione più antico, continua ad avere un importante riscontro, soprattutto per
merito dei giornalisti, i quali utilizzano un linguaggio in continua evoluzione, quasi
settoriale, ma denso di tecnicismi che entusiasmano i lettori. Infatti, giornali come la
Gazzetta dello Sport, il Corriere dello Sport- Stadio o il Tuttosport, che forniscono al
tifoso notizie dettagliate sulle partite giocate, sulle compravendite di mercato, e su altre
questioni di maggior interesse, continuano ad esser tra i quotidiani più venduti.
A competere con essi, a partire dagli anni novanta, c’è Internet, capace di aggiornare
le notizie legate al mondo del calcio, in tempo reale, senza che ci sia bisogno di
attendere il giorno dopo per sapere quanto è accaduto nelle 24 ore precedenti. Spesso
sono gli stessi quotidiani sportivi a comunicarle oppure possono anche essere le squadre
di calcio, attraverso i propri siti web. Questi siti, inoltre, possono esser intesi anche
come una sorta di almanacco che racchiude tutte le notizie o statistiche relative alla
storia del club, partendo dalla sua fondazione; essi permettono persino di vendere i
prodotti ufficiali della società e di comunicare, tramite la chat, con i giocatori.
È quindi fondamentale, per il club, curare attentamente i rapporti con i media, non
solo per ottenere consistenti introiti, ma soprattutto per fare in modo che la sua
immagine risulti molto positiva, in particolar modo agli occhi dei tifosi.
Infatti, sono proprio i tifosi che garantiscono, in primis attraverso gli abbonamenti
che sottoscrivono e il merchandising che acquistano, la sopravvivenza e lo sviluppo dei
club di calcio. È per tale ragione, quindi, che i media possono considerarsi un mezzo
importante attraverso cui l’immagine della società deve rafforzarsi agli occhi degli
64
appassionati, sia nel territorio nazionale, sia nel resto del mondo, per meriti sportivi e
per i campioni che ne fanno parte.
2.4.1 IL LINGUAGGIO NEL CALCIO
“La comunicazione, e in particolare quella sportiva, rappresenta un vettore
fondamentale nei processi di circolazione delle conoscenze, ma anche un volano
inesauribile che propaga le dinamiche relazionali, sino ad aggregare soggetti
estremamente differenti in nome di valori e istanze comuni, saperi, sensazioni ed
emozioni condivise”51.
La comunicazione sportiva utilizzata dai mass media, incentrata sulla narrazione di
qualche episodio calcistico, sia esso riferito ad una partita o ad un calciatore/dirigente ad
esempio, adotta sempre più tecniche, stili e linguaggi che tendono a settorializzare tale
contesto per trasmettere emozioni.
“Molto spesso si sente dire che una comunicazione, per essere davvero efficace, deve
essere caratterizzata da un certo grado di creatività e non essere ripetitiva. La ripetizione
e la ridondanza annoiano, non invogliano all’attenzione…Con le comunicazioni di
massa, poi.., il fenomeno è diventato particolarmente appariscente”52. Per scongiurare
tale pericolo, i giornalisti hanno cercato di specializzare il linguaggio calcistico
attraverso l’utilizzo di tecnicismi e di toni folkloristici che permettessero di coinvolgere
ed entusiasmare un vasto pubblico.
“Si potrebbe in sostanza sostenere che il senso prodotto dalla comunicazione sportiva
si fonda sulla negoziazione di significati, operata a livello collettivo, utilizzando codici
ristretti differenti. Quello che si realizza è una sorta di dèbrayage, ovvero, di
mediazione incentrata sulla rielaborazione di una molteplicità di dati a confronto in uno
spazio virtuale di elaborazione collettiva”53. Umberto Eco considerava il dèbrayage
come un meccanismo insito nell’atto discorsivo volto alla ricerca di contatti
significazionali tra enuncianti.
Il filologo Serianni ritiene che i linguaggi settoriali spesso ricorrono al meccanismo
della rideterminazione cioè assegnano un significato specifico a parole d’uso comune,
51
Mazza B., Giochi di retroscena, op. cit., p. 147.
Accame F., Pratica del linguaggio e tecniche della comunicazione, Società Stampa Sportiva, Roma,
1996, p. 62.
53
Mazza B., Giochi di retroscena, op. cit., p. 25.
52
65
generando possibili equivoci. Infatti, quando ascoltiamo una telecronaca di una partita o
leggiamo un articolo di giornale attinente al calcio, sono molte le parole utilizzate con
più significati. Ad esempio, “catenaccio”, solitamente inteso come una sbarra di ferro
utilizzata nei battenti dei portoni per chiuderli, nel calcio indica l’atteggiamento
estremamente difensivista di una squadra durante una partita. Altri esempi possono
riferirsi al ruolo dei giocatori in campo. Con il termine “regista”, ad esempio,
indichiamo il calciatore che imposta il gioco, quando invece, nel lessico comune,
rappresenta un personaggio-chiave del cinema o del teatro. I suddetti esempi dimostrano
che molti termini, riferiti al mondo del calcio, hanno acquisito quindi un’evoluzione
partendo dal significato originario.
