ROAD TEST Boss Hoss BHC
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ROAD TEST Boss Hoss BHC
ROAD TEST 80 BIKERS LIFE Boss Hoss BHC-3 ZZ4 di Lorenzo Rinaldi foto di Roberto Motta Da poco importata ufficialmente in soli dieci esemplari l’anno, arriva anche in Italia la Boss Hoss, poderosa custom made in USA spinta da un motore V8 Chevrolet di quasi 6 litri con la potenza di un’auto da corsa e una coppia da TIR O tto cilindri a V, cilindrata di 5,7 litri, potenza massima di 355 CV a 5.250 giri, coppia massima di 550 Nm a 3.500 giri e per finire peso a vuoto di 500 kg. Decisamente non sono dati che siamo abituati a vedere sulle schede tecniche delle moto. Peso a parte, sembrerebbero più le misure vitali di un pick up americano o di una sportiva, sempre made in USA. E solo agli americani poteva infatti venire in mente di trapiantare su una moto di serie uno dei motori più conosciuti oltreoceano, il V8 “Small Block” GM Chevrolet che viene montato su diversi veicoli statunitensi e che in questa specifica versione è stato utilizzato sulla Chevrolet Corvette C5 fino a non molti anni fa. Questa è la carta d’identità della Boss Hoss, una moto unica come non si era mai vista (e sentita!) al cui confronto una H-D Electra Glide o una Honda Goldwing sembrano delle minimoto per bambini e gli oltre 200 cavalli sprigionati da una Suzuki Hayabusa o da una Kawasaki ZZR1400 passano per ronzini. La Boss Hoss viene costruita negli stabilimenti Boss Hoss Cycle di Dyersburg, in Tennessee e perfino in America, dove tutto è “oversized” di questo atipico veicolo ne vengono prodotte poche centinaia di unità all’anno, solo 400, 250 delle quali sono destinate al mercato interno, le altre al resto del mondo, in particolare in Europa, dove fino a non molti anni fa, nonostante la sua mole che non la fa passare certo inosservata, era possibile vedere una Boss Hoss solo in Germania o in qualche altro “folle” Paese del nord. Da poco tempo una decina di Boss Hoss sono arrivate anche in Italia, merito della Boss Hoss Italy di Palazzolo sull’Oglio (BS), il cui titolare è il simpaticissimo Paolo Orsatti. Basta guardarlo un secondo per capire che uno come lui non può importare pocket bike, vista la stazza importante, seconda solo alla sua infinita passione per questa moto, scoperta alcuni anni fa durante una European Bike Week al Faaker See. Paolo ci presenta il nuovo modello di Boss Hoss, la 350 BHC-3 ZZ4, che affianca il modello SS, anch’esso dotato dello stesso motore ma con look più sportivo e sella monoposto. Ci vorrà ancora un po’ di tempo invece per vedere in Italia la BHC-3 502 con il “Big Block” dalla cilindrata di ben 8200 cm3 (502 pollici cubi) da oltre 500 CV di potenza e 769 Nm di coppia. Per ora ci possiamo “accontentare” del modello di cilindrata inferiore (si fa per dire), visto anche che siamo i primi in Italia a provare questo modello importato ora in serie, ma lo provammo in un road test nel 1997 (B.L. di luglio) quando ne acquistò uno Carlo CoBIKERS LIFE 81 lombo della American Road di Erba (CO). Il modello rinnovato ha il cambio automatico a due marce anziché monomarcia come sulla precedente versione e differisce dal suo antenato anche perché monta un pneumatico posteriore sempre di 230 mm, ma ora di tipo motociclistico e finalmente omologato. Le dimensioni esterne sono decisamente importanti, ma nemmeno troppo eccessive, e anche l’interasse, superiore di poco ai due metri, consente alla Boss Hoss di muoversi quasi con disinvoltura, almeno sulle strade extraurbane. Seduti in sella si sta con le gambe marcatamente larghe, a causa anche del maxi serbatoio da 32 litri, realizzando “fondendo” insieme due tank della Harley-Davidson Fat Boy e modificandoli adeguatamente. Sul serbatoio trovano dunque spazio molti strumenti, realizzati dalla Autometer: da 82 BIKERS LIFE sinistra ci sono il termometro dell’acqua (in gradi Fahrenheit) e il manometro della pressione dell’olio, in centro il grosso tachimetro contachilometri e a destra il piccolo ma utile contagiri e per finire l’ormai dimenticato voltmetro che consente di tenere sotto controllo la tensione della batteria e dell’alternatore. Altri componenti prelevati dal