Queste particolarità lessicali, inoltre, si distinguono anche per la precisione con cui
vengono utilizzate in riferimento ad un’azione della partita. E così sono chiaramente
identificati alcuni termini come “zona” (impostazione tattica, distinta da quella “a
uomo”, basata sulla copertura, da parte dei giocatori, di una determinata area del
campo), “cucchiaio” (tiro dalla parabola alta che scende all’improvviso, in modo da
superare il portiere/avversario), “poker” (quattro gol segnati da una squadra),
“dischetto” (circolo su cui si colloca la palla quando si tira il calcio di rigore), “rosa”
(tutti i calciatori di una squadra), “bidone” (giocatore di scarsa abilità che si rivela
inferiore alle aspettative), “rosso/giallo” (cartellino assegnato dall’arbitro ad un
calciatore in seguito ad un comportamento antisportivo), “bandiera” (giocatore che da
anni milita nella stessa squadra), “area” (ciascuna delle due zone prospicienti le porte, in
cui i falli dei difensori sono puniti con il calcio di rigore), “cross” (passaggio effettuato
da un lato del campo e diretto verso l’area di rigore). Il fine di questi tecnicismi serve a
dare all’argomento un tono più elevato.
Un altro aspetto interessante di questo linguaggio sportivo, che permette di
entusiasmare il lettore o il telespettatore, è caratterizzato dall’utilizzo di metafore.
Ovviamente la bravura del giornalista sarà fondamentale per ottenere tale risultato. Per
citare un esempio, la “Gazzetta dello Sport”, il giorno successivo alla vittoria dell’Egitto
contro l’Italia nella Confederation Cup, scrisse: “I Faraoni si abbracciano tutti insieme,
formando una piramide che stavolta ha sapore di vita e non di morte. Non ci credono
neppure loro di aver battuto i campioni del Mondo”54.
54
La Gazzetta dello Sport, sito ufficiale: http://www.gazzetta.it/.
66
L’analisi del lessico calcistico, quindi, permette di constatare che il calcio rappresenta
un settore caratterizzato da particolarismi lessicali che rendono ancora più
entusiasmante la partecipazione, diretta e indiretta, del tifoso a questo sport.
2.4.2 LA STAMPA
Come detto, prima ancora dell’avvento della radio e della televisione, l’unico mezzo che
permetteva gli appassionati di calcio di seguire quotidianamente tale disciplina era il
giornale. L’Italia, già all’inizio dello scorso secolo, era il Paese con la più alta presenza
di giornali sportivi in circolazione: “La Gazzetta dello Sport” , “Corriere dello Sport”,
“Stadio” e “Tuttosport” erano quelli più importanti.
Il primo, soprannominato “la rosea” per l’attuale colorazione della carta su cui viene
stampata, venne fondato nel 1896 dalla fusione del settimanale “Il ciclista” e del
bisettimanale “La tripletta”; fu il primo giornale a trattare sport minori, che facevano da
contorno agli articoli dedicati al ciclismo,lo sport più popolare dell’epoca. Solo negli
anni trenta il calcio cominciò a diventare uno sport popolare, tant’è che si dovettero
aspettare parecchi anni prima che diventasse il protagonista assoluto del giornale. Oggi,
“La Gazzetta” è addirittura il quotidiano più letto d’Italia con oltre 4,3 milioni di lettori
al giorno, secondo gli ultimi dati Audipress 2011 e rappresenta il maggior quotidiano
sportivo europeo55.
Il “Corriere dello Sport”, invece, venne fondato nel 1924 e trattava di pugilato come
sport principale. Nel 1977 l’allora direttore Francesco Amodei decise di fondere tale
quotidiano con “Stadio” (1945), dando vita all’attuale “Corriere dello sport- Stadio” per
riunire i lettori del Centro-Sud Italia, affezionati al Corriere, con quelli del Nord,
seguaci del secondo56.
Infine, il “Tuttosport” nacque come bisettimanale nel 1945, per poi diventare sei anni
più tardi un quotidiano. Rispetto agli altri giornali citati, “Tuttosport” si è sempre
contraddistinto per il forte legame con Torino, la città in cui venne fondato, e con
Genova, dando ampio risalto alle notizie relative al Torino F.C. e alla Juventus F.C.,
oltrechè alle squadre liguri57.
55
La Gazzetta dello Sport, op. cit..
Corriere dello Sport-Stadio, sito ufficiale: http://www.corrieredellosport.it/.
57
Tuttosport, sito ufficiale: http://www.tuttosport.com/.
56
67
Tuttavia, i quotidiani sportivi non sono gli unici giornali che parlano di calcio. Se in
passato, quando la televisione non esisteva ancora, era molto popolare la fotorivista
sportiva, rappresentata da “Lo sport illustrato”, oggi esistono molte riviste settimanali e
mensili. Il Guerin Sportivo è famoso per essere la rivista sportiva più vecchia al mondo.
Nata cent’anni fa, nel 1912, come settimanale, poi divenuto mensile nel 2010, dedica
particolare attenzione al mondo del calcio. Personaggi importanti come Indro
Montanelli, Darwin Pastorin, Italo Cucci e Giorgio Tosatti hanno contribuito al suo
successo. Per non dimenticare (anzi!) Carlo Bergoglio, detto Carlin, che, nei suoi scritti
e nelle sue vignette, abbinava alle squadre di calcio un logo animale, tuttora vigente e
Gianni Brera, a cui va dato il merito di avere inventato espressioni che sono rimaste nel
lessico giornalistico ancora oggi (ad es. soprannominava il calciatore Gigi Riva,
“Rombo di Tuono”, indicava l’imprevisto calcistico con il termine “Eupalla”, ecc.)58.
Pure alcune società di calcio danno vita ad una rivista, solitamente mensile, in cui
vengono esposte interviste ad alcuni giocatori/dirigenti del club, inserite curiosità sul
campionato, sulle squadre avversarie e sul settore giovanile59. Il fine principale del club
è quello di utilizzare questa forma di comunicazione per consolidare il legame con il
tifoso. Per tale ragione il magazine permette di partecipare a concorsi a premio in cui
viene data la possibilità ai lettori più fedeli, di vincere del merchandising della squadra
o persino di godersi una giornata assieme ad uno dei loro beniamini.
Il comune denominatore dei quotidiani sportivi e delle riviste, che ha da sempre
caratterizzato il loro successo, è stata la capacità di saper coinvolgere chiunque, senza
porre alcun tipo di preclusione60. Infatti, rispetto ad un qualsiasi quotidiano attinente
alla politica, all’economia o all’attualità, in generale, esso utilizza un linguaggio
semplice, impregnato di metafore che permettano alla stampa di competere con il
grande potere della televisione. Capiterà, ad esempio, di leggere un articolo in cui si
parli di un giocatore indisciplinato o di una squadra che non sta ottenendo buoni risultati
sul campo, utilizzando toni sarcastici, che divertino ed appassionino il lettore. Tutto ciò
sarà poi integrato da statistiche relative alle partite di campionato, allo stato di “forma”
del giocatore o della squadra, alle possibilità che un giocatore cambi squadra. In
58
La Stampa, sito ufficiale: http://www.lastampa.it/.
V. ad es rivista ufficiale Juventus F.C.: Hurrà Juventus, Ed. Raffi, Milano.
60
Papuzzi A., Professione giornalista, Donzelli, Roma, 2003, p. 208.
59
68
aggiunta, le pagelle, cioè le valutazioni date a ciascun giocatore in riferimento alla
partita disputata il giorno prima, attirano assai l’attenzione del lettore.
Ma, accanto, alle notizie semplici ed immediate, non bisogna dimenticare
l’impegnativa terza pagina o le rubriche di cultura e sport del “Tuttosport” di Carlin,
Ormezzano e Pastorin, nonché la tendenza di confezionare un giornale “rosa”, non solo
per il colore della carta, ma per i valori positivi che lo sport può trasmettere, sognata da
Candido Cannavò, indimenticabile direttore de “La Gazzetta dello Sport” dal marzo
1983, il quale ripeteva sempre a se stesso: “Resta te stesso: ce la farai”61.
Si può quindi affermare che, essendo ormai il calcio lo sport più popolare in Italia,
capace di convogliare masse di tifosi di qualunque età, le testate sportive (e non solo
quelle) hanno ben compreso il potenziale di questo sport, investendo cifre molto
importanti sul “gioco più bello del mondo”.
2.4.3 LA RADIO
Prima che esistesse la televisione, la radio rappresentava l’unico mezzo che consentisse
ai tifosi di seguire in diretta la partita di calcio. Bologna-Torino del 1929 fu la prima
partita raccontata, via radio, dal radiocronista. Il suo compito “era quello di inventare,di
creare il racconto orale dello sport,di tradurre in parole le immagini di un’azione
sportiva e le emozioni che essa può suscitare, a beneficio di coloro… che non potevano
assistere all’avvenimento”62. Egli doveva quindi narrare ciò che stava accadendo in
campo, minuto per minuto, cercando di farlo rivivere agli ascoltatori, attraverso le stesse
emozioni degli spettatori presenti allo stadio.
A questo punto è doveroso ricordare Nicolò Carosio, che riuscì ad “inventare, dopo
pochi timidi tentativi di altri, un genere giornalistico di enorme successo come la
radiocronaca…. È stato un grande della poetica calcistica, quindi anche della fantasia e
delle invenzioni, su tutte quella del “quasi rete” che ci ha fatto tanto sognare” 63 . E J.
Foot annota di lui: “la sua retorica e passione nazionaliste diedero vita ad espressioni
entrate a far parte del patrimonio collettivo”64, come accadde durante la partita tra
Germania ed Inghilterra ai Mondiale del 1966, in cui il suo “odio per gli inglesi” (a
61
Cannavò C., Una vita in rosa, Rizzoli, Milano, 2002, p. 140.
Simonelli G., Pastorin D., Reti e parabole, Mursia, Milano, 2010, p. 100.
63
Ormezzano G. P., Tutto il calcio parola per parola, op. cit., pp. 65-66.