catalogo H-D sono i blocchetti cromati del manubrio, i cui comandi però non offrono molta sensibilità con i guanti indossati. La seduta è decisamente confortevole, migliorabile ancora con lo schienale ribaltabile che in posizione orizzontale funge invece da sellino per il passeggero (come sulla BMW R1200C), consentendo una sistemazione più che dignitosa per il secondo, mentre le pedane sono posizionate in maniera corretta, anche se un po’ troppo in basso. L’accensione del motore, una volta “issati” gli oltre 500 kg, è un momento quasi magico, quando il V8 prende vita sibilando e rombando, con un suono cupo inconfondibile, anche se decisamente poco motociclistico. A questo proposito c’è da segnalare che i due scarichi silenziano a dovere, ma il rombo del V8 è talmente gasante anche così che due silenziatori liberi sarebbero davvero inappropriati. Da fermo è avvertibile la coppia di rovesciamento tipica di tutti i motori disposti longitudinalmente, con l’albero motore che quando si accelera in folle fa piegare la moto su un lato, movimento che in questo caso si fa decisamente sentire e al cui confronto quello delle vecchie Guzzi e BMW sembra una “spintarella”. Fare manovra con una Boss Hoss non è però impresa per pochi, grazie anche alla sella bassa da terra e soprattutto alla retromarcia, che s’innesta L'enorme radiatore per raffreddare i bollenti spiriti del V8. Lo schienale diventa un pratico sellino per il passeggero. Faro e blocchetti elettrici sono cromati; questi ultimi sono di derivazione H-D a veicolo fermo e in folle con una “cambiata” verso l’alto, ma per scongiurare accidentali inserimenti occorre simultaneamente azionare un comando sulla manopola sinistra del manubrio. La retromarcia non è di tipo elettrico, quindi prima di provare questa utile opzione è consigliabile impratichirsi con l’erogazione del motore, prima di ritrovarsi con i 355 cavalli del V8 che spingono… indietro! Sulla carta, i sorprendenti (ma non più di tanto per un V8 di quasi sei litri) valori di potenza e coppia potrebbero bastare per “strappare le braccia” a chiunque, ma l’erogazione del V8 non è poi così brusca e questo lo si avverte fin dai primi metri fatti “a passo d’uomo”, per timore reverenziale. Come accennato il nuovo cambio ha la trasmissione automatica su due rapporti; in pratica dal folle si esegue lo stesso movimento col piede che si fa per inserire la prima sulla moto tradizionali e una spia a led, per la verità non molto visibile, segnala l’inserimento del “Drive”. La frizione non c’è, dunque basta dare gas e assaporare il tiro dell’ottocilindri a V. La velocità massima, superiore ai 200 km/h si ottiene anche in questa marcia ma per una guida più rilassata e per i lunghi trasferimenti autostradali è consigliabile passare all’overdrive, che si inserisce spingendo verso il basso il pedale, una manovra non molto istintiva, visto che sulle moto normali corrisponde a una scalata, ma d’altronde la si esegue anche poco frequentemente. In overdrive, viaggiando alla veocità di 110 km/h, il motore ronfa ad appena 2300 giri e questo consente di viaggiare percorrendo 12/13 km con un litro, un valore non certo disprezzabile per un motore tanto generoso di cc. Se in overdri- ve sorprende l’elasticità del motore, in prima marcia quello che stupisce sono il tiro infinito e l’erogazione del V8. È infatti in questo rapporto che si apprezzano maggiormente le qualità dinamiche della Boss Hoss. Per un mezzo con tali potenze in gioco si potrebbe ipotizzare una trasmissione finale ad albero cardanico, invece la Boss Hoss, da brava americana, utilizza una finale a cinghia che assolve al suo compito in maniera egregia e non sembra soffrire troppo dell’elevata potenza, grazie soprattutto all’erogazione poco brusca. L’ingresso in curva in un primo momento mette in soggezione, ma non occorre più di tanta forza per fare entrare decisa la Boss Hoss che rimane poi stabile per tutta la percorrenza della curva. Semmai la pecca è quel cavalletto che striscia imperterrito non appena si accenna un angolo di piega un po’ SCHEDA TECNICA DATI ANAGRAFICI Costruttore: Boss Hoss Cycle Inc., 790 S Main Ave, Dyersburg, TN (USA), 