64
Foot J., Calcio, op. cit., p. 330.
62
69
detta di P. Ferretti), influenzò così tanto la radiocronaca della partita, che la loro vittoria
sembrò immeritata.
A partire dagli anni sessanta, con lo sviluppo tecnologico, le radio divennero anche
portatili. Esse permettevano al tifoso, che si recava allo stadio per assistere alla partita
della sua squadra, di ricevere notizie in tempo reale sui risultati delle altre gare. “Tutto il
calcio minuto per minuto” era la trasmissione più seguita dagli italiani. I suoi
radiocronisti principali furono Enrico Ameri e Sandro Ciotti (famoso per il tono di voce
rauco, che lo distingueva da tutti gli altri colleghi), che per anni si scusarono in diretta
per prendersi la linea l’un dall’altro, intrattenendo milioni di italiani all’ascolto65.
2.4.4 LA TELEVISIONE
La prima partita di calcio trasmessa per televisione fu la finale Italia-Austria delle
Olimpiadi di Berlino del 1936, vinta per 2-1 dagli Azzurri.
Con l’avvento delle immagini in diretta, le telecronache sportive producono
ovviamente grandi cambiamenti rispetto alle radiocronache: diventa più incalzante e più
passionale il ritmo con cui viene narrata l’azione, più precisa la descrizione della gara.
Questo perchè al telecronista viene data la possibilità di partecipare in maniera più
attiva e più aderente all’incontro. Tra i migliori interpreti di questa nuova dimensione,
ne ricordiamo due “storici”: Nando Martellini, che ha avuto la fortuna di raccontare, in
diretta dalla Spagna, il successo del calcio italiano ai Mondiali del 1982 e Bruno Pizzul
che, ad esempio, parlando di “ripartenza” invece di “contropiede”, ha contribuito ad
inaugurare un nuovo lessico calcistico .
Negli ultimi anni il ruolo del telecronista è ulteriormente mutato, perché, accanto alla
voce che racconta l’azione di gioco, se ne affianca un’altra, solitamente costituita da un
ex calciatore, per commentare l’aspetto tecnico. La telecronaca diventa così un lavoro di
coppia. La coppia Caressa-Bergomi, ad esempio, riscuote oggi molto successo per
l’enfasi e l’originalità con cui commenta le partite. Durante i Mondiali 2006, dopo la
semifinale contro la Germania,diventò celebre la frase pronunciata a fine partita da
Caressa “Chiudete le valigie amici, andiamo a Berlino! Andiamo a prenderci la
65
Cucchi R., Clamoroso al Cibali!, Ed. Minerva, Bologna, 2010.
70
Coppa!”, supportato da un entusiasta Beppe Bergomi, il quale ha ripetuto con un
insolito tono euforico “Andiamo a Berlino!”.
La partita di calcio, però, non rappresenta l’unico modo per “vivere” il calcio dal
salotto di casa. Esistono anche le trasmissioni sportive66. La prima fu la “Domenica
Sportiva”, inaugurata ufficialmente il 3 gennaio del 1954 come rubrica di filmati
attinenti alla giornata di campionato appena conclusa. Tuttavia tale trasmissione dovette
aspettare il 1965 per assumere gli schemi informativi (uno studio, un pubblico ed un
conduttore) che caratterizzano molti programmi televisivi contemporanei, di cui
anch’essa fa parte. In onda ogni domenica sera sulla Rai, la “Domenica Sportiva”
racconta le partite della giornata di campionato attraverso i commenti degli opinionisti,
solitamente ex calciatori o dirigenti, presenti in studio. Da qualche anno, per agevolare
la comprensione di molte discussioni relative agli schemi di gioco di una squadra, è
stato introdotto uno specialista di tattica, che cerca di semplificare, utilizzando la
tecnologia, ciò che gli opinionisti o gli allenatori intervistati hanno detto. Non tutti
sanno che la moviola, tecnica che serve a rivedere sul video un episodio della partita
ritenuto dubbio, nata da un’intuizione di Heron Vitaletti, divenne una consuetudine dei
programmi di calcio proprio grazie alla Domenica Sportiva, sotto indicazione del
conduttore Alfredo Pigna .
Da lì in avanti, tutte le trasmissioni televisive la utilizzarono come mezzo per
alimentare le discussioni tra gli ospiti presenti in studio. A cominciare dal “Processo del
Lunedì”, poi divenuto “Processo di Biscardi” quando Biscardi si trasferì dalla Rai a
La7, in cui parte del suo successo fu proprio dovuto alla moviola. Nato nel 1980 per
merito di Aldo Biscardi e di Enrico Ameri, il “Processo” metteva anch’esso a confronto
esperti di calcio, i quali spesso rendevano, per divergenze d’opinione, confuso e caotico
il dibattito; quest’ultimo si doveva concludere con il giudizio finale di una giuria
guidata solitamente da un noto personaggio televisivo. Da molti era ed è ritenuto un
programma scadente per gli atteggiamenti assai rissosi degli ospiti presenti, giudicati
poco credibili nel raccontare gli episodi della domenica. Tuttavia, pur essendo un
programma di dubbie qualità, il “Processo” riuscì ad ottenere un grande successo.
Biscardi stesso, per giustificarlo, cercò di motivarlo: “Si sono saldate gradualmente le
tre componenti di una trasmissione autenticamente popolare, non riservata ai soli addetti
66
Per approfondimenti v. De Luca M., Frisoli P., Sport in tv, Rai-Eri, Torino, 2010.
71
ai lavori: i campioni di successo, i comprimari, i dirigenti per la parte puramente
sportiva, scrittori, saggisti, sociologi per la parte culturale, uomini di cinema e teatro per
il mondo dello spettacolo. Eppure la trasmissione sarebbe risultata elitaria se non vi
avesse preso parte in qualche modo la gente comune”67.
Per parlare di calcio, per fortuna, non si è dovuto sempre e solo ricorrere a dialoghi
pieni di tecnicismi, talvolta troppo noiosi. Prendendo spunto dall’esperienza presso la
stazione radiofonica milanese “Radio Popolare”, in cui il loro programma “Bar Sport”
ebbe grande successo, i ragazzi della Gialappa’s Band, nel 1990, portarono la satira in
televisione con il programma “Mai dire gol”68. In questa trasmissione il trio
commentava ironicamente i filmati degli errori dei calciatori durante le partite,
alternandoli agli sketch di importanti comici come Teo Teocoli, Gene Gnocchi e Aldo,
Giovanni e Giacomo. Comicità, banalità ed ironia le permisero di ottenere così tanto
successo, che Sky fece commentare anche alla Gialappa’s Band, in occasione dei
Mondiali del 2006, le partite delle Nazionali.
Negli stessi anni, un’altra trasmissione di intrattenimento ebbe grande impatto sui
telespettatori: “Quelli che il calcio”. Inventato dal conduttore Fabio Fazio, questo
programma focalizzava l’attenzione sulle tifoserie e sui tifosi, in particolare sulla
“comicità intrinseca del tifo, delle manifestazioni d’ansia, di gioia, di disappunto, di
disperazione”69. Per intrattenere i telespettatori durante il pomeriggio domenicale, al
fianco del conduttore ligure si avvicendarono diversi comici e personaggi simpatici, tra
cui spiccavano l'astrologo olandese Peter Van Wood, il tifoso juventino Idris, venuto
dall'Africa, la “suora laziale” Suor Paola tifosa della Lazio. Alla satira venne dato risalto
anche con la successiva conduttrice, Simona Ventura, grazie alla presenza di comici
come ad es. Maurizio Crozza, Max Giusti. Inoltre il programma parlava di calcio
attraverso la voce di giornalisti sportivi e/o ex calciatori, i quali segnalavano i momenti
cruciali delle partite (tra questi Massimo Caputi, Bruno Pizzul e Giampiero Galeazzi).
Importante fu quanto avvenne nella stagione calcistica 2005/06: in seguito al passaggio
dei diritti televisivi della serie A da Rai a Mediaset, per "aggirare" il divieto, le azioni
dei gol vennero ricreate dal “Maifredi Team” diretto da Gigi Maifredi. Di conseguenza,
anche gli inviati per le partite non parlavano più all'interno degli stadi, ma
67
Frisoli P., La Tv per sport, Edizioni Tracce, Pescara, 2007, pp. 88-89.
Corriere della Sera, sito ufficiale: http://www.corriere.it/.
69
Simonelli G., Pastorin D., Reti e parabole, op. cit., p. 98.
68
72
commentavano i match in altri luoghi, simulando in alcuni casi l'ambiente degli spalti.
Dalla stagione 2008-2009, comunque, gli inviati poterono tornare negli stadi, visto che
la RAI aveva acquisito nuovamente i diritti televisivi del campionato italiano di Serie A
di calcio. Tuttavia, “questo tipo di spettacolo… definito voyeuristico, in quanto basato
sulla visione di emozioni vissute da altri, ha conservato il suo fascino fino a quando il
motore di tutta la catena di emozioni,il vero oggetto del discorso è rimasto in qualche
modo un oggetto misterioso, avvolto dalla segretezza”70. Con l’ascesa della pay-tv,
capace di fornire agli appassionati di calcio, in tempo reale e non solo, informazioni su
quanto accadeva sui campi da gioco, tutto veniva rivelato palesemente.
Oggi, a garantire un’informazione costante agli appassionati di calcio, ci pensa la
piattaforma televisiva Sky, nata nel 2003 dalla fusione di Tele+ e Stream, che garantisce
alle famiglie italiane (e non solo) abbonate, la visione di tutte le partite di Campionato e
di Coppa della propria squadra. Infatti, ai giorni nostri non è data la possibilità alle
televisioni pubbliche di trasmettere in diretta le partite di Campionato e alcune partite
delle Competizioni internazionali, poichè i diritti televisivi sono stati venduti a Sky o
alla concorrente Mediaset Premium. La prima rivoluzione contro il calcio visibile
gratuitamente a tutti avvenne con i contratti tra Lega Calcio e Telepiù del 1993, che
importarono in Italia l'istituto giuridico anglosassone dei “diritti televisivi criptati”, al
fine di consentire solo a chi pagava la pay-tv la visione della partita in diretta tv. Dopo
la caduta del muro di Berlino (1989) Italia, Spagna e Francia, seguite da tutti i Paesi del
mondo, entrarono in un unico modello organizzativo del calcio, basato sulla pay-tv.