38024-6015, tel. +1/731-2864915, fax +1/731-286-2453, www.bosshosscycle.com; importatore: Boss Hoss Italy Srl, V.le Europa, 25036 Palazzolo Sull'Oglio (BS), tel. 030/7301898, fax 7302577, www.bosshossitaly.it, [email protected]; modello: BHC-3 ZZ4; prezzo franco concess.: 50.815 euro; omologaz.: Euro 2 (in preparazione Euro 3); garanzia: 2 anni chilomet. illim.; coloraz.: varie DATI TECNICI superiore al normale, visto che le coperture consentono un ottimo appoggio anche a inclinazioni più elevate. Il motore porta fuori dalla curva in un batter d’occhio e senza scomporre più di tanto il mezzo; una volta fatta la mano viene naturale far derapare la gomma posteriore per uscire fulminei dalle curve con la Boss Hoss che mantiene la traiettoria scodando solo impercettibilmente col retrotreno, in tutta sicurezza. Allungando ancora di più il motore sale di giri come un dragster e quando sembra che stia dando il massimo c’è ancora una dose di birra incredibile che si manifesta con un urlo diabolico dagli scarichi, che porta in una manciata di secondi a velocità da ritiro di patente. Alle basse come alle alte velocità, le sospensioni garantiscono confort e sicurezza, anche se la corsa degli ammortizzatori posteriori è gioco forza limitata, mentre la mastodontica forcella con steli di 63 mm sembra non risentire minimamente della mole dell’avantreno. Con un mezzo che pesa mezza tonnellata, il capitolo freni ha la sua importanza: di più non si poteva fare, visto che la Boss Hoss monta tre freni a disco Brembo di 320 mm con pinze a 4 pistoncini. Per il tipo di sforzo necessario forse non avrebbe guastato un sistema di pinze e pompe radiali ma la potenza frenante non manca, anche se, come spesso succede con le moto a km 0, anche la Boss Hoss della nostra prova aveva i freni da rodare, dunque la “pinzata” non era pronta come dopo un adeguato periodo di rodaggio. Ma i poderosi cavalli del V8 americano si possono anche portare a spasso, togliendosi lo sfizio di lasciare al semaforo tutte, ma proprio tutte, le moto della produzione di serie, hypersport giapponesi incluse. Una soddisfazione che però si paga piuttosto cara: il prezzo della Boss Hoss è infatti di 50.815 euro, giustificati sicuramente dall’esclusività del progetto quanto dal prestigio del mitico V8 americano. MOTORE Tipo: GM Chevy Small Block V8 di 90° con basamento e cilindri in alluminio, raffred. ad acqua, distribuz. aste e bilancieri, alberi a camme nel basamento e 2 valvole per cilindro; alesaggio x corsa: 99 x 92 mm; cilind.: 350 c.i (5.735 cm3); rapp. di compress.: 10:1; lubrificaz.: a carter secco; alimentaz.: carburatore Rochester Quadrajet/Holley 750 cfm; accensione: elettronica; imp. di scarico: due impianti quattro in uno con terminali di 50 mm Ø; potenza max: 261 KW (355 CV) a 5.250 giri/min; coppia max: 405 lbs.ft. (550 Nm) a 3.500 giri/min. TRASMISSIONE Primaria: a ingranaggi; secondaria: a cinghia; frizione: a secco, semiautom.; cambio: a 2 rapporti + retromarcia, semiautom. CICLISTICA Telaio: in acciaio al Cr-Mo 4130 con tubi di 38x24 mm fusi e saldature TIG; inclinaz. cann. sterzo: 33°; sosp. ant.: forcella telescopia a steli rovesciati di 63 mm Ø, regolabile nel precarico; escurs. ruota ant.: 88 mm; forcellone post.: oscillante in tubi di 50x50 mm; sosp. post.: due ammortizzatori di 33 cm regolabili nel precarico; cerchio ant.: 3.50x16"; cerchio post.: 7x15"; pneum. ant.: Avon AM20 130/90-16; pneum. post.: Avon Roadrunner AM21 Monster 230/60-15; freno ant.: doppio disco Brembo di 320 mm Ø con pinze a 4 pistoncini; freno post.: disco singolo Brembo di 320 mm Ø con pinza a 4 pistoncini DIMENSIONI E PESI Lunghezza: 2.691 mm; larghezza telaio: 711 mm; larghezza serbatoio: 560 mm altezza sella: 710 mm; luce a terra: 115 mm; interasse: 2.030 mm; peso a secco: 500 kg; capacità serbatoio: 32 litri PRESTAZIONI Velocità max: n.d.; consumo medio: 9,5/11,8 l/100 km; acceleraz. 0-80 km/h: 1,5 sec.; acceleraz. 0-160 km/h: 4,1 sec. Si ringrazia la ditta Potapota.it di Bergamo per l'Hummer H2 di supporto al servizio fotografico Una delle due bancate del poderoso V8 di 5700 cc marchiato Chevrolet 84 BIKERS LIFE
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