L'Italia calcistica venne così rivoluzionata, chiudendo l’epoca del calcio in cui le società
sopravvivevano e si sviluppavano con i soli proventi da stadio71.
Da quel momento in avanti il potere delle televisioni crebbe talmente tanto che oggi
sono loro a gestire i calendari del Campionato, decidendo gli orari in cui disputare le
partite. Purtroppo, quello di oggi è un calcio “spezzettato” in più momenti del weekend
(venerdi o sabato sera, mezzogiorno o pomeriggio o sera della domenica, lunedì sera,
ecc.), in cui a perderci non è soltanto il vero tifoso, quello della domenica pomeriggio,
che adorava andare allo stadio per tifare la sua squadra del cuore, ma tutto il mondo del
70
Simonelli G., Pastorin D., Reti e parabole, op. cit., p. 20.
De Martini A, “La disciplina dei diritti televisivi nello sport”, Riv. Diritto ed Economia dello Sport, vol.
VII, Ed. Colucci, Avellino, 2011.
71
73
pallone. Il calcio, infatti, è diventato sempre più un fattore televisivo, sostenuto dagli
ingenti capitali delle pay-tv che tutti i club di calcio inseguono per poter sopravvivere.
Purtroppo, il legame tra sport e televisione, come disse il giornalista Aldo Grasso, “si
è profondamente modificato, e mai in favore dello sport. Da una semplice
amplificazione della possibilità di assistere ad una manifestazione sportiva si è
lentamente passati ad una forte dipendenza tra lo sport e la televisione, un circolo
vizioso per cui gli sport esistono solo se i media parlano di loro, ma i media
sopravvivono solo se parlano, spesso, di sport”72.
2.4.5 INTERNET
La nascita di Internet ha rivoluzionato completamente il mondo dello sport, in
particolare quello del calcio. Grazie alla sua interattività (consente al club di stabilire un
dialogo biunivoco con i propri supporter), velocità e flessibilità (il sito può essere
personalizzato in base alle esigenze del visitatore), accessibilità (in qualunque parte del
mondo ci si trovi, si può essere informati sulla propria squadra), disponibilità 24 h/7
gg.(le informazioni sono sempre disponibili), capacità illimitata (le informazioni
disponibili non hanno limiti di portata) e migliore servizio al cliente (facilita
l’interazione club-tifoso)73, le società sportive consolidano e sviluppano il legame con i
tifosi. Compito della comunicazione sarà, quindi, quello di coinvolgere i supporter
nell’attività societaria.
Per raggiungere il suddetto obiettivo, innanzitutto il club deve promuovere, ad
esempio attraverso la pubblicità, il sito web ufficiale, così da informare il tifoso.
Dopodichè, una volta che quest’ultimo ne sia venuto a conoscenza ed abbia cominciato
a visitarlo, bisognerà consolidare il dialogo con esso, dandogli la possibilità di
esprimere suggerimenti affinchè il servizio a lui offerto risulti ancor più efficiente; a tal
fine potranno essere predisposti questionari, chat e newsgroup. Grazie a questi, la
società riuscirà così a reperire tutte le informazioni utili per stabilire un contatto diretto
con il tifoso, informazioni che potranno esserle di aiuto, in futuro, per sondare
l’efficienza di nuove iniziative a lui dedicate. Per fare un esempio, il F.C. Glasgow
Rangers, a partire dal 2000, ha avviato un progetto di Customer Relationship
72
73
Accame F., Pratica del linguaggio e tecniche della comunicazione, op. cit., p. 165.
Cherubini S., Canigiani M., Santini A., Marketing, comunicazione, eventi, op. cit., p. 56.
74
Managment (Gestione delle relazioni coi clienti), che gli ha permesso di incrementare i
contatti esterni e di migliorare le varie offerte rivolte ai tifosi74.
Oggi, grazie allo sviluppo tecnologico, tutte le società di calcio professionistiche (e
non solo) hanno creato un loro sito web, chi più completo chi meno. Il primo sito
internet ufficiale di una squadra di calcio nato in Italia, è quello dell’Inter, www.inter.it .
Quelli delle società più importanti solitamente sono disponibili in più lingue (soprattutto
inglese e spagnolo), così da renderlo accessibile ai tifosi presenti in tutto il mondo. In
generale, un sito web di un club professionistico permette loro di informarsi sulle
notizie più importanti della giornata (comunicati stampa, risultati delle partite, ecc.), di
visualizzare album fotografici e video (solitamente relativi alle vittorie di un trofeo) e
soprattutto di conoscere la storia del club. Per favorire la partecipazione diretta del
sostenitore, inoltre, come abbiamo precedentemente detto, sono disponibili le chat e i
sondaggi. Al tifoso viene anche offerta la possibilità di acquistare on-line il
merchandising e i biglietti per le prossime partite della società.
Il supporter, comunque, non ha solo il sito ufficiale delle squadre di calcio per
informarsi. Esistono anche i siti dei giornali sportivi. Quello della “Gazzetta dello
Sport” (www.gazzetta.it) è il sito sportivo più visitato in Italia (classifica del sito
internet Ipse.com). Interessante è il fatto che offre la possibilità di interagire
personalmente con i suoi giornalisti.
Il pubblico sportivo, infatti, ha continuamente bisogno di informarsi sulle principali
vicissitudini legate allo sport, in particolare al calcio, considerato lo sport preferito in
Italia. Con il passare degli anni e con lo sviluppo delle tecnologie, il rapporto webutente è diventato indissolubile, tant’è che alcuni non comprano più il giornale per
sapere ciò che più interessa della loro squadra del cuore, poiché Internet rappresenta il
mezzo di comunicazione più comodo ed accessibile per venirne a conoscenza.
74
Glasgow Rangers F.C., tratto dal sito web: http://www.screening-consulting.com/. Per approfondimenti
v.: http://www.rangers.co.uk/.
75
76
CONCLUSIONE
È stato sviscerato in tutte le sue sfaccettature il tema della comunicazione nel mondo del
calcio per sottolineare quanta importanza essa rivesta nella realtà interna od esterna di
un club. Infatti le discussioni, le polemiche, le prese di posizione affrettate e quindi
spesso sbagliate, di quanti operano dentro ed attorno ad una società calcistica,
riconducibili tutte ad una più ampia gamma di parametri che vi entrano in gioco,
potrebbero essere evitate attraverso una corretta comunicazione, nell’interesse generale.
Questa tesi ha cercato di evidenziare i lati positivi e le criticità presenti in tutti gli
aspetti della comunicazione esistente nel pianeta calcistico, con riferimento a dirigenti,
tecnici, atleti, funzionari di ogni livello, arbitri, tifosi, sponsor, mass media…
Una società sportiva funzionerà bene o meno bene in base al grado di ricezione ed
applicazione dei messaggi dettati dalla comunicazione fra le innumerevoli componenti
facenti capo alla società stessa e descritte appunto in questa tesi. Come in un grande
puzzle dove ogni tassello dev’essere posizionato al posto giusto, deve funzionare a
dovere.
E Il calcio dovrebbe essere una scuola di vita ove risaltano i veri valori dello sport.
Invece, purtroppo, il divertimento, la solidarietà, la felicità di stare insieme,
l’ottenimento di risultati soddisfacenti dal lato sportivo, educativo, finanziario, sociale,
sono talvolta traditi da malesseri anche profondi, che hanno le proprie radici altrove. Per
questo, una corretta comunicazione è un’arma pacifica e fondamentale a disposizione di
tutti coloro (soggetti collettivi o individuali) che ruotano nell’ambito di una società di
calcio, affinchè un bene che è di tutti venga valorizzato e non sciupato o addirittura
distrutto.
E Così facendo, il calcio risorge anche dai suoi scandali, dai virus che lo inquinano, per
far risaltare una formidabile salute di base che fa bene a tutti, aprendosi all’amicizia,
alla gioia, magari di intere famiglie che accorrono al campo sportivo per godersi lo
spettacolo più bello del mondo.
Nella speranza che anche questa tesi possa dare un piccolo aiuto ai vari operatori
calcistici: una goccia d’acqua, ma il mare è fatto di miriadi di gocce d’acqua….
77
78
BIBLIOGRAFIA
Accame F., Come dice il mister, Edizioni Correre, Milano 2007.
Accame F., Pratica del linguaggio e tecniche della comunicazione, Società Stampa
Sportiva, Roma, 1996.
Bonaccorso S., Calcio, Edizioni Correre, Milano, 1999.
Brown A., FANATICS! Power, identity and fandom in football, Routledgem, London,
1998.
Brunello P., Benfante F., Lettere dalla curva sud.Venezia 1998-2000, Odradek, Roma,
2001.
Brunello P., Storia e canzone in Italia: il Novecento, Itinerari educativi, Comune di
Venezia, 2000.
Cannavò C., Una vita in rosa, Rizzoli, Milano, 2002.
Casarin P., Pastorin D., Noi due in fuorigioco, Elèuthera, Milano, 2005.
Cherubini S., Canigiani M., Santini A., Marketing, comunicazione, eventi, Franco
Angeli, Milano 2005.
Cherubini S., Il marketing sportivo, Franco Angeli, Milano, 2003.
Cherubini S., “Il marketing delle società sportive”, Sviluppo & Organizzazione, n° 99,
Milano, 1987.
Colombo D., De Luca D., Fanatics. Voci, documenti e materiali dal movimento ultrà,
Castelvecchi, Roma, 1996.
Cucchi R., Clamoroso al Cibali!, Ed. Minerva, Bologna, 2010.
Dal Lago A., Descrizione di una battaglia. I rituali del calcio, il Mulino, Bologna,
1990.
Dal Lago A., Moscati R., Regalateci un sogno, Bompiani, Milano, 1992.
De Biasi R., You’ll never walk alone, Shake ed. Underground, Milano, 2008.
De Giorgi M. V., Sponsorizzazione e mecenatismo, vol. I°, Cedam, Padova, 1988.
De Martini A, “La disciplina dei diritti televisivi nello sport”, Riv. Diritto ed Economia
dello Sport, vol. VII, Ed. Colucci, Avellino, 2011.
De Silvestri A., “Le operazioni di sponsorizzazione e il merchandising delle società
calcistiche”, Riv. Dir. Sport., Bononia University Press, Bologna, 1983.
Di Canio P., The Autobiography, HarperCollins, London, 2001.
79
Galeano E., Splendori e miserie del gioco del calcio, Sperling & Kupfer ed., Milano,
1997.
Felisatti E., Cooperare in team e in classe, la Biblioteca Pensa MultiMedia, Lecce,
2006.
F.I.G.C., “Elenco speciale dei direttori sportivi”, art. 1 comma 2.
Foot J., Calcio, Rizzoli, Milano, 2007.
Frisoli P., La Tv per sport, Edizioni Tracce, Pescara, 2007.
Juventus F.C., rivista ufficiale: Hurrà Juventus, Ed. Raffi, Milano.
Katzenbach J. R., Smith D. K., The Wisdom of Teams: Creatingthe Hight-Performance
Organization, Harward Business School, Boston, 1993.
Kharbanda O., Stallworthy E., Il lavoro in team, De Agostini-F. Angeli, Milano, 1994.
Lattanzio C., “Il ruolo del direttore sportivo nel calcio professionistico inglese:verso un
nuovo modello organizzativo”, Tesi d’esame al Corso di direttore sportivo, F.I.G.C
settore tecnico, Coverciano, 2009.
Luft J., Dinamiche di gruppo, Città Studi, Torino, 1997.
Mazza B., Giochi di retroscena, Franco Angeli, Milano, 2007.
Mormando M., “I contratti di sponsorizzazione sportiva”, Tesi di Laurea di Economia,
Università degli studi di Firenze, Fondaz. A. Franchi, 1996/97.
Ormezzano G. P., Tutto il calcio parola per parola, Riuniti ed., Roma, 1997.
Papuzzi A., Professione giornalista, Donzelli, Roma, 2003.
Pastorin D., Sport, Etiche, Culture, vol. IV°, Panathlon International, Rapallo, 2004.
Plat-Pellegrini V., Cornec A., Sponsoring. Le parrainage pubblicitaire, Paris, 1987.
Quaglino G. P., Ghisleri C., Avere leadership, Cortina, Milano, 2004.
Quaglino G. P., Casagrande S., Castellano A. M., Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo,
Cortina, Milano, 2002.
Quaglino G. P., Cortese C. G., Gioco di squadra, Cortina, Milano, 2003.
Roversi A., Calcio, tifo e violenza. Il teppismo calcistico in Italia, il Mulino, Bologna,
1992.
Roversi A., Balestri C., “Gli ultrà oggi. Declino o combiamento?”, Polis, n° 3, 1999.
Sandri S., “Il nuovo codice delle sponsorizzazioni della camera di commercio
internazionale”, Dir. Informazione e informatica, Giuffrè, Milano, 1994.
Sergiovanni T. J., “Costruire comunità nelle scuole”, LAS, Roma, 2000 .
80
Sergiovanni T. J., “Valutazione della scuola comunità che apprende”, LAS, Roma,
2001.
Simonelli G., Pastorin D., Reti e parabole, Mursia, Milano, 2010.
Sciarelli S., Economia e gestione delle imprese, Cedam, Padova, 2002 .
Triani G., Mal di stadio. Storia del tifo e della passione per il calcio, Edizioni
Associate, Roma, 1990.
Triani G., Tifo e supertifo, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1994.
Vianello R., Il calcio come gioco e come lavoro/spettacolo, Juvenilia, Bergamo, 1985.
Zagnoli P., Radicchi E., Sport marketing, Franco Angeli, Milano 2005.
SITOGRAFIA
Corriere della Sera, sito ufficiale: http://www.corriere.it/.
Corriere dello Sport-Stadio, sito ufficiale: http://www.corrieredellosport.it/.
Fanna P., “La comunicazione tra allenatore e calciatore nel contesto della partita”, Tesi
Corso Master 2002/2003 per l’abilitazione ad allenatore professionista di 1ª categoria,
tratto dal sito web: http://www.pizzinnos.it/.
Glasgow Rangers F.C., tratto dal sito web: http://www.screening-consulting.com/.
Milan A. C., sito ufficiale: http://www.acmilan.com/.
MyRoma, sito internet: http://www.myroma.it/.
La Gazzetta dello Sport, sito ufficiale: http://www.gazzetta.it/.
La Stampa, sito ufficiale: http://www.lastampa.it/.
Tuttosport, sito ufficiale: http://www.tuttosport.com/.
Viscidi M., Pane A., Lucchesi M., “Barca,una Cantera mondiale”, tratto dal sito web
http://www.assoallenatori.it/.
81